Economia Veronese Maggio 2011

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ECONOMIA VERONESE bimestrale n.2 - Anno 11 - maggio 2011 - Editore Apiservizi S.r.l. - Verona, via Albere 21/C - Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% CNS VR - D.L. 353/2003 (conv. in L. - 27/02/2004 n 46) art., comma 1 DCB VERONA - 2,58 Euro

profili

Kelvin ILGA Special Marmi Twin System De Fanti Volpe & Moschin

personaggio

Paolo Biasi


Briefing • Milano

La nostra energia fa miracoli. Gritti Gas: il consulente energetico di fiducia.

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sommario

Anno 12 - Numero 2 Maggio 2011

DIRETTORE RESPONSABILE Cirillo Aldegheri

Rivista bimestrale promossa da

EDITORE APISERVIZI S.r.l. Via Albere, 21/C - 37138 Verona

ASSOCIAZIONE PICCOLE E MEDIE IMPRESE

DELLA PROVINCIA DI VERONA

SEGRETERIA DI REDAZIONE Tosca Lucchini Cinzia Trussardi

editoriale

REDAZIONE c/o APINDUSTRIA Verona Via Albere, 21 - 37138 Verona Tel. 045 8102001 Fax 045 8101988 economiaveronese@apiverona.net

Registrazione Tribunale di Verona n. 1234 del 22 marzo 2000

GRAFICA E STAMPA Lite srl - Verona - www.lite.it

D.L. 353/2003 (con. in L. 27/02/2004 n°46 art. 1, comma 1, DCB Verona

FOTOGRAFIE Ennevi - Archivio Apindustria

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profili

6 10 14 18 22

Kelvin ILGA Special Marmi Twin System De Fanti

impresa Donna Barbara Volpe

Volpe & Moschin

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personaggio Paolo Biasi

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Premio Mainardi Sistemi Gestione rifiuti aziendali Accordo sulla detassazione

Apigiovani Che Energia!!!

Pubblicità raccolta in proprio

terza pagina L’Accademia Filarmonica e il suo Teatro

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Apivenetofidi

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ambiente e salute Donne salute e lavoro

fiscale

La cedolare secca sugli affitti

34 38 42 45 48

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energia Opportunità offerte dalla crisi economica

attualità Riconosciamoci Le imprese si incontrano

Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale

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previdenza Reciprocità di diritti e doveri

il punto Il male oscuro dei giovani

62

65

inserzionisti

Gritti Gas Banca Popolare Martini Dellas Idromec Samo Santo Passaia

Cattolica Assicurazioni Unicredit Unimatica Albrigi Tecnologie Promobit Mediolanum

Consorzio ZAI Mondoesa Gruppo Argenta Viani Assicurazioni Multiutility Studio Impresa

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editoriale

Arturo Alberti

V

orrei cogliere l’occasione di questo nostro appuntamento periodico per mettere a fuoco un tema di cui in questi giorni si parla molto: le reti di imprese e in particolare il nuovo strumento a disposizione delle imprese chiamato il “Contratto di rete”. Il tema ci deve interessare sia perché come Associazione siamo molto attenti ai fenomeni “associativi” in genere e quindi siamo sempre spinti a capire e a cogliere dall’esperienza concreta delle imprese i valori, le opportunità e le difficoltà che si incontrano nel lavorare insieme sia perché ad una attenta lettura della situazione economica attuale ritengo che ci troviamo di fronte ad un serissimo problema di dimensione delle nostre imprese. La ripresa economica è registrata dagli strumenti statistici che ci dicono che è reale anche se molto debole. Le analisi ci dicono anche che solo le imprese che in questi mesi hanno sviluppato i mercati internazionali si sono accorte dei miglioramenti in atto. E tutte le altre? Il mercato interno è fermo e anche per i prossimi due/tre anni non ci possiamo aspettare grandi ritorni al passato. Le imprese più strutturate sembrano meglio attrezzate a sviluppare e/o presidiare l’innovazione dei prodotti/servizi e i mercati internazionali. Come superare il tema delle dimensioni limitate delle nostre imprese senza cadere nella solita e facile retorica di chi già ci condanna a morte certa dichiarando che il piccolo imprenditore italiano si lascia morire pur di restare padrone in casa sua? Come conciliare il riconosciuto bisogno di crescere con le oggettive difficoltà che si possono incontrare nei processi di fusione societarie? Molte PMI potranno affrontare la sfida del

mercato interno ed estero solo se sapranno sviluppare una rinnovata capacità di collaborazione. Lavorare in rete è forse la modalità che meglio si addice alla struttura imprenditoriale del nord-est ma anche di tutto il nostro Paese: i protagonisti di una rete, infatti, lavorano insieme mantenendo una assoluta autonomia giuridica. La necessità di superare l’annoso tema dei limiti dimensionali delle nostre imprese può trovare nella rete uno strumento agile, elastico e utile in quanto permette di abbassare la soglia delle difficoltà normalmente incontrate nei processi di aggregazione tra imprese. La rete ci può facilitare aiutandoci a percorrere strade fino ad oggi impensate: affrontare mercati lontani e complessi, offrirsi per forniture maggiori delle proprie capacità produttive, fare ricerca integrando tecnologie proprie con quelle di altre imprese, coinvolgere gli Istituti di Credito nello sviluppo dei loro progetti. Con il contratto di rete non nasce un soggetto autonomo ma si formalizza una collaborazione operativa tra più soggetti. Lo scopo è chiaro: sviluppare l’innovazione e la competitività delle nostre imprese. È quello di cui abbiamo assoluto bisogno. Per facilitare l’adozione di questo strumento è stata recentemente approvata una significativa agevolazione fiscale anche se, per esperienza, tutti noi sappiamo che la collaborazione reale tra imprese ha bisogno di ben altro! È necessario sperimentare una convenienza reale ma soprattutto servono uomini che non abbiano paura di abbandonare l’atteggiamento individualista che, in particolare nei momenti di crisi, sembra essere l’unica ed estrema nostra difesa. Non saranno solo le reti e la collaborazione tra noi ad assicurarci il futuro ma senza dubbio potranno darci un bel aiuto!

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KELVIN CLIMAT I

numeri di Kelvin S.r.l., azienda specializzata nella progettazione e produzione di sistemi per la climatizzazione di quadri elettrici industriali, di refrigeratori e termoregolatori di fluidi e di condizionatori per applicazioni industriali e civili, parlano da soli: ben 150 i dipendenti, tutti altamente qualificati, 31 i milioni di euro del fatturato (è questa la previsione per l’anno 2011), per i due terzi realizzato all’estero. Nel moderno stabilimento di Valeggio sul Mincio, sede in cui Kelvin si trova dal 2003, l’efficienza va “a braccetto” con la razionalità: tali requisiti contraddistinguono non

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soltanto l’ambiente, ma sono i capisaldi della filosofia imprenditoriale di Kelvin, da sempre rivolta alla continua ricerca dell’eccellenza e impegnata nel perseguire con costanza l’innovazione di processi e prodotti. La storia di Kelvin ha inizio negli anni Ottanta a Verona. Il suo geniale fondatore, Giovanni Bardini, diede vita al primo laboratorio in pieno centro, a pochi passi da Castelvecchio, con due soci, Belloni e Simonato (nel 1988, il primo, e nel 1989, il secondo, cedettero le loro quote a Thermac che, poi le vendette, nel 1993, a Pace

e a Poggio). Nel 1985 fu fondato lo stabilimento di Peschiera del Garda; l’attività, con l’ampliamento del volume d’affari, fu poi trasferita, nel 1989, a Ponti sul Mincio e, infine, a Valeggio. E Kelvin ha saputo diventare primaria protagonista del cammino di internazionalizzazione che caratterizza da sempre la PMI italiana. Dal 2000, infatti, questa importante realtà del settore metalmeccanico è parte integrante, per mezzo della Rittal GmbH di Herbon (Germania) che ne ha acquisito il controllo, di un gruppo mondiale, il Friedhelm Loh Group, attivo nei settori aeronautico, energetico, si-


KELVIN

profili

IZZA IL MONDO

derurgico, metalmeccanico, ferroviario, dell’information technology, della lavorazione dell’acciaio. Con l’acquisizione dell’azienda veronese, con la quale avevano, anche se saltuariamente, avuto pregresse collaborazioni, il Gruppo Friedhelm Loh ha potuto completare, con il contenimento dei costi commerciali, la gamma della loro offerta, ora quanto mai ampia e articolata, dotando i loro prodotti, gli armadi dei quadri elettrici, di un sistema di refrigerazione indispensabile per eliminare dannosi sbalzi di temperatura esterna. Kelvin, grazie all’eccellenza e all’affidabilità dei propri impianti (oltre a refrigeratori e condi-

zionatori vengono realizzati scambiatori di calore, apparecchi di ventilazione e accessori vari quali dissipatori di condensa...), caratterizzati da elevati standard qualitativi, ha saputo conquistare uno spazio di tutto rilievo nel comparto di riferimento, imponendosi sui competitors anche per l’attenzione che riserva alla committenza. I clienti sono infatti considerati alla stregua di veri e propri partners che determinano il successo dell’azienda stessa. Kelvin mette a loro disposizione il suo know-how, la sua competenza e la sua flessibilità per rispondere alle singole esigenze e sviluppare con gli acquirenti soluzioni che costituiscano Economia Veronese - maggio 2011

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reali vantaggi tecnici ed economici. È in grado di esaudire ogni richiesta, anche le più particolari, grazie alle competenza di un ufficio tecnico in cui operano 16 professionisti di collaudata esperienza: si tratta di un team di ingegneri e tecnici altamente qualificati che si avvalgono di strumenti di progettazione e sviluppo CAD-3D e CAE all’avanguardia, proponendo sempre le soluzioni più adatte alle necessità di condizionamento e refrigerazione in qualsiasi ambito industriale. Dall’idea alla realizzazione, tutto viene seguito con estrema scrupolosità: i prodotti, che già in fase di sviluppo vengono sottoposti a severi test di laboratorio, devono poi superare il vaglio del collaudo finale, funzionale e di sicurezza, attuato con l’ausilio di moderne celle di collaudo computerizzate. Importanti le certificazioni di qualità di cui la ditta si può fregiare: DIN EN ISO 9001:2008 (dall’ente ispettivo SQS GmbH che fa parte del circuito internazionale IQNet); TUV, fondamentale per commercializzare i propri prodotti sul mercato tedesco; UL (international standard) per quello americano e asiatico.

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Dal gennaio 2011 Kelvin realizza la totalità del proprio fatturato su ordinativi della Rittal Italia (Milano) e della Rittal GmbH, cui farà capo la strategia commerciale sia sul mercato interno che su quello internazionale. Il Gruppo Friedhelm Loh, come sottolinea in occasione del nostro incontro il vice presidente della Kelvin Holger Michalka, è una realtà estremamente dinamica: Michalka svela di aver mutuato, adattandolo alle proprie esigenze e alla specificità del settore in cui opera, il sistema di lavoro della Toyota, integrando al meglio, a livello operativo e commerciale, le diverse identità ed espressioni che lo compongono. Degli oltre 10 mila dipendenti, 8.500 sono in capo alla Rittal che è il volano dell’intero sistema con i suoi 2000 brevetti industriali, i 10 stabilimenti di produzione, i 63 punti vendita strategicamente dislocati nei principali mercati mondiali, i 40 uffici di rappresentanza, che coprono aree di potenziale sviluppo del fatturato del gruppo. In tale contesto Kelvin, sin dall’inizio, si è ritagliata un ruolo di primo piano, forte anche dell’alto livello di specializzazione.

«Oggi – continua Michalka – con il contributo di Kelvin e con il potenziamento degli scambi intragruppo di alcune materie prime essenziali, il nostro Gruppo è in grado non solo di rispondere alle più varie richieste della clientela, ma anche di farlo in tempi estremamente contenuti».


KELVIN

profili

produzione di lamiere (400 tonnellate al giorno) era un traguardo inimmaginabile, anche solo una decina di anni fa per questa impresa, vicina a festeggiare il trentesimo compleanno (2015), che, nata come azienda artigianale-familiare, ha saputo giocare le sue carte migliori raggiungendo dimensioni internazionali. •

Il nostro interlocutore pone davvero con forza l’accento sul ruolo centrale che questa impresa veronese ha all’interno del Gruppo Friedhelm Loh, sottolineando altresì come nel futuro di Kelvin «non solo esiste spazio per il potenziamento, mediante nuove e mirate assunzioni, della struttura professionale e operativa, ma sono in progetto investimenti in innovazione e aggiornamento dei prodotti e le diverse strutture tecniche del Gruppo vengono già da ora stimolate a programmare piani di ricerca integrata e interfungibile». Va ricordato come Kelvin abbia sempre attribuito rilievo strategico alla cura dei propri collaboratori e costante attenzione alla loro crescita professionale: l’azienda ha mostrato di saper guardare con lungimiranza all’avvenire destinando risorse alla formazione con l’attuazione di corsi di aggiornamento nel campo tecnico, informatico e su temi vari di attualità aziendale e training manageriale. La presenza delle apparecchiature Kelvin sui maggiori mercati mondiali è ormai da tempo una certezza. A controprova del successo sta la vertiginosa ascesa del fatturato, quasi decuplicatosi in soli undici anni, passando dai 15 milioni di euro di fine anni ’90 (ovvero pochi mesi prima dell’acquisto da parte di Rittal GmbH) alle attuali previsioni di superare la soglia dei 31 milioni di euro. L’essere diventato membro di un Gruppo secondo al mondo, dopo l’industria automobilistica, nella lavorazione dell’acciaio e nella

KELVIN S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA

Via Degli Imprenditori, 15 37067 Valeggio sul Mincio (Verona) Tel. 045 6372711 Fax 045 6372702

RESPONSABILE CLIENTI Holger Michalka

RESPONSABILE QUALITÀ David Tortelli

PRODUZIONE

Impianti di condizionamento e refrigerazione per l’industria

ANNO DI FONDAZIONE

FATTURATO 2010 26 milioni di euro

SUPERFICIE AZIENDALE

1985

Totale: 16.000 mq Coperta: 9.000 mq

TITOLARI

RISORSE UMANE

Gruppo Friedhelm Loh

Addetti alla produzione: 105 Impiegati: 45

RESPONSABILE PRODUZIONE Luigi Magnani

RESPONSABILE AMMINISTRATIVO Markus Kloster

RESPONSABILE COMMERCIALE

E-MAIL

info@kelvinitaly.it

RITTAL S.p.A (Italia) Holger Michalka (Estero)

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U

na solida e lunga esperienza nella progettazione e nello stampaggio di articoli tecnici in gomma e guarnizioni. Ventisette dipendenti tutti portatori di elevata professionalità. Un fatturato che, nel 2010, si è attestato sui 3,8 milioni di euro, per il 50% realizzato all’estero (Austria, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Slovenia, Cipro, Tunisia, Egit-

e la capacità di scalare le vette dell’efficienza e della redditività, superando brillantemente lo scoglio della globalizzazione e divenendo una realtà vincente nel panorama dell’imprenditoria scaligera. La scelta di puntare sulla qualità è il segreto su cui il fondatore Silvio Ruzzenente, impostò, sin dalla creazione nel 1963, il percorso di questa impresa. L’azienda, oggi, è

all’evoluzione della domanda di mercato e ad una clientela sempre più esigente in termini di qualità e competenza. Di pari passo abbiamo adeguato e ,continuiamo a farlo, il parco macchine, investendo in attrezzature e impianti d’avanguardia che possiamo affermare siano stati realizzati “su misura” ai bisogni della nostra organizzazione produttiva e quindi, della

ILGA un’impresa

che sa guardare lontano

to, Cina), con una previsione di incremento a due cifre per il 2011. Questa, in sintesi, la fotografia della ditta ILGA (Industria Lavorazione Gomma e Affini) di Pizzoletta di Villafranca, azienda ormai prossima a festeggiare il traguardo dei suoi primi cinquant’anni. L’azienda ha avuto la determinazione

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guidata dalla seconda generazione e la terza sta già muovendo i primi passi all’interno della ditta, gestendone comparti di attività strategici. «Assieme a mio fratello Enzo – sottolinea l’amministratore delegato Alberto Ruzzenente, – abbiamo progressivamente adattato l’operatività di ILGA

committenza, che abbraccia primarie industrie operanti nei settori elettromeccanico, automobilistico, ferroviario, meccanico, idraulico, dell’illuminazione, dell’elettrodomestico e del riscaldamento». Un ampio ventaglio di clienti per il quale l’azienda veronese, da tempo certifica-


ILGA

ta ISO 9001-2000 dal Bureau Veritas, opera con efficienza nella realizzazione di guarnizioni, isolatori, membrane, passatubi, passacavi, soffietti, cappucci, manicotti, raccordi ammortizzatori, realizzati sia in gomma che in silicone. L’intera gamma di prodotti è disponibile su commissione.

