Economia Veronese - Marzo 2011

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ECONOMIA VERONESE bimestrale n.5 - Anno 10 - marzo 2011 - Editore Apiservizi S.r.l. - Verona, via Albere 21/C - Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% CNS VR - D.L. 353/2003 (conv. in L. - 27/02/2004 n 46) art.., comma 1 DCB VERONA - 2,58 Euro

proďŹ li

Maistri Pastifico Temporin Bernardinello Lite Marmimincio Centro Medico San Pietro

personaggio

Bruno Biagi


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sommario

Anno 10 - Numero 1 Marzo 2011

DIRETTORE RESPONSABILE Cirillo Aldegheri

Rivista bimestrale promossa da

EDITORE APISERVIZI S.r.l. Via Albere, 21/C - 37138 Verona

ASSOCIAZIONE PICCOLE E MEDIE IMPRESE

DELLA PROVINCIA DI VERONA

SEGRETERIA DI REDAZIONE Tosca Lucchini Cinzia Trussardi

editoriale

REDAZIONE c/o APINDUSTRIA Verona Via Albere, 21 - 37138 Verona Tel. 045 8102001 Fax 045 8101988 economiaveronese@apiverona.net

Registrazione Tribunale di Verona n. 1234 del 22 marzo 2000

GRAFICA E STAMPA Lite srl - Verona - www.lite.it

D.L. 353/2003 (con. in L. 27/02/2004 n°46 art. 1, comma 1, DCB Verona

FOTOGRAFIE Ennevi - Archivio Apindustria

Pastificio Temporin Bernardinello Lite Marmimincio

6 10 14 18 22

terza pagina Lessinia

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Apivenetofidi

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ambiente e salute

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Il fattore umano come causa di infortunio

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Il contratto di Rete d’Impresa

personaggio Col. t. ST. Bruno Biagi

Marina Scavini Presidente Apigiovani Un brindisi alla salute mentale Factoring UnionAlimentari-Confapi Consegnati da Apindustria i fondi raccolti per gli alluvionati dell’Est Veronese

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fiscale

attualità Fondo italiano di investimento

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Verona in prima linea con COSP

impresa Donna Elena Poggi Centro Medico San Pietro

Pubblicità raccolta in proprio

apigiovani

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profili Maistri

Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale

34 38 40 42 44

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legale Responsabilità nel settore dei trasporti

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previdenza Quando può essere ritardato un licenziamento per giusta causa

il punto 46

Quello strano concetto di italianità

62 65

inserzionisti

Multiutility

Banca di Verona

Mondoesa Adige

Banco Popolare Gruppo Bancario

Santo Passaia

Gruppo Argenta

Albrighi Tecnologie

Cattolica Previdenza

Viani Assicurazioni

Samo

Casa del trattore

Verona Fiere

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editoriale

Arturo Alberti

L

a patologia dei ritardi dei pagamenti si ripercuote negativamente sull’attività di impresa, pregiudicandone operatività e risorse disponibili. Tanto più, in una fase congiunturale critica come l’attuale, in cui tali ritardi appesantiscono notevolmente gli oneri a carico delle aziende piccole e medie, che risentono dei maggiori vincoli finanziari e strutturali. Per arginare le sofferenze nel breve periodo, le imprese sono a loro volta costrette per un verso a ritardare i pagamenti ai fornitori, per l’altro a rivolgersi agli istituti di credito, accrescendo il proprio indebitamento, con un incremento di oneri finanziari e non, aggiuntivi rispetto a situazioni già precarie. Un ulteriore elemento di elevata criticità, in conseguenza alle minori risorse disponibili, è la contrazione degli investimenti previsti, che pregiudica sia traiettorie di sviluppo futuro che la stessa sopravvivenza dell’impresa. L’Italia è purtroppo leader (negativo) nella classifica per i ritardi dei pagamenti, che per l’intero sistema economico rappresentano un costo quantificabile in circa 900 milioni di euro all’anno. Secondo il rapporto dell’European Payment Index, l’80 % delle imprese italiane dichiara di subire ritardi generalizzati dei pagamenti, con relativi aumenti nei tempi medi di incasso e connessi aumenti di costi per il ricorso al credito. A livello regionale veneto, i termini di pagamento oscillano tra i 60-90 giorni e i 90-120, mentre il ritardo temporale medio, rispetto ai termini fissati di pagamento, è di 43 giorni. Una situazione critica in cui spesso gli imprenditori diventano sostanzialmente dei finanziatori sia verso la grande industria sia verso la Pubblica Amministrazione. Per cercare di dare una risposta a queste criticità, con i colleghi di Apindustria Vicenza abbiamo elaborato una proposta di legge, che è già stata presentata dall’onorevole Manuela Dal Lago (Lega Nord) alla commissione Attività Produttive di cui è Presidente,

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proposta sostenuta anche da parlamentari veneti. Il testo (mutuando analogo provvedimento francese) prevede la fissazione, per legge e quindi non modificabili da diversi accordi commerciali, di termini tassativi di pagamento, compresi tra i 45 e i 60 giorni per la fornitura di beni e servizi. La vera novità è la proposta attinente alle modalità e all’efficacia di recupero dei crediti, alternativa alla lentezza e alla inefficiente macchina dell’attuale giustizia civile. In particolare, l’istituzione di uno strumento giuridico che preveda la possibilità per le imprese virtuose, che lamentano ritardi nel pagamento, di affidare il recupero dei crediti, attraverso una speciale delegazione di pagamento, alla locale Camera di Commercio, istituto che gode del potere di riscossione coattiva tramite cartella esattoriale. A questa delegazione di pagamento si affiancherà, una volta che il sistema sarà a regime, la possibilità per l’impresa creditrice, di attingere al finanziamento di un fondo rotativo alimentato dalla C.C.I.A.A., dalle associazioni di categoria e dall’attività stessa inerente le riscossioni dei crediti. Per i cattivi pagatori è previsto l’obbligo di iscrizione nel Registro Informatico dei Protesti, previo espletamento degli opportuni meccanismi di controllo in caso di contestazione della fornitura/prestazione, al fine di evitare errori e/o abusi. I vantaggi della nuova legge sarebbero facilmente riscontrabili dalle imprese in termini di riduzione della rischiosità nelle transazioni commerciali, maggiore trasparenza nei bilanci, miglioramento del merito creditizio, possibilità di liberare risorse spostandole da puro finanziamento al cliente a investimento nel core business aziendale. L’auspicio è che questa e/o le altre proposte, già presentate o in gestazione, possano trovare accoglienza, condivisione ma soprattutto risposta a uno dei temi più scottanti che attanagliano le nostre imprese.

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MAISTRIUn brand incon

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a oltre 60 anni efficienza e flessibilità sono i segni particolari di Maistri Cucine. L’azienda si ripresenta oggi, sul mercato interno e internazionale, forte di una storia prestigiosa, desiderosa di riaffermare quel ruolo e quei primati che ne hanno fatto uno dei massimi interpreti dell’industria italiana dell’arredamento. Per fronteggiare l’agguerrita competizione del settore si è pensato di affidare la gestione aziendale a una nuova squadra di manager, approntando nel contempo strategie mirate all’incremento della domanda di mercato. Alla base di questo processo evoluti-

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MAISTRI

profili

nfondibile vo si pone una profonda condivisione degli obiettivi di lungo periodo, nella certezza che una più attenta politica di approccio al cliente e il rafforzamento del rapporto con i rivenditori saranno i punti di forza nell’attuazione dei piani futuri dell’azienda. Si può parlare di un vero e proprio “New Deal” per Maistri anche se il nuovo corso parte da lontano: la valorizzazione del capitale umano è sempre stato il nucleo della politica imprenditoriale e l’efficienza dell’organizzazione ha costituito fin dagli inizi uno dei driver del successo aziendale. «La scelta di recuperare la parte più qualificante della tradizione – sottolinea Davide Maistri, Presidente del Consiglio di Amministrazione della società – è per noi un passaggio essenziale ». L’avventura di questa azienda nata nel 1946 grazie alla determinazione del suo fondatore, Silvio Maistri, è caratterizzata fin dagli esordi dalla capacità di coniugare nelle sue creazioni stile ed emozioni. Silvio Maistri seppe interpretare le esigenze dell’utenza dell’epoca e le sue intuizioni lo portarono a dar vita a un’industria all’avanguardia, antesignana nell’organizzazione interna e nei sistemi di produzione. Va ricordato che fu proprio il marchio Maistri il primo a proporre al mercato nazionale le cucine cosiddette “americane”. Nel lasso di tempo compreso tra gli anni cinquanta e settanta, l’azienda si attestò ai vertici del comparto per i suoi prodotti di alta qualità, realizzati avvalendosi delle più moderne tecnologie per la lavorazione del legno. Tipica della più nobile tradizione artigiana rimase però la cura per i dettagli, indi-

spensabile unitamente al rispetto delle caratteristiche di rigorosità funzionale nella progettazione, a raggiungere quei livelli di eccellenza che ieri come oggi hanno sempre distinto le creazioni Maistri. Nel percorso dell’azienda veronese tappa importante fu anche la costruzione, nel 1980, del nuovo impianto industriale a Corrubbio di Negarine. Qui venne sviluppato uno dei modelli Maistri di maggior successo: un sistema di cucina modulare, in noce nazionale, caratterizzato da elementi componibili con ante dal bordo a taglio diagonale o a gola, per consentire l’impugnatura eliminando la tradizionale e, a volte, antiestetica maniglia. Un inanellarsi di successi ha fatto da cornice all’ingresso in azienda, nel 1998, della terza generazione impegnata in una serie di trasformazioni nelle strategie commerciali, nella razionalizzazione delle tecnologie e delle metodiche di produzione, nell’applicazione delle più raffinate tecniche del marketing. Un’impresa in salute capace di divenire volano di sviluppo e di occupazione nel territorio. Oggi Maistri dà lavoro a 73 dipendenti altamente specializzati, collabora con tecnici e disegnatori di comprovata esperienza ed esprime un fatturato che si attesta sui 10 milioni di euro, per il 10-15% proveniente dai mercati esteri. Sono traguardi che premiano una realtà d’impresa dedita a garantire alti standard qualitativi e che vuole oggi affrontare nuove sfide, ribadendo però con forza l’immutabilità di un progetto industriale sempre vivo nella volontà della famiglia. «La riorganizzazione del management – evidenzia il direttore generale, ValenEconomia Veronese - marzo 2011

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tino Alaia – ha rappresentato la condizione indispensabile per dare forza e contenuti a un piano triennale di lavoro (2011-2013) che prevede un’articolata serie di interventi nel campo della formazione del personale, in quello dell’innovazione di processo nelle politiche motivazionali della distribuzione e nella realizzazione di linee di prodotto destinate a soddisfare le esigenze della clientela di nicchia. Tale impegno vede quindi una squadra di manager coordinare gli sforzi in un’unica direzione. Ma è doveroso ricordare che al perfetto funzionamento del lavoro d’equipe provvedono davvero tutti gli addetti che operano a vario titolo e livello, nell’ambito dell’azienda». Maistri guarda con la medesima attenzione sia al mercato interno che all’export in particolare a Russia, Spagna, Grecia e Gran Bretagna dove da anni il brand è noto con la propria gamma di prodotti; una gamma che propone quattordici modelli: 4 in stile classico e 10 moderno, tutti modulabili e capaci di soddisfare le esigenze dell’acquirente finale coniugando l’ottimizzazione degli spazi con la personalizzazione e la funzionalità della cucina, oggi più che mai un vero e proprio ambiente “living”. Meticolosa anche la selezione dei colori e dei materiali che vanno dalle essenze ai laminati, ai laccati lucidi o opachi. «La nostra azione – sintetizza il Direttore Commerciale, Alessandro Lora Moretto – ci porta a rendere sempre più stretto il rapporto con il mercato. Stando ai primi riscontri, ci sentiamo di guardare con ottimismo alla possibilità di conseguire, a

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MAISTRI

fine anno, quella crescita a due cifre che ci siamo dati quale obiettivo. Tanti i progetti anche a medio termine: bisogna ricordare che il nostro piano triennale prevede investimenti in attività commerciali e di marketing, per oltre 2 milioni di euro e ci vede determinati nel riappropriarci dell’organizzazione distributiva attraverso un suo più diretto coinvolgimento al raggiungimento degli obiettivi aziendali». Il patrimonio storico della Maistri ha quindi funzionato da stimolo vincente nella ridefinizione dell’identità di un’azienda che sa e vuole essere competitiva e al passo con i tempi. •

profili

MAISTRI S.p.A. SEDE AMMINISTRATIVA

RESPONSABILE SUPPLY CHAIN

Via Brennero, 41 37029 Corrubbio di Negarine (Verona) Tel. 045 6835111 Fax 045 6850137

Nicola Valenari

RESPONSABILE ACQUISTI ED EDP Matteo Gozzi

PRODUZIONE

FATTURATO 2010

Mobili per cucine

10 milioni di euro

ANNO DI FONDAZIONE

SUPERFICIE AZIENDALE

1946

TITOLARI

Gianluigi, Giuseppe, Benvenuto, Maurizio Maistri

PRESIDENTE E AMMINISTRATORE

Totale: 45.000 mq Coperta: 20.000 mq

RISORSE UMANE

Addetti alla produzione: 38 Impiegati: 35

Davide Maistri

DIRETTORE GENERALE Valentino Alaia

DIRETTORE COMMERCIALE

Alessandro Lora Moretto

RESPONSABILE PRODUZIONE Massimo Scarlatti

SITO INTERNET / E-MAIL www.maistri.it maistri@maistri.it

RESPONSABILE MARKETING Gianpietro Sartori

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Pastificio Temporin la tradizione della cucina mediterranea

«Fare una buona pasta è facile, basta lavorare con passione e con buoni ingredienti nel rispetto della grande tradizione artigianale». uesta, dal 1964, è la filosofia del Pastificio Temporin, tramandata di padre in figlio e garanzia di qualità per un prodotto che ancora contraddistingue l’Italia nel mondo. L’azienda, che oggi ha sede a Sommacampagna, nasce come piccolo laboratorio artigianale a Lugagnano, su idea di Mario Temporin, producendo pasta e tortellini insieme alla propria famiglia, tra cui Antonio, il figlio, che coltiva negli anni una passione sempre più grande per

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la pasta e decide così di dedicare cuore e anima alla produzione di pasta all’uovo. Nel 2000, con l’ingresso di Pietro e Andrea Marcato nell’azienda, la spinta industriale subisce un ulteriore accelerata, con un importante incremento dei volumi di produzione che trasformano il pastificio in una vera e propria realtà industriale, mantenendo però fede alla qualità artigianale che è da sempre un suo marchio di fabbrica: «Il nostro punto di partenza è sempre stato quello di una selezione accurata delle materie prime e di un accurato controllo qualità sul prodotto che andiamo a proporre – ha spiegato Antonio Temporin –. Ol-

tre a questo, sfruttando l’esperienza acquisita in tutti questi anni, abbiamo anche creato linee particolari e innovative, molto apprezzate dai clienti che cercano dalla pasta qualcosa in più». Il risultato, quindi, è un prodotto di assoluta qualità, riconosciuta dai più importanti servizi di ristorazione del mondo, che si affidano alle idee e alla storia di Temporin per portare sulle proprie tavole il prodotto simbolo della cucina mediterranea. Con l’allargamento del mercato e della produzione si è reso necessario anche un adeguamento delle strutture produttive e per questo motivo nel 2000 è stata abbandonata la storica sede di Lu-


Pastifico Temporin

gagnano per trasferirsi nel moderno impianto di Sommacampagna, dove, con i suoi 1800 metri quadrati coperti, si sono potute installare tre linee di produzione complete, passando dai precedenti 1500 kg giornalieri, agli attuali 5000 kg: «Il nostro ventaglio di prodotti è assolutamente competitivo – ha spiegato Arianna Temporin, assistente commerciale –. Produciamo dalla pasta all’uovo secca, a quella fresca, passando per quella ripiena, accanto ad alcune specialità di pasta aromatizzata e colorata». I prodotti Temporin si dividono in tre linee dalla caratteristiche uniche, in modo da offrire tipologie diverse a seconda delle esigenze, come spiega lo stesso Antonio Temporin: «La linea Gourmet, quello che è un po’ il nostro fiore all’occhiello, è la perfetta

profili

integrazione tra la tradizione e l’innovazione. Si tratta di una pasta trafilata al bronzo e dalle confezioni su misura, destinata ad una cucina da grandi chef. All’interno di questa produzione troviamo formati unici, come la pasta ripiena a forma di cuore, di girasole o di caramella, al cui interno vengono inserite ricette assolutamente fuori dal comune, come i triangoli ripieni di scampi e gamberetti, o i raviolacci al capriolo, piuttosto che i tortelli rossi con radicchio e amarone. Altra linea assai innovativa è la Specialità d’Italia, dove forme tradizionali si accostano alle introvabili, con la particolarità degli aromi naturali aggiunti all’impasto che donano colore e fantasia. Ultima, ma non per importanza, è la Casa Temporin, dove le forme della tradizione vengono ancora propoEconomia Veronese - marzo 2011

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ste nello stesso modo, con una lavorazione attenta e scrupolosa che rispetta la storia della pasta». Come resistere a queste delizie del palato? E infatti i numeri del pastifico Temporin dicono che sia molto difficile resistergli, soprattutto all’estero, dove si concentra la quota di mercato (circa il 70%). Tanta qualità, quindi, e una forte propensione a soddisfare le esigenze del cliente grazie ad elasticità e puntualità: «Con l’ingresso in un regime di tipo industriale abbiamo comunque scelto di non perseguire la quantità e di non entrare in mercati che richiedono questa. Abbiamo volutamente ricercato il target medio-alto pur allargando i nostri orizzonti commerciali e questo ci sta premiando. Abbiamo inoltre investito sul packaging e sulla ricerca di nuovi formati e nuovi ripieni, acquisendo anche alcune macchine che ci permettono una produzione più dettagliata e personalizzata». In tutto questo il Pastificio Temporin ha anche conseguito la certificazione Iso 9001:2008, ulteriore conferma di qualità e di efficienza. Il futuro dell’azienda passa attraverso l’allargamento del mercato, investendo su eventi internazionali che facciano conoscere il marchio Temporin: «La vera rivoluzione per noi è avvenuta con l’ingresso di Pietro e Andrea Marcato, i quali hanno profondamente modificato il nostro aspetto commerciale – ha spiegato Arianna Temporin –. Da semplici venditori di pasta di qualità, l’impresa si è

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trasformata in un partner importante per la clientela mondiale, instaurando rapporti di fiducia e stima che nemmeno la crisi ha intaccato». «La cucina italiana e la sua tradizione sono rinomate in tutto il mondo – ha concluso Antonio Temporin –. Se a questo uniamo esperienza, passione e cura dei dettagli, non si possono che ottenere risultati eccellenti». •

PASTIFICO TEMPORIN S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Via Dell’Industria,30 37066 Sommacampagna (Verona) Tel. 045 8961047 Fax 045 8960986

PRODUZIONE

Pasta secca e fresca all’uovo, pasta fresca ripiena, pasta secca colorata e aromatizzata, altre specialità

ANNO DI FONDAZIONE 1964

RESPONSABILE COMMERCIALE Pietro Marcato

RESPONSABILE AMMIINISTRATIVO Andrea Marcato

SUPERFICIE AZIENDALE Coperta: 2.500 mq

RISORSE UMANE

Addetti alla produzione: 12 Impiegati: 3

TITOLARI

Antonio Temporin, Pietro Marcato, Andrea Marcato

RESPONSABILE PRODUZIONE Antonio Temporin

SITO INTERNET / E-MAIL www. pastificiotemporin.it info@pastificiotemporin.it.


