editoriale 3
C
ari Lettori, Quello che avete tra le mani é il primo numero di Buongiorno Ticino, primo lavoro edito dalla casa editrice Trentasei Editore SA.
Inoltre é anche la prima rivista della mia vita, di conseguenza quello che Vi accingete a leggere é il primo editoriale che mai mi sia capitato di scrivere. Molte volte ho pensato a questo momento ed a quello che Vi avrei scritto; avrei potuto scriverVi dell’autunno e dei suoi colori, delle foglie che cadono, di qualche malsana abitudine, oppure avrei potuto scriverVi della fatica che abbiamo fatto fino a qui, o di chissà che! Ma non è questo il momento: qui stiamo parlando del primo editoriale di Buongiorno Ticino che é stato un progetto sognato, desiderato e su cui nessuno inizialmente ci avrebbe scommesso un franco bucato! Oggi esiste, e comunque c’è ancora chi dice che sono stato un folle. Ma io non mi sono lasciato condizionare e per me é stata semplicimente una sfida e una scommessa con me stesso. Mi é piaciuto mettermi in discussione per provare a fare qualcosa che non mi apparteneva, poichè io, con l’editoria non ho mai avuto a che fare e non arrivo da una formazione professionale pertinente. Qualcuno di Voi potrebbe pensare di chiedermi se oggi come oggi lo rifarei…beh, economicamente non credo proprio, probabilmente sfrutterei l’impegno economico diversamente, magari per farmi il giro del mondo in due anni. Il fatto che il progetto sia nato pochi mesi prima dell’inizio della crisi economica poi, di certo non ci ha aiutato. Sarebbe stato meglio se la crisi non fosse mai arrivata ma, a voler guardare il bicchiere mezzo pieno, fare doppia fatica ci ha obbligato a migliorarci e a essere più creativi. E quindi, da parte mia e degli splendidi collaboratori che mi hanno aiutato sino a qui, ci possiamo ritenere soddisfatti del risultato raggiunto. Sicuramente potremmo migliorarci ancora con i prossimi numeri, e Voi, miei importantissimi primi Lettori, siete i giudici del nostro lavoro, e quindi cosa aspettate a leggerVi tutto Buongiorno Ticino e farci sapere cosa ne pensate? Forza, avanti tutta!
Emiliano Frigeri
CASA EDITRICE Via Maggio 36, 6900 Lugano Tel: +41 91 971 80 38 Fax: +41 91 971 80 39 www.36editore.ch adv@buongiornoticino.ch
EDITORE Emiliano Frigeri DIRETTORE EDITORIALE Erik Alessandro Maier SEGRETARIA Paola Ortelli
REDAZIONE
GRAFICA
PUBBLICITÀ
REDATTRICE Nicoletta Di Marco
ART DIRECTOR Davide Calà
CORRETTORE DI BOZZE Francesco Bortoluzzi
ILLUSTRATORE - FUMETTISTA Joel Pretot
COLLABORATORI (in ordine alfabetico per nome) Angelo Frigerio, Armando Besomi, Corinna Bielic, Federica Farini, Federico Bizzarro, Mattia Meier, Michele Gazo, Mox Cristadoro, Sergio Guaita, Sergio Rossi
FOTOGRAFIE Nicola Liver, Drago Stevanovic, Joel Pretot
Publicitas SA Casella postale 340 6912 Pazzallo Tel: 091 910 35 65 Fax 091 910 35 49 lugano@publicitas.ch TRENTASEI EDITORE SA Via Maggio 36, 6900 Lugano Tel: +41 91 971 80 38 Fax: +41 91 971 80 39 www.36editore.ch adv@buongiornoticino.ch
intervista 6
Sinestesia The movie
di Joel Pretot
S
ono appena terminate le riprese del film Sinestesia, in sala nel 2010, diretto dal regista ticinese Erik Bernasconi. Si tratta di una coproduzione Imagofilm Lugano- RSI televisione svizzera. Il produttore è Villi Hermann. Nel cast si annoverano attori del calibro di Alessio Boni, Giorgia Wurth, Melanie Winiger e Leonardo Nigro, nel ruolo di protagonisti oltre ai ticinesi Eva Allenbach, Federico Caprara, Roberta Fossile e molti altri. Noi di Buongiorno Ticino abbiamo intervistato proprio Erik Bernasconi per avere da lui qualche commento a caldo sull’esperienza appena trascorsa. I: «Domanda d’obbligo per cominciare l’intervista: come sono andate le riprese?» E. B.: «Le riprese sono andate benissimo, sono state 5 settimane di lavoro entusiasmante e fortunatamente siamo anche stati assistiti dal bel tempo. Abbiamo fatto un bel lavoro di squdra!» I: «Conoscevi già la troupe? Tutti ticinesi?» E. B.: «Alcuni si, li conoscevo già, altri invece li ho incontrati per la prima volta e ho avuto modo di familiarizzare con loro e apprezzarli durante le riprese. Molti erano ticinesi; c’erano degli elementi cardine italiani come la fonica Brigitta Pasquadibisceglia e l’aiuto regista, un siciliano trapiantato a Roma. C’era anche un gruppo romando nel team per via del direttore della fotografia, Pietro Zuercher, che avendo lavorato in più occasioni in Svizzera francese, ha portato con sé qualche uomo da quelle parti.» I: «Ho letto sul tuo sito, Sgnauzfilm, che hai fatto tuo il motto dell’associazione Tikinò: “Fare bene con nulla, fare meglio con poco, e farlo adesso!”. Sinestesia però è un progetto complesso con un team di attori internazionali, stuntmen, storyboard e moto da distruggere. Come hai combinato le due cose?»
E. B.: «Quello infatti é proprio un motto dell’associazione mondiale. Io, in quanto membro, me ne sono reso portabandiera in diverse occasioni. La produzione di questo film chiaramen-
te non rientra nel movimento Kinò. In questo caso dunque il principio non è stato applicato, sebbene qualcosa di quello spirito, in una produzione a budget limitato come la nostra, sia rimasto. Tutto il gruppo ha infatti mantenuto durante le riprese un grande entusiasmo, facendomi sentire subito a casa, contagiato da un’atmosfera simile a quella che si trova sui set dei cortometraggi.» I: «Quali difficoltà si incontrano girando un film in Ticino?» E. B.: «Aver avuto la possiblità di girare “in casa”, mi ha permesso di combinare la storia, comunque scritta e concepita per questi luoghi, con l’elemento personale, tracciando una sorta di geografia emotiva. Una scena, ad esempio, è stata girata nel campo da basket della mia scuola elementare. Il film è ambientato a Bellinzona e dintorni, quindi l’approfondita conoscenza diretta della zona ha facilitato le riprese. Dal punto di vista economico, in Svizzera ci sono sicuramente realtà diverse rispetto a quelle del cinema di altri paesi come Stati Uniti, Francia e Italia. Più che di nazione si dovrebbe però distinguere il tipo di progetto. Questa storia non era stata concepita per essere un colossal e non richiedeva budget stratosferici. Le difficoltà stanno nel riuscire a combinare tutto e anche un pizzico di fortuna non guasta, come quella che abbiamo avuto noi col bel tempo che ci ha permesso di girare tranquillamente le molte scene in esterna. Se ci fosse stata un’estate come quella dello scorso anno avremmo sicuramente dovuto cambiare il copione…»
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I: «A proposito di budget, il soggetto di questo film è stato scritto un pò di tempo fà, in occasione di un concorso indetto dal Cantone e dalla RSI che hai poi vinto in exequo. Grazie a quella borsa di studio sei riuscito a far partire il progetto Sinestesia.» E. B.: «In effetti la prima scintilla mi è balenata in mente nell’inverno 2006. Ho poi iniziato a scrivere il soggetto nel giugno 2007, vincendo appunto il concorso. Anzi, devo dire che due anni di tempo tra la stesura e la realizzazione del film non sono molti, altri, meno fortunati di me hanno dovuto aspettare molto di più per vedere in scena i propri copioni. Certo, un grande merito va a Villi Hermann. È stato lui a permettere che tutto fosse fatto velocemente.» I: «Si evince, anche dalla locandina (provvisoria), la volontà di creare dei contrasti, di stile e di sensazioni.» E. B.: «Il film è suddiviso in quattro capitoli ben distinti, ognuno dei quali è legato a uno dei protagonisti. Ognuno tende
verso uno specifico genere cinematografico. Non si tratta di generi cinematografici totalmente distinti mescolati a casaccio in un’unica trama: la tendenza stilistica a livello di regia e fotografia serve ad evidenziare e a diversificare i capitoli. Il primo capitolo tende più verso il dramma psicologico/thriller, il secondo và verso la commedia, il terzo è drammatico, il quarto é un pò drammatico-sentimentale. Questa volontà di diversificazione è evidente anche nella locandina (provvisoria).» I: «Già il titolo, Sinestesia, (figura retorica relativa all’unione di due sensi), può essere visto come un riferimento più ampio, volto a rappresentare l’unione di due ambienti o situazioni apparentemente estranei l’uno all’altro?» E. B.: «Esattamente, a livello di rappresentazione, Sinestesia, per quanto sia un titolo provvisorio, ci ricorda una compenetrazione dei sensi, così come c’é una compenetrazione di generi. Anche se ho strutturalmente separato quasi a compartimenti stagni i quattro capitoli, vi è una fuoriuscita di informazioni e ogni capitolo accresce gli altri di dettagli e sensazioni.» I: «Un po’ come accade nella vita reale… Spesso un evento incide inaspettatamente e con ripercussioni inimmaginabili…»
E.B.: «Infatti, le situazioni della vita non sempre sono di semplice connotazione; esistono tanti aspetti e siccome sono partito per raccontare una storia sulla disabilità, l’incontro con alcune persone diversamente abili mi ha confermato che anche di fronte ad eventi tragici come questo ci possono essere comunque diverse sfaccettature. C’è chi riesce a vivere con molta serenità una condizione di disabilità. C’è chi invece si terrà sempre dentro il rimorso di una vita che non può più vivere. La vita è varia… È una banalità, lo so, ma le persone, così come i nostri personaggi, vivono le cose in modo molto diverso l’uno dall’altro.» I: «Ma Sinestesia non si ferma solo a raccontare la storia di un disabile…» E. B.: «No, tratta per l’appunto di come il destino possa infilarsi nella vita delle persone. Un episodio muta il destino del protagonista, Alan, ma ha anche ripercussioni sulle vite degli altri tre personaggi principali: l’amico, la moglie e l’amante. Tutto ciò sotto vari profili, perchè il tono del film, malgrado ci sia il dramma, è in generale leggero, quasi scanzonato.» I: «Nonostante racconti di un episodio così tragico ?»
In prima pagina Locandina (provvisoria) del film Il regista a fianco del cameramen durante le riprese In questa pagina in alto I protagonisti a cena A sinistra Melanie Winiger, primo piano Nella pagina a fianco Vari frames delle riprese dell’incidente con gli stuntmen
TRAMA Sinestesia segue le vicissitudini di quattro giovani adulti in due momenti della loro vita, a ridosso di due episodi drammatici separati l’uno dall’altro da tre anni. In questo lasso di tempo i personaggi sono confrontati con le gioie della quotidianità e con le normali difficoltà della vita. Ma si trovano anche a reagire ai colpi di quel destino che ogni tanto, in modo aleatorio, decide
di mettere un bivio nelle vite delle persone. Il personaggio centrale è Alan. Attorno a lui sua moglie Françoise, la sua giovane amante Michela, e Igor, il suo migliore amico. La trama del film si basa in larga parte sull’osservazione del reale e trae spunto da episodi realmente accaduti. La narrazione è organizzata in capitoli.
E. B.: «Si, ma con questo non voglio dire che non si verifichino episodi veramente duri nella vita. Nel film non tratto i tre anni immediatamente successivi all’incidente di Alan, ma si percepisce come siano stati pesanti, soprattutto grazie all’interpretazione di Alessio Boni, bravo a far trasparire il dramma vissuto nonostante non si veda palesamente.»
I: « Si dice spesso che o le persone hanno fantasia o non ce l’hanno. Secondo te, un creativo, non sviluppa piuttosto una certa facilità ad accedere alla fantasia che è in ognuno di noi tramite la tecnica?»
I: «Ambientando il film prevalentemente in Ticino ti sarai sicuramente scontrato con dei limiti tecnici durante la scrittura, la creatività ne ha sofferto?»
E. B.: «Fare un film per me significa sostanzialmente raccontare una storia, creare un mondo in cui si muovono e agiscono dei personaggi e questi lo si può fare in molti modi diversi: si può pescare dal proprio immaginario reinterpretando la realtà. Per trovare le idee esistono varie alternative, credo anche che ci sia un archivio creativo, cosa costruisce questo archivio è differente per ognuno. Fellini ad esempio partiva dai suoi sogni, io invece i miei non li ricordo mai. Ho cercato di raccontare un mondo interessante, con dei personaggi che mi sembra quasi di conoscere realmente.»
E. B.: «Certamente bisogna saper trovare il giusto equilibrio. Se avessi immaginato, ad esempio, un’inquadratura aerea a partire dalla diga fin sulla strada in cui sfreccia la moto, sarei stato certo di non poterla realizzare. Il film era già stato pensato con semplicità, quindi non sono stato esageratamente limitato; fin dall’inizio ho scritto questa storia pensando ai luoghi in cui sarebbero state girate le riprese. Se dovessi scrivere un high concept ambientato in Ticino, dovrei già essere sicuro in partenza di avere dei finanziamenti eccezzionali.» I: «Secondo te il Ticino si presta dunque a raccontare delle storie comunque belle e intense?» E. B.: «Assolutamente si. Il Ticino é un luogo come altri, non è il centro ma neanche l’ultima periferia del mondo. Ogni luogo ha qualcosa da raccontare. Io, essendo di qui ho concepito una storia legata a questo territorio che parla di montagna senza essere un film di montagna, che parla di provincia senza farne per forza dei personaggi provinciali e piccoli. Sono dei personaggi che vivono in questa dimensione e riescono comunque a catalizzare una serie di emozioni universali.»
