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1993-2019 Parco nazionale del Gran Paradiso, vallone di Piantonetto Becco di Valsoera, via Mellano –Perego - Cavalieri
Descrizione della via Il Becco di Valsoera è sicuramente, insieme al becco della Tribolazione, la vetta piÚ importante ed imponente dell'intero Vallone di Piantonetto. Questo incredibile itinerario fu salito da Enrico Cavalieri, Andrea Mellano e Romano Perego il 6 e 7 Agosto del 1960.
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Oggi la maggior parte delle cordate termina la salita sulla caratteristica cuspide che precede la vetta. Se si decide di proseguire sino alla sommità del Becco, lo sviluppo diviene di 600 Mt. circa. La via si snoda lungo un percorso logico che alterna fessure a diedri; nella prima parte l'arrampicata risulta meno continua ma mai banale mentre, a partire dal quinto tiro, diviene decisamente piÚ sostenuta. Molto belli i numerosi diedri di roccia giallastra che si superano quasi sempre con passaggi atletici. L'itinerario è esposto ad ovest e nord-ovest in una zona molto fredda; nel pomeriggio non è raro che il Becco venga avvolto da nebbie rendendo la roccia un po' umida.
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29 Luglio 2019 E’ freddo all’uscita dal rifugio Pontese1, io sono vestito quasi come in inverno, ho anche i guanti di pile che tengo fino al’attacco. Il tempo è bello, le previsioni sono buone, ci saranno alcune nuvole ma senza pioggia, siamo dunque piuttosto tranquilli. Si esce alle 8.00, io sono sempre per le partenze comode e Stefano ha paura che il freddo gli blocchi le mani. Si sale faticosamente attraverso prati, ghiaioni e detriti che portano alla base della parete, ognuno per la propria traccia ma ci controlliamo a vista.
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Situato a 45 minuti dal lago di Teleccio, diga Enel del 1955, a 2.200 m. è un posto incantevole e molto accogliente gestito da Mara che lo ha dal 2001. Ufficio guide outdoor
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Si supera lo zoccolo su degli sfasciumi e poi su facili placche di granito. Si sente la quota, il fiato è corto, si arriva a 2.700 metri con un po’ di affanno impiegando più tempo del previsto. Uno spit 2 indica che dovremmo essere all’attacco della via 3. Si rilegge la relazione che spiega l’itinerario della via, le indicazioni come al solito tornano il giusto. In genere ce le facciamo tornare, si filano le corde, ci dividiamo il materiale, si mette l’imbracatura, via cominciamo a scalare. Stefano ha le dita fredde, sono diventate gialle, non riesce così ad arrampicare, “devi andare te” mi dice “ finchè non mi riscaldo”. Ed io che contavo nel suo allenamento, non ho proprio voglia di andare a cercare la via, speravo in una cosa rilassante. 23 luglio ’93 seguendo i suggerimenti di Stefano Rensi4, sempre alla ricerca di itinerari non saliti, decidiamo di andare a ripetere la Mellano-Perego a Valsoera, avevamo una buona esperienza anche se ancora non avevamo fatto insieme salite importanti. Non ero mai stato a Piantonetto ed ero contento. Stefano è molto più esperto di me ed io lo seguo volentieri. La giornata è molto fredda, i prati fuori dal rifugio sono ricoperti di brina, non ce ne curiamo. Arriviamo all’attacco e Stefano ha già fatto tutti i suoi calcoli, siccome non vuole durare troppa fatica ha deciso che lui farà i tiri5 dispari ed io quelli pari 2
SPIT: tassello con piastrina posizionato con il trapano sulla roccia per assicurazione di chi sale; 3 VIA: itinerario su roccia tracciato dai primi salitori che hanno poi dato il nome proprio 4 STEFANO RENSI: mio compagno di scalate per più di 20 anni, alpinista esperto sia su roccia che su ghiaccio, ha salito gli itinerari più difficili delle Alpi e delle Dolomiti. Ci ha lasciati nel 2008 ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo 5 Tiro di CORDA: Per tiro di corda si intende un tratto di via di roccia e/o ghiaccio che parte da terra o da una sosta e segna un percorso lungo la Ufficio guide outdoor
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Io accetto di buon grado, ancora non posso impormi, troppo il carisma di Stefano e poi se lo avessi contraddetto avrebbe messo il broncio. Inizio a salire con facilità seppur nelle buchette dove mettere le dita ci trovo il ghiaccio. Il secondo tiro Stefano lo spezza poiché ha trovato una sosta intermedia, riparto io e appena sopra la sosta trovo in una nicchia un Gri Gri6! Una fortuna indicibile, nessuno di noi lo possiede, troppo caro da acquistare in un periodo in cui si cercava di economizzare in tutto nell’andare in montagna. Era diventata quasi una gara al risparmio, non solo con lui, ma anche con Luigi, Giuseppe tanti altri. Famosi sono rimasti i calcoli del “costo a tiro”.Veniva calcolato il costo totale di un progetto e diviso per i metri di via fatti così che si capisse se ne valeva la pena oppure avevamo speso troppo. Ma questi erano altri tempi Parto, faccio 25 metri senza trovare un chiodo, non riesco a mettere niente,7 poi mi giro e guardo giù, se vengo di sotto mi spiaccico, ma non trovo possibilità di assicurazione, poi metto un cordino ad uno spuntone e questo non mi fa più pensare più al rischio.