Impianti enologici con Tecnologia Albrigi

Cantina Zeni di Bardolino (VR) Fausto, Federica ed Elena Zeni Via Tessare, 6/A • 37023 - loc. Stallavena di Grezzana (Verona) • Italy Tel.: + 39 045 907411 • Fax: + 39 045 907427 e-mail: info@albrigi.it • http: //www.albrigi.it

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Bernardinello Il tocco italiano sul legno

I

l mobile intarsiato è un’arte che va seguita con attenzione, che richiede abilità e creatività. Walter Bernardinello in questo è maestro e ha costruito a partire da quella che per lui è una passione oltre che una competenza, una delle aziende leader del settore: la Bernardinello S.r.l.

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Nata nel 1974 a Cerea, in un piccolo laboratorio artigianale, oggi l’impresa conta 40 dipendenti e si sviluppa su circa 10 mila metri quadrati, producendo 12 mila pannelli intarsiati,3 mila pannelli sagomati e 800 mobili al mese. Una crescita esponenziale e costante, in barba alla crisi del settore dei componenti dell’arredamento classico e modernariato, che dimostra ancora una volta come innovazione e tradizione possano andare di pari passo: «Possiamo ritenerci un’azienda in controtendenza – ha commentato Gianni Bernardinello, figlio del fondatore e attuale titolare –, i nostri investimenti iniziano 11 anni fa e continuano ancora oggi,


BERNARDINELLO

con un ampliamento di 2500 mq oltre un cambio di una delle nostre 9 macchine elettroniche, sebbene la crisi globale abbia danneggiato molto il comparto del mobile. Oggi disponiamo di 5 macchine laser più 4 a controllo numerico per fresature a 5 asso, oltre a tutte le altre indispensabili per le pressature diritte, sagomate e a membrana. Certo è molto diverso rispetto al lavoro che faceva mio padre, ma la qualità e la cura dei particolari è rimasta la stessa, quello che abbiamo migliorato è solo la tempistica». Il mercato della Bernardinello si sviluppa soprattutto all’estero, nonostante i principali utilizzatori dei suoi prodotti siano aziende italiane, come spiega lo stesso Walter Bernardinello: «I mobili e i semilavorati che produciamo vengono impiegati per la creazione di ambienti destinati a un target molto alto e il mercato italiano, in questo comparto, è abbastanza fermo. È inutile nascondere che il futuro è rappresentato da tutti quei mercati emergenti che apprez-

zano il Made in Italy fatto con qualità. La Bernardinello può realizzare ogni tipo di intarsio, lavorando più di 60 tipi di legni pregiati. Esperti e capaci gli intarsiatori insieme ai nostri mobilieri lavorano con passione e accuratezza su materie prime di raffinata bellezza, ottenendo un prodotto di elevatissima qualità. A tutto questo si aggiunge un impianto di pressatura e curvatura che permette la realizzazione di qualsiasi pannello impiallacciato. Al termine della lavorazione si profilano vere e proprie opere d’arte, che si inseriscono a pieno titolo nella storia del mobile classico e contemporaneo, come spiega Gianni Bernardinello: «Siamo in grado di fornire semilavorati partendo dall’intarsio fino ad arrivare al mobile finito, ovviamente possiamo produrre sia placcature dritte che placcature sagomate. La possibilità, quindi, di operare su ogni tipologia di finitura porta ad avere una personalizzazione su ogni componente, trasformando un pezzo di legno in un oggetto tutto unico. Accanto alla

profili

creazione di questi pannelli intarsiati abbiamo inventato dei sistemi di incollaggio depositati che insieme alla produzione di mobili danno il risultato di un prodotto che si distingue particolarmente nel mercato globale sia dei mobili grezzi che finiti, un ramo aziendale molto importante: l’esperienza acquisita negli anni e la possibilità di creare un prodotto finito interamente in azienda, ci ha stimolati a cercare nuove soluzioni. I due rami aziendali hanno sempre proseguito allo stesso livello, investendo uno in funzione dell’altro – ha proseguito Gianni Bernardinello –. La qualità che possiamo così garantire è di livello elevatissimo e siamo in grado di fornire al cliente un servizio puntuale e personalizzato. Per la costruzione dei nostri mobili vengono impiegati le conoscenze tecnologiche più all’avanguardia. Con la massima cura vengono selezionati i materiali e controllati anche i più piccoli dettagli di costruzione e di finitura di ogni singolo pezzo». In questo settore molto importanti sono anche Economia Veronese - marzo 2011

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le partnership che Walter e il figlio Gianni hanno avviato con alcuni dei più prestigiosi studi di architettura: «Le nostre proposte sono destinate ad ambienti di un certo tipo, su cui spesso interviene la mano dell’architetto. In questo senso, quindi, era indispensabile mettere a frutto la nostra esperienza e la loro professionalità, creando un connubio il cui obiettivo è ottenere il massimo da ogni spazio abitativo, sia dal punto di vista dell’estetica, che della qualità». Il prossimo passo è la creazione di un marchio proprio, che darà ai prodotti una forte riconoscibilità sul mercato: «Siamo entrati in un campo per noi assolutamente nuovo, investendo in marketing e comunicazione. A questo scopo nascerà a breve anche uno spazio espositivo ad

hoc in una delle nostre sedi di Cerea. Siamo dell’idea che un’azienda non possa mai fermarsi e debba cercare di superare nuovi traguardi sempre, anche quando le cose vanno particolarmente bene. Questa filosofia ci ha portati ad essere leader nel settore semilavorati e a entrare nel comparto della produzione di mobili mantenendo numeri e crescita in ascesa». «Decisamente sono cambiate le cose rispetto all’inizio dell’attività – ha concluso Walter Bernardinello –, ma alcuni punti fermi sono comunque rimasti: l’innovazione la sicurezza e l’organizzazione. L’unione di queste tre cose può fare grande un’impresa e noi ne siamo l’esempio, in un momento in cui è sempre più difficile trasformare

BERNARDINELLO S.r.l.

SEDE AMMINISTRATIVA Via Venezia, 4 Z.I. 37053 Cerea (Verona) Tel. 0442 320225 Fax 0442 31904

PRODUZIONE Mobili in stile e contemporanei

SUPERFICIE AZIENDALE

Totale: 20.000 mq Coperta: 10.000 mq

RISORSE UMANE

Addetti alla produzione: 36 Impiegati: 5

ANNO DI FONDAZIONE 1974

TITOLARI

Gianni e Walter Bernardinello

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SITO INTERNET / E-MAIL www.bernardinellosrl.it info@bernardinellosrl.it


per i suoi cinquant’anni l’atelier Samo presenta ...

Open Xclusive

MAISTRI un brand inconfondibile

profili

un’idea in un motore per il territorio e l’economia». •

l’esperienza italiana della doccia

Economia Veronese - marzo 2011

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Samo SpA - Via Trieste, 80 - 37040 Bonavigo ( VR) Italy - tel (+39) 0442 73018 - fax (+39) 0442 670033 w w w.samo.it - samo@samo.it


LITE Qualitá

e Innovazione

N

« on sempre l’esperienza e la professionalità possono bastare per superare gli scogli della rarefazione degli ordini e dei profitti che sono i presupposti indispensabili per poter programmare i necessari investimenti. In questa situazione si è venuta a trovare, dopo oltre trent’anni d’attività, la nostra azienda. Da qui è nata l’esigenza di ripensare il nostro ruolo all’interno del distretto grafico scaligero che è uno dei più importanti del Paese». Con questa sottolineatura, Riccardo Lanciai, dà inizio al racconto che ci farà conoscere Lite, un’altra significativa storia di quegli uomini “impegnati” a fare impresa. «Vede – prosegue Lanciai – tre anni orsono Lite, che aveva già alle spalle un solido bagaglio di esperienze nella stampa offset, ha deciso di attuare un piano di riorganizzazione generale sia sotto il profilo operativo, che quello organizzativo e della dotazione impiantistica. Il tutto è avvenuto a partire dal rafforzamento della compagine societaria dove oggi, accanto ad Andrea Pomello e al sottoscritto, nel ruolo di responsabile commerciale, c’è anche la Trifolio S.r.l. ». Importanti sono le sinergie che si sono venute a instaurare con Trifolio che costituisce uno dei pilastri fondamentali dell’attuale formazione anche per l’integrazione operativa in specifiche aree di attività che richiedono professionalità di elevato profilo. «Si è trattato – prosegue Lanciai – di una scelta che ha comportato mutazioni radicali, pur salvaguardando il patrimonio di competenze e di professionalità sino allora accumulate.

Ricca delle esperienze maturate Lite si è ulteriormente qualificata nella realizzazione di cataloghi artistici, libri d’arte e fotografici, riviste (impaginazione, in primis), imballi per packaging, calendari artistici, monografie, poster. In sostanza ha saputo imboccare la strada giusta per acquisire una nicchia di mercato sicuramente “sui generis” nell’arte grafica e litografica». Oggi, secondo un piano di attività condiviso da tutta la nuova compagine societaria, Lite si affaccia sul mercato interno e internazionale con proposte e strumenti di elevato spessore professionale, con strutture tecnologiche d’avanguardia e una

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LITE

strategia di marketing sempre più attenta alle esigenze e alle richieste della clientela. Il 50% del suo fatturato, 1,5 milioni di euro, è realizzato all’estero grazie ai consistenti ordinativi da parte di famose gallerie d’arte, musei, editori, soprattutto statunitensi. Sul fronte delle proposte, inoltre, l’azienda veronese ha aggiunto nella propria organizzazione interna nuove e importanti professionalità attivando un servizio fotografico e grafico, dove opera uno staff di professionisti di comprovate e solide esperienze. Sul fronte tecnologico, invece, è stato fatto un importante investimento con un altro impianto di ultimissima generazione, in grado di effettuare le più raffinate lavorazioni. In sostanza, un lifting che ha fatto di Lite un’azienda flessibile, in grado di “curare” le diverse richieste della clientela con un’organizzazione del lavoro che, accanto ai crismi dell’efficienza, persegue l’ottimizzazione dei tempi e la conseguente riduzione dei costi della filiera lavorativa.

profili

«I riscontri ottenuti in questa prima fase – sottolinea Lanciai – dimostrano la correttezza della diagnosi effettuata tre anni fa e le conseguenti decisioni. Allo stato attuale, abbiamo in portafoglio ordini, dopo un periodo di grandi incertezze, di livello più che soddisfacente e che ci incoraggiano a proseguire il cammino intrapreso». «Uno dei traguardi che speriamo di raggiungere entro brevissimo termine – conclude Lanciai – è quello di continuare a rafforzare lo staff di professionisti investendo in forze giovani e creative. Il tutto nell’ottica di esprimere al Economia Veronese - marzo 2011

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meglio quella flessibilità, organizzativa e operativa, più che mai necessaria in un’impresa. Dunque, servizi sempre più a “dimensione delle esigenze della clientela. Inoltre, lavorando soprattutto su progetto, la nostra struttura è in grado di elaborare, dopo un approfondito confronto con il potenziale cliente, un prototipo (selezione del tipo di carta,

grammatura della stessa, rilegatura del volume, etc.) di come sarà realizzato il libro o il catalogo una volta stampato». Un quadro d’insieme che fa di Lite una storia di imprenditori con la visione di un’impresa moderna in grado di adeguare il proprio ruolo alle mutevoli esigenze del mercato su cui insiste, oggi più di ieri, una forte competizione. •

LITE S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Via Dei Peschi, 10/A 37141 Montorio (Verona) Tel. 045 8840588 Fax 045 8840066

PRODUZIONE

RESPONSABILE AMMINISTRATIVO Andrea Pomello

FATTURATO 2010

1 milione e 500 mila. euro

Progettazione e realizzazione prodotti litografici

SUPERFICIE AZIENDALE

ANNO DI FONDAZIONE

RISORSE UMANE

1978

TITOLARI

Totale: 2.000 mq

Addetti alla produzione: 8 Impiegati: 4

Andrea Pomello Riccardo Lanciai Trifolio S.r.l.

RESPONSABILE PRODUZIONE Andrea Pomello

RESPONSABILE COMMERCIALE Riccardo Lanciai

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SITO INTERNET / E-MAIL www.lite.it segreteria@lite.it


MAISTRI un brand inconfondibile

profili

Economia Veronese - marzo 2011

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S

ono sicuramente inscritte nei geni la passionalità e la professionalità con cui alla Marmimincio viene interpretato il ruolo di imprenditori in uno dei settori più delicati del sistema manifatturiero italiano. Tra Antonio Mischi, che avviò l’azienda nel 1960 a Salionze a due passi dal lago di Garda al di fuori delle zone tradizionali della lavorazione del marmo, e i figli Stefano, Luca e Susanna esiste infatti un lungo “cordone ombelicale”:

Mischi ha saputo trasmettere alla seconda generazione la sua tenace determinazione e la ferma volontà nel fare impresa. Qualità che hanno consentito alla Marmimincio di superare, senza grandi scossoni, i ricorrenti travagli e gli assestamenti che il settore lapideo veronese ha dovuto attraversare nel recente passato, oltre che la difficile congiuntura che ha condizionato l’economia mondiale nel 2008-2010.

MARMIMINCIO La MODERNITÁ di un’azienda STORICA

«Vede – ricorda Susanna Mischi responsabile amministrativa dell’azienda – l’improvvisa e immatura scomparsa di nostro padre ha costretto, a parte mio fratello Stefano già coinvolto nell’attività di famiglia, Luca e la sottoscritta ad accelerare il percorso di “apprendistato” che avevamo iniziato ancora giovanissimi, nei mesi estivi. Gli insegnamenti di allora sono stati preziosi per portare avanti l’azienda per la cui nascita e crescita mio padre aveva profuso tanto impegno professionale». Fu quella una “doccia fredda” che impose ai tre eredi un anticipato “serrate le righe” a cui i tre fratelli si assoggettarono con disciplina e responsabilità oltre che con quella tenacia e audacia che caratterizzano le giovani generazioni che subentrano nella conduzione dell’impresa. «Un doveroso ringraziamento sottolinea – Susanna Mischi va sicuramente al nostro collaboratore Giuseppe Pezzini che da anni lavora con noi in azienda. La sua collaborazione è stata ed è tutt’ora davvero preziosa. Insieme è iniziato quindi un accurato check-up: sono stati sottoposti ad attenti controlli i supporti e i sistemi tecnologici, sono state analizzate le dinamiche che regolano la domanda dei mercati ed è stata infine posta particolare verifica alle linee di prodotto». Questo è stato il primo passo di un percorso che dura da oltre 25 anni e che ha portato la Marmimincio, a realizzare ben il 70% del proprio fatturato sui mercati europei (Gran Bretagna, Svizzera, Austria e Germania, in primis) e a specializzarsi sempre più nella produzione di pavimenti, rivestimenti, soluzioni d’arredo, mensole, scale, top-bagno, piani cucina, tavole, colonne, vasi e cornici, utilizzando in prevalenza marmi italiani.

