Il policlinico sezione pratica anno 1903 parte 3 ocr parte4

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•ano a

.Roma,

5 settembre 1908.

SSZIO~E

PRA.TIC.A.

DIRETTORI

,

PaoF. GUIDO BACCELLI - PRoF. FRANCESCO DURANTE REDATTORE

CAPO:

PROF.

VITTORIO ASCOLI •

_ SOMMARIO. Lavori originali: - Gatti : « Sinorchidia » e « anastomosi intertesticolare » nelle operationi conservatrici del testicolo. - Riviste : - EMATOLOGIA : - Giudiceandrea : I. Cianosi cronica con policitemia e splenomegalia L 'iperglobulia nelle grandi altitudini - Il sangue e il ricanibi'o nilla cianosi congenita. - i l . L'emolisi nell'anchilosto1noan·emia • Sospensione del potere eniolitico del siero negli stati uremici. - lii. I l midollo osseo nell'infe'{ione stafilococcica cronica - L'anemia nei tumori mielogeni. (<"]{ivista sintetica). - C HrRURGIA: - Silho l: N ecessità dell'esame del sangue in chirurgia. - Buschke: Le blastoniicosi. - Coleman ed Ewing: Morva setticoemica nell'uomo. - A<lrian: Dell'artropatia psoriatica. - M EDICINA: - Negri : Sull'eziologia della rabbia. - Valenti: Azione della chinina sul virus rabico. - PATOLOGIA ESOTICA: - te. : Tripanosomiasi e nialattia del sonno. - Accademie, Società mediche, Congressi: - CONGRESSO FRANCESE DEGLI ALIENISTI E NEUROPAT OLOGI. - Osservazioni cliniche: - Vallerani: Caso di flemmone primitivo da diplococco di Friinkel Contributo allo studio delle localiz.z.az.ioni extrapolmonari dPll'infezione pneu1nonica. - Reale : U1i caso di noma in adulto. Pratica professionale : - CASUISTICA: - Herpes z.oster del braccio nella tisi. - Il traurna nell'etiologia della ti,,bercolosi pultnonare. - Tubercolosi delle amigdale. - I mportanza della diagnosi precoce del cancro dello stomaco dal punto di vista della c1.tra radicale. - Carcinoma primario dell'appendice vermiforme con rela'{ione di tre casi. - Genesi traumatica del cancro del fegato e dello stomaco. - Il prurito nel cancro addominale. - Latenz.a del cancro. APPUNTI · DI TERAPIA: - Osservazioni sulla cura arsenicale della chorea. - Cura della furuncolosi. - Cura delle uretriti croniche. - Per la Cùra dell'orchite. - Uno sciroppo anodino. - Varia. - Amministrazione Sanitaria. - Vigilanza sariitaria. - Cenni bibliografici. Interessi professionali : - Risposte a quesiti e a domande. Notizie cliv'e rse. - Nomine, promozioni, onorificenze. analitico del presente numero.

Concorsi e condotte. , •

Indice alfabetico -

Diritti di proprietà riservati

LAVORI ORIGINALI '' Sinorchidia ,, e '' anasto111osi interteHticolare ,, nelle operazioni conservatrici (lei testicolo. Nota del prof.

GEROL.\~IO GATTI.

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L:ALE~SANDRr,

nel fascicolo B7, 1903, clella Sezione pratica clel Poticli11ico, pul1blica una nota a proposito d ei l'ecenti lavori sulla sinorcl1idia e sul]'anaston1osi intertesticolare. Ora a m e pare interes· sante insistere sull'argo1nento p er precisare q11alche punto in questo campo t11tt·ora oggetto cl i ricerch e .

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L 'ALIDSSANDRI intitola la sua nota: La Si1torcliidia 11elle operazioni co1iservatrici del testisolo, e la par0la « sinorchidia » , ...i è t1sA.ta cosi per il procedimento

:Mauclaire (1) che per q11eUi Gu.ttì (2) o Pascale (3). . L'espressione « anastomosi intertesticolare » poi. usata pure una volta nella nota, vi è riferita ancl1e al proceclimento ~Iauclaire eon queste parole: « . •• Da ciò l'idea cl ella a11aston1osi intertesti · « colare. Il l\IA UCLAll{E l' ha IJraticata pel primo « allo scopo d i fissal'e un testicolo ritenuto (ecto« pico) all'altro sano e normalmente disceso, cer· « cando cosi di evjtare la risalit't dell'organo ecl 4: ha proposto il uon10 di sinorchidia, ai·tificiale. • Ora dobbiamo ritenere u11'a,nastomosi intertesti· colare il procedimento JV.(a11claire '? () no11 è es~o pit1ttosto una semplice sinorchiclia "? Bd i procedi1nenti Gatti e Pascale sono sempliei

(1) A.un. tles mal. le organc.·s génito-urinaires. fase. 9, sett 1!:102. (2) Comu1ticaz. XIV Congr. intol'naz. di Me(l. di Madrid sed. 27 aprile 1903. Il Policli!l~Co, Seziono chirt1rgica, aprile 1903. (3) La Riforma meclica, 10 giugno 1~03. (1 I 1


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sinorchidie, o non piuttosto vere e proprie anastomosi intertesticolari 'l <.< Sinorchidia »,come la distinse, ad es., il DURANTE ò la « fusione di .dt1e testicoli », anomalia, come dice lo stesso DURANTE, « eccezionalissima ». E di casi assicurati ne sarebbe stato descritto t1no solo (GEOF· FROY SAINT-HtLAIRE). Nel caso del Geoffroy Saint· Hilaire (sino1:chidia addominale) i due tosticoli 'erano riuniti sulla linea mediana, i canali deferenti erano doppi ed ogni metà del doppio testicolo riceveva i suoi vasi particolari. Era 1ma sen1plice saldatura dei due organi, ognuno dei qt1ali aveva vasi e canali d'emissione per proprio conto. Una saldatura del genere 'ha ' roluto ottenel'e il MAUCLAIRE per la cura dell' ectopia del lesticnlo con il suo processo operativo. Le mie esperienze mi hanno dimostrato cl1e l 'e· scissione delle sottilissime striscie di albt1ginea dalle contrapposte st1perfici dei due testicoli fatta dal MAUOLAIRE non poteva consentire, nepp11re in· volontariamente e casttalmente, alcuna co1nunica· zione fra i tubuli seminiferi dei due testicoli. Dice veramente il l\fAUCLAIRE: « Ainsi nòtre but 11'est « pas de faire 11ne simple ]Je.\7ie, nous vot1lons c. donuer a11 testicule ectopié to11tes les chances « de nutrition possible pour acquérir t1n volt1me « normai, et cela grace à ses 'raissea tix nourriciers « et grace à ceux du testicule sain sur leql1el il « est greffé. » Ma a.uche tenendo conto d.elle comu- ni~zioni ,.,. a.scolari formatesi, sopra.tt1tto fra lo al· buginee de i (lue testicoli, noh si può parlare di anastomosi fra i due tessuti (glandolari) testicolari, cosi come non si pt1ò parlare di entero -ana,s tomosi ove si tratti di semplici aderenze fra due anse intestinali, in c t1i p11re, sopratutto se vi fu abrasione delle sio1·oso contrapposte, si possono avere ricche comunicazioni· vascolari fra le anse. Il processo del Mau claire, cioè la semplice a-de· sione fra i dite testicoli, con l' i11tento clinico di ot· tenere che il testicolo in sito oltre a trattenero giù nello scroto anche l'altro, ectopico, ne fa,,rotisca per di più la circolazione sangui gna, uou costifnisce fl111tqae 1111'a11asto111osi intertesticolare, 1na è 111ta senzplice s;norclt irfia artificio le, come egli del resto l'ha giustamente chiamata. Ben diverso è ilproblema affrontato cosi da 1ue che dal P A.SCALE. Per noi si tratta' ra di crettre i1uove vie di emissione allo sperma di u110 dei testicoli n. cui fossero 'renute a mancare le ' Tie di emissione naturali, e a tale intento di far commlicare i ca· nalicoli (produttori, od escretori di codesto testicolo a vie interrotte con i t11b11li della faccia interna tlell'nltro testicolo a ,rje dì emissione integre, af-

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finchè attra,rerso i tubuli seminiferi, la rete di Haller, l'epididimo e il d6tto deferente del testicolo a ,·ie integre trovasse esito anche lo sperma del testicolo a ·vie interrotte. Con la fusione dei duetesticoli è dt1nque un ' rero e proprio })rocesso di anastomosi che noi abbiamo voluto crea.re. Ohe si tratti di creare llna nuova comunicazionefra dl1e anse intestina.l i (entero-anastomosi), o fra dt1e monconi d'uretere (t1reterostomia), o fra i ca-nalicoli ili un testicolo con quelli dell'altro (ciò cheio ho chiamato anastomosi intertesticolare) la con· dizione anatomica e funzionale è itt tutti i casi analoga. I procedi111e11ti Gatti e Pascale sono cosz' ver e e proprie anasto1nosi interfesticolari e non si possono confondere con la sinorchidia del Mauclaire. Qua11to all'espressione « anastomosi intertestico· lare ;, oltrechè nell't1so generale ohe consacra ormai la parola « anastomosi » in chiru1·gia, essa. tro,1 a le st1e radici n ella stessa anatomia del testicolo do,re la parola a.nastomosi è già in uso perchè,. come ' redremo, esistono già molte anastomosi naturali fra i tubl1li seminiferi del testicolo (lobt1lari e anche interlobulari, cioè fra tubuli di uno stesso lobulo o a11che fra tubt1li di lobuli differenti) ed il SAPPEY nel suo studio dettagliato di esse ha a.ppunto un capoverso intitolato « Hnastomo~i dei ca· nali se1ninif eri » . ~1i sembra frattanto di a'rere nettamente diffe· renziato la si11orcltidia artificiale del Mauclairedalranasto111osi i11tertesticolare del Gatti e del Pascale.

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* * di anastomosi

:B,issato il concetto intertesticolare fermiamo la nostra. attenzione sulla, jJarte del te· sticolo èli ·vie interrotte da innestare alla faccia interna dell'altro testicolo a vie integre. Nella prima serie delle inie esperienze io ho innestato alla fnccia interna del testicolo a ' rie integre. la /'accia interna del testicolo a vie interrotte. In un certo nl1mero delle esperienze della mia seconda serie (in cor so) ho innestato alla faccia interna del testicolo a vie integre una se.zione (ai coni effer enti) flell'epididi1110 del iesticolo a vie interrotte. Il PASOALE nelle Slle esperienze e nei suoi casi r lini ci ha innestato alla faccia interna. del te8ticolo a via. integre il co1110 d'High111oro, aperto. Abbiamo dunque un 1° procedimento Gatti in ct1i la parte di testicolo a vie interrotto scelta per l'anastomosi è l a fa ccia interna, un 2° procedimento· Gatti in cui essa è una sezione dell'epidÌdi1110 ai coni efferenti, un procedimento Pascale in cui essa è il corpo d' High1noro.


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SEZIONE PRATICA

.Ad un certo punto del mio lavoro sulla 1a serie c.lelle mie esperienze io ho accennato, in una nota riprodotta anche dall' Alessandri, all'idea del mio 2° procedimento e ~ sono riservato di farne oggetto di esperienze (in dette esperienze, ora in corso, la sezione dell'epididimo è ai coni efferenti di Haller verso i loro apici, cioè vicino al corpo di Highmoro, ma ben fuori di esso). Dicevo in q11ella nota che codesto 2° procedime1tto mi appariva ra~ionale e tale da costituire forse una condizione più favorevole all'anastomosi (e ne dice-vo le ragioni). Ora~ precisando il senso di detta nota, de~idero fissare bene questo, che nella 2a. serie delle mie esperienze io ho animali operati non solo con co· (lesto 2° procedimento, ma anche e particolarmente col mio 1° procedimento che non ho per nulla ab· ba11donato, mentre credo che la parte del t'3sticolo a vie interrotte da me scelta per l'anastomosi nel 1nio 1° procedimento (faccia interna), malgrado le accennate condizioni favorevoli degli altri procedi· menti, sia quella che presenti favorevoli, come dirò, le condizioni più essenziali per la buona ri11scita dell'anastomosi e per la sua applica.zione clinica. Le ragioni che militano in favore della parte da 1ne scelta per l'innesto nel mio 1° procedimento sono le seguenti : 1° Per il ca.so in cui si credesse (come fece già clinicamente il PASCALE) di intervenire perepididimite tubercolare (1) codesto mio procedi~ento in ct1i si innestano fra loro le due faccie interne dei testicoli è quello per cui viene innestato al testicolo a vie integre la parte del testicolo a vie in· terrotte la pizì lo1ttana dal JJrocesso 1norboso per c1ii si intervie1te, ciò che appare importante ad evitare cliffi1sione di elementi tubercolari, eventualmente lasciati in sito, o facili seminagioni di essi con in· ,~asione cosi del ptmto dell'anastomosi che dell'altro testicolo. 2° Io ho fermato nel mio lavoro l'attenzione su questo che i fetfti dege1ierativ;, che si presentano nel tessuto testicolare in ragione diretta dell'inten· sità del tral1ma, si manifestano in tutt'e clue i testicoli anastomizzati e no11 più accentuati vicino alla linea d'anastomosi, ma dijfns; nel testicolo qna e là, come se più che di una reazione localizzata si tra.ttasse di lrna reazione diffltsa e attrib11ivo ciò alla interruzione e all'alterazione che il trauma opera· tivo determina in certi tratti della rete nervosa del

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testicolo, donde un tt1rbamento dello stimolo trofico nei lobuli e tubuli glandolari innervati dalle rami· ficazioni nervose interrotte, od alterate. Questo in accordo con quanto pensano l' HERLlTZKA e il C. FoÀ e con quanto hanno osservato l'OBOLENSKY e il MA.RAZZlNI (citati nel mio lavoro) sulla spe· ciale infli1enza trofica del sistema nervoso sul tessuto testicolare, tessuto ad elementi tanto differenziati, epperò tanto sensibili alle lesioni. Così il ~IAJ.AZZINI avrebbe osservato che nel di· dimo In. semplice occlusione del dotto defeFente non dà alterazioni di sorta, mentre la semplice resezione della guaiina e del connettivo perideferenziale dà. fatti regressivi molto spiccati che arrivano fino all'arresto eletta sper1'1'tatoge1ies;, ma non alla sclerosi che si ottiene completa con la i·esezione del ~· spermatico. Nel mio 1° procedimento, tenendomi lontano dall'ilo (mediastino) del t esticolo, io ledo lievemente l'albero nervoso soltanto nelle sue ultime ramificazioni, arrecaI,tdovi quindi le minime lesioni pos- · sibili. E sempre per la stessa considerazione volendo provare anche un altro procedimento (il mio 2° procedimento) mi tenni sui coni efferenti dell' epididimo, verso i loro apici, ma fuori del corpo d'High· moro, certo così di non ledere le grandi vie trofiche del didimo. Com'è noto {1~iproduco dal TESTUT) « i nervi del " testicolo provengono da due sorgenti : « 1° dal plesso sper1natico che circonda l'arteria • • 01nonuna; " 2° dal plesso deferenziale che accompagna il « canale deferente. « Di qt1esti due plessi il primo biforcandosi, come « l .A. che lo sostiene, si reca ad un tempo al te« sticolo e all'epididimo ; il secondo si distribuisce « esclt1sivamente all'epididimo » . Ora l'arteria che il plesso spermatico circonda e assieme alla quale esso penetra nel testicolo è appunto la bra1ica testicolare della spermatica, la quale fornisce al testicolo due ordini di rami (ripro· duco pure dal TESTUT): « gli uni periferici, o su· • perficiali attraversano l'r.t lbuginea e poscia si di· « rigono verso il margine libero del testicolo dap· " prima n ello spessore dell'albuginea stessa e quindi « nella s11a faccia profonda ; gli altri, ra111; ce1t frali « o profond; discendono 1tello SJJessore del corpo • d' Higlt111oro rani;fi.candos; sopra i setti interlobu" lari. • (1) Io non ho affrontato ancora la questione dal L apertura del corpo d'Highmoro deve quindi punto di vista di tutte le possibili applicazioni cli· portare inevitabilmente alla lesione del principale niche, riser,randomi ora solta11to allo studio speri· • fascio nei-voso, cioè delle principali vie trofiche del men tale di essa.


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IL POLICLINICO

tèsticolo, così da poter dare, pure a testicolo vi· vente, notevoli fatti degenerativi e l'arresto della spermatogenesi. Detto di codeste due ragioni in favore . del .mio 1° procedimento, a rilevare come sia stato razionale fin da principio, pensare che l'anastomosi sia rag· giungibile fra le d11e facce interne dei testicoli, ricordo le 1t1i1J1erose ct1iasto11iosi che già esistono allo stato natt1rale fra i tt1bt1li se1uiniferi, anasto· mosi di cui il SAPPEY, il ROMITI, il TESTUT si OC· cupano estesamente e che (è da notare) sono n11· merose sopratzitto nella 11arte cort;cale del testicolo, ove I' anastomosi intertesticolare viene praticata col mio 1° proceclimento. Dette anastomosi natt1· , rali si hanno fra punti diversi di uno stesso tubt1lo, fra due tubuli di tino stesso lobulo e fra tubuli di lobuli differenti e sono in detta parte corticale tanto numerosi che men tre il SAPPEY ammette che ogni tubulo nasca per suo conto ad estremità libere formando però subito con gli altri un sistenia di canali freqne1ite1nente a1iaston1izzati fra cli loro, il LAUTH (ed altri dividono la sua opinione) a.m mette che i tub11li ripeta110 la loro origine da una rete a larglze 111aglie, la quale costituisce la corteccia del

quell'èsperienza non mi pareva tale da rassicw·are, oltrechè sulla conservazione del testicolo, anche sulle due grandi funzioni per cui è conserva.to (secrezione esterna, secrezione interna). Gli elementi cellulari del testicolo sono, come hanno osservato il lVIAXIMO"\iV e il BouM, tanto più sensibili alle lesioni e facili a degenerare quanto più differenziati e 'ricini allo spermatozoma formato. La lesione di alctlni degli eleme11ti pi1L differenziati, pt1r lasciando intatta la strutt11ra. dell'organo. è sufficiente a togliere al testicolo la sua funzione principale: la spermatogenesi. È perciò che a me è parso necessario pormi, di fronte ad interventi sul t esticolo, i problemi di patologia cl1e ho premesso alla prima serie delle mie esperienze e m'è · parso che prima d'inte1·venire s11ll'uomo, fosse, i1el mio caso, conveniente avere esperienze nunterose, di lunga dnrata e tali da rassicurare in ntodo eri· de1tfe non solo sulla. perfetta anastomosi, ma anche s11lle condizioni del testicolo e sopratt1tto st1lla s11a spermatogenesi. D'altra parte è certo che l'operazione sull'uomo si p~esentav-a è 'Tero come un atto chirurgico ancor più age,role che s11l cane (per il vol 11me maggiore testicolo e corrisponde ]Jerciò alla base clei lobuli. del testicolo), ma il contributo clinico ~n1ll' uon10 1100 . Altre parti del testicolo presenteranno forse con· dizioni più favorevoli all'anastomosi p er qt1anto è mi avrebbe affrettata la soluzio11e del problema perchè anche il rimanere il testicolo vive1tfe e siH dell'ampiezza clei canalicoli e la direzione naturale p11re di vol1111ie press'a. poco normale, non ci avreblJl' dello sperma fed è ciò ch e ho. voluto p11re esperi· dato indi.ci sufficienti a giudicare in modo inoppu· ment.are), ma, a mio vedere, per le accennate consi· gnabile dello 8tato degli el ementi epiteliali più derazioni di clinica e di patologia, la faccia interna differenziati dei tubuli, ad assicura.re cioè s11lln di un testicolo a vie lese è la parte di detto orga.no che ha fa,rore,roli le condizioni più essenziali per . permanenza delle sue nmzioni. Continuerò frattanto ad occuparmi dell'argomento l'anastomosi di esso con l'a]tro testicolo a vie integre, mentre i risultati dulle mie esperienze comuni· <.:he mi pare della maggiore importanza., non fosse altro per lo st11dio clella pa!ologia tlel testicolo dal cate affidano st1 qt1anto era aprioristicamente ra· punto di ·vista chirurgico, mentre è da augt1rarHi zionale, cioè che una buona anastomosi intertesti· che ristiltati numerosi e lo.;:itani accertino 1'11tilitit colare fra le faccie interne dei testicoli sia raggiun· pratica di questi stt1di rispetto all'intervento s11l· gibile e, ciò ch e preme, lo sia in modo perfetto ed in modo evidente. l't1omo. ,

Il

~IAVCLAIRE

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nella st1a unica. esperienza sull'ani· male~ osservò il testicolo d;111,;1iuito d'zi1t buon, terzo del suo volume co11 fatti dege1terativ; (nè vi sono altri dettagli st1l reperto istologico, nè è detto nulla del processo di spermatogenesi); siccome però il testicolo stesso era lontano d'essere atrofizzato come un testicolo a cui si fosse tagliato il d6tto defe· rente senza saldarlo all'altro, cosi egli concluse che l'innesto era fuori dubbio e si mise ad operare sul· l'uomo. Ho osserTato nel mio lavoro al l\IAUCLAIRE che

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L' JGIENE DEL BAMBINO del

Prof'. Cav.

~UIGI CONCETTI

Direttore della Clinica Pediatrica. nella. R . Università di Roma

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vertigine in 4; dolori addominali in 3; nausea e voIQito in 2; torpo1·e mentale e fisico. debo· · lezza cardiaca in qualche altro . .._i\_ confortare i fatti p1·ecedenti colle cono· EMATOLOGIA scenze finora acquisite intorno al loro signi· !. Cianosi cronica con policite1nia e splenome· ficato patologico, OsLER nota anzitutto, a pro.r;alia · L 'ipe1Yflobulia nelle g1~andi altitz1'dini · posito della cianosi cronica. che qt1esta. può Il sangue e il ricàntbio nella cianosi conge· trovar si : a) in malattie organiche del cuore, s1Je· 1zita. - Il. L'emolisi nell'anchilostomoanemia cialmente congenite, nelle lesioni croniche . Sospensione del pote1~e enzolitico del siero l'legli stati u1·emici. -- II I. Il 11zidollo osseo miocardiche e tricuspidali, e nelle aderenze pe· nell'infezione stafilococcica c1·onica · L'anemia ricardiche ; b) in alcune malattie dei polmoni, special · nei fz711101·i 11zielogeni · (Rivista si1ztetica). mente nell'enfisema, ed in alcune tubercolosi a decorso molto lento, come nelle forme f i· I. brose; _ OSLER ha riunito una se1·ie di casi, osser· c) nella metaemoglobinemia pe1· alcuni vati da lui e da altri, e che p~·esP-ntavano una àvvelenamenti cronici, per es. da coaltar, antisindrome ~ara tterizzata da cianosi cronica., pirina,, acetanilide; policitemia e mode1·ata splenomegalia, c1ebo· d) come fatto locale in alcune speciali lezza generale, costipazione, cefalea e vertigini. affezioni, ad es. nella malattia di Raynaud, ecc. Ne ha fatto un interessante st11dio d'insieme, Qua.nto alla policitemia se ne possono distin· conclt1dendo che ci troviamo forse in presenza guere due forme, cioè t1n poliglobismo relatioo, per dimint1zione della ql1antità (lel plasma; e rli una nt1ova entità clinica. ~ Procediamo ad un i·apido esame dei "\""ari ve,-·o, per effettivo aumento del nume1·0 dei sintomi. corpuscoli. Sudori prof usi , clia1""rea, diuresi La cianosi, che è il sintoma che special· abbondante, ecc., sono le cause pii1 f1~equenti iuente attrae l'attenzione) si è ' rista nei detti della prima forma. La policitemia vera dili· casi molto marcata, specialmente sulla faccia gentemente studiata da QrrrsERNE, in una tesi e sulle mani, ma in qualche caso era estesa di Parigi (1902) può riconoscere cause diverse: a tutto il corpo. In un caso si nota.va iniezione malattie di cuore congenite o acquisite, diffi· delle congiunti ve e procidenza degli occhi. La coltà nella perfetta aereazione del sangue, come cianosi si è 'rista dura1·e fino ad or::\ da 3 o 4 nelle grandi altitudini; altre cause non ancora fino a 10 anni, ~' benchè costante, può pre· del tutto cl1iarite. Con tale imperfetta conoscenza della fisiosenta1·e variazioni per cause di,T"erse. Aumenta nel bagno frerldo, ·o l)er t1n coesistente catarro logià della poliritemia, sarebbe prematUI·o di· scutere a fondo la patologia clell' importante l)ronchiale, ecc. Qttanto allo stato del sangue, questo pre- gruppo di casi i·iunito da OSLER. Egli stesso senta una viscosità notevolmente aumentata. riconosce che è necessario uno stt1dio molto Esso è molto denso e di colorito oscuro. La po· accu1·ato dei casi cli cianosi cronica con polilicitemia è notevolissima. In un caso di CA.BOT citemia, e delle altro alterazioni del sangue si notò pe1·fino un massimo rli 12 milioni di che ' ri si possono accompagnare: nonchè delle relazioni tra la splenomegalia e la cianosi e globuli rossi per· mmc. Variabile quella dei leucociti, i quali in un la poliglobulia. iiolto giustamente egli con· caso erano soltanto 4000 per mmc., m entre in cll1do che osser\razioni ulte1·iori potranno dealtri n1alati e1·ano fino a 10, 20 o 30 mi~a. Alto terminare se veramente ci tro,riamo innanzi P pt1re il peso specifico del sangue, che è ar1~i­ ad una nt1ova malattia. Certamente non è sull'associazione della eia· vato finora ad un massimo di 1083. Fra i nove casi la milza e1~a modicamente nosi colla ipe1·globulia c·h e la nuova entità ing1·andita in sei. In uno e1·a ingrandito anche patologica i)otrebbe esser basata ; ma sull'associarsi alle medesime degli altri sintomi, e il fegato. Le t1rine, di peso specifico ordinariamente particolarmente della splenomegalia. Ora que· basso, in sei casi presenta-vano tracce d'albu· sta nei casi riuniti da OsLER non era nè mar- · cata, nè costante · o ciò ci deve autorizzare a mina. Gli altri sintomi possono riasst1mersi nel far molte rise1·v-e intorno all'esistenza di questa " nuova malattia at1tonoma; pt1r riconoscendo modo seguente: Pigmentazione cutanea in 5 casi; prostra· la grande importanza dei fatti riferiti dall'il· zione in tutti gl'infermi: costipazione, cefalea, listre clinico americano.

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* gli organi emopoietici, i quali iperfunzionano; ** A chia1·ir meglio le nostre conoscenze sulla si ha così una produzione esagerata di globuli policitemia torna qui a proposito riferire le · rossi, i quali s'affollano nei capillari perifeconclusioni di un lavoro di WEINZIRL intorno rici e li dilatano ; e q11esta sarebbe la vera alle modificazioni che si verificano nel san· ragione per cui si trovano i capillari dilatati. Inoltre nè la miscela del sangue venoso e gue, nelle grandi altitudini. In un precedente lavoro il suddetto autore arterioso, nè la stasi venosa generale possono aveva dimostrato che 1'aumento nt1merico dei in tutti i casi spiegar la cianosi. Vi concorre globuli rossi, che si ha in tali condizioni, è invece notevolmente la stessa iperglobulia, pel gran nurnero di globuli che trovansi nei capil· del tutto temporaneo. Molte ipotesi sono state emesse per spiegare la1~i periferici, la dilatazione dei capillari mede· tale aumento. Così alcuni ritengono che esso f;;imi, e la difettosa ossigenazione del sangue. Qualora in altri casi consimili vengano riè solamente ai)parente per aumentata con· centrazione del sangt1e <lovuta al fatto ohe petute le complete ricerche ematologiche che sulle alte montagne l 'aria molto ~cca facilita CALABRESE ha fatto nei st1oi malati potrà en· una maggiore esalazione di acqua dalla su- trare veramente in un campo positivo il p,ro· perfirie del corpo. Altri ammettono che è ve- blema patogenetico della cianosi. I dati per ramente cresciuto in tali condizioni il numero i·isolverlo non possono infatti desumersi che dei globuli i·ossi, ID:a che la 101·0 grandezza è da un'esattissima conoscenza di tutte le altediminuita, sicchè il loro volume tota.l e resta l"azioni che nello stesso tempo il sangue <lel malato può presentare. costante. L'aver dato quest~ esempio è per CALABRESE Da molte esperienze compiute H1 grandi al· tezze, WEINZIRL conclude che l'aumento del ltn bel merito. numero dei globuli rossi è dovt1to principal· II. mente all'azione del freddo , il quale è un fattore im1)ortante rlelle alterazioni che si veGli studi sulle modificazioni del potere emorificano nel sangue nelle grandi altitudini. litico del siero in varie forme morbose ci Ma non è certamente l'unico. aprono sempre nuo,. . i orizzonti. J\Iolte quiIl peso specifico ciel sangue e l'emoglobina stioni intorno alla patogenesi delle anemie ne seguono spesso, ma non sempre, le v-ariazioni ricevono nuova luce. Così quando per eia· nume1·iche dei globuli rossi. Non risulta si· senna malattia tali modificazioni saranno ib curamente che la difilinuzione di 'ìolume ac· modo sicu1·0 stabilite, potrà avvantaggiarsene compagni l'aumento numerico dei globuli. anche la clinica.. Evidentemente pe1·ò la quistione è molto L' imp<:>rtante questione della patogenesi più co rµplessa di quella che ris11lta dalle pre- dell'anchilostomo-anemia è stata ora ripresa, senti ricerche. da GABBI, il quale ha tenuto conto princii:>al· mente delle modificazioni clel potere emolitico del siero di sangue degli anchilostomiaci. GABBI P. V AD.A.LÀ avevan precedentemente Della cianosi e dell'iperglobulin., e clei rapporti patogenetici che corrono tra l'una e visto che il sie~o di sangue dei detti mal~ti l'altra, si è pure diffusamente occupato 01:.\LA· ha sui globt1li clel coniglio 11n potere emoli· BRESE, il quale in clu e casi di cjanosi conge- tico superiore a quello di uomo sano. Estendendo le primi ti ve ricerche, G ABBC ha ora tronit~1. ha compiuto complete osse1·vazioni sulle alte1·azioni istologiche, fisichP, chimiche, ecc., vato che il siero di sangue degli anchilostodel sangue e sul ri0a1nbio organico. Ritenendo miaci può a'rere azione emolitica anche sui ch e esista in tali casi llna esagerata. attività globuli rossi di un altro uomo; m\a che esso degli 01·gani e mopoietici, stimolati aall'eccess0 non distrugge subito quelli di individui sani. di a cido rarbonico che si trova nel sangue, mentre distrugge rapidamente quelli di indien a·v endo anche constatato che non e&iste uno vidui anemici, che presentano una resistenza stato di maggior concentrazione del ~angue, diminuita. Dopo molto tempo può avere azione egli conclude che l'iper globulia è vera, e non anche sui globt1li di uomo sano. A sua volta il sie1~0 di soggetti sani 11on produce em'>lisi i·elativa. L · n '"'er tro,rate anco1·a aumentate le r esi· nei globuli d'individui anemici per cause cli· tenze massima e medja. senza contemporaneo verse; e lo stesso può clirsi pel siero di t1n aumento della minima, potrebbe stare ad in· anemico per grave affezione gastroe.nterica. Il concetto }Jatogenetico che l'autore ne de<licare una funzione emop oietica più attiva. Il . angl1e carico di acido carbonico stimola duce è il seguente. l 6)


l ANNO

IX, F ASC. 4òJ

1413

SEZIONE PRATICA. ,

Non si può esclt1dere che le perdite di sangue che si verificano in un anchilostomiaco ~oncorrano a produrre l'anemia.. Ma q11esta, come molti hall a ;mostrato, è sproporzio11ata alle pe1·dite. Occorre clunqt1e ammettere un alt1~0 elemento anemigeno. Qt1ale '? L'assorbimento dei prodotti anormali clella digestione intestinale, clovuti alla presenza del pa1~assita e dei prodotti del ricambio materiale del m edesimo, alterano le norffiali prop1·ietii del siero di sangl1e rlell'indi viduo. ' ne trova infatti aumentato il pote1·e emo· Se litico e tossico; ed è pure accresciuto il po· tere tossico clelle urine. Tale aumento del po· iere emolitico sarebbe ad affezione inoltrata la causa precipt1a clella distruzione lenta clelle emazie, che avviene direttamente nei \rasi ; mentre la f11nzione degli organi emopoieti ci è diminuita o imperfetta. L'emolisi potrebbe avvenire anche indirettamente nella milza, la q t1ale può t1--ovarsi ipertr·o.fica, per la malaria pregressa che facilmente s'inco.ntra negli anchilostomiaci. Questo concetto non è in fonclo che quello già applicato pe1· la }Jatogenesi di molte anemie seconda1·ie infettive; ma non può disconosce1·si l ' importanza dei fatti i·ilevati da GABBI intorno alle variazioni del potere emolitico del siero di sangue degli anchilostomiaci. ~Ientre

** * alcuni stati morbosi

in ct'esce il potere emolitico c1el s iero di sangt1e, si è \risto -0he può anche av,re11ire il fatto inve1·so, cioè ch e esso pl1ò dimint1ire di molto o addirittura c essare. Nell'uremia appunto si è notato l 'importante fenomeno che con siste nel sospende1·si del pote1·e emolitico c.h e normalmente il sie1·0 di sangt1e umano esercita st1l sangue di coniglio. LAQUER e<l lIERLINGER avevano constatato ql1esto fatto. Qualch e tempo dopo cessati i fe nomeni llremi ci il potere emoliti co si ristabilisce. N110,. . e osservazio11i in questo se11so ha ora aggi11nto 'VOLZE, il quale inclina a i·ite11er e che tale sos1Jensione possa essere un fatto caratteristico òello stato uremico. ln molte a ltre gra,ri con<lizioni morbose, specialmente del sangue ~ egli no11 l'ha riscontrato; ina occor1·ono molte altre osservazioni a tal proposito. Se il fenomeno clipen<la cla l1na produzion e di antic molisine o da una climinuzion e dei co mplementi , cl1e si verifica durante l 'intossicazione ure mica, non. è ancora facile stabilire. ~la forse potrà cla questo fatto avvantaggiarsi la cliagnosi dell'uremia.

'

E da rilevarsi che W OLZE, malgrado la sucldetta sospensione del potere emolitico, dt1· rante lo stato uremico, vide che lo stesso siero aggll1tina,va attivamente i globl1li r·ossi. III. Lo studio clelle moclificazioni istologiche ch e il sangue presenta nelle sin gole malattie dov1·ebb e essere strettamente connesso con quello delle alterazioni, che contemporaneamente si pot1·ebbero rilevare negli organi emo· poietici. Ma facilmente si comprende quanto ciò sia difficile nella pratica. Occorrono infatti osservazioni m olto nu merose compiute nei detti organi n elle differenti fasi della ma· latti a; 1na, quando la morte avviene, questa è pe1· lo più in periodi inoltrati, o ci manca perciò la conoscenza delle alterazioni iniziali. Inoltre molto spesso ci manca il reperto anatomo·patologico. F inchè non avremo una ricca serie cli tali osservazioni sistematicamente compiute sul malato, e poi sul cadave1~e, dobbiamo ancora contentarci clei rlati fo1~niti dall'esperimento sugli animali: esp e1·imento ch e certamente non può molto spesso riprodl1rre le condizioni tutte che si verificano nella patologia llmana. In ql1esto genere cl i ricerche merita, di es· sere s rignalato un lavoro di DE GRAA.O, il quale ha st11diato lo stato della midolla ossea e i suoi elemPnti nell'infezione stafilococcica • cronica. . DE GRAAC inietta,ra a co nigli aclulti qua11tità crescenti di cultu1·e in b1·odo di stafi_lo cocco piogeno aureo e studiava le alte1·a zioni ch e n el midollo osseo, n ella, milza, e n ei pulmoni (specialmente p er gli elementi della seri e mielogena), si profluce, rano negli animali così infettati. Gli animali in gen ere sopportavano da prima facilmente l e iniezioni sottocutanee, minime. Poi l 'immunità progressivamente sviluppantesi r endeva possibìli quantità cr escenti di brodo infettante . . ...\ncla. ' ran ? però dimag ranclo consiclerevolmPn te. L e a.Iterazioni miclollari che si trovaT"ano all'al1topsia, dopo es1Jerimenti della cl11rata 'Ta· riabile da 13 a 19G ore, eran o in genere notevoli. La midolla si presen taT"a i11arcatam:ente iperemica e spesso friabile e diffl11ente. L'esame microscopico dei tagli (p1·evia in clll· sione in celluloide) fac:ti,ra pllre l"'ile,rare alterazioni note, roli. Le vescicole ac1iposo era110 co mpletamente scomparse o ne i·esta,,.a solo qualcu11a isolata. Le celll1le in col o1·i a gra11ul azioni p seudo-eosinofili esan o sempr e prolife1·ate, e specialmente i mielociti: mentre i polinl1cleati erano in numer·o note,"ole. ma minore cl1e nell organo i1ormale.


1416

IL POLICLINICO

(ANNO IX~ FASO.

45]

La diminuzione del tessuto adiposo nel mi· nelle infezioni con leucocitosi polinucleare si dollo non dovrebbe, secondo l 'osservatore, nota una marcata metamorfosi midollare~ con i•itenersi come un'atrofia p·e r compressione abbondanza di mielociti. clelle cellule proliferanti. La reazione del mi· * dolio all'infezione deve a sua volta essere ** ::Nientre non sono ancora sufficielttemente coconsiderata come un fatto prov,ridenziale. Per un' atti 'r~t cariocinesi il midollo fo1~nisce in nosci11te le alterazioni che il midollo osseo su· eccesso i mielociti che son le cellule origi· bisce nelle diverse infezioni, ci manca p11re narie dei polinucleari; donde la leucoçitosi, una completa conoscenza del quadro clinico lttile per la difesa dell'organismo contro g li che alcune affezioni primitive del midollo possono presentare. agenti patogeni. Così non sono molto frequenti i casi nei A risultati simili pervenne R-cBINSTEIN, mercè l'iniezione di streptococchi, di t1·emen- quali si pl1ò fare in vita · 1a diagnosi dei t11mori mi~logeni. La sintomatologia ne è spesso tina, ecc. Quanto agli altri elementi cellulari del n1i· incerta, specialmente se, non esistendo t11mori clollo, DE GRAAC ha notato che nell'infezione i·iconoscibili in altre parti del corpo, si ha stafilococcica sperimentale il numero delle solo il sospetto dell'esistenza di tumori pricellule eosinofile nel midollo si riduce note- miti,ri ancora circoscritti al midollo osseo. ' rolmente; il che è d'accord.o con quanto da L'albumosuria è spesso in. tali casi 11n sinpiù tempo si è conosciuto coll'esa.me del sangue toma importante. BLoCH, il quale si è recenumano. Nelle infezioni infatti il numero degli temente occupato di questo a1~gomento, lo i·i· . eosinofili dimint1isce; ed il LEICHTENSTERN conosce: ma egli insiste principalmente sulha notato che se esisteva ·anteriormente una 1' anemia che si può rilevare in queste condieosinofilia sanguigna, ad esempio nell'elmin· zioni morbose~ e che, ben valutata.. può da1·e tiasi, il nt1mero degli eosinofili, col soprag· gra.n lume. alla diagnosi. Non sempre si può constatare, in casi di giunge1~e dell'infezione. s'abbassa notevolmente. Inoltre nell'infezione stafilococcica cro- tumo1·i primitivi o metastatici del midollo nica il mido]lo del coniglio non presenta osseo, la medesima forma di anemia. Si può reazione no1~moblastica . Si trova inoltre molto trovare l'a11emia cronica semplice, o l'anemia frequente I inclusione dei leucociti, specie dei progressi,Ta di BIERMER, o una forma leu· polinucleari pseudo-eosinofili, nei così eletti cemica, o delle forme di transizione tra queste megacariociti ; ma ql1esto fatto non dovrebbe due ultime, opput>e llna forma che non riprointerpretarsi come un'inclusione attiva da parte duce perfettamentè nessuno dei tipi d.i anemia di questi ultimi; ma bensì come effetto di finora conosciuti. A.l}e volte l'esistenza in cir· movimenti attivi da })arte dei leucociti; mo- colo di num.erosi globuli rossi nucleati indica vimenti esagerati per effetto delle tossine o l'esistenza di uno stato morboso nel midollo per llna chemiotassi positiva dalla pa1·te clelle OSSPO. Una forma l)Oeo o niente caratte1·istica di cellule giganti li}. Queste osservazioni di DE GR.AAC confer- anemia può mantenersi fino alla morte, opmano in m olti punti i i·isultati delle ricerche . IJUre assumere negli ultimi tempi l'aspetto di fondamentali <li RoGER e tTOSU.È, i quali in t1no dei tipi dianzi ricordati. BLOCH i--iferisce un raso nel quale l'esame via generica dimostrarono che nelle infezioni e nelle intossica.zioni deve considerarsi il mi· del sangue contribuì molto alla diagnosi fatta. dolio osseo come il substrato anatomico della in vita, e che fu di neoproduzione, probabilleucocitosi sanguigna ; ed in modo pa1·ticolare mente sarcomatosa, nel midollo verteb1·ale e costale. Ciò fu confermato dall'autopsia. (1) Qt1esta opinione cli D.m GRAA C contrasta con Esistevano sin tomi spinali e dolori di grado c.111ella che in importantissimi ]avori venne soste· -variabile alla pressione sulle verteb1·e. sulle nuta da Tn Aì\CBl'STI e da FoA, i q11ali non credono costole e sullo sterno. Questi er·ano talvolta eho .i l e11cociti siano invasori attivi nei rnegacaspontanei. Nulla si palpava sulle dette parti. riooiti, bensi vi vengano inclusi per essere distr11tti. Ciò pare tanto piìL ammissibile se si pensa ohe V'era anemia di alto grado e adinamia. Nulla l'organismo hn. bisogno cli liberarsi dei globuli a carico delle urine. Negli ultimi tempi v'era bin,ncl1i cl1e pilì non possono funzionare: ed a tale anche febbre fra 38° e 39°. l)i, og110 è b en presumibile che sie no delegati i me· L'esame del sangué fece rilevare: diminuga cariocit.i. L'osservazione stessa di DE GRAAC, il q11ale v itle cl1e sono specialmente incl11si i polin11zione piuttosto notevole dei globuli rossi e cleari p seudo-eosinofili, il c1ti numero trovavasi di· dell'emoglobina; globuli bianchi fra 6 e 7 mila~ tni11uito nel midollo, forse per aumentata distru· una discreta percentuale di mielociti, che negli ;tione. confermerebbe l'opinione clei d11e insigni ultimi tempi arrivarono fino al 1~ 0 / , mentr~ }Hl tologi italiani. V. G. ( 8)


[ANNO

IX, F .A.Se. 45]

SEZIONE PRATICA

1417.

i polinucleari neutrofili erano o in diminu· dosaggio dell'emoglobina coll'emoglobinometro zione o fra 60 e 70 °/0 ; eosinofili scarsi (O, 1 °/ 0 ) ; di GowERS ed esaminare le varietà rli globuli grandi linfociti fra il 2 e il 4 °/ 0 ; i piccoli s11 due o tre preparati a secco, fissati al calore, linfociti dal 30 °/o diminuirono fino al 23 °/o, o al cloroformio e colorati al triacido di e negli ultimi gior.n i fino al 12 °/0 • _ EHRLICH. 1 globuli rossi negli · ultimi giorni diminuì· Si avrà così la quantità totale ed il i·apporto rono fino a 1, 700,000. Nelle p1·ime settimane delle emazie e dei leucociti, la quantità della si notavano sca1·si normoblasti, come in ge- emoglobina; si disting ueranno i leucociti poline1·e in ogni grave forma di anomia. Negli nucleati neutrofili che sono i globuli di difesa l1ltimi giorni si vedevano molti megalociti, ma in generale (l 'ese1·cito pe1·martente); i leucociti non megaloblasti. ~osino fili (che sono eccezionali e la cui impor· L'esame istologico dei tumori li fece rico· tanza in chirurgia è molto limitata); i leu· noscere per sarcomi fuso-cellulari. Altre gravi cociti mononucleati che in. un sangue normale alterazioni si notavano a carico dei vari ele· rapp1·esentano circa il 3() per cento dei leucomenti midollari: aumento del numero dei glo· citi, che aumentano considerevolmente di nu· buli bianchi rispetto a ql1ello del globuli rossi; me1·0 quando gli organi relativi (glandole linquesti presentavano il tipo normoblastico, col fatiche, milza, ecc.) sono affetti, e che spari· nucleo frequentemente in carioressi o in ca· scono nella lotta della suppurazione. N otisi però che bisogna dare una certa ela· riocinesi; mancava il tipo megaloblastico, ca· i·atteristico dell'anemia progressiva di BIER· sticità ai limiti che normalmente si danno alle cifre : 100,000 globuli rossi in più o in meno !-IER; si notavano mielociti in prevalenza; no· non hanno alcu11 significato; l1na leucocitosi tevole scarsezza di eosinofili. L'importanza del caso sopradescritto sta che non raggiunge da 11,000 a 12,000 elementi appunto in queste alterazioni midollari che non ha valore e così v ia. La combinazione dei differenti fattori socl anno l'idea del corrispondente reperto ema· tologico in vita; il qual reperto dovrà essere pradetti forma differenti tipi che possono così in casi simili convenientemente . apprezzato, ~chematizzarsi: Pipo di versamento sanguigno ed emorragia no· potendo far riconoscere l'esistenza di uno stato - irritativo del midollo osseo e confermare il tevole. - È caratterizzato dalla dimint1zione sospetto dell'esistenza di un tumore midollare. del numero dei globuli rossi che cade al di· sotto di 3,500,000, e dalla diminuzione dell'e· Prof. V . GIUDICEANDREA. moglobina che discende a 50, 40, 30 per cento. BIBLIOGRAFI.A.. I globuli bianchi sono poco . o punto modificati. OsLER. The american journ., of the med. se., Agosto I

,

1903. W EINZIRL. I ·vi. CALABRESE. Gazzetta internaz. di Med., n. 14, 1905. GABBI. Riforma medica, n. 25~ 1903. W OLZE. Zentralblatt f. inn. Med., n. 27, 1903. DE GRAAC. La Presse m édicale, 8 agosto 1903. BLOCH. De11t. med. Woch., 23 luglio 1903.

· Tipo d'infezione locale, senza influenza szillo stato gene1·ale. - I globuli rossi e l'emoglobina non sono colpiti che in proporzioni insignifi· canti, ma. i leucociti sono aumentati da 15,000 a 30,000. Se il ,. loro numero è molto elevato e sono tutti polinucleati net1trofili, bisogna pensa1·e che tale infezione locale è supptl· rati va.

CHIRURGI.A

Tipo d'infezione con 1·isentimento dello stato gene1·ale. - Simile al pI·ecedente, se non che

Necessità dell'esame del sangue

si aggiunge qui la diminuzione del numero delle emazie e della emoglobina, differendo però dal tipo emorragico per la leucocitosi. Tipo d'intossicazione. --· Quando l'organismo è molto gravemente affetto e non si difende. ' E caratte1·izzato dalla diminuzione considera· vole dell'emoglobina e dall'assenza di leuco· citosi. La prognosi è gravissima. Ed ancora: Nelle affezioni stomacali l'esame • del sangue fatto ben minl1ziosamente è capace di fai· distinguere la natui..a neoplastica d'una stenosi, e l'A. non è stato mai tratto in errore in 22 casi controllati poi coll'atto operativo. . In un'affezione gastrica si potrà affermare (9)

in

chirut'~ia.

(SILHOL. Arcliives gén. de M écleci1ie, 1903, n. 23).

L' A. insiste acciocchè l'esame del sangue sia eseguito in chirurgia sistematicamente, trovando ingiusto che qt1esto mezzo di esame sia quasi generalmente rise1·vato ai medici, mentre in effetti possono i chirurgi ricavarne maggiore utilità. A tal uopo bisogna i·icondurr~ l'esame ad ltna formula semplice e pratica. La tecnica è elementare: contare le emazie ed i globuli bianchi col contaglobuli; fare il


1418

IL POLIOLINIOO

trattarsi di neoplasma quando il sangue pre· senta il tipo seguente : - Dimi11uzione notevole dell'emoglobina. - Diminuzione notevole del numero delle • emazie. - Leucocitosi marcata da 15,000 a ~0,000. Se i mononucleati sono in proporzione elevata si av1·ebbe partecipazione glandola1·e. - Emazie ineguali, con abbondanza delle forme estreme (piccole e grandi), deformate ; cosicchè nel campo microscopico si~presentano estremamente dissimili. Grande è poi l'utilità che può apportare l'e· same del sangue relativamente ad un .atto ope· rativo, ossia: 1° Rivelerà lo stato di setticità della le· sione, cosicchè se l'esame del sangue è negativo, gli organi anche apparentemente inretti pos· sono essere innocuamente maneggiati, ed il chirurgo p11ò astenersi dal drenaggio; 2° Rivelerà lo stato di resistenza dell'in· divid110 dando la percentuale dell'emoglobina, ritenendosi in genere che una quantità di emoglobina al disotto del 40 o del 30 per cento sia una controindicazione operatoria. Sono stati segnalati casi di morte di pazienti operati in tale stato. In tali co~dizioni si dovrà opera~e unicamente in caso d'urgenza con l'av· vertenza di operare colla massima sveltezza; 3° Dopo l'operazione, l 'esame, mentre non i·ileva alcun dato immediatamente dopo, è utilissimo dopo 24-36 ore. Allora esso è capace d( accusare un'emorragia od una infezione. In presenza di polso un po' r·apido, piccolo, cli elevazione termica, ecc., se si tratta di emor· ragja si osser·v erà diminuzione del numero dei globuli rossi e della quantità dell'emoglobina; se in,rece i globuli bianchi sono n11m erosi, in inaggioranza polinucleati, si tratterà di una infezione. In llresenza di sintomi di occlusione intestinale,.se l 'esame del sangue indica uno stato normale, l 'operatore può stare t1·anquillo: si tratta di un po' di paralisi intestinale e non d'occlusione, ed in linea generale, di fronte ~d un polso un po' accelerato con tempera· tura un po' elevata, se il sangue è normale, non e' è da operare. Final~ente l 'esame del sangue nell'appen· flicite può essere di quella utilità ormai nota a tutti. L'esame dovrà essere fatto all'inizio clella crisi, n el corso del raffreddamento e a.1 momento d'intervenire. o.) All'inizio della c1·isi si potranno riscon· trn re q ua.ttro"~ti pi: l 0 Un tipo di sangue pressochè normale: 'lPlJen'l icite attualmente Leuigna; 2° Glol)ttli bi::t.nehi numerosi quasi escll1Si· \ lO}

[ANNo IX, FA.So. 45 j

·vamente polinucleati: appendicite sierosa che viene da alcuni chirurgi operata e da altri raff1·eddata, ma che l'A. consiglia di non ope· rare incoraggiato dai felici risultati ottenuti da BRUN e w ALTHER; 3° Leucocitosi intensa {esage1·azione del tipo precedente) con 30,000 e più globuli bianchi, esclusivamente polinucleati: ascesso probabi· lissimo, che alcuni non operano, ma che è più prudente operare se non si oppongono delle circostanze speciali; 4° Assenza di leucocitosi e diminuzione con· siderevole dell'emoglobina: tipo tossico che reclama immediatamente l'intervento e che dimostra come l'organismo gravemente affetto non si difenda. p) Durante il raffreddamento l'esame del sangue ci farà assegnare un giusto valore agli sbalzi della temperatura apprezzandoli come p er l'inizio dell'appendicite, ~ designerà il momento d'intervenire. L'appendicite in que· sto periodo deve essel'e operata quando l'e· same dimostra chè i globnli bianchi sono ridiscesi al normale, ossia quando la loro cifra sta al disotto di 10,000, ed il rapporto tra mono e polinucleati è ritornato normale, ma non bisogna aspettare che l'emoglobina e le emazie ritornino al normale, poichè in effetti la quantità di quella ed il numero di queste inferiore al normale è il risultato del tratta· mento curativo e della severità del regime alimentare. y) Al momef!to d'intervenire è anche utile l 'esame del sangue, poichè se questo avrà in· dicato l1no stato buono pe1· operare, ancho se poi all'atto operativo si riscontrassero dei residui flogistici, si potrebbe essere certi della loro i nnocuità e la guarigione seguirebbe senza inciden ti. Da q11anto precede l' A. crede che il chi· r t1rgo sulla sola base dell'esame del sangue potrebbe tracciarsi la seguente linea di con· dotta riguardo all'appendicite: 1° Operare immediatamente le forme lievi senza notevoli modificazioni del tipo emato· logico ; esse non risentirebbero in effetti al· cun benerizio da raffreddamento sistematico, il cui unico risultato sarebbe l'indebolimento del paziente; 2° Operare immediatamente le forme con assenza di leucocitosi e diminuzione forte del· l'emoglobina che sono probabilmente forme tossiche e che possono dare la morte da un momento all'altro; 3° Praticare il raffreddamento ed attende1·e nelle forme d'intensità media, a tipo infiam· matorio netto {leucocitosi abbondante con o senza alterazioni dell'emazia e dell 'en1oglo·


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1419

SEZIONEf PRA TIOA

bina). In tali casi bisogna sorvegliare atten· tamente, per interv~nire quando la leucocitosi esclusivamente polinuclea1·e oltrepassa la ci· fra di 30-35 mila, casi in cui l'intervento si limiterà ad un'incisione dell'ascesso ; 4° Nell'appendicite c1·onica e nell'appendi· cite raffreddata l'operazione sarà fatta dopo che l'esame avrà mostrato un sangue normale e sarà bene allora di migliorare un pochino le condizioni generali del paziente, indebolite dal trattamento prolungato, per cui si avrà una quantità scarsa di emoglobina ed un nu· mero basso di globuli rossi. LEOTTA.

Le blastomicosi. (BuscHKE. Bjbliot. nied. Erwine Naegele, Stl1ttgart).

In questa monografia l'autore compendia tutto quanto il materiale raccolto in un lungo periodo di lavoro sulla blastomicosi. Il primo lavoro su di lln ifomicete patogeno per i conigli rimonta al 1891 ed è di B.A.U~I ; consecutivamente ToKISHIGE, in Tokio, nel 1893 pubblicò un altro lavoro Sll di una malattia dei c:tvalli, endemica, dovuta pu1·e ad ifomiceti : primi BussE e BuscHKE nel 1894 fecero i·ilevare che potevansi avere negli uomini malattie da blastomiceti. Indipendentemente da costoro, a distanza di poco tempo, GI~CHRIST comunicò su di una malattia della pelle, do· vt1ta ad un ifomicete. Gli ifomiceti contengono nei filamenti germinativi goccioline di grasso e di glicogene, e si riproducono per spore e per germogli. Per il loro svil11ppo necessitano di ossigeno, crescono stentatamente in mancanza di aria, ed hanno la llroprietà di scinder lo zucchero in alcool ed acido carbonico. L' A . studia diverse specie di funghi, che si differenziano pe1· p1·oprietà culturali e bio· logiche. Essi appartengono pe1· t1n lato agli oidi, e i·appresentano un gradino di mezzo fra gli ifomiceti e gli schizomiceti, ma per un lato sono degli ifomiceti veri. Alcuni isolati accidentalmente dalle fermentazioni, altri dai tessuti in p1·ooessi morbosi, possono rinvenirsi in natura in condizioni ben diverse. Negli uomini e negli animali la parte più facilmente attaccata è la pelle: e può esserlo in modo cronico od acutamente: il lleriodo di incubazione e di sviluppo oscilla fra i 6 giorni e le 10 settimane. Esordisce come un nodulo di acne infiltrato, che cade in nec1--osi, dando luogo ad un'ulcerazione, con bordi lividi, scollati od avvallati, secernente un liquido tenue, bruno rossastro. Nelle ulcerazioni recenti si

rinvengono i germi in cultura pura, senza altri microbi, liberi od inclusi in cellule gi· ganti od epiteliali. L ' A. ritiene che lo sviluppo dei germi abbia luogo nell'interno stesso dei c_o rpi cellulari, essi ucciderebbero l'epitelio senza eccitarne la riproduzione. Nella blastomicosi umana, avuto riguardo al decorso si osservano due forme, una acuta ed una cronica ; istologicamente essa può avere il tipo di un granuloma infettivo o di una vera e propria micosi; è molto affine per aspetto agli scrofulodermi od alle produzioni papillari, quali si hanno nella tubercolosi verrucosa, ovvero anche ad un tumore nlceratt>. La blastomicosi animale è malattia esclusiva· mente della pelle, Iltlò anche attaccare le vie respiratorie superiori; essa si diffonde per continuità ai tessuti profondi ed ai vari or· gani e segue le vie linfatiche, producendo solo di rado metastasi interne o nelle ossa, in questo simile alla blastomicosi umana. Negli animali di espe1·imento per produrre una blastomicosi della pelle, fà d'uopo di una lesione di continu<), e di là il processo dà luogo a localizzazioni profonde o seg11endo i linfa· tici ed infettando contempo1·aneamente le glan· dole, ovvero producendo embolie metastatiche. L' A. 1·iferisce 19 casi di blastomicosi umana, che ft1rono riferiti in quest'ultimo tempo ; in tutti si ebbe sviluppo di chiazze, noduli, vescichette, nonche di tumori bozzuti od a ca· volo fiore, con tendenza a fonde1·si e decorso cronico. Q11asi tutti i casi furono osservati in Ainerica. La blastomicosi degli organi e delle ossa presuppone una lesione delle vie linfa· tiche: nelle glandole il fungo c1"esce in misura che del parencl1ima glandolare resta solo traccia, di là il fungo prencle la via sanguigna. Col tempo le culture perdono il 101·0 potere pa· togeno: ed allora i ge1·mi inoculati i·imangono nel corpo dell'animale solo 6 ore all'incirca, finchè 1ranno in dist1--uzione, pare, secondo GIL· KINET, sotto l'influenza del siero. Vi hanno ge1·mi, invece, di cui basta lJiccolissima quantità, introdotta nel sangt1e o nei tessuti, pe1· uccidere l'animale o 1Je1· alterazioni avvenute nei tessuti, localmente, o per flogosi interna. Le blastomicosi meritano quindi un posto fra le varie forme cliniche, ma le alterazioni che inducono, non vanno al cli là del tipo flogi· stico. La forma neoplastica pl1ò, in virtù dei suoi p1·odotti di disfacimento, compararsi nei s11oi effetti ad un tumore maligno, mancano però affatto metastasi cellt1lari. Devesi quindi concludere che a tutt'oggi gli ifomiceti non debbonsi riguardare come gli agenti patogeni di tumori maligni. T")_ .

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IL POLIOLTh"JOO

l\lorva setticoemica nell'uomo . ed EwING. Jo-ar1i. of 1nedic. R esearcli. t. IX; mai 1903, pag. 223-241).

(CoLEl\IAN

Il caso riguarda un infermo il quale muore in 8 giorni, per malattia acuta caratte1~izzata cla febbre a tipo continuo (40° C. circa), eru· zione pustolosa della cute, asce~si multipli, aveD:ti seùe di prefereuza agli arti. All'au· topsia si constata la presenza di numerosi ascessi intramuscolari ; linfadénite bronchiale necrotica; pne11monite diffusa e granulomi multipli al polmone. Dal sangue circolante è stato isolato in cul· tura pura, 26 ore prima della morte, il bacillo della morva. Lo stesso bacillo, unitamente però a qualche altro germe, è stato rinvenut~ nelle pustole, negli ascessi e nell'espet· torato. L'identificazione di tale microrganismo è stata fatta oltre che con le prove cu'~turali, in base alle inoculazioni negli ·animali. Gli AA. credono che simili casi di setticemia morvosa nell'uomo non sono rari, il che contrasta con l'opinione del BAUMGA.RTEN, il quale considera il bacillo della morva come . t1n parassita ad azione locale. G. P. Dell'a1~tropatia (.A.Dll~AN.

psoriatica.

Mitteil. a. d. G. d. M. -a. d. Cll., XI, 2).

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IX,

FASO.

45]

Non è in nessun modo dimostrato, ma sol· tanto in talune osservazioni posto in evidenza, un ve1"osimile .nesso fra l'artropatia psoriatica e stati morbosi organici o funzionali del si· sterna nervoso, tale da farci considerare l'a1·· tropatia come esponente di una trofoneurosi centrale o riflessa. Non esiste nessun dato di fatto che possa far sostenere per l'artropatia psoriatica una origine infettiva. Nè alcun rappo1~to può esser stabilito fra l'artrop·a tia e la gotta, come del r esto fra la gotta e la psoriasi stessa: le osservazioni di gotta e psoriasi, combinate nello stesso paziente, rappresentand·o nella lettera· tura casi del tutto isolati. Altretta.n to poco fondamento trova nella disamina dei fatti il tentativo di stabilire un rapporto fra l'artropatia e la gonorrea o la sifilide. Dott. DALLA VEDOVA.

MEDICINA

Soli' eziologia della 1·ab bia. In una seconda importantissima nota sul· l'eziologia della rabbia, comunicata recente· m ente alla Società medico-chirurgica di Pavia, il dott. A. NEGRI riferisce i rist1ltati da lùi ottenuti ultimamente nello studio della rabbi;t sperimentale del cane.

Esiste una speciale affezione articolare, per L' A.. ha potuto stabilire che dopo 12-13 gior11i lo più poliartritica, complicata con la psoriasi, di durata· totale della malattia, ed anche prima, che è caratterizzata da un decorso emine11te- si possono già riscontrare nel c~ne, in alcune mente cronico, senza tendenza a complicazioni regioni specialmente (corno d' Ammone, cer· dell'endocardio, che per lo più non risente la v elletto) delle forme parassitarie endocellulari influenza dei prep;trati salicilici e che conduce, tipiche e ~en sviluppate. Anzi con ripetute di solito, assai presto a deformità e a poco a esperienze ha potuto verifica1..e che dette forme poco a clistruzione dell'articolazione. parassitarie si rendono evidenti al primo ap· La cagione di quest'affezione articolare è pari1·e dei sintomi che indicano lo scoppio altrettanto oscura quanto poco nota è la etio- della malattia, e che il corno d' Ammone è una logia della psoriasi stessa. delle i·egioni le cui cellt1le nervose sono in· • Non sembra abbiano im1lortanza etiologica vase prima. i comuni momenti predisponenti delle affe· In quanto all't1tilità che la ricerca del pa· zioni articolari. rassita può recare alla diagnosi, l' .A.. crede di Il sesso maschile è Iliù predisposto che non poter affermare, in base ad esperimenti ese· il femminile e specialmente nell'età fra i 40-50 guiti su 80 cani che gli furono trasmessi da anni, quando cioè più di frequente si presen· Istituti antirabbici ai quali erano stati spediti tano forme gravi di psoriasi generalizzata; pe1· l'accertamento della diagnosi, che il me· p er quanto la malattia non e:iia retaggio di todo della ricerca del parassita specifico dovi·:\ qt1Bsta età.. In ciò appu11to esiste una diff-0. essere adottato, d'ora in poi, allorquando si r enza fra l'artropatia psoriatica e l'artrite dovrà decidere con sollecitudine se un animale tlefor1nante, nella quale si può pe1· lo più . morsicatore sia veramente idrofobo. Nel mag· apprezzare l'impo1·tanza dei com11ni inomenti · gior numero dei casi, per stabilire rapidamente predispo11enti, e alla quale il sesso femminile la diag11osi, baste1-.à l'esame del solo corno 1uostra. l1ua assai maggiore recettività che non d Ammone; ma se in questa e successivamente il inascllile. nelle- altre· regioni non si trovassero forme


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llarassitarie, per l'accertamento della cliagnosi con ve1·rà ancora ricorrere alla inoculazione negli animali di prova. L' A., facendo rilevare i vantaggi di questo metodo diagnostico, dice che esso è applicabile anche quando, per lo stato di putrefazione del cadave1·e dell'animale sospetto, la prova bio· logica non è consigliabile.

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Il penultimo fascicolo del giornale della R. Accademia di medicina di Torino, ripo1·ta le ultime ricerche del prof. MARTINOTTI e del dott. VoLPINO, i ql1a~ hanno trovato dei corpuscoli speciali nel sistema nervoso di co· nigli infettati col virus rabbico. Il primo, che peeò non ha avuto i--isultati numerosi e costanti, ha potuto vedere i corpuscoli, contornati da un alone trasparente, nel protoplasma cellu· lare, anche senza colorazione o con semplice colorazione alla safranina. Il dott. VoLPINO, senza trarre conclusioni, riferisce di aver potuto mettere anch'egli in evidenza, in pezzi di cervello di conigli mo1·ti per rabbia, applicando la colorazione di Ro· manowski o anche con fucsina di Ziehl a caldo e successiva decolorazione con bleu di metilene acido, corpuscoli rotondeggianti di varia g1·andezza, tinti in rosso. Anche negli elementi cellulari del tessuto nervoso infetto clell'animale l'.A.. ha potuto rilevare piccoli co1·puscoli situati presso al nucleo. Queste ricerche v errebbero quindi a conf e1·· mare gli studi del NEGRI, e ad aggiungere i1uovi metodi di colorazione al metodo del l\Iann, ritenuto finora specifico.

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· SEZIONE PRATICA

Nel periodico già nominato segue un'altra comunicazione del dott. BERTARELLI e del dott. VoLPINo, ·che contiene le ricerche ese· gui te sul sistema nervoso di un giovanetto morto di ·rabbia. Le sezioni, colorate col me· todo di Mann, all'esame microscopico confer· marono le vedute del Negri in quanto alla presenza e dis,tribuzione dei corpuscoli, che si trovarono scarsi nelle cellule pi1--amidali delle circonvoluzioni cerebrali e abbondanti nelle cellule del corno d' Ammone, mentre mancavano in tutte le altre regioni. I corpuscoli non furono mai i·iscontrati fuori delle cellule. Nel cervelletto, midollo allungato e midollo spinale le ricerche ebbero risultato positivo solo per le cellule'del Purkinje del cervelletto. Nei ga.ngli spinali, dove le lesioni di Van Gebuchten erano pront1nciatissime, con accu· mulo di pigmento nerastro in molte cellule

ganglionari, i corpuscoli del Negri ma11cavano affatto. Quest'ultima circostanza indusse gli AA. a dt1bit3'.re della natura parassitaria, di detti cor· puscoli, a meno che non si volesse ammettere un'azione tossica a distanza dalla sede del pa· rassita.

** * brevemente

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È bene ricordare una comuni· cazione fatta dall'illustre prof. DI VESTE.A. al· l'Accademia medica di Pisa. Il prof. Dr VESTE.A., dopo aver riassunto e discusso quanto in questi ultimi tempi è stato pubblicato su questa importante questione, ricorda gli studi da lui iniziati fin dal 1894, da solo ed insieme ad altri (ZAGARI, D' ABuNno), i cui risultati molto si rassomigliano a quelli ottenuti ultimamente. ~gli, esaminando le lesioni dello sciatico, per la cui via aveva infettato dei conigli con virus rabbico, scop~l fin da qt1ell'epoca la pre· senza di corpuscoli rotondeggianti, che· non potevano essere confusi con gli elemènti propri del tessuto. Questi corpuscoli, di varia grandezza, si rintracciavano facilmente presso il pt1nto dell'inoculazione, ma ·nei tratti succes· sivi la ricerca era sempre più difficoltosa. Il DI VESTEA trasse allora, dai suoi esperi· menti, delle conclusioni molto i·iservate, ma discusse le varie p1·obabilità che il reperto gli suggeriva, con delle considerazioni che sembrano dettate ·d agli odierni ricercatori del· l'agente -specifico della rabbia. Egli ebbe anche l'opportunità di poter no· tare altri fatti molto interessanti. Per esempio la scomparsa del virus inoculato nel ne1~vo, senza che per questo la infezione sj fosse ai--restata; e riferisce anche di altre esperienze dalle quali ha potuto concludere che, senza escludere la possibilità di simultanee forme corpuscolari grandi, il virus rabbico abpia pe1· rappresentante morfologico elementi di una piccolezza estrema. Questi risultati combinano con altri studi del dottor Luscm, il quale ha i·iscontrato che in un dato periodo della vita degli animali infetti di i~abbia, la presenza del virllS in dete1·minati punti del sistema nervoso centrale non apporta t3intomi morbosi apprezzabili, nè alterazioni istologiche rileva· bili; fatti che concordano perciò colla pre· senza di elementi parassitari piccolissimi, incapaci di spiegare un'azione energica a di· stanza sull'eccitabilità e sul trofismo dej neuron1.• Il prof. Dr VEsTEA conchiude notando come molto resti ancora a farsi st1ll'argomento, che è lu ugi dell'essere chiarito in maniera lumi· (13) •

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IL POLIOLINIOO

nosamente coordinata; e richiama l'attenzione sul m etodo da lui seguito fin dalla prima , ,.olta, l'inoc11lazione per la via nervosa, come quello che meglio di ogni altro si presta. Dott. N. LEu zzr.

Azione della chinina sul ti1·us i·abico. di Pavia. Gazzetta Medica. Lo1nbarcla, 12 luglio 1903).

(VALENTI

L' A., partendo da una comunicazione fatta alla Società ;Medica di Pavia dal NEGRI, il quale nel sistema nerv oso degli animali rab· biosi a'reva notato uno speciale microrganismo, da ascriversi probabilmente ai protozoi, cui egli attribuisce la patogenesi della rabbia, ha studiato il comportamento « in vitro » del virus rabico in presenza della chinina e clegli altri alcaloidi delle chine. Iniettò in un co· niglio del ' rirus fisso, e del cervello del co· niglio, morto dopo nove giorni con sintomi rabici, prese una piccola porzione, facendo tre emulsioni da iniettare in tre animali di· versi. Ad una emulsione aggiunse circa cinque cgm. di idroclorato di chinina; ad un'altra la stessa quantità di chinoidina; alla terza, che doveva servire di controllo, non aggiunse al· cun alcaloide. I risultati ottenuti furono i seguenti: il coniglio, cui iniettò la emulsione di solo vh·us morì con i sintomi rabici dopo nove giorni; mentre gli altri due trattati col virus chlnizzato, sop1·avvissero all'inoculazione senza presentare alcun sintomo rabico. L ' A.. ripetè le stesse esperienze in un'altra serie di conigli, ottenendo identici risultati. In seguito ha fatto altre simili esperienze, aggiungendo alle emulsioni altri alcaloidi, quali la morfina, la stricnina, l'atropina, la cocaina, ed ha osservat<> che i conigli trattati in questo modo morivano tutti dopo 9-12 giorni con sintomi rabici. Perciò egli si sente auto1..izzato a concltl· dere: ch e il virus rabico « in vitro » perde completamente la sua virarenza a contatto degli alcaloidi delle chine , e specialmente della chinina. x. g.

PATOLOGIA ESOTICA

T1·ipanosomiasi e malattia del sonno. I tripanosomi, i quali, come si sa, apparten· gono ai protozoi ed alla famiglia dei flagellati, hanno acquistato in q11esti ultimi tempi una grande importanza nella patologia esotica, giacchè non solo si sono riconosciuti quali agenti di gravi e diffuse malattie che decimano il bestiame, tanto nell'Africa, che nel· (14)

LANNO IX, F .A.SO. 45]

l'Asia e nell'America, ma si sono anche riscon· trati nell'organismo umano nel quale provocano una sindrome morbosa abbastanza caratteri· stica illustrata da parecchi autori, ma special· mente da BoYcE, Ross e SHERRINGTON. Da noi questa malattia è perfettamente sco· nosciuta, ma le frequenti comunicazioni, . che si fanno vieppiù estese coi paesi dove essa ha luogo, ci invitano a non trascurarla e ~ tener dietro, almeno nelle più grandi linee, alla letteratura s11ll'argomento, la quale di giorno in giorno si fa più ricca. In altro nume1·0 di questo giornale fu trattato l'argomento specialmente in .rapporto alle più note affezioni negli animali, ma si fece qualche cenno anche sulla tripanosomiasi umana. Nella presente rivista sintetica sullo ulteriore movimento scientifico in proposito, crediamo utile riassumere le nuove e più re· centi scoperte sulle affezioni da t1·ipanosomi tanto negli animali che n ell'uomo. Un buon articolo riassuntivo s1tll'argomento lo si trova nel numero di giugno dell'anno corrente nell'Arc}iiv /U1· Schilfs und T1·open-Hg· giene. L' A., lo Scr-IIIJLING, accenna alle malattie più comuni negli animali che sono la siir·ra, la nagana, la dou1·i1te, il mal de Oadé1·as ed enu· mera le specie di tripanosomi che fino ad ora si conoscono, e che sono: il t. Evansi (EvANS 1880) agente òella su1·ra nell'India, trovato anche nell'Africa orientale tedesca, alle Filip· pine e alle isole Maurizio, il t. Brucei (BRUCE 1894) che prod11ce la 1zagana nel Zululand, nel Sud-Africa e nell'Africa occidentale, il t. Rou· geti (RouG.ET 1896) parassita della dou1·i1ze o mal del coito ad Algeri, il t. Elmassiani (EL· MASSIAN 1901) agente del mal de Oadé1·as nel Sud-America, il t. Theile1·i (THEILER 1902) tro· vato nei cavalli a Pretoria. Tratta poi degli agenti animati capaci di trasmettere la ma· lattia, dei quali il solo noto è quello della na· gana ed è una speciale mosca detta tsetsè dagli indigeni, la quale appartiene al genere glos· sina e comp1·ende 3 specie: la g. longipalpis o 1norsitans, la .q. tacltin{)l,·des e la g. tabanifo1·mis. Accenna infine ai due primi casi noti di tri· panosomiasi nell'uomo, quello di DuTTON e FoRNE osservato nella Gambia e quello di MANSON proveniente dal Congo (Journal o/ t1·opical medicine, sett. 1902). Le nuove e più recenti inveRtigazioni mo· strano però che la cerchia di questi casi finoI·a · così ristretta va sempre più allargandosi. Basti citare un recente supplemento in data 30 mag· gio 1903 del Britisk medicai Jonrnal dove sono riferiti un caso di tripanosomiasi da MANSON e DANIELS con speciale riguardo alla sintomatologia e al reperto emoparassitario, tre casi

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[ANNO IX, FASO. 45]

SEZIONE PRATICA

osservati dal BAKER nell'Uganda, e una nota del LEISHMAN nella quale in bas'e ad alcuni reperti del succo splenico in speciali casi di cachessia t1~opicale osservati nell'India, si viene a concludere alla possibilità che anche in questa regione abbia luogo una malattia da tripanosomi. · Per la specialità dell'affezione morbosa è bene ricordare quali ne sieno i sintomi prin· cipali. La temperatura è febbrile ed ha l'andamento remittente con remissioni mattutine ed esace1:bazioni serali. Il polso è f.requente, e debole; durante le esacerbazioni febbrili ar· riva a 140 ed a.nche a 150 pulsazioni al minuto. Ai lombi, al tronco, alla faccia si osserva llno speciale e1·itema, spesso ad anelli o a segmenti d'anelli, con zone d'insensibilità. Il tn rnore di milza è spesso considerevole. N el sangue trovasi il parassita, non però in gran numero, e le osservazioni clebbono e8s0re ri, petute e minuziose. E notevole che nell' osser· vazione di MANSON e DANIELS, all'esame oftalmoscopico si riscontra1'ono nella r egione della macula alcune zone di atrofia pigmentaria della coroide, e che nella periferia del fondo oculare si riscontrarono emorragie disseminate. Una scoperta che sta facendo un certo rumore nel campo scientifico è quella recentis· sima dell'agente eziologico di una malattia strana, di carattere grave, e che l1a impressionato ultimamente i m eclici delle colonie Africane per la sua tendenza a diffondersi non solo nei negri ma anche negli Europei, e cioè la così detta lnalattia del son1zo (slee_pin.q sick· ness degli inglesi, Sclilafk1·a1iklzeit dei tedeschi). Come è noto questa malattia fu attribuita successivamente alle più svariate cat1se : l'ang1lillnla intestinalis, l' anchilosto11za duodenale, la ftla1·ia perstans, il diplococco di Frankel, uno speciale diplo·streptococco, uno speciale bacillo scoperto dal BRODEN a Leopoldville, e poi più. acldietro la malaria, il be1'iberi, una speciale intossicazione furono tutte messe in conto della eziologia di questa forma morbosa. Il CASTELLANI accusò anch'esso uno speciale streptococco di cui descrisse i ca1·atteri prin: cipali morfologici e biologici. Ora però è lo stesso at1tore che lasciando da parte lo strep· tococco da lui inc1·iminato e che non conside1·a più che come una semplice varietà dello st1·ep· tococc1is _pgogenes, attribuisce la malattia del sonno ad uno speciale tripanoso11za che considera diverso del tr. ga11Jbiense trovato da DuTTON e FoRNE nell'uomo in Africa e che sarebbe stato deaominato dal KRUSE come T. Castella1ii. Sarà utile riassumere le principali osse1·va· zioni del CASTELLANI pubblicate nel Jonrnal • o/ trop1cal mediciiie del 1° giugno 1903. L' A.

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esaminò 34 casi di malattia del sonno e in ~ l di qt1esti prelevando per mezzo della puntura lomba1~e 15 eme. circa di liquido cerebrospinale, che sottopose a centrifugHzione, potè dimostrare la presenza di t1~ipanosomi. In 12 casi che servirono di controllo, fra i quali è importante osservare che tre presentavano la febbre da tripanosoma e in essi fu dimostrata da BAKER la presenza (lel tripa11osoma ga11zbiense n el sangue, non fu osservato nel liquido cereb1~0-spinale alcun parassita. I parassiti furono esaminati a fresco e mediante la colorazione col metodo Romanowsky. Essi presentarono i ca1~atteri generali morfologici dei t1~ipanosomi e la str1lttura istologica descritta da PLIMMFJR e BRADFORD, poi da LA·' YERAN, mostrarono cioè un nucleo generalmente nella metà posteriore del parassita, un micronucleo o centrosoma situato all'estremità po· steriore e generalmente fuori del vacuolo, un vacuolo di grandi dimensioni e posto ante1·iormente al micronucleo, un fla.g ello che ha origine dal micronucleo, prosegue lungo il margine libe1·0 della membrana ondulante e termina libero con una lunghezza maggiore di quello clel t. gambiense; la lu11ghezza del parassita fu misU1·ata di 18 a 26 11., la larghezza da 2 a 2. 5 p.. Nel sangue del dito, nel sangue del cuore, nel liq11ido cerebro-spinale si riscont1·arono pure con una cArta frequenza delle forme che sembrano ameboidi e che l'A. inclina a rite11e1·e come uno stadio particolar·e del parassita. Le diffe1·enze fra questo tripa· nosoma e il t. gambiense i·isultano, secondo l'A., dalle particolarità di struttura sopraccennate, ed è in base a queste differenze che il KausE avrebbe designato q1(.esto parassita come nuova i;;pecie, col nome -di P. Castellani. Le conclusioni alle qu:tli giunse il CASTEL· LANI sono : che in una larga percentuale di casi di malattia del sonno (70 pe1· cento) nel liquido cerebro-spinale si trova un tripanosoma, probabilmente una nuova specie; che la grande difficoltà di trovare i parassiti nel sangue dipende dalla mancanza di una tecnica spe· ciale (fo1·se il nuovo metodo introdotto di i·e· cente da Boss pei parassiti della malaria pot1·à in questi casi dare dei buoni risultati) ; che nel sangue e nel liquido cerebro·spinale vi sono forme ameboidi, probabilmente uno stadio di sviluppo del parassita analogo a quello descritto da PLIMMER e BRADFORD nel t1·ipa· noso11ia Brzzcei ,· che nell'80 per cento dei casi post 1norte1n si può coltivare dal sangue del cuore e dal liquido. dei vent1·icoli cerebrali una varietà di streptococchi con caratteri poco diversi da quelli dello str. pgogertes. In quanto al valore eziologico di questi reperti, l'A. am· 11 ~\


1424

· IL POLIOLINIOO

mette che la causa vera della malattia sia il tripanosoma ; lo streptococco darebbe solo una infezione concomitante, non altrimenti come avviene nella scarlattina in cui si hanno infe· zioni da streptococchi i quali posseggono anche cara.t teri diversi dal tipo streptococco piogene, e che danno luogo ad una infezione concomi· tante senza essere la vera causa della malattia. Le ricerche del ÙAS'l1ELLA.N1, che fanno cer· tamente onore alla scienza italiana, furono molto apprezzate dal KRUSE, dal lVlANSO.N, dal Ross, dal MAO FAYDRN, ed è da at1gurarsi che vengano presto confermate ed 11nanime· mente accettate. Si tratta di un capitolo di eziologia importantis~imo il quale va sempre più allargandosi. I protozoi che fino a . poco tempo fa erano considerati quasi so~tanto come curiosità zoologiche, quali i rappresentanti più piccoli della scala animale, da un certo tèmpo stanno acquistando una somma importanza nella patologia umana ; quasi tutte le classi vi sono comprese, ed orn quella dei flagellati o mastigophora alla quale appunto apparten· gono i tripanosomi ha una speciale importanza per le scoperte al riguardo e 11er gli ottimi la· vo.ri che si vanno facendo in proposito. Auguriamo al CASTELLANI che i suoi studi sulla malattia del sonno siano coronati dal più completo sucoesso. te.

ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI RESOCONTI PARTICOLARI

CONGRESSO FRANCESE DEGLI ALIENISTI E NEUROPATOLOGI. Tenuto a Bruxelles dal 1° al 7 agosto 1903. ...

(Sen-ia;1ie 11iédicale, n. 31-32, 1903).

Claus (Anversa) relatore. Catato1iia e stupore. Nel 1874 KAHLBAUM intendeva col nome di « ca· tatonia » una malattia cerebrale a decorso ciclico, caratterizzata dal punto di vista psichlco da fasi successive di melanconia, mania, stupore e demenza e, dal punto di vista somatico, da fenomeni spastici a carico della mt1scolatura. Tale definizione destinata, secondo KAHLBAUl\:I, a creare una nuova en· tità psichiatrica nel quadro delle malattie mentali trovò, come t11tte le cose nuove, ammiratori ed av· versari, i quali ultimi invece ritenevan:o la « cata· tonia » una sindrome banale i di cui sintomi potevano riscontrarsi nelle malattie mentali più disparate. La concezione di KAHLBAUJ.\I, ripresa nel 1887 da NEISSER, fu però elevata q11asi a legge da KRAE· PELIN nel 1893, che, nella sua classificazione, mise la « catatonia > fra la demenza precoce (corrispon· ,16)

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dente alla e: follia della pubertà » « ebefrenia » di liEOKER) e la demenza paranoide. Cosi collocata. la catatonia però non ha il significato che . le vo· leva attribuire KAHLBAUM; infatti KRAEPELIN così la definisce: « La catatonia è caratterizzat~ da « stati primitivi di eccitazione, accompagnata da « idee deliranti confuse, da qualche disturbo sen· « soriale, da manifestazioni di stereotipia e di sug· « ge~tibilità, evolvendo i movimenti espressivi e le « azioni verso lo stupore, e, più tardi, verso la cle· « bolezza di spirito ». ·In tale descrizione mancano gli stadi di melanconia e di mania, una particolare debolezza intellettuale e, sopratutto, l'origine psi· chica dei disturbi motorii e di negativismo, fatti tutti ammessi da KAHLBAUM. La divergenza fra i due autori si è in seguito a tal punto accentuata che in tùtimo KRAEPELIN considera la « ca.tatoni~ » come una forma di « de· menza precoce » e divide questa in tre grandi va· rietà : « ebefrenia »; « catatonia » ; « demenza paranoide >. Per ciò che riguarda le manifestazioni della ca· tatonia il e: negativismo > è il più importante. Questo si manifesta o sotto forma di resistenza invinci· bile a tutti gli atti che si vogliono far compiere ai malati: cibarsi, lavarsi, camminare, vestirsi, mutismo, insensibilità a tutte le influenze esterne; o non raggitmge un grado cosi spinto, ma si presenta con una contrarietà, una malavoglia, una lentezza, i1n'esitazione che i malati impiegano in tutte le manifestazioni dell'attività psico· motrice. Un altro elemento della catatonia è dato dalla « stereotipia », per la q.uale il catatonico diffe· risce dal maniaco; consiste in una tendenza da . parte dei malati a ripetere gli stessi gesti, le stesse frasi, le stesse parole strane e assurde. Tali feno· meni sembrano costituire un tratto di unione fra il negativismo e un terzo gruppo di fenomeni ca· tatonici riuniti sotto il nome di « suggestibilita » e di cui i principali sono: flessibilità cerea dei mu· scoli, catalessia, ecolalia, ecoprassia (imitazione dei gesti), ecc. . Lo « stupore catatonico » consiste nella com~ pleta abolizione della coscienza del malato, sicchè questi è immobile, indifferente a tutto ciò che lo f,Ìrconda, ha gli occhi aperti o abbassati; a volte oppone l1na resistenza invincibile a tt1tti gli atti che gli si vogliono far compiere, a volte, invece, è di un'estrema docilità ed assume, rimanendovi, le po· sizioni più strane che gli si impongono, senza al· cuna fatica. Tale stupore catatonico non deve esser confuso éon l'inibizione psico-motrice della follia maniaco-depressiva; perchè nel primo caso l'assenza della reazione è assoluta, mentre nel secondo vi è solo un rilasciamento, un'esitazione nell'esecuzione degli atti. I fenomeni di suggestibilità non si distinguono, per la loro apparenza esteriore, dai sintomi di na·


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SEZIONE PRATICA

tura identica che si riscontrano nell'isterismo, pa· ralisi genera.le, ecc.; solamente in queste ultime malattie tali fenomeni non si associano all'ostacolo psichico quasi patognomonico nello stadio catatonico de~la demenza precoce. La particolarità che caratteri?Jza i fenomeni catatonici della demenza precoce è che questi hanno 11n carattere di manifestazionì elementari, automa· tici, non dipendenti dalla coscienza del malato, senza relazione con le idee deliranti, le all11cina· zioni o con i disturbi dell'emotività. Questo automatismo, secondo SÉGLAS, dipende dall'insufficienza permanente o periodica, parziale o generale, di coesione fra i diversi elementi che formano l'ag· · gregato personale: si tratta di manca,nza di unità, di sintesi; in una parola, di ab".11ia. Nè tale parola deve riuscire strana, poichè bisogna ricordare che la volontà può perdersi sia sotto forma di potere di arresto che sotto forma di potere di azione. Con tutto ciò un abulico non è ridotto ad lin'inerzia assoluta: egli non può com pi ere gli at~i nuovi, co· scienti, ma è capace di compire quelli antichi, abi· tuali, subcoscienti; ciò si spiega per il fatto che questi t1ltimi, a causa della loro ripetizione fre· quante, e sempre sotto la stessa forma, non richie· dono come i primi un particolare adattamento alle circostanze presenti e si eseguiscono come sotto l'impulso di un automatismo. Secondo MASSELON, l'attenzione spontanea e vo· lontaria è la prima facoltà colpita nella demenza precoce ; in tal modo le distrazioni son prodotte non da un'emozione che tra-volge s~bitamente la coscienza, ma cla accidenti esterni che il soggetto osserva o da fenomeni d'automatismo che inter· rompono il seguito logico dell'associazione delle sue idee. Ne deriva che, con la catatonia, risultato di una persistenza indefinita di una rappresentazione motrice, si accompagna la stereotipia del pensiero, del linguaggio e del movimento: i pa· zienti hanno _ec~lalia, ecoprassia, imitano tutto ciò che v:edono fare; il numero delle idee e delle im· magini a loro disposizione è notevol1nente di1ni· nuito; il loro pensiero si svolge sempre in un cir· colo ristretto d'idee. Per quanto riguàrda le vedute circa l'interpre· tazione dei fenomeni catatonici, vicino alle dottrine puramente psichiche, ve ne sono al tre, ancora p erò ipotetiche, basate sulla fisiologia del cervello. Così S VETLIN spiega i fenomeni catalettici a.m mettendo una maggiore stabilità delle molecole cerebrali. RIEGER sostiene che . la flessibilità cerea dei mu· scoli è il risultato dell'innervazione simultanea di muscoli antagonisti. ROLLER segue lfEYNERT e crede. che la. maggior parte dei fenomeni è determinata da un indebolimento della zona corticale con ipereccitabilità della zona sottocorticale. LEHl\-fAN va più oltre: localizza nei gangli della base la lesione dinamica della ca-

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tatonia e attl'ibuisce un'importanza inibitrice ai talami ottici e un'importanza clinamogenicaJ ai nu· clei lenticolari.· Conclude col dire che la formola di Meynert trov~ la Rua applicazione anaiomo-patologica n elle relazioni reciproche della circ~lazione sangt1igna delle arterie corticali e delle arterie basali. Con questa supposizione si possono ammetter e tre cir· costanze possibili: a) la corteccia, in seguito a lesioni organiche degenerative, esige minor afflusso di sangue, per cui è au;mentata la circolazione nei gangli d ella base; così si produrrebbe la catatonia nell'idiozia e nella demenza ; b) la paralisi dei vaso-costrittori e la diminlL· zione della pressione .sanguigna determina un att· mentato affl11sso di sangue, più pronltnciato nelle ar_ terie centrali che ·Corticalt (stupore, stato crepusco· ]are epilettico, catatonia nei disturbi mentali di origine affettiva); e) gli arresti di sviluppo diminuisco.no l'afflusso sanguigno della corteccia a profitto dei gangli della base . (idiozia, demenza precoce, epilessia). Però, come si dicevaJ tali vedute son puramente teore· tiche. Per ciò che riguarda i sintomi fisici della cata· tonia, DIDE e CHENAIS avrebbero trovato diminu· zione dell'emissione di urina neµ.e 24: h., diminu· zione dell'urea, aumento dei cloruri. Quanto al sangue i globuli bianchi sarebbero in numero nor· male o aumentato sia in forme poli· che mononu· cleari; le cellule eosinofile sarebbero più dell'ordi· • nar10 numerose. Il R. concl11de col dire che, da tutto quanto si è esposto, la catatonia, sintoma il più importante della demenza precoce, merita un luogo a pa.r te nel q11adro patologico di tale malattia. Ballet (Parigi) ritiene che sia un po' precipitato l'introdurre nel gruppo delle malattie mentali una nuova entità morbosa quale la demenza precoce, di cui non si sa nè le lesioni con cui è in rapporto, nè i fattori etiologici che presiedono al suo svi· luppo. Crede si debbano ben controllare i casi su cui son formate le statistiche, affine di stabilire con esattezza le cause che han dato luogo all'affezione. Mason _(Gheel) paragona i « tics », le abitudini, gli atti impulsivi degli ebefreno-catatonici con quelli degli idioti e rilev a come in questi tali atti siano localizzati a un membro, mentre che nei primi interessano abitualmente parecchie regioni del corpo, costituendo così una specie d'associazione di stereotipie. Fa inoltre notare la presenza di crisi ep iletti· formi svolgentisi nel corso della catatonia e di ct1i con }fEEUS ebbe a constatare la frequen za nella, proporzione del 5 su 65. Le crisi apparivano o a lunghi intervalli o a intervalli ravvici11ati (1m sol giorno). (17)


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IL POLIOLINIOO

Meige (Parigi). Per iscoprire il disturbo della fun· zione motrice della catatonia, si può studiare il « fe· nomeno della caduta delle braccia. » Si comancli di stendere oriz~ontalmente le braccia e di incrocia rle; l'osserva tore sorregge con le ~ ue mani i go mi ti e ordina al paziente di abbandonare su quelle i suoi arti superiori. In condizioni normali, dalla sensa· zione di peso si avverte il momento in cui è avve· nuto il rilasciamento muscolare; allora, togliendo le mani, le braccia cadranno rapidamente finchè, ur· tando le cosce, faranno tre quattro rimbalzi di am· piezza decr~scente. In casi patologici, occorre molto tempo prima che si abbia il rilasciamento musco· lare, poi le braccia s'abbassano l entamente e, arri· vate alle coscia, non rimbalzano su queste, ma vi si appoggiano o le sfiorano appena. Un'altra prova consiste nell'imprimere movimenti dal ba.sso in alto alle braccia quando, rilaf?ciate, si posano sulle mani dell'osservatore: se il soggetto è sano, le oscillazioni cessano quando cessano le scosse date dalla mano, in caso contrario le oscillazioni continuano per un tempo più o meno lungo anche dopo cessate le scosse.

Klippèl (Parigi), r elatore. Istologia della paralisi gerierale. - La paralisi generale è una sindrome clinica comune a diverse tossine che producono lesioni ora degenerative ora infiammatorie, ma caratteristiche sempre per la loro diffusione, per la loro tendenza progressiva e per la loro azione. Ba· sanclosi st1 casi clinici r igorosamente esatti, si pos· sono distinguere 3 gruppi di paralisi generale: I gruppo, caratterizzato da lesioni infiammatorie che posson terminare alla più spiccata diapedesi (paralisi generali infiammatorie); II gruppo, in cui la stessa encefalite infiammatoria si a.ssocia a lesioni preesistenti, ~ic chè ap· pare come un'infezione secondaria (paralisi gene· ner ali associate) ; III gruppo, comprendente lesioni da cause diverse, puramente degenerative, fatta eccezione di ogni infiamniazione contraddistinta da una diape· desi vascolare (pset1do-paralisi generali o paralisi generali degen erative). Paralisi generali i1ifianimatorie. - Si riscontrano qui costantemente lesioni di vasi, degli elementi n ervosi e della nevroglia.. La diapedesi vascolare in forma di linfociti e di polinucleari colpisce la guaina linfatica delle arteriole ed è la lesione la più evidente e più facile a riconoscere. Si osserva nelle forme rapidissime, ma è specialmente chiara nei casi classici a evoluzione cronica. A carico degli elementi 11er vosi le l esioni consistono, nei ca.si a decorso ful. minoo, in una ttunefazione delle cellule con granulazioni in forma di fine emulsione; in altri oasi in vece l'atrofia e la degenerazione pigmentaria e gTassosa son rilevate da granulazioni grandi che occupano un protoplasm:.i ialino, anche questo con nucleo (18)

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atrofico. Al contrario la proliferazione della nevro· glia è tanto più chiara quanto più la malattia è antica e l'atrofia cerebrale completa. Tali lesioni istologiche, quantunque molti autori pensino diversamente, non hanno nessun carattere infettivo spe· cifico e non differiscono in fondo da quelle altera· zioni istologiche di carattere infiammatorio che si riscontrano negli altri tessuti. Paralisi ge1ierali associate. - In queste l'encefa· lite, l'infezione secontiaria è venuta a impiantarsi su alterazioni preesistenti causate dall'alcool, l'arteriosclerosi, la sifilide, ecc. In queste condizioni all'autopsia si riscontrano note istologiche che per· mettono di distinguere le lesioni antiche e degene· rative con carattere involutivo e le recenti di natura infiammH.toria da cui proviene la sindrome paralitica. Ci spieghiamo in tal modo come i deliri degli alcoolisti non in istato di ebbrezza, siano il risultato di infezioni e di auto-intossicazioni e come i disordini mentali possano insorgere in loro anche nello stato di astinenza. In altri termini: gli alcoolisti, gli a.r teriosclero· tici, i tubercolosi presentano delle lesioni encefa. liche, distinte per la loro origine, p1·imitive e su cui può impiantarsi un'encefalite paralitica secondaria. Paralisi ge1ierali degenerative. - La più impor· tante differenza fra queste e le altre due forme, consiste nella mancanza della diapedesi infiamma· toria. L e erosioni ' rasali che quivi possono esistere sono il risultato di una disgregazione corticale do· vuta a degenerazione e non a infiammazione. Le paralisi .degenerative son dovute, come le as· sociate, all'alcool, a11·artritismo, tubercolosi, sifilide, ecc. , . Bisogna infine notare che non vi sono divisioni nette fra le tre forme ricordate, ma che esistono a riunirle forme intermedie o di transizione. Dal punto di vista dell~ loro consegue11ze e della loro evoluzione, le lesioni della paralisi generale pos· sono dividersi in 2 gruppi di alterazioni istologiche. Il 1° gruppo è dato da lesioni ;,.,.;tatioe d'origine infettiva e il 2°, col quale termina il 1°, è dato da. lesioni distriittii·e ca.ratterizzate dall'atrofia di tt1tte le parti del neurone. Le lesioni irritative pervertendo l'attività dello cellule nervose danno origine ai delirì, ai disturbi sensoriali, alla confusione me11· tale, agli accessi convulsivi febbrili: le seconde re· stringono le connessioni funzionali fra i diversi ele· menti della corteccia e dell'asse cerebro-spinale e producono quindi la demenza, la debolezza m11sco· lare, alcuni tremori, la dislalia, le contratture e le paralisi. La distruzione dei dendriti o l'arresto precoce di svilt1ppo di questi dà luogo all'idiozia: un arresto di sviluppo più tardivo di questi, com· bi11ato alla loro distruzione in segnito a causa in· fet'iva, genera la demenza precoce. Ecco quindi che l' istologia determina un grado di part)ntela assai


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SEZIONE PRATICA

stretto fra la demenza paralitica, la demenza precoce e l'idiozia. Circa l'ultima quistione riguardante il punto d'o· rigine della malattia, cioè se dalla nevroglia, dai vasi o dagli elementi nervosi, i neuropatologi si son divisi in due schiere; alcuni affermano che l'encefalite è dappri1na i1itersti$iale, altri che in· sorge d'emblée come parencl1imatosa. Q ui, non essendo l'istologia sufficiente a del11ci· dare la questione, bisogna cercarne il materiale nella clinica; questa ci dimostra che divengono para· litici coloro che sono esausti pHr eccessi di fatica, dolori morali, fatiche cerebrali, intossicazioni, ecc. Si deve dunque ritenere che l'alterazione della cel· 111la nervosa è il fatto più importante riguardo al· l" encefali te invece delle infiammazioni vascolari o (lella proliferazione della nèvroglia. Alla discussione dei \Tari p1rnti di quest~ impor· tante com11nicazione prendono parte, esprimendo idee in vario senso, .A.nglade (Tolosa), Pier1·et (Lione), Toulouse (Villejuif), Laignel-Levastine (Pa· rigi), Jeanty (Lione) e Verhoog·en (Brt1xelles).

Treuel (Roueh), relatore. C1'6ra dell'agitazione e dell'i1tso1tnia. - La cura di questi due disturbi rappresenta quasi tutta la terapia attiva delle ma· lattie mentali. Fra gli agenti medicamento~i, il primo posto spetta al cloralio ; questo agisce de· componendosi in cloroformio e formiato di N a, il primo agendo sui centri nervosi determina il sonno. Il cloralio non ha indicazioni specifiche; gm. 2 nelle donne, gm. 3 negli uomini, sufficientemente diluiti e somministrati in più volte, danno buoni risultati nei maniaci, negli ansiosi, negli allucinati e specialmente nel « delirium tremens ». L'oppio, col suo alcaloide (morfina), è specialmente indicato per vincere gli stati depressivi e ansiosi dei melanconici; non si deve usare negli stati maniaci, negli alcoolisti e in tutti quelli che, avendo già il sistema nervoso intossicato per altre cause, potrebbero maggiormente avvelenarsi con gli_ op· piacei. Come succedanei si adopera.n o gli altri alcaloidi dell'oppio: codeina, narceina, papaverina, ecc. Fra questi la codeina è il migliore essendo 15 volte meno tossico della morfina; in genere si usa il fosfato di codeina, che è molto solubile; si dà alla dose di O. 10 al massimo per iniezione sottocutanea o di O. 30 in pillole. 0LAUSSE ritiene ottimo il fosfat~ di codeina nella melancolia e in genere in tutte le malattie mentali con disturbi della sensibi1:ità ge· nerale, angoscia e dolori morali. Contro l'agitazione più che contro l'insonnia sono stati preconizzati due alcaloidi, cioè il cloridrato di iosci1ia e il solfato di dnboisi1ia ; sono velenosissimi; la dose usuale è di 1/2 milU.gr. 1-2 milligr. per via sottocutanea, e questa non deve ·essere sorpassata. Si possono amministrare anche « per os 'I>' ma il loro effetto è cosi meno accentuato. In ogni modo

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non si diano dopo i pasti, per evitare il vomito; dopo qt1alche giorno se ne sospenda l't1so, per impedire l'abitudine e per sfuggire i fenome11i cli denutrizione a cui essi danno luogo. Gii effetti degli alcaloidi dopo 5-6 ore cessano e l'agitazione riappare. Il bro1n11ro di K solo o col cloralio è efficacissimo negli stati di sovreccitazion~ dovuti alla nevrastenia e all'isterismo : la medicazione bromica unita all'ipo· clorl1razione sopprime gli attacchi epilettici. Contro l'epilessia vi è poi la cura di Flechsig, fondata st1ll'tLso alternato dell'oppio e del KBr. Infine, secondo KRAFFT·EBING, dando preventivamente a dosi interrotte il bromuro d.i K, si otterrebbero bltoni van· taggi nelle psicosi mestruali. Fra i ri1nedi fisici contro le malattie mentali ab- ' biàmo: il riposo a letto (clinoterapia), i bagni e gli impacchi umidi. La cti1ioterapia, i11utile, anzi dannosa secondo al· ct1ni, come trattamento continuato n ella demenza precoce, è di rigore nélla co11fusione mentale, in t 11tte le psicosi infettive, nell'eccitazione maniaca o ansiosa. È ancora discussa la questione se il riposo a letto deve effettuarsi nei dormitorii comt1ni o nelle camere d' isolamento; secondo la scuola te · desca, la clinoterapia in camere speciali è da pre· ferire, affinchè i malati non piangano, cantino, gri· dino, si eccitino per in,rito dei vicini, il che costi· tuisce la ipernietamorfosi di N eumann, o la iperpro· sexia di Zieh en. L't1so dei bagni prolungati p er 6- 10-12 ore fino a permanenza, comin.ciato in Francia, è salito s ubito in grande onore in Germania. A una temperatura di 33° fino a 37° agisce come ' raso-dilatatore ed è gio,revole negli stati maniaci: sembra controindi· cato n elle ebefrenie e negli stati catatonici. L' i(lroterapia fredda in forma di docce, una volta in at1ge, ora è del tutto abbandonata. In forma di bagni (a 18°) si ricomincia a t1sare nei disturbi men tali d i nat11ra tossica, specie nel « delirium tremens » ; bisogna però farli con precauzione per evitare il collasso; così LETULLFJ riferisce un caso in cui la temperatura da 40° discese a 33°,7. Dopo il bagno freddo il malato deve essere avvolto in panni caldi e deve esser strofinato con vine•, alcool, ecc. Gli impacchi umidi a temperatura di camera co· stituiscono la Cllra g~nerale nella mania e n egli stati di furore : sono controindicati tt1tte le volte che vi è pericolo di veder comparire fe11omeni con· gestizi, specie nei vecchi e nei parali tici generali. Così pt1re bisogna baùare all'intensa azione depres· siva sul c11ore prodotta dagli impacchi umidi ; FlN· J{ELNBURG raccomanda di astenersi da qt1est.i quantlo la temperatura è superiore a 37°. Culle1·re. Un'altra cura contro l'agitazione è data dalle iniezioni sottocutanee di gm. 500-1000 di siero artificiale; seg11ala q11ale ipnotico nei vecchh (19)


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ateromatosi e deme11ti, l'alcool a piccole dosi o t1na i1ozione di Todd bevuta prima di andare a letto. Lalle1nant. Negli stati d'eccitazione ha usato il bro11tirlrato di scopolaniina alla dose massima di 3 milligm.; l'effetto ne è eccellente; a volte però si ha diarrea e vomito, che cessano sospendendo l,uso del farmaco. Devos. Si loda dell'impiego della codeina e del brom11ro di canfo~a come ipnotici; contro l'eccita· zione e l'agitazione usb con vantaggio la digitalina, l'aconitina e la cicutina. Peeters. L'insonnia e l'eccitazione di certi nevro· patici si possono combattere con l'elettricita fara· dica o galvanica, col massaggio vibratorio, ecc. .Altre comunicazioni son fatte dai dottori:

Arna l1d. Il periodo terminale della JJaralisi gen,e· rale e la 11iorte dei paralit;ci ge1ieraz;. Jo1froy. Associazio1ie di tabe e paralisi gen,erale. Toulouse. Prolu1igamento della reazione pupillare ai vele1ii conie segn,o precoce della JJaralisi generale. Pierret. Le refnission,i spon,tanee 1iel corso della paratisi ,qenerale tabetica. Ravia1·t. Freque1iza ed evol1izio1ie delle lesio1ii del fo1ido rlell' occliio ·nella paralisi genera le. Meige. Caratteri cli1iici distintivi dello spasmo del fa cciale. - In un primo stadio, sulla faccia calma, compare un piccolo fremito che, cominciando dal bordo libero della palpebra inferiore, finisce per col pire tutti i mt1scoli oculari e cessa dopo ql1alche istante. In un secondo stadio son presi dal fremito altri mùscoli di una metà del viso; in un t erzo, le. crisi precede11ti sono ravvicinate, subentranti e una metà della faccia è continuamente in istato di « contrattura tremolante. » Bastin. Epilessict tiroidica. - Parecchi malati con gozzo presentavano attacchi di grande male dovuti forse alla cattiva funzione della ghiandola. Una cura di tiroidina h a fatto diminuire in alcuni, in altri sparire le crisi convulsive. Ballet. La fatica nell'uo1no sa1to, 1iel rtevrastenico, nel uiiopalico e 1iell' atrofia 11iuscolctre Jievr;tica. Tracciati otten11ti coll'ergografo di Mosso. Ilrissal1d. Acroc;a1iosi e cra1npo degli sf'riva1ti. - · Cianosi delle estremità. superiori in uno stesso indi· viù110. Si può interpretare questo fatto ammet· tenclo: 1° che il disturbo vascolare sia la causa del disturbo motore; 2° qt1esto la causa di q11ello; 3° ambedue ripetai:io tma medesima origine. Bou1·neville. Racltilisnzo e idio,gia. Deb1·ay. La localizzazio1te corticale del riflesso all'acco111odazione. - L'.A.. ritiene che risieda nella corteccia in un punto vicino al centro del movi· mento degli occhi. (00)

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IL POLICLINJOO

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Dupny·Dntemps. lf1t feno1neno palpebi·ale costante 1.1ella paralisi periferica del facc;ale . - Comandando al paziente di guardare in basso, la palpebra del lato paralizza ìo segue il movimento del globo oculare, ma rimane a un livello più alto di quello a cui rimane la palpebra del lato sano; ordinando a questo punto all'infermo di cl1iudere fortemente gli occhi si vede che la palpebra del lato parali· tico si innalza notevolmente al disopra del livello precedente. Léri. Atrofia 1nuscolare spi1tale. progressiva e sifi· lide. Laiguel·Levastine. Sindren,ie deriva1ite dall' abla· zio1ie del p lesso solare . Dott. ANGELO PIAZZA.

OSSERVAZIONI CLINICHE '

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Caso di flemmone primitivo da diplococco di Frankel. Contributo allo studio delle localizzazioni extrapolmona1·i dell'jnfezione pne11111onica per il dott.

VALERIO V ~LLERANI.

Dopo le prime osservazioni di GuARNIERI, di \ iV EICHSELBA UM e ZANF AL sulla proprietà piogena del pneumococco di Frankel, fu da altri riconosciuto che alcune lesioni del tessuto cellulare sottocutaneo consecutive alla pneumonite, erano di natura diplococcica e quindi dip·e ndenti dal processo pneumonico. Così nella. letteratura si trovan riportati nume~osi casi di suppurazione da diplococco secondarie alla polmonite o ad altra manifestazione diplococcica extrapolmonare: mi basterà di citare i casi di GuARNIERI, TESTI, MERCANDINo, BozzoLo, BrGNAMI e BERGONZINI, 0ANTù, N ETTER, HAEGLER, CoNDAMI~, Gu1NoN e BuREAU. GABBI ed altri dettero la dimostrazione sperimentale della proprietà pio· gena del diplococco mediante inoculazione n elle articolazioni. Ma se sono frequenti le osservazioni di ascessi e flemmoni secondari, non così può dirsi di quelli primitivi che, date certe condizioni coadiuvanti o predisponenti, possono insorgere indipendentemente da qualsiasi processo pneumonico preesistente e concomi· tante, oppure possono anche precedere di qualche giorno la invasione polmonare. Naturalmente qui non si fa menzione di quej casi abbastanza frequenti, dovuti ai comuni piogeni, i quali però talora si possono asso-


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SEZIONE PRATICA

ciare al diplococco e insieme ad esso dare un gran numero di forme morbose, che dal semplice ascesso possono andare fino alla più grave setticemia, come osservarono J Accoun, NETTER, NAuNYN, BABES e GASTER. 8 .AMTER fu il primo a riportare un caso di ascesso primitivo da diplocooco, che decorse coi caratteri di una pioemia a decorso benigno. OoRNIL osservò un :flemmone da diplococco in un diabetico. J ossERAND un ascesso retrolaringeo, c~e si complicò con una. polmonite. N ETTER pubbli"cò nella Gazette Hebdomadai1·e alcuni casi di ascessi sottocutanei in bambini e che decorsero senza polmonite. N .ANNOTTI poi riferì sopra 4 casi di ascessi, nel pus dei quali trovò soltanto il pneumococco di ~,rankel, mentre spesso in altri ascessi aveva osservato dei diplococchi mescolati però ai piogeni; questi 4 casi di NANNOTTI furono benigni e decorsero in_di pendentemente da qualsiasi processo pneumonico. Recentemente fu dimostrato che la infezione pneumonica può assumere, anche nell'uomo, la forma. di una vera e propria se~ticemia, come si era verificato sperimentalmente sui conigli. Nell'ultimo Congresso tenuto a Roma dalla Società di medicina interna (ottobre 1.902), il FoRNACA fece alcune osservazioni sulla setticerpia da diplococco; altro caso letale fu esposto da BozzoLo e FoÀ alla R. Accademia di medicina di Torino (7 marzo 1902). Il caso da me osservato insorse con un flemmone alla gamba sinistra e terminò con una pneumonite e con altre gravi localizzazioni cardiache e meningee. Stor..ia cliniea. - N ..... 0 ....., colono, coniugato, di anni 47, di Meleto. L'anamnesi ereditaria nulla ci dice che sia degno di nota. Uomo di robusta costituzione, ebbe a soffrire soltanto qualche attacco di reumatismo articolar~ e muscolare, comune si può dire a quasi tùtti i contadini, che per necessità si trovano esposti alle più dure fatiche e a tutte le intemperie delle sta• • g1om. Il 17 dicembre, senza causa apprezzabile ed apparente, cominciò ad un tratto ad avvertire f'ort~ dolori alla . regione inguinale sinistra, in corrispondenza delle ghiandole, dolori che poco <l:opo si propagarono e discesero lungo la coscia, fino a localizzarsi in corrispondenza del ginocchio sinistro. Si iniziarono violenti brividi di f'reddo e con essi febbre altissirna; presto il ginocchio di venne tumefatto in modo enorme, la pelle arrossata,

caldissima, lucente, dolorabile alla minima pressione, tanto che il paziente non i)oteva soffrire neanche il contatto delle coperte. Durante la notte questi fatti andarono sempre più accentuandosi, fu preso da delirio, da smania indicibile, ebbe vomito e sete ardente. Al mattino seguente, i famjgliari, invece di ricorrere al medico, sospettando che si trattasse di risipola, chiamarono, come è costume, presso i contadini superstiziosi del V aldarno, un uomo che pratica la così detta segnat·ura della risipola (!). Costui, i11t ercalando speciali orazioni, esorcismi e segni convenzionali, segnò sul ginocchio del paziente una croce d'inchjostro. N aturaln-.ente le condizioni di quel disgraziato continua-~ rono a peggiorare, ma non per questo si sgomentarono i cocciuti parenti suoi, i quali all'indomani ricorsero nuovamente alle arti occulte dello stregone che ricoprì il ginocchio del paziente con ·una miscela di miele e inchiostro. L'infermo rimase per altri due giorni in tali condizioni, finchè i parenti decisero di chiamare il medico. Recatomi in quella casa, dopo avere tolto l'empiastro di miele e inchiostro, che sul ginocchio del paziente aveva t·o rmato una crosta secca e c·òm patta, mi accinsi ad esaminare l'ammalato. La temperatura segnava 40 >5. Lingt1a asciutta, di colore giallo sporco, alito fetido; nulla di notevole all'apparato respira.. torio se si eccettua un aumento n el numero degli alti respiraitorì. Sul cuore nulla di anormale, polso frequente e duro. Addome leggermente disteso da gas, fegato e stomaco nei limiti normali, milza leggermente aumentata di volume. Le ghjandole della regione ingui· nale sinistra sono ingrossate e un po' dolenti alla pressione. L'arto inferiore sinistro, sul quale specialmente cadde la mja osservazione, . presentava i seguenti fatti: edema infiammat orio esteso a tt1tto l'arto dalla piega ingt1inale alle dita del piede, il ginocchio oltremodo en:fiato, la cute arrossata, caldissima, lucente, dolente alla minima pr~ssione 1 i vasi linfatici molto appariscenti sulla-coscia e sulla gamba, sotto forma di strie rosse, tortuose; si provoca acuto dolore nel cavo popliteo e sulla f'accia esterna della coscia, del ginocchio e della gamba, e sulla faccia dorsale del piede, non si avverte alcun segno di :fluttuazione. Le orine scarse, torbide, con abbondan te se· dimento. L'infermo è in preda a grande smania e spesso a delirio. Da tutti questi segni obiettivi la diagnosi non poteva essere che quella di :flemmone diffuso dell'arto inferiore sinistro. , Deco-1·so. - E inutile dire che in questo caso s'imp on ~ va un pronto intervento chirt1r· giqo, ed infatti non appena fu preparato il necessario, con l'assistenza di un collega\ f't1 eseguito lo squarciamento quasi completo del! 'arto ammalato, facendo tre lunghe incisioni sulla faccia esterna. della coscia, del gi1


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IL POLICLINICO

nocchio e della gamba. Uscì f·uori a fiotti una grande quantità di pus denso, verdognolo, viscido, che in piccola parte raccolsi in due provette previamente sterilizzate. Fatta una abbondante disinfezione e liberato il cellulare sottocutaneo da tutte le briglie che lo tenevano aderente all'aponeurosi, zaffammo con garza all'iodoformio, lasciando in sito gli opportttni tubi a drenaggio: alla sera la febbre scese a 38°. 5. Fatto l'esame microscopico del pus che a ve va raccolto, osservai che era ricco ai elementi cellulari e conteneva innumerevoli diplococci di Frankel, che colorai cori la solt1zione alcoolica satura di violetto di genziana, allungata con acqua d'anilina. Colpito dalla singolarità del caso, per maggiore persuasione feci fare delle culture in agar-agar e si ebbe lo sviluppo di piccole colonie, che si presentarono sotto la forma caratteristica di goccioline di rugiada. Ma questi dati fisici e bacteriologici dovevano avere dipoi la con· f'erma clinica, come dirò tra breve. Eseguita l'incisione del flemmone, le condizioni del paziente migliorarono notevolmente, cessò il delirio, venne la quasi completa a1)iressia, e tutto faceva supporre una rapida gttarigione, allorq11ando dopo circa o giorni si riaccese ad un tratto una febbre viole11ta, preceduta da brividi di freddo , con dolore pt1ntorio alle due regioni ascellari, dispnea, delirio, tosse dapprima secca, dipoi accompagnata da escreato vjscido, sanguigno, ottusità ai lobi inferiori di entra.m bi i polmoni, rantoli crepitanti e soffio tubarico. Lo esame microscopico dell'escreato confermò il reperto ottenuto col pus del flemmone. Le orine presentavano tracce di albumina. Evidentemente si era iniziata una pneumonite crupale bilaterale che, date le condizioni già deperite del malato, fu ribelle ad ogni cura, specialmente per la comparsa di f'enomeni endocarditici e meningei secondari ( ~intorni pupillari, rigidità della nuca, delirio), e dopo 4 giorni sortì un esitò letale. Siccome le culture che ven11ero f'atte, come ho già detto, confermarono pienamente l'esame microscopico, non v'era quindi pi1\ d11bbio sulla singolarità del caso. Ho voluto perciò renderlo di pubblica ragione perchè troppo poche sono per ora le osservazioni di flemmoni primitivi da diplo· cocco, tanto che non possiamo ancora stabilire il loro carattere clinico, nè la loro patogenesi. L'inizio di questi flemmoni sarebbe sempre violento, con febbre altissima, tendenza ad t1na rapi da diffusione e gravi fenomeni generali, finchè non si intervenga prontamente, come non potè avvenire nel mio caso. Il pus da diplococco, come osservai io st esso, presenta certi caratteri speciali: è di

LANNo IX, FAsc. 45]

colore verdastro, vischioso e denso perchè abbonda di elementi cellulari. Per l' etiogenesi del caso da me registrato non verificai nessun trauma, nessuna lesione preesistente, che potesse creare una condizione favorevole per lo sviluppo primario della localizzazione pneumococcica; bisogna quindi ammettere come momento etiologico la fatica e lo strapazzo che in genere influiscono, a detta di tutti gli autori, sullo sviluppo dei flemmoni diffusi del!' arto inferiore, e sopratutto la disposizione al reumatismo, accertata nel caso da me osservato. FoÀ, GuARNIERI 7 BoanoN1 ed altri avanzarono l'ipotesi di uno stretto rapporto causale tra reumatismo e infezione diploooccica; esperienze successive lo misero i11 dubbio, ma in segt1ito rimase assodato che specialmente il reumatismo muscolare favorisce lo sviluppo del diplococco nel cellulare sottocutaneo, creando i vi un locus minoris resistentiae. La patogenesi di queste localizzazioni sot·• tocutanee primitive del diplococco non è stata ancora definitivamente stabilita, e siamo sempre nel dominio delle ipotesi Secondo aléuni (SAMTER, BouLAY, BELFANTI) l'infezione in genere sarebbe e si manterrebbe locale e solo in certi casi, di ·m assima gravità e seguìti da morte, avverrebbe un'infezione sanguigna, per aumento .d i virulenza del diplococco, o per diminuzione della resistenza organica. Ma la teoria più attendibile e validamente sostenuta da BANTI è che si tratti di un'infezione ema· togena primaria, alla quale seguirebbero le localizzazioni nei vari organi, provocate da diminuzione della loro resistenza; il microbo continuerebbe poi a circolare nel sangue, determinando una vera e propria setticoemia più o meno grave, a seconda della gravità delle localizzazioni stesse. La dimostrazione definitiva di tutto questo ancora non è stata data, perchè manca la conoscenza esatta del momento etiologico, e l'esperienza sugli animali non riesce a ripro • durre quel che avviene nell'uomo. Certo è che nel caso mio non si può respingere tale meccanismo d'infezione ematogena, poichè la polmonite fu preceduta da una man~festa· zione pneumococcica all'arto inferiore, e si determinarono, in ultimo, altre manifestazioni (endocardite, meningite) che non furono altro


[ANNo IX, F .A.se. 45]

se non l'espressione di un passaggio del diplococco nel sangue, cioè di una vera e propria setticoemia. Civita d'Antino, maggio 1903.

BIBLIOGRAFIA.

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BANTI.

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Un caso di noma in adulto per il doit.

1431

SEZIONE PRATICA

GIOVANNI REALE.

Due soli casi di noma negli adulti mi risulta sieno stati registrati finora ; uno fu osser"'lato da BERTHEZ in un uomo a 72 anni e l'altro ·· da B oEcKEL in un individuo a 78 anni. Per l'importanza di questi rari casi, credo

sia utile fare una pubblicazione di· un altro da me osservato in una donna.

* * * 60, anni

M. A. D. G ., di donna di casa , maritata con prole, all'età di anni 35 fu colpita • da enterite acuta, che passò allo stato cronico. Di tale infermità si lamentò sino all'età di 56 anni, allorchè si ammalò di tifo; guarita, tirò avanti la vita, come al solito, sino a 58 anni, quando, sofferti gravi dissesti finan ziari, questi non le permisero più di avare dei riguardi per la sua salute. Fu d'allora che le condizioni fisiolog·iche andarono di male in peggio, fino a che f'u' costretta a guardare il letto, ed il 5 maggio, per la prima volta, fui invitato a visitarla. Esaminata l'inf"erma, constatai: lingua pa.· tinosa, digestione laboriosa, meteorismo stitichezza : la temperatura segnava 37 1/2. Il cuo1·e era debole. Fu curata sintomaticamente. Il 16 dello stesso mese ebbi a notare ritenzione d'urina che durò per tutto il periodo seguente della malattia, per cui fu sempre necessario il cateterismo. L'inferma inoltre richiamò la · mia attenzione sullo stato della sua bocca: rilevai che quasi nel centro della superficie interna della mucosa della guancia aestra era comparso un nodttlo avente al centro un punto biancastro. La temperatura segnava 37 1/2; nessun dolore era avvertito dalla paziente, , neanche alla pressione. Ordinai irrigazioni di una soluzione di acido borico al 20 per mille seguite cla pennellazioni al clorato di potassa al 4 per cento. Ritornato il giorno dopo, trovai la temperatura salita a 38J, il noilulo si era trasformato in un'ulce1 a a fondo biarico grigiast1·0 con margini netti e della grandezza di due centesimi; diagnosticai trattarsi di una. sto· matite ulcerosa, prescrivendo irrigazioni di acido salicilico al 2 per mille, seguite da pennellazioni di acido salicilico al 2 per cento. Al terzo giorno intanto la temperatura segnava 39') ; l'ulcerazione era divenuta più vasta; l'inferma era preoccupata, ed ancli'io cominciai a dubitare della vera natura di essa e prescrissi imbibizioni di acido fenico al 3 per cento. Al quarto giorno il male aveva assunto tutti i caratteri di un'ulcera cang_renosa ; ltn alone rosso-scuro erasi esteso rapidame11te 1n superficie ed in profondità; la saliva~ione era più abbondante e f etida ; n on v1 era dolore. Insistetti allora n el sapere dalla infer ma se avesse fatto uso di mercuriali, di fosforo, di piombo, di bismuto, per elimina.re alcune forme di stomatite, le quali per altro hanno 1

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sintomi diversi: fui assicurato che gli innanzi detti medicinali mai erano. stati a contatto con la nostra inferma, per la gual cosa ebbi allora il sospetto cli trovarmi innanzi ad un caso raro di 1io1na, o cancro acquatico. Li· mitai il processo inv~dente coll'asportare, per quanto più mi fu -possibile, la parte can· grenata; prescrissi le imbibizioni al cianuro di mercurio, e cambiai spesso prescrizione tanto per scongiurare i sintomi di avvelenamento. Il processo però non cedette ed alla fine della prima settimana si costituì un indurimento lapideo, più vasto, tanto da compren· dere tutta la gota. La pelle soprastante divenne edematosa e non tardò a divenire verso la" fine della seconda settimana livida, con chiazze di unà marcata tinta violacea. L'edema sempre più invadente si era esteso a tutta la faccia del lato colpito, giungendo alla pinna nasale, alla palpebra inferiore ed al padiglione dell'orecchio con tumef'azione delle glandole linf'ati che limitrofe. Verso la fine della terza settimana, il processo can· grenoso a veva invaso il labbro inferi ore con tumefazione del superiore ; l'angolo boccale di destra si era ingrandito per la distruzione cangrenosa. Ridotta in tali condizioni la inferma apriva a stento la bocca, la salivazione più abbondante, nerastra, fetida, colava incessa11temente; scariche diarroiche profuse, t'etidis· sime si ripetevano, ed un fetore cadaverico invadeva la stanza. La febbre divenne intensa, si ebbe subde· lirio, prostrazione immensa, stato tifoide. Il processo, in ultimo, invase le gengive del lato affetto, i pilastri e di lì a poco la faringe, l esofago, la laringe; i fenomeni settocoemici si accentuarono, il polso divenne piccolo, filif'orme, frequente, le estremità si raffredd~rono ed il 13 giugno, dopo 29 giorni dalla comparsa del nodulo, l'inferma cessa va di vivere. 1

** * la mancanza

La febbre alta, ass.q luta di dolore, di emorragia, la durezza lapidea, insomma tutta la sintomatologia ed il decorso rapido ed invadente del male da me osservato, non possono far lo confondere con altre affezioni consimili. Si tratta evidentemente di un caso rarissimo di noma in adulto, ed è perciò degno di essere reso noto onde arricchirne la letteratura.. Lauria (Potenza), luglio 1903.

Recen tissi1ne pabblicazio1ii:

La Malaria secondo le nuove ricerche del prof. A. CELLI (2• edizione), L . & I Indirizzare richieste con Cartolina-vaglia alla Società Ed(trloe Dante· Allghierl - Roma. 19 '1. \

'ANNO IX, F ASC. 45]

IL POLICLINIOO

FllATICA PJlOFESSIONALE CA~UI~IDICA Herpes zoste1· del b1·accio nella tisi. COLLET nel Lyon Médical dell'11 gennaio 1901 riferisce il caso di un uomo di 35 anni, che nel lt1glio 1901 aveva un'er11zione al braccio destro. Aveva act1to dolore reumatico alla ga.mba destra una diecina di giorni prima, ma mai nevralgia od accessi di zoster. Vi era un po' di tremore dello dita, rna non alcoolismo. Aveva tisi da 6 anni e l'eru· zione era apparsa durante un'esacerbazione, nella quale si erano accresciuti i sudori notturni, la tosse, l'anoressia. Non aveva preso arsenico. Per 8 o 10 giorni prima dell'eruzione,. il braccio destro non si era potuto piegare oltre alltangolo retto. Non v'e1·a stato dolore intenso. L'eruzione era apparsa al carpo e si era diffusa in alto, verso la spalla. Una striscia di vescicole erpetiche della larghezza di due dita si stendeva lungo la superficie esterna del braccio e dell'avambraccio dal processo acro· miale alla superficie dorsale del pollice e del· l'indice fino alle prime articolazioni interfalangee. Le vescicole più grandi erano in vicinanza della spalla. Vi erano rantoli crepitanti all'apice destro. L 'eruzione e la debolezza muscolare persistevano da 15 giorni. Il malato fu curato con vaselina boracica ed t1na polvere. Nel giugno 1902, quando fu di nuovo veduto, il • ma.lato affermava che le ultime traccie dell'er11· zione era~o sparite circa due mesi prima e non v'erano. . . disturbi delle funzioni motrici e sensitive del braccio destro. Vi erano segni evidenti di tisi, specialmente nel pulmone destro. La distribuzione dell' lierpes non seguiva il de· ' corso di alcun nervo sensitivo cutaneo. E ora noto che le vescicole possono non seguire il corso -di uno o più nervi periferici., ma la distribuzione ctl· tninea di una o più radici spinali posteriori. In questo caso esse erano limitate all'area innervata del quinto nervo cervicale. Le vescicole all'acro· mion erano bensi nell'area del quarto cervicale e quelle sul dorso del pollice e dell'indice erano nel1' area del sesto nervo, ma questo non prova che altri nervi siano stati interessati oltre il quinto, perchè, come hanno dimostrato HEAD e CaMPBELL, quando un ganglio di una radice posteriore è af· fetto, l'eruzione può estendersi non a tutta, ma ad t1na parte dell'area innervata dai nervi adiacenti. Da lungo tempo è noto che l' Jterpes rJoster è fre· quente nella tubercolosi. LEROUX asserisce che esso si verifica solò nei tisici con vomiche, spesso poco prima della morte. Ma la distribuzione in qt1esto caf.\o è qt1asi sempre intercostale. (Tll e nzecl. Revie1v, giugno 1903).

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IANNO

IX, F ASC. 45 J

11 traun1a nell'etiologia della tube1·colosi pulmonare.

Il dott.

1433

SEZIONE PRATICA

nel Britislt 1netl. Joar1tal del 23 1naggio c. a. richiama l'attenzione sul valore dei traumatismi nella genesi della tubercolosi pt1lmonare. Riferisce la stori:i cli 1m ca.s o nel quale il inalato a'reva rice,~uto 11n violento colpo nel lato cl estro del tora,ce e flt affetto da t11bei·colos.i un mese dopo. È possibile che la tubercolosi si sia svil11p1)ata in seguito all'emorragia trat1matica, proveniente dalla contusione e che abbia questa fornito un ter· r eno favorevole all'invasione del bacillo di Koch. :Nia il fatto che n-0n ' 1 i f11 nè tof.\~~:i, n è emottisi per un certo tempo do1)0 il trauma, fa sttpporre che la tubercolosi Abbia s11cced11to alla. ple11rite trau1nAtica. Il ma.la,to è stato sottoposto alla ct1ra clell'olio di fegato di merl11zzo, clegli antisettici p11lmonari, e specialmente degli eserci~i respiratorii, che l 'A. e1·ede efficaci per distruggere le aderenze ple11· riche ed eliminn.rne gli effetti. WEIR

'rubereolosi delle a111igdale. In 21 autopsie di tisici pulmonari il clottore SCHLENKER ha trovato 13 volte le amigdale t11ber· colose. ~u 25 individui morti di tubercolosi puJ111onare, EscouREL ha constatato 21 ·v·olte la tubercolosi tonsillare, caratterizzata clalJa presenza di n1bercoli e di l)aciJli di Koch.

ln1po1·tanza della diagnosi precoce del cancro dello ston1aco dal punto di vista della c11ra radicale. Il prof. ~I AYO ROBSO"N in una leZ1ion e st1 <1t1esto argomento ha. richiamato ·l'attenzione stri seguenti punti: l'interesse della diagnosi preooce risiede nella possibilità lli intervenire presto. Si potrà fa1~e l1n·operazione esploratrice p er completare la dia gnosi, perchè questa esplorazione p11ò essere fatta senza1 rischio n oi primi tempi della malattia ed ha il 'Tantaggio di dare indizi sulla. nattu~a radicale o palliativa cle11·opera.zione era fare in seguito. Nei casi nei qt1ali l'opera.zione radicale è in1possibile p er l'estensione della malattia, la gastro-enterosto111ia può essor fatta senza grandi pel'icoli, pttò prol11nga.re la vita e r enderla , opportabile. Se la r e · gione ·del cardias è troppo affetta p er fare t1na operazione completa. bisoµ:na ricorrere alla gastroS1tomia. Se la ga tro-enterostomia non pt1ò es ore fatta con qualche prol)abilità · di s11ccesso, si ricorrerR alla digiunostomià. .... (Eri tislt nzerl. .f011J·11a I, 25 aprile 1903).

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Carcinoma pri1nario dell'appendice vermiforme con relazioite di tre casi. Da 11no studio sull'argomento e dai resultati d ella sua personale esperienza il cl..ott. A. W. ELTJNG trae le seguenti concl11sioni: 1. Il carcinoma primitivo dell'appendice non è così raro come si è supposto fin qui ; 2. Ogni appendice asportata con operazione o all'autopsia, se presenta \Ln qualsiasi segno di malattia, deve esse re esa~inata con la massima ci.ira e devono esser fatte, da ' rarie porzioni dell'orga110, ricerche microscopiche; 3. Il rapporto del carcino1nu. primario dell'ap· pendice, con l'a.ppendicite cronica, specialmente del tipo obliterativo , sembra essere definitivamente stabilito; 4:. Il carcinoma primario dell'appendice mostra tendenza a s·v ilupparsi in lln p eriodo relativamente precoce di vita; 5. Il carcinoma primario dell,appenclice non mostra notevole tendenza 11è all'estensione, nè alla metastasi: 6. I sintomi del carci11oma primario dell'élp· penclice -sono cli solito i si11to1ni dell'appendicite a tipo cronico ; 7. Ln. diagnosi del carcinoma p1 imario del· l'appendice è, n ella gran maggioranza dei casi, im· possibile. 8. La c11ra dell'affe?ijone de,'e essere sempre operativa. (A1t11als o/' Surger.lJ. a1)rile 1903).

Genesi traumatica del cancro del fegato e dello sto1naco. Il Bo.As s11 62 casi di cancro del fegato e

d~llo

stomaco ha constatato 9 volte, cioè in u11 sesto dei casi medesimi, ora un traumatismo diretto ora. 11na scossa genera.le del corpo i11 seguito a caù11ta. L'ARNOZAN su 25 casi ha trovato 11ella stessa proporzione, cioè in ± casi, 11n traumatisn10 antecedente.

Il prurito nel cancro addominale. .Accànto ai prurit.j di origine epatica, t1remica, cliabetica, alcoolica e senile, W1c1~HA~1 ha. segnalato, con BESNIER, l'esistenza del prurito cutaneo come segno rivelator·e cli t1n cancro addominale.

Latenza del cauc1·0. Il prof. KOENIG, di Berlino, è d'opinione che il ca.nero possa rima11ere latente nei · gagli per parecchi anni e cita in proposito due casi di cancro della mammella, che hanno dato 111ogo a recidiT"e glando1ari dopo 10 e dopo 13 anni.

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IL POLIOLIN 100

APPUNWI DI

WE~APIA

Osservazioni Sltlla cnra ·a rse11icale della cbo1·ea. Nei Fortscltritte rler Mer1;cr'1t del 1° laglio 1903 il clott. H. ROEDER si è occupato di q11esto argomento. La cura delle forme cli chorea cor1secnti vn. al r e11· matismo o ad altre malattie infettive pt1ò ge11eral1nente disting11ersi in: meclicamentosa, idroterapica e tonica. · Come medicc,tmenti si so110 adoperate ''arie so· stanze : l'arsenico, l 'antipirina, l'aspirina. Il liq11ore di Fo1'rler cd il cacodilato di soda sono state le preparazioni arsBnicali piit i1sate. L'aspirina è stata q11i 11tilizzata come <tntireumat icn. Le osservazioni fatte da11' A.. Sllll'azione . clell'étrse11ico nelle forme infettive della chorea lo hanno fatto d11bitaro clell'azion e terapeutica dell'arsùnico stesso. ROEDEH. sognala. dapprjma u11'azione c11mtL· lati va sotto l infl11enza dell'arsenico, che si produce dal 12° al 14° giorno: quando è raggiunta la dose IDèìSsima: si ha allora 1111a elevazione s11bitanea (lella temperatur a, preceduta da llUa accelerazione del polso. Inoltre l' A.. segnala llJJ. rumore di soffio sistolico nettissimo alla p11ntn. clel cuore, un at1· inento dell'ottusità cardiaca. e cloll'aritmia. Dnrante questo periodo lo stato snbbiettivo dei malati si aggrava, le IDè"l.nifestazioni articolari r et1· matiche si ri8Y·egliano od i n1ovimet1ti di incoorcli· 11azioue ohe si erano .forse 1nigliol'ati sotto l' in· flnenza clella. cura, igienica, clel riposo i11 letto, del r egime i-icostituento, cli\Tengono più manifesti. In ql1alche caso si è osse1·,rato dell'erpete. Si è preteso cl1e l'arseni co fosse 11ei ba,mbini meno ostile agli organi digerenti cl1e negli adulti , ma ROEDElt è-tSsicl11·a di a;ve re osservato accidenti gra,v issi[ni. Tutti i fe11omeni clispaiono o si atte · nuauo pro~rossiv·a.n1e11to qttèt11do si diminnisce il 11 umero cl elle goccio clel farmaco . Sopprimenclo } ~ar­ senico si ' reclrebbero anche migliorare rapidamente l e complicazioni e.la i) arte clol euo1·e, clell'iqtestino e tlell appareccl1io mo torio. Seconclo lo osservaz ioni clell'A. fatte nella clinica clel Bagin~k:.i , l'arsenico 11on ha d11nq ne alcl1na. azione toeapet1tic<.t 11ella chorea, cl'origine reumatica. N ci casi neuropatici puri l'arsenico non prodt1reebbo in,'occ clist.nrbi ecl nYrebùe n11cl1e u11'azionc fa,'O · r e,·olo. · I11 quanto a c.1uosta differe11~a <.l'aziono d oll'arse11ico nelle cluo ' rnrie tè-i etiologiche cli chorea., la spie· gazione non è facil e a dnrsi o ricbiede' 11n n11n1ero 111nggiore cli o serYa.zioni clinicl1c. 1

· Cura (lella furu11colosi.

'N-ell'Erlinbnrg 111crlical Jonr11nl (giugno 1903) il clott. A. C. ~fJLLER espone q11anto si sa oggi Rnlla, cnra della furnn colosi. (26)

LANNO IX, FASO. 45J

La cura della furuncolosi, egli dice, ha eccitato sempre la sagacia dei medici e dei dermatologi. Molti antichi medici riguarclarono l'affezione con1e uno sforzo salt1tare della nat11ra e l'abbandonn.r ono a sè stessa. JOFIN HUNTER si guarì clella s11a predisposizione ai fnruncoli prendendo, sera e mattina, nel latte, della potassa fossile per tre mesi. W ATSON raccomanda v-n. il liquore di potassa e la salsapariglia., ma pit't spesso prescriveva l'acido solforico cliluito. P ..<\G·ffi1' preconizza tro medicamenti: il li· quore di potasHa., la chinina ed il lievito, ecl ftssi· cura che tt1tti e tro sono lltili in certi casi. La chinina converrebbe nei casi che sono sotto l'influenzèt della n1alaria, il 1iq1~ore di potassa in quelli che so110 gottosi, mer1tro il lievito pl1ò essere adoperato empiricamente i tutti i casi. È, d'altra parte, q11esta una cura elio oggi gode molto fa.vot·e ed a gi11sto titolo. 11 solfuro cli calcio ha a\· uto llna grHnde repli· tazione nellè-t c11t·a della ft1r11ncolosi. È specialmente U.NNA che l'ha preconizzato. RusSLO"\V lo preferisce all'arsenico ed al lievito. ~Ia le opinio11i sono assai divise s ull'efficacia di qt.~esto rin1eclio. La, c11rèt rlella furnncolosi deve tendere all<t 1ua.tura.zione, all'evact1aziono dE:'i fnrnncoli o alla (lisin· fazione loca le. Certe professio11i espong.ono nlln. fw·nncolosi : i cuoia,i, i macellai devono prendere certe- preca11· zioni, ct1rnre anche ogni lie-vissima scorticatt1ra. Devono fare frequenti ]a,raggi cou ttua soluzione di sublimato 1 : 2000. Appena lLU f l1r1mcolo a11parisce si deve i)renclero c11ra di limi tare l'estensione clell'infezio11e. L'impiastro n1erc11rialo c1 i Unna. o il s110 e4.11iva· lente cleve i11·ima essere applicato allo scopo di })l'O· vocarne la risoluzione. Se 11on si può ottenerlo, bisogna fn,rorirne la mat11rnziou0 co11 n1edicazioni antisettiche, e q 11ando il f u1·11.nròlo s i vuoterà bisogna preservare accuratame11te la pelle circostante da ogni con tatto. Se il fnr11ncolo prende le propor· zioni cli t1n ftntrace bisogna i11ciclerlo.

Ct1ra delle uretriti cronicl1e. 11 dotL. B. ~I(ITh (d..1111 ..qén.-ur. 1903, p. !19) cli· vide, pe r le. indicazioni clella Cllra, le ueot.riti in gonococcicl1e e non gonococcicl1e. A) Per le nretriti no1t ,r;onococticlte 1' . ..\.. . nil. la seguente <1 i visione in pi1ì classi : a) Uretrite anteriore sn1;erjiciatc. Da principio: istillazioni, iniezioni, lava,ggi, a.stringe11ti. Se la se• · erezione tarcla a sparire, bisogna faro clopo nn gra11 lava,go·io aJl'ossicianuro di met·cnrio 1: 200, dello ..... o medicazioni intt·al1r·etrali stabili (cla 1 a 3 ore) priu1a. ogni giorno o poi ogni due o tro giorni. l)) UretrifB totale superficiale. Stesso trattamento co11 qnalcbe instilJazio110 in più, fatta con


ANNO IX~ FASC.

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1435

SEZIONE PRATICA

ltna soluzione-di nitrato di argento 1 o 2 per cento; nell'uretra posteriore. c) Uretrite an,teriore JJrof'on,da. Grande lavaggio all'ossicianuro, dilatazione co11 g rosse candelette, per dieci minuti, eon massaggio clel canale, poi me· dicazione intra· uretrale (3 ore) ogni tre giorni. d) Uretrite totale prof01ida. Stessa cura, con in· stillazioni posteriori, massaggio prostatico e s uppo· " sitorii m ercuriali. e) Uretrite posteriore sola. Rara. ~Iedesima. Cllr<l.

VARJ:A •

L'azione dei raggi Roentgen. - Siccome

an · nunziato che Tommaso Edison, il celebre inventore americano, in seguito alle r eiterate esp erienze fatte coi ragg i Roentgen è caduto gra·vemente ammalato ed ha corso il pericolo di }Jerdere affatto la vista, un corrispondente del 1,Ten· York Herald si è ~·ecato a Mung~ Park per interrogare in propo.. sito lo scienziato cui si debl1ono il fonografo e tante altre inven zioni l1tili e di p1·ati•~a applica· B) Per le 11retriti .r101tococciclie l' A. dà la divi• z1one. sione in a1tteriori e in totali. Edison gÌi disse ch e egli crede di poter spiegal'e a) Anteriori. Lunga serie di g randi lavaggi al ammettendo permanganato di potassio : se v'è r estringimento, i funesti effetti dei raggi Roentgen • che questi possano, se non distruggere, almeno pa· adoperar e l'ossicianuro e .la dilatazione con le can· ralizzare i globuli bianchi del sangue, i fa,qociti, delette accompagnata dal massaggio. Medicazioni intraurotrali (3 ore) con ètcqua ossigenata, dopo o la cui funzione precipua è quella di assorbire prima • ed espeller e poi i corpi e l e materie estranee che .senza massaggio. penetrano nell'economia animale. Allorchè l'azione b) Totali. Stessa cura ed in più massaggio pro· dei fagociti è sospesa, avviene un vero avvelena· · statico e s11ppositorii. mento del sangu e, ed una nutrizione viziata degli organi, che si alterano, e che, continuando ad alte~ Per la cru·a dell'orchite. rarsi finirebbero per infettare tutto quanto l'orga· Contro i dolori, nella flogosi dei testicoli, giova nismo. Ftl pe1·chè si era già manifestata quella il solfato di chinina. Si prescrive in 10 cartine di infezione che bisognò affrettarsi a tagliare un 30 centigm . F in dalla seco11da cartina il dolore co· braccio al SllO ait1to il sig. Chiarenzo Dally, per mincia a farsi più tollerabile. pr evenire tm a1rvelenamento generale. È a.n che prescritta, con buoni i·ist1ltati, l'appli· Dl1ran~e le esperie11ze fatte con i raggi Roentgen, cazione di un pflaster fatto con le seguenti so· Edison, oltre llna grave malattia d'occhi, contrasse stanze: pure l1na grave affezione gastrica, che non gli gm. 40 Vaselina . • • 1 permette più di digerire bene come prima, e cl1e I )) 5 Guaiacolo. . lo d eprime. Inoltre, dal giorno in Clli egli tenne a )) 26 Salicilato cli metile . lungo il tubo Roentgen sopra una r egione dello ~I. f. e1npia.stro. stomaco, st1 qt1ella regione sono apparse delle escreQuest'ultimo rimedio pl'oduce una rapida dimi· i scenze strane, globiformi, che fino ad ora i J11edici n11ziono della gonfiezza del testicolo. t non sono riusciti a far scomparire. (TlteraJJ. Mo1talsltefte ). . I capelli rossi e la tubercolosi. - Si fa, Llu gran rt1more nella stampa medica e non medica circa la Uno sciroppo anodino. predisposizione alla tt1bercolosi nelle persone coi La Tribune Tf'tédicale clà la formula seg11ente dello capelli tossi, ma è una trovata che risale niente· sciroppo del Bambin Gesù, cosi popolare in Francicl. meno che al secolo xv1r. Infatt.i nelle lettere di TIn cucchiaio meclio con tiene: GuY PATIN, edite a Rotterdam nel 1698, fii può Bromuro di pota~sio . . . leggere 'che « l'infiammazione tlei polmoni è sem~ pre mortale J1elle persone coi capelli rossi ') . SeBro111uro di sodio . . . I. ana centgm. , ) condo Guy PATIN .la ragione star ebbe nel fatto che Bromu1·0 d'ammonio . . . le persone coi capelli rossi sono ricche di s ie l'osità Bromuro di calcio . . . . \ Sciroppo cli b elladonna . . . 1 acre e maligna. Il fatto sa.l'ebbe anche stato con• • gm. .) Sciroppo ùi fiori d a1·anciQ. . . . . . statato dal medico DE L .\ VIGXE. Il nuov-o spesso non è che q Llanto a.b1)iamo cli· • Tre volte al giorno. menticato. (Jonrn. niécl. de Brn~v. n. 25, 1ç)031. fti

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Prof. V. PENSUTI

Sulle nevrosi dello sto1naco Vol1l1rietto in-8° grande, Lire 2. 50 ~

Indirizsare cartolina-vaglia alla e SocieU. Editrice Dan1 e Aligb ieri > - ROMA

L'igiene del bacio. -

~I. FÉ1tÉ,

nella R fcuc de niédecinr, oltre a considerare il bacio conle meJi;ZO cli propagazione delle malattie infetti,~e, pubblica ltna serie di osservazioni raccolte con diligente cura. tendenti a dimostrare il pericolo che il bacio 1)resen ta come causa di un shock morale ch e può di'entare punto di partenza di accidenti n europatiri 127)


1436

[ANNO

IL POLIOLIN.lOO

11 11/atiu racconta di

Pietro Karageorgevitch, di Serbia, che una mattina andò all'ospedale di BelgTado e chiese al portiere il p ermesso cli f<:tre una breve visita agli infermi. Questi accondiscese ed il r e. si pose a pt:isseggia-re . conv-ersando coi malati. Con sua grande m era·viglia constatò c]10 in tutto l'ospedale non v'er a lLll dottore. Dove , 0110 i c.lottori '? - cl o mandò. Gi11oca.no in lln caffè qui ·v icino. - Andato n corcarli. }Ja i dott.ori fecero risponder~ ch e non volevano essere clist11rhati mentre facevano la partita e ch e piìt tardi sarebbero v enuti. Allora Pietro I si contentò di scriver e il suo no1no, })l'enome e q11alità s11l r egistro clei visitatori ch e h ·ovavaRi all,ingeeRso clell'ospeclale, e se ne Hndò. I m edici i1on ftu·ono poco ·co11trHriati nel legger e s1ù l'egistro i.l nome del r o. -

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AMMINISTRAZIONE SANITARIA \rigilanza sanita.ria. Il ~Iinistero dell'interno (Direzione gener ale della sa11ità pubblica) in data 31 agosto 1903 ha dire tto ai signori Prefetti del Regno la segt1ente . circolare snll a « Vigilanza sanitaria » : « Questo l\linistero con circola1·e 8 febbraio num ero 20000/52 raccomandava, per mezzo delle SS. LL., ai medici })rovinciali di approfittare delle visite ch e. p er ragioni di ufficio, essi avessero fatto in <.1ualche Oo11111ne, per portare la loro attenzione alle conclizioni i gienicl1e del Ooml1ne stesso, alle esigenze ed al funzionamento del servizio ~anitario. « ()ra q11osto l\linistero, ha fondato motivo per ritener e che no11 sempre dai m edici pro,rinciali v"ien te11 uto co11to di tale raccomandazione; essi - per lo pil'L fatte beninteso le ùebite eccezioni quando s i r ecano in missione limitano le loro indag ini o lc.'li loro opern. solta11to all'oggetto che è stato · cc.tusH d el] a missio11e stessa. ~ Da tale omissione deriva che le prefetture sono pl'i,~ate del modo pil'1 semplice e più sicl1ro per es· sere sempre al corronte d elle condizioni igieniche <.lei Com11ni e dell'andam ento del servizio sanitario coml1na le, il ch e re11de più freq11ente la necessità <.l ell o visite, con perdita di tempo e quindi anche con maggiori s1)ese. < ...i\.d o'·viare a tali inconvenie11ti qt1esto .:\·I ini-

FASO.

stero prega le SS. LL. di voler richiamare st1 di essi l'attenzione dei medici provinciali, raccomandando vivamente, nello stesso interesse dell'importantissimo servizio c11i sono addetti, di volere, ogni qualvolta debba110 recarsi in missione presso qualche Comune, e dopo esaurito l'oggetto della missione stessa, estendere le loro indagini anche a tutto quanto riguarda la tutela dell'igiene e della p11l)blica salute n ella locctlità. « Essi poi avranno cura di riferire alle SS. :UL. le osservazioni fatte e le event11ali proposte, per quei provvedimenti che saranno richiesti nell'inte· resse della pt1bb]ica salute. « Si gradirà 11n cenno di ricevuta d ella prese11te circolare. « P e l M i 1t i s t r o « RONCHETTI . .,.

o epilettici. Ha osservato che qt1esto pericolo è quasi esclusivo ùelle p ersone che hanno istintiva avversione per i baci, anche se dati da parenti, e che le conseguen ze sono specialmente temibili in gio·vani soggetti. Dott. N. L.

Una visita inaspettata.

IX,

I

CENNI BIBLIOGRAFICI - -·Annali della Clinica delle malattie nervose e mentali, diretta dal prof. ROSOLINO OOLELLA. Volume II, anno 1900-1902. fr~telli 1\'Iarsala, 1903.

Palermo, editori

Il libro, adorno di 13 tavole e di 50 figui·e, con· tiene 9 lavori originali in parte del OOLltLLA stesso ~ in parte dei suoi assistenti. Il prof. OOLELLA pubblica tre monografie· un;t sulla « Polinevrite t11bercolare >> ; una Reconda R11l « Ling uaggio e cervello 'b e rtna terza è una p erizia psichiatrica. a contributo dello stt1dio della « Neuro -psicosi traumatica')). La seconda non è altro ch e un discorAo inaugurale brillante e dotto pronunciato aa1 OOLEJJLA in occasione dell'apert11ra d ell'a11110 accademico. Degnissiu1e di nota sono le altre due inemorie, che, ad lma rapjda scorsa, ci son sembrate condotte con metodo scientifico esatto e rigoroso; la terza specialmente })Orta t1n notevole contribl1to allo studio delle neuro-psicosi trauma· tiche, frequentissime a ve1·ificarsi in me~zo ad uoa vita cosi t11multuosR quale la presente e di una. altissima importanza medico-legale. D egli altri lavori, notevoli son qt1elli t'lel dottor· FR1sco sulle « Proprietà emoagglutinanti del siero di sangue in alcune forme di malattie mentali e loro valore semeiologico » ; del dott. ~IESSINA \TI· TRANO sulla ~ Fine str11ttura clella cellula n<3r· vosa del dott. GENTILE sulla « Inflnenza della elettricità s11l polso cerebrale J> : e del dott. SPA· GNOLIO « Ricerche sperimentali e istologich e st1lle alterazioni trofiche e funzionali llel siste111a nervoso simpatico » . T11tto il complesso del libro atte~ta infine l'atti· v ità della Scuola palermitana n elle discipline n e11rologicbe e mentflli e la vasta cnltl1ra di colui che la preRiede. a. p. >) :

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1437

SEZIONE PRATICA

Dott. GENTILI PAOLO. La clorosi. - Aquila, 1902, Tip. della Prefettura. L'A.. divide la sua monografia ~n tre parti. Nella 1a tratta della patogenesi della clorosi e della etiologia ; citate tutte le cause predisponenti ammesse dai vari autori, tutte le alterazioni ematiche che darebbero luogo alla malattia, i rapporti ~he intercedono 1.ra questa e le malattie dello stomaco, e infine i rapporti tra la clorosi e le alte· razioni sple.'liche, l' A. conclude col dire che ancora si è al buio sulla vera ed intima essenza del morbo in parola. Tra le molte teorie atte a più comple· tamente spiegare la clorosi l' A. ritiene doversi accettare quella « nervosa )) emessa già nel 1705 dal SYDENHAM e sostenuta anche con V'alidi argo· menti da TROUSSEAU, MURRJ, SEMOLA; FEDELI e altri. La 2a parte si occupa brevemente della, profi· lassi della clorosi. Ammesso che alla produzione di questa ha una parte preponderante, se non esclusiva (secondo l'.A.) un'alterazione del sistema nervoso, è questa- che il medico deve prendere di mira e combattere. Quindi: idroterapia, ginnasti{!a, aria, luce, igiene alimentare e della casa, costi· tuiscono le principali regole profilattiche che si de· vono adottare contro la clorosi. La 3a parte è dedicata alla c11ra della clorosi. Questa parte, secondo noi più importante di tutto il lavoro, è divi.sa in terapia generale e terapia speciale. Nella teru.pia generale si tliscutono il ferro e i vari preparati ferruginosi nel loro valore fisiologico e terapeutico; nella terapia speciale l'A. dà delle norme per ciò che riguarda una cura sinto· matica nei casi i? cui si a0compagnano altri di· sturbi, quali : iper- e~ ipopepsia, stitichezza, ce· falea, nevralgie, mestrt1azion e difficile e dolorosa, amenorrea, dist11rbi circolatorii e febbre. Un ampio e numeroso ricettario completa l'opera, che può essere veramente 11tile ai medici (/ . j). pratici. specie di conclotta. MONTEVERDI dott. I~rERro. Anemia perniciosa nella sua patogenesi. - Cremona, tip. Mandelli, 1903. Il lavoro è lo svolgimento del tema dato ali' A. per conseguire la libera docenza in patologia medica dimostrativa. Dopo unJaccurata rassegna, sia dal punto di -vista bil)liografico che critico delle varie dottrine dell'anemia perniciosa {dottrina enterogena, neuro· gena, mielogena, ematogena, microbico-infettiva ed istogena), l' A.. parla delle alterazioni ematiche che formano il snb-stratn111 anatomico della malattia ; svolge il capitolo della emolisi citando i numerosi lavori fatti in proposito dalla Scuola italiana; di· scute la possibilità di una emolisi fisiologica e ·parla dalle cause predisponenti e determinanti

dell'emolisi e dei rapporti che .intercedono fra questa e l'anemia perniciosa. Come contributo personale riporta le ricerche sul .p otere emolitico del siero di sangue in due malati di a.nemia perniciosa, descrivendo i metodi più in uso e la tecnica speciale di cui si è servito. Nelle cortclusioni ritiene doversi accettare la dottrina istogena o dell'auto·intossicazione per l'intendimento dell'anemia perniciosa e infine da tutte le cause che possono produrla e dalla maniera con cui queste agiscono, l' A. crede che l'anemia perniciosa si deve considerare come « una malattia esclusiva, del sangue con speciale loca· lizzazione nei globuli rossi. a. p.

Pnbblicazioni uervenute al '

<<

Policlinico >>.

GHEOINI clott. G. Ricerche intorno ad alc1mi e· stratti organici. - Napoli. Estr. dalla, Riforn1a me· dica, 1903. VISCONTINI dott. C. Un caso di disarticolazione interscapolo-toracica. - Milano. Estr. dalla Gazzetta degli Ospedali, 1903. LEVI BIANCHINI dott. M. Nel centro dell'Africa. Perizia medico-legale in u11 caso di supposto avvelenamento. 1\'Iilano. Estr. dalla Rivista mensile di Psichiatria, ecc., 1903. Direzione gen erale della Cassa dei depositi e pre· stiti. Relazione e rendiconto consuntivo presentati alla Commissione di ' rigilanza per le gestioni degli Istituti di previdenza amministra.ti dalla Cassa dei depositi e prestiti: ~fonte-pensioni degli insegnanti e Cassa-pensioni pei'· i medici condotti. Anno 1902. - Roma, tip. Cecchini, 1903. BOLOGNINI dott. P. Prelazione al corso di terapia delle malattie infantili nella R. Università di Pa· dova, 1901-903. - Napoli. Estr. dal periodico La Pediatria, 1903. FERRANNINI prof. A. L'arteroipotensione cronica. - Napoli. Estr. da « La medicina italiana », 1903.

Recentissi11ta pzibblicazi'one: Dott. V. GIUDICEANDREA Prof. pareggiato di Patologia medica nella. R. Univ. di Roma.

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L' Ematologia nella Febbre tifoide Alter!zioni istolooiche, fisiche, chimiche, natterieloaiche del sanane, sierodiaanosi, ecc. con molti metodi di tecnica ematoloaica. Volume di pag. 312 con una tavola L. 5. Richieste con cartolina-vaglia. alla. Libreria Internazionale del Policlinico, R0M d, Via del Caravita, n. 3.

I


1438 RISPOSTE A QUESITI E A DOMANDE

(2672) Sig. dott. E. G. da ~I. - Il farmacista, stando alle norme in vigore in codesto Comune, non ha diritto ad avere pa~ata la ricetta che sia sfornita del bollo municipale e della firma del sin· daco. Non vi ha diritto a rivalsa verso il Comune per le spedizioni di medicinali fatte liberamente dal farmacista ad un povero, ancorchè iscritto nel1'elenco. Se la ricetta non porta il bollo municipale e' la firma del sindaco, il Comune non è obbligato per nulla. Il farmacista non può rifiutarsi a fornire i disinfettanti richiesti dall'autorita giudiziaria per le autopsie perchè potrebbe essere imputato di ri· fiuto di eseguire un ordine legaln1ente dato. In ql1anto ai prez~i può ricorrere all'autorità giudi· ziaria superiore od anche al Consiglio provinciale sanit(lirio, corpo competente in materia. f2673) Sig. dott. A. L. da A. - Le deliberazioni che il R. Commissario straordinario prende in luogo del <;Jonsiglio, se sono approvate dalla G. P. A., vincolano il comune per un solo anno e non hanno, in tal caso, bisogno di ratifica da parte del rico· stituito Consiglio comunale. Se poi vincolano il Comune per d11rata maggiore di un anno, hanno bisog1Lo di ratifica. Anche la sua nomina, che è per tre anni, deve esser 0 sottoposta a ratifica,. Il Consiglio, pe rò, non potrà mai revocarla, ma tutto al più limitarla alla durata stabilita dalla legge, cioè di un solo anno. Allo stato attuale della legislazione, il periodo di servizio prestato prima della interruzione, non può essere congiunto a q11ello posteriormente prestato agli effetti della. stabilità.. A togliere questo inconveniente, 11na speciale disposizione del nuoyo progetto provvede, e propriamente l'articoÌo 9, il quale dichiar.a che il me· dico licenziato e poi riassunto in ser·vizio nello stesso Comlme, con o senza. interruzione congiunge, per lo acquisto dell~ stabilità, i.I n11ovo al precedente servizio. (2674) Sig. dott. B. ~I. da P. - Stando alla di· sposizione contenuta nell'articolo 3° del Capitolato, il Con1une non pl1ò, senza aumentare convenientemente lo stipendio, imporle l'obbligo di curare come medico permanentemente i cittadini di cam· pagna. Tratterebbesi di un onere assolutamente nuovo e non conciliabile, tuttochè i1nposto ncll' in· teresse del ser,rizio, con i patti riconosciuti ed accettati col Capitolato di oneri. È in facoltà del Co· m11no di sopprimere quando crede, o per la parte chirurgica od a.n che per quella m edica, la cura degli agiati, riducondo congruamente lo stipendio d.el sanitario, trattandosi per tal verso di spesa fa· coltativa e non obbligatoria. (2675) Sig. dott. G. N . da Y. - Se la nomina acl interino fu fatta dalla Giunta municipale non l'Onta, perchè l'articolo 11 della legge sa11itaria,, (30)

l ANNO

IL POLIOLINIOO

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prescrive che il triennio di prova decorre pei soli medici nominati dal Consiglio comunale. Il · suo triennio decorrerebbe, quindi, dal 15 febbraio 1902. Il Consiglio comunale durante il triennio di prova può licenziare il medico anche senza addurre mo· ti vi di sorta. Non è fissato termine pel licenzia· mento onde impedire lo acquisto della stabilità: esso può esser dato anche solo pochi giorni prima che il triennio si compia. Se la nuova legge nen sarà approvata dal Senato, sanzionata e promul· gata, non può essere ritenuta in vigore e, quindi, invocata. (2678) Sig. dott. abbonato 947. - Se presso l'isti • tuto di beneficenza governativo non acquisterà altro diritto a pensione per speciali regola.menti dell'ente,. Ell_a potrà segui tare a far parte della Cassa pen · sioni dsi medici condotti, in virtù dell'articolo 1<> della legge 1! luglio 1898, n. 335. (2679) Sig. dott. abbonato 4111. - La legge s11lleopere pie non déte1·mina incompatibilità od incapa· cità pel medico condotto ad essere presidente o membro di un istituto di beneficenza o ad esserne solamente il segretario. L'articolo 11 di detta legge esclude gli impiegati addetti alla amministrazione co· munale, ed il medico condotto non è certamente tale. t2681) Sig. dott. D ..... F ..... - Se la nomina a supplente fu fatta con regolare deliberazione del Consiglio, acq uister<1, dopo il triennio, la stabilità nella carica, pel'chè l'articolo 16 della legge sanitaria non fa distinzione fra condottati principali o supplentj. Noi siamo di tale parere, che sembraci giusto e conforme alla legge. Cl1e se non fosse ri· tenuto, cosa che sembraci difficile, riteniamo che non si poss~, con atto o dichiarazione privata, cam· biare la fisonomia dell' impiegato, agli effetti git1ridici del]a stabilità nella carica. Doctor JusTITIA. ·

NOTIZIE DIVERSE Congresso internazionale d' igiene e demografia. BRUXELLES. - l\1ercoledì, 2 corrente, al mattino nella grande aula del palazzo dell'Accademia, sotto la presidenza del principe .Alberto, ebbe 111ogo la seduta inaugurale_ del Congresso i11ternazio11,al'e cli igie1ie e demografia, a cui assistevano numerosi scienziati di tutti i paesi. Dopo che il barone De ]"ayereau, ministro degli affari esteri, ebbe salutati, a nome del Governot i congressisti, il principe Alberto dichiarò apérto il Congresso pronunziando 11n discorso che fu molto applaudito, del pari eh~ .quelJo ~el si.g. Beco, se· gretario generale del Ministero di a~r1coltura, che pose in evidenza la, grande e reale importanzè;l, so· ciale ed economica delle scienze igieniche. Quindi, su varii ed interes.santi arg~menti di-: scorsero riscuotendo applausi, parecchi delegati esteri, f~a i quali "\ i fu pure il d~legat~ italian? on. prof. Celli, riassumenclo a largl11 tratti la leg1· slazione sanitaria ita]iana. 7


LANNO IX, F AS(}. 45]

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SEZIONE PRATICA

- Il Congresso internazio11ale d'igiene e demo· grafia nominò: l'on. Celli, presidente onorario della settima sezione; il prof. Belfanti, presidente ono· rario della- prima sezione ; ed il prof. Rocco Santoliquido, direttore generale della sanità al Mini· stero dell'interno d'Italia, presidente della sesta sezione, che discute dell'igiene amministrativa, della profilassi delle malattie infettive, dello case operaie e dell'igiene dell'infanzia. Nella seduta del 3, il prof. Santoliquido fece il riassunto della sua relazione, già distribuita ai membri del Congresso, e riscosse applausi del pari che il prof. Brouardel di Parigi, che parlò dei mezzi di profilassi generale contro la tubercolosi ; del dott. Calmette, che propugnò l'impianto di di· spensari che permettano di isolare i tubercolotici, e del dottor Muéller, che dimostrò la n ecessità di lottare indefessamente oontro le cause della tuber· colosi. Nella sua relazione, fatta alla terza sezione, il prof. Brouardel fece voti perchè si provveda al risanamento delle case operaie, all'aumento dei salari ed all'impianto dei sanatorii. La seconda sezio'(le, discussa la qt1estione coloniale, approvò lilla mozione che mira a diminuire l'alimentazione con la carne nelle colonie; e, par· lando d9lla malaria, il dott. Manson propose, come mezzo efficace contro la febbre malarica e le zanzare che la producono, il risanamento sistematico dei terreni. Dopo un discorso del dott. B edait, medico- capo delle ferrovie fran cesi dello Stato, la prima se· zio11e appro,rò una mozione con la quale si afferma che il miglior mezzo per impedire che si diffon· dano i contagi ' 'iaggiando i11 ferrovia, consiste nel sopprimere, nei ' ragoni, i tappeti in cui si accumt1· lano i microbi. La quarta sezione approvò lln ordine del giorno, con il quale si in,ritano i governi a creare dei disper..sari speciali per i mina,tori colpiti da anchi· lostomiasi. Un'altra sezione approvò un r egolamento sulla vendita del latte; e, dopo che fu emesso un ' roto per la istituzione dei corsi d'igiene nelle Scuole degli inge~neri, la sezior1e batteriologica prosegt1i l'esame dei sieri preventivi. Quindi, i11 seguito à proposta del dott. D elbastee, il Congresso d ecise di mettere all'ordine del giorno della, seduta s11ccessiva la disct1ssio11e dei mezzi più pratici per proibire l '11so della biacca (ossido di piombo) tanto nociva ai verniciatori, ai pittori e ad altri mestieranti e professionisti. È confermata la notizia che;' il dott. Marmorek, capo d el laboratorio dell'Istituto P asteur, c11i si deve la scoperta di un siero efficace contro la febbre puerperale, farà al Cong resso una interessante comunicazio11e ri guardo al s110 siero antitubercolo· tico, già stato esperim entato con s1tccesso in parec· chi ospedali di Parigi, e che, secondo quanto si afferma, g11arì alcuni casi di tubercolosi avanzata. BELLUNO. - La matti11a del 28 agosto, il generale· Gobbo, comanr1ante il V Corpo d'armata, assieme al colonnello l\iorasso ed al direttore della Sanità, visitò a lungo l'ospedale di guerra della Croce Rossa assegnato aL V Corpo d'armata per le gr andi ;ma· novre: e che fu stabilito in una posizione amenissima. Il generale conte Taverna, il presiden te generale della Croce Rossa, ed il conte M·i niscalchi, presi· dente del Comitato di Verona, ricevettero i visita· tori, che manifestarono la loro ammirazione per la perfetta organizzazione, per la ricchezza del mate-

riale dell'ospedale e pèl p erfetto contegno del per· sonale che vi è adibito. ALESSANDRIA D'E }IT'l'O. - u Il generoso e bene· fico nostro connazionale, il signor Nicola Marciano, inviò i~ dono a questo ospedale italiano Umberto I mille lire egiziane, vale a dire 26,000 lire it~liane.

Nomine, promozioni, onor11loenze. NAPOLI. - Questa R. A ccademia medico-chirurgica elesse a soci emeriti il senatore Francesco Durante ed il prof. Angelo Maffucci.

-

* ** ministeriale

Con ordinanza del 31 agosto 1903 è stato disposto il .seguente mov imento nel person ale dei medici provinciali: Il dott. cav. l\iichele Modugno dalla Prefettura di' Ra,renna è trasferita a quella di Campobasso; Il dott. cav. Dante Torsellini dalla Prefett11ra di Forlì a quella di Ravenna; Il dott. cav. Luca Romano addetto alla Prefettura di Benevento è esonerato d all'incarico del servizio presso la Prefettl1ra di Campobasso. .Al dott. B envenuto Olper, medico provincialet oltra le funzioni di direttore della stazione sa.n itaria di Genova, gli sono state a.ffidate anche quelle di medico di porto. Rol\IA. -

* * *corr., il Comitato centrale L a sera del 1°

della Croce Rossa Italiana procedette al cambio della terza muta del per sonale dell'Associazione adibito al servizio sa11itario dell'Agro romano d11· rante il periodo m alari co. Furono destinati : il dott. Var varo a.lla stazione di Santa Ma.ria di Galera · a quella di Castel di G uido, il dott. Federici; a quella di Carano il clot· tore R icci ; a q11 blla di Pratica a Mare, il dott. Pinelli; a quella di Terranova, il dott. Fe1~retti ; ed a q11ella di Marcigliana il dott. Quattrociocchi. A. Roma, per il servizio alla stazion e della fer· r ovia., furono dastinati i dottori Esdra e Gil1dicea.ndrea.

* **

Il dott. Antonio Negroni, capitano medico nel r eggimento cavalleggeri di Vicenza, è stato trasfe· rito al 40° reggimento fanteria.. I l dott. Gaetano R ossi, capitano medico nel 17<> r eggimento fanteria, fu trasferito nel reggimento cavalleggeri di Vicenza. I dottori Giovanni Memmo e Ferdinando 1tfai·· toglio, tenenti mediéi a disposizione del }-1inistero degli affari esteri, furono trasferiti nel regio Corpo di trt1ppe coloniali, e partirono per la Colonia Eritrea.

* * * ad imbarcarsi,

· Furono destinati in servizio di emigrazione : A Genova, sul pi!·oscafo Dzica fli Gallier a, il dott. Ernesto Madia, medico di 1 a classe. A Napoli sul piroscafo Ganzbro111an, il dott. Luigi Papa, medico di 1 a classe; e sul piroscafe Esperia, il dott. Girolamo Olivi, medico di 2a classe.

Conoor•l e oondotte. PIETRALUNGA (Perugia). - Concorso alla condotta medico-chirurgica, 1° riparto, a cura pie11a, con l'ann110 stipendio di lire 2500 (lire 2000 per la cura dei poveri e lire 500 per quella degli abbienti)~ (31)


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IL POLIOLINIOQ

soggetto alla ritenuta per tassa ricchezza mobile, pensione e tass~ comunali. Uso gratllito dell'abitazione ·in paese ; non ob· bligo di ca,Talcatura. Età non maggiore di anni 40. La condotta è alternativa annnale con I altra di eguale popolazione, 2400 abitanti. Nomina per un biennio. Documenti in carta legale autentici od autenticati: a) certificato di nascita; b) sitl1azione di fa· miglia; e) certificato penale; d) id. di sana fisica costituzione · e) id. di buona condott&:t; /) laurea in medicina e chir11rgia, rilasciata da una Univ-ersità o Istituto del Regno: g) certificato degli studi fatti , e degli esa.m i sosten11ti, e qqant'altro il concorrente crederà produrre n el proprio interesse. I docun1enti di c1ri alle lettere b, e, cl, P devono essere di datu. recente. Scadenza 15 settembre. ~1oNSA~IPIETRO ffIOR lCO

(Ascoli Pice1io). - Concorso al posto di medico ·chirurgo condotto con l'annuo stipendio di lire 2700, a rate mensili posti· cipate. Domanda su carta da bollo, corredata dei titoli e documenti che si crederà di produrre, non escl11si: 1° laurea in medicina e chirurgia· 2° cer· tificato di nascita; 3° certificato di cittadinanza . italiana· ! 0 situazione di famiglia; 5° certificato di moralità :' 6° certificato di sana fisica costituzione : 7° certificato del <~asellario giudiziale. I doc11menti di c11i ai 1111meri !, 5, 6 e 7 dovranno essere di data recente. Obbligo della. residPnza nel ca.p oluogo e della c1u~a. grat11ita di tutti gli abitanti e d ella calvalca· tura. Il Co1nune ha clue osp edali convenientemente corl'edati e forniti entra.mbi di camere operatorie. Ha una frazione, Santelpidio Morico. ove si accede con brev·e e comodissima strada. Scadenza : 20 settembre.

Indice alfabetico analitico del Dresente numero. Acrocianosi e crampo degli scrivani. - Brissaud . . . . . . . • . • . . . Pag. Agitazione ed insonnia (Cura delP). - Treuel » Artropatia psoriatica (Dell'). - Adrian . . » Atrofia n1uscolare spinale progressiva e sifi· li de. - Léri. . . . . . . . . » Bacio (L'igiene del). - F éré. . . • . » Blastomicosi (Le). - Busch ke . • . » Cancro del fega to e dello stomaco (Genesi traumatica del) . - Boas-Arnozan . . » Cancro (Latenza del). - Koenig . . . . » Capelli rossi e la tubercolosi (I). . . . . >> Carcinoma primario dell'appendice vermiforme con relazione di tre casi. - Elting. . » Catatonia e stupore. - Claus . . . . » Cenni bibliografici . . . . . . . » Chinina sul virus rabico (Azione della). Valenti . . . . . . . . . . . . » Chor ea (Osservazioni sulla cura arsenicale della). - Roeder • . . • • . • . • » Concorsi e condotte. . . . . . . . » Congresso francese degli alienisti e neuropa · t o logi . • . . • . . . . . • . . » Diagnosi precoce del cancro dello stomaco dal punto di vist a della cura radicale (Im· portan1a della). - Robson. • . . . • » Roma, 1Q{)3 -

Tip Nuiona.l• dì G. B•n.ro e C.

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FA.SO.

Ematologia : I. Cianosi cronica con policitemia e splenomegalia - L'iperglobulia nelle grandi altitudini - Il sangue e il ricambio nella cianosi congenita. - II. L'emolisi nell'anchilostomoanemia - Sospensione del potere emolitico del siero negli stati uremici. III. Il midollo osseo nelrinfezione stafilococcica cronica - L'anemia nei tumori m ielogeni (Rivista sinteticat. - Giudiceandrea . . . . . . . . . • . . Pag. Epilessia tiroidea . - Bastin . . . . · . . » Esame del sangue in cl1irurgia (Necessità dell'). - Silhol . . • . • . • . . » Fatica nell' uomo sano, nel nevrastenico, nel miopatico e nell'atrofia muscolare nevritica (La). - Ballet . . . . . . . » Fenomeno palpebrale costante nella paralisi periferica facciale (Un). - Dupuy-Dutemps . . . . . . . . . . » Flemmone primitivo da diplococco di Frankel. Contributo allo studio delle localizzazioni ex tra polmonari dell'io fezione pneumonica (Caso -di). - Vallerani . . . » Furuncolosi (Cura della). - Miller • . . » Herpes zoster del braccio nella tisi. Col-

let .

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Lesioni del fondo dell'occhio nella paralisi generale (Frequenza ed evoluzione delle). - Ra viart . . • . • . . . . • . Loc~ li z zazione corticale del riflèsso dell'accomodazione (La). - Debray . . . . Morva setticoemica nell' uom o. - Coleman ed E\ving , • . . . . . Noma (Un caso di - in adulto). - Reale . Nomine, promozion i, onorificenze . . . Notizie di verse . . . . • . • • . . O rchite (Per la cura dell'). . . . Paralisi generale (I~ tologia della). - l{ippel. Periodo t erminale della paralisi generale e la morte dei paralitici generali (Il). - Arnaud. Prurito nel cancro addominale (Il). - Wickham Pubblicazioni pervenute al « Policlinico » • Rabbia (Suil' eziologia della). - Negri . . Rachiti smo ed idiozia. - .Bourne vi lle . . . Raggi Roentgen (L'azione dei). . . . . Reazione pupillare ai veleni come segno precoce della paralisi generale (Prolungamento della). - Toulouse . . . . . . Remissioni spontanee nel corso della paralisi generale tabetica (Le). - Pierret . . . Rispostè a quesiti e a domande . . . . . Sciroppo anodino (Uno). . . . . . . . Sindron1e derivante dall'ablazione del ple<>so solare. - Laiguel-Levastine . . . ·. . Sinorchidia e anastomosi intertesticolare nelle operazio~i conservatrici del testicolo. - Gatti . . . . . . . . . . . . Spasmo del facciale (Caratteri clinici distintivi dello). - Meige. . . . . • . Tabe e paralisi generale (Associazion e di) Goffroy· . . . . . . . . . . . . Trauma nell'etiologia della tubercolosi pulmonare (Il). - Weir . . . . . Tripanosomiasi e n1alattia del sonno. - te. Tubercolosi delle amigdale. - Schlenker . Uretriti cronich e (Cura delle). - Motz . . Vigilanza sanitaria . • . • . . . .

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.Roma, 12 setteznbre 1908

Fuo. 48 .

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P~TICA.

DIRETTORI PROF.

GUIDO BACCELLI - PaoF. FRANCESCO DURANTI! REDATTORE CAPO: PROF.

VITTORIO ASCOLI

SOMMARIO.

