Economia Veronese

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ECONOMIA VERONESE bimestrale n. 5 - Anno 9 - Dicembre 2010 - Editore Apiservizi S.r.l. - Verona, Via Albere 21/C - Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% CNS VR- D.L. 353/2003 (conv. in L. - 27/02/2004 n 46) art. , comma 1 DCB VERONA - 2,58 Euro

Scatolificio Pozzi Mollificio Adige Digicar Falegnameria Cereghini Marmobon Fast Ricami Saladine Incontro con Flavio Tosi


PUBBLICITA’ UNICREDIT


sommario Anno 9 - Numero 5 - Dicembre 2010 Rivista bimestrale promossa da

DIRETTORE RESPONSABILE Cirillo Aldegheri EDITORE

REDAZIONE c/o APINDUSTRIA Verona Via Albere, 21 - 37138 Verona

APISERVIZI S.r.l. Via Albere 21/C - 37138 Verona SEGRETERIA DI REDAZIONE Tosca Lucchini Cinzia Trussardi

Tel. 045 8102001 Fax 045 8101988 economiaveronese@apiverona.net GRAFICA E STAMPA Centro Stampa Cerea - Verona FOTOGRAFIE Ennevi - Archivio Apindustria

Registrazione Tribunale di Vr n. 1234 del 22 marzo 2000 Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (con. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1, DCB Verona Pubblicità raccolta in proprio

Editoriale

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Fare Etica che impresa

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Scatolificio Pozzi

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Consiglio Nazionale APID

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Mollificio Adige

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Internazionalizzazione PMI

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Falegnameria Cereghini

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Basilica di San Zeno

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Digicar

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Operazioni con Paesi Black List

54

Marmobon

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Indagine Apivenetofidi

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Fast Ricami

26

Club Energia Apindustria

59

Saladine

30

Salute e sicurezza nei lavori d’ufficio

60

Flavio Tosi

36

Disclina dei rapporti di lavoro

62

Premio Verona Giovani

40

Il Punto

65

inserzionisti Unicredit Group Banco Popolare Gruppo Bancario Albrigi Tecnologie Samo

Banca di Verona

Areatech Consorzio Zai Banca IFIS Gruppo Argenta Mondoesa Adige

Santo Passaia Vecomp Folli Sistemi Cattolica Previdenza

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Viani Assicurazioni Autoteam Renault Verona Fiere



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a Camera di Commercio di Verona ha presentato, con tempestività, i primi dati e le valutazioni sull’anno 2010. Il peggio sembra passato ma la ripresa resta fragile è la sintesi, condivisibile, con la quale Giovanni D’Alessio sul quotidiano L’Arena ha analizzato: • sia la comparazione degli ultimi due anni tra imprese attive/cessate (attualmente 99.715 con un calo dello 0,4%); • sia i dati ricavabili dagli indicatori congiunturali, in recupero rispetto al 2009 ma ancora negativi sul 2008 ( aumenta l’export del 9% sul primo semestre 2009, con il ritorno dei paesi europei – Germania in testa – quali principali mercati di riferimento); • sia soprattutto le risultanze derivanti dal mondo dell’occupazione (la disoccupazione è salita al 4,7% della forza lavoro, con diminuzione del ricorso alla Cassa Integrazione Ordinaria – strumento per ammortizzare temporanee situazioni di criticità del mercato – ma, in controtendenza, forte ricorso alla Cassa Straordinaria, che risponde invece a logiche di riorganizzazione e ristrutturazione aziendali, preludio quasi sempre a licenziamenti). Considerazioni che ognuno di noi, pur nei diversi ambiti, ha avuto modo di valutare e riscontrare nella propria attività. Il tema su cui interrogarci è il domani, un 2011 che è alle porte (abbiamo serie difficoltà purtroppo ad immaginare programmazioni a più lungo termine) e i cui primi segnali sembrano replicare il trend attuale. Il prossimo anno sarà ancora difficile per la nostra economia e, in questo quadro, il Lavoro e l’Occupazione ne costituiscono il vero Problema. Nonostante infatti alcuni Paesi manifestino segnali di ripresa, diversi analisti economici ed autorità governative sostengono che nuovi ed inquietanti segnali d’allarme sono all’orizzonte e che bisogna prestare loro molta attenzione. Nei prossimi mesi il rallentamento della recessione mondiale dovrebbe raggiungere il culmine: due – ancora una volta – i pericoli principali, i debiti (sia pubblici che privati) ma soprattutto la paura che, come sappiamo, oggi abbondano nel mondo finanziario. In questo momento, quando ci sarebbe bisogno di una forte scossa da parte del Governo, di una risposta concreta alle richieste delle PMI (purtroppo sempre le stesse da molti anni), voglio comunque dare segnali di fiducia e coraggio. Le aziende sono state sempre unite e nello stesso tempo molto attente a quanto accade nel loro mondo: hanno già individuato nella qualità e nell’innovazione, costruite giorno per giorno, gli anticorpi a questa crisi. Mi piace anche sottolineare la propensione delle nostre associate all’export, a conferma che uscire dai confini nazionali per affrontare i mercati esteri è una nostra prerogativa e può essere la chiave di volta. Si avvicina il Natale, il giorno più bello e magico dell’anno. Mentre tutto si colora d’oro e d’argento, e tutto intorno si illumina di mille luci, formulo anche a nome dell’Associazione, l’augurio che si possa accendere una luce nel cuore di chi ci sta intorno e di colorare la vita delle persone in difficoltà, regalando un sorriso sincero agli amici e donando un abbraccio caloroso a chi amiamo. Buon Natale e Buon 2011.

Arturo Alberti

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on per tutti c’è una seconda opportunità e non sempre, poi, quando una nuova chance si presenta, viene sfruttata appieno. La storia dello Scatolificio Pozzi e della sua seconda vita dimostra, invece, come sia possibile cogliere il meglio dalle situazioni e reinventarsi. Si è passati infatti da un’azienda in procinto di essere smantellata a un’altra che oggi, con 35 dipendenti, fattura oltre 6 milioni di euro. E continua a crescere: si stima che a fine 2010 si registrerà una crescita

Giovanni Lupatoto, a Palazzolo di Sona e, infine, a Trevenzuolo. Un percorso non dei più agevoli, che si è snodato tra onerosi investimenti in tecnologie e importanti interventi di riqualificazione del personale. Obiettivi primari del “nuovo” scatolificio erano il raggiungimento di soddisfacenti livelli di remuneratività e la costituzione di una solida base di clienti, fidelizzati grazie all’elevata qualità di prodotti e servizi e all’efficienza e tempestività nell’esecuzione degli ordini. «Utili al perseguimento dei nostri scopi – prosegue Battistoni – si sono rivelati sia il completo rinnovamento dell’impiantistica, sia l’adozione di un’organizzazione interna atta a tenere sotto controllo i costi di produzione in ogni passaggio della filiera. Era poi necessario procedere alla razionalizzazione del mansionario e alla realizzazione di un sistema informatico in grado di supportare il lavoro degli addetti e l’evoluzione della gamma dei prodotti. Oggi i macchinari che possediamo sono all’avanguardia nel settore e in grado di consentirci

UN’IMPRESA CON I FIOCCHI del 6% dei volumi prodotti rispetto al 2009. «La consapevolezza di operare nell’ambito di un settore a elevata competitività – evidenzia Marco Battistoni, amministratore unico dello Scatolificio Pozzi – ha imposto, agli inizi degli anni ’90, scelte ineludibili. Si è resa necessaria una cura drastica con revisione dell’assetto aziendale e riordino delle priorità: non solo volevamo rimanere sul mercato ma intendevamo mantenere, e se possibile incrementare, quelle opportunità di reddito e di occupazione che si erano generate sul territorio». Non è stato semplice assicurare la sopravvivenza dello Scatolificio e riportare ad alti livelli l’attività fondata da Pozzi, nel lontano 1950, in un piccolo spazio accanto alla Basilica di San Zeno a Verona e soggetta poi a numerosi trasferimenti di sede: prima in ZAI, in seguito a San

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il controllo immediato di ogni fase della singola commessa». Progressivamente, grazie al costante aggiornamento degli impianti, molti dei quali interamente realizzati o adattati all’interno dell’azienda, lo Scatolificio Pozzi si è potuto specializzare, affiancando alla produzione degli imballi più elementari e di diffusa utilizzazione (di colore avana o bianco e di tutte le dimensione, ovvero grandi, medi e piccoli formati), quella dei fustellati, e degli imballaggi personalizzati e dalle varie colorazioni. Il tutto proseguendo nella scia di quella tradizione di affidabilità e qualità del servizio che, fin dalle origini, ha portato questa impresa a distinguersi rispetto alla concorrenza. L’incremento continuo dei margini di profitto ha consentito, innescando un circolo positivo, di destinare cifre consistenti all’innovazione tecnologica e alla crescita del grado di managerialità degli addetti, periodicamente impegnati in corsi di formazione e aggiornamento. Anche la scelta di Trevenzuolo per la nuova

più adeguata sede aziendale (1999) è stata frutto di attente valutazioni e di “calcoli” strategici. L’ampia superficie coperta e la grande disponibilità di spazi adiacenti, hanno consentito di poter organizzare al meglio i reparti di lavorazione e si sono rivelate fondamentali, ad esempio, per garantire alla clientela il servizio di stoccaggio a magazzino con consegne programmate, assicurate da una pronta evasione con mezzi propri. «Oggi infatti – sottolinea Battistoni – siamo in grado di soddisfare le richieste dell’acquirente con una tempestività che non ha riscontri nel settore. Di sicuro non oltre le quarantotto

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ore». «A Trevenzuolo – continua Battistoni – abbiamo sviluppato una serie innumerevole di nuove offerte per i nostri clienti. Siamo in grado di garantire una progettazione grafica accurata e una qualità di stampa elevata, non limitandoci solamente a riprodurre fedelmente marchi e grafiche esistenti, ma sviluppando e proponendo soluzioni nuove e alternative mirate al raggiungimento del prodotto ideale. Grazie a macchinari come l’impianto di colorazione (quadricromia) e il nuovo plotter per la realizzazione dei prototipi di fustellato, effettuiamo le fasi più strategiche di lavorazione al nostro interno, sotto il nostro diretto controllo». Scatolificio Pozzi ha davvero


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saputo dar concretezza concrete nella maniera più compiuta aal progetto individuato dalla filoso losofia aziendale più al passo con i tempi: il segreto sta nel proporre proporrr soluzioni personalizzatee nel realizzare sonalizzate, prodottii ad hoc per il cliente, aassicurandogli la cura dell ’ dell’attuazione e del controllo m minuzioso delle singole fasi fasi, dalla progettazione alla acc accurata verifica del pprodotto finale nale. E per proiettarsi con suc ccesso ne successo nel futuro è bene, si sa, con nsolidare il legame con la consolidare tradizione e. Scatoli tradizione. Scatolificio Pozzi ricorda di cont tinuo il nnesso importante continuo che lo leg ga alla su lega sua storia e che ha contraddi istinto il suo percorso, efcontraddistinto ficaceme cacemente sintetizzato nella presentazio sentazione del volume realizzato per cele celebrare i 60 anni di attività.

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Viene qui sottolineato: “Sono 60 gli anni di passione e di evoluzione. Tante le mani che hanno stretto contatti, concordato tempi e consegne, progettato, creato, programmato, lavorato e organizzato, scatole e imballi di tutte le forme e misure. Anche al più semplice degli imballi, molte persone hanno dedicato tempo e passione... Pozzi celebra questo momento non come una scatola chiusa, ma come una scatola aperta. Una scatola dove fantasia e immaginazione fuoriescono libere e vi conducono in un mondo che mai avreste immaginato di trovare. Benvenuti in un universo fatto di carta, colori, scarti e tanta creatività”. «In questa riflessione – sottolinea Battistoni – abbiamo tentato di racchiudere cosa significhi per noi fare ed essere impresa, il nostro quotidiano impegno a soddisfare, mantenendo sempre gli standard qualitativi più elevati e tempi di consegna certi, le esigenze di tutta la clientela, vecchia e nuova. L’ingrediente segreto nella nostra ricetta del successo sono senza dubbio i 35 dipendenti (abbiamo un bassissimo livello di turnover) dello Scatolificio, legati all’impresa da orgoglioso senso di appartenenza, con i quali condividiamo sempre strategie e risultati, e che

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incrementano costantemente le loro professionalità con attività di formazione programmate (oltre 1000 ore/ anno)». La crescita di Scatolificio Pozzi non va certo valutata soltanto nei termini degli aumenti della produzione, anche se di per sé tali dati risultano già estremamente significativi, considerata la difficile congiuntura dei sistemi economici e produttivi. Basti pensare che nel 2006 si è registrato un incremento di circa il 18% sul 2005, del 6,30% nel 2007, del 4,61% nel 2008, dell’1,15% nel 2009 e, in previsione sulla base degli andamenti correnti, nel 2010 la crescita sarà circa del 6%. «Sono segnali incoraggianti – ammette Battistoni – che ci confortano sulla bontà delle scelte compiute e

Scatolificio SEDE AMMINISTRATIVA Via S.Pierino, 20 37060 Trevenzuolo (Verona) Tel. 045 6680072 Fax 045 6680087 PRODUZIONE Scatole, espositori e imballi speciali in cartone ondulato ANNO DI FONDAZIONE 1950 AMMINISTRATORE UNICO E RESPONSABILE COMMERCIALE Marco Battistoni RESPONSABILE AMMINISTRATIVO E ORGANIZZATIVO Silvia Zanoni

ci premiano per la coerenza con cui abbiamo perseguito gli impegni assunti. Ma c’è di più. A testimoniare il nostro valore vorrei ricordare i diversi riconoscimenti, a tutti i livelli, che abbiamo ottenuto: l’azienda è infatti autorizzata a produrre imballi utilizzando i marchi GIFCO-COMIECO e RESY che attestano la qualità e riciclabilità di tutte le materie prime utilizzate nel processo produttivo. Dal 2000, poi, la Pozzi si fregia della UNI-EN/ISO 9001, la ben nota certificazione del “sistema qualità”». Traguardi importanti per una realtà che, come Battistoni ha sottolineato in più riprese durante il nostro colloquio, opera a partire da “materiali poveri”, ricchi tuttavia di potenzialità che, solo grazie alle cure di un personale altamente specializzato e all’uso di macchinari P o z z i S . r. l . al top della gamma, possono essere attualizzate. RESPONSABILE PRODUZIONE Giacomo Dolci

RESPONSABILE PROGETTAZIONE Valentina Carlini FATTURATO 2009 6 milioni e 200 mila euro SUPERFICIE AZIENDALE Totale: 24.500 mq Coperta: 11.000 mq RISORSE UMANE Addetti: 35 SITO INTERNET / E-MAIL www.scatolificiopozzi.it info@scatolificiopozzi.it

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MOLLIFICIO ADIGE S.p.A Componenti elastici di alta qualità per ogni esigenza

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lessibilità, esperienza, professionalità, capacità innovativa. Sono questi i punti di forza del Mollificio Adige S.p.A., azienda costituita nel 1955 grazie all’intraprendenza dei due fondatori, gli amici Stefano Gatteri e Guerrino Breoni. Ubicata nella zona industriale di Verona sud, l’azienda si occupa della produzione di molle (tecnicamente componenti elastici) per qualsiasi applicazione, dalle grandi produzioni industriali, fino alla meccanica di precisione, nei più svariati settori: da quello mec-

canico a quello agricolo, dall’elettronico all’edile, dall’automobilistico al medicale e all’alimentare: «Quello che noi produciamo sono componenti indispensabili ma invisibili, che permettono alla macchina di poter compiere il proprio lavoro – spiega Stefano Gatteri, nipote omonimo del fondatore e attuale responsabile dell’area commerciale. Dalle classiche molle a compressione o a trazione, fino alle più complesse a torsione e sagomate, si tratta comunque di componenti che rientrano nella vita comune di tutti noi, perché qualsiasi apparato si utilizzi, nella stragrande maggioranza dei casi per poter funzionare ha bisogno di una molla». Il Mollificio Adige, con oltre 55 anni di attività, può vantare una

