ECONOMIA VERONESE trimestrale n.4 - Anno 13 - dicembre 2014 - Editore Apiservizi S.r.l. - Verona, via Albere 21/C - Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% CNS VR - D.L. 353/2003 (conv. in L. - 27/02/2004 n 46) art., comma 1 DCB VERONA - 2,58 Euro
profili
TABARELLI LAFAL BORDINI ARREDAMENTI TAMELLIN GREEN MODE
sommario
Anno 13 - Numero 4 dicembre 2014
DIRETTORE RESPONSABILE Cirillo Aldegheri
GRAFICA arteOn di Ilenia Cairo - Verona www.studioarteon.com
EDITORE APISERVIZI S.r.l. Via Albere, 21/C - 37138 Verona Rivista trimestrale promossa da APINDUSTRIA
ASSOCIAZIONE PICCOLE E MEDIE MPRESE
DELLA PROVINCIA DI VERONA
www.apiverona.it
STAMPA Intergrafica Verona Srl - Verona www.intergraficavr.com
REDAZIONE c/o APINDUSTRIA Verona Via Albere, 21 - 37138 Verona Tel 045 8102001 Fax 045 8101988 economiaveronese@apiverona.net
editoriale
FOTOGRAFIE Archivio Apindustria
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profili Tabarelli Lafal Bordini Arredamenti Tamellin Green Mode
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estero
Registrazione Tribunale di Verona n. 1393 del 22 marzo 2000 Poste italiane SpA Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (con. in L. 27/02/2004 n°46 art. 1, comma 1, DCB Verona Pubblicità raccolta in proprio
ambiente e salute La tutela della salute e sicurezza dei lavoratori italiani all’estero
fiscale Semplificazioni fiscali
In cammino verso la nuova ISO 9001:2015
Premio VERONA GIOVANI 2014
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previdenza
Il benessere nel mondo del lavoro
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Apidonne
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attività
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Agente di commercio procacciatore d’affari e lavoratore subordinato criteri differenziatori
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legale
terza pagina Galleria d’arte moderna ACHILLE FORTI
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Apivenetofidi
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Apigiovani
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qualità & management
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Egitto
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Concordato preventivo Concordato in bianco Il fondo patrimoniale
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il punto 47
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La politica ai competenti
inserzionisti Fimauto
Multiutility
Perlini
Banca Valsabbina
Eccellenze Alimentari
Vertours
Samo
Adawen
Acque Veronesi
AMT
Dialogo
Viani Assicurazioni
EBI Group
Mazzi Impianti
Cattolica Assicurazioni
Osella Consultant
Paolo Ferrarese
Vicentini
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editoriale
Arturo Alberti Un uomo cammina fra le macerie di una città in rovina. È italiano, ha un sogno che molti considerano folle: puntare tutto il suo patrimonio su chi non ha garanzie da offrire, se non la propria energia, la voglia di ripartire da zero. Ricostruire dando fiducia agli altri. Quella città, San Francisco, oggi simbolo dell’innovazione, deve molto alla “follia” di quell’italiano di talento, figlio di emigrati liguri. Dopo il terribile terremoto del 1906, Amadeo Peter Giannini decise di far prestiti a chiunque avesse la forza di impegnarsi nella ricostruzione. Trasformò così un immane disastro in una grande opportunità, dando il via alla rinascita della città californiana, mentre la piccola Bank of Italy da lui fondata due anni prima cresceva sino a diventare Bank of America. Oltre cento anni dopo, l’Italia cerca le energie per uscire da una pesantissima crisi. Ma per guardare al futuro con fiducia e rimediare a sperperi e ritardi, dovrà prima di tutto rimuovere modi di pensare diffusi, vere “macerie culturali” nelle nostre teste e risolvere una colossale contraddizione che mina il suo sistema di valori, quella di un Paese che per ricchezza di cultura è costante fucina di talenti capaci di primeggiare nel mondo, dall’impresa, all’arte alla scienza, eppure sembra rassegnato a sperperare in patria quel talento. E lo sperpera con un malcostume che mortifica i migliori, che mortifica chi sa immaginare il domani, rischiare, mettersi in gioco lealmente. L’Italia invece è un Paese che favorisce spesso chi ostacola i cambiamenti, antepone il proprio orticello al bene comune, prevale non perché più bravo ma grazie ad amicizie, conformismo, ossequio a potentati, disinvoltura nel gioco sporco. Una contraddizione inaccettabile mentre in un mondo che cambia sempre più rapidamente la risorsa di cui l’Italia è più ricca, quella intellettuale, diventa più importante delle materie prime o della posizione geografica. Non ci sarà rinascita politica ed economica senza affrontare a viso aperto questo paradosso, che ben conoscono le migliaia di connazionali di talento costretti ad andare all’estero per realizzarsi. “I giovani devono partire ma per curiosità non per disperazione. E poi tornare. Partire per capire il resto del mondo e prima ancora se stessi”. Per guardare al futuro con fiducia, occorre tornare a sognare. Come fecero i nostri padri, dopo i disastri della guerra. Prendendo a modello chi sa vedere quel che ancora non c’è e dedica tutte le sue energie a realizzarlo. Occorre scoprire e far conoscere questi esempi positivi. Storie di ieri, come quella di un italiano fra le macerie, col sogno folle di puntare tutto sugli altri per ricominciare. Storie di oggi, dei tanti che magari accanto a noi, sanno inseguire con tenacia e creatività questi sogni, credere che tutto è possibile, se lo vogliamo. Persino fare squadra, invece di diffidare degli altri o peggio ancora, cercare di fregarli. Dobbiamo spostare i riflettori dai troppi inetti, arroganti e litigiosi che hanno goduto di una immeritata visibilità ed hanno diffuso modelli devastanti che sono le macerie di cui liberarci. Basta aprire gli occhi, per trovare nuovi modelli, inseguendo il talento. Occorre trarne ispirazione e farli conoscere, soprattutto ai più giovani. Dando a loro nel frattempo molta più voce e ascolto. Perchè certo è, che i più giovani hanno molto da insegnare ai più anziani, su come si guarda al futuro. Un Buon Natale di serenità alle nostre imprese e a tutte le famiglie che ci lavorano e ci aiutano a sognare un 2015 migliore.
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TABARELLI ESEMPIO VINCENTE DI POLIEDRICITÀ IMPRENDITORIALE
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onoscere e valorizzare i molteplici aspetti della propria capacità produttiva è di fondamentale importanza per liberarsi dagli schemi che un’eccessiva concentrazione su un unico prodotto o settore impone. È un atteggiamento che le PMI dovrebbero adottare: è anche grazie alla consapevolezza delle proprie potenzialità che un’azienda si può trasformare in impresa market-oriented a tutto tondo. E questo è quanto ha saputo fare, fin dalle origini, la ditta Tabarelli S.p.A.,
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Versatilità, affidabilità, robustezza e potenza di sollevamento: queste le caratteristiche che contraddistinguono i caricatori Tabarelli
oggi leader nella costruzione di caricatori oleodinamici per la raccolta e la movimentazione di rottami ferrosi, metalli, legname e rifiuti industriali. Si colloca all’inizio degli anni Trenta l’embrione di questa realtà, nata come azienda produttrice di forni per l’essiccazione di bozzoli e di cereali. Inserita nel contesto di un sistema incentrato sulle attività del settore primario e forte dell’esperienza maturata con Luigi e Olivo Tabarelli, negli anni Cinquanta Tabarelli si dedica alla realizzazione di impianti di irrigazione, botti per liqua-
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mi e alla costruzione dei primi caricatori semoventi per l'agricoltura. Negli anni Sessanta, colti i segnali di quei tempi che stavano vivendo radicali trasformazioni, l’azienda realizza il suo primo caricatore stradale con benna a ragno, per rispondere alla
dale. «Per la costruzione delle prime macchine – ricorda il presidente Roberto Tabarelli – venivano utilizzati molti componenti derivanti dall’industria dell’auto. Siamo poi passati a sviluppare mezzi dalle prestazioni sempre più sofisticate, adottando
tradotte in una più articolata organizzazione della struttura aziendale dove, accanto a impianti, macchine e sistemi, tra i più moderni e avanzati, si colloca un’area di progettazione e sviluppo dotata di strumenti di calcolo e disegno
domanda di un mercato che aveva bisogno di movimentare metalli e rottami. Nello stabilimento di Mozzecane furono progettati e costruiti anche modelli per usi diversi – autogrù, escavatori, caricatori per legnami, postazioni fisse – e, per soddisfare le richieste di una clientela sempre più esigente, all'attività principale fu affiancata la costruzione di presse e poi cesoie per rottami che prese il via nella sede di Idromec, una nuova realtà appositamente costituita. Fu quello un cambio di rotta anticipatore dell’attuale fisionomia azien-
componenti sia progettati allo scopo al nostro interno sia realizzati da fornitori e collaboratori specializzati, in modo da proporre prodotti sempre più innovativi». Attualmente la vasta produzione della Tabarelli comprende macchine con peso da 10 a 45 t. e con potenze da 80 a oltre 300hp, frutto dell’evoluzione dell’elettromeccanica per quanto riguarda motori e gestione dell'impianto idraulico: il tutto finalizzato a una maggiore precisione, affidabilità, manutenzione programmata e maneggevolezza d'uso dei mezzi. Scelte che si sono
computerizzato in cui opera un team altamente qualificato e attento alla selezione e verifica di adattabilità di nuovi materiali. Tali procedure vengono seguite per prevedere e anticipare la domanda di un mercato sempre in evoluzione e che impone all’azienda non solo una costante ricerca e messa a punto delle linee di prodotto esistenti, ma anche la realizzazione di prodotti innovativi come nel caso del nuovo sistema brevettato FlyCab. «Si tratta di un perfezionamento messo a punto grazie all’evolversi della tec-
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nologia e ai dati che abbiamo riscontrato in oltre vent’anni di utilizzo del dispositivo a pantografo – sottolinea Roberto Tabarelli –: queste rilevazioni ci hanno fornito una serie di indicazioni utili al miglioramento dei livelli di ergonomia, comfort, sicurezza e prestazioni dell’operatore. Con il sistema FlyCab, accanto ad una più ampia visibilità, si assicurano al manovratore un accesso facilitato alla cabina, che si posiziona a livello terra, e una permanenza più rilassante all’interno dell’abitacolo, le cui dimensioni sono state ampliate, per poi salire fino a raggiungere i sei metri di altezza in posizione di lavoro». I miglioramenti costanti, le sempre nuove soluzioni messe a punto per i propri mezzi e una mirata strategia di vendita, hanno consentito all’azienda, di acquisire solide posizioni in importanti Paesi esteri: dagli Stati del Nord Europa, alla Russia, agli USA, fino all’America latina e all’Australia. «Attualmente – continua Roberto Ta-
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barelli – il nostro fatturato è realizzato per circa il 60% sul mercato internazionale, un traguardo che pensiamo di potenziare perfezionando la rete commerciale senza, peraltro, tralasciare le posizioni acquisite o quelle che intendiamo conquistare sul mercato interno, grazie anche all’attività di Idromec, oggi presieduta da Angelo Tabarelli, che per qualità e risultati si attesta ai vertici nel difficile mercato delle presse-cesoie per rottami. È indiscusso che il nostro patrimonio, costituito da serietà, impegno, affidabilità e innovazione,
rappresenta un “passaporto” fondamentale che intendiamo incrementare con una puntuale organizzazione interna, con l’efficiente servizio post vendita, con una costante attività di formazione e aggiornamento degli addetti impiegati nei diversi reparti e con il moderno e fornito magazzino ricambi per i diversi modelli in produzione, che costituisce un nostro punto di forza per fronteggiare qualsiasi richiesta della clientela». Motori potenti e impianti oleodinamici ad elevato rendimento consentono un regime di lavoro più moderato,
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e unitamente all’accesso facilitato ai punti di manutenzione, si traducono in un minor costo di mantenimento; cura e precisione costruttiva, stabilità e diverse combinazioni di sbraccio e attrezzature garantiscono il raggiungimento delle migliori prestazioni dei caricatori Tabarelli. Quello di queste realtà aziendali che, pur integrandosi, conservano una loro autonomia gestionale e produttivoprogettuale, è un esempio vincente di graduali trasformazioni alle quali ha contribuito la seconda e ora la terza generazione. Tabarelli e Idromec oggi rappresentano un volano occupazionale (circa 70 i dipendenti) di tutto rilievo per il comprensorio di Mozzecane e delle aree limitrofe e sono due aziende veronesi leader nei rispettivi settori.●
OFFICINA MECCANICA F.LLI TABARELLI S.p.A SEDE AMMINISTRATIVA Via Carlo Alberto Dalla Chiesa, 2 37060 Mozzecane (Verona) Tel. 0457930007 Fax 0457930214
RESPONSABILE COMMERCIALE Angelo Tabarelli
PRODUZIONE Caricatori semoventi e presse per la movimentazione e il trattamento dei rottami metallici
RESPONSABILE TECNICO Fabio Manente
RESPONSABILE PRODUZIONE Adriano Bighelli
SUPERFICIE AZIENDALE ANNO DI FONDAZIONE Totale: 15.000 mq 1949 (iscrizione CCIA) Coperta: 4.700 mq 1982 costituzione S.p.A. RISORSE UMANE PRESIDENTE CDA Totale addetti: 34 Roberto Tabarelli Addetti alla produzione: 24 Impiegati: 10 CONSIGLIERE DELEGATO Angelo Tabarelli
SITO INTERNET/E-MAIL www.tabarelli.com - info@tabarelli.com
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LAFAL La forza dell’esperienza e la flessibilità dell’acciaio
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200 anni trascorsi tra tradizione e innovazione passando dalla produzione di ferri per cavalli a quella di manufatti ad elevato contenuto tecnologico
a storia della Lafal, che avrebbe i requisiti per fregiarsi del prestigioso riconoscimento di “azienda storica”, è quella della famiglia Franchini i cui membri sono, per la loro attività, soprannominati i ferari, ma è anche, al tempo stesso, la storia di un borgo, Quaderni. Quella di questa azienda è stata un’evoluzione sorprendente: da bottega di fabbro, dedita alla produzione di ferri per cavalli e buoi, Lafal si è trasformata dapprima in officina, in cui venivano fabbricati semplici attrezzi agricoli e ristrutturati i meccanismi degli orologi delle case comunali o dei campanili parrocchiali, poi in piccola impresa di costruzioni metalliche tout-court (capannoni, portoni, infissi). Attualmente l’attività è concentrata nella lavorazione di
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ogni tipologia di metallo – dal ferro all’acciaio, all’alluminio – e nella produzione di manufatti a elevato contenuto tecnologico – infissi in alluminio per abitazioni, attrezzature per l’industria enologica, parti metalliche per i mezzi di trasporto merci, palcoscenici smontabili di 2/300 mq di superficie, allestimenti di negozi e supermercati etc.: una multi operatività che ha fatto di questa realtà un partner di riferimento per molteplici settori. L’aver fatto tesoro del passato per cogliere le sfide del presente e del futuro con la forza della flessibilità e dell’innovazione, l’aver saputo pilotare le professionalità interne e snellire la propria organizzazione sono i “segreti” del successo dell’impresa di Quaderni che, grazie anche alla sesta generazione, è
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ormai prossima a festeggiare i 200 anni (i primi riferimenti della progenitrice dell’odierna Lafal risalgono alla prima metà del 1800). «Dalla originale dimensione locale – racconta Albino Franchini che, con il cugino Antonello, è alla guida dell’azienda – Lafal ha assunto un aspetto internazionale e si propone oggi all’attenzione di una clientela sia europea (Germania, Spagna, Russia, Grecia, in primis) che extraeuropea (Israele, Australia, Stati Uniti, India, etc.) che
contribuisce per circa il 30% alla formazione del nostro fatturato». I processi di lavorazione innovativi, l’utilizzo di macchinari a controllo numerico robotizzati e il ricorso alla tecnica dell’estrusione per la produzione di profilati in alluminio (in lega con rame, zinco, silicio, magnesio) fanno di Lafal un referente primario per le sue realizzazioni nei campi più diversi: Strutture per forni, carrelli trasporto bagnagli, dai portoncini e serramenti per abitazioni, dalle facciate dei capannoni
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alle pareti divisorie per uffici, dagli elementi per le carrozze dei treni e automobili, dai supporti per barriques e macchine per il remuage. Molte sono le linee di prodotto della ricca proposta Lafal, che opera prevalentemente su commessa tanto per la realizzazione di pezzi unici quanto per quelli seriali, a seconda delle richieste del cliente, ma assi nella manica della sua gamma sono, in particolare, le serie Bottistop e Jolly-Co/Roto Jolly. Bottistop è un sistema di orga-
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perfettamente il profilo delle barriques (da 225/500 litri di vino). «Il sistema è stato studiato – spiega Antonello Franchini – per consentire un agevole accesso alle barriques sottostanti per le varie lavorazioni di rabbocco, prelievi e batonage. I modelli rialzati sono stati approntati per poter movimentare le cataste anche con transpallet oltre che con carrello elevatore; il Bottistop rotativo consente di ridurre notevolmente i tempi di movimentazione delle barriques che possono ruotare di 360° così le operazioni di riempimento, svuotamento, colmatura, lavaggio possono essere effettuate in loco». Sempre al mondo delle cantine è dedicato Jolly-Co, il contenitore ripieghevole e sovrapponibile, adatto a ogni uso e soluzione ideale per tutte le aziende vinicole che producono vino spumante con metodo classico poiché consente un notevole risparmio nella movimentazione delle bottiglie. L’evoluzione è il Roto Jolly, cesto motorizzato capace di contenere 200/250 bottiglie di spumante, concepito e realizzato per la pre-
cipitazione e la rimozione del deposito secondo il metodo classico: l’apparecchiatura svolge, in pratica, in maniera automatica l’attività del remuage, operazione spesso, in molte aziende, eseguita ancora a mano. «Si tratta di una costruzione semplice e robusta in acciaio galvanizzato a caldo per evitare ogni problema di corrosione – prosegue Franchini – . Il carico e lo scarico delle casse possono essere effettuati con un semplice carrello elevatore, ma la caratteristica che rende il Roto Jolly una strumentazione insostituibile è la possibilità di personalizzare i movimenti del remuage con la programmazione del software». Queste ultime due linee di produzione rappresentano oggi il 20% del fatturato aziendale e hanno aperto a Lafal le porte di un’area commerciale tutta da sfruttare e per la quale l’azienda ha varato una nuova politica commerciale affidandosi a venditori plurimandatari e partecipando attivamente a manifestazioni fieristiche di settore e a consolidata vocazione internazionale (Simei, Enolitech, etc.).●
LAFAL S.n.c. di Franchini A. & C. SEDE AMMINISTRATIVA Via Mazzini, 194/E 37069 Villafranca (Verona) Tel. 0457940278 Fax 0457940907
nizzazione della cantina, ideale per sfruttare al meglio gli spazi. Si tratta di una struttura, costruita in alluminio verniciato argento o alluminio anodizzato a polveri (ma disponibile anche nella versione in acciaio inox), che consente di disporre le barriques in cataste ordinate e stabili. Le sagome di Bottistop circolari e leggermente inclinate avvolgono
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PRODUZIONE Metalmeccanica varia: lavorazioni ferro, alluminio e acciaio inox. Serramenti in metallo e pvc. Carpenteria. Prodotti per enologia. ANNO DI FONDAZIONE 1980
SITO INTERNET/E-MAIL www.lafal.com - info@lafal.com
TITOLARI Albino Franchini Antonello Franchini SUPERFICIE AZIENDALE Totale: 8.500 mq Coperta: 2.500 mq RISORSE UMANE Totale addetti: 15 Addetti alla produzione: 13 Impiegati: 2
BORDINI ARR LA SARTORIALITÀ NELLA LAVORAZIONE DEL LEGNO
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a passione per il legno vissuta da chi il legno lo conosce bene: ecco spiegata, in estrema sintesi, la Bordini Arredamenti, fondata da Sergio Bordini, in quel di Nogara, nel 1974. Un’azienda legata a un territorio per cui la lavorazione del legno è una vera e propria vocazione e nella quale operano artigiani che perpetuano la tradizione realizzando ancora oggi arredamenti esclusivi e personalizzati. Sergio Bordini, forte della formazione professionale maturata nel settore, si è così inserito in una nicchia di mercato proponendo “pezzi” unici dal design classico o moderno, rispondenti alle esigenze dell’abitare di una clientela competente e raffinata. «So-
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Sinonimo di stile e raffinatezza, con il suo intuito creativo valorizza “l’abitare” di ogni ambiente
luzioni flessibili – sottolinea Bordini – che fanno della nostra azienda un interlocutore affidabile, con il quale concordare ogni dettaglio del lavoro. La forza delle creazioni “su misura”, in cui fantasia e solidità si fondono in un insieme armonico, conferisce un tocco di classe a qualsiasi abitazione». La filiera produttiva di Bordini Arredamenti eccelle in tutte le fasi: dal progetto, nel quale vengono sviluppate e proposte soluzioni originali e in linea con le esigenze del committente, fino all’assistenza post-vendita, effettuata dal personale che ha ideato, realizzato e installato il prodotto ed è in grado di conoscere in ogni minimo dettaglio. Grazie ad una mirata struttura aziendale e a una dotazione tecnologica all’avanguardia,
BORDINI ARREDAMENTI
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REDAMENTI i qualificati ed esperti collaboratori effettuano all’interno della sede stessa sezionature, scorniciature, pantografature, levigature, codettature, forature di indiscusso livello. La decisione di investire in tecnologia e macchine CNC ha consentito all’azienda di abbattere i costi, ma soprattutto di mantenere l’alto standard raggiunto, che si può riscontrare nelle finiture dei manufatti, negli intagli o nei particolari di lavorazione come, ad esempio, la giunzione a Folding (effettuata per ottenere strutture con spigoli da un unico pannello senza bordature e con continuità di venatura tra lato e fronte), la guida fianco Tandembox ad estrazione totale con sistema di chiusura ammortizza-
ta ante/cassetti BluMotion o l’apertura elettromeccanica di cassetti, cestoni, pensili. «Un controllo totale della qualità parte dalla scelta dei materiali che selezioniamo e scegliamo con attenzione meticolosa e che comprendono tanto le essenze classiche (noce, ciliegio, rovere, frassino) quanto quelle più attuali (tek, palissandro, pau dorado) fino ai legni termotrattati (frassino e rovere). Costante è lo studio effettuato per trovare le soluzioni migliori che sottoponiamo al cliente e che, dopo la sua approvazione, si concretizzeranno nella produzione per finire con la messa in opera nei luoghi di destinazione. Oggi – continua l’imprenditore, già affiancato dal figlio
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Gianluca che segue l’aerea della clientela privata – la nostra attività si estrinseca nella realizzazione di mobili su misura per tutti gli ambienti: cucine, tavoli, soggiorni, camere da letto, cabine armadio e armadi, librerie, bagni, uffici, arredi salvaspazio, multifunzione e trasformabili, etc. La conoscenza dei materiali più adatti ad ogni uso e ambientazione, oltre che delle tecnologie, ci consente di realizzare complementi d’arredo che possiedono un prezioso valore aggiunto: la durata nel tempo che è il risultato della cura creativa che contraddistingue la tradizione di una realtà artigianale». «Le mutate strutture abitative, che hanno generato uno stile nuovo dell’abitare contemporaneo – precisa Bordini –, comportano, per chi come noi è attivo da anni nel comparto dell’arredamento, la necessità di confrontarsi con inedite organizzazioni spaziali, meno conformiste, diverse da quelle “canoniche”. Anche per questo, di recente, abbiamo avvertito l’esigenza di avviare un proficuo confronto e una stretta collaborazione con l’universo degli interior designer, che ci ha permesso di sperimentare nuove soluzioni. L'arredamento contemporaneo – continua l’imprenditore – esplora le nuove frontiere del design con proposte all'avanguardia, ergonomiche ed originali, in cui anche i materiali più innovativi e le combinazioni di materiali diversi giocano un ruolo chiave, diventando essi stessi protagonisti assoluti degli ambienti. A completamento della lavorazione del legno, ci siamo pertanto cimentati nell’utilizzo di metallo, pietra (che può toccare spessori non superiori a 1 mm!), corian e laminati di varia natura».
