IL VIAGGIO DI ULISSE ATTRAVERSO L’ ARTE Un’analisi di Alice Giovanelli
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IL VIAGGIO DI ULISSE ATTRAVERSO L’ ARTE Un’analisi di Alice Giovanelli
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Indice pag.
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Introduzione
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La partenza di Ulisse da Troia
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La terra dei Ciconi
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I mangiatori di loto
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I Ciclopi - Ulisse e Polifemo
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L’isola di Eolo
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I Lestrigoni
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La maga Circe
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La discesa degli inferi
50
Le sirene
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Scilla e Cariddi e la terra di Elio
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La terra di Trinacria
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L’isola della ninfa Calipso
78
Nella terra dei Feaci
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Il ritorno a Itaca
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Conclusioni
102
Bibliografia
104
Sitografia
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Introduzione
Il personaggio di Ulisse, nella letteratura, è sicuramente
che ricostruiranno il lungo ritorno di Odisseo verso Itaca
una figura molto affascinante. Nel corso del tempo,
e l’amata Penelope.
sono molti gli scrittori e i poeti che hanno affrontato
Per aiutare il lettore a comprendere il viaggio di
una reinterpretazione dell’eroe omerico, come Dante,
Ulisse per raggiungere Itaca, e ricostruire l’itinerario
Foscolo, Pascoli, D’Annunzio e Joyce, ma ciò su cui voglio
di navigazione ho approfondito la ricerca attraverso le
soffermarmi all’interno di questo testo, sono I viaggi di
carte geografiche realizzate da studiosi e letterati nel
Ulisse attraverso le opere d’Arte, che all’interno del
corso del tempo. Dalla ricerca si evince che le fonti a
poema omerico si dipanano tra i libri V e XII.
noi pervenute sono molteplici, molti sono gli esponenti
L’Ulisse descritto da Omero nel suo poema, è un
che hanno dedicato il proprio studio al tema dei viaggi
personaggio che presenta caratteristiche fortemente
di Ulisse, ma le testimonianze geografiche sono quanto
moderne: egocentrico e desideroso di conoscenza,
più controverse, soprattutto per quanto riguarda la
lascia la moglie e la patria. Al contrario di Achille,
collocazione dei luoghi.
Odisseo è un uomo guidato dalla propria “ira”, istintivo
Dopo aver analizzato diverse mappe, ho scelto di far
e impulsivo, ma anche molto astuto, paziente e in grado
riferimento alla mappa realizzata da AAM Van Der
di dominare passioni e sentimenti.
Heyden e HH Scullard, contenuta nell’Atlante del
Nelle prossime pagine il lettore sarà coinvolto in un
mondo classico (New York: Nelson, 1959).
viaggio fatto di immagini e testimonianze artistiche
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MAPPA DEI VIAGGI DI ULISSE AAM Van Der Heyden e HH Scullard, ed è contenuta nell’Atlante del mondo classico New York: Nelson, 1959
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La partenza da Troia
Il viaggio di ritorno da Troia di Ulisse, re di Itaca, narrato da Omero nell’Odissea, si apre con l’assemblea degli dei in cui Giove comunica che è tempo che Ulisse torni a casa. L’eroe si trovava presso l’isola di Ogigia, dove aveva fatto naufragio. Qui viveva la ninfa Calipso, la bella figlia di Altlante, che invaghitasi di Odisseo lo accolse con benevolenza trattenendolo per sette anni e offrendogli anche l’immortalità pur di farlo rimanere con lei. Calipso, dopo aver ricevuto da Ermes l’ordine di lasciare partire Ulisse, seppur a malincuore, aiuta l’eroe
nella costruzione di una zattera per aiutarlo ripartire. Dopo alcuni giorni di tranquilla navigazione, Ulisse è vittima di una violenta tempesta scatenata da Poseidone. Dopo due giorni e due notti, l’eroe, attraverso l’aiuto della dea Atena, riesce ad approdare sulla spiaggia dell’isola di Schiera, dove stremato, si addormenta. Atena appare in sogno a Nausicaa, figlia di Alcinoo, re dell’isola, e le consiglia di recarsi al fiume per lavare il corredo nuziale. Nausicaa, il mattino seguente, si reca al fiume dove gioca a palla con le ancelle, fino a svegliare Ulisse, che le chiede informazioni sul luogo in cui si trova. Spaventate, le serve si danno alla fuga: solo Nausicaa ascolta l’eroe e gli offre il suo aiuto, esortandolo a chiedere l’ospitalità ai genitori.
Il giorno seguente è organizzato un banchetto in suo onore, e Demodoco, un cantore, racconta gli episodi riguardanti la caduta di Troia e dell’inganno del cavallo: Ulisse, nel sentire la storia della guerra, piange e Alcinoo lo invita a rivelare la sua identità. Odisseo rivela il suo nome e inizia a narrare il ritorno a partire dal termine della guerra. Incomincia qui il lungo flashback attraverso il quale si ripercorrono le vicende dell’eroe greco.