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maturità e un’esperienza pressoché unica nel proprio settore, inserendosi in un target medioalto di produzione: «I componenti elastici che escono dalla nostra impresa sono esaminati al 100% attraverso sofisticati software di controllo e vengono realizzati sfruttando macchine e materiali di ultima generazione – spiega Sergio Breoni, figlio del fondatore e attuale responsabile della produzione –. Tutto questo ci pone nel nostro settore come un’azienda di livello top, che guarda soprattutto alla qualità più che alla quantità. Nel nostro comparto l’affidabilità di quello che produciamo è fondamentale oltre che indispensabile, ed è questa la nostra arma vincente». In un periodo di crisi particolar-


profili mente sentito come questo, infatti, l’azienda guidata oggi da Pierluigi Gatteri e Sergio Breoni, ha superato agevolmente le difficoltà, decidendo inoltre di investire in ulteriore innovazione e ampliamento dell’impresa, acquistando nuovi macchinari che hanno aperto al mercato estero: «Molti nostri concorrenti non hanno saputo resistere a questo calo di commesse generale a causa del continuo perseguimento della quantità a scapito della qualità – sostiene Pierluigi Gatteri –. Per noi la crisi, invece, è stata vissuta come un’opportunità che ci ha indirizzati verso produzioni che raramente avevamo affrontato, ottimizzando al tempo stesso la struttura produttiva con macchinari di ultimissima generazione». Cura del rapporto con la clientela, tempi di risposta rapidi e il dinamismo sono altri motivi che spiegano il successo raggiunto dal Mollificio Adige in questo primo mezzo secolo di attività, come sottolinea Sergio Breoni: «L’elevata competitività dell’attuale mercato richiede prodotti con eccellenti requisiti qualitativi, competenza, affidabilità, miglioramento continuo nel servizio al cliente, capacità di offrire soluzioni personalizzate. Solo sfruttando appieno le opportunità derivanti dalla gestione e dal monitoraggio delle inefficienze, siamo riusciti a stare al passo con le esigenze del mercato. Noi produciamo molle, ma sappiamo anche fornire ai nostri interlocutori un’esperienza unica nel settore, che vuol dire consulenza e forte capacità di problem solving». A testimonianza della centralità di questi temi, l’azienda ha soddisfatto i più severi standard qualitativi ottenendo dal prestigioso ente TÜV la certificazione

alla norma UNI/ISO 9001:2008: «Siamo – prosegue Gatteri – e vorremo esserlo sempre più, tra i fornitori di riferimento per alcune tra le più importanti aziende italiane e straniere». Altro particolare aspetto tenuto in grande considerazione dalla dirigenza del Mollificio Adige riguarda la formazione e la tutela del personale, su cui si è molto investito negli anni: «Collaboriamo con numerosi istituti professionali del territorio allo scopo di

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formare al meglio la forza lavoro del futuro e avvicinare gli studenti più volenterosi al mondo del lavoro. Questo è uno strumento che deve essere sfruttato al pieno delle sue potenzialità, perché il nostro tessuto economico ha bisogno di professionalità e operosità, caratteristiche che spesso non vengono acquisite sui banchi, ma direttamente nelle aziende. Lo stage soddisfa questa esigenza delle imprese e ci permette di conoscere da vicino quello che potrebbe essere in futuro un nostro nuovo collaboratore», spiega Stefano Gatteri. Il futuro del Mollificio Adige passa attraverso un ampliamento della struttura attuale con l’acquisizione di nuovi spazi e con l’apertura sempre più spinta verso i mercati esteri: «Investimenti in innovazione e crescita aziendale corrono sullo stesso binario. Non può esistere una senza l’altra e viceversa – conclude Pierluigi Gatteri –. Questo è il motivo per cui non ci piace stare fermi e attendere che la crisi passi o che le grandi aziende italiane ricomincino a produrre con i ritmi di qualche anno fa. Chi ha atteso questo ha chiuso i battenti, mentre chi ha investito ha trovato nuovi canali, nuovi mercati e ha amplificato il suo marchio di qualità. Noi ci troviamo in quest’ultima situazione e siamo convinti che solo mantenendo questo standard, solo puntando a un prodotto sempre più performante e affidabile potremmo approdare stabilmente oltreconfine e proseguire nel nostro percorso di crescita».

Mollificio Adige S.p.A. SEDE AMMINISTRATIVA Via Schiaparelli, 25 ZAI 37135 Verona Tel. 045 504444 Fax 045 504664

RESPONSABILE TECNICO Sergio Breoni

PRODUZIONE Molle e componenti elastici metallici (in filo con diametro da 0,20 a 20 mm)

RESPONSABILE QUALITÀ P.i. Paolo Menegazzi

ANNO DI FONDAZIONE 1955 TITOLARI Pierluigi Gatteri e Sergio Breoni RESPONSABILE PRODUZIONE Sergio Breoni RESPONSABILE COMMERCIALE Dr. Stefano Gatteri

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RESPONSABILE AMMINISTRATIVO Rag. Liliana Gatteri

FATTURATO 2009 2 milioni e 400 mila euro SUPERFICIE AZIENDALE Totale: 3.000 mq Coperta: 2.000 mq RISORSE UMANE Addetti alla produzione: 12 Impiegati: 6 SITO INTERNET / E-MAIL www.adige-molle.it adige@adige-molle.it



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uella della Falegnameria Cereghini è una storia che ha origine in tempi lontani. Una storia che continua e vede al timone dell’azienda la terza generazione che, con grande lungimiranza, ha saputo adeguare la produzione alla dinamica domanda del mercato. Gli esordi risalgono alla prima metà degli anni ’20 del secolo scorso (1924) quando il

direzionale della Falegnameria, decise di dedicarsi alla produzione di strutture per il divertimento e di case mobili utilizzando il legno, materiale che rappresenterà da qui in avanti il leit-motiv dell’azienda.

dell’offerta della Falegnameria. Nei primi anni ’60, approdò poi alla costruzione di imballaggi lignei, utilizzati dalla locale industria del marmo (Domegliara è al centro di un importante distretto italiano di lavorazione dei materiali lapidei), e di strutture lignee di piccola dimensione. È il primo passo di una riconversione che nel 1985, con l’ingresso in azienda dei figli Alberto

COME COSTRUIRE CASE SARTORIALI IN LEGNO patriarca della famiglia, Alberto Cereghini, nei locali dell’attuale sede

Una scelta vincente che trasse nuova linfa grazie alle intuizioni del figlio Fabio. All’inizio degli anni ’50 lo sviluppo edilizio procedeva a ritmi serrati per la ricostruzione degli immobili distrutti o danneggiati durante il conflitto bellico: Fabio pensò così di reindirizzare l’attività dell’impresa di famiglia, specializzandosi nella realizzazione di serramenti, “pezzo forte”

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e Monica, portò la Falegnameria Cereghini a rivolgere progressivamente la propria attenzione alla sola costruzione di edifici in legno. All’inizio degli anni ’90, quindi solo vent’anni fa, alla realizzazione di pergole e/o porticati si aggiunse la produzione di casette da giardino e bungalow, privati o per campeggio (siamo nei pressi di quel grande polo turistico che è il


profili Lago di Garda). Questo è lo startup dell’attuale specializzazione dell’azienda: creare case in legno. Si tratta di una naturale evoluzione delle professionalità acquisite in oltre ottant’anni di lavoro, nel corso dei quali i Cereghini hanno sviluppato una straordinaria dimestichezza nell’utilizzo del materiale ligneo (prevalentemente abete naturale). «Per consolidata tradizione – sottolinea Alberto Cereghini – il nostro obiettivo è la soddisfazione del cliente e il nostro massimo impegno è quello di fornirgli un prodotto conforme alle sue esigenze e aspettative. Ideare per ciascuno “la casa dei suoi sogni” è il principio che caratterizza il nostro fare impresa. Con le residenze private, firmate Cereghini, vogliamo proporre delle costruzioni in cui vengono esaltate le caratteristiche di naturalità, costruzioni che consentono risparmio energetico, che assicurano assenza di muffe e riparo dalle radiazioni elettromagnetiche. Il tutto, ovviamente, a partire dall’ottima qualità dei materiali utilizzati e dalla professionalità del nostro staff». Il legno, dunque, simbolo di uno stile del vivere e dell’abitare più in sintonia con la natura. Al netto del costo del terreno, del progetto e delle pratiche burocratiche, la casa della Falegnameria Cereghini, chiavi in mano, ha un prezzo altamente competitivo rispetto a quella in cemento armato e forati: all’incirca 1.300 euro/mq. Al di là del costo, che non vuole rappresentare comunque l’unico parametro secondo cui valutare i diversi sistemi realizzativi di una residenza, va detto che una nostra

casa in legno può avere una impronta davvero “sartoriale”: verrà adattata in tutto e per tutto non solo alle specificità del terreno e del territorio, ma anche alle particolari esigenze di chi la commissiona e, quindi, la utilizza. «La scelta di continuare a denominare la nostra azienda “Falegnameria” – prosegue Alberto Cereghini – vuole rimarcare la cura artigianale, la filosofia del fare “su misura”, con cui seguiamo ogni minimo dettaglio dell’abitazione, a partire, ad esempio, dalle pareti, costituite da strati sovrapposti di tavole di abete, solidarizzate meccanicamente con chiodi d’alluminio grippati in strati incrociati a 90°. Questo sistema costruttivo comporta indubbi vantaggi: si ottiene una parete lignea massiccia, ecologica, eccezionalmente robusta. Gli elementi che la compongono sono facilmente lavorabili e possono raggiungere dimensioni ragguardevoli, basti pensare che con la tecnica Block House (questo il nome del metedo usato anche dai Cereghini), nata nel XV secolo e ampiamente utilizzata in Alaska, Canada, Nuova Zelanda e Sud Africa, si possono realizzare edifici di 7 piani. Si ottengono ambienti pregevoli dal punto di vista estetico e con proprietà acustiche e termiche eccellenti. A tutto ciò va ad aggiungersi che il legname da noi utilizzato proviene da foreste in cui è garantita la costante sostituzione delle piante abbattute». Oggi, con i miglioramenti apportati da Cereghini al sistema Block House (o anche Blockbau), vengono utilizzate travi squadrate che presentano sui lati di dicembre 2010

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contatto delle nervature a incastro: così la grossolana intaccatura è divenuta un giunto complesso che collega le travi in maniera più rigida, eliminando la formazione di interstizi e preservando la struttura da eventuali passaggi di aria e/o acqua. «Vede – conclude Alberto Cereghini – il perfezionamento di questa tecnica ci facilita nella ideazione immediata di un primo progetto che rispetti la tipologia di casa che il cliente intende realizzare. Questo viene poi rielaborato in maniera particolareggiata dai validi professionisti che collaborano con noi. Si passa in seguito alla realizzazione dei vari componenti essenziali per la solidità dell’abitazione e si valuta il corretto incastro dei singoli elementi che tagliamo e rifiniamo utilizzando macchine e impianti d’avanguardia, a controllo numerico. Il nostro centro di produzione, voluto da mio padre Fabio negli anni ’60, ha sede a Volargne e, nello spazio disponibile, razionalizzando le singole attività, riusciamo a lavorare anche 3 mila mc di legno all’anno». La Falegnameria Cereghini, forte di un solido bagaglio di esperienze, si rivela azienda leader nel settore. Tra le abitazioni a marchio Cereghini, alcune spiccano per la loro forma

singolare come, ad esempio, il Galeone, un edificio a telaio che riproduce nelle forme un antico galeone. Ma anche nelle tipologie più tradizionali le realizzazioni della Falegnameria si distinguono per la qualità, si tratti di solide coperture di edifici produttivi (come quella della Casa Vinicola Farina di Pedemonte (Vr), ampliata di recente) o di eleganti ville con piscina. Tutte le strutture Cereghini, residenziali o produttive in legno, si rivelano essere solide, resistenti e nel contempo consentono un notevole risparmio sui costi di gestione (riscaldamento, etc.).

F a l e g n a m e r i a C e r e g h i n i S . r. l . SEDE AMMINISTRATIVA Via Del Pontiere, 4 37015 Sant’Ambrogio di Valpolicella (Verona) Tel. 045 6861270 Fax 045 6862161 SEDE PRODUTTIVA Via Vegri, 346/B 37020 Volargne (Verona) PRODUZIONE Edifici ecologici in legno a basso consumo energetico e strutture in legno ANNO DI FONDAZIONE 1924 TITOLARI Monica e Alberto Cereghini

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RESPONSABILE PRODUZIONE E QUALITÀ Alberto Cereghini RESPONSABILI UFF. TECNICO Andrea Valentino e Stefano Dian RESPONSABILE AMMINISTRATIVO Monica Cereghini FATTURATO 2009 2 milioni di euro SUPERFICIE AZIENDALE Totale: 7.000 mq Coperta: 1.200 mq RISORSE UMANE Addetti alla produzione: 7 Impiegati: 2 SITO INTERNET / E-MAIL www.falegnameriacereghini.com info@falegnameriacereghini.com



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DIGICAR CAR

®

PARTNER INDISPENSABILE

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hi utilizza un veicolo industriale, sia esso un camion o un mezzo per il movimento terra, sa che in provincia di Verona esiste un punto di riferimento importante per quanto riguarda i ricambi e gli accessori del proprio compagno di lavoro. Stiamo parlando di Digicar, l’azienda che da oltre 30 anni si occupa della distribuzione di questi componenti, fornendo alla propria clientela un servizio di assoluta efficienza e qualità. L’impresa nasce nel 1979 come piccola commerciale di ricambi per il settore dell’autotrasporto pesante, coinvolgendo soprattutto il mercato provinciale. Accanto alla rivendita nasce negli anni anche un reparto produzione, dove vengono tuttora confezionati prodotti per l’arredamento di cabine, come fodere e copri cofano. Nel 2007 subentra al timone di comando Walter Sordi, attuale amministratore delegato: «Quello che ci differenzia rispetto alla concorrenza e che ha sempre contraddistinto la Digicar fin dalla sua nascita, è il rapporto che si in-

staura tra i nostri agenti e il cliente, un rapporto di fiducia e stima reciproca, che diventa molto spesso occasione di consulenza, più che di vendita di un prodotto. Questa è una filosofia che è sempre stata cu-

rata nel dettaglio e che antepone la qualità alla quantità. Non è un caso se i nostri agenti, sparsi in tutto il territorio nazionale, rimangono con noi fino al pensionamento, creando una rete di rapporti che poi difficilmente va a spezzarsi». Tuttavia non basta un ottimo reparto vendita per fare grande un’impresa, occorrono anche altre peculiarità, come spiega lo stesso Sordi: «Quello che proponiamo è un prodotto di indiscussa consistenza, destinato ad un target medio-alto. Ogni strumento, ricambio, detergente, dalla più piccola lampadina al più grande dei ricambi, viene minuziosamente te-

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stato dal nostro centro di controllo qualità, prima di essere commercializzato con il marchio Digicar. Molto spesso siamo costretti a rinunciare ad alcune produzioni dai costi molto appetibili proprio perché non superano i nostri test, ma questo è un meccanismo che ha sempre rafforzato la fiducia della clientela e ha saldato quel rapporto di cui parlavamo prima. Le due cose devono andare di pari passo: ottimo prodotto e forte reparto vendite». Digicar, oltre alla sede principale di Villafranca, ha altri tre punti vendita e di distribuzione a Perugia, Livorno e La Spezia. Occupa oltre 30 collaboratori e oltre 80 venditori, per un fatturato in controtendenza rispetto alla crisi. Questo, infatti, è cresciuto di oltre il 15% rispetto allo scorso anno, assestandosi sui 10,6 milioni di euro: «Oltre a un forte orientamento al cliente e alla qualità dei prodotti, stiamo investendo sulla velocità di consegna e per questo motivo abbiamo in cantiere l’acquisizione di nuovi spazi per poter


