contiene I.P.
ECONOMIA VERONESE trimestrale n.1 - Anno 12 - marzo 2013 - Editore Apiservizi S.r.l. - Verona, via Albere 21/C - Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% CNS VR - D.L. 353/2003 (conv. in L. - 27/02/2004 n 46) art., comma 1 DCB VERONA - 2,58 Euro
profili
Storti Tecnocurve Fronius ADAwen Faggioni Pallets
personaggio
Bruno Fasani
sommario
Anno 12 - Numero 1 Marzo 2013
DIRETTORE RESPONSABILE Cirillo Aldegheri EDITORE APISERVIZI S.r.l. Via Albere, 21/C - 37138 Verona
Rivista trimestrale promossa da APINDUSTRIA
ASSOCIAZIONE PICCOLE E MEDIE MPRESE
DELLA PROVINCIA DI VERONA
www.apiverona.it
REDAZIONE c/o APINDUSTRIA Verona Via Albere, 21 - 37138 Verona Tel 045 8102001 Fax 045 8101988 economiaveronese@apiverona.net
editoriale
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territorio Fomet 40 anni di successi
Pubblicità raccolta in proprio
Apivenetofidi
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ambiente e salute La valutazione del rischio chimico
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fiscale PDCA Plan–Do–Check–Act
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legale Il Concordato preventivo
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previdenza L’ammortizzatore unico per la perdita del lavoro
Apigiovani
L’evoluzione della stampa digitale L’imprenditore ci racconta
D.L. 353/2003 (con. in L. 27/02/2004 n°46 art. 1, comma 1, DCB Verona
FOTOGRAFIE Archivio Apindustria
il personaggio Bruno Fasani
Poste italiane SpA Spedizione in abbonamento postale
STAMPA Intergrafica Verona Srl - Verona www.intergraficavr.com
profili Storti Tecnocurve Fronius ADAwen Faggioni Pallets
Registrazione Tribunale di Verona n. 1393 del 22 marzo 2000
GRAFICA arteOn di Ilenia Cairo - Verona www.studioarteon.com
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attività Ripartire dalla manifattura Pillole di imprenditorialità Premio Verona Giovani 2012
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Apidonne
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territorio Quadrifoglio compie 25 anni
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il punto Anche i magistrati hanno qualche magagna
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terza pagina Da Botticelli a Matisse Pietro Bembo
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inserzionisti
Fimauto
Martini Mobili
Pantherm
Dellas
Albrigi Tecnologie
Viani
Ferrari
Gruppo Argenta
Step
Gi Group
Perlini Workwear
Vefim
Multiutility
Al Calmiere
Samo
Nordest Group
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Arturo Alberti
Illustrissimo Signor Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano Mi permetto di sottoporre alla Sua attenzione questo dialogo intercorso con una nostra impresa associata (Volpe & Moschin S.r.l.), che prende spunto dall’invito rivolto all’azienda stessa ad aderire a un’indagine promossa da una confederazione nazionale imprenditoriale. Ecco un estratto della richiesta formulata dalla confederazione: “ La confederazione (…) in qualità di organizzazione datoriale rappresentativa degli interessi delle piccole e medie imprese partecipa alla “Settimana di azione contro il razzismo”, una campagna di sensibilizzazione, informazione e contrasto alle discriminazioni nei luoghi di lavoro. L’indagine mira a fotografare quali sono le problematiche di tipo organizzativo, le best practice da condividere e le necessità che risultano presentarsi più frequentemente nelle dinamiche di collaborazione con lavoratori immigrati”. Barbara Volpe, titolare dell’azienda associata ad Apindustria Verona, ci ha fatto pervenire, per conoscenza, la risposta da lei inviata alla confederazione. “Vi ringrazio per l’impegno sull’argomento, l’iniziativa è davvero interessante e utile, Non so però se qualcuno, a livello associativo, si stia rendendo conto (a volte ho dei seri dubbi), che in questo momento le aziende e gli imprenditori (parlo per me stessa, forse altri non si trovano nella mia situazione) stanno facendo i salti mortali per salvaguardare lavoro e occupazione. Non sappiamo più dove sbattere la testa per risolvere i problemi di tutti i giorni, tra tasse, banche, crisi, insolvenze (soprattutto da parte dello Stato), concorrenza sleale. Forse in questo momento sarebbe utile OCCUPARSI d’altro e AIUTARCI a sopravvivere. Al razzismo nelle fabbriche penseremo DOPO aver salvato i posti di lavoro! Avanti di questo passo non ci saranno più le fabbriche… e il problema razzismo sarà risolto! Questo naturalmente è il mio pensiero: adesso serve altro, ma subito, non domani! Non ho ora il tempo per seguire quanto proposto. Siamo molto impegnati a cercare di “rimanere a galla” e a salvaguardare il posto di lavoro per i nostri 15 extracomunitari: possiamo quindi dire di impegnarci quotidianamente e nel concreto contro il razzismo! Scusate lo sfogo. A volte ho davvero l’impressione che qualcuno (che dovrebbe aiutarci e sostenerci) non si renda conto di dove e come stiamo vivendo (a livello lavorativo). Potrebbe essere solo una mia impressione, o forse no: aiutatemi a capire dove stiamo andando a finire”. Questa l’immediata risposta della Direzione Apindustria: “Non credo si debbano aggiungere ulteriori osservazioni, se non quella, purtroppo, della distanza che esiste, anche nel mondo associativo, tra il “centro” e chi opera sul campo. Nel contatto quotidiano con i Suoi colleghi imprenditori, rilevo lo smarrimento di chi vive alla giornata. Quando poi mi confronto con i “funzionari”, appartenenti sia a istituzioni private che pubbliche, trovo persone intente a salvaguardare solo il proprio orticello. In questo contesto mi chiedo spesso cosa possiamo fare noi per le imprese. Sono scettico sull’utilità di azioni eclatanti, che verrebbero “bruciate” in una o due notizie sui giornali e ricoperte poi dal velo dell’indifferenza. Il ruolo dell’Associazione deve essere quello di supportare / aiutare / affiancare / ascoltare quotidianamente le imprese nelle loro necessità. Forse non è molto, ma si tratta di interventi concreti.” Ecco come ha commentato Barbara Volpe: “La ringrazio sentitamente per la Sua risposta e le Sue parole confortanti. Lo dico con sincerità: ogni qualvolta Vi ho contattato ho sempre trovato risposte, persone preparate e disponibili che hanno risolto i miei problemi. Vi ho sempre trovati “pronti” ad affrontare il quotidiano. Manca il resto, è vero, lo sapete anche Voi e non dipende da Voi. La mia impressione – e scusi la franchezza – è invece un’altra: sembra quasi che a “qualcuno” (non entro nel merito facendo nomi e cognomi) faccia comodo vederci in difficoltà,
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confusi, stanchi, affannati, oppressi, tristi, senza stimoli, senza tempo, senza ali. Sono abbastanza certa che questo stato di cose in qualche modo danneggerà anche chi ora non fa e potrebbe fare. È necessario cambiare mentalità, è necessario combattere la paura. Restiamo tutti buoni e zitti di fronte ai nostri capitali che stanno “svanendo” come il nostro lavoro e le nostre idee. Perché? Forse perché non c’è una via di mezzo? Da un innocuo silenzio si passerà alla contestazione e alla violenza? Andando avanti così, non siamo molto lontani dalla situazione estrema. Io penso che sia il momento, per le Associazioni, di muoversi, di farsi ascoltare di più, di non cedere, di alzare la voce e, soprattutto, di fare sentire agli associati (e non) che è possibile salvaguardare, oltre il futuro, anche quel che rimane del nostro passato. Noi vi seguiremo! Tutti vi seguiranno, ne sono certa! Forse il primo step è cercare / trovare il coraggio per superare la paura: il resto verrà da sé. Lo facciamo tutti i giorni nelle nostre aziende: ora è necessaria una presa di posizione efficace per unire gli sforzi e non sentirci soli e perduti. Lei che ne dice? Ci pensi. Magari la soluzione è più semplice di quanto pensiamo”. Illustrissimo Presidente, in qualità di Presidente di Apindustria Verona non posso sottrarmi dal dare una risposta concreta a questa richiesta di aiuto delle Imprese che rappresento. Noi imprenditori non vogliamo rassegnarci ai troppi paradossi di questo Paese che ha un costo del lavoro tra i più alti d’Europa con i salari più bassi, che non riesce a modernizzare il proprio sistema istituzionale, che impiega anni per promulgare leggi già vecchie, che ha una Pubblica Amministrazione incapace di rispettare perfino i contratti sottoscritti, che tratta i cittadini come sudditi, che ha sostituito la certezza del diritto con l’incentivo all’elusione delle norme, che pensa ancora di risolvere problemi ampi e complessi con sistemi di concertazione che potevano avere un senso nel dopoguerra, ma non certo oggi. Illustrissimo Presidente, il teatrino della politica al quale siamo costretti ad assistere giornalmente ci mortifica. Qui in Italia pare che la colpa sia sempre degli altri…A tal proposito ricordo spesso quando frequentavamo la scuola materna ed eravamo ripresi dalle insegnanti perché non raccoglievamo un asciugamano lasciato per terra in bagno che invece sistematicamente veniva scavalcato da chi entrava: «Non sono stato io, l’ho trovato così, non è colpa mia!» si lamentava l’alunno al quale toccava il rimprovero. L’impegno degli educatori di allora era quello di insegnare con l’esempio, a rimettere le cose a posto «anche se non le hai scombinate tu», a far prevalere il bene comune e il corretto funzionamento delle cose rispetto alla colpa di chi aveva causato il danno. Ma stiamo parlando di bambini! Accendendo la TV vediamo ogni giorno politici che litigano, incolpano gli altri, eludono i problemi: non sono bambini, sono adulti, uomini e donne, scelti con una legge scellerata a rappresentarci, a legiferare e programmare il nostro futuro. Nessuno sembra essere disposto a raccogliere quell’asciugamano che si trova a terra! C’è una resa incondizionata alla non politica! Illustrissimo Presidente, per il futuro delle nostre famiglie, dei nostri collaboratori, per il bene della Nostra Italia, noi invece siamo pronti a raccogliere quell’asciugamano! Se ha necessità di persone disposte ad affiancarLa per rimettere al centro della discussione il lavoro e, soprattutto, “il fare”, sa dove trovarle. Ci chiami.
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STORTI L’innovazione nella zootecnia
S
i potrebbe partire dal passato. Raccontare la storia di Ottorino Storti, che nel 1956, assieme al cugino Giovanni Frigo, ebbe l’idea di avviare nel veronese, a Belfiore, un’attività di officina meccanica specializzata in mezzi agricoli. Si potrebbe partire dal presente della Storti S.p.A., una vera e propria multinazionale per la produzione di macchine per l’alimentazione animale con tecnica Unifeed, con stabilimenti produttivi in Italia (Belfiore e Albaredo d’Adige) e Cina e filiali commerciali in Francia e Germania. Ma forse è meglio partire dal futuro, perché “l’ingrediente speciale” che ha portato questa azienda ad essere una realtà leader nel settore è stata la capacità di Ottorino di essere sempre proiettato in avanti, senza soffermarsi troppo sui successi del passato. Il giovane Storti, diplomato tecnico-meccanico, inizia a lavorare nell’azienda agricola paterna e ben presto intuisce che per aumentare la redditività e la competitività, ma soprattutto per alleviare le fatiche degli agricoltori, è fondamentale ricorrere all’utilizzo dei mezzi meccanici. E così, dopo una breve esperienza come contoterzista, avvia una piccola impresa dedicandosi alla riparazione delle
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attrezzature agricole e, poi, alla produzione di carri botte per i trattamenti antiparassitari. Ma il passaggio nodale avviene quando Storti individua nel settore dell’allevamento bovino un interessante sbocco di attività. L’allevamento di bovini, in quei tempi, prevedeva diete basate sulla somministrazione del mais ceroso, che per essere immagazzinato in silos a trincea, conservato, prelevato e utilizzato, richiedeva un certo dispendio di tempo e risorse. Per ovviare a questi inconvenienti e facilitare le operazioni di recupero del cereale, grazie al suo spirito creativo, Storti realizza e brevetta, alla Camera di Commercio di Verona, una macchina “rivoluzionaria”, il dessilatore Pluto (per il quale, tra l’altro, individua la classe merceologica
di appartenenza, inesistente sino a quel momento): è la prima “creatura” di Ottorino, un geniale inventore, con oltre 30 brevetti internazionali depositati al suo attivo. Oggi la Storti S.p.A., (nel 2016 festeggerà 60 anni di attività) conta 170 dipendenti coinvolti nel raggiungimento dello stesso obiettivo, una rete distributiva estremamente ramificata nei cinque continenti e un fatturato prossimo ai 40 milioni di euro per oltre il 75% realizzato sui mercati esteri con la sua produzione di macchine per l’alimentazione animale con tecnica Unifeed. Ma cerchiamo di capire da Carlo Scirpo, amministratore delegato dell’azienda, in che cosa consiste questa tecnica. «L’Unifeed è la tecnica utilizzata dagli allevatori professionali per ottenere la massima risposta produttiva in termini di latte e/o carne. Per favorire il processo di assimilazione alimentare, questo sistema facilita, per l’arco di tutta la giornata, l’ingestione di una miscela di ingredienti (foraggi, farine triturati e miscelati con l’aggiunta di integratori vitaminico-minerali) dai valori nutrizionali costanti, garantendo all’animale un ambiente ruminale dal ph stabile e prossimo alla neutralità. Chi non capisce che migliorare il benessere animale è un investimento e non una spesa,
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profili
esattamente come la sicurezza sul lavoro – sottolinea Scirpo – è destinato a soffrire molto di più sul mercato». L’elemento chiave per la preparazione della tecnica Unifeed è l’utilizzo dei carri trincia-miscelatori, macchinari che l’azienda belfiorese, certificata ISO 9001-2008, propone in diverse varianti per la straordinaria capacità di investire in ricerca e sviluppo e per la grande flessibilità nell’aggiornare la propria produzione. «La nostra offerta omprendente trincia miscelatori trainati e semoventi, verticali e orizzontali, macchine semoventi telescopiche e poggia – spiega il presidente, Francesca Storti – su ottanta modelli in grado di rispondere a tutte le esigenze dell’utilizzatore e di consentire notevoli risparmi
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di carburante, anche del 40%, con effetti positivi sui costi di gestione dell’azienda. I dessilatori trincia-miscelatori semoventi a marchio Storti sono azionati e movimentati da motori diesel autonomi e sono muniti di una confortevole cabina chiusa dal design esclusivo. Si tratta di macchine ideali per la media e grande azienda, apprezzate per le dimensioni contenute, per la maneggevolezza e per il prodotto miscelato che risulta particolarmente soffice e appetibile per gli animali». Altri “pezzi forti” in catalogo sono i semoventi di alta gamma Dobermann SV e SW, con miscelazione verticale a una o due coclee, che presentano una serie di innovazioni: dal braccio fresa universale alla frizione elettroidraulica, dall’impianto di ingrassaggio automati-
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co all’utilizzo della funzione Automotive. Dobermann è dotato di un motore tarato per ridurre la rumorosità ed è capace di raggiungere, sul modello “HS” (“High Speed”) una velocità di 35 Km/h, attualmente concessa in Italia per i mezzi agricoli. Dobermann SW GP e SW-Biogas Line sono invece espressamente studiati e sviluppati per l’impiego nell’alimentazione degli impianti di biogas, dove il lavoro e l’usura delle macchine sono particolarmente gravosi. I modelli Terrier SV e SW sono invece nuovi semoventi mono o bicoclea verticale studiati appositamente per la piccola e media azienda. Multifunzionalità di dessilazione e autocaricamento del gruppo fresante, elevata qualità di lavoro del trinciamiscelatore, utilizzo di collaudati strumenti di controllo e regolazione di tutte le operazioni, notevole e accurato livello di comfort e sicurezza per l’operatore fanno di questi macchinari degli strumenti di lavoro insostituibili. «Consideriamo prioritario rilasciare macchine esclusivamente conformi alla normativa vigente in materia di sicurezza – sottolinea la presidente – e ricercare continuamente soluzioni finalizzate a garantire la massima sicurezza degli operatori durante l’uso». Un’attenzione e una cura per i dettagli riscontrabili non solo sul versante produttivo, ma anche su quello della vendita. «Soddisfare le richieste, anche le più particolari, di un’utenza specialistica – conferma Scirpo –, e, anzi, mirare a superare le aspettative della clientela, è uno dei fondamenti della nostra filosofia di gestione aziendale. La solidità, la prosperità e il futuro della Storti dipendono anche dal portafoglio clienti che rappresenta l’asset più prezioso per ogni tipo d’impresa in termini economici, d’immagine e
Storti
l’urgenza di trovare soluzioni organizzative e operative in grado di migliorare i livelli di redditività del lavoro. Il recente restyling dell’immagine aziendale (con la scelta del verde come colore guida a sottolineare il forte legame con l’ecologia) e la creazione
di relazioni sociali. Un patrimonio da gestire con oculatezza, scegliendo con ogni singolo cliente la più efficaci azioni di marketing, comunicazione e sales management per mantenerlo nella nostra orbita». In azienda opera attualmente la seconda generazione ed è presente un management di levatura internazionale che ha riconsiderato l’intera struttura operativa, segmentata ora in tre divisioni: la prima rivolta all’analisi delle metodologie “unifeed”; la seconda allo studio dei principi che caratterizzano il “benessere animale”; la terza alla “gestione della produzione di biogas nell’azienda agricola”. «Il personale, a tutti i livelli, costituisce – evidenzia Francesca – l’essenza della Storti. Il rapporto sinergico con i nostri dipendenti fa sì che siano pienamente coinvolti nella crescita dell’azienda. La tutela e la salvaguardia della sicurezza e della salute dei lavoratori sono per noi un valore ed un obiettivo irrinunciabile, come pure sono importantissimi la formazione e l’aggiornamento: per questo organizziamo periodicamente corsi anche per i nostri venditori. I responsabili di funzione sono stimolati nella corretta interpretazione degli input della Direzione Generale, nel contribuire attivamente al perseguimento dei risultati, nel dare il buon esempio e nel coinvolgere i propri collaboratori al fine di utilizzare al meglio il loro potenziale. Ma anche con i nostri fornitori abbiamo un rapporto di interdipendenza focalizzato sul reciproco beneficio e sulla capacità di creare valore». Un gruppo che monitora costantemente le dinamiche del mercato, l’evoluzione tecnica e tecnologica della concorrenza, l’approfondimento delle esigenze dell’utenza, acquisita e potenziale, di un comparto, quello dell’allevamento bovino, che avverte
