ECONOMIA VERONESE trimestrale n.3 - Anno 11 - settembre 2012 - Editore Apiservizi S.r.l. - Verona, via Albere 21/C - Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% CNS VR - D.L. 353/2003 (conv. in L. - 27/02/2004 n 46) art., comma 1 DCB VERONA - 2,58 Euro
profili
Pastificio Avesani Ges Group Fasani Celeste Varco Aldebra Lippa
personaggio
Dino Piacentini
sommario
Anno 11 - Numero 3 Settembre 2012
DIRETTORE RESPONSABILE Cirillo Aldegheri
GRAFICA arteOn di Ilenia Cairo Verona - www.studioarteon.com
EDITORE APISERVIZI S.r.l. Via Albere, 21/C - 37138 Verona Rivista trimestrale promossa da
ASSOCIAZIONE PICCOLE E MEDIE MPRESE
DELLA PROVINCIA DI VERONA
REDAZIONE c/o APINDUSTRIA Verona Via Albere, 21 - 37138 Verona Tel 045 8102001 Fax 045 8101988 economiaveronese@apiverona.net
editoriale
STAMPA Lite srl - Verona - www.lite.it
FOTOGRAFIE Archivio Apindustria
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profili Pastificio Avesani Ges Group Fasani Celeste Varco Aldebra Lippa
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Poste italiane Spa Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (con. in L. 27/02/2004 n°46 art. 1, comma 1, DCB Verona Pubblicità raccolta in proprio
terza pagina Sacello di Teuteria e Tosca e Chiesa dei Santi Apostoli
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ambiente e salute Quando il defibrillatore automatico esterno salva la vita 54
fiscale
il personaggio Dino Piacentini
Registrazione Tribunale di Verona n. 1393 del 22 marzo 2000
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attività Premio Mainardi Sistemi Verona
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Pillole di Imprenditorialità
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Il concordato preventivo
legale La disciplina delle tariffe professionali nel Decreto Cresci Italia
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territorio
categorie
AQuest vince l’Awwwards 2012
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Il mercato delle arti grafiche come uscire dalla crisi?
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Apivenetofidi
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Apigiovani
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il punto
Apigiovani GGI in festa
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Sdoganato il fascismo, siamo tutti fascisti
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inserzionisti Fimauto
Martini Mobili
Cattolica
Banca Popolare
Gi Group
Perlini Workwear
Samo
Albrigi Tecnologie
Al Calmiere
Dellas
Aquilone
Viani
Credito Veronese
Cuoa
Unicredit
Multiutility
Gruppo Argenta
Veneta Engineering
Affiloveneta
Nova Systems Economia Veronese - settembre 2012
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editoriale
Arturo Alberti
Il 12 ottobre 2012 Apindustria Verona compirà 50 anni. Mettendo mano ad alcuni documenti d’archivio e rivisitando “l’operato” dei nostri predecessori, mi sono imbattuto nell’editoriale del maggio 1985 pubblicato sul mensile API Verona.
Tre Anni Difficili Con la fine di aprile si è concluso il triennio di gestione del Consiglio Direttivo dell’Api Verona eletto nel 1982. È d’obbligo, perciò, qualche riflessione. Per l’economia italiana, e per le nostre aziende in particolare, sono stati anni difficili, anni di crisi e di duri sacrifici: alcune aziende hanno dovuto chiudere, molte hanno ridotto il personale, moltissime hanno fatto ricorso alla Cassa Integrazione. E purtroppo il quadro stenta a mutare. L’84 ci ha dato qualche segno di speranza e in alcuni settori ci sono stati timidi cenni di ripresa. Ma
l’85 sembra rimettere tutto in discussione. L’inflazione tende a irrigidirsi, le esportazioni calano mentre aumentano le importazioni e la disoccupazione rimane gravissima. Più i tempi sono difficili per le nostre aziende e più crescono gli impegni per l’Api. Infatti è nei momenti in cui le aziende hanno problemi, che diventa importante, anzi essenziale, l’opera della nostra Associazione. Proprio per questo è necessaria un’Associazione all’altezza dei problemi e in grado di soddisfare le esigenze degli associati. Ritengo che l’Api si sia dimostrata, almeno
nella generalità dei casi, più che idonea a soddisfare queste esigenze, aiutando fattivamente gli imprenditori a risolvere le loro problematiche.
A distanza di quasi trent’anni stupisce l’attualità di queste parole, alle quali è difficile aggiungere o togliere qualcosa. Le faccio pertanto mie e le affido a Voi come momento di riflessione.
Post Scriptum Il 12 novembre 2012 Apindustria Verona rinnoverà i propri Organi Direttivi: al compimento del mandato affidatomi sento il dovere di ringraziare la Giunta di Presidenza, il Consiglio Direttivo per l’aiuto, la collaborazione e il tempo che hanno dedicato all’ Associazione e la Direzione e il Personale per il lavoro svolto.
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PASTIFICIO
AVESANI Un ripieno di bontà
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l trucco non c’è. E si sente. Davvero, come recita il pay-off aziendale, quella dei prodotti Avesani è una “bontà senza segreti”. Perché per l’azienda di Bussolengo, storica interprete (fu fondata nel lontano 1951) dell’industria agroalimentare veronese, una delle aziende che hanno contribuito a far eleggere la città scaligera “capitale mondiale del tortellino”, l’eccellente qualità delle materie prime è un diktat inappellabile. «Per le nostre paste fresche e ripiene – esordisce Remigio Marchesini, responsabile commerciale dell’azienda – selezioniamo accuratamente gli ingredienti che devono essere freschissimi, tutti rigorosamente naturali e “Made in Italy”: dalle carni scelte, macellate appositamente per il nostro pastificio, alle uova, al grana padano stagionato, al prosciutto, alla bresaola, alla ricotta, ai funghi porcini secchi, al tartufo, al radicchio rosso, agli spinaci, alle patate, agli aromi. Utilizziamo anche particolari farine di grano duro e tenero che permettono alla pasta di mantenere una compattezza, una ruvidità, un’elasticità e una tenu-
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ta alla cottura eccellenti. Gianfranco Avesani, contitolare dell’azienda con il fratello Luciano, è personalmente coinvolto nell’approvvigionamento degli ingredienti e in cucina sperimenta sempre, con un occhio di riguardo alla tradizione di famiglia, ricette originali. Avesani propone puntualmente nuove e interessanti varietà da offrire al consumatore: diciamo sì alla creatività e alla fantasia, ma tenendo sempre ben presenti le buone regole del “fatto in casa” e cioè l’importanza di una sfoglia sottile e di un ripieno ricco». E i prodotti del Pastificio Avesani non sono solo buoni, ma anche sani. La loro certificata salubrità de-
riva dalla doppia pastorizzazione a 95 °C che consente non solo l’abbattimento delle cariche batteriche, ma assicura una maggiore durata del prodotto senza dover ricorrere all’utilizzo dei conservanti. L’automatismo delle varie fasi del processo produttivo, inoltre, evita il contatto tra ingredienti/prodotto e operatore, assicurando un’altissima igienicità con il rispetto delle caratteristiche organolettiche e la conservazione inalterata dei sapori. L’azienda si fregia di una serie di autorevoli certificazioni: dalla Uni En Iso 9001/2008, alla Uni En Iso 22000/2005, dalla Sincert, alla Cisq, alla IqNet, alla International Food Standard, a quella Food BRC. Tutta la pasta viene realizzata in atmosfera protettiva, con una shelf-life di 60 giorni. Il packaging – tre sono le tipologie di confezionamento: vaschetta, sacchetto, ciuffo – è protettivo, accattivante e informativo: in etichetta sono indicate tutte le caratteristiche tecniche e di tracciabilità del contenuto. «Tra le tante specialità della nostra gamma – prosegue Marchesini – che annovera paste fresche ripiene (tor-
Pastificio Avesani
tellini, tortelloni, ravioli), paste fresche all’uovo (tagliatelle, bigoli, lasagne, maccheroncini), gnocchi di patata, gnocchetti tirolesi, canederli, vale la pena ricordare gli Avesanissimi, i Superfini, i Nodini d’Amore, dalla particolare
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forma di fagottino, nostro fiore all’occhiello dal 1998. Gli ultimi nati sono i tortellini “tipo Valeggio” al naturale, sfoglia di farina di grano duro italiano e granito di grano tenero (ricavato dal cuore del chicco di frumento) con ripieno
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di vitello, bresaola e rosmarino (la carne viene cotta a vapore per esaltarne le proprietà)». Il Pastificio Avesani continua a essere un’impresa a struttura e conduzione familiare, proprio come la concepirono i fondatori, Ugo e Iole, genitori degli attuali proprietari, che nel 1951 – siamo nel pieno della ricostruzione post-bellica – avviarono una piccola bottega con laboratorio artigianale a San Procolo, in zona San Zeno, Verona. È il punto di partenza di un buon successo che portò a trasferire l’esercizio in un ambiente più spazioso nell’emergente ZAI riorganizzando la filiera produttiva e adottando impianti allora d’avanguardia. L’ultimo “trasloco”, infine, nell’attuale moderna sede di Bussolengo. «Negli anni non abbiamo mai mutato i fondamenti della nostra filosofia imprenditoriale – sottolinea Marchesini – che ci porta a innovare nel solco della tradizione facendo della qualità e della genuinità del prodotto e dell’attenzione nei confronti della clientela il nostro “credo”. Avesani ha davvero vinto la scommessa di coniugare all’organizzazione industriale l’abilità manuale». L’adozione di macchinari e sistemi sempre più sofisticati – d’altro canto non si producono 15 mila quintali di tortellini senza il supporto di mezzi e strumenti innovativi – una pianificazione efficiente delle attività, strategie commerciali sempre più in linea con le dinamiche del mercato interno e internazionale hanno consentito una progressione più che stimolante del fatturato: l’azienda ha avuto incrementi record nel 1997 (60%), nel 1998 (78%) e nel 1999 (49%) e, venendo ai nostri giorni, dall’inizio del 2012 ha registrato una crescita del 25% sull’anno precedente. Ogni particolare si incastra in un ingranaggio perfetto: dal riutilizzo dei ritagli effettuato con macchine completamente automatiche, all’impiego degli addetti che si articola in un turno e mezzo al giorno e, secondo le esigenze, su 5 o 6 giorni/settima-
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Pastificio Avesani
profili
na. Una presenza nella GDO sempre più diffusa e l’avvio di un progressivo processo di internazionalizzazione (attualmente il 10% del fatturato deriva dai mercati esteri, in particolare da quelli francese, tedesco, svedese e spagnolo) permettono al Pastificio Avesani di presentarsi al nuovo millennio come una brillante realtà industriale che vive con passionalità le sfide del mercato globale adattandovi la propria personalità. «I risultati ottenuti – spiega Marchesini – costituiscono per noi uno stimolo a procedere nel rispetto della linea tracciata dai fondatori. Di recente abbiamo investito oltre un milione di euro in un’altra linea di produzione che, come le 5 già operative, sarà completamente informatizzata. A breve, potremo quindi dedicarci nevale veronese, della Straverona, la maratona cittadina, della Montefortiana, della Gran Fondo Avesani e
sostiene una sua squadra ciclistica, l’Avesani Bike, vincitrice della Coppa Europa 2012.•
PASTIFICIO AVESANI S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Via Pietro Vassanelli, 19/A Festara Vecchia 37012 Bussolengo (Verona) Tel. 045 6717737 Fax 045 6717745
PRODUZIONE
Pasta fresca all’uovo, tortellini, ravioli, tortelloni e paste ripiene in genere.
ANNO DI FONDAZIONE
alla creazione di nuove prelibatezze, su cui stiamo eseguendo gli ultimi test, per deliziare la clientela affezionata di ieri e “catturare” quella di domani». A conferma di un legame speciale con la sua terra, e non solo con i suoi profumi e sapori, grande è l’attenzione che Avesani dedica alle attività del territorio e agli eventi promossi da enti e associazioni locali: è infatti sponsor del Bacanal del Gnoco, ultracentenaria festa del car-
RESPONSABILE AMMINISTRATIVO Valentino De Grandi
RESPONSABILE QUALITÀ
Angelo Zantedeschi
FATTURATO 2011 14 milioni di euro
SUPERFICIE AZIENDALE
1951
Totale: 15.000 mq Coperta: 8.000 mq
TITOLARI
RISORSE UMANE
Luciano e Gianfranco Avesani
Addetti alla produzione: 26 Impiegati: 2
RESPONSABILE COMMERCIALE
Remigio Marchesini
RESPONSABILE PRODUZIONE
Gianfranco Avesani
SITO INTERNET / E-MAIL www.avesani.com info@avesani.com
RESPONSABILE TECNICO Luciano Avesani
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CON GLI ARREDI GES
GROUP
STILE E QUALITÀ IN PALESTRA, A SCUOLA, AL LAVORO
C
ome in tutti i campi, anche nel mondo dell’economia ha successo chi sa meglio dosare e mescolare tecnica, ricerca, qualità e servizi con fattore umano, spirito agguerrito, competenze, risorse e tanta voglia di vincere. Lo sanno bene Anna Maria Zenato e Gian Antonio Segala che, nel 1998 decisero di unire le loro forze e la loro esperienza dando forma a una nuova realtà: la Ges Group, azienda specializzatasi sin dall’inizio dell’ attività nella realizzazione e commercializzazione di arredo spogliatoi in laminato stratificato HPL per ambienti comunitari, sportivi, scolastici, ospedalieri, industriali e turistici. Molteplici dunque i poli di utilizzo di questo brand che, in breve tempo, ha saputo diventare uno dei più autorevoli esponenti del settore e che si è dimostrato in grado di attraversare un mercato caratterizzato da una vorticosa evoluzione, non solo tecnologica, aggiornando costantemente la gamma dei
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prodotti e selezionando soluzioni innovative. «Per noi – esordisce Anna Maria Zenato, amministratore di Ges Group – la qualità ha sempre costituito la guida ispiratrice. In questo specifico comparto, dove sono richieste la massima sicurezza e la massima igiene, l’eccellenza deve essere perseguita in tutte le fasi della lavorazione, dalla progettazione alla produzione, fino alla gestione del cliente e all’assistenza post vendita». Numerose le certificazioni di cui l’azienda si fregia: ISO 9001:2008, Vision 2000 (Uni En-Iso 9001) relativa al processo produttivo, IQNet, oltre ai diversi attestati di conformità alle norme Uni 8607:2005 per la durata delle porte, Uni 8602:2005 per l’apertura e chiusura con urto delle porte, Uni 8603:2005, per la resistenza dei supporti dei piani interni, Uni-En 573-3 per i profili d’alluminio utilizzati e a quello di omologazione ai dettami dei D.M. 10.03.2005 (“Classi di reazione al fuoco per i prodotti da costruzione da impiegarsi nelle
Ges Group
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produzione – spiega Gian Antonio Segala – comprende armadi, panche, pareti modulari, porte, top lavamani, cabine a rotazione, piani vasca. Offriamo un servizio completo che parte dall’analisi degli spazi da utilizzare e dalla formulazione del progetto d’arredo secondo le indicazioni fornite, passa per la selezione dei materiali – autoestinguenti, inossidabili, lavabili e disinfettabili
opere per le quali è prescritto il requisito della sicurezza in caso d’incendio”), del Ministero dell’Interno, dei Vigili del Fuoco, della Protezione Civile. Nel 2001 anche il conseguimento del premio “Mercurio d’Oro” ha comprovato gli alti livelli raggiunti. Prodotti non solo “buoni”, gli arredi a marchio Ges Group, ma anche belli, elementi in cui le istanze di sicurezza e funzionalità si coniugano con una particolare attenzione al design, frutto di una accurata ricerca stilistica. «Perché – sottolinea Anna Maria Zenato – lo stile è davvero diventato protagonista ovunque, e l’occhio vuole la sua parte anche in ambienti nei quali un tempo la gradevolezza estetica era subordinata ad altre esigenze. Ges Group ha sicuramente, in questo senso, contribuito a valorizzare e implementare una diversa concezione di questi luoghi, realizzando sistemi di arredo che garantiscono performance affidabili e rispetto della privacy con colori, linee e forme accattivanti». «La gamma della nostra
(laminato massello stratificato HPL, alluminio anodizzato, acciaio inox) – e dei colori, assolutamente atossici, per l’accurata scelta delle finiture e arriva alla serie di meticolosi collaudi e verifiche cui ciascun pezzo, che deve essere resistente a ogni tipologia di solventi e prodotti chimici presenti nei detersivi comunemente utilizzati nella pulizia quotidiana, viene sottoposto una volta uscito dalle linee di montaggio e prima di varcare i cancelli dell’azienda». È l’adeguamento, organizzativo e produttivo, alle diverse e sempre più sofisticate esigenze della clientela che ha consentito a questa “giovane” azienda di diventare partner di grande affidabilità di industrie alimentari e manifatturiere, di comunità sportive e del tempo libero, di enti ospedalieri, di istituti scolastici. Le soluzioni Ges Group sono personalizzate per ogni ambiente. Nella fase di progettazione e consulenza (con possibilità di rendering) sono garantiti sopralluoghi e rilievi in cantiere con personale proprio che risolve le problematiche strutturali presenti e valuta la fat-
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tibilità sulla base della limitazione di ogni possibile disagio o pericolo per gli utenti. Anche per il montaggio – nel rispetto delle normative vigenti (D.Lgs.81/2008) – e la posa in opera l’azienda si avvale di proprie squadre di tecnici altamente qualificati, che si occupano anche dell’assistenza e manutenzione post-vendita. La struttura operativa di Ges Group può contare, inoltre, sul lavoro qualificato di 30 dipendenti e su una rete commerciale, operante su tutto il territorio nazionale e internazionale. «Uno staff – sottolinea Anna Maria Zenato – che ha contribuito, con senso di responsabilità e di appartenenza, a consolidare i traguardi, soprattutto economici, della nostra attività. Gli obiettivi raggiunti grazie al nostro lavoro di squadra ci hanno fornito ulteriori stimoli sia ad ampliare l’offerta con cui ci presentiamo sul mercato, sia ad affinare la professionalità della nostra rete commerciale e quella dei nostri collaboratori e del nostro ufficio progettazione e produzione». Un successo, quello dell’impresa di Castelnuovo, che si riflette nei numeri: nell’arco di pochi anni il fatturato è sostanzialmente raddoppiato, raggiungendo il tetto dei 5 milioni di euro, di cui il 25% realizzato sul mercato estero e, più specificatamente, in Francia, Gran Bretagna, Germania, Croazia, Slovenia, Kazakistan. «Siamo costantemente impegnati – conclude Anna Maria Zenato – nell’uniformarci al rispetto delle norme europee in materia di sicurezza e igiene, eliminando anche le infinitesimali emissioni gassose e di inquinanti che possano nuocere agli equilibri ambientali. Intendiamo inoltre continuare a perseguire quella politica di investimenti in aggiornamento delle strumentazioni e utilizzo di nuove tecnologie che abbiamo sempre sostenuto con forza: una scelta strategica che ci ha consentito,
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e ci consente, preservando l’eccellenza, di contenere i costi, diretti e indiretti, del prodotto finale». È evidente come, grazie a una gestione dinamica, a un concreto mercato di riferimento e a un forte legame con il territorio, contemperato da una visione globale, Ges Group sia una realtà in ascesa con numerosi obiettivi raggiunti e con forti motivazioni per il futuro.•
GES GROUP S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Via dell’Industria, 20 37014 Castelnuovo del Garda (Verona) Tel. 045 6450920 Fax 045 6450928
PRODUZIONE
RESPONSABILE PRODUZIONE Mauro Faccincani
RESPONSABILE AMMINISTRAZIONE Davide Cherubin
Arredi e spogliatoi per comunità
FATTURATO 2011
ANNO DI FONDAZIONE
SUPERFICIE AZIENDALE totale: 10.000 mq coperta: 3.000 mq
1998
AMMINISTRATORE UNICO Anna Maria Zenato
TITOLARI
5 milioni di euro
RISORSE UMANE
Addetti alla produzione: 15 Impiegati: 12
Anna Maria Zenato Gian Antonio Segala
RESPONSABILE QUALITÀ Anna Ciucci
SITO INTERNET / E-MAIL www.gesgroup.it info@gesgroup.it
FASANI CELESTE Il fascino del Marmo Rosso di Verona
L
a vocazione alla lavorazione della pietra da parte degli abitanti della Lessinia si perde nella notte dei tempi: risale infatti all’era dei metalli la prima costruzione in pietra dei villaggi della zona. Il primato veronese nell’estrazione e nella trasformazione del marmo e della pietra naturale – in epoca romana la bella pietra color rosso/rosa ricavata sui monti della Valpantena, il Rosso di Verona, appunto, era già apprezzatissima, e durante il Rinascimento la richiesta di pietre decorative crebbe ulteriormente – dura tutt’oggi e il legame tra la gente del territorio e questo materiale forte e duttile insieme è indissolubile. Significativo esempio di questo rapporto speciale è la storia, professionale e umana, di Celeste Fasani. All’inizio degli anni Novanta, abbandonato il lavoro di rivenditore e rappresentante di esplosivi, Fasani decise di diventare imprenditore di se stesso e di dedicarsi alla sua passione: il marmo.