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E PER L’AUTOTRASPORTO ampliare il magazzino ed essere più competitivi anche su questo fattore. L’insieme di tutto questo crediamo porterà a un’ ulteriore espansione del mercato che ci vedrà sbarcare, per la prima volta, in alcuni stati europei. Oltre a questo intendiamo rafforzare ulteriormente la nostra rete di vendita, fornendo tutti gli agenti di nuovi strumenti tecnologici per la presentazione dei prodotti. Un progetto che migliorerà oltre all’immagine di professionalità, anche la qualità della presentazione, fornendo maggiori dettagli e informazioni al cliente». Accanto alla rivendita dei ricambi, una significativa fetta di fatturato è data dal reparto tuning, dove la Digicar può ritenersi all’avanguardia come proposte di catalogo: «La cabina di un camion è il luogo dove un autotrasportatore passa gran parte della propria vita, diventando una vera e propria seconda casa. Per questo motivo il fatto di renderla più vivibile è molto importante. Più pratica o anche semplicemente più bella è un’esigenza che abbiamo riscontrato spesso tra i nostri clienti. Ecco spiegato questo ramo aziendale, dove cerchiamo di portare tutte le novità provenienti dalle fiere di settore del resto del mondo. Basti pensare che la nostra azienda è stata la prima in Italia a proporre le lampade a led per autocarri. Era il 2007

e quello che all’epoca sembrava un azzardo, oggi è considerata la tecnologia del futuro nel campo dell’illuminazione». Dello stesso ramo fa parte anche il piccolo reparto di produzione interno, un fiore all’occhiello dell’impresa, considerando che ormai tutto viene confezionato nell’estremo oriente: «Siamo sicuramente in controtendenza da questo punto di vista – ha proseguito Walter Sordi –, ma riteniamo questo settore molto importante per i nostri clienti e per l’azienda stessa, e non è solo uno sfizio. Le nostre fodere e i nostri copri cofano hanno una marcia in più rispetto a quelli usciti dalle fabbriche cinesi o coreane. È il motivo per cui dicembre 2010

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profili la maggior parte dei conducenti di camion sceglie Digicar. Chi sceglierebbe per la propria casa dei mobili di cui non si conosce l’esatta provenienza e di cui non viene garantita la qualità? E poi non dimentichiamoci che qui possiamo personalizzare ciò che vogliamo, assecondando ogni esigenza del cliente». Nel punto vendita di Villafranca, oltre ai materiali tecnici e alla ricambistica, trova spazio anche tutto un reparto di strumenti e abbigliamento per il lavoro, compresa una linea dedicata alla sicurezza: «Per essere competitivi e puntare alla crescita è necessario offrire al cliente tutto quello di cui ha bisogno, senza costringerlo a cambiare continuamente fornitore a seconda del prodotto che cerca – ha concluso Walter Sordi –. Noi possiamo accontentare qualsiasi esigenza del settore dalla a alla z, garantendo professionalità, velocità e qualità».

Digicar S.p.A. a socio unico SEDE AMMINISTRATIVA E DEPOSITO CENTRALE Via Portogallo, 6 37069 Villafranca (Verona) Tel. 045 6338811 Fax 045 6338805 DEPOSITI E PUNTI VENDITA Perugia Via della Valtiera s.n. Collestrada (PG) Tel. e Fax 075 5997787 Fax 045 6338815 Livorno Via delle Cateratte 126 Zona P.le Zara Tel e Fax 0586 429197 Fax 045 6338816 La Spezia Via Bolano 20 S.Stefano Magra (SP) Aree Retroportuali Tel e Fax 0187 280063 Fax 045 6338817

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PRODUZIONE Arredamento interno per cabina camion Tappeti, fodere,copricofano ANNO DI FONDAZIONE 1979 TITOLARE Sordi Walter FATTURATO 2009 9 milioni 200 mila euro FATTURATO 2010 stimato 10 mioni e 600 mila euro SUPERFICIE AZIENDALE Totale: 5.000 mq Coperta: 3.000 mq RISORSE UMANE Collaboratori interni: 30 Collaboratori vendita: 80 SITO INTERNET / E-MAIL www.digicar.com info@digicar.com



profili

DIVERSIFICAZIONE E INNOVAZIONE I PUNTI DI FORZA DEL GRUPPO MARMOBON

N

el lontano 1961 Giuseppe Dal Corso, assieme ai fratelli, fa nascere, a Lugo di Grezzana, la sua azienda di lavorazione di materiali lapidei: oggi, ormai prossima a tagliare il traguardo dei 50 anni di attività e successi, Marmobon è diventata una realtà articolata, alla cui guida si trovano i figli del fondatore, Rita, Renato e Ilario. In una terra legata alla pietra e vocata alla trasformazione del marmo qual è la Valpantena, in un contesto tipico della PMI qual è quello della conduzione famigliare, la forza sta nel coniugare le tecnologie più moderne con le antiche culture artigiane e nell’affrontare il futuro valoriz-

zando la propria storia. Questo è quanto ha saputo realizzare Marmobon: partendo dalla produzione di zoccolini , è andata via via specializzando la sua offerta, adeguandosi con tempestività alle modificazioni dei mercati e alla domanda dell’utenza, nazionale e internazionale. «La capacità di adattamento della nostra azienda – sottolinea Daniele Dal Corso, laureato in Economia all’Università di Verona, rappresentante della terza generazione – è stata da sempre la sua carta vincente e le ha consentito,

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anche nella difficile congiuntura che ha caratterizzato il comparto negli anni passati, di superare l’asfissia». Marmobon ha saputo concentrare la propria attenzione sulla selezione dei mercati di sbocco della produzione, “riassettando”, in funzione di ciò, la propria organizzazione d’impresa. Nel 1987, così, accanto a Marmobon, si inserisce Idealmarmi, seconda società del gruppo, da subito distintasi per la spiccata tendenza all’innovazione di processo e di prodotto. Idealmarmi ricopre un ruolo da leader nel mercato per quanto riguarda la produzione di soglie e davanzali per la grossa distribuzione, in particolare su quello statunitense,


profili che, da solo, copre il 95% dell’intero fatturato realizzato dall’azienda (nel 2009, 1,5 milioni di euro). Quest’anno (2010), poi, ha preso il via una nuova avventura: è stata creata dai fratelli Dal Corso, Domos, una nuova società che opera nel campo della progettazione d’interni ed esterni e della consulenza e che prevede la collaborazione attiva dello staff della Marmobon con qualificati studi di architettura e di interior designers. Domos, che opera sia su scala internazionale che nazionale, offre un contributo del 50% al fatturato globale. Forte è ancora però la propensione a crescere, in special modo in mercati dove il Gruppo è già solidamente presente, quali, ad esempio, Stati Uniti, Francia, Olanda e Paesi dell’area del Golfo ed Estremo Oriente e in nuove aree (Russia, in primis) dove è in costante ascesa l’interesse verso i materiali lapidei, marmi e graniti. «Vede – sottolineano Rita e Daniele Dal Corso – ciò che ci distingue è la costante innovazione sia sul fronte delle tipologie produttive, sia su quello delle tecnologie. Per quanto riguarda il parco macchinari e impianti in nostra dotazione ci serviamo dei mezzi più all’avanguardia, adattati internamente alle esigenze aziendali ovvero alle nostre lavorazioni specializzate di marmi (nazionali e non) e di graniti (di pregio sia nazionali che esteri). L’offerta, poi, si è ampliata notevolmente, passando dai lavorati di marmo a quelli di granito da finitura (soglie, davanzali, zoccolini, listelli e piastrelle), fino ad arrivare a prodotti più raffinati (pavimenti, rivestimenti, etc.). Lavoriamo formati standard e formati speciali con finitura lucida, sabbiata levigata o spazzolata. La nostra azienda, inoltre, ci teniamo a ricordarlo, opera nel pieno rispetto delle norme ecologiche e degli standard qualitativi più rigorosi». «Siamo impegnati – spiega

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Daniele – anche in operazioni più complesse come la ristrutturazione e il restauro di immobili privati, pubblici e di culto. Notevoli soddisfazioni ci hanno riservato gli ottimi risultati conseguiti nel restauro di alcuni edifici ecclesiastici di Verona. Tra questi la Chiesa di San Fermo, dove ci siamo occupati del rifacimento dei pavimenti, degli altari e degli amboni; la Chiesa di Santa Maria Maddalena al Saval e la Chiesa Paradiso in Veronetta» tanto per citarne alcuni. Si tratta di scelte che consentono al Gruppo di operare in campi innovativi di applicazione dei materiali lapidei naturali e che dimostrano come le singole unità operative abbiano il controllo completo dell’intera filiera di lavorazione. Un assetto imprenditoriale, quello di Marmobon, che consente da un lato di monitorare i costi e dall’altro di garantire il massimo della qualità e affidabilità

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profili anche al cliente più esigente. La perfetta conoscenza delle caratteristiche, del comportamento e della resa dei materiali utilizzati nelle diverse fasi di lavorazione fanno di questa realtà imprenditoriale veronese un referente affidabile anche per ciò che attiene alla consulenza tecnica preliminare. L’azienda risponde con prontezza e professionalità alle particolari richieste della clientela, anche attraverso la proposta di servizi “chiavi in mano” che non si fermano, dunque, alla sola fornitura dei materiali, ma comprendono anche la posa in opera degli stessi attraverso professionisti di comprovata esperienza. Il 2002 segna un’altra tappa importante nel percorso di questa azienda, impegnata dall’anno precedente in ricerche e investimenti allo scopo di realizzare una nuova tipologia di finitura superficiale dei marmi: nasce Pantheon. Il sistema di lucidatura Pantheon è stato studiato appositamente per ottenere un effetto “cuscinato” su componenti da rivestimento come

piastrelle, greche, boiserie. Il risultato finale è di grande suggestione e si presta alla decorazione di ambienti eleganti, riproducendo i segni dell’usura del tempo donando singolari effetti di luce. «Con la realizzazione del nuovo Show Room presso la nostra sede di Lugo – aggiungono Rita e Daniele –, cui si affiancherà lo Show Room virtuale che ciascuno può visitare comodamente da casa collegandosi al nostro sito, abbiamo compiuto un ulteriore passo in avanti per essere in sintonia con i tempi, sempre attenti però a rimanere fedeli all’eredità del nostro passato e agli insegnamenti del nostro capostipite. L’attività di specializzazione che portiamo avanti da anni ci consente di guardare la futuro più prossimo con cauto ottimismo, essendo però convinti di aver sempre compiuto scelte mirate, che ci permettono di essere al riparo, anche se non del tutto, dalle oscillazioni congiunturali del settore lapideo e di quelle dei sistemi economici mondiali».

M a r m o b o n S . r. l . SEDE AMMINISTRATIVA Via Domenico da Lugo, 19 37020 Lugo di Grezzana (Verona) Tel. 045 8801029 Fax 045 8801644 PRODUZIONE Lavorazione marmi e pietra naturale ANNO DI FONDAZIONE 1961 TITOLARI Rita, Renato e Ilario Dal Corso RESPONSABILI PRODUZIONE E UFF. TECNICO Ilario e Renato Dal Corso RESPONSABILE COMMERCIALE Daniele Dal Corso

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RESPONSABILE AMMINISTRATIVO Rita Dal Corso FATTURATO 2009 DEL GRUPPO (Marmobon, Idealmarmi, Domos) 2 milioni e 500 mila euro SUPERFICIE AZIENDALE Totale: 8.600 mq Coperta: 3.800 mq RISORSE UMANE Addetti alla produzione: 17 Impiegati: 3 SITO INTERNET / E-MAIL www.marmobon.it www.idealmarmi.it marmobon@tin.it



profili

Rapidità e competenza nell’arte del ricamo

C

’è un’azienda a Verona

nel 1980, grazie ad una intuizio-

1990 nasce la Fast Ricami guidata

che da anni accompagna

ne del fondatore Giuseppe Fasoli:

oggi dai figli Luca Fasoli, attuale

le più grandi firme del

«Nei primi anni ’80 il mondo del

amministratore dell’azienda e dai

mondo della moda mondiale nel

ricamo era ancora poco svilup-

fratelli Cristina, Marco e Paolo.

loro percorso di crescita. Si tratta

pato e scarsamente presente sul

La rapidità nelle consegne, l’as-

della Fast Ricami, che si occupa

territorio. Partendo da questo pre-

sistenza al cliente e la forte spinta

della creazione e della realizzazio-

supposto decidemmo di investire

verso gli investimenti e l’innova-

ne di ricami per l’abbigliamento

in questo settore, seguendo anche

zione sono oggi i punti di forza

e le calzature. La sua storia parte

le esigenze di molti nostri clienti.

dell’impresa. «Abbiamo sempre

da un piccolo laboratorio di confe-

All’epoca fummo tra i primi in Ita-

creduto nella necessità di offrire

zioni per asciugamani e lenzuola

lia a possedere la tecnologia per ri-

al cliente tutta la consulenza di

fondata nel 1978 dai coniugi Fa-

camare sulle calzature, un processo

cui necessita – evidenzia Luca

soli Giuseppe e Cunego Rosa, da

particolarmente complicato. Poi,

Fasoli – pur lavorando per con-

cui prenderà in seguito il nome la

col tempo, allargammo sempre di

to terzi su progetti non redatti

prima attività. Il vero ingresso nel

più il nostro orizzonte, ottenendo

direttamente da noi. Questo ha

mondo dell’imprenditoria arriva

sempre risultati straordinari». Nel

fidelizzato i grandi marchi con cui

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dicembre 2010


profili collaboriamo, i quali hanno bisogno

il punto “palma”, il punto lungo, le

proprio lavoro e sul quale abbiamo

di qualità e rapidità, oltre che di una

paillettes e vari tipi di riempimento,

sempre puntato anche in momenti

assistenza competente e professio-

come il riempimento a raso, a punto

di difficoltà».

nale».

croce, a punto lanciato, utilizzando

Sulla situazione economica attua-

La Fast Ricami è in grado di rea-

la gommina per creare ricami in

le Giuseppe Fasoli ha un’opinio-

lizzare ogni tipo di ricamo nuovo,

3D, e riempimenti con punti spe-

ne precisa: «Ogni momento come

originale e unico, grazie alla ca-

ciali e sottofondo. Abbiamo anche

questo serve per bonificare il setto-

pacità creativa di Cristina Fasoli e

la possibilità di interfacciare tutto

re, se così possiamo dire, una sorta

del fratello Marco che partendo da

questo con il taglio laser, creando

di vaglio che premia chi ha lavorato

quello che il cliente fornisce, come

così nuovi effetti moda e fashion».

bene e punisce chi non ha saputo

foto, disegni, schizzi fatti a mano,

I settori di lavorazione della Fast

fare azienda. Per le imprese sane

o su qualsiasi altro supporto grafico

Ricami vanno dal pronto moda

questa può rivelarsi un’occasione

realizzano campioni esclusivi che

fino all’alta moda, passando per

importante ed è proprio per questo

valorizzano il capo e garantiscono

l’abbigliamento tecnico e sporti-

motivo che abbiamo deciso di inve-

all’azienda e alla propria clientela

vo: «Abbiamo attraversato crisi

stire e non di fermarci, acquistando

maggiori vendite. «Possiamo con-

importanti nel nostro campo, ma

recentemente nuove macchine per

tare, inoltre, su un ricchissimo ar-

la nostra flessibilità e preparazione

produzioni sempre più veloci e

chivio grafico di ricami per la moda

tecnica ci hanno sempre permesso

sempre più precise, ottenendo una

e punti speciali. Questo viene uti-

di superare le difficoltà e assestar-

qualità certificata dalle attestazioni

lizzato anche per fornire una serie

ci come punto di riferimento del

di fiducia della nostra clientela».