I

Lavori originali: - Ascoli: Lo scoppio epidemico delle febbri malariche. - D e Don1inicis: Sul riconoscimento del cloroformio inalato. - Riviste : - . PATOLO GIA E SE~rEIOTICA URINARIA: - Guitéras: Piuria e diagnosi delle malattie renali. - Claude et Mauté : La ritenzione dei cloruri e la pato~enesi deKli edemi nel corso delle nefriti. - Porru-Costa : lndacanuria e sua importanza clinica. - Ingelraus e Dehon : Ricerch-J sul valore clinico di · alcuni segni urinari, considerati come indici dell'insu.fficienz.a epatica. - Bial: Del reattivo Bial nella diagnosi della pentosuria. - CHIRURGIA: - l1nbraco : Studio sperimentale. sull'azione degli attuali fucili da guerra. Patel e Viannay : Sulla lussazione della colonna cervicale. - Cavazzani : Un nuovo proctsso per la cura radicale dell'ernia crurale. - S1F1LOGRAFIA: - Jordan : Contributo alla sifilide ereditaria. - Lowenbach : Sulla cura d·i fo rme sifilitiche gravi (,On il jodo-cacodilato di niercurio. - Nostre corrispondenze : - Congresso internazionale d'igiene e demografia. - Osservazioni cliniche: - Manaresi: Un caso di inversione cronica delI'utero di origine puerperale. - Licci: Un eniatoma del peritoneo. - Note di Medicina scientifica: - L'eliminaz_ione degli acidi grassi volatili per I'urina. - Influenz..a dei grassi sulla digestione. - Aumento refiesso sulla secrezione biliare per introduzione di acido nel duodeno·digiuno. _ Pratica professionale: - CASUISTICA: - Il contenuto batterico del san~ue in trenta casi di febbre tifoide. - Due casi di f ebbre tifoide a localizz.az.ione anormale (colotifo). - Presenta d~l bacillo di Eberth nell'urina dei tifosi, durante e .dopo la loro malattia. - Paratifoide. - Sinlo1natologia e diagnosi dell'appendicite. - Vo1nito incoercibile delle gravide ed appendice. - APPUNTI 01 TERAPIA: - Le pozioni : loro f ormole e loro inconvenienti. ..:. Applica· zione terapeutica dei semicupii. - lnfluenz.a del clima 1narittirno sul/' orecchio. - De!I' acqua ossigenata. - N ei versamenti pleuri·ci. - Nell'arteria-sclerosi cerebrale. - Contro la diarrea dei tubercolosi. - Varia. - Amministrazione Sanitaria. - 1Jisinfez_ioni negli alberghi, nelle pensioni, ecc. - Atti Ufficiali. - Cenni bibliografici. Interessi professionali: - Risposte a quesiti e a domande. Notizie diverse. - Nomine, promozioni, onorificenze. - Concorsi e condotte. Indice alfabetico analitico del presente numero. D i r i t t i di propri eta r -i s e r v a t i

LAVORI ORIGINALI Lo scoppio epidemico delle t·ebbri mala1. iche. Osservazioni tlel prof. V . ASCOLI. ·

In un lavoro recente sulle forme cli·niche della rrialaria (1) ho mostrato che l'accesso, riconosciuto giustamente da M ARCH1A F A v A e B1GNAMI come caratteristico della febbre prodotta dal parassita con la fase semilunare, è la risultante della subentranza di due accessi terzanari. E la terzana detta finora estivoautunnale~ tropicale, ecc., ho proposto si chia· masse, d'ora in poi, in onore di T oRTI, come tertiana subiritrans, terza:na subentrante. Questa terzana ·costituisce il tipo fondà(1) Trattato italiano di Patologia

~Iedica.

mentale di tutte le manifestazioni cliniche indotte dal suddetto parassita. • Ho fat~o quest'accenno per dare ragione della nomenclatura che adotterò. Distinguerò, adunq11e, tre specie di parassiti malarici: 1° della quartana ; 2° della terzana comune; 3° della terzana ·subentrante. Le tre specie di parassiti presentano molta affinità, ma si distinguono pure l'una dall'altra per spiccate differenze, sia morfologiche, sia biologiche. Esaminerò qui brevemente solo pochi dei caratteri fondamentali. Ogni specie ha.un ciclo sessuale ed uno asessuale.

Nella quartana si trovano facilmente nel (J }


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IL POLICLINICO

[.ANNO

IX,

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sangue forme del ciclo asessuale; le forme .sessuali sono scarse, non bene differenziate, non facili a copularsi nelle zanzare. Nella terzane. subentrante non si trovano in ogni momento della febbre le forme asessuali, si dispongono ' 1 ariamente negli organi interni; sono abbondanti e tenaci le forme sessuali. La terzana comune, in questa, come in altre manifestazioni, ha proprietà intermedie. Le febbri malariche, troncate per azione del chinino o cessate spontaneamente, reci· divano facilmente. Le recidive seguono a breve distanza (8-30 giorni) dopo la scom.. parsa della febbre, oppure compaiono soltanto alcuni mesi dopo. Le prime recidi ve diconsi a breve scadenza e sono da tutti interpretate ( MARCHIAFAV A) come sviluppo dei parassiti superstiti, sviluppo che recentemente Gç>s10 ha trovato iniziarsi molto presto e sempre assai prima che la febbre scoppi. Le se· conde si desjgnano come recidive a l1.1Jrtga scadenza, e GRASSI le ha interpretate come dovute ·alla partenogenesi delle forme sessuali. Le prime recidive sono frequenti e ostinatissime nella quartana, possono protrarsi per quasi tutto l'anno : sono invece limitate nel tempo rispetto alle altre due specie di parassiti, e per lo più nei casi curati bene si vedono scomparire nell'inverno. Nelle due specie di terzana, e significante· mente nella subentrante, ricompaiono le febbri dopo parecchi mesi di latenza'. Ogn·i specie ha uno speciale decorso epideniico. 1

Dalla concorde esperienza epidemiologica risulta che tra noi la. qt1artana si presenta in proporzioni non troppo differenti nei vari mesi dell'anno e sempre in scarso numero di individui; mentre in ogni paese malarico, ad una determinata epoca dell'anno, compare, in modo più o men0 brusco, un numero relati~ vamente alto di individui infetti (periodo epidemico) con l'una o l altra specie di parassiti terzanari. Nel 1901 ho pubblicato una nota « sul decorso annuale dell'epidemia malarica >> (1), in cui, segnate le dissonanze che esistevano tra la (1) Il Poli cli11ico, Suppleme11to settimanale, A. Fase. :19, 5 ottobre 1901. t2)

VII

teoria che la malaria venga inoculata. dagli anofeli e alcuni fatti clinici ed epidemiologici, emisi l'ipotesi che all'epidemia d'.ogni annata servissero di substrato fondamenta.le le recidive dell'anno precedente. Le recidive però che qui interverrebbero, sarebbero solo in parte quelle che seguono qualche settimana dopo la cessazione della febbre; prevalentemente invece le recidive a. lunga scadenza. E allora richiamai l'attenzione su questa corrispondenza tra la copia delle forme sessuali, il rigoglio di recidive a lunga scadenza e il decorso epidemico. Le recidive di terzanéli semplice che avvengono in maggio-giugno e ai primi di lugliot costituiscono le febbri che oppo:rtunamente MARCiiIAF A VA e C E LLI dissero primaverili; le recidi ve di terzana subentrante costituiscono le febbri che vengono per lo più in lt1glioagosto, e che i sullodati autori dissero estive. In questi soggetti con febbri rispettivamente primaverili ed estive si originano in breve tempo, dopo pochi accessi, le forme sessuali destinate allo sviluppo nelle zanzare. In tal modo queste recidive rappresentano il primo nucleo di casi dell'annata, e costituiscono il centro donde si espande l'epidemia. In qualche soggetto, dall'epidemia dell'anno precedente si sono succedute, a brevi inter· valli di tempo, recidi ve a recidive, e si con .. tinuano a mostrare delle forme sessuali in circolo. Questo prolungarsi delle recidive a. breve scadènza fino alla primavera e al principlo dell'estate, si avvera in un certo numero di casi di terzana comune; in un numero assai ristretto, almeno da noi, di casi di terzana. subentrante. Qui la terzana subentrante e i suoi derivati sogliono estinguersi nell'inverno. Forme sessuali (specie semilunari) possono rinvenirsi in qualch~ malarico apparente· mente guarito (a preferenza nei bambini). Le zanzare che dal maggio in su sono in grado di succhiare i parassiti dall'uomo, farli sviluppare nel loro interno, e a loro volt& inocularli, traggono adunque le forme sessuali, sia da soggetti che sembrano sani, sia . da soggetti con recidive a brevi intervallif


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SEZIONE PRATICA

sia da soggetti che hanno di fresco presen· tato le recidive a lunga scadenza. Le zanzare infettano così un certo numero di soggetti, dove con l'una, dove con l'altra specie di malaria, dove promiscuamente con ambedue, a seconda dei germi che trovano da succhiare, del numero degli individui, delle loro abitudini, delle condizioni di ambiente, ecc. Lo svolgimento epidemico di ogni specie di infezione si spiega sommando i . casi reci .. divali (siano a breve, siano a lunga scadenza) con i casi primitivi. La proporzione dei due gruppi di casi dipende precipuamente dal modo come sono .stati curati i malarici della stagione epidemica precedente, e dalla. misura con cui le zanzare posson1J innestare i • germi. Questa mia interpretazione aveva nel 1901, ed ha tuttora, il_merito di essere l'unica che permetta comprendere il collegamento tra le annate malariche e lo scoppio dell'epidemia: è conforme ai numerosi dati epidemiologici raccolti negli ultimi anni, specie dalla Società della malaria, capitanata dal CELLI. Mi ero lusingato di averla esposta abba .. stanza chiaramente, poichè era stata, in modo più o meno esplicito, riconosciuta da tutti. A togliermi questa lusinga è uscito sulla Riforma medica del marzo ultimo uno scritto del tenente medico G. B. MARIOTT1-B1ANCH1. Avendo egli del tutto fraintesa la mia interpretazione, ha sollevato obbiezioni senza fon .. damento ed è stato condotto a ricerche poco proficue. Lì per lì, non volli replicare : pensai che le obbiezioni sarebbero parse vane a chiunque leggesse attentamente la mia no~a del 1901 ; e, quanto alle ricerche, non mi parve conte· stabile che ognuno fosse padrone di sciupare il suo tempo come meglio gli talentava. Ma, giorni ta, mi è ricapitato in mano il n. 12 della Riforma Medica e rilessi l'articolo. Ho allora riflettuto : io non posso già. proferire la mia nota del 1901 sotto gli occhi di chiunque legge l'articolo del dott. G. B. M.A.RIOTT1-B1ANCHI.

Se d'altronde egli, che pur gode di buona

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reputazione ed è versato negli studi sulla ma· laria, ha frainteso il mio scritto, evidente-mente la colpa poteva essere mia. La mia nota non era chiara. Gli altri l'hanno accolta senza meditarla abbastanza, mancandone una migliore. Dopo q neste riflessioni ho preso la penna. E perciò, a principio di quest'articolo, ho te.. nuto a riepilogare la mia nota del 1901; ed ora mi sforzerò di svolgerla in quei punti che, per le recenti critiche, devo ritenere più oscuri o controversi. Il dott. M AR10T1·1·BIANCH1 applica alla mia ipotesi, a volta a volta, gli epiteti di seducente o geniale, ma trova che ad essa manca una dimostrazione scientifica sicura.

In scienza importa soprattutto sapere se le cose sono vere o false; o almeno se sono logiche o sconclusionate. Mettiamo quindi da banda la genialità, e veniamo subito alla dimostrazione. Il mio compito è facilitato , perchè il dottor MARIOTTI pensa lui a fissare i canoni onde la dimost,razione riesca scienti.fica e sicura. Anzitutto, egli afferma, manca la constatazione sicu1·a -di questa riproduzione partenoge• netica.

Se nel l9Jl io basài la mia interpretazione sulla partenogenesi delle forme sessuali, non ho fatto che dare un significato netto e ben circoscritto all'ipotesi emessa dal GRASSI e fondata su argomenti che a me parvero buoni. Io non mi dissimulai di non avere dato altro che un'interpretazione ipotetica. Ma quanto l'ipotesi fosse giusta lo prova il fatto che nel 1902 lo S cHA UDIN N ha direttamente dimostrato la partenogenesi delle forme sessuali femminili della terzana semplice. Egli da parecchi mesi aveva fatta la constatazione sicura che nel marzo 1903 era ancora richiesta dal mio .critico. Poichè adunque la constatazione sicura della riproduzione partenogenetica è fatta, quella che nel 1901 era un'interpretazione ipotetica, oggi deve ritenersi come scientifica. Ma al dott. BIA NCHI-MARIOTTI ciò, ad ogni modo, non basta, e viene al secondo canone. Seri ve : cc ora ciò clie a noi impo rta è il sapere 1

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IL POLICLINICO

se, anche accetta1ido l'ipotesi della partenoge• « nesi, all'insorgere dei casi nuovi, o poco prinia, « in relazione cioè col tempo necessario allo « sviluppo nel co'rpo della zarizara e all' i'licu« bazione nell'uomo, si trovano semilune nel « sangue circolante di quei recidivi a lunga sca« denza, i quali dovrebbero esse're l'anello di con1 « giunzione tra l ep·i demia passata e la nuova )) . Era proprio necessario ch,io riportassi testualmente questo brano dell' A., perchè in verità mi è riuscito poco chiaro, e perchè mi è parso rjassumesse l'equivoco in cui egli è caduto. Se capisco esattamente il pensiero dell'autore, con questo periodo egli mostra ritenere che nel sangue di coloro che recidiveranno a lunga sca9,enza, si debbano trovare le forme· sessuali un certo tempo prima che l'epidemia scoppi, il tempo necessario cioè allo sviluppo di dette forme sessuali nelle zanzare e all'incubazione nell'uomo. Questo canone del dott. M ARIOT'fI non regge. S'egli accetta la (oggi dimostrata) partenogenesi, deve pur riconoscere che le cose possono volgere diversamente. La partenogenesi avviene negli organi interni ; da essa originano forme del ciclo ases· suale (febbrigeno) e la febbre si stabilisce così come farebbe in un'infezione primitiva. Quei primi casi 1iuovi, di cui egli inutilmente si è affannato a cercare la semenza un mese prima, sono essi stessi, per sè, nient'altro che recidive a lunga scadenza. t<

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Io credo che nello studio ulteriore della oasuistica si potranno trovare differenze nella evoluzione clinica e parassitaria delle febbri, a seconda che si tratti di infezioni primitive o di cotali recit1i ve: ma ciò qui poco monta. Qui importa solo notare che dopo qualche accesso di febbre recidiva compaiono le forme sessuali che potranno svjlupparsi nelle zanzare. Vede dunque il dottore BIANCHI che i reperti negativi nel periodo preepidemìco, che cita in abbondanza, e quelli che egli e i suoi collaboratori si sono dati a riunire, non dimostrano nulla contro la partenogenesi. I reperti posi ti vi di forme sessuali ohe nei (4 )

LANNO

IX,

FASC.

461

mesi di maggio-giugno, in Italia almeno, sono · abbastanza comuni nei luoghi malarici meritano brevi considerazioni. · Prescindiamo dagli scarsissimi casi di quartane che presentano sempre ben rare forme sessuali. Le forme sessuali più frequentemente rinvenute appartengono al parassita della terzana comune: esse in parte· si legand alle ordinarie recidive (a brevi intervalli) e in parte si producono negli accessi febbrili che conseguono alla recidi va partenogenetica. Quanto alle forme sessuali della terzana su· bentrante, non ne sono state trovate (o scarsissime) in maggio-giugno nel sangue dei malarici dell'anno precedente nell'Italia centrale. MARTIRANO ed altri hanno però trovato semiluna nel sangue durante il periodo preepidemico a Trinitapoli, nel Melfese e in Basilìcata. Dai reperti negati vi si può solo concludere che in quei paesi non si protraggono fino a quest'epoca le comuni recidive di terzana subentrante e non è ancora ma~ura la stagione per le recidi ve a lunga scadenza. I re· perti negativi hanno un significato oontin- · gente, locale. In linea generale si potrebbe tutt'al più da essi inferire che i primi casi di subentrante che compaiono in luglio, non vengano 'direttamente inoculati dalle zanzare. Questa conclusione è in sostanza accolta anche dal MARIOTTI. Il quale, quando deve venire a spiegare il problema, secondo che benissimo si esprime, come la nuova epidemia insorga in modo brusco sì da farci ammettere che molti individui 6ieno stati infettati contemporaneamente, non avendo bene distinti i due ordini precipui di fattori epidemici, le recidive a breve e quelle a, lunga scadenza, si smarrisce in una selva di dubbi. E, pur facendo, qui e là, delle giudiziose osservazioni su punti secondari, giunge a . conclusioni insostenibili. Riconosce che il collegamento tra un'epidemia di terzana benigna e la successiva, avviene per il meccanismo delle recidive. E sta. bene. Riconosce anzi di più: riconosce che ciò


i ANN~ IX, F ASC. 46J

SEZIONE PRA.'IICA

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è pure della epidemia di quartana. Di vere molti individui? Perchè segue a breve interepidemie di quartana, almeno da noi, nes- vallo, spesso a cause estrinseche (acquazzone, suno l1a provato l'esistenza: ma, passi pure, freddo ecc.), secondo che Baccelli ha inses'egli ha voluto alludere al còllegamento tra gnato? i pochi casi di un'annata con ì pochi casi della Per la partenogenesi, questa simultaneità • successiva è invece conforme a tutta la biologia dei paRiconosce che qualche dato in favore dello rassiti analoghi. stesso meccanismo di collegamento tra le inSe a me premesse la polemica mi fermerei fezioni di due anni successivi esiste ancora qui. Ma poichè mi sono soltanto prefisso di -~!l'Italia meridionale (MARTIRANo, ecc.), ma rendere un po' più chiara la mia interpretanon nell'Italia centrale. zione, mi siano concesse poche altre osser • • , E allora, piuttosto che r~tenere vero per I vaz1on1. l'Italia centrale quello che, secondo lui, è . La patologia della malaria è tutta domiam·missibile per l'Italia meridionale, e piut- nata da questo fatto saliente: singole leggi tosto che ritenere probabile per la terzana sono applicabili a tutti i parassiti, ma la porsubentrante quello che è chiaro ed evide·n te tata loro è ben differente per ognuno. (sono suè parole) per la terzana benigna, fiLa quantità di f'o rme sessuali e la corrinisce per attaccarsi, sia pur timidamente, spondente partenogenesi (recidive a lunga all'ipotesi che i parassiti estivi possano deri- scadenza) è limitata nella quart:ina, meno vare dai prima·verili, all' ipotesi, in termini limitata, e sicura per osservazione diretta, più esatti, che i parassiti della terzana su- nella terzana comune, più intensa nella terbentFante derivino da quelli della terzana co- zana subentrante. 1nune o da quelli della quartana. Anima di · Reciprocamente la tenacia delle f or ID:e asesLA VERA N esulta ! suali e quindi le recidive ordinarie (a brevi Una tal conclusione definitiva egli stesso i ntervalli) p1"edo1ninano pit\ nella quartana la definisce azzardata, ma sarà riconosciuta as- che nella terzana, e nella ter zana comune su1rda da chiunque conosca la biologia dei pa- più che nella subentrante. rassiti malarici e le loro differenze specifiche. Ogni parassita trasmigra d'anno in anno E, d'altronde, ammessa pure questa figliazione mediante le recidive che sono consentanee parassita1·ia di una specie da un'altra, perchè alla sua biologia: ad essa . è proporzionata poi avverrebbe contemporaneamente in molti l'intensità epidemica. individui? I, Le recidive partenogenetiche (le più im.porNon parlerò dell'altra ipotesi, che l'autore tanti per l'epidemjologia) avvengono, s~è detto, stesso dichiara ancora più azzardata, clie pos- più precocemente per la terzana comune che sano esistere f or1ne d'l~rat~tre nell' anibien,te, del te per la subentrante. qitali, egualnierite dai gam.eti circolanti, possano Il dott. MARIOT'f t studiando i suoi soldati le · zanzare tra1·re l'infezione. in maggio-giugno si trovava nel momento Quand'egli ammette l' esistenza di form e opportuno per ottenere risultati positivi per durature nell'ambiente, perchè insistere che la terzana comune. La terzana estiva avrebbe le zanzare le inoculino : le forme stabili po- dovuto similmente studiarla in luglio. Mentre per la terzana ordinaria possono trebbero in varii modi (per le vie digestive o per la trasmissione meccanica attraverso altri prolungarsi in primavera le comuni recidive parassiti o altrimenti) arrivare ali' uomo. E' (quindi forme parassitarie nel sangue) ; nella argomento in cui non le ipotesi hanno recen- terzana suqentrante, da noi, abbondano spetemente difettato: ma fanno difetto elementi cialmente le recidive partenogenetiche. positivi per discutere. La differenza di reperti tra l'Italia centrale Resterebbe però sempre da spiegare: perchè e la· meridionale non meraviglia chi intende l'infezione scoppia contemporaneamente in a questo modo la malaria. Nell'Italia meri-

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dionale a causa del più tardo comparire del· l'epidemia (agosto·settembre), a causa della cura meno intensa e prolt1ngata, a causa condizioni igieniche, o anche delle cattive . per altre ragioni (di versa varietà di parassiti: mitis e ·immitis ~), possono protrarsi in prima• vera le recidive a breve scadenza che da noi sogliono arrestarsi all'inverno. Così si spiegherebbe perchè le forme sessuali in circolo durino più a lungo. Non pretendo già che COD; la mia interpre · tazione ogni incognita sia eliminata : non f'o ss'altro resta sempre da f'are un diligentissimo esame delle condizioni locali per stabilire la parte che riviene, caso per caso, alle recidive e alle primiti ve. Il che è di grandissima importanza per la profilassi. E prima di terminare torniamo un momento allo scopo da cui è stato mosso il tenente MARIOTTI-BIANc111: come si potrebbe provare esatta fin nei particolari la seducerite interpretazione del brusco insorgere epidemico. Già nel Ia mia nota del 1901 accennai che le prove potevano essere sperimentali: abbozzai anzi un piano di ricerche. Or~ aggiungo che anche clinicamente si potrebbero trovare argomenti utilissimi. Potrebbero consistere: 1° nei criteri distintivi tra malaria guarita e malari9i latente; 2° nell'esaminare diligentemente se le prime febbri di un'annata in coloro che hanno avuto malaria nell'anno precedente e non hanno presentato da mesi parassiti nel sangue insorgono dopo la puntura di anopheles : 3° nel rilevare le eventuali differenze clinico-parassitarie tra infezione malarica primitiva e recidivale (a lunga scadenza). Se il 1° e 3 punt,o rappresent~no tuttavia problemi difficili, aperti agli studi avvenire, il 2 1 è di f'acile attuazione e di decisiva importanza, per chi almen.o accetti la teoria che la malaria si prenda solo per inocula• z1one. Poichè il problema si limita ora alla terzana subentrante, basta raccogliere un certo numero di individui che nell'anno precedente sono stati colpiti da questa infezione; lasciarli l6 )

senza cura nell'inverno, appena finite le recidive ordinarie; esaminarne a,ccuratamente ad intervalli il sangue; premunirli rigorosamente dalle punture di anopheles; ispezionarne metodicamente la pelle per escludere ohe possano mai essere stati punti, e studiare se .e come e quando compare la .febbre. Disponendo di soldati con infezione malarica nota una tale esperienza sarebbe riuscita facilissima al tenente MARIOTTI. A vendo frainteso la mia interpretazione, ha sciupato la opportunità di fare un esperimento semplice e decisivo; ma l'occasione può presto a lui offrirsi di nuovo . Egli gode, e meritamente, la stima e la fiducia de' suoi superiori; nella prossima stagione riprenda a studiare l'argomento con l'indirizzo suindicato e con la abituale serenità.

Istituto di Medicina legale della diretto da.l prof. G .

Regi~

Università di Pavia

FrLOl\lUSI·GUELFI.

Sol 1·iconoscime11to <le! clorof'o1·111io inalato. per il dott. 1\N<1-ELC> DE DoMINICI. ·, assistente.

La possibilità del riconoscimento chimico del clorof'ormio nei visceri in via di putrefazione è stata sperimentalmente dimostrata dal SEVERI (1) e poi confermata dall'ANaroLANI (2) La questione del riscontro del cloroformio può legarsi anche a quella della sua rapida eliminazione [vedi tra gli altri 8EVER1 e Cosci (3) e BENEDICENTI (4) J. Non così può dirsi circa quella decomposizione· del cloroformio in acqua e ossido di carbonio, per azione della potassa osservata in vitro dal DESGREZ (5), ammessa poi anche nell'organismo t1) SEV.ERJ. Di11iostrct~io1te det cloro/'orntio nei Visceri in via di pzitrefazione. Rivista sperimentale di Freniatria e l\!Iedicina legale, 1880. (2) VITALI. Manuale di chimica tossicologica, ~filano 1893. (3) SEvERI e <;Josc1. Eli11i111,~zione riel clo1:ofor111i~ datl'or,qanis1110 v1ve1ite. Bollettino della Società dei Cultori delle scienze 1nediche, 1886. (!) BENEDICE~TI. Injfuen~e .ex e1:cée par la dép1:es-

sio1t atuzospJtértqzie sur

l'ét1111111at111n dn

cltloro/011ne

}Jrtr l es po1:in1011s. Arcl1i,Tes Italiennes de Biologie,

1895. (5) DESGREZ. Snr la déco1111Jositio11 du clttorofor111e, dn bro111ofornle et dn cloral par la J>Ofas.se acqneuse, · Acrla . des Se .. 1897.


tANNO IX, FASC. 46J

SEZIONE

[DEsGREz e N1cLoux (!)] e da altri negata [SAINT-MARTIN (2)] e poi di nuovo confermata dal DEsGREz e N 1cLoux (3), che in ogni modo sarebbe talmente limitata da non interessare almeno circa il riconoscimento del cloroformio, per il quale vengono più comunemente usati,, i metodi del LA_LLEMAND e PERRIN e quello del V1TALI (4) ; ma anche un altro più recentemente ne ha proposto il S .EYDA (5). Ma non è del riconoscimento chimico del cloroformio che intendo occuparmi, ma di quello alla sezione nelle più comuni condi• • z1on1. Il carattere che può permettere di ricono· scere il cloroformio in questi casi è l'odore. HoFMANN (6) dice però che per lo più non si sente, ScHAUENSTEIN (7) pure che si osservò molto di rado nel cadavere, e nel CASPERL1MAN (8) si riferisce di esperimenti e casi proprii con costante risultato negativo, per cui si qualifica il riscontro dell'odore come un fatto costantemente raro. Anche nei due casi illustrati dal FiLIPPI (9) non si percepiva odore di cloroformio, mentrechè in uno recentemente osservato dall' HoFMANN (10) non si sentì odore di clorof'ormio nella cavità cranica ma fu distintamente percepibile all'apertura del cuore. Osservazione importante e che rientra nel nostro ordine d'idee si è quella del RAINIERI· BELLINI (1 t ), il quale dice che, se l'autopsia (1) DESGREZ eii NICLOUX. Sur la rléCOllljJOSiziort rlu <·hloropltornte dans l' or,qan isnze. J Ollrnal de phar· maeie et ehimie, 1898. (2) SAJNT·}'1ARTIN. L es i1tltalatio1is cle chtorofor1ne

1/éter11,ii1te11,t-elles la prodriction. d' o.xgrle rle carbone dans le sa1tq '! .A.e. d. Se., 1898. (3) DESGREZ et NIOLOUx. Snr la. décontpositio1t 11artielle dn rltlorofor111e da11 s l'or.r;an1snte. Ac. d. Se . 1898. (4:) VITALI. 1. C. (5) SEYDA. Pharmaceutisch e Oentrall1alle, 1897. (6) HOF)Li\NN. Lehrbuch der gerichtlichen Me(lici11. (7) SCHAUEN'STEIN. i1el Tt'ètttato di Medicina. legale redatto dal ~IASCHl\:A, Napoli, 1888. (8) 0AsI>ER-LIMAN. Handbuch cl er gerichtlichen }fedicin, Bel'lin, 1889. (9) FILIPPI. Considerazio1ti so11ra nn caso di 11iorte

ovvennta durante la i1talazio1te rli ctoroforniio. Firenze, 1880. Jn. Gaso rii suicirlio per reSJJirazione fii va1Jori 1/i cloroforntio. Lo Sperimenta.l e, 1882. (10) HoFMA.NN. Selb ·tnzord dnrcli Clllor of'orntInltalation. Vierteljahrss. ftir gerichtliche Medicin, 1903. (11) RAINIERl·BELLINI. Manuale di tossicologia,

Pisa, 1878, vol. III della Biblioteca medico-legale di R. BELLr~ r e F1LIPPI.

PRATICA

1-!47

sarà fatta presto, riuscirà f'acile al perito constatare l'odore di cloroformio nell'aria che esce dalla glottide nel mentre ·uno preme con la mano il parenchima polmonare. Io propongo lln saggio O'rgariolettico del clorof01· mio mediante la veritilaziorie polmonare. Questo saggio che ha, entro certi limiti, corrisposto pienamente allo scopo in esperienz ~ istituite all'uopo sugli animali, . viene fatto insufflando mediante una cannula i due polmoni o uno solo di essi. Si percepisce così l'odore del' cloroformio in modo distinto, e ripetuto tornando ad insufflare il polmone. Ancora più evidente sarà poi se l'a1·ia che esce dalla cannula si fa passare per la bocca e le cavità nasali dell'esperimentatore e in questo modo si potrà apprezzare un odore lieve che altrimenti non potrebbe essere rilevato. Così facendo si ha ancora un altro e pt1re non trascurabile vantaggio, costituito dalla percezione oltre che dell'odore anche del sapore dolciastro del cloroformio, ed anzi a putrefazione avanzata potrà e3sere mascherato l'odore del cloroformio, mentre sarà ancora possibile percepire il sapore dolciastro. Si potrebbe in questo modo credere a priori di compromettere i risultati dell'esame chimico, ma ciò non è possibile, poichè i pol· moni ripetutamente esaminati in questo modo lasciano sempre percepire i caratteri organolettici del cloroformio, e vi sarà solo la possibilità di portare qualche danno all'esame chimico quantitativo. La constatazione dei caratteri organolettici del cloroformio in questo modo è possibile non solo subito dopo la morte, ma anche dopo qualche tempo. Così in un cane ucciso mediante inalazione di cloroformio, dopo 8 giorni di esposizione all'aria e1 9 maggio) del cadavere, si aveva in questo modo risultato positivo; e i polmoni estratti dal torace e lasciati all'aria dopo l'autopsia, dettero per altri due giorni a distintamente percepire odore e sapore del cloroformio. Evidentemente la ventilazione polmonare potrà essere applicata anche per al1re sostanze inalate. In un cane ucci ~o mediante inalazione di etere e sezionato d opo 24 ore, si ottenne dai polmoni mediante la ventila· zione evidente odore di etere, ed estratti dal ' torace e lasciati all'aria lo fornirono ancora I per altri due giorni. Anche però l'esame cb.i-

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IL POLICLINICO

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FASO.

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Questa f 01·ma può qualche ''"olta- acutizza1~si e prendere l'aspetto di una colica, con anuria come ·s e vi fosse una ostruzione dell'uretere. I sintomi generali che a.rcompagna110 questa forma ricordano q 11elli cli u11a pionefrosi o pielonefrite. La pionefrosi è caratterizzata da.i suaccennati sintomi, cui clippiù si unisce una intermittente piuria e ai1che una intermittente intumescenza al fianco. La pielonejl·osi, se ac11ta. si ma!Jifesta al1 improvviso, con febbre alta, brividi, e tlolore alla i·egione lombare. L' ammalato a~sume l'aspetto tifoso~ cade in co1na e può morire in breve, oppure si stabiliscono i sintomi uremici, l'attacco termi11a raramente in uno svuotamento spontaneo dell'a.scesso nella pelvi e • tutto può passare allo stato cronico in cui permangono i sintomi intestinali : dispepsia. v-omito, diarrea., costipazione, ecc. PATOLOGIA e SEMEIOTICA URINARIA L'e11zatziria esiste sempre, quando trattasi di tumore, di calcolo o di tubercolosi, oltre agli altri segni che accompagnano dette lesioni, Piuria e diagnosi delle n1alattie i·enali. cioè nella presenza di renella.. ecc. nelle orine (R. Gu1TfDRAS. 11Iedica l R ecotcl. N. Yorlc, no,,._ 1902). quando t1~attasi <li un calcolo, di bacilli di Le lesio11i clel i~ene, accon1pagnatc da piu- Roch nell' urine e di manifestazioni tubercoria., possono classificarsi così: pie li te, pione- lar·i nel resto dell'apparecchio orina.rio o al· frosi, nefrite su1)purati va, pielpnefrite; le quali t1·ove, in caso di tubercolosi renale, e, nel caso })Ossono essere determinate da . tre rause : in- cli tumore, la cachessia, l e trapianta.z ioni. ecc. fezio11e ascendente (pielite e pielonefrite), calL'esa11te fisico del malato pt1ò meglio detercolo re11a.le (pielite, pielonefrite, pionefrosi. minare i criteri _diagnostici (palpazione, per. a.scesso i·enale), e tubercolosi del i·ene (nefrite cnssione fonoendoscopia. esame rettale o vast1p1)ura.tiva, pielite, o })ielonefrosi). ginale, esplorazione dell '11rett·a. cistoscopia). Dati certi sintomi locali di malattia r e11 t-t le, L'a1zalisi dettagliata delle urine può essere co11 pi uria }Jro-yeniente dal rene, di cl1e ge- inoltre di grande ' rantaggio. In 11na urina rie1·e rli lesione s i tratta'? torbida bisogna ben, riconoscere quale ne è la L'cinamnesj ci dirà se nella f:tmi~lia (lel causa. se pro,riene da mt1co, fosfati. batteri, malato ci furono casi <li cancro, tubercolosi, cal· urati, o pus. coli, gotta o ret1matisrno- - ci a1)prenderà se A meglio riconoscere la sec.l e del processo il paziente el>be infezioni <legli orga.ni uri- giova in modo eccellente la ricerca degli epi· narì, r ist.ite ecc. Si completerà la 1·icerca. clei teli dell'apparato urinario, a'rendo, ciascun inton1i }) ÌÙ importanti della sup1Jurazione, tratto cli queste,, un epitelio s110 proprio, che cioè - gli effetti locali della malattia: dolore .. lo individuatizza. Una piccola quantità di epiensibilità, e, a ' rolte, una intumescenza lom- telio squamoso vescicale è cosa ordinaria n elbare· - pus nell'orine; - gli effRtti generali l'orine no1·mali ma quando abbonda i· epitelio della 111alattia: sepsi, ure1nia. di una parte dell'apparato orinario insieme a La JJielile può mostrarsi con niente altro quantità di pus, allora si ha il segno cli llll el1e t111a se111plice pollacuria, un senso di fa- pror.esso patologico di qu~lla parte. tidio o a.n cbo dolore al fia.nco. Altre \rolte I cilindri renali stanno semp1·e a dimost1·are qlL~t11c1o esiste un calcolo, il clolore è fo1·te, una lesione rlella sostanza renale. I cilindri fino a raggit1ngel'e la forma di colica re11ale, jalini, epiteliali e<l ematici accompagnano i accon1pagna t<t da emissione cl i poca uri11a e p1~ocessi acuti; mentre i geanulari (g1~ossi o di peso specifico basso. N elle pieliti cronicl1e fini), i grassi e i cerei sig11ificano ch e la le(tuber colari) il clolore è i11inore e In. fel)bre sione è cronica; i cilindri. ùi qualunque specie intermittente può i~assomigliare alla malarica. siano, se sono ricoperti di corpuscoli di l)US. vuol dil·e che trattasi di una suppurazione re· (1) PERR.\:N'DO. Sulla persistenza flell'etere nei ca· nale. Anche il diametro clei cilind1~i può dimo· tloveri iu J>11frrfrrzio11e. <i--iornale di 1\iledicina legale~ stra re quale parte del r ene è affetta : cilindri 1R94.

mic9 dell'etere è possibile dopo un tempo molto più lungo ·come ha dimostrato il PERRANDO (1 ). Sta il fatto però che mediante il nostro saggio non è più discutibile se possa sentirsi e anche negli animali l'odore del cloroformiò nel cadavere, e all'odore si aggiunge anche un altro f'atto quale il sapore. Dato il risultato negativo certamente si deve ricorrere all'analisi chimica, ma ere· diamo che si debba sempre cercare di riconoscere il cloroformio inalato in un modo così semplice e diamo al nostro saggio il valore di una prova preliminare veramente utile.

RIVISTE

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(ANNO IX, F ASC. 46]

grossi, dei tubuli collettori, attestano una ne· frite midollare ; cilindri di medio diametro, contorti, significano un'affezione corticale. L'e11zazie, quando sono intimamente miste all'urina così, che, pur essendo in grande a,b. bondanza, non formano un sedimento, anche dopo parecchie ore, l'emorragia proviene pro· babilmente dalle . parti superiori delle vie urinarie. Al microscopio esse appariscono de· formate, prive quasi della materia colorante, come anelli di colore giallo pallido. Al con· trario sono ben conservate e colorate allorchè provengono dalle vie inferiori. Fibre di tessuto connettivo si riscontrano, insieme a pus, epiteli e sangue, soltanto in processi distruttivi dei reni. L'analisi fisica e chimica dell'urina insieme all'esame microscopico del sedimento, la ri· cerca causale della lesione, cioè~ se di origb1e tubercolare, o gottosa, se dovuta a calcoli o a tumori, l'esame fisico del malato e final· mente l'anamnesi possono determinare delle condizioni per riconoscere che la malattia ri· -siede nei reni, o nella pelvi o in ambedue e che essa è determinata da calcoli, tumori, tubercolosi o infezioni di altra natura. Può rimane1·e pe1·ò sempre il dubbio in q11ale clei due reni risiede la malattia. Questo dubbio viene sciolt<) dalla cistoscopia, dal cateterismo z:ireterico, dalla divisione delle due 01·ine, dai raggi X, e infine, quando tutto ciò non bastasse, da un'incisione esplor·ativa. Dott. QUATTRO C1occH1.

La. ritenzione dei clorui-·i e la patogenesi degli edemi nel corso delle nefriti. et MAUTÉ. Société Méd. des Hop., 19 juin 1903. Presse M édicale, 1903, n. 53).

(CLAUDE

La maggior parte degli autori attribuiscono, nel fenomeno della ritenzione dei cloruri con· siderata come causa di edema negli affetti da morbo di Bright, un' importanza più conside· .revole alla f j.ssazione di cloruro di sodio da parte dei tessuti, che al difetto della permea· bili tà renale. Le osservazioni personali hanno mostrato a CLAUDE e MAUTÉ che nei pazienti con le· 1'ioni renali poco avanzate, sottoposti ad un costante regime alimentare appropriato al loro stato, e nell'assenza di accidenti cardiaci o renali acuti, l'eliminazione dei cloruri . si fa regolarmente, senza fenomeni di ritenzione e senza crisi di declorurazione. Per contrapposto, nei pazienti nei quali il morbo progredisce e s'aggrava, e nei quali la crioscopia mostra una permeabilità progressivamente meno buona,

1449

SEZIONE PRATICA

allorquando si pratica la prova della cloruria alimentare sperimentale, il cloruro di sodio passa man mano in qu·antità minore, e ad un certo punto la composizione delle urine, du· rante la prova, non differisce da quella che le urine avevano antecedentemente. L' insuf· ficienza della permeabilità renale, dunque, è il fattore più importante nella produzione del· l'iperclorurazione dell'organismo e degli edemi che possono sopravvenire. Ed infatti, quando in tali pazienti la per· meabilità si ristabilisce dopo un periodo d' in· s11f ficienza della depurazione urinaria, il passaggio ·del cloruro di sodio si fa più facil· mente e più abbondantemente. Gli AA., quindi, pensano che nelle malattie croniche del_rene la permeabilità renale regola l'eliminazione dei cloruri; se quella è insuf. ficiente, si ha accumulo e ritenzione di questi nell'organismo, e le condizioni favorevoli al· l'edema sono realizzate. . Cosi quando si pratica Ja prova della cloruria alimenta1·e nel corso di una nefrite, è neces· sario, per giudicare dei risultati, di aggiun· gere al dosaggio dei cloruri nell'urina la crio· scopia, che rivelerà l'attività funzionale del cuore e del rene al momento della prova. •

LEOTTA •

lndacanuria e sua impo1. tanza clinica. Gazzetta osp edali e cliniche, 21 settembre 1902).

(PoRRU-CoSTA.

n.

108,

Esposti e fatta la critica dei vari metodi proposti per l'analisi quantitativa dell' inda· cano, l' A. presceglie quello di EGIN W ANG, come quello che è di più facile applicazione e più esatto. Questo metodo consiste nel trasforma1·e tutto l'indacano in indaco e poi in acido solfoindi· iiotico, e nel valutare q uest'l1ltimo con una soluzione di permanganato potassico. Seguendo le varie teorie che sono oggidì ammesse per la genesi dell'indacano, l' A. ne studia il comportamento in vari gruppi di malattie. È generalmente ammessa la genesi intestinale dell'indacano: pe1· le putrefazioni batte· riche dell'albumina si separa l'indolo che fino a che viene riassorbito si ossida formando l'in· dossileil ql1ale analogamente alle altre sostanze aromatiche si combina coll'acido solforico dando luogo all'acido indossilsolforico che esce dal corpo come sale potassico, cioè indacano. Come è facile pensa1·e anche normalmente una piccola quantità di indacano (da 3 a 11 mill\grammi) ai trova sempre nelle 01..ine, p e1·ò ( 9)


1450

IL POLIOLINIOO

·

(ANNO

IX,

FASO.

46j

le ricerche anteriori e quelle dell' A. sono con- l Ricerche snl valore clinico di alc11ni segni cordi nel farei ritenere che la quantità di in· urinari, considerati come indici dell'indacano aumenti ogni· qualvolta si abbia una sufficienza epatica. difettosa proteolisi. E siccome la presenza di albumina in pu· {INGELRAus e DEHON. Arcliives de niédecin,e expér. et d'a1tafomie patliologique, tav. XV, 1903>. trefazione è necessaria alla sua formazione, così è chiaro che nelle malattie del tenue, dove Gli A. A. prendono in esame i vari elementi le sostanze albuminose sono più abbondanti, della sindrome urinaria nell' insufficienza epasi avrà una formazione maggiore di indacano tica, cioè: la glicosuria alimentare, l 'ipoazoche non nelle malattie del crasso. Già la pa· turia o diminuzione del tasso dell'11rea e del tologia sperimentale aveva ciò dimostrato, il rapporto azoturico, l' iperammoniuria spon· nostro A. vi porta il contributo clinico. La tanea e sperimentale, l'urobilinuria e l'indaricerca quantitativa dell'indacano, confrontata canur:ht, ed hanno ricercato tali sintomi in con il numero dei batteri ritrovati nelle feci, parecchi e sva1·iati casi di lesioni epatiche, non dà risultati concordi giacchè si sa che il numero dei batteri delle feci può variare enor- j come pure in soggetti sani. Dalle loro esperienze deducono le conclumemente sotto condizioni non precisabili e indipendentemente dal grado delle }JUtrefazioni sioni seguenti : 1. La glicosuria alimentare provocata 8, intestinali. Resta quindi alla ricerca dell'indacano enorme valore per la diagnosi delle al- nelle malattie del fegato, un segno che manca te1,azioni intestinali, specie del tenue. L'inda· frequentemente anche quando il parenchima ca11uria inoltre è sempre diminuita con la di- epatico è fortemente alterato. Siccome il fegato può essere insufficiente per una qualunque sinfezione intestinale o con la dieta lattea. Per quanto riguarda la produzione dell' in· delle sue funzioni, senza esserlo per le altre, dacano extraintestinale sono note le prime così l'assenza della glicosuria alimentare prova osservazioni di BoNOGONOFF e GAUTHIER che semplicemente che la ft1nzione glicogenica è ammisero che l' indacano potesse provenire conservata, e lo è frequentemente anche quando oltre che dalla putrefazione dell'albumina in· le altre sono abolite. 2. Il dosaggio dell'11rea, fatto con mezzi testinale anche dalla scissione del gruppo aro· matico nella molecola albuminosa del corpo. più p1·ecisi dei processi gazometrici ordinaIn seguito vari autori concordarono con queste riamenti impiegati, mostra che l'ipoazoturia idee e SENATOR ritenne l'indacanuria degli nelle lesioni epatiche di un certo grado, è anemici come proveniente dal difetto di ri· quasi costa~te . Tale dosaggio mostra specialcambio orga11ico che si ha in questa malattia. mente un considere,role abbassamento del coef_ L' A. studia 10 casi di anemia e trova in tutti ficiénte azott1rico. 3. È possibile che l' ipoazut11ria e l' incostantemente aumento d' indacano. Inoltre studia un tifoso, un fliabetico ed Lln ad di so· flessione del i·apporto azoturico non bastino niano, e dalla aumentat;;t produzione di inda- per affermare un'insufficienza epatica; essi _ cano in queste malattie che turbano grande- però hanno sem p1~e un valore capitale per mente il i~icambio vuol trovare una i~iprova farci giudicare dello stato della gJandola epa· della genesi extraintestinale di alcune indaca- tica. • 4. L'iperammoniuria spontanea p11ò esinur1e. . Circa l'inclacant1ria come. sintomo di insuf· stere negli epatici. Il rapporto fra l'ammoficienza epatica, l' A. in 11 epatici trovò sem· niaca dell'urina e l'azoto totale nell' insuffi· pre aumento di indacano, e ritiene questo cienza epatica è aumentato. sintomo come molto impo1~tante nella diagnosi 5. La prova dell' ammoniuria sperimendi epatopatia. tale, nella metà dei casi dà i~isultati positivi. Finalmente, stt1diando 14 casi cli splenome· 6. L'indacanuria è un segno d'importanza galie cla malaria trova in essi aumento di in· secondaria. L'urobilinuria sembra essere un clacano ed aumento anche maggiore in due sintoma di colemia anzichè d'insufficienza splenectomizzati, dopo l ' operazione; ritiene epatica. p ertanto 1 indacanuria come sintomo impor7. I segni rivelatori dell'insufficienza epa· tante delle splenopatie di 01·igine infetti va, tica non ~i trovano, in genere, riuniti nello attribuendo alla milza una proprietà inibitrice stesso ammalato; nei casi d'insufficienza però, e moderatrice dei processi cli putrefazione in· esiste sempre qualcuno almeno di tali sintomi. testinale. G. P. Dott. S. D. R .


f .l. ~ so

IX, F .A.SO. 46 ,

SEZIONE PRATICA

Del reattivo Bial nella diagnosi della pentosuria. (BIAL. Dezltsrh. inedie. Woclien,,, n. 27, 1903).

L' A . ha modificato e la formula del suo reattivo per la ricerca del pentosio dell'orina, e il modo di adoperarlo (1). La formula modificata è la seguente: gm. 500 di acido cloridrico al 30 °/0 ; gm. 1 di orcina; goccie 25 di .percloruro di ferro. Si adopera nel seg11ente modo: si riscaldano in una provetta dai 4 ai 5 grammi del reattivo fino al· l'ebollizione; quindi si ritira la provetta dalla fiamma, e vi si lasciano cadere alcune goccie dell'orina sospetta, al massimo un centimetro cubo; se 1'01,ina contiene pentosi, il reattivo prende un colorito verde bellissimo, ciò che non accade con l'orina normale. Il reattivo adoperato in questo modo ha il ' '"antaggio di non dare p1·ecipitati di sort3' in presenza di acidi glicuronici facilmente decomponibili. Il reperto positivo è indizio certo che l'orina contiene pentosi. L' A. fa osservare come i casi di pentosuria finora noti furono sempre ritenuti per casi di glicosuria. È importante evitare questo scambio, sia dal punto di vista diagno~tico, sia soprattutto da qt1ello terapeutico, poichè trattandosi di pentosuria l'infermo non è tenuto a seguire il regime alimentare che è proprio del diabetico. · Dott. E. GUGLIELMETTI.

CHIRURGI.A

Studio sperimentale sull'azione degli attuali fucili da guer1·a. (P.

IMBRACO,

colonnello medico).

L' A., premessi alc1~ni dati balistici sui mo· <lerni fucili, espone i suoi esperimenti, che raggruppa in tre capitoli. Nel primo studia la, penetrazione e i cangiamenti fisici del proiettile nei tiri su tronchi d'albero, sulla sabbia umida ed asciutta, s11 last1'e metalliche e bU sostanze fusibili e Ll infiammabili. Quindi passa a st11diare gli effetti dei proiettili su bersagli varì, ed esegue le sue espe1'ienze su bersagli elastici, su tavole di legno, su lastre 1uetalliche, su last1'e di vetro, su sostanze }llastiche, su cassette metalliche vuote e piene <l'acqua o di sostanze umide, su cassette metalliche riempite di pezzetti di marmo o di (1) Per la prima formola ed il primo metodo cfr. le aggi1mte all'opera « Diabete mellito e SllO t~attamento > per il v. NOORDEN, traduzione italiana del prof. V. ASCOLI. (N. d. Tr.).

1451

ciottoli. E finalmente studia gli effetti dei proiettili sul corpo umano e sugli animali, esperimentando su parti di nadaveri e sugli animali vi vi. Tratta poi la questione tanto dibattuta se i proiettili delle armi attuali da fanteria, meritano veramente la qualificazione data ad essi da BRUNS e ripetuta oggi da molti, di proiettili umanitarì. Per risolvere tale quistione l' A. c1'ede con,reniente esaminare la })roporzione dei morti e dei feriti che le armi stesse cagionano in una data unità di tempo, e i caratteri nonchè l' entità delle ferite. Dopo 11n. diligente esame dei dati riguardanti la mortalità e le ferit -3 dei con1battenti nelle ultime guerre, viene ad affermare che per effetto delle attuali armi di piccolo calibro, è aumentata la quantità delle perdite, in rapporto al numero dei combattenti, e così pure la p ercentuale della mortalità; solo abbiamo ragione di aspettarci un minor numero di fe· riti gravi rispetto all'ingente massa di feriti leggeri. Quindi i nuovi proiettili sono tutt,altro che umanitari. L' A. dall'esame comple~sivo degli esperi· menti e delle osservazioni intorno all'azione dei proiettili delle attuali armi portatili da guerra, trae le conclusioni seguenti: 1° I proiettili clei fucili di piccolo calibro, dotati di una grande forza di penetrazione~ la mantengono tanto più elevata alle grandi distanze, quanto più piccolo è il calibro dell'arma, anche se la forza sia i·elativamente minore. Alle brevi distanze la forza cli penetra~ione può essere attenuata di molto, qua1tdo il proiettile urti contro un oggetto assai resistente, a causa della grande facilità con ct1i, in tale circostanza, il proiettile si riscalda e si deforma. 2° Il riscaldamento del proiettile di pe1' sè non ese1--cita, in gene1·ale, un' inflt1enza apprezzabile st1ll'azione vulnerante cli esso. Nè può dar luogo ad llstioni nel corpo umano; ammenochè il proiettile abbia incontrato una grande r esistenza prima cli col1)irlo. 3° Le deformazioni sono })iù rare nei proiettili incamiciati; ma l'influenza agg1·avante che esercitano s11ll azione vulnerante, è maggiore, a causa della facilità di clistacco c1el mantello, o della l'iduzione di esso in frantumi acuti, taglienti e clifficili acl esb.'at're dai tessuti. 4° L'azione laterale, e q11indi l 'azione esplosiva, è i·elatiT"amente meno intensa, nei piccoli calibri che nei proiettili di medio calib1·0, perchè l'a11m e11to della T"elocità i1on compensa abbastanza la diminuzione clella


1452 supe1~ficie

IL POLIOLINIOO

di sezione del proiettile; s·estende ·però sin oltre 400 metri. L'esperienza delle guerre ha provato che gli effetti esplosivi si verificano con poca frequenza, ma non sono meno gravi di quello che hanno mostrato gli esperimenti. 5° Di regola, il proiettile, . per sé stesso, non infetta la ferita. Se sono colpite parti coperte da indumenti, i ritagli di questi pe· n~trando nel canale de]la · ferita, possono, bensì, portarvi dei germi, ma l'influenza di essi si può, in massima, considerare come poco efficace rispetto all'infezione. Lo stesso valga per i microrganismi che possono provenire dalla pelle della regione colpita. 6° La proporzione delle perditi), rispetto .alle forze combattenti, è considerevolmente aumentata colle armi moderne, ed è pure di· venuta maggiore quella della mortalità imme· diata; solo sembra in diminuzione il rapporto dei feriti gravi a quelli leggeri. 7° È più frequente cl1~ in passato incon· trare molteplici lesioni sullo stesso individuo; e non è rara la l)resenza del proiettile, o di parte di esso, nella ferita-:-80 Le ferite cutanee sono, generalmente, rappresentate da fori regolari, di dimensioni minori~ specie il foro d'entrata, di quelle della sezione trasversale del proiettile. Le lesioni dei tessuti molli, in· genere, sono, a tutte le distanze, considerevolmente più lievi, che in passato. Le fe1~ite dei tronchi nervosi e dei tendini si presentano con 'maggior frequenza, ma sono, in generale, i:>iù nette e più regolari. 9° Le ferite dei vasi sanguigni sono tanto meno frequenti, quanto più piccolo è il dia· metro trasversale del proiettile; così pure quelle prodotte da schegge ossee. Le emo1~­ ragie esterne, tranne nella zona esplosiva, sono più rare, perchè la strettezza dei tra· gitti e la piccolezza delle ferite vasali stesse favoriscono l'emostasi spontanea. Sono più frequenti gli aneurismi trauma· tici. 10° Nelle ossa piatte, nelle ossa corte, nelle epifisi delle ossa lunghe e quindi nelle articolazioni, le perfo1·azioni nette e re· golari sono tanto più · frequenti, quanto più grande è la forza di p enetrazione e più pie· colo il volume del proiettile; onde la relativa benignità di siffatte lesioni, massime di quelle articolari, per effetto aelle armi di piccolo calibro. 11° Nelle ossa tubula1~i, e specialmente nella loro diafisi, le lesioni più frequenti sono le frattui·e comminutive: l'estensione

[ANNO

IX,

FA~O.

46]

dei focolari di frattura, la grossezza delle schegge, il numero di quelle libere, la dislo· cazione di esse e quindi le lesioni delle parti . molli circostanti, sono in ragione, oltrechè della distanza del tiro, della superficiP, di sezione del proiettile. Perciò le lesioni delle ossa lunghe sono anch'esse meno gravi che in passato: in massima, la loro gravezza è più in rapporto colla maggiore o minore ampiezza delle soluzioni di continuo cutanee, che col grado ed estensione della frattura. 12° Le ferite del capo, gravi e spesso mortali egualmente che ne~le guerre passate, per effetto dei colpi vicini, mostrano, alle gra.ndi distanze, una minore gravezza e danno un maggior numero di casi di guarigione. 13° Le ferite del polmone ~ono tanto ineno gravi e più facilme:q.te guaribili, quanto più regolare e più stretto è il tramite della ferita e quanto minore è lo shock traumatico; il che è in rapporto colla riduzione del ca· libro. L'esperienza delle ultime guerre ha pienamente confermati questi apprezzamenti, mostrando la insperata frequenza delle gua· rigioni delle ferite polmonari. . 14° Le ferite · dei visceri cavi dell'ad· dome, sebbene più numerose nello stesso in· dividuo e per lo stesso proiettile, mostrano maggiore tendenza alla guarigione spontanea, dì quelle prodotte dalle antiche armi. Le fe· rite degli organi parP,nchimatosi, fatta ecce· zione di quelle della zona esplosiva, presen· tano un. grado di benignità assai maggiore che in passato. Dott. IsAJA.

Sulla lussazione della colonna cervicale. (PATEL

e

VIANNAY. Gaz. des

Hopita1i.x, 1903, n. 90).

Senza essere estremamente rare le lussa· zioni della colonna cervicale non sono tuttavia frequentissime, ed il loro studio presenta an· cora qualche punto oscuro da chiarire. Gli AA. quindi, illustrando due casi osservati nella clinica del J aboulay, fanno sull'argo· mento delle utili considerazioni. Nel primo caso si tratta di una lussaZJione bilaterale, in avanti, della quinta vertebra cervicale, antiéa (avvenuta 6 anni prima), con sindrome di Brown-Sequa1~d, disturbi motori del lato destro, disturbi sensitivi del lato si· nistro. Nel secondo caso si tratta di una lussazione in a vanti, unilaterale, della 3° vertebra cer· vicale recente (av,renuta 2 mesi prima), con ' nervosi localizzati agli arti superiori.. disturbi Fatti, in questo caso, dei tentativi di ridu· zione, e poi praticata l'estensione continua,


[ANNO IX, FASO. 46]

1-153

SEZIONE PRATICA •

e a•

~

a l l

l

la lussazione si è riprodotta, dopo circa un mese, con disturbi nervosi gravi. Praticata una seconda volta l'estensione continua., si è ottenl1ta stabilmente la guarigione. Le q uistioni che gli AA. si fermano a discutere, in base alle precedenti osservazioni, sono due: l'origine dei disturbi nervosi consecutivi alle lussazioni delle vertebre cervi, cali ed il trattamento delle 1ussazioni stesse. Riassumendo, così concludono: 1. Nelle lussazioni, come in tutti i traumi delle vertebre, i disturbi nervosi riconoscono le cause più svariate. Gli accidenti bruschi sono dovuti per lo più ad una compressione esercitata dalle vertebre spostate. Gli accidenti lenti, irregolarmente distribuiti, riconoscono come causa tanto la compressione localizzata, quanto dei disordini radicolari, con tutte le loro gradazioni {stiramento, distruzione parziale o totale). 2. Nei casi di lussazione recente, devesi tentare la riduzione. I successi così ottenuti sono numerosi, ma bisogna prolungare l'esten· sione per mantenere la riduzione. I casi invece di lussazione antica son quasi sempre al disopra delle nostre risorse curative. LEOTTA.

Un nuovo processo per la cura i·adicale dell'e1·nia crurale. (CAVAZZANI. Chirurgo Ospedale di Parma. ct;n;cct 111 oder1ta, 22 luglio 1903).

L' A. premette alcl1ne notizie sui numerosi processi operativi escogitati, per la cura radicale dell'ernia crurale. Il concetto eh.e in· forma la moderna cura radicale dell'ernia è di distruggere l'imbuto aperto verso l'addome, perchè è desso che riconduce i visceri addominali a premere sul punto debole della pa· rete, e infine a I"'itrovare la via d'uscita. Ora nessl1no dei metodi procedenti dalla via crurale ha il merito di distruggere tale imbuto e neppure il metodo Ruggì, così razionale, corrtsponde, anatomicamei;ite parlando, inte· ramente al c1esiderio del suo autore. Quindi espone il suo metodo che si propone di ab· bassare il legamento di Falloppio fino al pl1be, e di abolire la fossetta crurale interna, la quale esiste realmente ed ha importanza nell 'etiologj a dell'ernia. Per trascinare in basso il legamento di Falloppio si serve come punto di appoggio della branca orizzonta!~ del pube: il filo passa sotto di questa nel canale otturatorio, si fissa al margine inferiore del legamento di Falloppio,

e lo tira in basso ed in dietro quanto è necessario: fermatolo in questa posizione, anp.odandc) il filo, si possono aggiunge1"'e punti complementari fra esso e il pettineo, e magari, come fa il BASSINI, suturare anche la plica. falciforme. La tecnica è facile, a detta dell' A. ; egli introduce l'indice sinistro nell'orificio erniarior dopo aver bene isolato e reciso il colletto del sacco; percorre col polpastrello dAl dito la faccia posteriore della branca pubica, fino a sentire il margine superiore del forarne otturatorio, e spinge in giù il fascio vascolo-nervoso, proveniente dalla parte laterale del bacino. Con l'altra mano quindi guida un ago curvo montatQ con due fili di seta, attraverso lefibre del pettineo, entro al canale otturatorio,. rasentando la faccia inferiore della branca pubica, fino ad incontrare il dito indice sini-stro, che di là accompagna l'ago in alto, finoa poterne tirar fuori i fili dall'orificio erniario. A ciascuno di questi applica un piccolo ago curvo per trapassare il margine inferiore del legamento di Falloppio; fissa su questo i fili, uno presso il legamento di Gimbernat, l'altro verso la vena femorale, e tiene lungo il capo d'ogni filo per annodarlo poi coll'altro capo, uscente dal foro ottt1rato. Ora, facendo una discreta trazione su quest'ultimo, si vede scendere il l egamento di Falloppio fino a contatto col pube, e spostarsi indietro,. qui11di si annodano saldamente i clt1e fili. Finora l' A. ha praticato questo processo in tre soli casi, e l'esito immediato è. stato ottimo,.. non potendosi ancora parlare di esito remoto, datando gli atti operativi da soli circa tre mesi. Dott. Is.A.JA.

SIFILOGBAFIA

Contributo alla sifilide ereditaria.. (JORDAN. Mrien,cli. med. Wocltens., 4 agosto 1903).

Le manifestazioni della sifilide ereditaria si hanno per lo pii1 n ei neonati, o si rendono evidenti dopo 1 o 2 settimane di vita al più tardi entro i primi 2-3 mesi. Sotto il nome di sifilide e1·editaria tardiva si comprendono dei casi, nei quali si manife· stano sintomi di carattere terziario dopo 4, 10, 15, 20 anni di vita, ed anche più tardj. Questi casi si possono classificare in due gruppi principali: • 1° Lues hered. ta1~da nel se1zso più largo. Fanciulli, che a.Il' epoca della pubertà o più tardi verranno colpiti da affezioni sifilitiche, hanno sofferto nella più tenera età manife· (13)


1454

LANNO IX,

IL POLICLINICO

FASO.

46]

stazioni luetiche, scomparse in seguito alla cura specifica. Si tratta adunque soltanto di un lungo periodo di latenza. 2° Lues lzered. tarda i1i senso pili ristretto. Ad essa si riferiscono i casi nei qua.li un'af· f ezione sifilitica terziaria Hi presenta nella fanciullezza avanzata, nella pubertà, nella prima giovinezza, senza manifestazioni prece· denti. Un fanciullo, nato da genitori sifilitici, nasce sano e rimane tale sino al 10°-20° anno, e poscia si ammala presentando una manife· sta.zione .sifilitica localizzata. Mentre la prima di queste due categorie è da tlttti riconosciuta, si discute ancora sull'esistenza di una lz:zes lie1·ed. tarda nel senso pizì stretto. Per la pratica basta soltanto il sapere che la sifilide ereditaria può, dopo una lunga latenza di anni, manifestarsi per la prima volta dopo il 10° e fino al 25° anno di età, e spesso con un'unica localizzazione. L'autore riferisce quindi due osservazioni di questo genere, di cui la prima è un tipico esempio di una sifilide ereditaria tardiva nel senso più stretto, e rappresenta al tempo stesso uno dei rari casi di q nesta forma di malattia con un'unica localizzazione. Si trattava di un giovane che fino al 22° anno di età si era mantenuto sano e robusto, e che in quell'epoca presentò, come primo sjntoma, un idrope bilaterale del ginocchio, ribelle ad ogni metodo di cura. Soltanto dopo che, intuita la vera natura del processo, s'iniziò una cura antisifilitica, l'affezione volse rapidamente alla guarigione. Nessun dubbio per l'autore che colà si avesse a che fare con una gonite si11i1netrica, manifestatasi su di lln terreno eredo-sifilitico. N cl seconclo caso si trattava di una go1zite esszidatioa bilaterale, iniziatasi dagli estremi articolari, la q11ale era combinata ad llna cheratite parenchimatosa, e guarì soltanto dopo una cura specifica. Risulta da queste osservazioni ch e n elle in· fiammazioni articolari del ginocchio, specie se bilaterali, non solo dei bambini ma anche degli inclivi.llui giovani, si deT e sempre p ensar e alla sifilide e1·editaria. Nei casi di diagnosi dubbia ecl in quelli nei quali 1 abitua.le terapia è senza effetto è perciò indicato il provare una cu1·a antisif ilitica, la q t1ale però dev'essere e:Q.e1·gica e lunga, giacchè è noto che le manifestazioni della sifilide (lreclitaria non reagiscono così prontamente al l lg e KJ come quelle della lues acquisita. Dott. \ r. l\fONTESANO. (14:)

Sulla cura di forme sifilitiche gravi con il jodo-cacodilato di mercurio. (G.

LowENBACH.

Wie1ier. k/;n. Wochen.s., 1903, n. 9).

L'autore ha sperimentato questo preparato nella clinica del N eumann su pa1'ecchi infermi affetti da forme sifilitiche gravi. Esso veniva somministrato alla dose di 1 centimetro cubico per iniezioni intramuscolari, con una siringa del Pravaz munita di ago lungo e sottile. Questo preparato, che trovasi in commercio in fialette sufficienti per una iniezione, può ottenersi nel modo seguente: 1° Si mescola ossido di mercurio con acido cacodilico in eccesso a caldo e si ottiene così un sale bianco cristallizzato: cacodilato di 11ze1·· •

cu1~io.

2° Si scioglie 1 grammo di questo sale insieme con 2 grammi di acido cacodilico in 75 grammi d'acqua. 3° Si scioglie 1 grammo di ioduro di sodio in 5 grammi d'acqua. 4° Si mescolano le due soluzioni, si neu· tralizza con lisci,ra di soda allungata, si ag.. giunge acqua distillata q. b. p. f. 100 centi· metri cubici e si filtra. Si ottiene così la soluzione adoperata per le iniezioni, un littuido cioè acquoso, limpido, che può conserva1'si per delle settimàne, non alterabile alla luce e ste1·ilizzabile a 100-120. Dall'insieme delle sue esperienze l'autore trae le seguenti conclusioni: I. Le iniezioni di j odo-cacodilato di mercurio si adoperano con ' rantaggio in prima linea negl'individui cachettici, anemici con forme ulce1'ose e gommose nei peri o~ i recenti o tardivi della sifilide, perfino quando altri preparati di IIg e di I sono stati tentati senza successo, ottenendosi non solo una pronta guarigione delle manifestazioni locali, ma anche un notevole miglioramento nello stato generale. II. In secondo lt1ogo quésto preparato è da tenersi presente nelle manifestazioni pa}lUlo-squammose, crostose e lichenoidi della lues recente o tardiva, specialmente se si riscontrano su indiT'idui deboli ed anemici, che si sono mostrati refrattari alla cura con· altri preparati idra1·girici e iodici. III. Finalmente il ,jodo-cacodilato di mer· curio esercita un'azione favorevole nella com.binazione della sifilide con la psoriasi: ambedue queste affezioni ne risentono rapidamente vantaggio. IV. Nei casi di manifestazioni sifilitiche leggiere, nei soggetti ben nutriti e sani, q11esto preparato non ha azione di sorta. Dott. V. l\IoXTES.:L."o.


[ AN~o IX, FA.so. 46]

SEZIONE PRA TIO.A.

NOSTRE CORRISPONDENZE Congresso internazionale d'Igiene e demografia,. Bruxelles, 8 settembre 1903. Nelle tornate del 4, la settima sezione del Con· gresso disc11sse ampiamente il problema della 1nalaria. Il prof. CELLI riferì l argamente sulle misure profilattiche contro la malaria e sulla camp.agna antimalarica organizzata in Italia. Della sua relazione riportiamo qui integralmente le conclusioni: « I mezzi profilattici contro la malaria sono:

1. L'i11imzi1iità artificiale medica1nentosa coi sali di clii1ii1ia. Questo trattamento preventivo può e

esser impiegato o ogni giorno (20-40 centgm. per gli adulti, la metà per i bambini) o ogni settimana (1 gm. ogni sera il sabato e la domenica per gli adulti, la metà per i bambini). La cura q1totidiana è più efficace e meno sgradevole della settimanale; presa in piccole dosi asserbite giornalmente l a chi· nina esercita un'azione cumulativa e genera un mitridatismo, diremmo, perfetto. « 2. La disi1tfezio1ie specifica del sangzie dei 11ialarici co' sali di clzinin,a. A tale scopo il trattamento curativo, specie per le fèbbri recidive, dev'esser prolungato, e non limitato solo al pe· riodo preepidemico. Il detto trattamento preventivo è utile anche dopo il trattamento curativo per allontanare più che è possibile le recidive quando sono più contagiose, vale a dire durante la stagione malarica.

3. La profilassi 1neccanicet delle abitazioni e delle parti scoperte del corpo. Pure questo metodo «

1-!35

sene. 1!o Stato vende loro la chinina al pre~zo di produzione, e alla fine di ogni anno la chinina acqui· stata dai Comuni dev'essere pagata dai proprietari dei terrèni malarici. Ma gli operai addetti ai lavori pubblici hanno diritto alla chinina gratuita allorchè .lav_orano in luoghi infetti di malaria. Gli appalta· tori la devono pagar loro e sono responsabili se uno degli operai muore di febbre p erniciosa per mancanza di chinino; e) tutti gli operai che direttamente o indirettamente dipendono dallo Stato, come tutti quelli delle imprese pubbliche, hanno diritto di aver le abitazioni protette contro le zanzare. Lo Stato distribuisce premi ai proprietari che proteggono le case dei loro .. contadini ; . d) molti milioni sonQ già stati stanziati pur i risanamenti idraulici e per raggiungerne lo scopo igienico questi lavori debbono essere eseguiti in armonia con le r ecenti nozioni su la ' rita della zan· zara. Con i mezzi qui su esposti (chinina, profilat· tica, abitazioni protette) sarà assicurata la salute degli operai in questi dannosi lavori; e) i risanamenti agricoli seguiranno i risanamenti idraulici e, co' mezzi suddetti, assicureranno la salute dei contadini ond'e·vitare le vittime umane che co&tavano prima i tentativi di coloniz~are i la· tifondi; / ) con i fatti, le conferenze e la stampa facciamo in tutta Italia, fra i medici, i proprietari e i contadini una propaga.n da attivissima in favor9 dei recenti metodi di profilassi antimalarica; per mezzo di questa congrua educazione igienica e con molta perseveranza speriamo che le nostre l eggi riusci· ranno a poco a poco a liberar il nostro bel paese dalla sua nemica secolare : la malaria.

All'importante discussione, oltre gl' italiani, pre· ci dà risultati maravigliosi, ma è relativamente sero parte scienziati inglesi, tedeschi e francesi, le costoso, e non è punto applicabile alle persone che autorità più competenti in tale materia, ed anche non hanno o non possono mantenere un'educazione scienziati di altre nazioni. igienica adegt1ata. Perciò non potrà da noi diffondersi fra i contadini~ per i ql1ali la profilassi chi· Il Congresso, all'un ~lnimità , accolse tutte le con· ninica è la più pratica. elusioni del r elatore italiano prof. CELLI ed emise « 4. Il risa1ta1nento idranlico e il risana11te11,to . un ·voto di plauso al Governo dell' I talia per agricolo, per togliere agli anofeli le più opport11ne l'esempio dato alle altre nazio11i attt1ando seria· condizioni di vivere e d'infettarsi facilmente, con· mente la lotta contro la malaria. dizioni che spesso è difficile sopprimere in un gran Nella sesta sezione si prese a trattare il grave territorio. · problema della profilassi di Stato contro la tuber« 5. La distrrizione degli anofeli, che incontra colosi; e, siccome il prof. BROUARDEL, presidente gravi difficoltà se debba farsi in grande » . del Consiglio di sanità in Francia, sostenn e, di Se la malaria è limitata o non è grave, ciascuno accordo coi delegati tedeschi, che tale profilassi di -questi mezzi enumerati può basta.re a combat- debba essere. a base di sanatorii, il prof. SANTOLI· terla. ~Ia per affrancarne completamente un t erri· ~UIDO combattè strenuamente quella tesi. propll· torio intero, in molti casi è n ecessario anzint /'acere ·g nando l'indirizzo dell a politica sanitaria italiana et alternni 1ton 011iittere: Per questo in Italia ab - che, sebbene con sideri i sana.torii come 11loghi di biamo or,qanizzatrt la canipagna anti1nalarica 1iel assistenza ospedaliera degni di lode da quel punto 1nodo se.qnente: di vista, però, dal punto di v ista della profilassi a) lo Stato stesso prepara la chinina (bisolfato~ pubblica attribl1isce loro 11na imp0Tta11za secon-0loridrato) e la rivende a buon me1·cato in tutte le daria. Dopo di avere dimostrata la n ecessità che si località, non solo nelle farmacie, ma anche in tutti gli spacci di sale e tabac0hi. Per facilitarne la di· compiano opere di risan a1nento gen erale cloll 'am· stribuzione nelle campagne, Jl prezioso rimedio si bienta e delle abitazioni, e che si att11ino tutti i prepara sotto forma di tabloidi, rivestiti di uno prov-vedimenti che valgano a migliorare Rtabilstrato di z11cchero, rendendone più gradito l'uso (pre· mente le condizioni generali di esistenza clelle po· ventivo o curativo). I benefici ottenuti con la ven· polazioni, allo scopo di preYenire tutte le malattie dita d ella chinina sono interamente devoluti alla infettive, compresa la tL1bercolosi, il prof. Santoli· lotta nazionale contro la malaria; quido terminò presentando quest'ordine ùel g iorno b) tutti i contadini che lavorano ne' luoghi in· che fu ,·otato: fetti hanno il diritto di ricevere grat11ita11iente la « La prqfilassi antitubercolosa spetta più parti· colarmente ai poteri pubblici mecliante 11na rigorosa -0hinina: i medici dei poveri devono dispensarla -0ome preventivo o come curativo. I Comuni e gli applicazione delle leggi ed un regolamento relatiYo alla salubrità delle abitazioni:. mediante misure di istituti di beneficenza sono obbligati a provveder(15)


1456

IL POLICLINICO

[ANNo IX, F Asc. 46}

polizia sanitaria prescritte dalle leggi; mediante una legislazione severa sull'eccesso e la durata del lavoro degli operai (a proposito della quale è molto da desiderarsi che avvenga un accordo interna· zionale); ed infine mediante un'estensione dei re· golamenti comunali, cantonali o region·ali che si inspirino alle necessità locali, professionali o mutualiste. « Circa l'assistenza dei tubercolosi coi sanatorii po· polari, i dispensari, le cure climatiche, gli asili, ecc., lo Stato devo favorire e aiutal'e nella più larga misura lo slancio dell'iniziativa privata e dei gruppi sociali (dipartimenti, provincie, comuni, associazioni filantropiche ed operaie, mutualità, ecc.) e permet· tere la diffusione dei loro benefizi secondo lo spi· rito sociale ed i bisogni propri a ciascuna nazione. « Lo Stato deve incoraggiare con tutti i mezzi di cui dispone specialmente le Società per le ahi· tazioni a bu.on mercato, le Società cooperative di consumazione e le leghe oontro l'alcoolismo » .

Riguardo all'uso alimentare degli animali tuber· colotici, fu dichiarato che non si debbono esagerare i pericoli' della tubercolosi localizzata, e ohe, allo scopo di tutelare efficacemente la pubblica salute, basta ohe, come si fa in Francia, in Germania ed in Italia, non si consumino gli organi viscerali af.. fetti da tubercoli. / ITdite alcune importanti comunicazioni sulle 11ia· lattie dei bambini, e dopo che parecchi oratori so· stennero la necessità che, nelle scuole, si istituì· scano delle ispezioni sanitarie permanenti, il pro· fessore DEMOOR . comt1nicò che, a Bruxelles, una recente inchiesta fatta sulle scuole, rivelò che, pur troppo, la metà degli alunni si trovano in condi· zioni anormali.

Nella prima sezione, il dott. MARTIN, dell'Istituto Pasteur di Parigi, fece una interessante comuni· cazione sui resultati della sieroterapia nella cura della dtfterite dei bambini.

Il giorno 5, dopo che il dott. MAR~IOREK ebbe annunziato che non avrebbe più fatta la promessa comunicazione sul nuovo siero co1itro la tubercolosi,, nella prima e seconda sezione riunite si svolse la disc11ssione sui mezzi profilattici contro la tuber· colosi, e sulla teoria del prof. KocH rigua.rdo alla non trasmissibilità ct.ella tubercolosi dai bovini all'uomo. Quella teoria fu vivacemente combattuta dal pro· fessore DEYONG, della Università di Leida, il quale sostenne la tesi contraria dicendo che la tuberco· losi dell'uomo fu trasmessa molte volte sperimentalmente ai bovini, provocando una infezione gene· rale in quegli animali; che se non riuscirono gli esperimenti f~tti per inoculare la tubercolosi dei bovini all'uomo, ciò avvenne perchè i bacilli della tubercolosi dei bovini sono diversi da quelli della tubercolosi dell'uom.o; ma che, nonostante ciò, è necessario che le autorità, cui incombe l'obbligo di tutelare la pubblica salute, impediscano la dif· fusione della tubercolosi con il proibire la vendita di carni infette o di latte proveniente da vacche tubercolotiche. ~ Il dott. GRATIA dichiarò che le esperienze da lui fatte in proposito lo autorizzavano a credere che la tubercolosi umana è trasmissibile ai bovini. È stato affermato, egli disse, che la prova della tra· smissibilità non si ottenne, perchè si produsse sol· tanto una infezione locale. Sebbene gli esperimenti contrari circa la trasmissione della tubercolosi dei bovini all'uomo non si poss:!no fare, pure egli fece queste prove sopra sedici scimmie che nutrì con latte di vacche tubercolotiche, e di quelle scimmie quattordici morirono di tubercolosi. In quanto poi agli esperimenti da lui fatti riguardo alla tuber· colosi infantile, si può dire che il sedici per cento dei bambini da lui esaminati contrassero la tubercolosi pe~chè erano stati nutriti con latte di v:aeche tubercolotiche, e queAto fatto è una. prova evidente che la tubercolosi dei bovini è trasmissibile al· l'uomo. Il dott. KESSEN, allievo del prof. KocH, replicò che, siccome la inoculazione della tubercolosi umana ai bovini provocò soltanto infezioni locali, da ciò non se ne possono dedurre concl11sioni generali, e la stessa tesi fu sostenuta pure dal K1RSCH e da altri scienziati tedeschi contro gli scienziati fran· ·~esi e belgi, che sostenevano la tesi opposta. Quella discussione durò più di 5 ore, e, siccome il dott. WooDHIDAD, delegato del Governo inglese, fece osservare che il Congresso non poteva risol·

La sesta e la settima sezione riunite iniziarono la discussione della profilassi contro la peste buh· bonica, e tl1tti quanti gli oratori riconobbero es· sere necessario tòrre ogni carattere vessatorio alla quarantena imposta alle persone provenienti da luoghi infetti da péste, e si trovarono pure d'ac· cordo nell'opinare che quella malattia si potrà com· battere con maggiore efficacia ove si stabilisca uno speciale servizio sanitario a bordo delle navi· trasporto, e si adottino provvedimenti generali in· ternazionali contro i veicoli della peste, e si curi specialmente la distruzione dei topi. Riguardo all'a1icll,;tosto11i;asi dei minatori venne adottato un voto a tenore del quale, da ora in poi, tutti i lavoranti n elle miniere saranno assoggettati ad una visita. medica. A proposito dell'ancliilosto1niasi, un delegato in· glese formulò la proposta che la dichiarazione di malattia debba essere obbligatoria, ed il sig. Smith, direttore del giornale The Lancet, di Londra, pro· pose che il medico incaricato di fare quella. dichia· razione sia pagato dai municipi, come in Inghil· terra. Nella quarta sezione, il dott. T1DHESQUAN, ispet· tore sanitario municipale di Liegi, parlò a lungo delle roliclte satz1r1ii1te e dei provvedimenti da adottarsi p er meglio tutelare la salute degli operai che_ lavora1Lo nelle officine in cui si fabbricano prodotti di piombo. Approvati alcuni dei provvedimenti pro· posti, e respinta la propqsta troppo radicale dei dottori DELBASTÈ e LIMOGE relativa a.ll'assoluta proibizione della biacca di piombo, la sezione ap· provò finalmente un ordine del giorno presentato dal dott. LEMAIRE, professore della Facoltà m 2dica di Lilla, con il qua.le si invitano i governi a cer· care i mezzi di sostituire alla biacca di piombo dei prodotti meno nocivi alla salute degli operai ad· detti ai la,rori degli Stati. Tanto il dott. SFORZA, colonnello medico, dele· gato del Ministero della guerra d'Itali::i, quanto il prof. PERRONCITO, dell'Università di Torino, furono nominati presidenti onorari della seconda sezione, nel cui seno ebbero 111ogo animate disc11ssioni sui sieri alle quali presero parte attivissima i profes· sori BELFANTI, METUHNIKOFF ed EHRLICH. \16)

Nella quarta sezione ebbe luogo una importan· tissima discussione sulla fatica, da.I punto di vista. fisiologico, alla quale prese pure parte il professore TREVES, della Università di Torino.

-


[ANNO IX, F ASC. 46 l

SEZIONE PRATICA

vere con un voto a maggioranza una questione scien· tifica, e doveva quindi limitarsi a prendere delle de· liberazioni pratiche, le due sezioni votarono, a grande maggioranza, la seguente mozione di transizione: " La tl1bercolosi è particolarmente trasmissibile da uomo a uomo; nonostante ciò, considerato lo stato attuale delle nostre cognizioni, giova il prescrivere delle misure igieniche le quali ' raJgano ad impedire la propagazione della tubercolosi animale alla specie u1uana ». . I delegati dei Governi esteri approvarono la pro· posta di promuovere la creazione di un ufficio in· ternazionale di sanità pubblica per combattere le malattie infettive autoctone; e, all'uopo, fu nomi· nato un Comitato composto dei professori SANTO· LIQUIDO, BECO e MONOD. Il giorno 7, nella prima sezione vennero discussi i mezzi per distruggere i microbi patogen,i che s i sviluppano 1iel latte, senza alterare le qualità nu· tritive del latte m edesimo. La quarta seiione approvò un ordine del giorno con il quale si chiede l'azime1ito dell'età, per gli operai a1n11iessi nelle officine e la di1ni1iuzione delle ore di lavoro. Poi, dopo che il presidente le comunicò che, tra l a Francia e le altre potenze si stanno facendo pra tiche per creare una Commissione in· ternazionale che studi i mezzi più efficaci per com· battere le malattie professionali, la quarta sezione, all'unanimità, dichiarò non doversi tollerare l'uso di nessuna sostanza antisettica nella preparazione delle conserve alimentari come non le tollera il Ministero della guerra in Italia nelle conserve ali· mentari destinate all'esercito; poi, votato un ordine del giorno proposto dal d ott. LECLAIR che contiene parecchie disposizioni tecniche per gli operai delle filande, e che tende a stabilire a 18 anni il minimo di età di quegli operai, udi la relazione sul lavoro degli operai delle fabbriche di spazzole, e, dopo che il dott. LrEBERT ebbe presen~ate due mozioni sulle malattie che cagionano i prodotti mercuriali, approvò la proposta di invitare i governi a far fare le necessarie ricerche per sostituire prodotti m eno tossici al mercurio. La sesta sezione, a voti unanimi approvò un or· dine del g~orno presentato dal dott. ~IARTIN sulla disinfezione delle case ed altri luoghi abitati, che dev'essere obbligatoria e fatta con processi ed apparecchi a11torizzati dietro esatte esperienze, e sot. toponendo al controllo amministrativo e tecnico le disinfezioni fatte n elle abitazioni in cui si ebbero casi di malattie infettive. . La settima sezione approvò le conclusioni del prof. DE GrAxA di Napoli, sulla utilità delle scuole colo1iiali con, ospedali art1iessi e della fol'mazione di un personale sanitario ausiliario delle scuole coloniali. per gli indigeni, e delle conferenze d'igiene coloniale, per i capitani di lungo corso. Dopo che i medici di varie nazioni ebbero fornite informazioni sui provvedimenti agottati per assicurare lo stato sanitario delle colonie e per creare un servizio medico in seno alle popolazioni indigene, e, dopo di a vere approvata la r elazione di parecchi delegati esteri, su l'insegnamento della medicina nelle colonie, r espinse una proposta firmata da al· cuni delegati, compreso il prof. PERRONCITO, perchè in tutti gli Stati si istituisca un Ministero della igiene, del lavoro e dell'assistenza pubblica. Nella nona sezione vi fu una animata. discussione fra il dottor MARTIN, direttore capo del risana·

1457

mento edilizio di Parigi, ed i dottori V AN ESMARN, KICHENER e ROMASTE riguardo ai migliori e più efficaci mezzi di disinfezione; ma, quasi tutti gli oratori manifestarono il parere che l e disinfezioni debbano farsi con metodo scientifico e sotto il con· trollo dello Stato. Il delegato inglese fece alcune riserve sul voto emesso dal Con gr esso riguardo ad un accordo in· ternazionale per la protezione del lavoro, ma il d.ottore Sl\1ITH, direttore del Lancet, protestò contro quelle riserve dicendo che la maggioranza degli inglesi trovavasi perfettamente d'accordo con il Congresso nel reclamare la protezione legale dei lavoratori. L~8 corrente ebbe luogo la seduta plenaria di chiusura del Congresso, e, dopo un cordialissimo scambio di saluti fra il prosidente e parecchi delegati esteri, Berlino fu proclamata sede del futuro Congresso, che a\rrà luogo nel 1907. s.g.

OSSERVAZIONI CLINICHE Un caso di inversione cronica dell'ute1·0 di 01~igine puerperale. (Nota clinica del dott. G. l\'IANARE8I, cl1irurgo oste· trico del mt1nicipio di Trani). C. C. d'anni 2±, coniugata, il giorno 3 aprile par· torisce normalmente un feto a termine, vivo. L'empirica ch e la assisteva, invece di attendere il secondamento, si dà, appena ·espulso il feto, a violente trazioni sul cordone finchè inverte l'utero senza distaccarne la placenta. Un medico accorso per la imponente emorragia, distacca la placenta ma, o non riesce, o non crede opportuno reinver· . tire l'utero. Da allora incomincia per la po,rera donna una serie di metrorragie di varia intensità, di cui alcune gravissime, alternate da brevi periodi di sosta. P erdurando qt1esto stato di cose cla più di due mesi e peggiorando sempre più le condizior,Li ge· nerali della malata, fu richiesto il mio intervento. La C. è di svil11ppo schel etrico regolare, ba.cino bene sviluppato~ nessun vizio organico o difetto funzionale, stette sempre bene, mestruò a 14 anni,. nulla n el gentilizio che possa esser degno di nota. Impressiona lo stato di profonda anemia in cui la paziente si trova, il pannicolo adiposo è completamente scomparso, la pelle olivastra, e le sclere iniettate di una tinta s nbitterica · le mucose visibili completamente scolorate, l'intelligenza obn1tbilata,. il polso filiforme, freq11ente, compressibile, infine ha ripetute lipotimie durante la giornata. La vagina è quasi tutta occupata da un tumore a forma di cono tronco, di consistenza lignea colla base in alto, e che si appoggia alla parete poste· riore vaginale, ma completamente libero tutto al· l 'intorno. (17)


1458

IL POLICLINICO

A un centimetro circa dalla base si nota una ripiegatura a mo' di colletto che non stringe af· fatto il tumore (perchè lascia intromettere la punta del dito esploratore) e che si contin11a coi fornici vaginali. Palpando l'addom e non si sente affatto la r esi· stenza data dall'utero, quindi, senza p erdermi in discussioni oziose, confermo la diagnosi dei miei colleghi, cioè : invers;one cronica dell'ritero di origi1ie

puerperale. Date le grav i condizioni d ella paziente, non volli cloroformizzarla per ridurre 1'11ter o o colla ridu· zione forzata manuale o col processo cruento con· servatore del Piccoli, ma preferii ricorrere ad un s errato tamponamento, disposto a ripeterlo se avessi ottenuto emostasi completa. Aggiunsi al tamponamento iniezioni di ergotina al duplice scopo di coadiuvare la emostasi, e di eccitare la muscolare uterina. Non potevo infatti ottenere emostasi più p erfetta, tantochè seguitai ùi ventiquattro i11 ventiquattro ore a ripetere i tampo11amenti ch e sin dai primi giorni avevano rammolito il corpo dell'utero, tanto da permettere già dei brevi movimenti di riduzion e. In dodicesima giornata l't1tero non scendeva pìù in vagina e in ' rentiduesima era completamente rein vertito. Usai p el tamponamento coton e sterilizzato senza sussidio di alcun disinfettante. Or a la paziente va rimettendosi d ella profonda anemia, ed h a già riavuto una prima scar sa ine· str11azione. Ho volt1to fare q11esta breve n ota clinica per confermar e a11cor a una volta ch e il metodo u sato è da preferirsi, e non s i de-ve riccorrere a.gli altri (si intende a distan za dal momento in cui avv·enn e l 'inversion e) se qllesto non sia completamente fallito (SA V~L\.). l\'Ii preme n el inio caso far notare che l'anello rappresentato dalla porzione sottovaginale del collo non strozza ' ra il corpo dell'l1 tero. È questa una pro-va di più ch e l 'ostacolo alla r ein,' ersione è dato in gra ndissima parte, se non in t11tto, dalle pareti stesse clel corpo dell'utero (PICCOLI I. .Trani, 111glio 1903.

Rece1itissi11te pubblicazio1ii:

La Malaria secondo le nuove ricerche del prof. A. OELLI (2• edizione), L. 5 Indirizza.re r ichieste con Cartolina-va.glia. alla. Società Edrtrloe Dante Alighieri - Roma.

(18)

[ANNO

IX,

FASC.

46]

Istituto di Clinica medica della R. Università di Genova diretto dal prof. E.

MARAGLtANO.

Un ematoma del peritoneo. Illustrazione clinica per il dott. POLIDORO L1ccr, assistente. L'illustrazione di questo caso clinico non offri· rebbe certo un grande interesse, trattandosi di una comuné cirrosi del fegato a forma atrofica, se due fatti, in diretta dipendenza l'uno dall'altro, non si fossero manifestati nel decorso di questa affezione. Sono due fenomeni, conseguenza naturale l'uno dell'altro, che non comunemente, anzi molto raramente, per quanto mi consta, sono stati osservati -e registrati, nello svolgimento abituale della epatite di Laennec. Per evitare inutili ripetizioni, esporrò prima la storia clinica d ell'infermo, dal giorno in cui la malattia si annunziò, fino al tavolo anatomico ; mi fermerò poi su qualche considerazione, a proposito di quelle manifestazioni morbose che hanno mag· giormente attirato la mia attenzione. S ... C..., d 'anni 45, portiere, s'rizzero. Ana11i1iesi fa m;gliare. - Il padre è morto quando l'infermo era ancora in tenera età ; la madre è morta a 53 anni di tubercolosi polmonare. I fra· telli e la sorella vivono e stanno bene. Non vi sono malattie predominanti in fami glia. A1ia11i1iesi re11tota. - L'infermo assicura cli non essere stato mai malato prima del 1893, epoca in cui s'iniziò la n1a1attia attuale. Lavorò sempre e molto ; f ece abnso di v;1io; abitò case salubri. A1ianinesi prossi11ia. - La malattia presente co· minciò n el novembre 1899 con dolori sordi, diffusi a t11tto l'addome, che cessavano dopo l 'evacuazione p er ripigliare poco dopo, con stanchezza, avver· sione ai cibi solidi e progressi,ro dimagramento. L'addome, intanto, cominciò acl aumentare di volume e gli arti inferiori di,rennero edematosi. Ricoverato in Clinica, vi rimase p er circa 4 mesi e gli furono praticate in questo tempo 4 paracen· tesi. Licenziato dalla Clinica, migliorato n elle con· dizioni genet·ali, senza edemi agli arti inferiori e con scarsissima quantità di liqu'ido n el cavo peri· toneale, riprese le sue abitt1ali occupazioni di por· tiere. Qùest.o stato di cose durò p er più di un anno; ma a,rendo l'infermo ripreso il mal costume d ell'eccesso del vino, ricomparvero leggeri dolori all'addome, con aumento del volume di esso, per cui credè bene cli ritornare in Clinica. Dall'esame obbiettivo, all'ingresso in Clinica, si rile, •a : All'apparato gastro-e1iterico. - Appetito discreto, p oca sete : addome tumido (1), di forma globosa, lln poco sfiancata ai lati, ombelico prominente, vene sottocutanee apparis"centi; la cute dell'addome non è edematosa; esiste ottusità mobile, delimitata su· p eriormente nella posizione s upina cla una linea circolar e a concavità superiore che traversa l'om· belico ed inter seca 1,arco costale a destra e a si· nistra a cir ca 12 centimt:-tri dalla linea mediana. Fu praticata una punt11ra esplorativa e fu estratto un liquido limpido, di color citrino, di densità 101!, (1) Circonferenza per l'ombelico centimetri 98.


{ANNO IX, F ASC. 46J

1459

SEZIONE PRATICA

contenente il 44: per cento di albumina, che lascia uno scarsissimo sedimento, il quale, microscopica· mente, non presenta altro che rari endoteli sfaldati e leucociti. Il fegato si palpa come un corpo duro, ma solo n elle palpazioni profonde; non debordi! dall'arco costale. La milza non si palpa ed arriva all'ascellare anteriore. Apparato respiratorifl,.. - Nulla di notevole. Cuore e vasi. - Il c11ore è n ei limiti normali, con toni n etti a timbro metallico; non esiste ottu· sità retrosterna.le ; le arterie temporali sono legger· me-nte indurite; le radiali sono anche molto indu· rite e tortuose. Le ricerche princjpali praticate durante il sog· giorno in Clinica, furono : 1° E same del sangue : 27 dic. 1901 1° marzo 1902 Globuli rossi ~,600,000 Globull bianchi 19,800 Emometro di Fleisehl 82 °/o

2° Esame dell'urina: 27 dic. 1901

1° marzo 1902

Quantità 24 ore eme. '750 Colore mogano Reazione acida Densità 101' Albumina presente Sangue . . . . Peptone . . • . i lndacano . . . assente Acetone . . . . Glucosio . . . \

, 60 mogano acida 1014 presente assente

Pigmenti biliari

Urobilina r eazione poco manifesta

in discre ta quan ti Là

Esame microsCOJJico. Nulla di notevole. 3° Glicosziria alinien,tare : Furono somministrati 200 grammi di scirop1)0, e nelle urine, esa.minate poche ore dopo, la reaziono dello zucchero era : 1° 1narzo 3 marzo

3,800,000 20,100 70 O/o

Negativa

Niente di speciale n ei caratteri dei corpuscoli rossi e bianchi.

leggermente positiva

4° Ricanibio 1nateriale.

~

E s i t i

Introiti .

Da.t.a

I

Alin1enti

'7 gennaio .

intr odotto

Latte

. gr. 2000

Pane

-

NT

Quantità

Note NU

gr. 9. 5 cc. 1100 gr. 14. 90 gr. 12. 53

120

))

Urina

Azoto

2.

n

NU/NT

0.84

Bilancio negativo -

o

.

--

.

3. 40.

gr. 11. 5

.

• •

8 gennaio .

Latte

Pane

gr. 9.5 cc. 1050 gr. 13. 98 gr. 11. 91

gr. 2000 120

Il

2.0

Il

Bilancio negativo -

0.85

2.48.

.

-gr. 11. 5

-

I•

.

5°. Esame del liquido ascitico. N

Giorno

Densita

NT

0

/eo

dell'albumina

*

' /;,o

N della globuliua C/ -,:;,

**

~o

NU e/ o)

Cloruri C/j)

Acido Acido fosforico solfori e o

I

o

' l'Jì

. j

10 febbraio

1014

3.36

2. 88

0.47

1.418

1.94

0. 45

- 0. 53

5. 80

0.03

2.52

13

I)

1010

3. 234

2.80

0.44

1.230

1. 987

O. 47

-

o. 53

5.87

2.60

15

li

1011

3.108

2.64

0.42

1 . 124

1.98

0. 42

-

0.53

5. 74

o 024 o 03

18

))

1010

3.08

2. 54

0.48

1.11

1. 97

0. 52

5.48

0.05

2. 10

27

))

1012

3.67

2.94

0.70

1.68

1.89

o. 44 o. 52 -

O. 52

5. 26

0.05

2 58

'

I

2.64

I

* Per

la ricerca dell'albumina mi sono servito dell'alcool assoluto, il quale, come si sa, la precipita; il precipitato veniva raccolto sopra un filtro e lavato ripetutamente con alcool. In questa colonna sono appunto segnate le cifre -0.ell' N che si riscontrava nell'alcool filtrato e in quello dei ripetuti lavaggi del yrecipitato. ** Per la ricerca della globulina mi sono servito del solfato t.:i magnesio, i quale, come si sa, la precipita ; il precipitato veniva racc Jlto sopra un filtro e ripetutamente lavato con soluzione satura di solfato di magnesio. Le cifre segnate in questa colonna rappresentano precisamente tutto l'azoto che si riscontrava nel filtrato e nella soluzione di solfato di magnesio che filtrava dopo avere lavato il precipitato.


1460

'

IL POLIOLINICO

Decorso della 11ialattia e fatt; p;à sal;e1iti osservati iri cz;,,,;ca.

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all'esterno ed in alto, in confronto al destro. La. direzione dello sguardo è a sinistra, ed a sinistra pure è rivolto il capo e vi ritorna quando con un 30 rlice1nbre 1901. - Sul dorso e stilla regione po' di sforzo lo si volge a destra. Sono infatti leg· dorsale del braccio si riscontra un esantema dif· germente contratti i muscoli cervicali a sinistra .. fuso, caratteri~zato da chiazze puntiformi rossastre, I movimenti dei bulbi oculari, che si osservano ocche, per la massima parte, non scompaiono alla · casionalmente, dimostrano come non sia abolita la pressione e nel loro centro presentano una squama, mobilità verso destra e sia conservata pure pe1.. a vGlte emorragica. L'esantema non è pruriginoso. l'occhio sinistro; il quale però, anche quando passi Leggera temperatura febbrile vespertina (37. 9). di poco la linea mediana verso destra, rin.tane de .. Quest'esantema tlura per tre o quattro giorni e viato, in confronto col destro. Le p11pille sono. poi scompare gradatamente. egua.lmente dilatate, molto ampie, e reagiscono po· 27 gen,Jtaio-3 febbraio. - Vi è notevole tensione chissimQ alla luce. Non si osser1rano fatti di paresi delle pareti addominali, con un aument.o dei limiti o contrattura a carico della muscolatura mimica o determinanti l'ottusità mobile. Sulle pareti addo- del trigemino. Il polso è frequente (108), appena minali si notano leggeri edemi, come pure piccole palpabile: la respirazione un po' stertorosa, ma re·· emorragie delle vene s11perficiali ipogastriche. Leg· golare. I riflessi tendinei non sono alterati. La geri edemi si avvertono pure agli arti inferiori. temperatura è -36 2. Durante la notte ebbe una 5 febbraio. - Praticata la paracentesi furono evacuazione di feci colorate in giallo brunastro .. estratti 1± litri di un liquido limpido, giallo -citrino: Non si ebbe vomito; non emissione di orina. Si appena estratto il liquido fu esaminato il fegato, pratica la paracentesi per vuotare l'ascite abbon· del quale si palpava il margine inferiore indurito dantissima (di cui si parlò nei diari precedenti) e e bernoccoluto, ma non debordante dall?arco co- si estraggono circa 12 litri di un liquido fortementestale; la milza si palpava come un corpo mobile, emorragico. specie nelle forti inspirazioni, e. non oltrepassava Alle ore 10 si riscontra invariato lo stato del anteriormente l'ascellare media. L'addome era an· sensorio dell'ammalato. Si osservano transitoria· cora tu1nido per liquido rimastovi. mente delle contrazioni cloniche nel dominio del 6-8 febbraio. - Migliorate le condizioni gene· facciale infel'iore sinistro ed una legg8ra con· rali per l'estrazione del liquido, sono scomparsi trattura dei ml1scoli innervati da esso. La pt1pilla pure gli edemi alle pareti addominali e agli arti destra si è sensibilmente ristretta; non così la siinferiori. nistra. In tutto il resto lo stato è invariato. Si pra10 febbra;o. - Dopo la paracentesi il liquido si tica l'ipodermoclisi. è riprodotto rapidamente, la tensione addominale Sera, ore 16. - Temperatura 36, polso 100, re-va man mano aumentando, come pure si allargano spirazione 24. i limiti dell'ottusità mobile. La deviazione del capo verso sinistra è receduta: Praticata l1na puntura esplorativa, per alcune ri· ora il capo sta voltato a destra. Lo sguardo però cerche da farsi, furono estratti 200 eme. di liqt1ido rimane rivolto a sinistra e persiste la deviazioneemorragico, in cui però gli elementi corpuscolari dell'ocehio sinistro, il qt1ale è chiuso ed ha le pal· erano solamente sospesi senza essere disciolti; tanto pebre strette. L'occhio destro invece è semichiuso. vero ché, centrifugando il liquido immediatamente A momenti si vede l'infermo sollevare la mano. dopo l'estrazione, essi rimanevano in fondo al tubo destra e portarla con fatica all'occhio destro, in atto e il liqµido rimaneva d'un bel colorito giallo ci· di abbassarne la palpebra superiore e chiuderla .. trino. Tratto tratto eseguisce pure dei movimenti colla Altre pt1nture di questo genere furono fatte il mano sinistr.a, che porta sul petto. L'occhio sinistro 10, 13, 15, 18, 27 febbraio e 1'11 marzo e il liquido oppone una discreta resistenza ad essere aperto ed f11 sempre più. emorragico, a11mentando in intensità una certa resistenza si incontra '{>Ure per apriredi tinta, coi caratteri, però, di sopra descritti. completamente l'occhio destro. Gli stimoli luminosi 20-25 febbra;o. - Le condizioni addominali sono sembrano eccitare l'infermo a chiudere l'occhio. La invariate : l'ammalato ebbe forti dolori addominali, differenza pupillare persiste, con riflesso tardo, seguiti da scariche diarroiche piuttosto abbondanti, specie a sinistra. Nulla si osserva più a riguardo di colore giallognolo. della muscolatura mimica. Non si ebbe orina. Si 1-8 11iarzo. - I dolori dell'addome seguìti da ab- pratica una iniezione endovenosa di circa 700 eme. bondanti scariche al vine, .semi-liquide, giallognole, La respirazione si mantiene sempre regolare, acsi sono fatti in questo periodo più int~nsi; sono compagnandosi verso sera con rantolo tracheale. comparsi cospicui edemi alle pareti addon1inali e Il polso è sempre piccolissimo e senza fenomeni agli arti inferiori. L'ammalato è caduto in uno stato salienti. L'infermo muore alle ore 20. di prostrazione generale. R eperto 1iecroscopico. - Nel cavo addominale · si 10 1narzo. - Notte insonne per i continui e forti raccolgono circa quattro litri di liquido siero-sangui· dolori all'addome, che è a11mentato di volume e di nolento; nella picr,•la pelvi si trovano dei coaguli san· tensione; grande abbattimento. guigni di colore rosso cupo e liberi, mentre in corri· Al 111atti1io del giorno 11 11iarzo si trova l'infermo spondenza del qlladrante inferiore di destra è un in tino stato d'incoscienza, cominciato la sera prima largo coagulo, la cui formazione dev'essere anteriore verso le ore 10. Ad un tratto egli emette lln forte agli altri di qualche giorno, essendo esso meno molle lamento, continuando poscia ad emettere lamenti e aderente alla parete addominale. Tanto il peritoneo parietale quanto il viscerale sono di colore rosso e grida inarticolate, senza rispondere, ed apparentemente senza comprendere, qua.n do gli si rivolgono scuro per pigmentazione ematica, ed i vasi venosi domande ed esortazioni. I lamenti inarticolati se- sono appariscenti perchè molto dilatati; egualmenteg11ono ancora tratto tratto; non reagisce alla chia· dilatate, quasi varicose, sono le vene dell'intestino, mata, nè sembra intenderla. Decombe inerte, supino, dello stomaco e dell'esofago ; questa dilatazione cogli arti flaccidi: distesi. Il volto è molto pallido, viene djmostrata più evidentemente quando si ese· gue, secondo tecnica, l'iniezione di gesso nella vena pallide le mucose, subitteriche le sclerotiche. L'occhio sinistro è sensibilmente (circa 3 mm.) de1riato porta. Tolti i coag11ìi, non fu po~sibile rin tracciare(20)


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il punto preciso dal quale si era prodotta l'emor· ragia endo-peritoneale. Le anse intestinali erano tra di loro aderenti i1L parte, come pure ve n'è qual· -0una che ha contratto adesioni cogli organi splan• • cn1c1. Il fegato è diminuito di volume ed il suo bordo inferiore rientra sotto l'arco costale per circa due centimetri; i suoi margini sono arrotondati, la superficie esterna è ineguale, granulosa, ed opacata -è la capsula del Glisson. Il parenchima epatico alla pressione si dimostra aumentato di consistenza, stri· dente al taglio e di colore giallo grigiastro con iscarso contenuto sanguigno. La milza è aumentata di volume, giunge fino al· l'ascellare anteriore ; la sua capsula è distesa ed -0pacata; il parenchima è di color rosso-cupo e con· :tiene molto sangue. .Ai reni nulla di anormale, tranne che fatti di ·s tasi. Il cuore è 4n diastole, leggermente aumentato di -volume; il miocardio è pallido, giallognolo e flac· -cido; il ventl'icolo destro è dilatato e contiene poco sangue; il sinistro è vuoto; esiste qualche placca .ateromasica all'orifizio aortico; nulla di anormale al pericardio. I due cavi pleurici sono in parte <>bliterati per aderenze multiple di antica data. I polmoni sono di volume normale e non presentano che i fatti d'ipostasi, con abbondante catarro siero· mucoso sulla superficie bronchiale. Al cervello non si nota se non che la sostanza bianca lucida per spiccata anemia. Diagnosi a1iato1nica. - Peritonite cronica; epa· tite interstiziale atrofica; tumore cronico di milza; ascite emorragica; ectasia spiccata delle vene pe· ritoneali, esofagee e del sistema portale in genere; dilatazione cardiaca e degenerazione grassa del mio· cardio; aderenze plei1riche JJlllltiple; ipostasi pol· monare; catarro bronchiale cronico; anemia cere· brale.

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Come ho detto sin da principio, quest'osserva· zione clinica non meriterebbe l'importanza di una illustrazione particolare, se non si fossero presen· tati nel suo decorso due fenomeni, che, men frequen· temente, per alcune loro particolarità, sogliono ac· compagnare le comuni cirrosi epatiche. Intendo parlare dell'emorragia endo-peritoneale -e del coma, col quale si spense l'ammalato; emor· ragia e coma che sono fatti comunissimi nel decorso della cirrosi epatica, ma che in questo caso speciale si distinguono per alcune modalità cliniche, che attrasséro la mia attenzione.

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Le emorragie nel corso dellA affezioni .epatiche sono, se non un sintomo costante, certo un · feno· meno molto frequente; anzi, talvolta, e appunto una di queste emorragie - per solito l'epistassi o l'ema· temesi - che precede tutta la sintomatologia clas· sica della lesione del fegato e che ci preavvisa della sua esistenza latente. Le emorragie vanno dalle piccole emorragie petecchiali sotto-cutanee alle epistassi, alle emorragie retiniche, alle emate-

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. • • mesi, alle enterorragia, agli ematomi men1nge1, e, come nel caso nostro, agli ematomi endo-peritone ali. Il sistema vasale, e il venoso in particolar modo, è, in quest'affezione morbosa, per unanime consenso di tutti gli osservatori, profondamente alterato nel· l'intima sua struttura, per l'azione deleteria che su di esso esercita l'alcool, che è la causa pilì fre· quente dell'epatite interstiziale. All'alcool, però, bisogna aggiungere la presenza di tante tossine in circolo che il fegato leso non elimina più, ed un possibile (secondo certi autori) aumento delle secrezioni interne del fegato che, come l'estratto glicerico_di fegato dimostra, sono vasodilatatrici e diminuiscono la coagulabilità del sangue. Bisogna, finalmente, in un buon numero di emorragie nei cirrotici, ricordare la tensione endo· venosa del sistema portale, aumentata per il diffi. cile e diminuito scarico della porta; tensione che si riflette non... solo sulle radici stosse della vena porta, ma anche Stl altri sistemi ' 'enosi che, per azione, direi quasi, vicaria, si dilatano, per supplire, in certo qual modo, colla loro maggiore ampiezza, al ristagno che esiste nel sistema portale. Alle prime appartengono tutte le diramazioni delle vene affluenti della porta; agli altri appartengono le. vene sottocutanee addominali, che co· stituiscono poi il caput Medusao. il sistema di Retzius, cioè quel fine r eticolo di anastomosi tra le piccole radici della porta e la cava inferiore, che si fa nello spessore delle pareti addominali, le vene porte accessorie del Sappey, ecc. Qual'è il meccanismo di produzione di q11este emorragie~ DÉBOVE e OoURTOIS·SUFF1T, a proposito della teoria ammessa in genere, che le ematemesi nel corso delle affezioni epatiche sarebbero date dalle varici esofagee, cat1sate dagli squilibrii di pressione nel circolo portale, osservano che non sempre la dilatazione delle vene esofagee si riscontra al tavolo anatomico; essi, invece, ammettono che l'emorragia si produca per una dilatazione brusca. che avverrebbe in certi momenti nei vasellini por· tali, per cui si cagionerebbe una congestione che darebbe, nei cirrotici, l'emorragia; mentre questa non avrebbe lt1ogo nei sani perchè il fegato conserva la sua elasticità. HANOT e LETULLE, avendo riscontrato questa dilatazione delle vene esofagee in individui che non avevano mai sofferto di osta· coli alla circolazione portale, attribuiscono, insieme a LANCERAUX e BunnE, la produzione dell'amor· . ragia ad tma spiccata alterazione nutritizia delle pareti vasali, prodotta, secondo i primi, dall'azione tossica dell'alcool. ·- . .._


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L'emorragia, poi, a·~\'"verrebbe, secondo ACHARD, o per la rott11ra di qualche vaso importante, o per il fatto che i capillari, alterati e sottoposti ad una pressione h1terna cospicua, cedono in un gran n11· me.ro di punti, dando cosi l'emorragia a nappo e non facendo perciò riscontrare, all'autopsia, rileva· bili alterazioni ' rasali. BoucHARD giustamente fa notare cl1e, con una relativa frequenza, nei cirrotici si hanno emorragie le quali, o per la sede, o per il modo di prodursi, non frovano una spiegazione sufficiente nei concetti etiologici che com11nemente si sogliono ad esse attribuire. Così, per es., certe emorragie cutanee, na· sali, faringee, le quali, fra le altre particolarità, avrebbero quella notevolissima e non ancora messa in rilievo, di essere, cioè, in dipendenza di lesioni del sistema arterioso. Infatti, esRe provengono da vasi che appartengono ad t1n sistema vasale troppo lontano dal dom!nio d ella porta per risentire l'azione della stasi esistente nel circolo -portale; mentre non avvengono rott11re di vasi appartenenti a distretti più vicini alla ' rena porta e q nindi, per ragioni mec· caniche e fisiologiche, più esposti agli effetti dan· nosi della stasi e dell'aumento di tensione. L'emorragia endo-peritoneale non è cosi frequente come le altre nella cirrosi, sebbene d ei casi di ema· torna del peritoneo se ne trovino descritti già pa· r 13cchi nella letteratt1ra iuedica (D1-0JERINE, LÉvr, · LETULLE) .

P er ispiegar e questa emorragia end.o-peritoneale, che appt1nto si prod11sse nel nostro caso, noi abbiamo l'intossicazione cronica da alcool, che ha, pro· dotto l' alterazione nella costituzione delle t111tlche vaRcolari venose, il grave ostacolo n el circolo portale e il consegt1ente ristagno di san gue n elle vene; ·per cui un aumento di pressione interna, uno sti· ramento delle pareti Yasali, ch e, data la loro fra· gilith, hanno in qualche p11nto ceduto e lasciato fluire il sangt1e in esse conten11to. Nel nostro_caso, sebbene l'a11topsia non tibbia dimost1·ato il punto preciso da cui fuoriusci il sangue, pure, per la enorme quantità cli esso, non possiamo sospettare di una emorragia capillare così detta a na.p po, la quale non dà mai luogo a simili quantita di sangt1e. Perciò B oUCHARD, in una sua recente pubblicazione, mette in rilievo q1tale importanza, nella, pa· togenesi delle emorragie nei cirrotici, si debba at· tribuire alle alterazioni clel sistema arterioso. Egli, infatti, ha, in parecchi casi, riscontrato 11na. dispo· sizione speciale dei cirrotici ad alcune dilatazioni arboriformi delle piccole arteriole, sotto forma di nei, che, con t1na ·relativa frequenza, si osservano, in questi pazienti, sulla cute della fronte, delle l22)

l . ~o .

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gote, del dorso delle mani, delle dita, del torace, dell'addome, sulla mucosa buccale, sulla faringe, sull'esofago, ecc. Questi n ei si presentano talvolta. come (/. piccoli noduli un po' rilevati, d'un rosso leg· germente violaceo, circondati da un'aureola vascolare varicosa »; tal'altra sono « ùelle dilatazioni vascolari, non circondate dall'aureola e formanti una maccl1ia d'11n rosso rubino )) ; tal'altra ancora sono « strette come una punta rossa, saliente, ap· piat tita » . Questi nei sono in rapporto colla lesione epatica e spesso si vedono accentuarsi o diminuire d'intensità coll'aggravamento o col miglioramento del vizio del fegato. Essi sono di t1na fragilità ecce· zionale e danno luogo ad emorragie, talvolta cosi abbondanti da prod11rre la morte. Bo1JCHARD, appunto, cita uno di questi casi, in cui si ebbe una fortissima emorragia per la rottura di un neo cu· taneo, cosi che l'ammalata so0combette. Casi con· simili sono citati da TRIPIER, DIEULAFOY, NOIR e 0LAUDE.

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nostro infermo non presentava traccia alcuna di questi nei vascolari, sia st1lla cute, sia sulle riiu· cose; viceversa, io ho potuto osservare in due am· malate, degenti nella corsia diretta dall'egregio pri· mario doit. GrAUNI ed affette da disturbi epatici, una discreta quantità di nei, di un colorito rosso vivo, rotondeggianti, l eggermente rialzati sul livello della cute, a margini net.ti, di grandezza variabile da un grano di miglio ad una lenticchia, e sparsi variamente sl1lla cute dell'addome. Quest i nei . erano specialmente accentuati in llna donna affetta da carcinoma gastro-epatico, nella quale risaltavano, sul pallore speciale della cute, come grossi grani di lenticchia, colorati di un rosso rutilante e sparsi sullà parete acldori:Iinale anteriore. In contrapposto, collo stesso primario dott. GIAUNI, abbiamo potuto rilevare la presenza di nei consi· mili in pazie11ti, le quali non davano da sospettare menomamente alcuna lesione ùel fegato, nè po· temmo mai in quest'organ·o, sia clinicamente, sia ·semiologicamente, sia funzionalme11te, scoprire la. benchè minima alterazione.

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Il secondo fatto, per cui ho creduto interessante illustrare questo caso clinico e che attrasse la mia attenzione, è l'accidente finale, la causa immediata che trasse a morte il nostro infermo. Ho descritto abbastanza minutamente, nella storia clinica esposta più sopra in tutti i suoi più minuti particolari, la sintomatologia in mezzo alla quale si svolsero i fenomeni che precederono e accompa· gnarono la fine del malato. E, a bella posta, mi

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SEZIONE PRATICA

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sono in proposito dilungato per far l'isaltare che, ha l1na vera dimostrazione clinica ed è, p or giunta, a tutta prima, dati i pr~cedenti dell'infermo, data battuto in breccia dall'at1topsia ? la diagnosi della sua malattia, quelle ultime mani· Certamente i casi di emorragia. endoperitoneale, festazioni morbose potevano benissimo essere, dal specie come accidente finale, nei cirrotici non sono più accorto clinico, classificate in quella sindrome comuni; ed io, in quella poca letteratura che ho complessa che 'ra sotto il nome di coma epatico. E potuto sfogliare, ne ho trovato qt1alct1no solamente (vedi sopra) : ma penso che, se di tutti i cirrotici senza tema di errore si sarebbe cadt1ti in questo fossero praticate le autopsie, la letteratura diver· concetto diagnostico, perchè la sintomatologia pre· sentata dall'infermo aveva molti punti di contatto rebbe più ricca in questo capitolo, ed, accanto al coma epatico, potrebbe benissimo prendere il suo con quella del coma epati co, e pernhè tutti cono· sciamo che la fine, se non costante, certamente posto il coma da anemia acutissima. frequente, dell'epatopaziente è appunto l'intossica· zione organica, acuta, da insufficienza funzionale NOTE DI MBDICINA SCIENTIFICA del fegato. L'eliminazione degli acidi grassi volatili In questo caso, però, l'ultima paracentesi, in cui per l'urina. si estrassero circa 12 litri di liquido fortemente Nella Deritsclze Tl'ted. Woclt. (XXL\::, 224, 1903) il emorragico, ci mise sulla via del criterio cl1e poi dott. F. ROSENFELD si OCCllpa dell'argomento. ebbe piena ed assoluta conferma all'autopsia. VoN J ACKSCH ha per il primo mostrato nel 1886, Questa, infatti, ci fece rilevare nel cavo peritoche l'urina normale contene,ra traccie di acidi neale 4 litri di liquido sanguinolento e, inoltre, due grassi volatili. e che questi acicli aumentavano n elle grossissimi coagt1li di data l'ecentjssima, i foglietti affezioni febbrili ed epatiche. p_eritoneali fortemente tinti di pig mento ematico, le ROKITANSi<I confermò questo at1mento durante vene esofagee, gastriche ed intestinali molto dila· la febbre . L e ricerche cliniche furono continuate tate, quasi varicose. da F. BLU!IENTHAL, che fece vedere la coesistenza In base a q11esto chiarissimo reperto anatomico, I degli acidi grassi urinari con le fermen tazioni ptl· llettato dal mio amico dott. GIORDANO, settore tride intestinali. Si domandò a quali corpi (alb11mine o idrati di clell'Istituto di anatomia patologica, io credo che carbonio) si doveva far risalire l'origine d egli acidi sia più che ovvio il pensare che, nel nostro in· grassi. La questione r esta molto discussa. Perso· fermo; l'accidente finale non fu la solita e comune nalmente l'A. st1 10 casi, ne~ quali cliede gLu. 100 intossicazione epatica e r elativo coma; ma, piut· di z11cchero d'uva, non ha veclnto se non t1na volta tosto, la pr~fusa emorragia endoperitoneale, avve· aumentare gli acidi grassi; n essuna modificazione nuta, pare, in due riprese, a bre,ri intervalli, perchè \ in seguito alla ingestione di grasso. i dt1e coaguli esistenti nel peritoneo erano di due ROSEN.E'ELD ha studiato anche la prodt1zione degli diverse date; emorragia che produsse, conseguen· acidi grassi per at1tolisi asettica del tess11to mt1sco· temente, una rapida ed intensa anemia, la ql1ale, l are e constatato che il fegato p11ò anche esso per autolisi asettica formare degli acidi grassi. Sembra a sua volta, dette quello stato comatoso dell'in· fermo che faceva supporre, date le cognizioni cli- pertanto che questi acidi nascano nell'organismo nicl1e che noi avevamo della st1a malattia, il coma per lo più dalla distruzione delle albt1mine sotto l'influenza delle fermentazioni microl)iche: in altre da insufficienza del fegato. parole la putrefazione se111bra favorire la prodtt· Si potrebbe discuter e, forse, st1lla diagnosi dif· zione degli -acidi grassi. Cosi questi acidi si for· ferenziale tra coma da ritenzione epatica, e coma da mano specialmente a livello clell'intestino e sono in anemia acuta: ma sarebbe st1perfluo, poichè, data parte b1·t1ciati nell'organismo, in parte eliminati la coincidenza dei duo fatti, della sopravvenienza per l'urina. L'aumento degli acidi grassi sotto l'in· del coma, cioè, e della avvent1ta emorragia - e i flt1enza della febbre, costante per ROI{ITANSICY e von J ACKSCH, manca secondo l'.A. nell'eresipela, coaguli di data r ecente, trovati nella cavità peri· toneale ce la stanno a comprovare - la dimostra· n ella scarlattina~ nella difterite, nel morbillo: questo a1rmento, al contrario, si manifesta tt1tte le volte zione del mio asserto ne viene da sè. Ed infatti, che in un ptrnto clell'organismo si trova un foco· perchè non attenersi alla spiegazione più ovvia, laio di putrefazione microbica. più naturale, che ci viene, p er di più, controllata Così ROSENFELD ha pot11to diagnosticare lln en1· dal re.perto anatomico, e voler invece ricorrere ad pien1a consec11tivo ad 11na polmonite, 11n ascesso un concetto, forse pit't comune, più abituale ad subfrenico in segt1ito ad t1n'ulcera rotonda. Vi sono aversi negli epatici, ma che, in qt1esto caso, non molti casi di affezioni gastriche, nei quali le fermen· (23)


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IL POLICLINIOO

tazioni esistono e do~e la constatazione degli acidi grassi urinari è molto confortante per la diagnosi e per la prognosi. L' A. ha veduto che nell'11lcera e nella gastrectasia che si sviluppano con 1rna iperacidità o con una acidità normale, il contenuto in acidi grassi vola· tili dell'urina è più elevato. Nella stasi gastrica prodotta da una cicatrice pilorica o da una ga· , stroptosi ed accompagnata da ipo· o da anacluri· dria, vi è di solito diminuzione degli acidi grassi. Finalmente nella dilatazione dello stomaco dovuta ad un carcinoma con ipoacidità, il contenuto in acidi grassi dell'urina è elevato, qualche volta ele· vatissimo.

Influenza dei g1·assi sulla digestione.

---- A . N.

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SIROTININID ha dato a nove soggetti sani, ad 1ln individuo affetto da peritonite cronica, ad un altro affetto da tubercolosi pulmonare all'inizio e a due convalescenti di affezioni acute leggiere, una colazione di prova (pane bianco gm. 65; the non zt1ccherato eme. 200) sia con 50 gm. d'olio di ulive, sia con 50 gm. di lardo. .A. qualcuno egli dava 75 gm. cli semola con 50 gm .. d'olio. La du· rata dell'esperienza era di d11e g iorni. S i la-vava quindi lo stomaco ed il liquido estratto veniva esaminato dal punto di vista della s11a acidita, del suo potere digerente, ecc. Sotto l'influenza dei grassi l'acidità totale si abbassa. Lo stesso avviene del ta.sso dell'acido cloridrico. Il tasso dell'acido cloridrico libero diminuisce più di quello dell'acido cloridrico combinato. Il potere dig13rente del contenuto gastrico diminuisce già nel corso della prima ora di digestione. Nei soggetti che avessero ingerito del lardo, questa diminuzione dipendeva dall'insufficienza dell'acido cloridrico e dalla diminuzione dalla secrezion e in generale. Nei soggetti che avevano preso dell'olio di uli,re essa dipendeva inoltre dall'abbassamente del potere di· gerente del succo per l'elaborazione minore dei fermenti. I grassi ritardano un po' il passaggio degli alimenti dallo stomaco nell'intestino. }'Ialgrado la povertà del contenuto gastrico in acido cloridrico ed una certa ritenzione degli ali· menti nello stomaco: i ptocessi di fermentazione gastrica non sono esagerati.

Aumento refi.esso della secrezione biliare per in· troduzione di acido nel duodeno-digiuno. Nei Co11i11tes-rendus de l' Acadé11iie des Sciences (CXXXVI, pag. 701-703) il dott. FLEIG riferisce su questo argoment9. L'introdt1zione di acido nell intestino provoca il deflusso della bile non solo per il funzionare di I 11n meccanismo umorale: ma anche per l'inter· vento di t1n n1eccanismo reflesso. (24)

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Il reflesso avrebbe per vie centripete i nervi mesenterici, per centro il plesso mesenterico supe· riore, celiaco ed epatico o semplicemente i gangli intraepatici e per vie centrifughe delle fibre escre· trici vere e non escretrici e vasomotorie.

PRATICA PROFESSIONALE Il contenuto batterico del sangue in trenta casi di febbre tifoide. Nei Tra1isactions o/ the Chicago Patii. Society (V. 187-197, 1903), il dott. H. RuEDIGER_pubblica uno studio da lui intrapreso per ricercare con quale frequenza il bacillo di Eberth può essere scoperto nel sa.n gue dei tifosi: il bacillo si trova nel sangue nei primi giorni della malattia ed al principio delle ricadute, ma presto sparisce. La presenza in abbondanza del b·a cillo nel sangue durante i primi giorni della febbre, riscontrata per mezzo delle ct1lture (qualche goccia di sangue in un matraccio contenente 100 eme. di brodo), quando la temperatura si eleva, fornisce un mezzo filagno· stico precoce, in un'epoca nella quale l'agglutinazione non sempre si ottiene. Queste culture permettono anche di differenziare il bacillo tifico dal paratifico (di GWYN, di SCH?TT· MUELLER, CusHRUG, LONGCOPE, ecc.). D ei trenta casi dell autore due furono con questo diagnosti~ati come casi di paratifoide ed uno .mezzo . rimase dubbio. Il lavoro del RUEDIGER conferma quello di J. CouRMO.NT.

Due casi di febbre tifoide a localizzazione anormale (colotifo). Nella .Revzze de Médeci1ie (XXIII, 320-33!, 1903), il dott. V. LE Gole riferisce due osservazioni 'cli· niche con autopsie che mostrano la localizzazione esclusiva o predominante delle lesioni all'intestino grosso. In questi due casi nessun segno poteva permet· tere di affermare la diagnosi di sede delle ulcer.a· zioni; l'influenza sembra avere lma parte occasionale importante.

Presenza del bacillo di Ebe1·th nell'm·ina dei tifosi, durante e dopo la loro malattia. Nei Co1nptes·rendus de la Société de Biologie (LV, 365, 14 marzo 1903), si trova sull'argomento una comunicazione del dott. H. VINCENT. Il bacillo esiste nell'urina del 20 per cento dei


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tifosi, vi apparisce dall'11° al 17° giorno e può per· sistere 11n certo tempo dopo la guarigione, proba.. bilmente per la ]oro vegetazione nella -vescica.

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Para tifoide. •

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SEZIONE PRATICA

BJELYAEF~~

in uno st11dio sperimentale StLlla pa· ratifoide viene illle seguenti conclusioni : 1. i casi · di paratifoide prodotti dal bacillo paratifico possono essere ,distinti in modo certo da quelli di febbre tifoidea. Il bacillo paratifico nel suo potere aggltttinante differisce 11ettamente da.gli altri membri del gr11ppo dei germi coli-tifici e specialmente da q11elli dell'enterite. I v-arii sottotipi del bacillo l' aratifico possono anche distingt1ersi 1'11no dall'altro per l'agglutina· • z1one. 2. Siccome i bacilli paratifici comprendono un certo numero di tipi rispetto all'agglutinazione, · è necessario, nella sierodiagnosi, di esami11are con· temporaneamente l'a.zione del siero sul bacillo tifico e q11ella sui bacilli paratifici ottenuti clai pazienti stessi o da altri pazienti. l\'fentre la diagnosi batteriologica di t1n caso çli tifoide è sempre desiderabile, per un caso di para· tifoide essa è n ecessaria. È bene adottare un nletoclo p er ottenere r~.pida· mente e facilm ente culture pure di bacilli .tifici o paratifici del paziente. Queste culture possono essere ottenute dalle feci, clall' t1rina. dal sangt1e, dalle Tene o <lalle petecchie. Nell'inizio della malatt.ia noi possiamo ril;lscire ad isolare il bacillo dalle feci. mentre gli altri me· todi sono possibili solo dm·ante la seco11da setti· mana. Il miglior metodo per ottenere queste cult11re è pe1·ò di estrarre i germi. dal sangue, speoia.lmente da quello delle ·ven e. (Ronsslry ·vratch. 24 maggio, rif. in Neu; York rned..Jonr1ial, 1 agosto 1903).

Sintomatologia e diaguosi dell'appendicite. 11 dott LIDSl1EUR ha pubblicato t1no st11dio ana· to!Ilo-patologico e clinico d ell'appendicite n ei tu· bercolosi (1903, O. N aud, editore, Parigi)~ il q t1ale riapre la questio11e dell'appe11dicite - t11bercolare e della sua sintomatologia e diagnosi. L'appendicite tubercolare non l'appendicite nei tubercolosi è frequentissima (su 500 autopsie di tubercolosi l'A. ha trovato invasa dalla infezione tubercolare 144 volte l'appendice). Quàsi sempre (132 casi) la tubercolosi appendicolare ac· compagnava l'enterite tubercolare. Qualunque ne sia l'estensione le lesioni dell'ap .. pendicite tubercolare hanno evolu.zione silenziosa. Nelle sue a11topsie l' •.\.. 11a veduto appendici t11me-

fatte enormi, immobilizzate da grandi adere11ze, con la mucosa tutta distrutta, le pareti infarcì te di masse caseose e di ascessi freddi; ulcerazioni sul punto di perforare ed anche perforazioni con1plete con raccolte p eriappendicolari, senza che i11 ' rita (salvo due casi) si fosse <liagnosticatn. l'appendicite. Donde questa latenza dell'appendicite tubercolare'? Lo st11dio clell' A. non risponde a questa domanda se non con le contradittorie opinioni degli autori. Il LESUEUR rile,ra per conto suo una grande in· certezza, una grande incostanza, una assenza di fissità n ei segni ·tutti dell'àppendicite tubercolare: la sua forma ]Jizzttoslo cronica ed attenuata, i par· ticolari del t11more, l'esistenza degli ascessi ossi· fluenti o delle fistole, le ricerch e dei bacilli nelle materie fecali) tutto è dubbio ed incerto, sicchè l' A. conclude che soltanto n el corso dell'operazione, se si è crerlrtfo di dover interoeu,;re, si potrà ~.ffer· mare la natura tubercolare cl ell'appendicite.

Vomito incoe1·cibile delle gravide ed appe1tdire. Il dott. 0ROJZIER riferisce un ca.so di vomiti in· coercibili della graYidanza ripetutisi in tre ~ravi· danze successive. La disposizione er a mantent1ta da lesion i dell'a1)· pendice. Asportata questa, la malatti a si dilegt1ò.

APPUN!l'I DI 11'E1l_APIA Le pozio11i: loro fo1·1n11le e loro inconvenienti. Nel .Répertoire cle Pltar1uacie del 10 luglio 1903, il dott. G. PÉGURIER si fa questa. domanda: quali sono i mezzi pratici per rimediare all'alterabilità delle pozioni'? La massa di l1na pozio11e è formata, lo si sa, (la una certa. quantità di sciroppo e da un idrolato qualsiasi, con aggiunta facoltativa cli gomma. ara· bica o adragante. · Questo eccipiente, assai alte1·abile ed cccelle11te mezzo di ct1ltt1ra, non tarda a favorire lo s'·iluppo di s\raria te fermentazioni . Inoltre il medico non })Uò, oprattutto, fare di una pozione lln medicamento di provviRta. DovTà tenersi q11indi ad una dose di 125·150 eme. o sop· primere nelle sue formole le sostanze fern1e11tesci· bili (gomme, zuccheri, ecc.). Bisognerebbe dunque ricorrere da 11na parte acl t1n edulcorante meno facilmente decomponibile, e d altra parte ad un a.gente di conser,razione se fo "se • necessario. La saccarina, ch e è un antisettico, lo zucchero di liquirizia o la glizina sono gli edulcoranti che meglio converrebbero. La glicirrizina ammoniacale (25) •


1466

l A.NNo

IL POLIOJ,JNIOO

(glizina) comunemente adoperata negli ospedali militari di Francia alla dose di centgm. 40 per litro d 'acqua è, in particolare, tm'eccellente sostanza in· zucchera11te. Quando si desidera prescrivere in una pozione uno sciroppo medicamentoso, ci si trova st1bito più imbarazzati. In questo caso bisogna rivolgersi un po' più spesso alle tinture alcooliche ed agli estratti fl1ridi veri, preparazioni di titolo uniforme come gli sciroppi, pif1 facili a conser-varsi e che, senza po· tersi sempre mescolare con l'acqua, pure non per· dono, per questo misc11glio, la loro efficacia. Si può finalmente aggiungere alla pozione qualche sostanza conservatrice, se si desidera proprio ado· p~rare delle sostanze gommose o zuccherine e se la pozio11e non deve essere terminata in pochissimo tempo. Questo elemento di conservazione può essere l'acq~a cloroforma.ta all'1 per 400 (che ha un gusto zuccherino piacevole), l'alcoolato di cloroformio al· 1'1 per 20, la glicerina, l'alcool , ecc.

IX, FA.SO. 46 J

Dell'acqua ossigenata. ha trovato utile nei casi di anginé e di difterite, curati o no col siero antidifterico, 1~11so dell'acq11a ossigenata nel seguente modo: MoLLER

.A.cqt1a ossigenata Merck (30 per 100). gr. 3. 50 .A.cq t1a distillata . . . . . . . . » 250 Glicerina . . . . . . . . . . . » 15

m. e fa po~ion e. Un cucchiaio da zuppa ogni quarto d'ora. T. }II. (KZ;u.-Therap. WocliscJzr. 1903, n. 3).

Nei versamenti

plenri~i.

Il dott. V\rALDO, di Bristol, consiglia. nella pleurite sierosa con ·'"'ersamento l'applicazione sul to· race di compresse imbevute di una soluzione satura di cloruro di sodio : queste applicazioni attiverebbero il riassorbi1uento del versamento pleu· • r1co. •

Applicazio11e te1·apeutica dei semicnpii.

Nell'arterio-sclerosi cerebrale.

Secondo le osservazioni di TSCKLENOFF i semi· cupii freddi sono t1tilissimi nei casi nei quali si cerca di ottenere Ufu'1. decongestione dei visceri .del· l'addome e del bacino, opp11re di limitare llna se· erezione troppo abbondante della mt1cosa intestinale e di diminl1ire la peristalsi troppo accent11ata. I semicupii, meno freddi, ma più prolungati, si adoperano nei casi nei quali si cerca di evitare una forte congestione per reazione d el bacino e della sfera genitale ed anche una grande irritazione dei nervi sensitivi di questi organi. In quanto ai bagni caldi e tiepidi, essi sono in· dicati n ei casi nei quali ci Ri trova dinanzi a fe· nomeni spastici da parte degli organi del bacino, a tenesmi dolorosi, a -0atarro vescicale, a coliche mestrt1ali e ad erezioni dolorose. (Rev11e rle tliéra11. 11iéd. cJiir., 1° agosto 1903).

Aloe . . . . . . . . . . . . . . . ana centgm. 50 E v omnnnet . . . . . . . • • Podofillina.. . . . . . . . . . . . . centgm. 10 Estratto di gittsquiamo . ili' r-::o . b d ana m 1gm. o Id . d i e11a onna .. Sapone medicinale q . b. per fare n. 10 pillole.

l l

Da prenderne una ogni sera p er 15-20 giorni.

Contro la diar1·ea dei tubercolosi. prescrive il bleu di metilene associato al lattosio per. di,ridere il bleu e renderlo più tolle· rabile allo stomaco, sotto forma di cartine, così for· mt1late: centgm. ,) Ble11 cli metilene . . . . )} 20 Lattosio • • • • • • • Per tma carta. RENON

Prenderne 3·-! al giorno.

I11ftuenza del cli111a 1narittimo sull'oreccl1io. Dopo a,,rer riferite \ arie osservazioni, A. CASTEX (Bul/. de Lar., Otol. et R!J,in . 30 marzo a,. c.) conclude: 1° 1tna c11ra a.l clima di mare è indicata nelle otopatie d'origine scrofolosa, congestiva o isterica; 2° è controindicata per gli eczemi, por le otorree, per le sclerosi ti111paniche e labirintich e, e per la sindromo di Ménière: 3° il mare è generalmente da.nnoso pel' gli orec· chi degli artritici; 4:0 l'immersione della testa è pa.1·ticolarn1en te dannosa; 5° t1n esame a11ricolare sarà utile in q11elli pre· disposti a fine di evitare un pos~ibile aggravamento col clima marittimo. T. 1\-I. (26)

V .AR..:IA Le opere di u1edicina cinesi. - La maggior parte dei trattati abbracciano tt1tto qt1anto lo scibile me· dico: vere enciclopedie mediche, alcune di 100 e più volumi. Vi sono citati e criticati i vecchi a11· tori. Nel primo capitolo co11tengono per lo più m10 sguardo storico su la medicina. Segue poi la nosografia sistematica, in altrettanti capitoli. Quasi ognuno di questi comincia con la descrizione del polso nella corrispondente malattia. Il massimo svolgimento ha, nelle opere medicl1e cinesi, la terapia: lo spazio consacratole è, bene spesso, addirittura il decuplo del resto. Daccanto a q11este opere universali vi è però

-


ANNO

IX,

46J

FASO.

1467

SEZIONE PRATICA

.anche la letteratura speciale e numerosi ne sono i trattati. Vi sono opere su le malattie delle donne e dei bambini, libri di oculistica, s11 malattie esterne, ecc. Troviamo anche, in Cina, monografie s11 certe affezioni morbose, per esempio su la lebbra, o s11 temi astratti, per esempio s11 la sfigmica o dottrina de' polsi. I nostri colleghi scrittori della Cina sono anche poeti nati. Alla fine dell'opera spesso riassumono i11 veste poetica le dottrine esposte, per aiutare la memoria clella gioventù studiosa. Il cinese impara a memoria ~on llna rapidità fa· volosa, specie le poesie. L'OLPP, da un articolo del quale tragghiamo queste notizie (Mtt1iclt. med. Woclt., 1903, n. 36) dice che gl'insegnanti tedeschi hanno dovuto molto combattere con gli studenti cbinesi praticanti nell'ospedale dov'egli si trova. Per loro . "' è facilissimo ripetere per filo e per segno tutta la anatomia e la fisiologia appresa sugli app11nti o sui libri. lVIa sono puri mnemonici: quanto a capire quel che leggono, è un'altra cosa. La loro memoria non è pari alla loro intelligenza~ non approfondiscono mai il soggetto. I libri di medici11a cinesi trattano non solo la nosografia e la terapeutica, ma contengono in versi anche la farmacopea. Questi versi ricordttno a un dipresso q11elli di qualche 11ostra opera medica del medioevo. Se ne trovano ancora oggi in Germania : l'OLPP ne cita per esempio due di q nesta fatta: J

Selbst die angesch "vollnen Mandeln Kannst du getrost mi t J od behandeln .

a lettera: Pur le amigdale gonfiate Fian coll'i6do ben curate. I nostri ginecologi saranno edifica.ti udendo il primo capitolo del 7° ' rolume dell'opera v;ta lllnga 1iel 11io1tdo, protezione del popolo (Shau-sai-po-iln, 10° vol.). Ecco quel che vi si legge : « Le malattie delle donne si dividono in c11ra· bili e non curabili. In tutte le donne si ti:atta solo di questo: se il cuore o il naturale siano buoni o cattivi. Quando sento di una donna a dire che ha ~ indole virtuosa, è di carattere mite, di animo buono; che cond11ce 11na vita onorata., conforme alla mo· rale muliebre; che rispetta ed onora. i suoceri, ob· bedisce al marito, educa i figli~ che governa. e am· ministra la famiglia; che adopra bene l'ago e non ha. orrore dell'acqua; che attende all'allevamento de' bachi da seta e siede al telaio : che in generale non fa n11lla che no~ sia b11ono, allora mi consolo e dico: questa ~onna non ammalerà mai. l\la c'è un'altra categoria di donne che son pigre, viziano ~ perdono le altre; che son cattive, che non obbe· <.liscono ai loro onorabili parenti, che vessa11 i loro

inferiori, che solo agognano di vestir bene e di mangiar meglio, che in genere non pensano ai loro maggiori e hanno tutti e sette i peccati che pu(, commettere l1na donna; insomma, che non recano alcun aiuto al loro consorte. A queste femmine il cielo manda una malatt.ia che penetra fra il cuore e il diafra.mma (cioè~ cosi profondamente che non vi può gii1ngere alcuna medicina). Essa, nonostante i buoni farmaci del famoso Pin-cl1e11k, non può esser guarita. Io (cioè Kung-,v-an-la1n, l'autore del trattato) ho scritto questo per an11nouir le donne, di cui conosco perfettamente le malattie. Ma per la gravidanza, il puerperio e per consimili disturbi posseggo metodi curativi che descriverò in seguito. » Vengono poi le anomalie della mestruazione, i fiori bianchi o leucorrea, la sterilità, ecc. Per indicare questa usano t1n'espressione ohe s11ppergiù può trad11rsi cosi: Desiderio di aver figli. E tanto per aver un'idea di come seri vono di medicina i cinesi ci par che basti, anche per non riuscir poi 11oiosi ai nostri benevoli lettori.

La pazzia in Inghilterra. -

Da una statistica ufficiale pubblicata a Londra rist1lta che, negli ultimi 50 anni, la pazzia, in Inghilterra, andò spaventevolmente aumentando. Valga a provarlo il fatto che, mentre nel 1852, in tutto il Regno Unito si contavano soltanto 28,000 pazzi, in quest'anno il n1unero di quegli in· felici è salito a 113,964:. Nel 1852, la proporzione era di un pazzo ogni 536 persone, mentre oggidì è di un mentecatto sopra 293 individ11i. Quale sia stato il progressivo aumento del numero dei pazzi negli t1ltimi 10 anni si v ede da q11esta tabella: .Anito 1894 . . . paz~i 92,067 • » 94,081 » 1895 . . • • )) 1896 . . 96,446 • 1897 . • 99,365 • • 101,972 1898 . • • • » 105 08G 1899 . • • • • .,. 1900 . • 106,611 • » » 107,944 1901 • • • • » 110,713 1902 . • • • » » 1903 . • 113,96! • • Un'altra tabella enumera le cause diverse della pazzia, e ci apprende cl-..e s11 100 pa7.izi 3/J lo divennero perchè dediti all'alcoolismo. ))

)t

))

Prof. V. PENSUTI

Sulle

nevi~osi

dello sto1naco

~

Volumetto in-8° grande, Lire 2. 60 tJ19

Indiriz1are cartolina-vaglia alla e Sooieià Editrice Dante Alighieri > - ROMA


1468

IL POLIOLINiOO

· · AMMINISTRAZIONE . SANITARIA·

Disiuffzioni negli alberghi, nelle pe11siooi, ecc. (Art. 139 del Reg. generale sanitario, 3 febbraio 1901).

Il Ministero dell'intorno (Direzione generale della Sanità pt1bblica), in data 16 agosto 1903, ha dira· m~tto la seguente circolare in proposito:

Ai Prefetti del Regno, La legge sa.nitaria del 22 dicembre 1888 in«

«

veste il ministro dell'interno della facoltà di fare ordinanze speciali per la visita e disinfezione delle case quando si sviluppi una. malattia infettiva. « Ma non è d'uopo certo a.ttendere che si veri· fichi tale estr emo, perchè la pubblica autorità prov· veda a quella efficace mistITa che la scienza e la esperien~a banno riconosci11ta di so, rana efficacia, la disinfezione cioè degli ambienti abitati, e degli oggetti p ertinenti a.lle persone, la qt1al cosa costituisce la n1i gliore e più valida profilassi p er le ma.. la.ttie inf,~ttive. · « In omaggio a tale principio, trovasi inserita 11ell'articolo 139 del regolu.rnento generale sa11itario 3 febbraio 1901, la disposizione che è in facoltà dei Comuni di introdurre nei loro regolamenti di igiene il precetto ch e gli alberghi, le locande e le pensioni, periodicamente, almeno una volta all'anno, s:ieno assoggettati a generale ripulit11ra, preceduta, occorrendo, da ·disinfezione. « ~;\ggiunge ]'articolo che son o obbligatorie la gen erale disinfezione e ripulitura, almeno u11a volta l'anno, p er gli ospedali; opifici ed istituti in genere di cura o di ricovero pubblici e priYati. « Non occorre spendere molte parole p er rilevare tutta la importanza delle esposte disposizioni; esse so110 congiunte con le necessità più elementari della. con,rivenza sociale, ed in tale argomento le ra,gioni dell'igien e si collegano strettamente con quell~ ò. ella, ci"rile ed11cazione e del benessere delle popolazioni. « È certo facile ai signori prefetti assicur.a rsi, come con la presente il Ministero loro co1nmette, <le11a osser,ran za della norma segn ata per quanto l'ig11ct rda gli istituti pubblici di cui è parola ·nello alinea del citato articolo : a mezzo delle rispettive ? nuninistràzioni essi vorranno fare osservare il precetto r egolamentare, pr~vvedendo, ove occorra, con opportune v isite del medico provinciale per il ùebito controllo. Analogamente provvederanno p er gli istituti privati, che sono sempre soirto la, sorve· glianza delle autorità sanitarie. P er la ripulitura e disinfezione degli alberghi, locande, pensioni, è cl '11opo ch e siano tenute in conto le specia.li condi· Y.io11i locali ch e possono consigliare, ove . non sia stata fatta, la formale inserzione nei regolamenti d'~giene della disposizion e del r egolamento. Gioverà quindi ch e ciò si faccia n ei ce11tri nei qua.li è dif· fuso e vivo il movimento dei viaggiatori, in quelli ch e p er l'a gioni climatiche accolgono a preferenza persone cagionevoli in sal11te. Con ciò, peraltro, non vengono dispensate da ogni sorveglianza q11elle 1uinori località ch e possono, non meno delle più g randi, costituire fomiti di malattie, e che sarà op· portuno s iano vigilate dagli uffici sanitari locali. « Gli alberghi, le locande, ecc.1 sono sottoposti, come è noto, a d eterminati vincoli che la legge di P . S. specificatamente enumera, e similmente, ad analogo vincolo, sebbene minore, è sottoposta l'indt1stri a degli a,ffittacamere, gli alloggi ammobiliati 1

(28)

[ANNO

IX, F ASC. !6J

ed in genere di chi d~ alloggio pel' mercede. Ora-~ è d'uopo che i ragguardevoli interessi della pubblica salute, che si riflettono in tale forma di atti· vità. umana, siano tenuti in ispecial modo presenti, e. le autorità governative, cui spetta ooncedere la. licenze, o ricevere le dichiarazioni dei due generi d'industria, ''01·ranno vegliare all'osservanza dei detti regolan1enti e a mezzo delle a11torità locali, o anche direttamente, rendere bene intesi gli eser· centi degli obblighi loro spet.tanti, ed eccitarne la rigorosa esecuzione, facendo loro ben notare eh~ l'autorità è nello stretto dovere di garentire tale adempimento che .p oti:à riflettersi nello esercizio della facoltà di concedere, o rin11ovare le licenzE) stesse. « Questo J\ilinistero gradirà cli conoscere le di·· sposizioni che i signori prefetti, corrispondente· mente alle condizioni locali dei comuni della loro provincia, · a'\rranno emanato, secon(lo le norma. esposte, ed i risultati che si saranno conseguiti, pregando di voler rassegnare tale rapporto infor· mativo non oltre il 1° novembre p. v. «

«

G.

It mi1iistro

ZANARDELLl ~ ~

Atti Ufficiali. lrledici cli porto. - Il J\!Iinistro dèll'interno con Slla orcli11anza del 31 agosto p. p~ ha disposto le segt1enti traslocazioni : J achia ca v. dott. Scipione, da. Livorno a Napoli; De Ferrari C<tV. dott. Giovanni, da Genova a Pa-lermo; Chimienti clott. Elvino, da Brindisi a Napoli; · Cardi1e cav. dott. Giuseppe, da Palermo a Genova. NAPOLI. Costrzizione JJresso it Corso Vittorio E»ianuele. - Con decreto reale · del 1° corrente è stato respinto, perchè presentato fuori t ermini, il- ricorso dell'avv. Corrado Cozzoli contro la decisione della Giunta pr9vinciale amministrati,Ta di Napoli con la quale si approvaYa una deliberazione del R. Com~ missario ché permetteva all'Orfanotrofio militare di eseguil'e alct1ne opere ili costrl1zione nel proprio fab· bricato. ROMA.

ALTOMONTE.

.Nipartiziorie delle spese pel servizia-

sartitario .. -

St1 conforme parere del Consiglio di Stato è stato respinto il ricorso prodotto dal Comune di ..Altomonte, contro la decisione 29 dicembre 1900 della Giunta provinciale amministrativa di Cosenza,. relativa a. ripartizione delle spese stanziate in bi· lancio per le condotte mediche, fra il ser, izio obbligatorio per la ct1ra dei poveri e quello facoltativo per l'assistenza degli abbienti. MoDUG>NO. Servizio 1nedico. - - I ricorsi peodotti dal dott. Sebastiano Renna per l'annt1llamento delle deliberazioni 3 ottobre 1902 e 14 gen11aio 1903 del Comune di Modugno relative alla sua nomina a me· dico· condotto della frazione Polese sono stati dichia· rati irricevibili. FIRENZE. L evatrice co11tu1iale: - .È stato accolto il ricorso prodotto dalla signora Silvia Formichini avverso il decreto 8 aprile scorso del Prefetto di Firenze che annullava la deliberazione consigliare 20 febbraio precedente che la nominava levatrice condotta di quella città, ma in pari tempo è stata _ annullata d'ufficio tale deliberazione nella parte che si riferisce alla sua nomina. 1


LANNO IX,

FA.SO.

461

SEZIONE PRATICA.

CEN.NI BIBLIOGRAFICI

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I

CHATIN et CARLE. Photothérapie. La lumière agent biologiqt1e et thérapeutique. - Paris, }'fasson et C., 1903. In questo libro, in cui sono esposte st1ccintamentA ~ con chiarezza le attuali cognizioni sulla lt1ce come agente terapeutico, gli autori, specialisti in materia, hanno cercato di fare un'opera volgare clinico·pra• tica. Essi, ptlr attenendosi all'esposizione della parte essenzialmente· pratica del metodo, non han trascurato il lato biologico e scientifico; infatti, è cosa necessa.rissima, prima di applicare ra~ionalmente· e con profitto un sistema di cura, conoscerne almeno i princip~ fondamentali. L'opera è divisa in quattro parti, trattate gt>ada· tamente secondo l'importanza, e tutte aventi come base l'utile clinico pratico. Nella prima parte, « Studio fisico della luce » 1 con· sacrato alle generalità, gli autori dànno alcune de· finizioni delle parole adoperate nel s~guito del libro e la di cui comprensione esige una conoscenza re. lativa della composizione dello spettro solare. In questa prima parte è studiata l' anatoniia della lrece, le stie muitiple proprietà; si definiscono successiva· mente le espressioni : « radiazioni )), « lunghezza delle onde », ecc. La seconda ' parte, esclusivamente biologica e fi· siologica, comprende quattro capitoli: azione d~lla luce sui vegetali ; sui batterì; sugli animali; sul1' organismo umano. La terza pa.rte espone la terapeutica per mezzo della luce in generale e le sue applicazioni utili a ttn piccolo numero di malattie di ordine interno con gli apparecehi recentemente utilizzati: bagni di luce bianca, bagni di luce colorata, bagni dì Dow· sing, ecc. Nella quarta parte, infine, la più importante, piil precisa e più conosciuta, gli autori descrivono il vero me todo di Finsen, le stle applicazioni per il trattamento di certe affezioni cutanee microbiche o amicrobiche; un importantissimo (•apitolo è riser· vato alla descrizione degli apparecchi utilizzati con la riproduzione fotografica dei principali di essi e con tutte le indicazioni tecniche del funzionamento loro e della loro utilità pratica. Dopo aver studiato i risultati e le statistiche ot· tenute con i diversi apparecchi n el trattamento de 1 lupus tubercolare, gli AA. discutono gli altri procedimenti preconizzati, ne dànno l e indicazioni e controindicazioni. In fine passano rapidamente in rassegna, in lln ultimo capitolo, le r ecenti applica· zioni della fototerapia alla cura di tutta \lna serie di dermatosi oltre che al lupus nodulare. Una bibliografia francese e straniera di tutto ciò che è stato pubblicato sulla fototerapia fino al 1903 completa il lavoro veramente utile e pratico.

a. P·

1469

Dr. A. GoTTSTEIN. Die Periodizitat der Diphthe· rie und ihre Ursacl1en. - Berlin, V erlag von A. Hirsch wald, 1903. L 'A. espone il risultato lli una serie di ricerche durate parecchi anni, le qu~li spiegano il mecca-' nismo della periodicità della difterite. Ponendo come premessa i risultati delle sue ricerche, si può costruire schematicamente una curva ideale del decorso di una epidemia difterica, la quale mostra diverse oscillazioni. Le fonti delle sue osservazioni sono stati i dati ufficiali dei casi di morte per difterite e croup del regno di Prussia, di quello di Bavi era, della pro· vincia di Slesia, Prussia orientale, Hannov·er ed Hessen Nassau dal 1875 al 1894 inclusi: si fermò al 1894 perchè la sieroterapia dopo quell'anno sa· rebbe stato un fattore complicante la qt1estione. L'opuscolo è diviso in 6 capitoli ove tratta: 1. Della. periodicità dei contagi. 2. D elle curve della difterite e delle loro pr9· prietà. 3. Delle oscillazioni delle ct1rve della difte.rite considerate secondo le stesse eta. 4. Della pe1·iodicità. della disposizione per ]a, difterite. ' 5. Del grado della suscettibilita nelle genera.· zioni successive. Le oscillazioni periodiche non hanno per fattore il mutare della virulenza del contagio, ma una variazione rit1nica, della suscettibilità degli oro-ani8mi o ' oscilla~ioni che trovano la loro natt1rale spiega· zione nelle leggi clell'imn1unità ereditata. Dott. T. l\fANCIOLl.

Pubblicazioni uervenutc al

<<

Policlinico

>>. ·

BELLINI dott. A. La lotta sociale contro la tu. bercolosi cutanea. - Comunicazione fatta all'Associazione Sanitaria Milanese, 1903. ToNIN dott. R. Notes historiques sur la rage en Egypte. - L e Caire, 1903. DE' Rossi dott. G. Alcuni dati circa il ricambio materiale nel digiuno delle cavie tubercolose. Firenze, Estr. dalla Clinica :àloderna, 1903. BRAGAGNOLO dott. G. lntorno a due casi di pneu· monite traumatica contusiva. - Venezia, estratto dalla Rivista V eneta di scienze mediche, 1903. PELTCELLI dott. E. Slùla cura della spina bifida. Estr. dal Bollettino dell'Associazione medico-chirurgica di Parma, 1903. MAzZOTTI dott. L. Contribt1zione allo stl1dio del· l'esofagite ulcerativa. Estr. dalle J\.iiemorie della R. Accade1uia dalle Scienze dell'Istituto di Bolo· gna, 1902. GIOELLI dott. P. Sul riscontro del gonococco nelle annessiti e dell'uretra fetalG come mezzo di coltt1ra e t· i torno alla primi tiva forma morfologica del f29t


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IL POLIOLINIOO

gonococco. - Milano. Estr. dagli Annali di Oste· tricia e Ginecologia, 1903. VELLANO dott. G. Note sul ricambio intermedio considerato in rapporto alla Clinica. Esperienze co· municate ali' Accademia medica di Genova. - Casale, tip. Operaia, 1903. GANDOLFI dott. D. A. L'alimentazione. (Contri· buto all'igiene sociale). - Milano. Estr. dalla Ri· vista medica, 1903. GABBI prof. U. Le deviazioni scheletriche e le lesioni organiche dei barilaj (portatori d'acqua). Messina, tip. del Progresso, 1903. ZINNO prof. A. e CEPPARULO ing. G. Progetto di ampliamento e sistemazione del laboratorio d'igiene del municipio di Napoli. - Tip. F . Di Gennaro e A. Morano, 1903. VIVIANI dott. U. Resoconto statistico riguardante l'eseJ.·cizio dell'Ambulatorio medico per i poveri dal 15 ottobre 1902 al 1° lt1glio 1903. - Arezzo, tip. A. Sina tti, 1903. Rossi dott. A. Il valore ct1rativo del siero anti· difterico osservato a diversi periodi di tempo dall'inizio clella malattia. - Sant'Arcangelo di Ro· magna, tip. Giorgetti, 1903. CRISAFI dott. D. Due casi di morbo di Raynaud <.li cui uno abortivo. - Milano. Estr. dal periodico Il Morgagni, 1903. MARIOTTI dott. G. Craniecto1nie per epilessia Jacksoniana traumatica. Estr. dagli Atti del Con· gresso interprovinciale dell'Alta Italia. - Man· tova 4·6 settembre 1902. R~CCHIA dott. F . Contributo alla casuistica del reumatismo cerebrale. - lVIilano. Estr. dal lJerio· <.lico Il Morgagni, 1902. PrETRABISSA dott. E. F. Di un caso di resezione intestinale secondo il metodo Antonelli con alcune considerazioni intorno all'abnorme disposizione del· l'ansa rimossa. - Milano. Estr. dalla Gazzetta Me· tlica Lombarda, 1903. SANTUCOI dott. A . Tiflite acuta primitiva e peritiflite. Tiflostomia temporanea. - Siena. Estr. dagli Atti della R. Accademia dei Fisiocritici, 1903.

LANNO IX,

FASO.

46J

RISPOSTE A QUESITI E A DOMANDE

{2680) Sig. dott. B. E. da B. - Certamente le pretese di Lei non sono esagerate. Le indennità per cavalcatura e di abitazione non possono essere toccate perchè nel capitolato è prevista la diminuzione dello stipendio, ma non la eliminazione degli assegni. In quanto allo stipendio, giustizia vuole che esso sia nell'ammontare eguale a quello che percepirà il detto medico. Se sarà fatto divcr· samente, potrà ricorrere alla G. P . A. (2682) Sig. dott. G. B. da A. - Anche sul cavallo e sulla' vettura che il medico condotto è obbligato a tenere per capitolato può cadere la tassa sulle bestie da tiro e sulle vetture, perchè tali mezzi di locomozione danno sempre un utile al proprietario. Nel caso in esame Ella, senza di detti mezzi, non potrebbe esercitare la condotta o, affittandoli, non potrebbe percepire l'asHegno che attualmente riceve, ma molto di meno, dovendosi detrarre il convenuto prezzo di affitto. (2683) Sig. dott. I. G. da C. - Se il coadiutore del medico condotto è stipendiato, non può essere certamente il Sindaco del Oomune. Se il sanitario ha la sola laurea in medicina non può essere nominato medico chirurgo pei poveri. Se le condanne non abbiano porta.to la interdizione temporanea dall'esercizio professionale, non sono di ostacolo a tale esercizio, nè alla nomina a medico condotto. Deve essere pagato a cura dell 1arma o dell'autorità giudiziaria. L'ufficia]e sanitario non pu_ò emetter~ da sè ordinanze : deve riferirne al Sm.daco, cui incombe provvedere ai termini dell'articolo 13, ca· poverso 2°~ della legge sanitaria. Occorre .p~r i:eser· cizio profe&sionale nella regione da Lei indicata,. sempre la laurea ivi conseguita. (2684) Sig. dott. A. C. da S. - Ordinariamente la proposta per la nomina del nuovo ufficiale sanitario si fa dopo la scadenza della nomina precedente. Però non si ha diritto di impedire che il Comune la faccia qualche mese prima onde non determinare interruzione di servizio. In tal caso ~ Ella non potrebbe dolersi della preferenza accordata all'altro collega, perchè nel momento in cui Recentissima pztbblicazione: , avverrebbe la nomina Ella non sarebbe ancora forDott. V. GIUDICEANDREA nito del titolo richiesto. Prof. pareggiato di Patologia medica nella R. Univ. di Roma (2685) Sig. dott. V. A . da R. - Pw· non esi: - ·····~ stendo incompatibilità l egale, potrebbe Ella trovarsi in qualche caso imbarazzato nel dover giu~ic_are di contravvenzioni da Lei elevate come uff1c1ale . sanitario. Per la elezione a consigliere comunale Alterazioni istolouiche, vi è incompatibilità come ufficiale sanitario soltanto, fisiche , chimiche, batteriolooiche del sanane, sierodiaunosi, ecc. ma non per l'altra carica, che Le si vorrebbe af· . con molti metodi !li tecnica emato1oa1ca. fidare. (2686) Sig. dott. R. G. da F. S. - Il Sindaco non Volt1me di pag. 312 con una tavola L. 5. può escludere dall'elenco dei curandi q~ella. per· Riohieste con oartolina-vaglia alla Libreria Internazionale sona, perchè essa, avendo diritto come gli altri, redel Policlinico, ROMA, Via del Cara.vita, n. 3.

L' Ematologia nella Febbre tifoide

{30)


LANNO IX, F .A.SCJ. 46)

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SEZIONE PRATICA

clamerebbe, e si farebbe includere dalle autorità superiori. Si potrebbe anche parlare di abuso di autorità. (2687) Sig. dott. D. F. F. da S. -· Pel caso da Lei esposto non vi è rimedio giuridico. Solo la pubblica indignazione potrebbe costituire per quelle madri tanto disumane e poco amorose un'adeguata p11nizione. Il medico interpellato una volta sola po· trebbe, se il crede, rivisitare l'ammalato, oppure astenersi dal fare la prescrizione sulla pubblica via, in seguito ad una sola visita molto sommaria del· l'infermo. Doctor J USTITIA.

NOTIZIE DIVERSE RO?\iIA. - Nel decorso agosto, durante il secondo periodo della campagna antimalarica, dalla Croce Rossa italiana, nelle sette stazioni sanitarie che im· piantò nell'Agro romano furono curati 192 infermi malarici; altri 883 individui furono sottoposti a profilassi con tabloidi di chinino fornite dallo Stato; e, per malattie, si curarono 164: infermi. Negli ospedali di Roma, per ferrovia, si' traspor· tarono 12 infermi, ed altri 28 ne vennero traspor· tate con le ambulanze e le carrette della Croce Rossa. - Il generale conte Taverna, presidente della Croce Rossa Italiana, ha comunicato al sotto-comitato di Udine il telegramma seguente: « Il Ministero della guerra esprime vivissima riconoscenza alla sempre altamente benemerita Croce Rossa, per la prontezza ed efficacia dei soc· corsi prestati in occasione del grave accidente ferroviario, nel quale si ebbero a rimpiangere morti e feriti del 14° reggimento fanteria. » Firmato: Il 1W;nistro ÙTTOLENGHI. SoUTHAMPTON. - I membri della spedizione scien· tifica inviata dal re dei Belgi affinchè studii, as· sieme ai membri della Sc11ola di medicina tropicale di Liverpool, la malattia del sonno e l e altre ma· lattie tropicali del Congo, si imbarcarono il 5 cor· rente a bordo dell' Albertv;lle. La missione farà la sua inchiesta sanitaria a Boma, a Leopoldville ed in altri centri del Congo. FILADELFIA (Stati Un iti). - Fra breve, in questa citta verrà costruito un ospedale speciale per i tubercolotici, che conterrà 500 letti ed il cui tetto sarà di vetro.

Nomine, promozioni, onorlfloenze. Il prof. Giuseppe Gonella è stato nominato preside della Facoltà medico-chirurgica dell'Uni,Tersità di Cagliari.

** * della Scuola

I seguenti allievi di applicazione di sanità militare, sono stati nominati sotto-tenenti me· dici di complemento, e destinati a prestare servizio, a cominciare dal 22 agosto ll. scorso, nei reggimenti a cui furono rispettivamente destinati: Getulio Concordi - Agostino Carbone - Ignazio ~Iiceli G1Iido Cantù - Luigi Badino - Giu · seppe Pasceri - Giuseppe Accardi - Sante Pt1· •

glisi - Antonino Prestifilippo - Alessandro Moccafi ~he - Rinaldo Vismara - Augusto Colucci Giuseppe Nobili - Luigi Vitali - Gino Manser· vigi - .Angelo Barbato - Ettore Riccio - Pietro Cavatorti - Andrea N ocerino - Francesco Raffo - Fausto Campodonico - Celso Bettini - Amedeo Caivano - Domenico Mocchi - Mauro Boccassini - Riccardo Petrucci - Carlo Abbenante - Gio· vanni Battista Lombardo - Vincenzo Rosei Liborio Ardizzone - Filippo Pino - · Federico Zi· nelli - Pio B ertini - Ernesto Manfrè - Antonio Maria Ferrari - Enrico Serra - Osvaldo Magi - Nicola Cichetti - Antonio Maresca - Giuseppe Vassallo - Romolo Todescato -- Achille Soraci Benedetto Giacalone - Marco Romei - Mario Camis - Gennaro Fusco - Giuseppe Ferroni Giovanni Vassalli - Giuseppe Panizzera - Dialma Spaggiari - Armando Armandi Francesco Montanari - Leopoldo Peratoner - Pierino Ma· sotti Gerolamo jDi Giorgio ·- Luigi Mola - Amedeo Repetto - Alessio Nicolais - Raffaele Rogges - Biagio Mistretta - Adolfo Tafuri - Furio Silvestri - Pasquale Meml;>ola - Gaspare Impellizzeri - Ferruccio Passarelli - Giuseppe Galmanini - Gaetano Calcaterra - Domenico Guttadauro La Brasca - Achille Fonta11a - Guido Ranzoli - Domenico Anzani-Ciliberti - Domenico Ugenti - Andrea Ghillini - Pellegrino Franchi Gerola.mo Foglia - Luigi Radice Domenico Semeraro - Carlo Magnaghi. . \

* **

Sono stati destinati ad imbarcarsi, in servi~ io di • • em1graz1one : A Napoli, sul piroscafo Ger;na1tia il dott. Francesco D' A.ietti, medico di 1a classe; sul piroscafo Va1icover, il dott. Tommaso Bottini, medico di prima classG. A Genova, sui piroscafi Duchessa di Ge1tova e R;o A1riazonas, i dottori Giuseppe Ricci ·e Nicola Migliore, medici di 1a cladse. Il dott. Pierangelo Guerra, che sbarcò testè dal piroscafo Patria, è stato destinato presso la Direzione di Sanità del 2° dipartimento, pur continuando a prestare servizio nel turno di emigra·zione. Il dott. Vincenzo Giovane, medico di 1a classe, è stato collocato in posizione at1siliaria e nominato cavaliere della Corona d'Italia. Il dott. Ettore Belletti, medico di 1a classe, per motivi di salute ha cessato di far parte del t11rno di emigrazione.

Conooral e oondotte. VENEZIA (R. Istituto Veneto di Scie1ize, lettere ed arti). - Dal R. Istituto Veneto di scienze, let· tere ed arti è stato bandito il concorso al segt1ente premio di fondazione Balbi· Valier per il progresso delle scienze mediche e chirurgiche : « Sarà conferito un premio di italiane lire 3000 a colui che avrà fatto progredire, nel biennio 19021903, le scienze mediche e chirurgiche, sia con l'invenzione ~ qualche istrumento o di qualche ritrovato che valga a lenire le umane sofferenze, sia pubblicando qualche opera di sommo pregio. « Il premio, per concorso, sarà proclamato nella adunanza solenne del 1904. « Il concorso resta aperto fino a tutto il 31 di· cembre 1903, e vi sono ammessi nazionali e stra(31)


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IL POLIOLINIOO

nieri, meno i membri effettivi del reale Istitt1to Veneto. ' « Le memorie potranno essere scritte nelle lingue italiana, francese, tedesèa ed inglese. Tutte poi do· vranno essere presentttte, franche di porto, alla se· greteria dell'Istituto medesimo. « Secondo l'uso, esse porteranno una epigrafe, ri· petuta sopra t1n biglietto suggellato, contenente il nome, il cognome e il domicilio dell'autore. Si aprirà soltanto il biglietto della Memoria premiata; e tutti i manoscritti rimarranno nell'archivio del R. Isti· tuto a guarentigia -dei proferiti giudizi, con la sola facoltà agli autori di farne trarre copia autentica dalla cancelleria dell'Istituto, a loro spese. « La proprietà delle Memorie resta agli aut~ri, che sono obbligati a p11bblicarle entro il termine di un anno, dietro accordo con la segreteria dell'Istituto per il formato ed i caratteri della stampa, e per la s11ccessi,,a consegna di 50 esemplari delle medesime. « Nella stampa del-tavoro premiato, l' a11tore ha l'obbligo di premettere la intiera relazione della Gi11nta esaminatrice del regio Istitt1to. Il denaro d~l premio non potrà conseguirsi se non dopo di aver soddisfatto a queste prescrizioni. « lilstituto consèrva il diritto di fare imprimere, a proprie spese, quel num~ro qualtinque di copie . che reputasse conveniente. « Anche la; presentazione di strumenti ed altri oggetti, pel « Concorso Balbi-Valier » sarà accom· pagnata dall'epigrafe e dal rispe~ti,ro biglietto sug· gellato 1> . N. B. Ogni premiato dovrà pagare. sotto forma cli trattent1ta sul premio aggiudicatogli, l'importo della tassa governativa di ricchezza mobile (93. 15 per mille). Ro~IA.

- Dal l\'Iinistero dell'Interno è stato aperto un co11corso, per esame e per titoli, a dieci posti di medico di porto di 3a. classe, con l'ann110 stipendio di lire 2500. Il termine utile per la presentazione delle do· mande di ammissione al concorso scadrà col 30 settembre 1903. CARRARA. - Concorso per titoli al posto di me· dico chirurgo specialista in oftalmoiatria per .le prestazioni gratuite, limitate alla pratica oftalmo1a· t.rica, a tutti i poveri del eomune. Stipendio lire 2500. Residenza nella città. Sca· denza 30 settembre. P er ma.ggiori schia-rimenti rivolgersi alla segre· teria comunale. SAVONA (Os11erlale c;oico di San, Paolo). - È ~pert.o per esame e per titoli il concorso al posto d1 chL· rurgo 1° aiutante. Stipendio ann1Lo lire 600. S ca· clenza 30 settembre. A.RANCO (Novara). - Consor~io sanitario fra i comuni di A ranco, Agnona Doccio, Isolella e Fo· r esto Sesia. Medico·chirurgo-ostet-rico. Stipendio lire 800 per la cura poveri, più lire 200 quale uf· ficiale sanitario. Scaden-za 30 settembre. BRESCIA. - 'b1Iedico aggiunto presso l'ufficio mu· nicipale di ig iene e cli sanità~ coll'incarico della direzione del gabinetto batteriologico. Occorre cer· tificato che conferisca all'aspirante il titolo di me· dico perito-igienista. Stipendio lire 2300 nette. Sca· denza 30 settembre. GAVIRATE (Co11io). - Medico chirt1rgo, ufficiale .. anitario, lire 2580. Scadenza 25 settembre. Rom.a, 1903 - Tip Nuional• di G. Benero • O.

(ANNO IX, FASO. 46]

Indice alfabetico analitico del presente 1umero. Acqua ossigenata (Dell'). - Moller . . • Pag. Appendicite (Sintomatologia e diagnosi dell'). - Lesneur . . . , . . . . . . • )) Arterio-sclerosi cerebrale (Nell') . . . . . )) Bacillo di Eberth nell'urina dei t ifosi, durante e dopo la loro malattia (Presenza del). - Vincent . . . • • • . . • » Cenni bibliografici . • . . . . . . . » Cloroformio inalato (Sul riconoscimento del). - De Domin icis . • . . . . . • )) Concorsi e condotte . • . . . . • . )) Congresso internazionale d'igiene e demografia . . . . . . . . . . . . . )) Diarrea dei tubercolosi (Contro la). - Renon. )) Disinfezione negli alberghi, nelle pensioni, ecc. )) Eliminazione degli acidi grassi volatili per l'urina (L'). -. Rosenfeld . . . . . . )) Ematoma del peritoneo (Un). - Licci . • ?> Ernia crurale (Un nuovo processo per la cura radicale dell'). - Cavazzani . . . )) Febbre tifoide e localizzazione anormale (Co)) lotifo). (Due casi di). - Le Gote . . Febbre tifoide (Il contenuto batterico del sangue in trenta casi di). - Ruedigier • )) Febbri tnalariche (Lo scoppio epidemico delle). - V. Ascoli . . . • . . . . . )) Fucili da guerra (Studio sperimentale sul1' azione degli attl.!ali). - lmbriaco . . )) Grassi (Influenza dei - sulla digestione). Sirotinine . • . . . . . • • . • . )) Indacanuria e sua importanza clinica. Porru-Costa • . • . . . • . . . . )) Insufficienza epatica (Ricercl1e sul valore clinico di alcuni segni urinari, considerati come indici dell'). - Ingelraus e Dehon . )) Inversione cronica dell'utero di origine put!r)) perale (Un caso di). - Manaresi . . Jodo-cacod1lato di mercurio (Sulla cura di forme sifilitiche gravi con il). - Lowensbac h . . ' . . . . . . . . . . )) Lussazione · della colonna cervicale (Sulla). Pa tel e \Tiannay . . . . • . . . • )) Nomine, promozioni, onorificenze . . . )) No tizie di verse . • . . . . . . _. . )) Opere di ìvledicina dei cinesi (Le) • . • . )) Orecchio (Influenza del clima marittimo sull'). - Castex. . . . . . • . . • • . )) J?aratifoide. - Bielyaeff • . . . • . )) Pazzia in Inghilterra (La) . • . . . . . )) Piuria e diagnosi delle malattie renali. Guitéras • . . . . • . . . . . . )) Pozioni: loro formule e loro · inconvenienti (Le). --:-- ~ég urier . . . . .. ~ . . . . )) Pubblicaz1on1 pervenute al « Pohclin1co » .. )) Reattivo Bial nella dia.gnosi della pentosur1a (Del). - Bial . . . . . . . . . . )) Risposte a quesiti e a domande. . : . : )) Ritenzione dei cloruri e la patogenesi degli edemi nel corso delle nefriti (La). Claude et Mauté . . • . . . . . · )) Secrezione biliare per introduzione di acido 11el duodeno digiuno (Aumento refiesso della). - Fleiy. . . . . •. . - . . . • )) Semicupii (Applicazione terapeutica dei). T scklenoff . . • • . . . . . · · )) Sifilide ereditaria (Contributo alla). - Jordan )) Versamenti pleurici (Nei). - .Waldo • . . )) Vomito ineoercibile delle gravide ed appendice. - Croizier . • . . . . • . · ))

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Roma, 19 settembre 1903

•ano IZ

l"a•o. 47.

SEZIO:NE PR.A.TIO.A DIRETTORI PROF.

GUIDO BACCELLI -

PROF.

REDATTORE CAPO: PROF.

FRANCESCO DURANT•

VITTORIO ASCOLI

SOMMARIO. Layori originali: - Famulari : 'Del metodo razionale e di un nuovo apparecchio per eseguire la toracentesi. - Riviste : - MEDICINA: - Blutn: Statistica della degenerazione amiloide in rapporto specialmente alla tubercolosi. - Wehmer: Dtll'importanza della semeiotica del cuore nella prognosi della tubercolosi polmonare. - Cybulski : Un contributo alla diagnosi delle caverne polmonari. - PEDIATRIA: - Pearson: Empiemi latenti nei bambini. - CHIRURGIA: Kausch : Per la narcosi nei casi di ileo. - Heresco : Due casi di pionefrosi calcolosa trattati colla n1frectomia. - Gibbon : Colecistite gangre 11 osa. - Heioe : Del trattamento chirurgico della trombosi del seno trasverso di origin.e otitica. - Van de Velde: Ebotomia con ampliamento permanente del bacino. - OSTETRICIA: - Pin ard, Segond e Couvelaire : Studio clinico ed anatomo-patologico di un utero partoriente a termine, fissato in retrolatero-versione per aderen.'{e perimetritiche.. - FARMACOLOGIA E TERAPEUTICA: - Vues: L'adrenalina. - Osservazioni cliniche : - Cipollino: La C'ura dell'ipertrofia splenica da malaria. Pratica professionale: - CASUISTICA: - Tabe incipiente. - Spondilite neuropatica. - Patologia ed anatomia patologica della polineurt'te tossica dopo l'uso del sulfonal. - Poliopia monocolare. - Il dito ippocratico. - Eritemi nella cura antidifterica col siero. - Scorbuto dei poppanti. - La splenomegalia corne segno della sifilide ereditaria. APPUNTI DI TERAPIA: - L'ulcera del duodeno. - Trattamento della vertigine auricolare d'origine neurastenica. Contro le ragadi allt mani. - Contro le ragadi dei capez.z.oli. - Contro le pellicole del cuoio capelluto e contro reczema seborroico. - Varia. Rubrica dell'Ufficiale sanitario ed Igiene. - Gli ospedali per malattie contagiose come centri d'infezione nelle . vi'cinanz.e. - Amministrazione Sanitaria: - Aeti ufficiali. Interessi professionali : - Questioni di onorari. Chi deve pagare le cure fatte ad una puerpera ? - Risposte a quesiti e a domande. . Notizie diverse : - La peste a Marsiglia - Le misu're sanitarie prese dal Governo italiano. - Concorsi e condotte. - Indice alfabetico-analitico del presente numero. D i r i t t i di proprietà. r i s e r v a t i

LAVORI ORIGINA LI Del metodo razionale e di un nuovo appareccl1io per eseguire la toracentesi. Dott.'