Poseidone e la nave di Ulisse Pellegrino Tibaldi - Affresco Palazzo Poggi, Bologna 1549 / 51
Le avventure di Ulisse Apollonio di Giovanni di Tomaso e Marco del Buono Giamberti -Tempera su pannello 1460
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la terra dei ciconi
Dopo la partenza da Troia, Ulisse sbarca nella terra dei Ciconi (in greco, Kìkones), e per cercare le provviste necessarie per il viaggio, saccheggia la città di Ismara, nella regione della Tracia. Ulisse e i suoi uomini distruggono la città, uccidendo molti guerrieri Ciconi e facendo prigioniere le loro donne. Durante la battaglia Odisseo fa irruzione anche nella casa di un vecchio di nome Marone, ma dopo essersi reso conto che si trattava di un sacerdote, si astiene dal fargli del male. Marone per sdebitarsi regala a Ulisse oggetti preziosi e dodici anfore di vino, con un otre, che l’eroe utilizzerà in seguito per far ubriacare il ciclope Polifemo. Conclusosi lo scontro Ulisse esorta i suoi uomini a riprendere il viaggio, ma quest’ultimi non gli prestarono ascolto e si fermano a consumare le carni e il vino di cui avevano fatto bottino.
Durante il riposo però, gli uomini di Ulisse sono quindi sorpresi da un esercito cicone, radunatosi per contrattaccare. Le donne dei Ciconi possono così scappare mentre Odisseo è costretto a salpare dopo aver perso sei uomini per ognuna delle dodici navi. Della terra dei Ciconi è pervenuto a noi questo bellissimo cratere ellenico a figure rosse su fondo nero, la cui raffigurazione testimonia l’incontro tra Ulisse e il sacerdote Marone. Un’altra testimonianza è data anche dal disegno di Theodore Van Thulden intitolato Ulisse saccheggia la città dei Ciconi e risalente al 1633.
Ulisse e Marone Cratere a calice Museo Archeologico Eoliano, Lipari Metà del 370 a.C.
“Ad Ismaro, de’ Ciconi alla sede, Me, che lasciava Troja, il vento spinse. Saccheggiai la città, strage menai degli abitanti; e sì le molte robe Dividemmo, e le donne, che alla preda ciascuno ebbe ugual parte. Io gli esortava Partir subito, e in fretta; e i forsennati, dispregiando il mio dir, pecore pingui, Pingui a scannar tortocornuti tori, e larghi nappi ad asciugar sul lido. S’allontanaro in questo mezzo, e voce diero i Ciconi ai Ciconi vicini, che più addentro abitavano” Omero. Odissea IX, 47-59, pag. 233 12
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Ulisse saccheggia la città dei Ciconi Theodore Van Thulden, 1633
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“Al fine, nel decimo sbarcammo in su le rive de’
i mangiatori di loto
Lotofági, un popolo, a cui cibo è d’una pianta il florido germoglio” Omero. Odissea IX, 116-119, pag 235-236
Costretto alla fuga dopo la battaglia con i Ciconi (nella quale egli perde alcuni uomini), Ulisse sta per doppiare il capo Malea, quando un vento che viene da nord lo respinge indietro lungo Citera. Al decimo giorno di navigazione Odisseo approda al paese dei Lotofagi, che si presentano all’eroe con cordiali accoglienze e gli dànno da mangiare il loto, il quale produce oblio del passato e desiderio di non partirsi più di là.
Ulisse nella terra dei Lotofagi Théodore Van Thulden 1633
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Per proseguire il suo viaggio, Ulisse deve a forza trascinare sulla nave i suoi compagni di viaggio, le cui menti sono ottenebrate dall’aver ingerito la pianta acquatica. Gli antichi collocavano i lotofagi sulle coste della Libia, presso un’isola dinnanzi alla piccola Sirte, o nei pressi di Agrigento e di Camarina. Alcuni però mettevano i Lotofagi lontano sulle sponde del mare esterno. Secondo Artemidoro di Daldi i Lotofagi erano originari del più lontano occidente e solo in seguito dimorarono nei pressi di Cirene. Dalle testimonianze artistiche a noi pervenute non è dato a sapersi quale fosse l’effettiva dimora di questo popolo, ma è probabile che vivessero in corrispondenza di un fiume o una sorgente d’acqua, come si vede nell’immagine di John Atkinson Grimshaw.
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I mangiatori di loto John Atkinson Grimshaw, 1874
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i ciclopi
Salpato dall’isola dei Lotofagi, Ulisse si dirige nella terra dei Ciclopi, dei mostruosi giganti pastori con un solo occhio. Qui l’eroe greco e i suoi compagni sono catturati da Polifemo. Vengono, inoltre, mangiati e divorati sei uomini dei dodici scelti da Ulisse per esplorare l’isola. Intrappolati nella caverna del Ciclope, il cui ingresso era bloccato da un masso enorme, Ulisse escogita un piano per sfuggire alla prigionia di Polifemo. Come prima mossa, gli offre del vino dolcissimo e molto forte, con l’intento di inibirgli i sensi ed indurlo in un sonno profondo. Polifemo gradisce così tanto il vino che promette a Ulisse un dono, chiedendogli però il suo nome. Ulisse, astutamente, gli risponde allora di chiamarsi “Nessuno”. “E io mangerò per ultimo Nessuno” risponde il ciclope, trattandosi del dono che gli aveva promesso. Ulisse si salva ricorrendo alla sua proverbiale astuzia: dopo aver detto al mostro di chiamarsi “Nessuno”, e averlo fatto ubriacare, lo acceca con un palo rovente. Quando Polifemo urla che “Nessuno lo ha accecato”, gli altri ciclopi credono semplicemente ch’egli abbia esagerato con il vino. Ulisse e i compagni, nascosti sotto alcune pecore, sfuggono poi al mostro che controlla i suoi animali tastandoli con le gigantesche mani. Le gesta del mitologico Polifemo furono cantate o messe in scena dagli antichi poeti come Teocrito, Ovidio,
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“Qui un uomo aveva tana, un mostro, Che greggi pasceva, solo, in disparte, E con gli altri non si mischiava, Ma solo viveva, aveva animo ingiusto. Era un mostro gigante; e non somigliava A un uomo mangiator di pane, ma a picco selvoso D’eccelsi monti, che appare isolato dagli altri”. Omero, Odissea, libro IX, vv. 187-192
Ulisse acceca Polifemo Agesandro, Atanodoro e Polidoro - marmo, copia di un originale greco ellenistico I sec. d.C.
