LE COR
BU SIER
Arrg è architettura. Arrg è grafica. Arrg è fusione, unione, passione, contaminazione. Arrg è il progetto per il quale stiamo sveglie la notte. Arrg è comunicazione, scambio, connessione, multidisciplinarietà tra le arti e condivisione di linguaggi visivi. Arrg rappresenta la metafora dei sensi che si legano ad un progetto legano ad un progetto di creazione. Emozione per il passato, emozione per la contemporaneità emozione per la contemporaneità, emozione per come questi due passaggi temporali possano convivere assodandosi nell’unione di due arti figurative: l’architettura e la grafica.
ARRG
Progettare significa sempre più intrecciare discipline, per questo Arrg mira alla disgregazione delle barriere che distinguono e suddividono le arti, cercando un filo conduttore che ne individui i punti di fusione. Arrg si propone come progetto di analisi progetto di analisi e studio che, concatenando elementi tecnici elementi tecnici ed emozionali, in cui l’espressione dell’uno deriva dallo studio dell’altro, delinea una linea progettuale fatta di unioni appassionate nella mescolanza di suggestioni e metodologie. Arrg rappresenta una presa di posizione e la sua missione è comunicare due discipline attraverso supporti unici, unirle e fonderle unirle e fonderle per oltrepassare quella sottilissima linea che separa le arti grafiche dall’architettura, cercando di dimostrare cercando di dimostrare attraverso delle pubblicazioni, come l’architettura possa essere comunicata attraverso una contaminazione di linguaggi visivi di linguaggi visivi.
Arrg è un progetto nato nel contesto universitario del Politecnico di Torino. Ambizione e perizia le caratteristiche principali che lo rappresentano. Ideato, realizzato e seguito da Simona Brocato ed Elisa Cusimano, coordinato da Fabio Guida, architetto e professore architetto e professore universitario di comunicazione. Il nostro lavoro parte da qui, da queste pubblicazioni che si delineano essere rappresentative di un progetto di editoria legato alla grafica sperimentale, in un connubio artistico che lega indissolubilmente l’architettura e la grafica. Arrg offre una rielaborazione della realtà dettata dallo studio e dall’analisi delle avanguardie, con un focus particolare sul razionalismo, sul razionalismo il Movimento Moderno, la prima vera età moderna che segna l’inizio di un nuovo modo di costruire riducendo ai minimi termini il repertorio figurativo. Arrg contamina ciò che incontra. Arrg si pone l’obiet-
ABOUT tivo di raccontare storie di comunicazione, di essere strumento di riflessione, mezzo tramite il quale mettersi in discussione e fondere elementi visivi e tecnici attraverso un sofisticato un sofisticato gioco compositivo e compositivo e progettuale progettuale.
“L’arte è poesia: l’emozione dei sensi, la gioia dello spirito che valuta e apprezza, il riconoscimento di un principio assiale che colpisce il fondo del nostro essere. L’arte è questa pura creazione che ci mostra, a certe vette, la vetta delle creazioni cui l’uomo è capace di arrivare.” Le Corbusier
AUTORE
T
empra da orologiaio svizzero e insieme pittore astratto, personalità dicotomica e straordinariamente versatile. Ansioso di primeggiare in assoluto per la chiarezza metodologica secondo cui il valore sta nell’idea e nell’esito più che nel processo. Le Corbusier è un uomo, un architetto, un trattatista, un pittore, un’urbanista, un ricercatore preciso e paziente, ma al tempo stesso emotivo e poetico nel racchiudere i comportamenti umani entro sistemi algebrici. Delinea i cinque principi della nuova architettura:cinque punti, innumerevoli applicazioni in una metodologia progettuale improntata all’uso di sistemi razionali, con moduli e forme estremamente semplici, secondo i principi del funzionalismo. Che cos’è l’architettura per Le Corbusier? Ingegneria e scultura, rigore e passione, dottrina ed emozione, spirito nuovo di costruzione e sintesi, guidati da una concezione chiara. Il principale contributo di Le Corbusier all’architettura moderna consiste nell’aver concepito la costruzione di abitazioni ed edifici come fatti e costruiti a misura d’uomo.
#4 #3 #2 #1
MAISON DOM-INO PADIGLIONE ESPRIT NOUVEAU MAISON CITROHAN VILLA SAVOYE
OPERE
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rafica e architettura come un sol’uomo procedono nel percorso comune che caratterizza la vita di uno dei più importanti maestri del razionalismo:Le Corbusier, pseudonimo di Charles-Edouard Jeanneret. L’idea che l’architettura vada oltre il puro funzionalismo rappresentando le condizioni di spirito dell’epoca e cercando la forma per eliminazione, con un metodo sottrattivo; tanto più convinto di aver raggiunto lo scopo quanto più riesca ad inventare formule sempre più brevi e più generali. In architettura infatti, la brevità corrisponde al minor dispendio di materia, alla leggerezza. Protagonista nel fondere l’architettura con i bisogni sociali dell’uomo medio, rivelandosi geniale pensatore del suo tempo nel ricercare soluzioni impeccabili e logiche, ma al tempo stesso di una poetica dirompente. La fusione, l’unione e la condivisione tra le arti grafiche, visive e di costruzione, architettoniche, viene trasportata nelle sue opere in un connubio di sollecitazione e scambio comune. Edifici quali Maison Dom-ino e Maison Citrohan, strettamente legate al concetto dell’abitazione e della casa in serie realizzabile attraverso una struttura comune. Il Padiglione Esprit Nouveau presentato nel 1925 in occasione dell’Esposizione delle Arti Decorative di Parigi, ricostruito successivamente nel 1977 a Bologna e riconosciuto come uno degli edifici essenziali del movimento moderno. E non ultima, Villa Savoye, costruzione abitativa di lusso considerata il manifesto dei cinque punti della nuova architettura.
maison
#1
LE COR “L’asse è forse la prima manifestazione umana, è il mezzo di ogni atto umano. Il bambino titubante cerca l’asse, l’uomo che lotta nella tempesta della vita si traccia un asse. L’asse è ciò che mette ordine nell’architettura. Fare ordine significa cominciare un’opera. L’architettura si basa su assi.”