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Grazie alla continua ricerca e sperimentazione questa PMI, anche se con qualche ostacolo, è riuscita a superare i condizionamenti della negativa congiuntura del comparto e a guardare al futuro con ambiziosi progetti, per continuare a operare su commissione, ma anche per confrontarsi direttamente con il cliente finale. Bordini, che nel passato esercizio ha raggiunto e superato il traguardo del milione di euro di fatturato, guarda con interesse anche all’internazionalizzazione: da poco è sbarcata sul territorio russo per installare arredamenti completi realizzati per alcune ville e sta già attivando nuovi canali
per la commercializzazione dei suoi prodotti e far conoscere il suo know-how “Made in Italy”, asset di straordinaria importanza per ogni impresa che vuole “conquistare” l’estero. Per presidiare nuovi mercati, per potenziare l’attività di promozione e per incentivare il volume d’affari, l’azienda è impegnata in un cambio di rotta che vede Gianluca Bordini attivo nell’utilizzo degli attuali strumenti di comunicazione, social network compresi, per raggiungere una vasta platea di acquirenti raffinati, in grado di apprezzare e di godere appieno dell’eleganza e della qualità che Bordini assicura con i suoi arredamenti.●
BORDINI ARREDAMENTI SEDE AMMINISTRATIVA Via Molino di Sopra, 31 37054 Nogara (Verona) Tel. 044288365 Fax 0442513663 PRODUZIONE Arredamenti su misura e in serie, progettazione Cad, disegni esecutivi, 3D, Render. ANNO DI FONDAZIONE 1974 TITOLARE Sergio Bordini RESPONSABILE MARKETING Gianluca Bordini RESPONSABILE PRODUZIONE Sergio Bordini
RESPONSABILE TECNICO Gianluca Girardi Gianluca Bordini RESPONSABILE EXPORT Gianluca Bordini RESPONSABILE QUALITÀ Adelino Morari FATTURATO 2013 750 mila euro SUPERFICIE AZIENDALE Totale: 4.000 mq Coperta: 1.600 mq RISORSE UMANE Totale addetti: 8 Addetti alla produzione: 5 Impiegati: 3
SITO INTERNET/E-MAIL www.bordiniarredamenti.it - info@bordiniarredamenti.it
TAMELLIN
Alta specializzazione come plus nel mercato
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rent’anni di attività nel settore della lavorazione della lamiera e una partenza da “zero assoluto”: lo racconta Stefano Tamellin ricordando il percorso compiuto dall’azienda di famiglia. Nata grazie alla determinazione del padre Renzo, che come molti imprenditori aveva iniziato la sua avventura lavorando il ferro in uno spazio angusto, quest’impresa ha conosciuto una vera evoluzione. Oggi infatti la Fratelli Tamellin S.r.l. opera nella zona industriale di Villafranca in via Spagna, 3 in una sede di 2.500 mq che sorge su un’area di 6.000 mq riservata ai macchinari ad alta tecnologia, utilizzata per le fasi produttive che comprendono taglio laser, punzonatura, piegatura, pannellatura oltre ad alcune lavorazioni tradizionali e da qualche anno dispone anche di un nuovo stabilimento di 3.000 mq su un’area di 7.000 mq adiacente a quello principale, acquisito per effettuare i lavori di saldatura con le saldatrici a MIG e a TIG e
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Una tradizione familiare che prosegue nel tempo con un’ampia gamma di lavorazioni e soluzioni all’insegna della massima affidabilità
TAMELLIN
profili
da sinistra: Stefano Tamellin, Renzo Tamellin, Daniela Tamellin, Michele Tamellin e Emilia Ceolato.
nel quale viene effettuato anche l’assemblaggio. Alla guida dell’azienda, da sempre, la famiglia Tamellin. Nel tempo ai vertici si sono aggiunti i rappresentanti della seconda generazione – Daniela nell’area amministrativa-commerciale, Stefano in quella tecnica-commerciale e Michele in quella della produzione – che hanno segnato l’inizio di un ulteriore rafforzamento. Un vero e proprio team familiare tecnicamente preparato e unito nel perseguire i medesimi obiettivi e che ha trovato la via del successo grazie all’intuizione di puntare sulla tecnologia, sulla specializzazione, sulla flessibilità e su una logistica rispondente alle esigenze produttive. «Vantiamo un elevato know how, una dotazione impiantistica di alto livello, una serie di rapporti strategici con i fornitori e una credibilità di sistema che ci permettono di soddisfare qualsiasi esigenza – sottolinea Michele Tamellin». Quanto affermato dall’imprenditore trova riscontro anche nelle certificazioni ottenute: dal 1997 l’azienda è certificata ISO 9001 per l’organizzazione del processo produttivo mentre per quanto riguarda i processi e le procedure dell’attività di saldatura dispone di una qualifica interna del processo di saldatura secondo la normativa UNI EN 207-1/2011. Due traguardi particolarmente significativi per questa realtà che, nata per la produzione di carpenteria leggera e componenti per impianti di verniciatura, cabine a velo d’acqua, tunnel, forni e accessoristica, ha puntato sull’alta specializzazione come plus di mercato per realizzare, in tempi anche strettissimi, grosse quantità di particolari di
qualsiasi forma ottenuti da lamiere di diverso spessore o materiale sempre nel rispetto della massima qualità. «Tutte le nostre macchine – spiega Michele Tamellin – sono collegate in rete con i PC dell’ufficio tecnico dove un team di qualificati collaboratori non solo sovrintende alla programmazione delle operazioni previste per l’esecuzione dei diversi lavori, ma è impegnato a sviluppare il disegno (nel caso in cui ci venga
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fornito dal cliente solo un campione del particolare da realizzare) e a tradurlo in nesting per le macchine». «Oggi il mercato degli utilizzatori – continua l’imprenditore – dimostra che la competenza tecnica è certamente un elemento indispensabile ma non più sufficiente per garantire il servizio nella sua globalità e siamo pertanto consapevoli del ruolo insostituibile che il rapporto qualità-prezzo, la tempistica e l’assistenza tecnica pre e post-vendita ricoprono nel processo di fidelizzazione dei clienti». «La velocità nell’attuazione dei piani di aggiornamento tecnologico e la professionalità interna – interviene Daniela Tamellin – unite a un’ottima flessibilità, rappresentano la nostra carta vincente per mantenere i livelli raggiunti e per competere con una concorrenza interna ed esterna sempre più agguerrite». Pertanto continua è l’attenzione riservata all’organizzazione della filiera produttiva secondo principi di razionalità ed efficienza e importanti sono gli investimenti in formazione continua e in strumenti sempre più sofisticati. I vari reparti per le operazioni di taglio, piegatura, punzona-
tura, pannellatura, sono stati potenziati con l’introduzione di impianti per il taglio laser, punzonatura con cesoia, combinate laser-punzonatura, pannellatrici automatiche, tutte validamente supportate dal sistema di magazzino Night-Train che consente la gestione automatizzata dei materiali, senza mai abbandonare l’area delle lavorazioni tradizionali per le quali la Fratelli Tamellin S.r.l., si avvale ancora di piccole e tradizionali attrezzature. A completamento della commessa il materiale viene infine sistemato su pallets e fissato con cellophan o reggia metallica o sistemato in apposite scatole per essere consegnato al cliente. «Seguendo queste linee guida – prosegue Daniela Tamellin – abbiamo fatto della nostra azienda una realtà altamente flessibile, in grado di ri-
spondere con tempestività e uniformità qualitativa, alle esigenze della clientela con un’attività consulenziale personalizzata e concentrata sia nel miglioramento del prodotto sia nel contenimento dei costi, il tutto con una particolare attenzione, oltre che agli alti livelli di qualità, anche alla salute e sicurezza nell’ambiente di lavoro non considerando mai le mete come raggiunte ma puntando sempre al miglioramento continuo. Una scelta che vede coinvolta tutta la struttura manageriale e i 19 dipendenti che rappresentano la base professionale della Fratelli Tamellin S.r.l che è riuscita a superare alcune inevitabili difficoltà e a raggiungere un interessante livello di fatturato (4,5 milioni di euro) che consideriamo più un punto di partenza piuttosto che di arrivo».●
FRATELLI TAMELLIN S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Via Spagna, 3 37069 Villafranca (Verona) Tel. 0456303990 Fax 0456303991 ATTIVITÀ Produzione per conto terzi di particolari in lamiera, strutture metalliche, carpenteria leggera in genere mediante taglio laser, punzonatura, piegatura, pannellatura, saldatura, verniciatura, assemblaggio ANNO DI FONDAZIONE 1984 TITOLARI Renzo, Michele, Stefano, Daniela Tamellin PRESIDENTE Emilia Ceolato
RESPONSABILE MARKETING Daniela Tamellin RESPONSABILE PRODUZIONE Michele Tamellin RESPONSABILI QUALITÀ Stefano Tamellin, Daniela Tamellin FATTURATO 2013 3 milioni e 500 mila euro SUPERFICIE AZIENDALE Totale: 12.000 mq Coperta: 5.500 mq RISORSE UMANE Totale addetti:19 Addetti alla produzione: 12 Impiegati: 7
SITO INTERNET/E-MAIL www lamieretamellin.com - tamellin@lamieretamellin.com
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Green Mode ELEGANZA E COMFORT
G
reen Mode, fashion brand veronese, si è affermata sul mercato della moda per le sue linee pulite e lo stile raffinato con proposte sempre attuali. Specializzata nella produzione di piumini caldi e ultraleggeri, di imbottiti e di capispalla, Green Mode presenta collezioni dai modelli essenziali e funzionali che offrono spunti per un acquirente che non rinuncia alla praticità e alla qualità di ciò che indossa sia in città, tra lavoro e spostamenti, sia durante il tempo libero. Ispiratori del nuovo corso impresso all’azienda sono Gianluca Gasparini, amministratore unico, e la sorella Fabiana, responsabile del reparto taglio e produzione, che continuano la tradizione avviata nel 1982 a Castelnuovo del Garda dai genitori Francesco Gasparini e Rita Mariano ancora attivi in Green
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Mode e che si occupano delle scelte strategiche e della modellistica. Oggi Green Mode si caratterizza come una realtà di grande flessibilità e af-
Sapienza artigianale e creatività si fondono per un abbigliamento funzionale e di qualità fidabilità, che poggia su una struttura snella, tanto nella dimensione funzionale quanto in quella del business, e che ha saputo coniugare ottimi prodotti con ottimi servizi. «Forti della nostra ultratrentennale competenza – racconta Gianluca Gasparini – forniamo servizio di prototipia, campionatura e produzione assicurando ai clienti qualità e assistenza tecnica. Collaboriamo con prestigiosi marchi italiani e internazionali – come Bluegirl Folies by Blumarine e Moschi-
GREEN MODE
profili
Fabiana e Gianluca Gasparini
no/Aeffe di Alberta Ferretti, o alcuni importanti brand europei e del Far East – proponendoci come un fornitore competente e attento nella ricerca dei materiali di certificata provenienza e nella realizzazione delle forniture richieste». «Chi sceglie Green Mode punta alla qualità in senso totale: taglio, tessuti, imbottiture, funzionalità, colori, sono la nostra carta d’identità – sottolinea Gasparini –. Utilizziamo solo le migliori piume italiane, mentre per il riempimento con ovatte usiamo ovatte termiche che rendono morbidi e soffici i nostri capi, che si distinguono per il contenuto sartoriale». Questa impresa ha saputo adattarsi ai cambiamenti del mercato, differenziando la produzione, puntando sull'innovazione tecnologica, sulla formazione e sulla promozione, tutti fattori importanti nella strategia competitiva delle imprese. Grazie agli investimenti effettuati (10-12% del fattu-
rato), l’azienda può avvalersi di macchinari di ultima generazione per produrre direttamente i sacchi piuma che sono confezionati con tessuti ad elevato passaggio d’aria per garantire il giusto volume del capo finito. Recente l’acquisto di una macchina per un nuovo tipo di impiumaggio e di una apposita apparecchiatura per testare il filling power (capacità di creare volume) per ogni partita di piuma per essere sicuri di ottenere sempre i volumi di riempimento desiderati. Anche i tessuti esterni, prima di essere utilizzati, vengono testati per verificarne l’effettiva idoneità e la capacità downproof (antipiuma) e quella waterproof (resistenti all’acqua). «Il filling-power è il potere di riempimento del piumino – spiega l’imprenditore –. Più alto è il suo numero di riferimento, migliore è la qualità della piuma, minore sarà la quantità occorrente di piuma per riempire il piu-
mino che risulterà più pregiato e più leggero, come richiesto dalla moda attuale». L’azienda, con le sue linee Bill’s, Rita Mariano e Zero Duck si rivolge prevalentemente a un pubblico femminile giovane e meno giovane, ma, stante l’attuale tendenza che vede anche gli uomini sempre più attenti ai dettami della moda, è in progetto il lancio di una nuova linea dedicata all’universo maschile. Una
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quota importante, circa il 20% del fatturato prodotto, è realizzato con lavorazioni effettuate per conto terzi, ma pure i marchi aziendali stanno riscuotendo sempre maggiori consensi anche grazie a due importanti e dinamici distributori (GB Company e M.C.). Questi imprenditori hanno nel loro DNA anche una spiccata propensione all’export tanto che stanno analizzando le opportunità che possono offrire nuovi mercati ma nel contempo imprimono un’ulteriore accelerazione verso i mercati tradizionali attraverso la propria rete di agenti e rappresentanti la cui consolidata professionalità è uno dei capisaldi del successo aziendale: oltre il 12% del fatturato viene infatti realizzato sui mercati esteri. «Ci stiamo consolidando in Russia – prosegue Gasparini – e siamo ben posizionati in Spagna e Germania. Ora, sempre stando attenti a non correre troppo, stiamo cercando di entrare nel difficilissimo mercato francese e stiamo pensando al mercato cinese che continua a offrire notevoli prospettive in termini di crescita di consumi e tali opportunità possono essere colte al meglio da quelle aziende il cui brand è sinonimo di qualità e Made in Italy». Le imprese che riescono ad innovare con continuità e con successo sono dunque candidate a collocare i propri prodotti tanto nel mercato interno che in quelli esteri e Green Mode ha saputo interpretare al meglio la metamorfosi vissuta dai piumini, rivoluzionandone tagli e forme per farli diventare capi indispen-
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sabili, usando oltre alla classica tinta unita, anche stampe vivaci che vanno dai pois, ai disegni geometrici,
alle fantasie floreali dai colori vivaci che rendono più caldi e meno tristi i nostri inverni.●