I: «E ora parte la post-produzione?» E. B.: «Si: montaggio, musiche, eccetera… fino ad arrivare all’uscita nelle sale nei primi mesi del 2010.» Sicuramente saremo presenti anche noi alla prima nelle sale, per ora ringraziamo Erik Bernasconi per la sua dsponibilità nel concederci questa intervista e per la sua simpatia.
INTERPRETI Alessio Boni interpreta la parte di Alan, il protagonista che rimane paralizzato in seguito ad un incidente stradale. Giorgia Wurth è invece nel film la moglie che gli rimane accanto nonostante la sventura. Melanie Winiger è “l’altra” con cui Alan si trovava al momento dell’incidente. Leonardo Nigro è l’amico di sempre, la loro amicizia resisterà a tutto. Produttore: Il produttore del film è Villi Hermann (San Gottardo, Bankomatt alcuni dei suoi film), fondatore della casa di produzione Imagofilm, ha ricevuto diversi importanti premi e riconoscimenti per il suo impegno nel cinema.
economia 10
In quale direzione va l’economia svizzera? di Sergio Rossi
D
opo aver salvato UBS dal possibile fallimento attraverso un dispositivo di stabilizzazione della piazza finanziaria elvetica attuato il 15 ottobre 2008, il Consiglio federale ha deciso di intervenire per contribuire alla stabilizzazione dell’intero sistema economico adottando e in parte già attuando tre “pacchetti” di misure di carattere congiunturale (si veda la tabella). Oltre alla notevole discrepanza fra gli importi messi a disposizione del settore finanziario e le somme ventilate per il resto dell’economia svizzera, che non corrispondono al peso delle diverse at-
tività economiche nel prodotto interno lordo sul piano nazionale, almeno due altri aspetti dell’agire del Governo federale risultano problematici analizzando le misure indicate nella tabella. Il primo aspetto riguarda la tempistica; il secondo concerne la frammentazione degli interventi della Confederazione, per cercare di arginare gli effetti drammatici e sempre più dirompenti, della grave crisi economica importata dagli Stati Uniti dopo lo scoppio della bolla immobiliare, che era andata formandosi sin dai primi anni di questo millennio e che si è gonfiata in modo esponenziale a causa delle derive prodotte dall’ingegneria finanziaria.
Il Consiglio federale ha molto tergiversato prima di decidere delle misure di stabilizzazione. Fino all’autunno 2008, la situazione congiunturale in Svizzera era migliore rispetto a quella negli Stati Uniti e dei paesi dell’Unione europea. Ciò, ha indotto il Governo nazionale a far leva sulla fiducia che questa migliore situazione della Svizzera avrebbe potuto generare nei consumatori che risiedono nel nostro paese. La prima fase delle misure di stabilizzazione, decisa solo il 12 novembre 2008, fu in realtà un segnale alla popolazione per mostrare che “il Governo c’è”, affidandosi così ancora alla fiducia che questo segnale avrebbe potuto indurre negli agenti economici. Tanto gli importi, assai irrilevanti, quanto le voci di spesa della Confederazione, ininfluenti sulla congiuntura, evidenziano le intenzioni del Consiglio federale, che in realtà si è limitato a segnalare la sua “presenza”, senza oltrepassare in buona sostanza la linea della dichiarazione di intenti. Nel secondo pacchetto di misure, annunciato soltanto l’11 febbraio 2009, quando ormai la crisi economica era diffusa in Svizzera, le voci di spesa pubblica sul piano federale sono più rilevanti del primo intervento della Confederazione, ma in ritardo sull’andamento della congiuntura nazionale, con l’aggravante che la maggior parte degli effetti di questo secondo pacchetto si manifesteranno soltanto nel 2010 o anche più tardi. Gli interventi pubblici sulle infrastrutture di trasporto (sia stradale sia ferroviario), come pure sull’ambiente e nel campo energetico, non potranno infatti avere gli effetti congiunturali attesi a breve termine, poiché la maggior parte di queste misure necessitano di tempi di studio e attuazione troppo lunghi per agire in funzione anticrisi.
Le misure di stabilizzazione decise dal Consiglio federale (importi in milioni di franchi)
Pacchetto 3
Pacchetto 2
Pacchetto 1
Misure di stabilizzazione congiunturale
Voci di spesa della Confederazione Sblocco dei crediti nell’amministrazione federale Contributi per l’alloggio privato Protezione contro le inondazioni Manutenzione degli immobili della Confederazione Promovimento delle esportazioni Liberazione delle riserve di crisi Totale del primo pacchetto Infrastruttura stradale Infrastruttura ferroviaria Politica regionale Ricerca scientifica Protezione dell’ambiente Energia Risanamento degli immobili della Confederazione Marketing turistico Altre voci minori Totale del secondo pacchetto Riduzione dei premi dell’assicurazione malattia Incoraggiamento del primo impiego Formazione dei giovani dopo il loro apprendistato Reti per posti di impiego Compiti speciali Lavoro ridotto e formazione continua Formazione continua nel campo delle energie Promovimento all’estero Tecnologie dell’informazione e della comunicazione Riforma dell’IVA Totale del terzo pacchetto
Totale dei tre pacchetti in percentuale del PIL del 2008 Misure di Prestito a UBS obbligatoriamente convertibile stabilizzazione del Fondo di stabilizzazione della Banca nazionale settore finanziario Totale in percentuale del PIL del 2008
Ventilazione della spesa 2009
2010
205 45 66 20 5 275 616 32 252 100 50 20 50 40 12 33 589 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1’205 0.23%
0 0 0 0 5 275 280 111 0 0 0 0 0 0 0 0 111 200 12 40 238 15 30 15 25 25 150 750 1’141 0.22%
Spesa totale 205 45 66 20 10 550 896 143 252 100 50 20 50 40 12 33 700 200 12 40 238 15 30 15 25 25 150 750 2’346 0.45% 6’000 39’700 45’700 8.80%
Fonti: Dipartimento federale dell’economia e Dipartimento federale delle finanze, Berna, giugno 2009.
Con il terzo pacchetto di misure di stabilizzazione, annunciato dal Consiglio federale il 17 giugno 2009, invece, il Governo va finalmente nella giusta direzione, al fine di attenuare gli effetti drammatici della crisi economica giacché le voci di spesa su cui agiscono le misure di stabilizzazione prese dalla Confederazione riguardano i giovani in cerca della loro prima occupazione o che sono giunti alla fine del loro apprendistato, come pure i disoccupati di lunga durata e le persone cui è stato ridotto l’orario di lavoro a causa della crisi economica (e che potrebbero pure essere licenziate, se la situazione non migliorerà entro la fine del periodo durante il quale queste persone sono in disoccupazione parziale). Tuttavia, oltre ai tempi di attuazione delle misure contenute nel terzo pacchetto – in ritardo rispetto all’evoluzione congiunturale – e alla modica somma stanziata dalla Confederazione anche in questa terza fase – che certamente non basterà per imprimere una svolta risolutiva alla situazione –, un altro aspetto problematico del pacchet-
to deciso dal Consiglio federale il 17 giugno, riguarda l’insieme delle misure per la riqualificazione professionale delle persone (parzialmente) disoccupate. Non è affatto sicuro, infatti, che la partecipazione a dei corsi di “formazione continua” permetterà alle persone (parzialmente) disoccupate di essere (re)integrate nel mercato del lavoro. Almeno due aspetti potrebbero in realtà inficiare l’obiettivo di questi corsi: i loro contenuti e l’età dei lavoratori che li frequentano. È risaputo che le persone oltre i 52 anni faticano, già in situazioni normali, a (ri)trovare un impiego adeguato alle loro esperienze e aspettative professionali. Inoltre, i programmi formativi previsti nei corsi per la riqualificazione professionale, potrebbero non essere adeguati allo scopo di dotare le persone disoccupate del “capitale umano” che sarà richiesto dai datori di lavoro quando la congiuntura tornerà a evolvere nella direzione della crescita economica, perché non è possibile prevedere la direzione in cui quest’ultima si svilupperà, in Svizzera come altrove.
Considerando sia la lentezza sia la limitatezza dell’azione del Consiglio federale, stupisce l’annuncio – da esso fatto alla presentazione del terzo pacchetto di misure – che non ci sarà alcun ulteriore intervento della Confederazione perché il cosiddetto freno all’indebitamento non lo consente. Se le prospettive congiunturali dovessero aggravarsi, il Governo si troverà confrontato con un’alternativa i cui termini provocheranno entrambi una perdita della sua credibilità: abbandonare al loro destino le persone duramente colpite dalla crisi economica, oppure rinnegare la decisione di non attuare un quarto pacchetto di misure per contrastare gli effetti di tale crisi. Un’azione più vigorosa e tempestiva da parte del Consiglio federale avrebbe permesso di evitare entrambi questi problemi e pure di aumentare la sua credibilità presso la popolazione, con evidenti benefici sulla stabilizzazione congiunturale dell’intero sistema economico nazionale.
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I 1000 volti dell’arte ticinese Intervista a Laura Panzera di Nicoletta Di Marco
Laura Panzera è una giovane artista ticinese di indubbio talento che divide la propria vita fra Torricella, dove vive e crea le sue opere, Gravesano, dove insegna nella sua scuola d’arte e il Centro America in cui non solo trova l’ispirazione per creare le sue opere, ma cerca anche di contribuire al miglioramento delle condizioni di vita difficili, soprattutto dei bambini, che vi abitano.
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iplomata alla CSIA di Lugano nel 1995, Laura, appena trentatreenne, ha già ottenuto molte soddisfazioni e riconoscimenti da quando, a partire dal 1997, ha intrapreso la professione di pittrice. L’abbiamo intervistata per conoscere meglio lei e la sua arte. I: «Ho letto nella tua biografia che sei stata allieva di Leo Tami per 4 anni. Qual è il più grande insegnamento che ti ha trasmesso?» L. P.: «Leo è una grande persona e un grande artista: oltre alla tecnica pittorica e artistica, ha saputo trasmettermi dei valori che oggi fanno parte di me. Ad esempio l’umiltà. Nonostante la fama, è pur sempre rimasto una persona semplice, gentile, generosa e umile, sempre disponibile ad aiutare chi, come lui, ha fatto dell’Arte la propria ragione di vita. Mi ha insegnato la tenacia e l’impegno... Ricordo con un sorriso le ore trascorse
a fare esercizi noiosi e ripetitivi (magari solo per imparare una sfumatura a matita)… Io sbuffavo e non ne potevo più! Poi arrivava lui, con la sua calma e la sua pazienza a dirmi “Laura, lo so che è noioso, lo so che vorresti fare altro, dipingere o disegnare o creare liberamente... ma per arrivarci devi passare da qui; un giorno tutti questi fogli pieni di righe e sfumature acquisiranno un senso”. Oggi comprendo la verità di quelle parole! Non finirò mai di essergli riconoscente per gli insegnamenti che mi ha dato, per non avermi fatto rinunciare al mio talento, come altri avrebbero voluto (vista la mia giovane età di allora), per avermi incoraggiato a credere che mai che il mio sogno di essere un’artista professionista un giorno sarebbe potuto diventare realtà, e soprattutto per il sostegno che ancora oggi mi dà.» I: «Nella tua scuola d’arte tieni anche corsi per chi non sa dipingere né disegnare. Secondo te sono cose che chiunque può imparare o sono imprescindibili da un talento alla base?» L. P.: «Nella mia scuola d’arte vengono tenuti diversi corsi tra cui: pittura creativa espressiva (a vari livelli), tecniche pittoriche (per chi ha già una base), e pittura dell’anima (un misto tra arte terapia e conoscenza di noi stessi attraverso il colore ed esercizi espressivi). Per il corso di pittura creativa di primo livello non è di fatto necessario saper disegnare o dipingere: una buona parte dei miei allievi si presenta da me dicendo che non ha mai tenuto in mano un pennello o fatto un disegno. Molti di loro, al termine del corso di dieci lezioni, riescono
a creare un quadro con risultati più che soddisfacenti. Il programma, d’altronde, è studiato appositamente per avvicinarsi alla pittura in modo graduale. Tanti, “credono” di non saper disegnare/dipingere o di non essere portati per l’arte; queste convinzioni nascono spesso da preconcetti, insinuati nella loro mente fin dalla tenera età, magari i maestri o i genitori dicevano loro di lasciar stare. Chiunque può imparare a disegnare: questo posso affermarlo con assoluta certezza. C’è poi chi possiede un vero talento (magari latente) che può portarlo/a a grandi risultati e chi raggiungerà magari solo “piccoli-grandi” traguardi che comunque daranno molta soddisfazione. Un artista completo dovrebbe ovviamente saper disegnare oltre a dipingere: sono due cose diverse ma legate tra loro (anche per chi segue la corrente dell’astrattismo). Non per nulla le formazioni artistiche includono disegno tecnico, prospettiva, studio del corpo umano, teoria del colore e molte altre materie.» I: «Il tuo stile è molto personale e tu stessa non manchi di ricordare che si tratta di una pittura intima, che nasce dal profondo. Non si rischia così di diventare troppo ermetici e non far giungere al pubblico il messaggio che si vuole trasmettere?» L. P.: « Ogni artista ha un proprio stile personale: anche riuscendo a copiare un quadro di qualcun altro alla perfezione (ad esempio i falsi d’autore) mancherà sempre “l’impronta” dell’autore originale. La mia pittura nasce dalla mia anima per il semplice motivo che fa parte di me ed è la mia vita. Metto sulla tela le mie emozioni, il mio vissuto, le mie esperienze, le mie opinioni e tutta me stessa. Un po’ come uno scrittore che scrive la propria biografia. Lui lo fa su carta, io su tela. La cosa più importante per me è suscitare emozioni in chi osserva una mia opera, siano esse positive o negative, non importa, l’importante è scatenare qualcosa nelle persone. Se così non dovesse essere allora avrò fallito nel mio scopo. Non ha importanza se l’osservatore davanti a una mia opera prova un’emozione diversa da quella che ho provato io nel crearla, anzi, questa è la magia dell’Arte, ogni persona per un breve attimo diventerà parte di quell’opera e la farà sua. Diventare ermetici, per come la vedo io, significherebbe dipingere senza sentimenti, sensazioni, dolore, gioia, una pittura sintetica e vuota, ed è tutto il contrario di quello che faccio. La mia è una pittura viscerale. Mi da in assoluto le sensazioni più belle che io abbia mai provato.» I: «Quali fonti di ispirazione in particolare hai trovato nel Centro America?» L. P.: «Durante i miei viaggi-studio cerco sempre di entrare in contatto con le persone, la terra, e l’atmosfera del luogo. Sono sempre alla ricerca dell’impalpabile e sfuggente quintessenza di quei luoghi. Nel Centro America ho provato sensazioni pure e magiche, mi sono innamorata di quei luoghi, del modo di vivere, delle persone, della loro essenza, e del paesaggio. Amo i colori forti e vitali, e lì in centro America a volte sembra di essere all’interno di un caleidoscopio: si è circondati da mille colori stupefacenti (infatti l’arte messicana, o guatemalteca, ad esempio, sono un concentrato di colori vivi accostati tra di loro in maniera maestrale). Sento questo mondo come “casa mia”, come un ricongiungersi con la mia vera natura e con la possibilità di guardare dentro di me, trovando quadri e colori che prima erano sopiti.