SEBASTIANO

F AMULARI.

.

I. Un nuovo apparecchio per la toracentesi non sarà certo dai ritenersi un f uor d'opera in mezzo ai tanti, già fin troppo numerosi, che oggi ne esistono, se si pensa che questi, qual più e qual meno, lasciano tutti a desi· derare dal punto di vista pratico. Com'è noto, infatti, gli appareochi attualmente adoperati a tale scopo - astraendo dal semplice trequarti rivestito dalla mem· branella di baudruche - si basano tutti sul principio dell'aspirazione, sia mediante il vuoto ,

pneumatico, precedentemente fatto in una si-

ringa, come nell'apparecchio del Dieulafoy, o in una bottiglia come in quello del Potain, sia mediante la caduta di una colonna liquida, che funziona da sifone. Degli aspi'roto·r i a pompa, tipo Dieulafoy · e Potain, venuti già in gran voga per il fatto, sopratutto, che essi, oltre ad imnedire l'ent:r:ata. dell'aria nella pleura, permettevano l'estrazione del liquido con trequarti finissimi, e quindi con un traumatismo minimo dei tessuti, si può dire oramai che il tempo ha fatto giustizia, mettendone in evidenza i grandi inconvenienti. Siffatti apparecchi, invero, non solo sono molto complicati, costosi e facil· mente guastabili, ma, a prescindere anche da altri difetti, hanno tutti il peccato d'origine di mettere in giuoco una forza consi de(1 )


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IL POLIOLINlOO

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revole, la quale non per-mette di proporzionare II. . e regolore nè la velocità dell'ejflusso, nè la quanInvano il D1EULAF0Y, che fu si può dire il tità di liquido, che si estrae, secon(lo il grado creatore del metodo dell'aspirazione, ha sugdi espansibilità e di mobilità dei visceri com- gerito alcuni espedienti di tecnica per ovviare • pressi e spo.<stati. Sicchè può facilmente acca- ai danni suddetti, maggiormente deplorati dere che la fuoruscita del liquido ctvvenga col suo aspiratore, laddov€' quel.o del Potain bruscamente, ovvero più rapidamente di quanto offre almeno il vantaggio che si può fare non, sia consentito dalla reazione elastica <lei nella bottiglia un grado di rarefazione variavisce'ri to1~acici ed ove questo limite venga bile a volontà. sorpassato, prolungando l'aspirazione al di là, La regola del D1EULAFOY di non estrarre ve rrà estratta forzatamente una quantità di li- giammai più di it1i litro di liquido per ·volta , quido maggiore di qitel!a che conve1·rebbe estrarre, ripetendo la puntura l'indomani se questo olsenza che l'operatore abbia modo di accor- trepassa i d·ue litri, richiede evidentemente gersene. la conoscenza esatta, o quasi, della quantità Le conseguenze, che ne derivano allora, di versamento che si trova nella pleura. Ma sono facili a comprendersi; si stabilisce nella q11esto, come si sa, è un problema di semejopleura una pressione un po' troppo bassa, logia tutt'altro che facile a risolvere. causa di tutti quegli accidenti che sono stati I segni tisici, invero, sui quali ordinariadeplorati nella toracentesi. I quali si verifi- mente noi ci basiamo a tal uopo (soffio bron· cano tanto più facilmente se il liquido ha chiale) livello di ottusità e di smorzamento del fre· soggiornato a lungo nella pleura, a danno mito vocale, e sopratutto la dilatazio1ie del torace sempre maggiore della elasticità polmonare, e lo spostamento degli organi) appena ci permetovvero se intervengono delle aderenze che tono di concludere che un versamento nella impediscono la libera locomozione dei visceri pleura è più o meno abbondante ovvero scarso, spostati. Im perocchè è noto che in condizioni 1na sempre in limiti abbastariza anipz. Da un giuper così dire normali, man mano che si ve- dizio grossolano, quindi, e tutt'affatto relativo rifica il deflusso~ tutti i visceri compressi e ci corre a volerne apprezzare la quantità in: spostati, tendendo a riprendere la loro forma litri, in frazioni di litro e perfino con l'approse posizione primiti va, si spingono verso il simazione. di qualche centinaio di grammi, polmone ammalato, aiutandolo a colmare il come appunto pretende il D1E"CLAFOY (3). vuoto lasciato dal liquido Se però tali conD'altronde, basta considerare che la quandizioni non potranno realizzarsi, è chiaro che tità di versamento nella pleura dipende dalla il polmone ammalato, non bastando da solo grandezza del torace, dalla elasticità delle a r~mpiazzare il liquido fuoruscito, -si troverà sue pareti, nonchè dalla spostabilità del mecome esposto all'azione di una ventosa, ed i diastino, condiz·ioni molto variabili a seconda suoi vasi perciò si sovrariem pi ranno di sangue i diversi individui, per convincersi sempre per l'i pe1·emia ex-vacuo che ne deriva. I casi ) più che siffatta valutazione, per le tante cause di emottisi, invero, di espettorazione albumi- di errore, non può fornire allo scopo che dati nosa, e perfino di mortale edema acuto del molto incerti ed inattendibili 1 . E ciò tanto polmone, registrati nella letteratura, non la1 Giova tener pl.'esente anche che i segni fisici sciano alcun dubbio su ciò (1). E non è da possono tal,yolta esser f'allaci. Cosi il fremito vocale . escludersi nemmeno la lacerazione del deli- può essere abolito so 11no zaffo di muco, ad esempio, cato tessuto polmonare, facile a verificarsi in occludendo un bronco importante, ne impedisce la qt1ei punti specialmente dove esistono antiche trasmissione alle pareti toraciche. Similmente, la aderenze, o lesioni superficiali mal cicatriz- comparsa dei fenomeni di spostamento può essere zate, che per effetto dell'aspirazione vengono impedita dalla esistenza di ade1 enze col polmone o con gli altri organi limitrofi (STRfiMPELL, Patolog. a rompersi, dando luogo così a formazione Spec. Med., vol. 1°, ~Iilano). Inoltre, vi è _ anche differenza di qua1itità fra i versamenti pleurici del di pneumotorace (2). 1

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FASO.

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SEZIONE PRATICA

più allorquando con la pleurite coesistono delle complicazioni nello stesso lato del torace, le quali conducono ad un maggiore addensamento del parenchima polmonare (congestione, epatizzazione, tumori, ecc.). In tali casi, a dir vero, non sarà certamente facile sceverare la parte di ottusità che spetta' al versamento. Ed altrettanto è a dirsi per le neoplasie e per gl'inspessimenti della pleura, i quali possono, come è noto, raggiungere uno spessore tale da· simulare per.fino la pre· senza di liquido, se la puntura esplorativa non eliminasse ogni dubbio 2

lato sinistro e quelli del lato destro. Cosi, a parità di condizioni e di livello, i versamenti del lato sinistro sono più grandi di quelli del lato destro, perchè il cuoro si sposta più verso destra che verso sinistra {LICHTHEIM). Finalmente, vi sono degli am· malati con versamento enorme nella pleura i q11ali non accusano alcun disturbo, e TROUSSEAU richiama l'attenzione sull'assoluta mancanza della dispnea in simili casi (Oli1iica Medica., vol. 1°, pag. 546 e 551, Napoli). Viceversa, delle raccolte liq11ide meno che mediocri possono in talune circostanze dar luogo a sintomi subbiettivi molto imponenti, come nei car· diaci, negli enfisematosi, nei polmonitici ed in quelli che contemporaneamente hanno versamento in qualche altra grande cavità del corpo (pericardio, pleura dell'altro lato, peritoneo) in s8guito a nefrite cronica, poliorromenite, cirrosi epatica, ecc. 2 Riferisce LICHTH.EIM a questo proposito di essersi una volta imbattuto in un inspessimento della pleura così forte .da impedirgli l'introduzione del trequarti in cavità. In tema d'inspessimenti pleurici bisogna anche ricordare che la tubercolosi può dar luogo ad una forma di pachipleurite con aspetto neoplastico, da simulare il cancro primitivo, a corazza, della pleura. Il dott. PACE al X Congresso di Medicina Interna tRoma 25-28 .ottobre 1899) riferì un caso di pleurite doppia di questo genere, osservato nella Clinica di Cardarelli, in cui anche all'at1topsia, macroscopica· mentfi, era stata fatta diagnosi di cancro primitivo della pleura, e solamente l'esame istologico rivelò trattarsi, invece, di tubercolosi (Gazz. degli Osperl., n. 135, 1899). Questa forma di tubercolosi n eopla· stica, peraltro, si riscontra attresi nell'intestino, più spesso nel tratto ileo· ceca.le, distinguendosi soprat· tutto per una esuberante neoformazione di tessuto in una zona limitata e circoscritta, talchè conduce di solito a stenosi di alto grado del lume intesti· nale, cosi da non permettere talvolta neanche il passaggio ùi una sonda comune ("M°ARGARUCOI. Po· licli1iico - Sezione chirurg. - Anno 1898). •

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V ero è che nei casi in cui esistono com plicazioni cardi o vascolari o pleuro-polmonari, e là dove si suppone la esistenza di aderenze, cause tutte non di rado degli accidenti deplorati nella toracentesi, il DrEULA FOY avverte di sospendere subito il de.flusso, appena l'am· malato accusa una sensazione di strappamento o di dolore intenso nell'interno del petto, qualunque sia la quantità di liquido estratta l3). Ma il t•atto..si è però che certe compljcazioni, e soprattutto la presenza di aderenze, pos· sono passare completamente inosservate. Così, per esempio, è difficile senza dubbio che l'o· paratore, prima di eseguire una toracentesi, possa assicurarsi, come sarebbe necessario, della esistenza di una mediastino-pericardite fibrosa, ovvero di una pleurite adesiva, anche dal lato opposto. D'altronde, il fare assegnamento sulla com parsa di quei sintomi subbietti,·i, dai quali si attende il segnale per sospendere il deflusso (tosse stizzosa, senso di costrizion6) al torace, ecc.)> nulla garantisce che non possa riuscire anche pericoloso. E noi vedremo più innanzi che non su questi dati empirici, privi di ogni fondamento scientifico, sibbene sullo abbassamento della pressione intratoracica riposa il principio razionale per eseguire la toracentesi. Ma ritornando per un momento al pt1nto donde siamo partiti, e prescinde11do da ogni altra obbiezione, la regola del Dr EU LA FOY, rJi non estr·arre giammai più di un, lit1·0 di liq·ìtido per volta, se stabilisce il limite mas· sin10 che puossi impunemente raggiungere nei casi di versamenti abbondariti ovvero di disc1·eta graridezza, com'è facile comprendere' lascia addirittura nell'imbarazzo l'operatore allorquando si tratta di versamenti piccoli, per i qt1ali il limite masBimo conve1iente della quantità di liquido da estrarre è di certo inferiore a quallo stabilito dal Dr : 11L A FOY, e non può peraltro stabilirsi a priori. L'indicazione della toracentesi, infatti , non viene sempre determinata dall'abbo udanza del versamento, bensì spesso dalla lentezza o man canza del riassorbimento spontaneo, iridipendentemente dalla quantità. Il voler, dunque, 1

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1476

IL POLICLINICO

stabilire in precedenza la qu~ntità di liquido da estrarsi nei singoli casi non è meno em· pirico. nè meno assurdo, di quanto non sia il volersi far guidare dal fenomeno della tosse, o della costrizione al torace, per sospendere il deflusso. Giustamente perciò il PoTAIN, quantunque ' autore egli stesso del noto aspiratore, riconoscendo che gl'inconvenienti suddetti non sono altrimenti evitabili, consigliava di servirsi durante l'operazione ~i un manometro, per controllare ad ogni momento lo stato della pressione intratoracica} che è il vero indice per mettersi al coperto da ogni triste evenienza (4). ~enonchè, questo strumento, i)er quanto sicuro, non è evidentemente pratico. Ond è che altri autori, per transigere con tutti questi espedienti, il complesso dei quali non · fa che comprovare sempre più l'imperfezione del metodo dell'aspirazione, raccomandano in ogni caso d~ estra rre frazionata niente il l1~q uido ed in quantità molto piccole per. volta. Così DuMONTPALLIER e BÈHIER di regola non ne estraggono mai pit\ di 2·l0-300 grammi per ogni sed tlta (5). Sebbene si riesca il più delle volte con _ ciuesti vuqtamenti parziali ad ottenere il ra pido · riassorbimento · del liquido residuale, tuttavia è da osservare che la ripetizione della puntura viene accettata . con ripugnanza dagli ammalati. E non è nemmeno da escludere che cosi non si aumentino anche le probabilità di una infezione della pleura, ad onta delle più scrupolose cautele asettiche ed antisettiche, e che in fine la sierosa non risenta gli effetti di questo traumatismo ripetuto. Ad ogni modo, con gli aspiratori a pompa, se si può impedire la rapida fuoruscita del versamento, ritirando a poco a poco · lo stantuffo della siringa e servendosi di una cannula molto sottile 0ome quella n. 2 del· l'aspiratore Dieulafoy, certa cosa è però che non è possibile realizzare il principio ideale della toracentesi, che cioè il liquido venga estratto in proporzione della capacità riduttiva del cavo pleurico, prescindendo dagli accidenti lievi, gravi o mortali a cui essi pos. sono esporre. 1

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LANNO

IX, F .ASC. 471

L'operatore, nelle cui mani agisce una forza cieca, q.ual'è il vuoto pneumatico più o meno relativo, deve ogni volta procedere tentoni, _ senza sapere mai quando giunge il momento utile ed opportuno per dire : b·a sta ! quando, cioè, la reazione elastica dei visceri compressi si è esaurita. Egli perciò non ha altra guida all'infuori della sua prudenza e discrezione, e quindi si troverà nel bivio o di arrestarsi titubante appena comincia lo stimolo della tosse, e molto prima di raggiungere il git1sto limite della decompressione toracica - nel qual caso il polmone non verrà sgravato completamente dal peso eccessivo del liquido ovvero, ciò che è peggio, egli oltrepassa il _segno e va incontro al pericolo. Ben a ragione. quindi, gli aspiratori·a pompa vengono. oggi, dai più, rt1~pinti dalla pratica della toracentesi come irrazionali e pericolosi (6). E ciò · tanto più che lo scopo puossi meglio raggiungere con mezzi molto più semplici, come fra poco vedremo. Tutto sommato, non ci sembra esagerazione il dire che siffatti apparecchi meritano quindi innanzi, nello strumentario della toracentesi, di esser collocati accanto al già famoso trequarti di Reybard, che _pur ebbe il suo mezzo secolo di celebrità. I

III. L'aspirazione col metodo del sifone viene oggi preferita, e numerosi sono gli a1parecchi costruiti su . questo principio, t·ra i quali me· ritano di esser menzionati il trequarti di Fraentzel (7), quello del Billroth (8), la bottiglia ad aspirazione del Rochelt (9 ), l'apparecchio del Paro11a (10) e sopratutto quello . del Riva (11). In questo modo la tecnica della toracentesi viene ridotta alla sua più semplice ~spres· sione; l'operatore non ha bisogno di speciali assistenti, come con l'~pparecchio del Dieulafoy e del Potain, giacchè il deflusso avviene spontaneamente finchè la cannula <.1.el sifone pescherà nel liquido e la pressione endotora· _ cica non si equilibrerà con quella esterna. Il pericolo dell'entrata dell'aria nella pleura è ·d al pari scongiurato, sebbe:rie non sia da


. iA.NNO IX, FASO. 47]

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SEZIONE P.BATIOA

temere tanto l'aria per se stessa, quanto la presenza dei germi in essa contenuti. Gli apparecchi a sifone, dunque, presentano eviden · temente molti vantaggi; tuttavia, per inten· derci bene, bisogna ora guardare la medaglia dal suo rovescio, ed anzitutto riflettere che il sifone esso st~sso è un organo di aspirazione, la cui potenza dipende dalla lunghezza del tubo di scolo. Se dunque la pressione atmosfei:ica

è uguale a 0,760 millim. di Hg. e ad una colonna di acqua alta metri 10,33, è chiaro che un sifone con tubo di scolo lungo un metro, la distanza-, cioè, che ordinariamente separa l'ammalato dal pavimento, avrà una potenza di aspirazione di 0,076 millim. di Hg ~ La quale, se il liquido è sotto pressione positiva, ha cioè una forza propria, come avviene d' ordinario, sommandosi con quest'ultima, farà sì che l' eifiu sso si verifichi più rapidamente ed in quantità maggiore di quello che avverrebbe spontaneamente ed allorchè cesserà 1, efflusso, vi

sarà nella pleura una corrispondente pressione negativa. Se questa poi non raggiunge il grado di q nella che si ottiene con gli aspiratori a pompa, ciò non vuol dire che non possa ar· r ècare anche degli effetti nocivi. Dalle osservazioni clel DuGUET, registrate nella tesi del DEcouRT, si rileva infatti, che col sifone òrdi. nario di circa un metro si possono ayere e · gualmente tosse violenta e senso di oppressione, sintomi per cui il DuGUE'r arrestava subito il deflusso (12). Anzi talvolta puossi avere anche l'espettorazione albuminosa per l'uscita troppo rapida del liquido (osservazione IX). • Nemmeno il sifone ordinario, adunque, risponde alle condizio.ni che si richiedono per il vuotamento razionale della pl~ura ; esso presenta degli inconvenienti comuni a tutti gli aspiratori. IV. Quali son<> ora tali condizioni ? Esse sono subordinate a.Ilo stato fisìo-patologico della cavità pleuri.ca stessa nonchè degli organi che circondano il liquido, e si possono così riassumere: 1° Il deflusso deve avve7iire lentamente. Int•atti, la reazione elastica dei visceri com- .

pressi e spostati, dalla quale il liquido viene sollecitato ad uscire, non si esplica in modo uniformemente cvntiriuo. Essa, anzitutto, è in ragione i:m.versa della loro elasticità, e quindi, saranno le parti meno elastiche, e perciò le più resistenti, parete toracica e diaframma, quelle che prima ritorneranno al loro posto, e • • con maggior energia Il mediastino. i~vece, ed il polmone sopratutto, che a causa della sua maggiore elasticità ha risentito di più gli effetti della com· pressione, reagiscono debolmente e lentamente sul liquido, il quale perciò, allorchè la parete toracica ed il diaframma sono ritornati su se stessi, verrà fuori con una pressione de· bolissima. Tuttavia, anche gli altri organi, per la me· desima ragione, ritornano alla loro posizione di equilibrio elastico con una relativa lentezza, anzi essi possono, transitoriamente, esser trattenuti nella loro locomozione dalla esistenza di briglie connettivali, contro cui debbono lottare prima di vincerle. Per tali mo· tivi la pressione intratoracica mostra al manometro ttn comportamento molto irregolare durante i diversi momenti dell'operazione (13). Uopo è dunque che i visceri compressi e spo· stati abbiano l'agio di potersi man mano distendere e ricondurre alla loro posizione normale. L'esperienza, invero, dimostra che quanto più rapido è il deflusso, tanto più intenso è lo stimolo della tosse, per il dispiegamento brusco degli alveoli polmonari, e tanto più facilmente si verifica ]'espettorazione albuminosa e la rottura dei vasellini neoformati, che si appalesa conferendo al liquido un colorito sanguinolento. 2° La quantità 4i liquido che si estrae deve essere proporzionata alla spinta degli organi compressi.•

Imperocchè, as traendo anche dall'azione im· mobilizzante di possibili aderenze, è molto difficile che il polmone, maggiormente schiacciato e compresso, possa in primo tempo dilatarsi tanto da riprendere le sue dimensioni n ormali (14) E però il vuotamento completo della pleura per mezzo dell'estrazione forzata .

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IL POLIOLINIOO

del liquido, anche col semplice sifone, deve necessariamente riuscire dannoso •. Me11tre, adunque, lo scopo ideale della toracentesi è quello, da una parte, di sgravare più che sia possibile il polmone dall'eccesso di pressione che il liquido morboso vi esercita, favorendone sempre più l'atelettasia, e impedendo il riassorbime·n to spontaneo per la chiusura meccanica delle vie linfatiche, d'altra parte non è lecito che il deflusso ol· trepassi il limite dell'espansione polmonare e della locomozione degli organi spostati. E ciò tanto più che il vuotamento completo della pleura non è nemmeno necessario per consegt1ire la guarigione, poichè l'esperienza insegna che bastano all'uopo sottrazioni di quantità relativamente piocole di liquido. 3·> La decompressione della ca·v ità pleurica iri ogrii caso non deve sorpassare giammai 2() millimetri di Hg. (P1TRES). Questo, infatti, è in media il limite di pres· sione negativa che si trova allo ~tato fisiologico nella pleura (15). La pressione n egativa della cavita pleurica allo stato normale è dovuta al fatto che i polmoni n eìla cassa toracica si trovano permanentemente e forzatamente distesi, o come suol dirsi, in uno stato d'ipe rtensione elastica, imperocchè la loro superficie interna è soggetta ad una pressione maggiore di quella esterna. Vale a dire, mentre la superficie interna è sottoposta alla pressione atmosferica, la superficie esterna, invece, è sottratta a tale influenza dalla rigida parete toracica, su cui gravita tutto il peso dell'aria esterna. I polmoni quindi debbono distendersi e dilatarsi al di là dei limiti del loro equilibrio elastico, e questo stato d'ipertensione elastica si traduce naturalmente nella pleura in pressione n egativa. Per la qual cosa più si distendono i polmoni, e più deve aumentare la pressione negativa nella pleura, come nelle forzate in• • • • sp1raz1on1 e viceversa.

(ANNo IX,

FASO.

47J

Or quando un versamento liquido si accumula nella pleura, riducendosi il polmone di volume, diminuisce anche la tensione del medesimo, fino a raggit1ngere lo stato di equilibrio elastico, e perciò la pressione negativa endopleurica deve eziandio andare di pari passo diminuendo, fino ad uguagliarsi con con quella dell'aria esterna. Ma poscia, per lo sforzo degli organi co1n pressi, i quali, allorchè cresce la quantità di versamento, tendono a riprendere il loro equilibrio elastico, la pressione endopleurica di· viene positiva. Infatti, non solo il polmone ammalato sotto l'influenza della pressione atmo:3ferica si distende quanto può, ma anche il polmone sano, maggiormente dispiegato ed in istato di esagerata attività vicariante, tende a ricondurre alla sua posizione normale il mediastino spostato. Inoltre la parete t oracica, in atto di profonda inspirazione tende a ritornare su se stessa, le costole sollevate tendono a riavvicinarsi fra loro, gli spazii intercostali sporgenti a rientrare, ed i visce1·i addominali \fegato, milza, ecc.), a risollevare il diaframma abbassato. Questa pressione positiva, che hanno di regola gli essudati pleuritici, e che è la risultante della reazione elastica dei . visceri che circondano il liquido, può raggiungere perfino + 2d mm. di Hg., se condo le ricerche manometriche di Leyden (7). I versamenti pleurici, perciò, possono fluire all'esterno spontaneamente, ma poichè, come si è detto, il polmone, soprattutto, non può riprendere le sue dimensioni primiti ve, così è chiaro che non è possibile il ristabilimento nella pleura della pressione negativa fi siolo· gioa, ed una certa quantità .di liquido deve rimanervi ed essere lasciato al riassorbimento spontaneo. Allorchè, però, la reazione elastica dei visceri circostanti è nulla, sia perohè il polmone per la lunga permanenza del li 1uido nella pleura ha perduto la capacità di espandersi ---di nuovo, ovvero gli altri organi, fissati in 1 P er otten er e il Vl1otamento completo della pleura posizione anormale, per neoformazione di ade- _ con ln. tora centesi il P ARKER , il POTAIN ocl altri hanno renze, n on possono più muoversi liberamente, inBnffln t o nolln, stessa dell'aria steri1izza ta, e sembra la pressione endopleltrica diventerà di nuovo co11 b 11oni risultati (TILLi\1ANS, Patol. Gllirur.q. ' To· eguale a quella atmosferica, e perfino negal t1mo ~'\ l lH g. 609, ~Iilano). 1

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LA.NNo IX, F Asc. 47J

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SEZIONE PRATICA

tiva, se contemporaneamente a ciò si verifica anche il riassorbimento di una certa quantità di liquido. Sicchè ne risulta un vuoto, che non può essere compensato nè dal polmone atelettasico nè dagli altrì organi im· mobilizzati (16). Nell'uno e nell'altro caso il deflusso spontaneo non è possibile, e quindi è mestieri ricorrere all'aspirazione. Ma in quale misura? La decompressione toracica non deve in ogni caso sorpassare il, limite della decompressione media fisiologica, cioè di - 20 millimetri di Hg, perchè, come giustamente fa osservare il PrTREs, questo è il limite massimo tollerabile, al di là del quale si va incontro ai noti inconvenienti e pericoli (17). Tale grado di decompressione, invero, non viene giammai sorpassato nei casi in cui non si ha a lamentare accidente di sorta, od allorquando il deflusso è spontaneo, e si .v erifica soltanto per opera della p1--essione intratoracica.

V. Ciò premesso, si deduce anzitutto che il solo modo di ottemperare alle anzidette condizioni per il vuotamento razionale della pleura, è quello di lasciare che l'efflusso avvenga sp .ntaneamente, pe1· .opera soltanto della spirita degli organi comp1·essi e spostati. Imperocchè

così la velocità dell'efflusso e la quantità di liquido estratto saranno proporzionali al grado di dilatabilità e di mobilità dei medesimi, e la decompressione fatta nella pleura, essendo eguale alla compressione esercitata dal liquido, non potrà giammai eccedere il limite fisiologico, per riuscire eccessiva e dannosa. Ecco dunque il vero segreto per rimanere al coperto da qualsiasi accidente! Il vantaggio, inoltre, che in questo modo _ non vi sarà più luogo a discutere se convenga nei singoli casi estrarre un litro di liquido, ovvero una frazione di litro, è per se stesso evidente, dappoichè il deflusso cessa da sè allorquando la pressione intratoracica si equilibrerà con quella esterna. L'operatore può del tutto fare a meno di ogni controllo col manometro, e procedere sicuramente anche nei oasi più complicati.

Lo scopo della toracentesi è altresì perfettamente raggiunto, e se del liquido intanto rimane nella pleura, noi sappiamo già che esso verrà presto riassorbito. L'aspirazione, dunque, è anche del tutto superflua, tanto più che oggidì ai trequarti capillari si preferiscono quelli relativamente grossi e capaci di dare es1to anche ai liquidi purulenti. Nei casi poi, solo per eccezione possibili, in cui il liquido non può sgorgare sponta.. neamente, o vien fuori a stento ed in quantità molto scarsa, sarà necessario e sufficiente un sifone molto corto, della lunghezza di circa 27 centimetri, al massimo, che equivalgono appunto ad una decompressione di 20 millimetri Hg; ed occorrendo sarà più prudente ripetere la puntura 1 . Ma poichè il maneggio di un apparecchio a sifone con un tubo di scolo così corto riuscirebbe, come è facile a comprendersi, molto inco1nodo e disage\'ole nella pratica, bisogna trovare il modo di eliminare siffatto inconveniente e regolare la lunghezza del tubo di gomma secondo i casi. Fra tutti gli apparecchi congeneri, senza dubbio, risponde meglio allo scopo quello del Riva, il quale oltre ad essere uno strumento lavatore ed iniettore perfetto, permette che il recipiente, dove si raccoglie il liquido pleurico, possa essere fissato sopra un'asta verticale di ferro al1a v'oluta altezza, di modo ohe il deflusso può avvenire senza o con quella modica aspirazione che si desidera. 1

nei singoli casi procede a questo modo: determina volta per volta il punto di affio· ramento, e quindi la. pressione iniziale, del liquido pletlrico, inn alzando la estremità libera del tubo di scolo al di sopra del livello della cant1la infissa nel torace ed abbassandola poscia di 27 centimetri al di sotto del punto di affioranento, giacchè se 1 millimetro di Hg è uguale in peso ad una colonna d'acqua di centimetri 1,35 è chiaro che una. colonna di 27 centimetri sarà uguale ad una co· lonna di Hg alta 20 mil]imetri cioè 1 : 1,35 : : 20: x 1,35 X 20 . . . donde x = = 27. Qt11ndi se i 1 punto 1 di affioramento trovasi, ad esempio, a 17 centimetri al di sopra della canula, bisogna abbassa.re l'orificio del tubo di scolo di 10 centimetri al di sotto della wedesima (SAVIN. Tesi citata, pag. 41). - . PITRES

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[A.NNo IX, FAso. 47]

IL POLIOLINIOO

Per quanto però l'apparecchio del Riva si voglia dire razionale, potendosi regolare a volontà la lunghezza del tubo di scolo, tuttavia il suo grande volume, per cui non è facilmente trasportabile, ed il suo prezzo abbastanza elevato lo rendono addirittura inadatto ai bisogni della pratica ordinaria 1 .

presento e che mi serve inappuntabilmente da parecchio tempo 1

VI. Esso, a differenza dei comuni apparecchi a sifone, nel tubo di gomma che dal treqaarti conduce al sottostante recipiente, dove

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Per la qual cosa, un apparecchio che sia alla portata di tutti per il suo modico costo, nonchè per il suo volume piccolo e tascabile, e che nello stesso tempo risponda alle più razionali condizioni che si richiedono per il vuotamento della pleura, dovrà certamente riuscire utile nel campo della pratica. Tale mi sembra, a dir vero, l'apparecchio che qui

si raccoglie il liquido, porta interposta una grossa provetta di vetro A, inegualmente àssottigliata alle due estremità tubulari, delle quali la st1periore rimane in comunicazione con l'aria esterna (fig. 1). 1

1

L'apparecchio del Riva non costa meno di lire 85 (V. Catalogo illustrato della ditta Spinelli e C., Torino) mentre il mio viene a costare circa lire 20. (8)

I

Assai di buon grado ringrazio qui il signoT prof. UMBERTO GABBI ed il dott. BENEDETTO Po· MARA, chirurgo primario del Grande ospedale civico di Messina, i quali più volte mi hanno dato gen· tilmente l 'opportunità di provare il mio apparecchio nelle loro sale. Ringrazio altresl il mio carissimo amico dottore CAMINITI VINCI, chirurgo del detto ospedale, il quale si è compiaciuto assistermi negli esperimenti cennati.


[ANNO

IX,

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SEZIONE PRATICA

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É appunto l'interposizione di questa pro- con un .irrigatore, situato ad una certa alvetta di vetro, fra i due tubi di gomma E tezza, e chittso il rubinetto n. 1 per intered F, quella che permette di regolare la fun- rompere la comunicazione con la pleura, si zione dell'apparecchio in modo rispondente fa passare una corrente del liquido da inietalle condizioni razionali della toracentesi. tare, onde espellere l'aria racchiusa nella , Infatti, quando la provetta di veti:o, aperta canula stessa e nel tubo di gomma dell'irridal di sopra, è tenuta verticalmente alla gatore. Indi, serrato il tubo di gomma E con stessa -altezza del livello della ottusità tora· la pinza P , si riapre il rubinetto n. 1, ed il cica, il liquido non potrà veni~ fuori se non liquido di lavaggio entra così nella pleura, per la pressione interna soltanto, giacchè fra donde si estrae di nuovo, manovrando op· il liquido endopleurico e l'orifizio del deflusso portunamente la morsetta a pressione P ed D della provetta, non vi è la differenza di i due rubinetti del trequarti, e badando che livello necessaria per costituire il sifone. la quantità del liquido che si manda nella Al contrario, quando si abbassa la provetta, pleura sia approssimativamente eguale a quella la colonna liquida éontenuta nel tubo di che esce (11). Nello stesso modo ad essudati densi e congomma E farà un'aspirazione eguale alla differenza di livello, cioè al grado di abbas· centra ti, che non hanno tendenza al riassorsamento della provetta, giusta le leggi :fisiche bimento, si possono sostituire dei liquidi del sifone. E se contemporaneamente si indifferenti, più facilmente diffusibili. chiude col dito l'apertura superiore della VII. provetta, inclinandola un po' di lato, · in modo che il liquido copra intieramente l'oriIl trequarti da me ideato per la puntura fizio laterale D, dal quale il liquido stesso si del torace è un trequarti tubulare (fig. 2). scarica nel sottostante recipiente R, allora Vale a dire, lo stiletto per circa mm. 25 è il tubo di gomma F si trasformerà esso pure cavo nella parte anteriore I tagliata a becco in sifone; e la sua potenza aspirante si ag· di :flat1to, con un foro laterale H, mentre nel giungerà a quella del tubo E. Di guisa che rimanente della sua lunghezza N S esso è si avrà complessivamente l'azione di un sifoggiato a guisa di sonda scanalata, in modo f'one di una lunghezza eguale alla distanza da n on occupare che una piccola sezione interposta fra l'ammalato ed il sottostante del lurne interno della can.n ula, e permettere recipiente, che in ogni caso basterà per così il passaggio al liquido, senza ritirare lo estrarre dalla pleura qualsiasi liquido, fosse stiletto (fig. 3). Il mio trequarti perciò funanche purulento, come ho potuto vedere in ziona tanto come ago-canula che come t reun c·aso di empiema tubercolare antico, con quarti ordinario, riunendo in sè i vantaggi pus molto denso e filante. · dell uno e dell'altro, senza averne gl'inconL'operatore in questo modo ha nelle mani venienti 1 • un apparecchio di estrema semplicità, il quale come quello del Riya permette, mercè il 1 Com 'è noto, all'ago-canula è stato rivcl to il semplice abbassamento della provetta, di rimprovero di poter con la sua punta tagliente feregolarne razionalmente la funzione secondo rire il polmone, m an m ano cl1e esso distendendosi si avvicina alla par ete toracica, mentr e d 'altra par te i casi, cioè secondo la., pre~sione iniziale del non p ermette n emmeno l'introduzione di un man · liquido e la sua densità, senza temere perciò . drino per poterlo, occorrendo, disostrttlre, come si il benchè minimo accidente, anche nei casi - fa col t requarti ordinario. Questo, v iceversa, non ha poi il vantaggio di avvertire la presenza d el più complicati, qualunque si fossero le con- liquido prima ch e venga r i tirato il p11nteruolo. dizioni degl'infermi. BESCHORNER e F l ED LER cercarono di o·v-yiare agli Il mio apparecchio inoltre può anche fun- inconv enien ti dell'ago -canttla, ma in u n mocl o molto incomodo e poco prèttico (Ft EDLER. Slllla p1111tur a zionare da iniettore. Basta a tal uopo con- clellct 11/enra e del per icardio. Conferen za clinica di giungere la parte posteriore G della canula, V olk mann, n. 216). 1


1482

IL POLIOLINIOO

La cariula esterna nella sua estremità an · teriore porta due f'ori oblunghi, di cui il primo H co1nbacia esattamente con quello dello stiletto H ' e dista dalla punta della

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FASO.

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peraltro si può operare la disostruzione di essa, spingendo nella pleura un mandrino ordinario che fa par:e dell'apparecchio. Poichè la canula ha una grossezza media (esternamente alla punta mm. 2. 5 circa), essa serve bene tanto per i bambini che per gli adulti, come l'esperienza mi ha insegnato. Modo di adoperare l'appare"chio. - Serrata la pinza a pressione, si riem1)ie di acqua bollita la provetta di vetro, già sterilizzata insieme alle altre parti dell'a11parecchio; indi si f'a scolare un po' di liquido dalla parte anteriore del trequarti per scacciar l'aria, e di bel nuovo si serra il tubo di gomma E. Occorrendo, s~ versa altr'acqua nella provetta, la quale deve rimanere piena per circa 2/3 e superiormente aperta. Bisogna badare inoltre che il foro anteriore della oanula esterna combaci con quello dello stiletto. Fissato il sito per la puntura, e fatto in precedenza un saggio con la siringa del Pravaz, come da tutti raccomandasi, mentre l'ammalato col braccio sollevato sta semiseduto o semicoricato, posizioni che sono le meno f'avorevoli alla sincope ed alla lipotimi a, si spinge cautamente, pei·ò non molto prrofonda'lne·nte per non ferir~ il polmorie, nella pleura il trequarti, l'estreJ'.!lità posteriore di esso poggiata contro il cavo della mano, rasentando il bordo su· periore della costola inferi ore, onde evitare l'arteria intercostale 1 • Si rallenta quindi la morsetta a pressione, e si attende la fuoruscita del liquido, f'avorendone il de:fiusso dapprincipio con un moderato abbassamento della provetta, la quale poscia, dopo aver ritirato lo stiletto, sarà mantenuta all'altezza conveniente per ottenere un deflusso moderato ed in discreta quantità, Il sito di elezione per la puntl1ra suole esser o il 5° sp azio inter costale sulla linea ascellare ante· riore o ascell are media, ed il 7° spazio sull'asce]. lare posterior e o s ulla scapolare, giacch è in qt1esti punti gli s1Jazi inter costali essendo più ampi si corre m eno rischio ùi ferire l'arteria. N att1ralmcnto p er poter fare la punt11ra nel 5° spazio occorre ch o il v ersamento si:t mol to abbon d ante. Quando s i tratta di ple11rite circoscritta, o co1ne si dice sac · catn , o incista ta, il sito della puntnr<1 vien e detor· minato dall'csa 1u • fisi <:o. 1

canula circa mm. 4, mentre l'altro ne dista circa 12. Entrambi questi due fori hanno per iscopo di lasciar pa _sare il liquido, anche quando uno zafto di fibrina avesse otturato l'apertt1ra anteriore della cauula. Iu tal caso

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SEZIONE PBATIOA

secondo il grado della pressione intratoracica ed i criteri sopraesposti 1 • Presentandosi frequente stimolo di tosse, si sospende temporaneamente il deflusso, stringendo fra le dita il tubo di gomma attaccato al trequarti; indi si fa continuare lo scolo fin· chè non cesserà spontaneamente. BIBLIOGRAFI.A..

1. N ABERT 0RTNER. Edema acuto del pol11101ie da toraçe1itesi. Gazz. degli Osped., n. 144, 1899. 2. V ARIOT, R oY e RENDU. Sem. méd., n. 43, pag . 341, 1901. 3. DIEULAFOY. Traité de l'àspiration des liqu;des morbides. Paris, 1873. - Ti·a'ttato di Patol. Vol. I, pag. 485 e seguenti. Milano. 4. PoTAIN. Société Méd. des Hòp. de Paris, 1872. 5. DUMONTPALLIER. Société de Biologie, 1875. - B~HIER e LIOUVILLE. Société de Biologie, 1883· 6. MosETIG von MoORHOFF. 'recnica Chirurg. N a· poli, pag. 279. 7. EICHHORST. Patolog. Spec. Med. Vol I. Milano. 8. TILLMANS. Patolog. Chirurg. Vol. II, pag. 606 e seg. Milano. 9. BuM. Lexicon Terapeutico. Vol. II, pag. 350, Milano. 10. PARONA. Un, nuovo appareccltio per la toracen· tesi. Gazzetta Medica Lombarda, 1889. 11. RrvA. In CANTANI e MARAGLIANO. Trattato di Patolog. Spec. Medica. Vol. III, parte 2a.. Milano. 12. DECOURT. De la Thoracentèse par sipho1t. Thèse de Paris 1892. 13. SAVIN. La Thorace1itèse avéc on sa1is aspiration. Thèse de Bordeaux, 1900. 14. LICHTHEIM. Trattame1ito operativ,o degli essridctti pleziritici. Confer. Clin. di Volkmann n. 80. Milano. 15. .A.LBERTONI e STEF ANJ. Manuale di Fisiologia. Milano. 16. K o.mNIG. Patolog. Spec. Chirurg. Voi. II, pag. 55. Milano. 17. PITRES. J ournal de Médecine de Bordeaux, 1881. - Archives Cliniques de Bordeaux, 1896-1898. 1

Per potersi fare un'idea della pressione intra· toracica, o pressione iniziale del liquido, come è facile a comprendersi, ba.sta elevare la provetta di vetro ed osservare l'altezza di livello di esso, o punto di affioramento. ·

Recentissime pabblicazio1ii:

·La Malaria secondo . le nuove ricerche del prof. A. CELLI (2- edizione), L. & Indirizzare richieste con Cartolina-vaglia alla Società Edftrloe Dute Allahlerl - Roma.

RIVISTE MEDICINA

Statistica della degenerazione amiloide in rapporto specialmente alla tubercolosi. (BLUM. Wien. lclin. Wochschr., n. 12, 1903).

L ' A.. nota nella letteratura la mancanza di una buona e numerosa statistica in proposito; i~icorda la statistica dell' HoFFMANN (80 casi raccolti in tre anni), quella di BIRCH·HIRSOH· FELD (267 casi); quella dello HENNING e del WrcHT (insieme 175 casi). L' A. dalle 18, 153 autopsie e~eguite nell'Isti· tuto di patologia di Vienna, durante lo spazio di 10 anni raccolse 297 casi di degenerazione amiloide (1. 5 °/ 0 del totale delle autopsie). Classificando questi casi a seconda dell'età rist1lta che la degenerazione amiloide è più frequente nel terzo decennio . di vita (89 casi), cosa che del resto non deve far merav-iglia, poichè le malattie che dànno poi luogo alla degenerazione amiloide, si manifestano precisamente dal ventunesimo al trentesimo anno. In ql1esto caso le cifre dell' A.. s'accordano con quelle dello HENNING e del WroHT. Anche nel quarto decennio la percentuale è alta (72 casi). Nel primo decennio figurano solo 5 casi: ciò ' però si deve al fatto che nelle at1topsie del· l'Istituto di patologia di Vienna sono i·ari i cadaveri dei bambini. Dal quarantesimo anno in poi la detta af· f ezione va diminuendo . sempre più di fre· quenza (41-16-7-4). Il sesso, secondo la statistica dell' A.. (141 uo· mini e 138 donne) sembra non avere influenza alcuna sulla comparsa dell' amiloidosi. Però secondo la statistica raccolta dal BIROH·HIRSOH· FELD l'uomo sarebbe di gran lunga più soggetto della donna ad ammalare di degenera· zione amiloide. Per ciò che riguarda l'etiologia dell'amiloi· dosi l' A. calcolò le seguenti percentuali. Le cifre tra parentesi appartengono alla statistica del WroHT: tubercolosi: 79. 2 °/0 (59 °/0 ) ; actino· micosi 1. 4 (O 0 / 0 ) ; sifilide 2. 9 °/0 (10 °/0 ) ; ca1·ci· noma 2. 9 °/0 (10 °/0 ) ; flogosi non specifiche 10. 7 °/ 0 (15 °/ 0 ) ; altre cause 2. 9 °/0 (4 °/ 0 ). In quanto alle sede anatomica dell'amiloi· dosi ab biamo le seguenti percentuali : Milza 92. 5 °/ 0 (87. 5 °/0 ) ; reni 81 °/0 (92. 8 °/0 ) ; fe· gato 62. 7 °/0 (72. 2 °/0 ) ; intestino 21 °/ 0 (42. 3 per cento) ; tiroide 2. 7 °/0 ; bronchi due casi ; lingua un caso. Per la capsula surrenale I A. trovò 2 soli

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IL POLIOLINIOO

casi; però egli attribuis.c e la scarsità del numero ad u.n esame insufficiente, specie per ciò che riguarda la parte istologica, e quindi ritiene unitamente ad alt1"i autori che esso organo partecipa in alto grado alla degenerazione amiloide (97 °/0 secondo il W1cHT). Come si vede dalle predette statistiche la tubercolosi occupa il primo posto nella categoria delle malattie che dànno luogo alla degonerazione amiloide : 221 casi sopra un totale di 279. Distribuendo questi casi di tubercolosi a seconda dell'età pe1-- decenni, abbiamo le segu~nti cifre: 5, 37, 75, 54, 31, 10, 6, 3. La freq11enza è maggior·e nel terzo e ql1arto de• cenn10. Quanto al sesso, raggrt1ppando del pari per· decennio abbiamo : maschi : 3, 21, 45, 22, · 18, 5, 2; femmine: 2, 16, 30, 32, 13, 5, 4, 3. Quanto alla sede anatomica, il processo tubercolare era localizzato con maggior frequenza nei polmoni : dei 221 caso dell' A. 152 erano rappresentati da tube1--colosi polmonare; di questi 152 casi ve n'erano 37 di sola tubercolosi Jiolmonare; si tr·attava semp1·e di forma di tubercolosi molto avanzata a clecorso cronico, e non mai di tubercolosi milia1--e acuta o subacuta, o di focolai caseificati solitari. Negli altri casi figuravano processi t11bercolari in altri organi. Sembra che la degenerazione amiloide sia in rapporto col disfacimento dei tessuti, poichè la si r·iscontra con prevalenza là dove si hanno caver·ne polmonari, e siccome, secondo il concetto moderno, nei pro· cessi di distruzione la parte principale spetta ad t1na infezione mista, così deve ammettersi che l'amiloidosi è in rapporto causale con processi patologici -secondari. Quanto alla tubercolosi intestinale essa pure ha grande importanza nella genesi d~ll'ami· loidosi ; n ella statistica dell' A. vi sono 116 casi di t11bercolosi intestinale di cui 2 di sola tubercolosi intestinale; 103 di tubercolosi in· testinale e polmo11are ; e nei r~manenti casi l'affezione dell' intestino è associata ad affe· zioni pu1·e tubercolari delle ossa e dell'appa· rato urogenitale. Quanto alla tubercolosi delle ossa l' A. trovò che essa nella genesi dell'amiloidosi rappre· sentava una percentuale del 21 °/0 , mentre le affezioni non tubercolari delle ossa figuravano con una pe1·centuale del 10 °/0 • Le affazioni tubercolari delle ossa e1·ano ordinariamente associate ad affezioni tuber· colari di altri organi; non lo erano solo in 17 casi sopra un totale di 283. Le ossa più spesso affette erano quelle della colonna ver, tebrale.

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Dalle cifre suddette risulta che la degene1·a· zione amiloide nella maggior parte dei casi si manifestò là dove 11on uno ma parecchi organi erano contemporaneamente affetti da h1bercolosi. Quanto alla sede anatomica dell' amiloidosi l' A. notò q11el che segue: 1\'Iilza 205 casi ; reni 171 casi; fegato 137 casi; intestini 50 casi; stomaco 8 casi; tiroide 5 casi; bronchi 2 casi; lingt1a un caso ; capsule surrenali un caso. Quanto all'atrio d'infezione l' A. non potè concludere nulla. Dott. E. GuGLIELMETTI.

Dell' impoi·tanza della se1neiotica del cuore nella p1~ognosi della tube1·colosi polmonare. . (WEHMER.

lliedic.-CJiirurg. Central- Blatt. n:15, 1903).

L' A. fa osservare come la batteriologia, se ha grande importanza nella diagnostica della tubercolosi polmonare, non ne ha· alcuna per ciò che riguarda la prognosi di questa stessa ma· latti a, la q11ale prognosi in vece è determinata precipuamet;lte dall' esa,me clinico ed in prima linea dalle condizioni funzionali del cuore. Infatti si danno spesso dei casi di tubercolosi polmonare i qt1ali, ad onta della non gravità delle lesioni polm·o nari, hanno un decor-so assai rapido ed infa11sto, mentre vi sono altri casi molto avanzati, e con formazione di caverne, nei quali il decorso della malattia è lungo e favorevole. Ciò è in rapporto con le .condizioni funzio· nali del cuore. Infatti, esaminanr1o il cuore, si vede rhe nella prima categoria di casi il cuore funziona bene, mentre nella seconda funziona male; e il sovrappiù di lavoro provocato dai disturbi circolato1'i delle masse polmonari lese trova un adeguato compenso o nell'intensità accresciuta della funzione cardiaca (ipertrofia del cuore), o in una maggiore frequenza della medesima (dilatazione del ct1ore). Quindi la prognosi di un processo tt1bercolare polmonare in un dato individuo è favorevole ogniqualvolta l'aia cardiaca non oltrepassa in modo eccessivo i limiti normali. Se non che la determinazione dell'aia car· diaca in un tisico è spesso cosa assai difficile, e ciò a motivo degli ispessimenti e delle aderenze del polmone, non che degli spostamenti del cuore medesimo, anomalie tutte che alla _ pe1'cussione danno un suono identico o per lo meno somigliante a quello proprio del cuore. L' A. riferisce in proposito alcune brevi storie cliniche; da queste come pure da molte altre


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FASC.

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SEZIONE PRATICA

osservazioni analoghe, egli conclude che la di· latazione del cuore verso destra rende la pro· gnosi sfavorevole, so1)rattutt'o nei casi iniziali, e che d'altra parte la mancanza di una notevole dilatazione anr.he nei casi avanzati di tisi polmonare non è argomento per stabilire una prognosi sfavorevole. Dott. E. GuGLIELMETTI.

Un contributo alla diagnosi delle cave1·ne poln1onari. I

(OYBULSKI .

Mitn clt. Mediz. Woclisclir., n. 44, 1902)~

Oltre ai numerosissimi mezzi che l'ascolta. zione e la percussione ci forniscono per far la diagnosi di caverna polmonare, l' A. ne ha trovato un altro consistente nella prodt1zione netta e chiara di un 1·umore che si può ascol· tare avvicinando l'orecchio alla bocca spalancata dell' infermo quando questi respi1..a profondamente. Il rumore è simile· a un gorgoglio metallico; uno identico se ne percepisce mediante una contemporanea ascoltazione, fatta col mezzo usuale, al di sopra della caverna. Dal 1..umore che si produce in trachea, il nostro se ne distingue per il carattere e per la localizzazione ; infatti si può benissimo riconoscere la sua origine nei minimi bronchi e non nella trachea. Tale sintoma è così comune che non manca mai in nessun caso di caverna polmonare; esso ha un valore rl.iagnostico ogni volta che il rumo1.. e di caverna è coperto dagli altri rumori che si originano nei tessuti circostanti. Infatti in alcuni casi, migliorate le condizioni dei tessuti, mentre prima non era possibile udire altro che il i·umore bronchiale, mercè sua fu dato di diagnostica1·e la caverna. Tale metodo di ascoltazione diretta (così può infatti chiama1.. si) merita di essere irnpie· gato molto spesso per la sua conferma. Tale •metodo fa pure riconoscere tutti i suoni che si originano nella trachea e nei bronchi : rantoli, sibili, ecc. Dott. ANGELO PIAZZA.

PEDIATRIA

Empiemi latenti nei bambini. (PEARSON.

Phe Edi1ibzirg 1nedical Jo1J,r1tal. July, 1903).

Si tratta di piccoli Gmpiemi saccati, e generalmente siti alla base del polmone, i quali iniziandosi in modo insidioso conducono poi all'anemia ed a successioni morbose g1·avi. Essi sfuggono facilmente ali' osservazione

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. del medico, il quale può diagnosticarli solo con un esame attento e minuzioso. Secondo l' A. è importante notare quanto segue : 1. 8into1ni gene1·ali: deperimento progressivo, anemia, inappetenza. 2. Segni fisici locali. Nei casi senza complicazioni i segni fisici non sono ben delineati. Ciò dipende dalla sede anatomica dell'empiema e dall'influenza che gli organi limitrofi possono esercitare sul reperto dell'esame fisico. Cosl il fegato può dete1·minare esso stesso a destra un suono ridotto, mentre a sinistra lo stomaco, specie se disteso da gas, può dar 1uògo ad un suono chiaro: n el primo caso si può pensare alla esistenza di un empiema che in realtà non esiste : nel secondo caso invece il suono chiaro può nascondere la presenza di un empiema; in quest'ultimo caso è importante i·ipetere l'e· same del torace più volte, in tempi diversi. L'empiema, situato nello spazio interlobulare, provoca sempre qualche riduzione di suono lungo detta linea; purchè si paragoni atten· tamente l a risonanza di ambo i lati, e si abbia cura che durante l'esame comparativo le scapole ed i muscoli scapolari siano in posizioni perfettamente simmetriche. L'em1)iema, situato sotto la s11perficie diaframmatica del lJOlmone, non lo si può diagnosticare nè con l'esame fisico, nè con la puntura esplorativa. I segni fisici, propri degli empiemi in di· scorso, 'ra.1·iano da un giorno all'altro. Tale variabilità dipende da diversi fattori, cioè dallo stomaco, dalle complicazioni polmonari, specie il collasso polmonare, e probabilmente anche dalla maggiore elasticità del polmone di un bambino rispetto a q nello di un adulto. Talvolta il suono polmonare ridotto è il • solo segno fisico esistente. In tali casi è ne· cessa1..io pe1"cuotere il polmone leggermente, poichè co11 una pe1.. cussione forte la risonanza cleI° polmone sottostante può mascherare una a1·ea, anche estesa,, di risonanza ridotta. Quanto agli altri segni fisici anormali, come il suono bronchiale e l'indebolimento del fre· mito vocale, essi si riscontrano di rado ; solo qualche volta si ha un indebolimento del mormorio vescicolare. L e complicazioni broncopolmonari rendono la diagnosi dell 'empiema più difficile di quAllo che sia n ei casi semplini. Così le bronchiti possono determinare aree estese di soffio b1·onchiale, con ottt1sità assai marcata e con fi·emito vocale tattile acc1·esciuto. Questo è dovuto pe1. lo più ad atelettasia del polmone, come pure a blocchi pneumonitici. Quando si hanno complicazioni diverse dalle polmonari, quali la meningite purulenta, la

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IL POLICLINIOO

pericardite e la peritonite, allora l'esattezza del giudizio diagnostico circa l'origine esatta d~ t~li disturbi, se ha. importanza dal punto d1 vista della loro etiologia, non ne ha nes· suna per la guarigione del piccolo infermo. Diagnosi differenziale. - 1. Dal marasmo: nell'empiema il deperimento progressivo non t1~ova riscontro nella gravità dei disturbi in· testi.nali (diarrea, vomito, inappetenza), come a'rv1ene nel marasmo, nel quale inoltre manca d'ordinario la febbre, anzi spesso è subnor· male. 2. Dalla tubercolosi: in alcuni casi la diagno8i differenziale è assai difficile. Un ispessimento tubercolare della pleura potrebbe dare gli stessi segni fisici di un empiema però tali ispessimenti sono assai rari nei bam: bini. Cosl pure le polmoniti croniche tuber· colari sono quasi sconosciute nei bambini e quando esistono hanno gli stessi caratteri ~he nell'adulto. · In quanto alla broncopolmonite tubercolare acuta, che è relativamente comune nei bam· bini, un segno differenziale lo si ha nella tosse : questa nei casi di empiema saccato è d'ordinario debole, non frequente e senza s<·.opo; mentre nei casi di broncopolmonite è frequente ed ha uno scopo, quello cioè di espettorare, si abbia o no esternamente l'e· spettorato. Può darsi il caso che l'empiema latente sia associato ad una· tubercolosi pol· monare. Effetti. - Gli effetti secondari di un piccolo empiema saccato non differiscono affatto da quelli prodotti da una raccolta di pus in altre parti del corpo. Si riassumono nei seguenti : 1° Indiretti e tossiemici: debolezza, ane· ~ia, den~trizi~ ne genera! e, spesso dispepsia, diarrea, ispessimento della pleura, infiamma· zione della pleura circostante, aderenze della pleura, compressione del polmone, infiammazione cronica del polmone. · 2° Diretti o batterici per diffusione dello agente infettivo: pericardite, peritonite, me· ningite, artrite purulenta. Prognosi e cu1·a. - La prognosi è cattiva. L'e· sito letale è dovuto ordinariamente a qualche complicazione. Come cura si raccomanda il sollecito vuotamento del pus, l'aria libera e l'ipernutrizione. Osservazioni cliniche. - L'A. termina rife· rendo sei casi d'empiema, diagnosticati come tali all'autopsia: l'empiema di vecchia data era accompa~nato da altre lesioni, come pe· ritonite, pericardite, collasso polmonare, pol· monite, bronchite, broncopolmonite. Dott. E. G.

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LANNo IX, FAsc. 47J

CHIRURGIA

Per la narcosi nei casi di ileo. (KAuscH. Berl. kli1i. Woclisclir., n. 33, 1903).

Se a priori sembrerebbe dover la anestesia locale sostituire la narcosi in ogni inter,rento per occlusione intestinale, all'atto pratico, nella maggior parte dei casi, non può aver luo~o l'intervento senza ricorrere alla nar· cosi. Infatti l'anestesi~ locale esplica la sna azione sulla parete addominale e sul peri· toneo parietale: il peritoneo viscerale è bensì per sè stesso insensibile, ma per contrario provoca intensi dolori ogni trazione sul me· senterio, inducendo secondariamente fatti di shock. Quindi ogni qual volta si debba eseg~ire ~~a laparotomia sistematica, allo scopo di stab1l1re, con manovre dirette sull'intestino la sede dell'ostacolo alla circolazione fecale' con che difficilmente può esser evitato l'even'. tramento temporaneo e sopratutto la trazione sui me.senteri, non potremo rinunciare alla narcosi. Due sole condizioni ci permettono l'inte1... vento con l'anestesia locale e cioè: i ·casi nei quali, per tumori ben localizzati di un tratto intestinale, il chirurgo pratica semplicemente l'·a no preternaturale; e i casi in cui l'ostacolo ha sede in un'ernia strangolata, nei quali le nostre manovre sia sulla parete che sul con· tenuto addominale, si esplicano in campo assai cirr.oscritto : per quanto nello strangolamento erniario ·si renda a volte necessario di pro· cedere alla narcosi. · Allorchè si debba na.r cotizzare un sofferente di occlusione intestinale, ci troviamo a lottare contro il vomito, che, data la natura fecaloide del contenuto gastrico, assurge alla impor· tanza di cagione mediata di pericolo di vita dell'operato (polmonite ab ingestis e cancrena polmonale). E data la impossibilità di na1·cotizzare l'in· fermo a stomaco vuoto - poichè, anche quando si faccia precedere all'intervento una lavanda gastrica, non potremo impedire che durante l'operazione nuovo materiale rifluisca dall'in· testino, attraverso al piloro, nello stomaco assai difficilmente potrà esser evitato che il paziente emetta per la bocca contenuto intestinale, prima di essersi completamente destato dalla narcosi; e quindi, con grande probabi· lità, si avrà aspirazione di materiale putrido nelle vie respiratorie. Per evitare questo gravissimo inconveniente l' A. ha fatto costruire una sonda gastrica


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SEZIONE PRATICA

speciale - sullo stesso principio della ca· 1111la t1,acheale del Trendelenburg - la quale nel suo estremo gastrico, al di sopra degli occhielli che mettono il lume del tubo in co1nunicazione col cavo gastrico, è m11nita di 1111 palloncino di gomma, che è attraversato dalla sonda, cui aderisce restandone però indipendente ; e che com11nica mediante un tubo di gomma con un pallone di ugual dimensione situato all'altro estremo della sonda. Dopo introdotta la sonda nello stomaco, si comprime il palloncino esterno in modo che l'aria che lo riempiva viene respinta nel pal· loncino prossimale e lo distende, costituendo una camicia soffice, che aumenta il diametro esterno della sonda. Questa allora viene ritirata lentamente e fintanto che si sente la resi· stenza opposta dal cardi as al passaggio del palloncino, il quale può impegnarsi nell'esofago soltanto sotto discreto sforzo. Mantenendo la sonda in questa posizione, il contenuto gastrico può nelle contrazioni antiperistaltiche rifluire pel lume della sonda, ma non può infilt1,al'si fra la sua parete e la l)arete esof a.g ea. La sonda, oltre a impedire l'aspirazione del materiale vomitato, offrirebbe secondo l' A., anche il vantaggio di permettèrci di svuotare }Jer via orale il contenuto dell'intestino prosAimale all'occlusione, media.ate manovre di • espressione. Dato la impossibilità del passaggio di liq11ido fra la sonda e la parete esofagea, è i1ecessario provvedere al deflusso della saliva e dei m11chi bucco-faringei mediante il decubito del paziente a testa bassa e in rotazione laterale. L'A. ha finora impiegata la sua sonda tre 'rolte nella narcosi per operazioni di ileo (Clinica chirurgica di Breslavia, diretta dal l\IrcuLrcz) e la vide sempre funzionare egre· giamente. In tutti tre i oasi, durante l'operazione si vuotò dalla so11da contenuto fecaloide (nell'ultimo eme. 1700) e la sua ft1oruscita avveniva a fiotti, ad ogni manovra che i:ortasse uno e:-timolo sull'intestino. R. Il.ALLA VEDOVA.

Due casi di pionef1·osi calcolosa t1·attati colla nefrecto1nla. (HERESCO.

Société de Cliir., 17 dic. 1902).

L' A.. cliscute i di versi mezzi atti a determi· nare il valo1·e funzionale relativo dei due reni. L'analisi chimica e la. prova del bleu appli· cata all'o1'ina totale possono for11ire dei dati sufficienti in 11n· gran numero dei casi, però

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questo metodo manca per lo più di certezza e di precisione; giacchè se nel caso più co· mune il rene opposto alla lesione è normale, vi han però dei casi in cui il rene creduto sano o non esiste affatto o non funziona, o funziona invece il pare1tchima conservato nel rene ammalato. Studiando l'orina totale, quu.lunque mezzo si escogiti, non si può ar1·ivare che alla probabili.t à ed all'approssimazione, e queste non son certo sufficienti sopratutto quando si esiti f1·a una nefrotomia ed una ne· frectomia, nel qual dubbio ha certo gran valore la conoscenza della capacità ft1nzionals del rene malato. Rende giustizia al metodo della separazione vescicale; esso non è però sufficente; anzi tutto il divisore non può stare in posto che un tempo determinato, il massimo mezz'ora, e può la secrezione di uno dei due reni essere turbata in questo breve lasso di tempo ; oltre di che è impossibile la prova del bleu di metilene. L'A. è partigiano del cateterismo prolungato degli ureteri; egli ha lasciato la sonda a permanenza nell'uretere del 1·e11e ammalato per 24 ore. In un caso l'orina del i,ene sano cominciò a colorarsi mezz'ora dopo l'iniezione ed il massimo di colorazione l'ebbe dopo 4 ore. L'orjna del rene ammalato no1t si colora che dopo 2 ore, raggiungendo un massimo, infe· riore al lato sano, dopo 8 ore; mentre il cromogeno appare dal lato sano doJ>O una mezza 01,a e solo un'ora e mezzo dopo c1al lato am· malato; mentre dopo 24 ore è più abbondante dal lato sano, con una differenza di urea di 9 a 20. Nell'altro caso il comportamento fu quasi identico, senonchè l'urina dal lato ammalato era colorata solo entro le 6 ore ed il massimo di colo1·azione si aveva entro le 12 ore, ed il cromogeno compariva dal lato ammalato dopo 5 . ore e mezzo, vale a dire 5 ore dopo che non dal lato sano, <iOn una differenza di tlrea di 6 a 15. Nel secondo dei due ammalati dell'autore il rene era aderentissimo tanto che nel liberare l'ilo l' A. lese la cava con gravissima emor1·agia. Potè, comprimendo, arrestare lì per lì l'emor· ragia, e liberato il cavo del sangue, trovò una ferita longitudinale su un grosso tronco venoso, che era indubbiamente la cava per la sua grandezza, 2 dita trasverse, IJe1· il s110 de· corso parallelo alla colonna vertebrale e perohè colla diss~zione della vena r enale potè costatare che essa si gettava nella vena ferita. Procedè all'allacciatura doppia con catgut n. 4, portando poi a termine la n~frectomia. Il de· corso post-operativo fu dei migliori; non edemi delle gambe nè immediati n è consecntiT"i nè ebbe a notare sviluppo abnorme delle vene

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IL POLICLINICO

supe1·ficiali. N on crede l' A. sufficiente })er spiegare questo successo l'ammettere, come di solito, che la compressione del tumo1"e avesse permesso alle vie collaterali di svilupparsi, nè nel caso suo la vena era certo oblitera.ta. Nella letteratura vi ha un caso di HoNZEL i11 cui non si ebbe che un leggero edema malleolare. Per l' A. il suo caso, ben lungi dall' esse1·e eccezionale, i·ientra nella legge generale che i·egola tutto quanto il sistema venoso, in cui le vie secondarie sono tanto molteplici e numerose, che la soppressione della via principale disturba appena la funzione. BIAGI. I

Colecistite gangrenosa. (GIBBON.

A11ieric. .fonr1z. of nzed. Scie1zces, 1903).

La colecistite gangrenosa è rara e presenta molti sintomi comuni colla gangrena appen- · dicolare. Sembra che ad essa contribuiscano tanto l'occlusione del canale cistico, quanto fenomoni infettivi speciali. I sintomi sono quelli della peritonite localizzata ; manca l'ittero di solito, tranne il caso in cui esista un'angiocolite, od una diff-µsione flogistica al parenchima epatico. Sotto l'anestesia, la diagnosi dall'appendicite gang-renosa è facile. Nel suo caso si trattava di una donna di 52 anni~ già sofferente per disturbi intestinali, qua11do fll colta d'un tratto da dolore vivo all'ipocond1·io. La temperatura era di 39°, 112 pulsazioni e 32 r espiri. I muscoli della parete addominale a destra in difesa, e si palpava un ttl· mo1·e liscio che sfuggiva alla mano che palpava. Già dopo 4 giorni dall'inizio detto tumore n on si avvertiva più. Sotto il clo1·oformio si riconobbe trattarsi della vescichetta biliare distesa : al taglio si trovò il fondo dell'o1·gano di colo1·ito rosso fosco; aperto, conteneva }Joco pus e le pareti eran verdastre, gangrenose, mentre un calcolo ne otturava l'orifizio. Si isola facilmente detto organo e si asporta, ma non si può fare la legatu1·a del canale cistico, mentre non. si riesce a frenare l'emorragia dell'arteria cistica, i)er cui si tampona. Il clecorso fu ottirno: l' A. dà molta importanza al non aver chi11so il dotto cistico, il quale funzionando da d1~enaggio potè miglio1·are le condizioni angiocolitiche del fegato. BIAGI.

Del t1·attan1ento chiru1"gico della tro1nbosi <lel seno t1·aHve1·so di 01·igine otitica. (HEINE. Arclz. f . k/;11. Olzir., Bel. 70, III). L'.d... t1·atta delle norme seguite nella Clinica otojatrica di Berlino (Lucae) D(ll trattamento clella trombosi dei seni. l1R\

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Ogni volta che nel decorso tardivo di una suppurazione acuta dell'orecchio medio, o du· rante una suppu1·a.zione cronica, nelle quali il facile e completo deflusso del pus sia assicurato, si presentino alte elevazioni di temperatura, che non trovino spiegazione i11 complicazioni meningeali, l'infermo, se non sia un bambino, vien sottoposto all'intervento chirurgico, allo scopo ili n1ettere allo scoperto il seno trasverso. L' A,. non considera la scopertura del seno con1e intervento del tDtto innocuo: pensa anzi che in talune circostanze possa l'infe· zione del seno stabilirsi in seguito all'opera· zione: indi la necessità di attenersi scrupolosamente alle indicazioni dell'intervento. Se il seno contiene sangue o se il reperto è d11bbio e si può soltanto sospettare che esista un trombo, l' A. ritiene che si debba aspettare, quando non esistano sintomi minacciosi, pe1" aggredire il seno soltanto alla comparsa di fatti pioemici. Aperto il seno e accertata l'esistenza del trombo, deve }Jorsi allo scope1·to t11tto quel tratto del seno che è trombosato, per allontanare il trombo SU}J})Urante. La allacciatura della giugulare deve esser i·iservata ai casi : 1° di trombosi primiti°"ra o secondaria del bulbo con infezione generale pioemica e con diffusione del processo alla vena stessa; 2° di trombosi suppl1rante del seno, in cui non sia t~cnicamente possibile di raggiungere centralmente l'estremo clel trombo; però in queste condizioni si deve attendere il rist1ltato dèll'operazione sul seno, prima di aggredire la giugula1·e, allacciandola quando si mantengono i fatti pioemiri. E, in ogni caso, prima cli allaccia1·e la gi11gnlare deve essere stato scoperto il seno, per dar esito al focolaio esistente nel seno o nel bulbo. R. DALLA VEDovA.

Ebotomia con ampliamento permanente del bacino. (VAN DE VELDE.

l-Vien . lclt'n. Woclz., 1903, 29).

L'ebotomia, sezione estramediana di uno dei pubi, è intervento concepito già da più di 80 anni, a scopo di ampliare i diametri del bacino, caldeggiato s1Jecialmente da CHAMPION, da STOLTZ, da GIGLI: da BoNARDI. L ' A. descrive il processo operatorio racco- manclando l'uso della sega del Gigli. Preferisce }Jossibilmente riunire ]Je1· pri11za11z (se non , segua en1orragia, che <.lel resto è sem1J1~e


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SEZIONE PR.A.TIO.A.

di c~sì poca entità da cedere al tamp·onamento ). Vantaggi essenziali della ebotomia sulla sinfisiotomia sarebbero: a) tecnica più semplice e qui11di opera· zione più rapida e più facile; b) rare complicazioni per lesio'IJi della ve· scica e del retto ; e) durante il parto la ferita ebotomica più facilmente può essei· ·mantenuta separata dalle vie genitali, e quindi la guarigione suole decorrere senza complicazioni; rl) in un eventuale parto successivo resta la risorsa di resecare l'altro pube; e) e finalmente, può all'ebotomia seguire un ampliamento permanente dello stretto supe1'iore (per un aumento di 1-2 cm. clella di· stanza fra la spina iliaca e la sinfisi) pubica), pur ristabilendosi la continuità ossea. Condi· zione q11esta che rende f'ebotomia assai supe· riore alla sinfisiotomia. L' A. rico1'da .12 casi della letteratura.(com· presi 3 suoi), fra i quali 6 cli italiani: (GIGLI, SALADINO, ScARLINI, PEST.ALOZZA), tutti seguiti da esito favorevole. R . DALLA VEDOVA..

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come incuneato nella cavità addominale sì da ricordare il feto nella gravidanza ectopica. All'esame vaginale: escavazione pelvica vuota ; collo ute1·ino, mantenuto permeabile al dito fino all'orificio interno, situato lln poco a sinistra della linea mediana., diretto verso sinistra ed in a vanti; fornice vaginale sinistro stretto, profondo, stirato verso l'alto; una tumefazione molle nel fornice vaginale destro e posteriore a contorni indefiniti, che non oltrepassa lo stretto superiore e sembra far corpo con il segmento inferio1·e dell'utero. In tali condizioni di cose lo stato della donna non era pur cattivo, il feto vivo. L'esame sotto il cloroformio non dette alcun altro lume alla diagnosi, nessu n criterio circa la tumefazione suddetta. U n sol punto della diagnosi era però ben deter1ninato: Obliquità i1·ridzicibile del-

l'ute1·0 e jissazio1ze del seg11zento infe1·io1·e ano1"· ma/mente disteso dalla testa fetale bloccata nella fo ssa iliaca sinistra. Asse1zza di cont1'azioni zite1·ine, sopraparto prolungato (si erq, già al 316°

giorno dopo la fine dell'ultimo pe1·iodo me· struale) come in caso di ostaco.l i alla dilatazione. Pericoli gravi erano dunque minacciati per la madre (rottura del segmento inferiore), per il bambino (traumatismi del meccanismo di parto) se, come ne st1gge1·i ''a una prima idea, OSTETRICIA si fosse pensato a clilatare il collo uterino an· cora lungo e di.primipara per procedere ad un , Studio clinico ed a11atomo-patologico di un utero rivolgimento. partoriente a tern1ine, fissato in retro-lateroPINARD si decise per il pa1·to cesa1·eo. Operò, versione per ade1·enze pel'imetriticl1e. come sempre in questi casi, SEGOND. Il bambino fu estratto vivo. La placenta, rapidamente (PINARD, SEGOND e CouvELAIRE. Boc;été d' Obst. et scollnta, era inserita sulla parete laterale dede Gyn. de Par;s, Mai 1903). stra del corp<? uteri110. L'utero, nel primo moIl caso è interessante da parecchi punti di mento, non fu potuto lussare fuori del ventre, ·vista, ma sopratutto dal punto di vista pratico perchè completamente aderente colla faccia e la pubblicazione di esso ricorda analoghe posteriore alla faccia posteriore dell'addome, p11bblicazioni recenti e non troppo antiche all'intestina, al colon, nella sua porzione ileofatte in Italia su casi simili, tutti notevoli per pelvica. l'insegnamento clinico che se ne può avere. Nella fossa iliaca sinistra il segmento in· Il caso di PINARD riguarda una donna con fe1--iore uterino è sovradisteso in una vera travaglio iniziato 309 giorni dopo l'ultimo pe· dilatazione sacciform~. Scollate con gran pena riodo mestruale - le acque amniotiche colate tutte le innt1me1'evoli aderenze vien Hberata fin dal primo momento, tinte di meconio - il la faccia posteriore dell'utero, fortemente san· feto in presentazione di spalla, con manifesta guinante, sì da richiedere, t1ltimo l"imeclio, l' isteirriducibilità della presentazione anomala, con· rectomia. Una piccola lacerazione vescicale statata anche sotto la narcosi. Ecco in poche viene suturata. Il ventre è chiuso p1·evio un parole il risulta.to dell'esame obbiettivo fatto · drenaggio vaginale ed uno addominale doppio, dallo stesso PIN.A.RD : testa fetale nella fossa questo per la ca-vità pelvica e per la regione iliaca sinistra, sollevante la parete addomi· vescicale. Sonda vescicale a permanenza. Gt1anale sottilissima; 1zaticlze sotto le false coste rigione pe1·fetta dopo :!O giorni, principalmente di destra ; fra i due poli fetali seguendo il occupati per la chiusura di una fistoletta ve· do1·so si misurano 45 cm. L' llfero senza co1z- scicale. Il bambino pesa-va alla nascita 3500 trazio1zi perfettamente modellato con la sua grammi, all't1scita dalla Clinica, al 38° gio1·no, parete ben sottile sul corpo del feto, immobile, 4140.


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IL POLIOLINIOO

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La illustrazione anatomica, che il PINARD fece alla Società .parigina di ostetricia e gi· necologia, sull'utero tolto da SEGOND, corredata da fotog1·afie e da disegni schematici, mentre crebbe importanza al caso clinico dette pienamente i·agione della terapia da lui scelta. I fatti più notevoli di questa illustrazione sono: l'uniforme presenza delle aderenze su tutta la faccia posteriore dell'11tero , dal fondo all'in· serzione vaginale (gran parte della tuba sinistra e l'ovaio sinistro erano rimasti nel fondo della pelvi materna); . · la dilJlostrazione della vera distorsione che aveva subito l'utero p er le aderenze della sua faccia posteriore, che lo a,vevano fissato in retro-versio-flessione; lo sviluppo enorme della parete· anteriore e minimo della posteriore per il fatto della gravidanza, differenza di sviluppo rivelata dalla distanza fra le inserzioni tubariche, che era sulla parete uterina anteriore di 23 cm. e sulla parete uterina posteriore di soli 7 cm. ; la direzione dell'asse della cavità uterina situato non in un piano frontale, ma obliquamente diretto in basso, a sinistra, ed in avanti verso il segmento inferiore là dove la enor~e clilatazione sacciforme conteneva la testa fetale. Questo asse incrociava la direzione della ferita cesarea, scolpita secondo la verticale, con un angolo di 45°; la presenza della dilatazione saccifo1·me della metà sin. del segmento inferiore ben dimostrata dal fatto, che tra l'orificio uterino 1nterno e il limite inferiore della parete del corpo uterino la parte postero-laterale destra èlel segmento inferiore era estesa cm. 4 e spessa 18 millim., mentre quella antero-laterale sinistra era estesa 14 cm. e spessa· solo 2 mi1lim. nel punto più sottile e più sporgente. Siffatte misurazioni e speeialmente l'ultima dimostrano q11anto grande fosse stato in questa donna il pericolo della rottura del segmento infe1·iore e quanto provvida e saggia fosse stata la terapia che per esso fu scelta. Le conclusioni cui perviene il PINARD per questa osservazione sono: 1° Aderenze perimetritiche estese e fissanti l'utero in modo vizioso ed irriducibile non sono incompatibili con l'evoluzione di una gravi· danza a termine. 2° La fissazione irriducibile della fa,c cia i)osteriore dell'utero gravido in reti~o-latero­ ·versione può, come nel caso studiato, indurre un esagerato sviluppo in s11perficie della pa· i·ete anteriore libera dell'utero ed una notevole

diminuzione dello stesso sviluppo in superficie della parete posteriore aderente. 3° La fissazione irriducibile del corpo ute1·ino in retro-latero-versione può indurre uno sviluppo atipico del segmento inferiore consistente in un enorme distensione parziale della regione nella quale fa capo l'asse del corpo uter·ino anormalmente deviato, come in questo caso. · 4° L'atteggiamento vizioso· irriducibile del feto è la conseguenza della completa distor· sione dell'utero e dell'ineguale sviluppo delle differenti parti dell'organo gestante, irriducibilmente fissato in modo e sito viziosi. 5° Una tale conseguente distocia può il più delle volte - come nel caso osservato -rendere necessaria., per proteggere madre e feto, l'operazione cesarea, seguìta dall'isterectomia. 6° Operando a tempo, il successo di una tale terapia è completo. CESARE MICHELI.

FARMACOLOGIA e TERAPEUTICA •

L'adrenalina.

{VUES. La Policli1tique de Brrixelles, n. 16, 1903).

Gli studi sull'azione terapeutica dell'adr e· nalina cominciarono nel 1897 per ope!a prima degli oculisti, poi degli otoiatri. Dato però il modo come la sostanza era preparata, cioè facile a decomporsi, i st1oi effetti erano ora nulli, ora meravigliosi. A tale inconveniente si ovviò facendo uso, nel 1901, del prodotto preparato quasi contemporaneamente da J o· ckihi Takamine di New York e da Aldrich e conosciuto col nome di « tacamina » o « adre· nalina » . Circa le sue proprietà fisico-chimiche no· tiamo che l'adrenalina, non decomponendosi a temperature inferiori a 150°, può essere portata all'ebollizione ripetutamente, senza che la sua attività sia diminuita. Inoltre, notiamo che, trattata col percloruro di ferro, dà una colorazione verQ.e-smeraldo, con lo iodio e con l'ammoniaca una colorazione rosa-violetta e, infine, che riduce energicamente i sali d'oro e d'argento. Prop1·ietà fisiologiche.- L'adrenalina prod11ce una potente vaso-costrizione agendo direttamente sulle fibre muscolari dei vasellini sanguigni e dei capillari; la sua dunque è una azione esclusivamente periferica e muscolare. Il suo potere in oltre si estende anche alle fibre muscolari liscie (utero) e perfino al cuore.


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smIONE PRA.TIO.A.

Per ottenere un rallentamento della circolazione generale, è indispensabìle, secondo DE STELLA, che sia iniettata nelle vene alla dose di 1/to di eme. della sol11zione all' 1 °/ 0000 ; al· l'incontro un'iniezione ipodermica di 1 / 1 eme. della soluzione all'1 °/ 00 non apporta alcuna modificazione nella pressione sanguigna. Ugualmente nulli sono, secondo MossÉ, gli effetti dell'adrenalina amministrata «per os ». Associata alla cocaina, dà effetti migliori, poichè, a causa della retrazione dei vasi, l'anestetico può arri"'\rare più. profondamente nei tessuti. Tossicologia. - Secondo TARAMASIO l'iniezione ipodermica di 2 centigr. per kg. è una dose mortale per il coniglio. L'iniezione di adre· nalina dà dispnea, indebolimento della sensibilità, dei riflessi e dei movimenti volontari; infine paresi cominciante dagli arti inferiori ed estendentesi ai superiori. La morte si ha per edema polmonare acuto. In certi casi con sincope, accidenti convulsivi, ansia cardiaca, Tertigine, ecc., bisogna ammettere una straordinaria sensibilità da parte del soggetto. Tali evenienze si sfuggiranno usando da principio soluzioni molto diluite. Terapia generale. - B enchè la proprietà etpe· cifica dell'adrenalina si et:4plichi con un'a,zione locale, pure si è cercato di generalizzarne l'uso, e così STOEBNER l'ha somministrata a bambini rachititici, DAwsoN a malati µi mente (mania, melanconia , nevrastenia, stupore), FENWIK a infermi con ematemesi. L'adrenalina fu ancora usata in casi di .emorragie gastro-intestinali, asma, tracheo-bronchite, edema polmonare, emottisi, affezioni cardiache, insufficienza e stenosi della mitrale, morbo di Addison, gozzo esoftalmico, scorbuto, porpora. PoDWYSSOTZKY e MA.NKOWSKY credono che per l'azione della sostanza in parola sul cuore, si possa avere un prezioso ausilio di fronte al collasso, shock, alla morte imminente. W A· REN CoLEM.A.N ha veduto c~ssare le emorragie intestinali dovute a tifo con l'iniezione di gm. O. 07 di adrenalina ogni ora continuata per una intera notte. Come dosi abituali, possiamo ritenere : a) per via interna : 5·30 goccie della so· luzione madre in un po' d'acqua, vino, o sci1·oppo; b) pe1· via ipodermica: da 1 / 1 milligr. a 1 / 1 eme. Una dose maggiore darebbe i feno· meni tossici sopra accennati; e) per iniezioni tracheali (emottisi): 1 eme. della soluzione normale; d) per iniezioni parenchimatose (in casi

di tubercolosi) : 8-10 goccie della soluzione normale in 5 eme. di siero fisiologico. Oftalmologia. - L'uso dell'adrenalina è indi· cato nelle congiz1,ntiviti in cui facilita l 'appli· cazione del nitrato d. Ag. o del solfato di Cu. Per ottene1 e insensibilità completa della co1·nea in casi di estrazione di corpi stranieri CoPPÉE dà la f 01·mula : . ,,, -Pr.: 11

Cloridrato di cocaina centigm. 25 Id. di adrenalina gm. 2 Acqua distillata . . . gm. 8 Una goccia ogni 2 minuti ripetuta per 10 minuti. Nel glaucoma acuto e c1·onico si può . associare alla pilocarpina ottenendone vantaggi insperati. Pr.: Cloridr. di pilocarpina. . . centigm. 10 Id. di adrenalina 1 °/ 00 l Acqua distillata.. . . . . \ana gm. 5 S. una goccia ogni 2 ore fino alla fine del· l'accesso.

Nell'irite: Pr. Solfat() neutro di atropina centigm. 5 Cloridr. di cocaina . . . centigm. 20 Id. di adrenalina 1 °/00 • gm. 2 .A.equa distillata . . . . . . gm. 8 S. una goccia ogni 3 ore. In fine gli oculisti prescrivono l'adrenalina come emostatico nelle operazioni per pterigio, cantoplastia, strabismo, iridectomia e perfino nelle enucleazioni. Rinologia. - La mucosa pituitaria sotto l'influenza dell'adrenalina si anemizza completamente in 30-60" e si retrae aderendo allo scheletro osseo. Ciò facilita l'esame delle fosse nasali e permette l'ispezione del naso-faringe mediante la rinoscopia anteriore. L'adrenalina è indicata n elle affezioni con· gestizie per vaso-dilatazione, come pure n elle lesioni infiammatorie acute o cr0niche: coriza spasmodica, coriza acuta o cronica, rinite iper· trofica; utile è anche nell'epistassi. È stata anche adoperata con buon successo in tutti i casi di intervento intranasale: estrazione di corpi estranei, ablazione di polipi, raddrizza· mento del setto, intervento sul seno e sulle cellule etmoidali » . .Modo d'impiego. - Migliori riescono i tam· poni di ovatta imbevuti nella soluzione di 1 -1 °/00 • Si possono fare anche polverizza/ 1000 zioni che hanno il vantaggio di portare la soluzione più lontano e più uniformemente.


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IL POLIOLINIOO

A qltesto scopo si . hanno varie formule: P1·.: Cloridrato di adrenalina 1 °/ 00 eme. 1 Olio di vasellina . . .\ . . . eme. 2 S. per polverizzazione intrahasali . . Pr.: Cloridrato di adrenalina 1 °/00 gm. 2 Id. di cocaina. . . . centigm. 30 Acq1ta di lauro-ceraso.. . . . gm. 5 Acqua distillata . . . . . . gm. 25 S. per polverizzazioni intranasali (sinusite acl1ta). Il dott. MIGNON per prolungarne la durata di azione, ne fa una pomata cori la vasellina. Pr.: Adrenalina . . cen tig m. 3 Olj o di vasellina . g m. 3 mescola bene e aggiungi: Vasellina bianca . gm. 12 Essenza di geranio goccie III Lanolina. . . . . gm. 15 S. Ungi la mucosa con un po' di cotone. Infine PLETSCHERTUG.A.L ha insufflato l'adre· nalina in forma di polvere all' 1 / 250 1/ 6000 • La polvere però è irritante e provoca facilmente violenti sta1·nuti. Nelle operazioni chirurgiche s iJesso la si associa alla cocaina, secondo la miscela di 1\foure : Pr.: Cloriclr. di adrenalina 1 / 6000 gm. 10 Id. di cocaina 1/ io gm. 5 Faririge boccale e 1zasale.- .'Medicature ripetute più volte nella giornata con soluzione di adre· nalina rendono buoni servigi in ca'So di « amigdalite e faringite acuta » . Così pure si p ossono con essa aprire « ascessi peri-amig· dalieni » e togliere « ' regetazioni adenoidi » . La1·i1zge. - Su quest'organo l'adrenali1La rafforza sensibilmente l'azione anestetica della cocaina. Inoltre ha trovato larga applicazione n el trattamento delle « laringiti acute, emor· r~giche, tubercolari e nell'edema del laringe ». La miscela di coca-surrenalina, secondo i pre· cetti di Moure (applicazione sul laringe di una solt1zione cli adrenalina all' 1/:iooo' poi di cocaina 1 gr. su 10) è preziosa nelle ablazioni dei polipi e nel « Cltrettage » . Orecc/iie. - Nei i·amori dovuti a difetto di aereazione della cassa o in seguito a infiammazione e ostruzione della tromba d'Eustachio, l'introduzione cli candelette medicate con soluzione di adrenalina fa i·etrarre la mucosa clella tuba e pf'rmette così per qt1esta via lo ingresso all'aria. Così pure per mezzo della sonda cl'Itard si può far arrivare all'imboc· 1)·

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catura della tromba qualche goccia di surrenalina associata a una soluzione di cocaina all'1/ 20 • Una reazione secretrice vivissima è l 'unico insuccesso avvertito qualche volta. Le operazioni che si posson praticare sono : « paracentesi, miringotomia, ablazione di po· lipi, estrazione degli ossicini, curettage della cassa » Nelle « otiti medie acute » BEHRENS inietta nella tromba a mezzo di un catetere 3.5 gocce della soluzione normale. Appart'ito urinario. - Pe1· le sue proprietà ischemizzanti l'adrenalina p11ò impiegarsi nelle operazioni sulla vescica, uretra e per facilitare la cistoscopia vescicale. Essa con iniezioni uretrali di 1-2 eme. della soluzione 1/2000 arresta le emorragie vescicali. Nell'ematuria vescicale FRISCH fa iniezioni · intravescicali di circa 100-150 eme. di una soluzione di adrenalina all'1/10000; in 3'-4' si arresterebbe l'emorragia. Nella « ritenzione completa » dei prostatici, l 'instillazione di qualche centimetro cubo di adrenalina all' 1 °I 00 nella parte prostatica permetterebbe ai malati di vuotare completamente la vescica. Gi1zecologia e ostetr;cia. - Con l'adrenalina cessano le emorragie dovute a fib1..omi uterini o a canc1..i; le metror1·agie se ne avvantaggiano ug11almente, siano esse dipendenti dalla pubertà· o dalla menopausa, o riflesse da lesioni degli annessi. L'adrenalina può amministrarsi per via in· terna: · Pr.: Soluzione aarenalina 1 °/00 • gocce X-XI, Acqua distillata . . . . . gm. 60 s. a cucchiai da caffè ogni 5 minuti. Le « iniezioni endo-uterine » mediante la siringa di Braun consistono nell'iniezione di 2 eme. di soluzione normale direttamente al di sopra dell'orificio interno. Nel « cancro uterino » con metror1·agia si impieghino o tamponi imbevuti di soluzione normale od ovuli ' raginali. L'adrenalina può usarsi come emostatico nelle piccole operazioni : perineorrafia, fistole vescico-vaginali, fistole retto-vaginali, opera, zioni sul collo della matrice. Odo1itoiat1~ia. L'adrenalina può applicarsi nelle « estrazioni dei denti » in casi di « pul· pite, periostite » e in generale in tutte le ope· razioni sanguinanti della bocca. _ Si usa o sola o con la cocaina. BATT!ER agisce nel seguente modo: prepa1..a la cocaina all'1 per cento e una soluzione d'estratto st1rrenale al 5 per cento; al momento di ope1·are aspira


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SEZIONE PRATICA

in una siringa di Pravaz 3 parti di cocaina e una parte di estratto e con 1/2 siringa in tutto fa 3-4 punture gengivali intorno al dente da es trarre. Ohi1·u1·gia ge1ierale. - L'adrenalina pt1ò ren· dere p1·eziosi servizi nei numerosi casi di pie· cola chirurgia (con iniezioni intra e sotto epidel·miche di 5-20 gm. di renalina cocainizzata); per ridurre le « emorroidi tt1rgescenti » (ap· plicazione di tamponi imbibiti di soluzione di adrenalina al millesimo); nei casi di cancri del retto con emorragie (mediante iniezioni in· trarettali). Contro-indicazioni. - L'adrenalina è contro· indicata nei bambini di età inferiore agli anni otto, nei vecchi arterio-sclerotici, negli aortici, come infine nelle persone che han dimostrato di ave1·e una grande suscettibilità a dosi mo· derate del rimedio. Conclusioni. - Dal fin qui detto può sem· brare che l'adrenalina costituisca una panacea universale che deve guarire tutti i mali. In ciò c'è ce1·to dell'esa.g erazione, ma parecchi fatti son positi vi, cioè : la sua azione variabile, la sua posologia . determinata ; inoltre anche producendo inconvenienti questi non sono così gravi da dar' la morte. Ogni pericolo è escluso ql1ando però si comincino ad usare le più~ pic· cole dosi del medicamento. Dott. ANGELO PIAZZA.

OSSERVAZIONI CLINICHE OSPEDALE l\'IAGGIORE DI NOVARA. Sezione medica diretta dal dott. cav.

FAR.A..

La cu1·a dell'ipe1"t1·ofia splenica da m.alaria. Dott. CIPOLLINO OTTAVIO, assistente. Il convalescente di febbri malariche ostinate e recidivanti, presenta, pur non soffrendo più di febbri intermittenti, t1n aspetto sofferente, anemia profonda, perdita delle forze, torpore delle funzioni gastriche, edemi ed albt1minuria nei casi gravi e splenomegalia cronica, alcune volte imponente. È naturale che dopo la cura chinica, il pratico, colla somministrazio1te di medicamenti corroboranti o ma.r ziali, cerchi di infondere nuova vita ai tess1Lti ed agli . organi cachettici. Ora usandosi nella prima sezione medica dell'ospedale di Novara le iniezioni di arseniato di ferro con splendiùi risultati, dt1rante queste cure che io stesso faceva, mi accorsi che non solo gli ammalati avevano un pronto risveglio delle funzioni gastriche, un ritorno rapido delle forze, la crasi sanguigna migliorata, ma p11re una costante, pronta e cospicua riduzione delle milze

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ipertrofiche. Dinnanzi a quf3sto fatto, sempre accer· tato in tutti i casi da me curati, credetti opportuno farne oggetto di studio; tanto più che diversi furono i medicamenti proposti da differenti autori per la cura della, splenomegalia, e niuno diede ri· sultati certi e costanti, tanto che si consigliò e si praticò persino l'asportazione della milza ipertrofica. Tutti i malarici che curai colle iniezioni di ferro ed arsenico abbinati, oltre al rapido ripristino delle forze, presentarono riduzioni considerevoli, costanti e durature delle milze ipertrofiche. 1\'Ii rincresce che non presi nota fin dalle prime iniezioni che praticai di tutti i malarici curati, tanto che sono obbligato a far cenno dei pochi seguenti, mentre potrei citarne alcune diecine./ I. V ... M ..., di ignoti, d'rtnni 30, di Novara, di· morante a Cavaglietto (Novara), contadina, maritata. Nulla n el gentilizio, non fece le malattie dell'in· fanzia. Ebbe cinqt1e figli sani e viventi. Essendo incinta, contrass3 le febbri malariche 11ell'agosto 1 ll01 e partorì il _susseguente m ese di settembre. Non cessandole le febbri malgl'ado cure assidt1e, e per· dendo sempre più le forze, ricoverò all' ospeda.le il 16 novembre 1901. All'esame presenta di notevole un'anemia profonda; la milza deborda dall'arco costale tre dita trasverse, febbre continua tla mat· tina oscilla sui 38°, la sera s11i 39°) interrotta da rari ed anormali brividi. Vinta la febbre dopo una intensa cura chinica sia per via orale, sia per inie· zioni (di queste ne ft1rono fatte due al di per 15 giorni) e trovandosi l'ammalata. anemica, e la milza essendo per nulla ridotta, incomincio le iniezioni di arseniato di ferro Zambeletti e glie ne faccio ben quaranta, le pri.me venti del primo grado, le altre d el secondo grado. Le ,f orze dell'ammalata ri· tornano a poco a poco, cosi pt1re l'appetito e il co· lorito della p elle e delle mucose. La milza poi si è ridotta al votzi1ne noruiala, sottraendosi persino alla palpazione. L'ammalata lascia l'ospedale completa· mente ristabilita il 12 gennaio 1902. II. F ... T ... fu L ..., maritata, d'anni 41, nata a Confienza, domiciliata a Nibbiola (No vara), conta· dina. N11lla di notevole nel gentilizio e nell'anam· nesi remota. Nel luglio 1901 contrasse le febbri di malaria e ricoverò all'ospedale il 7 dicembre 1901 perchè mai potè liberarsene . .All'esame di notevole presenta un'anemia pronunciatissima, cefalea con· tint1a, torpore gastro-intestinale. La milza ipertrofica cleborda dall'arco costale qt1attro dita trasverse. La febbre è continua, al mattino 38°-38°. 5, la sera 39°. 5-39°. 7, rari brividi l'assa1gono senza norma alcuna. Vinta la febbre colla cura chinica per via orale e per iniezioni ipodermiche, intraprendo le iniezioni di arseniato di ferro Zambeletti. Rapida· mente l'ammalata si rimette; si colorano le gote e si sente tanto bene in salute che, malgrado le mie contrarie esortazioni, esce dall'ospedale il 6 gen· naio 1902, dopo sole ventidue iniezioni. La milza è enor11ie111ente ridotta, e appena appena si palpa nelle profonde inspirazioni. Di tali casi ne osservai molti; pur troppo non ne presi nota precedentemente, avendo il dubbio che alla scomp~rsa della splenomegalia malarica con· corressero altri fattori. Ometto poi altri pochi casi /'11 \


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IL .POLICLINICO

perchè troppo simili ai f>recedenti. Ma di uno an· cora, che p~rmi abbia capitale importanza, voglio discorrere. IV. D ..... O ..... G ..... d'anni 37, nata, domiciliata e proveniente da Villata (Novara), contadina, mari· tata. Entrata 1'11 febbraio 1902. Nulla sul gentilizio, non fece altre malattie fnorchè febbri malariche gravi e recidivanti. L'an110 prima in agosto con· trasse ancora le febbri di cui mai potè liberarsene, onde cercò asilo nell'ospedale. Stato presente: Sviluppo scheletricc, regolare, pan· nicolo adiposo discreto, mucoRe pallide, masse mu· scolari flosce.Nulla al capo e al torace. Nell'addome fortemente teso si avverte alla palpazione un corpo duro occupante tutta la metà sinistra. Somministrato un purgante oleoso il giorno dopo si può meglio stabilire e disegnare i contorni del tumore. Esso è la milza ipertrofica la cui incisura si sente a due centimetri al disotto del bellico. Il suo limite superiore è all'ottava costa sulla linea. ascellare an· teriore; da questo punto c9n curva a convessità su· periore e a destra abbandona le cartilagini costali e passa ad un centimetro a sinistra del bellico, quindi con curva a concavità a destra ed in alto oltrepassa la linea mediana di un centimetro e tocca .il pube, rasenta l'arcata di Falloppio, tocca la spina iliaca anteriore superiore e si spinge colla sua massa sino a nove centimetri dalla linea mediana del dorso. Misura verticalmente dall'ottava costa alla spina iliaca anteriore superiore 21 centimetri; dall'incisura (al bellico) al suo margine posteriore 30 centimetri. Leggiera fBbbre specialmente serotina preceduta da brividi quotidiani. Si amministra cloridrato di chi· nina. La febbre è vinta. L'a. presenta,ra però ancora segni evidentissimi cli cachessia palustre, anemia e disturbi vari pro· dotti dalla milza voluminosa; onde per recarle sol· lievo facemmo in questo caso ]a cura delle iniezioni iodo-iodurate proposte dal dottor G. PARONA per la guarigione della splenomegalia malarica, iniezioni trovate ottime dal prof. N ANNOTTI, dal dottor MA· RIANI, dal dottor MORI e da moltissimi altri. Glie ne feci una al giorno nel tessuto sottocutaneo del· l'addome; ed essendo molto dolorose, per consiglio del dottor cav. FARA le faceva precedere una inie· zione di cocaina, lasciando in sito l'ago della siringa Pravaz. Incominciai la cura il 15 febbraio e la protrassi sino al 2 marzo, in tutto 16 iniezioni. Contemporaneamente si somministrava alla pa· ziente 100 grammi di decotto di china con un grammo di tintura di noce vomica al giorno. Ciò non ostante io non riscontrai dopo 16 giorni di cura alcuna benchè minima riduzione della milza non solo, ma nemmeno un notevole risveglio delle funzioni ga· striche nè un notevole ripristino d~lle forze. L'a. era anemica., lamentavasi di cefalea quasi continua ed ancora non poteva lasciare il letto. Non rile· vando miglioramento alcuno il 3 marzo incominciai le iniezioni di arseniato di ferro solubile Zambe· letti di primo· grado, una siringa di Pravaz al giorno, nella fossetta retrotrocanterica. Il miglioramento che l'a. risentì fu enorme e pronto. Già dopo dieci iniezioni la milza si era ridotta al di qua della linea mediana, finchè al 6 a.prile (ultima inie~ione) oltre· chè l'a. era guarita completamente della cachessia palustre aveva la 11iilza ridotta a queste proporzioni: dallo spazio intercostale ottavo con una linea obliqua a destra in basso e leggermente in fuori si porta n livello del bellico a 5 centimetri di distanza da

LANNo IX, FAsc. 47]

questo e discendendo dista 3 centimetri dalla linea mediana là dove prima la oltrepassava di uno. Dall'arcata di Falloppio dista centimetri 3 e mezzo e dalla linea mediana del dorso ben 14 centimetri. Verticalmente misura 16 centimetri e mezzo, trasver· salmente centimetri 22. Dai casi sopra descritti risulta in moùo chiaro e paJmare che l'arsenico e il ferro abbinati, oltre al combattere felicemente l'anemia malarica, l'ano· ressia, il torpore gastro.intestinale, al ridare toni· cità e maggior vigore ai . tessuti ed agli organi profondamente minati dall'infezione, oltre al com· battere essi stessi le recidive come già da tempo fu dimostrato, agiscono in modo speciale e singo· lare sulla splenomegalia da malaria in maniera da ridurre il volume della milza in modo tangibile, e in tempo relativamento breve; tale impicciolimento poi è duraturo, se però. naturalmente il paziente non contrae più la malaria. La somministrazione ipodermica del rimedio è consigliata dall'anoressia da cui è colpito jl mala· rico già cachettico e dal torpore di tutto il sistema digerente, ond'è che somministrato per la via orale non sarebbe tanto facilmente tollerato e assimilato. È cosa certa poi che l'assorbimento in tal modo si effettua realmente ed in tale misura da portare notevoli vantaggi nutritivi tanto ai singoli tessuti, come in genere a tutto l'organismo. Non corrisposero affatto alle speranze concepite le iniezioni iodo·iodurate, se debbo ristare a ciò che ottenni nel caso IV. Il dott. ;PAR<'NA con una memoria ancora recente (Clinica cJiirurgica, n. 5, anno 1902), ritorna sulla efficacia di tale rimedio. Io non saprei se il caso della D. . . 6 .. . G. . . . sia da annoverarsi fra i casi in cui il rimedio non agisce, poichè lo stesso dott. PARONA asserisce che « certo anche questo metodo di cura non è infallibile, ed in qualche caso o per soverchio ispessimento dell'involucro, o per sclerosi del parenchima, o per altro la riduzione è molto limitata; ma questi casi sono rari », Debbo dichiarare per contro che in tutti i casi ebbi sempre i~iduzioni non indifferenti colle iniezioni di arse· niato di ferro. Ohe se è necessario o almeno molto più sicuro far camminare di pari passo alle inie· zioni iodo·iodurate la somministrazione della chi· nina e dei preparati atti ad agire sull'alterata crasi sanguigna, come scrive nella Gazzetta degli Ospedali e delle Cliniclie, n. 45, anno 1900, il dott. }'!ORI, è facile obbiettare che allora è dubbio a quale dei due rimedi si deve ascrivere la riduzione d~lla milza ipertrofi~a, dal momento che ho potuto dimostrare che appunto i rimedi che agiscono sull'alterata crasi sanguigna (arsenico e ferro) hanno il potere


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SEZIONE PRATICA

di ridurre notevolmente la milza ipertrofica da ma· lari a. L'arsenico e il ferro sono poi i veri e più attivi rimedi cosidetti r;costifue11,ti, mentre non possiamo altrettanto dire del iodio; mentre nella cachessia palt1stre il pratico deve cercare non solo la i·iduzione della milza ipertrofica, ma anche combattere con ogni forza i postumi delle infezioni palustri prolungate come l'anemia, la perdita inquietante e continua delle forze, l'anoressia, gli edemi, ecc., ecc., e quali rimedi sono più indicati del ferro e del· l'arsenico? Se quindi alla efficacia più volte dimo· strata dell'arsenico sul cuore e sugli organi. motori, sull'ampiezza delle respirazioni, sullo scambìo dei materiali, all'azione favorevole del ferro sulla for· mazione del sangue, all'efficacia incontrastata clel ferro e dell'arsenico di impedire le r ecidive delle febbri malariche, nonchè di guarirle anche senza. l'aiuto della chinina, sommiamo l'azione che questo abbinamento razionale dei due rimedi ha sulla milza ipertrofica in modo da ridurne il volume in breve tempo e di molto; è incontrastato che noi ci troviamo di fronte ad un rimedio principe per la c11ra di tt1tti i postumi della malaria e qtlindi anche della splenomegalia alcune volte im· ponente. ·

PllATICA PllOFESSIONALE •

Tabe incipiente. \

Nel Jou1·nal de Neurolgie (marzo 1903) il dott. DE BUCK ha p11bblicato su questo argomento un _ a rticolo, nel quale afferma che uno dei sintomi più precoci di una lesione organica nella tabe è l'abo· lizioné del riflesso del tendine d'Achille. L' A. riferisce il caso di un uomo di 31 anni, la cui malattia cominciò con atrofia delle gambe, stan· chezza delle medesime e disestesie varie, special· 111ente formicolio, prima alla gamba destra e poi alla sinistra. Nel medesimo tempo vi era iperestesia - degli organi sessuali accompagnata da erezione ed eiaculazione di seme. Il soJo segno di malattia organica era la perdita del riflesso achilleo, oltre al formicolio delle gambe. L'.A.. espone l'a, v iso di varii autori in proposito, dai qt1ali rist1lta che çil principio della tabe spesso il solo segno obbiettivo è precisamente l'abolizione di q t1esto riflesso. (Treat11ie11t, luglio 1903). 1

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Spondilite neu1·opa ti ca. TROSHINE (.Rousslcy Vratcli, 24 maggio 1903) riassume un ltmgo saggio sulla patologia dell' infia.m· mazione cronica anchilosante della spina nelle se· guenti conclusioni : 1. Nella spondilite deformante vi sono segni comuni a tutte le forme e particolari di ciascun tipo. 2. L e alterazioni comuni a tutti i tipi di spon· dilite sono fenomeni di adattabilità fun~ionale dei tessuti, senza alcun processo flogistico. Quelle spe· ciali di ciasçun tipo dipendono dalla causa 'i niziale della spondilite. 3. Nel tipo STRtìMPELL·MARIE vi sono proba· bilmente alterazioni del midollo spinale identiche a quelle che si trovano nell'artrite deformante. Questo tipo è quindi una speciale forma di artrite defor· mante e deve essere classificato come una trofo· • neurosi.

Patologia ed anatomia patologica della polineurite tossica dopo l'uso del sulfonal. Nel Dezitsclies Arcliiv /tir klin. Medic;1i (XXIII, 197-205, 1903) il dott. W. ERBSLOH racconta il caso di una donna di 40 anni, che soffriva di un cancro dell'utero con metrorragie abbondanti e ripetuto e che prese 10 -gm. di sulfonal nello spazio di cin· que giorni. Poco tempo dopo si dichiarò una para· lisi che si iniziò dagli arti inferiori e si generalizzò a tutti i muscoli del tronco ed a quelli degli ~rti superiori, accompagnata da disturbi psichici (amne· sia, fenomeni deliranti). La morte sopraggiunse in seguito a paralisi dei musC'oli respiratorii. L'esame istologico · permette di constatare l'esi· stenza di una polineurite generalizzata, con integritit d elle cellule dei gangli rachidiani e delle corna an· teriori del midollo spinale.

Pollopia monoct1lare. La poliopia monoculare, cioè il fenomeno di ve· dere doppio, triplo, quadruplo, quando si allontana, un oggetto che da vicino si vede semplice, è un fenomeno proprio delle persone isteriche. Il prof. TROUSSEAU lo attribuisce ad uno spasmo del muscolo accomodatore, come la megalopia e la, micropia, cioè la visione degli oggetti o più grand i o più piccoli della r ealtà.

Il dito ippocratico o a bacchetta da tamburo p11ò osservarsi nella

tubercolosi p11ln1onare, nella cianosi congenita o malattia bleu, nelle suppurazioni croniche del pul· mone, nell'empiema e nella dilatazione bronchiale, nelle affezioni croniche del fegato di origine bi· liaro.


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IL POLICLINICO

Eritemi nella cura antidifterica col siero. Su 1000 casi di difterite curati col siero antiùifte· rico GALITZIS ha osservato 242 eriten1i nel sorvjzio clinico del prof. ~IAI{FAN . Per ordine di freqt1enza, occt1pa il primo posto l'urticaria, ,rieno qt1indi l'eri· le111et JJlCtl'!Jiiiato e poi l'erite11za scarlattiuij'or11ie. Va· rietà più rare sono gli eritemi lnorbill1j'or1r1e, jJTi1'· jJUrico, 1nitiare. Per lo più l'ert1zione appare dal 5° al 13° giorno, ma si veggono eruzioni tardive fino al 25° giorno. •

Scorbuto dei poppanti. Il morbo di Barlo\v, o scorbuto e.lei poppanti, è caratterizzato dà lln aspetto cachettico del bam· bino, da. dolori che hanno sede, di preferenza, agli arti inferiori, dolori provocati dal minimo tocco, dal minimo movimento, da soffusioni sanguigne ùolle gc11give, con sede di prediler.ione a livello degli incisivi e da ematomi sottoperiostci formanti tt1mori, specialmente a lle coscie ed alle gambe.

La spleno1negalia come segno della sifilide eredita1·ia. Seconclo SAMUEL GÉE la sifilide ereditaria può manifestarsi ttnicamente, n ei n eonati, con la sple· nomegalia, accompagnata da una cachessia più o 1ne110 pronunciata . La statistica climostra che la sifilide ò di gran lunga la causa più frequente del· l'ipertrofia della milza nei due primi anni di vita. •

APPUNTI'! DI Tl'El\APIA L'ulcera del duodeno. La cura dell'ulcera del duodeno non differisce gra.n ch e da. q11ella dell'ulcera dello stomaco. La. cura. dol riposo assoluto è i1ecessaria cosi nell'11na come nell'altra. I l malato non si deve muovore e non deve prendere liq nidi. N ell'ulcora. dello stomaco }'lATHIEU p ermette una piccola q11an· tità cli bo,randa: mozzo litro d' a.cq11a n ello 2-! ore a ct1cC'l1ia.i o ad intor,ralli. RoBIN è pitt sovero: egli ii.on tollortl. t111a sola goccia d':lcqua p or la via ga· strica. La s tossa. proibizione ò fatta n ella Clinica modica cli Lione, secondo il LADEVBZE. N ell'11lcera del clL10<.leno ogni liquido, anche l'acqt1a semplice, ò proibito. Non ò sicuro che l'acqt1a non ecciti la i:;ocrozione gastrica. La pratica dei clisteri alime~tari è git1dicatn. di· versa,1uontc. 1\IATilIEU e SoUPA ULT credono che i clistori no11 agiscano se non per l'acq11a ecl i sali che con tengono. Il ROBIN non è t1gual1uento scet· tico in proposito. Secondo lt1i il valore nutritivo 1241-

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dei clisteri è dimostrato dall'aumento di azoto nelle urine che segue la loro somministrazione. .A Lione si divide la ficlucia del ROBIN. TOURNIElt da'Ta prima come clisteri alimentari dei clisteri cli uova. in latte od in brodo. Dopo l'esperienza gli ha dimos~rato cho il miglior prepa.rato è quello che non contiene se non clel brodo salato e delle uova. Non adopera pitì il latte. ROBIN adopera la formt1la seguente per i clisteri alimentari : Uova sbattute . • • • • • . n. 2 Soluzione di peptone . . . cucchiai 2 Soluzione di glucosio liquic,lo al 20 per cento . . . . . . . . . . gm . 100 Cloruro di sodio . . . . » 1,50 Pepsina~. . . . . . . . . » 1 Laudano del Sydenhan1 . • . gocce II Il TOURNIER aumenta il numero delle uova e raccomancla di sbatterle lungamente, almeno 5 mi· nuti, perchè il miscuglio sia ben legato. Di pit1, sostit11isco la soluziono di glucosio e di peptone con del brodo: Brodo . • • • • Tuorli d'uovo . . Cloruro di sodio .

gm . 140 n. 6 • • • . cucchiaini 2 •

Il TOURNIER aggiunge alla st1a formula 20 gm. di • "'\rmo.

ROBIN pensa al contrario che l'aggiunta di ·v ino rischi di esercitare un'azione troppo viva a distanza sull'ulcera. Si somministrano 4 clisteri al giorno: se sono mal tolle1:ati, si aggiunge del laudano (II a IV gocce per volta). Il clistere si dà lentamente e tie· . pido; l'introdu9.lione di u~a sonda di N élaton per· mette di farlo penetrare pitt in alto in modo che più facilmente sia conservato. Clisteri di 250 gm. d'acqua tiepida negli intor,ralli calmano la sete: duo o tre al giorno. Quindici giorni cli alimentazione rettale dopo l'emorragia e poi, progressivamente, si ritorna alla. ordinaria alimentazione: latte, uova. Al latte si ag· giunge d(jll'acqua di calce (BouCQUOY). Si può ado· perare clol sottonitrato di bismuto ad alte dosi (10 gm. la mattina e 10 gru. la sera) come prescl'ivo MATHIEU nell'ulcera dello stomaco. L'emorragia si frena con l'applicazione della vescica di ghiaccio all'epigastrio e con la somministrazione di clisteri ca.ldi (2-3 clisteri al giorno, di 200 gm. ciascuno con l'aggiunta di 1 gm. di cloruro di calcio), opp11re, se il malato è troppo debole e non si può muovere, un solo clistere d'acqt1a calda con 3-! gm. di cloruro di calcio. In quanto ai dolori, le iniezioni sottocutanee cli morfina, l'applicazione cli un vescicante allo scro· bicolo sono mezzi eccellenti per calmar]i. Se v ien permesso al malato di inghiottire ùel ·


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liqlrldo, gli si farà prendere in un po' d'acqua, 2-3 volte al giorno, una delle se~uenti cartine: Cre.ta preparata. . . Sottonitrato di bismuto Bicarbona.t o di soda . Codeina. . . . . .

. . . .

. . . gm. 1 . l ana . ~ centgm. 80 . milligm. 5-10

Per una carta. Se la cura medica fallisce, allora si penserà alla cura chirurgica, ma solo in caso di accidenti che mettano a breve scadenza in pericolo la vita dol malato, come le emorragie continue ed abbondanti, la stenosi cicatriziale, la perforazione. In casi· tali si praticherà la gastro·enterostomia se il duodeno è inarrivabile, aderente agli organi vicini, se la lesione è troppo estesa o se le pareti duodenali son troppo spesse. In un'ulcera in piena attività, che sanguina., che produce dolore, che è libera da aderenze il LADE· VÈZE consiglia piuttosto la duodenoplastia. Questa operazione consiste nel riunire trasversal· mente un'incisione fatta in senso longitudinale sull'intestino. La duodenoplastia è stata adoperata sette volte con sette successi. · Nuove cifre sono però necessarie prima di pro· nunciarsi definitivamente sul valore di questo nuovo intervento operativo.

Trattamento della vertigine auricolare d'origine neurastenica. Le vertigini auricolari dovute a dist1trbi vasco· lari del labirinto sono molto frequenti nei neura· . stenici. Il trattamento che in questi il FRUITIER (Pii. de Paris in Bull. Laryng., Otol. etRki1i., 30 marzo, a. c.) preconizza, è il seguente : Durante l'accesso. - Riposo a letto in decubito dorsale o laterale, posizioni nelle quali le sensazioni di vertigini sono minime. In caso di sincope, pas· sare sul viso del malato una spugna bagnata d'ac· qua fredda e fargli respirare etere solforico. In caso di nausea e di vomito, acqua cloroformizzata o « champagne ghiacciato. Isolare il malato in una camera silenziosa e otturargli le orecchie con tamponi di cotone per evi· tare tutte le fatiche dell'udito. Dopo l'accesso. - Prescrivere un derivativo in te· stinale e dieta lattea. Modificare lo stato di circo· lazione del labirinto con medicamenti vasocostrittori come l' hydra.stis canadensis, l' haruamelis virginica, ecc. Si co·n siglierà quindi l'arseniato di strie· nina in grant1li di gr. O. 001 da prendersene da due a quattro al giorno. Ma quello che sopratutto ha una grande importanza, è il trattamento igienico e il riposo assoluto associato all'idroterapia. T. ~I. >)

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SEZIONE PRATIO.A.

Contro le ragadi alle mani. Solfofenato di zinco . . Glicerina . : . . . • . Gomma adra.gante . • • Acido borico . • . . . Olio di rose q. b.

• •

centgm. 40 gm. 15 > 50 » 3

Fa pomata.

Contro le ragadi dei capezzoli. Uno dei mezzi più semplici per curare le ragadi dei capezzoli è quello di ricoprirli con delle com· presse imbevute di acqua boricata, e collocare sopra a queste del taffetàs gommato e dell'ovatta, tenendo il tutto insieme con una fascia di flanella.

Contro le p~llicole del cuoio capelluto e contro l'eczema seborroico. Secondo il dott. GAUCHER, l'acqua ammoniacale è il miglior dissolvente delle pellicole del cuoio ca· pelluto e basta a guarire l'eczema seborroico. Un cucchia.rino di ammoniaca in un bicchiere di acqua tiepida: questa è la dose. Lavate con questa solu· zione la testa e in due o tre settimane l'eczema sparirà.

VARJ:A La vita del medico. Piccole note sulla clientela. - Per riuscire il medico deve avere delle qualità fra le _quali il sapere non è la più importante. Ciò è triste, ma ogni giorno si può vérificare. Un poco di scienza e molto aplo1nb inspirano assai più fi· ducia nella clientela che una scienza solida, ma esitante. La timidezza, ecco ciò che non si ·p erdona mai al medico. Le parole nella sua bocca devono essere degli oracoli: egli deve pronunziarli con forza. Ed ecco perchè la riuscita della clientela è, per molta parte, una questione di temperamento. Sono i neuro-artritici quelli ai quali è aperta la più bella carriera. Essi possono essere depressi, pro· fondamenta abbattuti, ma in presènza del malato si risvegliano, prendono fuoco, pronunziano le pa· role che penetrano, che rapiscono la fiducia. I flemmatici, i molli, i lenti hanno al contrario assai maggior difficoltà ad aprirsi la via. Il loro sistema nervoso non è eccitabile: l'eser cizio della professione non è per loro la scintilla che cr ea le qualità: lenti e pesanti in casa, tali rimangono anche presso i clienti. Ed ecco perchè la loro scienza può ornarsi dei titoli più invidiabili, ma giammai questi • • • uomin1 raggiungeranno una situazione elevata nella clientela. Raccoglieranno la stima del corpo medico, ma la fiducia del pubblico no.


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IL POLIOLINIOO

Guardate i medici più conosciuti, quelli che la clientela si disputa: sono sempre dei nervosi o degli artritici. La loro nervosità può dissimularsi sotto una fred· dezza apparente e l'impassibilità d ella maschera. L 'abit11dine del mondo corregge i tratti esteriori del temperamento, la vivacità d'impressioni, la mo· bilità della fisonomia; ma essa non giunge ad im· pedire che l e impressioni nervose siano sentite, ad ammortire la reazione a queste im preE:sioni, reazione sempre forte nei neuro-artritici. La calma potrà essere alla superficie, ·ma la tempesta scon· volge il fondo. I neuro-artritici sono i soli temperamenti che, in presenza di una situazione imprevista, trovano l'a.tti vità, l'iniziativa, il Tigore necessari i. Disgraziatamente, e non è questo uno dei meno curiosi effetti del nostro sistema di studii, queste reazioni vibranti clelle nature nervose sono molte volte paralizzate dal surmenage che segue all'abuso dei concorsi. A partire dai 30 anni, la macchina 11mana si ri· fiuta ad un tale esercizio, o, se lo consente, è a prezzo di un sacrificio particolarmente penoso : la dimi· nl1zione delle reazioni individuali di fronte alle im· pressioni esterne, in altri termini la cancellazione della personalità. Così il candidato, fatte rare eccezioni, l1na volta che abbia conq11istato il titolo che de"'\1 e aprirgli le porte della fortuna, perde n ello stesso tempo i van· taggi intellettuali che poteva dover e al suo tempe· ramento. Sala negli onori mentre scende nella personalità. Certi maestri, e fra i più stimati, non sono mai riu· sciti a farsi un'elevata posizione nella clientela. La inediocrità della loro riuscita non viene che da questo: il concorso ha procurato il pennacchio, ma il pennacchio svolazza sopra una testa stanca. L'insieme crea un contrasto penoso. Il cliente se ne accorge e batte ad un'altra porta.

Le Società di assicurazione e l'esercizio della Medicina in Austria. - All'ultimo Congresso di me· dicina che si tenne in questa capitale, il dottore WICH:rtfANN segnalò il fatto che nell'Austria-Un· gheria v'ha penuria di medici, che circa 20,000 co muni dell'Impero austro·ungarico, vale a dire 1'86 per cento del numero totale, non possono permettersi il lusso di avere un medico; che, secondo le regioni, dal 30 al 75 per cento degli atti di decesso vengono registrati senza il certificato medico ; e che, di anno in anno, nelle va.rie Università della monarchia il numero degli studenti in medicina e chirurgia va sempre più diminuendo. Ciò premesso e dimostrato, il dott. WICHMANN aggiunse che questo stato di cose ripeteva la sua origine dal fatto che l'assicurazione obbligatoria contro le malattie ha preso un grande sviluppo in questi ultimi anni, e che siccome più di un terzo tnD\

LANNO IX, FASO. 47J

degli abitanti di Vienna e di molte altre città sono • clienti delle Società di assicura.zione, fra breve rio· scirà impossibile che l'esercizio dell'arte salutare frutti ai medici tanto da poter vivere con veniente. mente.

l\ UBIUCA DELL' UFt'lUlALE SA.NlTAl\10 ed IGIENE

Gli ospedali per 1nalattle C'lotagiose come centri d'infezione 11elle \'lc1nanze. • Già da tempo sembra assodata la questione se gli stabilimenti sanitari~ i quali raccolgono in gran numero ammalati di malattie contagiose, possano essere un pericolo per la tra· smissione del contagio per gli abitanti che vi si trovano a contatto più o meno imme· diato. L'opinione pubblica e l e autorità sanitarie insieme l'hanno risolta nel senso affermativo disponendo nella maggior pa1..te dei centri abitati che i nuovi ospedali in genere ven· ga.no il più possibilmente collocati nelle zone esterne delle città. E a più forte ragione vale la regola per quegli stabilimenti d'isolamento che nella lotta attuale contro le malattie che con felice epiteto il BROUARDEL chiamò evitabili, vanno sempre più costruendosi. Questa disposizione che, come dicemmo fin da molto tempo fa, ritenuta necessaria, par,~ e però scaturire piuttosto da argomenti a p1·iori c4e da fatti precisi e ben dimostrati, meri· tava per la sua grande importanza sociale uno studio più approfondito e basato su dati di fatto: ed è interessante quanto in proposito ha rice!'cato il dott. F. FARNARIER di Parigi, il quale è venuto a conclusioni esposte nel n. 33 del 19 agosto u. s. della Semaine médicale. Di questo lavoro ben condotto e di non poco interesse pratico, cerchiamo di dare un breve riassunto. L' A. ha fatto il st10 stt1dio sopra gli osp dali di Parigi, ed ha cominciato dal cercar0 se le statistirhe di questa città permettano di risolvere la questione nel senso che nei diversi rioni (arrondissements) o quartieri dove entrano contagiosi, la proporzione dei dece&si per malattie infettive sia superiore che nel rimanente della città. In queste ricerche egli limitò lo studio ad alcune malattie speriali ~ eliminò, cioè, il vaiuolo giacchè per questa malattia è notoriamente ammesso che gli 0


ANNo IX, F .A.se. 47]

SEZIONE PRATICA

ospedali dei vaiolosi costituiscono nei dintorni dei centri di contagio, e così la febbre tifoide, la propagazione della quale si fa spe· cialmente pe1· vja idrica, e considerò special· mente il morbillo, la scarlattina, la tosse canina e la difterite, prendendo cioè in particolare considerazione gli ospedali dei fanciulli per diversi motivi, ma specialmente pel fatto che questi ospedali (e cioè l'Ospedale des En/ants-nzalades e l'Ospedale Prousseau) sonq in pieno centro di Parjgi, in quartieri particolarmente popolati. I risultati di questa prima inchiesta furono che l'influenza del primo di questi _o spedali è manifesta in uno dei rioni limitrofi in quanto alla mortalità per difterite e scarlattina, e sembra nulla in quanto alla tosse canina e al morbillo, e. che quella del secondo non sembra avere alcun rapporto colla mortalità dei rioni limitrofi. In una seconda serie di ricerche, l'A. tenne calcolo di un nuovo fattore, della mortalità generale, cioè} e cominciò col calcolare la media annuale dei decessi per qualsiasi causa morbosa, per 100,000 abitanti, per ciascun rione e facendo le ricerche per un periodo di venti anni. Da queste ricerche risultò che tutti i circondari n ei quali si ebbero le cifre di mortalità più elevate pe1~ morbillo, scarlattina, tosse canina o difterite furono anche quelli in cui si ebbe la maggior mortalità generale. Perciò fu necessario, -per troncare la questione, calcolare la mortalità per ciascuna di queste quattro malattie non più in rapporto a una cifra determinata di popolazione, ma in i~apporto alla mortalità generale, non più p()r ogni 100,000 abitanti, ma p er tutta la popolazione, qualunque fosse la causa. Così facendo, venne confermato il danno della vicinanza dell'ospedale per ciò che concerne la difterite e forse anche la scarlattina, vennero lasciati dei dubbi circa al morbillo per la discordanza dei risultati fra l'uno e l'altro os1Jedale, e venne dimostrato nullo il danno prodotto dalla tosse canina. Il problema venne però chiuso in limiti anehe più rist1~etti. Siccome molti dei rioni di Parigi hanno llna grande estensione ri· spetto ad altri, ed alcuni di quelli più estesi sono appunto confinanti cogli ospedali in parola, così occorreva vedere nei rioni stessi il rapporto della mortalità fra i quartieri li· mitrofi agli ospedali ed il rimanente del rione.

1499

Questo studio mostrò, specialmente rispetto alla difterite, una maggiore mortalità nei quartieri limitrofi agli ospedali. Per trarre una conclusione da queste ri· cerche, una cosa risulta certa.mente dimostrata, ed è che la presenza di un ospedale che ricovera. dei difterici influisce sulla mortalità per difterite nei dintorni. In quanto alla di· stanza alla quale questa influenza si fa sentire, essa si esplica con un aumento della mo1·talità di tutto il ri'one, ma può darsi che questo aumento sia dovuto semplicemente al maggior numero delle morti nelle immediato vicinanze , dell'ospedale, giacchè è difficile ammettere che il contagio possa essere trasportato a una distanza, che pel punto più lontano del circondario sorpasserebbe i due chilometri. . . Per la scarlattina i risultati sono meno con· cordi. Però se i danni del contagio sono meno grandi per q nesta affezione che per le difterite, essi sembrano reali, almeno in certi circostanze} come è stato dimostrato studiando la mortalità in alcuni quartieri. In quanto al morbillo, i dati sono contraddittorii. Del resto si può a p1·io1·i ammettere che i danni dipendenti dalla presenza di morbillosi in un ospedale sieno poco ~entiti, se è vero, come si accetta generalmente, che il morbillo non sia contagioso che nel periodo d'in· vasione, vale a dire, nella maggior parte dei casi, prima del ricovero nell'ospedale. Quanto alla tosse canina, la st1a contagio· sità sembra nulla} o almeno è tanto piccola da non poter essere messa in chiaro coi metodi statistici usati per le altre malattie. Concludendo, dunque : la difterite e la scarlattina sembrano essere le malattie che spe· cialmente possono diffondersi al di fuori degli ospedali che ricoverano difterici e scarlattinosi. ))ebbonsi dunque allontanare questi ospe· dali da ogni agglomeramento cittadino '/ Sa· rebbe possibile far ciò senza sollevare obbie· zioni da pa1·te delle famiglie desideroso di vedere gli ammalati il meno possibilmente lontani da loro, da parte degli abitanti dei subborghi ai quali si impo1~rebbe la vicinanza di stabilimenti preRunti dannosi '? L ' A. crede che tutto ciò non sia necessario facendo in modo di allontanare ogni pericolo di contagio per mezzo dei principii d'igiene ospitaliera moderna, costruendo piccoli padi·


1500

(.ANNo IX,

IL POLIQLIN100

F _A SO.

47]

L

glioni isolati, contornati d'alberi, circoscritti da mura o da un terreno per -0osì dire neutrale, abbastanza esteso, e sopratutto esercitando la sorveglian21a più attiva per impe· di1~e la propagazione del contagio p er mezzo degli inevitabili rapporti giornalieri fra l'in· terno dell'ospedale e le persone che stanno al di fuori. Si dovrebbe cioè cercare nel miglior modo possibile di conciliare la prossimità degli ospedali ai centri popolosi colle misure più minuziose atte ad impedire il contagio negli abitanti dei quartieri vicini. Le conclusioni dell' A. ci sembrano giuste e degne di considerazione. Naturalmente, però, esse hanno un valore speciale trattandosi di grandi centri popolosi come sono le grandi città, quale Parigi, dove le comunicazioni, date le grandi distanze, non potrebbero essere Qosi facili qualora gli ospeclali fossero situati in località troppo discoste dai centri abitati, a detrimento fors'anche del servizio e dell'assistenza dei malati stessi. Del r esto in queste considerazioni di importanza sociale così elevata ci pare che non tanto abbiano influenza i dati comuni tratti dalla vicinanza degli ospedali coi quarti eri abitati in genere, quanto quelli che si riferiscono alla vicinanza con speciali quartieri, sia che questi sieno ricetto di collettività più o m eno nume· rose, sia che alberghino le classi più o meno abbienti della popolazione cittadina. te.

ALBANO VER.CELLESm.

vete1·i1iario. -

Su conforme parere del Consiglio di Stato è stato respinto il ricorso prodotto dal Comune di Albano Vercellese contro la decisione 15 aprile scorso della Giunta provinciale ammini· strativa di Novara, che negava la sua approvazione all'aumento dello stipendio del medico veterinario dottor Borge, deliberato da quel Consiglio cemunale nelle adunanze d~l 19 ottobre e 30 no· vembre scorso anno. ]){'ELITO V ALLE BONITO. Servizio 11,ecroscopico. E' stato respinto il ricorso del dottor Vincenzo Gallucci, medico-chirurgo condotto nel Comune di Melito Valle Ronito, contro la decisione 27 feb· braio 1903 della Giunta provinciale amministrativa di Avellino, che respingeva una domanda del ri· corrente diretta ad ottenere lo stanziamento d'uf· ficio nel bilancio di detto Comune di una congrua somma, quale compenso pel servizio necroscopico. E' lasciato però salv:o, al ricorrente, il diritto di presentare al Comune, ove lo creda, una nuova domanda concreta per l'accennato compenso, dimo· strando non essere obbligato a prestare gratltitamente il servizio necroscopico.

* ** agosto

Con decreto del 29 1903, il prefetto di Ferrara ha provveduto alla sostituzione del Regio commissario presso quell'Ospedale civile, dottor cav. Alessandro Messea, medico provinciale addetto alla prefettura di Piacenza, nominando in sua vece il comm. Giovanni Martinelli, rettore dell'Univer· siià di Ferrara.

r

Ordinanza di sanità

AMMINISTRAZIONE SANITARIA

Atti ufficiali.

s.

SALVATORE TELESINO.

Servizio sa1iitario. -

Su conforme parare del Consiglio di Stato è stato accolto il ricorso prodotto dal Comune di S. Sal· vatore Telesino per la revoca del decreto 20 giu· gno scorso de~ prefetto di Benevento che annul· lava la deliberazione 17 precedente maggio di quel Consiglio comunale, con la quale si stabiliva di tener valida, limitatamente ad un anno, la nomina a medico condotto del dottor Alfonso Bartolomucci, stata fatta per la durata di un triennio dal R. com· missario per l'amministrazione tempo~anea di quel Comune. CANNETO. No1ni1ia dell'ufficiale sa1iitario. Su conforme parere del Consiglio di Stato è stata an· nullata d'ufficio la deliberazione 5 maggio scorso del Consiglio comunale di Ca.11neto relativa alla no· mina del signor Rubini Vincenzo ad ufficiale sa· nitario di quel Comune ..

.

~\

Aumento di stipendio al

** * marittima

n. 17. -

Il Mini· stro segreta.rio di Stato per gli affari dell'interno: constatata la esistenza del colera in Alessandretta (Siria); veduta la Convenzione sanitaria di Dresda, 15 aprile 1893; veduto il r egolamento di sanità ma· rittima approvato con R. Decreto 29 settembre 1895, n. 636; veduta la legge sanitaria 22 dicembre 1888, n. 5849; Decreta: Le disposizioni contenute nell'ordinanza di sanità marittima n. 16, del 30 luglio 1902, saranno appli· cate fino a nuova disposizione alle provenienze da Alessandretta (Siria). I signori pref_e tti delle provincie marittime sono incarica.ti dell'esecuzione. Roma, li 8 settembre 1903.

Per il Mi1iistro RONCHETTI.

Ordi1ia1iza di sa1"ità

** *1naritti1na

11. 18. -

Il Mi= nistro segretario di Stato per gli affari dell'interno: constatata l'esistenza della peste bubbonica a Mar· siglia (Francia); vedutia la Convenzione sanitaria


LANNO IX,

FASO.

47]

SEZIONE PBATIOA

internazionale di Venezia del 19 maYzo 1897; ve· duta la legge 22 dicembre 1888, n. 5849 (serie sa.);

al di

Decreta:

ne

t

Le provenienze da Marsiglia sono assoggettat~ alle prescrizioni dell'ordinanza di sanità marittima n. 5, çlel 23 febbraio 1902. I signori prefetti son.o incaricati dell'esecuzion& della presente ordinanza. Boma, li 13 settembre 1903. Per il Ministro

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RONCHETTI.

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INTEl\ESSI Pl\OFESSIONALI

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Ooestioui di onorari. Chi de\'e pagare le core tatte ad una puerpera?

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Nella Presse Médicale è stata recente-mente pub· blicata una sentenza del Tribt1nale civile di Bor· deaux che risponde a questa domanda, la quale i11 più occasioni si è affacciata nella vita professionale di qualche ostetrico. Il Tribunale francese ha sentenziato: . « Il marito è tenuto verso il medico come debi· tore principale, e verso la donna come garante, per gli onorari dovuti al medico per l'assistenza del parto. · « La donna non ha il diritto di respingere l'a· zione del medico di.retta contro di essa, invocando eh.e essa è marritata sotto il regime che mette le spese della vita comune a carico del marito · Ecco il fatto che ha dato origine a questo giu· dizio: il dott. M. aveva citato i coniugi G., solida· riamante, per il pagamento di 500 franchi per cure prestate alla donna G. durante la §'Ua gravidanza e per averla operata di forcipe sotto il cloroformio. La signora G. domandava di essere messa fuori causa, eccependo che in forza del regime sotto ctti essa era maritata, solo il coniuge era tenuto al pagamento del debito. Ma il tribunale ha detto nei suoi considerando: « Atteso che la donna G., avendo, se non solle· citato essa stessa, almeno accettato l,opera del dott. M., ed essendo stata assistita nel parto dal medesimo, deve 0sser considerata come avente contratto verso di lui una obbligazione personale; che, specialmente, non è possibile vedere nei suoi atti il compimento di un mandato o la sottomis· sione ad un ordine datole dal marito; che vera· mente le condizioni nelle quali il medico è stato chiamato ad esercitare la. sua. arte presso di lei, f; .

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1501

sopratutto quando la donna ha partorito, non per· mettono, pe1.. quanto il regime matrimoniale, di cui essa si fa forte, faccia pesare tutte le spese della comunità sul marito, di scaricarla di un debito nato ~a un fatto che è andato a solo suo profitto; che, insomm,a, un medico ha il diritto, dopo aver fatto nell'assistenza di un malato tutto ciò ohe è per lui un dovere imprescindibile, di contare sopra una giusta rimunerazione da parte . del inalato stesso se egli non è stato preavvertito del con· trari<:> ; che nulla autorizza, in linea di equità e in linea qi diritto, a spogliarlo di questo diritto per la ragione . che la. persona assistita è maritat.:1. sotto il regime della comunità dei beni, il che im· porterebbe che il medic0 dovrebbe premunirsi di una formale. obbligazione, come un qttalunque for· nitore di sussistenze ; che interpretando le volontà è lecito· attribuire all'obbligazione tacita e virtuale il carattere non di una obbligazione principale, ma di una obbligazione cauzionale; « Atteso che il quantum della domanda è vana· mente discusso dal sig. G., come vanamente po· trebbe esserlo dalla signora G., perchè la somma d~ 500 franchi non è eccessiva per la personalità del dott. M., per la situazione finanziaria dei si· gnori G., per la natura dell'assistenza (applicazione di forcipe con c]oronarcosi, preceduta da diverse . visite, alcune fatte di notte, in pieno inverno, a tredici chilometri da Bordeaux, residènza del me· dico); « Per questi motivi condanna i coniugi G., cioè il marito come debitor~ principale, e la moglie come garante, a pagare al dott. M. la somma di 500 franchi, con gl'interessi legali dall'aggiorna· mento, più le spese. » In un caso analogo il Tribunal~ civile della Senna aveva egualmente giudicato che se le spese ' del parto costituiscono un debito a carico della comunità, tutta,ia di fronte al medico che l'ha operata la donna è debitrice p ersonale : fra essa e l'uomo dell'arte che l'ha curata si è stabilito un contratto tac{to che obbliga la donna., se il marito non può farlo, a pagare gli.;.onorari dovu.ti per l'as· sistenza al parto. Questi due giudizi tolgono il medico da1la cu· riosa situazione ohe gli verrebbe fatta da un prin· cipio diverso. O egli dovrebbe esporsi al rischio di non poter mai reclamare quanto gli è dovuto, ovvero, ogni volta che fosse chiamato presso una donna in tra· vaglio di parto dovrebbe fermarsi nell'aito di af· ferrare le branche del forcipe già sterilizzato e di introdurne le cucchiaie, o domandare agli astanti


1502

IL POLIOLINIOO

tremanti ed angosciati: Signori miei, io non posso cominciare perchè voi vi siete. dimenticati di dirmi con quale regime avete firmato il vostro contratto di matrimonio ! Doctor CAJUS. ,

RISPOSTE A QUESITI E A DOMANDE (2689) Sig. dott. D. D. O. da B. - Non crediamo che Ella possa giustamente dolersi del nuovo re· golamento pel servizio sanitario testè approvato in codesto comune perchè i Comuni, senza ledere i diritti del medico circa lo stipendio e la carica, possono pur fare quelle modifiche nell'andamento generale della condotta, che valgano a rendere il servizio meglio rispondente ai bisogni della popolazione. Oltre a ciò il n. 9 è identico all'antece· dente ; il n. 13 impone l'obbligo dei consulti gra· tuiti, e l'articolo 4 non esclude l'obbligo della ca· valcatura, ma lo impone agli interessati. Del resto Ella deve osservare che altro è il capitolato, àltro è il regolamento del servizio medico comunale: il primo determina gli obblighi ed i diritti fra sa· nitario e Comune e deve essere espressamente o tacitamente accettato; il secondo determina di fronte alla popolazione l'estensione ed i limiti che il Co· mune dà al servizio sanitario gratuito. Quest'ultimo deve essere accettato dal medico, ma solamente, come .g.uello in esame, essere deliberato dal Consi· glio comunale ed approvato dal Consiglio provin· ciale sani tario. (2690J Sig. dott. V. B. da P. - Illegalrnente il Comune intende imporle l'onere delle visite necro· scopiche, giacchè esse sono del tutto estranee alle attribuzioni del medico condotto. Chieda al Comune adeguato compenso, e qualora nulla ottenga, si ri· volga al sig. prefetto della provincia perchè faccia comprendere alla comunale amministrazione che il servizio sanitario pei poveri è del tutto estraneo a quello che le si vuole imporre. - Il quinto dello stipendio può essere ceduto volontariamente dal· l'impiegato per qualsivoglia causa, ma non .Può es· sere sequestrato che per le ragioni tassativamente indicate nell'articolo 2 della legge 7 luglio 1902, e cioè : 1° per debiti verso lo Stato, dipendenti dal· l'esercizio delle funzioni d'impiegato; 2° per cause di alimenti dovuti per legge, ed, in questo caso, · fino al terzo. (2691) Sig. dott. A. G. da L. C. - L'articolo 129 del regolamento generale sanitario del 3 febbraio 1901, n. 45, determina tassativamente le malattie per cui corre l'obbligo della denunzia da parte dei medici condotti. Nel novero di tali malattie non vi è quella da Lei accennata, cioè, la meningite cerebro-spinale. Per aversi l'obbligo di denunziare altre malattie diverse da quelle indicate, occorre che sia stata precedentemente emessa apposita or· (30)

LANNo IX, FAsc. 47]

dinanza dall'autorità sanitaria. In basi a tali prin· cipii e più specialmente alle disposizioni contenute negli articoli 136 e 137 del sopraindicato regola· mento la disinfezione, che si è fatta, non era obbligatoriamente richiesta. (2692) Sig. dott. M. A. S. da N. - Per l'arti· colo 9 bis del progetto di legge sanitaria ora in corso di approvazione è detto che l'ufficiale sani· tario, che di regola deve essere professionista di· verso dal medico condotto, è nominato la prima volta per un biennio. Questo trascorso, il Prefetto, udito il Consiglio provinciale sanitario, provvederà con decreto motivato alla nomina definitiva od aì licenziamento. In disposizione transitoria (art.11 b;s) è detto poi che gli ufficiali sanitari che si trove· ranno all'attuazione della legge da almeno 3 anni nello stesso Comune possono essere dispensati dal concorso e dal periodo di prova su parere con· forme del Consiglio provinciale di sani1à. (2694) Sig. dott. D. C. da B. - Ella è obbligata alla vaccinazione gratuita anche nel caso di prov· vedirnento esteso e generale. I medici non condot· tati, che vaccinano, hanno diritto di essere pagati dalle parti. Doctor JU STITIA.

NOTIZIE DIVERSE

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La peste a Marsiglia · Le misure sanitarie prese dal Governo italiano. .

Verso il 10 del mese corrente alcuni giornali francesi, tra cui Le lllatin, Le Journal e Le Petit M arseiltais accennarono ad alcuni casi di malattia sospetta, _seguiti da morte, verificatisi a Marsiglia fra gli operai della cartiera Giry, una delle più importanti fabbriche di qt1ella città. Alcune di quelle corrispondenze, come spesso succede, davano delle notizie veramente esagerate, allarma.nti, sulla propa;razione del] a epidemia, che, senza sottintesi, chiamavano p este ; altri invece ne rid:"!.cev·ano la importanza e parlavano di una dozzina di casi sospetti, seguitLda morte, rimettendosi, circa alla denominazione della malattia steE\sa, a quanto la Commissione d'igiene presso la, Prefettura delle Rocche del Rodano, sulle conc]usioni del dottore Chantemesse, ispettore generale della sanità pubblica, aveva dichiarato in un comunicato ufficiale; indicavano cioè la malattia come pneumonia so· spetta. Con ciò però non si escludeva affatto che potesse trattarsi di vera e propria peste; i provve· dimenti precauzionali e le misure profilattiche prese dimostravano sufficientemente la viva ap· prensione del Governo francese, il quale dopo la, prima ed affrettata diagnosi ordinava che si proseguisse l'esame clinico e batteriologico, fino allo esatto accerta.mento della diagnosi stessa. Intanto il nostro Governo, che telegraficamente era stato avvertito dalle nostre Autorità consolari della comparsa della malattia sospetta e delle no· tizie che su di essa venivano inviate da ~Iarsiglia, si interessò vivamente per poter avere informazioni precise ed esatte sull'essenza e sull'andamento di essa e per poter provvedere immediata-


LANNo IX, F Aso. 47]

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mente nell'interes~e della salute pubblica del nostro paese. Non fu certamente cosa facilt. avere notizie esatte e precise ; queste non si potevano avere che dalle Autorità france~i, quelle che correvano nel pubblico essendo naturalmente assai vaghe ed esa· gerate. Ora le Autorità francesi per qua.Iche giorno ebbero a dichiarare che non si era potuto ancora accertare il vero carattere della malattia, che continua·vano a chiamare pneumonia sospetta, e fu soltanto il giorno 13 che il Governo francese ebbe a dichiarare ufficialmente trattarsi di peste. Nel frattempo il nostro Governo, prima· ancora che tale dichia azione fossR. pubblicata, aYeva già provveduto a rinforzare i depositi di disinfettanti che si trovano presso tutte le Prefetture di con· fine, nonchè a completare i depositi del vaccino antipestoso Haffkine. Venuta la dichiarazione suddetta, fu nello stesso giorno emanata un'ordinanza ministeriale di sanità marittima, per . la quale le navi provenienti dal porto di Marsiglia sono assoggettate alle prescri· zioni dell'ordinanza 20 febbraio 1902, n. 5, contro le provenienze da porti infetti da peste. Come è noto per effetto di questa ordinanza tutti i viaggiatori a bordo di dette navi sono soggetti a visita medica, i loro e~fetti d'uso devo110 essere di· sinfettati, ·proibita l'importazione di st:r:acci, pelli fresche, cascami freschi d'animali, ecc., e le opera· zioni sanitarie devono esclusivamente compiersi di giorno e nei porti di Genova, Livorno, Napoli, Brindisi, Venezia, Palermo, Messina e Catania. Tuttavia, in vista delle energiche ed efficaci mi· sure prese dalle Autorità francesi per isolare il fo· colaio infettivo; ed impedirne la diffusione, e data anche la sufficiente · preparazione del nostro paese ad affrontare con la maggiore sicurezza e tranquil· lità qualsiasi importazione di contagio che, in gra· zia del modo con cui è organizzato il servizio sa· nitario in Italia, sarebbe immediatamente soffocato, il nostro Governo ha creduto opportuno, pur man· tenendo ferme tutte le misure profilattiche neces· sarie e curandone la esatta esecuzione, di temperare le prescrizioni della succitata ordinanza col disporre in via eccezionale che le operazioni sanitarie pre· scritte potessero eseguirsi anche in altri porti della Riviera Ligure, quali Spezia e Sa,rona, e nel porto di Genova, illuminato a luce elettrica, anclie di

notte.

·

Questi tempera.m enti vennero consigliati non solo per i motivi avanti ricordati, ma anche per q11ello importantissimo di intralciare il meno che foss~ possibile le relazioni commerciali con la Nazione • • v1c1na. Per via di terra non fu presa nessuna disposi· ~ione speciale ; e questo perchè non potrebbe in alcun modo il Governo, per effetto delln, Con ven· zi'one internazionale di Venezia del 1897, imporre quarantone e perchè an,che l'organizzazione del no· stro servizio generale sanitario, autorizza, come si è detto, a fare a meno di tali misure di cui non è neppure accertata la pratica efficacia. D'altra parte l'epid.. : mia ora accenna a cessare, non essendosi verificati altri casi, ed è quindi da prevedere che per effetto dei mezzi di cui ora di· spone la scienza medica,- e dei provvedimenti go· vernativi, presto potrà dirsi scomparsa del tutto. Il 10 corrente si è chiuso il II Con· gresso dei . 11iedici den,tisti, svoltosi animatamente nei giorni 6, 7 ed 8 corrente. Intervennero e presenziarono le sedute circa 100 GENOVA. -

1503

SEZIONE PRATICA

professionisti nei vati Circoli regionali della Fede· razione. Il Congresso fu presieduto dal chiaro pro· fessore dott. Carlo PJatschick, presidente della Fe· derazione, il quale pronunciò un brillante e dotto discorso inaugurale. Eg1i, prendendo le mosse dal precedente Congresso di Torino, accennò alla no· biltà e alla importanza scientifica di questa seconda. solenne assemblea dei soci della Federazione me· dico·dentistica. Dichiarò do,rersi i congressisti tenere lontani dalla lotta contro i chirurghi dentisti, lotta che non deve esistere e non esiste perchè la guerriglia non è degna di spiriti evoluti. Concluse mettendo in rili~vo la necessità di dare maggiore incremento all'insegnamento dentistico nelle nostre Università. Quindi si iniziarono i lavori del Congresso. Furono svolte 31 comunicazioni, molte di indole scientifico.tecnica, alcune di indole professionale ed altre importantissime rigua,rdanti il servizio odon· toiatrico nelle scuole, nelle ·ambulanze, nell'esercito e nella marina. Infine fu proclamata Bologna sede del nuovo Congresso pel 1904:, e per quello del 1905 la città di Milano. CHIETI.

Ordine dei niedici detta provincia -

Il 10 del corrente mflse, con l' intervento di 30 soci, si è adunata l'assemblea dell'Ordine, ha proce· duto alla nomina del presidente riconfermando all'unanimita il dottor Carlo Bruni di Francavilla al Mare ed ha eletto consiglieri i dottori Carusi L., Carusi A., !avicoli, Carimi, 1\-Iazzoccone, M:iyer; ha discusso ampiamente, su r elazione del cav. Pecorari, il progetto di legge per r egolare l'esercizio delle professioni sanitarie ed ha votato un ordine del giorno del P ecorari, che rinvia il progetto alla Federazione per ulteriore studio, invitandola a plasmarlo su quello degli avvocati e procuratori; si è pronunziata favorevolmente ai comizi medici generali, che saranno inùetti dalla Federazione nel prossimo ottobre; ha inviato un sussidio di lire 25 Gtlla vedova del dottor Pagni. ROMA. - Si hanno i seguenti particolari sulla peste che infierisce in Asia: L'epidemia ha fatto strage, particolarmente nel· l'India (Indostan britannico). Vi è comparsa nel mese di settembre 1896 nella città di Bombay e poco tempo dòpo si era sparsa in tutta l'India. Dal gennaio al ma.ggio di quest'anno sono morte di peste in tutta l'India 500 mila persone e i casi aumentano sempre più. Dove la peste ha fatto maggiori vittime è Hong· Kong. PALERMO. - In data 1° corrente, S. M. il Re si è compiaciuto firmare il decreto col quale, sul con· forme parere C: el Consiglio di Stato, viene eretta in ente morale un'Associazione ]Jer combattere la dijfnsio1ie della tubercolosi, costituita in Palermo per iniziativa di alcuni filantropici gentiluomini. BRUXELLES, 9. - In una riunione, indetta da Enrico Monod, direttore generale dell'igiene e as sistenza pubblica in Francia, è stata discuFJsa la _ proposta, da lui fatta, sulla necessità di una con· venzione internazionale per combattere le malattie infettive, come la scarlattina, il vaiuolo, la difterite, ecc. La proposta fu accolta all'unanimità. È stato de· ciso, che la convenzione dovrebbe essere conclusa con l'istituzione di un ufficio internazionale di Sa· nità pubblica. Tutti i presenti si sono sottoscritti costituendosi I

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IL POLIOLINIOO

in Comitato di iniziativa ed incaricando .di agire in loro nome i professori B eco, segretario generale al Ministero d'agricoltura del Belgio, Santoliquido, direttore generale della Sanità in Italia, e Monod, direttore generale della Sanità in Francia. PARIGI. - Nei primi giorni '1.i ottobre si riunirà una Confere1iza sa1iitaria internazio1iale incaricata di rivedere le convenzioni internazion,a li sanitarie esistenti circa la peste bubbonica, il cholera a~ia· 1ico e Ja febbre gialla. L'Italia sarà rappresentata alla conferenza dal comm. Santoliquido, direttore generale della sanità, e dal marchese Paolucci. NEw-JORK. - Il corpo legislativo dello Stato di Utah ha istituito la F esta della disi1~fezione, votando una legge che dichiara festa civile, in tutto il territorio dello Stato, il primo lunedì di ottobre. In quel giorno tutte le occupazioni debbono es· sere sospese e la giornata darà consacrata alla di· sinfezione di tutte le case, teatri, chiese, opifici, edifizi pubblici ecc. Chi trasgredirà a qt1est'ordine sarà punito con uu'ammenda.

Oonoor•I e oondotte. ROMA. - Dal Ministero dell'Interno è stato aperto un concorso, per esame e per titoli, a dieci posti di medico di porto di 3a classe, con l'annuo stipendio di lire 2500. Il termine utile per la presentazione delle do· mande di ammissione al concorso scadrà --col 30 settembre 1903. CARRARA. - Concorso per titoli al posto di me· dico chirurgo specialista in oftalmoiatria per le prestazioni gratuite, limitate alla pratica oftalmoia· trica, a tutti i poveri del Comune. Stipendio lire 2500. Residenza nella città. Sca· denza 30 settembre. Per ma,ggiori schiarimenti rivolgersi alla segre· teria comunale. SAVONA (Ospedale civico di San Paolo)-. - È aperto per esame e per titoli il concorso al posto di chi· rurgo 1° aiutante. Stipendio ann llO lire 600. Sca· denza 30 settembre. .A.RANCO (Novara). - Consor~io sanitario fra i comuni di .A.ranco, .A.gnona Doccio, Isolella e Fo· resto Sesia. Medico~chirurgo-ostetrico. Stipendio lire 800 per la cura poveri, più lire 200 quale uf· ficiale sanitario. Scadenza 30 settembre. BRESCIA. - Medico aggiunto presso l'ufficio mu· nicipale di igiene e di sanità~ coll'incarico della direzione del gabinetto batteriologico. Occorre cer· . tificato che conferisca all'aspirante il titolo di me· dico perito·igienista. Stipendio lire 2300 nette. Sca· denza 30 settembre. GAVIRATE (Co1no). - Medico chirurgo, ufficiale sanitario, lire 2580. Scadenza 25 settembre. CARATE·LARIO (Co11io). - Concorso alla condotta. medico-chirurgica del Consorzio fra Carate-Lario e Laglio . .A.bi tanti 1584:. Stipendio annuo lire 1900 lorde di ricchezza mobile. Scadenza 30 settembre 1903. Roma, 1908 -

Tip Nuionale di G. Benuo • O.

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IX,

FASO.

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Indice alfabetico analitico del presente numero. Adrenalina (L'). - Vues , . • . . . . Caverne polmonari {Un contributo alla diagnosi delle). - Cybulski • • . . • Colecistite gangrenosa - Gibbon . . . . Concorsi e condotte . . . . . • • • . Degenerazione amiloide in rapporto special· mente alla tubercolosi (Statistica della). -Blum . . . . . . • . . . . • . Dito ippocratico (Il). . . . . . . . . • Ebotomia èon ampliamento permanente del bacino. - Van de Velde . . . . • • Eczema seborroico (Contro le pe11icole del cuoio capelluto e contro l'). - Gaucher . Eritemi nella cura antidifterica col siero. . Ipertrofia splenica da malaria (La cura dell'). - Cipollino • . . . . . . . . Medicina in Austria (Le Società di assicurazione e l'esercizio della). - Wich n1ann . Medico. Piccole note sulla clientela (La vita del). • . • . . . . . . . . . . Narcosi nei casi di ileo (Per la) - Kausch. Notizie di verse . . • • . . . . . . Onorari. Chi deve pagare le cure fatte ad una puerpera? (Questioni di) - Doctor Caj us . . • • • . • • . • . . . Ospedali per malattie contagiose come centri d'infezione ne'le vicinanze (Gli). - Farnarier • . . . • . • . . . . • • Pionefrosi calcolosa trattati colla nefrectomia (Due casi di). - Herexo . • . . . . Polineurite tossica dopo l'uso del sulfonal (Patologia ed anatomia patologica della). Erbsloh . • . . . • . • . . . Poliopia monoculare. - Trousseau . . Raga Ji alle mani (Contro le) . . . . • Ragadi dei capezzo li (Contro le) . . . . Risposte a quesiti e a domande . . . . . Scorbuto dei pop pan ti . . . • • . . . Sl;!meiotica del cuore nella prognosi della tubercolosi polmonare (D~ll' importanza della). - Wehmer . . • . . . . . Splenomegalia come segno della sifilide ereditaria (La). - Gée • • . . . • . . Spondilite neuropatica. - Troshine • . . Tabe incipiente. - De Buck. . • . . • Toracentesi (Del met9do razionale e di un nuovo apparecchio per eseguire la). - Fam uIari . . • • . . . . . • . • . Trombosi del seno trasverso di origine otitica (Del trattamento chirurgico della). - Heine Ulcera del duodeno (L') • . • . • . . Utero partoriente a termine, fissato in retrolatero-versione per aderenze perimetri tiche (Studio clinico ed anatorno-patologico di un) - Pinard, Segond e Couvelaire . • Vertigine auricolare d'origine neurastenica (Trattamento della). - Fruitier. . . .

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Prof. V. PENSUTI

Sulle nevrosi dello stomaco ~

Volumetto in-8° grande, Lire 2. 50 ~

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Indirizsare cartolina-vaglia alla e SocieU. Editrice Dante Ali&hieri > - ROMA


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.Roma,, 26 sette:rnbre 1903.

A.ano IX

Fuo. 48.

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u DIRETTORI 13 15

PaoF. GUIDO BACCELLI - PaoF. FRANCESCO DURANTE REDATTORE CA.PO: PROF.

VITTORIO ASCOLI

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SOMMARIO.

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8 7 6 2

Lavori originali: - Sereni: Parotidite bilaterale e polmonite crupale in una malarica gravida. - Riviste: MEDICINA: - Coplin : Studio sulla miocardite con speciale riguardo alle alterazioni della elastica nelle affezioni del mt'ocardio. - Leube : Dell'albuminuria nella insufficienta aortica. - Curschmann: Sulle emorragie mortali nella stasi cronica della ve.'ia porta. - CHIRURGIA: - Gray-Ward: Su alcuni metodi recenti di anastomosi intestinale. - Boeckel : L'ablazione dello stomaco (totale e subtotale). - Montprofit : Gastroenterostomia anteriore ad Y. - Le Conte: 'JJiagnosi delle lesioni intestinali nelle contusioni addominali. - .Roger: Isterectomia addominale totale praecesarea. - MEDICINA LEGALE: - Garofalo : L' assicuraz,ione sulla vita e i rischi tarati. Osservazioni cliniche: - De Dominicis: La sifilide latente nella etiogenesi delle malattie comuni. l1nportanz..a diagnostica dell'adenia epitrocleare. - Lezione: - Catterina: 1(ottura dell'uretra per caduta. Pratica professionale : - CASUISTICA : - Embolia pulmonare consecutiva ad appendicite. - Aiuto alla diagnosi di vo111,ica pulmonare.. - Rapporti dell'ipertrofia cronica splenica coll' anemia nell' infanzia. - Affezione renale unilaterale simulante una calcolosi. - L'ematuria come segno precoce di 1tn tumore del rene. - APPUNTI DI TERAPIA: - · L'intervento chirurgico nella litiasi biliare. - Resultati remoti della splenectomia. - Diagnosi e cura operativa delle vegeta·z_ioni adenoidi. - Cura della distnenorrea. - Cenni bibliografici. - Amministrazione Sanitaria: Atti ufficiali. Interessi professionali: - Risposte a quesiti e a domande. Notizie diverse. - Nomine, promozioni, onorificenze. analitico del presente numero.

Concorsi e condotte. -

Indice alfabetico-

Diritti di proprietà. r i s e r v a t i •

LAVORI ORIGINALI Fa1~otidite

bilaterale e polmonite crupale in una malarica g1~avida. Dott.

SAMUELE SERENI

medico aiuto negli ospedali e assistente di istologia e fisiologia generale nella R. Università di Roma.

Le infiammazioni delle ghiandole salivari -presentano numerose varietà e già in lPPoCRATe noi ritroviamo gli elementi essenziali per la diagnosi differenziale fra la parotidite, che appare talora dopo malattie infettive gravi e gli orecchioni. Questi vengono indi·cati dal padre della medicina nel seguente modo: parotis epidemica, benigna, laxa, alba, ?1iagna, fusa citra inflammationem, mentre d'altra parte egli caratterizza così le paroti.diti consecutive a febbri infettive gravi: pa· •

rotides riibrae et nimium dolo rosae, sive participes, sive erepertes inflammationis, pe'rÌculosae. Più recentemente il TROllSSEA u ritiene come un errore grossolano il confondere gli orecchioni con quelle infiammazioni delle ghiandole parotidi, che sopraggiungono nel corso o alla fine di febbri gravi, ed il BoucHuT dice che: « fra gli orecchioni, malattia primitiva, e la parotidite, malattia secondaria non vi è che un a grossolana analogia di situazione e vi è una differenza completa di natura che separa in modo fondamentale queste due malattie. JJ In segt1ito le differenti infiammazioni che si verificano nelle glandole salivari, si sono andate se1npre più e meglio differenziando ed il 0LAISSE ed il DuPRÉ, in un loro recente lavoro le distinguono in primitive ed in secondarie ad ostruzione dei condotti escretori . L'andamento può essere acuto o cronico tanto 1

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nelle prime che nelle seconde e queste ultime sono dovute o a cause intrinseche (corpi estranei, concrezioni calcolose, cancri, ecc.), o a cause e!trinseche (tumori, legature, ecc.). Fra le infezioni pi:imitive croniche, gli autori suddetti comprendono le f'orme tossiche do· vute a saturnismo o ad idrargirismo cronico: fra quelle primitive acute invece distinguono ancora delle forme protopatiche e delle altre deuteropatiche. Le protopatiche le suddividono alla loro volta in semplici ed in specifiche e fra le prime comprendono quelle :flussioni parotidee, transitorie, con scarsi sin tomi generali, che si verificano al momento dell'epoca mestruale (HABRAN, KNAPP ), o in alcune intossicazioni, come per esempio dopo l'ingestione di ioduro di potassio (REYNIER, BA.LZER e V1LLAR) o di mercurio; o nel corso di manifestazioni gottose (gotta parotidea, RoTUREAU, GARROD, DAMASCHINO, DEaouT o'EsTRÉES, ecc.) ; ovvero anche in certe infezioni generali (blenorragia, CuRTIS e MuRSELL; ci· stite tubercolare, DuPLAY e R EcLus). Fra le infezioni salivari acute ·primitive protopatiche specifiche invece annoverano la parotidite epidemica, conosciuta volgarmente col nome di orecchioni Anche le infezioni salivari primitive acute deuteropatiche vengono distinte da CLAISSE e DuPRÉ in metastasiche o critiche ed in terminali, secondo che si verificano come complicazione inte~corrente nel corso o dopo malattie infettive acute gravi o come episodio terminale, per lo più di cattivo augurio, negli ultimi periodi di cachessie croniche di qualunque natura (per esempio in individui diabetici, nefritici, alcoolisti, tabetici, in vecchi confinati in letto per fratture di coscia o per paralisi generale, ecc.). MoRICKE, MA TWEF, Bu~1M, P AGET ritengono inoltre che molto spesso, in seguito ad operazioni sull'addome, specialmente dopo ovariotomie, si verifichi la parotidite, ma questo fa.tto è stato contra· detto dal T ERRIER e da altri. La frequenza con. la quale si può riscontrare la parotidite che si verifica nel corso o in seguito ad una malattia infettiva acuta, varia a seconda delle div.erse infezioni, ma in generale si può dire che essa sia l'appannaggio delle infezioni tifiche. Nel tifo esantematico infatti tale frequenza è tanto notevole che l'H1LDEBRANDT potè scrivere che non vi è \2)

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POLICLINICO

tifo senza parotidite e che questa starebbe al tifo come i bubboni stanno alla peste. Meno spesso, ma sempre con una certa frequenza, essa si riscontra nella febbre tifoide e più di rado ancora in quelle forme che si verificano nei bambini. Nella febbre giall~ e nella peste questa complicazione è abbastanza rara, mentre si osserva più di frequente nel colera, ed abb.astanza spesso si verifica pure nelle f ebbri eruttive ed in special modo nella scarlattina. Casi di parotidite sono stati notati anche durante o dopo l' eresipela, la malaria, la difterite, la dissenteria, la meningite cerebro-spinale epidemica, la piemia, la setticemia, la febbre puerp·erale, l'infezione urinosa, la cistite purulentar la pleurite, l'influenza. La comparsa della parotidite nel corso <> dopo la p~lmonite crupale aveva già attirata. l'attenzione degli antichi medici, ma siccome essa costituisce una complicazione piuttost<> rara in questa malattia, vari trattati di patologia speciale medica, anche recenti, accurati e minuziosi, non ne parlano nemmeno,. e quei pochi che ne fanno menzione l'accennano appena ; il solo GR 1soLLE nella sua mo· nografia sulla pneumonite se ne occupa un po' a lungo e riferisce di averne osservato. qualche caso a di verse riprese. Ma queste parotiditi, come accade in generale per tutte lealtre alterazioni microbiche extra·polmonari che complicano la polmonite, le quali non sono dovute necessariamente al diplococco di Frankel, non sempre dipendono da questo microrganismo, ed anzi esse sono molto più. frequentemente dovute ad altri germi, fra i quali quelli che si riscontrano più spesso sono gli streptococchi e lo stafilococco piogene aureo. Tuttavia, prima che fosse possibile istituire delle ricerche batteriologiche in proposito, tutte queste parotiditi erano per necessità. confuse fra loro, ed è stato soltant? in questi ultimi anni che si sono potute distinguere le infiammazioni di questa glandola salivaret dovute allo pneumococco, da quelle dipendenti dagli altri piogeni. Finora non è stata mai constatata la localizzazione del diplococco di Frankel in altre glandole salivari, oltre la parotide. Le osservazioni dunque di parotiditi nel corso o dopo la polmonite, dovute indub· biamente a pneumococchi, sono, come ho detto, molto rare, ed infatti i casi notati nella let1


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SEZIONE PRATICA

teratura medica si riducono a pochissimi (quello di TESTI, di TouPET riferito da LAN· CEREAUX e BE3ANçoN, di GALANO, di DuPLAY, di PR10R, di G1RooE, di S1LBERS:rE1N, di F1Es-s1NGER e i due casi citati da 0LAISSE e DuPRÉ ). È per~iò che ho creduto oppor~uno di rif~· . rire il seguente .caso, occorsomi durante i~ mio servizio di aiuto medico nell'ospedale di 8an Giovanni in Laterano, importante anche per la concomitante malaria e. gr~v~danza. Riferisco in poche parole la storia cl1n1ca dell'inferma da me osservata. E ... Q.. ., di anni 18, contadiD:a: ha ~ genitori viventi in buona salute: niente di notevole nell'anamnesi remota. Da bambina, all'età di circa sei anni, ha sofferto di un~ a~ezione bronchiale, dopo la quale se~bra sia rin:iasta per qualche tempo a11asarcat1ca: la paziente non sa darci altre notizie anamnestiche precise riguardo. a .ta~e inf·ermità, m.a da ripetut~ interrogazioni si rileva come dai ~ette anni in poi essa abbia goduto s~m~re ottim~ salut~ e abbia potuto sottoporsi ai gravosi la:vo~i della campagna senza risentirne notevoli di~ sturbi. Soltanto nell'estate del 1901, essendosi recata nei dintorni di Nettuno per la mietitura, fu colpita da febbri intermittenti, che si ripetevano a giorni alterni e che cessarono del tutto in seguito all'uso generoso e rip~tut.o di sali di chinino ed al cambiamento di dimora. Durante l'inverno successivo è stata sempre uene e le febbri non si ripetero~o più. L'inferma, maritata da circa due anni e mezzo, trovasi, al momento dell'ingresso nell'ospedale, al terzo mese di gestazione. Il 1° giugno 1902 fu colta improvvisa~ente da intenso e prolungato brivido di freddo e poi da dolorabilità diffusa a tutti gli arti, cefalea intensa, anoressia, affanno, .tosse, _febbre .alta: questa persistette co!l ~nd~mento e~nt1nt10remittente anche ne1 giorni seguenti, ed al terzo giorno di malattia, la pazien~e co~inciò a notare tumefazione e ad a vvert1re v1 vo dolore sia spontaneamente che alla palpazione in ambedue le regioni parotidee; contemporaneamente aveva salivazione abbondante, di sapore cattivo, alito fetido, lingua impatinata, infiammazione della mt1cosa buccale. Il 4 giugno chiese ricove~o nell'.os~edale ~i San Giovanni, ove, fatta diagnosi d1 parot1 .. dite epidemica, ft1 inviata nel reparto di isolamento e collocata al letto n. 1 ì . Ma nella notte stessa l'inferma, oltre i distt1rbi già accennati, avvertì pure dolore nella reg ion~ laterale sinistra del torace ed emise degli sputi rugginosi. Alla visita de~ mattino ~egu~nte fu riscontrata una polmomte del lobo inferiore del polmone sinistro (soffio bronchiale). Contemporaneamente la tumefazione ed il dolore nelle regioni parotidee, sia spontaneo che pro· vocato dai movimenti della mascella (aper-

tura della bocca, masticazione, ecc.), e. dalla palpazione, erano andati aumentando ~n. ambedue i lati, ma più specialmente a sinistra dove si notò pure arrossamento ed edema della cute e del tessuto connettivo sottocutaneo ed aumento della temperatura locale. L'iperemia e l'edema occupa~ano tutt~ la metà corrispondente della faccia e la regione stessa era sede di battiti e di dolori lancinanti che si irradiavano talvolta anche all'orecchio e al f aringa. . I movimenti della mascella divennero sempre pitì difficili, limitati e dolorosi e la malata poteva appena aprfre. la boc<?a, co~ic~hè non era possi5ile che un alimentazione 11q u1da ed a piccoli sorsi, tantopiù che anche la deglutizione riusci va penosa. La notte successiva la trascorse completamente insonne a causa dei dolori vivissimi nella regione parotidea sinistra ed essen~osi accentuati ancora di più i sintomi locali, la mattina del 6 f'u praticata una larga e pr~­ fonda incisione che diede esito ad una discreta quantità di pus denso, cremoso, gialloverdastro, nel quale si !invenne il diplococ?o lanceolato-capsulato di Talamon-Fr::lnkel in coltura pura. Dopo tale intervento i dolori locali ce~­ sarono quasi del tutto, ma la febbre persistette pressochè immutata ed alta e cadde per crisi soltanto nella notte da:l 7 ali' 8. giu· gno cioè in settima giornata d1 malattia. L~ convalescenza del processo polmonitico procedette regolarmente ed in segu~to ~on si ebbe a lamentare alcun'altra co~pl1cazio.ne: nelle urine non si riscontrò mai albumina. Così pure, cessata la febbre, la .tumefazion.e delle regioni parotidee ~~dò rap1c}~mente diminuendo ed anche l'inc1s1one prat1cata sulla guancia sinistra ebbe un decorso regolar_~· Ma il 17 giugno l'inferma, q~ando era g1a apiretica da più di nove giorni, fu colta im:provvisamente di nuovo da febbre alta, che aurò poche ore, preceduta da brivido di f'reddo e che cessò con p1·ofu~o. sudore : . non fu somministrato alcun medicinale ed il 18 l'ammalata rimase sempre apiretica, ma ~ l~ la f'ebbre che sali in oreve a 40. l 0 O, s1 r1petè con , gli stess~ c~ratteri e pra:ticato l'.e: same del sangue s1 r1s.contraron~ ~ parassiti della terzana primaverile. _Somm1n1~trat.o ~u­ bito e ripetutamente del b1solfa:to d1 ch~1no ad alte dosi ed in seguito la mistura antimalarica del Baccelli, le febbri scomparvero ben presto· ed il 25 di giugno l'inf~rma sentendosi bene ed essendo anche- quasi del tut~o rimarginata l'incisione pratic.ata sulla guancia sinistra, volle abbandonare l'ospedale. •

La parotidite meta-o post-pne11mon1ca e per solito in circa 3/4 degli individui ohe ne sono affetti, semplice ed in tal caso si verifica ciò che da altri (W uNDERLICI-i7 L E;ICHTENSTERN, ecc) '

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IL POLICLll\1(10

è stato notato anche per gli orecchioni, cioè che il lato colpito di preferenza è il sinistro: · ma alcune volte può essere bilaterale ed allora le glandole ammalano per lo più con un intervallo di alc11ni giorni ed il· lato colpito per il primo presenta anche i sintomi più • gravi. Non sembra che l'età, il sesso, la stagione, la gravità stes$a delle polmoniti, abbiano alcuna influenza sulla comparsa di tale complicazione. Anche la parotidite, come avviene in generale per tutte le manifestazioni extrapolmonari dell'infezione pneumococcica, può sopravvenire in momenti molto diversi della polmonjte: essa infatti può o precederla di alcuni giorni, ovvero apparire sia contempo· raneamente a questa, sia durante l'acme del suo periodo febbrile, sia ancora uno o più giorni dopo la crisi e perfino quando già .l'infermo si trova in piena convalescenza. Può pure ammettersi inoltre che, come avviene per altri organi, anche nelle glandole parotidi si possa verificare una localizzazione ·d el diplococco di Frankel all'infuqri di una polmonite pregressa o in atto, quantunque, che io sappia, casi di questo genere, non siano sta ti finora mai nota ti nella letteratura medica. Raramente l'inizio di queste parotiditi è ininsidioso, ma per lo più si manifestano in modo brusco, tumultuario, con t11mefazione e dolore nelle regioni colpite, irradiazioni dolorose all'orecchio, al faringe ed alla nuca, febbre alta, ecc.: talora si arrestano a questo primo grado, ma in generale i sintomi funzionali si accentuano sempre più, compare cambiamento di colore ed elevazione termica della pelle nella regione parotidea, edema delle parti circostanti e, siccome l'evoluzione è rapidissima, al secondo o terzo giorno si manifesta la :fluttuazione: a questi sintomi locali corrisponde uno stato generale grave, con f'ebbre alta, adinamia. La prognosi, quantunque sempre abbastanza grave, ora, in grazia specialmente all'antisepsi, non è più così f'atale come si considerava per il passato. A questo riguardo gli antichi distinguevano in generale le parotiditi che si verificano in seguito a malattie infettive acute in critiche ed in si,ito1

matiche. ' 4)

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Le prime apparivano al declinare dell' evoi' luzione morbosa o nei primi giorni che seguono la deffervescenza, o nella convalescenza dell'infazione e coincidevano col diminuire dei sintomi principali di essa e le consideravano quindi come una soluzione favorevole della malattia. Ma, come fanno osservare giustamente il 0LAISSE ed il DuPRÉ nel lavoro già citato, se l'appellativo di critiche è gi11stificato nel senso cronologico, non lo è altrettanto in q nello prognostico perchè « la parotidite lungi dal segnalare per se stessa l'imminenza della guarigione, introduce al contrario nel processo morboso una complicazione sempre spiacevole ». Invece alle parotiditi sintomatiche che comparivano al principio o durante il periodo di ·stato dell'infezione, gli antichi attribuivano una prognosi grave e quasi sempre letale. E per verità, anche attualmente, si ritiene tuttora dalla maggior parte degli autori, come regola generale, sebbene non assoluta, che una parotidite sia tanto più grave e temibile, quanto più di buon'ora viene ad associarsi ad una malattia infettiva qualunque e che invece perda di gravità quando appare nel periodo di declinazione o di convalescenza della malattia stessa. Così pure la parotidite bila tarale è in generale più grave della semplice,. ed altrettanto deve dirsi di quella che si verifica nei vecchi e negli individui cachettici. Come abbiamo già detto, soltanto eccezionalmente queste parotiditi hanno una risoluzione spontanea, mentre invece è frequentissima la suppurazione. Questa può portare la distruzione completa di tutto il tessuto connettivo che circonda la glandola la quale in tal caso, interamente disseccata dal pus, viene espulsa come un seqt1estro. Talora l'ascesso si apre nella cavità orale: altre volte si sono prodotte delle fusioni purulente che estendendosi fra i foglietti della aponevrosi cervicale l'hanno ulcerata e sono arrivate fino al mediastino, ovvero, guadagnato il faringe, hanno dato origine ad ascessi retrofaringei. In altri casi la distruzione non si limita alla parotide, ma può invadere gli organi vicini e condurre a trombosi della giugulare specie di quella interna, a emorragie mortali, a propagazione dell' infazione fino


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SEZIONE PRATICA

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all'orecchio medio, a carie delle ossa del cranio e della faccia, alla distruzione del nervo faciale, alla cangrena, alla piemia, alla menin· gite, alla pleurite, alla suppurazione dei muscoli della masticazione, ecc. Spesso le parotiditi suppurative lasciano 1 delle fistole salivari che possono otturarsi spontaneamente, ma che più di frequente richieggono l'intervento chirurgico. Ma ora che, mèrcè l'ausilio dell'antisepsi, più facilmente e più per tempo si ricorre all'apertura del f'ocolaio purulento, queste conseguenze sono molto più rare e meno temibili e dopo l'incisione si ha la caduta rapida dei vari sintomi e la guarigione. Per quello che riguarda la patogenesi delle infiammazioni delle glandole salivari durànte le malattie infettive, sono state emesse le ipotesi più svariate. Da principiq si spiegò lo svilt1ppì della parotidite per mezzo di una infezione meccanica: nei malati affetti da febbre vi va e prolungata, ·con secchezza della cavità buccale, ristagno, e decomposizione della salva, si sarebbe prodotta una compressione de.l canale escretore seguita da infiammazione e suppurazione della glandola. GRIE· SINGER ritenne che la parotidite potesse talvolta svilupparsi per propagazione ai dotti salivari di una malattia della gola. VrRcHow, pure ammettendo la possibile esistenza nelle glandole sali vari di una materia irritante eliminata per mezzo del sangue, rannodò queste parotiditi ad un catar~o dei dotti salivari. S crru1·zE~BERGER, NE'r'rER e CRocQ ammisero un'infezione loca.le che avrebbe il suo punto di partenza da lesioni, talora minime, che esistono su tutta la mucosa buccale (fuliginosità, screpolature, secchezza della mucosa stessa, morsicature della lingua, afte, ecc.). LIEBERMEISTER attribuì la parotidite suppurata che sopraggiunge nella febbre tifoide ad una degenerazione del parenchima glandolare indotta dall'ipertermia ed inf·atti HoFFMANN trovò che nella febbre tifoide le glandole salivari sono alterata quasi costanwmente (47 volte su 70 casi) ed altrettanto riscontrarono CoRNIL e RANVIER. Ma l'ipotesi , ammessa più genera~mente prima dell'epoca batteriologica era quella che considerava queste parotiditi come una conseguenza della propagazione diretta alla mucosa del dotto di Stenone del processo :flogistico di una stomatite: ed in .. .

fatti nella. massima parte delle malattie in· f'ettive nelle quali si può verificare tale complicazione, le labbra, la faccia interna delle guancie, · la lingua sono più o meno intensamente infiammate. l\'Ia ora Hi sa che queste parotiditi risultano dalla localizzazione in tali glandole di una infezione microbica, la quale per raggiungerle può tenere due grandi vie diverse:. quella periferica, o circolatoria, ematogena, o discendente, e quella centrale, o canalicolare, o ascendente. Le accurate ricerche anatomo ·patologiche di HANAu, PrLLIET, CLAISSE e Du.PRÉ, hanno dimostrato che nella massima parte dei casi si tratta di una infiammazione suppurativa a decorso ascendente, che partita. dalla mucosa buccale si diffonde a tra verso i canali escre· tori fino nel parenchima glandolare stesso : l'arresto della secrezione salivare favorirebbe l'esordire e lo sviluppo di questa complicazione. Gli agenti patogeni guadagnano invece il parenchima glandolare per la via periferica o circolatoria (arterie e linfatici) in quei rari casi nei q11ali la lesione è secon· daria ad una affezione di vicinanza che si è propagata al parenchima glandolare per contiguità (foruncoli, antraci, artriti temporomascellari, osteiti, adenopati9 intraparotidee, ecc.). Ma è possibile che oltre che in questi anche in altri casi le infezioni salivari siano di origine discendente, cioè che i germi patogeni siano apportati alle glandole per la via dei vasi sanguigni. A questo proposito il Bouc1rARD emise alcuni anni f'a l'ipotesi sedt1cente e razionale che il microrganismo causale della malattia primaria fosse in giuoco e che, come dal lato del rene e dell'intestino, anche da quello delle glandole sali vari avessero luogo, al declinare di certe malattie inf'ettive, delle eliminazioni microbiche. Qt1este eliminazioni, accompagnate talora da una salivazione esagerata (salivazione critica, analoga alle crisi urinarie e sudorali) rappresenterebbero in tal caso un epilogo critico di natura ±avorevole: in altri casi invece provocherebbero una reazione esa· gerata e sarebber1J il pt1nto di partenza di una infiammazione fiemmonosa. M.a questa ipotesi non è stata ancora. dimostrata vera, perchè manca la conferma sperimentale, e perciò fino a tanto che nuove ricerche non ci avranno fornito delle cognizioni nuove ed

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IL POLICLINI00

esatte su questo argomento, dobbiamo ritenere che le parotiditi che si verificano nel corso o dopo le diverse malattie infetti ve, siano dovute in generale ad invasione a traverso il canale escretore di Stenone dei microrganismi patogeni dalla cavità orale nei lobuli della glandola parotide nel ··momento in cui questa per ragioni diverse non può opporre una difesa sufficiente all'assalto infettivo e che l'origine ematogena di esse debba ritenersi invece discutibile ed ecce· zionale. Per quello che riguarda in particolar modo la parotidite meta- o post-pneumonica, dovuta al diplococco di 'l,alamon-Frankel, dobbiamo ritenere che anch'essa, quantunque in alcuni casi di setticemia di plococcica, per la presenza dello pneumococco nel sangue cir colante, possa essere dovuta ad una localizzazione metastatica di esso, è in generale provocata da una infezione ~i origine ascendente. Come è noto, il diplococco lanceolato capsulato di ] 1 rankel può penetrare nei vari condotti che si aprono nella cavità bucco-fa· ringea e quindi anche nel dotto di Stenone e, se al momento di questa invasione, l'integrità anatomica e l'energia funzionale della parotide è in qualche modo compromessa e indebolita, ne risulterà una parotidite. Appunto per questa ragione, mentre in altri casi di localizzazioni extra-polmonari del diplococco, la polmonite è in generale molto grave, come per esempio nei casi di artrite pneumococcica, nei quali non si può spiegare l'arrivo dello pneumococco nelle articolazioni se non per la via del sangue ed è quindi necessaria l'esistenza di una setticemia, nei casi di parotidite invece la gravità della polmonite può non essere maggiore del solito. Per la stessa ragione la classe di parotiditi che si riscontra più di t·requente in seguito o durante la polmonite cru pale è la canalicolare, nella quale si ha da principio la tòrmazione di un gran numero di piccoli focolai purulenti che, o suppurano isolatamente ed in tempi successivi, o confluendo formano poi un grande aHcesso : molto più di rado invece si ha la forma di parotidite interstiziale o la parenchimatosa. Jl trattamento di queste parotiditi deve essere profilattico e curativo. Nelle diverse iualattie infettive che abbiamo menzionato e \6)

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FASO.