ILGA opera su disegno fornito dal cliente; qualora il cliente lo desideri, può avvalersi del Servizio Tecnico interno in grado di progettare i manufatti richiesti. Il tutto è completato da un’ampia ed esaustiva documentazione tecnica, che include l’analisi dei materiali più idonei e lo studio di fattibilità dello stampo; l’azienda è in grado di realizzare, su richiesta del cliente, un’eventuale prototipizzazione. «Tale iter – chiarisce Alberto Ruzzenente – è una garanzia per quanti si rivolgono a noi. Nulla è lasciato al caso, qui in ILGA, e l’attenzione ai dettagli, da sempre il nostro segno distintivo, fa sì che l’intera struttura produttiva risulti un ingranaggio perfetto. Il magazzino materie prime, climatizzato per la miglior conservazione e

profili

stabilità dei polimeri trattati (NBR, HNBR, SBR, EPDM, VMQ, FKM, ACM tanto per citarne solo alcuni), è dotato di attrezzature idonee per il controllo sulle materie prime e per quello sui materiali in lavorazione; dal reparto produzione, con le sue 21 unità stampanti (13 verticali e 8 orizzontali), escono articoli per i quali è garantita la completa rintracciabilità delle mescole utilizzate. Il settore officina assicura il funzionamento costante degli impianti; nel reparto finitura operano tre macchine sbavatrici ad azoto liquido, complete di linea di vibrovaglio, per la cernita del prodotto finito; nell’area trattamenti post-vulcanizzazione avviene la stabilizzazione dei manufatti. Vi è poi la zona dove si effettuano l’assemblaggio e il confezionamento dei kit delle Economia Veronese - maggio 2011

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to e la formazione costante del personale. ILGA sembra avviata a prediligere poche unità in grado di garantire la copertura delle tradizionali aree di mercato senza tralasciare, come avvenuto per la Cina, le tante opportunità che si dischiudono a questa impresa di alto profilo tecnico e tecnologico e di garantita serietà operativa. •

ILGA S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA

guarnizioni completi dei relativi accessori; il magazzino spedizioni, infine, è preposto a occuparsi dell’invio, dopo definitiva verifica dei materiali». L’organizzazione imprenditoriale di ILGA ben compendia le spinte della modernità con il legame con la sua storia. L’assoluta intercambiabilità dei ruoli e delle funzioni all’interno dell’azienda, se da un lato è l’espressione di una filosofia d’impresa tradizionale, dall’altro costituisce un indubbio valore aggiunto che ne fa un partner affidabile per molte industrie di caratura mondiale. Proprio per affrontare la concorrenza, di recente i fratelli Ruzzenente hanno fatto un nuovo investimento acquistando una macchina ottica per il controllo dimensionale dei diversi componenti e dei particolari di ogni pezzo: tale procedura di verifica è attualmente applicabile all’80% dei volumi prodotti. La direzione dell’azienda si impegna a promuovere l’aggiornamen-

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Via Duca degli Abruzzi, 1 37069 Pizzoletta di Villafranca (Verona) Tel. 045 6336514 Fax 045 6336510

PRODUZIONE

RESPONSABILE LOGISTICA

Alberto Ruzzenente

RESPONSABILE QUALITÀ Nicola Begnoni

Progettazione e stampaggio di articoli tecnici in gomma e guarnizioni

FATTURATO 2010

ANNO DI FONDAZIONE 1963

Totale: 7.500 mq Coperta: 3.500 mq

TITOLARI

RISORSE UMANE

Alberto e Enzo Ruzzenente

RESPONSABILE PRODUZIONE E COMMERCIALE

3 milioni e 800 mila euro

SUPERFICIE AZIENDALE

Addetti alla produzione: 21 Impiegati: 4

Cristiano Ruzzenente

RESPONSABILE AMMINISTRATIVO E ACQUISTI Gilda Ruzzenente

RESPONSABILE CLIENTI Stefania Piccinini

SITO INTERNET / E-MAIL www.ilgagomma.com ilga@ilgagomma.com


Agency: Kinetix.it - photo: Lorenzo Borgianni

Progetto: Arbet Design

Composizione Milano

SAPORI Lo Stile Italiano in Cucina

www.martinimobili.it info: +39 045 7100784

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SPECIAL MARMI

50 anni di storia e passione per il granito

A

ccanto a quanti diventano imprenditori per scelta, o quasi per vocazione, accanto agli imprenditori “per tradizione”, che si dedicano a mandare avanti l’attività di famiglia, capita, talvolta, di imbattersi in vicende singolari che vedono protagonisti uomini ritrovatisi a essere imprenditori “per caso”. A quest’ultima categoria appartiene senz’altro Carlo Bombieri, fondatore nel 1962, con altri due soci, di Special Marmi, azienda leader nel settore lapideo con sede a Stallavena di Grezzana. I primi passi di Bombieri nel mondo dell’industria furono infatti motivati da una serie di coincidenze, da un concatenarsi di eventi: di professione autotrasportatore, scelse di investire capitali in un progetto concepito dagli amici-soci che, forti di un bagaglio di importanti esperienze lavorative intraprese nello specifico comparto, intendevano affrontare una nuova avventura imprenditoriale mettendosi in proprio. Il mercato del marmo era in fase di crescita e la comprovata competenza dei soci dava la garanzia di un investimento a basso rischio: Carlo Bombieri avrebbe continuato a fare il camionista e anche il figlio Giuliano, entro breve (era già in programma l’acquisto di un secondo tir), avrebbe dovuto seguirne le orme. Ma il destino aveva in serbo ben altro: uno dei due compagni decise di uscire dalla società

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per proseguire in maniera autonoma. Per la famiglia Bombieri si trattò di accettare una sfida. Giuliano, abbandonando definitivamente i sogni di espansione nel campo dei trasporti, scelse, affiancato dal secondo socio (ritiratosi nel 1972), di profondere tutte le sue energie nell’azienda di lavorazione e commercializzazione di prodotti in marmo creata dal padre. Fu presto affiancato dalla sorella Cristina e dalla moglie Elena: oggi in Special Marmi è la volta della terza generazione, quella di Isacco, Eliseo ed Emanuele, figli di Giuliano. La storia di questa realtà d’impresa, che si avvicina a tagliare il traguardo del cinquantesimo compleanno (1962-2012), è stata scandita da tappe precise. Già negli anni Settanta si rese necessaria una serie di aggiustamenti delle linee produttive. Special Marmi scelse di specializzarsi nella realizzazione di scale, pavimentazioni interne ed esterne, rivestimenti, davanzali, zoccolini e l’estrema cura delle lavorazioni consentì all’azienda di imporsi con autorevolezza sulla concorrenza, tanto sul mercato interno quanto su quelli internazionali. L’attenzione posta dai Bombieri all’evoluzione della domanda e dei gusti degli acquirenti (valutazione imprescindibile, che tutt’oggi orienta la gestione di questa impresa) fu alla base anche di un’altra rilevante decisione: per quanto concerne la materia

prima da trasformare, infatti, Special Marmi passò dall’esclusiva lavorazione del marmo, a quella di marmo e granito (dal 1979 al 1984), per concentrarsi infine esclusivamente (dal 1984) sulla confezione di manufatti in granito o in altre pietre naturali come il porfido. L’intero ciclo di produzione è gestito dall’azienda, a partire dalla scrupolosa selezione, effettuata direttamente in cava o presso rivenditori specializzati, dei blocchi di materiale grezzo, che vengono inizialmente segati tramite macchine tagliablocchi e quindi trasformati grazie a impianti di lucidatura, levigatura e fiammatura. La fase finale, quella delle finiture, vede Special Marmi impegnata a fornire un servizio personalizzato, al fine di soddisfare le particolari esigenze e richieste della committenza. «Il nostro lavoro – sottolinea Giuliano Bombieri – si fonda non solo su un ricco patrimonio di conoscenze accumulate negli anni e di volta in volta tramandate alle nuove leve, ma anche su un continuo e costante processo di innovazione che ha comportato l’assunzione di un preciso impegno da parte della ditta sia sul fronte dell’investimento tecnologico, per cui il parco macchine viene regolarmente ammodernato e le nostre attrezzature sono quindi sempre all’avanguardia, al passo con le ultime evoluzioni della tecnica, sia su quello della for-


SPECIAL MARMI

profili

della superficie dei padiglioni». Special Marmi si rivolge a grossisti, a rivenditori, a imprese edili e a privati riuscendo a soddisfare commesse di piccole o grandi dimensioni, garantendo un’elevata qualità e la più rigorosa puntualità nei termini di consegna, il tutto a prezzi concorrenziali. Consolidata è la posizione dell’azienda sui mercati tedesco, austriaco, svizzero e francese (molte le opere in aeroporti, grandi banche, ristoranti e uffici): in questi paesi Special Marmi realizza ben il 60% del proprio fatturato che nel 2010 ha raggiunto gli 1,8 milioni di

mazione del personale. Grazie a questa politica Special Marmi è stata in grado di superare brillantemente gli scogli delle difficoltà congiunturali manifestatesi nel settore lapideo nella seconda metà degli anni ’80, una flessione di mercato che interessò soprattutto la Germania, area di riferimento per l’export della nostra azienda. Il trend del nostro volume di affari, visto il crescente apprezzamento per il granito anche da parte della clientela italiana, agli esordi meno ricettiva di quella tedesca, è sempre stato positivo, tanto da consentirci un graduale ampliamento

Economia Veronese - maggio 2011

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euro, segnando un leggero ma significativo incremento rispetto al 2009. Le previsioni per il 2011, sulla base degli ordini in portafoglio, segnalano una nuova crescita. «Negli ultimi anni – prosegue Giuliano Bombieri – abbiamo concentrato la nostra spesa in strutture e tecnologie a controllo numerico: dal 1997 al 2003, ad esempio, abbiamo riservato a tale voce di bilancio più di 7 miliardi delle vecchie lire. Per quanto riguarda il ventaglio dell’offerta abbiamo perseguito la necessaria razionalizzazione per contenere l’incidenza dei costi gestionali su quelli generali con risparmi consistenti sugli oneri fissi, in particolare su quelli derivanti da prolungate giacenze di magazzino. Siamo in grado di fornire pavimenti calibrati di vari spessori, forme e finiture, davanzali per porte e finestre, scale con una marcata specializzazione nelle lavorazioni: fiammato per gli esterni, anticato per le esigenze più sofisticate, lucido per i manufatti più classici, satinato in linea con le tendenze più attuali». Special Marmi, limitando le lavorazioni seriali, ha optato per ordinazioni su progetto: il suo catalogo annovera

12 tipologie di prodotto e una trentina di diversi graniti, provenienti, oltre che dall’Italia, da vari paesi, (India, USA, Africa, Finlandia, Norvegia, Spagna...), tutti conformi alla normativa CE. Da segnalare l’acquisita esclusiva di utilizzo del pregiato Colonial Brown, porfido brasiliano dai toni marroni caldi e uniformi, impiegato in alternativa al porfido trentino, pietra di grande versatilità e che si presta a usi diversificati a seconda del trattamento: con superficie fiammata si rivela l’ideale per ambienti cui si voglia conferire carattere antico, rustico ed elegante. Quello percorso fino a ora da Special Marmi è stato un lungo cammino costellato di successi e le positive ricadute sul territorio hanno confermato il ruolo trainante dell’industria lapidea nell’economia locale. Quest’azienda ha conservato davvero un legame profondo con la sua terra e il suo passato e la terza generazione, che ha già portato una ventata di modernità imprenditoriale, mostra come Special Marmi sia un progetto in divenire che ha alle spalle tutta la sua storia e la porta nel futuro. •

SPECIAL MARMI S.n.c. SEDE AMMINISTRATIVA Via Canova, 56 37023 Stallavena (Verona) Tel. 045 8801373 Fax 045 8801992

PRODUZIONE

Lavorazione del granito per la produzione di scale, rivestimenti, davanzali per porte e finestre, pavimenti

ANNO DI FONDAZIONE 1962

TITOLARI

Giuliano Bombieri Elena Dalle Pezze

RESPONSABILE ACQUISTI

Emanuele Bombieri

RESPONSABILE AMMINISTRATIVO Cristina Bombieri

FATTURATO 2010

1 milione e 800 mila euro

SUPERFICIE AZIENDALE Totale: 12.000 mq Coperta: 5.000 mq

RISORSE UMANE

Addetti alla produzione: 8 Impiegati: 3

RESPONSABILE PRODUZIONE Isacco Bombieri

RESPONSABILE COMMERCIALE Eliseo Bombieri

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SITO INTERNET / E-MAIL www.specialmarmi.it info@specialmarmi.it


MAISTRI un brand inconfondibile

profili

Dellas. Una storia scolpita nella pietra.

Ovunque la natura ha lasciato il suo segno nella roccia! Nello scenario mondiale, un’azienda italiana, leader nella progettazione e produzione di utensili diamantati, ha impresso la sua storia nella pietra: Dellas. La lunga tradizione ed esperienza dell’azienda nel settore del taglio e lavorazione della pietra, la spiccata capacità di dialogare con il cliente, l’avanguardia tecnica e qualitativa, la precisione e l’affidabilità della gamma di utensili Dellas costituiscono oggi fatti scolpiti nella roccia e riconosciuti in tutto il mondo. Esigete sempre Dellas per le vostre creazioni immortali. Economia Veronese - maggio 2011

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Dellas S.p.A. - Via Pernisa, 12 - 37023 Lugo di Grezzana (VR) - Italy - Tel. +39 045 8801522 - Fax +39 045 8801302 - www.dellas.it - e-mail: info@dellas.it


TWIN SYSTEM

L’innovazione nel serramento

L

a storia, l’esperienza, la passione. Questo è lo slogan con cui pochi anni fa, nel 2005, nasce la Twin System, l’impresa che oggi ha sede a Legnago e si occupa di ideare, produrre e commercializzare soluzioni per serramenti in legno-alluminio. Sorta da un’idea di Giampietro Guerra, Davide Passarin e Giorgio Prando, la Twin System riesce fin da subito a inserirsi nel mercato del settore, grazie a standard qualitativi e di servizio particolarmente elevati: «Lo slogan che abbiamo scelto racchiude tutto ciò che è essenziale per il nostro lavoro: la storia è quello che produciamo, sono i serramenti che da sempre l’uomo utilizza; l’esperienza è quella acquisita in decenni di appartenenza al settore, è quella che mettiamo ogni giorno e che abbiamo speso in questi anni; la passione è, invece, quella che trasmettiamo ai nostri clienti, vuol dire trattare ogni singolo prodotto come se dovessimo installarlo sulla nostra casa. Tutto questo ha creato una realtà in forte crescita, ma con i piedi ben ancorati al terreno», ha spiegato Giampietro Guerra. Oggi l’impresa conta 44 dipendenti e un fatturato che ha fatto segnare nel 2010 un positivo 34% rispetto al 2009. Il mercato, seppur fortemente concentrato sull’Italia, si sta avviando anche a uno sviluppo sull’estero, coinvolgendo in particolare la penisola iberica, oltre alle già presenti realtà in Slovenia e Croazia: «Quello che offriamo ai nostri clienti è una forte partnership commerciale e produttiva – ha proseguito Guerra –, soprattutto se si parla di innovazione

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o di prodotti personalizzati. Questo vuol dire attuare una collaborazione attenta e proficua per arrivare a un risultato di elevatissima qualità. Nel comparto noi possiamo considerarci come sarti del serramento: un

prodotto su misura e dalle caratteristiche uniche». Il legno-alluminio, infatti, completato anche dal più pregiato legno-bronzo, è un sistema che prevede un rivestimento esterno sull’infisso in legno