Euripide, Virgilio e tante sono le testimonianze artistiche rintracciate. Nelle pagine seguenti vedremo opere di Pellegrino Tibaldi, Friedrich Preller, Heinrich Fussli o Apollonio Di Giovanni, tutti artisti che non si sono concentrati sull’aspetto del ciclope Polifemo, ma quanto più sulla storia, sull’emotività e sul ruolo all’interno del poema omerico.
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Ulisse schernisce Polifemo Joseph Turner 1829
Ulisse e Polifemo Jacob Jordaens 1635
Ulisse e Polifemo Pellegrino Tibaldi - affresco Palazzo Poggi, Bologna 1549 / 51
Partenza dalla terra dei Ciclopi (dettaglio) Friedrich Preller 1859 / 83
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Ulisse e i suoi uomini accecano il ciclope Polifemo Anfora di Eleusi Particolare di un’anfora protoattica 660-650 a.C.
Ulisse fugge da Polifemo sotto la pancia di una pecora Piccola scultura romana in bronzo 50 a.C.
Polifemo con Ulisse Mosaico Villa romana di Piazza Armerina IV sec.
Polifemo cieco, seduto all’ingresso della sua caverna, tasta l’ariete sotto il quale si è nascosto Ulisse Heinrich Fussli 1803
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(In alto) Ulisse e Polifemo Arnold Bocklin
(Da sinistra) Ulisse e Polifemo Peter Von Cornelius 1819
Le avventure di Ulisse Apollonio Di Giovanni Art Institute, Chicago 1435 / 1445
Ulisse tende la coppa a Polifemo Museo del Vaticano, Galleria Chiaramonti Roma 157 a.C
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Il Ciclope Polifemo Annibale Carracci Palazzo Farnese, Roma 1595 / 1605
Ulisse e i suoi compagni accecano Polifemo Coppa laconica a figure nere Biblioteca Nazionale, Parigi 560 a.C.
Ulisse e Polifemo Cratere a figure rosse British Museum, Londra 410 / 400 a.C
Polifemo Pellegrino Tibaldi Palazzo Poggi, Bologna 1554
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Ulisse nascosto sotto la pecora Scultura in bronzo tratta dal santuario di Apollo-Delfi 540 / 530 a.C.
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l’isola di eolo
Sfuggito a Polifemo, Ulisse raggiunge l’isola di Eolo, questa volta si reca da solo nella dimora del dio in cerca di aiuto, senza coinvolgere i suoi compagni. Partecipa al banchetto della divinità per un mese intero, costretto a narrare più volte le sue avventure al dio e alla sua famiglia. Poi, dopo che Ulisse gli ebbe chiesto il permesso di ripartire, Eolo gli regala in cambio del giuramento di non aver mai offeso il dio Poseidone, un otre pieno dei venti sfavorevoli, che lo avrebbe aiutato a raggiungere la sua terra. Ulisse pronto a tutto pur di tornare in patria assieme ai suoi compagni, mente a fin di bene e si rimette in viaggia a bordo della sua nave. Tuttavia, quando grazie al dono di Eolo raggiunge finalmente Itaca, Ulisse si addormenta per la fatica. I suoi uomini, vergognandosi di tornare a casa dopo tanti anni, a mani vuote e sospettosi che Ulisse nascondesse dell’oro nell’otre, rompono quest’ultimo e i venti sfavorevoli fuoriescono dall’otre, respingendo l’imbarcazione lontano da Itaca.
“Giungemmo nell’Eolia, ove il diletto Agl’immortali dèi d’Ippota figlio, Eolo, abitava in isola natante, Cui tutta un muro d’infrangibil rame E una liscia circonda eccelsa rupe”
A far da testimonianza di questo passaggio fondamentale dell’Odissea ho rintracciato oltre che ai disegni di Théodore Van Thulden, che abbiamo già visionato per quanto concerne i Lotofagi e i Ciconi, bellissimi affreschi di Domenico Muzzi, Alessandro Allori e Pellegrino Tibaldi.
Omero. Odissea X, 1-5, pag. 26
(In alto) Giunone ordina a Eolo di liberare i Venti Domenico Muzzi - affresco Palazzo Sanvitale, Parma 1790
(A sinistra) Eolo accoglie Ulisse Théodore Van Thulden 1633
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Quattro stagioni - Inverno con Giunone che implora Eolo di distruggere la flotta di Ulisse Eugène Delacroix 1856 / 63
Odisseo ed Eolo Alessandro Allori - affresco Palazzo Salviati, Firenze 1580
Il dono di Eolo Pellegrino Tibaldi - affresco Palazzo Poggi, Bologna 1549 / 51
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i lestrigoni
Dopo essersi recato da Eolo per scusarsi e per implorare invano un’altra occasione, Odisseo riprende il suo viaggio e approda nella terra dei Lestrigoni, dei giganti cannibali che fanno strage dell’equipaggio di Ulisse, che fugge con l’unica nave superstite verso l’isola di Eea.