BU SIER dom-ino
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PIANO TERRA
EUROPA
1914 “In architettura occorre un fine per l’asse. L’asse è una linea che conduce verso un fine. L’ordine è la gerarchia degli assi, da cui la gerarchia dei fini, la classificazione delle intenzioni. Dunque l’architetto assegna degli scopi agli assi. Questi scopi sono il muro (il pieno, la sensazione fisica) o la luce, lo spazio (sensazione fisica). Nella realtà, gli assi non si percepiscono a volo d’uccello come li mostra il progetto sul tavolo da disegno, ma si individuano sul terreno; l’uomo sta in piedi e guarda davanti a sé. L’occhio vede lontano e, obiettivo imperturbabile, vede tutto anche al di là delle intenzioni e delle volontà.”
MAISON domino
Il progetto delle case Dom-ino si caratterizza principalmente per la�struttura-ossatura�della stessa. Si tratta di un sistema completamente indipendente dalle funzioni della pianta. Questa costruzione supporta semplicemente solai e scale, contenendo elementi standard che permettono una disposizione libera e sempre differente nella realizzazione degli interni. Le Corbusier elabora un sistema costruttivo adatto a comporre ed aggregare differenti unità dispositive interne al fine di dare libero sfogo alla fantasia di ognuno.
Progetta lo scheletro della struttura in cemento armato, organizzando e realizzando un ordine che è pura creazione della sua mente, ma che riesce a trasferire nelle sue opere come concept chiave.
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PRIMO PIANO
Gli elementi architettonici di Maison Dom-ino si caratterizzano per l’essenzialità e il funzionalismo della struttura, l’ossatura che permette di disporre la casa secondo i bisogni e le necessità.
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“L’architettura è uno dei più urgenti bisogni dell’uomo, poichè la casa è sempre stata l’indispensabile e primo strumento che egli si è forgiato. Lo strumentario dell’uomo scandisce le tappe della civiltà, l’età della pietra, l’età del bronzo, l’età del ferro. Tale strumentario si sviluppa per via di perfezionamenti successivi; il lavoro delle generazioni vi si assomma. Lo strumento è l’espressione diretta, immediata del progresso; è il collaboratore necessario; il liberatore anche.”
Negli anni dal 1914 al 1920 il linguaggio architettonico di Le Corbusier subisce una evoluzione che è direttamente connessa alle esperienze compiute coi nuovi metodi costruttivi e all’impiego nel campo della produzione industriale, settore perticolarmente seguito in quel periodo. Risale quindi a questo momento l’interessante serie di studi per la preparazione delle prospettive, definitive della Maison Dom-ino, in cui appaiono evidenti riferimenti, anche grafici, ad analoghi modelli proposti da Tony Garnier per Lione, studi che si discostano in modo radicale dai precedenti progetti. Tendenza a svincolare da quelle che erano le precedenti preoccupazioni stilistiche.
“...l’ossatura della casa: sei pali, tre impianti e infine le scale. Dimensioni: 6 per 9m. Tutto era così possibile.”
Nel 1914 realizza questo progetto di fondamentale importanza attraverso il quale anticipa e sintetizza l’essenza dell’architettura moderna. Componibili costituiti da volumi platonici da assemblare liberamente. La pratica costruttiva in cemento armato confluisce nella formulazione del progetto per l’edificio di Maison Dom-Ino. Sistema progettuale improntato dunque sull’uso di sistemi razionali, con moduli e forme estremamente semplici in cui essenzialità e ossessione per il rigore geometrico classico sono le regole da applicare. Modellatura, sagomatura o intaglio di spazio per creare “luoghi” specifici e definiti contrapposti nella pianta libera. Il corollario importante è che la fusione tra un sistema di modulazione strutturale e spaziale e un vocabolario rappresentativo viene dissolta nella pianta libera. Una volta gettata l’ossatura da parte dell’impresa edile,ognuno avrebbe terminato la casa secondo la sua fantasia.
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EUROPA
Il disegno che raffigura lo scheletro strutturale dell’edificio è elemento significativo e portante dell’opera, in quanto delinea gli elementi essenziali facendo trasparire e comprendere l’ossatura e il concept principale su cui si fonda Maison Dom-ino. Immagine ripetuta e scelta come elemento standard nella composizione di questi layout, proprio per sottolineare anche il concetto della standardizzazione, molto caro a Le Corbusier. Secondo l’architetto, occorreva puntare alla standardizzazione per affrontare il problema della perfezione, considerando gli standard un fatto di logica, di analisi, di studio scrupoloso; di elementi che si stabiliscono a partire da un problema ben posto. È la sperimentazione che fissa definitivamente lo standard. Lo standard viene stabilito partendo da basi certe, con la sicurezza delle cose motivate e con una logica controllata dall’analisi e dallo studio sperimentale.
