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alessandra vai
architettura
paesaggio
Via Santa Fede 23/f 10020, Cavagnolo TORINO
Mobile phone +39.340.4869211
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a2v.archlandscape@gmail.com alex.vai@alice.it alessandra.vai@architettitorinopec.it
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AV
resume
alessandra vai
architettura paesaggio
Architetto libero professionista specializzato in progettazione e pianificazione urbana e territoriale, occupato nell'ambito della progettazione architettonica.
Formazione UPC Barcellona - ACMA Centro di Architettura Milano International Master in Landscape Architecture Master di II livello in architettura del paesaggio 2014-2015 UPC Barcellona - ACMA Centro di Architettura Milano Laboratorio di progettazione_I sistemi del verde: dal verde urbano agli spazi naturali. settembre / ottobre 2013 Workshop di progettazione 1/ Joao Gomes da Silva. Oltre il giardino: ripensare il “verde” urbano (settembre 2013); Workshop di progettazione 2/ Joao Nunes. Riciclare il pianeta. Paesaggi a “rifiuti zero” (ottobre 2013); Workshop di progettazione 3/ Atelier B’ Architectes. Jordi Bellmunt-Agata Buscemi. Il dolce andar. Progetti per una mobilità altra (ottobre 2013). UPC Barcellona - ACMA Centro di Architettura Milano Laboratorio di progettazione_Nuovi usi per antichi territori: il turismo. marzo 2013 – giugno 2013 Workshop di progettazione 1/ Anouk Vogel. Temporary garden_Tra spazio pubblico e dimensione domestica (marzo 2013); Workshop di progettazione 2/ Maria Goula. Ruralità urbana_Nuovi modelli agricoli per la metropoli contemporanea (aprile 2013); Workshop di progettazione 3/ Gilles Vexlard. La dolce vita_Il piacere di vivere il paesaggio (maggio-giugno 2013). Politecnico di Torino Laurea specialistica 2° livello, Progettazione urbana e territoriale, 108/110 2000 – 2009 Liceo Scientifico Diploma, 90/100 1995 – 2000
esperienze Iscritta all’albo dei soggetti accreditati IRES - Istituto Ricerche Socio Economiche del Piemonte Ricercatore junior (ambito territoriale) / Esperto grafico dicembre 2013 – Presente _ Torino
Membro della Commissione Edilizia del Comune di Cavagnolo (TO) 2012 – Presente_ Cavagnolo Architetto Studio associato FB agosto 2010 – Presente _Chivasso Stesura completa di pratiche edilizie per opere pubbliche ed interventi privati; Redazione di documentazione tecnica (tra cui computi metrici, capitolati d’appalto, relazioni tecniche di rispondenza alle prescrizioni in materia di contenimento del consumo energetico); Rilievi architettonici; Grafica. Architetto A2V Alessandra Vai Architetto 2009 – Presente_ Torino Libera professione. Progettazione urbana, territoriale, ambientale, del paesaggio. Progettazione architettonica. Grafica e design. Architetto Studio IZZO Architettura aprile 2010 – agosto 2010_Chivasso Collaborazione alla stesura di pratiche edilizie e alla redazione di documentazione tecnica. Realizzazione di brochures illustrative, grafica. Collaboratrice Crotti+Forsans gennaio 2008 – aprile 2008 _Torino Collaborazione alla stesura di progetto di Concorso.
Obiettivi futuri Sviluppare competenze nell’ambito della progettazione e pianificazione partecipata. Sviluppare competenze ed esperienze professionali nell’ambito della landscape architecture. Acquisire consapevolezza professionale sulle tematiche di rigenerazione urbana e sui percorsi evolutivi dei piani per le smart cities.
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Nuovi usi per antichi territori _ Il turismo
Il turismo rappresenta la seconda industria mondiale dopo l’estrazione e il trattamento del petrolio. Un fenomeno in piena crescita se si pensa che circa metà della popolazione della terra si sposta per tale motivo fuori dal proprio territorio, di cui un sesto fuori dal paese di residenza; se da un lato ha dato luogo ad una nuova specifica economia, analizzata, programmata e gestita dai grandi operatori turistici, dall’altra è divenuto sinonimo di libera fruizione dei territori, di contatto tra le diverse culture del mondo. Si tratta di un vero e proprio fenomeno migratorio poliedrico il cui flusso trova impreparate le principali città d’arte e le mete naturalistiche, innescando problematiche antropologiche, ambientali, urbanistiche e infrastrutturali. Interi territori vengono reinterpretati offrendosi disponibili a nuove funzionalità che devono tenere conto della valorizzazione e del rispetto della cultura e del paesaggio locale.