TWIN SYSTEM

profili

Oltre ai numerosi vantaggi di resistenza e di qualità estetica, gli infissi in legno-alluminio offrono un consistente risparmio energetico, contribuendo, così, ad abbassare i costi di gestione di una struttura: «Il serramento molto spesso viene visto solo come un completamento dell’abitazione, la parte finale, meno importante rispetto al resto. In realtà è una parte fondamentale, che deve essere in linea con le caratteristiche di isolamento delle strutture in muratura. I prodotti Twin System da questo punto di vista sono all’avanguardia, con performance di scarto termico difficilmente avvicinabili». Oltre al comparto dei serramenti, l’azienda può contare su un ramo aziendale specializzato sulle facciate continue in legno-alluminio, una sorta di involucro che garantisce tutte le funzioni normali di una parete esterna. Questo tipo di installazioni, oltre che a un miglioramento estetico dell’edificio, consente anche un notevole incremento delle prestazioni ambientali e dei risultati economici derivanti dall’ottimizzazione delle risorse energeti-

che garantisce una protezione efficace e duratura della parte esposta agli agenti atmosferici di finestre e porte-fineste. All’interno viene mantenuto il comfort abitativo del legno, da sempre sinonimo di calore, isolamento e insonorizzazione, mentre all’esterno possono essere applicati rivestimenti di qualsiasi finitura, adatti a qualunque contesto architettonico, come spiega lo stesso Guerra: «Un altro passo da gigante per la Twin System è stato il trasferimento nella nuova sede produttiva di Legnago, resosi necessario per la volontà di acquistare un nuovo impianto di verniciatura che ci permette di poter seguire internamente tutte le fasi di lavorazione, garantendo così una qualità certificata. Per quanto riguarda l’alluminio, esso può essere trattato con qualsiasi colore, dando anche l’effetto legno di qualsiasi tipo e applicati. L’effetto bronzo, invece, viene creato partendo da una lega di ottone e si tratta di rivestimenti di altissimo livello, destinati ad un target alto». Economia Veronese - maggio 2011

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che: «Questo è un settore innovativo e che sarà inevitabilmente parte del futuro dell’edilizia – ha proseguito Guerra –. Con questa tecnologia è possibile ottenere edifici più sani e naturali, oltre che creare ambienti di alta qualità entro una logica di risparmio di risorse sia materiali che energetiche. In questo settore abbiamo operato molto all’estero, in Spagna in particolare, dove siamo

no, invece, le sfide future della Twin System, puntando anche a una copertura completa del mercato italiano: «Siamo partiti dal basso, con mille incognite e nessun dipendente, e stiamo parlando di soli 6 anni fa. Oggi, grazie al lavoro, alla qualità che abbiamo sempre garantito, al forte orientamento al cliente, possiamo puntare a grandi risultati e ad offrire prodotti sempre più innovativi. Per questo motivo abbiamo investito sull’uomo e sulla professionalità, creando un ufficio tecnico specializzato nella ricerca e nella progettazione di soluzioni sempre nuove e su misura per ogni esigenza. Questo è quello

che per noi fa la differenza e i numeri lo stanno dimostrando». Il futuro, dunque, sembra a portata di mano e la crisi economica attuale non ha intaccato la spinta della Twin System: «Questo momento difficile, che tuttavia non ci ha coinvolti, è un’opportunità – ha concluso Guerra –. Un’opportunità che premierà chi ha saputo lavorare bene, con coerenza e sulla soddisfazione del cliente, mantenendo saldi i rapporti di fiducia costruiti nel tempo. Storia, esperienza, passione. Chi si dimentica di uno solo di questi concetti non potrà fare impresa. Non più». •

TWIN SYSTEM S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Viale del Commercio, 8/10 37045 San Pietro di Legnago (Verona) Tel. 0442 22042 Fax 0442 99220

PRODUZIONE

Sistemi per serramenti

ANNO DI FONDAZIONE 2005

TITOLARI

Giampietro Guerra Davide Passarin Giorgio Prando

RESPONSABILE PRODUZIONE Diego Farinazzo

sbarcati l’anno scorso e su cui contiamo per allargare anche a tutta la penisola iberica il nostro mercato». Austria, Germania e Francia saran-

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RESPONSABILE QUALITÀ Giorgio Prando

RESPONSABILE AMMINISTRATIVO Davide Passarin

FATTURATO 2010 4 milioni di euro

SUPERFICIE AZIENDALE Totale: 5.000 mq

RISORSE UMANE

Addetti alla produzione: 32 Impiegati: 12

SITO INTERNET / E-MAIL www.twinsystem.it info@twinsystem.it


Photo: T510 Nicola Verardo; G. Andrushko, A. Pidjass - Fotolia


LACCATURA DE FANTI L’ARTE SUL MOBILE

L

’azienda De Fanti è un riassunto di arte, stile e passione per i mobili laccati. Nata 35 anni fa per mano di Aldo Defanti in un piccolo laboratorio artigianale, oggi è punto di riferimento del settore della laccatura. Collaborando con alcune tra le più importanti imprese produttrici di complementi d’arredo, fornisce idee innovative e soluzioni di alto contenuto qualitativo. Il vero salto di qualità la Ditta De Fanti lo effettua nel 1987, quando decide di investire in una nuova struttura produttiva, pur rimanendo all’interno del comune di Cerea, nel

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cuore della zona di produzione del mobile d’arte. La nuova sede ha permesso e permette alla Proprietà di investire anche su nuovi mercati, allargando il raggio d’azione a imprese di tutto il mondo: «La professionalità che offriamo alla nostra clientela è il nostro biglietto da visita – spiega il titolare –, un biglietto che ci ha permesso di essere interlocutori privilegiati per produzioni di altissimo livello, destinate a installazioni di assoluto prestigio». Un punto di forza dell’azienda, e una filosofia che ha sempre voluto


DE FANTI

profili

che lascia sui mobili un carattere di unicità che si evolve con i tempi». Quello che si legge sui mobili laccati da De Fanti è una storia carica di esperienze, che portano ad una capacità di scoprire i diversi caratteri che si manifestano al variare delle finiture applicate su di essi. Sono laccature che spaziano dal ‘700 veneziano dipinto a mano con finiture in oro, al laccato moderno che offre una vastissima gamma di proposte; il tutto arriva anche dalla fantasia della clientela, la quale spesso propone nuovi stili e nuove laccature. L’azienda De Fanti è simbolo di professionalità e serietà, pronta a sperimentare nuove idee per far amare il mobile che arreda. Il mercato aziendale si sviluppa quasi esclusivamente all’estero (90%). La

perseguire, è la ricerca continua di nuove materie prime più rispettose dell’ambiente e una forte volontà di migliorare la qualità della vita dei dipendenti che ogni giorno contribuiscono al successo dell’impresa: «I materiali che utilizziamo sono a base d’acqua; questa è, infatti, una precisa politica aziendale utile non solo alla salvaguardia dell’ambiente ma anche rende possibile destinare le nostre produzioni in tutto il mondo – prosegue Defanti –. Sempre più clienti si dimostrano sensibili a questo argomento e i colori a base acquosa, grazie alle innovative miscele, rispondono perfettamente a qualsiasi sollecitazione, sia della temperatura piuttosto che dell’ umidità. Quindi esiste un perfetto rapporto fra la qualità e il rispetto dell’ambiente. Inoltre abbiamo una particolare cura nella gestione della nostra struttura; cerchiamo, infatti, di sfruttare tutti gli spazi per ottenere un ambiente pulito e ospitale, che permetta a tutti i nostri collaboratori di esprimersi al meglio». La manodopera è una parte fondamentale nella qualità che l’azienda garantisce, essendo il lavoro svol-

to ancora principalmente a mano: «Ogni pezzo che esce dalla nostra sede è un articolo unico, sul quale viene svolto un lavoro estremamente accurato. Per questo motivo gli operatori devono essere altamente qualificati e stimolati a un lavoro attento e gratificante. Ognuno di noi può essere considerato un esperto artigiano

lavorazione viene seguita completamente in azienda, compresa la fase dell’imballo. Nell’ambito dell’innovazione la De Fanti ha da poco adottato un sistema di informatizzazione del reparto produzione, mirato ad una più veloce ricerca e catalogazione delle lavorazioni. Sulla crisi del mobile, che recenteEconomia Veronese - maggio 2011

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mente ha portato alla chiusura di altre 82 aziende nel distretto del basso veronese, i titolari hanno le idee chiare e una strada da seguire ben precisa: «Serve qualità e professionalità, oltre a una importante elasticità aziendale. Il connubio di questi tre fattori porta a una produzione di ottimo livello, nei tempi e nei modi previsti e con la personalizzazione che ogni cliente esige. Tutto questo è possibile solo nelle piccole e medie imprese del territorio, che devono fare rete per riuscire a riprendere quota. Oggi è possibile, attraverso accordi incrociati, accettare anche commesse che un tempo si sarebbero rifiutate per la loro ampiezza o difficoltà nella fase di produzione. L’insieme di tutto il knowhow del territorio forma una sola grande impresa unica al mondo». Non è un caso, infatti, se il marchio De Fanti sia stato scelto per completare alcuni tra gli edifici più prestigiosi del mondo, come la Scala di Milano, dove la mano dell’impresa è ben presente in molta parte dell’arredamento installato: «Il Made in Italy è ancora quello che ci contraddistingue e su quello occorre proseguire – conclude Defanti –. Tentare di modificare la qualità del proprio prodotto in funzione di altre caratteristiche non può pagare e anche se non sarà più l’Italia il nostro mercato principale, si deve continuare a investire e a innovare». Insomma, questa è la filosofia dell’azienda di Cerea: un prodotto unico, come un’opera d’arte. •

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DE FANTI S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Via Vespucci, 6/7 37053 Cerea (Verona) Tel. 0442 35056 Fax 0442 35956

PRODUZIONE

RESPONSABILE AMMINISTRATIVO Aldo Defanti

SUPERFICIE AZIENDALE

Mobili laccati

Totale: 4.000 mq Coperta: 1.600 mq

ANNO DI FONDAZIONE

RISORSE UMANE

1976

TITOLARI

Addetti alla produzione: 11 Impiegati: 2

Claudio Carlassara Aldo Defanti Roberto Ciocchetta

RESPONSABILE PRODUZIONE Claudio Carlassara

RESPONSABILE QUALITÀ Roberto Ciocchetta

SITO INTERNET / E-MAIL www.laccaturadefanti.it aldo.defanti@libero.it


Open Xclusive Lifexperience

l’esperienza italiana della doccia

Samo SpA - Via Trieste, 80 - 37040 Bonavigo ( VR) Italy - tel (+39) 0442 73018 - fax (+39) 0442 670033 w w w.samo.it - samo@samo.it


I

l settore della metalmeccanica è da sempre associato all’uomo, ma esistono piccole isole dove anche le donne possono fare grande un’impresa di questo comparto, ed è il caso della Volpe & Moschin, l’impresa di Vallese di Oppeano specializzata nella lavorazione dell’acciaio, nel taglio laser, nella piegatura e nella saldatura.

BARBARA VOLPE

Volpe & Moschin l’acciaio in ROSA L’azienda è nata nel 1980 su idea di Stefano Volpe, padre dell’attuale titolare, producendo serbatoi in acciaio in una piccola realtà artigianale a Zevio. Il salto è avvenuto nei primi anni ‘90, quando si è deciso di entrare nel mondo della lavorazione per conto terzi: «Quello è stato per noi il primo grosso investimento, sia dal punto di vista della forza lavoro che delle strutture – ha spiegato Barbara Volpe –. Abbiamo iniziato ad affiancare i nostri clienti nella fase di assemblaggio e saldatura di alcuni pezzi, diventando molto presto un partner fondamentale per molte aziende del territorio. A questo punto, consapevoli di essere di fronte a una importante possibilità di cre-

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scita, ci siamo trasferiti in una struttura più idonea, che è quella attuale, aumentando i picchi di lavoro, ma mantenendo tutte le qualità di un’impresa artigianale, a partire dalla flessibilità, che ci permette di offrire prodotti personalizzati in tempi altrettanto personalizzati». Oggi la Volpe & Moschin può contare, oltre che sulla trentennale esperienza, anche su svariate soluzioni, tecnologicamente avanzate e qualificate, nell’assemblaggio di acciai mediante ogni genere di saldatura semi-automatica o robotizzata con fornitura di semi-lavorati o in conto lavorazione. Gli spazi aziendali, nel frattempo sono passati da 1000 metri qua-

drati a circa 2500, investendo anche su numerose e qualificate risorse umane: «La nostra è sempre rimasta un’impresa familiare, dove anche l’aria che si respira è quella tipica di un’azienda in cui tutti remano nella stessa direzione per soddisfare ogni esigenza del cliente – ha proseguito Barbara –. Per questo motivo servono collaboratori motivati e preparati, oltre ad attrezzature all’avanguardia nella lavorazione del materiale che trattiamo. Oggi garantiamo ai nostri partner un prodotto finito, non solo piegato o tagliato, ma assemblato seguendo tutti i passaggi che si rendono necessari. Per fare questo abbiamo investito in un periodo in cui


Barbara Volpe

la situazione generale di certo non ci ha aiutati, ma la stagnazione del mercato ci ha permesso di formarci a dovere su queste nuove macchine arrivando, oggi, ad avere una piena competenza e professionalità nel momento in cui il settore sta ripartendo». Accanto a questo tipo di lavorazioni, dal 2000 è nata una linea marchiata Volpe & Moschin e che opera nel campo della cinofilia. Si tratta di Fidobox, un sistema modulare di recinzioni e box destinati al miglior amico dell’uomo, per aziende sia private che pubbliche e rispondenti a tutte le caratteristiche necessarie per poter ospitare gli animali. A completamento di questo, l’impresa fornisce anche tutta una serie di utili accessori per la casa del cane: dalla cuccia all’abbeveratoio, dal giro ciotola alla lampada riscaldante: «Abbiamo iniziato quasi per gioco a creare questi prodotti per alcuni conoscenti e l’idea si è dimostrata subito vincente – ha proseguito la titolare –. L’imprenditore deve anche

impresa donna


saper cogliere al volo le occasioni e da lì siamo partiti con una linea che è presente su tutto il mercato italiano e anche, in piccola parte, oltreconfine. Fidobox si attesta su una fascia medio – alta, fornendo al cliente un prodotto chiavi in mano che innanzitutto rispetta le esigenze di chi lo dovrà abitare». L’impresa di famiglia, dunque, dove i legami spesso si intrecciano: «Nell’impresa lavoriamo sia io che mio marito e questo non ci ha impedito di avere una splendida e unita famiglia – ha spiegato Barbara Volpe –. È vero che il settore poco si presta al rosa, ma ho respirato l’aria dell’officina fin da piccola e questo mi ha aiutata molto e non ho mai avuto il sentore di essere screditata solo perché donna. Ritengo, invece, che se si è professionali e aperti al dialogo non ci sia discriminazione che tenga». La forza delle PMI sta anche nella creatività, oltre alla qualità e all’elasticità: «Il nuovo servizio che abbiamo da poco intrapreso, grazie alle strutture innovative che abbiamo acquisito, è quello di creare prototipi per conto delle nostre aziende clienti, fornendo tutta la tecnologia necessaria a questo. In questo modo, oltre ad agevolare le imprese, abbiamo la possibilità di seguire interamente in azienda tutte le fasi, ottimizzando i tempi e la qualità del prodotto». Questo nuovo ramo aziendale si chiama Protosubito: «Per particolari semplici e di cui si necessita rapidamente, basta una telefonata e l’invio di un disegno per dare inizio alla produzione e garantire la realizzazione tra un minimo di un’ora e un massimo che non superi le 10 ore lavorative dalla richiesta. L’organizzazione della divisione Protosubito

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prevede la documentazione di tempi e metodi per la realizzazione del pezzo e, se le dimensioni lo permettono, il recapito a mezzo corriere espresso convenzionato o servizio postale», ha spiegato la titolare. Insomma, la Volpe & Moschin è pronta per affrontare le sfide del futuro, mantenendo le sue peculiarità familiari: «Vogliamo crescere ancora – ha concluso Barbara Volpe –, ma non tanto sui numeri, quanto sulla qualità e sul servizio che possiamo fornire ai nostri partner, perché così come la famiglia, anche l’impresa è fatta di legami». •

VOLPE & MOSCHIN S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Via U. Giordano, 52 37050 Vallese di Oppeno (Verona) Tel. 045 7134722 Fax 045 7134723

PRODUZIONE

Semilavorati in acciaio derivati da taglio laser e piegatura. Assemblaggi mediante saldatura automatica e robotizzata con procedimenti qualificati e personale specializzato. Produzione serbatoi, bollitori, cisterne. Produzione sistema modulare Fidobox. Prototipazione

RESPONSABILE PRODUZIONE Simone Volpe

RESPONSABILE AMMINISTRATIVO Cinzia Volpe

SUPERFICIE AZIENDALE Totale: 4.000 mq Coperta: 2.000 mq

RISORSE UMANE

Addetti alla produzione: 12 Impiegati: 2

ANNO DI FONDAZIONE 1980

TITOLARI

Stefano, Barbara, Simone, Cinzia Volpe

SITO INTERNET / E-MAIL www. volpeemoschin.com info@volpeemoschin.com



PAOLO BIASI PRESIDENTE

C

on il rinnovo dei componenti il Consiglio Generale e di quelli del Consiglio di Amministrazione, la Fondazione è pienamente operativa. Ci può anticipare quali saranno gli obiettivi futuri stabiliti nel documento programmatico previsionale?