SEZIONE TRASVERSALE
Procedimento costruttivo utilizzato per la progettazione di altri edifici, delineato attraverso elementi standardizzati che seguono e fanno parte del progetto di Maison Dom-ino dell’architetto. Il cemento armato viene messo in opera senza tavole. Parliamo quindi di una “casastrumento”, casa accessibile a tutti, sana, incomparabilmente più bella secondo l’estetica degli
erano altro che un riempimento leggero, che poteva esser fatto senza mano d’opera specializzata, di terra battuta, mattoni, pietre di riempimento. L’altezza tra le due lastre era combinata con quella delle porte e delle imposte, quella degli armadi, quella delle finestre, tutte vincolate agli stessi moduli.”
Idea della casa in serie, industrializzata, ad ossatura standard e a piano interno libero. Le Corbusier tentò innumerevoli e infinite combinazioni di piani all’interno di queste ossature portanti, rafforzando l’idea di come tutto sia possibile, dimostrando nuovamente la sua tenacia e la sua caparbietà. “I muri e i tramezzi non
strumenti di lavoro che accompagnino la nostra esistenza.“Ma bisogna creare mentalità che consentano di abitare case costruite in serie.” Case in serie:concept principale della politica corbusiana. Nel 1915 il prezzo dell’acciaio e del cemento consentiva l’importante impiego del cemento armato. Ossature rigide erano elevate su sei dadi, sopra al suolo.
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EUROPA
SEZIONE LONGITUDINALE
Maison Dom-ino e i suoi disegni tecnici possono essere assunti quali icone di un passaggio epocale nella storia che accompagna lo sviluppo della tecnica nel settore dell’ingegneria delle costruzioni. Non certo in termini di espressione formale, ma sul piano delle possibilità che tale sistema costruttivo poteva garantire allo sviluppo di nuovi linguaggi architettonici. La piena trasposizione in espressione architettonica si compie e prende forma nella stagione delle avanguardie europee degli anni Venti e Trenta del Novecento, a cui si associa il termine di Movimento Moderno. Sotto il profilo tecnico, le soluzioni progettuali adottate da Le Corbusier sono essenzialmente riconducibili ad un unico aspetto:la separazione tra struttura e involucro, tra scheletro strutturale e parti di completamento.
“In tutti i campi dell’industria si sono posti dei problemi nuovi, creando strumenti capaci di risolverli. Se si confronta questo fatto col passato, c’è rivoluzione. Nell’edilizia si è cominciato a forgiare il pezzo in serie; a partire dalle nuove necessità economiche si sono creati elementi particolari e di insieme; realizzazioni positive di particolare e di insieme. Se ci si pone di fronte al passato, si vede una rivoluzione nei metodi e nell’ampiezza delle iniziative. Mentre la storia dell’architettura si svolge lentamente attraverso i secoli, basata su stereotipi strutturali e decorativi, in cinquant’anni il ferro e il cemento hanno apportato acquisizioni che sono indice di una grande potenza di costruzione e di un’architettura dal codice rivoluzionato. Il problema dell’edilizia: architettura o rivoluzione”
“In tutti i campi dell’industria si sono posti dei problemi nuovi, creando strumenti capaci di risolverli. Se si confronta questo fatto col passato, c’è rivoluzione. Nell’edilizia si è cominciato a forgiare il pezzo in serie; a partire dalle nuove necessità economiche si sono creati elementi particolari e di insieme; realizzazioni positive di particolare e di insieme. Se ci si pone di fronte al passato, si vede una rivoluzione nei metodi e nell’ampiezza delle iniziative. Mentre la storia dell’architettura si svolge lentamente attraverso i secoli, basata su stereotipi strutturali e decorativi, in cinquant’anni il ferro e il cemento hanno apportato acquisizioni che sono indice di una grande potenza di costruzione e di un’architettura dal codice rivoluzionato. Il problema dell’edilizia: architettura o rivoluzione”
“Esempio di una casa Dom-ino, presenta, porte in serie, armadi a muro di serie: si allineano due, quattro, dodici elementi di finestre; una porta con una imposta o due porte con due imposte o due porte senza imposta, eccetera, degli armadi a muro con la parte alta in vetro e dei cassetti in basso che formano delle biblioteche, dei cassettoni, delle credenze, eccetera. Tutti questi elementi, che sono forniti dalla grande industria, sono stabiliti su un modulo comune, adattandosi esattamente gli uni agli altri. Una volta gettata l’ossatura della casa, li si giustappone gli uni agli altri nell’edificio vuoto tenendoli in piedi provvisoriamente con delle travi: si riempiono i vuoti con quadri di gesso, di mattoni, di panconcellatura. La proporzione entra di per sè nella casa...”
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“Esempio di una casa Dom-ino, presenta, porte in serie, armadi a muro di serie: si allineano due, quattro, dodici elementi di finestre; una porta con una imposta o due porte con due imposte o due porte senza imposta, eccetera, degli armadi a muro con la parte alta in vetro e dei cassetti in basso che formano delle biblioteche, dei cassettoni, delle credenze, eccetera. Tutti questi elementi, che sono forniti dalla grande industria, sono stabiliti su un modulo comune, adattandosi esattamente gli uni agli altri. Una volta gettata l’ossatura della casa, li si giustappone gli uni agli altri nell’edificio vuoto tenendoli in piedi provvisoriamente con delle travi: si riempiono i vuoti con quadri di gesso, di mattoni, di panconcellatura. La proporzione entra di per sè nella casa...”