Il giardino temporaneo: tra spazio pubblico e dimensione privata Milano 20-24 marzo 2013
Anouk Vogel NL – Amsterdam www.anoukvogel.nl
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Il giardino temporaneo: tra spazio pubblico e dimensione privata Anouk Vogel
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Patrizia Giannattasio Patrizia Rizzo Alessandra Vai
LEAVE IT TO NATURE Il sito d’interesse è rappresentato da un edificio industriale, oggetto di parziale dismissione, Grafica Bazzi, localizzato nel tessuto industriale consolidato del quartiere Lambrate – Ventura. Si identifica un problema centrale, la necessità di definire un processo di trasformazione di questo spazio a rischio abbandono e si definiscono tre questioni chiave: -Attribuzione di una identità transitoria allo spazio, nella fase di mutazione d’uso. -Riuso e riconversione dello spazio. -Coinvolgimento degli abitanti del quartiere nella presa di coscienza della questione della dismissione e del tentativo di una sua risoluzione, attraverso un processo controllato di trasformazione. In fase progettuale la nostra attenzione si focalizza su uno specifico frammento di questo sito, identificato nel lungo cortile interno, racchiuso tra due edifici, l’edificio vuoto/dismesso e l’edificio che ospita le attività lavorative ancora attive. Questo spazio evidenzia l’ambiguità di questo sito, compresso tra una dimensione attiva (l’ambiente di lavoro) ed una dimensione passiva (lo spazio dismesso). Il muro è il confine del cambiamento. La nostra strategia progettuale è volta, quindi, a lavorare su questa superficie per attribuire ad essa ed allo spazio che delimita, una nuova percezione, una dimensione onirica, protettiva, piacevole. La strategia prevede di utilizzare l’evento del Fuori Salone e della Design Week come opportunità di ripensare uno spazio privato, rendendolo temporaneamente pubblico. 12
Gli abitanti sono coinvolti, attraverso un’azione culturale, nel processo di metamorfosi di questo spazio interno dismesso: la performance prevede l’incontro tra abitanti e visitatori sul terreno comune del muro. Il progetto propone la realizzazione di un giardino verticale in evoluzione. Si prevede di intervenire con gesti forti sulla superficie della parete, scavandola in alcuni punti secondo un disegno, una griglia regolare. Questi fori saranno riempiti di terra, all’interno della quale verrà riposto il seme di una pianta. Il seme sarà piantato dai visitatori, con un processo partecipativo attivo. I visitatori potranno, infatti, scegliere e acquistare il seme da macchinette automatiche predisposte all’ingresso del cortile. Il distributore di semi, avrà una funzione sia ludica sia economica. I soldi in esso raccolti potranno, infatti, essere utilizzati come fondi per la riqualificazione del cortile. Lo sviluppo eventuale delle specie seminate e l’appropriazione della superficie da parte della vegetazione sono lasciati alla natura, chiamata a fare spontaneamente la sua parte nel processo di mutamento del cortile. La performance costituisce, quindi, la proiezione del futuro scenario dello spazio aperto.
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RuralitĂ urbana: nuovi modelli agricoli per la metropoli contemporanea Milano, 17 - 21 aprile 2013
Maria Goula Barcelona
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RuralitĂ urbana: nuovi modelli agricoli per la metropoli contemporanea Maria Goula
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Irene Graziano Alessandra Vai Vincenzo Vincenti
AGRI - RIDE La nostra idea progettuale si articola nella creazione di una rete che colleghi i parchi e le aree agricole nella porzione occidentale e settentrionale della provincia di Milano. Il nostro obiettivo consiste nell’eliminare le discontinuità esistenti, rappresentate da barriere artificiali quali costruzioni urbane ed infrastrutture viarie, L’obiettivo è definire una maglia di percorsi ciclo-pedonali che attraversano paesaggi con caratteristiche che si evolvono continuamente. Si parte dalla pianura irrigua occidentale per giungere fino alle prime colline moreniche della pedemontana, passando per l’alta pianura asciutta. In questo modo è possibile arrivare ai piedi delle Alpi partendo da Milano con la bicicletta, approfittando della possibilità di godere di viste, prive di limiti spaziali edificati, sulle campagne circostanti. Le aree attraversate spesso già dispongono di luoghi attrezzati per la sosta e il ristoro dei fruitori e sono situate poco distanti dai centri urbani dove è possibile trovare supporto in caso di necessità o, nel caso si voglia interrompere l’escursione, prendendo dei mezzi pubblici si è in grado di tornare al proprio domicilio. Più nel dettaglio il percorso intende mettere in relazione la cintura di parchi e aree verdi esistenti nella porzione ovest e nord-ovest del comune di Milano (Parco delle Cave, Parco di Trenno e Bosco in Città) con il territorio circostante sia in direzione nord, quindi verso Rho intercettando a Bollate il Parco delle Groane (am20
pio corridoio verso le colline), sia verso ovest, quindi verso il Parco Agricolo Sud Milano fino a raggiungere il Parco Naturale Lombardo della Valle del Ticino ad Abbiategrasso. Verso settentrione si utilizzeranno prevalentemente le strade campestri che costituiscono la spina dorsale degli spazi agricoli ed alcune piste per la mobilità lenta già costruite, mentre verso ponente si seguirebbe sostanzialmente l’asse tracciato dal Canale Scolmatore di Nord Ovest, un corso d’acqua artificiale costruito negli anni ’60, per veicolare verso il Ticino, in caso di piogge abbondanti, la portata eccessiva dei fiumi e dei torrenti che raggiungono Milano dalle Prealpi. In quest’ultimo gli interventi si concentrerebbero sostanzialmente sulla riqualificazione del percorso lungo il canale, mentre il tratto verso nord, che incontra aree densamente urbanizzate necessita di un più ampio studio per poter unificare l’attuale serie di “varchi” al momento scollegati tra loro.
AGRI
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La dolce vita: Il piacere di vivere il paesaggio Milano, 29 maggio – 2 giugno 2013
Gilles Vexlard | Latitude Nord Versailles
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La dolce vita: Il piacere di vivere il paesaggio Gilles Vexlard
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Gabriel Ayala Annalisa Santulli Alessandra Vai Agata Valle
“EAU THEATRE DE LA VILLE” La nostra lettura del sito identifica alcune criticità, quella che noi abbiamo ritenuto la questione centrale è la percezione di un fronte lago frammentato, costituito da differenti conformazioni,sviluppatesi in differenti epoche storiche, che hanno determinato relazioni contrastanti tra terra e acqua, tra città e lago. Il nostro progetto cerca quindi di rispondere a due domande: - Come ricostruire il rapporto tra la città e l’acqua? - Come ridefinire i bordi, dando loro una identità riconoscibile? A partire dal riconoscimento di queste questioni centrali, cerchiamo di definire una carta delle possibilità del nostro margine. Masterplan Il primo approccio progettuale si muove a partire dalla definizione di tracciati di organizzazione, da tracciati regolatori. Le direttrici individuate prendono forma a partire da tre elementi principali: _ la griglia strutturale del tessuto storico romano _ coni visuali _ la compressione morfologica - topografica del paesaggio Lo step successivo parte dall’osservazione della costruzione geometrica dello spazio lungo il lago e dal tentativo di costruire un nuovo scenario, attraverso la 28
successione di differenti sequenze ambientali. Il percorso da noi ipotizzato lungo questo nuovo bordo, si sviluppa come un lento approssimarsi di differenti “facciate” della città sul lago. L’obiettivo del progetto è far ruotare la percezione dal lago verso la città. Il nuovo fronte lago costituisce, così la nuova quinta scenica della città, il palcoscenico della città aperto sul lago. Tentativo ultimo del progetto da noi ipotizzato è la definizione di un comune segno ordinatore che ponga in relazione continua e fluida differenti funzioni e modi d’uso del fronte lago rispetto alla città e differenti relazioni della città con il lago.