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specialmente quando esistono dei gravi stati di adinamia o si tratta di individui cachettici, in età avanzata, che hanno cattiva den· tatura e stato settico della bocca, occorre sor· vegliare attentamente l'igiene e la disinfe· zione severa ed accurata della cavità orale per mezzo di lavande con colluttori antisettici; contemporaneamente si deve cercare di combattere lo stato adinamico con una dieta tonica e corroborante. In principio si deve tentare di far risolvere la tumefazione, e a tale scopo è stato consigliato l'uso locale degli antiflogistici e dei rivulsivi (unzioni con unguento cinereo, sanguisugio, vescicanti, ecc.) ; ma, stabilitasi la suppurazione, occorre l' in· tervento chirurgico. Esposte così in succinto le nozioni che si hanno attualmente riguardo alle parotiditi che si verificano durante o dopo gravi malattie infettive in generale, ed in ispecial modo nel corso o in seguito alla polmonite crupale, credo opportuno mettere in rilievo alcune particolarità che si sono riscontrate nel caso da me riferito. Nella nostra inferma si ebbe parotidite bilaterale, ma le due glandole, a differenza di quello che abbiamo visto a:vvenire per solito, ammalarono quasi contemporanean1ente, e mentre da un lato (il sinistro) i sintomi locali andarono sempre più accentuandosi e ben presto si manifestò la suppurazione, dall'altro si ·ebbe la risoluzione completa, spon· tanea e contemporanea alla crisi del processo polmonitico. Inoltre, quantunque nel nostro caso si siano riscontrate le due co~dizioni che in generale, come abbiamo notato, 8ono indizio di gravità maggiore, cioè la bilateralità della lesione e la comparsa della parotidite al principio della malattia polmonare (tantochè i sintomi culminanti accusati dall'inferma al momento dell'ingresso all'ospedale furono quelli a carico delle glandole parotidi e ad un esame su perficiale fu possibile lo scambio con una parotidite epidemica), pure il decorso della pol· monite non fu estremamente grave, l'esito fu favorevole e non si ebbe a lamentare alcun'altra complicazione in altri organi. Questa benignità del decorso del processo polmonitico, la temperatura non eccessivamente elevata, l'assenza di localizzazioni metastatiche del diplococco, ecc., quantunque non costi-


l ANNo

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SEZIONE

PRATICA

tuiscano un indice assoluto di mancanza di una vera setticemia diplococcica, pure, messe in rapporto colla maggior frequenza della infezione delle glandole parotidi per la via canalicolare, ci autorizzano a ritenere come molto probabile che, anche nel nostro caso, come del resto abbiamo visto verificarsi nella maggioranza dei casi, la parotidite sia stata di origine ascendente anzichè metastatica. Ma un fatto .che merita una speciale l}lenzione è la concomitanza della gestazione con la polmonite e con la parotidite ed il risve· glio di una infezione malarica sopita, durante la convalescenza di quella. Lo stato di gravidanza, come in generale non preserva da altre malattie, così non co· stituisce nè una causa predisponente nè immunizzante nemmeno per la polmonite, quantunque sembri che questa non sia comune nelle gestanti. La pneumonite crupale intercorrente durante la gravidanza, mentre da un lato viene spesso modificata da questa nel suo andamento e nei suoi sintomi, dall'altra esplica la sua influenza favorendo l'aborto ed il parto prematuro. Con i dati che possediamo è difficile dire con quale proporzione si verifichi in queste evenienze l'interruzione della gravidanza, ma secondo la statistica di R rcAu (che riassume i lavori fatti .su questo argomento da GRISOLLE, BuRGEors, VERRIER, CHATELAIN) ciò avverrebbe in circa la metà dei casi e preci~amente 21 volte su 4:.> casi. A parità di altre condizioni, tale in· terruzione è tanto più facile quanto più la gravidanza è inoltrata e vicina al suo termine fisiologico. Alla sua volta, come ho già notato, anche la gravidanza esercita una certa azione sul decorso della polmonite. Secondo GR1soLLE essa, in questi casi non ha una sede di predilezione, nè assume una forma speciale, ma in generale si fa rimarcare per la reazione febbrile più violenta, per l'ostacolo respiratorio più· intenso e tanto più accentuato quanto più avanzata è la gravidanza e per la gravità maggiore dovuta molto probabilmente ad insufficienza cardiaca. Ap · punto per tale ragione le polmonitiche gravide danno una maggiore percentuale di mortalità, specialmente negli ultimi mesi della gestazione; ma, mentre alcuni (CHATELAtN, GRISOLLE, BouRGE01s, TH1R10N) ritengono che il parto prematuro modifichi favorevol-

151l

mente il decorso della malattia, producendo una diminuzione dei sintomi congestivi del polmone, abbassamento di temperatura, rallentamento del polso, pronta risoluzione della malattia! altri invece sostengono il contrario: e la donna soccomberebbe qualche ora o il giorno appresso l'espulsione del feto. In ogni modo la maggior parte degli ostetrici e dei clinici sono concordi nel ritenere inopportuna ed ingiustificata in tali circostanze la provocazione artificiale del parto prematuro. Molto spesso, specialmente in questi ultimi anni, è stata riscontrata in modo indiscutibile la trasmissione dell'infezione pneumococcica dalla madre al feto . La prognosi per il feto è abbastanza grave e la morte ne è la conseguenza se la sua espulsione avviene prima del settimo mese di gestazione: soltanto quando il parto ha luogo negli ultimi tre mesi di gravidanza il feto ha qualche probabilità di rimanere in vita. Quanto alla cura, la p~lmonite deve essere trattat~ come se la · gravidanza non esistesse. Nel nostro caso la gravidanza era di data recente {l'inferma si trovava al terzo mese di gestazione quando fu colta dalla pneumonite) e non si poLè rilevare alcuna influenza della polmonite sulla gravidanza, nè di questa su quella. Il processo polmonitico ebbe un decorso favorevole, regolare, mite; non fu seguito da altre complicazioni oltre la parotidi te, e non f11 mai riscontrata iperpiressia: la gravidanza alla sua volta proseguì immutata, senza che l'inferma avvertisse disturbi spe· ciali. Anche per la malaria, come è stato dimostrato con numerose statistiche e ric =rche, sia antiche che recenti, la gravidanza non costituisce nè una causa predisponente nè una guarentigia contro di essa: quasi tutti gli autori poi sono concordi nel ritenere che la gestazione non abbia alcuna influenza sul decorso delle febbri malariche ed infatti gli accessi febbrili conservano i loro caratteri e l'andamento ordinario. Come ho detto nel riferire la storia clinica della nostra inferma, questa durante la con· valesoenza della polmonite fu colpita da f'ebbri a tipo terzanario (la cui natura malarica fu accertata per mezz~ dell'esame del sangue), simili a quelle che essa aveva già sofferto alcuni mesi prima e che aveva con( 7)


15l2

IL POLIOLINICO

tratto dimorando in una località malarica. Non è il caso di pensare ad una nuova infezione palustre primitiva, perchè quando comparvero gli accessi febbrili, l'inferma si trova va già da parecchi giorni (tredici) degente nel reparto di isolamento dell'ospedale di San Giovanni in Laterano e oltre di ciò le finestre di queste sale sono difese da reticelle met,alliche. R~ane quindi da stabilire da quali cause fu provocato il ritorno degli accessi di malaria nella nostra paziente. Come fanno notare il MARCIIIAF A v A ed il BrGN AMr nella loro recente pubblicazione sulla infezion~ malarica, questo ritorno delle febbri « è favorito dalle &tesse cause occasionali che ne favoriscono il primo sviluppo in chi vive in un luogo malarico n e fra queste cause annoverano anche la polmonite intercorrente. Ma alcuni pochi osservatori (BARNEs, BoNFILS ) , contrariamente a quello che, come abbiamo visto, ritengono i più, ammettono che anche la gravi danza possa risvegliare una infezione malarica sopita o latente. Ora, siccome nella nostra malata esistevano ambedue le suddette cause occasionali e predisponenti, potrebbe sorgere la discussione a quale di esse si dovesse riferire questo risveglio degli accessi febbrili, ma io credo che se ne debba incolpare il processo polmonitico. BIBLIOGRAFIA. P. CLAISSE, E. Du PRÉ. L es ;nfections salivaires. Arch. de méd. expé rim. VI. HABRAN. Parotidite dorible à réJJétition s11rve1iant au rnoutent de la 11trnstruation. U nion m éd. d11 Nord· Est. 1880, p. 137. KNAPP. Vicarious enlargenzent o/ tlte ]Jarot;d gla1td. Philad. med. Times, 1879. T. IX, p. 570. FR ..\.NCIS V1LLAR. Jorlisn,ie à local;satio1i parotidien1ie, onrlR j od;que, .iod;s1ne 011rl;er. France médicale, 1887. 2 jt1in. T. I, p . 766, Paris. D EBO U'r d'ESTRÉES. Goutte parotidie1t1ie. J ournal de m éd. de Bordeaux, 1886, p. 273, e S emaine m éd. Pa1·is, 1887, p. 108. B. F. Cu RTIS. Parot;s co1111Jl;cati1i,r; gouorrltaea. N e,v . York: m édic. J ournal, 1887. I-. I, p. 346. S. DuPLAY et P. RECLUS. Traité de Chir11rgie. T . V, p. ±07. . ì\IORICJ<E R. E1tfzttndung der Oltl'SJJeicheldriisen, als Co11111lication von Ovar;oto11i;e1i. Zeit. f. Geburtsh. un<.1 Gynaeltol. Stuttgart, 1881. Bd. V, Heft 2, p. 348. ì\-fAT1YEF . .A.nnal. de gynék., 1885, p. 405. E. B Ul\I:\I. Ueber Parotitis naclt Ovnriotouz;e. :àitinchn. med. W och., 1887, n. 10, p. t 73. TERRIER F., A. EH.OCA, H. HAl~Tì\IANN. ~Ianuel de pathologie chirurgicale, Paris, 1889. T. IV, p. 231. ST. PAGET. Tlie retation of the parotid to tJie ge11rrative organs. The Lancet. London, 1886. T. I, p. 86 130, 227, 335, 374. Seco1tclary ;1tfla1nmatio1t o/' !Ile JJ arotid. The Lancet, p. 732. \

"' )

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GRISOLLE. Traité de la pneumonia, 1861 e 1864,. 2a edizione.

A.. ~ESTI. Parotidite suppurativa deter1ni1iata dal d;plococco di Friinkel. Atti del II Congresso della Società italiana di medicina, p. 300. Di nna raris· sima complicazione della p1tezz1no1i;te fibriuosa. Ri· forma Medica, 1889, 3-4 dicembre. TOUPET (in BESAN<.'ON et LANCEREAUX). Archives de méd, 1886 :::Sept. S. DUPLAY. Paroticl;te à p1ieu11iocoqzies. Gaz. hebd.. de méd. et de chir., Paris, 31 gennaio 1891, p. 50 e Semaine m édicale 14 gennaio 1891, p. 9. PRIOR. Miinch .. med. W ochenschr., 1890, n. 13, 15. GALAND ..A.. De la parotid;te à pne111nocoque. Thèse de Paris, n. 157, 16 avril 1891. S1LBERSTEIN L. Parot;tis als Co111plicatio1t àer crnposen P1ieu,11ionie. Corresp.·Blatter d es allg. arztl. Vereins v . Thtiringen. 28 J ahrg., p. 456. FIESSINGER. Citato da EICHHORST. Trattato di i)atologia e terapia speciale medica ; traduz. italiana,. vol. I, p. 556. b'IuRSELL. A case of snppzirative jJarotitis follozvi1tg zipo1i gonorrltaea. Brit. m ed. journ., 1896. CAl\IILLO Bozzo Lo. In/èzion,e p1ieu1non;ca . Trattato di patologia e terapia medica diretto da Mara· glia.no e Cantani. Vol. I, parte V, p. 201. TROUILLET. U11 cas de parotidite szippurf.e art cozzrs d'une pneumonie double. Daupbiné n1éd ., 1° agosto 1891. RADAKOF.F. L 'érysipéle et la parotite .con,tnie coni1;licatio1is de la p1tez:i1nortie cro.upale. l\Iéd. Obosrénié, 1884, n. 18. HANAU A. Ue_ber dz'e E1itsteJi11ug der e;terige1i E1it... zti1idn1zg der Speiclieldriiseli. Beitrage znr patholog. Anat. und z. allg. Path. v . Vircho-n'" ., 1889. T. IV, p. 485. PILLIET A. Do1ible szippuratiott des ,r;lancles sozis· 1naxillaires. B ulle tin de la Soc. Ana t. de Paris, 1890, p. 182. L. RrcAu. De la p1ien1no1tie clans la grossesse. Thès& de Paris, 1874:. CHATELAIN. Reclierches sur la pnennto1iie pe1ida1it la grossesse. J ourn. de méd. de Bruxelles, giu· gno ·luglio 1870. MARCHIAFAVA e BIGNAMI. La i1ifezione malarica, 1902, p. 480. BARNES. Lumleia1i lectures. Traité d'obstétrique,. traduction Cordes, 1886 (citato da A. P1NARD). BoNFILS. Pal1idis1ne et puerpératité. Thèse de Paris, 1885. VERRIER. Stir l' i1ifl11-e11ce de la p1ieri11ion;e et de la

pleurésie s1ir la grossesse et tes sn;tes de coz:iclies. Bull. de l'Acad. de Belgique. N . 5. Rapport 1868. ~~~~~

Recentissima pubblicazione: Dott. V. GIUDICE.ANDREA Prof. pareggiato di Patologia medica nella R. Univ. di Roma

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FASO.

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SEZIONE PRATICA.

O) Alterazioni importantissime esistono

RIVISTE MEDICINA

Studio sulla mioca1"dite con speciale riguardo alle alterazioni della elastica nelle affezioni del 1nioca1"dio. (CoPLIN. Proceedirigs of tlie Patltologir.al Societ.lf

of Pliitadelphia, n. 1, nov. 1902).

Una classifica esatta delle varie forme di miocardite è difficile a causa delle varie e molteplici complicazioni che in essa si presentano e per le Yarie forme anatomiche con cui essa si manifesta, passando queste spesito da una all'altra. senza limite netto e preciso. L' l1.. fa la sto1·ia delle va.1·ie classificazioni proposte e i·iporta la seguente, su cui tutti però sono oramai d'accordo: , parenchimatosa. . d'1te Miocar

I intersti· ziale

~

acuta .

·. · · l

suppurativa. non suppurativa. .miosclerosi molle

cronica o miosclerosi cardiaca

1C13

(LETULLE).

miosclerosi dura.

Per quel che i·iguar·da le alterazioni della ~lastica del mior.ardio, si studiarono i casi di miocarclite intervenuti nel corso di a.f • fazioni acute : tifo, polmonite crupale, infezione pue1·perale, p eritonite settica da ostru· zione intestinale, f\ setticemia secondaria a pielonefrite suppurati,ra.. Pe1.. ciò che r·iguarda i casi cronici, si studiarono due casi di de· generazione fibrosa vicino all'apice del ven· tricolo sinistro; gl'infermi .avevano 11na forte angina lJectoris e la morte accadde dt1rante l'attacco. Oasi aczlti. - Le lesioni osservate confer· mano pienamente la forma di miocardite in, terstiziale non suppurativa data nella classi· ficazione. A) Immecliatamente sotto al pe1"icardio, la sottile membrana elastica presenta poche alte1.. azioni : solo sottili gran11lazioni. B) Le alterazioni di tutta l'elastica del miocardio sono per ogni dove chiaramente visibili. Le fibre sono raggrinzite, le cellule i--et1·atte, sicchè appare evidentissimo il reticolo fibrillare. In alcuni luoghi l'elastica è rigonfia e in tal modo si produco la distensione delle fibre. L'ingrossamento è molto manifesto nel reticolo perivascola1"e, specie nei rami dell'arteria coronaria. In alc11ni casi si riscontrarono parecchie cell11le linfoidi e « Plasmazellen. ».

immediatamente sotto o vicino all'endocardio. La membrana mostra considerevoli rigonfiamenti delle cellule endoteliali; in alcuni punti queste sono al massimo grado granulose o distrutte. La granulazione e la ten· danza alla distruzione è pi~ evidente negli spazi fra le colonne carnose e la base dei muscoli papjllari. Subito dopo l'endotelio nor·· male o più o meno alterato, risalta nettamente la membrana r·igonfia. D) Nei vasi sanguigni : l'Intima mostra spesso le medesime a] terazion i clell' endotelio dell'endocardio; similmente la membrana ela· stica presenta alterazioni analoghe a quelle dell'elastica dell'endocardio ; tali alterazioni sono più evidenti nelle arter·ie che nelle vene. Oasi c1·onici. - In tali casi il tessuto fibroso era abbondantemente diffuso, specie nel tessuto perivascolare, sì da costituir·e delle larghe aree di tessuto fib1·oide. Le alterazioni del muscolo cardiaco e del tessuto in· te1--stiziale son simili a quelle state desc1·itte nei casi acuti in B. Quivi l' A. riporta una dettagliata storia clini ca . Si tratta di un uomo di 58 anni senza precellenti morbosi e1·editari, nè pe1·· sonati. Cinque anni prima di farsi visitare dal medico, aveva una sensazione dolorosa sotto l'apofisi ensiforme insorta rompendo dei ceppi: il paziente provava la sensazione di avere un nodo. Il dolore era pe1--sistente, anzi · crebbe di intensità e si estese all'omero sinistro, al collo e alla mascella. La scomparsa del dolore era accompagnata da eruttazioni di gas. Il dolore e1·a tale che egli si doYeva fermare subito dopo pochi passi. All'infermo, nè bevitore, nè fumato re, t1n medico disse che i disturbi dipendevano cla una dilatazione di stomaco. L'esame obbiettivo è completamente negativo per ciò che riguarda i polmoni, l'addome e l'urina ; si avverte s·910 il secondo tono cardiaco indebolito alla ascoltazione della base . del ct1ore. Contro gli attacchi di clolore l'inf e1·mo prese della stricnina che riusciva a calmarglieli. Continuò in tal modo per parecchio tempo, regolando anche la sua nutrizione sottoponendosi ad 11na dieta lattea, finchè un giorno un violento attacco cli angina pectoris determinò la st1a morte. L'autopsia p1·aticata sei ore dopo il decesso rivelò le segt1enti alterazioni: il pericardio cope1..to da uno strato di grasso maggiore del normale : nella cavità pericardica vi sono 12 eme. di liquido chiaro. Gli orifici r1e1 cuore (~ }


15l4

IL i'Ol.11CLIN100

non presentano dilatazioni o contrazioni. Nelle valvole mitraliche vi sono punti ateromatosi, non però. calcificati. Le val.vole e ·gli orifici . del ventrjcolo destro non presentano nulla di anormale. ;A.ree ateromatose si trovano sulla po1"'zione iniziale e·sull'arco dell'aorta e sulle coronarie. La porzione anterolaterale del ventricolo sinis'tro è notevolmente diminuita di spessore; strie iali_n e longitudinali appaiono s11lle co· lonne muscolari ; masse fibrose occupano la spessezza del miocarclio. Il tessuto di questo, esaminato microscopicamente, preparato e co· lorato col metodo di Van Gieson e di W ei· gert rilevò atrofia con degenerazione grassa: similmente con tali metodi si potè conferma1--e microscopicamente la presenza di punti ate1·omasici nell'aorta e nelle arterie coronarie. Alterazioni conspicue si rilevano a carico dell'endocardio: vi è quivi un accumulo stra· ordinario di cellule endoteliali o stratificate. o disposte irregolarmente fra le fibre della membrana elastica : tali cellule si riscontra· rono, anche nell'interno dei vasi, a formare in alcuni punti un trombo di fresca data, in altri un trombo già in via di organizzazione. Simile neoformazione cellulare si trovò nella elastica del miocardio e dei vasi sanguigni. Per ciò che riguarda ora tale ipergenesi dell'elastica, due interpretazioni sono state date. Secondo la prima, èssa sarebbe secon· daria a un'infiammazione, una necrosi, una degenerazione òelle fibre muscolari ; secondo la seconda, essa sarebbe invece il risultato di un veleno sclerogenetico o di un numero di veleni agenti, sia da soli che uniti, e pos· sibilmente una ·causa può produrre l'altra. Per ciò che riguarda il punto d'origine della alterazione, alcuni vogliono che essa cominci primieramente nel muscolo cardiaco, altri in· vece nel tessuto elastico. Gli effetti di tali eccessive vegetazioni della membrana elastica consistono in una difficoltà nella circolazione e in un maggiore sforzo che il cuore deve fare per vincerla. C'è inoltre a notare un altro importante rapporto che esiste fra gli aneurismi del cuore calcificati e le alterazioni dell'elastica: sarebbe questa in· fatti la quale, con la sua iperproduzione, ori· gine1-.ebbe l'aneurisma. L'A. termina infine parlando dell'etiologia delle alterazioni anatomiche dell'a1igina pecto-. 1·is. L alzgina pecto1-.is è ormai da tutti ricono· sciuta come un'angina delle coronarie, a cui PoWELL aggiunge un'angina vasomotoria. BE· NENA.TI ammette invece una forma nervosa dovl1ta a lesioni dell'aorta e dei plessi nervosi del miocardio, consistenti le prime, in (10)

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endoarteriti obliteranti, infiltrazioni' pericel· lulari, gomme, ecc. ; le seconde, in t1n processo di nevrite. MARCKLEN, alle lesioni organiche vuole aggiungere le intossicazioni (tabacco~ the, caffè, piombo, alcool, u1·emia), la diatesi (reumatismo, gotta, diabete) e le infezioni (tifo, infll1enza, malaria); tali cause agirebbero di1·ettamente sul plesso nervoso cardiaco. Nel caso sopra ricordato le alte1·azioni a. carico delle arterie, la presenza di un' endoarterite con ispessimento dell'intima, gli abbondanti t1·ombi in vari stadi di organizza· zione dimostrano certo l'origine embolica dell'angina, la quale con una violenza estrema determinò la morte immediata del paziente. Dott. ANGELO PIAZZA.

Dell'albon1inoria nel_la insut·ficienza aortica. .. (LEUBE. Milnclt. inedie. Woche1tscJir., n. 30, 1903). •

Nella maggior parte delle affezioni · car.. diache l'albuminuria si presenta in via tran· sitoria, potendo scomparire in seguito alla somministrazione di digitale: essa è dovuta a stasi renale; quando l' albuminuria divienestabile e refrattaria ad ogni intervento tera· peutico, allora si hanno nel rene alterazioni anatomiche pt1re stabili, come l'indurimento cianotico ed il raggrinzamen~o vasale. Invece nell'insufficienza aortica, l'albuminuria si manifesta non solo nel periodo di rotto ·compenso, come un effetto della stasi venosa nei ~eni, ma anche in un periodo della affezione ·cardiaca, in cui 1nanca completa· mente qualsiasi fenomeno di stasi sanguignat come edemi, cianosi, ecc., ecc. Secondo l' A., la causa di questa albumi· nuria consiste nell'ateromasia generale, la quale manifestandosi come un disturbo primario nell'età avanzata, dà luogo all'indurì· mento ateromatoso dei reni, ed alle alterazioni ateromatose delle valvole aortiche, alterazioni che cond11cono all'insufficienza delle med~sime .. Invece in altri casi, specie in individui giovani, l'insufficienza aortica è il disturbo primario, ed allora in seguito alla JJressione sanguigna massima determinata dalla insufficienza cardiaca, come pure in seguito alle forti oscillazioni della pressione sanguigna nei vasi e capillari renali s'ispessiscono le pareti di questi, e s'accresce il tessuto connettivo che li avvolge. In tal modo il rene a poco a poco s'indurisce; quest'indurimento si può dire ar· . terioso, in opposizione a quello che è desi· gnato éon l'appellativo di cianotico. L'ostacolo alla circolazione nei glomeruli, e


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SEZIONE PRATICA

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Diagnosi clinica: emorragia per rottui·a t1i vena varicosa dello stomaco per stasi della vena porta, consecutiva a cirrosi epatic~. La sezione necroscopica giustificò J>ienamente qt1esta diagnosi clinica, rinvenendo n ella pa1·s cardiaca la mucosa stomacale la1..gamente tLl· mef atta e sul culmine di ql1esta tt1mefazione t1na. fine apertura, clonde spremendo fuoriusciva sangue n erast1..o. Questa apertt1ra con· dùceva direttamente in un enorme plesso va· i·icoso di vene della grandezza di un dito, il ct1i significato topografico e rapporto corrispondeva alle venae gastriçae b1·eves. D' altra parte la varice era in diretto rappo1.. to pe1· una vena flessuosa della grossezza del mignolo colla vena soprarenale sinistra, pai;imenti eno1·memente ectasica. ·. Le enorml ' rarici delle vene gastriche, che rappresentavano èon i due altri tronchi ve. nosi nominati una diretta comunicazione del campo d~lla 'rena porta con quel~o della 'cava infe1·iore, erano state sufficienti, insieme alla notevole .tumefazione splenica, ad equilibrare la forte pressione data nel campo della porta dal_ raggrinzitmento epatico in modo così perfetto, che intra vitam non si ebbe mai 1·igonfiamento meteoristico intestinale, nè trasudazione di liquido libero nel cavo addominale. · Finalmente però questo stessò · salutare meccanismo ·compensatorio condusse all'esito le· tale per la rottura di uno dei più grossi nodi varicosi. ID: questi due momenti, l'emorragia letale e la formazione anastomotica -vaFicosa tra il territorio della porta e della cava - nel caso presente mercè la vena epigastrica brevis -, che ·per molto tempo compensò perfettamente · la stasi venosa portale senza dare mai alcun disturbo, in questi due momenti stanno i :rap· . porti più importanti, rapporti che sino1·a in Sulle emorragie mo1·tali nella stasi cronica casi analoghi non furono mai in degna misura considerati clinicamente. della vena porta. Se si getta infatti lo sgu,ardo sulla descri(H. CuRSCHMANN. Dezit. nted. Wocli., XXVIII, n. 16). zione classica della cirrosi di LAENNEO, E:si nota come essa si riferisce precipuamente agli stadi Un indi,riduo di 32 anni, bevitore, muore culminanti e finali più comuni con manifestain pochi giorni di gravissima anemia consecu- zioni eyidenti della stasi portale, ·met_eorismo tiva a vomito continuo, ripetuto di sangtte nero, ed ascite. Meno noti sono i rapporti clinici mezzo coagulato, insieme a defecazioni picee, dello stadio iniziale e di sviluppo Rino al a melena. All'esame obiettivo il ventre era quadro classico completo. . molle, non tumido : non ascite. ~lai dolore nella D'altro canto, mentre nella maggioranza regione gastrica, sempre ottimo appetito negli dei casi il decorso clinico della cirrosi passa intervalli tra l'ematemesi, mai al:}un disturbo successivamente pe1.. tutte le fasi accennate dopo l'assunzione di vivande di difficilissima sino al meteorismo e all'ascite, s'incontrano digestione. Un enorme tumore di milza : fegato talora dei singoli casi, in cui queste man.ife· diminuito di volume, liscio alla palpazione stazioni mancano totalmente, o sono presenti della superficie, sebbene un po' granuloso verso in lievissima misura. l'orlo. Egli è ce1·to che in molti di questi ttltimi

la cattiva nutrizione degli epiteli provocano l'albuminuria; si altera pure il processo nu· tritivo dei canalicoli urinari, 01·gani cotanto sensibili alla diminuita int1~oduzione di ossi· geno. Gli epiteli dei canalicoli s'intorbidano e si distaccano; in tall1ni punti gli epiteli di· ·staccati sono così numerosi che i canalicoli orinari ne appaiono completamente i ..ipieni, mentre in altri punti la loro parete si mo~tra del tutto sprovvista di epiteli9, tanto .da a'rersi l'imagine di una nP.frite pàrenchimatosa: nell'orina~ oltre all'albumina, si hanno cilindri granulosi. Se e fino a qual punto l'insufficienza aortica possa nei singoli casi condurre all'indu1..imentC? arterioso ed all'all;>t1minu1:i.a, dipen· derà in prima linea dall'intensità e dalla du· rata del vizio valvolare. L' A. basa il suo ragionamento sopra un caso cli~ico che riferisce con numerosi particolari anatomo-patologici: _si tratta di un in· dividuo di 19 ·a nni, affetto da insufficienza aortica, siccome risultò oltre che dai sintomi· clinici, anche dall'autopsia: in esso l'ateroma delle arterie, nello stretto senso della parola, era da escludere a motivo dell'età; !'albumi· nuria comparve e persistette in un periodo della malattia in cui non poteva affatto par· larsi di stasi del sistema venoso ; nè tampoco l'albuminuria poteva dipendere dall'aumento della pressione arteriosa come talé~ poichè non l'aumento di detta pressione, bensì il ·dimi· nuito afflusso di sangue arterioso ai 1·eni fa· vorisce l'eliminazione di albumina; e quanto più è rapida la corrente sanguigna nel glo· merulo, tanto minore è la q L1antità di albumina che si elimina. · Dott. E. GuGLIELMETTI.


151-6

IL POLIOLINIOO

casi l'apertura di vie collaterali con trasfor·mazione varicosa del rispettivo territorio venoso, accanto alla tumefazione splenica, può compensare pe1--fettamente e supplire il circolo ordinario, impedendo la manifestazione delle solite consegu enze della stasi portale. Il caso accennato non è l'unico in lettera· il1ra. Il Rel. ne ha osservato uno recente, mente del tutto uguale al descritto, di un al· coolista quarantenne, morto in meno di due giorni, di anemia consecutiva ad ematemesi e melena, in cui parimenti la cirrosi epatica non aveva cleterm.inato n è traccia di ascite n è meteorismo. Dott. BAGLIONI.

CHIRURGIA \

Su alcuni- 1netodi recenti di anasto1nosi intestinale. GR~A..Y ·WARD .

(G.

Jl:lecl;cal .Recorcl, 11VII1903).

01·edo non vi sia a1--gomento di tecnica ope· rativa, su cui, specialmente negli ultimi tempi, si sia più discusso e più vari e n11merosi me· todi e processi siano stati proposti e provati, spe1·imentalmente e sull'uomo. Basta vede1--e il volume dello J ·E ANNEL sulla Oliiru111ie de l'intestin, e quello di TERRIER e BAunou1N, La s1:,,tzl1·e intestinale. È parso per qualche tempo e a parecchi operatori che col bottone di lliurphy si fosse detta l'ultima parola in fatto di perfeziona· mento della tecnica; ma non mancarono, anche nel momento del maggior entusiasmo, oppo· sitori e du~biosi, e oggi dopo un lungo eser· cizio, la massima parte dei chirurgi i·icono· scono come pur i--appresentando un ottimo mezzo, specialmente per la rapiclità e la sem· plicità dell'applicazione, espone in molti casi ad inconvenienti immediati, e postumi sia poco dopo, sia a distanza dall'operazione, che rendono senz'altro preferibile, potendo, l't1so di una b11ona s11tura o di altri mezzi meccanici. E le molte modificazioni p1·oposte al bottone originario del Murphy, e i nt1ovi m~todi pro· posti con altri mezzi sono li a provare la ri· cerca co~tante di evitarne gli inconvenienti. Seguendo i criteri cliversi nella riunione dell'intestino alcuni hanno cercato e cercano ancora di ottenere lo scopo con mezzi mec· e anici o bottoni) che i·endano più facile e 1·a· pida la sut11ra o tendano ad eliminarla com· pletamente, come nello st1--umento del Murphy; altri invece si .occupano di migliorare la tee· nica della sutura stessa, altri di giovarsi di mezzi che renrlano l'ope1--azione più rapida e ..-;;;:~:::;;,=::..:=..:;::;-= I f

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permettano di compierla senza aprire affatto il lume intestinale. Fra quelli che riguardano la prima categoria, è degno di. menzione un metodo proposto dall'HA.RRINGTON (Boston 11iedical and snrg. Jozir·nal, 6 nov. 1902). Consiste in un ~nello di alluminio, composto di quattro pezzi, che s'incastrano l'uno nell'altro, e sono tenuti insieme da una piccola asta d'acciaio, che .s'innesta su due dei segmenti e li tiene così tutti uniti, servendo nello stesso t~mpo da manico; l'anello di alluminio così completo, presenta una doccia nella su~ faccia esterna. Su questo solco vengono portati i due capi intestinali, sui quali si è prima applicata una sutura a borsa di tabacco, e con questa vengono st1·etti e fissati sull'anello; un piano di sutura alla Lembe1--t e alla Halsted è ra· pidamente applicato fra i capi così accostati. Completata l'unione, si sfila il manico e i quattro pezzi leggeri dell'anello si scompongono, e verranno poi emessi colle feci. Per quanto l'autore dell' artièolo riporti questo mezzo alla categoria llel bottone di Murphy, non rientra, come si \rede, veramente nel concetto di questo, poichè non serve esso per sè ad unire e tenere insieme i capi in· testinali, ma serve invece di sostegno per compiere più rapidamente la st1tura, e fatta questa. è scomposto e non entra più nel mantene1--e a contatto i capi, finchè sia salda e definitiva la riunione. Neanche si potrebbe perciò assomigliare al· l'anello, proposto dallo CHAPUT, cui si avvicina per la forma, ma che è assolutamente diverso nell'uso. Ce1·to, esso toglie molti degli inconvenienti del bottone di Murphy : la possibilità di una pressione troppo forte s11lla parete intestinale e la sua necrosi prima che vi siano salde ade· renze; la possibilità che ne sfugga una parte dall'anello compressivo delle due metà dello strumento; la piccolezza del lume, attraverso cui per alcuni g iorni si deve compie1·e il cir· colo intestinale; la g1·andezza e la pesantezza del corpo estraneo, che deve migrare lungo il canale ; ma non è men vero che alcuni per·· mangono, e oltre la difficoltà che appare evi· dente talora della tecnica, corpi estranei pure ne restano, e multipli, e benchè piccoli e leg· geri, e forse appunto p erchè molto leggeri pos· sono produrre altri inconvenienti. Ma non è allora molto più semplice vale1·si di un semplice sostegno come NEUBER pro1Jo· neva coi suoi tubi di osso decalcificato, THIÉNOT con una carta da visita, ed io più semplice· mente e praticamente con dei cilindri di pasta dura, di forma speciale, che facilitano la a1)·


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SEZIONE

posizione a contatto dei capi, e l'applicazione clelle suture e finita questa possono essere spezzati, con una leggera pressione o lasciati in posto, perchè rapidamente rammolliti e di· geriti '?

***

Un altro metodo, che appa1·tiene alla categoria di anastomosi fatte colla semplice sut11ra, senza bottoni o aiuti meccanici, è quello di GREGORIO CoNNELL, pubblicato dapprima nel Philadelphia 11fontlilg Medicai Jour·nal del gennaio 1899, ed ltsato la prima volta da MARTIN di Chicago nel giugno 19.00, e infine pubblicato con tecnica perfetta nell'ottobre 1901 n el Journal o/ the Anterican Medica! As-

sociation. Il processo dapprima p11bblicato dal CoNNEL e che va col suo nome (v. JEANNEL.i, citato, p. 152) consiste semplicen:iente in due sopraggitti a punti di materassaio perfo1~anti, fatti con due fili diversi, uno per la metà posteriore e uno per l'anteriore (The Jozir1zal o/ tlie Ame1·. mr;d. Assoc., 1893). Questo recente si fonda sul metodo di 1\Iaunsell che, come si sa, rovescia i due capi da riunire attraverso un'incisione longitudinale fatta da uno clei capi, e compie rapidamente l'a· nastomosi con pt1nti perforanti a tutto spesore, che vengono annodati tutti verso il lume, in modo che le superficie sierose vengono adcloesate nel modo migliore. Si rimette poi a posto l'intestino e si chi11de la breccia longittLclinale i1el modo ordinario . Il metodo del CoNNELL, in fondo, consiste soltanto in un artificio di tecnica, che permette di compie1·e la sutura alla maniera di MAUN· SELL senz;a estroflettere i capi da una seconda breccia. Per fai.. ciò, portati a contatto come due canne da fucile i due capi da anastomizzare) si passa un pr·imo pt1nto a tutto spessore delle due parti in corrispondenza dell' inse1·zione del mesenterio, si annoda nel lume, e si lasciano i fili lunghi. Un punto simile si passa ad una distanza dal primo di un terzo circa clella circonferenza intestinale. Tenendo .disteso l'intestino pei fili lasciati lunghi di questi due punti, si completa facilmente e rapidamente, a punti staccati, la sutura del terzo clella circonferenza compreso fra essi, perforanclo contemporaneamente coll'ago le due pa1~eti inteatinali addossate per le loro faccie sierose e annodando i.l filo dall'interno. p g ualmente si fa pe1· l'alt1~0 te1·zo della circonferenza dei capi. Rimane 1 ultimo terzo, in cui si passano i punti perforanti man mano, non più contemporaneamente attrave1·so le due pa·

1517

PRATICA

reti, ma perforando prima l'una e poi l'alt1·a, e annodando sempre verso l' interno, per la breccia che va diventando sempre più piccola, sino ad arri,rare all ultimo punto, che non si può in alcun modo annodare verso il lume. Pe1.. far questo OoNNEL rico1·re ad un truck: passato il punto nel modo solito, fa uscire dalla breccia la cruna di un ago retto, che introduce passando fra due suture in un punto diametralmente opposto a quello rimasto a chiudere; infila sulla cruna i due capi dell'ultimo filo passato e ancora da annodare, e estraendone l'ago, li porta così fuori dell'in· testino pel punto diamet1-.almente opposto in modo che le pa1~eti intestinali vengono a contatto; e stringendo e annodando i capi, chi11de così l'ultimo punto affondando poi il nodo nel lume. Si ha in tal modo l'addossamento saldo delle superficie sierose, mentre nessuno clei punti di sutt1ra è visibile dal lato pe1..itoneale, eliminandosi così ogni pericolo di fil trazione ; si avrebbero insomma i vantaggi del metodo di Maunsell, senza gli incon"\renienti della incisione longitudinale. Ma si fiderà il chirurgo di 11n semplice piano a tutto spessore, sia pure applicato colla tecnica suddetta'? Vediamo giornalmente, nel compiere anastomosi intestinali capo a capo o laterali o gastroenterostomie, che la maggior parte dei chirlll--gi si valgono di una sutur~ simile per la metà posteriore dell'anastomosi, sia che preferiscano i punti perf 01·anti sia alla Lembert-Cz;erny) annodando appunto i fili dall'interno; ma non trasct1rano di fare semp1·e un secondo piano siero-sieroso, di rinforzo e di sicurezza sul primo (v. la così detta sutUl·a di Franck). E do\endo far qlJ.esto, quale vantaggio reale offrirà il metodo di Connel s11 quello ordina.rio '/ Tanto più che dalla descrizione :riferita si comprende, come un certo intervallo deve esistere fra punto e pt1nto nella sutura applicata secondo CoNNEl .L e non sarà pruaente abbandonare nell'addome due capi i·iuniti per un semplice piano, così eseguito.

* ** che viene

Il terzo metodo, molto "\""antato dal GRAY W .A.RD e che ha ver·amente il merito di u11a grande semplicità) è di compiere l'unione pe1· mezz;o di due pinze di 0' Rara. Si tratta di d11e semplici klammer, a branch e lunghe e sottili, che possono essPre tenuti insieme con una serre-fine. Si applica ciascuna }linza nel punto in cui si de,~e resecare l'intestino, e si seziona questo immediatamente all'esterno della pinza, che (13)


1518

IL POLICLINI CO

così chiude il lume intestinale. Le due pinze vengono ora accostate e unite colla serre-fine; e si applicano prima sulla faccia anteriore e poi sulla posteriore dei l)l1nti di st;itura da materassaio (ad U) alla Halsted in modo che le pareti intestinali vengano messe a contatto colle superfici sierose, al di sopra delle branche della pinza, che sono così com1Jletamente se· polte. Completata la Sl1tura, i due klammer vengono sfilati e chiuso con t1n p11nto il fo1·0 residuo della loro applicazione. I vantaggi, oltre la semplicità e la rapidità del metodo, sono che ltn paio di })Ìnze può servire per qualunque resezione e per qualunque tratto dell'intestino, e sugli altri me· todi, che si evita la possibile infezione dal conten11to intestinale, rimanendo i capi sempre clìiusi sino alla fine dell'anastomosi. In fondo qualche cosa di simile pro1Jose già p ARLAVECCHIO fin dal 1897 ; ln. tecnica però non e1~a così semplice, e le sue anse metalliche che st1·inge,rano i capi, a borsa di ta• bacco, e poi dovevano tagliarli,, uscendo, pre· stavano il fianco a delle obiezioni, che gli -vennero fatte appunto nel Congresso della Società di chirurgia. Il metodo di 0' Rara è certamente molto semplice e. credo si potrebbe 11tilmente provare. Forse un inconveniente })UÒ essere quella specie di orlo introflesso di parete, che deve rimanere tolte le pinze e che viene a formare una specie di valvola, dimin11endo il lume del punto l'iunito, e che in certi casi, come io provai sperimentalmente (1), esagerando ad arte <1uanto avviene nella sutt1ra ordinaria capo a capo, può esser causa d i11con"\renienti e anche d' insuccesso. R. ALESSANDRJ.

L'ablazione dello stou1aco (totale e subtotale). (BOECKEL.

Félix Alcan, éd., 1903).

L A . basandosi su di un caso di ca1~cinoma mt1coso dello sto1naco, in cui egli ba con successo praticato la gastrectomia, fa uno studio completo s11lla operazione in parola e raccoglie tutti i casi -di gastrectomia finora esistenti nella letteratura.. La gastrectomia non è stata praticata, se· . <Condo l'A., che in casi di cancro (:1:2 volte -su 45), più i·aramente (3 volte) in un'affezione che può simttlarlo (linite plastica). (1) Alcuni esperimenti sulla r esistenza della su· tura circolare nell'anastomosi intestinale. - Congresso clclle oc. It. di chir. 1897. (14:)

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Il cancro dello stomaco quindi costituisce l'indicazione di prim'ordine per la gastrectomia. Esso non può esse1·e che trattato chirurgicamente. È necessario quindi diagnosticarlo più presto che possibile. Ecco t1na questioBe della massima importanza.. A tal uopo non deve venir trascurato alr.un mezzo d'investigazione; se occorre, non bisogna arresta1·si dinanzi alla laparotomia esplo· l"'ativa" e magari alla gastrotomia esplorativa. Dei 48 casi raccolti dall'A., il risultato operato1~io è conosciuto in tutti fuorchè in due; onde, trascurando questi, l' A. trae le sue con· elusioni dagli alt1""i 46. Di questi, 18 casi sono ' stati seg11iti da morte, 28 da guarigione. Si avrebbe quindi una mortalità del 39. 1 per cento. Sui 28 casi seguiti da guarigione, l'osservazione non è stata in 6 casi prolungata per un tempo sufficiente a far fare degli apprezzamenti sui risultati definitivi. Degli altri 22 casi in uno (caso di Vautrin) si e avuta la morte, dopo dl1e anni, per tubercolosi polmonare acuta, in un altro (caso r1ell'A.) la morte si è avuta dopo 7 mesi e mezzo, per occlusione inte~tinale . Altri 11 sono morti pe1~ redici,Ta locale o generalizzazione del p1~ocesso neopla.stico do1)0 un· periodo di tempo variabile da 5 mesi a ·5 n.nni. Gli altri 8 operati rimanenti vivono ancora in perfetta salute (:l di Rillera, 1 di W ein, 1 di Ricard, 1 di Brooks Brigham, ed 1 di ì\'Iaydl, da 11 anni). E le co~cl11sioni alle q11ali viene il BoECKEL sono le seguenti: quando il neoplas n1a è net· tamente circoscritto, gli organi Yicini sono sani, le aderenze sono facilmente distaccabili; , quando non esiste alcuna controindicazione da parte dello stato generale del inalato (cachessia, metastasi), la gastrectomia potrà es· sere eseguita con successo, se non definitivo, certo dureYole; essa è, non solamente compatibile con l'esistenza, ma è capace di miglio· rarla notevolmente in certe affezioni incura· bili e fatalmente mortali. La q11estione di sapere se si può vive1·e senza stomaco è risoluta., per conseguenza, i!l senso affermativo. La regione del tubo cligestivo sit11ata in vi· cinanza immediata dell'anastomosi gastro-intestinale, particolarmente il duode1no, si dilata poco a poco, fino a simu.lare un nuovo stomaco e farne le veci. L'alimentazione ordì· , , naria, frequente e moderata al principio, è iµ seguito sopportata perfettamente; la digestione non è difficoltata, l'assimilazione avviene in modo regolare. LEOTTA.


·

{AN~o

IX, FA.se. 48

1:) L~)

SEZIONE PRATICA •

Gastroenterostomia anteriore ad Y. (l.VIONTPROFIT: Archives

'.

Prov. de Ghir., 1903; p. 457).

. Un processo di gastroenterostomia ad Y anteriore era stato nel 1897 dal Roux ideato, praticato e chiamato col nome di gastroente1·ostomia 1·etrocolica anteriore, però tale pro· cesso di circosta.nza fu subito dallo stesso autore abbandonato. Il WoLFLE.R formulò teoricamente un processo simile, nla che applicò poi solo il RoTGANS e consiste in: 1° Sezione dell'ansa dell'intestino tenue che si vuole innestare. · 2° Fissazione del monco no efferente sulla faccia anteriore dello stomaco. 3° Inserzione del moncone afferente sul1' ansa efferente. Il MoNTPROFIT ha operato 4 casi cli gastroe·n te· I'ostomia anteriore ad Y con un processo pe1·· sonale, che differisce da quello del Wolfler perchè, dopo sezionata l'ansa del digil1no, fa un'incisione profonda sul mesentere, onde avere agevolato il passaggio clell'ansa distale . prima al clisotto e poi al davanti dell'epi· ploon e del colon· trasverso. La sutura poi sulla faccia anteriore dello stomaco e la for· mazione della Y vengono fatte come nel pro· cesso ordinario. Nei 4 casi ope ea ti così, il 1·isultato è stato -ottimo. L'autore, d'altronde, dichiara di essere par· tigiano della gastroenterostomia posteriore, e q uand<) pt1ò aclottare un processo di elezione, p1,atica il processo di Rot1x, ad Y posteriore. Così ha fatto nella grande maggioranza dei suoi casi. Talora però l'innesto sulla faccia posteriore può essere clifficile, laborioso ed anche impossibile. In tali casi ha praticato il suddetto processo ad Y anteriore. LEOTTA.

Diagnosi delle lesioni intestinali nelle contusioni addon1inali. (LE

CONTE.

A1t1i. of 81irgerg, 1903, aprile).

Riferisce e d iscute 10 c3si di contusioni ad· dominali di cui 4 trattati colla laparotomia.. L'emorragia e la lesione dell'intestino sono i fatti più . frequenti e di maggiore entità, che possono t'iscontrarsi nelle contusioni addominali. L'emorragia è facilmente diagno· sticabile, non così la seconda. Passando in rassegna i varii sintomi, 'trova che il dolore e la i·igidità locale, di solito dati dai vari trattatisti come segni capitali, sono tutt'altro che costanti, ed asserisce che se avesse se-

guito queste indicazioni, egli avrébbe operato non ·meno di 6 infe1·mi, che gt1arirono spontaneam nte. U nici segni costanti e di capit:ile importanza nell'indicazione all'inte1·vento sono l'alimento lJrogressivo della rj g iclità acldomi· nale e la facies caratteristica. Gli altri si11tomi, come dolore addominale • p1·otondo ecl irradiantesi, il carattere accentuantesi del respiro toracico, il vomito, che per· siste alla scomparsa dello shock, la tumofazione del ventre, la frequenza del polso, la caduta della temperatura, son sintomi utili ma incostanti e sempre troppo tardivi. BIAGI.

Isterectomia addon1ina le totale praecesa1·ea. (ROGER.

8 e1naine 1néàica le, 3 giugno 1903).

Riferisce su d'un soggetto giova:Q.e, primi· para, con bacino f orte~ente ristretto, in t1'a· vaglio da tre giorni, in cui f11 JYratt.cata p1·ima la cesarea, conse.cutivamento f~ con successo la isterectomia addominale, pe1· l 'inso:rge11za di fatti peritoneali. L'operatore mette in conto la reazione del pe1'itoneo con le condizioni clC'l liquido amniotico ec1 i pl'ecedenti del parto, tras0orsi nelle peggio1·i condizioni di asepsi: si dolll.anda se ad evita1'e questa grave com· plicazione e ad evitare completamente l' infe· zionc del peritoneo per parte del contenuto settico dell'utero, app·ena questo venga inciso, non convenga invece procedere. lì per lì ad una ister ectomia praecesarea e togliere l'utero per la via addominale, senza aprirlo, incari· cando di ciò immediatamente dopo l'est1·azione un assistente. Un'opposizione può esser mossa a questo procedimento e viene dal dubbio che la soppressione del circolo placentare possa riusci1'e fatale pe1' il feto : egli vicle sperimentalmente che tra la soppressione com· pleta del circolo e l'esti,azione del feto potevan correre senza pericolo alcuno 30", giusto il tempo, perchè un assistente aprisse l'utero e liberasse il feto. P1'opone quindi per l'asportazione dell'utero un procedimento speciale che permetta di conservare fino all'ultimo il circolo placen· tare. Egli qt1indi, aperta la cavità addominale, esteriorizza l'utero, mantenuto in alto da un assistente, lega i vasi utero-ovarici, i legamenti rotondi, scolla la vescica ed incide i legamenti larghi, risparmiando i vasi uterini ~ quindi passa alla sezione della vagina col termo·cauterio procedendo f1·a due file di pinze. finchè in ultimo l'utero non rimane attaccato che pe1' i vasi uterini; questi son sezionati fra due pinze ed immediatamente dopo l't1ter o (1:>)


1520

lL

POLIOLINICO

passa ad un assistente che l'apre ed est1·ae il feto. Quindi st1tu1·a la vagina, peritonalizza il bacino e completa l'operazione. L' A. crede che questa può rimpiazzare la Porro ogni qualvolta la testa non è impe· gnata nello sca,ro, ecl è a temersi una infezione dall'utero. "B1AGI.

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l'assicurazione potrà essere fatta a condizioni speciali. GROSSE di Lipsia concludeva intorno al reu1natismo articolare ac11,to per l'accettazione dei soggetti che non hanno avuto più di t1n attacco, con cuore ille8o e indenni di antecedenti ereditari artritici; nel caso di più attacchi converrà attendere due o tre anni dopo l'ultimo accesso, e imporre condizioni ... piu severe. MEDICINA LEGALE A questo proposito non bisogna confondere il vero reumatismo dei giovani, poliarticolare L'assicurazione sulla vita e i i·ischi ta1·ati. di primo acchito, la « febbre reumatica » Nel mese di maggio di quest'anno si è riu- di LANDOUZY, con l'altra forma il cui inizio J1ito a Parigi il 30 Congresso internazionale è d'ordinario più tardivo, che p1·ocede per c1ei meclici delle Compagnie . di assicurazione, attacchi sempre più frequenti e meno acuti, cl1e, come i precedenti di Bruxelles (1900) e ed il cui prognostico è più sfavorevole. cli Amsterdam {1901) si è occupato di argo· È degno di nota tuttavia che alcuni oratori menti abbastanza importanti. del congresso ritennero queste conclu_sjoni La questione che in questo momento inte- troppo ottimiste, ma tuttavia f11rono adottate. i·essa di più le Compagnie di assictlrazione è Sulla assicurazione cleg1i as1natici ha rife· quella dei 1·isclzi tarati. rito MAHILLON di Bruxelles. Innanzi tutto SvEN p ALME cli Stocolma ha l'iferito una ·bisogna distinguere l'asma nervoso essenziale statistica compre.ndente 18,132 individui la dalle diverse dispnee parossitiche; impropria· cui domanda di assicurazione era stata 1·ifiu· mente chiamate col nome di asma; tra gli tata a causa di tare patologiche, la mortalità asmatici veri con~riene distinguere quelli che dei qt1 ali, almeno per quelli dell'età da 20 a sono giovani, i cui accessi sono 1·ari, che non 40 anni, ei·a inferiore a quella risultante hanno antecedenti tubercolari, che sono im· clalle tavole di mortalità delle compagn'ie in- muni da lesioni cardio-vascolari, e quelli inglesi che servono di base ai premi normali. vece che hanno passato i -1:5 anni che sono . . d.i a1cun1. obesi, arte1·iosclerotici o enfisematici L a l eg1· tt·im1·t'a d ell' ammi.ssione . . . . ed . i .cui. · h'i t arat·r non e. . per t an t o p1u ·... con t est a t a d a . bronchi sono costantemente i primi r1sc . . . ingombri; . . . . .. . · saranno accettab1l1, ma i secondi dovranno 1 d 11 ff J1essuno. Qua cuna e e a ezion1 p1t1 comuni .f. t t' . ·à t t t :i· t tt t0 t d. essere r1 1u a i. 1 ~-~n~ g1c: . s a ,e s ucii~ e so ~ q~ es ~un i A conclu~ioni pessimiste git1ngeva HrRTZ . 1st~ . ~ 81 prece~enti .~on~ressi, .spe~ial~e~te di Pai·igi nella sua relazione sull'e1zfise11za, l,.t s1f1 ide., ~a glico.sur1a., 1 album1nur1a, 1 arte- malattia ehe sovente nascond~ una tubercoriosclerosi, le cardi.opati~. . . . , losi J>olmonare latente, e qualunque enfisema~~! . ~o~gr~sso di. P~r1g1 fu discussa. 1 am· toso dev'essere considerato sospetto. Il i·elam1ssib1l1ta d1 molt1ss1me altre tare d1 non tore attribuisce molto valore a due . segni: minore interesse, pe1-- quanto esse si presen- l1uno è fornito dalla spirometria, l'altro dalla tino con minore frequenza al git1clizio del misiuazione clel torace; deve considerarsi medico assicuratore. . come cattivo l'enfisematico che all'esame spiRiteniamo che valga la IJena di passarle rometrico presenta meno di 2000 eme., od il rn.pidamente in i·ivista. cui pe1,imet1·0 toracico, misurato successivaPer qt1anto rjguarda la gotta st1 cui ha i·i- mente nella inspirazione forzata e nella espiferito LEREBOULLET, di Parigi, il congresso fl1 i,azione ~orzata , non varia di almeno 3 cenconcorde nella possibilità di arnrnettere i got- timetri. tosi cl1e 11rtnno più cli 35 a11ni {perchè questa La più. grande causa di « sinistri » che debaffezione nei soggetti giovani dimostra una bono registrare le compagnie di assic11razione, 1Jredisposi7'ione partico]are, capace di manife- la tubercolosj, fu discussa nel congresso, nelle Rtarsi con accidenti di natura dive1·sa, gravi sue forme più benigne, e ciò dimost.ca le ten· l)Cl' loro stessi) se la loro igiene è b11ona; denze sempre più liberali che si affermano in i clo,.. ranno al contrario rifiutare i gottosi questa branca della medicina e della pre,,.i11ci casi di lesioni ca1·diovascolari o renali già denza. BouRCY di Parigi, occupandosi degli dichiarate· fra queste due catego1,ie possono antichi pleuritici, ha cominciato per differentro·v·ar posto i gottosi giovani e quelli con ziare le pleuriti non tubercolari, sierose o pu· :tlternzioni articolari definitive per i quali rulente (anche se queste ultime abbiano ri·

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SEZIONE PRATICA

chiesto un intervento); esse costituiscono rischi pe1·fettamente accettabili dopo un certo tempo dalla guarigiòne. Differente è il giudizio per l'antica pleurisia a /rigo1~e, cioè per la pleuro· tubercolosi, come più esattamente deve chia· mars1.• Il R. ha citato una statistica personale, secondo la quale su 26 pregressi pleu1·itici soccombuti alla tubercolosi, 16, cioè 61 °/0 , sono morti prima che fossero trascorsi 10 anni dalla pleurite. Da ciò concludeva che i rischi saranno _di tanto minori per quanto la_ pleu1·ite sarà più antica; j soggetti di età matura sa1·anno meno sospetti dei giovani, più esposti, d'altro canto, alle forme I"a1)in0 della tubercolosi; le don11e saranno particolarmente sospette a causa dell'aggravamento che potrebbe risultare per una gravidanza. Insomma, l'antico pleuritico non deve essere escl t1so senza altro ma l'ammissione sarà sl1bo1·dinata ad un esame minuzioso di tutti gli elen;ienti d'ap· p1·ezzamento. Per quanto riguarc.la la titberçolosi delle ossa e delle articolazioni, il relatore PoELS di Brt1xelles ha esitato dal presentare conclusio~i recise; egli ha giudicato tuttavia eh-e ip cérti casi la gua.rigione sopravvenuta in segt1ito ad una larga exe1·esi dei focolai morbosi pote'r a }lermettere l'assicurazione a condizioni speciali. Tal~ el'a altresì il l)arere di "\VEILL-~1ANSON di Parigi che dichiarava che la compagnia., alla quale egli appa1·tiene, accetta sino dal 1889 senza soprapremio gli individui che hanno soffe1.. to· una coxalgia nell'infanzia., q11ando lJ.anno l'età da 35 a 40 anni. Per le de/or1;zità della colon1za ve1·teb1·ale conseczttive al 11101·bo di Pott, la questione è più delicata. Il relatore ScnuLTHESS, di Zurigo, concludeva con qualche riserva che la cifosi <li 01. igine spondilica fosse accetta bile condi· zionatan1ente, °'ralc a dire per una assicurazione a te1·mine limitato. Il pe1·icolo per i soggetti di questa categoria non risulta soltanto clalla :Possibilità di un i·isveglio dell'infezione tubercolare ma forse più dalle alte1·azioni ca1·clio-vascolari e polmonari consecutive alla cleformità del torn.ce. BROUARDEL presentò al congresso una mozione dichiarante che il gib· boso pottico è in istato d'inferiorità, ma che tuttavia non deve essere rifiutato che quando la deformità turba il funzionament0 degli organi es::;enziali. Ad una soluzione analoga ma con meno riserve giungeva il congresso in rigua1·do alle de/01·mazioni non tzibe1·colari della colo1zna l'e1·teb1·ale e del torace: tali deformazioni non

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consigliano il rifiuto se non quando impediscano la funzione degli organi toracici. La relazione di GARRIGUES di Parigi sulla litiasi biliare, veniva a conclusioni molto severe, perchè il R. proponeva l'esclusione o · l'aggiornamento sine diedi qualunque soggetto presentante una litiasi biliare obbiettivamente diagnosticabile ; per i casi nei quali la litiasi, in apparenza guarita, figurava soltanto negli antecedenti dell'assicurando, il R. distingue,ra due eventl1alità : o non vi era stata che una sola crisi di colica epatica, e l'accettazione era possibile, se la c1·isi rimontava almeno a 4- anni; o vi e1·ano state i·ecidi,re, e doveva rifiutarsi qualunque candidato che avesse presentato più recidive, o una sol a recidiva })iù di un anno dopo il primo attacco. SIREDEY si dimostrava assai più favorevole di GARRI· GUES ai cal colosi; secondo il suo parere. la litiasi biliare è troppo raramente causa di morte perchè sia giustificato il l"'ifit1to di un individuo che non abbia altre tare; un intervento chjrurgico anteriore sttlle 'rie biliari non è un elemento di ,,aggravamento del pro· gnostico, percl1è le operazioni di q t1esto ge· nere sono ordinariamente seguite da guari· gione radicale. RocHARD ha fatto qualche ri· se1·va a questo riguardo ; l' intervento dimo· st1·a che è esistita una infezione dell.e ' rie biliari, e non si può J:>revedere se un i·isveglio di questa infezione non i·enderà necessaria una nuova operazio ne. 1"1.A.URIAO l1a insistito sul concetto che i di· sordini digestivi persistono talvolta clopo t1na sola c1·isi di litiasi, e che sono t1n elemento per aggravare il prognostico. Al contrario, SERRA, BRoUA.RDEL, PETERSEX ecl alti:i appoggiarono l'opinione di SIREDEY, e finalmente fu approvata ltna proposta di 'VEfLL· ~IANSON, secondo la quale gli antecedenti di litiasi biliare in un passato lontano non costituiscono un motivo di aggiornamento se tutti gli organi sono sani, ed un soggetto operato da più di quattro anni e guarito è del pari accettabile. l\Ieno ardua ft1 la discussione per la litiasi renale. GILLET di Parigi, relato1·e, conchiude,ra pe1· l'ammissione d~gli individui aventi antecedenti di litiasi renale, note,rolmente di coliche nefritiche, senza recidive <la tre a cinque anni. purchè tali accidenti non abbiano i·esa necessaria alcuna operazione ; i soggetti opcratj, al contrario, debbon<> esse1--e rifiutati, sa1,~o il caso di semplice nefrotomia, con o senza litotomia. DESOOUST si dichiara,ra più se,..e1"'0 per i soggetti i quali, in seguito a un attacco di colica, non a'ressero espulso calcoli nè (17)


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emesso . acido urico, perchè per essi la causa del male persiste e può .anche aggravarsi. Le conclusioni del R . . furono approvate, eccettuata la parte riguartl~ute i uef rotom:izzati, che debbono essere rifiutati. Il rapporto presentato da N ORTO:N' sulla obesità ha messo in luce l'ins11f ficienza delle nostre · cognizioni sull' influenza di diversi fattori, per es. la razz<t, che possono influire sullo sviluppo dell'adiposi. Un altro punto oscuro riguarda il limite dell'obesità. Il R. proponeva di considerare come obeso un individuo in Clli il giro della ,rita sia st1periore al perimetro toracico. FLORSCHUTZ, di Gotha, ha fatto conoscere unarego la da lui adottata : quando il quo· ziente ottenuto dividendo l'altezza del soggetto per la differenza tra il doppio del giro della vita e l'altezza medesima è di .5 o più, non vi è obesità; se è di 4, l'obesità è media; se discende a 3 l'obesità è grave e il candidato · · deve essere rifiutato. In altri termini, nell'individt10 normale il giro della v;ita non deve superare i 3 / 6 della statura ; in caso di obe· sità media raggiunge i 5/ 8 , e i 9 / 3 nell'obesità grave. MAlCILLON crede più semplice con· servare la formula antica, cioè chiamare obeso ' un uomo in cui il giro della 0intura. sia su· pe1:iore alla metà dell'altezza. Ma nell'obesità . non è soltanto questione di grado; tuttì gli obesi non si rassomigliano, e dal punto di vista della prognosi è mestieri differenziare quelli in cui il grasso è localizzato al tessuto cellu· lare sottocutaneo e quelli che hanno un sovracca1·ico grassoso dei visceri; in molti soggetti ' . giovani, particolarmente donne, che appariscono notevolmente grassi, l'autopsia dimostra che gli organi interni non sono sovraccarichi di adipe. La questione interessantissima fu lasciata in sospeso e rimandata al prossimo con· gresso. In quanto alla g1·avidanza TISSIER, di Parigi, osservando che l'assicurazione sulla vita è un contratt.o senza urgenza, che può senz_a incon· venienti essere firmato qualche mese più tardi, opinava che in vista dei pericoli inerenti allo stato gravidico, sop1·attutto per le primipare, e della difficoltà di un esame viscerale minuzioso di una donna incinta, dovesse1·0 aggiornarsi le donne gravide sino al parto.WEILL·MAN· soN accettava queste conclusioni soltanto per le primipare; pe1· le multipare si può essere più favo1·evoli a condizione che i parti precedenti siano stati normali, e tenendo conto delle condizioni sociali dell'assicuranda. SvEN· P .ALME faceva conoscere che in Svezia le donne gravide sono generalmente accettate ; qualche compagnia fa delle riserve per le primipare stipulando che in caso di morte nel corso della '

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gravidanza e del .parto, l'assicurazione sarebbe annullata. Ed infatti, quale ragione si potrPbbe in.vocare per rifiutare le donae gravide, quando qt1alunque donna nubile che è accettata senza difficoltà, può essere considerata come in imminenza di gravidanza 'l SALOMONSEN di Copenaghen faceva una dichiarazione analoga ritenendo tutt'al più che si possano aggior-nare soltanto le donne incinte oltre il 6° mese, che avessero avuto precedenti parti difficili. L'opinione di SvEN PALME fu appoggiata dalla generalità de'i congressisti tedeschi e · scandì· navi, e, su proposta di PoELS, si concluse pe1-l'ammissione di qualunque donna incinta nor· malmente formata, lascianclo libere le compagnie di prendere quelle misure di precat1zione che ritenessero necessa,r ie per mettersi al sicuro dalla speculazione. L'impressione gene1--al~ c~e risl1lta da questa rivista è che i medici delle Compagnie di assicurazione tendono ad allargare sempre più i confini di questa benefica .istituzione .di previdenza, dimostrando l'assurda severità di. alcuni concetti aprioristici che hanno finora dominato fra di essi. Questo fatto, messo in luce dal recente Congresso internazionale di Parigi, meritava di esse1·e rilevato. Dott. A. GAROFALO. .

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OSSERVAZIONI CLINICHE La· sifilide latente nella etiogenesi delle n1alattie co1nuni. Importanza diagnostica dell'adenia epitrocleare. Studio clinico del prof. N.

DE DOMINICIS.

L'ordine naturale delle cose dovea imporre alla clinica di ricercare innanzi tutto la lesione orga· nica che fosse sostegno della malattia; e ciò spiega perchè lo stuçiio dovea dapprima concentrarsi nella semiotica e nell'anatomia patologica. Ma ciò non bastando per avere della malattia una con~scenza completa, e sopratutto per avere un incl.irizzo l'azio· nale alla terapia, fu sentito imperioso il bisogno di pe· netrare nei segreti della etiogenesi. E questo appunto è il compito del periodo attl1ale della medicina, per cui a poco a poco, q\Lasi senza pensarlo, si con· verge s11 questa via, seguendo Ja quale, allorchè ci siamo trovati dinanzi ad una lesione organica ben definita, per quanto riguarda la sua costituzione anatomica, non ci siamo sentiti abbastanza orie.n · tati ed illuminati per poterne indicare sic11ra e razionale lma terapia. Basterebbe, infatti, aver dia· gnosticato una endo.arterite, llna ple1irite, u11a ne·

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frite, una osteite, un diabete, ecc., ecc., p er poter •

• • • con piena coscienza pron11nz1are tma prognosi e prescrivere la cura '? E veniamo al nostro soggetto: Noi incpn triamo ad ogni passo n ella pratica con una grandissima frequenza, ed in gran n11mero forme morbose che presentano tra molte e svariate note alcuni caratteri speciali e costanti a tutte comuni, B cioè: l11ngo clecorso (talune fin dalla nascita o fino a tarda età) ; cachessia ge1lerale mediocre, non ten· dente alla risoluzione n è alla malignità; pertinacia di certi sintomi; refrattarietà a tutti i m ezzi tera· peutici comuni r azionali quanto energici; etioge1iesi

late1tte ;

localiz.~azio1ii

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SEZfONE PRATICA

varie e diverse.

Ordinarie sono le alterazioni generali del s istema vascolare ; e specialmente notevoli sono le affezioni del sistema n ervoso, del cuore, del polmone, della pleura, della milza, del fegato, dei reni. Di singolare importan za, dal nostro pt1nto di vista, sono due fatti: 1° che non si •riscontra in q11esti casi alcuna manifestazione di quelle che sono generalmente riconosciute come sifilitiche ; e sopratutto mutismo 'asso· luto della storia, poiehè i pazienti, sia per non averne coscienza, sia (e principalrnente) per un malinteso rispetto, negano recisamente il contagio ; 2° che trovansi quasi sempre tumefatti i gangli linfatici laterocervicali, gl'inguinali e gli epitrocleari. Talvolta questi ingrandimenti dei gangli non si trovano in t11tte le suddette regioni; e n elle donne gli epitrocleari non sono così frequenti come negli • • uonum. È sul valore diagnostico di queste adenopatie ~pitrocleari che debbo richiamare sopratutto l'atten· zione, poichè esso oggi è molto discusso da emi· nenti sifilografi, e trascurato affatto dai clinici ge• • ner1c1. Recentemente QuEIRAT alla Società di dermatologia e sifilografia (tornata 4 dicembre 1902 a Parigi) ha detto che l e ade1iopatie epitrocleari sinimetriclze si riscontrano sovante nella sifilide, ma che possono trovarsi anche in altre malattie, come nella linfadenia o micosi fungoide, n_ella quale esi~te una ipertrofia generalizzata dei ganglii. Dice inoltre di averla trovata in 11n giovane tubercoloso, che non avea avuto mai affezioni veneree, nè presentava alcuna stimmata di sifilide ereditaria, ed anche i suoi parenti erano immuni da sifilide. D ella im· portanza di questa adenopatia n ella sifilide, però, ne aveva già parlato il nostro .prof. DE AMICIS, ed il dott. Michele De Amicis fin dal 1896. - Gior1iale intern. di scie1ize mediche (1901). Ha riscontrato in qualche caso una massa di di-

verF;i ganglii, e constata il fatto che in taluni individui può trovarsi ttn numero di ganglii maggiore di ql1ello ammesso dagli anatomisti (In un caso ne ha tro·y ato fino a cinque da un sol lato). FOURNIER e BALZER riferiscono delle anomalie inver se, cioè la mancan~a di ganglii in talune re· gioni, anche nelle inguinali, spiegando così come in certi casi le 11lceri sifiliticl1e non sono state se· guite da adenopatie relative. Dalla mia personale esperienza., poggiata sopra un rilevante numero di osservazioni, in ordine alle adenopatie epitrocleari, risulta : 1° Che con una certa frequenza si trovano pa· r ecchi ganglii nelle r egioni epitrocleari, e non sem· • pre nel medesimo sito. 2° Che la loro tumefazione può con siderarsi ~ome segno indiziario di sifilide anche in casi di .tubercolosi e di linfadenia; o per lo meno che per essa è indicata la opportunità della cura m~rcuriale, dalla quale si ottengr>no immancabilmente, ove esi· sta, notevoli vantaggi, se nou la guarigione assol11ta. Se l e informazioni dei pazienti o dei parenti sono negative al riguardo, esse o non sono sincere, o n on sono incosci entemente esatte, e dico così perchè in moltissimi casi, insistendo io con aria di sicurezza, · sono riuscito ad ottenere una tardiva ed umiliata confessioné. Un tal contegno sembra inve· rosimile e ridicolo, m a pur troppo è la r egola ! Ag· giungasi che, avvenendo queste iualattie in tempo molto lontano dal contagio, i pazienti non pensano affatto più alla possibilità cli un rapporto con esso. 3° Se tanta importanza diagnostica hanno le adenopatie epitrocle~ri per la sifilide, la loro man· canza ·non vale ad escluderla, si.a p erchè qt1esti ganglii possono naturalmente mancare, sia p ercl1è potrebb ero, per ragioni.a noi ignote, non risentirne. Ed ~ notevole il fatto ch e nelle donne manca so · vente anche n ei casi di sifilide ben confermata. J:° Merita pure una considerazione, sopratutto d al punto di vista diagnostico e terapeutico il fatto notato anche dal Fo1 rRNrER (Acad. de ~Iéd . , seduta del 31 marzo 1903) a proposito della malattia di Paget, che vi ha una sifilide er editaria tardiva, la quale può svilupparsi nell'età ad11lta, nonchè nel· l'età avanzata e p erfin nella vecchiezza. Di ciò ho avuto più volte una conferma nella mi..l pratica.

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Veniamo ora ad una s11ccinta esposizione di osser'\razioni cliniche di affezioni piuttosto gravi, lo· calizzate in una parte od in un'altra, per le quali in un decorso assai lungo, alle volte di parecchi anni, e, come abbiamo detto, perfino alla vecchiezza \

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IL POLICLINICO

11on si era affacciato per nulla il sospetto dell 3> sifilide, perchè erano mancate le note manifesta· zioni, ed i pazienti non · l'avevano giammai accusata. In questi casi io fui guidato alla diagnosi da due criteri : 1° riflettendo che lesioni anatomiche di una certa intensità avevano poh1to per una durata no· te,rolmente lunga non apportare gra,ri danni agli organi ed alla economia generale, resistendo ad energici trattamenti terapeutici comuni, convinto come sono che un tale contegno è proprio dei pro· cessi sifilitici; 2° pel reperto di aclenopatie multi-ple, e spe· cialmente delle epitrocleari. Il pieno s11ccesso poi della c11ra mercuriale, che può clirsi specifica, immecliatamente, ha tolto ogni dubbio su la cliagnosi. Per lo meno si ha il dovere di riconoscere che in casi siµiili il mercurio ha una portentosa efficacia terapeutica. 0ASUISTICA.

Ho registrato casi di affezioni clella pleura, del polrJ.one, della milza, del miocardio, c1el sistema nervoso; ed è lecito supporre che ve ne siano in n11mero rile\'ante, ma che passano inosservate per· chè nulla accenna alla loro etiogenesi sifilitica. SERIE I . -

Plenriti.

Ne] 1901 comunicai alla nostra Accademia me· dico-chirurgica delle osservazioni di affezioni della plet1ra tmilaterali e bilaterali, dalla for1na della flogosi incominciata essudativa, con esst1dato copioso, e rimasta poi iperplastica per lungo tempo (3 a 7 a.nlÌi, ed in lln caso 17 anni). La cliuttu,nità della lesione con o senza dolore, senza febbre, e con difetto d ella nutrizione generale relativamente assai lieve, ben lontano clalla cachessia delle neo· plasio maligne, faceva a primo aspetto scartare l'ipotesi di sarcoma, come di tubercolosi. Oltre a ciò le adenopatie e segnatamente le 8pitrocleari, giustificavano il sospetto di l1na base sifilitica; e gli effej.ti immediati e decisivi della c11ra mercu· riale n ella scompa.rsa della lesione anatomica, e nella ricostituzione di tutto l'organismo ùavano alla ipotesi la nota della certezza. Chiamai primaria c1uesta specie di pleurite sifilitica, la, quale in V'3· rità no11 è nè primaria, nè secondaria, ma unica manifestazione, se s~ .ne eccettuano le adenopatie, e credei che ness11no avesse parlato cli queste forme. Se ne trovano, è vero, descritte e variamente com· n1Pntate, ma sono descritte come manifestazioni {201

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secondarie precoci o del periodo roseolico. Nel 1890 furono illt1strate da CHANTEMESSE e w IDAL,. e dopo ' di questi TALAMON, PRAETORIUS, LYON, ROCHON, BRoussm, RAGNAUD, CASSET, FERRAND, ~IONTESCRET, CARRA, CIARROCCHI (e fo.rse anche altri) ne descrissero dei casi che in tutto sommano a 20, distribuiti per 11 osservatori (1). Costituivano la nota. caratteristica di queste pleu· riti l'essere alle volte secche, alle volte ad essu· dato liquido sempre modico, di breve durata, di mediocre intensità, per solito benigne, che si ma· nifestano nel periodo secondario della sifilide, ac· compagnate costantemente da una eruzione cutanea o mucosa, e che cedono rapidamente al trattamento specifico (2). Talune volte le pleuriti descritte sono comparse preeocemente quando ancora esisteva il sifiloma, e negli altri casi entro i due anni, epoche chA costituiscono i termini estremi. (( Costantemente - al dir dègli .A.A. succitati - la. « pleurite sifilitica si presenta o contemporanea« mente, o durante le manifestazioni cutanee o ' « mucose, ed anche quanclo compare in epooa tar· « diva del periodo secon<lario, coincide sempre con « nuove eruzioni » . Fu rifiutata la natura sifilitica a questa affezione pleurica (la LANCEREAUX, il q11ale credAva che essa non era altro che una ple11· rite comune sorta accidenta.lmente· nel periodo se· condario ·della sifilide.

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Le forme, intanto, su le quali io ho voluto richiamare l'attenzione sono ben distinte da quelle suddescritte, poichè esse sono 11nica e sola manife· stazione comparsa in epoca assai tarcliva senza alcuna altra di sorta nè pregressa, nè contempo· ra.nea, salvo l'adenopatia e segnatamente la epitro· cleare. E voglio ripetere che il carattere distintivo della specie è il lungo d ecorso, e l'ispessimento iperplastico che succede alla fase essudativa e che rimane ostinato per di'rersi anni. È C€rto d'altronde che la flogosi della pleura in questi casi viene occasionata da cagioni com11ni, e le sue prime manifestazioni in n1tlla differiscono da quelle delle pleuriti dette comunemente reumatiche, essudato siero-fibrinoso, cioè, e febbre, dolore puntorio molte volte, ecc.; ma è certo altresì che il modo ulteriore di comportarsi del tessuto infiammato non ha più (1) RIVA e V ARELLI. Malattie della plellra. Patologia italiana CANTANI·l\fARAGLIANO, vol. III, parte II. (2) Vedi loc. cit. e più: CIARROCCHI, Atti della Società italiana di Dermat01ogia e Sifilografia,. ottobre 1895.


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SEZIO.NE PRATICA

nulla di comune con le ordinarie pleuriti reuma· tiche, per cui convien riconoscere che i cangiamenti avvenuti nella costituzione dei tessuti per la sifilizzazione, o per altra ragione, conferisce loro una maniera diversa di reagire. E ripeto ancora una volta che il gran successo e rapido della cura mercuriale, e le adenopatie epitrocleari sono due fatti che si rafforzano a vi-0enda per dar valore alla ipotesi della natura sifilitica della etiogenesi di questa specie . di pleuriti. Ecco un'altra piccola raccolta di storie cliniche interessanti: Ai 7 casi comunicati all'Accademia di Napoli nel 1901 ho potuto aggiungere altri 5, studiati e ct1· rati nel mio Istituto di clinica medica con i gio· vani studenti. In uno dei cinque la pl eurite datava da 9 anni, ed è stato da me seguìto per 7 anni, tln altro data,ra da 10 anni, il terzo da 5, il quarto da 4 e del quinto non c'è stato possibile assodare la durata. .A..l primo di questi cinque casi (N. L., da Salerno), in vista de~la pertinacia della lesione con una certa tolleranza dell'organismo ed incolumità del polmo11e, avevo prescritto il mercurio; ma egli, no11 ostante la fiducia che a vea in me, ostinatamente lo rifiutò, forse prevenuto da altri medici. Dopo 7 anni, vedendo che nessuna cura valeva a guarirlo, e che peggiorava sempre nello stato generale, disperato, si decide alla fine di farsi fare le iniezioni di sublimato, che gli vennero praticate ogni giorno nel mio istit11to (Storia raccolta dal giova11e T. Carpentieri). Dopo sette od otto iniezioni incominciò ad av-vertire un sensibile miglioramento. Ne fece una trentina e rifioriva progressivamente nella nutrizione, come pure si andavano modificando le oondizioni anatomiche della pleura. Dopo due mesi il sig11or L . .stava benissimo, e tornò a casa conti· nuando la Cllra. Il secondo ci ha offerto un'osservazione merite-vole di attenzione ancora più grande, perchè datante da clieci anni, e perchè nell'espettorate si tro· -vavano bacilli tubercolari, vi era febbre con sudori notturni, e sensibile deperimento (Storia raccolta e discussa dal giovane G. Gerardi). L'aclenopatia epitrocleare gettò uno sprazzo ili 111ce su la etioge· nesi. Il paziente non negò di avere avuto un'ulcera molti anni fa, alla quale non avea. dato importanza per non a'Ter veduto alctma maltifestazione secon· daria di sifilide, e fu felice di essere da noi dichiarato un sifilitico anzichè un tisico. La sezione destra del torace presentava t11tta una lieve t11mefazione con ottt1sità assoluta e resistenza lapidea al tatto; spento ogni fenomeno acustico del movimento re· spiratorio. Incominciò subito a fare 11na energica cura mercuriale, mercè iniezioni di s11blimato. Gli effetti furono portentosi. Dopo circa un anno nes· suno avrebbe potuto più trovare traccia di una le· sione così inveterata e così gra,re · ec.1 al presente (sono trascorsi 3 anni) sta bene ed attende da qualche tempo alle sne ordinarie e non lievi occupazioni. Il terzo di questi cinque casi è un individuo robusto, di condizione fontaniere, certo R . ~I. , malato da più tempo ; ma da due anni andava frequentemente soggetto a forti emottisi seguìte da espetto-

razione a 1)bon <lante mucopurulenta e sanguinolenta. Avea spei;;so la febbre. F11 curato da distinti clinici come un t11bercoloso, con iniezioni di jodo e guàiacolo, 11na. a tutto ciò che si coll).pendia in lma cura ricostituente, ma senza alcun vantaggio. Si presentò al mio Istitnto nel maggio 1901 (Storia raccolta dal giovane O. Bocchini). Avea notevole iperplasia della pleura sinistra, senza liquido. Assenza di bacilli tubercolari nell'espettorato. Vistosa adenopatia con tumefazione notevole dei gangli epitrocleari. Il pa· ziente era andato man mano deperendo, e quando si presentò a m e avea tt1t.to l 'aspetto di un tisico. Non negò di aver avuto un'ulcera molti anni fa, alla quale non era seguita alcuna manifestazione sifilitica. Si g iudicò trattarsi di affezione sifilitica, gli si prescrisse e praticò energica cura mercuriale, mercè la quale g uari e rifiorì rapidamente. Al pre· sente gode della migliore sal11te._ Gli altri due individui sono malati da quattro anni o più, e presentano una storia ed t1na sintomatologia simile ai precedenti.

I 12 casi di pleurite studiati e curati con SllC· cesso, dei quali 11 uomini ed l1na donna, sono inco· minciati tutti con una fa.se essudativa con la forma delle comuni ple11riti sierose, e nella maggiora.n za dei medesimi si è estratto t1na o pilì volte abbon· dante liquido mercè la toracentesi, restando poscia allo stato di voluminosa iperplasia. II SEJ_tIE. -

Bronco-alveoliti.

Sono innumerevoli i casi di q11esta specie che vado registrando da alcuni anni a questa via, nei quali il processo è indubbiamente sostenuto dalla sifilide non conosciuta e non Cl1rata. In essi mentre molte c11re, fatte per molto tempo, erano riuscite infruttuose, la cura mercuriale ha conclotto pronta1nente alla gltarigione. Nel dilagare che oggi ve· diamo della tubercolosi, io credo che bidogna prendere in grande considerazione la predisposizione che questa indomabile malattia riceve dalla sifilide, e mi sono andato convincendo che in molti casi di t11bercolosi ossee, nonchè p11lmonari, la eredosifilide, come la sifilide acq11isita llirettamente, ne rappresenta la etiogenesi principale. Ed in parecchi casi di tubercolosi pulmonare di recente sviluppata Sll fondo sifilitico, la cura mercuriale ha prodotto sor· prendenti vantaggi, perfino la cessazione almeno apparente del processo pneumonico.

III

SERIE. -

Mil.i a sifilitica .

Diversi casi ricordo aver osservato di tumefa· zione della milza , dovuta probabilmente a sifilide, per quanto posso gi11dicare adesso che ho studiato questa quistione; ma di cinque soltanto mi è dato poter riferire con pieno convincimento. QUEIROLO espose il pri.Jno la semiologia della milza sifilitica, ed .A. BIANCHI, di Firenze, dopo di (21)


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..

IL POLICLL'ilCO ,

lui, fece col dott.· VOLTERRA nella Clinica del PEI.i· LIZZARI alcuni st11dii su la semiotica· d_ella milza· sifilitica, rilevando che nella sifilide si ha. sempre . un a11m6nto de11·area splenica, il quale aumento si ,,.erificherebbe specialmen~e verso la parte interna ed inferiore, spingendosi verso la colonna vertebrale. La milza p~enderebbe la forma di una pera (1). Mi passo della semiologia e della forma, che non è neppure semp~·e uguale, e mi fermo su la etio· logia. Dal mio punto di vista interessa far rilevare che i tl1mori di ~ilza di ignota origine, pei quali i clinici si d ebbono limitare a far diagno.si di P seri· dolericeniia e di Leuce11·iia, non potendo altro co~­ statare che uno stato di indeterminata cachessia, e le alterazioni tanto variabili del sangue, probabilmente appartengono all3'. sifilide, almeno in molti casi. Da poco tempo in qua ho potuto registrare cinque di questi tumori splenici, nei quali la dia· gnosi f11 fatta in base ai criterii sopra esposti, e ribadita dai vantaggi della cura mercuriale. }ili fu di guida, come in ogni altra forma del genere si· filitico, . l'adenopatia epitrocleare, alla quale non . si dà l'importanza che merita, per cui viene ordina· riamente trascurata. IV SERIE. -

Oz1,ore e vasi.

Da tutti è riconosciuta l'azione della sifilide su le arterie, ed io non posso che affermare come quasi in ogni caso di arteriosclerosi precoce, anche estesa alle valvole aortiche, ho trovato tumefatti i gangli epitrocleari, e vantaggiosissima l'azione del • mercurio. Ma è sul cuore sifilitico che voglio richiamare l'attenzione, su quell'affezione, cioè, che colpi~ce il miocardio più che l'endocardio, e si manifesta con notevoli disturbi dell'attività e del ritmo dei movi· menti del cuore. _Impulso tu1nult1;iario, forte ed arit11iico. Gli apparecchi valvolari in questi casi sono integri, e, funzionando bene, non fanno risentire danno alcuno alla idraulica circolatoria. Ho osser· vato diversi soggetti della specie, nei quali non vi erano state manifestazioni sifilitiche, ma le adenopatie, e sopratutto le epitrocleari, con una certa distrofia generale di antica data, il lungo decorso e la mancanza di altre cause mi fornirono i criteri per il sospetto di una etiogenesi sifilitica. La cura mercuriale con i suoi pronti e salienti effetti con· fermò la diagnosi, sebbene non sempre questi ef· fetti sono stati progressivi fino alla scomparsa della forma clinica. (1) Atti del Congresso di medicina interna del 1888, pag. 286. (22•

Affezioni gastriche - Dispepsie Ajfe~ioni pa1icreaticlze. .

V SERIE. -

Con una ce1·ta frequenza si incontrano casi nella pratica, é noi ne abbiamo osservati parecchi, i quali presentano u11a malsania. generale non grave, con una insufficienza della funzione digestiva, senza che se ne potesse giustificare una ragione adequata. Il lungo~ decorso, la ostinazione del male, le solite adenopatie hanno fatto pensare alla sifilide. La cura specifica, con pieno e rapido successo, ha confermato la etiogenesi sifilitica della forma morbosa. In taluai casi di diabete p.ancreatico, nei quali era fondato il sospetto di sifilide, si ebbero dall'azione del mercurio· brillanti risultati. VI SERIE. -

Malattie 1iervose.

Sommano ormai ad un numero rispettabile i casi " . di nevralgie ischiatiche o facciali, dentarie, ooc., come di co1zvulsio11.i isteroepilettiformi in soggetti che per nulla avrebbero fatto sospettare a ,m e· stesso la sifilide, e che per 111nga pez~a avevano strana· mente tormentato i pazienti, nei quali le adenopatie epitrocleari mi indicarono un trattamento mercu· riale, dal quale si ,ottennero, con sorpresa di tutti, pronte e definitive guarigioni. E ·non vi è giorno çhe nel mio privato Istitt1to-dispensal'io di Clinica medica non si presentane diversi casi d~l genere, per i quali i giovani studenti hanno acquistato l'a· bitudine di es·a minare anzitutto lo stato delle glan· dole, in ispecie delle epitroclee. ~

** * in tutti

L ' esame del sangue questi casi fa rilevare sempre qualche cosa di anorm~le, ma nulla di così costante e definito che possa fornire un criterio diagnostico. •

LEZIONI

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CLINICA CHIRURGICA DELL'UNIVERSITÀ DI CAMERINO

Rottura dell'uretra per caduta. (Lezione del prof. ATTILIO CATTERINA raccolta dallo studente GIAN LUCA LUCANGELI).

1

Voi conoscete già l'infermo che vi presento, che oggi lascia la nostra clinica completamente guarito dal grave traumatismo sofferto. Risponde al nome di O.... P .... fu Giacomo, di anni 49, da Santo Stefano, mendicante: i suoi genitori morirono di vecchiaia; i fratelli e le sorelle viventi sono sani; un'11nica sorella mori a 5 anni schiacciata da una locomotiva. Il P .... fu. sempre sano, ha moglie e figli in ottima salute, non contrasse mai alcuna in·

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[ANNO

IX, F ASC. 48 J

SEZIONE PRATICA

1527

fezione venerea o sifilitica. A 22 anni essendo a I regione glutea. Intorno al meato ririnario si vede· Porto Recanati impiegato nella trebbiatura, venne . vano piccoli grumi di sangue, del quale era im· dalla macchina impigliato all'arto superiore destro, brattata. tutta la verga. L'infermo non poteva uriche rimase stritolato, per cui nello stesso giorno nare e av,rertiva intenso dolore alla regione peri· gli si dovette ampl1tare l'avambraccio al terzo su- neale, c.lolore cl1e si al1mentava alla palpazione colla periore. Sei giorni dopo l'operazione fu colto dal quale oltre alla aumentata temperatura della reteta.no che lo travagliò per 18 giorni e a mano a gione si avvertiva lln senso ·di pastosità profonda mano scomparve, tanto che in 40a giornata egli e di sfregamento. La ' rescica alla percussione sor· potè tornare a casa g~arito. Da allora in poi si passava di quattro dita trasverse la sinfisi pubica: dette all'accattonaggio, girando per le ~{arche e per non si sentiva ness1m crepitio alla palpa~ione delle l'Umbria. Il giorno 12 del corrente mese ritornando ossa del bacino, specialmente dell'ischio e del pube. da Foligno al suo paese fece · sosta a Castel Rai· Abbiamo, fatta la cliagnosi di rottura. dell'uretra, mondo. Accolto in una locanda fu messo a dormire tentato clelicatamente la siringazione tanto con gli in tlna stanza al primo piano. Destatosi per tempo istrumenti molli che con quelli metallici, ma, riu· • al mattino seguente, si mise su le spalle le bisaccie, scite quelle manovre infruttuose, subito abbiamo nscl dalla stanza, ne attraversò un'altra attigua che cloroformizzato l'infermo, ed àbbiamo praticato la ave,ra llna finestra bassa fino al pavimento ed perineotomia mediana. Dopo l'incisione dei muscoli aperta. L'infermo, dimentico che era al primo pia;no, ·perineali ci siamo trovati dinanzi a una massa di nè potendosi orizzontare bene del luogo, perchè il tessuto soppesto, contuso, frammisto a coaguli sanv·ento gli aveva spento il lume, nella idea che la guigni, detersi i quali abbiamo potuto scorgere col finestra fosse la porta d'ingresso della locanda, andò mezzo delle siringhe metalliche introdotte nell'uretra innanzi con piede sicuro e cadde nel cortile sotto· dal meato esterno una lacerazione dell~ stessa per stante, dove erano delle sporgenze date da travi, oltre 3 centimetri, lacerazione a bordi sfrangiati, sopra i quali sembra sia. caduto quasi a cavalcioni. in pa.rte distrutti, comprendel!-te l'inizio della parte Perclè i sensi, ma per breve tempo, e rinvenuto, si bulbare e tutta quella membranosa. Con molta pa· ria]zò, avvertendo 11n forte dolore alla regione pe· zienza abbiamo cercato il moncone centrale dell'ure· rineale, alla articolazione radio-carpica sinistra, alla tra che si era retratto, e potemmo riuscire final· spalla e alla natica dello stesso lato. Siccome gli mente ad introdurre una siringa metallica nella scolava del sangue anche dalla faccia, cercò di vescica e per mezzo di essa si e,racuò più di 11n trascinarsi ad ttna ' ricina fontan"' o're si lavò alla litro di urina sanguinolenta. Non si po tè fare una meglio il· viso. Andò poscia in un vicino caffè ove sutura dei monconi uretrali perchè troppo distant11 soccorso con dei cordiali perchè minacciava deziati e soppes~i : si mise la siringa molle a perma· liquio . ..Adagiato sopra una seggiola non potè più nenza e venne zaffata l'ampia ferita . facendola muo,"ersi ; avvertiva forte stimolo alla minzione, guarire per seconda. Il decorso fu ottimo sotto ogni ma questa gli riusciva impossibile,. anzi egli stesso rapporto. Dopo 20 giorni fu rimosso il catetere ed oggi, 29a giornata, l'ammalato parte, come vedete, s'accorse che dall'uretra ~sciva abbondante quan· tità di sangue liquido. Trasportato in una çasa completamente guarito, urinando benissimo con vicina venne visitato dal medico del paese che getto grosso e regolare. Anche le altre lesioni sono guarite. tentò invano la siringafilone, gli medicò le ferite alla faccia e nello stesso giorno lo mandò alla nostra ** * Per quanto riguarda l'eziologia delle lesioni ure· clinica. .A ve te notato, allo stato presente, che il P. . . . è trali, a prescindere da quelle che sono prodotte da individuo di giusta statura, d'aspetto robusto, a penetrazione di istrumenti da taglio, o da pt1nta, o di scheletro regolare con muscoli e pannicolo adiposo proiettili, o da manovre di siringazione, ecc., dobbene sviluppati. Dell'arto superiore destro erano biamo qui riguardare quelle lesioni prodotte senza rimasti solo il braccio e 4 centimetri ·dell'avani.· ferita esterna, per contusione diretta sul perineo, e braccio, che terminava a moncone conico con cica· quelle che si accompagnano a frattura o lussazione trice orizzontale nel mezzo. Su tutta la faccia avete delle ossa del bacino : così in 6 casi di rottura del· notato larghe ecchimosi e abrasioni cutanee. Avete l'uretra posteriore il BY6RKLUND ne vide 4 in cui il pure veduto che la regione radio-carpica sinistra trauma aveva agito diréttamente sul perineo, men· presentava la caratteristica forma a dorso di for· tre neo-li altri due la rottura dell't1retra era sintoma e chetta per frattura della epifisi inferiore del radio. concomitante colla fratttira del bacino. In questi casi si tratta generalmente di individui Era. dolente pure l'articolazione coxo-femorale sini· stra. Da la regione perineale si diffondeva una che cadono a cavalcioni colla regione perineale vasta macchia ecchimotica, che partendo dalla faccia sopra un corpo contundente. ' Tante volte la contusione del perineo con susse· inferiore e posteriore dello scroto comprendeva la faccia interna della radice delle coscie, le regioni guente rottura dell'uretra è prodotta da calci che ischiatiche e a sinistra anche il terzo interno della colpiscono quella regione. i23)


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IL POLIOLINIOO

Il KAUFFMANN nella statistica di 239 casi ci fa sapere che in 198 la lesione n1 prodotta per caduta da cavallo, 28 volte per ur~o Rul perineo, 9 volte per passaggio di veicolo, 4 volte per battl1ta sul pomo della sella.. Il LENNANDER osservò un coni· pleto distacco della parte membranacea d ell'u1·etra dalla parte prostatica per caduta da bicicletta: anche per passaggio di ruote dei veicoli, · come dice il · TrLLMANNS, si può produrre questa lesi0ne. Il nostro caso appartiene app1mto a quelli per caduta a cavalcioni st1 corpi contundenti ed è forse uno dei più gravi, perchè, come avete visto al· l'operazione., si ebbe distacco completo di tutta l't1retra membranosa e di una porzione di q11ella b11lbare, che è generalmente la porzione che viene a prevalenza insultata nei traumi perineali, come dice il CRAS e come osservarono il DE PAOLI, il SoCIN, il FONT AN, ecc. No tate però ch e non è molto facile stabilire i.ti grembo a tessuti tanto al· t erati la localizzazione del male. Il meccanismo di rottura dell'uretra si spiega con la spinta che riceve l'uretra contro il pube, specialmente se il ·corpo contundente ò piccolo. Gli esperimenti cli PoNCET e OLLJER dimostrano che le lacerazioni possono avvenire oltre che p er l'urto contro le ossa del pube (che è la maniera più coml1ne), a.n ch e per l'urto contro l'aponevrosi di Carcassone, in modo speciale nelle rotture d<;,lla porzione membranosa, quantunque il FORGNE non sia dell'opinione di questi autori per qt1anto ri· g narcla l'importanza dell'aponevrosi Sllcldetta. Nel no, tro caso voi avete potl1to osservare la classica sintomatologia di ·q uesto male. L'ammalato dal momento del trauma non potè pitì urinare (anllria), ebbe continuo stillicidio del sangt1e dal.l'l1retra (uretrorragia) o dolore gravativo alla re· gione perineale insultata con gonfiore e _alterata colorazione della cute della regione. In circa 3/4 dei casi, come dice il T1LLl\:IANNS, si ha co1up1eta ritenzion e cli urine prodotta o per il divaricamento dei monconi dell'uretra o per compressione esercitata dal sangue sugli stessi o per coaguli stanziati nel· l'uretra. Tal,\Tolta la ritenzione può venire a distanza di tempo dal trauma e comparire anche dopo d11e o tre giorni, dopo che l 'ammalato ha orinato spon· tanea1nente. Quando interviene infiltrazione urinosa . in grembo alla regione contusa possono sorgere presto gra,ri fenomeni generali d'infezione, che se non sono con1battutj in tempo possono prodl1rre la morte rlell'infermo. Questi si rivelano con aumento della tempera.tl1ra, tensione e dolorabilità al perineo, e febbre elevata preceduta talvolta da brividi in· to11si. Nei ca.si gravi, come era il nostro, se non si interviene e presto l'ammalato è perduto e può morire co11 sintomi di uremia e di settico-pioemia. In tesi generale la cura consiste n ell'aprire la re· gione co11tllSa profonda, dare esito al sangue, even· tt1alroente all t1rina e al p11s ivi raccolti e tentare, (24)

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se è possibile, la sutura dell'uretra nel punto leso. Quest'operazione riusci al LENNANDER, al KAR· STROM, al N AUMANN, al MIGNON, al BYORKLUND, al J AIA, al Soc1N. Non è sempre facile in mezzo ai tessuti profondi perineali contusi e soppesti ri· trovare i monconi uretrali, specialmente il centrale, perchè quello periferico può . essere con facilità rinvent1to mediante la siringazione del meato ure· trale esterno. Molti autori dovettero perciò ricor· rere al cosiddetto cateterismo retrogTado; che signi· fica il passaggio della siringa dall'orificio uretrale interno fatto dopo l'apertura della vescica: così operarono il FERIA, il KALJSCHER, il BYORKLUND e J AIA. SA i due monconi si lasciano avvicinare con facilità, allora la st1tura diretta può riuscire, e il t'!hirurgo in pochi giorni può veder guarire il suo malato, lasciando per qualche tempo la siringa a permanenza. Se invece i moncòni sono molto con· tusi_ e distrutti per un tratto discretamente lungo, allora è meglio introdurre la siringa a permanenza a traverso i monconi dell'uretra, e aspettare che questa si ricostituisca per mezzo del processo di ' granulazione, come a'rete 'risto avvenire nell't1re· trotomia esterna. Il tessuto di nuova formazione avvolge la siringa elastica e si ricopre di epitelio per proliferazione di quello dei due monconi; a poco a poco tutta la regione operata guarisce per seconda intenzione e a capo di 25- 30- 35 giorni si è stabilita una cicatrizzazione completa della ferita peritoneale. A questo metodo si dovrà ricorrere di nec.essità, oltre che nei casi predetti, anche allor· quando vi sia infiltrazione llrinosa, grave contu· sione dei tessuti, che non si presterebbero a una sutura a strati fatta per ottenere la guarigione di primo coàlito. Dagli esperimenti del nostro IN· GIANNI ci risulta che si può riprodt1rre una por· zione più o meno lt1nga dell'uretra dopo che sia stata estirpata totalmente o parzialmente. Come in tutte le uretrotomie esterne, anche in questo caso può residuare n el punto leso uno stringimento più. o meno accentuato; per questo è necessario che ,.la siringa a permanenza sia di grosso calibro. Il nostro ammalato sopportò il n1tmero 27 senza il minimo inconveniente e difficilmente egli avrà bisogno in seguito di ulteriori dilatazioni uretrali. Se qualchecluno di voi desidera notizie letterarie compl~te potrà const1ltare i seguenti trattati spt-ciali. Camerino, agosto 1903. BIBLIOGRAFIA. KAUFFMANN. Verlet.znngeu nnd Kranklt eite1t (/rr 11itin1tliclte1t Harnroltre nnd cles Peu;s. (Deutsche Chirurgie v. Billroth u. Luecke Lief. 50 a p. 110-149). · W ASILJEW. Die Trannten der ntii1i1iliclte11, Haruroltre (Berlin, August Hirschwald, 1899). (!RAS. Mé1noires sur les ruptares de l"arèthre (Bl1ll. de la Soc. de Chir., t. II, p. 801, etc., 1878).


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FASO.

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SEZIONE PRATICA

LENN~NDER.

Ueber die Belta1idlun,q der Rriptur der li111,tere11, H ar1irolire (v. La,ngenbeck's Archiv. Bd. LIV, Hft. 3). FERIA. Sai le lacerazio11 i nretrali clo frattzire det ba· cino (Gazz. med. dj Torino, 1898, n. 30) . J AIA. Contributo alla s11,t1ira i11i11iediata (/elt'zzretra, ecc. (Morg{l.gni, 1902, n. 6). INGIANNI. Sulla riprodnzione dell'nretra 111ascltile, ecc. (Gazz. Osp., 1898, n. 127). BYORKLUND. Seclzs Falle vo1i Rnptur der lti1tf. H ar1i· rolire {Hygiea N. F. Anno I, div. II, p. 33). KALISCHER. Zar Beltan,dla1t(J der H ar1trolirezerre;S · Stl1ige11, (Det1t. med. Rundschau, 1893, n. 24). HAYDEN. Boston med. and Rtll'g. jot1rn., 1901, n. 5. ~IIGNON. ò'1iblz1xatio11, de pnbis et rri1;tzire rle l'1iré· thre, etc. (Ga,zz. des hòpitaux, 1902, 57). BARON. R11pture ;1iter1ie de l'urètltre et retrecisse1nent co1is. (Presse méd., 1893, n. 24). HAEGLER. Zur Beli. ilarnrolireverletzzz1ige1i, etc. tDeut. Zeits. f. Chir ., XXIX, 1891). TERILLON. Des rziptures de l'zirètltre (Tesi tli agg., Parigi. 1878).

In ogni caso le flebiti collegate all'appendicite SOD;O s11scettibili, cou1e le altre, di terminare per risoluzio11e tWalther) senza cl1e si abbia a temere em· bolia. Questa discussione avrà per effetto di mostrare la necessità di sor,regliare la possibile comparsa delle flebiti negli individt1i affetti da appendicite: essa non deve in alcun caso servire, corue alcuni chirurgi è sembrato che ·volessero insinuare, per oscurare la prognosi delle appendiciti non operate, poichè si tratta · di tma, complicazione '-rascolare che apparisce durante la con,rales·cenza dei malati, abbiano o non abbiano subito l'operazione. E non meno importante è, come consiglia il dot· tor BRUN, non attribt1ire all'embolia tt1tti i casi di morte repentina osservati in segt1ito ad appendicite, senza una seria inchiesta.

PRATICA PROFESSIONALE

Aiuto alla diagnosi di vomica polmonare.

Embolia puln1onare consecl1tiva ad appendicite. _.\lla Société de cltil'lll',(jie, di Parigi, nella seduta clel 20 n1aggio, il dott. LE CLERO, di Sai11t Lò, ha comunicato la segt1ente osser,razione : Una donna di 44 anni, affatta di appendicite e che aveva prima avt1to violenti dolori lombari, ha, d1trante t1n attacco appendicolare, ·una propaga· zione del dolore alla coscia destra. Poi i sintomi addominali si emendano e la gt1arigione sembra effett11arsi, quando sopraggiunge un.' embolia che 11ccide la malata. L'A. crede d~ poter riferire questo accidente ad t1na flebite iliaca latente. Il dott. J ALAGUIÈRE rispose al LE 0LERC di non credere il caso frequente perchè egli non l'aveva ancora osservato, fino a poco tempo fa,; ma in · questi 11ltimi tempi ne aveva ·v eduti tre casi, llno dei quali Il101·tale. Dopo questo oratore altri dichiararono di aver osservato casi consimili e fra qt1esti GUINARD, RouTJER, ROCHARD, SCHWARTZ. Risultò dunque dal· l'importante discussione che questa complicazione è ben lungi dall·essere rara e, d'altro canto, che non v'è alcuna correlazione fra la gravità dell'ap· pendicite e la produzione della trombosi con embolia. La si è ·vista manifestarsi cosi nei soggetti operati come in quelli che non lo erano stati. Può non sopraggiungere se non in capo a parecchie set-timane e può venire, come in un caso riferito, dieci giorni dopo l'operazione. · , La ven,a fe11iorale si1iistra è spesso in causa, il che esclude ogni idea assoluta d'infiammazione di -vicinanza.. Si tratta di una infezione di natura particolare 'l

Secondo il dott. H. 0YBUL KI (Mtin clt . nied. }Vocii., nov. 4, p. 1839) le crepitazioni geossolane che na· scono in una cavità pulmonare si odono non solo con lo stetoscopio applicato al petto, ma con l'orecchio direttamente, q11ando lo si applica alla bocca del paziente largamente aperta dura,nte una pro· fonda respirazio11e. Si distinguono dalla maggior parte clei suoni di origine tracheale e bronchiale per il loro carattere alquanto metallico e risuonante. Questo sintoma è utile quando i comt1ni segni di ltna cavità sono osc11rati da s11oni che nascono nei circostanti tessuti.

Rapporti dell'ipe1·trofla cronica splenica coli' anemia nell'infanzia. J OH~ LOVETT MORSE conclude un suo studio in proposito con esami completi del sangue, in ven· tidue bambini, affermando: 1° che qua.ndo nell'in· fanzia si trovano insieme anemia, tumore splenico ed ingrossamento del fegato o nodt1li linfatici, ql1esti fatti non sono l'uno dall'altro dipendenti, ma sono tutti manifestazioni di una cat1sa com11ne, un di· stt1rbo di nutrizione: 2° che non vi è nulla di ca· ratteristico circa le alterazioni sanguigne trovate in associazione con l'ingrossa1nento della milza, poichè alterazioni consimili si trovano quando tale ingros· samento non esiste; 3° che l'anemia è secondaria, piuttosto che primaria· ±0 che non è git1stificata la classificazione dei casi di anemia nell'infanzia as· sociati ad ingrossamento splenico in una categoria a sè, chiamando queRta affezione aueJJ1ia i1ifa11,tile psezidoleuceniica o a1ielltia splenica ;11/(11itile, come alcuni at1tori fanno, (Medica! Record, 13 giugno 1903). (25)


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lL POLIOI,INIOO

Affezione renale 11nilaterale simulante una calcolosi. Il dottor RANSONOFF nei 1l:ledical . .Vezvs del 30 mag· gio corrente anno riferisce questo caso. Il dolore del calcolo può essere simulato da una affezione dei reni o degli ureteri {tubercolosi, tumore, idronefrosi, ecc.) ed anche da lesioni pura· mente microscopiche dei ' "arii elementi del rene e della capòula di questo organo. Mentre abitualmente la colica renale è associata alla ritenzione intrarenale, in certe affezioni ero· niche dei reni, con esacerbazioni acute, la disten· sione di una capsula resistente può essere la causa principale di una colica renale tipica. L' .A.. mostra nella sua osservazione che la ne· irite cronica si manifesta spesso da un lato solo, che la tubercolosi, un infarto, possono essere uni· laterali e finalmente che la nefrite interstiziale o parenchimatosa cronica, come l'infiammazione capsulare dei reni, possono essere limitate ad llll lato .solo.

L'ematuria co111e segno precoce di un tumore del i·ene. In circa la metà dei casi l'ematuria è il primo -segno di un tumore renale. Sopra 83 casi raccolti dal dott. HERESco, l'ematuria si è mostrata 34 volte prima di ogni altro sintoma, cioè nel 41 °/0 dei casi. ISRAEL ha notato lo ste_sso fatto nel 70 °/0 ·dei suoi casi . .A.LBARRAN su 257 casi di tumori re· nali da lui riuniti ha notato l'ematuria come segno iniziale in 157 casi, cioè nella proporzione del 54 °/0 •

APPUNfl'I DI fl'El).APIA L'intervento chi1·urgico nella litiasi biliare. Il medico pratico non de,re affrettarsi a consigliare l'intervento chirurgico nei casi di litiasi bi· liare. Bisogna che egli sappia attendere e nei periodi -0he intercedono fra le crisi de,~e prescrivere il trattamento consigliato dal dott. CHAUFFARD: l'uso sistematico del sa.licila to e del benzoato di soda per uno o due anni consecutil'i. Il rimedio deve essere ordinato 20, poi 15, poi 10 giorni al mese. Il CHAUFFARD prescrive: Benzoato di soda . . . . . . . gm. 10 Salicilato di soda . . . . . . • J> 20 In 30 cartine. - 3 al giorno ; una ad ogni pasto. Per lo più il salicilato è mal tollerato dallo sto· maco e bisogna allora contentarsi del solo benzoato di soda : 1 gm. prima di pranzo e prima di cola· zione per 15 giorni del mese· nei seguenti 15 gioi ni, .a digi11no, un cucchiarino di sale di Carlsbad o di (26) 1

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Seignette in un bicchiere ll'acqua. In più, ogni 810 giorni, la sera il dott. CHAUFFARD raccomanda una o due perle di olio di Harlem in un infuso di boldo. La costipazione sarà combattuta con olio di ri· cino, cascara, rabarbaro, podofillina, evonimina ecc. L'alimentazione sarà ricca di vegetali, povera di zuccheri e di sostanze grasse, moderata come so· stanze azotate. Se la posizione sociale del malato lo permette, una stagione ad una stazione idromi· nerale (Vichy, Pougnes, Vittel) completerà la clira. Se, con tutto questo, il malato non migliora ed ha crisi ripetute di colica epatica, dimagra, perde .l'ap· petito; se la cistifellea e le vie biliari si infiam· mano e minacciano suppurazione ; se il coledoco si oblitera, se un ittero cronico si stabilisce, sarebbe una grave imprudenza ritardare un intervento chi· rurgico. Le quattro operazioni sono : la colecistostomia, che consiste nel fare il taglio della cistifellea per estrarne i calcoli e suturare quindi le labbra del· l'incisione ai bordi dell'incisione cutan~a; la colecistecto1n;a. che consiste nel praticare ·l'ablazione della cistifellea; la colecistenterostomia che consiste nell'aprire e fissare la cistifellea nell'intestino, e la coledocoto11iia o apertura diretta del coledoco, appli· .cabili queste due ultime alle obliterazioni calcolo se del coledoco. Le indicazioni chirurgiche della litiasi biliare vescicolare sono state ora st11diate con cura dal pro.f. P. GUÉNIOT. La colecistostomia è la sola ope· razione applicabile quando v'è infezione delle 'rie biliari ed angiocolite ; ogni volta che v'è febbre, che una supp~razione minaccia, bisogna ricorrere a questa opèrazione. Essa è del pari l'operazione di scelta nei casi nei quali lo stato generale cattivo, l'età avanzata del soggetto reclamano un intervento semplice e rapido. , Se le vie bili!lri intraepatiche sembrano sane e la cistifellea non è infiammata, si · deve dare la preferenza alla colecistectomia. Questa è anche l'ope· razione di scelta nelle idropisie della cistifellea a pareti spesse ed alterate e nelle colecistiti sclerose. Soltanto, in quest'ultimo caso, l'operazione può es· sere impossibile per ragione delle aderenze; ci si contenta allora di ablazioni parziali per evitare di lasciare una vasta saccoccia a pareti rigide, favorevole al ristagno della bil€\. Quando esiste una litiasi associata della cistifel· lea e del coledoco, il chirurgo curerà tutte e due le affezioni, la litiasi della vescichetta con la cole· cistostomia o con la colecistectomia e la litiasi del coledoco con la coledocotomia o con la colecistente-

rostoniia. Si può anche praticare la colecistostomia sem· plice o con incisione successiva delle vie biliari fino al calcolo. Ma prima di venire a questo il chi·


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1531

SEZIONE PRATICA

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1

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o •

rurgo tenterà di inte1·venire manualmente e sen~a il concorso del bistouri ; per pressione sul canale del coledoco egli tenterà cli schiacciare il calcolo e di spingerlo o nell'intestino o nella cistifellea. Se non riesce, avrà la scelta fra i tre metodi dei quali abbiamo parlato. Il GuÉNIOT è più favorevole all'estrazione del calcolo per coledocotomia. Le due altre operazioni sono: o ins ufficiente (la colecistostomia semplice) o pericolosa (la colecistenterostomia). È bene che il pratico, pur non potendosi impe· gnare in siffatte gravi operazioni, conosca le grandi linee delle indicazioni. Indirizzerà i inalati al chi· rurgo con miglior conoscenza di causa.

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Res11ltati remoti della splenecton1ia. Al congresso dei chirurgi russi tenutosi a Mosca in ql1est'anno il dott. s. F. DERIOUGINSKY ha riferito su q11esto argomento: La splenectomia fu praticata per ipertrofia do· lorosa della milza con disturbi gastro-intestinali conseéutivi. Prima dell'estirpazione il tasso dell'emoglobina era del 95 per eento; il numero delle emazie di 4, 700,000, quello dei leucociti di 11,000 (rapporto dei secondi ai primi come 1 a 420) non globuli eosinofili. Si trovavano mono- e polinucleari. L e emazie e rano alterate, si trovavano dei micro-, dei macroe dei poichilociti (questi ultimi potevano anche di· pendere da difetto di preparazione). Quaranta giorni dopo l'estirpazione. il · tasso del· l'emoglobina era del 90 per c\3nto, il numero delle emazie di 4,300,000 e quello dei leucociti di 19,500 (rapporto= 1 : 220). Tre settimane dopo il tasso dell'emoglobina era caduto al 70 per cen.to per rialzarsi al 75 per cento 17 giorni dopo. Gangli tumefatti al collo, sotto il mento, a.i le ascelle ed agli inguini. Il tasso dell'emoglobina ed :il numero dei leucociti contint1ò ad elevarsi e un anno dopo la splenectomia l'emoglobina raggiungeva la proprozione del 98 per cento, con 4,500,000 emazie e 16,000 leucociti. A giudicarne da questo fatto, la splene_ctomia non influirebbe sfavorevol· mente sull'ematopoiesi. ..

Diagnosi e cura ope1·ativa delle vegetazioni adenoidi. Nella Revne i1iternatio1tale de Méd. et Cliir. (mag· gio 1903), il dott. 0LÉMENT si occupa di questa dia· gnosi e di questa cura. Diag1tosi. - L'aspetto esterno d el bambino, che è pallido, patito, con la bocca socchiusa e la voce sorda, può far sospettare l'esiRtenza delle vegeta· zioni. Il bambino russa dormendo, contrae facilmente

la coriza o la bronchite nella stagione invernale ed il suo sviluppo è inferiore a q11ello degli altri bam· bini della sua età. All'esct1ne obbiettivo si constata l'esistenza di gangli sotto e retro mascellari~ il petto è stretto e pre· senta la deformazione a carena. La volta palatina. è ogivale e molto alta, ie amigdale spesso sono iper· trofizzate, la pa.r ete posteriore del faringe è tappe?Jzata da granulazioni. Finalmente la diagnosi è resa certa dall'esame rinoscopico posteriore o dalla esplorazione digitale, che permette di vedere o di sentire l e vegetazioni adenoidi. Cura. - All'infuori di qualche caso speciale, l'ope· razione si fa n ella narcosi generale e con il raschiatoio di Schmidt. Non bisogna fare lavaggi dopo l'operazione, ma introdurre in ogni narice, mattina e sera, tanto quanto un pisello della seguente po· mata : Acido borico. • • • Resorcina. • • • • Mentolo. • • • • • Vaselina sterilizzata .

gm . 3 • • 1 centgm. .tO gn1. 20 •

Cm·a. della dismeno1·1·ea. Prescindendo dai casi di colica da miomi sotto· mucosi o da perimetrite nei quali l'intervento te· rapeutico deve indirizzarsi senz'altro a queste cause, scrive il TIDJILHABER (1lfnnclt. 111ed. Woclz., n. 22) che si devono avere di mira gli scopi seguenti: 1° diminuire l'abnorme eccitabilità dei nervi e d ella muscolatura uterina ; a questo scopo si cer- · cherà di impedire lo strapazzo morale, l'abuso del caffè, ecc., l'onanismo, si consiglieranno l a ginna· stica, lo sport, l'idroterapia (b~gni freddi), il soggiorno in montagna o al m a re, ecc., si avrà cura di regolare l'alvo; 2° combattere l'accesso con palliativi (impacchi caldi, semicupi caldi prolungati, be·v ande calde, ecc. ; antipirina, eventualmente cocainizzazione dei cornetti nasali) : alla morfina per via ipodermica si ri· corra con molta prudenza per non cr eal'e dei soggetti morfinomani; 3° quando i mezzi accennati non bastano, in· traprendere una cura radicale. I dilatatori di HEGAR, di ELLINGER, di SCHULTZE, la discissione, e simili altri artifici non giovano che temporaneamente. L'operatore. deve proporsi di ottenere una di· latazione permanente dell'orificio uterino interno, intento q 11esto ohe si può solo raggiungere con l'incisione accompagnata da termocausticazione della ferita, o, meglio ancora, con la resezione di p ezzetti di sfintere di detto orificio. Con questi due metodi si ottiene una cicatrice larga che lascia ampio l'ori· ficio. Per la resezione dello sfintere l' A. indica anche il m etodo operativo da seguire. t27)


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[ANNO

IL POLIOLIN .lCO

CENNI BIBLIOGRAFICI

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Ricercl1e eseguite nell'Istituto , di Farmacologia spe1·imentale, diretto dal prof. CoLASANTI. Volt1me VI, 1903. - Tipogr. Centenari, Roma. . .

Il ' rolume ò un riverente tributo di affetto che aiuti del Gabinetto di Farmacologia, medici e stu· denti porgono alla venerata memoria del nostro maestro, il prof. COLASANTI. Il prof. LUUIANI n e ha tessuto la necrologia (che è riportata) e delle stie parole, che suonano ammirazione e riconoscenza p er il st10 amore alla ricerca pt1ra scientifica, fa degna testimonianza il presente volume in c11i sono raccolti numerosi lavori di argomenti èLisparati e diversi, ma tutti però attestanti il vasto sapere, la estesa cultura del maestro che li ideò e diresse. Lo spazio limitato che ci è con· cesso, non ci permette di fare di ognuno la degna disamiaa, come sarebbe nostro desiderio, perciò ci limiteremo a citarne molti e a dire di qt1alcuno di essi. Il BoNANNI da solo, o in collaborazione con RI· l\IINI o con BALDONI, pt1bblica nu1nerosi lavori n el campo ancora giovane e ancora tanto poco studiato d ella chimica fisiologica; così citiamo : « I processi d'ossidazione e sintesi n ell'avvelenamento cronico per cloridrato di cocaina »; « L 'azione fisiologica <lel bromofencone »; « Azione fisiologica della per· nitrosocanfora >) ; « Azione fisiologica del mentone, della mentonossina e del p ernitrosom entone », ecc. Il BALDONI pubblica delle ricerche « Sulla paraldeide come reattivo dello iodio »; « Il comportamento in vitro e n ell'organismo di alct1ni eteri salicilici » . IACOANGELI st11dia il latte di -vacca di Roma dal punto di vista d ella s11a congelazione. In fine il dott. DE l\rIARCHIS pubblica tre lavori (11no dei quali in collaborazione col dott. BALDONI) molto importanti sia dal punto di vista scientifico che pratico. Il })l'imo è llno studio completo sl1ll'azione fisio· logicèl e terapeutica d ell' Ustilago niaydis, droga molto llsata negli Stati Uniti d'America, poco conosciuta da 11oi; la sua potente azione ecbolica. e ' rasocostrittrice le conferisce assolutamente il primato e per· mette che la sf possa con vantaggio sostituire alla segala cornt1ta o a tutti gli altri farmaci di questa catggol'ia. Il secondo è d edicato a. « Ricer che sull'urina nella corea di Sydenham )>. È un lavoro breve, ma ricco di esperienze e cli risultati positivi. Secondo l'.A.. si può ritenere che nella detta malattia si ha « dimi· n11zione della qt1antità giornaliera di urina con con· seguente aumento del suo peso specifico; che la sua acidità totale è aumentata; che è diminuita l'elimi· nazione del Cl ed aumentata quella di acido urico (28)

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e fosfati; infine che l'H 880' totale e il coniugat<> non presentano alcune variazioni » . Il terzo lavoro (DE l\rIARCHIS e BALDONI} tratta d ell' « Azione sul ricambio materiale delle acque acidulo-saline-litiose-boriche (acqua acetosa di Roma) ». Questo acque popolari e celebri fin dai tempi più remoti avrebbero, al pari e più anche delle altre acque più rinomate, il vantaggio di aumentare la diuresi, di dimint1ire l'acidità totale dell'urina, di attivare il ricambio azotato, di migliorare l'assimilazione delle sostanze azotate, e quella dei corpi grassi. Con tale rapido cenno abbiamo inteso di dim?· strare quanto sia alto il valore della sc11ola fondata dal prof. COLASANTI e quanto ancora più grande quando si i)ensi alla penuria sua e dalla quale sol<> in questi ultimi te1npi si potè liberare. a. p.

Les médications reconstituantes. (La 1nédication phosphorée, Glycéro-phosphates, Lécithines, Nucléines). - 1 vol. Paris, 1903. -

HENRI

LABBÉ.

Librairie J.B. Baillière. Da qualche anno la terapia fosforata ha· fatto. considerevoli p1~ogressi; ciò è dovuto alla scoperta e allo st11dio sistematico dei nuovi composti fosfo· rati che costituiscono o le forme stesse fisiologiche in cui il fosforo si sviluppa negli esseri viventi, <> i materiali che costituiscono q~este forme, o i loro prodotti intermedi: glicero-fosfati più. o meno com· plessi, lecitine, nt1cleine, acidi nucleici naturali, o riprodotti per sintesi · tutta la terapia del Ph, sia del presente come dell'avvenire, consiste n ell'utilizzara tali forme chimiche. Nuovissime sono le prove terapeutiche rivolte a quest'ordine di idee. Il fonda· mento biochimico sul quale si edifica q11esta terapia razionale è delicato e complesso: questo è fino. ad oggi quasi del tutto sconosciuto alla gran mag· g ioranza dei medici, i quali non possono esser tentati ad applicare i rimedi se non si mostra lor<> l'origine teorica di questi. Nella nuova monografia pubblicata da LABBÉ si . trovano i soli sviluppi tecnici e chimici indi· spensabili alla conoscenza dei processi biologici,. di cui i corpi fosforati sono i termini atti vi e anche alla diagnosi e alla caratterizzazione pratica di questi medesimi corpi. Un particolare rilievo è stato d:i.to all'indicazione di tutte le sorgenti organiche; ciò facilita la comprensione delle interessanti vedute che sono state emesse sulla natura delle trasformazioni a cui par· tecipano le sostanze fosforate. L'esposizione della loro applicazione terapeutica è tanto completa. quanto lo permette lo stato delle attuali cogni· zioni. Un ultimo capitolo richiama la posologia gene·. rale di tutta la medicazione fosforata nelle diverse indicazioni. Il medico pratico e il farmacista vi troveranno utili notizie che permetteranno loro di


lA~NO

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FASC.

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SEZIONE PRATIOA

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riconoscere la falsificazione o la frode così fre · qt1ente nella preparazione di tali composti. a. JJ.

AMMINISTRAZIONE SANITARIA

FELIX E. et FLùCK. Petit manuel p1·atique de la vaccination. - Lausanne, Institut Vaccinogène .Suisse, 1903. ·s e l'inoculazione vaccinale è oggi considerata come uno dei più semplici atti operativi, tanto da essere effettuata da profani, non è però men vero che spesso le corp.plicazioni e, qualche volta, gli accidenti gravi .che si osservano in seguito alla vaccinazione; de· vono la loro origine alla mancanza delle precauzioni colle quali si deve eseg11ire questa piccola operazione. Il modesto manualetto, che raccomandiamo, è molto utile ai medici contenendo, condensati in poche pagine, i precetti e le regole per eseguire la vaccinazione in gt1isa da prevenire inconvenienti e complicazioni. r. b.

Atti ufficìaJi.

Pnbblicazioni uervenute al << Policlinico )) . Il\IIBRIACO dott. P. Sull'azione degli attuali fucili da guerra e specialmente del fucile italiano di pie· .colo calibro in confronto con quello di medio calibro. Stt1dio sperimentale. - Roma, E . Voghera, 1903. . DE ORCHI dott. .A.. Ospizio provinciale degli ()sposti di Como. Relazione sulla gestione sanitaria· amministrativa per l'anno 1902. - Como, tip. Osti· nelli, 1903. MARAMALDI dott. L. Il lievito di birra nella cura del vaiuolo e di altre malattie. - Napoli, Estr. dal Giorn. in tern. delle Se. Med., 1903. GALDI dott. F. 1Jeber einige, von den gewohn· lichen abweichende Pneumonieformen. Sonderab· -d ruck « Deutsche .A.rchiv f. klin. Medicin ». MARIANI dott . . J. M. Formes curables de la tu· berculose pulmonaire. Communication présentée au XIV Oongrès intern. de Sciences médicales. - J\'.la· drid, 1903. VERNEY dott. L . Contributo allo studio delle « stimuline ». Napoli, Estr. dalla Riforma Medica, 1903. CORSINI do tt. G. La diagnosi del rene mobile. .Milano, Estr. da~a Gazz. degli Ospedali, 1903. PISANI dott. L. Gli effetti della luce elettrica bleu sulla sensibilità generale. - Napoli, Estr. dal Giornale di Elettricità medica, 1903. CozzOLINO dott. O. Alcuni dettagli intorno alla tecnica degli impacchi freddi nelle malattie acute febbrili dei bambini. - Vicenza, 1903. S1LVESTRINI prof. R. Alcune ricerche relati ve al riassorbimento dell'essudato fibrinoso nella polmonite crupale. - Camerino, Estr. dal Boll. della Soc. Eustachiana. CARO prof. O. Lo stato della salute pubblica in Napoli. - Stab. tip. di Gennaro Morano, 1903.

CARRÙ. Serviz;o dei trasporti funebri. - 811 con· forme parere del Consiglio di Stato sono state annullate d'ufficio le deliberazioni 6 luglio e 31 agosto 1902 del Consiglio comunale di Carrù, che q_oncedevano all'impresario del servizio dei tra· sporti funebri l'uso del vecchio teatro comunale, posto nell'interno dell'abitato, per deposito del carro mortuario . FIUMARA. Ricorso contro decisiolie della Giunta

provinciale amministrativa di Reggio Calabria. Su conforme parere del Consiglio di Stato, è stato dichiarato irricevibile il ricorso avanzato dalla Giunta municipale di Fiumara, avverso le deci· sioni 31 marzo e 17 aprile u. s. della Giunta provincia.le amministrativa di Reggio Ca.labria che, accogliendo il ricorso di certo A.ntovino Penna, ne ordinavano la iscrizione nell'elenco dei po,reri di quel Comune; ma, contemporaneamente, sono state annullate di ufficio tali deliberazioni per incompetenza dell'autorità tutoria ad emetter)e. GALLIPOLI . .Ricorso Arlotta contro detJisione della Gin1eta provinciale a1nministrativa di Lecce. - È stato respinto, su conforme parere del Consiglio di Stato, il rìcorso avanzato dalla signora -Marianna .A.rlotta, quale legale procuratrice del proprio fra· tello dottor Filippo Arlotta, avverso la decisione 26 settembre 1902 della Giunta provinciale ammi· nistrativa di Lecce, che dichiarava.si incompetente a provvedere su di un reclamo direttole dalla stessa ricorrente, inteso ad ottenere che l'autorità tutoria, sostituendosi al Consiglio comunale di .Gallipoli, dichiarasse d'ufficio competere al detto dott. Ar· lotta il diritto a pensione, quale medico condotto di qt1el Comune. FIRENZE. Nomina della levatrice condotta. - È stato accolto il ricorso prodotto dalla signora Silvia Formichini avverso il decreto 8 aprile scorso del Prefetto di Firenze, che annullava la deliberazione consigliare 20 precedente febbraio, con la quale veniva nominata levatrice condotta di quella città; ma, in pari tempo, è stata annullata d'ufficio tale deliberazione nella parte che si riferisce allt-i sua nomina. RAPAL.LO. Condottura d'acqzia potabile. - St1 con· forme avviso del Consiglio di Sta.to è stato respinto il ricorso degli ingegneri .A.. Pancrazi e G. Giangrandi, avverso la decisione della Giunta provin· ciale amministrativa di Genova, che negava. l'approvazione alle deliberazioni 29 ottobre e 19 no· vembre 1901 del Consiglio comunale di Rapallo, ' con le quali si determinava di concedere ai ricorrenti la costruzione e l'esercizio della condottura d'acqt1a pe1' t1so del Comune.

*

* * RoMA. Ordi1ia11,za di sanità maritti11ta n.19. -

Il mi· nistro segretario di Stato per gli affari dell'interno: Constatata l'esistenza della peste bubbonica in Brisbane e Townsville (Queensland); Veduta la convenzione sanitaria internazionale di Venezia del 19 marzo 1897; Vedu.ta la legge 22 dicembre 1888, n. 5849 (serie 3u); Decreta: Le provenienze da Brisbane e Townsville (Queen· sland) sono assoggettate alle prescrizioni dell'ordinanza di sanità marittima, n. 5, del 23febbraio1902. , t29)


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IL POLICLINICO

I signori prefetti sono incaricati dell'esect1zione della prei:;en te ordinanza. Roma, li 16 settembre 1093. P el 1ni1iistro: RoNCBETTI. ROMA. - In data 20 corrente la Direzione ge· nerale della sanità pubblica ha diramato istruzioni ai Prefetti del Regno per regolare, sotto il ri· guardo sanitario, l'importazione in Francia di bo· vini da macello.

LA.NNo IX,

FASO.

48 J

a quello straorclinario al Re. Però se il Consiglie> pro,·inciale di sanità avesse dato l'accessit a chi non ha alcun titolo, di fronte a chi ne ha od a chi presenti titoli diversi, di fronte chi presenti il di· ploma universitario, anche in questi casi il ricorse> sarebbe ammissibile perchè vi sarebbe la violazione di legge per essersi assunto alla carica un professionista sfornito di titoli o provvisto di titoli infe· • • r1or1. (2699) Sig. dott. A. P. da C. Noi riteniamo che RISPOSTE A QUESITI E A DOMANDE per i secondi certificati la tassazione sia giusta, ma che per i primi due non dovrebbesi riscuotere (2693) Sig. dott. P. Z. da B. - Non è vietato più di due lire, giacchè non trattasi di due certi· all'Amministrazione comunale, data la vacanza del ficati, ma di due copie del medesimo certificato. posto di medico al centro, procedere per chiamata (2700) Sig. dott. A. G. da G. Ella può ricorrere alla sostituzione scegliendo tmo dei medici delle alla G. P. A. per la rilevante riduzione di stipendie> frazioni. Non . è del pari vietato bandire apposito che le si vuol fare. La Giunta, sentito il Consiglie> concorso, sempre quando i medici delle frazioni provincia.le sanitario deciderà in merito. A noi pare non abbiano, per capitolato, diritto di sperare alla che con sole 500 lire non si possa fare il servizi<> nomina al posto meglio retribuito. Il nuovo eletto, dei poveri. In tal caso la condotta piena sarebbe se è uno delle frazioni, non dovrebbe ripetere il indispensabile, non potendosi altrimenti ottenere un periodo di prova. Agli effetti della pensione il adeguato servizio obbligatorio. , cambiamento non monta, perchè questa si basa uni· (2701) Sig. dott. D. M. da S. Se il regolamHnto camente sul numero degli anni di servizio prestati per gli impiegati COII\Unali precedette la di Lei e sull'ammontare dei contributi annuali. riconferma pel secondo triennio, riconferma che (2695) Sig. dott. F. Z. da ·p. - In mancanza di portava eguale stipendio della prima nomina, cioèt capitolato la quistione della supplenza durante il lire 2000, non avrebbe pott1to detto regolament<> corso della licenza deve essere r egolata di accordo essere serotinamente applicato nell'anno volgente con l'a11torità comunale. Equo sarebbe che siccome in occasione della nuova nomina per la generalità. la detta licenza è determinata da ragioni di salute, degli abitanti. la spesa per la relativa supplenza fosse assunta Il comune avrebbe dovuto fissare ora lo stipendio dal Comune, se non in tutto almeno in gran parte. dlt co~rispondersi per la cura degli abbienti, ma (2697) Sig. dott. B. F . da Q. - Indubbiamente non lo ha fatto. Che se poi ha inteso ridu1Te le> Ella è _g ià divenuta stabile, non osta.n te le recenti stipendio per la ctrra dei poveri, ciò non è ammis· conferme ricevute dal Comune e resterà anche tale sibile perchè Ella essendo divenuta stabile fin dal qt1ando andrà in vigore la nuova legge, perchè le 1901 lo stipendio che in quell'epoca percepiva ed disposizioni che la medesima conterrà, non distrug· in quella mist1ra, si è consolidato, in modo che ora gono i diritti acquisiti dai medici per effetto delle non è possibile riduzione di sorta. Potrà reclamare leggi precedentemente in vigore. Se ha pagato il alla G. P. A. in sede di bilancio ed anche ora. Le contributo alla Cassa pensioni dal 1° gennaio 1899, iniezioni ipodermiche debbono essere fatte dal meè impossibile che no1t vi sia stato iscritto. L'amdico curante, il qualti, se condottato, è obbligate> ministrazione della Cassa depositi e prestiti avrà per la intera cura sia lunga sia breve. dovuto accreditarle le somme, e quindi ritenerla (2702) Sig. dott. O. C. da C. Noi crediamo che per iscritto. Del resto, chieda conto della cosa al sia ben dato il licenziamento per giustificati motivi Consiglio provinciale sanitario, cui sono affidate le a quel medico che abbia riportato cond~nna, pas· iscrizioni. I certificati medici per l'emigrazione dosata in cosa git1dic~ta a 15 mesi di reclusione, sia vrebbero essere equiparati ad una visita. I certi- ·perchè non è possibile tener scoperta la condotta ficati per t1so penale e per la leva militare vanno per il lungo periodo cli espiazione della pena, sia estesi in carta libera. Quando è chiamato dai ca- perchè la cond.anna suddetta porta quasi costante· rabinieri per q11alche ferito o clal sindaco, deve mente anche quella accessoria della interdizione essere pagato clall'autorità giudiziaria. temporanea dall'esercizio della professione. (2698) Sig. dotl B. F. da C. Certamente il Con· E poichè il ricorso alla IV Sezione non sospendesiglio provinciale di sanità nel dare il parere per gli effetti del licenziamento ben si può procedere• la nomina dell'ufficiale sanitario valuta coscienzio· a nuova nomina. (2704) Sig. dott. S. N. da M . Dal momento ch·e samente i titoli posseduti dai singoli candidati e }lrGferisce chi li ha migliori. come Ella afferma la c1u·a piena fu ritenuta in co· desto Comune indispensabile per assicurare un Questo è t1n esame di merito che sft1gge al ri· corso alla IV Sezione del Consiglio di Stato od buon servizio sanitario pei poveri, non le si può(30)


LANNO IX, F ASC~. 48]

SEZIONE PRATICA

pitì toccare lo stipendio, giacchè in tal caso la })arte facoltativa e la parte obbligatoria si confon· dono insieme acquistando entrambe il carattere di obbligatorietà. Ella non potrà temere ulteriori molestie. Ma se il Consiglio comtmale avesse ora apportata tale riduzione, Ella può ricorrere alla G. P. A. la quale dovrà decidere sentendo prima il parere del Consiglio provinciale di sanità. (2706) Sig. dott. G. T. da F. Certamente a noi sembra molto irregolare la procedura seguita dal Consiglio comunale nella nomina del medico della frazione. Se nessuno dei candidati raggiunse la maggioranza assoluta voluta dalla legge, non si sa· rebbe dovuto procedere oltre, ma bensl ripetere il concorso, se non si voleva, come pur si sarebbe potuto, ripetere la votazione. Ad ogni modo la no· mina di un medico non compreso nella terna è assolutamente illegale e viola la deliberazione del mese di aprile, che formò la base del concorso~ Ella ricorra al Ministero dell'interno contro la deliberazione consiliare, che tanto operava, e vedrà che avrà ragione. Allegherà al ricorso il certificato ricevuto dal Comune in cui si dice che in seguito ad esame dei titoli da parte di una commissione universitaria, Ella riusci il primo ternato. Doctor JusTITIA.

NOTIZIE DIVERSE XIII Congresso di Medicina interna. L·annuale riunione della Società italiana di me· dicina interna sarà tenuta quest'anno a Padova nei giorni 29, 30, 31 ottobre e 1° novembre p. v. sotto la presidenza di S. E. ii prof. Gu10,o BACCELLI. Il Comitato ordinatore del Congresso, che ha per presidente l 'on. prof. DE GIOVANNI e per segretario generale il prof. L1:TCATELLO, lavora alacremente alla buona riuscita. del dotto Convegno, al qt1ale possono intervenire, come è noto, tt1tti i medici italiani sieno o no membri della Società. I temi generali fissati dal Consiglio direttivo sono i seguenti: 1° L'individualità nella patogenesi e nella etio· logia dei morbi (relatori: Professori A.. DE GIO · VANNI e L. GIUFFRÈ). 2° L'immunità nelle malattie infettive act1te (relatori : Professori L. LUCATELLO e N. PANE). 3° L~interruzione della gravidanza nelle ma· lattie interne (relatori : Professori G. ZAGARI e V. ASCOLI). Lo Società ferroviarie hanno concesso notevoli facilitazioni sui viaggi. Titoli e sunti di comunicazioni scientifiche e quote d'iscrizione (lire 10) devono essere spediti 3:lla ~~ ­ greteria del Oo1igresso, palazzo della R. U1tivers1ta,

Pa(/ova. l\IILANO. - Il Comitato direttivo del Congresso sanitario nazionale e della Mostra dell'assistenza sanitaria che debbonsi tenere qui nel 1905, ha diramato il programma generale, che fu compilato lta varie sotto -commissioni, e nei limiti del quale

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tutti i sanitari italiani potranno fisi:;Are le comuni· cazioni o le letture da farsi. Il Congresso sarà diviso nelle seguenti sezioni;

Assisle1iza sa1iitaria. - Igiene pzibblif:a. - Clinica scientifica e terape1ltica. - Giziri.c:priide1iza 1nedica ed i1ifortn1ii snl lavoro. - I1iteressi professio1iali. La priltla sezione comprende l'assistenza a domi· cilio, ospitaliera, ambulatoria, le istituzioni complementari e la legislazione. La seco1tda sezione comprende l'igiene alimen· tare dei centri abitati, la industriale e la professionale, la profilassi delle malattie infettive e la statistica sanitaria. La terza sezione raccoglierà, sulla materia assegnatale, le proposte delle Associazioni scientifiche e cliniche nazionali, per la formazione di un programma di studi e per la proposta di temi ritenuti degni di speciale trattazione. La qz:iarta sezione .propone allo st11dio del Congresso undici temi suggeriti dall'odierno movimento scientifico e dalla giurisprudenza sinora acquisita. La qnirtta sezioue provvede alla dignità degli in· teressi professionali, nonchè all'incremento delle Istituzioni di previdenza fra i sanitari. Annessa al Congresso vi sarà una ~Iostra di Assistenza sa1iitaria divisa nel seguente modo: I . L'assistenza ·sanitaria nei trasporti di terra e di mare. -- }'Iezzi di trasporto e di pronto soccorso pei feriti e nei casi di infortunii, epidemie,- disa· stri, ecc., ecc. (con con corso pratico). - Ospedali di guerra ed ospedali fluviali. - Ospedali e ricoveri provvisorii per malati (feriti, contagiosi, ecc., ecc.) - Assistenza sanitaria ambulatoria. - Istituti ed ambulatorii speciali. II. Esposizione di opere, pubblicazioni, progetti, statistiche, ecc., ecc., riflettenti l'assistenza sanitaria. Per schiarimenti e notizie, rivolgersi al segretario generale del Comitato esecutivo, ca,r. prof. T . D ella Vedo,ra. FIRENZE. - Il 0011,gresso della, Società italiana di patologia si riunirà qui n ei giorni 5, 6 e 7 ot· tobre prossimo, e terrà le sue adunanze nei loca.li del R egio Istituto superiore di studi pratici e di perfezionamento. La prima adunanza si te rrà il 5 ottobre alle 9. 30. Tt1tti coloro che desiderano fare comunicazioni al Congresso sono irrvitati a trasmettere i loro titoli ai professori Guido Banti ed Alessandro Lt1stig, a Firenze. PARIGI. - Il Comitato permanente per il Con· gresso internazionale dell'assistenza pubblica e privata, in seguito a proposta del d elegato italiano, marchese Paolucci di Calboli, deliberò che il prossimo Congresso si tenga a niilano, nel 1905.

Nomine, promozlonl, onor11loenze. Nel. personale dei medici provinciali ebbe luog<> il seguente movimento : Il cav. dott. Dante Torsellini, che trovasi a Forlì fLl incarica-to, te1nporaneamente, di prestare servizio anche presso la prefettura cli Ravenna. Il cav. clott. )Iichele Modugno ft1 tra~locato da Ravenna a Campobasso. Il cav. dott. L11ca Romano, che tro'°'asi a Benevento, ft1 esonerato dall,incarico del servizio presso la prefettura cli Campobasso, a datare dall'epoca in cui vi a'rà assunto serv-izio il cav. dottore :àfodt1gno. (31)


1536

fL

[ A.NNo IX, F Asc. 48]

POLICLINICO

tificato cl1e conferisca all,aspirante il titolo di me· dico perito-igienista. Stipendio lire 2300 nette. Sca· I dottori Ettore V erando tenente medico presso l 'Ospedale militare (li Tori110, Pietro Cotugno, te· . denza 30 settembre. nente medico 11el 3° _bersaglieri, Alberto Santa J\'Ia· 0ARATE·LARIO (Como). - Concorso alla condotta ria, tene11te m edico del 90° fanteria, furono tra· medico-chirurgica del Consorzio fra Carate-Lario e sferiti nella Scuola di applicazione di sanità militare. Il dott. Ettore Gilardoni, tenente medico presso Laglio. Abitanti 1584. Stipendio annuo lire 1900 lorde di ricchezza mobile. Scadenza 30 settembre 1903 la Scuola di applicazione di sanità militare , 1renne trasferito all'Ospedale militare di Genova. . Il dott. l\:Iariano Cantella, ca.pitano medico nel 93° fanteria, fu trasferito al 45° fanteria, ed il alfabetic~ dott. Cesare Tapparini, capitano modico nel 45° fan· Ablazione dallo stomaco (totale e subtotale) te ria, ' renne trasferito al 93°. (L' ). - Boeckel . . . . . . . . . Pag. 1518

Indice

Furono destinati ad imbarcarsi, in servizio di emigrazione: A Genova, sul piroscafo La Plata, il dott. Bal· duino Candiolo, medico di 2a classe; sul piroscafo Lonibardia, il medico Saverio Buonanni, medico di 1 a classe ; sul piroscafo Fran cf', il dott. Gerardo Sandulli, m edico di 1 a classe. A Palermo, sul piroscafo J1Iassitia, il dott. Decio De Conciliis, medico di 1a classe. ,

Conoorsl e oondotte. FJRENZE. - Dalla Società Fiorentina d'igiene è stato bandito un concorso a premio per un Libro d' Igien,e pojJOlare ad l1so delle scuole popolari. Il premio, che è di 2000 liee, sarà conferito al libro giudicato nligliore dalla Commissione giudi· catrice, ma l'autore ha l'obbligo di dare alle stampe il suo lav·oro. · Il termine lltile per concorrere è il 31 maggio 190±, ed i concorrenti do1rranno inviare i loro lavori al dott. Gustavo Padoa, segretario della Società Fiorentina d'igiene. Ro~IA . Dal J\'linistero dell'Interno è stato aperto un concorso, per esame e per titoli, a dieci posti di medico di porto di 3a classe, con l'annuo stipendio di lire 2500. . Il termine utile . per la presentazione delle do· mande di ammissione al concorso scadrà col 30 settembre 1903. CARRARA. - Concorso per titoli al posto cli me· dico chirurgo specialista in oftalmoiatria per le prestazioni gratuite, limitate alla pratica oftalmoia· trica, a tutti i poveri del Comune. Stipendio lire 2500. Residenza nella città. Soa· d enza 30 settembre. P er maggiori schiarimenti rivolgersi alla segre· teria comunale. SAVONA (Ospedale civico di 8a11, Paolo). - È aperto per esame e per titoli il concorso al pos to di chi· r11rgo 1° aiutante. Stipendio ann1to lire 600. Sca· denza 30 settembre. ARANCO (NolJara). - Consor!tlio sanitario fra i comtmi di A.ranco, Agnona Doccio, Isolella e Fo· resto Sesia. Dledico -chirurgo-ostetrico. Stipendio lire 800 per la cura poveri, più lire 200 quale uf· ficiale sanitario. Scadenza 30 settembre. BRESCIA. - l\ledico aggiunto presso l'ufficio mu· nicipale di igiene e di sanità: coll'incarico della direzione del gabinetto batteriologico. Occorre cer· Roma, 1903 -

Tip Nuionale di G. Bertero • C.

analitico del Dresente numero.

Affezione renale unilaterale simulante una calcolosi. - Ransonoff . . . . . . . » 1530 Albuminuria nella insufficienza aortica (Dell ') . - Leube. . . • . • • . . . » 1514 Anastomosi intestinale (Su alcuni metodi recenti di). - Gray-Ward . . . . . . » 1516 Assicurazioni sulla vita e i rischi tara ti (L'). - Garofalo . . . . . . . •. • • » 1520 Cenni bibliografici . . . . . . . . . » 1532 Concorsi e condotte . . . • . . . . . » 1536 Dismenorrea (Cura della). - Theilaber. . » 1531 Ematuria come segno precoce di un tun1ore del rene (L') . . . . • . . • . . » 1530 En1 boli a pulmonare consecutiva ad appendi. . . . . » 1529 . cite. - Le Clerc . • Emorragie mortali nella stasi cronica della vena porta (Sulle). - Curschmann. . • » 1515 Gastroenterostomia anteriore ad Y. - Montprofit . • . . . . . . • . • » 1512' Ipertrofia cronica splenica coll'anemia nel1' infanzia (Rapporti dell'). - Morse . » 1529 Isterectomia addominale totale praecesarea. - Roger. , . . • . . . . . . . » 1519 Lesioni intestinali nelle contusioni addominali (Diagnosi delle). -: Le Conte. • . . . » 1519 Litiasi biliare(L'intervento chirurgico nella).Chauffard . . . . . . . • . . . . » 1530 Miocardite con speciale riguar.:io alle alterazioni della elastica nelle affezioni del miocardio l Studio sulla). - CopJ in . . . . )) 1513 Nomine, promozioni, onorificenze . . • . )) 1535 . • . . . . . )) 1535 Notizie diverse. • • Parotidite bilaterale e polmonite crupale·in una malarica gravida. - Sereni . . . \) 1505 Pubblicazioni pervenute al « Policlinico » • )) 1533 Risposte a quesiti e a domande. . . . )) 1534 Sifilide latente nella etiogenesi delle malattie con1uni. Importanza diagnostica dell'adenia epitrocleare (La). - De Dominicis. . • )) . 1522 Splenectomia (Resultati remoti della). Deriouginski. . . . . . . . • . . )) 1531 Uretra (Rottura .d ell'- per caduta). - Lezione del prof. Catterina . . . . • • • • )) 1526 Vegetazioni adenoidi (Diagnosi e cura operativa delle). - Cl~ment . . . . . . )) '1531 Vomica pulmonare (Aiuto alla diagnosi di). - Cybulski . . . . . . . . • . . )) 1529


Roma, 3 ottobre 1908

•ano CC

Fuo. 48.

me. Sca.

Jottft no• e orde

.903

•• DIRETTORI '

PROF.

GUIDO BACCELLI -

l518

PROF.

REDATTORE CAPO: PROFr

FRANCESCO

D~RANTE

VITTORIO ASCOLI

.530

'. 514

La v ori originali : - Bossi : Ricerche sulla trasmissione del bacillo della tubercolosi da madre a feto in cavie e coniglie gravide rese tubercolotiche e sul decorso della i.~Jez.ione· tubercolare nel periodo di gestazione e nel puerperio . - Riviste: - MEDICINA : - Erb : Osservazioni intorno all' anato1nia patologica della sifilide del sistema nervoso centrai~. - Aubertin e Labbé : T u1nore della protuberanza, emiplegia crociala con, partecipazione del faciale superiore. - Abadie e G renier de Cardenal : L'attacco convulsivo di tosse isterica. - Mende1 e Bloch: Paralisi faciale consecutiva a iniezioni di antipirina nel tic convulsivo. - Steiner : 1 rifiessi spinali nell'isterismo. C HIRURGIA : - Neisser : D ella flebite migratoria. - W iart: Sulla sutura arteriosa. - Donit z: L'adrenalina nella cocainiz.z.azione del tnidollo . - Hart1nann : Sulla necessità di separare l'urina dei due reni prima di accingersi ad una 1iefrectomia. - OCUL ISTICA : · Loosfelt: L'oftalmia simpatica. - DERMATOLOGIA: Brocq : Eru:{ioni .inter medie fra la pitiriasi rosea del Gibert e le cosi dette « séborrhéides » psoriasiformi. Poche generalità sui cc fatti di passaggio » e la rappresentazione grafica delle dermatosi. Oss erva zioni cliniche : - Curti : Tetano ed acido fenico . - Rolandi : L a gelatina nelle enterocoliti ulcerati·ve e dissenteriche. - Note di medicina scientifica : - I mmunità e narcosi. - Contributo allo studio dell'infezione mista nella tubercolosi pul11ionare.

.516 .520 532 .536 531 530 ·9n ) ... 1

Pratica professionale: -

Soffocazfane pe1" ascaridi. - ?{eumatisrno tubercolare - t.Artrite anchilosante di origine tubercolare. - Le cisti sierose . congenite del collo. - Le glandole linfatiche nel cancro uterino. Ulcere sifilitiche multiple. - APP UN TI DI T ERAPIA : - Contro/ il drenaggio. - Cura della litiasi biliare. - La rino·f aringite secca. - Per impedire lo iodismo. - 'N..,ella furuncolos i. Varia. - Amministra zione Sanitaria : - A tti ufficiali~ - Cenni bibliografici.

515

C ASUISTICA :

·99 )~

Interes si professionali: - I 1nedici e la criminalità. - Risposte a quesiti e a doniande.

)19

Notizie diverse. - Nomine, promozioni, onorificenze. analitico del presente numero.

i30

LAVORI ORIGINALI

113

;05 i33 ,34

Istituto ostetrico ginecologico della R. Università di Genova.

Ricerche sulla tras111issiooe •lei llacillo della tubercolosi da n1adre a feto in cal'ie e coniglie gra..: vide rese tubercoiotiche e sul decorso della iniezione tubercolare 11el periodo di gestazione e 11el p uet'(terio •

22 31

31

29

-

I n dice alfabetico-

Dir i tti di pro p rietà riser v a. ti

519

)35 i35

Concorsi e condotte. •

pe1 prof. L . l\I. Bossr, direttore.

È sempre stato in passato, e con tin1ta t11tto1·a ad esserlo, di grande impor tan za per gli ostetrici, la. qt1estione dolla trasmissione della tubercolosi da madre a. figlio, e se può avvenire. il passaggio del germe infettivo d urante la gravidanza, o \erificarsi dopo l'infezione extr a u terina, solo pel contatto di· retto o indh,etto coi genitori tuber colotici e special· men te con la m adre, sen za che n è il bacillo della t ubercolosi, o i suoi prodot ti tossici abbia1 to potuto

prima passare dalla gestante al prodotto del con· cepimento. A q11esta prima qu estione ne sono collegate poi altre interessanti pure la pratica ostetric<t, come q11ella d i sapere a quale epoca, dato che sia possi· bile questo passaggio, più o meno della gravidanza è facilitato e da qual grado di infezione della madre, delle lesioni viscerali di antica data, o di data re· cente. Qu ale decorso abbia il periodo di gestazione in una infetta di t11bercolosi nelle diverse forme di q11esta malattia; quali ne siano i pericoli per la madre e il pL'odotto del co11cepimento nelle diverse n1anifestazioni e localizzazioni; q11ali i casi in c11i si impone l'intervento per salvare-la vita della madre e quali q11elli nei q11ali non vi è pericolo di 1111a g ravidanza ·a termine naturale; e q11ale corso al)bia in seguito nel puerperio la tubercolosi. Clinici e ostetrici in t utti i tempi cercarono la risposta a questi quesiti prima basandosi sull'osser· vazione giornaliera della pratica in una infezione (l )


1538

IL

POLlCLINICO

[A..NNo IX, FA.se. 49J

delJe più coml1ni quale ]a tubercolosi, secondaria· · nella seconda metà apparirebbero i bacilli di Koch; negli organi di feti appartenenti a cavie tuberco· mente con ricerche sperimentali stigli animali più • suscettibili di contrarre l'infezione. Quantunque non lose che sieno nate alla fine della gravidanza si osservano le alterazioni proprie del processo tt1ber· sieno rari i casi di gravidanza in donne affette da colar e, ed inoltre i bacilli di l{och e spore. tubercolosi e molt.i studi si sieno fatti ed esperi· .ASCOLI ha esaminato 5 placente di feti tra 1'8° e menti n ogli a.nin1ali .d a vari an tori, tt1ttavia a.ncori'l 9° mese, nati da donne affette da tubercolosi molto al giorno d'oggi le opinioni e le risultauze in pro· progredita, in nessuna ha riscontrato neppure istoposito non sono del tutto concordi specialmente sull a logicamente lesioni tubercolari; l'iniezione di tutte possibilità della trasmissione· del gern1e infetti~i;ro 5 dette una volta sola la tubercolosi generalizzata durante la v ita l1terina al feto; i risultati clolle ri· nella cavia; dei cinque feti morti a breve scadenza cerche sperimentali negli animali non ri esciro110 egt1ali pei cliversi esperimentatori. CoRì, m en tre il n e ha fatto l'autopsia e l'iniezione nelle cavie di emulsiono di pezzi di polmoni, fegato, reni, milza ~IAFFlrCCI ammette possibile che i feti di ca.vie, tiroide, capsule Sllrrenali , midolla, femori, e di coniglie rese tt1bercolotiche durante la gra"\-ridanza sangue del cuore in cavie. All'esame microscopico possono contenere il bacillo anche 4 ot'e dopo l'in· nesto n ella giugulare della madre, che bacilli clella dei pezzi dei vari tess11ti fetali non ha mai riscon· trato lesioni tl1bercolari, nè coll'iniezione riprodusse tnbercolosi possono riscontl'arsi in focolai circoscritti la tubercolosi . Da ciò, conchi\lde, che il bacillo della placenta, che gli organi di feti di 1nadri rese della tt1 bercolosi si trasmette raramente dalla madre tl1bercolotiche mentre nelle prime 48 ore dell'in· nesto possono rendere le cavie tubercoloticl1e, con- al feto. Come si può rilevare· da qt1esta breve rassegna tenendo bacilli vivi, dopo solo produrre 1narasmn di lavori di autori che si occuparono più partico· pel veleno tubercolare il qua.le può passare col· l'l1ovo, collo sperma e per la placenta, molto più larmente di q11esto argomento i risultati delle loro frequentemente che il bacillo tubercolare; che co· 1icerch e non sono del tutto concordi . .Alcuni poi nigli nati da madre tubercolotica non presentano parlarono . di germi di spore dei bacilli della tubercolosi; altri di t11bercolosi istologica senza la pretubercoli sino a 6 mesi dalla nascita, e dopo ql1el· senza dell'agente patogeno specifico cioè il bacili<> l'epoca possono contenere tubercoli nel fegato e della tubercolosi. Ora, in qt1anto ai primi non esiste n ei polmoni; HA USER nei conigli e cavie cl1e r enancora seria dimostrazione se non allo stato di semdeva tt1bercolotici non potè ottenere un caso certo plice ~upposizione; per la seconda è ancora dubbia, in tutte le sue esperienze' di tubercolosi congenita, n è chiarita la questione d'un proc~sso tubercolare anzi rilevò svil11ppo normale negli animali figli di • senza la presenza dell'agente infettivo il quale può tubercolotici, il che, secondo l'autore, dimostrerebbe non essere accessibile ai nostri mezzi di indagine, che la malattia dei genitori non vale a determinare specialmente quando si trova in rari esemplari ma alcuna debolezza nelle energie vitali d ei discén· che colla prova dell'inieriione dei sospetti organi denti e ,•iene alla conclltsione che l'eredità. bacil· lare della tt1bercolosi non esista che in casi rari negli animali specialmente cavie, si rivela, quand<> è presente, rendendo l'animale tubercolotico, prova. eccezionali e solo in gravissime forme mortali de]Ja che raramente fallisce se fatta in numero sufficiente madre sia n ei mammiferi, che nella razr.a uma11a. di soggetti. Cosi pure n ei casi in cui si trovano bacilli tL1ber: Continuando il nostro studio sulla resistenza alle colari nello sp erma dell'uomo, esso presenta una infezioni e intossicazioni degli animali in istato di forma di t11be1·colosi gra"jssima, o t11bercolosi d ei gravidanza e puerperio, si diede particolare impor· testicoli. CozzOLINO n ella prole allattata da madre tanza all'infezione tubercolare come quella che è t11bercolotica non riesce ad ottenere nè l'infezione, nè il marasma tubercolare. D'ARRIGO non è mai più facile a verificarsi nelle gravide, e dà il mag· gior contingente. L e ricerche sperimentali fatte, sarit1scito a dimostrare 11ello sperma con l'esame di· per ora non sono ancora in numero rilevante, pos· r etto il bacillo d ella tubercolosi, come pure n ei te· sono p erò portare un contrib11to per la soluzione sti?oli; invece per la placenta vi sarebbero 1nolti delle importanti ql1estioni sopra en11nziate e finora fatti positivi di trasmissione placentare. Nella pla· non ancora esaurite specialmente in riguardo alla. centa di cavie e 11ei loro feti che \engono uccisi trasmissione dell'agente specifico dalla madre al ver. o la terza settimana di gravidanza, o poco prima del termine di questa, si riscontrano lesioni feto durante la vita uterina, che è quanto pi11 inistologiche ed inoltre il bacillo di Koch · fino alla teressa l'ostetrico. Gli esperimenti ,rennero fatti nel laboratorio della m età della gra"'\"idanza si riscontrerebbe ro solo spore. \2)


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[ANNO IX, F ASC. 49 j

SEZIONE PRATICA

clinica. al qt1ale è da due anni addetto il dottore GIOIELLI che diede ognor maggiori prove di valore, zelo e scrupolo scientifico. Essi praticaronsi in cavie e coniglie r ese tubercolotiche, sia con inoculazione di espettorati di tisicj, sia co11 iniezioni di bacilli della tubercolosi. Si sceglievano gli espet· torati che più contenevano bacilli della tubercolosi e min•>r, nl1mero di altri micro-organismi associati, raccolti colle debite precauzioni in scatole Petri sterilizzate, chiuse appena che l'ammalato emette,ra un espettorato; emulsionati al più presto in brodo sterile o acqua sterilizzata e iniettati, appena pronti, nell'animale da esperimento. I bacilli della tubercolosi di giovani trapianti ricavati da culture in brodo e emulsionati nel brodo stesso della cultura o in altro brodo sterile, o raschiati da culture in agar siero glicerinato a completo sviluppo emulsionati come sopra, parimenti agli espettorati veni· vano iniettati nella cavità peritoneale più in alto possibile, avendo la precauzione appena pen-etrati coll'ago nel cavo peritoneale di portare l'ago pa· rallelamente all'asse longitudinale del corpo dell'a· nimale, onde evi tare la penetrazione nei visceri sottostanti, spingendo gradatamente e, appena ter· minato l'iniezione, chiudendo il foro cutaneo e più spesso nella piegatura della coscia; così pure per la via endovenosa nella vena marginale dell'orecchio delle coniglie con iniezioni di b. della tubercolosi emulsionati in brodo sterile; una volta ci servi come materiale di inoculazione un grosso ganglio caseificato, ricco di bacilli della tuberco· losi, che appena si ·isolò dalle pareti addominali di una cavia tubercol9ti~a uccisa, venne spappolato in brodo, e iniettato tosto nel cellulare sottocutaneo. Gli animali da esperimento si ebbe cura di sceglierli in condizioni da poter essere presto fe· condati, non troppo giovani e quelli che da più tempo avevano partorito e quando era possibile nei primi giorni di gravidanza. Quelli che si so· spt:)ttavano non ancora fecondati per non essere stati un tempo abbastanza lungo a contatto del maschio, dopo l'iniezione si lasciavano alcuni giorni , nel riparto animali della clinica poi si porta,rano al posto di allevamento in un ampio casotto adibito a .questo scopo; qui restavano insieme al maschio sino a che si presentavano segni certi della gravidanza inoltrata poscia si riportavano n el casotto della clinica per studiarli durante la gravidanza e puerperio insieme al prodotto del concepimento . .Alle volte succedeva che la madre partoriva nel sito allevamento, qui allora si lasciava fino al ter· mine dell'allattamento della prole o a quando si giudicava i piccini poter vivere senza la madre, e \

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si riportava poi nel riparto della clinica per l'ulteriore decorso dell'infezione tubercolare. Si evitarono le iniezioni 1n animali in stato di gravidanza inoltrata poichè è facile allora succedere l'aborto dopo l'iniezione nei primi giorni sussegt1enti, spe· cialmente se fatta nel peritoneo con espettorati, e tal,rolta anche la morte della gestante, essendo in tale stato molto facili le peritoniti letali. E ancora perchè poco servivano al nostro scopo le gravide avanzate, avendo necessità di poter stll· diare la gravidanza e puerperio in animali nei q1.iali la tubercolosi non fosse solo localizzata al sito di iniezione ,col materiale innestato, ma avesse tempo ad avvanza.re e dare l'infezione generale durante la gravidanza o puerperio. Nonostante però queste cose si ebbero n6i nostri esperimenti molti insuccessi, parecchi aborti nei primi giorni specialmente nelle coniglie iniettate per la via endovenosa e peritoneale, nelle quali la gravidanza era più avanzata di quello che si credeva; una cavia morì al termine della gravidanza senza esp1tlsione del pro· dotto del concepimento. Altri portarono a termine la gravidanza e partorirono feti morti o feti vivi che allattavano le madri stesse ant1ora in buone condizioni. Una volta cessata la secrezione lattea nella madre nei primi giorni dopo il parto i due piccoli nati vennero posti sotto altra puerpera che li allattò insieme ai suoi. Nelle placente e nei feti morti si ricercava appena possibile i segni della possibile infezione tubercolare prima con ricerche batteriologiche dei feti, preparati batterioscopici, culture alcune volte e sempre nei visceri specialmente nel fegato con iniezione della polpa di que· sto viscere nelle cavie; poi con ricerche istologiche dei tessuti. In pari tempo si studiò il decorso della gravidanza e del puerperio durante l'intercorrente infezione tubercolare; qt1esto studio ft1 possibile in 7 casi e in 5 coniglie ch e portarono la gravidanza a termine e durarono sino alla fine del puerperio e solo verso la fine, e in alcuni casi morirono dopo passato molto tempo dal parto; durante l'alla1tamento si fece pure la ricerca del b. della tubercolosi nel latte. Dal risultato di queste ricer che sperin-ie1ttali apparisce come fatto più importa1tte, che il ger1rte i1tfettivo ossia il bacillo della tubercolosi 1io1t si è mai constatato 1tei visceri e s angz:te dei feti 1ion solo col· l 1 i1tdagi1ie batteriologica, 1na a1tt;lte colla prova della in,iezione di questi 1tell' ani1nale pizi se1tsibile all'infe· zio1ie tzibercolare, qnale la cavia. Iniezione fatta specialmente colla polpa del fegato dei feti, viscer e che prima di tutti può essere attaccato dal germe infettivo trasmesso dalla madre, e che può, secondo gli f 3)


15:1-{J

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IL POLICLINICO

a11tori, ammalarsi nei giovani figli, dopo alcuni mesi dalla nascita, di tubercolosi, qt1ando sono ge· nerati da individui tubercolotici. Una sol volta colla iniezione endovenosa si ebbe un caso dubbio di co11s tatazione del bacillo della tubercolosi in un . fegato di feto nato morto con preparati batterioscopici; in ai questo riscontro fu possibile sia colle iniezioni endoperitoneali, che nel tessuto cellulare; l'iniezione endovenosa poi ci porta in un~ condi· zione di trasmissione facile, extra-nat11rale e che non può succedere nell'ordinario corso della tllber· colosi, o"e il ba.cillo della tubercolosi non passa nel circolo in tanta copia nè tutto in tma volta, cosicch è la placenta possa essere attraversata e non serva pi1ì ad arrestarli. Nelle plaee11,te si riscontrò

il bacillo della tubercolosi tre volte, e senipre . di f eti partoriti 1norti, in, zino di qnesti casi si trattò pure di i11,ie.iio11e endove1tosa ; cosiccltè il bacillo della tzi . bercolosi 1tei casi clte pizi si posson,o para,qo1tare alla localiz.za.zione della tz:ibercolosi 1tell'uo11io, può solo i1t rari rasi _arrivare alla placertta e di qzii pare non, passi 1tel prodotto del concepi11ie1tto o solo ;,i casi eccezionalissi1ni clte nei 1tostri esperinte1tti 1to1t si so1to verificati. Se questo succede in animali così sensibili all'infezione tubercolare come le cavie a più forte ragione si pt1ò ritenere che nell't1omo il passaggio del bacillo della tubercolosi dalla ma:dre al feto durante la vita uterina sia un fatto tanto raro, da farci dubitare se sia possibile un'eredità bacillare. .Alcuni riten~ono che il b. di Koch .non sia che l'esponente della tubercolosi, e che Q.On possa essere l'unico segno di un'infezione tubercolare che a principio potrebbe esser<.- rappresentata da alte razio11i istologiche dei tess~ti, coll'inizio della costituzione del tubercolo e st1a · formazione cellulare speciale ; se queste lesioni istologiche si riscontrassero evidenti n~i visceri dei feti potrebbosi ammettere fino ad un certo punto una tubercolosi istologica prima che bacillare, ma finora è stata accennata nel caso nostro solo vagamente con descrizioni ~pel'fette che possono anche passare per altera· zioni non specifiche della tubercolosi. L'opinione di altri autori i quali ammettono che nel periodo fetale i bacilli trasmessi ereditariamente non clieilo segni d ella loro presenza, e sarebbero casi rappre· senta ti da germi da spo·r e, che però ness11no ha an· cora p otuto rlimostrare, i quali nel successivo svi· luppo de i tessuti nell'attivato ricambio organico si manifesterebbero poi in tutte le loro energie nel· l'infanzia, è ancora una semplice ipotesi senza base sperimentale. Più frequentemente invece è possibile, come pure risulta dai nostri esperimenti, il passaggio di veleni tubercolari dalla madre al feto • 4) .