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padiglione
#2
LE COR “Si impiega pietra, legno, cemento; se ne fanno case, palazzi; questo è costruire. L’ingegnosità lavora. Ma, di colpo, il mio cuore è commosso, sono felice, e dico: è bello. Ecco l’architettura. L’arte è qui. La mia casa è pratica. I miei occhi guardano qualche cosa che esprime un pensiero.”
BU SIER esprit nouveau
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PIANO TERRA
“Io immagino la cellula d’abitazione la cui sezione è così definita: essa ha due solai, è alta due piani. Nella parte inferiore, posteriormente, inserisco una strada per accedervi... una strada aerea... a 6, 12, 18, 24 metri sul livello del suolo. Continuo a chiamarle “strade” invece che corridoi per precisare che si tratta di organi di circolazione orizzontale, indipendentemente dalle “ville sovrapposte” che le contornano e che sboccano in esse. Queste strade aeree fanno capo, a distanza utile, alle batterie di ascensori, alle rampe o alle
1925
indipendente, e la cellula si può scompartire come si vuole). In ogni caso la facciata anteriore è chiusa da una parete di vetro, alta i due piani della villa. Sottili combinazioni permettono una prospettiva a doppia altezza... In questo punto vitale della villa, dalla parete di vetro si accede al giardino. Un giardino “pensile”, chiuso su tre lati. Lo abbiamo costruito al Padiglione de L’Esprit Nouveau, nel 1925...” Conferenza del 10 ottobre 1929 svoltasi a Buenos Aires. Raccolta nel libro “Précisions sur un état présent de l’architecture et de l’urbanisme” del 1930.
scale che stabiliscono il contatto col suolo della città. C’è anche il collegamento col tetto giardino, dove sono posti il solarium, la piscina, la palestra, le passeggiate fra il verde dei giardini pensili. In certe città che hanno una topografia tormentata, potremo disporre sopra questi tetti, anche un’ autostrada. Da una delle porte disposte nelle strade interne, si entra in una delle ville. La distribuzione interna è fatta secondo i desideri di colui che vi abita (infatti la pianta è libera, la struttura portante dell’edificio è
ESPRIT
NOUVEAU
Progettato da Le Corbusier e Pierre Jeanneret in occasione dell’Esposizione delle Arti Decorative di Parigi nel 1925 e ricostruito successivamente a Bologna sotto la direzione di José Oubrerie e Giuliano Gresieri. Agiscono al di fuori di ogni norma disciplinare e dottrinale precedentemente formulata realizzando un elaborato con un’estetica in forte contrasto con lo stile Art Deco prevalente in tutta l’esposizione. Tale visione rappresenta la risposta di Le Corbusier a quelle che egli considera le insostenibili condizioni della vita parigina, come ad esempio il sovraffollamento, la mancanza di luce. Progetto considerabile tra i più ambiziosi realizzato a partire da uno studio del 1922 che mirava a trovare il punto di equilibrio tra l’alta densità urbana e la qualità degli alloggi.
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PRIMO PIANO
Le Corbusier sogna di realizzare milioni di queste cellule, di queste ville sovrapposte, per tutti i paesi della terra, tutte le condizioni, tutti i climi, sempre diverse al loro interno, ma relazionate al di fuori. All’interno, l’edificio è caratterizzato da situazioni standard,
razionalizzate e riproducibili all’ infinito. Le Corbusier ha potuto costruirne una sola, provvisoria e in un padiglione disperso e nascosto in quella sterminata e babelica mostra che fu l’Esposizione Internazionale di Arti Decorative a Parigi, nell’estate 1925. Per un uomo continuamente
tacciato di materialismo, non ci potrebbe essere migliore prova di straordinario idealismo: ma un idealismo non disarmato, inerme, ma aggressivo, audace, temerario. Il mondo sciorinava le sue vanità nelle futili esposizioni d’arte, Le Corbusier, con tutte le sue forze, cercava un richiamo alla realtà.
ESPRIT
NOUVEAU Le Corbusier accusa l’Art Deco di essere una risposta superficiale e stilistica al grave problema dell’abitare. L’edificio Esprit Nouveau si basa su due punti: un alloggio - tipo di realizzazione industriale con l’impiego sistematico di elementi standard e lo studio degli stessi princìpi urbani. La distribuzione del Padiglione traduce questi due obiettivi. Composto da due parti, metà rappresenta una “cellula-tipo” dell’unità abitativa “Immeuble Villas”, l’altra metà in una struttura annessa di forma circolare. I diorami infatti, illustrano una Città Contemporanea per Tre Milioni di Abitanti esposta nel 1922 e il Plan Voisin di Parigi. Modulo in duplex di cinque metri di larghezza, muri di tamponamento in lastra di paglia pressata e materiale isolante.“Machine a habiter”.
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SEZIONE TRASVERSALE
Sono previsti due tipi edilizi nello studio e nelle ricerche di Le Corbusier:un tipo “aperto”, costituito da tanti corpi lineari che si incontrano ad angolo retto formando come una “greca” continua; un tipo “chiuso” su grandi cortili rettangolari interni di circa 90 X 300 m. Queste case sono già le “ville sovrapposte” di cui il solo prototipo costruito sarà, per molti anni, il medesimo Padiglione de “L’Esprit Nouveau”.
