Il lifting alla Biblioteca Queriniana Festival Organistico Internazionale
Presentata la Porsche Macan elettrica
Tutti gli olimpionici della Lombardia
I nuovi giardini della Carrara
Sostenibilità climatica e migrazioni
Lettera dal Carcere di Canton Mombello
In copertina
BRESCIA INFRASTRUTTURE
NUOVO PARCHEGGIO MULTIPIANO DI INTERSCAMBIO PREALPINO
spazio alle donne
CONCORSO SCOLASTICO PER INDIVIDUARE UNA DONNA ALLA QUALE DEDICARE UNA STATUA A BRESCIA
L’ELABORATO DEVE ESSERE INVIATO ENTRO E NON OLTRE IL 7 FEBBRAIO 2025 con il
VITTORIA CERETTI
La bellezza bresciana in copertina su Vogue di Settembre
INTERVISTA
CLAUDIA MARIA
TERZI Assessore
alle Infrastrutture della Lombardia
BREBEMI
10° anniversario
MODERN ART
Rivive il mito della Ferrari 250 GTO
BIBLIOTECA
QUERINIANA
Al via i lavori di restauro conservativo
PRINCIPE
DI NAPOLI
Un nuovo spazio ibrido nel cuore di Bergamo
MARINA
ABRAMOVIĆ
Between breath and fire
LÀZLÒ FASSANG
Primo concerto del Festiva Organistico Internazionale Città di Bergamo
AUGUSTO PASINI
Dalla Franciacorta il primo chef italiano agli Emmy Awards
GIULIA E ALESSIA SCIOTTI
Due donne nel vino
Vito Emilio Filì
Cari amici ben ritrovati su queste pagine che da tanto tempo vi tengono compagnia raccontandovi un po’ della vita della nostra città. A settembre, dopo le rilassanti vacanze (spero per voi sia stato così), ripiombiamo in un “clima” davvero poco rassicurante.
Non bastassero le guerre che, solo in Europa, hanno spezzato la vita di oltre un milione di persone, le carestie e il flop del Green deal in Europa, ci si mette anche il Clima che sta strapazzando ogni latitudine del pianeta, con carestie che azzerano la produzione agricola, generando povertà e migrazioni o ancora con catastrofiche inondazioni che si portano via paesi interi strade e abitanti. Anche i vulcani ultimamente ci mandano dei segnali…
La preoccupazione di lasciare il pianeta in condizioni migliori e di interrompere il consumo di combustibili fossili è condivisibile da chiunque visto anche l’aumento dei tumori legati all’inquinamento, ma le scelte della UE si sono rivelate difficili da far digerire agli europei. Da un lato i consumatori hanno preferito continuare ad acquistare auto con motori tradizionali, snobbando alla grande le elettriche considerate ancora costose e complicate da gestire. Nonostante le aziende del settore abbiano investito tutto quello che potevano sulla nuova frontiera, le auto elettriche sono rimaste sui piazzali, costringendo a fermarne la produzione e a licenziare il personale. Come sempre, soprattutto in Italia, la politica è in ritardo rispetto all’economia e all’industria. Si sta virando su sistemi ibridi più raffinati che riscuotono un certo successo ma elettrificare tutto entro pochi anni sembra un sogno, anzi un incubo.
Non si è puntato sul valore aggiunto che si acquista con un’auto elettrica: un futuro meno tossico per i nostri figli, che invece preferiamo portarli all’asilo con il gippone. Solo alcuni paesi del nord Europa hanno quasi completamente elettrificato il parco circolante ma per il continente sono percentuali marginali.
E se l’elettrico non decolla sulle strade, d’altro canto i grandi parchi eolici e quelli fotovoltaici non si stanno realizzando come pianificato per l’avversione delle popolazioni dove tali strutture dovrebbero essere collocate. La Sardegna in prima fila contro entrambi i sistemi per produrre elettricità per comprensibili ragioni paesaggistiche, ma ci sono anche Regioni che vietano la realizzazione di campi fotovoltaici se non collocati ad una certa altezza dal suolo sottostante che in questo modo può essere ancora coltivato. Vedere scendere l’incidenza dei tumori sulla popolazione grazie ai tempi di questa Green deal è un altro sogno. (segue)
PALE EOLICHE MOLTO PERICOLOSE PER L’AVIFAUNA
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BERGAMO MAGAZINE BRESCIA MAGAZINE
Aut. Tribunale di Bergamo n°3 del 22/01/1992
Aut. Tribunale di Brescia n°18 del 22/04/2004
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Fotografie di: Maurizio Belometti Federico Buscarino
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Hanno collaborato: Anna Donatini - Tiziana Genise
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Stampa: Euroteam Nuvolera (Bs)
inchiostri a base vegetale.
Quindi, vanno benissimo tutte le misure che, in modo compatibile con le diverse sensibilità dei territori, ci porteranno ad inquinare sempre meno l’aria e l’acqua che ci circondano e ad invertire l’attuale tendenza, ma ci vorrà del tempo e siccome i cambiamenti climatici sono già evidenti oggi è assolutamente necessario metterci al riparo.
Che sia colpa dell’uomo, come sostengono i più, che invece siano evoluzioni normali del pianeta, di sicuro si sa che i forti temporali, adesso, non sono più una rarità e ad ogni stagione i loro effetti travolgono strade, rompono ponti, trascinando case e persone nel fango.
La grandine colpisce le piantagioni con impietosa violenza mandando in malora i raccolti, ma ci si può difendere: in Trentino, per proteggere i frutteti e i preziosi vigneti, hanno provveduto a coprirli con reti antigrandine con buona pace di chi li trova antiestetici. Altrove invece fanno le novene in chiesa pregando che la grandine non distrugga il frutto di tanto lavoro in una manciata di minuti. Oggi sappiamo che potrebbe verificarsi una piena insolita e dirompente di fiumi e canali perciò bisogna farsi trovare pronti e proteggersi prima che accada l’irreparabile. Si devono pulire canali e torrenti e provvedere a creare vie di fuga per l’acqua laddove questi siano stati intubati o sotterrati.
Un amico segnala di aver visto un cartello che offriva un terreno con licenza per costruire sulla riva di un torrente che nel frattempo lo aveva completamente allagato.
Evitiamo di costruire vicino a potenziali pericoli e abbattiamo ciò che è stato costruito in maniera imprudente così che poi non si debbano piangere i morti e contare i danni per eventi che non possiamo più definire estremi perché sono diventati consuetudine.
A questo proposito vi invito a leggere l’articolo che Benito Melchionna ha scritto con le sue illuminanti riflessioni sulla sostenibilità climatica e sulle migrazioni. (V.E.F.)
EGIDIO VALLI
NON È PIÙ CON NOI.
Non lo incontrerò più la mattina mentre si allena in via Corridoni, non berrò un ultimo caffè insieme.
Lo ricorderò sempre come un tassello importante della mia avventura editoriale a Bergamo. 30 anni di conoscenza sicuramente in ambiti diversi, nei quali abbiamo vissuto collaborazioni importanti. Lo incontro all’inizio della mia avventura con Qui Bergamo quindi nel 1992 o giù di lì, all’apparenza burbero, si rivela un cliente attento e collaborativo, molto contento del proprio lavoro, che per lui è una mission.
Nel negozio di Gambirasio in Torquato Tasso , si “respirava” la bellezza degli arredi la freschezza delle proposte senza tempo e la preziosità dei suoi amati tappeti. Aveva viaggiato e in tempi remoti appreso e comprato il meglio per poi portarlo in Bergamo e proporlo alla sua ricercata clientela.
Era attento ai dettagli e molto coinvolgente, ricordo con piacere i suoi inviti a pranzo insieme ai tutti i suoi collaboratori, in location importanti, dando un senso al lavoro di gruppo.
Anche con NODI & COLORE sotto i portici a fianco della storica gioielleria Curnis aveva portato marchi prestigiosi del tessile per la casa. Era orgoglioso della sua famiglia , e nel lavoro insieme ai collaboratori storici Mimma e Giovanni formavano una bella squadra. Egidio Valli ha lasciato il suo personale stile che ora continua a vivere in molte case prestigiose. (Patrizia Venerucci)
VITTORIA CERETTI
LA BELLEZZA DI QUESTA TERRA SEMPRE IN COPERTINA
L’elegante top model brescia in copertina
LA TOP MODEL È COPERTINA DI VOGUE DI SETTEMBRE
Vittoria Ceretti è nata a Brescia nel 1998, figlia di Giuseppe, proprietario di un'azienda di pavimenti, e di Francesca Lazzari. Ha iniziato la sua carriera di modella all'età di 14 anni guadagnandosi un posto tra le finaliste di Elite Model Look Italia. Ha fatto il suo debutto in passerella a Milano, per la stilista Kristina Ti. Nel 2014 è stata scelta da Dolce & Gabbana come volto delle campagne Autunno/Inverno e Beauty 2015 e 2016. Nel 2015 è stata il volto della campagna autunno/inverno di Armani. Nello stesso anno, è stata scelta per la campagna primavera/ estate 2017 di Alexander McQueen ed è apparsa con Gigi e Bella Hadid nella campagna primavera/estate 2017 di Fendi. Nel luglio 2016, è apparsa sulla copertina di Vogue Italia scattata da Steven Meisel, che l'ha anche fotografata per una campagna per Prada. Ceretti ha anche preso parte alla campagna di Givenchy. Nel 2017, è la copertine di Vogue Japan a febbraio, American Vogue a marzo e Vogue France a maggio. Quell'anno, è stata una delle sette modelle sulla copertina del numero di marzo 2017 di American Vogue, che celebrava il 125° anniversario della rivista. Vittoria è una musa nel settore della moda. Nel 2018 Dolce & Gabbana l'ha voluta per la linea di bellezza, Karl Lagerfeld l'ha apprezzata per la sua versatilità e l'ha scelta per le sfilate di Fendi e Chanel. Nel 2018, è apparsa sulla copertina di British Vogue, completando i Big Four del settore della moda. Nel 2018 ha anche fatto parte della campagna di Tiffany e della campagna "Arizona Fragrance" di Proenza Schouler. Lo stesso anno, è stata scelta per essere uno dei volti della campagna Coco Neige di Chanel. Secondo Vogue Italia è stata la modella più ricercata sul suo sito web nel 2018. Nel 2019, ha sfilato per Métiers d'Art. Nel 2023, Ceretti è stata il volto della campagna Chanel Beauty Holiday. Nel 2024, è diventata il nuovo volto di Pucci, ed è apparsa anche sulla copertina di Vogue Germania, Vogue Spagn, Vogue Corea, Vogue Cina, Harper's Bazaar, Elle, Glamour, Grazia e IO Donna.
In un'intervista per Vogue Francia, Vittoria Ceretti ha detto che avrebbe studiato recitazione o psicologia se non avesse iniziato la carriera di modella. Il 1° giugno 2020, ha sposato Matteo Milleri, un DJ italo-americano, a Ibiza, in Spagna, dal quale ha divorziato nel giugno 2023. Da allora Vittoria frequenta l'attore Leonardo DiCaprio.
CLAUDIA MARIA TERZI
ASSESSORE ALLE
INFRASTRUTTURE
E OPERE PUBBLICHE
DELLA REGIONE
LOMBARDIA, IMPEGNATA
SU PIÙ FRONTI IN VISTA
DELLE OLIMPIADI
INVERNALI 2026
STRADA FACENDO
INTERVISTA CON CLAUDIA MARIA TERZI
Vito Emilio Filì
Da tanti anni ne conosco la spontanea cordialità, davvero una che non se la tira. Leghista e appassionata, più che alla politica, all’amministra zione pratica, alla gestione. Una tenace e volitiva donna del fare che si sarebbe fatta largo in qualsiasi partito. È stata sindaco di Dalmine, poi in Regione dove ha avuto modo di dimostrare il suo attaccamento al territorio. Eletta alla Camera dei Deputati ma, caso raro, ha preferi to rinunciare alla poltrona in Parlamento, con la Lega al Governo, per portare in porto i tanti progetti che dipendono dal suo impegno qui in Lombardia.
In passato, sempre alla Regione, è stata Assessore all’ambiente, poi ai trasporti e adesso alle infrastrutture. In un territorio molto “dina mico” il suo lavoro è fondamentale e lo diventa ancor di più in vista delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina del 2026. “Proprio stanotte (2 settembre) - ci dice - è stato posato il nuovo ponte sull’autostrada al casello di Dalmine e a me, che sono Dalminese fa pia cere in modo particolare. Abbiamo tutta la questione della Pedemon tana da chiudere anche per via degli impegni finanziari della Regione. È stata avviata la realizzazione della tratta denominata B2, tra Lentate e Bovisio, con il problema di gestire Seveso e la bonifica, che non è cosa da poco. Poi c’è la questione da ridiscutere con il Ministero della trat ta D, diventata “breve” in quanto accorciata, che modifica il progetto originario e deve quindi ripassare al vaglio del Ministero stesso e del CiPe, quindi della Ragioneria dello Stato. Passaggi complicati in modo particolare trattandosi di un’opera realizzata in project financing come, unico esempio, la BreBeMi. Poi ci sono le Olimpiadi che si avvicinano sempre di più e diventano un pensiero sempre meno sereno la notte… anche perché è ora di tirare i remi in barca e puntare tutti insieme all’obiettivo”.
In cosa è coinvolta come assessore alle infrastrutture?
Legge Calderoli sull’autonomia: cosa ne pensa?
“Una delle cose più complicate è organizzare l’arrivo degli atleti. Perché, se bisogna essere preparati ad accogliere i tanti turisti che verranno a vedere le Olimpiadi, altrettanto dev’essere organizzata la logistica della grande famiglia che si sposta per l’evento, composta dagli atleti e i loro accompagnatori, i preparatori, gli organizzatori, i giudici delle gare, i giornalisti e poi cuochi, addetti alla sicurezza e alle pulizie... un universo di 4/5 mila persone. Rispetto ad altre esperienze anche recenti, abbiamo scelto di puntare su una ospitalità diffusa. Abbiamo coinvolto gli albergatori ma anche i b&b e chi ha abitazioni disponibili. Questo ci consente di non dover costruire un villaggio che avrebbe avuto di certo un forte impatto sull’ambiente e che, se poi lo devi smontare, ha anche dei costi elevatissimi. A Cortina ne hanno discusso per tre anni ed è stata un po’ dura farla capire ma, alla fine, il progetto è passato. Zero impatto ambientale, alberghi pieni con la grande famiglia olimpica. Il valore delle Olimpiadi non è solo quello che accade in quei giorni ma tutto quello che arriva dopo come nel caso di Expo 2015 o di Floating Piers. Sono eventi difficili da gestire perché concentrati in pochi giorni ma che poi lasciano una scia positiva sui territori, anche di tipo economico”.
“Beh, io ho sempre sperato in un’autonomia più spinta. Sono cresciuta con il miraggio del federalismo e alla fine siamo arrivati a questa che è una mediazione, ma ritengo comunque il massimo a cui si poteva puntare con questo governo, viste anche le posizioni di alcuni, dentro la maggioranza, non esattamente propensi per l’autonomia delle Regioni. Ricordo che, la principale forza di governo oggi in Italia, aveva dato indicazioni di votare contro il referendum sull’autonomia. Quindi è senza dubbio un buon risultato che in realtà mette in esecuzione una riforma costituzionale che non abbiamo promulgato noi ma governi di centrosinistra e che non è mai stata attuata. Non si capisce perché adesso dicono che sia una follia.
Anche per la Legge Calderoli il problema poi sarà metterla a terra, cioè riuscire in tempi brevi a darne ampia attuazione”.
Il segreto del Quadriportico. Per uno strano effetto, la volta del Quadriportico del Sentierone a Bergamo, consente di ascoltare chi parla dalla parte opposta. Portando un orecchio nella piega del pilastro verso il bar si potrà ascoltare perfettamente chi parla nell’angolo opposto. Pare che i commercianti che trattavano i prezzi delle vacche durante la fiera di S. Alessandro lo usassero per scambiarsi informazioni in segreto. Qualcuno ci può dare una spiegazione del curioso fenomeno che abbiamo condiviso con Claudia Maria Terzi?
STRADA FACENDO
Cosa cambierebbe, ad esempio, per i trasporti?
“Dal punto di vista dei trasporti, in Lombardia, abbiamo già molta autonomia. Sarebbe bello poter gestire tutte le infrastrutture che insistono sulla regione, ma questa cosa non l’abbiamo ancora chiesta. Però abbiamo chiesto di poter gestire tutte le opere che attengono al territorio lombardo. La Bergamo-Treviglio che sarà una tratta totalmente nei confini della Regione Lombardia, dovrà comunque essere approvata da organi dello Stato.
Con l’autonomia ci sarà una maggiore responsabilizzazione, ne sono convinta, anche nelle amministrazioni del sud. Questo forse è quello che spaventa di più: doversi assumere delle responsabilità. Una volta che hai le risorse e le competenze devi dimostrare di saper svolgere un determinato ruolo. È sempre stato facile dare tutte le colpe allo Stato che non fa quello che dovrebbe”.
Sicurezza sui treni. So che vi siete mossi per arginare il fenomeno: con quali risultati?
“Sui convogli di Trenord abbiamo seguito la strada di Trenitalia che ha introdotto la vigilanza. Però, è più efficace il controllo all’entrata delle stazioni, dove non entri se non hai il biglietto. Il 90% delle aggressioni avvengono quando il personale in carrozza chiede i documenti di viaggio. Trenord ha assunto degli stewards, per un controllo preventivo all’entrata delle stazioni. Alla Centrale a Milano ci sono i tornelli e non entri se non hai il biglietto. Purtroppo però è impossibile proporre questa soluzione nella maggior parte delle stazioni. Andrebbero ricostruite da zero anche perché erano state pensate come luoghi di incontro e si sono trasformate in luoghi di degrado.
A questo proposito ci sarà un bando per cercare di reinsediare attività commerciali all’interno delle stazioni che, se frequentate e vissute, possono sottrarsi al degrado”.
Aeroporto. È contenta che sono iniziati i lavori per il collegamento ferroviario.
“Sì lo sono. Non vedo l’ora di vederlo funzionare”.
Questo porterà altro traffico sullo scalo già oggi molto affollato e per questo osteggiato da chi ne subisce l’impatto acustico e ambientale. “Sarà un modo alternativo di raggiungere Orio ma non penso che influirà sull’aumento dei passeggeri. Ci sarà, di contro, un minore traffico di auto e autobus da e per lo scalo e quindi uno sgravio sui quartieri interessati. Penso anche ad una minore necessità di parcheggi nei pressi dello scalo di cui è circondato. Io sono contenta dello sviluppo che ha avuto l’aeroporto e sono felice nel sapere di poter prendere un aereo, praticamante dietro casa, ma mi rendo conto che 16 milioni di passeggeri hanno un impatto importante anche per tutto quello che bisogna adeguare per essere in grado di gestire questa crescente massa di persone, che ovviamente non può aumentare all’infinito.
In effetti, in Regione, su questo argomento non abbiamo un grosso potere di intervento. Ci atteniamo a quanto stabilito nel Piano nazionale di sviluppo aeroportuale. Nuovi record, mese dopo mese... si stanno approntando altri spazi per la gestione dei servizi per evitare code e affollamenti eccessivi in aerostazione ma penso si sia raggiunto il massimo dello sviluppo possibile.
Sono contenta se Orio cresce, lo vedo sempre come un elemento di sviluppo e del resto tutto quello che accade è previsto nel Piano di sviluppo aeroportuale e vagliato dalla Commissione Ambientale”.
Bisognerebbe far funzionare di più Montichiari...
“Lo scalo di Montichiari è stato dato, con un vero blitz, in concessione quarantennale a Verona, ai veneti, in realtà ai veneziani, i quali vedono l’aeroporto bresciano come una minaccia per quello di Verona. Lo sviluppo serio di Montichiari potrebbe essere il cargo e si sta andando in quella direzione. A livello di passeggeri, in Lombardia, siamo “coperti.” Ci manca il traffico cargo. DHL è andata da Orio a Montichiari. Speriamo che altri vettori la seguano. Lo consideriamo anche un elemento di ulteriore futuro sviluppo del traffico passeggeri businnes per il bacino di Brescia, ma anche dell’Emilia e del Veneto”.
L’aeroporto business più gettonato oggi è Linate ma, se i bresciani avessero lo scalo a Montichiari, andrebbero Invece hanno costruito la BreBeMi per arrivare in fretta a Linate... “Infatti è velocissimo andare da Brescia a Milano zona aeroporto”. (segue)
A SINISTRA IL TRACCIATO DELLA PEDEMONTANA: IN COLORE GRIGIO LE TRATTE IN COSTRUZIONE E IN VERDE QUELLE REALIZZATE. AL TERMINE DEI LAVORI L’A36 COLLEGHERÀ L’A4 ALL’ALTEZZA DI AGRATE, CON ENTRAMBE LE DIRETTRICI DELL’AUTOSTRADA DEL LAGHI VERSO COMO E VERSO VARESE
Claudia Maria Terzi nella foto sotto con Attilio Fontana Presidente della Regione Lombardia
STRADA FACENDO
Nata a Osio Sotto (BG) nel 1974, laureata in Giurisprudenza. Avvocato specializzato in diritto civile, diritto societario e di Famiglia. È stata sindaco del Comune di Dalmine (BG) dal 2009 al 2013.