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MARMIMINCIO

profili

L’azienda si avvale da tempo di collaborazioni con qualificati studi di architettura e design e grazie anche a queste sinergie sta sperimentando nuovi sbocchi e sta cercando di “aggredire” il difficile settore del restauro monumentale e moderno. Marmimincio può contare oggi su un parco macchine di collaudata efficienza costituito da taglia blocchi, una modernissima linea modulmarmo per la realizzazione di marmette, lucidatrici e sagomatrici d’avanguardia e sofisticati sistemi per lavorazioni particolari etc. «Non possiamo affermare che siano tutte rose e fiori – continua Susanna Mischi – il settore del marmo, anche per la frenata dell’edilizia residenziale e direzionale, prosegue a singhiozzi. In questa situazione già è un risultato soddisfacente aver saputo e potuto fidelizzare la clientela acquisita. Questo nonostante sia sempre più difficile entrare nelle tradizionali fonti di approvvigionamento dei materiali da lavorare a causa da un lato, della imprevedibile oscillazione delle quotazioni e, dall’altro, delle politiche di dumping portate avanti da alcuni dei più importanti Paesi Economia Veronese - marzo 2011

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di provenienza del marmo». Un fatto preoccupante, anche se non insormontabile, nel momento in cui la Marmimincio si accinge a consolidare la propria presenza sul mercato sovietico e nell’area dei Balcani dove sta portando avanti importanti lavori nella realizzazione di strutture residenziali o turisticoricettive. «Verso questi mercati in via di espansione – aggiunge Susanna Mischi – guardiamo, come altri,

con attenzione e speranza. È indiscusso che nel frattempo ci siamo mossi: abbiamo implementato la flessibilità nella lavorazione, abbiamo rafforzato il dialogo con il cliente e migliorato i servizi offerti». «Dopo il successo ottenuto con il restauro della pavimentazione della chiesa di St. Joseph a Meigh (Ir), – prosegue l’imprenditrice – si va profilando per noi l’opportunità di ampliare la storica attività: non solo per le esperienze maturate, quan-

to per l’affidabilità raggiunta come partner di contractor internazionali e studi di progettazione. Un dato che ci permette di portare avanti quel processo di innovazione necessario a “personalizzare” sempre più Marmimincio sia sul mercato interno che su quelli europei. Una cura rigenerante di cui, anche se limitatamente al primo scorcio del 2011, si notano positivi riscontri nel rafforzamento del portafoglio ordini». •

MARMIMINCIO S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Via Scarpina, 1 37067 Salionze (Verona) Tel. 045 7945320 Fax 045 7945132

PRODUZIONE

Lavorazione marmi

ANNO DI FONDAZIONE

RESPONSABILE ACQUISTI E COMMERCIALE (Italia)

Luca MIschi

RESPONSABILE AMMINISTRATIVO Susanna Mischi

SUPERFICIE AZIENDALE

1960

Totale: 25.000 mq Coperta: 5.000 mq

TITOLARI

RISORSE UMANE

Stefano, Luca e Susanna Mischi

RESPONSABILE PRODUZIONE

Addetti alla produzione: 7 Impiegati: 2

Stefano Mischi

RESPONSABILE COMMERCIALE (estero/Italia) Giuseppe Pezzini

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SITO INTERNET / E-MAIL www.marmi-mincio.com info@marmi-mincio.com


profili

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ELENA POGGI

Centro Medico Diagnostico San Pietro

Un servizio sanitario efficiente e all’avanguardia La crisi economica batte forte, impegna le imprese e impedisce gli investimenti. In questo scenario l’ancora di salvezza è ancora una volta lo spirito industriale, l’imprenditorialità e l’innovazione che ha permesso il successo delle PMI del nordest. Tutto questo si riconosce nelle idee e nella grinta di Elena Poggi, che nel 2009 realizza insieme ai suoi fratelli una delle tante idee del padre, il Centro Medico Diagnostico San Pietro, azienda che offre un’ampia gamma di servizi medici e diagnostici in regime privato. Grazie alla collaborazione di medici specialisti di eccellenza, alla disponibilità delle tecnologie di ultima generazione e alla particolare, costante attenzione riservata al paziente e alle sue necessità, il Centro è in grado di offrire agli utenti un’assistenza di elevato standard professionale e tecnico, coniugata a umanizzazione e comfort. Oggi la struttura San Pietro, situata al primo piano del centro commerciale Grand’Affi, può contare su una crescita costante e su un allargamento continuo dei servizi offerti: «Pur non avendo potuto ricevere convenzioni con la sanità pubblica, a causa della crisi in atto, il Centro si sta affermando come punto di riferimento per l’area su cui sorge, che rimane di grande impatto internazionale grazie al turismo del Lago di Garda e del vicino Trentino», ha spiegato Elena Poggi. Sviluppato su una superficie di 750 mq, il CMD San Pietro conta su un’area centrale diagnostica con radiologia tradizionale (rx), densitometria ossea, mammografia, ecografia multidisciplinare, cardiologica, ostetrico-ginecologica. Attorno a questa vi sono 4 ambulatori poli-specialistici, due ambulatori chirurgici e una sala operatoria classificata secondo la legge 22 del 2002 “struttura extra-ospedaliera di chirurgia”, in cui possono essere effettuati interventi in day hospital: «Quello che offriamo, oltre a una elevatissima professionalità degli specialisti che collaborano con noi, è una struttura all’avanguardia dal punto di vista degli strumenti utilizzati – ha proseguito Poggi –. Gli investimenti, quindi, sono stati ingenti, ma la soddisfazione dei nostri pazienti è per noi una moneta importante. Oltre a questo non dimentichiamo la comodità di accesso al servizio e la volontà di prevenzione che accomuna tutti i collaboratori del Centro». Nel settembre 2009 l’azienda ha conseguito la certificazione ISO 9001:2008, a giugno 2010 è stata accreditata secondo il sistema di idoneità regionale: «I nostri servizi sono

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Elena Poggi

rivolti soprattutto ai privati, anche se per il futuro stiamo valutando l’ipotesi di collaborare con associazioni sportive e aziende. Per fare questo era indispensabile per noi poter certificare la qualità che proponiamo, garantendola anche attraverso un documento di comprovato prestigio». Elena Poggi, dunque, ha deciso di investire nella sua professionalità e nel suo sogno, spinta da un desiderio di

crescita continua, anche personale: «Ho sempre creduto che i progetti possono realizzarsi, basta crederci fino in fondo… e cosa c’è di meglio che lavorare per se stessi? Ritengo però sia molto importante, e questo me lo ha insegnato mio padre, lavorare prima come dipendente, per non avere corsie preferenziali. Prima di lanciarmi in questa avventura ho lavorato per 8 anni, stupendi, in allevamenti

impresa donna

suinicoli come veterinaria, partendo, tuttavia, come operaia perchè volevo capire a fondo quello che stavo facendo. Ho sempre avuto una grande fortuna con il lavoro perché sempre entusiasta e perché ho sempre creduto nei progetti che ho seguito. Ho sempre pensato di dover partire dal basso per capire come si può lavorare per poterlo trasmettere agli altri e per poterlo migliorare.»

Economia Veronese - marzo 2011

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Ma è più difficile per una donna diventare imprenditrice ri- della non razionale distribuzione della spesa. spetto ad un uomo? Elena ha le idee chiare: «Dal mio punto L’impressione, parlando con gli addetti del settore, è che di vista c’è pregiudizio nel momento in cui la donna non si il servizio pubblico sia in profonda crisi gestionale per le pone per quello che è e per quello che vale ma per come difficili scelte sulla copertura ospedaliera territoriale e sulvuole apparire. Lavorando si impara il mestiere e si impara la valutazione del giusto equilibrio tra servizio pubblico e a trasmetterlo agli altri: se il tuo interlocutore capisce chi ha privato». • di fronte non c’è sesso che tenga». Il futuro del Centro Medico San Pietro, anche se la sua storia è molto recente, passa attraverso ulteriori servizi: «Abbiamo iniziato la nostra attività cirSEDE AMMINISTRATIVA DIRETTORE ca due anni fa e per ora le attrezzatuLoc. Canove AMMINISTRATIVO re, modernissime, installate nel nostro 37010 Affi (Verona) Dott.ssa Elena Poggi centro, sono più che sufficienti. AbTel. 045 6260740 SUPERFICIE Fax 045 6269469 biamo però altro spazio adiacente di AZIENDALE proprietà, disponibile per un eventuale ATTIVITÀ Totale: 750 mq ampliamento. A tal proposito stiamo Centro medico con diagnostica, ambulatori specialistici e sala RISORSE UMANE cercando di capire dove sono le aree

SAN PIETRO S.r.l. CENTRO MEDICO DIAGNOSTICO

di necessità di maggior sviluppo della attività sanitaria». La vera sfida da vincere, secondo Elena Poggi, sarà quella del rapporto con la sanità pubblica, sempre più chiusa in se stessa: «Il servizio pubblico in questo momento, invece di aprirsi alla collaborazione con il privato migliorando così l’offerta all’utente riducendo i tempi di attesa e mettendo a disposizione più strutture, si è chiuso a riccio a causa delle restrizioni economiche o

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operatoria

ANNO DI FONDAZIONE

Segreteria: 1 Infermiera strumentista: 1

2009

LEGALE RAPPRESENTANTE Dott.ssa Elena Poggi

RESPONSABILE QUALITÀ

Dott.ssa Elena Poggi

DIRETTORE SANITARIO

Dott. Alberto Scanagatta

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Bruno Biagi ai vertici della GdF di Verona

L

’incontro con il Colonnello Bruno Biagi, Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Verona, è quanto mai gratificante. Da un lato, perché consente di apprezzarne le doti professionali con cui vive questa nuova esperienza, dall’altro per la sua umanità da cui traspare il profondo legame con la sua città natale (Siena) dove sono “custodite” le basi e i principi della sua formazione sociale, umana e professionale. Premesse che preludono ad un’intervista di ampio respiro sull’attività che la Guardia di Finanza svolge a difesa del regolare andamento delle attività imprenditoriali nel veronese. Colonnello, il 2010 è da poco concluso. Può tracciare, anche se sinteticamente, un bilancio delle attività sviluppate dalla GdF locale nella passata “stagione”? Nel 2010 sono stati raggiunti importanti risultati: oltre 74 Kg. di sostanze stupefacenti sequestrati; 780 milioni di euro di redditi recuperati a tassazione; 183 evasori scoperti (+19 unità, rispetto al 2009). Un trend che conferma il nostro impegno e ci stimola a fare sempre più e meglio nell’immediato. Di rilievo l’evasione scoperta di redditi sottratti al fisco. Parliamo di oltre 1.500 miliardi delle vecchie lire. Un dato significativo che ci vede parte attiva nella lotta all’evasione che la Guardia di Finanza sta portando avanti a livello nazionale e che, come comunicato pochi giorni fa dal Comando Generale, ha portato al recupero di 50 miliardi di euro di evasione di cui ben 6 miliardi di IVA non versata. Quali i successi e quali gli insuccessi o, quantomeno, le attività rimaste sospese? Sono arrivato a Verona nel luglio 2010 e ho subito apprezzato il valore e la qualità delle competenze presenti e la completa dedizione alle attività di servizio da parte dei 400 finanzieri. Posso dire che si tratta di donne e uomini in grado, in ragione delle esperienze maturate da ciascuno, di affrontare le sfide che i sempre più sofisticati meccanismi evasivi ed elusivi evidenziano, stimolando il nostro Corpo a un aggiornamento costante. Lei sa bene che il sistema economico-imprenditoriale veronese si basa sulle PMI e che i fenomeni che più disturbano la regolarità delle loro attività sono la contraffazione dei prodotti e lo crescita sul territorio di laboratori clandestini. Come, secondo Lei e il Comando

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Bruno Biagi

Generale della GdF, si possono difendere i diritti delle imprese che poi sono anche quelli dei lavoratori? Concordo. Quando si parla di impresa, essa va intesa sommando l’imprenditore e i lavoratori. Quindi la concorrenza sleale danneggia più soggetti, non ultimo anche il consumatore che investe nella speranza e nella convinzione di acquistare un prodotto di qualità. La contraffazione di brevetti e di marchi, nonché l’indebito sfruttamento delle opere di ingegno rappresentano una forma di illecito particolarmente insidiosa considerata anche la connessione, accreditabile di sovente, tra tale tipologia di illeciti e gli interessi economici della criminalità organizzata. Sul fronte della lotta alle contraffazioni, obiettivo primario del Corpo, nel 2010 abbiamo proceduto al sequestro di 48 mila pezzi, sgominato un traffico illecito che aveva già posto in vendita più di 160 mila articoli. I denunciati sono stati 65. L’incisiva opera della GdF su tale fronte è indirizzata a colpire sia i centri di produzione sia quelli di distribuzione. Il tutto a salvaguardia degli interessi generali della collettività, della tutela

dell’integrità del mercato e del manifestarsi della libera concorrenza. In ogni caso, ritengo di dover sottolineare che i laboratori clandestini di vecchia memoria sono sempre più rari. Con un capillare monitoraggio, oggi siamo in grado di scoprire attività sconosciute al fisco, insediate in luoghi destinati ad altro, che sfruttano la mano d’opera e la costringono ad operare in condizioni impossibili, il più delle volte per corrispondere a commesse e incarichi ricevute da imprese locali. Non sempre, come diceva un antico adagio, “è tutto oro quel che fa luce”. Nel recente passato si sono verificati alcuni casi di illeciti anche da parte di soggetti appartenenti alla GdF. Cosa ne pensa e quali misure intende adottare affinché il comprensorio veronese ne sia indenne per il futuro? Mi permetta una più che doverosa precisazione: nel recente passato sono stati scoperti dalla Guardia di Finanza “casi illeciti”, commessi da alcuni appartenenti al Corpo in anni passati e, di sicuro, non recenti. Senza alcuna retorica la Guardia di Finanza, anche quella di Verona, è un Corpo sano. Lo

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ha ulteriormente dimostrato in occasione della scoperta di queste “infedeltà” commesse da alcuni dei suoi uomini. È quindi il quotidiano assolvimento ai propri doveri da parte dei 400 finanzieri operanti nel comprensorio veronese, la migliore e più efficace barriera agli episodi di infedeltà, quali quelli che sono stati recentemente scoperti. L’indagine fu avviata dalla Compagnia di Verona nel 2009 e gli arresti, disposti dalla Magistratura scaligera, sono stati eseguiti dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Verona. Lo stesso Nucleo di Polizia Tributaria è stato delegato dalla Procura della Repubblica, convinta della nostra integrità morale, a svolgere indagini e accertamenti bancari, fornendo all’Autorità Giudiziaria inquirente il massimo supporto in ogni fase dell’indagine. Un dato che ha evidenziato ed esaltato la capacità e la volontà del Corpo di isolare i fatti per reprimere ogni tipo di illecito commesso dai propri appartenenti, a testimonianza, qualora fosse stato necessario, della solidità dell’Istituzione e a tutela dell’immagine di tutti i finanzieri, anche di quelli operanti in Verona e provincia. Economia Veronese - marzo 2011

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Elusione ed evasione sono i due punti “nodali” dell’attività investigativa del suo Corpo. Quale la situazione riscontrata nella nostra provincia? Ogni cittadino deve partecipare al mantenimento dello Stato sulla base della propria, effettiva, capacità contributiva. Questo è il cardine della nostra costituzione repubblicana e l’impegno morale della cittadinanza. Comportamenti diversi, e quindi evasivi, ledono le basi della coesione sociale e la comune responsabilità verso l’intera comunità. Rispetto a questo principio, il

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confronto con il recupero a tassazione di 780 milioni di euro di redditi evasi nel 2010, pur in linea con il rapporto relativo ad altre realtà, non rende piena testimonianza dei valori e delle positive potenzialità che ho avuto modo, in questa prima fase del mio mandato, di riscontrare in Verona. Ovviamente, si deve comprendere il difficile momento economico che il sistema Italia e l’intero mondo imprenditoriale stanno attraversando possono rappresentare un’effimera e parziale spiegazione di comportamenti illeciti. Dico spiegazione, non giustificazione, poiché rifugiarvisi significa condizionare negativamente il sistema della concorrenza, adottando comportamenti sleali, e danneggiare quanti si impegnano, onestamente, per fronteggiare e superare gli ostacoli della attuale, difficile, congiuntura. L’evasione o l’elusione non sono mai una soluzione, ma solo una dannosa illusoria scorciatoia a danno dell’intera comunità. Fra le competenze della GdF esistono compiti di polizia giudiziaria. Lei presiede uno degli osservatori privilegiati cosa può dire in merito, specie per quanto riguarda la tranquillità dei singoli cittadini e delle imprese che operano sul territorio? La Guardia di Finanza, partecipa al controllo del territorio, nell’arco delle ventiquattro ore, con proprie pattuglie. Anche nelle attività info-investigative, finalizzate alle proprie competenze tributarie, svolge un ruolo deterrente e preventivo nei confronti degli illeciti e della microcriminalità in genere. Detto questo, è opportuno focalizzare maggiormente l’attenzione sul ruolo che il Cor-


Bruno Biagi

personaggio

po ha nell’analisi delle situazioni e dei fenomeni che possono attrarre investimenti, e persone, d’organizzazioni d’elevata potenzialità criminale. Non deve sfuggire che il nostro territorio sarà interessato da interventi infrastrutturali di assoluto rilievo. Interventi che contribuiranno a qualificare e modernizzare il territorio e gli insediamenti, produttivi e sociali, facendo di Verona, grazie anche alla sua strategica posizione geo-economica, una delle centrali d’eccellenza del Paese, ma possono peraltro rappresentare una forte calamita per interessi e attività illecite. Da questo punto di vista, il monitoraggio delle situazioni sarà, come sempre, costante per impedire qualsivoglia tipo o genere di infiltrazione criminosa che avrebbero effetti deleteri sia per la sicurezza dell’intera comunità sociale sia nel corretto svolgimento delle attività economiche ed imprenditoriali. Su questo fronte sono in grado di poter garantire il massimo impegno del Corpo e mio personale.•

Col. t. ST. Bruno Biagi Bruno Biagi, 46 anni, giunge a Verona dopo avere ricoperto incarichi di comando in diversi reparti delle fiamme gialle a Chioggia (1989-1992), a Novara (1992-1995), a Milano (1996-1999), a Firenze (1999-2005) e a Roma (2005-2010). Ha frequentato l’Accademia da cui è uscito nel 1989 con i gradi di tenente. È stato responsabile dal luglio 2008 fino al suo arrivo a Verona, del corso superiore della Scuola di polizia tributaria di Roma-lido di Ostia, sede didattica di alta formazione riservata ad ufficiali superiori, selezionati tramite specifico concorso. Alla Scuola di polizia tributaria ha svolto anche attività di insegnamento. Ha partecipato alla prima missione italiana interforze di polizia in Albania, sotto l’egida di organismi internazionali. Ha al suo attivo prestigiosi riconoscimenti quali: la medaglia d’argento al merito di lungo comando, la medaglia d’oro per lungo servizio, un attestato di benemerenza del Ministro dell’Interno della Repubblica d’Albania, la croce d’argento per il servizio prestato nel Paese delle aquile, la croce per l’attività di soccorso internazionale svolta con abnegazione e elevato senso di responsabilità civile. Senese, coniugato con Barbara, due figli Arianna e Lorenzo che come il padre appartengono con orgoglio alla sovrana contrada dell’Istrice.