“E col settimo Sol della sublime Città di Lamo dalle larghe porte, Di Lestrigonia, pervenimmo a vista”
Per quanto concerne la sesta tappa de viaggio di Ulisse, le testimonianze più significative pervengono dagli affreschi della Biblioteca Apostolica Vaticana a Roma, datati tra il 40-30 a.C., ma vi è anche un dipinto più recente ad opera del Maestro dell’Assunzione della Maddalena risalente tra il tardo XIV primo XIII sec. d.C.
Lestrigoni Pittura murale (scoperta durante gli scavi sul colle Esquilino) Biblioteca Apostolica Vaticana, Roma 40 / 30 a.C.
Omero. Odissea X, 107-109, pag. 267
Odissea: i Lestrigoni Affresco Museo del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Roma 40 / 30 a.C.
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la maga circe
Circe Jan van Bijlert 1598
Sull’isola di Eea Odisseo incontra la seducente maga Circe, figlia del Sole, che aveva il potere di trasformare gli uomini in animali. Invaghita di Odisseo, trae in inganno i suoi compagni e mediante una pozione magica li trasforma tutti in maiali. Ulisse spezzerà l’incantesimo solo grazie ad un’erba magica donatagli da Ermes. In seguito, sopraffatta dalla personalità di Ulisse, la maga liberò dall’incantesimo tutto l’equipaggio e divenne l’amante dell’eroe acheo. Trascorso un anno, i compagni di Ulisse espressero il desiderio di riprendere la via di casa, ma prima di salpare, consigliato da Circe, Ulisse ha un altro luogo oscuro da visitare. Moltissime sono invece le opere aventi come soggetto la maga Circe, figlia del Sole. Troviamo opere di John William Waterhouse, Bartholomeus Spranger, Giovanni Battista Trotti, Hubert Maurer, Franz Von Stuck o i coloratissimi dipinti di Edmond Dulac. Ci sono inoltre diverse testimonianze scultoree di vasi ellenici, bassorilievi e affreschi, come quelli realizzati da Pellegrino Tibaldi a Palazzo Poggi, Bologna.
Circe John William Waterhouse
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“Contenti dello scampo, e in un dogliosi175
Odisseo e Circe Bartholomeus Spranger 1590
Per li troppi compagni in sì crudele Guisa periti, navigammo avanti,
Circe seduce Ulisse Angelica Kauffmann 1786
E su l’isola Eéa sorgemmo, dove Circe, Diva terribile, dal crespo Crine, e dal dolce canto, avea soggiorno” Omero. Odissea X, 175-180, pag. 270
Storia di Ulisse Pellegrino Tibaldi Palazzo Poggi - sala II, Bologna
Circe e Odisseo Lekythos - , vaso greco a figure nere Museo archeologico di Atene 490 / 480 a.C 38
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(Da sinistra) Ulisse e Circe Bartholomeus Spranger 1586 / 87
Circe Margaret Murray Cookesely 1913
Circe restituisce la forma umana ai compagni di Ulisse Giovanni Battista Trotti Palazzo ducale, Parma 1690
(Da sinistra) Circe e Odisseo Lekythos - vaso greco a figure rosse Agrigento 475 / 450 a.C.
Ulysse e Circe Museo del Louvre, Parigi 470 / 460 a.C
Circe Fontainebleau Museo Nazionale di Chateau 1550
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Maga Circe Doddo Dossi Ferrara 1531
Ulisse nel palazzo di Circe Wilhelm Schubert Van Ehrenberg 1858 / 1925
Ulisse e Circe Salomon De Bray 1650
La maga Circe Lovis Corinth 1858 / 1925
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Circe Gustav-Adolf Mossa 1904
Circe Margaret Murray Cookesely 1913
Circe Bertram Mackennal - bronzo Galleria d’arte del Nuovo Galles del Sud
Circe e Ulisse Hubert Maurer 1785
Circe Gian Domenico Cerrini Museo Labenche XVII sec.