Dal marzo 2013 a marzo 2018 è stata Assessore Regionale all’Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile, in Lombardia. Da marzo 2018 a marzo 2023 ha assunto l’incarico di Assessore alle Infrastrutture, Trasporti e Mobilità Sostenibile di Regione Lombardia. Nella XII Legislatura è nominata dal Presidente Attilio Fontana Assessore regionale alle Infrastrutture e Opere pubbliche. Queste le materie rientranti nell'incarico:
- Infrastrutture e opere pubbliche
- Porti e aeroporti
- Infrastrutture digitali
- Infrastrutture olimpiche
- Logistica
- Edilizia pubblica (non residenziale)
Che ne pensa della BreBeMi?
“Ha cambiato la vita e la geografia anche da un punto di vista economico a quella parte di Lombardia”.
Quando rientrerà l’investimento e i conti non saranno in rosso?
“Facciamo presto a fare paragoni con le altre autostrade ma dimentichiamo che quelle le ha pagate il pubblico e il gestore ci ha guadagnato e non ha fatto le manutenzioni. Mentre la BreBeMi è quello che dovrebbero essere tutte le autostrade in un paese moderno. Le realizza il privato, magari con qualche agevolazione da parte pubblica, e poi se ne accolla la gestione e la manutenzione. Ovvio che tutto deve rientrare all’interno di un quadro economico sostenibile. In una regione come la nostra ovunque si facciano strade, poi il territorio le utilizza. Anche in mezzo ai campi, si riempiono presto di persone e di merci”.
Per molti la BreBeMi è una promessa mancata: ci si aspettava un traffico maggiore soprattutto turistico, invece sono arrivati gli insediamenti della logistica...
“Bisogna intervenire con una programmazione tempestiva del territorio. Su questo io sollecito sempre i Comuni interessati anche nel caso della Pedemontana. BreBeMi ha portato tanti insediamenti, sono arrivate molte attività che hanno versato tanti soldi alle amministrazioni comunali e qualcuna ha portato anche problemi ma, in pratica, se i Comuni non gradiscono certi insediamenti allora bisogna semplicemente, sapendo che vi passerà un’autostrada, decidere quali insediamenti si preferiscono. Inutile lamentarsi dopo quando la frittata è fatta.
Spero che sulla Pedemontana non accada la stessa cosa. Detta in modo chiaro: se non si vogliono insediamenti della logistica, basta aggiornare il PGT e dire quali sono le attività che non sono desiderate”.
Tutti temono Amazon e company?
“Sì, un po’ perchè sono cresciuti a macchia di leopardo un po’ perchè non sempre i Comuni sono in grado di gestire le problemtiche che comportano certi insediamenti. Per cui i capannoni sono ubicati dove preferiscono le aziende e poi ti trovi con la problematica degli accessi, del traffico, ecc. In ogni caso, comunque, BreBeMi ha portato lavoro e nuove ricchezze... Il 18 settembre festeggeremo i dieci anni di vita della A35 che mi onoro di aver tenuto a battesimo”.
A Bergamo e a Brescia abbiamo due sindaci donna: le conosce?
“Elena Carnevali molto bene e, nonostante le diverse idee politiche, quando è capitato, abbiamo sempre lavorato in buona armonia. È una persona con cui puoi collaborare a prescindere dal colore dalla bandierina che metti su quello che fai. Donna di politica e donna dello stato. La sindaca Castelletti la conosco meno, abbiamo fatto un paio di viaggi insieme in campagna elettorale. Comunque non penso che donna sia meglio a prescindere. Uomini o donne, l’importante è che siano mossi, non tanto dall’interesse personale o della propria carriera politica, ma dal desiderio di essere utili alla gente”.
CLAUDIA MARIA TERZI
la natura ringrazia
I BENEFICI DELLA BREBEMI
MATTEO MILANESI
GENERAL MANAGER DI SOCIETÀ DI PROGETTO BREBEMI SPA E DI ARGENTEA GESTIONI E DELLA HOLDING AUTOSTRADE LOMBARDE.
La prima autostrada italiana costruita in project financing grazie ad investimenti privati, a dieci anni dalla sua apertura e a quattro dall’entrata nel gruppo internazionale Aleatica (realtà globale leader nella gestione di infrastrutture nel settore trasporti, con una visione di mobilità intelligente, sicura e sostenibile), continua ad attrarre flussi di traffico di lunga percorrenza. Sempre più utenti autostradali privilegiano la qualità del servizio, scegliendo A35 grazie ai tempi di percorrenza certi, alla scorrevolezza del traffico, agli alti standard di sicurezza e comfort di guida con cui è stata costruita e per i quali si conferma tra le più moderne d’Europa.
Il 18 Settembre scorso sono stati presentati in Regione Lombardia i risultati di una ricerca riguardante le ricadute dirette e indirette di A35 Brebemi-Aleatica a 10 anni dall’apertura al traffico. Lo studio è stato elaborato da AGICI, società di ricerca e consulenza riconosciuta a livello nazionale come riferimento in particolare nel settore delle infrastrutture. All’evento hanno partecipato tra gli altri Claudia Maria Terzi, Assessore alle Infrastrutture e Opere Pubbliche Regione Lombardia, David Díaz Almazán, Amministratore Delegato di Aleatica, Matteo Milanesi, Direttore Generale A35 Brebemi SpA, e Cristiana Molin, Presidente CAL (Concessioni Autostradali Lombarde). L’obiettivo dello Studio 2024 è stato quello di valutare l’evoluzione dei benefici generati dalla A35 Brebemi, con particolare attenzione agli sviluppi economici ambientali e sociali, tenendo conto degli eventi storici significativi di questo periodo. La prima autostrada italiana costruita in project financing grazie ad investimenti privati, a dieci anni dalla sua apertura e a quattro dall’entrata nel gruppo internazionale Aleatica (realtà globale leader nella gestione di infrastrutture nel settore trasporti, con una visione di mobilità intelligente, sicura e sostenibile), continua ad attrarre flussi di traffico di lunga percorrenza. Sempre più utenti autostradali privilegiano la qualità del servizio, scegliendo A35 grazie ai tempi di percorrenza certi, alla scorrevolezza del traffico, agli alti standard di sicurezza e comfort di guida con cui è stata costruita e per i quali si conferma tra le più moderne d’Europa.
Inoltre l’autostrada ha decongestionato la viabilità ordinaria nei centri abitati della pianura. In questi anni, la A35 è passata dai quasi 8.000 VTGM (Veicoli Teorici Giornalieri Medi) nel 2014 ai 26.000 del 2023 con un saldo di +220%, che si traduce in una crescita media annua del 16%.
Nel periodo 2014-2023 la A35 ha generato importanti benefici diretti, di natura economica, sociale e ambientale dovuti all’utilizzo della stessa da parte degli utenti, stimabili in 1,2 miliardi di euro. In particolare, questi benefici riguardano diversi punti. La riduzione dei tempi di percorrenza rispetto alla viabilità ordinaria e al tratto della A4 di circa 2,9 milioni di ore/anno, con un beneficio totale pari a 820,1 milioni di euro. La riduzione del costo del trasporto (costi del carburante e operativi) pari, nel complesso, a 180 milioni di euro, grazie al risparmio dei costi e di oltre 8 milioni/anno di litri di carburante. La riduzione delle emissioni inquinanti (PM10, NOX, ecc.), di quelle della CO2 e del rumore generano benefici ambientali nel complesso pari a oltre 165 milioni di euro. Ciò poiché la A35 libera dal traffico (soprattutto quello pesante) i comuni dell’area interessata garantendo la riduzione di oltre 96.000 tonnellate/anno di CO2 e circa 330 tonnellate/anno di emissioni inquinanti. In ambito ambientale va inoltre sottolineato anche l’impegno di Brebemi e Aleatica in atto nel circuito Arena del Futuro per lo studio dell’innovativa tecnologia di ricarica elettrica wireless (DWPT), che contribuirà senza dubbio ad accelerare il progresso dell’elettro-mobilità a livello mondiale. La riduzione dell’incidentalità sulle strade extraurbane di circa 23 milioni di euro, grazie ai possibili incidenti/anno evitati, per il decongestionamento dovuto alla nuova infrastruttura.
Proiettando queste stime per i prossimi sette anni (2024-2030), ne derivano, nel complesso, benefici pari a 2,6 miliardi di euro. I benefici indiretti per i territori legati alla presenza di A35 sono analizzati in una visione ampia, che osserva diversi aspetti caratterizzanti il tessuto sociale, economico e la qualità della vita. Uno degli impatti più rilevanti dell’avvento di A35 Brebemi è stato lo sviluppo delle attività produttive e logistiche lungo il suo percorso. Tra il 2014 e il 2024, sono stati registrati 84 nuovi insediamenti di grandi aziende italiane e multinazionali, tra cui nomi di spicco come Esselunga, DHL e Amazon (quasi 4.000 dipendenti in totale, solo in queste tre realtà), oltre a MD, Italtrans, Porsche e Bianchi. Questi insediamenti hanno interessato principalmente i settori della logistica, della manifattura e del chimico-farmaceutico. La distribuzione temporale degli insediamenti mostra un’accelerazione progressiva nel tempo, con 34 nuovi insediamenti solo tra il 2021 e il 2024. La realizzazione di grandi poli produttivi e logistici ha avuto un effetto di stimolo per le attività imprenditoriali locali. Secondo i dati raccolti, nelle tre province interessate si è registrato un incremento occupazionale superiore al 6% rispetto ai livelli pre-apertura dell’autostrada (+50% rispetto al resto della Lombardia). Nel complesso, l’attrazione di nuove figure professionali qualificate e lo stimolo generale alle attività economiche ha portato a un aumento del reddito pro-capite delle persone del 19% nei territori limitrofi all’autostrada, a fronte di una media di +14% per le città di Milano, Brescia e Bergamo.
L’ottima connessione stradale e lo sviluppo economico hanno poi contribuito a una crescita demografica di oltre il 2% nei territori interessati (i comuni più vicini all’autostrada hanno visto un incremento significativo della popolazione residente) e a un aumento del 9% del valore degli immobili residenziali. La nascita di nuovi insediamenti ha generato inoltre un aumento degli introiti monetari per le Amministrazioni Locali, grazie agli oneri compensativi legati alle nuove costruzioni e all’aumento del gettito della fiscalità generale.
I BENEFICI DELLA BREBEMI
La maggiore accessibilità garantita dalla A35 ha anche avuto un impatto positivo sul settore turistico. Ad esempio, Treviglio Fiera ha registrato un incremento significativo nel numero di visitatori nel 2023, raggiungendone circa 200.000, con un aumento del 20% rispetto all’anno precedente. Un altro nuovo polo, il Porsche Experience Center Franciacorta, sorto nel settembre 2021 in corrispondenza dell’Autodromo di Castrezzato, in 3 anni ha attirato oltre 60.000 visitatori. Inoltre, sono cresciute molto nel tempo le iniziative di valorizzazione del patrimonio culturale, storico, naturalistico ed eno-gastronomico su tutto il territorio. Questo studio dimostra come A35, un’autostrada moderna, sicura e con traffico scorrevole, generi benefici per gli utenti che la percorrono, in termini di tempo e carburante risparmiato, ma anche per tutta la collettività. Dall’altro lato, lo Studio evidenzia che si riscontrano delle ricadute positive per un territorio, quella della media pianura lombarda, storicamente ai margini del panorama regionale. In 10 anni, il territorio non è diventato solo più attrattivo per le imprese, ma anche per la popolazione residente e i visitatori turistici, portando ad un miglioramento su diversi indicatori di carattere socio-economico come il reddito pro-capite e l’occupazione.
Per il futuro, emergono delle prospettive legate all’aumento dei flussi di traffico, dovute alla maggiore presenza di persone e aziende sui territori per i fenomeni descritti nello studio (crescita tessuto produttivo-logistico, demografia, turismo) e ad eventi specifici (Olimpiadi di Milano-Cortina 2026).
“Sono molto orgoglioso di poter partecipare a questo importante anniversario di persona e annoverare all’interno del Gruppo Aleatica la A35 Brebemi, un concreto esempio di quanto un’autostrada possa promuovere e migliorare lo sviluppo economico e la competitività dei paesi in cui siamo presenti” - ha affermato l’amministratore Delegato di Aleatica, David Díaz Almazán. “Brebemi è il nostro primo investimento in Italia, ma siamo intenzionati ad accrescere la nostra presenza nel paese, anche grazie al supporto del nostro straordinario team a livello globale che si concentra sulla fornitura di un servizio di eccellenza attraverso soluzioni infrastrutturali intelligenti e sostenibili, supportate da tecnologia all’avanguardia”.
“I risultati di questo studio confermano quanto la nostra infrastruttura stia portando delle importanti ricadute sul territorio, dal punto di vista sociale, culturale, ambientale e soprattutto economico” – ha ribadito Matteo Milanesi, Direttore Generale di A35 Brebemi. “Siamo un’autostrada in costante crescita con un traffico in continuo aumento ben oltre la media nazionale e regionale che ormai ha raggiunto un valore considerevole. Come dimostrano i dati A35 sta contribuendo e contribuirà alla crescita della Lombardia, locomotiva d’Italia, fornendo sempre agli automobilisti e ai camionisti un’alternativa moderna, sicura e che garantisce tempi certi di percorrenza”.
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POLITICANDO
di Maurizio Maggioni
IL MONDO GIRA INTORNO ALLA F. COME SEMPRE!
Insomma il mondo non cambia mai, i governi possono “non cadere” per tanti motivi, magari validissimi, ma di solito cadono sulla …. Boccia.
Il primo governo italiano non diretto da un patriarca, comincia a sostituire i ministri per via delle loro dimissioni. Iniziando dai due con problemi in tribunale: San. tanchè e San.giuliano. Guarda caso due Santi... Mi sento di poterlo affermare perchè interpreto il pensiero del premier Meloni ma anche perchè negli untimi due anni, almeno, non ho mai sbagliiato una previsione. Non perché sia un chiaroveggente, ma perché da osservatore della società e dell’evoluzione politica, credo sia tutto lì da vedere ed interpretare, senza condizionamenti. La Gnocca è sempre stata il punto debole degli uomini tutti, dai reali nostrani, ai presidenti (vari) europei. Per cui, che un ministro della cultura desideri alzarsi di livello, quando purtroppo ha dimostrato di non essere molto elevato come tecnico,…………… è normale. Che l’altro ministro femmina, voglia fare il maschiaccio un po’ despota, può andare bene per un po’, soprattutto se c’è di mezzo la magistratura... ma penso che troverà il modo per togliere il disturbo, giusto a metà del percorso di questo governo.
Non mi starei a rompere il capo per tutto ciò, d’altronde abbiamo avuto ministri gay con i loro compagni che facevano investimenti bancari, amici degli amici che si stonavano tutte le sere con trans e cocaina e governavano il Lazio, addiruttura la Nilde Iotti amante di Togliatti, altro che Claretta con Benito…. Insomma, cosa cambia? Niente.
Abbiamo visto come il Presidente Meloni affronta le situazioni: il padre di sua figlia licenziato con un messaggino, il ministro Lollobrigida, suo cognato, si congeda dalla moglie, sorella del Premier, dopo le vacanze congiunte in masseria.
Il tapino Sangiuliano si dimette irrevocabilmente e prima del report ai media, il nuovo ministro designato sta giurando nelle mani di Mattarella. Insomma, tutto è bene ciò che finisce bene, all’inglese, fuori uno dentro l’altro, le situazioni personali non intaccano il governo, chi sbaglia paga e se ne va. Così la intendono anche i potenti del Forum Ambrosetti a Cernobbio: i pruriti sessuali dei singoli non interessano a nessuno, si parli di cose serie e non di lenzuola, Berlusconi docet e poi “chi e’ senza peccato scagli la prima pietra”.
È invece il momento di cambiare la nostra visione su ciò che sta succedendo nel mondo, dalla rimozione di rimbamBiden con il colpo di stato Obama/Clinton/Pelosi e la sua sostituzione con Kamala, che sino ad oggi non ha fatto molto per gli USA se non dei disastri.
Utile leggere le sue prime dichiarazioni... Speriamo possa migliorare in futuro.
È stato vergognoso il metodo utilizzato per la sua candidatura, soprattutto nei confronti degli altri che si sono dovuti ritirare dalla corsa perché altrimenti si perdevano i contributi e le donazioni. Sempre il denaro, solo il denaro, muove quella democrazia; insieme all’aborto, insieme al sostegno ad Israele, ma con attenzione ai Palestinesi… Pronti a scappare, come in Afganistan, dall’Ucraina da dove giungono messaggi devastanti: contrordine compagni, abbiamo scherzato; non possiamo distruggere economicamente la Russia, disimpegnamoci… Questa sarà l’azione finale, come in Corea, in Vietnam, in Medioriente, e in Iraq. Non hanno più vinto una guerra dopo il ‘45. Altro che Far West, a breve ne vedremo delle belle.
Tutti i governi di questi paesi democratici, Usa e Europa, vogliono controllare e sovvertire il voto popolare e ciò non è molto democratico.
In Spagna, governa un perdente con una moglie inquisita. In Francia, governa un presidente eletto, senza primo ministro, senza maggioranza e con un paese pronto alla ribellione. Dopo 3 mesi senza premier, ed è la prima volta, Macron sceglie all’ultimo momento un Repubblicano non di sinistra “sotto tutela” della Le Pen, cioè ha preso in giro tutti. I francesi hanno votato a destra per le europee ed anche per le politiche e si trovano a dover “accettare” una coalizione di sinistra, con il partito islamico che la sostiene. Fallimento totale del loro sistema e della democrazia e poi la vogliono insegnare a noi e ci guardano con superiorità. (segue)
La BCE che, al soldo dei francesi, non abbassa ancora i tassi e quando lo farà sara di pochi centesimi, perchè così serve all’economia sia tedesca sia francese, che arrancano, regrediscono e non hanno il coraggio di far fallire la prima banca tedesca. Poi, sempre gli allemanni, hanno ingoiato il rospo del sabotaggio del NordStream da parte degli ucraini, e non dei russi, perciò basta soldi e freniamo l’invio di armi. Allora la NATO ha mentito! Come gli USA! Come Powel fece con Saddam e le famigerate armi di ditruzione di massa. Potremmo star qui ancora almeno con un’altra pagina per descrivere altre bugie, ma non conviene. Dobbiamo solo capire che, se non ci sarà una vera svolta a breve, la situazione potrebbe sfuggire di mano agli “strateghi”, da 4 soldi che ci governano.
Non capiscono che se non troviamo accordi con la Russia, se non distruggiamo definitivamente Hamas, se non condizioniamo l’Iran tramite il Qatar e con l’appoggio di tutti i paesi democratici. se non facciamo pressione in favore delle donne che vengono discriminate se non sottomesse in molti paesi islamici, tra poco molti di quei diecimilioni di giovani che, secondo il comico Luca Bizzarri (acc… sempre sti comici alla Grillo a far politica) non sarebbero pronti a morire per un’idea e la difesa del sacro suolo, moriranno a loro insaputa, sia grazie al vaiolo delle scimmie o sui campi di battaglia della vita, in primis, e per le pallottole poi.
Mi auguro che ci siano altrettanti diecimilioni di ragazzi che apprezzino idee diverse e soprattutto che sappiano morire come Maurizio Quattrocchi, a testa alta e per una giusta idea, come tutti i nostri soldati che negli ultimi venti anni hanno sacrificato la vita per la nostra libertà, giusta o sbagliata che sia. Capiamoci bene, questi militari sono morti per esportare la democrazia e mantenere la pace, sotto le bandiere dell’ONU, con risoluzioni specifiche. Le stesse che ora ci impongono di non abbassare la guardia, mai, e di leggere bene ciò che sta succedendo accanto a noi.
Un esempio per tutti: la transizione ecologica. Marchionne lo disse 12 anni fa: l’auto elettrica: una fregnaccia. Perchè non passare subito all’energia dell’idrogeno? Andiamo su Marte con essa e non facciamo andare una Smart? Così vai con le pale le pale eoliche, guarda un po’, in Sardegna dove non le volevano, nemmeno i precedenti governatori progressisti. Ora arriva la nuova governatrice con idee ed interessi diversi (si legga il suo C.V.) e tra poco i sardi si troveranno un panorama devastato ed un ambiente inquinato. È giusto parlare di inclusione, ma non vogliamo applicare le leggi esistenti ed abbiamo paura a cambiarle.
Gguarda un po’: un governo di destra ha la premier donna, ministri e granvisir donne. Si vuole cambiare paradigma e l’opposizione progressista si oppone e desidera resuscitare un camposanto, ops campo largo, con coloro che hanno devastato l’Italia negli ultimi dieci anni (da Renzi a Grillo, ora a Conte, passando per Calenda).