GREEN MODE SEDE AMMINISTRATIVA Via Edison,32 37014 Castelnuovo del Garda (Verona) Tel. 0457595460 Fax 0457595457 ANNO DI FONDAZIONE 1982 PRODUZIONE Piumini, imbottiti, capispalla TITOLARI Gianluca Gasparini Rita Mariano RESPONSABILE MARKETING Gianluca Gasparini
RESPONSABILE TECNICO Giuseppe Dalla Vecchia RESPONSABILE EXPORT Roberto Furini RESPONSABILE QUALITÀ Francesco Gasparini SUPERFICIE AZIENDALE Totale: 5.000 mq Coperta: 2.560 mq RISORSE UMANE Totale addetti: 20 Addetti alla produzione: 14 Impiegati: 6
RESPONSABILE PRODUZIONE Fabiana Gasparini
SITO INTERNET/E-MAIL www.greenmode.it - greenmode@greenmode.it
estero
Egitto Quadro Macroeconomico Il processo verso una rinnovata stabilità politica imboccato dall’ Egitto dopo la sollevazione del 30 giugno 2013, ha avuto il suo momento culminante nell’elezione, lo scorso maggio, del Presidente Abdel Fattah El Sisi, già al vertice delle Forze Armate. Le stesse elezioni parlamentari, attese nei primi mesi del prossimo anno, non influiranno in maniera particolare su tale percorso che, comunque, gode di un notevole favore popolare e dell’appoggio, anche finanziario, di importanti paesi amici ed alleati dell’Egitto. Le priorità dell’azione di governo sono focalizzate sullo sviluppo di rilevanti progetti infrastrutturali capaci sia di imprimere un’importante ripresa dell’economia sia di favorire la creazione di nuovi posti di lavoro, considerato il tasso di disoccupazione particolarmente elevato e la giovane età media della popolazione che vede, ciascun anno, l’ingresso nel mondo del lavoro di oltre mezzo milione di persone. Un aspetto rilevante della politica del nuovo Governo riguarda i “sussidi energetici” che mantengono i prezzi dell’energia, residenziale e industriale, talmente bassi da risultare incongrui: la revisione di tali sussidi avviata lo scorso luglio, peraltro articolata su un periodo di cinque anni, potrà garantire una minore spesa pubblica e, probabilmente, perfino un miglior equilibrio tra i
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differenti ceti della popolazione. Il Prodotto Interno Lordo (PIL) ha registrato, nel secondo trimestre dell’anno in corso, una crescita del +3,7% rispetto al medesimo periodo dello scorso anno: un dato certamente incoraggiante, ma ben lontano dal picco di crescita, rilevato nel primo trimestre del 2008 del +7,3%. Tale incremento è stato principalmente sospinto dal rapido aumento dei consumi privati, determinato sia dall’impatto dei pacchetti di aiuti finanziari provenienti dal Golfo che dalla fiducia determinata dalla già citata elezione di El Sisi a Presidente. Anche il rafforzamento della domanda mondiale contribuisce ad una più forte crescita delle esportazioni in alcuni settori chiave per l’economia dell’Egitto, quali, ad esempio, il tessile e l'industria alimentare, che non si basano sulla sola esportazione di beni intermedi. È, inoltre, altamente probabile che il Paese riceva ulteriori aiuti finanziari, principalmente dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti, sotto forma di crediti agevolati destinati a taluni rilevanti progetti infrastrutturali, di sviluppo della sanità, dell’energia e dell’edilizia popolare. Non va, tuttavia, taciuta la circostanza che l’Egitto potrà ritornare ai ritmi di crescita e sviluppo della prima decade del secolo solo se si verificherà una sostenuta ripresa del fondamentale settore del turismo – molto legato, però, alla sicurezza
e alla stabilità – e ad al perseguimento di una autosufficienza energetica che, oltre alle materie prime tradizionali, faccia ricorso in maniera consistente anche alle energie rinnovabili. Il tasso di inflazione è aumentato in maniera considerevole negli ultimi mesi, raggiungendo l’11,1% nel mese di settembre 2014, soprattutto a causa degli effetti diretti e indiretti determinati dai citati aumenti dei prezzi dell’energia. La lira egiziana, piuttosto ancorata al dollaro USA (circa Leg 7 = $ Usa 1), beneficia del deprezzamento dell’Euro, con positive ripercussioni, come si vedrà più avanti, sull’andamento delle esportazioni. Secondo i dati della banca Centrale (CBE), la Bilancia dei pagamenti in Egitto ha registrato un avanzo complessivo di circa 1,5 miliardi di dollari nel 2013/14, contro i 237 milioni dollari dell’anno precedente. La CBE ha annunciato che il deficit delle partite correnti del paese è migliorato, registrando solo 2,4 miliardi di $ USA contro i circa 6,4 miliardi di $ USA del precedente esercizio, mentre il conto capitale e finanziario ha determinato un afflusso netto di circa 4,9 miliardi dollari a fronte di 9,8 miliardi di $ USA dollari registrato a fine giugno 2013. Il miglioramento del disavanzo delle partite correnti avrebbe potuto essere più consistente senza il calo dei servizi, determinato principalmente dal crollo (48%) dell’importantissimo settore del turismo. Anche il deficit commerciale è aumentato del 9,8% (circa $ 33,7 miliardi, rispetto a $ 30,7 miliardi) a causa dell’incremento delle importazioni (+3,7%) e il contemporaneo decremento delle esportazioni (-3,2%). Gli investimenti diretti esteri in Egitto sono aumentati fino a $ 4,1 miliardi nell’esercizio fiscale2013/2014 ($ 3,8 miliardi nell’esercizio precedente) grazie soprattutto agli investimenti nel settore petrolifero. Alcuni Grandi Progetti Il Governo ha annunciato l’intenzione di presentare e poi lanciare quindici megaprogetti, per un valore di circa 100 miliardi di $ USA, in occasione di un’apposita Conferenza di presentazione che avrà luogo agli inizi del 2015. Sviluppo regionale di Suez È in avanzata fase di realizzazione un masterplan per lo sviluppo di porti, zone industriali e centri servizio lungo tutto il Canale di Suez, al fine di rendere il Canale stesso non solo il tradizionale transito Oriente-Occidente ma farne uno dei centri del commercio mondiale. Tale progetto andrà ad integrarsi con l’aumentata capacità del Canale stesso grazie ai lavori, già avviati, di allargamento della via d’acqua che sarà resa anche più profonda. Il Triangolo d'Oro Con la finalità di sviluppare l'industria e il settore minerario (soprattutto il trattamento dei fosfati estratti nel deserto occidentale), il progetto prevede lo sviluppo di un distretto esteso su 6.000km2,da realizzare nel “triangolo” compreso tra i porti del Mar Rosso di Safaga e di El Quseir e la città sulla valle del Nilo di Qena. Il progetto fa parte di una più ampia strategia di prestare maggiore attenzione all’Alto Egitto nell’ambito delle direttrici dello sviluppo nazionale, sulla base dei recenti successi per incoraggiare gli investimenti industriali nella regione di Beni Suef-Medio Egitto ove, peraltro, già operano un impianto della sudcoreana Samsung (televisori e schermi di computer) e una importante nuova acciaieria
Costa Nordovest Il governo ha individuato la striscia della costa mediterranea tra El Alamein e El Salloum, non lontano dal confine con la Libia, come terza principale area di sviluppo. L'enfasi in questa regione sarà dedicata all'edilizia abitativa e alle infrastrutture. I piani comprendono anche la realizzazione di una centrale nucleare a El Dabaa, un sistema di generazione di energia idroelettrica grazie ad un canale di acqua marina dal Mediterraneo sino alla depressione di Qattara (bassa regione del deserto occidentale), lo sviluppo dell'energia solare e un impianto di desalinizzazione. Interscambio Egitto - Italia Secondo i dati statistici egiziani CAPMAS relativi ai primi sette mesi del 2014, l’interscambio Italia - Egitto ha seguito il trend dell’interscambio Egitto – mondo, registrando un calo dell’-11,2%, dovuto principalmente al forte aumento delle esportazioni egiziane del +10,25% rispetto ai dati dell’anno precedente, per un valore di 1,732 miliardi di $ USA e della costante diminuzione delle importazioni pari al -25,44% per un valore di 1,779 miliardi di $ USA. Rimane ancora a vantaggio dell’Italia il saldo commerciale fra i due Paesi con +47 milioni di $ USA, diminuito comunque del -94,23% rispetto al periodo gennaio/luglio 2013. Le esportazioni egiziane verso l’Italia, cresciute in valore del +10,2% nei primi sette mesi del 2014, sono state influenzate soprattutto dall’aumento delle esportazioni del “petrolio greggio” (+10,2%) con una quota del 51,5% e 893 milioni di $ USA (810 milioni di $USA nello stesso periodo dell’anno precedente). L’export egiziano di “alluminio e lavori d’alluminio” segna invece una flessione del -6,8%,con una quota del 9,5% e un valore di 165 milioni di $ USA (177 milioni di $USA nei primi 7 mesi 2013); anche l’export di “ortaggi o legumi” segna uncalo del -8,6% con una quota del 4,9% e 85 milioni di $ USA (93 milioni di $ USA nei primi 7 mesi 2013). Segnano, invece, un andamento positivo, le esportazioni egiziane di “cotone” (+15,9% e una quota che raggiunge il 4,6% con 80 milioni di $USA); le esportazioni di “concimi” con una crescita del +40% e una quota che raggiunge il 4% con 70 milioni di $ USA; le esportazioni di “materie plastiche e lavori di tali materie” con una crescita del 137% e una quota del 3,7% e 64 milioni di $ USA in valore; l’export di “prodotti chimici organici” con una
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estero
crescita del +12,5% e una quota che raggiunge il 2,6% con 45 milioni di $ USA; le esportazioni di “Pelle grezza” con una crescita del +33,3% e una quota dell’1,6% e 28 milioni di $ USA in valore. Sebbene con un valore più modesto (27 milioni di dollari Usa), va sottolineata l’impennata del +2600% dell’export di “vari prodotti chimici”. Registra, infine, una contrazione del -30,9% l’export di “ferro ed acciaio” che rappresenta solo il 1,7% del totale. Va, infine, sottolineato che per molte delle produzioni egiziane sopra indicate, il mercato italiano ha rappresentato e rappresenta un importante “mercato di transito” verso altre destinazioni europee. Esaminando in dettaglio i dati CAPMAS sulle importazioni egiziane dall’Italia negli ultimi quattro anni, l’Italia registra un progressivo e interessante recupero fra i fornitori dell’Egitto che appare particolarmente significativo alla luce del forte apprezzamento registrato negli scorsi anni dall’Euro rispetto alla divisa egiziana. Ciò conferma, innanzitutto, le capacità e gli interessi di partnership di molti produttori italiani attivi su questo mercato che stanno consentendo di affrontare, facendo leva su qualità del prodotto e flessibilità dell’offerta, le sfide poste dalla diminuita competitività di prezzo nei confronti dei concorrenti extra-europei e locali. La “continuità produttiva” in corso in Egitto e, in speciale modo, il tentativo di rilancio degli investimenti, dopo i cambiamenti avviati sin dalla “rivoluzione” del 25 gennaio 2011, potrebbero, a loro volta, contribuire a sostenere la penetrazione commerciale dell’Italia su questo mercato, che potrà, in prospettiva, giovarsi anche dalle riduzioni tariffarie avviate dalle autorità egiziane. I dati più significativi delle importazioni egiziane dall’Italia riguardano, nel periodo gennaio-luglio 2014, gli incrementi delle nostre vendite di “lavori di ghisa, ferro ed acciaio” (+2,9% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente con 287 milioni di $ USA e una quota del 16,1%); di “macchine, apparecchi e oli minerali” (+12,5% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente con 135 milioni di $ USA ed una quota del 7,6%; di “frutta” (+51% rispetto al medesimo periodo
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dell’anno precedente con 61 milioni di $ USA ed una quota del 3,4%); di “prodotti chimici vari” (+10% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente con 55 milioni di $ USA ed una quota del 3%); di “prodotti ottici e cinematografici” (+19,4% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente con 43 milioni di $ USA ed una quota del 2,4%); di “Autovetture” (+39,3% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente con 39 milioni di $ USA ed una quota del 2,2%). Per contro, occorre registrare le contrazioni di importazioni egiziane dall’Italia di “reattori nucle-
toriale dai servizi (AMA) agli impianti (Ansaldo Tecnimont, Giavazzi), dai trasporti e logistica (Ferrovie Italiane, BCube) al Turismo (Alpitour, Valtur). In Egitto la Simest ha acquisito dodici progetti di partecipazione, nei seguenti settori: tessile/abbigliamento (4 partecipazioni acquisite), servizi e gomma/plastica (rispettivamente, tre partecipazioni acquisite), meccanico/elettromeccanico e metallurgico (rispettivamente, una partecipazione acquisita). La quota SIMEST è pari a 18,4 milioni di euro, a fronte di investimenti complessivi per circa 806,3 milioni di euro e un capitale sociale
ari, caldaie e macchine” (-25,3%) che, con un valore di 534 milioni di $ USA rappresentano una quota del 30%; di “Combustibili minerali, oli minerali e prodotti della loro distillazione” (-75%) con una quota dell’8,2% e un valore di 147 milioni di $ USA; di “materie plastiche e lavori di tali materie” (-19,8%) con una quota del 4,8% e un valore di 85 milioni di $ USA; di “Ferro e acciaio” (-23%) con una quota del 2% e un valore di 36 milioni di $ USA. La presenza Italiana Una partecipazione antica e qualificata caratterizza la presenza italiana in Egitto, costituita da investimenti articolati e importanti. L’ENI con 13,8 miliardi di dollari, rappresenta il primo gruppo italiano, seguito da Edison (2 miliardi), Banca Intesa San Paolo che, nel 2006, ha acquisito Bank of Alexandria per 1,6 miliardi di dollari, Italcementi (1 miliardo). Significativi, seppure con importi meno rilevanti, gli investimenti di Pirelli, Italgen, Danieli, Techint, Gruppo Caltagirone, Albini e vari altri. Nel totale, operano in Egitto circa 130 imprese italiane che coprono un ampio ventaglio set-
delle imprese partecipate di 365 milioni di euro. I progetti di investimento in Egitto acquisiti a valere delle disponibilità del Fondo di Venture Capital sono sette, per un impegno di 3 milioni di euro. Ad oggi i progetti SIMEST verso l’Egitto sono stati settantadue per 964 milioni di euro. Si tratta in particolare di: diciotto progetti per 74,5 milioni di euro relativi ad agevolazioni degli investimenti (L. 100/90); 13 progetti per 11 milioni di euro di finanziamenti a sostegno della realizzazione di programmi di inserimento sui mercati esteri (L.133/08); 7 progetti per 1,8 milioni di euro che si riferiscono alla partecipazione delle imprese italiane a gare internazionali (L. 304/90); 7 progetti per oltre un milione di euro di finanziamenti degli studi di fattibilità e programmi di assistenza tecnica (L.133/08); 27 progetti per circa 876 milioni di euro riguardanti l’agevolazione dei crediti export a condizioni “Consensus” per la fornitura di macchinari e impianti.● Fonte: Italian Trade Agency ICE Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane.
