sommario
Anno 11 - Numero 1 Marzo 2012
DIRETTORE RESPONSABILE Cirillo Aldegheri
GRAFICA arteOn di Ilenia Cairo Verona - www.studioarteon.com
EDITORE APISERVIZI S.r.l. Via Albere, 21/C - 37138 Verona Rivista trimestrale promossa da
ASSOCIAZIONE PICCOLE E MEDIE MPRESE
DELLA PROVINCIA DI VERONA
REDAZIONE c/o APINDUSTRIA Verona Via Albere, 21 - 37138 Verona Tel 045 8102001 Fax 045 8101988 economiaveronese@apiverona.net
editoriale
STAMPA Lite srl - Verona - www.lite.it
profili Exor International Metal Riv ISA Impianti Tommasi Lavorazione Legno Lorenzin Areatech
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il personaggio Marco Vanoni
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terza pagina Il Settecento a Verona
Pubblicità raccolta in proprio
Apivenetofidi
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ambiente e salute SGSL: convenienza, efficacia, gestione
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fiscale Il rimborso dei crediti IVA
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Apigiovani
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legale
attualità Riconosciamoci le imprese si incontrano Assemblea Apigiovani Osservatorio Andrea Battistoni IV Premio Verona Giovani
Poste italiane Spa Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (con. in L. 27/02/2004 n°46 art. 1, comma 1, DCB Verona
FOTOGRAFIE Archivio Apindustria
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Registrazione Tribunale di Verona n. 1393 del 22 marzo 2000
Responsabilità civile degli amministratori
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previdenza Posta elettronica in azienda
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il punto 46
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Ha da passà ‘a nuttata
inserzionisti
Gritti Gas
Multiutility
Mondo Esa
Banca Popolare
Cattolica Assicurazioni
Gruppo Argenta
Samo
Martini Mobili
Viani
Albrigi Tecnologie
Information Consulting
Fimauto
Dellas
Nova Systems
Trenkwalder
Economia Veronese - marzo 2012
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editoriale
Arturo Alberti
Da una recente indagine promossa dalla Fondazione Edison è emerso che l’Italia detiene una posizione di leadership – è nella top five – nell’export mondiale di ben 1.600 prodotti diversi, per un valore di 253 miliardi di dollari all’anno. Manifattura, quindi. Ed è noto che il settore manifatturiero, in Italia, e soprattutto nel Nord Est, è totalmente appannaggio delle piccole e medie imprese. In questo comparto, nella sola provincia di Verona sono attive circa diecimila imprese. Numeri importanti. Ma va anche sottolineato un aspetto che ritengo particolarmente significativo. In un quadro generale dove tutti gli indicatori sono caratterizzati dal segno negativo – a livello nazionale l’Istat parla ormai apertamente di “crescita zero” se non di recessione, mentre nel Veneto le previsioni stimano per l’inizio 2012 una diminuzione della produzione manifatturiera del 2,5%, con il prezzo dei prodotti finiti aumentato dell’1,6% a fronte di un incremento del costo delle materie prime del 4,2%! – c’è chi ha messo sotto la lente d’ingrandimento i trend relativi all’occupazione. Ebbene, nella nostra regione il manifatturiero è il comparto che fa registrare i tassi più elevati di nuove assunzioni. Ad affermarlo sono i dati di Veneto Lavoro: lo scorso anno il saldo occupazionale globale è risultato negativo di circa 1.500 posti di lavoro, ma, fra le 144.400 nuove assunzioni, l’incremento maggiore si è avuto proprio nel manifatturiero! Le indicazioni che si possono trarre sono evidenti: il manifatturiero è la vera “ossatura”, la “colonna portante” della nostra economia. Ma nello stesso tempo questo comparto è assolutamente sotto-salvaguardato, sotto-tutelato e sotto-rappresentato. Non sono molti i nodi che chiediamo vengano affrontati e risolti. Ma lo chiediamo con estrema decisione e determinazione. Innanzitutto, l’accesso al credito. Le banche devono assolutamente tornare a fare le banche. E il modo più immediato ed efficace per farlo è uno solo: mettere “in circolo” e a disposizione delle imprese – e di conseguenza delle famiglie – la liquidità necessaria per far ripartire l’economia. Tra l’altro, non va dimenticato che la carenza di credito è alla base di quell’autentica “piaga” rappresentata dai ritardi nei pagamenti, stimata a li-
vello nazionale in 90 miliardi di euro (!). Ma senza andare troppo lontano, oltre il 38% delle imprese venete dichiara di avere problemi di liquidità, e il 61% ha problemi di ritardi negli incassi. In secondo luogo, l’internazionalizzazione. L’impasse del mercato domestico (ormai totalmente paralizzato) può essere superata solo attraverso una forte spinta verso i mercati esteri: crollata la domanda interna – soprattutto dei beni durevoli – non resta che affidarsi alle esportazioni, per garantire i livelli produttivi e occupazionali. Non è un caso che i risultati migliori, nel manifatturiero, si registrino nel settore dei macchinari e delle attrezzature (+8,6% su base annua, +7,1% in dicembre), sorretti dalla loro propensione internazionale. E in questo senso, sono le nicchie produttive e di mercato, la diversificazione delle specializzazioni, a dover essere opportunamente valorizzate, perché è qui che si concentrano la creatività, l’innovazione, la qualità e lo stile tipicamente italiani, tanto da poter parlare di “artigianalità industriale”, vista la nostra capacità di realizzare prodotti quasi “su misura”. E per favorire l’internazionalizzazione, la strada da percorrere è quella di creare sinergie – il famoso “fare rete”, “fare squadra” – in modo da acquisire insieme le competenze necessarie per competere sui mercati. Il quadro si completa con la necessità di nuove regole meno “ingessate” nel mondo del lavoro (è mai possibile che le normative siano sempre “vestite” e tarate sulla grande impresa?), con il restringimento del cuneo fiscale-contributivo (a un’azienda italiana, un dipendente costa come in Germania, ma alla fine il nostro lavoratore prende la metà: con una fiscalità del genere, crescere è impossibile) e con una sburocratizzazione molto spinta: anche in questo caso, dobbiamo “subire” l’obbligo di adempimenti come se fossimo tutti grandi imprese. Ma l’economia del nostro Paese non si regge sulle grandi imprese! Ecco perché diventa necessario “fare lobby”, nell’accezione più costruttiva del termine: occorre riuscire a far sentire la nostra voce. Ogni giorno. Ai più ampi livelli. Il manifatturiero è un patrimonio dell’intera collettività. Un patrimonio che non va solo salvaguardato, ma sostenuto e valorizzato.
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EXOR INTERNATIONAL OLTRE IL FUTURO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
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el 1971, anno in cui John McCarthy, padre dell’intelligenza artificiale (l’espressione stessa fu da lui coniata), ricevette per le sue ricerche il premio Turing, non erano ancora molti i ‘capitani coraggiosi’ pronti a scommettere, nonostante gli enormi progressi di questa scienza dallo sviluppo rapidissimo, sulle potenzialità effettive dell’informatica e delle sue applicazioni. Erano uomini accomunati dall’entusiasmo, dalla passione, dall’inventiva, le cui teorie sono ora realtà quotidiana su computer, smart phones, tablet. Uomini come Gaetano Gastaldin, ingegnere dall’estro visionario che, proprio nel 1971, fondò, a San Giovanni Lupato-
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to, un’azienda specializzata nello sviluppo di prodotti custom nel settore dell’automazione elettronica. Una realtà cresciuta, in questi 40 anni, grazie al successo delle sue creazioni ad alto contenuto di innovazione: l’odierna Exor International S.p.A., con la sua gamma di realizzazioni – HMI (Human-Machine
Interface), PLC (programmable logic controller), PC industriali –, è leader mondiale nelle comunicazioni uomo/macchina. Due le tappe fondamentali del percorso che ha condotto Exor, oggi multinazionale presente in oltre 23 Paesi, a tagliare nel 2011 il traguardo dei 15 milioni di euro di fatturato: la scelta, presa nel 1991, di concentrare le attenzioni nello sviluppo di interfacce operatore, settore in cui l’impresa lupatotina è diventata, negli ultimi 14 anni, specialista; l’aver saputo affrontare, nel 2009, una fase di grave crisi come opportunità, come sfida per un cambiamento. «Si è trattato di un momento particolar-
EXOR INTERNATIONAL
mente delicato – ricorda Giuseppe Pace, amministratore di Exor International – segnato dalla scomparsa del fondatore dell’azienda, l’ingegner Gastaldin, e da un calo del fatturato del 46%. Dato, quest’ultimo, rilevante, tanto più se si considera che nel settore in cui operiamo, la selezione è altissima: trascorre un paio d’anni tra il primo contatto con un nuovo cliente e la sua acquisizione, ma un compratore resta poi nel portafoglio clienti per almeno 10 anni. La strada per certi versi più facile da percorrere ci avrebbe portati a bloccare gli investimenti e a procedere alla cessione dell’azienda, divenuta internazionalmente appetibile. Ma non era la sola via praticabile. Gastaldin ci aveva lasciato, senza contare l’eredità morale da lui trasmessaci in termini di passione per il nostro lavoro e di stimolo a essere innovatori nell’elettronica e nell’ambiente industriale, una serie di studi, progetti e prototipi, abbozzi che, adeguatamente elaborati, potevano condurre a grandi risultati. Un’analisi critica sulle reali prospettive future dell’azienda ci ha spinti ad accettare questa scommessa: i fatti poi ci hanno dato
profili
ragione». Fondamentale, in questo processo di trasformazione, l’apporto dato da Fausto Gastaldin, figlio del fondatore (gli eredi detengono il 70% della proprietà che per la quota rimanente è divisa fra membri dello staff dirigenziale), che ha saputo inserire logiche di organizzazione nel flusso di sviluppo del prodotto. Nello stabilimento di Exor International si fa uso delle più avanzate tecnologie di produzione, con moderni impianti a controllo numerico affidati a personale altamente qualificato. Il work in progress del prodotto – un migliaio di componenti, una trentina di fasi di lavorazione – è gestito interamente dal capo reparto. L’interfaccia grafica dei macchinari facilita la trasmissione delle informazioni fra i diversi operatori (22 solo all’assemblaggio) che si susseguono nel lavoro. Dopo la customizzazione (applicazione del frontale con il logo del cliente), il prodotto finito, che ha superato un rigido collaudo, il ‘burn-in-test’, restando sempre in funzione per 3 giorni in speciali forni a +50°C, è pronto per la consegna. «L’impegno per soddisfare le esigenze della clientela con cui ci interfaccia-
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mo continuamente e per la quale siamo in grado di approntare soluzioni “su misura”– afferma il nostro interlocutore – è massimo. Possiamo contare sul prezioso contributo di partner tecnologici di livello mondiale (Arrow Elettronics, Intel Alliance, Lattice Semiconductor Corporation, Texas Instruments, CoDeSys Automation Alliance, Microsoft, tanto per citarne alcuni), con i quali abbiamo sviluppato e realizzato nuove idee imprenditoriali e importanti strategie di crescita reciproca. Ma non ci limitiamo a fornire una completa gamma di prodotti e servizi: siamo specializzati nell’assicurare, attraverso le nostre sedi, i nostri rappresentanti e il nostro sito web, un supporto tecnico di altissima qualità, sia hardware che software, che si estende anche alla comunicazione con altri prodotti che utilizzano i nostri 200 drivers». Gli standard raggiunti da Exor International con i suoi prodotti le hanno fatto conseguire importanti certificazioni: ISO 9001/2008, DNV per i mercati del Nord Europa, GL specifica per l’area tedesca, UL per i prodotti destinati al mercato nordamericano, RINA per il settore navale. Risultati prestigiosi, raggiunti anche in virtù di una politica imprenditoriale che promuove il costante aggiornamento professionale degli addetti e che vede l’azienda reinvestire in se stessa, destinando il 10% del proprio
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fatturato all’area R&D e all’ immissione sul mercato di nuovi prodotti. «Oltre al team di ingegneri che opera qui nella sede di San Giovanni Lupatoto – sottolinea Pace – abbiamo anche negli Usa un ufficio di ricerca dove un pool di tecnici si occupa dell’architettura del prodotto, soprattutto software, mentre in India lavorano per noi 30 programmatori. La dimensione di Exor è quindi realmente internazionale (aziende del gruppo sono Exor Electronic R&D Usa, Exor GMBH Germania, Exor India Pvt Ltd, Exor Schweiz GMBH, Hiflex Olanda), così come è internazionale la nostra clientela: i mercati che assorbono di più il nostro tipo di prodotto sono quelli americano, europeo (tedesco in primis), brasiliano. Il volume d’affari è costituito per l’80% dalle nostre realizzazioni nel campo dell’automazione industriale, ma la pluralità di soluzioni che elaboriamo ci consente di soddisfare la domanda proveniente anche dal settore della domotica e da quello della nautica». Nel 2011 ben il 10% del fatturato è stato realizzato grazie al nuovo software, JMobile, sviluppato da Exor International in questi ultimi anni. JMobile è uno strumento potente e versatile per la progettazione di applicazioni HMI in modo semplice e intuitivo. È slegato dall’hardware, funziona cioè anche su prodotti di terze parti (PC, telefonini…), può comunicare con 150 pro-
tocolli di comunicazione ed è pensato sia per la creazione rapida di nuove applicazioni sia per la fase di manutenzione. La grafica è basata totalmente su tecnologia SVG con progettazione della dinamica di funzionamento completamente objectoriented. Questa nuova piattaforma offre agli utilizzatori avanzate possibilità di controllo e supervisione remota con architettura client-server basata su tecnologie web, risultando così compatibile con dispositivi smart phones e tablet, inoltre, le capacità di acquisizione, archiviazione e condivisione dati in strutture di livello superiore lo rendono uno strumento efficace per l’integrazione a livello aziendale. Ma il catalogo Exor, partner attendibile e credibile in diversi campi di applicazione, è ricco di tanti altri prodotti. «La gamma UniOp di pannelli HMI, ad esempio – prosegue Pace
EXOR INTERNATIONAL
–, è disponibile in più di 100 configurazioni spaziando dai semplici display entry-level a basso costo per arrivare a unità avanzate complete di touchscreen e display a colori. 200 sono i driver di comunicazione perfettamente adattabili a una vasta gamma di apparecchi industriali. L’offerta dei nostri prodotti non si ferma allo standard; la nostra capacità di personalizzazione del prodotto ci ha spinto a realizzare complesse interfacce nel campo della nautica, altamente innovative e capaci di resistere alle difficili condizioni climatiche e di utilizzo (sala macchine, esposte ai raggi solari e alla nebbia salina). Il controllo totale sugli sviluppi di ogni singola parte del prodotto ci consente di poter intervenire in tempi rapidi per apportare le modifiche necessarie per confezionare il prodotto ad hoc necessario al nostro cliente... un lavoro “sartoriale” portato nel mondo elettronico e dell’innovazione». E il futuro? «Stante la solidità dell’hardware, che garantiamo 5 anni, base essenziale di un prodotto affidabile e duraturo – conclude Pace –, l’avvenire è senz’altro legato alla parte software e all’erogazione di servizi. Sarà una grande opportunità, ad esempio, nei prossimi anni, quella di rendere accessibili all’esterno, grazie a tecnologie cloud computing, tutte le informazioni che un’interfaccia operatore può raccogliere. Le informazioni dovranno essere elaborate da un pool di esperti che forniranno agli utenti le indicazioni per aumentare il risparmio energetico e prevenire guasti dei macchinari. Il futuro ci attende; l’intelligenza artificiale è al nostro servizio».•
profili
EXOR INTERNATIONAL S.p.A. SEDE AMMINISTRATIVA Via Monte Fiorino, 9 37057 San Giovanni Lupatoto (Verona) Tel. 045 8750404 Fax 045 8779023
PRODUZIONE
SUPERFICIE AZIENDALE
Totale 3.000 mq.