completa di applicazioni specifi-

settore. Grande importanza in tutto

Un settore di lavorazione partico-

che per creare decorazioni sempre

questo ha rivestito anche l’elevata

lare oggi per la Fast Ricami, che ha

all’avanguardia, servendosi di ef-

professionalità del nostro persona-

dato un ulteriore sviluppo e del qua-

fetti-punto particolari, come il pun-

le, accuratamente selezionato e for-

le si occupa Paolo Fasoli, è quello

to catenella, il punto a cordoncino,

mato per poter svolgere al meglio il

delle etichette in pelle e finta pelle

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profili utilizzate dai grandi produttori di

quantità di resi: «Per poter lavorare

la qualità o il servizio che diamo

jeans ed alta sartoria: «Ci siamo

con il target medio alto è necessa-

ai nostri clienti. Siamo all’avan-

specializzati in questi ultimi anni –

rio avere un’affidabilità altrettanto

guardia dal punto di vista tecno-

spiega Paolo Fasoli – anche in que-

elevata ed è per questo che i ma-

logico e della programmazione,

sto comparto, che prevede un lungo

teriali che utilizziamo vengono te-

abbiamo i mezzi, le capacità e le

percorso di studio e progettazione

stati e controllati con estrema cura,

attitudini per risolvere in fretta

prima di arrivare al prodotto finito.

così come viene verificato il pro-

ogni vostro problema, con l’en-

Sempre più spesso, infatti, i marchi

dotto finito nei minimi dettagli». Il

tusiasmo e la competenza che da

più prestigiosi dell’abbigliamento

mercato del settore prevede per il

sempre ci contraddistinguono».

vogliono identificarsi con un’eti-

prossimo futuro un aumento delle

chetta unica, che rispecchi la quali-

commesse dovuto alla riduzio-

tà del capo. Per questo si utilizzano

ne dell’offerta, e la Fast Ricami è

mezzi e tecniche sempre più sofi-

pronta per la nuova sfida: «Il nome

sticate, con risultati di elevatissima

FAST infine non è stato scelto a

finitura. Anche in questo settore of-

caso, siamo abituati a lavorare

friamo al cliente tutta l’assistenza

e consegnare la merce in tempi

necessaria per arrivare a un prodot-

brevissimi senza che ne risenta

to accattivante e durevole». Tutta

F a s t R i c a m i S . r. l .

la produzione della Fast Ricami è sottoposta a un rigido controllo di qualità, che avviene sia durante che al termine di ogni lavorazione, riducendo praticamente a zero la

SEDE AMMINISTRATIVA Via Veneto, 3 37060 Lugagnano di Sona (Verona) Tel. 045 8680344 Fax 045 984800 PRODUZIONE Ricamo pronto moda, abbigliamento, etichette ANNO DI FONDAZIONE 1990 TITOLARI Luca e Cristina Fasoli RESPONSABILE PRODUZIONE Luca Fasoli RESPONSABILI COMMERCIALI Cristina e Marco Fasoli

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RESPONSABILE AMMINISTRATIVO Serena Turrini RESPONSABILE QUALITÀ Paolo Fasoli FATTURATO 2009 1 milione e 200 mila euro SUPERFICIE AZIENDALE Totale: 2.400 mq Coperta: 1.300 mq RISORSE UMANE Addetti alla produzione: 10 Impiegati: 4 SITO INTERNET / E-MAIL www.fastricami.it info@fastricami.it



impresa donna ®

SABRINA DE TONI

S

Golosità in rosa

abrina De Toni ha respirato l’aria dell’azienda fin da piccola. Il profumo dolce di quello che si produceva e l’amaro delle responsabilità, del rischio e del tempo, che è sempre tiranno per un imprenditore. Oggi, dopo aver preso in mano le redini dell’impresa nel 2003, si trova alla

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guida di una realtà che opera nel settore dei prodotti dolciari a base di arachidi, mandorle, nocciole e sesamo: la Saladine. L’azienda nasce nel 1975 come produttrice di croccante, da un’idea del padre di Sabrina. La prima sede è a Stallavena, ma le esigenze del mercato, sempre più importante, spingono per una struttura più ampia e gestibile e per questo motivo si arriva all’attuale location, a Grezzana, dove accanto al reparto produzione è possibile trovare anche uno spaccio aziendale aperto al pubblico. I prodotti Saladine sono conosciuti in tutto il mondo, dalla Russia al Canada, commercializzati sia dai grossisti che dalla grande distribuzione organizzata: «Il nostro punto forte è sempre stata la qualità di quello che proponiamo a partire dalle materie prime utilizzate. Tutto questo grazie anche all’esperienza che portiamo con noi e alla ricerca continua di nuove produzioni», ha spiegato Sabrina De Toni. Tutto questo è stato amplificato proprio dall’ingresso in azienda di quest’ultima che ha portato grosse novità anche dal punto di vista dell’immagine: «Con i cambiamenti continui del mercato ogni impresa deve sapersi adattare e trovare nuove soluzioni. Nel nostro caso siamo passati dalla produzione di croccante, a una gamma molto più ampia, inserendo molte novità dal punto di vista delle materie dicembre 2010


impresa donna

prime utilizzate. Oggi utilizziamo, oltre a mandorle, arachidi e nocciole, anche sesamo, anacardi, riso soffiato, cioccolato e pistacchi. Oltretutto abbiamo apportato anche grossi cambiamenti nel packaging e nei formati, adattandoli alle esigenze dei consumatori che abitualmente acquistano nella grande distribuzione. Accanto alle linee del croccante forniamo anche tutta una serie di pralinati di mandorle, arachidi e anacardi, in vari formati». Sabrina è anche l’ideatrice del marchio “Il Croccante di Verona” che identifica un forte legame con il territorio e la qualità di un prodotto creato con tecniche e controlli artigianali, pur su scala industriale: «Era fondamentale per noi dare riconoscibilità e visibilità a quanto facciamo per ottenere questa qualità. Un marchio di questo tipo è una sorta di garanzia per i nostri clienti, che sanno di comprare qualcosa che viene interamente creato da noi, seguendo meticolosamente le ricette della tradizione». Innovazione, qualità ed elasticità, quindi, punti cardine della piccola e media impresa, amplificati da una gestione oculata e di crescita continua: «La crisi nel nostro settore si è sentita marginalmente, dato che quello che proponiamo è un prodotto a cui difficilmente la gente rinuncia. Ciò nonostante sono diminuite le richieste da alcuni clienti, ma abbiamo sopperito a questo ampliando il mercato e investendo sul marketing e la promozione, partecipando a quasi tutte le più importanti fiere sulla gastronomia in ogni parte del mondo. Prossimamente sbarcheremo anche a New York e quello sarà il momento, credo per pensare anche a un nuovo allargamento strutturale, perché nei periodi di maggiore lavoro, come quello pre-natalizio, la sede attuale ci sta un po’ stretta». Insomma, Sabrina De Toni non si risparmia di certo, ma come riesce a conciliare il lavoro in azienda con l’altro, ben più impegnativo, di madre: dicembre 2010

«Sicuramente essere una donna e fare l’imprenditrice ti mette spesso in difficoltà, ma con gli anni ho imparato a non trasformare la casa nell’azienda. Oggi, pur con grande sforzo, riesco a lasciare la Saladine staccata da quella che è la famiglia, anche se inevitabilmente ci sono occasioni in cui questo non è possibile. La prima ad adattarsi è mia figlia, che spesso durante i miei viaggi all’estero mi segue, pur essendo ancora in tenera età. Tutto sommato, però, non mi sento molto diversa da una qualsiasi altra lavoratrice di qualsiasi altro lavoro, che sicuramente si trova ad affrontare le stesse problematiche, ma senza la possibilità di un certo spazio di manovra, di una certa libertà. Da questo punto di vista essere donna e guidare un’azienda è molto meno problematico». «Dall’altra parte – ha proseguito Sabrina De Toni –, c’è ancora molta, troppa diffidenza verso il mondo

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impresa donna dell’imprenditoria femminile, soprattutto in Italia, dove spesso mi trovo ad essere etichettata come la segretaria o la portaborse di qualche mio agente. Credo sia solo questione di mentalità. Nell’arco di qualche generazione questo pregiudizio sparirà, e allora sarà anche più semplice per una donna guidare un’azienda». Il futuro della Saladine si tinge ora di verde, per il lancio di una nuova linea di prodotti creati utilizzando solo materie prime biologiche e materiali naturali: «Presenteremo a breve questa gamma di croccanti e pralinati che possiamo definire green, in cui ogni particolare, dalla confezione al prodotto stesso, deriverà dal biologico o da un processo ad impatto zero – ha concluso Sabrina De Toni –. In un presente dove finalmente si è presa coscienza del problema ambientale e della necessità di difendere

anche la nostra salute, crediamo che investire su una sorta di green economy sia vantaggioso per tutti. Per i produttori, ma anche per i consumatori e gli intermediari». Sensibilità femminile o imprenditorialità? Forse il successo è anche l’unione delle due cose.

S a l a d i n e S . r. l . SEDE AMMINISTRATIVA Via Tavigliana, 1/B 37023 Grezzana (Verona) Tel. 045 907461 Fax 045 8650749 PRODUZIONE Prodotti dolciari a base di frutta secca Croccanti e pralinati ANNO DI FONDAZIONE 1975 TITOLARI Sabrina De Toni e Renzo Carletti RESPONSABILE PRODUZIONE Renzo Carletti RESPONSABILE COMMERCIALE Sabrina De Toni

RESPONSABILE AMMINISTRATIVO Caterina Roviaro RESPONSABILE QUALITÀ Renzo Carletti FATTURATO 2009 1 milione e 350 mila euro SUPERFICIE AZIENDALE Totale: 1.200 mq Coperta: 1.000 mq RISORSE UMANE Addetti alla produzione: 18 Impiegati: 4 SITO INTERNET / E-MAIL www.saladine.it saladine@saladine.it

RESPONSABILE TECNICO Vittorino De Toni

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dicembre 2010



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personaggio

L

a difficile congiuntura mondiale ha penalizzato il sistema produttivo del nostro Paese: come ha operato l’Amministrazione comunale per limitare i danni di questa, speriamo temporanea, criticità? La crisi economica non ha significato soltanto minori entrate per gli enti locali ma anche maggiori uscite, per la necessità di venire incontro alle esigenze di famiglie ed imprese in difficoltà. Il Comune di Verona si è subito attivato nel cercare di contenere, per quanto possibile, gli effetti disgreganti della crisi economica sul tessuto sociale, e lo ha fatto anzitutto creando una cabina di regia delle azioni e coinvolgendo le altre realtà del territorio, in primo luogo le banche e le aziende partecipate. Quindi, per fronteggiare in maniera organica e concertata la crisi, è stato istituito un Tavolo Anticrisi, affidandone la regia all’Assessorato ai Servizi Sociali e Famiglia, conoscitore delle problematiche sociali della città. Queste le principali azioni intraprese. È stata data attuazione alla delibera di Giunta Regionale del Veneto del 4 agosto 2009, che ha stanziato fondi per sostenere, per il 50% del costo totale, progetti di utilità sociale, realizzati attraverso l’utilizzo di

FLAVIO TOSI RIDISEGNARE VERONA

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dicembre 2010


personaggio lavoratori sprovvisti di ammortizzatori sociali. Il Comune di Verona ha avviato 4 progetti lavorativi con le società di public utilità, Acque Veronesi e AMIA, Verona Spa per un totale di 616.875 euro, di cui 308.437 coperti dalla Regione, dando lavoro a 45 persone. Anche grazie al contributo regionale, si è potuto sostenere le famiglie con un contributo per pagare l’affitto. Nel 2009 sono state raccolte 2.948 domande, per una spesa totale di 2.445.229 euro. Sono state previste misure eccezionali, sia di sostegno al reddito che di sostegno per l’accesso ai servizi, per persone residenti nel comune di Verona che nel corso del 2009 abbiano subito la perdita del posto di lavoro o una riduzione oraria superiore al 30% o che siano entrate in Cassa Integrazione; famiglie numerose con più di 3 figli; giovani coppie o genitori single con contratti di lavoro atipici (precari); pensionati con reddito inferiore a 560 euro al mese. In particolare, sono stati stretti accordi con alcune banche della città per il sostegno al credito e al reddito a favore delle famiglie e delle imprese con fatturati non superiori a 3 milioni di euro, per sospendere fino ad un massimo di dodici mesi il pagamento della quota capitale dei mutui in corso senza spese aggiuntive o interessi; possibilità per i pensionati di ottenere misure agevolate per l’accredito su conto corrente della pensione; possibilità per i lavoratori di ottenere l’anticipo dell’indennità di cassa integrazione guadagni straordinaria su conto corrente a tassi e condizioni agevolati. Grazie ad un accordo con Fondazione Cariverona, si sono implementate le iniziative di Housing sociale e avviato il progetto “Una risposta alle nuove povertà”, finanziato con 200 mila euro, per aiutare le fasce di cittadini

dicembre 2010

più deboli economicamente, mediante il sostegno per pagare: affitti e spese condominiali arretrati; utenze domestiche; depositi cauzionali per i contratti di affitto e altre provvidenze. Con il progetto “Carta Etica”, finanziato da un istituto di credito locale, abbiamo offerto un sostegno economico mensile di 200 euro a mezzo carta di credito prepagata, a 50 donne sole, con bambini, in condizioni di disagio economico. Inoltre il Consiglio comunale ha destinato un ulteriore milione di euro dell’avanzo di amministrazione per fronteggiare l’attuale contesto economico. A che punto sono i progetti per la realizzazione delle grandi infrastrutture che Verona aspetta da tempo? Le sfide dei prossimi anni riguardano soprattutto l’aspetto urbanistico e viabilistico della città; tra poco verranno assegnati i lavori per la realizzazione del filobus, per una spesa di circa 160 milioni di euro. Per quanto riguarda il Passante Nord con traforo delle Torricelle, a breve conosceremo la valutazione della commissione di esperti sulle eventuali conseguenze sulla salute dei cittadini, derivanti dalla realizzazione dell’opera e si potrà, quindi, provvedere all’aggiudicazione della gara definitiva. Poi c’è tutta la parte del Piano degli interventi che riguarda in particolare Verona sud, ma non solo, con cui si ridisegnerà Verona, e la riqualificazione delle ex Caserme Santa Marta e Passalacqua che cambierà radicalmente volto a Veronetta. Infine la grande riqualificazione dell’area delle ex Cartiere, che porterà un parco di 40 mila metri

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personaggio

quadri, spazi per attività culturali e mostre, una multisala cinematografica, palestre, sale giochi, oltre 70 negozi, 12 caffè e ristoranti, un centro direzionale, integrato con il complesso polifunzionale, che sarà ubicato in due edifici a torre, di avveniristica progettualità. Infrastrutture che potranno rappresentare importanti opportunità di sviluppo per il nostro territorio e per il rilancio dell’economia locale in questo momento di crisi.

sue attività; sta costruendo assieme alla Fiera un nuovo parcheggio con 2.500 posti auto che sarà pronto entro il 31 dicembre 2010 e che sarà collegato dal filobus, di imminente realizzazione, con Verona sud, con il parcheggio scambiatore e con il centro cittadino. In ogni caso l’Amministrazione sta operando e opererà in futuro allo scopo di rendere sempre più saldi ed efficienti, anche per gli operatori che partecipano alle manifestazioni, il rapporto tra la Fiera e la città.