profili
di nuove linee complementari come quella che produce impianti di biogas di piccole dimensioni per l’utilizzo a fini energetici dei reflui dell’allevamento sono la migliore testimonianza di come questa realtà imprenditoriale guardi con fiducia al futuro.•
STORTI INTERNTIONAL S.p.A. SEDE AMMINISTRATIVA Via Castelletto, 10 37050 Belfiore (Verona) Tel. 045 6134311 Fax 045 6149006
RESPONSABILE AMMINISTRAZIONE Michela Grando
FATTURATO CONSOLIDATO 2012
PRODUZIONE
39 milioni e 500 mila euro
Macchine per l’alimentazione zootecnica e per la gestione della stalla
ANNO DI FONDAZIONE
SUPERFICIE AZIENDALE
1956
Totale: 50.000 mq Coperta: 18.000 mq
AMMINISTRATORE DELEGATO
RISORSE UMANE
Carlo Scirpo
PRESIDENTE
Addetti alla produzione: 100 Impiegati: 70
Francesca Storti
RESPONSABILE MARKETING Ignazio Nunez
RESPONSABILE QUALITÀ Francesca Storti
SITO INTERNET/E-MAIL www.storti.com info@storti.com
RESPONSABILE PRODUZIONE Daniele Di Bona
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TECNOCURVE Leader nella piegatura a freddo dei metalli
V
incere la scommessa dei mercati significa coniugare cuore e managerialità, strategie e passione, perché l’impresa prima di tutto è l’essenza e l’espressione di colui che l’ha fondata e di tutti coloro che ogni giorno contribuiscono a innovarla con altrettanta dedizione. Tecnocurve, azienda della provincia scaligera, ne è un significativo esempio. Tutto cominciò agli inizi degli anni novanta quando Luciano Fadini, formatosi nell’azienda di famiglia ed esperto nella lavorazione del ferro battuto per l’industria dell’arredamento, vista la contrazione della domanda che aveva colpito il distretto del mobile della Bassa Veronese, decise di voltare pagina. Dopo un attento sondaggio sui futuri scenari imprenditoriali, individuato un settore che potesse offrirgli solide prospettive di mercato, Fadini cominciò la nuova avventura cimentandosi in un’attività di nicchia, quella della curvatura e calandratura a freddo dei metalli. In poco più di vent’anni questa realtà, che oltre al fondatore è oggi gestita anche dai figli Carlo, Daniele, Martina e Alessandro, ne ha fatta davvero di stra-
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da. Basta soffermarsi su alcuni dati che sono alquanto esplicativi: Tecnovurve ha raggiunto e superato i 4 milioni di euro di fatturato, per oltre il 20% realizzato all’estero (Germania, Francia, Danimarca, Finlandia sono tra i suoi principali mercati di riferimento) e investe più del 5% in innovazione di processo e in formazione/aggiornamento dei suoi addetti che attualmente hanno raggiunto le 32 unità (con un’età media di 30 anni). Nel 2012 ha cambiato forma societaria (è diventata una S.r.l) e, nonostante la difficile congiuntura dell’economia mondiale, ha visto crescere rispetto all’anno precedente il proprio fatturato del 3%. Stando alle prime proiezioni, ipotizza anche per il 2013 un ulteriore balzo in avanti. «Il nostro punto di forza in questo campo – ricorda Carlo Fadini, responsabile commerciale – sta nella specializzazione che ci consente di effettuare curvature su disegno, alquanto particolari, di tubi e profilati che sono la risultante di una serie di scelte che comprendono, oltre che l’adozione di macchinari a CNC, professionalità e metodologie sempre più sofisticate grazie alle quali realizziamo pro-
Tecnocurve
dotti personalizzati per rispondere alle richieste di una clientela che abbraccia molteplici campi di applicazione. Operiamo come terzisti ed eseguiamo indifferentemente lavori di campionatura e/o di serie piccole-medie e grandi. Siamo specializzati nella curvatura di profili a sezione speciale che vengono impiegati per cabine di macchine movimento terra, nel campo dell’arredamento, dell’illuminotecnica, delle coperture industriali, delle infrastrutture per serre …». Tecnocurve, certificata Uni En Iso 9001, può deformare a freddo sezioni tonde di diametro massimo 139 mm e di 120 mm per i tubolari quadri/rettangolari; per quanto riguarda la calandratura tubi, ossia la deformazione con raggi relativamente ampi, è in grado di sagomare tubolari fino a diametri massimi di 154 mm per tubi tondi e 160 mm per i tubolari quadri/rettangolari. L’azienda morubiana si avvale di un parco macchine d’avanguardia composto da 15 macchine tra curvatubi e curvaprofilati, di 2 impianti a CNC per il reparto taglio, 1 lasertubo a 6 assi per la realizzazione di fori e lavorazioni complesse sulla barra tagliata. Per le lavorazioni accessorie impiega mac-
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chinari semiautomatici: un robot plasma antropomorfo a 8 assi, un centro di lavoro a 5 assi controllati per forature particolari di asole, fori filettati e sgolature su tubolari e profilati di spessore ridotto. Un sofisticato software, infine, è preposto a controllare e analizzare i dati di produzione per effettuare in tempo reale un piano complessivo e aggiornato dei processi di lavorazione e produttività aziendali. «Le nostre lavorazioni – continua Carlo Fadini – si
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controllo della materia prima sempre certificata, fino al rigoroso collaudo eseguito prima dell’accurato imballaggio e della spedizione del prodotto finito, il tutto nel massimo rispetto dei tempi di consegna. «Il nostro è un Paese di imprenditori e artigiani che amano ciò che fanno, che ogni giorno si impegnano per migliorarsi, che non temono di osare – sottolinea Luciano Fadini – e noi di Tecnocurve ne siamo un esempio: stiamo già guardando ad un futuro molto prossimo con l’acquisto di un macchinario
sofisticatissimo e stiamo pensando di ampliare la nostra sede. Imprenditori e artigiani sono insostituibili per il nostro sistema socio-economico, per la nostra competitività internazionale e per rilanciare l’economia bisogna rivalutare adeguatamente il settore manifatturiero: il manifatturiero crea valore per un terzo del nostro PIL e tra il 70 e l’80% del potenziale di crescita a breve dell’Italia è dato dai 24 suoi settori. Potenze mondiali lo hanno capito… speriamo che si arrivi a capirlo anche da noi».•
TECNOCURVE S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Via IV Novembre, 38 37050 San Pietro di Morubio Verona Tel. 045 7144459 Fax 045 7144460
PRODUZIONE ATTIVITÀ concentrano per l’80% sull’acciaio, il 10% sull’acciaio inossidabile e un ulteriore 10% sull’alluminio e altre leghe e il 50% degli ordinativi è costituito da una clientela fidelizzata: nel mese di gennaio di quest’anno abbiamo “curvato” oltre 20 mila pezzi suddivisi su 400 commesse». La carta vincente di Tecnocurve nei confronti dei competitor si gioca quindi, oltre che sui prezzi, sulla professionalità e sulla qualità che investono l’intero ciclo produttivo a cominciare dallo studio di fattibilità e dalle soluzioni migliori proposte al cliente dallo staff tecnico interno, al
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Curvatura tubi metallici a disegno
ANNO DI FONDAZIONE 1991
DIREZIONE
Luciano Fadini
FATTURATO 2012
4 milioni e 100 mila euro
SUPERFICIE AZIENDALE
Totale: 7.000 mq Coperta: 3.000 mq
RISORSE UMANE Addetti: 32
RESPONSABILE ACQUISTI Daniele Fadini
RESPONSABILE COMMERCIALE Carlo Fadini
RESPONSABILE QUALITÀ Martina Fadini
RESPONSABILE PRODUZIONE Alessandro Fadini
SITO INTERNET/E-MAIL www.tecnocurve.com info@tecnocurve.com
FRONIUS ENERGIA SOLARE SICURA
F
ronius Solarelectronic inizia l’attività a Bussolengo nel 2008, ma la sua storia parte da lontano in quel di Pettenbach, in Austria, dove ha sede Fronius International, azienda che opera nei settori dei sistemi caricabatterie, tecniche di saldatura ed energia solare e che vanta un bagaglio di tutto rispetto: 878 brevetti al suo attivo,19 società e partner commerciali in oltre 60 Paesi. «Fronius International - racconta Alberto Pinori direttore generale Fronius Solarelectronic - dal 1945 è impegnata nella ricerca di nuove tecnologie per la trasformazione dell’energia elettrica, dal 1992 si occupa di fotovoltaico e nel 2005 ha dato avvio, in Italia, ad un nuovo progetto che si è concretizzato con la nascita della nostra realtà che è diventata in seguito una filiale autonoma, staccata dalla casa madre anche per quanto riguarda la divisione amministrativa, commerciale e marketing. L’aver ereditato questo ricco bagaglio di conoscenze ci consente di proporre soluzioni sempre più sofisticate nel campo delle fonti alternative per immagazzinare l’energia FV prodotta in eccesso sotto forma di idrogeno e renderla disponibile come elettricità quando richiesto».
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Ma perché tanti investimenti e ricerca continua per le rinnovabili? Le Fonti Energetiche Rinnovabili, FER, (solare termico, fotovoltaico, eolico...) ricoprono un ruolo rilevante nella produzione energetica perché sono inesauribili e ad impatto ambientale zero. Le frequenti crisi energetiche che hanno interessato vari Paesi e la maturazione di una nuova sensibilità ambientale si sono tradotte in una volontà politica che, sia a livello europeo che nazionale, ha tracciato le linee da seguire in tema di programmazione energetica a medio-lungo termine per il raggiungimento di una adeguata autosufficienza. Negli ultimi anni la quota percentuale di energia prodotta tramite queste fonti a livello mondiale è aumentata in modo significativo e, sulla base di questo trend, è pensabile che le fonti energetiche rinnovabili cresceranno ulteriormente anche nel nostro Paese. Pensiamo all’eolico ma soprattutto all’energia solare che rispetto ad altre fonti presenta non pochi vantaggi: è inesauribile, pulita, abbondante e la materia prima è completamente gratuita. «L’energia solare – ci spiega Pinori – viene trasformata in corrente e immessa nella rete pubblica. Il nucleo di ciascun impianto fotovoltaico
Fronius
profili
è costituito da nostri inverter affidabili e ad alte prestazioni. Per sviluppare le tecnologie degli inverter di ultima generazione, abbiamo investito molto in ricerca, abbiamo cercato soluzioni innovative e abbiamo trovato risposte soddisfacenti. Questo il risultato raggiunto: inverter alquanto funzionali collegati alla rete adatti a qualsiasi tipo di moduli solari, che trasformano la corrente continua generata dai moduli solari in alternata, corrente che viene alimentata in sincrono con la tensione di rete, nella rete domestica o in quella pubblica». Il funzionamento di un inverter Fronius è del tutto automatico. Dopo il sorgere del sole, non appena i moduli solari cominciano a generare potenza sufficiente, l’unità di comando e regolazione inizia a monitorare la tensione, la frequenza della rete e l’offerta di energia. Se l’irraggiamento solare è sufficiente, l’inverter inizia l’alimentazione per
la quale, a seconda della versione, bastano solo pochi watt di potenza solare! L’inverter funziona di continuo, in modo da trarre la massima potenza possibile dai moduli solari. Questa funzione, definita MPPT (Maximum Power Point Tracking), è eseguita con una precisione superiore al 99%. Quando incomincia a imbrunire e l’offerta di energia non è più sufficiente per alimentare la rete, Fronius IG interrompe il collegamento con la rete e smette di funzionare, ma tutte le impostazioni e tutti i dati salvati restano memorizzati. Caratteristica innovativa di questo modello è che con una semplice chiavetta USB è possibile tenere aggiornati i dati del sistema e dell’inverter stesso. Grazie al sistema modulare di trasmissione dati (Fronius Datcom) progettato per un controllo persona-
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dopo avere frequentato un corso teoricopratico, presso la nostra sede, gli installatori diventano Fronius Service Partner e potranno sostituire direttamente le schede elettroniche guaste sugli apparecchi installati presso il cliente. Ma non è tutto: chi diventa nostro partner, tramite una hotline dedicata, potrà inoltre avvalersi in tempo reale dell’assistenza professionale dello Staff Tecnico, usufruire della consulenza professionale per marketing e vendita e partecipare ai nostri eventi e ai corsi di aggiornamento». La scelta degli inve-
lizzato, ogni gestore potrà verificare la convenienza del proprio impianto. Elevato lo standard qualitativo dell’offerta Fronius che spazia da modelli per impianti residenziali come i Fronius IG Plus 55 V-1 e V2 (monofase e bifase) o il Fronius Galvo (lo specialista per l’auto consumo per abitazioni private e piccoli impianti fotovoltaici), fino ad arrivare a modelli per impianti commerciali/industriali come il Fronius Agilo indoor e outdoor (il primo inverter che può essere interamente installato e messo in funzione solo da installatori certificati e collocabile anche in aree esterne non protette); tutti i modelli sono garantiti per 5 anni. Grande è inoltre l’attenzione che da sempre viene riservata dall’azienda di Bussolengo alla formazione tecnica e all’aggiornamento sia dei componenti del suo staff (attualmente sono venti i dipendenti), che degli installatori autorizzati esterni. «È grazie alla collaborazione tra produttori, collaboratori e professionisti – sottolinea Pinori – che oggi è possibile imporsi sul dinamico e vasto mercato dell’energia fotovoltaica. Affidabilità, qualità e adeguata assistenza (24 H su 24) sono i criteri decisionali più importanti per un acquirente, specie in periodi come quelli attuali. Ed è proprio per questo che abbiamo dato vita al programma Fronius Service Partner. Solo
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stimenti in tempi come quelli che stiamo attraversando e una nuova coscienza ambientale focalizzano l’attenzione di imprenditori e privati sul risparmio e sulle energie alternative. Fronius risponde alle richieste del mercato con la presenza diretta dei suoi prodotti su una vasta area del nord e centro Italia e indiretta su tutto il territorio nazionale con più di 450 installatori qualificati e con una formula di manutenzione e assistenza più dinamica che assicura non solo un servizio rapido ma anche un notevole risparmio di tempo e denaro.•
FRONIUS SOLARELECTRONIC S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Via Dell’Agricoltura, 46 37012 Bussolengo (Verona) Tel. 045 6763801 Fax 045 6763811
ATTIVITÀ
RESPONSABILE AMMINISTRATIVO Germana Bertelè
FATTURATO 2012 20 milioni di euro
Commercio, marketing e assistenza post vendita inverter fotovoltaici
SUPERFICIE AZIENDALE
ANNO DI FONDAZIONE
RISORSE UMANE
2008
Totale: 600 mq Addetti: 20
DIRETTORE GENERALE Alberto Pinori
RESPONSABILE MARKETING
Costanza Tagliapietra
SITO INTERNET/E-MAIL www.fronius.it pv-italy@fronius.com
ADAWEN
L’INTELLIGENZA DIGITALE AL SERVIZIO DELL’IMPRESA
L
a nascita e l’esplosione dell’era digitale hanno radicalmente cambiato la nostra esistenza, ne tracciano la via del domani e ne dettano l’agenda: l’informatica è ormai un elemento essenziale della vita quotidiana e il suo sviluppo plasma e determina quello dell’intera società. Non esiste campo dell’attività umana in cui le scoperte dell’informatica non abbiano lasciato il segno. Anche se è difficile fare previsioni su come l’ICT si evolverà, possiamo essere certi che il suo condizionamento sarà maggiore di quello attuale e toccherà in modo significativo anche le aziende, per
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le quali i processi di ripensamento organizzativi e produttivi costituiscono un grande passo di trasformazione che devono effettuare per competere in mercati sempre più agguerriti. Proprio alle effettive potenzialità dell’informatica e delle sue applicazioni in ambito aziendale si è riferito un gruppo di professionisti informatici che nel 2004 decisero di fondere i loro rispettivi know-how in una nuova realtà imprenditoriale. Inizia così la storia di ADAwen che ha imboccato il giusto percorso per affermarsi, proporre e realizzare soluzioni tecnologiche a dimensione delle imprese in particolare per quelle piccole e medie che trovano
nell’informatica una delle condizioni irrinunciabili per potenziare la loro capacità competitiva. Un obbiettivo perseguito da tutto il gruppo con determinazione e professionalità. «Per noi – sottolinea Otello Danese, responsabile sviluppo prodotti – è fondamentale non solo creare prodotti e servizi “su misura”, ma essere sempre attenti nel prevedere le future necessità dei clienti che si avvalgono della nostra struttura per trattare i loro dati aziendali, che hanno un enorme valore per l’impresa. Costante è l’analisi che effettuiamo per identificare i fattori critici e per evitare che il management sia sommerso dai dati ge-
ADAwen
profili
nerati dai diversi processi aziendali; con appositi sistemi li filtriamo trasformandoli in informazioni attendibili e di supporto al processo decisionale». Flessibilità operativa ed elevato standard produttivo sono i segni distintivi di ADAwen che poggia su una cinquantina di professionisti suddivisi tra programmatori,
analisti, addetti tecnico-commerciali e che, grazie alla sua filosofia imprenditoriale, ha raggiunto in poco più di un lustro di attività traguardi significativi: un fatturato che nel 2012 ha superato i 3 milioni di euro; la capacità di investirne il 10-15% in processi di innovazione e di aggiornamento (del prodotto e del personale); un portafoglio clienti costituito da prestigiosi marchi dell’industria manifatturiera, automobilistica, da imprese della grande distribuzione alimentare e la certificazione UNI ISO 9001-2008 per il sistema gestionale e organizzativo. «Altra nostra priorità – prosegue Danese – è quella di approfondire studi per nuove soluzioni sui software già installati partendo dall’analisi delle dinamiche attuali, monitorandone eventuali criticità, ipotizzando integrazioni con altri sottosistemi aziendali. Analizziamo la definizione del modello informativo comparando l’equilibrato rapporto costi-benefici, l’adeguato dimensionamento delle risorse. Sono tutte valutazioni che supportiamo con un’attività di consulenza anche sul fronte della logistica, con la pianificazione delle capacità produttive, con la programmazione degli acquisti e il controllo della qualità». Forte di una competenza tecnica e metodologica
all’avanguardia, la software-house veronese ha sviluppato una spiccata attitudine nel soddisfare le necessità presenti nei diversi contesti applicativi e ha recentemente realizzato due interessanti prodotti: il primo destinato al settore dell’automotive (Ada.Automotive Suite), il secondo legato alle attività della moderna distribuzione (Ada.Distribution Suite).