Nel frattempo Dimaio - ve lo ricordate? - Giggino il bibitaro, guadagna tanti soldi come Rappresentante speciale dell’Unione europea per il Golfo Persico, gli atri dei 5 Stelle introitano i vitalizi e la magistratura continua come nel’ 92 a dettare le regole della politica. Così la Liguria tornerà al voto perchè, Cicciobello, orso yoghi (alias Toti) si è dovuto dimettere dopo 3 mesi agli arresti domiciliari e 24 mesi di spionaggio h24, 7 gg su 7. Insomma siamo alle solite, non abbiamo imparato nulla e non vogliamo cambiare nulla; la Magistratura fa sempre ciò che vuole, casualmente a senso unico. Elly, ma tu che hai tre passaporti, perchè non usi quello svizzero per portare qualcosa della Confederazione a noi, soprattutto riguardo la giustizia e l’organizzazione dello Stato? Lo Stato siamo noi, cioè tutti coloro che votano (capiscimi ammè) non tutti quelli che ci vivono. Se hanno votato un governo di centrodestra, aiutatelo, voi opposizione, a cambiare questo sistema incancrenito, migliorando le proposte, non bloccandole a priori. Cossiga diceva che la notra Costituzione è la peggiore dì Europa perchè voluta e scritta conto a…… Bene, se è servita per 78 anni al meglio, ora entro il compleanno degli 80, miglioriamola, accreditiamola ai tempi, ai ruoli e alle necessità dei nostri figli e nipoti, che continueranno dopo di noi, nati nella seconda metà del secolo scorso. Si abbia, tutti quanti, quel coraggio che non mancò ai nostri nonni sul Piave e ai nostri padri nella Liberazione, non trascurando coloro che morirono per la grandezza dell’Italia tutta. Dateci un motivo per dire ai giovani che avere un’idea è bello, che fare politica è la cosa più importante per cambiare il futuro, che credere in qualcosa che ci possa migliorare è buona cosa e che, soprattutto, il mondo gira intorno alla F. che si sia maschi o femmine, è uguale!
IL MONDO GIRA INTORNO ALLA F. COME SEMPRE!
IL 18 SETTEMBRE SCORSO, PRESSO L’AUDITORIUM
SANTA GIULIA, È STATO
PRESENTATO PUBBLICAMENTE
IL NUOVO TRAM ELETTRICO PENDOLINA - FIERA
All’interno della Settimana Europea della Mobilità 2024 - la campagna di sensibilizzazione della Commissione Europea sull’importanza del cambiamento comportamentale a favore della mobilità attiva, del trasporto pubblico e di tutte le modalità di spostamento green - e all’indomani dell’approvazione del progetto definitivo e del lancio della gara europea per il nuovo tram Pendolina-Fiera, Comune di Brescia e Gruppo Brescia Mobilità hanno presentato pubblicamente il progetto dell’infrastruttura che andrà a modificare, analogamente a quanto fatto dalla metropolitana, modalità di spostamento e qualità dello spazio pubblico nella città di Brescia. Mercoledì 18 settembre 2024 presso l’Auditorium Santa Giulia in via G. Piamarta n. 4 a Brescia si è svolto a tal proposito il convegno “In viaggio verso il futuro di Brescia”, durante il quale è stato presentato il progetto del nuovo tram Pendolina – Fiera, il percorso, le tempistiche e i benefici attesi, in comparazione e analogia con altre importanti realtà italiane ed europee che hanno scelto di investire sui sistemi tranviari.
Marco Medeghini, DG di Brescia Mobilità
Laura Castelletti Sindaca di Brescia
ph. Matteo Marioli
In questa occasione sono intervenuti la Sindaca di Brescia Laura Castelletti, il Vicesindaco con delega alla Mobilità Federico Manzoni, il Presidente di Brescia Mobilità Alessandro Marini, e, con la conduzione di Giusi Legrenzi, hanno portato l’esperienza delle proprie città Valentina Orioli, Assessora alla Nuova Mobilità, Infrastrutture, Trasporto Pubblico Locale e Città 30 del Comune di Bologna, Aurélie Herve, Responsabile dei Progetti Strutturali di Bordeaux Métropole, e Andreas Solymos, Direttore Pianificazione e Infrastrutture di Holding Graz. Presente anche il Direttore Generale del Gruppo Brescia Mobilità Marco Medeghini.
La Sindaca di Brescia, Laura Castelletti, con l’ing. Marcello Peli, Presidente di Brescia Infrastrutture
NUOVO PARCHEGGIO MULTIPIANO DI INTERSCAMBIO PREALPINO
La nuova struttura, situata in prossimità della fermata Prealpino, capolinea nord della metropolitana leggera automatica, e alla confluenza di via Montelungo con via Triumplina, svolgerà un ruolo strategico per la mobilità bresciana. Il nuovo parcheggio scambiatore consente infatti un’offerta di sosta più che doppia rispetto al precedente parcheggio a raso (da 400 a 826 autovetture), in grado di intercettare così un elevato numero di mezzi privati provenienti dalla Valtrompia e favorendo conseguentemente l’utilizzo della metropolitana per muoversi in Città.
Con il completamento degli spazi a raso esterni, previsto nei prossimi mesi, verranno realizzati ulteriori 179 stalli, per giungere così a un totale di 1.005 posti auto. L’area è stata inoltre ridisegnata realizzando sette stalli a servizio del trasporto pubblico di superficie, al fine di favorire l’interscambio gomma-ferro e l’attestamento dei mezzi del trasporto pubblico extraurbano oggi diretti alla Stazione ferroviaria.
Le aree esterne, non appena la stagione lo consentirà, verranno arricchite con nuove alberature. In tale contesto troverà anche spazio l’ingresso secondario al parcheggio da via dell’Arsenale, e sarà realizzata una zona di verde pubblico, comprensiva di un’area fitness per utenti senior arricchita da arbusti e nuove piantumazioni.
Sempre nelle aree a sud, A2A Spa procederà ad installare sei colonnine di ricarica per autovetture elettriche, per un totale di 12 posti auto.
Il rivestimento in lamiera stirata con due colorazioni (bianco per la parte sommitale e marrone per lo zoccolo perimetrale a terra) consente di mitigare l’aspetto visivo del parcheggio fuori terra e di inserirsi correttamente nell’ambito pedecollinare in cui la struttura è situata. Inoltre, nell’angolo sud est del rivestimento, lo stesso sarà arricchito dalla presenza di arbusti di differente specie, posati in appositi supporti all’interno delle lamiere e dotati di impianto dedicato di microirrigazione capillare, trasformando i prospetti in veri e propri giardini verticali.
Al fine di ridurre ulteriormente l’impatto ambientale dell’intervento, il progetto ha previsto: l’installazione di pannelli fotovoltaici, dotati di sistema di accumulo dell’energia, in grado di ridurre il fabbisogno energetico necessario per la gestione dell’edificio; l’installazione di sistemi d’illuminazione a basso consumo energetico e alta efficienza.
I lavori, interamente sviluppati e coordinati dall’Area Tecnica di Brescia Infrastrutture S.r.l. in fase sia di progettazione sia di direzione lavori, sono stati affidati all’RTI F.L. Costruzioni & Autotrasporti S.r.l. - Enpower S.r.l. L’importo complessivo dell’investimento è di 15 milioni di euro, di cui 8 provenienti da fondi statali a valere sulla Delibera CIPE n. 2 del 17 gennaio 2019.
Il Parcheggio Prealpino rientra, assieme ai parcheggi di Casazza, Poliambulanza e sant’Eufemia-Buffalora, tra i parcheggi scambiatori, ovvero aree di sosta che nascono con lo scopo di realizzare una mobilità sempre più sostenibile e in grado di diminuire gli impatti ambientali, sociali ed economici generati dai veicoli privati.
Come già da tempo sperimentato con successo nei parcheggi in struttura di Casazza e di Sant’Eufemia-Buffalora, la sosta nel parcheggio scambiatore sarà gratuita per gli utenti – sia abbonati sia occasionali – della metropolitana.
Il ticket emesso al momento dell’ingresso al parcheggio potrà essere utilizzato per viaggiare, previa obliterazione, in metropolitana e in autobus all’interno della Zona 1 (ovvero la città di Brescia).
Al momento del ritiro dell’auto basterà inserire il ticket nella cassa automatica e verrà richiesto il pagamento solamente delle corse effettuate in metro e in bus, mentre la sosta nel parcheggio sarà gratuita.
Naturalmente il parcheggio potrà essere utilizzato anche da chi non abbia necessità di prendere la metropolitana: in quel caso, la sosta nel parcheggio costerà un 1 euro all’ora per le prime tre ore e 3 euro per l’intera giornata.
Tutti gli impianti del parcheggio sono stati creati per essere controllati e gestiti da remoto, e collegati alla centrale telecontrollo di Brescia Mobilità Spa, attiva 24 ore al giorno, 7 giorni su 7.
AUTO E ARTIGIANALITÀ:
AUTOBASE AVVIA L’INTESA CON HABITO DI RIVADOSSI
Parte da Brescia il primo step del progetto“Eccellenze italiane” di Mazda Italia: protagonista è la concessionaria cittadina insieme all’officina del maestro d’arte
Ha preso ufficialmente il via il progetto ‘Eccellenze italiane’, un’iniziativa che verrà replicata su scala nazionale promossa da Mazda Italia insieme ad Autobase, la concessionaria cittadina nata nel 1982 e guidata da Massimo Capretti, e l’officina «Habito» di Giuseppe Rivadossi, maestro d’arte e mestiere nella creazione di opere in legno. L’obiettivo è valorizzare l’eccellenza dell’artigianalità locale partendo dal presupposto che si tratta di molto più che una semplice capacità nel realizzare qualcosa ma si basa sulla ricerca della perfezione, non dal punto di vista tecnico, ma ponendo sempre al centro l’uomo. L’evento è stato presentato al Vittoriale con HEDONÉ, un viaggio notturno tra luci, musica, poesia e installazioni immersive. Nella splendida cornice del Vittoriale degli italiani di Gardone Riviera sono intervenuti sia i dirigenti di Mazda, sia i referenti del mobility hub bresciano, in compagnia di Giuseppe Rivadossi. “Una serata in grado di sorprendere con un percorso che è riuscito a coniugare installazioni artistiche e sound design inediti” ha dichiarato Massimo Capretti, amministratore delegato di Autobase, punto di riferimento nel Bresciano per Hyundai, Mazda, Xev e di vetture usate multimarca. “Per questo progetto - ha proseguito Capretti - il nostro compito era individuare un artigiano del territorio dalla qualità riconosciuta e con un target medio-alto che, anche se indirettamente, rispecchiasse i valori e lo spirito che guida la ricerca di Mazda, dove ogni modello viene costruito cominciando dalla lavorazione del legno e dell’argilla”. Simbolo di questa nuova sinergia è ‘Punta Krisa’, una straordinaria struttura ad obelisco in legno di tiglio di dimensioni digradanti (raggiunge i 2,30 metri di altezza), scavata completamente a mano nell’atelier Rivadossi.
BERLUCCHI È SEMPRE PIÙ GOLD
BERLUCCHI È PRIMA IN FRANCIACORTA PER NUMERO DI MEDAGLIE “GOLD” ASSEGNATE DALLA PRESTIGIOSA COMPETIZIONE CHAMPAGNE & SPARKLING WINE
WORLD CHAMPIONSHIPS
La Guido Berlucchi si conferma ancora una volta come simbolo dell’eccellenza italiana nel mondo del Metodo Classico. Pioniera indiscussa del Franciacorta, la cantina che ha dato vita alla prima bottiglia del territorio ha ottenuto ben otto medaglie d’oro nella prestigiosa classifica mondiale stilata da Tom Stevenson, uno dei massimi esperti mondiali di Champagne e Sparkling Wines. Stevenson, fondatore della Champagne & Sparkling Wine World Championships, è riconosciuto per la sua capacità di influenzare il mercato internazionale dei fine wines, rendendo questo risultato un ulteriore motivo di orgoglio per Berlucchi e per l’Italia. La partecipazione a questo prestigioso campionato non è solo un onore, ma anche una conferma del valore di Berlucchi, che continua a essere un punto di riferimento nel panorama internazionale degli sparkling di qualità. Per il 2024, Berlucchi ha inviato una selezione delle linee ‘61 e ‘61 Nature – entrambe dedicate all’anno di nascita del primo Franciacorta, creato grazie all’intuizione di Franco Ziliani e Guido Berlucchi. Queste due linee rappresentano due capisaldi per la cantina, simboli di un'eredità che continua a rinnovarsi con eccellenza. La cantina ha partecipato con referenze sia in bottiglia che in formato magnum, classificandosi prima cantina in Franciacorta con il maggior numero di medaglie GOLD e centrando un ottimo risultato anche per numero di riconoscimenti a livello mondiale. Questo successo si inserisce in un quadro più ampio che vede l’Italia come il paese più premiato a livello internazionale, a testimonianza della costante crescita qualitativa del vino italiano nel mondo.
A questo punto si attende la premiazione dei conseguenti Award, che saranno annunciati il prossimo 24 ottobre 2024 presso la Merchant Taylors Hall di Londra. Dice Arturo Ziliani, Amministratore Delegato ed Enologo della Guido Berlucchi: "Un risultato che va oltre ogni nostra aspettativa, ottenuto in una delle competizioni più prestigiose e autorevoli al mondo, la Champagne & Sparkling Wine World Championships. Questo riconoscimento non è solo un traguardo importante per la nostra cantina, ma è soprattutto la ricompensa del lavoro di tutte le nostre collaboratrici e i nostri collaboratori che ogni giorno, con passione, sono al nostro fianco con l’obiettivo di raggiungere traguardi sempre più alti. Le nostre linee ‘61 e ‘61 Nature, dedicate all’anno di nascita del primo Franciacorta, rappresentano a pieno la nostra cantina e saranno sempre simboli della tradizione e dell'innovazione che ci guidano”. Continua: “Oggi celebriamo questo risultato accanto alle altre eccellenze del mondo sparkling, in un contesto che vede l’Italia primeggiare a livello internazionale per qualità e numero di riconoscimenti. Siamo orgogliosi di portare avanti una storia che valorizza il nostro territorio e che, anno dopo anno, continua a essere premiata a livello mondiale." Berlucchi, la cantina che ha fatto la storia della Franciacorta Il Franciacorta, il più esclusivo e prestigioso Metodo Classico italiano, deve la sua nascita alla Guido Berlucchi. Una storia nata nel 1955 che ha inizio nella storica cornice di Palazzo Lana dall’incontro tra i due giovani e visionari: Guido Berlucchi, già produttore di vino, e il giovane enologo Franco Ziliani, accomunati dall’idea - ai tempi originale e rivoluzionaria - di produrre un grande Metodo Classico italiano in provincia di Brescia. Con la vendemmia del 1961 - e le prime 3.000 bottiglie prodotte- nasce ufficialmente il Metodo Franciacorta, di cui Berlucchi è tuttora leader indiscusso.
La Guido Berlucchi - condotta oggi dai figli Arturo, Paolo e Cristina Ziliani - non è solo sinonimo di Franciacorta, ma anche di moderna ricerca e di avanzata e sostenibile sperimentazione enologica, che ne fanno l’azienda di riferimento nella DOCG. Con una superficie vitata di oltre 500 ettari - di cui 115 di proprietà - a conduzione biologica dal 2016, la Guido Berlucchi rappresenta una realtà di eccellenza in questo pregiato angolo d’Italia. un territorio unico e dalle molteplici anime, un’eccellenza italiana, un luogo in cui il vino è da sempre il grande protagonista.
Nel dettaglio, ecco le referenze
Berlucchi ad ottenere la medaglia GOLD:
GOLD Guido Berlucchi NV ‘61 Satèn Magnum
GOLD Guido Berlucchi NV ‘61 Extra Brut Magnum
GOLD Guido Berlucchi 2016 ‘61 Nature Magnum
GOLD Guido Berlucchi NV ‘61 Rosé Magnum
GOLD Guido Berlucchi NV ‘61 Satèn
GOLD Guido Berlucchi NV ‘61 Extra Brut
GOLD Guido Berlucchi 2017 ‘61 Nature
GOLD Guido Berlucchi NV ‘61 Rosé
Cristina, Arturo e Paolo Ziliani
Sabato 21 settembre presso la Galleria di SpazioAref è stata inaugurata la mostra ‘Il realismo di Anna Coccoli. Opere dal 1952 al 2008’ a cura della Fondazione Aref ETS.
L’esposizione rimarrà aperta a ingresso libero fino a domenica 24 novembre 2024, dal giovedì alla domenica dalle 16 alle 19,30. L’iniziativa è realizzata con il contributo della Banca BCC Agrobresciano e di Centro Veterinario SOS. L’esposizione, realizzata in occasione del decimo anniversario della scomparsa dell’artista, presenta circa 35 opere di cui più della metà sono inedite; l’arco temporale molto ampio a cui appartengono i dipinti esposti permette di conoscere e approfondire l’arte di una tra le pittrici più importanti del panorama bresciano del Novecento.
Il titolo della mostra pone l’attenzione sull’aspetto fondamentale della ricerca dell’artista Anna Coccoli (Brescia 1929 - San Paolo Brasile 2014), ovvero l’analisi e l’interpretazione della realtà, da quella contadina e operaia degli anni Cinquanta, all’attenzione per la figura umana, ed in particolare quella femminile, interpretata in totale libertà degli anni Ottanta e Novanta. Le donne, di cui l’artista indaga gesti, movenze e atteggiamenti, diventano protagoniste assolute delle sue opere durante tutto il suo percorso artistico, spesso realizzate su tele di grandi dimensioni, fortemente plastiche, create con tecniche miste, molto materiche e dalle cromie spesso vivaci. Dalla metà degli anni Settanta è affascinata dall’arte sudamericana, legata alle radici dell’uomo e al concetto di terra madre che genera il mondo.
Figlia di Eliodoro Coccoli (Brescia 1880 - 1974), celebre pittore e decoratore, tra le figure più interessanti del panorama culturale bresciano dei primi decenni del Novecento, ha ereditato dal padre il talento artistico e ha appreso nella sua bottega i fondamenti del disegno e del colore. A partire dalla fine degli anni Quaranta Anna Coccoli ha iniziato il suo percorso artistico e un’intensa attività espositiva con prestigiosi allestimenti, come la personale in Brasile, a San Paolo nella Galleria d’Arte Portal e dieci anni dopo, nel1984, al Museo d’Arte della città. Grazie a questa attività in America Latina, l’artista può essere considerata a tutti gli effetti una pittrice e una scultrice di fama internazionale. Per informazioni e prenotazioni scrivere a info@aref-brescia.it o telefonare al numero 333 3499545.
Piazza della Loggia 11/f - Brescia www.aref-brescia.it - info@aref-brescia.it
La storia notturna, 1993 acrilico su lino
BRESCIA HA UN NUOVO TEATRO!
APERTO AL PUBBLICO CON UNA TRE GIORNI DI GRANDI
EVENTI IL NUOVO TEATRO RENATO BORSONI, IN VIA MILANO 83, LUOGO SIMBOLO DEL PROGETTO DI RILANCIO DI VIA MILANO E TASSELLO CENTRALE DI TUTTI GLI INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE DI QUESTA IMPORTANTE AREA CITTADINA
Situato nei pressi di Via Metastasio, in corrispondenza dell’ex Ideal standard, il nuovo teatro è costituito da due sale spettacolo, una zona ristoro, sale adibite a laboratori, uffici e spazi per spettacolo esterni. La sua struttura architettonica è caratterizzata da un originale sistema costruttivo composto da grandi massi sporgenti in calcestruzzo, connessi tra loro da cavi in acciaio. La forma è quella di un parallelepipedo a pianta rettangolare, caratterizzata da una particolare torre scenica: alta diciannove metri, rivestita da pannelli di policarbonato e illuminata da luci cromatiche sincronizzate, è l’elemento distintivo del teatro. Al primo piano sono collocati gli uffici del teatro, mentre al piano terra l’ingresso è scavato all’interno della struttura, formando così una loggia strombata e profonda sulla quale si affaccerà un locale-bar. Una piazza in granito si estende di fronte al teatro, dando così vita ad un nuovo spazio urbano. Il teatro è facilmente raggiungibile con la nuova pista ciclabile o con i mezzi pubblici, la cui fermata si trova nei pressi del foyer. Per arrivarci in automobile, invece, bisogna passare per un percorso stradale che porta al parcheggio del teatro, utilizzabile anche in normali giornate di lavoro. Il teatro è composto da due sale spettacolo entrambe accessibili dal primo piano. La principale ospita 312 spettatori ed è attraversata da tre camminamenti, uno centrale e due laterali connessi alle uscite di sicurezza. Illuminate da strisce led, le pareti in legno permettono di ottenere una naturale amplificazione dei suoni. La sala è inoltre dotata di un palco sopraelevato costruito anche questo in legno per migliorare riverbero e suono della voce. La sala secondaria invece ha 169 posti a sedere e un palcoscenico più piccolo, concepito per ospitare spettacoli che non richiedano grandi scenografie. Le sue pareti sono in cartongesso, materiale scelto per valorizzare al meglio la diffusione acustica.
Una grande festa inaugurale per abitare insieme questo nuovo luogo di cultura della nostra città. Il Teatro Renato Borsoni ha aperto le porte alla città con una tre giorni di appuntamenti, da sabato 21 a lunedì 23 settembre, che si è chiusa con un convegno dal titolo “La cultura accoglie? Verso un Piano strategico di welfare culturale della città di Brescia”. Un weekend ricco di eventi ed iniziative, una festa pensata davvero per tutti, grandi e piccoli, per entrare fin da subito nel cuore della città e dei bresciani.