La Fiera ha rappresentato per sua storica vocazione un riferimento di crescita e di internazionalizzazione per la città e l’economia del comprensorio: come intende agire l’Amministrazione comunale per contrastare l’agguerrita concorrenza con le manifestazioni fieristiche delle altre città? L’Amministrazione comunale ha, tra i suoi principali obiettivi, quello di potenziare la competitività della Fiera. A questo scopo ha acquistato, spendendo 33 milioni di euro, di fronte alla Fiera un’area strategica e vitale per lo sviluppo delle

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Verona è citata spesso come città pilota a livello nazionale sui temi della sicurezza urbana. Quali i più importanti progetti in campo? Verona in questi ultimi anni è diventata un laboratorio politico all’avanguardia in Italia in tema di sicurezza urbana, grazie agli ingenti investimenti che l’Amministrazione comunale ha sostenuto, incrementando il numero di telecamere, di agenti di Polizia municipale, di iniziative ed attività volte ad aumentare il controllo del territorio,


personaggio condotte sotto l’egida del Prefetto. Per garantire un maggior decoro complessivo della città, sono state emesse numerose ordinanze: per la lotta alla prostituzione sulle strade e all’interno dei condomini, laddove costituisca disturbo alla quiete degli altri condomini; per il divieto di bivaccare sui monumenti storici cittadini; per il divieto di bere alcolici nei giardini pubblici; per il divieto di chiedere l’elemosina nel centro storico e davanti alle chiese della città. Di recente, inoltre, la nostra città è stata scelta dal Ministero degli Interni, guidato da Roberto Maroni, come città pilota per testare la validità di un nuovo progetto di videosorveglianza “intelligente” per la prevenzione ed il contrasto della criminalità. Il progetto prevede l’integrazione di tutte le telecamere presenti sul territorio cittadino, comprese quelle di attività commerciali e di privati cittadini, in modo da consentire l’immediato recupero dei filmati e l’elaborazione “intelligente” delle immagini, messe a disposizione in tempi rapidi delle Forze dell’Ordine come ausilio nelle fasi investigative. Politiche dell’immigrazione: qual è il suo punto di vista su uno dei temi più difficili e delicati per le amministrazioni cittadine? L’immigrazione legale ed integrata porta benefici ed è sinonimo di ricchezza culturale ed economica per il nostro Paese. Per questo sono convinto che sia necessario portare avanti, per tutti coloro che sono disposti a darsi da fare, ad inserirsi e accettare le leggi del nostro ordinamento giuridico, programmi che consentano una concreta integrazione so-

ciale, economica e culturale. Verona penso ne sia un esempio: la nostra città ha oltre trentamila stranieri residenti, il 13% della popolazione totale. L’integrazione passa attraverso il rispetto reciproco, le leggi, i diritti e i doveri comuni. Ovviamente chi non rispetta le regole e vive al di fuori della legalità rifiuta anche l’integrazione nella nostra società. La prima ad essere d’accordo su questi concetti è proprio la quasi totalità degli immigrati residenti a Verona, che non solo dimostra di apprezzare i servizi offerti dal Comune per far fronte alle necessità e difficoltà di chi è straniero, ma anche spesso coopera per dar vita a strutture accessibili e vicine ai connazionali. Un esempio pratico è costituito dal rapporto che si è instaurato tra il Comune e la comunità rumena (il gruppo di stranieri più numeroso di Verona), per la quale l’Amministrazione ha messo a disposizione del Governo Romeno un’area sulla quale sorgerà un centro culturale che accoglierà una cappella, una biblioteca, un centro multimediale ed alcune sale multifunzionali e che potrà dicembre 2010

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essere frequentato indistintamente anche dai cittadini italiani, per favorire l’interculturalità soprattutto tra i giovani. Da ultimo, lei pensa di ricandidarsi nel 2012? Se sì con quali obiettivi di programma? Al momento posso dire soltanto che quello di Sindaco è un ruolo bellissimo, il più bello che abbia mai ricoperto. Il rapporto con i cittadini è un elemento caratterizzante, un filo diretto con la città e con la gente che non è paragonabile a nessun’altro incarico. A volte è molto impegnativo, ma il gioco vale la candela. Per il resto io sono un fatalista. Poteva esserci l’amministrazione regionale e qualche volta si è pensato a un incarico a Roma, ma sono felice di rivestire ruoli territoriali, più vicini alla gente. Credo che sia questo che i cittadini si aspettano da Flavio Tosi. Sono diventato Sindaco ed è cominciato tutto quasi come una scommessa, poiché nessuno lo avrebbe mai pensato prima; per cui quello che sarà, sarà.


attualità

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Il coraggio di osare…”: questo il motivo conduttore dell’interessante confronto tra imprenditori che ha dato il via al premio Verona Giovani, giunto nel 2010 alla terza edizione. Dopo i saluti del presidente di Apindustria Arturo Alberti e di Alessandro Bianchi, presidente della Camera di Commercio, congratulatosi per l’iniziativa, è stata la volta del vicesindaco Vito Giacino. Giacino ha condiviso pienamente il tema scelto per l’occasione e ha affermato che ci vuole coraggio non solo per fare impresa, ma anche, e soprattutto, per essere giovani al giorno d’oggi e per lavorare in un Paese in declino dove non c’è mai stato il passaggio generazionale e dove per diventare imprenditori c’è bisogno anche delle istituzioni. È quindi iniziato il confronto tra Damiano Tommasi, calciatore, Andrea Ragno, amministratore unico di Promobit Communications S.r.l., Moreno Faccincani, amministratore unico M

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di Feyem S.r.l, Manfredi Ravetto, dg di Hispania Racing Team Hrt F1 e amministratore unico di Ravetto-Pharaons & Florealis S.r.l e Ltd, e Tino Ferrari, consulente aziendale. Il moderatore era Sebastiano Zanolli, ad di 55DSL. I partecipanti al talk show sono, in sostanza, giovani che hanno avuto il “coraggio di osare”, di scomettere, di mettersi in gioco e di realizzare le loro idee e i loro progetti come hanno fatto, prima di loro, i loro padri e come sperano sapranno fare, in futuro, i loro i figli. Le testimonianze sono iniziate con Damiano Tommasi, calciatore professionista globtrotter, che, dopo avere esordito nell’Hellas Verona, ha militato in diverse società, ha fatto parte della Nazionale e ha partecipato ai mondiali di Corea e Giappone e alle Olimpiadi di Atlanta. Tommasi ha affermato, però, che il suo vero successo è stata la nascita dei suoi cinque figli, scelta che testimonia i valori in cui crede e che

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attualità

PREMIO VERONA GIOVANI del Gruppo Giovani Imprenditori Apindustria Verona opera del maestro del ferro artistico Marco Bonamini Conferito a

Gaetano Morbioli uno dei più affermati registi italiani, noto per aver firmato oltre cinquecento videoclip dei più importanti artisti italiani, (da Laura Pausini a Biagio Antonacci, Tiziano Ferro, Francesco Renga, Gianna Nannini, Giorgia, Pino Daniele, Gigi D’Alessio e molti altri) per la sua capacità di trasformare la musica in immagini e di catturare la vera essenza di una sequenza di parole e note. Run Multimedia è una casa di produzione, nata nel 2003, leader nel settore degli audiovisivi musicali e nell’ideazione, produzione e post produzione di spot tv, commercial, eventi, format televisivi e di tutto ciò che ruota intorno al settore della multimedialità e della comunicazione. Gaetano Morbioli, uno dei più affermati registi italiani, è l’anima artistica di Run Mulltimendia. È noto per aver firmato oltre cinquecento videoclip dei più importanti artisti italiani e vanta la percentuale di programmazione più alta sulle tv tematiche. Nel 2005 ha realizzato, per il Clan Celentano e la trasmissione Rockpolitik, la serie di spot con il personaggio di Adriano in animazione. Nagli anni Run Multimedia ha curato la realizzazione di spot per importanti clienti (San Pellegrino, Telecom, Gardaland…). Per la Campagna Skoda Yeti – “Ga El Suv” ha ricevuto il premio 11° Interactive KeyAward. Morbioli ha seguito le regie televisive di Wind Music Award 2009 e 2010 e del concerto “Amiche per l’Abruzzo” di Laura Pausini (della quale cura da anni l’immagine). Per lo spettacolo “Due”, in onda in prima serata su Rai 2, ha curato la regia, la grafica e la creatività legata alla comunicazione. Run Multimedia è un workshop creativo dove la qualità tecnica si coniuga perfettamente con l’estro artistico dello staff guidato da Gaetano Morbioli.

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attualità ha cercato di trasmettere e portare anche nel mondo del calcio. Il calciatore ha poi “passato la palla” ad Andrea Ragno che ha raccontato come, dopo alcune esperienze maturate in veste di sales account nel settore delle telecomunicazioni, ha deciso di fare il grande salto e fondare, nel 2004, Promobit Internet Marketing, società di servizi di web marketing e, nel 2008, Promobit Communications S.r.l. specializzata in servizi di web marketing e pubblicità on-line a supporto delle aziende per lo sviluppo del marketing in rete. Moreno Faccincani, ha svelato, invece, che il suo desiderio era quello di creare un’azienda specializzata in capispalla e piumini: l’importante era riuscire a “distinguersi”, cosa non certo facile in un settore già popolato da griffes e marchi famosi. L’intraprendente Faccincani ha imboccato una strada in controtendenza, decidendo di realizzare ogni capo della Feyem, l’azienda da lui fondata, interamente ed esclusivamente in Italia. Oggi le sue collezioni hanno raggiunto un posto di tutto riguardo nel panorama delle confezioni: il Made in Italy costituisce davvero un valore aggiunto per le proposte Feyem, già impreziosite da dettagli raffinati e materiali esclusivi. L’audace imprenditore aspira oggi a consolidare ulteriormente la sua posizione tra i leader del settore e diventare, con i marchi Feyen (donna) e Moorere (uomo),

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il brand di riferimento per un consumatore top spender in grado di apprezzare il valore stilistico e qualitativo. Manfredi Ravetto nella sua testimonianza ha invece ricordato come ha scalato dal basso la piramide dello sport motoristico fino ad approdare alla categoria al top dell’automobilismo: il campionato del mondo di F1. Questo non è altro che il traguardo di una lunga e selettiva gavetta che lo ha visto ricoprire sempre ruoli di responsabilità all’interno di prestigiose scuderie (Durango Formula, Piercarlo Ghinzani, Minardi Team, Drago Racing…). Nel 2008 è poi tornato a occuparsi delle proprie aziende. La Ravetto, Pharaons & Florealis, da lui fondata tre anni prima, è specializzata nell’attività di consulenza alle aziende straniere interessate a entrare nel mercato italiano e nella veicolazione all’estero dei migliori contenuti dell’imprenditoria e delle individualità del nostro Paese, con una preferenza particolare per l’ambito sportivo/automobilistico. Il 2010 segna una tappa importante per la società che è stata ufficialmente accreditata nell’importante registro dei rappresentanti di interessi della Commissione Europea e nell’elenco dei gruppi di interesse registrati al Parlamento Europeo che operano per influire sulla formulazione delle politiche e sui processi decisionali delle istituzioni della UE nelle sedi di Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo. dicembre 2010


attualità È stata poi la volta di Tino Ferrari, docente di marketing della comunicazione all’Università di Bologna e autore di numerose pubblicazioni, che, parlando delle sue scelte, ha spiegato come, dopo esperienze maturate in aziende di settori diversi, ha deciso di occuparsi, da libero professionista, di consulenza aziendale in marketing. Sue aree di competenza sono la comunicazione integrata d’impresa, le relazioni pubbliche e il cross marketing; ha svolto studi e ricerche su tematiche innovative di marketing e comunicazione d’impresa non convenzionale (viral-guerrilla, polisensoriale, emozionale). Ha concluso il dibattito Sebastiano Zanolli, ad di 55DSL, linea giovane del gruppo Only the brave Diesel. Zanolli, parallellamente all’attività manageriale, ha sviluppato e appofondito i temi legati alle conoscenze professionali e personali collaborando come formatore con associazioni di categoria, università e aziende di rilievo. È un manager-scrittore atipico che sceglie un approccio alla professione misto di pragmatismo e sentimento e nei suoi libri la sua esperinza si traduce in consigli preziosi per chi cerca una maggiore qualità del lavoro, delle relazioni, della vita Ha preso poi la parola il presidente dei giovani Nico Ferrari che ha dichiarato che i giovani saranno il motore per superare la crisi e che a loro bisogna dare fiducia e su di loro si deve investire. Ha ricordato che il premio viene assegnato annualmente a chi si è distinto nella propria professione portando un valido contributo all’immagine dell’imprenditoria veronese. «Siamo orgogliosi di premiare Gaetano Morbioli – ha spiegato Ferrari – perché è un giovane che ha creduto nelle proprie capacità e, sfruttandole al meglio, ha fatto impresa, trasformando la musica in immagini e catturando la vera sequenza di parole e note». «Nel mio lavoro – ha sottolineato Morbioli – osare è la parola d’ordine. Chi non credeva in me e nelle mie capacità è stato per me uno stimolo ulteriore ad impegnarmi per raggiungere i miei traguardi. Potendo dare un consiglio ai giovani di oggi, dico di non pensare al posto fisso, che è ormai un’utopia, ma di imparare a usare lo strumento della collaborazione, utilizzando anche la rete per informarsi e stabilire rapporti di cooperazione».

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INIZIATIVE 2011 • Ciclo di incontri conviviali (febbraio - marzo- aprile)

Gli obiettivi sono quelli di conoscere e fidelizzare i Giovani Imprenditori e di facilitare il dialogo tra loro. Verranno presentati, in queste occasioni, le attività e i componenti del Direttivo del Gruppo • Corso outdoor (maggio)

Ci si propone, con questa iniziativa, di incrementare la formazione offrendo nuovi input per la crescita manageriale, puntando in special modo a rafforzare lo spirito di gruppo • Api Hour (giugno e settembre)

Appuntamento consolidato per ritrovarsi nella bella stagione • Convegno Energia (luglio)

Il Gruppo Giovani ha, nell’ambito dell’Associazione, la delega ad occuparsi delle problematiche in ambito energetico e ha programmato un convegno sul tema specifico • IV Edizione del Premio Verona Giovani (novembre)

Inoltre: • censimento degli iscritti e inserimento dei nuovi aderenti • newsletter bimestrale con resoconto delle attività svolte e promemoria degli eventi in calendario • evento sportivo (gara di sci, regata velica, torneo di tennis…) che coinvolgerà anche i Seniores e le imprenditrici di Apidonne

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attualità

Fare ETICA …

che IMPRESA!

«

Obiettivo di questo incontro dal tema impegnativo Fare Etica…che Impresa, ha esordito Massimo Busato presidente Unionmeccanica Verona, è quello di evidenziare i vantaggi dell’agire responsabile sia nel mondo dell’impresa che in quello bancario e politico stabilendo regole condivise per stipulare un nuovo patto sociale». Fabio Antoldi – professore di strategia aziendale dell’Università Cattolica – ha sottolineato «Come la parola etica alla luce della crisi attuale abbia cambiato significato e come sia importante oggi darle concretezza. Per costruire qualcosa di nuovo e diverso bisogna essere concreti, trovare idee per il quotidiano e tra le strade percorribili per cercare di cambiare la direzione del sistema economico e finanziario se ne possono individuare almeno tre: la strada normativa (leggi e regolamenti per responsabilizzare le imprese e tutelare i mercati stabilendo limiti e tutele per gli azionisti, i clienti, i fornitori); la strada della

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CSR (responsabilità sociale dell’impresa che significa soddisfare gli obblighi giuridici ma investire di più nel capitale umano, nell’ambiente e nei rapporti con le altre parti interessate); la strada dell’economia solidale (finora relegata al terzo settore e che cerca un suo spazio tra Stato e Mercato). La sfida vera oggi è convertire tutta l’economia in Economia Civile: coniugare etica e impresa significa includere il concetto di “legame”, di “relazione” e quello di “valore della relazione” tra le persone, a fianco dei più tradizionali concetti di “valore di scambio” e “valore d’uso”. L’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan, intervenuta per il mondo polito ha sottolineato «Come in Veneto, negli anni segnati dalla crisi, si sia vista una storia di tenuta sociale straordinaria, di fortissimo senso di responsabilità, di grande coesione tra imprenditori grazie alla quale si è potuto modificare l’erogazione della cassa integrazione anche nei confronti delle piccole imprese.