“Queste case che non sono appoggiate sul suolo, ma sovrapposte, mi incantano; ricordano un’atmosfera spirituale simile a quella che mi ha indotto a creare, sia pure attraverso considerazioni diverse, le mie ‘strade aeree’.. Eccoci arrivati nel vivo della questione: i servizi comuni. Sulla puntuale realizzazione di questi, devono fondarsi l’urbanistica moderna e la casa d’abitazione moderna. I problemi dell’architettura cambieranno di scala.
La casa di 10, 20, 30 metri di facciata, costruita per un privato, diventa un’ anomalia, un anacronismo. Spingendo a fondo la nostra azione, sottrarremo la costruzione ai metodi preindustriali: il costruire non sarà più un’attività stagionale, paralizzata dagli scherzi delle intemperie. Arriveremo alla casa “a secco”, costruita in officina, coi metodi perfetti del meccanismo, come una carrozzeria d’automobile...”
La rotonda del padiglione rappresenta una piattaforma sopraelevata, raggiungibile mediante una gradinata a tutta larghezza che si affaccia su di uno spazio a quota inferiore limitato da una grande curva di sedici metri di sviluppo sulla quale è applicata la prospettiva della Città di tre milioni di abitanti esposta nel 1922. Una luce diffusa scende dal “vitrage” obliquo posto superiormente, esattamente come nel padiglione di tre anni dopo. La rotonda riprenderà questo schema raddoppiandolo specularmente nella piena concretezza delle ideologie dell’architetto. Prima realizzazione della“machine à habiter”, riconosciuto come uno degli edifici essenziali del movimento moderno. Il padiglione dello“spirito nuovo” si propone come una unità minima standardizzata di una possibile struttura urbana. Manifesto architettonico .
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#3
LE COR “Il problema della casa è un problema che dipende dall’ epoca in cui si vive. L’equilibrio della società oggi dipende da questo. L’architettura ha come primo compito, in un’epoca di rinnovamento, quello di operare la revisione dei valori, la revisione degli elementi costitutivi della casa.”
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#1 L’architetto sosteneva che bisognasse agire contro la vecchia casa che distribuiva male lo spazio nella disposizione interna. Occorreva quindi considerare la casa come una macchina da abitare o come un utensile. Secondo Le Corbusier, fino ad allora le case erano un raggruppamento poco coerente di molte grandi stanze; nelle stanze, c’era sempre dello spazio di troppo e dello spazio che mancava. Occorreva quindi in primo luogo, modificare la mentalità di chi le abitava, sotto la spinta della necessità. Le finestre, le porte dovevano rettificare le dimensioni puntando ad un calcolo distributivo mirato al centimetro quadrato. L’obiettivo? Modificare totalmente il proprio modo di vedere e di concepire la casa e i suoi elementi distributivi, essendo infine fieri di avere una casa pratica e comoda.
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La casa Citrohan rientra dentro i tre prototipi di base (Domino, Monolo, Citrohan) creati da Le Corbusier per creare abitazioni che potrebbero essere costruite in serie come i macchinari, e risulta essere la più sviluppata di tutta la sua serie. Analizzata e proposta come layout per la sua coerenza stilistica con il credo dell’architetto. Il nome della costruzione riflette il chiaro intento che ha guidato il suo design e la sua realizzazione, il concetto della “macchina vivente”, della casa come un auto, insito nelle opere e nelle concezioni architettoniche di questo grande architetto. Ben cinque versioni dell’opera, iniziando nel 1920 e terminando con l’ultima versione nel 1927, la più raffinata della serie. Rispecchia chiaramente la concezione della macchina da abitare legata alla casa e all’organizzazione dispositiva degli spazi.
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PRIMO PIANO “Problema di un nuovo spirito:ho quarant’anni, perchè non dovrei comprarmi una casa, dato che ho bisogno di questo strumento; una casa come la Ford che mi sono comprato (o la mia Citroën, poichè sono vanitoso). Collaboratori devoti:la grande industria, le officine specializzate. Collaboratori da conquistare:le Ferrovie della periferia, le organizzazioni finanziarie, l’Ecole des Beaux-Arts trasformata. Lo scopo:la casa in serie. Coalizione:gli architetti e gli esteti, il culto immortale della casa. I realizzatori:le imprese e i veri architetti. Conclusione:si tratta di un problema del nostro tempo. Di più, del problema del nostro tempo. L’equilibrio sociale è un problema di edilizia. Noi concludiamo su questo dilemma difendibile: Architettura o Rivoluzione.”
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Costruzione arricchita nel suo genere da una maggiore flessibilità della progettazione. Tutta la cellula appare appoggiata su pilastri, generando così un pianale ribassato a livello del suolo per le funzioni di servizio. Rigore, passione, regola la caratterizzano in tutto.
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Questa rappresenta l’ultima versione, quella del 1927. Le Corbusier è molto importante anche per aver delineato i cinque famosi principi della nuova architettura: i pilotis, i tetti-giardino, la pianta libera, le finestre in lunghezza e la facciata indipendente. Cinque punti, innumerevoli applicazioni per una nuova architettura. Nella terza versione dell’edificio Citrohan fa la sua comparsa il secondo dei cinque punti, la casa da terra che poggia su pali, ma la quinta edizione si caratterizza ed è notevole in più di un modo. Puntiglioso rispetto del programma funzionale, la soluzione finale di tutti gli elementi compositivi con risorse estremamente semplici che rispecchiano la politica di Le Corbusier.