RISORSE UMANE
Addetti alla produzione: 30 Impiegati: 52
Produzioni elettroniche
ANNO DI FONDAZIONE 1971
AMMINISTRATORE DELEGATO Giuseppe Pace
FATTURATO 2011
15 milioni di euro
SITO INTERNET / E-MAIL www.exorint.it info@exorint.it
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METAL RIV L’ACCIAIO INCONTRA IL DESIGN
L
a storia che stiamo per conoscere comincia nel lontano 1969 quando Giuseppe Bonini, nella cantina della propria abitazione, decise di iniziare la produzione di attrezzi per l’agricoltura. È questo, dopo un lungo e proficuo rodaggio, l’inizio di un’avventura imprenditoriale che proseguirà in costante e continua evoluzione. Bonini, infatti, affiancato dalla moglie Loredana, parte integrante dell’azienda, con grande intuizione, pensò, dopo i primi incoraggianti successi, di diversificare l’attività con la produzione di carpenterie metalliche, pesanti e medio pesanti, scelta che gli consentì di ampliare gli orizzonti aziendali e di esplorare nuovi spazi commerciali: fu in grado così di proporsi in molteplici comparti quale partner capace di soddisfare, sempre nel campo della carpenteria metallica e/o in settori collegabili, qualsiasi esigenza dei committenti con un rapporto costo-qualità estremamente competitivo. Si tratta della prima pietra di quella poliedricità operativa che
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METAL RIV
caratterizza, oggi più di ieri, Metal Riv S.r.l., azienda che ha sede a Rivalta di Brentino Belluno. «La nostra attività multiforme – esordisce Alessio Bonini, figlio del fondatore, che, con il fratello Andrea, si occupa della gestione dell’azienda – non deve essere considerata una decisione dettata dalla difficile congiuntura che tutte le imprese stanno affrontando. Si tratta piuttosto dell’impegno per non disperdere competenze e professionalità di cui la struttura è ricca a tutti i livelli, che consente inoltre di evitare, con il fermo delle macchine e degli impianti aziendali, i cosiddetti tempi morti». «In
quest’ottica – prosegue il nostro interlocutore, responsabile tecnico commerciale –, accanto alla realizzazione sempre e solo su commessa di carpenterie metalliche (con una particolare attenzione all’acciaio inox in tutte le sue forme) per l’industria del settore alimentare, agricolo, tessile e dell’arredamento, abbiamo iniziato significative collaborazioni con importanti studi d’architettura d’interni e di design e con artisti conosciuti a livello internazionale. Un percorso che, grazie anche all’ammodernamento degli impianti e all’ampliamento dei nostri capannoni, abbiamo ulteriormente migliorato con una rilettura dell’organizzazione aziendale e con la creazione di due divisioni interne: TAT (Tecnologie Applicate al Taglio), con cui lavoriamo, oltre ai metalli, qualsiasi tipo di materiale (plastica, materiali lapidei, etc.) e Diamante, un nuovo brand sul quale abbiamo investito molto». «Con Diamante – sottolinea Bonini – si concretizza il binomio alta artigianalità e tecnologia per creare strutture d’acciaio, sculture, preziosi complementi d’arredo di design come specchiere, vasi, consolle, tavoli. Per tutte le collezione ci siamo avvalsi della direzione creativa di mio fratello Andrea, designer. La realizzazione di ogni pezzo è caratterizzata
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da una ricerca sia tecnica che estetica, rafforzata dalla particolarità delle finiture come Diamante, appunto, da noi brevettata e che dà il nome al brand. Ogni oggetto è creato a mano da personale qualificato che, con l’aiuto di tecnologie avanzate e la scelta di materiale di alta qualità, dà vita a elementi unici». La certificazione gestionale UNI EN ISO 9001/2000 e la certificazione 3834 trasformazione di metalli, obbligatoria per il nostro settore, prevista per luglio 2012, sono il meritato riconoscimento a un’intelligenza imprenditoriale molto spiccata, che con eclettismo è capace di rispon-
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dere alle domande più inconsuete di una clientela alla ricerca di un’azienda dinamica e flessibile che sappia garantire efficienza e affidabilità a tutto tondo. Metal Riv si contraddistingue per gli ottimi rapporti che sa intrattenere con il territorio, sia sotto l’aspetto occupazionale sia per quello che concerne la collaborazione con le imprese locali, in particolare del settore lapideo, e per la professionalità con cui si dedica a un’altra branchia della propria attività, quella che riguarda la manutenzione di impianti industriali. Gente d’impresa, dunque, che guarda lontano ma che ha saputo mantenere un’impronta artigianale nel proprio lavoro – dall’ideazione, progettazione e esecuzione dei più sofisticati manufatti sino alla commercializzazione – senza rinunciare alla modernità e alla valorizzazione dell’immagine aziendale e delle sue multiformi produzioni (come nello show room nel centro commerciale di Affi). «Investiamo – conclude Alessio Bonini – sul valore delle esperienze e sul patrimonio di saperi, oltre che sulla solidità della nostra qualificata clientela. Un “capitale” che ci gratifica e che ci ha aperto le porte per realizzazioni artistiche di grande
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pregio: l’addobbo, con una raffinata lavorazione in metallo, della piazzetta antistante il rinnovato Teatro Ristori a Verona, un carapace che stiamo approntando
per un artista cinese che ha già esposto alla Biennale di Venezia 2011 e altre due opere che saranno esposte in mostre a New York e in Cina».•
METAL RIV S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Loc. Cavaterre ZAI, 4 37020 Rivalta di Brentino Belluno (Verona) Tel. 045 6284069 045 7270565 Fax 045 7270914
PRODUZIONE
Carpenterie metalliche
ANNO DI FONDAZIONE 1969
AMMINISTRATORE UNICO/RESPONSABILE AMMINISTRATIVO
RESPONSABILI PRODUZIONE E QUALITÀ
Giuseppe e Alessio Bonini
FATTURATO 2011
1 milione e 400mila euro
SUPERFICIE AZIENDALE
Totale: 3.000 mq Coperta: 1.000 mq
RISORSE UMANE Addetti: 11
Loredana Brunelli
RESPONSABILE COMMERCIALE Alessio Bonini
SITO INTERNET / E-MAIL
www.metalriv.it info@metalriv.it tecnico@metalriv.it amministrazione@metalriv.it
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ISA IMPIANTI TECNOLOGIA NELLA COSTRUZIONE
«
La globalizzazione ha rappresentato per la nostra realtà uno stimolante strumento, una grande opportunità di crescita». Con queste parole, Alessio Zoccatelli evidenzia il dinamismo e la propensione all’internazionalizzazione proprie di ISA Impianti, azienda fondata dal padre nel 1989, gestita ora insieme al fratello Davide, e che ha visto crescere, nell’ultimo quinquennio, il proprio fatturato a ritmi del 20-30% all’anno. «Un aumento costante – prosegue l’imprenditore – confermatosi anche nell’esercizio appena concluso e che ci ha consentito di raggiungere il tetto dei 4 milioni di euro di fatturato, per il 10% frutto dell’attività commerciale sviluppata sui mercati este-
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ri e più precisamente nell’area del Nord Est Europa, in Spagna, Grecia, Francia, Russia, Medio Orientale, a evidenziare l’importante posizione conquistata su larga scala dal nostro marchio e dai nostri prodotti». È questa una sintetica carta d’identità di ISA Impianti, punto di riferimento nella produzione di strutture in acciaio per la zootecnia e l’agricoltura in generale, oggi alla seconda generazione, che non ha patito gli effetti della crisi internazionale proprio grazie a un principio che in azienda è ritenuto sacro, e cioè che nel mondo del lavoro, come nella società, si sta passando dall’individuo al gruppo, si stanno trasformando radicalmente le nostre vite e il nostro modo di relazionarci agli altri. «I
nostri clienti, i nostri collaboratori, i fornitori così come i dipendenti, non sono più semplici risorse a disposizione della crescita di un’azienda – continua Zoccatelli –, bensì gli elementi di uno straordinario ambiente dove imparare a sviluppare rapporti che portino a un accrescimento culturale e intellettuale di tutti questi attori. Cos’è il mondo del lavoro se non una meravigliosa scuola dove apprendere, giorno dopo giorno, come migliorare la nostra capacità di sviluppare rapporti? Da sempre questo ci spinge a migliorare l’efficienza dei nostri processi, adottando tecnologie sempre più sofisticate e avanzate, ma soprattutto a investire sulla risorsa più importante: il nostro patrimonio intellettuale. Proprio per
ISA IMPIANTI
profili
questo dedichiamo, attualmente, il 5% del nostro fatturato all’attività di ricerca e sviluppo e una quota consistente, sia in termini di tempo che di investimento, alla formazione del personale. Quello che reputiamo fondamentale, per ISA Impianti, è la coesione del gruppo. Possiamo affermare, infatti, che il turn-over dei nostri dipendenti è bassissimo: ogni collaboratore si sente parte integrante di un disegno che guarda lontano ed è stimolato a crescere per sé e per l’azienda». Il rinnovamento e l’adeguamento degli impianti, tutti automatizzati o robotizzati (è questo il caso dell’impianto di saldatura), saranno, a breve, implementati con l’installazione di un nuovo sistema per il
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taglio e la foratura dei componenti necessari alla costruzione della vasta gamma di intelaiature metalliche progettate e realizzate nella sede di Erbè. Forte è pure la determinazione nel potenziare la qualità, segno distintivo dei prodotti a marchio ISA Impianti. È assicurata la più trasparente tracciabilità dei materiali utilizzati e lavorati (l’impresa è in posses-
so della certificazione ISO 9001/2000) e sono già state avviate le procedure per conseguire la certificazione del Ministero dei Lavori Pubblici che attesta gli standard raggiunti quale centro di trasformazione. L’azienda è anche attenta all’ambiente: lo dimostra l’impianto fotovoltaico installato sopra il tetto dello stabilimento, realizzato con pannelli fotovoltaici in silicio cristallino posizionati su una superficie di circa 500 mq. di copertura, che consente una produzione media annuale teorica di 57.000 KW/h ed evita l’emissione nell’atmosfera di oltre 30 Ton di CO2 in un anno. Ma non è tutto, poiché anche nei suoi prodotti ha cominciato a percorrere una via più “green”. «Attualmente – rivela Zoccatelli – stiamo realizzando strutture biologiche destinate agli allevatori di galline ovaiole per la produzione di uova biologiche. Cerchiamo di essere sempre in sintonia con le richieste di un mercato altamente competitivo e in trasformazione e, quando possibile, di anticiparne i bisogni. Vogliamo davvero essere dei collaboratori per
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i nostri clienti e proponiamo più soluzioni che siano conformi a quanto richiestoci». Ampia e flessibile l’offerta dei diversi comparti di riferimento. Dalle strutture per la zootecnica, si sono sviluppati, nel corso degli ultimi anni, una serie di prodotti alternativi e versatili in grado di soddisfare nuovi mercati, come quello agricolo al quale sono dedicati ricoveri per attrezzi o
per lo stoccaggio del fieno, quello ippico, con le nuove strutture per la copertura di maneggi, e quello aeronautico, attraverso la produzione di hangar per piccoli aeromobili. «L’anima di un’azienda – conclude Zoccatelli – è data da chi ci lavora: un’impresa è l’espressione di ciò che si è nella vita; il nostro lavoro ci regala l’opportunità di raccontare chi siamo».•
ISA IMPIANTI S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Via San Giuseppe, 26/B 37060 Erbè (Verona) Tel. 045 6670105 Fax 045 6670101
PRODUZIONE
RESPONSABILE AMMINISTRATIVO Davide Zoccatelli
FATTURATO 2011 4 milioni di euro
Strutture in acciaio per l’agricoltura, l’avicoltura e per maneggi coperti
SUPERFICIE AZIENDALE
ANNO DI FONDAZIONE
RISORSE UMANE
1989
GENERAL MANAGER
Totale: 7.000 mq Coperta: 2.500 mq
Addetti alla produzione: 6 Addetti ai montaggi: 4 Impiegati: 4
Alessio Zoccatelli
RESPONSABILE PRODUZIONE Ales Padour
RESPONSABILE QUALITÀ Beatrice Bissoli
SITO INTERNET / E-MAIL
www.isaimpianti.com isaimpianti@isaimpianti.com
TOMMASI LAVORAZIONE LEGNO
Gli infissi che arredano
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in dall’antichità il legno è “amico” dell’uomo. Materia prima nobile e versatile che offre una varietà pressoché infinita di possibilità creative, il legno è simbolo di calore e sicurezza (si pensi all’arca di Noè, costrui-
ta in legno per preservare quanto di più prezioso era stato creato) e chi lo lavora (anche san Giuseppe era falegname) è identificato come custode di una conoscenza preziosa, che è teorica e insieme pratica. Le straordinarie, riconosciute proprietà di questo materiale, in particolare la tenuta agli agenti atmosferici, l’eccellente capacità di mantenere in equilibrio i livelli di temperatura e umidità, il buon grado di isolamento acustico e la resistenza all’usura, lo hanno rivelato da subito idoneo alla realizzazione, in particolare, di porte, finestre, serramenti in genere. Specialista veronese del comparto, leader in particolare nel settore di nicchia della ristrutturazione di edifici storici e di prestigio, è la Tommasi Lavorazione Legno S.r.l., azienda fondata nel lontano 1943 dai fratelli Angelo e Dario Tommasi con Augusto Garonzi (poi liquidato nel 1960); la sede, situata originariamente in località Ca’ di Cozzi di Quinzano, è stata trasferita nel 1973 ad Avesa, dove si tro-
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TOMMASI
profili
Tutti gli infissi e le porte sono realizzati su misura in legno di varie essenze: abete, pino, hemlock, douglas, cedro, rovere, mogano, frassino e noce nazionale sono le più usate. Grazie alla profonda conoscenza della materia prima, all’esperienza produttiva e a importanti partnership con selezionate aziende specializzate per particolari prodotti complementari (quali controtelai per porte scorrevoli, basculanti per garage, tapparelle e zanzariere), con vetrerie (che forniscono vetri e vetrocamere di ogni tipo, compresa vetreria artistica) e con ditte che producono maniglie e accessori, Tommasi Lavorazione Legno è in grado di rispondere alle più diverse esigenze qualitative, sia di performance che di design. Esempi della vasta gamma di realizzazioni si possono ammirare non solo nello showroom vano attualmente gli uffici, lo showroom e lo stabilimento su un’area di 5.000 mq. Tutti i prodotti a marchio Tommasi, finestre e scuri, porte interne e portoncini, rivestimenti in legno per scuri e portoncini blindati, sono di garantita affidabilità, richiesti da una clientela costituita da imprese e privati, spesso assistiti da professionisti e architetti importanti (degna di menzione, in passato, la collaborazione con Carlo Scarpa). «Lavoriamo esclusivamente su commessa – spiega Claudio Tommasi, figlio del fondatore e attuale amministratore dell’azienda – gestendo e monitorando con estrema precisione l’intero ciclo produttivo, a partire dalla selezione delle essenze, solo di prima scelta, fino alla laccatura o verniciatura, sempre realizzate con colori e vernici all’acqua, in un’ottica rispettosa anche dell’impatto ambientale. Procediamo alla realizzazione dei manufatti con precisione tecnologica e inventiva artigianale grazie a software moderni e macchinari automatizzati connessi alla rete informatica aziendale e alle esperte mani dei nostri operai specializzati, per quella personalizzazione e rifinitura dei prodotti che le macchine non riuscirebbero a fornire. Solo la posa in opera è assegnata a artigiani esterni, selezionati e fidati, nostri collaboratori fissi da molti anni. Il nostro impegno, però, non finisce qui: assicuriamo alla clientela una consulenza
tecnica personalizzata, nonché una completa assistenza post-vendita, fornendo consigli e prodotti per una corretta manutenzione che consenta una vita media del serramento più lunga possibile».