attività
PREMIO
VERONA GIOVANI
2014
“Il successo internazionale del Made in Italy di qualità”
S
i è svolta il 4 dicembre, presso la sede di Apindustria Verona, la conferenza stampa dedicata alla 7^ edizione del Premio Verona Giovani, riconoscimento che negli anni è stato consegnato a giovani imprenditori veronesi di successo. Il vincitore 2014 è Christian Oddono, quarantenne di origine veronese, che dopo un’accurata selezione è stato scelto dal consiglio direttivo che l’ha voluto premiare per l’eccezionalità del suo progetto e per la visione manageriale innovativa e vincente. Christian Oddono, laureato in economia all’Università Bocconi, ha lasciato il mondo della con-
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sulenza finanziaria per aprire nel 2004 una catena di gelaterie Oddono’s Gelati Italiani a Londra, facendo conoscere Verona e il Made in Italy all’estero e puntando sull’alta qualità dei suoi prodotti, rigorosamente di origine naturale, e la trasparenza dei suoi laboratori artigianali. Oddono’s Gelati Italiani oggi conta cinque shop e a febbraio 2015 è prevista l’apertura di un sesto punto vendita londinese. Il fatturato 2013 (al 30 giugno) ammonta a 1 milione e 500 mila sterline, mentre nel 2014 (al 30 giugno) si contano 1 milione e 800 mila. La conferenza stampa, presiedu-
ta da Arturo Alberti, presidente di Apindustria Verona, Alessandro Ferrari, presidente di Apigiovani Verona e Alessandro Rania, consigliere di Apigiovani Verona, ha messo in luce le linee guida di questo business di successo. Negli ultimi anni, il cuore di tutte le aziende verte sull’internazionalizzazione e la soddisfazione delle esigenze dei propri clienti, che sono sempre più informati su cosa acquistano e utilizzano. «Il nostro obiettivo è quello di rendere internazionale un prodotto semplice e italiano come il gelato fresco e artigianale» ha dichiarato l’imprenditore verone-
se Christian Oddono. «Sognare non costa nulla. Vorremmo esportare il nostro marchio anche al di fuori del Regno Unito, donando ancora più prestigio al Made in Italy, analizzando in modo approfondito i vari mercati, cogliendo la particolarità di ogni luogo e andando incontro ai gusti della popolazione consumatrice. Uno dei segreti dell’internazionalizzazione infatti è interpretare le esigenze e i gusti del cliente, diversi a seconda della cultura e del luogo geografico. Al momento l’Italia non è fra i nostri prossimi mercati, stiamo puntando ad aree dove la concorrenza e il costo del lavoro sono minori e
le agevolazioni fiscali maggiori, come i Paesi Asiatici e il Medio Oriente». Christian Oddono ha creato un’azienda che presenta un prodotto italiano della miglior qualità, un’impresa vincente nata dalla ricetta del gelato della nonna di Oddono. «Con la mia catena di gelaterie voglio espandere il concept del gelato fresco e venduto al momento» ha continuato Christian Oddono. «Non risparmio sulla qualità, ma scelgo personalmente materie prime eccellenti, come la nocciola piemontese o il pistacchio di Bronte. Il Made in Italy all’estero è ancora un forte valore che può dare alle
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attivitĂ
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nostre aziende un notevole vantaggio competitivo» Il premio, una meravigliosa scultura in ferro battuto proveniente da Cogollo (Verona), rappresenta il coraggio di un giovane imprenditore che è riuscito a reinventarsi e conquistare il mercato estero ed è stato consegnato ufficialmente durante la Cena di Natale di Apindustria, presso il Caffè Vittorio Emanuele di Verona. «Il nostro primo anno di attività non è stato dei migliori, abbiamo chiuso in perdita. Ci abbiamo creduto e siamo andati avanti, reinvestendo molto spesso gli utili per far crescere la società e tutto questo oggi ci ha portato a degli ottimi risultati». Il Presidente Arturo Alberti ha parlato di «un messaggio positivo, un esempio di eccellenza italiana in giro per il mondo da cui tutte le nostre imprese possono e devono prendere esempio». «Il progetto di Oddono è un modello per le nostre PMI. Dovremmo prendere spunto da lui, puntare sulla qualità e valorizzare il nostro DNA, compiendo approfondite analisi di mercato per comprendere le varie mentalità esistenti» ha concluso così la conferenza stampa Alessandro Ferrari, presidente di Apigiovani Verona. ●
Questo l’albo d’oro del Premio: 2008 Flavio Tosi sindaco di Verona 2009 Francesco Bifari e Ilaria Decimo ricercatori 2010 Gaetano Morbioli regista 2011 Andrea Battistoni direttore d’orchestra 2012 Francesca Porcellato atleta e campionessa paralimpica 2013 Luigi Fresco allenatore e presidente della Virtus
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attività
Il benessere nel mondo del lavoro
Il benessere nel mondo del lavoro: è questo il tema degli incontri promossi da Apidonne per condividere tre momenti ricchi di esercizi, consigli, esperienze pensati per migliorare il proprio rendimento psico-fisico nella vita di tutti i giorni e nei luoghi di lavoro
Serata Esperienziale
presieduta da Carla Favazza Mental Coach
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e persone tendono a pensare che nell’ambiente di lavoro l’equazione vincente debba essere seriosità = maggiore produttività. In realtà la ricerca scientifica ha dimostrato che la gestione del proprio stato d’animo associata a una buona empatia aiuta a risolvere lo stress sul posto di lavoro, creando una squadra coesa, motivata e collaborativa. Per facilitare questo risultato è stato sperimentato come generare energia in pochi istanti e mantenerla per tutta la giornata come mettere a fuoco i motivi di stress nel posto di lavoro per ridurlo sensibilmente, come cambiare il proprio stato d'animo in pochi minuti e il proprio atteggiamento verso gli altri, come far fronte a situazioni difficili e impegnative, liberando le emozioni negative in modo ecologico e portando un equilibrio emotivo che migliora i rapporti con i colleghi, i collaboratori, i superiori, i clienti e i fornitori Quante volte ti sei preso il tempo per chiederti veramente cosa significa benessere? oppure cosa vuoi dire quando chiedi come stai? e soprattutto cosa significa rispondere sto bene, grazie! Uso e propongo strumenti pratici, di analisi e sintesi, e suggerimenti semplici che portano grandi risultati, se applicati costantemente e
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con onestà. Come coach, rivolgendomi ad aziende, imprenditrici, imprenditori e manager, ho voluto proporre un punto di vista diverso, partendo da una domanda: cosa permette il benessere emozionale in azienda? Insieme ai partecipanti abbiamo trovato risposte interessanti, e ci siamo focalizzati in particolare su consapevolezza, comunicazione efficace ed ascolto attivo, responsabilità, gestione del proprio stato d’animo e fiducia, come fattori importanti che trasformano una squadra di lavoro in un team di successo. Lavorare in gruppo può essere estremamente gratificante e proficuo, ma a volte può essere anche difficile, stressante e addirittura frustrante. Come creare quindi un team di successo? Ecco alcuni spunti: 1. Desiderare di oltrepassare l'individualità, a beneficio del gruppo. 2. Condividere obiettivi, strategie, bisogni ed esigenze attraverso una buona comunicazione ed un ascolto attivo. 3. Voler sinceramente collaborare,
sospendendo i giudizi. Invece di puntare il dito contro qualcuno in particolare, è utile capire cosa non ha permesso il raggiungimento del risultato desiderato. Invece di parlare di colpe è più utile parlare di responsabilità. 4. Rispettare il ruolo all'interno del team, ruolo che deve essere assegnato in base alle competenze e alle capacità. 5. Saper gestire il proprio stato emotivo, ed offrire strumenti per gestire quello dei propri collaboratori. Decisioni prese in uno stato emotivo alterato, magari a causa di urgenza o paura, non sono mai buone decisioni. 6. Coltivare le relazioni, ricordandosi che soprattutto siamo tutte persone, prima che lavoratori. 7. Usare l’ironia ed il divertimento per sdrammatizzare una situazione e trovare soluzioni creative. Ma il solo desiderare di diventare un team non porta magicamente all’efficacia: è la giusta miscela di ingredienti (comportamenti, azioni, obiettivi condivisi) che determina il
risultato. Ognuno di noi merita di avere una vita bella, gioiosa, piena e un business creativo, stimolante, che ama e che ci assomigli. E per citare Chopin … Chi non ride, non è una persona seria. e-mail carla@carlafavazza.it
re piccoli grandi cambiamenti al nostro stile di vita quotidiano per essere in forma sia sul lavoro che in famiglia. È importante cogliere la sostanziale differenza tra “mangiare” e “nutrirsi”. Molti di noi semplicemente mangiano ovvero scelgono i cibi a seconda del gusto, della
Serata di Approfondimento
presieduta da Elisa Bignotto Naturopata specializzata in alimentazione naturale Nella seconda serata dedicata ad un argomento tanto importante quanto attuale come il benessere al lavoro, ho voluto illustrare il legame tra corretta alimentazione, stato di salute psico-fisica e rendimento sul lavoro. Innanzitutto è fondamentale capire il concetto di salute psico-fisica che non significa semplicemente assenza di malattia, ma è sentirsi bene con se stessi e il proprio corpo, essere attivi, dinamici, non affaticati o stanchi, addormentarsi e svegliarsi senza fatica, avere buona memoria, precisione nei pensieri e nelle azioni, godere di buon umore. Dal concetto di salute nasce il collegamento con ciò che introduciamo nel nostro corpo come alimento e dal quale dipende la nostra crescita, la forza del sistema immunitario, l'intelligenza, la lucidità mentale, la memoria, il colorito e la bellezza della pelle, la longevità. Anche la serenità e la gioia dipendono da come ci alimentiamo. È forse possibile essere sereni e gioiosi, oltre che attivi ed efficienti, con l'intestino gonfio, poca energia, pesantezza, difficoltà di concentrazione, continui disturbi come mal di testa? Certamente no e per questo abbiamo visto alcuni errori comuni che appesantiscono il nostro organismo e lo intasano di scorie e come invece apporta-
fame e delle voglie del momento senza pensare che un alimento può assicurare la sopravvivenza e l’accrescimento fisico, ma non necessariamente la salute. Nutrirsi invece prevede un passo in più: significa scegliere con consapevolezza gli alimenti da introdurre nel nostro organismo, certo rispettando i gusti personali, ma senza perdere di vista il loro valore nutritivo, le associazioni tra cibi compatibili e incompatibili e pensando alle necessità del corpo nei vari momenti della giornata. Per fare questo è necessario quindi saper scegliere con la testa e non soltanto con l’istinto. Certo, una cena tra amici, o una voglia improvvisa di un determinato alimento anche se non proprio salutare, non crea nessun problema, ma l’alimentazione nel quotidiano, il nostro stile di vita alimentare deve essere consapevole perché: Corretta alimentazione = energia, efficienza, concentrazione, benessere = migliore resa lavorativa. Parlare di alimentazione corretta ed equilibrata in un
breve spazio non si può fare e soprattutto bisogna sempre tenere presente che i consigli alimentari vanno personalizzati e gestiti a seconda delle diverse esigenze e condizioni fisiche della persona, tuttavia si possono identificare alcuni errori comuni per tutti in questo nostro periodo storico: • l'eccesso di proteine e grassi animali, • l'eccesso di zucchero, • il consumo di alimenti nutrizionalmente "vuoti" e privati di vitamine e minerali facilmente deperibili (cibi precotti, cibi in scatola, verdura sottovuoto in busta,) • eccesso di cibi raffinati e quindi privi della fibra e di molti loro nutrienti, • l’eccessivo consumo di prodotti industriali e bevande zuccherate, • l'insufficiente quantità di cibi ricchi di fibre (cereali integrali),
• l'insufficiente quantità di frutta e verdura fresca, locale, stagionale a vantaggio di vegetali provenienti da ogni parte del mondo, non in sintonia con le nostre stagioni e con i bisogni del nostro corpo, • la frequente abitudine a consumare sempre gli stessi cibi tutto l’anno, a scapito della rotazione degli alimenti e di un’alimentazione varia e ricca. Come migliorare quindi la nostra alimentazione? Con la dieta mediterranea che è a base di frutta e verdura fresca, locale e stagio-
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nale, frutta secca, olio extravergine di oliva, cereali integrali, legumi come fonte proteica principale e una moderata quantità di pesce e carni bianche per chi non se la sente di eliminare le proteine di origine animale. Infine per raggiungere un buono stato di salute, oltre all’alimentazione che è l’elemento fondamentale, si può ricorrere anche all’aiuto della Fitoterapia e della Floriterapia. I rimedi estratti dalle piante possono aiutarci a ritrovare l’equilibrio psico-fisico, a vincere la stanchezza, potenziare la memoria, aiutare la concentrazione. Con la Floriterapia invece si può far fronte a tematiche di tipo emotivo e a stati di ansia e stress, troppo spesso indesiderati compagni di molte persone al giorno d’oggi. e-mail info @elisabignotto.it
La riscoperta dell’identità femminile attraverso il corpo
Giornata presieduta da Georges Courchinoux (a destra), coadiuvato dal formatore Nicola Rovetti (in basso a destra) L'incontro si è svolto in una cornice particolare e suggestiva: il convento dei frati Stimmatini di Sezano (Verona). Un luogo ideale per la preghiera e la meditazione e dedito, grazie alla disponibilità e all’attenzione dei frati che vi vivono, all’accoglienza. ll gruppo APIdonne ha sperimentato una giornata con Georges Courchinoux autore del metodo “Corpo e Coscienza”, una metodologia di equilibrazione dell’essere nella sua globalità. Questo metodo integra diverse tecniche manuali, gestuali e posturali della riabilitazione in funzione sia di un uso personale,
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per un’igiene di vita, sia come terapia di anticipazione, sia come terapia vera e propria. Georges Courchinoux dal 1986 divide la sua vita professionale fra l’attività di fisioterapista, di sofrologo e animatore di gruppi “Corpo e Coscienza” con l’attività di insegnamento e formazione del suo metodo in Francia, Brasile, Italia, Spagna. Il suo lavoro, riconosciuto in ambito universitario e ospedaliero, prende parte attivamente a programmi di ricerca scientifica e alla pratica clinica in neurologia e psichiatria. La sua lunga esperienza in questo ambito e la conoscenza dei meccanismi profondi di funzionamento del corpo, integrate con la padronanza delle diverse tecniche globali e olistiche, anche di tradizione orientale, sono ottimi ingredienti per quelli che Georges stesso
chiama “week-end di salute”, fine settimana di lavoro corporeo finalizzati alla crescita personale e al benessere. Nella giornata dedicata ad APIDonne Geroges Courchinoux si è dedicato a sviluppare un percorso di conoscenza che ha avuto come fulcro il corpo della donna. Attorno a questo si sono succedute le diverse pratiche corporee, arricchite dalle spiegazioni e dai collegamenti che l’autore ha fatto in merito alla fisiologia del corpo, al modo in cui esso è in grado di integrare i cambiamenti, di reagire allo stress, seguendo un percorso che ha portato a scoprire come i diversi cambiamenti stagionali influiscono sul corpo stesso. Courchinoux ha condotto due gruppi di donne (e qualche uomo che si è intrufolato per curiosità) proponendo 4 ore di attività corporea finalizzata alla “pulizia” del corpo Quindi facendo sperimentare, movimenti, automassaggi e pratiche che hanno avuto come obiettivo l’eliminazione delle tossine del corpo. In modo particolare sono state trattate alcune zone del corpo dove solitamente si accumulano tossine. Il nostro organismo durante il giorno entra in contatto, assorbe, produce diversi elementi tra cui elementi che risultano essere tossici al corpo. Questi elementi tossici, che non sono integrabili dall’organismo, vengono per buona parte espulsi attraverso le vie normali di eliminazione. Una parte di queste però non viene eliminata ma si accumula in determinate zone del corpo. Anche le emozioni e i vissuti emotivi positivi e negativi che viviamo durante il giorno, favoriscono la circolazione, liberazione, l’accumulo e l’espulsione di queste sostanze. Queste zone di accumulo hanno una precisa mappa anatomica, differente e specifica tra i sessi. Durante que-
sto seminario di quattro ore, le partecipanti hanno avuto la possibilità di andare a lavorare in modo profondo queste zone di accumulo, in modo particolare la zona del piccolo bacino, dell’articolazione coxofemorale e gli arti inferiori. Attraverso le tecniche proposte da Courchinoux hanno attivato la microcircolazione, permettendo così di smuovere questi residui e di favorirne la successiva l’eliminazione.
Questo lavoro profondo ha prodotto un senso generale di rilassatezza e leggerezza, come primo stato immediato, ma diventerà un contributo di lungo e medio termine, sul benessere generale del corpo e sulle sue funzioni.● e-mail nrovetti@gmail.com
apidonne
APID è un centro di aggregazione e confronto sull’imprenditoria femminile. Occasione di crescita culturale personale e professionale. é forte il desiderio di superare ostacoli e pregiudizi. Promuove progetti innovativi a beneficio di tutti. Frequentare Apidonne non è solo uno stare insieme, ma condividere un progetto comune, creare quella cultura d’impresa che permette di distinguerci.
presidenza.apid@apiverona.net www.apiverona.net APID-apiDonne Verona
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“Io partecipo alle iniziative APID perché mi aiutano ad alleggerire quanto la situazione attuale lavorativa appesantisce… con utili spunti creativi, imprenditoriali, personali positivi e costruttivi! La simpatia e l’empatia a livello personale è un optional… e ci stà!” Barbara “Io partecipo perché fin dal primo momento che vi ho conosciuto ho sentito empatia, accoglienza, simpatia, semplicità nella condivisione, guardando sempre oltre, aggiungendo forme di crescita personale alternative come con i percorsi fatti finora, perché anche nei momenti più rilassati si aggiunge qualità...” Federica “Partcecipo ad APID perché il confronto con il gruppo e le esperienze condivise, sono motivo costante di crescita personale culturale emotiva e lavorativa.” Patrizia “Io vengo in APID perché trovo un clima accogliente che fa emergere lati creativi e commerciali inaspettati” Cinzia “Partecipo ad APID nonostante i mille impegni perché non solo scopro risposte e stimoli per il mio lavoro ma perché ho trovato anche bellissime amicizie!” Mariaelena “Io sto con le donne APID perché hanno sempre una marcia in più. Pronte a proporre e creare con l’energia che le contraddistingue nella vita di tutti i giorni.” Cinzia V.
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GALLERIA d’ARTE MODERNA
ACHILLE FORTI a PALAZZO della RAGIONE Verona
Le Collezioni: Verona, 1840-1940 Opere dalle Collezioni Civiche e dalle Fondazioni Cariverona e Domus
L
o scorso aprile ha aperto al pubblico la rinnovata Galleria d’Arte Moderna Achille Forti nella nuova sede di Palazzo della Ragione. Per la prima volta le Collezioni Civiche sono state collocate nella monumentale architettura insieme alle Collezioni di Fondazione Domus e Fondazione Cariverona in un percorso che copre un secolo di storia delle arti visive, dal 1840 al 1940. Palazzo della Ragione costituisce il cuore pulsante di Verona, un luogo in cui diversi elementi si sono sovrapposti dando forma a un complesso monumentale che rappresenta la città nel suo nucleo più antico e che riunisce luoghi emblematici del centro cittadino come la Torre dei Lamberti, la Scala della Ragione e la Cappella dei Notai. Con l’apertura della Galleria d’Arte Modena Achille Forti, il Palazzo della Ragione viene restituito a Verona e al suo pubblico internazionale, coniugando storia, architettura e arte. Grazie a questa operazione, all’entrata originale su Via della Costa, è stato aggiunto un secondo ingresso attraverso la monumentale Scala della Ragione e lungo un passaggio vetrato che conduce il visitatore alla sala di accoglienza. Per selezionare le opere per questo primo allestimento è stato chiamato come direttore artistico Luca Massimo Barbero. Lungo le quattro grandi sale che compongono il piano nobile del Palazzo
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– Sala delle Colonne, Sala Quadrata, Sala Picta e Sala Orientale – si snoda un percorso di circa 150 dipinti e sculture che costruiscono uno straordinario racconto di Verona, del suo patrimonio culturale e paesaggistico e del collezionismo delle istituzioni cittadine: il primo passo in vista di un museo permanente. I luoghi e gli spazi, finora non accessibili, di Palazzo della Ragione, cui si aggiun-
ge la Cappella dei Notai, uno scrigno dell’arte veronese con un ciclo decorativo realizzato tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, fanno da contraltare al racconto espositivo. Con questa riapertura, il complesso monumentale di Palazzo della Ragione diventa quindi non solo un palazzo dell’arte e della storia di Verona, ma anche dei suoi mecenati e degli artisti che con questa città hanno avuto un rapporto. Il PERCORSO ESPOSITIVO SALA DELLA TORRE Dopo aver percorso la Scala della Ragione e aver attraversato lo storico portale, si accede al nuovo passaggio vetrato che conduce nella Sala della Torre, fortemente connotato dalla possente presenza della Torre dei Lamberti che si innesta all’interno del Palazzo. L’ambiente è caratterizzato dalla possibilità di ammirare la tipica bicromia della Torre, gli antichi brani estratti dalla pavimentazione di un tempio che sorgeva (fine I sec. a.C. - inizi I sec. d.C.) nella Corte del Mercato Vecchio e la sobria eleganza delle recenti campagne di restauro di Afra e Tobia Scarpa. I visitatori sono accolti da due importanti sculture, l’Achille ferito (1833-1835) di Innocenzo Fraccaroli, considerato dai contemporanei l’erede del Canova e uno dei più alti continuatori dell’arte neoclassica, e il marmo dell’allora scandalosa Orgia (1851-54) di Torquato della Torre.