Economia Veronese - marzo 2011

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Fondo italiano di inve 1,2 miliardi di euro per la cresc

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esistere, Ristrutturare, Innovare; sono le tre parole chiave per il successo dell’impresa declinate durante il convegno organizzato da Apiveneto Fidi in collaborazione con Apindustria Vicenza e Apindustria Verona. L’occasione è stata la presentazione, a una platea selezionata di imprenditori e operatori finanziari, del Fondo Italiano di Investimento, strumento fortemente voluto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e recentemente attivato in collaborazione con un pool di primari Istituti di Credito. Per illustrare l’iniziativa alle imprese venete erano presenti i vertici della SGR che gestisce il Fondo: il presidente Prof. Marco Vitale e l’Amministratore Delegato Dott. Gabriele Cappellini. Quest’ultimo ha presentato nel dettaglio le caratteristiche dell’iniziativa, che nasce con una dotazione finanziaria iniziale da record ben 1,2 miliardi di euro – con l’obiettivo

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preciso di sostenere la crescita delle piccole e medie imprese italiane attraverso l’assunzione di partecipazioni di minoranza nel capitale di rischio. «Il nostro obiettivo – ha sottolineato Cappellini – è focalizzato non tanto sul mero profitto, ma piuttosto sulla crescita delle imprese, fornendo loro risorse finanziarie e know how per internazionalizzarsi, valorizzare nuovi marchi e brevetti, aggregarsi, acquisire altre imprese per aumentare la loro competitività sui mercati internazionali. Il tutto con investimenti di taglio indicativo fra i 3 e i 30 milioni di euro e soprattutto adottando un’ottica di lungo periodo che può arrivare anche ai 12 anni e oltre». «Ci rivolgiamo – ha proseguito Cappellini – unicamente ad aziende sane che hanno interessanti possibilità di sviluppo: il nostro compito è di aiutarle a concretizzare il loro potenziale.


Fondo italiano di investimento

attualità

stimento ita delle PMI Il target che ci proponiamo di raggiungere è tra i 10 e i 100 milioni di fatturato, ma questi numeri non vanno intesi come barriere insormontabili: siamo pronti ad analizzare tutti i progetti interessanti, anche perché un altro degli elementi che contraddistingue il Fondo Italiano di Investimento è la volontà di valorizzare oltre al “capitale finanziario” anche il “capitale ideologico” presente nelle imprese, fatto di competenze e idee imprenditoriali. Non solo, ma siamo anche a disposizione delle imprese partner per aiutarle concretamente apportando, oltre alle risorse finanziarie,

know how utile allo sviluppo, in ambito tecnico, organizzativo e commerciale, naturalmente senza prevaricare l’autonomia della proprietà, che continuerà a governare l’impresa detenendone la maggioranza».

I nuovi scenari economici e finanziari Il momento, del resto, non potrebbe essere più opportuno per il lancio di uno strumento come il Fondo Italiano di Investimento, come ha spiegato il prof. Vitale duranEconomia Veronese - marzo 2011

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te il suo intervento: «Gli scenari economici internazionali mostrano evidenti segnali positivi, ma questo non significa che la crisi sia passata, perché i suoi effetti collaterali si prospettano ancora duraturi. Nella crisi, comunque, l’Italia ha dimostrato di saper resistere bene: la nostra quota del PIL mondiale è rimasta invariata (3,9%), così come la nostra quota nell’export internazionale (4,8%, esattamente come nel periodo 2000-2003) e siamo secondi solo dopo la Germania per rapporto PIL/popolazione. Il nostro paese è inoltre al 1° o al 2° posto in sette dei quattordici principali settori manifatturieri. Anche i distretti, da molti analisti dati per morti, in realtà hanno mostrato una grande vitalità: il loro export è cresciuto del 13,8% in media, con punte di oltre il 20%, e soprattutto questa cresciuta è avvenuta in mercati nuovi, come India, Brasile e Sud Africa». Proprio nel momento più difficile, quindi, il sistema manifatturiero italiano ha evidenziato le sue grandi doti, tuttavia tra le eredità della crisi vi è anche la necessità di trovare nuove strade per lo sviluppo delle imprese: «I numeri ci fanno vedere un bicchiere ancora mezzo pieno – ha proseguito il prof. Vitale – ma tutti i livelli, dall’impresa agli Stati so-

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vrani, non si può più pensare di finanziare lo sviluppo esclusivamente attraverso il debito». Il private equity in Italia In Italia, secondo i dati dell’AIFI (Associazione Italiana del Private Equity) tra gennaio e giugno 2010 sono state effettuate 129 nuove operazioni, per un controvalore complessivo pari a 552 milioni di euro. Al 30 giugno 2010 gli investimenti attivi (cioè non ancora disinvestiti) nel portafoglio complessivo degli operatori monitorati in Italia risultavano pari a circa 1.300, distribuiti su 1.100 società, per un controvalore delle partecipazioni detenute, valutato al costo di acquisto, pari a circa 19 miliardi di euro. L’Italia a confronto con lo scenario europeo Questi numeri confermano da una parte il ruolo ancora limitato del private equity nella finanzia d’impresa italiana, per lo meno rispetto ad altre nazioni europee, ma dall’altra confermano anche una crescita tendenziale di questo strumento anche nel nostro paese. Ancora nel 2009, infatti, in Italia avveniva solo il 5,5% degli investimenti totali di private equity in Europa, il che faceva del nostro paese il 4° dopo Gran Bretagna (25,2%), Francia (10%) e Germa-

nia (7,1%). Un dato che si riflette ovviamente sulle aziende coinvolte: erano solo 251 nel 2007, contro le 1.809 della Gran Bretagna e le 1.558 della Francia, ma già nel 2008 erano diventate 284, facendo registrare in Italia, nel biennio considerato, una crescita del 13% delle operazioni di private equity. Una performance, questa, seconda solo a quella tedesca (+18%), ma ben superiore a Francia (+2%) e soprattutto a Gran Bretagna (che sotto i primi effetti della crisi ha subito fatto segnare addirittura un calo dell’8%) Proprio i primi segnali della crisi, paradossalmente, hanno dato l’opportunità all’Italia di accorciare le distanze in questo ambito rispetto ai principali paesi europei: gli investimenti infatti, nel biennio 2007-2008, sono cresciuti del 30%, in netta controtendenza rispetto alla flessione registrata in tutti gli altri paesi: -20% in Francia, -5% in Germania, - 32% in Spagna,- 37% in Gran Bretagna. E anche questo rappresenta una conferma della capacità di reazione dimostrata dal sistema produttivo italiano durante la crisi e della fiducia che le nostre imprese continua a riscuotere anche presso gli investitori nazionali e internazionali. •


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Marina Scavini alla guida di Apigiovani

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ambio della guardia ai vertici di Apigiovani Verona: Marina Scavini è il nuovo presidente, succede a Nico Ferrari e rimarrà alla guida del gruppo per tutto il 2011. L’imprenditrice, 36 anni, presidente del cda della Savim Europe S.r.l. di Arbizzano, azienda metalmeccanica specializzata nella progettazione e realizzazione di impianti industriali di verniciatura, vanta una solida esperienza nella realtà associativa. La neoeletta ha ricordato come Apigiovani, costituito nel 1988 e che oggi conta 180 iscritti – non ancora quarantenni come da statuto – è l’organismo che più rappresenta la volontà di rinnovamento e dinamismo all’interno dell’Associazione. La Presidente Scavini ha infatti ribadito come «Il gruppo costituisca per i giovani imprenditori una valida palestra per capire l’attività e l’importanza dell’associazione che è anche uno strumento insostituibile per rapportarsi con il mondo istituzionale».«Ci sono state affidate dai seniores – ha proseguito la giovane imprenditrice – le deleghe per la formazione e per il settore dell’energia. Sono due voci molto importanti per qualsiasi attività: conoscere per fare e consumare meno e in maniera rispettosa dell’ambiente. Per quanto riguarda la formazione, il gruppo è impegnato particolarmente nella Scuola per l’Imprenditoria che è giunta al terzo anno di attività. Noi guardiamo alla formazione come a un vero e proprio investimento sulla persone e non come a un surrogato degli ammortizzatori sociali. Per quanto riguarda l’energia, tra le iniziative previste nella seconda parte dell’anno, è da segnalare l’organizzazione di un interessante convegno ». Marina Scavini ha già formato la squadra che la affiancherà nel suo nuovo incarico: come vice, Gloria Tezza, 37 anni, della Autotrasporti Tezza Clemente, Alessandro Ferrari, 33 anni,

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della Mainardi Sistemi di San Martino Buon Albergo, arredamento per ufficio e Thomas Ambrosi, 38 anni, della Tormec Ambrosi S.r.l di Santa Maria di Zevio, specializzata in lavorazioni meccaniche di precisione. Un gruppo motivato e determinato e come Gloria Tezza ama subito sottolineare: «I giovani di Apindustria non ci stanno a essere definiti “figli o figlie di papà”, io in azienda ho imparato a capire come funzionano i camion guardandoli da sotto la buca per le riparazioni».


Marina Scavini

«Siamo imprenditori a tutti gli effetti, aggiunge Ambrosi, giovani, ma imprenditori. Lavoriamo a fianco dei nostri dipendenti. E più che dipendenti sono nostri collaboratori. Abbiamo la responsabilità di chi lavora per noi e ne siamo ben consapevoli». «Nel gruppo sono presenti

giovani imprenditori rappresentanti di tutti i settori» – precisa Ferrari – e ognuno porta la sua esperienza a conferma del fermento imprenditoriale e del fatto che abbiamo coscienza che ci sono sempre margini per imparare e migliorare». «Un aspetto fondamentale sul

attualità

quale puntiamo è che insieme si cresce – conclude Marina Scavini – il confronto tra noi e i consiglieri seniores si basa proprio su uno scambio di esperienze e sulla consapevolezza che si devono superare e rompere le convenzioni per ottenere risultati».•

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Gentil Gentile Cliente, In alle In allegato la bozza digitale del lav del lavoro richiesto.

Presso Presso i nostri uffici potrà ritirarla i rarla in formato cartaceo per un risc un riscontro ottimale del colore; la re; la seguente bozza digitale potreb potrebbe, infatti, non essere croma cromaticamente fedele al risultato fi tato finale del prodotto stampato, i pato, in quanto le differenze e i limiti i limiti tecnologici dei monitor non ga non garantiscono una resa cromatica matica standard.

La p La presente va rispedita firmat firmata via fax al numero 04577 0457703566 o via e-mail; la manca mancata approvazione non autori autorizza l’azienda a procedere c dere con il lavoro.

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Eventu Eventuali comunicazioni o variazioni re zioni relative alla bozza in oggetto devono devono essere fatte per iscritto sulle b opo i positivi sulle bozze o sui documenti digitali d riscontri ottenuti gitali da inviare via fax o e-mail.

dalla campagna promossa dall’associazione Arcobaleno e dall’Ulss ATTENZIONE: 22 “Lui è mio amico” a Con l’approvazione l’azienda cui hanno prestato la loro Grafical Srl è esonerata da immagine Alberto Aldegheri qualsiasi responsabilità per er(presidente Strada del Vino rori od omissioni non segnalati Valpolicella), Luca Sartobozza definitiva e/o sulle ri (presidentesulla Consorzio prove di stampa approvate. Tutela Vini Valpolicella), rappresentanti del mondo vitivinicolo imprenditoriale e di quello istituzionale. Mariangiola Vantini presidente di Arcobaleno, ha trovato lo stimolo per impegnarsi in un’altra iniziativa promossa con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla realtà del disagio psichico. La nuova campagna denominata “Un brindisi alla salute mentale

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Un brindisi alla salute mentale

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21/10/2010

attualità Data: 21/10/2010

commozione, perché sono le emozioni che rivelano l’umanità, la vera forza di una persona” e dal Comandante provinciale dei Carabinieri Paolo Edera “Insieme troveremo reciproca forza per la vita”. Per questa iniziativa si sono uniti alla Strada del Vino e l’abitudine e l’abitudine l’Ulss 22, la Banca della Valpolicella, la Provincia Trevisi di Verona eGianpaolo la Camera di Gianpaolo Trevisi Commercio tutti concordi sulla necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla realtà dello svantaggio psichico. Le bottiglie così etichettate sono in vendita, senza alcun fine di lucro, in diverse cantine per divulgare l’iniziativa, e proprio la bottiglia è il veicolo migliore della VALPOLICELLA per fare arrivare più lontano VALPOLICELLA possibile un messaggio solidale che potrà così raggiungere molte persone. •

La normalità

La normalità

sono la vera

follia

sono la vera

follia

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uali comunicazioni o variaelative alla bozza in oggetto o essere fatte per iscritto bozze o sui documenti dipatrimonio dell’umanità” da inviare via fax oha e-mail. previsto la realizzazione

di 24.000 etichette, tutte uguali, disegnate da ragazNZIONE: zi con disagio mentale che descrivono il progetto e che l’approvazione l’azienda saranno cal Srl è esonerata da utilizzate sulle bottiglie di tre grandi vini della iasi responsabilità per erValpolicella: Amarone, Red omissioni non segnalati cioto e Valpolicella Ripasso. bozza definitiva e/o sulle Le etichette riportano frasi di stampa approvate. coniate per l’Amarone dal Procuratore della Repubblica Mario Giulio Schinaia “Sotto il cielo tutti uguali”, per il Recioto dal Capo della squadra mobile Gianpaolo Trevisi “La normalità e l’abitudine sono la vera follia”, infine per il Valpolicella Ripasso dal Questore Vincenzo Stingone “Diversi, ma uguali…e diffidiamo degli indifferenti di quegli della uomini che resistono alla

Sotto il cielo

tutti uguali

Mario Giulio Schinaia

Sotto il cielo

tutti uguali

Mario Giulio Schinaia

PROCURATORE DELLA REPUBBLICA DI VERONA PROCURATORE DELLA REPUBBLICA DI VERONA

AMARONE AMARONE VALPOLICELLA della VALPOLICELLA

Formato Fronte 95mm x 100mm

Formato Numero copie Fronte 95mm x 100mm

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Economia Veronese - marzo 2011 Colori Colori Quadricromia

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Colori


FACTORING come e perché cedere i crediti S

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i è tenuto nella sede di Apindustria Verona un incontro con gli associati e Banca IFIS, rappresentata da Andrea Gentiluomo, per approfondire un tema caro alle imprese: come ottenere finanziamenti. In un Paese come il nostro in cui la stretta creditizia sta prendendo sempre più corpo si cercano canali alternativi di finanziamento che possano fornire alle imprese la liquidità necessaria. Oggi, tanto più le aziende sono piccole e deboli dal punto di vista della struttura patrimoniale, tanto più difficile è per loro riuscire a finanziarsi. Il mondo del credito alle

la cessione del credito commerciale. E alla componente finanziaria si aggiunge la componente servizio: per l’attività di ogni azienda la gestione del credito deve essere efficiente, snella e puntuale. Utilizzando lo strumento del factoring questo è possibile.