ma anche in edifici storici di Verona centro (tra i quali Casa di Romeo, Palazzo Scarpa, Palazzo Orti Manara, Palazzo Guglienzi Brognoligo, Domus Nova), sulle colline circostanti (tra le altre Villa La Casarina e
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Villa Colombara Barbesi sulle Torricelle) e nella provincia (Villa Malaspina a Isola Rizza e Villa La Pergolana a Lazise), oltre che in esclusivi hotel del lago di Garda, zone che, da sole, rappresentano buona parte del mercato di sbocco per l’impresa di Avesa. Stante la possibilità per il committente di personalizzare il prodotto nei minimi dettagli, al fine di soddisfare le richieste connesse alle diverse tipologie di fabbricati – dal singolo appartamento, alla palazzina nuova, alla villa, al palazzo storico –, tre sono, per le finestre, i modelli che vanno a identificare le varianti base: il modello Veronavecchia e il modello Barocco, più elaborati ed eleganti, e il modello Moderno, lineare ma raffinato. «Il modello Veronavecchia – continua il nostro interlocutore – è senz’altro il fiore all’occhiello della Tommasi Lavorazione Legno. È copia fedele di modelli in stile Liberty di inizio Novecento, ma con la migliore tecnologia oggi disponibile. Le peculiarità distintive di una finestra Veronavecchia, nella quale si possono inserire diverse varianti con inglesine, maniglie e dotazioni personali, sono costituite dalla lavorazione del contorno esterno e dalle cornici fermavetro con una sagomatura concava, carteggiata a mano con estrema accuratezza». L’attenzione all’aspetto decorativo, evidente nelle tante proposte di porte interne, lisce o specchiate, cieche o vetrate, in legno massello o tamburate, pantografate, anticate, con cerniere di vari tipi, anche a scomparsa, con finitura verniciata o laccata mediante diversi procedimenti, anche a cera d’api spazzolata a tampone, fa da corollario allo studio delle soluzioni in grado di garantire le migliori prestazioni in termini di funzionalità. I serramenti esterni
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Tommasi, marcati CE, hanno ottenuto la certificazione UNI EN per la permeabilità all’aria, per la tenuta all’acqua, per la resistenza al carico del vento, per la trasmittanza termica e l’abbattimento acustico; i portoncini d’ingresso antintrusione sono certificati classe 3 norma europea ENV 1627. «La cura dell’intero processo produttivo ci consente di garantire ai nostri clienti un ottimo rapporto qualità-prezzo. Non ci interessa competere con una concorrenza che fa dei prezzi stracciati il suo punto di forza: per noi contano, in primis – conclude Claudio Tommasi –, la qualità eccellente delle lavorazioni e la
soddisfazione duratura nel tempo della nostra clientela; chi compra da noi quasi sempre si affeziona al nostro prodotto e al nostro modo di lavorare, diventando spesso un promoter della nostra azienda presso amici e parenti: è questo uno degli strumenti da sempre utilizzati per il nostro marketing, oggi affiancato anche dalla presenza pubblicitaria sui media locali e da un sito internet. Da sottolineare, inoltre, che le caratteristiche energetiche dei nostri infissi, adatti alle CaseClima delle varie classi, permettono agli acquirenti di beneficiare della detrazione fiscale del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici, prevista tra gli ecoincentivi della Finanziaria 2008 e prorogati fino a dicembre 2012. Nonostante questo, la difficile congiuntura dell’ultimo triennio ci ha penalizzati non poco: quello che ci ha permesso di restare sul mercato sono stati i nostri settant’anni di storia e la passione per un mestiere nelle cui potenzialità crediamo fortemente. Una fiducia che ci porta ad affrontare con ottimismo le sfide di un futuro in cui sarà sempre più importante coniugare cultura e tecnologia, bellezza ed efficienza, tradizione e innovazione».•
TOMMASI LAVORAZIONE LEGNO S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Strada del Casalino, 8 Z.A. Avesa 37127 Verona Tel. 045 8340129 Fax 045 8340129
PRODUZIONE
Serramenti esterni e interni in legno
ANNO DI FONDAZIONE 1943
RESPONSABILE CONTROLLO E QUALITÀ
geom. Sandro Galante
SUPERFICIE AZIENDALE
Totale: 5.000 mq Coperta: 3.000 mq
RISORSE UMANE Addetti: 7
AMMINISTRATORI
Claudio Danilo Tommasi Albina Bergamaschi
RESPONSABILE PRODUZIONE
geom. Sandro Galante
SITO INTERNET / E-MAIL www.tommasilegno.it amministrazione@tommasilegno.it
LORENZIN PARTNER D’ACCIAIO
N
egli anni Cinquanta e Sessanta gli italiani ricostruivano il Belpaese: era un susseguirsi di attivismo, di intraprendenza, di forte desiderio di riscatto personale e sociale. E proprio in quegli anni nasceva anche nel Nord-Est la classe imprenditoriale che sarebbe diventata interprete di una vera rinascita economica. Uno dei protagonisti di questa storia è stato Umberto Lorenzin che, incoraggiato dalla moglie Lidia, avviò un’impresa individuale attiva nella lavorazione delle lamiere per conto terzi. L’idea di partenza di quest’azienda, che oggi si accinge ad affrontare il secondo passaggio generazionale, si è rivelata un’intuizione vincente: Lorenzin aveva capito il ruolo determinante che, nell’imminente futuro, avrebbe giocato l’esternalizzazione, cioè la pratica adottata da molte imprese di ricorrere ad altre aziende specializzate per lo svolgimento di alcune fasi del processo produttivo. In quell’ormai lontano 1968, infatti, il Cavalier Umberto individuò nello specifico comparto della subfornitura per il settore metalmeccanico quella vitalità organizzativa e tecnologica che rispondeva appieno alle sue precedenti esperienze lavorative e alla sua idea del “fare impresa”. Fu quello l’inizio di un percorso in costante ascesa: nel 1989 venne costituita a Sandrigo, in provincia di Vicenza, la Lorenzin S.r.l. realtà che, fatto tesoro delle proprie origini, si è via via impegnata a innovare i processi di lavorazione, a potenziare i livelli di professionalità degli addetti e a consolidare i rapporti di collaborazione con la clientela. Oggi Lorenzin è, per una committenza selezionata, partner di riconosciuta affidabilità per la realizzazione di strutture, semilavorati e prodotti finiti in lamiera ferro, inox e alluminio, realizzati a partire dal disegno del cliente. «Attualmente – racconta Flavio Lorenzin, che con i fratelli Giuliano e Gianfranco ha in mano le redini dell’azienda – contiamo su un ufficio tecnico di ottimo livello, con progettisti interni qualificati, e su una ventina di addetti alla produzione, tutti altamente specializzati
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per rispondere alle richieste del cliente. La subfornitura consiste nel fornire un prodotto pensato e progettato dall’impresa committente e da noi realizzato secondo le indicazioni ricevute. Dopo l’avvento dell’informatica arrivano direttamente ai nostri terminali disegni e progetti che, a seguito della programmazione interna, passano rapidamente alla successiva fase di lavorazione. Abbiamo a disposizione un parco macchine decisamente avanzato dal punto di vista tecnologico, composto da impianti a controllo numerico utilizzati nei diversi stadi del ciclo di produzione: quattro apparecchiature per il taglio laser di lamiere fino a 20 mm di spessore, macchine per la punzonatura, per la cesoiatura e per la piegatura tutte a CNC (Computer Numerical Control), nonché per la saldatura robotizzata. Si tratta di una dotazione avviata da nostro padre Umberto e che noi, adeguandoci all’evo-
LORENZIN
luzione frenetica in atto nel mondo della tecnica e ai bisogni della nostra attività, continuiamo a implementare per essere competitivi su un mercato che diventa sempre più concorrenziale, oltre che per fronteggiare tipologie di lavorazione sempre più sofisticate e di altissima precisione». L’azienda dispone anche di reparti di assemblaggio, puntatura e saldatura manuale, ma certamente le attrezzature di prim’ordine con lavorazioni computerizzate sono il fiore all’occhiello di Lorenzin S.r.l, a garanzia dell’alta qualità del prodotto fornito. A ciò si aggiunga il servizio di consulenza per la progettazione con sistema CAD di lavorati e semilavorati, con possibilità di campionatura del prodotto: questo permette, già in fase di studio, di eliminare incertezze ed errori e di accedere alla fase di industrializzazione avendo preventivamente valutato tutte le possibili alternative per ottenere il massimo anche nel
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contenimento dei costi. I metalli lavorati vanno dal ferro (lamiera lucida fino a spessore 1,2 mm, decapata fino a 15 mm, nera RAEX fino a 20 mm), all’ottone (fino a 5 mm di spessore) passando per l’acciaio inox (AISI 304,316,430, etc. fino a spessore 15 mm) e l’alluminio (alluminio di tutte le leghe fino a spessore 8 mm). «I nostri impianti per il taglio laser di lamiere – ci spiega Lorenzin – sono in grado di operare su un campo di lavoro massimo di 1500 x 3000 mm. La cesoiatura è eseguita con macchine a CNC sia anteriore che posteriore. Il reparto di punzonatura, che può effettuare lavorazioni fino a 6 mm di spessore, è gestito tramite sistema CAD/ CAM, che permette di programmare le lavorazioni direttamente all’interno dell’ufficio tecnico e non più a bordo macchina. Infine, anche il reparto di piegatura CNC prevede la possibilità di eseguire lavorazioni particolarmente complesse». Visitando l’area di
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produzione si può toccare con mano l’efficienza di questa realtà d’impresa sandricense, dove tutto è sottoposto a scrupoloso controllo, dai materiali utilizzati fino ai manufatti realizzati. Il layout interno, la preparazione degli addetti altamente specializzati e l’utilizzo di sofisticati sistemi software dimostrano come ogni scelta sia mirata all’ottimizzazione delle risorse, con riduzione dei tempi di produzione ed evitando sprechi di materia prima. Lorenzin S.r.l. si colloca, nel panorama italiano ed europeo (il 10% del suo fatturato, che nel 2011 si è attestato a 4 milioni di euro, è realizzato all’estero), a livelli d’eccellenza per la capacità organizzativa, per il promuovere il continuo aggiornamento professionale del personale, ma anche per l’abilità del management interno che ha fatto del rapporto con il cliente e della sua fidelizzazione la propria carta vincente. «La situazione attuale – prosegue il nostro interlocutore – non è certo delle più rosee. Mentre una volta i committenti facevano ordini anche per avere scorte di magazzino, ora le commesse sono tarate solo sui bisogni reali, determinando quindi una riduzione della dimensione dei lotti di produzione. Tuttavia la relazione consolidata con la clientela, punto di forza della nostra politica imprenditoriale, ci assicura quella ‘tranquillità’ che ci ha consentito di andare sempre avanti e di dedicare le energie all’incessante miglioramento del servizio offerto, che è senz’altro il miglior biglietto da visita. Il merito di tutti i risultati che raggiungiamo va sicuramente condiviso con i nostri dipendenti, con i quali abbiamo sempre una sinergica collaborazione e il cui ricambio è davvero bassissimo. Molti dei collaboratori provengono dai Centri di Formazione Professionale della nostra provincia, a sottolineare il legame speciale che abbiamo con il territorio». L’esperienza acquisita e raggiunta nel settore metalmeccanico, l’attenzione alla tecnologia e il rinnovamento e la riqua-
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lificazione di apparecchiature e sistemi sempre all’avanguardia, fanno di Lorenzin S.r.l. un insostituibile collaboratore in grado di garantire quella flessibilità del servizio che oggi è fattore di estrema importanza per una valutazione positiva sul mercato. «Il nostro impegno per il futuro – conclude Lorenzin – sarà quello di lavorare mantenendoci al passo con i tempi, ma sempre
nel rispetto della nostra tradizione di grandi competenze e qualità. Continueremo ad adoperarci per soddisfare le richieste dei costruttori di macchine utensili, di automazioni civili e industriali, di macchinari per l’edilizia, di macchine per la pulizia civile e industriale, e di quanti utilizzano, in generale, componentistica in lamiera, fornendo sempre il miglior servizio possibile ai nostri clienti».•
LORENZIN S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Via Galvani, 55 36066 Sandrigo (Vicenza) Tel. 0444 751291 Fax 0444 751292
PRODUZIONE
Lavorazione lamiere, ferro, acciaio inox, alluminio
ANNO DI FONDAZIONE 1968
TITOLARI
Cav. Umberto Lorenzin, Lidia Marchesin, Flavio, Giuliano e Gianfranco Lorenzin
RESPONSABILE AMMINISTRATIVO Sabrina Zanini
FATTURATO 2011
3 milioni e 980 mila euro
SUPERFICIE AZIENDALE
Totale: 11.000 mq Coperta: 4.000 mq
RISORSE UMANE
Addetti alla produzione: 20 Impiegati: 4
RESPONSABILE PRODUZIONE
Gianfranco Lorenzin
RESPONSABILE QUALITÀ Fabio Piaserico
SITO INTERNET / E-MAIL www.lorenzin.net info@lorenzin.net
A L
reatech COMUNICARE SICUREZZA
a tecnologia è buona quando è usata bene: la vera sfida per chi opera con le innovazioni tecnologiche è realizzare prodotti unici che sappiano rispondere perfettamente alle reali necessità di chi li utilizza. È questa la filosofia di Areatech che, in un mercato di giganti e multinazionali, ha fatto della propria connotazione italiana un autentico plus. Perché le idee diventino soluzioni devono essere realizzabili e Areatech, esponente autorevole nel campo delle telecomunicazioni, della videosorveglianza, dei sistemi antintrusione, vanta un processo di integrazione totale tra creatività progettuale e tecnologia produttiva, che, in oltre venti anni dalla fondazione per mano di Joseph Coletta e Gianni Pettenon, l’ha portata a occupare un posto di tutto rispetto sul mercato. Due sono, nella storia di Areatech, le date da ricordare: il 2001, anno in cui l’impresa veronese entra a far parte
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del gruppo Promelit S.p.A. e il 2007 quando, da Verona, si sposta nella nuova e più spaziosa sede di Lugagnano di Sona. Scelta, questa, maturata per rispondere adeguatamente alle esigenze di una clientela che è andata via via consolidandosi e aumentando sia nel territorio scaligero che in quello delle regioni limitrofe. Areatech si propone non come semplice distributore di prodotti, ma come realtà che sa affiancare i propri clienti con soluzioni “su misura” studiate e realizzate da uno staff di esperti. Grazie al bagaglio di conoscenze e professionalità maturate e a quelle flessibilità e affidabilità necessarie per rispondere alle richieste, sempre più personalizzate e differenziate, di una composita clientela, Areatech è diventata punto di riferimento di molti enti pubblici e, in particolare, delle imprese di piccola e media dimensione. «L’inarrestabile evoluzione della tecnologia – sottolinea Joseph
AREATECH
Coletta, presidente – richiede un impegno di aggiornamento e di risorse che le singole aziende, soprattutto le PMI, spesso prive all’interno di esperti ICT, non possono sopportare. E qui entriamo in campo noi non solo come fornitori, installatori o manutentori di impianti, quanto come specialisti che guidano passo passo chi si
settori della telefonia e della connessione internet, dove grazie a partnership con i maggiori gestori nazionali e internazionali di telefonia fissa è in grado di proporre la soluzione più vantaggiosa per il cliente, allo web design, dalla messa in posa di impianti fotovoltaici, alla fornitura di sistemi antincendio e di controllo accessi.
rivolge a noi, aiutandolo a dotarsi di strumenti idonei a soddisfare non solo le esigenze attuali, ma che possiedano requisiti di modularità per adattarli anche alle esigenze future».Ecco perché Areatech oltre alla costruzione ‘sartoriale’ del progetto ottimale per ciascun cliente, con cui si interfaccia costantemente, soprattutto nella fase iniziale, con suggerimenti e proposte, ha attivato un servizio di outsourcing: per le aziende che, rispetto all’acquisto di un bene, preferiscono non affrontare alcun onere iniziale in termini di impegno di capitale, l’impresa di Lugagnano mette a disposizione, dietro pagamento del canone corrispettivo, le telecamere o postazioni lavorative necessarie, in numero e tipologia, al fabbisogno e eventuali servizi come CTI (Computer Telephony Integration, una tecnologia che permette di interfacciare un sistema telefonico con un sistema informatico aziendale) o Voice Mail. Un’operatività a tutto tondo, dunque, dal progetto di fattibilità al controllo post-vendita. «Personale tecnico altamente qualificato – continua Coletta – si occupa, con la massima attenzione, dell’installazione, del collaudo e della verifica dei nostri impianti. A questi servizi aggiungiamo opzionalmente, tramite la stipula di un contratto di abbonamento annuale, quello di manutenzione e assistenza». Accanto ai tre “pilastri” che sono il core business dell’azienda, molte altre le aree di intervento: dalla consulenza nei
Areatech, che si avvale sempre di prodotti di aziende di levatura internazionale (Daitem, Plantronics...), è diventata terminale dei sistemi e delle tecnologie di una delle più prestigiose imprese presenti sul mercato italiano, la Promelit, rapporto grazie al quale, attraverso un continuo confronto, elabora le migliori soluzioni, sia sotto il profilo tecnico che sotto quello economico, per la realizzazione di impianti di telefonia professionale e di videosorveglianza di elevata garanzia ed efficienza. «Il nostro catalogo di prodotti per la telefonia adatti alle necessità dell’utenza professionale – evidenzia Coletta – è ampio e collaudato. La linea iPecs di Promelit, indiscusso leader del comparto, dispone, ad esempio, di sofisticate funzioni integrate, applicazioni che consentono di aumentare la produttività, soluzioni di mobilità per l’ufficio: il tutto grazie all’utilizzo di tecnologie IP (Internet Protocol) per comunicazioni integrate voce/dati a costi di gestione ultra ridotti. Per quanto riguarda i sistemi di videosorveglianza, che danno la possibilità di visualizzare immagini live oppure registrate per monitorare aree con scopi di prevenzione e verifica di atti criminali, controllo di impianti o controllo accessi, la gamma DiMax di Promelit è il top. I DVR (Digital Video Recorder) DiMax sono l’elemento portante dei sistemi sicurezza professionali e garantiscono sempre massime prestazioni e facilità
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di gestione: alta qualità di registrazione, riproduzione, visualizzazione live e caratteristiche all’avanguardia come il Video Motion Detection evoluto e la visualizzazione e ricezione allarmi tramite cellulare. Le applicazioni di elaborazione delle immagini Promelit sono quanto di meglio la tecnologia oggi può offrire nel campo della videosorveglianza: antiterrorismo, riconoscimento facciale, controllo degli accessi tramite riconoscimento targhe per ZTL, sono solo alcuni esempi». Marchi d’eccezione, come Daitem di Atral, anche per i sistemi antintrusione (evoluzione del concetto di antifurto, a esprimere la nuova necessità di proteggere, oggi, soprattutto le persone): gli allarmi senza fili, e cioè in grado di funzionare in totale assenza di collegamenti e fonti di alimentazione esterne, proposti da questa ditta ne permettono l’installazione in tutti gli ambienti, anche in quelli in costruzione o in ristrutturazione. Areatech si impegna a seguire i propri clienti anche dal punto di vista contrattuale per servizi di traffico voce e dati, ricercando la soluzione più conveniente nell’attivazione di opzioni con tecnologia CS (Carrier Selection), CPS (Carrie PreSelection), ULL (Unblunding Local Loop) e Voip (Voice over IP, tecnologia che rende possibile effettuare una conversazione telefonica sfruttando una connessione Internet o una qualsiasi altra rete dedicata a commutazione di pacchetto che utilizzi il protocollo IP). È in grado di fornire innumerevoli proposte, dal Dial UP all’ADSL, dall’HDSL all’SHDSL e WDSL, per connessioni di alta qualità, con tariffazione flat e banda minima sempre garantita oltre a servizi web, hosting e housing, di posta normale e certificata, di fax mail (linea fax
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dedicata per ricezione via mail dei fax con loro digitalizzazione automatica), di sviluppo web. Una realtà, dunque, altamente dinamica che sa interpretare le esigenze delle imprese intenzionate a dotarsi di sistemi sempre più sofisticati e intelligenti nel campo della comunicazione, in quello della gestione della sicurezza, della gestione e conservazione dei dati sensibili. «Per noi – conclude Coletta – è fondamentale l’aggiornamento. Su questo fronte, periodicamente, impegniamo la squadra dei tecnici e dei montatori che operano nella nostra azienda affinché siano in grado di rispondere, in qualsiasi momento e
nelle più diverse occasioni, ai quesiti della clientela con cui ci interfacciamo quasi quotidianamente. Clientela che ci ha permesso di raggiungere, in solo due lustri di attività, traguardi di grande importanza sia sotto il profilo valoriale che sotto quello della fidelizzazione dei rapporti. Risultati che ci consentono di guardare con ottimismo al futuro più prossimo nel quale ci attendono le sfide della messa a punto di impianti d’avanguardia di sensori di rilevamento fumo per la prevenzione incendi e di sistemi per la gestione e il controllo accessi basato su tecnologie di trasmissione radio dei dati relativi».•
AREATECH S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Via Liguria, 34 37060 - Lugagnano di Sona (Verona) Tel. 045 6090312 Fax 045 6090329
PRODUZIONE
Vendita, installazione e manutenzione impianti telefonici interni, sistemi di videosorveglianza e antintrusione
ANNO DI FONDAZIONE 2001
RESPONSABILE SERVIZI E TELECOMUNICAZIONI Gianni Pettenon
RESPONSABILE DIVISIONE SICUREZZA Gianni Pettenon
SUPERFICIE AZIENDALE Totale: 300 mq
RISORSE UMANE Impiegati: 4
RESPONSABILE AMMINISTRATIVO Joseph Coletta
RESPONSABILE COMMERCIALE Joseph Coletta
RESPONSABILE ASSISTENZA TECNICA Gianni Pettenon
SITO INTERNET / E-MAIL www.areatech.it info@areatech.it
MARCO VANONI PRESIDENTE VENETO SVILUPPO Presidente, vuole illustrare missione e attività di Veneto Sviluppo? Veneto Sviluppo è la finanziaria regionale (controllata al 51% dalla Regione del Veneto) che contribuisce ad attuare, attraverso appositi strumenti finanziari, la politica economica dell’ente regionale. Un ruolo che, in questi anni, è cresciuto per importanza e significato, arrivando a gestire ed erogare fondi di rotazione per quasi 800 milioni di euro a tutto beneficio del sistema produttivo veneto, dall’industria all’artigianato, dal commercio al turismo. Oggi Veneto Sviluppo, dopo aver affrontato una profonda trasformazione, offre al sistema delle imprese venete
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una serie di opportunità finanziarie che va dai finanziamenti a tasso agevolato, agli strumenti di equity a misura di Pmi, al neo costituito Fondo regionale di Garanzia. Infatti, Veneto Sviluppo, da tempo,
ha fatto propri i principi dell’ingegneria finanziaria in materia di aiuti di Stato per attivare strumenti operativi a favore delle Pmi venete, riuscendo così ad amplificare i benefici per le imprese attraverso la combinazione di agevolazioni di tasso, di merito e di garanzia. In sintesi, la Finanziaria regionale è diventata, da strumento di supporto esclusivamente finanziario, vero e proprio “motore” del coordinamento dei processi evolutivi sul territorio, in concertazione e piena sinergia con tutti gli stakeholder. E si sta muovendo anche a livello nazionale, con la creazione del coordinamento delle Finanziarie regionali a partecipazione mista, che potrà presto
MARCO VANONI
diventare un punto di riferimento importante per interloquire con diversi enti e istituzioni, quali ad esempio i Ministeri, la Conferenza Stato-Regioni, la Fei/Bei, le associazioni di categoria, l’Abi, il Fondo di Garanzia, l’Ismea/Sgfa, la Sace. Parlava di principi dell’ingegneria finanziaria in materia di aiuti di Stato per attivare strumenti operativi a favore delle Pmi venete... Si, certo. Si tratta in particolare dei finanziamenti rotativi agevolati: operativi da metà anni ’80, a partire dagli anni ’90, a seguito del decentramento di competenze, i fondi hanno registrato un incremento esponenziale di operatività e di risorse. A questi si aggiungono le garanzie per l’accesso al credito: in fase di profonda revisione, fanno parte della strumentazione di Veneto Sviluppo, attualmente con specifico riguardo al settore turismo e agli investimenti transfrontalieri. E per finire, due fondi di capitale di rischio, uno generalista e uno per progetti di investimento
innovativi: sono stati avviati nel 2010, potendo contare anche sulla passata esperienza di gestione di un Fondo di capitale cofinanziato da risorse UE (Retex). La Regione Veneto detiene il 51% della società da lei presieduta. Gli altri partner? La Finanziaria, come dicevo, è controllata dalla Regione, ma altrettanto strategici sono gli altri soci, che sono i principali gruppi bancari di rilievo nazionale e regionale: Unicredit e Intesa San Paolo in primis, poi Sinloc, Banca Nazionale del Lavoro, Antonveneta, Banco Popolare di Verona, Banca Popolare di Vicenza, Credito Bergamasco, Popolare di Marostica e Veneto Banca. Ma quello che ci preme sottolineare è che la Finanziaria è convenzionata con pressoché tutte le banche e società di leasing operative in Veneto, oltre un centinaio: quindi, attraverso questa collaborazione, Venete Sviluppo riesce a essere presente e capillare nel territorio.