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Fasani Celeste
Cominciò così il percorso della Marmi Celeste Fasani di Lugo di Grezzana che, con le sue 7 cave, controlla il 95% della produzione di Marmo Rosso di Verona, uno dei simboli storico-culturali del nostro territorio, alla base del cui prestigio c’è una somma di valori materiali e intangibili: bellezza, varietà dei colori, resistenza, arte. Fasani ha raggiunto livelli di eccellenza nella lavorazione di questa straordinaria materia prima: fin da principio focalizzò il suo interesse sull’escavazione del marmo, dapprima nel territorio di Erbezzo e, in seguito, anche nelle cave di Stefani e di Vallene, località del comune di S. Anna d’Alfaedo. Quella scelta iniziale avrebbe caratterizzato l’impronta imprenditoriale di questa azienda che vanta oggi l’oligopolio di uno dei materiali più eleganti e ricercati dal variegato universo che ruota attorno al sistema lapideo. Fasani Celeste S.r.l., oltre alla fornitura di marmo grezzo, è però specializzata anche nell’offerta di prodotti lavorati quali materiali per rivestimento, piastrelle per pavimentazione e tutto quanto può servire nella progettazione edilizia, sia con materiale standard sia con prodotti eseguiti su richiesta di architetti e operatori di settore. Di questa ampia varietà di prodotti lavorati, si può prendere visione nella cava-laboratorio, sita in località Costamora, nel comune di Erbezzo. Ma perché il Rosso di Verona riveste un ruolo tanto importante per l’attività estrattiva scaligera ed è richiestissimo nei mercati di tutto il mondo? Conosciamolo un po’ più da vicino. Si tratta di un materiale che risale a circa 170 milioni di anni fa e che ha la propria sede naturale nella zona che oggi corrisponde all’altopiano dei Monti Lessini. Qui, in fondo all’oceano Tetide,
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l’attuale Mediterraneo, si era formato un grande tavolato. Nel periodo Giurassico, in un intervallo di tempo pari a circa 30 milioni di anni, i sedimenti si accumularono sul fondo di questo antico mare aperto dando origine, come racconta la storia geologica del territorio, alla formazione del Rosso Ammonitico Veronese. La stratificazione si divide in tre “gruppi” che, a loro volta, si differenziano in “corsi” di diverso spessore. In ambito tecnico, dal basso verso l’alto, si riconoscono il gruppo del Nembro, del Sengia e dei Cimieri. I primi comprendono alcuni tra i più famosi marmi veronesi, di colore variabile dal giallo al nocciola, dal rosa al rosso vivo. Sono pietre che si prestano a essere tagliate e lucidate a specchio, hanno un’ottima resistenza al gelo e possono essere utilizzate anche per rivestimenti esterni. Gli impieghi prevalenti sono, tuttavia, nel settore di pavimenti, scale, rivestimenti, colonne, balaustre, stipiti, cornici, caminetti, lavori di scultura, ecc. Il gruppo dei Cimieri rappresenta, invece, la porzione più elevata del Rosso: il tipico marmo è costituito dal Rosa Corallo, un calcare compatto di colore rosato, lucidabile e scolpibile, comunemente utilizzato per interni. Dunque, un materiale versatile sul quale Celeste Fasani, coadiuvato dai figli Luca e Stefano, che nel 1999 hanno fatto il loro ingresso in azienda, ha investito molto, avendone ‘assimilato’ l’unicità così preziosa e irripetibile. Non è stato, per l’azienda di Lugo, un percorso agevole anche per le ricorrenti difficoltà riscontrate dall’intero comparto lapideo sia sul mercato interno, a causa della stagnazione del settore immobiliare, che su quello globale, ma con granitica tenacia i Fasani hanno superato i momenti difficili ampliando addirittura i servizi. Luca e Stefano hanno affinato ulteriormente l’attività di consulenza rivolta tanto ai privati che ai progettisti e agli interior designer, con i quali hanno instaurato un rapporto costruttivo per interpretare in maniera nuova il dialogo tra l’oggetto che la pietra diventerà e il contesto in cui andrà a collocarsi: un approccio che dischiude le porte per un utilizzo infor-
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male della pietra dove si coniugano la volontà di usare il materiale per le sue insite capacità espressive con l’esigenza di piegarlo a una nuova funzione artistica. Un cammino che si traduce nella realizzazione di importanti opere di moderna architettura come la facciata e gli interni della chiesa di Paterno-Seriate (Bergamo), progettata da Mario Botta, la sede vescovile di Torino, la Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento, realizzata dall’architetto Paolo Portoghesi, il rivestimento dell’Università Campus di Parma, la pavimentazione e i rivestimenti interni del palazzo della Gran Guardia di Verona, la pavimentazione, su progetto dell’architetto Scarpa, di Via Dante in Verona oltre al pavimento della hall della sede Fao di Roma. Opere firmate da architetti e progettisti di fama che documentano la duttilità d’uso del materiale prodotto e lavorato da Fasani Celeste S.r.l. «Accanto alla valorizzazione del materiale e a un più proficuo rapporto con i progettisti – sottolinea Celeste Fasani, con i figli Luca e Stefano –, stiamo sondando nuovi tipi di utilizzo del materiale e, conseguentemente, nuovi concetti di lavorazione del Rosso di Verona estratto dalle nostre cave. Progetto che ha significato il potenziamento delle tecnologie di lavorazione con macchine per il taglio a filo diamantato e, per la segagione, con segatrici a catena oltre che con lucidatrici. Impianti che, oggi, permettono di eseguire sofisticate tipologie di taglio e di avere un prodotto con sfumature di colore assai variegate
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e sicuramente funzionali a un uso inedito rispetto a quello classico». In quest’ottica, l’azienda si proietta verso mercati diversi da quelli tradizionali aprendosi non solo alla collaborazione con i progettisti, quanto proponendosi con una gamma di prodotti di elevata qualità e ottenuti attraverso metodi di lavorazione sofisticati, oltre che con una grande attenzione alle problematiche ambientali, smaltendo i fanghi di lavorazione attraverso imprese autorizzate alla discarica. Un bel passo in avanti per questa azienda che esporta ben il 60% della
propria produzione, collocando blocchi sul mercato cinese, marocchino, indiano, egiziano e di Taiwan, e lavorati, pavimenti in particolare, su quello tedesco, francese, statunitense e turco.•
FASANI CELESTE S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Via Corso, 40 37023 Lugo di Grezzana (Verona) Tel. 045 8801676 Fax 045 8819238
PRODUZIONE
Estrazione e lavorazione blocchi Marmo Rosso di Verona
ANNO DI FONDAZIONE
RESPONSABILE PRODUZIONE E QUALITÀ Stefano Fasani
SUPERFICIE AZIENDALE
Totale: 15.000 mq
RISORSE UMANE Addetti: 10
1991
TITOLARE
Celeste Fasani
AMMINISTRATORE UNICO E RESPONSABILE AMMINISTRATIVO Celeste Fasani
RESPONSABILE COMMERCIALE E TECNICO Luca Fasani
SITO INTERNET / E-MAIL www.fasaniceleste.it fasani@fasaniceleste.it
VARCO Dà abito al manufatto con gli impianti industriali di verniciatura
A
ll’origine di ogni azienda, c’è sempre un imprenditore, una persona per cui un’idea non è solo un’intuizione destinata a restare tale, ma un’occasione per costruire, con un po’ di fortuna e molta tenacia, un’opera economica. Proprio grazie alla tenacia di molti uomini, gli anni Ottanta hanno visto la nascita di un sistema produttivo fatto di imprese piccole e medie, imprenditoriali e non manageriali, manifatturiere e non terziarie. A questo sistema del fare impresa, distintivo del nostro Paese, si è ispirato anche Corrado Peretta, che ha saputo trasformare VARCO da impresa di rappresentanze in realtà dedita alla progettazione e produzione di impianti industriali di verniciatura. «Il nostro curriculum – sottolinea Peretta, amministratore unico e presidente della società – iniziato alla fine degli anni Ottanta, quando si costruivano prevalentemente impianti di verniciatura per i carrozzieri e per le industrie automobilistiche, si contraddistingue oggi per la sua evoluzione, determinata dall’esigenza di ampliare gli spazi commerciali e di offrire prodotti innovativi e affidabili per le industrie oltre che un’assistenza personalizzata e continua». La VARCO di Legnago, specializzata nella progettazione, costruzione, vendita e installazione di linee e im-
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pianti completi manuali e automatici per pretrattamento (grassaggio-lavaggio), asciugatura, verniciatura ed essiccazione delle vernici a liquido e a polveri, può infatti soddisfare qualsiasi necessità impiantistica, grazie all’adozione delle più moderne tecnologie, all’utilizzo di materiali e componenti di comprovata qualità e ad
un qualificato servizio di assistenza, manutenzione preventiva programmata e fornitura di ricambi, per garantire anche nel tempo la massima affidabilità e produttività degli impianti. Caratteristica peculiare degli impianti di verniciatura è inoltre la rigorosa rispondenza ai requisiti di sicurezza degli operatori, igienicità e salvaguar-
Varco
profili
dia dell’ambiente, come previsto dalle norme vigenti. In questa direzione offre le più concrete garanzie la certificazione Uni En Iso 9001/2008 di cui VARCO si fregia. «La nostra struttura operativa – continua Peretta –, oltre all’efficiente supporto commerciale che in poco più di vent’anni ci ha consentito di raggiungere un importante traguardo di fatturato per un buon 60% realizzato all’estero, si avvale di un qualificato staff tecnico interno capace di interpretare e tradurre al meglio le esigenze della clientela con cui collabora fianco a fianco. Compilata la scheda dati in seguito ad un primo incontro, si procede alla stesura del progetto che, dopo essere stato sottoposto alla definitiva approvazione del cliente, passa alla fase realizzativa. Il costante aggiornamento del prodotto, l’attento e razionale utilizzo degli spazi riservati alla sistemazione degli impianti, la flessibilità e la professionalità degli operatori e delle squadre addette all’assemblaggio, al montaggio e all’assistenza, concorrono a confermare il nostro ruolo di partner indispensabile per qualsiasi utente». La gamma di produzione dell’azienda legnaghese, che comprende sia modelli standard, sempre comunque adattati alle esigenze della committenza, sia impianti speciali realizzati “su misura”, che consentono di ottimizzare i costi d’esercizio e di garantirsi una semplificata manutenzione, è amplissima. Si va da impianti completi di verniciatura a polveri per metallo e plastica, impianti completi di verniciatura a liquido, per plastificazione a letto fluido (Rilsan, Polietilene), per pretrattamento, per lavaggio e grassaggio, lavatrici industriali speciali, per vetroresina, a forni statici e impianti di essiccazione, cabine industriali di verniciaturaessiccazione a flusso verticale e semi verticale, di verniciatura a velo d’acqua, di verniciatura a secco senza o con unità di assorbimento a carboni attivi, per applicazione polveri, piani
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minate dalla stagnazione generale dell’ultimo biennio. Siamo tuttavia più che mai motivati a superare questa criticità e siamo sempre impegnati a rafforzare la nostra presenza nei mercati internazionali e, in particolare, a potenziare i rapporti in essere con committenti consolidati in Europa del Nord, dell’Ovest, nei Paesi dell’Est (intra ed extra CE), nella Federazione Russa, nelle Repubbliche Indipendenti dell’ex Unione Sovietica (CIS), negli Emirati Arabi, (UAE), in Nord Africa, con progetti alquanto flessibili e in grado di assicurare la più completa affidabilità ai potenziali
utilizzatori anche per le loro attività future. Siamo, per tutto questo, un punto di riferimento per quella galassia di imprese che utilizzano impianti di verniciatura: per noi metalli, zincato, legno, plastica, vetroresina… non hanno segreti, noi diamo abito al manufatto». Ricerca, innovazione e formazione costante del personale sono i punti fermi di questa azienda i cui orizzonti, come abbiamo capito dalle parole del presidente, travalicano i confini nazionali per proiettarsi sempre più in quella dimensione che oggi il mercato globale sollecita ad ogni attività imprenditoriale.•
VARCO S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Via Massimo D’Antona ZAC – San Pietro 2 37045 Legnago (Verona) Tel. 0442 600355 Fax 0442 600403
PRODUZIONE
Impianti industriali di verniciatura
ANNO DI FONDAZIONE
RESPONSABILE PROGETTAZIONE, PRODUZIONE, INSTALLAZIONE E SICUREZZA Guido De Fanti
SUPERFICIE AZIENDALE
Totale: 4.000 mq Coperta: 2.400 mq
1994
grigliati aspiranti a secco e ad acqua, kit composti da piano grigliato aspirante a secco o ad acqua con reintegro aria riscaldata. «Il nostro portafoglio ordini attuale – prosegue Peretta – è in ascesa: possiamo dire di aver raggiunto oggi il nostro fatturato storico e questo nonostante le difficoltà e le decurtazioni deter-
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AMMINISTRATORE UNICO E PRESIDENTE Corrado Peretta
RESPONSABILE AMMINISTRATIVO Annalisa Gatto
RESPONSABILE CONTROLLO E QUALITÀ Alberto Altafini
SITO INTERNET / E-MAIL www.varco.net varco@varco.net
ALDEBRA
DALL’IT DI PARTE LA RIPRESA DELLE AZIENDE
L
a storia di Aldebra inizia nel 1987 quando l’ing. Giordano Tamanini fonda la prima azienda e promuove il progetto aggregativo tra realtà con conoscenze e competenze specifiche in ambito ICT. Da allora l’azienda ne ha fatta di strada e i numeri lo testimoniano: 40 i soci attuali, tra i quali figura il “Gruppo 24 Ore” con oltre il 20% del capitale sociale, otto sedi, un organico di 220 addetti che garantisce una presenza capillare sul territorio nazionale e un
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fatturato di 36 milioni di euro. Aldebra nasce dall’incontro di aziende con conoscenze e competenze specifiche nell’ ambito dell’Information e Communications Technology (ICT), particolarmente radicate nei territori di appartenenza e “legate” alle aziende-clienti da rapporti di stima reciproca. Il progetto approntato da Aldebra accresce la capacità di offerta fondendo competenze, cultura, know-how e servizi che le varie realtà già possedevano, garantendo una combinazione
sinergica di molteplici professionalità in costante aggiornamento tecnologico. L’azienda è certificata UNI EN ISO 9001:2008: qualità, competenza, specializzazione e competitività sono infatti le sue quattro parole chiave ma importanti sono anche passione ed emozione perché le aziende si formano e sono gestite dalle idee, ma sono insostituibili gli uomini per realizzarle. La principale risorsa di Aldebra è infatti composta dal proprio personale per questo l’azienda investe costantemente nella
Aldebra