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attraverso la placenta, ohe lo possono far morire durante la. vita uterina, o renderlo in cattive condizio11i dopo scampato dal p~ricolo di attossicamento, e predisposto cosi ,a contrarre l'infezione tuberco· lare specialmente nella, stessa casa a contatto coi genitori tubercolotici. La tubercosi eret1itaria è perciò intesa in questi ultimi anni, non per una trasmissione diretta del germe infettivo o· b. di Kock dai genitori e più di tutto dalla madre durante la vita uterina, ma più verosimilmente per una pre~ disposizione congenita a contrarre l'infezione dovuta alle anormali condizioni della vita uterina dei figli in ambiente più o meno saturo di veleni tuberco · lari, che possono far sentire il loro effetto nel successivo sviluppo, e creare quello stato di debolezza per il quale l'organismo è messo in condizioni sfa· vorevoli per poter lottare contro l'attecchimento del germe infettivo l1na volta che sia venuto a con· tatto con questo, come parimenti p11ò succedere anche in figli non nati da genitori tubercolotici per tutte le cause debilitanti l'organismo. Il quale t1ltimo fatto facilmente può veri fica.rsi dalla vita in comune con i disseminatori del germe spe· cifico quali i parenti tubercolotici; e persino negli animali Moussu. ha riscontrato questa trasmissione anche in individt1i non generati da genitori affetti da tubercolosi ra.cchiudendo in una stalla ove erano stati bovini tubercolotici, vacche, capre, montoni, maiali, cani, uccelli, asini, da 6 mesi ad 1 e 2 anni potè constatare che resistettero solo gli uccelli e i cani; divenne tubercolotico p11re l'asino, animale . che in condizioni ordinarie è refrattario. Per l'ostetrico è cli sommà importanza stabilire che il germe infettivo non è trasmissibile nella vita endo-uterina dalla madre al feto, e quincli si possa avere la certezza di salvare il prodotto del concepimento, specialmente nei casi nei quali per la madre non vi sono speranze che arrivi alla fine de-I puerperio, pEàr un aggravamento improvviso, esten· sione del processo, che minacci la vita del feto a termine, e che si possa almeno salvare il figlio, allontanandolo poi subito dal contatto materno. Nei nos.tri esperimenti è confermato il fatto, che q11ando l'infezione tubercol~re s'inizia a· principio ... della gravidanza e le lesioni sono localizzate al sito dell'iniezione come avviene nell'uomo nella t11· bercolosi polmonare in circoscritti focolai, la ge· stazione può trascorrere in condizioni buone. Ciò però a seconda anche del grado di infezione, della virulenza del bacillo, delle associazioni coi piogeni. _ Così negli animali iniettati con espettorato ove il b. della tubercolosi piì1 era associato a streptococchi, stafilococchi, queste forme di infezioni piotuberco-


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lari decorrevano più rapidamente, e più ft1neste per la prole che soccombeva prima di essere espulsa e anche prima del term·ine di svil11ppo. In alcuni esperimenti dello scorso anno si co11statò pure lo stesso fatto colle iniezioni di espettorati contenenti b. tubercolari e streptococchi in coniglie e,cavie gravide nel peritoneo. E quando l'esperirnento riusciva, il che succedeva rarissime volte, per poco fosse avvanzata la gravidanza, avveniva s11bito l 'aborto o morte per p eritonite; l'infezione tubercolare decorreva molto più rapidamente mai si ebbe, come nel 1° esperimento coniglie e 2° cavfe più innanzi riportati, espulsione di feti vivi a termine. Il b. clella tubercolosi ricavato da uno di questi casi non si climostrò nei st1ccessivi innesti ùi grande viru · lenza, come si aspettava, anzi poco ; il decorso rapido pare che non sia dovutq a sola at1mentata virulenza del b. della. tubercolosi per l'associazione a piogeni come succede pel bacillo della difterite assoeiato a streptococchi ; per ~t1anto non sia suf~iciente a dare t1n giudizio, una sola prova. Il puerperio in gene1·ale riesce più pericoloso per l'animale tt1bercolotico ~ in questo stato si è constatato che l'infezione procedette rapidamente in alcuni dei nostri esperimenti n ei quali dopo un de· corso pressochè normale della g ravidanza, si ebb e 11n salto durante il puerperio·, un ·aggravamento e · esito letale in pochi giorni. Q uesto rapido corso è p erò anche subordinato alla virulenza del b acillo della tubercolosi, il quale una volta fissato nei tessuti può in secondo tempo passar e n ei segreti e dalle prime localizzazioni in,radere l'organismo, gli organi centrali più o meno 1·apidamente a se9onda della irulenza, e segregare tossine più o meno potenti e ca1)aci di accelera.re la inorte del tubercolotico. Po· trobbe anche solo esser e favorito , come parrebbe ovvio dallo stato di debolezza nel ql1ale si trova l'animale n el p erio<lo d ell'allattamento o nei primi giorni del puerperio in seguito all'indebolimento per p erdite di sang11e dttrante il parto, e perdite di forze. Certo è cliP si riscontrò clie jJiù la .r1ravida1tza ava1iza più, rapitla si svi!zippa riel p1terperio la tn,berco.losi, uccide1tdo l' a1tintale i1t ntag,qior vici1ianza dell' avveuzito

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parto . . Ciò constatai 11iettenrlo in raffronto i risu,ltati dP,qfi ani1nati· e/te portaro1to a ter11iine la graviclanza con quelli clte abortirono. afferma, con la scorta di numerose o~ser,razioni, che la gra~idanza, non provoca fatal· m ente la tubercolosi nella predispos ta; la tt1bercolosi latente ed antica non è risvegli~ta tla una gravi· danza semplice ed t1nica; la tubercolosi è tanto più H~gravata dall;;t g1·avidanza, quanto più estese e BERNHEI'l\1

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profonde sono le lesioni; le gravidanze mt1ltiple in tt1bercolosi sono disastrose ; il puerperio è partico· larmente pericoloso per la tisica, alla. quale bisogna proibire l 'allattamento ; dopo il parto il n eo11ato deve essere subito allontanato . Evidentemente il paragone del cl ecorso dell'infezione tubercolare n ell'uomo e n egli animali piit sen· sibili quali le cavie, e così pure molto rneno rssist.enti che non la ra~za umana (un po' più delJe cavie, i conigli) non regge in tutto, n è si può eguagliare n el p eriodo di gravidanza ~ puerperio a quanto avviene negli animali n ei quali noi colla t11bercolosi sperimentale produciamo quasi sempre for1ne gravi più o meno, e non possiamo avere q11elle form0 di t11bercolosi a lungo decorso, loca~izzate per 11111go t e1npo n ei polmoni, con scarse lesioni e circoscritto nÒl primitivo fo colaio, che spesso si presentan o i1ella nostra specie, e ch e possono ·rimanere stazionarie cosi da poter lasciar trascorrere più di l1na gravidanza e puerperio. In questi casi le osservazioni della pr_?.t~cn,_ e il criterio clinico ser,rono a git1dicare l'even tualità del decorso nella gest-ante e nella pt1 erp ora~ e del tempo n el quale l 'inter,rento ostetrico in dato contingenze può · ren~ersi_ n eceHsario per prolungare la vita d ella madre, e non esporsi al p ericolo di 11ua gra· vidanza a termine, senza la speranza <.li poter al· meno salvare il prodotto del concepimento. Co1tcl11sio11,i. - Non nt1merosi f11rono g1i esperimenti, p erchè innumer evoli sono gli ostacoli che si presentano in questo clifficoltoso Rtt1dio, ma volendo conclt1der e potrei asserire: 1. Ohe mai n ei nostri esperi1nenti constatammo trasmessa la tubercolosi dalla maare al feto d11rante la ' rita endouierina; 2. Ohe solo in tre placente si riscoittrò il bacillo della tubercolosi; 3. Ohe in nesst1n caso riscontrassi il b . della t11bercolosi nel latte; 4. Oh e tutte le madri soccombettero n el })tler· perio acl epoch e più o m en o lontane dal parto ~ 5. Ohe numerosi furono i casi di aborti e feti n ati morti a seguito dell'infezione tttbercolare materna; 6. Ohe t enuto conto dei casi in ct1i l·esperi· m onto fu troncato da rapido aborto si i·ilevò in questi una evidente maggior re~istenza delle tuber· colotiche n el puerperio, e cioè lma meno rapida diffusione della infezion e tubercolare n e1l'orgauismo dopo il parto, il quale, se abortivo, si dimostrerebbe mèno dannoso alla madre in quanto rigt1arcla la sua r esistenza alla tuber colosi da cui è affetta. Non ?ccorre sog~iungere cl1e q11esti t1ltimi dt1e '5)

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risultati convalidano quanto clinicarnente da u1i

qui1idicennio e lo scorso anno pure sperimentalnien,te con insistenza affermai, poter cioè e dovere la tubercolosi in date circostanze costitziire una iridicaziorte alla interruzione artificiale della gravidanza. LETTERATURA. . MAFFUCCJ. Policlinico, pag 37, sezione chirurgica, 1894. v . ASCOLI. Policlinico, 1899, supplemento, pag. 370. CozzOLINO. Policlinico, pag. 372, 1901. HAUSER. Deutsch. Archiw f. Klin. Med. land. 61, n. 4, 1899. · D'ARRIGO. Centralb. f. bacter. paras., n. 20, 1900. Moussu. Prof. scuola Alfort, supplemento Policli· nico, anno V, n. 15, 1898-99. BERNHEIM. Congresso intern. di Medicina XIII, Parigi, 2-9 agosto 1900. Referate Policlinico, pag. 1519-1900. ·

Riassunti delle suaccennate i·icerche sperimentali nel. periodo della g1·avidanza e del puerpe1·io - su animali i·esi tubercolotici ed esiti del pro· dotto del concepimento. CAVIE.

1. Cavia pelo arricciato iniettata peritoneo alto espettorato di tubercolotico, qravida prinii giorni, p eso 630 gni. - Partorisce tre feti vivi dopo 25

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giorni dall'iniezione, la gravidanza procede rego· lare, si trova in buone condizioni, liberata dal prodotto del concepime11to si palpano lungo le pareti addominali dei piccoli noduletti, in seguito si sente pure qualche ganglio ingrossato profondamente. Nel latte la ricerca del b. della tubercolosi riesce negativa; i feti a t ermin e completo non presentano segni di infezione tubercolare, si mantengono sani e vispi oltre lln mese, dopo confusi cogli altri non ci si bada più. La madre invece comincia a dima· grire lentamente, si r endono manifesti grossi gangli addominali, muore coi segni della tubercolosi visce· rale generale un m ese dopo ~l parto. 2. Cavia pelo liscio i1tietf.ata espettorato co1ite1tertte b. clella tzibercolosi piii cateuelle streptococclzi e sta ftlococclzi, peso 565 gni. - Partorisce dopo circa 35 giorni due feti morti a termine; negli ultimi giorni della gravidanza s i h anno segni di rapido avanzarsi del processo tt1bercolare, come dimagramento, accasciamento, ecc.~ h a poco sviluppo delle ghian· dole mammarie, premendo i capezzoli a stento com· paiono goccioline di latte aggrumate, nel quale pure la ricerca del b. della tubercolosi è negativa. La maclre precipita nel puerperio e muore 10 giorni dopo il parto col solito reperto, salvo rare localizzazioni. viscerali. La ricerca del b. della tu· bercolosi nella pla,centa da esito positivo, in una di qt1este si i·iscontrano alcuni r ari granelli grigia · stri n.ppenn, visibili e all'intorno il tessuto placen· tare molle friabile, gli involuci l acerati.. La ricerca del b. della t11bE:1rcolosi nei visceri e sangt1e dei feti riesce negatiira, il fegato cii 11no di questi si presenta con chiazze emorragiche, intensa iperemia, notev-olmente rammollito· la, polpa spappolata in brodo sterile e inietta.ta in cavie produsse in 11na notevole marasma. 3. Cavia pelo liscio iniettata espettorato nel peri· foueo alto, JJeso 6'00 gnz. - Dopo circa t1n mese partorisce 3 feti~ dei quali uno non a termine che muore appena nato, gli altri dt1e a completo svi·

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luppo non sono allattati che insufficientemente dalla madre, la quale non si trova in buone condi· zioni ed ha scarsissima secreizione lattea, dopo tre· giorni vengono posti sotto altra puerpera che li allatta insieme ai suoi e I.'iescono a campare. Nel latte esaminato subito dopo il parto non si riscon· trò il bacillo della tubercolosi. L' a.utopsia del feto morto e della sua placenta ancora at.taccata al cordone ombelicale diede il reperto ; nel primo di un notevole stato di marasma; nella seconda nulla di notevole, sia in q11est'ultima come nei visceri e sangue del feto non si riscontrarono b. della tuber· colosi; cosi pure diede esito negativo la polpa del fegato iniettata nelle cavie. La madre va rapida· mente dimagrando dopo il parto . e m11ore tre set· timane dopo: all'autopsia presenta tubercoli miliariformi disseminati nel peritoneo, nel mesenterio, alcuni gangli retroperitoneali caseificati, rari tubercoli nel fegato e milza, nulla nei polmonL 4. Cavia .Pelo liscio i1tiettato espettorato 1tel tesszito cellrilare sottoczita1ieo, peso 580 .r;m. - Partorisce dopo circa 35 giorni tre feti vivi, durante il periodo della gravidanza si mantiene vispa, si nota solo negli ultimi giorni la comparsa d'un ganglio ingui· nale ingrossato. Allatta la prole; uno d ei feti dopo pochi giorni si trova morto; all'autopsia di questo non si riscontrò alc1m fatto notévole, gli altri due crescono sani e vispi diventano adulti e si confon· çlono cogli altri; il r eperto del b. della tubercolosi nel latte della madre fu p·u re negativo, ia secrH· zione lattea pare in quantità normale . La madre principia a dimagrire lentamente, si ap1,e il tuber· colo al sito della iniezione e dà esito a pus caseoso, compaiono grossi gangli addominali profondi, si abbatte un mese dopo il parto; all'autopsia si ha il solito reperto dell'infezione tubercolare non molto spiccate ancora le lesioni viscerali, caseificati gran parte dei gangli addominali. 5. Cavia JJelo z;scio ;1iiettato b. della tnbercolos; 1tel perito1teo, peso 460· .r;1;z., ,qravida pri1ni gior1ti. Dopo circa 4 settimane partorisce 4 feti morti, dei quali due ·non sembrano a termine, la madre ha scarsa secrezione lattea; · nel latte non si riscontra il b. della tt1bercolosi, s i trova in cattive condi rllioni già negli ultimi giorni della gravida11za,. Pre· cipita nel puerperio, dima.gra rapidamente e muore 12 gior11i dopo l'espulsione dei .feti. In due placente con preparati batterioscopici si riesce a con· statare la, presenza dei b. della tl1bercolosi molto rari, il riscontro è n egativo nel sangue nei visceri dei feti. Il fegato di uno di questi feti presenta al centro un noduletto grosso come un a capocchia di spillo, formato da tessuti rosso-giallastro circondato da infarto emorragico; all'esame n1icroscopico si trova formato da cellule in gran parte prive di nucleo trasformato in zolle tramezzate da leucociti e glob1ùi rossi; n egli altri si ha rammollimento e forte iper en1ia. La iniezione della polpa rlei fegati dei feti nelle cavie non dà l'infezione bacillare; in una la morte per marasma un ,mese circa dopo l'iniezione. Ali' at1topsin, della madre s i riscontra, tubercolosi peritone.a ie diffusa, liquido siero-san· guigno nel cavo peritoneale, n ella pleura t ubercoli miliariformi, nel mesenterio gangli retroperitoneali in principio di caseificazione, alcuni rari tt1bercoli al fegato e alla milza. 6. Cavia ]Jelo arricciato i1tiettato pns ,qa1tglio ·acl- _ 4

don1i11a le rli cavia uccisa, tnbercolotica, eJJ11i/s;onato i1i brorlo nel cellulare sottoczztaueo, }Jeso 590, si cre(le gravida printi gio1·1ti. - Dopo Cll'('a un mese dalla iniezione partol..isce tre feti a termine che allatta


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SEZIONE PRATICA

clinica ; un maschio ed lllla femmina di espettorato essa stessa; la gravidanza decorse normale; dopo il parto si rileva ingorgati i gangli inguinali di tubercolotico, un maschio ed un'altra femmina di destra e lln piccolo nodulo iJ1durito al sito inie- bacilli della tubercolosi emulsionati in brodo stezione; nel latte non si riscontra.n o b. della tt1berrile, e tutti nel peritoneo alto. Tanto i due maschi che le femmine di press' a poco ugual peso, tutti colosi dopo l'allattamento, si trova molto denutrita e dimagra sempre più di giorno in giorno; cresce superiori ai 500 gr. e robusti. Delle fe1nmine ltna il nodulo al sito iniezione e si rammollisce, dopo divenne gravida, l'altra o abortì nei pri~ giorni circa una quarantina di giorni dal parto si trova di gravidanza senza che ci sia.mo accorti o non di· . morta. All'autopsia rilevasi più accentuata la tuvenne gravida. Prima moriva la gravida, poi un maschio, a pochi giorni di distanza la femmi aa non bercolosi diffusa dei visceri che non nel caso pre· diventata gravida e J'altro maschio; tra la morte cedente specialmente del fegato e della milza, qt1al· che raro tubercolo nei polmoni. I figli crescono della prima gravida e la seconda vi fu un inter· sani e vispi e tali si mantengo.o.o per oltre tre mesi vallo di 10 giorni. Nè nello sperma, nè nei testi· coli dei maschi fu dato rintracciare il b . della tu· dopo i q_uali più non ci si bada. 7. Cavia pelo liscio iniettata 1iel cellulare sottocu- bercolosi; emulsionati in brodo porzioni cli testicoli tarieo della piegatnra della coscia, di cziltnra b. della e vescichette seminali iniettati nelle cavie non die· hibercolosi, peso 61.5, gravida prinii giorni. - Dopo dero alcun risultato. 25 giorni partorisce due feti vivi che allatta essa OONJGLIE. stessa, nei primi giorni di allattamento crescono sani e vispi. Nella madre pochi giorni dopo il parto 1. Co1tiglia grigio lepre, si sospetta gravida prinii si sentono i gangli inguinali ingrossati; al sito della giorn,i, si iJiielta a; espettorato che oltre al b. tuberiniezione llna tumefazione nodulare pastosa che va colosi contiene cate11elle streptococclii, peso 2050. aumentando. Dopo la prima setti~ana i piccini Prima del trascorso di un mese dall'iniezione par· pare diventino magri, in seguito si rimettono col torisce 4 feti. morti dei quali due non a termine cibo solido, la madre comincia a dimagrire lentadi sviluppo colle 1-:ispettive placente. La madre du· mente, suppura il nodulo della piega.tur;-t della co· rante la gravidanza non dimostra che lln po' di scia, ingrossano sempre piiL i gangli inguinali e abbattimento, dopo il parto si constata al sito inie addominali; è ancora vivente lln n1ese dopo il parto, zione i1rofondamente un nodulo grosso come un si abbatte e si ha il reperto necroscopico della tu· fagiolo duro; nel puerperio va dimagrando, rapi· bercolosi diffusa ai visceri e sierose, i piccoli si. damente compariscono ingrossati gangli addomifa.nno ad11lti e contin11ano a mantenersi in buone nali, la secrezione lattea a.p pena · iniziata presenta -0ondizioni. nei primi giorni del parto delle IJiccole gocciole 8. Cavia pelo liscio inJetta la es1;ettorato peritoneo, aggr11mate ~ non si ha il riscontro dei b. della tupeso 600 gr., .r1ravida prz'nii giorni. - Animale morto bercolosi ; in pochi giorni è l'idotta in cattive condizioni e m11ore 15 giorni dopo il parto ; all'autopsia d11ra11te l:t gravidanza. ~Iuore 20 giorni dopo la presenta scarse manifestazioni viscerali, gangli re· iniezione, senza partorire. AIl' autopsia si trovano troperitoneali mesenterici in gran parte caseificati : tre feti a termino di sviluppo; sia in queste che peritonite t11bercolare con versamento sieroso tornelle rispettivo placente la ricerca del b. della t11bit1o. L'esame delle placente e dei visceri dei feti bercolesi dà ri:;t1ltato negativo. La madre presenta e del sangt1e riesce negati ' ro pel riscontro del b. tm nodulo t11bercolaro al sito della iniezione, gangli retropel:itoneali e mesenterici ingrossati alcttni in della tubercolosi; nel fegato dei feti si riscontrano principio di rammollimento, liquido sieroso nella piccoli focolai en1orragici; la polpa spappoJata del fegato e iniettata nelle cavie, produce in un leg· cavità pleu.rica e siero sanguigno n'ella cavità' n.dgero marasma. dominale, n essuna iraccia di tubercolosi viscerale, 2. Co1iiglia ,r;r(r;ia 11011 gravida iniettata net pei b. della. tt1bercolosi si trova.no solo incapsulati ritoneo atto cli es1Jettorato· clie contie1ie il b. tnberconel tubercolo al sito della. iniezione qualcl1e rara losi sen.za associazionC? a stre1Jtococco; J>eso gr. 2170. fol'ma Ilei gangli retroperitoneali. - Do1)0 circa 35 giorni la si trova circondata da Sullo cavie molti a1tri esperimenti non riusci1·ono; le cavie o non divennero gravide o l'inoculazione piccini che allatta essa stessa, si presentano alquanto denutriti, riescono a ca1uparo e a rinforzarsi appena non proc:lnsse la tubercolosi, o abortil'ono I1ei primi possono ' ivere di nutri1nento i;;olido o così due mesi giorni e i1on si potè trovare il prodotto dell'aborto; dopo si trovano ancora sani. oppure morirono nei primi giorni do1)0 l'i11iez io11e La madre è riportata nel riparto clinica appena specialmente in seguito a inieziono di espettorati, si giudica che i piccini siano capaci di vivere senza il qt1ale 11lti1no fHtto si verificò molto più freqt1ente l'allat1amento; si presenta dent1trita e dimagra di nei conigli nelle iniezioni endoporitoneali, cl1e spesso giorno in giorno . . ..\.ncoeit. , .. i vente in estr emo grado da,Tano per esito o l'aborto nei primi giorni i)er poco fo~se avanzata la gravidanza, o la 111orto por di magrezz<l, quattro settimane dopo il })arto, si abbatte e all'autopsia si ha press'a poco il r eperto an· peritonite della· n1adre. tecedente. Ma per qt1anto i·elativamente negativi gli osperime11ti perchè troncati nell'aborto è lln fatto degno 3. Con;glia nPra, JJeso 2250, iniettata p er via endovenosa a; cultura b. detta tubercolosi, gravi1ta pri111i di essere rile"'\ ato per l 'inter esse e le applicazioni che può offrire n el campo clinico il seguonto : giorni. - Do1)0 20 giorni partorisce 3 feti morti colle relati ve placente. La. madre dopo il parto si trova qua11rlo l'iJ1fezio11e tuber colare JJrovocò in pocltl ,q;orni l'aborto ::;en.ga la 111orte delle 111allri si co11sfalò che già in cattive condizioni e climagra rapiclame11te i11 qnestr JJOi ebbero 1111 JJllerperio relatioa111 e11le bnono, 11n note\ole stato di abbattimento che cresce sempre più, muore 10 giorni (lopo il parto . ..d..ll'autopsia s i 11011 solo. 1na non socconzbettero e/te a }Jeriorli di constata tt1mefazione tloi gangli n1esenterici adtlo!P.1npo 1110/tv /011fa11i clziara1n e11te 11108trando il lento . minali peribronchiali, rari tubercoli rniliarifor1ni, svi !1111JJO rie/ la tubercolosi. , .... en11ero in lln esperimento iniettate dt1e cavie nella pleura, r1ei po] rnoni, nessun'altra lesione ma· croscopica: nei visceri p erò si trovano i b. della tn maschie conten1poraneamente ad altre ca·vie fembercolosi con semplici preparati batterioscopici. mi11e, e collocate tt1tte insième nel riparto della 7

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15J.4

IL POLICLINICO

Nella cavità pleurica e peritoneale liquido sieroso leggermente in rosso. N olle placente pt1re s i ha il risconto del b . della tubercolosi. Nei feti, nei visceri e sangt1e non si possono dimostrare b. delln, tubercolosi sal,ro però con preparati cli llOèl. polpa di t1n fegato si trovano d11e o tre esemplari, però non è accertato che questo riscontro non sia clo· vuto ad inqt1inamento esterno 1)el liqt1ido della ca· vitii. a.cldominale. I feti si presentano in notevole stato mard.smatico; il fegato si presenta 11otevolmente rammollito con chiazze sftngt1igne: la polpa iniettata 11elle cavie dà in t1na la morte p er lnarasma senza alc11na traccia cli infezione tubercolare. 4. Con(ql;a .r1r('r;ia, peso 2300, iniettata nel cellulare e/ella cosci a con b. fziber colos i; gravicla JJri1ni !}.torni ct11tecerle11ti. - Dopo circa 25 giorni pal'torisce 4 feti poco svil11ppati, che muoiono uno di seg11ito all'altro in meno di quattro giorni. La madre non ha che pochissimo la ito, la ghiandole n1a111ma1·ie p oco S"\Tiluppate, n el latte non si constatano b. della. tt1her· colosi. La madre durante la gra.,·idunza non pre· sentò fatti d egni di nota; dopo il parto si constata un noclt1lo pas toso alla piegatura della coscia grosso come uria nocciola, gangli inguinali ingrossati; molto pitì tal'cli compariscono nocluli addominali, suppura · il tuborcolo al Rito iniezione e dà escita a, scar so pus d en so cremqso, dimagra note..volm ente e dopo circa 50 giorni c1al parto la si trova 1norta.. .All'an· topsia t11bercolosi generale viscera.le con 1:iscessi lt1ngo la pal'ete addominale. Nelle placouto, negli organi o sangne d ei feti morti .non si ha n esst1n ri· scontro del b. della tubercolosi, parimenti negativa l'iniezione della polpa del fegato nelle cavie. 5. Coni,qlia .fJrigio leJJre i1iietfata nel tesszitQ cellu· lare soltocntauea di b. tubercolosi, peso 2050. - Doeo circa un meso partorisce ± feti che allatta essa stessa ancora in l>uone condizioni. Nulla di notevole du· rante le gravidanza. Si lascia poi coi piccini nel sito di allevamento, presenta solo un indurimento al sito inieziono, dopo finito l'allattamento si porta n el riparto della clinica qui si trova alquanto Lle· r1t1trita con pochi in gros~ati gangli ing11inali; in se· g uito co1nincia a dimag rare e dopo più di u11 mese dal parto è ancora vivente con gangli addominali cl1e si palpano profondamente ingrossati, nodulo al sito iniezione; ridotta a p elle ecl ossa dopo altri pochi giorni si abbatte . .All'at1top$ia tuber colosi ge· n e rale v iscerale e . ganglionare. I figli crescono sani con discr eto sviluppo e diventano a:clt1lti. 1

Rece1ztissima pzzbblicazione: · · Dott. V. GIUDICEANDREA Prof. pareggiato di Patologia medica nella R. Univ. di Roma

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L' Ematologia nella Febbre tifoide Alterazioni istoloaiche, nsiche, chimiche, natteriolo!Jiche dal sanane, sierodiaanosi, ecc. con molti metodi di tacnica ematoloaica. Volume di pag. 312 con una tavola L.

S.

Richieste con cartolina-va.glia alla Libreria Internazionale del Policlinico, ROMA, Via del Caravita, n. 3'.

(8)

[ANNO

IX,

FASC.

49)

RIVISTE MEDICINA

Osservazioni intorno all'anatomia patologica tiella sifilide del sistema nervoso centrale. {ERB. Dezit. Zeitscltr. f . lVervenlzeilknurla. Vol. XXII, n. 1-2).

Benchè intorno alla sifilide del sistema nervoso vi sia nella letterat11ra un materiale adclirittura colossale, le nostre positive rognizioni intorno all'anatomia patologica della sifilicle nervosa, devono essere ancora conside1·ate come molto modeste. Si conoscono infatti una qt1antità di alterazioni le quali sono orclinariamente r itenute come specifiche, ma lln esame più profondo insegna che tutte queste nt1lla hanno di specifico, che non vi è al contrario un criterio affatto specifico, il quale sia, con certezza da considerarsi come sifilitico. Per il che tutti gli autori cauti e prudenti c-oncordano su ciò, che è difficilissimo e impossibile ·trarre dalle alterazioni anatomiche sicure in· duzioni intorno alla loro nat11ra sifilitica. Quantunque alcune alterazioni anatomiche si debbano ritenere con grande certezza come sifilitiche; in tali casi l'ultima parola la pro· nuncia la clinica e non l'anatomia. È la prova clinica, la quale in tali casi dimostra la pregressa sifilide, quella che ha i·eso certe le nostre cognizioni. Tale indirizzo clinico di ricerche, che si è mostrato r.ealizzabile nei i)rocessì gommosi, l' A. lo ha esteso anche alle altre alterazioni le quali, benchè di r egola nulla presentassero di specifico, purtuttavia potevano avere un certo rapporto con la lues. Tali sono prima di tutto alcune forme di atrofia e di ~egene­ razione del sistema nervoso, poi le così elette primitive degenerazioni parenchimatose delle fibre nervose. e delle cellule dei gangli, le mieliti croniche, le degen~razioni dei cordoni, le atrofie nucleari, ecc. Lè ricerche dell'A., fatte su di un mate1--iale ricchissimo e molto esatto, gli han dato dei risultati importanti e interessanti. In primo luogo egli ha t1·ovato che, in moltissimi casi di malattia di tipo affatto luetico del sistema ne1--voso centrale, si rinviene, accanto alle alterazioni tipiche, una serie di semplici degene1·azio ni e atrofie ap· parentemente primitive le quali niente hanno di « specifico »; ma pe1~ le quali però non è dimosti""abile nessuna genesi di altra speci~. . Inoltre, vicino a numerosi casi di tali clege- nerazioni primitive nulla aventi di specifico, si mostrarono le conosciute alterazioni speci-


{ANNO

IX,

FA.SO.

49)

SEZIONE PRATICA

fiche in uno sviluppo più o meno considere· -vole. Infine esistono scle1·osi e degenerazioni dei cordoni di varia specie, apparentemente primitive, non specifiche, senza una lesione specifica specialmente manifesta, le quali si :trovano in individni sifilitici; lesioni negli antecedenti delle quali si dimostra con molta frequenza· la sifilide, di maniera che l'osser-vazione clinica pt1ò confermare la loro origine .sifilogena con bastante sicurezza. Con tali dati ERB crede di aver dato il medesimo criterio per la natura sifilitica delle -citate lesioni, come esiste nelle cosl dette le·s ioni specifiche gommose. Per la ragione presso a poco t1guale, secondo l'opinione di ERB, anche 1e lesioni apparentemente indiffe1'enti possono derivare clalla sifilide, come le alterazioni gommose e le affezioni vasali alle quali fino .ad ora era stato giudicato escl11sivamente tale :titolo. Le alterazioni « non spBcifiche » si acco·stano dunque in egual grado alle « specifiche » .anche quando, nel momento dell'esame, presentino anco1'a una grande difficoltà e siano istologicamente meno caratteristiche delle _prime. Dott. ANGELO PIAZZA.

Tu1no1 e della protubet'anza, emiplegia crociata con partecipazione del faciale su9

• per1ore.

iAUBERTIN

1

e LABBÉ. Ga.z. liebd. de niéd. et ckir., n. 65).

Gli AA. dopo aver ricordato le diverse sindromi che si possono presentare .nelle lesioni ..a focolare della protuberanza, sindromi che cambiano a seconda la sede della lesione, ri._portano la storia completa di 11na malata e l'osservazione anatomo-patologica. Si tratta di una bambina di 12 anni che da qualche settimana presenta un certo grado di -deficienza mentale, e una marcata debolezza :nel lato destro del corpo. Non esiste eredità. L'inizio lento ed insidioso . dellà malattia fu caratterizzato da una modificazione del carattere, cefalea, vomito, costipazione, imbarazzo ·della parola e infine pa1·alisi della metà destra. Il dolor di testa non era localizzato ; l'inferma ~.spesso cadeva in preda a crisi di riso e di _pianto. Non ha mai avuto crisi epilettiformi, mai incontinenza di urine e feci. Al momento dell'esame si nota che l'intelligenza è obnubi· lata; si constata una emiplegia destra sopra-:tutto marcata alla faccia ed all'arto superiore. La paralisi del faciale si presenta come una paralisi periferica. La paralisi dell'arto inferiore è meno marcata di quella dell'arto supe1·iore, ma la stazione eretta è impossibile. ..Esiste deviazione coniugata della testa, meno

1545

netta degli occhi, l'inferma riguarda la sua parte paralizzata. Esistono disturbi della pa· rola, disartria notevole. Non disturbi della sen• sìbilità in tutto il corpo. L'esame elettrico, l'esame del fondo dell'occhio non presentano nulla di anormale. Udito diminuito a sinistra. Nulla all'esame degli organi interni. La diagnosi al principio fu di sclerosi cere· brale, ma ben presto per il continuo p1·ogre· dire del male, si sospettò trattarsi di un tumore cerebrale. Rigt1ardo alla sua sede gli AA. rimasero in dubbio se il tumore si trovasse nelle vicinanze della capsula interna, per i caratteri della paralisi faciale, del resto per la mancanza dell'incrociamento dei fatti paralitici non pensavano ad un tumore della protuberanza. L ' infet'ma andò sempre più aggravandosi, e, in preda a cachessia, morì dopo alcuni mesi di degenza nell'ospedale. All'autopsia si riscontrano gli involuc1·i cerebrali sani, sano l'encefalo; invece nella protuberanza si nota un voluminoso tumore che la rende asimmetrica. Tutta la parte sinistra è arrotondata, sollevata da una massa irrego-. lare della grossezza di una noce. I peduncoli sono impiantati sulla parte clestra del t11more; il bulbo è ugualmente respinto a destra. Ad un taglio perpendicolare si nota che la parte sinistra della protuberanza è occupata da un tumore d'apparenza caseosa, ma non ancora rammollito. I tagli perpendicolari all'asse della protuberanza permettono di localizza1·e n1eglio il tumore; un voluminoso tube1·colo sviluppatosi nella parte sinistra ed anteriore del ponte di Varolio. La parte_ove si trova il nastro di Reil è rispettat~, il solco mediano è deviato a destra; tutta la parte destra, macroscopicamente, non presenta alcuna lesione, e ciò si rivela anche microscopicamente. L'emiplegia destra si spiega con la clistruzione del fascio piramidale a sinistra della ' protuberanza, la disartria per la partecipazione del fascio genicolato, la so1'dità a sinistra forse per distruzione dell.e origini dell'acustico, le vertigini colla compressione del cervelletto, tutto il resto del quadro fenomenologico colla presenza del tumore. Fenomeno interessante è la presenza della deviazione coniugata della faccia e degli occhi; il malato riguarda le membra paralizzate, non la lesione. Del resto questo fatto è d accordo con le leggi della deviazione coniugata nelle lesioni del mesocefalo. Qui l'emiplegia non è alte1·na e rientra nei· tipi dell'emiplegia cerebrale, non si può quindi invocare la partecipazioue del processo ai nuclei dell'oculo-motore. Un sintoma si presta a discussione, cioè la


' 1546

IL POLIOLINIOO

grave paralisi del faciale superiore ed inferiore. Gli AA. si domandano se questa paralisi è periferica o centrale, nucleare o fasci· colare, e dalla discussiòne ammettono che la paralisi faciale è dovuta ad una lesione di origine centrale. Sicchè in questo caso interessante, si t1·-a tta di una emiplegia di tipo cerebrale, rimarcabile per l'intensità della partecipazione del faciale superiore, ma spiegabile per la distrtl· zione dei fasci piramidali nella metà superiore. della protuberanza. Dott. Gum1.

L'attacco convulsivo di tosse isterica.

(ABADIE

et

GRENIER

decine,

XI

a. s.).

de

CARDENAL.

Revz:ie de Mé·

Gli AA. riportano tre storie cliniche com· plete di malate in cui potè farsi con esattezza la diagnosi di tosse isterica. La prima storia si occupa di una giovane di 19 anni, figlia di un'isterica, che prova un violento dolore per la mo1·te di un nipotino, a causa di una affezione polmonare, affidato alle sue cure. Nella giornata ella ha una crisi ner· vosa che si ripete tutti i giorni, durante un mese, alternandosi con attacchi ·d i singhiozzo. Tali disturbi un giorno spariscono ·e sono sostituiti da crisi convulsive di tosse. Nella seconda storia si tratta di una giovane di 18 anni, senza tara ereditaria, la quale colpita da gri ppe, costretta a prendere contro la tosse una pozione, si rifiuta, è presa da collera e, subito dopo, da un attacco nervoso. Gli attacchi si ripetono per 4 mesi, cessano bruscamente e al loro posto-subentrano delle crisi di tosse. · La terza storia racconta di una giovane di 19 anni, figlia di nervosi, la quale assiste un bambino affetto da tosse convulsa. Improvvisamente ella è colpita da una crisi di tosse che dl1ra mezz'ora. Tali crisi si ri· petono durante un anno ; dopo si arrestano e la malata ha invece delle crisi nervose. Però sotto l'influenza di banali emozioni, gli accessi di tosse riappaiono più frequenti e più violenti. Ciò che risalta · in queste tre storie è l'in· sorgere di un accidente iste1·ico per una causa morale identica (dolore~ collera, timore di una malattia polmonare, etc.). Che la tosse sia iste· rica è provato dal fatto che le inferme non presentavano alcuna lesione dell'apparecchio respiratorio, nè alcun'alterazione dello stato generale. D'altra parte chiare erano le stim· mate-isteriche rilevate all'esame delle pazienti, disturbi della. sensibilità delle mucose, restrin·

[ANNo IX, FAso.

4~J

gimento concentrico dal campo visivo, anestesia cutanea quasi completa, particolare state> mentale. In fine gli accessi di tosse avevanodegli attriputi nettamente isterici : eran preceduti da un'aura (bolo, costrizione laringea, rigonfiamento del torace); apparivano e aumen· tavano sotto l'influenza di emozioni, cessavanodi notte, non erano accompagnati da espettorato, o da angoscia, nè seguiti da debolezza. o da fatica, talchè, scomparso bruscamentel'accesso, le malate potevano riprende1·e le lor<> occupazioni ; da ultimo si de,'e aggiungereche le inferme guarirono con dei mezzi psicoterapici (suggestione). Gli AA. rilevano però come gli attacchi di tosse isterica presentati dalie loro infermt~,. non siano simili agli attacchi classici. Questi son distinti sopratutto per la produzione di un rumore laringeo (1·espiration saccadée) mo· notono, sempre uguale, prodotto da spasmi ritmici espiratori. Nelle inferme invece non c'era uniformità di timbro e d'intensità nella tosse; questa al contrario s'accompagnava a rumori inspiratori con una vera convulsionedei muscoli della respirazione. Tale sindromecostituisce un vero attacco convulsivo di tosse; sicchè gli AA., oltre alla classica tosse isterica,. (spasmo ritmico espiratorio semplice) distinguono l'attacco convulsivo di tosse ca1·atteriz· zato da una con,rulsione aritmica di tutti i muscoli respiratori. Come tale esso può essei· considerato come un equivalente clinico del'.. grande attacco convulsivo isterico. L'analisi minuziosa delle storie riferite da.g li A A. dimostra questa verità ; nell'attacco di tosse si trova infatti un periodo pre-convulsivo costituito da un'aura sensitiva o addomin'ale (rigonfiamento del torace, costrizione laringea, bolo isterico) simile in tutto a quella del grandeattacco ; un periodo convulsivo comprendenteuna- fase di contrattura tonica (immobilizzazione del torace in inspirazione forzata, distensione degli spazi intercostali, tetano dei muscoli inspiratori, ecc.) · e una di convulsioni cloniche(precipitazione dei movimenti respiratori, convulsioni toraciche e addominali, espirazioni lunghe e convulsive, tosse p1--ofonda, esplosiva, ecc.); e infine un periodo post-convulsivo~ che può essere ridotto anche al minimo, in .cui gli infermi, senza alcun malessere e senza. fatica alcuna, residuo •lei disordi"oati movimenti respiratori, tornano allo stato normale. Gli AA .. concludono quindi coll'ammettere: 1° La forma classica, volgare di tosse-_ isterica; 2° Una forma di tosse isterica meno comunee frequente in cui la tosse viene ad accessi, irregolarmente, accompagnata da spasmo del dia·


-

f ANNO

IX,

FASO.

491

SEZIONE~

framma e della glottide, con soffocazione e minaccia d'asfissia,. Tale seconda forma è analoga per la sintomatologia e per il suo valore semeiologico agli attacchi di singhiozzo, di sternuto, di riso, ecc., che si hanno nel grande attacco isterico. Dott. A. P. iO~

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Parali~i

faciale consecutivà a iniezioni di antipirina nel tic convulsivo. (Semaine 1nédicale; h. 39, 24 .

IX

a. s.).

· In una donna di 57 anni affetta da 1O anni di un tic convulsivo della metà destra della faccia, i dottori MENDEL e BLOCH, dopo avere esperimentato la galvanizzazione, l'uso interno dei bromuri, praticarono delle iniezioni sotto· cutanee e.li antipirina sciolta in acqua distil· lata nella regione parqtidea. Dopo 4 iniezioni il tic guarì, ma sopravvenne una paralisi del faciale superiore con iperestesia della • guancia. BLOCH crede che tale paralisi sia dovuta alla compressione del nervo, per opera dell'antipirina non ben solubile nell'acqua. Al contrario REM.A.K creò.e che essa si debba piuttosto riferire all'azione tossica dell'antipirina. Comunque sia, b~sogna ricorda1·e que· st'incon veniente prodotto dalle· iniezioni di antipirina, pure così efficace contro i fenomeni nevralgici e convulsivi. Dott. ANGELO PIAZZA.

I riflessi spinali nell'isterismo. (STEINER.

Miirtcli. nied. Woc}te1ischr., 29

VII

a. s.).

Come r egola generale vale questa: che nel dominio dell'anestesia isterica i riflessi tendinei sono mantenuti, i cutanei annullati o diminl1iti. Talora però può avvenire diversa· men te, e l' A. espone un caso a dimostrazione di ciò. Questo esempio dimostra che nell'isterismo con anestesia cutanea i riflessi possono comportarsi diversamente che nei casi scolastici: il riflesso cutaneo, e specialmente il c1~e-

1nasterico, rimane inalterato, il rotuleo però scompare .

..

. .. l' ~

Lo speciale .interesse del caso sta in ciò che l'insorgere dell'anestesia cutanea e la scomparsa del riflesso 1·otuleo accaddero sotto gli occhi dell'osservatore; e quindi non si può dire che il riflesso del ginocchio mancasse all'ammalato già in precedenza. Da questa osservazione l' A . trae la conclusione che: caeteris paribus, la scomparsa del ri-

flesso del ginocchio non pa1·la contro l'isterismo qzl-alora sia mante1iuto il riflesso cremaster1co. M. •

LUZZATTO.

1547

PRATICA

O:HIRURGIA

Della flebite migratoria.. {NEISSER.

Deut. 1ned. Wocliens., 1903, n. 37).

L' A. ha avuto occasione di studiare un caso di flebite a focolai multipli nelle vene del sottocutaneo, con localizzazioni in ambedue le braccia, senza fatti reattivi nei tessuti limitrofi, e senzrt atrio d'ingresso periferico ai focolai, caso che appartiene certamente a quella classe di flebiti luetiche che hanno costituito argomento di studio affatto recente ai sifilografi. L'osservazione del N EISSER prese11:ta uno speciale interesse pel fatto che - sconosciuta nell'infermo la infezione luetica, e non essendosi stabilita nemmanco la natura di sede del!' affezione - si procedette a un trattamento chh·urgico, asportando. i singoli nodi (in numero di tre); ciascuno di essi rappresentava una tumefazione fusata, lunga circa cm. 2. 5-3, dello spessore massimo di cm. 0,5, mobilè sotto la pelle e sui piani p1..ofondi, rivestita da cute non arrossata nè edematosa, dolorosa nei movimenti dell'arto e specialmente alla pressione. Lo studio dei pezzi anatomici dimostrò trattarsi di processo flogistico, proprio alle tonache vasali e specialmente alla avventizia, i cui vasa vasorum rappresentavano il punto di partenza della vascolarizzazione, della emig1'a· zione e della proliferazione, che colpivano a focolai la avventizia e la media, lasciando l'intima libera o quasi. Intanto, guarito appena dalle ferite chirurgiche, l'infermo most1.. ò nuovi nodi flebitici (in numero di quattro) nelle vene sottocutanee delle braccia, dai caratteri fisici simili ai precedenti e che furono soggetti alla quotidiana osservazione n ella loro migrazione lungo la vena colpita e nel i ..egresso sino a guarigione, che seguì alla cura specifica antisifilitica. La migrazione di questi nodi flebitici, che del resto era stata dal malato stesso affermata per i primi tre nodi (estirpati), po tè esser costatata in modo indisc11tibile per un nodo (il IV) che si manifestò nel solco bicipitale interno di destra, e che si vide successivamente spostarsi di 5·6 centimetri prossimamente. In modo analogo si comportò un nodo comparso al disotto dell'epitroclea sinistra (VI) che fu seguito nella sua migrazione per cm. 4 verso l'alto e uno spostamento identico si osservò in un nodo (VII) comparso pe1.. ultimo nel solco bicipitale sinistro .


-

1518

(ANNO

IL POLIOLINIOO

Nella migrazione del nodo flebitico - che non sempre av,riene nella direzione della cor· 1.. ente sanguigna, ma può intervenire anche dal centro verso la periferia - si avrebbe la p1--opagazione della infezione per continuità, e la conseguente produzione di nuovi focolai flogistici nelle pareti vasali ; mentre il proc~sso regredirebbe nei punti prima colpiti, così da aversi reintegrazione al normale della sezione vasale primitivamente affetta. Si avrebbe quindi a che fare con una forma clinica nuova, che il NEISSER propone di definire come flebite migratoria (sifilitica) delle vene superficiali delle estremità. R.

S11lla su tu1·a (WIART.

FASC. J~)]

sognerebbe quindi, secondo tale A., rigettare l'uso dei punti perforanti. Nella discussione RICARD afferma che nelle suture arteriose i punti di sutura sovente perfo:r:ano la parete vasale, senza che abbiano come necessaria conseguenza una coagulazione sanguigna obliterante completamente il vaso. In un caso, infatti, di vuotamento del cavo ascella1·e per carcinoma della mammella, venne incisa l'arteria ascellare; per cui fu praticata immediatamente la sutura, con la convinzione che nessuno dei punti fosse perforante. Essendo l'inferma dopo alcuni mesi morta per la generalizzazione del carcinoma, venne ron· statata all'autopsia la perfetta permeabilità dell'arteria, nonostante r.he uno dei punti avesse perforato la parete vasale. G. P.

DALLA VEDOVA .

arte1~iosa.

Soc. de Gltirurgie, 1903).

In un caso di ferita laterale dell'arteria iliaca esterna, il WrART, dopo avere applicato st1l vaso, al disopra ed al disotto del punto leso, due pinze di Kocher con le branche ri-vestite di caoutchou, cercò di passare dei punti di sutura non perforanti la parete va· sale. Non potendo riuscire in tale intento, a causa del materiale di cui disponeva, applicò tre punti perforanti di seta sottile, praticando poscia con la stessa seta un'accurata sutura dell'avventizia. Tolte le pinze si assicurò della perfetta emostasi. L'esito fu favorevole, malgrado una lieve suppurazione della ferita, e l'ammalato, dopo 35 giorni, potè andar via guarito, senza che avesse presentato il più piccolo disturbo circolatorio nell'arto. Ri,·eduto dopo 8 mesi dall'operazione, si mostrava in perfetto stato; si constatava però che a cm. 5 dalla sua ori· gine, l'arteria non pulsava in maniera sensi· bile a differenza che sul lato opposto. Era da ammettere quindi che l'arteria a tale livello, che stava più in basso del punto suturato, si fosse obliterata.. Il DELBET (che riferisce tale caso), richiama l'attenzione su taluni successi operativi dei punti perforanti, i quali non hanno prodotto quelle emorragie che spesso si osservano nelle esperienze sugli animali, attraverso ai canali di puntura. 1· pt1nti perforanti però hanno l'inco11veniente di poter provocare attorno ad essi la coagulazione del sangue. L 'oblite1. azione nel caso del Wr.A.RT si è fatta a distanza. Secondo il DELBET non si può escludere la possibilità che un coagulo, staccandosi dal punto di sutura, sia venuto ad arrestarsi nel punto di bifo1·cazione della femorale primitiva nelle sne due branche. Bi·

IX,

L'adrenalina nella cocainizzazione del n1idollo. (DoNITZ.

Mti1ich. nted. Woch., 1903, n. 34).

L'impiego generale della 1·aohiococainizza· zione trova ostacolo nei gravi pericoli e negli spiacevoli effetti secondari concomitanti l'anestesia (1 ). Indi lo stesso BIER la dichiara almeno nella forma in cui oggi viene usata come disadatta per la pratica. I buoni risultati che si hanno dalla azione combinata della cocaina coi preparati sopra· renali, posti così bene in evidenza special· mente dal lavoro del BRAUN (2), fecero isti· tuire ali' A. ~ per incarico e nella clinica di BIER alcune ricerche, le quali vengono a confermare che anche nell'uso sottodu1·ale la adrenalina diminuisce il potere tossico della cocaina e ne accentua l'azione anestetica, sia nel tempo che nella estensione e nella intensità. Egli vide infatti (nel gatto) che l'azione tossica della cocaina può calcolarsi ridotta ad 1/3 per il contemporaneo impiego dell'adrenalina; a 1/5 se l'azione ischemizzante del· l'adrenalina ha potuto esplicarsi completamente, prima dell'azione della cocaina (per lo più 6 minuti) così che può, per via subdurale, la cocaina esser sopportata _senza disturbo alle stesse dosi tollerate per via sottocutanea.

1

(1) L' A. non tiene presente - come terzo incon· 'reniente - la frequenza con la quale l'analgesia viene a mancare; mancata analgesia che rende ne· cessario differire l' intervento, a meno che per indicazioni urgenti non si debba far seguire la nar·. cosi generale alla rachiococainizzazione, sommando agli inconvenienti di quella i pericoli di questa. N. d. R. (2) Del quale puoi vedere la recensione in questa medesima sezione: a pag. 556.


[ANNO IX, F ASC. 49]

1549

SEZIONE PRATICA

Restava a domandarsi se l'azione ischemiz· zante della . adrenalina non potesse agire su un organo cosl sensibile, quale il midollo, in modo anche più p ericoloso che non lo stesso alcaloide. Ma l' A. potè persuadersi che (nel gatto) l'iniezione subdarale ili adrenalina al· 1'1 per mille nella quantità di 1 eme., non provoca fenomeni rilevabili. Quanto alla seconda quistione se cioè l'aggiunta di adrenalina aumenti l 'azione ane· stetica della cocaina questa non poteva essere risoluta sperimentalmente nell'animale. lia nella clinica chirurgica di Bonn (BIER), dopo gli esperimenti dell' A ., fu ripetuiamente impiegata la iniezione subdurale rachidica di cocaina ed adrenalina (si pratica cioè una iniezione sottodurale di 1 eme. di adrenalina all '1 p er 200() e secondaria,mente la iniezione di gr. O. 0075-0. 015 di ·cocaina) avendone sempre anestesia completa e senza che nella maggior parte dei casi sopravvengano feno· meni secondari, o soltanto così miti e tran· !3itori da non reggere al paragone di qt1el!i che seguono la narcosi generale. Certo, prima di conclude1·e in modo assoluto, l' A. pensa che debba l'esperienza cli· nica basarsi su più ampia serie di fatti: ma crede che il m etodo sia destinato a venire a risolvere il problema della p1·aticità della co· cainizzazione del midollo. R. DALLA VEDOVA.

tare una diversa linea di condotta chirurgica è 'dimostrato dal caso seguente : Una donna presentava tutti i sintomi di una tubercolosi renale destra : dolore ed aumento di volume a carico del rene destro, pus e bacilli di Koch nelle urine, rene sinistro non p ercepibile alla palpazione. L'eliminazione del ble11 di metilene avve .. niva normale. Si doveva quindi p1·aticare la nefrectomia destra. Fortunatamente fu fatta la separazione delle urine intravescicali col divisore del Luys, e, contrariamente ad ogni previsione,. si riscontrò normale la diuresi del rene de· stro (il supposto malato) ed insufficiente la diuresi del rene sinistro (il supposto sano). Evidentemente quindi la funzione urinaria veniva quasi intieramente compinta dal i·ene destro, onde fu praticata la nefrectomia sinistra, p er quanto la palpazione da qtlesto lato non avesse fatto rilevare alcun dato. Il rene sinistro, difficile a ritrova1·si, e1'a del volume . di una noce, atrofico. L'esame microscopico dimostrò che il rene asportato era anatomicamente presso che scomparso. La guarigione operatoria avvenne senza incidenti, ma la paziente è rimasta natural· mente nello stato in cui si ti.'ovava prima dell'intervento. LEOTTA.

I

Sulla necessità di separare l'urina dei due reni prima di a~c.ingersi ad una nefrectomia. Soc. de Ghir., 1902. Séance 8 ott. A1t1iales de G1:iyo1t, 1903).

(HARTMANN.

L' A., pur riconoscendo l'importanza che nello studio diagnostico delle affezioni rena.li ha la crioscopia, la glicosuria florizinica, e l'eliminazione del bleu nella prova di Achard e Casiaigne, è non solo sostenitore del principio che l'assenza d'una eliminazione normale controirtdica la ne/1·ectomia, principio generalmente ritenuto esatto dagli urologi, ma è anche sostenitore di un altro principio, non da tutti approvato, che, cioè, la constatazione

di una eliminazione normale non indica sempre l'integrità del 1·ene supposto sano. Conseguenza : prima di accingersi ad una nefrectomia, siccome bisogna essere sicuri dell'integrità di un rene, non possono bastare le prove dell'eliminazione, ma bisogna praticare anche la separazione dell'urina dei due reni.• Il danno che potrebbe in taluni casi appor-

OCULISTICA

L'oftalmia simpatica. (LOOSFELT.

La Pot;cliniqzie, 1903, n. 14).

L' A. riassume un rapporto presentato su questo argomento dal dott. BENOIT alla Società belga d'oftalmologia. L'affezione che nasce in un occhio normale in seguito a ferita dell'altro occhio può assu· mere tre forme principali e cioè : a) L 'irido-ciclo-coroidite plastica, ch e è la forma più frequente e più grave, che conduce a larghe sinechie posteriori, all'occlusione pu· pillare, distacco di retina e infine all'atrofia del bulbo. b) L'i1·ido-coroidite sie1·osa1 che ha un'evo· luzione più benigna e pronostico migliore ed è caratterizzata da una leggera infiammazione dell'iride, da essudati corneali, opacità nel vitreo e congestionA della papilla. e) La neuro-1·etinite simpatica, che in genere complica le forme precedenti, ma può esistere isolatamente . A qt1este tre forme principali se ne aggiun-gono altre due: (13)


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IL POLIOLINIOO

d) L'ir1·itazione o nevrosi simpatica data da un insieme di sintomi irritativi (fotofobia, lacrimazione, blefarospasmo, sensibilità dolo· rosa del corpo ciliare) che· talvolta è uno stato prodromico delle forme precedenti, ma che pt1ò anche non esser mai seguita da vere lesioni e costituisce così di per sè una forma di simpatia. e) L' ambliopia simpatica, descritta dal RuEL nel 1897, consistente st1l principio in oscuramenti passeggeri della vista che con· ducono poco a poco al restringimento del campo visivo e a diminuzione graduale dell'acutezza visiva senza arrivare all'amaurosi: l'oftalmoscopio non rivela che più tardi un leggero pallore della papilla e congestione delle vene retiniche. L'etiologia dell'oftalmia simpatica si deve ricercare nelle ferite penetranti del bulbo, specie con penetrazione di corpo estraneo, fe· rite chirurgiche infette, rotture sottocongiun· tivali della sclera. La patogenesi ha sollevato numerose discus· Rioni e ha subìto modificazioni successive man mano che nuove ricerché portavano nuova luce. La teoria che verso il 1860 era generai· mente accettata era quella di MuLLER e P A· GENSTECHER, consistente nell'ammettere t1na propagazione dell'infiammazione dall'occhio simpatizzante all'onchio simpatizzato lungo i nervi ciliari. Questa irritazione nervosa, de· terminava nell'occhio simpatizzato dei distui·bi vasomotori e trofici. Quando si affe1·mò la parte degli agenti microbici nelle affezioni flogisticl1e questa teoria riflessa fu del tutto abbandonata e fu sostituita dalla teoria mi· gratrice emessa per il primo dal LEBER (1881). Questa teoria parve trovare un valido sostegno nelle esperienze del DEUTSCHJ\f A.NN che iniettando una cultura pura di stafilococco aureo nel vitreo di un coniglio aveva dopo alcuni giorni la morte dell'animale per inf e· zione generale o meningite ed all'autopsia si rinveniva papillite all'altro occhio, infilt1·a· zione purulenta dei due nervi ottici e delle loro guaine dove si rinveniva lo stafilococco. Il DEUTSCHMA.NN inoltre affermò aver tro· vato anche nell'uomo stafilococchi in occhi simpatizzanti e così pure in frammenti d'iride provenienti da iridectomia praticata su occhi simpatizzati. Egli concluse quindi come LEBER che l'oftalmia simpatica era dovuta al tra· sporto di microbi o materie tossiche dall'uno all'altro occhio per mezzo delle guaine del nervo ottico. J\lla le medesime esperienze del DEUTSCHM ANN ripetute in seguito da moltis· s imi altri auto1·i non poterono confermare gli (14:)

LANNo IX, FAso. 49]

stessi fatti; nessuno potè dimostrare il pas· saggio di microbi dall'uno all'altro · occhio traverso le guaine e si ammis!3 che la papil· lite ottenuta in tali condizioni era dovuta all'infezione generale. Soltanto la presenza di microbi nell'occhio ~impatizzante fu generalmente confermata. Specialmente dt1e casi riferiti dallo ScHMJDT· RIMPLER non potevano essere spiegati colla teoria migratrice. Nel 1° caso egli, allo scopo di prevenire l'oftalmia simpatica fece la re· sezione di 15 mm. del nervo ottico dell'occhio leso, il che non impedì l'insorgere dell' oftalmia simpatica 9 mesi dopo. Nel 2° caso il segmento anteriore dell'occhio simpatizzato fu colpito per 4 giorni da una irritazione vio· lenta, mentre la papilla restava normale e si ebbe guarigione senza l' enucleazione. Lo ScHMIDT·RTMPLER accorda le due teorie ammettendo che nell'occhio simpatizzato si pro· dt1ce una vaso-dilatazione riflessa sotto l'in· fluenza dell'irritazione ciliare dell'occhio fe· rito: questo disturbo circolatorio modificando le condizioni del terreno vi creerebbe un locus minoris resistentiae ed i microbi comunque trovantisi in circolo (provenienti dall'occhio malato o da qualunque altro organo infetto) vi troverebbero condizioni favorevoli per im· piantarvisi e pullulare. Secondo P AN.AS non soltanto mic1·obi in circolo sarebbero da in· criminarsi ma anche le loro tossine ed ogni altra sostanza prodotta da disturbi nutritivi aventi pe1· origine il fegato, il pancreas, la milza, ecc., e che provocherebbero un certo grado di autointossicazione i cui primi effetti si manifestano nell'occhio reso più vulnera· bile. Questa simpatia del resto si manifesta in altri organi pari: la lesione d'un rene, di un polmone influisce sulla nutrizione del suo congenere e lo 1·ende più vulnerabile alle in· fezioni. . Riassumendo, sulla patogenesi della oftalmia simpatica si può dire che su di un sol punto vi è accordo e cioè che essa è dovuta ad una infezione : nulla si sa in quanto alla natura del contagio, il suo modo d'agire, la sua ori· gine ed il suo modo di penetrazione nell'occhio simpatizzato. Frattanto la teoria dello ScHMIDT·RIMPLER, malgrado i suoi molti punti oscuri, sembra la più accettabile. Il tratta11ie1ito è preventivo e curativo. P1·eoentivamente è indispensabile un tratta· mento rigorosamente antisettico delle ferite oculari, poichè molte di esse si infettano secondariamente. In ogni caso tentare l'estrazione del corpo estraneo. In seguito tener presente la possi· bilità di metastasi microbiche e quindi met-


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IX,

FASO.

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SEZIONE PRATIOA

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iere il malato per un mese o due al riparo da ogni causa d'infezione o malattia (strapazzi, raffreddamenti, ecc.) e in genere ogni causa deprimente o disturbi nutritivi. Si prescriverà dunque il riposo completo. L'enucleazione pre· ventiva s'impone sempre che l'occhio sia del tutto perduto per la vista. Il trattamento curativo è l'enucleazione del· l'occhio simpatizzante appena insorge l'oftalmia simpatica, qualunque sia la forma di quest' ultima. In quanto all' occhio simpatizzato, instillazioni di atropina o (se la tensione è a11mentata) pilocarpina, compresse calde, sanguisugio alle tempie, frizioni mercuriali, ri· poso in letto in una camera semi-oscura. In seguito si potrà talvolta praticare su questo occhio . una iridectomia, sempre peraltro tenendo presente che un intervento, anche dopo lungo tempo, pt1ò risvegliare l'infezione asso· pita. Dott. CARR.A..

tanee di cui non conosciamo l'agente patogeno, e che sembrano piuttosto essére delle semplici reazioni morbose della cute, proprie al sog· getto, sotto l'influenza di cause occasionali diverse. In questo grappo enorme di fatti, il tipo morboso non è costituito da una precisa etiologia e da una patogenesi egualmente ben definita; ma soltanto dall'aspetto obbiettivo della lesione cutanea. E così mentre nella lepra, p. e., si osservano come manifestazioni obbiettive la macchia le· prosa, il nodulo leproso, la bolla con ulcera· zioni, ecc., lesioni cutanee tutte essenzialmente diverse fra loro ma riunite strettamente dal bacillo dell'Hansen, che è la causa prin1ordiale di tutte queste eruzioni, vediamo invece l 'orticaria che ha bensì una sintomatologia precisa e si diagnostica unicamente per il suo aspetto obbiettivo sì particolare e il suo pru· rito così speciale, ma può essere sintomatica di una irritazione locale indiretta, di un'intos· sicazione alimentare o m edicamentosa, di emo· DER:MATOLOGIA zioni violente, ecc. Noi non abbiamo dunque, per cr eare dei Eruzioni intermedie fra la pitiriasi rosea del Glbert tipi morbosi nelle reaz ioni cutanee vere, che il e le così dette « séborrhéides » psorlasilorml. semplice aspetto obbiettivo, aspetto che qualPoche generalità sui « tatti di passaggio » e la che volta dipende dalla causa occasionale rappresentazio11e grafica delle dermatosi. provocatrice, ma più spesso e più complet a(L. BROCQ. Presse 1nédicale, 15 VI 1903). mente da idiosincrasie particolari al soggetto L ' autore prende occasione da un caso occor- nel momento in cui si produce l'eruzione, le sogli n ella sua pratica ospedaliera p er ritor- quali possono anche variare n ello stess.o in· nare su di un argomento da lui già trattato dividuo secondo le --differenti fasi della vita. altre volte (v. L. BROCQ. Il metodo grafico in Ciò fa sì che i gruppi che noi distinguiamo dermatologia. Annales de dermatologie et de in queste reazioni cutanee, son6 puramente sgphiligraphie, nov embre 1903), Si tratta di artificiali, fatti unicamente per i bisogni della un fanciullo dodicenne che presenta, accanto descrizione. L ' analisi minuta dei fatti mostra ad una tipica manifestazione di pitiriasi 1~osea che fra i tipi più comuni, ammessi dalla mag· di Gibert, un'eruzione secondaria i cui ele- gioranza dei dermatologi 7 esiste una serie di menti hanno tutti i caratteri obbiettivi degli passaggi graduali aventi, come aspett o o bietelementi delle così dette « sébor1~héides » pso· tivo, dei caratteri r iferibili a due od anch e a più tipi vicini, e le cui affinità con questi riasiformi superficiali. Egli ammette che fra i due tipi classici, pi· tipi sono proporzionali al loro gr ado di r as· tiriasi rosea e « séborrhéide » psoriasiforme, vi somiglianza con ciascuno di essi. E perciò ogni gruppo morboso si può concesia tutta una serie di fatti di :{>assaggi, i quali possono riunirsi in due gruppi schematici, uno pi1~e non come una sf era a limiti precisi, 1na più vicino per i suoi caratteri morfologici e per come una specie di nebulosa a li1niti inde· ìl decorso alle forme maculose della pitiriasi finiti~ form ata da zin agg1·egato di stelle, rosea, l'altro invece più affine alle « sébor- cioè di fatti~ i di cz1,i prolu1igamenti semp1·e p izì indistinti, cioè a dire sempre meno 1·iccki di rhéides » psoriasiformi. Ora, studiando con attenzione le diverse fatti, si vanno a co1tfo ndere con i p1·olzingamalattie della cute, ciò che si è detto a pro· menti delle nebulose vicine, cioè dei gruppi posito di questi due tipi morbosi si p11ò al- morbosi vicini. Questa è la vera concezione che · si deve tresì osservare nell'insieme delle dermatosi. Noi non possiamo più ammettere che un tipo avere dei tipi morbosi cutanei: si vede così che morboso, ammesso dagli autori e considerato essi costituiscono un'immen sa rete, in apparenza come classico, costituisca un' entità patologica inestricabile, ma in fondo p erfettamen te ben de· ben definita, con limiti netti e precisi, e ciò finita. Essa può venire r appresentata con mespecialmente quando si tratti di malattie cu- todo grafico, ma v olendo riprodurre gr afie a· (131


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mente più gruppi morbosi o anche un gruppo solo un po' più complesso avremmo una fi· gura alquanto confusa, per cui siamo obbligati a falsare, in certo moc1o, le nostre figure, sì .che qualche volta dei gruppi assai vicini fra loro si trovino a1·tificialmente lontani sulla carta. L'autore applica qt1esto metodo al caso in esame e riproduce 11n quadro grafico dal quale risl1lta che la forma tipica mista della pitiriasi 1·osea è strettamente unita pe1· fatti di passaggio alle « séborrhéides » psoriasi· formi~ un po' meno alle « sébo1'rhéides » pitiria· siche, un po' meno ancora alla psoriasi. La forma di piti1·iasi rosea ci1·cinnata è legata alle « sébo1·rhéides » circi1znate e psoriaslfo1·mi: la forma maculosa alle « séborrhéides » psorias lformi e pitiriasi'che: la forma infiamma· toria alle <; sébo1'rhéides » eczematoidi, e debolmente all'eczema vescicoloso vero. Alcuni autori credono che l'esistenza di fatti di passaggio fra due tipi morbosi sia una prova d~ll'identità di natura di q11esti ultimi. Ciò è inesatto. Non dobbiamo nè ser· virci dei fatti di passaggio per identificare dei tipi morbosi, la cui fisionomia generale ed i caratteri generali diffe1"iscono fra di loro, nè farli entrare, deformandoli, in uno dei tipi patologici di cui presentano q~alche carattere ; bisogna invece lasciarli al loro vero posto fra i varii tipi morbosi, ad una di· stanza proporzionale al loro grado di affinità con ciascuno di essi ; e per fare ciò nulla di meglio che applicare, secondo l'autore, il me· todo grafico descritto, con il quale è possibile distinguere le varie dermatosi fra loro e sopra tutto le reazioni cutanee che costituiscono ùn'immensa rete formata da aggregati di fatti riuniti fra loro da fatti di passaggio. Dott. V. MoNTESANO.

OSSERVAZIONI CLINICHE OSPEDALE CIVILE E MIT1ITARE DI

N .ARNI.

Tetàno ed acido fenico p el dott. EGISTO CuRTI, chirurgo primario.

Dopo la comunicazione del dott. A. ZERI (1), ed il lavoro d el prof. V. AscoLI Sulla attuale

te1·apia del tetano, specialmente colle iniezioni sottocutanee di acido f enico (metodo Baccelli) (2) e la fioritura dei casi di mano in mano com· t1) La cura del tetan,o seco11,do il metodo Baccelli.

XXVI caso di guarigio1ie. Supplemento al Policlinico, n. 32 del 1897. (2) Bollettino della R. Accademia Medica di Roma. Anno XXIV, 1897-98, fase. 4. . 116)

(ANNo IX, F .A.se. 49}

IL POLIOLINIOO

parsi nelle colonne dei principali periodici ita-liani e stranieri, la pubblicazione di questo caso, che ebbe per giunta esito letale, non può essere giustificata che dalla. necessità, rilevata anche dall' AscoLI nel suo lavo1·0 sintetico sull'argomento e ripetuta con insistenza dal BENVENUTI (1) più tardi, di raccoglie1·e anche i casi con esito infausto, a fine di stabilire, con una.statistica ricca e rigorosa, se nella cura del tetano, come propose il VELLA per il carbonchio, dobbiamo abbandonare la sieroterapia per l'acido fenico o viceve1~sa, ovvero quale si& preferibile nell" inizio della malattia, qualenell'infezione avanzata, quale nella infezione· ' semplice e quale nelle infezioni miste o suterreni già ammalati per altri processi mor-bosi (2). « Non è quindi - come scriveva in un caso simile al mio il dott. O. FAvERO (3) - per op-porre ai numerosi casi di tetano fortunatamente trattati colla somministrazione di acidofenico, un caso negativo, il quale valga ad infirmarne il valore, che io mi accingo a com· piere questa breve relazione, bensì anzi percontribuire alla sua maggiore .s anzione pratica », perchè dall'esposizione di ogni caso si può dedurre qualche conclusione, la quale può· tornare a conforto del metodo adottato, e perchè « non è solo dai casi positivi che si deve. trarre l'evidenza di u.n fatto qualsiasi, ed . & giusto che nelle statistiche accanto ai successi appariscano anche gl' insuccessi. » In quest'ordine d' i~ee trovo concorde ancheun altro collega, il dott. A. MURATORI, il quale,. a proposito di un caso di tetano curato col metodo Baccelli e seguito da IllO.rte, scrive: «Seè importante riferire gli esiti felici ottenuti con uno speciale metodo curativo, io credo altrettanto doveroso pel medico di riferirequando col medesimo compenso terapeutico. si ottengono risultati negativi (4). » Del resto casi seguiti da morte furono pubblicati cogli stessi intendimenti, che spingono-

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(1) Policlinico. Sezione pratica. Anno VII, fasc.10 .. (2) Supplemento al Policlinico, n. 51 del 23 ot· tobre 1897. (3) Gazzetta degli Ospedali e delle Cliniche, n. 24 del 1900. (4) Gazzetta degli Ospedali e delle Cliniche, n. 7S del 1902.


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SEZIONE PRATICA

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me a render di pubblica ragione il caso seguente, anche dal P ASCOLETTI (1), · dal Lodello SBRAHN.A. (4), • GLIO (2), dal MORANO (3), dal BIDOLI (5)' dal CAVARZERANI (6) e dal Bussr (7). , Questo, come sopra ho detto,--ho voluto premettere per giustificare la pubblicaziene del caso seguente, che fu curato solamente ed esclusivamente con l'acido fenico per la fi· ducia che io, allievo della scuola di Roma, ho nel metodo Baccelli e nelle virtù tera· peutiche dell'acido fenico ; fiducia che altra volta, in circostanza diversa dalla presente, ho largamente dimostrata scrivendo: « dico soltanto che noi possediamo nell'acido fenico un rimedio non inferiore per efficacia al siero anticarbonchioso, di facile applicazione come questo, ma con la differenza che noi, mentre il più delle 110/te non pot1·e11zo dispo1·1·e del siero p er ragioni di opportzinità e finanzia1·ie, potremo disporre sempre di una soluzione di acido fe· nico comunque e dovunque (8) », e venendo così a convalidare, senza saperlo, quanto circa un anno prima aveva scritto del metodo Baccelli nella cura del teta.no il dott. STRATI (9) : « Metodo, che non solo ha un valore di fatto abbastanza comprovato ormai dalla Clinica, ma presenta inoltre il vantaggio pratico di essere un m ezzo, cui non occorrono le lun• ghe e delicate preparazioni dei laboratori bacteriologici e che può essere sempre a portata della mano del medico in qualsiasi luogo e tempo, quando sul primo insorgere dei sin· tomi tetanici non v 'è da frapporre indugio od esitazione, se non si vuol mettere a repentaglio la vita degli infermi » . (1) Gazzetta degli Ospedali e delle Cliniche, n. 103 del 1899. (2) Supplemento al Policlinico, anno VI, fase. 30. (3) Policlinico. S ezione pratica. Anno VII, fase. 41 (10 agosto 1901). (4) Policlinico. Sezione pratica. Anno VIII, fa· scicolo 35. (5) Policlinico. Sezione pratica. Anno VIII, fascicolo 43 (23 agosto 1902). (6) Gazzetta degli Ospedali e delle Cliniche, n. 10 del 1902. (7) Gazzetta degli Ospedali e delle Cliniche, n. 56 del 1903. (8) L'acido fenico p er iniezione 1iella crira della pustola 11ialig1ia. Gazzetta degli Ospedali e delle Cliniche, n. 106 del 1899. (9) Gazzetta degli Ospedali e delle Cliniche, n. 46 del 1898.

Ciò posto, ecco in succinto la storia del no· stro infermo. Nelle ore pomeridiane del giorno 18 mag· gio 1903 il bambino Bramante Viali di anni 11, contadino, viene mandato d'urgenza all'os1:>edale dal collega BATTISTELLI colla diagnosi di probabile infezione tetanica. Il collega mi dice di averlo visitato per la prima volta nella mattinata e di aver subito riconosciuto la necessità di farlo trasportare all'ospedale, riuscendo impossibile una cura adatta lontano dalla città. Il padre dell'infermo poi racconta che il bambino da circa 10 o 12 giorni si è fe1·it9, nel falciar l'erba, al dito medio della man o sinistra: la ferita è guarita senza alcuna medicatura, ma da 4 giorni circa il ra· gazzo, dopo essersi addormentato sull 'erba fresca, ha cominciato a presentare dolo1'i nell'ingoia1·e, difficoltà nell'aprire la bocca e masticare, dolore nel muovere il collo, e sopratutto dolore al dorso ed ai lombi. Un me· dico vicino, il dott. Onorati di Collescipoli, visto l'infermo ordinò, dopo averlo purgato, del bromuro con cloralio. Ad un esame sommario, fatto col collega BATTISTELLI, osserviamo quanto appresso: il bambino tien e il corpo teso e rigido pe1' la contrazione permanente di quasi tutti i muscoli, ed ogni poco è agitato da scosse convulsive, che strappano al piccolo infermo delle grida dolorose. Giace in posizione su· pina, col capo leggermente arrovesciato al· l'indietro e le mascelle serrate, in modo che possono aprirsi appena mezzo centimetro. J{a una contrattura evidente dei muscoli mimici, che producono l'atteggiamento caratteristico del riso sardonico. Gli occhi sono spalancati, le pt1pille leggermente miotiche ; l'aspetto attonito o sofferente. I muscoli del collo, del torace e dell'acidome sono contraitti, ma la contrazione è maggiormente accentuata nei muscoli del dorso ed in qt1elli di ambedue gli arti inferiori. C'è disfagia e difficoltà di respiro. Il nume1'0 delle scosse convulsive è di 56 all'ora. Alla punta del dito medio della mano si· nistra c~è una ferituccia già cicatrizzata. Il piccolo infermo viene ricoverato in una camera isolata, nel punto meno frequentato dell'ospedale: gli vengono otturate le orecchie con batuffoli di. cotone, gli si prescrive epicraticamente del bromuro con cloralio e gli vengono immediatamente praticate delle inie· zioni con una soluzione di acido Ienico 2 per cento ; 2 eme. ogni 3 ore. (17)


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IL POLICLINICO

18 maggio: Temperatura 38.2. Pulsazioni 112. Respiri 47. Acido fenico iniettato cgm. 8. 19 maggio. La notte è passata relativa· mente tranquilla. Il bamt•ino ha riposato per intervalli ab· bastanza lunghi, anche di qualche ora, agi· tato anche durante il sonno da tremiti e con· trazioni più forti. Ogni 3 ore vengono fatte iniezioni di 4 cgr. di fenolo. Dieta liquida. L'infermo ricusa energicamente il brom11ro ed il cloralio, che viene abbandonato. Temperatura, mattina 37. 4, sera 38. Pulsazioni » 100 » 110. Respiri » 45 » 40. Acido fenico iniettato gm. O. 32. 20 maggio. Notte meno agitata. Continuano ad intervalli lunghi le contrazioni spasmo· diche dolorose di tutta la persona, che si mantiene rigida. La cura col fenolo viene continuata m.etodicamente: anzi la dose è poriata a cgr. 6 ogni 3 ore. Temperatura, mattina 38. 4, se1·a 38. 8. • Pulsazioni » 120 » 118. Respiri » 50 » 45. A cido fenico iniettato gm. O. 42. 21 maggio. Il malato, interrogato, dice di s entirsi meglio; però le contrazioni spasmodiche continuano di quando in quando, sebbene a più lunghi intervalli e provocate solo o da rumori forti che giungono fino a lui o dalla puntura delle iniezioni.

Temperatura, mattina 38. 6, sera 38. 7. Pulsazioni » 115 » 120. Respiri 47 » 50. Acido fenico iniettato gm. O. 44. N essuna traccia d'intolleranza pel rimedio. 22 maggio. Il malato riposa ad intervalli più lunghi; si nutrisce sufficentemente bene c on liquidi. Ha delle contrazioni spasmodiche p erò più lunghe, ma m eno frequenti. Temperatura, mattina 38. 9, sera 38~ 9. Pulsazioni » 112 » 123. R espiri » 47 » 50. A cido fenico iniettato gm. O. 48. 23 maggio. Continuano immutati i fatti noi ati nel giorno precedente. sera 39. 2. Temperatura, mattina 39, » » Pulsazioni 123 126. » » 44 50. R espi.J:i A cido fenico iniettato gm. O. 48. • 24 maggio. L e stesse condizioni del g101·no 7)

(18)

[ANNO

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F ASO.

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precedente, salvo che gli accessi spasmodici si sono fatti più rari. Temperatura, mattina 39. 3, sera 38. 9. Pulsazioni » 130 . » 125. » Respiri » 50 48. Acido fenico iniettato gm. o. 48. 25 maggio. Nulla di nuovo. Urine normali. Temperatura, mattina 39. 3, sera 39. 1. Pulsazioni » 123 » 128. Respiri » 45 » 40. Acido fenico iniettato gm. O. 48. 26 maggio. Il bambino da ieri sera si mo· stra strano e seccato di star solo. Gli accessi forti sono diminuiti di frequenza, però l 'in· fermo è molto abbattuto e si è nutrito meno del solito. Temperatura, mattina 39, sera 39. 4. · Pulsazioni » 125 » 130. Respiri » 40 » 45. Acido fenico iniettato gm. O. 48. Urine di colorito normale. 27 maggio. Gli accessi convulsivi continuano radi ma l' iolentissimi. L'infermo ri· fiuta il cibo, è abbattutissimo ed alle ore 15 muore durante un lunghissimo accesso. Temperatura nella mattina H9. 5. Pulsazioni. » 130. Respiri » 46. Acido fenico iniettato gm. O. 24. _Complessivamente in giorni 9 furono iniettati gr. 3. 90 di acido fenico puro, e mai si riscontrarono sintomi di avvelenamento o segni d'intolleranza pel rimedio. Nei primi 7 giorni di cura ci fu un miglio1·amento no· tevole nei sintomi allarmanti del gravissimo morbo; miglioramento così evidente che aveva fatto nascere in me, che conoscevo la storia degli altri guariti colla cura B~cCELLI, la quasi certezza di una guarigione sollecita e completa. Solo l'aumento progressivo e costante della temperatura poteva darmi qualche apprensione, ed infatti, quantunque la febbre nel tetano sia un argomento progno· stico poco sicuro in quanto che può esserci febbre in casi non gravi e mancare in casi letali, pure una temperatura di 39 e più si v erifica solo nelle forme più pericolose ed autorizza ad una prognosi infausta (AscoLI, opera citata). Tolta questa sola ragione di preoccupazione la calma relativa nella quale decorreva il terribile morbo do,reva essere


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IX, F Aso. 49j

SEZIONE PRATIOA

per me augurio di fausta fine. L'aggrava· mento improvviso perciò mi sorprese quando i<> riposava _quasi tranquillo sulla sorte del piccolo infermo; e la virulenza dell'infezione grave, tenuta a bada dall'acido fenico, esplose con violenza .ed ebbe presto ragione di quel gracile organismo. _ • Riflettendo al caso narrato, mi sono più volte domandato, se doveva attribuire la morte all'avere io adoperato come cura le iniezioni di acido carbolico soltanto e all'e· sclusione quindi di altri soecorsi terapeutici in casi simili adoperati, come il bagno caldo, i narcotici ed i nervini; o all'avere adoperata una dose insufficiente di fenolo; od infine alla inten· sità dell'infezione esclusivamente: Ma ho do· -vnto persuadermi che a quest'ultima causa soltanto debbo attribuire la perdita del mio piccolo infermo, perchè l'acido · fenico per iniezione, utilissimo nelle nevralgie, nelle neuromialgie, nelle nevriti e polinevriti, è mo· deratore energico del potere riflettore del mi· dolio spinale, ed ha perciò un'azione sedativa molto spiccata sul sistema ne1·voso e per giunta è antitossico ed antitermico, e perciò costituisce da solo un rimedio che ci dispensa di ricorrere ad altri farmachi di azione meno energica e più dubbia. La dose da me adoperata di gm~ O. 42 prima e poi di gm. O. 48 pro die, se non è la dose massima a cui si sono spi11ti parecchi, come ASCOLI, LAPPONI e MASSEROLI che arrivarono a cgm. 72 al giorno, non è neppure una dose traecurabile, tenuto conto che il mio infermo era un ragazzo di 11 anni, scheletricamente poco sviluppato, denutrito e di gracile costi· tuzione. Per conseguenza anche da questo lato mi pare di poter essere tranquillo. Non resterebbe adunque che incriminare, come causa diretta della morte del nostro tetanico, l'intensità dell' infezione, la quale, per concordè parere di ·tutti i patologi e di tutti gli osservatori, ha carattere di maggiore malignità quanto più breve è stato il pe· riodo d'incubazione, cioè quello spazio di tempo che decorre tra il trauma o la lesione, clie ha servito di porta d'ingresso al bacillo di NrcoLAIER, e la comparsa dei p1..imi segni .

1555

dell'infezione stessa. Secondo RosE, nei casi con un periodo d'incubazion~ di 1-10 giorni si ha una mortalità del 96. 7 per cento; in quelli in cui tale periodo è di 10-22 giorni la mortalità sarebbe del 75 pe1· cento, per diventare sempre mino1·e quanto più aumenta la durata di questo periodo. E nel caso da me curato tale periodo fu molto breve (6-8 giorni). Ho creduto non privo d'interesse infine di raccogliere, dopo le statistiche dell' ASCOLI (1898) e poi del BENVENUTI (1901), i casi che sono stati pubblicati, fino ad ora, nei divertJi • conoperiodici e che sono venuti a mia scenza. Questi casi che sommavano a 26 nel 1897 senza un morto (ZERI), salirono a 33 nell'anno successivo 1898 con 1 caso di morte (A.scoLr) ed a 58 nel 1901 con 3 mo1·ti (BENVENUTI). Nella statistica del BENVE~TUTI mancano i 3 casi (due guariti ed un morto del P ASCOLETTI), che fanno salire la cifra a 61 con 4 morti. Il CroFFI nello stesso anno all'XI Con· gresso di medicina interna (Pisa 27 -31 ottobre 1901) comunicò altri 2 casi personali co~ un insuccesso, aggiungendo alla statistica del BENVENUTI altri 19 casi (comprese le 2 osservazioni personali) con 7 morti, elevando così la cifra dei ca.si conosciuti a 77 con 10 morti. Nell'ottobre successivo al XII Congresso di medicina interna (Roma, 28-3l ottobre 1902) il RABITTI con l'aggiunta di nuove osservazioni, una delle quali personale, portava il numero dei casi di tetano trattati col fenolo a 105 con 20 morti. Non conoscendo n ei loro dettagli queste due statistiche io ho raccolto per mio conto molti casi pt1bblicati nel 1901, nel 1902 ed in questo corrente: le cifre quindi che ho ottenuto possono forse essere un po' diverse da qt1elle due statistiche suddette. Esse rappre· sentano quanto con molta pazienza ho potuto mette1·e insieme, servendomi di quei pochi mezzi di cui si può disporre in condotta. Ad ogni modo, siccome il numero dei casi è ab· bastanza rilevante, elevando di 21 la cifra ultimamente data dal RA.BITTI, io li riporto, (19)


1556

(ANNO

IL POLICLINICO

lJerchè possano servire come elementi per 11na statistica più accurata e completa. Il numero dei casi trattati col fenolo comp1·eso il mio, sarebbe quindi di 126 con 25 morti. Esito

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Indicazione bibliografica

Autore

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1898.

ANNO

A se oli (Statistica).

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Autore

Indicazione bibliografica

Stati st ica Curti.

33 32

1

Policlinico Anno VII, fase. 1O 1

Bartolini Salimbeni. Cioffi . • . .

Gazzetta degli Ospedali e delle Cliniche n. 134. Gazzetta Ospedali n. 138 .

Montalti • • . Lapponi . . • Morano

Statistica Benvenuti.

• •

Morgagni n. XXXIV . • •

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Dal Monte ••

Molteni . . .

Suppl. al Policlinico n. 43

1

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Dal Bello.

n. 50

1

1 ..

Niccola • Metelli Tiengo . ,

• •

Zanotti. •

Id.

• •

Gazzetta degli Ospedali n.121

1

Suppl. al Policlinico (98-9 9)

Vi ttorangeli. .

Raccoglitore Medico n. 16 del Vol. II (1898).

Montebelli • .

1

1 -· . 1 ..

Kluyskens . .

1

1 ..

Tarqu~ni

n. 8.

1901.

Benvenuti • .

Poncet e Delore

Bollettino della R. Accademia medica di Roma. Anno XXIV, fase. IV.

49]

FASC.

Esito

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n. 141 .

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1

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Policlinico, Sezione pratica · Anno VII, fase. 29. Policlinico, Sezione pratica · Anno VI I, fase. 34. Policlinico, Sezione pratica · Anno VlI, fase. 41 . Policlinico, Sezione pratica · Anno VJI, fase. 19. Policlinico, Sezione pratica · Anno VII, fase. 7. Policlinico, Sezione pratica · Anno VII, fase. 14. Revue de thérap. chirurg. méd. 15 dic. 1901. Policlinico, Sezione pratica · Anno VIII, fase. 5, 15 novembre 1no1.

1

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Pieraccini

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ANNO

1899.

ANNO

Policlinico, Sezione Medica Febbraio. Gazzetta degli Ospedali n. 43

1

1 ..

Palmieri . . . Masseroli.

Policlinico, Sezione pratica Anno VIII, n. 35. Policlinico, Sezione pratica Anno VIII, n. 27. Policlinico, Sezione pratica Anno VIII, n. 43. Id.

Bidoli .

Id.

Claude.

Soc. Méd. des Hopit., 24 ottobre 1902.

1 1 .•

De Benedetti .

Gazzetta degli Ospedali n. 72

1

Cavarzerani . .

Id.

n. 10

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Viana • •

n. 45

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Co petti.

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n. 85

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Pascoletti • •

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n.103

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Bussi • • .

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n. 11 5

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n.148

Paciotti .

Pinna •

Wood ••

Policlinico, Sezione Settembre.

Favero.

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New-Yorkmed. Journ. 1084 del 9 sett. (1899).

1

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Sbrahna •

Concetti

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Gazzetta medica lombardan. l

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Arnozan .

Id.

n. 27 n. 41

Gazzetta degli Ospedali n. 24

1 ..

1

Muratori . . .

Id.

n. 78

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1900.

ANNO

Conti .

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1902.

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n. 9

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Rabitti. •

• •

Id.

n. 134

1 1 . ..

Supplemento al Policlinico Anno VI, fase. 30.

1

1 ..

Mori. • • ••

Id.

n. 87

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Bertaccini .

Id.

n.102

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Loglio • • • •

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1

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Simonini • . . Perricone e Sapu ppo. De Rossi.

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1

Enriquez e Bauer

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SEZIONE PRATICA

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1903.

Gazzetta degli Ospedali n. 41

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Bussi . . . .

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n. 56

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Del Plano . .

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n. 83

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Leone .

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Policlinico, Sezione pratica Anno IX, fase. 18.

1

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Bertelii

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1

1 ..

Luciani

Id.

2

2 •.

D'Alessandro .

Clinica Ch. rurgica, N. 5 p. 450

1 ..

1

Curti . . . .

Policlinico, Sezione pratica · Anno IX, n. 49.

1

1

Centoventisei casi di tetano con soli 25 morti costituiscono... il migliore elogio del metodo di cura Baccelli. N arni, 9 agosto 1903.

••

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La gela.1ina nelle enterocoliti 11lcerative e

dissente1~jehe.

Contributo clinico del dott.

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ULDERICO ROLANDI.

Credo opportuno esporre il seguente caso di enterocolite ulcerativa grave, felicemente curata coi clisteri di gelatina, per richiamarvi sopra l'attenzione dei medici pratici, ai quali non potrà sfuggire l' importanza di una risorsa terapeutica così preziosa. La gelatina infatti, ormai abbastanza di frequente usata nelle emorragie, ha un valore ancora maiggiore ne1le enterocoliti ulcerative e dissenteriche in quanto, oltre al suo potere di far cessare l'emorragia, il tene· smo, i dolori e di cicatrizzare le ulcerazioni, sembra le si debbano attribuire anche delle proprietà specifiche contro il processo morboso medesimo; ed è nello stesso tempo sostanza di facilissimo impiego ed innocua. Ecco, in breve, la storia del caso occorsomi :

*** G. D., di 75 anni, ha sofferto per lunghi anni, in gioventù, di gastralgia ribelle ad ogni cura e migliorata solo un pochino con .l'uso dell'acqua di VICHY (Hopital). Da alcuni anni è affetto da leggiero catarro bronchiale cronico. Nonostante consiglio contrario, abusa frequentemente, per l'insonnia da cui è af-

flitto, di ipnotici e narcotici (sulfonal, antipirina, laudano, ecc ). . Nel dicembre 1902 ebbe una broncopneumonite: poi una bronchite da influenza nel marzo 1903, con intermittenti adinamie cardiache ed un nuovo breve attacco (24·27 aprile) da etti guarì, rimanendogli soltanto una notevole broncorrea (esame degli sputi negativo quanto a tbc.). Il 20 maggio ebbe febbre, aumento della secrezione bronchiale con abbondante espet· torazione ~urulenta, e senso di notevole prostrazione. Il polso era piccolo, depressif>ile, e le estremità lievemente cianotiche. Tutti questi fenomeni sembrarono tendere alla risoluzione dopo somministrata della caffeina e dell'aspirina: infatti 2 giorni dopo stava un po' meglio. Ma il 23 maggio cominciò una violenta diarrea, con dolori in ·quasi tutto l'àmbito addominale, prevalentemente nella fossa iliaca sinistra, e febbre modica. Le scariche alvine, numerose (25-30 in un giorno) erano molto scolorite, sierose, fetide . Il ventre era leggermente meteorico e un po' dolente alla pressione lungo il colon, specie discendente. La. secrezione bronchiale si sospese completamente. Urine normali . Prescrissi riposo assoluto in letto, una energica pozione astringente (tannigeno, dermatolo, cotoina, polvere del Dower) e nutrizione liquida, ±·r azionata, tiepida. La diarrea però crebbe, anzi si aggravò con emissione di masse catarrali. La ±'ebbre, intermittente, irregolare, prevalentemente notturna, superava talvolta i 38 gradi. La debolezza generale andava crescendo. Feci praticare il 24 maggio anche lavaggi intestinali all'acido tannico e oppio, ma con nessun effetto. Il 26 comparvero lievi enterorragia accompagnate e seguìte da forte tenesmo rettale, sicchè si avevano due s_Qecie di scariche alvine : le une, precedute a a dolori addominali diffusi, puramente diarroiche, abbondanti, fetide, scure (bismuto) ; le altre invece caratterizzate dal tenesmo dolorosissimo e da stentata emissione di materiale scarso, prevalentemente sanguigno. Somministrai ancora astringenti, ed emostatici (estratto di ratania, salicilato di bismuto, oppio, ergotina e per· cloruro di ferro col quale ultimo sembrò si ottenesse un lieve vantaggio, poichè si frenò per alcune ore la enterorragia) ; ma perdurarono sempre innumerevoli le scariche diarroiche e le - enterorragie e l'infermo continuò ad aver febbri, a deperire rapidamente (data anche la difficile e, necessariamente, st entata nutrizione) ed a cadere in uno stato di prostrazione gravissima, con polso depressi bile, qualche transitoria adinamia cardiaca (a stento combattuta con cardiocinetici) e minaccia di collasso. In queste allarmanti condizioni, attesa anche la grave età dell'infermo,


1558

IL POLICLINICO

insistei per un consulto (già da me chiesto da due giorni) che avvenne il 29 maggio. Riconoscendo che alla enterite acuta del tenue si era associata anche una forma ulcerativa dissenterica del colon, a tipo ascendente, il consulente, prof. V. PENSut1, approvò tutto il resto della cura e propose di tentare i clisterini dj gelatina fatti a mezzo di una sonda Nélaton (n. 22), in modo da mandare il liquido il più in alto ·possibile, affine di non provocare lo stimolo alla def·ecazione e non aggravare il tenesmo rettale, ottenendo nello stesso tempo la più facile ritenzione del rimedio. Le condizioni mutarono rapidamente ed in maniera evidente: chè infatti dopo il 2° clisterino (se ne praticarono tre pro die nei primi due giorni e due nei tre giorni successivi) scomparve defi·n itivamente la enterorragia e con essa il doloroso tenesmo; e ben tosto anche il processo morboso, così violento, venne benevolmente modificato: le scariche alvine divennero molto meno frequenti, meno fetide e, continuando anche a prendere astringenti ed oppiacei per bocca, a partire dal 3 giugno, 5° giorno di cura con la gelatina (12° dalla comparsa della diarrea), si ebbero solo 2-3 defecazioni quotidiane, semi-solide, di colorito quasi normale, non più così fetide . Con lo scomparire della diarrea, ritornò invece la secrezione bronchiale abbondante, con facile espettorazione. L'in · fermo potè levarsi di letto dopo altri 4-5 giorni, riacquistando rapidamente le forze e le funzioni gastro-enteriche normali. :.::

* *vennero curati con la Già diversi altri casi gelatina, ottenendosene risultati ottimi. Il prof. PENSUTI per primo applicò la gelatina nelle forme di enterocolite ulcerativa, con esito favorevole: il primo caso di tal genere, da lui pubblicato nel marzo 1900 (1 ), riguardava un uomo di 26 anni, con enterocolite ulcerativa cronica (datante da oltre tre mesi) in cui il solo trattamento con la gelatina, dopo che ogni altro tentativo terapeutico aveva fallito, riuscì non soltanto immediatamente (1° giorno) emostatico, ma anch~ rapidamente (2° giorno) antidissenterico, riducendo di molto il numero delle dejezioni, analgesico e riparatore delle ulcerazioni. Il prof. PENSUTI usava a quel tempo le iniezioni ipodermiche di gelatina ed a ve va sostituito alle iniezioni di siero gelatinizzato, voluminose e dolorifiche, una formula più pratica di soluzione assai concentrata. Ma ora, che per molteplici (1) Gazzetta degli ospedali e delle cliniche, 4 marzo 1900, n. 27.

LANNO

IX,

FASO.

49]

inconvenienti avvenuti tanto in Italia quant ali' estero (e dovuti ad esistenza di spore te· taniche nella materia prima) si è dovuta ab bandonare la via ipodermica, si ricorre a mezzo più efficace possibile e nello stess tempo non pericoloso, cioè alla via rettale per la quale l'assorbimento è pure rapidis simo, come dimostrò, proponendola, il pro fessor F. S. RoccH1, nella sua comunicazion alla Società Lanoisiana (7 luglio 1900) (1). U mezzo di facile impiego è quello usato dal PENSUTI: gelatina marca oro Merk al 30 °/ 0 in soluzioni sterilizzate di siero fisiologico arti ficiale, entro tubetti di 3 eme. chiusi e coperti con paraffina. Al momento di adoperarli, s& ne tuffano 1 o 2 in acqua calda fino a liq ue .. fare la gelatina, la quale si versa in circa. 50 eme. d'acqua bollita, tiepida, che per mezzo di una comune pera di gomma si inietta nel1' intestino, sia direttamente, sia, meglio ancora, a mezzo di una sonda come si è detto di sopra. Oppure si usano delle pastiglie di _1 grammo di gelatina e grammi O. 50 di cloruro di sodio, che si sciolgono in numero di 1 ' o 2 al momento, in acqua calda e si iniettano allo stesso modo per clistere (metodo del prof. R occH1). Pochi mesi dopo il PENSUTI, nel settem· bre 1900, il dott. TERESI (2), confermando le osservazioni del PENSUTI stesso, rilevava, fra l'altro, là utilità della gelatina nelle dissen·terie e nelle enterocoliti, riportandone un caso a lui occorso. I dottori GHEDINI ed ANGELozz1, in una comunicazione fatta alla Società italiana di chirurgia (3), riconobbero pure la efficacia della gelatina nelle enterocoliti ulcerative, riferen· done casi del PENSUTI, del TERESI e dell' AN· DÉRODIAS. Finalmente il dott. A. GERALDINI raccolse e pubblicò (4) altri casi, sia suoi, sia fornitigli dal PENSUT1, di forme dissenteriche ed ulcerative non soltanto croniche, ma anche acute, curate con la gelatina, traendone le deduzioni seguenti: 1° che la gelatina agisce ottimamente (1) Bullettino della Società Lancisiana degli Ospedali di Roma, fascicolo II, anno XX, 1900. (2) Gazzetta d egli ospedali e delle cliniche, 23 settembre 1900, n. 114. (3) V. Atti della 15a adunanza della Società lta· liana di chirurgia, ottobre 1900. (4) Gazzetta degli ospedali e delle cliniche, 22 giugno 1902, n. 69.


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49]

SEZIONE PRATICA

contro le enterorragia gravi e ribelli della dissenteria; 2° ohe la gelatina, sia per clistere che per iniezione ipodermica, agisce in modo favorevole e meglio forse dei tanti mezzi finora usati contro il processo dissenterico: Io stesso dicasi per le semplici enterocoliti ulcerative . •

***

Il caso da me esposto conferma nel modo più evidente queste deduzioni del dott. GE· RALDINI. In vista dunque dei chiari ed incoraggianti vantaggi che presenta questo metodo terapeutico e, ripeto, della facile appli· oabilità e della innocuità di esso, mi permetto di invitare i colleghi a volerlo sperimentare in casi consimili al mio, ed ho fiducia ohe se ne troveranno contenti e ohe in qualche caso sarà, per ora almeno, l'unica risorsa, rapidamente debellatrice di forme morbose così violente e talora mortali.

1559

narcosi i batterii hanno molto diminuita la loro virulenza e su tagli istologici del pulmone è im· possibile di colorarli e la cultura è negativa. Dopo la narcosi con l'idrato di cloralio la morte avviene regolarmente in qualche ora, per diffusione rapi· dissima del carbonchio. Gli animali sopravvivono all'azione della morfina. Questi r esultati provano che la narcosi sospende l'imm11nità del pulmone. .Anche quando i bacilli sono già attenuati nella. loro virulenza per l'azion e d ei vapori d'etere e di cloroformio sulle culture, essi possono ancora produrre accidenti mortali . Cosi si spiegano nell'uo1no le pulmoniti post-anestesiche, tanto più frequenti e più gravi, quanto più prolungata la narcosi richiesta dall'atto operativo. . Conseguenza pratica: obbligo di una antisepsi accurata della bocca e delle fauci prima d ell'an estesia, per ovviare all'infezione passiva per deglt1· tizione di saliva o attiva per inalazione; necessità anche della p~rezza · batteriologica dell'aria d elle sale di operazione.

NOTE DI MEDICINA SCIENTIFICA Contributo allo studio dell'infezione 1nista nella tnbe1·colosi puln1ona1·~·

lmn1unità e narcosi. Il dottor J. S~TEL nella B erliner klin. Wocli. del 9 marzo 1903 dopo aver rammentato che la immunità è soggetta a variazioni e può sparire in certe circostanze (fatica, raffreddamento, fame, sete), af. ferma che anche la narcosi esercita un'azione consimile sull'organismo. . PLATANIA ha già veduto la rana, di solito refrattaria, contrarre il carbonchio dopo la narcosi cu• rar1oa. KLEIN e CoxwELL ottennero sullo stesso animale r esultati analoghi, dopo l'azione dell' etere e del cloroformio. Nella- cavia l'A. ha già constatato, nei suoi an· tecedenti lavori, l'immunità naturale del polm-0ne di fronte alle infezioni puramente respiratorie (inie· zione intratracheale p er mezzo di nna cannula tra le corde vocali). Egli inocula col. carbonchio delle cavie nelle vie respira tori e, sia prima, sia dopo, sia durante narcosi più o meno · prolungate (di 45 minuti ad un'ora e più) ottenute con l'etere, col cloroformio, con l'idrato di cloralio o con la mor· fina. Una corta narcosi con l'etere o col clorofor· mio, non sospende per lungo tempo il potere battericida del pulmone. Il tempo impiegato dall'infezione per produrre la morte è tanto più corto quanto più lunga è la nar· cosi (morte del soggetto in 75 ore do po una narcosi di 45 minuti; in 5() ore dopo una narcosi di 60 minuti). Il potere battericida interrotto riappare rapidamente dopo l'inalazione d'etere. Due ore dopo la 1

Nel Deutsclzes Arcltiu f. lclin. Mecl;ci1i (LXXX, 441-480, 1903), il dott. H. KERCHENSTEINER afferma che la flora degli sputi dei tisici non differisce dai quella degli espettorati dei catarri bronco-pulmo· nari. Gli streptococchi vi si trovano in abbondanza, come gli stafilococchi, il tetragono, i bacilli pseudodifterici; nei soggetti non tubercolosi domina il tetragono. Più raramente si osservano n ei tuber· colosi il pnet1mococco, il bacillo dell'influenza, i bacilli coliformi. Nei catarri non specifici si trovano, al contrario, frequentemente il pneumococco ed il bacillo del· l'influenza; le streptothrix ed i blastomiceti non si trovano se non eccezionalmente. L'esperimento pone bene in evidenza la parte delle infezioni miste nella genesi delle alterazioni tubercolari del pulmone. Se si iniettano nella trachea di un coniglio bacilli tubercolari e tetragoni si vedono svilupparsi lesioni rapide ed estese del polmone a tendenze distruttive e 4 settimane dopo si constata l'esi· stenza di una voluminosa caverna, che ha tutte le apparenze di una lesione tubercolare pura. Le ricerche sperimentali p ermettono di concluder e dai fatti osservati sull'animale all'uomo~ In una certa misura sì, per chè si è potuto constatare che uno streptococco isolato da,ll'espettorato, molto virulento per il coniglio, ha potuto determinare una eresipela nell'uomo al quale era stato inoculato sotto la pelle.


1560

IL POLIOLINIOO

PRATICA PROFESSIONALE Soft'ocazione per ascaridi. llix W AGNER n ella Deutsclie 11ied. W oclt., rac· conta questo caso: Un bambino di 8 anni, mal n11· trito, che fin dall'infanzia aveva soffe rto di ·a scaridi, si ammala di scarlattina. Il 4 agosto 1902, mentre era convalescente, è attaccato da una gra,re colica. Un clistere provoca una scarica di feci e l'uscita di 2 ascaridi. Si dà la santonina e tra il 12 e il 13 agosto ven· gono espulRi 26 ascaridi. Nella notte del 17 agosto il bambino è s' regliato da un prurito al naso ed è estratto dalla narice destra un ascaride. Nessun altro verme era s tato espulso, la desquamazione era completa ed il bambino stava meglio, quando n ella notte del 25 agosto gli tornò una co· lica e n ella mattina, prima di colazione, vomitò del · ml1co e 2 ascaridi. Si riebbe, mangiò e fu lasciato solo in camera. Poco dopo fu trovato in istato di incoscienza, con la faccia cianotica, schiuma alla bocca ed al naso, deviazione d egli occhi e degli an goli della bocca e scosse convulsive degli arti. L a morte avvenne fra le convulsioni 2 ore e 3 ql1arti dopo, prima dell' arrivo del medico. L'autopsia mostrò che la morte era avvent1ta per soffocazione. La causa ne era .s tata una massa con· voluta di ascaridi morti che erano rimasti all'ingresso dell'esofago ed ave,rano ostruito il laringe. Nel terzo inferiore dell'esofago ' r'erano parecchi altri vermi, alct1ni dei q11ali erano vivi. Laringe e tra,ch ea erano normali. L ' ostruzione incompleta spiega la lenta morte.

Reumatismo tubercolare - Artrite anchilosante di origine tubercolare. Il dott. LE\'ET si occupa di questa interessante forma clinica . La t11bercolosi, come le altre malattie infettive, d à i1ascita ad una varietà di pseudo reumatismo che è stato chiamato dal PONCET ren11zatis1no tuber·

colare. Il r eumatismo tt1bercolare può ri,restir e parec· -0hie forme: acuta, subact1ta, · cronica deformante, che sono già state descritte da parecchi autori. Accrtnto a ql1este forme, deve prender poato, secondo l' A., llna forma clinica che dovremo chia· mare 'trfrite a11,chilosa1tfe di or;gi1te t11bercolare. L'artrite anchilosante reumatico-tubercolare mono· o poli-articolare ha una predilezione marcata per lo grandi articolazioni : ginocchio, anca, gomito, ecc., e può, n ella sua evoluzione, sim11lare parecchie -varietà di re11matismo cronico colle quali potrebbe

JANNO

IX,

FASO.

!9]

esser e confusa se non si ricercasse Ja causa della affezio11e. Osser vazioni di questo gen ere non sono certa· ·mente rare. L' .A.. ne ha riunito 7 n ella sua tesi. La diag1iosi n el :periodo reumatico propriamente detto d evo essere fatta con t11tti i reumatismi, veri o falsi; n el p eriodo anchilosante deve fa.r si con tutte le affezioni che possono ripercuotersi s1ùle articolazioni e darvi l t1ogo ad anchilosi. L'a1iatomia patologica, ancora poco nota, è vero. non presenta in sè stessa nulla di particolare. Sem- .., bra non differire da quelle di altri reumatismi infettivi o pse1ido reumatismi. Il trattamento deve essere generale e loca.le. Generale, contro la tubercolosi ; locale, sia contro l'ar· trite, sia contro l'anchilosi, secondo i diversi periodi . • Questo trattamento deve sempre regolarsi sullo stato generale del malato. (Gazette des hopitaux, 11 luglio 1903}.

Le cisti sierpse congenite del collo. Negli Arcli: de Méd. des e1tfants (n. 4, 1903) il dott. V EAN riferisce il caso di un ba1nbino di 21 mesi che dalla nascita presentava dal lato destro del collo una tumefazione molle, ma circoscritta, che ~umentò di volume progressivamente senza causare molestia, ed era della grandezza di un pugno ; era limitato in avanti dallo sternocleido, in dietro si perdeva a livello della nuca; in alto dalla r egioné parotidea; in basso dalla clavicola. La sua consistenza era molle e mostrava una pseudo riducibilità. L ' A. n e fece l'asportazione malgrado le· grandi difficoltà e tre settimane dopo il bambino era perfettamente gu.arito . Il contenuto della cisti, variamente lobulata, era per maggior parte di liquido siero giallastro, in altri lobi era più nerastro. Un'altra parte conteneva liquido ema· tico. Dall'esame istologico l' .A.. esclude ch e il tumore siasi originato da trasformazione di angioma in cisti sierosa.

Le glandole linfatiche nel cancro ute1·ino. GELLHORN

(Anzeric. Gg1iec., nov. 1902) ha fatto

uno studio completo d ella l etteratura su questo im· portante argomento, p er d~cidere possibilmente la, questione della n ecessità d'estirpare le glandole pelviche. L'invasione delle gl andole linfatiche~ secondo l 'autore, non ha luogo n ecessariamente in tutti i • casi. · In circa un terzo . dei casi le glandole sono affette : negli altri due terzi immuni. Nel cancro del corpo dell'utero la tendenza del neoplasma è di rimanere limitato alla cavità ute· rina, penetrandone lentamente le pareti. La reci · diva dopo l'operazione ha luogo nei quattro quinti


(A.NNo IX, FAsc. 49]

1561•

SEZIONE PRATICA

di tt1 tti i casi nella o n elle vicinanze della ci ca· trice vaginale, mentre si verifica solo in t1n qtlinto dei casi nelle glandole. L'operazione radical e addominalo, con rimozione d elle gla11dole pel 'ich e, non è stata seguìta, clel resto, tla risultati incorag· gianti. Ciò perchè è impossibile a.sporta.re' il1tte le gla11dole per le difficoltà tecniche dovt1te alla loro si· t11azione anato1nica. W1NTER ha raccolto 108 casi con 41. 6 p er 100 di i·ecidive e11tro il primo a.n no.

Ulce1·e sifilitiche multiple. Sopra una statis;tica di 500 casi il QUFJYRAT hn rileYato pi1\ di 180 lllcer e s.ifilitir11e multiplo. DAN· LOS ha osservato ltna m alata che presenta va 39 t1lcere dure. Questi fatti sono sp ecialn1ente freqt1enti n egli indiv idui affetti da scabbia.

APPUNflll DI !J.'E1l_APIA Co11tro il drenaggio. l\I. R. OLSHAUSEN ha pubblicato n ella Zeitscliri/'t j'itr Geb. nnct Gg1tttf,:olo.r1 ;e (XLVIII, 2, 1903).un la· voro che è una r equi sitoria contro il clrenaggio in gi11ecologia. L' A. fa prima di tutto rilevare con qt1ale est1•em~ riserva egli ricorre al drenaggio, poichè sulle 1555 laparotomie eh <? egli ha praticato in qt1osti sei ultimi ~inni, non l'ha adoperato ch e novo volte. Egli non gli riconosce- che llna sola indicazione : la pre· sonza di un focolaio intraddominale che contin11i a • • secernere p11s, come, pe1· esempio, tn 11n ascesso appendicolare. È abbastanza difficile fornire la pro\ra degli inconvenienti del drenaggio, essendo da. una parte cosa temeraria il darsi a v ere esperienze cliniche, consi· stenti nel drenare o non drena1·e sistematicamente in lln certo numero di casi, e, d 'altra parte, non essenclo possibile paragonare la pratièa dei chirurgi che drenano con q t1ella di coloro che uon drenano di preferenza, e ciò èt causa clella dissomiglianza delle serie operatorie . L'OLS~AUSEN pensa che s i può farsi 11n'idea clel· l'inutilità abituale del drenagg io, .osservando i ri· sultati fornitigli da 113 operazioni fra le più gravi, dove, in r agione delle circostanze, la IIJ.aggior parte degli operatori avrebbero certamente drenato. Un'indicazione delle più comuni c1el drenaggio è ]'accidentale inquinamento d e l p eritoneo con pus o con altro prodotto infettivo. Ora su 65 operazioni, n elle quali qttesto accidente si è verificato, l 'A. conta solo 14 morti; ed ancora i piosalpinx presso a poco tipici non avendogli dato che 4: decessi, la maggior parte di questa mortalità va attribuita alle suppt1razioni pelviche non incap·

sula.te, le quali sono sempre pa.ssate per gravis::;ime r elati,ramente ai loro risultati opera,tori. Una seconda indicazione classica del dr0nn~gio è la presanza di vaste superficie crn entate. L' A. p ensa che sia 11n gra·vo errore il clre11ètre in questi casi, perchè il drena.ggio facilita la pe ne· trazione dell'aria e dei s uoi microrganismi e, qui11di. la decomposizione putrida delle secrezio11i. Difatti, st1 10 operato di questa categoria non n ft1 una. sola m orto operatoria. Le perforazioni della vescica o dell'in tostino costitt1iscono la terza indicazione, e la più general· mente accettata, del drenaggio. Ora. per le perfo· razioni della vescica trattate senza dren:.ìggio (5 casì) non vi fu un solo decesso; su 15 casi di ferita dt 1• l 'intes tino nel corso di laparotomie si ebb ero 8 morti. Finalmente, su 18 operazioni accompagnate e.la con· sidere,rol e inquinamento del campo operatorio <.la, parte del sangue o del content1to di cisti, la, i11or· talità fu ancora nt1lla. L 8 cifro de i clecessi ch e sono state indica.te eo· stituiscono t1na mortalità totale ch e raccoglie molti casi n ei q11ali l 'esito .fatale non è impntabile all'infezione peritoneale, ma a cat1se secondarie (ca.chessia, collasso, perforazioni ·viscerali rimasto inavvertite, ecc. In lt1ogo e ' 'ece del clrenaggio, l'OL~ITA.USEN (a meno che non esista ur1 focolaio a s111')purazione continua) consiglia. di .e seguire un perfetto asciuga· mente delle superficie p eritoneali, manov.r n che, con la posizione di TrencTelenburg, è dell e J>iLì facili. 1

Ctira della. litiasi biliare.

Il dott. BOURGET, n ell' ultimo Congresso dei ine· dici svizzeri, ha riferito sopra. un CClRO cl10 av<J"'\ra simul ato per due ' rolte Llilèì tiflite. .Al suo arrivo n ell'ospedale s i diagnosticò ltna colecistite. Operata dal clott. Roux, si estr assero 25 calooli biliari. L e disposizioni anatomiche spiegano l'er1·ore comn1esso dal medi co curante. lnfat1.i la cistiff'11ea era aderente al colon trasverso ed attratta in l>a~so v erso la fossa iliaca destrn. Dt1e volte la crisi era, stata calmata con la c ura generale della. p eritiflite. l\1algrac1o ciò i calcoli r e· · stavano natl1ral1nente lo stesso e la gt1arigione 11on · si verificava. Questo fatto p11ò servire a S})iegare· il successo di cert.i medicamenti colagoghi, come 1'l1l· timo la.nciato sotto il nome di cologe110 e cl1e non è èìltra cosa se non il ca.lome]ano dato a (losi fra· zionate secondo l'uso di certi medici inglesi. Ecco la formt1la di queste pillole d ette cologc ne: secondo t1n'analisi cl el prof. STirYZO\VSKI : Pillole N. 1. Cétlomelano . • • • • • • gm . 0. 000 0.01 Podofillina . • • • • • P er llna pillola. ~)

(25) •


1562 Pillolè N. 2. Calomelano Podofillina

VAR:IA

(

gm . 0.0925

..

0.006

Per tlna pillola. Pillole N. 3. Calomelano • • • • • • • gm. Podofillina • • • • • • • • Canfora in aromi q. b. Per una pillola.

0.0025 0.005

La i·ino-faringite secca. Dopo a'rer riéordato i principali caratteri della coriza vasomotoria périodica, o asma da fieno, P. B ONNIER (Arch . ge1i. de M éd., 14 giugno, a. c.) ri· ferisce di aver osservato clei casi nei quali perio· dicamente si presenta il fenomeno inverso, e cioè un disseccamento accentuatissimo della mucosa delle prime vie respiratorie. Tale forma apparisce per le stesse cause ch e provocano l'asma cla fieno, ma il qtladro è l'inv erso: la secchezza rimpiazza l'idrorrea congilmtivale, nasale, gutturale, tracheo -bronchiale; lo starnuto manca spontaneamente e, provocato, è diffiuilmente ottenuto; la tosse è secca e di timbro metallico. Tale forma morbosa è di solito dovtlta a fenomeni di irritazione cli uno o più punti della mucosa na· sale, ai lati della cartilagine quadrangolare. In al· cuni casi la cauterizzazione di queste zone ha portato la cessazione dei fenomeni 1norl)osi, in altri casi no . .A.d ogni modo, una cura palliativa dell'ac· cesso è data da applicazioni locali di tamponcini di cotone imbev11to di soluzione di t1n decimo di co· • ca111t i. Ancl1e dei tc-imponc..ini imbevuti di glicerina iodojo· dtlrata, lasciati per qualche tempo in posto, appor· tano vantaggio, e tale cura, ripetuta, può iinpedire ogni ricomparsa totale degli accessi. T. 1\f.

Per impedire lo iodis1110. Iodnro cli potassio • • • • • • • gm . 30 » 4 Citrato tli ferro ammoniacale • • » Tintt1ra di noce vomica. 8 • • • 30 A.equa. distillata . . . • . . • • Tintura di china fino a . • . • • » 120 D. s. Ogr1i cucchiaino contiene un grammo di iocluro. ))

Nella flll·11ncolosi. Spirito Cètnforato • Ti11tt11·a d'arnica. . • Tintura cli iodio . • D. S . Per spennella t11re. O \,.,rel'O

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.

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a.na gm. 5.

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Cloralio idrato . • .A.equa d istillata . • li- licerina. . . . . D. S. Per spennellatt1re. (26)

LA.NN-0 IX, FA.SO. 49 J

IL POLI<JLINICO

• •

~Lllèl

gm. 10

La p1·otezione delle operaie prima e dopo il parto. - La sezione francese dell'Associazione na· zionale per la protezione legale dei lavoratori ha fatto ' - in adesione ad un' interessante relazione del.dottor Fauquet - i voti seg11enti, per regolare il lavoro delle donne prima e dopo il parto: 1. Le donne non potranno essere ammesse al lavoro durante i due mesi che precedono il termine presunto della gravidanza e durante il mese susseguente il parto. In caso di parto prematuro~ il riposo dopo di esso sarà prolungato in modo che la du-rata totale della disoccupazione non sia in nessun caso inferiore a tre mesi ; 2. Le donne incinte potranno domandare il congedo per causa di parto prossimo, senza che per questo vi sia ro.ttura di contratto di lavoro; 3. I regolamenti d'amministrazione pubblica determineranno le diverse specie di lavori perico· losi, eccedenti le forze, od insalubri, che saranno interdetti o non saranno permessi che sotto certe condizioni alle donne incinte o da poco sgravate; 4. Durante il periodo dell'~llattamento si dovrà permettere alle donne d'allattare i lor? bambini sia in una stanza apposita dello stabilimento, sia fuori. Le donne a questo scopo avranno a loro disposi· zione due riposi almen·o di mezz'ora ciascuno, du· rante il lavoro del mattino e del pomeriggio ; 5. Ogni stabilimento che occupi almeno 50 donne, dovrà possedere una stanza per tenervi i lattanti in condizioni igieniche e sottoposta alla sorveglianza medica co:p.tinua, conformemente ai regolamenti. La sezione francese 1'ep1lta .c he la stretta appli· cazione di 11na legge sopra il riposo obbligatorio d elle donne incinte o puerpere non possa essere ottenuta che nel caso che la disoccupa.zione impo· sta alle donne sia compensata con un soccor so a carico dello Stato e delle amn1inistrazioni locali, in mancanza ùell' organizzazione di 11u sistema ge· n erale di assicurazioni che garantiscano le inclen· nità di diritto. La sezione clichiara i11oltre che non solo aderirà alle istituzioni ùi iniziativa privata che abbiano per scopo la proteziono delle do11ne partorienti, ma darà il Stlo appoggio ad ogni progetto d'assistenza materna che garantirà ad ogni donna non sottopo· sta al riposo obbligatorio, un aiuto. materiale suffi· ci ente perchè essa possa trovarsi d nrante la sua gravidanza e dopo il parto nelle condizioni igie· niche indispensabili per. sè e per il fa11ciullo . ( Qrte8fio11s prntiqzies rie législatio11s 011vrièr e Pt d'éco110JJ1ie . sociale, marzo).

Snl decorso medio della tubercolosi nei lavora· tori curati fuo1·i dei Sanatori non esistevano an· cora delle statistich e

mentre sono in-voce nume·


A.NNo IX, Fase. 49]

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rose quelle che riguardano gli ammalati curati nei Sanatori. Ora, le prune statistiche sono interessan · tissime e n ecessarie a raccogliersi se si vuol avere un elemento sicuro di confronto onde giudicaro degli effetti reali dei Sanatori specialmente in rap· porto con la capacità di lavorare degli ammalati. Questa lacuna ha colmata ora il dottor ST ADLER il quale, studiando il ricchissimo materiale del Po· liclinico di Marburg (670 casi di tubercolosi al 1° e 2° stadio), venne alle seguenti con clusioni: La durata media della tubercolosi polmonare in quelle popolazioni che egli ha osserva.t o nell'età media è di 6- l anni. Non è maggiore in quelli che lavorano all'aperto che in quelli costretti in ambienti chiusi e polverosi; in quegli operai ch e lavor ano in a1nbienti chiusi ma ~on molto polverosi, il d ecorso p11ò essere di un anno più lungo. Fino a due anni dall'inizio della malattia, la metà degli ammalati conserva integl'a la capacità di lavorare e dopo cinque anni di mftlattia la metà circa può lavorare ancora, sebbene non come prima. Se si confrontano questi dati con le statistiche di WEICKER, nella q11ale_ sono indicati i risultati ot· tenuti nei Sanatori coi metodi comt1ni di ct1ra, ri· sulta che come massimo s11ccesso si h a il prolt1n· gamento d ella vita e della capacità di lavorar e in un quinto o in llll quarto al massimo degli amma· lati. (Zentr. f. i1i1i . Med., n. 28, 1903).

AMMINISTRAZIONE SANITARIA

'·• l

Atti ufficiali. )

'

ROMA. Ordinanza di sanità 11zaritti111a, 11. 20. Il Ministro Segretairio di Stato per gli affat·i del· l'interno: Constatata llfficinlmente la scomparsa della peste bubbonica in ~Iarsigli a; Veduta la Convenzione sanitaria internazio11ale di Venezia. del 19 marzo 1897 ; Veduta la legge sanitaria 22 dicembre 1888, n. 584:9 (serie 3a) : DECRETA: . La precedent.e ordina11za di sanità marittima, n. 18, del 13 settembre 1903, riguardante le provenienze da ~IarsigUèt, è r evòcata. I signori Prefetti sono incaricati dell'esecuzione della presente ordi11an~a. Roma addl 24 settembre 1903. P er il Ministro RONCHETTI.

** *sanità

ROI\1A. Ordiua11.za rii 111ar itti11za, n. 21. Il l\iiinistro Segretario di Stato per gli affari clell'interno: ... Consta.ti\ta l'cRisteùza della peste bubbonica a S1uirne (Asia ~li11ore); edt1ta la Con-ve11zione sanit<tria internazionale di V e11ezia del 19 marzo 1897: Ved11ta la leggo 22dicembre1888, 11. 5849 (serie 3a); Dl4.:CRETA: Le i>rovenienze da Smirne sono assoggetta te alle

'r

1563

SEZIONE PRATICA

prescrizioni dell'ordinanza di sanità marittima, n. 5, · del 23 febbraio ·1902. I signori Prefetti sono incaricati dell'esecuzione della presente ordinanza. Roma, 25 settembr e 1903. P er il Ministro RoNCHETTI.

* **

VICENZA. Perso1iale dei 111edici prov;11,ciali. - Con recente ordinanza il dott. ca' r. Capretti Guidi Vittore, membro del Con siglio provinciale sanitario di Vicenza, è stato incaricato, per tutta la durata del con gedo del dott. Carn evali, di r egq;ere l'ufficio medico provinciale a 11orma dell'art. 10 della legge sanitaria. TANGERI. - Con ordina11za 29 settembre 1903 è stata r evocata la quarantena p er Marsiglia. CEPPALONI. Nom;1ia di levatrice. - È stato a c colto il ricorso del Comune di Ceppaloni contro il decreto del Prefetto di Benevento in data 2 maggio scorso col qt1ale rimase ann11llata la deliberazione del Consiglio di quel Comt1ne, delli 12 marzo 1903, riguardante la nomina di Galasso Carolina a levatrice eone.lotta. Viene, di conseg11enza, annullato il predetto decreto del Prefetto di B enevento. VARAPODIO. òervi~io san;tario. - E' stato r espinto il ricorso del Comune di Varapodio contrQ il decreto del Prefetto di R.eggio Calabria ch e annullò la deliberazione di quel Consjglio comunale 12 maggio 1908, con la quale fu con cesso un compenso di L . 150 al dott. Zito Vincenzo per aver sostituito il m edico condotto dott. Rao 1)er 44 giorni n ei quali questo era stato assente dal comune p er ragioni di salute. BoBnro. S er o;zio sanitario 11ei 11overi. - È stato r espinto il ricorso del Comt1ne di Bobbio contro il d ecreto del Prefetto di Pa,ria, 14: 111glio scorso. che annullava la deliberazione 13 giugno precedente della Gil1nta com11nale relativa all'assistenza sanitaria pei po,reri e al servizio vaccinico e necro· SCO])ico, ed annullata d'ufficio la deliberazione di ql1el Consiglio comunale 24: novembr e 1902, con l a quale · veniva incaricata la GiL1nta di pTovvedere a lla nomina del personale sanitario destinato a di· simpegnare l'assistenza o ser,rizio precitato.

CENNI BIBLIOGRAFICI ~fARIO

SEGALm. Sulla rigenerazione dei nervi. · Note critic11e sperimentali clinicbe.-Genova, 1903. Tip. fratelli Carli11i. L' A. p11bl)lica la Slla tesi di laurea fatta n egli Istit uti di patologia generale e cli clinica chirur· gica, diretti rispetti-vame11te dai professori G~IFFL~I e NOVARO. L' .A.. riprende n ol suo lavoro la quostionc sol le· vata dal ~!ARENGHI se cioè in una. cica.trice n er· vosn. passano o no ner\j, Da nt1mero. e es1)erie11zc coscienziosamente e dilige ntemente eseguite, il SE· 1~ALE arri va alla conclusio11e che il processo di g11arigione anato1nica con completo ri1)ristino dolla funzione è legato al passaggio cli cilindrassi n olla cicatri ~e o nel muscolo sottosta11te riunento il n1011· eone centralo al periferico.

Dott.

1Q7l


156±

IL POLIOLIN .lOO

Dal crimpo sperimentale, passando poi al campo clinico, l'. ..\.. fa una breve i·assegn·t del moclo con cui i varì operatori ripararono, mt3diante \ arie specie di trapianti o SlLture, nl ripristinamento della ft1n · zionalità ner,rea, e conclude riportando un caso operato dal prof. NO\' ARO in cui l1na sutnra o 11na plastica applicata in una ferita del nervo racliale non avrebbeero clato alct1n rist1ltato. Il lavoro tntto dimostra nel SECfALE singolare attitudine alle i11dagini scientifiche, e rileva il buon indiriz~o delle scuole di patologia e chirurgia in Genova. a. JJ.

,

'l ANNO IX, F ASC. 49} •

INTERESSI PROFESSIONALI

7

I medici e la c1·in1inalità.

Per la classe medica in Italia· trascorre davvero un ora g1-.igia. In mezzo ad essa si spande un tanfo di carceri e di aule giudiziarie. I giornali politici, non senza una cert'étria di soddisfazione, ogni giorno mettono ètlla gogna delle loro colo11ne di carta qun,lche A,,ANZI NO dott. GIUSEPPE. L'infer1niere. - Gecollega incappato nella rete di Temi. nova, 1902. La litania è già lunga,. È t111a gnicla teorico-prHtica per l'assiHtenza, dei Due meclici si dibattono a Bologna fra le malati. strettoie della terribile accusa tli n1andato e • Dal 1897 l' A. è incaricato dellct Sct1ola fra gli cli cooperazione ad un assassinio. e l'l1no sainfermieri clcgli Ospedali civili di Genova e du· i libe1·coli 1·ebbe arrivato al . delitto attraverso . . rnnte questo periodo di tempo si. con vinse sempre laidi di Casanova e di ~I . La Sade che lo con· })iù della utilità di un manuale che facilitasso agli fo1.. tano anche in · prigione. l'altro tra,scinanclo infermieri l' imparare q·uanto veniva esponendo il suo titolo dotto1·ale per tutte le bische e n elle singole lezioni e cl10 fosse loro di aiuto e per tutte .le bettole felsin{)e. gl1ida anche dopo auperato l' esame. R .. B. Un giovane medico romano è sotto l'arcusa di truffa e di falso, con la minaccia cli q11alche cos'a;ltro di piit gra,re : 11t1 altro, non piit gio· ' << vane, rischia di fare nel ca.1..ce1·e u11a sosta CALABRESE prof. A. Alc11ne ricerche Sl1l sangue più lunga di quelle che egli ' ri fa cesse ahi· e sul ricambi.o n~lla cianosi ·congenita (come con· t11a.lmente come sanitario, pe1·chè lo si ' ttole trih11t.o allo stt1dio clell' iperglobulia). Napoli, responsabile della morte di un disgraziato Estr. dalla Gazz. intern. di ~Iedicina, 1903. ospite dello st~sso reclusorio, ospite »talgré-lzli., GAl~BI prof. U. Sulla. cirrosi biliare ipersplenoe pare anche malgrac1o la legge. ruega lica. - l\Iessina, Tip. D'Amico, 1903. A , -anti a.ncora. A Milano un medico, o seFLAl\lINI clott. 1\'I. Contributo allo st11dio istolodicente tale, è arrestato per falso in cambiali. gico del liq nido cefalo -rachidiano in alcune inalatA Genova t1n altro ha fa.tto una ra1)ida comtie ùei l)ambini. - Firen7'e, Estr. dnlla Rivista di Clinica Pediatrica, 1903. pat"'sa in T1. ibunale, e fo1·tunatamente ne è stato 8IL,~ .i-\.Gl'.TJ pL'of. ù. Saggio di mist1razioni cli11i.che ". assolto, fors~ con le parole di un'aurea senclella pressione arteriosa. - Bologna, Estr. dal tenza di Gesù, pe1· la sua intraprentlenza con Bollettino delle Scienze l\Iediche, 1903. le signore negli scompartimenti ferroviari D1 LuzENBEROER prof . .A. Sltl trattamento della degli espressi che perco1·rono la divina RiY'iera costipazione intestinale . colla <lieta e coi mezzi di ponente. fi sico.terapici. - Napoli: E str: <lagli rt.nnali. di Elet· A Bovino tutta una t1·ibù cli medici è intricità iuedica, e Terapia fh:;i ca, 1903. viata al Tribunale sotto l'imputazione di aver ALIIAI\~UE do1t. A. A proposito di Llù _caso cli lasciato morire di fame e di dolore una povera meningo·encefalorele. - Napoli) Estr. dal periodico vecchia trasportata all'ospeda.le con llna fratGl'lncul'abili, 1903. t11ra dél collo del femore. Forse un vento di follia ha soffiato in mezzo Prof. PENSUTI a noi'? - o si t1. atta di fenomeni naturali che soltanto llDRi coincidenza bar fatto raggruppare in un breve pe1·iodo di tempo"? Sulle nev1·osi dello stomaco A prima vista, poichè i medici sono uotnini Volumetto in-8° grande, Lire 2. 50 e comp~rtecipi clei difetti e dei pregi della natura umana, si direbbe t1·attarsi di 11na biz· cr Indirizzare cartolina-vaglia alla e SooieU. Editrice Dante zarra combinazione messa insieme dal caso. Ali2hieri > - ROMA ...

Pubblicazioni pervenute al

Policlinico )) .

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(28)


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IX, F .A.SC. 4H J '

SEZIONE PR.A.TJCA

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un Qsservatore un po' minuzioso vede in q11esto succedersi di infrazioni al Codice pe· nale un caratte1·e di p1·0/essionalità che i.m pres•

SIGna. ) J

Mettian10 (la, parte i falsi delle cambiali _e gli attentati alle pu(libonde Lt1crezie. .Nia gli alt1·i i·eati appa1~iscono compiuti o tentati cla medici perchè me<lici. Si ti·atta, cioè, di medici che sono stati incaricati, p€r le loro cognizioni speciali, di agevolare un reato; di medici che cercano nella loro rolt11ra di tossicologia o nei trattati della propria biblioteca la conoscenza del ter· ribile 'releno che t1ccide senza lasciar traccia di sè; di medici che sono im1Jutati di aver preso parte all'organizzazione di una truffa che ha bisogno assoluto di un certifica.to fir· mato da un uomo della nostra arte. Si tratta, finalmente, di medici perseguiti per il reato professionale per eccellenza, q11al'è quello di aver fatto perire (per delitto o per colpa) ttn ammalato affidato alle loro cure e da essi trascurato e mal trttttato. ' Non v'è dubbio , pertanto, che si tratti, in parte, di vera criminalità professionale ed il suo riaffacciarsi così frequente nelle cronache pettegole dei gio1·nali e n elle aule giudiziarie, deve necessariamente impensierire. Bisogna, gua1·da1·si dal lasciarsi facilmente trascinare ad incolpare di questo fenomeno le condizioni presenti non b11one della medicina professionale. In un articolo ispiratomi dal fatto di ero· naca di ttn medico parigino conaannato per un furto al quale era stato spinto dalla fame, io ho testè studiato ·quanta colpa avesse la così detta crisi della professione medica nel reato .· commesso rlall'infelice collega, che i giudici della Senna credettero meritevole di benefi· ciare clella legge Bérenge1". Ma la crisi professionale, cioè il bisogno del pane quotidiano e lo st1·1lggle-/01··life affannoso ed angoscioso per conquistarlo, tutto ciò non sempre deve essere chiamato in causa, perchè sul banco dei rei accanto ai proletari della professione si ·'1"eggono pure degli uomini che sono ar1·i 'rati a posizioni sociali invidiabili. Io c1·edo che nel momento presente la cri· minalità che mi pe1"metto di chiamare profes· sionale sia favorita dalla facilità con la quale si dimenticano i fini etici della professione del medico, se ne dileggiano i doveri, se ne affacciano soltanto e petulantemente i diritti.

1565

I sorrisi più ironici e compassionevoli si veggono spuntare sul labbro sagace di troppi colleghi, giovani e vecchi, appena si parla delle idealità della profess~one. ~'idealità è il mezzo di far quattrini, e di farli pr~sto. T11tto il resto è poesia, ed oggi · bisogna esser e zto·

mini pratici . Messa la propria coscienza su questa china, ognuno vede dove essa vada a parare. Il medico ha nelle sue mani la vita, la salt1te l'onore, la riputazione della gente, e se egli non è sorretto dall'austerità più catoniana nelle sue azioni professionali, le occasioni di transigere con la propria coscienza gli si af· facciano ad ogni momento della vita. Dal modesto certificato di favore per lln impiegato ch e vuol gabbare iì suo caposezione al certificato di falsa sanità rilasciato per una società di assi.c urazione, dal mancato r·eferto alle autorità di una ferita criminosa aJla falsa dichiarazione di una cat1sa di mor·te, clalla fabbricazione di falsé ferite per simulare una lotta alla ricostruzione di una verginità postic· eia, dalla fabbrica di angeli alla preparazione di soluzioni innocue di curarina, è tutta una scala di intaccatt1re, di strappi e di la1·gh e lacerazioni al Codice penale in potere del m e· dico senza coscien~a e ch e sfortunatamente , per la società civile il medico senza coscienza ha il mezzo di compie1"e con tali precauzioni che la scoperta n e è pressochè impossibile. E posto come canone professionale che il fin e etico è. l' ?norario, non fa m eraviglia che n elle aule della giustizia si sia costretti a giuclicare chi ba creduto che il sulloclato fine etico non valesse la p ena di essere scomodato • pe1· cura1"e come s1• convenisse una povera vecchia c.o ndotta all' ospedale con una gamba frattur·ata. Tali riflessioni sono molto malinconich e, lo so, ma la costatazione di questi fatti è proprio vera. Cambiare la faccia al mondo è più difficile che raddrizzare le gambe ai soliti cani, e in _un argomento come questo, se è facile la diagnosi del male, è difficile scriver e il capitolo della terapia. Ma come anche dinanzi alle malattie pii1 terribili i cl_inici non si dichiarano vinti, così anche di fronte. a questi sintomi di decadenza della professione medica bisogna che c-iascuno pensi al modo di rimediarvi.


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IL POLIOLINICO

Ai giovani bisogna i·ivolgere il nost1·0 pen· sie1·0, ad essi che prenderanno il nostl:o posto e che potranno océuparlo meglio di noi. A.d essi fa mestie1·i insegnare non soltanto i di· ritti, ma sopratutto i dove1·i e le idealità della p1·ofessione. Tt1tti i maestri bisogna che si abituino a lasciare nel dimenticatoio qualche b1·iciola del loro sapere, per insegnare invece agli allievi qt1alche nozione cli etica professionale. Convinciamoci tutti che per l'avvenire cli un giovane medico a'Trà un grande valore l'amorevole precetto di dPontologia dato a tempo ed affettuosamente da un mae· st1·0 illuminato, se pure qt1esti ùovesse tra· sct1rare. pe1· esempio, di insegnare tutte le minuzie di tecnica pe1· fare una citodiagnosi più o 1neno inconclt1dente. Questa probabilmente indur1'ebbe i giovani a sbaglia1·e tana diagnosi; l'amo1·e,role mònito di etica potrebbe cont1·ibuire a dimirit1i1'e il numero dei medici che incappano nel Codice zanardelliano. Doctor CAJ1rs. RISPOSTE A OUESITI E A DOMANDE

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LANNO IX, FASC. 49)

gio 1902, giacchè i primi otto mesi prestati come sel'vizio provvisorio vanno calcolati agli effetti della liquidazione della pensione. Per l'acquisto della sta· bilità, il triennio di prova comincia del pari a decorrere dal 1° maggio, se la nomina provvisoria fu fatta clal Consiglio comunale come prescrive l'arti· colo 16 della · legge sanitaria. Se essa fu fatta dalla. Gil1nta, il triennio comincia. a decorrere dal giorno della posteriore nomina consigliare. (2712) Sig. dott. C. da C. - Non si può stabilire equipollenza fra due titoli assoluta.mente differenti. Il diploma di porito n1edico igienista si rilascia in seguito ad esame di concorso : per essere ammesso a tale concorso occorreva climostrare cli aver fatto un corso complementare di igiene presso un'Uni,~ersità clel Regno o pr~sso l'apposita sc11ola che allora esisteva presso la Direzione di sanità. Quindi se il corso universitario era di naturale prepara· zione al concorso ed alla nomina conseguente, ne deriva che esso dovea a\rere valore diverso e certo inferiore ' a quello che a""ea l ' abolito diploma di perito medico igienista. (2713) Sig. dott. D. F. - Per nderire al di Lei desiderio, dobbiamo pregarla di l'ipetere il quesito co11 l'inclicazione dell'età che ha· presentemente. Crediamo ad ogni modo sin d'ora prevenirla che la Cassa pensioni non funzionerà prin1a del 1° gen· naio 1909, dopo, cioè, (li ay·e1· 1·i::;cosso il primo de· cennio di contributi. (2714) Sig. dott. G. G. da G. - Crediamo che anche ora basti che i doctllllenti sieno presentati copiati ciascuno su foglio separato di carta semplice ed autenticati dal sindaco. Non Yi è ragione di far le copie in · carta bollata per documenti professio· nali, ch e potevano essere ar1che originalmente presentati i11 carta semplice, di ufficio. ' (2715) Sig. dott. S. A. cla S. S. - Veda risposta. data. pi1ì sopra sotto il n. 2713. Occorre indicare la. data di nascita e l'età attuale. (2716) Sig. dott. M. V. da S. - Dopo solo cinque a.nni non potrà liquidare alcuna pe11s1one od indennità. Occorre il pagamento di contrib11ti almeno per a.nni dieci. La Cassa non comincerà a funzionare prima del 1° gennaio 1909. Ella però potrà ritirarsi col compimento del primo qt1inq11ennio d'iscrizione ma rima11ere iscritto alla Cassa per altri cinque anni, a mente della disposizione contenuta nell'artiç!olo 36 della legge 14 loglio 1898, n. 335. Doctor J USTITIA.

(2707) Sig. dott. F. L. da C. ~I. - Ure<liarno che 11er ottenere il passaggio al contributo minimo, per· dendo sempre il dippiù versato negli anni prece· denti. basti far domanda al Consiglio prov-inciale di sanftà. Cessanclo dal servizio ed abbandonando per conseguenza la Cassa pensioni bisogna, pagare fino all'ultimo mese in ct1i si riceve stipe11dio. (2708) Sig. dott. G. V. da.. R .. - _t\.l st10 q11esito abbiamo già risposto nei prAcedenti nt1meri. J~accia diligenti ricerche tenendo conto delle sole iniziali e trov·eri\ la risposta. Ad ogni modo ripetiamo che la ricchezza mobile si paga anche st1llo stipendio che si riceve come il1terino. (2709) Sig. dott. G. D. A. da C. D. O. - Il Co· mn11e farebbe opera giusta ed eq11a conce<.ientlo 1ma gratificazione al sanitario, pel maggior lavoro da lt1i prestato in occasione della vaccinazione gene· rale. Ne faccia domanda a voce od in iscritto. Di· ritto a percepire maggior compenso 11on vi è . (2710) Sig. dott. T. F. da C. - I ricorsi in via geral'chica, como quello di cui trattasi, non hanno effetto sospe11siYo. Ella q11indi può riscuotere il mag· giore stipendio. Se il Collll1ne non rilascia, il mandato, si ri,Tolga. alla Git1nta provinciale amministra. Rece11,tissi1ne pubblicazioni: ti \" H por la emissione di manclato cli t1fficio. Qualora la decisione della, Giunta provinciale amministra· La Malaria secondo le nuove ricerche ti,~a venisse annullata, sarebbe Ella obbligata a r e· del prof. A. OELLI (2a edizione}, L . 5 stituire il dippi1ì percepito. (2711) Sig. dott. L. T. da C. - Ella deve corri· Indirizza.re richieste con Cartolina-vaglia aJla Società Edlspondere il contrilJuto alla Cassa pensioni dal 1° mag- • Irica Dante Allghlerl - Roma. <~0)


LANNO IX, FAS<,. 49J •

0

NOTIZIE DIVERSE

• \ •

Con regi decreti sono state designate le seguenti zone malariche: Nella pro,rincia di Grosseto, tre distinte zone malariche nel comune di Roccastrada. Nella provincia di Potenza, cinque zone che si trovano nei comuni di Matera, Montescaglj.~so, Pomarico, -~liglionico e Grottole. Nella provincia di Lecce, otto zone, n ei com uni di Torchiarolo, di San Pietro Vernotico, di Brin· disi, di Cellino San Marco, di San Donaci. di Qt1in· zano, di Trepl1zzi e di Otranto. ' Nella provincia di Foggia, diciasette zone, di cui una nei comuni di Chieuti, di Serra Capriola, di San Paolo di Civitate, di Torre }faggiore, di Pie· tra Monte Corvino e di Casalnuovo Monte Rotaro due nel comt1ne di Vieste, trè nel comune di Pe: schici, tre nel comune di Monte Sant'Angelo, e tre nel comune di Castelnuo"'\ro della Daunia. Nella provincia di Siena, una sola zona nei comuni di Montepulciano, Chianciano e Chiusi. Nella provincia di Cagliari, 54 zone che si tro· va:n.o nei comuni di Narbolia, ~lilis, San Vero Mil1s, Bauladu, Tramatza, Zeddiani, Baratili San Pietro, Riola, N urachi, Villa Truscheddu Cabras Solanas, Donigala Fenughedda, N uraxi' Nieddu' Massa~a, ~ia Maggiore, Solarussa, Zerfaliu, Olla~ stra S1max1s, San V ero Congius, S imaxis Sili Oristano, Santa Giusta, Palmas Arborea Ma1!rubio' T erralba, Urras, S. Nicolò Arcida.no, ' Pabillonis' Guspini, San Gavino Monreale, Sanluri Furtei' . D. S egar10, ec1moputzu, V illa Speciosa., 'Decimo-' mannu, Uta, .Assemini, EJmos, Pirri, Monserrato Selargil1s, Quartuccio, Quarto Sant'Elena Settim~ San Pietro, Sinnai, Maracalagonis, Capot~rra Sarroch, San Pietro Pula, Pula e Domus l)e Ma~ia. ~ella pr.ovi?cia di Messina, undici zone, situate nei comuru di Barcellona Pozzo di Gotto, Castroreale, Milazzo, Oliveri, Falcone, San Filippo del MeJa e Santa Lueia del ~Iela. . ~ella provi!1cia di Reggio di Calabria, quattordici i;one, nei comuni di Brancaleone Bovalino Portigliola, Antonimina, Gerace, Rocc~lla J onica' Siderno Marina, Stilo, Stignano, Pazzano Jatrinoli' Radicena e Rizziconi. ' ' ROMA. -

PARIGI. - .A.Il' Accademia delle scienze il professore Lannelongue presentò testè un interessante lavoro d~i si~nori. Mauclacie ed Infrait, il capo del la?orator10 di radiografia dell'ospedale della Salpet~1ère, che sono riusciti, per la prima volta a ra· d1ografare i calcoli biliari. ' BERLINO. - È stato deciso che il venturo Con· gresso internazionale d'igiene si riunisca in questa capitale, nel 1907. MuLHOT!SE. (Alsazia). - Un ricco e generoso filan~ropo, il signor Lalance, che fu già deputato al Re~chstag (Parlamento germanico), per contribuire efficacemente alla lotta contro la tubercolosi non solo regal? il suo c~stello di Pfastaff, presso 'Mul~ouse, aff1n?~è lo si trasformi in un sanatorio per i .tubercolot1c1, ma elargì pure la cospicua somma d1 500,000 franchi affinchè se ne possa fare un sa· natorio modello. ~ESSANDRIA. -

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SEZlONE PRA.TICA.

Sono soppresse le misure sani· tar10 per le provenienze da Marsiglia.

Nomine, promozlonl, onor11loenze. Sono stati confermati, per l' anno scolastico 1903-904, i seguenti professori straordinari e incaricati: Nell'Università di !'lacerata, il dott. Francesco Folli, di meùicina lega.le. Nell'Università di Palermo: il dott. Giovanni .A.r· gento, di patologia speciale dimostrativa e prope· deutica clinica chirurgica; il dott. Giovanni Cosen· tino, di ostetricia e clinica ostetrica; il dott. Rie· cardo V ersari, di anatomia umana normale; e il dott. Clemente Montemartini, di chimica docimastica. Nell'Università di Roma : il dott. Roberto A les~andri, di :p~tologia sp~cial~ dimostrati va chirurgica; il dott. F1l1ppo Scalzi, di traumatologia; il dottor Luigi Concetti, di pediatria e clinica pediatrica; il dott. Giovanni Mingazzini, di neuropatologia; il dott. Amico Bignami, di patologia generale ; il dottor . Domenico Lomonaco, di chimica fisiologica ; il dott. Gherardo Ferreri, di oto-rino·laringoiatria · il dott. Salvatore Ottolenghi, di medicina legale; iÌ dott. Luigi Luoiani, di tecnica fisiologica; il dottor Virginio Pensuti, della storia della medicina; il dott. Giacomo Rempicci, di clinica e microscopia clinica; il dott. Agenore Zeri, di semeiotica medica; il dott. Demetrio Roncali, di ortopedia; il d.?tt. ~rancesco Saverio Santori, d'igiene pedagogica; il dott. Sante De Santis, di psicologia fisio· logica; il dott. l\lario Panizza, del corso di anatomia fisiologica dei centri nervosi per gli studenti di lettere. Nell'Università di Sassari: il dott. Nicola Simola, di ostetricia e clinica ostetrica; il dott. Davide Ca· vazzi, di zoologia, anatomia e fisiologia comparate; il dott. Giusto Coronedi, di materia medica e far· macologia sperimentale; il dott. Gregorio l\'Ianca, • di fisiologia; il dott. Claudio Fermi, d'igiene · il dott. Pio Colombini, di dermosifilopatia e cli~ica dermosifilopatica. Nell'Università di Torino: il dott. Pio Foà, di batteriologia; il dott. Piero Giacosa, di iatrochi· mica; il dott. Federico Kiesow, di psicologia spe· rimentale ; il dott. Angelo Mosso, del cor110 speciale di fisiologia p_er gli studenti di lettere; il dottor Mario Carrara, di medicina legale per i giuristi. Nella Università di Bologna furono incaricati: il dott. Paolo Pellacani, della. medicina legale per i giuristi; il dott. Samuele Salaghi, della terapia fisica; il dott. Augusto Righi, del corso speciale di fisica per i medici, farmacisti e veterinari; il dottore Giacomo Ciamician, della chimica biologica. Nell'Università di Cagliari furono confermati. per l'anno scolastico 1903-904, i seguenti professori stra· ordinari : Ll1igi Roncoroni, di psichiatria; Eugenio Centanni, di patologia generale; Umberto Mante. gazza, di dermosifilopatia e clinica dermosifilopa· tica; Pietro Guizzetti, di anatomia patologica ; Giu· seppe Resinelli, di ostetricia e clinica ostetrica. Nell'Università di Padova ft1rono confermati, per l'anno 1903-904, i seguenti professori incari· cati : Arrigo Tamassia, di medicina legale per i giuristi; Felice Lussana, di istologia ; Francesco Ciotto, di chimica docimastica. N all'Università di Palermo, il cav. Iginio Tan· sini, professore ordinario di clinica chirurgica n ella Università di Pavia, fu nominato professore ono· rario della Facoltà meru ca. E vennero confermati, per l'anno scolastico 1903· / 9i \


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lL POLICLIN roo

90.t., i seguenti professori incaricati: Annibale

~Ion­

talti, di medicina legale p er i g i11risti ; Vincenzo Acq11isto, di istologia ; Arturo l\Iarcacci, di cl1intlca fisiologica ; Damiano l\faccalt1so, del corso di fisica por i 1nedici ed i farmacisti ; Alberto Peratoner, di chimira generale pe1· gli studenti di medicina e far· inacia. x•

* * prin10 segretario del 11 cav-. avv. Adolfo Cotta, l\Iil1istero dell'interno, capo dell'uffi cio di ga.bi11etto clelln, Direzione generale della sanità pt1bblica, è stato in data 1° corrente, nominato delegato ag· giunto alla Conferenza sanitaria internazionale di Parigi. Ra.llegra1nenti al valoroso funzionario. Conooral e oondotte. Concorso a due condotte medico-chirurgiche con lo stipendio annt10 di L. 1700 ciascuna, più lire 100 per le vaccinazioni. Uno dei due eletti sarà nominato ufficial e sanitario con lo stipend io di L. 175. È obbligatoria la cavalcatt1ra. Sola c11ra dei poveri; dagli abbienti L. 8. 75. Età non maggiore di 35 anni; scadenza 10 ottobre cor· rente. F 1REJNZE. - Dalla Società Fiorentina d'igiene è stn.to bandito un concorso a premio per un Libro d' J.qiene JlOJJOlare ad uso delle SCllole popolari. Il premio, che è di 2000 lire, sarà conferito al libro git1dicato inigliore dalla Commissione giudi· catrice, ma l'autore ha l'obbligo di dare alle sta.m pe il suo lavoro. Il termine lltile per concorrere è il 31 maggio 190-l, ed i concorrenti dovranno inviare i loro lavori al dott. Gt1sta 'ro Padoa, segretario della Società Fiorentina d'igiene. ZTANO

(JJincenza). -

Concorso al_JJreuiio Bt:ifali1ti presso il .R. I stitzito di stridi s1iperiori pratici e di per/e· ziona111.e1ito in, Firenze. 1. È aperto fino da questo giorno 1° maggio 1903 FIRENZE. -

il concor so al premio Bufalini. 2. Il termine legale per la presentazione delle memorie a questo concorso scade nel dì 31 dell'ot· tobre 1904 a ore 15. 3. La somma del premio è determinata in lire 6000. 4. Il cancelliere della sezione di medicina e chirl1rgia dell'Istituto di studi superiori pratici e cli perfezionamento (via degli Alfani, n. 33) è in· caricato llfficialmente di ricevere le memorie dei concorrenti rilasciandone al consegnatario ricevuta.

Penza. Po ta l'evidenza della necessità di assicurare al solo metodo sperimentale la verità e l'ordine di tutte lo scienze, dimostrare in una prima parte, quanto veramente sia da usarsi in ogni scientifico argo1nentare il metodo suddetto, ed in una seconda parte, ql1anto le singolari scienze se ne siano pre· ' ralse nel tempo trascorso dall'ultimo concorso fino ad ora (1)~ e come possano esse ricondursi nella più fedele ed intiera osservanza del metodo me· desimo ". ~f A Ul~IZIO BuF A LINI. «

(1) Il tema scritto nel suo testamento dal pro~. Bufalini deve esser riproposto di ventennio in ven· tennio e perciò l'illustre professore parla del tempo trascorso dal concorso ultimo, il quale fu effettuato

nel 1884.

Indice alfabetico analitico del oresente nmnero. Adrenalina nella cocainizzazione del midollo (L'). - Donitz. . . • . . • . Pag. 154 8 Bacillo della tubercolosi da madre a feto in ca vie e coniglie gravide rese tubercolotiche e sul decorso della infezione tubercolare nel periodo di gestazione e nel puerperio (Ricerche sulla trasmissione del). - Bossi )) 1537 Cenni bibliografici . . . . . . . . . )) 156 3 Cisti sierose congenite del collo (Le) - Vean )) 1560 Concorsi e condotte . . . • . . . • . )) 1568 Drenaggio (Cont ro il). - Olshausen . . • )) 1561 Eruzioni intermedie fr~ la pitiriasi rosea del Gibt.rt e le così dette « séborrhéides -» psoriasiformi. Poi.:he generalità sui « fatti di passaggio » e la rappresen tazione grafica delle dermatosi. -- Brocq . . . • )) 1551 Flebite migratoria (Della). - Neisser. . . )) 1547 Furuncolosi (Nella) . • . . . . . . )) 156 2 Gelatina nelle enterocoliti ulcerative e dissenteriche (La). - RoJandi . . . . )) 1557 Glandole linfaticl1e nel cancro uterino (Le). . . . . . . . )) 1560 - Gellhorn . . 1mn1unità e narcosi - Snel . . . . • . )) 1559 Iodismo (Per impedire lo) . . . • . . . )) 1562 Isterisn10 (I riflessi spinali nell'). - Steiner. )) 1547 Litiasi biliare (Cura della). - B0urget . . )) 1561 Medici e la criminalità (I). - Doctor Cajus. )) 1564 Nefrectoplia (Sulla necessità di separare l'urina dei due ren! prima di accingersi ad ·una). - Hartmann . . . . • . . . . )) 1540 Nomine, pron1ozioni, onorificenze • . . . )) 15ti7 Notizie di verse . . . . . • . . )) 1561 Oftalmia simpatica (L' ). - Loo$felt . • . )) 1549 P aralisi faciale consecutiva a iniezioni di an· tipirina nel- tic convulsivo. - Rendel e . . » lo47 Blocl1 • . . . . . . • . . Parto (La protezione delle operaie prima e dopo ìl) . . . . . . . . . . • . )) 1562 Pubblicazioni pervenute al « Policlinico » . )) 1564 Reumatismo tu ber colare. Attrite anchilosante di origine tubercolare. - Levet . . • )) 1560 Rino-faringite secca (La). - Bonnier. . }) 1562 Risposte a quesiti e a domande . . . • . I) 156() Sifilide del siste1na nervoso centrale (Osservazioni intorno all'anatomia patologica della). - Erb : • • . . . . . . . » 1544 Soffocazione per ascaridi. - Max W agner . )) 15()0 Sutura arteriosa (Sulla). - vViart . . . • >) 1548 Tetano ed acido fenico. - Curti . . . . )) 155 2 Tosse isterica (L'attacco convulsivo di). Abadie e Grenier de Cardenal . . • » 151G Tubercolosi nei lavora tori curati fuori dei sanatori (Sul decorso medio della) . . . )) 1562 Tubercolosi pulmonare (Contributo allo stu· dio dell'infezione mista nella). - Kerchensteiner. . • . . . . . . • • • )) 1559 Tumore dell~ protuberanza, emiplegia crociata con partecipazione del faciale superiore. - Aubertin e Labbé • . . • . >> 1545 Ulcere sifilitiche inultiple. - Queyra t . . )) 1561 ·

Prof. Achille De Oiovann·i

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.Roma,

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10 ottobre 1908 I

SSZIO:NS ,37 fi3 60 68

Fa•o. &O .

PR.ATIOA

DIRETTORI PaoF. GUIDO BACCELLI - PROF. FRANCESCO DURANTE

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REDATTORE CAPO: PROF.

VITTORIO ASCOLI.

SOMMARIO. ~l

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1-

Lavori originali: - Perroncito: Febbre gialla e zanzare. - Riviste: - BATTERIOLOGIA: - Angelici: I bacilli similtubercolari ed i tubercolari. - Behring: Della origine della tubercolosi polmonare e della lotta contro la tubercolosi. - CHIRURGIA: - D' Antona : ~neurisma bilaterale dell'arteria ischiatica. Legatura di ambedue le arterie ipogastriche. - Fergusson: Un caso d'anasto1nosi capo a capo dell'arteria poplitea per ferita d'arma da fuoco. - OcuLISTICA: - T erson ~ La classificazione dermatologica dellt>. bl~Jariti cigliari. - De Rienzo : Irnpo-r· tanz.a delle vie lu.grimali nelle infezioni reciproche tra congiuntiva e mucosa 1z.asale, - Osservazioni cliniche : - Masetti: Sullo sviluppo e sulla cura dell'infezione tifoide in gravidanza. - Note di medicina scientifica: - Ricerche sul ricambio materiale nell'infezione tifoide. Contributo di 6 casi. - Il sangue ed il ricambio nella cianosi congeni·ta. - "Dosatura delle sostanze coloranti dell'urina e loro valore diagnostico . Pratica professionale: - CASUISTICA : Sintomatologia del morbo di Basedow. - Mioclonia ed epilessia. - Il riflisso di 'Babinski nei bambini. - Ipertrofia cerebrale. - 'I(on zio d'orecchi nei neurastenici. - APPUNTI DI TERAPIA: - 1Vfetodo di fare l'antisepsi intestinale con lavaggi di sublimato corrosivo. - Lt abbondanti lavature • intesti."lali nella cura della colite muco-membranosa. - Un colluttorio di a.cido salicilico. - RIMEDI NUOVI : De Simoni: La fornz.alina nella pertosse. - Varia. :Rubrica dell'Ufficiale sanitario ed Igiene : ·- Consigli per i medici nel tifo e nella dissenteria. - Cenni bibliografici. - Amministrazione Sanitaria : - ~tti ufficiali. Interessi professionali: - Risposte a quesiti e a domande. Notizie diverse. - Nomine, promozioni, onorificenze. analitico del presente numero.

Concorsi e condotte. -

Indice alfabetico-

AVVISO. - Gli Uffici di Di1~ezione, Redazione e A1n1ni11ist1'azio11e del << Policlinico >> si trasf'ei·iranno, col 15 del co1·re11te 1nese, al Co1·so 1Jmberto I, n. 219 (angolo Piazza Colonna:). 1

D i r i t t i di p r o p r i e t à r i s e r v a t i

LAVORI ORIGINALI Febbre gialla, e zanza1·e. RiRposta d el professor e E .

PERRONCITO.

Nel fascicolo 43° del Policli1iico, 22 agosto di quest'anno, ho letto, con un po' di ritardo, l'articolo critico che il valente prof. · SANA· RELLI ha pubblicato sulla febbre gialla e zan.zare, che mi riguarda, e se non risposi subito ·si fu perchè avevo ceduto agli insistenti e gentili inviti del prof. PuTZEì· s e del professore MAL voz di recarmi al Congresso internazionale di igiene di Bruxelles, donde ritornai soltanto in questi giorni. Il prof. SANARELLr, adunque, dopo aver

passato in rassegna e discusse abilmente le diverse obbiezioni mosse a' suoi lavori intorno alla febbre gialla ed al bacillo icteroide, riporta una comunicazione da me fatta alla R. Accademia di medicina di Torino, nella seduta del 28 marzo ultimo, a nome del dott. AnoLFO Lu·rz, Direttore del laboratorio bacteriologico di San Paolo nel Brasile, intorno alla trasmissione della febbre gialla col mezzo delle zanzare ; e intanto egli si fa la domanda, se io cc abbia ben riflettuto alla serietà ed alla coe« renza di questo mio atto, e se io sia ben « sicuro della serietà, dell'attendibilità e della « autenticità di siffatte esperienze presentate « in nome del medico di San Paolo. > cc Perchè » egli soggiitnge, « la condotta '1 \


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IL POLICLINICO

[ANNO

IX,

FASO.

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patogeno; non credo però che egli abbia intese> con ciò di avere in modo assoluto provatoche il bacillo icteroide è veramente la causa della febbre gialla. L' esperimentazione non ha detto al riguard<> l'ultima parola·. Quindi, da parte mia non vi è alcuna contraddizione, e se le esperienze fatte nell'America del Sud venissero a dimo-· strare in modo assoluto che il bacillo icteroid& non c'entra nella febbre gialla, io credo che mancherei al mio compito se non accogliessi come si debbono i risultati di ricerche serie, anche quando urtassero le nostre opinioni precedenti. Il prof. SANARELLI, benchè molto giovane, ricorderà la storia del bacitlus malariae di KLEBS e di ToMMASI-CRUDELI. Nel 1870 e 80 sembrava che f'osse stata detta l'ultima parola, ed io pure, MARCHIAF Av A, C.mLLI e molti altri avremmo f'orse giurato sulla s11a importanza ed autenticità. Allora, il geniale BACCELLI si era permesso di qualificare molto spiritosamente il bacillo della malaria a cui egli non credeva. L'ORsI di Pavia ne disse al riguardo delle cotte e delle crude. Ebbene, poco dopo, sulla scena del mondo scientifico comparvero le rivelazioni del LAVERAN, poi quelle del GoLGI e in' seguito le. riconferme del MARCHIAFAVA, del 0ELLI, ecc. Il b. malariae venne definitivamente sepolto,. e dopo le ricerche di GoLGI 7 di Ross, di KocH,_ di GRASSI, di CELLI, di BIGNAMI, di BASTIANELLI più nessuno pensa nemmanco a farne la necrologia. Del resto, al prof. SANARELLI si fa un grave torto nella questione. Egli nel fervore della lotta, abbandonò il campo nelle mani degli amici e degli avversari ed invece di rimanere al suo posto di battaglia per spiegare e perfezionare ·1a sua scoperta, rimpatriò, nè più fece ritorno nelle regioni infette di febbre gialla. Questa è una colpa, che taluni interpretano come una fuga dal campo di batta· glia. Tuttavia io, persuaso della serietà dei suoi studi e desiderando perfino che il suo lavoro venisse premiato, mi trovai unico e solo (1) Vedi: A . BRUSCHETTINI. B eitrag .~Tl lll 8tlldi1111i a sostenerlo, e coloro stessi che sembrava des e.~11erinie11te lle11 Gelbfiebers. Centralbl. f . B akt., avrebbero rotto non una ma cento lancia in. 28 dic. 1899.

del prof. PERRONCITo può parere inesplicabile ». E perchè? Ecco come il prof. SANARELLI motiva. le sue riflessioni: cc Appena tre anni or sono, allorquando la « discussione intorno ai miei recenti lavori « era più vivace, egli lasciava sortire, dal suo « laboratorio di Torino, un importante lavoro « sperimentale sulla febbre gialla (J.), frutto « di lunghe ed accurate ricerche, che fino ad « ora non sono state mai contradette e con « le quali si confermavano completamente i <e miei studi e si proclamava il bacillo icteroide « quale agente specifico di questa malattia ! « Oggi lo stesso prof. PERRONCITo si pre· « senta all'Accademia medica di Torino, vi « comunica gli anzidetti esperimenti del dot« tor LuTz (che fra parentesi è un autore « assolutamente ignoto nella letteratura bacte· « riologica contemporanea) ed ha il coraggio « di fare dei voti per la riuscita di esperi« menti che non hanno, in fondo, altro obbiet« tivo che quello di distruggere indiretta« mente il valore eziologico ..... del bacillo icte« roide ! « È quindi lecito chi edere : ma in quanti « modi la pensa il prof. P ERRONCITO ? quali « misteriose influenze hanno indotto l'egregio « parassitologo di 'forino ad inneggiare oggi cc alle stegomyie del collega di San Paolo, dopo (( aver confermato e proclamato dal suo stesso e< laboratorio, con tanta copia di osservazioni « e di esperimenti, le f'unzioni specifiche del e' bacillo icteroide ~ « Io aspetto adunque dal prof. P ERRONCITo cc una categorica ed ampia spiegazione a queste cc contradizioni ed a queste incoerenze scien« tifiche. » Ora, ecco la mia risposta. Io ho per massima di ]asciare a' miei assistenti e collaboratori piena· libertà di opinioni, fìnchè io non · possa con f'atti oppormi al loro modo di pensare, ai loro ragionamenti. Il dott. BRu scHETTINI quindi era libero di fare il suo apprezzato lavoro, che dimostra la im· portanza del bacillo icteroide quale elemento


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SEZIONE PRATICA

favore del SANARELLI, non si presentarono neppure a discutere il valore del suo lavoro, forse perohè presagivano già le serie opposizioni ohe sarebbero in seguito insorte. · Un grave colpo alla sua dottrina, parmi lo abbia dato SANAREI,LI stesso, quando ha affermato di aver preparato un siero c~e doveva avere azione sicura per combàttere la febbre gialla, e poi ~i è scopertC! che esso non serviva, se non erro, a nulla. Ora, se questo è vero, perchè non vuole che io tenga conto anche di questo dato importante per dubitare della scrupolosità ed esat· tezza di t11tto l'insieme dei suoi studi, che in suo onore vorrei vedere confermati dappertutto? Ma dopo la scoperta del bacillo della tubercolosi v'è ancora chi dubiti della esattezza dell'osservazione del KocH? Dopo la scoperta del bacillo della difterite e del suo siero premunitore e curativo, c'è• ancora qualcuno che dubiti della serietà degl1 studi del LoEFFLER e del BEHRING ? E la malattia dei minatori quale io l'ho determinata di natura parassitaria, v'ha ancora qualcuno che dubiti che non ne siano la causa precipua gli anchilostomi, od i Rhabdonemi strongiloidi ? Quindi il prof. SANARELLI può credere che nessuna misteriosa influenza mi ha fatto oggi inneggiare alle stegomyie del collega di San Paolo, ma solo il desiderio che venga alla perfine risoluta completamente la grave questione della febbre gialla da lui abbandonata prima che fosse spianata. Nessuna contraddizione poi nè incoerenza sciep.tifica esiste al mìo riguardo, e per di· mostrarlo, mi auguro che il prof. SANARELLI possa rispondere vittoriosamente alle molte obbiezioni che gli vengono fatte, non per il b. icte roide, ma che questo sia veramente la causa della febbre gialla. A proposito delle esperienze fatte a San Paolo sulla febbre gialla, in data 27 luglio, mi si scriveva ancora che le medesime vennero ideate dal Direttore sanitario e che per escludere ogni sospetto di preconcetti si è formata una Commissione di tre medici della 1

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città coll'incarico di tener dietro all' es peri .. mento e di presentare ognuno il proprio rapporto affatto indipendente. Or bene, in queste relazioni si giunse alla conclusione che la febbre gialla si trasmette colla morsicatura . della stegomyia infetta e non pel contatto degli effetti dei malati conservati più o meno a lungo, ciò che del resto non escluderebbe ancora l'influenza specifica del b. icteroide. Il direttore sanitario, dott. R1aAs, mi si soggiunge, ha creduto di doversi circondare delle precauzioni esposte per porsi al riparo delle opposizioni, e rispondere indirettamente agli articoli critici e polemici dei giornali locali e lontani scientifici e politici. In base al risultato di queste esperienze che, secondo gli autori, escluderebbero ogni in· :fiuenza del b. icteroide, il servizio sanitario avebbe avuto una nuova orientazione. Gli atti delle esperienze con tutti i particolari vennero comunicati con.t emporaneamente ai rapporti della Commissione all'ultimo Congresso medico di Rio Janeiro « et je puis vous assurer (continua l'egregio mio corrispondente) que le tout était suffisant pour convaincre toute personne non prévenue. » Ma nello stesso tempo si è presentato un così grande numero di osservazioni, fatte nei centri di epidemie, che la stegom yia è la conditio sine qu a non sempre presente e che com bat· tendola si può « enrayer les épz'démies » che ormai il fatto è entrato n el dominio del pub· blico. « Ce qui est certain c'est q11e à ce Congrès le role du stégom yia com me transmisseur de la fièvre jaune a été unanimement reconnu et que d'or en avant à Rio et à Saint P aul les mesures d'hygiène seront toutes orjentées dans ce s~ns. « Quant au germe de la fièvre j aune quoiqu'il doive exister en abondance dans le sang des malades da.ns la prem ière période fébrile de 1 à 3 jours, personne ne l'a vu, quoique bien de personnes compétentes s'en soient occupées et par certaines expériences faites par les Américains il est à peu près prouvé qu'il doit etre ultravisible de manière que cela n e vaut pas la peine de le chercher


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IL POLICLINICO

à moins d'a.voir de nouvelles méthodes. Les glandes salivaires des moustiques infectées ont aussi été examinées avec résultat négatif et le procédé de Romanowsky n'a pas donné de meilleurs résultats. » Come vede il prof. SANA RELLI, anch' io cerco di mantenermi a giorno delle questioni che -si agitano al di là de]l> Atlantico, e confesso .che se il tempo e le occupazioni me lo per· mettessero, a quest'ora sarei partito per quelle regioni del nuovo mondo dove più intensa domina la febbre gialla per veder anch'io di portare qualche contributo alla soluzione del· l'argomento. Il prof. SANARELLI per scusare le opposizioni tuttora insistenti sulla specificità del b. icteroide afferma « che non si deve dimenticare che i bacteriologi esperti non abbondano troppo laddove abbonda la febbre gialla; che bisogna ricordare che l'isolamento del b. ictetroide dagli ammala ti o dai cadaveri non è punto facile e (certo, egli afferma, senza mia .colpa) mette a ben dura prova la destrezza e la pazienza del batteriologo anche provetto. » Ed è appu~to per queste gravi ragioni che il prof. SANARELLI non avrebbe dovuto abbandonare il campo di lotta, se prima non aveva vinto completamente, segnalando anche se fosse stato possibile, qualche metodo più facile di isolamento del b. icteroide. Così egli avrebbe facilmente trionf'ato sugli oppositori tanto più che, secondo lui, c sono delle persone ignote o quasi, di un valore scientifico più che discutibile, di una correttezza non sempre irreprensibile e di una preparazione tecnica non di rado addirittura deplorevole. >> Io però devo dichiarare che dal canto mio non posso dividere questi apprezzamenti; peggio poi relativamente al dott . L uTz, che, a parte la posizione eminente che occupa nel Brasile, è medico colto ed altamente benemerito di quelle regioni per gli studi di parassitologia comparata che vi ha compiuto. A lui ed al dottor R1sAs , che diresse le esperienze, io lascio del r esto la intera responsabilità delle osservazioni che vennero in breve sunto comunicate alla nostra R. Accademia di medicina. 1

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LANN o IX, F .ASC. 50)

RIVISTE BATTERlOLOGIA

I bacilli similtuberco_lari ed i tubercolari. Studio riassuntivo per il dott.

GAETANO ANGELICI.

La specialissima importanza di tutti i pro· blemi inerenti alla tubercolosi ed alla famosa questione ancora non risolta della identità o meno della tubercolosi n elle diverse specie di animali e particolarmente tra qt1ella del· l'uomo e dei mammiferi, rendono opportuna ed utile t1na sintesi rapida e ragionata delle nozioni molteplici e disparatissime, che in questi t1ltimi tempi si sono accumulate intorno alla natura ed alle varietà biologiche dei bacilli tt1bercolari. E' noto ch e non soltanto i veri bacilli tubercolari hanno la proprietà di conservare la colorazione (ottent1ta con derivati basici di anilina) sotto l'azione di acidi minerali; ma anche altri bacilli hanno questa stessa pro· prietà, e per esempio quello della lebbra, e quello dello smegma, e moltissimi altri; i quali ultimi hanno inoltre una forma a bastoncino com e quelli tubercolari, e sono pure capaci di dare nell'organismo n eoformazioni nodulari; onde si chiamano giustamente psetl· dotubercolari o come io prefArirei, paratz.ebe1·· cola1"i o si11ziltube1·colari (*). Gli autori in genere trattano cli questi ba· cilli nel càpitolo delle pseudotubercolosi; ed in verità i bacilli paratubercolari possono da1~e n ell'organism d vivente delle fo,r me cli· niche od anatomo-patologiche di pseudotuber· colosi ; ma devesi tener presente che non tutte queste forme di pse11dotubercolosi sono sostenute dai b. paratubercolari. Ne sono state descritte infatti alcune do· v ute a sostanze o polveri inerti (es. licopodio, pepe di Cajenna, polvere cli sughero, ecc.), altre dovute a zoo'parassiti (al cuni protozoi, strongili, rlistomi), altre aù ifomiceti (aspergilli, microsporon furfur, mucor cor3Tmbifer, ecc.), ed altre a blastomiceti come il saccaromices oosidetto pseudotuberculosis: Santori (1)]. Ne sono state poi descritte da una ser·ie ar· cinumerosa di autori (ToussAI~T 1881, lVIA· LASSEZ e °'VIGNAL 1883, EBERTH1 NocARD,

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(*) I tedeschi li chiamano anche Sanrefesten (r.esistenti agJi acidi), ed i francesi con nome impro· prio acidofili. La denominazione para o si11iilfzlber· colari risponde meglio se non erro al concetto che si ha di essi bacilli, ed evita ogni confusione con il concetto gener;co e clinico di pseudotubercolosi.