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Con il sistema Ada.Automotive Suite dopo aver valutato i radicali cambiamenti che caratterizzano il comparto della rivendita autoveicoli ADAwen ha “confezionato” un prodotto ideale per tenere sotto controllo ogni procedura, tanto del dealer quanto del service partner o dell’autofficina, per orientare razionalmente i vari processi aziendali e ridurre la complessità delle procedure interne, tipiche di questo comparto. Integrato o integrabile con le più evolute soluzioni per il controllo di gestione, di business intelligence e di archiviazione documentale, questo software garantisce il continuo monitoraggio sull’andamento della marginalità, dei costi di vendita e di acquisto, sulla sicurezza del sistema informativo, sullo stato dei rapporti con la clientela effettiva e potenziale. Con Ada.Distribution Suite, ADAwen ha invece messo a punto uno strumento che consente agli utilizzatori di fronteggiare la profonda trasformazione che vive la GDO: oggi si è superato il tradizionale modello di business in cui si acquista per poi vendere e si sta affermando quello in cui si vende per poi acquistare. Questo software consente una efficace gestione del flusso dei beni e delle merci con notevoli benefici per la soluzione delle problematiche lo-
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gistiche e il miglioramento del rapporto con fornitori e clienti e, inoltre, assicura un importante contributo economico e organizzativo al controllo gestionale di business
intelligence e di archiviazione documentale, facilitando il costante monitoraggio sulle scelte politiche dell’impresa. «I due ultimi innovativi prodotti – conclude Danese – ci consentono di consolidare il nostro ruolo di veri e propri partner di un sistema imprenditoriale che deve saper coniugare attraverso una rapida gestione delle informazioni, le proprie attività di business con i principi di economicità e redditività cui l’azienda deve riferirsi costantemente».•
ADAWEN S.r.l. UNIPERSONALE SEDE AMMINISTRATIVA Via Torricelli, 35 37136 Verona Tel. 045 9698338 Fax 045 9698339
PRODUZIONE ATTIVITÀ
RESPONSABILE AMMINISTRAZIONE Elena Criasia
RESPONSABILE COMMERCIALE Flavio Farina
Sviluppo software applicativo ERP; outsourcing applicativo e server farm; rivendita hw e sw.
FATTURATO 2012
ANNO DI FONDAZIONE
Totale: 500 mq
2004
AMMINISTRATORE Bruno Bonomi
3 milioni e 500 mila euro
SUPERFICIE AZIENDALE
RISORSE UMANE Addetti: 50
RESPONSABILE QUALITÀ Cristina Lanza
RESPONSABILE PRODUZIONE Otello Danese
SITO INTERNET/E-MAIL www.adawen.it info@adawen.it
FAGGIONI PALLETS SOLUZIONI DI QUALITÀ PER LA LOGISTICA
«
Serietà significa realizzare con impegno e grande spirito di sacrificio ciò che è realmente fattibile. Significa anche sapersi adeguare, intuendo l’evolversi dei tempi, delle situazioni, delle cose e delle persone». Parole dei fratelli Alessia e Alberto Faggioni, che sono oggi alla guida dell’omonima azienda simbolo di una imprenditoria coraggiosa ma razionale che grazie alla sensibilità dei suoi fondatori nel percepire le tendenze e i cambiamenti di mercato è stata capace di inquadrare le potenzialità de-
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rivanti dalla diversificazione. La Faggioni è nata nel 1973 sulla spinta dello spirito imprenditoriale dei fratelli Luigi e Cesare Faggioni che, grazie al know how acquisito avendo già lavorato nel settore del legno, decisero di intraprendere una nuova avventura inizialmente a Raldon e in seguito a Santa Maria di Zevio dove si trova l’attuale sede produttiva. Queste zone della pianura veronese sono località di grande interesse per la fiorente attività di frutticoltura e l’azienda, valutate le possibilità offerte dal territorio, pensò di dedicarsi alla
produzione di cassette in legno per la frutta che avrebbero trovato sbocco sicuro sul mercato locale. «Nei primi anni ‘80 – ricorda Alessia Faggioni, responsabile amministrativo – aumentò la concorrenza. Fu allora che i fratelli Faggioni decisero di diversificare la produzione e, vista l’importanza che stava via via assumendo il pallet nella movimentazione delle merci, indirizzarono la loro attenzione verso questo prodotto. Investirono nella realizzazione di appositi macchinari, arrivando a brevettare intere linee di produzione che permisero una buona automazio-
Faggioni Pallets
profili
ne velocizzando così tutti i processi produttivi. Questi impianti riscossero un notevole apprezzamento data la loro semplicità dovuta al sistema di chiodatura automatica di tipo pneumatico che al tempo risultò innovativa. Fu quella una intuizione e una scelta vincente. Il pallet riveste infatti un ruolo cruciale nella gestione operativa dei moderni sistemi distributivi, in modo particolare nel settore dei beni di largo consumo; è uno strumento multiuso e multiutente che necessita di una attenta pianificazione della logistica e di approvvigionamento. Viene utilizzato per l’appoggio di svariati tipi di materiale da immagazzinare e da movimentare con attrezzature specifiche (carrelli elevatori e transpallet) ed è ideale da trasportare con vari mezzi. Il presente della Faggioni, se pur in un periodo di crisi globalizzata, e di concorrenza agguerrita specie da parte di produttori di regioni limitrofe che godono di particolari age-
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dotandoci di un forno per il trattamento dei pallets destinati ai Paesi extra UE ottenendo la licenza per eseguirli secondo lo standard della normativa ISPM15 della FAO. Il legno è infatti un potenziale veicolo di organismi nocivi pertanto viene resa obbligatoria la “fumigazione”. Tale trattamento è indicato da una specifica marchiatura apposta sull’imballaggio». Il pallet è ormai entrato a far parte a tutti gli effetti della catena della logistica e i nostri clienti hanno compreso l’importanza di un imballaggio sicuro e adatto alle proprie esigenze. Questo ha consentito all’azienda di specializzarsi e di fornire una
volazioni e sgravi fiscali, parla di mantenimento dei mercati e di progetti di sviluppo che passano sempre attraverso la propria identità. «Identità e qualità sono valori che abbiamo ereditato e che siamo impegnati a preservare quotidianamente – sottolinea Alberto, responsabile acquisti e qualità –. Caratteristiche che perseguiamo in tutto il ciclo produttivo a cominciare dalla materia prima per la quale ci riforniamo da paesi ricchi di legname quali Austria, Germania e Russia. Rispetto al passato oggi utilizziamo quasi esclusivamente l’abete che garantisce imballaggi resistenti e duraturi. Sempre più raramente e solo per un prodotto più economico, viene adoperato il tondello di pioppo». Professionalità, convenienza e servizio affidabile sono i principi ispiratori dell’azienda di S. Maria di Zevio che, per il processo produttivo, ha conseguito nel 2002 la certificazione ISO 9001. Con due linee di lavorazione che possono operare simultaneamente, l’azienda realizza ogni anno oltre 700.000 pallets destinati ai settori più vari (alimentare, cartario, vetrario, plastico, metalmeccanico) sia in formato standard che su richiesta, a 2 e 4 vie. «Nel 2003 – ricorda Alessia – abbiamo effettuato per primi a Verona un ulteriore investimento
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consulenza necessaria per risolvere ogni problematica legata alla movimentazione e alla logistica. «La Faggioni Pallets – conclude Alberto – si propone come partner serio ed affidabile per i suoi clienti sulla base di una partnership già esistente con i suoi fornitori storici, ottimizzando costantemente i processi aziendali, la comunicazione interna ed esterna. Sono questi i valori su cui si fonda il nostro impegno quotidiano per assicurare così il più altro grado di competitività e soddisfazione del cliente».•
Faggioni Pallets S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Via Ronchesana, 20 37050 Santa Maria di Zevio (Verona) Tel. 045 6069038 Fax 045 6069037
PRODUZIONE
Pallets e imballaggi in legno
ANNO DI FONDAZIONE
RESPONSABILE PRODUZIONE Stefano Faggioni
RESPONSABILE AMMINISTRAZIONE Alessia Faggioni
SUPERFICIE AZIENDALE
1973
Totale: 7.500 mq Coperta: 2.000 mq
TITOLARI
RISORSE UMANE
Cesare, Alessia e Alberto Faggioni
Addetti alla produzione: 9 Impiegati: 2
RESPONSABILE QUALITÀ Alberto Faggioni
SITO INTERNET/E-MAIL www.faggionipallets.it info@faggionipallets.it
DON BRUNO
FASANI A
ll’inizio degli anni Novanta fu alla guida di uno dei più diffusi e importanti settimanali cattolici del Veneto, oggi è responsabile dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Curia Scaligera e rettore della Biblioteca Capitolare di Verona. Da oltre vent’anni monsignor Bruno Fasani osserva le trasformazioni sociali, economiche e culturali – di Verona e non solo – da un posizione privilegiata. Una figura di grande autorevolezza, preparazione, competenza che potrà aiutarci a capire quale futuro la nostra provincia sarà in grado di costruire nel Terzo Millennio.
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Verona, ancorché con effetti attutiti, è stata interessata dal “trasformismo” che ha caratterizzato l’intero nostro Paese. Quali a suo giudizio gli esiti generali più evidenti ed eclatanti? Non penso che il trasformismo sia un fenomeno italiano. È, nel bene e nel male, un fenomeno mondiale ed occidentale, in particolare. La globalizzazione, che all’inizio ritenevamo solo una questione di mercati, s’è rivelata in realtà una rivoluzione culturale di cui siamo solo agli inizi. Sto pensando al fenomeno migratorio e alla nuova coscienza che si va instaurando. È come se il diritto di suolo e quello di sangue su cui si fondavano le società di un tempo, la-
BRUNO FASANI
personaggio
mondo negli anni ’90, che hanno una assoluta predisposizione a comunicare e lavorare col digitale e gli immigrati digitali, ossia quelli più adulti, fino agli analfabeti digitali, delle generazioni più avanti ancora. Queste differenti predisposizioni sono destinate a segnare grandi conseguenze sul piano sociale ma anche occupazionale.
sciassero il posto ad un diritto cosmico a vivere dove si può trovare cibo e lavoro. Ciò ha e avrà sempre maggiore peso nelle dinamiche sociali. Ancora penso che la globalizzazione stia svuotando progressivamente di potere le nostre democrazie. La politica è diventata molto debole e fragile, perché il potere vero è esercitato a livello mondiale da altre forze, le grandi lobby, i mercati, il fondamentalismo, che di fatto ci obbligano ad adeguarci a parametri che non dipendono assolutamente da noi, sul piano economico, su quello culturale e sociale. Come si sono evoluti i rapporti sociali? Per guardare solo a qualche aspetto, penso che la crisi più grave sia quella legata alla identità della famiglia e alla sua tenuta sul piano sociale. A fronte di 400 mila matrimoni nel 2012, le convivenze, nello stesso anno, sono quasi un milione. Ma è soprattutto l’attacco alla sua identità culturale che lascia sbalorditi. L’equiparazione delle coppie etero a quelle gay e la possibilità indifferenziata di adozioni non sono primariamente un problema etico, ma antropologico, cioè riguardano il modo nuovo di vedere l’uomo, le sue relazioni e il suo futuro. E il tentativo ormai riuscito di far fuori questa istituzione è sotto gli occhi di tutti. A questo aggiungerei la rivoluzione generazionale che sta venendo avanti, che vede una chiarissima distinzione tra i nati digitali, cioè tra i ragazzi venuti al
Come vede la situazione sotto il profilo economico-imprenditoriale-occupazionale? La situazione è quella che è, ed è comune al Paese e a tanti altri Paesi. Caso mai, Verona s’è distinta per l’approccio alla crisi, avvenuto con sofferenza, ma anche con grande dignità. Grazie a Dio non abbiamo avuto la litania di suicidi che abbiamo visto in altre parti e, pur nella fatica, mi sembra non sia mai venuto meno quello spirito vitale, quella energia che porta a tirare la carretta nonostante il peso sia durissimo. Quanto alla situazione occupazionale, mi limito a sottolineare che questa crisi ha visto sparire il concetto di proletariato, cioè l’idea di una classe sociale che, pur essendo povera e senza mezzi di produzione, poteva contare almeno sulla forza delle braccia, rimediando qualche boccon di pane da qualche parte. Le braccia ci sono ancora, ma proprio non sanno cosa fare. In questo senso potremmo dire che è morta l’idea socialista del riscatto delle classi più deboli. In un momento di crisi è necessario recuperare l’importanza del dono, materiale e non. La vita sociale è far vedere che questo tema centrale per la fede in realtà costruisce anche la storia quotidiana. È una dimensione da recuperare, a Suo avviso? Quali, secondo Lei, gli altri “ingredienti” indispensabili di una ricetta anti-crisi? L’accresciuta coscienza dei diritti individuali ha finito per produrre una società dove esistono solo diritti e non più doveri. Con gli eccessi che sono sotto gli occhi di tutti. Basta che uno scriva in Europa che non vuole il crocifisso all’asilo e subito la Corte di Strasburgo ti ordina di toglierlo. Basta che una maestra, un po’ a corto di materia grigia, dica che il presepio offende i diritti delle altre religioni, che subito scatta il divieto di allestirlo. Siamo alla cultura equivoca dei soli diritti individuali con una politica che si presta a questo equivoco, diventando di fatto voto di scambio. Se mi mandi in Parlamento io ti concedo… Una società sta in piedi quando c’è un Patto sociale che funziona, cioè un insieme di principi non scritti che obbligano tutti, italiani e stranieri, a rispettarli e un patto di regole codificate, dove il dovere deve venire prima del diritto. Il dono, prima ancora di un gesto nobile o atto morale, è un atteggiamento di gratuità
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con cui tutti rispettano alcune regole condivise. Ed è solo da questo ritrovato senso civico che può rinascere la cultura del bene comune. Nel corso di un Suo recente incontro con alcuni imprenditori locali ha evidenziato come “la nostra società va ripensata in termini spirituali per essere in grado di far fronte alle varie schiavitù”. Vuole approfondire questo pensiero? È in atto un ritorno al sacro, a livello planetario. E questo è abbastanza comprensibile. La morte delle ideologie su cui organizzare la società e la diffusione invasiva dei media, che hanno assolutizzato le opinioni banalizzando qualsiasi verità, naturale o rivelata che sia, ha di fatto tolto il terreno sotto i piedi. Viviamo senza bussole, senza sapere dove andare. Questo spiega il bisogno di tornare a valori perenni. Purtroppo questo bisogno di Dio non sempre coincide con un ritorno alle religioni classiche e questo si presta alla diffusione dell’esoterismo, delle sette, dei furbastri che, sul bisogno di sacro, ci fanno affari da capogiro. Penso che tornare a Dio in modo serio sia una condizione fondamentale per liberare l’uomo contemporaneo. In psicologia si dice che in assenza di un riferimento assoluto, si va in cerca di assoluti sostitutivi, che la Bibbia chiama idoli. L’idolo non è un falso dio, è semplicemente un progetto umano fal-
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so. Il progetto di una casa fatto da un incompetente. Gli idoli possono garantire il piacere e anche il sentirsi bene psicologico, ma non ne garantiscono la durata. Soren Kierkegaard, il grande filosofo, sosteneva che la felicità è una porta che si spalanca solo all’esterno. Aggiungo che solo chi ha imparato ad amare e servire, nello spirito del Vangelo, può iniziare a conquistarla. Sembra che il processo di secolarizzazione, oggi, sia quasi irreversibile. Per le giovani generazioni pare profilarsi un futuro “a tinte fosche”, con molti meno stimoli rispetto agli anni ’60 e ’70. Le cose stanno proprio così? O no? L’equivoco della secolarizzazione sta nel fatto che denunciavo poco sopra e cioè nel credere che i bisogni dell’uomo possano trovare risposta nei mezzi che abbiamo a disposizione. È una sorta di nuovo platonismo. Quello classico distingueva l’anima dal corpo a tutto vantaggio della prima. Oggi siamo al suo opposto, è in atto cioè una mitizzazione del corpo fine a se stesso, che svuota l’intelligenza e l’interiorità. Del resto l’educazione da carrello, cioè il credere che tutto ciò che serve ad educare un figlio lo si possa comprare, è molto più diffusa di quanto non si pensi. Va da sé che il risultato è che oggi abbiamo solo il 9% dei giovani praticanti, con gli sviluppi che ognuno può ben immaginare.