Circe Franz Von Stuck, National Gallery, Berlino
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Circe e Ulisse Giuseppe Bottani 1760 / 70
Circe offre una coppa ad Ulisse John William Waterhouse 1891
Circe avvelena il mare John William Waterhouse 1892
Circe Dosso Dossi National Gallery of Art, Washington 1525
Circe e Ulisse Edmond Dulac 1910
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Circe
Circe Giovanni Benedetto Castiglione 1661 / 63
Wright Barker 1864 / 1941
Circe e Odisseo Nicolas Gosse 1787 / 1878
Ulisse e Circe Jacob Jordaens 1630
Ulisse e la maga Circe Pierre Jerome Lordon Museo d’Arte e di Storia, Sainte-Menehould
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la discesa negli inferi
Busto di Ade Marmo, copia romana di un originale greco V sec. a.C
Dopo un soggiorno di quasi un anno presso la maga Circe, quest’ultima invia Odisseo nel paese dei Cimmeri, da cui egli potrà scendere nell’Ade, per consultare l’indovino Tiresia. Sceso nel regno dell’Ade Ulisse incontra molti eroi greci, tra cui Agamennone, Achille ed Eracle. Giunto a Tiresia, l’indovino gli predice che il ritorno in patria non sarebbe stato facile, a causa dell’ira di Nettuno, inferocito perché Ulisse aveva accecato il figlio Polifemo. Inoltre, al suo rientro, Odisseo avrebbe dovuto affrontare anche una dura lotta contro i Proci, per eliminare i pretendenti della moglie Penelope. Risalito all’isola, Ulisse torna da Circe, che prima di lasciarlo salpare, svelò all’eroe le nuove avventure che lo attendevano dandogli utili indicazioni sul modo in cui comportarsi. I personaggi che Ulisse incontra nel regno dell’Ade sono rappresentati in diverse opere, alcune di carattere scultoreo come il cratere a calice a figure rosse (figura sottostante), oppure nella copia romana di un originale greco del V secolo a.C raffigurante Ade stesso. Troviamo testimonianze di questo momento del viaggio di Odisseo anche negli affreschi della Biblioteca Apostolica Vaticana o in quelli eseguiti da Alessandro Allori, presso Palazzo Salviati a Firenze. Infine, vi è anche una bellissima opera di Johann Heinrich Füssli che raffigura Ulisse e Aiace.
Ulisse e Tiresia Basso rilievo Museo del Louvre, Parigi II - I secolo a.C.
Odisseo e Tiresia nel regno dei morti Cratere a calice a figure rosse 380 a.C.
“Credete voi forse che a casa, alla terra dei padri si vada? Ma un altro viaggio segnava a noi Circe, alle case dell’Ade e della tremenda Persefone, a interrogare l’anima del tebano Tiresia”
Omero. Odissea X, 562-565
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Tiresia predice il futuro a Odisseo Johan Heinrich FĂźssli 1780 / 1785
La punizione dei dannati all’inferno Affresco Museo del Vaticano - Biblioteca Apostolica Vaticana, Roma 40 a.C.
Ulisse e Tiresia Alessandro Allori - Affresco Palazzo Salviati, Firenze 1580
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le sirene
Dopo aver lasciato l’isola della maga Circe, Ulisse riprende la navigazione, ma durante il viaggio si imbatte nella terra delle Sirene, creature ammalianti che con i loro canti suadenti portavano alla morte i viaggiatori che cedevano al loro “richiamo” e sbarcavano sull’isola. Per sfuggire al loro canto, così come gli aveva suggerito la maga Circe, Ulisse chiuse le orecchie dei compagni con della cera e si fece legare stretto, mani e piedi, all’albero della nave. Una volta oltrepassata l’isola, i compagni si sfilarono i tappi di cera e liberarono Odisseo. L’isola delle sirene costituisce un’altra tappa molto importante all’interno del lungo viaggio di Ulisse verso Itaca. Molto sono gli artisti che si sono cimentati dipingendo questo soggetto: Friedrich Preller, Francesco Primaticcio, Gustave Moreau, Herbert James Draper e Ferdinand Alexander Bruckmann. Ritroviamo opere anche del già citato John William Waterhouse e perfino Annibale Carracciche, che ha dipinto un affresco situato a Palazzo Farnese (Roma). Molte testimonianze pervengono anche da manufatti artigianali consarvati per lo più presso il museo del Louvre a Parigi, una fonte inestimabile di opere, tanto che vi è una sezione dedicata esclusivamente all’arte greca.
Le Sirene Gustave Moreau 1872
Odisseo sfugge al richiamo delle Sirene Friedrich Preller 1859 / 83
Le Sirene Gustav Adolf Mossa 1905
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Le Sirene Edward Armitage 1888
“Tu arriverai, prima, dalle Sirene, che tutti gli uomini incantano, chi arriva da loro. A colui che ignaro s’accosta e ascolta la voce delle Sirene, mai più la moglie e i figli bambini gli sono vicini, felici che a casa è tornato, ma le Sirene lo incantano con limpido canto, adagiate sul prato: intorno è un mucchio di ossa di uomini putridi, con la pelle che raggrinza”
Omero. Odissea XII, 39-46
Ulisse e le sirene Thomas Moran 1900
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Sirena John Reinhard Weguelin 1911
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Le Sirene William Etty 1837
Scoglio delle Sirene Edward Matthew Hale 1894
Ulisse e le Sirene Francesco Primaticcio 1560
Le Sirene giocano in mare Charles Edouard Boutibonne 1883
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Le Sirene Gustave Moreau, XIX sec
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Ulisse e le Sirene Herbert James Draper 1909
Ulisse e le Sirene John William Waterhouse 1891
Ulisse e le Sirene Karl Von Blaas 1882
Ulisse e le Sirene Victor Mottez 1809 / 97
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Cratere attico con figure nere Museum of Fine Arts, Boston 560 / 550 a.C.
Sirene Cesare Viazzi Villa Weil, Genova 1901
Sirene Dettagli di due anfore Museo del Louvre, Parigi 560 / 540 a.C.
Le Sirene Edoardo Dalbono Galleria dell’Accademia di Belle Arti, Napoli 1871
Ulisse e le Sirene LeĚ on Auguste Adolphe Belly 1827 / 77
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Sirena Piatto corinzio Museo del Louvre, Parigi 580 / 570 a.C. La sirena di tradizione ellenica Piatto del VI sec a.C. Museo del Louvre, Parigi 570 / 560 a.C.