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attualità

E non per “venetismo” – ha aggiunto Donazzan – va ricordato che la nostra Regione vanta una società con il più alto numero di volontari, con una rete sociale diffusissima e con un forte senso della Comunità. Essere etici significa per le aziende assumersi le responsabilità, avere il rispetto e la conoscenza delle proprie radici e avere un orizzonte comune di riferimento che è il compito principale della politica che deve occuparsi di ciò che accadrà non solo domani, ma anche dopo domani e oltre». Il segretario nazionale CISL Giorgio Santini, condividendo quanto affermato dagli altri intervenuti, ha ribadito che è tempo di uscire dal paradiga scontato e stantio di chiedere sempre a qualcun altro di cambiare o di dare risposte. Nel 2009 le parti datoriali e le organizzazioni sindacali hanno realizzato una riforma della contrattazione che guarda al futuro, che collega meglio i contratti di lavoro alla dimensione aziendale e terri-

toriale e il salario al buon andamento delle imprese, rendendo più elastici i contratti nazionali per favorire gli investimenti soprattutto nelle aree meno sviluppate». Alberto Tosi, presidente Confapi Veneto, ha infine spiegato di ritenere che l’estrema complessità del nostro mondo, dove vivono concatenati più mondi in correlazione tra loro, ci porta a considerare con attenzione l’impostazione di Max Weber (1864-1920) sul “politeismo dei valori” in competizione tra loro. Di conseguenza è necessario passare dall’etica della convinzione, cioè l’etica delle intenzioni dove si tende ad agire sulla base di precisi principi senza porsi il problema delle conseguenze che da tali azioni scaturiscono, all’etica

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della responsabilità, che accetta l’esistenza di più convinzioni e calcola le conseguenze dell’agire. Accettare il pluralismo dei valori in competizione tra loro significa ritenere che non esista solo il proprio, ma che il proprio valore si realizzi fino in fondo solo se si tiene conto anche degli altri valori in gioco, altrimenti il risultato sarà effimero per tutti».


attualità

A VERONA IL CONSIGLIO NAZIONALE APID

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l gruppo APIdonne ha ospitato le colleghe imprenditrici in occasione del consiglio direttivo nazionale CONFAPID tenutosi per la prima volta a Verona. L’occasione è stata data anche dalla concomitanza della 25.ma edizione di Abitare Il Tempo che, con le Giornate Internazionali Dell’Arredo, da anni riunisce nella città scaligera significative espressioni dell’abitare. La riunione del Consiglio si è aperta con i saluti del presidente regionale e provinciale Alberto Tosi e Arturo Alberti e di Patti Patrizia presidente APIdonne. Ha preso poi la parola Giovanna Boschis Politano presidente nazionale CONFAPID che, delineate le direttrici operative e i programmi del gruppo, ha ribadito quanto sia importante affermare e valorizzare il ruolo della donna nel mondo del lavoro. Oltre 30 le imprenditrici presenti delegate delle varie sedi territoriali che hanno illustrato progetti e nuove iniziative. Ombretta Zulian di Apid Vicenza, ha presentato la manifestazione IO X NOI (che si svolge nella città berica) mentre la veronese Diana Venturato ha illustrato il progetto di istituire una settimana nazionale dedicata alle imprenditrici iscritte ad APIdonne. Settimana che potrebbe articolarsi in attività diverse (incontri, convegni, manifestazioni) in tutte le sedi territoriali del sistema Confapi, con gli stessi temi, lo stesso slogan, lo stesso marchio identificativo. Il tema delle fiere è stato oggetto di ulteriori considerazioni da parte delle convenute che hanno sottolineato la necessità di valorizzare ulteriormente le fiere italiane (sia piccole che grandi) per incentivare il più possibile la visita di operatori stranieri anziché sollecitare le aziende italiane a partecipare a fiere all’estero con l’aggravio di costi molto più alti e dispersivi. Nel suo intervento l’arch. Carlo Amadori, ideatore

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della manifestazione ha ribadito come Abitare Il Tempo (la cui segreteria organizzativa è da sempre gestita da sole donne) si sia affermata quale luogo dove si incontrano tradizione, innovazione, design, artigianato e industria e a conferma, ha accompagnato le imprenditrici ad una visita delle mostre più significative della rassegna. L’incontro si è concluso con l’intervento di Patrizia Patti, presidente di APIdonne Verona che ha sottolineato: «È stata questa un’occasione decisamente formativa ed interessante oltre che un momento di riflessione sul ruolo che la donna imprenditrice può e deve svolgere. Oggi, la donna, specie nella PMI, rappresenta un quarto della forza imprenditoriale e sovente in settori, come il metalmeccanico, l’agroalimentare e il lapideo, di fondamentale importanza nella produzione di ricchezza ed occupazione sul territorio. Un dato di fatto che non può né deve essere sottovalutato ed è per questo che faccio mio un pensiero di Henry Ford ricordandovi che: mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme è un successo».

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attualità

Strategie di internazionalizzazione per le PMI

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l mercato italiano vive una situazione difficile causata dall’incertezza e aggravata da una forte competizione, talvolta anche sleale anche per questo le aziende non possono più concentrarsi solo sulle esigenze del mercato interno ma devono cambiare rotta e saper guardare oltre confine. Per affrontare queste nuove sfide anche le PMI devono essere preparate sia sotto il profilo dell’organizzazione che quello della gestione e del controllo. Proprio sull’importanza di questi temi ha posto i riflettori Apindustria organizzando (a Villa Ormaneto - Asparetto di Cerea) un percorso formativo dal titolo “Internazionalizzare le PMI” con seminari tematici intesi come un vero e proprio trampolino di lancio per quelle aziende che vo-

gliono approcciare i diversi mercati esteri nel modo migliore. Le tre sessioni formative in cui si è articolato il percorso hanno seguito le linee previste nei piani di marketing partendo dalla ricerca per passare alla definizione della strategia e infine all’implementazione e al controllo. Per gli incontri i formatori dello studio ANSCO di Lissone (MB) hanno seguito una metodologia formativa che si fonda sul principio innovativo del “Learning By Doing”, secondo cui per accrescere il proprio bagaglio di competenze, è necessario cominciare subito con l’applicazione pratica dei concetti teorici. Proprio per tale motivo sono state proposte in affiancamento alle lezioni frontali, esercitazioni di gruppo finalizzate a stimolare il dialogo

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con gli esperti e tra i partecipanti. “Come eseguire una corretta analisi dei mercati esteri” è stato il tema del primo incontro che aveva come obiettivo la ricerca che deve portare a una maggiore consapevolezza e a una migliore capacità di elaborare un piano di marketing orientato al mercato di riferimento. Come hanno sottolineato i formatori,anche in fasi successive la ricerca aiuta l’azienda ad adattarsi adeguatamente al mercato e a definire obiettivi di sviluppo concreti e razionali. Tra gli argomenti trattati sono stati approfonditi il marketing internazionale; i punti di forza e di debolezza delle PMI; l’importanza dei fattori tangibili all’estero; i diversi tipi di ricerca e infine l’esercitazione si è incentrata sull’indice di


attualità potenziale territoriale. Sul tema “Strategie e fabbisogni aziendali per l’internazionalizzazione” si è incentrato il secondo incontro dal quale e emerso come sia fondamentale la capacità di adattare il proprio marketing mix in funzione delle esigenze dei consumatori e definire obiettivi e strumenti necessari per raggiungerli significa definire una strategia market oriented di successo. Prodotti, prezzi, servizi e comunicazione, quindi, vanno tarati a dovere secondo ciò che il mercato di sbocco suggerisce. Per questo sono

stati approfonditi aspetti come le competenze aziendali di base; la segmentazione e il posizionamento nei mercati internazionali; il marketing mix per il mercato estero; il prezzo e il prodotto a vocazione internazionale con un’ interessante esercitazione pratica sulla nascita di un’idea. Il terzo e ultimo incontro dal titolo “Azioni di marketing internazionale” ha toccato temi come la selezione e il mantenimento della rete di vendita; l’’attivazione delle reti distributive e le politiche di vendita; il mantenimento dei contatti

di collaborazione in modo attivo; la comunicazione e la promozione all’estero; la programmazione e la realizzazione di eventi; il Web marketing con l’esercitazione finale per capire come risolvere i problemi di comunicazione. È stato inoltre ricordato come sia necessario selezionare i propri collaboratori e come sia fondamentale mantenere dei rapporti efficaci con la rete di vendita e continuare a controllare i risultati per poter definire di anno in anno gli investimenti e rimodulare, se necessario, la propria strategia.

NUOVO CENTRO ITALO INDIANO

L’

Edificio 13 di Legnago – la storica raffineria dell’ex zuccherificio –, recuperato grazie a un importante restauro, ospita da ottobre l’Indo Italian Enterprises Center (IIEC). La struttura sarà gestita da Ace Global consulting, una società di consulenza con sede a Nuova Delhi che si avvale della collaborazione tecnica di un’associata italiana, la Bps International di Cremona, che offrirà servizi e consulenze e organizzerà incontri e seminari per fare business nella terra del Gange. Al progetto, oltre al Comune di Legnago, hanno aderito imprenditori locali spinti dall’ambizioso obiettivo di portare, nel giro di qualche anno, un centinaio di aziende venete in India e addirittura intenzionati a riprodurre in quel paese il modello di industrializzazione diffusa tipico del Nord Est. Gli imprenditori veronesi sanno quindi guardare anche lontano e progettare il futuro e i dati Istat sembrano dare loro ragione. Nei primi nove mesi del 2010, infatti, le esportazioni verso Nuova dicembre 2010

Delhi hanno fatto registare un balzo in avanti del 22%: dato alquanto superiore rispetto a quello globale delle esportazioni italiane, attestatosi poco oltre il 14%. Il primo appuntamento, tenutosi in occasione dell’inaugurazione, è stato incentrato su un workshop informativo durante il quale l’Ace Global ha presentato agli imprenditori, agli organismi di categoria e ai consorzi la nuova struttura che prenderà forma per gradi e in base alle esigenze raccolte dal confronto diretto con le realtà produttive. Nella sede, oltre a una sala di rappresentanza concessa in comodato dal Comune di Legnago, sono stati ricavati quattordici uffici che saranno quanto prima occupati da altrettante società di servizi complementari, in modo da assicurare un’offerta integrata a supporto, in modo particolare, delle piccole e medie imprese con un’assistenza a tutto tondo, che non si limiterà alla conquista di un mercato ricco di potenzialità, ma sarà estesa anche alla formazione, allo scambio di tecnologie e all’innovazione del prodotto.

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terza pagina

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[…] La ciesa dorme. E su la gran fassada / se destende una patina de oro / vecio, svampido, tuta lavorada / par onor de San Zen, vescovo moro, // savio, prudente par virtù fornide / da quel’aria de furba santità, / che i l’à ciamado el me San Zen che ride / su le batoste de la so çità! […] La ciesa, intanto, continua a cambiarse / da color oro in bel color turchin, / come un fero rovente drio a fredarse, / come un fumeto bianco de camin! […]» Sono questi alcuni versi di “San Zen che ride”, la lirica in cui il sommo cantore di Verona, Berto Barbarani, ha immortalato la basilica di San Zeno Maggiore, espressione più elevata dell’architettura Romanica nell’Italia settentrionale. La presenza della chiesa, costruita per ospitare le reliquie di san Zeno, ottavo vescovo di Verona e patrono della città, è documentata dall’inizio del IX sec., ma l’aspetto attuale è quello conferito all’edificio nel XII sec. quando, a seguito del disastroso terremoto del 1117, il complesso venne ricostruito. San Zeno, in cui il colore giallo intenso del tufo si fonde armoniosamente con il rosa-rosso dei dettagli marmorei, si affaccia oggi, fiancheggiata dalla merlata Torre dell’Abbazia e dallo svettante campanile, su una vasta piazza. Il campanile, dalla contrastante bicromia rosso-gialla del mattone e della pietra, è la parte più antica del complesso (1045) ed è stato sapientemente restaurato

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nel 2006. La splendida facciata a salienti, suddivisa in spazi longitudinali da lesene e contrafforti, è frutto di un progetto riconducibile allo scultore-architetto Briolòto, che eseguì certamente il rosone, simboleggiante la «ruota della Fortuna», e scolpì sei figure allegoriche, così da descrivere gli stati degli uomini in balìa della sorte, portati in alto o precipitati quando meno se l’aspettano (come ricorda anche l’iscrizione in latino al centro della finestra). Realizzato attorno al 1138 per una precedente facciata è, invece, il protiro con leoni stilofori, riutilizzato poi, assieme ai rilievi marmorei ai lati del portale, nel nuovo assetto. L’autore di queste sculture è Nicolò, uno dei primi artisti usciti dall’anonimato, vero protagonista dell’arte romanica che, dopo San Zeno, decorerà anche la cattedrale di Verona. La lunetta policroma raffigura San Zeno che benedice le milizie cittadine: il santo, con il demonio ai piedi, consegna lo stendardo azzuro e oro del Comune (nato proprio in quegli anni) a fanti e cavalieri. Nell’iscrizione incisa sull’archivolto Nicodicembre 2010


terza pagina

lò rivendica la paternità dell’opera. La lunetta è collocata entro fasce a rilievo con miracoli del santo e decorazioni zoomorfe, mentre sulle due trabeazioni del protiro sono visibili le figurazioni dei Mesi. Ai lati del portale ci sono 18 tavole a bassorilievo con Scene del Vecchio e del Nuovo Testamento; i quattro riquadri inferori si distaccano e mostrano scene profane di scontro tra cavalieri e la celebre Caccia di Teodorico, trascinato all’inferno dal cavallo inviatogli dal demonio. Una

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curiosità: le sculture presentano abrasioni e piccoli buchi frutto dell’azione vandalica di generazioni di bimbi un po’ monelli. Una antica storia narra, infatti, che questa pietra contenga dello zolfo e che, scavando e grattando, si generino piccole esplosioni o, comunque, si possa sentire l’“odore del diavolo”. Vale la pena soffermarsi anche sul magnifico Portale con gli antichi battenti in legno di larice ricoperti da formelle di bronzo, opera di tre diversi maestri del XII sec. profondamente influenzati dall’arte tedesca. Le formelle sono 48 e presentano Scene dell’Antico e del Nuovo Testamento, Miracoli di San Zeno e mascheroni con sembianza umana o leonina. Sono incorniciate da cordonature, borchie e figure e allegorie di piccole dimensioni (Santi, uno scultore, Re, Imperatori, Virtù). Secondo un calcolo attendibile ben 86 pezzi risultano mancanti: quanto vediamo, quindi, rende solo parzialmente l’idea di quale fosse lo splendore del portale, sul cui stato di conservazione attuale pesano l’abbandono e l’incuria in cui, forse all’indomani dell’invasione napoleonica, cadde l’abbazia benedettina cui apparteneva il ministero della basilica. L’interno di San Zeno conserva tesori non meno preziosi. Le tre navate sono separate da file di pilastri e colonne dai pregevoli capitelli figurati e presentano alle pareti una ricca serie di affreschi (che vanno dal XIII sec. ai primi anni del

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terza pagina XV) con funzione didattica, la famosa Biblia pauperum. Alla cripta si accede attraverso grandi arcate le cui cornici presentano una complessa decorazione scolpita policroma, opera di Adamino da San Giorgio: qui dal 1889 si conservano le reliquie di san Zeno, riscoperte nel 1838. Carissima alla devozione dei veronesi è la grande statua in marmo colorato collocata nell’abside di sinistra: è il famoso San Zen che ride, che ritrae il vescovo «moro e pescatore». San Zeno, con la sua carnagione scura e un pesce di legno attaccato al pastorale, è colto in atto benedicente, con la grossa mano sospesa a mezz’aria, e il volto atteggiato in un divertito sorriso. Il capolavoro assoluto è invece accolto nell’abside maggiore: si tratta del notissimo trittico di Andrea Mantegna, la Madonna in trono con il Bambino e i santi Pietro, Paolo, Giovanni Evangelista, Agostino, Benedetto, Lorenzo, Zeno e Giovanni Battista. Commissionata nel 1456 dall’abate Gregorio Correr, raffinato umani-

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sta che intendeva portare anche a Verona le novità figurative rinascimentali viste in ambiente padovano, la tela fu completata entro il 1460 e collocata nella chiesa dallo stesso Mantegna che, scrupoloso, volendo far coincidere la luce dipinta con quella dell’ambiente, fece aprire una finestra sulla destra del coro. Lo spazio rappresentato è unitario e la stessa cornice lignea, disegnata sempre dall’artista, ne è parte integrante. È l’esordio nella città scaligera della tipologia figurativa della Sacra Conversazione, un insieme di santi in meditazione attorno alla Vergine col Bambino. L’aula quadrangolare è resa con perfetta prospettiva e crea un effetto di trompe l’oeil: l’illusione visiva è completata dalle figure appoggiate ai pilastri o con i piedi sporgenti verso l’esterno. Forti sono i rimandi all’antico nei putti e nei tondi del bassorilievo e nei festoni di fiori e frutti. Nella predella le tre scene di Cristo nel Getsemani, della Crocifissione e della Resurrezione sono copie degli originali portati in Francia

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terza pagina da Napoleone e ora visibili al Louvre e nel Museo di Tours. La pala, per la sua straordinaria importanza, è da sempre stata oggetto di particolari attenzioni e numerosi sono gli interventi di salvaguardia e restauro (l’ultimo si è da poco concluso con eccellenti risultati) cui è stata sottoposta nel corso del XX sec. Da sempre suscita la curiosità dei visitatori anche la grande coppa in porfido collocata a sinistra dell’ingresso nel luogo in cui i veronesi dell’età comunale custodivano il Carroccio. Proveniente, forse, da un edificio termale romano, la vasca, prima all’esterno e dal 1819 in chiesa, è al centro di un racconto mitico. La leggenda vuole che san Zeno, ricevutala in dono dall’imperatore Gallieno, la fece trasportare proprio fuori dalla basilica in volo dal diavolo che aveva sconfitto: i segni delle unghie del demonio sono ancora visibili sulla pietra scura. Altra leggenda è quella che colloca qui la tomba del re Pipino, primogenito di Carlomagno e re d’Italia, che soggiornò più volte a Verona ma morì a Milano. Il sacello viene identificato con il semplice

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sarcofago romano posto sul prato a fianco della basilica. Accanto alla porta che immette in chiesa dal chiostro (il più bello di tutta Verona, opera di transizione tra romanico e gotico con due lati ad archi a tutto sesto e due con archi a sesto acuto, sempre su colonnine binate), è invece la tomba trecentesca di Giuseppe della Scala, figlio illegittimo di Alberto della Scala che lo impose qui come abate, suscitando l’ira di Dante nel Purgatorio: «…perché suo figlio mal del corpo intero e de la mente peggio, e che mal nacque, ha posto in loco di suo pastor vero» (Purg. XVIII, 124-126). Infine merita ricordare come piazza San Zeno sia da sempre il fulcro dei festeggiamenti del carnevale veronese. Qui si conclude la sfilata allegorica di carri e figuranti del Venardì Gnocolàr che termina con una colossale scorpacciata di gnocchi: la gran lastra di marmo che si vede nel prato sotto il busto del Da Vico (che lasciò i suoi beni ai poveri perché potessero avere, a carnevale, un’abbondante porzione di gnocchi) serviva un tempo da tavolo per la distribuzione.

