ECONOMIA VERONESE bimestrale n.3 - Anno 10 - luglio 2011 - Editore Apiservizi S.r.l. - Verona, via Albere 21/C - Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% CNS VR - D.L. 353/2003 (conv. in L. - 27/02/2004 n 46) art., comma 1 DCB VERONA - 2,58 Euro
profili
Santo Passaia AT-OS Simeoni Arti Grafiche Puli Edisal Delta Sistemi Botom Systems Studio Cesaro
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Alberto Bauli
Briefing • Milano
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sommario
Anno 10 - Numero 3 Luglio 2011
DIRETTORE RESPONSABILE Cirillo Aldegheri
Rivista bimestrale promossa da
EDITORE APISERVIZI S.r.l. Via Albere, 21/C - 37138 Verona SEGRETERIA DI REDAZIONE Tosca Lucchini Cinzia Trussardi
ASSOCIAZIONE PICCOLE E MEDIE IMPRESE
DELLA PROVINCIA DI VERONA
editoriale
Simeoni Arti Grafiche Puli Edisal Delta Sistemi Botom Systems
Studio Cesaro
Apigiovani Giovani in formazione
Conoscere per competere Donne e associazione
terza pagina Decennale dell’Accademia Mondiale della Poesia
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Apivenetofidi
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Il nuovo spesometro
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ambiente e salute Resilienza e stress lavoro-correlato
fiscale
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legale Fotovoltaico: le polizze assicurative “all risks”
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previdenza
attualità Nuovo format per Abitare il Tempo
Pubblicità raccolta in proprio
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impresa Donna Elena Cesaro
D.L. 353/2003 (con. in L. 27/02/2004 n°46 art. 1, comma 1, DCB Verona
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personaggio Alberto Bauli
GRAFICA E STAMPA Lite srl - Verona - www.lite.it
Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale
Sant’Anastasia
profili AT-OS
Registrazione Tribunale di Verona n. 1234 del 22 marzo 2000
FOTOGRAFIE Ennevi - Archivio Apindustria
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Santo Passaia
REDAZIONE c/o APINDUSTRIA Verona Via Albere, 21 - 37138 Verona Tel. 045 8102001 Fax 045 8101988 economiaveronese@apiverona.net
40 42 45
Il contratto di appalto
il punto Segnali di slogatura
60 65
inserzionisti
Gritti Gas Banca Popolare Albrigi Tecnologie Promobit Samo Martini
Cattolica Assicurazioni Fondazione CUOA
Santo Passaia Banca di Verona Viani Assicurazioni
Gruppo Argenta
Multiutility
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Economia Veronese - luglio 2011
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Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Per le condizioni contrattuali fanno riferimento i Fogli Informativi disponibili sul sito web e presso le filiali della Banca. Ed. 4/2011 BANCO POPOLARE - Comunicazione di Prodotto, Pubblicità, Eventi.
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editoriale
Arturo Alberti Disagio, per non usare un termine molto più pesante, è ciò che provo ogniqualvolta, scorrendo i giornali o accendendo la televisione, cerco di capire, informarmi sull’andamento economico, sull’agire della politica, sulla società che mi circonda. Disagio per quello che leggo e (peggio) quello che sento. Parole, scritte e verbali. Parole, più o meno forbite, ma sempre e soltanto parole… Fatti concreti zero o zero virgola. Non mi attendo e non ci dobbiamo attendere alcun aiuto dalla politica e dalle istituzioni (legate sempre più al carro della prima). Tutti sono troppo impegnati a difendere i loro fortini e i loro privilegi, incapaci, impossibilitati o semplicemente interessati a mantenere lo status quo di questo nostro Paese dove, se non si riuscirà a spezzare il legame tra spesa pubblica elevata e corrispondente pressione fiscale elevata (a copertura), non si andrà da nessuna parte (e altri decideranno sempre per noi…). Dal mondo della finanza, banche in primis, i segnali che arrivano sono discordanti. Qualità del credito è la parola magica che copre tutto, le cose buone e le operazioni che definire border-line è un caritatevole eufemismo. È il momento in cui si insinuano i dubbi e ti assale lo sconforto.
Ma è solo un momento. Come imprenditore non mi posso e come imprenditori non ci possiamo permettere di non essere ottimisti. Alzo gli occhi, mi guardo intorno, vedo l’azienda, i dipendenti, penso alla mia famiglia, alle loro famiglie e ritrovo il coraggio di vedere il bicchiere mezzo pieno. Torno, torniamo (anche se non le abbiamo mai lasciate) alle nostre linee di produzione, alle battaglie giornaliere con i fornitori e i clienti. Torniamo alla manifattura, alla tangibilità delle cose concrete, attenti alle innovazioni, alle eccellenze e alle opportunità offerte dal mondo globalizzato. La voglia di fare, di crescere, di avere un futuro è la ricchezza che è insita in noi e che, nonostante tutto, nessuno riuscirà mai a rubarmi e a rubarci. P.S. È in discussione la Legge Finanziaria contenente la manovra correttiva per i riequilibrio dei conti pubblici. È l’ora in cui tutti cercano di “strillare” più forte per far sì che i sacrifici cadano sugli “altri”. Ci siamo chiesti se come Associazione anche noi dovremmo saltare sui tavoli e gridare: non lo faremo perché l’esempio della serietà e dello spirito di sacrificio è l’unico lasciapassare per garantirci un futuro.
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SANTO PASSAIA L’eccellenza dell’arredamento Made in Italy C
“ hi beve l’acqua pensa alla fonte”. Guardando alla Santo Passaia di oggi, azienda leader nel settore della progettazione e produzione di soluzioni d’arredo su misura, in stile classico o moderno, non si può non pensare a questo antico proverbio cinese: per valutare appieno il valore di una realtà d’impresa che ha raggiunto importanti traguardi è fondamentale conoscerne la storia. Una storia lunga ormai quasi sessanta anni. Tutto iniziò, infatti, nel 1953 quando Santo Passaia cominciò il proprio percorso di formazione nel settore del mobile in alcune aziende veronesi per trasferirsi in seguito in Germania, in una grande industria dell’arredamento. Un tirocinio di indiscussa esperienza sotto l’aspetto produttivo, organizzativo e commerciale che lo spinse a mettersi in proprio, prima da solo e in seguito con altri soci,
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avviando a Bovolone un laboratorio dove produsse mobili di alto artigianato per conto di importanti aziende della Brianza. Fu una scelta che gli consentì di arricchire le proprie conoscenze e lo convinse che fare un ulteriore salto di qualità era ancora possibile dal momento che, in un mercato dinamico e in costante modificazione, vi erano nuovi spazi disponibili. Decise di sciogliere la società; trasferì il laboratorio a Villafontana e iniziò a produrre pezzi unici “su misura” sempre per con-
to di altri marchi. Un’anteprima che precedette di pochi anni il concretizzarsi dell’idea che, da tempo, l’imprenditore inseguiva: far fare alla propria azienda il definitivo salto di qualità personalizzando la produzione. Dal 1982 i suoi preziosi pezzi unici avrebbero finalmente portato la firma “Santo Passaia”. L’ingresso dei figli Pier Angelo (1979) e Giovanni (1994) segna una tappa significativa nella vita dell’azienda: ambizione, professionalità, capacità di intercettare i mutevoli desideri di una clientela dai gusti sofisticati, internazionalizzazione, diventano il “credo” di un innovativo programma imprenditoriale che si distingue profondamente dal tradizionale modo di fare impresa. Per fare di ogni realizzazione Santo Passaia un’opera d’arte, irripetibile e raffinata nella sua originalità, è imprescindibile la cura meticolosa dei particolari, a cominciare dalla
SANTO PASSAIA
profili
influenzato la nostra storia. Questo territorio ci ha trasmesso la cultura del lavoro tenace, sovente duro e non sempre ricco di soddisfazioni, ma ci ha tramandato anche la dote dell’inventiva, la capacità di saper motivare i nostri collaboratori e fare squadra con loro e quella flessibilità che facilita il superamento delle inevitabili ciclicità della domanda». Nel 1986 i fratelli Passaia instaurano un proficuo dialogo con il mondo degli architetti e dei designers.
scelta di garantirsi la disponibilità di materiali stabilizzati (in prevalenza essenze di noce nazionale, ciliegio e rovere... anche se negli intarsi più elaborati e complessi si può arrivare all’utilizzo di ben 100 tipi diversi di legno!), fino alla preferenza per l’utilizzo di complementi tecnicamente all’avanguardia e affidabili nel tempo (cerniere, guide per cassettiere, impianti di sicurezza attiva e passiva). «Essere nati nella pianura veronese, dove insistono laboratori, opifici, artigiani, fornitori di materie prime di ogni genere che fanno di questo comprensorio uno dei poli produttivi più importanti dell’industria mobiliera nazionale – sottolinea Pier Angelo Passaia –, ha sicuramente Economia Veronese - luglio 2011
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anche a una metodologia di lavoro nella quale le professionalità interne si integrano con quelle storicamente presenti sul territorio. «La filiera operativa attraverso cui sviluppiamo il dialogo con il cliente
Ad aprire questa nuova “finestra” è la collaborazione con l’architetto Piergiorgio Pradella, proseguita successivamente con l’architetto Luigi Bruno, con il quale l’azienda collabora tutt’ora, con cui si avviano la progettazione e la realizzazione di pareti attrezzate, boiserie su misura e, successivamente, progetti completi di arredamento e contract residenziali “chiavi in mano”. «È stata la svolta definitiva per la
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quale – ricordano Pier Angelo e Giovanni – eravamo ampiamente predisposti. Creare uno studio tecnico aziendale che collabori costantemente con lo studio dell’architetto Bruno e che sappia dialogare con gli studi di architettura di tutto il mondo ci ha consentito di portare a compimento il percorso imprenditoriale cui nostro padre aveva dato il via: calibrando in un attento mix tradizione, tecnologia e innovazione siamo in grado di conseguire la qualità al più alto livello che, dalle origini, è l’obiettivo fondamentale della Santo Passaia». Una ricetta che dà buoni frutti grazie
per la realizzazione di un progetto “chiavi in mano” – prosegue Pier Angelo – prende le mosse dal “briefing”, ovvero l’attento esame delle esigenze del cliente o del punto vendita; a questo momento segue il cosiddetto “rilievo”, cioè il sopralluogo dei locali con la misurazione, il loro rilievo fotografico e la presa d’atto degli impianti esistenti. Le prime due fasi si completano con il progetto e la formulazione del preventivo: con lo studio di architettura si elaborano le proposte da sottoporre all’attenzione del cliente e, una volta approvata la soluzione presentata, si procede alla definizio-
SANTO PASSAIA
ne dei particolari tecnico-costruttivi. Della costruzione si occupano le nostre maestranze integrate da artigiani di comprovata esperienza che provvedono anche alla realizzazione dei complementi d’arredo (poltrone, specchiere, fregi e capitelli intagliati...). Al termine ogni singolo pezzo o parte dell’arredo viene avviato al reparto logistico interno dove, prima dell’imballaggio e della spedizione, viene eseguita una minuziosa ricognizione. Un vero e proprio collaudo attraverso cui siamo in grado di assicurare la bontà del prodotto e di certificarne la qualità». «Vede – sottolinea Pier Angelo – noi siamo fra i pochi in Italia, se non forse gli unici, a garantire ogni creazione Santo Passaia per ben 10 anni e la fase di montaggio realizzata da nostri installatori o affidata di volta in volta alle diverse maestranze locali, da noi formate, è un’ennesima, definitiva fase di collaudo». L’interpretare il “su misura” non come un realizzare semplicemente, e in maniera seriale, copritermosifoni, mensole o librerie nelle dimensioni richieste, ma, piuttosto, come un accompagnare il cliente passo passo nella definizione di un ambiente completo totalmente personalizzato, sapendo poi tradurre tutte le sue indicazioni e i suoi desideri in un unicum è stato ciò che ha accreditato la ditta di Villafontana per svolgere un ruolo di leadership sia sul mercato interno che su quello internazionale. Dal parquet al controsoffitto, dalle porte ai vari componenti d’arredo: l’azienda veronese è in grado di soddisfare, facendo anche largo uso di rivestimenti in pelle e di fregi e cornici intagliati e ricoperti in foglia oro o argento, ogni desiderio o esigenza di chi si rivolga a questi veri e propri couturier del mobile alla ricerca di qualcosa di esclusivo. Le creazioni Santo Passaia sono ambasciatrici del migliore Made in Italy in lussuose ville e appartamenti privati, hotel, sedi direzionali
di grandi compagnie o di importanti istituti di credito, sale pubbliche e di consigli comunali, pubblici esercizi ma anche, e qui è emersa la duttilità operativa raggiunta da quest’azienda, in arredi e allestimenti di yacht. La determinazione e la grande capacità di comprendere il mercato e di saper scegliere il segmento di clientela con cui instaurare solidi rapporti hanno fatto sì che la “maison” dell’abitare elegante si sia affermata in ogni angolo del mondo: oltre all’Italia (Milano, Napoli, Bari, Verona, Brindisi, Rimini, Taranto), punti vendita ed esposizioni Santo Passaia si trovano a Dubai, S. Pietroburgo, Mosca, Bratislava, Vilnius,
profili
Novosibirsk, Kiev e Cina (prossima apertura Shangai). Oggi il fatturato di quest’azienda è per l’80% realizzato sui più dinamici mercati esteri, quelli dei Paesi emergenti. Una crescita esponenziale in termini commerciali che ha richiesto un adeguamento degli spazi produttivi: nell’immediato futuro prenderanno avvio i lavori per un considerevole ampliamento dell’attuale sede aziendale nella quale operano 32 addetti tutti di elevato profilo professionale e dove si svolgono i numerosi corsi di formazione dedicati alla preparazione degli addetti alla gestione degli show room e dei punti di rivendita.•
SANTO PASSAIA S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA
Via Villafontana, 21 37051 Villafontana di Oppeano (Verona) Tel. 045 6989034 Fax 045 7146057 Skype: santopassaia
PRODUZIONE
Arredamenti completi su progetto
ANNO DI FONDAZIONE 1969
RESPONSABILI AMMINISTRATIVI
Edoardo Davì Dott.ssa Eveleen Maragna
SUPERFICIE AZIENDALE
Totale: 18.000 mq Coperta: 5.700 mq
RISORSE UMANE
Addetti alla produzione: 21 Impiegati: 11 Installatori: 12
TITOLARI
Pier Angelo e Giovanni Passaia
RESPONSABILE PRODUZIONE Luciano Zamboni
RESPONSABILE COMMERCIALE Giovanni Passaia
www.passaia.it info@passaia.it
RESPONSABILE ACQUISTI Edoardo Davì
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AT-OS
STORIA DI UN’IMPRESA D’ACCIAIO AT-OS, azienda leader nel settore di nicchia della produzione di macchine per la disinfezione di dispositivi medici e arredi per sale operatorie e centrali di disinfezione, ha puntato, sin dai suoi inizi, su un’attenta progettazione e sulle nuove tecnologie, scelta necessaria per un’impresa che voglia imporsi con autorevolezza nel comparto, impegnandosi per soddisfare un’utenza sempre più diversificata e assicurarle comprovata affidabilità e standard igienici elevati. AT-OS si fregia, infatti, dei marchi di certificazione EN ISO 13485:2003 da TUV SUD per il sistema qualità; CE
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– direttiva 93/42 CEE concernente i dispositivi medici-classe 2A e classe 1; EN ISO 15883-1 (2006) e EN ISO 15883-3 (2006); DVGW (tedesco) e SVGW (svizzero) relativi all’impianto idraulico realizzato in modo da isolare la rete idrica di alimentazione dell’acqua potabile come prescritto dalle norme europee EN1717. «Il dinamismo che ci caratterizza – afferma Paolo Lorenzini, Amministratore Unico – comporta un’accurata e continua analisi delle dinamiche e delle tendenze del mercato. Per essere sempre al passo con i tempi, abbiamo deciso di investire il 7% del
nostro fatturato annuo in innovazione e ricerca. Programmiamo inoltre periodicamente incontri di training con i clienti e con gli addetti all’organizzazione commerciale (forza vendita, distributori, etc.): l’intento è quello di preparare o aggiornare degli specialisti sul funzionamento, e sull’applicazione dei dispositivi AT-OS. Corsi di formazione sono rivolti anche agli ingegneri clinici per perfezionare i loro studi, portandoli a conoscenza delle ultime normative entrate in vigore in Italia e all’estero e informandoli sulle nuove metodologie adottate a garanzia dell’igienicità dei presidi sanitari.