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L’attuazione del DPP 2011 è in corso. La disponibilità complessiva per gli interventi sul territorio è di 104 milioni di euro. Vista la situazione di difficoltà di tante persone gran parte delle risorse è destinata, per precisa scelta del Consiglio Generale, ai settori dell’assi-

stenza, agli anziani, al volontariato, alla salute pubblica. Il percorso per la stesura del Documento Programmatico Previsionale 2012 è da poco avviato con il lavoro delle Commissioni tematiche. Tale lavoro troverà conclusione nell’ottobre prossimo.


Paolo Biasi

Scorrendo i nomi dei Consiglieri si ha l’impressione che si siano rafforzati lo spirito territoriale della Fondazione e il suo dialogo con le diverse componenti economiche e istituzionali. È corretto? Siamo da sempre in stretto dialogo con le istituzioni. I tempi che stiamo vivendo richiedono la capacità di agire per obiettivi comuni secondo una programmazione che va condivisa con i soggetti che rappresentano le comunità locali. In passato La Fondazione ha operato per garantire e promuovere la salvaguardia e la tutela dei beni artistici e architettonici del territorio e ha mostrato particolare attenzione e sensibilità alle tematiche dell’assistenza socio-sanitaria. Oggi si prefigurano, invece, scenari di grande precarietà per il sistema delle PMI, linfa vitale della ricchezza e dell’occupazione del territorio e elemento di grande stabilità evolutiva dello stesso. La Fondazione ha in programma interventi in proposito?

personaggio

Il Decreto legislativo n.153/ 1999 nel disciplinare l’attività delle Fondazioni prevede che queste perseguano esclusivamente scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico, norma recepita anche nel nostro statuto. La Fondazione riversa sul territorio mediamente 100 milioni di euro all’anno che rappresentano un significativo volano di sviluppo dell’economia e dei settori produttivi in cui operano le piccole e medie imprese. Uno dei problemi irrisolti che, nell’attuale congiuntura, la PMI si trova a dover affrontare è la scarsa considerazione che il sistema bancario ha dimostrato di avere nei suoi confronti. Tale atteggiamento è forse dettato da situazioni oggettive, anche se difficilmente comprensibili. La Fondazione, socio autorevole (è il primo azionista italiano) in Unicredit, pensa di poter operare per rendere più fluidi i rapporti tra PMI e Unicredit, così da fornire un forte segnale di cambiamento e motivare gli istituti di credito a considerare l’impresa di piccole e medie diEconomia Veronese - maggio 2011

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mensioni, patrimonio sociale importante e non un comune cliente? È vero, Fondazione Cariverona è il primo socio italiano di Unicredito. In tale veste svolge un ruolo di azionista attivo nel

rispetto delle funzioni e delle responsabilità dei soci, del Consiglio di amministrazione e del management della banca. Naturalmente siamo molto attenti al rapporto con le economie locali favorendo la creazione di tavoli di confronto

e di collaborazione tra gli attori economici e Unicredito. La “promozione dello sviluppo economico” rappresenta (art. 2) uno dei cardini statutari della Fondazione. Quali altre leve, a Suo giudizio, ha

Documento Programmatico Previsionale 2011 Anche per l’esercizio 2011 Fondazione Cariverona ha stanziato contributi relativi ai seguenti settori di attività: Salute pubblica, medicina preventiva e riabilitativa (10 milioni di euro): la Fondazione promuoverà programmi di diagnosi e riabilitazione a favore di persone affette da patologie neurovegetative e in particolare dalla malattia di Parkinson; svilupperà altresì programmi di miglioramento della condizione di salute fisica di pazienti frequentanti i centri di salute mentale. Sostegno verrà infine dato per l’acquisizione di attrezzature diagnostiche e terapeutiche purché in coerenza con la programmazione regionale di riferimento. Educazione istruzione e formazione (8,9 milioni di euro): si privilegeranno, iniziative legate all’edilizia scolastica per la sola messa a norma di edifici che versano in condizioni critiche; la dotazione di strumenti ed attrezzature per le scuole (allestimenti per biblioteche, laboratori informatici, linguistici, musicali e comunque propri dell’indirizzo specifico di ciascun istituto, arredi per scuole materne); progetti formativi finalizzati alla formazione extra curriculare per l’inserimento di studenti stranieri nelle classi della scuola primaria e degli istituti secondari di primo grado. Infine verrà ripetuto un ulteriore ciclo di 35 borse di dottorato di ricerca triennale per giovani studiosi che operano nelle università dei territori di riferimento. Arte, attività e beni culturali (4 milioni di euro): due indirizzi di iniziativa riguarderanno rispettivamente le catalogazioni, i programmi di attività teatrale e musicale e le iniziative culturali più significative dei territori di operatività. Si accetteranno altresì istanze in

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merito alla salvaguardia e alla valorizzazione dei parchi e delle aree naturali protette. Assistenza anziani (11 milioni di euro): un particolare indirizzo di iniziativa privilegerà esperienze, anche innovative, di assistenza domiciliare a favore di anziani in condizioni di parziale non autosufficienza. Verranno valutati progetti volti alla messa a norma, adeguamento qualitativo e degli standard previsti dalla normativa di riferimento di centri di accoglienza residenziali e/o diurni. Volontariato, filantropia e beneficenza (11,4 milioni di euro): si darà priorità innanzitutto a progetti di iniziativa della Fondazione nel campo dell’housing sociale, dell’integrazione sociale e professionale di soggetti in regime di misure alternative alla pena e dell’inserimento e/o reinserimento nell’attività lavorativa di soggetti in stato di svantaggio sociale. Saranno altresì presi in considerazione programmi di promozione di centri di aggregazione giovanile e di sostegno al mondo dell’handicap; verrà ripetuto infine il Programma Povertà per sopperire le necessità primarie di coloro che vivono tale condizione. Ricerca scientifica e tecnologica (3 milioni di euro): si caratterizzerà per l’attivazione di due progetti di iniziativa per ciascuno dei seguenti ambiti: biomedico e umanistico. Come da consolidata tradizione viene anche riservata attenzione per interventi di solidarietà internazionale (2 milioni di euro) e per attività dirette e di sostegno a particolari situazioni di bisogno (1,1 milioni di euro) . Il totale delle disponibilità è pari a 51,4 milioni di euro cui vanno aggiunti ulteriori 53 milioni per i progetti pluriennali.


Bruno Biagi

personaggio

Ing. Paolo Biasi

la Fondazione, oltre alle erogazioni, per raggiungere quest’obiettivo? Le politiche di gestione del patrimonio possono essere un importante elemento di valorizzazione delle realtà economiche locali. Va tenuto peraltro sempre presente che la normativa ci impone nell’amministrare il patrimonio di “conservarne il valore e ottenerne una redditività adeguata”. Quindi gli investimenti devono essere necessariamente caratterizzati da buona redditività e rischio limitato. Un’ultima domanda, presidente Biasi. È indiscussa la generosità della Fondazione verso le diverse realtà operanti nel settore sani-

tario e in quello socioassistenziale (anziani, autosufficienti, disabili). La Fondazione ha mai ritenuto opportuno verificare con quale livello di soddisfazione per gli “utenti” sono utilizzate le erogazioni concesse? La misurazione della ricaduta sociale dei più significativi progetti sostenuti è componente fondamentale nel nostro agire. A documentazione di tale attività viene redatto annualmente, da tempo, il “Bilancio di Missione”, fondamentale strumento di comunicazione, di trasparenza e di misurazione. Abbiamo poi un riscontro diretto dai beneficiari con cui intratteniamo un dialogo costante. •

Nato a Verona il 14 giugno 1938. Laureato in ingegneria nel 1966 presso il Politecnico di Milano, imprenditore. Ha maturato una consolidata esperienza nel comparto creditizio: ha ricoperto la carica di Vice Presidente della Banca Cattolica del Veneto dal 1985 fino alla fusione con il Banco Ambrosiano ed è stato Vicepresidente del Mediocredito delle Venezie dal 1987 al 1993. Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno e Ancona dal febbraio 1993. Riconfermato nell’ottobre 2010 per altro quinquennio. Nominato Presidente della Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno e Ancona Banca SpA nel febbraio 1993; è carica che ha ricoperto fino al 14 marzo 1999. Presidente del Mediovenezie Banca s.p.a. (già Credito Fondiario delle Venezie SpA) dall’aprile 1993 al 12 marzo 1999. Presidente di Unicredito SpA, capogruppo dell’omonimo Gruppo bancario, dal 1994 all’ottobre 1998 allorchè, si è realizzato il disegno aggregativo Unicredito SpA - Credito Italiano SpA (UniCredito Italiano SpA). Dall’aprile 1995 al giugno 1997 consigliere di amministrazione di SO.FI.PA. - Società Finanziaria di Partecipazione SpA - Roma. Membro del consiglio di amministrazione del Banco Ambrosiano Veneto SpA dall’aprile 1995, ha assunto, dal gennaio 1996, la carica di Vicepresidente. Sono cariche che ha mantenuto sino a luglio 1997. Consigliere delle Assicurazioni Generali SpA nominato dal Consiglio di Amministrazione dal maggio 1995 all’aprile 2004. Dal 28 aprile 2001 pure membro del Comitato esecutivo. Cariche da cui è cessato nell’aprile 2004. Da gennaio 1999 a luglio 2000 è stato Vice Presidente vicario di UniCredito Italiano SpA e da luglio 1999 a luglio 2000 è stato membro del Consiglio di amministrazione di Unicredit Banca Mobiliare SpA È stato inoltre membro del Comitato esecutivo dell’A.B.I. - Associazione Bancaria Italiana, dal febbraio 1994 all’ottobre 1996 e dal giugno 1998 al giugno 2000. Vicepresidente dell’A.C.R.I. - Associazione fra le Casse di Risparmio Italiane dal 1994 a luglio 1997. Nominato membro del Consiglio Generale della Fondazione Giorgio Gini dall’aprile 1999. Membro del Consiglio di amministrazione di Mediobanca SpA dall’ottobre 2000 al luglio 2001. Membro del Consiglio di amministrazione di Ras SpA dal 31 gennaio 2005 fino alla fusione per incorporazione in Allianz SpA. Membro del Consiglio di amministrazione di Allianz SpA.

Economia Veronese - maggio 2011

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150° Unità d’Italia

Venerdì 18 marzo 2011

Le imprese si incontrano

Parc Hotel Paradiso & Golf Resort di Peschiera del Garda

MAIN SPONSOR

C

PARTNER

ticolarmente importante per le aziende coinvolte, visto onoscersi, confrontarsi e creare nuove che hanno avuto l’opportunità, in una sola giornata, opportunità di business. Questo l’obiettivo di di creare un’ampia rete di contatti e allargare, in queRiconosciamoci, l’evento organizzato da Apisto modo, le proprie possibilità di crescita: «Quello donne nell’ambito dell’incarico acquisito di sviluppo PER INFORMAZIONI che abbiamo potuto notare con la nostra esperienza del marketing associativo e a cui hanno partecipato APINDUSTRIA VERONA - Cinzia Trussardi 8102001 - c.trussardi@apiverona.net una sorta di chiusura da parte delle piccole e medie decine di imprenditori provenienti dal territorio scali- - Tel.è 045 gero e dalle province limitrofe. Un appuntamento par- imprese del nordest nei confronti dei propri vicini di

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RICONOSCIAMOCI le imprese si incontrano

casa – ha spiegato Patrizia Patti, presidente di Apidonne –, per questo motivo abbiamo deciso di agevolare l’apertura a nuovi legami commerciali, creando questo evento. C’è la reale possibilità di creare business a kilometri zero, se vogliamo definirlo così, ed è arrivato il momento per tutti di accantonare campanilismi e presunzioni per lo sviluppo del territorio e del suo tessuto economico». Per favorire tutto questo si è scelto lo strumento dello speed meeting, ossia l’incontro delle parti attraverso piccoli briefing di due minuti ciascuno a rotazione: «Si tratta di una forma innovativa di comunicazione, fatta di incontri veloci e mirati, che permettono di creare un primo approccio con il potenziale cliente. Spesso, infatti, durante le fiere o altri eventi commerciali, non c’è la possibilità reale di parlare e ascoltare, e si passa distrattamente davanti a quella che è una semplice vetrina. Nello speed meeting, invece, si è quasi costretti ad assimilare le informazioni che ci arrivano, scoprendo magari delle realtà di cui non eravamo a conoscenza», ha proseguito la presidente di Apidonne. La conferma del buon esito della giornata è arrivata dalle testimonianze raccolte nella seconda parte dell’evento, in serata, quando i partecipanti hanno avuto la possibilità di approfondire i contatti avuti durante gli speed meeting: «Abbiamo ricevuto molti attestati di stima per aver organizzato questo appuntamento, che si è confermato faticosissimo per il gran numero di informazioni ricevute e per l’intensità delle attività, ma allo stesso tempo divertente e stimolante, come è stato definito dalla maggior parte dei partecipanti». Altro aspetto positivo è arrivato in fase di progettazione, quando si è instaurato un forte rapporto tra le imprenditrici che si sono impegnate nell’organizzazione. Questo

è uno degli aspetti fondanti del gruppo Apidonne Verona, costituito con l’intento di favorire occasioni di sviluppo e formazione specifica, intesa come crescita culturale e professionale, oltre a sostenere l’inserimento delle donne nell’ambito associativo: «In questi ultimi tempi si è constatato, con soddisfazione, quanto sia aumentata da parte delle donne la consapevolezza dell’importanza del ruolo di imprenditrice e la determinatezza nel superare ostacoli e pregiudizi

attualità

per raggiungere gli obiettivi prefissati – ha proseguito la Presidente del gruppo –. Negli anni il comparto delle imprese femminili si è evoluto, ma sussistono ancora una serie di difficoltà e le quote rosa non credo siano risolutive, anche se si tratta di un buon inizio. La nostra presenza nelle sale dei comandi deve essere un premio per le nostre capacità, per quello che possiamo dare in termini di arricchimento di un’impresa e non solo per una questione legislativa». Di

Economia Veronese - maggio 2011

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età compresa fra i 30 e i 45 anni, queste “donne in carriera” ricoprono un ruolo centrale nelle aziende – prevalentemente nell’area amministrativo-contabile e in quella della gestione delle risorse umane –, aziende per la maggior parte operanti nei settori metalmeccanico, tessile, arredamento e in quello della consulenza-servizi, ma non mancano rappresentanti nel comparto lapideo e in quello del banqueting. Queste imprenditrici, sempre più motivate, rinnovano la loro

forte volontà dinamica, che trova espressione, oltre che nei numerosi appuntamenti, anche nel portale che è luogo di informazione, ma anche di incontro: «Lo sviluppo e l’utilizzo del sito internet deve innanzitutto essere rivolto alla concertazione tra le imprese – ha spiegato Patrizia Patti –, tuttavia può servire anche alla crescita del rapporto con i new media, sempre più indispensabile per piani di marketing e di comunicazione nell’era dell’informatizzazione. In questo senso abbiamo

anche organizzato degli incontri con dei professionisti del settore che avranno lo scopo di formare i partecipanti sull’apertura dei nuovi mercati grazie all’utilizzo di internet». Insomma, le imprenditrici di Apindustria non stanno certo ferme ad osservare e valutati i positivi contatti scaturiti dalla prima edizione di Riconosciamoci stanno già preparando quella autunnale: «Dinamismo e apertura alle novità questo il nostro credo. Da qui passa il futuro di tutta la piccola e media impresa italiana – ha concluso Patrizia Patti – e non solo di quella femminile ». •

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PREMIO MAINARDI Sarà assegnato agli studenti che hanno progettato e

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opo tanti proclami finalmente alle parole seguono i fatti: ecco

un esempio concreto di sinergia tra il mondo dell’impresa e quello della scuola grazie alla

La Mainardi Sistemi Verona Srl, azienda leader nella progettazione e realizzazione di uffici “chiavi in mano”, promuove la prima edizione del PREMIO MAINARDI SISTEMI Il Premio è rivolto alle classi quarte dell’ITIS indirizzo informatico «Guglielmo Marconi» e dell’ITG «Cangrande della Scala» e assegna due borse-premio del valore di euro 2.500,00 Inizio delle attività Aprile 2011 premiazione a Maggio 2012 Seguici su

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Con il patrocinio di:

Mainardi Sistemi Verona S.r.l. L’azienda di San Martino, leader nella progettazione e realizzazione di uffici “chiavi in mano”, ha infatti istituito la prima edizione del premio Mainardi Sistemi, che si caratterizza proprio per la sua peculiare funzione di raccordo tra queste due realtà – scuola e lavoro –, spesso troppo lontane tra loro. Patrocinato da Apindustria Verona e da Verona Innovazione – Azienda speciale della locale CCIAA – il Premio è rivolto alle classi