PMI è radicalmente cambiato, sfavorevolmente per loro, negli ultimi 3 anni. Fondamentale in questo contesto è che gli imprenditori comprendano che hanno un’importante leva per accedere al credito: il prodotto del loro lavoro. Possono, infatti, utilizzare il capitale circolante generato dalla loro attività per continuare a supportare la crescita aziendale attraverso

sa di vendere i crediti commerciali in essere nei confronti dei propri clienti a un operatore specializzato ottenendo servizi di gestione, finanziamento e/o garanzia. In generale il finanziamento alle imprese trasferisce il rischio di credito dal soggetto finanziato al soggetto che, alla scadenza, è impegnato al pagamento dei crediti risultanti dalle cessioni di beni

Ma cos’è il factoring? A cosa serve? E a chi è destinato? Il mercato del factoring va inserito nel più ampio e generale mercato della finanza commerciale a breve termine, che in Italia vale circa 350 miliardi di lire di impieghi. Il factoring è uno strumento che consente a un’impre-


Factoring

o dalle prestazioni di servizi. La struttura dell’operazione consente di avere la massima efficienza quando il debitore ceduto ha uno standing creditizio superiore a quello del cliente cedente e quando la qualità del credito è confermata e/o adeguatamente documentata. La cessione dei crediti non rappresenta il fine del contratto, ma lo strumento attraverso cui è possibile l’erogazione dei servizi del factor. Un errore, quindi, considerarlo un’alternativa al credito bancario ma piuttosto una componente finanziaria da utilizzare in via complementare alle altre fonti di finanziamento. La cessione può avvenire in due modi differenti: pro solvendo: lasciando al cliente il rischio dell’eventuale insolvenza dei debitori; pro soluto: il factor si assume il rischio di insolvenza dei debitori ceduti e in caso di inadempimento di questi ultimi non potrà richiedere

la restituzione degli anticipi versati al cliente. Da una prospettiva più ampia va sottolineato come il factor fornisca all’impresa cedente una vera e propria gamma di servizi complementari che vanno dalla pura amministrazione, all’assistenza legale, alla valutazione, all’affidabilità della clientela. L’opportunità del ricorso al factoring si manifesta quando vi è uno squilibrio tra le esigenze della politica di credito commerciale dell’Impresa e le risorse finanziarie di cui l’impresa può autonomamente disporre.

Perché quindi il factoring? E a questo, punto, perché una Banca specializzata in factoring? Il factoring comprende diversi servizi rivolti a soddisfare le esigenze di gestione dei crediti di fornitura da parte delle imprese, tra cui: - amministrazione, gestione e incasso dei crediti - valutazione di affidabilità del-

attualità

la clientela - finanziamento attraverso l’anticipazione dei crediti prima della relativa scadenza - eventuale garanzia sul buon fine delle operazioni. «In particolare, Banca IFIS si rivolge a un segmento di imprese che difficilmente hanno accesso al credito attraverso il normale canale bancario e comunque in questo non trovano la completa soddisfazione delle loro esigenze finanziarie – sottolinea Andrea Gentiluomo – . Non solo, il segmento di mercato in cui operiamo da anni è un segmento dove gli altri operatori non entrano, perché si rivolgono prevalentemente a mercati captive e a soggetti di grandi dimensioni. Siamo – continua Gentiluomo - un partner affidabile e vicino al cliente che mette a disposizione delle imprese soluzioni all’avanguardia. La piccola media impresa trova così un alleato di fiducia pronto a sostenerla giorno dopo giorno».• Economia Veronese - marzo 2011

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U NIONALIMENTARI-CONFAPI A tutela e promozione delle PMI agroalimentari D

all’ortofrutta alla pasta, dal vino ai formaggi al pane: la piccola e media impresa alimentare italiana è rappresentata da UnionAlimentari-CONFAPI, che con una qualificata struttura è vicina alle esigenze degli associati (oltre 2.000) che operano nel settore. Vari sono i Tavoli istituzionali, gli Enti e le Pubbliche Amministrazioni con i quali l’Unione di categoria interagisce con l’ obiettivo di tutelare le PMI alimentari e intervenire, laddove necessario, con proposte legislative a livello nazionale. A livello europeo UnionAlimentari-CONFAPI è membro del Foodstuff (gruppo di lavoro per il comparto alimentare) all’interno dell’UEAPME (Unione Europea dell’Artigianato e delle Piccole e Medie Imprese). «Le Aziende associate a UnionAlimentariCONFAPI sviluppano, a livello aggregato, circa 14,5 miliardi di euro di fatturato e costituiscono un punto di forza del Made in Italy agroalimentare. Siamo in grado di rappresentare al meglio – spiega il presidente Renato Bonaglia – le nostre imprese perché l’associazione è costituita da im-

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prenditori che, in prima persona, partecipano fattivamente alle scelte strategiche. Gli imprenditori sanno che per ottenere qualcosa spesso devono costruirselo da soli: come accade in azienda, solo vivendo direttamente all’interno del gruppo associativo si riesce a portare avanti iniziative e istanze. Ecco perché vogliamo mantenere la prerogativa della concretezza e lo stesso spirito che c’è all’interno dell’impresa». «Molte sono le tematiche per le quali ci siamo fatti portavoce presso le istituzioni nazionali, quali il Ministero dell’Economia, dell’Agricoltura, dello Sviluppo Economico e della Salute. Voglio ricordare il consistente lavoro svolto per il sostegno all’internazionalizzazione delle PMI, la difesa del Made in Italy inteso come salvaguardia della produzione agroalimentare nel nostro Paese, le azioni volte alla semplificazione dei rapporti Industria-Grande Distribuzione, le prese di posizione sui rincari delle materie prime contribuendo a chiarire meglio i veri scenari descritti dalla stampa in modo talvolta demagogico e superficiale come se


UNIONALIMENTARI-CONFAPI

l’azienda produttrice fosse la responsabile delle speculazioni internazionali anziché la vittima. Altro tema che ci vede impegnati in prima linea è la rivalutazione del tessuto imprenditoriale di piccole dimensioni. Questi argomenti ci stanno particolarmente a cuore, perché le PMI costituiscono il fulcro della produzione alimentare italiana, che oggi, non dimentichiamolo, è la seconda colonna portante del PIL nazionale, anzi la prima se sommiamo anche la produzione agricola. Oltre ai programmi consolidati come Export Program, negli ultimi anni abbiamo stilato accordi di collaborazione con importanti enti fieristici italiani, per favorire la partecipazione delle nostre aziende alle kermesse alimentari che hanno un bacino d’utenza internazionale». L’esigenza di rappresentatività e competenza per ciascuno dei sottosettori in cui è suddivisa l’industria alimentare ha comportato la definizione di alcune deleghe in seno alla Giunta di Presidenza UnionAlimentari, in modo che siano gli imprenditori, in prima persona e con il supporto della struttura, a farsi portavoce degli interessi del singolo comparto presso gli organi competenti nazionali e comunitari. Ad oggi le deleghe riguardano: l’orto-frutticolo, la gastronomia e i piatti pronti, la pasta alimentare, il pane e i suoi sostitutivi, i formaggi e le bevande spiritose. Uno dei settori particolarmente attivi è quello della pasta alimentare presieduto da Pietro Marcato, imprenditore veronese e Vice-Presidente UnionAlimentari-CONFAPI con delega al settore pasta che ha ribadito: «La pasta richiede di essere tutelata e promossa in virtù del suo evidente carattere “sociale”, vale a dire per il suo indiscutibile impatto sia sull’economia, quale fonte di business, sia su aspetti come la cultura, la salute e l’ambiente. Basti pensare alla recente proclamazione da parte dell’Unesco della dieta mediterranea a patrimonio dell’umanità, di cui la pasta è un componente fondamentale. La pasta è inoltre simbolo della tradizione del nostro Paese e del Made in Italy e prodotto di forte esportazione e di commercio; la pasta è presente ai primi gradini della piramide alimentare per il suo effetto positivo sulla salute e agli ultimi della piramide ambientale, per il basso impatto che ha sull’ambiente».« Un ruolo fondamentale per la produzione di questo

prezioso bene – ha continuato Marcato – spetta ai piccoli e medi pastifici che in Italia rappresentano gran parte del settore. Per questo l’associazione ha ritenuto importante attuare un’azione di tutela e promozione del comparto e di queste imprese. Infatti, in un contesto come quello italiano caratterizzato da una forte polverizzazione, quindi da un’alta concorrenzialità, i pastai devono essere incoraggiati a investire in qualità e a preservare la loro funzione di custodi delle specificità delle nostra cultura culinaria e del suo legame con il territorio senza soccombere a logiche economiche che non sempre risultano favorevoli per la piccola e media dimensione». Rappresentanza di settore, ma non solo. UnionAlimentari dà la possibilità di costituire i gruppi produttivi che hanno lo scopo di adottare misure specifiche per sostenere gli interessi delle imprese aderenti. Ancora una volta si mantiene fede al valore della rappresentanza imprenditoriale, in quanto ogni gruppo è composto da soli imprenditori. Ne è un esempio il gruppo recentemente costituito UNAS-UnionAlimentari che tutela e promuove gli interessi del comparto dei surgelati. Nato dall’esigenza espressa dagli operatori del frozen di ottenere maggiore rappresentanza a livello istituzionale e di mercato, è presieduto da Romana Tamburini, presidente di Surgital S.p.A che al momento della costituzione ha dichiarato: «Abbiamo lavorato intensamente per costituire UNAS e sono certa che tuteleremo al meglio l’intera filiera dei surgelati, che in Italia è rappresentata ormai da moltissime aziende, la maggior parte di esse proprio PMI». Tra le iniziative attuate da UNASUnionAlimentari va ricordato l’accordo con Rimini Fiera che consente alle aziende del gruppo di beneficiare dello sconto del 30% sull’area espositiva nell’ambito di Frigus 2011 e che si colloca all’interno della collaborazione quadriennale siglata nel 2009 con l’ente Rimini Fiera e che contempla contributi e agevolazioni speciali per le PMI alimentari CONFAPI. Da ricordare anche l’accordo tra UnionAlimentari-CONFAPI e la Fiera di Milano volto a incentivare la partecipazione delle PMI CONFAPI alla fiera dell’alimentare TUTTOFOOD. La promozione e il sostegno delle aziende avviene con servizi ad hoc, realizzati su misura per le

attualità

esigenze di ciascuna azienda, che vengono erogati mediante la propria società di servizi Food Service S.r.l. Le aree d’interesse spaziano dalla qualità e sicurezza alimentare, alla consulenza legale, al marketing ed export, alla formazione.

EXPORT PROGRAM È il progetto per l’export dedicato alle PMI alimentari che favorisce l’incontro tra imprese e buyers. Grazie alla pubblicazione del Catalogo (Buyers’ Guide) tradotto in cinque lingue e inviato a importatori, grossisti, centrali d’acquisto, distributori, società di catering, ristorazione e GD alimentare d’Europa, America e Asia le imprese che vi aderiscono possono accedere agli incontri diretti “face to face” con potenziali clienti stranieri che UnionAlimentari organizza tre volte all’anno a Roma e Milano. Oltre ad attuare una prima trattativa commerciale, le aziende possono incontrare in un’unica giornata più buyers di diverse nazionalità, spesso non raggiungibili dalle stesse.

LEGALE E QUALITÀ La qualità e la sicurezza sono due aspetti che l’azienda di produzione alimentare deve tenere sotto costante controllo al fine di garantire una corretta gestione aziendale e competere con successo nel mercato. Per questo UnionAlimentari-CONFAPI, tramite la società di servizi Food Service ha predisposto una serie di servizi legati alla Qualità e alla Sicurezza nel campo alimentare, oltre che alla Consulenza legale, che agevolano l’impresa nella sua attività quotidiana di gestione aziendale. Tra i principali servizi di cui le PMI alimentari possono beneficiare, vi sono: la verifica delle etichette, il check-up dello stabilimento, l’assistenza per gli alimenti particolari (prodotti dietetici e alimenti della prima infanzia), il controllo metrologico, la stesura di scritti difensivi per opporsi alle sanzioni amministrative, l’assistenza nei rapporti con la pubblica amministrazione e la newsletter di legislazione alimentare per un aggiornamento continuo.

Economia Veronese - marzo 2011

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attualità

Consegnati da Apindustria i fondi raccolti per gli alluvionati dell’Est Veronese

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el corso di un incontro tenutosi nella sede di Apindustria il presidente Arturo Alberti, il consigliere Giorgio Martini e il rappresentate di zona Silvano Miniato hanno consegnato al parroco di Monteforte d’Alpone, don Alessandro Bonetti, i fondi raccolti a seguito della disastrosa alluvione che ha colpito alcune zone del territorio veronese. L’Associazione si era infatti attivata fin da subito per riscontrare i danni subiti dalle azien-

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de associate facendosi inoltre promotrice di una raccolta tra i propri iscritti. «La risposta alla nostra iniziativa è stata sicuramente significativa – ha sottolineato Alberti – e ancora una volta ha messo in luce la concretezza che è insita nel DNA di noi piccoli e medi imprenditori. Ed è proprio nel nome di questa concretezza che Apindustria ha valutato opportuno consegnare il ricavato di quanto raccolto, unitamente al contributo stanziato dall’As-

sociazione, la somma di ventimila euro direttamente a don Bonetti che ha vissuto e vive sul campo la realtà delle imprese e delle famiglie danneggiate dalla calamità». Nel ringraziare anche a nome di tutti gli alluvionati don Bonetti ha sottolineato che: «Ancora una volta il mondo del volontariato e i veneti hanno dimostrato che nel momento del bisogno sanno rimboccarsi le maniche e sanno rispondere anche in modo tangibile a chi è colpito dalle avversit໕


Apigiovani

Thomas Ambrosi

N

emo profeta in patria è cosa risaputa e… anche nella nostra città, troppo spesso relegata a semplice provincia del nord est, esistono realtà che tutto il paese ci invidia ma che molti veronesi conoscono poco. Realtà che sono anche in procinto di essere “esportate” in altre regioni: un esempio è costituito da COSP Verona – Comitato Provinciale per l’Orientamento Scolastico e Professionale – che da oltre vent’anni

sociazioni dei consumatori e dei genitori. Apindustria é da sempre presente all’interno del comitato con un componente del Gruppo Giovani che, per il 2011, rivestirà anche il ruolo di rappresentare di tutte le associazioni imprenditoriali veronesi presenti nel consiglio direttivo. Già da un anno ho potuto presenziare direttamente, in veste di invitato, alle riunioni del comitato e ho avuto modo di toccare con mano la vitalità di questo strumen-

Verona in prima linea con COSP si occupa dell’orientamento rivolto agli studenti delle scuole superiori della provincia di Verona al fine di chiarire quali siano le possibilità lavorative attuali, ma soprattutto reali, che il futuro riserva loro. Il Comitato è stato fondato ed é sostenuto da un insieme di componenti eterogenee ma aventi lo stesso fine: indirizzare nel miglior modo possibile le nuove leve nelle loro scelte professionali. In COSP sono rappresentate tutte le associazioni datoriali veronesi, le agenzie per il lavoro, le scuole, le organizzazioni sindacali, i Rotary e i Lion’s club, le as-

to unico e pronto ad essere replicato e proposto altrove. É in essere infatti il progetto di sviluppo del modello COSP nelle province della Toscana dove COSP è particolarmente apprezzato grazie anche all’intensa attività svolta dal direttore Emanuele Tagetto e dalla presidente Cinzia Giuliana Albertini. Fra le numerose proposte del COSP il progetto ITINERA è sicuramente il fiore all’occhiello.

Si tratta di un insieme di appuntamenti orientativi rivolti agli studenti delle classi quarte e quinte degli istituti veronesi, organizzati in master nei quali vengono coinvolti docenti e professionisti del tessuto economico e sociale veronese. La partecipazione ai master avviene al di fuori dell’orario scolastico e nonostante ciò, l’iniziativa ha riscontrato negli anni un costante incremento di presenze da parte degli studenti. Questa positiva risposta è indice di quanto sia sentita l’esigenza da parte dei giovani di essere adeguatamente informati su quelle che sono oggi le opportunità occupazionali. Tra le iniziative in calendario è da segnalare la collaborazione fra COSP e Unionmeccanica-Apindustria per ricercare un nuovo modo di concepire gli stage aziendali da parte degli studenti. Si desidera rendere la presenza all’interno delle aziende un momento di sicura acquisizione di competenze da parte dell’allievo, rendendolo così partecipe a “piccole dosi” della quotidianità aziendale e quindi garantirne la crescita personale. Secondo i consiglieri di Unionmeccanica questa iniziativa potrebbe incrementare notevolmente le possibilità di impiego dei giovani che vi aderiranno. Le difficoltà che negli ultimi anni hanno dovuto affrontare tutte le nostre aziende devono essere viste come opportunità di rinnovamento che passa anche attraverso l’inserimento in azienda di nuovi collaboratori e nuove forze cariche di energia positiva e correttamente indirizzate nella scelta professionale, grazie anche al lavoro portato avanti da COSP, strumento insostituibile oggi più che mai. • Economia Veronese - marzo 2011

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LESSINIA

Ugo Sauro, originario dei Monti Lessini Veronesi, è stato a lungo professore di Geografia Fisica presso il Corso di Studio di Scienze della Natura dell’Università degli Studi di Padova. Oggetto delle sue attività di ricerca sono la geomorfologia e l’analisi del paesaggio. Ha pubblicato oltre 250 lavori, fra cui molti in riviste internazionali. Ha inoltre curato alcuni volumi divulgativi. È stato presidente della commissione dell’Unione Geografica Internazionale sugli ambienti carsici; è stato presidente dell’aiqua (Associazione Italiana per lo Studio del Quaternario). È direttore del «Quaderno Culturale - La Lessinia ieri oggi domani». Sin da ragazzo ha iniziato a esplorare i Monti Lessini alla ricerca di fossili e grotte e successivamente ne ha studiato la geologia e la geomorfologia e ne ha ricostruito la storia della presenza umana, facendo di queste montagne il suo territorio di scoperta, l’oggetto di molti suoi studi e la passione di un’intera vita.