AT-OS
Sono quindi diverse e molteplici le forme di collaborazione e di scambio di esperienze che intratteniamo con tutti gli attori operanti nel campo delle forniture medicali, dando così vita a un “sistema-azienda” che apre un continuo dialogo tecnico con gli ospedali, le case di riposo, le cliniche, le industrie e le strutture sanitarie, farmaceutiche e, di recente, dentistiche». AT-OS opera, come anticipato, attraverso due divisioni. Per quanto riguarda gli arredamenti l’impresa di Colognola ai Colli è in grado di proporre una vasta gamma di lavelli, arredi tecnici per CSSD (centrali di sterilizzazione), per reparti operatori, per pronto soccorsi, per ambulatori di endoscopia, per sale mediche. In questo particolare ambito oltre all’estetica sono fondamentali gli aspetti ergonomici. L’acciaio inox AISI 304 (1.430 1) è un materiale che facilita la pulizia e la manutenzione e garantisce, oltre alla salvaguardia delle condizioni d’igiene, resistenza e funzionalità inalterate nel tempo. «La selezione dei componenti, l’assemblaggio e le finiture – sottolinea Lorenzini – sono effettuati con cura estrema. Davvero l’attenzione è rivolta anche ai minimi dettagli non solo per impedire la formazione di depositi di sporco, ma anche per eliminare il rischio di infortuni al personale». Passando al settore principale, va sottolineato come le macchine create da AT-OS per lo svuotamento, il lavaggio, la disinfezione dei contenitori per rifiuti organici umani (padelle, pappagalli, vaschette reniformi...) o delle bottiglie per gli aspiratori usate nelle sale operatorie siano tutte di nuova generazione. Altissimo è il contenuto tecnologico di queste strumentazioni: il loro funzionamento è costantemente assistito e monitorato e permette di ottenere un pulito a contaminazione “0” riducendo nel contempo al massimo i consumi idrici ed elettrici. «Nelle nostre macchine – prosegue Lorenzini – tutte le operazioni, a partire dalla chiusura dello sportello, fino
all’ultima fase del processo di disinfezione, quella del raffreddamento post-lavaggio, sono eseguite automaticamente grazie ad AT-OS Monitor, software di programmazione e controllo di tutte le operazioni dei diversi dispositivi dell’apparecchiatura. L’utilizzatore è in grado, grazie all’interfaccia intuitiva dell’ampio display, di programmare funzioni e temperature e di seguire, in corso d’opera, tutte le tappe. Davvero, come recita un nostro slogan, per noi ogni particolare crea la differenza».
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Lorenzini dimostra di avere le idee chiare, su come affrontare la concorrenza di imprese similari: i più agguerriti competitors di AT-OS, altri colossi del settore presenti in Germania, Svezia e Danimarca, non spaventano l’impresa veronese che, forte del bagaglio di competenze acquisito in tanti anni di storia, grazie alla flessibilità, alla professionalità e alla determinazione nel perseguire l’innovazione di processo e prodotto, ha conquistato ampi spazi e qualificanti consensi tanto in Italia quanto all’estero. Economia Veronese - luglio 2011
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dei dipendenti e la promozione dell’R&D, le tre mission che Lorenzini ha voluto dare ad AT-OS, sono quindi obiettivi pienamente raggiunti, ma di certo l’imprenditore veronese saprà porsi nuove, stimolanti sfide.•
Tali prerogative hanno consentito infatti a questa realtà di affermarsi, soprattutto per talune specifiche tipologie di prodotto, su mercati di primaria importanza: in primis in Germania, Svizzera, Austria, Francia, Belgio, Grecia, Irlanda, Gran Bretagna, e poi nel Nord e nell’Est Europa, in Medio Oriente, Asia (Giappone, Hong Kong, Malesia, Singapore), Sudafrica e Africa del Nord, America (Canada, in particolare). Proprio l’export è una delle voci principali del bilancio di AT-OS. «Attualmente – conclude Paolo Lorenzini – il 70% del nostro fatturato è realizzato all’estero. È questo un dato che mette in rilievo l’alta considerazione di cui è accreditata la nostra produzione e quanto sia stimata la professionalità dei nostri addetti». Per raggiungere questi traguardi, oltre alla qualità dei prodotti, è indispensabile una perfetta organizzazione strutturale secondo criteri razionali e di grande efficienza dato che AT-OS segue tutti gli stadi della “vita” delle sue creazioni. L’azienda effettua una consulenza gratuita pre-vendita con l’approntamento, da parte dello staff dell’ufficio tecnico, di progetti in 3D personalizzati, evade le ordinazioni con tempi certi di consegna, si occu-
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pa dell’assemblaggio e del montaggio per arredi e macchinari “chiavi in mano” e infine garantisce anche un servizio di assistenza tecnica postvendita con celere intervento in loco in caso di necessità. La soddisfazione del cliente, la cura
AT-OS S.r.l.
SEDE AMMINISTRATIVA Viale del Lavoro, 19 37030 Colognola ai Colli (Verona) Tel. 045 6159411 Fax 045 6159419
PRODUZIONE
SUPERFICIE AZIENDALE
Totale: 4.000 mq coperta, in diversi siti
RISORSE UMANE
Addetti alla produzione e impiegati: 30
Progettazione e produzione di macchine per lavaggio e disinfezione di dispositivi medici, arredamenti tecnici in acciaio inox per sale operatorie e centrali di sterilizzazione
ANNO DI FONDAZIONE 1996
TITOLARE
Paolo Lorenzini
SITO INTERNET / E-MAIL www.at-os.com info@at-os.com
Dove c’è Albrigi c’è tradizione
Tenuta Santa Maria alla Pieve - www.tenutapieve.com
TECNOLOGIE Un terzo di secolo di evoluzione
Gaetano Bertani e Giovanni Bertani
Albrigi srl Via Tessare, 6/A 37023 • Stallavena - Grezzana di Verona Tel.: + 39 045 907411 • Fax: + 39 045 907427 e-mail: info@albrigi.it • http: //www.albrigi.it 13
SIMEONI ARTI GRAFICHE Un mix di qualità e professionalità
I
nvestire in tecnologie all’avanguardia e avvalersi del contributo di giovani professionisti. Un credo che ha portato questa azienda a diventare, in poco più di vent’anni, uno dei referenti di maggiore affidabilità nel panorama dell’industria grafica scaligera. L’avventura inizia nel 1989 quando Silvano Simeoni, fresco di diploma conseguito all’Istituto Grafico Salesiano S. Zeno e appassionato del montaggio manuale, decide di aprire un suo piccolo studio artigianale. Seguono anni di significative esperienze che si traducono, giorno dopo giorno, nella convinzione di poter realizzare quel progetto che si concretizzerà, appunto, nella costituzione di Arti Grafiche Simeoni. Silvano viene poi affiancato dal nipote Diego – diplomato nello stesso settore – che capito quanto sia ormai fondamentale per ogni azienda avvalersi dei supporti tecnologici, inizia un impegnativo programma di investimenti in impianti e macchinari di ultima generazione e promuove una radicale informatizzazione di tutti i dati fino allora conservati, per presidiare in tempo reale tutte le fasi delle lavorazioni, rendendo accessibile il programma ai clienti interessati, con-
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ferendo in tal modo un elevato valore aggiunto al servizio offerto. «Per noi – sottolinea Diego Simeoni, attualmente impegnato anche nel direttivo del Gruppo Giovani Apindustria Verona – riuscire a soddisfare le aspettative del cliente è l’obiettivo primario e l’esperienza è il mezzo per raggiungerlo. Su questi pilastri abbiamo costruito la storia recente dei successi della nostra azienda facendone quel “gioiellino” di tecnologie d’avanguardia e contemporaneamente quel team di giovani professionisti che fanno di questa realtà una entità dinamica». Un’azienda giovane, volitiva, in grado di operare a 360 gradi nella realizzazione di qualsiasi prodotto tipografico partendo dalla sua progettazione, arrivando alla sua esecuzione e confezionamento. Vincente la politica che ha caratterizzato gli ultimi anni di attività: creare forti partnerships con aziende complementari, leader nel settore grafico di appartenenza, per arrivare in tempi molto brevi, a prezzi competitivi e nell’ottica di essere sempre in sintonia con le esigenze del cliente, all’esecuzione di ogni tipo di ordine, senza creare un sovraccarico di lavori all’interno e a vantaggio di quell’efficacia operativa e qualità per prodotto
SIMEONI ARTI GRAFICHE
finito che rappresentano il risultato di un team di lavoro in possesso di grandi competenze e di forti motivazioni di crescita professionale. La stampa digitale a foglio rappresenta il punto forte della Simeoni Arti Grafiche. Basti pensare che questo settore produce da solo il 50% del fatturato aziendale e su di esso si concentra l’attenzione del management interno che ha scelto di investire in macchinari tecnologicamente raffinati, realizzati dalle più importanti industrie mondiali del settore. A fianco di un impianto per la stampa digitale a foglio per la realizzazione di stampati in piccolo formato, applicazione ideale per poche unità o per anticipi di tiratura dove si ottiene il prodotto finito senza alcuna spesa per gli impianti, Simeoni Arti Grafiche opera anche con un macchinario per la stampa digitale in grande formato, per la realizzazione di striscioni da interno/esterno in PVC o manifesti in carta fotografica o pannelli rigidi o in microforato. Questo dispositivo, tra l’altro, grazie alla capacità di intagliare in automatico lo stampato, consente di produrre adesivi pubblicitari sagomati, adesivi intagliati in PVC, scritte adesive colorate, adesivi in formati fantasiosi, etichette resinate, etichette adesive in fogli o in bobina. Un parco macchine di notevole flessibilità che, da qualche mese, si è arricchito del KIP Color 80, una stampante
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di ultimissima generazione, dotata di un avveniristico sistema di imaging a colori fra i più potenti presenti oggi sul mercato, che utilizza, prima di questa tipologia, la tecnologia LED. È questa una tecnica di nuova concezione ideale per la creazione di prodotti e materiali per il mercato della comunicazione visiva e che garantisce un elevato indice di produttività. Con l’utilizzo di toner idrorepellenti, KIP Color 80 permette di realizzare, con elevati risparmi di tempo, stampati per circa 240mq/ora. Stampe per interno o esterno nei formati 50X70, 70X100, 90X130 su qualsiasi tipo di carta, ma anche su altri materiali, tipo TNT, PET e assimilabili. Economia Veronese - luglio 2011
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Una realtà imprenditoriale che fa dell’efficienza tecnologica uno strumento importante di competitività e che, offrendo in parallelo alla stampa in digitale un servizio di stampa tradizionale, può far fronte alle richieste più diverse in maniera completa e sempre al massimo livello di qualità. Il dinamismo di Simeoni Arti Grafiche ha fatto sì che questa azienda, già da tempo, si sia specializzata, oltre che nei tradizionali lavori di grafica, nella personalizzazione di gadget e in quella di espositori, mezzi in grado di veicolare all’utenza finale, in maniera originale e efficace, il messaggio promo-pubblicitario delle aziende. Intensa anche l’attività di formazione e aggiornamento dello staff operativo, particolarmente indirizzata alla conoscenza e all’approfondimento delle nuove tecnologie di cui l’azienda è dotata. «Per noi è essenziale – conclude Diego Simeoni – non solo investire in nuovi sempre più avanzati e sofisticati strumenti di lavoro, quanto approfondire la conoscenza del loro utilizzo. Per questo, in occasione dell’introduzione dei nuovi impianti per la stampa
in digitale, abbiamo frequentato corsi formativi “presso le aziende produttrici di macchinari” in Olanda e Spagna. Tuttavia, la vera scelta vincente della nostra organizzazione è l’aver informatizzato la gestione dei rapporti con la clientela con un software innovativo che ci dà l’opportunità di conoscere in tempi rapidi la filiera di tutti i lavori: uno strumento che ci consente di monitorare, in tempo reale, lo stato di avanzamento di tutti i lavori e ci permette di potenziare la nostra capacità di essere competitivi in ogni situazione, grazie al diretto coinvolgimento del cliente in
ogni fase della lavorazione, attraverso una sofisticata tecnologia resa possibile dal programma adottati».•
SIMEONI ARTI GRAFICHE S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Via Ciro Ferrari, 9 37060 Caselle di Sommacampagna (Verona) Tel. 045 8580791 Fax 045 8589238
PRODUZIONE
Stampa digitale in piccolo e grande formato. Realizzazioni grafiche
ANNO DI FONDAZIONE 1989
TITOLARI
RESPONSABILE AMMINISTRATIVO E ACQUISTI
Diego e Silvano Simeoni
FATTURATO 2010
1 milione e 600 mila euro
SUPERFICIE AZIENDALE
Totale: 1.760 mq Coperta: 1.600 mq su due piani
RISORSE UMANE
Addetti alla produzione: 10 Impiegati: 5
Diego e Silvano Simeoni
RESPONSABILE PRODUZIONE
Paola Paglia (digitale grande formato) Alessandro Trolesi (digitale piccolo formato)
RESPONSABILE COMMERCIALE Marco Pavoni
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li slogan stanno stretti ai dirigenti della Puli Edisal, l’azienda con sede in via Silvestrini a Verona che da oltre trentacinque anni si occupa con successo di cleaning industriale e di servizi di manutenzione generale destinati alle imprese. All’enfasi delle frasi fatte preferiscono il resoconto concreto di un impegno puntuale, di una passione che nel tempo ha fatto di quest’azienda una delle realtà più
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innovative del comparto. Al timone della quale rimane saldamente la famiglia Padovani, che, giunta alla seconda generazione, si appresta ad affrontare le sfide del futuro con rinnovata energia. La Puli Edisal nasce nel 1974, dall’intuizione di Marco Padovani, attuale direttore generale, che decide di abbandonare la carriera da dipendente dopo una lettura molto attenta del mercato, quando si iniziò a parlare
di outsourcing, di dare in affidamento all’esterno i servizi complementari di manutenzione delle strutture aziendali: «Il nostro intento, fin dalla nascita dell’impresa, è sempre stato quello di offrire un servizio di qualità e competenza – ha spiegato Marco Padovani –, applicando anche in questo settore la ricerca e l’innovazione, infatti, oltre ai prodotti e alle attrezzature è necessario conoscere a fondo le superfici da trattare e
PULI EDISAL
i nuovi materiali che il mercato continua a proporre». La Puli Edisal, infatti, si avvale di importanti partnership con alcune delle case produttrici di detergenti più importanti, collaborazioni che portano a soluzioni adatte per ogni tipo di esigenza e di struttura: «La nostra peculiarità è proprio questa. Per ogni superficie che andiamo a trattare procediamo in-
(alimentare, farmaceutico, editoriale, metalmeccanico) a quello sanitario (camere sterili di ospedali, laboratori analisi, case di riposo), senza tralasciare il civile (uffici, banche, scuole). Accanto ai servizi di pulizia, sanificazione e disinfezione, la Puli Edisal ha messo in campo anche altri tipi di interventi grazie all’apporto di professionisti per la gestione e la manutenzione di magazzini, giardini e impiantistica: «Il mercato richiede sempre più
profili
nanzitutto con uno studio dei materiali, per arrivare successivamente a metodi di pulizia mirati che garantiscono il massimo del risultato anche in termini di durata», ha spiegato Francesco Padovani, figlio di Marco e attuale titolare insieme al cugino Nicola Padovani. I settori di lavorazione sono i più disparati e spaziano dall’ambito prettamente industriale
manodopera specializzata in attività sempre più tecniche – ha proseguito Francesco Padovani –. Per questo motivo abbiamo allargato la nostra offerta, assicurando alla clientela personale qualificato, selezionato con attenzione dal nostro ufficio competente. Sulle assunzioni, infatti, siamo molto rigorosi, coscienti che siamo “ospiti” in casa d’altri e quindi serve discrezione, professionalità e anche una certa propensione alla stabilità, al
fine di creare un rapporto di fiducia tra operatore e cliente. Un rapporto che non si può certo instaurare con continui turn over». Altro fiore all’occhiello dell’azienda della famiglia Padovani è il forte investimento in termini di formazione del personale: «Ai nostri dipendenti, oltre ai corsi base sulla prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro, ne vengono effettuati altri mirati, basati su testi da noi redatti, nei quali insegniamo i prinEconomia Veronese - luglio 2011
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cipi della pulizia, le tecniche di intervento e le diverse caratteristiche dei materiali. Tutto questo ha un costo per la nostra azienda, ma il ritorno è la qualità che possiamo offrire alla clientela. Inoltre la nostra presenza sul territorio permette una flessibilità che le imprese decentrate non sempre riescono a garantire». Il mercato della Puli Edisal, infatti, si sviluppa prevalentemente nel Nordest, al fine di concentrare le proprie risorse sul territorio, scegliendo di non allargare troppo il raggio d’azione: «Porre troppi chilometri tra la sede centrale e le strutture del cliente imporrebbe, oltre a spese maggiori, minore possibilità di controlli – ha spiegato Marco Padovani –, aspetto che inciderebbe negativamente sul servizio». In un settore in cui nascono aziende quasi tutti i giorni, talvolta all’insegna dell’improvvisazione, è sempre più pressante la richiesta di partner responsabili e di totale fiducia. Esigenza che Puli Edisal è in grado di soddisfare contando su una collaudata ed efficiente organizzazione aziendale, che ha ottenuto la Certificazione di Qualità ISO 9001 e quella Ambientale 14001: «Un impegno e un impiego di risorse, il nostro – ha sottolineato Nicola Padovani –, che talvolta è penalizzato dalla concorrenza sleale di alcune imprese, che si fanno largo sul mercato offrendo prezzi molto bassi a scapito della professionalità, della regolarità nell’impiego e nella retribuzione del personale, del rispetto delle norme di sicurezza. Da questo punto di vista sarebbero opportune maggiore sensibilizzazione e informazione, affinché le aziende clienti non si lascino allettare da simili apparenti vantaggi. Perché, in definitiva, è importante sapere chi si fa entrare in casa». I numeri della Puli Edisal confermano, tuttavia, che la crisi non ha intaccato chi ha deciso di investire sui cardini dell’impresa, qualità e affidabilità: «Diamo lavoro a oltre 200 persone e abbiamo clienti fidelizzati da più di 30 anni – ha concluso Marco Padovani –. Questo conferma che il nostro metodo è vincente, nonostante le numerose problematiche del settore».•
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PULI EDISAL S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Via Silvestrini, 7/A Z.A.I. 37135 Verona Tel. 045 502512 Fax 045 8207556
PRODUZIONE
RESPONSABILE DEL PERSONALE Nalin Chiara
UFFICIO ACQUISTI Nicola Padovani
Impresa di servizi. Pulizie, disinfestazione, gestione del verde, gestione magazzini e movimentazioni interne, portierato.