Istituito il Premio Mainardi Sistemi

SISTEMI realizzato l’ufficio migliore

quarte dell’ITIS «Guglielmo Marconi» indirizzo informatico e dell’ITG «Cangrande della Scala» e consiste in due borse-premio del valore di euro 2.500,00 ciascuna così ripartite: Sezione “Progettazione”: assegnata al gruppo di lavoro dell’ ITG «Cangrande della Scala» che avrà creato il miglior allestimento ufficio Sezione “Comunicazione e Marketing”: assegnata al gruppo di lavoro dell’ ITIS indirizzo informatico «Guglielmo Marconi» che ne avrà creato la migliore campagna marketing per il lancio e la promozione. «Le attività dei gruppi di lavoro inizieranno già dal mese di aprile – ha spiegato Alessandro Ferrrari ad. di Mainardi Sistemi – e dopo un’at-

attualità

tenta valutazione dei progetti da parte della commissione tecnica, si procederà alla premiazione che si terrà nel maggio 2012. Il nostro progetto ha la finalità di valorizzare il lavoro di gruppo degli studenti e di introdurli ai processi del mondo del lavoro. In questo modo i partecipanti potranno toccare con mano le esigenze del mercato e delle aziende di riferimento dando un risvolto pratico a quanto appreso durante il loro percorso formativo». Ferrari, da giovane imprenditore entusiasta quale é, ha saputo trasmettere un messaggio di fiducia e speranza a tutti i presenti ma soprattutto agli studenti e ha sottolineto che bisogna finirla di parlare solo e sempre di crisi, anche alla luce dei dati recentemente diffusi. È ora ha continuato Ferrrari che gli imprenditori, soprattutto quelli delle piccole e medie aziende, più che focalizzarsi sulla crisi si concentrino sulle opportunità che la stessa ha creato e inizino le prove generali di ripresa. I dirigenti scolastici hanno particolarmente apprezzato la proposta lanciata da Mainardi Sistemi e Delfina Varalta, preside del Marconi, ha concordato come: «Il tecnico informatico puro senza avere acquisito altre competenze sia limitato e che i ragazzi con questa opportunità potranno confrontarsi con situazioni di lavoro concrete». Alessandra Ronconi, preside del Cangrande del-

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attualità

Istituito il Premio Mainardi Sistemi

la Scala ha aggiunto che: «Queste occasioni confermano l’aspirazione degli istituti tecnici a una formazione legata alle esigenze del mercato e del territorio». Marco Luciani Assessore provinciale all’istruzione ha sposato in pieno l’ iniziativa dell’azienda veronese ricordando che ricalca la riforma Gelmini che richiede una forte sinergia tra impresa e scuola per adattare la formazione alle necessità delle imprese. Anche Laura Donà, Responsabile Inter-

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venti Educativi USR Verona, ha auspicato che questo premio abbia lunga vita e ha apprezzato il fatto che a questo seguiranno altri incontri con varie classi e che per le prossime edizioni saranno coinvolte anche altre scuole. Il presidente Apindustria Arturo Alberti dopo essersi complimentato con il giovane “collega” Ferrari, si è rivolto infine agli studenti esortandoli a cogliere al volo questi stimoli che provengono dal mondo del lavoro e parafrasando il motto del

premio – libera le tue conoscenze – li ha esortati a far sentire la loro voce e a liberare i loro pareri. Unanime è stato il consenso da parte degli studenti che hanno ben capito che non si tratta del solito stage durante il quale sono spesso impegnati a fare solo fotocopie ed hanno aggiunto «Finalmente ci sentiremo coinvolti nella vita dell’azienda e così capiremo meglio cosa vogliamo fare da grandi e quale scelta dovremo fare per il nostro futuro». •



GESTIONE RIFIUTI AZIENDALI importanti le novità

I

l D.Lgs.205/2010, correttivo alla parte quarta del D.Lgs. 152/2002 (Testo Unico Ambientale) e il SISTRI – sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti – sono stati oggetto di un seminario organizzato da Apindustria Verona per fare il punto sulle nuove disposizioni, e per evidenziarne gli effetti dal punto di vista operativo e le eventuali criticità. Il relatore Paolo Pipere, uno dei massimi esperti nazionali del settore, ha sottolineato che: «Il SISTRI è stato introdotto per migliorare la capacità di controllo sui flussi dei rifiuti, in particolare sul trasporto, per limitare i traffici illeciti, e per semplificare le modalità di documentazione della corretta gestione dei rifiuti, ma presenta ancora problemi irrisolti che rendono difficoltoso l’approccio al sistema

da parte delle aziende». «Basti pensare ha continuato Pipere - agli inconvenienti legati al nuovo decreto». 205/2010 che modifica il Testo unico Ambientale: il provvedimento, noto come Correttivo Quater, presenta criticità dal punto di vista attuativo, mancano decreti non ancora pubblicati quindi ci sono difficoltà di raccordo con la legislazione attualmente vigente». Queste problematicità sono state affrontate, nel corso del seminario dal relatore che ha illustrato le principali novità introdotte dalla nuova disciplina rifiuti, quali il campo di applicazione, la responsabilità estesa del produttore, il controllo della tracciabilità dei rifiuti con il sistema SISTRI e il relativo sistema sanzionatorio, le modifiche per l’iscrizione all’Albo Nazionale dei Ge-

stori Ambientali, il deposito temporaneo dei rifiuti, la definizione dei sottoprodotti. Le finalità del nuovo Sistema sono sicuramente condivisibili perché da un lato consente di semplificare e ridurre gli oneri a carico delle imprese grazie alla gestione in formato elettronico della documentazione cartacea prevista per gli adempimenti ambientali (MUD, Formulario di trasporto rifiuti e registro di carico/scarico dei rifiuti); dall’altro perché consente di dotare la Pubblica Amministrazione e gli Organi di controllo (la gestione del sistema è stata affidata al Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente) di uno strumento efficace per “tracciare” il percorso dei rifiuti e così contrastare le ecomafie. Finalità e obiettivi che Stefania Prestigiacomo – Ministro dell’Ambiente – ha ribadito nel corso della presentazione ufficiale del SISTRI illustrandone principi e modalità operative e sottolineando che con questo sistema elettronico di controllo, che consente la tracciabilità dei rifiuti speciali e pericolosi su tutto il territorio nazionale e che entrerà a pieno regime a partire da giugno, sarà monitorato oltre l’82% dei rifiuti prodotti in Italia. Come si è ribadito durante l’incontro tenutosi in Apindustria, quella del Sistri è una Paolo Pipere responsabile del Servizio adempimenti ambientali della Camera di Commercio di Milano, dal 1991 svolge un’intensa attività di ricerca, formazione e assistenza alle imprese in materia ambientale. Esperto di Diritto dell’Ambiente, di Politiche ambientali pubbliche e di Gestione ambientale d’impresa, è membro di comitati scientifici ed editoriali e di gruppi di ricerca nazionali e internazionali. Saggista e giornalista, è autore di numerose pubblicazioni, tra le quali venticinque volumi, e cura diverse rubriche pubblicate su quotidiani economici e riviste specializzate. Di recente è stato nominato Segretario della Sezione regionale lombarda Albo Nazionale Gestori Ambientali.

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Gestione rifiuti aziendali

rivoluzione culturale, non solo di legalità, perché implica l’informatizzazione di tutto il settore, e quindi anche l’alfabetizzazione informatica di tanti operatori. Risulta però difficile pensare a un puntuale e regolare avvio del sistema alla scadenza prevista del prossimo 1° giugno. Purtroppo le date che sono state previste inizialmente sia per le iscrizioni dei soggetti obbligati, sia per l’avvio del SISTRI, sono risultate troppo ravvicinate: non c’è stato il tempo necessario per tutti i soggetti coinvolti, imprese, Camere di Commercio, sezioni regionali dell’Albo, per adeguarsi da un punto di vista tecnico amministrativo. I termini fissati, che sono già stati oggetto di proroga per una seconda volta, erano e rimangono

troppo brevi, rispetto a un cambiamento tanto importante che ha bisogno, nella pratica di tutti i giorni, di più tempo. Per un progetto che implica la distribuzione di quasi 600 mila dispositivi elettronici fra chiavi USB e black box per i mezzi e che prevede il monitoraggio continuo di circa 500 siti di smaltimento fra impianti di incenerimento e coincenerimento e discariche, serviva e serve più tempo disponibile. In generale, il testo del D.M. 17 dicembre 2009 istitutivo del SISTRI ha evidenziato fin da subito una serie di punti da chiarire e da correggere, che hanno già portato all’emanazione di tre decreti correttivi. Si sono verificati parecchi problemi dal punto

attualità

di vista operativo sia per l’utilizzo tecnico del sistema in questa fase di sperimentazione, sia per la distribuzione in particolare per il comparto del trasporto dei dispositivi informatici, problemi che continuano ad essere di impedimento all’avvio del sistema SISTRI. Per ora, quindi, gli obiettivi di semplificazione degli adempimenti – non doveva più essere compilato il MUD, quest’anno se ne faranno invece due, uno ad aprile e uno a dicembre – doveva esserci una riduzione dei costi a carico delle imprese, sono alquanto lontani. Le imprese, specialmente quelle di piccole dimensioni, non hanno i mezzi economici né le risorse professionali per far fronte al repentino cambiamento dettato dal Sistri. Un punto critico è rappresentato, infine, dal quadro delle sanzioni, pesantissime così come prospettato dal nuovo decreto Correttivo Quater: l’apparato sanzionatorio andrebbe rivisto quanto meno prevedendo il penale solo per le violazioni sostanziali che arrecano danno all’ambiente o alla salute umana, non per gli errori formali. «Il Comitato di vigilanza del SISTRI» ha concluso Pipere «ha avviato alcuni tavoli tecnici con le Associazioni per approfondire specifiche problematiche interpretative e applicative sull’operatività del SISTRI. Sono state già e continueranno ad essere rappresentate in questa sede le problematiche segnalate dalle imprese che in questo quadro normativo di generale incertezza non trovano adeguato riscontro esposte al rischio di inadempienze e sanzioni». •

SIGLATO PROTOCOLLO D’INTESA TRA MINISTERO AMBIENTE E CONFAPI Firmato dal Ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e dal Presidente di Confapi, Paolo Galassi, un protocollo d'intesa per facilitare l'introduzione del Sistri presso le PMI. «Confapi e Ministero dell'Ambiente – ha commentato il Presidente Paolo Galassi – con questo protocollo intendono dar vita a una collaborazione stabile per avviare utili iniziative di sostegno alle PMI chiamate ad adeguarsi a procedure innovative in materia di controllo e tracciabilità dei rifiuti. La nostra Confederazione guarda con particolare interesse e attenzione alle politiche che riguardano la tutela ambientale, che non devono

rappresentare però un peso per le aziende ma la necessaria cornice all'interno della quale garantire lo sviluppo produttivo». Il Protocollo apre quindi spazi di cooperazione che possono esprimere potenzialità di intervento sui diversi ambiti di operatività nei quali il mondo associativo e Confapi in particolare, con le sue oltre 120.000 PMI associate, si muovono. Il Comitato paritetico Confapi-Ministero (previsto dall'intesa) affronterà i temi di rilievo e formulerà proposte concrete di intervento per offrire alle PMI risposte adeguate alle esigenze reali delle stesse.

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Giovani

Imprenditori Verona

Verona

CONFAPI


Siglato l’accordo sulla detassazione

attualità

Siglato l’accordo sulla detassazione Maggiori opportunità di crescita per l’economia locale

G

razie all’accordo siglato il 24 marzo 2011 tra Apindustria Verona, rappresentata dal presidente Arturo Alberti, assistito dal direttore Luciano Veronesi e dal responsabile delle Relazioni Industriali Mario Borin, con le organizzazioni sindacali CGIL CISL UIL di Verona rappresentate dai rispettivi Segretari Provinciali Michele Corso, Massimo Castellani, Lucia Perina, le aziende veronesi associate ad Apindustria nonché quelle che applicano i Contratti Confapi possono contribuire a incrementare i livelli di spesa a vantaggio dei propri dipendenti. Infatti con l’applicazione di questo accordo, i lavoratori si troveranno più soldi in busta paga. Si tratta di un accordo territoriale quadro in materia di detassazione con imposta sostitutiva del

10% sulle componenti accessorie della retribuzione corrisposte in relazione a incrementi di produttività. In sostanza i lavoratori che, per il periodo di imposta 2011, cioè per il corrente anno, effettueranno prestazioni straordinarie o che fossero impegnati in attività per le quali ricevano salario correlato a incrementi di produttività, qualità, redditività, innovazione ed efficienza organizzativa in relazione a risultati riferibili all’andamento economico o agli utili dell’impresa o a ogni altro elemento rilevante ai fini del miglioramento della competitività aziendale, potranno godere di un regime d’imposta favorevole ridotto al 10% rispetto ai valori consueti. Le Parti hanno concordato sulla opportunità di intervenire positivamente a vantaggio dei lavo-

ratori per rendere pienamente operative le disposizioni di legge sulla tassazione agevolata degli istituti retributivi correlati agli indici di miglioramento aziendale, mediante un accordo quadro territoriale, in base a quanto previsto dalla circolare 3/E dell’Agenzia delle Entrate e del Ministero del Lavoro del 14 febbraio 2011. In concreto, dunque, le imprese veronesi potranno applicare le agevolazioni fiscali a tutti i loro dipendenti, anche se occupati presso sedi o stabilimenti situati al di fuori della provincia di Verona. Le agevolazioni riguarderanno, a titolo di esempio, il trattamento economico per lavoro supplementare, straordinario, in turni, notturno, festivo e domenicale. L’agevolazione fiscale riconosciuta ai dipendenti delle aziende associate Apindustria e

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attualità

Siglato l’accordo sulla detassazione

che applicano i CCNL Confapi consiste nel versamento di una imposta sostitutiva ai fini delle imposte Irpef e delle addizionali regionali e comunali nella misura complessiva del 10% nel limite massimo di 6.000 euro lordi, a condizione che i lavoratori abbiano un reddito annuo lordo non superiore a 40.000 euro. Positivo, il giudizio espresso dal presidente Alberti che dopo aver

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siglato l’intesa ha dichiarato che «È un’ opportunità che viene data alle aziende a vantaggio dei propri lavoratori, e non dimentichiamo che sono i primi nostri collaboratori, i quali, pagando meno tasse, hanno più denaro a disposizione e quindi si aumenta la loro capacità di spesa, cosa, questa, che alla fine torna a vantaggio dell’intera economia veronese, dato non trascurabile

in un momento in cui la crisi si fa ancora sentire pesantemente. Certo questo è solo un primo passo ed è ancora poco rispetto a quanto si potrebbe fare ma sappiamo che è la goccia che riempie il bicchiere! Il fatto poi che unitariamente il Sindacato Veronese si sia presentato a firmare un accordo del genere sta a significare che è possibile lavorare insieme anche se, ci si muove da punti di vista diversi» Giudizio positivo è stato espresso anche da parte sindacale. «Bisogna riconoscere che Apindustria Verona è stata tra le prime associazioni italiane, appartenenti al sistema Confapi a siglare questo accordo – ha sottolineato Massimo Castellani, segretario provinciale Cisl – e ciò vuol dire che a Verona ci sono dei rapporti corretti e che esistono le basi per arrivare a dei risultati concreti». Analogo giudizio è stato fatto da parte di Lucia Perina segretario Provinciale della UIL che ha affermato: «È stato fatto un buon lavoro perché mentre per i datori di lavoro non ci saranno costi aggiuntivi i lavoratori dipendenti potranno contare su maggiori disponibilità economiche. Infine Michele Corso segretario Provinciale CGIL ha voluto sottolineare che: «È importante aver sottoscritto questa intesa e speriamo ne seguano altre al fine di far fronte alle difficoltà dei settori produttivi di Verona». Questa ultima affermazione è apparsa quasi una sfida, se non una vera proposta di dialogo, alla quale però il presidente Alberti ha prontamente replicato: «Noi siamo disponibili, come lo siamo sempre stati e l’accordo sottoscritto lo dimostra, e non abbiamo preclusioni a discutere di cose concrete anche se non sono certo che analoga apertura ci sia da parte di tutti». •


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Apigiovani

Federico Zanetti

Che Energia!!! Ai giovani le sfide piacciono

A

i giovani si sa le sfide piacciono! ... e quando il consiglio senior Apindustria ha affidato la delega all’ energia a noi imprenditori del gruppo Apigiovani, ci siamo buttati con entusiasmo a capofitto in questo stimolante progetto. Ma quello dell’energia oggi, dopo quanto è successo a Fukushima, con il referendum sul nucleare alle porte (forse…), con i ministri Prestigiacomo e Romano che si scontrano pubblicamente sul nuovo Quarto Conto Energia (ossia il decreto che regolerà gli incentivi per le energie rinnovabili), è un argomento delicato e complesso e ci siamo subito resi conto che la nostra non sarà certo un’ impresa facile. Occuparsi di questo tema, quindi, non è più semplicemente parlare di centrali (nucleari e non) o di fotovoltaico, ma di solare