SECONDO PIANO
#3 “La pianta, fascio di idee e intenzione integrata in questo fascio di idee, è diventata un foglietto di carta in cui dei punti neri, che sono i muri, e dei tratti, che sono gli assi, giocano a fare il mosaico, il pannello decorativo, fanno dei grafici di stelle scintillanti, provocano l’illusione ottica. La pianta è la determinazione di tutto; è un’austera astrazione, un’arida algebrizzazione. È un piano di battaglia.”
STANDARD ED ÉLITE
“Casa in serie Citrohan, in altre parole, una casa come un’auto, concepita e congegnata come un omnibus o la cabina di una nave [...] Mangiamo in un ristorantino da vetturini, nel centro di Parigi; vi è u n b a r, l a c u c i n a è i n f o n d o ; u n soppalco taglia in due orizzontalmente il locale; la vetrina dà sulla strada.Un bel giorno, si scopre tutto questo e ci si accor ge che vi sono i presupposti di tutto un meccanismo architettonico che può corrispondere all’organizzazione di una casa. Quando l’ora di costruire questa casa è suonata, non è l’ora del muratore né del tecnico, è l’ora in cui ogni uomo realizza nella sua vita un poema, più o meno riuscito. Allora noi abbiamo nelle città e nelle periferie non delle case, ma dei poemi, i poemi di una carriera...”
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L’evoluzione della Maison Citrohan rappresenta la perfetta coerenza nel soddisfare le concezioni di Le Corbusier: un prototipo, che attraverso un processo di sintesi costituisse la “soluzione ideale” del problema universale. Standard ed élite: la sindrome Citrohan. Le Corbusier serve la tesi per cui l’architettura dovrebbe modellarsi sull’industria moderna per recuperare nella nostra civiltà quel rango che era proprio della polis greca. Architettura e tecnica ingegneristica riconciliate e rappresentate fisicamete e materialmente attraverso le sue opere. Aspirazioni di razionalità e ordine caratterizzano il suo lavoro e la sua ricerca verso un equilibrio architettonico mirato alla fusione tra emotività e rigore che si influenzano l’un l’altro. Ordine, geometria, sensi e bellezza, questi i parametri ritenuti fondamentali nell’ottenimento dell’equilibrio.
TERZO PIANO
#4 Maison Citrohan, “pour ne pas dire Citroën” venne perfezionata tenacemente per sette anni per un totale di cinque versioni. Realizzata per la prima volta alla colonia Weissenhof di Stoccarda, nel 1927. Non importa dove, quello che conta è il sistema. “Ossatura in capriate di calcestruzzo colate a piè d’opera e drizzate con un arganello. Muri in membrane di tre centimetri di cemento gettato su lamiera piegata lasciando un vuoto di venti centimetri; le lastre dei pavimenti sullo stesso modulo; file di telai di finestre di fabbrica con sportelli utili sullo stesso modulo. La disposizione degli spazi, conforme alla conduzione di un ménage; l’illuminazione abbondante conforme alla destinazione delle stanze; le necessità igieniche favorite.”
citrohan “Ci vogliono almeno vent’anni perchè un’idea sia conosciuta, trenta perchè sia apprezzata e cinquanta perchè sia applicata, mentre questa dovrebbe invece evolversi. Per parte mia, ho dedicato cinquant’anni della mia vita allo studio dell’abitazione. Ho ricondotto il tempio della famiglia, al focolare. Ho ristabilito le condizioni di natura nella vita degli uomini. Fare una pianta significa precisare, significa avere avuto delle idee, significa fissarle e ordinarle in modo che queste divengano comunicabili, fattibili, comprensibili, precisandole a partire da un’intenzione generatrice che durerà nel tempo.”
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#5 Le Corbusier sostiene che la pianta sia elemento fondamentale, senza una buona pianta non c’è nulla, tutto è fragile e non dura, tutto è povero. La pianta implica che ci siano già dall’inizio, i procedimenti di costruzione poichè, l’architetto è prima di tutto un ingegnere. “Architettura, questa cosa che resiste attraverso il tempo.”
“C’è un mestiere, uno solo, l’architettura, dove il progresso non è di rigore, dove la pigrizia regna, dove ci si riferisce volentieri al passato. Dappertutto peraltro l’inquietudine del domani tormenta e conduce alla soluzione:se non si va avanti, si fa fallimento. Ma in architettura non si fa mai fallimento. Mestiere privilegiato purtroppo! Quando una cosa risponde ad un bisogno, non è bella ma soddisfa semplicemente una parte del nostro spirito. L’architettura ha un altro significato e altre finalità che quelle di far risaltare la tecnica costruttiva e di rispondere a dei bisogni (nel senso di utilità, comfort, di praticità). L’architettura è per eccellenza l’arte che raggiunge uno stato di grandezza platonica, ordine matematico, speculazione, percezione dell’armonia, mediante rapporti che sollecitano l’emozione. Ecco il fine dell’architettura.”