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Uno degli obiettivi primari dell’attività di Veneto Sviluppo è rappresentato dal sostegno alle Pmi venete: come e attraverso quali strumenti viene attuato? Gli strumenti più utilizzati sono i Fondi di rotazione per l’erogazione di finanziamenti bancari e leasing agevolati: oggi la società ne gestisce una ventina e sono rivolti a tutto il sistema produttivo veneto. Si va dalle Pmi, al settore artigianato, al commercio, al turismo, al settore primario (aziende agricole e agroalimentari), alle imprese giovanili e femminili, al Fondo per l’innovazione tecnologica, per citare i principali. Ci sono poi i Fondi d’area, cioè per le imprese del bellunese e il Polesine. Ma Veneto Sviluppo ha messo a punto anche due strumenti di equity, consapevole del fatto che oggi le imprese venete hanno bisogno anche di strumenti raffinati di finanza costruiti a loro misura. Con questo obiettivo sono stati messi a punto il Fondo di capitale di rischio e il Patrimonio destinato.
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Qual è il livello di collaborazione con le altre società regionali costituite per affiancare la Pmi nella propria emancipazione? Di fatto, Veneto Sviluppo è il principale braccio operativo della Regione per sostenere le piccole e medie imprese. Nell’attuale congiuntura, la Pmi veneta, volano del Pil regionale e importante serbatoio occupazionale, sta soffrendo di carenza di liquidità e di difficoltà nei rapporti con le centrali del credito. Quale ruolo intende svolgere Veneto Sviluppo per “normalizzare” questa situazione? L’innovativo e fondamentale strumento messo in campo dalla Regione e da Veneto Sviluppo è il Fondo di garanzia per le Pmi, che fornisce alle imprese una agevolazione in termini di accesso al credito – molto utile in fasi recessive come quelle che stiamo vivendo – piuttosto che di semplice tasso. Di fatto, grazie a questo strumento, la società potrà andare a svolgere vere e proprie funzioni di banca. Ma perché il meccanismo possa essere sfruttato appieno, dovrà essere supportato dall’intero sistema dei Confidi e da tutte le associazioni economiche di categoria.
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Dal suo osservatorio privilegiato, crede che si siano prese misure adeguate per uscire dalla crisi? Direi che si è fatto il possibile, considerando che la crisi ha cause e origini estremamente complesse e sistemiche. Nel nostro piccolo, la riprova sta nei numeri, in special modo quelli relativi all’incremento delle domande di finanziamento provenienti dalle aziende: rispetto al 2010, nel 2011 le domande pervenute sono aumentate del 44% (passando da 1704 a 2466 pratiche) e sono cresciute in modo sensibile anche le operazioni deliberate (+22%) e le operazioni ammesse alle agevolazioni (+21%). È un segnale molto importante, che proviene da un campione di aziende che rappresenta bene, per eterogeneità, il nostro sistema produttivo: ci conferma l’esistenza di un “sistema impresa” capace di reagire alla crisi, in grado di pianificare nuovi investimenti e di guardare avanti con una prospettiva di crescita. Anche Verona ha seguito questo trend: la provincia scaligera ha raddoppiato le richieste di domande di finanziamento: nel 2010 furono 161, nel 2011 ben 336. Questo è avvenuto anche grazie all’attività di divulgazione
svolta in collaborazione con le associazioni di categoria presenti sul territorio. E in questo senso, Apindustria si è rivelata una delle associazioni più attive. A suo avviso la Pmi veneta uscirà rafforzata dalla crisi, o dovrà intraprendere altre strade e “inventarsi” un altro ruolo al servizio del nostro sistema produttivo? Il Veneto è sempre riuscito a risollevarsi, in tutti i momenti di difficoltà che ha conosciuto attraverso i decenni, e sono convinto che anche questa volta riuscirà a superare la crisi. Ma per raggiungere l’obiettivo è necessario cercare di dare segnali forti in due capitoli strategici: l’innovazione e l’occupazione. La finanziaria regionale è estremamente attenta a sostenere questi due fronti, in particolare attraverso gli strumenti di equity, che consentono di sostenere la crescita e lo sviluppo di imprese locali, che abbiamo alla base un’idea vincente e un piano di sviluppo mirato anche alla difesa e all’aumento dell’occupazione. Insomma: l’equity, per come lo abbiamo inteso e applicato in quanto Finanziaria regionale, deve comprendere anche questi aspetti di attenzione per il territo-
MARCO VANONI
personaggio
rio. Proprio in questo filone di attività, devo segnalare una carenza da parte di Verona: le imprese della provincia scaligera non hanno ancora colto la possibilità di una partnership con la Finanziaria regionale. Ed è l’unico caso del Veneto, visto che siamo invece presenti in aziende di tutte le altre province. Forse non è ancora ben chiaro alle aziende veronesi che quella di Veneto Sviluppo è una partecipazione di supporto, e a tempo: dopo cinque anni, si conclude. Da alcuni piccoli e medi imprenditori la globalizzazione è considerata una stimolante opportunità di crescita e di lavoro. Lei cosa ne pensa? Ritengo che oggi l’unica area di sviluppo davvero interessante è il BRIC. Ma questa è un’opinione del tutto personale. Si dice che puntare sulla ricerca e sull’innovazione sia la soluzione vincente per la Pmi. Per altri, il rafforzamento del capitale di funzionamento è fondamentale. Qual è il suo pensiero? Veneto Sviluppo crede moltissimo nell’innovazione, tanto che la strumentazione su questo specifico aspetto è molteplice: abbiamo un Fondo di rotazione per l’innovazione tecnologica al quale sono giunte oltre 300 domande, per investimenti di circa 140 milioni di euro. Ma in tal senso è a disposizione anche il Fondo di capitale di rischio, attraverso il quale di recente abbiamo effettuato investimenti diretti in due nuove aziende: una che si occupa di ricerca nel settore dei marcatori tumorali, l’altra inserita nel settore delle lenti oftalmiche. Avere Veneto Sviluppo come partner costituisce una grande opportunità di sviluppo. Spetta alle aziende, saperla cogliere.•
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arco Vanoni è presidente di Veneto Sviluppo dal settembre dello scorso anno, quando, su indicazione della Regione, andò a sostituire Francesco Borga. Vanoni, veronese, 47 anni, libero professionista, vanta numerose esperienze amministrative. Oltre a una intensa attività associativa all’interno di Usarci (l’organismo rappresentativo degli agenti di commercio), in passato è stato anche membro del Cda del Consorzio di Bonifica Destra Piave di Treviso, mentre in tempi più recenti è entrato a far parte del Cda di Recis S.p.A. Grandi investimenti immobiliari (con sede a Villafranca) e a presiedere il Consorzio intercomunale soggiorni di Verona. Nominato dal Consiglio Regionale nel Cda di Veneto Sviluppo nel 2009, è stato in seguito inserito nel Comitato Esecutivo. Ha quindi rappresentato la Finanziaria regionale nel Cda di Marco Polo Holding S.r.l. (società finanziaria di partecipazioni aeroportuali) e della partecipata Cielle S.r.l. di Treviso. Dal 1 febbraio ricopre anche la carica di presidente del Consiglio di sorveglianza di Avio Handling S.r.l.
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le imprese si incontrano
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’incontro era dedicato agli imprenditori e agli operatori economici della pianura veronese. Ma proprio per sottolinearne l’importanza, sono stati invitati anche i rappresentanti delle amministrazioni locali. Con un intento dichiarato: «far crescere nuovi “germogli” di imprenditorialità e sviluppare una effettiva collaborazione fra imprese». Le parole sono di Patrizia Patti, presidente del Gruppo Donne di Apindustria Verona, che ha promosso e or-
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ganizzato la seconda edizione (dopo quella svoltasi a Peschiera) di questa particolare iniziativa – intitolata “RICONOSCIAMOCI” –, che si è tenuta a Villa Ormaneto di Asparetto di Cerea. L’evento è stato reso possibile grazie al sostegno di Crediveneto e di “Bissoli Giovanni Paolo e Davide” S.n.c., agenzia generale Axa Assicurazioni di Bovolone. Si è trattato di un “business meeting”: l’obiettivo principale era di creare un’opportunità d’incontro tra
imprenditori e professionisti del territorio che intendono ampliare il loro mercato presentando la propria attività ad altre realtà. L’idea di base, quindi, è molto semplice: per far crescere l’economia è fondamentale che gli imprenditori, i consulenti e i liberi professionisti presenti nello stesso territorio di appartenenza si conoscano, si riconoscano e si presentino gli uni agli altri con le proprie idee e i propri prodotti. «La nostra intenzione – prosegue Pa-
attualità
intervalli di tempo regolari, una rotazione ha portato progressivamente ogni partecipante a interagire con tutti gli altri, in una pratica logica one-to-one. “RI-CONOSCIAMOCI” è risultato pertanto un modo veloce e divertente di creare contatti lavorativi tra imprenditori e aziende che operano, in campi diversi o affini, sullo stesso territorio. E si è configurato inoltre come un’occasione
trizia Patti – è rendere questi incontri periodici e “itineranti”, programmandoli nelle varie zone della provincia scaligera». E la scelta della Bassa veronese, in questo quadro, non è stata certo casuale. «C’è un effettivo e concreto bisogno di iniziative che siano in grado di fare da “scintilla” per dare impulso a idee nuove. Questo vale in modo particolare per aree più decentrate, come la
pianura scaligera. Ma siamo anche convinti che si debba transitare attraverso la nascita di effettive forme di collaborazione, da realizzare su obiettivi e progetti condivisi, perché termini come “sinergia” e “fare rete” non rimangano solo parole prive di contenuto. Tutto questo, infine, vuole anche essere, nelle nostre intenzioni, la proposta di un nuovo modello di associazionismo, aperto alle istanze e alle realtà presenti sul territorio». Oltre ai trenta partecipanti, fra gli amministratori locali hanno risposto
con la loro presenza gli assessori alle Attività Produttive Nicola Negri (Legnago) e Tiziano Vicentini (Bovolone), che hanno speso parole di elogio per l’iniziativa di Apindustria. Il format dell’incontro di Asparetto è stato quello del cosiddetto “speed meeting”, una formula dinamica di interazione che mette in diretto contatto i decisori delle aziende partecipanti: a coppie, seduti l’uno di fronte all’altro, gli imprenditori hanno avuto la possibilità di presentarsi e di illustrare le loro idee e i loro progetti. A
per la ricerca di nuove sinergie, che potrebbero un giorno trasformarsi in produttive collaborazioni, anche di lungo periodo. «Si avverte forte il bisogno di nuove iniziative, capaci di creare una effettiva e concreta “rete” fra imprese – ha concluso Arturo Alberti, presidente di Apindustria –. Il successo di eventi come questo lancia un segnale importante: esiste ancora un tessuto imprenditoriale che ha voglia di mettersi in gioco e di dare vita a modalità e modelli innovativi».•
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Assemblea APIGIOVANI ALESSANDRO FERRARI eletto presidente
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ambio al vertice del Gruppo Giovani imprenditori di Apindustria. Alessandro Ferrari è stato infatti proclamato presidente durante l’assemblea del Gruppo, convocata lo scorso 9 febbraio nella sala riunioni del Seminario Vescovile. Ferrari, 34 anni, amministratore delegato dell’azienda di arredamenti Mainardi Sistemi di San Martino Buon Albergo, è stato eletto nel corso di un’assemblea particolarmente partecipata: 115 gli iscritti chiamati a esprimere la loro preferenza su una lista di 25 candidati. Nel prossimo triennio sarà lui a prendere il posto di Marina Scavini, presidente uscente del gruppo Giovani, incarico che aveva ereditato lo scorso inverno, dopo le dimissioni del predecessore Nico Ferrari. «Abbiamo già pronti alcuni progetti nel cassetto, in una visione di ampio respiro – sottolinea il neo presidente Ferrari –. Ma per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati, sarà necessario un impegno comune lungo una sola direttrice: la condivisione dell’intero gruppo, facendo leva sulle abilità imprenditoriali presenti all’interno dell’Associazione perché diventi un centro di opportunità manageriali e anche di lavoro». Entrando maggiormente nello specifico, pur senza
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fornire anticipazioni, Ferrari spiega che «abbiamo già ipotizzato di intensificare la nostra presenza soprattutto nell’organizzazione di eventi che possano offrire e garantire quella visibilità sul territorio che l’intera Associazione piccola e media industria e gli imprenditori che ne fanno parte meritano. Ecco perché insisto nell’affermare che per raggiungere un traguardo così ambizioso saranno necessari la più estesa partecipazione e il contributo di tutti gli associati del Gruppo giovani. La mia, insomma, non sarà certo una presenza solo “formale”, ma vorrei che la mia presidenza venisse ricordata come quella del mandato di un intero Gruppo». Ad affiancare Alessandro Ferrari in questo incarico, che nelle intenzioni del neo-presidente si preannuncia così impegnativo, saranno gli altri 14 membri eletti del nuovo consiglio direttivo, tra i quali è mancata la nomina di rappresentanti femminili. Quest’anno, tra l’altro, l’assemblea del Gruppo Giovani si è voluta arricchire di contenuti che andassero ben oltre il solo appuntamento elettorale: all’interno della riunione, infatti, si è svolto un momento “pubblico”, un incontro-dibattito con l’allenatore dell’Hellas Verona, Andrea Mandorlini (moderatore l’avvocato Stefano Fanini). «Nell’ultimo anno, la
attualità
partecipazione degli associati al Gruppo Giovani è aumentata in modo considerevole. Il segnale è senza dubbio particolarmente significativo e positivo: si sta diffondendo il desiderio di condividere l’esperienza associativa, e sembra che si stia comprendendo quanto è importante vivere, partecipare e spendersi per queste attività extra-professionali». Con queste parole, la presidente uscente Marina Scavini ha introdotto il tema centrale dell’incontro-dibattito con Andrea Mandorlini – “Come portare una squadra a vincere” – in un accostamento solo in apparenza azzardato fra sport e impresa. Del resto, le “provocazioni” (nell’accezione più positiva e stimolante del termine) hanno caratterizzato fortemente la sia pur breve “presidenza Scavini”: basta ricordare, infatti, il tema dell’ultimo Premio Verona Giovani, “L’arte anima l’impresa”. E come in quella occasione si era arrivati alla conclusione che “arte e impresa viaggiano spesso su piani paralleli”, «in questo momento di pesante difficoltà economica, dove la tentazione, anche da parte degli imprenditori, è spesso quella di rinchiudersi e arroccarsi in una posizione difensiva – ha ricordato Marina Scavini –, noi riteniamo invece che creare sinergie, fare rete, fare squadra possano rappresentare davvero le basi per un confronto serrato, per uno scambio di idee e per un sostegno reciproco, che rappresentano i veri strumenti per superare l’impasse in cui ci troviamo. E se si tratta di “fare squadra”, chi meglio di Andrea Mandorlini ci può parlare di questo tema?». L’allenatore dell’Hellas Verona, infatti, è riuscito a portare la squadra di calcio cittadina dalle secche della serie C ai vertici della B. «Anch’io posso dire di “gestire” un’impresa con 25 dipendenti, anche se faccio un po’ fatica a calarmi nei panni dell’imprenditore» – ha sottolineato Mandorlini. «Quando sono approdato in riva all’Adige, la sfida più difficile è stata trovare la fiducia in me stesso, visto che ero reduce dalla pesante esperienza
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in Romania – dove ero stato esonerato proprio all’apice della mia avventura alla guida del Cluj. Ma quando sono riuscito a ritrovare fiducia in me stesso e a trasferirla sui giocatori, sono iniziati ad arrivare i risultati». «Il successo deriva sì da un mix di buone regole e capacità tecniche – ha proseguito Mandorlini –, ma que-
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ste valgono a poco in assenza di una responsabilizzazione del gruppo, di uno spirito di squadra e di un clima di fiducia reciproca». E in questo senso, il tecnico del Verona ha confidato di rifarsi alla filosofia zen applicata al mondo dello sport, sull’esempio di Phil Jackson, l’allenatore dei Chicago Bulls di Michael Jordan e successivamente
Alessandro FERRARI Presidente Delega Marketing e Comunicazione
Mainardi Sistemi Verona S.r.l.