Sopra Dolce incastro, olio su tela, 2006, 50x60 cm Nella prima pagina Verso la luce, olio su tela, 2007, 60x90 cm A pagina 14 Ying-Yang, olio su tela tecnica mista, 2000, 100x120 cm
Ne approfitto anche per dire che ho preso molto a cuore la situazione difficile del Guatemala, ed amandolo molto, cerco anch’io, nel mio piccolo, di portare un aiuto a chi ne ha più bisogno ed in special modo ai bambini. Ne ho anche adottata una a cui garantisco la possibilità di poter studiare, usufruire di cure mediche, e molto altro ancora. Per ora il più importante risultato ottenuto è stata la costruzione di una scuola elementare nei dintorni di Quetzaltenango, tramite l’associazione Compassion Onlus con la quale collaboro spesso, e tutto questo grazie anche alle persone che amano la mia arte e credono nella solidarietà.» I: « Ho visto in diversi suoi quadri delle rappresentazioni di splendidi fiori, le calle in particolare. A cosa è dovuta questa scelta?» L. P.: «Si, le calle compaiono di frequente nelle mie opere. Anzi, direi che è l’unico fiore che dipingo. Associo la calla alla femminilità, alla purezza ma allo stesso tempo alla seduzione e all’erotismo. La calla è un fiore molto femminile, all’esterno bianco e candido come pochi, racchiude all’interno un altro mondo molto più sensuale. Per me è il fiore più ammaliante che esista.
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La mia pittura nasce dalla mia anima per il semplice motivo che fa parte di me ed è la mia vita. Metto sulla tela le mie emozioni, il mio vissuto, le mie esperienze, le mie opinioni e tutta me stessa, è un po’ come uno scrittore che scrive la propria biografia, lui lo fa su carta, io su tela.
”
14 Ne ho dipinte diverse versioni: non solo la semplice rappresentazione realistica, ma anche una visione dall’interno del fiore stesso, un fondersi con l’elemento e sviscerarne la più intima essenza. Per una persona passionale e amante della vita come me, non poteva che essere amore a prima vista! Tra l’altro, ricollegandoci alla domanda di prima, durante il mio primo viaggio in centro America ho avuto la bellissima “sorpresa” di scoprire che la calla è uno dei soggetti più ricorrenti nelle opere di quei paesi... se non è destino questo!» I: «Ti sei dedicata molto all’insegnamento dell’arte ai più piccoli. Come si fa ad insegnare ai bambini i fondamenti della tecnica senza costringere e limitare troppo la loro fantasia?» L. P.: «Nei miei corsi per i bambini seguo un’unica regola: lasciar loro la libertà di esprimersi come preferiscono. Non impongo mai obblighi perchè credo che per loro sia importante vivere quell’ora come una gioia e uno sfogo, non come una “seconda scuola”.
Insegnare ai bambini i fondamenti della tecnica non è importante, avranno tutto il tempo per impararli se crescendo sentiranno il richiamo dell’arte. Io insegno loro come si usano certi materiali e mostro qualche trucchetto divertente per realizzare le opere. A volte lancio un tema ma se qualcuno non ha voglia di seguirlo e preferisce disegnare qualcos’altro è liberissimo di farlo. Quello che insegno ai “miei” bambini è l’amore per l’arte, il divertimento. Con me hanno a disposizione un angolo in cui possono sporcare e sporcarsi di pittura (è molto importante il contatto fisico con il colore: ecco ad esempio l’importanza della pittura con le mani) senza stare troppo a preoccuparsi e divertendosi. Certo, anche la disciplina è importante, ma devo dire che quando i bambini sono concentrati a creare, spesso si perdono in un mondo magico tutto loro, dove sono liberi di esprimere quello che sono. I: «Che consiglio daresti a dei genitori che notano nel proprio/a figlio/a un innato talento artistico? Incoraggiare e supportare questa propensione, magari facendolo/a studiare e seguire dei corsi, o lasciare che la natura faccia il suo corso e si esprimano liberamente fintanto che ne abbiano tempo e voglia?» L. P.: «Questo dipende molto dall’età: in linea di massima dai 3 ai 6 anni tutti i bambini adorano pasticciare con i colori e le pitture. Poi, quando si passa alla fascia di età dai 7 agli 11-12 anni, si inizia a capire veramente chi è più interessato alla pittura e chi meno. A quel punto, se un bambino ha un interesse sviluppato per il mondo artistico, sarà sicuramente positivo iscriverlo ad un corso che
sarà utile anche per capire se si tratta solo di una passione passeggera o è qualcosa di più. Alcuni bambini vengono da me, fanno un paio di corsi e poi smettono perchè vogliono magari provare altre cose (sport, musica, danza, ecc...), alcune volte ritornano, altre no. Altri ancora, invece, seguono i miei corsi da quando ho aperto la scuola e non vorrebbero mai smettere. Il “talento” è invece un argomento da prendere con le pinze: ho avuto un paio bambini davvero fenomenali. A 7-8 anni riuscivano già a disegnare qualsiasi cosa come fossero degli adulti! Ma rappresentano l’eccezione e ovviamente auguro loro di continuare gli studi verso un indirizzo artistico. Possono capitare invece dei casi in cui, nonostante il talento, non vi sia la passione o l’interesse e quindi non ha senso insistere. Altri, al contrario, magari non sono così dotati ma hanno passione e desiderio a compensare. In questi casi è fondamentale non tarpare le ali al bambino dicendogli che non è abbastanza bravo. I “miei” bambini da me non sentiranno mai “non va bene, hai sbagliato, non è bello”, ma sentiranno sempre frasi positive e “critiche” costruttive, che poi alla fine sono più dei consigli che delle critiche. La “gavetta” per un artista è lunga, difficile e impegnativa. Bisogna fare tanti sacrifici, ma è possibile! Non è un’utopia, nè un sogno che deve restare in un cassetto. Ci sono tante scuole d’arte, in Svizzera e all’estero, tanti indirizzi formativi che danno la possibilità di studiare arte ma allo stesso tempo di assicurarsi un diploma e quindi un lavoro, fintanto che arrivi il momento di essere un artista professionista. Riassumendo, il mio consiglio, che nasce dall’esperienza del mio insegnamento con i bambini e dalla mia esperienza personale, è quello di non spingere, non pretendere di voler bruciare le tappe, non prendere alla leggera richieste legate alla creatività, ma incoraggiare, sostenere e aiutare i propri figli a perseverare per veder realizzati i loro sogni. Se l’Arte è dentro di loro si farà viva da sola, e come dicevo prima per capirlo basta chiedersi se si potrebbe vivere lo stesso senza poter creare... se la risposta è No, allora questa persona è un Artista.
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Per noi
nautica 18
Diario di bordo Storia di una vacanza vera tra Corsica & Sardegna di Federico Bizzarro
L’anno passato abbiamo fatto un lungo viaggio perché volevamo acquisire esperienza. D’altronde il nostro giro del mondo ci attende e non vogliamo essere impreparati.
Q
uest’anno avevamo voglia di relax. Tappe di navigazione brevi, molta rada e qualche passeggiata. La ciurma è ridotta all’osso: mia moglie Josefa ed io. Partiamo da La Spezia dove è ormeggiata Hibiscus, il nostro Ketch. Vogliamo fare la costa Ovest della Corsica e la parte nord della Sardegna. Arriviamo il 5 luglio in barca. Facciamo cambusa, puliamo la barca e controlliamo che tutto sia funzionante. La prima sosta la vogliamo fare a Saint-Florent, situato alla base del dito che sporge dalla Corsica. Alle 00.30 del mattino molliamo gli ormeggi. Malgrado il buio si vede che è nuvoloso. Le previsioni meteo danno vento S/SW forza 4 su Mar Ligure e Corsica. Stato del mare 4. Come sempre il vento soffia dalla direzione in cui noi dobbiamo andare. Decidiamo di partire lo stesso. È buio pesto. In lontananza si vedono le luci dei pescherecci. Dietro di noi i flash del faro dell’isola di Tino s’indeboliscono sempre più. Ci allontaniamo dalla costa. Verso le 2.00 inizia a piovere a dirotto. Era un pò che vedevo la pioggia sul radar. Adesso ci siamo in mezzo. La pioggia è accompagnata da fulmini che illuminano per pochi istanti il cielo. I tuoni assordanti, quasi senza ritardo, localizzano il temporale proprio sopra di noi. All’alba, dopo ore di navigazione con vento contrario decido di cambiare rotta. Ci dirigiamo verso Elba e lasciamo perdere le spiagge caraibi-
che. Finalmente posso srotolare il genova e issare addirittura il fiocco di mezzana. Arriviamo a Marina di Campo giusto per l’ora dell’aperitivo. Purtroppo anche l’ultimo porticciolo libero è sparito. Buttiamo l’ancora in mezzo a molte altre imbarcazioni. Per fortuna siamo indipendenti. Con generatore e dissalatore per l’acqua dolce possiamo stare in rada benissimo. Josefa porta in pozzetto due mojito freschi. La vacanza può iniziare. Al mattino andiamo a terra col tender per fare due passi. Ritornati in barca si riparte per il giro dell’isola. Vento sempre intorno ai 15 nodi, mai nella direzione giusta. Prima tappa Marina di Campo, il giorno seguente Porto Azzurro. Passiamo la notte in rada per partire presto il mattino seguente. Alle 6.00 salpiamo l’ancora e partiamo per Porto Vecchio, Corsica. Mettiamo a riva tutta la tela che abbiamo e aiutandoci con un po’ di motore avanziamo bene. A dritta si vede l’isola Pianosa, a sinistra Montecristo. Noi ci passiamo in mezzo. Il vento s’indebolisce sempre di più. In lontananza appare un bastoncino verticale all’orizzonte: il faro dello scoglio d’Africa. Come sempre quando siamo in viaggio metto fuori le due canne da pesca. L’anno scorso abbiamo pescato veramente molto; quest’anno, ancora nulla. Poco prima di mezzo giorno il mulinello inizia a urlare, la lenza in un batter d’occhio si sbobina quasi completamente. Riduco la velocità della barca al minimo che ci permette ancora di governare e sfilo la canna dal portacanna. Già mi gusto il primo boccone di sushi fresco e il wasabi non sarebbe stato un acquisto inutile. Stringo il freno del mulinello e sento uno strattone fortissimo, la canna si piega e si raddrizza subito mollando il carico alla fine della lenza. Avvolgo quasi 300 metri di lenza senza fatica. In fondo è rimasta solo la girella e uno spezzone di filo. Non so che pesce sarà stato ma questa volta l’ha vinta lui. Spero possa sputare l’esca in pochi giorni.
Mentre in lontananza si vede già l’isolotto con il faro che segnala l’ingresso del lungo fiordo che porta a Porto Vecchio si alza il vento. Non mi va dover ormeggiare in queste condizioni. Mezzo miglio a nord dell’imboccatura per Porto Vecchio c’è la baia di Ciprianu e decidiamo di ancorare lì in 4 metri d’acqua. Al primo colpo l’ancora tiene e ci riposiamo un po’. Ma quando torno in pozzetto per verificare che l’ancora non abbia arato vedo dei nuvoloni neri sopra le colline antistanti. “Qui viene giù il finimondo” penso, così preparo la seconda ancora. Visto che l’ancora principale tiene, non ho nessuna voglia di tirarla su. Però non posso appennellare. Non posso far altro che afforcare la seconda, anche se pesantissima. Con l’aiuto di Josefa carichiamo ancora, catena e cima sul tender e via. Il piccolo motore da 4 cavalli stenta a superare la forza del vento. Appena filata tutta la cima, butto in mare il ferro e la catena e torno in barca. Il vento è costantemente sopra i 30 nodi con raffiche che raggiungono i 35. La cima da 12 millimetri con cui assicura la catena ad una bitta per scaricare la forza sull’argano è tesa come una corda di chitarra. Sicuro delle due ancore, quella notte dormo come un sasso. Il mattino seguente scendiamo a terra per prendere della frutta e della verdura. Non mi fido a lasciare la barca senza nessuno a bordo per troppo tempo. C’è sempre il rischio di arare o che altre barche arino e ci vengano addosso. Nonostante la baia sia relativamente piccola, il vento riesce ad alzare un’ onda fastidiosa. Malgrado il breve tragitto fino alla spiaggia, arriviamo completamente bagnati. Per fortuna ci siamo portati nel sacco stagno vestiti di ricambio. Non possiamo far altro che attendere che il vento cali. Così passiamo la giornata all’ancora e partiamo per la Maddalena solo il terzo giorno. Il vento al traverso ci spinge veloci verso le bocche di Bonifacio. Il sole e l’aria limpidissima ci fanno da contorno per una veleggiata fantastica. A metà pomeriggio chiamo il porto La Gavetta per prenotare un posto barca. Abbiamo tanta voglia di fare due passi e di cenare fuori senza la preoccupazione di lasciare la barca all’ancora.