LA STAGIONE INAUGURALE SETTEMBRE - NOVEMBRE 2024
Per il nuovo teatro Renato Borsoni è centrale il legame con il quartiere in cui sorge. Nato in un luogo di confine, il Borsoni non può che riflettere proprio sulle meccaniche e le sollecitazioni di quel luogo: ne sarà portavoce ed espressione, con un’attenzione forte rivolta al teatro sociale d’arte. Un teatro, poi, che nella contaminazione trova la propria anima: contaminazione sia nel contenuto che nella forma, tra le arti, con una attenzione particolare alla musica, tra le persone, tra le visioni, in ricerca di un incontro che sappia far crescere il pensiero e le nuove generazioni. Sarà un teatro che fa del viaggio la sua essenza: un posto permeabile a influenze diverse, dove le arti trovano una sintesi piena e armonica. Uno spazio dedicato anche ai più piccoli e ai giovani, perché possano sperimentare la fantasia e la libertà di un luogo in cui è possibile sognare e raccontare il mondo. Un teatro con molte anime, tutte rappresentate in questa stagione inaugurale. In scena nelle due sale intitolate Sala Castri e L’isola che non c’è, 12 spettacoli che si svolgeranno dal 21 settembre fino al 23 novembre 2024. Una rassegna, curata dal regista Paolo Bignamini, in cui troviamo la prosa dialogare con la musica, etnica, classica e contemporanea, in cui i temi del mito e della grande storia si combinano ai racconti della cultura popolare e ai percorsi del pensiero e dell’arte, con riflessioni sull’uomo e sul mondo di oggi, insieme ad appuntamenti dedicati ai bambini. Una stagione in cui artisti di rilievo internazionale e nazionale, alcuni legati da un lungo rapporto di collaborazione con il CTB, si alternano alle realtà locali, con un’attenzione ai giovani e al teatro sociale d’arte. Dodici titoli per un viaggio che vuole essere benaugurante, ma anche consapevole: per sapere da dove partiamo e scoprire insieme quali mete potremo raggiungere.
21 settembre ore 20.30 | Sala Castri
22 settembre ore 15.30 | Sala Castri
30 PER 100
24 settembre ore 20.30 | Sala Castri
IN CONCERTO CON ENZO
27 e 28 settembre ore 20.30 | Sala Castri
CARMINA BURANA
1 e 2 ottobre ore 20.30 | Sala Castri
CREUZA DE MÄ. 40 ANNI, UN MEDITERRANEO
4, 5 e 6 ottobre ore 20.30 | Sala Castri
LA LOCANDIERA A long play
8, 9 e 10 ottobre ore 20.30 | Sala Castri
DJONISO
13 ottobre ore 20.30 | Sala Castri
BOMBINO IN CONCERTO
19, 20 e 21 novembre ore 20.30 | Sala Castri
MACBELLUM La guerra dentro
23 novembre ore 20.30 | Sala Castri
ORA D’ARIA
Nella Stagione inaugurale anche appuntamenti dedicati ai più piccoli, con tre spettacoli:
29 settembre / Mi piace
Di e con Maria Giulia Campioli e Claudio Mariotti, per bambini da 1 a 5 anni. Racconta la storia di Maria Giulia che, ogni sera, si addormenta con il sogno di coltivare un fiore colorato: riceverà in dono un seme dall’omino dei sogni, e imparerà a prendersene cura.
6 ottobre / Quadrotto, tondino e la luna Protagonista è un “quadrato bambino” di nome Quadrotto, curioso, vuole conoscere ed esplorare il mondo: incontrerà Tondino e insieme scopriranno la bellezza dell’amicizia. In scena Pasquale Buonarota e Alessandro Pisci. Per bambini da 2 a 7 anni.
13 ottobre / BRUM!
Partendo dalle suggestioni visive dell’acqua che si riverberano su una tela bianca, Pietro Fenati ed Elvira Mascanzoni, accompagnati da una serie di musiche che vanno da Satie a Cage, reinventano una specie di mondo immaginario dove l’infanzia regna sovrana e che si esprime con una sola parola: “brum”. Per bambini da 2 a 6 anni.
Teatro Renato Borsoni
Via Milano, 83 - Brescia
Tel. 030 2928617
teatroborsoni@centroteatralebresciano.it
ASTOR 36 IL PRIMO by BELLINI
Bellini Nautica S.p.A. realtà fondata nel 1967, a capo del Gruppo Bellini, operante nel settore della nautica di lusso e specializzata nella produzione di imbarcazioni a marchio Bellini Yacht, nonché nel trading di imbarcazioni (nuove e usate), nel restauro e trading di “Vintage Riva” e nell’offerta di un’ampia gamma di servizi correlati, dopo il successo del primo test in acqua dell'ASTOR 36, il primo modello di imbarcazione a marchio Bellini Yacht messo sul mercato dal Gruppo Bellini, effettuato sul Lago d'Iseo, luogo di nascita del Gruppo Bellini, nonché culla della divisione di produzione, è stato presentato al Cannes Yachting Festival svoltosi dal 10 al 15 settebre.
Le performance registrate durante i test hanno pienamente soddisfatto le aspettative, confermando l'eccellenza ingegneristica e il design innovativo. La carena dell'ASTOR 36, progettata da Brunello Acampora, designer e progettista di imbarcazioni di fama internazionale, si è dimostrata estremamente stabile e performante, sottolineando ancora una volta la professionalità e la specializzazione di Acampora nell'ingegnerizzazione del prodotto oltre che nel design. Il modello ha evidenziato una scia pulita e offre un'esperienza di navigazione più confortevole e asciutta. Le strutture critiche realizzate appositamente in fibra di carbonio, hanno garantito una stabilità ottimale e leggerezza dello scafo, consentendo all'ASTOR 36 di raggiungere una velocità massima di 42 nodi. Anche in fase di virata, l'imbarcazione ha mostrato un comportamento pulito e stabile, confermando la precisione del suo design. Con una configurazione che porta il peso effettivo dell'imbarcazione a vuoto di 7,3 tonnellate, l'ASTOR 36 si distingue come un modello capace di combinare potenza, eleganza e performance con un equilibrio perfetto.
ASTOR 36 IL PRIMO by BELLINI
La configurazione monta 2 motori benzina Volvo Penta V8 da 350 cavalli con la possibilità di montare, in alternativa, 2 motori diesel da 300 cavalli. Brunello Acampora ha affermato: “I dati raccolti durante le prime prove dell’Astor 36 confermano pienamente tutte le premesse progettuali. La carena a V profonda, sviluppata grazie a una serie di studi sistematici e all’esperienza trentennale dei tecnici Victory, è stata concepita per garantire consumi ridotti e prestazioni sportive di alto livello, offrendo un'esperienza di guida dinamica, ma allo stesso tempo semplice e piacevole. Il marchio Bellini Yacht meritava una barca stabile, sicura, asciutta e capace di affrontare il mare mosso con morbidezza, e questo obiettivo è stato raggiunto sin dal primo test”.
Battista Bellini, Amministratore delegato del Gruppo ha dichiarato: “Nel nostro team, alla profonda esperienza nella costruzione di imbarcazioni e una lunga tradizione nautica si combinano l'ingegneria e la matematica per fare un ulteriore passo avanti volto a offrire un'esperienza di navigazione sempre migliore ai nostri futuri armatori.
Astor 36 è un 36 piedi di tipologia walkaround open che combina funzionalità con un design essenziale e intelligente. Lo yacht è un 11,30 metri fuoritutto di lunghezza e 3,90 metri di larghezza. Il progetto è frutto della collaborazione tra Norberto Ferretti, fondatore del Gruppo Ferretti e leader nella progettazione, costruzione e commercializzazione di yacht di fascia alta che combinano innovazione, eleganza e tecnologia all'avanguardia, in qualità di “Product Concept Manager” e Brunello Acampora, fondatore dello studio di engineering e design “Victory Design”.
Astor 36 è un 36 piedi di tipologia walkaround open che combina funzionalità con un design essenziale e intelligente. Lo yacht è un 11,30 metri fuoritutto di lunghezza e 3,90 metri di larghezza. Il progetto è frutto della collaborazione tra Norberto Ferretti, fondatore del Gruppo Ferretti e leader nella progettazione, costruzione e commercializzazione di yacht di fascia alta che combinano innovazione, eleganza e tecnologia all'avanguardia, in qualità di “Product Concept Manager” e Brunello Acampora, fondatore dello studio di engineering e design “Victory Design”.
Battista Bellini, Amministratore delegato del Gruppo
con
Aurora Minetti
PROGRAMMA
MASTERCLASS 2024
16.09 La colazione moderna
Docente: Sandro Ferretti
Partner: Molino Grassi
23.09 Pizze alternative: proteiche e ai grani antichi
Docente: Andrea Pagano
Partner: Molino Merano
07.10 Cioccolateria in gelateria
Docente: Angela De Luca
Partner: Bravo
21.10 Esplora il Natale tra panettoni classici e non
Docente: Emanuele Racconi
Partner: Molino Merano
04.11 Decorazioni natalizie e Cake Design
Docente: Susannah Scoltock
Partner: Giuso / Modecor
11.11 Trittico Day
Docente: Angelo Grasso
Partner: Bravo
18.11 Materie prime e premiscelati
Docente: Gianni Clapis
Partner: Opera Prima
02.12 Corso base di gelateria
Docente: Gianni Clapis
16.12 Corso avanzato di gelateria
Docente: Gianni Clapis
Il laboratorio dei saperi e dei sapori
Al via le esclusive e tradizionali masterclass formative organizzate da Puntogel per promuovere e sensibilizzare un diverso modo di fare cultura e per valorizzare sempre di più la dimensione artigianale della propria clientela
Si apre la stagione Autunno-Inverno dedicata alla formazione e in Puntogel è tutto pronto per un nuovo ciclo di appuntamenti gratuiti rivolti ai professionisti della filiera (B2B). “Crediamo nel valore della formazione e dell’aggiornamento continuo, quali strumenti per crescere professionalmente in competenza e in relazioni, in un’atmosfera vivace, ricca di scambi e contaminazioni creative” - ci ha spiegato Aurora Minetti, Amministratore Unico di Puntogel Srl. “La formazione è una prerogativa irrinunciabile che va coltivata con continuità, spirito di approfondimento, curiosità e responsabilità. Un valore grazie a cui crescere non solo professionalmente ma anche umanamente”.
Il filo conduttore di questa nuova stagione formativa sarà fortemente orientato sulla rivisitazione delle grandi tradizioni con una reinterpretazione di alcuni piatti in chiave più moderna. “Come Puntogel - ha continuato Aurora Minetti - abbiamo scelto di tornare a fare quella sana ricerca sui territori delle materie prime d’eccellenza ma anche delle lavorazioni e dei metodi di produzione per restituirlo ai nostri iscritti”.
Così come da ormai anni avviene per la ricerca dei suoi prodotti, attraverso i propri corsi Puntogel intende dedicare tempo, ricerca e approfondimento, in sostanza tutto ciò che il mercato oggi sta via via sminuendo a discapito di storia e tradizioni. “Proporremo delle ricette che provengono dagli storici classici, anche dimenticati, con degli accenni di reinterpretazione/rivisitazione grazie a cui le stesse ricette possono diventare anche delle sfiziose novità”.
I corsi saranno ospitati all’interno del .LAB, l’aula corsi della storica sede storica di via Rossini 6/A a Bergamo fino al prossimo Gennaio quando Puntogel si trasferirà nel nuovissimo headquarter ancora top secret. “Stiamo andando certamente controcorrente” - ha concluso Minetti. “L’intenzione è quella di non andare a vestirci solo di brand ma di ricercare i modi e i metodi per aiutare i nostri clienti a crescere come piccole imprese per cui ognuna si possa considerare unica e irripetibile. Con questo genere di attività desideriamo determinare uno stimolo per i nostri interlocutori così che possano ritrovare ulteriore slancio ed entusiasmo per scongiurare standardizzazione e omologazione, approcci sempre più dilaganti”. Iscrizioni obbligatorie per professionisti con P. IVA.: www. puntogel.com/corsi
IL MITO DELLA FERRARI 250 GTO RIVIVE CON MODENART
In occasione di Salone Auto Torino 2024, prima edizione della kermesse “open air” che ha invaso il centro del capoluogo piemontese dal 13 al 15 settembre, ASI ha inaugurato una nuova mostra di ModenArt allestita nella propria sede nazionale di Villa Rey, sulla collina torinese che si affaccia sul Po. “Gli scultori della velocità” arrivano per la prima volta nella capitale mondiale del car-design e lo fanno con le opere dedicate all’iconica e leggendaria Ferrari 250 GTO. Vettura progettata da Giotto Bizzarrini e “vestita” dalla Carrozzeria Scaglietti di Modena, è stata prodotta in soli 36 esemplari dal 1962 al 1966 ed è oggi quella che ha contribuito maggiormente a consolidare il mito Ferrari: riunisce in sé il carisma della Granturismo alle prestazioni di una Sport e alla bellezza di una diva. La mostra allestita nell’atrio di Villa Rey – visitabile su prenotazione e gratuitamente fino a dicembre – è composta da quattro opere: il “filone” tipico della manifattura dei maestri carrozzieri di Modena, fatto di tondini di ferro sagomati e saldati per avere ad un preciso riferimento di forma complessivo;
la scocca della prima 250 GTO “Sperimentale” del 1961; quella della vettura definitiva presentata nel 1962 e quella della successiva evoluzione realizzata nel 1964.
L’esposizione mette in luce la bellezza del design automobilistico italiano, quello degli anni ’50 e ’60 del ’900, in cui arte e artigianalità si sono fusi grazie alla maestria dei carrozzieri che, a colpi di martello, hanno letteralmente scolpito i modelli più eleganti e vincenti della storia dell’auto sportiva.
Le opere di ModenArt, considerate vere e proprie sculture di arte moderna, sono modellate interamente a mano da quelle stesse sapienti mani che realizzarono all’epoca gli originali. ModenArt è il progetto che ha l’obiettivo di elevare a forma d’arte il lavoro artigianale dei battilastra: antico mestiere i cui maestri hanno contribuito ad impreziosire con la costruzione di auto che hanno scritto la storia e che sono esse stesse considerabili alla stregua di beni culturali.
Mentre il mondo del design e dell’automobile continua a evolvere, la collezione ModenArt ferma il tempo e testimonia la grandezza dell’artigianalità italiana.
LA BELLEZZA SI RESPIRA
INAUGURATI I GIARDINI P wC
DELL’ACCADEMIA CARRARA: UN GRANDE VERDE DA VIVERE, INSIEME, A BERGAMO
Dal 20 settembre lo spazio green di Accademia Carrara ha ufficialmente aperto i battenti a tutti, visitatori del museo, cittadinanza e turisti. Grazie all’impegno di Regione Lombardia, Comune di Bergamo e Fondazione Accademia Carrara, con il sostegno di PwC, sono stati inaugurati al pubblico, per la prima volta, gli oltre 3.000 metri quadri adiacenti alla storica sede museale, illuminati grazie a Edison Next. Un grande investimento ha consentito di realizzare il progetto di riqualificazione, firmato dall’architetto Antonio Ravalli con la collaborazione, per la parte paesaggistica, dell’architetto Valentina Milani di INOUT architettura e che include: i giardini, il camminamento - che permette il passaggio dalle sale del museo verso l’esterno - e il Bù Bistrot in Carrara, un nuovo servizio con ingresso anche indipendente in Via della Noca . I Giardini PwC sono un luogo di sosta prima e dopo l’esperienza dell’arte; la configurazione storica prevede diversi terrazzamenti in cui il presente dialoga con il passato. Unione di natura e cultura, storia, arte e architettura, ma anche un possibile punto di ritrovo e partenza per passeggiate verso Città Alta o Borgo Santa Caterina. I giardini sono intitolati a PwC - organizzazione che offre alle imprese servizi fiscali, legali, di revisione contabile e di consulenza - grazie all’accordo siglato a inizio 2022 tra Fondazione Accademia Carrara e PwC Italia, che sostiene grandi eventi e attività del museo e
il cui ingresso nella Fondazione come cofondatore ha segnato un ennesimo e importante momento di arricchimento della governance dell’istituzione. Inclusione della comunità, valorizzazione del patrimonio paesaggistico, creazione di nuove opportunità, sostenibilità ambientale: l’anima verde della Carrara, grazie a questo importante intervento di riqualificazione, ha nuova vita, in linea con l’area “Città natura” di Capitale Italiana della Cultura 2023. Il progetto ha rispettato il paesaggio e le strutture preesistenti, valorizzando il luogo e la sua storia.
LA BELLEZZA SI RESPIRA
“Con l’apertura dei Giardini, per la prima volta da oltre due secoli, Accademia Carrara si arricchisce di un nuovo significato: non è più solo custode di capolavori artistici e luogo di incontro per la cultura, ma diventa anche uno spazio verde inedito, capace di connettere in modo armonioso Borgo Santa Caterina e Città Alta. Questo progetto crea una nuova opportunità per la città, rendendo la Carrara un luogo ancora più aperto e accogliente. Non si tratta solo di un ampliamento degli spazi, ma anche di un passo decisivo verso la crescita internazionale del museo che vede completata l’offerta dei suoi servizi. Doveroso il ringraziamento a chi ha reso possibile questo progetto, Regione Lombardia nella figura dell’assessora regionale alla cultura Francesca Caruso, Comune di Bergamo oltre all’impegno di PwC, tra i cofondatori della nostra Fondazione Carrara, il cui ingresso ha segnato un ennesimo e importante momento di arricchimento della governance dell’istituzione. In questa occasione, desidero inoltre esprimere un sincero grazie a Giorgio Gori e Nadia Ghisalberti, rispettivamente Sindaco e assessora alla Cultura del Comune di Bergamo dal 2014 al 2024. Il loro costante impegno e la loro fiducia nel progetto di valorizzazione e internazionalizzazione di Accademia Carrara, insieme al prezioso lavoro del CdA, del general manager Gianpietro Bonaldi e delle direttrici artistiche, Maria Cristina Rodeschini prima e Martina Bagnoli ora, sono stati fondamentali per raggiungere questo traguardo”. Elena Carnevali, presidente Fondazione Accademia Carrara e Sindaca di Bergamo
“Quando nel 2021 affidammo ad Antonio Ravalli l’incarico per il ripensamento dell’allestimento museale della Carrara, era assente dai nostri orizzonti il progetto che oggi ci porta a inaugurare I Giardini PwC. Fu l’architetto Ravalli ad aprire il nostro sguardo sugli spazi esterni, allora inaccessibili, suggerendo che lo sviluppo del museo continuasse oltre le sale, trovando lì completezza e permettendoci dunque di immaginare il compimento, a 220 anni di distanza, del sogno di Leopold Pollack. La sfida che ci lanciava chiedeva coraggio e insieme al Comune di Bergamo decidemmo di affrontarla. Da lì il coinvolgimento di Regione Lombardia e, quindi, di PwC ed Edison Next, attori indispensabili che hanno dato al progetto la concretezza e l’energia necessarie. Un’avventura ambiziosa, che rivoluziona l’offerta del museo, ne cambia percorso ed esperienza di visita e impegna Accademia Carrara e la città intera al confronto responsabile con un nuovo spazio verde e con le sempre più urgenti tematiche green”. Gianpietro Bonaldi, General Manager Accademia Carrara
IL VERDE DEGLI SPAZI DE ‘I GIARDINI P wC SONO
LIFTING ALLA QUERINIANA
Il 5 settembre hanno preso il via importanti lavori di restauro conservativo e adeguamento funzionale della Biblioteca Queriniana di via Mazzini 1. L’intervento, del valore complessivo di 390mila euro, avrà una durata di circa 8 mesi e mezzo e sarà realizzato dalla Irides Restauro e conservazione S.a.s. di Busto Arsizio (VA). Nello specifico sono previste le seguenti opere: Restauro dei portoni lignei che affacciano su via Mazzini e degli affreschi a soffitto e a parete delle sale di lettura, che si trovano al primo piano della Biblioteca, della balaustra di pietra dello scalone storico, che porta al primo piano, e dei soffitti in legno delle sale storiche 4 e 5; rifacimento dell’impianto di illuminazione di ogni sala che garantirà, attraverso una luce suffusa idonea, il comfort visivo sia per chi studia sia per chi vorrà ammirare gli affreschi restaurati; installazione di un nuovo parapetto in acciaio per la messa in sicurezza del ballatoio ligneo presente nella sala centrale (sala 3), attraverso interventi strutturali che consentiranno la massima reversibilità e la minima invasività. Questo garantirà la migliore fruizione del materiale librario lì conservato; acquisto di nuovi tavoli e sedie per sostituire il mobilio già presente.
LIFTING ALLA QUERINIANA
Prima dell’avvio dei lavori si è intervenuto con teli e materiali grazie a cui proteggere le librerie e il materiale librario, la pavimentazione, le finestre e ogni altro oggetto non rimovibile che si trovi all’interno delle sale di lettura e dell’atrio dello scalone. Inoltre, i lampadari storici verranno smontati e accuratamente collocati in area protetta. Una fase dei lavori particolarmente delicata perché, come è noto, si tratta di un edificio storico dall’alto valore culturale, oltre che artistico.