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IX,

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SEZIONE PRA.TIOA

CHANTEMESSE, GRANCHER, DoR, 0HARRIN e specie animale c11i appartengono (bastoncino RoGER, GALLI VALERIO, MoELLER, ed altri pìccolissimo, quanto la metà o un quarto del fino ai giorni nostri) moltissime forme negli diametro di un'emazia, leggermente ricurvo) ; animali e anche nell'uomo (HAYEM, Du 0AZAL, sebbene talvolta, specialmente nelle colt11re di V AILLARD, BRIGIDI) determinate spontanea- tubercolosi aviaria o di tubercolosi dei pesci mente o spe1~imentalmente da schizomiceti in si riscontrano forme molto allungate e ramifi· gonere, e particolarmente <la cocchi, da zoo- · cate (streptotrichee); ed il DALous 1900·1901, glee, bacilli, e streptobacilli. A questa grande ha ottent1te anche forme actinomicosiche tanto categoria di pseu<l.otubercolosi che direi schi- dai b. tubercolari aTiari, che dai b. tubercozomicetica, appartiene appunto il gruppo delle lari dell'uomo ! Secondo STANTOW i bacilli pseudotubercolosi sostenute da quei bacilli, tubercolari differirebbero perfino un poco a. che per avere la suaccennata proprietà isto- seconda dei diversi malati. ed in ciascuno a chimica e biologica analoga a quella dei veri seconda del periodo della malattia. b. di Koch, meritano il nomP- di similtuberB) Trofismo o dimora dei b. paratl:,,bercola!·z: colari. Vivono benissimo anche fuori dell' orgaPrima di discutere sui rapporti di paren· tela o meno fra i veri ed i similtubercolari, nismo animale (saprofitismo o prototrofismo): credo conveniente riassumere i caratteri che e sono stati riscontrati nei vegetali (gramicontraddistinguono gli uni e gli altri, stu- nacee) e negli animali, specialmente e1·hivori, e anche nella terra dei campi (HER·R (4)], e diandone partitamente: nell'uomo. a) la 1norfologia; Sono da ricordare specialmente: i bacilli b) il t1·ofis11io o la dimora; e) la vitalità o biologia (resistenza, carat- trovati dal n-IoEIJLER (5) nelle macerazioni od infusioni di erbe dei prati o del fieno (b. di teri · colturali, patogenia, ecc.). Timotea), e un altro più grosso clel gazon A). Mo1fologia dei b. paratubercolari. (G1·osbacillus Il); e un altro trovato negli escreLa fo1·ma spesso somigliantissima a quella menti intestinali di ' racche·, cavalli, capre, dei veri b. di Koch, è molto variabile s'in· porci (11zistbacillus del ~Ioeller o bacillo del tende in rapporto con l'ambiente o mezzo letame del cavallo); e un altro trovato dal naturale o colturale in cui vivono, e con l'età lVloELLER nei focolai di tubercolosi v e1·a bodellè col t11re, le condizioni di temperatura, e~c.; vina, accanto al bacillo di Koch; e quello tantochè nelle vecchie colttire in agar, per trovato nel latte delle vacche (~IoELLER (6)] ; esempio, si poss·o110 avere anche abbondanti e quello trovato dal PETRI (7) e RA.BINO· forme di cocchi. Trascurando però le forme \'\'ITSCH (8) nella birra; e quello un po' cliffepe1' così dire inter·m edi~ (o meno stabili?, ati- r ente ('?) t1·ovato pur n ella birra da K oRN (9) pic'h e '?, o involutive 'I, o di adattamento'?) di- a Friburgo, e dii ToBLER a Zurigo, da BINOT stingueremo con KAYSERLING (2) e VERHAE· a Parigi, e dal nostro CoGGI (10) n ella bil'ra GHE (3) due tipi p1'incipali: uno a bastoncino di l\'Iilano ; e q ttelli I'iscontra.ti anche nelle più sottile, piccolo, leggermente ricurvo, più ferite aperte dell'uomo (RABINOWITSCH), e n ei somigliante al b. di Koch: e un altro a ba· catarri b1·onchiali di uomini affetti da bron· stoncino un IJO' più grosso e più lungo. A. chite [MoELLER (11)] o da gangren a p olmo· questo seconc1o tipo appartengono il b. du nare (FRA.NKEL (12), p APPENHEI~I, RA.BINO· gaz'on di Moeller (Grosbacillzzs II) e il b. pa· WITSCH), e quelli t1·ovati pur n elle feci di ratubercolare del latte e della birra; mentre individui affetti da tifo [J\lrRONERCU (13)]. al primo tipo apparte1'~ebb ero il b. di Timotea, Bb) Trofis1no o di11zora dei b. tzzberco!a1·i. e il b. clel letame del cavallo (Mistbacillzls di Al contrario dei precedenti, ch e, co me h o l\loeller). detto, possono viver e b enissimo da sa1Jrofiti't Aa). 111/or/ologia dei b. veri tzlbe1·colari. essendo dotati di energico protot1·ofis1110, i ba· Anche questa è variabilissima a seconda cilli tubercolari v eri sono invece tipica rnente dei materiali patologici in cui si trovano; paratrofi o parassiti obbligati; p oich è si contantochè si possono presentare anche negli servano e vegetano a bitualmeu te su esse1'i sputi del tt1bercoloso sotto forme clavate viventi (uomo e animali: mnmmiferi, uccelli. (actinomicetiche '?) simili a quelle che talvolta pesci, alcuni se1·penti) ; sui quali es1)licano. pur p1'esentano i b. della difterite, della mo1·va, come è noto, la loro azione patogen a provocando la così detta inf ezio1te t1zbe1·cola1·e. della lebbra. Oltrechè nei prodotti di secrezione od esc1-eNelle colture però conservano una forma che si può dire costante, qualunque sia la zione, e in diverse parti del corpo dei tuber-

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colotici, sono stati trovati anche su persone in minimo grado quelle della difte1·ite, ed in sane, che li albergano o custodiscono special- diverso grado tutte quelle delle altre forme mente nelle vie nasali, e nelle cripte della batteriche ohe appartengono, seconclo alcuni~ mucosa tonsillare. STRAUS, per esempio, li alla famiglia dell acti1zorriices. Un carattere, a. trovò n el muco nasale sur t1n terzo circa di quanto pare, comune a tutte le colture di p 0rsone sane, frequentanti gli ospedali o sale questi batteri paratubercolari, sarebbe la fo1·madi spettacoli, o biblioteche, e simili. P1zz1NI .21ione di un pigmento giallo, il quale è 'ra. e SPENGLER, confe1'mati da KA.r..JBLE e PEREZ, riabile per intensità della tinta a seconda dei li trovarono pe1'fino virulentissimi nelle glau- dive1·si batteri (b. di Timotea; color giallo dole linfatiche di uomini no11 tubercolotici (2 d'oro; b. della birra: un giallo rameico, ecc.). Per quanto riguarda la patogenia si può casi su 28 circa). dire, dopo le ricerche ultime del LUBARSCH (15), Le condizioni favore,,.oli o necessarie di • MAYER (16), HoLsoHER (li), SATo e BRAUER, temperatnr~ e di materiali nutriti'ri per i bacilli cli Koch non si riscontrano facilmente e MOELLER (18), e KAYSERLING (19), cl1e i b. pa- ' fuori degli organismi viventi; tuttavia essi, i..atubercolari in determinate condizioni (e par· per la loro forte proprietà di resistenza al· ticolarmente quando sono associati al latte od l'essiccamento sono abbastanza diffusi, e si alla bi1·ra, e non già in coltu1·a l)Ura) sono conservano vitali e virulenti anche nell' am- patogeni, determinando lesioni similtube1'CO· biente. Sono sta.ti trovati infatti nella spaz- lari negli animali inoculati (cavie, ' itelli); le .21atura (polvere) delle strade, e nella polvere quali lesioni non sono peraltro dissimili per delle sale pubblich e, e nelle pareti é tappez- natura ed intensità da quelle che si determi· zerie di parecchie vetture pubbliche e fer1·0- nano con l'inocl1lazione del b. della vera tu· via1'ie, e pe1·fino nelle deiezioni e nelle zampe bercolosi umana. Anche nei noduli prodotti dai b. paratudelle mosche, che sono state sopra materiale infetto (sput i di })ersone tubercolose)! Speri· bercolari si trovano cellule giganti ed epìtementalmente sono stati rit1~0,rati dal NrooLAS i lioidi; e da un accuratissimo studio istologico del l\1AYER (20) sui noduli della t11bercolosi ~ LESIEUR (14), anche n el contenuto intestinale e nei muscoli di ce1·ti pe8ci (ca.rpe, ci· dei pesci, e degli uccelli, e dei n1ammife1·i prigni) ai qt1ali a'revano fatto inge1·ire sputi (b. di Koch) e di quelli paratubercolari (di tubercolari di uomo; onde gli AA. ammettono Petri, Rabinowitsch e Rubner), mi pare ri· che perfino i pesci. in specialissime circostanze, sulti che questi ultimi formano, è vero, per potrebbero ser\rire da veicolo o mezzo di dif· alcuni ca1·atteri istologici un gruppo a parte, ma· non tale da potersi dire i·ispetto al gruppo fusione della tubercolosi nell'uomo ! dei b. tubercolari ' reri molto più dissimile di quello che .non lo siano fra loro anche i no· C) TTitalità o biologia dei parat11be1·colari. dt1li della tubercolosi aviaria, e qt1elli dei Res istono a tem1leratura variabilissima en- pesci e dei mammiferi (v. appresso). tro li miti estesi, fra i 12° a 50°; sebbene l'op· I1a nota differenziale più costante e caratti11zzlìll di temperatura pe1' il loro svilup1)0 sia teristica, r·ilevata anche più recentemente dal tra i 30°-37°. MoELLER (21) e cla Hor,soHER (22)~ consisteSi colti,rano d'ordinario bene a ten1peratura rebbe nell'esito evolutivo dei noduli paratu<lella camera; e con molta facilità su t11tti gli bercolari, i quali hanno carattere essudati,-o ordi11ari mezzi di coltura. Il materiale delle e terminano facilmente con la Stl_Ppz1razio1ze. loro colture trapiantato in agar glicerinato mentre i tubercoli ve1·i sono generalmente dà in genera svilup po di colonie °'.,. i sibili dopo duri e dopo processi i~iziali di organizzazione 24-48 ore a 37°. li materiale preso invece di1.. et- terminano con la caseificazio1ze. Ai b. paratu· tamen te da un organismo affetto da pseudo- bercolari mancherebbe la f 01·za distruttrice ed tubercolosi dà tino sviluppo più tardi,.,. o fra i il potere di acc1·escimento i)arassitario (HoL· ... 4-8 giorni ed anche più. Una coltura fresca SCHER) proprio dei b. tubercolari! E da notare in brodo di b. paratt1bercolare lasciata a 35° però che fra i mammiferi stessi esistono già dà nelle p1·ime 24: ore, ed a1zclze dopo , un au- alcu11e differenze e pe1' esempio nei bovini 1nento di batteri. te1·n1inano generalmente con la calcificazione; I caratteri delle coltt1re variano alquanto, ~ che anche i noduli della tubercolosi aviaria specialmente in rapporto col ti })O morfologico terminano presto con l'incapsulamento e l'or· gani.21.21azione; e d'altro canto gli stessi para· . (.'t1i i batte1·i appartengono (1° tipo o 2° tipo n·trricordato). Tutti però danno più o meno tubercolari (per esempio, quelli del Rubner) producono noduli molto più somiglianti ai ~ · )Ionie staccate, come staccate in maggior i)arte sono quelle della tul)ercolosi ve1.. a, ed tubercoli tipici, poichè presentano focolai di 1

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necrosi da coagulazione simile ai focolai di '(}aseificazione. (Per la patogenicità dei b. paratl1bercòlari vedi anche capitolo seguente). · Cc). Vitalità o biologia dei b. tubercolari. Sono molto esigenti (p~ratrofi) rispetto alle condizioni di temperatura e di materiali nu· -tritivi })er il loro sviluppo artificiale o col-turale; tuttavia esistono notevoli differenze tra le diverse specie di tube1·colosi, e mi pare si potrebbe sotto questo punto di vista stabi· lire un certo ordine decrescente dai bacilli -della tubercolosi umana e bovina, e quelli della tubercolosi aviaria, a quelli della tubercolosi dei pesci, --e quelli della tubercolosi di certi serpenti (orvets). Infatti l'optimum di tem· peratura per lo sviluppo dei primi sta fra i 30°-40°; per quello ·dei secondi fra i 35°-45°; per i terzi tra i 23°~25°; e IJer gli ultimi fra i 20°-22°. E pe1"' i·iguardo alla rapidità di. svilt1ppo in a.g ar glicerinato occorrono circa 10-14 giorni J>er i bacilli della tubercolosi umana; 8-10 giorni per quelli della tubercolosi degli uccelli, e meno di tutti (3-4 giorni) per quelli della tu· bercolosi dei pesci; i quali ultimi banilli si direbbero pBrciò meno esigenti in fatto di con· dizioni colturali, quasi come i batteri paratu• bercolari. · Prendendo come tipo di confronto il b. tubercolare più importante (cioè quello della tu~ercolosi umana e dei mammiferi) conviene ricorda1·e ch e il suo sviluppo n ei comuni ter· reni di coltura è difficile e l ento. A 29°-30° non si sviluppa: mescolato con brodo e lasciato al termostato può dare un certo sviluppo nelle prime 24 ore, se si trova unito ad alcune sostanze nutritive prove· nienti dall'organismo, dal quale è stato rac· -colto, m a dopo l e prime 24 ore cessa ogni sviluppo.. La reazione dell'indolo sarebbe sempre negativa, mentre alcuni paratubercolari (per esempio, quelli della birra) la darebbero po· sitiva, ma debole. I caratte1·i delle coltu1·e in agar dei b. tubercolari dell'l1omo o dei mammiferi possono ~ssere un po' divers_i [KITASATO (23)] a se· conda d ella natura del materiale .da cui pro· vengono (catarro, od organo tubercoloso), seb· bene ogni differenza scompaia nelle colture dopo i settimane circa.. Riguardo ai caratteri colturali della tuber· .colosi aviaria si potrebbe distinguere con il LuBARSCH una maniera di svil11ppo in agar identica a quella della tuber colosi dei mam· miferi, e due altre forme di sviluppo un poco

differenti (colonie di aspetto liscio, umidf>, di natt1ra gelatinosa ; oppure pellicole a spirale, secche, aderentissime fra loro) . Nelle vecchie colture di tubercolosi degli uc· celli è statAi p1lr riscontrata dal KrT ASATO la colo1·azione gialla, co11siderata come caratteristica delle coltl1re di b. para tubercolari . Anche la patògenia dei b. tubercolari è variabile a seconda della specie di bacillo ed a seconda dell'organismo animale su cui si esplica ; poichè i diversi anima] i . non r eagi· scono tt1tti alla stessa maniera contro uno stesso bacillo tubercolare. Perfino i diversi organi di uno stesso animale reagirebbero un po' differentemente : ogni 01~gano si difende come può, scriveva in proposito il LEDOUX· LEBARD (24) ! Infatti il b. della tubercolosi umana pare non abbia no1·malmente alcuna azione sugli uccelli (pollo, piccione), che sono invece sen· sibilissimi a quello della tubercolosi aviaria; sebbene il NocARD (25) sja riuscito a trasmettere con adatti metodi culturali al b. della tubercolosi umana i caratteri biologici e la virulenza identica a q11ella del b. della tubercolosi aviaria. È noto poi clie CADIOT, G·ILBERT e RoGER {26), comprovati anche cla EBERLEIN (27), sarebbero rit1sciti a trasmet· tere al pappagallo la tt1bercolosi umana. Più importanti sono inoltre le r ecentissime (1903) ricerche del BEHRING e Ro~ER (27), da cui risulta la identità fra i bacilli della tuberco· lori aviaria e quelli della tisi perlacea dei bovini e dalle quali gli A.A.. stessi deducono anche la identità. dal punto di v ista filoge· netico tra tl1bercolosi aviaria ed umana. Alcune colture di tubercolosi aviaria (BEH· RING e MoRNER) sono dAl tutto simili a quelle otten11te dall' ARLOING trattando le col· t11re di tubercolosi umana con glicerina! Fra i pesci, le carpe che sono infettate dal bacillo della tubercolosi dei pesci [BATAILLON, DuBARD e TERRE (28)], resiste1·ebbero invece all'azione dei bacilli della tubercolosi umana [MoRGENROTH (29), KAISERLING (2)] ; e così i buoi sembrano molto resistenti se non refrattari ai b. della tl1bercolosi umana. .l\iiolti autori (M.a.zYCK, P. RA VENEL (30), DE J ONG (31), CIPOl.LINA (32), BEHRING) pensano a questo proposito che il b. della tubercolosi clei bovini sia più virulento di quello òell'uomo; e con eiò si spieghe1·ebbe il }Jerchè quest'ultimo i·iesca j i solito poco o pu11to virulento p e1· i bovini ; e si spiegherebbe inoltre perchè in certe condizioni speciali di vi1·t1· lenza, per esempio dopo passaggio a trave1·so conigli, anche il b. della tubercolosi uma11a possa dare l'infezione tubercolare nelle cavie. I

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IL POLICLINICO

capre e nei vitelli [DE JoNG (33), confermato da STUURMANN, SANTORI e FAELLI(34), WESTEN· HOFFER e WoLFF (35), marzo e luglio 19031. È noto del resto che le cavie e i conigli sono fortemente sensibili alla tubercolosi umana (*). Altre differenze esistono fra le diverse specie di b. tubercolari, come ho già. sovraccennato, in rapporto con le lesioni anatomo· patologiche (istologia del tubercolo) da essi prodotte ; così n ella tubercolosi dei pesci si hanno scarsi noduli costituiti prima da cel- · lule epitelioidi e in seguito quasi escl11siva· mente da cellule linfoidi; nella tubercolosi aviaria si hanno da prima le forme stellate con anelli di leucociti attorno ai cumoli di batteri, e poscia si ha la formazione di veri noduli, con masse centrali in parte fibrinoidi , e consecutivo incapsulamento e organizzazione; e nella tubercolosi dei mammiferi, dopo breve f 01..mazione di anelli atto1·no alle stelle o cumoli di batteri si avrebbe produzione d i noduli epitelioidi senza cellule giganti [~IA1'ER (20)J, e alcuni leggeri processi di organizzazione, e poscia una estesa caseifica• z1one. 1 Interessante è il f atto sp erimentale di mo· strato dal MoELLER a proposito di queste n eoformazioni nodulari , e cioè che il b. della tubé.r colosi umana n ei , . .itelli non si comporta diversamente dai bacilli similtubercolari ; poiche anch'esso dà lesioni tubercolari se associato alla bir1·a, e. anch'esso inoculato nel . peritoneo delle cavie produce, di so lit o in· vece che una infezione tubercolare tipica, una p erito1iite simile a quella che producono i bacilli paratubercolari cli Rabinowitseh, o del foraggio ed altri. Un altro fatto interessantissimo, che, pure essendo di tutt'altra natura, mi pare potrebbe i·icoll~gar~i sotto un cer~to punto di vista con il precedente, è quello posto genialmente in (*) Trascuro qui, s'intencle, la questione opposta della trasmissione della tt1bercolosi bo·vina a.l· l '11omo ; poichè ritengo prudente astenermi in questa se1nplice nota da ogni conclusione prematt1ra su una questione tanto importante. ~fi p ermetto sol· tanto osservare ch e se davvero il b. della tub.er· colosi bo-vina è piò vir11lento (q11asi virns fisso) in co11fronto di quello della tubercolosi umana, v i sa· rebbe n1aggior ragione di te1nere, contrariamente alla opinione di KocH, la possibilità dell'i11fezione tu bercola.ro dai bovini all't1omo. Del resto c0nvien e tener presente che giusta la recentissima, dichiarazione (luglio 1903) clello ScirOTz all'Associazione medica di Berli110, nè lui, nè il Koc11 hanno mai sostenuto che la tuberco· losi bovina non fosse trasmissibile all'uomo, ma solt.anto che il pericolo di questo contagio sia quasi tra c11rabile in confronto cli q11ello tra l1omo e llOillO

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[ANNo IX, FAso. 50}

rilievo dal CARNEVALI (36) ; e cioè che coltivando il b. paratubercolare del latte con ag-giunta di tube1·colina seconda di Koch nei comuni substrati di nutrizione, si ottiene uno· sviluppo del bacillo con tutti i suoi caratteri e con aumento della patogenicità, poichè queste· coltt1re riproducono lesioni su cavie, trasmissibili in serie. Questo aumento della patoge·· nicità trova la sua spiegazione nel fatto sco·· perto dal MARTOGLIO, e cioè che alcuni microrganismi non patogeni, coltivati in condizioni anaerobiche su terreni contenenti prodotti solubili ed insolubili dei più affini mi· crorganismi patogeni possono acq t1istare una. azione patogena, di cui erano prima sprovvisti(*). (*) Per evitare ogni eventuale confusione non ho sovra considerate tutte le altre forme batteriche(cocchi, zooglee, .bacilli, streptobacilli ) capaci di dar& p seudotuber colosi n egli animali e n ell'uomo. Tuttequeste forme di pseudotubercolosi (per es.: quella zoogleica ru MALASSEZ e VIGNAL, quella baci11ar& di ROGER e CHARRIN, quella dei roditori di PRElSZ,.. quella bacillare di GRANCHER e LEDOUX e di LE· BARD, di CoURMONT, e di PARIETTI, e q11elle nel topo e n el maiale di GALLI VALERIO (37), e quella di V AJLLARD e Du CAZAL, ·e di H AYEM, di BRIGIDI (38) n ell'uon10 ; ed altre ancora) furono de .. scritte prima da ciascun autore come caratteristi ch & e differenti le une dalle altre. Oggidì invece dopo gli studi comparativi tra le diverse forme suaccennate èseguiti specialmente dal PREISZ (39), da CIPOLLINA (40) e da altri si può riten er e, confortati anche dall'opinione r ecente del SABRAZÉS (41) [1902],. e di N OCARD e L ECLAINCJ-IE (42) [1903}, ch e Je surricordate for1ne d'i p seudotubercolosi sieno sostenute da un'unica sp ecie di bacillo o streptobacillo, con caratteri morfologici variabili. Tutt'al più si potrà distinguere .di esso una forma tipica ed alcune forme rare di bacilli o streptobacilli afi]Jici (CIPOLLINA) .. Ora mi cadr ebbe a proposito la domanda: si potrà riconoscere in questi streptobacilli qualche rapportodi parentela genealogica o filogenetica con i bacilli paratubercolari propriamente detti?! Intanto pernon ingenerare confusione io ho creduto beue te· nere distinte queste pseudotuborcolosi bacillari o streptobacillari, da quelle sostenute d a '1. paratt1· bercolari propriamente detti: entrambe possono però essere chiamate pseudotubercolosi sclzizonticeticlie (vedi prospetto I). Ft1rono descritte poi altre pseudotubercolosi schi· zomicetiche+ e per esempio quella dei vitelli [VALLÉE (43), 1898], sostenuta da un batterio differente secondo il N OCARD dagli streptobacilli di c11i. sopra; e così una pseudotubercolosi nei vitelli fu descritta da NUVOLETTI (44); e nel bue con lesioni perito· neali da P..mRRONClTO·:à-'IAZZINI (45); e nel piccione da SABRAZÉS; e qualche altra ancora. Queste forme di pseudotuber colosi non furono dagli a11tori studiate co1nparativa1n,e1ite con le altre stu,ricordate, e quindi non sapremmo dire se appartengano pur esse al grl1ppo di pseudotubercolosi streptobacillare, o formino delle specie distinte di pseudotubercolosi schizomicetica : e tant0 meno possiamo asserire n11lla: circa una loro eventuale affinità o parentelt:;t. con le pseudotubercolosi paratubercolari propriamente dette.

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[ANNO IX, FASO. 50]

SEZIONE PRATICA

RIASSUNTO.

.. ..

Da quanto ho fin qui esposto, e come meglio risalta a colpo d'occhio nel prospetto II i ..iasst1ntivo sottostante, non mi pare possibile sta· bili re rigorosamente alcune diff ere11ze sostanziali, costa.nti e caratte1·istiche fra il gruppo c1ei b. paratubercolari in genere e quello dei tubercolar·i ve1·i; come pure riesce difficile stabilire queste stesse differenze tra le diverse specie di bacilli appartenenti al gruppo della tube1·colosi vera. Per esprimerci più prt1dentemente possiamo dire, che non si può per lo meno negare un legame di parentela più o meno stretta fra le di,rerse specie dei bacilli tubercolari vel'i; e non si può élisconoscere a.Ilo stato attuale delle nozioni scientifiche questo legame di IJarentela fra · i b. tt1bercolari ed i paratubercolari. Le scarse differenze mo1·fologiche se pure esistono tra gli uni e gli altri non possono avere alcuna importanza, poichè si reintegrano e spiegano facilmente con la legge generale dell'etero, o polimorfismo batterico, che nes· s11no ormai più disconosce. J\IIi cade a questo proposito opportuno ricordare l'acti1zobacillo desc1·itto recentissamente da LIGNIÈRES ET SPITZ (46), che provoca una i1seudoactinomi· cosi (od ac.tino bacillosi) negli anit11ali, e si p1·e· senta sotto fo1·mét di bacillo o coccobacitto o diplococco, pur essendo molto probabilmente un i)arassita affine o parente dell'actinomices; il quale come è noto si presenta sotto ben altra forma. Per giunta variano anche altri ca1·atteri mi· crobiologici fra. queste due varietà di actinomices; poichè l'actinobacillo non i)rende il Gram; predilige la pelle, invece che il ma· scellare del bue; e di più infetta a.nche i ga1z,qli annessi all'organo invaso(*). Nonostante queste gra,?i differenze gli A.A. non l1anuo almeno finora disconosciuta la parentela fra le due va1·ietà di actinomices. Anche la caratteristica generale rispet~o al t1~ofis11io, e cioè che i b. tubercolari sono pa· ratrofi tipici, mentre i paratubercolari sono saprofiti (p1·ototrofi) non ci può autorizzare a disgiungere o separare l'una s1)ecie dall'altra; poichè il GASPERINI sin dal 1895 avrebbe dimo· strato che perfino tra l'actinomices alba vivente nell'ambiente, ed il b. tubercolare esiste una

---(*) Si direbbe quasi che questo para-actinomices (actinobacillo) rappresenti una forma di passaggio tra il tipico actinomices ed i bacilli para·tl1berco· lari e tt1bercolari: ammessa esatta, l'opinione di molti at1tot'i odier11i, che i bacilli tubercolari appal'· tengano in qualche .modo a questo grt1ppo (actino· mices).

1577

intima relazione 1·ispetto al trofismo; e successivamente il nostro 0.A.SAGR.A.NDI (47) ha dimostrato questa stessa intima parentela f1·a altri batteri proto-meta-e pa1~at1..ofi, potendo i pl'inti acquistare le abitudini dei secondi e dei terzi, o viceversa. Rico1~derò poi, senza annettergli pe1·altro grande importanza, che il FERRAN (48) affe1·mò perfino la esistenza di forme saprofitiche dei b. di Koch ! Egli sarebbe anche rit1scito con colture speciali a far perder·e la. proprietà di colorazione ai bacilli tubercolari. Questo legame di parentela fra i dive1·si bacilli di cui sopra, mi J?are inoltre sanzionato quasi da alcuni altri fatti importanti, e cioè : 1. I bovini tubercolotici reagiscono come gli uomini tt1bercolotici all'azione della tuber· colina proveniente dai bacilli tubercolari umani, alla stessa guisa che reagiscono a quella pro· v~niente dai b. tubercolari del bue. 2. Le cavie- tubercolose reagiscono alla tubercolina })roveniente dai bacilli della tubercolosi degli uccelli (Roux), come a quella proveniente dai bacilli della tubercolosi dei pesci [RA}IOND et RAVAUT (49)]. 3. I bovini resi immt1ni contro i b. della tt1bercolosi bovina si mostrano pur immuniz· zati contro la tubercolosi dei polli (cioè contro certe coltt1re di tubercolosi aviaria che sono virulente per i bovini: BEHRING et MoRNER (27)]. 4. I bacilli paratube1·colari sono aggluti· nati, come i tt1bercola1..i veri, dal siero di sangue. (li animali trattati con colture di ba· cilli tubercolari; e viceversa il siero ottenuto immunizzando gli animali con il bacillo della tl,1bercolosi di certi serpenti (or,rets), o con il bacillo paratubercolare di Moeller (Grosbacillus II), ecc., pro,roca l'agglutinazione degli alt1·i bacilli paratube1·colari, e di quelli tuber· colari, com l)I'e'SO qt1ello della tubercolosi del· l'uomo [IC<)CH (50)] ! Al contrario, questf sier..i non agglutinano, s'intende, altri bacilli, come ad es. quello del tifo, ed i coli bacilli1 il bacillo della peste o della difterite. 5. Un fatto sperimentale che potrebbe esser·e molto importa.nte è quello i ..iferito da GRANCHER e LEDOUX, i quali espansero tre colture in aga1.. di b. tubercolari ve1·i sulla superf ice di uno strato di terra, sottoposta acl un piccolo getto a gocce di H 1 O. Raccolsero sotto quest'acqua e ne inocularono 1 eme. alla cavia, nella quale comparvero lesioni pseudo· tt1bercolari, contenenti non più il b. di Koch, ma un b. simil~, corto, che n ei noduli formava masse zoogleiche. Si tratterà cli una trasfor· mazione dei b. di Koch, in bacilli pa1~atube1... colari '/ ! Si potrà anche, io penso, tentare sulla base (9)


1578

IL POLIOLINIOO

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cli nozioni scientifiche più i·ecenti, qualche ri· re1·ca analoga a quelle surrife1·ite nei nu· meri 1, 2, 4. Così, pe1· esempio, si potrebbero i·ipetere con la tzlbe1·colosina del BEHRING (ve· leno speciale, cristallizzabile, derivato dal pro· toplasma dei batteri tubercolari, che produce negli animali la reazione caratteristica della tubercolina) gli stessi esperimenti che sono stati fatti con la tube1·colina; allo scopo di ve· dere se ad esempio con la tt1bercolosina del b. tubercolare aviario (o magari di un para· tubercolare se fosse possibile ottenerla) si avesse per· avventura in lln bovino od in una cavia tubercolosa la stessa reazione caratteristica che BEHRING ottiene con la tubercolosina del b. tubercolare bovino. E così mi par1·ebbe utile ricercare se, ottenendo un siero pi·ecipitante i·ispetto a pro· dotti batterici della tubercolosi umana (batte1·iop1·ecipitìne) desso fosse anche precipitante su prodotti batterici di altri bacilli tubercolari o paratubercolari e viceversa; come si è visto pe1· i f.\ieri agglutin~nti. Queste rice1·che che mi sono state ispirate clal mio precedente stt1dio sulle cito-o plasma· precipitine (51), ed alle quali non mi è stato finora possibile dare esito, me ne consiglie· rebbero un'altra ancora, per indagare se il sie1·0 di un uomo tubercolotico p1·ect'pitante il plasma di alcuni organi infetti appartenenti allo stesso individuo [fatto i·iscontrato dal CENTANNI (52)], fosse per avventura anche precipitante rispetto al plasma di organi tuber·colosi appartenenti ad un bue od altro ani· male e viceversa (*). Si potrebbe pur ricercare se detto siero fosse anchA precipitante rispettò al plasma di organi affetti da pseudotuberco· losi, clovuta s'intende a bacilli parat11bercolari. Pertanto dinanzi ai fatti précedenti, congiunti con la estesa comunanza di caratteri sovra ricordati i·ispetto alla morfologia, al trofismo e biologia dei diversi b. tuber·colari e pa1·atubercolari, noi ci sentiamo in verità so1·presi e quasi sedotti dalla ipotesi: che questi diversi gruppi di bacilli non siano che specie differenti di una stessa fa· miglia; e che le differenze esistenti nelle condizioni 01·dinarie fra essi non siano che la conse· guenza dello adattamento alle loro condizioni cliffe1~enti di. vita; e che, })Ul' non p otendolét dimostrare, è lecito (*) '~nesta, ricerca porterebbe pur lln piccolo con· tribt1to alla q11estio11e della identità o m eno della t11bercolosi boviua. od t1mana. (10)

(ANNO

IX,

FASO.

50J

intuire, o almeno non è lecito negare pe1· ora la possibilità di una trasformazione graduale e lentissima, fin che si voglia, di t1na qualche specie nell'altra: trasformazione che potrebbe avvenire quale fatto natu1~ate nello ambiente, alla stessa guisa e 1neglio ancora di quello che non possa avvenire sperimentalme1zte nei nostri laboratori. Mi pare che meriti per lo meno, fino a prova decisiva contraria, la maggiore attenzione qt1esta ipotesi, per quanto a1·dua essa si presenti; non fosse altro per la grandiosa importanza che assume rispetto all'igiene e polizia sanitaria; e per lo incitamento logico che n e deriva alla sciénza di affrontare il problema della tubercolosi, come di altre panzoozie, cla più diversi lati. I.

PROSPETTO

: sostanze inerti zooparassiti (protozoi, disto1ni, ecc.) ifomiceti (aspergilli, ecc.) Pseudolubercolosi: forn1a cli, nica sostenuta da

blastomiceti (saccaromices pseudotubercolaris}. 1

.

I

.

.

se h 1zo1n1cet1 (pseudo tube rc. schizom.icetica)

l1

bacillare o streptobacilla re.

I ~

altri batteri (~} baci'll'i para o sinth. ., tu ber-

colari prop delti.

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PROSPETTO

II.

Bacilli para o similtuberoolari - [del latle, della birra, du gazon di Moeller (GroslJacilJus II); e b. di Ti1nolea, b. del letame del cavallo (Mistbacillus di Moeller].

Bacilli tubercolari - [d elJ'uomo, dei n1an1miferi (bovini), degli uccelli , dei pesci, di alcuni serpenti].

Forma a bastoncino, variabile su due tipi principali. Resiste nti alla. decolorazione con acidi minerali.

For1na pur variabile con il tipo a bastoncino Resistenza analoga.

Sono prototrofi (saprofiti). Si trovano anche n e lle secrezioni (lalte} ed escrezioni di animali o dell'uomo.

Sono pa a trofi; ma sono mollo re sistenti all'essiccamento, e perciò diffusi anche nell' a1nbienle (polvere di strada, ecc. j; e potrebbero anche vivere in certe condizioni da saprofiti (!~)

Si co ltivan o d'ordin&rio bene a temp. della s tanza (dai 12°-50•).

Quelli della tuberc. umana e bovina non si sviluppano più a 29°-30°; ma quelli dei · pesci e serpenti si sviluppano bP.ne anche a 2~0-20°.


[ ÀNNO

IX, F .A.SO. 50 J

Sviluppo di solito rapido: ror1naflo colonie vis ibili in agar glicerinato dopo 24-48 ore a 3;° C. IJ n1ateria le preso direttamente da un organismo affetto da pseudotubercolosl dà però sv ilu ppo tardivo: fra i 4-8 giorni ed an che pili.

·

Sviluppo terreni di giorni); inu per quelli dei pesci.

SEZIONE PB.A.'1'10.A.

lento nei cornuni co l tura (circa 1~ bastano 3-4 gio r n1 della tubercolos i

In brodo a 30° si sviluppa

In brodo a 3ì 0 non si svi-

durante le pritne 24 ore, ed anche dopo.

luppa affatto, oppure cessa lo sviluppo dopo le prime '24 ore.

Caratteri clelle colture variabili. Colon ie staccate. Forn1azi o ne di pigmento giallo.

Caratteri colturali variabili. Colonie staccate. Nelle vecch ie . col tu r e di tulJ. aviaria si può a vere la co lo r az ione gialla.

Inoculali agli animali possono produrre specialmente se associati con il latte . o la hirra, lesioni similtubercolari (nodu li che facilmente suppurano). Alcuni b . però danno noduli con necrosi da coagulazione, somigliante a focolai di caseificazione. Se n e aumenta la patogenic1tà coltivandoli su terreni associati con un po' di tuhercoli11a seconda di Koch.

Varia la virulenza o l)atoge nia. a s econda della specie di bacilli, e dell'animale a l quale s'inoculano; ed è anche variabi le in seguito a traltamenli speciali sperimentali; pet modo che ad es. la varietà di b. t. umano può esse r e trasformata nella varietà di b. t. aviario(! '?) Inoculalo n ei , .i telli il b. della tube r c . umana , associato con latte o birra, dà invece che l'infezione tub ercolare l e stess& lesion i dei b. paratubercolarl. Esito ordinario dei nod~li o lubercoli: nell ' uon10, caseificazione; n e i bovini, calcificazion e; n egli ucce ll i, in capsulamento e organizzazione; n e i pesci sono costi tu i ti prima da· ceJJule epitelioidi e poi da cellule linroid i.

Sono agglutinati come i b. tubercol. veri dal siero di sangue di animali tra ttali con colture di bacilli cli Koch.

Sono agglutinati, come i b. paratubercolari, dal sieru di ani1na li trattati con bacilli para tuber colari.

LETTEB,ATURA.

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1580

IL POLIOLI?<J:CO

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Della origine della tubercolosi poln1011are e della lotta c-0ntro la tubet"colosi. (BEEIRING.

Deutscli. 11ied. Woclie1ts., n. 39). -

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[ANNO

IX,

FASO.

50]

l'accordo è assai grande, se si mette a profitto l'altra scoperta del Koch, cioè la tubercolina. Questa sostanza è del tutto innocua negli individt1i che no11 contrassero mai l'infezione tubercolare, e ciò anche se iniettata a grandi dosi sotto la pelle, o direttamente nelle vene; è al contrario velenosissirna per gl'individui che si tro"'\rano sotto l'influsso di t1na infezione tt1 bercolosa. P1·ofittando di questa proprietà della tubercolina, il FRANZ l'inoculò nelle reclute di due i·eggimenti di fanteria alla dose di 1- 3 mgr. In uno dei due i·eggimenti trovò la percen· tuale del 61 °/0 di casi di tubercolosi per il primo anno di servizio, e del 68 °/0 per il secondo anno. Lo stesso FRA.NZ soggi11nge che usando la dose di 1 cg1·. di tubercolina, quale fu rac· comandata in i)rincipio dal Koch, avrebbe tro· vato approssimativamente la percentuale data dal N AEGELl per individt1i di 21 anno, cioè il 96 °I 0 • Al contra1·io, il BERF.ND dice che su 96 inoculazioni di tubercolina praticate in bambini di tenera età, non ebbe in nessun caso la rea· zione propria. della tubercolina, quantunque tra quei bambini ve ne fossero alcuni assai deboli e provenienti da genitori certamente tubercolotici. Un altro mezzo per constatare la straordi· naria diffusione della tubercolosi in mezzo agli uomini, ci è fornito dalla « inoscopia » un metodo di diagnostica proposto dallo J ousSET e 'Qasato sulla rice1·ca microscopica degli essudati flogistici capaci di coagulare e del sangue di casi sospetti di tubercolosi.

L' A . nell'adunanza dei naturalisti, tenuta in Cassel il 25 settembre 1903, lesse una comunicazione intorno a parecchi quesiti im· portanti relativi alla tubercolosi. Eccone un br~ve sunto: Il numero di per sè stesso stragrande di ·casi di mo1·te da tubercolosi non rappresenta che una frazione relativamente piccola del numero totale dei tubercolotici; tanto che a ragione può i~ipetersi il <letto: « Ognuno di noi è un pochino infetto di tubercolosi » . Le prove di tale e tanta diffusione della tubercolosi nei paesi civilizzati le abbiamo avute solo in questi ultimi tempi, grazie alla scoperta clel germe specifico. Lo stesso VIR· CHOW non era in grado di precisare giustamente tutto quello che appartiene alla tubercolosi, quantunque per lo spazio di 50 anni si fosse adoperato a ~tabilire le note caratteri· stiche proprie dei reperti necroscopici di na· tura tubercolosa. Con la scoperta del bacillo di Koch, legame unico di tutte le molteplici forme tubercolari, si è potuto vedere come molte affezioni, che dal VIRCHOW vennero descritte quali processi flogistici di altra natura, non sono invece altro che uno stadio speciale nello sviluppo della· infezione tubernolosa. ** * Circa il modo onde inso1·ge la tubercolosi Il N AEGELI di Zurigo, basanùosi sul valore diagnostico dei bacilli di Koch, e con l'aiuto polmonare, l' A. ritiene che la presenza dei di tutti gli altri mezzi· del resto noti in me- bacilli tt1 bercolari non può rappresentare da dicina, ha osser,rato che non v'ha cadavere sola un fattore patogenetico decisivo. Si ri· d'individuo, morto oltre i 30 anni, il quale cardi in proposito l'esempio dello ScHMIDT, di non presenti le traccie di una pregressa in· Francoforte, il quale, avendo · per .. lo~ ·spazio fezione di virus tubercolare. Per indi,ridui di di 40 anni, fatto innuDJ.e1·evoli esami di la· altre età ebbe le seguenti percentuali: il 96 °/0 ringi ammalate di tube1·colosi dovette essere per indi,,. idui di un'età compresa tra gli 80 ecl più che altri esposto al contagio tubercolare: i 30 anni; il 50 °/0 per età comprese tra i 14 eppu1·e nè lui, nè i suoi assistenti rlivennero ed i 18 anni; il 33 °/0 per età comp1·ese tra tisici. In quanto al numero maggio1~e di tisici che i 5 ed i 14 anni; il 17 °/ 0 per età comprese tra uno e 5 anni; i cadaveri di bambini al si riscontrano fra gl'infermi eri, fra gli ahi· di sotto di un anno non p1·esen tavano focolai tanti di case già occupate da tisici, fra i car· cerati, l'A. lo spiega ritenendo che tali indi· tube1·colari evidenti. Questi dati anatomo-patologici, che del resto · vidui già prima di essere infe1~mie1~i, ecc., ecc.. concordano con le osservazioni di altri autori debbono avere avuto nei loro polmoni focolai di anatomia patologica, sembrano a prima tubercolari, i quali per le loro condizioni ad vista contrari alla esperienza, in quanto che essi favorevoli hanno preso un decorso acuto. Per ciò che riguarda l'eredità quale fattore non corrispondono alle cifre registrate nelle tatistiche di epidemiologia tt1bercolare. Però, flell'origine della tt1bercolosi, l' A. pensa eho


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IX, F ASC. 50J

SEZIONE PRATICA

dal punto di ' rista teoretico è da ammette1'si la possibilità di un'infezione tubercolare intrauterina, Il!.a che praticamente sono prive di i111portanza tanto l'eredità bacillare, quanto la semplice predisposizione congenita alla tubercolosi. Con questo però egli non intencle negare che la tubercolosi dei genitori, dei nonni, o di parenti vicini influisca sulla com· p~rsa della tisi polmonare; che anzi la presenza di casi di morte da tubercolosi nella anamnesi famigliare di un infermo costituisce un indizio di prognosi infausta nei casi sospetti di tubercolosi, ma cl1e non sono dimostrabili nè clinicamente, nè con la prova della tuber· colina, nè col metodo dell'inoscopia. Questa influenza ereditaria è semplicemente post-congenita/e, ed è espressa dall' A. con la seguente proposizione: « Il latte cl1e il bambi1zo succhia dalla 11ia11tmella . è la sorgente pre-

cipua della tisi polnzonare

».

Questa propo~izione rappresenta il frutto di numerose rice1·che sperimentali, esegt1ite dal1'A. Innanzi tutto egli po t è constatare che i corpi albuminosi genuini passano inalterati attraverso la mucosa intestinale di polli, vitelli e piccoli animali da labo1~ato1·io appena nati, ed esercitano st1ll'intero organismo una azione tale come se fossero inocl1lati di1·ettamen te nel circolo sangui,gno, n1entre gl'indi· ''"idui adulti di tutti gli animali digeriscono dapprima le sostanze albl1minose genuine, le ql1ali debbono essere trasformate in peptoni prima che possano attraversare la mucosa in· testinale. Il siero antidifte1·ico, come pure il sie1·0 antitetanico, contengono sostanze terapeutiche sotto f.o rma di albumina genuina; qt1est'albumina introdotta per la via dello stomac9 non passa affatto nel sangue di adt1lti sani tanto uomini che animali, inentre introdotta nello ston1aco di neonati, si riscontra di poi inalte1'ata e quasi n ella stessa quantità. Questa scoperta mo~tra che l e molecole genuine di ~bumina, le maggiori che noi conosciamo, non possono attraversare senza alterarsi le mt1cose intestinali, che n egli adulti funzionano da membrana diali11zantc, m~ntre attraversano inalterate le mucose intestinali dei neonati, (liportandosi queste come filtri dai grossi pori. Introclucendo nello stomaco di porcellini d'I11dia adulti del latte contenente bacilli di carbonchio allo stato di virt1lenza, accade che <-1uesti vengono rapidamente eliminati con l e fecce, senza provo car o disturbo alcuno; si trattengono alquanto più a lungo nell'inte· stino cieco; invece quello stesso latte sommi· nistrato a porcellini di non più di 8 giorni,

1581

n e cagiona presto la morte per carbonchio. Somministrando per via interna a porcellini d'India, ~ppena nati, dei bacilli di carbonchio attenuati, cioè i11nocui ai porcellini adulti, avviene che gli animali sottoposti allo espe1·i· mento contengono n el loro sangue dei bacilli, senza che per qt1esto abbia.no a morire di carbonchi0. Da ciò ·l ' A. con clude che i bacilli di carbonchio hanno un rapporto :issai intimo con gli endoteli del cuore e dei vasi. S ommini~trando ai porcellini d'India, per la v ia dello s·tomaco, dei bacilli tubercolari, si osserva che dopo l'ingestione di piccolissime quantità ammalano di tube1~colosi solo i n eo· nati o i gio1ranissimi: invece con dosi maggiori divengono tubercolotici anche i porcel· lini adt1lti, soprattutto se si adoperano cul· ture virulente. L 'autopsia dei n eonati mostra la presenza di ispessimenti Stlbmiliari nel piccolo e nel grande omento ed in un punto del m esenterio situato in vicinanza dell'intestino cieco. I porcellini infetti, se si lasciano vivere ancora, presentano t1na ve1·a forma di tubercolosi ab ,,.,igestis. · Nei riferiti esperimenti l ' A. tro,ra innanzi· tt1tto una prova sperimentale dell'esistenza di forme di tisi polmonari r.onsecuti,re a forme primarie di tube1·colosi intestinale; egli lnoltre ne deduce come conseguenza la permeabilità della mucosa infa ntile ai batteri, e l'azione nociva che essi batteri possono esercitare sul1' organismo dei teneri bambini, qualora penetrino nel loro tubo digerente per mezzo del latte. Questo pericolo d'infezione è p i ccolis· . simo nei bambini allatta,t i al seno, essendo il latte di donna generalmente asettico; è invece grande per i bambini allattati artificialmente, e ciò a motivo dci nume1~osi peri coli d;infezione, a ct1i si trova esposto il latte lungo l e numerose manipolazioni >che deve st1bi1~e dalla mammella dell'animale sino alla casa del con· st1matore. Ed ai germi patogeni introdotti n ell'organismo infantile per mezzo dell'allat- • tamento artificiale è c1ov1tta appunto, secondo l' A ., la grande mortalità dei bambini al ·primo a11no di vita. Così nel 1901, nella città di Stettin, t ra i bambini al primo a.nno di vita si ebbe una m ortalità del 473. 52 pe1· mille : mentre tra i fanciulli dai 10 ai 15 anni la· mortalità ·f u soltanto del 2. 94 per mille. Nè l a somministra.zione di latte ste1·ilizzato potrà servire a combatte1~e con effetto clecisivo tanta mortalità ; che anzi è dt1bbio se la detta sterilizzazione, quale si pratica attual· mente, continuerà ad avei· valore sop1'atutto come norma d'igiene nella lotta contro la tuber colosi. (13)

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158~

IL POLIOLINIOO

** * Data la grande predisposizione della mu· cosa intestinale dei bambini lattanti ad a1n· malare di tubercolosi, e il bambino sano lo è forse cli più che quello infermo e debole, ne viene di conseguenza che bisogna evitare ad ogni costo la coabitazione dei bambini lattanti coj tisici, specie nelle case in cui la nettezza si cura poco. I bacilli tubercolari sparsi pe1· mezzo degli sputi . possono facilmente pene· trare nella bocca, nel naso, nell'iptestino ùei bambini. Ma anche per i bambini più gran{licelli la presenza dei tisici non è priva di pericoli ; se non che in questi bambini più grandicelli si richiede llna previa alterazione della mucosa gastro-intestinale o una quantità maggio1--e di sostanza patogena. Le alterazioni dell' epitelio intestinale occorrono specialmente nelle malattie esantematiche (morbillo), nei raffred· damenti, nelle successioni morbose accompagnate da ulceri in testinali, ecc. ecc.

** * tubercolare proveniente

..

Il virus dai bovini ha, secondo l' A., una parte importante nella patogenesi della tubercolosi t1mana; inoltre le norme terapeutiche da lui usate nei bovini sono dallo stesso ritenute applicabili anche nella profilassi della tubercolosi polmonare nell'uomo. Per la comparsa tanto della tisi umana, qt1antb della tisi perlacea si richieggono tre inomenti: 1° l'organismo animale rice,ritore ; 2° il parassita ; 3° l 'occasione per l'infezione, cioò l'arrivo del ' ' irus tubercolare a qt1ei punti dell'orga· n is1no, dai quali è possibile la loro emig1·a· zione nel circolo sanguigno. Però le lesioni tl1bercolari dP.i tesst1ti non conducono tutte alla tisi polmonare; s1Jesso l'infezione tuber· colare produce cl isturbi così legge1·i, da· r·imanere latente p er tutta la vita, rivelandosi solo al tavolo anatomico. La virulenza clel germe tub ercolare pene· trato n ei tess11ti è subordinata a numerosi fattori. Tra questi la l"'ecettività congenita, ha un'importanza secondaria ; molto pii1 importanti invece sono il grado di virulenza proprio del germe individuo, virulenza che vR.ria assaissimo d 'intensità, la quantità clel germe importato, l'età dell inclividuo affetto, il st10 stato fisiologico e patologico, le malattie p1·e· gresse, il genere d'alimentazione, le condi· zioni igieniche del soggiorno, in una parola tt1tto ciò elio si l'iassume sotto il vocabolo di

ricettività acq11zsita o disposizio1ze. (14)

LANNO IX,

FASO.

*la**tt1bercolosi

50]

Nella lotta contro umana si che essa miri a prevenire l'infezione, sia che intenda rendere meno infausta la prognosi di un processo tubercolotico già in atto ci si offrono dinanzi due metodi, sostanzialmentE1 diversi l'uno dall'altro, cioè l' im1n1inizzazio1z isopatica e la czira degli anticorpi. Come pel vitello, così pure per l'uomo è possibile un' immunizzazione isopatica mediante l'introduzione di un virus tubercolare vivo relativamente innocuo. La sostanza che si adopera per immunizzare i vitelli non è in alcun modo da adoperarsi nell'uomo, e ciò a detta dello stesso A .; bisogna prima •ii tutto attent1arla. Ricerche sperimentali molto accu· rate gli hanno mostrato che con i vari me· todi di attenuazione l 'energia patogena dei bacilli tubercolari può essere diminuita, senza che la 101·0 attività vitale venga per questo a cessare. Per ora un trattamento energico alla glicerina sembra sia il mezzo più adatto allo scopo. Ma anche nel caso che si disponga di una determin.ata sostanza per l'immunizzazione dell'uomo, rimangono sempre delle gravi dif· ficoltà. Il BEHRING per conto suo non si cle· ciderebbe ad esporre tln suo bambino ai pericoli che accompagnano l' introduzione di batteri nel circolo sanguigno, prescindendo dalla possibilità che il virl1s iniettato abbia a provocare la tubercolosi. Per i ' 'itelli il ca.so è ben diverso. Se 499 vitelli sottoposti al· l 'inoculazione preventiva non risentono danno alcuno, ·ed il 500° viene a morire in se· guito all'iniezione endovenosa del virus an· titubercolare, questa· perdita si sopporta fa· cilmente, purchè, ben inteso, tutti gli altri vitelli i~imasti in vita abbiano a risentire vantaggi dt1revoli dall'inoculazione. Forse l'immunizzazione isopatica sarà tJra· ticabile nell'uomo, quando si i·iuscirà a di· mostrare che il vieus antitubercolare, intro· dotto pe1~ la via dello stomaco negli animali da latte, li immunizza non altrimenti cl1e se fosse introdotto per la via endovenosa. L' A. pone fiducia maggiore nella curai deg!/ antico1'}Ji, ossia di s1Jeciali sostanze antituber· colari ohe si trovo1·ebbe1·0 nel latte di vacche fortemente immunizzate; e quantunque l'a· zione preventiva del latte immune non duri a lt1ngo, egli nondimeno spera di poter un giorno combattere con questo mezzo la tt1ber· colosi ed in llÌl. modo 'reramen te efficace . . Dott. E. GuGLIEL}IETTI. •


(ANNO IX, F ASC. 50 J

SEZIONE PRATICA

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in due metà lo spazio della grande incisura ischiatica, si avrà per rist1ltato che il pie· ciuolo dell'ane11risma ischiatico si troverà di sotto detta linea, mentre q11ello di un anea· risma della g lutea reste1·à al di sopra. 2. Il soffio, che col suo cent1'0 di maggiore intensità, corrisponde ad un dipresso al pie· ciuolo del sacco, ci dirà anche se la base di impianto clell'aneurisma stia sotto o sopra della linea accennata. 3. Il tumore clell'ischiatica, appena svilup· pato, si trova in diretto contatto col nervo ischiatico, la c11i compressione contro la superficie ossea della tuberosità p1·ovocherà ma· -nifestazioni dolorifiche le quali s'iniziano con un semplice senso di formicolio e d'intorpidimento alla gamba ed al piede e si accrescono gradatamente, sino ad assumere un carattere d'intensa nevralgia. 4. Contemporaneamente a questa inso1:ge edema, che dal piede si estende man mano alla gamba ed alla coscia, edema che nel caso suaccennato, era duro, alquanto sensibile e non accompagnato da segno alcuno palese di stasi venosa. Esisteva anche una. pa1"esi di tutti i muscoli della gamba, da met· tersi in i~apporto non già con le manifestazioni dolorose, bensì col volume del tumore. Sia la paresi che l'edema persistettero per parecchie settimane, anche dopo la cessazione del dolore. Per spiegare l'edema può invocarsi o la paralisi vaso-moto1"ia o meglio l'eccitazione dei nervi vaso-dilatatori quello stesso meccanismo cioè, per il quale si determina l'edema della faccia nella stimolazione del facciale, nel Slto percorso intraosseo del temporale. g. p.

Aneuris111a llilaterale dell'a,rteria ischia.tica. Legatura di ambedue le arterie ipogastriche. Atti della R. Accademia 1nedico-chir11rgica di Napoli, 1903).

(D'ANTONA.

L' A. riferisce un interessante caso di aneu· risma bilaterale dell'ischiatica, guarito con la legatura prima dell'una poi dell'altra arteria ipogastrica. Si trattava di un individuo di 52 anni, pre· sentatosi con aneurisma dell'arteria ischiatica destra, di ct1i guarì, grazie alla legatura della iliaca interna dello stesso lato. Dopo 21 giorni dall'atto operativo si mani· festò un analogo tumore anet1rismatico a ca· rico dell'ischiatica di sinistra, il quale si ri· dusse merpè applicazione della corrente galvanica, sì che l'infermo venne considerato guarito. Trascorsi diversi anni però, il tumo1·e ri· prese il suo sviluppo, causando gravi ne vral· gie, paresi ed edema dell'arto, disturbi nella deambulazione, per cui si procedette (dopo 5 anni e m~zzo dal precedente atto opera· tivo ), alla legatura dell'ipogastrica sinistra. L'infermo guarì completamente ; restò solo un po' di edema alla gamba ed al piede. L' A. fa in base alla esposizione di tale caso, alcune considerazioni cliniche, confermando anzitutto che l'aneurisma dell'ischiatica, a dif· ferenza di quello della glt1tea, si svolge nella parte inferi ore di tale regione. L'a1~teria ischia· tica, infatti, non solo giace più in basso della gl utea, al disotto cioe del piramidale, ma de· corre dall'alto al basso ed è appunto in tale direzione che si svolge il tumore a:q.eurisma· ~ tico; l'aneurisma, invece, dell'arteria glutea 1 Un caso d'anastomosi capo a capo delsi esplica n ella parte superiore della fossa l l'arte1·ia poplitea per f'e1·ita d'itt"ma da iliaca esterna, in quel tratto cioè della refuoco. gione che corrisponde al punto in ctù si (FERGU~SON. Anlt. of 811rgarg, maggio 1903). trova l'arteria all't1scire della grande incisura . ischiatica, e si svolge, segt1endo il deco1·so nor·· Un individuo aveva i~icevuto un colpo male del vaso, cioè in alto. d'arma da ft1oco a 5 o 6 cm. al disop1·a del All'a11tore giovarono sop1~attutto i seguenti gjnocchio ; l'arto infe1~iorè si p1~esentava al· fatti semiologici, dei quali potè in seguito quanto tt1mefatto, il piede e la gamba pèil· controllare meglio la esattezza, quando la . lidi, freddi ed insensibili. Nel cavo popliteo riduzione dei tumori, dopo la legatura, rese si percepiva una pulsa.zione diffusa, con rlt· più agevole studiare i rapporti delle due sac· · more sistolico. che aneuris1natiche sino alla loro base d' imTJn'incisione fatta in cor1~i pondenza cli tale pianto. 1·egione mostrò che l'arteria poplitea e1·a 1. Salvo il caso di aneurisma diffuso, non stata divisa trasversalmente nel , suo te1·zo • i~iesce difficile precisaro il p11nto d impianto l superiore. del tumo1·e. Tirando allora una linea dall'apice Dopo avere recentati i clue monconi, s·iudel gran tr~cantere alla s1)ina iliaca poste· vaginò il capo superio1·e nell'infc1--iore pflr i·i ore e infei·iore. in guisa da di vide re q nasi una estensione di circa 6-7 millimetri e s_ i____

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IL POLIOLINIOO

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mantenne in posto COll quattro p11nti di SU· tura ed una sutura a sopragetto in seta. Si applicò su tale anastomosi un lembo del mu· scolo semimembranoso. La circola.zione si ristabilì non appena si cessò dall'emostasi provvisoria. Sin dal giorno appresso i~itornò la sensibilità al piede e scom· parvero gli altri sintomi. Dopo la quaran· tunesima ora dall'atto operativo l'infermo accusò un forte dolore al polpaccio, nel 1nen· tr·e il piede diventò nuovamente pallido ed insensibile ; le pulsazioni della tibiale ante· riore al collo del piede più non si percepivano. Circa un mese più· . tardi si praticò una amputazione economica dei metatarsi, ma es· sendosi necrotizzati i capi ossei pe1·chè im· perfettamente ricoperti dalle parti molli e dalla cute, si riamputò l'infermo a livello dell'articolazione medio-tarsica. Cinque mesi dopo, essendosi dovuta esci· dere la cicatrice poplitea la quale causava distt1rbi nei movimenti del ginocchio, si potè constatare la perfetta permeabilità dell 'arteria. G. P.

FASO.

50]

La prima forma, che è molto meglio cono· sciuta della seconda, è ca1'atterizzata dagli ascessi follicolari e s'accompagna a croste formate dal p11s disseccato. L'epilazione dà ll1ogo alla formazione di t1na cavità purulenta o sanguinante al posto del ciglio. Tutti gli studi batteriologici fatti sin qui diedero • in tali casi la presenza dello stafilococco il pii1 sovente aureo, qualche volta bianco. Non si può quindi in alcun modo considerare questa varietà di blefarite come llna semplice forma d'eczema. Si tratta di una vera e propria follicolite che come sempre riconosce per agente etiologico lo stafilococco. Se la folli· colite diventa più grave, allora si passa alla varietà ulcerosa che termina. colla madat·osi: si produce allora quel complesso ben noto di lesioni atrofiche ed ipertrofiche della palpebra: questo stato s'indica in dermatologia col nome di sicosi ed è appunto così che si deve indi· care la blefarite ciglial.'e ulcerosa cronica. Le varietà non st1ppurati,re o squamose comprendono due ti pi principali : l'uno con sq11ame sottili come pellicole farinose, 1 altro con squame rossastre e grosse simili a croste. In nessuna delle due varietà si riscontra le· sione dei follicoli piliferi. Le ciglia, ql1an· OCULISTICA tunque facilmente cadano~ non sormontano alcun ascesso e la pelle non è ulcerata al di La classificazione de1·matologica sotto delle squame. dello blefa1·iti ciglia1·i. ÈJ probabile che· nella prima forma si tratti (TERSON - Gazette des liopitaa.,v, 1903, n. 69). semplicemente di pitiriasi e nella seconda di una specie di seborrea. T A. nell·; colture Le infiammazioni palpebrali furono a lungo non incontrò altro all'infuori dello stafilo· comprese sotto svariati nomi: si deve al VEL· cocco bianco : per confermal'e il diagnostico PEAU il termine di blefarite cigliare che loro di pitiriasi sarebbe necessario trovare nelle è rimasto. "Nla q nesta denominazione in fondo squame il bacillo a bottiglia descritto clal non indica che grossolanamente l:;t sede della ì\iIALASSEZ come p1·essochè costante nella pimalattia, senza indicare nulla dell'essenza della tiriasi rlel capo; nelle lesioni seborroiche poi malattia stessa. Cos\ i diversi autori aggiunil SABOURAUD descrisse recentemente diversi sero a questo termine dei qualificativi divers~ secondo che parti,rano dal punto di vista cli· microbi. Come si ,~ede aclt1nque molto 'r'è anco1~a da nico (blefariti squamose , t1lcerose, ipertrostudiare circa la dermatologia palpebrale fiche) o tlermatologico (blefariti piti1·iasiche, tanto da parte degli oftalmologi, quanto dei mentagrose, seborroiche, imp etiginose, eczedermatologi colla scorta delle moderne cogni· matose) o etiologico (blefariti scrofolose, erzioni istologiche e_ batteriologiche. petiche, ecc.). Posto che la blefarite cigliare Dott. O.ARRA. è un'affezione cutanea e del sistema pilifero palpebrale è ce1·to che il suo studio non potrà Importanza delle vie lagri1nali nelle iniezioni fare clei progressi se questa malattia non venga definitivamente classificata f1·a la pa· retiproche t1·a congiu11tiva e 1nucosa n•tsalr. tologia uutanea e goda il beneficio delle stesse (DE RIENZ<). ..4.rclt. Ita1. di Laringologia, luglio 1903). ricerche cliniche, etiologiche e batte1'iolo· L' A. dopo avei· esposto numerose ricet·ch~ giche. cliniche, s 1 erimentali ed istologiche viene alle 01~a ponendosi dal punto di vista derma· tologico è chiaro che le blefariti si fanno di· seguenti conclt1sioni: T1~a le lesioni oculari e le nasali esiste una · stingt1e1'e subito in due. grandi varietà : l'una corrispondenza notevole che si stabilisce per suppu1·ata, l'altra non suppurata. 1'

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SEZIONE PRATICA

1585

mezzo delle vie lagrimali, e, meno frequente- · colpite a preferenza di altri membri della famiglia. mente, anche per le vie linfatiche sanguigne Il c~1e è in assoluta opposizione a q11anto ammisero e nervose. un tempo ROKITANSKY e NIE~1EYER, che, cioè la La propagazione dal naso all'occhio è più gra,1idanza costituisse una specie di immunità con· frequente della propagazione da occhio a tro la febbre tifoide. naso: quest'ultima però non è cosl rara come Lo studio delle complicazioni ct1i pt1ò andare in· gli autori vorrebbero ritenere. L'infezione contro una donna gravida affetta da tifo è della reciproca tra congiuntiva e mucosa nasale è tanto più frequente per quanto più esistono inassima importanza non solo clinica, ma anche condizioni speciali che predispongono le dette sociale poichè con questa infezione ,,.iene compro· mucose ad ammalare (linfatismo, ecc.). In messa ad un tempo e la vita di t1n futuro essere ,, molte malattie oculari non bisogna trala· e quella di 11na futura fattrice di figli. sciare mai l'esame rinoscopico, potendo questo Di queste complicazioni la più rara che io abbia fornire elementi preziosi, sia alla diagnosi osservata è qt1ella del vomito incoercibile. Per la dell'affezione oculare, sia al concetto tera· eccezionalità del caeo credo importante riferirne la pentico. Dott. T. MANCIOLI. storia :

OSSERVAZIONI CLINICHE Sullo sviluppo e sulla cu1·a dell'infezione tifoide in graviclanza per il dott. PIO MASETTI. La febbre tifoide è andata notevolmente aume11· tando in Roma in questi ultimi anni. Da 566 casi denunciati nel 1896 siamo saliti a 1704 nel 1900 e se teniamo conto delle omissioni probabili delle c.lonunzie calcolate st1i casi di mol'te, da 1198 casi nel 1896 saliamo a 2030 nel 1900. Non è mio compito indagare qt1i le cause di questo rincrudirsi dell'infezione tifica, magistral· mente studiate dal GUALDI nell'opera st1a sulla febbre tifoide a Roma (1), ma è ·doveroso notrure che a rialzare così sensibilmente le cifre di qt1esta statistica hanno contribuito, oltre il maggioT ntl· mero reale dei casi, t1na maggiore esa.ttezza nella diagnosi, una. maggiore accuratezza da parte dei medici nelle denuncie e finalmente una più precisa valutazione di certe forme gastriche o intéstinali, cho llna volta non erano consi 1erate di natura in· fettiva. Un fatto in1portante risulta poi dallo statistiche del (JUALDI eù è che il maggior numero dei casi si è ' rerificato, almeno nel 1900; primieramente fra il 6°.20° anno, secondariamente fra il 20°.30° anno che nella donna. costituisce il periodo della, maggiore attività sessuale. E infatti, come ho potuto osservare, sia nella mia pratica pri va,ta., sia in quella di distinti colleghi, le donne incinte, non solo non flu·ono risparmiate da questa. infezione, ma nello svil11ppo clelle epidemie domestiche furono

{1) T1TO GUALDI. La febbre t1j'oicle a Ro111a. Roma· Firenze, 1901.

O. di 30 anni, tranne qualche disturbo ner,,.oso ha sempre goduto bt1oni:t salute. L e mestruazioni incominciate a 15 anni, sono state sempre regolari, non dolorose. Ha av11te cittque gravidanze nel 189294·96·98-900 caratterizzate da vomito intenso nei pri1ni tre mesi il qt1ale poi cessava. Parti e puerperi normali. Nel 1899 ha subito l'estirpazione di t1n piccolo polipo e il raschiamento dell'utero. Nel· l'agosto 1901, mentre allattava il suo 11ltimo ba1n· bino è rimasta incinta. E della gravidanza si ac· corse ·pei disturbi di stomaco e pel ,,omito elio si presentò insistento come le altre volte. Solo al 3° mese cessò e la gravidanza procede,ra normale, quando t1no dei s11oi bambini amm;;ilò (li fobbre tifoide. Nell'assistenza continua al piccolo infermo, anche essa contrasse l'infezione e questa procedeva regolare col suo andamento tipico, ql1ando si risvegliò un fenomeno che pareva sopito del tutto, il vomito dei primi mesi della gravidanza. .A rari intervalli da prima., si fece poi sempre più continuo ed intenso fino a non permettere più non solo l'ìn· gestio11e di cibi solidi, ma neppure quel!a di ali· menti liquidi e dell'acqua . .A.I 20° giorno di malattia ebbi occasione di visitar e l'imferma per gentile in· vito del distinto collega dott. OOCHETTI. Essa era già - estenuata di forze e al massimo grado Ji ·deperi· mento. Colore del viso giallastro, labbra livide, occhiaie incavate, gengive fuligginose. Scomparso del tutto il pannicolo adiposo. Pelle arida e secca . Ventre tumido, loggermen te meteorico. All'ipogastrio si p Hlpava un corpo elastico, rotondegg-iante sorgente sin quasi all'ombelico. A ll' esplorazio11~ combinata il collo clell'utero si presenta \Ta mollissimo, pervio alla. punta dell'indice. Il corpo grosso, globoso, teso elastico. La temperatura ascellare al mattino 38. 3, alla sera 39. Il polso piccolo filiforme a ' rolte intermittente da-va, difficili a percepirsi, 14:0 pulsazioni al minuto primo. Poichè la nutrizione della donna riusciva, asso· lutamente impossibile e neppur l'acqua veniva pii1 tollerata, l'interruzione della gr avidanza s' imponeva d'urgenza qualunque fosse stato il pericolo ct1i si es1)oneva la donna sia pel trauma stesso, sia per l'ampia superficie che, col distacco della placonta ~ si lasciava aperta alle in,·asioni batteriche. Si cle· cise quindi senz'altro la provocazione dell'aborto. La mattina del 15 settembre 1901, disposta la donna in posizione sacro·dorsale, passH i dapprima una serie di sonde Hegar fino all'orifizio interno dell'utero e subito dopo il più piccolo dei sacchetti Barnes in modo che il suo estremo Sl1periore spor .. /11'7\


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IL POLICLINICO

gesse nella cavità uterina; lo riempii d'acqua e lo lasciai in permanenza. L'utero reagì pochissimo a queste ripetute manovre; si ebbe solo qualche dolore e qualche piccola contrazione. Il vomito durò insistente tutto il giorno. Temperatura della sera 39. 5, p. 140. Al mattino seguente a circa 24 ore di distanza, tolgo il sacchetto. Il collo è rammollito, ma a stento permette l'introduzione della pt1nta dell'in· dice nella cavità uterina. Allora passo la serie in tera delle sonde dilatatrici Hegar e rompo le membrane. Estraggo dapprima il piccolo feto, poi co~ cucchiaio a racchetta la placenta. Compio la toLlette uterina con un cucchiaio di media grandezza e poichè mi sono assicurato che nulla è ri· masto nell'utero, faccio lma lavanda con leggera soluzione di acido fenico e zaffo il cavo uterino con garza iodoformica al 20 per cento. Dopo l'atto operativo il polso si fece sempre più debole e freq11ente, quasi impercettibile. La temperatura sali a 39. 5. Ho notato che nei casi di vomito incoerci· bile, questo cessa spesso ad _u n tratto Sltbito dopo lo svuotan1ento dell'utero. Nulla di simile si osservò in questo caso. Il vomito prosegui insistente fino alla sera e allora solo fu possibile somministrare alla donna . un po' di latte. Nella notte, dopo molti giorni, fu tollerato del brodo e dell'acqua anche in notevole quantità e d'allora in poi fu possibile tornare a una frequente e copiosa nutrizione liquida. Il giorno dopo tolsi lo zaffo, ripetei la lavanda uterina e in seguito mi limitai a irrigazioni vagi· nali con lie\re soluzione di sublimato tanto al mattino che alla serà. L'infezio11e tifoide, astraendo dal vomito completamente cessato, seguì il suo corso regolare. Le oscillazioni della temperatura variarono per oltre una settimana da 38. 5 al mat· tino a 39 alla sera, poi diminuirono gradualmente seg11endo l'andamento generale dell'infezione.

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· Per rapporto. alla prima quistione, quale cioè sarà l'influenza che la gravidanza potrà esercitare sull'infezione, una risposta non sarà possibile se non dopo un esamo accurato delle condizioni gene· rali della donnH, tanto prima che durante l'infe· zione stessa. Un vomito ostinato, una assoluta ripugnanza ai cibi, uno stato notevole di anemia senza parlare di alterazioni a carico di speciali' ·organi, infl11iranno sfavorevolmente sul decorso della infezione, poichè questa troverà un orga· nismo già deperito e perchè la gra ''idanza importa per sè stessa una diminuzione del valore erhog1obinico e globulare del sangue. Tuttavia la mortalità non sarebbe aumentata se vogliamo tener conto dei dati statistici. I 183 casi raccolti da BARRATTEJ, MARTINET, MURCHISON, BRIEGER, danno 16 morti, vale a dire il 17 per 100 di mortalità, cifra che non è inferiore a quella comune del tifo. Nei pochi casi osservati da me, pure avendosi un aggravamento nell'andamonto dell'infezione, non si ebbe mai esito !eta.le.

** * quale influenza la

Per comprendere febbre tifoide possa esercitare sulla gravidanza è necessario riferirsi alle ultime ricerche sulle vie di trasmis· sione del bacillo tifico e sul meccanismo dell'infe· • z1one. Per ciò che riguarda le vie di trasmissione l'esempio di Roma, dice il GUALDI (1), serve a dimostrare come la teoria dell'accqua ha perduto il valore assoll1to attribuitole dalla epidemiologia moderna. . Infatti, nè nell'acqua l\'larcia, nè nella Vergine, nè nella Felice egli è mai riuscito a trovare germi patogeni sebbene il numero dei germi oscillasse da O a 20 da 800 a 420 per eme. Solo nell'acqua Felice si sono trovati dei bacilli del gruppo dei coli simili al tifo nel 1896 e nel 1899 si trovò pure lln bacillo rosso patogeno per le cavie, pei conigli e pei polli (2). Ma bacilli del tifo non sono mai stati riscontrati in nessuna delle tre acque di Roma. Nè, prosegue il GuALDr, nell'esame delle acqt1e dei serbatoi che all'apparenza sembra,rano più ltt· ridi, è stato possil)ile isolare il bacillo del tifo, però 21 volta fu isolato il b. coli. Esclusa dunque, almeno per Roma (3), una partecipazione dell'acqua

La donna si levò di letto venti giorni dopo il \rt1otamento dell'utero, 40 giorni dopo l'inizio della febbre, l'aborto dunque e le manovre inerenti alla sua provocazione non esercitarono una influenza notevole sul decorso della infezione. Tuttavia ogni q11al volta una febbre tifoide ~i svilupperà nel corso di llna gravidanza, molti saranno i problemi che si affaccieranno alla mente tanto dell'ostetrico che del medico pratico. Quale sarà l'influenza che la gravidanza eserciterà sull'infezione? E quale qt1ella dell'infezione sull;i gravidanza~ Quale sarà il destino del feto sottoposto da lln lato alle alte temperature, dall'altro all'azione delle tossine battericl1e '? In quali casi potrà essere indicata la pro· ,~ocazione dell'aborto e del parto prematuro ~ E quale pericolo correrà la donna di una infezione })lterperale ne1 caso in cui l'aborto o il parto pre111aturo saranno provocati o si effettue~·anno spon· taneamento in conseguenza .all'infezione? Quali inodificazioni dovrà apportare il medico alla c11ra (1) Opera citata, p. 155. . . tl el tifo pel fatto che si è s'rolto nel corso di una (2) Opera citata, p. 150. g ravidanza? Quale dovrà essere la condotta dell'o· (3) In una piccola città delle ~Iarche si manife tò :.:; tet.rico n el caso di lln aborto o di un parto improvvisamente una grave epidemia di tifo limi· tata a una zona risti etta di case. Dalle ricerche prematuro ? fatte sopra lnogo si potè constatare che tutte le l18\


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potabile alla diffusione d el tifo, è indubitato che - parte delle vclte, n el secondo settenario della ma· lattia, possiamo ammettere che lln periodo di 4.;) una delle principali -vie di trasmissione è il con· tatto da persona a p er sona, in una parola il contagio giorni sia n ecessario p erchè si producano n ei villi diretto. Tutte le donne g ravide, affette da tifo, os· coriali le alterazioni n ecessa.r ie a dare passaggio ai servate da me, avevano assistito i loro bambini bacilli Eberthiani dalla circolazione materna a qt1ella presi da questa infezione. In questo caso la tra· placentare. smissione avvenne indubitatamente o per le feci o P er m olto tempo si è ammesso ch e l e contrazioni per le urine, che, come è stato dimostrato anche dell'utero e la morte d el feto fossero dovute all'alta dal GUALDI, sono conta.giosissime; queste anzi satemperatura, ma dopo ch e DOLÉRIS e DORÈ hanno r ebbero p el numero enorme di bacilli tifici, assai provato che l'alta temperatura sola , quando non sia più pericolose delle feci e forse la sorgente princi· accompagnata d a infezione, non è s ufficente a pro· pale dell'infezione. Altre vie di propagazione sono v ocar e la morte del feto, sembra più cou sono alle costituite dal latte, dal burro e dalle verdt1re cr11de. v edute moderne attribuire le contrazioni dell'utero Finalmente, prosegu e il GUALDI (1), i bacilli tifici e la morte stessa del feto alle tossine elaborate dai r esistendo alla essiccazione, possono elevar s i in pulbacilli tifici. viscolo intorno al malato ed esser e inspirati da E poichè è la q uantità d elle tossine circolanti ch e determina l'alta temperatura, lo s tato del polso e del altre persone, dimodochè pt1ò dirsi che trattandosi di un bacillo che può infettare tanto umido quanto sistema nervoso generale, da tutti questi dati po· disseccato possono chiamarsi in giuoco tu tti i vei· tremo arguire e trarre il giudiz~o prognostico sttl coli d'infezione conosciuti. Il b acillo si diffonde con proseguimento o n o della gravidan za. una grande rapidità in tutto l 'org;.inismo. Negli in· M entre n el vaiuolo emorragico, n el colera, n ella dividui, morti n el p eriodo iniziale o n ell'acme del p olmonite l'aborto avviene quasi sempre, nel tifo tifo, EBERTH lo riscontrò p er primo n ell'intestino, invece, per quanto ci risulta dalle statistiche, non si avver a che n ei due terzi dei casi. Anche per n elle ghiandole mesenterj ch e, n ella milza, n el fegato, questa infez ione, per altro conviene ten er conto del n ei• r em.• La plac·enta non costituisce llna barriera insupe· genio epidemico dell'anno ed è probabile ch e nello rabile alla invas ione di questo bacillo, poichè 0HAN • epidemie leggere l'aborto si compia an cor pil't di TEMESSE e WmAL lo trovarono n ei feti di un a r arlo p er le ragioni ch e abbiamo esposto precedenca·y ja inoculata e lo stesso EBERTH n el sang11e di temente. feti provenienti da donne affette da tifo. Come ho già detto l'aborto si ~vvera più frequen · ~Ia qual è il meccanismo con cui questa trasmis· temente nel secondo setten ario della malattia ; alsione si compie dalla m adre al feto '? Nelle forme quanto più di rado, sembra, n elle donne curate col ,, tifiche leggere è probabile ch e la placenta opponga m etodo del Brand ma la differe11za sarebbe mi· • 11n ostacolo insuperabile alle invasioni microbiche. n1ma . . L o proverebbe il fatto, da tutti con statato, che n elle L'aborto non esercita sempre un'influen za sfavo· infezioni a decorso breve e a. t emperatura non r evole s ulla febbre t ifoide come aYvien e per la troppo elevata, non si hanno nè contraziolJ.i del· pneumonite, p el vaiuolo e pel colera. Per lo piiL nel l'ute ro, n è emorragie, ch e la gravidanza prosegue momento in cui si determina l'aborto, la febbre si il suo corso e ch e il feto nasce a t ermine e bene eleva p er abbassarsi quando il prodotto del conce· s'riluppato. Nelle infezioni g ravi in,rece, per l'azione pimento è stato esp11lso, specialmente se la perdita dei bacilli tifici e delle tossine da essi elaborate, si di sangue è stata grave. !la in q11est'ultimo caso hanno dapprima lesioni dei villi coriaJi ed emor· si può avere anche il collasso e 11n aggra.va,mento ragie, poi invasione del feto stesso, morte d i q t1esto s11l decorso ulterior e dell'infezione. e finalmente espuls ion e dall'11tero del prodotto del concepimento. Tenendo ora conto tli q uesto fatto, *.*X. ' Poichè i veicoli principali dcll'infe~iono souo lu ch e il bacillo del tifo i1on comparisce n elle feci , .. erdu.re crt1de, il latte e in casi speciali anch e lo })rima della 6a.7a giornata e ch e ral'amente le 1u·ine acq11e, sarà opportt1no che la llonna incinta non contengor10 bacilli tifici p rin1a dell'8a giornata e faccia. uso di qu este sostanze se non q11and.o al>che d'altra parte l'aborto si· compie, ]a maggior b iano subito l'ebollizione. L e precauzioni dovra,nno famiglie d ei colpiti èi.v·e,rano attinto acqua ad una esser e ancor pif1 rigorose q11ando un caso di tifo fontanella, p11bblica inquinata per la v icinanz.a di siasi sviluppato n ella stessa, casa, o n ella famiglia un pozzo n ero. (1) Opera citata, pag. 157. istessa e specialmente in lln bambino. In tutti i ~ '19,

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IL POLICLINIOO

casi osservati da me, le donne avevano contratto l'infezione assistendo i loro bambini ammalati di tifo. Il contagio quindi avvenne o per contatto di· rotto o per mezzo delle feci e specialmente delle tieine, che, come ho già detto, contengono una quan · tità enorme di germi. La disinfezione accurata delle · mani, dei liquidi escrementiz i, della biancheria, degli ambienti, non sarà mai abbastanza raccomandata per impedire lo sviluppo di una cosi detta epidemia domest.ica della quale anche in Roma si sono avuti ripetuti esempi. Sviluppata l'infezione, il trattamento non sarà diverso da quello che si metterebbe in opera, dato che la gravidanza non esistesse. Quando la febbre si eleverà al disopra dei 39° non si avra difficoltà a far uso del bagno f1~eddo. In genere, in qt1esti casi si esita ad applicarlo nel timore che possa provocare l'aborto. Ma dalle statistiché risulta in· vece che, tanto la mortalità materna, quanto il nomero degli aborti, è piuttosto inferiore nei casi in cui il bagno freddo è stato adoperato. Il bagno freddo, è bene ricordarlo, ha il grande vantaggio di abbassare non solo la temperatura, ma di esercitare una benefica inflt1enza sul sistema nervoso, calmandone la eccessiva sensibilità, Sll~li organi clel respiro provocando inspirazioni forti e profonde ed e'ritando le complicazioni bronchiali e polruonali, sulla pelle favorendone la traspirazione e l'elimi· nazione di sostanze tossiche. Naturalmente il me· todo rigoroso del Brand dovrà essere alquanto mi· tigato secondo le circostanze, e allora si avrà 1ma azione sedativa anche sulla stessa fibra uterina. Abbiamo vednto che nei due terzi almeno dei casi di tifo in gravidanza, l'aborto a'' viene sponta· neamente, quin.di abbastanza frequentemente. T11ttavia vi saranno dei cas~ in cui la pro,rocazione dell'aborto s'imporrà come l'Unica via per salvare la madre. Oltre che nei ' 'omiti incoercibili, svoltisi sotto l'infl11enza di una, tossiemia tifica, come nel caso estesa1n0nte riportato cla me, l'interruzione della g1·avidanza sarà inùicata quando si avrà llna invin· cibile ripugnanza al cibo, anche n<?n esistendo vomito, come pure ho avuto occasione .di osservare ; n ei casi di nilbuminuria semplice febbrile da tifo dipendento da leggera degenerazione parenchimatosa, d oi reni e finalmente nelle forme gravi renali del tifo addominale. Quando i dolo1·i e le perdite sangtligne indicheranno tlno scollamento dell'ovo, tliversamente dal modo con cui ci comportiamo nei casi norma.li, cercheremo di affrettare, per quanto sarà possibile, il vuotamento dell'~tero . E ciò perchè scollamento dell'ovo e perdite sanguigne significano (2())

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FASO.

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lesioni dei villi placentari per opera delle colonie bacillari, invasione della placenta e del feto e nes· suna probabilità da parte di questo di potere vivere. Se il vuotamento dell'utero non avvenisse rapi· damente, l'intervento immediato sarebbe indicato, perchè la perdita di sangue non farebbe che au· mentare lo stato di adinamia proprio di questa in· fezione e perchè i seni venosi placentari e la pla· centa stessa, già in parte distaccata ed infetta, presterebbero un favorevole terreno di coltura ed altri microrganismi e specialmente allo stafilococco e allo streptococco. In tre casi, nei quali sono do· vt1to intervenire per aborto incompleto nel decorsq di un tifo e nei qua.li l'estrazione della placenta e il raschia.mento dell'utero furono immediati, com· plicazioni puerperali non si ebbero mai, ma bastano le osservazioni di HECKER, di GuSSEROW, di SPILLMANN, di FRANKEL per dimostrare che esse possono avvenire e che, per conseg11enza, non con· venga in questi casi esitare ad agire con energia. Per solito la piccola operazione viene sopportata bene. La cloroformizzazione non è necessaria, ma sarà bene praticare qualche iniezione di caffeina o di olio canforato p er sollevare le forze del c11ore che, sotto l' a:&ione del dolore, tendono ad indebo· lirsi. Poche ore dopo l'atto operativo la temperatura, per solito, si eleva di un grado o t1n grado e mezzo, ma ben presto torna. a riabbassarsi per riprendere quella del corso normale dell'infezione. Conclusioni: 1° La gravidanza, non solo non confeI"isce alla donna alcuna imn1uuità per l'infezione tifoide, ma all'opposto di quanto ammettevasi lln tempo da alcuni autori {NIE:YIEYER ROKITANSKI) la rende più di· sposta all'infezione stessa. Ciò si è potuto almeno osservare in queste l1ltime epidemie di Roma ed è da attribuirsi alla minoro resistenza organica, alla diminuzione del valore emoglobinico o globulare del sangue indotto dallo stato di gravidanza. 2° La frequenza dell' aborto è proporzionale alla gravità dell'infezione. 3° L'espletamento dell'aborto e del parto pre· matl1ro, a differenza di quanto si osserva in altre malattie infetti ve (pneumonite, vainolo, s"arla.ttina) non modifica in generale l'andamento dell'infooiune. 4° L'indicazione d i una interruzione della gra· vidanza può- sorgere nel decorso di un tifo, quando, per fatti tossiemici, si abbiano lesioni a carico dei reni, vomito intenso e ostinato, estre.ma difficoltà alla nutrizione. 5° Appena si presentino i primi segni dell'a· borto o del parto prematuro, c6mpito dall'ostetrico


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è di affrettarne l'espletazione e di proc11rare il vi10·

tamento rapido e completo dell'utero, p erchè r esidui placentari o decid11ali non diano adito ad altre in· fezioni. 6° Tanto l'interr11zione della gravida!1za quanto il vuotamento e il raschiamento dell't1tero non esercitano, in generale, alcuna influeuza sull'infezione tifoide che, ad eccezione di una temporanea elevazione di temperatura, prosegue il suo corso tipico regolare. Roma, luglio 1903.

NOTE DI MEDICINJ.t\ SCIEN'l IFICA 1

Ricerche sul rica1nbio iuateriale nell'infezione tifoide. Contributo di 6 casi. (P11bblicazioni del R. Istituto di studi superiori pratici e di p erfezionamento in Firenze. Sezione di medicina e chirurgia. Società tipografica fior entina, 1903). I dottori BADUEL, DADDI e MARCHETTI hanno fatto in 6 casi di tifoide delle ricerche per studiare il bilancio dell'azoto e dell'acido ·fosforico, il grado di assorbimento per le sostanze azotate, i grassi e l'acido fosforico e lo zolfo orinario. I risultati delle ricerche sul bilancio ' rennero sommati di tre in tre giorni, perchè non sfuggissero le piccole modificazioni di ricambio in rap· porto all'evoluzione del male. Le conclusioni di queste ricerche sono: 1° che nel periodo febbrile, con una dieta ade· guata, non abbondante, si può avere· nei tifosi un buon assorbimento delle sostanze azotate, grasse ed in genere dell'acido fosforico; 2° che n el periodo febbrile si verifica una di· mint1zione dei processi ossidativi dell'organismo; 3° che persiste il paralle]jsmo natura.le fra l'a· cido fosforico e l'azoto anche durante il periodo febbrile; 4° che nei primi giorni della convalescenza si verifica una tendenza a continuare n ello squilibrio del bilanc:io, che è però molto lieve, proporzionata al leggero deficit del periodo febbrile, e di breve d11rata; 5° che negli stadi avanzati della malattia e specie quando questa si prolunga, la scomposizione dell'albumina è meno attiva in rapporto a quanto avviene n ei primi periodi; 6° che nella convalescenza si osserva una ri· tenzione discretamente copiosa di azoto e di acido fosforico; 7° che nel periodo febbrile come in quello del· l'apiressia, anzi in qi1esto talora con maggiore in· tensità, si osserva un a11mento del qt1antitativo degli eteri solforici orinari in confronto col qt1an· titativo dello zolfo acido totale;

8° che la dieta, quale viene impiegata nella Clinica di Firenze n ei tifosi, risponde perfettamente a q11elle esigenze di economia richieste dalla spc· eia.le infezione ed evita gli inconvenienti che, nu· merosi, vengono registrati per altre diete.

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sangue ed il rican1bio nella cianosi congenita.

Il dott. CALABRESE ha avuto occasione di studiar& due casi di cianosi congenita, l'uno di 21 o l'altro di 9 anni, nei quali si do,rette s~ab ilire la diagnosi di stenosi della pulmonare con perfora· zione del setto interventriC'olare. Siccome in entran1bi era classica la iperglob11lin, (9,890,000 nell'11no, 7,176,000 nell'altro) 1 A. ha cer· cato di portare un contributo alla genesi di essa, vale a dire di stabilire se si tratta di iperglob11li:.t relativa od assol11ta. Ha st11diato il modo di comportarsi d ei globuli rossi di fronte alle soluzioni cloro-sodiche (resi· stenza) e nello stesso tempo indagato circa il po· tere colorante, il diametro dei glob11li, la presenza di globuli colorati a fresco col bleu di metilene, il p11nto di congelamento (crioscopia) del sangue e delle urine, la densità del sangue e del siero, il residuo secco, le ceneri, i clort1ri, l'alcalinità. , del siero, il pot&re agglutinante ed emolitico del siero. Studiò pure con i metodi più esatti il ricambio azotato e la scomposizione e l'assorbimento dell'albumina. . Le conclusioni a cui è giunto sono le seguenti: 1° si trova aumentata la r esistenza media e massima dei globuli rossi, r estando pressochè immutata la r esistenza minima; 2° si trovano globt1li rossi di diametro mag· giore del normale; 3° si trovano parecchi globuli colorabili a fro· sco col bleu di metilene; 4° il p11nto crioscopico del sangt1e è normale dopo a"\rer fatto attraversare il sangue cla tma corrente di ossigeno, molto elevato senza di questo trattamento; 5° la densità del sangue è crescit1 ta, imm11tft tn quella del siero ; 6° è cresciuto il r esid110 secco, la qt1antità clell e ceneri e dei cloruri ; 7° l'alcalinità df:'l siero del sangue è normale~ 8° scarso potere agglutinante del siero sopra, i globuli di uno fra tre individui sani; 9° nessun potere emolitico. Ora, non potE-ndo attribuire l'a1nnento della r o· sistenza dei globuli all' azione dell'acido carbonico, che anzi cercherebbe di diminuire la r esistenza• . nè all'azione di sostanza tossica o 11oci\ra, p er ch è in tal caso sarebbe modificata la r esistenza minima nello stesso senso delle altre due, l'.A.. hn. conclt1so che poteva attribt1i1·si ad esagerata attività llegli


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IL POLICLINICO

organi emopoietici, stimolati dall'eccesso di acido carbonico nel Sctngue. Sarebbe quincli una iperglobulia vera o no11 già relativa, anche perchè mancano tutti i dati per étmmettere una concentraz.ioue maggiore del pl~tsma, e si trova aumentato il .d iametro dei globuli. Quanto alla spiegazione della cianosi ha con· chit1so che nè la miscela delle due specie di sangue, nè la stasi venosa generale possono da sole dare spiegazione tli tutti i casi. Ma bisogna tenere conto <lella difettosa ossigenazione del sangue (da qua · lunque causa prodotta) che determirta la iperglobulia: affollandosi i globuli nei capillari periferici, 1i dilatano, per ct1i viene a trovarai sotto la cute uno strato di sa11gue più massiccio, più sct1ro e ricchissimo di globuli. Sicchè, imperfetta ematosi, iperglobulia e dilatazio11e capillare periferica co~trib11irebb ero insieme a dare la cianosi congenita.

Dosatura delle sostanze colo1·anti dell'urina e loro valore diagnostico. In seguito a ricerche fatte sulle sostanze colo1·anti dell' 11rina, il dottor KLEMPERER (Berlr)1er kli1t. Woclt., 6 aprile 1903) attribuisce una grande importanza alla quantità di questi materiali escreti nell'unità di tempo (24 ore). Essi permettono di apprezzare il funzionamento del rene. L'urina normale contiene in quantità uote,role solo una sostanza colorante, l'urocromo; le altre sostanze (urobilina, uroerftrina, ematoporfirina) non sono visibili, allo spettroscopio che in certi casi patologici. L'A. l1a dtmque cercato di calcolare il co11tenuto (lell' nrina in urocromo, paragonando in lln reci· piente i11 vetro, a facce parallele; la tinta clell'urina con un campione che dava il valore di una sol11· zione di urocro1no all' 1 : 100 ottenuta artificialmente. In possesso di questo mezzo di apprezzamento clinico, il KLEMPERER ammette che l' urocromo prenda la sua origine in seno al parenchima renale. La sostanza colorante dell' urina è formata esclusivamente dal rene, per trasformazione della sostanza colorante del sangue. È infatti impossibile che l'urocromo, sostanza colloide, non diffusibile, possa attra.versare il filtro renale, permeabile soltanto ai cristalloidi. Dunque la sostanza colorante urinaria prodotta dal r en e, misura bene il lavoro proprio clel rene. Da varii studii comparativi fatti in soggetti sani e in individui affetti da vario malattie (nervose, digestive, cardiache, r enali) l'A. conclude che la prog nosi di una mal'1-ttia, accompagnata da 1111a di· min11zione anche considerevole delle urine, è benig 11a Re lo 11rinc sono cli tinta scura, perchè la pre.~~'

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senza di una grande qt1antità di urocromo indica il soddisfacente ft1nzionamento del r&ne. Per contrario, la, ùiminuzione clelle llrine llnita al pallore eccessivo di queste, comporta per le stesse ragioni funzionali una prognosi della più alta gra-vità.

PRATICA PROFESSIONALE •

Sintomatologia del 111orbo di Base•low. Nella Zeitsclzr1ft f. K!in . Medizin (XLVIII, fasC'.1-2) il dottor L . ·voN SCHROTTER riferisce t1n caso di gozzo esoftalmico notevole per varie particolarità, ' fra le altre per l'esistenza di una pigmentazione bruna disseminata in larghe chiazze sn tutta la sn· perficie del corpo, come pure per la presenza di una obesità considerev?le, esclusivamente localiz· zata alle ga1nbe, alle anche ed alla parte inferiore dell'addome, mentre lo sviluppo delle regioni superiori del corpo non presentava nulla di anorm2.le. La pigmentazione, in verità, era stata già osser· vn.ta coi vari casi di gozzo esoftalmico. Ma l'obesità parziale sollevava un prol)lema diagnostico tanto più delicato in quanto certi clinici, basandosi sui rapporti esistenti fra. il corpo tiroide da una parte il morbo di Basedow ed il mixedema dall'altra, hanno ammesso delle forme miste, caratterizzate dalla coincidenza, nel medesimo individuo, dei segni del mixedema e di quelli del gozzo esoftalmico. Dato ciò, l' A. ha tolto alla sua malatn parecchi frammenti di pelle, col tessl1to sottoc11taneo, per de· terminare la natura dell'ispessimento dei tegumei;iti; egli ha riconosciuto in tal modo che si trattava di una adiposi pura, senza traccia. cli degenerazione mixomatosa e senza il minimo edema; la durezza del tegumento proveni,ra dalla tensione della pelle, per via dell'i11filtrazione di grasso negli strati sot· todermici. Si aveva, dunq11e a che fare semplice· mente con un morbo di Basedo1'·, accompagnato da t1na proliferazione locale del tessuto adiposo, senza che nulla deponesse in favore di lma forma mista di mixeàema e di gozzo esoftalmico.

Mioclonia ed epilessia. I dottori GJLBEH.T BALLET e PA UL BLOCH han110 presentato alla Société de N e1irologie cli Parigi l1na malata di 17 anni, che dall'età di 12 anni è affetta, in modo intermittente, da scosse miocloniche degli arti superiori ed inf~riori. Queste scosse si produ· cono sempre o la mattina o nella notte, quando la malata si leva per urinare. La inalata ne ha pienn, coscienza perchè le scosse non sono mai accompa· gnn,te da perdita <lel]a conosco11zfl.


[ANNO IX, F .A.SO. 50]

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SEZIONE PRATICA

La natura di questa mioclonia è stata pel' lungo . tempo disconosciuta, ma è di'renl1ta evidente quando, q11alche mese fa, la giovanotta ò stata presH,, la notte, da una crisi epilettica decisa. Le scosse n egli epilettici non sono molto rare nell'inter,rallo, prima o dopo gli accessi (HERP1N, DELASIAUVE; FERÉ, RUSSEL, REYNOLD, SEPPILLI, LUGARD, MA URICE DIDE, ere.), benchè la loro im· portanza e la frequenza loro siano state passate sotto silenzio in molte descrizio11i dell'epilessia, an· che recenti. }la il fatto che risulta, netto, dalla osser,razione di BALLET e ·BLOCH e da quelle di altri casi citati dal BALLET è la po~sibilit à della comparsa della n1ioclonia lungo tempo prima dellA manifestazioni classiche della epilessia, fatto che è importante co· noscere dal punto di vista d ella diagnosi di natura di certe scosse mioclonicb.e, che sono d'altra parte, come le altre forme del male comiziale, felicemente influenzate dai bromuri.

Il riftesso di Babinski nei bambini. Il dottor A. LEVI ha testè comunicato alla Bo· ciété de Neurologie, di Parigi, le s11e ricerche fatte su 166 bambini. Eccone le conclusioni: 1° Alla nascita l 'estensione degli alluci è la regola quasi generale, la flessione la gran,dissima eccezion:e ; 2° Dopo 3 anni la flessione è la r egola, l'esten· sione l'eccezione, senza però avere il medesimo va· lore diagnoHtico certo che ha nell'adulto; 3° Fra uno e tre anni di età l'estensione è ec· cezionale all'infuori dei due casi seguenti : A) nelle affezioni del sistema nervoso; B) in casi di disturbi profondi della nutrizione gonerale. Per ciò che riguarda le affezioni del sistema nervoso, si noti che l 'estensione dell'alluce nun ha lo stesso valore che ha nell' adulto, perchè il fascio pirarnidale appena terminato pare essere molto più sensibile che nell'adulto agli attacchi patologici e specie a quelli di natura tossica. Riguardo ai disturbi della nutrizione generale, questi paiono avere per corollario in quasi tutti i casi un ritardo nello s'riluppo del fascio pira· midale; 4° Verso il 5° o 6° mese sembra sparire in ge· nerale, n el bambino normale, ·salvo eccezioni indi· viduali, l'estensione degli alluci ; un periodo di transizione è spesso marcato dall'estensione intermittente e dall'estenE:done llnilaterale ; 3° L'estensione degli alluci pare sparire presso a poco verso la medesima epoca nella quale spa· risco l'atteggiamento spasmodico speciale dei neo· nati : entrambi i segni indicano infatti l'incompl eto sviluppo del fascio piramida,le e, se si prolungano, costituiscono il quadro quasi perfetto dolla sin· dron1e di Little.

segnala finalmente l'esistenza affatto ecce· zionale di un riflesso « in abd11zione » delr c-tll11c~, senza potern ' stabilire jl valore diagnostico. LEVI

Ipertrofia cerebrale. Il dott. SCHICK (Jalirb. f KiNderlteillr., aprile 1$)03) descrive il q11adro della ipertrofia cerebrale del· l'infanzia. La malattia .è per lo più. congenita ed ereditaria . Anatomo-patologicamente è importante che il li· quido cerebro-spinale manca affatto e che spesso è persistente il timo. Una sintomatologia caratte· ristica non esiste, ma s11bito dopo il. parto si hanno stati con"'\rulsivi diffusi, con diminuzione della co· scienza ed abbassamento della pressione. cerebro· spinale, eventualmente con resultato affatto n egativo della pt1ntura lombare.

Ronzio d'orecchi nei neurastenici. I ronzii d'orecchi nei neura stenici sono intesi nella testa e non nelle orecchie: l'udito è normale. Essi sono spesso attenuati dopo un viaggio in strada ferrata, contrariamente a ciò che si osserva per i ronzii legati alla sclerosi del timpano.

APPUN1Itl DI 1ItB1l.APIA Metodo per fare l'antisepsi intestinale con lavaggi di sublimato co1·rosivo. Dai risultati di esperienze fatte dal prof. GAUDlT· CHEAU, si ricava che dopo un'ora o poco più dal· l'ingestione di sublimato corrosivo in un cane trattato con ipodermoclisi e purganti, la qt1arta parte circa del veleno ha attraversato l'intestino per es· sere eliminata dall'ano, e che un terzo, contenuto, ancora assai diluito, nell'intestino, è emesso sotto l'influenza evacuatrice del purgante. Crede perciò GAUDUOHEAU che si possa applicare senza timore un m etodo di lavaggio antisettico intesti11ale, da lui immaginato, utilizzando l'intervento di tre fattori fisiologici e cioè : I. La previa r eple.i io1te del sistenia circolatorio. La forte quantità di liquido introdo tta sotto cute determina dopo un certo tempo una ipertensione vascolare generale e dei vasi intestinali in parti· colare; tale replezione del sistema sanguigno ha per scopo di opporre un certo ostacolo all'assorbi· mento. II. L ' eli1ni1iazio1te per via rettale del veleno as· sorbito. Un certo assorbimento ha luogo malgrado l'ipodermoclisi ed il purgante, ma sappiamo cl1e quando si trova nel Sèingue tln liquido di la, "Vaggio contemporaneamente ai veleni, questi veng_ono pii1 facilmente eliminati. L'ipodermoclisi d1mque, oltre t23)


1592

IL POLIOLINICO

che a diminuire l'assorbimento, mira anche a facili· tare l'eliminazione renale. III. L'azione di uri parga1tte. Il solfato di soda determina una esagerazione dei movimenti peristal· tici e diarrea; ambedue questi fenomeni fisiologici vengono utilizzati per l'evacuazione più rapida del . veleno, che in tali condizioni può percorrere 1' in· testino in 11n tempo relati 'ram ente breve. Si comprende come si debba in pratica essere cauti nell'antisepsi intestinale con st1blimato, per i pericoli chè possono derivare dall'accumulo di _gue· sto veleno nell'organ~smo. GAUDUCBEAU ha preci· samente l'intenzione di ov-viare a tale inconveniente con i mezzi esposti, a1lmentando la certezza e l'in· tensità dell'antisepsi intestinale. l\'Ia un tale metodo non pare destinato a diffondersi e solo si potrebbe adoperare nel colèra indiano che, per il suo decorso rapido, doma.nda un intervento pronto ed energico.

Le abbondanti lavature intestinali nella cura della colite muco-membranosa.

Il processo piiL sicuro per la cura della colite mt1co-membranosa è rappresentato dai abbonda11ti lavature, che oltre a sbarazzare l'intestino dalle feci. e dalle m11cosità, esercitano un'azione modifi· catrice sulla mucosa intestinale irritata. Ma le lavature devono variare da malato a malato, sia in riguardo della pressione, della temperatura, della quantità e della natura del Jiquido, sia a seconda dello stato di contrattura, di spasmo, di atonia, di dolorabilità dell'intestino e della tolleranza dell'am· n1alato. Nei casi ordinari LANGENBAGEN usa una pressione di 20 a '60 cm., si serve di acqua bollita alla temperatura 'rariabile da 35° (casi con spasmo) ai 45° (casi con atonia) in dose da lln litro a un I i tro e tre q l1arti. Se qualche ammalato non risente alcun 'ran· taggio dalla cura, la grande m.aggioranza Yede sparire i dolori, i disturbi dispeptici, ecc. Se qt1alche volta la lavatura provoca spasmo, è da incolpa1·· sene non il metodo, ma un errore di tecnica (esa· gerazione di pressione). Le irritazioni intestinali non sono imputabili alla cura dei la,raggi, ma alla mala.ttia stessa, tanto è vero che si riscontrano anche in coloro che non usano le lavature. (Revue de tftérap., n. 12, 1903).

Un coll11ttorio di acido saJjcilico. L'acido salicilico, poco solL1bile nell'acqua, diviene più solubile quando venga associato con borato di soda: Acido salicilico . . . . . gm. 2-5 Borato di sodio . • . . . » 10-20 Glicerina . . . . . . » 50 A cqlta, distillata q. b. per 1000 c1uc. È c1ueRta 1111,ottima formula per coll11ttorio. (Pre8se n1érl., n. 52, 1903). 124)

fANNO

IX,

FASO.

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l).IMEDI NUOVI

La for1nalina nella

pe1~tosse.

Per il dottor G I u s E P P E D

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o N 1.

Non essendovi altra malattia contro la quale siano stati proposti e decantati tanti rimedi, come contro la tosse convulsa; e dopo che da essi non è stato possibile ottenere che una diminuzione nella inten· sità e nella frequenza degli attacchi, verrà accolto con giusta diffidenza qualunque nuovo metodo di cura. Se però io non avessi avuto occasione di speri· mentare largamente l'uso della formalina, e se non avessi ottenuto effetti assolutamente buoni non vorrei tentare i colleghi ad intraprenderne esperi· menti su più larga scala. All'uso della formalina nella pertosse fui spinto da una comunicazione del dottor RIPBANT fatta nel 1899, che assicurava essere tale medicinale per la tosse convulsiva quello che il chinino è per ln malaria, per la sifilide il mercurio. Fino ad ora della pertosse conosciamo che è d1 natura infettiva; ma ci è sconosciuto il germe pa· togeno. È indiscusso che luogo di predilezione di questo germe sono le vie aeree superiori, e più pre· cisamente la mucosa della laringe e della parte superiore della trachea. Di qui il fatto che la te· rapia ha sempre rivolto i suoi sforzi contro queste parti, facendovi gil1ngere direttamente con neb11· lizzazioni o con pennellazioni il rimedio che a pre· ferenza sf sceglie fra i disinfettanti. Nel novero di questi va inclt1sa la formalina che viene raccoma11· data come il disinféttante antisettico che è prefe· ribile per la s11a. innocuità e per la facilo applica· • z1one. Dal giorno dunque in cui la pubblicazione del R1PBANT mi capitò sotto gli occhi, cominciai a trattare con una soluzione di formalina i piccoli infermi, e subito ebbi a persuadermi in casi isolati che il rimedio effettivamente corrispondeva allo scopo, poichè in uno spazio di tempo compreso fra gli otto e i dodici giorni, salvo rarissime eccezioni, il malato guariva anche quando trattavasi di forma gravissima, fino con quaranta e più attacchi nelle 2~ ore. N all'estate del 1900 ebbi occasione nel com11ne di Percile di allargare le mie osservazioni in una non lieve epidemia di pertosse e trattai 155 casi con soluzione di formalina di titolo ''ariabile; se· condo l'età e la robustezza del bambino, dall'11no al due per cento. Adoperai il metoclo dolle pennellazioni ùella fa·


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1·inge che praticavo una volta al giorno, e solo di raro più spesso. In 125 casi in un tempo variabile dai sei ai quindici giorni otten;ni guarigione completa; in trenta casi il rimedio apparve di nessuna efficacia perciocchè la malattia si protrasse lungamente ed ebbe il decorso e l'esito che sogliamo osservare co· munemente. Inconveniente costante ho riscontrato in un vo· mito piuttosto intenso, che si v erifica poco dopo effettuata la pennellazione, se pure questo può ascriversi nel novero degli inconyenienti dal mo· mento che esso contribuisce all'allontanamento dei germi infettivi. Da allora ho continuato ad usare il rimedio sem· pre con successo e credo che i colleghi, sperimen· tandolo, non avranno che a lodarsene. Zagarolo, luglio 1893.

Perchè dunque i miei bambini legittimi SOll() così gracili, mentre i miei bastardi son belli e vi· gorosi 'I domandava Luigi XVI al suo medico. E questo medico rispondeva : « Sire, perch è voi date il meglio alle vostre amanti ed alla regina ..... il resto •. Ma la frase del confratello non era esatta. Egli non teneva conto dell'altro fattore, del fattore prin· cipale, la donna. Ora tutta o quasi la soluzione del problema sta in questa parte predominante della madre n ella • procreazione. È essa che dà ai figli l'eredità plastica, e si comprende come in fatto di plasti ca i re, o chi per loro, sapessero e potessero scegliere, quando andavano alla ri cer ca di un'amante.

V.A:R:tA

Consigli pe1· i medici nel tifo e nella dissenteria.

Tabe e matrimonjo. -

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SEZIONE PRATIOA

Il p1·of. PrTRES d i Bor· deaux ha riferito al Congresso internazionale di Madrid i;;u questo argomento . Egli ha detto che, meno casi affatto eccezionali, nei quali la tabe compromette le funzioni genitali fin d~l periodo attivo della v ita coniugale, i tabe· ti c i non sono infecondi ; ma essi hanno spesso ba,m · bini n ati m orti o morti poco dopo la nascita. Su 209 tabetici coniugati (148 uomini e 61 donne), dei ql1ali l' A . ha . studiato le storie, 42 sono rimasti assolutamente sterili e 167 h anno dato la luce a 483 bambini, dei quali 197, cioè il 41 °/ 0 , nati morti o morti in tenera età e 286 sopravvissut i. La tabe non è per sè stessa la causa determi· nante dell'enorme mortalita che colpisce la discen· denza dei tabetici, perchè i bambini dei tabetici che nascono prinia dell'esplosione de l.la tabe n ei loro ascendenti muoiono prematt1ramente nella pro· porzione del :l± 0 / 0 , mentre quelli che nascono dopo soccombono nella proporzione del 28 °/ 0 solamente. La vera, o, almeno, la prjncipale causa cli questa mortalità prematura è la sifilide, dalla quale sono stati prematuramente affetti i tre quarti circa dei soggetti che d iv·entano tabetici più tardi. I bambi11i dei tabetici che sono sfuggiti alla morte prematura si sviluppano normftlmente. Essi non paiono predisposti nè alla tabe, n è ad alcuna altra affezione dei centri nervosi, il che pro·va una volta di pilì che la tabe non è una malattia suscet· tibile di trasmettersi ereditariamente, sotto la forma si1nilare o sotto la forma d egeneratrice d egli ascen· denti o dei discendenti.

La parte della mad1·e. -

Per i re come per i semplici mortali, i figli legittimi spesso valgono meno di quelli che non lo sono.

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l\UBIUCA DELL'UFFICIALE SANITAl\10 ed. IOl-IEN"E

Con questo titolo è stato compilato dall'Ufficio sanitario dell'Impel'O di Germania, colla speciale collaborazione dei professori K1RCHNER e R . KocH e del dott. KRIEGER e diramato da pochi giorni a. tutti i medici tedeschi, un foglio volante ch e m e· rita sia fatto conoscere largamente an che ai medici it aliani. Eccolo p er intero riprodotto ai let tori del

Policlirtico: 1. De1tlldicia. -

Una lotta efficace contro il tifo e la dissenteria si può attuare solo se, oltre ai casi paten ti ed ovvii cli tifo e di dissenteria, v iene de· ntmcia to immediata.mente all'autorità sanitaria (chesarebbe il nostro medico provinciale) anche ogni altro caso sospetto di tifo o di dissenteria . Se all'arrivo del medico l'ammalato è già morto,.. si de,re del pari immediatamente denunciarlo al· l'autorità, e si deve an che porre c1u·a. che il cada· vere e gli oggetti d'uso del trapassato siano con· servati sino ad ulteriore decisione della rispettiva autorità, in una maniera da impedire l'estendersi della malattia. 2. Modo cl; co1ite1iersi nei casi sos1;etti. - Sino a che non si stabilisce cer ta la natura del morbo si devono usare nei casi sospetti di t ifo o di clissen· teria le stesse Juisure chEl_ nei casi manifesti. 3. Isola111e1ito dell'i1ifèr11io. - Si deve isolare l'in· fermo; quando è possibile, la sua cura de·y e affi· darsi a infermieri di mestiere. Se l'isolamento n ell'abitazione non è. possibile, si deve allora esi· gere che l' infermo sia trasportato in 11n ospA· dale pro1 visto di adeguati mezzi o in trn altro 1

(25)

I


1594

-

IL POLICLINICO

.adatto locale. Questo vale specialmente nel caso, -0he l'infermo dimori in tln albergo, in un istituto di educazione, di cur.a, in una prigione o simili, in una scuola, in una casa commerciale di latte, di cereali o di altri generi alimentari, oppure in una nave, o anche quando i parenti dell'infermo sono per esso in speciale modo minacciati (per esempio in grande mancanza di pulizia, di cura, e in pre· senza di molti bambini). Poichè gli ammalati albergano nel loro corpo, ancora per alcun tempo dopo la loro apparente guarigione, i germi epidemici e li possono evacuare colle loro escrezioni, essi dovrebbero rimanere iso· lati sin tanto che le loro deiezioni, in due ricerche • batteriologiche fatte con un intervallo di una setti· :mana, si sono dimostrate libere dei germi infettivi. 4. I s tr1iz ;o1te dei c;rcostanti l'i1tfernzo. - Il per· sonale di guardia e i circostanti l'infermo devono es· ·s ere avvertiti del pericolo dell'infezione e istr11iti sul modo di evitarla a base del bollettino del tifo e dalla dissente ria. In modo speciale essi sono da richiamare sulla scrupolosa disinfezione delle mani, e sulla necessità di astenersi dal mangiare nella camera del malato, evitando anche di lordare gli abiti e il pavimento con spruzzi delle escrezioni del· l'infermo. Con speciale insistenza si deve agire affinchè si allontanino in modo innocuo le evacuazioni dell'in· -fermo e l'acqua del bagno, come anche si ponga mano alle nece~sarie clisinfezioni. 5. Ricerca di z1 lteriori casi. - Se un medico in un l11ogo viene ad avere in cura t1n infermo di iifo o di dissenteria, è molto da desiderare, che esso ricerchi di stabilire la causa e la provenienza della malattia e veda se non esi~tano 11lteriori casi sospétti nel contorno dell'infermo o altrove nella località. Nella ricerca della provenienza della ma· lattia si deve pensare, che anche t1omini apparen· tementi sani, specialmente bambini, possono alber· gare nel loro canale intestinale la sostanza infet· tiva d el tifo o della dissenteria ed evacuarla colle loro escrezioni. 6. P er stab;li1 e la diag1tosi. - Se in tln caso so· spetto non sono sufficienti p er stabilire la diagnosi i fenomeni osserva,ti, fa duopo che il medico spe· disca alla più prossima località adibita a tali ricer· che saggi delle evacuazioni e nel sospetto di tifo anche dell'orina, con dettagliata notizia delle circostanze. Oasi dubbi di tifo e di dissenteria spesso si possono, persino a guarigione compiuta, stabilire mediante la prova del siero. A tal uopo si deve possibilmente in ogni caso procurarsi un po' di 120\

LANNO IX, FASO. 50J

sangue mediante puntura nel lobulo dell'orecchio o nel dito e raccoglierlo in capillari da linfa. Questi poi si devono spedire, ben condizionati, alla stazione di ricerca. In molti luoghi esistono già tali labora· torii pubblici, in cui si esegue gratuitamente l'esame, il cui risultato vien tosto comunicato al medico. Alle medesime stazioni saranno da spedirsi anche le evacuazioni di quelle persone, che, sebbene sane, sembrano sospette al medico di servire come ospiti alla sostanza infettiva. 7. Sperliz ion,e del niateriale di ricerca. Per la spedizione dei saggi delle evacuazioni devono es· sere usati solamente vasi di ottima chiusura e di non troppo sottili pareti. Se non si hanno alla mano speciali vasi di spedizione, sono da utilizzarsi nel modo migliore bottiglie nuove di polveri o medi· cine. Le bottiglie debbono prima dell' llso essere state sottoposte da poco alla bollitura. Introdottovi il materiale di esame esse devono essere chiuse con tappi di vetro ben smerigliati o con t11raccioli di sughero recentemente fatti bollire e i · tappi si de· vono ricoprire con carta-pergamena inumidita. I vasi non devono essere la,Tati con un liql1ido disinfettante, come anche non si de·~,re a.ggiungere . al materiale da esaminare liq1tido estraneo di sorta. Alla spedizione si deve accompagnare un foglio, su cui sono da indicarsi : le singole parti della spedizione, la pretesa malattia, il nome, l'età, il sesso dell'infermo, il giorno e il luogo della malattia, la patria e il luogo di provenienza delle per· sone che vengono dal di ft1ori, il giorno e l'ora • • della presa del materiale di ricerca. St1 ogrti vaso si deve inoltre indicare il conten11to. Per la ·confezione del pacco, se non si hanno a disposizione speciali solide camicie adatte alle bottiglie, si devono t1tilizzare solamente cassettine so· lide, non cassettine da sigarj, scatole di cartone e simili. I vasetti vi si clevono i1npaccare mediante trucioli, fieno, paglia, ovatta e simili, in modo che giacciano immobili e senza che vengano ad urtarsi tra loro. Il pacco si deve legare con spago l'esistente, sug· gellare e munire dell'indirizzo chiaramente scritto della stazione di esame e della nota « precauzione ... Nell'invio per posta la spedizione si deve ese· guire come « pacco t1rgente ». Sopratutto, sia nella presa del materiale, come anche nel condizionare il pacco e nella spedizione del materiale, sì deiTe evitare ogni perdita di tempo, poichè a1trin1enti cade dubbio sul risultato dell'esame.

Annotazione. - Come mezzi disinfettanti sono raccomandati: · 1. Acqna cresolica alln11gata. - Per la sua


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SEZIONE PRATICA

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preparazione serve la soluzione del sapone creso· lico (Liquor Cresoli saponatus della farmacopea te· desca). L'acqua cresolica allungata si ottiene me· scolando una parte in peso di soluzione di sapone cresolico con 19 parti in peso di acqua e scuote1ldo la miscela (cioè circa 4 cucchiai di soluzione ere · -solica sapo.nata su un litro d'acqua). Le deiezioni, l'orina e simili vengono a scopo di disinfezione esattamente m escolati coll'acqua ere· soli~a _allungata in parti uguali. Tale miscela deve stare almeno un'ora prima di pot13rsi gettar via. 2 a. Latte di calce. - Per la sua preparazione si mescola una parte in volume di calce recente· · mente cotta e sminuzzata (Oalcaria zista, calce viva) con quattro parti in volume di acqua, e pre· -0isamente nel modo seguente: la calce si pone in un vaso adatto e poi si spegne con 3/4 di una parte in volume d'a,cqua, spruzzando e n1t1ovendola -0ontin11amente. Dopochè la calce ha assorbito l'acqua e in ciò si è polverizzata, s i mesce la me· desima coll'acqua rimanente sino arl ottenersi il latte di calce. Questo, se non si utilizza immedia· tamente, si deve conser vare -in t1n vaso ben chiuso -e scuotere prima di u sarlo. ùe deiezioni, l'orina e cosi via vengono a scopo di disinfezione esattamente 'IOescolate con parti eguali di latte di calce; tale miscela deve stare .almeno un'ora prima di potersi gettar via. · 2 b. Cloraro di calce. - Il cloruro di calce ha -solo allora una sufficiente a,zione disinfettante, quando esso è preparato di fresco ecl è conservato in vasi p erfettamente chiusi. La buona qualità del -cloruro di calce si riconosce al forte odore simile al cloro. Del cloruro di calce si aggiungono per la disin· fezione di deiezioni liquide due cucchiai pieni in polvere a 1/2 litro di deiezioni e vi si m escolano esattamente, smuovendo con · 11n mestolo di legno. Il liquido cosi trattato può essere allontanato dopo 20 mint1 ti. Per la disinfezione di un bagno ·Completo si d evono aggiungere all'acqua J: cucchiai pieni di cloruro di calce, mescolando con un ba· stone di legrìo. L'acqt1a del bagno così trattata può allontanarsi soltarlto dopo 1/2 ora. Dott. BAGLIONI.

Malattie degl; orga1ti ge1tito-uri1tari. Ili alattie ve neree: questo il titolo del terzo volume tparte 1 a), di circa 1000 pagine e con oltre 230 fig11re nel testo. Le malattie d egli organi genito-11rinari sono trattate in cinque grandi capitoli, come riportiamo qui appresso : I. Malattie del rene, della pelvi re1iale e degli ureteri, del prof. dott. S. RoSENSTEIN, rlirettore della Clinica medica di Leida. L' A. tratta dei d etti processi morbosi, i quali sono argomenti {ii somma importanza si per la patologia che per la diagnosi e la terapia, dal punto di vista della medicina interna: l'esame del rene, l'analisi chimica e microscopica dell'urina n elle diverse alterazioni renali, la descrizione di queste, la diagnosi e la terapia vi sono esposti estesamente; origina,l i ed improntati ai criteri moderni di Clinica medica eccellono i capitoli speciali sulla nefrite diffzisa acnta e cro1iica, sulla nefrolitiasi, sulle 1nalattie dei vasì re1irtli, sulle ectop;e e parassiti ct1ti1nali del re1ie.

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Splendido davvero è il capitolo II: Malattie della vescica uri1taria, del prof. KtJl\IIYIELL: è u11 capitolo proprio completo sotto ogni riguardo a cominciare dall'esame dell'uretra e della vescica, p el qt1ale non è tralasciato particolare alcuno d ell nretroscop;a e della cistosCOJJia, della tec1tica speciale di tale pra· tica, confortata da figure precise e nitide le quali riportano tutti i migliori istrumenti ed apparecchj, i fotogrammi clei reperti uretroscopici e cistoscopi ci, con la illustrazione completa dei procedimenti da seguirsi ~n codesto esame, che è fondamento d ella, diagnosi vera dei p1·ocessi morbosi dell'apparecchio genito-orinario, e guida sicura al trattam-ent?, agli inter1:e11,ti ch;rur,qici da imprendere, i quali sono tutti descritti minutamente ed in modo eminentemente pratico. Nulla 1ri è omesso di ql1anto possa occor· rere al medico pratico: cistiti, tamori e tubercolos;, lesioni trau1naticlie, corpi estra1zei e calcoli della vescica (con ottimi quadri sinottici dell'ULTZì\fANN, per la costitzizion,e ct;1iica dei calcoli vescicali, e del BARTELS, per le ferite della vescica); utilissimo ed originale ctffatto il capitolo delle 1tevrosi d ella ,~e • sc1ca. ,..

CENNI BIBLIOGRAFICI '

Prof. W. EBSTEIN e dott. J. ScH,VALBE. Manuale di medicina pratica. Ci1iqrie volumi in-8° grande, con più che due1nila figure. Prima traduzione italiana con note ed aggiunte originali alla edi· zionfi tedesca (Società editrice Dante .Alighieri, di G. Albrighi, Segati & C. - Roma e l\'Iilano).

A breve distanza dalla pubblicazione d el secondo volume - Malattie del sangue e degli organi emopoietici, dell'apparecchio digerente ed ·organi ann essi. Chirurgia dello stomaco, dell'intestino, del -fegato, ecc. ecc. - del quale dicemmo a suo tempo, in queste stesse colonne (vedi Policlin,ico, sezione pratica, n. 15, 1903) è apparso testè anch e il vo· lnnie ter.zo (parte 1a) del Mannale di 111edici11a pratica di EBSTEIN·SCHWALBE, opera pregevole ed llti· lissim~, g iudicata tale anche da illustri clinici di Italia.

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* * JADASSOHN, di Berna, si assunse la trai ·

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Il prof. J. tazione del capitolo III: Malattie e/ella prostata, del pe1ze e dell'nretra, del testicolo e clell'epididinio, del cordon e sperntatico e delle vesc;cl!ette se11ti1ta li. Dalle malattie della Cl1te dei genitali a.i processi infiam· mativi (specifici e no11 specifici) dell'uretra coi loro postumi e complicanze, a quella del testicolo e della prostata e delle vescichette seminali, rilevasi age· volmente il criterio del tt1tto /Jratico cui si informa l'autore nella sua trattazione, ove non è omesso verun dato (etiologico, diagnostico, ecc.) a che sca turisca da essi sic11ra e precisa l'indicazio11e del


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IL POLIOLIN .LOO

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tratta11te1ito da seguirsi, il quale è sempre descritto

Clinica dermo-sifilopatica di Berna ; la traduzioneampiamente, senza lacuna di sorta, a riguardo della italiana è stata curata ed arricchita di utili note· dal dott. V. MONTESANO, aiuto alla Clinica dermo· corrispondente tec1i;ca. sifilopatica del prof. CAMPANA a Roma. La prima parte è dedicata alla sifilide, la seconda Speciale considerazione merita altresìil capitolo IV: .D;sorrlin,i fz11i~io11.ali della sfera ge1,,itale mascltile, alle- malattie go1torro;c/ie ed all'elcosi ve1ierea. Cura del prof. FtJRBRlNGER, di Berlino, già noto pei suoi . speciale ha riposta l'autore nella diagnostica dellelesioni sifilitiche e segnatamente per quanto con· pregevoli la,rori. Questo capitolo; a nostro giudizio, cerne la rliagnosj differenziale delle lesioni medenon ha uguali in altri trattati di simil genere, nè sime, riass11mendo molto praticamente i dati necesitaliani nè stranieri. Promessi canni, pur completi, di anatomia e fisiologia delle f11nzioni degli organi sari in ottimi quadri sinottici; la terap;a delle ma· lat.t ie sifilitiche e gonorroiche, nonchè la profilasst genitali maschili, l'autore si occupa diffusame11te dell'onauisnzo, della 1tevrastenict sessnale e della di esse, vi sono svolte con criteri assolutamentesperniatorrea, della i11ipotenza (coeundi e generandi) razionali ed in modo .ampissimo. Il dott. V. MoNTESANO ha corredato il testo di e dell' asper1ttatis1no, e poi delle alterazioni patolo· ,qiclte dello SJJernia (a.zoosper1n;a, oligosperniia, aste- note buone ed utili, tenendo conto specialmente di 1ios1Jer11iia, 1tervos1Jer11iia); e tale trattazione acquista quanto si è fatto in Italia nel campo della sifilografia e della venereologia. importanza pratica grandissima dappoichè codesti La bibl;ografia di questo volume, con1e dei pre· · disordini funzionali ~ono pt1rtroppo molto frequenti cedenti, è davvero ricca e, in riguarclo alla sifioggidl ed il medico pratico di sovente incontra dif· ficoltà non lievi a form11lare diagnosi esat.ta e per lide, malattie gonorroiche ed elcosi venerea, è stata completata dal dott. MONTESANO, il qt1ale ha racdetta.re l'opporh1na cura. L'esame chimico e micro· colto i più importanti lavori italiani. scopico dei secreti delle glandule genitali, le note caratteristicl1e delle diverse forme _m orbose e via * dicendo, quali magistralmente sono esposti dal F-OR· ** Il presente volume - al quale seguirà fra brev-e. BRINGER, completano il corredo di cognizioni all'uopo un altro (delle lttalatt;e ('Zltauee) di cui è già apn ecessarie, o per lo meno le coordinano, sì che il me· parsa t1na parte - conferma pie11amento i giudizi dico pratico potrà trarre partito t1tilissimo nei casi dati ::;ull'opera dell'EnSTEIN pure in Italia: . . . . • pit\ e meno dubbi, s11i q11ali dovrà pronunciare il « l'opera » scri,re il prof. TOMASELLI, direttorest10 gi ndizio e p ei qt1ali dovrà attuare adatta era· della Clinica medica della R. U nivorsità di Cata· zio11alo tera]Jia. nia - « si stacca dai ta1iti coJ1ipendì consi1nit;, eri *. *:;e' appare r;o11tplessiva1nente zi1i lavoro tzitto affatto ori... La Gltirnr.r;ia rlegli organi genito-nrirt(tri masc/i;1; gi1iale. . . . . Agl; stzicl;osi delle 111ed;clte disc;p/inedel prof. LESER chit1de, completanclolo, il grande racco11ia1ttlo questo Manziale di 11iedic;na JJl'atica. • capitolo dell'appareccl1io genitale ed t11·inario del· 1'11omo. L'autore ha saputo compendiare in non UGHE'l'TI. Manuale clinico di diagnosi delle febbri~ molte pagine la cl1irt1egiH. rena.le e d ell't1retra e - 1903. Palermo, libreria Reber. degli t1reteri, della })rostata, delle vescichette se· L' A. ha inteso cli scrivere lln'opera essenzialmina.li, clel testicolo ecl annessi: argomenti la cui mente pratica e nessuna certo più di q nesta può semplice lettt1ra n ei trattati _speciali richiederebbe dirsi che corrisponda pjenamente allo scopo. tempo considere,role. Il LESER ha riunito in q t1esto La i)rima cosa che colpisce il medico al letto del capitolo le indicazioni, i metodi p el trattanLeuto malato è la febbre, manifestazione clinica che quasi cltiritrg ico dei processi morbosi dei s11indicati organi: mai fa difetto; Sl1bito dopo sorge il quesito: a che-

uef'rofo11i;a, 1te/'rol/toto11iia, 11efrecto1nia e 1iefropessia, i11ternenti in jJioue/'rife e pielonefrite, . in ueOJJlasnzi, lesiou i frarzntaliclie clel r ene, ope razioni n ell' epis1>arlia e n ell';pos1Jarlia, e per lesioni chirurgiche del· 1'11relra, per n eoplae::mi, i per trofia, ecc., dolla pro· stata, 1)er l 'idrocele, neoplasmi, ecc., clel testicolo (ablazio11e del testicolo, e\-ulsi.ono del vaso defe· rento) : insoru1na vi si trO,Tfl. la c/z;rnrgia COJlljJleta tlegli organi genito-l1rinari i11ascl1ili.

** * che -

L e .Jlala.t!ie veneree, come abbiamo rile· vato innanzi - formano argomento di questa seco11clct grande ser.ion e di questo volume III (parte I), sono trattate llal prof. J. J.~DA~ROII~, direttore della (2ql

è dovl1ta? Ora con i sussidi a disposizione della clinica la risposta non è molto difficile, ma con

tutto ciò il medico che non sapesse diagnosticareuna q11artana se non coll'esame d el sangue, un tifo con la siero -diagnosi o èon la cliazoreazione, llna tubercolosi con l'esan1e degli sputi, non sarebbe certo· lln medico. E questo ha avt1to di mira l'UGHETTI: tralasciare questi mezzi di diagnosi di laboratori<> e ricorrere alle pure fonti della clinica per far~ llna nosografia. clelle febbri quanto più com1)leta possibile. Dopo alc11ne nozioni generali che comprendo11<> tutte le generalità delle febbri con delle regole di batteriologia dia.gnostica, 1' . ..\.. passa alla parte dirò


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speciale. Nel capitolo « febbri d'infezione » dà i caratteri clinici e 18 curve della febbre nell' in· iluenza, tifo, febbricola, febbre enterica, sifilitica, malarica; in quello delle e febbri eruttive » parla. <lei comuni esantemi. Due ultimi capitoli son dedi· eati alle « febbri con localizzazioni interne » e quelle <li «natura indeterminata e nèr,rosa » , In queste pa· .gine il lettore troverà nozioni cliniche del più grande interesse, e molte suffragate da c·ontributi clinici personali dell'A., su ciò che rigt1arda la febbre nell'e11docardite, osteomielite, meningite, ecc., e sulla febbre epatica, uretrale, traumatica, anemica, iste· rica. Da tutto ciò non ci peritiamo nel raccomandare .caldamente il libro dell'UGHETTI il quale, all'alto -valore scientifico, unisce il pre~io di una edizione -elegante e distinta, a cui l' A. ci ha abitt1ato nelle :Sue altre opere e che ai giorni d'oggi costit1tisce veramente llna « rara avis ». a. p.

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AMMINISTRAZIONE SANITARIA

Atti ufficiali. Medico condotto. - È stato respinto il ricorso del dott. Giuseppe Campanelli, medico -oondotto di Accettura, avverso il decreto 18 maggio ll. s. del Prefetto di Potenza, con il qt1ale annulla· -vasi la deliberazione 22 aprile 1903 di quel Con· -siglio comunale, che portò da lire 255 a lire 800 annue lo stipendio del ricorrente, a decorrere dal 1° gennaio 1904. PAVIA. Personale dei nzedici provi1tciali. Il cav. dott. Giuseppe Sacchi, medico provinciale di Pavia, è stato delegato a rappresentare il Mini· stero dell'interno al II Congresso risicolo interna· ziona.le che verrà ten11to prossimamente a l\'Iilano. RO?rIA. Laboratori clella Sa1iità Pubblica. La Commissione giudicatrice del concorso per titoli a ire posti di coadiutore e per esame e titoli a cinque posti di assistente presso il Laboratorio di micrografia e bacteriologia e sezione annessa, è convo· ~ata pel giorno 10 corrente nei locali della Dire· 2ione generale della Sanità Pubblica. La Commissione stessa, con1e ft1 a suo tempo riferito, è composta : Per l'esame dei titoli dei concorrenti ai posti di coadil1to1·e, dei signori : Golgi prof. comm. Camillo, presidente, Santoliq11ido prof. comm. Rocco, Pala· dino prof. comm. Giovanni, Serafini prof. Alessandro, Oànalis cav. prof. Pietro. Per il concorso per i posti di assistente, il Di· rettore generale della Sanità Pubblica, commen· datore prof. Rocco Santoliquido, sarà rappresentato dal capo del Laboratorio di micrografia e bacteriologia prof. comm. Bartolomeo Gosio, all'uopo delegato. ACCETTURA.

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SEZIONE PRATICA

RISPOSTE A QUESITI _E A DOMANDE (2717) Sig. dott. S. P. da M. S. S. - L'assessore farebbe bene a dimettersi prima della nomina a medico condotto: se sarà nominato rivestendo an· cora la carica., ne dovrà essere subito pronunziata la decadenza in quanto che non è possibile ritenere la carica di consigliere comunale essendo stipen· diato del Comune. Per la carica di ufficiale sani· tario non è poi incompatibile l'altra di medico condotto, potendo entrambe esser e esercitate dal medesimo sanitario. ~2718) Sig. dott. G. V. da S. G. I. ~I. La pre· ghi~mo di ripetere il suo quesito sulla pensione indicando quanti anni di servizio Ella si troverà di aver fatti al termine del primo clecennio di contributo. (2719) Sig. dott. G. G. da A. - Sui piroscafi che trasportano emigranti non vi sono più medici di bordo indicati dalla Prefettura. Esiste solo il me· dico di marina come comn1issario governativo. Vi debbono però essere altri medici curanti assunti dall'armatore, di s11a libera scelta. Per l'imbarco del medico cli marina l'asstmtore del servizio paga solo le indennità competenti. Come è libera la, scel ta dei medici curanti, cosi è libera la co11trattazione. dei compensi, che vengono determi11ati in base alla durata del viaggio ed al numero d ei viaggiatori. (2720) Sig. dott. R . .A.. da R. - Il diploma lli perito medico igienista è abolito e, quindi, non ,,.i sono più esami per ottenerlo. Si fa ora il corso per ottenere il titolo necessario per la nomina all 11ffi· ciale sanitario. Esso si espleta. nella dt1rata cli mesi tre e si pratica quasi presso tutte lo Uni\er sità del Regno. (27:J1) Sig . dott. P . G. da :i\I. - Se il compenso • che riceve per la cura clei poveri le sembra osig110 può in sede di bilancio far istanza al Consiglio comunale per un congruo alrmento. Se non otterrà nl1lla potrà ricorrere alla G. P. A., elio prim a di decidere dovrà sentire il parer e del Consiglio pro· vinciale sanitario. Non possiamo dirle il compensò che Ella p otrebbe richiedere per il lavoro che sostiene per la c11ra di 600 famiglie povere, perchè ciò dipende da condizioni locali, che sfuggono al nos tro esame. Per la stessa ragione non si può definire esattamen te ch i debba intendersi pove ro, perchè, agli effetti cl ella cura. gratuita la poverti:t è relativa. cioè rife1·ibile all'entità della cura ed alla possicl enza della fa111iglia. Per la somministr·azione gratuita di m eclicinali non basta esser e incluso nella lista dei povPri del Comune, ma occorre il concorso delle altr e condi· zioni poste nello statuto dell'Opera Pia. P er otte · nere l'elenco dei poveri si rivolga al Prefetto. (2723) Sig. dott. S. V. da S. - Non vi ha bisogno di disdetta sei mesi prima per la eessazione della •

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IL POLICLINICO

carica di ufficiale sanitario, si scade di diritto con la, scadenza della nomina o col compimento dell'anno, se tr~ttasi di incaricato provvisorio. Il titcilo cl1e Ella possiede, è superiore a quello posseduto dal collega. Nel caso che la non1ina cada s11 lui può ricorrere alla IV Sezione del Consiglio di Stato od al Re in linea straordinaria. ' Doctor JUSTITIA.

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NOTIZIE DIVERSE XIII Congresso di Medicina interna. La riunione dei medici interni avrà luogo quest'anno a Padova dal 29 ottobre al 1° no· ,rembre. Oltre le relazioni su tre questioni nuove e importanti, sia scientificaµiente, sia per la pratica (1° L'individualità nella pato· genesi e nella etiologia dei morbi - relatori: Professori A. DE -.G rovANNI e L. GruFFRÈ; 2° L'immunità nelle malattie infettive acute relatori: professori L . LucA.TELLO e N. P A.NE; 3° .L'interruzione della gravidanza nelle ma· lattie interne - relatori: professori G. ZAGARI e V . AsooLr), sono già annunziate numerose ed impGrtanti comunicazioni sia pe1· gli argomenti che per gli autori. È assicurato così il largo successo del Congresso di Padova, cui hanno aderito clinici e studiosi d'ogni parte d'Italia. La presidenza sarà tenuta da S. E. B.A.C· CELLI. Possono intervenire tutti i medici, inscri· 'rendosi press~ il prof. Luc.A. TELLO (Padova) o presso il nostro giornale (Quota d'inscri· zione lire 10). FIRENZE. - Lunedì matti11a! 5 ottobre, nei locali clell' Accademia medico-fisica venne inat1gurato il

Il Congresso della Società italiana di patologia. Tra i presenti notati i più illustri dei nostri pa· tologi : Golgi, Foà, 1\Iarchiafava, Ban ti, Lustig, Bignami, Gt1arnieri, Bonome, Griffini, 1\Ionti, Bar· bacci, Pet1·one, Carbone. Dopo che il professore Pestalozza con belle pa· role porse ai congr:essisti il saluto della facoltà me· dica fiorentina, ebbero subito principio i lavori dell' adunanza sotto la presidenza dei professori GoJgi e Foà. Nella seduta antimeridiana furono lette interes· sa11ti com11nicazioni scientifiche dai professori Ci· rincione, Petrone, Centanni e dal _dott. C. Foà. La seduta pomeridiana fu occupata dalle comu· nicazioni della scuola romana di patologia, larga· inente rappresentata dal s110 capo prof. E. ~Iarchia·

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fava, dai professori Bignami e Dionisi, dai dottori N azari, Levi, Pende e Fichera. I temi s·v·olti dalla scuola romana furono i segt1enti : Dall'Istituto di anatomia patologica della R. Università di Roma. - 1\-Iarchiafava E. : Sulla scle· rosi delle arterie coronarie del cuore ; Dionisi A.:: a) Sull'induramento polmonare consecutivo a pol· monite cruposa ; b) Sulla cistite e ureterite cistica ; c) Sulla degenerazione policistica del polmone; N azari .A.: a) Contrib11to all'anatomia patologica del]a. tetania gastrica; b) Sulla paralisi ascendente acuta . di Landry ; Levi della Vida 1\f. : Sui sieri tossici specifici per le capsule surrenali. Dall'Istituto di patologia generale della R. Università di Roma. - Bignami A.: Sulle alterazioni dei centri nervosi consee11tive a lesioni cerebrali infantili; Fichera G-.: Sulla distribuzione del glico· gene in varie forme di glicosuria sperimentale; Pende N. : Le alterazioni delle capsule soprarenali in seguito alla resezione dello splancnico e all'estir· pazione del plesso celiaco. · La seduta terminò coii lln'importante relazione del prof. Foà sui sieri citotossici. . Nella seduta del 6 ottobre hanno fatto interes· santi comunicazioni i professori Luzzatto, Motta,. Coco, Cirincione, Centanni, Petrone, D' ~'1.rrigo, Carlo Foà, 1\1.archiafa,Ta, Dionisi, Barbacci, N azzari, Levi Dellavida, Pio Foà e Fichera. - Il secondo Congresso italiano di patologia ter· minò i suoi lavori mercoledì 7, e, prima di sciogliersi, proclamò la città di }filano a sede del n1· turo Congresso clte vi si terrà nella prima"'\rera del 1905, e diè l'incarico ai professori Foà e Golgi di stt1diare l'opportunità di un accordo con le Associazioni patologiche della Germania per trasformareil Congresso da nazionale in internazionale. MESSINA. - Nella prima quindicina del pros· simo novembre 1903 si adunerà il 3° Co1zgress()

nazio1iale ]Jer l'igiene clell' allatta1ne11,to e la tu.tela della pri111a infanzia. . CASSEL. - · Il 75° Congresso della Società dei lltedici e natrira listi tedeschi si è quest'anno riunito dal 20 al 26 settembre in Cassel, memorabile per l'immenso parco di Wilhelmshohe, il cui antico e colossale ca· stello, residenza estiva della famiglia imperiale, ac· colse nel 1871 prigioniero Napoleone III. Il concor3o da ogni parte della Germania, della. Svizzera e dell' .Austria è stato più che in altre cir· costanze numeroso, essendosi dato convegno contem · poraneamente nella medesima città l'.Assot~iazione per l'igiene popolare, la Società di temperanza e la Società patologica. . Numerose e interessanti sono state le conferenze, tra cui vanno specialmente ricordate le seguenti:

L'infl1ie1iza delle scienze 1iat1irali s11 ll' opini0-1ie re/i· giosa del prof. Ladenburg (Bres]a.via) - Sulla 1ier· vosità dei ntaestri e tlelle Tl'taestre del dott. Wich· mann (Harzb11rg) - La, lotta ro1it1;0 la tnbercolos_i del prof. Behring (~Iarburg) - L alcool conie al1-. nie1ito del prof. Rosemann (Bonn) - I1tjf11,enza di grandi qnantità di liqnidi snl c11o~e del pr?f. ~efer · stein (Gottinga) - Szilla de,qe1ieraz1one ered·1taria con· sec11tiva ad inflnertze sociali del prof. Alsberg (Ca~sel) - Valore e orga1iizzazione degli ospizi 1nariu1 del dott. Reller (Bonn) - Terapia del ~ranipo degli .sc.rit-· tori del prof. Zabludowsky ~erlmo) .- G1iar1gzo!ie del re1i11iatisnio articolare col szero a1it1streptococc1co del dott. Schmidt (Dres·da) - J111portanza sociale e politica dell'igiene del popolo del prof. Breit11ng (Co·

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burgo) - Effetti fisiolo,q;ci della lllce del prof. Ienscu (Breslavia) - .Resultati attuali delta terapia della lztce del prof. Bieder (Monaco) - L'ori,qine e la czira riel 11iale rli 1nare del dott. Cornelius (Meiningen) I distnrbi del so1i1zo del dott. Rehm (Blankenburg)

- Criteri e co1itrollo della guari,qio1ie della tnberco/osi polnionare del dott. P etrowski (Danzica).

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SEZIONE PRATICA

Superiore a qualunque aspettativa, anzi, senza punto esagerare, una rivelazione per tutti è stata l'Esposizione, la quale con savio ordine del Oomi· tato organizzatore non aveva accettato che le sole novità rig11ardanti qualunque ramo delle scienze medico-fisiche e naturali. Per i cultori dell'arte salutare diremo che la fab· brica Bayer di Elberfeld presentò una sola varietà di recenti prodotti farmaceutici da non avere com· petitori. D elle migliori collezioni di strumenti chirurgici, ortopedici e in gomma, d'apparecchi d'ot· tica, di precisione, <l'illuminazione e riscaldamento; ecc. ecc., troppo lungo sarebbe fare nomi e solo ricorderemo le fabbriche di Carlo Zeiss (Jena), di Gugl!elmo Holzhauer (Marburg), di Evens e Pistor (Cassel), di :a. Reiner (Vienna), di Lieberg (Casse!). Come sede del futuro Congresso, che si compie soltanto ogni due anni, venne prescelta Breslavia. FERRERI. ROMA. - Con recenti RR. DD. fu p11bblicato l'~lenco €I.elle ~one malariche esistenti nella pro''"incia di Roma. Esse trovansi nei seguenti Comuni : Piglio - Supino - Ceprano - Strangolagalli - Trivigliano - .A.latri - Pratica - Morolo Torrice - Arnara - Ripi - nionte S. Giovanni Campano - Falvaterra - Veroli - Gorga - ~Ion· telanico - Palestrina - Gallicano nel Lazio Zagarolo - Labico - Valmontone - Segni Ft1mone - Ferentino - Castro dei Volsci - Villa. Santo Stefano - Pofi - Ceccano - Sgurgola Paliano - Serrone - Torre Caetani - Anticoli di Campagna - .A.na.gni - Castiglione in Teverina - Civitella d' .Agliano - Celleno - Roccalvecce - Bomarzo - Orte - Gallese - Civita Castellana - ~,abbrica - N epi - Torrita Tiberina Corchiano - Fiano - Nazzano - Ponzano - Fi· lacciano - Sant'Oreste - Rignano Flaminio - Castelnuovo di Porto - Leprignano - Riano - Morlupo - Campagnano - Formello - Scro· fano - Mazzano - Monterosi - Frosinone - Ga· vignano - Graffi~nano. . - Nel mese testè decorso fu iniziata la vendita del bisolfato di chinino a prezzo di favore alle Congregazioni di carità _ed ai comuni delle zone malariche delle provincie di Roma, Caltanissetta, Foggia, Grosseto, Sassari, Trapani, Palermo, Siracusa, Livorno, Cagliari, Potenza, Girgenti, Venezia, Ferrara, ~Ian· tova, Lecce, Rovigo, Cosen za, Messina, Chieti, Reg· gio Calabria, Campobasso) Pavia, Padova, Catan· za.ro, A.vellino, Pisa, Cremona, Ravenna, Bari, }lilano, Napoli, Caserta, Novara, Salerno. Reggio Emilia e Verona. FIRENZE. - Dal Consiglio di Stato venne dato parere favorevole al progetto di legge per l'esecuzione della prima serie dei lavori d estinati a compiere la bonifica della maremma toscana. nlADRIO. - È a.nnunciata per il 15 corrente la pl1b blicazione di un nuovo periodico m8nsile: L es Arcliives latines de Médecine et Biolo,qie sotto la clirezione dei professori Alberto Robin e R affaele Blanchard (Francia), D . Carlos }laria Cortezo e D. Santigo Ramon ~y Cayal (Spagna), Etltlèl.rdo l\ifa.

ragliano e Battista Grassi (Italia). Redattore capo n'è il dott. Gustavo Pittalt1ga. Vi si pubbliche· ranno Memorie originali, Riviste critiche e biblio· grafie su questioni di biologia che abbiano atti· nenza alla patogenia e alla fisiologia patologica, nonchè alla terapeutica. Vi sarà annesso anche lln bollettino bimensile, una rassegna pratica. PARIGI. - N el grande anfiteatro di questa Facoltà di medicina, dal 26 al 29 ottobre corrente si terrà un Congresso co1itro l' alcoolis11io, a cui inter· verranno i rappresentanti di quasi tutte le Società. che si preoccupano di porre argine efficace ai gravi danni fisici e morali che l'alcoolismo cagiona. BERLINO. - Siccome il tifo infierisce specialmente a Strasburgo, Metz, Landau e Treviri, il Governo tedesco nel suo ultimo bilancio stabilì la somma di 130 mila marchi affinchè vi si inizi la lotta contro il tifo, secondo il metodo ideato dal prof. KocH.

Nomine, promozioni, onorlfloenze. Ecco, secondo la graduatoria approvata dalla Commissione, l'elenco d egli assistenti medico-chi· rurghi negli ospedali di Roma, che furono eletti nell'ultimo concorso : 1° V asco Forlì - 2° Domenico Barbieri 3° .Alessandro Sensi - 4° Ernesto Cascio - 5° Salvatore Giamn1arioli - 6° Renzo Testori - 7° Fe· lice Tornassi - 8° Pietro Simoneschi - 9° Nicola Pende - 10° Filippo Saraceni - 11° .Agostino Befani - 12° ~lario Oipitelli - 13° Pietro Caleca - 14° Riccardo Giordani - 15° Giovan Battista Brogi - 16° Vito .D~ Blasi - 17° Giuseppe Cammarella - 18° Luigi Viviani - 19° Arrigo Pi· perno - 20° .Angelo Piazzoni - 21° Giuseppe W eis - 22 Achille V enditti 23° Valerio .A.rtom 24° Stanislao Pelagallo.

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* ** capitani medici

I seguenti sono stati assegnati al corso bimestrale d'igiene presso la Scuola d'appli· cazione di sanità militare, ove dovranno presentarsi il 19 ottobre corrente. Cav. Stanislao Palermo- Patera, del 9° reggimento artiglieria di campagna. Cav. Angelo Dettori, dell'infermeria presidiaria di Sassari. Cav. Giovanni Oggiano, dell'ospedale militare di Verona. Cav. Enrico Cusmano, del 47° fanteria. Cav. Michele De Rosa, del reg~in1ento lancieri di Firenze. .Achille Gurgo, dell'ospedale militare di 8avigliano. Vigilio L oni, del 2° artiglieria da costa. Ed11ardo De Cesare, dell'ospedale militare di Mes· sin a. Giuseppe Tomba, dell'8° artiglieria da campagna. Adiutore De Filippis,- dAl 5:1° fanteria. Giova.uni Izzo, del 12° .fanteria. Angelo V alle, della infer~meria presidiaria di Casale. Gaetano Delogu, della infermeria presidiaria di Siracusa. Achille Ceino, del 91° fanteria. Antonio Negroni, del 40° fanteria .. Vincenzo Piergiovanni, del r eggimento Savoia cavalleria. Francesco Romeo, del 52° fan te ria. (31} _ __


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IL POLIOLINIOO

Alfonso Giannini, dell'81° fanteria. Carlo Richeri, del 5° genio. Ferdinando Magnetta, dell'89 fanteria.

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Furono destinati ad imbarcarsi, in servizio di ~migrazione : .A Napoli, Sltl piroscafo Germa1iia, il dott. Dem etrio Bombelli, medico di 2a classe. .A Genova, sul piroscafo P. de Satrustegui, il dott. Carlo Bottini, medico di 1 a classe. - Sui pi· roscafi Città di Torino e .Prin,zess Irene, i dottori Pasquale Caracciolo ed Enrico Piazza, medici di 2a classe.

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libro giudicato migliore dalla Commissione giudicatrice, ma l'autore ha l'obbligo di dare alle stampe il suo lavoro. Il ter~ne utile per concorrere è il 31 maggio 1904, ed I concorrenti dovranno inviare i loro lavori al dott. Gustavo Padoa, segretario della Società Fiorentina d'igiene.

Indice alfabetico analitico del·oresente numero.

Anastomosi capo a capo dell'arteria poplitea per ferita d'arma da fuoco (Un caso d'). Fergusson . . • • . • • . . • . Pag. 1583 Aneurisma bilater:ile dell'arteria ischiatica. Legatura di ambedue le arterie ipogastriConoorel e oondotte. che. - D'Antona . . . . • • • . » 1583 CO)IUNE DI SONCINO. - Condotta medico·chirurAntisepsi intestinale con lavaggi di subligica, alla qt1ale è annesso l'annuo stipendio di mato corrosivo (Metodo per fare l'). lire 2200 per l a cura dei soli poveri. Scadenza 10 Gauducheau • • . . . . • . . . • )) 1591 p. novembre. La condotta comprende parte della borgata ca- Bacilli similtubercolari ed i tubercolari (I). poluogo del Comune, in cui devé risiedere il meAngelici . • . . . . . . . • . . )) 1572 dico nominando, e varii cascinali a distanza non Blefariti cigliari (La classificazione dermatomaggiore di lcm. 4. La popolazione di essa condotta logica delle). - Terson • . . . . . )) 1584 è di circa. 3300 abitanti, di cui i 2/3 aventi diritto . Cianosi congenita (Il sangue ed il ricambio alla cura gratuita. I concorrenti dovranno unire alla loro domanda nella). - Calabrese . . . . . . • . )) 1589 in .bollo da cent. 60, i seguenti atti pure in bollo Cenni bibliografici . . . . . . • . )) 1595 competente : Colite muco-membranosa (Le abbonctanti laa) Diploma ed attestati di libera pratica; b) Prova vature intestinali nella cura della). - Landi a vere non meno di tre anni di esercizio nella medicina e chirurgia ; e) .Attestato di nascita da cui genhagen . • . • . . . . . . . )) 1592 consti un'età non maggiore di 35 anni; d) Certifi· Colluttorio di acido salicilico (Un). . . . )) 1592 cato penale ; e) Certificato di moralità e buona con· Concorsi e condotte. . . • . • . • )) 1600 dotta; /) Certificato di sana e robusta costituzione fisica; ,q) Tutti quelli altri doc11menti che ciascun Febbre gialla e zanzare. - Perroncito. . . )) 1569 concorrente crederà utili a coµiprovare la propria Formalina nella pertosse (La). - De Simoni. )) 1592 maggior n,ttitudine al disimpegno delle st1e man· Infezione tifoide. Contributo di sei casi (Ri• • s1on1. cerche sul -ricambio materiale nell'). I documenti di cui alle lettere e, d ecl f clovranno Baduel, Daddi e Marchetti. . . . • • )) 1589 essere di data recente e non anteriore di oltre sei mesi a q11ella dell'apertura del concorso. . Infezione tifoide in gravidanza (Sullo sviLa 11omina sarà fatta dal Consiglio comunale, ed luppo e sulla cura dell'). - Masetti. • . )) 1585 è ' incolata all'osservanza del vigente capitolato Infezioni reciproche tra congiuntiva e munormale, "'\risibile presso questo Municipio, e del cosa nasale (Importanza delle vie lagriseguente articolo addizionale : . « Il medico-chirurgo da nominarsi dovrà, se chia· mali nelle). - De Rienzo . • . . . -. )) 1584 « mato, prestarsi a qualunq11e operazione di chirurgia Ipert rofia cerebrale. - Schick . . . . . )) 1591 « e cl'ostetricia anche nei riparti degli altri medici Mioclonia ed epilessia. - Ballet e Blocb. . )) 1590 « com11nali, e per tale obbligo gli sarà corrisposto Morbo di Basedow (Sintomatologia del). « il soprassoldo di lire 200 in ragione d'anno, paga· « bile, come lo stipendio a rate mensili. La Giunta Schrotter . . . . . . . . . . . • )) 1590 » m11nicipale, mediante preavviso di 3 mesi, potrà Nomine, promozioni, onorificenze . • . . )) 1597 « sollevarlo da tale impegno specia~e, e in questo )) 1599 Notizie diverse. . . . . . . . . . « ca.so cesserà anche la speciale retribuzione. » L'eletto dovrà assumere la condott.a col giorno Riflesso di Babinski nei bambini (Il). - Levi )) 1591 1° genna.io 190!. Risposte a quesiti e a domande. . . • )) 1597 Per maggiori schiarimenti rivolgersi al sindaco Ronzio d'orecchi nei neurastenici . . • . )) 1591 A . Barinetti. Sostanze coloranti dell'urina e loro valore OSPEDALE CI''ICO DI SAN PAOLO (5aVOltet). È diagnostico (Dosatura delle). - Klemperer )) 1590 a.perto per esame e titoli il concorso alla carica di Tabe e matrimonio. - Pitres . )) 1593 . . chirurgo 1° aiutante, con lo stipHndio annuo di Tifo (Consigli per i medici nel - e nella lire 600. Scadenza. 31 ottobre 1903. - dissenteria) . • • . . . . • • . . )) 1593 FJRENZE. - Dalla Società Fiorentina d'igiene è Tubercolosi polmonare e della lotta contro sta,to bandito un concorso a premio per un Libro la tubercolosi (Della origine della). d' J.qiene popolare ad t1so delle Acuole popolari. Il premio, che è di 2000 lire, sarà conferito al Behring . . . . . . • • • . • • )) 15 ~0

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.Roma, 1? ottobre 1908

A110.o l l

Fuo. 51.

SEZION:S P:R.A.TIOA ,

DIRETTORI PaoF. GUIDO BACCELLI - PROF. FRANCESCO DURANT• REDATTORE

CAPO: PROF. VITTORIO ASCOLI

SOMMARIO.

Lavori originali: - Vragnizan: Sulla diagnostica epatica in generale con riguardo speciale alla suppurazione del fegato 1iei climi temperati. - Riviste: - PATOLOGIA GENERA;r..E: - Paltchikowsky: Lo stato attuale della questione della immuniz.zaz..ione contro lo staft.lococco. - Sehle : Sull' agglutinazione dei pneu11iococcbi col siero del sangue di bambini pneumonitici. - Kohler: Del valore diagnostico della reazJone del flidal. - PATOLOGIA RENALE: - Israel: Sulla diagnostica della funzionalità renale. - Casper e Richter: Ciò che rilev a la diagnostica della funz.ionalità renale. - Israel : Sul valore del tnetodo della floriz.ina. - Claude : La 1·iten{ione dei cloruri e la pato6enesi degli edemi nel corso delle nefriti. - MEDICINA : - Rothscl1ild : Della funz.ione che il cosi detto angolo sternale eseroita nei 1novimenti respirato1·i. - Putnam: Significato dei rumori cardio-pulmonari. - Rothschild: Contributo alla terapia degli essudati pleurici. - S1F1LOGRAFIA : - Hippel: Sulla frequenza delle affezioni articolari nella sifilide ereditaria. - Oss~rvazioni cliniche : - Signorelli: Echinococco dell'anca simulante una coxite tubercolare. Note di medicina scientifica: - Il timo e la patogenesi del rachitismo. - Sul comportamento del grande epiploon verso la milza variamente lesa. Pratica professionale: - NOTE CLINICHE E TERAPEUTICHE : - Tetano ed acido fenico. - Le lesioni trau1natiche del capo ed il loro esito. - La neurastenia e la sua cura. - La poliuria nervosa. - Prognosi dell' emo ..ragia cerebrale. - Cura della paralisi spastica infantile. - Cura chirurgica del~a p,iraplegia spastica 'congenita. - Varia.

Rubrica dell'Ufficiale sanitario ed Igiene: - Ancora sulla vigilanz.a sanitaria delle stoviglie pio_mbifere. Cenni bibliografici. - Amministrazione Sanitaria : - tA.tti ufficiali. Interessi professionali: - Risposte a quesiti e a domande. Notizie diverse. - Nomine, promozioni, onorificenze. - Concorsi e condotte. - Indice alfabeticoanalitico del presente numero.

AVVISO. - Gli Uffici di Direzione, Redazione e Am1ni11ist1~azio11e del << Policlinico >> si sono trasferiti, col 15 del corrente mese, al Corso Umberto I,. n-. 2·19 (angolo ·Piazza Colonna.). D i r i t t i di proprietà. r i s e r v a t i ,

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LAVORI ORIGINALI. Sulla diagnosfica epafica in ge11erale con riguardo speciale alla suppurazione del fegato nei cli1ni •

temperati. _ Per

il dott.

PIE1'RO

V RAGNIZAN

già n1edico primario n egli ospedali dalmati, ora rnedi co privato per le malattie interne in Trieste .

Nella patologia speciale delle affezioni circoscritte acute del fegato, tra i principi più costanti, va notato anzitutto, che, fino a tanto che un'affezione patologica insulare - sia acuta o cronica - resta confinata dentro i limiti del parenchima dell'organo non ingr9ssato e non attacca in alcun modo il suo involucro fibroso-peritoneale, a mezzo del

quale esso sta in rapporto di contatto diretto con ciò che lo attornia, la diagnosi della stessa è addirittura impossibile. Appena quando es~a ha varcato quei limiti ed ha invaso il suo involucro e da questo incominciato ·a destar la vigilanza degli organi limitrofi, appena allora, si può dire, di regola, aperto pel medico il campo a ricerche diagnostiche di probabile riuscita. Gli è dunque in questi ultimi che convien d'ordinario ricercare e che più di tutto si incontrano le prime spie del male. E per converso, quindi, nei paesi dove le dette affezioni epatiche insulari acute ricorrono con maggiore frequenza, nel giùdicare le affezioni dei visceri limitrofi delle due cavità, fra le quali è posto il fegato, convien sempre tenersi presente la (l'~-


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possibilità che esse possono stare in rapporto di dipendenza e non essere quindi che l'accompagnatura dell'azione principale del dramma clinico che si svolge nel fegato. Su questo fatto d'esperienza ho voluto insistere singolarmente, perchè esso rappresenta, direi quasi - per quello almeno che ho potuto dedurre io dallo studio dei casi incontrati nella pratica - la sintesi dell<? spirito, da cui deve essere guidato il medico nella dia· gnosi di tutte le affezioni epatiche a focolaio, ma più di tutto di quella a c.ui vengo ora e che qui principalmente ~mporta : voglio dire degli ascessi,_così detti idiopatici, del f'egato, che, come si sa, furono in tutti i tempi e lo sono non meno tuttavia, un temuto ma nel tempo stesso ambito campo di prova d'acume e di penetrazione clinica anche per i più abili diagnostici. ~-

mente, principalissimo il caldo eccessivo, colla sì forte differenza tra il giorno e la notte in certe stagioni, agiscono sul fegato intensamente bensì ma mediatamente, per l'intermezzo del tubo gastro-enterico; il quale ultimo, per i suoi rapporti col mondo esteriore, è necessariamente pi1\ esposto di tutti gli altri or· gani, aventi strette relazioni col fegato, ai pericoli e ai danni di quei fattori. L'ascesso epatico dei climi nostrali ha la identica patogenesi di quello dei caldi, ossia è provocato da condizioni anormali nei visceri della cavità addominale, precisamente come q nello. Il grado di frequenza degli ascessi epatici è valutato nei climi caldi a 5-per cento di tutta la morbidità. Da calcoli approssimativi, quello dei climi nostrali starebbe tra O. 66 e l. 5 per

* **

fra 2463 sezioni dell'Istituto patologico di Berlino incontrò 36 volte la sup· purazione epatica = l. 5 per cento, mentre dai protocolli di , sezione dell'Istituto patolo· gioo di Praga risulta poco più di un terzo di tanto = O. 66 per cen~o. Queste percentuali potranno dare un'idea approssimativa della frequenza nei paesi nordici dell'Europa, · non così, io credo, per i meridionali come l'Italia, la Spagna, la Turchia, .la Grecia e la Dalmazia, dove io appunto raccolsi le mie esperienze in proposito. In questa opinione, oltre i casi miei, mi conferma il giudizio comunicatomi a voce da più medici, dei paesi nominati, coi quali mi trattenni sopra _ questo argomento. Ignoro se per qualcuno di quei paesi esista una statistica, sul ge~ere di quella delle due città nordiche, credo però che se esistesse essa dovrebbe contenere cifre molto più alte di quelle prima riportate. A prova citerò solamente il f'atto che GIORD AN O di Venezia potè da solo comunicare al Congresso medico di Parigi del 1900 ben 72 casi di ascesso del fegato (1). Per la Dalmazia io debbo credere certo ohe la percentuale delle due città nordiche è inapplicabile affatto, perchè · troppo bassa. Una statistica io non l'ho tentata, perchè sapevo che essa non sarebbe potuta riuscire tale da avere un valore inoppugnabile ; resta però il fatto che io dai solo in 14 anni, circa, di pratica negli ospedali, incontrai l'ascesso epatico, in forma di

Gli ascessi epatici dei climi temperati sono generalmente ritenuti de1iteropatici, ossia secondari, quando non sieno effetto di una 0ausa topic~ immediata, come, per esempio, di un trauma. Però anche quest'ultima maniera di origine ~ reputata anzichè no rara, con ciò che, in generale, la suppurazione epatica nei climi temperati è ritenuta, appunto in grazia al clima, meno facile ad effettuarsi che nei caldi. Gli ascessi idiopatici sono ritenuti un pri· vilegio quasi esclusivo delle zone torride, dove la suppurazione epatica, di qualunque genere e causa, è giudicata in generale più facile a succedere che nelle temperate. Ma l'influenza del clima per sè non può ritenersi capace in nessu;n modo di dare • suppurazione. E gli ascessi più classicamente . idiopatici dei climi caldi appariscono in una nuova luce. Essi perdono quella certa aureola di mistero, onde i primi medici, che Sé ne occuparono, amavano cingere la loro patogenesi e vengono a subordinarsi in tutto alle leggi comuni, che regolano i rapporti, oggi riconosciuti, f'ra gli organi, sia in istato di salute sia in quello di malattia. L'influsso causale del clima è incontestabile, solo che esso deve essere inteso diversamente da quello che venne fin qui e viene inteso da non pochi. Le oause climatiche, fra le quali, naturalt2)

cento~

BucKLING

(1) Berliuer kl. W., 1900, n. 35.


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SEZIONE PRATICA

apparente affezione primari8, ben quindici volte, mentre l'ascesso multiplo e secondario, di manifesta natura piemica, dieci volte. Se ora si pone a calcolo l'indole della gente di . quella parte della provincia, dove appunto s'incontra con più frequenza quell'affezione, e che è la montana, meno incivilita, più povera e schiva dei soccorsi medici, finchè non vi è costretta dalla forza prepotente della necessità ; con altre parole, se ai casi ·da me incontrati si aggiungono quelli, che ci saranno stati ma non si saranno presentati, quelli che essendoci non saranno stati riconosciuti dai medici che li videro e quelli, infine, che saranno stati constatati dagli altri colleghi negli ospedali e fuori, è forza con· chiudere che la Dalmazia deve avere una percentuale relativamente molto alta. Ed ora vorrei dire qualche parola intorno ai sintomi clinici e alla diagnostica speciale dei singoli casi. Si comprende che il quadro clinico del singolo caso deve conflgurarsi a seconda delle condizioni anatomiche regnanti nelle due cavità attigue. Ora, siccome queste, sia per anomalie congenite, sia in seguito a fatti patologici pregressi, possono presentare molte e rilevanti variazioni, che modificano grandemente la posizione, la resistenza e i rap· porti reciproci dei singoli organi, così è chiaro, che, quando l'ascesso r~ggiunge quel punto in cui esso, secondo quanto vedemmo dianzi, comincia a suscitare in torno a sè atti di reazione - atti c.he, come abbiamo pure visto prima, costituiscono il primo quadro clinico da cui il medico deve dare il suo giudizio - tali atti s'inf'ormeranno e s'adat· teranno in tutto alle dette condizioni, ossia che il quadro clinico muterà d'aspetto secondo quelle. Da questo nasce l'immenso polimorfismo suo, che è appunto la caratteristica più forte dell'ascesso epatico, così detto idiopatico) e la ragione principale delle difficoltà diagnostiche, che esso il più delle volte pr.esenta. Per qt1esto stesso motivo, si può anche dire, che ogni caso presenta un pro· blema diverso e s'intende altresì che l'unica sicura chiave per risolverlo è quella di una osservazione a cui nulla sfugga, seguita dalla ricerca paziente del vero nesso causale e dell'ordine di successione dei fenomeni anormali riscontrati.

