ECONOMIA VERONESE trimestrale n.4 - Anno 11 - dicembre 2012 - Editore Apiservizi S.r.l. - Verona, via Albere 21/C - Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% CNS VR - D.L. 353/2003 (conv. in L. - 27/02/2004 n 46) art., comma 1 DCB VERONA - 2,58 Euro
Assemblea
profili
EBS Officina del Vetro GDP Group Affiloveneta Ottaviano
personaggio
Elena Donazzan
sommario
Anno 11 - Numero 4 Dicembre 2012
DIRETTORE RESPONSABILE Cirillo Aldegheri
GRAFICA arteOn di Ilenia Cairo Verona - www.studioarteon.com
EDITORE APISERVIZI S.r.l. Via Albere, 21/C - 37138 Verona Rivista trimestrale promossa da
ASSOCIAZIONE PICCOLE E MEDIE MPRESE
DELLA PROVINCIA DI VERONA
REDAZIONE c/o APINDUSTRIA Verona Via Albere, 21 - 37138 Verona Tel 045 8102001 Fax 045 8101988 economiaveronese@apiverona.net
editoriale
STAMPA Lite srl - Verona - www.lite.it
FOTOGRAFIE Archivio Apindustria
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profili EBS Officina del Vetro GDP Group Affiloveneta Ottaviano
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il personaggio Elena Donazzan
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50a Assemblea
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terza pagina San Fermo Maggiore La pelle della pittura
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Apidonne Organizzare il Coraggio
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Apidonne
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D.L. 353/2003 (con. in L. 27/02/2004 n°46 art. 1, comma 1, DCB Verona Pubblicità raccolta in proprio
territorio Rittal Illasi Valleys
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Apivenetofidi
58
Apigiovani
61
ambiente e salute 62
Lavoratori in età avanzata
fiscale L’auto aziendale dalla proprietà al noleggio PDCA Plan–Do–Check–Act
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Club Energia Apindustria
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il punto
attività Progetto Esodo Médinit Expo 2012
Poste italiane Spa Spedizione in abbonamento postale
legale
attualità CONFIMI IMPRESA
Registrazione Tribunale di Verona n. 1393 del 22 marzo 2000
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Che la domenica torni ad essere domenica
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inserzionisti Fimauto
Avesani
Al Calmiere
Errata corrige Economia Veronese n°3 settembre 2012 pag. 22.
Banca Popolare
Aldebra - Mondo Esa
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Samo
Gruppo Argenta
Information Consulting
Riportiamo i recapiti corretti di Aldebra S.p.A. tel. 0458295511 - fax 0458295590
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Nordest Group Economia Veronese - dicembre 2012
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editoriale
Arturo Alberti
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er Apindustria Verona il 2012 è stato un anno davvero speciale: conservo vivide nel cuore le immagini e le emozioni provate nell’ultima Assemblea, durante la quale abbiamo festeggiato i cinquant’anni dell’Associazione. In questo numero di «Economia Veronese» abbiamo voluto dedicare ampio rilievo a questo significativo traguardo, raccontando attraverso le fotografie la serata, ma chi desidera approfondire ulteriori contenuti lo può fare accedendo al sito www.apiverona.it. Nella mia relazione ho avuto modo e spazio di esprimere le nostre idee, le nostre proposte, le nostre critiche e le criticità che stiamo vivendo. Voglio pertanto riportare qui solo le conclusioni del mio intervento, focalizzate sul tema dell’Assemblea: “il Coraggio di Crederci”. “Perché nonostante tutto e tutti, noi crediamo che riusciremo a superare questi momenti, questo cambio epocale non riuscirà a cancellarci ma, ne sono certo e con i colleghi siamo convinti, troverà le nostre imprese, titolari, collaboratori e strutture produttive, pronte a dare ogni risposta. Noi siamo imprenditori, siamo quelli che impiegano tempo ed energie per trasformare idee in realtà… siamo quelli che ogni sera tirano le somme e sperano di far meglio domani… Qualche volta vinciamo, spesso perdiamo e ci scoraggiamo anche, ma non ci arrendiamo, reagiamo e combattiamo per noi stessi e per gli altri… siamo quelli convinti e decisi che “insieme si può”, l’Italia, gli italiani, i lavoratori italiani e le imprese italiane hanno i fondamentali… e gli attributi per farcela… noi a Verona ci crediamo!” Nel formulare a tutti voi, alle vostre famiglie, ai vostri collaboratori i migliori auguri per queste Festività, auspico che il 2013 possa riservarci maggiori soddisfazioni rispetto a quelle di questi ultimi anni.
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EBS ESALTA L’ECCELLENZA DELL’INDUSTRIA GRAFICA SCALIGERA NEL MONDO
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iceva Platone che «la necessità è madre dell’innovazione». Ne sono convinti anche gli economisti dei nostri tempi che vedono nell’innovazione di processo e di prodotto la via pressoché obbligata per essere competitivi. Innovare è il lasciapassare sul passaporto del Made in Italy: l’azienda diventa flessibile, si adatta al mercato e individua il focus del business nelle esigenze del cliente. Lo ha ben compreso una realtà storica del panorama imprenditoriale veronese, la EBS-Editoriale Bortolazzi-Stei S.r.l., tipografia/casa editrice specializzata in libri d’arte ed edizioni di pregio. «In EBS – spiega Fabio Bortolazzi, presidente e amministratore delegato dell’azienda – abbiamo dato inizio ad un nuovo ciclo già vent’anni fa. Oggi più che mai la nostra filosofia d’impresa si impernia sui concetti di ricerca e sviluppo. Tecnologie appropriate e d’avanguardia, un’organizzazione basata sull’efficienza e sulla professionalità di ogni singolo addetto, nuove realizzazioni continue: è con questa dotazione che intendiamo continuare ad affrontare quel processo di internazionalizzazione che abbiamo già avviato con successo e che ci vede esportare in 15 paesi del mondo». È con estremo dinamismo che questa azienda, una delle eccellenze della grande tradizione grafica di qualità delle terre scaligere, ha iniziato a ripensare il proprio ruolo in un mercato interno e internazionale fortemente concorrenziale. Dopo un’approfondita analisi, si è evidenziata la necessità di una ri-pianificazione che ha trovato espressione nell’elaborazione di un codice interno, il manuale aziendale “Progetto Qualità”, in cui tutti i flussi di lavoro, dalla produzione sino ai servizi amministrativi e finanziari sono definiti e pro-
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EBS
gettati per rendere agevole l’attività e garantire al cliente il massimo dell’efficienza e della qualità di esecuzione. Dai software ai sistemi integrati, fino alla stampa e alla rilegatura, il manuale affida a ciascuno il proprio ruolo e le proprie responsabilità, secondo modalità predefinite che sono soggette a controllo quotidiano da parte del management dell’azienda. «L’elaborazione di questo indispensabile strumento – prosegue Fabio Bortolazzi – è stata parte integrante della revisione e della trasformazione della EBS. Grazie alle nostre scelte, nonostante la difficile congiuntura che caratterizza i sistemi economici internazionali, siamo riusciti a limitare i danni negli anni passati e ad iniziare una nuova ripresa. Già nel 2012, come Gruppo e con meno di 60 dipendenti raggiungeremo i 13,5 milioni di fatturato complessivo,
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per l’87% derivante da commesse estere. Non solo: la progressione nel nostro giro d’affari prosegue e speriamo di poter raggiungere, nel 2015/2016, i 16/18 milioni di euro». EBS è un gruppo di cui fanno parte anche le due case editrici Arsenale Editore ed Ecolibri, che assicurano un servizio completo che va dall’ideazione del prodotto editoriale alla stampa passando per la ricerca iconografica (anche con campagne fotografiche e scouting fotografi), l’ideazione e stesura testi, la cura redazionale ed editing, la progettazione e realizzazione grafica, l’applicazione di contenuti editoriali su web e digital device. Arsenale, oggi posseduta direttamente al 100%, ha sede nel Palazzo Brandolini a Venezia.
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A questo brand fa capo la produzione dei grandi libri d’arte, architettura, archeologia e ambiente: pezzi da collezione da sfogliare, leggere, studiare, guardare, che affiancano un testo di grande interesse storico e di alta validità scientifica a un ricco apparato di immagini. Tra le collane si segnalano Artitalia, che propone itinerari alla scoperta del Belpaese, Storiche dimore d’Italia, Scaffale veneziano, per conoscere ogni aspetto della grande tradizione veneziana, I Piccoli, bilanciate sintesi per fornire guide tascabili da viaggio dense di contenuti. La divisione editoriale Ecolibri è nata invece nel 2007 e contribuisce già in maniera sostanziosa ai ricavi del gruppo. Ecolibri propone un catalogo ricchissimo (diverse collane di ricettari, manuali per l’hobbistica, raccolte di aforismi, libri per bambini, calendari, lunari, agende…); i libri, tutti acquistabili in librerie ed edicole a livello nazionale ma anche nello store on line arsenaleeditore.com, sono realizzati interamente in Italia con carte provenienti da foreste appositamente dedicate e periodicamente rigenerate (come attesta la certificazione FSC, Forest Stewardship Council, unico sistema di certificazione nel settore forestale, di cui si fregiano i prodotti EBS). I materiali usati sono ecologicamente compatibili nel rispetto dell’ambiente e delle persone. Coedizioni internazionali con i più prestigiosi editori mondiali (dalla Nuova Zelanda all’Australia, dal Brasile al Canada, agli Stati Uniti, dalla Francia alla Germania, all’Olanda, etc.), collaborazioni con i maggiori musei del mondo (dal Moma di New York, al Museo Nazionale del Cairo, all’Ermitage di San Pietroburgo, al Musée d’Art Moderne di Parigi, etc.), accordi con 42 quotidiani locali per i quali realizza gli inserti editoriali: EBS è una solida realtà industriale a livello nazionale e internazionale. «La decisione di abbandonare la cosiddetta produzione commerciale e generalista – continua Bortolazzi – è stata dettata dalla volontà di entrare in una nicchia altissima di prodotto a livello internazionale e di diventarne uno dei leader, proponendo con una struttura industriale, il meglio della creatività, dell’artigianalità del Made in Italy. EBS è presente sul campo dal 1953, anno in cui mio padre Giuseppe, e mia mamma Norma, aprirono, in un locale di appena 30 mq a San Giovanni Lupatoto in società con un vecchio tipografo veronese, il primo embrione dell’attuale Azienda col nome di Tipografia “La Commerciale”». Nel 1959 Giuseppe e Norma rilevarono per intero la bottega di San Giovanni, avviando il potenziamento delle sue capacità di reddito e di lavoro con la denominazione Tipografia Bortolazzi. Con l’ampliamento degli spazi aziendali (1963), propedeutico all’acquisto di due nuove macchine (una
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piana 50x35 e una platina 25x35), e con l’ingresso di Fabio (1971) che amplia l’attività anche alla litografia, si compie un ulteriore salto di qualità per le Grafiche Bortolazzi (questo il nuovo nome dell’azienda). Nel 1974 acquisisce, da un gruppo di investitori veronesi, la Stei e due anni più tardi, da alcuni notabili veneziani, l’Arsenale Editrice. Anche il nome muta da Grafiche Bortolazzi Tipografia-Litografia a Editoriale Bortolazzi (1967) e, poco dopo, Editoriale Bortolazzi-Stei S.r.l. per approdare poi, con la completa acquisizione dell’Arsenale, a formare il gruppo EBS, Editoriale Bortolazzi-Stei - Arsenale Editrice. Sempre anticipando i tempi, la dotazione impiantistica si arricchisce continuamente. La tradizionale composizione con linotype veniva sostituita dalla fotocomposizione, uno dei primi impianti in Italia e il primo nel veronese, affinata da un software d’invenzione aziendale che consentiva una grande flessibilità nella realizzazione di cataloghi per mostre e manifestazioni espositive. Oggi l’attività poggia su macchine offset a fogli di medie dimensioni, 70x100, a 2, 4, 5 colori ma anche su macchine più grandi, 120x162, a 4 e 5 colori, con sistemi di controllo computerizzati che vengono utilizzate sui 3 turni per 24 ore al giorno, ma non mancano macchine artigianali che consentono di effettuare lavori particolari, con processi di rilegatura affidati a maestri artigiani capaci di soddisfare richieste anche “fuori formato”. Punto di forza del Gruppo EBS è il nuovo sistema “new dimension offset printing global system” (marchio registrato), ovvero una nuova concezione di produzione e stampa messa a punto da EBS che con particolari fotoriproduzioni e inchiostri ad alta densità crea l’effetto della 3a dimensione. Tale processo si realizza mediante due prodotti specifici di nostra ideazione: Croma, per la stampa a colori; Deep Black, per il bianco e nero. «Siamo in grado di effettuare lavori di formati straordinari – conclude Bortolazzi – ed edizioni che richiedono
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processi di stampa in due tonalità, oppure in tritono, tetratono o pentatono. Oltre alla stampa di libri fotografici di artisti come Henri Cartier Bresson, Andy Warhol, Wim Wenders, Richard Avedon, Helmut Newton e molti altri, i più grandi fotografi del mondo sono venuti nella nostra sede per produrre i loro lavori, e di cui andiamo molto orgogliosi. Mi piace segnalare l’ultimo nato, il volume da guinness Monster Book della band americana dei Kiss. Il libro pesa 35 kg e misura 0,70 mt per 1 mt ed è prodotto in dodici edizioni, 100 copie per edizione, per altrettanti paesi del mondo, numerato e firmato dalla band al completo». Ma non è tutto. Sono più di 1.200 i titoli che annualmente la EBS “sforna”, consuma 60.000 q.li di materie prime per oltre 2.000.000 di volumi, prodotti di eccezionale bellezza nei risultati grafici e fotografici, molti con effetti inimmaginabili. Oggi la terza generazione si è già affacciata con successo in azienda. I due figli Jonathan, export managing director, e Filippo, Italy managing director, non solo guidano il reparto commerciale e curano con particolare attenzione i rapporti con i clienti, ma con continue nuove idee e proposte sono già parte fondamentale per il futuro dell’azienda.•
profili
EBS - Editoriale Bortolazzi-Stei S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Via Monte Comun, 40 37057 San Giovanni Lupatoto (Verona) Tel. 045 545166 Fax 045 545057
RESPONSABILE AMMINISTRATIVO Elisa Vesentini
RESPONSABILE QUALITÀ Andrea Borgese
PRODUZIONE
Grandi libri illustrati, cataloghi
FATTURATO 2011
ANNO DI FONDAZIONE
SUPERFICIE AZIENDALE
10 milioni e 600 mila euro
1953
TITOLARI
Fabio Bortolazzi, Raffaella Moccaldi Bortolazzi, Filippo Bortolazzi, Jonathan Bortolazzi
RESPONSABILE COMMERCIALE
EBS 1 Totale: 6752 mq Coperta: 3570 mq EBS 2 Totale: 5600 mq Coperta: 2512 mq
RISORSE UMANE
Addetti alla produzione: 35 Impiegati: 23
Italia: Filippo Bortolazzi Estero: Jonathan Bortolazzi
RESPONSABILE PRODUZIONE Gianfranco Piazzi
SITO INTERNET / E-MAIL www.ebs-bortolazzi.com ebs@ebs-bortolazzi.com
RESPONSABILE TECNICO Gianluigi Zanardi
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Officina del Vetro L’arte delle trasparenze e dei colori
«
Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone». Questo aforisma di John Steinbeck ben descrive l’avventura, personale e professionale, di Giuseppe D’Arpa, maestro nella decorazione del vetro che, partito 20 anni fa da Palermo, dopo un percorso di formazione, apprendimento e ricerca che lo ha visto attraversare tutta la Penisola, è approdato a Verona con la sua Officina. «Ho cominciato da vero autodidatta. Ho scelto di seguire la mia passione per il disegno dei fumetti – spiega Giuseppe D’Arpa – e abbandonare gli studi di Medicina. L’incontro casuale con un vecchio maestro spagnolo decoratore di vetri mi ha dato poi “il la” per approcciarmi a questo materiale, incredibile in tutti i gradi di luce e trasparenza, e però abbastanza distante dalla tradizione della mia Palermo. I miei primi esperimenti, all’inizio degli anni ’90, si attestavano su un gusto new liberty e consistevano in prove decorative e architettoniche. In Sicilia non era possibile per me una vera crescita professionale o artistica: lì il materiale tradizionale è la terracotta e per il vetro le prospettive erano limitate». Molte le tappe dell’apprendistato di Giuseppe D’Arpa, tra cui le più importanti sono state Colle Val d’Elsa e Murano. Nel 2000, finalmente, arriva a Verona e apre la sua Officina del Vetro, che, dopo
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Officina del vetro
profili
dieci anni di rodaggio come laboratorio nella sede di Pescantina, viene trasferita nell’attuale stabilimento di Sommacampagna. L’azienda è specializzata nella produzione di porte e pareti in vetro, parapetti, specchi e complementi d’arredo, con una gamma molto ampia – in mostra nello show room di oltre 400 mq. – di soluzioni decorative. Realizza vetrate d’arte con decori interamente eseguiti a mano, pezzi unici frutto di eclettismo ed estro creativo. «Con i nostri servizi – prosegue Giuseppe D’Arpa – ci rivolgiamo al progettista, al rivenditore o direttamente ai privati. Siamo in grado di proporre non solamente porte in vetro standardizzate ma anche su misura, garantendo il massimo della personalizzazione per soddisfare qualsiasi esigenza della clientela. Il nostro team interno di professionisti altamente qualificati si occupa della consulenza (decoro, accessori e senso d’apertura della porta più adatti), della progettazione e dello sviluppo dei prodotti operando in costante sinergia con il committente. Officina del Vetro, inoltre, ha instaurato un importante rapporto di fiducia con i suoi rivenditori che curano anche la messa in posa e l’installazione dei manufatti». Qualità e cura per i dettagli sono il cavallo di battaglia di questa realtà che vede dei veri “poeti del colore” operare con le tecnologie più all’avanguardia, in un perfetto mix di artigianalità e innovazione. Un’azienda al passo con i tempi che investe costantemente in nuovi macchinari ed è sensibile alle tematiche ambientali (politiche di risparmio energetico e utilizzo di “energia verde”). «Attualmente – prosegue l’interlocutore – il nostro fatturato è realizzato per l’80% sul mercato italiano e solo un 20% deriva dall’export: nei prossimi anni questa proporzione dovrà necessariamente essere invertita per presidiare il mercato con stabilità. Per un prodotto come il nostro l’estero è non solo un’ambizione ma una necessità. Finora abbiamo avuto ottimi riscontri in nord Africa (Marocco, Libia) e si sono aperti canali interessanti da sviluppare in Russia. Lo scorso 15 novembre abbiamo aperto la nostra prima rivendita a Bengasi, un flagship store con show room. Siamo già in trattativa anche con il Kazakistan». Occupando un comparto di nicchia la richiesta di opere Officina del Vetro, anche in quest’ultimo triennio, ha tenuto. Milano è un’ottima piazza e il contract (alberghi
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e uffici) è un target ormai fidelizzato. I fornitori dell’azienda sono i più grossi e qualificati rivenditori di lastre in vetro del Nord Italia. Solo alcune lavorazioni vengono fatte eseguire in conto terzi. Nella sede di Sommacampagna si realizza l’intero ciclo produttivo dal taglio alla rifinitura alla decorazione. 5 le linee di decoro e 22 i sistemi di chiusura porte (scorrevoli sia interno che esterno muro e a battenti) proposti. I disegni dell’ultima linea sono l’evoluzione e la concretizzazione di 15 anni di collaborazione con architetti e progettisti del Politecnico di Milano, in primis con il designer Piter Perbellini, direttore artistico di Officina del Vetro. Tante le tecniche usate: incisione a getto di sabbia o a mola, serigrafia, rilegatura a piombo, pittura e incisione a mano, colorazione con aerografi digitali (molto in auge in questi ultimi tempi e con significativi riscontri nell’arte funeraria). Officina del Vetro ha ottenuto il brevetto per la lavorazione con foglia d’oro stratificata tra 2 vetri. «La foglia d’oro – spiega Giuseppe D’Arpa – viene applicata a guazzo tra le due lastre di vetro, successivamente saldate con una tecnologia innovativa. Prendono così vita sofisticate “porte gioiello” impreziosite con inserti in oro 24 kt e argento. Proponiamo poi porte speciali con incastonature su fondo satinato di formelle in resina (linea MAGMA) o in vetro di murano (linee BURANO e MURANO) o decorate con colori ceramizzati, fusi nella trasparenza del vetro a creare effetti che resteranno inalterati e garantiti a