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I sistemi del verde: dal verde urbano agli spazi naturali.
Rari sono i casi di progetti del movimento moderno che non riguardano strettamente il manufatto architettonico. Nei piani funzionalisti “il verde urbano” veniva considerato una zona monofunzionale di attrezzature e servizi da edificare attraverso modelli consolidati, esattamente come le aree residenziali, industriali ecc. Eppure non sono mancate esperienze nella costruzione della città contemporanea, da Fredrick Olmsted a Ebenezer Howard, che assegnavano un valore preciso al disegno degli spazi aperti. A partire dal movimento ambientalista degli anni ’60 ma soprattutto con la maturazione della disciplina dell’architettura del paesaggio su temi ad ampia scala, ciò che per la pianificazione veniva considerato un indistinto retino verde ora per i progettisti è divenuto qualcosa di concreto: una preesistenza ambientale, un sistema complesso di relazioni tra strutture idrogeologiche e botaniche, da comprendere e interpretare con le più avanzate discipline scientifiche e da riprogettare in funzione della sua valorizzazione nei confronti anche degli insediamenti umani. 33
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Oltre il giardino: ripensare il “verde” urbano Milano, 18-22 settembre 2013
João Gomes da Silva | Global Paesaggio Lisboa www.gap.pt
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Oltre il giardino: ripensare il “verde” urbano João Gomes da Silva
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Cecilia Danieli Deianira Napoli Pamela Nichele Alessandra Vai
TRA BOSCO E RADURA La partenza del nostro lavoro è stata costituita da un’attenta osservazione dello stato di fatto in merito ai tracciati, alla vegetazione, alle attività, ai tempi e ai modi di utilizzo del parco, agli accessi, alle tipologie di utenti, ai pieni e ai vuoti, alle tracce storiche. La considerazione piu’ importante che ne abbiamo rilevato è che al momento all’interno del parco esiste una situazione di grande disordine, dovuta alla disorganizzata dislocazione della attività ludico-ricreative, alla presenza eccessiva di vegetazione di ultima piantumazione, a un’eccessiva frammentazione degli spazi, alla collocazione degli accessi, al disagio del quartiere multietnico, da sempre zona di migranti. Dunque l’obiettivo fondamentale posto è stato quello di provare a ristabilire una forma di ordine. Il sistema ambientale del parco è fondato sulla presenza di differenti quote:alla quota piu’ alta un sistema vegetale a masse piene- boschetti di CarpinusBetulus, CeltisAustralis, Tilia Platiphyllus - abbatte i rumori e le polveri provenienti dalle circostanti via Padova e via Giacosa, e abbraccia l’anello principale di percorrenza, che si situa alla quota media del sistema. Il disegno dell’anello – un percorso chiuso a sezione costante che racchiude interamente la parte centrale del parco, riprende il “segno” dell’antico circuito dell’ippodromo,
secondo quanto rilevato in situ e attraverso l’analisi delle cartestoriche. La scelta importante è stata quella di “chiudere”questo anello all’interno di un sistema vegetale formato da un doppio filare di Populus italica, elemento verticale che permette di leggere al meglio il percorso nella sua interezza. Come detto sopra l’anello racchiude il centro del parco, che viene liberato dall’attuale sovrabbondanza arborea, a favore di grandi radure che permetto di godere al meglio del sole e di poter praticare diverse rilassanti attività. Solo poche e puntuali presenze arboree rilevanti vengono mantenute all’interno del piano centrale: il gruppo di Cedruslibanii, la Quercia, il grande Celtis, il viale di Platani. A tutte le quote si è optato per l’eliminazione delle specie arbustive più basse – a favore della sicurezza e della visibilità - ad unica eccezione della siepe lineare che divide il parco in due parti,quella pubblica e sempre aperta da quella di pertinenza della scuola. E’ stata inoltre mantenuta e implementata la pergola di Wisteriasinesis,utilizzata come padiglione delle feste. Le attività scolari di coltivazione degli orti e di giardinaggio trovano invece spazio nelle aree vicine ai padiglioni, alla quota alta. Il sistema dell’acqua prevede una rete di caditoie che
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dal punto piu’ alto convogliano le acque piovane verso il centro, dove si trova la grande piscina. Prevediamo il ripristino della pompa esistente per riportare l’acqua nelle quote superiori ed alimentare le vasche del giardino tematico (giardino acquatico), il sistema d’irrigazione del parco e le due grandi vasche che riprendono il segno del vecchio muro del galoppatoio. Il Convitto - prossimo a essere ristrutturato – diventerà il nuovo fronte del parco verso via Padova. Questo porta con se la necessità e la possibilità di riabilitare il piccolo parco che insiste su via Padova, e che al momento non è parte del Trotter: con il restauro del Convitto si potranno infatti aprire due nuove aperture dirette verso la via. Ulteriori nuovi accessi possono essere creati: ad ovest attraverso via Pria Forà, mentre alla quota alta si prevede il ripristino di due accessi esistenti. L’insieme di questi interventi dovrebbe riuscire a garantire maggiore ordine e maggiore permeabilità – seppur non a discapito della sicurezza – verso il quartiere.