parete, percorso che termina con l'arrivo ad un punto di fermata chiamato sosta. 6 GriGri attrezzo nato nel 1991 da Petzl azienda leader nel settore dell’attrezzatura per la sicurezza in montagna e in ambienti di lavoro, serve per l’assicurazione del primo di cordata su una corda singola, praticamente è un freno statico 7 METTERE NIENTE ovvero non trovare ne uno spuntone, una clessidra, una fessura dove poter inserire una protezione intermedia utilissima in caso di eventuale caduta. Ufficio guide outdoor
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Non trovo la sosta8, ma che cacchio! sul terzo quarto9 grado si sale ovunque!, quanto sono più belle le vie di elevata difficoltà se hai l’allenamento per passare. Ma l’esperienza di quasi 50 anni a ravanare su crode in montagna qualcosa mi avrà pure insegnato? Fosse solo per la capacità di stare tranquillo e non farsi prendere dal panico e non pensare a quanto c’è sotto di me, concentrarsi sulle scelte da fare non sono certo il primo che passa da lì. E se ci sono saliti in tanti riuscirà anche a me. Però anche non avere portato né martello né i chiodi mi disturba un po’. Il martello e chiodi non li portiamo perché nelle vie classiche non servono, se vai fuori via vuol dire che non sei capace, dunque devi scegliere itinerari più semplici, devi essere in condizioni di trovare l’itinerario giusto. Mai portati nelle tante e tante vie salite in 20 anni. Questa era la logica di allora che condividevo con Stefano R. e che abbiamo sostenuto per anni, poi dopo tante discussioni con alpinisti famosi sono arrivato alla convinzione che un chiodo e il martello possono tirarti fuori da situazioni diciamo complicate. Tuttavia, anche questa volta, martello e chiodi sono rimasti nel baule della macchina. Dopo un po’ di girovagare trovo la sosta, ho fatto quasi 30 metri sprotetti10 perché ho dovuto togliere in cordino che avevo messo ma fuori dalla nostra via.
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SOSTA punto di riunione dopo un tiro di corda GRADI: scala delle difficoltà su roccia o ghiaccio 10 SPROTETTI senza nessuna assicurazione intermedia 9
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Stefano ha ancora le dita della mano fredde e gialle, proseguo da primo su un tiro di roccia molto bella ma con pochissime protezioni, un chiodo, un cordino incastrato e poi la sosta fortunatamente ottima come lo saranno tutte quelle della via. E ripenso alle vie plaisir nella Valle del Sarca11, o del Briançonnaise,12 che bello!, sole, luce, spit e l’impossibilità di perdersi nella parete, un vero relax. Riparto ancora su una fessura che a vederla sembra piuttosto faticosa, niente chiodi ma due vecchi cunei di legno ed un friend incastrato sono le uniche tracce di passaggio. Arrivo finalmente ad una sosta, ma non è quella della via, la foga di arrivare non mi ha fatto osservare bene la parete. Arriva Stefano che ora si è ripreso, io tiro un grande sospiro di sollievo, ora sarà meno stressante. Ritorna sulla sosta della via che si trova a pochi metri da dove ero io e riparte. Si ferma poco dopo ad una comoda sosta prima del tiro duro, un diedrino13 fessurato con 15 chiodi! Penso alla fatica da fare anche se proseguirà Stefano che ora pare avere riacquistato la forma e lo lascio ripartire anche se il tiro sarebbe toccato a me.