sua formazione al fine di garantirne l’aggiornamento tecnologico e poter proporre docenti qualificati alla propria clientela. «Fornire una risposta precisa, all’avanguardia ed economicamente conveniente per le esigenze di enti, aziende e professionisti – continua Tamanini – è la nostra missione primaria. Favoriamo l’utilizzo da parte dei clienti delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione quale elemento di competitività, progettiamo soluzioni innovative su misura dell’organizzazione del cliente, garantiamo la protezione degli investimenti, soprattutto di quelli ‘immateriali’». Servizi quindi a tutto tondo che comprendono consulenza ed analisi del livello di utilizzo delle applicazioni software preesistenti; analisi per la razionalizzazione delle procedure operative; studio di fattibilità per l’introduzione di nuovi prodotti hardware/software; progetti di inte-
profili
grazione tra ambienti applicativi diversi; analisi del sottosistema delle telecomunicazioni; sicurezza ed efficienza del sistema; verifica e regolarizzazione delle licenze; documentazio-
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ne processi e procedure aziendali; redazione note operative, verifica, conservazione e catalogazione copie dati e programmi. Help Desk Aldebra, inoltre, consente al cliente con un contatto diretto o telefonico, il supporto di specialisti per fornire indicazioni utili a superare i problemi che si incontrano nell’utilizzo degli strumenti informatici Il servizio di assistenza hardware assicura il continuo funzionamento di tutte le apparecchiature del sistema informativo con attività di manutenzione preventiva, diagnostica e ripristino delle funzionalità per mezzo di riparazione e/o sostituzione e può essere regolato da forme di rapporto diversificate in relazione alle caratteristiche del sistema e dell’utenza. Aldebra ricopre una posizione di leader nel mercato italiano per la piccola e media impresa nei vari settori di attività del secondario e del terziario attraverso la fornitura di sistemi e servizi informatici, la progettazione, realizzazione e consolidamento dei sistemi e dello storage disegnando soluzioni di Business Continuity e Disaster Recovery con i più affidabili sistemi di backup. «La consulenza e l’esperienza maturata nel campo del software applicativo, sottolinea l’ing. Luciano Stizzoli di Aldebra Verona ci consente di rivolgerci alle PMI con soluzioni tecnologiche arricchite da competenze in settori molto specifici quali il fotovoltaico, il farmaceutico, il metalmeccanico, il riciclo dei rifiuti speciali e l’intera filiera alimentare. Verticalizzazioni dall’elevata copertura funzionale sono infatti in grado di gestire tutti gli aspetti gestionali aziendali, dalla contabilità alla logistica avanzata passando dalle soluzioni per la gestione della produzione, crm, servizi di assistenza e manutenzione di impianti vari e molti altri ambiti operativi. Aldebra vanta inoltre un centro di competenza specifico per il document management, offrendo tutte le soluzioni necessarie per gestire il documento aziendale, sia fisico che elettronico. Rientrano così nella proposta le stampanti multifunzione, le soluzioni per l’archiviazione documentale elettronica e sostitutiva e tutti i servizi di gestione dei punti di stampa. Siamo anche - continua Stizzoli - partner certificato RICOH per poter erogare consulenza nell’ambito delle soluzioni PAY per PAGE, ovvero un servizio in grado individuare il risparmio effettivo e certificato nella gestione del printing ottenibile attivando una serie di investimenti specifici nelle infrastrutture di stampa».•
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CASE HISTORY CAFFINI S.p.A. L’Azienda Caffini di Palù (Verona) opera nel settore delle macchine agricole dal 1924. Dal 1980 si dedica esclusivamente alla produzione di polverizzatori per la protezione delle colture e delle piante. Attualmente la Caffini S.p.A. esporta più del 60% della sua produzione in oltre 30 Paesi.
CASE HISTORY TOSATO S.r.l. L’azienda Tosato S.r.l di Asparetto di Cerea (Verona) produce mobili e complementi di arredo ed è presente in Italia e all’estero dal 1983 con circa 800 punti vendita, una rete di rappresentanza a livello nazionale e con agenti diretti e punti vendita in Olanda, Germania, Spagna, Ucraina, Russia, Polonia, Ungheria oltre a distributori in Corea del Sud e Giappone per un giro di affari all’estero pari al 40% del totale.
Distinte basi neutre per ordini “personalizzati” La soluzione gestionale e/sigip di ESA SoftwareGruppo 24 Ore installata risponde appieno alle esigenze di una media impresa manifatturiera dove la richiesta fondamentale è quella di disporre di una soluzione concepita con funzionalità complete, personalizzabili, integrabili, estendibili e con un elevato livello di parametrizzazione.
nativi l’esigenza di integrazione con le procedure di automazione delle unità produttive. Le procedure di magazzino, focalizzate sulla valorizzazione della qualità dei prodotti, generano una completa documentazione che segue il ciclo di vita di ogni singolo articolo consegnato al cliente.
Gestione prodotti “market oriented” La soluzione gestionale e/ready di ESA Software-Gruppo 24 Ore consente la gestione di una piccola-media impresa in modo facile e completo permettendo anche tramite strumenti
ALDEBRA S.p.A. SEDE AMMINISTRATIVA Via E. Fermi, 13/C 37135 Verona Tel. 045 8801676 Fax 045 8819238
ALTRE SEDI
Trento, Bolzano, Sesto S.Giovanni (Mi), Carpi (Mo), Padova, Ivrea (To), Treviso
ATTIVITÀ
ANNO DI FONDAZIONE 1987
PRESIDENTE
Ing. Giordano Tamanini
FATTURATO 2011 36 milioni di euro
RISORSE UMANE Addetti: 220
System integrator: consulenza, progettazione e implementazione di soluzioni nel campo delle infrastrutture informatiche
SITO INTERNET / E-MAIL www.aldebra.com. info.verona@aldebra.com
LIPPA
da tutti a scuola di saldatura
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rent’anni di esperienza nel settore delle attrezzature industriali e delle tecnologie per la saldatura e un consolidato rapporto con la clientela costituiscono, per una realtà imprenditoriale, un bagaglio di primaria importanza. Se poi a queste conoscenze aggiungiamo una vera e propria ‘passione’ per l’automazione, per la robotizzazione e per la formazione, allora si comprende come, nonostante le criticità del recente passato e del presente che stiamo sopportando, per LIPPA S.r.l. il futuro sia già iniziato sotto i migliori auspici. «Il nostro impegno primario – sottolinea Valerio Lippa contitolare, con Giancarla Senzani e Roberto Cambioli, dell’azienda – è sempre stato quello di creare un rapporto costruttivo con la clientela. Rapporto che abbiamo coltivato sin dagli inizi della nostra attività e che, proprio nel pieno della difficile congiuntura vissuta dal nostro Paese, si è tradotto nella decisione di diventare sempre più il punto di rifermento per quanti si rivolgono a noi nella speranza di trovare, insieme, una via di crescita. Una saldatura ad hoc – continua Lippa – richiede, oltre alle migliori attrezzature che siamo in grado di proporre (dall’elettrodo all’isola robotizzata...), conoscenza, competenza e professionalità. Per questo abbiamo pensato di integrare la nostra offerta con un nuovo servizio che non aveva riscontri in realtà similari alla nostra. Abbiamo avviato, primi nel Veneto, una scuola di formazione e perfezionamento per saldatori e brasatori, avvalendoci anche del supporto di una delle più qualificate agenzie preposte a tale attività formativa in ambito nazionale, la ASQ STS di Forlì, di cui siamo divenuti un terminale del Nord Est».
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Lippa
Una scelta, questa, che ha cambiato le dinamiche imprenditoriali di LIPPA S.r.l., insediatasi alle porte di Verona: lo stabilimento si trova a Vigasio ad appena 12 Km dal centro della città scaligera, in una sede che, su un’area di circa 1250 mq., ospita la Scuola di Saldatura che si articola in una moderna sala per le lezioni teoriche, attrezzata con le più sofisticate strumentazioni didattiche, e in quattro postazioni per l’addestramento pratico, il tutto corredato con le più avanzate apparecchiature. Qui si svolgono i corsi specialistici inerenti le tecniche di saldatura su tubazioni in polietilene, su acciai al carbonio, sull’inox, leghe leggere, titanio e molti altri materiali; ricca e articolata è anche la parte teorica, che prevede moduli personalizzati che trattano, tra l’altro, argomenti come metallurgia, saldabilità degli acciai, progettazione, controlli CND, difettologia, e disegno tecnico. La calendarizzazione di questi corsi, destinati alla formazione o all’aggiornamento impegna il primo giovedì e venerdì di ogni mese, per l’intera giornata. «Ovviamente – ci spiega Roberto Cambioli – questa programmazione può variare in considerazione delle specifiche esigenze dei partecipanti, perché sappiamo che solo con una adeguata flessibilità si può
profili
rispondere alle urgenze della clientela che possono variare rapidamente». Un impegno, quello della formazione, che si coniuga con un servizio di assistenza e consulenza fra i più ricercati e che può contare su personale altamente qualificato e in grado di eseguire, in loco, prove dimostrative, ma anche analisi dettagliate delle esigenze specifiche del committente, per ottimizzarne l’attività con la dovuta attenzione al rapporto costo/qualità. Per operare a 360° in un settore che si avvia verso forme di specializzazione sempre maggiori, Valerio Lippa e soci hanno capito che, oltre alle attrezzature per saldatura, dovevano ampliare il proprio campo d’azione ed hanno pensato di cimentarsi nel comparto dei gas tecnici, i migliori naturalmente, ed è per questo che sono diventati partner di Rivoira, una delle industrie leader nel settore dei gas criogenici, tecnici, medicinali, refrigeranti, puri e speciali, con distribuzione su larga scala. Espletate tutte le incombenze che richiede lo stoccaggio dei gas e individuati i potenziali fruitori (piccoli artigiani o grande azienda) dei vari settori, l’azienda vigasiana, fatto tesoro della Scuola di Saldatura, pensa di cimentarsi in una nuova sfida: dare vita
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a dei corsi per addetti all’utilizzo di gas tecnici. È già attivo un percorso formativo che prende in esame il prodotto gas e il prodotto da saldare in modo da orientare l’utilizzatore al giusto processo, parten-
umane quanto su quello tecnologico. Una sfida per la quale ci stiamo impegnando da tempo e che siamo convinti di poter vincere». È alquanto confortante, e speriamo serva di esempio, che, in un Paese
dove per anni sono stati penalizzati il lavoro manuale e la relativa preparazione, con conseguente mancanza di specifiche figure professionali, si cominci a cambiare mentalità e si incontrino imprenditori motivati e impegnati ad investire in formazione per ridare al lavoro artigianale, una voce importante del PIL, la piena dignità anche in una prospettiva occupazionale di successo o di autoimprenditorialità.•
LIPPA S.r.l. do dalla miscela e arrivando ai materiali. I tecnici Rivoira, ci spiegano in azienda, hanno tenuto i primi corsi di aggiornamento per illustrare il potenziale dei nuovi gas applicati ai diversi prodotti, spiegando i vantaggi derivanti dall’utilizzo di una determinata miscela piuttosto che un’altra «resta inteso – interviene Riccardo Lippa – che, poiché crediamo molto nell’attività didattica-formativa, saremo sempre noi a gestire i corsi, anche con l’aiuto di esperti esterni, visto che grazie al know how acquisito ‘sul campo’ per noi materiali e tecniche di saldatura non hanno più segreti.» «Ci piace inoltre sperare che entro i prossimi tre anni – conclude Valerio Lippa – il nuovo potenziale dell’azienda sia a completo regime, ivi compresa l’attività di assistenza tecnica e commerciale che, già oggi, siamo in grado di fornire ai massimi livelli e con quella competenza che è richiesta da un mercato dove la concorrenza è fortissima; in particolare intendiamo organizzare ulteriormente l’attività di supporto nel servizio post-vendita convogliando in questo comparto tutti i nostri sforzi e una quota consistente degli investimenti tanto sul fronte delle risorse
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SEDE AMMINISTRATIVA Via Del Lavoro, 18 - ZAI 37068 Vigasio (Verona) Tel. 045 6685567 Fax 045 7364700
ATTIVITÀ
Commercializzazione tecnologie per saldatura e verniciatura. Robot e impianti automatici per saldatura, attrezzature industriali. Distribuzione gas tecnici. Scuola di saldatura
ANNO DI FONDAZIONE 1982
TITOLARI
Valerio Lippa Giancarla Senzani Roberto Cambioli
PRESIDENTE
RESPONSABILE UFFICIO ACQUISTI Giancarla Senzani
RESPONSABILI SCUOLA DI SALDATURA Roberto Cambioli Riccardo Lippa
RESPONSABILE DISTRIBUZIONE GAS TECNICI Riccardo Lippa
SUPERFICIE AZIENDALE
Totale: 2.500 mq Coperta: 1.250 mq RISORSE UMANE Addetti 10
Valerio Lippa
RESPONSABILE AMMINISTRATIVO Roberto Baciga
RESPONSABILE COMMERCIALE Valerio Lippa
RESPONSABILE TECNICO Roberto Cambioli
SITO INTERNET / E-MAIL www.lippasrl.com info@lippasrl.com
DINO PIACENTINI Vice Presidente
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e Pmi sono ormai “con l’acqua alla gola”. I grandi “guru” dell’economia nazionale ed europea dicono che i primi segnali di ripresa si vedranno solo nel 2013. Lei cosa pensa in proposito? Credo che con l’acqua alla gola ci sia un po’ tutta l’economia italiana e non solo la nostra. Certo, le Pmi ne risentono in modo particolare, per diverse ragioni. Inutile negare, anzitutto, che spesso le nostre piccole e medie imprese sono sotto-capitalizzate, ciò, in periodi di tensione, le rende senz’altro più vulnerabili. Per contro va evidenziato anche l’annoso problema dell’accesso al credito: già normalmente le banche tendono a non valutare appieno l’elemento distintivo, e il grande valore, che caratterizza il piccolo e medio imprenditore, cioè l’idea, il progetto. L’introduzione dei parametri di Basilea ha accentuato questa tendenza. Non sono in grado di prevedere quando e come si verificherà una svolta con basi solide, ciò di cui sono certo è che a vedere la luce dopo il tunnel (come peraltro già oggi possiamo constatare dai dati macroeconomi-
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DINO PIACENTINI
ci resi noti) saranno per prime le imprese vocate all’export: è nei mercati esteri che le nostre aziende possono trovare quegli sbocchi che garantiscano livelli produttivi in crescita. Certo non è facile, per un’impresa di piccole dimensioni, accedere a mercati magari molto distanti; colmare questo gap è precisamente uno dei compiti principali di un’associazione che, come Confimi, intende lavorare sulle reali esigenze delle imprese associate, promuovendo la cultura all’internazionalizzione delle imprese che rappresenta una visione diversa dal mero concetto di esportazione .