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Riciclare il pianeta. Paesaggi a “rifiuti zero” Milano, 2 – 6 ottobre 2013
João Nunes | PRO|A|P Lisboa/Milano www.proap.pt
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Riciclare il pianeta. Paesaggi a “rifiuti zero” João Nunes
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Antonella Bifari Federica D’Angeli Annalisa Santulli Alessandra Vai
LA DARSENA NEL TEMPO L’area oggetto di studio è Porto di Mare, un’area importante nella storia di Milano in quanto, come suggerisce il nome stesso, doveva essere un porto che andava a sostituire la darsena di porta ticinese. Abbiamo lavorato cercando riportare alla luce alcuni segni del paesaggio che si sono stratificati nel tempo (come il tracciato storico del progetto della darsena e gli assi di distribuzione più importanti), con l’obiettivo di trasformare questa zona, adesso marginale e dal carattere piuttosto chiuso, in un luogo di socializzazione che funga da cerniera tra i tessuti dei quartieri vicini e il parco agricolo sud. Il sistema dei percorsi è piuttosto articolato anche se è ben visibile una gerarchia che privilegia alcuni segni piuttosto che altri (come segno dell’antico tracciato della darsena). Il sistema infatti in parte evidenzia il tracciato della darsena che esisteva a metà degli anni 50, in parte riprende il tracciato delle strade degli isolati vicini e in parte ricalca alcuni sentieri già esistenti; per questo motivo in alcune zone il sistema si articola in maniera rigida e schematica mentre in altre ha un andamento più libero e naturale come nella zona della discarica e del parco. Il sistema di percorsi articola un nuovo sistema degli accessi; l’area infatti si apre in più punti verso il parco
agricolo e i quartieri vicini riconnettendosi con il tessuto urbano ad esso adiacente. Alcune attività già presenti nell’area vengono mantenute e adeguatamente ricollocate e sistemate come per ex gli impianti sportivi, la zona adibita a parco e le aree destinate a parcheggio e la cascina con il vicino galoppatoio. Altre attività vengono invece introdotte; la zona occupata anticamente dalla darsena diventa un mercato dell’usato all’aperto. La zona è delimitata da due percorsi; il primo è più ampio ed è proprio lungo questo che si “attacca” il sistema delle strutture di supporto al mercato; tale sistema è completamente flessibile e si presta a successive implementazioni per andare incontro ad ogni tipo di esigenza. L’altro percorso è più piccolo e si uniforma agli altri sentieri esistenti e su questo si affacciano delle strutture ricettive come punti informativi e di ristorazione. All’area destinata al mercato si affiancano due aree destinate alla filiera del riciclo, ovvero ospitano magazzini per lo stoccaggio della merce da riciclare, officine e punti di rivendita. Ci sarà inoltre un’area destinata ad ospitare delle installazioni temporanee e una zona in cui hanno sede attività educative e un centro di ricerca sul tema del riciclo e del recupero dei rifiuti.
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Abbiamo previsto inoltre un programma di recupero della discarica, attraverso un processo di impermeabilizzazione e sigillamento , abbinato ad un sistema di pompe (che crea una maglia in pianta) e che serve per drenare il percolato generato dai rifiuti della discarica. La nuova area verrĂ dotata di percorsi che si ricollegano ai percorsi esistenti e potrebbero essere utilizzati anche dal vicino galoppatoio.
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Il dolce andar. Progetti per una mobilità altra Milano, 16 – 20 ottobre 2013
Jordi Bellmunt | B’ Architectes Barcelona http://www.jordibellmunt.com
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Il dolce andar. Progetti per una mobilitĂ altra Jordi Bellmunt
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Andrea Masia Pierfranco Oggiano Alessandra Vai
PUNTI DI VISTA Il percorso del fiume Adda costituisce un asse di forza all’interno dell’area vasta che mette in relazione il comprensorio delle province di Como, Bergamo, e Milano. Trezzo sull’Adda rappresenta un fulcro importante e centrale all’interno di questo sistema. LETTURA DEL SITO Dall’osservazione e dall’analisi del luogo si evince che il territorio di Trezzo sull’Adda è interessato da risorse ed attrattori di differente natura che si intrecciano e si intersecano. Possono essere individuati tre sistemi di caratterizzazione di questo sito: _ il sistema delle risorse ambientali e paesaggistiche, costituite dal percorso fluviale, dalla sua caratteristica di canyon naturale, di percorso nascosto, quasi pressato dall’incombenza delle conurbazioni di Trezzo e di Capriate. I costoni di roccia che accompagnano il fiume lungo il suo percorso, ospitano, inoltre, una fitta vegetazione boscata. Da questo invaso, emerge il promontorio, elemento catalizzatore del tessuto storico di Trezzo; _ il sistema delle dominanti storico-artistiche-architettoniche. Il territorio di Trezzo sull’Adda e della vicina Capriate, infatti, vedono una distribuzione diffusa e puntuale di fulcri sia ecclesiastici che storico-culturali,
la cui posizione strategica è ipotizzata come funzione di presidio del territorio stesso. Tra queste dominanti si evidenziano il nucleo storico del Castello Visconteo e della Torre di Teodolinda, posti a controllo del territorio sulla punta del promontorio. Percorrendo il sentiero lungo le sponde del fiume si aprono suggestive visuali sulle chiese di S. Gervasio e di Capriate. Al di sotto del promontorio, la presenza forte della centrale idroelettrica Taccani, esempio di luogo di produzione di stile Liberty. Ci si imbatte, inoltre, in esempi di archeologia industriale, uno piuttosto evidente rappresentato dai fabbricati industriali tessili di Crespi d’Adda e del relativo Villaggio Operaio, uno più celato, seppur in una posizione di predominio come il promontorio, rappresentato dall’ex Opificio Rolla. _il sistema dell’offerta turistico-culturale e, di conseguenza, dei flussi di fruizione di questo sito, costituito principalmente dall’asse longitudinale del percorso ciclo-pedonale che collega Trezzo, a nord con Lecco e Como, a sud con Milano. Seppure questi tre sistemi definiscano una stratificazione di segni caratterizzanti il territorio, quest’ultimo sembra, tuttavia frammentato. Il territorio sembra deficitare di un sistema integrato di fruizione degli spazi ma, soprattutto, di lettura del