Luca GHIBELLINI Vice Presidente
Officine Airaghi S.r.l.
Nicola MURARI Vice Presidente
Nicomobili S.n.c.
Alessandro NICOLIS Vice Presidente
Grafiche Nicolis S.r.l.
Thomas AMBROSI Consigliere COSP
Tormec Ambrosi S.r.l.
Nicola BATTISTI Delega Internazionalizzazione
Saveplac S.p.A.
dei Los Angeles Lakers. Con l’appuntamento del Gruppo Giovani – che conta 115 associati tra soci diretti e figli di imprenditori impegnati nell’impresa, tutti di età tra i 18 e i 40 anni – si è così aperta la “stagione elettorale” dell’Associazione piccole e medie imprese di Verona, che culminerà in estate con l’elezione del nuovo Direttivo provinciale.•
Alessio BONINI Delega Organizzazione Premio Verona Giovani
Metal Riv S.r.l.
Alberto FAGGIONI Faggioni Pallets S.r.l. Delega Organizzazione Api Hour Daniele MACCARI Omi Beraldo S.r.l. Delega Organizzazione Gran Galà di Beneficienza Manfredi RAVETTO Delega Rappresentanza in Consiglio Regionale e Nazionale, Tesoriere
RA&F S.r.l.
Diego SIMEONI Delega Scuola per l’Imprenditoria
Simeoni Arti Grafiche S.r.l.
Gianpaolo BENEDETTI GSG Carpenteria Metallica S.r.l. Delega Organizzazione Api Hour
Giancarlo TOMMASI Delega Internazionalizzazione
Tommasi F.lli S.r.l.
Marco BIZZANTINO Delega Sito web e Social network
Federico ZANETTI Zava Meccanica S.r.l. Delega Organizzazione Gran Galà di Beneficienza
Kiratech S.r.l.
attualità
OSSERVATORIO sulle problematiche della gestione dei rifiuti conferiti dalle imprese alle aziende di servizi del settore pubblico
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rganizzare la raccolta porta a porta per tutte le tipologie di rifiuti non pericolosi, un maggiore rapporto tra utenze non domestiche e aziende che praticano la raccolta, la possibilità di usufruire delle isole ecologiche per le apparecchiature elettriche ed elettroniche, la revisione del costo rifiuti per le aziende, evitare procedure complicate e onerose come quelle del Sistri, revisione delle modalità di rilevazione dei metri quadrati tassati, revisione della convenzione tra Comune e Amia, maggiori informazioni sulle tipologie di rifiuti da smaltire, creazione di isole ecologiche anche per i piccoli comuni, ridurre il rapporto quantità/prezzo, aprire un canale ad hoc per le aziende. Sono queste le richieste più significative che le Pmi fanno ai Comuni e alle aziende di servizio per migliorare l’attuale sistema di raccolta dei rifiuti. I dati sono emersi dall’indagine condotta dall’“Osservatorio sulle problematiche della gestione dei rifiuti conferiti dalle imprese alle aziende di servizi del settore pubblico”. L’iniziativa, finanziata dalla Camera di Commercio di Verona, iniziata nel 2011, ha consentito di evidenziare le carenze e le problematiche del servizio di gestione dei rifiuti maggiormente segnalate dalle Pmi scaligere dei più svariati settori economici. 72 le aziende interpellate: 38 artigianali/ commerciali, 34 Pmi associate ad Apindustria Verona. In buona parte delle Pmi (24 su 35) la raccolta dei rifiuti viene effettuata da società di servizi municipalizzate. Vengono conferiti soprattutto rottami ferrosi, imballaggi, fanghi , carta e cartone, ma nella quasi totalità dei casi il servizio di raccolta non è in grado di ricevere tutta la tipologia di rifiuti delle aziende. Solo in pochi casi (7) è possibile conferire direttamente i rifiuti speciali all’isola ecologica del Comune, e solo in 20 casi è possibile conferire ai centri di raccolta
apparecchiature elettriche/elettroniche (per le Pmi, si tratta per lo più di computer dismessi). La metà delle Pmi interpellate considera inadeguato il costo del servizio di raccolta pubblico, a causa di un alto rapporto prezzo/rifiuti, e nella metà delle aziende pochi hanno frequentato un corso di formazione sulla gestione dei rifiuti (corsi mirati soprattutto alla gestione dei registri di carico/scarico, alla compilazione dei formulari di trasporto e all’uso dei dispositivi usb/sistri). Questo si evince anche dal fatto che molti non hanno dato risposte, o hanno risposto parzialmente non conoscendo la normativa ambientale (DLgs152/06 alla parte IV). Come è noto, per lo smaltimento dei rifiuti speciali non pericolosi assimilabili agli urbani, le aziende possono rivolgersi al servizio pubblico, pagando annualmente la Tarsu (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) o la Tia (Tariffa di igiene ambientale), in base ai regolamenti approvati dai Comuni. Un decreto del 1997 prevedeva la soppressione della Tarsu e la contemporanea operatività della Tia, e dal 1° gennaio 2008 tutti i Comuni sarebbero stati obbligati ad applicare la Tia. Ma ancora oggi siamo in regime di proroga, e i regolamenti Tarsu e Tia vigenti
continuano a provocare i loro effetti negativi: le Pmi veronesi, infatti, lamentano di dover pagare tariffe elevate senza ricevere servizi: non ci sono cassonetti a sufficienza, non viene effettuato il ritiro per molti assimilati, le isole ecologiche sono accessibili solo ai privati... Un malessere che va ascoltato, raccolto e canalizzato, per essere trasferito ai soggetti che gestiscono il servizio e che esercitano i poteri di controllo. Sulla base di queste considerazioni è stato istituito l’Osservatorio. La periodicità delle rilevazioni consentirà quindi di presentare proposte e suggerimenti da sottoporre agli enti locali preposti al servizio, per accelerare l’adeguamento a procedure chiare, condivise e normalizzate su tutto il territorio provinciale. Ma obiettivi delle rilevazioni dell’Osservatorio saranno anche, da un lato la creazione di un punto di riferimento e confronto qualificato in grado di divulgare e approfondire i temi legati allo sviluppo sostenibile dell’ambiente e il trattamento dei rifiuti, oltre che delineare gli scenari futuri che andranno a interessare il territorio; dall’altro, la realizzazione di una banca dati, delle direttive Comunitarie e dell’adeguamento della normativa in materia ambientale, che sarà messa a disposizione delle aziende scaligere.•
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ANDREA BATTISTONI IV “PREMIO VERONA GIOVANI”
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in dalla sua prima edizione, il “Premio Verona Giovani” ha inteso proporsi come occasione e pretesto per “muovere” idee e pensieri innovativi, in modo per certi versi provocatorio, suscitando interrogativi e curiosità, più che offrendo risposte e certezze. Mai come nell’ultima edizione, però, le intenzioni degli ideatori e promotori del Premio – il Gruppo Giovani di Apindustria – sono state esaltate. Il titolo, infatti, è stato, per il 2011, “L’arte anima l’impresa”. «Arte e impresa viaggiano spesso su piani paralleli – ha sottolineato infatti Marina Scavini, presidente dei Giovani di Apindustria – in termini di creatività, di innovazione e di energia. Se è vero che un prodotto, per
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avere successo, deve essere utile, funzionale e bello, allora anche il “contenitore” fa parte a pieno titolo della “sostanza” ed è elemento costitutivo della “qualità”. L’imprenditore capace sa cogliere e rielaborare il mondo che lo circonda: ascolta, trasforma, propone. Da questo processo nasce la sua intuizione di successo. Esattamente come l’artista». Ne consegue che «l’imprenditore è come un artista: ha ingegno, apertura mentale, percepisce la realtà che lo circonda e sa cogliere i cambiamenti di un mondo in evoluzione, senza rimanere legato a preconcetti. Imprenditori e artisti hanno gli stessi valori di riferimento e una capacità di rottura, la stessa che appartiene ai giovani».
attualità
La cerimonia di consegna del Premio Verona Giovani si è svolta nella splendida cornice del Palazzo della Ragione, alla presenza di oltre duecento giovani imprenditori appartenenti ai settori più differenti. All’incontro-dibattito sono stati chiamati ospiti illustri, a partire dal disegnatore Milo Manara e dal fotografo Maurizio Marcato. Sono intervenuti poi alcuni imprenditori: Susanna Martucci Fortuna, direttore commerciale di Alisea & Object Design (una realtà unica nel campo dello studio, progettazione e realizzazione di oggetti promozionali realizzati con materiali naturali, riciclati, eco-compatibili e di recupero), Renato Della Bella del Gruppo Centro Nord (azienda specia-
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lizzata nel settore dei solai alveolari e dei grandi impalcati a elevato contenuto tecnologico) e Stefano Albrigi (titolare dell’omonima azienda leader nella progettazione e installazione di impianti tecnologici per la lavorazione dell’acciaio inox). E fra chi – come Renato Della Bella – ha rimarcato il valore della creatività («comune denominatore di imprenditori e artisti, perché dall’idea iniziale si crea qualcosa che prima non c’era», anche se «a caratterizzare un’azienda è la continua evoluzione, mentre un’opera d’arte, creata per emozionare, resta immutata nel tempo»), e chi – come Marcato e Manara – ha lanciato un provocatorio “elogio della lentezza” come “fucina” di nuove idee sia artistiche che imprenditoriali, si è inserito il direttore d’orchestra Andrea Battistoni, al quale è andato il Premio Verona Giovani, che ogni anno viene assegnato a un giovane emergente della nostra città che si è particolarmente distinto nel suo impegno professionale. Battistoni ha saputo infatti testimoniare mirabilmente il parallelismo fra la sua carriera artistica e l’esperienza di un imprenditore, entrambi impegnati a coinvolgere, coordinare e motivare un “gruppo” eterogeneo. A sorprendere, è stato in particolare il fatto che considerazioni così profonde siano giunte da un giovanissimo artista; questo, a riprova e conferma del fatto che l’età non rappresenta certo un limite (ma funge piuttosto da “propellente”) quando passione, interesse, determinazione, costanza e impegno sono alla base degli obiettivi che si intende raggiungere. E da questo punto di osservazione, fra i mondi dell’arte e dell’imprenditoria non esistono confini di alcun tipo. Claudio Baccarani, docente di Economia e gestione delle imprese all’Università di Verona, ha moderato l’incontro, offrendo numerosi spunti di riflessione: «Arte è fare le cose e anticipare il futuro – è stato il suo assunto –. Gli imprenditori sono prima di tutto produttori di idee, e quindi costruttori di futuro. I punti di contatto fra imprenditore e artista, così, diventano molti: basti pensare all’elevato apporto creativo, all’unicità del prodotto, all’armonia tra abilità tecniche e pensiero, alla ricerca di soddisfazione personale in ciò che si realizza, e alla centralità della bellezza come armonia».•
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Nato a Verona nel 1987, Andrea Battistoni è uno dei giovani emergenti del panorama musicale internazionale. Diplomatosi nel 2006 in violoncello al Conservatorio “Dall’Abaco”, Battistoni ha intrapreso fin da giovanissimo una rapida carriera come direttore d’orchestra, che lo ha portato a esibirsi nei principali teatri italiani ed europei (fra i quali il Teatro di Basilea, il Verdi di Trieste, il San Carlo di Napoli, La Fenice di Venezia, il Filarmonico di Verona, il Massimo di Palermo e il Regio di Parma), partecipando anche a numerosi festival e dirigendo formazioni prestigiose quali la St. Petersburg State Symphony Orchestra, la Royal College di Manchester, l’orchestra dei Pomeriggi musicali di Milano e quella dell’Arena di Verona. Nel gennaio 2011 è stato nominato Primo direttore ospite del Teatro Regio di Parma, posizione che occuperà per tre anni e che prevede due produzioni operistiche e due concerti sinfonici ogni anno. Nel corso del 2012 dirigerà “Nabucco” in Giappone con la Tokyo Philharmonic, “Nozze di Figaro” alla Scala di Milano, “Bohème” al San Carlo di Napoli, “Traviata” al Maggio Musicale Fiorentino e, alla testa della Orchestra della Deutsche Oper Berlin, debutterà con “Il Trovatore” in forma concerto alla Philharmonie di Berlino. Nel 2013 dirigerà una nuova produzione di “Nabucco” alla Deutsche Oper di Berlino.
Il Settecento a Verona Tiepolo, Cignaroli, Rotari
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la nobiltà della pittura
’Arena, le Arche Scaligere, Pisanello, Andrea Mantegna, Paolo Veronese: è questa la Verona-artistica più nota, sono queste le pagine che non mancano mai nelle guide turistiche e che attirano nella città scaligera, ancora oggi tappa da Grand Tour, i Goethe del XXI secolo. A pochi, forse, verrebbe in mente di andare alla ricerca delle testimonianze di un secolo che ha visto grande la nostra città, il Settecento. Una lacuna della memoria a cui ha voluto porre rimedio un grande evento organizzato nella prestigiosa sede del Palazzo della Gran Guardia. “Il Settecento a Verona. Tiepolo, Cignaroli, Rotari. La nobiltà della pittura” è la rassegna espositiva (che chiuderà il 9 aprile 2012) organizzata dal Comune di Verona, con l’Assessorato alla Cultura e il Museo di
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Castelvecchio, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Verona, Rovigo e Vicenza. I curatori, Fabrizio Magani, Paola Marini e Andrea Tomezzoli, hanno inteso approfondire un momento della civiltà pittorica scaligera finora mai indagato sottoli-
neando la posizione di autonomia e originalità che gli artisti veronesi seppero mantenere rispetto alle correnti dominanti nella vicina Venezia. Ben 150 i capolavori – dipinti, sculture, disegni, stampe, documenti e volumi – esposti, provenienti da alcuni tra i più importanti musei stranieri come l’Ermitage e il Peterhof State Museum di Pietroburgo, il Prado di Madrid, il Victoria and Albert di Londra, la Gemäldegalerie di Dresda, il Kunsthistorisches di Vienna, il Szépmüvészeti di Budapest, il Museo Nazionale e il Castello Reale di Varsavia, la Fondation Custodia - Collection Frits Lugt di Parigi, l’Art Institute di Chicago, oltre che da 35 musei italiani. Da dove cominciare, quindi? Dalla fine, che poi, in questo come in molti altri casi, è anche l’inizio. L’ultima sala è infatti dedicata
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al «sogno», alla «motivazione emotiva», come dice Paola Marini, direttore dei Musei d’Arte e Monumenti di Verona, che ha ispirato, in principio, l’intera mostra: l’esperimento di ricostruzione virtuale dell’Apoteosi di Ercole, l’immenso affresco che Giambattista Tiepolo realizzò nel 1761 per palazzo Canossa a Verona in occasione delle nozze di Matilde di Canossa, figlia del marchese Carlo e Giovanni Battista d’Arco. Quello che è considerato uno dei capolavori del Tiepolo maturo non ebbe, purtroppo, vita molto lunga: nella tra il 24 e il 25 aprile 1945 i tedeschi in ritirata fecero saltare tutti i ponti sull’Adige e Palazzo Canossa, vicino al ponte di Castelvecchio, vide finire in briciole il Tiepolo. 51.000 i frammenti recuperati e gelosamente custoditi in una serie di casse nella speranza di potere, un giorno, procedere al recupero di questa straordinaria opera. Quel giorno, oggi, potrebbe essere arrivato. Sfruttando le moderne tecnologie si è proceduto a una prova di restauro digitale, una tecnica che prevede un investimento 10 volte inferiore a quello della tecnica tradizionale. Tramite un sofisticato software si procede alla sovrapposizione dei fotopiani della parte sopravvissuta e delle foto storiche in bianco e nero scattate prima del crollo. Vengono poi analizzati i pigmenti usati dal pittore per definire correttamente la scala cromatica ricavata anche dai toni di grigio. Si può creare così una fedele riproduzione virtuale, un tessutoaffresco in film adesivi che con tecnica transfert (decalcomania) è applicabile sull’intonaco. La visione del soffitto riprodotto in scala 1:2 offre all’ingresso dell’ultima stanza un effetto emozionante e lascia intuire fosse lo spettacolo di palazzo Canossa. Affiancano il tattoowall la ricomposizione dei frammenti di una parte dell’opera, che consente di ammirare lo straordinario virtuosismo del pittore (si consideri che quello che ora vediamo da vicino si trovava allora a nove metri d’altezza), e le cinque splendide sovrapporte che fanno tuttora parte della superstite decorazione tiepolesca di palazzo Canossa, ma che prima della caduta del soffitto furono staccate e
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ricollocate in sede dopo esser state dotate di un supporto. Il veneziano Tiepolo è solo uno dei tre principali protagonisti dell’esposizione. I ‘veronesissimi’ Giambettino Cignaroli (1706-1770) e Pietro Antonio Rotari (1707-1762) ci introducono alla «motivazione scientifica» della mostra: la crescita degli studi sul Settecento, un secolo fondamentale per la storia della civiltà moderna durante il quale si affermarono i concetti di democrazia e libertà, periodo importante per la stessa Verona che in quegli anni godeva di una vita culturale particolarmente vivace e che vide, sotto la spinta di quella grande figura di intellettuale illuminato che era Scipione Maffei, il fiorire di iniziative in campo scientifico e antiquario e la nascita dei maggiori edifici pubblici (Teatro Filarmonico, Ospedale, Museo Lapidario). In questo contesto Cignaroli e Rotari furono emblemi di un classicismo di grande innovazione e modernità: agli aspetti più frizzanti del rococò lagunare le personalità-chiave della scuola veronese risposero con l’uso di un linguaggio calibrato, basato sulla precisione del disegno, sul controllo della forma e sul concetto di “decoro”, “buon gusto”, “garbata eleganza”. Rotari, allievo di Antonio Balestra, il rinnovatore della pittura scaligera a cavallo tra Seicento e Settecento (qui con una spettacolare Teti nella fucina di Vulcano), lasciò Verona nel 1750 per trasferirsi prima alla corte imperiale di Vienna, subito dopo a quella di Dresda e infine a San Pietroburgo, chiamato dalla zarina Elisabetta (ciò gli valse l’appellativo di “pittore della corte russa” con cui è ancora oggi conosciuto). Alcuni prestiti prestigiosi testimoniano quale fu la sua fama in tutta Europa: l’Ermitage ha inviato l’Alessandro e Rossane che Caterina II di Russia acquistò dall’originario possessore, la Gemäldegalerie ha concesso due dei dieci ritratti con cui Rotari aveva effigiato tutta la famiglia reale dell’Elettore di Sassonia, che testimoniano il raffinato naturalismo cui l’artista era pervenuto. Posto a parte meritano le sue