Considera efficaci le misure prese dal Governo Monti per stimolare la competitività delle nostre Pmi? Ho avuto modo, fino dall’uscita del Decreto sviluppo, di esprimere un giudizio articolato sul provvedimento, che seppure insufficiente, ha il merito di intervenire su alcuni snodi importanti. Fra questi indicherei senz’altro l’intervento sul con-
tenimento della spesa e la ricollocazione del controllo di alcune importanti società. È da apprezzare che nel bilanciamento delle fonti finanziarie sia presente la volontà di intervenire sui costi delle amministrazioni centrali. Giudico corretta anche la cessione alla Cassa Depositi e Prestiti di Fintecna, Sace e Simest; si tratta di un alleggerimento sul piano finanziario, ma soprattutto di una razionalizzazione di strumenti importanti che già interagiscono fra loro. Al di là dell’attività imprenditoriale che svolgo, il criterio al quale sembra essersi riferito il decreto evidenziando la centralità del settore delle costruzioni e introducendo alcune importanti novità incentivanti, quale volano da cui partire per il rilancio dell’intera economia, trova la mia piena E’ noto infatti, al di là delle solite strumentali polemiche, il ruolo di “traino” che le costruzioni svolgono nel sistema generale. L’efficacia di queste e di altre misure va valutata nel contesto del mercato internazionale, nel quale continuiamo ad essere penalizzati sia dal differenziale del costo del denaro, sia
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dal peso abnorme della fiscalità, come del resto è stato riconosciuto di recente dagli stessi rappresentanti del Governo. Un elemento di forte criticità al contrario deve essere sottolineato a proposito della scarsa attenzione verso i temi della ricerca e dell’innovazione, tanto maggiore per le Pmi, che difficilmente sono in grado di provvedervi singolarmente, e che andrebbero incentivate a lavorare insieme anche in questo ambito. In questo senso auspico che il Governo ponga rimedio con i necessari interventi correttivi.
Uno dei più dinamici distretti produttivi italiani ha subito il dramma causato dal recente sisma. C’è l’esigenza di recuperare a breve i suoi tanti primati. Lei come vede il futuro più prossimo di questo sistema, che produce ricchezza e occupazione? L’area della così detta “bassa modenese” e delle zone limitrofe colpite dal sisma, rappresenta un concentrato di imprese manifatturiere pressoché unico. Dal mec-
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canico al biomedicale, dal tessile all’agroalimentare, al ceramico, tutti i settori sono rappresentati, spesso cin aziende di eccellenza. Non a caso si è parlato di “sisma dei capannoni”, poiché le immagini delle tante strutture industriali distrutte hanno fatto il giro del mondo, e hanno fornito un’idea della drammaticità delle conseguenze per un’economia basata sulla capillarità delle Pmi. A distanza di pochi mesi possiamo dire che la ricostruzione è avviata e procede speditamente se gli aiuti promessi saranno trasferiti celermente al terriotrio; gli enti locali, in primis la Provincia di Modena, si sono attivati in modo tempestivo ed efficiente, e anche da parte del Governo centrale l’attenzione è concreta. Naturalmente ciò non basta, poiché molte piccole e medie imprese si trovano a dover ripartire praticamente da zero, i loro lavoratori in molti casi vivono ancora in condizioni precarie, sommando al disagio anche l’incertezza del loro futuro lavorativo. Anche per questi motivi la proroga a novembre per il pagamento delle tasse è del tutto insufficiente. A essere benevoli dico che è stato utile sgomberare il campo dalle incertezze interpretative sul pagamento di settembre e bene ha fatto il Governo ad intervenire tempestivamente. Tuttavia è necessario che lo slittamento sia prorogato al 2013, qualsiasi altra ipotesi, con la gravità della situazione comunque in essere non è seria. Apmi Modena, nei giorni immediatamente successivi alle scosse, ha approntato una postazione che è stata allestita al centro della zona interessata, per fornire una prima assistenza alle imprese danneggiate. Tengo a sottolineare che naturalmente la nostra consulenza era ed è rilasciata a titolo gratuito e diretta a tutte le imprese, senza riguardo per l’appartenenza associativa. Abbiamo anche acceso un conto corrente sul quale sono affluiti molti contributi, anche da parte delle associazioni territoriali a noi vicine, e fra queste Apindustria Verona, che desidero ringraziare sentitamente. Si è sempre parlato di una carenza di rappresentatività delle Pmi nelle “stanze” che contano. Qual’é il suo giudizio in proposito? Direi che questo elemento è uno dei fattori che mi ha convinto della necessità di procedere al superamento di una situazione
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incancrenita, bloccata, che da tempo necessitava di un intervento. Da un lato, infatti, Confindustria, il principale ente di rappresentanza del sistema produttivo, è andata sempre più confermando politiche portatrici di una propria visione prevalentemente orientata dai “grandi elettori”, che molto spesso non solo non hanno gli stessi problemi delle Pmi, ma anzi, ne sono frequentemente gli antagonisti, sia quando queste grandi imprese sono clienti delle Pmi, sia, e soprattutto, quando ne sono fornitori in qualche modo “protetti”, mi riferisco, ad esempio, alle grandi imprese dell’energia e alle banche. Dall’altro lato, il compito di Confapi sarebbe stato proprio di porsi come elemento di forte rappresentanza di interessi che altrove vengono snobbati; così non è stato, si è preferito lavorare al consolidamento di piccoli poteri personali, lasciando le imprese a se stesse. Anche per questo Confimi nasce con una struttura che vuole rimanere “leggera”, affinché sia chiaro che essa lavora per le imprese, e non viceversa. Sono maturi i tempi per aprire una riflessione sulle “regole della rappresentanza”, in particolare sui meccanismi che portano alla definizione di come è composta la governance dei cosiddetti “corpi intermedi”. È noto che noi consideriamo poco democratico un sistema nel quale i voti “pesano” di più o di meno a seconda della dimensione dell’azienda associata e, di conseguenza, dei contributi che essa versa all’organizzazione. Non ci piace, questo sistema, perché inevitabilmente l’intera struttura finisce per appiattirsi sugli interessi dei “grandi elettori”. Bisogna riconoscere che non va certo meglio là dove a “comandare” è la tecnostruttura: in diverse organizzazioni della rappresentanza datoriale il socio ha ben poca influenza sulle strategie, con la conseguenza che le scelte finiscono inevitabilmente per essere orientate alla conservazione delle rendite di posizione della dirigenza, il che non sempre coincide con gli interessi delle imprese. Confimi intende caratterizzarsi non tanto, o, per lo meno non solo, per la massa critica rappresentata, quanto, per la qualità delle proposte, volte alla salvaguardia del comparto manifatturiero che ha caratterizzato la fortuna e il benessere del nostro Paese.
DINO PIACENTINI
Non sempre le Pmi hanno fatto sistema o sono state chiamate a partecipare autorevolmente alle missioni promosse dal Governo all’estero. Crede che in futuro possa verificarsi un mutamento di rotta? Una nuova, e soprattutto reale, centralità della piccola e media impresa, una nuova e reale valorizzazione del settore manifatturiero, sono indispensabili al rilancio del Paese. Per raggiungere il pieno riconoscimento di questa realtà, occorre naturalmente la maggiore coesione possibile fra le imprese portatrici di interessi comuni. Gli ostacoli sono innumerevoli, sia a livello generale sia sui territori, ma il nuovo corso è cominciato, esiste un’organizzazione che tutela e supporta solo ed esclusivamente le Pmi. Dando forza a Confimi potremo contribuire ad una diversa e più efficace organizzazione delle missioni ufficiali all’estero, troppo spesso pensate e cucite su misura delle aziende medio-grandi, mentre di Pmi non c’era traccia.
Molte autorevoli personalità della politica e dell’economia hanno affermato che “piccolo é bello” riferendosi alla struttura del sistema imprenditoriale italiano. È ancora così, a suo giudizio, o le Pmi sono state sacrificate “sull’altare” di altri superiori interessi? Come ho detto, l’attenzione verso le Pmi è stata sempre di gran lunga inferiore alla loro rilevanza per l’economia del Paese. In questi ultimi anni, in particolare, tutti parlano della necessità di favorire politiche in loro favore. È giunto il momento di passare dalle parole ai fatti. Ma non ne possiamo dare la responsabilità a chi, vedi Confindustria, è costituzionalmente portatore di altri interessi. La responsabilità, vorrei dire, la colpa, va attribuita al sistema politico e al sistema della rappresentanza, l’uno e l’altro impegnati quotidianamente a ritagliare e difendere i propri spazi di potere fini a se stessi. La questione, quindi, non è se sia vero o meno che piccolo è bello; piccolo, semplicemente, è e, ci piaccia o meno, le politiche industriali vanno declinate su questo modello produttivo. Intendo dire che nell’Italia dei Comuni, dei campanili, delle botteghe, è andata affermandosi, nei secoli, una propensione all’intraprendere che non ha uguali. Certo, nell’immediato dopoguerra si è trattato anche di fare buon viso a cattivo gioco, ma sta di fatto che è sulle migliaia di piccoli e medi imprenditori che è stato costruito il benessere del Paese. Poi è chiaro a tutti che il mondo evolve, che la competizione globale rischia di emarginare le Pmi. Per questo,
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Dino Piacentini è nato nel 1958. La sua esperienza è andata sviluppandosi in parallelo sul versante imprenditoriale e su quello della rappresentanza associativa e istituzionale. È il 1981 quando viene nominato Presidente e Amministratore delegato dell’azienda di famiglia, la Piacentini Costruzioni S.p.A., che da allora gestisce insieme ai fratelli Maurizio, Oscar e Giovanni. La Piacentini Costruzioni fu fondata nel1949 dal padre, Stefano Piacentini, che fino dall’inizio ne orientò la specializzazione nella costruzione di opere pubbliche, civili e industriali. Con la seconda generazione, la società inizia a esplorare le opportunità rappresentate dai mercati esteri. Allo stesso tempo viene introdotto l’utilizzo di paratie metalliche (palancole), settore nel quale la società diventa una delle aziende leader a livello mondiale. L’espansione del Gruppo Piacentini interessa, ad oggi, diversi paesi in tutto il mondo. L’impegno di Dino Piacentini nella rappresentanza delle imprese data dal 1982, quando entrò a far parte del Consiglio Direttivo del Collegio Imprenditori Edili di Modena, di cui fu presidente dal 1992 al 2006, quando fu chiamato alla presidenza di Apmi Modena. Dal 2006 al 2009 ha ricoperto la carica di Vice presidente di Unicredit Banca S.p.A. e successivamente, fino al 2010 è stato Amministratore Delegato di Carimonte Holding S.p.A. Attualmente è Consigliere, Membro della Giunta della CCIAA di Modena nonché presidente di Aniem - Associazione Nazionale Imprese Edili. È Vice presidente di Confimi fino dalla sua costituzione.
in un sistema che, come il nostro, è composto da micro e mini imprese, la sfida consiste nel fornire loro gli strumenti per aggregare le forze e gli ingegni. Usciamo quindi dall’equivoco, spesso di comodo, di chi vorrebbe in Italia tante multinazionali, l’Italia stessa è una multinazionale: il pregio dei nostri prodotti, unito al valore aggiunto rappresentato dall’essere Made in Italy, va adeguatamente sfruttato per costruire reti che siano competitive a livello globale.•
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Premio Mainardi Sistemi Verona Grande successo per la prima edizione
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i è svolta lo scorso 4 giugno, nella Sala Convegni di Unicredit Verona, la cerimonia di assegnazione del Premio Mainardi - “Libera le tue conoscenze” promosso da Mainardi Sistemi Verona S.r.l., patrocinato da Apindustria Verona, Verona Innovazione, Ufficio Scolastico XII di Verona e sponsorizzato da Unicredit. Il concorso, rivolto alle classi quarte e quinte di due istituti superiori veronesi,
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prevedeva una sezione, “Progettazione”, dedicata al miglior allestimento ufficio ideato da uno dei gruppi di lavoro dell’ ITG «Cangrande della Scala», e un’altra, “Comunicazione e Marketing”, per la migliore campagna marketing di lancio e promozione ideata da uno dei team dell’ITIS indirizzo informatico «Guglielmo Marconi». Le attività hanno avuto inizio nell’aprile del 2011 e i diversi progetti sono stati attentamente valutati da parte di una
commissione tecnica. A vincere la borsa di studio da 2.500 euro sono stati Andrea Benfatti, Mattia Corciulo, Enrico Marchesini e Andrea Masili dell’ITIS Marconi, ma è stata assegnata anche una menzione speciale (con premio di 1.000 euro) a un altro gruppo che si è particolarmente distinto costituito da Manuele Frigo, Andrea Grigolini, Matteo Mistura e Pietro Massocco. Gli studenti vincitori hanno inoltre avuto l’opportunità di effettuare
attività
uno stage estivo della durata di 4 settimane presso aziende della provincia di Verona. Promotore dell’iniziativa, Alessandro Ferrari, amministratore delegato di Mainardi Sistemi Verona e presidente del Gruppo Giovani di Apindustria Verona, convinto sostenitore della necessità di una migliore interazione tra scuola e mondo del lavoro e fautore di proposte tese a favorire un raccordo tra queste due realtà spesso lontane. «Il Premio Mainardi è stato un bell’esempio di riuscita sinergia – afferma soddisfatto Ferrari –, un’esperienza concreta significativa che ha consentito a tanti ra-
gazzi di esprimere le loro potenzialità, valorizzando il lavoro di gruppo e introducendoli al contesto, ai processi, agli strumenti del lavoro. Risultati incoraggianti, quelli di questa prima edizione, che ci hanno dato ancora più entusiasmo per proseguire: negli anni a venire cercheremo di coinvolgere un numero sempre maggiore di istituti scolastici. Il “gap” tra il pianeta-scuola e il pianetalavoro va colmato. I giovani, oggi, tentano l’ingresso nel mercato del lavoro senza conoscerne le reali esigenze e impreparati alle sue dinamiche: da questa esperienza è emerso, ad esempio, che il concetto di “lavoro in team”
non è nel dna degli studenti. Grazie al Premio Mainardi hanno avuto modo di constatare che la squadra permette di raggiungere risultati migliori rispetto al singolo». La consegna delle borse-premio è stata preceduta da una tavola rotonda che ha visto confrontarsi sul tema de ‘I giovani e il mondo del lavoro’, Alessandro Ferrari, Flavio Tosi, sindaco di Verona, Marco Luciani, assessore provinciale all’Istruzione, Laura Donà, responsabile degli interventi educativi dell’Ufficio Scolastico XII Verona, Arturo Alberti, presidente di Apindustria Verona, Maurizio Danese, presidente di Verona Innovazione, e Alberto Aldegheri, studente e imprenditore. La peculiarità della situazione economica ed imprenditoriale contemporanea, l’eccellenza dell’offerta formativa veronese, i valori fondamentali, determinazione e passione in primis, per il successo professionale: ecco i principali focus intorno ai quali si è sviluppato il dibattito. Il sindaco Flavio Tosi ha consigliato a tutti i giovani di seguire sì le proprie inclinazioni e i propri sogni, ma li ha esortati, nel contempo, a «non abbandonare mai il senso pratico, valutando sempre le opportunità offerte dal territorio e il livello di saturazione dei vari segmenti del mercato del lavoro». Marco Luciani ha ricordato che questa iniziativa è in linea con quanto previsto dalla Riforma Gelmini che promuove una formazione che si adatta di più alle necessità delle imprese. Apprezzamenti per la proposta lanciata dalla Mainardi Sistemi sia da parte di Laura Donà che di Delfina Varalta, preside del Marconi. «La concretezza degli imprenditori – ha sottolineato Arturo Alberti – non è un luogo comune. Con il Premio Mainardi siamo passati dalle parole ai fatti: è stata data ai giovani partecipanti una straordinaria chance per mettersi in gioco e iniziare a confrontarsi con il mondo del lavoro».• Beatrice Paglialunga
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Pillole di imprenditorialità Pillole di Imprenditorialità è il progetto di Apindustria patrocinato dalla CCIAA di Verona che vuole dare alle Piccole e Medie Imprese la possibilità di confrontarsi con esperti di alto livello su tematiche legate alla gestione aziendale, attraverso incontri brevi e concreti, talvolta accompagnati da testimonianze d’impresa. Le tematiche affrontate saranno le seguenti: 26 settembre 2012 – L’analisi dei dati di vendita. Trovare nuove vie nelle pieghe dei numeri relatore: Elisabetta Sandrin, consulente aziendale e dottore commercialista Quante informazioni si celano dietro ai dati di vendita? Scomporre e ricomporre i dati in maniera significativa permette di vedere la segmentazione della clientela, le opportunità che il mercato può ancora offrire e l’adeguatezza dei processi aziendali alle sempre nuove richieste del mercato, i margini forniti dalle diverse aree di clientela e di prodotto. 3 ottobre 2012 – Cina: da fabbrica del mondo a mercato di sbocco relatore: dott. Francesco Sollazzo, consulente aziendale Modelli concreti di sviluppo e di strategie di controllo per affrontare il mercato cinese con la consapevolezza necessari per essere competitivi con i concorrenti locali. 10 ottobre 2012 – La tutela del patrimonio dell’imprenditore: le caratteristiche, i costi e gli aspetti sensibili dei principali strumenti protettivi relatore: Emanuele Lo Presti, dottore commercialista e revisore contabile La protezione dei beni personali da possibili azioni esecutive promosse da soggetti terzi è preoccupazione ricorrente, soprattutto in periodi di forte turbolenza economica. Gli strumenti giuridici per soddisfare questo bisogno non mancano; una scarsa conoscenza degli istituti e dei vincoli posti dal Legislatore, però, rischia di rendere il ricorso ad essi non solo inefficace ma addirittura dannoso e fonte di ulteriori contestazioni.