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termodinamico, di geotermia, di eolico, di automobili elettriche, di risparmio energetico, di combustibili da biomasse, di centrali al torio e chi più ne ha più ne metta. Secondo il rapporto Energie Rinnovabili del Sole 24 Ore ci si attesta su cifre che nel 2010 hanno sfiorato i 21 miliardi di euro: la parte del leone tra le fonti verdi la fa il fotovoltaico (11 mld), seguito da l’idroelettrico (4,5 mld), da l’eolico (2,6 mld), dalle biomasse (1,8 mld) e infine dal geotermico (500 mln). Il nostro intento sarà quello, quindi, di tentare di mettere un po’ di ordine e di cercare di informare, dal nostro punto di vista di giovani imprenditori, per quanto possibile, sull’evolversi della situazione sotto l’aspetto normativo. Ma soprattutto: quali sono e quali potranno essere le possibilità di business nel settore delle Energie Alternative? Con-

viene ancora puntare sul fotovoltaico? Ci sono nuove opportunità di sviluppo per l’imprenditoria veronese, e non solo, in questo settore? Ovviamente la risposta è si. Basti pensare, ad esempio, a Energyland, il Parco Fotovoltaico della Lessinia, realizzato dalle aziende della rete stessa, che fornirà energia elettrica da fonte rinnovabile a prezzi competitivi a oltre 300 famiglie e imprese del territorio, o all’importante progetto avviato in Senegal da Enrico Storti (pastpresident Apigiovani) per la produzione di energia da biomasse. Abbiamo promosso incontri mirati con esperti del settore e inoltre stiamo già lavorando all’organizzazione di un convegno sul tema energetico con l’intento di dare più informazioni utili possibili e soprattutto dare nuove idee agli imprenditori veronesi che vogliano cimentarsi con il mondo dell’energia.•


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Una Verona in musica

L’ACCADEMIA FILARMONICA

e il suo Teatro

“Coelorum imitatur concentum”: è l’amore per la musica, l’arte umana che imita l’armonia dei cieli, che, come ricorda il motto inserito nell’impresa dell’Accademia Filarmonica di Verona, determinò la nascita di questa istituzione, costituitasi per volontà di un gruppo di amici, mossi dal desiderio di riunirsi periodicamente per fare musica, appunto. Tra Cinquecento e Seicento il fenomeno culturale delle Accademie fu particolarmente vitale in tutta Italia e anche a Verona: fra tutte le esperienze quella dell’Accademia Filarmonica fu certamente la più significativa, come testimoniato anche dalla sua longevità (è l’unica ancora oggi attiva) e dal fatto che, fin dalle origini, inglobò in sé altri cenacoli, più piccoli e meno influenti. I primi passi dell’Accademia Filarmonica di Verona si intrecciano con le vicende di un’altra Accademia veronese, quella degli Incatenati, fondata intorno agli anni Trenta-Quaranta del Cinquecento da Dionise de’ Dionisi, fabbricatore di strumenti e dilettante di musica. La fusione dei due enti, voluta dai 29 accademici fondatori, è datata 23 maggio 1543: la neonata Accademia dei Filarmonici-Incatenati mantenne tale denominazione fino al 1565, anno in cui, dopo la fusione con l’Accademia della Vittoria (sorta nel 1556), ritornò al primitivo nome di Accademia Filarmonica. L’istituzione peregrinò per diverso tempo, alla ricerca di una sede definitiva, da una zona all’altra della città, finché agli inizi del Seicento acquisì dal Comune l’area in cui si trova attualmente, l’isolato compreso tra via Roma, via Manin, piazza Arditi e via dei Mutilati. Il progetto degli edifici fu affidato all’architetto Domenico Curtoni, nipote del Sanmicheli: a quest’epoca risale la ‘Gran Sala’, ora Sala Maffeiana, in cui si trovava un organo con portelle dipinte dall’accademico Alessandro Turchi, l’Orbetto, ora conservate nella collezione reale inglese di Windsor.

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Agli esordi dell’attività dell’Accademia il solo esercizio musicale era quello, attivo e personale, dei soci stessi. Non erano previste esibizioni

pubbliche e, non essendo stato assoldato alcun maestro professionista di musica a stipendio, i vari accademici dirigevano di volta in volta le esecuzioni. Per i nobili e gli artisti affiliati alla Filarmonica era quindi imprescindibile un’ottima conoscenza della musica dal punto di vista sia teorico che pratico e l’acquisto, da parte dell’Accademia, di strumenti musicali di vario genere e in numero molto superiore a quello dei soci, appare valida prova a sostegno della tesi che parecchi di questi fossero musicisti di livello, abili nel suonare più di uno strumento. Accanto alla musica quale attività principale, tuttavia, si assistette, da subito, a un ampliamento della sfera di interessi che fece dell’Accademia il fulcro della cultura cittadina: nel 1549 gli accademici deliberarono di far tenere lezioni di volgare; dal 1560 furono allestite recite di commedie aperte al pubblico; al primo ventennio del Seicento risale l’abbozzo del progetto di ospitare, nel cortile antistante la sede della Filarmonica, una collezione lapidaria, da costituire partendo dal nucleo delle ottantotto epigrafi raccolte del canonico Cesare Nichesola (l’idea si concretizzò, poi, nel 1749, grazie all’impegno dell’accademico Scipione Maffei, e Verona poté vantare, con l’apertura del Museo Lapidario, il primo museo pubblico d’Italia e d’Europa). Verso la metà del Seicento la musica si vide, dunque, in parte, scalzata dalla sua posizione di assoluta preminenza. Fu all’inizio del Settecento, con l’erezione del teatro annesso all’Accademia, fino ad allora dotata soltanto di un piccolo teatrino ricavato in un salone dell’edificio, che si assistette a una rinascita degli interessi musicali. Già dalla fine del Cinquecento il desiderio di un vero, grande teatro animò l’impegno degli accademici, complice la recente fondazione del Teatro Olimpico a Vicenza: il primo disegno approvato per il Teatro della Filarmonica, opera di Curtoni, ricalcava la foggia dell’opera palladiana.


L’Accademia Filarmonica

terza pagina

Un secondo tentativo di avviare l’impresa, bloccata nel frattempo da difficoltà economiche, si ebbe oltre un secolo più tardi, sotto la spinta di Scipione Maffei, Gerolamo Pompei, Giorgio Allegri e Ippolito Bevilacqua. I lavori per la realizzazione del nuovo, moderno progetto di «teatro all’italiana» (con vasta platea, vari ordini di palchi sovrapposti e palcoscenico velato da un sipario funzionale e riccamente ornamentale), opera dell’architetto bolognese Francesco Bibiena, vennero iniziati nel 1716 e si conclusero solo nel 1729. Il teatro fu inaugurato il 6 gennaio 1732 con l’esecuzione de La Fida Ninfa, libretto giovanile di Scipione Maffei (che nell’occasione assunse anche la funzione di impresario), con le note di Antonio Vivaldi, che in seguito scelse il Teatro Filarmonico come sede inaugurale di suoi melodrammi anche in altre tre occasioni, con Tamerlano, Adelaide e Catone in Utica. L’ensemble orchestrale, negli anni Trenta del Settecento, fu composto da professionisti ingaggiati di volta in volta a seconda della necessità e solo a partire dal primo aprile 1780 l’Accademia si dotò di un’orchestra stabile. Certo il prestigio dell’Accademia andò crescendo e testimonianza del fatto che l’istituzione veronese fosse sempre più conosciuta e apprezzata anche all’estero è data dal fatto che, nel 1770, durante il primo dei suoi tre viaggi in Italia, il giovane Wolfgang Amadeus Mozart fece tappa nella città scaligera e suonò nella Sala Maffeiana, il foyer del teatro. Per ben due volte il Filarmonico fu interamente distrutto e dovette essere ricostruito. Nella notte fra il 21 e il 22 gennaio 1749 un incendio divorò sala e scenario, risparmiando solo il sipario: già nel 1750 si iniziarono i lavori di ristrutturazione, condotti, salvo lievi modifiche, nel rispetto del modello bibienesco ed in breve, grazie anche all’esenzione dal dazio sul legname necessario concessa da Venezia, il Teatro poté tornare a ospitare spettacoli (1754). La sera del 23 febbraio 1945, in seguito a un’incursione aerea, il Filarmonico fu nuovamente distrutto. Nel maggio 1947 l’Accademia Filarmonica bandì un concorso nazionale che richiedeva, oltre alla riedificazione del teatro e a una seconda sala a uso di cinematografo, la conservazione del complesso monumentale del Museo Lapidario, del pronao seicentesco, del ridotto: per il rifacimento si optò, ancora una volta, per una soluzione di tipo bibienesco, con la scelta del disegno proposto dall’archiEconomia Veronese - maggio 2011

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tetto Vittorio Filippini e i lavori, al via nel 1961, videro definitivamente la fine dieci anni dopo. Ai giorni nostri, mancando purtroppo ancora, a Verona, un teatro pubblico, risulta a maggior ragione primaria l’importanza del ruolo del Teatro Filarmonico nella vita culturale cittadina. Da una trentina d’anni il teatro viene utilizzato, in seguito ad accordi presi con il Comune, dalla Fondazione Arena di Verona (ex Ente Lirico): se inizialmente il teatro e il cinema Filarmonico, anch’esso di proprietà dell’Accademia, che acquistò gli impianti dai precedenti gestori, venivano concessi gratuitamente, è stato, in seguito, stipulato tra le due parti un contratto di locazione. La sala cinematografica è destinata ad esempio, con il benestare anche dell’Accademia, a ospitare un’importante manifestazione cinematografica, Schermi d’amore, rassegna di film sentimentali e mélo, nata nel 1969 e patrocinata dal Verona film festival e dal Comune. Si tenne invece nel 1992 la prima edizione de Il Settembre dell’Accademia, festival di orchestre internazionali che integra l’attività lirica e sinfonica della Fondazione Arena di Verona e quella cameristica della Società Amici della musica. Ricorre quest’anno il ventennale de Il Settembre (otto gli appuntamenti in programma, dal 1° settembre al 28 ottobre), manifestazione che negli anni ha visto crescere la sua popolarità, inserendosi, e facendo idealmente da ponte, tra la stagione estiva areniana (giugno-agosto) e quella invernale del Teatro Filarmonico (ottobre-maggio). Ma l’Accademia è impegnata nella diffusione della cultura musicale in senso lato anche attraverso numerosi altri canali: sono stati, negli anni, organizzati cicli di conferenze e convegni su argomenti musicali e filosofici, sovvenzionati corsi di educazione musicale nelle scuole elementari, istituiti premi e ragguardevole è pure l’attività editoriale che comprende la pubblicazione di «Cadenze» (dal 2004), periodico di informazione musicale a distribuzione gratuita, e ha visto il varo di una collana di libri sul teatro, la sua biblioteca e la dotazione di strumenti antichi e quello di una collana di registrazioni musicali, Biblioteca in musica. Il Teatro ospita inoltre il Museo dei Costumi Teatrali, inaugurato il 9 maggio 1986. La collezione nacque da un’idea del marchese Antonio Carlotti di Ripabella che, Direttore dell’Accademia all’epoca della scomparsa del tenore Nino Martini, invitò la vedova a donare costumi di scena

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e ricordi dell’artista all’istituzione. Questo lascito ha costituito l’embrione della raccolta che, impreziosita poi dalle donazioni della figlia del soprano Rosa Raisa e del baritono Giacomo Rimini e della figlia del tenore Giovanni Zenatello, è ora esposta nelle sale che si aprono sulle balconate dei palchi del teatro verso il ridotto. La Filarmonica vanta un ricco patrimonio di materiali e documenti che ci testimonia il suo illustre passato. L’Archivio, fatto salvo per alcune lacune, conserva quasi per intero la documentazione amministrativa, economica e fiscale dell’accademia dalla fondazione ai nostri giorni, le diverse redazioni degli statuti e gli atti, cioè i resoconti delle riunioni degli accademici. Preziosissime la Biblioteca e la Collezione di strumenti musicali antichi: l’accesso e la consultazione dei testi e la visione degli strumenti sono riservati soltanto a studiosi che ne facciano richiesta per motivi di ricerca. Sia la raccolta dei libri che quella degli strumenti non vennero costituite con finalità collezionistiche di tipo museale-conservativo. Si tratta piuttosto, caso praticamente unico nel panorama delle collezioni possedute da accademie, di strumenti e libri utilizzati insieme a essi che furono acquistati, in un determinato ambito storico e geografico, per il fine pratico dell’esecuzione

musicale. La Biblioteca si compone di due sezioni, Fondo Umanistico e Fondo Musicale, ulteriormente suddivisi in Antico e Moderno: il Fondo Umanistico è costituito da 250 volumi di letteratura, filosofia, storia, teologia, scienza databili dalla seconda metà del Quattrocento agli inizi dell’Ottocento; il Fondo Musicale Antico


L’Accademia Filarmonica

comprende 317 stampe musicali cinque-seicentesche, tre edizioni del Settecento e 21 opere manoscritte mentre quello moderno consta di 1300 manoscritti sette-ottocenteschi di partiture e 500 stampe di spartiti dell’Ottocento e del Novecento. Tra le chicche conservate nella Biblioteca merita di essere segnalata la copia unica manoscritta del trattato Volume di tutta l’arte della trombetta, opera di Cesare Bendinelli, trombettista e trombonista veronese attivo alla corte imperiale di Vienna, che donò il suo scritto alla Filarmonica

terza pagina

seconda guerra mondiale gli strumenti furono restituiti alla Filarmonica. Furono temporaneamente collocati da mons. Giuseppe Turrini nella Biblioteca Capitolare, dove già erano stati ricoverati i libri e l’archivio: solo nel 1969 il patrimonio ritornò nella sua sede naturale.•

Il Settembre dell’Accademia 2011 XX EDIZIONE Giovedì 1 settembre Anteprima I VIRTUOSI ITALIANI Alberto Martini primo violino concertatore Mozart, Čajkovskij, Elgar, Dvořák Lunedì 5 settembre FILARMONICA DELLA SCALA Daniel Barenboim direttore e pianista Rossini, Mozart, Beethoven Domenica 11 settembre PRAGUE PHILHARMONIE Jan Latham-Koenig direttore Fazil Say pianista Mozart, Mendelssohn, Ravel, Gershwin Venerdì 16 settembre

2011 - Anno della Cultura Cinese in Italia

ZHEJIANG SYMPHONY ORCHESTRA Muhai Tang direttore Shi, Zhao, Qian, Liu, Dvořák

nel 1614 insieme alla tromba “annodata”, creata dal costruttore di Norimberga Anton Schnitzer nel 1585, che, per la forma eccezionale e la fattura raffinatissima è divenuta il simbolo della Collezione strumentale dell’Accademia. 71 sono gli strumenti musicali conservati, 68 integri e tre mutili: il gruppo più interessante è senz’altro quello degli strumenti rinascimentali, 13 flauti dolci, 12 flauti traversi, 4 cromorni, 11 cornetti curvi, 6 corni torti, 7 cornetti muti, 2 tromboni, la tromba di Bendinelli e gli unici due esemplari superstiti di strumenti appartenenti alla famiglia dei doppioni, riconducibili alla seconda metà del Cinquecento. Nel museo dell’Accademia è inoltre custodito un rarissimo cimelio organologico di proprietà dei Musei Civici di Verona: il Vis-à-vis Flügel di Johann Andreas Stein, risalente al 1777, composto di un clavicembalo a due tastiere e un pianoforte disposti “faccia a faccia” in maniera da poter essere utilizzati da due esecutori contemporaneamente. La salvezza degli strumenti, che certamente sarebbero andati perduti nel rogo del 1945, è dovuta allo spostamento delle due raccolte nei Musei Civici, poi rivelatosi provvidenziale, avvenuto già nel 1869. Dopo la

Martedì 20 settembre ORCHESTRA NAZIONALE DI SANTA CECILIA Antonio Pappano direttore Denis Matsuev pianista Puccini, Rachmaninov, Rimskij-Korsakov Domenica 25 settembre ISRAEL PHILHARMONIC ORCHESTRA Zubin Mehta direttore Albeniz, Rimskij-Korsakov, Debussy, Ravel Domenica 2 ottobre ORCHESTRA E CORO DELL’ARENA DI VERONA Giorgio Croci direttore La preghiera nell’opera Verdi, Rossini, Mascagni, Wagner Venerdì 28 ottobre WIENER PHILHARMONIKER Georges Prêtre direttore