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paesaggio. STRATEGIE In considerazione delle osservazioni fatte, la nostra strategia progettuale muove i passi proprio dalla volontà di offrire un’opportunità di lettura del paesaggio, tentando di potenziare le potenzialità ai differenti livelli, del territorio di Trezzo sull’Adda. L’asse lungo cui strutturare questo sistema di qualificazione dell’area è costituito dal percorso ciclo-pedonale esistente. Allo stato attuale il percorso, a partire dall’area del waterfront nei pressi della Centrale Idroelettrica, perde di consistenza e viene fruito come un percorso monotono, continuo, un mero attraversamento del paesaggio. L’obiettivo che il nostro progetto si prefigge è quello di rafforzare questo percorso trasformandolo nel filo di narrazione della storia e del paesaggio del territorio di Trezzo. Da percorso lineare, a sistema di percorsi ed elementi puntuali di sosta, di osservazione, d’indagine, di lettura del paesaggio. L’INTERVENTO Si individuano, lungo l’asse del percorso ciclo-pedonale, una serie di nodi: _l’ex Opificio Rolla ed il promontorio: il progetto tenta di far riaffiorare la memoria dell’edificio dell’ex-Opificio Rolla, attribuendone, però, un nuovo significato funzionale. La posizione strategica dell’edificio sul promontorio, con un’apertura quasi a 360° sul percorso fluviale e l’immediato collegamento con il nucleo storico del Castello Visconteo, ci suggeriscono l’ipotesi di definizione di un nuovo sistema culturale proprio in questo punto. L’edificio, data la sua ampia superficie, può ospitare aree espositive (vd. Collezione Fondo Mario De Micheli), congressuali, di ristoro. Questa nuova polarità può essere raggiunta sia dal tessuto urbano, con i percorsi già esistenti, sia dal percorso ciclo-pedonale sottostante, attraverso un elemento di risalita verticale, tra l’ex Opificio e il Castello.
_il sistema delle visuali sui fulcri del paesaggio: la percezione del paesaggio goduta percorrendo il tratto di percorso tra la rampa di discesa dal Castello fino all’infrastruttura dell’Autostrada, ci hanno suggerito la creazione di elementi, quali piattaforme prospicienti il fiume, che aprano lo sguardo del fruitore verso punti di vista interessanti del paesaggio circostante, quali i fulcri ecclesiastici e fitta vegetazione sulle rive del fiume. La creazione delle piattaforme consente, inoltre l’allargamento del percorso, quindi la definizione di un doppio livello di percorrenza, ciclabile e pedonale. _la porta di accesso al Parco Adda Nord e al Villaggio Operaio di Crespi d’Adda: in corrispondenza di questo punto, il percorso si snoda lungo due direttrici. La direttrice longitudinale prosegue verso Milano, seguendo l’asse dell’alzaia del Naviglio della Martesana. La direttrice trasversale, attraverso il ponte pedonale di attraversamento del fiume, mette in collegamento il comprensorio di Trezzo sull’Adda con il sito Unesco di Crespi d’Adda. Questa nuova direttrice consente, inoltre, il collegamento con il percorso ciclo-pedonale del Fosso Bergamasco.
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Spazio pubblico / spazio comune / spazio condiviso
Lavorare sullo spazio pubblico rappresenta oggigiorno sfida e motivo di riflessione progettuale. Infatti, mentre da un lato la società vive con drammaticità la perdita dell’appartenenza a valori collettivi e condivisi del concetto di “pubblico”, dall’altro l’estensione indeterminata del senso di urbanità anche alla campagna piuttosto che in ambiti naturalistici, riscontrabile in architettura nell’impiego diffuso di modelli tipologici e materiali uniformi prodotti dall’industria del semilavorato, è in grado di omogeneizzare lo spazio, di ridurre le differenze, di svilire il contesto. I nuovi luoghi del consumo di beni e di esperienze hanno sostituito i mercati municipali e i giardini pubblici, le grandi infrastrutture del trasporto le strade e i viali alberati, le piazze telematiche hanno preso il posto delle piazze urbane… I modelli tradizionali cui era legato lo spazio pubblico, vivono oggi una crisi di identità dovuta alla loro stessa natura; crisi cui i progettisti sono chiamati a porre rimedio attraverso la ricostruzione del senso a partire dalle qualità intrinseche del luogo. 61
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Paesaggi della produzione oggi Milano, 26-30 marzo 2014
Bart Brands | karres en brands Hilversum www.karresenbrands.nl
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Paesaggi della produzione oggi Bart Brands
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Luca Ciliani Alessandro Milanese Leonardo Tornambè Alessandra Vai
CO(U)LTURAL SHIFT Dall’osservazione del luogo e dall’analisi dei dati territoriali, si evince che il territorio di San Giuliano Milanese è interessato da risorse e sistemi di differente natura che si intersecano, e spesso confliggono. Possiamo individuare una sovrapposizione di quattro sistemi fondamentali: _ il sistema del tessuto agricolo, _il sistema della piastra industriale, _ il sistema dei fulcri storici, _il sistema dei flussi di fruizione Le nostre considerazioni si focalizzano sui due principali sistemi produttivi dominanti sul territorio. Il comparto industriale è caratterizzato da un sistema di produzione frammentato, costituito da più punti di produzione, stoccaggio, distribuzione, quindi da una molteplice concatenazione di passaggi, prima di giungere all’utilizzatore finale. Il comparto agricolo, risulta anch’esso molto frammentario. Ogni azienda agricola presente sul territorio è specializzata sulla produzione di un singolo prodotto, dalla produzione di latte, alla coltivazione monocoltura di cereali, mais, riso, le tre principali produzioni agricole presenti sul territorio. L’analisi, inoltre, ci permette di constatare come i due sistemi produttivi agiscano sul consumo di suolo. Una