SALA DELLE COLONNE La Verona ottocentesca La seconda Sala deve il proprio nome alla presenza di colonne aggiunte all’inizio del XVII secolo per sostenere il peso delle carceri collocate al piano superiore. L’andamento del colonnato, il grande e maestoso portale in stile rinascimentale, e l’arco di scuola sanmicheliana che segna il passaggio alla sala successiva, conferiscono all’ambiente, originariamente destinato all’amministrazione della giustizia, una imponente classicità. Il percorso narrativo della Galleria in questo spazio omaggia i grandi protagonisti della pittura e della scultura ottocentesca. Il bronzo del Dante di Ugo Zannoni (1850-1899) rimanda all’immediato esterno della Piazza dei Signori, al centro della quale è esposta la versione in marmo. Il gioco di citazioni prosegue nelle opere di Vittorio Avanzi, Scala del Cortile del Mercato Vecchio (1875-1899), di Giuseppe Ferrari, Veduta del Cortile del Mercato Vecchio a Verona (1865), o del Ferrarin, Piazza Erbe (1839), che insieme alle immagini del più noto studio fotografico cittadino ottocentesco, quello di Moritz Lotze, mostrano l’evoluzione del Palazzo e della sua architettura e le trasformazioni dei suoi dintorni cittadini. Le scelte espositive non abbracciano però solamente la pittura di paesaggio e l’immagine della città, ma ne raccontano anche trasversalmente le vicende storiche. Il nodo centrale di questa prima sala è infatti Meditazione (1851) di Francesco Hayez, un dipinto di rara bellezza legato indissolubilmente alle vicende del
Risorgimento e alla mitizzazione dell’Italia incompleta e della Verona dominata dall’Austria (1816-1866). SALA QUADRATA La luce tardo ottocentesca Considerata originariamente la parte più nobile del Palazzo per funzione e decoro, la Sala Quadrata si trova nella Torre della Cappella ed era un salone di rappresentanza per le cerimonie ufficiali e per il ricevimento di personalità. Caratterizzata dal continuum di colonne con la sala precedente, da un imponente arco a serliana sanmicheliano e da un soffitto ligneo della seconda metà dell’Ottocento, questo ambiente raccoglie le tante stratificazioni storiche e architettoniche che hanno interessato il Palazzo nel tempo. L’allestimento della “Sala Quadrata” è dedicato a un Ottocento che nel transito verso il secolo successivo si muove fra la sensibilità della pittura scapigliata, un nuovo verismo e un inedito quanto originale e felicissimo rapporto con la luce “dipinta”. Il tema del verismo ha un esempio significativo in Foglie cadenti (1898) di Angelo Dall’Oca Bianca, personalità amatissima a Verona anche per il suo impegno sociale, e artista apprezzato per aver consegnato un’immagine aggiornata del paesaggio, condizionando le vedute delle generazioni successive. In questa direzione vanno anche le opere del pittore bolognese Alfredo Savini, direttore dal 1900 al 1924 dell’Accademia di Belle Arti G.B. Cignaroli di Verona, presente in sala con i grandi dipinti Pini sul Garda (1909-11) e La pace (Tomba tra i cipressi) del 1900-24. Le due tele
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dialogano con le due sculture in cera di Medardo Rosso, Bookmaker (1894 circa) ed Ecce Puer (1906), altri sorprendenti esempi del cambiamento che anche le arti plastiche attraversano in questo momento storico. A rappresentare il vero culmine di questo ambiente sono infine due opere fondamentali della collezione Forti: il dipinto di Angelo Morbelli, S’Avanza (1896), riconosciuto dalla critica e dal pubblico, fin dalle sue prime apparizioni, come uno dei suoi più grandi capolavori; e la tela di Giovanni Fattori, Grandi manovre (1904) che riprende i temi del Risorgimento e i soggetti militari cari alla Verona post-austriaca passata all’Unità d’Italia, e che introduce cronologicamente alla sala successiva.
SALA PICTA La nascita del XX secolo Destinata alle riunioni del Maggior Consiglio cittadino e posta tra la torre della Cappella e quella della Masseria, la Sala Picta un tempo doveva essere riccamente decorata. Caratterizzata da un soffitto ligneo che reinterpreta i perduti saloni gotici, e dalla presenza di emblemi e stemmi, la Sala reca sopra la porta d’ingresso la statua di San Zeno, il patrono della città. I grandi fermenti artistici degli albori del XX secolo sono il filo conduttore delle opere esposte in questo salone, che tra verismo e avanguardia, tradizione e innovazione, mette a confronto i protagonisti delle principali correnti dell’arte italiana sino alla prima guerra mondiale e l’universo artistico di Verona nei primi decenni del secolo. Nella prima parte della sala sono affrontati i temi della ritrattistica verista e quelli del paesaggio, nelle opere di Ettore Beraldini, Alfredo Savini e Arturo Tosi. La seconda parte è invece dedicata alle tensioni della neoavanguardia secessionista giunta dal nord Europa
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a Verona nel transito verso Venezia. Significativa in questo contesto è la sezione quasi antologica composta da nove lavori di Gino Rossi, tra i quali l’opera importante Ritratto di Signora (1914), così come anche il gruppo di ritratti di Pio Semeghini, e la presenza di altri protagonisti di quell’intensa stagione di rinnovamento e opposizione alla neonata Biennale, che ebbe il proprio centro a Ca’ Pesaro, e di cui è un esempio il raro dipinto di Ugo Valeri, Figure veneziane (1904 circa). Questi nuovi fermenti hanno proprio a Verona un centro vivissimo nel salotto di due collezionisti, qui ritratti dal giovane Felice Casorati. Si tratta di Teresa Madinelli e del marito Antonio Veronesi, che in questi anni accolgono nella loro abitazione i giovani ma grandi talenti dell’allora avanguardia artistica. Il percorso continua con i ritratti di Umberto Boccioni, un’opera di Giorgio Morandi e le Nature morte (1917) di Gino Severini. CAPPELLA DEI NOTAI Prima di immergersi nella quarta e ultima sala, il visitatore incontra l’accesso alla Cappella dei Notai: uno sbalzo temporale e artistico indietro nel tempo possibile solo in un contesto così ricco e unico come quello offerto dal Palazzo della Ragione. La ricchezza del ciclo decorativo, realizzato a cavallo tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, comprende grandi dipinti su tela a forma di lunetta e dipinti ovali fissati alle volte. I dipinti si devono ad Alessandro Marchesini (1663-1738), Giambattista Bellotti (1667-1730), Santo Prunati (16561728) e Louis Dorigny (1654-1742), che
hanno scelto soggetti tratti per lo più da episodi della vita dei Santi Zeno e Daniele, a cui si aggiungono i temi della giustizia nell’Antico Testamento e della salvezza nel Nuovo. Andrea Zanoni (1669-1730), pittore padovano, è invece l’autore della maggior parte delle quadrature pittoriche murali a carattere illusionistico e di sfondamento prospettico. SALA ORIENTALE Realismo e monumentalità tra le due guerre Pochissime tracce documentano l’uso originario di questa Sala, che non avendo una sua definizione storica, per il proprio orientamento a est rispetto all’asse del Palazzo è detta Sala Orientale. Questo ambiente sobrio caratterizzato da un innesto contemporaneo di elementi tecnici in ferro su un soffitto a travi lignee, è dedicato all’approfondimento dei principali movimenti della cultura visiva italiana negli anni che precedono il secondo conflitto mondiale. Il racconto si apre con il continuum maturo della pittura paesaggista veronese, nel suo evolversi fino a diventare nell’immediato dopo guerra un’importante scuola, come è rappresentato, tra le altre, nelle opere di Augusto Manzini, Guido Farina e Aldo Kessler. Il percorso prosegue con un affondo dedicato al tema del Realismo, dove una singolare natura morta di Giorgio de Chirico, I Cocomeri con corazze e paesaggio del 1924 fa da apripista alle tele di matrice espressionista di Ottone Rosai e alla sensibilità e alla poesia del nucleo di opere di Filippo de Pisis. L’asse centrale di questa sala è dato dal confronto con il
tema del Realismo Magico, così come è raccontato nelle tele di Antonio Donghi e Ubaldo Oppi, ma soprattutto nel gruppo di opere di Cagnaccio di San Pietro. A questa sezione principale, fanno da controcanto altri importanti gruppi di opere: tra queste i tre rari dipinti del futurista e aeropittore veronese Renato Di Bosso, le tele monumentali del maestro Guido Trentini e il capolavoro in marmo Donna che nuota sott’acqua (1941-42) di Arturo Martini, presentata in un inedito allestimento. Il percorso espositivo si chiude in un confronto tra il tema del monumentale e quello dell’intimità della nuova ricerca artistica. Queste due tensioni, in contrasto ma coesistenti, sono rappresentate da un lato dall’intimismo dei dipinti di Giorgio Morandi e dall’antimonumentalità del Cavaliere (1945) di Marino Marini, dall’altro dall’enorme tela del pittore veronese Pino Casarini, La disfida di Barletta (1939), che chiude il percorso espositivo.● Galleria d’Arte Moderna Achille Forti a Palazzo della Ragione Le Collezioni: Verona, 1840 – 1940 Cortile Mercato Vecchio, Verona Orari: da martedì a venerdì 10.00 – 18.00 sabato, domenica e festivi 11.00 – 19.00 Nei mesi di giugno, luglio e agosto, dalle 11.00 – 19.00 Chiuso il lunedì
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ambiente apivenetofidi e salute
Plinio Menegalli Medico Competente
Dott.ssa Francesca Costa
specialist finanza agevolata Apiveneto Fidi
Il rilancio delle PMI venete passa attraverso l’innovazione e la competitività
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ggi si parla frequentemente di competitività, di rilancio possibile, di nuove opportunità, di grandi sfide, individuando tutto ciò come una ricetta efficace per vincere la crisi e agganciare finalmente la tanto auspicata ripresa. In realtà, quello che stiamo vivendo dal 2008 in poi non lo possiamo definire semplicemente la “solita crisi”; qui siamo di fronte - piuttosto - ad un cambiamento radicale e di ampia portata, i cui effetti sono destinati a mutare profondamente e irreversibilmente il contesto sociale ed economico dell’intero pianeta. Ecco quindi perché un cambiamento così epocale non può essere affrontato con i soliti metodi, ma necessita invece di idee, strategie e, soprattutto, di grande coraggio. Se volessimo usare una lente d’ingrandimento attraverso cui studiare e valorizzare quelle Imprese e quegli imprenditori che hanno saputo cogliere e sfruttare al meglio il grande cambiamento in atto e alla fine “ce l’hanno fatta”, giungeremmo ad alcune interessanti considerazioni, che diventano anche un utile spunto di riflessione per tutti coloro che stanno faticosamente gestendo una
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“transazione” oppure si stanno ricollocando sul mercato.
Il Veneto che vince la crisi è quello che crede nell’innovazione
L’innovazione è prima di tutto un atteggiamento, un modo di essere. Innovatori sono quegli Imprenditori animati da un’ansia continua di riposizionamento, che sono perennemente in cammino e per questo rappresentano un fulgido esempio da seguire. Un team di ricercatori dell’Università Cà Foscari di Venezia, in uno studio recente ha definito “imprese antifragili” quelle che, non solo non hanno patito gli anni di crisi, ma al contrario hanno saputo sfruttare la crisi stessa per crescere e prosperare. ll loro segreto è stato credere nell’innovazione al punto da farne la loro principale mission. Da loro impariamo che chi sa competere innovando prodotti e processi resiste e cresce anche in mercati difficili come l’attuale. Perché quindi non imparare i motivi che stanno alla base del successo di molte imprese che ce l’hanno fatta?
Perché non prendere spunto dal loro esempio per tracciare una rotta lungo la quale guidare anche quelle imprese che sono più in difficoltà nel trovare una loro stabile collocazione? Sbirciando tra gli elementi che caratterizzano le “imprese antifragili” spicca, per esempio, la loro data Perché quindi non imparare i motivi che stanno alla base del successo di molte imprese che ce l’hanno fatta? Perché non prendere spunto
dal loro esempio per tracciare una rotta lungo la quale guidare anche quelle imprese che sono più in difficoltà nel trovare una loro stabile collocazione? Sbirciando tra gli elementi che caratterizzano le “imprese antifragili” spicca, per esempio, la loro data di nascita: da qui si scopre che le migliori performances economiche sono state realizzate da un nutrito gruppo di imprese nate negli anni ‘90; imprese, per così dire, “nate pronte” cioè predisposte, fin all’origine, alle relazioni internazionali e, quindi, al mercato globale grazie all’interiorizzazione di base del mondo ICT e di Internet. Se pensiamo che nello scorso esercizio ben l’83% delle imprese venete che sono fallite non aveva un proprio sito internet e solo il 4% di loro possedeva un sito di e-commerce, possiamo desumere, ad esempio, quanto sia basilare oggi, per ogni impresa, investire nella comunicazione, nell’immagine, nelle tecnologie digitali, sfruttando le straordinarie opportunità offerte dalla tecnologia per raggiungere il mercato e sviluppare il proprio business.
PMI in prima linea per guidare la ripresa
La convinzione che l’auspicata ripresa dell’economia non possa prescindere dal ruolo propulsivo delle PMI, è presente in tutti i provvedimenti e in tutti gli strumenti agevolativi varati in questo periodo. Tra i principali meritano di essere ricordati :
GLI AIUTI PER L’INNOVAZIONE E GLI INVESTIMENTI per fare dell’Unione Europea un
continente dove sia facile sviluppare start up e nuovi business. Tra le misure di sostegno immediato alle attività innovative e di ricerca delle Imprese che hanno caratterizzato il 2014, si ricorda in particolare: • Horizon 2020: il più vasto strumento di finanziamento alla ricerca scientifica e all’innovazione della Commissione Europea, con un budget di 80 miliardi di euro per
7 anni (2014 - 2020). Il programma di aiuti dimostra di essere molto apprezzato dalle PMI italiane. Fonti ministeriali informano che sono ben 271 le imprese italiane che beneficeranno di finanziamenti per complessivi 300 milioni di euro messi a disposizione dal Fondo europeo per la crescita sostenibile, che a loro volta attiveranno investimenti in ricerca e innovazione per oltre 525 milioni di euro. Il bando, apertosi lo scorso 27 ottobre, si è chiuso dopo soltanto due giorni per esaurimento delle risorse disponibili. Tra le imprese che hanno presentato progetti innovativi, 185 sono piccole e medie (fino a 250 dipendenti) e 86 grandi (oltre 250 dipendenti); in termini percentuali le imprese di piccola e media dimensione che hanno presentato progetti di ricerca sono pertanto il 68% e questo ben testimonia il ruolo di primo piano che svolgono le nostre PMI nel processo di rilancio del Paese. I progetti di ricerca presentati si collocano principalmente nel campo delle fabbricazioni e trasformazioni ad alta tecnologia (28,41%), tecnologie per interventi in ambito sociale (23,62%), materiali avanzati (20,66%), tecnologie dell’informazione e della comunicazione (20,30%). La regione italiana che ha presentato il maggior numero di domande è risultata la Lombardia (66) seguita dall’Emilia Romagna (52) e dal Veneto (14). • gli incentivi alle imprese per l’impiego di ricercatori con profili tecnico scientifici e il credito d’imposta su assunzioni di personale altamente qualificato. • la legislazione sulla start up innovativa. • il credito d’imposta per le attività di ricerca e sviluppo, rivisto dalla recente Legge di Stabilità che ha allargato la platea dei potenziali beneficiari; • le reti per l’innovazione, rivolte alla promozione di gruppi di ricercatori e imprese intorno ai grandi temi della ricerca; • i tanto attesi voucher per l’innovazione/digitalizzazione delle PMI. • infine, la misura “principe” che ha caratterizzato l’anno 2014, la cd. “Nuova Sabatini” dedicata agli investimenti
ambiente apivenetofidi e salute
Plinio Menegalli Medico Competente in beni strumentali nuovi da parte delle PMI. Ad ottobre 2014 le richieste di finanziamento presentate dalle imprese PMI italiane hanno raggiunto quota 2,3 miliardi di euro.
GLI AIUTI PER L’INTERNAZIONALIZZAZIONE messi a punto dal Ministero dello Sviluppo
Economico per cogliere appieno le opportunità offerte da Expo 2015 e sostenere le Imprese italiane in un momento in cui l’export rappresenta la leva più importante che sta guidando la ripresa. Tra gli interventi a sostegno di questo importante driver di sviluppo, va sicuramente ricordato il “piano straordinario per il rilancio internazionale dell’Italia”; il più rilevante mai varato per favorire l’internazionalizzazione del Paese e per sostenere le imprese Italiane sui mercati internazionali, con aiuti complessivi per 130 milioni di euro. Obiettivo primario è aumentare di almeno 20.000 unità il numero delle nostre imprese - soprattutto piccole e medie - stabilmente esportatrici all’estero, rafforzando i principali eventi fieristici in Italia (ad esempio SALONE NAUTICO, EMO, MARMOMACC, SALONE DEL MOBILE, VINITALY, TUTTOFOOD, MILANO UNICA, PANO-
RAMICO/ALTAGAMMA), consentendo alle imprese che esportano di accedere a management specializzato a costi ridotti, formando nuovi export managers, fornendo servizi customizzati ad imprese che vogliono iniziare ad esportare, potenziando le piattaforme di e-commerce e la digitalizzazione delle PMI.