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17 ottobre 2012 – Intelligenza emotiva nel leader: forza e ragione per una leadership umanistica relatore: dott.ssa Rosella Egione, consulente di direzione e professional coach Il tempo della forza direttiva e prescrittiva è ormai lontano. Molti leader però si muovono ancora credendo che l’efficienza di un risultato sia prodotta dalla forza comando piuttosto che dallo sviluppo di motivazione, sfida, resilienza e fiducia. L’approccio funzionale dell’attuale conduttore è dato da una combinazione di elementi che fanno spazio alle soft skills dell’Intelligenza Emotiva e alle sue declinazioni personali e sociali. Terzo incontro sul grande tema attuale e complesso dell’Intelligenza Emotiva sostenuta da D.Goleman. 24 ottobre 2012 – Introduzione al Web marketing per le aziende: come utilizzare internet per supportare le vendite relatore: dott. Andrea Ragno, business innovazione e ICT manager Analisi dei più diffusi strumenti di web marketing e del loro potenziale, disamina dei vantaggi che offrono per le aziende, condivisione di metodi e regole per poterli applicare in poche settimane nella propria azienda. 31 ottobre 2012 – Intelligenza Emotiva nelle relazioni e ruoli organizzativi: “A che gioco giochiamo?”. L’Analisi Transazionale nei ruoli aziendali relatore: dott.ssa Rosella Egione, consulente di direzione e professional coach Nelle nostre aziende agiamo ruoli e relazioni molto spesso in forma inconscia mettendo in scena un vero teatro di “giochi e copioni”. Il quarto incontro sull’Intelligenza Emotiva nell’Organizzazione sarà condotto in chiave interpretativa secondo l’approccio dell’Analisi Transazionale di Eric Berne che ci introduce a una lettura delle dinamiche relazionali secondo un principio di apprendimenti provenienti dalla storia personale dei soggetti piuttosto che legata all’esercizio di una sola mansione.
7 novembre 2012 – L’importanza per l’azienda di essere visibile nei motori di ricerca. Lasciati trovare da chi ti sta cercando relatore: dott. Andrea Ragno, business innovazione e ICT manager Panoramica completa sui motori di ricerca per comprenderne il potenziale di business, gli strumenti di promozione disponibile e la definizione di una strategia di visibilità. 14 novembre 2012 – In un contesto in continuo mutamento è ancora utile la pianificazione strategica e il budget? relatore: Elisabetta Sandrin, consulente aziendale e dottore commercialista Quale significato può avere oggi il termine pianificazione sia strategica che operativa in un contesto in continuo mutamento? Apparentemente la pianificazione sembra un concetto superato; ma forse è solo necessario rivedere il metodo in cui si pianifica. 5 dicembre 2012 – Valutare correttamente i preventivi e le offerte in ambito web: trucchi, metodo e consigli relatore: dott. Andrea Ragno, business innovazione e ICT manager Il seminario si propone di aiutare le aziende partecipanti a scegliere con consapevolezza i fornitori web e a definire e mantenere un rapporto commerciale proficuo e produttivo per entrambi. 12 dicembre 2012 – Intelligenza emotiva laboratorio applicativo. Coachmed: coaching e meditazione nello sviluppo del pensiero laterale relatore: dott.ssa Rosella Egione, consulente di direzione e professional coach L’ultimo incontro sul tema dell’Intelligenza Emotiva nelle organizzazioni permetterà di sperimentare alcuni esercizi pratici per lo sviluppo del pensiero intuitivo, creativo, emotivo e empatico. Sarà proposto un laboratorio di coachmed (coaching applicato alla meditazione creativa) con debriefing a piccoli gruppi sull’esperienza•
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AQuest vince l’Awwwards 2012 per il sito internet Genny.com AQuest, web agency di San Giovanni Lupatoto (Verona), partner IAB Italia (Interactive Advertising Bureau), ha ottenuto l’ambito riconoscimento Website Awards grazie all’impegno profuso nella progettazione e creazione del sito di Genny (www.genny. com), storico marchio di moda nato negli anni Sessanta e divenuto in breve tempo sinonimo di eleganza, lusso e femminilità. «Awwwards – sottolinea il presidente di AQuest Fabio Merlin – è uno dei più importanti riconoscimenti per siti web a livello mondiale. Un premio che tende a individuare e promuovere il talento e gli sforzi dei migliori sviluppatori, designer e web agency di tutto il mondo. La scelta del ‘prodotto’ più meritevole è il risultato della valutazione da parte di una giuria internazionale composta da alcuni tra i più importanti designer, blogger e agenzie internet. I criteri di valutazione sono creatività, design, innovazione, usabilità e contenuti». Il talento del team di AQuest ha saputo interpretare al meglio la storia di questo storico brand italiano, acquistato nel 2011 dal gruppo veronese Swinger International con l’obiettivo di restituire prestigio a una maison conosciuta da oltre 50 anni per la sua squisita eleganza, i netti tagli sartoriali e i colori tenui. Con l’acquisizione del marchio Genny da parte del gruppo Prada, Swinger International ha ampliato ulteriormente
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il raggio d’azione nel mercato della moda italiana: Genny si è aggiunto, infatti, ai già consolidati brand – di prêt à porter e alta moda – Byblos, Roccobarocco, Versus e VJC Versace. L’incontro e la collaborazione tra le due realtà veronesi, AQuest e Swinger International, hanno portato, quindi, al conseguimento di un premio che è il coronamento dell’ impegno e della professionalità acquisita nel tempo. A tutt’oggi, sono soltanto 29 le web agency italiane che hanno ricevuto il Website Awards, a dimostrazione dell’altissima qualità che è necessario raggiungere ed esprimere nel settore della comunicazione
digitale per poter salire sul gradino più alto del podio. L’assegnazione di questo premio porta due aziende di Verona ancora più a stretto contatto con i protagonisti dell’alta moda nell’ambito della comunicazione e dell’immagine del Made in Italy nel mondo. «Il fatto che la vetrina online di Genny – spiega Merlin – abbia ottenuto la giusta visibilità e il meritato riconoscimento, contribuirà senza dubbio a consolidare la mission di questo storico marchio che riporta in auge la femminilità raffinata e sofisticata degli anni Ottanta e Novanta, accompagnata dal fascino di un lusso discreto e mai eccentrico.•
NASCE RETE FIDI NORD EST PIÙ FORZA E VALORE PER LE PMI DEL VENETO Per la prima volta in Italia due Confidi – Apiveneto Fidi e Artigianfidi Vicenza – sottoscrivono un Contratto di Rete per fornire un supporto ancora più efficiente ed efficace alle PMI venete
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are sistema in modo concreto, per sostenere le PMI di tutto il Veneto in una fase molto delicata per l’economia e per i rapporti tra le imprese e il mondo del credito. Con questo obiettivo, per la prima volta in Italia due Confidi vigilati dalla Banca d’Italia hanno stipulato un accordo
di Rete finalizzato a mettere in campo tutte le risorse e le strategie possibili per sostenere in modo ancora più efficace ed efficiente il mondo produttivo del Nord Est. Protagonisti dell’iniziativa sono Apiveneto Fidi e Artigianfidi Vicenza che con la sottoscrizione di un Contratto di Rete hanno dato il via all’iniziativa “Rete Fidi
CONTRIBUTI IN CONTO CAPITALE ALLE IMPRESE VENETE PER ATTIVITA’ DI RICERCA E SVILUPPO La Regione del Veneto, con Deliberazione n. 1555 del 31 luglio 2012, pubblicato sul BUR 63 del 10/08/2012 ha attivato un nuovo Bando per la concessione alle Imprese del Veneto di contributi in conto capitale per lo svolgimento di attività di ricerca e sviluppo. I fondi stanziati per l’iniziativa ammontano a circa € 21.400.000. Il Bando è finalizzato a sviluppare la competitività delle Imprese venete, facilitando l’acquisizione di conoscenze innovative da qualificate strutture esterne di ricerca, aumentando la collaborazione reciproca e favorendo la mobilità dei ricercatori verso le Imprese. Il Bando prevede l’accesso, in alternativa, alle seguenti Misure: Misura 1: Contributi alle imprese per il ricorso a strutture qualificate di ricerca Con l’obiettivo di promuovere l’utilizzo da parte delle Imprese – singole o associate in RTI – di strutture qualificate di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale. Il contributo in conto capitale concedibile è differenziato in funzione della dimensione dell’impresa: •piccole imprese: 40% (aumentabile fino al 60% del costo agevolabile)
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Nord Est”. Il Contratto di Rete rappresenta così un’alleanza che coinvolge circa 20 mila piccole e medie imprese
•medie imprese: 30% (aumentabile fino al 50% del costo agevolabile) •grandi imprese: 20% (aumentabile fino al 40% del costo agevolabile). L’aumento della percentuale di contributo è attribuita se la domanda è presentata da un RTI (Raggruppamento Temporaneo di Imprese) e/o per progetti/settori ad elevata tecnologia. Il costo totale agevolabile del progetto deve essere pari almeno a € 100.000 e non superiore a € 700.000. Misura 2: Contributi per l’inserimento nelle imprese di personale qualificato di ricerca Con l’obiettivo di favorire l’inserimento temporaneo nelle imprese venete, per un periodo di almeno 12 mesi, di personale qualificato di ricerca tramite contratto a progetto o assunzione anche a tempo determinato o in convenzione con strutture qualificate di ricerca. Il contributo in conto capitale concedibile è pari all’80% del costo totale agevolabile per le piccole e medie imprese e al 50% del costo totale agevolabile per le grandi imprese. Il costo totale agevolabile deve essere pari almeno a € 20.000 e non superiore a € 40.000. La presentazione delle domande di contributo per entrambe le Misure è possibile a partire dal 09 ottobre 2012 e fino ad esaurimento delle risorse.
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associate in tutto il Veneto, con un valore complessivo di garanzie rilasciate di 320 milioni di euro e finanziamenti garantiti per 700 milioni di euro. “Rete Fidi Nord Est” è uno dei primi esempi nazionali e il primo esempio nel Veneto che vede due Confidi vigilati, riconducibili a diverse categorie economiche, scegliere di “fare sistema” ricorrendo all’innovativo strumento del Contratto di Rete che, come noto, non sottende ad alcuna forma di fusione, mantenendo quindi la piena autonomia tra le Parti, che però decidono di formalizzare una forte collaborazione legata a un preciso accordo di programma. L’importante accordo è finalizzato al raggiungimento di diversi e fondamentali obiettivi strategici tra i quali: migliorare l’efficienza e l’efficacia degli interventi a sostegno delle imprese, in termini sia di servizi sia di supporto nel dialogo con il mondo finanziario; ottimizzare l’utilizzo delle risorse pubbliche, amplificandone il benefico effetto sulle imprese. «Fattore sinergico alla base dell’accordo di rete – sottolineano Enrico Dall’Osto, Presidente di Apiveneto Fidi, e Mariano Miola, presidente di Artigianfidi Vicenza – è la condivisione di competenze e di risorse strategiche e complementari in modo coordinato ed efficace, mettendo in campo le rispettive specializzazioni al fine di offrire alle imprese socie assistenza e servizi sempre più qualificati e a 360 gradi. In particolare, Artigianfidi Vicenza mette in rete la sua profonda competenza sulle problematiche specifiche delle micro-imprese artigiane, mentre Apiveneto Fidi apporta in rete il suo know how e la sua specializzazione nell’analisi e nell’assistenza delle imprese PMI più strutturate. Con questo spirito, le nostre due strutture condividono quindi risorse e competenze, che proprio grazie a questa condivisione potranno uscire amplificate; e questo nell’unico interesse delle PMI del Nord Est. L’accordo di rete, dopo un periodo di rodaggio, sarà aperto anche all’ingresso di nuovi partecipanti che condividono i nostri principi; naturalmente ci auguriamo che le istituzioni locali e regionali e gli istituti di credito nostri partners comprendano fino in fondo l’importanza, la novità e le enormi potenzialità di questa iniziativa». Nucleo dell’innovativo accordo tra i due Confidi è il Programma di Rete, particolarmente ricco di contenuti: cooperare nell’accesso a nuovi mercati e nella realizzazione di nuovi prodotti finanziari; favorire il conseguimento di vantaggi nell’accesso al credito delle imprese; collaborare nella produzione di servizi innovativi di assistenza e consulenza per le imprese; partecipare a gare e bandi per l’accesso a fondi pubblici di agevolazione e incentivazione in favore delle PMI; ottimizzare l’attività di garanzia; utilizzare processi istruttori specializzati ed evoluti, diversificare l’accesso ai mercati in chiave geo-settoriale, facilitare l’accesso alle controgaranzie pubbliche; migliorare e potenziare la capacità negoziale nei confronti dei partners bancari, aumentando i benefici per le Imprese socie/clienti; coordinare ed ottimizzare le relazioni con le istituzioni locali e regionali.•
CONTRIBUTI IN CONTO CAPITALE ALLE RETI DI IMPRESE E ALLE AGGREGAZIONI IN ATI OPERANTI NELLA REGIONE DEL VENETO La Regione del Veneto, con Deliberazione n. 1753 del 14 agosto 2012, ha attivato un nuovo Bando per la concessione alle Reti d’Impresa operanti nella Regione del Veneto di contributi in conto capitale per interventi finalizzati allo sviluppo di prodotto e di processo, a progetti d’internazionalizzazione, marketing e servizi di promozione, a creazione di “cluster” industriali (insieme di imprese, fornitori e istituzioni strettamente interconnesse). I fondi stanziati per l’iniziativa ammontano a complessivi € 5.000.000 e sono finalizzati ad agevolare l’attività svolta dalle Imprese venete organizzate in Rete, mediante adesione a un Contratto di Rete, oppure raggruppate in Associazioni Temporanee d’Impresa (ATI) costituite per gli interventi oggetto del Bando. Le Reti così costituite devono comprendere almeno 3 Imprese tra loro autonome, dove la maggioranza deve essere composta da imprese classificate PMI secondo le disposizioni della Comunità Europea. Tutte le Imprese beneficiarie dell’agevolazione devono avere sede operativa in Veneto ed essere iscritte al Registro delle Imprese; possono tuttavia partecipare al progetto anche Imprese non aventi sede nel Veneto, senza però essere destinatarie dell’agevolazione. L’agevolazione concessa consiste in un contributo in conto capitale nella misura massima del 50% della spesa ammessa, effettivamente sostenuta e pagata per la realizzazione del progetto. I contributi sono concessi nel limite massimo di euro 150.000 (centocinquantamila) e comunque a fronte di un budget di spesa per ciascun progetto non inferiore a euro 30.000 (trentamila). Interventi finanziabili a) sviluppo di prodotto indagini, studi e progettazioni finalizzati a mettere a punto nuovi prodotti o permettere un notevole miglioramento dei prodotti o servizi esistenti; elaborazione di progetti, disegni, prototipi, piani e altra documentazione, purché gli stessi non siano destinati ad uso commerciale. b) sviluppo di processo indagini e studi atti ad acquisire nuove conoscenze, da utilizzare per mettere a punto nuovi processi o permettere un notevole miglioramento degli stessi; progetti volti a migliorare i processi produttivi attraverso la riduzione di sprechi, il risparmio energetico e l’impiego di tecnologie pulite. c-d) consulenze e collaborazioni esterne nei processi di internazionalizzazione, marketing e promozione di ambiti specializzati di impresa e per la costituzione di cluster industriali (insieme di imprese, fornitori e istituzioni strettamente interconnesse). Le domande di contributo possono essere presentate a partire dal 15 ottobre 2012 e fino ad esaurimento delle risorse stanziate.