Schubert, Bruckner

Teatro Filarmonico ore 20,30 Biglietteria Via Roma, 3 - ore 10-12 e 17-19 (esclusa la domenica) Conferme abbonamenti: dal 23 maggio al 4 giugno Nuovi abbonamenti: dal 6 all'11 giugno Biglietti: dal 29 agosto, stesso orario Informazioni: tel. 045 800 91 08 - fax 045 801 26 03 - www.accademiafilarmonica.org

In caso di necessità l’Accademia Filarmonica si riserva di modificare il programma

Accademia Filarmonica di Verona Via dei Mutilati 4/L - 37122 Verona - Italia tel. 045 8005616 – 8009108 fax 045 - 8012603 e-mail: accademiafilarmonica@accademiafilarmonica.191.it biglietteria@accademiafilarmonica.191.it biblioteca@accademiafilarmonica.it sito: www.accademiafilarmonica.org

Economia Veronese - maggio 2011

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SITUAZIONE ECONOMICA MONDIALE* *Fonte: Bollettino Banca D’Italia – Bollettino Economico aprile 2011

L

’economia mondiale continua a espandersi, sospinta dalla forte crescita dei paesi emergenti, dal recupero degli Stati Uniti e dal consolidamento della ripresa nell’area dell’euro. In base alle proiezioni del Fondo monetario internazionale (FMI), la crescita del PIL mondiale, pari al 5,0 per cento nel 2010, proseguirebbe a un ritmo del 4,5 per cento circa quest’anno e il prossimo. Dalla fine del 2010 i flussi di commercio internazionale, temporaneamente rallentati nell’autunno scorso, sono tornati ad accelerare. In Giappone, dopo un recupero dell’attività produttiva nel primo bimestre di quest’anno, gli effetti del terremoto che ha colpito il paese in marzo sono al momento di difficile valutazione. Nei primi mesi dell’anno è proseguito il rincaro delle materie prime. Le quotazioni del petrolio, in crescita dall’estate scorsa per il rafforzamento della domanda mondiale, sono ulteriormente salite da febbraio in seguito alle rivolte nel Nord Africa e nel Medio Oriente; si prefigura una stabilizzazione nei prossimi mesi. I prezzi delle materie di base alimentari sono cresciuti ancora nel primo trimestre e in aprile, superando i picchi dell’agosto 2008. Nei paesi avanzati le ripercussioni sull’inflazione al consumo sono state significative, anche se al netto delle componenti energetiche e alimentari la dinamica dei prezzi continua a essere contenuta. Nelle economie emergenti le pressioni inflazionistiche si sono intensificate, alimentate da ritmi di crescita economica che si collocano su livelli prossimi a quelli potenziali. Le tensioni sul debito sovrano di alcuni paesi dell’area dell’euro, in atto con fasi alterne da oltre un anno, si sono acuite in febbraio e agli inizi di marzo; si sono solo in parte attenuate dopo la riunione dell’11 marzo scorso dei Capi di Stato e di governo dei paesi dell’area, ma la crisi di governo e le riduzioni del merito di credito del Portogallo hanno successivamente provocato un forte aumento dei premi per il rischio sul debito pubblico portoghese, che sono tornati a scen-

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dere dopo l’accoglimento della richiesta ufficiale di prestito all’Unione europea e all’FMI. Il PIL dell’area dell’euro ha continuato a espandersi nel quarto trimestre dello scorso anno (0,3 per cen-


Situazione economica mondiale

to sul periodo precedente); nel complesso del 2010 il prodotto è aumentato dell’1,8 per cento. La crescita è stata però diseguale: elevata in Germania (3, 6per cento), più contenuta in Francia e in Italia (1,6 e 1,3 per cento), pressoché nulla in Spagna. Nei primi mesi del 2011 la crescita potrebbe essersi rafforzata, come segnalato dalla dinamica della produzione industriale e dalle indagini qualitative presso le imprese. L’inflazione al consumo è aumentata, portandosi al 2,5 per cento sui dodici mesi nella media del primo trimestre di quest’anno (dal 2,0 del periodo precedente). Il rialzo è in larga parte da ricondurre all’accelerazione dei prezzi dei beni energetici e alimentari, dovuta al rincaro delle materie di base.

In un contesto caratterizzato dal consolidamento della ripresa produttiva e dal forte rialzo dei prezzi delle materie prime, in aprile il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha deciso di aumentare di 25 punti base il tasso minimo sulle operazioni di rifinanziamen-

apivenetofidi

to principali, portandolo all’1, 25 per cento. Nel quarto trimestre del 2010 il PIL in Italia è aumentato dello 0,1 per cento sul periodo precedente. Nella media dell’anno è cresciuto dell’1,3 per cento. Vi hanno contribuito l’andamento della domanda nazionale (per l,7 punti percentuali) e il recupero delle esportazioni (per 2,2 punti); tuttavia, il contributo netto del commercio con l’estero è stato negativo per 0,4 punti a causa della crescita elevata delle importazioni attivata dalla domanda interna. Si prefigura una modesta accelerazione dell’attività produttiva nel primo trimestre del 2011, come indicato dalla lieve ripresa della produzione industriale e dalla più vivace dinamica delle esportazioni in gennaio e in febbraio. Anche il clima di fiducia delle imprese industriali e le attese sulla domanda sono migliorati, attestandosi su buoni livelli. Restano improntati alla prudenza i comportamenti di spesa delle famiglie, influenzati dalle condizioni del mercato del lavoro e dall’andamento del reddito disponibile, nel 2010 ancora diminuito in termini reali. La dinamica dei consumi, tornata positiva lo scorso anno, non si sarebbe intensificata nei mesi più recenti, secondo le indicazioni provenienti dall’andamento delle vendite al dettaglio, scese in gennaio, e dal clima di fiducia dei consumatori, il cui graduale miglioramento si è interrotto agli inizi del 2011. Anche le attese sulla crescita dei prezzi sono lievemente peggiorate, in linea con l’andamento corrente dell’inflazione. L’inflazione al consumo, stabile intorno all’1,7 per cento nella seconda metà del 2010,è salita al 2,3 nella media del primo trimestre, a causa del rincaro dei beni energetici e alimentari, gravando maggiormente sul potere d’acquisto delle famiglie meno abbienti, per le quali essi rappresentano oltre il 40 per cento dei consumi. L’inflazione misurata al netto di queste componenti è rimasta però contenuta, anche se in lieve aumento nei primi mesi dell’anno a causa dei rincari dei servizi di trasporto e di alcune voci a prezzo regolamentato. Livelli produttivi distanti da quelli precedenti l’avvio della recessione e un’incidenza ancora elevata degli occupati in Cassa integrazione ostacolano il ritorno alla crescita dell’occupazione. Dopo un lieve incremento nel quarto trimestre del 2010, il numero degli occupati è ripiegato nel primo bimestre di quest’anno sui livelli minimi dell’estate scorsa. Sono tornate a crescere le assunzioni con contratti flessibili e a tempo parziale; è proseguita la contrazione delle posizioni permanenti a tempo pieno. Il tasso di disoccupazione rimane stabile sui valori medi dello scorso anno, mentre sono aumentate l’incidenza dei disoccupati di lungo periodo e la disoccupazione giovanile. • Economia Veronese - maggio 2011

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ambiente e salute

Plinio Menegalli Medico Competente

DONNE salute e lavoro N

el 2009 l’Agenzia Europea per la Salute e Sicurezza di Bilbao, riportando l’esito di un rapporto elaborato sul tema della valutazione dei rischi in relazione alla diversità della forza lavoro, ha sottolineato che “non tutti i lavoratori sono esposti agli stessi rischi: alcuni gruppi specifici di lavoratori sono maggiormente esposti ai rischi (o sono soggetti a particolari condizioni)”. Quando parliamo di lavoratori maggiormente esposti ai rischi ci riferiamo a lavoratori soggetti a rischi specifici in relazione a fattori quali l’età, le origini, il sesso, le condizioni fisiche o la posizione nell’impresa. Tali persone possono essere più vulnerabili a certi rischi e quindi avere esigenze specifiche di tutela sul lavoro. La legislazione in materia di salute e di sicurezza impone ai datori di lavoro di effettuare valutazioni dei rischi e sottolinea la necessità di «adeguare il lavoro all’uomo», l’obbligo del datore di lavoro di «disporre di una valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute durante il lavoro, inclusi i rischi riguardanti i gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari» e che «i gruppi a rischio particolarmente esposti devono essere protetti dagli specifici pericoli che li riguardano». La diversità e la gestione della diversità nel luogo di lavoro sono oggi questioni importanti nell’ambito della sicurezza e della salute. Raramente la diversità viene studiata o anche solo citata nei documenti di valutazione dei rischi elaborati dalle aziende. Sono ancora rari gli strumenti pratici di valutazione dei rischi che tengono conto dei rischi specifici affrontati, per esempio, dalle donne ma anche da persone disabili, lavoratori immigrati, lavoratori anziani e lavoratori temporanei. Nel nostro diritto il D.Lgs 81/08 (T.U. sulla sicurezza) all’art. 28 c. 1 prevede che “la valutazione [dei

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rischi, n.d.r.] di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), anche nella scelta delle attrezzature di lavoro e delle sostanze o dei preparati chimici impiegati, nonché nella sistemazione dei luoghi di lavoro, deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell’accordo europeo dell’8 ottobre 2004, e quelli riguardanti le lavoratrici in stato di gravidanza, secondo quanto previsto dal decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, nonché quelli connessi alle differenze di genere, all’età, alla provenienza da altri Paesi e quelli connessi alla specifica tipologia contrattuale attraverso cui viene resa la prestazione di lavoro.” Il D.Lgs. 81/08, dunque, va nella direzione di una prevenzione gender based e inaugura un approccio alla salute e sicurezza orientato al genere. L’Agenzia Europea per la sicurezza e la salute sul lavoro di Bilbao ha emanato due importanti FACTS (n. 42 e 43) dedicate rispettivamente alle “problematiche legate al genere nel campo della sicurezza e salute sul lavoro” e alla necessità di “inserire le problematiche legate al genere nella valutazione dei rischi.” Nei documenti si legge che “le differenze di genere nelle condizioni di lavoro si ripercuotono notevolmente nelle conseguenze per la salute legate al lavoro. La ricerca e gli interventi devono tenere conto del tipo effettivo di lavoro che fanno gli uomini e le donne e delle differenze nelle condizioni di esposizione e di lavoro”. A tutto ciò va aggiunto, inoltre, che le evidenze emergenti dagli studi condotti negli ultimi anni in materia segnalano in maniera sempre più pressante l’esigenza

che i rischi lavorativi vengano valutati con riferimento anche alle differenze di genere e la necessità di una programmazione sanitaria orientata in tal senso. Con particolare riferimento alla materia dell’igiene del lavoro, è stato purtroppo osservato che “Chi lavora è maschio” e che studi e interventi sono orientati alla tutela del lavoratore maschio. La medicina del lavoro da sempre ha preso in considerazione esclusivamente le caratteristiche bio-psi-


chiche e socio-economiche del lavoratore maschio. Della donna lavoratrice si parla solo nel periodo della gravidanza in rapporto esclusivamente ai rischi del nascituro. Se le statistiche generali e quindi generiche riferiscono che nell’uomo le malattie professionali e gli infortuni sono più frequenti, e ciò appare evidente se confrontato con il tasso di occupazione femminile che è molto più basso di quello maschile; le statistiche di settori, in cui la presenza delle donne è maggiore (settore alimentare, alberghiero, tessile, della ristorazione, sanitario), mostrano un capovolgimento delle statistiche tradizionali con un rischio di malattie professionali e di infortuni purtroppo “a vantaggio” delle donne. Vi sono poi specifiche malattie professionali che riguardano le donne e il loro tipo di impiego prevalente, che non sono ancora tenute in dovuta considerazione dalla medicina” (pensiamo alle tendiniti dell’arto superiore e alla sindrome del tunnel carpale ma anche

alle malattie psichiche e psicosomatiche). La medicina non presta sufficiente attenzione neanche al campo delle differenze uomo-donna che si riferiscono alla diversa risposta biologica ai comuni rischi lavorativi quali: il lavoro fisico/pesante e il lavoro a turno. Se verifichiamo nelle valutazioni dei rischi, nell’attività formativa nelle aziende e nella definizione delle procedure di lavoro quanto viene approfondito o solo considerato il fenomeno delle differenze di genere, ci accorgiamo che molto raramente si va oltre l’applicazione delle misure di tutela per le lavoratrici madri. Tutto ciò costituisce evidentemente un approccio metodologico inappropriato che trascura la specificità della biologia femminile e che può arrecare gravi danni alla salute della donna. Con riferimento poi al fenomeno dello stress sui luoghi di lavoro, viene in ultimo sottolineato che “uno dei fattori di rischio psico-sociale, che maggiormente colpisce le donne, è ampiamente trascu-

rato dalle ricerche e dagli interventi di prevenzione: si tratta dello stress che le donne subiscono più degli uomini per via del doppio carico di lavoro (familiare ed extra-familiare). Le ricerche sullo stress hanno finora dato poco peso alla variabile di genere. Ciò è conseguenza di un circolo vizioso: gli studi sullo stress sono tradizionalmente collegati all’evento considerato più significativo della vita quotidiana e ritenuto di maggior peso: il lavoro produttivo. La minore presenza delle donne in quest’area o una presenza di minore peso e qualità (lavori di minor valore e responsabilità decisionale, lavori in prevalenza subalterni, lavori stagionali o part-time), ha fatto sì che le donne non entrassero sulla scena di questo settore della ricerca, o la loro presenza fosse poco significativa.” Anche queste valutazioni dovranno comunque tenere conto delle peculiarità della donna lavoratrice che svolge quotidianamente anche il “lavoro di cura” per la famiglia.•


fiscale

La cedolare secca sugli affitti U

n recente decreto legislativo, recante disposizioni in materia di Federalismo fiscale municipale, ha introdotto un’imposta sostitutiva cosiddetta “cedolare secca sugli affitti” dovuta sui canoni percepiti da persone fisiche proprietarie o titolari di diritto reale di godimento sui contratti di locazione di immobili ad uso abitativo. Tale imposta va a sostituire l’Irpef e le relative addizionali, l’imposta di registro e l’imposta di bollo. Dal 2011 i contribuenti avranno la facoltà di scegliere se assoggettare i canoni percepiti a tale imposta sostitutiva oppure tassare le locazioni con la consueta imposta di registro e di bollo, in ragione della specifica convenienza. Importante ricordare che l’opzione per la cedolare secca comporta la rinuncia per l’intera durata dell’opzione all’aggiornamento del canone di locazione, anche se è previsto nel contratto, compresa la variazione Istat dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e di impiegati. Beneficiari Possono optare per il regime della cedolare secca le persone fisiche

titolari del diritto di proprietà o del diritto reale di godimento su immobili abitativi oggetto di locazione, mentre resta esclusa l’agevolazione alle società, agli enti non commerciali e a coloro che la porrebbero in essere nell’esercizio di attività di impresa o di arti e professioni. Immobili interessati L’opzione può essere esercitata per gli immobili abitativi accatastati nelle categorie da A1 a A11 e relative pertinenze locate congiuntamente all’abitazione. Adempimenti del locatore Il locatore che opta per la cedolare secca deve darne opportuna comunicazione al conduttore con lettera raccomandata, mentre in sede di registrazione del contratto andrà compilato nei casi più semplici un apposito modello semplificato,

esclusivamente in via telematica, cd. Siria oppure il tradizionale modello 69. Vincoli dell’opzione L’opzione vincola il locatore per l’intera durata del contratto o della proroga, ovvero per il residuo periodo nei casi in cui l’opzione venga esercitata per le annualità successive. L’opzione potrà essere revocata in ciascuna annualità successiva a quella in cui è stata esercitata l’opzione purché entro il termine previsto per il pagamento dell’imposta di registro relativa all’annualità di riferimento. Effetti sui redditi Il reddito assoggettato a cedolare secca non concorrerà alla determinazione del reddito complessivo e quindi su di esso non possono farsi

valere detrazioni e deduzioni mentre esso potrà essere considerato nel calcolo del reddito per la determinazione di deduzioni, detrazioni o altri benefici di qualsiasi titolo collegati al possesso di determinati requisiti reddituali (Isee, familiari a carico,…). Modalità di calcolo e versamento della cedolare L’importo della cedolare secca si calcola applicando sul canone di

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locazione annuo stabilito dalle parti un’aliquota del 21% oppure un’aliquota ridotta del 19% per i contratti di locazione a canone concordato. L’imposta sostitutiva dovrà essere versata entro il termine stabilito per il versamento Irpef in acconto e saldo. Nell’anno 2011 tuttavia il versamento dell’imposta subisce alcune variazioni. Infatti l’acconto sarà dovuto nella misura dell’85%, in unica soluzione al 30/11/11 se di importo inferiore ad 257,52 oppure in due soluzioni rispettivamente 40% entro il 16/06/11 60% entro il 30/11/11, se di importo superiore ad. 257,52; A regime l’acconto sarà dovuto nella misura del 95% e potrà calcolarsi con metodo storico sulla base dell’imposta dovuta per il periodo precedente. Si verserà in unica soluzione al 30/11 se di importo inferiore ad. 257,52 oppure in due soluzioni, la prima al 40% entro il 16/06 e la seconda al 60% entro il 30/11.