RESPONSABILE AMMINISTRATIVO
ANNO DI FONDAZIONE
Addetti: oltre 200 tra operai e impiegati
1974
Marco Padovani
RISORSE UMANE
TITOLARI
Marco Padovani Francesco Padovani Nicola Padovani
RESPONSABILE PRODUZIONE
Francesco Padovani
RESPONSABILE QUALITÀ Alessia Martari
SITO INTERNET / E-MAIL www.puliedisal.it info@puliedisal.it
UniqUe
Desiderio d’eccelso
l’esperienza italiana della doccia
Samo S.p.A. - Via Trieste, 80 - 37040 Bonavigo (VR) Italy - tel (+39) 0442 73018 - fax (+39) 0442 670033 - www.samo.it - samo@samo.it
DELTA SISTEMI Tecnologia per comunicare
O
gni giorno di più siamo portati a constatare come le diverse, molteplici applicazioni della scienza informatica abbiano un ruolo diretto e visibile nella nostra vita. Nel giro di due decenni l’informatica è cresciuta con una rapidità sconosciuta a tutte le tecnologie che l’hanno preceduta, trasformando profondamente il modo di lavorare, i tempi e l’efficienza delle risorse umane in azienda, la capacità di utilizzare e condividere agevolmente una grande mole di informazioni, al punto che adesso si faticherebbe a pensare un ufficio senza computer sulle scrivanie.
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Quanti per primi credettero nelle straordinarie possibilità dello strumento informatico e nell’opportunità di approntare soluzioni avveniristiche per problemi di gestione più vari erano dei sognatori: nasce così Delta Sistemi, una società di ingegneria fondata nel 1995. Genialità e sana ambizione guidano le prime mosse di questa avventura imprenditoriale. Delta Sistemi avvia, da subito, un intenso dialogo e fruttuose collaborazioni con le Pubbliche Amministrazioni e il mondo del Trasporto Pubblico: una scelta di campo che si rivelerà decisiva e che porterà a definire l’attività principale dell’azienda,
specializzatasi, negli anni, nello sviluppare sistemi integrati per la realizzazione di sistemi complessi in grado di dialogare tra loro, destinati al settore della mobilità. Delta Sistemi oggi fa parte del Gruppo Telefin S.p.A. e può vantare di essere un’azienda di riferimento nei servizi che essa propone in un’ottica di costante ricerca di qualità e innovazione. Rivolgendosi a società di trasporto, ferrovie, metropolitane, aeroporti, enti pubblici l’azienda veronese si trova ad affrontare una competizione sempre più agguerrita. La aiutano a prevalere un’efficiente organizzazione interna e il suo sa-
DE FANTI
per essere all’avanguardia, doti grazie alle quali riesce a rispondere con puntualità e precisione alle aziende, per le quali è sempre più pressante l’esigenza di trasmettere informazioni, in tempo reale, agli operatori e ai passeggeri. Nel tempo Delta Sistemi ha saputo crearsi un prezioso bagaglio di esperienza, ha affinato le competenze tecniche interne, ha intensificato il lavoro in team e lo scambio di opinioni con il cliente. I settori di attività spaziano dall’approntamento di macchinari per l’emissione dei titoli di viaggio, a quello di sistemi per la gestione e il controllo dei varchi di accesso e delle obliteratrici, dalle applicazioni per la gestione globale dei sistemi di sicurezza e informazione all’utenza a quelle per il controllo tecnologico dei mezzi in circolazione (treni o metropolitane), per la visualizzazione della loro localizzazione, per il monitoraggio del loro funzionamento, per la
supervisione e la manutenzione, passando per i sistemi di videosorveglianza a bordo, interamente digitali e in grado di garantire la sicurezza dei viaggiatori e il digital signage design (monitor, totem informativi...). Tramite Sitram (Sistema Tecnologico per il Rilevamento Automatico dei Mezzi) Delta Sistemi assicura il collegamento delle apparecchiature di bordo con la struttura di terra permettendo una gestione ottimale delle tratte ferroviarie e dei parchi mezzi grazie alla telediagnostica. Per quanto attiene la comunicazione tra i fornitori dei servizi di trasporto e il pubblico, l’azienda si occupa dei pannelli indicatori, dei monitor informativi LCD e dei sistemi di diffusione di messaggi audio che, dislocati a bordo treno, in metropolitana, in stazione, fanno sì che il viaggiatore, sia durante il viaggio che nelle sale di attesa o sulle banchine, usufruisca con tempestività di un’ampia gamma di informazioni di servizio (orari aggiornati, ritardi, soppressioni...) o di intrattenimento (news giornalistiche, meteo, avvisi, spot turistici e/o commerciali, etc.). Delta Sistemi si fregia di prestigiose certificazioni: ISO 9001/2000, che attesta la qualità aziendale nei diversi processi operativi interni; ISO 27001/2005, per il sistema di gestione sulla sicurezza dei dati;
profili
qualificazione S.O.A. per l’esecuzione di lavori pubblici, che identifica un’azienda avente le carte in regola per partecipare alle gare d’appalto pubbliche, rilasciata dalla SOA Mediterranea S.p.A. (Società Organismo di Attestazione Mediterranea), conseguita per le categorie OS5 Class. I (impianti antintrusione) e OS19 (impianti di reti di telecomunicazione e trasmissione dati). Nell’ottica di un continuo miglioramento l’azienda veronese ha affrontato, nel 2010, un vero e proprio restyling che, accanto alla decisione di elaborare un nuovo marchio in sostituzione di quello storico, ha comportato l’esigenza di trasferimento in una nuova sede in grado di contenere, in spazi adeguati e funzionali, il personale e le attività di produzione. Oggi, in via Libero Grassi a S. Pietro di Legnago, Delta Sistemi continua a perfezionare la propria produzione e a intensificare l’intesa con la clientela. «Il nostro è uno spettro d’attività assai ampio – sottolinea Marco Mancini che ci ha introdotti alla conoscenza di questa realtà imprenditoriale – e tale varietà funge da stimolo per ogni risorsa interna, chiamata a studiare proposte sempre nuove e a impegnarsi per una significativa evoluzione dei nostri sistemi informativi che, per quanto concerne il software, sono Economia Veronese - luglio 2011
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operativo preesistente». Una duttilità progettuale che fa di quest’azienda un partner di grande affidabilità per le pubbliche imprese di trasporto e per le grandi industrie internazionali che operano nella costruzione di convogli ferroviari e per metropolitane.•
personalizzati sulle esigenze e le necessità del cliente. Se si fa eccezione per l’hardware le nostre creazioni sono ben distanti dalla produzione seriale: i diversi staff, a cui dedichiamo particolare attenzione con attività di formazione e aggiornamento mirate, operano prevalentemente sui risultati del briefing con il committente. Rispettare gli impegni assunti con i clienti e superare le loro aspettative sono un obbligo permanente per tutto il personale del gruppo: questa assunzione di responsabilità è il nostro punto di forza, anche se lavorare con l’ente pubblico, specie per la tempistica dei pagamenti che adotta, non è semplice e riduce di molto gli eventuali margini aziendali. Per questo stiamo valutando l’opportunità di operare anche sui mercati esteri, a cominciare da quelli europei, dove siamo sicuri di accreditare con successo la nostra produzione». In vista di tali nuovi, possibili sbocchi Delta Sistemi procede incessantemente a rifinire nei minimi dettagli gli articoli del ricco ventaglio della sua offerta a partire dalle biglietterie elettroniche, con operatore o self-service, sempre più “mini” e dotate di interfacce user-friendly. Certamente il perno della ricerca resta sempre rivolto all’innovazione continua del software che, come sottolinea Mancini, «Non può che essere a dimensione del cliente e, soprattutto, in grado di dialogare con qualunque sistema
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DELTA SISTEMI S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Via Libero Grassi, 11 37045 San Pietro di Legnago (Verona) Tel. 0442 600961 Fax 0442 600966
PRODUZIONE
Progettazione e sviluppo di sistemi integrati di hardware e software per pubbliche amministrazioni e aziende di trasporto pubblico
ANNO DI FONDAZIONE 1995
DIRETTORE COMMERCIALE Enrico Frattini
RESPONSABILE PRODUZIONE E ACQUISTI Gabriele Barbieri
FATTURATO 2010 3 milioni di euro
SUPERFICIE AZIENDALE Totale: 3.000 mq
RISORSE UMANE Totale dipendenti: 29
CAPOGRUPPO Telefin S.p.A.
AMMINISTRATORE DELEGATO E RESPONSABILE AMMINISTRAZIONE Giorgio Bertucci
SITO INTERNET / E-MAIL www.deltasistemi.it info@deltasistemi.it
Agency: Kinetix.it - photo: Lorenzo Borgianni
Progetto: Arbet Design
Composizione Palermo
SAPORI Lo Stile Italiano in Cucina
www.martinimobili.it info: +39 045 7100784
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BOTOM ELECTRONIC SYSTEMS Elettronica al servizio dell’uomo
L
’elettronica applicata alla meccanica e alla soluzione dei problemi pratici è sempre stata la grande passione di Marco Bologna e da questa nasce la Botom Electronic Systems, l’azienda con sede in Via Unità d’Italia a Verona che si occupa di progettare, produrre e installare componentistica elettronica destinata a qualsiasi settore. Nata nel 1984, dall’unione delle forze di Marco Bologna e Raffaele Tomelleri, la Botom si è fin da subito ritagliata uno spazio importante nel settore dell’automazione industriale, in un momento in cui la tecnologia entrava prepotentemente nel mondo produttivo: «Nei primi anni ’80 la robotica prese sempre più piede all’interno
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BOTOM ELECTRONIC SYSTEMS
profili
delle imprese, andando a ottimizzare le lavorazioni – ha spiegato Marco Bologna –. In questo campo, quindi, serviva competenza e flessibilità, perché ogni macchina ha bisogno di un prodotto personalizzato, che doveva nascere parallelamente alla parte meccanica. Oggi, grazie a tutti questi anni di esperienza, pur modificando le nostre produzioni, abbiamo fortificato la nostra propensione al problem solving, proponendoci come partner per le aziende che intendono affrontare un progetto in cui sia coinvolta anche l’elettronica. Chi già ci conosce associa il nostro marchio all’innovazione e a persone che si impegnano nel risolvere al meglio le problematiche che gli vengono sottoposte.
Chi invece non ha mai sentito parlare di noi è facile comunque che senza saperlo utilizzi le nostre tecnologie nel quotidiano: non solo ci occupiamo di forniture orientate al cliente ma ci dedichiamo anche alla progettazione e alla realizzazione fisica di interessanti prodotti di serie. La nostra
è una azienda relativamente giovane, alimentata dalla passione e dalle soddisfazioni». La Botom, infatti, ha tra le sue mission quello di rendere possibili le idee: «Spesso ci troviamo di fronte a clienti che ci chiedono di sviluppare praticamente quello che per loro è solo un pensiero,
magari considerato irrealizzabile – ha proseguito Bologna –. La tecnologia e l’elettronica, infatti, sono sempre più presenti nella vita di tutti i giorni e sono indispensabili per facilitare l’interfacciarsi dell’uomo con la macchina». La Botom, oltre alle forniture orientate al cliente, si dedica anche alla progettazione e alla costruzione di interessanti prodotti di serie. Ogni nuovo progetto viene affrontato da specialisti esperti, e sviluppato nei suoi diversi aspetti con l’eventuale impiego di programmi di simulazione e quasi sempre con la costruzione di prototipi filati e interfacce simulate. Il software viene sviluppato dopo l’affinamento del modello logicomatematico adottato, e viene poi ottimizzato al supporto hardware con il linguaggio più adatto. Dopo che il risultato è stato raggiunto si passa alla masterizzazione delle schede con CAD e alla relativa ingegnerizzazione e costruzione definitiva dell’apparecchiatura. Si procede poi ad un test accurato sulla funzionalità delle diverse condizioni previste, verificando il rispetto delle prestazioni con i dovuti margini, facendo seguire un adeguato periodo di Burn-in. Si eseguono tutti i test necessari alle cerEconomia Veronese - luglio 2011
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tificazioni e solo quando il prodotto soddisfa tutti i presupposti essenziali di prodotto affidabile, si procede alla realizzazione in serie. Tutte le lavorazioni, dalla progettazione, alla verifica e alla produzione di serie, vengono svolte nei locali della Botom Systems per garantire e garantirsi la segretezza del know-how. Tecnici esperti forniscono successivamente l’assistenza che si rende necessaria: «Negli anni il mercato ha imposto qualche cambiamento e l’apertura a nuovi settori. Per questo motivo abbiamo lanciato, in collaborazione con importanti aziende partner, la produzione di memory key, chiavi elettroniche senza contatti elettrici e prive di alimentazione interna, con funzionamento a induzione elettromagnetica. Queste possono trovare utilizzo in numerose applicazioni, dall’accesso ad aree riservate, all’avvio di macchinari, memorizzazione di dati e altro, inoltre si è dato importanza a sviluppare sistemi di telecontrollo per uso industriale e domestico » L’azienda interviene anche nel campo biomedicale e della domotica, come spiega l’attuale titolare: «In questi ultimi anni l’elettronica ha compiuto notevoli progressi permettendo la realizzazione di apparati veramente eccezionali che possono andare incontro alle diverse esigenze di miglioramento psico-fisico della persona. Si parla di bioarmonizzatori, bioimpedenzimetri vettoriali, elettrostimolatori medicali professionali e biofeedback per il controllo dell’attività muscolare, tutte apparecchiature studiate e realizzate per soddisfare le
esigenze delle aziende del settore». Per affrontare la crisi dell’elettronica, che in Italia ha portato alla chiusura di alcune tra le più importanti imprese del settore, Marco Bologna ha le idee chiare: «Non è più possibile competere sulla quantità. Per quello esistono i Paesi emergenti dell’estremo oriente che producono a prezzi
bassissimi e in tempi rapidi. Quello che dobbiamo offrire ai clienti è un’idea, una collaborazione, un’innovazione che gli permetta di risolvere un problema o di migliorare un prodotto. Quello che gli altri non possono avere è la competenza acquisita in anni di esperienza, un biglietto da visita assai importante». •
BOTOM SYSTEMS S.r.l.
SEDE AMMINISTRATIVA Via Unità d’Italia, 19 37132 Verona Tel. 045 977155 Fax 045 973429
PRODUZIONE
Realizzazione dal progetto alla produzione di piccole e grandi serie di apparecchiature e schede elettroniche specifiche per ogni esigenza
ANNO DI FONDAZIONE
RESPONSABILE AMMINISTRATIVO Marco Bologna
FATTURATO 2010
1 milione e 50 mila euro
SUPERFICIE AZIENDALE Totale: 950 mq Coperta: 780 mq
RISORSE UMANE
Addetti alla produzione: 3 Impiegati: 1
1984
TITOLARE
Marco Bologna
RESPONSABILE PRODUZIONE E QUALITA’ Simone Vallisari
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SITO INTERNET / E-MAIL www.botom.com info@botom.com
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Economia Veronese - luglio 2011
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Alberto Bauli Presidente
R
« ecuperare il “core business” della tradizione e, in primis, vivere con maggiore attenzione e partecipazione la mu-
tevolezza delle esigenze, che caratterizzano la nostra clientela». In questi termini, il presidente della Banca Popolare di Verona, Alberto Bauli,
sottolinea l’esperienza che sta vivendo e lo vede al timone del più importante istituto di credito del territorio, esperienza che non gli fa dimenticare di essere
un imprenditore di successo che ha saputo fare dell’azienda di famiglia – Bauli S.p.A – uno dei più dinamici poli dell’industria dolciaria italiana che gestisce marchi famosi, storici, che sono parte integrante della nostra storia, della no-
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Alberto Bauli
personaggio
né deve essere considerata, semplicisticamente un “ritorno al passato”. È, piuttosto, la volontà di dare risposte concrete a un sistema, a una clientela, che ha maturato nuovi bisogni, che sta traghettandosi verso nuovi stili di vita e di comportamento. Una chiave di lettura indispensabile per comprendere il senso e il significato delle risposte a questa intervista e, infine, la filosofia che intende riconfermare il ruolo della Banca Popolare di Verona strumento al servizio del territorio. Presidente, la Banca Popolare è stata per tradizione il punto di riferimento sia per i cittadini sia per le imprese del comprensorio veronese e non solo. Quali sono oggi le strategie che la Banca sta portando avanti ribadendo il suo ruolo di volano delle attività imprenditoriali?