sola azienda agricola insiste su una superficie territoriale equiparabile per estensione, all’intero comparto industriale, costituito, invece, da circa 600 aziende. Questo influisce anche sui flussi di fruizione dell’area. Le grandi infrastrutture presenti sul territorio consentono di raggiungere facilmente l’area industriale e l’annessa area commerciale avente come fulcro l’IKEA. L’area è quindi interessata da flussi di addetti dell’area industriale e di utenti dell’area commerciale, molto grandi. Il comparto agricolo, invece, risulta ai margini di questo sistema di flussi, sembra subirlo, anziché trarre vantaggio da esso. STRATEGIE Le problematiche emerse dall’analisi, ci portano a riflettere su una questione-chiave. A nostro avviso, infatti, una possibile strategia di intervento sul territorio deve partire dalla riconfigurazione della filiera produttiva, sia del comparto industriale che del comparto agricolo. Le azioni possibili possono essere così tradotte: Sottrazione_ una prima strategia agisce sul comparto industriale. Alcune delle aziende presenti sul territorio stanno subendo un processo di dismissione. Attraverso la riconversione dei terreni precedentemente occu-
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pati dai capannoni, la piastra impermeabile dell’area industriale, si trasforma per fasi successive di sottrazione, in una spugna. I terreni liberati possono successivamente ospitare differenti funzioni, possono essere trasformati in terreni fertili, possono diventare terreni di edificazione per una futura espansione residenziale dei nuclei di Civesio, Sesto Ulteriano e San Giuliano Milanese, oppure diventare tasselli naturalistici. Concentrazione/Stratificazione_un’elevata presenza di siti di stoccaggio e logistica ci porta a pensare alla possibilità di concentrare questi punti di carico- scarico merci in fulcri. La densificazione dei punti di stoccaggio, viene quindi sviluppata in verticale, liberando ulteriori tasselli territoriali e rendendo l’area industriale sempre più una superficie porosa.
Cooperazione/Networking_La diversificazione produttiva innesca un processo di cooperazione, sul modello di un distretto di economia solidale rurale, con la promozione di agricoltura biologica, la vendita diretta dei prodotti così come la grande distribuzione, il coinvolgimento di cittadinanza ed enti locali. Le azioni previste sono pensate come fasi graduali, step integrati, all’interno di un processo temporale a lungo termine, che riconfigura allo stesso tempo, il sistema produttivo ed il territorio su cui insiste.
Diversificazione_per quanto riguarda il sistema puntuale delle aziende agricole, si prevede che la loro produzione agricola subisca un processo di trasformazione, diventi diversificata. Ogni azienda è in grado di offrire alla sua utenza più prodotti. Le singole aziende, inoltre, messe in relazione tra loro creano una filiera corta di produzione agricola, lungo un percorso di fruizione del territorio, che ripercorre i tracciati storici preesistenti.
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Luci nel paesaggio. Il progetto di illuminazione di parchi e spazi pubblici Milano, 7-11 maggio 2014
Roger Narboni | Concepto Studio Bagneaux
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Luci nel paesaggio. Il progetto di illuminazione di parchi e spazi pubblici Roger Narboni
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Ilaria Angioni Antonella Bifari Rosaria Borzacchiello Annalisa Santulli Alessandra Vai
ISOLE DI LUCE L’intervento si focalizza sull’area del Parco Vittorio Formentano, situato nella zona di dentramento 4 di Milano. Il parco ha subito molteplici trasformazioni nel tempo, e sono ben visibili le stratificazioni storiche che lo hanno caratterizzata. L’area nasce per ospitare il mercato ortofrutticolo coperto e manterrà questa funzione fino al Secondo Dopoguerra, quando il Mercato verrà trasferito in altra zona, e le strutture metallliche verranno smantellate. Unica traccia del passato commerciale del luogo è la presenza della Palazzina Liberty, sede della Borsa. Nel 1969 diventa oggetto di un progetto di recupero e trasformazione in parco urbano, a opera di Caccia Dominioni. Di quel progetto ritroviamo il tracciato curvilineo e sinuoso dei viali interni e l’orografia dinamica del terrno. Il parco è un interessante tassello verde all’interno del quartiere, molto frequentato sia di giorno che di notte. per quanto concerne l’illuminazione, il sistema esistente risulta inadeguato alla dimensione spaziale del parco, e molto più adatta ad una grande infrastruttura dello sport. Non consente una piacevole fruizione dei percorsi che si snodano all’interno del parco, uniformando le superficie, non definendo gerarchie, non facendo emergere le potenzialità del luogo.
L’ipotesi progettuale avanzata agisce su tre elementi: - il limite: viene evidenziato il confine del parco rispetto al tessuto urbano circostante, attraverso sedute accompagnate da illuminazione lineare a led. La luce viene qui usata come una delimitazione , ma anche come demarcazione degli accessi al parco, ora poco visibili di notte; - gli assi: si sottolineano i percorsi principali, individuati lungo due assi ortogonali corrispondenti agli ingressi al parco, con una illimunazione diretta con proiettori orientabili; - le isole : la luce diventa elemento di emersione delle superfici sinuose dell’orografia del parco, poco precepibili attraversando il parco di notte. I percorsi secondari che si insinuano tra queste isole vengono illuminate da luce diffusa ad incasso.