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Seguendo queste massime, purtroppo vaghe e larghe come le leggi superi ori di ogni arte, riesce, quando è possibile, a chi sa farne capitale, la « Diagnosi . L'insistere in dettaglio su questo o quel sintomo, nei casi facili è superfluo, nei difficili inutile. In questi, il voler insegnare a f·ar la diagnosi a tutti, me· diante l'una o l'altra regola, ha fatto su me sempre l'impressione che farebbe una regola che si proponesse d'insegr1are a qualunque verseggiatore a far della vera poesia, a qualunque suonatore a comporre della musica inspirata. Perciò io rinunzio a seguire i trattati nell'enumerare singolarmente le infinite modalità delle tante com binazioni e mi accontento di avere espresso sinteticamente la legge a cui vanno subordinate. In quella vece non voglio tralasciare di far cenno di alcune differenze, che io ho rimarcato, a proposito di alcuni dei sintomi principali, fra il quadro clinico accettato come il pit\ comune e quello presentato dai casi miei. · Nei trattati è posto in prima linea, fra i sintomi, il gonfiore in toto, ossia l' aumerito di volume dell'organo. Questo fu da me pure osservato, ma debbo confessare che non lo trovai mai in grado superiore a quello che, nella maggior parte dei casi più gravi di malaria cronica, si trova quasi sempre; onde nel diagnostico, in paesi dove regna la malaria, se non si può, con tutta certezza, assodare la data recente e la rapidità dello sviluppo, esso non ha alcun valore. Un altro sintomo, tenuto in molto conto dagli autori, è la cont1·azione del muscolo retto addo1ai·nale destro. Questo, per quanta attenzione vi abbia posta a ricercarlo, io non lo vidi in nessun caso. n dolore, o un altro senso molesto alla regione epatica, messo pure dagli autori nella serie dei sintomi più salienti, come indizio proveniente essenzialmente dalla sostanza epatica stessa, io non posso nè escluderlo nè confermarlo; perchè per asserire che esso sia dovuto a questa e non alla distensione della capsula o a una reazione dell'involucro sieroso, converrebbe poter provare che all'epoca di quel sintomo l'ascesso è lontano dalla superficie e non ha prodotto aumento di volume dell'organo. In uno dei miei casi (G. O., bagnino), che ho visto svolgersi sotto i miei occhi, non ho riscontrato quel sintomo mai,


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e quindi neanche quando l'ascesso sarà stato rapia. Per un certo tempo medici autorevolissimi credettero che con rimedi medicinali certamente lontano ~alla superficie. Non altrimenti mi accadde col sintomo del si potesse agire contro l'infiammazione epadolore alla spalla destra , che io non ebbi la tica, che conduce all'ascesso. Tali rimedi, sefortuna di incontrare assolutamente mai, condo essi, così potenti, sarebbero stati : il quantunque esso venga registrato dagli altri ~alasso, i vescicatori, gli emetici, i purganti, .11 sanguisugio e il tartaro stibiato a dosi alte nella metà dei casi. L'ittero spiegato mi occorse· una volta sola: - secondo il noto modo di Rasori. - Per vi erano tutti i fenomeni che di regola l'ac . dare a tutte queste cose il giusto peso, basta compagnano, come le orine colorate in giallo, ricordarsi quanto fu dianzi esposto f?ulla diache davano la reazione Gmelin, le scariche gnosi. Nelle forme tumultuarie acutissime decolorate, ecc. In tutti gli altri casi non vi come non ve ne esistono nei climi nostri se ' ' ' era ittero spiegato, ma il colorito cutaneo era per una geniale intuizione, o per molta praalterato. Il cambiamento non era sempre fa- tica, riesce la diagnosi prima della suppura· cile a definire: t~l volta era tendente al giallo zione compiuta, teoreticamente convien ricoe tal altra pareva più scuro o pallido ; nei noscere che esse potranno essere utili. Ma . . ' . casi p1u gravi esso era terreo, o cachettico. :p.elle forme nostrali, di solito, o subacute, o In ogni modo a me s~mbra di poter dire che croniche, o solo .relativamente acute, cioè senza veemenza nè tumulto nell'evoluzione esso merita una speciale attenzione. ' dove quindi la diagnosi, quando riesce, vien Circa la febbre posso dire che, essendo i casi miei ~tati tutti acuti o subaouti, non fa fatta di solito a suppurazione effettuata, io meraviglia se essa non mancò mai affatto. oso dire francamente che le ritengo per lo Il tipo era variante nello stesso caso, con meno inutili, quando in generala si voglia tendenza preponderante, perg1 all'intermit- occuparsene. Quando è fatta la diagnosi, l'in. tervento chirurgico - in una f·orma o in tente. Nel caso, che io potei osservare durante un'altra - è l'unica terapia di cui si possa tutta la sua evoluzione, esso fu preponde- seriamente occuparsi. Potrà esservi ancora rantemente continuo. Salvo nell'ultima parte chi- voglia la punzione in un modo o in un del decorso, prima dell'operazione, esso di- altro, chi voglia l'apertura alla Becamier-con venne intermittente senza restare però rigo- caustici, chi l'apertura in due tempi, ecc., ma rosamente tale e senza presentare la regola- sul punto essenziale del vuotamento e del rità sulla comparsa della febbre, che si ri . trattamento dell'ascesso, secondo le solite re-gole chirurgiche oggi in voga, non vi è più scontra nella intermittente n1alarica. disparità di opinioni. I brividi veri, forti, come si osservano nel L'essenziale è, se l'atto operativo deve conpreludio dell'accesso di febbre piemìca, non durre al focolaio attraverso la cavità addo· incontrai mai. Spesso invece potei accerminale, di prendere tutte le disposizioni per tarmi, dopo averne resi attenti i pazienti, garantirla dall' infezione col pus. Per conseche questi veni vano visitati da qualche or-· guire questo intento dai vari chirurghi sono ripilazione, sia avanti, sia durante la febbre. stati usati metodi diversi. Nei casi da me Ho dedicato una speciale attenzione al sinoperati il metodo seguìto è stato quello della tomo così strano e così discusso della tosse laparotomia i?i due tempi (1). Col primo atto epatica. Ma debbo confessare che non oserei mettevo allo scoperto il fegato, quindi, o dire di avercelo trovato, in forma così netta sempiicemente zaffavo la ferita con garza e schietta, da non poterne dubitare. Io non iodoformica sterilizzata, o, oltre a questo, voglio menomamente metterlo in dubbio ma fissavo con alcune suture il fegato agli orli prima di riconoscerlo, vorrei proprio t~cca; della ferita. Quando era avvenuta l'adesione, con mano che esso non viene che dal fegato, ciò che di solito si trovava compiuto all'ota mezzo di quel meccanismo nervoso indicato tavo o decimo giorno, eseguivo il secoi+do da LuscKA , e non è da ascriversi assolutaatto, incidendo, dopo una punzione esploramente ad alcuna delle tante altre cause ca• paci di produrlo. (1) D ei dieci casi q ui espos ti, 4 furono operati Non voglio lasciare senza un cenno la te- e tutj;i con esito in guarigione p erfetta. 1


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.. EZIONE PBA.TIOA

ti va, con un trequarti più grosso, sulla guida d'una sonda scannellata . introdotta nel meato aperto dal primo, il fegato stesso. L'ulteriore trattamento non ha nulla di speciale, che meriti di essere singolarmente rilevato. Nei casi poi dove l'atto operativo doveva attraversare il cavo pleurale, il procedimento consisteva nella toracotomia di una costa sola, nel punto dove si doveva presumere di essere più vicini al focolaio - punto determinato di solito dal concorso dell'esame fisico e della punzione esplorativa. - Se, messa allo scoperto la convessità procidente del diaframma, esisteva già aderenza colla parete costale, incidevo senz'altro; se no, allora procedevo come nella cavità addominale, aspettando l'adesione per eseguire il vuotamento. 11 pneumotorace, che non è sempre possibile evitare, quando è asettico, è un'evenienza innocua. Più importante è invece un altro incidente, che può toccare e che può mettere per un momento in confusione e in allarme. Accade cioè talvolta che dopo aperto l'ascesso, non ostante l'aderenza che chiude perfettamente la cavità toracica, nasca un' inf'ezione di questa e si sviluppi un' empiema. Il malato, che dopo l'operazione si sentiva tanto meglio ed era apiretico affatto, ripeggiora e riha febbre senza che tale mutamento in peggio si possa spiegarlo coll'andamento nella cavità suppurante. Indagando allora si scopre l'empiema incipiente, a cui, per debellarlo, non c' è bisogno di opporre altra misura che quella di sciogliere le aderenze intorno alla apertura n el torace e mettere la cavità pleurica in aperta comunicazione coll'esterno. l\' ess11n caso letale ebbi a deplorare con questo metodo, che usai numerose volte anche coll'echinococco epatico. Lo stesso posso dire della prima sua applieazione alla cavità addominale, dove lo usai collo stesso esito fortunato anche in due casi di ascesso gangrenosa primitivo della m·i lza; oasi pubblicati nella 39·t annata 1894 della Allgemeine Wiener Medizi·nische Zeitung. Ed ora passerò ad esporre alcuni casi ad illustrazjone di quanto ho fin qui esposto. . CAso T. - M. G., nativo di Danilo, regione eminentemente malarica, di anni 24. Prese molti anni addietro un male al petto, in seguito al quale rimase debole, ed ogni tanto soffriva sensazioni dolorose alla metà destra del petto accompagnate spesso da un po' di

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tosse. Tale malattia era stata causata da un forte freddo, da un momento all'altro e in forma acuta. Da ultimo stava però abbastanza bene e sentiva di rado molestie al torace. L'attuale malattia data da circa 20 giorni: fu assalito da brividi di f'reddo e da dolori all'antico luogo del male, q nindi da febbre e tosse secca e assai stizzosa. Nessuno in famiglia sofferse di mali di petto cronici. _ Stato presente: Individuo di media statura, gracile ed emaciato. Siede a letto, colla persona inclinata all'innanzi, per l'affanno del respiro, che non gli permette di de3ombere disteso. La faccia è di color pallido e tira al livido. La congiuntiva dell'occhio tira un po' al giallo, mentre la c11te è di un colore terreo per tutto il resto del corpo Respira con frequenza, interrotto ogni po' da insulti di tosse secca e stizzosa. Temp. R8 ; polso 130, debole, assai sottile. L'ispezione esterna del torace non mostra alcuna asimmetria o irregolarità di forma. Alla percussione si riscontra: a deRtra, dalla terza costa in su suono chiaro. pieno; dalla stessa in giù suono cupo, ottuso, che si confonde con quello del fegato. Questa ottusità passa ininterrottamente in quella del cuore, da cui non si può demarcarla e colla quale occupa tutta la i·egione anteriore del petto, parecchio oltre i limiti soliti dell'aia cardiaca, mentre verso la parte esterna si e"tende fino alla linea ascellare anteriore. Il lato sinistro, e anche le parti posteriori, dànno un suono pieno e chiaro. L'ascoltazione t·a sentire a destra, sopra la terza costa, un rumore respiratorio aspro, ma distintamente vescicolare: sotto la stessa costa, per tutta la zona ottusa, un rumore debole, indefinibile, e un leggero aumento del fremito durante il parlare. Fuori della regione ottusa, da ambe le parti, per tutto rumore respiratorio chiaro, fo1~te, alquanto inasprito e commisto a ronchi. I toni cardiaci sono debolissimi e paiono lontani. Il ritmo subisce ogni tanto un'inversione e qualche sobbalzo nèlle battute. L'addome è un momento più disteso senza essere duro. Le pareti addominali :flaccide e in nessun punto contratte. Palpandolo è indoloro e vi si sente appena, a li vello del· l'arco costale, il margine naturale del fegato, mentre la milza la si trova ingrossata, arrotondata, ben fuori da sotto l'arco costale) ma punto dolente. La percussione della regione epatica, causa i rapporti trovati nel torace, non dà alcun schiarimento sulla grandezza precisa dell'organo. Del resto, l'esame, causa Io stato grave del malato che non permette di girarlo e voltarlo come si vorrebbe, non può venir fatto con tutta la minuziosità desiderata. Orine cariche di colore naturale. Gmelin negativo. Feci dure, colorate. Decorso ulteriore. Aumenta continuamente l'inquietudine, l'affanno del respiro e la cianosi. Notti insonni smaniose. La temperatura 15) ~---~


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scende sotto il normale Il polso aumenta di acustici incompatibili colla presenza di un f'requenza e diventa filiforme e fuggevole. Le liquido e dalla localizzazione inusitata e dalvene del collo ingrossano e presentano una l'aspetto degli spazi intercostali, anzìchenò chiara ondulazione nel movimento che ese· rientrati. Del pari era inammissibile un inguiscono. Dopo una giornata di temp. ba"sa, filtramento intralveolare del polmone, di quala serà del guarto giorno una serie di brividi lunque natura si voglia, perchè non c'era seguìta da forte febbre: 40. 8 e sudore pro- quasi punto escreato, nè vi corrispondeva il fuso. Il giorno seguente: aspetto gravissimo, reperto ascolLatorio . il quale, anzi, parlava estremità fredde, f'accia livida, temp. 35. 6, tutto per un'obliterazione bronchiale, su vasta polso 14(). La notte seguente agonia, e, verso scala, in quella regior..e. E così veniva da sè l'alba, esito l'ipotesi d'un induramento fibroso del polDiagnosi. - Prima di esporre i1 reperto ne- mone; ipotesi, che s'attagliava benissimo a croscopico, voglio riferire in breve sulla dia- tutte le circostanze di f'atto. gnosi posta in vita, in questo interessantissimo Spiegata l'alterazione della oavità pleurica, e non poco oscuro caso ; il quale pare f'atto conveniva spiegare quella della mediastinica. a posta per illustrare le stranezle del quadro Questa seconda non pote va essere che, o una. clinico, sotto le quali si rrtaschera talvolta mediastinite, o una pericardite essudativa l'ascesso epatico, e le difficoltà che prova il assai copiosa. i\f a quest'ultima, quando è tale, medico per riconoscerlo sotto così fatte spoglie. assume infallibilmente la sua nota, classica Riassumendo i varl fatti oggettivi e tutti forma triangolare, si estenrle preponderantegli indizi soggettivi, dianzi riferiti, si può mente a sinistra, respingendo il polmone sidire che il paziente in questo caso presentava nistro, e deprime notevolmente il diaf'ramm'1i un quadro grave d'uno spiccato male di petto. nella porzione. epigastrica. Tutto questo non Si doveva dunque domandare: la localizza- era il caso; dunque, pur ammettendo una zione più vicina, l' origìne e la natura di un partecipazione della cavità pericardiaca in tale male di petto. La l <l dornanda non era grado moderato, o in forma di una flogosi a difficile. La sede era nella cavità mediastinica essudato denso, fibrinoso-purulento, era f'o rza e nella parte, ad essa immediatame.n te con- conchiudere, che, in massima parte, l'ottusità tigua, della cavità toracica Non così facili studiata era dovuta ad un processo extrapeerano la 2i e la 3,.. L'area ottusa, che si esten· ritoneale, ossia ad una mediastinite plastica deva sopra il territorio di due cavità, anato-- di grado elevatissimo. micamente e fisiologicamente fra loro distinte, Restava a sapere se e in che relazione era dovuta tutta ad uri focolaio patologico stava questa coll'inspessimento fibroso pol· solo, che, incominciato nell'una, ne aveva in monare supposto dianzi. Qui due cose mi seguito varcato i limiti e invaso l'altra, o a decisero a separarli affatto: l'una i dati anamnedue separati, svoltisi ~ indipendentemente l'uno stici, accennanti chiaramente ad un male già dall'altro e a distanza di tempo? Di processi da tempo pregresso, nella metà toracica dedella in categoria non sarebbe potuto essere stra; l'altra la cianosi e la dispnea sorte in che un neoplasma. Solo questo può crescere seguito ad un fatto nuovo, recente, del tutto in qualunque direzione, senza obbedire ai indipell:deote dal primo. Ve?-iva l'ul~i~o .tratt<? freni dei limiti anatomici) mentre i processi della via tortuosa per arrivare all origine d1 flogistici sono di regola soggetti a questi, e tutto: si domandava cioè: da dove e come i loro effetti anatomo-patologici si configurano questa mediastinite recente? Quest'affezione e geometricamente e stereometricamente se- non è quasi mai primaria, o idiopatica. Essa condo gli stessi. Ma contro i neoplasmi par- è quasi sempre consecutiva a qualch~ prola vano tutte le circostanze: così r insorgere cesso finitimo, quando non è effetto di una acuto, le dimensioni e gli effetti, non pro azione traumatjca esterna. Perciò, esclusa ~orzionati alla brevità del tempo, l'assenza quest'ultima, non rest~va che cercare nei ~n~ ai elementi indiziari nell'escreato, quella dei torni la causa. Tale ricerca, per tante rag1om dolori e di qualunque turgore delle vene to- che sarebbe tropp~ lungo svolgere. e mo~ivare raciche esterne, su cui tanto insiste l'Ew ALD singolarmente, m1 c?ndu~se all'ipotesi ?he e molte cose ancora, delle quali l'esperienza, dal fegato ~osse part.1to i:impuls.o e prea1sadirei quasi, inconsapevolmente tiene conto. mente mediante un'1rruz1one d1 pus da un Non poteva dunque trattarsi che di processi focolaio suppurativo della sua convessità. della 23 categoria, ossia flogistici. Di questi, La se.zione cadaverica, che espongo in breve, fra le circostanze esposte del caso, i primi confermò ]'esattezza dei ragionamenti, rifead affacciarsi alla mente erano : per la cavità . riti naturalmente solo per sommi capi. Mi pleurale degli spandimenti, o gli inspessi- sia concesso di aggiungere ancora lln fatte· menti del polmone, per la cavità mediastinica rello che illustra pure, in qualche modo, la la mediastinite e la pericardite essudativa. . Ma un versamento liquido nella prima - che natura di questa diagnosi. Due colleghi in vitati da me a vedere il in questo caso avrebbe dovuto essere saccato era escluso, e dai risultati dell'esame fisico, caso annunziato loro come molto curioso e che faceva udire in quella zona dei fenomeni assai raro, nonostante l'avviso, non vi vollero

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SEZIONE PRATICA

vedere che una comune pleurite. Ed ora ecco il reperto necroscopico: Al capo nulla di insolito, salvo l'iperemia passiva. Levata la parete ossea anteriore del torace, tutta l'area sottostante apparisce oc· cupata da una massa di essudato plastico, gelatinoso e pseudo-membranaceo, che non lascia vedere nè gli organi mediastinici, nè le ali polmonari. Il polmone sinistro~ ritirato un po' indietro, aderisce colla sua ala dall'alto al basso a quella massa pseudomembranosa. Sciolto dalle aderenze e tagliato, non presenta alterazioni di sostanza, è ricco di edema schiumoso e contiene aria per tutto. Il polmone destro, eccetto l'apice, aderisce talmente al costato, in tutta la i1arte anteriore, ed è, inoltre, così confuso con tutta la ricordata massa di essudato plastico che non riesce d'isolarlo senza lacerarlo. L !li parte posteriore è libera da aderenze, ma in quella vece il fondo è fissato saldamente da questa al diaframma. Aperto con un taglio verticale, la parte poster ·ore apparisce ricca di edema schiumoso, molle al tasto e gonfia d'aria. La parte anteriore è in vece dura, ·arida e senza aria affatto. Aperto il pericardio, dopo enucleato dal· l'involucro pseudo-membra~aceo, che lo serrava come in un enorme guscio, la sua cavità non apparisce punto ingrandita, ma invece tutta coperta d'un grosso strato di pus denso, l~he si stende anche su tutto il cuore e che avendo una superficie ruvida pare uno strato di musco (cor villosum). Cuore di grandezza naturale, vizzo, bruno, lacerabile f'acilmen te. Cavo addominale. - L'aspetto dei visceri e del peritoneo non presenta n ulla di rimarchevole. La milza è ingrossata e raggiunge quasj la grandezza d'un fegato d'un bambino di 6 anni. La capsula mostra alcune grosse cicatrjci bianche La polpa è abbondante e molle. Il f e,qato è al suo posto e entro i suoi limiti ordinari. La capsula ne è lucida e per tutto eguale. Introducendo la mano siotto il diaframma, lo si trova aderente colla convessità a quest'ultimo per una estesa d'una palma di mano. Tagliato trasversalmente, senza levar:lo dal posto, la sostanza è un po' più resistente dell'ordinario al tasto e leggermente crepitante setto il taglio del coltello. La vescica biliare non grande, libera, contiene poca bile densa, verde scura. Praticato un taglio dall'alto in basso, attraverso il luogo dell'aderenza col diaframma e attraverso il tessuto polmonare aderente a quest'ultimo si scopre n el posto dell'aderenza un ascesso nella sostanza del fegato grande quanto una mela di volume mezzano. Nel tempo stesso si manifesta una cosa di molta importanza. Dalla parete su peri ore dell'ascesso si .vede partire, diritto in su verso il polmone, un cordone fibroso, grosso quanto u11 manico

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di penna; il quale si perde nel tessuto dell'ala polmonare. Esaminandolo più da vicino si trova che nella sua parte inferiore esso porta un lt1me che si apre direttamente nella cavità dell'ascesso. Introducendo u110 specillo, questo s'addentra per alcuni centimetri nel cordone, poi s'arresta. Aperto colle forbici il canale si può vedere benissimo che esso va a finire n ella parte indurata del polmone, perdendosi nel tessuto fibroso. Aperta e distesa bene la cavità dell'ascesso si scopre vicino al primo un secondo foro. Introdottovi lo specillo, questo s'insin~a senza difficoltà in un lungo canale che sale obliquamente verso il m ezzo e in alto e va a sboccare liberamente nell'angolo destro del t·ondo del cavo pericardiale. Il resto del reperto della cavità addominale non è di alcuna importanza, potendo dirsi ltsuale. Epicrisi. - Dal reperto necroscopico anzi esposto, emerge con tutta chiarezza, che l' organismo ebbe a sostenere due attacchi gravissimi da parte dell'ascesso epatico, in due epoche abbastanza lontane fra loro . Il primo di codesti attacchi, del quale fa f'ede il ca· nale verticale obliterato nella sua parte su .. periore, era diretto contro il polmone destro e fu felicemente respinto mediante la reazione flogistica proliferativa, che gli oppose un' insormontabile barriera di tessuto connettivo duro. Il secondo di essi, nato dalla n ecessità di cercarsi qn altro sfogo al pus, era diretto contro il mediastino. Anche qui l'organismo reagì con una potente :flogosi plastica, ma non riuscì ad impedire al pus di penetrare nel pericardio e di decidere dell'esito infausto determinandovi la pericardite :fibrinoso-puru· lenta acuta che fu la prossima causa superiore della morte. Questo, riguardo alla parte ana- tomo-patologica di questo caso. Rispetto al lato clinico diagnostico, va osservato, con riguardo ai principi svolti n ella prima parte di questo lavoro, ohe, t anto durante il primo che durante il secondo attacco, i sintomi non partirono per nulla dal fegato stesso, ma dagli organi della cavità toracica e che quindi solo d alla ]Jarticolarità dei fenomeni morbosi di questa f'u potuta esser messa la girtsta dia· gnosi in vita CAso II. - M. T., da Sebenico, contadino, di anni 29. Non ebbe mai altre malattie fuorchè, per più anni di seguito, delle febbri malariclie. Questa volta ammalò repentinamente, avanti le feste di Natale, con un dolore al fianco destro, irradiante verso l 'epigastrio e verso la spalla. L 'acutezza del dolore lo costrinse di andare a letto e di chiamare un medico, il quale ultimo giudicò trattarsi d'una colica biliare. I giorni successivi il dolore diminuì d' inrensità, ma si estese ad un tratto più largo del fianco. Sopravvenne un p o' di febbre, però mai pref7\

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IL POLICLINICO

ceduta o accompagnata da brividi di freddo.· Il quindicesimo giorno di malattia fui chia· mato a vedere il caso e trovai un individuo grande, robusto, muscoloso, però pallido e di aspetto assai sofferente. Giace a letto supino, lamentando e tossendo ogni tanto. Temp. normale; polso 90. Lingua umida, ma velata; orine di apparenza solita. Alvo stittico. La ispezione oculare del torace scopre u11a. dif'f erenza tra le due metà. La destra fa escursioni respiratorie meno ampie e .più tarde e pare un po' più elevata. La cute è, pure, a destra un'idea più succulenta, se si confrontano due pieghe prese f'ra le dita in punti analoghi. La pressione, esercitata col peso della palma, riesce molesta a destra, punto a sinistra. La percl1ssione del torace rivela pure una differenza: a destra il suono pieno e cliiaro finisce davanti alla quinta costola, mentre a sinistra esso non è limitato; da dietro, a destra, il suono chiaro finisce al terzo inf. della scapola, mentre a sinistra non è limitato che nel posto solito, vers·o la penultima costa. Il respiro, a sinistra, è per tutto vescicolare ; a destra vescicolare inasprito solo dove il suono di percussione è chiaro. Al eonfine fra qt1esto e il suono ottuso il respiro è bronchiale; più basso, esso manca affatto. Nell'inspiro i rapporti esposti restano invariati. Il fremito sull'aja ottusa è indebolito. Il cuore non presenta in nulla fatti degni di nota L'addome alquanto teso. I retti addominali non contratti. La palpazione è per tutto dolorosa. Non si sente sporgere il fegato di sotto l'arco cost. La milza sporge invece con un grosso pezzo del suo capo anteriore nel ventre e si tocca benissimo Le parti declivi del ven· tre portano del liquido libero. Lievi edemi ai piedi. Orine scevre d'albume e zucchero. Gmelin negativo. La diagnosi da me messa in questo caso f·u principalmente determinata dalla circostanza che nelle dl1e cavità sierose, confinanti e fra le quali giace il fegato, si erano sviluppati, di conserva, due processi patologici, per i quali conveniva cercare una càusa comune, un anello di congiunzione. Sarebbe lungo l'esporre tutti i ragionamenti per i quali questa causa comune, questo anello, fu ascritto al fegato. Io mi spiegai tutti i fatti, via via apparsi dopo il primo attacco repentino di dolore, con un ascesso epatico, che, arrivato alla superficie del f'egato, dopo aver incitato nel peritoneo un processo flogistico, diffuso, subacuto, si era fatto strada attraverso il dia· framma nell'altra cavità. Conformemente a questa idea proposi senza indugio un atto operativo, che non fu accolto dalla famiglia. La sezione, che seguì circa tre settimane dopo e di cui non riporto che i punti principali, confermò pienamente le mie vedute e dimostrò ad evidenza che, se si fosse attac· cato contemporaneamente· il focolaio cat1sale ( R)

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IX, F .A.SC. 51)

e il maggiore dei suoi effetti nella cavità to· racica destra, cioè l'ascesso subdiaframmatico e la pleurite basale, l'individuo avrebbe pott1to essere quasi con sicurezza salvato. L'ascesso giaceva, in questo caso, nella parte laterale estrema del lobo destro del fegato verso ~l fondo del seno complementare dell~1 pleura, ed aveva la grandezza di un pugno di un adulto. CAso III. - G . (J., bagnino, 34 anni, forte robusto, mai prima seriamente ammalato, h~ da più giorni febbre con tipo irregolare, senza poter capire perchè. L'anno avanti ebbe un periodo lungo di f'ebbre intermittente malarica, presasi lavorando in luoghi malarici. Da allora non si sentì mai più perfettamente bene, sebbene non potesse dirsi ammalato, tanto che accudiva a tutti i suoi lavori, come al solito, fin pochi giorni fa che gli venne appunto questa nuova febbre. Stato p resente. - L'aspetto non rivela alcuna sofferenza speciale. Tempera tura-leggermente febbrile. Polso: 85; lingua umida un po' velata. Orine naturali, senza elementi anormali. Scariche colorate. L'ispezione ocu. lare e la percussione e ascoltazione del torace non mostrano alcun fatto sospetto. Il ventre non attira l'attenzione esternamente La palpazione fa riconoscere un tumore splenico mediocre e un po' di aumento di volume nel lobo destro del fegato, che sporge per 2 dita oltre l'arco costale. Esame del sangue: assenza di plasmodi, lieve poichilocitosi, rottami di pigmento, corpuscoli bianchi non. accreséiuti di numero bensì taluni molto grandi g1·anuleggia ti. Per quattro settimane quadro clinico in tutto quasi immutato. Febbre giornaliera ad onta di tutti gli antipiretici. Solo il fegato si palpa meglio e sembra meno aguzzo l'orlo, disceso più in basso. ~ulla diagnosi di pro· babilità di epatite suppurativa, viene fatta una punzione esplorativa, che dà piena conferma. Laparotomia in due tempi. Apiressia completa e definitiva. Guarigione perfetta. 0Aso IV. - S. B , contadino, di anni 33, da paese malarico (Pago) Sofferse, in passato, molto di febbri malariche, delle quali però guariva perfettamente col chinino. Questa volta la febbre gli dura da oltre 5 settimane e il chinino non gli giova punto. Un anno fa ebbe anche una dissenteria sanguigna, che gli durò oltre dl1e mesi, di cui però guarì senza residt10 alcuno. Stato p resente. - Individuo di statura media, di costituzione debole, magro, pallido. Febbre subcontinua fra i 38 e i 38. 8. Polso frequente 90-100. Lingua impaniata d'un grosi5o strato bianco. Inappettenza, stitichezza, orine abbondanti, alquanto cariche, esenti da albume, · zucchero e sostanze biliari coloranti. Si lagna di peso e talvolta dolore al fianco destro . Punta tosse , punto escreato. L'ispezione ocu1

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SEZIONE PRATICA.

lare del tronco toracico mostra una lieve differenza tra le due metà. La destra apparisce un po' più larga all'apertura, l'arco costale un'idea più alto e i movimenti respiratori più tardi e meno ampi che a sinistra. La superficie cutanea è però perfettamente eguale nelle due -parti. La percussione non rileva di anormale che un cambiamento di forma e di estensione nella linea e nell,altezza dei limiti superiori del fegato. Nella linea ascellare media e posteriore l'ottusità sale più alto che nella parasternale e ascel· )are di alcuni centimetri. A sinistra la milza sale fino alla 7a. costa nella linea ascellare media. L'aja cardiaca più alta. Ascoltazione: respiro vescicolare davanti e dietro da ambe le pàrti. Il ventre un po' elevato, però trattabile e senza liquido. Si sente la milza, che sporge di sotto l'arco, ingrossata e dolente aUa pressione. Il fegato non ol~repassa l'arco che nell'inspiro profondo. Sangue pallido: emazie d'ogni forma e grandezza, rottami di pigmento; corpuscoli bianchi accresciuti di numero; molti assai grandi - anemia di alto grado. Diagnosi. - Empiema su bf'renico da ascesso, o da echinococco epatico. Punzione esplora~ tiva affermativa. Operazione perpleurale: esito di pus tinto di bile senza membrane o uncini d'echinococco. Decorso regolare, apiretico. Dopo due mesi ferita chiusa, ri· messo di nutrizione e colorito: esce licenziato sano. CA.so V. - B. B ., di anni 55, da Stretto; senza precedenti di momento, ammalò sei settimane f'a dopo aver dormito in campagna sul nudo suolo, adagiato sul fianco destro. Fu preso da forte freddo e, dopo, febbre . Da allora è continuamente febbricitante e gli si ripetono ogni tanto anche i brividi di freddo. Egli credette in principio trattarsi di febbre intermittente malarica come la ebbe per più anni di seguito nell'aut unno. Prese tanto chinino, però senza effetto. Stato presente. - Individuo grande, ossuto, assai dimagrato e di colore pallido-terreo. Febbre 39. Polso 90. Lingua coperta d'un grosso strato bianco. Orine cariche, non itteriche, esenti da albume e zucchero. Indicano però abbondante colla prova di Jaffe. L'esame fisico del torace non permette di trovare una causa della febbre: rapporti anatomici e funzionali, con piccole eccezioni, normali. Il ventre è invece un po' meteorizzato e dolente. Il fegato oltrepassa di ben quattro dita l'arco costale e , pare un po' più arrotondato nel margine. E un po' sensibile alla pressione. La milza è pure grande e si palpa bene di g ua dall'arco cqstale. Essa è alquanto sensiEile. L'esame del sangue non f'a vedere plas· modi, ma solo i caratteri d'una gravissima anemia. Scariche al vine scarse, f'etenti. · Dopo alcuni giorni di osservazione e di

terapia purgativa e antipiretica si può esclu· dere un'affezione intestinale, o un processo peritonitico e il sospetto cade con ~più fonaamento sulla milza e sul fegato. Ripetute punzioni esplorative danno sempre risultati negativi. Dopo alcune settimane esito letale. Sezione. - Ascesso del fegato nella parte superiore post. del lobo destro. In vicinanza immedia,ta dell'ascesso si trovano delle vene colle pareti scolorate in tutto lo spessore e nell'interno contenenti dei trombi macidi. La milza è tumida, è ricca di polpa e presenta due grossi infarti triangolari, ancora freschi. 0Aso VI. - F. G., contadino da Pago. Magro, pallido, meschino di aspetto. Soffrì molte febbri terzane. Anche questa volta credette trattarsi della stessa cosa. Il male presente gli si palesò dopo una bagnata forte presa mentre portava sulla spalla destra un peso per lui assai f'orte. La sera stessa di quel giorno si sentì star male e gli venne la febbre, che però non gli durò tanto. Stato presente. - Temp. 37.5, polso 80 Lingua bianca. Colorito cutaneo un po' scuro, come nei bevitori. Congiuntive bulbari tendenti al citrino. Orine chiare con schiuma bianca, peso specifico 1018, senza albumina o zucchero. Prova di Gmelin negativa. Ispezione del torace negativa. La percussione della metà toracica destra incontra l'ottusità del fegato pit\ in alto di qualche centimetro, del normale e circoscritta da una linea arcata col vertice nella linea ascellare poste~ riore. Questa linea sale e scende col diaframma, nell'espirazione e nell'inspirazione. Il resto nel torace si presenta normale. Il cuore, in particolare, non presenta alcun segno di anomalie nè funzionali nè anatomiche. Il ventre un po' più alto, senza soverchia tensione per debolezza delle pareti muscola.ri. Si palpa distintamente, un dito circa sotto l'arco costale, il margine, del fegato, aguzzo. La milza è pure ingrossata e palpabile, ma affatto inaolente. Diagnosi. - Lo stato O'enerale cachettico, la febbre rinnovantesi acf onta degli antipiretici1 l'esclusione di affezioni idiopatiche della cavità toracica destra, l'estensione maggiore e la forma dell'ottusità del fegato fecero dopo alcuni giorni di osservazione sospettare trattarsi nel caso presente di un'affezione o epatica soltanto, o combinata con un essudato sub-diaframmatico. Perciò tentai una punzione esplorativa ma senza risultato. Ciò non ostante dopo qualche giorno ne tentai una seconda, egualmente profonda, con un ago del Patain, ma pure inutilmente. Non per tanto restai fermo nella mia idea d'una suppt1razione in· traepatica e, dopo un'altra settimana di attesa e di cataplasmi, ritentai la prova in un terzo posto. Questa volta #l'esito di pus confermò le mie supposizioni e potè venir fatta l' ope· razione perpleu~ale d'un ascesso epatico.

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IL POLIOLINIOO

Il · <i.iaframma aderiva alla convessità epatica, era ingrossato, e collo strato di fegato che copriva l'ascesso, nel luogo a me accessi.bile per ~'inci~ione, forma v~ uno spessore d1 4.5 cent1metr1. Il drenaggio con tubo di gomma lungo 15 centimetri e molto largo diede facile t1scita al pl1s e p ermise un'abbondante e facile irrigazione della cavità con soluzione di acido borico 4 °/0 • Dopo sei setti!Ilane . di c?ra senz3! incidenti, il paziente viene 11cenz1ato guarito perfettamente e ri· messo in tutto. 0Aso VII. - O. M., di anni 18, da Salonicco, contadino, sempre sano fino a questa màlattia e di famiglia esente da mali genti· lizi Ebbe un anno addietro un calcio da un cavallo, nel fianco destro, che gli a ve va re· cato allora dolori, gonfiezza e f'ebbre e lo aveva fatto stare a letto più giorni ma gli era passato del tutto in modo che più neanche se ne ricordava. Da 15 giorni circa si sente star poco bene e prova molestia a giacere sul fianco destro. Verso sera gli prende un po' di febbf,e, talvolta preceduta aa freddo. Non tosse. E un po' stittico, sente poca voglia di cibo e più volte prova una propensiune alla nausea e al vomito. · Stato oggettivo. - Giovane di complessione delicata per un contadino, magretto e molto abbattuto. Il colorito ha qualcosa del terreo, non però di itterico. La lingua è impastata di bianco. Le orine cariche ma esenti da albumina, zucchero e sostanze coloranti della bile. Le scariche assai dure, ma colorate. Tem· peratura mattutina 37°, serale 38° fine 38. 9°. Punta tosse. Esame oggettivo del torace affatto negativo. Leggero aumento del volume della milza. Ogni terapia inutile Il chinino a dosi altissime non toglie la febbre. Dopo 2 settimane di aspettativa, com2arsa d'11n lievissimo . appena percettibile. eaema alla regione toracica laterale destra. Non ostante l'assenza di intumescenza epatica punzione esplorativa profonda, nel punto dove il paziente accu~a maggiore sensibilità ad una compressione più forte della regione edematosa. Esce del pus. Resezione costale nell'ambito del seno complementare, incisione del diaframma, aderente al fegato, e di questo sulla scorta della canula del trequarti. Drenaggio, lavaggio, de· o?rso liscio. Guarigione perfetta in 4 settimane. CAso VIII. --- K. L. di anni 30, contadina. Soffrì molto di malaria in passato. Da 15 giorni ha febbre continua e le pare che le si gonfi il ventre. Ha anche un po' di tosse secca e si sente alquanto oppressa al petto. Non ha alcun ~ppetito e il corpo è irregolare quanto mai. Stato presente. - Individua magra, rifinita, d'un colorito pallido·terreo. Le mucose visibili bianche, la lingua è arsiccia e patinosa. Feb·

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bricita sui 39°. L'ispezione e la percussione del tor~ce nell'ambito polmonare non danno alcun risultato, che serva a chiarire lo stato grave della paziente. L'aja de] cuore è dilatata. Soffi sistolici e diastolici. Il respiro un po' inasprito in basso, con q11alche rantolo secco. Ventre voluminoso, ma :flaccido. Vi balla una milza enorme che si disegna oltre le pareti addominali. Il fegato è abbassato e pare alquanto mobile Nella cavità vi è del liquido libero. Orine scarse, di colorito naturale, cariche, con alquanta albumina, ma senza zucchero nè indicano. Dopo alcuni giorni, versamento liquido nella cavità toracica destra, ed~ma ai piedi. Adinamia crescente e dopo 4 settimane esito letale. L'autopsia mise allo scoperto una pleurite siero-fibrinosa recente nella cavità toracica destra, con prevalenza di essudato fibrinoso alla base. Degenerazione adiposa e dilatazione eccentrica del cuore. Peritonite sierofibrinosa diffusa, con prevalenza dell'essudato fibrinoso intorno al fegato. Aderenza di questo c,olla parte_ lateral_e esterna superiore al dia· framma e in oorr1spond-enza di questo :RUnto un ascesso epatico del]a grandezza a'una grossa mela. Tumore vecchio della milza con focolai molteplici circolari, circoscritti, di de· generazione amiloide. Degenerazione amiloide incipiente dei reni. EJJicrisi. - Su questo caso ci sarebbe da ragionare a lungo. Io non voglio che osservare soltanto che il marasmo, che poteva spiegare benissimo tutti i fenomeni anormali di questa. paziente, f'u quello principalmente, che distolse dal cercare per essi altre cause, mentre in realtà poi tanto· la pleurite che la perito· nite non era,,no dovute ohe all'ascesso epatico. Il liquido nelle dette due cavità che pareva. un transudato marantico passivo era invece il prodotto di un processo :flogistico suscitato . da un focolaio morboso circoscritto. Una dia· gnosi precisa avrebbe forse potuto salvare quest'esistenza. CAso IX. - C. L. da Pago, di anni 32. Ebbe un anno fa una grave malattia febbrile con deliri e incoscienza, che egli non sa cosa fosse stata (tifo?), di cui guarì perfettamente. Prima di questa malattia non sofferse mai d'altro che di malaria. Questa. però lo visitava quasi ogni anno. Otto mesi dopo di essersi rimesso aalla sopraccennata affezione cominciò ad aver febbre senza saper J!erchè. Ogni tanto risentiva anche un po' ai molestia. al fianco destro. Con queste sofferenze, or più or men9 forti, tirò avanti alcuni mesi, sperando sempre che cessassero. Stato presente. - . Individuo robusto, si ca· pisce dima~ato e molto pallido e sofferente in volto. Febbre 39. Polso frequente; lingua · velata e arsiccia; orine cariche esenti da. elementi insoliti; scariche irregolari e fetenti. All'ispezione del tronco toracico si nota un

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f ANNO IX,

FASO.

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f?.EZIONE PRATICA

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lieve grado di scoliosi; del resto nei moviStato preserite. Individua grande, ossuta, menti respiratori e nell'aspetto durante la assai decaduta nella nutrizione e nel colorito. quiete tutto apparisce normale. La percus- Ha una cera d'un pallido scuro traente al sione della metà toracica destra dà un limite terreo. La lingua è patinosa e arsic0ia. L' ocpiù alto alla solita ottusità epatica, specie chio non è perfettamente bianco e tende al nella linea aticellare media. Nelle escursioni citrino. T. 36. 8. Polso 80, debole e non afdiaframmatiche il detto limite non resta per· fatto ritmico. Orine cariche, con spuma non fettamente fisso, però è difficile dire se si affatto bianca, traccie d'albumina e leggera sposti l'ottusità, o se il fatto sia altrimenti reazione Gmelin. P. sp. 10:20, reazione neutra. spiegabile. L'ascoltazione non palesa altro Scariche molto fetide (dopo lln purgante). La che uu affievolimento del murmure in questa ispezione del torace negati va. La percussione regione: in tt1tto il resto della cassa respi- ri v_ela l'aia . c_a rdiaca un po' più alta e. più razione vescicolare distinta. Il cuore non alti del pari il fegato (alla 5a c.) davanti e la richiama in alcun modo l'attenzione su di milza lateralmente. L'ascoltazione incontra sè. Il ventre, un po' alto, senza essere teso, respiro vescicolare un po' inasprito e misto è indoloro alla palpazione e lascia sentire a qualche ronco, in tutto l'ambito polmonare. bene disotto l'arco costale la milza notevol- Sopra il cuore toni fiacchi e non perfettamente ingrossata, mentre il f'egato non sor- mente demarcati. Il 2° aortico risalta un po' .passa l'arco delle coste che nell'inspiro pro· sugli altri. Il ventre non teso molto più del fondo. L'orlo sembra meno aguzzo dell' ordi- bolito, è un po' dolorabile nella regione nario. Esarne del sa·ngiie con riguardo a malaria epigastrica Sotto l'arco costale destro si palpa il fegato che pare più volt1minoso. La milza negativo. Nell'ulteriore decorso crescono le molestie si prolunga per parecchi centimetri oltre l'arco al fianco destro e si palesa un· certo turgore costale verso il mezzo e il fondo del ventre; della cute di tutta la regione Escluse le af- è massiccia, pesante, angolosa, mobile e dofezioni idiopatiche della cavità toracica destra lente. Nella piccola pelvi si sente l'utero gra· sopra diaframmatica, l'attenzione è tutta ri- vi do. volta alla parte sottostante al diaframma. Il decorso ulteriore fu sempre lo stesso fino L'insieme del quadro concreto dall'una,l·esclu· alla fine: febbre serale, in onta a tutti i risione e l'esperienza dall'altra conducono alla medi usati, compreso il chinino per iniezioni supposizione d'una suppurazione intraepa- ipodermiche. Vomito ogni tanto. Assoluta tica con, o senza, partecipazione della sierosa inappetenza. Poi deliri anche nel periodo apifra la cupola del diafram·m a e la convessità retico e stato generale progressivamente più del fegato. Una punzione esplorati va dà con- grave. L'ottavo giorno punzione esplorativa ferma della diagnosi. Operazione perpleurale, del lobo destro del fegato, n €>l punto che attraverso il seno semilunare. Fegato ade- corrisponde al centro della regione designata rente, incisione immediata: esito di pt1s san- come dolente. Esito di pus sanguigno, color guigno cioccolatteo. Drenaggio, irrigazione. cioccolatte. L'operazione, decisa, viene soDecorso un po' accidentato, però con esito spesa causa il tristissimo stato della paziente. in gua1·igione perf'etta dopo 7 settimane. Al 10° giorno esito letale. La sezione cadaverica dà il seguente risulCAso X (1). B . M. di anni 45, da Kanjevrate. Soff·erse molto di malaria, per una tato : Cervello e meningi normali; queste ullunga serie d'anni consecutivamente. Non time in alto grado anemiche. Polmoni sani ebbe altre malattie. Questa volta ammalò tre I pieni d'aria con edema agonale. Il pericardio, settimane fa con f'ebbre e con tutti gli altri I con pochi grammi di siero chiaro, lucido. Il sintomi della malaria, come le volte prece· cuore dilatato, mencio e macido sotto l'un· denti. Causa la gravidanza (secondo mese) ghia. Le val vole senza alterazioni di struttura. le sofferenze sono questa volta più forti. Si Leggero ateroma aortico. Addo me : l'omento sente assai prostrata e prova il senso d'un maggiore aderisce alla parete addominale e fortissimo malessere, a cui le pare di non poter al fegato in modo da formare un disepimento resistere. Le dosi di chinino f'orti e ripetute, tra questo e il resto del cavo addominale, che che altre volte le giovarono, questa volta ri· con ciò risulta diviso in due loculi affatto masero infruttuose. Ebbe ripetute epistassi separati. Il fegato aderente al diaframma in copiose, che assai la indebolirono. Sente a tutta l'estesa del lobo destro, che è notevolquando a quando uno stringimento intorno mente ingrossato in confronto del sinistro, alla vita e prova alla bocca dello stomaco che pare anzi vizzo e assottigliato. Tagliato come un doloroso senso di peso, che st1ol per traverso del lobo destro, apparisce un prendere anche il fianco destro e conficcarsi ascesso assai vicino alla superficie, grande là per tutta una parte della giornata. Ha quanto un arancio mezzano, carico di un lipoco appetito, è molto stittica e spesso sente quido sanguigno-purulento (cioccolatte).. n della nausea. lobo sinistr·o è tutto di un bel colore 'l·anciato . (~) Ascesso epatico e atrofia gialla acrzta del lobo chiaro, poverissimo di parenchima. I reni alla s111 zs tro. . sezione opachi, grossi. J

I


1612

IL POLIOLTNIOO

.Per quanto le mie ricerche arrivano, que· sto caso ultimo, di un ascesso nell'uno dei lobi e di un'atrofia gialla nell'altro è un unicum e merita di essere registrato fra le più insolite combinazioni di processi patologici di natura e di origine affatto diversi. Che la gravidanza, la quale è accusata come una delle condizioni più favorevoli allo sviluppo dell'atrofia gialla acuta, abbia anche in questo caso avuto parte alla genesi di quel processo io credo che sia in alto grado probabile. Quanta parte sia invece dovuta alla sup11urazione che la precedette, e alle cause gene· tiche della stessa, su questo mancano es pe· rienze sufficienti per azzardare un giudizio.

RIVISTE PATOLOGIA GENERALE

Lo stato attuale della questione della immunizzazione contro lo stafilococco. (M.

PALTCHIKOWSKY.

Are/i. Scie1i. Biot., 1903).

Le questioni riguardanti la preparazione dei sieri antibatteric_i sono meno note di quelle riguardanti i sie1·i antitossici, giacchè noi manchiamo di dati esatti in quel che concerno la • loro preparazione e la loro applicazione. Fra i sieri antibatterici imperfettamente conosciuti si trova quello contro lo stafilococco: i mezzi di preparazione sono ristretti, i risultati ot· tenuti nei laboratori .incerti, le osservazioni cliniche insufficienti. Riassumo qui rapida· mente gli esperimenti più importanti fatti sugli animali con il sie1--o antistafilococcico. Nel 1891 RoPET e CouRMONT trovarono che un'iniezione di cult11ra filtrata di stafilococco rende più sensibile l 'anima.le ad una nuova iniezione, tanto rigùardo alla suppurazione che alla diminuzione di resistenza, e che le culture di staf. ar1,1·ezts seminate nel siero degli animali vaccinati si attenuano nella loro vi~ rulenza. Nel 1903 GIANTUROO e D'URSO osservarono che p1·aticando negli ani mali una iniezione endovenosa o sottocutanea di una piccola ql1antità di staf. azlreus, essi diventavano cachettici. VIQUER.A.T ottenne un siero antistafilococcico preparato con sangue umano preso da un ascesso sviluppatosi intorno ad un focolaio osteo-mielitico, col quale riuscì a guarire malati di periostite stafilococcica, paterecci e furuncoli. Pe1· avere grande quantità di siero li~}

LANNO

IX,

FASO.

51]

immunizzò un grosso cane e tre capre serven· dosi del processo combinato_ di BEHRING incominciando dall'iniettare cultura di staf. aureus in brodo, attenuata con 1013 • Nel cane l'immunizzazione fu più lunga, il siero non fu buono cl1e dopo tre mesi : le .capre fornirono t1n siero il di cui potere d'immunizzazione era di 1: 500,000. . N elio stesso anno MosNY e MARCANO, pra· ticando iniezioni endovenose di cultura filtrata di stafilococco in conigli, non riuscirono ad immunizzarli. Col siero ottenuto dalla ripetuta vaccinazione di essi gli AA. non potettero pre· servarli contro la cultura virulenta: essi attribuiscono al loro siero una azione antitossica. Nel 1896 RosE, dopo molti esperimenti sulle capre, concluse che le iniezioni intravenose convengano meglio all'immunizzazione. Non manifestando il siero in vitro alcuna proprietà battericida, anche questo A. lo considera come dotato di potere antitossico. Nello stesso anno P ARASO.A.NDALO Qttenne un siero che alla dose di 0,001-0, 00002 pre· servava lln topo d'India contro O. 25 eme. di tossine. V AN DE VELDE, il quale aveva precedente· mente dimostrato che gli stafilococchi elaborano un veleno piogenico, la leucocitina, riuscì ad ottenere dai conigli un siero, capace di · neutralizzarla, che chiamò antileucocitina. CAPMAN nel 1897 immunizzò gli animali con lo stafilococco per mezzo di un siero ottenuto dai cani facendo loro iniezioni sottocutanee di tossina. a dosi progressivamente crescenti. Attribuiva al suo siero proprietà antibatteriche ed antitossiche considerate da lui incontestabili. Nel 1897 PETERSEN ottenne un siero immu· nizzando gli animali sia con culture sterilizzate che con cultu1·e viventi; ma esso non può essere usato nella terapeutica umana poichè per gua1'ire lln uomo ne occorrerebbero da 360 a 700 eme. Nel 1901 M.A.x NETSSER WECHSBERG, dopo aver confermate le opinioni dei loro predecessori, riscontrarono la presenza di un'emolisina nelle culture filtrate : trovarono che essa è attenuata a 48°) che riscaldata a 58° per 20 rp.inuti viene completamente distrutta. Second·o questi autori la proprietà emolitica costituisce un carattere costante dello staf. aureus. Riassumendo tutti questi lavori })Ossiamo stabilire le se~a.enti conclusioni : 1° Facendo una iniezione sottocutanea di cultura vivente di stafilococco nei cavalli si può ottenere un siero che p1.. eserva contro l'iniezione intravenosa dello staf. a11rezls ed


(ANNO IX, FASO. 51J

SEZIONE PRATICA

albus, purchè non si oltrepassi più del doppio la dose mortale. 2° Le infiltrazioni consecutive alle iniezioni delle culture sono assorbite benissimo all'inizio dell'immunizzazione, ma introducendo poi dosi più forti , si constata 9-na tendenza sempre maggiore alla suppur~zione locale ; gli ascessi che vi si fo1·mano non sfiniscono gli animali. Bisogna cominciare l' immunizzazione iniettando piccolissime dosi. . 3° Il cavallo non resiste alla iniezione intravenosa dello stafilococco anche se ne ha sopportate ·d osi enormi sottocutaneamente. 4° I risultati migliori pe1.. determinare il valore di un sif)ro antistafilor.occico, sono stati ottenuti introducendo nei conigli il siero sottocutaneamente e i microbi nel sangue : ma occorre sempre attendere circa un mese per avere il risultato definitivo. L'iniezione sottocutanea del siero in vicinanza dei microbi sembra favorfre l'edema locale. 5° L'azione del siero antistafilococcico non può essere attribuita n è alla sua azione battericida nè a quella antiemolitica, giacchè l'introduzione simultanea del siero e dei microbi (vivi o morti) non dà nei topi d'India risultati positivi. 6° Il siero antistafilococcico avrà valore terapeutico quando potrà essere usato in ospe· dali bene organizzati. 7° Il siero antistafilococcico è indicato in tutti i casi in cui l'esame clinico dimostra la ... p1·esenza di stafilococchi che possono procu· ra1·e infezione gene1. ale ed in quelli in cui si devono prevenire le infezioni post-operatorie. Dott. N. LEuzzr. •

Sull'agglutinazion.e dei pneumococchi col siero del sangue di bambini pneumonitici. (SERLE.

Wie1ier kli1t. Woclte1tscltr.).

L e i ..icerche di METSCHNIKOFF. di MosNY, KRusE, P ANSINI, GRIFFON e di HuBERS non riguardano direttamente l' a1..gomento : solo NEUFELD parla di una vera agglutinazio1te col siero immunizzante e col siero umano, cioè di una 1·apida alter·aziòne della forma dei batteri con formazione di aggruppamenti, pro· dotta dall'aggiunta di siero diluito: condizioni che egli stima come essenziali dell'aggl11tinazione. Egli crede che il fenomeno dell'agglutinazione manchi al principio della malattia, e che si mantenga per ci1·ca otto giorni dopo la crisi ad eguale altezza. Come limiti della agglutinazione egli trovò in generale la dilui· zione 1 : !-8 (che dà completa formazione di

1613

aggruppamenti) e rispettivamente 1 : 10-15 (che dà incompleta formazione di aggruppamenti) e che egli chiamò « siero medio » . La più forte diluizione in cui alle volte ottenne l'aggluti· nazione fu di 1 : 50 fino a 1 : 60. Egli ritiene quest'agglutinazione come reazione specifica poichè non potè mai esser ottenl1ta con siero normale. Le osservazioni dell' A. concernono 6 casi di polmonite crupale; come sie1..o di controllo fu usato quello di 10 altre forme morbose (tu· bercolosi, tifo, epilessia, chorea, bronchiectasie, ecc.). Queste ricerche di controllo furono sempre negative. I risultati delle osservazioni fatte sui casi di polmonite sì possono riassumere nei se· guenti punti: 1° In tutti i casi che finirono con c1·isipotè

osser·varsi una /01·za agglutinante relativamente· alta del siero accompagnata regolarmente da una leucocitosi in generale elevata e da una notevole diminuzione dei cloruri n ell'urina ; mentre n ella polmonite lobulare con minima leucocitosi (numero dei leucociti 8000) e nella polmonite morbillosa (n11mero dei leucociti 36,000) non si ebbe affatto agglutinazione; 2° L'agglutiriazione co1npare già dal p1·i1i-

cipio della malattia e 1·imane alt' incirca alla medesima altezza fino al compari1·e della c1·isi: in ogni caso non si most1·a nessun inJ1talzamento, ma piuttosto un abbassamento del potere aggtu. . tinante . Dopo la c1·isi si lia sz1,bito zina rapida sco1n· pa1·sa delle agglutinine, così c}ze do]JO 48 01·e esistono solo minime traccie di esse e già dopo quatt1·0 gio1·ni il siero si comporta p1·esso a poco come siero indijfe1·ente ,. ispetto ai pneumococchi. Da ciò risulta fuori dubbio l'impo1·tanza della ricerca dell'agglutinabilità sia in teoria che in pratica. Specie nel primo periodo della ma· lattia, qt1ando in molti casi esistono parecchie difficoltà diagnostiché, l'agglutinazione è nella più parte dei casi più marcata, e quindi della massima importanza per stabilire con sicu· 1·ezza l'etiologia dell'infezione. Tale ricerca sarebbe da eseguirsi a lato di quella dello sputo, che, come si sa, spesse volte non dà b11on aiuto. Può anche avere un'importanza prognostica poichè come è noto la p1·ognosi sarà molto differente in una pura infezione pneumonica che, p. es., in una grave infezione da influenza. Anche nelle altre localizzazioni clel pneumococco (meningite. pe1·ìtonite, ecc.) potrà servire questo meto.do, pe1· stabilire con maggior sicurezza l'elemento etiologico. V. Z.


1614

IL

Del vaJore diagnostico della reazlo11e del \'idal. {KOHLER.

l ANNO

POLICLINICO

Mu1iclt. 1ned. Woclie1ts., n . 32, 1903J.

Secondo l ' A. il fenomeno dell'agglutinamento dei bacilli del tifo lo si osserva nei seguenti casi : 1° I11 indiviclui sani; 2° Nel tifo addominale vero e l)roprio ; 3° Nelle malattie del fegato con stasi biliare e passaggio di bile nel sangue. Basta la presenza di piccolissime quantità di bile nel sangue, perchè il fenomeno del· l'agglutinamento si produca. Già il GRiJNBAU~f lo aveva osservato nei casi d'ittero. L' A. sopra 8 individui itterici, i1ei quali sperimentò la IJrova del Vidal, ebbe risultato positivo in sei casi. Inoltre legando ai cani il dotto coledoco ovve1~0 iniettando loro nelle vene acido taurocolico constatò che il loro siero cla, .. a l'agglutinamento, sebbene non in modo costante, come del resto non è neanche costante l'ag· glutinamento che si osserva negli itterici. Quindi l' A. I'itiene che il fenomeno non è do· vuto alla bile o all'acido taurocolico ma a varie sostanze che i)enetrate nel sangue ' ri determinano dei fatti chimici, i quali })Oi a loro volta provocano l'agglutinamento · dei batteri. La bile del cane ottenuta · da una fistola ar· tificiale, come l)Ure la bile dell'uomo. possono talvolta produrre il fenomeno deli'a,gglutinam ento; e questo }JOter e agglutinante della bile può crescere con la stasi della bile medesima; mentre diminuisce not evolmente fin quasi a scomparire, se la bile è tenuta a bagnomaria a 60° per lo spazio di 2 ore. Anche l'acido taurocolico chimicamente }Jl1ro può qualche volta esercitare sui bacilli del tifo t1n' influenza n el senso dell' aggl11tinamento. 4° L'agglutinamento dei batteri di tifo si ottiene anche con l'azione di alcune sostanze chimiche, come l'acido salicilico. La potassa caustica e l'ammoniaca producono il fenomeno in un modo assai i11tenso, se la coltura è emul· sionata nell'acqua ordin·aria, mentre non lo prodt1cono affatto se 1 emulsione la si fa in acqua distillata. · L'agglutinamento si ha pure mescolanclo a pa1·ti uguali in acqua distillata un emulsione ' di bacilli tifosi con formolo. Anche la f ormaldeide fa agglutinare i bacilli tifosi, rnent1·e non agglt1tina i bacilli pseudotifosi. Potere agglutinante posseggono pu1·e altre sostanze c9me la safranina, la fucsina la vesovina. 5° Il fenomeno dell' agglutinamento si ,osserva anche nei casi d infezione da colibacillo.

IX, F ASC. 51]

6° Lo si osserva pure nelle seguenti malattie: febb.r e puerperale, septicoemia, catar1·0 intestinale, polmonite, meningite, ascesso da colibacillo. Da ciò l' A . tira una conclt1sione assai im· portante per il valore che praticamente si può e si deve attribuire alla reazione del Vidal. Egli dice che dal punto di vista clinico-dia· gnostico; quando ci troviamo in presenza di un reperto IJositi,ro n ella IJrova del Vidal, ci possiamo sempre domandare se si tratti di vero tifo, ovvero di un affezione (lel fegato o anche di un'infezione da colibacillo. Quindi l a 1'eazio1ze del JTidal iri seg1lifo alte e3perie1zze dell' A. perde essenzial1nente 1zella diagnosi di tifo addonzinale q1zella ce1·tezza che cla alcuni le si è data e l e si dà tuttora, mettendo in seconda linea i sintomi clinici, che poi alla fine dei conti, si voglia o n on si voglia, costi· tuiscono sempre l'argomento decisivo }Jer la diagnosi ' rera e certa. Dott. E. G.

.PATOLOGIA RENALE

Stilla dia.g nostica della funzionalità I'enale. Vereinz'gnng der Cliir. Berl., 1± J uli 190::?, e Mitteiln11.r1en a. rl. Gre11z,qebiete11 cl. .Jled. 11. Glzir .. vol. XI, pag. 171).

(ISRAEL.

L ' A. si propone di assodare se i nt10,..i metodi di ricerca impiegati in questi ultimi anni pe1.. l'esplorazione della funzionalità renale, siano T"eramente capari di accertare se il rene che deve restare . dopo una nefrectomia fun· zioni da solo sufficientemente o insufficien· temente. È necessario che ogni ~same separato della funzionalità dei dt1e reni sia preceduto dalla conoscenza della sufficienza o insufficienza della funzionalità renale i1i toto, poichè nel secondo cas~ è natu1'almente controindicata se11z'altro la nefrectomia. Or basantlosi sulla sua ricca pratica, l'ISRAEL cerca di din1ostrare che con i metodi usati non sem1)re si può essere sicuri di risolvere la suddetta qt1estione, nean· che colla determinazione del punto di conge· lazione del sangue, secondo KoRANYI. Poi l' A. cerca di stabilire fino a che p11nto questi metodi (specialmente quello della crio scopia dell'urina e qt1ello della determinazion di glicosuria temporanea, per mezzo della flo rizina), a13plicati all'urina separatan1ente rac· colta., possano dimostra1·e q11ale sia lo stat funzionale di ciascun rene. Egli dice che quanto si ritiene generalmente st1ll'azione che la florizina esercita st1l rene in condizioni fisiologiche, è errato, cosicch il metodo della glicosuria florizinica non da

-


[ANNO IX, FASC. 51]

SEZIONE

161

PRATIOA

)1]

ma.

.rro da •

lill·

rebbe affatto dati di assoluta certezza, ma solo dati approssimativi sullo stato ft1n~io· nale della glandola renale; non dice niente sull'esistenza dell'ipertrofia anatomica e fun· zionale del rene, che deve rimanere dopo la nefrectomia. LEoTTA .

può jal.

lia· di • Cl 1

di ;oe nd1

'r.

~r.

Ciò che rivela la diagnostica della funzionalità i·enale. e d . Med.

(CASPER

Mitteila1tgen a. d. Gre1izgebieten CJiir., vol. XI, pag 191).

R1CHTER. zi.

Il lavoro di 0ASPER e RIOHTER è una risposta polemica a quanto l'lsRAEL (vedi sopra) ha af· fermato sul valore dei nuovi metodi di esplorazione della funzionalità renale, e contraddicendo perfettamente ciò che l'lsRAEL ha sostenuto, dicono glì AA. che i metodi in parola rendono in chirurgia degli utilissimi servigi, facendo spesso risolvere importanti problemi, che al· trimenti non potrebbero essere risoluti. Il metodo della crioscopia e della glicosuria flori· zinica bastano talvolta e far fare la diagnosi differenziale ,di una lesione renale circa alla sede (da lesione di altri organi) e rivelano lo stato di sufficienza dell'uno e dell'altro rene, misurando la quantità di parenchima funzio· nante e quindi indirettamente lo stato della .funzionalità renale. A conferma di ciò gli AA. ripo1~tano la loro statistica di 88 operazioni ·re11ali, nelle quali €rano stati applicati i metodi suGdetti di esplo· razione. Or bene, mer1tre loro non hanno avuto nessun morto per insufficienza renale, gli altri operatori hanno avuto, non applicando tali metodi, qt1alche caso di morte per insuffi· cienza renale. LEOTTA..

Sol valore del metodo della ftorizina. Mitteilungen a. d. Grenzgebieten d. .Med. zi. Chir., vol. XI, pag. 217).

(ISRAEL.

Dopo la comunicazione sulla diagnostica della funzionalità renale fatta (vedi sopra) alla Società di chirurgia di Berlino, ed in risposta a ql1anto 0A.SPER e RICHTER (vedi sopra) pub· blicarono contro gli apprezzamenti dell'lsRAEL, questi r"\torna sullo stesso argomento, cercando di dimostrare che i metodi di esplorazione della ft1nzionalità renale, non sono così sicuri come vorrebbero 0ASPER e RrcHTER. Egli dice che la florizina non solo non dà sempre risultati costanti da persona a persona, ma nemmeno nello stesso individuo. E siccome in sostegno delle loro idee C.à.SPER e RICHTER portano la loro statistica operatoria, l'IsRAEL porta la propria in sostegno delle

proprie idee, e dice che le statistiche i1on d mostrano l'esattezza del metodo, poichè ancb senza l'impiego di esso egli non ha clovut lamentare alcun caso di morte per insufficienz renale; d'altra parte, assegnando al metocl della glicost1ria florizinica quel valore eh CASPER e RIOHTER gli assegnano, dO"\'"reb bee non intervenire in molti casi nei quali l'ir tervento salve1·ebbe il paziente. LEOTTA..

La ritenzione dei r loru1~i e la patogenes degli edemi nel co1·so delle nefriti. S ociété 11.léd. des Hop. Seance du 26 1903. - La Seni. M éd., 1903, pag. 219).

(OLA UDE.

jt1~

Dalle rice1·che che l' A. ha fatto con lVIA.uT: risulta che si deve assegnare grande impo1 tanza all'insufficienza della permeabilità r€ nale nel fenomeno della ritenzione dei clc ruri, conside1·ata come causa degli edemi negJ affetti di morbo di Bright. Quando infatti in questi pazienti si ristabi sce la permeabilità renale dopo un period~ d'insufficienza dolla depurazione urinaria, 1: .eliminazione del clo1~uro di sodio aumenta. Pensano quindi gli AA. che quando si pra tica la prova della cloruria alimentare ne corso di una nefrite, è necessario, pe1· giudi care dei suoi risultati cli aggiungere al do saggio dei cloruri dell'urina, la determinazioni del grado della permeabilità renale per mezz• della crios.c opia. LEOTTA.

· . l\tIEDICINA

Della f11nzione che il così detto angolc sternale esercita nei movimenti i·espi· 1·ato1·i. (RoTHSCHILD.

B erl. kli1i. 1Voclt ., n . 9, 1903).

L' A. ricorda come nel 1899 avvisò per i: primo la presenza di un'articolazione tra i l corpo ed il manubrio dello sterno, articola· zione compresa tra le disartrie a le anfiartrie e che rimane pressochè invariata fino al ses1 santesimo anno di vita, quando scompare in seguito ad un processo di ossificazione. La necessità della predetta articolazione è dovuta al modo di moversi del primo paio di costole. Queste infatti non si articolano con lo sterno, ma costituscono un'unità ossea, e rigida col manubrio, mentre l ' unione delle altre costole vere con lo sterno è rappresen· tata da un'artrodia. P e1""ciò nella inspirazion€ il margine inferiore del manubrio è spinto in a vanti, e si ha così un inginocchiamento de] (15)


1616

IL POLICLINICO

manubrio sullo sterno ; questo fatto è anche facilitato da ciò che la seconda costola si unisce mediante una speciale articolazione tanto col manubrio quanto col corpo dello sterno, e quindi serve come di lev~ sulla quale si compie l 'inclinazione del corpo tlello sterno sul manubrio. Questo angolo ste1·nale ·si può constatare anche ad occhio nudo ; il valore quantitativo si misura con lo sternogoniometro, uno strun1ento la cui descrizione e modo di applicazione ft1rono espost;i dal MENDELSOHN. L' A. per mezzo dello sternogoniometro mi· surò l'angolo sternale in un grande numero di individui tanto sani che infermi, e trovò che l'angolo sternale nell'uomo sano è di due gradi maggiore di quello della donna. L 'irripor·tanza della 1nobilità dell'angolo ster-

1zctle sta in questo, clze per essa mobilità si può avere Tln allzi1zga11tento del dia11zet1·0 ante1·0poste1·iol'e clel to1·ace, e quindi rena dilatazione considerevole soprattutto dello spazio della cassa toracica cli 'è occizpato dagli apici polmona.r·i e /01·se anclze zina pizì facile aspi1"aziorte del sa1zgz:r,e dalle vene rtell' atr·io clestro dzirante l' inspi1·a• zzone.

(ANNO

IX,

FASO.

51]

tra il manubrio e lo sterno, l'incurvamento • si riscontra per l'appunto in questa località. Un analogo incurvamento angolare tr·a il manubrio ed il corpo dello sterno lo si riscontra nel torace rachitico. Questo incu1·vamento, secondo le osservazioni del REHN, deve attribllirsi alla posizione inspiratoria in cui si trova lo stesso torace rachitico. Analogo incurvamento lo abbiamo pt11·e nel torace enfisematico, caratteri?Jzato da allunga .. mento del diametro antera-posteriore, e posizione inspiratoria del torace; in questi casi, secondo le osservazioni dell' A., l'angolo sternale è in media doppio di quello che si osserva ne' toraci normali. Nel torace d'individui affetti da tisi polmo· nare, fatte poche eccezioni, l'angolo sternale è appiattito, e ciò è in rapporto con la posizione espiratoria del torace medesimo, e con l'accorciamento del diametro antera-posteriore, che sono appunto i segni caratteristici del torace dei tubercolosi. Quest'asserzione dell' A. potrebbe sembrare contraria a quanto st ritiene comunemente, che cioè nei tisici l'angolo sternale è assai manifesto. lVla la contradizione è solo apparente. Ora l' A. la spiega, IJoichè quest'angolo che, in ve1·ità nei tisici si presenta spesso in un modo assai manifesto è dovuto non già ad una forte inclinazione del manubrio dall'innanzi all'indietro; bensì ad esostosi sviluppatesi a guisa di . piramidi sopra l'articolazione che unisce il manubrio allo sterno. Più di un quarto del numero totale dei tisici esaminati dall' A. presentavano tali esostosi, mentre le superficie del corpo e del manubrio dello sterno avevano una inclinazione reciproca straordinariamente piccola. Inoltre l' A. osservò l'appiattimento e l'immobilità dell'angolo ste1"nale, e s1)esso anche le esostosi piramidali in individui predisposti alla tisi polmonare ; ed ebbe a constatare che la ossificazione precoce dell'angolo ste1·nale e la conseguente difettosa ventilazione delle porzioni superiori dei polmoni costitt1iscono ap· punto una delle cause di quella speciale predisposizione che hanno gli apici polmonari ad ammalare di tubercolosi. Dott. E. GUGLIELMETTI.

Questo angolo sternale }Jresenta anomalie di sede e di forma: così abbiamo innanr.zi· tutto l e anomalie congenite ; qualche volta l'articolazione del mant1brio e del corpo si i·iscontra a livello del terzo paio di costole, invece che del secondo come suole accadere n 01·malmen te. Vengono poi le anomalie dovute a malattie delle ossa. Tra quest~ sono da annoverare il i·achitismo, il morbo di Pott e gl'incurvamenti scoliotici della colonna vertebrale con le consecutive cleformazioni della cassa toracica. Si possono anche ricordare in proposito l e deformità che nelle donne sono prodotte dallo stringere eccessi,ro che alcune fanno del loro torace per mezzo dei b t1sti. Tra le predette malattie delle ossa è molto importante per la genesi dell'angolo sternale, il morbo cli Pott. Infatti nella spondilite tubercolare appena si è sviluppata la gibbosità posteriore, il t1·onco ce1"ca di ristabilire il centro di gravità in parte con una lordosi a carico della porzione lombare della colonna vertebrale, in parte con alterazioni della cassa toracica, 1·appresentate da una forte sporgenza anteriore dello sterno Significato dei i·umori ca1·dio-pulmona1·i. ed incurva tura del medesimo. (PUTNAM. B osto1i nied. a. surg.jonr., 2 VII 1903) Nei bambini questo incurvamento si effettua I i;umori cardio-pulmonari sono stati riguar· facilmente pe1· la mobilità di cui sono ancora dotate le singole pa1·ti del corpo dello sterno. dati da molti come di occorrenza accidentale, ::\In. negli adulti, in cui lo ster110 è mobile solo , jnclicanti alc11ni insoliti i·ap1Jorti }J::ttologici tra

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[ANNO IX,

FASO.

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SEZIONE PRATICA

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i pulmoni ed il cuore, specialmente per la compressione o per un movimento di aspira· zione verificantesi in una parte del pulmone, in seguito alla contra.zione cardiaca. PoTAIN, il quale dopo LAENNEC è stato un vero pioniere nello studio clinico di questi rumori, raggruppa coi cardio-pulmonari o esocardici tutti i cosidetti rumori funzionali del cuore, inclusi quelli ordinariamente ritenuti come anemici. Ma osservazioni più recenti han dimostrato che tale classificazione non è ~tccettabile, e che la maggior parte dei ru· mori funzionali è dovuta ad un'azione difettosa e poco coordinata,, ad alterata nutrizione e ad uno stato di rilasciame11to del muscolo cardiaco e delle pareti arteriose. I rumori cardio-pulmonari sono , di origine differente e possono spesso essere udit~ in al· cune di quelle condizioni nelle quali si hanno i cosidetti i·11mo1·i da rilasciamento del muscolo mioca.rdico, particolarmente per distur· bata innervazione. Non di rado spariscono du1·ante un esame molto prolungato. Per distinguerli è spesso decisivo il fatto che essi spariscono sulla fine di una forzata espira· zione. Gli studi fisiologici diretti a stabilire il ., fatto che la respirazione in individui normali è. di1·ettamente o indirettamente, modificata dall'azione del cuore, sono stati ampliati da MELTZER, il quale ritiene che ciò non di· penda d~ti cambiamenti in grandezza e posizione del cuore per sè stesso, ma dallo sposta• mento di aria dovuto alla propulsione della onda sangt1igna al dif11ori della cassa tora· cica. ~Ientre normalmente questo fatto non è molto marcato, può crescere d'importanza in alcune condizioni patologiche. 1\Ialgrado che le regole date da P oTAIN per distinguere i rumori cardio-pulmonari siano senza dubbio molto utili, pure non è sempre facile differenziarli in modo sicuro da quelli cosidetti neuro-muscolari. I. / A. ha i·icercato la possibile esistenza di rumori cardio-pulmonari in 400 individui, la metà dei quali neuropatici, o più precisamente neurastenici, e l 'altra metà affetti da malattie cli diverso genere. Fra tutti li ha trovati i~ 30 individui, dei quali 26 del gruppo dei ne'Trastenici, e solamente 4 del secondo gruppo. Riguardo al sesso, fra i 30, solo 4 erano donne. Intorno ai caratte1·i diagnostici dei detti ru· mori, l' A. conferma la loro occasionale pre· senza tanto durante la diastole che durante la sistole cardiaca, ed anche il fatto che essi possono essere 11diti all' ascella, e costantemente al dorso. Non si è però ben persuaso

dell'influenza che può eser·citarvi la rapidità c la irregolarità dell'azione cardiaca, o i cambiamenti di posizione dell'infermo. Oltre la scomparsa dei i·umori in seguito ad un' espir::tzione forzata, ha notato ancora che essi possono scomparire anche se, mentre si ascolta, un assistente comprime fortemente la cassa toracica, e non sempre dopo ciò ritornano come p1·ima. Anche in casi di infiltrazioni tubercolari del pul1&one è facile udire dei rumori cardio· pulmonari. Ma il fatto che essi, se non sono esclusivi in individui tubercolosi o neurastenici, sono tuttavia molto più frequenti in questi che in altri malati, richiede una spiega• z1one. A questo proposito bisogna notare che i detti rumori possono essere _11diti in questa classe di mal~ti, i quali possono p1""esentare varie a,ltre particolarità .somatiche : cuore debole, con ritmo irregolare ; pareti toraciche talvolta di conformazione irregolare, con muscoli scarsamente sviluppati, nutrizione ge· nerale scarsa, ecc. Si ha ciaè spesso un com· plesso di condizioni individuali, o di vere stigmate, che caratterizzano una persona neuropatica. Di questo complesso potrebbero in parecchi casi far parte, secondo l' .A., i rumori cardio-pulmonari, i quali però naturalmente non sempre stanno aù indicare una costituzione n europatica. Le stigmate della neurastenia, finora conosciute, si vanno moltiplicando. Bisogna ora . . comprendervi alcunp, speciali alterazioni della cute e dei suoi annessi ; conformazioni abnormi del torace, prolasso di visceri addomi· nali, alterazioni svariatissime delle funzioni del sistema nervoso, e particolarmente disor· dini vasomotori o dell'innervazione del cuore e dei vasi sanguigni. _ Quest'ultima può trovarsi in ispecial modo alterata nei neurastenici. La coo1·dinazione della respirazione e dell' azione del cuore e della tensione vascola1·e può esser e disturbata; la compressione della parete toracica o una f<>rzata respirazione (per le quali ragioni i rumori cardio-pulmonari sogliono cessare) pos· sono influire sul ristabilirsi di tale coordina• z1one. Così può spiegarsi il manifestarsi dei detti rumori in parecchi casi; ma naturalmente tale spiegazione non può bastare per tutti. Certo la spiegazione pt1ramente meccanica dei medesimi non è sufficiente. Come si vede l' A . tenta di dare ai rumori cardio-vascolari una fisionomia clinica un po' nuova ; la quale potrebbe essère accolta con molte rise1·ve. V . G. •

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IL POLICLINICO

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( A.NNo IX, F Aso. 5

Ohe se al contrario abbiamo un essu(lato che ha un punto di congelazione notevolmente (Dott. RoTI-ISCHILD. Die Plteraphie der Gege111vart, più alto di quello clel sangt1e, allora non c'è da aspettarsi nessun 1·iassorbimento, che anzi aprile 1903). la quantità del liquido aumenterà, poicbè la Una i·accolta di essuclato nel cavo pleurico corrente osmotica di acq t1a fa sì che si ab si deve considerai·e come una sostanza morta, bassa la concentrazione molecolare dell'ess un corpo estraneo, che non soggiace l)iù alle dato fino a divenire uguale a quella d • leggi fisiologiche, ma a quelle fisiche della sangl1e. osmosi e della diffusione. Una pro\ a della Anche qui l' A. si dice in grado di poter esistenza di questi processi d'osmosi nel rias· addurre numerosi casi clinici a conferma della sorbimento di essudati entro il cavo plel1rico, sua asserzione. la si ha dal fatto che anche nel cadavere il Qt1ando l'essudato è racchiuso entro una liquido introdotto artificialmente entro il cavo capsula, che a sua volta è divisa da tramez1i pleurico diminuisce fino a scomparire. Così in tante piccole caps11le, allora la })Untt1ra negli animali, legato il dotto toracico, che è il non basta ad eliminare il liquido; d'alt1·a parte canale· di deflusso di tutti i liquidi elimin~ti la p1·esenza di queste capsule impedisce che per la via dei linfatici, persiste la diminu- si stabilisca l'equilibrio di concentrazione, zione del liquido endopleurico, ment1·e questa equilibrio necessaT·io per il riassorbimento; diminuzione manca quando si legano le arterie da ciò ne segue C'he siffatti essudati non sono renali. in grado di riassorbirsi spontaneamente; bì· Secondo le ricerche del LEATHES, dello sogna pro,. . ocare il riassorbimento in modo STARLING e dello HAJ\IBURGER, le soluzioni transitorio facendo crescere la p1·essione osmo· di cloruro di soçtio introdotte nel cavo pleu· tica del sangt1e fino a renderla uguale a qt1ella rico ed aventi una concentrazione molecolare dell'essudato. più alta di quèlla del siero sangt1igno, non I mezzi di cui disponiamo pe1· accrescere sono dapp1·incipio riassorbite ma solo dopo- questa pressionf\ sono molteplici, cioè: chè, assorhito siero dai capillari, sono dive· 1. La dieta: un'alimentazione i--icca di nute isotone al siero sanguigno. Le soluzioni albumina innalza la pressione osmotica del isotoniche vengono senz'altro riassorbite clalla . sangue mediante la scissio11e di molecole com· pleura. I noltre come ha dimostrato il RoTH, la pa· plicate in molecole più se1npl.ici: l~ stese~ ' . rete dei capillari allo stato vitale è meno effetto si ottiene con l'ingestione d1 grandi permeabile all'alb11mina, che ai sali; e quando quantità di clo1·uro di ~odio. 2. La tra.spirazione di sudore. la concentrazione molecolare di ~ue liquidi 3. Le iniezioni endovenose di cloruro di è uguale, la corrente liquida si dirige verso quella parte in cui si ha un eccesso di quelle SOLlio. I bag11i di acqua salina hanno la virtù di molecole, per le quali la parete dei vasi capillari si mostra meno pern1eabile in con- accrescere la pressione osmotica del sangue; fronto delle altre molecole. Tali molecole sono e secondo l' autore il riassorbimento di certi vecchi essudati incapsulati è doYuto appunto quelle di albumina. Secondo le ricerche del SENA.TOR gli essu· a qt1est'azione dell'acqua salina..L'auto~~ ~i· dati ed i transudati contengono sempre meno spone di 36 ca.si di essudati r1ass?rb1t1! 1~ albumina del siero sanguigno ; epperò, appena secruito ad una cura sistematica di bagni d1 o stabilito l'equilibrio osmotico, il maggior con- acqua salina. tenuto di albumina nel sangt1e basta per ali· -!. Ingestione di acque minerali. mentare una correntè continua dell'essudato A questi nlezzi l' A. aggiunge la ginnastica 1 vers o i capilla1·i, e condurre così ad un rias- della respir·azione, ed in modo speciale q11el~n sorbimento dell'essudato. che si pratica facendo res1)irare l'infermo in Da ciò si conclude nel campo clinico cl1e, un'atmosfera rarefatta, nel qual caso la pe· .s e nel liquido, estratto mediante una puntlll!a nuria di aria provoca inspirazioni assai IJrO· esplorativa, troviamo una concentrazione mo· fonde. . • lecolare inferiore a quella del siero sangui· L' A. termina facendo osservi-tre che i mez~1 gno, e quindi un punto di congelazione ~upe· terapeutici da lui indicati non possono sosti· riore a quello del sangue in tal caso possiamo ammettere che la maggio1·e forza di attrazione tuire i mezzi di cura in uso, però li ritieDt" del sangue per l'acqua deve senz'altro con- assai efficaci nei casi in cui l'essudato ei durre all'assorbimento dell'essudato. Ciò potè riassorbe solo in parte o a stento. Dott. E. G. l' A. constatare praticamente in 12 casi.

Contributo alla terapia degli essudati pleurici.

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( A..."11.fNO IX, F .A.SO. 51J

SEZIONE

STFILOGRAFIA

Sulla frrquenza delle affezioni ai~ticolari nella sifilide eredita1·ia. (HIPPEL.

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Medie. Chirzzrg. Ge1itral-Btatt, n. 33, 1903).

È noto che spesso l'oftalmologo si trova in condizione di esaminare individui affetti da sifilide ereditaria negli stadi tardivi, è per conseguenza può rivolgere la propria attenzione anche alle manifestazioni sifilitiche non locali~zate negli occhi. Questa circostanza può ·giustificare le osservazion.i fatte dall' A. nella clinica oculistica dell'università di Heidelberg sulla frequenza delle affezioni articolari n egli eredosifilitici. In un precedente lavoro sulla cheratite parenchimatosa, l' A. ha raccolto 18 casi, in cui si trovano varie affezioni articolari in parecchi individui che soffrivano da cheratite parenchimatosa. Alcuni di questi erano certamente affetti da lue e1·editaria; nei più q nesta etiologia non si poteva porre con • s1cu1·ezza .. Lo studio della letteratura sulle malattie articolari nella sifilide ereditaria mostra, che all'infuori di HuTCHINSON e di FouRNIER, sol· tanto gli oftalmologi hanno comunicato nume· i·ose inchieste sopra l e malattie in discorso. Così FoRSTER scriveva nel 1876 « eh~ i versamenti sierosi, i quali colpiscono l'artico· lazione del ginocchio, cagionando per lo più poco dolore, raramente febbre, mai forte gon· fiore, e quasi sempre scomparendo in 4-6 settimane con l 'uso dello ioduro di potassio, sono di natura sifilitica, e consistono in un processo .morboso a carico delle cartilagini. Le ricerche dell' A. sono rica,rate da 77 casi, che egli ha osser,Tato fin dal 1895. In 68 casi vi erano segni certi di affezioni articolari, in 9 mancavano; dei 77 individui osservati 36 erano uomini, 41 donne. In quanto alla localizzazione, -11 volte fu attaccata l 'articolazione del ginocchio, 35 volte isolatamente, 6 volte con partecipazione di altre articolazioni. Una volta fu colpita l 'articolazione del gomito e infine una sola volta si ebbe una forma di poliartrite. L 'affezione articolare del ginocchio cagionò in ti·e casi forti dolo1·i , in un caso crepiti so· nori, udibili n ei movimenti ; una volta si tro· -varono cicatrici multiple aderenti all'osso, es· sendovi stata precedentemente un'artrite p11· i·t1lenta con formazione di fistola. 36 ,,..olte si ebbe a notare un forte gonfiore della detta articolazione, il quale nei casi osservati dal· l'autore stesso e1·a senza dubbio dovuto a ver· samento intraarticolare. Questo si trovò quasi

PRATICA

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sempre bilaterale (35 casi) i·aramente unila· terale (3 casi). L'età, in cui si stabilì l 'affezione articolare si l)UÒ i·jcavare dai seg uenti casi, i quali tutti presentavano un gonfiore articolare evidente. Nell'età da 0-1 anno si ebbero 3 casi Id. da 2-5 anni » 5 » Id. da 6-10 anni » 15 » Id. da 11-15 anni » 6 » Id. da 16-20 anni » 9 » Id. da 21-25 anni » 1 » Da cui si rileva che la malattia è più f1·equente tra i 6-10 anni, ma che non ra1~a­ mente si può osservare anche tra i 10 e i 20 anni. Queste cifre acquistano ancora un interesse speciale se si stabilisce la relazione di tempo, che esiste tra l'inizio della malattia articolare e ·quello della cheratite parenchimatosa. Fra 39 casi osservati, lasciandone soltanto da parte 4, in chi non vi era cheratite, l'artropatia aveva preceduto la cheratite 1)arenchimatosa 32 ' rolte, 2 volte e1·a insorta contemporaneamente, e una sola volta l'aveva seguita. 13 volte le ar.ticolazioni ammalarono circa un anno prima dell'inizio della cheratite, 9 volte le osservazioni furono incerte, 10 volte trascorse un lungo periodo di tempo, da 2 a 15 anni, tra le due malattie. Una grande im· portanza ha il fatto, che quasi semp1·e l 'affe· zione articolare p1·ecede la cheratite pa1·enchimatosa ; da qui n e sorge una maggior dif · ficoltà diag nostica per il medico pratico o per il chirurgo che deve c11rare l ' affezione a1·ticolare. S e vi è la cheratite parenchimatosa in atto, oppure dall'anamnesi risulta, che ha })I"'eceduto una infiammazione della cornea della durata di molte settimane, lasciando le sue tracce ancora ben visibili; allora ogni medico esperto pensa immediatamente alla sifilide ereditaria. Spesso però si presenta un'ic11·ope articolare semplice in individui in apparenza sani, in tal caso la lt1e sarà diagnosticata sol· tanto quando il medico c11rante farà delle accurate ricerche etiologiche in questo senso, somministrando ioduro di potassio, il cui esito confermerà la diagnosi. L' A. esaminando le sto1--ie cliniche di tre casi con sifilide ereditaria non dubbia, in cui le sofferenze articola1·i furono curate chirurgicamente, notò, come mai prima di allora si era pensato alla possibilità di una manifestazione sifilitica. In queste storie non si faceva m enzione di una precedente ct1ra in· terna di ioduro di potassio, ma soltanto si parlava di pennellazioni di tintura di iodio, (19)


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IL POLIOLINICO

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di fasciature, riposo in -letto, ecc. In fi casi tìca sono frequenti nel periodo tardivo della furono eseguiti atti operativi; quattro volte sifiliile ereditari a. si fece la punzione dell'articolazione clel gi· 2. Tali affezioni articolari nella sifilide nocchio, e una volta per fino la resezione del ereditaria si presentano essenzialmente con gomito. più frequenza dei denti di HuTCHINSON e della È meglio non indaga1·e, se questi interventi sordità labirintica; cosicchè in ogni caso sochirurgici sarebbero stati necessa+~i, dato che spetto di lue ereditaria si dovrà ricercare se si fosse ben ricercato il momento etiologico. hanno precedt1to affezioni articolari. Un risul· Se si cerca sulla base delle notizie anam- tato positivo farà stabili1'e con più verosiminestiche e delle osservazioni di farsi una glianza la diagnosi di lue. {· immagine esatta delle sofferenze ilei paziènti, ne i~isulta, che in generale l'alterazione delle OSSERVAZIONI CLINICHE funzioni non è grande, e che solo in casi isolati i pazienti sono costretti a rimanere in letto a cagione del dolore. Sca1·se indicazioni OSPEDALE DI SANTO SPIRITO IN SASSIA DI RO:\fA. (Reparto diretto dal prof. E. RossoN1). si hanno sulla compa1·sa della febbre; una sola ,,olta la tumefazione articolare fu accomEchinococco dell'anca pagnata da febbre alta, più volte si notarono sin111lante una coxite tubercolare tem1)erature subfebbrili. In uno di qt1esti casi del dottor ANGELO SIGNORELLI, assistente. la temperatt1ra tornò al normale dopo tre giorni con l~uso di iodt1ro di potassio. Però Il bacino è una delle sedi di elezione delle la lette1·atura e alct1ne osservazioni proprie cisti da echinococco delle ossa; queste cisti clell' A. insegnano, che si i)resentano anche occupa.no sopra tutto l'ileo e le vicinanze della forme assai gravi e ostinate, perfino dei procavità cotiloide, tanto che frequentemente cessi suppurativi con formazioni di fistole. In ·=t_uanto alla terapia l' A. potè constatare viene ad essere inva,sa l'articolazione dell'anca tre volte un rapido miglioramento colla som- (su 10 casi di cisti idatiche ~el bacino 8 volte minist1·azione di ioduro di potassio; e fa rile- · la cavità cotiloide era distrutta e perforata in Yare con insistenza, che la eff i ca eia cu1'ativa parecchi punti). Da ciò risulta che soventi si specifica dello iodt1ro cli potassio relativamente hanno disturbi nella deambulazione ed attialle affezioni articolari negli oredosifilitici è tudini viziose a carico degli arti inferi ori e i·iferita concordemente da così numerosi os- tal volta il quadro clinico è del tutto simile a servatori, che non se ne può dt1bitare. quello di una coxite. Infatti nella letteratura Si cleve ora risponclere alla questione, se sono riferiti e;rrori di diagnosi tra echinococco le affezioni articolari l'iscontrate negli eredo- dell'anca e coxite (PrHoN, TRENDELENBURG, sifilitici debbano .1~ealme11te riguardarsi come V1ERTEL), errore che abbiamo anche noi comsifilitiche, op1)ure siano dov11te ad un'altra cat1sa morbosa. La p1·ova certo non può essere messo nell'osservazione che qui brevemente . assolt1ta, e molte obbiezioni sono possibili; riferiamo: G. T., d'anni 55, calzolaio, dimorante in purtuttavia l' A. c1·etle che esistano suffieienti ragioni per potei· cliagnostica1·e con somma Roma. Non venereo. Discreto bevitore di vino. probabilità riei suoi casi affezioni a1~ticolari All'età di 37 anni soffrì grave malattia febbrile, sulla cui natura non fu potuto stabilire <li natt1ra sifilitica. Si sarà a ciò autorizzati, nulla, e che durò circa un mese. Poi stette se si potrà climost1·are: che tali affezioni ar· bene, e solo negli ultimi tre anni, l'infermo ticolari si ,I)resentano molto più spesso in dice, a seguito di una caduta dal tram, co· el'edosifilitici c11e in altri indiviclt1i, che esse minciò ad accusare un dolore in corrisponnel loro mo clo di apparire e nel 101·0 clecorso denza dell'articolazione coxo-famorale di sipossiedono qualche cos't di caratteristico, e nistra, dolore che talora veniva avvertito alla cl1e finalme11te esse n ella maggio1· pa1'te dei coscia e talora al ginocchj o dello stesso lato; ca,si sono influenzate in modo benefico da nel contempo la deambulazione si fece difficile ed era costretto nel cammino a zoppicare una cu1·a antisifilitica. L' HrPPEL ha trovato affezioni articolari e ad aJ>poggiarsi ad un bastone. I disturb~ dolorifici si mantennero pressochè invariati nel 56 per cento clei suoi casi di sifilicle ere. sino a :ROCO tempo prima dell'ingresso neltlita1·ia q uincli in moc1o strao1·dinariamente l'ospedale, ed erano avvertiti di tanto in tanto 1 f reqt1ente. ora più ed ora meno intensi. Invece i disturbi Le conclusioni a ct1i git1nge l,A. sono le della deambulazione andarono sempre più seguenti: crescendo, l'arto si accorciò e le masse mt11. Le affezioni articolari cli natura sifili- scolari, dapprima ipotrofiche, divennero dopo

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SEZIONE PRATICA

circa due anni atrofiche del tutto, tanto che Nelle urine, che erano limpide, di colore tenue, piuttosto abbondanti ed a peso spe · l'arto si fece inerte e rilasciato. All' os~edale f'ece ricorso il 15 ottobre 1902 ; cifi.co basso, si conteneva albumina al 2 ° 100 morì il 31 dello stesso mese. La malattia at- e nel sedimento scarsi cilindri jalini e gratuale datava dall'agosto dello stesso anno ed nulosi e qualche cellula bianca. era consistita in disturbi gastrici mal definiti, Sin dall'ingresso l'infermo ebbe febbre inanoressia, peso all'epigastrio; poi febbre leg- termittente quotidiana, che insorgeva la sera, gera, irregolare, che insorgeva qualche volta raggiungeva i 38° e intermetteva al mattino. con brivido é talora intermetteva con sudori, Lo stato generale si aggravò sempre più: cef'alea frontale, dimagramento notevole, senso lo stato di denutrizione si andò accentuando e negli ultimi giorni di vita l'infermo cadde di prostrazion& e tosse modica All'osservazione obbiettiva si presentò for- in uno stato d'incoscienza; poi sopravvennero temente denutrito, di colorito bruno-pallido, convulsioni a tipo emiplegico a destra (con· con occhiaie livide ed incavate. Lo stato ge- vulsìoni uremiche), il coma e la morte. nerale era piuttosto grave, decombeva su_pino, La diagnosj da noi posta fu: coxite tuberl'arto sinistro era leggermente flesso ed ad- colare, echinococco del fegato, nefrite cronica dotto, con la gamba semifiessa sulla coscia. interstiziale, uremia. Di quest'arto si disegnava nettamente lo Qualcosa però restò a noi d'inesplicato, e a. scheletro osseo, poichè le masse muscolari ed spiegare il rapido decadere delle forze ed il il connettivo sottocutaneo erano del tutto processo f'ebbrile pensammo ad una prob.a bile scomparsi. I movimenti attivi non erano pos- tubercolosi acuta. sibili e invitando l'infermo ad estendere o a Il reperto riecroscopico (dettato dal dott. N A.sollevare l'arto riesciva a compiere tali movi- ZARI settore dell'Istituto di anatomia patolomenti solo con l'aiuto delle mani. I movimenti gica della R. Università) diede: passivi invece non opponevano alcuna resi· Leggera endoaortite ateromatosa; aderenze stenza intorno all'articolazione coxo-femorale pleuriche totali a destra, parziali a sinistra ; e sembrava che il capo articolare fosse com- cisti di echinococco della convessità del lobo pletamente libero e lussato dalla cavità del- destro del fegato della grossezza di una test3! l'acetabolo. L'arto era accorciato (accorcia- di feto con numerose cisti figlie; tubercolosi cronica (forma linfomatosa) delle ghiandol~ mento reale). Non procedemmo ad ulte,rio~i ind~gini se- linfatiche dell'ilo del fegato; tubercolosi mimeiologiche sullo stato dell art1colaz1one am- liare del peritoneo e di ambedue i polmoni; malata, date le depresse condizioni generali nefrite cronica interstiziale grave; cisti di dell'infermo e dato anche che tale entità mor- echinococco antica degenerata nella fossa bosa era pe:r; noi quantità t~ascurab!le ri~pett<? iliaca esterna con usura dell'ileo e della caagli altri disturbi accusati ed agli altri dati vità dell'acetabolo: questa era usurata ad y secondo le linee normali di sutur a dell'osso obbiettivi raccolti. Infatti all' esa1ne dell'addome, e più special- iliaco ; l'echinococco aveva sede pure .nella mente del fegato, constatammo che guesto fossa iliaca interna, tra i fasci ed al disotto era grande, bene palpabile al disotto dell)ar- del muscolo psoas, e nei diverticoli intraID:ucata; ed all'esterno della linea mammillare il scolari della cisti erano contenute alcune picmargine inferiore di esso si percepiva netta- cole cisti figlie vive. Quanto al capo articolare mente globoso, a superficie leggermente irre· del femore, esso era anche in parte usurato golare, di consistenza molle elastica, mentre e proprio nel mezzo in corrisponde~z~ del procedendo dalla mammillare verso la linea ligamento rotondo. La massa della cisti demediana, il margine non era più arrotondato generata era rappresentata da una polti~lia ed acquistava una consistenza normale. Alla granulosa grigio·giallastra, che a prima vista palpazione ed alla pressione il fega~o e la r~­ simulava una massa caseosa tubercolare; però gione ipocondr~aca .di destra erano .1ndol~nt1. non v'era alcun segno d1 tubercolosi ossea od Alla percussione il confine superior~ di ot- articolare. tusità era nei limiti normali, mentre il mar...*..., gine inferiore debordava di quattro dita sulla I pochi dati raccolti, cioè l'iniziarsi della parasternalt3 e di tre dita sulla mammillare. Una puntura esplorativa del fegato, fatta malattia dopo un trauma, i dolori localizzati in corrispondenza del IX. spazi? s~ll'as_cell~re in corrispondenza dell'articolazione coxo-femedia di destra, diede esito a 11qu1do 11~p1~0 morale, alla coscia, al ginocchio, i disturbi di roccia, ricco di cloruri e con al bum1na in della deambulazione, poi l'accorciamento deltraccie. La milza era grande, dura, palpabile al di- l'arto, i segni di una lussazione spontanea sotto dell'arcata. femorale, e' infine la lunga durata della ma· Al cuore 1° tono alla punta impuro e 2° tono lattia, erano tutti elementi che dovevano far aortico netto. . Nulla di dimostrabile all'apparato respira· pensare ad una coxite e ad una c?xite t11?ercolare ; però il reperto necroscopico svelo la torio. -:-

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IL POLICLINICO

esistenza di una grossa cisti degenerata che aveva usurato l'osso in corrispondenza dell'acetabolo ed infiltrato i muscoli della fossa iliaca interna ed esterna. Veramente si po~ trebbe far question"e se la cisti si f'osse originata dai muscoli anzidetti o dalla parte in-. terna dell'osso iliaco, o dalla parte esterna dello stesso, ma ciò a noi non interessa stabilire. Quello che volevamo porre in rilievo è che talora le cisti da echinococco possono colpire (per lo più secondariamente) l'articolazione coxo-f'emorale e realizzare il quadro sintomatico di una çoxite, e specie di una coxite tubercolare. N·el nostro caso era inoltre presente un echinococco del fegato, il quale poteva esser provenuto direttamente dall'intestino, oppure dall'antico echinococco dell'anca, per vera embolia parassitaria. Gennaio 1903.

NOTE DI MEDICINA SCIENTIFICA Il ti1110 e la patogenesi del rachitismo. Come tutti coloro che si sono occupati di tale ql1estione il dottor BASCH ( Wie1i. lcliri. Woclie1i., 1903), ricorse all'estirpazione del timo in animali giovani : ma operando in modo di ottenere l ' ablazione com· pleta e totale della glandola ha ottenuto dei risultati costanti che non lasciano alcun dubbio stùl'esistenza di un rapporto tra la funzione del timo e le con· dizioni del sistema osseo. Per ·stabilire questo rapporto l' A. produsse fratture sperimentali in cani giovani della stessa età, dei qt1ali alcuni erano stati operati, altri servivano di controllo. Il primo fatto constatato è una accentuata fles; sibilità delle ossa negli animali operati da un mese. Quando si voleva fratturare la tibia, l'osso si pie· gava tra le mani e lo sforzo necessario ad ottenere la frattura era certamente di metà minore che non negli animali non operati. Prodotta la frattura la cicatrizzazione avveniva diversamente secondo che si trattava di un ani· male normale o privato dal suo timo. Nel primo, dopo 8-10 giorni, al focolaio della frattura si trovava un callo voluminoso che persi· steva per delle settimane intere. Nel secondo (palpazione e radiografia) la forma· zione dél callo mancava quasi completamente. E mentre l'animale timotizzato camminava bene col suo membro ft""atturato s· o 9 giorni dopo la frattt1ra, l'a.n imale normale continuava a zoppicare per 111ngo tempo. (22)

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N all'animale privato del timo la frattura evolveva clinicamente come una frattura rachitica ». L'esame istologico delle ossa fratturate ha con· fermata l'analogia di queste fratture colle fratt11re rachitiche. In linea generale negli animali timo tizza ti le ossa lunghe sembrano meno avanzate nel loro svilt1ppo, principalmente peft q11ello clìe riguarda la calcificazione. Il tessuto osseo e molle sembra pieno di sangue; la linea epifisaria è chiaramente a.llargata, irrego· lare; gli spazii midollari sono dilatati, le trabecole ossee rare. Al livello delle fratture relativamente recenti non si riscontra quasi affatto il callo mentre negli animali di controllo si trova un callo vo· luminoso e manifesti segni di proliferazione al li· vello degli spazii midollari, segni i quali mancano negli animali timotizzati. Un ultimo elemento che completa l'analogia tra i rachitici e gli animali timotizzati è fornito dalla. escrezione orinaria. L'orina di questi animali con· tiene da tre a cinque volte più sali calcari che quella degli animali di controllo, tanto che l' A. si domanda se questa decalcificazione incessante non sia la causa della mancanza del callo. Per completa.re le esperienz~ l'A. ha, natural· mente, sperimentato negli animali operati l 'azione dell'estratto di timo ottenuto colla tritura?Jione delle glandole in una soluzione fisiologica. L'estratto di timo di vitello o di cane iniettato ai cani o ai conigli produceva regolarmente un abbassamento manifesto della pressione sanguigna e una accelerazione del polso~ Nei conigli questi fenomeni erano accompagnati da- convulsioni generali che terminavano colla morte. L'A. tralascia di dirci come q11este iniezioni abbiano agito negli animali timotizzati. Ci fa invece conoscere llna serie di e~perienze nelle quali si è portato nel peritoneo e sotto la pelle degli animali operati sia il loro proprio timo, sia il timo di ani· male della stessa specie e della stessa età. Quando il timo era innestato nel peritoneo si at· torniava di aderenze e per un tempo abbastanza lungo suppliva al timo estirpato. In questi animali l'escrezione dei sali di calcio si faceva regolarmente, e le fratture artificiali cicatrizzavanq con callo voluminoso. Quando invece il timo era innestato sotto la pelle esso era rapidamente riassorbito e dopo 15 giorni circa - tempo che occorreva. per questo riassorbimento - gli animali erano colpiti da fatti paralitici e morivano con convulsioni generalizzate. Il timo riassorbito agiva insomma come le inie· zioni di estratto di timo. «


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SEZIONE PRATICA

Sul co1nportamento del g1·ande epiploon verso la milza variamente lesa.

PRATICA Pl\OFESSIONALE •

Dm RENZI e BOERI nel Congresso italia,no di }1eclicina interna. del 1902 avevano comuni0ati i ris11ltati di un 101·0 studio sperimentale Slll compor· tnmento del grande epipJoon verso la milza 'raria· me11te lesa. Il dott. PIRONE ha rivolto le s ue ricerche sul· l'argomento a.i seguenti punti: assodato che j] grande epiploon incaps11la la milza a c11i si sono legati i ' rasi all'ilo, il processo che in esso ha luogo è un comune i1rocosso reativo infiammatorio, che si li· mita alla formazione di una capsula connettiva intorno alla inilza, o·vvero presenta delle partico· larità in rapporto alla cat1sa che lo ha provocato'? In seguito a,lla estirpa~ione della mil~a si verifi· <'ano per caso negli animali delle modificazioni nella r-;tr11tt111·a istologica del grande epiploon '? Da esperienze fatte su conigli e gatti ritiene di iJotere trarre queste conclusioni: la milza caduta in necrosi p er legatura in massa dei vasi viene circondata clal grande epiploon, il processo infiam· hiatorio che si ridesta in esso mena ad una rapida formazione di connettivo che non si limita solo ad incapsulare ]a milza necrotica :rna la invade; d'altro ~anto le cellule endoteliali di rivestimento della ,ierosa, trasformate in macrofagi, incorporano e porta.no via i detriti della milza che si disfà. In virtl't cli q11esta dupliee azione plastica e fago· ~itaria, il grande epiploon finisce per distruggere a milza comportandosi v erso essa come l'endotelio 1asale nella organizzazione del trombo. In seguito tlla estirpazione d ella milza non si ve1·ificano nel ~rande epiploon modificazioni istologiche di rilievo ali da fare pensare ad una trasformazione lin· oide vicariante di questa membrana. Il grande piploon eserciterebbe nel peritoneo una vigile zione protettrice, la quale in determinate circotanze acquista il valore di una vera funzione di ifesa della_cavità peritoneale ed in conseguenza all'intero organismo. (Autoriassunt;, settembre 1901).

.eoentissima pubblicazione:

-'IGIENE DEL BAMBINO. del

Prof. Cav.

LUIGI CONCETTI Direttore della Clinica Pediatrica nella R. Università. di Roma

È un bel volume di oltre 600 pagine, ill11strato

molte figure intercalate nel tBsto. Prezzo L. 7,50 Rivolgere cartolina·vaglia alla Società Editrice .nte Alighieri di Albrighi, Segati & C., Via dei Pre· ~ti, N. 15 - Roma.

NOTE CLINICHE E TERAPEUTICHE Tetano ed acido fenico. Il dott. GENNARI DEPLANO ci manda da Ca· gliari la storia di due casi di tetano curati con il metodo Baccelli. L' A . ill11stra l'argomento, confrontanclo i casi pubblicati ai s11oi. Poicbè i lettori del « Policlinico » conoscono bene il resto della casuistica, e anche recentemente il dott. CuRTI ne ha offerto un significante specchio riassl1ntivo, ci limitiamo a pubblicare le nuove storie cliniche. Voglia scusarci l' A .

** * contadino, d'anni

C. ~I. , 18, da X ... In seguito a cadl1ta da t1n albero riportava una ferita al piede sinistro, sotto all'alluce, prodotta probabil· mente da q11alche ramo o scheggia di legno che trovavasi a terra, perchè appunto attendeva alla potatura di ql1ell' albero. Fatto si è che la ferita venne medicata sul posto, secondo gli 11si dei no· stri contadini, e che il C. M. continuò indifferente nel suo lavoro ; ma dopo una diecina di giorni, per quanto rimarginata la ferita, notò dei dolori a tutto il corpo, un certo malesse1te ed una certa difficoltà nei movimenti degli arti inferiori. Chiamato il me· dico, prescrive .... non so che cosa .... e tutto si riduce a starsene a letto in qnieto ,.;poso('?) . Viste le cose a mal punto, un amico di quel paese mi pregava di andare a vedere l 'ammalato; e ciò fe ci il 12 . dello scorso gennaio. Rilevo subito il quadro carat· teristico del tetano: trisma quasi completo; contrat· tura d ei muscoli degli arti inferiori, specie dei fles· sori della coscia sinistra; riso sardonico; leggera stitichezza. T. 39. 2, P. 112, R. 40. Stacco la crosta che copre la ferita, allargo que· sta, e mi riesce di estrarre una piccola scheggia di legno: disinfetto e m edico al sublimato. Faccio quindi scaricare l'alvo mediante clistere, e pratico senz'altro le prime iniezioni d'acido fenico al 3 per cento, che portavo meco essendo su per giù di già informato di che si trattava. Inutile dire la mia parte di fronte al medico curante, al quale dovetti a1tche cedere la mia siringa per le ulteriori inie· zioni, e consigliare le altre pratiche igienico-diete· tiche suggerite dal caso. Non so niente della d;a,.;a percb è non potei averla; ma fatto si è che il 20 febbraio, all'ora delle mie consultazioni, mi vedo comparire n el mio studio proprio il C. ~I. sano e forte, completamente gua· rito il quale mi ringrazia e vuole, in atto di rico· ' noscenza, baciarmi le mani (così nsa1io i 1iostri. con· tadi1ti) quasi fossi un vescovo. (23)

I. -


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IL POLICLINICO

II. - S ... R ..., agricoltore, d'anni 29, da San Spe· l:·ate. Gentilizio immune da qualsiasi labe eredita· · ria; genitori viventi e sani. Non soffri neanche le malatti~ proprie dell'infanzia; solo all'età di 16 anni ' fu colto da ileotifo, di ct1i guarì felicemente, e poi a 20 anni apparvero le prime febbri malariche che si ripeterono in seguito. È di costituzione scheletrica regolare; apparato m11scolare abbastanza bene sviluppato; pannicolo adiposo scarso. Niente da ri· levare negli organi dei sensi, nè in quelli toracici nè addominali, che sono tutti integri. Il 25 agosto 1901, mentre zappava nelle sue terre, un colpo falso della zappa andò a cadere sul dorso ~ del suo piede destro, producendq una ferita lacero· contt1sa, normalmente alla base dell'alluce e secondo dito, lunga cm. 3-4, interessante unicamente i co· muni tegumenti, senza lesioni di tendini od altro. Fatta accurata toeletta della ferita, pulendola del terriccio che la copriva completamente, si medica con la più rigorosa antisepsi. Tutto procede per la meglio, il malato ripiglia il suo ordinario lavoro dopo due g.i orni di riposo, ed in 7a giornata la fe· rita guarisce perfettamente per prima intenzione. Ma il 6 settembre, cioè in 12a giornata dal trauma, l'infermo cominciò ad avvertire una certa tensione dolorosa ai mt1scoli masseteri, che andò rapidamente aumentando fino . ad essere impossibile l'ingestione di cibo; ed allo stesso tempo erano inceppati i mo' vimenti degli arti (specie degli inferiori) e del tronco, tanto che non potè abbandonare il letto, e mi si venne a chiamare d'urgenza. Stato prese1tte. - Trovo l'ammalato a letto in decubito supino, colla testa porta!a all'indietro, in· fossata nel cuscino: volto attonito, con éàratteri· stica espressione sardonica per leggera contrattura dei muscoli mimici; trisma assai marcato; arcate dentarie fortemente serrate tanto da poterle appena divaricare con una lama di coltello; occhi spala.n · ca ti; intelligenza integr a. A l collo si 11a forte contrazione degli sterno-cleido· mastoidei, e rigidità della nuca. Al tJ·o1ico ed agli arti si rivela una estesa iperestesia cu tanea a diversi stimoli: i muscoli del torace e dell'addome sono in evidente contrazione; gli arti superiori leggermente mobili, contratti in· vece gli arti inferiori di cui è impedito ogni movi· mento, sia attivo che passivo. Non è possibile neppure l'ingestione di sostanze liqt1ide; dispnea, orina scarsa, ostinata stitichezza. T. 39. 8, P. 125, R. 42. Tale il quadro clinico dell'infermo al momento della mia visita che capitava appunto in un periodo di calma, la quale però dura poco, perchè ad ogni piit lieve stimolo, di qualunque natura esso sia, si ripetono gli accessi: questi arrivano sino a 85 in un'ora. • Di fronte a questo quadro nosologico cosi caratteristico, non esito punto a porre la diagnosi di te· (24:)

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tano traumatico, data la sintomatologia e la pre· senza della ferita al dorso del piede destro che, come dissi, aveva già medicato 12 giorni prima. Ad ogni modo prima di concludere per questa diagnosi, volli, per pt1ro scrupolo, esaminare tutte le altrè· possibilità di diagnosi (1neningite acnta, avveleria1nento da stricn,i1ia, lissa, isterisnzo) che ven· nero però subito recisamente scartate. E intantc per ancora maggior sicurezza, non essendo possibile l'esame microscopico e batterioscopico, volli tentare l'inoculazione sperimentale: infatti fatto un piccolo salasso della vena basilica di destra, estrassi 2 eme. di sangue che iniettai appunto in un coniglio, ne] quale do-po 3.4 giorni si riprodusse l'infezione te tanica; ciò che tolse ogni minimo dubbio che ancora potesse affacciarsi sulla esattezza della diagnosi. Espongo alla famiglia la gravità ·del caso, per il quale faccio prognosi riservata; ed intanto, mentre attendo dalla farmacia del vicino paese la prescritta soluzione fenica al 3 °/ 0 , pratico il cateterismo E somministro un clistere d'acqua bollita ottenendc poca urina ed abbondanti feci normali. Isolo l'ammalato, raccomando il ma.ggior silen~io attorno ad esso, e faccio tenere la stanza quasi al· I l'oscuro (DE RENZI). ' Ecco intanto il diario della cura che dt1rò pe1 1 l 25 giorni, sino cioè al 30 settembre: {

6 sett. Vedi storia. T. 39. 8, P. 135, R. 42. Farmaco iniettato, gm. O. 24. 7 sett. Insonnia; permangono le stesse condizioni T. 39. 5, P. 133, R. 42. Farmaco iniettato, gm. O. 30. Clistere nt1triti,ro. 8 sett. Id. T. 39. 6, P. 130, R. 40. Farmaco iniettato, gm. O. 36. Id. 9 sett. A~gravate le convulsioni (98). T. -!O. 2 P. 149, R. 47. Farmaco iniettato, gm. O. 42. Id. 10 sett. Diminuite le con,rulsioni (8!). T. 39, P. 130 R. 40. Farmaco iniettato, gm. O. 45. Id. 11 sett. Accenna a migliorare. T. 38. 2, P. 125 R. 38. Farmaco iniettato, gm. O. 45. Id. 12 sett. Continua a migliorare lentamente. T. 38 P. 125, R. 36. Farmaco iniettato, gm. O. 45. Id. 13 sett. Sempre meglio, diminuiti tutti i sintomi T. 37. 5, P. 112, R. 32. ~ Farmaco iniettato, gm. O. 45. Alimentazione orale 1± sett. Trisma quasi scomparso, nè scosse n( dispn~a. T. 37. 2, P. 108, R. 30. Farmaco iniettato. gm. O. 42. Id. 15 sett. Id. T. 37, P. 100, R. 28. Farn1aco iniettato, gm. O. 36. Id. 16 sett. L~ notte la passò terribilmente; riappars• al completo la fenomenologia; 96 convt1lsioni. Venn chiamato d'urgenza ad ore O. 25. T. 38. 9, P. 12'i

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Farmaco iniettato, gm. O. 45. Alimentazione rettalE 17 sett. Stazionario. T. 38. 6, P. 122, R. 3.9. Farmaco iniettato, gm. O. 48. Iniezioni di caffei11é 18 s~tt. Si inizia di nuovo la miglioria che E mantiene costante. T. 38. 5, P. 110, R. 38. e Farmaco iniettato, gm. O. 51. Alimentazione rettalE h 1


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SEZIONE PRATICA

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formità di cura che le si oppone. A tutti i neura· 19 sett. Id. T. 38, P. 95, R. 34. . Farmaco iniettato, gm. O. 48. Id. stenici si consiglia di non pensare alla loro ma· 20 sett. Progressivo mjglioramento; nè dispnea, nè lattia, di cercare delle distrazioni, di fare d ella convulsioni; trisma qua~i scomparso; articola qual· idroterapia. che parola. T. 37. 8, P. 90, R. 30. Farmaco iniettato, gm. O. 45 . .Alimentazione orale. Seguendo in questo le idee di MAURICE DE 21 sett. l\'Iiglioria su tutta la linea. T. 37. 5, P. 86, HENRY il dott. RoMME, nella Presse Médicale del · R. 28. 22 marzo, rammenta che i neurastenici si dividono Farmaco iniettato, gm. O. 42. Id. in due classi. Gli llni presentano ipertensìone ar· 22 sett. Id. T. 37. 2, P. 84, R. 26. Farmaco iniettato, gm. O. 36. Id. teriosa e sono dei 'reri intossicati che guariscono 23 sett. Id. T. 36. 9, P. 80, R. 26. quando, una volta liberati .dai tossici, si abbassa Farmaco iniettato, gm. O. 30. Id. la loro curva di tensione arteriosa. Gli altri, al 24-30 8ett. Continua la miglioria su t11tta la contrario, offrono, come segno caratteristico, della linea, sino a guarigione completa. T. 36. 9-36. 2, ipotensione arteriosa ed in essi la scon1parsa della P. 80-60-54:, R. 26-24. Farmaco iniettato rispetti,ramente nei giorni 2!-29 depressione nervosa e d ello stato mentale partico· sett. : gm. O. 2±, O. 18, O. 15, O. 12, O. 09, O. 06, O. 06. lare che presentano, non si ottiene se non si rialza Alimentazione orale. la tensione delle arterie. 30 sett. Lascia -il letto. Cura ricostituente. Il 30 settembré adunque, e cioè dopo 25 giorni . Nezirastenia ed z]Jertensione. di cura, mi congedo dall'ammalato, dfchiarandolo Dieta l attea assoluta e poi, in capo a qualche completamente guarito e prescrivendogli una cura giorno, regime latteo-,regetale, massaggio, doccie ricostituente (arsenico e ferro) . calde, bagni di vapore, grandi iniezioni di soluzione fisiologi ca di clor11ro di sodio. Le lesioni traumatiche del capo ed il loro esito. N ezirastenia ed ipote1tsio1ie. Il dott. H. BRUN (Beitrage zur lclin,isclien Gh,irurQl1attro piccoli pasti, assai moderati, carn e, .7ie, nn. R7 -38, H. 2, 1903) ha scritto un importante p esci, lègumi, riposo all'aria libera sopr a uno lavoro sull'argomento. P er ciò che riguarda le e· sdraio, doccie fredde, bagni salati o sulfurei, inarnorragie dei vasi meningei, l'ema toma sopradul'ale lazioni ·di ossigeno, iniezioni saline, a - piccole dosi ~ raro, ·e per lo più i suoi sintomi si confondono di 1-2 g rammi che possono elevarsi fino a 10, ~on quelli della commozione. Di 39 ·casi morirono 31 ; avendo cura di differire la puntura il giorno che lei guariti 7 ft1rono operati, in uno fu fatta la cura la pressione arteriosa si eleva e di aumentare la ispettativa. Nella maggior parte dei casi dopo la dose quando il soggetto si trova particolarmente . 1 rapanazione si è avutò emorragia secondaria, in abbattt1to. nodo che raccomanda llna maggior cura nella emo · .tasi. Il rimanere dopo l'op era?Jione una perdita di La poliuria nervosa. ostanza d ella volta cranica, non ha alc11na conse· ~uenza noci va. IJe g randi emorrag.i e sottodurali Prima d 'intraprender e la cura di questa affezione ono relativamente rare; si ha forte cefalea, fuoribisogna, secondo il prof. ROBIN dell' Hopital de la Lscita di sostanza cer ebrale dalla ferita, paralisi, Pitié, conoscere bene la qt1antità delle urine nelle ,ccessi epilettici od epilettiformi. Poi il BRUN di· 24 ore. ct1te le diverse lesioni traumatiche dei n ervi cere· In base a questa cognizione la cura si prescrive >rali e dei loro centri ; 8 casi riguardano l'ottico, poi. nel modo che segue : a cui prognosi è cattiva. Freql1entemente è colpito Si comincia dal prescrivere l'antipirina, che ri· l facciale (83 casi su 470), specie nelle fratture duce rapidamente il tasso della sec rezione urinaria . .ella base del cranio, e per lo più il facciale riIl rimedio si prende alla dose di 2 gm. al giorno : .iane paralizzato totalmente, od in parte. Anche le 1 gm. prima di pranzo ed 1 prima di colazione . ~sioni traumatiche dell'acustico (30 casi) danno una Si ·continua per un periodo di 3. 7 giorni: una rognosi cattiva. Di 67 casi di paralisi degli arti media di 5 giorni è abituale. Se la dose di 2 gm. 6 volte erano paralizzati il braccio e la gamba non da risultato, si può salire a 3 gm. ello stesso lato, 3 volte tutte e due le braccia o Dopo l'antipirina si ordina un secondo ciclo me· .ltte e due le gambe. L e paralisi gravi persistono dicamentoso, che comprende il tellurato di sodio e er lo più poco tempo, specie quando si tratta di la valeriana. Il teilurato di sodio è stato racco · ompressione del cer,rello. mandato p er diminuire la secrezione del sudore :

La neurastenia e la sua cm·a. Ciò che colpisce quando si affronta la questione ella n eurastenia è una specie di contrasto fra la _ntomatologia mobile di questa affezione e l'uni.

.

esso diminuisce anch e la secrezione urinaria. Tellurato di soda . . . gm. O. 025 Per una pillola. Di simili n. 12. Una pillola pTima di colazione ed una prima di pranzo per 5-6 giorni di seguito. (25)


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IL POLICLINICO

Nel m edesimo tempo si prescrive la valeriana. Da lungo tempo la sua azione contro la poliuria nervosa è stata riconosciuta efficace. Il preparato deve essere ordinato per estratto e sotto forma di bols di 2.4 gm. al giorno. In capo a 5·6 gio rrii di cura, si ritorna all'anti· pirina come in pri11cipio, per un periodo di 5 giorni. Si termina con la prescrizione delle pillole se· guenti: Estratto di belladonna . . centgm. 1 Estratto tebaico . • • • » 1/2 Estratto di valeriana . . » 20 Per una pillola. Da 1 a 8 pillole al giorno. Continuare per un nuovo , periodo di 5-8 g iorni per ritornare dopo all'antipirina . (Jozirnal des p raticien,s).

Prognosi dell \e111or1·agia cerebrale. Il dott. B1ENFAIT nella Presse 1nédicale beige del 24 settembre 1903, fa rilevare le difficoltà che a t· torniano la diagnosi al momento del coma apople · tico e ·segnala r elativamente alla prognosi i seguenti elementi : 1. Le contrattt1re e convulsioni precoci rendono assa.i grave la prognosi. 2. Il decorso della temperat11ra anche quando essa continua a discendere, ovvero, al contrario, quando raggiunge i 40°. 5 e più. 3. La deviazione coniugata d ella t esta e degli · occhi è un segno sfavorevole. . 4. Il decubito acu to, che appare dal 2° al 4° giorno dopo l'attacco nella regione delle natich e annt1nzia il decesso entro pochi giorni.

Cura della paralisi spastica infantile. R. J ONES divide i casi di emip legia infantile, di· plegia cerebrale e paraplegia spastica (morho di . L itt.le). Nell'emiplegia infantile la paralisi è più g rave all'art(• superior e. Nel secondo gc:uppo J ONES considera casi con o senza complicanze mentali, casi con completa o parziale impotenza delle mani o dei piedi, casi con movimenti atetosici. In tutte le forme si hanno difetti di sviluppo e nella cura bisogna baùare a inetterf' gli arti nella posizione più opportuna, ricorrendo a tenotomia e a trapiantamen ti tendinei. (.Annals of Szz rgery, marzo 1903).

C1tra chirurgica della pa1·aplegia spa stica congenita. L'HEYKING a,fferma che nei casi gravi d i para· plegia spastica, congenita nei bambini (malattia di Little), la cura chiruegica è la sola che può dare d ei serii miglioramenti. Essa consiste n el tagliare i tendini di tt1tti quei mt1scoli degli arti inferiori, (26)

LA.NNo

IX. F .A.so. 51J

ch e danno luogo alle con trazioni spastiche. L 'ope· razione deve esser praticata sotto la n arcosi clo· roformica e deve esser seguita prima dall'applica· z_ione di apparecchi gessati e poi dal massaggio e dalla ginnastica attiva e passiva. . (Bolnitscli1iaja Gas eta Botkin,a, 1903, nn. 7-8).

VAR:IA La lotta contro la polvere nelle scuole. -

La qt1estione della diminuzione della polver e nelle sct1ole è di una g ra n cie importanza igienica. Si è tentato di r accomaudare a questo scopo pavimenti lisci; ban chi facili a ripulire, aspersione qt1otidiana del pavimento con a.equ a e, di qttando in quando, con formalina dei muri e degli oggetti contenuti nella sala. Ma tutti questi buoni consigli essendo di difficile realizzazione, si è ricorso a mezzi meno costosi. Uno di q t1esti è l'uso, nelle classi, di un olio che, disteso sut pa,~imento e sugli :utensili scolastici, assorbe in gra<lo pronunciato la polvere. Quest'olio, chiamato « olio dustless » olio priva-polvere, è stato sperimentato dal W ERNICKE con ottimi resultati. Secondo lo studio di questo autore la sua facile applicazione ed il s uo relati,ro buon mercato lo raccomandano in tutti i casi nei quali la pulizia delle classi è difettosa e difficile.

Persistenza della yirulenza del bacillo tift.co. K AYSER e L EVY hanno rit:rovato il bacillo tifico virulento .n el terreno di un giardino che era stato annaffiato col contenuto di un bottino nel quale erano sta.te gettate senza precedente disinfezione le fe ci di un malato affetto da febbre tifoide.

Bacilli i·enitenti alla decolorazione come quelli di Koch. - Tali bacilli si possono trovare nello spu to di soggetti non tisici. FR.A.NKEL ha trovato questi bacilli pseudotubercolari negli spu ti della gangrena pulmonare, LICHTENSTEIN in un caso di bronchite fibrinosa, MOELLER e L UBARSCH in un caso di bronchite semplice.

Medici ferroviari pe1· ti·eni continentali ed internazionali. - Il ministro dei lavori pubblici di Russia sta studiando la question e della creazione di nuove funzioni dei medici ferroviari che do· vr ebbero accompagnare i treni che fanno lt1nghi tragitti. Si sa che i treni, in Russia, r estano in viaggio parecchi giorni, essendo grandissime le distanze. Qu esta creaziona russa m erita di essere imitata. È infatti assai logico che vi siano medici ambu· lanti per i treni a lungo percorso come ve ne sono per i piroscafi.


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ANNO

IX, F ASC. 51 J

SEZIONE PRATICA

l\UBI\IGA DELL'UFFICIALE SANITARIO ed IO-IEN"E

Ancora sulla vigilanza sanitaria delle stoviglie piombi1'ere. In altro numero di questo giornale fu discussa la questione relativa alle stoviglie piombifere in rapporto alla vigilanza sanitaria, e fu data larga parte alle ricerche del Gosro e del RIMINI colle quali, in omagg.io al principio di conciliare dtLe in· teressi spesso ass0lt1tamente contra.ri, quello igie· nico e quello commerciale, si propose un nuovo metodo da sostitt1irsi a quello prescritto dal rego· lamento sanitario del 1890; giova ricordare a tal proposito che il detto regoJamento prescrivev·a un trattamento a caldo con acido acetico al 4 per cento mentre il nuovo metodo proposto dai suaccennati autori e pubblicato sul nuovo regolamento sanitario generale in data 3 febbraio 1901, consiste nel trat· tamento a freddo per 24 ore, con una soluzione all'1 per cento di acido acetico. Non saremmo ritornati sull'argomento, tanto ci parevano giuste le considerazioni che spinsero gli autori a modifica.r e il comune trattamento delle stoviglie piombifere, se non avessimo avuto sotto oc-chio una recente polemichetta insorta fra il dottore. VETERE e il prof. Gosro, ed tln recentissimo lavoro del LEHl\IANN: " Le vernici delle stoviglie di terra e degli utensili di ferro smaltato sotto il punto di vista dell'igiene » (H!Jg ien;sclze Rundsclzau, 15 ago· sto 1902, p. 785). Llmgi dall'entrare anche noi i11 una polemica che crediamo esaurita e che ricordiamo soltanto p er dimostrare quanto certe questioni igieniehe sieno complesse allorquando si abbia a che fare con interessi industriali, riteniamo p e rtanto non inutile ai lettori di questo giornale che si interessano di tali questioni, riportare in sunto le osservazioni e le proposte fatte da un igienista tanto apprezzato nella conoscenza dei m etodi p er l'igiene pratica quale è il prof. LEHMANN, e che in d efinitiva sono una conferma d elle idee del Gosro e n e sanzionano la importanza pratica. Prima p erò di entrare n ell'argomento vogliamo far noto ch e anche la legi· slazione sanitaria tedesca, come la passata legisla· zione italiana prescrive che gli oggetti di piombo e di zinco, i recipienti per gli alimenti, p er le be· vande e per la cucina, le misure pei liquidi non debbono essere tappezzati di v~rnici o smalti ch e abbandonino le minime particelle di piombo dopo mezz'ora di bollitura coll'aceto al 4 per cento di acido acetico. Il LEHMANN fece saggi dapprima su vasi di terra cotta francesi, facendo bollire per 13 volte di se· guito 1 litro di aceto in due saggi. L 'acetato tli piombo fu convertito in soln1ro·; qt1esto venne di· I

1627

sciolto nell'acido nitrico diluito e fu trattato co11 acido solforico ed alcool; filtrato il precipitato di solfato di piombo e bruciato il filtro con aggit111ta di una goccia di a cido nitrico, le .cui cen eri, portate al bianco, f urono pesate dopo raffreddamento, il primo saggio diede p ei due recipienti 21. 5 e 25.3 milligrammi .d i piombo per litro d'aceto impiegato; i saggi successivi diedero ognuno 6 o 7 milligrammi per litro, non senza d ecolorare e deteriorare l a vernice dei due recipienti. Un 1ale risultato spinse il L EHMANN a studiare le stoviglie germaniche generalmente in uso a Wurzburg. Una prima serie di esperienze fu fatta usando una sola bollitura di m ezz'ora p er litro d'a· ceto e, secondo il quantitativo di piombo trovato, si fecero 5 gruppi da quello quasi esente di piombo a qt1ello che ne conteneva da 55 a 155 senza ch e questa quantità di piombo fosse apprezzabile alla v ista o fosse in relazione col prezzo degli oggetti; è da osservarsi a tal proposito che il grl1ppo quasi esente di piombo costitul il 28 p er cento dei saggi, e che il gruppo che n e conteneva da 1 a 5 milli· grammi costituì il 14: p er cento d ei medesimi, dal che risulta che quasi la metà dei saggi, col trat· tamento descritto, cedeva piombo in quantità che si possono dire quasi trascurabili sotto il punto di vista dell'igiene. Le esperienze dell' autore non si limitarono a queste. Egli volle anche vedere come si compor· tavano i recipienti colle successive bolliture, ed osservò che quando la prima bollitura dà una quan· tità consider evole di piombo, la seconda n è dà quasi sempre me·n o, e che è eccezionale il fatto ch e n e dia di più: dalla terza all'ottava bollittrra i risultati r estano quasi sempre costanti. Inoltre estese le su e ricerche al ferro e all'antimonio. Come conclusione di q11eato lavoro, il LEH:i.\fANN dice, e questa è la parte importante dal le:tto pra· tico, che la l egge tedesca è troppo severa e perciò non può essere applicata ch e mollemente. Non es· sendo pratico interdiré completamente il piombo, occorrerebbe fissare almeno un massimo che po· trebbe essere di 3-5 millig rammi per litro di aceto. In tutti i magazzin~ n ei quali il 20 per cento dei sa ggi praticati facesse ricon oscere una proporzione superiore ai 5 milligrammi, la mercanzia dovrebbe essere confiscata e distrutta; in caso di recidiva si dovrebbe ricorrere a pene speciali. Questo limite massimo corrisponderebbe alle esigenze dell'igiene e non farebbe ostacolo alla piccola industria. Come si vede da qltesto breve riassunto, sembra chE:. anche in Germania, come già è stato fatto in Italia, la questione delle stoviglie piombifere tenda a risolversi nel senso di largheggiare un poco nelle misure troppo restrittive ch e il metodo attuale di determinazione d el piombo prescrive, a beneficio della piccola industria che, a quanto risulta, anche là fiorisce. E la proposta del LEHMANN è 11iù a'ran· 127)


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IL POLIOLIN.lOO

zata ancora qualora si ricordi che il percento delle stoviglie che o non cedono, o cedono traccie mi· nime di piombo, è assai più elevato di q~1ello che non sia in Italia. È vero che, come dicemmo in principio, una po· lemichetta ebbe luogo fra il clott. VETERE e il pro· fessor Gos10, dalla quale rilevasi che gli appunti fatti dal dott. VETEl~E alla nuova modificazione . sul saggio del piombo sono rivolti specialmente al fatto che col processo attuale non si è sicl1ri di estrarre tutto il piombo con grave pericolo della igiene, e alla considerazione che no11 è dimostrato che le stoviglie le quali cedono piombo all'acido acetico a.11'1 per cento alla temperatura ordinaria sieno poi incapaci di C'ederlo all'acido acetico all'1 per cento a caldo, o alla salsa di pomidoro o ad una composta di frutta che vi si cuocia dentro ; ma alla prima obbiezione si pt1ò rispondere che esistono nella memoria del prof. Gos10 e del dott. RIJ\IINI esperimenti comparativi coll'11no e l'altro metodo i quali risolvono questi dubbi, ed alla seconda si possono contrapporre i dati sperimentali raccolti dal dott. ~Iussr in una comunicazione sulle stovi· glie di te1·ra cotta (Giornale della Soc;età fi orentina d' Jg;erie, marzo-aprile 1902) coi quali si dimostra che l'acidità dei nostri alim~nti è relativamente assai piccola ~ sempre inferiore all'1 per cento. Certamente i successivi perfezionamenti nell'in· dustria delle stoviglie ci danno sufficiente garanzia che i lamentati inconvenienti dei metodi in uso per la determinazione del .piombo diÌninuiranno sempre più;_ nè è da lasciarsi in disparte la lode,role ini· ziativa di alc11ni industriali nel preparare e mettere in commercio alcune stoviglie con vernici senza piombo; ma così come stanno le cose, e nell'attesa che tali modificazioni si migliorino e si estendano, ci sembra che il movente che spinse il legislatore a modificare in un senso più largo il primitivo r e· golamen to sulla vigilanza igienica delle stoviglie piombifere abbia la sua ragione d'essere. È perciò che abbiamo creduto utile confortare il concetto attuale del regolamento in vigore col parere di uno dei più rinomati igienisti pratici, quale è il te. LEHMANN.

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CENNI BIBLIOGRAFICI · Prof. FILIPPO SCALZI. Le lussazioni traumatiche. Tip. editr . . Industria e lavoro. Roma, 1903. Lo studio sulle lussazioni è vanto della Scuola medica italiana, la quale col libro del prof. SCALZI, uscito alla luce in ql1esti giorni, continua nobilmente la sua tradizione. Lo SCALZI, per circa lln trentennio chirurgo pri· mario n ell'ospedale della Consolazione, e docente di tra,umatologia nell'Università di Roma, ha riassl1nto (281

[ANNO IX,

FASO.

51]

in questo suo lavoro tutto ciò che di maggior interesse si riscontra nei trattati che prendono in esame l'argomento delle lussazioni traumatiche, e di più vi ha aggiunto il prezioso cont~ibuto della sua lunga ed operosa pratica. Ed è riuscito così a compilare un 1\-Ianuale teo· rico-pratico veramente completo, nel quale si tFovano esposte con grande chiarezza e semplicità le notizie relative a tl1tte le lussazioni speciali. Il libro è dedicato all'illustre senatore prof. DURANTE, ed è corredato da molte figure ill-ustrative, le quali riescono ai giovani di grande aiuto nello studio di una parte cosi importante della scienza chirurgica. .A.latri, 15 ottobre 1903. Dott. G. B. BUGLIONI. ERMANNO EICHHORST. Compendio. di medicina pratica. Y ol11mi 2. - Mila.no 1903, Società Editrice libraria. Il trattato di Patologia speciale medica di EICH· HOJtST in 4 volumi è così conosciuto che non è qui il caso di ripeterne gli elogi specie anche dopo quanto n e disse il MURRI. ~Ia per la gran mole, per la copia del ma.teriale scientifico intercalata nel testo, il libro riesce più l1n'opera di consultazione che non un manuale di studio, ove lo studente e il pratico trovano quello solo che è t1rgente, indispensabile a sapere. .A. ciò ha rimediato lo stesso autore il quale con il suo «. Compendio di medicina » non h~ voluto altro che suntare il suo trattato di patologia. Il libro, che la solerte Società Editrice ha ultimato con sollecitudine massima,, esce ora completo in due volumi. Nel primo si svolgono i capitoli re· lativi alla patologia del sistema circolatorio, respi· rittorio, digerente; nel secondo quelli relativi al si· sterna nervoso, alle malattie del sangue, della pelle, della mil7ia e sa11gue, clel ricambio materiale e alle malattie infettive. Nei due volumi ritroviamo i pregi e la bontà esi· stenti nell'altra opera di EIOHHORST. Qui n11lla di superfluo, nulla che sia da trascurare, nulla che rappresenti un'inutile suppellettile. • Una grande chiarezza, una precisione estrema in ogni più piccolo particolare dei singoli capitoli, una sapiente brevità non disgiunta tuttavia dai progressi che ha fatto la patologia medica da che fu pubblicata la prima opera dell' EICHHORST, costituiscono i pregi del libro, che cosi c9m'è, rappresenta il più valido aiuto a chi non sa per apprendere, a chi già sa per ricordare. a. p. Milano, CAPPELLETTI L. - La ·nev1·astenia. IT. Ho.e pli, 190.J:, L. 4. .... Questa opera contiene in piccola mole tutto quanto può interessare il pubblico medico su que· sto argomento. Oltre a riass-t1mere tutto quel che

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LAN'NO IX,

FA.SO.

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si trova nella letteratura relativa, l'A . espone le sue idee ir1 modo ta.le che non ci è dato trovare . l'eguale sugli ultimi libri analoghi. La nevrastenia viene tratta.ta dal CAPPELLETTI per <1uello che oggi tutti i nevropatologi affermano essere essenzialmente, cioè una malattia pre,ralen· temente psichica. Nella sintomatologia l' A . ha svolto ampiamente e con criteri propri quanto riguarda le funzioni psi· chiche e nel capitolo 4° ha elevato con fine ragio· namento a stimmata di grande importanza e fon· damentale lo stato di dubbio. A tale stimmata egli non esita Jare grande valore diagnostico, dimo· strando come l a medesima serva a staccare l'imma· gine d ella nevrastenia dal fondo indeciso d ei feno · meni.• In sostanza il libro del CAPPELLETTI è una gt1ida facile e chiara per addentrarsi n el grave st11dio di una malattia che è la piq diffusa di tutte le ma· lattie del sistema nervoso. R . B. GENTILI PAOLO. La polmonite ftbrinosa. Profilassi e cura. - Aquila, tip. della Prefettura, 1902. L'A. in una pregiatissima memoria tratta dello importante are;omento della profilassi e cura della polmonite, impresa sempre ardua e nella quale non sempre il medico riesce ·vittorioso. La parte più ampia d ello svolgimento del lavoro è data alla cura della polmonite in cui tutti i presidi terapeutici sia farmaceutici che fisici sono passati in rivista e t11tti ampiamente e argu.tamente discussi. L'opera dell' A., quantunque di pura compilazione, ~iesce di grande utilità per le formule che l'accom· pagnano. a. p.

Pnbblicazioni Dervenute al

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SEZIONE P R.A.TICA

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Policlinico >>.

BERTARELLI dott. E. Contributo allo stt1dio della separazione delle agglutinine dalle emolisine. - Torino. Estr. <lal Giorn. della R. Ace. di Medicina, 1903. CozzOLINO dott. O. Un caso di g uarigione, persistente da oltre un anno, dell' idrocefalo cronico congenito. - Napoli, Gazz. intern. di Medi· cina, 1903. CoMBA dott. D . A proposito di sublimato e di iniezioni endovenose. - Miluno. Estr. dalla Gazz. degli Ospedali, 1903. FERRAR! dott. C. Sulla diagnosi specifica del sangue col metodo biologico in medicina legale. 2a nota: Azione d ei principali solventi del sangue sulla reazione col metodo biologico. Siena. Estr. dal Bollettino della R. Ace. Medica di Ge· no,ra, 1903. SILVAGNI prof. L. D i un soffio arterioso rilevato in un malato di carcinoma epatico. - Imola. Estr. dal Nuovo Raccoglitore l\fedico, 1903.

SERAFINO dott. R. La mortalità per h1bercolosi in Napoli. - Napoli. Estr. dal periodico Il B enessere, 1903. FIORENTINI dott. P. Un caso di acinesia algera. - Milano. Estr. dalla Gazz. degli Ospedali, 1903. LEVI BIAN<JHINI dott. 1\1. Neologismi e scri ttura nella demenza paranoide. - Ferrara. Estr. dal Giorn. di P sichiatria clinica e tecnica manicomiale, 1903. ROSSI dott. GIACOMO. Dell'influenza di alcune bonifiche sulla malaria in provincia di Napoli e Terra di Lavoro. - Roma. Estr. dagli Atti della Soc. per gli studi della malaria, 1903. ALHAIQUE dott. A . Note di clinica e di terapia chir11rgica. - Napoli. Estr. dal periodico Gli In· curabili, 1903. R UATA dott. C. Collegio-Convitto per gli orfani dei sanitari italiani. Resoconto morale. - Perugia, 1903. V1GNOLO dott. Q. ~ull'applicabilità dell'anasto · mosi arterio-venosa nell'insufficienza della circola· zione arteriosa regionale. - ·Pisa. Estr. dal Gior. ital~ delle S cienze Mediche, 1903. VALERIO dott. G. Contributo sperimentale alla chirurgia traumatica del polmone. - Roma, Estr. dal Giorn. Medico del R. Esercito, 1903. VISCONTINI dott. C. Un caso di disarticolazione inter scapolo-toracica. - Milano, Estr. dalla Gaz. zetta degli Ospedali, 1903. BATTARA dott. R . Relazione sull'esperimento di profila.ssi contro la malaria fatto a Nona n el 1902. - Zara, tip. Vitaliani, 1903. BELLI dott. C. M. Die Ernahrung ohne Salz und ihre Wirkungen auf den Organismus, speziell auf die Assimilation der Nahrungsmittel und auf den Stickstoffwechsel des Menschen. - Miinchen, Son~ derabdruck aus der Zeitschrift ftir Biologie, 1903. GUELMI dott. C. A . Mesenterite- Ovaro salpingite tuber col ari trattate e guarite colle iniezioni di siero iodato. Alessandria, tip. J acquemod, 1903.

Recentissima p ubblicazione : Dott. V. GIUDIOEANDREA Prof. pareggiato di Patologia medica. nella R. Univ. di Roma .

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L' Ematologia nella Febbre tifoide Alterazioni istoloaiche, fisiche, chimiche, batteriolo!Jiche del sanane, sierodiaanosi, ecc. con molti metodi di tecnica ematolo!Jica. Volume di pag. 312 con una tavola L.

5.

Richieste con cartolina-vaglia alla Libreria Internazionale del Policlinico, ROMA, Via del Cara.vita, n. 3.

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IL POLIOLINIOO

AMMINISTRAZIONE SANITARIA Atti. ufficiali. GINOSA. Servizio san,;tario. - Su conforme av· viso d el Consiglio di Stato è stato respinto, perchè privo di qt1alsiasi fondamento giuridico, il ricorso del dott. Vincenzo Costanza contro il decreto 11 maggio 1903 del prefetto di Lecce, che annul· lava la d eliberazione 11 aprile stesso anno del Consiglio comunale di Ginosa portante la nomina del ricorrente a medico-chirurgo condotto. MILlTELLO ROSMARINO. S erviz io 1iecroscopÌco. Il dott. Salvatore Satullo, medico condotto del co· mune di Militello Rosmarino, ha ricorso in via gerarchica al Governo del Re contro la decisione 10 marzo ll. s. d ella Giunta provincjale ammini· strativa di Messina, che, nell'approvare il bilancio di quel Comune per l'esercizio finanziario 1903, ne radiava la somma di lire 100, ivi stanziata a titolo di compenso a.I ricorrente, per il servizio necroscopico. In conformità del parere emesso dal Consiglio di Stato tale ricorso è stato accolto ed in conseguenza revocata la decisione 10 marzo 1903 della Gi11nta provinciale amministrativa di Messina, nella parte in cui radiava dal bilancio 1903 del comune di Militello Rosmarino lo stanziamento di lire 100 a favore del ricorrente, per il servizio necroscopico.

LEVERANO. Servizio medico. - Su conforme pa· rere del Consiglio di Stato è stato respinto il ri· corso del comune di Leverano avverso il decreto 12 maggio 1902 del prefetto di Lecce, per la parte con la quale il prefetto stesso dava esecuzione alla decisione 2 maggio detto anno di quella Giunta provinciale amm inistrati,Ta, concernente la ripartizione dello stipendio del medico condotto dottor Pa.lma Benedetto, in lire 1600 per la cura dei poveri, ed in lire 616 per quella degli ab. bienti.

** * prof. Edoardo Maragliano, senatore del Regno,

11 con recente decreto del Ministro dell'interno, è stato autorizzato ad esercire un Istituto per la fabbricazione e ' rendita del vaccino antivaiuoloso, dei sieri antitubercolare, antiditferico, antistreptococcico ed anticancerigno, sotto il nome di Istituto per lo studio e la cura della tubercolosi e di ::..ltre malattie infettive.

* ** reale

Con r ecente decreto si è provvedt1to, per soppressione di ufficio, alla dispensa dal servizio dell'ing. cav. Rosario Bentivegna, già aiuto inge· gnere sanitario nei laboratori della sanità pub· blica. Il so,rrano provvedimento ha la decorrenza dal 1° agos to 1903. (30)

l ANNO

IX,

FASO. 511

RISPOSTE A OUESITI E A DOMANDE (2724:) Sig. dott . G. M. da O. - Noi crediamo che Ella abbia diritto al pagamento di una sola competenza perchè non si tratta nella specie del rilascio di tre certifica ti diversi ma del rilascio di tre copie dello stesso certificato. (2725) Sig. dott. L. T. da L. - Ella ha, secondo noi, pienamente ragione. L'organico del personale municipale non poteva contenere disposizioni contrarie alla legge. E disposizione contraria alla legge era quella s8condo cui si acqt1istava la sta· bilità Hei mesi prima del compimento del triennio di prova, mentre l'articolo 16 della legge sanitaria sancisce che per essere ritenuto stabile il medico deve a'rer prestato tre anni di non interrotto ser· vizio. Crediamo, quindi, che il ricostituito Consiglio comunale abbia agito legalmente licenziando ora il medico a far tempo dal 1° gennaio 1904. Il sa· nitario non si potrà dolere, ma in ogni caso avrebbe diritto di ricorrere al sig. Prefetto della provincia. per l'annullamento dell'atto a norma degli articoli 189 e 190 Jella legge comunal e. (2727) Sig. dott. G. V. da R. - Nelle provincie dell'ex-reame di Napoli vigeva e vige tuttora per l'impianto ed esercizio di farmacie la legge 10 aprile 1850, n. 72, ed il regolamento 29 gennaio 1853. Detti regolamenti ordinano la amministrazione, la distanza e quanto altro concerne il servizio delle farmacie. La disposi~ione dell'articolo 68 della nuova legge sanitaria non è stata ancora eseguita per modo che hanno ancora vigore le disposi~ioni conienute nelle leggi napolitane, rimanendo per· tanto sospeso il disposto dell'articolo 26 della legge, che proclama libero l'esercizio farmaceutico previo semplice ~vviso al Prefetto. (2728) Sig. dott. O. G. da C. - Certamente il compenso. che Le si vorrebbe attribuire in sole lire 100 per disimpegnare le funzioni di ufficiale sanitario in un comune di 6000 abitanti è molto inadeguato al lavoro ed alle spese che si debbono sostenere. Converrebbe ~ Lei certamente di ricor· rere alla G . P. A. in sede di bilancio, adducendo la inadeguatezza della indennità e la impossibilità di apportare riduzioni in corso di nomina. Crediamo che possa meritare favorevole accoglienza la do· manda. In quanto alle indennita come medico delle carceri, la dimin t1zione tanto sensibile non è del pari giustificata. Ric~rra al sig. PrefBtto della pro· vincia per ottenere giustizia. (2729) Sig. dott. D. ~I. F. da C. - Di ogni le· sione che possa interessare la giustizia deve essere fatto referto ai termini del Codice di procedura penale. Se però la lesione era lieve, e cioè, guari· bile infra i 5 giorni, Ella poteva rifiutarsi di dare _ il referto al privato che lo richiedeva, pare, per proprio comodo. Per le iniezioni non può preten· - dersi compenso.


).ANNO

IX, F .AS<~. 51]

SEZIONE PRATICA

(2730) Sig. dott. A. G. da B. - Se quando andrà in vigore la nuova legge Ell:t si troverà in servizio perchè non ancora compiuto il triennio, elasso il q11ale per la recente disdetta doveva lasciare la condotta, potrà invocare il diritto alla stabilità agli effetti dell'articolo 11 del progetto, avendo già in quell'epoca compiuti due anni di servizio. Se si dovessero rispettare tutte le disdette dato durn.nte il terzo anno di servizio allo scopo di impedire l'acquisto della stabilità, la disposizio11e dell'arti· colo 11 resterebbe frustrata in quanto che nessuno dei inedici condotti potrebbe usufruire del bene· ficio, ovvio essendo che la maggior parte dei Co· muni per rimaner liberi da ogni impegno, si affretterebbero a disdettare il medico prima che la più bene,rola legge entrasse in vigore. Dott. JusTITIA.

NOTIZIE DIVERSE l\'IEss1NA. - Nella prima quindicina del prossimo novembre 1903 si adunerà il ZII Go1igresso 1iazio · !tale per r igie1te dell' allatta1nento e la tutela della prinia infa1izia. Il Comitato ordinatore, nella circolare da esso diramata, considerati gli scopi alta.m ente umanitari che il Congresso si propone e il successo ch'ebbe il 2° Congresso tenuto a Firenze nel 1901, esprime la piena fiducia che parteciperanno al Congresso di Messin<t tutti ql1elli che hanno a cuore la tutela dell'infanzia, e invita a mandare il titolo del tema che s'intende svolgere. Il Comitato ha fissato per tutti indistintamente una tassa di lire 10, con la quale si avrà diritto di inter,renire alle sedute ed ai festeggia.menti che si stanno preparando, e di ricevere il volume degli Atti. La stessa quota servirà poi per avere il l'i· basso ferroviario non solo per gli aderenti al Con· gresso ma per tutte le loro famiglie, desiderando il Comitato che la riunione dia modo ai signori congt·essisti di far conoscere alle loro famiglie Mes· sina e la Sicilia. le cui bellezze naturali non hanno bisogno di esser , poste in rilievo. Il Oomitato ordinatore è cosi eomposto : · Presidente 01iorario : Martino avv. Antonino, sindaco di Messina. Presidente effettivo : Guzzoni D~gli Ancarani prof. Arturo. TTice-pres;de11ti: On. prof. Fulci avv. Ludo· vico, Sanfelice prof. dott. Francesco. Consiglieri: Barbera prof. dott. .Agatino, av· vocato Cannizzaro Francesco, avv. Coviello Leonardo, ing. De L eo Antonino, dott. De Bella Cle· mente, prof. dott. D'Urso Gaspare, prof. dott. Fornario Git1seppe, Marullo Salvatore, avv. Mar· chese Angelo, dott. Pulejo Giovanni Silv., profes· sore dott. Tornatola Sebastiano. Pesoriere: Sacca Francesco. Se,qretari: Prof. dott. Calderone Uarmelo, dott. La Spada Gaetano, avv. Macrl Pier Gh e· rardo, dott. l\'Iartino Domenico, dott. Sc11deri Co· "tantino. Vice -segretari: A veline Guglielmo, D e Angelis Gio,ranni, Miceli Vincenzo.

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. MILANO. -:-- Il Se~olo scri,re che i·on. :àia.ngiagalli, 11. q~~le ~a iden.t~ d1 fondare in Milano degli istitt1ti cl1n1c1 di perfe~aonamento per i giovani me·d ici dopo cli aver messo d'acr.ordo Co1nune, Provinci~ e Ospedale Maggiore, trovò la possibilità di con· cretare la fondazione di istituti di perfezionamento per i medici già laureati per le seguenti scienze mediche : a) Clinica ostetrico·ginecologica. b) Clinica del1e malattie professionali. e) Clinica delle malattie epidermiche e conta· giose. A questi istituti e ad altri che potranno esser vi aggregati sotto il nome generico di istit11ti clinici di perfezionamento, saranno assegnati: \ln istituto ostetrico ginecologico con 200 letti; una clinica per le ma1attie professionali con 60 letti; e un ospoda.le per le malattie contagiose con 7 padiglioni e com· plessivamente 164 letti. .A. coronare ta.Ie edificio. che altamente onora le iniziative milanesi, mancava il concorso effettivo dello Stato, che l'on. J\!Iangiagalli e riuscito ad ottenere dimostrando al ministro Nasi la grande utilità d?lla nl1ova fondazione scientifica da lui vagheg· giata e promossa. PARIGI. - La Conferenza internazionale sanitaria fra le potenze firmatari e della Convenzione di Ve nezia, nel pomeriggio del 10 corrente si riunì al Ministero dell'interno. Il sig. D elcassé, ministro degli affari esteri, apri la seduta dando il bonvent1to ai delegati esteri. Quindi, dopo di aver detto che la Conferenza di Venezia, dovuta all'iniziativa. dell Italiét, diè buoni frutti, soggi11nse che, siccome l'esperienza dimostrò che era possibile migliorare la Convenzione sanitaria allora approvata, lo scopo della Conferenza attuale è appunto quello di concretare i miglioramenti che vi si possono introdurre. La Conferenza procedette quindi alla costituzione del suo seggio presidenziale, designando a presi· dente il signor Barrère, ambasciatore di Francia presso il r e d'Italia, e, poscia, in e.eg11ito a proposta del signor Barrère, nominò vice-presidente il pro· fessor Santoliquido, primo delegato italiano. - Le dichiarazioni fatte, n ella tornata del 12, dal p!!of. Santoliquido riguardo ai provvedi men ti, che int2nde di adottar e il governo italiano per im· pedir e che le epidemie si propaghino, produssero la migliore impressione.

Nomine, promozioni, onorlfloenze. Nell'Università di Bologna sono stati confermati, per l'anno scolastico 1903-1904, i seguenti profes· sori straordinari, dal 1° novembre 1903: Carlo Comba, di pediatria. Ercole Giacomini, di anatomia comparata. Nell'Università di Napoli: Clemente Romano, di ortopedia. Giovanni Pascale, di semiotica chirurgica. S ergio Pansini, di somiotica medica. Giovanni Miranda, di ginecologia teoretica. Vennero pure confermati i seguenti professori in· caricati: Enrico Reale, di chimica clinica. Filippo Rho, di patologia esotica,. • Pasquale Scerrini, di odontoiatria. Edoardo Salvia, di pediatria chirurgica. Pasquale Penta, di antropologia criminale. Alessandro Pasquale, di igiene navale. (31)


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1632

Domenico Capozzi, di propedentiea e clinica delle malattie cardiache e polmonari. Francesco Paolo Sgobbo, di elettroterapia. Gaetano J,1 ppelli, di tecnica fisiologica. Nicola Pane, di batteriologia. Antonio Della. Valle, di embriologia. Giuseppe Pianese, libero docente, fn incaricato dell'insegnamento della istologia patologica.

* * *testè stato

Il prof. Verga è del lVIanicomio di Mombello.

nominato direttore

** * Salvatore, medico

Il dott. Adriano di 2a classe, è e~tra~o a far parte del turno di emigrazione in sost1tt1z1one del dott. Arnaldo Delogu, medico di 1a classe, cho cessò da tale servizio pet· constatati motivi di salute. Il dott. Antonio Gatta.~ medico di 2a. classe, è stato destinato a sostituire temporaneamente, allo ospedale succursale di Castellammare, il dottore Adriano Salvatore, medico di pari grado.

Conoorat e oondotte.

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PIAN DI 0AST.IDLLO (Pesaro e Urbino). - Concorso per titoli al posto di medico-chirurgo. Stipendio di annue lire 1500 pagabili in rate men· sili posticipate, soggette a ritenuta per imposta di ricchezza mobile e pensione, oltre all'assegno di lire 100 per le funzioni di ufficiale sanitario e la casa di abitazione col terreno per un orticello. Scadenza 7 novembre 1903. Per maggiori schiarimenti rivolgersi alla segreteria comunale. · NOVARA - È aperto il concorso, per titoli e per esami, al posto di assistente presso la Scuola ostetrica pareggiata di No vara. Lo stipendio annesso a tale carica è di lire 400 annue, con l'obbligo del titolare di pernottare e ri· siedere nell'Ospedale Maggiore di detta città, dove ha sede la Scuola ostetrica. Le d9mande relative (in carta bollata da centesimi 60) dovrt:tnno essere corredate dal diploma di laurea in medicina e chirurgia, conseguito da non meno di due anni, e dal certificato dei vo'ti ottunuti nei singoli esami speciali ed in quello di laurea. Gli aspiranti dovranno, nella domanda, indicare il loro preciso recapito. La nomina decorrerà dal giorno in cui il Mini· stero avrà approvati gli atti del concotso, durerà sino a tutto ottobre 1905, e potrà essere rinnovata di triennio in triennio. · La domanda ed i documenti dovranno essere presentati al direttore della Scuola ostetrica di No· vara nel termine perentorio del 31 ottobre 1903.

Indice alfabetico analitico del nresente numero. Affezioni articolari nella sifilide ereditaria (Sulla frequenza delle). - Hippel . • . Pag. Agglutinazione dei pneumococchi col siero del sangue di bambini pneumonitici (Sull'). - Sl!hle . . . . • • . . . • • » Anca (Echinococco dell'- si1nulante una coxite tubercolare). - Signorelli. . • . » Angolo sternale (Della funzione che il così detto - - esercita nei movimenti respira tori). - Rothschild. . . • . . . >> Roma, 1V03 ,

. LANNO IX, FASO. 51]

IL POLICLINICO

Tip Nuional• di G. Bertero • C.

1619 1613 1620 1615

Bacilli renitenti alla decolorazione come quelli di Koch . . . . . . • • • . . • Pag. Bacillo tifico (Persistenza della virulenza del). - Kayser • . . . • . • . . . . » Cenni bibliografici . • . • . . . • . » Cloruri (La ritenzione dei - e la patogen·esi degli edemi nel corso delle nefriti). Claude . • . . • . . . . . . . >> Concorsi e condotte . • . . • .. . • }) Coxite tu bercolare (Echinococco dell'anca simulante una). - Signorelli . . . • • » Diagnostica epatica in generale con riguardo speciale alla suppurazione del fegato nei climi temperati (Sulla). - Vragnizan . . » Edemi nel corso delle nefriti (La ritenzione dei cloruri e la patogenesi degli) - Claude. » Emorragia cerebrale (Prognosi dell'). -- Bien-

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1626 1626 1628 1615 1632. 1620 1601 1615' 1626

Essudati pleurici(Contributo alla terapia degli). - Rothschild • . • • • • • • • . » 1618 ~ Florizina (Sul valore del metodo della). Israel . • • • • . . . . . • . . » 1615 Funzionalità renale (Ciò che rivela la diagnostica della). - Casper e Richter. . . . » 1615 Funzionalità renale (Sulla diagnostica della). - Israel • • • • . • . • . • . . >> 16141 Immunizzazione contro lo stafilococco (Lo stato attuale della q~estione della). Paltchinokowsky . . . • . . . . . » 1612. Lesioni traumatiche del capo ed il loro esito (Le). - Brun • . . • . • . • • . » 1625 Medici ferroviari per treni continentali ed internazionali . . . • • . • . . . » 1626 Milza var-iamente lesa (Sul co1nportamento del grande epiploon verso la). - De Renzi e Boeri . . . . . . . . . . . . » 1623 Nefriti (La ritenzione dei cloruri e la patogenesi degli edemi nel corso delle). Claude . • . . . . • . . . • . » 1613 Neurastenia e la sua cnra {La) . . • . . » 1625 N omine, promozioni, onorificenze . . . » 1631 Notizie diverse. • . . . . . . . • . » 1631 P aralisi ·spastica infantile (Cura della). · Gones . • . . . . . • . · • . . >) 1626 P araplegia spastica congenita (Cura chirurgica della). - Heyking. • . . . . • . • » 1626 Pneumococchi (Sulll'agglutinazione dei - col _ siero del sangue di bambini pneumonitici ). - Sehle . . . . • • • . . . . » 1613 Poliuri a nervosa ( La). - Robin. • . • . » 1625 Polvere nelle scuole (La lotta contro laJ. W ernicke . . . . • . • . . . . . >) 1626 Pubblicazioni pervenute al « Policlinico ». • » 1629 Reazione del Vidal (Del valore diagnostico della). - Kohler . . . . . . . • . >) 1614 Risposte a quesiti e a domande. . • • 1630 Rumori cardio-pulrnonari (Significato dei). - Putnam • . . . . . • • . . . » 1616 Sifilide ereditaria (Sulla frequenza delle affezioni articolari nella). - Hippel. . . • >) 1619 Stafilococco (Lo st ato attuale della questione della im1nunizzazione contro lo). - Paltchinokowsky . • . . • • . • • . » 1612 Stoviglie piombifere (Ancora sulla vigilanza sanitaria delle) . . . . . . . . . . » 1627 Suppurazione del fegato nei climi temperati (Sulla diagnostica epatica in generale con riguardo speciale alla). - Vragnizan . )) ·1601 Tetano ed acido fenico. - Deplano • . . )) 1623 Timo e la patogenesi del rachitismo (Il) . Basch . • • . . • . . • • . . » 1622 )l

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.Roma, 24 ottobre 1908

Aano IX

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P~TIO.A

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DIRETTORI

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PaoF. GUIDO BACCELLI - PaoF. FRANCESCO DURANTI! Ul

REDATTORE

CA.Po:

PROF.

VITTORIO ASCOLI

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SOMMARIO. Lavori originali: - Allaria: DvCancata reazione del Widal in un neonato di madre tifosa. - Riviste: - MEDICINA: - Morselli: La tubercolosi nella etiologia e patogenesi delle malattie nervose e mentali. - Sokolowski: Se ed in che misura possa da un trau1na originarsi la tubercolosi polmonare~ - Weigert: Osservaz._ione all'articolo del 'Behring: «Sull'origine della tubercolosi polmonare e sulla lotta contro la tubercolosi» . - CHIRURGIA: - Ramoino: Sulle varie forme di encefalite. - Cushing : .Del trattamento chirurgico della paralisi del f aciale coll'anastomosi nervosa. - PEDIATRIA·: - Stoss: Morbo di Barlo'U!. - Accademie, Società mediche, Congressi: IX CONGRESSO DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA. - Osservazioni cliniche: Avanzino: Due casi di stenosi del piloro per ingestione di acidi. Trattamento chirurgico. - Vi scardi: Contributo alla chirurgia d'urgenza in condotta. - Note di medicina scientifica: - Rapporti fra l'acetonuria e l'acidemia nei casi di ulcera gastrica . - I corpi alloxurici nel ricambio materiale della leucemia . Pratica professionale: - CASUISTICA: - :Mastite acuta nel corso della gravidanza in una sifilitica secondaria. - Ittero della gravidanz.a. - Cloasma amenorroico. - Ricerche sul diabete bronzino. - L'arteriosclerosi delle estre· mità inferiori. - La gangrena idiopatica multipla della pelle. - E.fletti della soppressione brusca di un ecz.etna. Eruzioni. medicamentose. - APPUNTI DI TERAPIA : - Cura della cistite emorroidaria. - Cura della p-rostatite cronica. - RIMEDI NUOVI: - Pinna: L'aspirina. - Varia. - Cenni bibliografici.

-

Interessi professionali : - Risposte a quesiti e a domande. Notizie diverse. - Nomine, promozioni, onorificenze. analitico del presente numero.

Ooncorsi e condotte.

Indice alfabetico-

AVVISO

)

Col presente fascicolo te1·mine1·ebbe l'annata 1902-03 della Sezione pratica. Ma l'A1n11iini· strazione, perchè sia uniforme il decorso delle annate delle tre Sezioni e cominci per tutte col 1° gennaio, ka disposto di prorogare, sino a tutto dicembre, la chiusz11·a dell'annata. A coloro che 1·innoveranno l'abbonamento, saranno inviati g1·atis i numeri della Sezione pratica che usciranno sino alla fine.. dell'anno volgente. In uno dei pr·ossimi fascicoli pubblicheremo il p1·og1·amma del nuovo anno e acce.nneremo ai miglioramenti che intendia1no introdu1·1·e e alle facilitazioni che accorde1·emo agli abbonati. D i r i t t i di proprietà r i s e r v a t i .

LAVORI ORIGINALI R.

C LINICA MEDICA GENERALE DI TORJNO. prof. C. Bozzolo.

Mancata reazione •

Widal in un neonato di mad1'e tif"osa. {}i

Osservazione del dott. G. B.

ALLARIA,

assistente.

Le rare osservazioni sul potere aggluti· nante del sangue nei neonati di madre tjfosa non hanno condotto ancora ad una conclusione definitiva. Numerose pubblicazioni recenti , confortate dal reperto batteriologico (REBER, NEuHAus, EaERTH, CHANTEMESSE et W10AL, ETIENNE, BoLTON, ERNST, L E GRY 7 Ea1-

L10, FR.A.SC0N1, DoGLIOTT1, !ARZIEWSKY, H1LDEBRANDT) h anno stabilito la possibilità e la frequenza della trasmissione dell'ileotifo per via placentare dalla madre al feto, provo· cando in questo una setticemia m ortale quasi sempre senza localizzazioni intestinali specifiche. E qttando l'infezione non si trasmette, la malattia materna provoca tali disturbi trofici nel feto che questo muore presto o tardi di cachessia, o il neonato, se sopravvive, cresce gracile e deficiente. Alla frequenza degli aborti e dei parti prematuri nell'ileotifo ed alla grande mortalità dei nati pare faccia un certo contrasto la refrattarietà dei liquidi organici del feto alla ,

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1634

IL POLIOLINIOQ

reazione agglutinante verso il bacillo di E-

Leuc9citi Id. Id. Id. Id. Id.

BERTH.

Tale è il caso che mi permetto di aggiungere allo scarso numero delle osservazioni su questo argomento. R. B. d'anni 33, filatrice. A1tamnesi. - Nulla nel gentilizio. Morbillo e pertosse a 5 anni. Maritatasi a 18 anni ebbe sei gravidanze terminate con parti regolari: i sei figli ed il marito sono vivi e sani. Nell'agosto 1901 ebbe febbri malariche, guarite col chinino. Ultime me· struazioni nel gennaio 1902. A metà di maggio 1902, essendo incinta, fu colta da spossatezza, cefalea, anoressia e da dolori ad· dominali fugaci per cui si pose a letto. Entra in Clinica il 1° giugno. Stato presente. - Febb:re alta continua, stipsi, dolore gravativo al dorso; cefalea frontale pulsante. Lingua arida, fortemente patinosa, tiroide alquanto ingrossata. Torace regolare; rete venosa sottocutanea mam· maria molto sviluppata. Polmoni e Cl1ore sani. Addome ~lo boso, meteorico; linea alba molto pig· mentata; discreto tumore di milza; non roseola. L'utero gravido arriva fino all'ombelieo. Decorso~ L' A. entra in Clinica in XVII giornata di malattia: la febbre si mantiene continua (mass. 40°. 4) per due giorni, poi incomincia il pe· riodo anfibolico ; il 14 giugno (XXX giornata di malattia) incomincia I' a.p iressia. Nessuna complicazion('. Terapia: bagni raffreddati, lattofenina, ari· stochina; dieta di latte, brodi e uova crude. La roseola <~omparve in 23a giornata; il tumore di milza durò a lungo nella convalescenza; orine sempre normali, alvo stittico; l'ammalata ebbe tal· volta leggeri . dolori colici, singhiozzo e conati di vomito. Dopo due settimane di apiressia, comparve qual· che traccia di sangue dalla vagina, con leggiere elevazioni termiche (38-38°. 5) e qualche dolore da contrazione uterina. . L ' 11 luglio è trasportata in Clinica ostetrica (dopo il trasporto 38°. 8); il parto avvenne il 16 luglio, in VI m ese di gravidanza, circa 63 giorni dall'inizio dell'ileotifo e in 32a giornata di apiressia. Secon· damento normale, parti esterne e perineo sani. Il 1ieonato di sesso femminile, lungo 38 cm. e pe· sante 1120 grammi, non presentava alterazioni vi· sibili, visse cinque giorni, e, morto dopo la chiu· sura estiva della Clinica ostetrica, non fu a ssogget· tato all'autopsia. L'esame del sangue del n eonato eseguito da ine ttn'ora dopo il parto diede i seguenti risultati: Emometria 125 Globuli rossi 5,100,000. V alor globulare 1.2.

[ANNO

IX, F ASC. 52J

19,600. polinucleari neutrofili 41. 7 O/o• polinucleari eosinofili 1. 9 o/o• mielociti neutrofili 1.5o/o· grandi mononucleari 8. o/o· linfociti 46. 7 o/o·

I globuli rossi, facilruente alterabili di forma, si i dispongono a fresco parte in pile e parte in am· . massi. D~scromatofilia, globuli rossi nucleati in discreto numero (circa 15 ogni 100 leucociti) in mag· gioranza normoblasti (rapporto tra questi e i me· galoblasti 10: 4. 4). Reazio1ie di Widal saggiata col metodo della goccia pendente al microscopio : nella ma<lre in XX giornata di malattia (4 giugno) il siero agglutinava ra.p idamente i bacilli di Eberth nel rapporto di 1: 75; tale rapporto si mantiene all'incirca du· rante la convaleseenza. Nel neonato (un'ora dopo il parto) il siero di sangue non agglutina i bacilli di Eberth in rapporto di 1: 20 anche dopo varie ore di soggiorno della miscela in termostato a 37°.

* * * pubblicazioni

Le undici che mi fu dato di raccogliere' e che colla mia costituiscono, credo, pressochè tutta la letteratura sull'ar· gomento, riguardano ventiquattro casi, dei quali in quattro soli s'avverò la reazione di Widal. . 1. MosSÈ e DAUNIC (1897). Tifo durato a lungo, parto normale; reazione di Widal evidente nel sangùe placentare, nel sangue materno e nel colostro; evidente nel latte ancora 24 giorni dopo il parto. Reazione meno intensa nel neo· nato 24 e 32 giorni dopo la nascita. Placenta macroscopicamente e microscopicamente normale. 2. ZXNGERLE (1898). Parto normale in 3a settimana di malattia; bambino sano : aggl11tinazione spie· cata nel sangue di questo. 3. BoLTON (1901). Parto prematuro di una donna tifosa; il sangue fetale agglutina il bacillo di Eberth in 15 minuti nel rapporto 1 : 20. Al· l'autopsia si isolò il bacillo di Eberth dalla milza e dalla cistifellea del neonato. 4. BROWN (1901). Parto prematt1ro d'una tifosa: reazione di Widal positiva nel neonato ·9 giorni dopo il parto; dopo altri 5 giorni autopsia; milza ingrossata e ulceri tifose nell'intestino del neonato.

In tutti gli altri casi, che qui riassumo, il sangue del feto o del neonato non possedeva potere agglutinante: 5.

{1896). Di 12 donne che contrassero il tifo verso la fine della gravidanza e che pos

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[ANNO IX, F ASO. 52]

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1635

SEZIONE PRATICA

sedevano squisita reazione di Widal (1: 40-50 nel sangue e 1: 30 nel latte), i neonati non presentavano questa reazione, malgrado che all'autopsia dimostrassero spesso lesioni gra.v i (epatiche, encefaliche, ecc.). 0HA RRIÉ e APERT (1896). Donna tifosa con notevole potere agglutinante; aborto di 3 mesi in 2oa giornata di malattia; nessuna lesione vi· scerale nel feto ; i liquidi organici d.i questo (sierosità pericardica e peritoneale, liquido ce· fa.lorachideo e sangue del cuore) non hanno potere agglutinante. ETIENN.E (1896). Aborto di 5 mesi in 29a giornata di malattia. Organi del feto apparente· mente sani; dal sangue di questo e dalla placenta non si riesce a coltivare il bacillo di Eberth. Il sangue fetale non agglutina. (Reazione evidente nel sangue materno). DOGLIOTTI (1897). Aborto in 5° mese di gravidanza ed in 25a giornata di malattia. Intensa reazione di Widal col sangue materno e col siero sanguinolento della placenta; mancata reazione col sangue, col liquido cefalorachideo e col conten11to gastrico del feto, dei cui organi si coltivò il bacillo di Eberth molto virulento. . . HA UCHÉ e GALLA v ARD~N (1898). Due neonati di madri tifose non avevano nel sangue la reazione di Widal. BoRMANS (1901). Aborto di 6 mesi in 2oa gior· nata di malattia. Dal sangue e dagli organi si isola il bacillo di Eberth; reazione Widal evi· dente nel sangue placentare, manca nel sangue e nel liquido dei ventricoli laterali del feto. BoLTON (1901). In due neonati prematt1ri di madri tifose il sangue non agglutinava, e dai loro organi non coltivò il bacillo di Eberth.

Riassumendo : la reazione agglutinante di Widal mancò sia nei feti di pochi mesi sia nei nati a termine; non ebbe influenza la durata dell'infezione materna, poichè la reazione mancò nei feti che soggiacquero pochi giorni all'azione infettiva (oss. 5a), in quelli che vi soggiacquero lungo tempo (oss. oa, 7a, 8"', e 101 ) ed in quelli nati durante la convalescenza (osservazione propria). Sui primi 4 casi, che pare contrastino colla maggioranza, si potrebbe osservare che i nati ricevettero forse per altre vie la facoltà agglutinante) e ciò in 2 casi almeno sicuramente (oss. 1a e 4a), in quanto che la reazione di Widal venne saggiata vari giorni dopo la nascita, quando questa proprietà già poteva essere trasmessa coll'allattamento. Gli esperimenti ~ugli animali non hanno ortato fin'ora ad un lusionA c1Afln1t.iTTn

sull'argomento. Alla prima osservazione di W10AL e S1cHARD (1896), i quali notarono siero-reazione nel neonato d'una coniglia ti· f'osa, s'oppongono le esperienze di AcHARD (1897) che non vide mai o quasi mai la trasmissione del potere agglntinante nelle coniglie dalla madre al feto attraverso la placenta (la placenta ft1nzionerebbe da filtro per le agglutinine). Dalle ricerche più esaurienti di IuREWITSCH (1902) risulta che i conigli sani spesso agglutinano il bac. di Eberth anche nel rapporto di 2: 80; ma tale potere acquistano solo dopo la nascita, gli embrioni di essi non agglutinando, e i neonati agglutinando debolissimamente il bac. del tifo. Agglutina quasi sempre il sangue dei neonati di cavie le quali per infezione in atto o pregressa posseggono questa proprietà. Invece STXUBLI (1902) trovò che le agglutinine negli animali passano dalla madre al feto, ch'esse aumentano qt1anto maggior tempo passò dall'inoculazione materna e che i nati di uno stesso parto hanno circa lo stesso potere agglutinante. Non intendo trarre deduzioni dalla semplice esposizione diun caso ; però parmi che, tralasciando gli incerti esperimenti sugli ani· mali, si possa ritenere in linea generale che nella razza umana il feto prima della nascita non riceve il potere agglutinante dalla madre tifosa attraverso la placenta nè lo acquista di per sè per reazione all'infezione fetale; che questo potere si sviluppa piuttosto dopo la nascita sia per trasmissione coll'allattamento, sia per reazione diretta dell'organismo infantile all'infezione Forse, e non è illogico ritenerlo, talora un certo grado di potenza agglutinante si forma già prima della nascita per reazione del sangue fetale contro i ba· cilli in esso circolanti (BoLTON), ma in tale caso l'intensità della reazione non è in rapporto coll'intensità della reazione materna, nè colla durata e colla gravità della malattia della madre. Non è possibile dar oggi una spiegazione sicura sulla mancanza della reazione di Widal nel feto di madre tifosa, anche quando nel feto circolano i b. di Eberth, e quando in esso l'autopsia rivela lesioni tifose; ed a voler entrare nel campo delle ipotesi occorrerebbe . . . , .. .. . ,

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1636

IL POLICLINICO

le agglutinine siano identiche alle sostanze immunizzatrici, secondo ]e vedute di GR'OBER, di DuRHAM, di EMMERICH, eco. ; o siano da queste differenti ed indipendenti come oggidì tendono ad ammettere i più dei patologi. Una spiegazione si potrebbe forse trovare nelle differenze di composizione e di proprietà del sangue fetale e di quello materno. Come nel sangue fetale è minore il peso spe· cifico, la quantità di fibrina, ecc, così glielementi anatomici sono più labili, e sono meno intensi i poteri etero-emolitico ed emo-agglutinante, ecc. ; in breve il sangue.del fate, come tutto l'organism·o di questo, ha una struttura ancora imperfetta, non possedendo che abbozzate le proprietà biologiche del sangue dell'adulto; in que_s to imperfetto sviluppo si potrebbe forse cercare anche la ragione della mancata reazione agglutinante nell'infezione tifosa. LETTERATURA. ACHARD. Société de Biol., Compt. rend., 6. III, 1897. BOLTON. J ourn. of. Path. and Bacter:, -vol. 7, pa· gina 137, 1901. BORMANS. Gaz. m8d. di Torino, 17, I, 1901. BROWN. Cincinnati Lancet Clinic, 27, IV, 1901 . ... CHARRIÉ e APERT. Soc. de Biol., 7; XI, 1896. CHARRIN. Soc. de Biol., 2!, VI, 1899. DOGLIOTTI. Giorn. della R. Accad. di med. di Torino, n. 6, 1897. ETIENNE. Gazette hebdom., 23, II. 1896: HAUCHÈ e GALLAVARDIN. Lyon méd., 1898, p. 473. IUREWITSCH. Ctrbl. f. Bakter., Bd. XXXIII, orig.1°, dicembre 1902. ~IOSSÉ e DAUNIC. Soc. de Biol., 27, II, 1897. STXUBLI. Ctrbl. f. Bakter., XXXIII, orig. 5·6, febbraio 1902. WIDAL e SIOHARD. Soc. de Biol., 6, III, 1897. ZXNGERLE. Munchener M. W., n. 26, 1900.

Recentissima pubblicazione: Dott. V. GIODICEANDREA Prof. pareggiato di Patologia medica nella R. Univ. di Roma

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L' Ematologia nella Febbre tifoide Alterazioni istoloaiche, fisiche, chimiche, batteriolooiche dal sanane, sierodiaonosi, ecc. con molti metodi di tecnica ematolooica. Volume di pag. 312 con una tavola L. 5.

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LANNO

IX,

FASC.

521

RIVISTE MEDICINA

La tu be1·colosi nella etiologia e patogenesi delle malattie nervose e mentali. (Studio critico e sperimentale d el dott. A. MORSELLI).

L' A. in f.{Uesto suo lavoro, frutto di numerose ricerche nella letteratura, non che di esperienze personali, viene alle seguenti conclusioni, da lui stesso formulate:

I. Le nev1·osi e psicosi per eredità tubercola1·e. - L'azione della tubercolosi dei genitori st1i discendenti, egli dice, è oggidì ammessa solo come trasmissione di uno. stato diatesico, che rende l'individ110 predisposto all'infezione bacillare. In che consista precisamente tale predisposizione individuale, non si sa ancora. Questa tara ereditaria può produrre in qualsiasi età dell'individt10 un'affezione sia nervosa, sia psichica, con la differenza che nel bambino predominano le nevrosi e nell'adulto le psicosi. Non si può con tutto ciò definire qt1ale forma nevropatica sia prodotta più di frequente, perchè una diatesi tubercolare prepara solo il terreno, sul quale sorge poi qualsivoglia affezione che trovi una cr)ndizione favorevole al proprio sviluppo. Viene di conseguenza ammissibile che up.a siffatta forma morbosa · dei procreatori produce nei discendenti la tara ereditaria, e quindi concorre in modo indubbio alla degenerazione della famiglia, portandola verso la estinzione. L' A. cita in proposito alcuni nomi storici d'individui malaticci, nevropatici e degenerati intellettualmente e moralmente, nella cui anamnesi famigliare figu1·ano traccie di tubercolosi. CAP. II. Nevrosi e psicosi pe1· infezione f11,bercola1·e. - La tubercolosi, dice l' A., dà 111ogo a numerose affezioni che si manifestano tanto nella parte perii erica quanto n ella parte centrale del sistema nervoso. Queste forme morbose non hanno mai un carattere speciale, ma si presentano con aspetti diversi da individltO ad individt10, nè si nota una particolare frequenza di alcune di esse. Il virus tubercolare non ha un'azione spe· cifica, perchè allora le nevrosi e psicosi da esso determinate presenterebbero q uasf lo stes·so substrato, variando solo in alct1ni sintomi. Quindi l'influenza che l'infezione t11bercolare può in tali casi esercitare va distinta da quella che hanno sul sistema nervoso altre CAP.


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SEZIONlll PBATIOA

III. Le alterazioni anatomiche del sistema nervoso, prodotte dalla tube1·colosi. - Le alterazioni osservate negli elementi ·ner,rosi, Stl cui abbia agito la tossina tubercolare, non presentano ri.ulla di caratteristico, nè di certo. Le alterazioni consistono nei soliti processi di disgregazione della parte cromatica, di coa· gulazione e di vacuolizzazione, più una dege· nerazione pigmentare, la quale non è nè specifica dell'infezione bacilla1·e, nè serve a spiegare i disturbi psichici presentati dai pazienti. Si possono produrre col virus degenerazioni primarie e secondarie del midollo spinale, le quali spiegano i fatti di paresi e paralisi che si osservano talvolta nei tubercolosi. In complesso tutte queste alte1·azioni dalle quali si può attendere ben poca spiegazione circa il tipo dei disordini mentali, non ci danno altro con probabilità se non la causa di tali perturbamenti, poichè un'alterazione di forma indica un~alte1·azione di funzionalità, e quindi siffatte lesioni non ci offrono alcuna diluci0.A.P.

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FA.SO.

intossicazioni, quali quella dell'alcool, della pellagra, ecc., in cui la tossina provoca direttamente dei disturbi ben netti e che va1·iano cla individuo ad individuo. L'influenza della tubercolosi , . . a intesa nel senso che o disorganizza ed altera l'apparato nervoso, o più spesso favorisce un terreno adatto allo sviluppo di psicopatie. In alcune di queste psicopatie la psiche è colpita naturalmente ai nervi periferici: in alt1·e invece !~influenza della tossina tuberco· lare si manifesta solo con disordini nel campo psichico. Siffatte alterazioni a gradi diversi possono da semplici esagerazioni e pervertimenti del carattere consistere anche in deliri ed in psicosi, nelle quali però non si osserva nessuna specificità che ne spieghi l'etiologia. Il disordine mentale può nel paziente ma· nifestarsi anche col suicidio, la prostituzione e la delinquenza intesa nel suo senso più largo, dipendendo queste. due manifestazioni non tanto dal virus quanto dallo stato psichico del paziente che è un emotivo per eccellenza. Le affezioni da essa prodotte si originano sempre sotto due condizioni speciali dell'indi· viduo: la predisposizione e la reazione sua all'agente tossico. Olt~e a quest'azione chimica la tubercolosi ha un'influenza meccanica che si verifica in seguito a tubercoli, ascessi, carie ossea, processi meningei, ecc. Questi processi possono produrre d elle forme nervose ben note e delle psicosi, la cui etiologia può talvolta essere riconosciuta solo al tavolo anatomico.

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dazione. La tossina tubercolare non agisce in altro modo se non nel p1·odurre tali alterazioni. Fin qui l' A. In quanto al nesso etiolo~ico tra tubercolosi e dflgenerazioni morali ed intellettuali l' A. sembra dal contesto del suo lavoro dare troppa iQlportanza a1la tubercolosi, tralasciando da parte il fattore l'ambiente, che pure esercita tanto influsso sullo sviluppo di qualsivoglia energia, vuoi fisiologica, vt1oi patologica. E infatti vediamo che a fianco dei no mi storici di nevropatici e degenerati riferiti dall' A. figurano nelle stesse famiglie anche molti nomi illustri per doti di mente e di cuore, ~enza dire poi che la t11bercolosi è una ma· lattia così diffusa, che è difficile, per non dire impossibile trovare una famiglia, nel cui albero genealogico manchi affatto qualsiasi traccia di tubercolosi. Come spiegare queste differenze 'l Non i·esta che a.mmettere essere la tubercolosi una condizione propizia allo sviluppo di psi· copatie, ma non già un momento causale di· retto, come lo è l'alcoolismo vero e proprio.

E. G.

Se ed in che 1nis11ra possa da un trauma originarsi la tubercol9si polmonare. (SoKOLOWSI{I. ZeitscJir. f. J'uberlc. u. H eilstatte1tiv. Bd. IV, Heft 5, 1903).

L' A. dai casi da lt1i steBso osservati, come pure dai casi riferiti da altri tira le seguenti conclusioni, eh~ sono di grande importanza dal punto di vista medico-legale: 1. Non si può scientificamente dimostrare l'esistenza di un rapporto i11t:imo tra una le· sione della cassa toracica ed un processo di tubercolosi polmonare constatato subito dopo detta lesione. N ella maggior parte dei casi l'accidente fu solo un momento causale nello sviluppo ulteriore di un processo tubercolare già esistente in atto e con decorso lento e subdolo e la cui presenza o è a bello studio negata al medico (è questo jl caso più frequente) ovvero passò inavvertita per la poca o punta gravità dei di~tu1~bi, ai quali del resto non si suole dare molto peso, specie dalla classe povera. Il rapido sviluppo che il processo latente assume subito dopo l'accidente fa sì che l'infermo lo attribuisca senz'altro ad un'azione v enuta dal· l'este1·no. ~. Passando in rassegna un piccolo numero di casi raccolti dall' A. iu Gorbe1~sdorf si potrebbe pensare ad un rappo1~to intimo tra accidente e tubercolosi polmonare, e precisa· mente nel senso che il tessuto polmonare scosso '5)


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IL POLIQJ,INIOO

ed alterato nella sua continuità in individui differenze essenziali tra gli adulti ed i bama ciò predisposti diviene un terr~no ad~tto bini. Cosl negli adulti troviamo spesso che all'attecchimento dei bacilli tubercolari, specie sono affetti . da tubercolosi dei vasi· linfatici se tali infermi dimorano in ambienti sfavore- che si originano da ulceri delL' intestino, men· voli. Perciò in questi casi eccezionali in cui tre le glandole linfatiche corrispondenti mo· si possa · con tutta certezza escluder1\ che il strano alterazioni relativamente minime. Al processo tubercolare esistesse già prima delcontrario nei bambini le glandole meseraiche l'accidente (cosa del resto scientificamente im· sono caseificate e i·igonfie, mentre i vasi lin· possibile allo stato attuale della scienza) si fatici cor·rispondenti anche nei loro punti di può parlare di un rapporto causale tra infor- origine non presentano lesione alcuna. Se· tunio e tisi polmonare. nonchè tali fatti si riscontrano qualche volta Riguardo alla questione, fino a qual punto anche negli adulti; però in genere sono proun dato infortunio possa influire sul peggio- prie dell'età infantile le forme di linfoade· ramento di un processo di tubercolosi già esi· nite grave con vasi linfatici afferenti integri, stente, l'A . crede che nella maggior parte dei essendo pure normali le radici dei medesimi. casi quest'influenza sia da ammettere, poichè « Da ciò si potrebbe pensare che il veleno tul'accidente, specie se grave, mette l'infermo bercolare presso i bambini s'introduce più fain condizioni di vita sfavorevoli (degenza a cilmente negli orifici d'ingresso dei vasi lin· letto in camere per lo più anguste e non ven· fatici delle mucose, sulle quali il medesimo tilate, cattiva e scarsa alimentazione, soffe· virus non si arresta abbastanza da potervi renza morale per la perdita del lavoro, ecc., ecc.), estrinsecare la propria azione patogena; negli condizioni che determinano in alto grado un adulti ciò non accade. Inoltre si potrebbe anrhe rapido sviluppo nel processo tubercolare già concludere che nei bambini il passaggio del in corso. Se non che il peggioramento ed il virus tubercolare lungo i vasi linfatici verso progresso improvviso della malattia possono le glandole avTiene facilmente, in modo che anche dipendere da una pleurite d~terminata i vasi linfatici ne risentono di meno l'influsso dall'accidente medesimo. patogeno, portandosi il virus direttamente alle L' A. ricorda in proposito un caso tipico os· glandole. Tutto ciò va detto non solo per la servato nella clinica di Bamberg in Vienna. mucosa intestinale e le glandole da essa diUn operaio di 43 anni ricevette l'u1~to di una pendenti ; ma anche pe1· le mucose dei bronchi, ruota al fianco sinistro; subito dopo ammalò dei polmoni, della bocca e forse anche per la di. pleurite acuta, e morì <li lì a 4 settimane. pelle. In quanto ai polmoni si potrehbe anche L'autopsia rivelò la presenza di pleurite tu- ammettere che le affezioni polmonari così bercolare sinistra con essudato ematico. Negli straordina.riamente frequenti nei bambini, non altri organi, specie nei polmoni, non si con- siano già primarie, t:iiccome accade negli adulti, statò nessuna alterazione di natura tubercolare. bensì secondarie a lesioni delle glandole bronDott. E. GuGLIELMETTI. chiali e polmonari. » Dott. E . G. Osser,~azione

all'articolo del Beh1·ing: « Sull'ori. gioe drlla tubercolosi pol1nonare e sulla lot.ta contro la tubercolosi. »

(WEIGIDRT. -

De11tsch. niedic . Wo clze11., n. 41, 1903).

Il BEHRING nel citato articolo tra altre cose dice « che i bambini lattanti, del pari di tutti gli animali cla latte, mancano nel loro appa· recchio digestivo di quei mezzi cli protezione che negli adulti impediscono normalmente l'in· gresso degli agenti pa.togeni n ei succhi <lei tes· suti. » L' A. osserva che questo modo di vedere del BEHRING s'accorda assai bene anche con i dati dell'anatomia patologica, specie della tubercolosi; ricorda in proposito ciò che egli scrisse, più cli 20 anni fa, quando non era anco1·a scoperto il bacillo tubercolare. « Rigt1ardo ai rapporti, tra le vie linfatiche ed il virus tubercolare, diceva egli, vi sono I fi )

CHIRURGIA

Sulle varie forrne di encefalite. (G. B.

RA.h!OINO.

Tip. artistica, Oneglia, 1903).