GLI AIUTI PER LA FINANZA E L’ACCESSO AL CREDITO molte PMI avvertono gli effetti del razionamento del credito e sentono l’urgenza di soluzioni che siano in grado di soddisfare il loro fabbisogno finanziario a servizio del rilancio. Tra le novità più importanti della nuova programmazione comunitaria 2014/2020 ci sarà anche la possibilità per le Imprese di poter accedere contemporaneamente a diverse forme di finanziamento sia a livello comunitario, sia a livello nazionale e regionale, mediante l’utilizzo di strumenti finanziari innovativi che mixano in modo efficiente la contribuzione a fondo perduto con il finanziamento rimborsabile. Sul tema finanziario, non vanno inoltre dimenticati i recenti provvedimenti governativi finalizzati a favorire l’emissione dei Mini Bond da parte delle PMI, quale modalità di fund raising alternativa al credito bancario.● e-mail: f.costa@apivenetofidi.it
Apigiovani
Alessandro Ferrari
2014: ANCORA UN BILANCIO POSITIVO PER APIGIOVANI
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ome mia consuetudine ogni anno redigo il bilancio delle attività svolte, per far comprendere maggiormente quali siano le attività del Gruppo Giovani e gli obiettivi da esso raggiunti. Questo, che è l’ultimo anno di mandato, ritengo sia stato il più difficile. Sicuramente la gravosità della situazione economica ha complicato la vita nelle nostre aziende (e non solo) ed ha, in qualche modo, reso più difficile il lavoro all’interno dell’Associazione ma nonostante ciò siamo riusciti a raggiungere e addirittura migliorare i nostri target. Il Gruppo Giovani in seno all’Associazione è, da una parte un “laboratorio” dove l’imprenditore sotto i 40 anni si può confrontare trovando spunti interessanti per la propria attività e dall’altra è il posto dove trovare persone con le medesime problematiche quotidiane e dove confrontandosi è possibile trovare se non la soluzione il conforto. Nel concreto però il Gruppo ha lo scopo di creare eventi volti a coinvolgere gli associati (networking) e allo stesso tempo promuovere sul territorio Apindustria (marketing), confezionando eventi che per appeal coinvolgano gli associati, il tutto senza gravare sul bilancio associativo. Questo l’elenco delle attività svolte nel 2014 che hanno permesso di far parlare di noi: - L’impresa e l’indipendenza: prospettive e opportunità Evento informativo sulla tematica dell’autodeterminazione con gli interventi di: Prof. Marco Luigi Bassani - L’indipendenza: un progetto moderno nel contesto dell’Europa dei Popoli; Dott. GianAngelo Bellati - L’impresa veneta, oggi, di fronte a una prospettiva di indipendenza. Numeri a confronto; Avv. Alessio Morosin - L’Autodetermi-
più rappresentative del territorio. - Festa dell’imprenditoria Evento organizzato assieme al Gruppo Donne e al Gruppo Giovani di Vicenza che ha coinvolto anche le territoriali Confimi. - Premio Verona Giovani Il consueto appuntamento istituzionale attraverso il quale si va a premiare un giovane veronese che si sia contraddistinto per le attività svolte. Ricordo che sono presenti informazioni in merito a queste e a tutte le attività del gruppo nella pagina del sito http:// www.apiverona.it, aree d’intervento, giovani imprenditori. nazione, uno strumento legittimo, poco conosciuto. - Api hour Storico evento che connubia perfettamente il divertimento al confronto - L’imprenditore ci racconta: Incontro con Giorgio Martini di Martini Mobili. Ciclo di incontri pensato dal Gruppo Giovani di Apindustria Verona per gli imprenditori, per confrontarsi, raffrontare idee, condividere esperienze, pillole di know how da imprenditore a imprenditore, una chiacchierata per fare emergere i segreti dell'esperienza. Incontro tenuto dal signor Giorgio Martini di Martini Mobili S.r.l., azienda dal respiro internazionale leader nell'arredamento classico Made in Italy. - Cena d’Estate L'imperdibile evento dell'estate organizzato dal Gruppo Giovani che abbina il divertimento allo spirito comunitario. Il ricavato è stato devoluto all'ABIO (Associazione per il bambino in ospedale). - Evento da Ronca Style Noto negozio di Zevio che ci ha ospitato portando la loro testimonianza diretta sul metodo costruttivo casa clima. - Scuola per l’imprenditoria Storico progetto formativo che coinvolge i gruppi giovani delle associazioni
Tirando le somme sull’intero mandato, sono stati anni pieni di lavoro e di soddisfazioni nei quali ho avuto la fortuna di confrontarmi con una squadra di persone motivate e volenterose che ha contribuito al cambio generazionale. Diversamente da altre strutture, infatti, la nostra Associazione ha saputo cogliere l’opportunità di dare il giusto spazio ai giovani meritevoli creando loro i presupposti per raggiungere e ricoprire ruoli di primo livello. Ricordo infatti i tre consiglieri, la vicepresidenza, la presidenza della categoria dei metalmeccanici, la presidenza e vicepresidenza del gruppo donne, la presidenza della categoria del settore legno. Ringrazio il presidente, il direttore e i vari funzionari che in questi tre anni ci hanno accompagnato e supportato in modo puntuale e professionale. Un ringraziamento di cuore per tutto l’immenso supporto, ad Alessandro, Luca, Gianpaolo e Thomas, colleghi e soprattutto amici. ● Auguro a tutti un sereno Natale e un 2015 che ridia la possibilità di sognare quelle grandi imprese che solo noi imprenditori siamo in grado di fare!
ambiente e salute
Plinio Menegalli Medico Competente - Ergonomo - Counsellor aziendale
La tutela della salute e sicurezza dei lavoratori italiani all’estero
I
n questi ultimi anni la globalizzazione e la ricerca di nuovi mercati hanno portato molte imprese ad operare oltre i confini nazionali e a utilizzare in vari paesi, in maniera più o meno stabile propri lavoratori. Se nei decenni passati soltanto alcune grandi aziende operavano all’estero, negli ultimi anni un numero sempre maggiore di piccole e medie aziende italiane si sono proiettate all’estero per cercare di cogliere le consistenti opportunità lavorative in continua contrazione in Italia ma anche in buona parte dell’Europa. Diversamente dalle aziende di grandi dimensioni, quelle piccole e medie impiegano all’estero lavoratori in gruppi composti anche da poche unità (se non addirittura in forma singola) che operano con notevole autonomia decisionale, spesso definendo sul momento le modalità di svolgimento delle loro attività lavorative, reperendo in loco le risorse logistiche e talora strumentali a seconda delle specifiche necessità. Questi lavoratori sono esposti a rischi di varia natura e a pericoli derivanti dall’operare in paesi privi di una struttura tale da garantire la loro sicurezza, come invece accade per quelli che operano per conto di aziende di grandi dimensioni, dove esistono dipartimenti per le problematiche relative alla sicurezza sul lavoro (safety) e alla sicurezza industriale (security), che assume una valenza preponderante in quanto deve
garantire l’idonea cornice di sicurezza dei lavoratori per l’intera durata della permanenza nel paese estero, come suggerito dal Ministero Affari Esteri. In base all’esperienza maturata come Medico Competente di aziende che debbono trasferire per periodi variabili all’estero loro lavoratori (per installazioni, manutenzioni, …) ho avuto modo di constatare che i lavoratori che operano all’estero sono esposti contemporaneamente a diverse tipologie di rischi/pericoli che, molto spesso, non sono correttamente percepiti, né dal lavoratore né dall’azienda, se non quando si manifestano in tutta la loro drammaticità. Se da un lato è relativamente semplice compiere la valutazione dei rischi determinati dalla tipologia di attività lavorativa svolta, soggetta quasi sempre in ogni paese a regolamentazioni e normative (spesso o abitualmente disattese nei paesi extraeuropei), dobbiamo anche considerare i rischi e pericoli determinati dalla sem-
plice permanenza del lavoratore nel paese. La conoscenza da parte delle aziende e dei lavoratori dei rischi peculiari di determinate attività fa parte ormai del patrimonio della cultura prevenzionistica mentre i rischi per la salute presenti nei vari paesi sono ignorati o quantomeno misconosciuti. Il livello di esposizione a molteplici pericoli è dovuto alla concomitanza, in percentuale variabile a seconda del paese dove si opera, dei seguenti macro fattori: ambientali, culturali, religiosi, logistici, socio-politici, criminalità e delinquenza. Fattori Ambientali: comprendono quelli derivanti da malattie endemiche (tipico quelle della malaria e quelle causate dalla flora e fauna locale), dalle condizioni meteo-climatiche (dal colpo di calore nel deserto all’ipotermia nell’artico), dai fenomeni naturali (monsoni, uragani, tempeste tropicali, terremoti), dalle condizioni igienicosanitarie (comprese le località di residenza dei lavoratori), dalle attività produttive svolte sia nelle immediate vicinanze del posto di lavoro che in quello di residenza (come ad esempio raffinerie, centrali nucleari, fabbriche con particolari tipologie di rischio) ma anche dalla presenza di potenziali “obbiettivi sensibili” di svariata natura, e valenza variabile a seconda delle condizioni socio-politiche. Fattori Culturali: il processo di globalizzazione mondiale non ha ancora
Economia Veronese - dicembre 2014
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ambiente e salute
iniziato la standardizzazione delle culture in molti dei paesi in cui i lavoratori possono operare, per cui il modo di porsi nei confronti dei locali da parte dei lavoratori può determinare situazioni d’imbarazzo, nel migliore dei casi, che potrebbero sfociare in situazione di tensione, in quanto offensive degli usi ed abitudini dei locali. Questa può essere la prima frattura in cui altri fattori di rischio possono determinare la nascita e la propagazione di sentimenti ostili tali da indurre azioni dirette contro i lavoratori da parte dei locali. Fattori Religiosi: l’estremismo di origine religiosa rappresenta un concreto rischio per tutti i lavoratori occidentali che operano in aree dove questo fenomeno è radicato oppure è in fase d’espansione. In quest’ultimo caso il pericolo assume particolare rilevanza poiché la percezione cosciente di questa tipologia di rischio non è ancora avvenuta tra i locali né, ancora meno, fra i lavoratori. Fattori Logistici: non è possibile considerare che gli standard di vita del paese dove sono presenti i lavoratori locali siano sempre equivalenti ai nostri, occorre valutare ogni singolo aspetto e non bisogna dare niente per scontato. Consideriamo ad esempio l’esposizione sistematica al fattore di rischio “infortunio in itinere” dei lavoratori derivante dall’utilizzo di veicoli non in condizioni di completa efficienza meccanica, e di conduttori locali non adeguatamente addestrati. Fattori Socio-Politici: l’atteggiamento delle società locali per quanto riguarda la percezione dei lavoratori stranieri può variare enormemente. I lavoratori stranieri possono essere visti come trafugatori delle risorse del paese, oppure come valido aiuto per il miglioramento di vita del paese in base alla situazione politica del momento, con tutte le possibili sfumature comprese fra queste due antitetiche prospettive. Talvolta il Governo stesso del paese è considerato non
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rappresentativo delle società locali e, quindi, il fatto che autorizzi l’impiego di lavoratori stranieri può giustificare la condotta di azioni dirette anche
contro gli stessi lavoratori stranieri, visti come strumento del governo. Fattori criminalità e delinquenza: la presenza di organizzazioni criminali costituisce una seria minaccia per i lavoratori, sia perché può impattare sullo svolgimento delle attività lavorative sia perché potrebbe indurre un comportamento non conforme alle leggi locali che spesso prevedono l’erogazione di pene molto severe in penitenziari locali. I pericoli derivanti dalla delinquenza “comune” non devono essere sottovalutati, limitandoli semplicemente al furto, per il livello di violenza ad essi potenzialmente correlato, un semplice furto può diventare una rapina e arrivare a estreme conseguenze. Appare evidente che questi macro fattori di rischio non potevano essere stati considerati in dettaglio nel D. Lgs. 81/2008, poiché concepito e sviluppato per la regola-
mentazione delle problematiche relative alla tutela e la salvaguardia del lavoratore sul posto di lavoro in Italia. Se però consideriamo che i lavoratori sono presenti in un paese estero in nome e per conto della azienda per cui operano, risulta concreta e sostanziale la rilevante assunzione diretta di responsabilità da parte della stessa azienda, anche in base ai concetti e principi esposti nel D.L. 81/08 relativamente alla tutela della salute: non si può trovare giustificazione a eventuali fatti accaduti a lavoratori operanti all’estero solo per il fatto che l’azienda non abbia percepito i macro fattori di rischio derivanti dalla semplice permanenza nel paese. Giova ricordare (se ancora ce ne fosse bisogno !) che il Datore di lavoro deve valutare tutti i rischi per sicurezza e la salute dei lavoratori e attivarsi per eliminarli o ridurli al minimo possibile. Tra questi non possiamo ovviamente ignorare quelli dei nostri lavoratori in trasferta all’estero. In questa prospettiva si renderebbe perciò auspicabile integrare quanto normato nel D.L. 81/08 con ‘linee guida aziendali’ e procedure adeguate che siano in grado di definire i punti essenziali secondo i quali sviluppare e introdurre le necessarie misure di mitigazione all’esposizione dei possibili rischi di cui sopra. In questo modo sarebbero tutelate le aziende e i lavoratori. Sinteticamente riteniamo che per prevenire questi rischi occorre operare in maniera tale da: 1) acquisire conoscenza dell’area dove si opera prima di siglare contratti in loco; 2) disporre dell’esperienza sulle modalità di svolgimento delle attività lavorative; 3) organizzare la security e la necessaria logistica nel paese; 4) formare i lavoratori prima della trasferta all’estero; 5) monitorare e supervisionare continuamente lavoratori in trasferta; 6) creare un Crisis Management Team per poter gestire eventuali si-
tuazioni d’emergenza; 7) sviluppare specifici piani per gestire le prevedibili situazioni di pericolo e prevedere le modalità con cui poter riprendere lo svolgimento delle attività lavorative. Facendo proprio quanto sopra, l’azienda può: a) iniziare a percepire concretamente gli specifici e generici fattori di rischio dell’area dove operano i suoi dipendenti e redigerne specifico documento di valutazione del rischio collaborando con il responsabile del servizio prevenzione e protezione e con il Medico Competente; b) introdurre le misure opportune e necessarie per garantire la cornice di security del posto/luogo di lavoro, al cui interno possono operare i suoi dipendenti. Preme evidenziare l’importanza di una corretta ed efficiente organizzazione di tutte le attività logistiche: in alcuni paesi basta veramen-
te poco per trovarsi a patire disagi facilmente evitabili con un minimo di attenzione e organizzazione; c) formare i lavoratori su tutti i rischi correlati o no alla mansione che svolgono o che svolgeranno, cosicché siano coscienti della realtà del paese dove saranno in trasferta e di tutto quanto messo in atto dalla loro azienda per la loro salvaguardia e tutela, a cui dovranno attenersi per non esporsi a rischi e pericoli. In questo modo qualunque condotta dei lavoratori non conforme alle disposizioni dell’azienda, che potrebbe determinare l’esposizione a rischio e/o pericoli, diventa una responsabilità degli inadempienti e non dell’azienda. Seguendo queste prescrizioni l’azienda potrà facilmente dimostrare di avere seguito tutte le cautele e precauzioni per evitare, per quanto possibile e
ponderabile, l’esposizione a fattori di rischio e pericolo ai suoi dipendenti che operano all’estero. Ancora una volta assume un ruolo fondamentale il Medico Competente che si occupa di tutelare la salute di lavoratori che operano all’estero. Deve puntare 1) alla stretta collaborazione alla valutazione dei rischi (tutti i rischi), 2) alla stesura di un protocollo sanitario mirato ma che consideri anche le ‘remote location’, 3) alla conoscenza (a mio parere anche mediante sistemi audiovisivi elettronici) dei luoghi di lavoro 4) alla conoscenza della situazione igienico-sanitaria dei paesi o meglio delle regioni e località dove i lavoratori trasfertisti si recano così da implementare una efficace azione di prevenzione vaccinale, farmacologica e comportamentale.● e-mail: info@studiomenegalli.it
fiscale
Semplificazioni fiscali:
speriamo sia solo l'inizio
N
ella serata del 28/11/2014 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il tanto atteso decreto sulle semplificazioni fiscali. Il decreto contiene misure per le quali Apindustria e il Confimi impresa hanno contribuito su alcune questioni in modo significativo, per non dire unico e decisivo. Vanno citate in particolare, le seguenti che sono fra quelle di maggior impatto positivo per le imprese manifatturiere: L'abrogazione della responsabilità fiscale negli appalti In particolare è finalmente possibile celebrare il “de profundis” di una norma incredibile (l’art. 35 co.28 ss DL 223/2006) che è riuscita contemporaneamente, da una parte, ad avvallare il comportamento dei debitori intenzionati a sospendere i pagamenti e, dall’altra, a rendere impossibile la vita a chi, invece, voleva onorare i propri debiti nei termini ostacolando il regolare funzionamento dei rapporti fra imprese (nuocendo negativamente al sistema economico) e generando una sproporzionata proliferazione giornaliera di adempimenti amministrativi (autocertificazioni) divenuti indispensabili per il (già difficile) incasso dei crediti commerciali. Il tutto senza portare alcun giovamento al sistema, risultando inutile poiché il fornitore che froda, comunque, autocertifica senza remore. Le problematiche in tema di responsabilità solidale negli appalti ora si concentrano solo in seno alla legge
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Biagi (art. 29 del D.Lgs 276/2003) nella quale è stata inserita, in capo al committente, anche la funzione di sostituto d’imposta, ma solo laddove quest’ultimo dovesse risultare obbligato in solido con l’appaltatore per il mancato pagamento delle retribuzioni e TFR, ferma restando altresì l’eventuale responsabilità solidale per contributi INPS ed Inail. Questa, tuttavia, è un’altra storia e a tal riguardo, limitandoci ai rapporti nel settore privato, ci pare opportuno evidenziare che la citata legge Biagi non autorizza in alcun modo il committente2 a sospendere il pagamento se non viene esibito il DURC o qualsivoglia documentazione alternativa La comunicazione black list È passata anche la richiesta di spostare in un’unica scadenza annuale (anziché mensile o trimestrale) la presentazione del quadro BL, della comunicazione polivalente, relativo alla comunicazione delle operazioni con controparti black list (art. 1, co.1, del D.L. n.40/2010). Un toccasana nell’ancora troppo fitto calendario di adempimenti fiscali dal quale, comunque, possono essere depennate ben quindici scadenze. La comunicazione telematica del-
le dichiarazioni d’intento Dopo dieci anni, finalmente, si semplifica. Si trasferiscono su “pochi” (gli esportatori abituali) gli obblighi telematici che la norma originaria ha, invece, posto a carico di “tanti” (i fornitori dei citati esportatori abituali): ricadrà solo sull’esportatore abituale (il cessionario/committente) l’onere di trasmettere telematicamente all’Agenzia delle entrate la dichiarazione d’intento e quello di consegnare al proprio fornitore, oltre alla citata dichiarazione, anche la relativa ricevuta di presentazione all’Agenzia. Quei “pochi”, peraltro, sono proprio quei soggetti che già devono adoperarsi nel rilasciare la dichiarazione d’intento al fine di fruire del beneficio offerto dall’istituto del plafond (e cioè della possibilità di acquistare beni e servizi in sospensione d’imposta). Una volta superati i primi disagi legati al prossimo cambio di regole, la semplificazione avrà il pregio di dimezzare – a livello nazionale – gli adempimenti in materia e soprattutto di assorbire le pesantissime ripercussioni sanzionatorie in capo al fornitore. L'autorizzazione Vies Il decreto semplificazione ha modificato la norma (art. 35 del DPR 633/72) prevedendo l’inclusione con efficacia immediata nell’archivio VIES dei soggetti che ne fanno richiesta in sede di apertura della partita (oppure successivamente con apposita istanza). È un risultato che testimonia l’im-
portanza del ruolo della nostra Confederazione e della nostra Associazione a presidio e difesa delle imprese e, in particolare, delle PMI manifatturiere che rappresentano la nostra base associativa. Di semplificazione, al pari della riduzione della pressione fiscale, avvertiamo da troppo tempo un improcrastinabile bisogno. Le citate novità sono quindi sicuramente positive ma riteniamo, comunque, che i risultati ottenuti siano solo un punto di partenza e che, per il giudizio complessivo sul decreto, non ci si possa spingere oltre la sufficienza. Nonostante il decreto in questione, quello degli adempimenti fiscali continua ad essere un tour de force per 365 giorni all’anno. Nel 2015 fra le altre arriveranno nuove “semplificazioni”/adempimenti: il “730 precompilato” (con nuovi adempimenti e oneri chiesti ai sostituiti d’imposta); la fatturazione elettronica verso la PA (con l’obbligo di conservazione sostitutiva a norma); per le società di capitali, la nota integrativa in formato XBRL obbligatoria e il rendiconto finanziario che l’OIC non si limita più a suggerire, ma raccomandare. Al contrario nel decreto in commento mancano all’appello misure che a nostro giudizio sono importanti (che abbiamo già chiesto e sulle quali continueremo la nostra “battaglia”) come ad esempio: a) l’aumento della soglia per i visti di conformità per la compensazione dei crediti fiscali; l’eliminazione, nel reverse charge, dell’obbligo dell’autofatturazione, integrazione e doppia registrazione.