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vita anche all’esterno». I vetri cristalli di Officina del Vetro non solo sono esteticamente gradevoli ma rispondono perfettamente alle esigenze funzionali. Hanno uno spessore di 8 o 10 mm, filo lucido, sono temperati termicamente e certificati secondo le norme UNI EN 12600 e 12500-2. Anche il legno degli imballi è garantito anti-urto e per il trasporto l’azienda si avvale di un corriere specializzato. La creatività di Giuseppe D’Arpa si è espressa anche nella realizzazione di delicate sculture rappresentanti virus, batteri, microrganismi (remini-
scenza dei suoi studi) che sono state oggetto della mostra Dal vetrino al vetro: quando il microscopio incontra il vetro soffiato. «In futuro un’esposizione – conclude Giuseppe D’Arpa – sarà dedicata alle porte in cristallo del gruppo Viaggio in Italia, modelli ispirati a 29 tra le più belle città d´arte italiane, identificate da un elemento storico, monumentale o geologico (i templi ad Agrigento, il corallo ad Alghero, Giulietta a Verona). Viaggio in Italia è un omaggio al nostro Paese raccontato attraverso l’arte».•
OFFICINA DEL VETRO SEDE AMMINISTRATIVA Via Dossobuono, 48 37066 Sommacampagna (Verona) Tel. 045 2529014 Fax 045 2529001
PRODUZIONE
Porte e pareti in vetro, complementi d’arredo
ANNO DI FONDAZIONE 2000
TITOLARE
Giuseppe D’Arpa
RESPONSABILE COMMERCIALE
RESPONSABILE TECNICO Marco Binosi
RESPONSABILE AMMINISTRATIVO Achille Barbacini
RESPONSABILE QUALITÀ Barbara Fornalè
SUPERFICIE AZIENDALE
Coperta: 1.500 mq
RISORSE UMANE Addetti: 7
Giorgio Giuliani
RESPONSABILE PRODUZIONE Rosario Calò
SITO INTERNET / E-MAIL www.officinadelvetro.com info@officinadelvetro.it
GDP Group
Il valore della genuinita’
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l mutamento delle abitudini alimentari, legate a numerosi fattori, ha spinto l’industria agroalimentare a proporre una gamma sempre più vasta di alimenti pronti all’uso. Oggi ogni utente finale, anche chi non ha tempo o capacità di cucinare, può sentirsi un cuoco provetto: basta scaldare una vaschetta al microonde o versare in pentola e cuocere il contenuto di una busta per gustare deliziosi manicaretti. Nel vasto mondo delle preparazioni pronte, uno spazio speciale lo occupano le specialità disidratate, piccole “magie” dalle caratteristiche uniche: bastano pochi minuti (sicuramente meno di quelli necessari per preparare il piatto “da zero”) perché l’acqua, reidratando gli ingredienti, faccia loro riacquistare il sapore e l’aroma originale. Esempio di azienda giovane e vivace che
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GDP Group
ha creduto e investito nella produzione e commercializzazione di alimenti disidratati è la GDP Group (il cui acronimo sta per Genuini, Disidratati, Pronti), una società a responsabilità limitata che ha da poco festeggiato il primo anno di vita (è nata il 20 ottobre 2011) e il lusinghiero traguardo di un milione di euro di fatturato. La produzione di GDP Group è concentrata nello stabilimento di Villafranca, che si estende oggi su una superficie di oltre 3.000 mq. coperti ed è dotato delle migliori tecnologie innovative e supportato da avanzati laboratori di ricerca e sviluppo. Lo stabilimento è all’avanguardia per i sistemi automatizzati in grado di gestire tutte le fasi produttive con estrema flessibilità. Un impegno ripagato da certificazioni importanti come ISO 9001, ed in corso di ottenimento quali ISO 21000, IFS e BRC, indispensabili per essere presenti sul mercato tedesco e inglese, Kosher, necessaria per avvicinare il consumatore ebraico, Halal, richiesta dal mercato arabo, Gost, obbligatoria per il mercato russo. «Pur scontando la breve presenza sul mercato – sottolinea Giuseppe Mondelli – possiamo proporci alla clientela con tutte le credenziali di affida-
bilità qualitativa, non solo per gli impianti di modernissima concezione, ma anche per i nostri addetti altamente specializzati che si alternano su più turni di lavoro». L’innovativo processo della disidratazione permette di ottenere cibi dalle caratteristiche organolettiche pressoché identiche ai prodotti freschi, ottimi requisiti microbiologici e uno standard qualitativo costante nel tempo e inoltre consente di preservare colore, sapore e funzionalità degli alimenti: il controllo della carica microbica è attuato mediante l’utilizzo di temperature di processo superiori ai 100°C e l’assenza di contatto diretto del vapore con gli alimenti; assicura, inoltre, l’inattivazione enzimatica e una sensibile riduzione della presenza di germi patogeni. I prodotti disidratati GDP sono un alimento sano non solo perché utilizzano materie prime di altissima qualità, tracciate e certificate, ma perché queste sono sottoposte a un processo di conservazione totalmente naturale (disidratare significa infatti solamente privare dell’umidità un alimento). Le ricette sono nutrizionalmente bilanciate e assicurano un giusto apporto calorico, talvolta addirittura più basso di quello contenuto nei
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piatti preparati a casa. Sono prive di coloranti, conservanti, e grassi idrogenati; non contengono grassi aggiunti né glutammato monosodico. Hanno lunga conservabilità (fino a 2 anni) e non hanno bisogno di frigo o freezer, vantaggio, quest’ultimo, anche per l’azienda che, saltando il pas-
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saggio della “catena del freddo” nella fase di mantenimento e di magazzinaggio dei prodotti finiti, riduce in maniera consistente i costi energetici. «Nonostante le difficoltà della attuale congiuntura che condizionano l’attività del sistema imprenditoriale – sottolinea Giuseppe Mondelli, socio e amministratore dell’azienda – abbiamo conseguito risultati promettenti che, sulla base degli indicatori in nostro possesso, ci fanno ben sperare per il 2013, anno che dovrebbe segnare il raddoppio del nostro fatturato. Sempre nell’anno a venire abbiamo in programma di avviare il processo di internazionalizzazione dell’attività commerciale, per il quale siamo a buon punto». Un ottimismo che poggia su solide basi e su una struttura che applica meticolosamente i principi della più assoluta flessibilità unitamente al conseguimento di standard qualitativi uniformi, ingredienti selezionati e assemblati nel rispetto dei più rigorosi canoni di igienicità. I laboratori interni sono dedicati a tre linee: quella convenzionale, quella dedicata al cibo biologico e quella agli alimenti per celiaci. Rilevante è la particolare attenzione riservata a chi soffre di questa intolleranza al glutine: GPD propone specialità gustose, dai maccheroni allo scoglio al risotto agli asparagi, in cui si utilizzano farine di mais e riso, che si possono trovare nei pubblici esercizi, nei bar dove si somministrano pasti veloci, nei ristoranti. «Uno dei principi inderogabili che caratterizzano la nostra attività– ribadisce Mondelli – è quello di poter garantire al consumatore la genuinità e la salubrità delle nostre preparazioni. Ci avvaliamo della consulenza di medici nutrizionisti, ma non rinunciamo a quel gusto che ha fatto grande la cultura alimentare del nostro Paese». Vastissima la gamma dell’offerta Bontà in Tavola GDP che spazia dai sali aromatizzati, agli insaporitori (mix di spezie per bruschetta, per pizza, forno e grill…), ai sughi pronti, ai contorni, ai preparati per cucina (soffritto, pane insaporito…), alle polente dai gusti più diversi e tradizionali, per arrivare alle paste pronte, alle zuppe, ai risotti, ai piatti etnici. La linea Festa Italiana in Cucina presenta invece vassoi di risotti ai funghi, al tartufo e alla parmigiana oppure di penne allo scoglio, pomodoro e basilico,
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fusilli alla carbonara che con l’aggiunta di acqua possono essere cotte anche in microonde.A queste proposte si aggiunge la Linea Juliet Food & Love dedicata agli amanti dei tour in camper o ai diportisti che solcano mari o laghi e non intendono rinunciare a un piatto gustoso, sano e veloce: i piatti disidratati sono l’ideale per questi viaggiatori, essendo pratici e poco ingombranti. L’azienda di Villafranca, grazie ai suoi brand, è in grado di offrire un ventaglio estremamente ampio
di proposte, con le quali ha trovato sbocchi nella GDO e su mercati esteri quali la Germania, l’Australia, la Svizzera e la Gran Bretagna. «Il consolidamento sul mercato interno – conclude Mondelli – è prioritario, ma l’estero è, per restare in tema di cibo, un’opportunità per noi ghiotta, consapevoli che la cucina Made in Italy, in primis con quella dieta mediterranea che tutti ci invidiano, rimane sempre un simbolo di grande appeal per i consumatori di tutto il mondo».•
GDP GROUP S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Viale del Lavoro, 18/R-S 37069 Villafranca (Verona) Tel. 045 6305584 Fax 045 633073
PRODUZIONE
Prodotti alimentari disidratati
ANNO DI FONDAZIONE 2011
SOCI TITOLARI
Michele Mareschi Danieli, Paride Michielan, Sara Perbellini, Giuseppe Mondelli
RESPONSABILE COMMERCIALE
Michele Mareschi Danieli
RESPONSABILE DEL PERSONALE E AFFARI ISTITUZIONALI Sara Perbellini
RESPONSABILE PRODUZIONE Paride Michielan
RESPONSABILE CONTROLLO DI GESTIONE/ AMMINISTRAZIONE Giuseppe Mondelli
RESPONSABILE QUALITÀ
Giacomo Bonamini
FATTURATO 2011 1 milione di euro
SUPERFICIE AZIENDALE
Totale: 4.500 mq Coperta: 3.500 mq
RISORSE UMANE
Addetti alla produzione: 5 Impiegati: 5
SITO INTERNET / E-MAIL www.gdpgroup.it info@gdpgroup.it
CON AFFILOVENETA LA QUALITÀ PRENDE FORMA
I
l territorio veneto dagli anni Sessanta agli Ottanta è stato il primo artefice del progresso italiano, e il merito di tutto ciò è in gran parte da attribuire a quegli uomini lungimiranti che affinate le loro armi si sono inventati un business, sono diventati imprenditori e grazie anche a una valida intuizione commerciale hanno saputo ampliare i propri confini. E bisogna partire proprio dal 1974 per raccontare la lunga storia di Affiloveneta, azienda specializzata nell’affilatura e nella produzione di utensili di qualsiasi tipologia. Renzo Donini smessi i panni di dipendente, incoraggiato e aiutato dalla moglie Angiolina Maragno, ha saputo, sulla scorta delle sue esperienze, dare vita, in quel di Villa Bartolomea, a questa solida realtà. «All’inizio dell’attività, mio padre – ci spiega Nicola Donini, socio e responsabile tecnico, presente in azienda fin dal1984 – si era perfezionato nella lavorazione degli utensili – frese,
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punte, etc. – per l’industria del legno, settore che allora costituiva una delle “punte di diamante” dell’economia locale. Oggi, invece, vista anche la sofferenza del comparto del mobile, abbiamo adeguato l’operatività al mutare dei tempi e abbiamo optato per una diversificazione produttiva
diventando un punto importante di riferimento per l’industria meccanica di precisione, i cui ordinativi rappresentano ben l’80% del nostro fatturato, non tralasciando però il settore del legno che comunque, contribuendo al rimante 20% dei ricavi, rimane per noi un buon cliente». Una scelta riuscita non solo per l’elevato tasso di professionalità, ma
anche per la dotazione di impianti di lavorazione tecnologicamente avanzati. Accanto a macchine manuali utilizzate per produzioni particolari, si notano quelle a controllo numerico e un impianto robotizzato di ultima generazione in grado di effettuare lavorazioni di utensili a “ciclo chiuso”. Affiloveneta continua a operare con quell’impronta familiare con cui è nata 38 anni orsono: l’ attività poggia su basi solide e sui medesimi concetti di qualità ed efficienza che l’hanno resa affidabile per una clientela che ora abbraccia soprattutto due comprensori a significativa vocazione manifatturiera (Lombardia e Veneto) e con la quale affina continuamente la collaborazione, soprattutto in un periodo in cui molta parte dell’industria sta attuando contrazioni di spesa per superare questa difficile congiuntura, non solo sulla rigenerazione dei materiali, quanto sulla qualità dei servizi e dell’assistenza richiesta.
Affiloveneta
profili
Affiancamento che l’azienda è in grado di offrire senza particolari aggravi di costo e soprattutto con quell’immediatezza di risposte che ha sempre garantito. Una realtà imprenditoriale, come questa, che guarda alle esigenze del presente consapevole che la competizione sul mercato interno non ammette distrazioni, ha in calendario ulteriori investimenti? «Nonostante le difficoltà contingenti – prosegue Nicola –, con mia sorella Natascia che in azienda è responsabile dell’area amministrativa, abbiamo pensato di investire mediamente più di 100 mila euro sul fronte dell’aggiornamento impiantistico, per poter rispondere a esigenze di lavorazioni sempre più specifiche, effettuate utilizzando metalli o leghe speciali, oltre a eseguire trattamenti termici particolari antideformazione, richieste che si devono fronteggiare con immediatezza e professionalità per rimanere competitivi». Affiloveneta ha inoltre ampliato ulteriormente la gamma della propria offerta: oltre al servizio di affilatura, grazie all’impiego di macchine dalla tecnologia avanzata, realizza una vasta gamma di utensili su disegno del cliente, produce utensili in acciaio super rapido, saldobrasati, utensili widia integrali e utensili a fissaggio meccanico, garantisce anche un ottimo servizio per quanto riguarda il rivestimento utensili di ogni tipo e, con il supporto dell’ufficio tecnico, fornisce indicazioni utili per progettare al meglio ogni utensile. «L’affilatura degli strumenti di lavoro – spiega Nicola Donini – è un’operazione importantissima che consente non solo il corretto funzionamento dei medesimi, ma assicura la prevenzione di problemi come la produzione di pezzi poco precisi o difettosi. Siamo molto attenti nelle operazioni di affilatura delle frese, che variano a seconda del numero di taglienti, dell’inclinazione e degli angoli di spoglia: l’affilatura pertan-
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to deve a sua volta tenere conto di tutte le caratteristiche della fresa al fine di non alterarle. Ecco, perché per questo tipo di operazioni è bene rivolgersi a delle aziende specializzate». Un’azienda che “cammina” in sintonia con le variabili che condizionano la domanda del proprio mercato di riferimento che supera con una progettazione attenta alla sua attività e con il continuo aggiornamento della forza lavoro interna costituita per la maggior parte da figure giovani altamente professionalizzate, formatesi ai CFP, che, dopo lo stage aziendale, generalmente trovano lavoro nell’azienda stessa. Altamente fidelizzati non solo i dipendenti ma anche gli agenti che Affiloveneta mette a disposizione per un efficiente ritiro e una pronta consegna dei materiali da affilare. Affiloveneta, avendo saputo coniugare alla perfezione l’organizzazione manageriale con il carattere familiare, nonostante le difficoltà del presente sa guardare al futuro con la concretezza e la dinamicità di chi vuole uscire da questa congiuntura con le carte in regola per mantenere intatta la propria competitività e cogliere le opportunità che il settore della rigenerazione e degli utensili di precisione è in grado di offrire.•
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AFFILOVENETA S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Via Padre Bettini, 22 37049 Villa Bartolomea (Verona) Tel. 0442 91266 Fax 0442 78440
PRODUZIONE
Affilatura di utensileria a cnc e costruzione a disegno di qualsiasi tipo di utensile
RESPONSABILE AMMINISTRATIVO Natascia Donini
SUPERFICIE AZIENDALE
Totale: 1.600 mq
RISORSE UMANE
Addetti alla produzione: 8 Impiegati: 2
ANNO DI FONDAZIONE 1974
TITOLARI
Nicola e Natascia Donini
RESPONSABILE COMMERCIALE Nicola Donini
RESPONSABILE PRODUZIONE Mirco Cremon
RESPONSABILE ACQUISTI Nicola Donini
SITO INTERNET / E-MAIL www.affiloveneta.com info@affiloveneta.it
OTTAVIANO La bellezza del tempo
“
Le cose belle durano sempre troppo poco”? No, non sempre. Ci sono cose belle e preziose, gli orologi e i gioielli d’epoca, che con il passare del tempo acquistano valore e fascino e che vengono conservate inalterate non solo nella loro eleganza, ma anche nella loro funzionalità, grazie all’abilità di maestri che sanno coniugare manualità, ricerca e memoria storica. È grazie all’opera di artisti-artigiani come Vincenzo Ottaviano, fondatore dell’omonima gioielleria veronese, che questi oggetti pregiati hanno lunga vita e continuano a trasmettere emozioni di epoche passate e a testimoniare che la raffinatezza è senza tempo. «La differenza tra noi e una gioielleria tradizionale – esordisce la moglie, Anna Maria Nici, con-
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titolare dell’esercizio – è notevole. Mentre negli altri negozi la buona riuscita degli affari dipende dal saper scegliere gli articoli giusti, dai rapporti con i fornitori e dall’abilità di venditori, da noi dietro ogni oggetto c’è una ricerca infinita: nelle fiere, alle aste, in compravendite con privati è sempre difficilissimo aggiudicarsi un pezzo raro e non è quasi mai possibile poi rimpiazzarne uno venduto con uno identico (non è mai accaduto nel comparto gioielleria, in quello orologeria solo raramente e fino a qualche anno fa)». Il mondo del collezionismo è una realtà a sé stante e i collezionisti sono clienti singolari, attenti non solo al prezzo o alla qualità, ma soprattutto, all’originalità, al particolare, alla conoscenza. «Il collezionista può acquistare per piacere personale o per ragioni di investimento – spiega Anna –, considerando orologi e gioielli come un bene-rifugio. L’uomo collezionista di orologi ha il piacere di sfoggiarli al polso, mentre i gioielli, equiparati a vere e proprie opere
Ottaviano
d’arte, non vengono fatti indossare». Ottaviano Gioielli nasce a Parma nel 1978 da una passione: quella di Vincenzo Ottaviano per gli orologi di pregio. «Trent’anni fa eravamo fra i pochissimi in Italia, solo 4 o 5 – sottolinea con orgoglio Anna –, a trattare orologeria d’epoca e da collezione». Un interesse e un talento che si trasformano in mestiere, una conoscenza e un’esperienza profonde che fanno di Ottaviano uno dei più stimati esperti del settore. Un’avventura destinata a spaziare, visto l’amore di Anna per i capolavori dell’alta gioielleria: Ottaviano Gioielli cominciò ben presto a trattare anche monili, non antichi, ma compresi nell’epoca che va da fine ’800 fino ai giorni nostri. L’attività venne poi spostata da Parma a Reggio Emilia e alla fine degli anni ’90 una serie di spiacevoli vicissi-
tudini pose i coniugi di fronte a un bivio: arrendersi, mollare o voltare pagina. Vincenzo e Anna scelsero di ricominciare e si trasferirono a Verona, città cui Anna era legata da ricordi d’infanzia. Si stabilirono dapprima in via Anfiteatro, poi nell’attuale sede, «il negozio dei sogni» progettato su misura, in via Stella. «Il negozio – continua – è conosciuto in tutto il mondo per la nostra vasta collezione di orologi rari delle firme più prestigiose: Patek Philippe, Rolex, Jaeger Le Coultre, IWC, Eberhard Omega, Vacheron Constantin, Cartier, Movado, Audemars Piguet e molti altri. Sono transitati da noi pezzi davvero “mitici” per gli intenditori: Patek Philippe World TimeOre del Mondo degli anni ’50, Patek Philippe Crono in acciaio sempre del 1950, Rolex Datocompax in acciaio, e tanti altri».