BRUNO FASANI
Da un paio d’anni Lei ha in custodia la Biblioteca Capitolare, un gioiello che il mondo ci invidia per la preziosità dei codici e dei documenti che custodisce. La Capitolare è senza dubbio uno dei fulcri della vita intellettuale cittadina che in passato ha avuto momenti gloriosi. Non Le sembra che ora, anche da un punto di vista culturale, stiamo attraversando una fase di recessione o, quanto meno, di stasi? La Biblioteca Capitolare è stata pensata alla fine del IV sec. d.C., per rispondere alla crisi culturale dell’Impero Romano, ormai in via di estinzione. Per far fronte al bisogno di testi, che nella società non si trovavano più, la Chiesa pensò bene di cominciare a fare in proprio. Succede sempre così nella storia. Quando si va verso il declino socio-politico, la prima realtà a pagarne lo scotto è la cultura. Oggi siamo a quelle condizioni. Devo precisare che la Biblioteca, come tale, ha ancora una grandissima richiesta di utilizzo ed è un richiamo internazionale di altissimo prestigio. Solo che, a fronte di un bilancio di un centinaio di migliaia di Euro, oggi ne riceviamo 13 mila di contributi pubblici. Ovvio che è vicinissimo il tempo in cui dovremo chiudere i battenti. Benedetto XVI ci ha più volte invitati, anche recentemente, a riscoprire le fondamenta della Dottrina Sociale della Chiesa. Quali risposte può offrire all’attuale società e al sistema imprenditoriale? Innanzitutto vorrei rendere omaggio a Benedetto XVI, un gigante che io seguo nella ricchezza del suo pensiero da quando ero giovane studente di teologia. A dispetto di chi lo ha sempre dipinto come conservatore, Lui è stato un gigante che ha visto sempre prima e più lontano. Credo che si possa dire la stessa cosa anche per le sue dimissioni. Demitizzando la persona fisica del Papa ne ha esaltato il ruolo, dimostrando al mondo intero, cominciando dalla politica, che chi ha il dovere di servire deve saper farsi in disparte quando non è più in grado di garantire il bene degli altri. Quanto alla Dottrina Sociale, la vera rivoluzione operata in questi anni è stata l’essere passati dall’idea che essa riguardasse il mondo del lavoro e della produzione, a quella che il Vangelo ha una ricaduta sociale in tutte le situazioni dove vive l’uomo. È stato come dire che l’insegnamento di Gesù Cristo non può sfiorare la società solo in alcuni ambiti, ma tutto quello che riguarda l’uomo deve essere illuminato e liberato dalla scorie del limite e del peccato. La Dottrina Sociale illumina così tutti gli ambiti di vita, perché nessun ambito è estraneo al Vangelo.•
personaggio
B
runo Fasani è nato in Lessinia, a Rocca di Grezzana (Verona), il 16 dicembre 1947. Conseguita la maturità, assolve l’obbligo militare come alpino. Al termine, decide di iscriversi a teologia. Nel 1974 viene ordinato sacerdote e avviato in popolose parrocchie della provincia di Verona. Nel 1982 viene mandato a Padova per la licenza in Liturgia. A partire dagli anni ’80 inizia la collaborazione con testate giornalistiche e televisive della provincia di Verona. Dal 1988 al settimanale diocesano «Verona Fedele», ne viene nominato prima vicedirettore (1991), poi direttore (dal 1993 al settembre 2006). Giornalista professionista dal 1992, è stato eletto vicepresidente nazionale dei settimanali cattolici (FISC - 1995). Attualmente è Prefetto della Biblioteca Capitolare, la più antica d’Europa, direttore dell’ufficio Stampa della Diocesi di Verona e direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali, nonché Canonico della Cattedrale di Verona. È assistente dell’Associazione “Veronesi nel Mondo”. È direttore della testata nazionale «L’Alpino», organo ufficiale dell’A.N.A. e collabora con varie testate giornalistiche, locali e nazionali. È stato membro della Commissione per la Tutela dei Minori per l’Authority delle Comunicazioni. Nel 1992, con un articolo coraggioso, primo in Italia, richiama l’attenzione su Penne sporche, cioè sulla collusione tra frange giornalistiche e Tangentopoli. Il caso, anche a seguito dell’incriminazione di alcuni giornalisti, viene ripreso sulle testate nazionali. L’Ordine dei Giornalisti del Lazio lo invita a un convegno internazionale dal titolo Giornalisti, tra manette e marchette e in seguito viene segnalato alla Rai. Dal 1995 inizia la collaborazione con Uno Mattina. Ha partecipato e partecipa a importanti trasmissioni televisive Rai e Mediaset e viene invitato come relatore e opinionista a numerosi convegni e incontri. È anche scrittore. Ha pubblicato: Il viaggio di Giona e La lama di Amos (Piemme), biografie varie, Il bene del fare (Lindau) e il romanzo Il cappello sull’acqua (Albatros).
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territorio
FOMET 40 anni di successi da ricordare 40 anni di successi raggiunti da Fomet S.p.A a livello europeo danno il segno dell‘altissimo livello di eccellenza raggiunto dall’azienda leader nella produzione e commercializzazione di fertilizzanti organici e speciali per l’agricoltura professionale. È un anniversario prestigioso che segna il coronamento di un percorso che si è concretizzato dopo anni di impegno, ricerca, investimenti e formazione. «Il segreto della nostra crescita – sottolinea il Presidente Paolo Cappellari – va ricercato nella professionalità di un team vincente e nell’avere saputo coniugare passione ad innovazione, energia a laboriosità, fantasia a concretezza». Fomet inizia ufficialmente la sua attività il 12 febbraio del 1973 e fin da allora la filosofia di lavoro e sviluppo dei suoi prodotti consiste nell’applicazione di metodi e sistemi naturali alla realizzazione in sede industriale. Metodi che prevedono ancora oggi il ritiro controllato di matrici organiche da letami, ma non solo, la lavorazione delle medesime con processo monitorato di essiccazioneconcentrazione-umificazione per molti mesi in ambienti completamente coperti e controllati, la conseguente formulazione di fertilizzanti adatti a soddisfare le più svariate e difficili esigenze di campagna. Questa imposta-
L’intera gamma dei prodotti Fomet S.p.A comprende la più qualificata scelta tra fertilizzanti organici, organominerali e correttivi per l’agricoltura convenzionale, integrata e biologica; sono disponibili sotto forma di polveri, scagliette, pellettati, granulari e liquidi. La quota export è pari al 30% della produzione ed è verso tutta Europa, Nord Africa, Medio Oriente e Sud Est asiatico. Molte le risorse impiegate dall’azienda in tutti questi anni per siquificativi investimenti che vanno dalla costruzione dei nuovi uffici amministrativi, all’acquisto di nuovi impianti di depurazione, di confezionatrici automatiche, di robot antropomorfi inseriti all’interno della catena di produzione, fino alla realizzazione di un nuovo laboratorio per analisi prodotti e materie prime e all’ultimo ampliamento dello stabilimento per 5000 metri quadrati. Fomet S.p.A ha saputo quindi acquistare in questi 40 anni di lavoro una consolidata esperienza tecnica di supporto all’utilizzo in campo dei suoi fertilizzanti; è attiva nell’organizzare meeting divulgativi e dimostrativi, visite guidate presso i propri stabilimenti; collabora fattivamente con diversi Istituti di ricerca e sperimentazione per lo sviluppo dei prodotti ed è costantemente impegnata nella formazione incontrando scuole e gruppi di tecnici.•
zione ha permesso all’azienda di San Pietro di Morubio di proporre prodotti non solo come semplice apporto di unità nutrizionali ma anche con finalità diverse, per arricchire il terreno con attività biologica e componenti umiche al fine di contrastare il sempre maggiore declino produttivo dei terreni, la loro progressiva destrutturazione e la loro sempre maggiore difficoltà di lavorazione.
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Apigiovani Diego Simeoni
L’Evoluzione della STAMPA DIGITALE
L
’avvento dei processi digitali all’interno di stamperie o di aziende di prestampa ha permesso di offrire al cliente finale un prodotto con caratteristiche nuove e per certi versi rivoluzionarie per il settore. La realizzazione avviene in tempi più stretti rispetto a prima, consentendo all’azienda maggior flessibilità nelle lavorazioni. Di rilievo anche la possibilità di ridurre le tirature, con conseguente forte riduzione dei tempi e dei costi, limitandoli a ciò che effettivamente serve e la possibilità di personalizzare gli stampati con dati variabili. La forte concorrenza, dovuta anche alle continue innovazioni tecniche che hanno portato ad un notevole incremento dell’offerta, in presenza di una domanda cedente, ha costretto molte aziende ad operare con una marginalità sempre più contenuta che oggi è anche aggravata dal crescente fenomeno delle insolvenze. Per arginare questa situazione, i più avveduti hanno investito sulla formazione del personale per permettere ai propri collaboratori di contribuire a valorizzare e rafforzare le linee guida aziendali, altri si sono riorganizzati internamente per ridurre i costi mantenendo l’affidabilità del servizio, molte aziende si sono attrezzate con un sistema gestionale che agevola la gestione della commessa e che automatizza il processo di preventivazione, alcune invece sono riuscite a investire in macchinari di ultimissima generazione, spinte dall’ottimismo che caratterizza ogni imprenditore. Le case produttrici propongono macchine da stampa digitali a foglio o grande formato ogni giorno più performanti e affidabili. Queste agevolano le procedure di stampa e permettono alle aziende che investono di proporre prodotti esclusivi ai propri clienti. Ciò talvolta può comportare un appesantimento della struttura finanziaria e il rischio di compro-
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mettere un buon equilibrio della liquidità che di questi tempi, notoriamente complicati, è fattore indispensabile per un proficuo andamento aziendale. Alla luce di tutto questo, diventa abbastanza complicato fare impresa. Solo l’impegno, la dedizione, l’energia, la competenza, la lungimiranza dell’imprenditore e la sua capacità di amalgamare al meglio i fattori della produzione consentono iniziative di successo. A ciò si deve aggiungere
una chiara visione strategica con mirati investimenti che permettono di raggiungere gli obiettivi in un mercato davvero complesso. È vietato rimanere alla finestra confidando in tempi migliori. Siamo consapevoli che chi rimane fermo può solo osservare gli altri che vanno avanti. Concludo con una provocazione di Seneca: non c’è vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.•
Apigiovani
L’imprenditore ci racconta
Know how a km zero Un nuova iniziativa di Apigiovani
L
’imprenditore ci racconta - Know how a km zero: è questo il titolo di una serie di incontri ideati e organizzati dal Gruppo Giovani di Apindustria Verona, pensati per permettere agli imprenditori di conoscere colleghi di successo con i quali confrontarsi su vari aspetti della gestione aziendale. Ad inaugurare la rassegna è stata la “chiacchierata” con Gianluca Tacchella, amministratore delegato di Carrera S.p.A., realtà leader nel settore dell’abbigliamento casual. Questo primo appuntamento si è tenuto sabato 2 marzo presso la sede di rappresentanza dell’azienda a Caldierino. «Convegni, conferenze, seminari sui temi più vari e con relatori qualificati. Utili, certo, ma nulla supera il valore dell’esperienza e la forza dell’esempio». Gianpaolo Benedetti, vicepresidente GGI Apiverona, motiva così la scelta di dare vita a questo ciclo di incontri volti ad approfondire significative case history. «Il know how dell’imprenditore – prosegue Benedetti – è un “saper fare” che più di altri si genera “sul campo”. Nell’attuale congiuntura non è facile essere imprenditori e per essere sempre al passo con i tempi, o, meglio, essere addirittura in grado di anticiparli, anche la formazione ha il suo peso: quale lezione può essere più utile di quella di chi ha affrontato le nostre stesse difficoltà e problematiche, si è trovato di fronte gli stessi scogli da superare e ne è uscito vincente? Condividere pillole di know how, po-
tersi rapportare a colleghi dalla carriera brillante e avere l’opportunità di carpire i loro segreti è uno stimolo per affrontare con sempre maggiore coraggio le sfide future». Particolarmente significativo l’esordio della rassegna con Gianluca Tacchella, past President del GGI Api, ai vertici di un’azienda che, già da qualche anno, ha iniziato, con ottimi risultati,
un grande processo di internazionalizzazione: lungo la via del cotone, dal Tagikistan all’Italia, dalla produzione del cotone fino alla distribuzione del prodotto, Carrera dà oggi lavoro a circa 6.000 persone, con una produzione annua che supera i 5 milioni di pezzi.
«L’internazionalizzazione non è soltanto un’opportunità – spiega Tacchella – ma è ormai divenuta una strategia irrinunciabile per lo sviluppo delle PMI e del territorio, una straordinaria leva di competitività. La nostra è un’azienda storica che ha saputo innovarsi e riorganizzarsi. Siamo stati dei pionieri nell’apertura verso altri Paesi e altri mercati, e ancora non ci siamo fermati: anche con il nostro nuovo Point all’interno dell’aeroporto Catullo di Verona nell’area delle Partenze intendiamo amplificare la visibilità del marchio in ambito internazionale». «Il racconto di Gianluca ci ha appassionati – conclude Alessandro Ferrari, presidente GGI Apiverona –: il plus di questa iniziativa sta proprio nella vicinanza tra chi parla e chi ascolta. Poterci raffrontare e misurarci con altri imprenditori che ci possono insegnare qualcosa è un’occasione da non perdere».• Beatrice Paglialunga
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attività
“RIPARTIRE DALLA MANIFATTURA”
I politici a confronto con gli imprenditori
A
lla vigilia delle consultazioni elettorali 2013, Apindustria Verona ha voluto organizzare un dibattito con alcuni candidati delle principali formazioni politiche chiamati a rappresentare a Roma il nostro territorio per stimolare un confronto sul futuro delle imprese manifatturiere italiane. “RIPARTIRE DALLA MANIFATTURA” – questo il titolo dell’incontro – ha visto riuniti, lo scorso 18 febbraio presso la sede di Apindustria, Franco Bocchini di Fare per Fermare il declino, Gianni Dal Moro del Partito Democratico, Fabio Gava di Scelta Civica con Monti (presente in rappresentanza del candidato veronese Stefano Quintarelli), Alberto Giorgetti del Popolo della Libertà, Paolo Tosato della Lega Nord. Presenti in sala anche Cinzia Bonfrisco (Pdl) e Diego Zardini (Pd). «Chiediamo impegni concreti – ha esordito il presidente Arturo Alberti nella sua introduzione – a chi andrà a governare. La politica, finora, ha fallito. Da 20 anni a questa parte in Italia non c’è stata alcuna vera politica industriale, soprattutto per microimprese e piccole imprese che sono la maggioranza nel Paese. Abbiamo il costo del lavoro più alto d’Europa, un costo dell’energia superiore a quello delle altre nazioni, il problema del credito, troppa burocrazia, incombenze improprie delegate alle aziende, l’Irap. È giunto il momento di rimettere al centro la tutela dell’impresa». Ed ecco la proposta: ispirandosi ai contenuti del
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Manifesto per l’Industria Manifatturiera Italiana redatto e diffuso da Confimi, la Confederazione dell’Industria Manifatturiera Italiana e dell’Impresa Privata cui Apiverona aderisce, Alberti ha stilato un contratto che ha sottoposto all’attenzione dei politici presenti proponendo loro di sottoscriverlo. «Mi faccio portavoce del disagio delle piccole e medie imprese del territorio. La situazione è gravissima e il rischio è quello di un triste epilogo per molte realtà. Cosa andrebbe fatto? Riformare un sistema che deve alleggerire il costo del lavoro e riconoscere migliori livelli retributivi, rivisitare il sistema della bilateralità, trovare un collegamento più stretto tra il salario e il luogo che produce ricchezza, fare seri ragionamenti sui contributivi assistenziali e sui premi assicurativi, intervenire sui ritardi dei pagamenti da parte della PA e delle altre imprese, ridurre il cuneo fiscale e i vincoli del patto di stabilità instaurare un rapporto trasparente con il sistema bancario. Per questo vi chiedo se siete disposti ad impegnarvi – e a testimoniare questo impegno con la sottoscrizione del presente documento – per creare e perseguire tutte le azioni tese a favorire il rilancio del settore manifatturiero italiano su cui si fonda l´economia nazionale». Tutti concordi, i presenti, nel firmare il documento: un segnale positivo dalla politica che sembra aver finalmente compreso l’importanza della PMI per il Paese. Speriamo che questa firma “virtuale” si traduca in realtà.