stra cultura e tradizione, del “Made in Italy” più virtuoso e di successo. Non un banchiere dunque ma un imprenditore in prestito al sistema bancario che manifesta una particolare sensibilità per le problematiche, e sono tante,
che il sistema delle imprese, specie quelle di piccola e media dimensione sta attraversando, al pari di quelle dei risparmiatori che affidano i risparmi di una vita all’istituto che presiede. Un’attenzione che non può tradursi,
A Verona siamo la prima banca con 153 filiali. Più in generale la Banca Popolare di Verona–S.Geminiano e S.Prospero S.p.A. conta 517 sportelli distribuiti perlopiù in Veneto, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige. I dipendenti sono oltre 4mila, i clienti quasi 600mila e i soci del Banco Popolare appartenenti alle aree di BPV-SGSP sono quasi 81.500, in crescita del 5,6% rispetto all’anno precedente. Questi soci clienti rappresentano il 28% degli oltre 222 mila soci del Gruppo Banco Popolare. Il Veneto resta, nonostante la crisi, un Economia Veronese - luglio 2011
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contesto forte, trainato soprattutto dalle imprese esportatrici (esportazioni +16,2%). La vera sfida per crescere è quella della tecnologia e dell’innovazione e per questo ci stiamo focalizzando proprio sulle imprese che vogliono investire in ricerca, innovazione e formazione. In particolare ci siamo concentrati sui processi di internazionalizzazione mettendo a disposizione prodotti di finanziamento specifici anche a sostegno della ricapitalizzazione delle aziende che devono ottimizzare la gestione della liquidità soprattutto nell’ottica di Basilea. Fondamentale anche il dialogo costante con le associazioni di categoria. Il tessuto produttivo veronese è caratterizzato da una diffusa “ragnatela” di PMI. Molte di loro sono fortemente innovative. Quali sono le caratteristiche del programma “piccole imprese” che la Banca ha varato e, soprattutto, quali i potenziali vantaggi per queste aziende? Le PMI sono, insieme alle famiglie, il nostro target di riferimento. Il “Progetto Piccole Imprese”, che abbiamo pensato per loro, si basa sulla “differenziazione” per soddisfare le specifiche esigenze dei segmenti tipici delle Piccole Imprese, ossia i Liberi Professionisti, i Commercianti, gli Operatori Turistici, le Farmacie, gli Artigiani, e le Aziende. A loro servizio mettiamo una rete dedicata di Centri Impresa nella quale operano i nostri Gestori Corporate, affiancati dagli Specialisti Estero, Copertura Rischi e Finanza d’Impresa. La Sua Banca è stata fra le più sollecite ad aderire al progetto trasparenza voluto dall’ABI. Con quali risultati e vantaggi per le PMI e per la clientela privata? La trasparenza nei confronti dei clienti è una prerogativa dalla quale non si può prescindere. È vero, siamo stati tra i primi ad aderire
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a Patti Chiari e a tutte le iniziative che l’ABI ha messo e mette in campo per rendere più agevole la lettura e la scelta dei prodotti da parte dei clienti. I vantaggi non sono solo a favore della clientela, ma anche a favore nostro, che siamo chiamati a una costante attenzione nel rispetto degli impegni per la qualità, in ambito di mobilità e assistenza della clientela, di sicurezza e di chiarezza informativa. È uno stimolo a proporsi sempre meglio.
creazione della cosiddetta “cittadella finanziaria”. Progetto, oggi, superato e che avrebbe dato impulso alla definitiva sistemazione dell’area di Verona Sud. Quale l’impegno del Suo Istituto affinché quest’annoso problema (è dall’inizio degli anni settanta che se ne parla) sia avviato a soluzione?
Nel recente passato la Banca Popolare di Verona si è attivata con il sistema finanziario veronese per la
E, in particolare, come intende la Popolare affrontare la concorrenza di altri istituti che stanno sedimentando
Il progetto del Polo finanziario è tramontato e non ci sono al momento occasioni di ripristino.
Alberto Bauli
la loro presenza nel comprensorio scaligero? In realtà, come ha dimostrato l’ultimo rapporto annuale sull’economia del Veneto della Bankitalia regionale, nel 2010 sono diminuiti per il secondo anno consecutivo gli sportelli sul territorio (di circa 20 unità). Conferma che la crisi ha colpito pesantemente anche le banche, soprattutto quelle non abbastanza strutturate per resistere. Dal canto nostro possiamo rilevare invece che Banca Popolare di Verona ha migliorato con le sue performance: rispetto al 2010 l’erogato alle imprese, attraverso i mutui, è cresciuto del 13,6% (attestandosi sui 567 milioni al marzo 2011), e l’erogato ai privati, attraverso mutui e prestiti personali, è cresciuto del 12,7% (superando i 450 milioni al marzo 2011).
L’imprenditorialità e la visibilità del ruolo del direttore sarà garantita da maggiori deleghe in materia di credito, sulle condizioni e sulla continuità della posizione. Inoltre la riduzione del tempo da dedicare a incombenze amministrative e
personaggio
al recupero di informazioni, il miglioramento dei servizi e delle strutture che costituiscono il back-office del lavoro di filiale sono gli altri ambiti a cui abbiamo già iniziato a dedicare la massima attenzione.•
Molti privati e imprenditori lamentano il frenetico tourn-over del personale delle agenzie. Molti di loro, infatti, sono l’interfaccia della banca nel rapporto con il cliente che li considera quasi dei “confessori” a cui affidano l’analisi e la soluzione dei loro problemi. Il Suo Istituto pensa di modificare questa strategia per consolidare e fidelizzare il proprio rapporto con la clientela? Ci siamo resi conto di quanto fosse importante dare punti di riferimento ai nostri clienti, partendo proprio dalla filiale. Per questo, da fine 2010, abbiamo pensato a un cambiamento, attualmente in corso di realizzazione, destinato a rifondare a tutti gli effetti il profilo professionale del direttore di filiale che torna ad essere un vero e proprio punto di riferimento per famiglie e imprese. Noi lo abbiamo chiamato “direttore imprenditore” nel senso di direttore che diventa “imprenditore del suo business” e come tale responsabile della performance reddituale, motore dello sviluppo della sua comunità, figura di riferimento stabile per il cliente. Economia Veronese - luglio 2011
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ELENA CESARO Cesaro & Associati cultura, impresa, famiglia
Generazioni a confronto
È
noto che le piccole e medie aziende famigliari continuino a proliferare e a crescere; ma prese singolarmente, storia per storia, denunciano una seria difficoltà a sopravvivere a causa delle cattive relazioni tra i famigliari stessi: non a caso due terzi di esse non passano alla seconda generazione. La famiglia è il nucleo costitutivo della nostra società e l’impresa è il motore dell’economia e del benessere. Le famiglie che generano impresa sono più dell’85% delle attività in Italia. Sul loro futuro e sulla loro salute sta un po’ anche del nostro domani. Partendo da questo presupposto, Franco Cesaro ha investito su un’idea, su un Metodo che permette alle imprese di superare con maggior slancio questo cambiamento, facendosi trovare pronte alle sfide del futuro. Di questa idea oggi ne è parte integrante anche Elena Cesaro, primogenita di Franco e uno dei punti di riferimento dello staff della Cesaro&Associati. «La normale offerta di progetti formativi e consulenziali attorno al tema del Family Business è concentrata sulla preparazione del cambio generazionale e cioè sull’ipotesi che fondatori o comunque vecchie generazioni abbiano problemi a trasferire conoscenze e competenze agli eredi – ha spiegato Elena –. Il vero problema, motivo riconosciuto da ricerche ed esperienze professionali, sta invece in lunghi periodi di convivenza generazionale che minano nel profondo il sistema di relazioni e la stima reciproca». La Cesaro&Associati è una delle rare realtà in Italia
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Cesaro&Associati
e in Europa che si occupa nello specifico di questo bisogno, mettendo al servizio delle aziende quotati professionisti e servizi personalizzati. «Altra questione riguarda interventi che normalmente sono concentrati sulle relazioni fra famigliari quasi che la convivenza generazionale fosse un problema che riguarda solo gli imprenditori: sono coinvolti in questo processo anche collaboratori, clienti e fornitori. Col nostro Metodo seguiamo tutti coloro i quali hanno la necessità di trovare nuovi equilibri e allarghiamo in modo innovativo il supporto e le competenze che deve avere tutta la catena di relazioni dentro e fuori l’impresa: ad esempio, negli ultimi anni siamo molto richiesti dal mondo dei professionisti, come per esempio medici dentisti, commercialisti, ingegneri e notai», ha proseguito Elena. Il Metodo Cesaro si sviluppa soprattutto sulla formazione, vero fiore all’occhiello dello Studio: «Lavoriamo per piccoli passi, rispettando il tempo necessario. Il nostro lavoro si svolge in un clima conviviale, dove si imparano ad assaporare le relazioni con gli altri e con se stessi, attraverso l’ascolto, il confronto, il gioco, nel rispetto di valori e differenze. Gli strumenti che utilizziamo sono patrimonio di anni di esperienza e di studio; sono i mezzi che abbiamo ereditato dalla Storia e dalle Scienze che studiano l’individuo e le sue peculiarità». Per poter mettere in atto tutto questo al meglio, sta nascendo anche un nuovo progetto a pochi chilometri di distanza dall’attuale sede di Fumane, e più precisamente nella Valle dei Progni, dove la natura abbraccerà il lavoro. Si tratta di una nuova sede, ricavata da un antico mulino, in cui troveranno posto aule e laboratori di ricerca, il tutto nel pieno rispetto del territorio circostante: «Io e mio padre abbiamo un disegno ambizioso, che è quello di creare nella nuova sede un centro studi internazionale sull’impresa famigliare, mettendo a disposi-
zione spazi adeguati e strutture d’avanguardia, inserite in un contesto di assoluto contatto con l’ambiente circostante. Contiamo sul fatto di poter organizzare al Mulino la chiusura dei festeggiamenti per il 25° anno di fondazione dello Studio già il prossimo 17 dicembre, giornata in cui si svolgerà un incontro proprio sulla figura del formatore, un mestiere che deve essere frutto di esperienza, cultura e professionalità e non può certo essere improvvisato». Il Mulino Simbeni verrà messo a disposizione anche della collettività culturale e quindi della comunità della Valpolicella, che potrà usufruire della risorsa e degli spazi all’interno di essa. Accanto a tutto questo la Cesaro&Associati si occupa anche di affrontare problematiche di tipo
impresa donna
prettamente tecnico sulla convivenza generazionale, come ad esempio interventi nelle aree del marketing, della gestione delle persone, nell’ambito economico e finanziario ed in tutti i settori tipici della piccola e media impresa. Il team è formato da circa 15 professionisti, suddivisi tra dipendenti e collaboratori, ognuno dei quali eccelle nel proprio campo di appartenenza: «Le nostre fonti sono l’economia, il diritto, la psicologia, la sociologia, la filosofia e l’arte secondo un approccio multidisciplinare perché alla conoscenza ci si può arrivare da molte strade. Il Metodo che utilizziamo nella nostra professione può essere disegnato come la struttura del tavolino trentino, sorretto da tre gambe saldamente unite alla base da un poggia piedi – ha proseguito
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Elena Cesaro –. Come questa solida struttura, il nostro sistema poggia sul sostegno di Formazione, Consulenza e Ricerca, e sulla loro sintesi magica. Altri supporti a questa struttura vengono dallo stretto rapporto accademico con l’Università di Verona e di Milano dove mio padre è docente, e dalla realtà dell’Agenzia per il Lavoro che abbiamo voluto all’interno della nostra azienda per accompagnare i nostri clienti nel reclutamento, addestramento e riposizionamento del loro personale». L’ingresso di Elena in azienda ha apportato alcuni cambiamenti, soprattutto dal punto di vista della comunicazione: «Oltre ad aver contribuito a dare una ventata di novità per quanto riguarda la multimedialità, le pubbliche relazioni, mi sento un riferimento per le generazioni più giovani delle famiglie di imprenditori che si rivedono in me come seconda generazione, si identificano e si fidano. Il prossimo 16 ottobre festeggeremo il 25esimo di attività proprio con un incontro su “il ritorno del figliol prodigo”, tema che mi vede coinvolta in prima persona, perché sono da poco tornata in Italia dopo un’esperienza biennale in USA». Nuova generazione è anche l’apporto di allievi e altri componenti della “famiglia allargata” che hanno deciso di investire in questo progetto. La Cesaro&Associati, insomma, gui-
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da le imprese verso il futuro, fornendo alle stesse i pioli per costruire la scalata al successo che talvolta significa semplicemente sopravvivenza: «Nel nostro laboratorio si produce “cultura nelle imprese”, un valore che fonda la sua dignità nel significato
dei due termini che lo costituiscono – ha concluso Elena Cesaro –. La nostra unicità sta nella cultura come motore magico di tutti i nostri interventi. Cito solo alcuni degli amici che hanno “mangiato alla nostra mensa” durante questi anni: Umberto Galimberti, Moni Ovadia, Luciano de Crescenzo, Domenico de Masi e Fulvio Scaparro. La cultura è il fondamento dell’identità delle persone e dei gruppi di persone: il loro sapere, la loro storia, il legame con la loro terra, la polifonia dei loro incontri. Le imprese, invece, sono il luogo del rischio, dove si realizza la ricchezza di tutti coloro che vi operano, in relazione alle loro potenzialità. La definizione, la salvaguardia e la divulgazione di questo patrimonio delle persone che ci incontrano, è per noi lo scopo, l’impegno e la passione che governano il nostro agire quotidiano».•
FRANCO CESARO S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Via C. Ledri, 7 37022 Fumane (Verona) Tel. 045 6801972 Fax 045 6899175
SONO PASSATI DALLE NOSTRE AULE DI FORMAZIONE 25.935 persone
PRODUZIONE
Consulenza, formazione e ricerca per aziende famigliari
ANNO DI FONDAZIONE 1986
TITOLARI
Franco Cesaro
AZIENDE CHE ABBIAMO ACCOMPAGNATO IN QUESTI 25 ANNI 437
SITO INTERNET / E-MAIL
www.studiocesaro.it studiocesaro@studiocesaro.it
Apigiovani
Marina Scavini
Giovani in FormAzione!!! Alessio, Federico, Stefania... Diego, Andrea, Michele… Silvia, Francesca, Alessandro… E le presentazioni potrebbero continuare! Anche quest’anno più di cento giovani imprenditori stanno partecipando alla quarta edizione della Scuola per l’Imprenditoria. Un’idea, un sogno…diventato realtà. “Tutti i nostri sogni possono diventare realtà se abbiamo il coraggio di perseguirli” (Walt Disney). Ed è proprio qui che sta la forza dei giovani imprenditori. Idee che diventano progetti concreti, occasioni di incontro, crescita, formazione personale ed imprenditoriale! E la Scuola per l’imprenditoria ne è un esempio condiviso anche dai gruppi giovani imprenditori delle principali associazioni datoriali veronesi. PERCHÈ UNA SCUOLA PER L’IMPRENDITORIA: - Per condividere percorsi formativi di alta qualità rivolti ai giovani imprenditori - Per sviluppare attività di informazione e formazione professionale e culturale - Per fare sistema sul territorio occupandoci del futuro dell’economia della nostra provincia - Per elaborare una visione imprenditoriale comune e creare una radicata cultura d’impresa - Per approfondire la conoscenza degli aspetti economici, sociali, politici, aziendali e favorire la crescita personale e professionale dei giovani imprenditori (www. scuola imprenditoria.it). Giovani imprenditori, sempre in movimento: nel corpo e nella mente!