La Biblioteca Querinana venne fondata nel 1746 e aperta al pubblico nel 1750 per volontà del Cardinale Angelo Maria Querini (1681-1755), vescovo di Brescia dal 1726 e suo fondatore.
L’intervento di restauro della biblioteca Queriniana ha reso necessario una diversa erogazione dei servizi normalmente resi alla cittadinanza per tutta la durata dei lavori.
Si ricorda all’utenza che è possibile anticipare via e-mail la propria richiesta di consultazione del materiale della Queriniana scrivendo all’indirizzo: queriniana@ comune.brescia.it Rimarranno, invece, inalterati i servizi di prestito bibliotecario e interbibliotecario.
Tutte le altre sale di lettura della città saranno regolarmente aperte e a disposizione dell’utenza: Sala Umberto Eco in corso Mameli 21, Sala Campo Marte in via Campo Marte 3 e via Milano 140 in via Milano 140, oltre alle varie biblioteche decentrate del Sistema Urbano.
PRINCIPE DI NAPOLI
NUOVO SPAZIO IBRIDO NEL CUORE DI BERGAMO
PROGETTO SOCIALE E CULTURALE PER LA MIGLIORE FRUIBILITÀ
DEGLI SPAZI DELL’EX ASILO PRINCIPE DI NAPOLI IN CORSO DI RESTAURO E RISTRUTTURAZIONE
MIGLIORIE AL PROGETTO
Fare impresa nel settore cultura richiede tutti i fondamentali di una qualsiasi altra impresa, ma necessita di una sensibilità molto focalizzata al rispetto dei valori che permeano un progetto che abbracci le arti e i saperi: una ricerca attenta e costante verso un equilibrio tra asset intangibili e il necessario profitto che conferisca sostenibilità alla iniziativa.
In tale direzione vanno anche inquadrate le tante migliorie al Progetto che Rinascimento Holding S.r.l. è pronta a implementare con una serie di interventi migliorativi e aggiuntivi agli impianti e alle strutture, e che renderanno il Principe di Napoli un luogo ancora più speciale. Di particolare rilievo è la ristrutturazione del Corpo D, parte più recente dell’intero complesso immobiliare, risalente agli anni 60. Si tratta di un edificio a due piani di 80 metri quadrati l’uno, in affaccio alla corte confinante con Parco Marenzi. Al piano terra si prevede l’apertura di un Café - Cocktail Bar, che proporrà un servizio diversificato durante la giornata, tra caffetteria, piccola ristorazione e aperitivi/cocktail. Al piano superiore gli spazi saranno distribuiti tra postazioni di coworking e una sala lettura. Durante la bella stagione le vetrate scorrevoli potranno essere aperte per diventare ancora di più un tutt’uno con il giardino, che ospiterà una serie di iniziative ed eventi che arricchiranno la proposta culturale della città. Sarà dunque un posto aperto alla cittadinanza, dove incontrarsi e vivere la città. Si stima che più di 130.000 persone all’anno useranno lo spazio.
Rinascimento Holding S.r.l. si è aggiudicata la gestione quindicennale dell’immobile Principe di Napoli, storico palazzo nel centro di Bergamo in via Pignolo 11. Luigi Ferrara, amministratore unico della società, con oltre trent'anni di esperienza in ruoli apicali nel settore dei servizi di sicurezza privata, ha parallelamente sviluppato una significativa competenza nella gestione di progetti culturali. Tra il 2012 e il 2014 è stato amministratore delegato di COBE S.p.a., società del Comune di Bergamo incaricata della gestione e valorizzazione del patrimonio artistico dell'Accademia Carrara di Bergamo, di recente nominato membro del neo-costituito Advisory Board del museo. Nel 2018 ha fondato il Festival della Marina di Villasimius che questa estate celebra la sesta edizione con ospiti del calibro di Paolo Sorrentino, Sandro Veronesi, Alessandro Borghi, Luca Marinelli, Dori Ghezzi. Associazione rigenerazione umana, che si occupa di progetti di rigenerazione urbana a carattere culturale, ha supportato Rinascimento Holding nella formulazione strategica del concept del nuovo spazio ibrido. L’associazione è costituita da tre giovani laureati all’Università Bocconi in Economics and Management for arts, culture, media, and entertainment: Alessandro Cappilli, responsabile promozione e sviluppo del centro di produzione teatrale leccese Teatro Koreja, Micol Caruana, attualmente presso il dipartimento finance di De Agostini Publishing, e Pietro Ferrara, impegnato nella raccolta fondi e gestione dei soci aziendali della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia.
CONCEPT PRINCIPE DI NAPOLI
Il progetto di valorizzazione degli spazi depositato in Comune ha trovato il favore della municipalità. Esso prevede la realizzazione di uno spazio capace di offrire un insieme integrato e sinergico di proposte culturali, educative e commerciali di qualità, risultato di una virtuosa collaborazione con e tra le realtà bergamasche coinvolte. Due saranno i filoni principali che sintetizzano il grande numero di iniziative già in programma: quello enogastronomico e quello dei linguaggi contemporanei. Per quanto riguarda la direttrice food, le attività saranno accomunate dalla cultura della filosofia ecosostenibile del Km 0, della filiera corta e controllata, della valorizzazione dei prodotti e dei produttori locali, ma anche delle eccellenze nazionali, dell’attenzione allo spreco, e alla sensibilizzazione del cliente /consumatore finale. Si prevede dunque la realizzazione di un mercato enogastronomico permanente, di una ricca serie di proposte laboratoriali ed educative, così come di un ristorante che sappia esaltare al meglio la genuinità e la freschezza dei prodotti tipici locali e non. In questo contesto, Associazione Slow Food e Seminario Veronelli saranno dei partner strategici fondamentali. Proseguendo, con la direttrice linguaggi contemporanei, si intende produrre, valorizzare e promuovere la cultura nelle sue molteplici forme, siano esse letteratura, teatro, arte contemporanea, musica o altro. Diverse sono le realtà protagoniste: de.Sidera organizzerà laboratori teatrali, incontri a tema e spettacoli, Li.ber workshop legati al mondo dell’editoria, presentazioni di libri, gruppi di lettura e corsi di scrittura, Politecnico delle Arti eventi musicali che coinvolgano, insieme agli allievi, anche figure di spicco del panorama musicale, momenti espositivi/mostre degli studenti, happening in cui arte visiva e musica si possano incontrare, Gamec potrà sviluppare nuovi programmi di residenza d’artista e dare continuità alle progettualità già avviate. Queste sono solo alcune delle iniziative che compongono il ricco palinsesto di eventi e attività che si svolgeranno negli spazi del Principe di Napoli durante tutto l’anno. Il Principe di Napoli ospiterà inoltre l’opera site-specific dell’artista Andrea Mastrovito, un Café - Cocktail Bar, spazi di coworking, sale lettura, diversi spazi Polifunzionali, spazi associativi, appartamenti che ospiteranno anche gli artisti in residenza, e due negozi fronte strada: il Maestro Liutaio Matteo Pontiggia che trasferirà la sua sede in via Pignolo 11, e un negozio di ceramica che organizzerà corsi e workshop.
Luigi Ferrara
Il progetto di rigenerazione del Principe di Napoli è stato il primo a cui abbiamo lavorato e siamo felici e orgogliosi che sia stato scelto dal Comune di Bergamo, certi che sarà di grande impatto per la città. Negli ultimi anni, stiamo assistendo a un cambiamento di paradigma nelle politiche di rigenerazione urbana che hanno come driver di trasformazione la cultura, con la nascita e la proliferazione di spazi ibridi, in grado di combinare con successo offerte commerciali e culturali, diventando centri di aggregazione e innovazione. Questo connubio tra funzione culturale e commerciale, attività di vendita al dettaglio e di intrattenimento, produzione e consumo, ha permesso di rispondere in maniera strategica a una moltitudine di esigenze: la necessità dei centri culturali di trovare modelli innovativi di sostenibilità economica a medio e lungo termine si intreccia con l’esigenza dei settori commerciali di raggiungere un posizionamento distintivo, contrastando l’uniformità dei format esistenti, e con le esigenze e i bisogni emergenti degli utenti finali che ricercano nei servizi offerti un alto contenuto esperienziale. Come associazione Rigenerazione Umana vogliamo, attraverso un’attività di consulenza progettuale e strategica, operare nel contesto della rigenerazione urbana a carattere culturale, sfruttando diversi format come quello degli spazi ibridi come strumento efficace per attivare processi innovativi di valorizzazione di patrimoni industriali ed edifici storici dimenticati.
PRINCIPE
Il giardino come sarà e com’era
Micol Caruana
VALORI PRINCIPE DI NAPOLI
Nel Progetto abbiamo fatto riferimento a determinati valori per sviluppare ogni idea e collaborazione; dei valori proposti e pensati dall’associazione, ma sposati e condivisi anche dai partner strategici coinvolti. Ed è proprio da queste realtà che siamo partiti per pensare a valori come sinergia, energia e fermento, assicurandoci di creare un insieme di realtà che sia più della somma del tutto. Realtà che collaborino tra di loro, ma che siano anche aperte ad una contaminazione esterna, mantenendo un dialogo costante e facendo rete con il territorio bergamasco.
Pensando invece a chi vivrà lo spazio da consumatore e cliente, valori come diversità, inclusività e sostenibilità ambientale sono fortunatamente irrinunciabili. Per questo è stata nostra premura integrarli in ogni scelta fatta nella formulazione della strategia di gestione del Principe di Napoli.
OBIETTIVI PRINCIPE DI NAPOLI
Il progetto di rigenerazione del Principe di Napoli si sviluppa nelle sue forme e nei suoi contenuti rimanendo ancorati agli obiettivi che abbiamo voluto dare a questo progetto ambizioso.
Con la sua trasformazione in spazio ibrido si vuole arricchire la comunità con un’offerta culturale e di eventi aperta e inclusiva, promuovendo inoltre la qualità e le eccellenze enogastronomiche del territorio.
Il Principe di Napoli vuole essere un punto di riferimento, centro di aggregazione e di contaminazione di idee e professionalità, nonché punto di riferimento durante le maggiori manifestazioni della città di Bergamo; uno spazio pubblico, aperto e in dialogo con la cittadinanza.
Grazie alle realtà bergamasche che contribuiscono al Progetto, il Principe di Napoli diviene un luogo per creare, promuovere, valorizzare, attivare e attrarre, un motore di trasformazione urbana, sociale e culturale, polo magnetico per i cittadini e le altre realtà attive del territorio, capace inoltre di sostenere l’attrattività della città di Bergamo.
Alessandro Capillli
Pietro Ferrara
La zona coworking come sarà e com’era
TORNEO DI PADEL DEI COMMERCIALISTI PER AIUTO DONNA
Lo scorso 14 settembre si è svolto il secondo
TORNEO DI PADEL a scopo benefico - i cui incassi saranno devoluti al Centro Antiviolenza
“Aiuto Donna” ODV - organizzato dall’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti
Contabili di Bergamo e dal Comitato delle Pari Opportunità di Bergamo.
Vincitrice del Torneo è risultata la coppia composta da Romeo Avogadri e Valentino Panza. Il Premio alla migliore giocatrice è stato conferito a Elena Zanelli. Il Premio ai migliori giocatori è stato assegnato a Giorgio Gavazzeni.
Si ringraziano tutti i partecipanti, il Centro
Antiviolenza “Aiuto Donna” ODV e gli Sponsor che hanno contribuito alla realizzazione dell’evento:
Le Essenze di Elda
Vitali Paolo
Italian Optic Benicchio
Qui Bergamo
BCC Bergamasca e orobica
Studio Ardizzone
Feel Party Restaurant
Sito Interattivo
BERGHEM NOIR 2
Bergamo è una ricca e laboriosa città di provincia. Non è grande, conta poco più di 100 mila abitanti, ma tutta la provincia supera il milione. Gente laboriosa quella bergamasca e molto legata ad una Chiesa che qui domina da secoli. Negli ultimi decenni l’immigrazione regolare ha portato sul territorio oltre 120.000 stranieri, più del 10% dell’intera popolazione, senza tener conto dei tanti clandestini. Sono soprattutto nord africani, ucraini, magrebini e sud americani, ma negli ultimi anni è aumentata la presenza anche dei sub sahariani con senegalesi e nigeriani in testa. Ma non sono tutte rose e fiori. L’anno scorso Bergamo era al 46° posto su 106 province per l’indice di criminalità in Italia, con oltre 35.000 reati denunciati nel 2023. I tentati omicidi sono stai 21 e l’hanno fatta salire al 37esimo posto in Italia. Negli ultimi tempi la nostra provincia è stata scossa da 4 femminicidi che hanno avuto una grande eco nazionale. Il 26 novembre 2010 l’omicidio che ha destato più clamore informatico è stato quello di Yara Gambirasio a Brembate Sopra. La tredicenne è stata colpita con un’arma da taglio imprecisata e le reali motivazioni sono ancora ignote. Per questo drammatico episodio, che ha scosso non solo la gente bergamasca, è stato condannato all’ergastolo grazie all’esame del DNA, Massimo Bossetti, ma molti risvolti sono a tutt’oggi oscuri. Il 26 agosto del 2016 è stata assassinata a Seriate Gianna Del Gaudio e il 20 dicembre dello stesso è stata uccisa a Colognola Daniela Roveri. Tutte e due le donne sono state aggredite di sera da uno sconosciuto, rimasto tale fino ad oggi, con un grosso coltello mai ritrovato, e senza un movente. Di fatto, uno o due assassini girano ancora impuniti da 8 anni. Ed ecco la cronaca nera recente. Il 30 luglio di quest’anno viene massacrata a coltellate Sharon Verzeni, una giovane donna di Terno d’Isola, che aveva avuto la cattiva idea di andare da sola a passeggiare di notte per le strade del paese. “Era nel posto sbagliato, nel momento sbagliato”, ha detto in conferenza stampa la Procuratice Cristina Rota al momento dell’arresto dell’assassino, reo confesso, un mese dopo l’omicidio. Ma sbagliato perché? Forse perché oggi il concetto di sicurezza è cambiato e certe cose, che vanno al di là della nostra libertà contestualizzata, non si possono più fare. E se le fai, vuol dire che te la sei cercata. Anche nel Medioevo di notte non era consigliato uscire di casa: troppo pericoloso. L’illuminazione era scarsa, giravano brutti
FUOCHI DI PAGLIA
di Giorgio Paglia
ceffi e si rischiava pure di essere mangiati dai lupi. Il problema però si risolveva in modo spiccio: le luci venivano aumentate, i colpevoli di omicidio venivano giustiziati sul patibolo e i lupi erano regolarmente sterminati a colpi di fucile. Non si sprecavano tante parole e non c’erano degli psichiatri forensi per cercare mille giustificazioni psicologiche da ritrovare in menti omicide e malate. L’assassino di Sharon è un italiano di nuova generazione, traducendo un violento uomo africano, più volte segnalato anche dai famigliari, che si chiama Moussa Sangare. Il movente non c’è. Sharon stava guardando le stelle e l’omicida, uscito di casa con numerosi coltelli e con l’intenzione di ammazzare il primo che gli sarebbe capitato davanti, non ha nemmeno saputo rispondere alla domanda della donna morente: “Ma perché?”.
Adesso verranno trovate mille scusanti, statene certi, che partiranno dal Mali, terra d’origine di Moussa Sangare, per arrivare alla colpevolezza degli orobici che non sono stati in grado di integrare correttamente il soggetto. Vi ricordate cosa successe a Milano nel 2013? Un altro immigrato irregolare ghanese, tal Adam Kabobo, prese un piccone e all’alba di una domenica qualunque uscì per strada nel quartiere Niguarda e massacrò a caso le prime 3 persone che incontrò.
A Kabobo fu riconosciuta, ovviamente, la semi infermità mentale e fu condannato a sei anni e mezzo per ogni omicidio commesso. Questa è la mentalità “noire” dei tempi moderni, dove la vittima viene solo commiserata per pochi giorni e il carnefice viene giustificato per passare poi agli onori della cronaca, magari andando in TV per delle interviste esclusive e scrivendo qualche libro autobiografico. E la colpa è sempre della società che non capisce, che emargina, che non include e che crea disagi. Così i diritti superano alla grande i doveri, le pene sono lievi, addirittura non si scontano tutte in carcere e le scusanti, unite al perdono obbligatorio dei parenti della vittima (classica domanda idiota del giornalista di turno), hanno il predominio su tutto. Anche sulla vita umana.
Alla prossima e in alto i cuori leggeri.
Anche su:
Twitter:@Fuochidipaglia
Instagram:@fuochidigio
La grandezza, la solitudine, il mito, la caducità dell’essere umano: gres art 671 presenta a Bergamo una nuova mostra dedicata a Marina Abramović, una delle figure più influenti del nostro tempo. Questa mostra è unica perché integra non solo il mio lavoro performativo, ma anche le mie ultime ricerche sull'uso di nuovi materiali e formati diversi, come nella mia più recente opera Seven Deaths, un'opera lirica che ho creato e successivamente trasformato in un'installazione video. Marina Abramović between breath and fire, questo il titolo del progetto, indaga alcuni temi chiave che hanno contraddistinto la carriera cinquantennale dell’artista: il respiro, il corpo, la relazione con l’altro e la morte.
30 lavori recenti e storici sono presentati in un rapporto osmotico con lo spazio espositivo di gres art 671 e, per la prima volta, il percorso espositivo coinvolge anche il giardino con il paesaggio sonoro Tree, in cui la diffusione tra gli alberi di un canto di uccelli sfuma i confini tra naturale e artificiale, tra realtà e finzione, tra mortalità e trascendenza. Un progetto complesso, che ha al proprio centro l'installazione cinematografica Seven Deaths dedicata da Marina Abramović a Maria Callas, di cui diventa una sorta di alter ego: un amore che ha avuto origine nell’adolescenza dell’artista serba, che ricorda di aver sentito per la prima volta la voce della Divina nella cucina della nonna a Belgrado e di essersi commossa per la sua potenza emotiva. Non capivo le parole - era in italiano - e ricordo di essermi alzata in piedi, sentendo una scarica elettrica lungo tutto il corpo e un’incredibile emozione attraversarmi.
Iniziai a piangere senza riuscire a controllarmi; fu una tale emozione da non poterlo mai dimenticare. Una serie di parallelismi, richiami e rimandi tra le vite delle due artiste trovano compimento nel film lirico che rappresenta un’esperienza immersiva a partire
MARINA ABRAMOVIĆ between breath and fire
A cura di Karol Winiarczyk
Fino al 16 febbraio 2025 gres art 671 Bergamo
Marina Abramović between breath and fire
dalla rievocazione e messa in scena di sette morti tragiche e premature delle eroine interpretate da Maria Callas e impersonificate da Abramović, accompagnate dalla colonna sonora costituita a partire da sette assoli della soprano. Era così forte sul palco, ma così infelice nella vita. E morì davvero per amore. Una volta, nel corso della mia vita, anch'io fui così innamorata da non riuscire a mangiare, a dormire, a pensare, ma poi, il mio lavoro mi salvò.
Karol Winiarczyk, curatore between breath and fire raccoglie e racconta l’intero percorso artistico di Marina Abramović, in un itinerario che parte dalle prime celebri performance, come Lips of Thomas in cui l’artista, nel 1975, si incise una stella a cinque punte sull’addome e si sdraiò su blocchi di ghiaccio fino all’intervento risolutivo del pubblico o come Art Must Be Beautiful, The Artist Must Be Beautiful, video in cui la ripetizione ossessiva del titolo è accompagnata dalla visione dell’artista che si pettina aggressivamente con una spazzola.
Interventi che sono passati alla storia e hanno consacrato Marina Abramović come maestra della performance. In mostra non solo opere storicizzate, ma anche lavori che l’artista ha scelto di riattualizzare e riattivare, anche grazie al coinvolgimento del pubblico, chiamato ad avere un ruolo attivo. È il caso di Mambo a Marienbad, in cui Abramović balla con scarpe magnetiche su un piedistallo. Di fronte al video, uno spazio è delimitato sul pavimento e il pubblico è invitato a danzare davanti alla proiezione, in modo da sfumare i confini tra partecipazione e presenza.
Siamo entusiasti di inaugurare gres art 671, nella sua forma definitiva, con Marina Abramović, artista di fama mondiale che ha sempre posto l'osservatore al centro delle proprie opere e della propria arte. Il nostro polo culturale è nato proprio con l’ambizione di coinvolgere quanto più possibile i visitatori, facendoli interagire con lo spazio e le opere, rendendoli parte attiva del percorso. Dopo la preview, in occasione della Capitale Italiana della Cultura 2023, ospitare ora between breath and fire significa per noi aspirare ad avere, in un’unica prospettiva, la visione di un’artista straordinaria con la missione di un luogo culturale, un connubio perfetto che ci onora e che certamente saprà suscitare grandi emozioni.