Manifesto per l’Industria Manifatturiera Italiana
Il rilancio del settore manifatturiero italiano richiede urgentemente l’introduzione di un quadro normativo unico di riferimento, con i seguenti obiettivi In materia fiscale e del lavoro • una riduzione generale dell’imposizione e in particolare delle imposte sui redditi da lavoro e d’impresa, da realizzare esclusivamente con interventi di contenimento della spesa pubblica, favorendo così la ripresa dei consumi e la stessa tenuta del sistema sociale; • una riduzione del cuneo fiscale, anzitutto attraverso l’eliminazione/ rimodulazione dell’IRAP e degli oneri sociali impropri; • un ulteriore impulso, in senso “universale”, alla riforma degli ammortizzatori sociali, il cui finanziamento dovrà essere ispirato al criterio del bonus-malus (es., basta con le casse in deroga, pagate dalla collettività, e logica premiante per chi utilizza meno gli ammortizzatori); • una gestione più omogenea dei rapporti di lavoro, anche attraverso accorpamenti o ridefinizioni dei settori, filiere etc., ai quali fanno riferimento gli attuali contratti collettivi; • un collegamento più stretto tra il salario ed il luogo ove si produce la ricchezza e, in relazione a questo, una maggiore “modulabilità” degli orari di lavoro e degli istituti normativi di riferimento; In materia di credito e finanza • una drastica correzione della recente norma sui tempi di pagamento, perché di fatto consente il consolidamento delle peggiori pratiche commerciali in essere, ovvero il prevalere della “legge del più grosso”, e la piena e corretta applicazione della Legge sulla subfornitura a favore delle PMI; • un rapporto più trasparente con il sistema bancario (che deve recuperare la divisione dei ruoli tra credito e finanza), favorendo i rapporti con le banche locali e con gli istituti nazionali più attrezzati per favorire l’internazionalizzazione delle imprese e la definizione di nuovi parametri di valutazione delle imprese manifatturiere, diversi da quelli attuali; • il sostegno finanziario (Fondi Pubblici) per patrimonializzare i Confidi, affinché possano continuare a svolgere l’attività di sostegno all’accesso al credito delle PMI in regime di mutualità e senza scopo di lucro; In materia di prevenzione, sicurezza del lavoro e politica ambientale • un sistema di assicurazione più efficace, che copra obbligatoriamente tutte le conseguenze di un infortunio o di una malattia professionale,
attraverso l’eliminazione del monopolio Inail e/o la destinazione alle imprese degli utili di questo Istituto; • il perseguimento di un modello di crescita sostenibile, che trasformi i vincoli ambientali in opportunità di sviluppo, creando una “corsia preferenziale”, sostenuta da politiche e incentivi mirati, che supporti la ricerca, l’innovazione e il business riguardanti la qualità dell’ambiente; In materia di formazione • il passaggio a una formazione sostanziale, con una rivisitazione della bilateralità utile ai lavoratori e alle imprese e non alle strutture associative imprenditoriali e sindacali, con una formazione maggiormente finalizzata anche all’internazionalizzazione delle imprese; In materia di politica industriale • salvaguardia del prodotto manifatturiero italiano, con difesa del “made in”, lotta alle contraffazioni, reciprocità nelle politiche doganali; • la riduzione dei vincoli del Patto di stabilità, attraverso il coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti, per favorire e rilanciare gli investimenti infrastrutturali di interesse generale; • lo sblocco dei fondi già disponibili a favore di infrastrutture, mobilità, energie rinnovabili; • un intervento sulla riduzione del costo dell’energia che grava pesantemente sulla competitività delle imprese manifatturiere; In materia di regolamentazione generale e di rapporti con la Pubblica Amministrazione • lo Statuto delle imprese dovrebbe assurgere al rango di norma costituzionale, divenendo il paradigma di riferimento per le norme di rango inferiore; ogni provvedimento dovrebbe basarsi su un’analisi preventiva di competitività; • una mappatura di tutti gli adempimenti fiscali, che consenta l’eliminazione a semplificazione a costo zero di tutti quelli inutili, per rimuovere gli ostacoli alla corretta attività delle imprese; • la revisione delle legge fallimentare, che attualmente consente la realizzazione di concordati pesantissimi per i crediti chirografari, costituiti per la stragrande maggioranza da piccole e medie imprese; • l’effettivo obbligo, per ogni ente o ufficio pubblico, di non richiedere all’impresa informazioni che sono già in possesso di un altro ente pubblico.
attività
ELEZIONI POLITICHE 2013
CONTRATTO
Gli Imprenditori di APINDUSTRIA VERONA, in occasione delle Elezioni Politiche 2013, con il Manifesto per l’Industria Manifatturiera Italiana, indicano le azioni indispensabili per il rilancio del sistema economico locale e nazionale. È prioritario che vengano adottate misure, anche non convenzionali, per offrire nuova fiducia alla collettività, creare un contesto idoneo al fare impresa, stimolare la crescita e, in particolare, la domanda interna, favorire la creazione di posti di lavoro, nonché migliorare l’attrattività di nuovi investimenti. Gli interventi (mai adottati) che un tempo consideravamo strategici, oggi sono divenuti irrinunciabili per scongiurare l’imminente triste epilogo cui sono destinate molte piccole e medie realtà industriali; le stesse realtà che, sulla bocca di tutti, vengono definite “l’ossatura” dell’economia italiana, ma che nei fatti NON hanno mai trovato giusta collocazione e considerazione nelle agende politiche, nei programmi di governo, nei comportamenti della Pubblica Amministrazione, né hanno mai potuto contare su una politica industriale di medio-lungo periodo adeguata alle loro reali necessità. Gli Imprenditori di APINDUSTRIA VERONA, nella persona del Presidente Arturo Alberti, propongono al Sig. ……………………., candidato per “…………….………..” di impegnarsi, con la sottoscrizione del presente documento, a creare e perseguire tutte le azioni tese a favorire il rilancio del settore manifatturiero italiano, condividendo il contenuto del Manifesto Allegato. Verona, lunedì 18 febbraio 2013 Apindustria Verona Arturo Alberti ……………………………..
Spot Apindustria In occasione delle Elezioni Politiche 2013 un’altra iniziativa di Apindustria Verona: ecco gli spot andati in onda sui media locali in cui i presidenti si sono fatti portavoce delle richieste degli imprenditori Arturo Alberti presidente Apindustria Le imprese e il Paese vivono una situazione ormai insostenibile. Imprenditori e lavoratori hanno portato l’Italia dalle macerie della guerra ai vertici dell’economia mondiale. Oggi le non scelte della politica, tasse e burocrazia ci stanno massacrando. Chi governerà ricordi che senza impresa né lavoro non ci saranno democrazia, libertà e futuro. Marina Scavini presidente Apidonne Tutta l’Europa sa che le imprenditrici sono una risorsa di creatività, di crescita e occupazione, Servono azioni concrete per promuovere le imprese femminili, attente all’economia ma anche alla società e alle famiglie. L’Italia incoraggi le imprese solide, tenaci ed equilibrate. Contribuiamo a valorizzare questa grande forza. Alessandro Ferrari presidente Apigiovani Le imprese di nuova generazione hanno il compito di guardare avanti e portare aria nuova per superare la crisi, ma una politica miope sta togliendo all’Italia l’immaginazione, l’energia, la forza stessa dei sogni. Chi vuole governare deve far crescere i giovani e restituire alle aziende le risorse necessarie allo sviluppo. Pier Angelo Passaia presidente Api Legnago Il mondo invidia la nostra eccellenza, ma lo Stato non favorisce la competitività e non tutela il Made in Italy. Internazionalizzare non è solo export: è crescere confrontandosi con il mercato globale. Dobbiamo tornare a muoverci da protagonisti sulla scena mondiale.
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Pillole di imprenditorialità
S
i è conclusa la rassegna “Pillole d’Imprenditorialità”, serie di incontri di grande successo organizzati da Apindustria con il patrocinio della Camera di Commercio di Verona, svoltisi tra settembre e dicembre 2012 e dedicati ad approfondire vari aspetti della vita d’impresa. Il progetto ha voluto dare alle PMI del territorio la possibilità di confrontarsi con esperti di alto livello su tematiche legate alla gestione aziendale. Gli interventi dei relatori sono stati spesso accompagnati da testimonianze d’impresa e i partecipanti hanno avuto modo di interagire con i professionisti ai quali hanno sottoposto “in diretta”
i loro quesiti. Molteplici e differenti i temi trattati: dalle best practices per affrontare il mercato cinese con la consapevolezza necessaria
per essere competitivi con i concorrenti locali, ai valori professionali e alle competenze relazionali e personali che contraddistinguono una salda leadership, dall’analisi transazionale nei ruoli aziendali, al coaching per lo sviluppo del pensiero intuitivo, creativo, emotivo ed empatico. Particolare seguito hanno avuto i 3 incontri dedicati al mondo web e i 3 focalizzati sull’universo della finanza.
sità del mercato, dovuta all’eterogeneità della domanda, della profilazione del cliente e gestione dei canali di vendita da un lato e ad una maggiore pressione competitiva dall’altro, fa si che l’azienda sia sempre più orientata allo svi-
FINANZA
L’ANALISI DEI DATI DI VENDITA. TROVARE NUOVE VIE NELLE PIEGHE DEI NUMERI (26 settembre 2012)
Numeri da estrarre, leggere e saper trasformare in azioni. Quante informazioni si celano dietro ai dati di vendita? La crescente comples-
luppo e personalizzazione di nuovi prodotti e servizi. Tale situazione rende la gestione della rete vendita sempre più articolata e complessa. Scomporre e ricomporre i dati di vendita in maniera significativa permette di vedere importanti informazioni necessarie per gestire in maniera efficace la forza vendita: non solo i margini forniti dalle diverse aree di clientela e di prodotto, ma anche la segmentazione della clientela, le opportunità che il mercato può ancora offrire e l’adeguatezza dei processi aziendali alle sempre nuove richieste del mercato. Elisabetta Sandrin, consulente aziendale e dottore commercialista, Anna Caggiano,
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consulente area commerciale ed organizzativa, formatore e professional coach, e Marco Sandrin, consulente office automation, hanno dato alcuni spunti sul metodo per la ricerca delle informazioni commerciali significative, sul loro uso per la gestione della rete commerciale oltre a qualche suggerimento pratico per l’estrazione, in tempi rapidi, delle informazioni necessarie. LA TUTELA DEL PATRIMONIO DELL’IMPRENDITORE: LE CARATTERISTICHE, I COSTI E GLI ASPETTI SENSIBILI DEI PRINCIPALI STRUMENTI PROTETTIVI (10 ottobre 2012)
La protezione dei beni personali da possibili azioni esecutive promosse da soggetti terzi è preoccupazione ricorrente, soprattutto in periodi di forte turbolenza economica. Gli strumenti giuridici per soddisfare questo bisogno non mancano; una scarsa conoscenza degli istituti e dei vincoli posti dal legislatore, però, rischia di rendere il ricorso a tali strumenti non solo inefficace, ma addirittura dannoso e fonte di ulteriori contestazioni. Emanuele Lo Presti, dottore commercialista e
revisore legale, si è soffermato, in particolare, su alcuni argomenti: - il fondo patrimoniale, l’atto di destinazione e il trust: gli aspetti civilistici, le modalità di costituzione e il funzionamento della pratica; - la variabile fiscale: la tassazione dei redditi dei beni vincolati; l’imposta di successione e donazione; le imposte ipo-catastali; - i rimedi contro gli atti di frode ai creditori: la nullità dell’atto, le azioni revocatorie, il negozio simulato; - i vincoli di destinazione e i debiti fiscali: la giurisprudenza più recente, i rischi.
di medio/lungo periodo non elimina l’incertezza sul futuro, ma rende i processi gestionali più coordinati e razionali. Elisabetta Sandrin ha proposto un metodo di lavoro che mantenga nel tempo l’efficacia della pianificazione aziendale.
IN UN CONTESTO IN CONTINUO MUTAMENTO SONO ANCORA UTILI LA PIANIFICAZIONE STRATEGICA E IL BUDGET?
Che cos’è il web marketing e perché oggi è cruciale per l’azienda padroneggiare gli strumenti e le basi del marketing online? Web marketing non significa solo pubblicità online e motori di ricerca: dalle statistiche dei siti web ai sondaggi online, dal web copywriting alla gestione della propria reputazione online, dal blog aziendale all’ottimizzazione delle proprie landing page, le strade per consolidare la propria presenza online sono diverse. La comunicazione online si sta inoltre spostando sui nuovi canali sociali: il social media marketing permette di affrontare con successo le sfide rappresentate da Facebook e dal web 2.0 in generale. Per analizzare i più diffusi strumenti di web marketing e il loro potenziale, per disaminare i vantaggi che tali strumenti offrono alle aziende, nonché per condividere metodi e regole per poterli applicare in azienda in poche settimane è stato invitato a parlare Andrea Ragno, amministratore di Promobit.com, agenzia veronese di web marketing specializzata in soluzioni di visibilità e pubblicità online.
(14 novembre 2012)
Quale significato può avere oggi il termine pianificazione, sia strategica che operativa, in un contesto in continuo mutamento? Apparentemente la pianificazione sembra essere un concetto superato. Ma forse è solo necessario rivedere il metodo con cui si pianifica. Fissare gli obiettivi di un sistema e i mezzi, gli strumenti e le azioni per raggiungere tali obiettivi in una prospettiva
web marketing
WEB INTRODUZIONE AL WEB MARKETING PER LE AZIENDE: COME UTILIZZARE INTERNET PER SUPPORTARE LE VENDITE (24 ottobre 2012)
L’IMPORTANZA PER L’AZIENDA DI ESSERE VISIBILE NEI MOTORI DI RICERCA. LASCIATI TROVARE DA CHI TI STA CERCANDO! (7 novembre 2012)
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Ha senso creare un progetto web se poi non si è visibili su Google? Quanto investire nella visibilità sui motori? Serve essere visibili nella terza pagina dei risultati dei motori? Da cosa dipende la posizione? Meglio un posizionamento naturale o annunci sponsorizzati? Si dice che il futuro sarà searchcentrico. Dev’essere un futuro molto vicino, perché ogni giorno milioni di persone – oltre il 90% degli utenti internet – utilizza i motori di ricerca per trovare prodotti, servizi
e soluzioni. Le aziende possono (devono!) essere presenti su Google e altri motori tramite soluzioni di Keyword Advertising (Pay Per Click) o mediante un progetto di Search Engine Optimization (SEO) attraverso i motori di ricerca. Ogni azienda, prima di investire per cercare nuovi clienti, dovrebbe innanzitutto garantirsi la visibilità verso quei potenziali clienti che già la stanno cercando. Andrea Ragno e Maurizio Miggiano, rispettivamente amministratore e account e project manager di Promobit.com, hanno
aiutato i partecipanti all’incontro a comprendere il funzionamento dei motori di ricerca e averne una panoramica completa per comprenderne il potenziale business, conoscere gli strumenti di promozione disponibili e quindi definire una propria strategia di visibilità. E-MAIL MARKETING: CREARE E GESTIRE IN MANIERA PRO FES SIONALE MAILING LIST E NEWSLET TER AZIENDALI (5 dicembre 2012)
Su richiesta delle aziende partecipanti alla rassegna, il seminario programmato inizialmente “Valutare correttamente i preventivi e le offerte in ambito web: trucchi, metodo e consigli” è stato sostituito da questo incontro sull’e-mail marketing. Oggi nelle pianificazioni pubblicitarie bisogna valutare che sempre meno tempo è dedicato a tv, riviste e giornali, mentre più tempo viene trascorso in rete: le abitudini dei consumatori stanno cambiando. Tra le soluzioni di pubblicità online che vanno per
la maggiore l’e-mail marketing è sicuramente uno strumento molto valido. Molti imprenditori avevano pertanto manifestato la necessità di reperire linee guida per districarsi nel labirinto di mailing list poco sfruttate o da creare exnovo. The power is in the list, dicono gli americani. Ogni azienda ha un database di contatti (clienti, fornitori, iscritti...) ma poche realtà riescono a gestire efficacemente questo patrimonio. Con l’ausilio di esempi, il racconto di un’esperienza positiva e una prova reale in aula, l’incontro, guidato da Andrea Ragno, Maurizio Miggiano e Simone Tagliaro, account e project manager in Promobit.com, è servito a delineare la lista delle attività per pianificare, confezionare e ottimizzare nel tempo una newsletter. •
Beatrice Paglialunga
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PREMIO VERONA GIOVANI 2012
“Quando tutto diventa possibile. Storie di persone diversamente normali”
È
giunto al 5° anno il Premio Verona Giovani, riconoscimento istituito nel 2008 dal Gruppo Giovani di Apiverona per segnalare giovani veronesi che si sono particolarmente distinti in ambito economico, culturale, politico, sociale, sportivo, dello spettacolo. La cerimonia di consegna si è svolta lo scorso 17 dicembre nella splendida cornice di Villa Quaranta, a Ospedaletto di Pescantina, durante la Cena di Natale del Gruppo Giovani, alla presenza di oltre 100 giovani imprenditori. Ad aggiudicarsi “il trofeo”, opera del maestro del ferro artistico Marco Bonamini, è stata l’atleta e campionessa paralimpica Francesca Porcellato. Fin dalla sua creazione, il Premio Verona Giovani si è proposto come occasione per “muovere” idee e pensieri innovativi, in modo per certi versi provocatorio, suscitando interrogativi e curiosità. Per l’edizione 2012 gli ideatori e promotori del Premio hanno inteso focalizzare l’attenzione sul tema “Quando tutto diventa possibile. Storie di persone diversamente normali”. «Sport e impresa – ha sottolineato Alessandro Ferrari, presidente GGI Api – sono accomunati da una serie di peculiarità e di valori di riferimento. Dedizione, impegno, tenacia caratterizzano sia gli imprenditori che gli sportivi. In par-
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ticolare nella difficile congiuntura economica che stiamo attraversando per essere imprenditori ci vogliono coraggio, grinta e spirito di sacrificio. Persone come Francesca, che con passione, determinazione, costanza, hanno saputo superare tutti gli scogli, anche quelli in apparenza più insormontabili, devono essere un esempio per tutti noi. L’imprenditore capace come lo sportivo “vincente” non è solo chi raggiunge un risultato in termini di “medaglie” conquistate, bensì chi sa superare i propri limiti ed è capace di risollevarsi dai momenti negativi». Un comune denominatore lega l’attività degli imprenditori e degli sportivi non solo in riferimento agli sport di squadra (capacità e qualità del lavorare in team), ma anche a quelli individuali: «a caratterizzare un’azienda è la continua evoluzione – prosegue Ferrari – e, come nello sport, si deve essere aperti ai cambiamenti, pronti a
fronteggiare le difficoltà e protesi al raggiungimento di traguardi sempre nuovi». L’atleta paralimpica Francesca Porcellato ha saputo testimoniare mirabilmente come passione, interesse, determinazione, serietà e costanza siano la base imprescindibile per il raggiungimento di ogni obiettivo. Nata a Castelfranco Veneto, ma valeggiana di adozione, la “rossa volante” (così soprannominata per la chioma fulva) vanta 8 partecipazioni ai Giochi Paralimpici (6 ai Giochi estivi e 2 a quelli invernali) e 11 medaglie conquistate. Una lesione midollare l’ha resa paraplegica all’età di 18 mesi, ma non ha ostacolato la realizzazione dei suoi progetti, da bambina, da donna, da atleta. La sua “diversa” normalità non le ha impedito di realizzare il desiderio di essere una grande atleta: si è anzi dedicata all’attività sportiva a tutto tondo, applicandosi a diverse discipline (dai 100 metri, alla maratona, allo sci di fondo)
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Un tocco glam all’evento: grazie al set fotografico itinerante del fotografo Nicola Scarmagnani i “nostri” imprenditori si sono trasformati in modelle e modelli per una serata!