L’ormeggio nel porto non va liscio come dovrebbe. Gli ormeggiatori non mi hanno detto che la prua viene fissata ad un gavitello e pertanto non abbiamo preparato una lunga cima a prua. Il vento soffia ancora con venti nodi. Anche se la manovra non è proprio da manuale dopo alcuni minuti siamo ormeggiati. Dalla barca a fianco ci salutano: «siamo Ticinesi», ci dicono, e riconosco in quel momento il famoso architetto. «Noi di Lugano», rispondiamo per evadere qualsiasi sospetto dato l’indicazione sotto il nome della barca riporta Basilea come porto d’immatricolazione, l’unico porto possibile per barche che battono bandiera Svizzera. Così passano i prossimi giorni. Veleggiamo ancora due volte nello stretto di Bonifacio e passiamo alcuni giorni in rada nella baia La Colba a Capo Testa. Il vento è sempre teso. Comunque decidiamo di andare a Santa Teresa di Gallura. Una bella passeggiata di 10 chilometri. Nei prossimi giorni vogliamo andare a Stintino nel Golfo dell’Asinara ma le previsioni meteo annunciano, per la fine della settimana, Maestrale fino a forza 9. Volevamo sfruttare il vento da Est che da giorni soffia a 20 nodi, purtroppo questa previsione butta all’aria i nostri piani. Se restiamo all’Asinara rimaniamo bloccati, inoltre le vacanze stanno per finire. Decidiamo allora di andare verso Est non appena cala il vento. Di fatto il giorno dopo partia-
mo per Cala Volpe. Facciamo ancora una volta dei bellissimi bordi di bolina nello stretto di Bonifacio. Arrivati a Palau il vento cessa. Procediamo a motore fino al golfo di Arzachena. Ancoriamo davanti al porto di Cannigione in pochi metri d’acqua, scendiamo a terra col tender per fare provviste. Il vento è annunciato per venerdì, pertanto procediamo per Cala Volpe dove dovrebbe esserci un campo boe per i “super yacht“. In effetti le nostre attese non sono tradite. Con il giusto pizzico di voyeurismo, una volta ancorati, ci mettiamo ad osservare l’andirivieni di queste navi lussuose. Per il giorno dopo è annunciato il forte maestrale ma ci sentiamo sicuri. Siamo ancorati non lontani da riva, pertanto dovremmo essere ben protetti. La giostra annunciata dovrebbe iniziare il venerdì pomeriggio, durare tutta la notte per mollare il sabato in mattinata. A questo punto, dovendo rientrare in Liguria decido di sfruttare la coda del maestrale per far rotta a nord. Passate le bocche di Bonifacio, dovremmo trovarci al riparo navigando a Est della Corsica.
20 Passiamo la notte sballottati dalle onde. Al mattino ci sveglia la guardia costiera e ci fa sloggiare. A quanto pare non manteniamo la distanza di 200 metri dal campo boe. Insieme a molte altre imbarcazioni salpiamo l’ancora dovendo cercare un nuovo riparo. Due baie più a sud a Cala Razza di Giunco finalmente troviamo un posto che ci sembra riparato. Dopo alcuni vani tentativi l’ancora tiene e passiamo una bella giornata. Verso sera decido di spostarci perché non mi sento sicuro. Appennello un’ ancora Danforth leggera. Sarà più facile l’indomani mattina salparle anche con vento forte. Come da copione il vento gira verso le 17 del pomeriggio e inizia subito a soffiare forte. Alle ore 20 superiamo abbondantemente i 35 nodi. Ogni 10 minuti cerco di verificare la nostra posizione. Per verificare se ci spostiamo mi metto a centro barca e prendo la mira di due punti cospicui in linea con lo strallo di prua. Contemporaneamente fisso al traverso dei due winch grandi uno scoglio bianco in spiaggia. Ogni volta che la barca ruotando passa con lo strallo in linea con i due punti cospicui guardo in spiaggia per verificare se i due winch sono ancora in linea con lo scoglio bianco. Non ci muoviamo, ma ad ogni aumento del vento non posso far altro che verificare, in queste condizioni si diventa paranoici.
Per la prima volta da quando vado in barca vedo l’anemometro toccare i 45 nodi. Non si chiude occhio tutta la notte.Anche se non sono del tutto convinto, alle 5.30 del mattino decidiamo di salpare verso l’Isola d’Elba con rotta 20°. Usciamo dalla baia e vediamo molti dei mega yacht che hanno mollato l’ormeggio al campo boe e si sono messi all’ancora più al largo. Forse i capitani non si fidavano sufficientemente dei gavitelli. Partiamo con il vento al traverso con randa e mezzana molto ridotta e con poco fiocco. A questo momento il vento soffia a 30, 35 nodi. Lasciateci dietro prima l’isola Soffi e poi le isole dei Poveri, sembra che il vento diminuisca. Raggiunto il mare aperto il vento ritorna a soffiare a 40 nodi, le onde sono altissime e non riesco più a ridurre le vele. Nella randa si è formata una bolla e il motore elettrico dell’avvolgiranda non ce la fa. Essendo troppo invelato la barca diventa estremamente orziera. Ogni raffica mi tira la prua al vento. Inizialmente l’autopilota riesce a poggiare e rimettere in rotta la barca. Ma ad un certo punto le raffiche sono talmente forti che le orzate diventano sempre più forti. Devo timonare io e non ho il coraggio di mettermi contro vento per ridurre le vele. Le onde sono altissime e la barca sbatte terribilmente quando cade nel cavo d’onda. Josefa è sdraiata nel pozzetto e a fatica riesce a combattere il mal di mare.
Dovendo timonare con tutta la forza che ho, inizio ad avere i primi crampi. Mi fanno male i muscoli della schiena e sulle mani vedo le prime bolle. L’anemometro arriva a 47 nodi. Non mi sono mai trovato in situazioni simili, nemmeno quando ho fatto un corso di navigazione in brutto tempo nel mare del Nord. Va avanti così ancora per ore. Non mollo lo sguardo dal segnavento. Cerco di tenere il vento al giardinetto per essere meno sbandati possibile. Un attimo di disattenzione ed ecco la strambata. Correggo subito di qualche grado ma il boma sbatte sulle altre mura e ritorna con un colpo secco. Da dietro arriva un onda particolarmente alta che ci fa surfare: riesco, malgrado tutto, a gustarmi la discesa dall’onda e urlo “10 nodi” rivolto a mia moglie, ma lei scuote solo la testa. Sono ormai le due del pomeriggio ed il vento si stabilizza a 30, 35 nodi. Avvio il motore, avvolgo completamente il fiocco e metto la prua al vento: finalmente riesco a ridurre la randa e la mezzana. Riprendo la rotta e apro la vela di prua. La storia cambia subito. Le onde che un attimo prima erano una minaccia ore ci alzano lo scafo, passano sotto e se ne vanno. Le raffiche, ormai più deboli, non ci spaventano più. Mezz’ora più tardi il vento cala drasticamente. Le onde sono ancora
Gruppo Canoisti Ticinese -Canoa fluviale e su acqua piatta -Corsi all’esterno e in piscina -dai "12 ai 99 anni"
Nelle pagine 20 e 21 Le Bocche di Bonifacio Un momento della pesca In questa pagine, a sinistra Teresa di Gallura Lo splendore del tramonto
alte e, senza il vento che dà stabilità alla barca, siamo sballottati da una parte all’altra. Non ci resta che avviare il motore per sostenere le vele ed avanzare a una buona velocità. È già buio quando arriviamo a Marina di Campo. Buttiamo l’ancora e subito a nanna. Il giorno più terribile nella nostra breve carriera di velisti è finito bene. La nostra peggiore traversata è stata il risultato di una serie di decisioni sbagliate. Il giorno seguente giriamo l’isola per an-
dare a Portoferraio. Entrando nella baia dobbiamo fare attenzione ai traghetti. Ci mettiamo in rada e verso sera con il piccolo tender andiamo in città. E così finisce la nostra vacanza. La traversata da Portoferraio a La Spezia è lunga e senza vento. Arriviamo dopo mezzanotte senza andare direttamente in porto. Ci mettiamo in rada di fronte a Porto Venere. Siamo stanchi e non vogliamo tirare fuori parabordi e cime. Domani in tutta calma e riposati entreremo in porto. Ci aspetta una dura giornata. La barca è completamente incrostata di sale e va ripulita dentro e fuori.
002-09AdYCM BuongioTI
21-09-2009
16:06
Abbiamo fatto un bel po’ di esperienza anche quest’anno. Un ulteriore passo verso il nostro giro del mondo.
GLOSSARIO Anemometro: strumento utilizzato per misurare la velocità o la pressione del vento Appennellare: affondare un’ancora vicino ad un’altra più grande per rinfonzare l’ancoraggio Avvolgiranda: sistema per ridurre, issare o ammainare la randa Boma: trave che sostiene la base della randa Bordi di bolina: procedere ad andatura regolare in direzione del vento Fare cambusa: occuparsi delle provviste Fiocco: vela triangolare Fiocco di mezzana: tipologia di vela Gavitello: piccolo galleggiante a doppio cono o sferico usato per segnalazioni varie o per ormeggiare piccole imbarcazioni
info: -078 605 40 05 - 079 328 82 27 www.canoa.ch
Genova: tipologia di vela Orziera: (orzare) andare verso il vento Pozzetto: parte aperta dell’imbarcazione in cui stanno le persone durante la navigazione normale Rada: tratto di mare in cui le navi possono ancorare in sicurezza Randa: vela inferiore dell’albero di maestra Strallo: cavo in metallo che sostiene l’albero di una nave dalla parte anteriore Strambata: manovra per cambiare direzione rispetto al vento Winch: macchina per movimentare pesi tramite l’utilizzo di fune o catena
Patente nautica per la navigazione d’altura Corso per la sicurezza e sopravvivenza in mare Corso navigazione astronomica Corso di radiotelefonia Corso meteo Crociere sociali
Per informazioni e iscrizioni:
Yacht Club del Mare c/o Sergio Guaita, C.P. 4, CH - 6968 Sonvico tel. 091 994 60 33, fax 091 994 60 94 sergio.guaita@bluewin.ch
misteri 22
I segreti della Collina d’Oro Cosa nasconde questa suggestiva località del luganese? di Michele Gazo La pietra nascosta La Collina d’Oro, che affiora in tutto il suo fascino dal lago di Lugano, nasconde un mistero: un segreto antichissimo ha attraversato i secoli. A sostenerlo è Sebastiano Brocchi, ricercatore esperto di simboli e leggende, originario di Montagnola e autore di un documentatissimo saggio in merito, dal titolo “Collina d’Oro Segreta”. Secondo le ricerche di Brocchi, l’enigma sarebbe legato all’esistenza di un radicato culto del sole e alla disposizione delle nove chiese presenti sulla collina. Tale disposizione non sarebbe affatto casuale, ma seguirebbe un preciso percorso, un progetto segreto dai risvolti legati all’antica disciplina esoterica chiamata alchimia. Ma di quale progetto si tratterebbe? Chi lo avrebbe realizzato, e per quale motivo? Per trovare la risposta a queste domande occorre risalire indietro nel tempo, addirittura fino all’epoca dell’antico Egitto e della sua enigmatica simbologia.
Egizi in Canton Ticino? All’epoca in cui i celti, primi abitanti del Ticino e della regione insubrica, entrarono in contatto con gli antichi egizi, tra i due popoli avvenne uno scambio culturale che permise ad alcuni elementi della mitologia egizia di essere tramandati fino al Canton Ticino. Qui si fusero con le credenze locali radicandosi profondamente. Tracce di questa fusione possono ancora essere sorprendentemente rintracciate nella toponomastica dei luoghi: per fare alcuni esempi, il nome del villaggio di Agra deriverebbe dalle parole egizie Akh e Râ, ovvero Luce dell’alba (e infatti Agra è il primo villaggio della Collina d’Oro ad essere illuminato al mattino dai raggi del sole). Il nome Noranco, in dialetto ticinese Nuranc, unirebbe invece le tre “parole chiave” del mito egizio della Creazione: Nun, Râ e Ankh: Nun era lo specchio d’acqua primordiale da cui emerse Râ, il sole, che diede la vita, Ankh, al mondo. Lo stesso lago di Lugano, infine, deriva il proprio nome da quello del dio celtico del sole, ovvero Lug. Secondo gli antichi egizi, al momento della creazione, il sole discese su una collina che affiorava dall’oceano primordiale e vi pose il proprio seme, una pietra d’oro chiamata Benben. La stessa, secoli dopo, sarebbe diventata non solo un importante simbolo massonico, ma anche la rappresentazione della mitica pietra filosofale ricercata dagli alchimisti, la pietra capace di trasformare ogni cosa in oro. Tutti questi elementi potrebbero aver spinto i celti, di ritorno dall’Egitto, a identificare nella collina che emergeva dal lago di Lugano l’altura dell’antico mito. Non sarebbe quindi un caso che le leggende locali parlino di una pietra d’oro nascosta in cima alla collina: si tratterebbe infatti del retaggio mitologico della pietra Benben, il seme del sole.
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Sopra e a sinistra Due dettagli di una tomba, posta nel cimitero di Lugano, in cui sono presenti alcuni elementi chiaramente riconducibili alla civiltà degli antichi Egizi A destra nel box La veduta aerea della Collina d’Oro con la posizione delle 9 chiese in evidenza. La similitudine con la costellazione del Leone è palese!
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Il nome del villaggio di Agra deriverebbe dalle parole egizie Akh e Râ, ovvero Luce dell’alba. Il nome Noranco, in dialetto ticinese Nuranc, unirebbe invece le tre “parole chiave” del mito egizio della Creazione: Nun, Râ e Ankh: Nun era lo specchio d’acqua primordiale da cui emerse Râ, il sole, che diede la vita, Ankh, al mondo.