profili
Professionalità, serietà e rigore, unitamente alla capacità di garantire un servizio a tutto tondo, che non si limita alla vendita ma comprende un’assistenza completa e dedicata, ne fanno ben presto un interlocutore di riferimento per una clientela esigente. «Abbiamo saputo fidelizzare il nostro “pubblico” – spiega Anna – facendo della qualità il nostro elemento di forza. Il punto vendita è dotato di un ampio laboratorio interno specializzato in riparazioni, restauri e manutenzioni di orologi d’epoca e nuovi, sui quali si interviene utilizzando parti di ricambio rigorosamente originali». Gli orologi vengono accuratamente controllati, revisionati e lucidati dallo stesso Vincenzo, un vero “chirurgo” degli ingranaggi. Ogni pezzo viene venduto con una garanzia dettagliata (della durata di 2
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anni) che ne attesta l’originalità e il buon funzionamento. Per quanto riguarda la gioielleria Ottaviano Gioielli offre un’accurata selezione, specie dagli anni ’40 in avanti, dei maggiori maestri americani ed europei. Tra le firme e i designer figurano nomi importanti: Boucheron, Van Cleef & Arpels, Seaman Schepps e Mauboussin. Bulgari, Paloma Picasso per Tiffany, Aldo Cipullo e David Webb (conosciuto per le famosissime pantere) per Cartier e, per i gioielli vintage, Hermes e Gucci. Ma non solo monili d’epoca: data la crescente domanda, anche da parte della clientela affezionata, di pezzi nuovi, nel 2004 Anna ha lanciato un servizio di progettazione, mettendo a disposizione la sua pluriennale conoscenza delle pietre preziose e l’esperienza nel design di gioielli. «Sul mercato non trovavamo niente che incontrasse il nostro gusto, che rispondesse pienamente al nostro stile – spiega – . L’idea era quella di offrire qualcosa di esclusivo, raffinato, non dozzinale. Per questo abbiamo deciso di cimentarci nella creazione di gioielli assolutamente originali». Ottaviano Gioielli presenta pezzi unici di fattura artigianale dei quali segue la lavorazione in tutte le fasi, dal disegno alla realizzazione, e a 360°. Per un servizio “su misura”, perché «ogni gioiello deve essere personale e durare per sempre», ci tiene a precisare Anna, è in grado di operare anche in piena sinergia con il cliente, interpretandone i desideri e seguendo le sue indicazioni. Da oltre 12 anni questa realtà collabora con il prestigioso laboratorio orafo di Ariel Garagorri, un vero artista che lavora con perizia e raffinatezza oggetti in oro (bianco, giallo e rosa), platino e altri metalli pregiati. Incastonature, montature, intarsi, cesellature: ogni dettaglio è attentamente pensato, ogni rifinitura è curata alla perfezione per rendere inimitabile ciascuno dei suoi articoli. «E poiché il bello è per tutte le età e non necessariamente dispendio-
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so – prosegue Anna – abbiamo pensato nell’ultimo anno e mezzo di ampliare ulteriormente la nostra offerta con una linea di bijoux, decisamente accessibili anche per una clientela più “fresca”. Stile inconfondibile e accuratezza estrema nelle lavorazioni restano comunque il leitmotiv: abbiamo privilegiato due aziende totalmente italiane, in grado di garantirci qualità eccellente, la Dea di Arezzo, in cui opera uno staff tutto al femminile, e Alcozer & J di Firenze, estroso e geniale». Anche in questo caso proposte accattivanti, originali, nate da una combinazione sapiente di forme e materiali (bronzo, argento, rame, pietre semipreziose, perle e cristalli) e senza mai perdere di vista il giusto rapporto qualitàprezzo. Ottaviano presenta anche una selezione di argenti (Tiffany, Gorham), vetri (Venini, Seguso, Charles Schneider, Ziglio), sculture, scatole russe e una gamma scelta di accessori preziosi (astucci porta orologi, scatole del tempo, articoli fashion vintage) la cui autenticità è, come sempre, garantita con certificato. Sempre nel 2004 entra a far parte del team anche la figlia di Anna e Vincenzo, Margherita, che porta nell’attività di famiglia una ventata di
innovazione. «Margherita, laureata in economia e marketing – ci dice Anna – ha seguito anche un corso di fotografia e cura l’aspetto commerciale e digitale del nostro sito internet. È stata negli Stati Uniti per approfondire lo studio della lingua inglese ed è una vera globetrotter con l’amore per gioielli e orologi nel DNA, avendo sempre viaggiato con noi tra fiere e aste in giro per il mondo». È proprio grazie all’iniziativa di Margherita che Ottaviano Gioielli è entrato a far parte, unica azienda italiana, del sito 1stdibs (www.1stdibs.com), la piattaforma di scambio numero uno al mondo (riunisce oltre 1.500 rivenditori internazionali specializzati) per l’antiquariato, i mobili antichi e di design, le opere d’arte, gli orologi d’epoca i gioielli antichi, il vintage, l’haute couture. «È una partecipazione – conclude Anna – che ci sta dando ancora più visibilità ed enormi soddisfazioni. Stiamo incrementando la nostra clientela, che non è solo italiana. Stiamo lavorando molto con gli USA, non solo per comprare, ma anche per vendere, e abbiamo avuto ottimi contatti con Paesi come l’Australia, il Canada e la Russia».•
OTTAVIANO OROLOGERIA GIOIELLERIA S.r.l. SEDE
Via Stella, 12/d 37121 Verona Tel. 045 8002162 Fax 045 8046446
TITOLARI
Giuseppe Ottaviano Margherita Ottaviano Anna Maria Nici
ATTIVITÁ
Vendita di orologi rari e da collezione e di gioielleria d’epoca, riparazioni, realizzazione di gioielli.
ANNO DI FONDAZIONE 1980
SITO INTERNET / E-MAIL www.ottavianostore.com info@ottavianostore.com
ELENA DONAZZAN Assessore Regionale del Veneto all’Istruzione, alla Formazione e al Lavoro Il ministro Elsa Fornero continua a sostenere che la sua riforma del lavoro avrà effetti positivi: quale è la sua valutazione in proposito? La riforma aveva come obiettivo quello di creare un mercato del lavoro dinamico, flessibile e inclusivo, capace di contribuire alla crescita e alla creazione di occupazione di qualità. A riforma approvata è diventato palese a tutti che gli obiettivi non sono stati minimamente centrati e che la legge non sarà in grado di dare alcuna risposta concreta alle molte attese di un Paese che da 15 anni non cresce. È stato approvato un corpo normativo, imponente e pesante senza dare sicurezze ai lavoratori e dinamicità ai processi produttivi con un eccesso di concentrazione sul passato più che sul futuro. La riforma, oltre a lasciare molti
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temi scoperti – giovani, costo del lavoro, redditività del lavoro, aumento della flessibilità che favorisca la navigazione tra lavori, lavoro femminile, conciliazione vita lavoro-famiglia – si fonda sulla irragionevole convinzione di poter ingabbiare la sempre più diversificata realtà del moderno mondo del lavoro in un unico schema del lavoro subordinato e a tempo indeterminato. Il risultato è che sia i giovani che i molti lavoratori oggi espulsi o esclusi dal mercato del lavoro diventeranno vittime non del lavoro precario, ma piuttosto del lavoro che non c’è più perché le aziende chiudono. Temo che l’ansia di regolare l’occupazione precaria abbia messo in secondo piano la prioritaria esigenza di creare nuova occupazione e si finisca per scaricare tutto il peso su chi attualmente ha un contratto di lavoro “flessibile” ma
ELENA DONAZZAN
almeno lavora e lo fa in modo regolare versando i contributi. Paradossalmente l’unico effetto di questa riforma sarà un insignificante aumento dell’occupazione “stabile” a discapito però di un generale e pesante innalzamento del tasso di disoccupazione. Al di là dei problemi legati alla attuale congiuntura economica, la PMI veneta avverte sempre più la carenza di addetti specializzati. Oltre ai percorsi di alta formazione varati, cos’altro può fare la Regione per evitare la “fuga di cervelli e di manualità specializzate” dal nostro territorio? La crisi ha scosso alcune certezze sulle prospettive del nostro modello di sviluppo economico-sociale. Dobbiamo ripensare con pochissimo tempo a disposizione come affrontare il cambiamento in corso, distinguendo i “fondamentali” da consolidare rispetto a ciò che è da innovare. È significativo lo scollamento di una parte del mondo giovanile capace e competente, che affronta con l’esodo, o in termini di disaffezione, questo periodo di eccezionale cambiamento. In teoria i giovani sono i migliori anticipatori, interpreti e acceleratori nei cambiamenti. Non possiamo permettere che si disperda questo patrimonio. Oggi il deficit di competitività e la crisi del debito pubblico che caratterizzano la situazione ci obbligano ad effettuare una discontinuità con il passato. La sfida è resa più difficile e selettiva perché avviene comunque in un quadro di impoverimento relativo del Paese in cui il Veneto è coinvolto. Dobbiamo progettare leadership di eccellenza con l’originalità creativa delle nostre risorse. Dobbiamo coltivare un’innovazione completa, non
da imitazione e adattamento. Un obiettivo che acquista un valore altrettanto strategico per la sua permeabilità e per la capacità di creare occupazione aggiuntiva e qualificata: dagli spin off universitari e dai Parchi Scientifici e Tecnologici, all’evoluzione delle professioni e dei servizi professionali in “organizzazioni d’impresa”, competitivi nel mercato locale e nel confronto internazionale. Va ripensata e rafforzata la rete degli incubatori d’innovazione, che presenta delle notevoli differenze di performances, assumendo come riferimento le buone pratiche internazionali, sostenendole con il sistema di incentivi di derivazione comunitaria, con i canali della ricerca propri delle Università venete e con le attività di finanziamento di Veneto Sviluppo. Con la logica di un grande Piano Formativo d’Innovazione per lo sviluppo del Veneto. Inizialmente si dovrà partire dall’integrazione dei fondi FESR-FSE per rafforzare la competitività d’impresa e promuovere progetti innovativi che si propongano di creare nuova occupazione e di supportare l’avvio di nuove imprese, nonché il finanziamento delle attrezzature/macchinari collegati alle azioni di sviluppo e di crescita. A tal proposito la Giunta ha promosso un bando, che è attivo fino al 2015, a valere sui fondi FESR 2007-2013 Azione 1.1.3, che riveste particolare importanza strategica in quanto finanzia l’“Innovazione ed economia della conoscenza”. Tra gli obiettivi operativi del Bando, vi è quello di potenziare le attività di ricerca, innovazione e sviluppo: strumenti necessari per sostenere e rivitalizzare la competitività del sistema economico locale, ancor più se si tiene conto della particolare congiuntura economica. Il bando prevede due interventi finanziabili, denominati “Misure”: Misura I “Contributi alle imprese per il ricorso a strutture qualificate di ricerca”, con l’obiettivo di promuovere l’utilizzo da parte delle imprese – singole o associate in raggruppamenti – di strutture qualificate di ricerca per la realizzazione di progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale; Misura II “Contributi per l’inserimento nelle imprese di personale qualificato di ricerca”, con l’obiettivo di favorire l’inserimento nelle imprese di
personaggio
personale qualificato di ricerca mediante l’assunzione diretta o mediante convenzione tra imprese e strutture qualificate di ricerca. Le risorse economiche ammontano complessivamente a 21.473.367,00 euro, così suddivise: 18.473.367,00 di euro per la Misura I; 3.000.000 di euro per la Misura II. Penso concordi sul valore della PMI nel sistema economico in termini di produzione di PIL, di serbatoio occupazionale e di equilibrio sociale. Cosa potrebbe fare, e non ha fatto, la Regione per agevolare, al di fuori dell’apprendistato di alta formazione, l’investimento della PMI in nuove e giovani professionalità e per stimolare l’internazionalizzazione? La Regione del Veneto deve sicuramente continuare a porsi come coordinatore in grado di valorizzare il ruolo dei diversi attori coinvolti e il dialogo sociale nell’attuazione dell’apprendimento permanente, quale impulso fondamentale a stimolare l’innovazione sia in termini di risorse umane che di prodotti. Attraverso l’utilizzo del FSE e la sua integrazione con altri fondi UE è necessario continuare a investire nello sviluppo delle competenze e delle qualifiche dei lavoratori. Con la finalità di promuovere il Made in Italy, in tutte le sue sfaccettature, oltre al settore manifatturiero, particolare attenzione sarà rivolta ai settori dell’economia veneta più legati al territorio – agricoltura e turismo – con l’obiettivo di favorire lo sviluppo di prodotti agroalimentari capaci di valorizzare le tradizioni della gastronomia dei territori veneti, nonché servizi al turista in grado di inserire il patrimonio paesaggistico e storico-culturale veneto all’interno di offerte turistiche integrate, basate anche sulle nuove tecnologie, anche promuovendo forme di cofinanziamento specifiche. Infine, si opererà non solo per avvicinare ulteriormente il sistema universitario e della ricerca al sistema del lavoro, ma anche per agire a sostegno della formazione tecnico-professionale quale strumento che può facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro dei giovani riducendo il divario tra le esigenze delle imprese e le competenze dei giovani.
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C’è bisogno di un minor carico di burocrazia, di meno prelievi fiscali forzosi, insomma di uno snellimento delle procedure sia sul fronte della formazione che su quello dell’occupazione. Le imprese si trovano a dover dedicare più di un terzo del loro tempo al disbrigo degli obblighi che gli uffici pubblici impongono. Non è possibile, secondo Lei, che a livello regionale vengano ridotti questi carichi condizionanti l’attività imprenditoriale? Un fattore strategico per consentire di “liberare” le imprese Venete, permettendo loro di poter contare su certezza normativa, è dato dalla semplificazione degli oneri amministrativi e burocratici che a diversi livelli finiscono per gravare in termini di costi e tempo impiegato sull’attività quotidiana dell’azienda. Per tale ragione, quindi, la Giunta regionale ha posto fra le proprie priorità il tema della “semplificazione” con l’obiettivo di rendere chiara, agevole e comprensibile la propria attività. Non poteva essere altrimenti visto che nel Programma di governo regionale, presentato all’inizio della nona legislatura, si è voluto sottolineare come “...metteremo mano a un deciso processo di sburocratizzazione. Sì, in Veneto pretendiamo di non continuare a essere l’ufficio complicazione affari semplici”. E così, con la Delibera n. 1599 dell’11 ottobre 2011 si è dato inizio al “Progetto di semplificazione”, finalizzato alla revisione delle procedure amministrative regionali, con particolare riguardo alla possibilità di introdurre, mediante un approccio partecipato, misure di riduzione degli adempimenti e degli oneri a carico delle imprese. Per poter realizzare un lavoro così gravoso è stato istituito un apposito Gruppo di Lavoro per la semplificazione, composto da tutti i Segretari e Commissari regionali, presieduto dal Segretario generale della Programmazione e coordinato dal Segretario della Giunta regionale. A seguito di tale attività, sono stati censiti 1084 procedimenti regionali, il cui termine di durata, in 296 casi (pari al 27% del totale), è risultato ridotto rispetto a quello fissato di 90 giorni. Ovviamente, perché non
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fosse una rilevazione solamente interna alla “macchina” organizzativa regionale, sono stati promossi specifici incontri, con le Associazioni di categoria ma anche con le singole Aziende, finalizzati alla formulazione di proposte di semplificazione, che hanno coinvolto più di 200 soggetti alle relative audizioni. Grazie a questo enorme lavoro di “ascolto” delle Aziende, sono state individuate oltre 300 proposte di semplificazione complessiva nelle attività della Regione del Veneto, favorendo la programmazione di una revisione normativa in molti settori produttivi, dall’Agricoltura al Commercio, dall’Artigianato all’Industria, dal Turismo all’Energia e all’Ambiente; dalle Infrastrutture alla Sanità. Saranno oltre 30 le semplificazioni normative che il Consiglio regionale metterà in cantiere per rendere più semplice la vita degli imprenditori veneti. Ad esempio si procederà allo ”snellimento e riduzione dei termini delle procedure amministrative in materia di commercio su aree pubbliche”, oppure la redazione del “testo unico in materia di Turismo”, fino alla Razionalizzazione dei Tavoli di concertazione. Il recepimento a livello Veneto dei dettami contenuti nello Statuto delle Imprese approvato a livello nazionale, sancirebbe il rispetto del principio di proporzionalità nell’attuazione delle diverse norme assicurando di fatto un trattamento adeguato alle dimensioni e alle capacità delle diverse tipologie di impresa. Di pari passo con l’eliminazione di quei balzelli che tuttora ingessano le imprese, si completerebbe un’attività virtuosa e praticamente a costo zero per il legislatore regionale, comportando un notevole beneficio per le imprese e aumentando anche la capacità del nostro territorio di attrarre nuovi investimenti dall’estero, eliminando di fatto uno degli elementi ritenuti tra i principali ostacoli all’avvio di nuove imprese.