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SEZIONE TRASVERSALE
#6 “Studiare la casa per l’uomo comune, per il primo che capita, significa ritrovare le basi umane, la scala umana, la necessità tipo, la funzione-tipo, l’emozione-tipo. Ecco, è molto importante; è tutto.” Le case delimitano le strade, le strade definiscono la città e la città è come un individuo che ha un’anima, una sensibilità; soffre e ammira. Per Le Corbusier l’architettura deve cominciare dall’inizio e impiegare gli elementi suscettibili per colpire i nostri sensi e disporli in maniera che la loro vista ci colpisca chiaramente, per delicatezza, brutalità, tumulto o serenità, indifferenza o interesse, elementi che gli occhi vedono chiaramente e che la mente misura.
“Il volume e la superficie sono gli elementi mediante i quali si manifesta l’architettura. È la pianta l’elemento generatore. Tanto peggio per quelli che mancano di immaginazione!” L’importanza della pianta per Le Corbusier si delinea in ogni sua citazione .
“Le condizioni spirituali per la costruzione di case in serie, l’abitazione di case in serie , la concezione di case in serie. Tutto resta da fare, non c’è nulla di pronto. La specializzazione ha appena abbordato il campo dell’edilizia. Non ci sono né fabbriche, né tecnici specializzati. Ma in un batter d’occhio, se tali condizioni nascessero, tutto sarebbe rapidamente messo in piedi. In effetti, in tutte le branche dell’edilizia, l’industria, potente come una forza naturale, irrompente come un fiume che scorre verso il suo destino, tende sempre più a trasformare i materiali grezzi che la natura offre, e a produrre quelli che si chiamano “nuovi materiali”. Essi sono moltissimi, cemento e calce, ferro profilato, ceramica, materiali isolanti, tubature, minuterie e condotti impermeabili, eccetera, eccetera.”
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#4
LE COR Villa Savoye, manifesto dei cinque punti della nuova architettura formulati nel 1927 da Le Corbusier per teorizzare i principi fondamentali del Movimento Moderno e dare vita ad una nuova architettura. Villa Savoye, progettata e costruita tra il 1928 e il 1931 su incarico di Pierre Savoye, amministratore di una compagnia di assicurazioni e per la sua famiglia.
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PIANO TERRA
È un manifesto, un simbolo, un monumento che appartiene alla storia della grande architettura moderna, o meglio di quel filone in cui si identificarono tra gli anni Venti e Trenta molti grandi architetti europei e non solo. I Pilotis (piloni o pilastri) sostituiscono i tradizionali setti in muratura che penetravano fin dentro il terreno. L’edificio è retto così da alti piloni puntiformi, di cemento armato che elevano la costruzione separandola dal terreno e dall’umidità. La pianta libera è resa possibile dalla creazione di uno scheletro portante che elimina la funzione delle murature portanti tradizionali, permettendo all’architetto di costruire l’abitazione in tutta libertà e disponendo le pareti a piacimento con il risultato di una maggiore flessibilità e apertura degli spazi interni.
1931
“Ma c’è l’architettura. Cosa ammirevole, la più bella. Il prodotto dei popoli felici e l’attività che produce popoli felici. Le città felici hanno l’architettura.”
Villa Savoye, ultima fra le ville puriste, esprime liberamente e con sicurezza un decennio di ideali. In questa costruzione, Le Corbusier applica interamente i cinque punti dell’architettura basati sui potenziali della struttura in cemento armato. L’intero corpo principale è elevato su pilotis in modo da avere un vasto panorama fasciato da semplici superfici liberate dalle colonne,la pianta libera culmina nel tetto terrazza dimostrando allo stesso momento quanta varietà è possibile ottenere pur rispettando tale guida normativa.Inoltre la costruzione riflette altri suoi parametri progettuali:i legami con la pittura purista, la coesistenza di forme “libere” e geometriche, l’architettura dei percorsi, il rapporto con l’ambiente naturale che la rendono tra le più emblematiche d e ls u o pensiero. Residenza di lusso collocata in una radura circondata da boschi a circa trenta chilometri da Parigi. La composizione è coronata dal solarium sul tetto, i cui muri curvi proteggono dal vento ed arricchiscono tutta l’architettura. Dichiarata dal governo francese monumento nazionale e recentemente restaurata grazie all’inter vento di Andrè Malraux. Riflette il credo tral’antico e il moderno di questo grande architetto.
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PRIMO PIANO
Obiettivo:costruire una residenza estiva su un terreno acquistato a Poissy, a trenta chilometri da Parigi. Il terreno si trovava in aperta campagna, su una collina, circondato da alberi di alto fusto che lo isolano sulla strada di accesso. Dalla collina si può godere della vista sulla vallata della Senna. Libero di distribuire la pianta senza condizionamenti di una parcella urbana, Le Corbusier organizza i quattro lati della casa in funzione del panorama e dell’ orientamento del sole. Al piano terra trovano posto gli ambienti di servizio, l’ingresso all’abitazione e l’area di manovra dell’automobile insieme alla sua rimessa. Al primo piano gli ambienti giorno e notte, articolati in funzione della vista panoramica e la fruizione del giardino sospeso sul grande terrazzo. La villa costruita è completamente “trasparente” e aperta in tutte le sue direzioni in quanto vi è un continuo gioco tra gli spazi interni e gli spazi esterni, queste relazioni si basano su una continuità spaziale resa possibile dal percorso architettonico che la attraversa.