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Legenda delle nove chiese della Collina d’Oro:
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SAN CARLO ST. ANTONIO SAN TOMMASO
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ST. ANDREA
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ST. ABBONDIO
SAN GIOVANNI
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SANTA MARIA
SAN NAZARO
SAN MATTIA
Le nove chiese misteriose Ma cosa c’entrano con tutta questa mitologia le nove chiese presenti sulla Collina d’Oro? Secondo Brocchi sarebbero proprio l’indizio più eclatante dell’esistenza di riferimenti segreti al culto esoterico del Sole. Osservando la loro disposizione su una cartina e unendo con delle linee i punti in cui sorgono le chiese, si può vedere apparire un disegno, chiaro e nitido: quello di un leone stilizzato. I nove monumenti sono infatti disposti esattamente come le nove stelle che formano la costellazione celeste del Leone, e il Leone, nella simbologia tradizionale alchemica, è considerato simbolo dell’oro e allo stesso tempo, guarda caso, del sole. “Collina d’Oro” come “collina del sole” dunque, proprio come la collina dell’antico mito egizio a cui tutto, in questa storia, sembra far riferimento. Pare esista davvero, quindi, un preciso progetto allegorico dietro l’architettura della zona, profondamente legato al culto pagano del sole. Un progetto iniziato addirittura in epoca celtica e portato avanti silenziosamente attraverso i secoli da una ristretta cerchia di individui a conoscenza di questo segreto. Le domande che sorgono spontanee a questo punto sono semplici: chi mai può aver avuto interesse a completare, con la costruzione delle nove chiese, questa simbologia esoterica? E a che scopo? (fine prima parte - continua)
informatica & web 24
Windows7 vs SnowLeopard di Andy_ma SSIG
L’autunno porta novità nel mondo della tecnologia. Sarà infatti disponibile da ottobre Windows 7, il nuovo sistema operativo della Microsoft, mentre il suo corrispettivo Apple, lo Snow Leopard, è già in circolazione da settembre.
C
ome sempre tra i supporter di uno e dell’altro la polemica si farà infuocata per decretare il “vincitore”: il miglior sistema operativo in assoluto. Di certo il vero giudice sarà il mercato e solo tra qualche tempo si potrà dire veramente quale delle due case produttrici sia riuscita ad accaparrarsi la fetta più grossa e a rispondere meglio alle esigenze del grande pubblico. Fatto sta che in nessuno dei due casi si sia veramente operata una “rivoluzione informatica”, per cui il modo di lavorare degli utenti rimarrà sostanzialmente lo stesso. Vediamo quindi a confronto i due sistemi per cercare di individuarne le principali differenze. Interfaccia: Microsoft ha saggiamente preso in prestito qualche idea da Mac OS. Ci sono alcune rifiniture nell’inter-
faccia di Windows 7 rispetto a Vista, ma non una differenza notevole. Dopo l’aggiornamento a Snow Leopard, neanche gli utenti Mac, d’altronde, vedranno chissà quali cambiamenti. Tuttavia, numerosi miglioramenti sono stati effettuati nell’interfaccia utente che coinvolgono Exposé e Dock. Microsoft ha adottato lo stile trasparente di OS X con Aero, e DirectX 11 promette molto in termini di grafica 3-D. Tra l’altro, Microsoft DirectX 11 è la controparte alla tecnologia Snow Leopard OpenCL. OpenCL, come DirectX è, in poche parole, un modo per compensare i processi ad alta intensità di risorse per il processore grafico. Questo è fondamentale per fornire prestazioni eccezionali in gioco, modelli 3-D e qualsiasi applicazione di grafica ad alta intensità. Funzioni di ricerca: Windows 7 si basa sulla funzionalità di ricerca che Windows aveva già introdotto in Vista. Cliccando sul pulsante Start, apparirà una barra di ricerca, proprio come quella di un browser. È sufficiente digitare una parola o le prime lettere di un termine da cercare e Windows Search stanerà qualunque cosa sul vostro PC sarà connessa a tale criterio di ricerca. Windows
7 ha anche una funzionalità denominata Library. Le Librerie vengono utilizzate per raccogliere e far convergere tutti i contenuti di un certo tipo in un unico posto (foto o documenti, per esempio), rendendo la ricerca molto semplice. Spotlight è il sistema di ricerca su desktop di OS X, tramite il quale non solo è possibile ricercare ciò che si vuole sul sistema, ma si può anche cercare nel Web attraverso i segnalibri e attraverso la cronologia del browser. Apple è stato criticato per non aver esteso le potenti funzionalità di ricerca di iTunes anche al sistema di ricerca sul desktop, ma sembra che ci sia un marcato miglioramento della reattività e capacità di ricerca di funzionalità di Snow Leopard Spotlight. Per esempio, è possibile modificare il comportamento predefinito di ricerca per cercare la cartella selezionata o un percorso di ricerca precedente. Caratteristiche: Con 64 bit la quantità di memoria può essere aumentata per rendere il sistema in grado di fornire prestazioni più veloci. Inoltre, con la possibile eccezione di alcuni client antivirus e driver di periferica, le applicazioni a 32 bit funzionano bene sui sistemi operativi a 64 bit. Tutte le edizioni di Windows 7 ad eccezione di Home Basic includono sia una versione 32 bit che una 64 bit. Inoltre, Windows 7 a 64 bit, è in grado di supportare fino a 192 GB di RAM. Le applicazioni proprie di Snow Leopard, come iChat, iCal, Finder e Safari sono anche a 64 bit, il che le rende più sicure rispetto alla versione a 32 bit.
In prima pagina Desktop o scrivania del nuovo Windows 7 Qui sopra Desktop del nuovo Snow Leopard Entrambe le immagini provengono da Wikipedia
Barra delle applicazioni: In Windows 7 è ora possibile “dockare” (Microsoft chiama “pinnare”) ogni programma alla barra delle applicazioni. Con una funzione chiamata Snaps, è possibile allineare le finestre fianco a fianco, tirandole dai bordi dello schermo. Se si hanno più finestre aperte contemporaneamente e si vuol ridurle tutte al minimo tranne una, basta afferrare la finestra interessata, darle una scossa e le altre verranno minimizzate automaticamente. Apple ha integrato Expose nel Dock. In questo modo si fa in fretta a navigare fra le finestre. Esposé visualizza ora le finestre in una griglia con le anteprime. Anche l’icona del motore di ricerca è migliorata. Sicurezza: La sicurezza è sempre una questione scottante quando si parla di Windows. Sembra che Microsoft abbia rafforzato la sicurezza in Windows 7 con caratteristiche come Data Execution Prevention (DEP), Mandatory Integrity Levels e Kernel Patch Protection. Il controllo è stato rinforzato, una buona cosa per le aziende con i requisiti di conformità. BitLocker è stato migliorato, rinforzando la crittografia AES. Snow Leopard arriva con una protezione anti-malware integrata. Tuttavia, vi sono altre caratteristiche incorporate nel sistema operativo che fanno di questa versione di OS X un sistema operativo stabile, così come promesso agli utenti Mac. Queste funzionalità includono: Library randomization che protegge dagli attacchi alla memoria, e controlli di sicurezza insiti all’interno di Safari, Mail e iChat per prevenire il malware provenienti da Internet. Aggiornamento e prezzi: 29 dollari per l’aggiornamento alle ultime Mac OS X è un affare per gli utenti Mac. Per chi se ne fosse munito solo dopo l’8 giugno 2009, è possibile fare l’upgrade di Snow Leopard per la modica cifra di 9,95 dollari (che è circa l’equivalente di 9 brani acquistati su iTunes!). Gli utenti della versione precedente di OS X, Tiger, dovranno invece sborsare 169,99 dollari. Snow Leopard è
compatibile solo con computer Mac e gli utenti possono aggiornare sul posto Tiger o OS X 10.5.Per quanto riguarda Microsoft, invece, non esiste un percorso di aggiornamento da XP a Windows 7: un fastidio per gli utenti domestici, non una gran preoccupazione per i professionisti IT. L’aggiornamento di Vista è supportato. I prezzi al dettaglio per Windows 7 differiscono per l’aggiornamento e la versione completa. Il primo va da 119 a 220 dollari, la seconda da 200 a 320.
Conclusioni: sia Windows 7 sia Snow Leopard sono validi aggiornamenti dei rispettivi sistemi operativi, ma non si può dire che uno dei due saprà convincere molti utenti del prodotto concorrente a passare dall’altra parte. Se siete contenti di Windows, con ogni probabilità Snow Leopard non vi condurrà a desiderare un Mac. Allo stesso modo, se siete utenti Mac e non stavate considerando di passare a Windows, è piuttosto improbabile che Windows 7 vi faccia cambiare idea.
PER LA PRIMA VOLTA LE SQUADRE DELL’ NLA IN UN VIDEO GAME È appena uscito NHL 10, il nuovo video game sull’hockey per console e computer targato EA games. Tra le varie novità, quella che più ci interessa da vicino è l’introduzione delle squadre della lega svizzera. Sarà possibile per gli utenti di tutto il mondo scegliere di giocare con o contro le formazioni di “casa nostra”, il Lugano e l’Ambrì, fra le varie altre proposte. Il combattimento in prima persona è un’altra delle novità introdotte: è possibile fare una scazzottata con gli avversari durante le liti di gioco. La sensazione che si prova quando si vede arrivare sullo schermo il guantone dell’avversario a tutta velocità è forte e sembra davvero di essere in mezzo alla rissa. La folla va in delirio e gli scontri di forza durante i vari corpo
a corpo per il possesso del disco sono cruenti. Il gioco è una vera prova di forza e resistenza fisica e psicologica. In NHL 10 il “gameplay” si è dunque arricchito, consentendo molta più mobilità ai giocatori che possono lanciare il disco anche quando sono sdraiati a terra, segnare pur essendo in ginocchio o addirittura col piede, insomma si avvicina sempre di più alla realtà. La visuale a 360 gradi permette di fare passaggi filtranti e mettere in pratica complesse strategie di gioco. Già più di 4000 tifosi di hockey ticinesi hanno prenotato il gioco tramite i siti web delle squadre. NHL 10 Promette quindi di essere un grande successo.
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escursioni & gite 32
Sulla giusta strada Sentieri Svizzeri
Il 30% della popolazione residente svizzera compie regolarmente escursioni a piedi. Il 75% usufruisce della rete di sentieri per le proprie escursioni e altre attività. Il 90% degli escursionisti sono soddisfatti o molto soddisfatti della qualità dei sentieri. Risultati dello studio “Escursionismo in Svizzera 2008” di Sentieri Svizzeri e dell’Ufficio federale delle strade USTRA.
Con un lungo lavoro di pianificazione durato oltre 10 anni, l’Associazione Ticinese per i Sentieri escursionistici (ATSE), ha ridisegnato i sentieri del Ticino, partendo dagli itinerari esistenti ed inserendo nuovi percorsi adatti a tutte le categorie di escursionisti. E’ nata così la nuova rete cantonale dei sentieri, alla cui manutenzione provvedono gli enti turistici locali, tramite l’organizzazione di tre pool sentieri attivi sia nel Sopraceneri, che nel Sottoceneri. Un riguardo particolare è dedicato alla segnaletica, installata in modo uniforme e curata a garanzia della sicurezza dell’escursionista. Auguriamo a tutti piacevoli momenti sui sentieri del nostro Cantone.
Ettore Cavadini, presidente ATSE
Una storia di successo Gli indicatori di direzione gialli fanno ormai parte del panorama svizzero. 60 000 km di sentieri ben curati e segnalati in modo uniforme consentono di esplorare un territorio estremamente variegato. Questa offerta unica al mondo, conta fra i successi dell’associazione mantello Sentieri Svizzeri e delle sue organizzazioni cantonali competenti che dal 1934 collaborano alla creazione di una rete di sentieri sicura, attraente e segnalata in modo unitario in Svizzera e nel Principato del Liechtenstein. Queste prestazioni, volte a promuovere l’escursionismo pedestre quale attività di svago naturale, avvincente e salutare, sono rese possibili grazie all’appoggio finanziario e all’impegno concreto e a titolo volontario di innumerevoli privati. I sentieri escursionistici si snodano in genere lontano dalle strade carrabili e sono privi di pavimentazione in asfalto o cemento. Non richiedono conoscenze o abilità particolari. Segnaletica: indicatori di direzione, rombi e frecce direzionali gialli
I sentieri escursionistici di montagna comprendono tratti difficilmente percorribili, essendo prevalentemente ripidi e stretti, oltre che talvolta esposti. Richiedono all’escursionista un passo sicuro, assenza di vertigini, buona condizione fisica ed esperienza in montagna. Sono necessari scarponi, un equipaggiamento adatto alle condizioni meteo e carte topografiche. Segnaletica: indicatori di direzione gialli con punta in bianco-rosso-bianco, segnavia a vernice e frecce direzionali in bianco-rosso-bianco. I sentieri escursionistici alpini sono sentieri di montagna impegnativi che possono comportare l’attraversamento di ghiacciai e brevi passaggi rocciosi di arrampicata. La presenza di tratti attrezzati non è garantita. I sentieri alpini richiedono un passo sicuro, assenza di vertigini e un’ottima condizione fisica. Sono indispensabili esperienza alpina e un equipaggiamento appropriato. Segnaletica: indicatori di direzione blu con punta in bianco-blu-bianco, segnavia a vernice e frecce direzionali in bianco-blu-bianco.
I sentieri escursionistici invernali sono segnalati unicamente in inverno. Non richiedono conoscenze o abilità particolari, ma bisogna tener conto del pericolo di scivolare sulla neve. Segnaletica: indicatori di direzione e pali rosa
I percorsi nazionali attraversano buona parte della Svizzera. I punti di partenza e di arrivo sono solitamente ubicati vicino ad una frontiera.
“La Svizzera a piedi” Nell’ambito del programma SvizzeraMobile, i sentieri escursionistici nazionali più attraenti, sono segnalati da indicatori di direzione addizionali, muniti di campi di percorso verdi sui quali figura il nome e il numero del percorso.
Le escursioni pedestri …
Segnaletica: numeri a una cifra.
… rafforzano il sistema immunitario
I percorsi regionali attraversano diversi Cantoni.
… abbassano il polso e la pressione arteriosa, riducendo il rischio di problemi cardiocircolatori
Segnaletica: numeri a due cifre.
Segnaletica supplementare
Quanto è sano camminare?
… riducono il potenziale di rischio di varie malattie tumorali
I percorsi locali sono sentieri di particolare interesse all’interno di una località o regione.
… aumentano la massa muscolare e ossea
Segnaletica: nome e numero a tre cifre o logo.