L’informazione e la formazione sono elementi importanti ormai è risaputo e inconfutabile e il continuare ad “andar a scuola” con altri colleghi studenti aumenta in modo esponenziale la capacità di apprendimento e confronto. Ancora di più se la scuola è frequentata da imprenditori provenienti da mondi completamente diversi: dall’industria all’artigianato, dall’agricoltura al commercio. Diversità che diventa scambio, confronto, arricchimento: la diversità non come limite, ma come ricchezza. Diversità che si trasforma in complementarietà e sinergia. Molti giovani imprenditori aderenti ad Apindustria hanno frequentato e frequentano la Scuola per l’Imprenditoria avendo compreso e sperimentato le potenzialità di un’occasione tanto preziosa. Una Scuola quindi che forma, ma soprattutto degli imprenditori in azione.•
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NUOVO FORMAT PER
ABITARE IL TEMPO P
er venticinque anni è stato il palcoscenico dell’innovazione e dell’eccellenza nel pianeta dell’arredamento. Una sintesi del mobile di tendenza nel quale, anno dopo anno, si poteva vedere il meglio della genialità dei progettisti e l’alto livello di professionalità raggiunto dalle aziende. Un “sancta sanctorum” dell’offerta più originale, elegante, funzionale, rispondente alle esigenze e ai gusti dei consumatori. In sintesi, uno strumento di confronto tra gli operatori del settore, l’offerta e le istanze diversificate, della domanda del mercato. Una vetrina internazionale che rappresentava una vera e propria rampa di lancio per l’internazionalizzazione dell’industria italiana dell’arredamento oltre che per la produzione mobiliera della Bassa Veronese. Tali caratteristiche hanno contribuito a fare di Abitare Il Tempo molto di più di una esposizione di mobili e complementi: questa manifesta-
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zione è stata, per diverso tempo, un veicolo comunicazionale di rara efficacia tra imprese, designer, progettisti, distributori, etc., interpreti che, nel reciproco dialogo, hanno trovato nuovi stimoli d’evoluzione. Tuttavia in questi ultimi anni il mutare degli scenari internazionali, la globalizzazione sempre più pressante che andava acuendo i termini della concorrenza, il progressivo modificarsi delle esigenze e degli stili di vita dei consumatori, specie fra i giovani e giovanissimi e l’erosione delle disponibilità economiche nei bilanci familiari hanno contribuito a modificare profondamente non solo il ruolo di Abitare Il Tempo, quanto la sua efficacia nei confronti dei suoi utenti. Questa consapevolezza, unita ai non lusinghieri risultati delle ultime due edizioni, ha indotto la Fiera di Verona a rivedere formula, contenuti, obiettivi dell’evento. Una rivisitazione voluta per rispondere adegua-
tamente alle richieste del sistema di imprese che hanno avuto nella manifestazione il loro trampolino di lancio. I risultati di un’indagine condotta alcuni mesi fa fra produttori e distributori hanno dimostrato come si possano aprire nuovi spazi per una più sinergica collaborazione tra universo della distribuzione e imprese solo mutando filosofia operativa. La strategia vincente impone di variare il tradizionale approccio con il mercato proponendosi come erogatori di servizi e di soluzioni. L’organizzazione ha così pensato non solo di rinnovare il format della rassegna, ma di indirizzarla verso obiettivi che nascono da una maggiore interazione tra i titolari del punto vendita e i produttori, tra i venditori e la clientela, tra le imprese e i maggiori mercati di sbocco del mobile “Made in Italy”. Un intento che ha fatto da collante tra la Fiera di Verona e la Federmobili, non nuova al lavoro di squadra con l’Ente scali-
Abitare il Tempo
gero, tra le Associazioni imprenditoriali territoriali – Apindustria, Confartigianato, Casa, Cna – e le imprese dell’arredamento della Bassa. Nell’incontro di presentazione del nuovo format, avvenuto nella sede di Apindustria Legnago, i rappresentanti di Verona Fiere, Simone Toaiari (brand manager Veronafiere) e Stefano Bezzetto (responsabile progetto Abitare il Tempo), hanno illustrato ai presenti i contenuti della prossima edizione di Abitare il Tempo in calendario dal 15 al 19 ottobre 2011. Un’edizione “a dimensione delle esigenze delle imprese e dei visitatori professionali” pensata per agevolare i rapporti di affari tra espositori e operatori, nazionali ed esteri, che interverranno ma, prima di tutto un evento “a misura d’uomo”, come è stato sottolineato, anche in quanto “sostenibile” (moduli da 16 mq. o suoi multipli allestiti), poiché richiede all’azienda espositrice un investimento economico contenuto. Abitare il Tempo, grazie al suo re-
styling, sarà la cassa di risonanza per tutto quanto di nuovo in termini di fruizione e di utilizzo ma anche di processi, soluzioni, modelli, materiali, colori il mercato propone; sarà un interessante e dinamico “temporary store”, volano di inedite partnership commerciali, nel cui ambito verranno suggeriti, al punto vendita i format più innovativi. Un susseguirsi
attualità
di proposte consentirà al visitatore di capovolgere il tradizionale percorso di visita delle fiere specializzate partendo dalle soluzioni e dalle idee per giungere allo stand del fornitore avendo individuato con chiarezza cosa possa rispondere alle necessità dell’utente finale. Si tratta, quindi, di una manifestazione interamente ricostruita “su misura” rispetto alle esigenze degli espositori e alla domanda di mercato che, specie negli ultimi cinque anni, si è radicalmente trasformata. Come sottolineato nel corso della presentazione, Abitare il Tempo rappresenterà la piattaforma di pianificazione e sviluppo di nuovi modelli di produzione e di vendita e potrà inoltre fungere da molla per rendere efficace e tracciabile l’organizzazione produttiva del mobile “Made in Italy”. Di certo tale percorso trarrà linfa vitale dal continuo confronto di idee e dal contributo dei guru della grande industria dell’arredamento nazionale come Giulio Cappellini.•
Vi offriamo: il miglior ristoro a portata di mano, con 21 sedi in Italia, un servizio efficiente e puntuale, con 1400 addetti e una flotta di 900 mezzi, la qualità dei prodotti, con le certificazioni ISO 9001:2000 e HACCP, il fatto di essere leader di mercato, con 65.000 clienti in tutta Italia.
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a preso il via la 2^ Edizione di Conoscere per Competere la rassegna di incontri organizzata da Uni-
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ne abbiamo pensato – precisa Francesca Toffali, presidente Unimatica Verona –, di potenziare ulteriormente il nostro proget-
rivolti in particolare a titolari di azienda, amministratori delegati, responsabili amministrativi, addetti ITC e CED, e consulenti.
matica e Apindustria Verona per aiutare le PMI a cogliere i benefici e le opportunità offerte dall’uso delle nuove tecnologie. «Visto il successo e l’interesse riscontrati dalla prima edizio-
to mettendo in calendario otto appuntamenti. Gli incontri con cadenza mensile, organizzati grazie anche al contributo della C.C.I.A.A. di Verona si terranno fino al 30 novembre e sono
Lo scopo dei seminari è quello di dimostrare l’importanza e la sostenibilità anche economica e finanziaria di investimenti in tecnologia che permettono di competere adeguatamente sul mer-
Gestione rifiuti aziendali
attualità
cato globale e a testimonianza di ciò saranno presentati alcuni Case History di PMI di successo. Il primo appuntamento era dedicato all’approfondimento delle problematiche legate all’ICT (Information & Communication Technology), ovvero dell’informatica e delle comunicazioni legate al business della PMI. «Le aziende non hanno ancora capito che i dispositivi mobili, sempre più diffusi, costituiscono una importante opportunità di business e sono strumenti che,
dando inizio ai lavori. Durante questo incontro si è parlato di “Mobile Marketing: come raggiungere con efficacia i consumatori nelle nuove community” e di argomenti più specifici quali “mobile e le applicazioni mobile” che sono stati trattati da qualificati relatori esperti di comunicazione come la dott.ssa Marta Valsecchi della School of Management del Politecnico di Milano, il dott. Pierfranco Rodi di Telecom Italia, il dott. Francesco Detti di Matrix – IoPubblicità
Gruppo Mediarete dal titolo “Mobile Revolution: le PMI a che punto sono?” che ha esaminato un campione delle 640 aziende più performanti del panorama economico veronese. Lo studio ha preso in considerazione l’analisi di alcuni strumenti fondamentali per la navigazione mobile, come l’ottimizzazione del sito internet, la presenza su Google Places, lo sviluppo di applicazioni, la presenza su Foursquare, Facebook Places e il possesso di una pagina aziendale su Facebook.
a costo minimo, permettono di raggiungere un vasto mercato i potenziali clienti » così ha esordito Franco Fummi, docente ordinario nel dipartimento di Informatica dell’università di Verona
e la dott.ssa Federica Festi del Gruppo Mediarete, web agency di Verona impegnata nell’organizzazione dell’evento. Nel corso dei lavori è stato presentato uno studio realizzato dal
Questi i risultati: - su 188 aziende analizzate il 19,15% possiede un sito ottimizzato, mentre il 47,34% è visibile sul mobile ma non è ottimizzato. Il 33,51% non è visibile; Economia Veronese - luglio 2011
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- per quanto riguarda Google places il 92,02% delle aziende è presente, mentre solo il 7,98% ha deciso di non aderire o non conosce le potenzialità di questo strumento; - le applicazioni non hanno riscontrato per il momento molto successo, infatti solo l’1,6% possiede un’applicazione; -
In conclusione, i dati emersi non sono rassicuranti: nonostante la capillare diffusione di dispositivi mobili come smartphone o tablet, la maggior parte dei comparti economici sembra non essere più di tanto interessata alla rivoluzione che il mobile sta portando nelle scelte dei canali di acquisto degli utenti.
l’accento sui rischi di impresa derivanti dal cattivo uso delle norme ISO 9001 andando poi a focalizzare l’ obiettivo sulle varie modalità di intervento che una PMI può mettere in pratica per correggere le proprie “disfunzioni” operative. È stata quindi la volta di Ezio Bompieri, A.d. di HBS S.r.l, che ha portato la propria esperienza,
delle 188 aziende solo il 15,96% è iscritto a Foursquare, la percentuale restante probabilmente non conosce le potenzialità di questo social network; - per quanto riguarda le pagine aziendali su Facebook, solo il 19,15% delle aziende ne possiede una; - infine, solo il 22,34% del campione analizzato è presente su Facebook Places, la percentuale restante non conosce o non è interessata a questo social.
Il secondo incontro, dedicato al Sistema Qualità come semplificatore dei processi aziendali ha toccato alcuni punti fondamentali legati ai benefici derivanti dall’uso della qualità all’ interno di una struttura aziendale, mettendone in luce i benefici operativi e anche i vantaggi economici in termini di risparmio e migliore gestione delle risorse umane. In particolare il dott. Roberto Cordella, consulente di Adawen S.r.l, storica software house veronese curatrice del meeting, ha posto
dimostrando come l’uso di adeguati strumenti informatici abbia aiutato l’azienda a migliorare le proprie performances produttive e a diventare sempre più competitiva nel mercato di riferimento (produzione di valvole e componenti oleoidraulici). Infine anche il dott. Paolo Ferrarini, A.d. di Blulink, ha sottolineato come il sistema qualità, spesso sottovalutato, snellisca l’operatività e i processi decisionali contribuendo così a migliorare le sinergie tra azienda e collaboratori.•
Donne e associazione
attualità
Donne e associazione:
tempo perso o tempo guadagnato?
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onne e associazione: tempo perso o tempo guadagnato? Questo l’interrogativo che Patrizia Patti e Cristina Sandrin, rispettivamente presidente di ApidApindustria Verona e FIDAPA-B.W.P.VERONA EST hanno rivolto alle aderenti alle due realtà, coinvolgendo nell’iniziativa anche tutte le altre rappresentati del mondo associativo veronese in ambito socio-economico. Insieme per la prima volta, Patti e Sandrin, dimostrando che le donne sanno fare squadra, si sono impegnate nell’organizzare un incontro, che si è tenuto nella sede
di Apindustria, durante il quale ogni partecipante ha potuto portare il proprio contributo e la propria esperienza: le organizzatrici hanno infatti
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pensato di dare voce a tutte le associate presenti chiedendo loro una riflessione/testimonianza scritta proprio sul tema proposto al meeting. «Le donne imprenditrici – ha precisato Patti – sono abituate, proprio per loro natura, a prendere decisioni importanti sia in ambito privato che in ambito professionale, ma non sempre hanno spazi adeguati per dialogare tra loro e raffrontarsi con un mondo spesso dominato solo da uomini». «La domanda – ha continuato Patti – è, come si può capire, puramente retorica poiché per noi donne la possibilità di prendere parte alla vita associativa è una risorsa preziosa, è “il tempo” del
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confronto e della crescita, quello meglio investito. Si possono aprire scenari di collaborazione impensati e trovare anche trampolini di lancio per aumentare la nostra presenza e il nostro peso in ambito politico». La preoccupante instabilità politica-economica, che si ripercuote anche nell’universo dell’associazionismo, viene sentita in modo ancora più forte dalle donne sempre più impegnate nel loro ruolo di imprenditrici e professioniste, oltre che in quello di cittadine. Dovendo gestire il futuro delle loro imprese, dei loro collaboratori, delle loro famiglie le donne ricorrono al loro innato e spiccato senso di responsabilità che sembra
contrastare con i tempi di chi non sa pensare rapidamente a meccanismi e soluzioni che consentano di raggiungere un obiettivo comune: la rinascita del nostro Sistema-Paese. Il mondo dell’associazionismo femminile avverte, ora più che mai, l’esigenza di porsi delle domande e di avere risposte concrete per portare le donne ad assumere con sempre maggiore consapevolezza e autorevolezza i vari ruoli che l’odierna società delega loro. «Credo che le associazioni in questo momento soffrano di una vera e propria patologia – ha aggiunto Cristina Sandrin – un problema che non riguarda le realtà a indirizzo sociale, ma nello specifico le associazioni
Donne e associazione
di servizi e di potere e il ruolo che queste non sembrano più in grado di assumere nell’influenzare i movimenti di opinione e i luoghi decisionali, essendo comandate dai soliti cinque soggetti, mentre gli altri iscritti sono degli esibitori di spillette, che aderiscono solo perché è uno status symbol». «Per le donne poi – conclude Sandrin – è spesso difficile occupare i vertici delle associazioni e spesso ci frena il timore di non essere valorizzate per ciò che siamo ma di essere considerate come le “le mogli di” ». Questi i punti nei quali l’incontro-dibattito moderato dal prof. Franco Cesaro, che da 25 anni si occupa di temi legati alla formazione professionale e alla
vita associativa, si è articolato: - quali sono le aspettative che hanno le donne per il tempo im-
attualità
piegato in campo associativo? - come sono rappresentate all’interno delle associazioni ? - che valore concreto viene riconosciuto al tempo impiegato nel mondo dell’associazionismo? - la presenza femminile è giustamente valutata a livello istituzionale? - quali mancanze si riscontrano in tali contesti? - le donne considerano questi loro impegni tempo rubato alla famiglia, a se stesse, al lavoro o un arricchimento professionale ed umano? - che aspettative hanno e che risultati si attendono? Le testimonianze scritte dalle partecipanti all’incontro, raccolte da Patti Patrizia di APID, da Maria Cristina Sandrin di Fidapa VR EST, da Antonia Pavesi della Commissione Provinciale Pari Opportunità, da Anna Maria Nalini dell’ Associazione sociale Andos, da Graziella Basevi Tabacchi del Comitato Imprenditoria Femminile della CCIAA di Verona, forniranno gli argomenti e lo spunto per un prossimo incontro.•
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Sant’Anastasia
Due Gobbi, una principessa, un drago e...
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ual è la chiesa più grande di Verona? Non si tratta del Duomo, né della basilica dedicata al patrono, San Zeno. Il primato appartiene invece a Sant’Anastasia, la cui imponente e maestosa facciata, rimasta incompiuta (è priva del rivestimento architettonico), domina l’ariosa piazzetta che si apre alla testata di quella che era la romana via Postumia, il Decumanus Maximus della città. La basilica sorge sull’area di due piccole chiese preesistenti, forse volute da Teodorico, una, di cui si hanno notizie dall’890, dedicata a S. Anastasia, martire sotto Diocleziano nel 304, l’altra a S. Remigio. I lavori per la costruzione dell’edificio attuale (su disegno di Fra Benvenuto da Bologna e Fra Nicola da Imola), voluto dai frati Domenicani per onorare il loro confratello veronese San Pietro Martire, assassinato nel 1252, cominciarono nel 1290 e si conclusero soltanto nel
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1481: il nuovo, immenso complesso conservò, tuttavia, benché dedicato a San Pietro Martire dal 1307, il nome di Sant’Anastasia così come, probabilmente, nella Cappella del
Crocifisso, parte delle antiche murature. Interamente in cotto, divisa in tre navate separate da altissime colonne che sostengono le volte a crociera, articolata in un transetto su cui si aprono cinque absidi poligonali, Sant’Anastasia, anche per la suggestione degli effetti spaziali, in primis per lo slanciato verticalismo, è uno dei più insigni esempi di stile gotico italiano non intaccato dai successivi innesti rinascimentali che, anzi, si integrano armonicamente nell’insieme. Procedendo a una “visita virtuale” tra gli elementi che, all’esterno, sono degni di nota vanno senz’altro segnalati, a fianco dell’abside estrema di sinistra, il campanile (1398-1440), che culmina in una bella cuspide ottagonale a profili marmorei ed è uno dei più slanciati ed eleganti della città, e, al lato sinistro della piazza della chiesa, proprio sopra l’ingresso dell’antico
Sant’Anastasia
convento domenicano, la Tomba di Guglielmo da Castelbarco († 1321), monumento pensile di linee nobili e severe, primo esempio di arca “a baldacchino” che servì probabilmente da modello alla più celebri Arche dei principi della Scala. Nella facciata di Sant’Anastasia risalta il magnifico portale biforo archiacuto, composto da tanti archi e da tanti sottili pilastri di marmi colorati, strettamente collegati in fascio: si tratta d un elemento compiutamente gotico, il cui effetto generale è bellissimo e grandioso. Nelle lunette si possono osservare affreschi della scuola di Stefano da Zevio, un’Annunciazione e L’ingresso dei Domenicani in Verona, databili al primo Quattrocento; la colonna a divisione delle due aperture reca scolpiti la Madonna con ai lati le Sante Caterina e Anastasia e San Domenico, mentre i rilievi sull’architrave rappresentano scene della vita di Cristo il cui autore sarebbe da ricercare nella cerchia di collaboratori di Rigino da Enrico. A destra del portale i due soli realizzati, nei primi anni del Cinquecento, degli otto previsti con le storie di San Pietro Martire, raffiguranti la Predicazione e la Morte. Entrando in chiesa, prima di alzare lo sguardo ad ammirare la decorazione delle volte, riccamente affrescate con festoni, fiorami e busti di santi, o di soffermarsi a notare il disegno del pavimento, quello originale ideato da Pietro da Porlezza (1462), col suo gioco di marmi bianchi, rossi e blu, l’attenzione viene subito catturata dalle due curiose cariatidi in forma di gobbetti che, all’inizio della navata centrale, ai piedi delle prime due colonne, reggono sulle spalle curve le due acquasantiere. Sono i famosi Gobbi di Sant’Anastasia, scolpiti in maniera tanto realistica nella tensione e nel dolore della loro “eterna” fatica da sembrare vivi. Quello di destra, Il pasquino, è datato 1591 ed è sta-
to attribuito ad Alessandrino Rossi mentre per quello di sinistra, di parecchi decenni prima (1495?) si è fatto il nome di Gabriele Caliari, padre di Paolo. È impossibile procedere a un’esplorazione sistematica e dettagliata di questa chiesa che accoglie tanti straordinari capolavori: sculture di Orazio Marinali, tele di Francesco Caroto e di Alessandro Turchi detto l’Orbetto, affreschi di Liberale da Verona e di Altichiero, che è forse il più grande pittore del Trecento dell’Italia settentrionale (in Sant’Anastasia è autore della decorazione della parete destra della Cappella Cavalli). A ornare l’altare collocato a ridosso della parete di fondo del transetto destro, va segnalata la splendida tela di Girolamo dai Libri, Madonna col Bambino e con i Santi Tommaso e Agostino e i coniugi Centrego. Nella Cappella Maggiore, immensa, ecco invece il Monumento funebre di Cortesia Serego, eseguito nel terzo decennio del Quattrocento. È incerto l’autore del complesso marmoreo, un baldacchino tenuto aperto da due paggi che svela il gentiluomo a cavallo sopra il sarcofago, mentre è opera di Michele Giambono e reca la data 1432 l’affresco con il Padre Eterno in mandorla, gli angeli e i santi Domenicani e gli edifici fantastici che sembrano di avorio traforato. È tuttavia la Cappella Pellegrini la meta irrinunciabile per esperti e appassionati d’arte di tutto il mondo. L’interno è caratterizzato da una straordinaria decorazione delle pareti: la tipologia impiegata è davvero fuori dall’usuale in quanto la muratura è quasi interamente ricoperta da ventiquattro formelle di terracotta accostate l’una all’altra. Il ciclo di Storie della vita di Cristo, descritte con commovente delicatezza e senso di verità, è opera di Michele da Firenze, scultore toscano specialista in questa tecnica, che lavorò in questa cappella di Sant’Anasta-
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sia nel 1435-1436. Più o meno negli stessi anni, e comunque tra il 1433 e il 1438, come ormai concorda la maggior parte degli storici, Antonio Pisano, detto Pisanello, eseguì gli affreschi della cappella, sfortunatamente andati perduti ad eccezione di quello sull’arco trionfale d’accesso: si tratta della celeberrima scena che vede immortalati San Giorgio e la principessa, considerata una delle opere capitali del gotico internazionale. Per il soggetto Pisanello si ispirò alla Leggenda aurea del predicatore Domenicano Jacopo da Varazze. Si narrava qui di un drago dal fiato mefitico (la peste?) che pretendeva ogni giorno il sacrificio di due pecore per non avvelenare la città di Silena in Libia. Finite le pecore si sorteggiarono le vittime tra gli abitanti e, nel giorno Economia Veronese - luglio 2011
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dell’incontro tra Giorgio e il drago, era stata indicata dalla sorte proprio l’unica figlia del re: il cavaliere cristiano sconfisse però l’orrido mostro, salvando la principessa. Il dipinto di Pisanello coglie l’attimo di sospensione e tensione inesplosa che precede il combattimento. San Giorgio, splendidamente armato e con i capelli biondi svolazzanti, mette il piede nella staffa per balzare a cavallo; la principessa in piedi, immobile fra due enormi cavalli, arditamente scorciati a suggerire la profondità spaziale, è volta verso il cavaliere e posa di profilo, con i capelli pettinati alti in un’incredibile acconciatura all’ultima moda (di allora!) e la veste regale dal lunghissimo strascico che la copre fino ai piedi.