Altre nostre posizioni e proposte in materia fiscale Recupero Iva sui crediti insoluti Con lo scopo di agevolare il ritorno al virtuosismo nei pagamenti abbiamo recentemente formulato (e presentato all’Agenzia delle entrate lo scorso aprile) una nuova proposta mirata alla possibilità, tramite l’intervento dell’Agenzia delle Entrate, di poter recuperare l’IVA sulle fatture insolute obbligando il cliente che l’ha detratta a riversarla all’Erario. L’idea, applicabile limitatamente al B2B, consiste, in caso di fatture insolute, di introdurre la possibilità (facoltativa) per il fornitore di emettere nota di accredito ai soli fini Iva (recuperando quella già versata all’Erario), costringendo il cliente (che l’ha già detratta) a riversarla al Fisco. La nota di accredito dovrà essere inviata telematicamente all’Agenzia delle Entrate. In questo modo l’Agenzia potrà verificare il riversamento dell’Iva da parte del cliente insolvente. Questo l’elemento di deterrenza che dona al fornitore un’arma che lo può aiutare nella riscossione dei propri crediti e che dovrebbe agevolare un ritorno al virtuosismo nel rispetto dei termini di pagamento.
Compensazione fra crediti e debiti con lo Stato Le misure introdotte dal D.L. 35/2013 per lo sblocco dei ritardi di pagamento della PA sono state un passaggio necessario per risolvere una piaga inaccettabile, ma la questione va risolta definitivamente, estendendo l’istituto della compensazione a tutti i rapporti debito/credito (fiscali e non) fra contribuente e PA. Il meccanismo è teoricamente semplice: se un’impresa ha dei crediti nei confronti della PA, li deve poter utilizzare per estinguere quantomeno i rapporti con la PA stessa. L’attuazione è sicuramente un po’ più problematica, ma le difficoltà non possono essere un alibi e l’obiettivo va perseguito nei tempi più celeri possibili. Irap Eliminazione completa dell’Irap. Apindustria/Confimi chiede una road map che porti all’eliminazione totale nel breve periodo (max 5 anni). Fiscalità sui capannoni produttivi Si tratta delle case dell’impresa. Fattori produttivi, non speculativi, che sono tassati ben 5 volte: indeducibilità suolo ai fini Ires/Irpef ed Irap, IMU, TASI; indeducibilità dell’IMU ai fini IRAP; indeducibilità ai fini Ires/Irpef. L’imposizione locale (IMU e TASI) è una patrimoniale esagerata che si abbatte anche sui fattori produttivi. Auto aziendali Reintrodurre misure dignitose di deducibilità delle autovetture aziendali. Acconti e prestiti forzosi - Basta con acconti che superano il 100% dell’imposta (dopo il 102,5% del 2013, anche nel 2014 le società di capitali si misurano con l’acconto al 101,5%); - Eliminare la norma sull’indeducibilità temporanea degli interessi passivi che eccedono il 30% del ROL (le imprese hanno difficoltà ad avere credito; lo pagano di più e sui maggiori interessi indeducibili devono pure finanziare lo Stato; le imprese non sono dei bancomat); - Eliminare la disciplina sulle perdite sistemiche almeno per le società che hanno un dipendente estraneo alla famiglia.●
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qualità & management
Francesco Domaschio
Dottore Commercialista
In cammino verso la nuova ISO 9001:2015
O
rmai quasi ci siamo: mancano circa 9 mesi alla revisione della norma ISO 9001, prevista per settembre 2015. A ottobre scorso è uscito il cosiddetto DIS – Draft of International Standard, cioè la bozza della nuova norma proposta agli Enti di normazione dei Paesi membri dell’ISO per gli ultimi suggerimenti e correzioni. L’Ente di normazione competente per l’Italia è l’UNI. Questa la road map: - febbraio 2015: pubblicazione del Final DIS, bozza finale della nuova norma da sottoporre alla definitiva approvazione degli Enti di normazione; - settembre 2015: approvazione e pubblicazione del nuovo standard ISO 9001:2015; - settembre 2018: termine massimo per adottare il nuovo standard dalle organizzazioni certificate secondo la ISO 9001 versione 2008. In pratica: tutte le organizzazioni certificate dovranno adeguarsi alla versione 2015 entro il rinnovo triennale della propria certificazione. Ad esempio: un’azienda che ha conseguito la certificazione ISO 9001:2008 ad aprile 2013 avrà sostenuto la prima verifica di sorveglianza entro aprile 2014, potrà sostenere la seconda verifica di sorveglianza ad aprile 2015 a sua scelta con la versione 2008 o già con quella 2015, ma dovrà adeguarsi alla ISO 9001:2015 al massimo entro aprile 2016; quindi tutti i rinnovi triennali di certificazione successivi alla pubblicazione della versione settembre 2015 dovranno avvenire secondo il nuovo standard. Le novità introdotte dalla versione 2015 della ISO 9001, che sintetizziamo qui di seguito, saranno importanti e mirate a rendere la norma più aderente alle esigenze dettate da un’economia globalizzata e in continuo mutamento.
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1. HIGH LEVEL STRUCTURE: la nuova struttura di alto livello è adottata per uniformare la sequenza delle clausole della nuova ISO 9001 alle future versioni degli altri standard ISO, quali la 14000 per l’ambiente, la 22000 per la sicurezza alimentare, la 26000 per i sistemi etici,… L’uniformità riguarderà anche il testo delle norme e i termini impiegati: tutto ciò si tradurrà in un innegabile vantaggio nel caso di aziende certificate secondo più standard, la cui integrazione sarà perciò più semplice ed efficace. 2. APPROCCIO PER PROCESSI: è confermata la maggiore efficacia ed efficienza del controllo delle attività aziendali, interpretando e gestendo queste ultime come processi interrelati in un sistema coerente. La novità consiste nel fatto che l’approccio per processi è coniugato esplicitamente al ciclo PDCA (vedi successivo punto 3.), per raggiungere i risultati desiderati della politica e strategia aziendali, e al nuovo concept dell’approccio basato su rischi (vedi successivo punto 4.), per prevenire i risultati indesiderati. 3. CICLO PDCA (PLAN, DO, CHECK, ACT): la metodologia PDCA è ufficialmente proposta nella nuova ISO 9001, sia come base per la sequenza delle clausole dello standard, sia come strumento fondamentale per il controllo di tutti processi del Sistema di Gestione per la Qualità. Infatti, la struttura dei requisiti previsti nella versione 2015 della ISO
9001 segue in modo più chiaro il ciclo di pianificazione, attivazione, controllo e azione di miglioramento, e la modalità di pianificazione e gestione dei processi si conforma allo stesso ciclo. 4. APPROCCIO BASATO SUI RISCHI: il rischio è definito nella nuova norma come l’effetto dell’incertezza su un risultato atteso. Il rischio è da sempre implicito in un Sistema di Gestione per la Qualità, il cui scopo è infatti di prevenire l’insoddisfazione dei clienti, il non raggiungimento della conformità dei prodotti offerti, la mancata realizzazione della politica e degli obiettivi pianificati. Con la versione 2015 il rischio è reso esplicito e considerato sia per gli eventi negativi che generano perdite, comunemente definiti come rischi o minacce, sia per gli eventi positivi che generano benefici economici, comunemente definiti opportunità. Anche se non sarà richiesto un formale e documentato risk management system, rischi e opportunità dovranno essere considerati nell’analisi del contesto dell’organizzazione (successivo punto 5): questo approccio ha permesso di ridurre i requisiti prescrittivi, sostituiti dal requisito di prestazioni e obiettivi pianificati direttamente dall’Azienda. 5. CONTESTO DELL’ORGANIZZAZIONE: il contesto o ambiente organizzativo comprende l’analisi e valutazione sia dei fattori interni ed esterni che possono influire sulla capacità di conseguire i risultati pianificati del Sistema di Gestione per la Qualità sia le attese delle altre parti interessate (personale, fornitori, comunità di riferimento,…): questi elementi dovranno essere presi in considerazione sia in base all’approccio basato sui rischi, sia in base al ciclo PDCA, nei limiti di quanto applicabile per dimostrare la capacità di fornire prodotti conformi ai requisiti dei clienti e ai requisiti cogenti.
6. PRODOTTI E SERVIZI: ora si fa riferimento esplicitamente ai servizi, quale “prodotto” offerto dall’Azienda o quale componente del medesimo “prodotto”. 7. INFORMAZIONI DOCUMENTATE: la tradizionale distinzione tra Manuale della Qualità, procedure, registrazioni e altri documenti del Sistema di Gestione per la Qualità è sostituita dalla più generale richiesta di informazioni documentate, che dovranno essere mantenute attive (es. le precedenti procedure) o conservate (es. le precedenti registrazioni); inoltre nell’attuale testo preparatorio della norma non si fa più menzione del Manuale della Qualità! 8. GESTIONE DELLE CONOSCENZE: è un punto decisivo, che richiede di gestire e controllare le conoscenze acquisite nel passato, le conoscenze attuali e quelle future che in previsione saranno necessarie, in base all’approccio basato sui rischi e sulle opportunità, per assicurare la conformità dei prodotti e dei servizi; si richiede anche di bilanciare opportunamente le conoscenze possedute dal personale e quelle acquisibili dall’esterno. La nuova norma, inoltre, distingue esplicitamente le conoscenze, insieme dei saperi aziendali, dalle competenze, intese come capacità di applicare operativamente le conoscenze e abilità nel conseguire i risultati attesi. 9. CONTROLLO DEI PRODOTTI E DEI SERVIZI APPROVVIGIONATI DALL’ESTERNO: tutto ciò che è approvvigionato
dall’esterno deve essere in stato di controllo, indipendentemente che si tratti di acquisto di prodotti e servizi, di svolgimento in outsourcing di processi e funzioni, di attività svolta da un’azienda controllata o collegata o di qualsiasi altra forma di acquisizione da fonte esterna. Tipo ed estensione dei controlli su forniture e relativi fornitori dovranno essere definiti considerando l’approccio basato sui rischi. Si intuisce, da questi elementi introduttivi, il grande lavoro svolto dal Comitato Tecnico 176 dell’ISO, per preparare il nuovo standard ISO 9001 alle sfide che lo attenderanno nei prossimi anni, ma nel 2015 avremo modo di approfondire questo tema, e quelli correlati, nei successivi articoli e negli incontri informativi e formativi che stiamo predisponendo presso la nostra Associazione.● e-mail: info@s-e-i-consulting.it
previdenza
AGENTE DI COMMERCIO PROCACCIATORE D’AFFARI E LAVORATORE SUBORDINATO CRITERI DIFFERENZIATORI
I
caratteri distintivi del contratto di agenzia sono la continuità e la stabilità dell’attività dell’agente di promuovere la conclusione di contratti per conto del proponente nell’ambito di una determinata zona, realizzando in tal modo con quest’ultimo una non episodica collaborazione professionale autonoma con risultato a proprio rischio e con l’obbligo di osservare, oltre alle norme di correttezza e di lealtà, le istruzioni ricevute dal preponente medesimo. Invece il rapporto di procacciatore d’affari si concreta nella limitata attività di chi, senza vincolo di stabilità e invia del tutto episodica, raccoglie l’interesse d’ipotetici clienti ai prodotti del preponente, trasmettendo detto interesse all’imprenditore (preponente per l’agente) da cui ha ricevuto l’incarico di procurare tali commissioni. La prestazione dell’agente è stabile, avendo egli l’obbligo di svolgere l’attività di promozione dei contratti, la prestazione del procacciatore è invece occasionale nel senso che dipende esclusivamente dalla sua iniziativa. Conseguentemente al rapporto di procacciamento d’affari possono applicarsi in via analogica solo le disposizioni relative al contratto di agenzia (come le provvigioni) che non presuppongo un carattere stabile e predeterminato del rapporto, ma non anche quelle – di legge o di contratto – che lo presuppongono, come per esempio l’indennità di mancato preavviso e le indennità di fine rapporto. Nelle più recenti sentenze di Cassazione Sezione Lavoro è stato affermato che la distinzione tra le figure dell’agente (per il quale il diritto di esclusiva previsto dall’art. 1743 c.c. costituisce un elemento naturale) e del procacciatore d’affari sono la continuità e la stabilità dell’attività dell’agente diretta a promuovere gli affari per un preponente e non già una limitata attività di segnalazione e/o raccolta ordini dei clienti del tutto episodica, ancorché continuativa, ma ad esclusiva iniziativa del procacciatore stesso, senza che il preponente possa pretenderla, laddove non esi-
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ste l’assunzione di un obbligo all’origine del rapporto di procacciamento di promuovere la conclusione di un numero indefinito di contratti nella zona assegnata. Anche la circostanza che un procacciatore sia preposto a tutti gli affari di una certa specie e per un certo tempo, in coordinazione con l’attività del preponete e che il sistema della remunerazione delle fatture rilasciate con specifica frequenza e per importi considerevoli, senza sostanziali variazioni nella modalità di gestione del rapporto, può determinare che il rapporto formalmente qualificato come procacciatore si concretizzi in realtà in un rapporto d’agenzia e questo ai fini del riconoscimento del diritto alle prestazioni previdenziali e/o assistenziali nei confronti dell’Enasarco oltre che per le spettanze di fine mandato. Per quanto attiene la configurabilità
del tipo di rapporto intercorso, la mancata espressa e formale designazione di una zona nella quale l’incarico deve essere espletato non forma un ostacolo per escludere che si tratta di un agente a tutti gli effetti, in quanto basta che la zona sia evincibile dal riferimento all’ambito territoriale nel quale le parti incontestabilmente operano ossia alla volontà delle parti posta in essere attraverso il loro comportamento. A tal proposito risulta importante precisare che non può
avere un rilevo totale il nomen iuris (espressione latina che letteralmente significa “nome del diritto'” ed è la definizione formale che le parti danno al loro contratto ossia ciò che viene scritto sul contratto e che disciplina formalmente il rapporto tra le parti. È uno degli elementi che i giudici tengono in considerazione per determinare il tipo di rapporto intercorso tra le parti in caso di contenzioso) utilizzato dalle parti, in quanto non è possibile prescindere mai dalla volontà dei contraenti e del loro comportamento complessivo, anche posteriore alla conclusione del contratto, in quanto i successivi dati fattuali assumono un rilievo prevalente rispetto agli iniziali dati formali. L’individuazione di una tipologia o l’altra di rapporto che si è posto in essere dipende tuttavia dall’accertamento in fatto effettuato da parte dei giudici nella singola fattispecie, in caso di contenzioso. Per quanto attiene la differenza tra rapporto d’agenzia e rapporto di lavoro subordinato l’elemento distintivo va individuato nella circostanza che il primo ha per oggetto lo svolgimento a favore del preponente di un’attività con organizzazioni di mezzi propri e assunzione del rischio da parte dell’agente, che è legato al preponente da un rapporto di collaborazione e che deve fornirgli informazioni utili al fine di valutare la convenienza degli
affari, mentre la seconda fattispecie di rapporto ha per oggetto la prestazione di un’attività lavorativa in regime di subordinazione, il cui risultato rientra nella sfera giuridica dell’imprenditore che sopporta il rischio dell’attività svolta. Il rapporto di subordinazione si distingue inoltre per il requisito della soggezione del lavoratore al potere direttivo, con contenuto gerarchico e disciplinare e organizzativo del datore di lavoro, che impartisce ordini specifici, oltre che esercitare una più o meno assidua attività di vigilanza e controllo delle prestazioni lavorative, che sostanzialmente vanno a limitare la libertà del lavoratore stesso. Ciò, per contro, comporta per l’agente di non dover sottostare a precisi ordini impartiti nell’esecuzione della propria prestazione lavorativa. Ma sicuramente l’elemento essenziale è il rischio in capo all’agente per l’attività promozionale svolta ed inoltre l’agente deve essere autonomo nella scelta e nei modi di svolgimento della stessa attività promozionale, con solo delle indicazioni di carattere generale da parte del preponente. Di per se non rappresenta elemento rilevante la comunicazione sistematica (con cadenza anche settimanale ) dell’agente al preponente dell’attività svolta.●
legale
Concordato preventivo Concordato in bianco
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l concordato preventivo è uno strumento che la legge mette a disposizione dell’imprenditore, in crisi o in stato di pesante insolvenza, per evitare la dichiarazione di fallimento attraverso un accordo destinato a portare soddisfazione , anche parziale, alle ragioni creditorie. Il termine “preventivo” significa per l’appunto che tale accordo ha la funzione di prevenire la più grave procedura del fallimento che automaticamente potrebbe seguire a uno stato di dissesto finanziario. Il concordato preventivo è disciplinato da una legge del 1942 ( Regio Decreto n.267 del 16 marzo 1942 ) e ultimamente ha subito una serie di modifiche di consistente portata con il preciso scopo di favorire il risanamento e soprattutto la prosecuzione dell’attività di impresa. Si precisa che lo scopo del concordato preventivo non è volto alla tutela dell’imprenditore in difficoltà, ma cerca anche di favorire i creditori garantendo loro quantomeno una percentuale del loro credito. Infatti, se da un lato il debitore con l’accesso alla procedura può paralizzare ogni possibile azione esecutiva nei suoi confronti e mantenere l’amministrazione della sua azienda, sia pure con determinati limiti, dall’altro i creditori possono
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evitare l’attesa dei tempi lunghi necessari per portare avanti la complessa procedura fallimentare e conseguire, in tempi relativamente brevi, il soddisfacimento (quantomeno parziale) del proprio credito. Il c.d. Decreto Sviluppo convertito con legge n.131/2012 ha portato sostanziali novità alla disciplina del concordato e in particolare: • Ha modificato l’art.178 L. Fallimentare ridelineando il ruolo dell’adunanza dei creditori, chiamandoli ad esaminare la proposta concordataria insieme al giudice delegato e al debitore stesso; perciò, nel processo verbale, oltre l’inserimento dei voti favorevoli e contrari e l’indicazione dei votanti e dei crediti, vengono inseriti anche i dati dei creditori che non