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fiscale

OPERAZIONI CON PAESI BLACK LIST

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ono stati recentemente forniti da parte dell’Agenzia delle Entrate i primi chiarimenti in merito al nuovo obbligo di comunicazione delle operazioni effettuate nei confronti degli operatori economici aventi sede, residenza o domicilio negli Stati o Territori a regime fiscale privilegiato (cosiddetti Paesi “black list”). Soggetti obbligati Sono tenuti alla presentazione della comunicazione i soggetti passivi dell’imposta sul valore aggiunto. In particolare chi opera in regime d’impresa, nell’esercizio di arti e professioni, gli enti non commerciali, taluni contribuenti non residenti. Restano invece esonerati i contribuenti minimi e i contribuenti che applicano il regime delle nuove iniziative produttive (art 13, L. n.388/00). Individuazione dei paesi Black List Sono interessate dalla comunicazione le operazioni intrattenute con soggetti aventi sede, residenza o domicilio in uno dei paesi compresi nelle Black List individuati da specifiche norme. Al riguardo si deve ricordare che è sufficiente che il Paese in cui è stabilito il cliente/fornitore sia ubicato in una delle citate liste affinché i rapporti intrattenuti con tale sogget-

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to debbano essere evidenziati nella comunicazione, non rilevando le limitazioni soggettive o oggettive stabilite in tali liste. Devono essere monitorate le operazioni intrattenute con tutti gli operatori economici stabiliti in un Paese Black List. Per quanto riguarda il concetto di operatore economico si ritiene che possa essere definito tale “chiunque esercita, in modo indipendente e in qualsiasi luogo, un’attività economica, indipendentemente dallo scopo o dai risultati di detta attività”. Ai fini della verifica dello status di operatore economico si possono utilizzare, alternativamente, come elementi probatori: • l’eventuale certificazione o il numero identificativo rilasciati dalle autorità fiscali competenti degli Stati black list attestanti lo svolgimento di un’attività economica (imprenditoriale, professionale o artistica) da parte del soggetto avente sede, residenza o domicilio in detti Stati • la dichiarazione della controparte attestante lo svolgimento da parte della stessa di un’attività imprenditoriale, professionale o artistica. Operazioni Sono oggetto di comunicazione le cessioni di beni (anche le esportazioni), le prestazioni di servizi rese, gli acquisti di beni (anche le importazioni) e le prestazioni di servizi ricevute. Acquisti e cessioni di beni sono rilevanti anche se transitano (all’ingresso nel territorio nazionale o prima di uscire) attraverso un deposito fiscale IVA. Periodicità di presentazione del modello Il modello può essere presentato con cadenza mensile oppure trimestrale se nei 4 trimestri precedenti dicembre 2010


fiscale non viene superata la soglia di € 50.000 per ciascuna categoria di operazioni (acquisti di beni, cessioni di beni, prestazioni di servizi ricevute, prestazioni di servizi rese): il superamento in una sola delle categorie comporta l’obbligo di presentazione mensile. Il periodo è trimestrale anche per i soggetti che hanno iniziato l’attività da meno di quattro trimestri sempre che, nei trimestri già trascorsi, abbiano realizzato, per ciascuna categoria di operazioni, un ammontare totale trimestrale non superiore ad €50.000. Si considera inizio dell’attività l’attribuzione del numero di partita IVA al soggetto passivo. I soggetti che sono tenuti alla presentazione della comunicazione con periodicità trimestrale possono optare per la presentazione con periodicità mensile. Tale scelta vale per l’intero anno solare. Il caso di superamento della soglia di €50.000, a partire dal mese successivo a quello in cui tale soglia è superata la comunicazione deve essere presentata con periodicità mensile. In tal caso le comunicazioni sono presentate, appositamente contrassegnate, per i periodi mensili già trascorsi.

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Momento di rilevanza La singola operazione deve essere inserita nell’elenco relativo al mese/trimestre in cui è avvenuta la registrazione nei registri IVA ovvero, se precedente o alternativa, nelle scritture contabili obbligatorie. Per le prestazioni di servizi non territoriali che comunque vanno inserite nell’elenco anche se non vi è obbligo di emissione della fattura (perché committenti non comunitari), il momento rilevante ai fini della comunicazione, è quello della registrazione della specifica operazione nelle scritture contabili obbligatorie o, in mancanza, quello del pagamento da parte dell’operatore economico. Sanzioni In caso di omessa presentazione della comunicazione o di trasmissione della stessa con dati incompleti o inesatti si applica la sanzione amministrativa da € 516 ad € 4.130. Per le ripetute violazioni (sia omissioni sia irregolarità) si applica l’istituto del cumulo materiale e non il cumulo giuridico: ciascuna singola violazione verrà quindi punita con la specifica sanzione per essa prevista.

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apivenetofidi L’ECONOMIA DEL VENETO DOPO LA CRISI: L’EXPORT TRAINA UNA RIPRESA ANCORA DEBOLE

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un quadro in generale miglioramento quello dell’economia del Veneto nel 2010, ma la soglia di attenzione rimane alta perché se è vero che la ripresa c’è stata, questa appare ancora non uniforme, né in grado per il momento di risollevare l’occupazione. E’ questo il quadro che emerge da un’elaborazione di Apiveneto Fidi sulla base dei dati forniti dall’Osservatorio Economico della Federazione Veneta delle Banche di Credito Cooperativo.

Il 1° trimestre e le previsioni confermate Le previsioni con cui era iniziato l’anno hanno dunque trovato conferma per le tendenze più rilevanti: già nel 1° trimestre del 2010 infatti si segnalava una ripresa di ordini e fatturato dovuta soprattutto alla spinta della domanda estera, e in particolare di quella provenienti dai paesi extra-UE. Tale andamento va inserito nel graduale miglioramento del quadro macroeconomico complessivo che, pur in presenza di turbolenze dei mercati finanziari, nel primo trimestre del 2010 ha visto gli scambi mondiali crescere rapidamente (senza tuttavia raggiungere i livelli precrisi). In particolare, le economie emergenti hanno registrato una ripresa robusta e veloce, anche in considerazione dei tassi di sviluppo della loro domanda interna, a fronte di ritmi più contenuti registrati nelle economie più avanzate e in particolare nell’area dell’Euro. Nei primi mesi di quest’anno apparivano invece ancora critici, e rimangono tuttora tali, l’andamento del mercato del lavoro, la debolezza dei consumi interni e la limitata propensione agli investimenti.

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Il Veneto e la ripresa Per quanto riguarda più in dettaglio il sistema produttivo regionale, i segnali di ripresa sono risultati differenziati in relazione alla dimensione e al settore economico. Il positivo andamento di produzione e fatturato ha riguardato infatti in misura maggiore le imprese di medie dimensioni, nonché alcuni settori che più hanno sofferto nel 2009, quali ad esempio i settori manifatturieri della meccanica, dell’elettronica, del tessile e, tra le altre imprese manifatturiere, dell’orafo. Hanno segnato una sostanziale tenuta i settori alimentare, bevande e tabacco. Altri settori, che pure sono stati protagonisti negli anni del maggiore sviluppo dell’economia regionale, hanno invece mantenuto elementi di criticità, quali le costruzioni, il commercio al dettaglio, le lavorazioni del legno e la produzione di mobili. Addirittura in ulteriore frenata rispetto all’anno nero del 2009 appare poi la domanda interna, penalizzata dalla situazione di grande incertezza sull’andamento del mercato del lavoro e dalle rinnovate tensioni dei mercati finanziari, investiti da una forte turbolenza correlata

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apivenetofidi al debito pubblico di alcuni stati europei (Grecia, Spagna, Portogallo).

Il 2° e il 3° trimestre Come anticipato, i dati del 2° trimestre e del 3° trimestre hanno confermato, anche per il Veneto, la ripresa della produzione e del fatturato dell’industria manifatturiera.

Una ripresa prevalentemente trainata dall’export e comunque modesta, caratterizzata da livelli di produzione ancora lontani dal periodo pre-crisi del 2008.

Più in dettaglio, nel 2° trimestre dell’anno il settore manifatturiero veneto ha fatto registrare un positivo andamento di produzione e fatturato in tutti i settori di attività, ma tale andamento è rallentato nel 3° trimestre, passando dal +9,2% al +5,9%. In accelerazione è risultata solo la componente estera degli ordinativi, a conferma che le esportazioni sembrano essere la sola componente che finora sta trainando l’economia regionale fuori dalle secche della crisi. La ripresa permane molto selettiva sia sotto il profilo settoriale sia intra-settoriale. Ad eccezione dei settori del marmo, vetro, ceramica e dei mezzi di trasporto che hanno segnato andamenti negativi, tutti gli altri settori hanno registrato una seppur moderata e discontinua ripresa degli ordinativi, con maggiori recuperi nei settori che hanno più sofferto la crisi del 20082009 come la meccanica, la metallurgia, la gomma e la plastica.

Per quanto riguarda la domanda interna, l’indice di fiducia dei consumatori ha segnato una debole ripresa, che però si è mantenuta di sotto i valori registrati nel 2009, a testimonianza del perdurante clima di instabilità. Gli acquisti di nuovi beni e servizi da parte delle famiglie si confermano così improntati alla cautela, a fronte di un contenuto aumento dei prezzi e in considerazione del deterioramento subito in questi mesi dal reddito delle famiglie come conseguenza delle pesanti incertezze sul mercato del lavoro.

Le aspettative degli imprenditori La domanda interna ha invece continuato a risentire pesantemente delle incertezze del mercato del lavoro, mentre la crisi finanziaria dei paesi PIGS (Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna) ha prodotto ripercussioni sulle strategie di uscita dagli interventi pubblici e sulle politiche economiche degli stati dell’UE.

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In questo contesto ancora delicato, rappresenta certamente un segnale positivo il generale clima di fiducia che traspare dalle aspettative degli imprenditori per la fine del 2010 e il 1° trimestre del 2011. Certo, l’ottimismo manifestato appare alquanto ridimensionato rispetto a quello dichiarato a giugno: per l’industria manifatturiera infatti la crescita attesa passa dal +6,9% al

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apivenetofidi +3,7%, mentre le aspettative di crescita del fatturato passano dal +8,4% al + 7,5%.

Il PIL: andamento e prospettive All’insegna di un cauto ottimismo sono anche le previsioni relative all’andamento del PIL dell’Italia e del Veneto. Per il Paese, a luglio il Governo prevedeva una crescita dell’1% a fine anno, mentre la Commissione UE si dichiarava leggermente più prudente (+0,8%). Una crescita più apprezzabile, anche se ancora lontanissima da quella di altri paesi extra-UE, è attesa per il 2011: le previsioni di Governo e Commissione UE sono rispettivamente di +1,5% e +1,4%.

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Infine, sostanzialmente in linea con il quadro nazionale sono le previsioni sull’andamento del PIL del Veneto fatte da Prometeia: +0,9% per il 2010 e +1,7% per il 2011, a conferma del fatto che il Veneto non può più considerarsi un’isola felice nell’ambito dell’economia nazionale, a fronte da una parte di un’economia che è sempre più aperta e globale, dall’altra del perdurare di alcuni ostacoli nel nostro sistema-Paese che non possono più essere superati solo con l’ingegno e la buona volontà degli imprenditori.

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energia

Crescono le opportunità per le imprese del Club dellÊEnergia Apindustria

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a crisi finanziaria ed economica ha avuto un impatto non indifferente, nei primi mesi dell’anno, anche sui consumi di energia elettrica delle aziende italiane. A livello territoriale il calo dei consumi di energia è stato ampio e diffuso in tutte le Regioni d’Italia, con un -9.7% al Nord ed un -6,2% al Sud passando per un -8,6% di calo dei consumi registrato nelle Regioni centrali dell’Italia. «Sull’onda di questa riflessione – dichiara Germano Zanini Amministratore Delegato di Multiutility S.p.A – le aziende più innovative hanno iniziato a concepire la tematica energetica come strategia di innovazione e strumento di competitività e Apindustria Verona, sempre in prima linea per la tutela degli associati, si è mossa per garantire le migliori condizioni per la fornitura di energia elettrica credendo fermamente che l’ottimizzazione di questa voce di costo fosse fondamentale per i bilanci delle proprie aziende». Apindustria e Multiutility hanno infatti siglato di recente un importante accordo per la fornitura di energia elettrica, che estende i vantaggi e i servizi accessori in materia energetica a tutte le aziende aderenti al Club Energia Apindustria. «Insieme all’Associazione, abbiamo analizzato le modalità di consumo del ciclo produttivo delle imprese as-

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sociate arrivando a proporre una soluzione sicuramente conveniente – ha commentato Vincenzo Scotti Direttore Commerciale e Marketing di Multiutility – sperando di poter contribuire alla competitività di un settore tra i più dinamici del Paese». «L’offerta di Multiutility – conferma Luciano Veronesi direttore di Apindustria – è risultata dopo una gara tra i maggiori fornitori nazionali, la più conveniente sia per i piccoli che per i grandi clienti

e garantisce stabilità di prezzo anche a fronte di importanti fluttuazioni delle quotazioni del petrolio. Il positivo riscontro ottenuto dall’iniziativa conferma l’efficacia del lavoro svolto per assicurare agli associati le migliori condizioni di fornitura offerte dal mercato. Le imprese saranno aiutate a espletare tutte le pratiche necessarie ed è stata anche intensificata l’attività promozionale volta a sensibilizzare gli associati nei confronti del risparmio energetico e dell’utilizzo delle fonti rinnovabili. Questo accordo, inoltre, sancisce il rapporto di collaborazione tra due soggetti fortemente radicati sul territorio e consolida le basi per una più ampia collaborazione a beneficio delle piccole e medie imprese della provincia».