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Sant’Anastasia
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Decennale dell’Accademia Mondiale della Poesia
Si tratta di un tema tipico della cultura cavalleresca e cortese: San Giorgio, eroe della fede e del coraggio, incarna valori e ideali però ormai in declino all’inizio del Quattrocento, destinati a essere sostituiti dalla fiducia nelle capacità individuali propria dell’emergente classe borghese. Il carattere evocativo del dipinto esprime dunque uno stato d’animo di malinconia, mentre dal lucido disincanto di Pisanello nasce la sottigliezza descrittiva. L’affresco è stato purtroppo gravemente danneggiato, soprattutto nella parte sinistra (quella occupata dal drago, raffigurato con minuzia nei dettagli della pelle squamosa, acquattato e insidioso fra i resti dei suoi pasti immondi), da un’infiltrazione d’acqua dal soffitto che costrinse più volte (già nell’Ottocento e poi durante l’ultima guerra) a staccarlo e restaurarlo. Conservato per diversi anni in sagrestia, dove, era possibile ammirarlo più da vicino, pur se in un contesto estraneo da quello d’origine, il delicato manufatto è stato infine ricollocato nella sua sede negli anni Novanta del secolo scorso, dopo interventi al soffitto e alle murature atti a garantirne la salvaguardia. Accurati restauri furono eseguiti già tra il 1878 e il 1881, ma un’ulteriore campagna di lavori iniziata nel 2005, promossa e finanziata dalla Banca Popolare di Verona, si è conclusa nello scorso aprile (per celebrare l’evento la Popolare ha organizzato, venerdì 6 maggio, alle 21, un concerto all’interno della basilica), restituendo a fedeli e visitatori Sant’Anastasia in tutto il suo splendore. Il restauro ha visto impegnata un’ottantina di persone e si è articolato in tre fasi: la prima volta a riportare i marmi esterni ai colori originali, la seconda indirizzata al consolidamento della struttura portante della chiesta e la terza, la più complessa, che ha coinvolto gli spazi interni (decorazioni, ori, dipinti, marmi, archi e affreschi).•
Nata il 23 giugno 2001 per iniziativa di 50 poeti riunitisi attorno a Mario Luzi e Nadir Aziza e sostenuti dal Comune di Verona e dalla Fondazione Verona per l’Arena, l’Accademia Mondiale della Poesia ha quest’anno festeggiato il suo decennale. L’Accademia, costituita per celebrare degnamente la Giornata Mondiale della Poesia, ricorrenza istituita nel 1999 da un atto dell’UNESCO e fissata il 21 marzo, ha organizzato per ogni anniversario giornate di approfondimento e riflessione con conferenze e tavole rotonde, incontri con gli autori (tantissimi gli scrittori e i poeti ospitati, tra cui 3 premi Nobel per la letteratura), momenti di spettacolo e intrattenimento. L’evento svoltosi a Palazzo della Gran Guardia l’11 e il 12 giugno scorsi era stavolta dedicato a Mario Luzi e Léopold Sédar Senghor e ha ospitato la prima Fiera dell’Editoria Poetica Italiana. Le giornate sono state precedute dall’anteprima del 10 giugno alla Fnac in presenza della poetessa Maria Luisa Spaziani che ha presentato di Poesie 1954-2006, l’autoantologia della sua opera recentemente uscita per gli Oscar Mondadori. Tanti i momenti significativi. Il sindaco Flavio Tosi ha consegnato le Medaglie d’Onore della città di Verona a Jacques Diouf, direttore generale della FAO, ad Abdul Aziz Saud Al-Babtain, presidente della Fondazione AlBabtain per la Poesia, e a Nadir M. Aziza, cancelliere dell’Accademia Mondiale della Poesia. All’omaggio a Senghor hanno partecipato Diouf, Aziza, Antonino Velez, professore dell’Università di Palermo, e Antonella Emina del CNR di Torino. Luzi, co-fondatore dell’Accademia, è stato invece ricordato negli interventi di Aziza, della Spaziani, presidente della giuria del Premio Mario Luzi, di Paolo Lagazzi, scrittore e critico, e di Davide Rondoni, scrittore, poeta e critico.•
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GARANZIE E SOCI IN AUMENTO PER IL BILANCIO 2010 DI APIVENETO FIDI
RINNOVATO IL CDA ENRICO DALL’OSTO è il nuovo Presidente
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n un momento economico ancora difficile, riconfermata l’importanza del ruolo del Confidi, con 88 milioni di euro di garanzie e 1.700 imprese socie attive in tutto il Veneto. L’Assemblea annuale dei Soci ha approvato il bilancio 2010 di Apiveneto Fidi, che conferma gli importanti risultati raggiunti dal Confidi ma che, allo stesso tempo, mette in luce una situazione economico-finanziaria ancora difficile per il tessuto imprenditoriale regionale. Tra le azioni maggiormente degne di nota, vanno ricordate l’iscrizione nell’elenco speciale degli Intermediari Finanziari e l’accordo, in partnership con altri primari confidi nazionali, con il Fondo Europeo degli Investimenti (FEI) per l’ottenimento di un plafond di garanzie nell’ambito del programma Quadro per la Competitività e l’Innovazione della Comunità Europea (CIP) che, nel solo 2010, ha permesso ad Apiveneto Fidi di garantire l’erogazione di finanziamenti al sistema industriale veneto per oltre 50 milioni di euro a sostegno del capitale circolante e degli investimenti. Un impegno, questo, che proseguirà fino al 2013 a sostegno degli investimenti per il rilancio e la crescita del nostro sistema economico. Nonostante il perdurare della crisi, sono in crescita sia il numero dei soci, attualmente circa 1.700 (+6%), sia le garanzie rilasciate, pari a 88 milioni
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(84 milioni nel 2009), che si concretizzano in oltre 180 milioni di euro di finanziamenti concessi dal sistema bancario alle imprese venete grazie all’intermediazione di Apiveneto Fidi. La struttura patrimoniale del Confidi si presenta solida, con coefficienti patrimoniali ben sopra i minimi previsti dalla vigilanza prudenziale e con una struttura organizzativa snella ed efficiente; requisiti indispensabili per dare concretezza alla volontà del Confidi di mantenere un ruolo di primo piano al servizio del sistema produttivo veneto. Contestualmente all’approvazione del bilancio 2010, l’Assemblea dei Soci ha nominato il nuovo Consiglio di Amministrazione per il triennio 20112013, essendo arrivato alla naturale scadenza quello in carica. Nuovo presidente di Apiveneto Fidi è stato nominato Enrico Dall’Osto, che raccoglie così il testimone dal veronese Gianni Tommasi. Vicentino, 53 anni, già vicepresidente di Apindustria Vicenza, Dall’Osto guiderà un Consiglio di Amministrazione che sintetizza in sé elementi di rinnova-
Garanzie e soci in aumento per il bIlancio 2010
apivenetofidi
mento e altri di continuità. Innanzi tutto, il numero dei consiglieri è stato sensibilmente ridotto rispetto al precedente CdA, con l’obiettivo di ottenere una struttura
to dei Soci per l’operato svolto dal CdA uscente. Un concetto, questo, che è stato espresso anche dal neo-presidente Enrico Dall’Osto, traccian-
credito delle PMI regionali in un momento economico che purtroppo continua a essere difficile. Se, infatti, gli ultimi dati congiunturali mostrano da più parti una
di governo ancora più efficiente e rapida, in linea con le esigenze delle imprese. Inoltre, per la prima volta, entrano a far parte del CdA due rappresentanti dei giovani imprenditori, Alessandro Trentin e Alessandro Ferrari, rispettivamente presidente e vice presidente dei Gruppi Giovani Imprenditori di Apindustria Vicenza e Apindustria Verona. Accanto a loro sono stati riconfermati i consiglieri Patrizia Barbieri (presidente di Confapi Veneto), Luca Fabris (Vi), Alberto Griggio (Vr) e Claudio Danilo Tommasi (Vr), a dimostrazione dell’apprezzamen-
do le future linee guida dell’attività di Apiveneto Fidi: «Il CdA uscente, al quale vanno i nostri ringraziamenti, ha lavorato in modo impeccabile raggiungendo importanti obiettivi, a partire dall’accordo con il FEI fino all’ottenimento dell’iscrizione nell’elenco degli intermediari finanziari, e allo stesso tempo lasciandoci in eredità una situazione patrimoniale solida e una struttura operativa eccellente, sulle quali possiamo costruire con serenità il nostro futuro. Vogliamo continuare a svolgere un ruolo importante nell’agevolare l’accesso al
certa ripresa degli ordini, soprattutto dall’estero, e della produzione, ciò nonostante il livello delle sofferenze bancarie rimane elevato tra le imprese del territorio, segnale chiaro di un malessere ancora diffuso. Nonostante ciò, Apiveneto Fidi continuerà a fare la sua parte, mantenendo uno stretto contatto con le Imprese e con le Istituzioni e diffondendo cultura finanziaria, un tema questo che ci sta particolarmente a cuore poiché rappresenta un ingrediente essenziale per la competitività e lo sviluppo futuro del nostro sistema produttivo». • Economia Veronese - luglio 2011
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ambiente e salute
Plinio Menegalli Medico Competente
RESILIENZA E STRESS LAVORO-CORRELATO I
n ingegneria, la resilienza è la capacità di un materiale di resistere a forze impulsive (cioè la capacità di resistere ad urti improvvisi senza spezzarsi). In psicologia, la resilienza è la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà. È la capacità di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza perdere la propria umanità. Persone resilienti sono coloro che immerse in circostanze avverse riescono, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti. Essere resilienti significa rimanere produttivi anche nelle turbolenze e nelle difficoltà, capitalizzare esperienze e far tesoro di esse come anche dei propri errori – compresi e corretti – per guardare avanti con energia, fiducia nei propri mezzi e voglia rinnovata di superare positivamente nuove sfide. Il termine “resilienza psicologica” si riferisce quindi alla capacità dell’individuo di resistere agli agenti stressanti senza manifestare disfunzioni psicologiche. Gli individui e le comunità (e quindi
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anche le aziende) resilienti sono più inclini a vedere le difficoltà come opportunità di crescita. In altre parole, gli individui resilienti sembrano non solo fronteggiare meglio fatiche ed eventi stressanti, ma sperimentare i cambiamenti come opportunità per apprendere e svilupparsi. Nell’ambito delle organizzazioni è dimostrato che un lavoratore resi-
liente gestisce e affronta lo stress in modo sano cercando di mettere in atto tutte le sue risorse personali. Un lavoratore resiliente ha un’alta capacità di riflessione sulla propria vita lavorativa: è capace di stabilire rapporti soddisfacenti con i propri colleghi di lavoro, è in grado di mantenersi ad una certa distanza dai problemi ma senza isolarsi ed è
determinato a raggiungere gli obiettivi prefissati. Egli ha costruito una rete di supporto sociale nell’ambiente sia lavorativo che extralavorativo riuscendo a dare un senso alla sua vita professionale agendo in accordo con il proprio sé e le proprie abitudini. Ha la capacità di gestire ed affrontare lo stress anche grazie ad un atteggiamento ottimista e propositivo che gli permette di proiettarsi oltre l’ostacolo. Un lavoratore resiliente ha competenze sociali ovvero sa ascoltare, conversare, esprimere in modo accurato atteggiamenti ed emozioni, ha una buona stima di sé e buone capacità di problem solving. L’insorgere di un improvviso motivo di allarme o di preoccupazione interessa tutti i lavoratori, resilienti e non. La differenza consiste nel fatto che il lavoratore resiliente gestisce e affronta lo stress mettendo in atto tutte le sue risorse personali, in cui risiedono le sue potenzialità di superare le difficoltà che impone la vita durante il cammino di ognuno. Un lavoratore resiliente, quindi, è meno in pericolo, rispetto ad un lavoratore non resiliente, ai meccanismi nocivi dello stress che possono portare a profondi stati d’ansia, attacchi di rabbia, depressione, disturbi e patologie organiche. Una buona protezione dallo stress è data da un atteggiamento ottimista e propositivo rispetto al futuro, una buona integrazione sociale e un’estesa rete di relazioni interpersonali, una concezione di sé flessibile e adattabile alle varie circostanze. Le persone resilienti hanno la convinzione di essere in grado di controllare l’ambiente circostante e l’esito degli eventi, definiscono un obiettivo significativo nella propria esistenza, sono convinte di apprendere e crescere anche grazie ad esperienze negative, vedendo i cambiamenti come incentivi e opportunità di crescita piuttosto che come minaccia alle proprie sicu-
rezze. La parola resilienza è associata ai concetti di tensione (strain), stress, ansietà facendo riferimento a tutte quelle situazioni più o meno traumatiche che colpiscono gli individui durante la vita. Resilienza non è, quindi, solo la capacità sviluppata nell’infanzia o nell’adolescenziale di resistere allo stress o a traumi violenti, ma è anche la capacità di usare l’esperienza maturata in situazioni difficili per costruire il futuro. Come già illustrato prima, la resilienza è intesa non come una qualità statica, ma come il risultato di una interazione dinamica che si sviluppa tra individuo e ambiente. La resilienza può essere acquisita, infatti, attraverso un processo di apprendimento che deve essere incoraggiato e sostenuto dalle istituzioni formative. Parte centrale all’interno di un percorso di costruzione della resilienza è l’allenamento e lo sviluppo di capacità di coping (cioè di far fronte a situazioni stressanti). Gli elementi costitutivi della resilienza sono presenti in ogni essere umano e la loro evoluzione può avvenire anche in età adulta. Nei lavoratori la promozione della resilienza comporta il potenziamento di competenze e costituisce pertanto uno strumento di prevenzione. La resilienza si propone non di ridurre ad una persona i suoi problemi, ma cerca di evidenziare le sue potenzialità. In ambito organizzativo le modalità con cui la persona tenta di adattarsi, fronteggiare un problema, gestire la situazione producono poi effetti determinanti sulla qualità del suo operato, sul rapporto con l’ambiente lavorativo e sullo svolgimento della mansione. Essendo il lavoro un luogo in cui l’individuo sperimenta in modo considerevole situazioni stressanti e problematiche, lo sviluppo e l’accrescimento della resilienza risulta quindi di particolare importanza. L’azione di progettazione personale e professionale nelle organizzazioni
determina la necessità di interventi formativi creati su un sistema che aiuti i lavoratori a ripensarsi nei propri percorsi di orientamento professionale, ad auto formarsi cercando di incentivare processi di apprendimento esperienziale crescendo all’interno di una politica socio-professionale di miglioramento. È sottointeso dire che la crisi economica ha coinvolto significativamente i lavoratori in tanti settori. C’è preoccupazione e incertezza nelle organizzazioni e ciò colpisce le prestazioni e la produttività. Sono le organizzazioni resilienti e le persone che vi lavorano coloro che hanno le più alte possibilità di sopravvivere, addirittura a un livello eccellente, in questi tempi duri e difficili. Una organizzazione resiliente può rispondere e adattarsi sia ai collassi improvvisi sia ai cambiamenti graduali. La crisi economica attuale è un perfetto test per valutare la resilienza. Massimizzare le prestazioni sul lungo termine, attraverso cambiamenti previsti e difficoltà che possono essere impreviste, definisce una organizzazione resiliente. Le organizzazioni resilienti richiedono persone resilienti, e manager che aiutino a sviluppare una cultura adeguata per costruire questo tipo di organizzazione. Le ricerche sulla resilienza si sono focalizzate principalmente su come gli individui e le organizzazioni fronteggiano le esperienze negative. Ma le ricerche nei differenti campi hanno anche cercato di approfondire l’analisi dei fattori associati al successo a lungo termine di fronte ai cambiamenti – perché alcune organizzazioni sopravvivono e traggono benefico dai cambiamenti e altre no. I risultati possono essere raggruppati in cinque strategie correlate tra di loro. E sono: incoraggiare le innovazioni; costruire e sviluppare la flessibilità; stringere e ampliare le reti di relazioni; costruire e sviluppare la propositività; gestire lo stress dei dipendenti.• Economia Veronese - luglio 2011
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fiscale
IL NUOVO SPESOMETRO L
’articolo 21 del D.L. n. 78/10 (Manovra d’estate 2010) ha introdotto l’obbligo di comunicazione all’Amministrazione Finanziaria delle operazioni rilevanti ai fini Iva di importo superiore a 3.000. Ambito soggettivo Sono obbligati alla presentazione della comunicazione tutti i soggetti passivi ai fini Iva che effettuano o ricevono operazioni rilevanti ai fini del citato tributo (cessioni di beni e prestazioni di servizi). Ambito oggettivo Oggetto della comunicazione sono le cessioni di beni e le prestazioni di servizi rese e ricevute dai soggetti passivi (...), per le quali i corrispettivi dovuti, secondo le condizioni contrattuali, sono di importo pari o superiore a 3.000 al netto dell’Iva. Per le operazioni rilevanti ai fini Iva, per le quali non ricorre l’obbligo di emissione della fattura, il predetto limite è elevato a 3.600 euro al lordo dell’Iva applicata. Salvo quanto previsto in via “transitoria” per l’anno 2010, a regime rientrano nell’obbligo di comunicazione tutte le operazioni rilevanti ai fini Iva (cessioni di beni e prestazioni di servizi), di importo: pari o superiore a 3.000, al netto dell’Iva, in presenza dell’obbligo di fatturazione; pari o superiore a 3.600, Iva compresa, per le operazioni per le quali non sussiste l’obbligo di fatturazione (documentate da scontrino o ricevuta fiscale).