… riducono il peso eccessivo
… non gravano sulle articolazioni … costituiscono un ottimo allenamento di resistenza
Per maggiori informazioni:
www.svizzera-a-piedi.ch
… sono una pratica sportiva che comporta pochi rischi e scarsi pericoli di lesioni.
gastronomia 34
Il Tè Tra leggenda, storia, cultura e medicina di Francesco Bortoluzzi
Un breve viaggio nel mondo di una delle bevande più consumate Dalla leggenda del Divino Mietitore alla storia La scoperta del tè viene comunemente fatta risalire alla Cina del 2737 a.C. La leggenda narra che l’imperatore Sénnóng, padre dell’agricoltura cinese (detto il Divino Mietitore), lo scoprì quando delle foglie caddero, trasportate dal vento, nella tazza d’acqua bollita che era solito bere per questioni di igene. Una volta cadute nella tazza le foglie diedero all’acqua un color oro e sprigionarono piacevoli fragranze. L’imperatore, incuriosito, studiò la pianta da cui provenivano ma non solo quella. Poichè, infatti, egli era solito sperimentare le proprietà curative delle piante su sè stesso, un giorno purtroppo ne ingerì una velenosa: l’unica cosa che avrebbe potuto salvarlo sarebbero state proprio le foglie del tè, ma il Divino Mietitore morì prima di riuscire a raggiungerle. La sua fine drammatica, rese noto il tè per le sue qualità curative in tutta l’Asia. Secondo gli Indiani, invece, il tè fu scoperto da Bodhidahrma, grande maestro e patriarca del Buddhismo, nei sette anni di meditazione solitaria durante i quali aveva fatto voto di non dormire mai. Dopo cinque anni, Bodhidharma si sentì attaccato dalla sonnolenza e quasi istintivamente prese delle foglie da un arbusto e le masticò, scacciando il torpore grazie alle loro proprietà eccitanti. Ovviamente la pianta era la stessa narrata nella leggenda dell’imperatore Sénnóng, la camelia. Al di là delle leggende, è comunque difficile rintracciare una precisa datazione storica per la scoperta del tè. Se ne hanno notizie già intorno al 350 a.C., quando venne citato in un dizionario cinese con il nome di «tù». Il tè si diffuse molto velocemente
in Asia, giungendo in Turchia verso il 479 aC, mentre furono i cinesi a portarlo in Giappone. In Europa arrivò invece solo nel 1589 grazie ad un viaggiatore veneziano che lo annoverò tra le cause della longevità degli asiatici. L’importazione iniziò però solo nel 1610, quando i portoghesi vennero a contatto con il tè in Giappone e la Compagnia delle Indie Orientali diffuse il tè verde cinese d’apprima in Olanda e poi negli altri stati europei.
Verde o nero? Il tè verde e il tè nero vengono prodotti a partire dalla stessa pianta, la camelia (Camellia sinensis). La principale differenza, oltre al luogo e al modo in cui viene coltivata, stà nella lavorazione della foglia dopo il raccolto. Per fare il tè verde, le foglie di camelia appena raccolte, possono essere fatte appassire o meno, a dipendenza della qualità che si vuole ottenere. Le foglie verranno in seguito cotte al vapore per bloccare il processo di fermentazione (anche detto ossidazione), per poi essere nuovamenente arrotolate ed esposte al calore. Il colore verde sarà dovuto proprio a questo procedimento che preserva gran parte dei principi attivi della pianta. La lavorazione del tè nero è leggermente diversa: una volta raccolte, le foglie vengono poste in grandi condotte in cui saranno deumidificate per circa 17 ore. Successivamente appassite vengono arrotolate su dei bastoncini finché non si spezzano: questo procedimento consente il rilascio degli enzimi necessari alla fermentazione. Questa fase è molto delicata perchè determina la qualità del tè e ne accresce il contenuto energetico.
La cultura del tè Nella tradizione asiatica, il tè viene usato durante i rituali religiosi (i monaci buddhisti ad esempio lo bevono per rimanere svegli durante le lunghe ore di meditazione come Bodhidahrma) e come bevanda per le occasioni speciali. Nel corso dei secoli attorno al tè verde si è sviluppato un vero e proprio culto: per esempio in Giappone la cermimonia del «cha no yu», letteralmente «acqua calda per il tè», è uno dei cerimoniali più tradizionali del Buddhismo Zen, eseguito sia come rituale spirituale sia come omaggio agli ospiti. Il tè nero è invece più legato alla tradizione occidentale, in quanto valida alterantiva al caffé, mentre in Asia viene considerato di bassa qualità.
Il tè bevanda della salute? Il tè in generale, ma specialmente il tè verde per via della sua lavorazione, è ricco di polifenoli (circa il 30% della massa secca): molecole antiossidanti appartenenti alle catechine che hanno la particolarità di riuscire a bloccare i radicali liberi. Proprio per questa sua componente, si reputa che il tè verde possa essere una valida prevenzione contro mali come l’arteriosclerosi, il cancro, il colesterolo e il diabete, oltre a conservare il corpo dal degrado naturale degli anni. A prova di questi fatti ci sono i risultati di diversi studi clinici. Da uno studio fatto sui giapponesi, ad esempio, emerge che pur essendo uno dei popoli che fuma di più, è anche fra quelli meno affetti da cancro ai polmoni. A sostegno di questa tesi, un ulteriore studio, ha dimostrato che i polifenoli bloccano la crescita delle cellule tumorali nei polmoni. Le donne giapponesi (che bevono molto più tè degli uomini in quanto isegnano il «cha no yu») sembrano inoltre avere una forte resistenza al cancro del seno oltre ad una longevità degna di nota.
Il tè della regina Il tè Darjeeling è un tè semifermentato, né verde né nero quindi, prodotto in India e nel Bengala Occidentale tra i 1’500 e i 2’000 metri di altitudine. Questa varietà è estremamente ricercata in Occidente ed in mondo particolare in Inghilterra, dove è definito lo «champagne dei tè» ; il suo costo per certe qualità si può aggirare intorno ai 1’500 $ per chilogrammo. Tra i consumatori più illustri di tè Darjeeling troviamo nientemeno che la regina Elisabetta II, a cui diverse compagnie produttrici di tè, come la Anteaques di Edimburgo, hanno dedicato qualità ricercate di Darjeeling. Il Darjeeling non è comunque il tè più caro al mondo. Una varietà di Oolong (famiglia di tè di cui si può dire faccia parte anche il Darjeeling per le peculiarità della lavorazione) prodotta in Cina chiamata Tieguan-yin ha un valore doppio rispetto al costo massimo per un Darjeeling, ovvero di circa 3’300$ per chilogrammo.
Il tè verde ti-sinensis? Dal 2004 anche il Ticino ospita delle piantagioni di tè. La prima è stata creata nel 2004 nelle isole di Brissago, mentre la seconda, risalente al 2006, sul Monte Verità ad Ascona. Le due piantagioni ospitano rispettivamente 100 e 1’000 piante di tè. Entrambi i progetti sono stati promossi da un farmacista lucernese, Peter Oppliger, specializzato in medicina naturale e autore di molti libri sul tè. Oppliger, venuto a conoscenza del singolo esemplare di Camellia sinensis che prospera da 40 anni a Brissago, ha deciso di realizzare la prima piantagione di tè verde in Ticino e in Svizzera. Il progetto del Monte Verità, oltre ad essere molto più grande del primo, comprende anche un padiglione giapponese e un giardino zen in cui si può vivere l’esperienza unica della cerimonia del tè. Il tutto ovviamente corredato da corsi di degustazione, coltivazione e storia del tè.
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Speciale Bestiale 36
Il rapporto fra uomo e cane Un millenario patto di alleanza e aiuto reciproco si sta lentamente incrinando a causa dell’incomprensione e a volte della cattiveria umana di Armando Besomi
Tredicimila anni or sono, il cane si è avvicinato all’uomo e l’uomo l’ha guardato negli occhi e gli ha posto la mano sul capo accarezzandolo.
È
nato in quel momento un accordo meraviglioso, destinato nei secoli e nei millenni a mantenersi integro, un accordo volto al superamento di mille difficoltà nella vita di due specie viventi che, in fondo, avevano in comune il senso della famiglia gerarchica e usufruivano della collaborazione reciproca per il bene comune. L’uomo, riunito in società per realizzare opere indispensabili alla sua sopravvivenza; il lupo, e di seguito il cane, organizzato in branco con regole precise e definite in modo da permettere la caccia e la sopravvivenza della specie. Per tredici millenni, pur con qualche difficoltà, questo patto ha retto, ma da qualche secolo ormai, l’uomo è venuto meno all’accordo, dimenticando quello sguardo, quella carezza e soprattutto quella moralità alla base di regole non scritte. Il cane ha aiutato l’uomo nella caccia, nella pastorizia, nella difesa della famiglia in ogni frangente. Il cane ha dato sostegno morale, senza parlare, nei momenti di tristezza e solitudine, sacrificando a volte la propria vita per salvare colui che il destino gli aveva posto vicino. Il cane si è sempre adattato alle necessità dell’uomo che l’ha inserito
Un bambino non deve mai essere lasciato solo a giocare con il cane in quanto l’animale per motivi di salute o stanchezza da dei segnali di avvertimento che il piccolo non recepisce creando una situazione pericolosa.
nell’ambiente urbanizzato, non consono alle sue necessità naturali e lo ha fatto, soffrendo in silenzio, pur di restare vicino al suo grande amico. Chi non ricorda i salvataggi di persone dall’acqua, dal fuoco, dalle valanghe. Chi non ricorda l’istituzione in Germania dei primi cani di accompagnamento per i ciechi, dopo che la grande guerra mondiale aveva lasciato migliaia di vittime menomate nei sensi visivi a causa di gas ed esplosioni. Chi non conosce infine la moderna terapia d’aiuto ai disabili e ai bambini, che vede protagonista questo splendido e affascinante animale. Indispensabili nella ricerca di persone sotto le macerie dei terremoti, messaggeri e vittime in guerre causate dall’uomo, in aiuto alla polizia e alle guardie di confine, impegnati contro la piaga della droga e in innumerevoli altri campi, i cani hanno sempre mostrato lealtà.
L’uomo, invece, spinto dall’egoismo e a volte dalla cattiveria, ha sfruttato le doti del suo fedele amico per scopi personali; l’ha considerato come un oggetto da prendere, incatenare, rendere aggressivo, maltrattare, far combattere in arene con i suoi simili o altri animali, incrociare per ottenere nuove razze anche se deboli e sofferenti. L’uomo, in molti, troppi casi, ha dimenticato il senso dell’accordo di reciproco aiuto, ma soprattutto ha sottovalutato il comportamento istintivo del cane che segue le regole ancestrali della sua origine, pur essendo inserito nel contesto urbano. Da tre secoli ormai l’uomo sta letteralmente rovinando un inalterato rapporto durato millenni e lo fa incurante delle conseguenze, a volte tragiche, che toccano adulti e bambini, causando la reazione di animali fuori controllo.
La società umana, di fronte a simili situazioni, reagisce con leggi e regolamenti che il cane non sa leggere. Lui si comporta da cane e vorrebbe continuare a farlo in modo sereno e naturale, senza costrizioni e fedele a quelle regole che ogni specie vivente si porta dentro fin dalla propria genesi. Dalle lettere ai giornali, scritte a volte in modo emotivo in conseguenza a fatti recentemente accaduti, emerge la preoccupazione della popolazione per l’incolumità delle persone di fronte alle aggressioni. Indagando sulla vita del cane che ha morso, si scopre sempre un trascorso che va dall’errore umano compiuto inconsapevolmente, alla gestione sbagliata dell’animale fin dalla sua nascita, alla provenienza dai paesi dell’est, dove i cuccioli malaticci vengono tolti presto alla madre per essere trasportati e venduti clandestinamente in tutta Europa a ignari compratori. Il cane è ormai diventato per troppe persone un accessorio alla moda o un giocattolo per bambini. Sia chiaro un fatto: fortunato il bambino che può crescere con un cane, a condizione che i genitori gli insegnino il rispetto dovuto all’animale e le regole di comportamento. Un bambino non deve mai essere lasciato solo a giocare con il cane, in quanto l’animale per motivi di salute o stanchezza può dare dei segnali di avvertimento che però il piccolo non sa comprendere; si creano così situazioni potenzialmente pericolose. L’immagine di questo meraviglioso compagno di vita che la natura ha dato all’uomo, è a rischio e ciò merita comprensione e riflessione. Il cantone Ticino ha senza dubbio reagito in modo sensibile e concreto, promuovendo regole a protezione delle persone che nel contempo favoriscano anche il giusto inserimento del cane nell’ambiente e nella società. Si tratta di norme da seguire se veramente si ama la compagnia del cane e si desidera proteggerlo. Ora tocca ai comuni prevedere dei luoghi adatti in cui questo splendido animale possa correre in sicurezza, assaporando la gioia nella natura che volontariamente ha lasciato tredicimila anni or sono per avvicinarsi all’uomo. Questa sarebbe la giusta ricompensa e la gratitudine dovuta al migliore amico dell’uomo. Nelle foto a lato il cane San Bernardo Barry, simbolo della Spa di Bellinzona. Il suo predecessore, vissuto agli inizi del 1800 è stato eletto cane nazionale svizzero, avendo salvato sul passo del Gran San Bernardo quaranta persone dalle valanghe. Fu ucciso dalla quarantunesima: un soldato napoleonico da lui scoperto sotto la neve.
Sopra Al raduno della razza sul Passo del Gran San Bernardo, Barry riceve la benedizione del Priore dell’Ospizio Sotto Con la tipica botticella In basso Consegna delle cucce Igloo, ai presidenti delle sezioni della Federazione alpinistica ticinese. Offerte dalla Spa di Bellinzona.
Speciale Bestiale 38
Lo Yorkshire in 12 domande di Nicoletta Di Marco
Chi non conosce questa simpatica palla di pelo?! Lo Yorkie è un cane dotato di grande vitalità, allegro e molto giocherellone. Si affeziona a tutti i membri della famiglia ma ha una predilezione per i bambini. Ogni mese su troverete la rubrica “Bestiale”! Un angolo tutto dedicato agli amici a 4 zampe. Di volta in volta proporremo approfondimenti e curiosità sulle varie razze di cani e gatti, rivolgendoci agli amanti degli animali e anche a chi stà magari pensando di ingrandire la famiglia adottandone uno. La sezione “trovatelli” si prefigge questo scopo.