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La cura del territorio: “Paesaggio come bene comune”
La cura del territorio non è uno slogan ma una necessità. Tutela, salvaguardia, manutenzione vengono spesso vissute con insofferenza dalle comunità locali in quanto fattori di eccessivo vincolo rispetto alle loro attese economiche. Tuttavia le stesse comunità sembrano oggigiorno disorientate nella scelta del modello di sviluppo applicabile rispetto alle effettive risorse presenti, aprendo così un conflitto insanabile con l’ambiente e spesso chiudendo prospettive future a possibili nuove forme economiche. Turismo di massa, attività produttive ed estrattive, agricoltura intensiva: in fondo attività attratte dal facile profitto, sorgono e si diffondono nei territori trasformandoli in terreni di conquista, creando spesso marginalità, abbandono e degrado dei sistemi che ne hanno retto lo sviluppo precedente, rendendone instabile l’attuale assetto. Ciò mette alla prova inoltre il sistema istituzionale delle collettività locali che appare tanto più fragile se in assenza di un progetto politico condiviso e basato sulla consapevolezza del paesaggio come “bene comune” e del suo possibile impiego in attività sostenibili per l’ambiente i cui benefici possano essere equamente distribuiti. 83
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La vulnerabilitĂ dei territori: valutazione e progetti Milano, 10-14 settembre 2014
Victor Tenez Ybern Barcelona
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La vulnerabilitĂ dei territori:valutazione e progetti Victor Tenez Ybern
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TEAM
Paola Addis, Mirco Baldo, Silvia Floris, Alice Franchina, Pauline Lamperier, Deianira Napoli, Pierfranco Oggiano, Giuseppe Pirisinu, Vito Punzi, Paolo Russo, Annalisa Santulli, Roberto Senes, Alessandra Vai
M3 D’ACQUA Il bacino del Seveso è il sistema idrografico che incide con maggior peso nell’area metropolitana di Milano, costituendo numerose criticità idraulico – ambientali per tutto il territorio urbanizzato. La portata torrentizia, incontrando aree poco permeabili, produce un volume dell’onda di piena di circa 6,7 milioni di mc d’acqua in corrispondenza dell’area di progetto. Il percorso del fiume, a causa di uno sviluppo urbano sempre più pressante, dagli inizi del Novecento ad oggi ha perso completamente la sua “naturalità” e la sua continuità dalla pedemontana di Milano al Parco Agricolo Sud.
L’idea progettuale intende proprio invertire questo sviluppo per ricostruire un processo in grado di recuperare la qualità ambientale del paesaggio. Il sistema di gestione dell’acqua si basa su un processo combinato che in situazione ordinaria prevede la fitodepurazione dell’acqua proveniente dal depuratore e in fase straordinaria, durante gli eventi di piena, la rete di canalizzazioni e vasche laminerà parte dell’onda di piena.
Studiando la struttura del bacino a una scala più piccola si è evidenziato: -la mancanza di una connessione e continuità diretta degli spazi verdi (Parco Grugnotorto Villoresi, Parco Lago Nord, Parco Nord, Parco delle Groane, Parco Valle del Lambro) e degli elementi di valore socioculturale; - il territorio di Varedo e Paderno Dugnano è caratterizzato dalla ripetizione degli ambiti urbani, produttivi e agricoli che interagiscono con il sistema idrico e infrastrutturale. Gli elementi urbani e produttivi fanno forza sull’ambito fluviale e agricolo cercando di svilupparsi a discapito principalmente dei secondi; infatti il fiume con gli eventi di piena limita fortemente questo sviluppo.
L’intervento si divide in tre azioni principali:
Le vasche di raccolta rispettano la scala del tessuto industriale. L’obiettivo del progetto è quello di riqualificare un’area inquinata attraverso il miglioramento della qualità dell’acqua e la progettazione di un nuovo spazio pubblico che risponde a delle esigenze di scala territoriale, partendo dalla generazione di uno spazio domestico.
- progettazione di nuove vasche di raccolta e fitodepurazione : attraverso l’introduzione di questo nuovo elemento si dà all’acqua una triplice funzione ecologica, sostenibile ed estetica; - l’ex SNAI viene parzialmente sostituita dalle vasche
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d’acqua e dall’introduzione di nuovi corpi di fabbrica con differenti funzioni (residenziale, servizi e tempo libero), la parte restante viene riqualificata attraverso dei micro interventi che rendano lo spazio fruibile; - il materiale di riporto delle vasche è utilizzato per la generazione di un nuovo parco, che attraverso l’introduzione di spazi verdi, d’acqua e di percorsi rendano l’intervento unitario. Gli interventi progettuali non hanno solo una funzione idraulica ma anche una di connessione verde e sociale, in quanto costituiranno una ragnatela che collegherà il Parco Grugnotorto Villoresi e la zona ex SNIA a tutte l’area metropolitana.
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Paesaggi della ricostruzione. Dalle calamitĂ naturali ai disastri ambientali Milano, 8-12 ottobre 2014
Michael Van Gessel Amsterdam www.michaelvangessel.com/
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Paesaggi della ricostruzione. Dalle calamitĂ naturali ai disastri ambientali Michael Van Gessel
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Mara Airoldi Eros Colzani Andrea Masia Sergio Ruta Annalisa Santulli Alessandra Vai
MEMORY PATH Il nostro approccio all’area muove i passi dalla considerazione delle differenti stratificazioni storiche che si sono susseguite nel tempo. Gli step individuati sono quelli legati strettamente al disastro ambientale, immediatamente prima e dopo la tragedia, e lo stato attuale, in cui sono stati evidenziati gli elementi compositivi, funzionali ed evocativi del parco. Lo step precedente al 1976 è caratterizzato dalla presenza della parcellizzazione agricola, di insediamenti rurali e della fabbrica ICMESA. Con l’opera di bonifica vengono cancellati i segni esistenti, demolendo e asportando il terreno superficiale, e vengono inseriti due nuovi fulcri che emergono dal piano di campagna, modificando radicalmente l’aspetto del luogo. Lo stato attuale rappresenta il Parco delle Querce, caratterizzato dal disegno naturalistico di un giardino all’inglese che nasconde e trasforma gli elementi tecnici della bonifica rendendoli invisibili e snaturandoli. Allo stesso modo, nell’area della fabbrica si è persa qualsiasi memoria storica con l’inserimento di un centro sportivo che non tiene conto del precedente impianto industriale. STRATEGIE Dalle differenti stratigrafie abbiamo estrapolati gli elementi da noi considerati fondamentali per la lettura temporale e storica del sito e, al contempo, necessari alla fruizione del parco come spazio pubblico per la