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VALLE del SARCA: a nord del Lago di Garda in Trentino, uno dei luoghi più belli d’Italia dove praticare l’arrampicata plaisir 12 BRIANçON: luogo ideale per tutte le atività outdoor, alpinismo, falesie, canoa, idrospeed, canyoning, mountain bike, bici da corsa, parapendio, insomma TUTTO. 13 DIEDRO: conformazione rocciosa costituita dall'incontro tra due piani diversi di roccia, che formano un angolo di ampiezza variabile Ufficio guide outdoor
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Quasi alla fine dei 25 metri, dopo avere messo protezioni e tirato tutti i chiodi mi dice che se la sta facendo addosso, per forza! Siamo in una situazione! E per fortuna che c’è la nebbia e non si vede niente. “No no davvero me la sto facendo sotto”. Non ci posso credere via ma che mi dici? Resisti e resiste.
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Sono arrivato alla sosta a stento, non per la fatica o la paura ma non ce la facevo proprio a “tirare”14 i chiodi. C’ero passato in grande scioltezza, non ricordavo davvero questo tiro così faticoso. E lui che ripete non ce la faccio non ce la faccio, hai la carta igienica? Con l’imbracatura non è facile anche su un comodo terrazzino ma in mezzo alla parete. Si cala il cinturone, se perde l’equilibrio arriva alla base della via. La situazione sarebbe comica se non si fosse su una parete a 3 mila metri.
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TIRARE i CHIODI tecnica artificiale che ti consente di progredire aiutandoti con chiodi e fettucce già posizionate Ufficio guide outdoor
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Alla fine il dolore è passato ma un odore insopportabile mentre io sto preparando la ritirata, non ha senso proseguire sia perché Stefano non sta bene ma in più sono le 15,00 mancano ancora 5 tiri di corda anche se più facili e poi c’è da scendere. Si farà sicuramente buio ed ovviamente la pila frontale è rimasta al rifugio. Basta, basta. Riesco a trovare le soste di calata seppur la nostra salita non fosse stata proprio in verticale, durante la salita avevo guardato bene da dove passare in caso di una ritirata. Arriviamo alla base della parete, con un po’ di angoscia, ma senza intoppi, le corde dopo le doppie15 sono arrivate a terra senza incastrarsi. Alle 19:00 siamo di nuovo al rifugio Pontese. Con Stefano R. avevamo completato la via che non era sembrata nemmeno troppo dura, eravamo arrivati al rifugio per cena
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DOPPIE: tecnica che permette di calarsi lungo pareti verticali e recuperare le corde. Può succedere che in certe situazioni le corde rimangano impigliate in una fessura o uno spuntone ed allora sono problemi Ufficio guide outdoor
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Il giorno seguente tutte le nostre ambizioni sono svanite, andiamo nella valle dell’Orco a vedere la mitica fessura Kosterlitz16 poi turisti a Ceresole Reale e rientro in città.
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KOSTERLITZ: alpinista, fisico e poi premio Nobel, nel 1972 per primo ha salito in libera la fessura di 7 metri valutata di VII° grado che porta il suo nome, è stata ripetuta solo dopo 7 anni. Ufficio guide outdoor
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Morale: leggere i dettagli dei componenti la cordata, ogni commento è superfluo. Dettagli: componenti della cordata: Alberto C. o 67 anni, anziano arzillo malato cronico diabete tipo I o Ciste del Baker al ginocchio destro causata da problemi al menisco esterno e legamenti collaterali; difficoltà nella flessione della gamba sulla coscia e impossibilità di caricare sulla gamba destra in flessione; o Ultima via salita giugno 2019; o Da gennaio 2019 solo 700 metri di dislivello su vie spittate; o Nessun allenamento in palestra; o Ultima via in quota nel 2016 o Ultima via importante e impegnativa salita in agosto 2016 Stefano C. o Sessant’anni ben portati, la professione lo ha preservato bene; o Gravi problemi alle dita a causa del freddo; o Soffre u po’ la quota; o Da gennaio 2019 solo vie spittate e allenamento in palestra; o Ultima via in quota nel 2016; o Ultima via importante e impegnativa salita in agosto 2016;
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