A
ma stare in compagnia, anche se alle volte inizia ad abbaiare in presenza di estranei. Socievole e mai aggressivo con gli altri cani, si presta anche alla convivenza con altri animali domestici tra cui i gatti. Pur essendo molto grintoso e allegro è anche un “cane da divano” che ama rilassarsi e godersi momenti di tranquillità. Ma non lasciatevi ingannare dalle apparenze: pur essendo un cosiddetto “cane di piccola taglia”, lo Yorkshire è uno strenuo difensore della proprietà e delle persone a cui è affezionato, che proteggerà con indomito coraggio!
Ha il pelo lungo e liscio che ricade ai lati, la testa piccola come le orecchie a forma di V. Ha il tronco compatto, gli arti dritti, i piedi rotondi con le unghie nere e la coda piena di pelo. Vigoroso e ben proporzionato è un Terrier che ben si adatta alla vita in casa o in appartamento, ma può anche abituarsi a vivere all’esterno, purché abbia a sua disposizione una cuccia dotata di tutti i confort e ben isolata dal caldo e dal freddo. Questa razza è originaria della Gran Bretagna dove, alla fine dell’800, fu ottenuta tramite vari incroci proprio nella contea da cui prende il nome. I minatori, infatti, avevano bisogno di un cane che desse la caccia ai topi nei cunicoli delle miniere di carbone che ne erano infestati, e proprio gli Yorkies, essendo così piccoli e coraggiosi, si prestavano perfettamente a questo compito, inoltre erano anche molto utili per cercare i minatori stessi qualora si perdessero o fossero in pericolo.
Ma togliamoci qualche dubbio e scopriamo alcune curiosità sui nostri amici a quattro zampe.
1 Coda lunga o corta? Negli ultimi anni finalmente si è fatta strada un po’ ovunque l’idea che le mutilazioni di coda e orecchie nei cani a fini estetici sia sbagliata, e adesso in alcuni paesi è anche sancibile penalmente. Tuttavia anche là dove manca una normativa specifica, tendenzialmente si abbandona sempre più la pratica dell’amputazione in favore di una simpatica codina che tra l’altro serve anche a farci capire di che umore sia il nostro cane.
2 Si può avere il pedigree di una cucciolata se i genitori non hanno pedigree? Il pedigree certifica ufficialmente la purezza del vostro cane riportandone quattro generazioni di antenati, se entrambi i genitori quindi, sono sprovvisti di certificato, non è possibile averlo neanche per i cuccioli.
Anche questa è una convinzione abbastanza diffusa. In realtà non è detto: possono anche esservi esemplari molto piccoli ed altri più grandi appartenenti alla stessa cucciolata.
No, perché il mantello è privo di sottopelo e quindi niente fastidiosi peli in giro ovunque due volte l’anno!
6 Si può addestrare uno Yorkshire?
7 Cosa mangia lo Yorkie?
Questa razza, come d’altronde altre di cani di piccola taglia, è un po’ vittima di pregiudizi secondo cui è inutile perder tempo e soldi ad addestrare un cane da salotto per giunta così minuto. In verità questi cani non solo sono molto intelligenti, ma sono anche dotati di buona memoria e facilità di apprendimento. Hanno tutte le doti, insomma, per seguire un buon addestramento.
Questi cani hanno un metabolismo molto veloce e per via della loro vivacità tendono a consumare un gran numero di calorie. Spesso però una vita troppo sedentaria in appartamento li porta a non essere proprio in forma. Nella ciotola non dovrebbe mai mancare un giusto equilibrio di proteine, lipidi, vitamine e sali minerali commisurato alla salute, all’età e allo stile di vita del cane. Vanno assolutamente messi al bando dolci, frutta secca, frittura, ossa di pollo e coniglio, salse e cibi troppo conditi e frutta col nocciolo. In ogni caso per far sì che il vostro Yorkie segua una dieta equilibrata e sana è sempre meglio rivolgersi ad uno specialista o al vostro veterinario.
Non solo si può, ma la tosatura due volte l’anno serve ad avere un pelo più lucido e resistente. Non bisogna infatti dimenticare che questi cani temono più il caldo del freddo, quindi una bella acconciatura nuova, magari prima della bella stagione, li aiuterà a stare più freschi e ordinati.
10 E’ vero che dopo i cinque anni gli cadono i denti? Non per forza. Ha le gengive un po’ deboli ma con cure periodiche per rimuovere il tartaro si eviterà la caduta.
No. Parlare di toy, nano, medio ecc. come si fa riferendosi ad altre razze, è un errore abbastanza comune. In realtà lo Yorkshire non si divide in taglie. Lo standard ufficiale prevede solo che per questa razza il peso massimo sia di 3 chili e mezzo circa; se poi esistono esemplari anche molto piccoli, di 900 gr ad esempio, ciò non significa che si possano definire toy.
5 Genitori di piccola taglia avranno cuccioli di piccola taglia?
4 Fa la muta stagionale?
9 Si può tosare uno Yorkshire?
3 Lo Yorkshire Terrier si suddivide in taglie?
11 E’ vero che lo Yorkshire è una razza delicata? No, anzi, grazie al sangue Terrier è molto forte e resistente. In quanto ex cane da caccia ha fisico e temperamento sportivo e non si sottrae mai a lunghe passeggiate o a impegnativi trekking.
8 Quando si può far accoppiare una femmina per la prima volta? È sempre meglio sentire il parere di un veterinario, soprattutto perché vista la taglia di questi cani, alcuni esemplari possono incorrere in complicazioni durante il parto, ma indicativamente si possono accoppiare verso i 18/22 mesi e comunque entro i 4 anni. I maschi, invece, sono fertili già a partire dai 7/8 mesi e possono accoppiarsi anche molto più in là con gli anni, anche se il tasso di fertilità ovviamente si abbassa. Ricordatevi che da padroni responsabili, prima di fare accoppare i vostri cani è sempre meglio far valutare lo stato di salute di entrambi da un veterinario, per evitare che i cuccioli possano avere malattie genetiche, infezioni o altro.
12 In inverno va protetto con un cappottino? Anche se sembrano così piccoli e indifesi, come già detto, in realtà gli Yorkies sono molto resistenti; per cui se il vostro cane gode di buona salute potete anche evitare di mettergli il cappottino, anche se in giro se ne trovano di troppo belli… difficile resistere!
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La redazione di Buongiorno Ticino ha provveduto a contattare le cinque protezioni animali operanti sul suolo ticinese.
saranno famosi 44
Siete già famosi? di Corinna Bielic
L
a rubrica SARANNO FAMOSI nasce come spazio da dedicare ogni mese a uno o più giovani adolescenti, scelti tra i più brillanti della nostra regione, distintisi per uno spiccato talento in una determinata disciplina artistica o sportiva, che meritano di essere sostenuti con la nostra fiducia. L’obiettivo? Partendo dal genio incompreso creare un dialogo con la genialità, in cui sia la voce stessa della giovane promessa ad avere la possibilità di esprimersi. Non si tratterà quindi di trasformare un ragazzo talentuoso in un personaggio da vetrina: piuttosto un’occasione per presentare la visione che della realtà ha, confrontata per la sua eccezionalità ad aspettative e proiezioni di insolita portata. L’intervista semplice e fluida rivolta direttamente al ragazzo tenterà di porre in rilievo sia la persona, che il suo talento, quindi sia il suo particolare modo di intuire la realtà e di interpretarla evidenziando le sue aspirazioni, sia la straordinaria inclinazione di cui è dotato, al fine di fornire una connotazione personale e dinamica al discorso.
Benché le domande verranno adattate per forma e tipologia alla personalità del ragazzo, seguiranno una linea generale: partendo dal come e quando è nata e si è sviluppata la sua particolare dote, si affronteranno gli eventuali sacrifici che ha dovuto compiere lungo il suo percorso - sia da un punto di vista sociale che scolastico - disquisendo poi sull’importanza che famiglia e amici hanno ricoperto, e sulle eventuali difficoltà riscontrate per le alte aspettative create, quindi cosa via via ha provato, come ha gestito emotivamente la sua genialità, se si è mai sentito solo, incompreso o semplicemente frainteso, se ci sono delle figure che hanno indirizzato i suoi sogni e orientato le sue ambizioni, dai suoi miti ai suoi punti di riferimento, oppure figure, fisiche o istituzionali, che invece l’hanno ostacolato in qualche modo. Le domande verteranno poi intorno alle sue aspirazioni e alla modalità con cui intende conciliare i propri interessi con il suo eccezionale talento, ma soprattutto l’attenzione sarà focalizzata sui suoi desideri e sulle sue proiezioni che daranno all’intervista ogni volta una sfumatura personale e nuova.
strano ma vero
CHIEDILO AL CAVALLO! Ogni volta che vi imbattete in una statua rappresentante una persona su un cavallo, osservate bene le zampe del suo quadrupede, mostreranno la causa del suo decesso:
Se entrambe le sue zampe anteriori sono sollevate, significa che la persona in questione è morta in guerra. Se il cavallo ha solo una zampa anteriore sollevata, la persona è deceduta in seguito ad una ferita riportata in guerra. Se il cavallo ha tutte le quattro zampe a terra, invece, la persona è morta per cause naturali.
Lawnpc, PC da giardino I pc del futuro funzioneranno grazie all’energia solare. Ne è convinto il designer David Veldkamp che ha realizzato il concept LawnPC. Ideale per coloro che possiedono il pollice verde, si presenta a forma di vaso da giardino, in cui sono posti tre terrai di silicio in cui sono poste delle foglie d’erba molto particolari. Ciascuna foglia, infatti, riesce a trasformare la luce solare in energia in modo che ciascun terraio ne possa produrre 20 Watt per un totale di 60 Watt. Per adesso il LawnPC è solo un concept ma si spera che in futuro sia realizzato concretamente.
SE PIOVE ME LO RICORDO!
La memoria è più sveglia nelle gior nate uggiose. Lo indica uno studio della Scuola di Psicologia del Nuovo Galles del sud, in Australia. I clienti di una cartoleria, subito dopo gli acquisti, erano interrogati sugli oggetti che avevano visto nel negozio. Quando il tempo era sgradevole e l’umore un po’ negativo, il numero di oggetti ricordati è stato il triplo dei giorni di sole.
G.O.L.F. Invenzioni... “rosa” Lo sapevate che le stampanti laser, le uscite antincendio, i giubbotti antiproiettili ed anche i tergicristalli hanno qualcosa che li accomuna? Sono tutte invenzioni “rosa”, ovvero create da donne.
“Gentlemen Only Ladies Forbidden”
In Scozia fu ideato un nuovo gioco solo per uomini, che venne chiamato “Gentlemen Only Ladies Forbidden” da cui, più semplicemente, venne contratta la sigla nell’abbreviazione: G.O.L.F.
LA COCA COLA ORIGINARIAMENTE ERA DI COLORE VERDE
Soffiare le candeline sulla Luna L’usanza di soffiare sulle candeline durante le feste di compleanno è da far risalire, probabilmente, agli antichi Greci. Infatti era loro usanza offrire dei dolci rotondi ad Arteminde dea, tra l’altro, della luna. E proprio per far assomigliare il più possibile i dolci alla luna ci mettevano sopra delle candele in modo che fossero luminose come il corpo celeste. Inoltre i Greci erano convinti che il fumo portasse i desideri fino al cielo, per questo ancora oggi quando si soffiano le candeline si espime un desiderio.
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oroscopo 46
Bilancia 23 settembre - 23 ottobre di Federica Farini
I
nativi della Bilancia sono persone in continua ricerca di giustizia, di pace e di armonia. La Bilancia rappresenta l’elemento aria, che si esprime nella sua natura estroversa, gentile e affascinante. I nativi bilancia vivono queste qualità assai positive come un bisogno di collaborazione, che spesso si trasforma però nella falsa credenza che non esiste personalità senza partner. La tendenza di questo segno è pertanto quella di annullarsi negli altri, indebolendo così la propria capacità di azione, dimostrandosi eternamente indecisi e timorosi di fare la scelta sbagliata, valutando in continuazione ogni pro e contro di qualsiasi situazione. Il desiderio di equilibrio della Bilancia si riflette nello stile del vestiario e nei gusti eleganti e raffinati, nello spiccato senso del bello e nell’amore per l’arte. E’ organizzata, efficiente e mediatrice nata. I Bilancia faticano a convincersi che nella vita quotidiana l’equilibrio perfetto è utopia, traducendo questa delusione in forma di freddezza, distacco e scontento. La ricerca continua dell’ideale spesso blocca le loro più istintive emozioni, portandoli a controllare assiduamente i propri sentimenti, dando spesso l’impressione di essere poco affettuosi e spontanei. Difficilmente troncano rapporti logori per non crearsi difficoltà. Sono buoni amici, ma sempre un po’ restii a concedersi. Se annoiati, i Bilancia possono diventare apatici e pigri, anche se sempre educati e sorridenti. Amano circondarsi di comodità , spendendo molto per la propria cura: detestano le persone sciatte e trascurate. Adorano parlare con la gente: la Bilancia è il simbolo della socializzazione. Sono buoni partners e genitori, sempre disponibili al confronto. Odiano i litigi e le discussioni, che minano il loro bisogno di calma. In amore sono romantici e leali. L’uomo bilancia vorrebbe accanto una donna bella, raffinata, elegante e non secondariamente colta e intelligente. Detesta la stupidità e un basso livello intellettivo. Alla donna Bilancia piacciono uomini raffinati dai quali venire ammirata in tutto il suo splendore.