Le Sirene John William Waterhouse 1900
Sirene Franรงois-Marie Firmin Girard 1868
Le Sirene John William Waterhouse 1900
La nave di Ulisse Bassorilievi in terracotta scultura romana II secolo a.C, 150 a.C.
Odisseo e le sirene Dusseldorfer Galerie 1809
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Ulisse e le Sirene Pablo Picasso Musèe Picasso, Antibes 1947
Sirene Arnold BoĚˆcklin 1874 / 1875
Le Sirene Ferdinand Alexander Bruckmann 1829
Le Sirene Sir Edward John Poynter 1902
Ulisse e le Sirene Alessandro Allori Palazzo Salviati, Firenze 1580
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scilla e cariddi
Dopo essere sfuggito al canto delle Sirene, Ulisse e i suoi compagni passarono attraverso le “rupi erranti”, posti all’altezza dello stretto di Messina, in cui risiedevano i terribili mostri Scilla e Cariddi. Incurante delle parole di Circe, la quale aveva consigliato all’eroe di non cercare di affrontare le due tremende creature, Ulisse si armò di tutto punto e salì sul ponte della nave per cercare di difendersi dai mostri; la nave superò lo stretto, ma Odisseo perse sei dei suo compagni. Un’altro passaggio saliente nelle “avventure di Ulisse” è l’incontro con i due mostri mitologici Scilla e Cariddi, ritratti in urne, vasi ellenici e perfino in una vignetta inglese di fine Settecento. Famosissima è anche la Fontana del Nettuno in piazza del Duomo a Messina, che presenta due grandi sculture rappresentanti Scilla e Cariddi, realizzate da Giovanni Angelo Montorsoli.
Ulisse tra Scilla e Cariddi Fuseli Henry 1803
Medaglione della Magna Grecia Metropolitan Museum of Art, New York III sec a.C.
Ulisse nello stretto di Scilla e Cariddi Medaglione in bronzo IV secolo a.C.
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Scilla Melos - Placca di terracotta British Museum, Londra 460 / 450 a.C
Scilla mentre uccide i compagni di Ulisse Ricostruzione Villa di Tiberio - Museo della Civiltà Romana, Sperlonga I sec. d.C.
Scilla Rilievo V sec. a.C
Ulisse tra Scilla e Cariddi Heinrich Fusslì Aargauer Kunsthaus, Aarau 1794 / 96
Scilla e Cariddi Alessandro Allori Banca Toscana, Firenze 1575
“Nel mezzo volta all’Occidente, e all’Orco, S’apre oscura caverna, a cui davanti, Dovrai ratto passar: giovane arciero, Che dalla nave disfrenasse il dardo, Non toccherebbe l’incavato
Scilla e Cariddi Giovanni Angelo Montorsoli Fontana del Nettuno - piazza del Duomo, Messina 1557
speco. Scilla ivi alberga, che moleste grida, Di mandar non ristà. La costei voce, Altro non par, che un guajolar perenne Di lattante cagnuol: ma Scilla è atroce. Mostro, e sino ad un Dio, che a lei si fesse, Non mirerebbe in lei senza ribrezzo.”
Omero. Odissea XII, 107-117, pag. 335
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La terra di Trinacria
Dopo aver superato Scilla e Cariddi, Ulisse approda in Trinacria, l’attuale Sicilia. Qui i compagni, stremati dal lungo viaggio e dalla fame, si cibano dei sacri buoi del dio Sole, provocando l’ira del dio, che si vendica con una tempesta non appena essi riprendono il mare.
La tempesta Henri Matisse 1934 / 35
Ira del dio Helios che si vendica sulle navi di Ulisse Herbert James Draper 1909
Della terra di Trinacria si hanno delle significative testimonianze attraverso l’opera di Pellegrino Tibaldi, i bassorilievi in pietra calcarea che rappresentano il dio Helios, i quadri di Friedrich Preller, Jan Styka e perfino Henri Matisse.
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“Allora incontro ti verran le belle Spiagge della Trinacria isola, dove Pasce il gregge del Sol, pasce l’armento. Sette branchi di buoi, d’agnelle tanti, E di teste cinquanta i branchi tutti”
Omero. Odissea XII, 164-168, pag. 337
I compagni di Ulisse uccidono i buoi sacri del dio Helios Jan Styka 1922 / 1927
I compagni di Ulisse prendono i sacri buoi del dio Helios Pellegrino Tibaldi Soffitto Palazzo Poggi, Bologna 1550
I compagni di Ulisse uccidono i buoi sacri del dio Helios Friedrich Preller il Vecchio 1863 / 65
L’uccisione dei buoi sacri del dio Helios Dame Elisabeth Frink Tate Gallery, London 1973
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“L’ho in un’isola versar largo pianto,
L’isola della ninfa Calipso
nella dimora della ninfa Calipso, che a forza lo tiene. E non può ritornare alla terra paterna, perché non ha navi armate di remi, no ha compagni che lo trasportino sul dorso ampio del mare”
Omero. Odissea IV, 556-560
Unico superstite della tremenda tempesta scatenata dal dio Sole, Odisseo giunge all’isola di Calipso, dove rimarrà per otto anni. Calipso abitava in una grotta profonda, con molte sale, che si apriva su giardini naturali, un bosco sacro con grandi alberi e sorgenti che scorrevano attraverso l’erba. Ella passava il tempo a filare, tessere con le schiave, anch’esse ninfe, che cantavano mentre lavoravano. Come per Polifemo, la maga Circe e le Sirene, molti pittori si sono cimentati nella realizzazione di opere ispirate alla figura mitologica della ninfa Calipso: troviamo infatti pittori del calibro di Pierre Charles Tremoliers, Henri Lehmann, George Hitchcock, Angelika Kauffmann e Arnold Bocklin.