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e conquistando un palmarès di tutto rispetto che la vede detentrice del record mondiale nella maratona (1h.38’29”) e di nove record italiani (dai 100 metri alla massima distanza). «Il mio sogno era quello di correre – spiega Francesca –, di essere la più veloce, con qualunque mezzo. Ci sono riuscita, in strada e sulle piste da sci. Mi sono sempre rimessa in gioco: dopo essermi dedicata per anni a diverse specialità dell’atletica leggera, ho deciso di approcciare lo sci di fondo perché il mio desiderio era quello di partecipare a un’olimpiade in Italia, Torino 2006. Ho imparato a sciare in 3 mesi e sono ripartita dal basso della classifica. Mi chiedevano: “Sei abituata ai record e alle medaglie, perché lo fai?”. Poi è arrivato l’oro di Vancouver 2010: la mia più grande soddisfazione. Il Premio Verona Giovani lo sento mio e spero con la mia esperienza di aver portato un messaggio positivo per tutti i giovani imprenditori». Alla serata è intervenuta anche Chiara Coltri, atleta veronese 24enne del CUS Padova basket, in carrozzina dall’età di 15 anni a causa di un incidente stradale. «Gioco a basket dal 2006. Dal 2007 faccio parte della nazionale femminile di cui, dall’anno scorso, sono capitano. Il 16 dicembre 2012 sono stata eletta consigliere in rappresentanza degli atleti all’interno della Federazione Italiana Basket in carrozzina. Da un paio d’anni pratico anche il tiro a segno e nel 2011 ho conseguito, prima disabile in Italia, il brevetto di volo per aerei ultraleggeri. Mi sono detta: “Gli altri camminano, ma io volo. Così li guardo dall’alto”». «Mai come in questa edizione il Premio Verona Giovani è stato occasione – conclude Ferrari – per darci una sferzata di energia e fornirci uno stimolo per affrontare con sempre maggiore coraggio le sfide future». Beatrice Paglialunga
Il Premio Verona Giovani è stato istituito nel 2008 in occasione del ventennale della costituzione del Gruppo Giovani Apindustria Verona (19 maggio 1988). Questo l’albo d’oro del Premio: 2008 Flavio Tosi
sindaco di Verona
2009 Francesco Bifari e Ilaria Decimo ricercatori
2010 Gaetano Morbioli regista
2011 Andrea Battistoni direttore d’orchestra
Apidonne
3° speed-meeting organizzato da Apidonne
È
giunto alla sua terza edizione Ri-conosciamoci, appuntamento ormai consolidato tra le iniziative promosse da Apid, lo speed-meeting “one-to-one” fra uomini d’affari che ha l’obiettivo di favorire la conoscenza tra imprese e agevolare il business. «Abbiamo scelto di mantenere inalterato il format dell’incontro – spiega Marina Scavini, presidente Apidonne –, un modo giovane, veloce e innovativo per fare rete. L’idea utilizzata è semplice e concreta: sentiamo forte il bisogno di azioni efficaci e che portino risultati tangibili soprattutto nel contesto economico in cui ci troviamo». Ri-conosciamoci fornisce la giusta modalità di incontro a chi è in cerca di nuove opportunità e di partner professionali. Si hanno a disposizione pochi minuti per conoscere e farsi conoscere: minuti da sfruttare al meglio. Un moderatore stabilisce le regole e la rotazione tra i partecipanti e gli iscritti (aziende o professionisti) che in poche ore incontreranno tante altre realtà della provincia appartenenti a diverse categorie imprenditoriali. Dopo la start-up a Peschiera del Garda e il secondo evento a Cerea, ecco che viene ora coinvolta un’altra area del comprensorio veronese: l’appuntamento è fissato per il prossimo 10 maggio al Mulino Simbeni di Fumane, nel cuore della Valpolicella. Ri-conosciamoci godrà quest’anno del patrocinio e di un contributo della Camera di Commercio di Verona, segno della validità dell’iniziativa. «È questo un progetto itinerante – sottolinea Scavini –: vogliamo infatti essere strettamente a contatto con il territorio e con le realtà produttive che lo caratterizzano. Talvolta, pur nella vicinanza geografica, aziende che magari potrebbero essere interessate a collaborare non hanno occasione di conoscersi: noi forniamo loro questa opportunità, convinte che per implementare il business sia importante tornare al contatto visivo tra cliente e fornitore attraverso una modalità di incontro esperienziale». Le aziende partecipanti avranno sì degli speed-meeting, incontri veloci, ma avranno in seguito anche l’oc-
casione di approfondire la conoscenza nel corso di slow-meeting: la giornata sarà strutturata per dedicare tempo e spazio a momenti più rilassati e conviviali. «Ri-conosciamoci – prosegue Scavini – è un gioco di parole. Gli imprenditori potranno conoscersi o ri-conoscersi, nel caso in cui sia siano magari incontrati in altre occasioni (iniziative varie, riunioni, convegni…) senza aver però avuto modo di confrontarsi adeguatamente sulla loro attività». Le grandi possibilità in termini di comunicazione e informazione offerte da e-mail, cellulari, Skype, social network, internet nascondono infatti l’insidia di una omologazione che rischia di impoverire i rapporti umani. «Spesso comunichiamo tanto e male – conclude Marina Scavini –. Le nostre comunicazioni “virtuali” sono rapidissime e continue, ma spesso superficiali e che non conducono al nocciolo delle questioni. L’occasione di stabilire un rapporto più profondo creerà senz’altro nuove sinergie, che potrebbero un giorno trasformarsi in produttive collaborazioni, perché, come disse Henry Ford, “Un affare in cui si guadagna soltanto del denaro non è un affare”».•
Data dell’incontro 10 maggio 2013 Sede Studio Cesaro&Associati Mulino Simbeni via Progni, località Ca’ Gottolo valle dei Mulini Fumane - Verona
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Da Botticelli a Volti e figure D
opo la tappa vicentina ha riaperto (2 febbraio – 1 aprile 2013), nel Palazzo della Gran Guardia, la mostra sulla storia del ritratto curata da Marco Goldin. Se l’edizione veronese perde 7 dipinti esposti a Vicenza, ne guadagna però 4 davvero importanti, autentici capolavori provenienti dal Muzeul National Brukenthal di Sibiu, antichissima città della Transilvania. Dal museo rumeno giungono la Crocefissione (1460) di Antonello da Messina, artista mediatore tra la cultura del Nord e la grande cultura figurativa italiana, il dittico del fiammingo Hans Memling Ritratto di uomo che legge e un Ritratto di donna in preghiera (1490) e il Ritratto d’uomo con copricapo azzurro (1429) di Jan van Eyck, considerato l’iniziatore del moderno ritratto psicologico, scelto come immagine ufficiale della mostra (una curiosità: il quadro misura appena 19 centimetri per 13). Articolata in quattro sezioni tematiche e quindi senza seguire la pura cronologia, l’esposizione racconta volti e figure che hanno affascinato gli artisti dal Quattrocento a oggi. Il percorso si apre con la Madonna con Bambino e angeli (14251430) del Beato Angelico, che stupisce per la delicatezza esecutiva, e si chiude con Christina Olson (1947) dell´americano Andrew Wyeth. Tra questi due “estremi” si possono ammirare autentici capolavori che delineano l’evoluzione del ritratto in 600 anni. 1. Il sentimento religioso. La grazia e l’estasi La prima sezione presenta una rassegna di figurazioni a tema religioso, ripercorrendo il Nuovo Testamento. La vita di Cristo viene indagata dal momento iniziale a quello conclusivo, in dipinti realizzati nei diversi punti d’Europa, fino alla metà del XIX secolo. Dalla Nativi-
tà, adorazione dei pastori, adorazione dei Magi, Sacra Famiglia, Madonna col Bambino, fino alla coronazione di spine, crocifissione e deposizione. A questi soggetti si uniscono immagini di santi famosi: San Francesco, San Girolamo penitente, il Battista decollato. Sono presenti opere di Filippo Lippi, Piero di Cosimo, Andrea Mantegna, Giovanni Bellini, Bramantino, Carlo Crivelli, Cima da Conegliano, Guercino, Tiepolo, Tintoretto (Cena in Emmaus), Botticelli, Caravaggio, Lucas Cranach, il Veronese, El Greco, Manet. 2. La nobiltà del ritratto Nella seconda sezione sfilano sovrani e principesse, dogi e nobildonne, arciduchi e reverendi. Il ritratto è qui inteso nella sua funzione celebrativa e di omaggio. Si possono seguire pittori impegnati in
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Matisse alcune delle principali corti europee o in azione negli ambienti borghesi, per esempio olandesi e inglesi. Dopo il doge Malipiero, dipinto da Gentile Bellini (1460), ecco l’arciduca Ferdinando e Filippo IV, re di Spagna, dipinti da Rubens e da Velázquez (1635), due tra i maggiori
ritrattisti di tutti i tempi. Quindi il nucleo centrale di opere sul medesimo tema di moglie e marito realizzate da Rembrandt, Frans Hals e Van Dyck, tra i maggiori pittori di figura del Seicento tra Olanda e terra di Fiandra. Sullo stesso soggetto poi si cimenterà Copley, il principale pittore americano della seconda metà del Settecento, mentre con Gainsborough, nei medesimi anni, ci si trasferirà in Inghilterra. Sargent, tra fine Ottocento e inizio Novecento, chiude questo ciclo.
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Da Botticelli a Matisse Volti e figure 3. Il ritratto quotidiano Di grande fascino la sezione (la più ampia) intitolata al ritratto quotidiano. Si trova proprio qui il già citato Ritratto d’uomo con copricapo azzurro di Van Eyck. L’introspezione psicologica nel ritratto inizia realmente nella seconda metà del Quattrocento e trova un suo punto di svolta con i grandi maestri italiani del Rinascimento, raggiungendo vertici assoluti anche in artisti non così noti al grande pubblico come Pontormo (Ritratto di due amici). La fiorente stagione impressionista è approfondita con tutti i suoi protagonisti principali a cominciare da Manet e Degas fino a Monet, Gauguin, Renoir. Proprio di Renoir è giunto a Verona un prestito straordinario, la Danza a Bougival, che resta ancora oggi uno dei simboli dell’intero impressionismo.
4. Il Novecento. Lo sguardo inquieto La sezione conclusiva è dedicata al grande cambiamento che interviene nella pittura a partire dall’ultimo decennio del XIX secolo. Muta radicalmente il senso della rappresentazione del volto e del corpo,
anzitutto con il colore lacerato e stringente di Van Gogh e Gauguin, qui affiancati, con esemplari autoritratti (ma di Van Gogh è in mostra anche l’indimenticabile Madame Roulin -La Berceuse del 1889), a Cézanne. L’eredità di Gauguin e Van Gogh viene raccolta, nel nuovo secolo, dalle due principali avanguardie del colore: i fauves in Francia, da Matisse (è esposto Caffè, del 1916, di cui sono state realizzate versioni) a Derain, e gli espressionisti in Germania, da Nolde a Kirchner. Tanti i protagonisti del Novecento: da Munch a Bonnard, da Modigliani a Picasso, da Giacometti a Balthus e Bacon.•
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Pietro Bembo e l’invenzione del Rinascimento Da Bellini a Tiziano da Mantegna a Raffaello Fino al 19 maggio 2013 in mostra al Palazzo del Monte di Pietà di Padova i capolavori che Bembo aveva riunito nella sua casa Dal 2 febbraio al 19 maggio, a Palazzo del Monte di Pietà in Piazza Duomo, riflettori accesi sulla mostra Pietro Bembo e l’invenzione del Rinascimento che ha riportato a Padova, dopo cinque secoli, i capolavori della collezione che l’intellettuale veneto aveva riunito nella propria casa, ancora esistente nell’attuale via Altinate e oggi sede del Museo della Terza Armata. Bembo, a partire dai primissimi anni Trenta del Cinquecento, riunì in questa raccolta dipinti di eccellenti maestri come Mantegna e Raffaello, sculture antiche di mirabile fattezza, gemme, bronzetti, manoscritti miniati, strumenti musicali, monete rare e medaglie. La ricchezza e varietà
degli oggetti d’arte, scelti per gusto estetico ma anche come preziose testimonianze per lo studio del passato, rese agli occhi dell’Europa del tempo la casa di Bembo come “la casa delle Muse” o “Musaeum”, precursore di quello che sarà il moderno museo. Per una breve stagione, proprio grazie all’influenza di Bembo e al suo gusto collezionistico, Padova divenne baricentro e crocevia della cultura artistica internazionale, perché in città prendeva vita qualcosa di inedito, una nuova tipologia di raccogliere e presentare non solo l’arte, ma la conoscenza stessa: il Museo, termine che da allora diviene universale. Dopo la morte di Bembo i capolavori vennero venduti dal figlio Torquato e si dispersero nel mondo ed oggi sono conservati nei più grandi musei internazionali. Pietro Bembo è una figura poliedrica nell’Italia del Rinascimento. Veneziano di nascita, padovano di elezione, di casa nella
Roma dei Papi, egli fu molte cose insieme: poeta, storiografo, bibliotecario letterato. Rivoluzionò il concetto di libro, curando volumi di classici di piccolo formato privi di commento. Amò donne bellissime come Lucrezia Borgia; a sessantanove anni fu nominato cardinale da Papa Paolo III, e pose le basi per la leggendaria Biblioteca Vaticana. Oltre che di Raffaello e Michelangelo fu amico di artisti come Giovanni Bellini, Sansovino, Tiziano, Benvenuto Cellini. Nelle Prose della volgar lingua, Bembo codificò le regole dell’italiano, fondandolo sugli scritti di Petrarca e Boccaccio. Sul versante dell’arte, Bembo indicò Michelangelo e Raffaello come campioni di un nuovo, rivoluzionario fare artistico. La mostra Pietro Bembo e l’invenzione del Rinascimento racconta questa affascinante avventura, attraverso i capolavori da Mantegna a Raffaello, da Perugino a Giorgione.•
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Insieme più forti in un momento difficile Gentile Socio, stiamo attraversando una situazione particolare per quanto riguarda il credito alle imprese; da un lato, infatti, per noi Imprenditori ottenere credito è sempre più complesso e difficile; mentre dall’altro lato, le necessità finanziarie delle nostre Imprese non si sono certo affievolite, anzi, in questa crisi perdurante sono aumentate. In questo complicato scenario, come Apiveneto Fidi abbiamo sempre fatto tutto il possibile, con le risorse a disposizione, per agevolare l’accesso al credito delle nostre Imprese Socie, ricercando e utilizzando ogni opportunità di finanziamento e di agevolazione esistenti e mantenendo al minimo i costi operativi della struttura. Ora, osservando la difficile situazione dei mercati, riteniamo sia necessario fare di più, cercando nuove risorse per rispondere in modo adeguato alla pressante richiesta di sostegno che proviene da un numero sempre crescente di Imprese. La principale iniziativa, che ha preso avvio dal 1 gennaio, è il piano pluriennale di rafforzamento patrimoniale di Apiveneto Fidi, varato dal Consiglio di Amministrazione alla fine dello scorso anno e fortemente focalizzato sui Valori fondanti che da sempre contraddistinguono l’operato del nostro Confidi come la Mutualità, la Reciprocità, l’Equità, l’Assenza di fini di lucro; Valori da rivalutare, che in questi periodi di crisi assumono nuovo peso e significato. L’obiettivo è ambizioso: arrivare a raccogliere 5 milioni di euro, grazie ai quali garantire fino a 50 milioni di euro di nuovi finanziamenti alle nostre imprese, destinati a mantenere vivo e vitale il nostro tessuto economico e sociale. Con questo spirito e nel rispetto dei principi sopra enunciati, ciascun Socio è ora invitato a fare la Sua parte, aderendo al progetto di rafforzamento patrimoniale della Società Cooperativa, in proporzione all’ammontare delle garanzie ottenute. Per anni abbiamo affermato e sentito ripetere da tutti che è necessario “Fare Sistema”: ebbene, per noi Imprenditori, Soci di Apiveneto Fidi, questa è un’occasione per passare dalle parole ai fatti concreti. La nostra Società Cooperativa nasce oltre 40 anni fa, proprio dalla necessità degli Imprenditori di “fare squadra”, di “mettere insieme le risorse per essere più forti e per procurare un beneficio collettivo” e con questo spirito opera ancora oggi, non disperdendo le risorse ma gestendole in modo efficiente ed efficace, mettendole tutte e subito a disposizione di un Sistema produttivo al quale tutti apparteniamo e la cui sopravvivenza è essenziale per tutti noi. Per ulteriori informazioni sull’importante iniziativa, Ti invito a contattare i nostri sportelli e a visitare il nostro sito internet all’indirizzo www.apivenetofidi.it. Un cordiale saluto. Enrico Dall’Osto Presidente di Apiveneto Fidi
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apivenetofidi
Sistema delle garanzie per Fondo di rotazione e contribuinvestimenti nell’innovazio- ti per investimenti finalizzati ne e per l’imprenditorialità al contenimento dei consumi energetici POR 2007 – 2013 REGIONE VENETO Asse 1 – Linea di intervento 1.2 – Azione 1.2.1
POR Veneto 2007-2013 – Azione 2.1.3
La Regione Veneto, rendendo nuovamente operativa la misura 1.2.1 del Piano Operativo Regionale (POR) 2007 -2013, prosegue l’obiettivo di favorire l’accesso al credito delle Piccole e Medie Imprese del Veneto mediante la concessione di garanzie agevolate, emesse dalla rete dei Confidi regionali. In particolare la misura è diretta a promuove gli investimenti innovativi e lo sviluppo di nuova imprenditorialità mediante finanziamenti a medio lungo termine di durata compresa tra 18 e 120mesi, prestiti partecipativi e operazioni di locazione finanziaria (leasing).