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Stipula di più contratti Il provvedimento direttoriale del 22/12/10 contiene particolari regole per le determinazione del suddetto limite di 3.000, in relazione all’ipotesi in cui siano stipulati più contratti tra loro collegati. In tal caso, si deve considerare l’ammontare complessivo dei corrispettivi previsti per tutti i predetti contratti. Contratti con corrispettivi periodici Particolari regole sono altresì previste, secondo il punto 2.2. del provvedimento, in presenza di «contratti di appalto, di fornitura, di somministrazione e gli altri contratti da cui derivano corrispettivi periodici». In tali fattispecie, si deve aver riguardo al corrispettivo dovuto per l’intero anno solare, e solamente laddove tale corrispettivo superi l’importo di 3.000 sorge l’obbligo di comunicazione dell’operazione derivante dai predetti contratti.
Operazioni escluse Il punto 2.4 del provvedimento contiene un elenco di operazioni per le quali non sussiste l’obbligo di comunicazione. In dettaglio: Importazioni: L’esonero dovrebbe applicarsi anche se i beni sono introdotti in deposito Iva Esportazioni (lett. a e b, art. 8, DPR n.633/72): Esportazioni di beni “dirette” con trasporto a cura del cedente nazionale, esportazioni “triangolari” con trasporto a cura o a nome del primo cedente, ed esportazioni con trasporto a cura del cessionario entro 90 giorni dalla consegna dei beni nel territorio nazionale. Sono invece ricomprese nell’obbligo di comunicazione le “esportazioni” di cui all’art. 8, lett. c), del DPR n.633/72, ossia le cessioni a favore di esportatori abituali, tramite rilascio della dichiarazione d’intento.
Cessioni di beni e prestazioni di servizi con operatori black list Operazioni oggetto di comunicazione all’Anagrafe tributaria Dati da inserire nella comunicazione Secondo quanto stabilito dal punto 3.1 del provvedimento direttoriale, nella comunicazione devono essere indicati i seguenti dati, per ciascuna operazione: anno di riferimento; partita Iva o, in mancanza, codice fiscale del cedente, prestatore, cessionario o committente; per i soggetti non residenti nel territorio dello Stato: se persone fisiche: cognome e nome, luogo e data di nascita, sesso e domicilio fiscale; se soggetti diversi dalle persone fisiche: denominazione, ragione sociale o ditta e domicilio fiscale; corrispettivi dovuti e l’importo dell’Iva Periodo transitorio Per il 2011 il monitoraggio delle operazioni per le quali non sussiste l’obbligo di emissione della fattura, ha inizio dal 1° luglio 2011. Da tale data, quindi, deve iniziare la raccolta dati dei soggetti privati con i quali si svolgono operazioni di importo pari o superiore a
3.600,00, al lordo dell’Iva, certificate con scontrino fiscale o ricevuta fiscale. Si segnala che dal prossimo 1° luglio sarà pertanto indispensabile acquisire il codice fiscale del soggetto privato (è consigliabile acquisire anche copia del documento di riconoscimento) e memorizzare tutti i dati riferiti all’operazione (data, importo, imponibile e imposta…). Invio telematico La scadenza per la trasmissione telematica delle suddette operazioni è fissata al 30 aprile 2012. Si conferma che per le stesse operazioni non soggette a fatturazione, rese e ricevute fino alla data del 30 giugno 2011, nessuna comunicazione dovrà essere effettuata. Con riferimento al periodo d’imposta 2010 (primo anno di applicazione del nuovo obbligo) ricordiamo che: il termine di scadenza per la comunicazione telematica delle operazioni è stato fissato al 31 ottobre 2011; oggetto di comunicazione dovranno essere le sole operazioni di importo pari o superiore a euro 25.000 (al netto dell’Iva), rese e ricevute nel periodo d’imposta (2010), limitatamente a quelle per le quali è previsto l’obbligo di emissione della fattura.•
legale
Fotovoltaico: le polizze assicurative “all risks “
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li impianti fotovoltaici sono quelli impiegati nell’industria sia per sopperire alle esigenze energetiche necessarie alla produzione, sia per immettere le eventuali eccedenze nella rete di distribuzione elettrica alla quale sono collegati. La polizza all risk per il fotovoltaico è un’assicurazione richiesta dalle banche per concedere il finanziamento dell’impianto. Con questa tipologia assicurativa viene ad essere coperto tutto ciò che riguarda il malfunzionamento dell’impianto sia per i danni diretti che per i danni indiretti, nonché quelli di Responsabilità Civile verso Terzi. In genere, si tratta di una copertura di base corredata da eventuali garanzie opzionali quali: guasto macchine e/o problematiche elettriche, per i danni dovuti, ad esempio, agli errori di fabbricazione o di progetto, vizi di materiale, sovratensioni elettriche; atti di terzi, come il furto, atti vandalici e dolosi, atti di terrorismo e sabotaggio oppure danni indiretti per le perdite pecuniarie derivanti da mancata o ridotta produzione di energia elettrica durante il periodo di inattività totale o parziale dell’impianto causato da un danno indennizzabile ai termini della garanzia, danni diretti (perdita di incentivi dal GSE o impossibilità di vendere l’energia al gestore). GARANZIA DA EVENTI ATMOSFERICI Immaginiamo un vento particolarmente forte che provochi il distacco di un pannello dai supporti, una grandinata che danneggi il vetro di un pannello, o un fulmine che danneggi l’inverter. Data l’elevata esposizione dell’impianto agli agenti atmosferici, l’assicurazione all-risks deve proteggere innanzitutto da questo tipo di rischio. Per la tutela del gestore dell’impianto, le polizze per il fotovoltaico di solito proteggono con un’unica copertura da danni diretti dovuti a fulmini o ad eventi atmosferici straordinari di qualsiasi natura (grandine, venti eccezionali, sovraccarico di neve, etc.), catastrofi naturali (inondazioni, alluvioni, allagamenti, terremoti), danni derivanti da cedimenti di terreno, etc. Attenzione, però, perché in tutti questi casi vi può essere uno “scoperto” del 10% e un limite di risarcimento dell’80%. Quindi, è necessario informarsi bene prima di accettare e firmare la polizza. GARANZIA DA FURTI E ATTI VANDALICI Le polizze all-risks di solito proteggono l’impianto fotovoltaico da danni diretti come furto, rapina, atti vandalici commessi dai ladri o comunque da terzi, ma protegge anche da incendio, atti di terrorismo e di sabotaggio. Naturalmente, il danno viene risarcito solo se l’impianto è già collegato alla rete, collaudato e pronto all’uso per il quale è destinato, non in fase di allestimento. In genere, per impianti superiori a una certa taglia esistono delle condizioni per l’indennizzo: ad es., per impianti a terra di potenza superiore a – diciamo – un 50 kw, viene richiesta la presenza di recinzioni e sistemi di videosorveglianza, bulloneria per ancoraggio a terra antieffrazione, etc. Anche in questi casi, il limite di risarcimento potrebbe essere dell’80%, ma lo “scoperto”, eventualmente sotto forma di franchigia, addirittura del 25%, quindi anche in questo caso occorrerà fare attenzione. Sono operanti per la risoluzione e l’eliminazione dei danni diretti, in precedenza indicati e in presenza di idoneo contratto di manutenzione con il costruttore/
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installatore dell’impianto o con ditta specializzata e autorizzata nella manutenzione di impianti fotovoltaici, anche ditte operanti “ in remoto “. Sono, inoltre, da escludere dalla copertura assicurativa i danni causati da difetti di rendimento, eventi di cui è responsabile per contratto il costruttore dei pannelli, il deperimento /usura conseguenti all’uso o causati dagli effetti graduali degli agenti atmosferici e le disposizioni di Autorità o leggi che introducano modifiche o requisiti in genere da applicare su impianti esistenti. GARANZIA DA MANCATA PRODUZIONE In genere è possibile estendere le precedenti garanzie anche a copertura dei danni indiretti causati da uno dei sopraccitati eventi, ossia l’assicurazione copre anche le perdite pecuniarie derivanti dalla mancata o ridotta produzione di energia elettrica durante il periodo di inattività totale o parziale dell’impianto. Si tratta di polizze analoghe a quelle stipulate dalle aziende per i macchinari di produzione: questi ultimi non solo sono assicurati contro il furto, l’incendio e la responsabilità civile ma sono anche assicurati per i danni indiretti in modo da tutelare l’imprenditore dal rischio di un brusco calo degli introiti dell’azienda, a causa della mancata produzione dovuta al guasto di un macchinario. In generale, in una polizza è possibile decidere il livello di copertura necessario e che si desidera acquistare, scegliendo fra un range di garanzie disponibili e facilmente adattabili al cliente. COSTO E PREVENTIVO Il costo assicurativo all-risk fotovoltaico per kw installato è stimato in 20-25/ all’anno per ogni kw assicurato. Ad ogni modo, è possibile fare eseguire un preventivo personalizzato da un assicuratore fornendogli le necessarie informazioni, tra cui: (1) ubicazione dell’impianto; (2) potenza nominale o di picco dell’impianto espressa in kwp; (3) valore da assicurare per l’intero impianto costituito da pannelli fotovoltaici, inverter, quadri elettrici e cavi di collegamento; (4) somma da assicurare per la perdita di profitto, che normalmente dovrà corrispondere al ricavo (vendita di energia non consumata + incentivi - spese variabili) atteso nell’arco di un anno di produzione. Si noti che queste polizze di assicurazione all-risks sono di solito rivolte agli impianti fotovoltaici connessi alla rete elettrica di distribuzione e non sono normalmente concedibili per gli impianti destinati ad alimentare utenze isolate (stand-alone). •
Previdenza
IL CONTRATTO DI APPALTO
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on la Circolare n. 5 del 10.02.2011 il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha riordinato il quadro normativo in materia di appalti, reso particolarmente complesso dalla stratificazione di provvedimenti legislativi intervenuti nel tempo. A tal proposito riteniamo opportune e interessanti alcune precisazioni.