Ulisse e Calipso Angelica Kauffmann 1774
Gérard de Lairesse Museo di Arte, Cleveland, Ohio, Usa 1670
Ulisse e Calipso Jan Brueghel l’Ancien Johnny van Haeften Gallery, Londra 1616
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Ulisse, Mercurio e Calipso Gerard de Lairesse Rijksmuseum, Amsterdam 1682
Calypso George Hitchcock Museum of Art, Indianapolis 1906
(In alto) Calypso Henri Lehmann Istituto di Arte, Minneapolis 1869
(A sinistra) Calypso e Ulisse Jan Styka 1922 / 27
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(A destra) Ulisse arriva sull’isola di Calipso Pierre Charles Tremoliers 1737
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Calipso Arnold Bocklin Kunstmuseum, Bâle 1883
Calipso Anatole Calmels Museo di Piccardia, Amiens 1853
Odisseo e Calipso Max Beckmann Museo a Amburgo, Germania 1943
Odisseo e Calipso Vaso ellenico - figure nere su fondo rosso Museo del Louvre, Parigi
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Nella terra dei Feaci
Giunto nella terra dei Feaci, Omero racconta di come la popolazione accolse benevolmente Ulisse, fornendogli la nave che lo avrebbe riportato in patria, pur sapendo che con questo gesto sarebbero incorsi nell’ira di Poseidone. Il loro re è Alcinoo, la cui moglie era Arete, una donna che avrà un ruolo importante nel determinare l’aiuto dato a Ulisse. Loro figlia era Nausicaa, la prima a imbattersi nell’eroe greco reduce dal naufragio e a offrirgli l’ospitalità. L’eroe venne accolto a corte con ogni riguardo: in suo onore fu organizzato uno splendido banchetto durante il quale, sollecitato da Alcinoo, Ulisse svelò la sua identità raccontando le peripezie cui era andato incontro nel suo lungo viaggio di ritorno. Termina qui il racconto di Ulisse ai Feaci, che, commossi, lo riportano a Itaca.
Ulisse e Nausicaa Alessandro Allori Palazzo Salviati - Banca Toscana, Firenze 1580
Partenza di Ulisse dalla terra dei Feaci Claude Lorrain 1646
Le opere che testimoniano l’ultima tappa del viaggio di Ulisse sono anch’esse eterogenee: quadri, vasi, affreschi e bassorilievi fanno da protagonisti nello svelare la permanenza di Odisseo presso la corte di re Alcinoo. Ulisse salvato dalla ninfa Ino Pellegrino Tibald - affresco Palazzo Poggi, Bologna 1549 / 51
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Odisseo incontra Nausicaa Vaso ellenico a figure rosse 440 / 430 a.C.
Nausicaa Lord Frederick Leighton 1878
(In alto) Ulisse incontra Nausicaa Jacob Jordaens 1630 / 40
Ulisse e Nausicaa Johann Heinrich Wilhelm Tischbein 1819
(A destra) Ulisse alla corte di Alcinoo Francesco Hayez Museo di Capodimonte, Napoli 1814 / 15
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Ulisse e Nausicaa Salvatore Rosa The Los Angeles county museum of art, Los Angeles 1655
Ulisse e Nausicaa Kraesten Iversen 1918
L’incontro di Ulisse con Nausicaa nell’isola dei Feaci Palazzo Montecitorio, Roma 1680
Ulisse alla corte dei Feaci Jean Broc Museo Magnin, Digione
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Ulisse e Nausicaa Louis Gauffier 1798
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L’incontro tra Ulisse e Nausicaa Peter Paul Rubens Palazzo Pitti, Firenze 1625 / 1627
Ulisse e Nausicaa Valentin Serov Galleria Tretiakov, Mosca 1910
Nausicaa William McGregor Paxton 1937
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Ulisse e Nausicaa Pierre Antoine Augustin Vafflard 1821
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(In alto) Odisseo e Nausicaa Joachim Von Sandrart 1630
Odisseo incontra Nausicaa Friedrich Preller, Il Vecchio 1865
Danza dei figli del re Alcinoo Antonio Canova 1790 / 92
Ulisse e Nausicaa Jean Veber 1888
Ulisse e Nausicaa Alte Pinakothek Museum, Monaco 1619
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il ritorno a itaca
Giunto alla spiaggia di Itaca, Ulisse, viene trasformato in un vecchio mendicante. In seguito Atena si reca a Sparta da Telemaco, per esortarlo a fare ritorno a casa, mentre Ulisse chiede ospitalità a Eumeo, un umile porcaro rimastogli fedele dopo tanti anni, venendo così a sapere della tirannia imposta dai proci alla moglie Penelope.. Dopo essersi rivelato al figlio e al fedele Eumeo si reca alla reggia dove si fa accogliere come un mendicante. Qui, schernito ripetutamente dai tracotanti Proci, partecipa alla gara di arco organizzata da Penelope, che aveva promesso di consegnarsi in sposa a colui che sarebbe riuscito a scoccare una freccia dal pesante
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Atena rivela Itaca a Ulisse Giuseppe Bottani 1775
Ulisse riconosciuto da Euriclea con la sua vecchia cicatrice Clément Belle 1760
arco del marito facendola passare per le fessure di dodici scuri allineate. Nessuno dei pretendenti riesce anche solo a tendere l’arco, e così Odisseo chiede di poter fare un tentativo. Sotto gli occhi torvi dei Proci, dopo aver scaldato l’arma sulla fiamma, Odisseo riesce perfettamente nell’impresa di tendere l’arco e scoccare.