Segno: maschile, d’aria, cardinale Pianeta: Venere Giorno della settimana: venerdì Pietre portafortuna: opale e giada Colori: verde chiaro e grigio perla Fiori: rosa e violetta
Numero portafortuna: 7 Metallo: rame Parte anatomica: orecchie, reni Essenze: muschio, tabacco, verbena Animali: usignolo, tortora Tarocchi: la Giustizia
Personaggi famosi nati sotto il segno del Leone: Friedrich Nietzsche, Oscar Wilde, John Lennon, Brigitte Bardot, Vladimir Putin, Catherine Deneuve, Catherine ZetaJones, Monica Bellucci
ARIETE
21 marzo - 20 aprile
Cari ovini celestiali, le stelle vi continueranno a riempire di energia, come il caricabatterie del vostro cellulare. Vi sentirete impulsivi in campo amoroso: attenzione ai sovraccarichi di voltaggio! Chi è in coppia vivrà stregato dalla propria metà, come in un incantesimo di Maga Magò. Meglio fare in modo che il vostro cuore impavido lasci pareggiare la partita al cervello: 1 a 1! Le donne Ariete sembreranno stelle del cinema: dive, anche mentre caricheranno il bucato nella lavatrice o laveranno il pavimento! Nella seconda metà di ottobre, discreti guadagni: dopo aver seminato e arato per mesi, finalmente i germogli spunteranno! Piccoli successi per dare respiro alle vostre finanze. Parola d’ordine: pazienza. Suggerimenti: non dire gatto se non l’hai nel sacco. Portafortuna: tulipano giallo.
CANCRO
22 giugno - 22 luglio
Nel corso del mese di ottobre, i dolci crostacei stellari desiderereranno essere liberi come uccelli migratori: volo viaa! Le frecce scoccate da Cupido non mancheranno di colpire i vostri cuori roventi, che si lanceranno in sfrenate danze di tango anche se già accoppiati. Rumba! Animi incendiati come le torce del mangiafuoco nel numero del circo. Attenzione a non scottarvi e soprattutto a non fare imbizzarrire le vostre povere metà! Energia fisica al top fino alla fine mese. Evviva. La vostra salute sarà esposta a influenze di stagione. Non siate troppo apprensivi, facendo una spesa da reggimento nella farmacia di fiducia! Ricordatevi solo che siete delicati di natura! Parola d’ordine: energia! Suggerimenti: gita sul lago. Portafortuna: sciarpa a righe.
BILANCIA
23 settembre - 23 ottobre
Le stelle di ottobre arriveranno in pompa magna al cospetto delle nostre bilance cosmiche. Chapeau! Alzate gli occhi. Dal cielo vi pioveranno in testa due regali importanti: la protezione di Giove e l’entrata di Saturno nel vostro segno. Supercalifragilistichespiralidoso. Tradotto in soldoni: avrete grandi soddisfazioni e qualche cambiamento importante, ciò che conta è non fermarsi davanti agli ostacoli e restare tranquilli. Siete Bilance mica per nulla, cercate di mantenere l’equilibrio che vi contraddistingue! Favoriti gli investimenti. Ottimisti e intraprendenti anche in amore. Alla carica! Parola d’ordine: chi la dura la vince. Suggerimenti: cuor contento non sente stento. Portafortuna: una margherita.
CAPRICORNO
22 dicembre - 20 gennaio
Ottobre sarà un mese cruciale in tutti gli affari per le caprette stellari. Abracadabra. Mastro Saturno dalla presenza granitica, nel pianeta della Vergine fino al 29 del mese, sostiene le vostre mire e le rende solide, come le statue marmoree dell’antica grecia. Maestosi! Con gli amici Venere e Mercurio in posizione eccellente, le stelle sono certe che farete un incontro speciale! Tiratevi a lustro per non farvi trovare impreparati. E ricordatevi che non sempre chi si accontanta gode. Potete pavoneggiarvi, almeno in ottobre! In ascesa razionalità e intuito. Parola d’ordine: se il fiore è buono anche il frutto lo sarà! Suggerimenti: affitate un personal shopper. Portafortuna: un ciclamino.
TORO
21 aprile - 20 maggio
Scalpitanti bovini cosmici, in ottobre le stelle cavalcheranno per voi l’onda della serenità: l’intero zodiaco è pronto a scommettere che vi siate comprati una bacchetta magica, magari proprio quella della Fata Turchina di Pinocchio. Se così fosse, nascondetela in cassaforte per i tempi di magra e non abbassate la guardia. Periodo molto tranquillo per l’intero mese. Fiuf. Sarete impegnati e seri nel lavoro, come laboriose api nell’alveare! L’unica vostra preoccupazione sarà tenere ben lucidata la coppa del torneo astrale che avete vinto per l’estate. Attenzione a non addormentarvi! Parola d’ordine: chi si loda si imbroda. Suggerimenti: ginseng. Portafortuna: una coccarda.
LEONE
23 luglio - 22 agosto
Alle criniere celesti le stelle riserveranno un mese molto fantasioso. Vi sentirete spumeggianti e pieni di idee, un po’ inventori come Archimede Pitagorico e un po’ artisti come Leonardo Da Vinci! Et voilà! Ispirazione in salita, creatività esuberante! Vi sentirete solamente un po’ irrequieti per l’arrivo di Marte. Peperoncino nei pantaloni? Trasformatelo in maniera utile per i vostri progetti ed il mese sarà una passeggiata. Da metà mese le stelle vi rendono ancora più intriganti e sensuali: sex bombs, come recitava una famosa canzone! Non avrete nessun problema ad irretire qualche ambita preda, ma non siate troppo volubili! Mese di vendite e acquisti. Calcolatrici alla mano. Parola d’ordine: la classe non è acqua. Suggerimenti: sessione di spinning. Portafortuna: se non avete un diamante, che sia almeno uno Swarovski!
SCORPIONE
23 ottobre - 22 novembre
Scorpioncini stellari, il cielo di ottobre si rischiara. Riponete l’ombrello nell’armadio: gli acquazzoni autunnali non passerranno sopra casa vostra. Alta pressione! Evviva. Le stelle splenderanno vestite di fortuna, eleganti nel loro abito da sera. Bottiglie di spumante e calici alla mano. Buttatevi in poltrona e attendete di degustare sia consolidamenti di carriera che la tanto attesa pace amorosa. Siete sulla buona strada: da novembre la fortissima congiunzione dei pianeti nel vostro segno consoliderà appieno i vostri successi. Yeppa! Depuratevi in una spa, in attesa dei festeggiamenti. Parola d’ordine: chi ben comincia è alla metà dell’opera. Suggerimenti: massaggio rilassante. Portafortuna: una perla.
ACQUARIO
21 gennaio - 19 febbraio
Le nostre care fontanelle celesti vedranno nel mese di ottobre ancora molta grazia. Ovazione a San Antonio, s’ il vous plait! Cavalier Mercurio è ospite per un po’ di tempo a casa della vostra amica Bilancia: questa visita illuminerà positivamente anche la vostra dolce dimora. Questo mese le vostre migliori qualità saranno: bontà, umanità e abilità a comunicare. Evviva il re! Favorite le relazioni e gli show giullareschi. Sarete simpaticissimi a tutto il vostro quartiere: le stelle suggeriscono di fare un pensierino su una vostra futura candidatura alle prossime elezioni comunali! Popolarità in rialzo. In amore, coccolate le vostre metà con chili di affetto e mescolare con cura. Parola d’ordine: alè, oho! Suggerimenti: gita in battello. Portafortuna: un cactus.
GEMELLI
21 maggio - 21 giugno
Spiritosi fanciulli cosmici, nel mese di ottobre le stelle vi regaleranno una bella ventata di allegria. Yuhu. La vostra pagella vedrà scomparire le brutte insufficienze per le quali vi siete lagnati nella scorsa stagione. Rullo di tamburi! Ultime ininfluenti burrasche anche nella vita coniugale: l’intero Zodiaco sarà tollerante con voi, sapendo che avere sempre la battuta ironica fino all’ultimo fa parte della vostra indole! La matematica, che per voi è solitamente un’opinione, vi stupirà regalandovi un bel tornaconto: recupero fisico e psichico, rimessi a nuovo come usciti dal chirurgo plastico! Concedetevi un po’ di sana mondanità e frivolezza. Senza ubriacarvi di spumante, per favore! Parola d’ordine: bollicine. Suggerimenti: un nuovo elegante servizio di bicchieri. Portafortuna: colore oro!
VERGINE
23 agosto - 22 settembre
Nel mese di ottobre le pulzelle celesti verranno coccolate dalle stelle. Eureka. A chi è in credito con la fortuna i favorevoli transiti di Sole e Marte regaleranno un momento magico per le finanze. Pioggia di monete? Molto di più! La vostra occasionale tendenza a lamentarvi si trasformerà in canto di vittoria come quello dei tifosi allo stadio! Alè alè sarà il vostro motto per questo mese. La fortuna vi sfida al gioco: lanciatevi in sella al vostro destriero! Mettete le vincite in saccoccia, in attesa dell’arrivo di cavalier Saturno, il quale saprà consolidare i vostri traguardi in solide mura. Oh che bel castello marcondiro ndiro ndello! Parola d’ordine: asso nella manica. Suggerimenti: cin cin! Portafortuna: una moneta da 5 centesimi di franco.
SAGITTARIO
22 novembre - 21 dicembre
Galoppanti arcieri celesti, le stelle si comporteranno con voi in maniera egregia, promosse a pieni voti dal vostro umore in risalita. Voto 8. L’amore torna prepotente nella vostra vita, dirompente come la prima scena di Romeo e Giulietta. Colpo di fulmine! Ritroverete il sorriso, facendo concorrenza ai protagonisti delle pubblicità dei dentrifrici. Splendenti. E, soprattutto, vi libererete del fardello di Saturno. Grazie a questo pianeta lontano dai vostri attributi, recupererete grinta e voglia di fare! Evviva la Regina. Parola d’ordine: l’allegria è di ogni male il rimedio universale. Suggerimenti: paracadutismo. Portafortuna: mutande a righe o a pois.
PESCI
20 febbraio - 20 marzo
Cari pesciolini celesti, in ottobre arriverà per voi una piacevole notizia: il 29 del mese professor Saturno abbandona il vostro segno, terminando finalmente di bacchettarvi le mani come i maestri di scuola dei vostri bisnonni. Miracolosamente la ruota torna a girare anche per voi! Ullallà. Farete di nuovo pace con il mondo: tappetini floreali verrano stesi al vostro passaggio! Largo ai sentimenti, libratevi in volo come colombe, anche se siete per natura abituati a sguazzare nell’acqua! Sarete molto divertenti e tutti apprezzeranno la vostra fantasia. Sense of humor in risalita. Parola d’ordine: allegria, ogni male caccia via. Suggerimenti: giro per sagre. Portafortuna: catenina d’oro.
sociale 48
Un aiuto concreto Progetto recupero generi di prima necessità gestito da SOS Ticino di Fra Martino Dotta
La raccolta di generi alimentari segue le esigenze legali di garanzia della qualità, nel rispetto della catena del freddo. Il Progetto ticinese usufruisce dei contratti di fornitura, stipulati sul piano nazionale da Mense Svizzere e Tavolino Magico con ditte quali Coop, la Federazione Migros (nel Cantone: Migros Ticino), Prodega, Aldi Suisse e Horweg. Un accordo simile è in discussione a livello svizzero anche con Manor, che in Ticino è già uno dei principali fornitori di Con-dividere.
foto SOS Ticino
Il servizio di ritiro e consegna della merce conta sulla collaborazione di una quindicina di impiegati (3 operatori stipendiati e 12 disoccupati), oltre a un centinaio di volontari. È finanziato in parte dal Cantone (programma occupazionale) e in parte da contributi privati (fondazioni, associazioni, gruppi scolastici, parrocchie, aziende, ecc.). Con-dividere non è solo recupero alimentare, bensì invito alla solidarietà e ad un consumo più coscienzioso.
Dalla primavera del 2006, nel nostro Cantone, è operativo il Progetto di sostegno alimentare alle persone bisognose, denominato Con-dividere, gestito da SOS Ticino (Soccorso Operaio Svizzero) in collaborazione con l’Associazione Tavolino Magico di Winterthur e la Fondazione Mense Svizzere di Kerzers.
Q
ueste due organizzazioni umanitarie sono attive da anni nel recupero e nella distribuzione gratuita di generi alimentari a persone in difficoltà economica (beneficiari di prestazioni sociali, disoccupati, lavoratori a basso reddito, pensionati, invalidi, ecc.). In sostanza Con-dividere permette di reintrodurre nel circuito del consumo, a titolo gratuito, beni di prima necessità (frutta e verdura, prodotti di panetteria, alimenti in scatola, pasta e riso, condimenti, ecc.) destinati al macero,
poiché in scadenza (data di vendita), in eccesso di produzione o dalle confezioni danneggiate. A titolo indicativo, l’anno scorso in Ticino, sono state recuperate derrate alimentari per oltre 257 tonnellate, a beneficio di almeno 50’000 persone. Lo stato di bisogno (momentaneo o duraturo), è valutato dai servizi sociali o dagli enti che segnalano ai responsabili di Con-dividere individui o nuclei familiari bisognosi di aiuto alimentare. Tali persone hanno accesso a uno dei quattro Centri di distribuzione (Mendrisio, Lugano, Bellinzona e Locarno) oppure consumano pasti gratuiti, serviti nelle 17 istituzioni che ricevono settimanalmente merce per le loro mense sociali.
Per contattarci e/o sostenerci:
SOS Ticino Via Industrie Stabile ATS 6593 Cadenazzo Tel 091 840 14 51 Fax 091 223 91 75 ccp 85-358081-7 info@con-dividere.ch www.con-dividere.ch
Questa pagina è nata dal desiderio di dare voce alle associazioni presenti sul nostro territorio. Ogni mese metteremo a disposizione gratuitamente questo spazio. Se desiderate far conoscere la vostra associazione mettevi in contatto con la nostra redazione al seguente indirizzo e-mail: redazione@buongiornoticino.ch
DOMANDA: Come si chiama il cane di razza San Bernardo, di cui si parla in questo numero?
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Cari lettori, benvenuti nella sezione concorsi di Buongiorno Ticino. Abbiamo selezionato per voi i seguenti, fantastici premi: un buono acquisto Manor del valore di 200 CHF un buono del valore di 100 CHF da utilizzare pressol’Enoteca Grappolo d’Oro 10 biglietti per usufruire della funivia del Monte Lema Partecipare è semplicissimo: basta compilare il tagliando con la risposta alla nostra domanda ed inviarcelo. I nomi dei fortunati vincitori estratti verranno pubblicati sul prossimo numero di Buongiorno Ticino. Partecipate numerosi!
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