Ugo Sauro raccon

fig. 1

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In copertina: fotografia di Flavio Pettene.

Q

uesto mio libro, Lessinia, nasce dalla relazione, ormai lunga più di sessanta anni, fra me e la mia montagna. Sin da quando ero bambino sono rimasto affascinato dalla nicchia dei Monti Lessini dove vivevo, dai suoi uomini e dalla sua natura. Poi, nel tempo, anche in conseguenza dei miei interessi di studio e di lavoro, la conoscenza è diventata più ampia, perché è arrivata a comprendere l’intero altopiano, e molto più approfondita, e ha assunto un carattere scientifico, avvalendosi di teorie, tecniche e procedimenti argomentativi di vari saperi, e venendo confortata da un buon numero di scoperte ed elaborazioni teoriche personali. Fondamentale, accanto alla ricerca bibliografica e sul terreno, e al confronto con strutture orografiche analoghe o, all’opposto, molto diverse, è stato l’interscambio con tanti amici, sia montanari, sia cittadini, i quali hanno condiviso la medesima passione.

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nta i Monti Lessini

Lessinia

LESSINIA - Ugo Sauro

terza pagina

Ugo Sauro

Lessinia

Ugo Sauro

Fra questi mi piace ricordare mio padre Anselmo cultore della storia di Bosco Chiesanuova e dei Tredici Comuni cimbri, Angelo Pasa grande naturalista del Museo di Verona, Eugenio Turri geografo che mi ha aperto alla visione del paesaggio umano inteso come “teatro”, Gianfranco Gasperini appassionato

fig. 3

Cierre edizioni

39,00

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della cultura materiale dei montanari, Govanni Battista Castiglioni, geografo fisico, e molti altri. Gli studi, il lavoro, l’insegnamento universitario e i frequenti viaggi imposti dalla mia attività di geomorfologo mi hanno ripetutamente allontanato, anche per lunghi periodi, dai luoghi d’origine; così ho conosciuto, apprezzato e amato altri ambienti e altre montagne, anche in terre lontane. Ma la relazione stabilita coi Lessini è rimasta unica, la più profonda e vitale; tra l’altro, continua a essere caratterizzata da una inesauribilmente curiosità, come si nutrisse ancora della meraviglia infantile, e ne facesse la molla segreta verso ulteriori esplorazioni e la fonte di uno speciale piacere per nuove scoperte. Ora questo libro vuole essere un omaggio alla mia terra e una sorta di contraccambio per quanto mi ha dato e continua a darmi, e costituire un invito per tutti i lettori a scoprire di persona i

Lessini, apprezzandoli come una miniera di scenografie paesaggistico-teatrali che nascondono e insieme svelano un grandissimo numero di opere della natura e di avventure umane. Va anche però precisato che non rappresenta un trattato sistematico, né un’enciclopedia; narra la Lessinia, ma senza avere la pretesa di esaurire la descrizione del territorio, dell’ambiente e della popolazione. A proposito poi di quest’ultima, non intende fornire in maniera completa o in sequenza cronologica serrata una narrazione di avvenimenti individuali o collettivi, o una descrizione dell’evoluzione socioeconomica. Così nel libro si troverà poca notizia, e per lo più confinata in schede, delle vicende di cui si occupano i libri di storia, le cronache dei quotidiani, gli annali statistici, le biografie dei personaggi noti, i diari personali; vicende quali, ad esempio, il passaggio di un esercito durante una fase di guerra, una riforma degli assetti Economia Veronese - marzo 2011

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fig. 5

proprietari a opera dei poteri dello Stato, un delitto di paese, l’avventura di un contrabbandiere, la diffusione di un contagio, una lite tra famiglie di montanari. Eventi del genere non rappresentano infatti l’angolazione tematica che ho scelto, e che è stata, piuttosto, quella di ricercare, definire, connettere, spiegare, processi e movimenti naturali e attività umane che, anche intrecciandosi tra loro, si sono impresse nel paesaggio, diventando segno che oggi l’occhio esperto dell’osservatore è in grado di rilevare e di decifrare. Sto parlando di quelle attività per le quali la definizione della Lessinia come “teatro” finisce col coincidere con quella di “laboratorio”, nel senso che il teatro non funziona solo da sfondo immobile, ma anzi, quanto meno per quel che riguarda l’intervento dell’uomo, fornisce all’attività laboratoriale anche, e innanzitutto, l’impulso, o la necessità, dell’azione, poi le materie prime e infine le forme esemplari. Eventi puntuali e cronachistici come quelli ricordati più sopra possono venire assimilati a tali attività solo in certa misura e a determinate condizioni, come quando una pestilenza abbia portato a erigere

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cippi o a costruire cappelle o un’attività di contrabbando abbia aperto o consolidato dei percorsi riconoscibili, o una ridistribuzione di terre ope legis abbia favorito nuove coltivazioni o nuove industrie che marcano poi sensibilmente il territorio. Ma le attività umane che per secoli e secoli hanno intrecciato una stretta relazione con l’altopiano lessinico depositandosi nella memoria lunga del paesaggio e che quindi in questo libro trovano il maggior rilievo, sono altre: attività di esplorazione e di presa di conoscenza del territorio, preliminare a ogni intervento di colonizzazione e quindi di interazione uomo-ambiente, ma anche alla scoperta delle meraviglie naturali dell’altopiano; attività di fatica intelligente che contadini pastori boscaioli carbonai operai hanno da sempre compiuto per strappare all’ambiente le risorse del vivere quotidiano; attività espressive di un sostrato collettivo, estetico e/o religioso, capace di costellare il paesaggio di oggetti di arte e di devozione. Anche dal punto di vista geografico, oltre che da quello tematico, è stata scelta un’angolazione determinata, e ciò ha inevitabilmente ristretto lo sguardo, ma

nello stesso momento l’ha anche acuito. Il cuore del libro è la Lessinia cimbra, quella dell’antica faggeta e degli alti pascoli, quella dei Tredici comuni, quella di una popolazione che, inizialmente estranea al territorio e guardata con diffidenza dalle popolazioni circonvicine, ha progressivamente conquistato l’area dov’era venuta a vivere imprimendovi i caratteri tipici della propria cultura, ma


LESSINIA - Ugo Sauro

le (valli e dorsali della Lessinia Vicentina), tutte aree che pure meriterebbero una trattazione specifica. Va sottolineato che il libro, oltre ai testi scritti, si avvale di un ricco e scelto apparato iconografico. In particolare le numerose fotografie sono state selezionate coll’obiettivo di fornire immagini che, al di là dei valori estetici e dell’effetto di suggestione, avessero un alto contenuto informativo, contribuendo a far conoscere luoghi particolari e unici, e nel contempo guidando alla lettura dei paesaggi più caratteristici.

terza pagina

turismo di massa; una sfida per l’uomo di oggi, generalmente poco attento alle forme ai ritmi e agli equilibri della natura, perché troppo tentato dai profitti facili, e da obiettivi e progetti di beneficio immediato ma di breve respiro. Una sfida, però, che la diffusione di una mentalità ecologista, l’opera di sensibilizzazione e di formazione culturale della popolazione locale, un più efficace impiego dei poteri del Parco regionale, e il possibile inserimento dell’area nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO, possono aiutare a vincere. •

Profilo biografico di Ugo Sauro

U

go Sauro, nato nel 1943 a Bosco Chiesanuova, ha iniziato a percorrere i sentieri dei Monti Lessini sin da ragazzo scoprendovi grotte e appassionandosi ai fossili e alla preistoria dell’altopiano. Professore universitario di Geografia Fisica a Padova sino al 2006 è autore di circa 300 pubblicazioni relative prevalentemente ai paesaggi delle aree carsiche. È stato presidente della Commissione sugli ambienti carsici dell’Unione Geografica Internazionale. Attualmente è membro della Scuola di Dottorato in Carsologia dell’Università di Nova Gorica (Sl), è direttore editoriale di “La Lessinia - ieri oggi domani -

quaderno culturale”, membro del Comitato Tecnico Scientifico del Parco Naturale Regionale della Lessinia, Presidente dell’Associazione Amici del Museo di Bosco Chiesanuova. È promotore attivo di iniziative culturali in Lessinia.

fig. 6

sapendosi anche efficacemente adattare alle caratteristiche fondamentali del nuovo ambiente, e integrandosi progressivamente nel precedente contesto umano. Si tratta, a mio avviso, della Lessinia più “tipica”; ma, indubbiamente, in questo modo non vengono approfonditi numerosi aspetti della Lessinia sudoccidentale (Valpolicella in senso lato), della Lessinia collinare, della Lessinia orienta-

Infine, il libro vuole essere una proposta e un auspicio perché la Lessinia diventi ancora una volta laboratorio di una esperienza grandiosa, impegnativa e singolare: quella di conciliare sull’altopiano sviluppo e conservazione, incremento di benessere e sostenibilità; e questo, dopo e malgrado l’avvento dell’industria, del grande allevamento tecnologico, del boom edilizio e del

Fig. 1 - Veduta aerea obliqua - Basilio Rodella Fig. 2 - Cava di galleria della Pietra di Prun - Ugo Sauro Fig. 3 - La Podestaria degli alti pascoli - Antonio Leso Fig. 4 - Tramonto con la catena del Monte Baldo e le dorsali del Monte Pigarolo - Sigfrido Corradi Fig. 5 - La giassara - Ugo Sauro Fig. 6 - Pietre e pascoli in alta Lessinia - Sigfrido Corradi

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EROGATI ALLE IMPRESE VERONESI 20 milioni di euro di nuovi finanziamenti

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ontinua l’impegno di APIvenetoFidi per affiancare le PMI regionali nei rapporti con il sistema del credito e agevolarne l’accesso ai mezzi finanziari indispensabili

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per avviare nuovi investimenti e agganciare la ripresa. In questo ambito, particolare successo ha riscosso l’iniziativa avviata dal Confidi con il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) per ga-

rantire il credito alle PMI venete: a meno di un anno dalla sua attivazione, sono già stati distribuiti sul territorio veneto oltre 45 milioni di euro di nuovi finanziamenti a condizioni agevolate, di cui 20 milioni destinati alle piccole e medie imprese della provincia di Verona. Questa iniziativa è stata possibile grazie a un accordo sottoscritto dal FEI e da un raggruppamento temporaneo di Confidi nazionali denominato “FidiGar” del quale fanno parte, oltre ad Apiveneto Fidi, Eurofidi e Sardafidi. L’intesa, stipulata nell’ambito del Programma Quadro per la Competitività e l’Innovazione della Comunità Europea (CIP), prevede la riassicurazione, da parte del FEI, del 50% del plafond di garanzie offerto dai Confidi aderenti a FidiGar, al fine di coprire una quota dei rischi connessi al finanziamento delle PMI. «Gli obiettivi della misura – sottolinea Gino Eger, vice presidente vicario di APIvenetoFidi – sono diversi e tutti strategici: facilitare l’accesso al credito delle PMI, promuoverne gli investimenti in tecnologia e innovazione, stimolare la nascita di nuove attività nonché l’incremento dell’occupazione e supportare le aziende nelle necessità di circolante e liqui-


apivenetofidi

dità». Questa opportunità sarà ancora disponibile fino a tutto il 2012 per agevolare i programmi di investimento per la crescita e lo sviluppo del sistema industriale regionale: in questo modo APIvenetoFidi conta di fornire un supporto concreto ed efficace alla crescita delle imprese in un momento congiunturale che vede un quadro in generale miglioramento per l’economia del Veneto, ma ancora con molti elementi di difficoltà: «È vero che soprattutto nella seconda metà del 2010 c’è stata una ripresina – continua Eger – ma questa appare ancora non uniforme, né in grado per il momento di risollevare l’occupazione. Le imprese, soprattutto sul piano finanziario, sono ancora deboli: il nostro compito è appunto quello di sostenerne la crescita, consentendo loro di accedere al credito a condizioni più favorevoli, ma anche continuando a promuovere tra gli imprenditori una cultura del fare impresa che oggi non può più prescindere dalla conoscenza degli strumenti finanziari di base e del loro corretto utilizzo». L’accordo con il FEI non è stato l’unico risultato importante raggiunto nel 2010 da APIvenetoFidi, che recentemente ha rafforzato la sua presenza sul territorio veneto avviando un nuovo sportello a Padova, che si affianca a quelli già presenti a Vicenza, Verona, Rovigo e Bassano del Grappa. «Negli ultimi anni APIvenetoFidi ha continuato a crescere – spiega Eger – come numero di soci, patrimonio e affidamenti, ma anche come presenza sul territorio. Questo nuovo sportello è un investimento importante, che affrontiamo con grande entusiasmo e notevoli aspettative. La presenza nel padovano rientra infatti nell’ambito di un piano di sviluppo finalizzato a rafforzare ulteriormente la

nostra realtà nel territorio regionale, con particolare riferimento alle province di Padova e Treviso. E gli uffici presso l’Associazione Confapi Padova sono la concreta dimostrazione di come intendiamo muoverci, ovvero con una capillare presenza al fianco delle imprese e facendo rete con tutti gli attori che operano nelle realtà locali». Ancora una volta, dunque, APIvenetoFidi si dimostra come una delle realtà più dinamiche e vicine in modo concreto alle imprese, in un contesto che nell’ultimo periodo ha visto i Confidi assumere un ruolo sempre più importante. Un modello, quello dei consorzi di garanzia del credito, che proprio in Veneto trova la sua massima espressione, con il numero maggiore (sette) di Confidi già iscritti nell’elenco speciale degli intermediari vigilati della Banca d’Italia (cd. Confidi 107), a dimostrazione della forza di un sistema che ha saputo coniugare vocazione associativa, logica mutualistica, progettualità tra pubblico e privato. Nella nostra regione infatti sono oltre 61.000 le imprese socie dei Confidi “107”, mentre l’ammontare di finanziamenti garantiti è di circa 2,4 miliardi di euro. Tale risultato è stato possibile anche grazie ai contributi forniti dalla Regione e dalle Camere di Commercio che – utilizzati in modo virtuoso attraverso i Confidi – hanno determinato un rilevante effetto di leva finanziaria in favore del sistema industriale veneto, permettendo pertanto di moltiplicare sul territorio il beneficio del contributo pubblico. L’ulteriore valore aggiunto dato dai Confidi nell’ambito del supporto all’economia regionale è rappresentato poi dal capillare presidio territoriale in materia di sostegno finanziario, con un’attenzione particolare proprio alle imprese più piccole.

Tra le novità del 2010, particolare successo ha riscosso l’iniziativa avviata da Apiveneto Fidi con il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) per garantire il credito alle PMI venete IL FONDO EUROPEO PER GLI INVESTMENTI: OBIETTIVI E STRUMENTI Il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) è stato istituito per sostenere le piccole e medie imprese. È nato nel 1994 come jointventure fra tre gruppi di azionisti: la Banca europea per gli investimenti BEI (62%); la Commissione Europea (29%) e un numero di istituzioni finanziarie pubbliche e private (30 da 17 Paesi membri). Con il suo azionista di maggioranza, la BEI, il Fondo forma il “Gruppo Bei”. Attraverso investimenti in fondi di private equity e di venture capital, il FEI fornisce capitali di rischio alle piccole e medie imprese, in particolare alle aziende di nuova costituzione e alle attività orientate alla tecnologia. Offre inoltre garanzie a istituzioni finanziarie, per esempio i Confidi e le Banche, a copertura dei loro prestiti alle PMI. Il Fondo opera attraverso banche e altri soggetti d’intermediazione finanziaria avvalendosi dei propri fondi o di quelli affidatigli dalla Bei o dall’Unione Europea. Il FEI è operante in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea e, inoltre, in nazioni limitrofe tra cui Croazia, Turchia e i tre Paesi EEA (European Economic Area), Islanda, Liechtenstein e Norvegia.