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celeberrime “teste di fantasia”, o, come lui stesso le definiva, “passioni dell’anima”: ritratti cioè volti a mettere in luce non tanto la persona raffigurata quanto lo stato d’animo da questa espresso. Una vera e propria galleria di volti e tipi femminili (la rassegna offre la possibilità di ammirarne dodici) che lasciano lo spettatore ammirato di fronte alla capacità di esprimere sentimenti, pensieri e caratteri. L’altro “eroe” della mostra è Giambettino Cignaroli. A differenza di Rotari, non si spostò dalla città ma le sue opere vennero richieste da sovrani, alti prelati, nobili di mezza Europa. Nel 1769 l’imperatore Giuseppe II si fermò a Verona per visitare il suo studio. In mostra la Danae dipinta per il re di Polonia, arrivata da Varsavia, o la pala Madonna col Bambino, l’angelo custode e i santi Lorenzo, Lucia, Antonio da Padova e Barbara, realizzata nel 1759 per la regina di Spagna e prestata dal Prado, attestano il favore incontrato da questo artista. Ma Cignaroli è ricordato a Verona soprattutto per l’Accademia di Pittura che oggi porta il suo nome, fondata nel 1764. Questa istituzione, costituita con documento ufficiale datato 26 maggio 1763 a firma del doge Alvise Mocenigo, è davvero un successo personale di Giambettino, che ne fu direttore a vita, ma sancisce anche il riconoscimento dell’esistenza di una scuola veronese (33 i pittori che in origine la
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formarono). In mostra è possibile ammirare ritratti dei pittori veronesi, dai più antichi ai contemporanei, facenti parte dell’iconoteca progettata da Cignaroli (di cui è presente l’Autoritratto). Quello del ritratto è senz’altro uno dei generi più in voga a quell’epoca e a testimoniarne la ricchezza di sfumature ne sono esposti diversi esempi (di corte, privato, di famiglia). Una curiosa sezione dell’allestimento è dedicata invece al microcosmo dell’illustrazione libraria e ai modelletti preparatori, che mostrano i vari gradi della messa a fuoco di un dipinto, ma che per il loro valore estetico autonomo sono sempre stati ricercati dai collezionisti: alla morte di Cignaroli si è scoperto che in bottega ne conservava ben 150 a documentazione della sua intera attività. Sempre alla figura di Cignaroli si deve il saldarsi del classicismo, parte costitutiva intrinseca della cultura pittorica veronese, con i sentori di una nuova sensibilità: due tele prestate dal Museo di Budapest la Morte di Socrate e la Morte di Catone che il pittore eseguì nel 1762 per il ministro plenipotenziario di Maria Teresa d’Austria aprono direttamente la via al neoclassicismo.• Beatrice Paglialunga
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Lo scenario economico consuntivo 2011 previsionale 2012 Dopo un primo semestre di moderato ottimismo, dall’estate del 2011 le prospettive dell’economia globale sono bruscamente peggiorate. È infatti rallentata in modo significativo l’attività nelle economie avanzate, frenata non solo da fattori temporanei, quali il rialzo dei prezzi dell’energia e le conseguenze del terremoto in Giappone, ma anche dalla perdurante debolezza dell’occupazione, dall’intonazione meno espansiva assunta dalle politiche di bilancio e dalla diffusa incertezza circa la risoluzione degli squilibri finanziari. Nei paesi emergenti l’attività economica
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ha lievemente decelerato, pur rimanendo su ritmi elevati. Gli organismi internazionali hanno rivisto al ribasso le previsioni per la crescita mondiale nel 2012. Il brusco ridimensionamento delle prospettive di crescita economica ha determinato una marcata instabilità sui mercati finanziari, originando diffuse tensioni e alta volatilità, che hanno interessato i titoli del debito sovrano di un numero crescente di paesi dell’Eurozona, tra i quali l’Italia, con ricadute anche sulla capacità di raccolta delle banche e sulle loro valutazioni di borsa. Si è assistito a una generalizzata fuga verso la “qualità”,
che ha sospinto la domanda di titoli pubblici degli Stati Uniti e della Germania, di beni e valute rifugio come l’oro e il franco svizzero, provocando forti ribassi dei corsi azionari e obbligazionari privati, più accentuati nel comparto bancario, e deflusso di capitali dai paesi emergenti. La revisione al ribasso delle prospettive di crescita dell’economia mondiale e l’estendersi delle tensioni finanziarie hanno fiaccato l’attività economica nell’area dell’euro con progressivo indebolimento della crescita. In tale delicato contesto, la Banca Centrale Europea ha adottato
apivenetofidi
una serie di misure volte a sostenere la liquidità degli intermediari e presidiare l’ordinato funzionamento dei mercati finanziari. Nel mese di agosto 2011, le banche centrali dell’Eurosistema hanno intensificato gli acquisti di titoli di Stato sul mercato secondario nell’ambito del Securities Markets Program, contribuendo ad impedire l’aggravarsi delle tensioni. All’inizio del mese di ottobre, la BCE ha ulteriormente rafforzato gli strumenti di sostegno alla liquidità e, quindi, all’attività di prestito delle banche, affiancando agli strumenti esistenti aste di rifinanziamento a scadenza annuale con soddisfacimento illimitato della domanda e riattivando il programma di acquisto di covered bond emessi dalle banche. Il quadro nazionale L’Italia ha risentito in misura particolarmente accentuata della difficile evoluzione dell’economia globale e delle turbolenze sui mercati finanziari. Nonostante la sostanziale solidità del sistema bancario, il ridotto livello d’indebitamento delle famiglie e l’assenza di significativi squilibri sul mercato immobiliare, il nostro Paese è stato infatti investito dalla crisi finanziaria con particolare intensità per effetto dell’elevato livello del debito pubblico, della forte dipendenza dell’attività economica dall’andamento del commercio internazionale e delle deboli prospettive di crescita nel medio termine. Nel secondo trimestre del 2011 il PIL dell’Italia è aumentato dello 0,3% sul periodo precedente, dopo due trimestri di sostanziale stagnazione, dove le esportazioni hanno continuato a fornire il principale sostegno alla crescita, mentre la domanda interna è rimasta debole. Nel corso dell’estate il quadro congiunturale è peggiorato; gli indicatori hanno confermato la debolezza della domanda interna, su cui hanno inciso le sfavorevoli prospettive dell’occupazione e l’accresciuta incertezza sulla situazione economica generale,
con una decelerazione delle vendite all’estero causata dalla minore vivacità della domanda mondiale. Le banche italiane rimangono solide. Nel primo semestre del 2011 la redditività bancaria dei cinque maggiori gruppi è rimasta invariata, sia pure su livelli contenuti, rispetto allo stesso periodo del 2010; i coefficienti patrimoniali hanno beneficiato degli aumenti di capitale realizzati da alcuni gruppi. Tuttavia, le turbolenze sui mercati finanziari hanno inciso sul costo e sulla capacità di raccolta all’ingrosso degli intermediari, che si sta riflettendo in misura crescente, anche nell’anno in corso, sulle condizioni di accesso al credito di imprese e famiglie. Nel corso dell’estate, rispondendo alle tensioni sui mercati finanziari, il Governo ha varato due manovre correttive dei conti pubblici per il quadriennio 2011-14, seguite da una nuova manovra a fine dicembre. Le tensioni che hanno investito il nostro Paese rafforzano l’urgenza di politiche economiche che assicurino il risanamento dei conti pubblici, contribuendo a contenere i tassi di interesse e che affrontino le debolezze strutturali dell’Italia per sospingere la crescita e facilitare l’aggiustamento della finanza pubblica.
L’economia del Veneto Nel corso del 2011 il ritmo di crescita dell’economia veneta si è affievolito, risentendo della persistente debolezza della domanda interna e del rallentamento del commercio mondiale, con una chiara decelerazione dell’attività industriale, sospinta anche dalle turbolenze sui mercati finanziari internazionali. Tuttavia, fino al 3° trimestre 2011 i dati del Veneto non mettevano ancora in piena evidenza tali criticità; alcuni fenomeni si ponevano infatti in linea di continuità rispetto alla lieve ripresa dell’economia regionale evidenziata tra la fine del 2010 e la prima parte del 2011, sulla cui tenuta esistono peraltro rilevanti margini d’incertezza. In particolare: • l’export ha continuato a fornire buone performance sostenendo i volumi di attività dei settori della meccanica, dei prodotti alimentari, delle bevande e del tabacco. Con riferimento ai mercati di sbocco, lo sviluppo delle vendite è stato ancora sostenuto nei Paesi “core” dell’area euro (Germania e Francia) e nei paesi emergenti (BRIC in particolare); • la presenza di ampi margini di capacità produttiva inutilizzata e la diffusa incertezza sull’evoluzione della domanda, hanno frenato gli investimenti delle imprese, mentre la diffusa cautela nelle decisioni di spesa
Tabella n. 1 (fonte Federazione Veneta delle Banche di Credito cooperativo)
1 - Fonti Federazione Veneta delle Banche di credito cooperativo, Banca d’Italia, Abi, Camere di commercio, FMI, Ocse
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delle famiglie ha contribuito alla stagnazione del settore commerciale. Il ridimensionamento degli investimenti pubblici, ha inoltre ulteriormente inasprito la difficile situazione del comparto edilizio, già pesantemente colpito durante la prima fase della crisi. I settori del turismo e dei trasporti, hanno invece beneficiato del positivo andamento della domanda estera; • il mercato del lavoro continua a evidenziare difficoltà nella ripresa dell’occupazione a causa dell’incertezza circa la robustezza della ripresa e considerato il progressivo riassorbimento della manodopera collocata in CIG durante la prima fase acuta della crisi; • il credito a imprese e famiglie ha segnato un rallentamento nella parte finale dell’anno causato dalla debolezza della domanda e dall’irrigidimento delle condizioni di offerta, mentre l’indice di rischiosità si riconferma su livelli elevati, ancora lontani dai livelli pre-crisi (vd. tabella n. 1), segnale della persistente presenza di diffusi fattori di squilibrio, la cui origine sembra risiedere, in misura prevalente, in una radicata carenza di liquidità, correlata alla difficoltà di accesso al credito e alla tendenziale dilatazione dei tempi di incasso delle commesse, soprattutto verso la PPAA. I dati sopra esposti, pur evidenziando un lieve miglioramento rispetto al picco rilevato nel periodo acuto della crisi (2009), rilevano valori ancora lontani dal periodo ante crisi (2007) che evidenziava un tasso di decadimento dello 0,220 contro lo 0,578 del 3° trimestre 2011. L’andamento rileva il perdurare di una spiccata instabilità, con lievi segnali di miglioramento seguiti da bruschi peggioramenti. Le previsioni 2012 Quadro generale1 Da un punto di vista macroeconomico il 2012 dovrebbe essere caratterizzato sia da un indebolimento generalizzato della crescita economica mondiale (+3.3% rispetto al 3.8% dello scorso anno) e sia da un indebolimento degli scambi internazionali
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(-3% rispetto 2011). L’andamento dell’economia presenterà comunque caratteristiche diverse tra paesi emergenti, USA, Giappone ed Europa con tassi di crescita previsionali del Pil differenziati:
PAESE Cina Russia Brasile India Usa Giappone Germania Francia
PIL 2012* +8.2% +3.3% +3% +7% +1.8% +1.7% +0.3% +0.2% -1.1%
PIL 2010 +10.4% +4.3% +7.5% +9.9% +3% +4.4% +3.5% +1.5% +1.3% -0.1%
*previsionale 2012
L’area Euro potrebbe registrare una contrazione del PIL dello -0.5% rispetto al +1.6% del 2011. La motivazione risiede sia nel rallentamento del commercio internazionale e sia nella contrazione della domanda interna. Quest’ultima sarà influenzata dagli alti tassi d’interesse sui titoli di stato, dagli effetti del processo di deleveraging del sistema bancario sull’economia reale, dall’impatto delle politiche fiscali adottate dai singoli stati europei. La congiuntura economica potrebbe essere accompagnata da un’attenuazione delle pressioni inflazionistiche a fronte del raffreddamento della crescita economica globale;le banche centrali, tra cui anche la BCE, dovrebbero mantenere una politica monetaria espansiva per tutto il 2012, continuando gli interventi a sostegno della liquidità del sistema bancario. I tassi si manterranno storicamente bassi per tutto il 2012. I mercati finanziari nel corso del 2012 dovrebbero volgere lentamente verso una situazione di maggiore stabilità, dopo il significativo aumento della volatilità registrato nella seconda parte del 2011. in particolare nell’area euro. I tassi a breve termine sono tornati a diminuire coerentemente con gli interventi della BCE e l’Euribor a
3 mesi potrebbe tornare a diminuire progressivamente rispetto al 2011. Quadro nazionale Per quanto riguarda l’Italia, le tensioni internazionali assumono particolare criticità a livello economico e finanziario. Gli interventi per il pareggio di bilancio nel 2013 avranno effetti recessivi per tutto il 2012. Le misure adottate dal governo per la crescita non agiranno nel breve termine e non andranno a calmierare gli effetti recessivi. La dinamica del PIL potrebbe concretizzarsi in una fase recessiva per il 2012 a causa di un rallentamento della domanda interna I consumi delle famiglie verrebbero penalizzati dalla persistente criticità del mercato del lavoro, dalle situazioni di precarietà o disoccupazione dei giovani, e dall’incertezza dell’evoluzione del reddito in relazione all’utilizzo sempre maggiore di contratti di lavoro non stabili da parte del sistema produttivo. La propensione agli investimenti risulterebbe inoltre penalizzata dal peggioramento delle condizioni di finanziamento e con riferimento alle imprese dal deterioramento delle aspettative sull’evoluzione della domanda. Sotto il profilo bancario il perdurare delle tensioni potrebbe comportare anche per il 2012 una bassa capacità di provvista da parte del sistema bancario con una contestuale pressione sul costo della raccolta. Questo potrebbe contribuire ad una maggiore contrazione dell’offerta del credito in particolare nei confronti del settore produttivo. Tale fenomeno dovrebbe comunque essere attenuato dalla minore propensione all’investimento da parte delle famiglie, soprattutto nell’acquisto dell’abitazione, e dalle imprese per quanto riguarda gli investimenti. Quadro regionale Per quanto riguarda l’Economia Veneta anch’essa potrebbe risentire della fase recessiva con una contrazione del PIL, simile a quella prevista per l’Italia. Nel complesso la con-
apivenetofidi
giuntura regionale potrebbe rispecchiare quella nazionale pur differenziandosi per alcune peculiarità tipiche quali l’export, l’elevato tasso imprenditoriale, un maggiore tasso occupazionale e l’elevata differenziazione settoriale e dinamicità del tessuto produttivo. Tuttavia i consumi delle famiglie dovrebbero ridursi ulteriormente nel 2012, a causa di una possibile contrazione del reddito reale, nonché di una diminuzione complessiva della ricchezza delle famiglie venete dovuta ad un ulteriore deterioramento del mercato del lavoro seppur più contenuto rispetto al 2011. La contrazione del mercato del lavoro non dovrebbe comunque essere generalizzata a tutte le imprese e a tutti i settori: infatti le imprese che hanno saputo presidiare segmenti di mercato in crescita, soprattutto nel settore metalmeccanico e turistico alberghiero prevedono di aumentare gli occupati già a partire da inizio 2012 Per quanto riguarda gli investimenti si prevede un’ulteriore flessione, in particolare nel settore edile che nel 2012 è previsto ancora in contrazione. Nel 2012 il saldo commerciale con l’estero dovrebbe rimanere positivo contribuendo alla crescita del PIL regionale. Si prevede un riposizionamento nei mercati emergenti (Cina e Russia) e in USA soprattutto grazie alla
debolezza euro/dollaro mentre ci dovrebbe essere una rallentamento nei mercati storici di riferimento come Germania e Francia. Il credito bancario dovrebbe rallentare sia per imprese che per famiglie, sia per effetto di minor domanda ma soprattutto per effetto di criteri di offerta più restrittivi nel settore bancario regionale, anche se in modo differenziato in relazione all’intermediario. La qualità del credito continuerà ad essere un elemento di criticità, con l’andamento delle sofferenze solo in leggera contrazione e tassi di decadimento stabilmente superiori ai livelli pre-crisi.•
ambiente e salute
Plinio Menegalli Medico Competente
SGSL: convenienza, efficacia, gestione
P