Nel Rapporto sul Mercato del Lavoro 2012 si sottolinea come la contrazione occupazionale, rispetto al 2008, sia salita vertiginosamente attestandosi su una perdita di circa 85 mila posti. Molti di questi riguardano persone in età avanzata ora in mobilità. Non sarebbe opportuno, a suo giudizio, in attesa di un riposizionamento, investire le loro professionalità in attività di utilità pubblica e sociale? Purtroppo la perdita di posti di lavoro non sta dando nessun segnale di inversione di tendenza e quindi il problema non è solo di favorire un riposizionamento professionale capace di facilitare il reinserimento, ma anche del mantenimento in “attività” delle troppe persone oggi ai margini del mercato del lavoro e che con il perdurare della crisi rischiano di lasciarsi prendere dalla sfiducia finendo definitivamente fuori dal mercato del lavoro. Su questo fronte la Regione è impegnata da anni sia con le azioni di politica attiva legate ai lavoratori posti in cassa integrazione e in mobilità in deroga e che nel 2013 dovranno essere riviste per dare un maggiore impulso alla vera rioccupabilità dei lavoratori, ma anche con importanti progetti di pubblica utilità e utilità sociale. Dal 2009 ad oggi la Regione Veneto ha destinato circa 4,5 milioni di euro a oltre 300 progetti locali coinvolgendo oltre 1200 lavoratori. Il grande successo di questi progetti di pubblica utilità e utilità sociale non è stato solo quello di trasformare una spesa “assistenziale” in una spesa “produttiva”, offrendo un sostegno al reddito in cambio di un impegno lavorativo, ma di stimolare una riabilitazione professionale e sociale, con l’obiettivo di tenere attivo il lavoratore. I risultati hanno dimostrato che l’azione “rimotivatrice” esercitata da questi progetti promossi assieme alle comunità locali e al mondo della cooperazione ha permesso a molte
ELENA DONAZZAN
persone sfiduciate di ritornare soggetti alla ricerca attiva di lavoro e, in molti casi, di rientrare nel mercato del lavoro a pieno titolo. Credere nei giovani e nel loro entusiasmo nel voler applicare quanto appreso durante la formazione. Il ministro Fornero ha evidenziato come i giovani debbano adattarsi a “quanto passa il convento”, magari in attesa di tempi migliori. Nella ricerca Placement, invece, si sostiene che oltre il 50% dei giovani che ha frequentato corsi di formazione trova un lavoro coerente con il percorso formativo. Non c’è contraddizione tra quanto sostiene il Ministro e quanto affermato dal sondaggio Placement? Bisogna anzitutto precisare che il progetto Placement è una ricerca condotta su basi scientifiche a partire da banche dati pubbliche. Più precisamente lo strumento adottato è l’incrocio tra i dati dei corsisti (depositati nei programmi gestionali regionali) e il Silv (Sistema informativo lavoro veneto) che contiene i dati amministrativi di quanti si sono rivolti ad un centro per l’impiego o hanno avuto un rapporto contrattuale (di qualsiasi natura) all’interno del territorio regionale. L’indagine, che ha preso in considerazione quasi 14 mila qualificati nel triennio 2007/2010, si concentra su un’utenza che con ogni probabilità non è quella a cui faceva riferimento il Ministro Fornero. I nostri qualificati sono in gran parte ragazzi che hanno sviluppato un set di competenze richieste dal mercato del lavoro, con il quale si sono direttamente confrontati durante il percorso formativo, in occasione dello stage, obbligatorio per ogni corso regionale. È quest’ultimo elemento, infatti, (unitamente a una attenta programmazione e a una stretta collaborazione con le imprese fin dalla fase di progettazione dei corsi) che diventa la chiave di volta per il successo occupazionale da lei ricordato. In ottobre è stata approvata in Giunta regionale la delibera nell’ambito del Programma operativo regionale 2007-2013 del Fondo sociale europeo, che stanzia 6 milioni di euro per inserirsi o reinserirsi nel mercato del lavoro con un periodo di apprendimento in impresa (work experience). Ce ne vuole parlare? Le Work Experience sono progetti, rivolti a disoccupati, che prevedono oltre a una parte di tirocinio (minimo 2 massimo 6 mesi) presso un datore di lavoro privato, delle attività di orientamento e di formazione obbligatorie, alle quali se ne affiancano di opzionali, definite “su misura” in base alle esigenze del tirocinante e delle aziende ospitanti. La Direttiva vuole mettere a disposizione dei disoccupati un’opportunità formativa altamente professionalizzante, basata su una modalità di alternanza tra studio e lavoro che consenta di conoscere e sperimentare in modo concreto la realtà lavorativa. Fino al 31 maggio 2013, attraverso 12 aperture a sportello, potranno essere presentati progetti realizzati sulla base di specifici fabbisogni professionali e formativi delle aziende che devono essere coinvolte sin dalla fase di presentazione delle proposte. Saranno premiati quei progetti che vedono la partecipazione di aziende che hanno sottoscritto il
personaggio
ELENA DONAZZAN È nata il 22 giugno 1972 a Bassano del Grappa (Vicenza) Curriculum politico e amministrativo – Cariche • 1994 – 1997 eletta in Consiglio Provinciale di Vicenza – opposizione • 2000 eletta in Consiglio Regionale del Veneto, membro del Congresso delle Regioni 2005 eletta in Consiglio regionale nella lista di AN • Nominata in Giunta regionale con deleghe all’Istruzione, Formazione, Lavoro, Caccia, Protezione Civile, Tutela del consumatore e sicurezza alimentare, Servizi veterinari e Anti-incendio boschivo • 2006 eletta alla Camera dei Deputati – si dimette il 28 aprile 2006 • Nel 2010 eletta in Consiglio regionale con 22131 preferenze nella lista del PDL • Nominata in Giunta regionale con deleghe all’Istruzione, Formazione e Lavoro Curriculum politico e amministrativo • Iscritta al Fronte della Gioventù nel 1989 • Dirigente Nazionale di Azione Giovani dal 1996 al 2005 • Membro dell’Assemblea Nazionale di Alleanza Membro della Commissione nazionale di AN per l’Agricoltura • Membro della Fondazione Triveneto “Più società meno Stato” • Promotrice della rete Identità e Libertà (rete degli under 40 presente nel nord Italia – sito www.posizione.org) • Rappresentante della Regione nel CdA della Fondazione Studi Universitari di Vicenza.
Patto di Prima Occupazione che dovrà portare, entro 60 giorni dalla conclusione della Work Experience, all’assunzione di giovani neo-diplomati, neo-qualificati e neo-laureati o di soggetti in mobilità, tramite un contratto di apprendistato professionalizzante. Ogni tirocinante ha diritto ad una indennità di frequenza per le ore di tirocinio svolte in azienda, il cui valore varia in base al titolo di studio posseduto.•
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Assemblea Generale
“Impresa manifatturiera: ieri, oggi e domani�
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l traguardo dei 50 anni, per qualsivoglia attività, non si raggiunge per caso o inerzia: alla base ci sono sempre un’idea, un obiettivo che prescindono da persone e strutture. Il filo invisibile che in tutti questi anni ha legato, e lega, gli imprenditori è l’identificarsi in altre persone che, come loro, hanno fatto del lavoro, del fare, la ragione di vita per se stessi e per le loro famiglie. […] Oggi è il momento di rinnovare il patto tra impresa e società: ognuno nella propria sfera di competenza, ognuno cosciente delle proprie responsabilità. Noi chiediamo che la politica industriale dell’Italia riparta dall’impresa manifatturiera. Nonostante tutto e tutti, crediamo che riusciremo a superare questi momenti: questo cambio epocale non riuscirà a cancellarci ma, ne sono certo, troverà le nostre imprese - titolari, collaboratori e strutture produttive - pronte a dare ogni risposta.
Arturo Alberti Presidente Apindustria Verona
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n questi anni associativi ho conosciuto molte persone e molti professionisti. Sono nate delle amicizie e anche delle partnership lavorative. Sicuramente oggi posso dire che il percorso sin qui fatto mi ha permesso di crescere e maturare forse in un modo e con dei tempi che nessun altro tipo d’esperienza avrebbe potuto fare. Il tempo dedicato all’associazione ha dato frutto non solo nella mia vita d’imprenditore ma anche in quella di uomo.
Alessandro Ferrari Presidente Gruppo Giovani
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el 1962 a Verona un gruppo di imprenditori fonda Apindustria Verona: 50 anni! 50 anni di storia, in cui il ruolo della donna si è ampliato e trasformato, diventando sempre più importante e significativo in molti e diversi ambiti. Il cambiamento è stato possibile grazie alla capacità delle donne di ampliare gli orizzonti e guardare lontano. Sono diventate imprenditrici capaci e attive, non facendo però venir meno il loro compito fondamentale all’interno della famiglia e della società. Apindustria ha ben compreso la forza e la potenzialità di noi imprenditrici: è tra le poche realtà ad avere al suo interno il Gruppo Donne. Marina Scavini Presidente Apid
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o scorso anno abbiamo festeggiato i 20 anni di apertura della sede di Apindustria Legnago. La decisione di costituire una delegazione nella pianura veronese si è rivelata scelta fondamentale all’interno di Apidustria Verona. L’obiettivo di essere ancora più operativi nel territorio è sempre attuale, ma soprattutto funzionale alle imprese e agli imprenditori in termini di rappresenta delle loro istanze e sostegno alle loro esigenze. Nell’ambito dei festeggiamenti per i 50 anni voglio ricordare i Past-President di Legnago – Orfeo Lanza, Orvile Venturato, Pierino Furlani – che hanno fortemente voluto la creazione di questa realtà, cui oggi fanno riferimento più di 200 aziende, principalmente del settore meccanico e arredo-mobili.
Pier Angelo Passaia Presidente Apindustria Legnago
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“Il Coraggio di Crederci”
Antonio Polito
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Giorgio Martini
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Gian Luca Tacchella
Giuseppe Bertelè
Alberto Tosi
erché nasce Confimi? Perché nessuno ha fatto nulla in questi anni per fermare il declino: c’è stata incompetenza sia della classe politica che delle associazioni che dovevano tutelarci. Sono 45.515 le imprese chiuse dal 2008 in avanti, 1.000 i fallimenti al mese nel 2012. Abbiamo il costo del lavoro più alto d’Europa (fatto 100 la paga del dipendente, questi costa all’azienda 246), un costo dell’energia superiore a quello delle altre nazioni di un 30-35%, il problema del credito, troppa burocrazia, incombenze improprie delegate alle aziende, l’Irap. Per comprendere la fabbrica bisogna viverla: Confimi è la voce degli imprenditori che vogliono denunciare i problemi reali. Queste le nostre proposte: riformare un sistema che deve alleggerire il costo del lavoro e riconoscere migliori livelli retributivi; rivisitare il sistema della bilateralità; trovare un collegamento più stretto tra il salario e il luogo che produce ricchezza; fare seri ragionamenti sui contributivi assistenziali e sui premi assicurativi; intervenire sui ritardi dei pagamenti da parte della PA e delle altre imprese; instaurare un rapporto trasparente con il sistema bancario che sia in grado di riconoscere il ruolo delle imprese manifatturiere in questo Paese. Paolo Agnelli presidente Confimi
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er affrontare il futuro bisogna avere il coraggio di ribadire le nostre idee senza timore. Ci sono delle priorità a cui si deve metter mano e su queste non bisogna arretrare. Si deve, in particolare, rimettere al centro la tutela dell’impresa intesa come insieme di imprenditori, manager e collaboratori. Confimi è nata per portare avanti le istanze del manifatturiero: da 20 anni a questa parte in Italia non c’è stata alcuna vera politica industriale, soprattutto per microimprese e piccole imprese che sono la maggioranza nel Paese. Confimi chiederà di rifocalizzare in modo chiaro gli obiettivi su quello che è il nostro sistema industriale. Stando ai dati degli ultimi sei mesi le PMI hanno perso occupazione per lo 0,9%, la grande industria per il 3,9%. La flessibilità, il saper fare pagano: il rilancio del Paese passa dal rilancio della PMI e della manifattura italiana che non vanno più gravate di oneri iniqui. Dino Piacentini vicepresidente Confimi
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CON API DA 30 ANNI - RICONOSCIMENTO ALLE
La Compagnia Estravagario Teatro di Verona ha messo in scena un condensato di 50 anni di storia italiana
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AZIENDE ASSOCIATE BALLARDINI LUIGI S.r.l. Campagnola di Zevio - Verona COSMEC DI MARCONI & C. S.n.c Verona DE CARLI S.r.l. Rivoli Veronese - Verona EDICOS S.r.l. Cologna Veneta - Verona FAZIONI MOBILI S.a.s. Bonavicina - Verona MARMI SAVA S.r.l. Domegliara - Verona MONTRESOR & C. S.r.l. Villafranca - Verona OFFICINE ARENA S.r.l. Lugo di Grezzana - Verona PARIS MODE S.r.l. Verona PAVIMAR S.n.c. Badia Calavena - Verona P.E.C. S.r.l. Villafontana - Verona PERNISA GRANITI S.r.l. Lugo di Grezzana - Verona
attraverso le citazioni filmiche con le relative colonne sonore
SARMAR S.p.A. Verona STUDIO 7 RIPRODUZIONI GRAFICHE S.r.l. Caselle di Sommacampagna - Verona VIVCOLOR S.r.l. Caselle di Sommacampagna - Verona VIZA CANOVA GROUP S.r.l. Stallavena - Verona
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NUOVO CONSIGLIO DIRETTIVO APINDUSTRIA TRIENNIO 2012 – 2015 CONSIGLIERI ELETTI Presidente Arturo Alberti Stefano Albrigi Thomas Ambrosi Patrizia Aquironi Fausto Borin Alessandro Brama Aldo Breoni Claudio Cioetto Fabio Coltri Renato Della Bella Alessia Faggioni Luca Ghibellini CONSIGLIERI DI DIRITTO Gualtiero Alberti settore lapideo Massimo Busato settore metalmeccanico Giovanni Capone settore chimico/plastica settore unionservizi Vincenza Frasca Domenico Galia settore informatico Vanni Gobbi settore grafico/cartotecnico settore tessile/abbigliamento/calzature Fulvio Legrenzi Andrea Tosato settore legno/arredamento settore edile Alberto Tosi Gianantonio Visentin settore alimentare PRESIDENTI DI DIRITTO Alessadro Ferrari Apigiovani Giorgio Martini Apiexport Pier Angelo Passaia Distretto Legnago Marina Scavini Apidonne
PAST PRESIDENT Alberto Aldegheri Fabio Bortolazzi Ugo Della Bella Tito Tacchella
COLLEGIO DEI REVISORI CONTABILI Dr. Vittore Cacciatori Dr. Alberto Tognetti Dr. Gianfranco Tognetti
COLLEGIO DEI PROBIVIRI Avv. Stefano Brendolan Avv. Mauro Rubin Avv. C. Massimiliano Schembri
San Fermo Maggiore Due chiese, un Pisanello e mille altri capolavori
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na delle più belle “cartoline” di Verona? La vista che dal Ponte Navi o dal Lungadige si ha di uno dei monumenti più importanti e suggestivi – per la singolare complessità architettonica, per la storia, per le opere d’arte che vi sono conservate – della città: San Fermo, una chiesa piena di “tutto”, romanico e gotico, pulpiti e sepolcri, affreschi, tele, sculture. La chiesa di San Fermo Maggiore (San Fermo Minore è quella dei Filippini) sorge in una posizione stupenda in riva al fiume, nel luogo in cui nel 304, secondo un’antica tradizione, subirono il martirio i bergamaschi Fermo e Rustico. I loro corpi, portati da Verona fino all’Africa del Nord per essere seppelliti a Cartagine, ma più tardi di nuovo in rotta verso l’Italia con destinazione Trieste, furono riscattati nel 765 ca. da Annone, vescovo di Verona, che collocò le reliquie in una chiesa innalzata in loro onore già dal V secolo. Della primitiva struttura paleocristiana – una “confessione”, luogo dove si onorano i martiri che hanno “confessato” la fede in Cristo – si sono trovate le fondazioni sotto il pavimento di quella attuale inferiore. Nel 1065 i Benedettini, cui appartenevano la chiesa e l’annesso convento, rinnovarono e ingrandirono il vecchio tempio in parte interrato dalle alluvioni dell’Adige. Progettarono una chiesa a due piani, in stile romanico, ultimata nel 1143. I frati minori Francescani, subentrati nel 1261 ai Benedettini, trasformarono radicalmente, all’inizio del XIV secolo, la chiesa superiore prolungandola in avanti, incorporando l’atrio antistante, creando un’unica navata e conferendo alla nuova facciata, all’abside centrale e al grande portale biforo del fianco sinistro, gli inconfondibili caratteri dello stile gotico. ll’esterno i due stili si integrano armonicamente, in uno stupendo complesso di linee, forme e colori, nella zona absidale, che oggi è possibile contemplare in tutto il suo splendore, ma che fino un secolo fa (1909), come testimoniano vecchie fotografie, era soffocata da basse costruzioni addossate alla chiesa. Agli elementi romanici delle absidi laterali e del campanile, fanno da contrappunto quelli gotici dell’abside centrale e delle guglie. La facciata (1350 ca.), caratterizzata dalla bicromia giallo-rossa del tufo e del cotto, si apre su una piazzetta che permette di ammirarla tutta. Sulla sinistra in basso vi è il monumento funebre del famoso medico scaligero Aventino Fracastoro (1368). Sapiente il gioco di logge e di finte logge, di finestre e finestrine ad arco acuto e tonde; bellissimo il portale, romanico, con un’alta scalinata e una serie di cordonature ai lati: il fronte di San Fermo è un vero e proprio campionario dell’architettura medioevale. Per entrare
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si può passare anche dalla porta laterale (nella lunetta un affresco con l’Adorazione dei Magi), protetta anch’essa da un protiro e che si apre in cima a una seconda scalinata. L’interno è un tripudio di altari e cappelle eretti nel XV e XVI secolo, che, se in un certo senso tradiscono la semplicità voluta del progetto originale, vedono comunque permanere intatto quel senso di calma e intensa spiritualità tipico delle chiese francescane. Colpisce il soffitto ligneo plurilobato della prima metà del ’300, arditissimo nella struttura a carena e finemente decorato con piccoli busti di santi dipinti. Un’opera incantevole giunta intatta fino a noi per un vero miracolo, avendo schivato i bombardamenti del 1944-45 che colpirono i vicini chiostri. Le pareti conservano ancora buona parte degli affreschi che le ricoprivano interamente e sono una ricca e preziosa testimonianza della pittura veronese del ’300 e dei primi del ’400: Verona, nel Medioevo, fu forse la città più affrescata del nord Italia e la compresenza di molti artisti, anche venuti da fuori – veneziani, bolognesi, romagnoli –, e di diverse scuole rende difficile riconoscere l’autore di questa o di quella tavola. Sopra la porta principale si apprezza una Crocifissione (un’altra Crocifissione è sopra la porta di sinistra), vigorosa e drammatica, attribu-
ita al Turone, pittore veronese attento alla lezione di Giotto. Sul lato destro ecco, per esempio, il Martirio di quattro francescani a Tahna in India e, poco più avanti, il lunghissimo affresco staccato di Stefano da Verona, grande maestro del gotico internazionale, con due gruppi angelici che reggono dei cartigli: creature incantevoli, dalle lunghissime ali appuntite, che facevano parte di una perduta Risurrezione o di una Natività. Nella Cappella Nichesola, bellissima architettura rinascimentale con paraste e candelabre in marmo rosso e nero e statue, Domenico Brusasorzi ha affrescato il Martirio di un vescovo. Proseguendo si incontrano, intorno al meraviglioso pulpito gotico eseguito nel 1396 dallo scultore Antonio da Mestre, Scene dell’Antico Testamento e Dottori della Chiesa di Martino da Verona e i resti di un grande Giudizio Universale, ritenuto l’ultima e migliore opera del maestro. Ma il vero e proprio “pezzo forte” si ammira, non appena entrati, sulla sinistra. Come a Sant’Anastasia, anche a San Fermo è Pisanello che fa la parte del leone. Qui la sua Annunciazione circonda per intero il Mausoleo di Nicolò Brenzoni che il fiorentino Nanni di Bartolo, contemporaneo di Donatello, scolpì fra il 1424 e il 1426, fermando l’attimo più solenne della Risurrezione. L’affresco è una delle
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poche opere firmate dal Pisanello (Pisanus pinsit), che profuse qui a piene mani il gusto di decorazione fantastica proprio del gotico internazionale. Nella parte alta il fondale è dipinto da arazzo e, sotto tre grandi baldacchini, stanno, al centro, la statua di un Profeta e ai lati, dipinti, gli Arcangeli Raffaele e Michele in splendide armature. Più in basso l’Annunciazione è come isolata da una grande cornice
rettangolare e risulta divisa in due “triangoli” dal baldacchino scolpito. Qui si profilano le immagini dell’angelo Gabriele e della Vergine annunziata, figure flessuose, affusolate, dai contorni nettissimi. Al lato destro si segnalano, nella Cappella Brenzoni, dedicata a S.Bernardo, il bellissimo monumento funebre del giuriconsulto modenese Barnaba da Morano (1411), altra opera di Antonio da Mestre; un altare dedicato alla SS.Trinità con pala di Francesco Torbido, Trinità, Maria, Raffaele, Tobia e S. Barbara; la Cappella della famiglia Alighieri (1545-1558), dall’architettura che riproduce il romano Arco dei Gavi, in cui sono sepolti i discendenti di Dante. l lato sinistro la Cappella della Madonna, con altare di Domenico Curtoni e pala di Francesco Caroto raffigurante La Vergine, il Bambino e Sant’Anna e