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ambiente e salute

Plinio Menegalli Medico Competente

Il fattore umano come causa di infortunio

L

e cause degli infortuni e delle malattie professionali sono da ricercarsi in carenze tecniche, problemi nell’organizzazione del lavoro o nel cosiddetto fattore umano. Il progressivo miglioramento delle misure tecniche di sicurezza cui abbiamo assistito nell’ultimo ventennio (anche a seguito del recepimento e dell’applicazione delle norme europee di tutela dei lavoratori) ha fatto sì che il fattore umano rappresenti sempre più spesso la causa decisiva di un infortunio. Ne risulta che è sempre più importante conoscere e prevenire l’errore umano per ridurre l’incidenza degli infortuni. L’ergonomia (disciplina che consiste nello studio del rapporto fra l’uomo, la macchina e l’ambiente, intesi sostanzialmente come un sistema integrato) suggerisce che molti infortuni possono essere imputabili a un cattivo rapporto uomo-macchina, inteso come mancanza di coordinamento (mismatch) fra caratteristiche della macchina e quelle umane. Per evitare questo problema è necessario adattare la macchina (già in fase di progettazione) alle caratteristiche fisiche e psicologiche dell’uomo (antropometriche e fisiologiche da una parte, cognitive, emotive, relazionali dall’altra), attraverso un’analisi centrata sull’utente anche con test di usabilità e focus group. In tal senso, per gli operatori della prevenzione con una formazione in ergonomia, i concetti di prevedibilità e prevenibilità di un infortunio sul lavoro o di una malattia professionale, definiti rispettivamente come “la capacità di vedere in anticipo le cose che accadranno”

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e “la capacità di provvedere in anticipo, cercando di evitare qualcosa” (definizione fornita dal dizionario Garzanti della lingua italiana), sono collegati ai paradigmi di riferimento relativi all’azione e all’errore dell’individuo o degli individui coinvolti nei processi lavorativi. Le azioni sono il frutto di un processo di percezione, di modelli mentali e di strategie, che nascono dal trattamento delle informazioni provenienti dal mondo esterno oppure immagazzinate nella memoria tramite esperienze precedenti. Fattori come ritmi di lavoro particolarmente pesanti con problemi di eccessivo affaticamento, stress, scarsa motivazione, capacità personali non adeguate alla mansione svolta, relazioni conflittuali o inesistenti con i colleghi di lavoro ed i superiori, incidono pesantemente sulla capacità di ragionamento e sull’efficienza lavorativa con la possibilità di compiere errori. Quest’ultimi possono essere classificati secondo il modello SRK di Rasmussen integrato successivamente da Reason. Gli errori di tipo skill based sono quelli dovuti a disattenzione e si presentano soprattutto nel caso di operatori che abbiano una buona esperienza nello specifico campo di lavoro e che quindi nello svolgerlo ricadano in modalità di abitudine, diminuendo l’impegno mentale. Gli errori di tipo rule based (dovuti alle regole) sono invece riferibili ad applicazione di procedure corrette nel momento sbagliato, o a scelta di procedure inadeguate alla situazione. Gli errori di tipo knowledge based sono dovuti a incompleta conoscenza

della situazione (situazione nuova o imprevista) e quindi alla difficoltà di trovare le soluzioni ottimali. Gli errori dovuti a disattenzione (slips) o di conoscenza (lapses) sono errori che scaturiscono da azioni involontarie, mentre gli errori basati sulle regole (mistakes) scaturiscono da una cosciente applicazione di una procedura che però risulta però non corretta per la situazione specifica. Tra gli errori umani non vanno poi dimenticate le “violazioni”, azioni intenzionali in violazione delle regole o procedure che possono avvenire eccezionalmente o costituire la routine (il lavoratore non fa uso dei DPI previsti perché “sono trent’anni che faccio questo mestiere e non mi è mai successo niente”) talvolta anche in buona fede per “migliorare” le procedure esistenti o “velocizzare” il lavoro. In conclusione, rispetto ai problemi di tipo tecnico (adeguamento dei locali, degli impianti e delle attrezzature nei luoghi di lavoro) ed amministrativo (documento di valutazione dei rischi presenti in azienda, sorveglianza sanitaria ai lavoratori, ecc...), le difficoltà legate all’errore umano, di tipo psicologico-relazionale, sono spesso poco considerate dai datori di lavoro, trascurate o minimizzate, poste in secondo piano anche perché, in molti casi, gli errori vengono corretti, compensati, ripresi con ulteriori azioni o con ulteriori procedure. In primo luogo per prevenire gli errori è necessario attuare un piano di intervento formativo centrato più sul sapere (inteso come trasmissione di nozioni), piuttosto che sul saper fare (inteso


come sperimentare personalmente le nozioni acquisite) e il saper essere (inteso come interiorizzazione delle nozioni acquisite), permette, in molti casi, il mantenimento della cristallizzazione di abitudini (le “furbizie”), di stereotipi, di automatismi dannosi per il lavoratore. Così, ad esempio, in un’esercitazione antincendio, oltre che alle spiegazioni necessarie, saranno previste esercitazioni pratico-guidate su come utilizzare un estintore, sarà simulato un ambiente pieno di “fumo”, in cui il lavoratore viene bendato e gli si

chiede di raggiungere l’uscita più vicina (affinchè non si faccia male, viene assistito da due altri partecipanti al corso pronti ad aiutarlo nei momenti di difficoltà). In secondo luogo è necessario nelle aziende curare le relazioni interpersonali. Significa instaurare un clima sereno di fiducia e di rispetto reciproco. Watzslawick e collaboratori (1952) hanno notato che nella comunicazione fra due o più persone vi sono due livelli: quello del contenuto (ciò che si dice) e quello della relazione (tutto ciò che la persona pensa di

sé e dell’altro). Poiché il secondo aspetto è posto in un ordine gerarchico superiore, esso influenza fortemente il contenuto. Se la relazione si basa su principi poco “sani”, come la mancanza di stima reciproca (“questo dipendente non capisce niente, devo ripetere venti volte la stessa cosa” oppure “il mio capo è un incompetente, pensa solo ai suoi interessi”), il non tener conto delle esigenze, le aspirazioni di entrambe le parti (“mangia la minestra o salta dalla finestra, tanto ci sono venti altri lavoratori che vorrebbero questo posto di lavoro”, “se tanto mi dà tanto, il mio impegno è più che sufficiente”), il contenuto perde del suo valore. In questo modo, l’obiettivo è il “non-aiuto”: si passa la maggior parte del tempo a controllare “la legittimità” del messaggio trasmesso, a difendersi da “attacchi” reali o presunti, si disperdono energie preziose. In conclusione (ma sull’argomento dovremo ritornare) per quanto non si possa naturalmente prescindere dall’analisi dei rischi connessi all’utilizzo di attrezzature non adeguatamente protette o di attività scolte in aree non conformi e secondo un’organizzazione lacunosa con procedure di lavoro non stabilito o non idonee alla protezione dei lavoratori, le statistiche sulle modalità di accadimento degli infortuni sul lavoro (e della genesi di alcune malattie professionali) dimostrano come il fattore umano, ad ogni livello di responsabilità e di potere decisionale, occupi oggi una posizione di preminenza su tutti gli altri fattori. Risulta quindi fondamentale non solo agire su macchine, impianti ed ambienti di lavoro, ma anche intervenire per diminuire il verificarsi di comportamenti dei lavoratori caratterizzati da inosservanza delle norme, dei regolamenti, delle procedure operative o comunque non conformi alle comuni pratiche di sicurezza, e al tempo stesso incentivare i comportamenti positivi in relazione a tali ambiti. • Economia Veronese - marzo 2011

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fiscale

Il contratto di Rete d’Impresa Da anni studiosi e operatori del settore discutono sui limiti del capitalismo italiano in genere e del modello Nord Est in particolare. Le criticità possono riassumersi nella mancanza di separazione tra proprietà e controllo, con la presenza relativamente bassa di amministratori non appartenenti alla famiglia controllante; nell’eccessiva sottocapitalizzazione delle imprese e dimensione modesta del fatturato e nella difficoltà a rapportarsi con l’estero e ad investire in ricerca e sviluppo. Allora il sistema è irrecuperabile e va “rottamato”? O c’è forse una terza via? La scommessa, inutile dirlo, è trovare e se del caso inventare una terza via. Essere piccoli significa essere agili, flessibili e veloci e ha permesso al Nord Est di arrivare dove nessuno avrebbe mai immaginato. Ingrandirsi sembra oggi essere un obbligo, ma le difficoltà di ordine storico, psicologico (quale imprenditore è disposto a lasciare il timone della propria azienda?) e strategico paiono insormontabili. Quale soluzione adottare? Forse la via che varrebbe la pena sperimentare prevede una nuova forma di aggregazione forte, ma che non determini la perdita totale del controllo. In questo senso si sta facendo strada tra gli imprenditori l’opportunità di una innovativa tipologia di aggregazione possibile. Nel 2010 il Legislatore ha

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riformulato e precisato una fattispecie nuova di contratto: il contratto di rete d’impresa. Tale formulazione è più flessibile e dettagliata della precedente nell’individuare varie possibilità di interazione tra le società in funzione delle finalità delle singole reti. Con il contratto di rete più imprenditori possono perseguire lo scopo di accrescere la propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato. Possono così obbligarsi reciprocamente, sulla base di un programma comune di rete, a collaborare in forme e in ambiti da loro determinati ovvero a scambiarsi informazioni o prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica o tecnologica e ancora ad esercitare in comune una o più attività rientranti nell’oggetto della propria impresa. Forma richiesta La forma richiesta è l’atto pubblico o scrittura privata autenticata ed è soggetto ad iscrizione nella sezione del registro delle imprese presso cui è iscritto ciascun partecipante e l’efficacia del contratto inizia a decorrere da quando è stata eseguita l’ultima delle iscrizioni prescritte a carico di tutti coloro che ne sono stati sottoscrittori originari. Elementi richiesti Le caratteristiche essenziali di questo contratto sono tra l’altro: - l’inserimento di partecipanti per adesione successiva; - l’indicazione degli obiettivi strategici di innovazione e di

innalzamento della capacità competitiva dei partecipanti e le modalità concordate tra gli stessi per misurare l’avanzamento verso tali obiettivi; - la definizione di un programma di rete, che contenga l’enunciazione dei diritti e degli obblighi assunti da ciascun partecipante, le modalità di realizzazione dello scopo comune e, qualora sia prevista l’istituzione di un fondo patrimoniale comune, la misura e i criteri di valutazione dei conferimenti iniziali e degli eventuali contributi successivi che ciascun partecipante si obbliga a versare al fondo nonché le regole di gestione del fondo medesimo; - la durata del contratto, le modalità di adesione di altri imprenditori e, se pattuite, le cause facoltative di recesso anticipato e le condizioni per l’esercizio del relativo diritto, ferma restando in ogni caso l’applicazione delle regole generali di legge in materia di scioglimento totale o parziale dei contratti plurilaterali con comunione di scopo; - se il contratto ne prevede l’istituzione, il nome del soggetto prescelto per svolgere l’ufficio di organo comune per l’esecuzione del contratto e gli eventuali poteri di gestione e di rappresentanza. Soggetti I soggetti che possono partecipare sono le imprese individuali o collettive (snc, sas, srl, spa, ecc) purché siano di un numero


non inferiore a tre. Vantaggi amministrativi Tra i vantaggi va segnalata la possibilità di ottenere uno snellimento dei rapporti con la Pubblica Amministrazione: domande, richieste, istanze avviabili tramite il distretto; potere di autocertificazione del distretto; modalità di accesso a contributi regionali, nazionali o comunitari, ecc. Le semplificazioni applicabili alle operazioni di cartolarizzazione aventi oggetto crediti concessi da una pluralità di banche o intermediari finanziari alle imprese facenti parti di un distretto e ceduti ad un’unica società cessionaria. È inoltre prevista la costituzione di un’Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione al fine di far crescere la capacità delle piccole e medie imprese e dei distretti industriali. Vantaggi fiscali Non ci sono ancora indicazioni ufficiali in merito, ma esiste la norma fiscale che intende fornire impulso allo strumento delle reti d’impresa e la commissione Ue alla Concorrenza ha messo il nulla osta su tale provvedimento non ravvisandovi alcun tipo di illecito aiuto di stato. È prevista infatti la detassazione degli utili d’esercizio destinati dai partecipanti alla rete d’impresa al fondo patrimoniale comune o reinvestiti nel conseguimento del programma di rete. Gli utili detassati dovranno essere accantonati in apposita riserva di cui andrà data informazione in nota integrativa per realizzare gli investimenti previsti dal programma di rete. Tali utili saranno vincolati alla realizzazione degli investimenti previsti dal programma di rete e godranno della sospensione d’imposta. • Economia Veronese - marzo 2011

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legale

Responsabilità

nel settore dei trasporti Il settore del trasporto in Italia è disciplinato da una serie di normative abbastanza articolate che vanno ad aggiungersi ad usi, consuetudini e regolamentazioni comunitarie che, spesso, rendono la vita difficile a chi di tale servizio deve usufruire. L’intenzione di questo articolo è di cercare di fare un po’ di chiarezza per quanto riguarda gli aspetti principali del “ sistema trasporto “. Il contratto di trasporto trova la sua disciplina normativa negli artt.li 1678 e seguenti del Codice Civile che trattano prima del trasporto di persone e poi del contratto di trasporto di cose. Il contratto di trasporto di cose è un contratto consensuale di risultato caratterizzato dal fatto che il vettore assume personalmente la responsabilità del trasporto delle cose fino alla destinazione finale concordata anche se si avvale dell’opera di altri vettori con contratti di sub trasporto. Le obbligazioni del vettore sono quelle di ricevere le cose in consegna, eseguire il trasporto e consegnare le cose trasportate al destinatario. All’atto della consegna della merce oggetto del trasporto, il vettore deve ricevere dal Committente una lettera di vettura o meglio una scheda di trasporto che ha la funzione di individuare i dati relativi ai soggetti coinvolti nel contratto (vettore, committente, caricatore, proprietario della merce, il nome del destinatario, la tipologia e il peso della merce trasportata, i luoghi di carico e scarico della merce stessa e

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numero di iscrizione all’Albo degli Autotrasportatori). Il tutto ex Decreto 30/06/2009. La mancata o erronea compilazione della scheda di trasporto dà luogo all’applicazione di sanzioni amministrative pecuniarie anche a carico del committente, oltre alla possibilità del fermo del veicolo che potrà essere restituito solo dopo l’esibizione de documento di cui sopra. All’atto della consegna, il destinatario (che ha azione diretta nei confronti del vettore, sia per l’esecuzione del contratto di trasporto, sia per gli eventuali danni), ha il diritto di far accertare a sue spese l’identità o lo stato delle cose trasportate , in quanto il ricevimento senza riserve delle cose trasportate estingue le azioni derivanti dal contratto salvo il caso di dolo o colpa grave del vettore (697 – 1698 Codice Civile). Sotto il profilo della responsabilità del vettore, derivante dal contratto di trasporto di cose, l’art.1693 del Codice Civile stabilisce che il vettore risponde della perdita o dell’avaria delle cose trasportate dal momento in cui le riceve a quello in cui le riconsegna , se non fornisce la prova che il danno è derivato da caso fortuito, dalla natura delle cose, da loro vizi (o vizi del loro imballaggio), o da fatto del mittente o del destinatario (art.1693 del Codice Civile). IMBALLAGGI E VIZI DI IMBALLAGGIO Un’importante problematica relativa ai trasporti riguarda l’imballaggio che è “il prodotto adibito a contenere e proteggere

le merci, dalle materie prime ai prodotti finiti”. Ed è evidente che se l’imballaggio non è in grado di proteggere la merce, perché insufficiente o danneggiato, il vettore che incautamente lo ritira senza sollevare riserve, perderà un’occasione per liberasi da responsabilità, assumendo a sé la colpa di una possibile avaria dell’oggetto del trasporto, proprio a causa del vizio di imballo non segnalato. Pertanto, sia l’accettazione (da parte del vettore), che il ricevimento (da parte del destinatario) senza riserve, possono pregiudicare i relativi diritti risarcitori. Il Codice Civile (art.1698) precisa infatti che “il ricevimento senza riserve delle cose trasportate con il pagamento di quanto è documento al vettore estingue le azioni derivanti dal contratto, tranne il caso di dolo o colpa grave del vettore”. Molto difficile, peraltro, dimostrare entrambi! Ricordiamo inoltre che sono fatte salve le azioni di perdita parziale o per avaria non riconoscibili al momento della riconsegna, purché in quest’ultimo caso il danno sia denunziato appena conosciuto e non oltre 8 giorni dopo il ricevimento. LIMITE RISARCITORIO È da sottolineare come la disciplina proposta dall’art.1693 Cod. Civ. prenda in considerazione solo le ipotesi di danno derivante da perdita e/o avaria delle merci trasportate, non occupandosi del danno che sicuramente può derivare dal ritardo nella consegna o, ancor di più, dalla mancata esecuzione/interruzio-


ne dello stesso. Pertanto, nei casi di cui al punto che precede, sarà indispensabile considerare anche l’art.1218 del Codice Civile che recita “Il debitore che non esegue esattamente la prestazione dovuta è tenuto al risarcimento del danno se non prova che l’inadempimento o il ritardo sono stati determinati da impossibilità della prestazione, derivante da causa a lui non imputabile”. La dizione “causa a lui non imputabile” è , in effetti, facilmente “invocabile e dimostrabile” rispetto al dover dimostrare specificamente il caso fortuito, il fatto di terzi, i fatti del mittente o del destinatario, o anche i vizi della merce. La “causa a lui non imputabile” può essere, infatti, qualunque evento estraneo alle persone e ai mezzi impiegati dal vettore, determinata dalla natura o da pubblici poteri o da fatto di terzi, che potrebbe rendere im-

possibile al vettore (e facilmente giustificabile), la consegna del carico nelle condizioni in cui l’ha ricevuto. Strettamente collegata alla responsabilità del vettore, risulta la fattispecie del regime risarcitorio dei danni che dovessero derivare dalla perdita, totale o parziale o avaria delle merci trasportate. Il criterio utilizzato dalla norma e alla luce del quale il danno ivi previsto va quindi calcolato è un criterio oggettivo, costituito dal prezzo corrente della merce al momento e nel luogo della consegna. Per quanto invece riguarda l’ipotesi di inesecuzione o di ritardo nella consegna, il danno dovrà essere calcolato tenendo conto del valore soggettivo che la merce ha per il creditore e valutando quindi sia il danno emergente che il lucro cessante, con un massimale di risarcibilità dei danno del quale il vettore può beneficiare. Naturalmente

sussiste la possibilità, a carico del vettore, di invocare la prova liberatoria, cioè dimostrare la sua estraneità al fatto che ha provocato il danneggiamento delle cose trasportate. Tuttavia, se è vero che esiste questo onere a carico del vettore, è altrettanto vero che questi può invertire l’onere ponendolo a carico del reclamante. La presunzione di responsabilità cessa infatti con la consegna della merce nel luogo definito come termine del trasporto e all’atto della consegna il ricevente deve operare nel rispetto delle normative previste dalla legge applicabile al trasporto, facendo presente al vettore lo stato della merce nei termini previsti dalla norma convenzionale applicabile a quel determinato trasporto. Il mancato rispetto dei termini, previsto per le riserve circa lo stato della merce, non libera automaticamente il vettore dalle proprie respon-

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legale

sabilità, ma pone, viceversa, a carico del destinatario l’onere della prova e cioè sarà quest’ultimo che dovrà fornire adeguata prova che il danno lamentato si è verificato durante il trasporto, ovvero mentre la merce si trovava sotto la custodia del vettore. Si ribadisce, pertanto, che, con la consegna delle merci da parte del mittente al vettore, si ritiene comunemente che nei confronti di quest’ultimo nasca sempre la responsabilità per la perdita o l’avaria delle merci stesse. PROBLEMATICHE ASSICURATIVE Ciò premesso, non si comprende quindi perché sia, il più delle

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volte, necessaria una copertura assicurativa delle merci per il loro proprietario. Questo avviene perché non sempre il vettore è responsabile dei danni e delle perdite delle merci, oppure perché, qualora a fronte di un danno sussista la responsabilità del vettore, in difetto della dichiarazione del valore della merce sul documento di trasporto, tale responsabilità può trovare precise limitazioni di entità. Tali limitazioni possono essere superate indicando, prima della consegna della merce, il valore pieno della medesima e dichiarando tale valore sul documento di trasporto.