iù volte ci siamo occupati dei sistemi di gestione della salute e sicurezza sul lavoro (SGSL), sistemi per i quali la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e di terzi eventualmente presenti viene realizzata mediante l’adozione di uno schema organizzativo e procedurale organico, ben strutturato e specifico per ciascuna realtà aziendale. Uno strumento volontario (l’obbligo riguarda solo gli impianti a rischio di incidente rilevante) che è parte integrante della gestione aziendale. Il punto di partenza sono sempre i dati relativi all’andamento infortunistico in Italia, dato che gli infortuni calano ma il livello di attenzione resta alto e con esso l’esigenza di attuare idonee misure di prevenzione che rendano i luoghi di lavoro sicuri. Riguardo poi alle malattie professionali siamo di fronte ad un aumento percentuale a due cifre. A fronte di una flessione consolidata degli infortuni mortali, le patologie professionali nel nostro Paese procedono in controtendenza. Certamente questo non può essere imputato a un peggioramento delle condizioni di salubrità negli ambienti di lavoro (che sono invece in evidente miglioramento) ma piuttosto all’emersione del fenomeno e alla maggiore attenzione verso un problema in precedenza spesso sottovalutato. Le conclusioni di questa rassegna di dati sono che se esiste un nesso tra la crescita del tasso di innovazione tecnologica dei processi produttivi e la riduzione degli indici di frequenza degli infortuni, per contribuire all’abbattimento degli infortuni e delle malattie professionali vanno introdotti
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sistemi organizzativi e gestionali (SGSL per l’appunto), capaci di creare un nesso tra investimenti in tecnologie e organizzazione aziendale. In particolare l’adozione di un SGSL favorendo la riduzione del fenomeno infortunistico favorisce per lo spe-
cifico aspetto il complessivo business aziendale. Una recente ricerca condotta dall’INAIL ha evidenziato che l’andamento infortunistico nelle aziende che adottano un SGSL presenta una riduzione del 15,4% nell’ indice di frequenza (If) e del 22%
nell’indice di gravità (Ig) rispetto alle aziende che non adottano tale sistema. A proposito delle varie linee guida prodotte in questi anni ricordiamo le indicazioni relative alla norma OHSAS 18001, alla OHSAS 18002, alle linee guida dell’ILO sui sistemi di gestione della sicurezza e della salute sul lavoro (ILO-OSH 2001 - Guidelines on occupational safety and health system). Ma si può fare riferimento anche alle “Linee Guida per un sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro (SGSL)” pubblicate a cura dell’ UNI e adottate dall’INAIL. Recentemente l’INAIL ha realizzato anche delle “Linee di indirizzo SGSL – MPI. Per l’implementazione di Sistemi di Gestione per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro nelle Micro e Piccole Imprese”. Tali Linee di indirizzo sono state redatte per supportare le micro e piccole imprese nell’implementazione di un Sistema di gestione della Salute e Sicurezza sul Lavoro (SGSL), intendendo per micro e piccole imprese le aziende dotate di struttura organizzativa semplice. Il modello gestionale delle Linee Guida SGSL si basa, tra le altre cose, sull’impostazione logica data dal “ciclo di Deming” (basato sulla successione ciclica PDCA: Plan, Do, Check e Act), dalla gestione sistemica e per processi delle organizzazioni, e dall’approccio al miglioramento continuo. Ricordiamo un documento stilato da INAIL in cui si ricorda che il ciclo PDCA della sicurezza si articola secondo quanto segue: - il primo obiettivo è acquisire tutte le informazioni e gli elementi necessari per valutare l’effettivo livello di sicurezza, l’adeguatezza degli aspetti gestionali e di controllo dei rischi nello status quo al fine di determinare con chiarezza: quale livello di sicurezza è possibile realizzare, quali sono gli obiettivi raggiungibili, quale è il migliore approccio per raggiungerli, la struttura organizzativa per la gestione della sicurezza; - si passa poi a confrontare e veri-
ficare: il rispetto della legislazione e delle prescrizioni normative nel campo della sicurezza e salute; quali risorse sono dedicate alla gestione e attuazione della sicurezza; se le risorse sono sufficienti e adeguate; l’esistenza di procedure e documentazioni interne; definire gli obiettivi a breve, medio e lungo termine. Inoltre è importante individuare e tempificare le attività da svolgere per la sicurezza e i documenti da emettere (cosa fare). Si definisce quindi un documento programmatico. Bisogna definire i compiti, le responsabilità e conferire gli incarichi (chi fa). Definire le procedure, formalizzate e non, per raggiungere gli obiettivi (come si fa). Stabilire i punti di verifica e/o riesame in corrispondenza di determinate fasi del processo gestionale. È necessario attivare le risorse per realizzare le attività pianificate. In particolare il controllo e l’adozione di misure correttive costituiscono momenti chiave per la verifica dell’efficacia del sistema di gestione, in quanto permettono il riesame di tutti gli elementi del sistema e l’attivazione del feed-back. Bisognerà quindi monitorare e misurare con regolarità le prestazioni del sistema acquisendo tutte le informazioni su infortuni, le non conformità, l’adozione di misure correttive e di misure preventive; identificare, conservare e gestire le registrazioni; stabilire ed effettuare un programma di audit periodici. E alla luce dei risultati delle procedure di controllo e degli audit di sistema l’organizzazione dovrà: periodicamente riesaminare il sistema di gestione della sicurezza; assicurare la sua continua adeguatezza e il riesame sistematico; valutare la necessità di eventuali modifiche alla politica, agli obiettivi e a tutti quegli elementi del sistema che, alla luce dei risultati degli audit, si rilevano non conformi. Insomma per dare attuazione alla politica di SSL il SGSL deve integrarsi ed essere congruente con la
gestione complessiva dell’azienda. E in ogni processo aziendale si dovrebbero determinare non solo i rischi e le conseguenti misure di prevenzione, ma anche l’influenza che lo svolgimento di tale processo ha sulle problematiche di SSL di tutti i processi correlati, sul funzionamento del SGSL e sul raggiungimento degli obiettivi prefissati. Ricordiamo inoltre che un SGSL, come ogni sistema di gestione, dovrebbe prevedere una fase di verifica del raggiungimento degli obiettivi e una fase di verifica della funzionalità del sistema stesso. Si dovrebbero perciò prevedere due livelli di monitoraggio: - 1° livello: monitoraggio operativo di processo; svolto da risorse interne della struttura, sia in autocontrollo da parte dell’operatore, sia da parte del preposto. Per aspetti specialistici (ad esempio: verifiche strumentali) può comportare il ricorso ad altre risorse umane interne o esterne all’azienda. Dopo la conclusione del ciclo di monitoraggio interno il vertice aziendale dovrebbe sottoporre a riesame le attività del SGSL; - 2° livello: verifica ispettiva interna (audit), verifica raggiungimento obiettivi e verifica funzionamento. In conclusione del riesame, oltre a valutare lo stato di conseguimento degli obiettivi già fissati, la direzione dovrebbe stabilire nuovi obiettivi, nell’ottica del miglioramento progressivo, considerando l’opportunità di modificare la politica, le procedure o eventuali altri elementi del sistema. In definitiva, dato che anche gli organi ispettivi (in particolare gli S.P.I.S.A.L. della Provincia di Verona) hanno una crescente attenzione agli aspetti “gestionali” della sicurezza, l’adozione di un SGSL va considerato un percorso non solo utile ma oramai necessario per tutte le aziende che intendono proporsi con finalità e modalità “virtuose” nella gestione della sicurezza e della salute dei loro lavoratori.•
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fiscale
Il rimborso dei
CREDITI IVA In presenza di un credito Iva il soggetto passivo può chiedere il rimborso, totale o parziale, del credito maturato nel corso dell’anno o del trimestre. Il rimborso Iva annuale Il rimborso Iva annuale può essere richiesto dai soggetti che hanno cessato l’attività nel corso dell’anno e presentino, in sede di dichiarazione annuale, un credito Iva di importo superiore a €10,33 e dai soggetti attivi che abbiano un credito Iva di ammontare superiore a € 2.582,28 e che soddisfino almeno una delle seguenti condizioni. - L’aliquota media sugli acquisti superiore a quella sulle vendite (con uno scarto di almeno il 10%). Per esempio i soggetti che effettuano esclusivamente o prevalentemente operazioni attive soggette ad aliquote più basse rispetto a quelle gravanti sugli acquisti e sulle importazioni. - Operazioni non imponibili superiori al 25% del volume d’affari. Per operazioni non imponibili si intendono quelle di cui agli articoli: art.8 (cessioni all’esportazione), 8-bis (operazioni assimilate alle cessioni all’esportazione) e 9 (servizi internazionali o connessi agli scambi internazionali) del DPR n.633/72; artt.41 e 58 del D.L. n.331/93; agli artt.71 (operazioni con il Vaticano e San Marino) e art.72 (operazioni nei confronti di determinati organismi
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internazionali); art.50-bis, co.4, lett. f) D.L. n.331/93 (cessioni intracomunitarie di beni estratti da un deposito Iva con spedizione in altro Stato membro dell’Unione Europea). - Acquisto di beni ammortizzabili. - Prevalenza di operazioni non soggette all’imposta per mancanza del presupposto di territorialità (art. da 7 a 7-septies DPR n.633/72). - Operatore non residente. Oltre a queste ipotesi il soggetto può chiedere il rimborso se presenta un triennio costantemente a credito. In questo caso il rimborso spetta per il minore degli importi delle predette eccedenze detraibili. Modalità di richiesta del rimborso annuale L’Agenzia delle Entrate ha definito le modalità e i tempi entro cui l’agente della riscossione dovrà ottenere dal contribuente la documentazione relativa alla prestazione della garanzia. E precisamente entro 10 giorni dall’invio telematico della dichiarazione annuale Iva contenente il quadro VR, l’Agenzia delle Entrate dovrà inoltrare all’agente della riscossione i dati relativi alla richiesta di rimborso, il certificato unico CCIAA (o una dichiarazione sostitutiva della certificazione), dichiarazione di “società operativa”. Nei successivi 10 giorni il concessionario della riscossione richiederà al contribuente la garanzia (la polizza
fideiussoria) ovvero in alternativa, la dichiarazione sostitutiva di atto notorio per i contribuenti virtuosi che non devono fornire garanzie. I soggetti che possono non presentare la garanzia sono: - coloro che hanno presentato richiesta di rimborso per un importo non superiore a € 5.164,57; - coloro che chiedono a rimborso un importo non superiore al 10% del totale dei versamenti eseguiti sul conto fiscale nei due anni precedenti la data della richiesta; - le imprese “virtuose”, ovvero i soggetti che sono strutturalmente a credito, in attività da almeno 5 anni, che non abbiano ricevuto avvisi di accertamento Iva “significativi” e siano solvibili. Va ricordato che non possono chiedere il rimborso dell’Iva le società di comodo. Il rimborso può essere eseguito mediante due differenti procedure, ordinaria e semplificata. La procedura ordinaria stabilisce che la richiesta di rimborso debba essere eseguita dall’Ufficio competente, entro tre mesi dalla scadenza della presentazione della dichiarazione, per importi superiori a € 516.456,90, ovvero nel caso di procedure concorsuali. La procedura semplificata definisce, invece, che l’esecuzione del rimborso debba essere effettuata dall’A-
gente della riscossione territorialmente competente, entro sessanta giorni dall’invio della dichiarazione, per importi non superiori al suddetto limite. L’Amministrazione Finanziaria, entro tre mesi dalla scadenza della presentazione della dichiarazione, effettua i controlli sulla regolarità formale dell’istanza prodotta richiedendo eventualmente altra documentazione e solo in nella successiva fase di liquidazione richiede al contribuente la garanzia.
ranzia non sia prestata entro i quaranta giorni successivi alla data di presentazione della dichiarazione, “la richiesta stessa non ha corso”. Il rimborso Iva infrannuale Ai sensi dell’art.38-bis, co.2 DPR n.633/72, il soggetto passivo Iva può chiedere il rimborso, anche parziale, dei crediti Iva maturati in ciascuno dei primi 3 trimestri dell’anno (il credito Iva risultante dall’ultimo trimestre può essere chiesto a rimborso solo in sede di dichiarazione
Si precisa che in caso di mancata prestazione della garanzia, il contribuente può rettificare la richiesta di rimborso del credito eccedente presentando una dichiarazione integrativa al fine di indicare il medesimo credito come eccedenza da utilizzare in detrazione o compensazione. A differenza dei rimborsi richiesti con procedura ordinaria, nell’ipotesi di omessa prestazione delle garanzie nell’ambito della procedura semplificata qualora la ga-
Iva annuale). Il rimborso Iva infrannuale può essere richiesto dai soggetti che abbiano un credito Iva in ciascuno dei trimestri di ammontare superiore a € 2.582,28 e che soddisfino almeno una delle seguenti condizioni. - L’aliquota media sugli acquisti superiore a quella sulle vendite (con uno scarto di almeno il 10%). - operazioni non imponibili superiori al 25% del volume d’affari.
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fiscale
- Acquisto o importazione di beni ammortizzabili, esclusi i beni e servizi acquistati per studi e ricerche per un ammontare superiore ai 2/3 dell’ammontare complessivo degli acquisti e delle importazioni di beni e servizi imponibili, effettuati nel trimestre; - Operatore non residente. Le modalità di richiesta del rimborso infrannuale Il modello può essere presentato esclusivamente per via telematica, mediante l’apposito modello Iva TR23 entro l’ultimo giorno del mese successivo al trimestre di riferimento. La richiesta di rimborso Iva infrannuale deve essere fatta per singoli trimestri (non cumulabili) e deve essere annotata in calce alla liquidazione dell’ultimo mese del trimestre di riferimento e l’importo relativo non può più essere utilizzato nelle liquidazioni periodiche successive. Come per i rimborsi annuali, anche per i rimborsi trimestrali il soggetto passivo deve prestare, ricorrendone le condizioni, idonea garanzia entro 15 giorni dalla richiesta dell’Agenzia delle Entrate con le stesse caratteristiche e
durata di quella richiesta per il rimborso del credito Iva annuale. Con l’entrata in vigore della Legge comunitaria n.217/10 è stata aggiunta una nuova previsione di rimborso infrannuale dell’Iva nei confronti di coloro che effettuano alcune tipologie di prestazioni di servizi nei confronti di soggetti passivi non stabiliti nel territorio dello Stato. Dal 1° trimestre 2012, pertanto, il rimborso Iva infrannuale potrà essere richiesto anche dai soggetti che effettuano in un trimestre solare, nei confronti di soggetti passivi esteri, operazioni attive per un importo superiore al 50% di tutte le operazioni effettuate, riferite alle seguenti attività: - prestazioni di lavorazione relative a beni mobili materiali; - prestazioni di trasporto di beni e relative prestazioni di intermediazione; - prestazioni di servizi accessori ai trasporti di beni e relative prestazioni di intermediazione; - prestazioni di servizi disciplinate all’art.19, co.3 lett. abis, DPR n.633/73.•
Apigiovani Alessandro Ferrari
Alternanza scuola lavoro opportunità e risorsa
S
ono decisamente convinto che l’alternanza scuola-lavoro possa essere un’ importante opportunità sia per i giovani che per le aziende. Ai giovani dà modo di mettersi in gioco e iniziare a respirare l’aria del mondo del lavoro, con i suoi dinamismi, le sue difficoltà e, cosa fondamentale, le sue tempistiche. Alle aziende consente, di dare un significativo contributo alla società, ma soprattutto di attrarre e formare potenziali collaboratori cogliendone in anticipo le potenzialità che non sempre emergono in pieno dietro i banchi di scuola. In questo ultimo anno ho avuto la possibilità, grazie al Premio Mainardi Sistemi, promosso dalla mia azienda, di dialogare con gli studenti di alcuni istituti secondari di Verona. L’esperienza vissuta mi ha permesso di toccare con mano le criticità sperimentate dai ragazzi, difficoltà che spesso ritroviamo riversate nelle aziende e che possono diventare anche un ostacolo nella ricerca di un primo impiego. Tra le problematiche rilevate, quelle di maggior impatto sono la scarsa percezione dell’importanza delle scadenze e dell’asse dei tempi (es. nello sviluppo di un preventivo, nella consegna del materiale, nel dare risposte a un potenziale cliente etc.) e la mancanza di elasticità, affiancata al timore di affrontare tematiche non sviluppate nelle aule scolastiche (es. alcuni ragazzi di un istituto hanno abbandonato il Premio Mainardi quando si sono resi conto che si parlava di finiture d’interni e non di progettazioni strutturali). È proprio in questa direzione che, a mio avviso, noi giovani imprenditori possiamo intervenire, aiutati anche dalla vicinanza anagrafica che facilita il dialogo, fornendo ai ragazzi, la nostra testimonianza diretta di uno spaccato lavorativo non lontano dalla loro realtà e dalle loro aspettative. Mi auguro che in futuro si moltiplichino, per noi giovani imprenditori, le occasioni per avvicinare gli studenti nelle scuole, per parlare loro della nostra esperienza, anche perché i ragazzi che oggi sono nelle aule, domani saranno nostri collaboratori in azienda!