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APPROVATO DA APIVENETO FIDI IL BILANCIO 2011 In un momento di forte criticità dei mercati, cresce il numero di soci (+7,5%) e le garanzie rilasciate e attivate, con indici di efficienza ai massimi livelli
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n un momento di forte criticità per il sistema produttivo regionale, l’Assemblea dei Soci di Apiveneto Fidi ha approvato il bilancio 2011 all’insegna dell’efficienza e dell’attenzione nel mettere in campo tutte le risorse finanziarie disponibili per le PMI venete. Lo scorso anno Apiveneto Fidi ha visto crescere ulteriormente le imprese PMI socie, che al 31 dicembre 2011 erano 1.750, contro le 1.630 dell’anno precedente (+7,5%). Degno di nota è anche l’incremento delle garanzie rilasciate e attivate, pari a 67 milioni di euro (contro i 64 del 2010), nonostante le forti criticità nell’accesso al credito da parte delle imprese e della sensibile contrazione – rispetto ad alcuni anni fa – degli aiuti pubblici riservati al sistema dei Confidi, che nel 2011 si sono limitati alle scarne contribuzioni provenienti dalle Camere di Commercio. Di particolare rilievo sono gli indici di efficienza della struttura, che espongono un rapporto tra costi operativi e impieghi poco sopra l’1% a conferma dell’elevata attenzione riservata alle politiche di gestione, che coniugano in modo armonico e trasparente le necessità di sostegno alle imprese del territorio con un’efficace azione di controllo dei costi, pur appesantiti dagli obblighi di vigilanza prudenziale. Chiudiamo il bilancio 2011 – commenta il presidente di Apiveneto Fidi Enrico Dall’Osto – con la serenità di avere compiuto tutti gli sforzi possibili per sostenere le imprese venete in un periodo che continua a essere molto difficile sul piano finanziario, e non solo. Lo dimostra soprattutto l’ indice di efficienza, che conferma la nostra capacità di operare con una struttura efficace nell’assistenza alle imprese ma allo stesso tempo leggera, nonostante i pesanti oneri connessi al nostro status di intermediari vigilati dalla Banca d’Italia. Tutto ciò ci ha permesso di svolgere appieno anche il nostro ruolo di “veicolatori” degli aiuti pubblici destinati alle imprese del territorio, impiegando interamente tutte le risorse assegnateci dalla Regione Veneto e dalla Comunità Europea in favore delle imprese socie e riconfermandoci pertanto come strumento di politica industriale insostituibile e virtuoso, votato unicamente al servizio e al sostegno dello sviluppo dei territori». Proprio il tema del reperimento delle risorse da destinare alle imprese è uno dei principali aspetti su cui si concentrano i futuri piani aziendali: «L’attuale situazione del mercato del credito e la condizione di difficoltà in cui versano moltissime imprese sane e competitive
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– sottolinea Dall’Osto – richiedono un impegno ancora più forte da parte delle nostre strutture di garanzia, che sono chiamate a dare il loro contributo per tenere aperto il canale del credito alle imprese in modo ordinato ed efficiente; e questo nell’ambito di una crisi senza precedenti che perdura ormai da 4 anni e proprio in un momento in cui il sostegno pubblico scarseggia. In questo contesto, sta quindi emergendo l’impellente necessità di dare il via a progetti autonomi di rafforzamento patrimoniale delle strutture di garanzia di natura privatistica, che anche noi stiamo valutando con grande attenzione”. Tra le operazioni concluse con successo, spicca il collocamento integrale della quota dei fondi P.O.R Regione del Veneto 2007-2013 a sostegno della ricerca e innovazione delle PMI venete, che ApiVeneto Fidi ha interamente utilizzato, rendendo così possibile il finanziamento di oltre 4 milioni di euro d’investimenti in ricerca e sviluppo da parte di piccole imprese del territorio; a ciò si aggiungono gli oltre 65 milioni di euro di finanziamenti concessi alle imprese socie utilizzando i fondi di controgaranzia del Fondo Europeo per gli Investimenti. Questi dati acquistano maggiore valore alla luce di un contesto economico che, come anticipato, rimane critico e riconfermano come i Confidi regionali, oltre a rappresentare un sistema virtuoso ed efficiente, che opera senza finalità di lucro nel rispetto dei principi di mutualità e di assistenza alle imprese, stiano dando prova di grande coraggio e di fedeltà al territorio e alle imprese che in esso operano, fungendo senza ripensamenti, anche nei momenti più difficili, da veri “ammortizzatori sociali” per il nostro sistema industriale.•
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CONTRIBUTI IN CONTO CAPITALE ALLE IMPRESE PMI VENETE PER INTERVENTI DI CONSERVAZIONE E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE La Regione del Veneto, con Deliberazione n. 1614 del 31 luglio 2012, ha attivato un nuovo Bando per la concessione alle Imprese PMI del Veneto di contributi in conto capitale per interventi innovativi di conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale all’interno del territorio regionale interessato dalla Rete Ecologica Europea NATURA 2000, che comprende anche numerosi comuni ed aree del Veneto. I fondi stanziati per l’iniziativa ammontano a complessivi € 4.179.653 e sono finalizzati, in particolare, ad agevolare la costituzione di nuove imprese e consolidare l’attività delle imprese esistenti, attraverso la concessione di contributi per la realizzazione dei seguenti interventi, eseguiti nel rispetto della vigente normativa sulla Rete NATURA 2000: Investimenti strutturali Acquisto di fabbricati in aree NATURA 2000, interventi di ristrutturazione e manutenzione straordinaria degli stessi fabbricati, acquisto di impianti generali, riqualificazione di aree esterne, anche degradate, ricadenti nei siti NATURA 2000 per la realizzazione di giardini botanici, aree verdi e/o aree naturali formi.
Acquisti Acquisto di attrezzature, beni strumentali, attrezzature specialistiche per implementare attività di visitazione sostenibile e didattica nelle aree naturali (biciclette, kayak, ciaspole, raft ecc.), acquisto di mezzi di trasporto per implementare attività di visitazione di aree naturali (pulmini verdi, mezzi per il trasporto di disabili ecc.), acquisto di piccole imbarcazioni da destinare al trasporto di fruitori in aree lacuali, fluviali e/o lagunari). Investimenti immateriali, comprese le consulenze tecniche Progettazione dei lavori, acquisto di brevetti e di licenze d’uso, acquisto di software, consulenze per l’organizzazione aziendale (non continuative). Attività promozionali Predisposizione di azioni coordinate di pubblicizzazione di proposte di fruizione ambientale, anche tematiche, realizzazione di attività di informazione per il Personale impiegato nelle azioni di valorizzazione delle aree naturali (accompagnatori, guide ecc.). Il contributo in conto capitale concedibile, è variabile in relazione alla tipologia dell’intervento e può arrivare fino al 70% dei costi agevolabili con un massimo di € 100.000. Il costo totale agevolabile del progetto deve essere pari almeno a € 50.000 (IVA esclusa). Il termine di scadenza per la presentazione delle domande di contributo è il 15 ottobre 2012.
GGI in festa… con un occhio alla beneficenza
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tornato anche quest’anno uno dei più attesi e prestigiosi appuntamenti conviviali di Apindustria, la Cena d’Estate, organizzata dal Gruppo Giovani Imprenditori nella splendida cornice di Villa Cariola, a Caprino Veronese. L’evento è stato fortemente voluto dal nuovo Direttivo GGI, consapevole del profondo valore aggregante di iniziati-
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ve di questo tipo e della visibilità che ne deriva per tutta l’attività e i progetti del Gruppo Giovani. Nel contempo, però, si è pensato di riproporre il format, già collaudato in anni passati, collegandolo a un’iniziativa benefica di raccolta fondi: si è voluto dare una mano alla ricerca e sostenere il lavoro di due giovani scienziati, Ilaria Decimo e Francesco Bifari, impegnati negli studi sulle sta-
minali e fondatori dell’International Stem Cell Community, un network internazionale che coinvolge ricercatori di tutto il mondo impegnati per lo stesso obiettivo: porre le basi scientifiche per utilizzare le cellule staminali delle meningi per la terapia di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer o il Parkinson e delle lesioni traumatiche del midollo spinale. «Seguiamo con interesse e viva parte-
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cipazione – ricorda Alessandro Ferrari, presidente del Gruppo Giovani – i successi di Decimo e Bifari ai quali, nel 2009, avevamo già scelto di conferire il Premio Verona Giovani per la loro importante scoperta relativa alla presenza, nelle meningi, di cellule staminali capaci di generare neuroni attivi. Alla Cena d’Estate hanno partecipato 130 persone: l’invito è stato esteso a tutti, anche a giovani imprenditori facenti parte di altre associazioni di categoria con il preciso intento di allargare le maglie per cercare un dialogo proficuo con quanti vivono esperienze simili alla nostra e con la volontà di sensibilizzare tutti a un tema, quello della ricerca scientifica, estremamente importante ma non sempre, purtroppo, adeguatamente messo in luce». La scienza coinvolge oggi sia la realtà individuale che sociale e sempre più rilevante sarà il suo peso nel futuro. Eppure non è parte della cultura di tutti. Aiutare la scienza non poteva però non costituire un obiettivo per gli aderenti al Gruppo Apigiovani certi che una più diffusa e generalizzata competenza scientifica potrà rendere tutti più
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International Stem Cell Community partecipi nel dibattito sulle grandi questioni che sono di fronte all’umanità. «Abbiamo voluto accendere ancora una volta i riflettori su un gruppo di giovani ricercatori che, grazie al loro impegno, esportano nel mondo il nome della nostra Università – hanno affermato Daniele Maccari e Federico Zanetti, i due consiglieri GGI con delega all’organizzazione della Cena –, e che costituiscono, tra l’altro, un significativo esempio di imprenditoria scientifica, avendo dato vita, con l’Associazione International Stem Cell Community, a un vero e proprio incubatore di innovazione». «La risposta alla nostra iniziativa è stata sicuramente positiva – proseguono – e ancora una volta ha evidenziato lo spirito di solidarietà e appartenenza che contraddistingue noi giovani imprenditori e la nostra attenzione al valore sociale della ricerca. Sono stati raccolti oltre 5 mila euro di cui 2 mila da un solo anonimo donatore: un risultato che ci rende orgogliosi, considerando che è frutto dell’iniziativa di una sola territoriale giovanile». Nel corso di un incontro tenutosi nella sede di Apindustria una rappresentanza di imprenditori composta da Ferrari, Maccari, Zanetti e Nicola Murari, Riccardo Lippa, Alessia Faggioni, Federica Maccari, ha consegnato al prof. Guido Fumagalli dell’Università di Verona, che con il prof. Mauro Krampera ha seguito i lavori dei due giovani ricercatori, i fondi raccolti. Nel ringraziare, anche a nome di Decimo e Bifari (attualmente al VIB Center di Lova-
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laria Decimo 35 anni, laurea in Biotecnologie e dottorato di ricerca in Biomedicina, è una ricercatrice emergente nel campo delle cellule staminali all’Università di Verona. Inizia la sua esperienza come ricercatrice in Germania (Colonia) nel prestigioso centro di ricerca Max Plank Institute e conseguita la laurea in Biotecnologie all’Università di Milano, incomincia un dottorato di ricerca nel laboratorio di Farmacologia dell’Università di Verona. Qui trova un ambiente stimolante per la crescita professionale e i suoi studi si concentrano sulla biologia molecolare nei neuroni. Grazie alla guida e all’incoraggiamento del Prof Guido Fumagalli, suo mentore, Ilaria pubblica i risultati delle sue ricerche su riviste scientifiche e viene invitata a congressi internazionali. Nel 2006 Consegue il dottorato di ricerca in Biotecnologie applicate alle Scienze Biomediche. In questi anni incontra Francesco Bifari che diventerà il suo compagno di lavoro e di vita. Francesco all’epoca è un medico specialista in Endocrinologia che svolge un dottorato di ricerca presso il laboratorio di Cellule staminali diretto dal Professor Mauro Krampera.
I due ricercatori complice la diversità delle loro competenze, iniziano a pensare a una nuova ipotesi sul potenziale rigenerativo del sistema nervoso centrale. Producono subito incoraggianti dati preliminari che sembrano confermare la loro ipotesi. Con grande determinazione e grazie al supporto e al sostengo dei professori Fumagalli e Krampera, riescono a dimostrare che le meningi, le membrane che ricoprono il cervello e il midollo spinale, contengono una riserva di cellule staminali. L’interesse scientifico e la potenziale ricaduta terapeutica di questa scoperta permette l’avvio di numerose e importanti collaborazioni nazionali e internazionali Ora al progetto, diretto dai due giovani ricercatori, collaborano anche spagnoli, israeliani, francesi, statunitensi, belgi e italiani. La loro determinazione, li ha portati a continuare parte del progetto in Belgio, al VIB Center di Leuven, dove utilizzano tecnologie all’avanguardia per poter traslare più velocemente i risultati ottenuti in laboratorio in protocolli preclinici e a fondare l’associazione International Stem Cell Community di cui Ilaria Decimo è presidente.•
Apigiovani
nio - Belgio, per approfondire le loro scoperte con la collaborazione di uno dei più importanti gruppi di ricerca internazionali), Fumagalli ha sottolineato che: «Oltre a contribuire allo sforzo che stiamo facendo per accelerare il più
possibile la scoperta di come utilizzare le cellule staminali delle meningi, la generosa donazione dei Giovani di Apindustria ha per noi ricercatori anche un profondo significato simbolico: ci ricorda che non siamo soli in questo per-
corso di studio, che accanto a noi, oltre al malato, c’è la società civile e imprenditoriale che vuole essere coinvolta e fatta partecipe delle nostre ricerche».• Beatrice Paglialunga
Sacello di Teuteria e Tosca e Chiesa dei Santi Apostoli
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na città cela e custodisce sempre dei tesori che, in circostanze più o meno fortuite, vengono scoperti – o ri-scoperti – e ‘svelati’ agli occhi del pubblico. Uno dei luoghi più suggestivi di Verona, l’antichissima chiesa delle SS. Teuteria e Tosca, è un gioiello di cui pochi, anche se veronesi DOC, conoscono l’esistenza. È lì, annessa alla chiesa dei Santi Apostoli, a due passi dal trafficatissimo corso Cavour, l’antica via Postumia, ma non tutti fanno caso a quel piccolo, scarno edificio in mattoni listati. Di recente, però, un prezioso volumetto a cura di Caterina Gemma Brenzoni (La chiesa dei santi Apostoli e il sacello delle sante Teuteria e Tosca, appunto) ha contribuito a rimettere in luce, come merita, questa chiesa, storicamente importantissima perché è forse la più antica di Verona (fu consacrata, pare, in epoca longobarda, nel 751, anche se il documento che lo attesta suscita alcune perplessità) ed è fra i monumenti più significativi della città, unico esempio di architettura preromanica: un’architettura essenziale, primitiva, disadorna che ricorda gli antichi monumenti di Ravenna come ad esempio il Mausoleo di Galla Placidia. A creare un alone di mistero intorno alle origini di questo sacello e alle vicende delle due sante cui è dedicato ci pensa, ancora una volta, una singolare leggenda. Nel III secolo Teuteria, vergine pagana nata in Inghilterra e convertitasi al Cristianesimo, fuggì dalla sua isola per sottrarsi al promesso sposo, re Osvaldo, capotribù
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dei Celti di Britannia. Giunta a Verona fu accolta da un’altra fanciulla cristiana, Tosca, sorella del vescovo Procolo. Tosca viveva pregando e osservando digiuni in una cella fuori dalle mura della città e prese con sé Teuteria. Quando gli sgherri del re vennero a cercare Teuteria avvenne per miracolo che una moltitudine immensa di ragni coprì con tele la cella, riuscendo a nascondere le due fanciulle. Gli scheràni non le videro e furono costretti ad andarsene. Le due donne, che vissero da eremite, morirono entrambe, ormai diventate sante, nel
263 e i loro corpi, rinvenuti nel 1160 a seguito di una ricognizione, furono ricollocati nell’arca, forse un antico sarcofago romano, in cui si trovano tuttora. L’interno del sacello, spiritualissimo, interamente di mattoni, dove i massicci pilastri e le volte nude creano un’atmosfera irreale, mistica, quasi da catacomba, ha come suo fulcro proprio l’arca di Teuteria e Tosca, collocata nell’abside, innalzata (nel Quattrocento) su quattro colonne e adornata con sculture in marmo grigio raffiguranti la Vergine col Bimbo adorata da San Procolo e, ai lati, le
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due Sante. L’originaria pianta a croce greca venne trasformata in quadrangolare a tre navate con abside quando divenne cappella funeraria della famiglia Bevilacqua. Sul lato destro si trova l’arca, opera forse di Bonino da Campione, di Francesco Bevilacqua, soldato e giurista, consigliere di Cangrande II, morto nel 1368. Sul lato sinistro vi è invece la tomba dei fratelli Gianfrancesco, Antonio e Gregorio Bevilacqua, con le immagini delle tre virtù teologali, poggiate su cariatidi alate. La grande vasca battesimale (XIII secolo) costituita da un singolo blocco di marmo rosato, attualmente collocata nell’angolo a destra, proviene dalla chiesa di San Lorenzo, da dove fu trasportata nel 1806. Il 1° novembre 1873 vi fu battezzato San Giovanni Calabria e, secondo la tradizione, il 2 marzo 1774, anche Santa Maddalena di Ca-
nossa. In parte sepolto a causa del progressivo elevarsi del livello stradale, il sacello di Teuteria e Tosca, pur se provvisto di un’entrata esterna, è ora accessibile dalla sagrestia della chiesa dei Santi Apostoli, con cui è venuto a formare un complesso architettonico pressoché inscindibile. «Di una chiesa preesistente all’attuale, una delle quattro pievi battesimali veronesi – ricorda il parroco, mons. Ezio Falavegna –, già nel VIII secolo dà notizia il Ritmo Pipiniano (fine VIII inizio IX secolo). Nel corso dei restauri iniziati nel 1949, è stata messa in luce l’abside sotto quella odierna, affondatasi fino a sei metri di profondità». Materiali di spoglio di tale chiesa sono certamente le mensole che reggevano il protiro in facciata e il frontone sul muro laterale dell’abside. Materiale di spoglio di epoca romana è invece da
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considerarsi il basamento semicircolare dell’abside e forse di epoca longobarda l’edicoletta inserita nell’abside stessa. L’attuale chiesa, consacrata nel 1194 dal cardinale Adelardo, appartiene al primo romanico veronese, ma dell’interno originario non rimane molta traccia. La struttura, a conci di tufo alternati a file di mattoni, era a tre navate con tetto a capanna. Particolare notevole la obliquità dell’abside, caso non raro adottato in chiese dell’epoca a simbolo del capo reclino di Gesù sulla croce. L’edificio ha subito radicali modifiche nel corso dei secoli: sopraelevato nel XIV secolo, ridotto a una sola navata nel XVI secolo, modificato, con l’aggiunta delle due grandi cappelle laterali e la congiunzione col bellissimo campanile, coevo alla chiesa, che sorgeva isolato come a San Zeno, nel XIX secolo. All’esterno, lungo il fianco sinistro, si notano una nicchia con resti di affresco del ’200 (Madonna