Casi particolari Contitolarità Nel caso in cui l’immobile sia cointestato, l’opzione deve essere esercitata distintamente da ciascun locatore; se alcuno di essi non esercita l’opzione, egli dovrà versare l’imposta di registro sulla parte del canone di locazione

di propria competenza determinata in base alla quota dell’immobile posseduta. In tal caso, se per il contratto è prevista un’imposta di registro minima, tale imposta sarà dovuta per il totale; inoltre, in caso di contitolarietà sarà sempre dovuta l’imposta di bollo sul contratto di locazione. Coesistenza di contratti per i quali si esercita l’opzione e contratti per i quali non si esercita Se il contratto di locazione ha ad oggetto unità immobiliari abitative per le quali il locatore decide di esercitare l’opzione della cedolare secca e altri per i quali lo stesso non esercita l’opzione, l’imposta di registro dovrà calcolarsi sui soli canoni riferiti agli immobili per i quali non è stata esercitata l’opzione. Se il canone è stato stabilito in modo unitario l’imposta di registro verrà calcolata stabilendo in maniera proporzionale alla rendita la parte di canone imputabile a ciascun immobile. Locazioni brevi Per le locazioni “brevi”, per le quali non sussiste l’obbligo di registrazione in termine fisso, il locatore può applicare la cedolare secca nella dichiarazione dei redditi, salva la facoltà di registrazione volontaria del contratto. •

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energia

Opportunitá offerte dalla crisi economica

PUNTARE SULL’AMBIENTE

I

n Italia la produzione di energia elettrica avviene in gran parte grazie all’utilizzo di fonti non rinnovabili (come il carbone, il petrolio e il gas naturale) e in misura minore con fonti rinnovabili (come lo sfruttamento dell’energia geotermica, idroelettrica ed eolica). Il restante fabbisogno del nostro Paese viene coperto con l’importazione di energia dall’estero trasportata tramite elettrodotti. L’energia, oltre ad avere, ovviamente, un valore di mercato legato ai fabbisogni quotidiani industriali e domestici, ha anche e soprattutto una valenza ambientale. Un uso indiscriminato e scarsamente oculato delle fonti energetiche convenzionali, infatti, può comportare e di fatto già comporta, gravi danni all’ambiente in cui viviamo ed alla collettività soprattutto con notevoli previsioni negative a medio termine. Tali danni sono noti come “esternalità negative”, ovvero come “costi sociali” aggiuntivi difficilmente quantificabili in termini monetari e pertanto non incorporabili nei prezzi, che rischiano tuttavia di pesare in maniera massiccia sull’economia nazionale oltre che sulla natura e l’ambiente, circostanza questa ben più significativa e preoccupante. Il consumo di energia, attualmente, non è certamente illimitato e deve necessariamente essere indirizzato al fine di uno sviluppo sostenibile delle risorse. È fondamentale che i bisogni delle generazioni attuali non compromettano

le possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri. Il tema dei consumi è quindi strettamente interdipendente alle tematiche ambientali. Una prima problematica da affrontare in questi tempi è la crisi energetica, con riferimento ai prezzi dei combustibili fossili e che condizionano l’intera collettività in quanto agiscono sul costo della vita. L’aumento quasi continuo dei prezzi dipende sostanzialmente da fattori congiunturali, quali la politica di cartello dei Paesi OPEC, quella fiscale dei Paese UE e le frequenti crisi politico-militari mondiali che accrescono considerevolmente il prezzo di mercato del greggio in confronto ai costi reali di produzione. Le scorte dei combustibili fossili, secondo stime approssimative, dureranno da un minimo di 45 anni per il petrolio ad un massimo di 230 anni per quanto riguarda il carbone e, in parallelo, aumentano i tassi di inquinamento dovuti agli autoveicoli, agli impianti di riscaldamento, alle centrali termoelettriche, inceneritori ed industrie. E sorvoliamo sulle conseguenze di questo inquinamento: le piogge acide, l’inquinamento diretto delle polveri sottili, lo smog fotochimico, il buco nell’ozono, l’effetto serra, il riscaldamento del globo e la concentrazione atmosferica di anidride carbonica . Esaminando più in specifico la nostra realtà nazionale, si sottolinea come la crisi finanziaria ed economica degli ultimi due anni abbia avuto


un notevole impatto anche sui consumi di energia elettrica delle aziende italiane. A livello territoriale il calo dei consumi di energia è stato ampio e diffuso in tutte le Regioni d’Italia. Uno strumento fondamentale ed una carta vincente per uscire dalla crisi potrebbe risultare la lotta all’inquinamento, l’efficienza energetica e l’utilizzo delle fonti rinnovabili e dell’innovazione tecnologica. L’economia verde può essere un’opportunità di rilancio. Multiutility S.p.A Gruppo Dolomiti Energia da anni opera in tal senso per garantire alle proprie aziende soluzioni e investimenti eco sostenibili atti a garantire alle stesse una potente fonte di innovazione e vantaggio competitivo. «Anche sull’onda di questa riflessione – dichiara Vincenzo Scotti Direttore Commerciale e Marketing del Gruppo – le aziende più innovative hanno iniziato a concepire la tematica ambientale come strategia di innovazione e competitività a fronte dell’aumento di responsabilità del nuovo cittadino-consumatore, che richiede alle aziende comportamenti virtuosi e che premia quelle che adottano comportamenti socialmente responsabili, non solo preferendone i prodotti ma mostrandosi disposto a pagarli ad un prezzo più elevato se realizzati con criteri eco-compatibili». Le aziende che hanno capito che c’è un nuovo modo di fare impresa eticamente e socialmente responsabile sono in costante

aumento e la testimonianza viene proprio dal Veneto: Multiutility fornitore di energia del Club energia di Apindustria, con un forte posizionamento “verde” e, tra gli altri, fondatore, con Aper, di Re.E.F., vede il suo parco clienti in fornitura con energia proveniente da fonte rinnovabile in costante aumento. Dal 2006 le aziende/ enti che utilizzano “100% energia pulita Multiutility” sono oltre 4.000 sul territorio nazionale per un totale di 400 milioni di kWh forniti, pari al consumo annuo di circa 150.000 famiglie che hanno permesso di non immettere in atmosfera 275.000 tonnellate di CO2. Questa è una dimostrazione di come un chiaro ecoposizionamento sia sempre più un fattore basilare per tutti o almeno per quelle aziende che vogliono avere successo perché la sensibilità ambientale non è più solo un principio etico ma anche un interesse economico: chi rispetta l’ambiente viene premiato dal mercato! Economia verde come via d’uscita dalla crisi economica. Oggi siamo di fronte ad un problema di sostenibilità del sistema energetico che ha i più rilevanti impatti sul clima e sull’ambiente mai riscontrati. L’Europa ed anche gli USA sembrano intenzionati a battere lo stesso cammino, confidando nella “green devolution” come uno strumento per sostenere anche l’occupazione. Anche l’ultimo rapporto del WWF ha infatti evidenziato come la crisi economica possa rendere convenienti le scelte indirizzate verso politiche ecosostenibili. •


Previdenza

Gianluigi Girardi

RECIPROCITÀ DI DIRITTI E DOVERI nel rapporto di lavoro subordinato

È

ben noto che il contratto di lavoro subordinato è un contratto a prestazioni corrispettive, per cui ai diritti e ai doveri attribuiti al datore di lavoro corrispondono altrettanti diritti e doveri spettanti al dipendente.

62

Orbene, gli obblighi specifici attribuiti al prestatore di lavoro sono quelli espressamente stabiliti e disciplinati dagli articoli 2104 e 2105 del Codice civile, ossia, rispettivamente, l’obbligo di diligenza (il prestatore di lavoro deve usare la diligen-

za richiesta dalla natura della prestazione dovuta e dall’interesse dell’impresa, e nel contempo osservare le disposizioni per l’esecuzione e la disciplina del lavoro, impartite dall’imprenditore e dai collaboratori di questo, da cui gerarchicamente


dipende), e l’obbligo di fedeltà (consistente nel dovere di non trattare affari, per conto proprio o di terzi, in concorrenza con l’imprenditore, né divulgare notizie attinenti all’organizzazione ed ai metodi di produzione dell’impresa, o farne uso in modo da recare ad essa pregiudizio). Ed è pure precisato nel successivo art. 2106 dello stesso Codice che l’inosservanza degli obblighi suindicati può comportare l’applicazione di sanzioni disciplinari, secondo la gravità delle infrazioni commesse, sanzioni di cui la più grave è il licenziamento disciplinare, consistente nel definitivo allontanamento del dipendente dal posto di lavoro. A questo proposito, la giurisprudenza, anche di recente, è più volte intervenuta per individuare le ipotesi di comportamenti posti in essere dal dipendente, che legittimano l’applicazione, da parte del datore di lavoro, del licenziamento disciplinare. A

questo riguardo, va in primo luogo ricordato il principio, ormai costante, in base al quale è stato ritenuto che i comportamenti del lavoratore, che costituiscono gravi violazioni dei suoi obblighi fondamentali, possono esser sanzionati con il licenziamento disciplinare, anche se tale provvedimento non è specificamente incluso tra le sanzioni stabilite nella regolamentazione disciplinare del rapporto (e, quindi, nel contratto collettivo di lavoro applicabile nella specie), e anche in mancanza dell’affissione del codice disciplinare, purché siano osservate le garanzie previste dall’art. 7 dello Statuto dei lavoratori del 1970, e cioè che il dipendente abbia potuto esporre le regioni a propria difesa. Analogamente, la giurisprudenza ha di frequente sancito che non è necessaria l’affissione preventiva del c.d. codice disciplinare, quando il licenziamento venga intimato

in conseguenza di comportamenti il cui divieto (sia o no penalmente sanzionato) risiede nella coscienza sociale, oppure concretino dei doveri fondamentali connessi al rapporto di lavoro o ancora riguardino specificamente l’inserimento del dipendente nella struttura e nell’organizzazione dell’impresa del datore di lavoro. Nel caso specifico, il licenziamento disciplinare riguardava alcuni lavoratori che, allo scopo di farsi assumere da un’impresa in qualità di autotrasportatori, avevano esibito falsi certificati di guida. Infine, va ricordata una decisione del Tribunale di Firenze che ha sottolineato il fatto che il comportamento di un lavoratore può comportare la conseguente sanzione del licenziamento disciplinare quando possa incidere sul vincolo di fiducia che costituisce caratteristica essenziale del contratto di lavoro subordinato.•

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il punto

IL MALE OSCURO DEI GIOVANI

N

on passa giorno senza che la cronaca ci consegni notizie di bande di minorenni che si distinguono per episodi di violenza. Maschi e femmine, indifferentemente. Figli di famiglie modeste e altri di condizioni abbienti. Un’omologazione, che non fa più distinzione tra le diverse appartenenze sociali, tra Nord e Sud, tra istruiti e ignoranti… È come se lo spirito vitale dell’adolescenza, che un tempo si esprimeva soprattutto in burrascose tempeste ormonali, a malapena tenute a bada, oggi si fosse incanalato in una aggressività cieca e sfrontata. Siamo di fronte ad un evidente disagio. Disagio della società che subisce gli effetti di questi comportamenti, disagio delle famiglie di appartenenza dei ragazzi, ma anche sofferenza dei ragazzi stessi, quelli che si rendono protagonisti di simili episodi delinquenziali. Ho usato l’espressione disagio, che vuol dire mancanza di agio, mancanza di benessere. Almeno su questo tutti sembriamo d’accordo. Più difficile invece scoprire le cause del malessere. E allora le scorciatoie interpretative si muovono prevalentemente in due direzioni. Da una parte la strada del moralismo nostalgico, che versa lacrime di lamento, mentre ricorda desolato i tempi andati, quando i figli rispettavano i genitori e le ragazze erano dentro casa, alle sei di sera, al rintocco dell’Avemaria. Dall’altra troviamo invece l’ottimismo ingenuo, quello che benedice tutto, come se il nuovo fosse bello perché nuovo. Discorsi a vanvera che si ammantano di buonismo, che poi è l’arte di fregarsene facendo la faccia bella della persona illuminata e comprensiva. È da tempo che ho imparato a diffidare di buonisti, pacifisti, ecologisti, cioè dei filosofi della chiacchiera a buon mercato, e ho invece imparato a stimare quelli che la bontà la usano ma con la dovuta fermezza, che la pace la praticano per davvero, senza scendere in piazza a rompere tutto sotto il pretesto della sua tutela. Mi piacciono infine gli amanti della terra, quelli che rispettano la natura, ma soltanto quando rispettano anche la creatura, senza fare distinzioni tra ecologia umana ed ambientale. Ma torniamo a tema per domandarci: perché ‘sti benedetti ragazzi stanno male e si comportano peggio? Io penso che il problema sia prima di tutto en-

dogeno, venga cioè da dentro di loro e sia legato allo sviluppo umano. Dall’adolescenza ci siamo passati tutti. È un’età di grandi promesse e di grande “stupidera”. Chi non s’è fatto le canne era solo perché ai suoi tempi magari ancora il mercato non le offriva ma, per il resto, qualche coglionata l’abbiamo fatta tutti. Alzi la mano chi ce l’ha immacolata! Ci sono poi cause esogene, cioè che vengono dall’esterno. E qui bisogna mettere al primo posto tante, troppe famiglie. Ce ne sono di buone, ma ce ne sono da olio

santo. Se l’educazione, come si dice, passa dai rapporti umani, è chiaro che ognuno fa il latte con l’erba che mangia in casa. A far difetto c’è poi la scuola, sempre più professionalizzante e sempre meno educante. Ci sono i preti con la Chiesa. Troppo spesso persi nell’organizzazione delle loro attività ma sempre meno disponibili a costruire amicizie e rapporti umani. C’è la politica che ci consegna la cronaca di faide giornaliere tra partiti, chiedendo ai cittadini di schierarsi a fare il tifo, anziché impegnarsi a metterli insieme. C’è il mondo mediatico, con le sue ingordigie e le sue oscenità… Insomma, c’è un pluralismo di lingue, dove ognuno predica nel proprio idioma senza che le nuove generazioni siano in grado di imEconomia Veronese - maggio 2011

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il punto

parane alcuno. Mancanza di identità si dice, in questi casi. Oppure, per usare il linguaggio di Baumann, modernità liquida, secondo il vecchio detto che dove tutto è in movimento il risultato è quello del sasso che non fa muschio. Abbiamo perso così il vocabolario delle parole essenziali: doveri prima dei diritti, rispetto delle persone, senso del servizio, spirito di sacrificio, responsabilità, fedeltà alla parola e agli impegni assunti… Parole chiave, indispensabili se si vuol dare alle nuove generazioni un motore dell’intelligenza e della coscienza. I tedeschi da secoli parlano di educazione come bildung, cioè un progetto su cui andare a costruire la personalità dei soggetti. Se non è chiaro dove si vuol andare a parare, le alternative sono solo due. La prima è lasciare che i ragazzi crescano nel mito del buon selvaggio. Spontaneismo è bello e a fare quello che uno si sente si dovrebbe ottenere il massimo. Almeno in teoria. Purtroppo è una gran

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balla e credere che uno diventi bravo, buono e bello perché lo si lascia assecondare l’istinto, è come illudersi che torni a casa con l’auto perfettamente integra dopo aver tolto i segnali stradali. La seconda alternativa è quella di un’educazione che privilegia le competenze professionali, lasciando in ombra la dimensione umana. E allora, in base agli umori dei tempi, tra una lezione di inglese e un corso di computer, una capatina all’estero con Erasmus e un corso in palestra per effetti tonici, l’illusione di averne fatto delle persone all’altezza dei tempi si confonde con l’assegno che si stacca per garantire loro determinate competenze. Fare degli uomini e delle donne di valore è molto più di un sapere di testa. È una questione di cuore e di coscienza, cioè di umanità, quella che nessun fornitore potrà mai vendere a nessuno. Tse Tse


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