È interessante vedere come l’istituzione scolastica, in particolare quella veronese, si sta muovendo in questa direzione e quali spazi di collaborazione possono essere riservati a noi imprenditori. Ma in cosa consiste, nello specifico, il progetto di alternanza scuola-lavoro? Ce lo spiega la dott.ssa Laura Donà, dirigente scolastico responsabile del settore Interventi Educativi-Ufficio XII di Verona. «Dal 2005 gli istituti secondari di secondo grado statali e paritari sono invitati a realizzare progetti di Alternanza scuola-lavoro con studenti in partnership con imprese, aziende di qualsiasi dimensione e con il mondo produttivo in generale. Cosa significa fare alternanza scuola-lavoro? C’è differenza con lo stage? Questa è una delle prime questioni che si presentano nel contatto scuola-mondo del lavoro, poiché offrire a giovani studenti un percorso in alternanza significa utilizzare una parte del tempo scuola nei contesti lavorativi con l’obiettivo di fornire un’interfaccia reale alle conoscenze, ai saperi e alle competenze in formazione degli studenti stessi. La scuola in questi casi “rinuncia” a parte delle lezioni in aula per consentire ai propri studenti un’esperienza di apprendimento in situazione utile per capire come funziona la realtà lavorativa, per confrontarsi con le competenze professionali e per riflettere sul percorso scolastico. Indirettamente entrare in percorsi di alternanza aiuta a orientarsi su cosa fare del proprio futuro in termini di scelta scolastica successiva o di avvio al lavoro dopo il conseguimento del diploma». «Il mondo produttivo e imprenditoriale – continua Laura Donà – ha l’occasione di avvicinare i giovani al contesto, ai processi e agli strumenti del lavoro per raccordare le richieste, far conoscere le esigenze concrete in termini di prestazioni e occupabilità, individuare competenze nuove da collocare e formare. La “chance” è stata colta, dal 2005 a oggi, da molte scuole veronesi, fino a raggiungere i ¾ delle scuole statali e paritarie del territorio provinciale. Insegnanti, studenti, genitori, dirigenti scolastici, aziende con i loro tutor, si sono trovati a coordinare azioni,
condividere un progetto comune, affinché il tempo speso fuori dall’aula potesse diventare motivo di nuovi apprendimenti utilizzabili nei singoli curricula. Da parte delle piccole imprese di Verona la partecipazione al progetto è più recente, vista la maggiore difficoltà nel ritagliare spazi di ascolto e di tutoraggio a studenti potenzialmente coinvolgibili. Si sono comunque proposte aziende giovani (per le quali è stato più semplice superare le naturali reciproche resistenze), in grado di “trascinare” gli studenti, rendendoli attivamente partecipi in sfide motivanti». «Nel 2010/2011 – conclude Donà – a Verona le scuole secondarie di secondo grado impegnate in percorsi AS-L sono state 12 di cui 5 istituti tecnici, 5 istituti professionali e 3 licei (1 istituto è contato doppio nei licei e professionali per duplice indirizzo). Ben 1.216 gli studenti coinvolti. Un progetto in cui gli istituti veronesi hanno dimostrato di credere fermamente visto che, va ricordato, queste esperienze non sono sorrette da finanziamenti come accadeva in passato e la partecipazione richiede quindi particolari disponibilità all’interno delle diverse scuole». Progettare e realizzare percorsi in AS-L resta una opportunità di particolare valore per la motivazione allo studio e per la possibilità di mettere direttamente a contatto i giovani futuri lavoratori e professionisti con le reali competenze culturali e professionali, una sfida sempre più aperta e da giocare per l’affinamento della propria preparazione.•
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legale
Responsabilità civile degli amministratori ex D.Lgs 231/01
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l Decreto Legislativo 231/01 e le modifiche e integrazioni che si sono susseguite negli anni possono avere impatti rilevanti sulla responsabilità degli amministratori nel caso dei reati previsti dalla legge, in particolar modo nei rapporti con la Pubblica Amministrazione e con gli aspetti relativi alla salute e sicurezza dei lavoratori. Il Decreto 231/01, infatti, estende alle persone giuridiche la responsabilità in sede penale per i reati commessi in Italia e all’estero da persone fisiche che operano per la società, in aggiunta, ovviamente, alla responsabilità della persona fisica che ha realizzato concretamente l’eventuale fatto illecito. La responsabilità ricade sulle persone che rivestono funzioni di rappresentanza, amministrazione o direzione dell’azienda o di una sua organizzazione dotata di autonomia finanziaria o funzionale e commessa da persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti sopra indicati. Tra i reati identificati dal legislatore possiamo evidenziare: truffa ai danni dello Stato, indebita percezione di erogazioni pubbliche, illegale ripartizione degli utili, falsità nelle comunicazioni sociali, operazioni in pregiudizio dei creditori, formazione fittizia del capitale, indebita influenza nell’assemblea, aggiotaggio, frode in-
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formatica ai danni dello Stato, corruzione, concussione, reati in tema di erogazioni pubbliche e reati contro la personalità individuale. Onde prevenire l’addebito di responsabilità nelle fattispecie indicate, è indispensabile adottare modelli organizzativi e gestionali idonei alla prevenzione dei reati; inoltre, è necessario costituire un organismo all’interno dell’azienda con compiti di vigilanza sul funzionamento e l’osservanza dei modelli di organizzazione e gestione adottati, curandone il relativo aggiornamento. Più in concreto, un Progetto 231 si sviluppa generalmente utilizzando come base un Sistema di Gestione (ad esempio quello relativo alla qualità o alla sicurezza ), per mettere in atto quanto richiesto dalla legge e cioè la definizione di procedure, responsabilità e modalità di controllo che consentendo di prevenire i reati. Ciò si ottiene seguendo i seguenti passi: • Esame della situazione aziendale relativamente ai rischi di reati previsti dal D.Lgs 231/01. • Nel caso di presenza di un sistema di gestione certificato: analisi degli interventi necessari ad includere al proprio interno anche il Sistema 231. • Nel caso non sia presente un Sistema di gestione certifi-
cato: sviluppo della documentazione necessaria a soddisfare i requisiti del Sistema 231. • Valutazione di ulteriori azioni necessarie a minimizzare la responsabilità degli Amministratori. • Sviluppo del piano d’intervento. • Definizione dell’Organismo di Sorveglianza e supporto alle prime riunioni, in cui si dovrà approvare il piano di intervento e verificarne lo stato di avanzamento. • Formazione del personale per la messa in atto dei provvedimenti necessari. • Effettuazione delle verifiche necessarie a verificare la messa in atto dei provvedimenti previsti. Questa tipologia di interventi e pianificazioni viene solitamente definita “Codice etico aziendale “ o “Compliance aziendale”. Per la costruzione di questi “codici” o
modelli è necessario che ogni società provveda alla stesura e allo studio del proprio modello che deve essere per la stessa come un “abito su misura”; non può essere efficacemente adattato un modello standardizzato anche se perfetto per una realtà similare. Una condotta del genere difficilmente porterà alla realizzazione di un modello che un giudice possa ritenere efficace e valido come esimente per escludere o limitare la responsabilità di un’azienda nel caso di commissione di un reato. Quanto sin’ora affermato è valido, ripetesi, per gli amministratori di una società e da tutte le persone che, di fatto, rivestono funzioni di direzione, amministrazione e rappresentanza della società stessa. Si precisa, tuttavia, che può essere estesa anche ai cosiddetti “preposti”, ovvero ai dirigenti investiti di ruoli particolarmente deli-
cati di gestione dei rapporti con gli organi societari e di controllo. Concludendo, si avvertono le aziende che le recenti pronunce giurisprudenziali in materia di responsabilità amministrativa delle aziende stanno sensibilizzando le società italiane che, inizialmente, avevano sottovalutato la portata della norma. Il D.lgs 231/01 introduce in Italia dei concetti assolutamente innovativi per il nostro ordinamento che sono, peraltro, già applicati da diversi anni in ambito internazionale. La particolarità del sistema italiano, non presente in nessun altro ordinamento, è dato dalla possibilità che la legge offre di tutelare la società attraverso l’adozione di un modello organizzativo che, rispettando determinati requisiti, permette l’esclusione o la limitazione delle conseguenze penali e amministrative in caso di reati.•
previdenza
POSTA ELETTRONICA IN AZIENDA
C
ome è risaputo secondo il disposto di cui all’art. 4 delle Legge 300/70, nota come lo Statuto dei Lavoratori è “vietato l’uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori”. Allora ci si riferiva solo alle telecamere, ma dal 1970 a oggi la tecnologia e la ricerca hanno fatto sì che questo concetto fosse sostituito dagli attuali moderni strumenti di lavoro, ovvero i computer, in grado di raccogliere dati di ogni tipo relativi all’operato dei dipendenti e quindi di controlli occulti e a tale proposito va ribadito che il monitoraggio piuttosto che la sorveglianza elettronici sono considerati forme di investigazione altamente intrusive e quindi non lecite. È altrettanto vero che dell’eventuale utilizzo improprio o compromissorio del sistema informativo da parte del proprio personale dipendente, per esempio l’invio o la raccolta di mail a contenuto razzista, sessuale, pornografico o discriminatorio risponde il datore di lavoro, dato che il principio legale è che il proprietario di un sistema di mail, o che consente l’accesso a internet, è responsabile per tutte le e-mail spedite dal sistema, sia che siano di carattere lavorativo, sia che siano di carattere personale. Da ciò ne è scaturito una maggiore e più attenta regolamentazione da parte dei datori di lavoro attraverso l’individuazione di policy con le quali vengono dettate regole aziendali per l’utilizzo del sistema informatico, quindi di email e internet in azienda: esiste infatti una serie di programmi di monitoraggio che consentono per esempio l’inibizione dell’accesso a siti specificati dal proprietario del sistema o inibizione di tipologie di file, ecc. Da qui l’annoso problema di contemperare i
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diritti di riservatezza del dipendente e i diritti dell’imprenditore di proteggere i propri beni, nonché di intervenire con le verifiche di produttività, focalizzando i controlli essenzialmente sul prevenire malfunzionamenti tecnici. In merito a quanto specificato risulta importante segnalare una recentissima sentenza della Cassazione civile, sezione lavoro, la n. 2722 del 23.02.2012, con la quale è stato determinato un precedente di assoluta rilevanza ovvero che il controllo delle e-mail del lavoratore può essere ammesso. La questione sottoposta alla Cassazione riguardava l’impugnazione da parte di un lavoratore con qualifica di quadro direttivo di un licenziamento intimato per giusta causa, per aver divulgato a mezzo di messaggi di posta elettronica diretti ad estranei notizie riservate concernenti un cliente del datore di lavoro di avere posto in essere comportamenti tali da trarne vantaggi personali. La Corte d’appello respingeva l’impugnazione, perché non si ravvisava violazione da parte del datore di lavoro del disposto di cui all’art. 4 dello statuto dei lavoratori, giacché il controllo della posta elettronica del dipendente è stato diretto ad accertare ex post un comportamento in violazione degli obblighi fondamentali di fedeltà e riservatezza di cui all’art. 2104 c.c. in capo al dipendente, di indubbia gravità e lesivo dell’elemento fiduciario a fondamento del rapporto di lavoro subordinato, soprattutto nella fattispecie, data l’elevata posizione professionale. Il lavoratore non si è dato per vinto e ha proposto ricorso in cassazione. È opportuno precisare che il controllo della posta elettronica del lavoratore è avvenuto in assenza di accordo con le organizzazioni sindacali e/o autorizzazione del servizio ispettivo della Direzione
provinciale del lavoro e, quindi, in violazione dell’art. 4 in questione e ciò è emerso dalla sentenza.Ma l’art. 4 dello Statuto dei Lavoratori vieta le apparecchiature di controllo a distanza e subordina ad accordo con le organizzazioni sindacali o a specifiche disposizioni dell’Ispettorato del Lavoro l’installazione di quelle apparecchiature, rese necessarie da esigenze organizzative e produttive, da cui può derivare la possibilità di controllo. La giurisprudenza di questa Corte ritiene che detto art. 4 “fa parte di quella complessa normativa diretta a contenere in vario modo le manifestazioni del potere organizzativo e direttivo del datore di lavoro che, per le modalità di attuazione incidenti nella sfera della persona, si ritengono lesive della dignità e della riservatezza del lavoratore sul presupposto – espressamente precisato nella relazione ministeriale – che la vigilanza sul lavoro, ancorché necessaria nell’organizzazione produttiva, vada mantenuta in una dimensione umana, e cioè non esasperata dall’uso di tecnologie che possono rendere la vigilanza stessa continua e anelastica, eliminando ogni zona di riservatezza e di autonomia nello svolgimento del lavoro” (Cass. 17.07.07 n.15982). La garanzia procedurale prevista per impianti e apparecchiature ricollegabili ad esigenze produttive contempera “l’esigenza di tutela del diritto dei lavoratori a non essere controllati a distanza e quello del datore di lavoro, o, se si vuole, della stessa collettività, relativamente alla organizzazione, produzione e sicurezza del lavoro, individuando una precisa procedura esecutiva e gli stessi soggetti ad essa partecipi”. La possibilità di tali controlli si ferma, dunque, davanti al diritto alla riservatezza del dipendente, al punto che la pur insoppri-
mibile esigenza di evitare condotte illecite da parte dei dipendenti “non può assumere portata tale da giustificare un sostanziale annullamento di ogni forma di garanzia della dignità e riservatezza del lavoratore. Tale esigenza non consente di espungere dalla fattispecie astratta i casi dei c.d. controlli difensivi ossia di quei controlli diretti ad accertare comportamenti illeciti dei lavoratori quando tali comportamenti riguardino l’esatto adempimento delle obbligazioni discendenti dal rapporto di lavoro e non la tutela di beni estranei al rapporto stesso ove la sorveglianza venga attuata mediante strumenti che presentano quei requisiti strutturali e quelle potenzialità lesive, la cui utilizzazione è subordinata al previo accordo con il sindacato o all’intervento dell’Ispettorato del lavoro”. In tale ipotesi, è stato precisato, si tratta di “un controllo preterintenzionale che rientra nella previsione del divieto flessibile di cui all’art. 4, comma 2” (Cass. 23.02.10 n.4375), così correggendosi una precedente impostazione che riteneva in ogni caso legittimi i c.d. controlli difensivi, a prescindere dal loro grado di invasività (Cass. 3.04.02 n.4746). In applicazione di questi principi, la giurisprudenza della Corte ha ritenuto correttamente motivata una sentenza di merito che aveva considerato alla stregua delle apparecchiature di controllo vietate (ove non fatte oggetto della procedura di validazione prevista dall’art. 4, e. 2) “i programmi informatici che consentono il monitoraggio dei messaggi della posta elettronica aziendale e degli accessi internet, ove per le loro caratteristiche consentano al datore di controllare a distanza e in via con-
tinuativa durante la prestazione, l’attività lavorativa e il suo contenuto, per verificare se la stessa sia svolta in termini di dirigenza e di corretto adempimento, sotto il profilo del rispetto delle direttive aziendali” (Cass. n.4375 del 2010). Nel caso di specie il giudice di merito non ha accertato quali siano state le concrete modalità attraverso le quali il datore di lavoro ha acquisito il testo dei messaggi di posta elettronica scambiati dal lavoratore con soggetti estranei al ristretto ambito lavorativo, ma ha affermato che il datore ha compiuto il suo accertamento ex post, ovvero dopo l’attuazione del comportamento addossato al dipendente, quando erano emersi elementi di fatto tali da raccomandare l’avvio di un’indagine retrospettiva. Da ciò l’estraneità dal campo di applicazione dell’art. 4 dello Statuto dei Lavoratori, in quanto il datore di lavoro ha controllato le strutture informatiche aziendali, prescindendo dalla pura e semplice sorveglianza sull’esecuzione della prestazione lavorativa del dipendente e riservando di accertare gli eventuali comportamenti illeciti (poi effettivamente riscontrati). Il c.d. controllo difensivo, in sostanza non è relativo alla verifica dell’esatto adempimento delle obbligazioni discendenti dal rapporto di lavoro, ma è teso ad accertare un comportamento che può porre in pericolo la stessa immagine del datore di lavoro nei confronti dell’esterno. Emerge quindi il diritto del datore di lavoro di tutelare il proprio patrimonio, costituito non solo dal complesso dei beni aziendali, ma anche dalla propria immagine, che gli deriva dalla sua supremazia sulla struttura aziendale.•
Economia Veronese - marzo 2012
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il punto
Ha da passà ‘a nuttata
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entre a Verona girano l’ennesimo film d’amore su Romeo e Giulietta, e per fortuna che Shakespeare ci dà una mano, nuvole gonfie di grandine girano minacciose sopra le teste. A cominciare dall’elezione del nuovo sindaco. Dopo anni in cui ci hanno detto che Tosi era il più amato degli italiani, da far invidia alla Cuccarini, improvvisamente si scopre che nulla è più precario dell’amore. Il Pdl s’è scoperto arrabbiato che metà basta e dopo aver votato il Flavio d’Italia e averlo sostenuto fino a poco tempo fa, ora lo tratta come Belzebù. Chi ha ragione e chi torto? Difficile dirlo, quando ci si separa, si dice che la colpa sia di entrambi i partner. Sta di fatto che la politica sembra assecondare le logiche matrimoniali, con l’andamento irrefrenabile dei divorzi. A far di Tosi un San Sebastiano
ci si è messa anche la Lega. O con noi o niente, ha gracchiato Bossi. E Bossi sa che se Tosi corre con la sua lista, lui Verona se la può guardare in cartolina. Mentre se si va con la lista della Lega, senza quella di Flavio, questi può prenotarsi alla mensa dei Frati e l’Umberto invitare l’Amia a raccogliere i cocci. Insomma, della serie muoia Sansone e tutti i Filistei. Avrà ancora Sansone (leggi Bossi) il buon senso di far vincere un ex fedelissimo, o siamo all’apertura dell’allevamento di trote? Se Tosi fibrilla, la Sinistra gongola. I sondaggi la danno favorita, ma solo nel caso di raccolta delle briciole, ossia in caso di implosione della Lega. Della serie mors tua vita mea mentre il candidato di bandiera, in tempi di carestia, è una promessa, sia pure di immagine, che non guasta. Rumors da brontolio di pancia
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danno poi altri nomi in arrivo. Spicca l’incognita Castelletti. Come la margherita da sfogliare – m’ama non m’ama – il suo silenzio richiama interpreti come ai responsi della Sibilla cumana. E quale dio starebbe alle sue spalle per farne l’icona della città di Verona? Magari qualche monsignore, istrionico regista di note manovre passate, quelle che sistemarono vertici aeroportuali o bucolici e cattolici presidenti? Se Palazzo Barbieri soffre di ansia depressiva, Valerio Catullo dà sintomi di broncopolmonite. Colpa di Gabriele D’annunzio. Solo che il genio letterario stavolta non conta niente. Più prosaicamente è una questione di aria, anzi di grana. Una grana di grana, che vede l’aeroporto veronese costretto a pipparsi la sanguisuga bresciana, fiume
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a perdere che consuma senza produrre, ma per nulla rassegnata a demordere. Insomma, la Leonessa (leggi Brescia) pronta coi denti su Giulietta e Romeo. Le schermaglie si moltiplicano, ma per ora sono più dialettiche e politiche che altro, mentre nessuno ha il coraggio di dire che la boiata fu fatta a suo tempo, quando si decise di costruire due aeroporti a un tiro di schioppo l’uno dall’altro. Fu ingenuità? Ma vah! E se balzana fu l’idea di allora, è proprio demenziale ipotizzare di tirarci sopra uno sfriso? Sono stati problemi politici clientelari a complicare le cose, ci ha fatto sapere il past president. Non ne avevamo dubbi. Difficile sapere come andrà a finire. I bresciani sono laboriosi e tignosi e, facendo onore al felino che li rappresenta,
assolutamente determinati a non mollare l’osso. Oltretutto, dalla loro, hanno una Regione che fa quadrato. A differenza del Veneto, ancora indeciso se trattare Verona come sorella di sangue o cugina straniera. Le dichiarazioni di intento vanno nel primo senso, ma l’esame dei fatti depone sul secondo. E allora, se davvero si arrivasse ad una chiusura del D’Annunzio sarebbe proprio da stracciarsi le vesti? In attesa che si dipanino i due grandi scenari, possiamo sempre misurarci su Ca’ del Bue e il traforo. Allertando nel frattempo le strutture sanitarie per accogliere eventuali vittime delle mefitiche imprese. Sempre che ai vertici di dette strutture ci siano persone che se ne intendono. I giochi sembravano a posto e tutto sommato si respirava. Ma adesso sembra che il rimescolamento sia già partito. Con Caffi in Regione e qualcun altro al suo posto, la Bonavina a Padova e al suo posto un altro “aggiustatore”… Cantava il povero Dalla: «Potenza della lirica, dove ogni dramma è un falso…». La lirica a Verona va in scena purtroppo soltanto in Arena. Per il resto tutto è tremendamente vero. Non tanto da disperarsi, ma neppure da riderci su. Tse Tse