Roberto Pesenti, Presidente gres art 671
Làzlò Fassang
Samuel Gaskin
Pieter van Dijk
Franz Danksagmuller
Martin Schmeding
Olivier Vernel e Cédric Meckelr
FAUSTO ROSSI La conquista della tela
A più di dieci anni dalla sua ultima mostra in galleria, dal 10 settembre all’11 ottobre 2024, Fausto Rossi torna negli spazi di Antonia Jannone Disegni di Architettura con la mostra La conquista della tela, che vede protagonisti un gruppo di disegni della serie Battaglie, dedicata a conflitti immaginari realizzati ad acquerello. Eserciti impegnati in battaglie più o meno ordinate: solitamente armati di baionetta, i soldatini dei vari battaglioni - figure stilizzate all’essenziale - si ripetono ossessivamente fino a occupare tutto lo spazio disponibile sulla pagina di Rossi.
Non sono previsti cannoni, cariche di cavalleria o gerarchie militari, ma solo soldati semplici che agiscono senza agitazione.
Un campo di battaglia sicuramente inusuale che apre a una dimensione giocosa rovesciando i canoni bellici in favore di una danza dai mille colori.
Se una guerra vera si gioca su una terra e i soldati mirano ad occupare o difendere una città, un territorio, uno stato - scrive Loredana Parmesani nel catalogo della mostra - i militi pittorici, minuziosamente disegnati e colorati di Fausto Rossi, sono invece impegnati in una composizione che diventa parata, una parata pittorica.
Osservati a distanza i suoi eserciti perdono il loro carattere figurativo per diventare moduli cromatici che si muovono seguendo schemi astratti: si spostano infatti in un luogo immaginario privo di profondità, formando disegni geometrici. Nei conflitti di Rossi il focus è sulla tattica più che sulla violenza della battaglia, mirata alla sola disposizione regolare degli eserciti.
Grazie alla geometrizzazione dell’immagine i soldatini - senza sfondo e ombra - diventano motivi ornamentali, perdono concretezza per diventare una pura rappresentazione astratta.
VAMPIRI
ILLUSTRAZIONE E LETTERATURA TRA CULTO DEL SANGUE E RITORNO DALLA MORTE
A cura di Lidia Gallanti con Edoardo Fontana e Silvia Scaravaggi
Museo Civico di Crema e del Cremasco 19 ottobre 2024 – 12 gennaio 2025
Inaugurazione: sabato 19 ottobre ore 17.30
La mostra Vampiri. Illustrazione e letteratura tra culto del sangue e ritorno dalla morte, promossa e prodotta dal Museo Civico di Crema e del Cremasco, in programma dal 19 ottobre 2024 al 12 gennaio 2025, indaga il fenomeno che prende corpo attorno alla figura del vampiro, dalla sua genesi in antichi miti e credenze fino alla icona pop della contemporaneità. L’esposizione intende mostrarne le implicazioni culturali e artistiche in oltre 200 opere, provenienti dal patrimonio di 20 biblioteche pubbliche italiane e di collezionisti privati, tra testi letterari e poetici, spesso illustrati, pubblicati in volume e su riviste, incisioni, fogli sciolti, edizioni originali e materiale iconografico. Il termine vampiro, nella letteratura europea, è utilizzato per la prima volta attorno al 1730, sebbene l’origine di questa figura sia radicata in tempi lontani: nasce in culture e religioni distanti tra loro, ma accomunate dall’esigenza di trovare una spiegazione ai fenomeni esoterici del ritorno dalla morte e quindi un riferimento simbolico nella lotta tra il bene e il male. Con il passare del tempo e il mutare della società e dei costumi, si trasforma in una icona ambivalente e ineffabile, cristallizzandosi in un poliedro di multiformi presenze, che, nel corso dei secoli, si ammanta di fascino ambiguo, oscuro, incerto. Il vampiro è un essere fluido, privo di una connotazione sessuale precisa, a cavallo tra vita e morte, che subisce malvolentieri le leggi della natura e le sovverte, incarnandosi in corpi sempre differenti e contaminando i generi e le forme di arte e di letteratura.
OLIMPIONICI IN REGIONE PREMIATI DAL PRESIDENTE
LOMBARDIA GRANDE A PARIGI
Domenica 1 settembre, in occasione del GP d’Italia, il Presidente del Consiglio regionale della Lombardia Federico Romani ha premiato i vincitori delle Olimpiadi di Parigi all’Autodromo Nazionale di Monza. “A Parigi - ha detto Romani - avete saputo trasmetterci grandissime emozioni e, con i vostri sorrisi e i volti puliti, siete stati capaci di essere un esempio, soprattutto per i più giovani. I sacrifici, i durissimi allenamenti e la determinazione, che vi hanno permesso di arrivare in cima al mondo, devono essere un riferimento per tutti i piccoli atleti che si avvicinano ad un’attività sportiva. Per tutti i giovani che praticano lo sport di base. È da qui, dallo sport di base, che ogni atleta, professionista o no, inizia la sua carriera. È necessario lavorare insieme alle società sportive per sviluppare un percorso etico e sociale in cui famiglie e volontari devono essere coinvolti in prima persona – ha sottolineato Federico Romani - Un percorso non facile, ma necessario che ha un prezioso ‘alleato’, il Coni Lombardia, la ‘casa’ di tutti gli atleti lombardi.
Una collaborazione che ha già solide basi, ma che, ne sono certo, può costruire nuovi e stimolanti percorsi di sviluppo. Questa è la ricetta del successo dello sport olimpico lombardo”.
“I Giochi Olimpici di Parigi hanno confermato l'eccellenza dello sport italiano e, in particolare, la forza quello lombardo che ancora una volta ha dimostrato di essere il traino dell’intero movimento sportivo nazionale – ha spiegato il Presidente del Coni Lombardia Marco Riva che ha consegnato agli atleti la medaglia al Valore Olimpico 2024. Questi atleti sono, prima di tutto, fonte di ispirazione per i giovani e per le nostre comunità. Adesso dobbiamo guardare avanti. Il nostro obiettivo devono essere le Olimpiadi di Milano Cortina fra due anni in cui, ne sono certo, i nostri atleti saranno grandi protagonisti”. Sono stati premiati Giovanni De Gennaro di Roncadelle (BS), oro nella canoa K1 slalom; Anna Danesi, anche lei di Roncadelle, e la compagna di squadra Loveth Omoruyi di Lodi, oro con la Nazionale femminile di pallavolo; Chiara Consonni di Brembate di Sopra (BG) oro nel madison donne
ciclismo su pista; le due “fate” lombarde, Giorgia Villa di Brembate di Sopra (BG) e Angela Andreoli di Brescia, argento nel concorso a squadre della ginnastica artistica; Giacomo Gentili di Cremona e Andrea Panizza di Lecco argento nel canottaggio con il quattro di coppia maschile; Gabriel Soares di Besozzo (VA), argento nel doppio pesi leggeri di canottaggio, Laura Paris di Rho (MI), bronzo nella ginnastica ritmica.
La Lombardia si conferma la regione più forte della spedizione olimpica: su 40 medaglie complessive sono 15 quelle lombarde, quasi il 40% del totale e la metà degli ori. Simboli di questo primato sono Roncadelle, poco meno di 9mila abitanti e ben 3 ori olimpici e Brembate di Sopra, poco meno di 8 mila abitanti e quattro medaglie. Hanno partecipato alla premiazione il Consigliere Segretario dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale Jacopo Scandella, il Presidente della Giunta regionale Attilio Fontana e il Sottosegretario allo Sport e Giovani Federica Picchi.
VINO, CELEBRITÀ E ALTA CUCINA
Franciacorta brilla ancora una volta sotto i riflettori internazionali, confermandosi per il quarto anno consecutivo Official Sparkling Wine degli Emmy® Awards, uno degli eventi più prestigiosi dell'industria televisiva e cinematografica globale. Con il suo inconfondibile stile, Franciacorta ha arricchito l'esperienza dei vincitori e delle celebrità presenti, portando un tocco di eccellenza italiana alla cerimonia di premiazione che si è svolta domenica 15 settembre al Peacock Theatre di Los Angeles, trasmessa in diretta su ABC e altre emittenti internazionali, tra cui Sky in Italia. Con ben 23 nomination, favoritissima è stata The Bear, che infatti con la sua seconda stagione è riuscita a portarsi a casa ben 11 premi, tra cui quelli per miglior attore protagonista (Jeremy Allen White), miglior attrice non protagonista (Liza Colón-Zayas) e miglior attore non protagonista (Ebon Moss-Bachrach). Grande successo anche per la miniserie - la trovate su Netflix - Baby Reindeer che è stata eletta come migliore dell'anno e ha visto vincitori anche i due protagonisti (Richard Gadd e Jessica Gunning) e sempre Gadd per la migliore sceneggiatura. Fra le altre serie vincitrici della serata anche Shogun (miglior serie drammatica), e Hacks (miglior serie comica) la cui protagonista Jean Smart, ha vinto la statuetta come miglior attrice. I vincitori hanno brindato con Franciacorta al Governors Gala, l'esclusivo after-party dedicato ai premiati e a un parterre di celebrità e protagonisti dell'industria televisiva internazionale. Tra gli ospiti: Meryl Streep, Jennifer Aniston, Reese Witherspoon, Colin Farrel, Selena Gomez, Steve Martin, Ron Howard, Henry Winkler, Joshua Jackson, Matt Bomer, Robert Downey Jr, Naomi Watts, Sofia Vergara. Quest'anno Franciacorta non è stata solo protagonista con i suoi vini, ma ha introdotto due importanti novità che hanno esaltato il legame tra l'arte, la cultura e la gastronomia italiana.
Augusto Pasini, Chef del ristorante Hill Colle di Erbusco intervistato nelle prossime pagine
Elisabetta Canalis
Miriam Leone
La prima è stata la presenza di Miriam Leone, rinomata attrice italiana e ambasciatrice del "Made in Italy", che ha partecipato come ospite speciale di Franciacorta agli Awards e agli eventi principali. La sua partecipazione ha sottolineato l'importanza di promuovere l'eccellenza italiana in contesti internazionali, valorizzando sia il settore enologico che quello cinematografico. A completare la celebrazione dell'Italia, per la prima volta nella storia degli Emmy, uno chef italiano ha cucinato alla cena di gala. Augusto Pasini, chef del ristorante Hill Colle di Erbusco, ha deliziato gli ospiti con una creazione esclusiva: gnocchi di patate alla plancha, salsa al Franciacorta e tartufo nero, un piatto che rende omaggio al territorio attraverso sapori autentici . Insieme a Pasini, hanno cucinato alla cena di gala tre celebrity chef americani — Jet Tila, Michael Voltaggio e Brooke Williamson — proponendo piatti in abbinamento a diverse tipologie di Franciacorta.
Le celebrazioni di Franciacorta sono iniziate il 12 settembre con una cena privata presso Angelini Osteria di Beverly Hills. Qui, un pubblico selezionato ha avuto l’opportunità di gustare in anteprima il piatto creato da Chef Pasini per il Governors Gala. Tra gli ospiti presenti figuravano Miriam Leone, Elisabetta Canalis, Victor Turpin, Craig Parker, Marta Pozzan, Will Burke, Natalia Bonifacci e Raffaella Valentini, Console Generale d’Italia a Los Angeles. Il Franciacorta Bar ha inoltre impreziosito diversi eventi ufficiali che hanno preceduto gli Emmy Awards, come i Creative Arts Emmy Awards, che celebrano i talenti dietro le quinte (scenografi, costumisti, montatori, animatori e artisti degli effetti speciali), e il Performer Nominees Celebration, dedicato agli attori nominati e ai cast delle serie TV in nomination.
"Siamo fieri di aver rappresentato l'Italia ancora una volta agli Emmy Awards" ha dichiarato Silvano Brescianini, Presidente del Consorzio Franciacorta. "Quest'anno, con la presenza di Miriam Leone e la partecipazione di Augusto Pasini, abbiamo celebrato l'eccellenza italiana in tutte le sue forme: dal vino al cibo, fino al cinema e alla televisione".
Franciacorta ha così riaffermato il suo ruolo di ambasciatore dello stile e del gusto italiano nel mondo, portando tradizione e innovazione in un contesto internazionale esclusivo come gli Emmy Awards.
Craig Parker
Marta Pozzan
Raffaella Valentini
Natalia Bonifacci
Miriam Leone
Victor Turpin
Dalla Franciacorta il primo chef italiano agli Emmy Awards
CHEF
AUGUSTO PASINI
Chef Augusto, questo è un momento importante per te come primo chef italiano a cucinare al Governors Gala degli Emmy Awards. Come ti senti a rappresentare sia la tua tradizione culinaria che la Franciacorta su un palcoscenico così prestigioso?
“Mi sento molto orgoglioso ed è un grande privilegio per me essere il primo chef Italiano a cucinare per gl’Em-my è un emozione enorme. Rappresentare la mia tradizione culinaria per me significa mettere nel piatto le mie radici il mio percorso professionale le mie emozioni in questi giorni è come se vedessi i miei 22 anni passati in cucina al rallentatore. Rappresentare la Franciacorta è un onore non è solo il luogo dove lavoro per me è casa è il posto che amo e poter esserne ambasciatore mi riempie di gioia!”.
Cosa ha ispirato il piatto che preparerai per il Governors Gala? Puoi descrivere il processo creativo dietro questo piatto?
“Il piatto è ispirato a un ricordo d’infanzia è un piatto che vuol trasmettere il senso di casa famiglia e tradizione. Per quanto riguarda il processo creativo il mio
intento era riprodurre il ricordo del sapore che provavo da bambino quando andavo a rubare dalla pentola di mia mamma Giovanna gli ultimi pezzetti di gnocchi bruciacchiati croccanti cotti nel burro e salvia... erano la parte più deliziosa!”.
Franciacorta è il vino ufficiale degli Emmys. Cosa rende il Franciacorta il perfetto abbinamento per un'occasione così speciale?
“Il Franciacorta come tutti gli ingredienti prestigiosi racchiudono il gusto della festa!
Credo anche che io e Franciacorta siamo gl’ outsider di questi Emmy perché siamo arrivati a far parte di questo palcoscenico così importante molto velocemente e per farlo ci vuole AUDACIA”.
Hai un piatto preferito che si abbina magnificamente al Franciacorta? Cosa rende questo abbinamento così speciale?
“Credo fortemente che il Franciacorta sia molto versatile e adatto a tutti i piatti. Il Franciacorta è un ottimo alleato degli chef perché da sempre un valore aggiunto al piatto che accompagna che si tratti di una fetta di salame o di un piccione al foie gras”.
Gli Emmy attirano un pubblico globale, proprio come farà il tuo cibo. Come hai affrontato la creazione di un piatto che parli sia delle tue radici italiane che di un evento internazionale di questa portata?
“Giocando sull’ autenticitá del prodotto Italiano credo possa essere la chiave per aprire la porta dell’ internazionalità”.
Crescere in Franciacorta ha influenzato la tua filosofia culinaria? E come si riflette nel piatto che hai scelto per il gala?
“Più che influenzato la mia filosofia culinaria è stata forgiata in Franciacorta, credo di essere un prodotto della Franciacorta. Il piatto ha 3 ingredienti il Franciacorta è nella salsa ed è la salsa che fà il piatto, senza di lei il piatto non potrebbe esistere”.
Quali sfide hai dovuto affrontare nel pianificare un menù per un evento di alto profilo come gli Emmy? Hai dovuto considerare particolari aspetti riguardo i sapori o la presentazione?
“La sfida è sempre con sé stessi. Ogni giorno nel mio lavoro cerco di migliorarmi, è allenamento come per uno sportivo. Per me partecipare agli Emmy è come andare alle Olimpiadi. Il mio parametro è fare il piatto più buono e più bello sempre e per chiunque. Sia che cucino al ristorante che a casa. Oppure non cucino”.
Il Franciacorta ha un carattere distintivo rispetto ad altri vini sparkling come lo Champagne. Come riesci a valorizzare al meglio le sue qualità attraverso il tuo piatto?
“Per farsi accompagnare da un vino di grande personalità come il Franciacorta c’è bisogno di personalità nel piatto e di autenticità”.
Questo non è solo un traguardo culinario, ma anche uno scambio culturale. Quale messaggio o esperienza speri di trasmettere agli ospiti attraverso l'abbinamento cibo-vino “Vorrei trasmettere a tutti che il valore comunicativo del cibo non ha confini e ti permette di raggiungere traguardi incredibili”.
Infine, cosa aspetti con più entusiasmo nel partecipare a un evento così ricco di star? Come pensi che questa opportunità influenzerà la sua carriera in futuro?
“Sono entusiasta che tutte queste persone assaggeranno il mio piatto! Penso che questa esperienza mi ripaghi di tutte le ore di lavoro fatte in questi 23 anni di cucina, tutte le patate sbucciate,tutte le scottature, tutti i Natali passati a lavorare. Questo credo sia un punto di partenza non un arrivo”.
“IO SONO UN PRODOTTO DELLA FRANCIACORTA”
LA VITA RIVELATA DI DUE GIOVANI DONNE
DELLA VITE: GIULIA E ALESSIA SCIOTTI, LA NUOVA GENERAZIONE DI FANTINI
WINES È TUTTA AL FEMMINILE
Facevano tutt’altro: Giulia lavorava in una multinazionale come analista finanziaria, Alessia invece era diventata interior designer. Poi il richiamo dei vigneti ha avuto il sopravvento, ora sono rispettivamente marketing manager e brand ambassador dell’azienda vitivinicola fondata e guidata da loro papà Valentino. Storia di due giovani ragazze che hanno saputo cogliere un loro imprinting latente: «Nel vino senti la vita, la storia: è il sangue della terra»
2 DONNE NEL VINO
Potevano essere due vite diverse, le loro. Anzi, già lo erano, dopo studi importanti, incarichi professionali in altri ambiti «perché nostro papà ci aveva sempre cresciuto con l’idea che non saremmo dovute andare a lavorare nella sua azienda, non voleva farcelo sentire come obbligo, ce l’aveva quasi proibito. Nella nostra testa non si era mai fatto strada questo obiettivo». E invece… E invece a un certo punto è scattato qualcosa. Un richiamo, quasi un imprinting nascosto che si è disvelato: «L’idea di tornare al rapporto con la terra, essere partecipi della passione che c’è dietro, dei legami che crea, dei momenti di condivisione che sollecita. Quando apri una bottiglia pensi alle persone che hanno curato quelle uve, a chi le ha vendemmiate... E pensi al territorio stesso, ai grappoli nati dagli sforzi dei tuoi genitori, dei nonni, di generazione in generazione. Quei i vigneti sono figli loro quanto lo siamo noi». Insomma «all’improvviso abbiamo visto tutto più chiaro». E la loro vita è cambiata.
Ecco: papà Valentino Sciotti, creatore e amministratore delegato di Fantini Wines, non aveva voluto imporre alle sue due figlie, Giulia e Alessia, di lavorare con lui in azienda, una realtà vitivinicola fondata a Ortona nel 1994 e diventata leader tra quelle esportatrici nel Sud Italia, grazie a un’attenta politica votata alla più alta ricerca qualitativa e di marketing. Eppure oggi Giulia e Alessia sono al suo fianco, felici: come se un impulso profondo, diremmo ancestrale e radicato nelle profondità della loro essenza avesse alla fine preso il sopravvento e le avesse ricondotte nel luogo dove erano sempre state, con l’anima, e in fondo le stava attendendo. Giulia e Alessia: a sentirle parlare sembra non potesse esserci altro nel loro destino, se non la viticoltura, tali sono l’entusiasmo e il trasporto con le quali ne raccontano. Giulia e Alessia: la prima, classe 1991, si era laureata in Economia e Direzione di impresa a Roma, viveva a Barcellona dove lavorava come analista finanziaria per una multinazionale, la Hewlett-Packard, «passavo giorno e notte davanti al computer a controllare numeri, a visionare bilanci»; la seconda, classe 1995, aveva completato i corsi da interior designer allo Ied di Milano e iniziato l’attività professionale in un avviato studio di architettura a Pescara, «poi il Covid mi ha riportato a Crecchio», paesino abruzzese che è per gli Sciotti un po’ quello che rappresenta la Casa del Nespolo di Aci Trezza in Verga o la Macondo dell’Aureliano Buendía in Cent'anni di solitudine di Gabriel García Márquez: un simbolo di legame con gli avi e con la terra stessa.
In tempi diversi, prima Giulia e poi Alessia, han percepito il richiamo dei mosti. Che bella storia!
Giulia Sciotti
2 DONNE NEL VINO
Giulia, intanto. «Il mio incontro col mondo del vino è nato da un innamoramento». Scena: viaggio in Cile nella Pasqua del 2017 con tutta la famiglia Sciotti, «io, neolaureata, avevo preso a lavorare in Spagna in Hp». Papà Valentino ha nel Paese sudamericano un caro amico, proprietario di una bellissima cantina vitivinicola, così due generazioni di Sciotti si ritrovano nella Valle dell'Elqui, a Nord di Santiago, luogo remoto nel cuore delle Ande: paesaggi montuosi, cieli limpidi, tanti vigneti di uva utilizzata anche per produrre il pisco.