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i Santi Giovanni Battista, Pietro, Rocco e Sebastiano; l’altare dei falegnami e dei fabbri con pala di Alessandro Turchi, detto l’Orbetto, che rappresenta l’Adorazione dei pastori (1608 ca.); il Mausoleo di Girolamo e Marcantonio della Torre (1516-26), splendida opera rinascimentale in marmo e bronzo, di raffinata esecuzione, di Andrea Briosco detto il Riccio. Gli affreschi dell’arco trionfale raffigurano, con splendida efficacia ritrattistica, i due artefici della chiesa superiore, padre Daniele Gusmerio e Guglielmo di Castelbarco che regge il modellino della chiesa. Il tornacoro a linee spezzate, costruito nel 1573 a imitazione di quello della Cattedrale, circonda l’altare maggiore (in cui sono custoditi i resti di Fermo e Rustico), ricostruito nel 1759 da Giuseppe Antonio Schiavi. Le pareti della volta e le vele dell’abside sono coperte da affreschi; il coro ligneo quattrocentesco ha stalli finemente intagliati. al transetto destro una scala conduce al chiostro, in cui merita fare una sosta per osservare un affresco della prima metà XIV secolo raffigurante la Madonna seduta in trono col Bambino e due Santi che sovrasta la lastra tombale del giurista Antonio Pelacani (1327), raffigurato in atto di tenere lezione agli allievi. Alla chiesa inferiore si giunge quindi scendendo la scala a due rampe. È conservata quasi integralmente l’impostazione romanica originaria, con la pianta a croce latina spartita in tre navate da pilastri in pietra e la navata centrale divisa in due da una fila di pilastrini. Numerosi gli affreschi (XII-XIV secolo): Cristo giudice e l’arcangelo Gabriele, Madonna Allattante e Battesimo di Gesù, Annunciazione e S.Girolamo, Agnello pasquale. Nel 2005 con il restauro delle volte a vela sono ricomparsi i primi ornamenti benedettini con il “fiore a sei petali” assunto dai cristiani quale simbolo di Cristo Risorto. Nel presbiterio, riportato nel 1974 all’antica austerità basilicale, di notevole rilevanza il Crocifisso ligneo del XV secolo.• Beatrice Paglialunga
La pelle della pittura
L’universo femminile nell’opera di Angelo Dall’Oca Bianca
Casa di Giulietta, Verona fino al 10 marzo 2013
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a Galleria d’Arte Moderna presenta al pubblico uno spaccato della ricerca di Angelo Dall’Oca Bianca (1858-1942): una delle personalità artistiche più apprezzate dalla città di Verona. Dall’Oca Bianca nominò e istituì come “erede universale” proprio il Comune di Verona affinché le proprie opere venissero raccolte ed esposte in una Galleria in modo che, egli scrive: “... la luce dall’alto le illumini tutte senza risparmio… Luce luce luce, dunque, tanta luce”. L’esposizione intende affrontare un tema specifico della sua ricerca, partendo proprio dalle premesse e considerazioni che lo stesso artista ha voluto esprimere nel suo testamento. La luce, intesa come
epifania, apparizione, svelamento dell’arte attraverso lo sguardo, che va a posarsi sull’universo femminile indagato a tutto tondo: a partire dai nudi inediti – restaurati per l’occasione – passando per le figure tipicamente popolari, descrizioni della vita cittadina quotidiana e dei suoi affetti (fioraie, balie tentate dagli spasimanti, signore borghesi a passeggio). Il percorso si completa con i ritratti legati ai temi del simbolismo italiano ed europeo: in essi si fondono una tecnica divisionista alla Previati, uno “spregiudicato” uso di materiale fotografico di supporto ai fini di una rappresentazione di modelle in cui l’erotismo della decadente femme fatale si alterna a una sensualità candida e fresca della giovinezza. La pelle della pittura - L’universo femminile nell’opera di Angelo Dall’Oca Bianca – titolo della mostra – presenta il panorama completo del ’femminino’ in Dall’Oca Bianca in circa trenta lavori suddivisi in quattro sezioni tematiche. L’esposizione sarà aperta fino al 10 marzo 2013 con i seguenti orari: il lunedì, dalle 13.30 alle 19.30, e dal martedì alla domenica, dalle 8.30 alle 19.30. Per informazioni: Galleria d’Arte Moderna - tel. 045 8001903.•
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Apid al Festival della Dottrina Sociale
Organizzare il Coraggio ORGANIZZARE IL CORAGGIO: Imprenditori che non si arrendono: è questo il titolo dell’evento organizzato, lo scorso 15 settembre, da Apid nell’ambito del Festival della Dottrina Sociale della Chiesa. Il Festival, giunto alla seconda edizione, si è focalizzato sul tema dell’attuale situazione economica e sociale: si è voluta evidenziare la necessità di discontinuità, di un pensiero diverso, di un modo nuovo di vedere le cose per uscire dalla crisi. Ad affrontare queste prospettive – spiega Marina Scavini, presidente Apid – sono stati chiamati proprio i giovani e le donne. Invitate a testimoniare, come imprenditrici, la necessità di un’inversione di rotta, abbiamo voluto riaffermare l’idea che senza valori forti non si va lontano. Famiglia, territorio, legalità, senso etico e comunitario: è da questa base che si deve partire per creare qualcosa di buono, per costruire. Abbiamo pensato di coinvolgere persone che avevano vissuto esperienze emblematiche, convinte che il nostro messaggio potesse essere veicolato in maniera più efficace attraverso esempi concreti». La scelta è caduta su Pino Masciari, imprenditore edile calabrese che ha sfidato la ‘ndrangheta, e Claudia Miglia, consulente aziendale emiliana che ha realizzato un progetto di solidarietà nel dopo-terremoto. «Fondamentale – prosegue Scavini – la presenza al convegno anche di Franco Cesaro, docente universitario ed esperto del mondo delle piccole e micro imprese, veronese DOC (della Valpolicella, per la precisione), che da anni affianca e accompagna le imprese familiari come consulente e formatore e che ha
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scelto di raccogliere in un volume le case histories più significative di PMI che hanno voluto puntare, credere, investire sui valori». L’incontro Apid ha mutuato il titolo, Organizzare il coraggio, appunto, da quello del libro in cui Masciari, assieme alla moglie Marisa, ha voluto raccontare la sua storia. Una storia di forza e paura, dignità, trasparenza, solitudine e amicizia. Pino Masciari aveva 34 anni quando nel 1994 venne espropriato del lavoro (la sua impresa fu “fatta fallire”) per non essere sceso a patti con la criminalità organizzata, i politici collusi, i magistrati. Da testimone di giustizia, con le sue denunce, ha fatto condannare oltre quaranta persone. Inserito con la famiglia nel Programma speciale di protezione, è stato costretto a lasciare la sua terra e da 15 anni vive “in esilio” nel nord Italia. «Non volevo diventare schiavo – afferma Masciari – e ho denunciato perché era la cosa giusta da fare, la cosa ‘normale’. Volevo solo poter fare l’imprenditore e farlo bene, in grande, come e meglio di mio padre. Onestà, coerenza, rettitudine: dobbiamo far capire ai nostri figli che ciò che paga sono i valori». Masciari – sottolinea Scavini – ci ha insegnato che il coraggio non è semplice sinonimo di non aver paura, ma consapevolezza che ci sono cose più grandi e durature dalla paura stessa. Il suo senso di responsabilità ha scosso le coscienze di molti e sia singole persone che associazioni sono intervenute dimostrando la loro solidarietà non solo con gesti simbolici, ma anche pratici, sostituendosi alle scorte e alle carenze dello Stato». La società civile ha saputo “fare rete” anche per contrastare
azienda
l’emergenza del terremoto che in maggio ha colpito le zone dell’Emilia Romagna. Claudia Miglia è responsabile e coordinatrice del progetto EmiliA-mo (www.emiliamo.it), un network che raggruppa 300 imprenditori e negozianti (al 90% donne) delle zone terremotate. «Noi donne in Emilia – afferma Miglia – siamo da sempre il motore e il cuore pulsante della famiglia. Da imprenditrici non abbiamo dimenticato la tradizione né allentato il legame con il nostro luogo di origine. In questo momento di grande difficoltà abbiamo anzi voluto mostrare come sia forte la relazione con il territorio e, con la nostra proverbiale intraprendenza, abbiamo dato avvio a una serie di iniziative concrete per prevenire il tracollo economico della regione. Ci siamo rimboccate le maniche: molte di noi hanno ospitato colleghe meno fortunate condividendo spazi e strumenti per ricominciare a fare business. Ma la solidarietà verso le concittadine più colpite si è mostrata in mille altri modi: organizzazione di mercatini per sostenere la vendita di pro-
dotti delle aziende danneggiate, istituzione di centri estivi per i bambini, raccolte di aiuti per gli anziani, pressioni sulle autorità affinché la ricostruzione avvenga con il recupero dei centri storici». Franco Cesaro nella sua
attualità Apidonne
più recente pubblicazione, L’ho fatto per voi - storie di aziende famigliari che nascono, crescono e muoiono, ha dimostrato come la carta vincente per un piccolo imprenditore sia valorizzare l’identità, mettere al centro valori etici profondi, anziché le mere ragioni dei conti e dei mercati. «Coraggio – spiega Cesaro – è saper affrontare i problemi e le difficoltà di tutti i giorni. Per una microimpresa è eccezionale vivere la quotidianità sforzandosi sempre di mettere al centro della sua esistenza e attività l’uomo. I problemi delle aziende familiari, oltre che lavorativi, sono anche personali. Lavoro e famiglia, intrecciati insieme, sono patrimonio e condanna, motivo di disgregazione per alcuni, origine di ricchezza affettiva e morale per altri. Le imprese crescono quando si mettono in gioco, quando sono convinte dell’importanza dei valori in cui credono e del fatto che questi costituiscano un patrimonio da portare nel futuro».• Beatrice Paglialunga
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Apidonne
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Idee e progetti del nuovo consiglio direttivo
Apiverona è tra le poche realtà associative ad avere costituito al suo interno un gruppo donne. Vivere fattivamente l’associazione è una grande opportunità e nel contempo una importante responsabilità. Opportunità perché il gruppo è un luogo di incontro, confronto, crescita, arricchimento; responsabilità perché uniti siamo chiamati a creare e testimoniare quella cultura d’impresa che permette di distinguerci». Marina Scavini, neoeletta presidente di Apid, Gruppo Donne di Apindustria, sostiene fermamente il valore dell’associarsi, dello stare insieme e del fare insieme tra imprenditori per dare rappresentanza e dignità al mondo della PMI e riafferma la rilevanza dell’apporto femminile. «Come donne, come imprenditrici, o, meglio, come piccole imprenditrici – prosegue –, vogliamo esaltare la nostra identità come ricchezza per le nostre aziende, per l’associazione, per il tessuto imprenditoriale e sociale in cui agiamo». Ci sono doti e competenze tipiche della donna che si manifestano anche nel suo approcciarsi al mondo del lavoro e che fanno la differenza. Affidabilità, sensibilità, creatività, capacità di lavorare con ritmi sempre più rapidi, attitudine alla comunicazione, all’ascolto e al dialogo, ma soprattutto «il nostro saper essere “multitasking” – spiega Scavini –, cioè il nostro essere in grado di dividerci tra ambiti diversi. Un fattore strategico su cui le imprese dovranno puntare sempre di più». Per queste imprenditrici la femminilità non è negata né messa tra parentesi, ma la specificità dell’essere donne non deve essere più usata come chiave di lettura, non
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deve essere una zavorra. Capitani d’azienda «con una pennellata di rosa, ma con la stessa caparbietà, la stessa forza di volontà, lo stesso impegno e la stessa dedizione dei nostri colleghi. Noi imprenditrici siamo abituate ad affrontare i problemi nella loro concretezza e a ricercare soluzioni reali. Sappiamo comprendere la realtà che ci circonda, ma sappiamo anche guardare al di là, ampliare gli orizzonti». Patrizia Aquironi, Maria Elena Benetti, Elena Cesaro, Lauretta Fasoli, Susanna Fiorini, Eleonora Luzzi, Cinzia Martini, Michela Pasquale, Alessandra Recchia, Gloria Tezza, Diana Venturato: queste le undici consigliere che affiancheranno Marina Scavini nel suo mandato di presidenza. «Ma il nostro – ci tiene a precisare Scavini – vuole essere un gruppo aperto. Ogni imprenditrice dell’Associazione è invitata ad apportare il suo contributo: sono le gocce che fanno il mare e ogni suggerimento, ogni proposta saranno di aiuto per la realizzazione dei nostri progetti. La forza sta nella relazione e nella collaborazione». Già altre imprenditrici – Rossana Bertoni, Deborah Botteon, Pierangela De Conti, Vincenza Frasca, Valentina Giuffré – hanno accolto l’invito al lavoro di squadra e hanno cooperato con il Consiglio in questi primi mesi di attività. Partecipazione allargata e condivisione saranno le linee guida di questo triennio Apid, quindi. Un primo segnale viene dalla decisione di non tenere le sedute di consiglio nella sede istituzionale di Apiverona, ma di svolgerle come riunioni “itineranti” nelle sedi delle diverse aziende. «Un modo in più per conoscerci meglio, per vivere le realtà delle associate, “esplorando” così
anche le diverse zone della provincia». Sempre nell’ottica di un ulteriore potenziamento del legame con il territorio, in previsione anche una nuova edizione di Ri-conosciamoci, appuntamento ormai consolidato tra le iniziative promosse da Apid. «Ci piacerebbe questa volta, mantenendo inalterata la formula del meeting “one-to-one” fra imprenditori, organizzare un Ri-conosciamoci rivolto a uno specifico comparto industriale, coinvolgendo aziende dell’intera filiera del settore scelto. Riteniamo che questo aggiornamento potrebbe favorire ancor più l’incontro tra professionisti, stimolando, perché no, la nascita di partnership concrete o dando comunque impulso a idee nuove». Novità assoluta, invece, ApidArte un calendario di eventi dedicati alla cultura: visite a mostre, gite in città d’arte, conferenze sui temi dell’imprenditoria. «Noi donne rivestiamo tanti ruoli all’interno della famiglia e della società: siamo mogli, madri, imprenditrici, ma anche amiche, alleate, complici. Sarà bello – continua Marina Scavini – creare legami anche al di fuori del contesto lavorativo. Vorremmo estendere l’invito a partecipare a questi incontri anche a “colleghe” di altre associazioni ed enti della provincia: un modo in più per “fare rete”». Tanti quindi i piani e i programmi già in cantiere, ma è solo l’inizio. «Abbiamo ben saldi i piedi nell’oggi – conclude la neoeletta presidente –, ma sappiamo proiettarci con la testa nel futuro: intendiamo contribuire in maniera sempre più fattiva agli obiettivi dell’associazione, al suo sviluppo e alla valorizzazione delle risorse dell’impresa e del territorio veronesi».•
L’impegno degli industriali per salvare il Sistema Manifatturiero
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on la firma alle modifiche dello Statuto, il 5 dicembre 2012 si è concluso a Roma l’iter costitutivo di Confimi che ha cambiato denominazione in CONFIMI IMPRESA – Confederazione dell’Industria Manifatturiera Italiana e dell’Impresa Privata – associazione di categoria che rappresenta molte delle più dinamiche PMI del settore manifatturiero del nostro Paese: circa 20 mila imprese per 330 mila dipendenti, con un fatturato aggregato
dell’ordine di 70 miliardi di euro. A porre la firma i soci fondatori di Confimi, i leader del gruppo di imprese “Santa Chiara” – capeggiato dalle territoriali ex Confapi, Api Torino e Associazione Piccole e Medie Imprese dell’Umbria – e i rappresentanti di Aniem – Associazione Nazionale Imprese Edili Manifatturiere. La Confederazione è ora presente in 7 regioni (Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Umbria e Lazio) con 15 uffici territoriali in cui
operano oltre 250 addetti al servizio delle imprese associate. Fanno parte di Confimi Impresa: Apindustria Bergamo, Apmi Modena, Apindustria Verona, Apindustria Vicenza, Aniem – Associazione Nazionale Imprese edili manifatturiere, Api Torino, Associazione Piccole e Medie Imprese dell’Umbria, PMI Liguria, UNPAC (Unione nazionale produttori ausiliari conciari). «Confimi Impresa è la volontà di rappresentare in Italia il mondo
delle PMI manifatturiere e delle attività ad esse collegate – spiega il presidente Paolo Agnelli –. Troppo spesso nel panorama associativo del nostro Paese si mescolano formule eterogenee nelle quali convergono aggregazioni di vario genere: PMI industriali e artigiane, società commerciali, liberi professionisti, assicurazioni, servizi alle persone, banche. Confimi Impresa ha l’obiettivo di specializzarsi soprattutto nella salvaguardia del comparto che ha caratterizzato la fortuna del nostro Paese: la manifattura». E aggiunge: «Oggi è indispensabile svincolarsi dai metodi di gestione che certe organizzazioni datoriali nazionali adottano o hanno adottato come fondamento della loro politica industria-
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le. Metodi che rappresentano l’antitesi degli interessi delle imprese e che, senza un cambiamento radicale, non saranno in grado di fronteggiare le profonde trasformazioni in atto». All’incontro L’impegno degli industriali per salvare il Sistema Manifatturiero Italiano, svoltosi a Roma presso l’Hotel Nazionale, moderato da Giuliano Giubilei vice direttore TG3, sono intervenuti Paolo Agnelli e Gabriele Chiocci, presidente e vice presidente di Confimi Impresa, Dino Piacentini, presidente Aniem, Fabrizio Cellino, presidente API Torino; l’imprenditore e Deputato Gruppo Misto, Commissione Finanze Santo Versace; Michel Martone Vice Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali; Gianfranco Polillo Sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze; Anna Rita Fioroni Senatrice Pd, Commissione Industria, Commercio e Turismo; Guido Crosetto Deputato Pdl, Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione, Anna Cinzia Bonfrisco, Senatrice PDL, Commissione Permanente Bilancio, e Gian Luca Galletti Deputato UDC membro Commissione
Finanze. In un momento storico in cui il sistema economico Italiano è investito da difficoltà e recessione e gli industriali manifatturieri sono alle prese con un’ultima strenua difesa delle aziende e del lavoro, la costituzione di Confimi Impresa si segnala soprattutto per l’attività degli imprenditori che vogliono una rappresentanza diretta dei loro interessi. Negli interventi sono stati presentati e dibattuti alcuni punti specifici
del programma di Confimi Impresa: come incidere sul cuneo fiscale per abbattere il costo del lavoro più alto d’Europa; intervenire sull’IRAP e sul costo energetico; intervenire sul tema dei ritardi dei pagamenti fra P.A. e imprese; “rivisitare” in busta paga il contributo per l’ente bilaterale; individuare un contratto unico per le Pmi manifatturiere; liberare le aziende dalle incombenze non di loro competenza.•
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possibile, dopo essere stati in carcere, ricominciare una nuova vita? È possibile essere riaccolti nella società, ed essere all’altezza delle sfide del mondo del lavoro? Non è una domanda facile cui rispondere, più che altro pare una sfida, una scommessa. Il Progetto Esodo, dal nome evocativo del viaggio del popolo ebreo verso la Terra Promessa, risponde di sì. Nato nel 2010 dalla volontà di Fondazione Cariverona e coordinato dalla Caritas a Verona, Vicenza e Belluno, Esodo propone percorsi di inclusione socio lavorativa per persone detenute o che si trovano in esecuzione di pena alternativa alla detenzione. Ma soprattutto, come dice il suo nome, vuole accompagnare un viaggio, un’uscita, un passaggio. Dalla detenzione alla libertà. Dall’emarginazione all’inclusione. Dalla solitudine all’inserimento sociale. Tutto questo è difficile, ma possibile, perché ogni detenuto è prima di tutto una persona e, come tale, ha in sé mille risorse, spesso inesplorate che, nel contesto giusto e con gli strumenti appropriati, possono riemergere e portare frutto. Certo, spesso chi sta pagando il suo debito con la società, insieme alla voglia di ricominciare, porta con sé anche la paura dell’ignoto, della solitudine, dello stigma che da sempre accompagna chi è stato in carcere. Da soli è difficile dare una svolta alla propria vita, uscire da un tragitto che lo ha portato ai margini della società, ed è faticoso uscire da un’immagine di sé svalutativa e svalutata. Per questo è necessario essere in cordata, in rete. Esodo, con il coordinamento di Caritas, coagula una rete di organizzazioni legate al mondo del privato sociale che opera in stretto contatto con la rete istituzionale, ed agisce con obiettivi e finalità condivise. Focalizzando il nostro sguardo sulla realtà di Verona, possiamo dire che nel 2012,