RISARCIMENTO CONVENZIONALE E RISARCIMENTO TOTALE La mancanza del dolo e della colpa del vettore, fa rientrare il risarcimento del danno subito non nel valore integrale della merce “secondo il prezzo corrente delle cose trasportate nel luogo e nel tempo della riconsegna” (art.1696 Cod.Civ), ma bensì nel più limitato risarcimento delle convenzioni internazionali che ogni trasportatore inserisce nel contratto di trasporto, le quali commisurano il valore rimborsabile espresso in valori di riferimento universalmente accettai e riferiti a particolari parametri di conto legate


al valore dell’oro fino, i cosiddetti “Diritti Speciali di Prelievo” o DSP, che, in effetti, corrispondono a pochi euro per ogni kilo di merce, un valore di indennizzo che può essere risibile a seconda del tipo di merce trasportata. Il valore integrale viene indennizzato solo ed esclusivamente quando il mittente lo ha dichiarato espressamente al vettore o quando ci sia dolo o colpa grave del vettore stesso. In realtà, spesso per non dire sempre, il mittente, il più delle volte inconsapevolmente, contestualmente all’accettazione del contratto di trasporto internazionale vigente, accetta anche di essere indennizzato secondo la convenzione internazionale vigente per il tipo di trasporto usato. Ogni vettore, infatti, predispone il contratto in maniera da essere coperto dalla convenzione DSP e non dal più oneroso “ prezzo corrente delle cose trasportate “ del nostro Codice Civile. L’unico sistema per essere sicuri di avere

il risarcimento integrale in caso di danno o perimento della propria merce è di dichiarare il valore della stessa direttamente nel contratto di trasporto, esplicitando chiaramente che, in caso di avaria o perdita totale, sarà quello il valore di riferimento e non quello convenzionale DSP. Sarà il vettore, a quel punto, a dover accettare la variazione delle norme contrattuali, aumentando se del caso il costo del trasporto, o assicurando le merci per il valore integrale , oppure rifiutando il trasporto stesso. CONSEGNA FRANCO FABBRICA Un discorso a parte va fatto per i cosiddetti Incoterms, ovvero per gli accordi internazionali relativi ai diritti e doveri di chi trasferisce merci da una parte all’altra del mondo. Al di là delle definizioni del significato di “franco vettore”, “franco a bordo”, “franco a lungo bordo” “reso frontiera” e molti altri, è il caso di spendere due

parole per il più rilevante dei casi, il cosiddetto “ franco fabbrica”, utilizzabile sia nei trasporti internazionali che in quelli nazionali. Scegliendo questa clausola si addossa al compratore l’onere di disporre il ritiro della merce. Sarà il compratore, infatti, che designerà per questa operazione un soggetto di sua fiducia che può essere sconosciuto al venditore, comportando, pertanto, il livello minimo di obbligazioni per il venditore che si limiterà a mettere a disposizione del compratore , nei propri locali o in altro luogo convenuto, le merci oggetto della consegna, non sdoganate (nel caso di trasporti internazionali) e non caricate. Si è cercato di riassumere i casi più significativi relativi al sistema “autotrasporto“ che, per sua stessa natura, presenta mille pieghe e sfaccettature. Ulteriori precisazioni potranno essere oggetto di altra pubblicazione.•

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Quando può essere ritardato un licenziamento per giusta causa

U

na recente decisione della Corte di Cassazione si è occupata della questione del termine entro il quale può essere intimato a un lavoratore il licenziamento per giusta causa, o in tronco. A tale proposito, si può ricordare in primo luogo che, in base alla legge (art. 2119 del Codice Civile), deve intendersi per giusta causa, una causa che “non consenta la prosecuzione, neppure provvisoria, del rapporto di lavoro”. È pure assodato che un provvedimento disciplinare di questo genere debba essere contestato al dipendente con una certa immediatezza rispetto al fatto che vi ha dato origine o eventualmente risolto al momento in cui il datore di lavoro ne è venuto a conoscenza. È appunto l’ipotesi presa in esame dalla Cassazione con la sentenza n. 25136 di qualche settimana fa. La vicenda riguardava il responsabile dell’Ufficio contenzioso di un Istituto di credito che aveva il compito di deliberare sulla convenienza della cessione a terzi di crediti in sofferenza. A seguito del licenziamento intimatogli, l’interessato era ricorso in Tribuna-

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le, lamentando in particolare il fatto che il provvedimento disciplinare gli era stato comunicato tardivamente. Peraltro, sia il Tribunale, che, in secondo grado, la Corte d’appello, avevano respinto il ricorso del lavoratore, sottolineando soprattutto che la Banca non sarebbe stata in grado di conoscere tempestivamente le gravi irregolarità che erano potute emergere soltanto dopo successive ispezioni che avevano richiesto parecchio tempo. Alla decisione della Corte d’Appello ha fatto seguito pertanto l’ulteriore ricorso in Cassazione. Quest’ultima, peraltro, non ha potuto che confermare integralmente le decisioni dei Giudici di merito. La Corte Suprema ha sottolineato in primo luogo che le regole generali della buona fede e della correttezza nell’esecu-

zione del rapporto di lavoro, così come avviene per tutti gli altri contratti, non consentono, in linea generale, all’imprenditore, di procrastinare indeterminatamente una contestazione di natura disciplinare, in modo da rendere particolarmente difficile la difesa del dipendente, oppure di perpetuare l’incertezza sulla sorte del rapporto. Nel caso esaminato dalla Cassazione, infatti, l’ufficio contenzioso della Banca, gestito dal dipendente, era composto da personale altamente

qualificato, e aveva dei poteri autonomi nell’effettuazione della propria attività, nonché la possibilità di sottrarre alla direzione la verifica concreta di alcune operazioni. In un contesto di questo genere, non era di conseguenza possibile fare esclusivo riferimento all’immediatezza della contestazione, che è di per sé il criterio di carattere generale in questa materia, in quanto in realtà soltanto un successivo controllo specifico di tutte le operazioni poste in essere, effettuato in concreto da personale altrettanto qualificato, aveva consentito di accertare le anomalie riscontrate, e intervenire di conseguenza con la sanzione disciplinare poi applicata, rendendosi quindi ammissibile una contestazione apparentemente ed altrimenti tardiva. •

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il punto

Quello strano concetto

di italianità «Ho il massimo rispetto verso i sentimenti di chi vuole festeggiare l’Unità d’Italia, ma chiedo stessa comprensione per chi non la pensa allo stesso modo. Nel 1861 la nostra terra non faceva parte dell’Italia e, nel 1919, l’Alto Adige è stato annesso contro la volontà dei suoi abitanti». Sono queste le parole con le quali Luiss Durnwalder, presidente della Provincia di Bolzano, ha dichiarato la sua indisponibilità a recarsi a Roma per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Dico subito, a scanso di equivoci, che in un Paese con un minimo di senso dello Stato, ad un signore del genere andrebbe dato un calcio nel sedere. Rauss und arbeit. Magari con un bigliettino di accompagnamento, in caratteri runici, per ricordargli che Bolzano è una delle province italiane, senza se e senza ma, e lui ne è il legale rappresentante. Sempre che non decida di farsi da parte, rinunciando ai 25.600 euro mensili, che ne fanno il più pagato presidente in giro per l’Europa, insieme ai suoi consiglieri che, di euro, ne portano a casa 6.300, contro i 3.600 che incasserebbero a Innsbruck. Se poi considera l’Alto Adige un’appendice austriaca usurpata dall’Italia, smetta i panni dell’amministratore e vesta quelli dell’oppositore politico, senza la pretesa di avere la botte piena e la moglie ubriaca. Ha fatto bene il Capo dello Stato Napolitano a ricordargli «che non può parlare a nome di una pretesa minoranza austriaca, dimen-

ticando di rappresentare anche le popolazioni di lingua italiana e ladina, e soprattutto che la stessa popolazione di lingua tedesca è italiana e tale si sente nella sua larga maggioranza». In effetti Durnwalder diceva di par-

lare a nome degli abitanti di lingua tedesca e ladina. Ma anche questa è una frottola. I ladini hanno prontamente dichiarato di sentirsi italiani a tutti gli effetti e non solo per i benefit di un accordo post bellico che fa degli abitanti di questa reEconomia Veronese - marzo 2011

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il punto

gione i più ricchi d’Italia. No, no. Si sentono italiani, per cultura, sensibilità, tradizioni senza che l’idioma infici un’appartenenza che viene dal vissuto prima che dalla lingua. Quanto agli abitanti di lingua tedesca, un recente sondaggio ha evidenziato che la maggioranza di loro (41,2%) ha dichiarato di sentirsi italiana e felice di appartenere a questo Stato, mentre solo il 4% chiedeva il ritorno all’Austria, a fronte di un 30% che preferiva un Tirolo indipendente. A far eco ai sondaggi italiani, i dati ancora più rumorosi sono venuti da Oltralpe, ossia dal Tirolo austriaco. Da quelle parti il 64% s’è espresso contro la riunificazione con il Tirolo italiano e il 66% contro la concessione della cittadinanza austriaca ai suoi abitanti. Forse un

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po’ di sano orgoglio nazionalistico avrebbe potuto abbassare questi dati, ma a paralizzare eventuali velleità di possibili riunificazioni è bastato il pensiero di quanto costerebbe mantenere i cugini meridionali al loro attuale tenore di vita. L’Alto Adige, e non ce ne vogliano i suoi simpatici abitanti, con lo Stato italiano ha trovato la gallina dalle uova d’oro. Lo sanno bene gli abitanti locali, molti dei quali hanno scritto al presidente Durnwalder coprendolo di improperi, come se avesse profanato la Madonna Pellegrina. «I soldi che intaschi sono italiani e tu non sei più il nostro rappresentante. Ricordalo bene!». È solo una delle invettive, che gli sono fioccate addosso da destra e da sinistra. Sembra di sentire l’eco

delle parole del sindaco di Firenze, che ha invitato ad essere coerenti fino in fondo. Non si può essere italiani nel portafoglio, salvo smarcarsi quando fa comodo. Che in Alto Adige arrivi un fiume di denaro è cosa risaputa. Oltre a trattenere il 90% del gettito fiscale, c’è poi il “foraggio” che arriva da Roma e che ha fatto degli altoatesini la popolazione con il più alto reddito pro capite del Paese. Difficile a questo punto pensare che Durnwalder alzi la cresta perché qualcuno gli ha strizzato l’occhio dall’altra parte delle Alpi. E allora? Cui prodest, chiederebbero gli antichi? Quale interesse si nasconde? Durnwalder è un marpione navigato e ha capito che facendo le bizze si porta a casa bottino. Lo ha verificato recentemente ottenendo una fetta di parco dello Stelvio, solo per aver detto ai suoi due deputati di non mollare Berlusconi. Sempre con la stessa “arma” ha chiesto e ottenuto di rimuovere i segni fascisti dell’italianità, insieme alle caserme degli alpini. A fare i rognosi si porta sempre a casa qualcosa. Ma noi vorremmo metterlo in guardia, perché non dimentichi quello che si dice a Verona e cioè che a l’usel ‘ngordo ghe se crepa el gosso. Se in Alto Adige qualcuno sembra stanco di sentirsi italiano, potrebbe succedere anche l’opposto, e cioè che qualcuno si stanchi di pagare sentendosi per di più straniero in casa propria. Tse Tse


150° Unità d’Italia

Venerdì 18 marzo 2011

Parc Hotel Paradiso & Golf Resort di Peschiera del Garda

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APRILE 7-11 Vinitaly - Salone internazionale del vino e dei distillati 7-11 Enolitech - Salone internazionale delle tecniche per la viticoltura, l’enologia e delle tecnologie olivicole ed olearie 7-11 Agrifood Club - Salone dell’agroalimentare di qualità 7-11 Sol - Salone internazionale dell’olio d’oliva extravergine di qualità

MAGGIO 4-6 Solarexpo - Mostra e convegno internazionale su energie rinnovabili e generazione distribuita 4-6 BioEnergy Expo - Mostra - convegno internazionale specializzata su biomasse, biogas e biocarburanti 4-6 Greenbuilding - Mostra e convegno internazionale su efficienza energetica e architettura sostenibile 10-12 Automotive Dealer Day - Informazioni, strategie e strumenti per la commercializzazione automobilistica 20-22 Verona Mineral Show Geo Business - Mostra di pietre preziose, pietre dure, pietre ornamentali, fossili e derivati, oggettistica in pietra 20-22 Veronafil - Manifestazione filatelica, numismatica, cartofila 24-26 Pte Expo - Progetto Terza Età - Tecnologie, prodotti e servizi per la terza età 24-26 Pulire - Mostra internazionale delle produzioni e delle tecnologie per le attività dell’igiene ambientale

SETTEMBRE 21-24 Marmomaccc - Mostra internazionale di marmi, pietre, design e tecnologie

OTTOBRE 6-10 ArtVerona - La fiera delle gallerie italiane di arte moderna e contemporanea 10-14 XIX ISAF - Innovation for local and global sustainability alcohol fuels 15-19 Abitare il Tempo - Mostra internazionale per le SOLUZIONI d’interni

2011 OTTOBRE 21-23 Veronafil - Manifestazione filatelica, numismatica, cartofila 25-26 MCM - Mostra convegno internazionale della manutenzione industriale 25-26 SAVE - Mostra convegno internazionale delle soluzioni e applicazioni verticali di automazione, strumentazione, sensori 25-26 Home & Building - Mostra convegno internazionale della domotica & building technologies 25-26 Acquaria - Mostra convegno internazionale delle tecnologie per l’analisi, la distribuzione e il trattamento dell’acqua e dell’aria

NOVEMBRE 3-6 Fieracavalli - International horse festival 16-17 Geo-Oikos - Rassegna espositiva dei progetti territoriali, urbanistici, edilizi, ambientali delle città e del territorio 24-26 Job & Orienta - Mostra convegno nazionale - orientamento, scuola, formazione, lavoro 24-27 Luxury & Yachts - Salone internazionale del lusso 26-27 Elettroexpo - Mostra mercato di elettronica, radiantismo, strumentazione, componentistica informatica Nov. Bus&Bus Mobility Business Bridge Event

DICEMBRE 3-8 Country Life - Mostra mercato del vivere country 9-11 Verona Mineral Show Geo Shop - Mostra di pietre preziose, pietre dure, pietre ornamentali, fossili e derivati, oggettistica in pietra

MANIFESTAZIONI ALL’ESTERO 24-26 Gen. Vinitaly New York / VINO 2011 25-27 Gen. Stonexpo / Marmomacc Americas - Las Vegas 24-25 Feb. Vinitaly World Tour - New Delhi - The next quality experience 2-6 Mar. Job & Orienta / AULA Madrid - Scuola, orientamento, formazione e lavoro 6-9 Giu. Siab / Fispal Food Service - San Paolo 23-25 Ago. Eurocarne / Tecnocarne San Paolo 26-27 Set. Vinitaly World Tour - Stoccolma - Vinitaly in the World 28-29 Set. Vinitaly World Tour - Russia - Vinitaly in the World 16-19 Ott. Saudi Stone - Tech Riyadh - International stone and stone technology show *17-19 Ott. Vinitaly World Tour - U.S. Tour - Vinitaly in the World 3-5 Nov. Vinitaly World Tour - Hong Kong - Vinitaly in the World - 4° International Wine & Spirits Fair 7-8 Nov. Vinitaly World Tour - Japan - Vinitaly in the World 10 Nov. Vinitaly World Tour - Korea - Vinitaly in the World

* Data Provvisoria (calendario suscettibile di variazioni)

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