Ce l’immaginiamo Giulia, strappata per qualche giorno dalla sua vita digitale e iperconnessa, in questo angolo di mondo sperduto e incredibile: «Mi è scattato qualcosa. Mi son detta: “Forse quello che faccio ora non è quello che voglio fare davvero”. Ho lasciato il lavoro a Barcellona e mi sono trasferita in Bordeaux per un master in Marketing del vino, poi ho seguito altri studi e ottenuto certificazioni importanti nel settore. Mi aveva affascinato la passione con la quale ogni produttore mi aveva parlato della propria realtà, la storia che c’era dietro». Era insomma scoccata la scintilla, «poi ho capito che era semplicemente latente, perché tutti noi fratelli siamo nati nel mondo del vino, i nostri nonni possedevano un po’ di vigneti, producevano per l’autoconsumo e poi vendevano le bottiglia rimaste ad amici e parenti. Mi vengono in mente memorie del lontano passato, quando durante la vendemmia noi Sciotti della nuova generazione eravamo là a Crecchio, il nostro paesino d’origine vicino a Ortona: nonno utilizzava ancora il torchio…».
Dopo Giulia, anche Alessia, la minore dei tre fratelli Sciotti (ah, quasi dimenticavamo: c’è anche Nico, l’unico maschio, lui ha scelto di seguire il progetto di Borgo Baccile, accogliente resort by Fantini ottenuto dal restauro delle antiche case in pietra… di Crecchio ovviamente!). Alessia, dunque: «Ho studiato allo Ied, con stage anche in America e Francia. Ora sono iscritta ad Economia e Management a Pescara», ma intanto pure lei ha sentito il richiamo di Fantini. Non nel 2017, come Giulia, ma qualche anno dopo, nel 2020: «Il Covid arriva in Italia, papà ha l’idea di portarci con lui a Miami, dove l’azienda ha una base, così da poter continuare a lavorare, negli Stati Uniti la situazione sembrava sotto controllo. Arriviamo in Florida, dopo quattro giorni l’allora presidente Trump annuncia l’imminente chiusura dei confini, insomma i nostri piani vanno in fumo. Precipitosamente compriamo i biglietti aerei per tornare in Italia, una volta atterrati scegliamo di non rientrare in famiglia –eravamo rimasti troppo esposti ai rischi del virus – ma di isolarci a Crecchio. Insieme: io e papà». La scintilla nasce dall’isolamento: «Io amo cucinare piatti particolari, e in quei frangenti avevo tutto il tempo per farlo. Papà, tra un webinar e l’altro, mi insegnava ad abbi-
nare i vini giusti, mi raccontava il suo mondo, ossia faceva tutto quello che normalmente non avrebbe potuto, lui che in genere è in viaggio per 300 giorni l’anno. Ci siamo riappropriati del tempo e delle cose. Ho capito che nel vino senti il territorio: è il sangue della terra».
Oggi Alessia, mettendo a frutto i suoi studi, cura il design di Fantini ed è diventata ambassador del brand, «inizialmente ho dato una mano per il nuovo allestimento della sede di imbottigliamento a Ortona. Poi per la rinnovata visual identity degli stand aziendali nelle grandi fiere del comparto, dal ProWein al Vinitaly. Ora appunto sono diventata brand ambassador, mi mandano in tutto il mondo e mi piace tantissimo, adoro promuovere all’estero non solo la nostra realtà, ma la terra della quale è espressione e in generale lo stile di vita italiano». Elenca le sue prossime trasferte: «Canada, Costa Rica, poi il Vinitaly Usa a Chicago, quindi il Tennessee per un affiancamento al nostro importatore, da lì scenderò in Messico e poi risalirò in Canada...». Ci sarà anche Giulia? «No, lei ha rallentato con i viaggi per via del bambino», l’ulteriore generazione Sciotti, ha un anno e 6 mesi e si chiama Valentino come il nonno.
Quindi Giulia adesso è a tempo pieno marketing manager di Fantini, oltre che mamma. Ci racconta: «Mi piace pensare che il mondo del vino si sta sempre più aprendo a noi donne. Tanti segnali lo confermano». Ma ci può essere un tocco, un possibile approccio femminile al settore, ossia un’abilità particolare e specifica? «Credo di sì, in fondo è la storia del nostro Calalenta, un successo incredibile per un vino rosato in stile provenzale che ho pensato da donna per le donne, quando studiavo a Bordeaux mi ero accorta che un rosa scarico, pallido, e che richiamasse queste caratteristiche anche al palato, potesse piacere di più rispetto ai rosati italiani che erano tutti così ricchi di colore». Ma non solo: «Il “tocco” del quale parliamo ci può essere nello stile delle etichette, credo di aver portato in azienda una maggiore attenzione all’estro, all’eleganza. In generale noi, per la gestione dei social media di Fantini, abbiamo costruito un magnifico team di sole donne. E sono bravissime».
Pensiero finale di Giulia e Alessia: «Sapete cosa abbiamo notato, lavorando tantissimo insieme? Che, donna o non donna, l’idea di una famiglia vinicola, ossia di un’azienda che è gestita con amore da persone che hanno legami di sangue tra di loro e con la loro terra, diventa un valore aggiunto che viene apprezzato ovunque. Poi, noi due siamo anche molto empatiche…», sorridono l’un l’altra. Fanno gioco di squadra, le sorelle Sciotti.
Alessia Sciotti
Ma.Co.F - Centro della fotografia Italiana Fino al 29 settembre
STEFANO MUTTI. “NATURALIA”
di Renato Corsini
Se con l’avvento del digitale prima e con l’intelligenza artificiale dopo, le prospettive della fotografia sono enormemente cambiate, Stefano Mutti, con il suo lavoro “Naturalia”, ci presenta un ulteriore interpretazione dei punti di vista di quest’arte in continua evoluzione. L’autore ci propone una versione dall’alto, quella che raramente appartiene alla quotidianità del nostro guardare le cose, aprendoci un mondo e un modo di interpretare la natura decisamente inusuale. Il drone, che in questi tempi è purtroppo entrato anche nella narrazione legata ad eventi bellici, invece che strumento di distruzione può essere impiegato come strumento di azione creativa; attrezzato con una macchina da ripresa e guidato da una mente in grado di leggere, dal punto di vista fotografico, tagli particolari, lo strumento diventa il mezzo per produrre scatti di straordinario impatto visivo. È quello che, con questa mostra, Stefano Mutti, navigato viaggiatore nel mondo delle arti espressive, ci offre con le sue immagini in grande formato. Nelle sue fotografie, fiumi, laghi, distese di verde o di sabbia perdono il loro valore documentale e diventano ricerca grafica; sono in grado di stupirci e sanno farci riflettere su bellezze che è sempre più necessario salvaguardare.
SOSTENIBILITÀ CLIMATICA E MIGRAZIONI
Riflessioni di Benito Melchionna
Procuratore
emerito della Repubblica
1. SHOCK CLIMATICO
Da un bel pezzo ci lamentiamo del tempo meteorologico impazzito. Del resto, molte sono le prove obiettive che da qualche anno dimostrano lo stato febbrile del nostro pianeta a causa del progressivo surriscaldamento del clima (“climate change”).
Alcuni esperti sostengono che, in realtà, sommovimenti geologici e bruschi sconvolgenti cambiamenti climatici si sono sempre avvicendati nel corso degli oltre quattro miliardi di anni che segnano parte del burrascoso percorso della Terra intorno al sole.
Tuttavia, le cause maggiormente accreditate di siffatti cambiamenti vengono, in via generale, ricondotte alla progressiva incontrollata industrializzazione e alla sovrappopolazione del globo.
Pertanto, la crisi climatica - che peraltro si inquadra nella controversa attuale complessità economica e tecnologica - ha subìto negli ultimi decenni una evidente forte accelerazione; tale da provocare il moltiplicarsi di distruttivi eventi estremi, che stanno mettendo a dura prova la sopravvivenza stessa dell’umanità.
Infatti, con il progressivo aumento delle temperature medie, si verificano tra l’altro: - il cosiddetto effetto serra;la siccità senza precedenti con avanzata desertificazione; - l’innalzamento dei livelli del mare; - la perdita del 50% dei nostri ghiacciai; - le migrazioni di molte specie viventi; - alluvioni; - allagamenti; ecc.
Senza poi trascurare le frane che di frequente si abbattono sui territori più fragili dal punto di vista idrogeologico. Essendo peraltro i suoli lasciati privi di manutenzione ordinaria, degradati e consumati da cementificazione selvaggia, e - tra un condono e l’altro - da abusivismo poi “sanato” con la evidente complicità economico-politica deviata. Tali sconvolgimenti, in via di accelerazione nel contesto del processo di globalizzazione e di contestuale de-globalizzazione, devono dunque essere contrastati con urgenza anzitutto migliorando noi stessi e i nostri stili di vita. Cominciando pertanto a praticare nella quotidianità l’etica della responsabilità, quale quella già indagata dal sociologo tedesco Max Weber (1864-1920). Ciò nel dichiarato intento di valutare ex ante le nostre azioni, anche cioè con riguardo alle prevedibili negative ricadute che esse possono provocare; a maggior ragione nell’attuale era del consumismo compulsivo, dello scarto e del rifiuto, ivi compreso lo stesso nostro “prossimo”, ridotto ormai a semplice “merce” di scambio.
DOPO DI NOI IL DILUVIO
2. SVILUPPO SOSTENIBILE
È evidente che, soltanto da una profonda e condivisa conversione morale e culturale, potrebbe prendere concreto e fecondo avvio un ormai necessario “sviluppo sostenibile”. Un percorso cioè idoneo a promuovere quel “green deal” (accordo verde), a chiacchere sbandierato e auspicato in tutte le salse, ma di fatto frenato dalle oscure manovre e dagli interessi onnivori dei soliti padroni del “vapore” politico-finanziario. Soggetti ai quali potrebbe quindi ben adattarsi l’espressione “après moi le déluge” (dopo di me il diluvio) riferita dal re di Francia Luigi XV (1710-1774) alla marchesa di Pompadour, che lo esortava invano a occuparsi degli affari dello Stato. Altro che amore dei figli, altro che amicizia sociale!
Intanto, a dispetto di rinnovati proclami, non ha finora apportato alcun effettivo giovamento la enfatizzata Convenzione quadro delle Nazioni Unite (ONU) sui cambiamenti climatici, siglata in Rio de Janeiro nel 1992 dalle delegazioni di ben 197 Stati. Un Patto che tra l’altro prevede una annuale Conferenza delle parti (Cop), giunta nel 2023 alla sua 28esima edizione, celebrata in pompa magna nella solita parata convegnistica, e finita tra burocratici impegni di lotta al “global warming”.
Nel frattempo spopola ovunque, come parola d’ordine, il principio di “sostenibilità”, che riguarda la efficienza/efficacia in grado di garantire la durata nel tempo (resilienza) dei processi produttivi e commerciali. Quindi una sostenibilità che appare essenziale oggi, data la scarsità degli ingredienti naturali (acqua, aria, suolo, energia…).
Pertanto, anche il rating (valutazione) della sostenibilità climatica deve ormai essere misurata attraverso l’acronimo Esg (enviroment, social, governance). Un metodo utilizzato principalmente in sede Ue, anche con riferimento ai principi dell’economia circolare declinati dall’ “Agenda 2030” delle Nazioni Unite. Questo criterio dovrà diffondersi anche in Italia per misurare l’impatto ambientale dei prodotti, le soglie di inquinamento da PM10, le emissioni di anidride carbonica, le reti di connessione digitale, il consumo delle risorse energetiche, ecc.
SETTEMBRE, ANDIAMO. È TEMPO DI MIGRARE
3. MIGRAZIONI
È tempo di migrare… È questo l’avvio di una lirica (Alcyone) del vate Gabriele D’Annunzio (1863-1938), poesia che può ben evocare l’attuale tema delle migrazioni. Infatti, come insegnano le scienze umane e sociali, nel corso dei millenni l’uomo è riuscito - tra fatiche e paura del nuovo - ad adattarsi ai continui e talvolta repentini cambiamenti nei più vasti e sconosciuti scenari ambientali e culturali. Ciò dipende dal fatto che ogni essere umano ha nel proprio Dna la vocazione ad esplorare tutto ciò che lo circonda attraverso l’istinto della “curiosità”. Egli è perciò portato per natura a sperimentare,
La “lotta” per la sopravvivenza e la sofferta ricerca delle migliori e più sicure condizioni di vita (affettive, abitative, igienico-sanitarie, ecc.), richiama perciò l’accidentato “percorso” che - per tutte le specie viventi - si consuma nel ciclo incessante del nascere e del morire
Da qui la spinta alla evoluzione e alla decadenza delle diverse civiltà che si incontrano (e si scontrano!) nel cammino della storia. Per questo, pur tra mille conflitti spesso sanguinari, l’umanità è riuscita a tecnologizzare e a velocizzare - a scopi di sviluppo utilitaristico - in primis il rapporto spazio/tempo.
Così che la rete di scambi sempre più infittiti tra le varie culture (lingua, tradizioni, costumi, religioni…) ha favorito continue innovazioni, consentendo di passare dalla invenzione della ruota alla realizzazione di avioggetti a propulsione iperveloce, fino alle macchine “sapiens” e “loquens” (pensanti e parlanti) create dalla intelligenza artificiale (IA). La quale, nel prossimo futuro promette per i nativi digitali addirittura la “colonizzazione” degli spazi siderali, a cominciare dallo sfruttamento delle risorse rintracciabili presso la Luna, nel pianeta “rosso” Marte, ecc..
4. MIGRAZIONI DI NECESSITÀ
I sintetici richiami in premessa sembrano opportuni per poter approfondire la stretta correlazione scientifica, politica e culturale tra clima e migrazioni (dalla radice indoeuropea, cambiare).
Quest’ultimo complesso fenomeno, comune a molte specie animali, risulta trasformato negli anni dall’opera umana in vere e proprie forme di “colonizzazione” (dal latino “cólere, coltivare).
Si parla quindi di emigrazioni e di immigrazioni appunto per indicare il costante “flusso” di soggetti e/o di interi gruppi umani indotti - per motivi di lavoro o di clima - a spostarsi dai luoghi di origine verso altri territori. Negli ultimi due secoli, le emigrazioni di singoli e di interi clan familiari indigenti del vecchio Continente (Europa) verso i paesi in via di sviluppo (Africa, America Latina, Caraibi, ecc.), sono state tuttavia accompagnate dall’intervento speculativo e predatorio dei cosiddetti “colonizzatori”. Ossia di gruppi di avventurieri e faccendieri privi di scrupoli, portati dalla sete di profitto a devastare e a saccheggiare l’ambiente naturale dei paesi “colonizzati”; attingendo anzitutto ai giacimenti di minerali rari e di metalli preziosi, riducendo così le popolazioni indigene in servitù, nell’ignoranza e nella assoluta povertà. Si è di conseguenza imposta la successiva emigrazione di necessità in senso inverso, che costringe milioni di persone - assillati dalla necessità di sopravvivere - a muoversi in direzione dei paesi ricchi e civilizzati. Ciò con il miraggio di sfuggire alle gravi instabilità sociopolitiche e ai tanti feroci conflitti etnici e tribali.
In tale contesto, si è aggiunto da ultimo l’impatto negativo dei cambiamenti climatici estremi, che stanno riducendo alla desertificazione e alla improduttività intere aree del globo; rese pertanto insostenibili per la sopravvivenza di tutte le specie viventi, a causa appunto di temperature eccessivamente elevate.
5. TRA ACCOGLIENZA E RESPINGIMENTI
I Paesi di primo approdo (Italia in primis) di tanti disperati migranti si mostrano generalmente avversi rispetto a quella che viene considerata e temuta come “invasione” da parte di soggetti poco disponibili a integrarsi. E che inoltre sono alla difficile ricerca di sistemazioni precarie, e di conseguenza spesso pericolosi anche per la sicurezza e l’ordine pubblico. Questa avversione deriva non solo dal diffuso “cattivismo”, ma anche dal fatto che, alla fin fine, siamo un po’ tutti conservatori in quanto preoccupati di vedere compromesse le nostre residue risorse ambientali e materiali.
Le quali vengono ora aggredite anche dal turismo di massa mordi e fuggi. Immaginarsi poi se tale “aggressione” viene riferita principalmente al disordinato “girovagare” di migliaia di stranieri irregolari, senza fissa dimora e/o clandestini, quando minacciano la sicurezza personale e i beni di nostra pertinenza (senza con ciò voler aderire alla teoria positivista di Cesare Lombroso, 1835-1909, relativa al “criminale per nascita”).
Dall’altra parte però, nella attuale società “aperta” e globale, che procede in direzione di una comunità di destino, non sembrano più tollerabili le continue stragi di migranti che perdono la vita nel Mediterraneo e/o si perdono nei deserti. Non sono peraltro utili a risolvere i problemi in esame leggi più restrittive che vietano gli ingressi attraverso la militarizzazione delle frontiere. Così come nessun risultato si può conseguire con la minaccia e la messa in atto di blocchi navali, di respingimenti forzati, di rimpatri accelerati e di simili misure disumane, che offendono il valore dell’uomo in sé non perchè basato sulla etnia (vedi Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948).
Siffatte misure si rivelano in pratica inidonee a mediare tra i conclamati principi umanitari e la giusta pretesa del popolo “sovrano” (da non confondere con la forza cieca della “folla”) di veder garantita la propria sicurezza.
Per questo, il tema “caldo” delle immigrazioni di richiedenti asilo e/o di soggetti di provenienza clandestina si inserisce, inevitabilmente, nel contesto delle “faide” (dal germanico, diritto alla vendetta privata), che spesso si consumano come conflitti tra contrapposti radicalismi.
6. CITTADINANZA E SICUREZZA
Sul piano politico, i citati contrasti impediscono di provvedere anche alla urgente revisione del Testo Unico dell’immigrazione (Dlgs. n. 286/1998), nonché alla ridefinizione dei criteri per stabilire la cittadinanza italiana in favore degli immigrati regolari. Tutto ciò con le connesse ricadute sulle garanzie indicate nel catalogo costituzionale dei diritti e dei doveri, diritto di voto e diritto al lavoro compresi. Occorre poi rivedere anche il Dpcm sui flussi (o quote) dei lavoratori extra UE; infatti, secondo le più recenti statistiche, nel 2023 i permessi di soggiorno per motivi di lavoro risultano solo il 9,8% rispetto ai circa 400.000 complessivamente rilasciati.
Non sono utili a risolvere i problemi in esame leggi più restrittive che vietano gli ingressi attraverso la militarizzazione delle frontiere. Così come nessun risultato si può conseguire con la minaccia e la messa in atto di blocchi navali, di respingimenti forzati, di rimpatri accelerati e di simili misure disumane, che offendono il valore dell’uomo in sé non perchè basato sulla etnia (vedi Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948). QUALE JUS
Il nostro vigente ordinamento giuridico (legge n.91/1992) stabilisce in generale che la cittadinanza italiana si acquisisce per nascita - da cui nazione - da cittadino italiano (ius sanguinis).
Si discute inoltre da anni in merito al contestato riconoscimento per diritto di suolo (ius soli), con riguardo alla cittadinanza sulla base della nascita in suolo italiano, a prescindere dalla provenienza dei genitori. Attualmente si è infine riacceso il dibattito ideologico circa il riconoscimento della cittadinanza in base al più elastico criterio dello ius scholae (o ius culturae) a favore di chi abbia soddisfatto il ciclo completo della scuola d’obbligo.
In ogni caso, si impone di riflettere con ragionevolezza sui pro e i contro del complesso fenomeno in esame.
Da un lato, infatti, si evidenzia l’esigenza di accogliere molti giovani bisognosi, i quali tra l’altro - se sottratti al cinismo degli “schiavisti” e al fenomeno del “caporalato”-potrebbero contribuire a rendere sostenibili il sistema sanitario e quello pensionistico del nostro Paese, notoriamente a corto di natalità e di manodopera nei servizi più umili.
Dall’altro, invece, talune posizioni isolazioniste, ispirate a una specie di patriottismo ottocentesco e di conservatorismo mercantile, tendono a spostare indietro l’orologio della storia.
Legittimando, ad es., un personaggio tipo Donald Trump ad annunciare che, con lui Presidente, potrebbe realizzarsi “la maggiore deportazione della storia per rendere sicuri i confini USA"; mostrando quindi di addossare la criminalità ai soli stranieri, quando invece, in una società unitaria e inclusiva, la statistica dei reati risulta sostanzialmente legata ai contesti sociali e ambientali degradati.