La Divisione Finanza di APIVENETO FIDI, è a disposizione per la preventiva valutazione di ammissibilità tecnica e presentazione della domanda di agevolazione (Rif. Barbara Rossi; tel. 0444 232224, e-mail: b.rossi@apivenetofidi.it)
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ambiente e salute
Plinio Menegalli Medico Competente
LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO E IL MEDICO COMPETENTE
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n argomento che torna prepotentemente di attualità a seguito dell’entrata in vigore dei Regolamenti REACH e CLP sulle sostanze chimiche è la valutazione del rischio chimico (o la sua rivalutazione) in tutte le aziende che utilizzano sostanze chimiche. Il Regolamento REACH (Registration, Evaluation, Authorisation of Chemicals) si pone due obiettivi: migliorare la protezione della salute umana e dell’ambiente dai rischi derivanti dall’uso di sostanze chimiche e aumentare la competitività dell’industria chimica europea. Il Reach mira anche a incoraggiare e, in taluni casi, garantire la sostituzione di sostanze chimiche che destano preoccupazioni con altre più sicure e/o prodotte con tecnologie più moderne e con una maggiore protezione per l’ambiente di lavoro. Con l’entrata in vigore del Regolamento REACH la valutazione del rischio connesso con l’esposizione ad agenti chimici (sostanze) viene stimata prima che la sostanza arrivi in ambiente di lavoro sulla base del principio “no data, no market”. Il Regolamento CLP (Classification, Labelling and Packaging) introduce nuovi criteri di classificazione, etichettatura e imballaggio di sostanze e miscele pericolose. I criteri di classificazione previsti nel regolamento CLP si basano sulle proprietà intrinseche delle sostanze (è il concetto di pericolo). Questi nuovi criteri spesso portano ad una classificazione ed etichettatura più severa o all’inclusione di un maggior numero di sostanze e di miscele in classi/categorie di pericolo. I Regolamenti REACH e CLP rappresentano normative di prodotto e non sono sostitutive della normativa sociale (che nei luoghi di lavoro è il D. Lgs. 81/2008 e s.m.i.). L’elemento di interazione tra REACH, CLP e D. Lgs. 81/2008 è la valutazione del rischio nell’ambito di un uso definito di un agente chimico nell’ambiente di lavoro. In questo senso, di fronte alle novità introdotte dai Regolamenti REACH e CLP (che qualcuno ha definito epocali ma che sicuramente mutano fortemente lo scenario della valutazione e gestione del rischio chimico) occorre che il Datore di Lavoro rivaluti i rischi. Desideriamo soffermarci sulla necessità di una effettiva ed efficace collaborazione del Medico Competente alla
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valutazione del rischio chimico affinché costituisca un effettivo momento di prevenzione e vi sia una ricaduta positiva sulle misure di tutela della salute dei lavoratori. Tralasciando la normativa di riferimento e le varie definizioni relative ai rischi ricordiamo, tra gli obblighi generali del Medico Competente (MC): - collabora con il datore di lavoro e con il servizio di prevenzione e protezione alla valutazione dei rischi, anche ai fini della programmazione, ove necessario, della sorveglianza sanitaria; - visita gli ambienti di lavoro almeno una volta all’anno; - partecipa alla programmazione del controllo dell’esposizione dei lavoratori i cui risultati gli sono forniti con tempestività ai fini della valutazione del rischio e della sorveglianza sanitaria. Nella pratica abbiamo evidenziato alcune criticità in merito alla collaborazione del Medico Competente per realizzare la valutazione dei rischi: - il MC può collaborare al processo di valutazione del rischio solo se coinvolto direttamente dal datore di lavoro; - se coinvolto abitualmente solo dopo la nomina (e solitamente a DVR già predisposto) e non in fase preliminare in qualità di consulente, mentre è figura fondamentale nella decisione di attivare o meno la sorveglianza sanitaria (chi meglio del MC può fornire informazioni sui possibili danni agli organi bersaglio degli agenti chimici?); - molti degli attuali modelli e algoritmi non prevedono la partecipazione del MC alla valutazione del rischio di cui deve “accettare” o addirittura “subire” le conclusioni; - la qualità del lavoro del MC dipende da quella di informazioni fornite da Datore di lavoro e servizio di prevenzione e protezione (informazioni spesso incomplete). Riguardo poi al coinvolgimento del MC nella valutazione del rischio chimico vi sono importanti aspetti da considerare: - assorbimento cutaneo e ingestivo non facilmente stimabile; - se non vi è relazione fra dose e risposta il rischio non può essere irrilevante per la salute (sensibilizzanti, cancerogeni, mutageni) come risulta invece da alcuni metodi valutativi utilizzati; - multi esposizioni e interazioni sconosciute;
- eventuale presenza di prodotti intermedi; - interazione con altri fattori di rischio. E riguardo alla valutazione della popolazione lavorativa bisogna considerare: - caratteristiche individuali della popolazione lavorativa (ipersuscettibilità, età, differenze di genere, lavoratrici in età fertile); - inesistenza di un uomo medio; - risultati Sorveglianza Sanitaria. Quali sono gli strumenti utilizzabili dal Medico Competente? I vari autori ne riportano alcuni: - sopralluogo (con riferimento a ciclo produttivo, mansioni, postazioni di lavoro e misure preventive, condizioni di lavoro e tempi di esposizione, qualità lavorata, effettiva esposizione inalatoria o cutanea, DPI); - schede di sicurezza (aggiornate e conformi alla normativa CLP): devono contenere informazioni per adottare atteggiamenti idonei alla tutela della salute; - monitoraggio biologico sui lavoratori esposti; - individuazione soggetti ipersuscettibili. In merito al monitoraggio biologico occorre avere presenti alcune indicazioni: - strumento storicamente rilevante per l’attività del MC; - obbligatorio per i lavoratori esposti ad agenti per i quali
è fissato un Valore Limite Biologico; - i risultati devono essere allegati in forma anonima al documento di valutazione dei rischi; - strumento per stimare l’esposizione a sostanze pericolose; - misura della concentrazione di un indicatore chimico in un campione biologico delle persone esposte; - rispetto al monitoraggio ambientale fornisce risultati più significativi circa la esposizione totale dei lavoratori.•
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fiscale
Francesco Domaschio
Dottore Commercialista
PDCA: Plan–Do–Check–Act
N
La pianificazione
ell’articolo precedente abbiamo presentato il modello PDCA – Plan, Do, Check, Act (pianifica, esegui, verifica, agisci) come un metodo, una modalità per assumere decisioni e governare i processi aziendali di ogni livello: processi direttivi (definizione della politica aziendale e dei suoi obiettivi), ausiliari (gestione amministrativa, gestione delle risorse, …) e produttivi (vendite, progettazione e sviluppo, approvvigionamento, produzione, consegne e assistenza). Nel medesimo articolo abbiamo sottolineato la singolarità di questo modello: rappresenta quanto avviene nella realtà, non determina decisioni valide in assoluto, ma attraverso la pianificazione delle decisioni e azioni, la loro messa in atto, la verifica sistematica dei risultati raggiunti e l’eventuale azione correttiva, cioè attraverso aggiustamenti successivi, guida la gestione verso un risultato ottimale ed efficace. Esploriamo ora la pianificazione (plan), cioè la prima fase identificata da questo modello, applicandola ad alcuni processi aziendali, per capirne la valenza operativa. Innanzi tutto un’importante precisazione: pianificare non è programmare! O meglio, il piano non coincide con il programma; infatti nel programma l’elemento fondamentale è la sequenza temporale delle azioni, cioè quando, mentre nel piano vi sono ulteriori elementi: non solo quando ma soprattutto cosa fare, chi deve fare, come bisogna fare, cioè quali mezzi o risorse impiegare, e infine perché si deve fare, cioè i risultati da raggiungere. Pianificare significa dunque predefinire tutte le coordinate essenziali per conseguire un obiettivo desiderato. Naturalmente questa impostazione va declinata adeguatamente in funzione dello specifico obiettivo che si pone come traguardo: una cosa è impostare la complessa strategia aziendale per i prossimi tre o cinque anni, altra è strutturare il servizio di assistenza post-vendita ai clienti, altra ancora è attivare il servizio interno di manutenzione degli impianti, e così via. Cerchiamo allora di scoprire come la pianificazione si applichi ai principali processi aziendali, distinguendo tra processi direttivi, processi ausiliari o di supporto e processi primari o produttivi. I processi direttivi definiscono le principali scelte aziendali,
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quelle che fondano, attivano e modificano l’intero assetto dell’azienda: la struttura societaria, la politica e gli obiettivi aziendali, i mercati sui quali vuole operare e competere, l’assetto organizzativo interno, … in sintesi la strategia aziendale. La pianificazione strategica è una sorta di macropianificazione perché ha il difficile compito di delineare la complessa struttura dell’azienda nella sua totalità, considerando l’ambiente in cui essa opera, cioè l’insieme di condizioni e fenomeni esterni che ne influenzano lo sviluppo. Concretamente un’efficace pianificazione strategica dovrebbe definire questi punti fondamentali: 1. l’orientamento strategico di fondo dell’impresa, ovvero le idee-guida, i valori e gli atteggiamenti che definiscono l’identità reale, o desiderata, dell’azienda; si tratta di rispondere a semplici domande, del tipo: cosa vuole fare l’azienda, in termini di settori e mercati in cui operare, prodotti da offrire, …; perché lo vuole fare, ovvero quali obiettivi e traguardi si pone; come lo vuole fare, con quale struttura e filosofia gestionale; quando lo vuole fare, cioè con quale orizzonte temporale. L’orientamento strategico di fondo esiste in ogni azienda, ma di solito è implicito, non formalizzato né documentato. 2. gli indirizzi strategici che rendono concreto l’orientamento di fondo: l’assetto istituzionale (la proprietà, la forma societaria e i suoi organi, …), l’assetto patrimoniale (localizzazione, infrastrutture, know-how, …), l’assetto organizzativo e personale (organigramma, autorità, responsabilità, deleghe, competenze delle risorse umane, …) e il sistema di prodotto (il mix di prodotti e condizioni commerciali che rappresentano l’offerta aziendale). L’importanza di questa pianificazione consiste nel fatto che essa determina la formula competitiva della nostra azienda, con importanti ripercussioni a livello gestionale e reddituale. Ad esempio, l’indirizzo strategico relativo al sistema di prodotto influisce fortemente sulla redditività aziendale e sul vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti: progettare e realizzare prodotti più o meno ricchi di caratteristiche, funzioni e prestazioni desiderate dai clienti, da un lato comporta costi fissi e variabili
più o meno elevati (impatto sul lato dei costi), dall’altro determina una maggiore o minore attrattività dell’offerta aziendale rispetto ai concorrenti, e perciò prospettive di prezzi e volumi di vendita inferiori o superiori (impatto sul lato dei ricavi); inoltre è su questo punto che i clienti pesano la scelta tra i prodotti dell’azienda e quelli dei concorrenti. Analogamente, l’indirizzo strategico relativo all’assetto patrimoniale, organizzativo e personale determina le competenze distintive dall’azienda rispetto ai concorrenti, competenze tali da far emergere una maggiore capacità di rispondere alle richieste del mercato. Allo stesso modo le scelte del settore e mercato su cui operare individuano automaticamente i segmenti di clienti da servire, cioè le aspettative ineludibili che si desiderano soddisfare con la propria offerta, esigenze così importanti da meritarsi il ruolo di fattori critici di successo sul mercato. Vediamo ora la pianificazione con riferimento a processi più operativi, i processi primari e quelli ausiliari. Ad esempio, la produzione (processo
primario) come può essere pianificata? Si tratta ancora una volta di individuare gli input, le attività svolte, i mezzi utilizzati, l’output desiderato, i vincoli cui è sottoposta e di porci le domande che già conosciamo: cosa, chi, quando, come, perché. Nella sostanza possiamo individuare tra gli input le materie prime, i materiali sussidiari o di consumo, i componenti e i semilavorati impiegati per realizzare i prodotti, che sono l’output desiderato; le attività svolte sono la sequenza di operazioni di lavorazione necessarie per passare dagli input ai prodotti finiti: es. prelievo materiali, taglio, piegatura, calandratura, primo controllo, saldatura, trattamento termico, secondo controllo, assemblaggio componenti, verniciatura, … controllo finale, imballaggio e spedizione. È soprattutto su questo punto che giocano un ruolo fondamentale le domande di cui sopra: chi compie queste operazioni? Chi ha l’autorità per prendere le decisioni? Qual è la sequenza più efficiente? Quali parametri di processo occorre impostare (e monitorare!) per garantire prodotti del livello qualitativo de-
siderato (è questo il come)? Quando fare i monitoraggi e i controlli e dove registrarne l’esito positivo o negativo? Cosa fare se i monitoraggi evidenziano difettosità, chi interviene e come, etc? Il tutto può forse sembrare un po’ pesante, ma non esiste altro modo di forzare i processi a raggiungere il risultato atteso (il nostro perché) che predefinire in modo esatto come i medesimi si devono svolgere, per poterli governare e intervenire efficacemente in caso di situazioni fuori controllo. Le medesime considerazioni si potrebbero ripetere per un processo ausiliario (es. la manutenzione degli impianti): gli ingredienti sono analoghi. Questa analisi preliminare delle componenti del processo può essere sintetizzata in una procedura, in una check-list o in documenti operativi analoghi. Questo il passaggio chiave: è proprio la pianificazione che ci permette di mettere in atto il processo (do), di verificarne il funzionamento (check) e di agire per correggerlo (act) se il risultato non è conforme agli obiettivi. Vedremo nel prossimo articolo come questo porti a risultati ottimali.•
legale
Il Concordato preventivo alla luce delle novità introdotte dall’art.33 del D.L.83/12 Concordato con continuità aziendale
I
l 26 giugno 2012 è entrato in vigore il Decreto Legislativo n. 83/2012, detto anche Decreto Sviluppo, che si poneva, tra le altre cose, l’obiettivo di introdurre nel nostro ordinamento un pacchetto di strumenti di stimolo e crescita per l’economia. Fra le diverse innovazioni previste da tale decreto, ricopre un ruolo di primo piano l’art.33 che cambia radicalmente la fisionomia del concordato preventivo. Come noto, il concordato preventivo è una procedura concorsuale attraverso la quale l’imprenditore in crisi economica ricerca un accordo con i suoi creditori per evitare la dichiarazione di fallimento o comunque per cercare di uscire dalla crisi in cui versa l’impresa. In sostanza, l’imprenditore che versa in uno stato di crisi può proporre un accordo ai suoi creditori che possono prevedere alternativamente o la ristrutturazione dei debiti e la soddisfazione dei crediti in qualsiasi forma, oppure l’attribuzione delle attività delle imprese interessate dalla proposta di concordato ad un assuntore, oppure la suddivisione dei creditori in classi secondo posizione giuridica ed interessi economici omogenei, oppure, soluzione maggiormente utilizzata, il trattamento differenziato tra creditori appartenenti a classi diverse. L’istanza per il concordato preventivo deve essere presentata al Tribunale del luogo in cui l’impresa ha la sede principale e deve essere corredata dai documenti necessari per la corretta valutazione dei presupposti per la concessione di tale strumento.