“Architettura è stabilire rapporti emozionali con materiali grezzi. L’architettura è al di là dell’utile. L’architettura è fatto plastico. Spirito d’ordine, unità di intenzione, il senso dei rapporti; l’architettura comporta delle quantità. La passione fa di pietre inerti un dramma. I muri risplendono di luce, o sono in penombra o in ombra, rendono gaio, sereno e triste. La vostra sinfonia è pronta. L’architettura ha per scopo quello di rendere gaio e sereno. La luce è intensa se sta tra i muri che la riflettono. Il tracciato regolatore è un mezzo; non è una ricetta. La scelta e le modalità d’espressione del tracciato sono parte integrante della creazione architettonica. L’architetto, organizzando le forme, realizza un ordine che è pura creazione della sua mente; attraverso le forme, colpisce con intensità i sensi, e, provocando emozioni plastiche attraverso i rapporti che egli crea, risveglia in noi risonanze profonde: è qui che avvertiamo la bellezza. L’architettura è la prima manifestazione dell’uomo che crea il suo universo, e lo crea a immagine della natura, aderente alle leggi della nostra natura , del nostro universo. Le leggi di gravità si impongono: resistere o crollare.” La pianta di Villa Savoye è impostata su di una griglia a maglia quadrata di 4,75 metri di passo con qualche anomalia soprattutto in corrispondenza della rampa centrale che lega i diversi piani tra di loro.
“Gli occhi sono fatti per vedere le forme della luce. Le forme primarie sono le forme belle perchè si leggono c h i a r a m e n t e .”
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PIANTA COPERTURE
La facciata libera è una derivazione anch’essa dello scheletro portante in calcestruzzo armato. Consiste nella libertà di creare facciate non più costituite di murature aventi funzioni strutturali, ma semplicemente da una serie di elementi orizzontali e verticali i cui vuoti possono essere tamponati a piacimento, sia con pareti isolanti che con infissi trasparenti. La planimetria della casa è organizzata ai piani superiori in due zone disposte ad L intorno alla rampa centrale di distribuzione verticale. La prima zona è costituita dal soggiorno pranzo e dal giardino in stretto rapporto grazie all’ampia parete vetrata scorrevole del soggiorno: il giardino diventa così, nelle calde giornate di sole, un unico spazio, in parte aperto in parte coperto. In posizione speculare sono organizzati i restanti ambienti della casa: l’appartamento dei coniugi (che in un primo progetto si trovava al piano superiore) disimpegnato in modo autonomo rispetto agli altri ambienti, la camera del figlio, la camera degli ospiti, l’ufficio, la sala da pranzo, la cucina e la hall di distribuzione. Al piano superiore, raggiungibile dalla rampa si trova invece il solarium.
La villa oggi è un monumento storico. Un tempo la zona era villaggio agricolo, oggi, Poissy è parte della megalopoli parigina. Tracce della vecchia città comprendono una chiesa e un vecchio monastero. La villa è situata in cima ad una collina sopra la zona dei negozi , vicino ad una scuola superiore e ad un complesso sportivo .
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“Un luogo comune degli architetti, i giovani:bisogna dare risalto alla costruzione. Un altro luogo comune degli stessi:quando una cosa risponde ad un bisogno è bella. Pardon! Mettere in primo piano la tecnica costruttiva va bene per un allievo di una scuola di Arti e Mestieri che vuol dar prova delle sue capacità. Il buon Dio ha ben fat o risaltare i polsi e le caviglie. Ma c’è il resto. Quando una cosa risponde ad un bisogno, non è bella, ma soddisfa semplicemente una parte del nostro spirito, la prima parte; senza averla soddisfatta non ci sono ulteriori soddisfazioni possibili; ristabiliamo tale cronologia.”
SEZIONE LONGITUDINALE
Il tetto-giardino (tetto a terrazza) restituisce all’uomo il verde, che non è solo sotto l’edificio, ma anche e soprattutto sopra. Tra i giunti delle lastre di copertura viene messo il terreno e seminati erba e piante, che hanno una funzione coibente nei confronti dei piani inferiori e rendono lussureggiante e vivibile il tetto, dove si può realizzare anche una piscina. Il tetto-giardino è un concetto realizzabile anche grazie all’uso del calcestruzzo armato: questo materiale rende infatti possibile la costruzione di solai particolarmente resistenti in quanto resiste alla cosiddetta trazione generata dalla flessione delle strutture (gravate del peso proprio e di quanto vi viene appoggiato). La finestra a nastro è un’altra grande innovazione permessa dal calcestruzzo armato, grazie al quale la facciata può essere tagliata in tutta la sua lunghezza da una finestra che ne occupa la superficie desiderata, permettendo una straordinaria illuminazione degli interni ed un contatto più diretto con l’esterno. Osservando la villa, la luce è in ogni punto; la circolazione fornisce impressioni architettoniche assolutamente nuove per l’epoca.
“Un edificio è come una bolla di sapone. Questa bolla è perfetta e armoniosa se il soffio è ben distr ibuito, ben regolato dall’interno. L’esterno è il risultato di un interno.” “La pianta procede da dentro a fuori, poichè la casa o il palazzo sono un organismo simile a ogni essere vivente. Parlerei degli elementi architettonici dell’interno. Passerei quindi all’ordine. L’esterno è sempre un interno.” Le Corbusier Casa di lusso,i Savoye a p p a r t e n eva n o a l folto gruppo di artisti e mecenati che comprendeva anche Le Corbusier. Savoye era un importante amministratore di una compagnia di assicurazioni.
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AR RG Simona Brocato Elisa Cusimano arrg.architecture.graphics@gmail.com