Viene in tal modo ignorato il fatto che già i Latini distinguevano nettamente tra “hospes” (ospite, oste, osteria, ecc.) e “hostis” (ostile, nemico e hosterium, cioè palazzo fortificato..). Senza poi ricordare - da cristiani… non credenti! - il monito biblico (dal Levitico): “lo straniero dimorante tra voi lo tratterete come colui che è nato tra voi”; e senza neppure riflettere sull’ammonimento di Papa Francesco (udienza del 28/08/24), per cui “è peccato grave respingere i migranti”. Benito Melchionna benitomel38@gmail.com)
Trump promette la deportazione degli stranieri mentre
Papa Francesco afferma che respingere i migranti è un peccato grave
LETTERA DAL CARCERE
Fa caldo, il sudore scivola sulla pelle, e si appiccica con i vestiti addosso, sono madido, e si sono ormai impregnati lenzuola e materasso, anch’essi di sudore come i miei panni e le nostre membra. Si boccheggia, in cella, e l’acqua che ci trasciniamo dietro, dopo la tanto sofferta e agognata doccia, evaporando riempie d’umidità l’angusto luogo. L’aria satura d’umidità, sudore, miasmi, la puoi tagliare con un coltello, in verità, farlo è impossibile, i coltelli sono di plastica riciclata, e si rompono anche solo a guardarli. Devo andare in bagno, ma è occupato, altri 15 sono in fila davanti a me. Un anziano di circa 74 anni ha il mio stesso problema, purtroppo per lui, e per noi, non fa in tempo a dire che gli occorre con urgenza il bagno. Ha una scarica di dissenteria, mentre dimenandosi cerca di alzarsi a fatica dalla branda con il materasso vecchissimo in gomma piuma. In un attimo, lenzuola e materasso s’impregnano di liquame e urina, lui non sa come comportarsi, indifeso, imbarazzato, umiliato, impietrito, attonito. Piange, un uomo di settantaquattro anni, i capelli radi e canuti, piange e si scusa, geme, si lamenta, impreca, bestemmia, chiede a Dio di morire.
La sua colpa è quella d'aver commesso un grave reato: Bancarotta Fraudolenta. I suoi carnefici sono fuori, si sono approfittati di lui, di un vecchio che a stento sa leggere e scrivere. L'hanno circuito, e lui, è qui, in questo piccolo inferno, devastato nel corpo nella mente e nell'anima, ma in fondo questo non è un nostro problema. Il nostro problema sono gli odori. Il problema è suo, infatti, uno della cella si sta alzando irritato, gridando qualcosa d'incomprensibile nella sua lingua. Probabilmente vuole mettergli le mani addosso, non lo fa per mera cattiveria, è lo stress, il caldo, gli odori insopportabili, il fatto che non parla la nostra stessa lingua e che non riesce a sentire la sua famiglia se non per dieci minuti a settimana: È stanco arrabbiato, sofferente, lo siamo tutti. Qualcuno si alza per ragionarci, per calmarlo, ma subito l'aria s'infiamma, cominciano a volare parole grosse e i primi spintoni, per fortuna altri intervengono e si riesce a placare gli animi.
Questa volta è andata bene, ma la situazione è sempre questa, e purtroppo, non tutte le volte termina cosi.
In 15 e un solo bagno, un vero e proprio stabilimento balneare per germi e batteri, per loro è la condizione migliore, una festa, per noi, forse un po' meno.
Questa combinazione è il cocktail perfetto per far insorgere discussioni, litigi e tutto quanto di brutto può conseguirne.
Oltretutto il cesso è una vecchia turca fatiscente con sopra un tubo dell'acqua per farsi la doccia, che d'estate scotta dannatamente, e d'inverno, è maledettamente fredda. A pochi centimetri, sempre nel bagno, cuciniamo i nostri pasti, e se è vero che quando tiri lo sciacquone, le feci nebulizzate schizzano fino a due metri, allora cosa stiamo mangiando da anni?
In fondo però, è notevolmente migliore della sbobba che ci servono dal carrello. In quindici è pressoché impossibile permanere in piedi in cella, figuriamoci seduti tutti al piccolo tavolino per mangiare, quindi facciamo a turno.
Nei turni con noi, si accodano cimici, scarafaggi e altre bestiacce, che non ne vogliono sapere di rispettare la fila. Ben pensandoci però, più che mancanza d'intimità, non stiamo forse parlando di una vera e propria violenza?
Violentati, intimamente, mentalmente, moralmente, proprio in linea con l'articolo 27 della Costituzione.
Di persone non auto sufficienti in questo Istituto ce ne sono parecchie, si può spaziare dalle malattie psichiatriche più accentuate sino alla tossicodipendenza, e come visto sopra, a malattie senili. Il sovraffollamento in un carcere causa tutto questo, o meglio, in tutte le carceri di questo paese, non puoi aspettarti altro. E cosi, come soffriamo noi allo stesso modo, soffrono gli operatori che ci devono assistere, dagli Agenti per la sicurezza al personale sanitario, e che dire di quelle migliaia che in carcere sono finite, ma nulla avevano fatto per meritarlo? Tutte persone incrinate, inevitabilmente, irreparabilmente, una tristezza desolante e sconfinata, per i rei e non.
Elevati sono i suicidi in carcere, 44 in soli cinque mesi e mezzo dall'inizio dell'anno, un gesto troppo estremo? Forse, ma è quello che viviamo qui che porta queste persone a compiere certi gesti, e qui di persone ce ne sono sicuramente troppe. I gesti estremi accadono sempre vicino a noi, ti svegli una mattina e forse mestamente ti accorgi che nel bagno un tuo cancellino ha reso l'anima, oppure accade al vicino o al dirimpettaio. È aberrante.
Siamo sovraffollati, in condizioni che rasentano la disumanità, definite di tortura dall'Unione Europea, sopra, lo abbiamo ben spiegato. La domanda giusta da porsi è: Come può funzionare il reinserimento? La così chiamata rieducazione? Come si possono svolgere i corsi organizzati? Non solo manca personale, sono concretamente assenti gli spaziSappiamo che alcuni di voi sono già venuti a vedere le nostre celle, ma viverci è molto diverso.
Voi ci dovete credere, queste non sono lamentele, non vogliamo né impietosire né mendicare, né invocare clemenza, ma solo riportare quanto è vero e ahinoi terribile. Si certo, alcuni di noi meritano di stare in carcere, hanno commesso reati, è altresì verosimile che, questa mancanza pressoché totale, di umanità nei confronti dei carcerati non è forse pari a commettere dei reati?
LETTERA DAL CARCERE
È giusto pagare per chi ha sbagliato, perché occorre rieducazione; è altresì vero che oggi, con questo sovraf follamento, le persone detenute vengono poco alla volta, girono dopo giorno, defraudate della loro umanità, e questa cosa deve fare paura, e fa concretamente spavento.
La violenza fatta a quell'anziano prima citato, non è simile a compiere un reato, è uno dei tanti è vero, ma quanti, quanti ce ne sono come lui, non sono dei veri e propri reati, trattare le persone in questo modo, e non è forse vero che le condizioni in cui ci troviamo in carcere sono un costante incitamento al suicidio?
Non pensiamo sia edificante, ma umanamente avvilente per un agente di turno dover sciogliere un nodo che un detenuto esanime si è messo al collo ponendo fine alla sua esistenza.
Tutti possono sbagliare, ma il carcere deve essere impostato per rieducare, non per toglierci di mezzo, non penso che lo Stato attuale sia uno Stato non improntato al dialogo, anzi! È proprio per questo che possono nascere dal dialogo vere e proprie soluzioni. Vedere qui oggi le Signorie Vostre per noi è fonte di speranza, voi ci rappresentate, indifferentemente dall'appartenenza politica, voi ci rappresentate come persone, come abitanti di questo Bel Paese, l'Italia. Il problema carceri in Italia è grande, non è di sicuro il nostro fiore all'occhiello. In Europa ci rimproverano (2006-2013) per il nostro sistema carcerario, perché quindi, non provare ad ascoltare chi in carcere ci vive per immaginare possibili soluzioni? Questo non vuol dire scendere a patti con nessuno, ma semplicemente sarebbe un atto di democrazia, un modo per riuscire a sistemare questo problema carceri, o perlomeno un punto da cui cominciare.
Da questo punto potrebbero nascere idee, e qui a Canton Mombello, il problema del sovraffollamento è eclatante, quindi perche non cominciare da qui?
Sarebbe bello che compiendo un atto di umanità il nostro paese venisse visto in maniera diversa, in maniera positiva anche per il sistema carcerario oltre a tutto quello che di bello in Italia già c'è.
Leggendo i giornali abbiamo letto che alcuni, considererebbero la concessione dei giorni in più di Liberazione Anticipata come un fallimento dello Stato. Noi ci chiediamo: "Perché concedere dei giorni in più di liberazione anticipata a persone "meritevoli" sarebbe un fallimento?"
Abbiamo visto, che non è facile essere meritevoli, sappiamo, che solo chi ha fornito prova di partecipazione ad un percorso rieducativo e riabilitativo può beneficiare di detti giorni, abbiamo osservato come non sia semplice rientrare nelle maglie di questa rete, quindi, davvero sarebbe un fallimento?
Personalmente crediamo che non si tratti per nulla di un fallimento, al contrario sarebbe la concreta dimostrazione che lo Stato c'è, e ha vera volontà di cambiare le cose, di migliorare la vita a tutti i suoi cittadini, anche a quelli che hanno sbagliato, ma che comunque non sono esclusi. Ad oggi, causa il sovraffollamento, il carcere non mette in condizioni nessuno di essere rieducato, e fa vivere pesanti condizioni anche hai suoi operatori.
Come può funzionare un sistema che mette in avaria il suo stesso personale passando da quello sanitario, dell'area educativa sino agli Agenti che con un giuramento si prodigano tutti i giorni in questo lavoro?
Cosi come i detenuti vivono quotidianamente con il sovraffollamento, gli stessi operatori sono costretti a conviverci e a fare i conti con i problemi che causa. Tutti quanti sono mesi a dura prova ogni giorno, e alla nostra sofferenza si somma la loro. Chi vuole, cerca e si prodiga per la rieducazione, conscio dei propri errori, si ritrova a lottare per frequentare corsi, che non possono esserci per tutti, poiché siamo davvero tanti.
Qui nessuno chiede alcuna misura di grazia, desideriamo solamente poter avere un percorso corretto, giusto, che ci consenta di migliorarci come persone, e a cosa servirebbero i Giorni aggiunti di Liberazione anticipata se non a migliorare questo sistema?
Con la concessione di questi giorni, non solo si allevierebbe la sofferenza dei detenuti e degli operatori del carcere diminuendo sensibilmente il problema del sovraffollamento, ma s'incentiverebbe un sistema virtuoso che da una speranza ai meritevoli.
2
SECOND LIFE AGAIN
di Luca Ruggeri
Sono Luca Ruggeri malato di SLA dal 2015; non posso mangiare, non posso bere, non posso parlare, non faccio più nessun movimento volontario e muovo solo gli occhi che mi consentono di comunicare con un tablet
PENSARE AL FUTURO NON MI È D’AIUTO, PERCIÒ FRUGO NEI RICORDI.
Andavo a scuola, più di trent’anni fa, nel Liceo di un collegio di Bergamo che ricordo essere una prigione, almeno per me che venivo senza regole da un paesino di provincia, con poca preparazione, poca voglia di impegnarmi e con un carico di aspettative altrui che pesavano. Così passai due anni a far tribolare. Volevo ritirarmi da questa scuola. Fui accontentato e mi impegnai a lavorare nella piccola attività di mio padre senza risparmiare fatiche, con passione, consapevole che non potevo fallire di nuovo.
Durante il secondo anno di scuola il professore di matematica volle parlare con me e mi domandò come mai ero carente in quasi tutte le materie, mentre nella sua andavo più che bene. Risposi che quella era l’unica materia in cui non dovevo studiare e non dovevo impegnarmi, mi veniva facile, mentre il resto richiedeva sacrificio ed io volevo andarmene. Si, aveva ragione, avevo talento in matematica, nel calcolo e anche nel lavoro; ero bravo a far quadrare i conti, nel sapere in anticipo se un lavoro era conveniente oppure no. È così che mi sono preso molte soddisfazioni professionali ed economiche. Non avrei mai immaginato che proprio nel momento di godere dei miei sacrifici mi arrivasse questa terribile diagnosi. Nei primi mesi non ne risento fisicamente; cerco di lavorare anche se la testa non c’è più; ogni istante è dedicato alla ricerca estenuante di notizie sulla SLA, ma trovo sempre queste parole: “Malattia degenerativa cronica progressiva, sopravvivenza media due-cinque anni, con impatto devastante sulla famiglia e sul malato che progressivamente perde ogni movimento volontario compreso il respiro, causa più frequente della morte. Terapie che modificano la traiettoria della malattia: inesistenti”.
Quando lavoravo, trovavo nelle ore prima di addormentarmi il momento migliore per programmare il lavoro per il giorno successivo, per organizzare i miei collaboratori nel modo migliore. Da quando la malattia ha cominciato a farsi sentire anche nel corpo invece non riesco più a lavorare e vengo inserito nel percorso riabilitativo alla Don Gnocchi di Rovato. Fatico ad addormentarmi, i pensieri sono un tormento continuo ed il momento più difficile è la notte dove la matematica si insidia con i calcoli delle prospettive. Il tormento è decidere di vivere questi anni condizionando la vita di mia figlia, gettando la mia Lucy in braccio ai fantasmi che già le girano in testa, complicando la vita a mio fratello e vivere nella sofferenza, consumando i sacrifici di tanti anni di lavoro, oppure compiere un gesto estremo, approfittando delle mie condizioni fisiche che ora mi consentono ancora di agire da solo.
La notte continuo a pensare a come fare. Due le soluzioni: il flacone di pastiglie che osservo sul comodino, oppure avviarmi verso un treno in corsa. La stazione è vicina alla clinica riabilitativa dove mi lasciano al mattino.
Un giorno scendo nel parcheggio come sempre; fingo di entrare in clinica e quando lo zio che mi accompagna se ne va, inverto la direzione e vado verso la stazione dei treni, quasi soddisfatto, come un bambino che l’ha fatta franca.
Mano a mano che procedo, i passi diventano pesanti, ho freddo ma inizio a sudare e quando vedo la stazione mi assale un senso di colpa che mi ferma. Penso a Marina, Lucia, Diego… Appoggio il capo contro il muro, sono in confusione, credo di impazzire.
Non ho il coraggio di proseguire. Ho paura, ma non vorrei nemmeno tornare ai pensieri della notte. Provo un senso di vuoto e di vergogna. Come ho potuto pensare di fare un gesto simile! Torno indietro imprecando contro me stesso. Riprendo la riabilitazione.
Il calcolo matematico ha fallito. La matematica è fredda, precisa, non consente scorciatoie, anche se mi viene facile non l’ho mai amata.
È stato un giorno difficile, tra i peggiori che ho passato dalla diagnosi, ma è stato un momento per riflettere, per ripartire con un altro spirito, per affrontare il mio destino, la mia vita, anche nella sofferenza, cercando quei pochi ma intensi attimi pieni di amore, affetto, amicizia a cui non posso non pensare.
A quasi tre anni di distanza da quel giorno, il mio corpo ha perso tante funzioni, ma tra alti e bassi so di aver dato tutto quello che potevo e se ho fatto qualcosa di buono devo ringraziare tutte le persone che mi stanno vicino. Voglio continuare a farlo anche se ogni giorno, ogni ora, ogni minuto che passa è sempre più difficile.
Non perderò il rispetto e l’ammirazione della mia famiglia e di chi mi conosce. Tutto questo è stato dettato dalla debolezza umana, dalla disperazione, dalla difficoltà di accettare gli amari eventi della vita. Anche questo è un compito che la vita mi ha assegnato, da affrontare con tutte le forze, cercando intorno a me il coraggio per poterlo fare. La vita, anche in situazioni così estreme, ci regala comunque emozioni. E si va avanti nella speranza di una cura migliore. O di un miracolo. A volte proprio dal buio più profondo arriva la luce più intensa.
Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare
bisogna cambiare.
(Winston Churchill)
LUPUS IN FABULA
Benito Melchionna
Procuratore emerito della Repubblica
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IL MATRIMONIO DI “UN’ORA” E IL “DIVORZIO” DI GARIBALDI
PROSEGUE IL RACCONTO DI ALCUNI PARTICOLARI DELLA VITA SENTIMENTALE DECISAMENTE MOVIMENTATA DI GIUSEPPE GARIBALDI, L’EROE DEI DUE MONDI.
6. L’annullamento e l’apporto decisivo del Mancini
Con sentenza del 16 luglio 1879 il Tribunale civile di Roma rigettava l’azione giudiziaria avanzata da Garibaldi il 10 giugno 1879 avverso Giuseppina Raimondi, nella causa iscritta al n.1484, tendente ad inficiare di nullità il matrimonio da loro contratto il 24 gennaio 1860. L’istanza, sottoscritta anche dall’Avv. Mancini, sosteneva la nullità del vincolo perché: risultavano violate le forme sostanziali per la sua validità, essendo quel matrimonio rimasto nello stato di semplice formalità religiosa, senza alcun “commercio coniugale” e pertanto “rato e non consumato”; risultava inoltre provata la invalidità del consenso della Raimondi, in quanto non prestato dal tutore della sposa minorenne incaricato dal Tribunale di Como, ma dal padre naturale Giorgio Raimondi, il quale per legge era assolutamente incapace di esercitare tale ufficio. Detto consenso era essenziale, in quanto Giuseppina aveva allora poco meno di 19 anni e, in base al vigente e applicabile codice civile austriaco, la maggiore età si conseguiva al compimento di 24 anni.
La citata sentenza del Tribunale (reperibile in Archivio di Stato di Roma, Sentenze civili, vol. 694) respingeva la domanda, sottoscritta congiuntamente dall’attore e dalla convenuta, considerato che a suo avviso “l’impedimento allegato deve essere pienamente provato; e qui non ha forza di prova la confessione concorde di ambedue i coniugi né si ammette sopra ciò il loro giuramento”. Per conto di Garibaldi, l’avv. Mancini impugnava la sentenza di primo grado avanti la Corte d’appello di Roma. Il ricorso a firma del Mancini, depositato nel dicembre 1879 (pubblicato integralmente da Tipografia Fratelli Pallotta, Roma 1879 e reperibile in formato originale su Amazon) è un capolavoro di sapienza giuridica e di arte dialettica. Infatti, in ben 224 pagine ricche di richiami alla filosofia del diritto, alla giurisprudenza comparata e alla dottrina canonistica, il Mancini, riconosciuto sommo cultore di diritto internazionale, riuscì ad imbastire da par suo le tesi risultate idonee a demolire la impugnata decisione del Tribunale di Roma. Con il primo motivo si rilevava che, in base al Trattato di Zurigo del 1859, la Lombardia (luogo del matrimonio) aveva cessato di far parte dell’Impero Austriaco per essere unita al Regno di Piemonte. Alla data del matrimonio (24 gennaio 1860) in Piemonte-Lombardia doveva trovare ancora applicazione la legislazione civile austriaca, la quale prevedeva espressamente in sede civile l’ipotesi di nullità del matrimonio “rato e non consumato”. Questa previsione era ribadita anche dalla Patente Imperiale, che aveva approvato il Concordato del 1855 tra l’Austria e la Santa Sede.
Il Parlamento Sardo aveva abolito il Concordato del 1855 solo il 28 ottobre 1860, un anno dopo l’annessione della Lombardia e oltre 9 mesi dopo il matrimonio; a sua volta, il primo Codice civile dell’Italia unita (dal 17 marzo 1861) aveva abolito il Codice civile austriaco soltanto nel 1866. Pertanto, in base alla espressa clausola del citato Concordato e al principio che regola la successione delle leggi nel tempo, doveva ritenersi pacifico il fatto che la legislazione austriaca conservava, per una sorta di “ultrattività”, forza di legge obbligatoria in Lombardia, e ciò fino alla data di emanazione delle citate nuove leggi abrogatrici.
Il secondo motivo del ricorso insisteva sulla questione della inefficacia del consenso alle nozze, impropriamente espresso in nome e per conto della minore Giuseppina, con la conseguente nullità del matrimonio.
Sotto questo profilo sussisteva contrasto tra il codice civile austriaco (che fissava la maggiore età al compimento di 24 anni) e il diritto canonico, che considerava invece valido (benché illecito) il matrimonio contratto a 14 anni dai maschi e a 12 anni dalle femmine, anche senza il consenso dei genitori. Tuttavia, in base alle disposizioni “prevalenti” della Patente Imperiale dell’8 ottobre 1856 (ancora in vigore al momento del matrimonio), Giuseppina era da considerarsi in età minorile, per cui nella causa civile era indispensabile il consenso del padre legittimo o, in caso di mancanza, del tutore autorizzato dal giudice.
Nel nostro caso invece il consenso manifestato da Giorgio Raimondi, padre non legittimo di Giuseppina, era da ritenersi inefficace, con la conseguente nullità dell’atto. Queste tesi venivano puntualmente accolte dalla Corte d’appello di Roma che, con sentenza del 26 dicembre 1879 pubblicata il 14 gennaio 1880, “in riparazione della sentenza del Tribunale di Roma”, dichiarava “Giuseppe Garibaldi e Giuseppina Raimondi liberi dal vincolo di matrimonio celebrato in Como il 24 gennaio 1860”. La sentenza in questione è reperibile in Archivio di Stato di Roma, Corte di appello, vol. 86; per la più completa ricostruzione dell’intera vicenda processuale, si veda la pregevole opera di Carmine Ziccardi e Michele Miscia “L’annullamento del matrimonio di Garibaldi” – Delta 3 edizioni, 2012.
Con il primo “divorzio” (così impropriamente conosciuto) dell’Italia, definitivamente unificata a seguito della presa di Roma con l’impresa dei bersaglieri a Porta Pia (XX settembre 1870), il nostro eroe poté finalmente consumare i suoi due ultimi anni di vita nella serenità familiare, amorevolmente custodita dalla moglie Francesca Garibaldi. Anche alla “pasionaria” Giuseppina