La strage dei Proci Schwab 1882
A questo punto, spalleggiato da Atena, non gli rimane che scatenare la vendetta che aveva attentamente preparato con Eumeo, Filezio e il figlio. Di queste testimonianze letteraria abbiamo un notevole riscontro pittorico attraverso le opere di Friedrich Preller, Francesco Primaticcio, Pierre Jérome Lordon, Gustave Clarence Rodolphe Boulanger, Christophe Thomas Degeorge, ma anche attraverso vasi attici a figure rosse su fondo nero, bassorilievi e affreschi, uno tra i quali, quello di Luca Cambiaso, a Palazzo Gerolamo Grimaldi della Meridiana, situato a Genova.
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Penelope e Ulisse riuniti nel talamo nuziale Francesco Primaticcio 1563
Ulisse riconosciuto dalla serva Euriclea Gustave Clarence Rodolphe Boulanger 1849
(A sinistra) Odisseo e Penelope con il cane Argo ai loro piedi Dettaglio peso di bronzo
(In alto) Odisseo e Telemaco uccidono i Proci Christophe Thomas Degeorge 1812
Strage dei Proci Friedrich Preller, il Vecchio 1834 / 1836
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Ulisse arriva a Itaca Francesco Primaticcio 1550
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Ulisse riconosciuto dalla serva Euriclea Pierre Jérome Lordon Museo d’Arte e di Storia, Sainte-Menehould II metà del XIX sec.
Odissea - Ulisse e Penelope si avviano al talamo Palazzo Milzetti, Faenza
(In alto) Penelope e i suoi pretendenti John William Waterhouse 1912
(A sinistra) Ulisse saetta i Proci con l’aiuto di Minerva e Telemaco Luca Cambiaso - affresco Palazzo Gerolamo Grimaldi della Meridiana, Genova 1565 / 66
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La nutrice Euriclea riconosce Ulisse Rilievo romano in terracotta I secolo a.C.
Ulisse riconosciuto da Euriclea Dettaglio di un vaso skyphos a figure rosse 440 a.C.
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Massacro dei pretendenti di Penelope Cratere a figure rosse 330 a.C.
Arrivo di Ulisse a Itaca Friedrich Preller, il Vecchio 1865
Odisseo e Telemaco uccidono i Proci Rilievo di una parete 390 a.C.
Ulisse contro i Proci Ugo Attardi 1999
Argo riconosce Ulisse Felice Giani Soffitto della Sala di Numa, Bologna
La strage dei pretendenti di Ulisse e Telemaco Louis Vincent Palliere 1812
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Euriclea riconosce Ulisse Felice Giani Soffitto della Sala di Numa, Bologna 1802
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conclusioni
Termina qui il mio viaggio attraverso i libri V e XII dell’Odissea, poema omerico le cui testimonianze pervengono fino ai giorni nostri attraverso le opere di grandi maestri dell’arte come Francesco Hayez, Luca Cambiaso, Jan Styka, Francesco Primaticcio, Claude Lorrain, Pellegrino Tibaldi, Alessandro Allori, Joseph Turner e il contemporaneo Ugo Attardi.
I viaggi di Ulisse attraverso l’arte sono una raccolta di immagini ricche di pathos e avventura che mi hanno portata a costituire un “catalogo” di più di 300 opere tra quelle di carattere pittorico, scultoreo e murale - basti pensare ai meravigliosi affreschi di Alessandro Allori, che adornano il Palazzo Salviati, Firenze o ai cicli decorativi rappresentanti “L’Odissea” dipinti da Pellegrino Tibaldi a Palazzo Poggi a Bologna.
Ognuna di queste opere ha una valenza sia storico-letteraria che artistica, che racconta un mito a primo sguardo lontanissimo, ma quanto più attuale e contemporaneo, con il quale innumerevoli artisti si sono confrontati, sia italiani che stranieri.
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bibliografia
sitografia
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Un viaggio di immagini e testimonianze artistiche che narrano i fatti descritti all’interno del poema di Omero, l’Odissea, raccontando tramite una visione artistica il lungo ritorno di Ulisse verso Itaca dall’amata Penelope, attraverso opere di grandi maestri come Francesco Hayez, Luca Cambiaso, Jan Styka, Francesco Primaticcio, Pellegrino Tibaldi e tanti altri. Ogni opera ha una valenza sia storico-letteraria che artistica, che racconta un mito a primo sguardo lontanissimo, ma quanto più attuale e contemporaneo, con il quale innumerevoli artisti si sono confrontati, sia italiani che stranieri.
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