Cos’è il contratto di appalto L’art 29 del Dlgs n°276/2003 recita““il contratto di appalto stipulato e regolamentato ai sensi dell’articolo 1655 c.c., si distingue dalla somministrazione di lavoro per l’organizzazione dei mezzi necessari da parte dell’appaltatore, che può anche risultare, in relazione alle esigenze dell’opera o del servizio dedotti in contratto, dall’esercizio del potere organizzativo e direttivo nei confronti dei lavoratori utilizzati nell’appalto, nonché per la assunzione, da parte del medesimo appaltatore, del rischio d’impresa”. Si abbandona così – recependo anche la migliore elaborazione giurisprudenziale intervenuta nel tempo – il rigido criterio della sussistenza della componente materiale nella gestione dell’appalto, rappresentata essenzialmente dall’effettivo apporto da parte dell’appaltatore di capitali, macchine e attrezzature. Requisiti del contratto d’appalto L’organizzazione dei mezzi è un elemento imprescindibile affinché l’appalto sia genuino, intendendo con ciò – precisa la
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circolare – anche la sola organizzazione dei mezzi da parte dell’appaltatore. Pertanto, in conformità a quanto enunciato nella circolare, si sarà in presenza di una forma lecita di appalto quando sussistono i requisiti prescritti nell’art. 1655 c.c. ovvero organizzazione dei mezzi necessari da parte dell’appaltatore – consistenti, appunto, anche nel semplice esercizio del potere organizzativo e direttivo nei confronti dei lavoratori – oltre che all’assunzione del rischio d’impresa. Regime sanzionatorio per la mancanza dei requisiti Alla mancanza nell’appalto dei prescritti requisiti, formali e sostanziali, segue, inevitabilmente, una sanzione consistente nella pena, a carico del committente e dell’appaltatore, dell’ammenda di euro 50 per ogni lavoratore occupato e per ogni giornata di occupazione. Inoltre, quando l’appalto illecito è stato posto in essere al fine di eludere, in tutto o in parte, i diritti dei lavoratori derivanti da disposizioni inderogabili di legge o di contratto collettivo si configura anche l’ipotesi di reato di appalto fraudolento con la conseguenza dell’ulteriore pena dell’ammenda di euro 20 per ogni lavoratore impiegato e per ogni giorno di lavoro. Valore degli appalti e costi del lavoro e della sicurezza Al fine di evitare la logica del massimo ribasso, il Dlgs n. 163/2006 e il successivo Dlgs n. 81/2008 contengono norme volte a salvaguardare, nell’ambito delle procedure di aggiudicazione degli appalti, i di-
ritti retributivi e contributivi dei lavoratori, oltre che la sicurezza degli stessi. Precisamente L’art. 86, comma 3-bis, del D.lgs. n. 163/2003 prevede che “nella predisposizione delle gare di appalto e nella valutazione dell’anomalia delle offerte nelle procedure di affidamento di appalti di lavori pubblici, di servizi e di forniture, gli enti aggiudicatori sono tenuti a valutare che il valore economico sia adeguato e sufficiente rispetto al costo del lavoro e al costo relativo alla sicurezza, il quale deve essere specificamente indicato e risultare congruo rispetto all’entità e alle caratteristiche dei lavori, dei servizi o delle forniture. Ai fini del presente comma il costo del lavoro è determinato periodicamente, in apposite tabelle, dal Ministro del lavoro e della previdenza sociale, sulla base dei valori economici previsti dalla contrattazione collettiva stipulata dai sindacati comparativamente più rappresentativi, delle norme in materia previdenziale ed assistenziale, dei diversi settori merceologici e delle differenti aree territoriali. In mancanza di contratto collettivo applicabile, il costo del lavoro è determinato in relazione al contratto collettivo del settore merceologico più vicino a quello preso in considerazione”. A tal proposito la circolare sottolinea l’esigenza da parte delle stazioni appaltanti pubbliche di monitorare i costi del lavoro e della sicurezza, “che non possono mai essere oggetto di ribasso d’asta, proprio in quanto costi “insopprimibili” legati alla tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori”. Nella stessa logica opera la disposizione
contenuta nell’art. 26, comma 5, del Dlgs n. 81/2008 che prevede la sanzione della nullità del contratto di appalto nel caso di omessa indicazione nello stesso dei costi relativi alla realizzazione delle misure adottate per eliminare ovvero ridurre al minimo i rischi derivanti dalle interferenze delle lavorazioni. Per cui – precisa la circolare – l’offerta del concorrente, anche in una gara caratterizzata dal criterio di aggiudicazione del prezzo più basso, deve in ogni caso essere rispettosa del costo del lavoro e degli oneri della sicurezza che non possono formare oggetto di alcun ribasso. La circolare contiene, inoltre, una raccomandazione in ordine alla salvaguardia delle professionalità e alla tutela della occupazione esistente, avvertendo la necessità che nei capitolati e nelle convenzioni sia esplicitata l’indicazione dell’obbligo di rispettare integralmente il contratto collettivo nazionale di lavoro del settore oggetto dell’appalto, sottoscritto dalle associazioni comparativamente più rappresentative a livello nazionale, nonché eventuali accordi integrativi, oltre che l’applicazione di tutte le norme in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e delle norme relative all’inserimento al lavoro dei disabili. Regime di responsabilità solidale Le norme che regolano l’appalto prevedono una responsabilità solidale tra committente, appaltatore ed eventuali subappaltatori, con riguardo agli oneri di carattere retributivo, contributivo e fiscale. I riferimenti normativi sono l’art. 29, comma 2, del Dlgs n. 276/2003, come modificato dall’art. 6, comma 1, del Dlgs n. 251/2004 e dal successivo art. 1, comma 911, della legge n. 296/2006, secondo i quali “caso di appalto di opere o di ser-
vizi il committente imprenditore o datore di lavoro è obbligato in solido con l’appaltatore, nonché con ciascuno degli eventuali ulteriori subappaltatori entro il limite di due anni dalla cessazione dell’appalto, a corrispondere ai lavoratori i trattamenti retributivi e i contributi previdenziali dovuti”. Pertanto, entro tale limite temporale i lavoratori interessati potranno agire nei confronti del committente perché questi risponda, in solido con l’appaltatore – ed eventuali subappaltatori – dei trattamenti retributivi e previdenziali dovuti. Il termine decadenziale di due anni opera esclusivamente nei confronti del responsabile solidale e non nei confronti del datore di lavoro inadempiente, restando ferma l’ordinaria prescrizione quinquennale prevista per il recupero contributivo. Esiste anche una disposizione, quella prevista dall’art. 35, coma 28, del D.L. n. 223/2006, che dispone quanto segue: “ L’appaltatore risponde in solido con il subappaltatore delle effettuazioni e del versamento delle ritenute fiscali sui redditi di lavoro dipendente e del versamento dei contributi previdenziali e dei contributi assicurativi obbligatori per gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali dei dipendenti a cui è tenuto il subappaltatore”, estendendo la responsabilità solidale per l’adempimento degli obblighi fiscali anche nell’ambito dei rapporti tra l’appaltatore e subappaltatore, però esclusivamente con riferimento alle prestazioni rese dai lavoratori subordinati. Anche in tale circostanza la circolare fornisce utili indicazioni operative al personale ispettivo in ordine agli adempimenti da porre in essere, secondo i quali gli organi di vigilanza che accertino inadempimenti retributivi e/o contributivi, dovranno provvedere a notificare i verbali di accertamento/contestazione a tutti i responsabili in solido. Lo stesso vale nel caso in cui vengano Economia Veronese - luglio 2011
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riscontrate inosservanze da cui scaturiscono crediti patrimoniali in favore dei lavoratori. Il personale ispettivo sarà tenuto a notificare il provvedimento di diffida accertativa a tutti i soggetti responsabili solidalmente. Altra ipotesi di responsabilità solidale, legata alla sicurezza del lavoro, riguarda il caso di danni per infortunio sul lavoro e malattia professionale dei lavoratori coinvolti nell’appalto. A tal proposito l’art. 26, comma 4, del Dlgs n. 81/2008 prevede – a tutela del lavoratore – una responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e degli eventuali subappaltatori per i danni riportati in conseguenza di infor-
paltatore e subappaltatore per quanto attiene i trattamenti retributivi e contributivi per due anni nei confronti di tutti i lavoratori nell’accezione più ampia appena descritta in capo all’appaltatore esiste un obbligo di solidarietà verso il subappaltatore per quanto attiene ai versamenti contributivi, assicurativi e fiscali per 5 anni nei confronti di tutti i dipendenti (escludendosi per es. i parasubordinati) Per i committenti risulta necessario acquisire della documentazione dalla quale si evince la correttezza quanto meno formale e per alcuni aspetti anche sostanziale, dei rapporti di lavoro delle persone
tuni sul lavoro che non siano indennizzati dall’Inail. Tali sono quelli che comportano una invalidità inferiore alla soglia minima indennizzabile dall’istituto e l’eventuale danno biologico “differenziale”, calcolato secondo i criteri della responsabilità civile. Accezione ampia di “lavoratori” È stata ampliata la platea dei possibili beneficiari delle tutele poste dal regime della responsabilità, il termine “lavoratori” assume un significato ampio, facendovi rientrare non solo i lavoratori subordinati ma anche altri soggetti impiegati nell’appalto con tipologie contrattuali non standard (ad esempio collaboratori a progetto e associati in partecipazione), oltre che i lavoratori “in nero”, ossia coloro che non risultano dalle scritture o altra documentazione obbligatoria. A tal proposito può essere utile riepilogare come segue la materia della responsabilità solidale: in capo al committente esiste un obbligo di solidarietà verso ap-
addette all’appalto, quali comunicazione al centro per l’impiego, libro unico di ciascun mese – con i quali ci si accerta che le persone sono assunte regolarmente – durc per la regolarità contributiva dell’appaltatore e/o subappaltatore. La certificazione del contratto di appalto Al fine di ridurre il contenzioso in materia di qualificazione dei contratti di lavoro, anche il contratto di appalto può essere oggetto di certificazione da parte delle commissioni a ciò abilitate, secondo le procedure stabilite dagli artt. 75 e ss. del Dlgs n. 276/2003, come modificati dalla L. 183/2010. Inoltre – ricorda la circolare –, che, con specifico riferimento all’appalto, è possibile ricorrere alla procedura di certificazione disciplinata dall’art. 84 del citato decreto anche ai fini della distinzione concreta tra somministrazione di lavoro e appalto. Quanto poi all’efficacia della certificazione, il documento ministeriale, rileva che
la stessa “risulterà tanto evidente quanto più l’indagine dell’organo certificatore si orienterà ad una disamina attenta della sussistenza degli elementi e dei requisiti previsti dall’articolo 29, comma 1, del Dlgs n. 276/2003 sopra richiamati, non soltanto su base meramente documentale, ma anche mediante dichiarazioni pubblicamente rese e acquisite dalle parti contraenti in sede di audizione personale nel corso dell’iter di certificazione”. La sicurezza del lavoro La circolare richiama infine il tema di salute e sicurezza, operando una ricognizione della disciplina normativa contenuta nel Testo Unico della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro Dlgs n. 81/2008 – con la quale il Legislatore ha introdotto particolari obblighi in relazione alla stipulazione dei contratti di appalto. Vengono definite alcune modalità di carattere operativo “più incisive ed efficaci per realizzare la necessaria cooperazione e il coordinamento tra committenti e appaltatori, nella predisposizione della sicurezza “globale” delle opere e dei servizi da realizzare”. Come noto tale finalità può essere proseguita prima di tutto attraverso la predisposizione di un Documento unico di valutazione dei rischi interferenziali (Duvri), con il quale è formalizzata tutta l’attività di cooperazione, coordinamento e informazione reciproca delle imprese coinvolte, e ciò al fine di eliminare ovvero ridurre i rischi connessi alla interferenza delle diverse lavorazioni in conseguenza dell’appalto. Qualificazione del lavoratore in appalto Per detta qualificazione è previsto l’obbligo di tessera di riconoscimento (26, comma 8, del Dlgs n. 81/2008) corredata di fotografia, contenente le generalità del lavoratore e l’indicazione del datore di lavoro. Oltre a tali elementi, la tessera di riconoscimento (prescritto dall’art. 5 della legge n. 136/2010) dovrà riportare la data di assunzione e, in caso di subappalto, la relativa autorizzazione. Per i lavoratori autonomi la tessera dovrà contenere anche l’indicazione del committente. •
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il punto
Segnali di slogatura
S
on passati anni luce da quel 29 maggio del 2007 quando Flavio Tosi stravinse le elezioni amministrative, accasandosi a Palazzo Barbieri. Fece capire da subito, non senza un pizzico di scaltro populismo, cosa voleva e come la pensava.
Col passare del tempo Tosi ha capito che amministrare è cosa diversa dal fare comizi. E anche Napolitano ce l’ha fatta a conquistarsi la maglia rosa, tornando a Verona come gradito ospite e tornando a vigilare alle spalle del sindaco. Il quale s’è ammorbidito
lo di traverso. Nella vita è sempre andata così. Basta che uno voli su un ramo sopra gli altri, perché da sotto qualcuno si senta in diritto di impallinarlo. È la logica della caccia, signori: basta muovere la fronda per trovarsi coi pallini nel lato B. Se Tosi avanza come un indomito
Perfino Giorgio Napolitano, di professione Presidente, dovette mettersi in stand by, prima di trovare spazio appeso a qualche chiodo del muro. Il sindaco gli preferiva Pertini, il quale non sarà stato un gigante, ma parlava alla gente col cuore.
nei toni e soprattutto ha maturato una capacità singolare di affrontare i problemi. Si condivida o meno la sua Casa politica di provenienza, va dato atto che il suo lavoro lo sa fare, eccome. Lo sa fare talmente bene che qualcuno, anche dei suoi, comincia a veder-
Braveheart, di bossiana memoria, non altrettanto vitali sembrano le truppe leghiste. Pontida ha rivelato qualche mal di pancia e l’esercito dei duri (senza specificazione anatomica) sembra aprire la conta a qualche segnale di epidemia. Chi di solito batte il petto agli altri, se Economia Veronese - luglio 2011
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il punto
l’è presa col Berlusca. In realtà sono almeno due le ragioni di questa influenza che sta intaccando bronchi e polmoni. La prima viene dal fatto che la Lega s’è messa a governare. E chi governa, l’esperienza lo insegna, prima o dopo qualche scottata se la becca. Lo sanno anche i preti. Predicare dal pulpito è una cosa, ma fare il parroco è un’altra ancora e dopo un po’ di anni un salutare rauss, per un ricambio, non si nega a nessuno. Forse la Lega s’era abituata al trotto. I proclami avevano infiammato gli animi, riempiendoli di sogni e di aspettative. Non importa se i toni erano un po’ bislacchi. A volte il colore serve a dare più enfasi rendendosi perfino simpatico. Resta
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memorabile la vicenda di un giovane veronese, un po’ rozzo, benché dotato in denaro, il quale volendo chiedere scusa per il disturbo agli impomatati e borghesissimi futuri suoceri, si presentò al palchetto del Filarmonico di Via Roma dove si teneva una prima, con un candido: rompo i cojoni? La cultura borghese sarebbe inorridita, ma la presa sul popolo sarebbe stata dirompente. Così era la Lega degli esordi. Sguaiata ma accattivante. Poi, si sa, tra il dire e il fare… A complicare le cose capitò anche la vicenda dello stroke che ha compromesso destino umano e politico del buon Umberto. I suoi avrebbero continuato a vederlo come il padre nobile, ma non poterono chiudere gli
occhi sulla realtà. Lui, per stare a galla dovette rivolgersi al Tutore di Arcore e intravedendo il capolinea politico cominciò col garantire un futuro al Trota, sua discendenza, e agli amici più cari. Errore da matita rossa e blu. Rimosso ma non dimenticato dalle sue stesse truppe. Stare al governo e una leadership che perde colpi sono dunque la prima causa degli acciacchi leghisti. Alla quale bisogna aggiungerne un’altra. Se non curata letale. Il fatto è che la Lega, dopo il successo delle ultime amministrative, sembrava avesse pappa per tutti. La storia insegna che in questi casi arrivano gli invitati, quelli per bene, ma anche i gatti randagi e qualche volta i corvi. Quanti randagi siano venuti solo per pascolare sarebbe una conta interessante. Per ora il sospetto di nepotismo e quello di qualche affaretto poco trasparente, più che un atto d’accusa, andrebbero considerati come le tacche del termometro. Una temperatura da tenere sotto controllo, prima che diventi febbre da cavallo. E l’antipiretico è uno solo, potente e insostituibile: pulizia. Se la truppa dei puri e duri si trasforma in greppia delle vacche, l’implosione è alle porte. A dispetto dei migliori che continuano a crederci e magari a far proclami per un’Italia a briciole, alla quale non crede più nessuno. •
Tse Tse
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2011
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SETTEMBRE
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20-22 Motorbikeexpo
FEBBRAIO
OTTOBRE 6-10 ArtVerona - La fiera delle gallerie italiane di arte moderna e contemporanea 10-14 XIX ISAF - Innovation for local and global sustainability alcohol fuels 15-19 Abitare il Tempo - Mostra internazionale per le SOLUZIONI d’interni 21-23 Veronafil - Manifestazione filatelica, numismatica, cartofila 25-26 MCM - Mostra convegno internazionale della manutenzione industriale 25-26 SAVE - Mostra convegno internazionale delle soluzioni e applicazioni verticali di automazione, strumentazione, sensori 25-26 Home & Building - Mostra convegno internazionale della domotica & building technologies 25-26 Acquaria - Mostra convegno internazionale delle tecnologie per l’analisi, la distribuzione e il trattamento dell’acqua e dell’aria
NOVEMBRE 3-6 Fieracavalli - International horse festival 11 Bus&Bus Mobility Business Bridge Event 16-17 Geo-Oikos - Rassegna espositiva dei progetti territoriali, urbanistici, edilizi, ambientali delle città e del territorio 24-26 Job & Orienta - Mostra convegno nazionale - orientamento, scuola, formazione, lavoro 24-27 Luxury & Yachts - Salone internazionale del lusso 26-27 Elettroexpo - Mostra mercato di elettronica, radiantismo, strumentazione, componentistica informatica
DICEMBRE 3-11 L’Antico e il Prezioso - Mostra mercato nazionale d’antiquariato 9-11 Verona Mineral Show Geo Shop - Mostra di pietre preziose, pietre dure, pietre ornamentali, fossili e derivati, oggettistica in pietra
2-5 BioEnergy Expo - Mostra - convegno internazionale specializzata su biomasse, biogas e biocarburanti 2-5 Fieragricola - International agri-business show 18-20 Vivi la Casa - Evento mostra mercato - Soluzioni d’arredo classiche e moderne. 24-27 Prodotti e servizi per la casa e gli sposi 18-20 Country Life - Mostra mercato del vivere country 24-27 22-26 Progetto Fuoco - Mostra internazionale di impianti ed attrezzature per la produzione di calore ed energia dalla combustione di legna 24-27 Salone Italiano del Golf
MARZO 3-4 Model Expo Italy - Fiera del modellismo 3-4 Elettroexpo - Mostra mercato di elettronica, radiantismo, strumentazione, componentistica informatica 25-28 Vinitaly - Salone internazionale del vino e dei distillati 25-28 Enolitech - Salone internazionale delle tecniche per la viticoltura, l’enologia e delle tecnologie olivicole ed olearie 25-28 Agrifood Club - Salone dell’agroalimentare di qualità 25-28 Sol - Salone internazionale dell’olio d’oliva extravergine di qualità
MAGGIO 9-11 Solarexpo - Mostra e convegno internazionale su energie rinnovabili e generazione distribuita 9-11 Greenbuilding - Mostra e convegno internazionale su efficienza energetica e architettura sostenibile 24-27 Eurocarne - Salone internazionale delle tecnologie per lavorazione, conservazione, refrigerazione e distribuzione delle carni 25-27 Verona Mineral Show - Geo Business - Esposizione internazionale della mineralogiapaleontologia-gemmologia-malacologia-attrezzature-lavorati ed editoria 25-27 Veronafil - Manifestazione filatelica, numismatica, cartofila
MANIFESTAZIONI ALL’ESTERO 2011 23-25 Ago. Eurocarne / Tecnocarne San Paolo 26-27 Set. Vinitaly World Tour - Stoccolma - Vinitaly in the World
*17-19 Ott. Vinitaly World Tour - U.S. Tour - Vinitaly in the World 3-5 Nov. Vinitaly World Tour - Hong Kong - Vinitaly in the World - 4° International Wine & Spirits Fair
28-29 Set. Vinitaly World Tour - Russia - Vinitaly in the World
Nov. Vinitaly World Tour - Japan - Vinitaly in the World
16-19 Ott. Saudi Stone - Tech Riyadh - International stone and stone technology show
Nov. Vinitaly World Tour - Korea - Vinitaly in the World
* Data Provvisoria (calendario suscettibile di variazioni) ** sospesa temporaneamente
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