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ambiente e salute

SALUTE E SICUREZZA NEI LAVORI D’UFFICIO

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econdo i recenti dati del Censis il mondo del terziario, il settore economico in cui si producono o forniscono servizi, ha segnato in Italia un incremento significativo di occupati. Se legate al settore terziario sono in Italia 2,9 milioni di imprese (il 55,4% delle aziende complessive) con 15,5 milioni di occupati (il 66,5% del totale), è evidente che in queste imprese avviene una grande parte di tutti gli infortuni professionali. Il D.Lgs. 81/2008 rende obbligatoria la valutazione dei rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori in tutti gli ambienti di lavoro e quindi anche in tutte le attività del settore terziario (uffici, call-center…). Rischi che negli uffici non mancano: inciampare in un cassetto lasciato aperto o in un groviglio di cavi, cadere dalle scale o da una sedia da ufficio usata come ausilio di salita, soffrire di contratture muscolari e dolori alla schiena a causa di una scorretta posizione al videoterminale o di formicolii alle dita per un uso eccessivo e scorretto del mouse. Questi sono solo alcuni esempi di quanto la sicurezza sul lavoro e la tutela della salute siano importanti per ogni tipo di azienda, indipendentemente dall’attività svolta. Una pubblicazione dell’INAIL (recentemente rieditata), rivolta alle aziende del settore terziario le cui attività non comportano pericoli particolari

(come le amministrazioni pubbliche, le banche, le assicurazioni e altre aziende che impiegano solo personale d’ ufficio), mostra dove si celano i pericoli d’infortunio e i rischi per la salute e spiega come affrontarli. L’individuazione dei rischi può essere divisa in quattro parti: - edifici: rischio d’inciampare, visibilità ridotta, pericolo di scivolare, pavimenti, porte vetrate e porte con inserti in vetro, vie di fuga, uscite di sicurezza, scale, pulizia, servizio tecnico; - posto di lavoro e installazioni: posti di lavoro al videoterminale, abbagliamento/riflessi, fotocopiatrici/stampanti laser, tavoli/sedie, tavoli regolabili in altezza, tavoli non regolabili in altezza, scaffali, cassettiere, elementi elettrici sotto tensione, attività con apparecchi elettrici, clima dei locali, aerazione, funzionamento dell’impianto di cli-

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matizzazione, riscaldamento, umidità dell’aria, corrente d’aria, luce naturale, vista sull’esterno nei locali di lavoro permanenti, illuminazione artificiale; - persone, comportamenti e carico psico-fisico: attività permanente in posizione seduta, ausili di salita, sollevare e portare carichi, fattori di disturbo, rumore, odori, fumo, accoglienza clienti, sportello, servizio clienti, persone tenute a lavorare da sole; - organizzazione del lavoro e protezioni speciali: mancato rispetto dell’orario di lavoro, mancanza di pause e di periodi di riposo, mancata osservanza delle disposizioni speciali per la tutela della maternità, mancata osservanza delle disposizioni speciali per la tutela dei giovani/degli apprendisti, stress correlato al lavoro e all’organizzazione del lavoro. Nella valutazione è anche necessario prestare particolari attenzioni ad alcuni rischi relativi ai posti di lavoro e installazioni. Riguardo ai rischi dei videoterminalisti (rischio di affaticamento precoce degli occhi, difficoltà a leggere le informazioni sullo schermo, disturbi alla schiena, alla nuca) occorre tener presente alcune misure di prevenzione: - disporre lo schermo in modo che la direzione dello sguardo sia parallela alle finestre e alle fonti di luce;


ambiente e salute - posizionarlo possibilmente verso l’interno dei locali; - utilizzare tende esterne e, a seconda della necessità, applicare elementi ombreggianti all’interno dei locali; - impiegare come ausili anche pareti mobili, piante, ecc.; - evitare la torsione del tronco o della testa; - corpo parallelo al bordo del tavolo, assi del corpo e dello schermo identici; - bordo superiore dello schermo al massimo all’altezza degli occhi; - badare alla posizione del mento e della nuca; - distanza visiva 50–80 cm; - controllo regolare degli occhi; - interrompere il lavoro al computer con brevi pause. Per utilizzare in sicurezza fotocopiatrici e stampanti laser si consiglia invece di installare possibilmente in locali separati gli apparecchi ad alta prestazione soggetti a frequente utilizzo e di ventilare regolarmente i locali, provvedendo regolarmente alla manutenzione degli apparecchi. In caso poi di tavoli regolabili in altezza fare in modo che anche le persone di statura molto piccola o molto alta possano assumere una posizione di seduta corretta. Inoltre adattare il tavolo alla statura: il gomito deve essere all’altezza della ta-

stiera (il braccio è in posizione rilassata). Se poi il tavolo non è regolabile modificando l’altezza della sedia portare i gomiti al livello della tastiera. Se i piedi non toccano bene il pavimento, utilizzare poggiapiedi di ampie dimensioni. Riguardo alle sedie è bene avere: - altezza e piano di seduta regolabili; - piano di seduta anatomico, imbottito, con bordo e spigoli anteriori arrotondati; - schienale reclinabile e bloccabile; - sostegno lombare. Per ridurre le lesioni provocate dalla caduta di materiale da scaffali e cassettiere, si consiglia di: - fissare gli scaffali alla parete o al soffitto o unirli tra di loro; - riporre le merci pesanti in basso; - rispettare la portata massima del pavimento e degli scaffali. Ecco alcuni suggerimenti riguardo al clima dei locali, all’umidità e alle correnti d’aria: - temperatura dei locali (inverno): 21– 23°; per attività sedentaria prevalentemente intellettuale, prevedere un termostato regolabile per il locale; - in estate diminuire le alte temperature interne con tende esterne e raffreddamento notturno; - umidità dell’aria: 30–65% (intervallo ideale 40–60%). Installare termometri e

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igrometri per il controllo; - affidare a persone esperte la regolare pulizia degli umidificatori; - riguardo alle correnti d’aria (da finestre, impianti di ventilazione, climatizzatori, …) rispettare anche i colleghi di lavoro; - disporre i climatizzatori in modo da escludere gli effetti della corrente d’aria sulle persone. Riguardo all’illuminazione e per evitare cali del benessere e del rendimento sono suggeriti locali di lavoro permanenti con finestre in vetro chiaro. Se si lavora in locali senza luce naturale (p. es. archivi) trascorrere le pause in un ambiente con luce naturale. Per concludere alcune indicazioni relative all’illuminazione artificiale: - intensità luminosa minima nei locali di lavoro: 500 Lux; - scegliere lampade con debole emissione di calore; - usare il medesimo colore di luce per tutte le lampade (bianco neutro o bianco a tonalità calda); - compensare con lampade da tavolo/ lampade individuali il fabbisogno di luce più elevato delle persone con difetti della vista o più anziane. Plinio Menegalli Medico Competente


previdenza

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LE NOVITÀ NELLA DISCLINA DEI RAPPORTI DI LAVORO

l tanto discusso “Collegato lavoro alla legge finanziaria”, che molti animati dibattiti ha suscitato in Parlamento, divenendo poi la Legge n. 183 del 4 novembre 2010, entrata in vigore il 24.11.2010, ha apportato varie e notevoli innovazioni soprattutto nella disciplina dei rapporti di lavoro. La novità più rilevante è indubbiamente quella riguardante l’impugnazione del licenziamento. Secondo il nuovo impianto dell’art. 410 del c.p.c., il tentativo di conciliazione delle controversie in materia di lavoro presso la Direzione Provinciale del Lavoro, non è più

obbligatorio, ma è divenuto un atto soltanto volontario, a meno che non si tratti dei contratti di lavoro cosiddetti “certificati”, per i quali il tentativo di conciliazione resterà obbligatorio presso le Commissioni che hanno provveduto alla relativa certificazione. Quanto al termine per l’impugnazione del licenziamento – art. 6 L. 604/66 – esso è rimasto quello precedente cioè entro 60 giorni dalla ricezione della comunicazione scritta del provvedimento, ovvero dalla comunicazione, sempre in forma scritta dei motivi, ove non contestuali al licenziamento stesso. Dopodiché deve seguire, entro i successivi 270 giorni, il deposito, a pena di inefficacia dell’impugnazione, del ricorso alla Cancelleria del Tribunale, come Giudice del lavoro. La nuova norma si applica anche, tra

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gli altri casi, alla legittimità del termine apposto al contratto, al recesso del committente nei rapporto di co.co.co. e co.co.pro., al trasferimento del lavoratore ai sensi dell’art. 2103 c.c. e dall’azione di nullità del termine apposto al contratto di lavoro. L’art. 32 del Collegato Lavoro ha, altresì, stabilito per quanto concerne i contratti di lavoro a tempo determinato, che, nell’ipotesi di conversione in contratti a tempo indeterminato, il datore di lavoro debba al dipendente un risarcimento, costituito da un’indennità omnicomprensiva, nella misura compresa tra un minimo di 2,5 ad un massimo di 12 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto. Per quanto attiene alle misure contro il lavoro sommerso – art. 4 Collegato Lavoro – precisiamo che è stato previsto che la sanzione massima (che era stata fissata in 12.000 euro per ciascun lavoratore “in nero”) sia applicabile nella sola ipotesi di impiego di lavoratori su-


previdenza bordinati per i quali non sia stata inviata la preventiva comunicazione dell’instaurazione del rapporto di lavoro al Centro per l’impiego. La maxisanzione non trova applicazione nei casi in cui l’attivitĂ di vigilanza rilevi che alcuni lavoratori regolarmente assunti come autonomi e/o parasubordinati, svolgano invece attivitĂ in maniera subordinata, in quanto detti rapporti non sono qualificabili come lavoro sommerso, ma il problema è solo relativo alla fattispecie del contratto di lavoro. Inoltre, la maxisanzione sarĂ d’ora in poi diffidabile da parte degli Ispettori del lavoro, e, in tale ipotesi, il trasgressore potrĂ regolarizzare la propria posizione, versando l’importo minimo previsto dalla legge, e cioè 1.500 euro.

Infine, per quanto riguarda le sanzioni civili, connesse all’omesso versamento di contributi, che in precedenza erano fissate in un importo comunque non inferiore a 3.000 euro, secondo la nuova legge, saranno quantificate invece con specifico riferimento all’entità dell’evasione commessa, e la relativa misura sarà aumentata del 50%. Altra innovazione della recente legge riguarda il regime sanzionatorio in materia di inosservanza delle disposizioni relative alle violazioni concernenti il limite massimo dell’orario giornaliero e settimanale, il riposo e le ferie, ovvero ai commi 3 e 4, dell’art. 18-bis del D.Lgs 66/2003. In particolare, la sanzione prevista in proposito non sarà piÚ calcolata considerando il numero complessi-

vo delle violazioni verificatesi dipendente per dipendente, bensÏ in base ad un meccanismo che prende in considerazione o il numero dei dipendenti coinvolti, oppure i periodi di riferimento in cui le singole violazioni si sono verificate. Infine, la Legge n. 183 delega il Governo ad emanare, entro sei mesi, uno o piÚ Decreti legislativi per riordinare la disciplina vigente in materia di congedi, aspettative e permessi, spettanti ai dipendenti pubblici e privati, ed inoltre il Governo entro 24 mesi dovrà provvedere al riordino di tutta la materia riguardante gli ammortizzatori sociali, i servizi per l’impiego, l’apprendistato, gli incentivi all’occupazione e l’occupazione femminile. Gianluigi Girardi

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il punto CHI HA PAURA DELLE RELIGIONI? Sembra impossibile solo ad immaginarlo, eppure nel mondo cinque miliardi di persone sono limitate nella loro libertà religiosa. Il dato viene fornito dal Dipartimento di Stato americano e diffuso tramite il rapporto pubblicato da Aiuto alla Chiesa che soffre, un organismo riconosciuto dal Vaticano, istituito nel 1947 per soccorrere i profughi che scappavano da Berlino Est. È un dato che ha dell’incredibile e interpella i governi di tutto il mondo. Il diritto alla libertà religiosa appartiene ai diritti universali dell’uomo e il fatto di non garantirlo crea tensioni e contrapposizioni sociali capaci di minare la coesistenza pacifica dei popoli. Quasi sempre queste restrizioni fioriscono dentro situazioni politiche di dittatura o quando la maggioranza religiosa esistente sul territorio cerca di fagocitare le minoranze, negando loro i diritti fondamentali. Qualche motivo di speranza sembra comunque emergere da questo scenario di intolleranza. Lo scorso mese di novembre in occasione dell’apertura del Forum dei giovani dirigenti arabi ed europei, il

segretario generale della Lega araba, l’egiziano Amr Moussa, ha chiesto la “fine immediata delle discriminazioni”. Non sarà ancora primavera, ma è comunque una gemma da cui si spera possa fiorire qualche segnale di cambiamento. Tanto più perché proveniente dal mondo islamico, notoriamente il più refrattario ad accettare il pluralismo religioso. Tra i cinque miliardi di persone limitate nella loro libertà, il dato ancora più crudo riguarda il mondo cristiano e quello cattolico, in particolare. Nel momento in cui state leggendo queste considerazioni, sono almeno cinquanta milioni i cristiani gravemente perseguitati. Abbiamo appreso tutti dei fatti terrificanti contro i cristiani massacrati nelle chiese irachene. Io stesso ho conosciuto un generale dell’aviazione,

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cristiano cattolico, fuggito in Siria con la famiglia per garantire la vita ai propri cari. Ma l’Iraq non è il solo caso e neppure il più clamoroso. La cronaca più recente ci ha fatto conoscere la storia di Asia Bibi, la giovane madre pakistana, condannata a morte per aver sostenuto che Cristo ha dato la sua vita per lei. Blasfemia. Questo il motivo della sentenza, che viene comminata anche quando un cristiano si permette di nominare semplicemente il nome di Allah. Dal Pakistan all’India, dove la cronaca più recente ci ha riferito delle stragi dentro i villaggi cristiani. E poi la Cina, con preti e vescovi in galera, l’Indonesia, l’Arabia Saudita, la Turchia, lo Yemen, l’Egitto, il Corno d’Africa, il Sudan. Aree assolutamente pericolose per chi non appartenga alla maggioranza musulmana. Ma poi basta un salto in Venezuela, piuttosto che in Ecuador per trovare pesanti restrizioni contro la gerarchia e il mondo cattolico, considerati nemici del nazionalismo e del governo. Vengono spontanee due domande: perché la religione dà così fastidio e


il punto quella cristiana in particolare? Alla prima obiezione è fin troppo facile rispondere, nel senso che ogni religione con il potere che esercita sulle coscienze è messa di fatto in condizione di creare veri ostacoli all’esercizio del potere politico, soprattutto quando esso neghi i diritti fondamentali dei cittadini. Più difficile sapere perché il mondo cattolico sia colpito in maniera così dura e radicale. Credo che il motivo sia nell’essenza stessa del fatto cristiano e, cioè, che dipenda dalla cultura dell’Incarnazione. Che tradotta nei suoi effetti, vuol dire il peso di una religione che entra nel vivo dei fatti storici con un grande potere di contaminazione sociale e morale. Siamo alla logica di Pilato che teme il ruolo politi-

co di Gesù Cristo, fino a chiedergli se per caso non sia lui un possibile aspirante al trono. Oppure alla logica tormentata di Erode, che fa ammazzare i

bambini di Betlemme, nel timore che tra di loro si celi un suo possibile antagonista. Dire che il cristianesimo entra nella storia, si fonda cioè sull’Incarnazione, è prendere coscienza che nessun ambito di vita può restare escluso dal

cono di luce e di giudizio che promana da esso. Dalla politica all’economia, dalla morale familiare a quella sessuale, fino alla tutela della vita, in tutte le sue manifestazioni, esso si traduce in tanti messaggi di valore, cui, di riflesso si impongono tanti no, là dove siano scalzati gli orizzonti etici Tutto, alla fine, si declina come argomento morale che mette in risalto le tante contraddizioni umane. Del resto, con cognizione di causa, un certo Maestro aveva chiaramente presagito che la storia non sarebbe andata sempre a tarallucci e vino. Prenderne coscienza è esaltare il Mistero del Natale, con il suo fascino di poesia, ma soprattutto con la sua forza di contraddizione. Buon Natale. Tse Tse

Tse Tse

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