hanno esercitato il loro diritto di voto, nonché l’ammontare del loro credito; • sempre all’art.178, quarto comma, ha poi introdotto il cosiddetto “silenzio assenso” per cui i creditori assenti alla votazione di cui all’art. 177 L.F. possono far pervenire il loro dissenso fino alla chiusura del processo, in mancanza del quale essi si presumono consenzienti, e pertanto, sono considerati ai fini del computo della maggioranza; • qualora poi il commissario ritenga che tra la fase di approvazione del concordato ed il giudizio di omologa siano mutate le condizioni di fattibilità del piano, tutti i creditori verranno avvisati del mutamento così che questi possano modificare i propri voti;
• ha introdotto il concordato in bianco o con riserva che permette all’imprenditore di beneficiare immediatamente degli effetti che derivano dall’apertura della procedura concordataria; anche in presenza di una domanda incompleta del piano, della proposta o di parte della documentazione, si ha ugualmente diritto all’interruzione o alla sospensione delle azioni esecutive intraprese da parte dei singoli creditori nei confronti dell’imprenditore, c.d. Automatic stay ,che opera, a norma dell’art. 168 L.F. dalla pubblicazione del ricorso nel registro delle imprese ad opera del cancelliere entro il giorno successivo al deposito della domanda in cancelleria. Tale paralisi si estende, per effetto della novella legislativa, anche alle azioni cautelari, ma non ai procedimenti a cognizione piena già instaurati o instaurati successivamente alla presentazione della domanda di concordato; la presentazione di domanda di concordato con o senza riserva travolge le ipoteche giudiziali iscritte nei novanta giorni anteriori alla pubblicazione del ricorso. Importanti modifiche hanno poi riguardato la sorte dei contratti in corso di esecuzione al momento del deposito della domanda di concordato in quanto il tribunale ha la possibilità di autorizzare il debitore a sciogliersi dai contratti in corso, se ciò si rilevi più favorevole al superamento della crisi. Ulteriori modifiche sono poi state introdotte con il cosiddetto Decreto Del Fare del 2013. Un punto del concordato preventivo merita attente precisazioni: Il c.d. Preconcordato. Tale possibilità, da strumento di garanzia dei creditori e salvaguardia degli attivi aziendali si è spesso trasformato, nella prima fase di applicazione della norma, in un mero artifizio normativo teso semplicemente al differimento di un dissesto aziendale conclamato e irreversibile. Tale situazione, severamente
lesiva dei diritti dei creditori sociali, ha creato una copiosa casistica giurisprudenziale che ha indotto il legislatore ad intervenire mediante una modifica normativa che potesse consentire il monitoraggio di quella fase particolarmente delicata per l’azienda e per i creditori sociali che va dalla presentazione della domanda “in bianco“ al decreto di ammissione alla procedura da parte del Tribunale, al fine di evitare abusi ed utilizzi illeciti della procedura in questione. Il concordato con riserva o “in bianco“ è stato concepito dal legislatore con l’unico scopo di anticipare la protezione del patrimonio sociale permettendo così la preservazione degli asset finalizzata ad un migliore soddisfacimento dei creditori sociali. Tale scopo è stato spesso disatteso, essendo stata la procedura introdotto dal D.L. 83/2012 spesso utilizzato esclusivamente con fini dilatori, a seguito ad esempio di istanze di fallimento presentate dai creditori sociali e a fronte di un piano di risanamento tutt’altro che definito o fattibile o potenzialmen-
di nominare un commissario giudiziale cui il debitore istante dovrà mettere a disposizione le scritture contabili secondo quanto disposto dall’Art.170 L. Fall. che dovrà inoltre vigilare su eventuali condotte del debitore non consone allo spirito della normativa in questione. L’imprenditore dovrà presentare non solo una fedele rappresentazione della gestione finanziaria della sua impresa, ma anche e soprattutto un informativa sull’attività compiuta in merito alla predisposizione della proposta e del piano di risanamento, che dovranno essere assolti con cadenza mensile e sotto la vigilanza del Commissario. A tale proposito, si nota come l’effetto disincentivante dei correttivi normativi e una stretta dei Tribunali sulla valutazione delle domande concordatarie in generale hanno notevolmente ridotto il numero dei concordati ammessi e approvati da parte dei creditori sociali. Si parla spesso, nelle aule dei Tribunali, della possibilità di un’ulteriore modifica normativa che potrebbe restituire vigore e credibilità alla
te attuabile. Il risultato, come detto nei precedenti paragrafi, è stato un elevata percentuale di domande non ammesse oppure sfociate in fallimenti, che hanno obbligato il legislatore a porre dei paletti conferendo ai Tribunali maggiori poteri di controllo. Il comma 6 dell’art.161 L.Fall. è quindi stato ulteriormente modificato nella parte in cui viene conferita al Tribunale la possibilità
procedura concordataria e cioè la possibilità di poter far emergere ancora più tempestivamente lo stato di crisi di un impresa mediante la richiesta di apertura della procedura concorsuale direttamente da parte del creditore, previa acquisizione di una serie di informazioni societarie che , però, necessariamente dovrebbero risultare accessibili e fruibili ai terzi.●
Economia Veronese - dicembre 2014
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legale
Pierluigi Fadel Avvocato
IL FONDO PATRIMONIALE
I
l fondo patrimoniale è uno strumento attraverso il quale uno dei coniugi, entrambi o un terzo vincolano determinati beni destinandoli ai bisogni della famiglia. La proprietà dei beni che costituiscono il fondo, infatti, salvo diversa disposizione nell'atto che costituisce il fondo, spetta ad entrambi i coniugi. Il fondo patrimoniale rappresenta una parte separata del patrimonio dei coniugi, vincolata al soddisfacimento dei bisogni della famiglia e
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gode di una particolare disciplina essendo un atto di liberalità. Il fondo patrimoniale può essere costituito da: • un solo coniuge; • entrambi i coniugi; • un terzo: sia con atto pubblico (è necessaria l’accettazione di entrambi i coniugi per la costituzione del fondo) sia con testamento. Per costituire un fondo patrimoniale occorre essere sposati ancorché lo stesso possa essere costituito
in vista di un futuro matrimonio, ma in tal caso l’atto costitutivo sarà condizionato alla celebrazione del matrimonio stesso. In questo caso, però, si dovrà distinguere se la costituzione è effettuata da un terzo a favore dei due fidanzati, l’atto sarà valido con l’indicazione delle generalità degli sposi e si perfezionerà con la loro accettazione, l'efficacia dell'atto efficace si avrà con la celebrazione del matrimonio se la costituzione è disposta da uno solo dei fidanzati sarà necessario che anche l’altro futuro sposo partecipi alla stipulazione dell’atto, anche in questo caso l'efficacia sarà subordinata alla celebrazione del matrimonio. L'amministrazione del fondo patrimoniale è regolata dalle stesse norme che disciplinano l’amministrazione della comunione legale si dovrà, pertanto, distinguere tra ordinaria amministrazione e straordinaria amministrazione nel primo caso sarà disgiunta mentre nel secondo richiederà una condivisione congiunta. Possono far parte del fondo patrimoniale i beni immobili, i beni mobili registrati, le universalità di mobili, i titoli di credito. Una volta costituito un fondo patrimoniale è necessario procedere all'annotazione a margine dell'atto di
matrimonio. Tale annotazione è indispensabile per far sì che il fondo patrimoniale diventi opponibile a terzi e laddove il fondo ricomprenda anche beni immobili sarà necessario procedere alla trascrizione presso la conservatoria dei registri immobiliari. Una volta costituito il fondo può essere modificato sia relativamente alla disciplina sia per quanto riguarda la composizione, le modificazioni alla disciplina richiederanno il consenso di tutte le persone, o dei loro eredi, che sono state parti nell’atto costitutivo. Il fondo patrimoniale, invece, si estingue per: annullamento; scioglimento; cessazione degli effetti civili del matrimonio. Il fondo se si è in presenza di figli minori, dura fino al raggiungimento da parte loro della maggiore età. Con la costituzione del fondo patrimoniale i beni che ne fanno parte non possono essere soggetti a esecuzione forzata per debiti che il creditore sapeva essere stati contratti per scopi estranei ai bisogni della famiglia. In ultimo si fa presente che per i debiti sorti prima della costituzione del fondo, i creditori potranno proporre l’azione revocatoria ordinaria entro 5 anni dalla costituzione del fondo (sempre che dimostrino che il fondo è
legale
stato creato al solo scopo di frodare i creditori). Sotto il profilo, invece, della legge fallimentare, il fondo è inefficace anche se la costituzione è avvenuta nei due anni precedenti la dichiarazione di fallimento. Sempre più frequentemente ci viene richiesto di fornire assistenza contrattuale a nostre aziende che intendono avviare rapporti commerciali con clienti esteri complice anche e soprattutto la recessione che attanaglia il nostro Paese che pare non favorire gli scambi commerciali. La voglia di estero va sicuramente incentivata senza, però, non sottovalutare quelli che potrebbero essere i rischi contrattuali e di credito sottostanti. È, infatti, bene sapere che alla base di ogni intesa contrattuale vi deve essere un contratto redatto in modo chiaro, sintetico e possibilmente sicuro posto che in caso di contestazione l'imprenditore deve poter fare valere le proprie ragioni in Italia al fine così di
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ottenere una pronuncia giudiziale in tempi brevi e certi; diversamente si dovrebbe affrontare una controversia giudiziale all'estero con tutto ciò che questo potrebbe comportare in termini di costi e tempi. Fondamentale, quindi, nel contratto prevedere la competenza del tribunale e la norma di diritto sostanziale di riferimento applicabile. Una volta stabilita la regola processuale applicabile si dovrà prevedere anche la modalità di pagamento che dovrà garantire l'imprenditore da spiacevoli sorprese. A questo riguardo una modalità che viene suggerita è la lettera di credito irrevocabile, nulla di difficile ma anche a questo riguardo tale strumento andrà "maneggiato" con la massima attenzione. Volendo esemplificare, e riservando gli aspetti tecnici ai professionisti incaricati dall'imprenditore, la lettera di credito, che dovrà essere rilasciata nella
forma irrevocabile, costituisce un impegno di pagamento che le banche prescelte dall'imprenditore e dal cliente dovranno osservare. In particolare la banca si dovrà impegnare a soddisfare il credito sol con la verifica dell'esatta rispondenza dei documenti, si parla difatti, nel gergo tecnico, di credito documentario. Questo sta a significare che l' unica verifica che la banca sarà tenuta ad effettuare sarà solo in relazione alla regolarità dei documenti ad esempio: fattura, bolla di consegna, polizza di carico, ecc., una volta verificata la regolarità della documentazione e verificata la tempistica concordata si dovrà provvedere al pagamento e si dovrà, quindi, prescindere dal merito quale circostanza sottostante all'emissione della documentazione, insomma una sorta solo di controllo di legittimità. In particolare, se vogliamo andare più nello specifico, e se vogliamo esemplificare ulteriormente, un credito documentario può essere
definito come l'impegno scritto di una banca (Emittente) emesso per ordine di un compratore (Ordinante) a favore di un venditore (Beneficiario) ad effettuare un pagamento (a vista o differito) contro ritiro di determinati documenti giudicati conformi al testo del credito stesso. È il testo del contratto, il c.d. regolamento negoziale, che definisce quali documenti dovranno essere presentati e con quali caratteristiche, il documento più importante per queste operazioni rimane, comunque, il documento di trasporto, che attesta l'avvenuta spedizione della merce. Nelle transazioni commerciali ed in particolare nel commercio internazionale le parti risiedono di regola in luoghi distanti e sovente hanno difficoltà a concludere affari perché hanno esigenze di
salvaguardia diverse e contrapposte, il credito documentario è lo strumento che la prassi bancaria e commerciale hanno messo a punto per ovviare a questo inconveniente. Nei contratti internazionali, il principale rischio che ciascuna parte si trova a fronteggiare è l'inadempimento contrattuale della controparte come ad esempio: la mancata spedizione della merce da parte del venditore, la spedizione tardiva, il mancato pagamento da parte dell'acquirente. Il credito documentario nasce appunto per mitigare questo rischio, in quanto chi spedisce (il venditore, beneficiario del credito) può fare affidamento sul fatto che, se rispetterà tutte le condizioni del credito, il suo credito verrà soddisfatto da una banca, mentre chi acquista è consape-
vole che la propria banca pagherà solo a fronte di presentazione di documenti conformi, e che in particolare la spedizione ha avuto luogo nei modi e nei termini prestabiliti. Fondamentale, quindi, verificare i documenti che dovranno essere poi riconosciuti e confermati dalla banca chiamata al pagamento opportuno quindi farsi rilasciare in copia la bozza di lettera di credito e i documenti a corredo. Diversamente altre modalità di pagamento individuate dalle parti esporrebbe l' imprenditore ad un rischio di insoluto soprattutto quando la relazione commerciale è occasionata dal web senza che vi sia una storicità del rapporto (cliente di vecchia data) che possa in qualche modo costituire un'implicita garanzia.● e.mail: studio@studiofadel&polati.it
il punto
La politica ai competenti B
utto giù questi pensieri, mentre intorno lo sciabordio di richiami natalizi e festivi si infrange sulle nostre stanchezze. Ci hanno insegnato che il tempo di Natale è tempo di silenzio. Non tanto o soltanto quello mistico di chi possiede qualche ragione di fede. Perché sia reale silenzio è necessario prima di tutto sentire intorno il sapore della calma. Quando, finita una giornata di lavoro, ci si siede finalmente con la mente sgombra dalle preoccupazioni che ci hanno accompagnato, quello è il momento in cui il silenzio comincia a impadronirsi della nostra mente. Finito… l’assedio, si entra nello spazio della disponibilità interiore. Silenzio non è assenza di suoni o di persone, quanto compostezza, equilibrio di valutazione, disponibilità all’ascolto. È come se la strada che conduce al centro della nostra vita iniziasse a decongestionarsi, mettendo ordine al traffico che la attraversa. Ovvio che questo orizzonte di compostezza interiore non ha bisogno soltanto di una poltrona alla quale affidare le nostre stanchezze fisiche. Spesso il rumore del “traffico” interiore continua senza trovare soluzione, congestionato dai troppi ingorghi che si verificano. Talvolta è la preoccupazione per gli affari, con l’asta che segna da tempo al ribasso come il serbatoio di
un’auto in riserva. Altre volte a far da tarlo sono le inquietudini familiari o i segnali di insicurezza sociale. Come se questo non bastasse, è lo scenario politico a togliere luce all’orizzonte. Non penso, e lo preciso subito, al governo e alle sue proposte e neppure alle pessimistiche previsioni che ci arrivano dagli osservatori internazionali. Ciò che mette inquietudine è l’emergere di una cultura politica, che sembra aver smarrito assolutamente ruolo e obiettivi. Lo scenario squallido della “mafia capitolina” non è soltanto il termometro di una febbre da delinquenza. È più profondamente, il Dna di una concezione della politica, intesa solo come opportunità di arricchimento.
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Se Tangentopoli non ha insegnato nulla, come ci raccontano i vari casi di malversazione, da Lusi a Greganti, da Penati al Mose, abbracciando un panorama partitico assolutamente omogeneo nella disonestà, ciò significa che la patologia si è trasformata in cultura del furto. Una sorta di inclinazio-
ne viziosa, dove i vantaggi e le giustificazioni razionali che si portano a favore della corruzione, finiscono per impe-
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dire qualsiasi sussulto etico col quale misurare coscienze sclerotiche, ormai incapaci di valutazioni morali. Si dice che anche in passato la politica avesse i suoi bei vantaggi. Ed è vero. Ma con una piccola differenza rispetto ad oggi. I politici di un tempo erano dei professionisti, usciti spesso da gavette lunghissime dove avevano maturato esperienza e competenza, i quali facevano politica maiuscola. Che poi da questo lavoro ne uscissero privilegi era cosa che veniva da sé. Oggi, accantonata preparazione e competenza, si punta esclusivamente al vantaggio. Spesso un’alternativa al lavoro, quello dove, per vivere, ci vorrebbero testa e sudore. Luigi Barzini sosteneva che «fare il giornalista era sempre meglio che lavorare». Provocazione che oggi ben si adatterebbe a tanta politica politicante.
C’è nostalgia per una politica fatta da gente preparata e competente. Purtroppo anche questa convinzione sta uscendo dal sentire diffuso. Nei giorni scorsi Berlusconi ha proposto la candidatura a sindaco di Venezia della piacente signora della Tv, certa Mara Venier. Bella donna e intelligente. Niente da dire. Ma quale competenza politica potrebbe avere la signora Venier, al di là del fatto d’essere uno specchietto di allodole per elettori avidi di gossip? Purtroppo sta passando l’idea che sia la visibilità il criterio nella scelta dei candidati. Come a dire che l’importante è far bottino di numeri, poi, una volta ottenuto il potere, sarà la testa di pochi a gestirlo. Ma che razza di democrazia è mai questa? Oltretutto è così che la competenza esce di scena, lasciando il governo delle città e del Paese in mano a burattinai che tirano le fila dietro le quinte. Ma voi, cari lettori, dite fuori dai denti: se aveste bisogno di un intervento chirurgico scegliereste un medico da salotto televisivo o un professionista di sicura competenza? Domanda retorica con risposta ovvia, da applicare all’ambito politico. Prima che il fondo del barile ci tolga, spiando in alto, anche la fioca luce della speranza.● Tse Tse