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col Bambino) e tre arche sepolcrali. All’interno, notevoli alcune pale d’altare e altre opere d’arte. Sull’altare maggiore, ricco di marmi policromi del XVIII secolo, opera di Stefano Tomezzoli e di Daniele Peracca di Valsolda, spicca l’eccellente opera di Simone Brentana (1656-1742), La Pentecoste. Sopra la porta d’ingresso, S. Agostino con la Trinità, Angelo e un devoto, tela di Alessandro Turchi, detto l’Orbetto (1578-1649), dai notevoli influssi caravaggeschi. Alle pareti laterali Madonna e S. Sebastiano, di Simone Brentana, Adorazione dei Magi, di Felice Brusasorzi (1546-1605), La Trinità, S. Giacomo e S. Francesco, di Sante Creara (1572-1630). Nel locale che precede la sacrestia sono visibili resti di affreschi del XII secolo: le Sante Waida e Paribella con la palma del martirio, S. Giorgio e il drago, S. Margherita e il drago. Su uno stretto cortiletto, a ridosso della casa parrocchiale coeva alla chiesa, si affaccia un elegante loggiato a due piani costruito nel XVIII secolo con utilizzo di colonnine binate in marmo rosso del XII secolo, resti, forse, di un chiostro preesistente o provenienti da quello del Duomo quando, nel XVIII secolo, se ne modificò un lato. Foto di: Roberto Girardi e archivio Apindustria Beatrice Paglialunga
ambiente e salute
Plinio Menegalli Medico Competente
Quando il defibrillatore automatico esterno salva la vita
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ono trascorsi quattro mesi dalla tragica scomparsa di Piermario Morosini, durante il primo tempo di Pescara-Livorno, partita del campionato di cacio di serie B. Le immagini del giocatore 25enne che cade sulle ginocchia e tenta istintivamente di rialzarsi, prima di crollare a terra privo di sensi, hanno fatto il giro del mondo e commosso milioni di persone, accompagnate dalle polemiche per il ritardo dei soccorsi, costato sei mesi di sospensione al vigile urbano che aveva impedito l’accesso dell’ambulanza sul terreno di gioco sostando con l’auto di servizio in un’area vietata. Era il 14 aprile e quello stesso giorno un dramma analogo ha rischiato di verificarsi su un campo molto meno prestigioso della periferia di Piacenza, dove un calciatore dilettante di 46 anni vittima di un infarto è stato salvato dall’intervento immediato di due medici che sono riusciti a rianimarlo utilizzando il defibrillatore. Fondamentale intervenire tempestivamente. In un comunicato diramato all’indomani del dramma di Pescara, il Coordinamento nazionale delle associazioni del cuore (Conacuore), che riunisce oltre cento associazioni di volontariato impegnate nella lotta alle malattie cardiovascolari, ha sottolineato che in casi simili l’attenzione si concentra quasi sempre “sul tardivo arrivo dell’ambulanza, vista come la soluzione del problema, mentre è il suo contenuto in uomini e materiali che deve intervenire subito col defibrillatore”. In Italia ogni anno si registrano circa 60mila decessi per morte cardiaca improvvisa, la maggior parte dei quali sono provocati dalla fibrillazione ventricolare, una grave aritmia cardiaca che si risolve solo applicando una scarica elettrica al cuore. Alcune morti sono inevitabili, ma in molti casi applicare subito il defibrillatore può salvare la vita. Come nel caso di Piacenza, dove dal 1999 è attivo il “Progetto Vita”, che ha previsto la diffusione capillare di
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In Italia sono circa 60mila le persone che muoiono ogni anno per una crisi cardiaca improvvisa. Molte potrebbero essere salvate con i Dae, apparecchi semplici e poco costosi che per essere utilizzati richiedono soltanto un corso di addestramento della durata di poche ore.
defibrillatori automatici esterni (Dae), apparecchi che sono in grado di riconoscere la fibrillazione ventricolare e di interromperla con uno shock elettrico, distribuiti in diversi punti fissi e mobili della città e affidati a volontari non sanitari formati con un corso della durata di cinque ore. Su un totale
pravvivenza è salita al 44.1% contro il 21.2%. «Ogni minuto che passa dall’inizio dell’arresto cardiaco riduce di circa il 10% le probabilità di successo della scarica elettrica e dopo dieci minuti i danni subiti a livello cerebrale diventano irreversibili», spiega Bruno Papaleo, del
la morte cardiaca improvvisa, che in molti casi vi verifica sul posto di lavoro». L’organizzazione del primo soccorso sul posto di lavoro dovrebbe fondarsi sulla accurata valutazione delle caratteristiche dell’azienda, in relazione al numero dei lavoratori occupati, alla natura dell’attività e ai fattori di
di 354 arresti cardiaci registrati in 22 mesi, in circa il 40% dei casi sono intervenuti i volontari e il tasso di sopravvivenza dei pazienti trattati inizialmente grazie al Progetto Vita, pari al 10.5 %, è stato nettamente superiore rispetto al 3.3% registrato tra i pazienti raggiunti soltanto dai soccorsi avanzati. L’efficacia dell’intervento tempestivo dei volontari è stato ancora più evidente nei pazienti con ritmo defibrillabile. In questi casi, infatti, la percentuale di so-
dipartimento di Medicina del Lavoro dell’INAIL, che coordina un gruppo di ricerca sulla diffusione della cultura del primo soccorso nei luoghi di lavoro. «L’esito degli infortuni sul lavoro – aggiunge Papaleo – non dipende soltanto dall’entità del danno, ma anche dalla prontezza ed efficacia dei primi soccorsi che possono fare la differenza tra la vita e la morte, tra recupero rapido o prolungato, tra disabilità temporanea o permanente. Questo vale anche per
rischio presenti. L’efficacia del primo soccorso è correlata, infatti, a una seri di fattori che vanno dall’organizzazione di piano di soccorso interno, alla formazione dei lavoratori, alla reperibilità ed efficienza dei presidi sanitari, fino all’attivazione precoce del 118 e alla corretta esecuzione delle manovre di rianimazione cardiopolmonare. La formazione degli addetti al primo soccorso, prevista dalla normativa vigente sulla sicurezza al lavoro, può
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ambiente e salute
contribuire alla diffusione della cultura dell’emergenza nella popolazione “laica”, cioè non sanitaria. Questa formazione è mirata a far sì che chi assiste a un incidente sappia mettere in atto delle manovre di facile esecuzione che permettono di prestare soccorso nel caso si verifichi un’alterazione delle funzioni vitali tale da mettere a repentaglio la sopravvivenza. La conoscenza diffusa di queste elementari manovre salvavita, compreso l’utilizzo del Dae, può avere un impatto positivo non solo sulla sicurezza dei lavoratori, riducendo gli esiti negativi degli incidenti sul lavoro, ma anche sulla società generale. La legge numero 191 del 2009, con il relativo decreto ministeriale del 18 marzo 2011,
raccomanda la presenza di Dae in tutti i luoghi di grande affluenza come alberghi, ristoranti, centri commerciali, cinema, piscine e stabilimenti balneari. Per Conacuore, però, le Regioni “devono applicarla in modo più rapido, estensivo, duttile, guardando alle forze dell’ordine ma anche a un volontario da sempre disponibile”, fino a rendere il defibrillatore “disponibile come un idrante o estintore”. Il Dae dovrebbe essere posizionato in modo da garantire l’intervento entro cinque minuti ed è consigliato soprattutto nelle aree in cui sono presenti apparecchi elettrici, nei luoghi di lavoro all’aperto, dove possono cadere fulmini o si lavora su linee elettriche, nelle zone isolate dove è più difficile fare arrivare i
soccorsi e nei luoghi di transito o permanenza di molte persone, nelle aziende più grandi. Il percorso didattico specifico per l’utilizzo del Dae, previsto da linee guida internazionali può essere facilmente integrato con i corsi di formazione per addetti al primo soccorso che sono obbligatori per legge, nei quali è previsto un modulo specifico per emergenza e la rianimazione cardiopolmonare. Si tratta di un lavoro importante, perché, come ha ribadito Conacuore, “se tanti cittadini sapessero praticare le manovre di soccorso e fosse già attivato l’obbligo di presenza del Dae nei luoghi in cui il rischio è statisticamente maggiore” (e tra questi anche i luoghi di lavoro) si potrebbero salvare molte più vite.•
fiscale
IL CONCORDATO PREVENTIVO sue modifiche a seguito del decreto sviluppo
C
on la revisione del decreto sviluppo sono stati apportati alcuni ritocchi al rito civile e fallimentare. Andremo in questa sede ad esaminare in cosa siano consistite le modifiche in sede fallimentare, concentrando l’attenzione anche sull’istituto del concordato preventivo con continuità aziendale (nuovo art. 186 bis, legge fallimentare). Il legislatore ha previsto la possibilità per l’imprenditore che si trovi in una situazione di difficoltà finanziaria di presentare una domanda di concordato riservandosi di presentare la proposta, il piano e la documentazione entro il successivo termine fissa-
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to dal giudice compreso tra sessanta e centoventi giorni e prorogabile, in presenza di giustificati motivi, di ulteriori sessanta giorni. Sarà così sufficiente per l’imprenditore in difficoltà corredare la domanda di concordato con i soli bilanci relativi agli ultimi tre esercizi. A seguito della domanda di concordato, e fino all’ammissione della procedura da parte del tribunale, il debitore potrà compiere gli atti di straordinaria amministrazione solo con l’autorizzazione del Tribunale che potrà, altresì, assumere sommarie informazioni. Gli atti di ordinaria amministrazione potranno essere regolarmente compiuti, inoltre, dal momento del deposito del ricorso e
il debitore potrà chiedere autorizzazione al tribunale a sciogliersi dai contratti in corso di esecuzione o a sospendere gli stessi, per un periodo non superiore a sessanta giorni, prorogabili una sola volta (per un periodo massimo complessivo di quattro mesi). All’altro contraente sarà riconosciuto il diritto ad un indennizzo pari al risarcimento del danno per mancato adempimento. Il credito nascente dal diritto all’indennizzo sarà considerato come un credito sorto precedentemente al concordato, e non godrà della prededuzione, (invece introdotta per i crediti maturati in corso di procedura) bensì subirà la falcidia concordataria, al pari di tutti gli altri crediti non privilegiati per titolo anteriore. Lo scioglimento del contratto non si estenderà alla clausola compromissoria in esso contenuta. La disposizione non si applicherà ai contratti di lavoro subordinato, ai contratti preliminari, debitamente trascritti, di compravendita di unità immobiliari costituenti abitazione principale dell’acquirente o dei parenti o affini entro il terzo grado e ai contratti di locazione immobiliare. Ogni finanziamento contratto in funzione del concordato preventivo è prededucibile con diritto del creditore, ai sensi dell’art. 111 L.F., di soddisfarsi del proprio credito con precedenza rispetto agli altri. La nuova finanza potrà
quindi essere prededotta anche in assenza di omologazione, sia nell’ambito di un concordato preventivo sia nell’ambito di un accordo di ristrutturazione del debito ex art. 182 bis. Si diceva all’inizio che il legislatore ha oggi previsto la possibilità di presentare un piano di concordato con continuità aziendale, in questo caso il piano dovrà contenere un’analitica indicazione dei costi e dei ricavi attesi dalla prosecuzione dell’attività di impresa prevista dal piano di concordato, delle risorse finanziarie necessarie e delle relative modalità di copertura. In particolare, se la proposta di concordato preventivo prevede la continuazione dell’attività di impresa da parte del debitore, la cessione dell’azienda in esercizio, ovvero il conferimento dell’azienda in esercizio ad una o più società, anche di nuova costituzione, potranno trovare applicazione alcune specifiche previsioni volte a favorire la salvaguardia della continuità aziendale. Infatti, il piano potrà prevedere una moratoria fino ad un anno dall’omologazione per i creditori garantiti da pegno, privilegio e ipoteca, salvo che sia prevista la liquidazione del bene su cui grava la garanzia stessa. La fattibilità del piano dovrà essere attestata da un professionista indicato dal debitore che dovrà certificare che la prosecuzione dell’attività di impresa è funzionale al miglior soddisfacimento dei creditori. Altro aspetto da evidenziare è
quello dell’inefficacia delle ipoteche giudiziali iscritte nei novanta giorni che precedono la data della pubblicazione del ricorso nel registro delle imprese rispetto ai creditori anteriori al concordato. Il professionista che andrà ad attestare il falso nel fallimento è perseguibile penalmente. Le fattispecie penali sono delineate nel nuovo articolo 236-bis. Si tratta di falsità documentali, il cui oggetto materiale è rappresentato dalle relazioni e dalle attestazioni di cui agli articoli 67, comma 3, lettera d), 161, comma 3, 182-bis, 182-quinquies e 186-bis Lf (gli ultimi due introdotti dallo stesso Dl n. 83 del 2012). La condotta delittuosa consiste nell’esposizione di informazioni false ovvero nell’omissione di informazioni, la sanzione è costituita dalla reclusione da due a cinque anni e dalla multa da 50.000 a 100.000 euro. Il legislatore ha inteso dunque tutelare le relazioni e attestazioni in relazione al loro contenuto e in funzione del certo e sollecito svolgimento delle procedure paraconcorsuali cui le stesse accedono, qualificando in definitiva la nuova fattispecie come reato contro la fede pubblica. Come si può evincere da questa breve sintesi sono state introdotte rilevanti modifiche alle procedure concorsuali che mirano all’adozione di misure funzionali alla gestione delle imprese in crisi.•
legale
La disciplina delle tariffe professionali nel Decreto Cresci Italia
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nnanzitutto si precisa che la normativa in questione si trova nel Decreto Legge 24 gennaio 2012 n.1 denominato “Cresci Italia”, convertito con modifiche nella Legge 24 marzo 2012 n.27. Particolare rilevanza per la professione forense assume l’art.9 del Decreto che riforma sensibilmente la disciplina delle professioni regolamentate, in primo luogo abrogando le tariffe professionali e, nel contempo, fornendo l’elaborazione di parametri ministeriali (pubblicati sulla G.U. n.195 del 22 agosto 2012 ed entrati in vigore il 23 agosto 2012) per offrire un ausilio ai magistrati in sede di liquidazione dei compensi, introducendo altresì l’obbligo, per il professionista, di fornire al cliente un preventivo che , tuttavia, non può che essere di massima. Con il decreto in questione si impone al professionista l’obbligo di pattuizione del compenso nel momento del conferimento dell’incarico, previa informazione al cliente sulla complessità della causa. È previsto anche l’obbligo di indicare gli estremi della propria polizza assicurativa per i danni eventualmente provocati nell’esercizio dell’attività professionale. Si sottolinea, inoltre, che la misura del compenso, resa nota al cliente con un preventivo, deve essere adeguata all’importanza dell’opera e pattuita indicando tutte le voci di costo per le singole prestazioni, comprensive di spese, oneri e contributi. Il professionista è obbligato a redigere la pattuizione del compenso in un documento, poiché la mancanza di forma scritta viene sanzionata dal legislatore con la nullità dell’accordo relativo al compenso da percepire e, inoltre, la pattuizione deve essere effettuata nel
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momento del conferimento dell’incarico (art.2233). Accanto all’obbligo di pattuizione del compenso vi sono altri obblighi informativi a carico del professionista che si elencano brevemente: l’obbligo di rendere noto al cliente il grado di complessità dell’incarico, di informare il cliente degli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento
fino alla conclusione dell’incarico, oltre all’obbligo di informare tempestivamente il cliente qualora si superino gli oneri ipotizzabili in maniera da evitare l’insorgere di contestazioni. Per quanto concerne la determinazione del compenso vige il principio dell’autonomia privata, tenendo in considerazione il fatto che la misura
del compenso deve essere adeguata all’importanza dell’opera e al decoro della professione. Potranno essere scelti vari criteri per la redazione del compenso: compenso su base oraria, compenso forfettario, patto di quota lite, un sistema misto o riferirsi ai “parametri ministeriali”. È evidente come la radicale abolizione delle tariffe lasci l’avvocato privo di un riferimento per il calcolo delle proprie competenze, oltre ad evidenziare un vero e proprio paradosso della liberalizzazione. La riforma, infatti, ha lo scopo dichiarato di garantire al libero accordo delle parti una maggiore flessibilità, senza voler essere considerata una misura punitiva per i professionisti tale da comportare un automatico abbassamento delle loro competenze. Se è vera questa premessa, non vi è ragione per la quale gli avvocati debbano discostarsi dagli abituali precedenti livelli di parcellazione conformi alle tarif-
fe professionali: non vi è la necessità di un espresso riferimento ad una fonte (i decreti ministeriali di approvazione delle tariffe ormai abrogati), poiché l’avvocato potrà illustrare al cliente l’intenzione di basarsi su una valorizzazione delle proprie prestazioni che corrisponde alla propria prassi consolidata. Pertanto, l’avvocato che debba emettere una parcella successivamente all’entrata in vigore del Decreto Legge potrà fare riferimento a proprie precedenti fatturazioni per voci di costo assimilabili, con ciò utilizzando un parametro che potrà essere ampiamente documentabile anche nell’eventualità di future contestazioni. Andrà invece evitato un riferimento esplicito alle tabelle delle tariffe professionali, anche se le prestazioni oggi portate alla fatturazione sono probabilmente tutte iniziate sotto la vigenza delle tariffe professionali ed esisteva, nel momento del conferimento del mandato, una concreta aspet-
tativa del cliente a vedersi applicate le tariffe medesime e di conseguenza un visibile scostamento dai predetti valori potrebbe risultare anomalo. Il problema più grosso, comunque, resta l’estrema difficoltà di formulare un preventivo per l’incarico richiesto; è bensì vero che il preventivo richiesto deve essere “di massima” ma è altrettanto vero che una procedimento giudiziario è soggetto a tali e tanti imprevisti e variabili non riconducibili all’attività del professionista che risulta pressoché impossibile, a mio parere, pervenire ad un preventivo realistico che non si discosti di molto dalla parcella finale. Si sottolinea, pertanto e si ribadisce che il preventivo dovrà necessariamente contenere solo indicazioni generali, in quanto il professionista non può prevedere lo svolgimento della vicenda (sia giudiziale che stragiudiziale ) e il contegno processuale delle altre parti in causa.•
categorie
Silvano Miniato
IL MERCATO DELLE ARTI GRAFICHE COME USCIRE DALLA CRISI?