comunità. La scelta principale è quella di sottolineare e rendere centrali tutti gli elementi storici e tecnici legati al disastro ambientale, quali le due vasche, la traccia di un insediamento rurale e la fabbrica. Tra di essi si snoda il sistema dei percorsi, dato dalla sovrapposizione di quello esistente del giardino inglese e da uno più forte che riprende il tracciato dei campi e che facilità e rende più immediato il collegamento con il tessuto urbano di Seveso. Obiettivo della nostra ipotesi progettuale è la ricomposizione degli elementi caratterizzanti il parco, per rafforzare il suo ruolo di luogo della memoria del disastro ambientale, ed allo stesso tempo, inserire questo tassello di paesaggio all’interno del tessuto urbano di cui è parte integrante. La trama dei terreni agricoli e delle strade padronali ci suggerisce due assi trasversali molto forti che ci consentono di connettere il parco con il tessuto urbano consolidato ad ovest, e con il tessuto agricolo rimasto integro, al di là della cesura dell’infrastruttura viaria. Uno di questi assi intercetta l’area un tempo occupata dall’edificato rurale, ora distesa di alberi. L’area viene ripulita, aperta e vengono riproposte a terra le orme degli edifici distrutti, attraverso simbolici cumuli di sassi, pietrisco, materiale edile di recupero. I fulcri tecnici rappresentati dalle vasche di accumulo,
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diventano elementi emergenti ripuliti dalla maschera naturalistica, a cui viene attribuito una caratterizzazione più forte e d’impatto, attraverso l’utilizzo di vegetazione scura ed attraverso il taglio, proposto nel caso della vasca di Meda, di un asse pedonale che porta all’area del vecchio stabilimento industriale. Quest’ultima area viene utilizzata come sede di un centro di ricerca e di un museo della memoria, quasi a riscattare il suo ruolo di responsabile del disastro ambientale.
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Reti ecologiche. Progettare con la biodiversitĂ in ambito metropolitano Milano, 22-26 ottobre 2014
Anna Zahonero Xifrè | azpaisatge Barcelona www.azpaisatge.com
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Reti ecologiche. Progettare con la biodiversità in ambito metropolitano Anna Zahonero Xifrè
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Mara Airoldi Massimiliano Cecchetto Salvatore Riu Alessandra Vai
RAL-LENTATE IL SEVESO Le criticità idraulico-ambientali del bacino LambroSeveso-Olona necessitano sempre più urgentemente di una soluzione. L’area di progetto esaminata, nel comune di Lentate sul Seveso inclusi i territori circostanti, rappresenta un’opportunità importante per questo problema. In tale zona la regione prevede una grande vasca per la raccolta di acqua in eccesso proveniente dal Seveso, che in caso di eccezionali piene con un ritorno di 100 anni arriva a raggiungere circa 800.000 mc. Riteniamo che tale necessità, se concentrata in un unica grande vasca di laminazione, comporti un problema ambientale e degradi fortemente il territorio, oltre che non rappresentare altra funzione per lo stesso che si vede sottrarre una sua importante parte. Tale situazione si rende ancor più critica se consideriamo la sua localizzazione, ovvero lungo il torrente Seveso in un tratto che potrebbe rappresentare una soluzione di continuità per le reti ecologiche. Punto cardine del progetto proposto è affrontare il problema a tre livelli, idraulico, ecologico ed economico, con interventi di differente portata che aderiscano coerentemente con quanto esistente. Idealmente si vorrebbe ritornare alla situazione pre-industriale con l’aumento della aree permeabili inondabili e la rinaturalizzazione di queste e delle sponde del torrente. Contemporaneamente, vista la presenza di un corridoio ecologico trasversale che collega i due grandi
parchi della Brughiera Briantea e delle Groane proprio nell’area esaminata, si vorrebbe aumentare la biodiversità delle aree agricole così da potenziare questo collegamento. Dal punto di vista economico gli interventi prevedono lo sfruttamento delle aree umide ed allagabili con colture dedicate alla produzione di biomassa, mentre il corridoio ecologico che interessa le aree agricole rinaturalizzate potrebbe giovare di questa situazione con la conversione ad agricoltura biologica. Di seguito la descrizione delle suddette aree: -L’Area di laminazione: riconvertita a parco naturale con all’occorenza la possibilità, in caso di eventi di piena eccezionale, ricevecirca 200.000 mc. -l’Area destinata a fitodepurazione vicino al depuratore esistente verrebbe anche utilizzata come area di transizione tra il torrente rinaturalizzato e l’area boscata. - Le Aree umide inondabili destinate a biomassa dislocate lungo il Sevesosono coltivate con diverse specie igrofile quali pioppo, salice, ontano e Arundo donax. Tali aree inoltre assolvono al compito di laminazione, captando circa 600.000 mc, e in maniera più lieve di fitodepurazione, costituendo anche delle oasi umide che valorizzano il sistema ecologico e il paesaggio. Queste aree sono inoltre collegate da percosrsi lenti di fruizione.
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-i campi agricoli rinaturalizzati e convertiti ad agricoltura biologica grazie all’allargamento delle fasce di confine destinate a filari alberati e cespugli di specie ospitanti insetti predatori dei parassiti delle colture. Queste aree inoltre in corrispondenza delle strade adottano sistemi di ecodotti sia sottotraccia che aerei,come nel caso della superstrada, consolidando la rete ecologica tra i due parchi. -L’ area ex militare convertita a parco urbano con funzione di aggregazione tramite spazi dedicati ad eventi. La sponda limitrofa del torrente verrebbe resa maggiormente visibile e il parco accoglierebbe la terra proveniente dagli altri interventi, creando un rilevato dal quale poter avere la visuale sulle terre circostanti oggetto di intervento. La produzione di biomassa occuperebbe 50 ha, si consideri che un ettaro produce il potere calorifico di circa 10.000 mc di gas all’anno utile per riscaldare 4000 mq di edifici in classe A.
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architettura
paesaggio
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