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sua seconda annualità, Esodo ha seguito oltre 150 persone, la maggior parte delle quali detenuta e alcune in misura alternativa alla detenzione o in libertà. Le attività progettuali si snodano lungo tre fondamentali linee di riferimento, che corrispondono ad altrettanti elementi indispensabili per il rinserimento della persona detenuta: Formazione, Inclusione sociale, Lavoro. L’area Formazione ha attivato quattro corsi a qualifica regionale all’interno della Casa Circondariale (panificazione e pizzeria, ristorazione collettiva, manutenzione delle aree verdi, pulizie) e un corso per saldatori; inoltre, in collaborazione con l’UEPE, un corso di computer-grafica. Il corso di panificazione è mirato all’inserimento lavorativo esterno dei corsisti, ma anche alla gestione di un panificio allestito durante la prima annualità di progetto all’interno del carcere, che già produce pane, pizza e dolci prodotti con lievito madre, con gran soddisfazione di tutti. L’area dell’Inclusione sociale comprende l’accompagnamento motivazionale, individuale e di gruppo, e alcune attività formative che, oltre a conferire abilità specifiche, costituiscono un momento importante di socializzazione e di sviluppo della persona. Stiamo parlando del corso-laboratorio di sartoria e del corso di pasticceria, che si tengono nella sezione femminile del carcere, e del corso di educazione civica, attivato per tutti gli allievi dei corsi di formazione. Sempre all’inclusione sociale fanno riferimento le tre strutture che offrono accoglienza residenziale temporanea per i detenuti inseriti nel progetto che, a fine pena o poiché stanno scontando la pena in misura alternativa, ne presentano la necessità. Durante il 2012 sono state accolte, per periodi di varia lunghezza, 34 persone. Infine, l’area del Lavoro, lo sbocco finale del progetto Esodo, il cui sottotitolo è infatti “percorsi giudiziari in inclusione socio-lavorativa”. Essa
attività
prevede l’orientamento e l’accompagnamento al lavoro e l’avvio di tirocini e l’inserimento in aziende e cooperative in accordo con le competenze acquisite durante il percorso formativo all’interno del progetto o in precedenza. Ad oggi le persone prese in carico sono una cinquantina, e circa 35 i percorsi di inserimento avviati. Certo, non si tratta ancora della “Terra Promessa”, specialmente in un momento in cui la situazione economica non risparmia nessuno, men che meno i soggetti più fragili, i più esposti. Ma non è poco. È un importante passo avanti verso ciò che gli operatori di Esodo e chi vi è a vario titolo coinvolto, non da ultime le istituzioni, intendono costruire mettendo in campo volontà, passione, risorse e strumenti professionali. Il lavoro, infatti, essenziale per l’indipendenza economica, è l’elemento che dà concretezza e realtà alla speranza delle persone che, attraverso i cammini di ricostruzione personale e di reinserimento sociale, possono acquisire sempre maggiore stabilità, perché il carcere diventi parte del loro passato. Più fitta e positiva è la rete sociale su cui la persona può contare, più tale prospettiva è verosimile e realistica. E più solida e vasta è la rete di collaborazione con chi può offrire spazi di inserimento lavorativo, più persone avranno la possibilità di intraprendere questo cammino. Sono più di 30, al momento, le realtà lavorative, fra aziende, cooperative ed enti pubblici, che stanno colla-
borando attivamente a questo importante, decisivo aspetto della progettualità. Ma l’obiettivo è che questo numero cresca, che la rete si allarghi e si rafforzi, anche in seguito alle esperienze positive fino a qui registrate. Per questo anche
l’aiuto di chi legge e volesse offrire la propria disponibilità, sarà prezioso. Chi fosse interessato, può contattare il Coordinamento Provinciale di Verona a questo indirizzo mail: progcarcere.caritas@ilsamaritanovr.it.•
attività
Médinit EXPO 2012 Apindustria in Marocco
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i è svolta all’Hyatt Regency Hotel di Casablanca, dal 10 al 13 ottobre, la terza edizione di Médinit Expo, la manifestazione-vetrina dedicata alla promozione delle aziende italiane del settore delle costruzioni sul mercato marocchino. Médinit è un progetto ideato da ViaNuova, società nata – per volontà degli amministratori delegati Francesco Bresolin, Moreno Giacomelli e Luisa Ferron – per la promozione delle aziende italiane sui mercati esteri. ViaNuova intrattiene da oltre vent’anni rapporti commerciali con il Marocco e ha avviato numerosi progetti e attività con le più grandi società immobiliari e di costruzioni marocchine. Il concept di Médinit è stato sviluppato in considerazione del particolare momento dell’economia marocchina: il Marocco è una delle porte di accesso più importanti per i mercati del nord e del centro Africa, con un Pil che registra una crescita del 4% all’anno e programmi governativi di sostegno alla crescita dell’edilizia e al potenziamento delle infrastrutture. L’Italia è il terzo partner
commerciale, con un interscambio annuo che supera i 2 miliardi di euro, e il “Made in Italy”, con le sue caratteristiche di qualità, avanguardia tecnologica, cura nella realizzazione, stile e durevolezza, è sempre più apprezzato. Médinit,
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divenuta in soli tre anni la maggiore esposizione del Paese nordafricano dedicata all’edilizia, al comparto marmo-lapideo, alla progettazione, all’arredamento e al design, è stata acquisita, durante l’ultima edizione di Marmomacc (26-29 settembre 2012), dalla Fiera di Verona, che ha rilevato il 30% (con opzione al 2013 per un altro 21%) delle quote di ViaNuova. All’inaugurazione a Casablanca hanno presenziato Pierluigi Cherubini, ambasciatore italiano in Marocco e Mohamed Nabil Benabdallah, Ministro delle Costruzioni, già ambasciatore del Marocco in Italia. I numeri di Médinit 2012 – praticamente triplicati rispetto a quelli del 2010 – testimoniano il successo ottenuto dall’evento: 60 le aziende italiane espositrici, rappresentanti i diversi comparti merceologici coinvolti nella filiera. 1000 i visitatori qualificati invitati tramite la Camera di Commercio Italiana in Marocco che, insieme a ViaNuova, ha curato l’organizzazione della Fiera sin dalla prima edizione, 250 gli incontri B2B mirati, fissati con clienti del Gruppo Banque Populaire du Maroc, sponsor dell’iniziativa. Prestigiose le partnership con l’Ordine degli Architetti e degli Ingegneri del Marocco, con la Federazione delle aziende marocchine produttrici e distributrici di Materiali da Costruzione e con la Federazione dei Costruttori; di rilievo l’accordo sottoscritto tra il Gruppo Banque Populaire du Maroc e il Gruppo Banco Popolare per il supporto e l’assistenza bancaria alle aziende italiane che si presentano al mercato marocchino. Apindustria era presente a Médinit con un pro-
prio stand. Della delegazione hanno fatto parte il direttore Luciano Veronesi, il vicepresidente Fabio Coltri, il presidente GGI Alessandro Ferrari. Tra le aziende espositrici 6 quelle associate: Fasani Celeste, specializzata in commercializzazione di blocchi grezzi e lavorazioni in marmo Rosso di Verona e pietra, Concordia Marmi, che produce rivestimenti, scale e componenti di arredo in marmo e pietra, Domos, realtà rivolta alla progettazione e realizzazione di soluzioni in marmo, pietra e granito, IBuild, impresa di costruzioni e ristrutturazioni, Pluvitec, leader nella produzione e commercializzazione di membrane impermeabilizzanti, Fas, specializzata nella lavorazione e commercializzazione di semilavorati in legno. «Le nostre imprese – sottolinea Veronesi – sono rimaste molto soddisfatte della loro partecipazione. Anche come Associazione il bilancio è più che positivo e pensiamo di ripetere l’esperienza il prossimo anno. Nel corso dell’evento sono stati sottoscritti contratti e raccolte numerose proposte ed opportunità di scambio». «La formula vincente di Médinit Expo – aggiunge Ferrari – sta proprio nel favorire un incontro domanda-offerta esclusivo: i visitatori, altamente qualificati, sono selezionati per ottenere il massimo risultato commerciale per le aziende espositrici; l’offerta merceologica proposta spazia dalla A alla Z ed è presentata in un unico contenitore, garantendo al visitatore la possibilità di trovare, nelle aree di riferimento, tutto ciò di cui necessita».• Beatrice Paglialunga
territorio
RITTAL
Nuovi investimenti nel sito produttivo di Valeggio sul Mincio
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l 9 ottobre scorso. Rittal ha presentato le 4 nuove linee di produzione dello stabilimento di Valeggio sul Mincio (Verona). Queste nuove linee concretizzano un investimento iniziale di circa 1 milione di euro voluto dall’azienda e saranno dedicate alla lavorazione di una serie di prodotti altamente strategica. Nella sede di Valeggio avrà infatti luogo la produzione dell’innovativa famiglia TopTherm Blue “e”, una gamma di prodotti per la climatizzazione industriale estremamente efficienti, performanti ed ecocompatibili. TopTherm di Rittal assicura una notevole facilità di montaggio, manutenzione o sostituzione delle singole parti. La modularità del sistema e la conseguente possibilità di sostituire i diversi componenti in modo indipendente gli uni dagli altri garantisce una pratica realizzazione degli interventi di manutenzione
che si possono rendere necessari durante l’intero arco di vita dell’applicazione. I singoli moduli sono facilmente integrabili nelle batterie di armadi pre-esistenti e completamente standardizzati, così da poter essere combinati tra loro in modo flessibile per comporre la soluzione più adeguata a qualsiasi specifica necessità di utilizzo. L’estetica associata a quella delle soluzioni di contenimento Rittal permette di integrare TopTherm all’interno di ogni macchina o impianto in modo agevole e senza compromettere l’aspetto finale della realizzazione. L’impianto di Valeggio impiega tecnologie di produzione all’avanguardia per garantire una capacità produttiva potenziale di 400 unità di condizionamento al giorno, tutte dotate dei massimi standard qualitativi. La realizzazione delle nuove linee ha avuto anche un riflesso a livello occupazionale, già oggi infatti sono stati assunti più di 50 nuovi operatori. Queste assunzioni portano il totale della forza lavoro impiegata
presso il sito produttivo di Valeggio sul Mincio a 198 dipendenti, con la previsione di nuove assunzioni nel prossimo futuro. L’investimento rafforza la capacità produttiva nel sito di Valeggio sul Mincio, nato dall’acquisizione di Kelvin, azienda produttrice di soluzioni di climatizzazione costituita a Peschiera del Garda nel 1985 e divenuta successivamente parte integrante di Rittal. Il gruppo Rittal, già leader del settore, ha così deciso di puntare sull’Italia riconoscendo l’eccellenza tecnologica e l’importante know-how produttivo presente in questa sede. Con lo stabilimento di Valeggio sul Mincio Rittal conta un totale di 11 siti produttivi in 3 continenti.• Tutti i numeri del sito Rittal di Valeggio sul Mincio -Superficie: 16 000m² -Area occupata dagli edifici: 9.000m² -Nr. dipendenti: 198 -Volume produttivo anno 2011 30.729 unità
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Una bellissima terra nella rete!
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i concretizza agli inizi del 2012 il nuovo progetto “Illasi Valleys”, quando oltre 50 aziende del comprensorio delle valli d’Illasi si riuniscono in una rete di imprese per iniziare un progetto di elevazione del territorio e di turismo internazionale. Tutte realtà di eccellenza di diverse tipologie merceologiche posizionate tra le vallate di Mezzane, Illasi, Tramigna e la parte orientale dei Monti Lessini veronesi, unite in un protocollo d’intesa fortemente innovativo: la rete d’impresa. I promotori del progetto sono tre: Bernardo Pasquali, professionista nella degustazione, selezione enologica e comunicazione a livello internazionale; Mirko Meneghelli, economista e consulente del lavoro; Paolo Ianna, esperto del settore vinicolo. Illasi Valleys si distingue innanzitutto per la sua forma imprenditoriale: è oggi riconosciuta come la prima rete d’impresa a livello nazionale con finalità turistiche. Tentativo coraggioso del legislatore di dare una normativa snella per rendere possibile l’aggregazione tra diverse realtà d’impresa su un programma concreto, la rete è un progetto che mira ad obiettivi precisi: internazionalizzazione, ricerca, innovazione, formazione e marketing. La libertà concessa dalla legislazione è stata utilizzata per creare un modello di governance estremamente anglosassone, con
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una netta separazione tra proprietà e gestione. Il contratto inoltre risulta estremamente flessibile e garantista per il sodalizio, richiedendo agli aderenti un livello elevato di fiducia iniziale, controbilanciata da una granitica limitazione quantitativa del rischio di impresa – spiega Mirko Meneghelli, che ha curato e seguito la costituzione della rete – con un patrimonio iniziale di 520.000 euro la rete si garantisce un fondo relativamente consistente in grado di veicolare in modo efficace le possibilità di fruire di quanto resta del sistema di incentivazione pubblica e soprattutto di ambire in tempi celeri alla creazione di profitto, che sarà reinvestito sia direttamente, sia sostenendo gli investimenti degli aderenti attraverso lo strumento del fondo di perequazione». L’obiettivo di Illasi Valleys, coordinata da uno staff di professionisti, è quello di investire non solo verso l’esterno, ma anche all’interno della rete: agevolazione della permanenza dei turisti attivando politiche di riqualificazione e implementazione delle strutture di accoglienza, creazione di un protocollo di qualità secondo standard di accoglienza internazionali, formazione interna atta a creare uno standard di accoglienza il più possibile qualificato e omogeneo, comunicazione internazionale attraverso brand ambassador e agenzie turistiche dislocate nei principali mercati del turismo di riferimento italiano. 122.000 presenze annue di turisti stranieri entro il prossimo quadriennio è l’importante numero a cui punta Illasi Valleys. La rete è attualmente costituita da 52 aziende (ma sono previste 10 nuove adesioni entro la fine del 2012) che, pur essendo espressione di realtà estremamente diverse per mission e struttura, partecipano in modo paritetico al progetto. I settori coinvolti vanno dall’alta ristorazione al settore agricolo, dalle produzioni tipiche, come il vino, alla ricettività (relais, country house, case vacanze), ma anche artigiani, commercianti e fornitori di servizi di viaggio e trasporto. «Illasi Valleys – afferma il presidente Bernardo Paquali – è un’idea nuova di fare turismo a partire dalla gente comune che abita un territorio, dalle forze produttive che lo solcano, dalle forze culturali che lo ravvivano. È uno scrigno sconosciuto che saprà entusiasmare i più curiosi e quelli che amano la natura ancora incontaminata. L’idea è stata sposata da diverse realtà imprenditoriali che credono in quest’iniziativa e che rappresentano l’eccellenza del no-
territorio
stro comprensorio. Illasi Valleys sono le persone che si trovano per strada, gente semplice e grandi lavoratori che hanno plasmato contrade, vicoli e piazze». ’innovazione rappresenta un punto cardine di Illasi Valleys grazie alla creazione d’importanti strumenti interattivi: la georeferenziazione di tutti i percorsi e sentieri del territorio (più di 300 km) in un portale Outdoor dedicato, l’e-commerce, le applicazioni, il magazine on-line, il sito www.visitillasivalleys.com. ll progetto conta su importanti partnership come quelle con il Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università di Verona, il Banco Po-
polare e Antonveneta, tour operator internazionali, istituzioni come la Camera di Commercio Olandese e Indiana. «La rete si sta allargando con importanti collaborazioni – continua Pasquali – per far sì che nel 2013 si realizzino molti degli obiettivi posti in sede d’ideazione del progetto. Il feedback è positivo, questa realtà riscuote molto interesse e sta già diventando una case-history, un esempio virtuoso per i territori vicini». e stime di bilancio per il 2013 sono ambiziose. Il patrimonio, che nell’ultimo documento ufficiale disponibile ammontava a 465.000 euro, dovrà arrivare a un valore prossimo ai
1.200.000 euro. Il fatturato previsto è di 387.000 euro totali per il 2013. Sicuramente un progetto innovativo non solo per la provincia veronese, ma anche a livello nazionale. Investire non solo nell’incoming, ma anche nella crescita delle nostre aziende, capire e credere nelle grandi potenzialità che le nostre realtà imprenditoriali hanno, è una valorizzazione importante purtroppo rara oggigiorno. In questo periodo di sfida, saper rispondere attraverso strumenti all’avanguardia è sicuramente nota di merito verso tutte le imprese che con entusiasmo mirano alla loro crescita internazionale. •
APIVENETO FIDI DÀ IL VIA A UN PIANO DI RAFFORZAMENTO PATRIMONIALE PER DESTINARE ALLE IMPRESE VENETE FINO A 50 MILIONI DI EURO DI NUOVI FINANZIAMENTI Mutualità, proporzionalità ed equità sono i principi cardine del progetto
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’obiettivo è ambizioso: raccogliere 5 milioni di euro grazie ai quali, attraverso l’effetto moltiplicatore che regola il rilascio delle garanzie rilasciate dai Confidi, mettere a disposizione del territorio fino a 50 milioni di euro di nuovi finanziamenti alle imprese per lo sviluppo e la crescita. Con questa finalità,
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il Consiglio di Amministrazione di Apiveneto Fidi ha varato un piano straordinario di rafforzamento patrimoniale che prenderà il via a partire dal 01 gennaio 2013. « Stiamo attraversando una situazione molto particolare per quanto riguarda il credito alle imprese – spiega il presidente di Apiveneto Fidi Enrico Dall’Osto – perché a fronte
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apivenetofidi terza pagina
di una prevista riduzione dei trasferimenti pubblici al sistema dei Confidi, le necessità finanziarie delle imprese non si sono certo affievolite, anzi, in questa crisi perdurante sono aumentate. Come Apivene-
to Fidi, abbiamo sempre fatto tutto il possibile per agevolare l’accesso al credito delle PMI venete, ricercando e utilizzando tutte le opportunità di finanziamento e di agevolazione esistenti e mantenendo al minimo i costi operativi della struttura, ma ora, osservando la situazione dei mercati, riteniamo indispensabile fare un passo in più, cercando ulteriori risorse per poter aiutare un numero ancora maggiore di imprese».
Particolare attenzione, nel varo dell’iniziativa, è stata posta alla modalità di attuazione, rendendola coerente con i principi statutari di Apiveneto Fidi, che è una società cooperativa basata sull’equità e sulla mutualità prevalente, ed opera senza finalità di lucro. In linea con questi principi cardine, alle imprese socie della cooperativa sarà proposto di aderire all’importante progetto di rafforzamento patrimoniale, però in proporzione alle loro possibilità, alla loro dimensione e all’ammontare delle garanzie ottenute da ciascuna impresa. «In sostanza - prosegue Dall’Osto – le imprese socie saranno invitate a contribuire per rendere più forte il loro Confidi, e con
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se Socie è inoltre proposto di aderire al piano straordinario di rafforzamento mediante la sottoscrizione volontaria di quote aggiuntive del capitale sociale di Apiveneto Fidi in proporzione all’ammontare delle garanzie ottenute. Alle piccole imprese giovanili e femminili e alle imprese di nuova costituzione è proposto di sottoscrivere solamente il valore minimo di partecipazione al capitale. Le quote di partecipazione al capitale della Società Cooperativa possono essere restituite in caso di recesso dell’Impresa Socia, nel rispetto delle disposizioni previste dallo Statuto Sociale.•
Apiveneto Fidi
esso sostenere l’intero sistema produttivo veneto, secondo principi di mutualità, proporzionalità e reciprocità che, soprattutto in momenti difficili come l’attuale, rappresentano il collante che dovrebbe unire tutte le imprese del territorio in un unico gioco di squadra per la ripresa». Un appello, questo, che è stato subito accolto anche da Arturo Alberti, presidente di Apindustria Verona: «Per noi imprenditori questa è un’imperdibile occasione per passare dalle parole ai fatti concreti. Apiveneto Fidi è una società cooperativa che da oltre 40 anni fonda il suo operato sul gioco di squadra e sul fare sistema, dando una mano alle nostre piccole e medie impre-
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se a crescere e svilupparsi sui mercati internazionali. Per questo motivo, sia come imprenditore, sia come presidente di Apindustria, invito i miei colleghi imprenditori a comprendere il significato profondo di questa importante iniziativa e ad aderirvi, nella certezza che le risorse raccolte e affidate al nostro Confidi non saranno disperse, ma saranno messe tutte e immediatamente a disposizione del Sistema, quel Sistema al quale tutti apparteniamo e la cui sopravvivenza è essenziale per tutti noi». A partire dal 01.01.2013 il valore minimo di partecipazione al capitale sociale della Società Cooperativa è di n. 2 quote da € 250 ciascuna. Alle Impre-
Apiveneto Fidi è il Confidi delle piccole e medie imprese venete e conta oltre 1.750 imprese socie. Nel 2011 ha incremento le garanzie rilasciate e attivate, pari a 67 milioni di euro (contro i 64 del 2010), nonostante le forti criticità nell’accesso al credito da parte delle imprese e la sensibile contrazione - rispetto ad alcuni anni fa – degli aiuti pubblici riservati al sistema dei Confidi. Di particolare rilievo appaiono gli indici di efficienza della struttura operativa e l’efficacia con la quale il Confidi colloca sistematicamente sul territorio – sottoforma di garanzie per i prestiti alle imprese – ogni risorsa ottenuta, così come l’attitudine a ricercare e favorire l’accesso delle PMI venete a ogni possibile opportunità di finanziamento e di agevolazione.