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l settore delle arti grafiche sta, forse più di altri, attraversando una fase di grande difficoltà, una crisi profonda mai vissuta prima, con cali di fatturato, ricorso alla cassa integrazione e chiusura di diverse aziende in un’area, quella veronese, da sempre fiore all’occhiello della grafica innovativa italiana. Al di là delle macrocause di natura economica all’origine dell’attuale congiuntura che tutti i comparti stanno affrontando, nella grafica vi è un ulteriore elemento che va ad aggravare la situazione: l’elevata concentrazione di aziende di stampa presenti a Verona e provincia fa sì che si operi in regime di forte concorrenza, una concorrenza implementata da aziende straniere che si propongono e lavorano via internet e si inseriscono nel mercato a prezzi pressoché imbattibili, a dimostrazione, se mai ve ne fosse bisogno, che anche all’estero, e non solo in Italia, il settore grafico ha l’acqua alla gola. A ciò si aggiunga che, già ormai da alcuni anni, i diplomati degli istituti di arti grafiche non riescono a trovare impiego nelle aziende specializzate, ma vengono invece assunti in industrie manifatturiere di altri settori nell’ufficio grafico interno dove, con le moderne digitali, progettano e realizzano direttamente gli stampati togliendo alle imprese grafiche una grossa fetta di mercato, un tempo a loro esclusivo appannaggio. All’emorragia non si è riusciti a porre un freno nemmeno con importanti investimenti in moderne e sofisticate tecnologie. Al Drupa 2012, la più importante fiera eu-
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ropea per il settore della stampa svoltasi a Düsseldorf lo scorso maggio, sono stati diffusi gli ultimi dati di mercato, sui quali sarebbe opportuno riflettere. Stiamo assistendo a una progressiva e continua riduzione della richiesta di stampe con tecniche tradizionali (offset e tipografia); cresce, di poco, il settore della stampa del packaging; vi è una sostanziale stabilizzazione della stampa digitale laser; cresce la stampa digitale a getto di inchiostro. Analizzando i risultati di una recente ricerca è stato inoltre possibile elaborare una serie di dati statistici. Si prevede che, se a livello globale la stampa del packaging registrerà un +3%, il balzo in avanti sarà ridotto a un +1,4% per l’Europa. Ma le cose andranno anche peggio se si guarda alla stampa nel suo complesso: a una crescita mondiale stimata tra un +1 e un +1,5%, corrisponderà, a livello europeo, un drammatico calo del -3,3%. A Milano e provincia (ma la situazione veronese è, in pratica, identica a quella del capoluogo lombardo) si avrà nel prossimo futuro un calo del 2,3% delle imprese di stampa, una riduzione del 3,4% di quelle editoriali e del 3% di quelle di cartotecnica. In flessione anche l’export: -17,8% per quanto riguarda la stampa grafica, -5,6% per la cartotecnica.
Che fare? Come arginare le perdite di un distretto che un tempo era vanto dell’imprenditoria scaligera? Non è più tempo di tergiversare, è giunto il momento di guardare in faccia la realtà e fare un severo esame di coscienza. È impensabile continuare a “fare impresa” così come siamo sempre stati abituati a fare, non si può lavorare con metodi e idee di dieci anni fa sperando che la situazione torni quella di prima: se le aziende grafiche veronesi non adotteranno nuove e importanti strategie, non si può che prevedere un ulteriore peggioramento, non certo risolvibile a breve. Per rimanere sul mercato e essere competitive le aziende grafiche devono oggi poter garantire un servizio sempre più all inclusive e quindi, eccezion fatta per chi opera in particolari nicchie, chi vuole restare sulla cresta dell’onda dovrà offrire un catalogo a tutto tondo – dal biglietto da visita al grande formato –, sia in sistema offset che digitale. Per altri, estrema ratio, la soluzione sarà quella di unire le forze e formare reti di imprese – varie aziende grafiche ognuna con una sua specifica peculiarità – per affrontare, compatti e più agguerriti, le sfide della globalizzazione. Non ci sono alternative: o si imbocca questa via o si è destinati a sparire dal mercato.•
Apigiovani Alessandro Rania
La digitalizzazione è una scelta vincente
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a digitalizzazione coinvolge oggi 60mila imprese (Osservatorio FE & C Politecnico Milano) nello scambio di documenti del ciclo ordine-pagamento in modalità digitale. Si tratta di un dato importante ma non ancora incisivo nell’evoluzione dei rapporti commerciali B2B. Ma quali sono i reali vantaggi della digitalizzazione e perché ancora oggi, le aziende si dimostrano reticenti verso la dematerializzazione? A questa domanda posso rispondere con un dato significativo: in base al Wef (World Economic Forum) il nostro Paese si colloca al 48° posto nella classifica della “The Global Information Technology Report 2012: Living in a Hyperconnected World” (Corriere delle Comunicazioni.it 05 Aprile 2012). L’Italia è poco sensibile all’utilizzo dei nuovi sistemi di ICT a causa di molteplici fattori: crisi economica, scarsa istruzione in materia ICT, una normativa complessa e poco conosciuta se non dagli specialisti di settore. Eppure, la digitalizzazione rappresenta una reale opportunità di risparmio: minore utilizzo di carta, minore spazio adibito ad archivio, minori attività di archiviazione, imbustamento, spedizione, ricerca documenti etc. Quanto tempo, voi e il vostro personale dedicate a queste attività? Sommate le ore lavorative in un anno e scoprirete quanto spendete per archiviare e gestire l’invio e la ricezione di ordini, bolle e fatture! Il tempo è denaro! Contate le pagine di Registri e Libri contabili, quante ore di stampa, quanti toner e quante stampanti avete usurato nel corso degli anni? Ecco quanto incidono i materiali nella vostra spesa! La digitalizzazione sana le spese inutili e crea un risparmio sui materiali utilizzati e l’ottimizzazione delle tempistiche di esecuzione di tutte le attività amministrative. Il risparmio è una forma di guadagno, nei momenti di crisi è importante ridurre al minimo le spese superflue. Per questo le grandi imprese, le multinazionali, le aziende del settore GDO che trasmettono, ricevono e gestiscono volumi impressionanti di documenti l’anno, adottano in forma sempre più intensiva sistemi di scambio elettronico, gestione documentale e conservazione a norma, creando con i propri clienti e fornitori delle community di scambio documentale. Il fenomeno della digitalizzazione sta diventando una realtà anche in ambito di Pubblica Amministrazione (PA). Infatti l’entrata in vigore del Decreto Sviluppo Economico del Min. Passera, include le misure urgenti per l’agenda digitale e la trasparenza nella Pubblica Amministrazione (Art. 19, 20, 21, 22). La digitalizzazione sta quindi lentamente entrando a far parte della nostra quotidianità, le grandi società di telecomunicazioni, gli Internet Service Provider, software house, agenzie web e alcuni istituti di credito sono oggi in grado di proporci servizi di digitalizzazione e PEC. La competitività oggi si misura anche sul piano dell’evoluzione dei sistemi ICT, e di comunicazione nel B2B e B2C, non parliamo solo di gestione documentale ma di utilizzo del web e delle sue infinite
possibilità a 360°, basta pensare al crescente interesse che le major e i grandi gruppi industriali marketing oriented, rivolgono ai fenomeni quali social networking, blog, web site dinamici e tanti altri strumenti di nuova generazione. Perché questo? Perché le tecnologie web garantiscono risultati tangibili, investimenti ridotti e tempi di rilascio ridotti. Pensiamo all’enorme successo dell’ecommerce, quanti di noi utilizzano siti web per i comuni acquisti o per quelle categorie di prodotti poco reperibili nella grande distribuzione? I brand di questi siti sono comuni a tutti, con la loro semplicità di utilizzo, sono un mezzo semplice e di pubblico dominio. Pensiamo al beneficio che l’e-commerce ha portato nei rapporti commerciali B2B accelerando le fasi di vendita, la ricezione della merce e la velocità nei rapporti. La digitalizzazione ha la stessa funzione di semplificazione replicata alle modalità di scambio documentale. Perché quindi le PMI non prendono ad esempio le esperienze delle grandi imprese? Perché guardano al cambiamento con diffidenza, interpretando le nuove tecnologie come minaccia di spesa e non come opportunità di risparmio? perché sono spaventate dalla crisi e dall’instabilità economica che sta caratterizzando in negativo gli ultimi anni. Il mercato di oggi, a livello globale, richiede dinamicità nei rapporti, risposte immediate, procedure snelle e risultati tangibili. La digitalizzazione consente questo. Si sente dire che le PMI oggi, si sentono spesso abbandonate alla mercé di un mercato sempre più globalizzato, ma la tecnologia può essere una nostra alleata in questo contesto, la digitalizzazione è una strada vincente, può rendere le nostre imprese più competitive perché più efficienti nei rapporti commerciali verso altre imprese, altri paesi e altri mercati. Certo, richiede la volontà di approfondire il nostro livello di conoscenza, di aggiornamento informatico e tecnologico, la fiducia nel progresso e la disponibilità e il coraggio di investire per migliorarsi, ma, parafrasando Henry Ford, ricordatevi che “un aereo decolla contro vento, non con il vento in coda...”.•
Economia Veronese - settembre 2012
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il punto
Sdoganato il fascismo, siamo tutti fascisti
O
rmai ci si dà del fascista come bere una Coca-Cola. Bersani contro Grillo. Andata e ritorno. Di Pietro contro Bersani e tutti contro Di Pietro, passando da Travaglio, Crozza e compagnia of-
un’astuzia semantica per addolcire un concetto. Penso alle escort che mia nonna chiamava in altro modo, o agli operatori ecologici che da piccolo chiamavo spazzini. No, no, qui c’è proprio una transustanziazione. Vietato andare al passato. Se
fendente. Politica ridotta a poltiglia di scarti, in attesa dell’Amia (leggi elezioni). Verrebbe da sospirare. Eppure, a guardare bene, qualcosa di bello sta venendo fuori anche da questa Babele di contumelie. Se avete notato siamo al vero superamento storico dell’eterna contrapposizione tra rossi e neri, tra nostalgici di Salò e partigiani alla Bella ciao. Fascista ha smesso d’essere una connotazione storico e ideologica. Come attraversato da una nuova vocazione semantica ha trovato la sua collocazione come aggettivo qualificativo. Il più dispregiativo possibile nelle intenzioni di chi lo lancia come una clava, ma pur sempre e soltanto un sinonimo. D’ora in poi vietato chiamare una persona insolente, prepotente, proterva, supponente, sfacciata, screanzata, altera, sprezzante, tracotante… In perfetta sintonia con la cultura degli sms e dei più sintetici twitt, anche il lessico punta alla sintesi. Fascista val bene tutto questo, senza scomodare camicie nere e terre d’Abissinia. E non si tratta di
sei fascista sei uno stronzo e basta. Che tu sia di destra o di sinistra. Trova così conferma l’icastica definizione di Flaiano il quale, con profetico acume diceva che «i fascisti sono di due tipi: i fascisti e gli antifascisti». Giusto per dire che l’appellativo stava ad indicare un’attitudine dell’animo, ossia quella tendenza alla prevaricazione di cui sono dotate non poche persone e categorie di persone. Del resto, che dire del buon Di Pietro quando interrogava gli indagati di Mani Pulite ostentando la pistola sul tavolo? E che dire di certa magistratura (non tutta ovviamente, ma quella cara ai media e che ha fatto dei media il proprio braccio operativo)? E cosa pensare di certa sedicente informazione, di un Travaglio qualsiasi passato da Berlusconi alla Lega per approdare infine al rosso antico? (quando si dice la vocazione nel proprio cognome! E si pensi in proposito anche a Casini). E che dire ancora delle uscite di certa Lega e di alcuni proclami alla Grillo, che sembrano far rima più
Economia Veronese - settembre 2012
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che altro con grilletto? O di un Cavaliere convinto che il denaro sia superiore ad ogni etica? Ecco, c’è un aggettivo che accomuna tutto questo nella guerra tra bande politiche: fascista. Tra un po’ ce lo diremo anche tra le mura domestiche. Sbotterà il marito contro la compagna invadente, il figlio contro il padre che chiede di rientrare in ore decenti, la nuora contro la suocera impicciona. Fascista, fascista, fascista… Il futuro è qui. Lo sentiremo negli uffici pubblici, davanti agli sportelli delle poste, dove ti senti un compatito per essere andato a ritirare una raccomandata… Lo diremo al parroco che ha dimenticato di sorridere insieme alla creanza, al professore che guarda tutti con sufficienza e agli studenti che si sentono in diritto di trattare gli altri da cretini. Finirà la ricchezza semantica del pensiero articolato e diverso, per concentrarsi in un cinguettio, un twitt appunto, appuntito e velenoso come la freccia sulla cer-
bottana. Semplicemente e unicamente fascista. Un’enfasi morale capace di far scordare che battendo il petto agli altri non è ancora sufficiente per dire che siamo bravi noi. Bisognerà ricordarlo ai partiti, prima che ci chiedano il voto, per ricordare loro che dare del fascista agli altri non è ancora sufficiente per capire quale sia il progetto di governo in ambito economico, culturale, sociale. Insomma, la rotta per portare al largo il Paese. Chiedere la fiducia al cittadino senza dirgli i perché dovrebbe concederla è da presuntuosi… pardon, da fascistelli. Un tempo lo avrebbero chiamato culto della personalità o mito del super uomo. Di questi tempi, dove in giro ci sono troppi ometti, difficile vederne uno super. Magari si mettono insieme, per farne uno collettivo. Ma la logica è sempre quella. Un tantino fascistella.• Tse Tse
... e io pago!
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