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La richiesta di concordato preventivo è sottoposta ad un giudizio di ammissione da parte del Tribunale Fallimentare e alla votazione dell’adunanza dei creditori con la necessità di raggiungere la maggioranza dei crediti ammessi al voto. Il concordato, così raggiunto, andrà poi omologato ed eseguito. Con l’entrata in vigore del Decreto di cui sopra e delle nuove disposizioni relative al concordato preventivo, vi sono stati notevoli e radicali cambiamenti nelle procedure, tutte volte a proteggere l’impresa nella fase delle trattative e di accesso alla procedura da azioni aggressive dei creditori, rafforzando la possibilità di mantenere il valore dell’impresa anche nell’interesse dei creditori, consenten-
do, altresì, di rimodellare l’azienda in concordato attraverso lo scioglimento di contratti divenuti non più funzionali ai fini aziendali. Innanzitutto è da sottolineare come novità assoluta l’introduzione della possibilità di depositare il ricorso per l’ammissione alla procedura di concordato “con riserva”, riservandosi cioè di presentare la proposta, il piano di concordato e la documentazione richiesta entro un termine fissato dal giudice compreso fra “60 e 120 giorni” prorogabile per altri 60 giorni. In tal modo, la norma consente al debitore di beneficiare degli effetti “protettivi” connessi al semplice deposito del ricorso e di evitare che i tempi tecnici necessari alla predisposizione della proposta
e del piano di concordato possano ulteriormente aggravare lo stato di crisi dell’impresa. Considerato che dalla data di pubblicazione nel Registro delle Imprese dell’intervenuto deposito del ricorso di cui sopra , opera per i creditori il divieto di inizio e prosecuzione di azioni esecutive o cautelari, nonché il divieto di acquisire titoli di prelazione, la norma in questione consente di ottenere, con formalità veramente minime, un vero e proprio “ombrello” contro le iniziative dei creditori, dando così modo all’imprenditore, nonostante le pressioni creditorie, di poter disporre di tempi notevoli per calibrare adeguatamente la proposta concordataria e la predisposizione dei piani di rientro, ovvero addirittura cambiare indirizzo e, con la disponibilità dei creditori, proporre un accordo di ristrutturazione del debito in seguito omologabile. Addirittura, le ipoteche giudiziali iscritte nei 90 giorni che precedono la data della pubblica-
zione del ricorso nel Registro delle Imprese, sono inefficaci rispetto ai crediti anteriori al concordato. Un’altra novità di portata quasi “rivoluzionaria” riguarda la possibilità che il debitore possa chiedere l’autorizzazione al Tribunale “a sciogliersi dai contratti in corso di esecuzione alla data di presentazione del ricorso”. Se l’autorizzazione viene concessa, il contraente dell’imprenditore in concordato ha diritto ad un indennizzo equivalente al risarcimento del danno per inadempimento, ma tale pretesa è soddisfatta come “credito anteriore al concordato” e quindi sarà soggetta alla cosiddetta falcidia concordataria al pari di tutti gli altri crediti non privilegiati. Un’ulteriore innovazione del Decreto Sviluppo riguarda poi la cosiddetta “finanza ponte”, in considerazione della forte resistenza da parte delle banche all’erogazione di finanziamenti volti a sopportare il bisogno delle aziende nelle more del procedimento
di omologazione di un concordato preventivo, il Decreto Sviluppo, all’art.182 consente all’imprenditore/debitore di richiedere al Tribunale l’autorizzazione a contrarre finanziamenti prededucibili, eventualmente anche garantiti da pegno o ipoteca. Viene inoltre sancita la sospensione. per il periodo intercorrente tra il deposito della domanda di accesso al concordato e la data del relativo provvedimento di omologazione, degli obblighi previsti dal Codice Civile inerenti la ricostituzione del capitale sociale integralmente o parzialmente perso, venendo così meno il rischio per gli amministratori di essere ritenuti responsabili per omissione di convocazione dell’assemblea dei soci per il ripianamento delle perdite. La portata di queste innovazioni è facilmente percepibile; resta da chiedersi come poter tutelare adeguatamente anche chi vanta una posizione creditoria e non solo l’impresa debitrice.•
previdenza
L’AMMORTIZZATORE UNICO PER LA PERDITA DEL LAVORO
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ra le molteplici innovazioni che sono state introdotte dalla nota legge Fornero di riforma del mercato del lavoro va tenuta presente l’introduzione della cosiddetta “ASpI”, (all’art. 2, Legge 92/2012) acronimo di Assicurazione Sociale per l’Impiego, sostanzialmente trattasi della nuova indennità di disoccupazione, riguardante gli eventi di disoccupazione che si verificano a partire dal 01.01.2013, che garantisce una qualche forma di reddito a chi perde involontariamente il proprio posto di lavoro. A partire da gennaio 2017 andrà a sostituire anche l’indennità di mobilità. È stata istituita anche la cosiddetta Minimi ASpI che va a sostituire la precedente indennità di disoccupazione con requisiti ridotti. Come si diceva l’ASpI è erogata ai lavoratori dipendenti privati, apprendisti e soci di cooperative che si trovino in stato di disoccupazione involontariamente ossia che non abbiano rassegnato volontariamente le dimissioni o che il rapporto non si sia risolto consensualmente. Continua a far eccezione, ovviamente, alle dimissioni volontarie la risoluzione del rapporto di lavoro da parte del lavoratore per giusta causa, per esempio il mancato pagamento delle retribuzioni o la modifica in peius delle mansioni, l’aver subito molestie sessuali, ecc. Alla risoluzione consensuale del rapporto fanno eccezione quelle risoluzioni concordate per un trasferimento ad altra sede della stessa azienda distante più di 50 Km dalla residenza del lavoratore e le risoluzioni sottoscritte alla Direzione Territoriale del Lavoro secondo il disposto del novellato art. 7 della Legge 604/66 (modificato dal comma 40 dell’art. 1 della stessa Riforma Fornero), che come noto, ha introdotto l’obbligo per i datori di lavoro in tutela reale (con più di 15 dipendenti, me-
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diamente calcolati negli ultimi 6 mesi) qualora volessero licenziare un dipendente per giustificato motivo oggettivo, di inoltrare preventiva comunicazione alla Direzione del Lavoro, manifestando appunto la propria volontà di risolvere il rapporto di lavoro con il proprio dipendente. Soprassedendo rispetto ai requisiti che i disoccupati di cui sopra devono avere per poter godere dell’ASpI, che brevemente possiamo riassumere nel poter far valere almeno due anni di assicurazione e nell’arco di questo biennio devono poter far valere almeno un anno di retribuzione, risulta più interessante capire come questa ex indennità di disoccupazione attuale ASpI viene finanziata. Al finanziamento delle assicurazioni ASpI e mini ASpI concorrono un contributo ordinario, un contributo addizionale e un contributo di licenziamento. Per quanto riguarda il contributo ordinario di cui all’art. 2, commi 25, 26 e 27 e 36 della Legge 92/2012 – Legge Fornero – che richiama il contributo integrativo per l’assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria (DS) pari all’1,61% della retribuzione imponibile. È importante precisare che in considerazione del fatto che da gennaio 2013 anche gli apprendisti sono destinatari dell’assicurazione ASpI qualora si trovassero nella situazione di disoccupazione involontaria sopra descritta, i contributi a carico del datore di lavoro previsti per gli apprendisti a partire da quest’anno sono incrementati dell’1,61%. Detto contributo è applicabile anche agli apprendisti assunti da aziende che occupano fino a 9 addetti (vedi circolare Inps n. 128 del 02.11.2012, punto 2.2 e punto 8). Per quanto riguarda il contributo addizionale precisiamo che si tratta di un 1,40% dovuto dai datori di lavoro che assumono dipendenti a tempo determinato, con precisazione da
parte dell’Inps che detto contributo (1,40%) è dovuto per tutti i rapporti di lavoro a tempo determinato in essere dal 01.01.2013, tranne per i contratti per la sostituzione di lavoro assenti con diritto alla conservazione del posto, i contratti per lavoratori assunti a termine per lo svolgimento di attività stagionali specificate nel DPR 1525/1963, oltre che dalle ipotesi di attività stagionali ammesse dai CCNL stipulati entro il 31.12.2011. Il contributo addizionale sarà restituito ai datori di lavoro in caso di stabilizzazione, ovvero in caso di trasformazione del contratto a tempo indeterminato o nel caso di riassunzione a tempo indeterminato entro 6 mesi dalla cessazione del contratto a termine. La restituzione è limitata, però, a 6 mensilità. E dulcis in fundo, a partire dal 01.01.2013 è stato introdotto il contributo di licenziamento (!) secondo il quale i datori di lavoro
che intendono licenziare lavoratori a tempo indeterminato dovranno versare per ogni anno di anzianità di servizio fino ad un massimo di 3 anni, una somma pari al 50% del trattamento mensile dell’ASpI, che per il 2013 è fissato a € 931,28, se la retribuzione mensile del lavoratore è inferiore a € 1.180,00, diversamente è fissato a € 1.119,32. Quest’ultimo contributo non è dovuto per il periodo 2013-2015 in caso di licenziamenti effettuati in conseguenza di cambi di appalto, ai quali siano succedute assunzioni presso altri datori di lavoro, in attuazione di clausole previste dai CCNL o in caso di licenziamenti nel settore edile per completamento delle attività e chiusura cantieri. Non è altresì dovuto, quantomeno fino al 31.12.2016, dai datori di lavoro che sono tenuti al versamento del contributo d’ingresso nell’ambito delle procedure di mobilità di cui alla L.
223/91 (licenziamenti collettivi). Non è nemmeno dovuto in caso di interruzione di rapporti di lavoro domestici. Allo stato attuale, però, non sono ancora state fornite dall’Inps indicazioni precise in merito alle modalità di versamento. Per quanto riguarda la quantificazione di detto contributo, possiamo tranquillamente dire che il calcolo non è agevole, perché occorre prima procedere alla determinazione dell’indennità Asp e poi a questa applicare il 50% da versare per ogni 12 mesi negli ultimi tre anni perciò se il rapporto è durato tre anni occorre moltiplicare per tre. Iniziamo con il precisare che l’Aspi va calcolata sulla retribuzione globale lorda percepita dal lavoratore nel biennio precedente lo stato di disoccupazione, divisa per le settimane di contribuzione sempre nel biennio ovvero 104 e poi moltiplicata per 4,33, al fine di ottenere la retribuzione media mensile.•
territorio
COMPIE 25 ANNI
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a compiuto 25 anni la lavanderia industriale Quadrifoglio, nata a Povegliano Veronese nel 1987 dalla diversificazione di una precedente attività produttiva. Un traguardo importante, segnato da un altrettanto rilevante passaggio, un cambio nella direzione aziendale (2012) affidata a Sonia Corghi, figlia del fondatore Giovanni, che ha pensato di imprimere un nuovo corso all’attività, applicando una diversa strategia. Un bilancio di tutto rispetto per questa azienda la cui attività spazia dalla “linea bianco”, dedicata alla detergenza della biancheria di ristoranti, alberghi e comunità, alla “linea blu”, per il trattamento e il finissaggio di capi confezionati, fino alla “linea stiro” e alla “linea del tinto in capo” il tutto con l’utilizzo di prodotti eco-compatibili nel rispetto della sua identità ecologista per garantire la salubrità ambientale esterna e interna. Sonia ha voluto festeggiare in grande, assieme ai collaboratori, la prestigiosa ricorrenza del quarto di secolo e ha inteso presentare a tutti – clienti storici, consulenti e fornitori – il suo progetto. “Ho tanta voglia di…”, il mood con il quale Quadrifoglio ha deciso di rimettersi in gioco, che è stato anche il titolo dell’evento organizzato lo scorso 15 febbraio all’Hotel Antares di Villafranca. «Il mio percorso lavorativo in azienda è cominciato nel 2000 e dalla fine dello scorso anno ho l’incarico di amministratore.
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Cambiare e migliorare un’azienda è possibile – ha sottolineato Sonia –, ma per farlo dobbiamo accendere il motore dell’emozione in ognuno di noi, dobbiamo rompere con i vecchi schemi per ritrovare l’essere, la condivisione e dare il giusto valore al merito. Abbiamo effettuato una minuziosa analisi aziendale, evidenziando i punti di forza e le aree di miglioramento: ora sappiamo qual è la strada da seguire per il futuro e vogliamo condividere con tutti il nostro percorso». Ilaria Corghi, procuratrice speciale, si è soffermata poi sugli obiettivi prefissati per il 2013, sempre in linea con i valori che caratterizzano l’azienda: integrità morale ed economica, trasparenza, coerenza, responsabilità condivisa, innovazione, attenzione per l’ambiente, impegno sociale. Speciale attenzione riservata ai dipendenti: «Rafforzare lo spirito di squadra – dice Sonia – è una delle principali iniziative strategiche di quest’anno. Abbiamo promosso una gara incentive per premiare il merito, la motivazione, la sana competizione dei nostri collaboratori». Riflettori puntati infine sul marchio aziendale. “Verde natura” e “Azzurro cielo” sono i colori che contraddistinguono Quadrifoglio con un cuore che batte per l’ambiente. L’evento si è arricchito con l’intervento di un ospite speciale: il maestro d’arte Luigi Scapini che per la ricorrenza ha realizzato in esclusiva un’opera ispirata proprio al nuovo marchio.•
il punto
Anche i magistrati hanno qualche magagna
N
on sono convinto che i magistrati siano tutti dei lazzaroni, come qualcuno vorrebbe farci credere. I luoghi comuni si sviluppano sempre quando di mezzo ci sono lotte di potere e il potere, si sa, si fa spesso largo con la mannaia. Sono invece convinto che anche tra loro, come in tutte le categorie, ci sia una piccola percentuale che non è mai andata in pellegrinaggio al santuario della Madonna dell’equilibrio. O se c’è andata ha trovato chiuso, non ottenendo la grazia cercata. Succede del resto anche tra i genitori, gli insegnanti, i preti, gli alpini… Quindi a ciascuno il suo. Certamente se dovessimo andare dentro i tribunali a scoprire quali sono le magagne del settore, scopriremmo che esse sono di varia tipologia. La più evidente è quella della politicizzazione di alcune toghe. Le recenti elezioni ce ne hanno dato uno spaccato quanto mai eloquente, facendo intervenire autorevoli esponenti della magistratura stessa. Ha precisato Giovanni Maria Flick «Sulla candidatura in politica dei magistrati concordo con il presidente della Cassazione, Ernesto Lupo, sul dovere di limitare e regolamentare la partecipazione di giudici e pubblici ministeri. E
aggiungo che per una volta sono d’accordo anche con Beppe Grillo: nessuna candidatura fino a tre anni dall’uscita dalla magistratura». Com’è possibile che un magistrato entri in Parlamento, con tutte le
elettorale negativo? Non occorre essere dei geni per capire quale corto circuito venga a instaurarsi nell’esercizio di una giustizia che si interseca senza soluzione di continuità con la politica. Piero Calamandrei, uno dei pa-
prerogative e libertà che il ruolo gli consente, portandosi appresso il bagaglio di dati investigativi di cui è venuto a conoscenza e come è possibile che uno possa essere reintegrato immediatamente al proprio posto, in caso di esito
dri del diritto italiano, diceva che «quando per la porta della magistratura entra la politica, la giustizia esce dalla finestra». Il procuratore generale presso la Corte d’Appello di Roma, Luigi Ciampoli, parlando del lavoro del ma-
Economia Veronese - marzo 2013
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gistrato, ha sottolineato che quest’ultimo deve essere in grado di sfuggire «all’innamoramento delle decisioni intraprese, sentendosi investito di missioni improprie ed esorbitanti, attraverso un’eccessiva esposizione mediatica che cerca quel consenso che non si riesce altrimenti a ottenere». Non sarebbe mai tardi se tra le priorità di chi prenderà in mano la guida del Paese fosse messo in agenda anche questo problema. Una seconda anomalia della magistratura riguarda la diffusa tendenza a interpretare la legge, secondo canoni che definire liberi rappresenta un eufemismo. Fece scalpore, a suo tempo, quel magistrato di Perugia che autorizzò una fecondazione eterologa tirando in ballo il diritto amministrativo. Cosa c’entrasse una gravidanza con un ordinamento condominiale, Dio solo lo sa. Clamoroso rimane il caso di Eluana Englaro. La legge, in Italia, non consente l’eutanasia. Eppure è stato dai tribunali che è venuto il placet per fare quello che è stato fatto. C’è una legge 40 che vieta la fecondazione eterologa, ma un magistrato di Cagliari l’ha brillantemente raggirata concedendo l’autorizzazione… Sono solo alcuni esempi, per ricordare come la discrezionalità appaia in non pochi casi come un vero e proprio arbitrio legislativo. Vorrei chiudere, infine questa carrellata, ricordando che tra le magagne, anche
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nella magistratura qualche volta fa capolino il ridicolo. È accaduto recentemente a Reggio Emilia. Un transessuale brasiliano aveva sposato – per ragioni di opportunità ovviamente – una signora del luogo. Una volta sistemate le carte, aveva provveduto anche al resto, trasformandosi in affascinante e procace donzella. Per lo Stato italiano la cosa veniva a invalidare il diritto al permesso di soggiorno per ragioni familiari, vuoi perché non è riconosciuto il matrimonio omosessuale, vuoi perché alla nuova fanciulla non interessava per niente la precedente compagna. Interessante la motivazione con cui il giudice le ha concesso tutti i diritti sostenendo che esiste «la non infrequente ipotesi di soggetti che, pur identificandosi al genere opposto, mantengono orientamento sessuale al genere opposto». Non siamo al top della chiarezza, ma lo possiamo tradurre: si può anche cambiare genere sessuale, ma chi può impedire di continuare a fare sesso? Postilla del giudice:
«non continuiamo a indagare cosa fanno dentro casa, perché questo è poco compatibile con la tutela che l’articolo 29 della Costituzione assicura ai coniugi nel matrimonio». Non ci consola, ma per sorridere ci basta.• Tse Tse