Apigiovani Alessandro Ferrari
Un anno… Giovane!!!
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ine anno è il momento dei bilanci: si tira una linea e si cerca di capire se si è fatto abbastanza, se si poteva fare di più, se si poteva fare meglio. La mia è una carica rappresentativa e trovo pertanto giusto elencare qui le attività svolte, con l’aiuto della struttura e in condivisione con la Giunta senior, dal Consiglio dei Giovani, al fine di consentire a tutti gli associati di fare le opportune valutazioni. La mia mission personale è quella di creare opportunità per gli associati e realizzare momenti che facilitino l’interazione tra imprenditori e agevolino la nascita di opportunità tra gli stessi: spero di essere riuscito, in questo primo anno, a raggiungere buoni obiettivi e a mettere tasselli importanti per arrivare a traguardi sempre più alti. Ecco gli eventi organizzati dal GGI Apiverona: - 9 febbraio 2012 Assemblea Annuale GGI con elezione del Consiglio. Le votazioni sono state precedute dal convegno “Come portare una squadra a vincere!”, dedicato al tema dell’importanza del fare squadra, moderatore l’avv. Stefano Fanini, ospite Andrea Mandorlini, allenatore Hellas Verona F.C. - 12 marzo 2012 primo incontro con il Consiglio al Caffè Dante. Nella parte inziale Lorenzo Bossi, responsabile dell’Ufficio Fiscale di Apindustria, ha approfondito il tema delle reti d’impresa, nella seconda parte il nuovo Consiglio ha condiviso il programma delle attività previste con tutto il Gruppo Giovani. - 31 maggio 2012 Api Hour al Caffè Anselmi. - 5 luglio 2012 Cena d’Estate. Il Gruppo Giovani ha riproposto un format storico dell’Associazione collegandolo a un’iniziativa benefica di raccolta fondi per i ricercatori dell’International Stem Cell Community, Ilaria Decimo e Francesco Bifari.
- 4 ottobre 2012 secondo incontro con il Consiglio a Beyond Factory. Una galleria d’arte è stata la location per un incontro del Consiglio con il Gruppo Giovani. - 17 dicembre Cena di Natale con assegnazione del Premio Verona Giovani. In collaborazione con altri gruppi, poi, vi sono stati: - 16 marzo 2012 Festa della Scuola Per l’Imprenditoria. I Gruppi Giovani delle più importanti Associazioni veronesi hanno creato, unica in Italia, una scuola di formazione per i giovani imprenditori. È consuetudine festeggiare l’inizio e la chiusura dell’anno accademico. - 6 giugno 2012 Work in Congress, il 1° congresso LIVE on Social Networks nell’esclusiva location di H-Farm – Venture Incubator di Roncade (TV). Insieme al Gruppo Giovani di Apindustria Vicenza abbiamo creato un evento multimediale sul tema “Il valore del lavoro in un mondo in trasformazione” con l’aiuto del prof. Roberto Vacca, di Maurizio Rossi, co-founder di H-Farm, e di Roberto Guastalla, imprenditore italiano trasferitosi in Polonia per lavoro, in collegamento remoto su Skype. Oltre a questi appuntamenti, una serie di attività: - Progetto DELEGATI CON I COMUNI Abbiamo avviato un progetto con il comune di S. Giovanni Lupatoto con l’idea di creare una delegazione d’imprenditori del posto che dialoghino con l’Amministrazione per portare alla luce le necessità delle aziende del territorio. - Interventi su ECONOMIA VERONESE Abbiamo chiesto, e ottenuto, di poter avere uno spazio dedicato su «Economia Veronese» per dare voce a noi giovani imprenditori e alle nostre idee. - Interventi radiofonici e televisivi nella trasmissione “My Generation” di Claudio Capitini.
Grazie alla Scuola Per l’Imprenditoria abbiamo avuto l’opportunità di farci conoscere essendo stati ospiti di alcune puntate di My Generation in radio su Radio Verona e in TV su TeleArena. Vorrei ringraziare quanti hanno permesso la realizzazione di tutto questo, e cioè gli sponsor: - Assemblea: Croft Holding + sponsor interni + sponsor tecnici (Food&Sweet – Soavino – Tommasi) - Api Hour: Workimprove - Cena d’Estate: Viani Assicurazioni – Santo Passaia – BMW – TUV + sponsor tecnici (Perbellini) - Cena di Natale: Reale Mutua – TEK Service – Trenkwalder – Gioielleria Benetti + sponsor tecnici (Shaphoto e La Trottola) Sottolineo, per chi non lo sapesse, che le attività svolte sono frutto del volontariato degli aderenti al Gruppo i quali non hanno alcun ritorno economico se non la gratificazione nel raccogliere i complimenti dei presenti ai vari eventi: è quindi doveroso un ringraziamento a tutti coloro che si sono adoperati per la buona riuscita del programma. Concludo augurando a tutti Buone Feste, vicino ai propri cari, e voglio esprimere la speranza che le Istituzioni ci diano la possibilità di affrontare il 2013 che sta arrivando con qualche carta in più da giocare, soprattutto nelle nostre imprese. Noi imprenditori stiamo facendo già molto per mantenere aziende e collaboratori e mi aspetto che chi ci governa si impegni a fare altrettanto!•
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ambiente e salute
Plinio Menegalli Medico Competente
Lavoratori in età avanzata
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l 2012 è l’Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni: le informazioni dell’Eu-Osha su come aiutare i lavoratori a prolungare la propria attività professionale. Il calo della quota di giovani che accederanno al mondo del lavoro nei prossimi anni sarà accompagnato da un aumento significativo della percentuale di lavoratori più anziani tra la forza lavoro. I datori di lavoro dovranno contare sempre più spesso su lavoratori anziani, e questo potrebbe andare a loro vantaggio. Da alcuni studi si evince che i lavoratori più anziani sono più dediti al luogo di lavoro, si assentano meno per malattia e rimangono più a lungo nel proprio posto di lavoro. In genere, le competenze, l’esperienza e la maturità dei lavoratori più anziani sono superiori ai possibili problemi quali l’aumento delle patologie legate all’età. I lavoratori più anziani nei luoghi di lavoro Età e produttività. Uno dei principali problemi legati all’invecchiamento della forza lavoro è che la riduzione delle capacità funzionali e il deterioramento delle condizioni di salute dovuti all’età comportano un peggioramento delle prestazioni e una minore produttività tra i lavoratori più anziani. Il rapporto tra età e produttività è molto più complesso, tenuto conto dei vantaggi dell’esperienza professionale acquisita, di una maggiore conoscenza del lavoro, della maestria professionale, della competenza, dell’adattabilità e dell’uso di strategie compensative. Non esistono prove concordanti del fatto che in generale i lavoratori più anziani siano meno produttivi di quelli più giovani. Nel contempo, si stanno accumulando le prove del fatto che l’esperienza professionale è un indicatore della produttività più valido e attendibile dell’età cronologica. Assenteismo. La percentuale di lavoratori dipendenti che non hanno usufruito di un congedo di malattia nel caso di un problema di salute connesso al lavoro è risultata relativamente simile in tutti i gruppi di età (4142%). I congedi di malattia di uno o più giorni sono diminuiti con l’età (dal 46% al 36%), mentre i congedi di malattia di uno o più mesi sono aumentati con l’età (dal 13% al 23%). Infortuni. In base alle ricerche si è giunti alla conclusione che: in generale, i lavoratori più anziani hanno meno probabilità di avere un infortunio rispetto a quelli più giovani; gli infortuni sul lavoro in cui sono coinvolti i lavoratori più anziani tendono ad avere come conseguenza lesioni più gravi, come per esempio fratture, invalidità permanente o morte. Stress legato al lavoro. Cause di stress particolari per i lavoratori più anziani possono essere la mancanza di opportunità di sviluppo della carriera e di formazione e le difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti tecnologici. Cambiamenti dovuti all’età Molti attributi, come la saggezza, il pensiero strategico, la percezione olistica e la capacità di giudizio, aumentano o emergono per la prima volta con l’avanzare dell’età. Con l’età si accumulano anche l’esperienza lavorativa e le competenze. Esistono inoltre prove che il calo delle prestazioni cognitive in generale non diventa evidente fino a dopo l’età di 70 anni. Tuttavia, alcune capacità funzionali, principalmente fisiche e sensoriali, diminuiscono per effetto del naturale processo di invecchiamento. I possibili cambiamenti delle capacità funzionali devono essere presi in considerazione nella valutazione dei rischi e per far fronte a tali cambiamenti devono essere modificati l’ambiente di lavoro e i compiti lavorativi. I cambiamenti delle capacità funzionali dovuti all’età non sono uniformi in quanto esistono differenze individuali di stile di vita, alimentazione, forma fisica, predisposizione genetica alle malattie, livello di istruzione e lavoro e altri ambienti. L’invecchiamento di per sé non è un fattore determinante per la riduzione delle capacità, tuttavia interagisce con tutti gli altri fattori che nel complesso influiscono
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sulle capacità funzionali. I cambiamenti delle capacità funzionali si verificano in relazione alle singole persone anziché in relazione a gruppi di età, per cui le differenze individuali sono considerevoli. Sulla salute in età più avanzata influiscono anche i comportamenti correlati alla salute tenuti in precedenza. La riduzione delle capacità funzionali può essere ritardata e limitata al minimo grazie ad abitudini e stili di vita sani, come un’attività fisica regolare e una corretta alimentazione. L’ambiente di lavoro svolge un ruolo fondamentale nella promozione di uno stile di vita sano e di attività che servono a prevenire la riduzione delle capacità funzionali, contribuendo quindi a mantenere la capacità lavorativa. La promozione della salute nei luoghi di lavoro riguarda molti aspetti diversi tra cui dieta e alimentazione, consumo di alcolici, abbandono del fumo, quantità di attività fisica, recupero e sonno. Molti cambiamenti delle capacità funzionali dovuti all’età sono più rilevanti in alcune attività professionali rispetto ad altre. Per esempio, i cambiamenti dell’equilibrio hanno implicazioni per i vigili del fuoco e il personale di soccorso che lavorano in condizioni estreme, indossando equipaggiamenti pesanti e sollevando e trasportando le persone; una riduzione delle capacità di valutare le distanze e la velocità degli oggetti in movimento ha implicazioni per la guida notturna, ma non ha alcuna influenza su chi lavora in ufficio. L’invecchiamento e i cambiamenti in atto nel mondo del lavoro Il declino dovuto all’età influisce soprattutto sulle capacità fisiche e sensi orali, che sono le più importanti per il lavori fisici pesanti. Da un lato, i cambiamenti industriali, in particolare il passaggio dall’industria estrattiva e manifatturiera all’industria dei servizi e basata sulle conoscenze, hanno determinato una riduzione del numero di posti di lavoro che richiedono elevati livelli di forza fisica. Anche una maggiore automazione e meccanizzazione dei compiti e l’uso di apparecchiature motorizzate hanno ridotto la necessità di un lavoro fisico pesante. Dall’altro lato, il mondo del lavoro in continua trasformazione valorizza molte capacità e competenze associate alle persone più anziane, come le buone capacità relazionali, i servizi alla clientela, e la consapevolezza della qualità. Valutazione dei rischi sensibile all’evoluzione demografica Le valutazioni dei rischi devono prendere in considerazione le ampie differenze individuali di capacità funzionali, della salute e di altri aspetti di diversità tra i lavoratori, come la disabilità, i problemi di genere, l’età, la condizione di migrante ecc. l’adeguamento del lavoro alle abilità, alle competenze e allo stato di salute di un individuo dovrebbe essere un processo continuo e dinamico nell’arco di tutta la carriera professionale, sulla base di un’adeguata valutazione dei rischi. In questo contesto è compreso l’adeguamento del lavoro allo stato di salute e alle esigenze dei lavoratori più anziani. L’età è solo un aspetto della diversità della forza lavoro. Una valutazione dei rischi sensibile all’evoluzione demografica tiene conto degli aspetti legati all’età dei vari gruppi di età quando si valutano i rischi, fra cui i possibili cambiamenti delle capacità funzionali e dello stato di salute nel caso dei lavoratori più anziani. Per esempio, deve essere prestata maggiore attenzione ai requisiti di capacità fisica del lavoro, ai pericoli connessi al lavoro a turnazione, al lavoro in condizioni di temperatura elevata, al rumore ecc. nel caso dei lavoratori più anziani. Tuttavia, poiché le differenze individuali aumentano con l’età, non devono essere effettuate considerazioni esclusivamente sulla base dell’età. La valutazione dei rischi deve tenere conto di requisiti del lavoro in relazione alle capacità funzionali e allo stato di salute individuali. Viste tali ampie differenze individuali, il modo in cui il luogo di lavoro viene modificato per far fronte ai cambia-
menti delle capacità funzionali deve essere adeguato alle esigenze e alle condizioni di ciascun lavoratore. Una buona progettazione del luogo di lavoro è vantaggiosa per tutti i gruppi di età anche se è mirata ai lavoratori più anziani. Capacità lavorativa e relativa promozione La capacità lavorativa è l’equilibrio tra lavoro e risorse individuali; quando lavoro e risorse individuali sono compatibili tra loro, la capacità lavorativa è adeguata. I fattori fondamentali che influiscono sulla capacità lavorativa sono: salute e capacità funzionali, competenza, valori, atteggiamenti e motivazione,vari aspetti del lavoro tra cui ambiente di lavoro, contenuto e requisiti del lavoro, organizzazione del lavoro, comunità lavorativa e capacità direttive. La promozione della capacità lavorativa è un aspetto importante della gestione dell’età. Il concetto di capacità lavorativa presuppone che le azioni di promozione della capacità lavorativa nel luogo di lavoro comprendano tutte le dimensioni del lavoro. La promozione della capacità lavorativa richiede la collaborazione tra datori di lavoro e lavoratori, che a sua volta implica adeguate capacità direttive e la partecipazione dei lavoratori. Gestione dell’età nei luoghi di lavoro La gestione dell’età a livello organizzativo signifi-
ca prendere in considerazione i fattori legati all’età, comprese le forme di impiego e la natura delle mansioni individuali. Le dimensioni della gestione dell’età sono: una maggiore consapevolezza dell’invecchiamento, atteggiamenti positivi nei confronti dell’invecchiamento, la gestione dell’età come compito e dovere fondamentali per dirigenti e quadri, l’inclusione della gestione dell’età nella politica del personale, la promozione della capacità lavorativa, l’apprendimento permanente, accordi di lavoro adeguati all’età, passaggio sicuro e dignitoso al pensionamento. Esempi di strumenti per la gestione dell’età Profilazione in base all’età: si tratta di raccogliere informazioni sulle fasce di età dei dipendenti. Serve a valutare la diversità di età nel luogo di lavoro. Lo scopo è contribuire alla programmazione strategica e all’adozione di decisioni in merito a assunzioni, mantenimento, pensionamento e sviluppo delle capacità. Valutazione delle competenze Lo scopo della valutazione delle competenze è individuare le carenze di capacità e competenze di lavoratori rispetto alle prestazioni richieste o alle esigenze di sviluppo. La valutazione delle competenze è uno strumento utile per la programmazione dell’avvicendamento del personale e lo sviluppo della carriera e
fornisce una base per una formazione e uno sviluppo professionale personalizzati. Nel caso dei lavoratori più anziani potrebbe implicare un adeguamento delle capacità ai nuovi cambiamenti tecnologici, la facilitazione delle mobilità professionali interna o l’offerta di altre opportunità di carriera. Work Ability Index (WAI, indice della capacità lavorativa) È stato sviluppato dall’Istituto finlandese per la salute sul lavoro per valutare la capacità lavorativa di ciascun lavoratore. È un questionario che esamina la capacità lavorativa sulla base dell’autovalutazione degli intervistati. Lo scopo è individuare quale tipo di azione è necessario per prevenire la riduzione della capacità lavorativa. Strumenti di trasferimento delle conoscenze Servono a salvaguardare l’esperienza accumulata dei lavoratori più anziani. Alcuni esempi: Squadre composte da lavoratori di età diverse; sistemi di consulenza e assistenza; rotazione dei compiti lavorativi e reimpiego. Possono essere utilizzati per ridurre i carichi di lavoro e minimizzare gli effetti di mansioni stressanti o fisicamente faticose e per dare ai lavoratori più anziani la possibilità di mantenere un tipo di lavoro corrispondente alle loro capacità.•
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L’AUTO AZIENDALE
DALLA PROPRIETÀ AL NOLEGGIO IL NOLEGGIO Il noleggio a lungo termine è una formula attraverso la quale il cliente ha la possibilità di usufruire del veicolo per un periodo medio/lungo a fronte di un canone mensile fisso che comprende l’utilizzo del bene stesso e di tutti i servizi annessi come quelli assicurativi e/o gestionali del veicolo. Si tratta di una opzione che può essere vantaggiosa per le piccole medie imprese in quanto, al giorno d’oggi, acquistare un’auto implica l’impegno di un certo ammontare di capitale che si identifica non solo nel denaro utilizzato per il pagamento dell’automezzo ma soprattutto in risorse di tempo umane e impiegabili in attività diverse e probabilmente più strategiche e remunerative rispetto alla gestione dell’auto. L’impegno per il nuovo investimento nella vettura è quindi gravoso e l’andamento del mercato lo conferma ed ecco che iniziano a diffondersi soluzioni di noleggio a lungo termine rivolte anche ai privati. Il canone che ne deriva viene determinato direttamente dal cliente in base alla tipologia di vettura scelta, durata del contratto, chilometri di percorrenza e servizi richiesti. Partendo dal primo punto la scelta della vettura viene effettuata direttamente dal cliente; lo stesso infatti presso il noleggiatore, può configurare la vettura e gli optional come fosse dal concessionario conformando il veicolo in base alle sue reali necessità ed esigenze. La durata di un contratto di noleggio a lungo termine può essere compresa tra 24 e i 60 mesi, in base alla percorrenza chilometrica annua stimata. Si possono prendere a noleggio tutte le autovetture ed i veicoli commerciali fino a un peso complessivo di 35 quintali. NOLEGGIO – I SERVIZI COMPRESI NEL CONTRATTO Non viene messa a disposizione soltanto un’auto ma tutti i servizi connessi ad essa: di tali adempimenti dei quali si occupa direttamente l’azienda di Noleggio
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sollevando da ogni incombenza amministrativa il cliente. Di seguito riportiamo riassunti i vari servizi che normalmente le principali compagnie di noleggio offrono: Procedura di immatricolazione per la messa su strada La società di noleggio provvederà alla gestione della pratica di immatricolazione nel momento dell’acquisto presso il concessionario ufficiale. Tassa di possesso La società di noleggio provvederà al pagamento della tassa di possesso “bollo” alla naturale scadenza presso la regione in cui è stata immatricolata la vettura. Oneri assicurativi che riguardano polizza RCA, Furto, Incendio, Kasko e assicurazione infortunio conducente La vettura gode di una copertura assicurativa molto estesa ed è possibile per l’utilizzatore decidere diversi livelli di franchigie e/o scoperti. Manutenzione ordinaria e straordinaria L’utilizzatore usufruirà per tutta la durata contrattuale, di tutti gli interventi di manutenzione e riparazione del veicolo attraverso la rete convenzionata in tutta Italia con la società di noleggio lungo termine. Servizio Pneumatici L’utilizzatore può inserire all’interno del
contratto il numero di pneumatici che desidera, compresi pneumatici invernali considerando che di media vengono cambiati ogni 40.000 km Veicolo sostitutivo in caso di guasto, incidente e furto. Servizio di reportistica on line e servizio gestione sinistri. L’utilizzatore è messo nelle condizioni di avere sempre sotto controllo la situazione del proprio parco automezzi, sia a livello amministrativo sia a livello manutenzione. Va ricordato inoltre che il mezzo può essere guidato, oltre che dal conducente e dagli altri dipendenti della società cliente, da tutti i familiari di primo grado (neopatentati compresi) purché in possesso di valida patente di guida. NOLEGGIO – FISCALITÀ Per ogni categoria professionale vengono illustrati la deducibilità del canone e la detraibilità dell’I.V.A.: quest’ultime variano non solo a seconda della categoria professionale presa in considerazione ma anche a seconda dell’uso che si fa dei veicoli, strumentale (ovvero le auto sono oggetto dell’attività propria dell’impresa e in assenza di esse non può essere esercitata l’attività aziendale) promiscuo e non strumentale.
NORMATIVA FISCALE DAL 1/1/2013 DEDUCIBILITÀ FISCALE (deducibili limite fisso euro 3.615 del puro canone di noleggio escluso servizi) Dal 01/01/2013 Beni strumentali 100% Uso Pubblico 100% Agenti e rappresentanti di commercio 80% Professionisti 27,50% Uso promiscuo ai dipendenti 70% Veicoli non assegnati a singolo dipendente 27,50% DETRAIBILITÀ IVA Dal 01/01/2013 Beni strumentali 100% Uso Pubblico (TAXI) 100% Agenti e rappresentanti di commercio 100% Professionisti 40% Uso promiscuo ai dipendenti 40% Veicoli non assegnati a singolo dipendente 40%
NOLEGGIO – PRO E CONTRO Ogni formula che si prenda in considerazione nell’acquisto dell’auto può presentare dei pro e dei contro. Facendo un esame del prodotto noleggio è possibile valutare i vantaggi e gli svantaggi della soluzione finanziaria. VANTAGGI -Nessuna incidenza sulla struttura del bilancio evitando l’immobilizzo dei capitali e l’azienda conserva intatta la sua capacità finanziaria. - Impegno ridotto delle risorse interne dando la gestione dei veicoli in outsourcing, sgravando l’azienda di compiti e competenze sia in termini di tempo che di costi. -Previsione certa dei budget e quindi certezza della spesa. -Possibilità di beneficiare della potenza di acquisto delle compagnie di
noleggio sia sui veicoli che sui servizi ad essi legati. -Eliminazione del rischio sul valore residuo dell’usato. -Garanzia del miglior livello di servizio SVANTAGGI -Non c’è la possibilità contrattuale di acquistare il veicolo a fine contratto. -Tempi di consegna diversi dalla proprietà in quanto il rapporto con la concessionaria e quindi l’immatricolazione è totalmente seguita dalla società di noleggio, l’operazione può diventare burocratica allungando i tempi di consegna. -Procedure burocratiche talvolta complesse per l’assistenza. -Possibili equivoci sull’interpretazione delle clausole contrattuali, soprattutto quelle relative all’assistenza. -Possibile contenzioso sullo stato d’uso della vettura a fine contratto.•
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Francesco Domaschio Dottore Commercialista
dale, è un complesso di decisioni da cui derivano azioni conseguenti, un sistema di scelte che determinano effetti attesi e talvolta inattesi, conseguenze certe e incerte, costi e ricavi previsti e imprevisti o non facilmente prevedibili. Infatti è progressivamente mutato l’atteggiamento di studiosi e tecnici su alcuni dogmi fondamentali della teoria economica, un tempo basata sull’astrazione dell’homo oeconomicus mosso esclusivamente da un criterio di razionalità assoluta, sempre in grado di individuare l’alternativa migliore, con l’obiettivo di ottenere il massimo risultato col minimo sforzo, in un mercato dove nessun operatore può influire su
sovente scendere a compromessi più o meno penalizzanti sul lato dei costi o dei ricavi. Non da ultimo, la nostra azione è sempre guidata da una razionalità non assoluta, ma limitata, oggettivamente limitata: non conosciamo mai tutte le condizioni necessarie per agire in modo assolutamente logico, non abbiamo mai tutte le informazioni indispensabili, non disponiamo mai del tempo necessario per ricercare e valutare tutte le alternative possibili, perché spesso queste sono distanti da noi, nel tempo e nello spazio; nelle transazioni sono sempre presenti i rischi di comportamenti opportunistici del nostro interlocutore, che cerca di ottenere indebiti vantaggi. In pratica in azienda prendiamo decisioni e attuiamo azioni per tentativi, per aggiustamenti successivi, fino al momento in cui i benefici che si otterrebbero dalla ricerca di un’ulteriore
domanda, offerta e prezzi. La nostra esperienza quotidiana smentisce nei fatti queste ipotesi: spesso i mercati sono caratterizzati da un numero elevato di imprese offerenti a fronte di una domanda concentrata in poche imprese ad alto potere contrattuale, o viceversa (pochi offerenti e molti acquirenti), cioè sono mercati oligopolistici; inoltre quasi mai si riesce a ottimizzare il risultato col minimo sforzo, occorre
alternativa li valutiamo inferiori ai costi che si dovrebbero sostenere per ricercarla: appunto, decidiamo secondo un criterio di razionalità necessariamente limitata. Quali scelte operiamo in azienda, quali decisioni e quali azioni adottiamo? Esse riguardano sia la gestione ordinaria, il normale funzionamento aziendale, sia la gestione straordinaria, i grandi fatti che riguardano l’azienda: la sua nascita, lo sviluppo, lo cessio-
PDCA Plan –Do–Check–Act Mala tempora! È un tempo cattivo, un periodo duro e difficile per chi vuole fare impresa: la crisi finanziaria persiste e si è trasmessa inesorabilmente all’economia reale, il PIL scende, anche quest’anno, mentre il debito pubblico e la pressione fiscale aumentano; il potere d’acquisto delle famiglie si riduce ulteriormente, gli incassi dai clienti e il credito bancario arrivano con il contagocce, ed è in arrivo Basilea 3; i provvedimenti del Governo per lo sviluppo e la ripresa sembrano contraddittori o dall’esito incerto. Insomma: siamo ancora in mezzo al guado della crisi e si stenta a vederne la fine, anche se qualcuno, beato lui, intravede qualche spiraglio. Tra le diverse conseguenze di questa situazione emerge la necessità di razionalizzare l’economia del nostro agire in azienda: ecco allora la riduzione di costi e spese, l’ottimizzazione nell’uso delle risorse, un’azione commerciale più mirata, il taglio degli investimenti ora ritenuti non più prioritari o quantomeno necessari. Ma… sarà vero? Chiariamoci bene, per evitare ogni fraintendimento: è corretto agire con oculatezza e razionalità a fronte di una situazione manifestamente rischiosa e pesante, è sacrosanto intraprendere decisioni tempestive ed efficaci quando i fondamentali della redditività e della solidità finanziaria aziendali corrono il serio pericolo di peggiorare rapidamente. Il dubbio che però si insinua nella nostra mente è se realmente abbiamo fatto le scelte giuste, se abbiamo adottato decisioni tali da non determinare conseguenze negative impreviste, portatrici di azioni che poi, alla lunga, manifesteranno svantaggi o costi aggiuntivi difficilmente recuperabili. Siamo così arrivati al punto: tutta l’attività imprenditoriale, secondo la visione moderna dell’economia azien-
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ne o acquisizione di rami d’azienda, la fusione con altre aziende. Facciamo qualche esempio: operiamo delle scelte ogni volta che decidiamo l’assetto istituzionale della nostra azienda: società di persone o società di capitali? Società a responsabilità limitata o società per azioni? Qual è il collegio sindacale? L’organo amministrativo è un amministratore unico o un organo collegiale? Quali deleghe attribuiamo all’organo amministrativo? Analogamente adottiamo delle scelte ogni volta che prendiamo decisioni operative, relative alla gestione ordinaria e quotidiana: produrre internamente o acquistare? Quali fornitori interpelliamo? Quale tipo di finanziamento bancario ci accingiamo a chiedere? Che tipo di politica commerciale promuoviamo? Come organizziamo i ruoli e le mansioni del personale? Se è vero che agiamo in condizioni di razionalità limitata ogni qualvolta adottiamo decisioni simili, cosa possiamo fare perché queste scelte siano comunque oculate, valutate e adottate con consapevolezza? Abbiamo bisogno di uno schema, di un modello decisionale che ci aiuti. Tutte le attività della nostra impresa, e le scelte che le hanno determinate, rappresentano per l’economia e l’organizzazione aziendale un sistema di gestione, cioè un insieme di processi che agiscono in modo coordinato per un dato obiettivo: la redditività ritenuta adeguata, la quota di mercato necessaria a tutelarci dalla concorrenza. Ogni processo, poi, è un insieme di risorse, attività e infor-
mazioni che interagiscono per realizzare un determinato risultato: la produzione della giornata, i contratti conclusi mediante i commerciali, gli acquisti decisi per alimentare il magazzino. Proprio l’organizzazione aziendale e la teoria dei Sistemi Qualità hanno definito una metodo per governare i processi, per guidarli al risultato atteso: è il modello identificato dall’abbreviazione PDCA: Plan, Do, Check, Act (pianifica, esegui, verifica, agisci). Questo modello si applica a tutti processi aziendali: direttivi (definizione della politica aziendale e dei suoi obiettivi), ausiliari (gestione amministrativa, gestione delle risorse…), produttivi (processi commerciali, di progettazione e sviluppo, di approvvigionamento, di produzione, di consegna e assistenza). La singolarità di questo modello è di incorporare in sé quanto avviene nella realtà: non ha la pretesa di determinare decisioni valide in assoluto, ma attraverso la pianificazione delle decisioni e azioni, la loro messa in atto, la verifica sistematica dei risultati raggiunti e l’eventuale azione correttiva, cioè attraverso aggiustamenti successivi, guida la gestione verso un risultato ottimale. Nei prossimi articoli esploreremo le fasi di questo modello (pianificazione, esecuzione, verifica, azione correttiva) e lo applicheremo ai più importanti processi aziendali, per capire come esso possa sostenere l’azienda e favorire una gestione consapevole.
legale
CLUB ENERGIA APINDUSTRIA
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egli ultimi cinque anni le tariffe di acqua, elettricità, gas e asporto rifiuti sono lievitate per le PMI italiane del 17,6%, quasi 3 punti in più rispetto agli aumenti subìti dalle famiglie (14,8%) e in misura più che doppia rispetto alla crescita dei prezzi al consumo (8,1%). Inoltre, gli oneri di sistema penalizzano il prezzo finale al dettaglio
MWh, in leggera flessione, mentre negli altri Paesi (Francia, Germania, Spagna, Austria, Regno Unito) oscilla tra 45 e 50 €/MWh. Una parte del gap trova origine sicuramente nella strutturale differenza delle diverse incentivazioni al rinnovabile che hanno portato ad un aumento consistente del prezzo italiano. Non tutti i consumatori conoscono infatti quali costi vengono addebitati in bol-
dell’energia elettrica, che in Italia è più caro del 25 per cento rispetto agli altri principali Paesi europei. Le maggiori imposizioni applicate in bolletta per incentivare l’energia pulita, infatti, impattano per quasi la metà (10% su 25%) sul prezzo complessivo. Si evidenzia quindi una notevole differenza tra l’Italia e il resto d’Europa. Il prezzo nel nostro Paese è pari a circa 66 €/
letta: oltre al prezzo dell’energia elettrica vi sono tasse e oneri di sistema che, tra le varie voci di costo, includono la componente A3, destinata al finanziamento delle energie rinnovabili. Proprio questo incentivo, smisuratamente alto, pesa nelle tasche degli italiani per circa 3 miliardi di euro all’anno e fa lievitare le bollette italiane rispetto alla media europea. Il co-
sto dell’energia, pertanto, viene ad essere estremamente penalizzante soprattutto per le piccole e medie aziende. Alla luce di queste problematiche, diventa a volte di vitale importanza cercare, grazie alla ormai completa liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica, la miglior tariffa possibile con l’obiettivo di risparmiare somme spesso importanti. Apindustria Verona, da 10 anni a questa parte, garantisce competitività e risparmio alle aziende associate iscritte al Club dell’Energia grazie ad un’indagine accurata e selettiva delle migliori offerte di mercato da offrire ai propri aderenti. Nel 2013, per il terzo anno consecutivo, Multiutility si è dimostrato operatore economicamente conveniente e con caratteristiche qualitative che hanno assunto un valore importante nella scelta effettuata dall’Associazione, unendo al risparmio la qualità del servizio e permettendo così di ottenere un’offerta adatta alle necessità delle aziende, un’analisi energetica accurata con un servizio clienti efficiente e una fatturazione mensile sui consumi reali. «Multiutility – afferma Luciano Veronesi, direttore di Apindustria – è un operatore di livello nazionale che però ha le proprie radici radicate nel territorio e per questo garantisce non solo la competitività che serve, ma anche l’affidabilità che chiediamo per i nostri associati. Le aziende sono il nostro patrimonio e riteniamo vadano tutelate al meglio: con Multiutility
siamo certi di poterlo garantire». Vincenzo Scotti, amministratore delegato di Multiutility, si dichiara soddisfatto che la scelta sia ricaduta per il terzo anno sull’azienda che rappresenta e soprattutto per essere riuscito a garantire condizioni competitive. «Siamo orgogliosi – spiega Scotti – di continuare ancora a essere partner di Apindustria, ma soprattutto di riscontrare che la percentuale di aziende associate che hanno deciso di sottoscrivere l’offerta con noi è aumentata rispetto al 2012, andando a confermare la quasi totalità delle aziende già in fornitura e assorbendone anche di nuove, persino fuori dai confini del nostro territorio». I servizi offerti da Multiutility ad Apindustria Verona sono infatti stati sottoscritti anche da alcune aziende di Api
Reggio Emilia, segno di una auspicabile, ulteriore espansione per il 2013. «Ci fa piacere vedere che un così grande numero di aderenti alle nostre offerte per il
2012 abbia confermato il rinnovo anche per il 2013: è l’indicatore – conclude Scotti – di un’importante affermazione su quello che da sempre è il nostro target».•
il punto
Che la domenica torni ad essere domenica
C
’era una volta la domenica. C’era una volta… A scuola, almeno per chi ha una certa anagrafe, ti facevano mandare a memoria Il sabato del villaggio, poesia di un certo Leopardi. Si trattava della celebrazione enfatica del valore della domenica, capace di popolare la vigilia di attese e di progetti, talmente grandi da trasformare questa vigilia in un grande sogno. Oggi i sogni sono rimasti quelli notturni. Piacevoli se a stomaco leggero, inquietanti se l’Amarone ha fatto da protagonista la sera prima. Per il resto, abbiamo fatto di tutto per spegnerli. Soprattutto con i ragazzi e i giovani. Vuoi perché se un figlio ti chiede una cosa gliene compri dieci, vuoi perché abbiamo spianato la strada alle nuove generazioni, creando loro gli “scivoli”. Scivoli metaforici, diventati prassi nelle nostre case, togliendo fatiche ed ostacoli come si farebbe con gli handicappati. Il sabato del villaggio ha finito di rappresentare il laboratorio delle attese e dei sogni, cedendo il passo al tutto possibile della domenica, ridotta a mercato sotto il cielo, con l’unica liturgia del consumare. Uno scivolamento verso la banalità di
un vissuto da trascorrere dentro gli scaffali dei grandi magazzini o dentro le botteghe di lustro per chi ancora ha il privilegio di permetterselo. così, in pochissimi anni, siamo passati dalla cultura del settimo giorno, dedicato al riposo, alla cultura del tempo indistinto e banalmente uguale. Penserebbe sbagliato chi credesse che il riposo festivo o domenica-
le, come nel caso della tradizione cristiana, sia soprattutto una questione religiosa. Il settimo giorno nasce in realtà come esigenza di giustizia sociale. Aristotele distingueva gli uomini in due categorie, quelli “liberi” e quelli “nati col dorso curvo”. I primi, intellettuali dediti all’otium, ossia a opere di ingegno non faticose, trovavano nei secondi i servitori che con-
Economia Veronese - dicembre 2012
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sentivano loro di esercitare la propria attività. Il giorno del riposo diventava così una sorta di ecologia sociale, equiparando, almeno per un breve spazio di tempo, le due classi sociali dell’umanità. La Bibbia aggiungerà un ulteriore elemento di riflessione imponendo prima il sabato con gli ebrei e la domenica successivamente, con i cristiani. Per sei giorni tutti si doveva lavorare, Dio compreso. Poi al settimo giorno tutti si doveva riposare. Fosse il venerdì dei musulmani, il sabato degli ebrei o il giorno dopo il sabato dei seguaci di Gesù, la logica era comune: creare uno spazio temporale in cui si diventava popolo insieme. All’ecologia sociale andava ad aggiungersi l’ecologia del tempo. Ossia l’arte di governare con saggezza il suo utilizzo. Argomento di straordinaria attualità, quanto disatteso. Mentre le telecamere sono giustamente pronte a beccarci in fallo per ogni sacco d’immondizia fuori posto, nessuno alza la voce per il caos del tempo. La notte scambiata con il giorno e il giorno con la notte, i giorni feriali con quelli festivi e viceversa, in una Babele che non ha più spazi cronologici comuni. E così anche la domenica, trasformata in giorno di mercato, ha dato il suo contributo perché fosse seppellita l’ecologia sociale e quella del tempo. Con il bel risultato che, a fronte di chi va a spasso per comprare, molti altri, dietro il bancone, sono
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passati dalla parte di chi è nato con il dorso curvo. Padri e madri di famiglia, che non possono permettersi di perdere il lavoro, perdendo invece diritti familiari fondamentali, come quello di potere stare accanto ai propri figli. Eppure, erano talmente convinti che la cosa funzionasse, che ci hanno fatto pure un decreto, il Salva Italia, per dirci che le aperture domenicali avrebbero salvato l’economia. Ma è una balla clamorosa. Marco Venturi di Confesercenti ci ricorda che non solo non si è raggiunto l’obiettivo, ma anzi, 80 mila imprese sono sul punto di chiudere con una perdita di oltre 200 mila posti di lavoro. Solo la grande distribuzione ne ha ricevuto qualche timido vantaggio. Regione Veneto e Unioncamere, con un rigoroso monitoraggio hanno concluso che l’aumento dei costi non è stato per nulla compensato dall’aumento delle vendite. A fronte dei dati economici, resta comunque l’importanza di recuperare un tempo che garantisca a tutti le stesse opportunità. Gli ebrei sono soliti dire che non sono stati loro a salvare il sabato, ma il sabato li ha salvati come popolo, conservando un’identità condivisa, valori e tradizioni comuni. E se tornassimo anche noi a vivere la domenica come tale, cioè come giorno di riposo e di ideali condivisi? Sarebbe proprio una cattiva idea?• Tse Tse