L'Autore. in un numero relativamente ri· stretto di pagine, con i·ara sintesi espone tutto quanto fin oggi si co11osce dell'argomento. Un valido contributo apporta egli, con le sue osser,razioni sperimentali, allo studio dettagliato dello svolgersi del processo infiammatorio nel tessuto encefalico. Il lavoro consta di una parte generale, in Clli vien dato un rapido cenno sulle encefaliti ; una parte speciale, in cui vengono passate in rassegna le diverse forme di enceta· liti) e una parte sperimentale, la più inte- ressante di tutte, per l'originalità e la coltura che l' A. dimostra nelle sue esperienze. I


LA.NNo IX, F Asc. 52]

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SEZIONE PRATICA

p ARTE GENERALE. - L' A. comincia collo ammettere la classificazione del V IRCHOW delle encefaliti in interstiziali e parenchimatose, facendo però osservare, che anche nelle forme classificate come parenchimatose si ri· scontrano alterazioni interstiziali. Si distinguono poi le encefaliti in acute e croniche in base alla qualità dell'essudato e all'importanza che assume l'irritazione formativa del connettivo interstiziale ; si possono inoltre distinguere le encefaliti secondo il criterio etiologico, la sede, l'estensione delle alterazioni. Le encefaliti più frequenti sono le circoscritte, e ciò per una; ragione anatomica, data la· irrorazione cerebrale, ragione che l'A. ampiamente illustra. Premesso questo cenno generale sulle encefaliti, scorrendo la numèrosa letteratura in proposito, vengono descritte molto chiaramente e sinteticamente le alterazioni a.n atomiche delle encefaliti in genere, nei vari periodi di evoluzione del processo morboso. Quindi, prima di passare alla particolareg· giata descrizione delle diverse forme di en· cefaliti, l' A. acrenna alla encefalite paren. chimale dei neonati, sulla cui etiologia molto si è discusso e si discut~ e all'encefalomielite che si ha nei rabbiosi, .chiamata dal GoLGI, per le alterazioni anatomiche che vi si ri· scontrano, encefalomielite parenchimatosa diffusa.

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PARTE SPECIALE. - Le encefaliti vengono distinte dall'A. in : acute - in cui prevalgono le alterazioni degenerative; croniche in cui prevalgono le alterazioni inte1--sti· ziali. Le acute, a loro volta, vengono divise in purulente e non purulente, e le puru· lente in: a:) traumatiche in cui il trauma induce un rammollimento della sostanza nervosa e un versamento sanguigno, che può evc>lvere • 1n ascesso; ~) propagate da malattia delle ossa era· niche o del cuoio capelluto, per i capillari intraossei o per venuzze comunicanti coi seni venosi della dur.a, o per soluzioni di conti· nuità delle ossa ; y) ematogena, infettiva, in cui gli agenti patogeni arrivano liberi o inglobati da fa· gociti; Ad ematogena embolica, in cui gli agenti vi arrivano impigliati nella fibrina. In quest'ultima gli ascessi, per lo più multipli; si osservano nell'emisfero sinistro e l' A. tratta diffusamente la patogenesi, l'anatomia patologica e l'evoluzione di tali ascessi. Le encefaliti acute non purulente sono le

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emorragiche. L' A. viene poscia a trattare delle encefaliti croniche interstiziali, le quali danno luogo a indurimenti più o meno circoscritti, indurimenti talora fibrosi, talora gliomatosi. Tra le encefaliti croniche l' A. pone anche la sclerosi a placche dell' en· cefalo. L' A. si diffonde intorno all'anatomia patologica delle _placche sclerotiche, d~scrivendo le diverse alterazioni con molta cbiarezza ed esattez~a e facendo un'acuta critica delle diverse teorie ; viene quindi a parlare delle meningo·e~cefaliti, che distingue in acute e croniche, circoscritte o diffuse. PARTE SPERIMENTALE. - In questa vengono studiate le alterazioni cell11lari, determinate dall'azione dei microrganismi pervenuti nel· l'encefalo. Per le esperienze l' A. si serve del diplococco di Fraenchel e del baci_llo di Eberth, inoculato sia nelle arterie, sia direttamen to nell'encefalo; e della tossina difterica, inoculata nel nervo sciatico. Degli animali alcuni venivano lasciati morire spontanea· mente, altri uccisi in tempi diversi dall'ope· razione. Dell'encefalo degli animali morti ve· nivano praticati numerosissimi tagli microscopici, per la grande difficoltà di rinvenire il focolaio morboso. I tagli erano preferibil· mente colorati col metodo di Nissl. Il resultato è stato il seguente: a:) Es_pe1·ienze col b. del tifo, per inocula· zione e1ido-a1·te1·iosa. - L'A. ha potuto constatare la formazione di ascessolini, fin da tre giorni dopo l'operazione; l'esistenza di leptomeningite grave nei primi giorni, la prolife· razione di nevroglia dalla 15a alla 2oa giornata. p) Esperie1ize col b. del tifo,,. per· inoculazione endoc1·anica. - Da queste risulta che la cerebrite rimane circoscritta alla zona operata ; che fino dal 3° giorno si possono produrre ascessolini, i quali però possono passare ·inosservati fino al 14° giorno; che la proliferazione della nAvroglia si nota dalla 14a alla 2oa gior· nata.

/) Espe1·ienze co1z il diplococco, per inoculazione endocranica. - La morte dei conigli avveniva rapidissima, più per infezione ge· nerale, che per alterazioni encefaliche, le quali erano date da un'estesa leptomeningite. . ò) Esperie1zze colla tossina difterica. - In tre conigli non furono trovate alterazioni; in due, piccoli focolai encefalitici recenti più o meno confluenti, iniezione vasale ed alterazioni degenerative. In tutte queste esperienze, non si è mai parlato, riportandone il i·esultato, delle altera· zioni cellulari, delle quali l' A. diffusamente 17)


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IL POLICLINICO

si ocrupa, trattandole in apposito capitolo, dopo aver tratteggiato la struttura isto-chi· mica della cellula ne1·vosa. Le alterazioni cellula7i rinvenute dall'A. nei nume:r.osi pre· parati, si rjferiscono prevalentemente ai due tipi, che il N I SSL chiamò di atrofia progres· siva e di degenerazione pigmentaria. L'atrofia è caratterizzata da un rimpicciolimento della cellula e del nucleo, e da un raggrinzamento della cromatina; la degenerazione da accumuli di granuli e piccole zone di pigmento-ruggine, brune, che mascherano persino il nucleo. Nell'ultimo capitolo, infine, vengono de· scritti i sintomi, che corrispondono ai diversi focolai encefalici, e questo riassunto, che di· mosti·a la grande importanza fisio-patologica dei processi encefalitici a focolaio, chiude de· gnamente il pregevole lavoro del dott. RAMOINO. FERRETTI.

Del trattamento chirurgico della paralisi del faciale coll'anastomosi n.ervosa. (CUSHING.

Anri. o/ 81irgery, maggio 1903).

Si trattava di un uomo di 30 anni, che aveva ricevuto un colpo d'arma da fuoco, nella regione mastoidea destra, con lesione del faciale, in corrispondenza del canale di ],al· ~oppio.

A t1·e settimane dal trauma, a guarigione completa della ferita praticata per l'estrazione del proiettile, situato alla base del cranio, si pensò di praticare l'anastomosi spino-faciale. Si fa una incisione lungo i~ bordo posteriore della parotide e l'anteriore dello sterno-cleido-ma·s toideo, mettendo così a nudo i due nel'vi, che sono isolati e previa sezione vien suturato il moncone centrale dello spinale al periferico del f aciale con tre punti di sutura alla seta, venendo detta anastomosi a poggiare sul ventre posteriore del muscolo digastrico. Fatto inesplicabile, già al 2° giorno dalla operazione si nota una certa mobilità della palpebra superio1·e : p1·osegu e il miglioramento lentamente, ma progressivamente, finchè a nove mesi dall'inte1·vento si nota che l'occlusione unilaterale della palpebra destra è impossibile, ma chiudendo l'altr'occhio, tale chiusura è possibile con facilità tranne verso l'angolo interno dell'occhio; per fare anche ciò è ne· cessario che il paziente sollevi la spalla omo· laterale : inoltre torcendo bruscamente la testa a sinistra o sollevando del pari bruscamente la spalla destra., i muscoli della faccia si con· traggono simultaneamente, dando al volto un atteggiamento a ghigno caratteristico. BIAGI.

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PEDIATRIA

(SToss.

Morbo di Barlow. Correspo1ide1tz-Blatt. f. Schzv. Aerz. 15 Aug. 1903).

L'A. riferi~ce le storie cliniche di cinque casi di morbo di Barlow, e l'esame microsco· ' pico di uno di essi; i resultati di questo esame coincidono con quelli che lo Ziegler constatò nella forma patologica da lui descritta col nome di « osteotabes infantum ». Ciò detto l'A. tratta dei rapporti tra questa ed altre malattie, non che delle contlizioni nelle quali essa si sviluppa. Mo,-·bo di Ba1~tow e rachitismo. - Sono due malattie distinte. Nel morbo di Barlow si ha : degenerazione del midollo i·osso, scomparsa notevole dal tessuto osseo e neoformazione in· sufficiente di osso. Al contrario nel i·aohitismo si ha: accrescimento del periostio e dell'endo· stio, e formazione di tessuto osteoide. Nel morbo di 'Barlow si tratta di una ma· lattia speciale e primaria del midollo osseo, la quale in seguito ci conduce ad una diatesi emorragica ed anemia. Mo1~bo

di Barlow e scorbuto degli adulti. L' A. dalla grande somiglianza delle alterazioni microscopiche, come pt1re dall'analisi dei singoli fenomeni morbosi conclude che il morbo di Barlow appartiene allo scorbuto; così nello scorbuto si osservano spessissimo: separazione delle costole dalle r·ispetti ve cartilagini ; d-0· lori al torace ed alle articolazioni ; corteccia ossea assottigliata; sostanza spongiosa ripiena di abbondante midollo; emorragie sottoperiostee nelle costole e nelle "\rertebre lombari. · Ebbene disturbi perfettamente identici fu1·ono dall' A. osservati nei casi riferiti. Quindi il detto morbo non è altro che lo scorbut0 quale si osser,ra nei bambini. . Condizioni ltelle quali si svi/zeppa il 111orbo di Barlow. - Sono date essenzialmente dal vario genere di alimenta~ione. Così vediamo che lo scorbuto <lei bambini si svolge in seguito ad una delle seguenti forme di alimentazione" . .. c1oe: 1. Alimentazione con preparati di latte, estratti di carne, p1·eparati di albt1 mina ve· getale, ecc. ecc. 2. Alimentazione con latte di vacca ste, rilizzato. 3. Alimentazione insufficiente con latte molto diluito non sterilizzato. Tutti gli osse.rvatori sono d'accordo nel· l'ammettere che l'uso di preparati alimentari a1·tificiali favorisce la comparsa dello scor·


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SEZIONE PRATICA •

buto infantile siccome avviene per lo scor· buto degli adulti. Quest'azione patogena è dovuta sia alle alterazioni fisico-chimiche che queste sostanze subiscono in seguito alle manipolazioni industriali, sia alla formazione di speciali veleni. Non tutti però la pensano allo stesso modo circa l'influenza etiologica del latte steriliz· zato . . Così ve ne .s ono moltissimj, come il NETTER, l'HUTINEL, l'HEUBNER, NEUMANN, ecc., i quali dicono di avere osservato il morbo di Barlow manifestarsi in seguito all'uso esclusivo di latte di vacca sterilizzato. L' A. stando alle proprie osservazioni crede che la sterilizzazione del latte non basta in genere a determinare la detta malattia. In· fatti, nelle località della Svizzera da lui esa· minate, quantunque l'uso del latte sterilizzato sia assai comune, pure non si ebbe a registrare nesst1n caso di morbo di Barlow in bambini nt1triti con latte sterilizzato nè altri medici della Svizzera, a quanto egli sappia, hanno mai osservato casi simili. Al conh·ario il v. STARCK nello Schleswig· Holstein ha raceolto 67 casi di morbo di Barlow sviluppatosi in bambini nutriti esclu· sivamente con latte sterilizzato. In Berlino in q11e~ti ultimi due anni si ebbe un aumento di casi di detto morbo, mentre a Graz e a Vienna, o-fe l'alimentazione artificiale dei lattanti non differisce da quella che si pratica a Berlino, non si ebbe nessun caso. Il NETTER d'accordo col BARLOW attribuisce al latte ft·esco proprietà antiscorbutiche, e fa osservare che esso latte fresco contiene l'uno per cento di acido citrico, allo stato di citrato di calce amorfo, sostanza la quale si altera più o meno col riscalclamento, e precipita in cristalli molto meno solubili. Col riscaldamento vengono distrutti anche alcuni fermenti. Se non che la diversa freque:p.za di casi di morbo di Barlow nei diversi paesi mostra che la sterilizzazione del latte non basta da sola a spiegare l'etiologia del morbo medesimo; esso dipende da vari difetti non tanto nella quantità, quanto e sopratutto nella qualità di alimentazione; e ciò in conformità e quel che si osserva per lo scorbuto degli adulti, il qt1ale appunto si svi· luppa in seguito ad un'alimentazione inadatta e difettosa qual'è quella delle conserve ali· mentari, di cui si fa così grande uso nelle navi e spedizioni. La cura tanto per il morbo di Barlow quanto per lo scorbuto degli adulti consiste nel cambiare il genere di alimentazione. Quindi se la malattia si sviluppa in seguito

all'uso di preparati artificiali, o di latte sterilizzato, in tal caso riuscirà mirabilmente benefica l'ingestione di latte fresco e crudo, e talvolta anche di succo di carne e purée di patate; in una parola l'ingestione di sostanze fresce e non adulterate. Tra i medicamenti ·è assai vantaggioso l 'acido ·citrico, al cui uso obbligatorio si attri· buisce appunto la scomparsa dello scorbuto nelle navi inglesi. Dott. E. GuGLIELMETTI.

ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI RESOCONTI PARTICOLARI

IX Congresso della Società Italiana di Ostetricia e Ginecologia 18 ottob r e 1903. 1a seduta (antimeridiana). Ufficio di presidenza : Prof. PESTALOZZA, presiderite - Profe!3sori PIN· ZANI e FALASCHI, vice-preside1tti - Dottori MAR· TINELLI, GELLI, FERRAR! P. L., D'ALESSANDRO, SANTI e CovA, segr etari. Prof. Calderini (Bologna). Gastrotoniia pri11iitiva p er gravidanza ectopica a termi1te con forzato abban, dono della placr1tta. - L'abba.n dono della placenta fu reso necessario per l'imponente emorragia ch 9 si ebbe dal sacco fetale appena aperto il ventre ed estratto il feto, per la inserzione profonda della placenta n ella parte più d eclivo dello scavo, per il suo grande sviluppo, per il suo distacco invano tentato. L'A. pensò di rimediare alla condizione perico. Iosa della sua ·operata, togliendo la parte piit alta e più sottile della parete del sacco - togliendo in· tero l'amnios, e più profondamente possibile tagliando il cordone e tolto il sangue che dai vasi di questo usciva, ricucendo le pareti addominali nella parte loro inferiore al di sopra dell'l1tero, raccogliendo quindi le pareti del sacco e fissan· don e gli orli al 3° st1periore dell'incisione addomi. nale, provvedendo in ultimo con un drenaggio alla Mickulicz. Il puerperio d ecorse abbastanza bene. Dopo quasi due mesi la donna potè uscire dalla Clinica in discrete condizioni rimanendole solo un seno fistoloso n el luogo d-ella scontinuità lasciata per la Mickulicz. Il feto estratto - una bambina - era molto ben sviluppato (pesava 3500 gm., aveva un diametro bi· parietale di 95 mm., uno bisacromiale di 120 mm.), • • e rimase vivo. L'.A.. a proposito di questo suo caso fa delle con· siderazioni intorno agli altri casi pubblicati conge· neri ; ricorda specialmente il caso operato all'8e>

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mese di gravidanza dal prof. PESTALOZZA, nel quale l'intervento potè essere più regolare e com· pleto, accompagnato da asportazione dell'utero e degli annessi. Ricorda come nelle p11_bblicazioni ri· ferentisi a questo caso il PESTALOZZA raccolse fin dal 1895 ben 6! casi di gastroto11iie primitive per gravidanze estrauterine con feto vivo, fra i quali erano allora 5 operazioni fatte da Italiani. Enumera i casi operati dagli Italiani, in tutto 10 (NOVARA 1814, LUZZATI 1852, BRISONE 1881, NE· GRI 1890, RONCAGLIA 1895, PESTALOZZA 1895, BIAN· CI-II 1900, PASQUALI 1900, NEGRI (caso inedito), CAL· DERINI 1903). lVIostra le fotografie della operata e della bam· bina, ambed11e viventi. Pestalozza (Firenze). ·Anche egli crede opportnno rimettere l'operazione al tempo più avanzato della gravidanza quando questa abbia oltrepassato il 6° mese. È lieto di poter presentare alla Società ora dopo 8 anni dalla s11a operazione, la bambina estratta e la madre operata in ottime condizioni. Accenna ad un altro caso di gravidanza extrauterina ope· rato recentemente al 5° mese, ove l'intervento era richiesto per estrema dolorabilità della madre. Bertazzoli (~lilano). Operò anche egli un caso di gravidanza estrauterina alla fine dell'8° mese. Per eguali ragioni a quelle riferite dall' A. dovè anche egli abbandonare la placenta nel cavo addominale. Ora, dopo due anni dall'operazione, ha ragione di credere, per ripetuti esami della donna, che la placenta lasciata sia riassorbita. Marocco (Roma). Domanda se per l'abbandono della placenta in questi caFii si ebbero fatti d'in· tossicazione. Pasquali (Roma). Cita due casi propri nei quali fu pure reso necessario l'abbandono della placenta. Le operate guarirono, i feti mal conformati morirono. Spinelli (Napoli). In un suo caso egli potè aspor· tare la placenta non ostante un'imponente emor· ragia. Fu necessaria però l'asportazione dell'utero. La donna mori dopo poche ore. GJ1ezzi (lVIilano). Riferisce due casi di gravidanza estrauterina, in uno dei quali colla laparòtomia, estratto un feto macerato, fu pure necessario l'ab· bandono della placenta seguito dal drenaggio con garza xeroformica. Nell'altro caso, gravissimo, la donna morì prima dell'operazione. Truzzi (Padova). Accenna alla possibilità di una infezione d'origine intestinale specialmente che po· trebbe seguire l'abbanrl.ono della placenta descritto dagli oratori. Pensa che i casi riferiti sieno ancora • pochi per trarne delle conclusioni. Calderini (Bologna). Anche egli spera di avere guida più sicura in tali condizioni tutt'affatto ecce· zionali di operazioni quando saranno raccolti un numero maggiore di casi. Nella donna da lui ope·. rata non si ebbero sintomi d'intossicazione (solo nelle urine qualche traccia di zucchero ed alb11mina). . (10)

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lANNo IX, F .A.30. 52 f

Merletti (Ferrara). - Il co1n11iercio place1itare dei sali studiato col 1nezzo della circolazion,e artificiale. - Ricorda l' A. gli studi suoi precedenti a questo, i1itor1to alle 11iodificazio1ii clie gli albunii1ioidi del sangne 11iater1to, pri1na di passare al f e\ale, i1icontrano i1i grenibo alla place1ita, coi quali studi egli potè dimostrare che queste modificazioni degli al· buminoidi dipendono dalla presenza nella placenta di un enzima proteolitico elaborato dall'attività bio· chimica degli epiteli dei villi coriali. Per q11est'or .. dine di studi l' A. contesta alla placenta la defini· zio ne comune di filtro riconoscendo ai s11oi elementi qualità selettive e dignità molto superiore a quella di una membrana osmotica. Espone quindi le sue ricerche instituite ora al medt3simo intento, di precisare, cioè, se al com· mercio placentare dei sali sovraintendano le comuni leggi dell'osmosi fisica, oppure peculiari proprietà. selettive dell'epitelio rivestente il villo. Descrive l' A. un apparecchio speciale costruito. apposita.mente e consistente in un 'raso circolar~ con diametro di poco s11periore a quello delle placente, alto appena 4 cm. con una specie di coper· chio a cupola adattato su una ermetica chiusura. Il centro della cupola porta un tappo forato di gomma a tenuta d'aria, portante un tubo di vetro. che s'innesta e rinserra stilla ve11a ombellicale; nell'orlo del va.so -è scavato un piccolo canale che con· duce all'esterno un tubo di vetro ad Y le branche divergenti del quale immetton~ nelle dzie arterie presso il loro punto di entrata ·nel funicolo. Nell'attesa del secondamen to si preparano le soluzioni necessarie alla circolazione. Raccolta la pla· centa nell'apparecchio s'inn estano subito i tubi del· l'apparecchio s11i tre vasi del cordone e si porta. tutto il sistema su di un bagnomaria a 38°. La circolazione vien regolata modificando il livello del· l'imbuto che raccoglie il liquido affluente e con due morsette restringendo o chi11dendo il lume dei tubi di afflusso o di deflusso. La pressione del liquide> circolante è precisata coll'interposizione di un manometro. La circolazione del liquido in esame è sempre preceduta da quella di una soluzione fisiologica di cloruro di sodio a 57° per asportare dall'albero cir· colatorio il sangue raccoltovi. Il contatto del liquido in esame col corpo pla· centare fu mantenuto per un tempo variabile da 2 a 3 ore curando di far circolare almeno due o tre volte .quello ottenuto dalle arterie. Con questi studi spera l'A. esperimentando la circolazione pla· centare di svariate e molteplici sostanze di arrivare a precisare le affinità della placenta verso i com· ponenti normali del sang11e materno ed i poteri protettivi della stessa verso i prodotti abnormi dellepiù svariate .malattie tossico-infettive. Per questi esperimenti l' A. ha cominciato col ~ipetere intanto la prova di R(}hmann intesa a di-


SEZIONE PRATICA

mostrare che l'assorbimento intestinale dei sali non si compio per osmosi ma per speciali forze elettive degli epiteli dell e mucose; introducea.do una soluzione contenente gm. O. 50 di glioosio e gm. O. 50 di solfato sodico egli vide scomparire quasi totalmente il glicosio e rimanere una quantità notevole di solfato, benchè quest'ultimo abbia una velocità di diffusione st1periore. Descri,re l' A. pa rticolarmente le sue esperienze condotte facendo cjrcolare la miscela di R<>hmann, dosando il conten\1to di entrambe le sostanze n el liqttido orig inale, in quello circolato e raccolto delle arterie ed in quello trasudato per la faccia materna della placenta, usando per la determinazione del glicosio il roattivo di Fehling e per quella del solfato le lJesate st1 filtri tarati ed essiccati. • • Rist1ltò all' . ..\.. evidente il fatto che il liquido circolante i1ella placenta perdeva ben poco del solfato e qt1asi completamente il glicosio, contrariamente come nella prova di R<>hmann alle leggi di diffusibilità. Riportati minutamente ti1tti i risultati ottenuti concl11de l'A. che pur non essendo escluso l'inter· vento dei fenomeni osmotici nel commer cio placentare dei sali, questo si compie però anche in virtù di complesse funzioni selettive degli elem~nti staminali della placenta e con ogni probabilità degli epiteli dei villi cariali. · Resinelli (Cagliari). Dal confronto fra il sangue materno e fe tale era già stat'O indo tto a pen sar e che alct1ne sostanze passavano ed altre no attraverso la placenta. L e ricercl1e del prof. MERLETTI riguardano il passaggio dal feto alla madre; domanda se ugualmente furono fatte le esperienze e le ricerche pi1ì importan t.i, per studiare il passaggio delle sostanze diverse da madre a feto. Rainerl (Vercelli). Studiò per alcuni microrga· nismi e per alcune tossine il passaggio da madre a foto. Anche per i microrganismi e le tosAine crede che la placenta abbia poteri selettivi. Pinzani (Pisa). Nelle ricerche del prof. MERLETTI non si tien conto d el sangue materno che rimane negli spazi intervillosi, che può. a vere una azione sul glicosio. Marocco (Roma). Ritiene indispensabile tener conto anche delle alterazioni cui vanno incontro gli elementi epiteliali della placenta staccata dal corpo. Merletti (Ferrara). In un prossimo suo lavoro esporrà le esperienze fatte in condizioni diverse per lo studio d~gli scambi da madre a feto. E sperimentò sulle tossine da streptococchi e trovò che . queste dopo il passaggio per la placenta avevano perduto il loro potere emolitico. Non crede che la piccola quantità di sangue rimasto negli spazi in· tervillosi possa determinare la riduzione della grande quantità di glucosio fatto circolare. Le condizioni •

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di que ste ricer che sulla placenta appena ottenuta dall'utero sono mi gliori di quelle analoghe fatte su qualunque altro organo, nessun altro potendo presentare la freschezza qt1asi vitale della placenta.

Ca111pio11e (Bari). Snl 11iecca1tis11io della i11,versio1te iiterina pzie1perale sponta1iea. - Il moccanismo della inversione puerperale spontanea è difficile a realizzarsi ~ ma non è impossibile. Fra i fattori patogenetici l' A. dà minima importanza alla contrazione uterina, che anzi in caso dovrebbe esser consid erata come un ostacolo alla produzione del fatto pa· tologico. Crede piuttost\> che abbia valore patoge· netico il fa.tto dello stabilirsi di una specie di « vuoto » dopo l'uscita del feto dalla cavità u terina nel quale verrebbe a cadere per il proprio p eso la parete uterina sulla quale è inserita la placenta. Pazzi (Bologna). P er l'inversione uterina puerpe· rale ammette che vi sia una sola causa determinante: la deficienza nell'architettura uterina che può aver st1a r agione per dato e fatto della gra· vidanza. Campione. Oltre la deficienza della muscolatura u terina dà gran valore come determinante dell'in· versione uterina al vuoto che nella cavità si forma per l'espulsione del feto.

Gigli (FiTenze). Sz:il taglio lateralizzato del pube. Comincia col presentare una serie di 15 casi, ope· rati per la maggior parte n el corso di q uest' ultimo anno e tutti seguìti da pieno successo. Particolarmente si ferma sul fatto che tutte le operazioni guarirono per prinia i1ite1tzio1ze; pone in riscontro questo fatto con quello presentato e lamentato nella maggior parte delle si1zfisioto1nie, dove la guarigione per primam è, invece che la r egola, la rara eccezione. Crede che si possa spiegare sufficientemente questo .fatto giudicando con criteri chirur· gici l'atto operativo della sinfisiotomia, dove evidentemente non possono osservarsi tutte quelle condizioni che la chirurgia delle articolazioni esige per assicurare la guarigione per prima11i : 1° impe· dire che un processo infiammatorio si sviluppi nelle vicinanze dell'articolazione ferita ; 2° bendaggio as· solutament.e occlusivo; 3° immobilità assoluta. L'A. richiama oltre a ciò l'attenzione sopra le condizioni della ferita sinfisiotomica, le quali specialmente per le difficoltà di tagliare col coltello la cartilagine, sono tutt'altro che favorevoli ad una pronta e S8mplice guarigione. Ricorda particolar· mente gli insegnamenti che ci vengono dalla clinica nei tra11mi del bacino, i quali dimostrano all'evi· denza come la leHione della articolazione pubica sia molto piè grave della frattura lineare del pube. Già lo stesso SIGAULD aveva indicato questa via d'indagine impossibile ai suoi tempi, non essendovi casi osservati. Enumerando gli insuccessj delle ope· razioni fatte dal dott. B Amrn di Breslavia, segando col « filo·sega » il pube, egli dice che questi due


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IL POLIOLINIOO

casi non depongono contro il taglio lateralizzato, ma piuttosto contro queJla tec1tica speciale e quello istrumentario disadatto usato dal BA UM~r, e coglie l'occasione per dimostrare la necessità di descrivere con tutta esattezza la tecnica della sua operazione, lo che spera di fare quanto prima. Morisani (Napoli). Apprezza i benefici del taglio lateralizzato in confronto della sinfisiotomia. A lui la tecnica dell'operazione non riuscì, e fu costretto a praticare la sinfisiotomia che ebbe buon esito in ogni caso. Crede ·di non essere riuscito per non avere istrumenti ai.latti. Contro la pubiotomia stanno due argomenti : 1° La mancanza del leggero aumento permanente del bacino, che si ha dopo la sinfisiotomia specie dopo quelle guarite per seconda intenzione. 2° La mancanza di poter far ricorso alla stessa terapia in una successiva, e, peggio, in una terza gravidanza. In ogni modo la necessità di sezionare l'osso nello stesso sito non sarà un inconveniente in caso di successive gravidanze '? Si ripromette però di ritentare l'operazione ad altra occasione. Cnsmano. In bacini di cadaveri di donne morte in ptterperio· ha praticato delle mis1rrazioni per esaminare quali a11menti si avessero dopo la si11fisiotomia, qt1ali dopo la pubiotomia. Nel caso di questa seconda operazione trovò maggiore aumento di tutti i diametri anche per il fatto della grande spostabilità articolare del segmento pubico rimasto aderente alla sinfisi. Gigli. Si compiace del giudizio favorevole che il prof. MORISANI dà alla sua operazione. Crede che si possa rinunciare all'ingrandimento permanente del bacino, quando si riuscisse ad ottenere una maggiore sicurezza di risultati, sopratutto assicu· rando la guarigione per pri11ia1n. La facilità della tecnica è certamente dovuta all'istrumentario perfetto e si augura l' A.. che il prof. Mo RISANI, ado· perando lo speciale ago di cui l' A. gli fa un presente, potrà agevolmente riuscire, egli, che è maestro in ogni tecnica, anche nella tecnica sua. Non vede la necessità di dover incidere il pube sempre nello stesso sito, in caso di successive occasioni della stessa operazione. Ringrazia il dott. CusMANO dell'autorevole contributo portato alla sua tecnica.

Conte (Firenze); L'i1tvoluzione postfetale dell'a· tero. - L'A. ebbe occasione di rilevare che gli uteri di bambine già dopo pochi mesi differiscono straordinariamente per forma e grandezza da quelli fetali. Differenze notevoli erano: diminuzione costante délle dimensioni e del peso dell'organo (specialmente a carico della cervice uterina). Studiando questo fatto sul maggior numero di uteri di bambine e di neonate - trovò l'A.. che ' mentre l'utero fetale a termine misura in media

(come secondo il FREUND) 36 mm. dei quali 12 spet· tano al corpo e 24 al collo, nel p~·imo anno di vita l'utero ha una lunghezza media di circa 23 mm. dei quali 9 appartengono al corpo e 14 al collo. Il peso da gm. 4-10 dell'utero fetale seende a gm. 3 circa. L' A. notò anche diminuzione di spessore nelle pa· reti ed un aumento della cavità dovuto allo sfiancarsi delle pliche palmate. Tali fatti furono confermati dal reperto microsco· • pico per il quale l' A. pensa che non abbiano più ragione i nomi di atrofia congenita o d'ipoplasia uterina. Politi Flamini (Roma). Domanda qt1ali differenze l' A. abbia notato nella secrezione della mucosa uterina infantile. Conte. Dichiara di non aver mai osservato differenze notevoli a questo proposito. Firenze, 21 dicembre 1903. Dott. CESARE ~IICHELI.

OSSERVAZIONI CLINICHE SPEDALI

CIVILI I>I GENOVA.

Due casi di stenosi del piloro per ingestione di acidi. Tratta1nento chirurgico. Dott. G I u s E P P E A v A N z I Assistente di Patologia speciale medica a Pammatone.

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Aiuto medico

L'ingestione di sostanze caustiche e special· mente di acidi forti porta sempre a due or· dini di. ·fatti molto gravi e spesso anche letali. Anzitutto immediatamente alla ingestione se· guono sintomi generali quasi sempre impc· · nenti e la cui gravità e più o meno pronta manifestazione è collegata alla quantità .e qua· lità dell'acido ingerito ed alle condizioni di maggiore o minore pienezza dello stomaco· al momento della ingestione, poichè a seconda di esse è reso più o meno facile il contatto diretto dei caustici coll!t mucosa gastrica e quindi è anche più o meno pronto l'assorbi· mento. Q11esti fatti generali sono spesso cosl gravi da causare la morte in pocl:J.i giorni e talvolta anche in qualche ora. Se però l'indi· vidno .riesce a superarli, dopo un lasso di tempo che può variare da qualche settimana a mesi e talora, quantunque assai raràmente, anche ad anni parecchi, sopravvengono i sin· tomi che sono propri delle alterazioni ~ocali dovute al ristagno od anche al semplice pas· saggio dell'acido ingerito, cioè stenosi o com· pleta occl11sione di qualche tratto del tubo digerente e relative gravi conseguenze.


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SEZIONE PRATICA

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I sintomi locali e generali che vengono in scena subito o quasi dopo l'ingestione dei caustici sono comunemente noti. Da parte dell'apparecchio digerente si ha: vivo br·u· ciore alla bocca, alla gola, lungo l'esofago e a tutta la regione gastrica; crampi dolorosis· simi allo stomaco, violenta nausea, quindi vomito ripetuto di materie nerastre, qualche volta vera ematemesi. Impossibilità di inghiottire anche la menoma quantità di liquido, o se pur è inghiottita viene immediatamente rigettata con forti dolori. L'addome si fa gonfio, dolente, intrattabile; compare tenesmo e qualche ra1·a volta enterorragie a11che pro· fuse. La respirazione è difficoltata da un gra· vissimo senso di oppressione retrosternale; il polso diventa frequentissimo, piccolo, irrego· lare, filiforme; un'intensa cianosi invade le estremità; l'ammalato, al massimo grado di sofferenza, è coperto di sudore freddo, e nella più parte dei e.asi soccombe in preda a tali fatti in brevissimo tempo. Per lo più la morté è causata o da gravi complicanze broncopol· monari subitamente . sopravvenute, o da per· forazione dello stomaco o del duodeno, o da vero collasso. All'autopsia in alcuni casi, assolutamente eccezionali, si è riscontrata la integrità della mucosa boccale e faringea e talvolta anche dell'esofago. Più comunemente le alterazioni più gravi hanno il loro punto di partenza dall'esofago, si estendono allo stomaco, al duodeno e non è raro trovare delle ecchimosi, delle ulceri e anche delle perforazioni nel· l'intestino ten11e. La più compromessa è quasi sempre la mucosa gastrica, spesso è intera· mente e uniformemente necrosata e si stacca a brandelli; però la sede prediletta delle le· sioni è in corrispondenza della faccia poste1·io1·e o a livello d~l cardias, o alla piccola o alla grande curvatura, ma le alterazioni più importanti e più spiccate si riscontrano sem· pre al piloro. In generale l'azione caustica si limita alla sola mucosa e la superficie esterna dello stomaco rimane per lo più inalterata. Infatti LETULLE in un caso studiatò istologi· camente trovò che solo la mucosa era stata distrt1tta mentre la tonaca muscola1·e e la pe· i·itonea.l e erano perfettamente intatte. Però esistono desc1·izioni di casi in cui le pareti dello stomaco erano distrutte in toto anche pe1· un'estensione non indifferente.

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Così BoRDINIER riporta un caso in cui ri· scontrò un'ampia perforazione del gran cul di sacco dello stomaco. STANSKY riferisce di uno , stomaco completamente distrutto per buon tratto. DuJ.A.RIER e RosENTHAL trovarono sulla superficie posteriore dello stomaco tre perfo· razioni che permettevano l'introduzione della punta di ll~ dito. In tutti questi casi trattavasi di ingestione di acido solforico . BRIGIDI, pure in alcuni casi di avvelenamento per acido solforico, ha riscontrato non solo la perforazione dello ~tomaco in più punti, ma ancora la mortificazione degli organi e tessuti circonvicini venuti a contatto col caustico versatosi dallo stomaco. J ACQUEMENT in un individl10, morto per aver bevuto acido nitrico, trovò una perforazione in corrispondenza dell'antro pilorico. Non sempre le lesioni prodotte dai caustici ingeriti sono così gravi da causare la morte immediata o a breve distanza ; da rice1·che fatte da vari autori l'esito letale, immediato o quasi, si avrebbe solo circa nel ·60 °/0 • Nei casi in cui l'individuo, o perchè più r esistente, o perchè oppo1·tunamente subito curato, riesce a superare il periodo acuto dell'avvelenamento, in capo a parecchi giorni cessano t11tti i fenomeni gravi già descritti, e ritol'na uno stato di c_alma e di benessere generale. Infatti i dolori scompaiono quasi completamente, non esiste più alcun ostacolo alla respirazione, la circolazione sanguigna si compie no1·malmente, l'addome si è ridotto, e diventato trattabile, è cessato ogni disturbo intestinale, non comparisce più vomito, l'ammalato può bere libe· ramente e quindi è in grado di nutrirsi a sufficienza, inson1ma tutto fa credere ad una completa guarigione. Pu1· troppo però le cose non stanno così, poichè in capo ad un tempo più o meno lungo, pur appa1·endo ottime le condizioni generali, si manifestano i primi sintomi dei disturbi dovuti alle consegt1enze delle aJ terazioni locali cattsate dal passaggio o dal ristagno dei caustici. Infatti nei punti ove l'azione di essi fu più intensa e quindi maggiore la distruzione dei tessuti si va svolgendo un processo di cicatrice e quindi di r etrazion e che dà per risultato ultimo una stenosi più o meno accentuata di un qualche ti:atto del tubo gastro-enterico e relative conseguenze pili o meno gravi a seconda del tratto stenosato. Tale esito a distanza è da ritenersi come costante, poichè i (13)


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casi di completa guarigione spontanea senza nessuna ulcerazione sulla mt1cosa gastrica ed stenosi cicatriziale registrati nella letteratura esofagea. medica sono appena dieci e molto incerti; 0RTMANN riferisce cli un caso da lui fatto infatti due sono riportati dall'ORFILA e otto operare da M1CKULICZ, per stenosi pilorica, da GHELE, ma i dati che li riguardano sono manifestatasi 6 anni dopo l'ingestione di acido cosi incompleti che lasciano molto a clubitare. solforico. QuENU e PETIT, in una accurata L'osservazione clinica ed i reperti anatomo· monografia, descrivono molto dettagliatamente patologici dimostrano che sedi predilette della un caso da loro operato nel 1902 di gastrostenosi cicatriziale sono la parte superiore enterostomia posteriore, per stenosi pilorica, dell'esofago ed il piloro, e, quantunque a tutta sopravvenuta 8 anni dopo che il malato aveva prima possa parere molto strano, la stenosi bevuto acido cloridrico. pilorica è la più frequente. Così dalle autopsie di individui morti da uno a più mesi * ** dopo aver ingerito caustici e più specialmente Durante lo scorso anno furono ricoverati acidi forti, risulta che il minor numero di essi nell'ospedale Pammatone e precisamente nella presentavano lesioni apprezzabili solo all'eso- sala in cui p1·estavo servizio, due inclivi.tiui, fago, più numerosi sono quelli con lesioni cl1e a scopo · di suicidio avevano be,ruto l'uno esofagee e gastriche insieme ma con predo· acido nitrico, l'altro acido solforico. In en· minio cli quelle, apparendo esse tali da poter trambi mi fu dato di poter stabilil·e la diada sole essere causa di mo1·te. Il massimo dei gnosi di stenosi pilorica cicatriziale, consecasi è dato da alterazioni gastriche e fra esse cutiva, manifestatasi a distanza varia di tempo tiene il primo lJosto la stenosi pilorica. Essa e con sintomatologia alquanto diversa. Poichè è sempre assai accentuata ma raramente ar- dietro mio consiglio entrambi furono trattati riva alla completa chiusura dell'orifizio pi· chirurgicamente e con m~todo diverso, eselorico, però in un caso descritto da 8ÉE, guendo nell'uno la piloropastica e nell'altro questo era ristretto al punto che alla autopsia la gastroenterostomia })Osteriore, credo possa non fu J>ossibile far penetrare l'acqua dallo avere qualche interesse il }Jubblicarne la storia, stomaco nell'intestino. In due casi, riferiti tanto più che la letteratura medica non è molto l'uno da FERRAND, l'altro da GRISODLE, di ricca di tale casuistica. individui morti a qualcl1e mese dalla ingeOSSERVAZIONE I. - D ... P ... d'anni 18, pastione di acidi, l' unica lesione apprezzabile nettiere, -celibe, nato a Porto Empedocle, doin tutto lo stomaco era l'accentuata stenosi miciliato a Genova. Da lungo tempo è affetto da grave mailattia ad entrambi gli occhi, per del piloro. Il periodo di tem1)0 che può decorrere dal- la quale teme perclerf) la vista. Impressionato l'ingestione del ca11stico al primo manifestarsi di questo fatto, decide suicidarsi e a tale scopo il mattino del 30 maggio 1902 alle ore 10, dei sintomi di stenosi è variabilissimo. Ordi- trangugia una certa q11antità di acido nitrico. nariamente i primi fatti insorgono dopo la Subito dopo è colto da violentissimi ci ampi terza o quarta settimana, ma si conoscono di stomaco, accompagnati da vivo dolore e da casi in ~ui si manifestano anche assai tardi- int"enso bruciore alla regione gastrica, irradiantesi a tutto l'addome. Prontamente socvamente. Così lVIrCKULICZ nel 1887 operò di corso, viene condotto ... a Pammatone e dopo piloroplastica una ragazza in cui la stenosi che gli furono praticati i primi compensi pilorica era sopravvenuta 4 mesi dopo aver d'urgenza, è ricoverato al letto n. 151 corsia bevuto un'abbondante quantità di aceto. Un Madonna, diretta dal primario dott. P A,~ESI. Alla visita del pomeriggio lo tro,'iamo in caso quasi identico fu operato pure di pilorocondizioni generali gravissime: aspetto ciaplastica, nel 1890, da BARDELEBEN. DuJARDIN· notico, respirazione frequente e superficial~ BEAUMETZ ebbe occasione di studiare una perchè difficoltata da un accentuato senso d1 donna che aveva bevuto acido clo1..idrieo, nella oppressione e di bruciore alla regione retro· quale la sindrome caratter·istiea della stenosi sternale, polso piccolo, frequente, irregolare, temperatura 36. La mt1cosa boccale arrossata pilorica non si manifestò che 5 anni e mezzo è qua e là necrosata, si stacca a brandelli. dopo; essa morì in seguito a grave cachessia L'ammalato si lamenta di intenso bruciore ed il reperto necroscopico dimostrò un'enorme lungo l'esofago e allo stomaco, ha continui dilatazione dello stomaco, il piloro presentava conati di vomito, durante i quali emette li· un restringimento della lunghezza di cm. 2, _ quido muco-sanguinolento; poco prima della 14.__________________________________

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visita ebbe una leggiera ematemesi. Esiste Ull Certo grado di mBteorismo e l'addome è ovunque dolente ad una palpazione anche leggiera; vi è tenesmo e le materie evacuate appaiono commiste a sangue. Si provvede con la massima pulizia della bocca, con applicazione di ghiaccio sull~ad­ dome, che a st~nto l'a~malato tolle1'a, pez2etti di ghiaccio in bocca, iniezioni di caffeina e olio canforato, leggiere dosi di oppio per via interna, dieta assoluta. I fatti gravi andarono presto attenuandosi e in 5° giorno le condizioni generali potevano dirsi buone. In capo a 10 giorni il miglioramento era tale che l'ammalato stanco della dieta lattea domandava insistentemente da mangiare. Gli si concesse q11alche brodo con tuorlo d' u-0vo, e poichè insisteva in 15° giorno gli si per· misero leggiere minestrine e più tardi anche un po' di pollo. l\!Ia dopo dt1e o tre gio1'ni vennero in scena fatti spiccati di intolleranza gastrica. Quasi subito dopo l'alimentazione l'ammalato si la· mentava di forte senso di peso e dolenzia allo stomaco cou evidente gonfiore della regione gastrica e dopo qualche or-e sopravveniva vomito. Studiando l'ammalato potemmo notare che appena egli ingeriva qualche cibo solido ·O parecchi sorsi di liquido, subito la regione gastrica si tumefaceva spiccatamente e dopo qualche minuto si potevano scorgere att1·averso le pareti addominali esilissime, accentuati mo· vimenti di ondulazione dello stomaco, corri· spondenti ad esagerati moti 1)eristaltici ed anti· peristaltici, e tali. movimenti non cessavano fino a che lo stomaco non si svuotava mediante il vomito, che infallantemente seguiva ci1'ca un'ora dopo l'introduzione di alimenti ed ari.che prima se la quantità di questi era cospicua. Questi fatti erano accompagnati da ostinata stitichezza e spiccato dimagramento. Tale sintomatologia ci condusse alla dia· gnosi di stenosi cicatriziale del piloro e consecutiva dilatazione dello stomaco, e l'esame dell'organo, fatto con i mezzi opportuni, ci dimostrò èhe arrivava a due dita al disotto della ombelicale circolare. L'ammalato andava evidentemente deperendo e di giorno in giorno si accentuava un dimagramento oltremodo ra· pido e spiccato. L'al~mentazione i·ettale non ebbe risultati, poichè i clisteri non erano te· nuti che un tempo brevissimo ed insufficiente. Giudicando impossibile una Cltra medica si decise pel trattamento chirurgico e stimandolo urgente, per le condizioni generali, l'infermo ft1 passato in sala chirurgica il 28 giugno, cioè appena 29 giorni dopo l'avvelenamento. Per condizioni speciali dì ambiente, l'ope· razione non potè esser~ eseguita che il 12 lu· glio. In tal giorno l'egregio primario chirurgo dott. N ASSI credette opportuno intervenire colla piloroplastica. ])all'atto operativo risultò che la st~nosi del piloro era così accentuata da permettere a stento il passaggio di una

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sonda comune. L'ammalato non ebbe il benchè minimo disturbo dalla operazione che fu eseguita in modo brillante, ma le sue condizioni già misere andarono sempre facendosi più gravi ed in ottavo giorno dall'a.tto operativo venne a mancare per esaurimento. Sfortunatamente non ci fu concesso di praticare l'autopsia e quindi nulla di certo possiamo dire sulle con· dizioni dello stomaco del nostro infe1'mo. A. me sembra però si possa ammettere che, in questo caso, l'acido nitrieo inge1..ito, quantunque in quantità rion indiffere11te, abbia ris11ettato completamente l'esofago e la tonaca muscolare dello stomaco portando invece lesioni estese su tutta o quasi tutta la mucosa, e più spe· ~ialmente alla regione pilorica. Che l'esofago non avesse sofferto lo dimostra il fatto che l'ammalato non si lamentò mai di disturbi nella deglutizione e poteva benissimo intro· d11rre la sonda da lavaggio. Che la muscolare fosse in condizioni buone e di validità si può argui1'e dagli accentuati movimenti peristaltici che lo stomaco faceva appena introdotto qual· che alimento e che come già dissi si vedevano in modo spiccatissimo attraverso la parete addominale assai esile, e benissimo si palpa· vano ; anzi forse non è da escludersi, a mio modo di ·vedere, che dagli energici sforzi che lo stomaco doveva fare per svuotarsi la mu· scolare non ne fosse ipertrofizzata. Che invece la mucosa dovesse essere in totalità, o quasi, distrutta si può arguire dallo spiccato e rapi· dissimo dimagramento subito sopravvenuto e che andò sempre più accentuandosi e dal rapido esaurimento, che ribelle ad ogni tentativo di cura, in un tempo certo breve, con· dusse a morte l'individuo. Questi fatti credo non si possano giustificare colla sola inani· zione, ma piuttosto coi fenomeni di auto-i.ntossicazione che talora rapidissimi sopravven· gono in casi di estesa alterazione della mucosa gastrica, e che sono tanto più gravi quando esiste un ostacolo allo svuotarsi dello stomaco nello intestino, e forse nel nostro caso l' osta· colo era tale da non permettere neppure il passaggio dei liquidi. E qui mi cade acconcio il far notare in quanto breve tempo abbia potuto formarsi una così spiccata stenosi, non essendo trascorsi dall'epoca dell'avvelenamento al suo primo manifestarsi 20 giorni. II. - M. D., d'anni 27, operaio meccanico, nato ad Alessandria, domici· liato a Genova. Un suo fratello due a.uni addietro tentò suicidarsi, mediante avvelena· mento da ossido di carbonio. Il :NI., trovandosi disoccupato, ed in gravi strettezze finanziarie, il mattino del 12 agosto 1902 bevette, a scopo di suicidio, tre sorsi, così egli racconta, di acido solforico. P1·ontamente ricove1·ato a Pam· matone è messo al letto n. 23, corsia San Gio· vanni, diretta dal primario dott. DuR.A.~rn. Alla prima visita riscontransi scottature gravi OSSERVAZIONE


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IL POLICLINICO

a tutta la bocca e specialmente al labbro in· f eri ore, ematemesi, entero1--ragie; gli è im· possibile prendere il menomo sorso di liquido, poichè ogni tentativo di deglutazione gli pro· voca vomito dolorosissimo di materie nerastre commiste a sangue; per questo rimane 5 giorni senza nulla inghiottire, le condizioni generali non sono molto gravi. Trascorsi i primi 5 giorni l'ammalato può nutrirsi discretamente con latte e uova sbattute. In capo a 20 giorni le condizioni gene1--ali essendo bt1one} e deside· rando l'ammalato prendere qualche cibo solido, si acco1..ge di una ce1'ta difficoltà nel deglutire, difficoltà che va di giorno in giorno aumentando. Esaminando l'esofago riscontro un punto di stenosi a 22 centimetri dalla arcata dentaria; intervengo nolla dilatazione graduata, mediante sonda olivare ed il benefico effetto non ta1--da a farsi sentire, poichè dopo circ::t 20 sedute l'ammalato riesce ad in· geri1·e liberamente e sentendosi in ottime condizioni generale decide lasciai· l'ospedale il 16 settembre. Ma il 28 dello stesso mese, ment1·e per le ferie del p1·ima1·io io dirigevo la sala, eccolo ritornare notevolmente dimagrato, lamentando ancora difficoltà nell'inghiottire e accusando inoltre stitichezza, gonfiore, forte senso di peso e dolenzia allo stomaco dopo l'ingestione di cibi o di bevande. Dice unico mezzo per liberarsi di tali disturbi il vomito, che egli non ha spontaneo} ma che pro,Toca ogni giorno mettendo due dita in faringe. Ad un esame sommario trovo notevole dilatazione dello stomaco, il cui bordo inferiore discende al disotto della circolare ombelicale. Dinanzi a questi fatti era facile pensare ad un punto di stenosi esofagea e alla stenosi del piloro, consecutive all'ingestione dell'acido solforico; e ad t1na secondaria dilatazione gastrica. Giudicavo cura efficace e pronta l'in· tervento chirurgico. Però era necessario prov· vedere anzitutto alla stenosi dell'esofago nuo,,..amente manifestatasi; e di più, avendo fatto tesoro dell'esperienza avuta nel primo caso descritto, mi _domandai se non e1·a oppo1·tuno, prima di consegnare l'ammalato al chirurgo, esaminare ripetutamente il succo gastrico onde formarmi un concetto delle condizioni di ft1nzionalità della mucosa dello stomaco e sta.bilire così un dato prognostico sul risul· tato che si sarebbe potuto avere da una piloro-plastica o da una gastro-enterostomia. Iniziai allo1·a le sedute di dilatazione gra· duale e nel frattempo. cercai nutrire l'ammalato con clisteri. Vinta la stenosi dell'esofago e potuta introdurre la sonda, praticai una prima lavatura gastrica, media11te la quale lo stomaco f11 liberato da 11na rilevante quan· tità di antichi residui alimentari e onde ottene1·e l'acqua di rifiuto sufficientemente pulita clovetti passarne ben 16 litri. Dopo questa prima prova che portò non poco sollievo all'ammalato lo sottoposi ad una dieta mista,

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per quanto leggiera, praticando ogni giorno la lavatura gastrica ad ora fissa. Per avere poi un concetto di quanto fosse lo stomaco dilatato ne misurai la capacità, che mi risultò di Cl..1Jq1le litri di acqua. Dalle quotidiane la· vature l'ammalato ebbe un benefizio assai accentuato e molti dei disturbi prima accen· nati scomparvero. Profittando di queste mi· gliorate condizioni lo sottoposi per 7 giorni consecutivi ad un pasto di prova, attingendo ad ora appo rtuna il succo gastrico, che esa· minato coi mezzi comunemente indicati trovai normale per la quantità dell'acido cloridrico e pel potere digestivo. Convinto così delle buone condizioni della mucosa gastrica e anche dell'effetto molto discutibile di una cura me· dica davanti ad una stenosi cicatriziale, con· sigliai l'ammalato, le cui condizioni generali erano poi ab bastanza bt1one, a farsi operare ed egli annuì, e l'operazione fu fatta il 9 no· vembre 1902. Anche questa volta l'operatore fu l'egregio primario dott. NASSI. Anzitutto onde accertare la diagnosi da m e emessa e per decidere sul modo di intervenire fu aperta la regione pilorica·. Essa era occupata da una enorme massa di tessuto cicatriziale, che ne ostruiva quasi c r)mpletamente l'apertura, estendendosi anche entro la prima porzione del duodeon, per buon tratto. Date queste condizioni, fu deciso per la gastro-enterostomia posteriore, postcolica, che venne immediatamente ese· guita, col più brillante risultato. Non passarono molti giorni dall'atto opera· tivo che l'ammalato potè essere nutrito con cibi solidi} e poichè le funzioni gastro-enteriche si compievano nel modo il più regolare, e l'ammalato causa la scarsa alimentazione cui era dovuto sottostare nei tre mesi precedenti, sBntiva vivo il bisogno di una dieta abbon· dante, questa venne fatta senza risparmio alcuno, ed il suo benefico effetto non tardò a fa1--si manifesto, col rapido miglioramento delle condizioni generali, di cui era ottima prova l'accentuato progressivo aumento del peso del corpo. Infatti l'ammalato che ricor· dava essere di 62 chili il peso suo normale prima del tentato suicidio, da tal epoca al 1° novembre era sceso a 52, con una· diminu· zione di 12 chili in 81 giorno, m entre il 26 di· cembre, giorno in cui abbandonò l'ospedale era salito a 66 chili. Anche adesso, alla di· stanza di 10 mesi dall'atto operativo le con· dizioni sue si mantengono ottime quantunque i suoi ristrettissimi mezzi finanziari non gli permettano certo u?a dieta ricercata, e .la ~ua professione , ora d1 muratore, lo obbl1gh1 a a lavori faticosi. Ambedue le osservazioni cliniche da me ri· ferite concorrono colle poche registrate dalla letteratura medica, a dimostrare come la stenosi del piloro, in seguito ad ingestione di


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SEZlONE PRATICA

sostanze caustiche e specialmente di acidi, possa verificarsi assai più spesso di quanto comunemente si crede. E mentl'e il primo caso è un chiaro esempio del come si possa avere una estesa distruzione della mucosa gastrica, pur restando integre le tonache più esterne, e senza avere apprezzabili lesioni della bocca e dell'esofago ; il secondo prova che sono possibili alterazioni importanti alla bocca ed al· l'esofago, al pilo1·0 e fin anco alla prima poi·· zione del duodeno, senza avere alterazioni rilevanti nello stomaco. Nelle considerazioni generali. che precedo110 le due storie cliniche, ho riferito come tutti gli autori, che ebbero occasione di fare osservazioni cliniche od anatomo-patologiche al riguardo, concordino nell'aver trovato come sede prediletta delle alterazioni più importanti e spiccate il piloro, ed i miei due casi con· fermano questo reperto. Tale fatto, che a tutta prima appare assai strano, sembrando più ovvio che le alterazioni di maggiore importanza debbano tro\rarsi nel fondo dello stomaco, e clel quale nessun autore dà una spiegazione, c1·edo po~sa trovare l'interpretazione nella fisiologia della digestione. · È oramai accertato che il regolare svuotarsi dello stomaco nell'intestino avviene per una ritmica apertura e chiusura del piloro, e le geniali espe1·ienze del DuocEsonr hanno dimo· strato quanta importanza abbia nel regolare compiersi di questa funzione la maggiore o minore acidità del contenuto gastrico. Egli infatti ha potuto constatare che una soluzione acida determina un rallentamento nel ritmo diastolico e sistolico, una soluzione più forte ne disordina e ne affievolisce l'intensità e una più forte ancora lo arresta portando una con· trazione tetanica dell'antro stesso. Di più tutti i fisiologi sono ora concordi nell'ammettere che i liquidi, appena ingeriti, si versino subito rapidamente attraverso il piloro scorrendo lungo la parte superiore dello .. stomaco. Da questi due fatti sperimentalmente dimostrati mi pare se ne possa dedurre che, es· sendo i liquidi eaustici ingeriti sempre in poca quantità specialmente se trattasi di acidi ni· trico o solforico, essi arrivano senza avere tempo di portare gravi ustioni alle altre parti, rapidamente all'antro ed in esso rimangono trattenuti dalla subita e fo1""te contrazione te-

tanica che vi provocano e quindi vi ristagnano pe1· un tempo più che sufficiente a prod1trre quelle alterazioni più gravi e profonde che riparandosi poi con tessuto connettivo di neo· formazione conducono alla stenosi. Poichè col graduale cessare della contrazione il liquido caustico, che ancora rimane libero, trova più aperta e facile la via al duodeno, essendo quella allo stomaco impedita dalla valvola pilorica, si versa nel duodeno causando col ristagnare in esso profonde alterazioni e po· stuma neofo1·mazione connettivale strozzante. In tal modo, pare a me, si possa spiegare il perchè in seguito alla ingestione di caustici, le alterazioni più importanti si riscontrano quasi sempre al piloro ed alla prima parte del duodeno. BIBLIOGRAFIA.. BoDINIER. Bull. de la Soc. anat. de Paris, 1844. STANSKY. Bull. de la Soc. anat. de Paris, 1836. DUJARIER e ROSENTHAL. Bull. de la Soc. anat. de Paris, 1877. J ACQUEMENT. Marseille médicale, 1895. LETULLE. Bull. de la Soc. anat. de Paris, 1888. BRIGIDI. A1iatolnia patolog;ca dell' app. d;gerente, 1897. ORFILA. Traité de toxicologie. GERLE. Berliner klin. W och., 1884. SÉE. Bull. de la Soc. anat. de Paris, 1892. FERRAND. B11ll. de la Soc. anat. de Paris, 1857. GRISOLLE. Bull. de la Soc. anat. de Paris, 1839. ~IICULICZ . . • . . . . . BARDELEBEN. Berlin. klin. W och., 1890. DUJARDIN·BEAUI\1ETZ. Bull. et mém. de la Soc. Méd. des Hòpit. de Paris, 1882. 0RTMANN. Deutsch. med. W och., 1889. QUENU ET PETIT. R evue de Chirurgie, 1902. DuccESCHI. Archivio per le scienze mediche, 1897. DuccESCHI. Settimana medica dello Sperimentale, 1897.

Cont1·ibuto alla chirurgia d'urgenza in condotta per il dott. G.

V1~CARDI.

Per mostrare come il medico condotto possa fnre, nei casi gravi d'urgenza, più di quanto generalmente si crede, .mi piace dar cenno del seguente caso, toccatomi nell'esercizio di condotta, nel co .. mune di Gaggio Montano. Il 15 agosto 1902, verso le ore 14, vengo ohia· mato d'urgenza per un infortunio. Parto subito,. portando meco, come uso semp~e fare per tali chia· mate, abbondante materiale asettico da medicatura, ed una ben provvista busta chfyurgica.


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IL POLICLINICO

Trovo una bambina di anni 9, G ... .A.•.. , con pro· fonda ferita lacero-contusa nella regione inguino· crurale sinistra, penetrante in cavità, ferita di forma irregolare, con i bordi pesti, chiazze ecchimotiche intorno, co11 ernia dell'epiploon, ed emorragia lieve. La bambina si era prodotta tale ferita, cadendo da un albero, dell'altezza di circa tre metri, sn di un palo di bossolo della sottostante siepe. In q11anto alle condizioni generali si notava: pal· lore es tremo~ sudore diffuso, polso piccolo e fre· quente; incoscienza. Per tali gravissime condizioni, evidentemente do· -vute allo shock; dato il 111ogo ove l'ammalata si trova, giudico imprudente, per non dire impossibile, il tra· sporto di essa all'ospedale, e mi decido d'operarla subito, d'urgenza, senza cloronarcosi. Faccio bollir~ i ferri che mi occorrono, e diversi asciugamani; preparo parecchi litri di soluzione di sublimato corrosivo all'1 °/00 , un litro di soluzione alcoolica d'acido fenico al 5 °/0 ; e disinfettate accuratamente le mie mani, pongo ogni cosa a , portata, su di un tavolo, coperto di un asciugamano ba.gna to di su· blimato; i fE-rri li pongo in bagno nella · soluzione alcoolica d'acido fenico entro un catino; ed in una -0om11ne scodella da minestra., puli1 a e digrassata prima con cenere, indi disinfettata alla fiamma di alcool, pongo gli aghi che gi11dico mi occorreranno. Per materiale di su tura mi servo della seta V O· mels. Pongo la bambina presso una finestra su di un lungo banco (che copro con tLn lenzuolo di bucato inzuppato in una sol11zione di sublimato all' 1 °/00), disinfetto come meglio so e posso la parte f~rita, isolo il campo operatorio èogli asciugamani bolliti, e servendomi di dne contadini, come infer· mieri, pratico la laparotomia in sito, co n taglio ben netto, lungo 7 od 8 centimetri~ e constato che non vi è nessuna lesione di continuo di visceri, lavo con .acqua bollita, Ralata, la cavità peritoneale e metto un drenaggio alla Miculikz, restringendo, con tre punti di sutura, la ferita ]aparotomica. La bambina ha sopportato bene l'atto operativo, tuttavia le f&.tccio alcune iniezioni eccitanti, e la .faccio mettere in letto con panni riscaldati. Il giorno appresso cambio il drenaggio, ed in terza giornata, suturo completamente la ferita. Le condizioni post-operatorie sono abbastanza buone. In 32a giornata la bambina è completamente guarita. Doveva io intervenire cosi come ho fatto, o doveva mandare la bambina ali' ospedale 'I Io credo d'aver fatto bene coll'intervento immediato, non solo per ]e condizioni generali della bambina, ma

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soprattutto pel luogo ove essa si trovava; infatti la sua abitazione è a circa 800 metri sul livello del mare, e vi si arriva arrampicandosi per sen· tieri appena praticabili; e l'ospedale più vicino è a Porretta, ove, per giungervi, si impiegano al· meno 4 ore, camminando per strade mulattiere assai scomode; quindi, perchè avrei dovuto incorrere nel rischio di veder morire per istrada la fanciulla 'I Cercai di un collega, ma questi era assente; quindi, colla coscienza tranquilla, mi accinsi all'opera, con· tento, se mi riusciva, di poter salvare un'esistenza. Perchè non suturai subito l a ferita prodottasi, senza ricorrere alla laparotomia ? Si è asserito che quando vi è prolasso dell'epiploon, è quasi certa la integrità degli organi addo· minali, ma questo segno non è sicuro (Rifor1nd 1nedica, ri. 10, 1903). Secondo una statistica del GUIDONE, su 69 ernie epiploiche, 49 volte la lapa· rotomia riusci puramente esplorativa, e secondo una statistica del CAM_AGGIO, s u 199 casi di pro· lasso del grande omento, 142 volte la laparotomia riusci esplorativa, per cui non in tutti casi l'ernia dell'omento escl11de la lesione dell'intestino, e quindi, data l'incertezza che ne risulta, credo che si debba sempre eseguire la laparotomia, che così riesce diagnostica e curativa all'occorrenza. D'altra parte, la laparotomia esplorati,ra, fatta coli-e debite cautele, e colla più rigorosa asepsi, dà una percentuale di morti tanto piccola, che per alcuni chirurghi può considerarsi completamente negativa. · L'inter,rento poi è ta:nto più be11efico alla vita del paziente, quanto più è precoce, ed il PoSTEMPSKI al V Congresso della Società italiana di chirurgia a Napoli ebbe a dichiarare « per me in,·

terverrò d'ora i1i1ia11,zi al pizì presto clie sarà possi· bile, circo1zda1idomi di tutte le cautele che la scienza ci addita, e preferirò di avere aperto l'addome se1iza trovare alcu1ia lesione, piuttosto che apri1·e l'addonie, esaurire le 11iie forze fisiclie e 1norali, per z11ia esatta toeletta del peritoneo, ed assistere, poclie ore o gior1ii dopo ad un insuccesso, perchè l'infezione già in, atto prosegue fatal1ne11,te verso la sna evoluzione » , E lo stesso POSTEMPSKI, ha, nelle sue statistiche, il 75 per cento di morti nell'intervénto tardivo, il15 per cento in quello precoce. Il SIEGEL riporta una statistica più minuta, dalla quale risulta che nelle prime 4 ore si ha una mor· talità del 15 per cento, dalle 5 alle 8 ore del .4! per cento, dalle 9 alle 12 ore del 63 per cento, oltre le 12 ore del 70 per cento. La sede della laparotomia è stato .argomento di discussione pel timore degli eventramenti consecu·


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SEZIONE PRATICA

tivi ; ma praticando tagli ben netti, e promovendo l'esatto combaciamento delle superfici, e suturando a strati, intercalando punti più distanti e profondi, con punti più vicini e più s11perfrciali, il pericolo dello eventramento il più d elle volte viéne allon· tanato. Non parlo del timore della sopravvenienza della peritonite chirurgica, giacchè sarebbe addirittura assurdo non laparotomizzare un ferito dell'addome (con nessuna certezza che l'intestino sia illeso) per paura della peritonite che può sopravvenire in causa dell'atto operativo ! Eppoi quando si usino tutti i riguardi per ottenere l'asepsi più rigorosa possibile, non accade tanto facil:~:nente simile ac· cidente, chè il peritoneo è più resistente di quel che generalmente non si credesse prima. Trovo consigliabile il lavaggio con una soluzione fisiologica sterile, che si può sempre e dovunque procurare, e sopratt1tto l'uso del drenaggio alla Miculikz, drenaggio che ha incontrato tanto favore presso la maggioranza dei chirurgi e che il .BERG· MANN adopera anche nelle semplici l aparotomie esplorative. Quindi, conchiudendo, mi sembra che anche nel servizio di condotta, là dove la lontananza da un ospedale sia grande, e dove per altre ragioni sia difficile il trasporto in esso di t1n ferito grave, anche operaz,ioni di una certa gra,rità si possano e si debbano tentare, chè, il più delle volte, quando si usi una buona tecnica, e si prendano tutte le preca11zioni possibili in riguardo alla asepsi ed antisepsi~ si può riuscire a salvare degli infelici. Ove dovesse aversi lln insuccesso, si avrà sem· pre la coscienza di aver fatto il proprio dovere. Riola di Vergato, 1903.

NOTE DI

}l~~DICIN1\.

SCIENTIFlOA

Rapporti fra l'acetonm·ia e l' acide~ia nei casi di ulcera gastrica. Il dott. F. GoLLA nel La1icet del 2 maggio c. a. ha pubblicato un articolo su questo argomento. L'.A.. in esso ricorda prima di tutto che da lungo tempo è noto il rapporto che esiste fra certi stati di inanizione parziale e l'escrezione dei gruppi ace· tonici. Ed è ora chiaro che l'acetone si forma non da proteidi, ma dal metabolismo del grasso. Questo è stato dimostrato potersi applicare anche al diabete. L'acetonuria pare che si possa riferire special· mente a deficienza di carboidrati. L' A. ha · à.eter· minato la quantità di acido patologicamente escreto calcolandolo dall'am1nonio contenuto nelle urine delle 24 ore.

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Ma la quantità di acetone passata con le 11rine è una quantità apprezzabile; si è trovato che essa raggiunge i 5 milligrammi all'ora nelle persone sane. Quando l'aceton11ria è accentuata p11ò raggiungere gli 80 centgm. al giorno. L'.A.. ha fatto osservazioni sulla secrezione del· l'acetone in alcuni pazienti che erano alimentati solo per il r etto. Nulla essendo stato loro dato per bocca, si trovò che l'acetonuria, calcolata con la determinazione dell'ammonio escreto, eccedeva gran· demente q11ella osservata in casi di gastro-enterite e di ulcora gastrica. . · Uno stretto rapporto fu · possibilo stabilire fra l'escrezione di ammonio, e le condizioni del paziente riguardo ai suoi depositi di g rasso. Nel caso di pazienti magri ed emaciati la quantità di ammonio escreta era molto piccola. In parecchi casi l'acetonuria era affatto identica per quantità a quella che si ha in casi di coma diabetico. L'.A.. rileva il rapporto fra la presenza dell'ace· tone e l'anormale r_e azione del sangue. Egli ha tro· vato che anche quando l'acetonuria è ben marcata l'alcalinità del sangue rimane diminuita. Ed egli richiama l'attenzione sulle vedute di STERNBERG il quale sostiene che il coma dia.b etico è dovuto al· l'acido amido·butirrico tossico ~' che egli considera come un precursore dell'acido ossibutirrico, notando che q11esta spiegazione d el fenomeno merita più particolareggiata considerazione. Questa veduta, se· condo l'A., deve essere corretta perchè, egli dice, la morte nel coma diabetico dipende piuttosto da una tossiemia che da llna acidemia. Cosi essendo le cose, si spiegano i benefici effetti delle iniezioni saline. \

I corpi alloxuricr el rica111bio mate1·iale della leucemia.

Negli Arclt. f . e.x:1Jer. Patltologie zind Far1nako· logie (Bd. XLIX, pag. 213·328) il dottor GALDI di Padova pubblica un st10 lavoro che esce dalla Clinica medica di Strasburgo (prof. N AUNYN) e nel quale l' .A.. studia il ricambio alloxurico (acido urico e basi xantiniche) in due individui affetti da le11ce · mia mielogena, parallelamente nelle urine e n elle feci, tenendo conto della dieta somministrata. Egli seg11e per l'acido urièo nell' urina il metodo di Ludwig-Salkowski e per le basi xantiniche sia nelle urine che nelle feci il metodo di Salkowski, che dà risultati molto più sicuri di quello di Kri.i· ger. Calcola invece l'acido urico delle feci nel pre· cipitato di acido urico e basi xantiniche, dopo aver eliminate queste ultime. Per la preparazione delle f.eci si serve d'un metodo indicato da Petréu con qualche modificazione che ricorda quello di W ein· traud. L' A. nota in ambedue i casi ltn a11inento di tutto


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IL POLICLINICO

il_ricambio alloxurico, maggiore però nel 1° caso, ma non constata alcuna corrispondenza fra escrezione giornaliera di acido urico e basi xantiniche nello stesso individuo. Un tale rapporto in,rece esiste, se si paragonano i valori medi di escrezione urica e xantinica in ambedue i casi; giacchè, men· tre nel 1° caso è maggiore la cifra dell'acido urico, nel 2° è maggiore quella delle basi xantiniche. Se si mettono a confronto questi risultati _col nt1mero di corpuscoli bianchi circolanti nel sangue (160,000 nel 1° caso e 737,.100 nel 2°), non può confermarsi la ~oria di STORBACZEWSKI, che ammetteva un parallelismo fra acido urico escreto e quantità di leucociti nel sangue. L' A. osserva che l'acido urico, come clerivato delle nucleine, deve dipendere più dal numero dei lel1cociti che si disfanno che da quelli che circo· lano eventualmente nel sangue. Le ricerche dell' A. concordano su per giù con quelle degli altri osservatori p er quanto concerne l'acido urico e le basi xantiniche nelle feci. Dei pochissimi autori che se ne sono occupati in casi fisiologici, WEINTRAUD assegna un valore giorna· liero di 10-50 grammi, PETRÉU di 6. 8 centgm., KRtrGER-SCHITTENHELM di 11 centgm. L ' A.. ha tro· , . . ato nel 1° caso circa la metà del n1inimo valore normale (PETRÉU), mentre n el 2° caso il valore stl· perava di poco quello di KRiJGER·SCHITTENHELì\I. Le basi xantiniche fecali n ella leucemia potrebbero essere qt1indi, anzichè aumentate, anche diminuite. Bisogna però osservare che in caso normale l' A.. non riscontrò più di 20 mmgm. di basi xantiniche fecali. Per intei1dere questo fatto devesi ricordare che le basi xantiniche nelle feci derivano in massima parte dallo sfaldamento dell' epitelio i11testinale, nonchè da una certa escreeone diretta cl a parte d ell'intestino stesso. Nella leucemia no11 abbiamo nesst1na ragione per ritenere che sia at1mentata la desquamazione, e quindi la distruzione clell'epitelio intestinale e delle ghiandole annesse. Ma non deve negarsi d'altronde che possa aver luogo talvolta una ipergenesi dei follieoli linfatici, donde un di· sfacimento più ·accentuato di nuclei e quindi produzione di basi xantiniche in eccesso. Nel 2° caso osservato l'aumento delle basi xantiniche fecali può anche spiegar~i con un'escrezione maggiore da. parte d ell'intestino. L' A. insiste anche sulla presenza costante di acido urico n elle feci (nel 2° caso in quantità dop· pia che nel 1°), sul quale argomento non si tro,ra quasi nl1lla in letteratura. Egli trovò acido urico anche nelle feci d'un individuo normale. La parentela dell'acido urico con le basi xantiniche spinse l' A. a studiare l'intero ricambio alloxurico nella leucemia dopo la somministrazione cl ipoxantina, il cl1e in simili condizioni non era stato fatto ancora da alcuno. Egli vide aumentare 0

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la quantità giornaliera dell'urina, forse per la pre· Renza di qualche derivato stimolante i reni (l'allan· toina '?); aumentò pure tutto il ricambio alloxurico,. ma in quésto aumento si ebbe, nelle varie ricerche,. un rapporto inverso fra acido urico e ba.si xanti· niche. Questi risultati, specie per l'acido urico, non cor· rispondono a quelli di MINKOWSKI, che negli indi· vidui sani trovò un aumento di acido urico molto più notevole dopo la somministrazione d'ipoxantina, e fanno supporre che ìe cose stiano diversamente negli stati leucemici.

PllATICA PllOFESS.IONALE Mastite acuta nel corso della grav~danza in una sifilitica seconda1·ia. I dottori CLARET e MALLOIZEL, interni negli ospe-· dali di Parigi, pubblicano n egli Arcliives gé1i. de Mé· deci1te del 14 luglio 1903, la seguente nota clinica: MAURIAC, DELAVARENNE hanno segnalato, nel pe· riodo secondario della sifilide, delle localizzazioni infettive nel tessuto epatico, predisposto da u1ia tara a1ttecedente (alcoolismo, litiasi, ecc.). PERROND (1867) poi JAccoun, MAlJRIAC, N1DGEL e COHADO~, CORNIL e BRAULT hanno mostrato che nel medesimo periodo secondario la sifilide poteva colpire _il parenchima renale predisposto da una tara antecedente e dar luogo ad una nefrite acuta alla quale . l'azion~ rapida della cura merct1riale dava. il carattere nettamente specifico. Ma, dicono gli ·a11tori, in nessuna parte abbiam<> trovato traccia di osservazioni di infiammazione della glandola mammaria nel periodo secondario della sifilide. Il caso che descriviamo ci sembra dunque in te· ressante da un triplice punto di vista: 1° intensità dei fenomeni flogistici tale da richiedere un intervento chirurgico; 2° influenza predisponente della gravidanza che fa della mammella un luogo di minore resistenza; 3° finalmente regressione rapida di tutti i fenomeni con la cura antisifilitica, che dà alla malattia il suo innegabile carattere specifico. Ecco l'osservazione : G ... D ... 24 anni, passata dal reparto medico a quello chirurgico della Cliarité, con la diagnosi di~ gravidanza al 6° mese, sifilide secondaria, mammite acuta. Esa11ie : Gangli inguinali duri, grossi, un po' dolenti, specialmente a sinistra. Roseola tipica. A livello della mammella destra: tre lobi della. · glandola grossi, dolenti, non fluttuanti. Sotto il capezzolo la pelle, rosso-violacea, calda, aderisce a una dei lobi ingorgati.


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SEZIONE PRATICA

Qualche ganglio ascellare poco doloroso. Tempe· J.'atura: 37° 5. Si mette la malata alla cura mercuriale (pro· toioduro di mercurio centigrammi 10 al giorno) : dopo due giorni la placca cutanea è qt1asi sc·om· parsa, i lobi ingorgati sono diminuiti di volume e non sono quasi più dolorosi, i gangli ascellari sono scomparsi.•

Ittero della g1·avidanza. Nel riferire pa.recchi casi di ittero grave apparso in gravidanza e sparito in puerperio, il dott. BRAUER afferma che questa malattia appartiene al gruppo delle affezioni dipendenti da alterazioni cataboliche che hanno luogo nella gravidanza. La formazione di tossine placentali e di sincizio· lisine (VEIT), varie alterazioni del feto e l'eclampsia appartengono tutte a questo gruppo di condizioni patologiche. Altre condizioni che possono avere una <>rigine consimile sono l'emoglobinuria della gravi· danza, il r ene gravidico, l'atrofia gialla acuta del fegato e possibilmente l'osteomalacia e l'ittero me· struale. (Centralbl. f. Ggn,iikologie, 27 giugno 1903).

Cloasma amenor1·oico. DALCHÉ segnala nella d_onna l'esistenza di pigmen· tazioni cutanee che hanno sede di preferenza al viso, sulla fronte, sui pomelli, alle palpebre infe· riori, talvolta al mento e che possono costituire una vera maschera analoga a quella della gravidanza. Queste macchie pigmflntarie che si possono tro· vare anche sul tronco, sull'addome e sulle coscie, si osservano sia nelle donne che soffrono di di· sturbi mestr11ali, senza lesioni utero-ovariche, sia nelle donne affette da qualche malattia dell'utero o degli annessi. · (Méd. moderne).

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L'arteriosclerosi delle estremità inferiori. Il dott. ZoEGE v. MANTEUFFEL, nei Mittlieil. aus de11, Gre1tzgeb. d. Mediz. u. Chir., Bd. X, Hft. 3 e 4, si occupa di q11esto argomento. L 'arteriosclerosi delle estremità inferiori ha nella sclerosi generalizzata dell'apparecchio arterioso t1n posto a parte, poichè nelle estremità inferiori il cuore deve vincere l'ostacolo maggiore, quello della gravità, ad aumentare il quale concorre anche il peso stesso della colonna sanguigna circolante. Rispetto all'anatomia patologica della sclerosi vasale, l'A. si schiera fra coloro, che ritengono questa di natura non infiammatoria. Si tratterebbe invece di una proliferazione delle cellule endote· liali dell'intima, le quali si trasformerebbero in fibrille connettivali. Gli esiti di queste alterazioni sarebbero spesso, ma non necessariamente, la calci· ficazione e la degenerazione grassa. L 'ostruzione dei vasi non dipender~bbe già da lln processo infiammatorio obliterante, ma da ciò che in seguito a processi desquamativi l' intima diventerebbe cosi scabra, che ne risulterebbe un ostacolo circolatorio, quindi la deposizione di trombi bianchi. Anche le vene sono assai spesso sclero· tiche e ostruite da trombi rossi, ma sarebbe questo un processo affatto secondario. Quanto all'eziologia, la sifilide e la gotta a.vreb· bero un'importanza molto minore che generalmente si creda; la causa fondamentale consisterebbe il più spesso nei gravi squilibrii termici, ct1i vanno prevalentemente soggette le estr emità inferiori. Dei sinton1i il più importante ed inter essante è la claudicazione intermittente. Qt1anto alla cura., in certi casi (gangrena) diventa necessaria la cura chirurgica. Ha grande efficacia in genere la ginnastica del cuore. Inoltre biso· gnerà già nei primi stadii del male ricorrere al m::..ssaggio prudente, alla posizione orizzontale, allo ioduro potassico.

Ricerche sul diabete bronzino.

Il LÉPINE, di Lione, ha fatto ricerche cliniche ed anatomiche in un caso di diabete bronzino. Il colorito bruno della pelle esisteva già da tempo e il diabete era da poco comparso. V'era inoltre una pronunziata cirrosi epatica che era forse la causa del diabete. Il pancreas non era intatto. Le capsule surrenali non erano affette, il pigmento conteneva ferro. La congettura di Blum, che le capsule surrenali abbiano una parte notevole nella patologia del dia· bete bronzino, non pare che sia fondata, secondo il LÉPINE, perchè il pigmento in questa malattia ()Ontiene sempre ferro, mentre nelle affezioni delle capsule surrenali non ne contiene affatto. (Berl. kli11. Wocl1.).

La gangrena idiopatica inultipla della pelle. DAMANY fu il primo che nel 1895 descrisse questa nuova dermatosi. La malattia esordisce con sintomi genera.li prodromici, come.: febbre, cefalea, ecc. La gangrena s'inizia sempre con piccole chiazze indo· lenti limitate : e poi va estendendosi ad altre sedi. La prognosi è fausta in quanto che quasi sempre colpisce solo diversi punti, si circoscrive, ed eli· minate le escare, si forma un tessuto di cicatrice. Questa malattia è di natura bacillare, ed in tre casi furono trovati identici bacilli. La cura è puramente sintomatica ed il decorso non troppo lungo. (An.1iales de Dermatologie et de 8gpliitigrapl1ie, 10, 1902).


165!

IL POLICLlNICO

Effetti della soppressione b1·usca di un eczema.

La soppressione brusca di t1n eczema nel bam· bino può determinare delle complicazioni metastatiche dal lato dei polmoni, per lo più sotto forma di crisi d'asma, ma anche sotto forma di bron· chiti, di congestione pulmonare e di bronco·pul· monite. GAUCHEJR ha riferito l'osservazione di una bambina di 2 anni e mezzo che morì in 4 giorni di una bronco-pulmonite consecutiva alla soppressione di un eczema cronico generalizzato ottenuta per mezzo di lozioni fenicate. (M érl. 1noder1te). •

Eruzioni medicamentose. Se ne occupa il dott. G. PERNET (Britislt mecli· cal jorirnal, n. 2211, 15 maggio 1903). I./ eritema multiforme è dato dall'arsenico; le eruzioni vescicolari e bollose dall'arsenico, dalla salipirina, dall'antipirina, dal ioduro di potassio ; le eruzioni pustolari dai bromuri e dai ioduri; le eruzioni furuncolari dall'arsenico, dalla chinina, dal sulfonale i la gangrena dall'at·senico, dai ioduri, dalla chinina, dall'ortoformio; le pigmentazioni dall'arsenico, dall'argento, dal mercurio, dall'anti· pirina; la cheratosi dall'arsenico; le tumefazioni dai bromuri ; le alopecie dall'arsenico e dal mer·

in preda ad una costrizione calda e dolorosa del sedere e ad un irresistibile bisogno di urinare. Così, bisogna prima di tutto prescrivete l'astinenza totale dalle bevande alcooliche, anche dal vino abbondantemente annacquato: il the, il caffè, la birra saranno proibiti. Nei periodi acuti si farà osservare il riposo in in letto. Dei semicupi e, meglio ancora, dei bagni interi di crusca e di amido, qt1alche clistere di acqua bollita fresca, delle bevande rilassanti, delle tisane emollienti (orzo e gramigna, semi di lino, ecc.), un regime alimentare molto dolce, basteranno quindi per calmare le crisi di cistite emorroidale di media intensità. Ma bisognerà per lo più ricorrere inoltre ad una cura medicamentosa, specialmente in quei casi nei quali è praticamente impossibile far stare i malati in riposo, perchè debbono attendere alle loro occu• • paz1on1. Allora si tratta di curare da una parte la cistite e dall'altra le e1norroidi. Qui, sen~a parlare dei soliti rimedi di queste due affezioni, ci basta dare le nuove formole che il MESNARD dice di avere utilizzato con vantaggio in parecchi casi recenti di cistite con emorroidi. Eccole : Essenza di trementina. . gm. 4 Looch oleoso del Codice . » 1. 50 Essenza di limone . • • gocce VI ' F. s. a.

• curio.

APPUNWI DI WEl\APIA Cura della cistite emorroidaria. Questa varietà di cistite è una delle più dolorose ed anche delle più ribelli. Essa si verifica princi· palmente negli artritici, nei gottosi, specialmente soggetti, come si sa, alle varici della parte infe· riore del retto. La cistite emorroidale procede per crisi che va· riano da parecchi giorni a parecchie settimane e può durare parecchi mesi con corti intervalli. Ogni nuova flussione può essere prodotta da un accesso di fatica, da una camminata prolungata, da uno stra· vizio anche minimo, dell'ingestione di una bevanda anche leggermente alcoolica; segue le variazioni di temperatura, si esage?a col calore, si attenua col tempo fresco. Localmente si rivela con sintomi di emorroidi e di cistite ad un tempo: lln senso di peso in t11tta la regione perineale, un tenesmo retto-vescicale insopportabile per la s11a frequenza e la sua tenacia. In certi malati il solo fatto di deglutire qualche sorso d'acqua vinata al principio del pasto il forza a lasciar la tavola, dopo qualche minuto,

L.ÀNNO IX, F ASC. 52]

In questo preparato l'essenza di trementina si mescola benissimo al looch ed il suo gusto è pia· cevolmente mascherato dall'essenza del limone. Se ne fa prendere un cucchiaio od un cucchiaio e mezzo la mattina e la sera, insieme ad un bic· chiere di latte. Contro la flussione emorroidaria si farà ltso di suppositori astringenti emostatici e calmanti. Ecco una formula che dà buoni resultati nei casi di emorroidi interne:

-

Estratto secco di Rama· 5 melis virginica. • . . centgm. 25-50 Ortoformio . . . • • • 3 Cloridrato di cocaina . • Estratto di belladonna ana centgm. 2 Estratto d'oppio. • • Burro di cacao . . • . gm .

l

Per un suppositorio. F. s. a., n. 6.

Si introduce uno di_ questi suppositori la mattina, un'ora prima di alzarsi da letto. La sera si può, occorrendo, introdurre un altro suppositorio, che si cercherà di mantenere in posto la notte.

-

o d


{ANNO

IX,

FASO.

52J

1655

SEZIONE PRATICA

Se esistono emorroidi esterne si adopera per unzioni, mattina e sera, la seguente pomata: Unguento populeo . • . gm. 20 Ortoformio . . . • • 1 Cloridrato di cocaina . • centgm. 20 Estratto di belladonna . centgm. 2 Estratto d 'oppio . . . ~ ana F. s. a.

Quanto alle instillazioni ecco q11alche formula: a)

Nitrato d'argento Acqua distillata .

gm .

1>

5 100

))

Dapprima il MESNARD aggiungeva a queste varie sostanze qualch e goccia di una soluzione di adrenalina al mill esimo, che pareva indicatissima come emostatico. }ila ha dovuto rinunciarvi per gli ef. fetti vaso-dilatatori secondari che invariabilmente si producevano, portando, dopo qualche sollievo, una sensaziona di ripienezza e di tensione r ettale, più penosa ancora e più dolorosa di prima. Non che l'adrenalina, dice il MESNARD, sia da rifiutare nella cura delle emorroidi, specialmente di qt1elle che sono accompagnate da un flusso sanguigno, ma converrà allora, egli dice, di adoperarla per via gastrica (5-10 gocce in un po' d'acqua due o tre volte al giorno). (Presse 1néd;cale, 26 settembre 1903).

b) Ittiolo • • • • Acqua distillata . e) d)

Solfato di rame . Acqua distillata .

• •

Iodio. • • • • • Ioduro di potassio . Acqua • • • • •

» })

» ))

5-10 100

. 3-4: 100

))

»

1 4 100

Si può applicare la corrente faradica, con un elettrodo olivare anale e l1na placca sottopubica, che agisce come decongestionante della prostata, senza però guarire la prostatite. Il bisogno frequente d'orinare si modera coll'uso interno dell'antipirina e limitando le bevande. (Revzle de tltérap., n. 10, 1903).

l\IMBDI NUOVI CLINICA MEDICA GENERALE DI CAGLIARI diretta dal prof'. G. Fenoglio

Cura della prostatite cronica. Bisogna curare il restringime~to uretrale, la ci· stite, la calcolosi, la blenorragia, spesso causa di prostatite ; le istillazioni sono utili in tutti i casi, le irrigazioni non hanno alcuna influenza. Come cura sintomatica, irrigazioni rettali calde a 50°.55ò C., quotidiane per un tempo assai lungo, massaggio della prostata con la pressione digitale dalla peri· feria verso il centro o con un vibratore conico, messo in azione dall'elettricità, dilatazione progres· siva con sonde metalliche, passando tre o quattro numeri per peduta, clisteri o suppositorii di cal· manti e decongestionanti, ad esempio: Ittiolo. • • • • • • . . gm. O. 25 O. 50 Estratto di belladonna. • . ctgm. 1 Burro di cacao q. b. per un suppositorio; oppure l'unguento napoletano:

2.00

O. 5

Unguento mercuriale doppio. gm. Estratto di belladonna. . . Cera bianca • • • • • • >

0.02 0.10

Burro di cacao q. b. per un suppositorio; oppure: Ioduro di potassio. . . Estratto di belladonna . Burro di cacao q. b.

gm. O. 50 l)

0.02

oppure clisteri di gm. O. 50 di ioduro di potassio o d'antipirina sola o con laudano.

L'aspirina pel dott. GIUSEPPE PINNA, priv. doc. di pat. medica. . L'acido acetilsalicilico od aspirina, come si chiama comunemente, è stato introdotto in terapia fin dal 1899. Si presenta sotto la forma di cristalli bianchi ad aghi sottili, fusibili a 135° C. Poco solubile nell'acqua; la soluzione è solo pos .. sibile nella proporzione dell'1 per cento a 37° C. È invece solubilissimo n ell'alcool. È pure solubile nelle soluzioni alcaline; ma in ambiente alcalino si decompone rapidamente scindendosi in acido salicilico ed in acido acetico. Si può somministrare comodamente in ostie, o sciolto n el marsala od in liquidi aciduli; non mai in soluzioni alcaline. In pochi anni, in forza della sua azione medicamentosa, quasi simile a quel]a del salicilato sodico, l'aspirina ha acquistato un posto non indifferente in terapia, ed un centinaio circa di comunicazioni furono fatte in questi 1ùtimi · anni, elogianti quasi tutte la sua azione efficace in un complesso di ma· lattie disparate. È stata esperimentata con buon successo nella poliartrite acuta e cronica, e nella gotta, e con di· screto risultato nelle nevralgie, nelle gastro-ente· riti febbrili, nella influenza, nella tubercolosi. (23)


1656

Pare che abbia pure corrisposto abbastanza bene in qualche caso di diabete, di polmonite, di nefrite, di tifo, di porpora emorragica, di endocardite, di tabe dorsale, di corea, ecc. E diversi autori riferiscono ancora che l'aspirina ha un'azione sedativa nell'ul· cera gastrica, lm'azione antifermentativa nel cancro dello stomaco. del retto, dell'utero, ecc. Certo si è che in talune forme di malattia si è forse ecceduto troppo nell'elogiare la sua azione curativa. Dice il dottor V ALENTIN (1) che l'aspirina pro· duce un effetto più pronto del salicilato sodico, e che l'azione curativa che si ottiene con 8 -10 gm. di salicilato sodico, al giorno, è identica a quella che c:;i ottiene con 3-4 gm. di aspirina. Noi non abbiamo constatato questo fatto, perchè le dosi alte di aspirina, anche di 4 gm. al giorno, sono mal tollerate dagli ammalati. È un fatto tuttavia, che pochi grammi di aspirina somministrati all'ammalato danno lo stesso risultato che si otterrebbe con una dose doppia di salicilato sodico. Si pt1ò d'altronde asserire ohe l'aspirina è meglio tollerata del salicilato sodico, e che si può prescrivere per un periodo più lungo di tempo. Ma è sempre bene, somministrando Je prime closi, di os· servare attentamente la tolleranza dell'ammalato, per non andare incontro a delle sorprese, a conse· guenze spiacevoli, causate dai profusi sudori e con, siderevoli ipotermie, che possono dar luogo a col· lasso ; quantunque questo si possa domare facil· mente. Gli ammalati trattati in questa Clinica con la aspirina furono 69, e durante .la cura non si som1ninistrava ad essi alcun altro medicinale. Il ri· • sultato ottenuto si rileva dal seguente specchietto:

CASI

11 AL ATTI E

_Nevralgie (trigemino, sciatico, inter· costali).

MALATTIE

17

Reumatismo muscolare .

Poliartrite cronica.

• • •

8

2

8

Polluzioni notturne . • • . . . .

4

Influenza .

• • staz1onar10 1

\

l

migliorati 3 stazionari 3

migliorati 2

8

guariti 8

Tubercolosi polmonare .

6

stazionari 6

Polmonite crupale.

• •

• •

• •

Corea. .

3

migliorati 3

Atetosi •

• •

1

stazjonario

"

...

1

stazionario

Cirrosi di Laennec

..

.

stazionari 2

-

guariti 6

stazionario 1 migliora.ti 2 stazionari 6

guarito 1

migliorati 3

l

guariti 2

f" stazionari 3

I

Leggiere infezioni intestinali . . .

migliorati 8

8

ESITO

I guariti 2

I guariti 4: Poliartrite acuta • . . . . . . .

CASI

migliorato 1

ESITO

I

124\

'ANNO IX, F ASC. 52]

IL POLICLINICO

!

Contrariamente a quanto è stato affermato dalla gran parte degli sperimentatori, i sintomi più co· muni cui dà luogo la ingestione dell'aspirina, dif• feriscono di poco da quelli provocati dal salicilato sodico, quantunque l'aspirina talune volte si tolleri meglio di quest'ultimo. Poco tempo dopo che hanno preso l'aspirina, gli ammalati hanno quasi sempre rin sudore as· sai profuso, che invade tutto il corpo, ed accu· sano anche ronzio agli orecchi, non però mo· lesto. In casi più rari, accusano pirosi, nausea, leggiera cefalea e diminuzione dell' appetito. In soli quattro casi · abbiamo osservato completa ano· ressia. Rapida è la diminuzione della temperatura in seguito alla ingestione dell'aspirina, ed è prudente, nella prima somministrazione, di non ricorrere a dosi molto alte e di sorvegliare l'ammalato, perchè pure con piccole dosi del medicinale in questione, abbiamo osservato due casi di collasso, di cui uno molto grave in un ragazzo, ma che si è potuto do·


12]

---1

[ .ÀNNO

IX, F ASC. 52J

SEZIO~

mare facilmente con la somministrazione interna di sostanze e~citanti, e con qt1alche iniezione ipoder· mica di caffeina. Alla stessa stregua degli altri preparati salicilici,

Durata

COGNOME e NO~

DIAGNOSI

dell' espe· farmaco convi mento samato

1

C. . E. . .

Tubercolosi polmonare

8

abbiamo osservato che la crasi sanguigna si risente non poco dall'uso prolungato dell'aspirina, la quale ha pur essa un'azione emolitica non indifferente, come lo comprova infatti la seguente tabella:

Quantità di

8

1657

PRATICA

Esito

Peggiorato

Prima' Emogloe bina dopo la cura

Corpuscoli

Corpuscoli

l'OSSl

bianchi

Prima

47

4,000,000

10,200

Dopo

46

3,600,000

10,800

Le orine, durante il trattamento con l'aspirina, non subiscono modificazioni degne di rilievo, come appunto fa rilevare il dott. HENRI MOREIGNE per riguardo al salicilato sodico (2), e cioè leggiera di· minuzione della diuresi, aumento delle ma.terie coloranti, aumento dell'acidità, aumento de11' acido urico, ecc. Dopo circa mezz'ora dall'ingestione del farmaco, le orine presentano la reazione dell'acido salicilico, ma l'eliminazione appare più lenta di quella del salicilato sodico: il ' dott. HABER~fANN (3) dice anzi di aver potuto rilevare che la presenza dell'acido salicilico nelle orine pttò essere constatata. ancora 77 ore dopo la sua somministrazione. Le poliartriti in genere sono le malattie che possono essere trattate vantaggiosamente con l'aspirina. Nelle poliartriti acute l'aspirina produce la diminuzione dei dolori e della tumefazione articolare, e provoca -ancora un soddisfacente miglioramento nelle condizioni generali dell'ammalato. Il dottore LEBMANN (4) riferisce che nei casi di forti dolori articolari, questi si calmano, quasi sempre poche ore od anche un'ora dopo la presa del farmaco. Noi non abbiamo osservato costantemente quanto af· ferma il LEHMANN, tuttavia non possiamo nascon· dere che l'azione sedativa dell'aspirina riesce qualche

volta assai pronta non solo nelle poliartriti acute, ma anche .nei casi di nevralgia acutissima. Il dott. KINDLER (5) osserva che nella poliar· • trite acuta, per ottenere ma.'azione pronta, è necessario ricorrere alle dosi superiori ai 4 gm. fino ai 5-6 gm. al giorno. Noi non abbiamo raggiunto che raramente alte dosi, a causa del rapido abbassa· mento di temperatura e del sudore profuso e mo· lesto che provoca il farmaco in questione. Lo stesso dott. KINDLER osserva giustamenté che l'azione dell'aspirina nella poliart1·ite acuta è più pronta a intestino vuoto, epperò, prima di iniziare la cura col farmaco in ques!ione, consiglia di somministrare allJammalato una buona dose di olio di ri· cino. • Somministrata a piccole dosi, lungo la giornata, in casi di leggiere infeJioni intestinali, l'aspirina tall1ne volte può sostituirsi con discreto risultato al salolo, all'ittioformio, al benzonaftolo, alla resorcina, ecc., e dai pqchi casi di infezione intestinale trattati in Clinica abbiamo infatti rilevato che la flora batterica delle feci, durante il trattamento con l'aspirina, diminuì leggermente. Il dott. NuscH (6) afferma che la somministrazione dell'aspirina è t1tile per la prognosi d ella (25)


1658

IL POLIOLINIOO

tisi : egli dice che se la febbre non cede anche con dosi di 1,5 a 3 gm. al giorno, o se produce collasso, fino a 34°, a!lche con l'ingestione di soli 25 centigr., la prognosi è infausta. Il COI\-!BEMALE e P.ETIT (7) esperimentarono pur essi l'aspirina contro la febbre dei ttibercolotici, e rilevarono che la pressione sanguigna si eleva poco, ma di una maniera evidente, e qu.e sto aumento della attivita cardiaca si mantiene durante quattro ore dopo l'uso dell'aspirina. Rilevarono inoltre che l'abbassamento termico è ~stante e duraturo. . Noi invero non abbiamo potuto riscontrare i fatti suespressi nei tubercolotici che ebbimo sotto il trattamento con l'aspirina, perchè, sebbene data a piccole dosi determinasse un rapido abbassamento di temperatura, pure dovevamo sempre interrom· pere la somministrazione perchè non tardava a ve· rificarsi la perdita dell'appetito . Non abbiamo neppure potuto stabilire quanto dice il dott. N ORDEN (8), che cioè l'aspirina eleva nei diabetici la tolleranza per gl'idrati di carbonio, senza che compaia zucchero nelle orine. Da quanto abbiamo rilevato in Clinica possiamo quindi affermare che l'aspirina pt1ò sostituire il SA. · licila to sodico - quando è necessario sospendere il trattamento con esso - nei casi di poliartrite, di gotta e tli nevralgia, e che corrisponde pure abbastanza bene nelle forme catarrali dell'intestino sost~nute da processi putridi, fermentativi. S entiamo il dovere di ringraziare pubblicamente la spettabile Casa Friedr. Bayer et C. di Elberfeld per averci ceduto graziosamente i 2 kg. circa di aspirina che ci occorsero per eseguire gli esperimenti in discorso. Cagliari, giugno del 1903. '

1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8.

* ** 1901, 2o febbraio.

Rivista veneta, Arch. méd. expér., 1900, n. 3. Deutsche Medicin. Wochens., 1fJOO: n. 6. Therap. d. Gengenw., Avril 1900. Fortschritte der Medicin, 1900, n. 39. M'iinchener med. Wochenschr., 1901, n. 12. Echo Médicale dt1 Nord, 1900, nn. 7 e 40. D et1tsche Praxis, 1900, \l· 1. Prof. Achille De Giovanni

La Lega Nazionale contro la Tubercolosi sua organizzazione e sue aspirazioni. Un, elegan,te voln»ietto di 90 pagine, Lire •. N B. - La. vendita di tale volume, sottratte le spese, è a vantaggio della. kga Nazionale comro la Tubercoloai. (26)

..........

l A..NNo

IX, FASO. 52 J

VARIA La fecondità e la discendenza dei tabetici. Si sarebbe a tutta prima indotti a credere, dato il rapporto che si sa esistere fra tabe e sifilide, che ]'atassia locomotrice debba essere meno frequente negli ammogliati che non nei celibi, giacchè questi ultimi sono, per la loro condizione, molto più di frequente esposti a dei rapporti sessuali pericolosi. Invece, stando a una recentissima statistica personale di PITRES, risulta che la tabe è infinitamente più frequente negli ammogliati che non nei celibi. Difatti, s11 240 casi di tabe osservati da PITRES, 31 solo erano celibi e .209 coniugati: ciò che vuol dire che i primi concorrono al contingente dei tabetici nel 13 °I 0 , i secondi nell'87 °/0 • È difficile dire a che sia dovuta qt1esta grande differenza: ciò che è oerto, è che il fatto fu anche constatato da molti altri medici, fra cui da BYROM·BRAMWELL, la cui statistica di 365 tabetici nota l'85 °/ 0 di ammogliati e il 15 °/0 di celibi. La statistica di PITRES offre ancora delle considerazioni interessanti. Si rileva, ad esempio, che assai raro è riscontrare la tabe in ambedue i co niugi: PITRES, nelle sue numerose osservazioni, non ha riscontrato che solo 2 casi di tabe coniu· gale. Più frequente è la tabe nel marito che non nella moglie: tolti i due casi di tabe coniugale, dei riman~nti individui coniugati della statistica di PITRES, 148 erano uomini ·e 61 erano donne. U rr fatto notevole è anche che Ja tabe si sviluppa molto più di frequc:nte dopo il matrimonio che non prima: PITRES vide che soltanto in 27 individui, dei 209 che . egli osservò, esistevano al momento del matrimonio sintomi indubbi di tabe. La statistica di PITRES contraddice ancora alle idee teoriche relative alla fecondità dei tabetici e alla sorte dei loro figli. Egli avrebbe osservato, dato un coniuge tabetico, che si ha 1 matrimonio sterile su 5. Insieme coi matrimoni sterili calcolando anche i matrimoni in cui si hanno figli, ma questi nascono morti o muoi<1no infanti, si riscontra che il matrimonio nei tabetici è sterile nel rapporto del 85 °/0 contro un rapporto del 16 °/0 soltanto nell'insieme della popolazione. Il matrimonio tabetico, insomma, sarebbe due volte più sterile che il matrimonio non tabetico. La mortalità dei figli dei tabetici è elevata; ma ciò che è ct1rioso è che la mortalità è particolarmente ele,rata nei bambini che nascono; prima che si manifesti la tabe in uno dei genitori. Difatti mentre la media della mortalità di tutti i figli dei tabetici è del 40. 7 °/0 , per i figli nati prima della manifestazione della tabe nel genitore, la media sarebbe d el 44 °/0 e dél 28 °/0 invece nei figli nati dopo. Questo fatto, in apparenza paradossale, si spiega ammettendo che la causa (quasi sempre la


.ÀNNO

IX,

FASO.

52]

1659

SEZIONE PRATICA

sifilide) da cui dipende la grande mortalità dei bambini dei tabetici, si .f a già sentire nei genitori prima di provocare in essi i sintomi della tabe. Si potrebbe anche credero che i figli dei tabetici che sfuggono alla morte abbiano a -presentare delle stigmate degenerative e una minorata resi· stenza alle malattie. Ciò non è. P1TRES ha potuto infatti seguire 286 figli di tabetici, di cui molti hanno già varcato il ventesimo anno di età. Nessuno di essi è affetto da tabe o da malattia di FRIEDREICH o da alcuna altra affe· zione del sistema nervoso. Nessuno presenta stig· mate di degenerazione fisica o mentale: nessuno presenta sintomi di sifilide ereditaria tardiva. A parte qualche rara eccezione, per malattie indipendenti dalla loro eredità., i figli dei tabetici sono tutti sani di corpo e di mente. (Presse 111éd., n. 65, 1903).

Influenza dell'eredità sull'occhio. - Il dottore WEEKS ha ricercato l'i1ifluenza dell'eredità sull'occliio. La forma, il colore, le particolarità funzionali e quelle delle parti profonde dell'occhio sono lar· gamente influe11zate dall'eredità. La consanguineità accentua ancora le tendenze ereditarie. Si può os· servare, per· parecchie generazioni, il coloboma dell'iride; l'assenza dell'iride è stata notata in 10 casi Sll 4 generazioni; la trasmissione delle parti· colarità della cornea è molto rara, l'albinismo è spesso ereditario, l'eredità dell~ cataratta è abba· stanza frequente, l'atrofia del nervo ottico si os· serva più spesso nelle famiglie dei nevropatici . .~ra le affezioni retiniche per le quali l'eredità ha una influenza il WEEKS cita l'emeralopia, l'amaurosi e la retinite pigmentaria. La proporzione dei casi di glaucoma dov11ti all'eredità non è importantissima. Finalmente l'.A.. cita una lunga lista di affezioni oculari dovute alla sifilide ereditaria. (Medical Recorcl, 8 agosto 1903).

Piccolo riassunto dell'id1·aulica cardiaca. -

Il cuore umano è praticamente una pompa di cm. 15 di alte~za, su 10 di larghezza. Questa pompa funziona 70 volte al minuto, 4200 volte all'ora, 100,800 al giorno, 36,792,000 all'a11no e 2,575,440,000 in 70 anni. A ciascuno dei suoi battiti esso lancia in media un centinaio di grammi di sangue nella circolazione, 7 litri al minuto, 420 litri all'ora, o dieci botti al giorno. TL1tto il sangue del corpo, che è di circa 28 libbre, passa, ogni 2·3 minuti, attravel'so il cuore. Questo piccolo organo dispiega ogni giorno t1na forza capace di elevare 4:6 botti ad un m etro di altezza. Durante i 70 anni della vita di un uomo, questa piccola pompa meravigliosa, senza un solo momento di riposo, n è giorno nè notte, muove J enorme massa di più di 250 inila metri cubi di sangue.

'

CENNI BIBLIO.G RAFICI T1·opical diseases, a manual of tbe diseases of warm climates. - London, Cas·

PATRI OK

MANSON.

sel e C., 1903. Il manuale delle malattie dei paesi caldi del MANSON, è in pochi anni giunto alla 3a edizione. Se questo è in parte dovuto all'interesse che, con la estensione della colonizzazione, le malattie tro· picali hanno destato in t11tto il mondo, è per la massima parte dovuto al modo onde il libro è composto e alla giusta reputazione dell' A. Egli in· fatti si può dire avere più che altri, e con il con· siglio e con l'opera, indirizzato questi studi nuovi. In un volume relativamente piccolo ha condensato, con profonda cognizione della materia, con ori· ginalità di vedute e con perfetta chiarezza, quanto importa oggi sapere, distinguendo sempre con cura il certo dal discutibile. Nelle successive edizioni l' A. ha seguito passo • a passo lo sviluppo rapido della sc!enza. In questa terza edizionB sono trasformati i capitoli sulla febbre gialla e la dissenteria, sulla malaria e la fil ariosi. Sono nuovi i capitoli della spotted fev er, ma· lattia dov1tta a un ematozoario endoglobulare, e sui tripa1ioso1ni. L' A. non ha potuto per i tripanosomi tenere conto degli studi che li rendono responsabili della malattia del sonno (Castellani). N o.n possiamo entrare nel merito del libro. Basti averne accennato il contenuto. E questo e il nome notissimo dell' A., servono a mostrare tutta l'impor· tanza e l'attrattiva di questo volume.

A. BREUIL P. L'art de fo1·1nule1·. lière e t fils, 1903, fase. 4.

Paris, J. B. Bail-

Questo libro è un repertorio di posologia che ci indica per i medicamenti più in uso, le quantità da somministrare secondo le età. Contiene pure i dati necessari per redigere le ricette: caratteri fi si ci, solubilità, incompatibilità, proprietà terapeutich e, indi· cazioni e forme farmaceutiche, modi d 'impiego, dosi· per adulti (pro dosi o pro die) e per bambini (pro die e per anni di età), formulario, ecc. P er rendere più rapide le ricerche la m ateria è disposta in ordine alfabetico, e al libro è rlata forma di rubrica. Questo volumetto è un utile zade -1necn111 p er i pratici. B. R.

Puccr dott. CARLO. Le 1nalattie del lavoro del cavallo. - Firenze, 1903. Mentre n ella medicina umana molto è stato scritto sulle malattie professionali, la letteratura veteri · naria difetta di studi sul rapporto che esiste fra 127)


1660

IL POLICLIN.!00

certi lavori degli animali domestici e certe ma· lattie. A colmare questa lacuna l' A . si è limitato per ora a trattare soltanto delle malattie professionali del cavallo; fra queste, delle principali e più im· portanti ; e ha già raccolto un vasto materiale per una prossima pubblicazione s ulle malattie del la· voro del cane e del bove. R. B. •

I

Pnbblicazioni uervenutc al << Policlinico

>>.

-

CURTI dott. E. L'esercizio dell'ostetricia in con· dotta. Rendiconto delle operazioni ostetriche dal gennaio 1893 al luglio 1903. - N arni, tip. Popo· lare, 1903. •

Bossi prof. L. l\'I. Le applicazioni all'estero della dilatazione meccanica immediata del collo dell'utero nei casi distocici di maggiore urgenza. Appendice: altri casi clinici e nuovi p erfezio1tamenti al dilatatore. - Varese, tip. Cooperativa, 1903. S1LVAGNI prof. L. Insufficienza delle valvole aortiche e scomparsa del soffio diastolico. - Fi· renze, Estr. dalla Rivista critica di Clinica Me· dica, 1902. GENNARI BEPLANO dott. G. Tubercolosi polmo· nare guarita con l'aglina Zoja. - Milano, Estr. dal per. Tubercolosi e terapia, 1903. ABBA dott. F. e BERTARELLI dott. E. S11l così detto « Saccharomyces aureus lyssae (Levy). - Torino, Estr. dal Giornale della R. Ace. di Medicina, 1903. SFAMENI dott. P. Trattamento sottoperitoneale del p eduncolo nell'ovariotomia. - Firenze, E str. dai Rendiconti d ella Soc. toscana di Ostetricia e Ginecologia, 1903. >)

Occasione fàvorevole per i signori abbonati al Policlinico La Società Editrice Dante Alighieri di Roma offre ai signori abbonati al Policlinico l'interessan· tissimo

Trattato di Patologia del Ricambio Materia1e del prof. Carlo Noorden tradotto in italiano dal prof. VITTORIO ASCOLI, per sole lire 9. Per i non abbonati il volume costa lire 12. N B. Per ottenere ta.le facilitazione occorre indirizza.re le richieste a mezzo Vaglia o Cartolina-vaglia direttamente alla Socie là Editrice Dame Alighieri, di Albrighi, Segati & C., Roma, Via dei Prefetti, 15.

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(ANNo IX, F .A.SO. 52) RISPOSTE A QUESITI E A DOMANDE

(2734) Sig. dott. C. <:. da G. - Conveniamo pie· namente in quel che Ella dice. Con la nomina del medico fu esaurito il concorso bandito, e non si poteva più, in seguito alle dimissioni del primo, procedere alla nomina del secondo medico, tanto più che le dimissioni erano intervenute dopo un intero anno di servizio. La nomina del secondo medico è illegale, come illegale è la di lui reinte· grazione in servizio dopo di a-ver presentato le dimissioni, che furono anche accettate dal commis· sario prefettizio. Ella ha indubbiamente ragione. • Potrebbe ricorrere al signor Prefetto della pro· ' rincia investendo tutti gli atti finora compiuti, ma dovrebbe dimostrare di aver,,i interesse diretto, non essendo consentito a qualsiasi cittadino impu· gnare gli atti compiuf.i dalle pubbliche amministra· zioni. Avrebbe interesse ·e, quindi, diritto a ricorrere qualora gli atti compiuti dall'Opera pia avessero lesi i suoi interessi diretti, sia perchè anche compreso nella graduatoria, sia perchè ammesso al nuovo concorso che avrebbe indetto il commis· • sar10.

(2735) Sig. dott. A. S. da C. - Per potersi isti· tuire la condotta piena in caso di eccedenza~ di so· vraimposta bisogna dimostrare che questa sia indispensabile per garantire il regolare andamento del servizio pei poveri. Giudice di questa necessità è la Giunta provinciale amministrativa in se• guito a parere del Consiglio provinciale sanitario. Un medico libero esercente non ha diritto a ricorrere contro la deliberazione con cui si istituisce la condotta. piena, perchè non vi ha interesse di· retto, condizione questa indispensabile per l'accoglimento dei ricorsi. Se la Giunta provinciale am· ministrativa non approva la deliberazione del Con· siglio, può solamente questo ricorrere nel termine di un mese al Governo del Re. Il medico condotto non è tenuto ad esercitare il servizio necroscopico se no11 in base a compenso stabilito in seguito a r &golare nomina con siliare. Nel caso che il Consiglio comunale non intenda corrispondere al medico speciale compenso, può questi ben ricorrere alla Giunta provinciale amministrativa o in sede di bi· lancio od ancte con apposito ricorso. (2736) Sig. dott. R. F. da M. V. - Dal modo col quale si sono svolte le cose sembra anche a noi che dopo le osservazioni fatte dalla G. P. A. la con· dotta debba, con la stessa spesa di lire 2880, ritenersi vincolata ai soli poveri. Pare però assai discutibile l'osservazione fatta dall'autorità tutoria perchè questa, allo scopo di impedire che un comune eccedente il limite normale della sovraimposta faccia una spesa facoltativa, ha ottenuto un risultato negativo, quale, cioè, quello di spendere l'identica somma ~ pri1na, limitando il servizio ai soli poveri.

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LAN'NO IX,

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FA.SO.

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(2737) Sig. dott. ~I. da C. - In diversi casi si è verificata la nomina di t1fficiale sanitario in persona sfornita di titoli per la durata di un triennio e ciò in 1"ista della lunga pratica derivante dal disimpegno della carica per effetto di l'iconferme plt1rin1e ann11ali. Però se il lungo esercizio può esser titolo soddisfacente per la nomina triennale, anzichè annuale, non è certamente, secondo noi, utile per ottenere la nomina triennale di fronte ad altri colleghi, che sono forniti del titolo speciale universitario. Questo titolo, a nostro avvìso, 1rince tutti gli alt1·i, di qualsiasi specie e natura. essi sieno. Ore· diamo del pari che all'acquisto della stabilità come medico condotto dei poveri non possa fare ostacolo la qualifica di supplente che le si attribuisce nell'atto di no1nina, perchè l'articolo 17 della legge sanitaria parla di medici condotti in gonere e non fa, alcuna distinzione fra medico condotto titolare o supplente. Ad evitare ogni dubbio non sarebbe d el rosto ft1or di luogo che il Consiglio comunale con posteriore atto cleliberativo correggesse il primo, nel senso che il medico si nominava come secondo condottato e non oome supplente. Quale che sia ]a nomina, primitiva o corretta, l'acquisto della stabilità sarebbe già sempre avvent1to perchè il periodo di prova costitnisce t1na question.e di fatto, che si avvera dopo aver comunque compiuti tre anni di servizio. Doctor JusTITIA.

NOTIZIE DIVERSE Società italiana di medicina interna. Si riunirà quest'anno a Padova dal 29 ottobrt> al 1° no1reml)re. Sotto Ja presidenza del professor GUIDO BACCELLI interverranno i rappresentanti di tutte le Oliniche italiane portandovi il miglior con· tributo scientifico-clinico dell'anno. I medici pra· tici sono ammessi alla riunione, possono prender parte ai la,'"ori del Congresso e, pagando la quota di lire dieci, godono dei ribassi ferroviari. Per l'iscrizione dirigersi al prof. L UIGJ LUCA· TELLo in Padova o al nostro giornale. Ro~IA.

1661

SEZIONE PRATICA

Il Co1tsiglio federale rlegli Ordini dei sa1titari del .Reg1io e l' Associazio1te nazionale dei 1rtedici co1tclotti hann0 diramato la seg11ente circo· lare: -

.Ai presidenti degli Ordini dei sanitari; Ai presidenti delle sezioni dell'Associazione nazionale dei medici condotti. Roma, 21 ottobre 1903. Fin da quando si era reso di pubblica ragione il progetto di legge per le modificazioni dellà legge sanitaria, il Consiglio federale aveva incaricato la

sua Presidenza di convocare gli Ordini a comizio perchè i medici del Regno esprimessero il loro giudizio in merito a provvedimenti che recavano cosi profondi mutamenti nell'ordinamento sanitario dello Stato e riguardavano così da vicino le sorti della famiglia mediC'a e specialmente dei medici con· dotti che di essa sono cosi grande e cosi no bile parte.

.

La Presidenza della Federazione, ferma nel con· vincimento che dalla discussione che doveva aver luogo alla Camera dei deputati, potessero scaturire quelle modificazioni che erano da tanto tempo gin· stamente reclamate dalla classe medica, e sicura negli affidamenti aa molte parti avuti, onde non soltevare delle intempestive agitazioni, ha voluto attendere che si presentasse l'occasione propizia per dar modo alla classe medica di manifest.are al riguardo la sua opinione. Intanto il Congresso indetto dall'Associazione nazionale dei medi ci condotti, in Firenze, nel maggio decorso, con S<?lenne votazione dava mandato alla sua presidenza di convocare, al medesimo scopo, comizi sanitari in ogni capolt1ogo di circondario. Ottenutosi dal Senato il rinvio della discussione de]la legge sanitaria a novembre, la Presidenza del Consiglio federale clegli Ordini medici del Regno e la Presidenza dell'Associazione nazionale dei me dici condotti, di pieno accordo hanno stabilito di convocare in solenne adunanza gli Ordini federati e le sezioni dell'Associazione in un medesimo giorno, che sarà il 15 no1rembre prossimo, nell'ora che parrà più oppoFtuna a ciascuna Presidenza. E però i sottoscritti, consci dell'importanza della manifestazione che dovrà aver luogo, si affidano alla a.ttività, alla sagacia ed alla operosità di tutti i presidenti, di tutti i colleghi perchè essa riesca degna e solenne come è necessario. Sarà questa la prima volta che i medici italiani si raccolgono uniti e concordi nel medesimo intento, che non si limita ai loro privati interessi, provvedendo piuttosto alla propria dignità. Nella nostra unione sia la dimostrazione della nostra forza; forza di idee, lmità di intenti, identità di aspirazioni, alle quali speriamo sarà resa git1stizia nelle prossime disct1s· sioni sena tori ali. E mentre i sottoscritti si riservano di far giungere, in tempo opportuno, l'identica risoluzione che dovrà èssere presentata ai voti di ciascuna assem· blea, invitano codesta onorevole Presidenza a voler predisporre ogni cosa per la buona riuscita dei comizi, dandone notizia a tutti i colleghi e al pubblico a mezzo della stampa medica e politica od invitando alla riunione anche quei medici che non fossero inscritti all'Ordine od alla sezione locale. E con l'augurio della migliore riuscita di quanto


1662

IL POLIOLINIOO

ci proponiamo si abbia la S. V. i maggiori nostri •• osssequu, Per il Consiglio federale degli Ordini dei sanitari del Regno :

Il vice-presiden,te Prof. MAZZONI.

Il segretario Dott. E. BALLERINI.

Per l'Associazione nazionale dei medici condotti: . ,, Il preside11,te . I se,qretari Dott. E . VILLA. Dott. GRANCINI Dott. PELLEGRINI. ROMA. - Dal Ministero di agricoltura, industria e commercio è stata pubblicata la prima parte degli atti della Commissione di clinici ed igienisti istituita dall'on. ministro prof. Guido Baccelli af. finchè- studiasse le cause delle malattie professionali degli operai, nonchè i provvedimenti preventivi da adottarsi contro quelle malattie. In questa prima parte dell'utile ed interessante pubblicazione 1è raccolto il programma della grandiosa inchiesta che deve farsi, e vi si trovano mol· tissime informazioni raccolte mediante appostti questionari che furono largamentA distribuiti. PAVIA. - Con r~cente R. decreto è stato approvato lo statuto per la fondazione del premio annuo perpetuo « prof. Giacomo Sangalli » che, con il suo lascito del 26 ottobre 1897, istituiva in Pavia un premio annuo perpetuo di lire 1000 (mille) a favore di un giovane lau reato in medicina e chirurgia che, nell'anno immediatamente successivo a quello in cui ha conseguito la laura, voglia stabilire la propria residenza in questa città, allo scopo di perfezionarsi n ella scienza medica.

Nomine, promozioni, onorldoenze. Per l'anno scolastico 1903-904: sono stati confermati, nell'ufficio di rettore, il prof. Cami1lo Golgi nell'Università di Pavia, ed il prof. Gesualdo Clementi nell'Università di Catania.

Nell'Università di Bologna, il dott. Angelo Ban· dicini è stato nominato, per l'anno scolastico 1903-904, professore straordinario di patologia speciale e cli·

LANNO

IX,

F ASO.

52]

delle malattie mentali e nervose, e direttore della clinica relativa. Nell'Università di Messina, per l'anno scolastico 1903-904, vennero confermati questi professoristraor· dinari: Gabbi dott. Umberto, di patologia speciale dimostrativa medica. Salomoni dott. Annibale, di patologia speciale dimostrativa chirurgica. Tonnini dott. Silvio, di psichiatria. Il dott. Angelo P etrone, professore ordinario di anatomia patologica e direttore del gabinetto relativo nella Università di Catania, è stato comandato, con il suo consenso, ad impartire l'insegnamento di ematologia nella Università di Napoli, dal 1° no~embre 1903, conservando il grado di ordinario e lo stipendio di cui è attualmente provveduto. N all'Università di Palermo, il dott. Rosolino Colella, professore ordinario di psichiatria e clinica psichiatrica e direttore della clinica relati va, fu nominato, col s110 consenso, professore ordinario delle malattie mentali e nervose e direttore della clinica relativa, conservando lo stipendio e l'assegno di cui è attualmente provveduto. Il dott. Federico Raffaele è stato confermato, per l 'anno scolastico 1903-904, a. professore straordinario di anatomia e fisiologia comparata, e a direttore del gabinetto relativo. Nella Università di Padova, ad aiuto nella clinica ostetrica, è stato nominato il dott. Cesare Finzi, assistente nella Scuola di ostetricia di Venezia. Nella Università di Parma vennero confermati: Ambrogio F errari, di patologia speciale dimostra· tiva e propedeutica clinica chirurgica. Innocente Clivio, di ostetricia ginecologica e cli, nica relativa. Antonio Cesaris Demel, di anatomia patologica. Luigi Sabbatani, di materia medica e farmacologia. Nella Università di Pavia furono confermati i segt1enti professori straordinarì: Gi11seppe Muscatello, di patologia speciale dimo· strativa chirurgica. Luig i Devoto, di patologia speciale medica dimo· strativa..

nica medica veterinaria, e condirettore nella cli· Manfredi Albanese, di materia medica e· farma· nica medico-chirurgica. cologia sperimentale. Il dott. Alfonso Cattaneo, già aiuto nella clinica Nella università di Pisa venne confermato Vitoculistica fu, in seg11ito a sua domanda, collocato torio Grazzi., professore straordinario di oto-rino· a riposo, ed amm esso a far valere i suoi titoli alla laringoiatria. liquidazione di ciò che può competergli a termine Nella Università di Torino, i professori straor· cli legge. dinari confermati furono : Nell'Università di Genova, il dott. Em·ico 1\iior· Giuseppe Gradenigo, di oto-rino-laringoiatria. Edoardo Perroncito, di parassitologia. selli, professore ordinario di psichiatria e clinica psichiatrica e direttore della clinica relativa, è stato Daniele Baiardi, di patologia speciale dimostranomina to, col suo consenso, professore ordinario tiva chirurgica. : _ .......' 30' at;»....:..._______.:...:..____________......;~----------------....


LANNO IX, F AS<,. 52]

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SEZIONE PRATICA

***

Il dott. Celso Giustini, tenente medico dell'ospe· dale militare d,i Bari, per infermità temporanee non provenienti dal servizio, fu collocato in aspettativa per la durata di un anno.

** *imbarcarsi,

Furono destinati ad in servizio di • • emigrazione : .A Genova, sul piroscafo Italie, il dott. Nicola Monterisi, medico di 1a classe: sui piroscafi Sicilia, Waski1tgton e .Rio Amazonas i dottori Antonio .Anzò, Italo Primiceri e Stefano Serra, medici di 2a classe sul piroscafo Città di Milano, il dott. Nicola Migliore, medico di 2a classe. .A Napoli, sul piroscafo California, il dott. Raf· fae]e In trito, medico di 1a classe. Il dott. Agostino Ruggieri, medico di 2a classe, dall'ospedale di Venezia fu trasferito sull'Arcki·

1neàe.

Conoorel e oondotte. M.ARCIANA (Isola à' Elba). - Condotta medicochirurgica. Stipendio annuo lire 2000, nette da im· posta di ricchezza mobile, più lire 200 quale ufficiale sanitario. Scadenza 10 novembre p. v. VENEZIA (Spedale civile). - Concorso per esami e per titoli ad un posto di assistente oculista di 1a classe in questo Spedale, coll'annuo assegno di lire 900, oltre all'alloggio. Scadenza : ore 15 del giorno di lunedl 16 novembre. Per schiarimenti rivolgersi all'Amministrazione dello Spedale. VENEZIA (Spedale civile). - Concorso per esami a tre posti di chirurgo assistente di 1a classe col· l'annuo assegno di lire 900, oltre all'alloggio. Scadenza : ore 15 del giorno di lunedl 16 no· vembre. Per schiarimenti rivolgersi all~ Amministrazione dello Spedale. FIRENZE (Accademia medico-fisica fiorentina). Concorso al preniio qui11,q1'1en11,ale di lire 500 fon· dato dall'Accademia medico.fisica fiorentina e dalla Società filoiatrica di Firenze, per favorire il pro· grosso d ella chirurgia in Italia e per onorare e perpetuare la memoria dell'illustre prof. FERDI · NANDO ZANNETTI. Tema per il concorso : OJiirurgia dell'ulcera gastrica e dei postu11ii della 111edesi11ia. - Il termine utile per la presentazione delle opere scade il 15 aprile 1904. - Il premio sarà conferito secondo le norme del seguente

.Regola1ne1tto. Art. 1. È aperto il concorso al premio quinquen· nale di lire 500, istitt1ito dall'Accademia medico-

fisica e dalla Società filoiatrica fiorentina col titolo : Premio Zannetti. Art. 2. Saranno ammessi al concorso soltanto i lavori di autori italiani. Art. 3. Il premio sarà conferito dall'Accademia " . medico-fisica e dalla Società filoiatrica riunite in seduta plenaria, discusso ed approvato il rapporto della Con;imissione esaminatrice sopra i lavori presentati al concorso . Art. 4. Detta Commissione sarà composta di membri scelti nelle due Società, cioè di due membri della medico-fisica e di uno della filoiatrica. Art. 5. La Presidenza dell'Accademia medico-fisica annunzierà l 'apertura del concorso un anno avanti il termine utile per il conferimento del premio. Art. 6. Il termine utile per la presentazione dei lavori scadrà il di 15 aprile 1904, ed i lavori do· vranno esser diretti, franchi da ogni spesa, alla Presidenza dell'Accademia medico-fisica. Art. 7. Tutti i lavori presentati al concorso diverranno proprietà delle due Società e saranno con· servati in archivio. Art. 8. Quando, entro il termine di un anno, l'autore del lavoro premiato non l'abbia fatto stam· pare per proprio conto, le due Società avranno il diritto di pubblicarlo nei loro atti. Art. 9. Nel caso che nessun lavoro fosse presentato al concor so o che non si facesse luogo al con· ferimento del premio, le due Società provvederanno subito a riaprire il concorso. Firenze, dalla residenza dell'Accademia medicofisica, via degli Alfani 33, 5 aprile 1903.

Il Presiden,te Prof. GIULIO FANO.

I Segretari degli atti Dott. CARLO CoMBA. Dott. FRANCESCO RADAELLI. PIAN DI CASTELLO (Pesaro e Urbino). - Concorso per titoli al posto di medico-chirurgo. Stipendio di annue lire 1500 pagabili in rate men· sili posticipate, soggette a ritenuta per imposta di ricchezza. mobile e pensione, oltre all'assegno di lire 100 per le funzioni di ufficiale sanitario e la casa di abitazione col terreno per un orticello. Scadenza 7 novembre 1903. Per maggiori schiarimenti rivolgersi alla segre teria comunale. NOVARA - È aperto il concorso, per titoli e per esami, al posto di assistente presso la Sc11ola ostetrica pareggiata di Novara. ùo stipendio annesso a tale carica è di lire 400 annue, con l'obbligo del titolare di pernottare erisiedere nell'Ospedale Maggiore di detta città, dove ha sede la Scuola ostetrica. Le domande r elative (in carta bollata da centesimi 60) dovranno essere corredate dal diploma di 1~ 4 \


1664

IL POLIOLINIOO

laurea .in medicina e chlrurgia, conseguito da non meno di due anni, e dal certificato dei voti ottonuti nei singoli esami speciali ed in quello di laurea. Gli aspiranti dovranno, nella domanda, indicare il loro preciso recapito. La nomina decorrerà dal giorno in cui il Mini· stero avrà approvati gli atti del concorso, durerà sino a tutto ottobre 1905, e potrà essere i·innovata di triennio in triennio. La domanda ed i documenti dovranno essere l>re· sentati al direttore della Scuola ostetrica di NO· 'rara nel termine perentorio del 31 ottobre 1903.

COì\IUNE DI SONCINO. - Condotta medico-chirur· gica, alla quale è annesso l'annuo stipendio di lire 2200 per la cura dei soli poveri. Scadenza 10 p. v. novembre. La condotta comprende parte della borgata ca· poluogo del Comune, in cui deve risiedere il me· dico nominando, e varii cascinali a distanza non maggiore di lrm. 4. La popol~zione di essa condotta è di circa 3300 abitanti, di cui i 2/3 aventi diritto alla cura gratuita. I concorrenti dovranno unire alla loro domanda in bollo da cen t. 60, i seguenti atti pure in bollo competente : a) Diploma ed attestati di libera pratica; b) Prova di avere non meno di tre anni di eserci~io nella medicina e chirurgia ; e) Attestato di nascita da cui consti un'età non maggiore di 35 ann~; d) Certifi· cato penale ; e) Certificato di moralità e buona con· dotta; /) Certificato di sana e robusta costituzione fisica; g) Tutti quelli altri documenti che ciascun concorrente crederà utili a comprovare la propria maggior attitudine al disimpegno delle sue man· • • s1on1. I documenti di cui alle lettere e, d ed f dovranno essere di data recente e non anteriore di oltre sei mesi a quella dell'apertura del concorso. La nomina sarà fatta dal Consiglio comunale, ed è vincolata all'osservanza del vigente capitolato normale, ' risibile presso questo Municipio, e del seguente articolo addizionale : « Il medico-chirurgo da nominarsi dovrà, se chia· e mato, prestarsi a qual unqlte operazione di chirurgia « e d'ostetricia anche nei riparti degli altri medici « co1nunali, e per tale obbligo gli sarà corrisposto « il soprassoldo di lire 200 in ragione d'anno, paga· e bile, come lo stipendio a rate mensili. La Giunta » municipale, inediante preavviso di 3 mesi, potrà « sollevarlo da tale impegno speciale, e in questo (( caso cesserà anche la speciale retribuzione. » L'eletto dovrà assumere la condotta col giorno 1° gennaio 190±. Per maggiori schiarimenti rivolgersi al sindaco A. Barinetti.

(ANNo IX, FAso. 52] (~avon.aJ. -

È aperto per esame e titoli il concorso alla carica di chirurgo 1° aiutante, con lo stipHndio annt10 di lire 600. Scadenza 31 ottobre 1903. OSPEDALE Cr\r1co DI SAN PAOLO

Indice alfabetico analitico del Dresente numero. Acetonuria e· l' acidemia nei casi di ulcera gastrica (Rapporti fra l'). - Golia . . . .Pag. 1651 Arteriosclerosi delle estremità inferiori (L' ). - Zoege v. Manteuffel . . . • . . >) 1653 Aspirina (L'). - Pinna. . • . . • . » 1655 CLnni bibliografici • . . . . . • • • » 1659 Chirurgia d'urgenza in condotta (Contributo alla). - Viscardi . . . . . • • . • » 1649 Circolazione artificiale (Il commercio placentare dei sali studiato col mezzo della). - Merletti • . . • . . • . . • . » 1642 Cisti te emorroidale (Cura della) . . . . . » 1654 Cloasma amenorroico. - Dalché. . • . . » 1653 Concorsi e condotte . • . • • . • . . » 1663 Congresso della So::ietà italiana di ostetricia e ginecologia (IX). • • . • . . . • » 1641 Diabete bronzino (Ricerche sul). - Lépine. » 1653 Eczema (Effetti della soppressione brusca di un). - Gaucher . • . . . • . . . » 1654 Encefali te (Sulle varie forme di). - Ra• n101no . • . . . . . . . . . • . » 1638 Eruzioni nledicamentose. - Pernet. . . . .,> 1654 Fecondità e la discendenza dei tabetici (La) » 1658 Gangrena idiopatica multipla della pelle (La). - Dam~ny . . . • . • . . • . . » 1653 Gastrotomia primitiva per gravidanza ectopica a ter1nine con forzato abbandono della placenta. - Calderini . . . . • . . » 1641 Idraulica cardiaca (Piccolo riassunto dell') . » 1659 Inversione uterina puerperale spontanea (Sul meccanismo della). - Campione. . . . » 1643 ln'loluzione postfetale dell'utero (L'). - Conte » 1644 Ittero della gravidanza. - Brauer . • . . » 1653 Leucemia (I .corpi alloxurici nel ricambio materiale della). - Galdi . . . • • . • » 16 5 l Mastìte acuta nel corso della gravidanza in una sifilitica secondaria. - Claret e Malloizel • • • • . . • . . . . . . » 1652 Morbo di Barlo\v. - Stoss • . . • . • » 1640 Nomine, promozioni, onorificenze . • • . » 1662 Occhio (Influenza dell'eredità sull'). - Weeks.. » 1659 Notizie diverse. . . . . . . • . . . » 1661 Paralisi del faciale coll'anastomosi nervosa (D;:-1 trattamento chirurgico della). - Cushing . . • • . . . • . . . . . » 1640 Prestati te cronica (Cura della) • • • . . » 11)55 Pubblicazioni pervenute al « Policlinico » . » 1660 Reazione di Widal in un neonato di madre tifosa (Mancata) - Allaria. . • . • » 1633 Risposte a quesiti e a domande . . . • • » 1660 Stenosi del piloro per ingestione di acidi. Trattamento cl1irurgico (Due casi di). Avanzino . . • . . . • . . . . » 1644 Taglio lateralizzato del pube (Sul). - Gigli » 1643 Tubercolosi nella etiologia e patogenesi delle malattie nervose e mentali (La). - Morselli. . . . . . • . , • . . • » 1636 Tubercolosi polmonare (Osservazioni sull'articolo « Sull'origine della - - e sulla lotta contro la »). - Weigert . . . . » 1638 Tubercolosi polmonare (Se ed in che misura possa da un trauma originarsi la). - Sokolowski . • . . • . . . . . . . » 16 3 7

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ruo. 53.

Roma, 31 ottobre 1903.

DIRETTORI

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PaoF. GUIDO BACCELLI - PROF. FRANCESCO DURANTE . REDATTORE CAPO: PROF.

VITTORIO ASCOLI

SOMMARIO. Lavori originali: - Silvestri: L'opoterapia renale e la teoria delle nefrolisine. - Riviste: - EMATOLOGIA: Giudiceandrea: e.Alterazioni leucocitarie del sangue: Nelle pleuriti - 'N,ella peritiftite • Nella peritonite tifosa da perforazione e da propagazione · Nell'appendicite • Nella tifoide dei bambini • Nell'osteomielite acuta - N elle affezioni da elminti - Nelle cisti ovariche · Nelle suppurazioni pelviche - Nei carcinomi gastroepatici (Rivista sintetica). - MEDICINA : - Rosenbaum: Sull'atonia gastrica ed il suo rapporto con l'insufficienza motrice. CHIRURGIA: - Jayle : La morte e gli accidenti provocati dalla posizione declive in chirurgia addominale. Whipman: Un caso di rottura delt'esofa~o. - Griineisen: Sugli ascessi sotto-dioframmatici con relazione di 60 casi operati. - Harper : Un caso di calcolo ombelicale. - Accademie, Società mediche, Congressi : - IX CONGRESSO DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA. Osservazioni cliniche: - Lupino: Contributo alla cura del reumatismo articolare cronico colle iniezioni endovenose di jodio. - Mariani : Una modificazione nella tecnica delle operazioni articolari nel gomito. - Note di medicina scientifica: - Significato della sifilide nella patogenesi della tabe. - Fisiologia dei riflessi tendinei. Pratica professionale: - CASUISTICA: - Stenosi congenita del sistema· arterioso. - Rumore venoso sulla a\ igos e tachicardia parossistica. - Il riflesso cardiaco d' Abrams. - Un caso di edemi idiopatici generali con esito letale. - APPUNTI DI TERAPIA : - Appendicite. - Cura mercuriale della tabe. - Midri·atici e miotici. Varia. Amministrazione sanitaria : - e.Atti ufficiali. - Cenni bibliografici. Interessi professionali : - Risposte a quesiti e a domande. Notizie diverse. - Nomine, promozioni, onorificenze. analltico del presente numero.

Concorsi e condotte. -

Indice alfabetico-

AVVISO Ool fascicolo precedente sarebbe terminata l'annata 1902-03 della Sezione pratica. Ma l'A11zm1nistrazione, pe1·cliè sia un1fo1·me il decorso delle annate delle tre Sezioni e cominci per tutte col 1° gennaio, ha disposto· di p1·orogare, sino a tiitto dicembre, la chizisura dell'annata. A coloro che !"innoveranno l'abbonamento inviandone subito l'impo1·to direttamente all'Ammi· 1zistrazione del POLICLINICO, Corso U11zbe1·to I, 219, Roma, sa1·anno spediti gratis i numeri della Sezione pratica che usci1·anno sino alla fine dell'anno volgente. In uno dei prossimi fascicoli pubblicheremo il p1·ogramma del nziovo anno e accenneremo ai mlglioramenti che intendiamo introdurre e alle facilitazioni che accorderemo agli abbo1zati. Diritti di proprietà r i s e r v a t i

LAVORI ORIGINALI LABORATORIO DI PATOLOGIA SPECIALE MEDICA •

DELLA REGIA UNIVERSITÀ DI MODENA

dìretto dal prof. D. V ANNI

L'opoterapia renale e la teoria delle oefrolisine per il dott.

TORINDO SILVESTRI.

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Dall'osservazione che non sempre all'anuria com· pleta e prolungata segue uremia, il che dovrebbe avverarsi se questa fosse l a conseguenza della soppressa secrezione esterna del r ene, il BROWN •

venne alla conclusione che le sostanze ritenute non sono le sole incriminabili, ed assegnò una grandissima importanza alla secrezione interna del rene nella spiegazione della sindrome uremica; e portava alla teoria il conforto esperimentale. Il prof. V ANNI, in collaborazione coll'allievo interno MANZINI, nel 1893 riprese l'ar gomento con una serie di ricerche, i risultati delle quali sono: 1° la durata della vita, dopo l'atto operativo, è assai più breve negli animali ai quali si aspor· tano i reni, che in quelli ai quali si legano gli ureteri; SEQUARD


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IL POLICLINICO

2° che mentre q11esti muoiono in preda a fe· nomeni prevalentemente convulsivi, quelli periscono ordinariamente con fenomeni comatosi; 3° l e iniezioni sottocutanee di estratto glicerico di rene anche dello stesso animale, non modificano nè -il carattere, n è la gravità dei fenomeni d 'intos· E?i~amento, che seguono gli atti.i operativi in di· scorso; 4° le iniezioni endovenose di emulsione acquosa di rene hanno una certa influenza sulla durata della vita degli animali di cui sopra, in quelli poi operati di uretero-stenosi bilaterale la fisionomia. .dell'intossicamento urinemico viene modificata. Senza avere soverchie pretese gli A.A.. credettero che se una conclusione poteva tirarsi, è che questi esperimenti erano piuttosto favorevoli al concetto dell'illt1stre fisiologo francese. MEYER, AIELLO e PARASCANDOLO MORI, VITZOU, CHATIN, Gu1NARD, P. FIORI, ecc. ; e nel campo clinico DIEULAFOY, TEISSIER, FRANKEL, GONIN, DoNOVAN, CHIPEROWJTCH, GILBERT, PICCHINI, J ACQUET, CONCETTI, ÀNDREOLI, BOZZOLO, DUBOIS , BERINGZ, si sono successivamente occupati dell'ar· gomento e con risultati sì vari, ch e, data l'impor· tanza dell'argomento stesso, val certo la p ena di tornarvi sopra. Nelle mie esperienze mi sono valso puramente della sostanza renalA, che imm ettevo nel cavo pe· ritoneale, volendo non so lo sc~verare gli effetti della sostanza renale d a quelli del solvente, e non attribuire a quella gli effetti di questo, che sap· piamo non comportarsi passivamente nell'organismo: ma anche aver la. certezza dell'azione di tutti i principì renali, il che non si ottiene mai cogli estratti. SERIE I.

ESPERIENZA I. - Coniglio di gm. 1950. 7 luglio, ore 15. Apertura dell'addome n el quale abbandono un rene di gm. 4. 50; levato ad altro coniglio ancor vivo. Sutura a strati. 7 luglio, or e 21. L 'anima.le sta bene, mangia. Urina normale. 8 luglio, ore 12. Non mangia, oliguria, leggero torpore. 8 luglio, ore 21. Torpore più marcato, contrazioni fibrillari, anuria. 9 luglio, ore 8. Idem. 9 luglio, ore 20. Raccolgo 5 eme. di urina molto albuminosa ; mangia qualche po'. Dopo 6 giorni l'animale è in buone condizioni; urine normali, peso gm . 1935. ESPERIENZA II. - Coniglio di gm. 2500. 7 luglio, ore 15. 20. Un rene di gm. 8 tolto da coniglio vivo è immesso nel cavo addominale. 8 luglio, ore 8. È ancora vivace, ha urinato. molto, mangia e beve discretamente. 8 luglio, ore 17. Un po' soporoso, non ha urinato 8 luglio, ore 21. Idem.

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9 luglio, ore 8. Pochi eme. di urina emoglobinu· rica e discretamente albuminosa. 9 luglio, ore 15. B eve, è più sveglio. 9 luglio, ore 19. 4 eme. di urina albuminosa, per il resto migliora. 5 giorni dopo è completamente rimesso, pesa gm. 2480, urine norma.li. E SPERIENZA III. - Coniglio di gm. 700. 8 luglio, ore 16. Medesimo trattamento; il rene abbandonato nell'addome è di gm. 4. 9 luglio, ore 8. È immobile, sonnolento, non mangia, n è b eve. 9 luglio, ore 17. Semicomatoso, non ha urinato. Le condizioni peggiorano e con anuria completa, muore alle. ore 11 del giorno dopo. Reni pallidi, molli; pallida la sostanza corticale, che spiccava moltissimo dalla midollare, rosso-cupa . Al microscopio : alterazioni flogistiche diffuse ; rarefazione protoplasmatica, specie dei tubuli con· torti ed ansa discendente di H enle, poco netti i contorni delle cellule. Per brevità taccio delle le· sioni del fegato, milza, le quali corrispondono presso a poco a quelle che riscontransi nei casi di gravi avvelenamenti per ingestione di carni guaste. Del rene 'introdotto non rimane che un reticolo rappresentanto lo stroma connettivale. Già p er molte esperienze ho potuto convincermi che il tempo necessario per la scomparsa oscilla fra 45-63 ore, almeno nei conigli. E SPERIENZA. IV. - Coniglio di gm. 870. 8 luglio, ore 16. 30. Medesimo trattamento. 9 luglio, ore 8. Non ha ancora urinato; beve un po' d'acqua. 9 luglio, ore 20. Anuria completa; è immobile, soporoso. Tale stato dura 24 ore. 11 luglio, ore 7. È svelto, mangia, beve. Urine raccolte ricche in albumina; traccie di sangue. L'albumina perdura tre giorni dopo i quali l'a· nimale è completamente rimesso; pesa. gm. 84.5. ESPERIENZA V. - Coniglio di gm. 2360. 9 lugli<;>, ore 16. Qt1antità di rene introdotta nel ventre è di gm. 3. Medesimi sin tomi della I e II esperienza, solo di durata più breve. ESPERIENZA VI. - Coniglio di gm. 2170. 9 luglio, ore 16 1/2. Quantità di rene introdotta è di gm. 1. Non presènta fenomeni degni di nota. E SPERIENZA VII. - Coniglio di gm. 1850. 9 lt1glio, ore 17. Trattato come sopra. Nessun risentimento ; urine normali. 11 luglio, ore 17. Sacrifico l'animale. Nessuna lesione macro e microscopica dei r eni ed altri vi· scer1.• SERIE II. ESPERIENZA I. - Gattino nero di gm. 450. 12 luglio, ore 11. Nefrectomia 11nilaterale per via dorsale. I primi due giorni è vispo, mangia discre· tamente. Urine albuminose con traccie di sangue. 14 luglio, ore 15. È prostrato, sate viva. 15 luglio, ore 8. - Beve moltissimo, urine molto scarse ed albuminose. Nel pomeriggio barcolla. Anuria, edemi diffusi agli arti e muore il 18. Il rene presenta le nota della nefrite diffusa prava· lentemente parenchimatosa. . E SPERIENZA II. - Coniglio del peso di gm. 500. Medesimo trattamento e medesima fine. ESPERIENZA III. - Coniglio di ~m. 1500. Trattamento medesimo. Tranne leggere traccie di albume e sangue che hanno durato circa 48 ore,


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SEZIONE PRATICA .

il coniglio non ha presentati altri segni di risentimento. Queste esperienze preliminari, indispensabili per farsi un concetto giusto dell'azione della polpa re· nale negli animali nefrectomizzati unilateralmente, dimostrano a chiare note che gli animali giovani non si prestano al caso. Ciò probabilmente devesi all'incompleta evoluzione della porzione secernente del rene, per cui non è possibile il suo adattamento alle cresciute esigenze.

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SERIE III.

I.

I. - Coniglio di gm. 2100. 12 luglio, ore 10. Nefrectomia unilaterale per ,ria dorsale. 11 rene isolato e scapsulato viene messo nel cavo addominale . 16 ore dopo, fenomeni gravissimi d'intossicamento, sonnolenza, torpore, coma e morte alle 17 dell'in· domani. Fegato e milza di color rosso cupo, au· mentati _di volume ; rene grosso, edematoso, sostanza corticale molto iniettata con stravasi sanguigni. l\iiacro e microscopicamente presenta le note della nefrite acuta emorragica. Nessuna. traccia di peritonite. L'urina raccolta in vescica è ricca in sangue, emoglobina, cilindri ed altri elementi del caso . ESPERIENZA II. Coniglio di gm. 1875. 15 luglio, ore 10 1/4. }'Iedesimo trattamento. Stessa fenomenologia; la morte avviene dopo 39 ore: me· medesimo reperto. ESPERIENZA III. Coniglio di gm. 1670. 15 luglio, ore 16. ~Iedesimo procedimento. Gli stessi fenomeni tossici della durata di 56 ore, che però poco a poco cedono : ma:ugia qualche cosa, ma dimagra continuamente. L'albuminuria. è scarsa, spiccano i fatti discrasici. l\iI11ore il 24 111glio. Rene aumentato leggermente di 'rolume, in preda a spiccatissima degenerazione grassa con qualche stravaso sanguigno. ESPERIENZA IV. Coniglio di gm. 2420. 15 luglio, ore 16 1/2. Il rene è lasciato in situ dopo essere stato isolato e scapsulato. I fenomeni tossici detti, benchè 1·ilevanti, sono meno intensi, il sopore e l'anuria durano 58 ore. Successivamente miglioramento progressivo fino a gt1arigione per· fetta. ESPERIENZA V. - Trattamento come sopra. 1\'Ie· desimo andamento del quadro fenomenico. Dopo 4 giorni sacrifico l'animale, e trovo c·he il rene le· vato non è ancora totalmente scomparso, pur ri· manendone appena traccie. Le lesioni renali sono della stessa natura delle sopraccennate (Esperienza I), solo minori d' inten· sità : probabilmente L'anima]e sarebbe sopravvissuto. ESPERIENZA

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SERIE IV. I. - Coniglio del peso di gm. 2500. 16 luglio, ore 1±. Nefrectomia bilaterale in un sol tempo per via dorsale. 16 luglio, ore 8. È in condizione discreta, mangia qualche fogliolina di trifoglio. 16 luglio, ore 6. Paresi del treno posteriore, un po' abbattuto, arti completamente paralizzati, testa cascante; comatoso, le pupille reagiscono, sono di· latate. 16 luglio, ore 16. Lo trovo morto. Niente di no· tevole all~autopsja tranne leggere quantità cli liqilldo nel cavo addominale. ESPERIENZA

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II. - C9niglio di gm. 2120. 16 lt1glio, ore 14 1/2. }'fedesimo trattamento: solo un rene viene abbandonato nel cavo peritoneale. L'animale presenta la stessa sindrome ma più grave, più precoce e mt1ore do~o 29 ore. Il rene messo nel peritoneo è diminuito di gm. 2. 85. ESPERIENZA

IlI. - Gatto del peso di gm. 1350. 17 luglio, ore 16. Nefrectomia unilaterale, via dorsale. Tranne leggere tracce d'albumina, nessun altro disturbo. 31 111glio. Asportazione dell'altro rene che poi introduco nel cavo peri,toneale. 1° agosto, ore 6. - E ab bastanza sveglio, però non tocca cibo, successivamente è pre~o da sonno· lenza, vertigini, paresi. paralisi, coma. lVIorto alle ore 17. Del rene non rimane che lo stroma connettivale. E SPERIENZA IV. Gatto di gm. 1250. 17 luglio, ore 16 1/2. Nefrectomia unilaterale per via dorsale. 31 luglio, ore 12. Asport.azione dell'altro rene. 31 111glio, ore 19. L'animale è vispo, beve latte e mangia pezzetti di ca.rne. 1° agosto. l\-1edesime conclizioni fino al mezzo· giorno. Nel pomeriggio paralisi treno posteriore. 2 agosto, ore 5. Paralisi diffusa. 2 agosto, ore 16 1/2. 1\-'Iorte in coma. ESPERIENZA V . - Coniglio del peso di gm. 2050. 4: agosto, ore 15 B/4. Nefrectomia bilaterale in un sol tempo per via /dorsale. Dopo 12 ore incomin· ciano i fenomeni paralitici eh~ dal treno posteriore si propagano lenta1nente in avanti, e muore senza la minima convulsione dopo 52 ore. ESPERIENZA VI. Coniglio della stessa età, pelo del precedente, peso g m. 2000. 4 agosto, ore 16 1/4. Nefrectomia bilaterale in un sol tempo, un rene è immesso nel cavo addominale. Le prirae ore sembra più sveglio dell'altro; ma ben presto presenta lo stesso quadro del precedente, . ' grave pero.' p111 6 agosto, ore 6. L'ho tro,rato morto, ma dev'essere da poco essendo ancor caldo. Nessuna; traccia di suppurazione nè di peritonite. EsP~RIENZA VII. Coniglio di gm. 1500. 10 agosto, ore 15. Nefrectomia unilaterale. 19 agosto, ore ,10. Asportazione dell'altro rene. 20-21 agosto. E vispo, mangia. 22 agosto, ore 6. Buone condizioni: beve. 22 agosto, ore 8. Qualche tremito, respiro fre · quenté, barcollamenti. 2-2 agosto, ore 10. Mangia qualche fogliolina di erba, ma. ha scosse intermittenti a tutto il corpo. 22 agosto, ore 12 1/2. Paresi treno posteriore, successivamente scosse cloniche più frequenti. 22 agosto, ore 14. Sopore. 22 agosto, ore 16. 40. Coma, e muore alle 20. 20. ESPERIENZA VIII. Coniglio di gm. 1450 dello stesso pelo ed età del precedente. Trattamento come sopl'a, solo l'ultimo rene asportato è introdotto nel cavo peritoneale. Dopo 14 ore l'animale è già paralizzato posterior· mente, e senza toccare nè cibo, nè bevanda e pre· sentare fenomeni irritativi muore in 2± ore. E SPERIENZA

Per non riportare altre esperienze, dirò che quando l 'ultimo rene staccato si lascia in situ, la morte av- . viene più lentamente, ma sempre e di gran lunga più presto degli animali di confronto; e coi carat. n'

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IL POLICLINICO

teri presentati da quelli operati di semplice ne· frectomia bilaterale. Dalle mie esperienze, risulta quindi : a) Che negli apjmali sani la polpa renale eser· cita effetti tossici, che si estrinsecano con anores· sia, oliguria, anuria, albuminuria, ematuria, emo· globinuria, sonnolenza, scosse fibrillari, coma e morte, se gli animali sono molto giovani. Le lesioni riscontrate sono diffuse, interessano i visceri più importanti, ma specialmente i reni; b) Negli operati di nefrectomia mono e bilate· rale, aggrava i sintomi inerenti all'atto operativo, determina spesso nei primj la morte, l'affretta negli ultimi; e) Modifica la sindrome negli anjmali operati di nefrectomia bilaterale in duo tempi nel senso sopra indicato ; d) I fatti tossici sono proporziona.li alla quan· tità assoluta e relativa, rispetto al tempo, di i·ene immèsso nel peritoneo. Questi risultati sono quindi fa,rorevoli al concetto delle nefrolisine; le lesioni degli altri visceri si spiegano pensando che allo stesso modo degli an · titossici, i sieri citotossici sono polivanti. Le ricerche infatti di NEFEDIEFF, LINDEMANN, .A.SOOLI, FIGARI, CASTAIGNE eRATHEI{Y hanno messo in evidenza che non solo si possono determinare eteronefrolisine, sibbene iso eù autonefrolisine, che le lesioni d'un rene prodotte artificialmente deter· minando assorbimento di sostanza renale, possono produrre vera n efrite; che le lesioni unilaterali di un rene possono indurre non solo disturbi funzionali, sibbeite alterazioni materiali dell'altro, perchè i prodotti assorbiti, dice CASTAIGNE, contengono les dechets cellulari provenienti dalla distruzione degli elementi nobili del r ene, che per sè· soli hanno azione patogena ed elettiva sul rene. . Nessuna meraviglia quindi che davanti a questi risultati il CrOFFI al Congresso di mediciu.a inter;na, tenuto a Roma dal 28 al 31 ottobre 1903, abbia dichiarato che egli non crede si possano ottenere nelle nefriti ed uremia buoni risultati coll'estratto renale, che è nefrotossico ed emolitico. Le ricerche mie, di MORI, 0ASTAIGNE, RATHIDRY, CHATIN, GUINARD e di P. FIORI danno ragione al CIOFFI; ma siccome autori competentissimi e degni di fede sono arrivati a risultati opposti, s'impone la necessità di studiare più da vicino la cosa, per vedere se è possibile appianare tante divergen2le. La maggioran2la degli autori si è servita degli estratti renali, ora come pretendere che essendo diverso il solvente, la provenienza dei reni, la du·

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rata della macerazione, la quantità iniettata, i ri· sult~ti fossero conformi'? Noi non siamo per niente edotti sulla qualità e quantità dei principii renali iniettati, e a nessuno può sfuggire l'importanza del fatto, come 4e1 resto dimostrano chiaramente le mie esperienze, quelle di MORI. .A. ciò più specialmente, credo, devono attrib11irs1 i risultati favorevoli, nulli o dannosi, e che così debba essere emerge dal confronto, nel campo cli· nico, dei risultati del PICCHINI e del BOZZOLO. Q11ello iniettava ogni giorno 30 eme. di estratto glicerico di rene preparato mediante macerazione di 48 ore di parti uguali di sostanza renale e di glicerina, e 20-50 gm. al giorno di sostanza renale; questo invece ne usava per iniezione ipodermica 2-3 eme. e mentre il primo otteneva col trattamento a11mento notevole dell'albumina, il secondo osservava diminuzione graduale della medesima, una all'aumento dell'urea e dell'acqua. I risultati poi favorevoli ottenuti in dosi alte di estratti 20·30 CIDC. per volta meritaJLO qualche ri· serva inquantochè CHARRIN ha dimostrato che anche piccole quantità di siero fisiologico sono capaci di modificare l'equilibrio o~motico dei tessuti, il che non può essere senza influenza nelle nefriti . .Questa considerazione ha poi maggior valore nelle ricerche di laboratorio, data la piccola massa dell'animale rispetto al liquido iniettato, 10-20 eme. per kg. Infatti SMIRAGLIA·SCOGNAMIGLIO è arrivato a prolungare la vita degli animali nefrectomizzati bilateralmente non solo cogli estratti renali, sib· bene con iniezioni di sangue defibrinato, di siero sanguigno di cani sani, ecc., e crede per conse· guenza che queste iniezioni agiscano semplicemente per la massa più o meno considerevole di liquido introdotto nel sangue, che ha per effetto di abbas· sarne la concentrazione. Quando però ai ris11ltati di BOZZOLO si aggiun· gono quelli di DONOVAN, .A.NDREOLI, MENSI, BER· NIGZ, i quali con renadene in quantità tale da corrispondere appena a gm. 1. 50-2 di sostanza renale per volta, videro aumentare la diuresi, ab· bassarsi e scomparire l'albuminuria e i fenomeni uremici, bisogna ammettere che il rene per sè è capace di effetto utile nella nefrite · ed uremia, purchè venga impiegato in un certo rapporto, che deve essere piccolissimo se pensiamo alla quan· tità detta, rispetto al peso dei soggetti trattati dagli .A.A. Teoricamente la spiegazione del come agisca il rene è abbastanza chiara, poichè allo stesso mod-0 che quantità rilevanti di un virus qualunque o di

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SEZIONE PBATIOA

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ce1·ti alcaloidi, producono sintomi gravi e morte del soggetto in esperimento, mentre ~on piccole dosi, non solo non risente alcun danno, ma ne viene . immunizzato per la produzione da parte dell'organismo di anticorpi, antisostanze; così si può am· mettere che il rene in quantità considerevoli è emolitico e nefrotossico ; in piccola dose invece è utile, in quanto determina una reazione favorevole, che si esplica colla produzione di antinefrolisine. Se poi le ricerche sull'azione degli estratti re· nali poco o nulla ci dicono Sl1lla esistenza o meno di una secrezione interna del rene ; le · esperienze di BRADFORT sull'asportazione di 3/4-5/6 dei due reni; e quelle sul ricambio materiale nelle n efriti eseguite nella clinica di Genova, sembrano dimo· strare che il metabolismo generale normale è con· dizionato al normale funzionamento di d ette gla11dole, molto verosimilmente mercè una secrezione interna. L'insufficienza renale, come ha dimostrato la scuola di MARAGLIANO, si manifesta con alterato ricambio specie dell'azoto, diminuisco cioè l'azoto ureico, ed aumenta quello eliminato sotto altra forma, donde autointossicamenti per prodotti abnormi di disassimilazione, che devonsi annove· rare fra i momenti patogenetici delle nefriti. Anche il DE CERENVILLE di Losanna dice che • il rene ha il potere di produrre sostanze, per Pra indetermìnate, che servono di freno a.Ila disassi· milazione o favoriscono l'assimilazione. Dato ciò noi possiamo supporre . -che gli effetti benefici delle piccole dosi di estratto di sostanza ' renale agiscono inoltre regoJ arizzando il ricambio materiale, sottraendo cosi l'organismo a quelle au· tointossicazioni cui abbiamo accennato, e che perciò si fanno causa di aggravamento delle lesioni renali. Da quanto abbiamo brevemente esposto si può indurre che l'opoterapia renale non è pu~to scossa dalla teoria delle nefrolisine, purchè usata razio· nalmente. Alla clinica però è riserbata l'ultima pa· rola in proposito. Modena, 11 settembre 1903. BIBLIOGRAFI.A.. BROWN·SÉQUARD. Oomptes rendus de l'Acad. des sciences, 1892. In. Arch. de physiologie, 1893. DIEULAFOY. Soc. Méd. des hopitaux de Paria, oct. 1892. V ANNI e MANYiINI. Gazzetta Ospitali, 1893. MEYER. Arch. de physiologie, janv. 1894:. TEISSIER et FRENKEL. Province Médicale, 1894. GONIN. Lyon Médical, 1894. OHIPÉROWITCH. Gazette de Bothine, n. 41-45, 1895. DONO V AN. Czira dell' albu11ii1inria cro11 ica coll'estratto di re1te. British Med. J ournal, 1895.

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Recentissima pubblicazione: Dott. V. GIUDICE.ANDREA Prof. pareggiato di Patologia medica. nella R. Univ. di Roma.

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L' Ematologia nella Febbre tifoide Alterazioni istoloaiche, fisiche, chimiche, batteriolo!Jiche del sanane, sierolliaanosi, ecc. con molti metodi di tecnica ematoloUica. Vo~ume di pag. 312 con una tavola L. 5.

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IL POLICLINICO

RIVISTE EMATOLOGIA

Alterazioni leucocitarie del sangue: Nelle pleuriti - Nella pe1·itiflite - Nella pe1·itonite tifosa da perforazione e da propa.qazione Nell'appendicite - Nella tifoide dei bambini - Nell'osteo1nielite acuta ·- Nelle affezioni da elminti - Nelle cisti ova1·iclie - Nelle suppurazio1zi pelviche - Nei carcinomi gastroepatici. - (Rivista sintetica). /

Lo studio del mod::> di comportarsi dei leu· cociti in varie contingenze morbose ha certo una grandissima importanza biologica; ma intorno al valore clinico del medesimo i pareri sono divisi: alcuni troppò entusiasti, altri troppo scettici. Il periodo analitico in questa parte dell'ema· tologia non è ancor chiuso; e il momento della sintesi è ancora lontano. Ma i fatti finora a cqt1isiti dimostrano che lo scetticismo non è sempre . git1stificato. Raccogliamo nella presente riv ista una serie di ricerche, da più QSservatori compiute, intorno al comportarsi dei leucociti in varie af· fezioni , proponendoci di riunire le ulteriori osservazioni in riviste successive. ~

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casi erano al disotto dei 9,000 ; e l'autore stabilisce una media di 6130, con un minimo compreso fra 3,000 e 4,000 in 4 casi. La maggioranza dei malati, nei quali la cifra era più bassa, non avevan febbre, o questa era lieve. In 8 si ebbe reazione alla tubercolina, e nes· suno di questi presentava leucocitosi. I casi con leucocitosi erano quasi tutti nel periodo febbrile e sul principio della malattia. Ma nelle dette osservaeJioni non si è tent1to sufficientemente conto della necessità di distinguere la natura tubercolare o non tubercolare di ciascun caso. La qt1istione da questo punto di vista è tutt'altro che chiarita. Numerose e importanti sono le cifre che lo stesso CA.BOT ripo1·ta per le pleuriti purt1lente. In queste, sia da streptococco che da pne11mo· cocco, si ebbe sempre marcata leucocitosi. Molte cifr~ stanno fra 30 e 40 mila, e qualcuna supera i 50 mila; un discreto numero tra 20 e 30 mila. Cifre poco al disotto di 15 mila si ebbero in po<?hi casi, nei quali le culture furono sterili o si era già proceduto al vuotamento. Dalle dette ricerche risulta adunque che per distinguere una pleurite sierosa da una purulenta un ottimo m ezzo è la ricerca della leucocitosi che in quest'ultima non manca. Bisogna però ricordarsi che nei bambini, anche se il versamento è sieroso, la cifra dei leucociti • può essere abbastanza alta.

' Intorno alle modificazioni della formula leucocitica nelle pleiiriti si ha già un certo nu** * mero di osservazioni; ma non è facile ben SoNNENBURG e FEDERMANN si sono occupati valutarne i risultati, specialmente a scopo dia· del valore prognostico della leucocitosi nella gnostico. Bisognerebbe m etterli in rapporto pe1·itiflite. Essi ritengono che la conta dei leu· cogli elementi etiologici, e tener conto delle cociti può dare un buon critP,rio per riconodifferenze che questi elementi pot1·ebbero pro· scere se il decorso della malattia sarà molto durre nel reperto. rapido e grave, o p1·olungato. Una leucocitosi Vi sono differenze tra la formula leucoci· dt1revolmente alta si avrebbe specialmente nei tica, nel sangue circolante, nella pleurite tu- casi che tendono verso la guarigione ; mentre bercolare e n ella così detta pleurite essuda· un rapido abbassarsi della cifra dei leucociti tiva dovuta ad un altro ' elemento batterico'? essi lo trovarono nei casi mortali. o tra la pleL1rite sierosa in genere e la pu· Queste conclusioni possono mettersi in i·ap· rulenta 'l porto con quanto si è notato a proposito di Non abbiamo suffic:fenti osservazioni intorno alcune forme di peritoniti, ad es. nelle perialle varietà dei globuli bianchi. Riguardo alle toniti tifose, nelle quali, come si vedrà apvariazioni del numero totale dei leucociti, presso, non è molto facile trovar leucocitosi. CABoT ci dà una statistica di 242 casi esami*• • nati n ell Ospedale gene1·ale del ~Iassachussett. * * Del modo di comportarsi dei leucociti 1iella Ne i·isulta che, fra tutti i detti casi di pleu· i·iti sierose. solo in 10 i leucociti erano al di perito1zite da per/01·azio1ze e da p1·opagazione nel sopra dei 15.000 per mm c. di sangue; in 130 decorso della febbre tifoide si è occupato LAGHI. (6) ...................................

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il quale ha compiuto delle ricerche sperimentali, provocando in modi diversi la peritonite nei conigli. Egli ha concluso che la leucocitosi non ha molto valore diagnostico nella peritonite da perforazione o da propagazione, mancando in più della metà dei casi. La polinucleosi ha invece il massimo valore; ed anche quando coesiste leucocitosi, compare prima e persiste più a lungo di questa. Non è inoltre possibile differenziare, mercè il detto reperto ematolo· gico, la peritonite da perfora2'ione da quella da propagazione. Queste conclusioni sono molto importanti, sebbene si debba osservare che quanto si ve· rifica negli animali da esperimento non ripete perfettamente t·utto quello che potrebbè veri· fica1~si nell'individuo malato di tifo. Occupandomi del medesimo argomento ero venuto anch'io, in seguito ad osservazioni com· piute su tifosi, e ad un minuto esame di molti casi finora pubblicati, alla stessa conclusione, che cioè non si può ·dar molto valore alla leuco ci tosi per riconoscere il sopraggiungere di una peritonite in un tifoso. La leucocitosi può mancare, sebbene la peritonite certamente esista; oppure può esservi, :rh.a dipendere da fatti preceàenti o concomitanti. Ad es., una profusa enterorragia, che pre· ceda la peritonite, può per sè stessa dar leucocitosi. Nell'apprezzar dunque il sintoma, bisogna tener conto del fatto se l'enterorragia precedette o no. Anche la gravità stessa del· l'infezione tifosa deve nei singoli rasi influire di molto. sulla reazione leucocitaria che la pe· ritonite può provocare. La questione è adunque molto delicata e complessa, e, nell'incertezza degli altri sin· tomi, sarebbe certamente un grave errore escludere. la peritonite, o tardare n ell'inter· vento chirurgico, solo perchè la leucocitosi manca.

permanente e progressiva nelle forme sup· purate; eccezionalmente può mancare in casi di una gravità eccessiva. . Questa fo1~mula permetterebbe di eliminare nella diagnosi alcune • affezioni dolorose non accompagnate da suppurazione (enteralgia, rene mobile, cist.i ovarica, ecc.), ma non tanto facilmente potrebbe far eliminare la colica epatica, la nefritica o la saturnina, che pos· sono accompagnarsi a leucocitosi più o meno transitoria; e non potrà servire a distinguere l'appendicit.e da forme suppurative addominali. Inoltre, in casi di appendicite, la comparsa di una iperleucocitosi polinucleare perma· nente e progressiva può far dubitare della presenza del pus; e la scomparsa della medesima, dopo l'intervento, può far ritenere che questo è stato veramente efficace, mercè una completa evacuazione del pus. La comparsa in circolo di molti eosinofili indicherebbe la prossima guarigione, poichè l'eosinofilia in questa, come in altre malattie infettive, ha il valore di una stigmate di con· valescenza. Anche J OY e WRIGHT ritengono che l'iper· leucucitosi marcata e progressiva indica nel· l'appendicite l'estendersi del processo morboso e la suppurazione, e dà al chirurgo l 'indica· zione p er l'intervento, più che lo stato del polso e la temperatura; dello stesso parere sono CuRSOHMANN e CAZIN; anzi, secondo quest'ultimo, la leucocitosi avrebbe sulla tempe· ratura il vantaggio di essere un segno clinico precoce. Così, secondo i detti autori, la leucocitosi darebbe uno dei migliori crite1~i per giustificare l'intervento nhirurgico nei vari casi di appen· dicite. •

*** SPOONER CHoRCH 11,L, esaminando il sangue di 47 bambini, da un'età· minima di 22 mesi ad una massima di 12 anni, affetti da febbre tifoide, è venuto alle seguenti conclusioni: 1. Il sangue dei bambini, malati di feb• bre tifoide, presenta alterazioni che differi· scono solo per grado da quelle dei tifosi adulti. 2. Gli erit!ociti sono diminuiti di numero, specialmente durante le prime tre settimane; dopo aumentano rapidamente e tornano alla media normale n ella 5a settimana.

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Intanto cresce il numero delle osservazioni riguarclanti la leucocitosi nell'appendicite. BEZANQON e LABBÉ, riassumendo le più re· centi osservazioni in proposito, ritengono che la formula emoleucocitaria in questa malattia è generalmente caratterizzata da una iperleucocitosi polinucleare, la quale è transitoria e lieve nelle crisi di appendicite benigna, non · seguìta da suppurazione, mentre è intensa, •

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3. L'emoglobina diminuisce in propor· zione più che gli erit1·ociti. 4. I leucociti sono ridotti di numero nelle prime quattro settimane, e la media più bassa si ha nella second~ ecçetto in gravi casi. 5. La leucopenia ha valore diagnostico, specialmente nei bambini, nei quali molte affezioni febbrili producono leucocitosi. Molti dati sono ancora necessari per determinare la priorità della comparsa della sierodiagnosi positiva o della leucopenia. 6. Le proporzioni tra le varietà dei leu- cociti cambiano nei diversi periodi della ma· lattia, specialmente quelle dei polimorfonucleari e dei mononucleari; i primi diminui· scono e gli ultimi aumentano col progredire della malattia. L'aumento è specialmente per i linfociti. Sarebbe necessaria l'analisi di un gran numero di casi, aggruppati secondo l'età. Queste conclusioni non aggiungono nùlla di n11ovo alle conoscenze già acquisite intorno alle variazioni della formula emo-leucocitaria nella febbre tifoide. La loro importanza sta solamente nel fatto che, secondo la prima conclusione, nei bambini le alterazioni non differiscono da quelle degli adulti se non per grado. Ma che cosa l'autore intende per .grado 'l Una gravità maggiore o minore 'l Nulla egli aggiunge in proposito 1telle suddette conclu· sioni che ho riportate integralmente. G·uardando però le cifre . che egli riporta nel con· testo del lavoro si potrebbe fors e desumerne, sebbe1Le non sia molto probabile, che sia per gli eritrociti, che per l'emoglobina, tale grado eonsistesse in una minor gravità delle alterazioni analoghe trovate negli adulti. Essendomi occupato a lungo di questo argomento, sia .ricercando la letteratt1ra, sia con osservazioni personali (vedi Policlinico, Sez. med., fase. 6, giugno 1903), ho visto in· fatti che per gli adulti la diminuzione degli eritrociti e dell'Hb è in genere più marcata, benchè non arrivi d'ordinario a cifre molto basse, come in altre malattie infettive. Anche per i globuli bianchi la diminuzione media per gli adulti oscilla fra 4 e 5 mila, mentre nelle cifre di CHORCHILL la cifra media più bassa è 6467. Risulta dalle ricerche del detto autore, anche pei bambini, il fatto già notato pe1~ gli \ 8)

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adulti, cioè il lieve aumento dei leucociti sull'inizio della defervescenza. Un'altra affermazione di CHURcmr,L merita qualche osservazione. Egli dice che molti dati ancora occorrono per determinare la priorit.ì, della co·m parsa della leucopenia o della siero· diagnosi positiva. Orbene pare, dalle cono· sèenze finora acquisite, che tale quistione non possa essere posta nel detto modo. Mentre la diminuzione dei leucociti comincia con una costanza rimarchevole , sulla fine della 1a settimana o al massimo nei primi giorni della 2a, e s'accentua maggiormente in questa, o, se· condo la gravità della malattia, anche nella 3a, lo stesso non può dirsi per l'inizio della sierodiagnosi positiva. Il potere agglutinante del siero non comincia a manifestarsi in un periodo così costante della malattia. Basta guardare tutte le statistiche finora pubblicate per vedere come questo fatto sia talvolta precoce, altre volte molto tardivo; ed evidentemente sul mede· simo influiscono cattt;e molto più complesse e variabili che non sulla leucopenia. . Un altro fatto che credo dover rimarcare riguarda il comportarsi delle cellule eosino· file nella 1a settimana, o meglio nel primo periodo della malattia. · Con una serie molto lunga di ricerche mi • son persuaso della verità di un fatto, già ri· levato, specialmente da NAEGELI, che cioè è assolutamente difficile trovare eosinofili nel • sangue circolante nei primi giorni della f ebbre tifoide. Anzi mi è parso questo un ottimo mezzo per distinguere sul p1~incipio un'infezione tifosa pit1ttosto grave, da una delle forme di comuni infezioni intestinali, nelle quali gli eosinofili non mancano nei primi giorni. Ora CHURCHILL ci dà per gli eosinofili, nella 1a settimana, una media di O. 3 °/0 , che egli desume da 3 soli casi esaminati in questo periodo. Ma questi casi erano o no gravi 'l E su quante osservazioni in ciascun caso è fatta la detta media, la quale non sarebbe davvero tanto bassa, data la proporzione normale degli eosinofili 'l Ed in q11ale giorno della 1a settimana questi furono trovati'? Dal lavoro non si può desumere alcuna risposta alle dette domande. Però avendo CHURcmr,L fatte in 38 casi di tifo non più che 38 conte differen- _ ziali di leucociti, è giustificata qualche riserva su questa parte delle sue osservazioni.


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Nel sangue di bambini affetti da osteomielite acuta GIANI e LrGORIO hanno trovato un aumento numerico dei leucociti, e sopratutto di eosino fili. Ora GIANI è tornato sull'argomento, con ricerche sperimentali. Egli ha iniettato in conigli, nella cavità midollare del femore, una o due gocce di culture in brodo di stafilo· cocco piogeno aureo, ripl·oducendo il quadro classico del! 'osteomielite acuta. In tutti i casi si ebbe notevole leucocitosi. Nei casi nei quali l'andamento della malattia fu gravissimo o mortale si notò t1n predominio assoluto dei linfociti, con la scomparsa degli eosinofili. Nei casi meno gravi, nei quali l'animale superò la malattia, si ebbe nei primi giorni l'aumento dei linfociti, restando normale il n11mero degli eosinofili ; ma nel periodo del miglioramento, mentre diminuil"Ono di molto i linfociti, gli eosinofili salirono a p1·oporziÒni altissime. Inoltre nel periodo di stato dell'infezione si trovarono sempre dei mielociti. Secondo GIAN! l'aumento del . numero dei linfociti sarebbe il segno della reazione ra· pida e vivace dell'organismo all'infezione, ma non ne indica la difesa o la vittoria contro quest'ultima. La indica invece l'at1mento degli eosinofili ~ e questo avrebbe un importante valore prognostico. L'aumento degli eosinofili era stato indi· cato da altri autori (JosEPH, KuHN}, come una delle caratteristiche dell'osteomielite acuta. In un caso di osteomielite ac11ta del femore, facendo preparati di sangue dalle vene del cadavere, io non ho trovato che il numero degli eosinofili fosse aumentato. Questo fatto confermerebbe quanto è stato stabilito da GrANr, il quale ha trovato molto scarse le dette cellt1le in casi gravissimi o mortali. Pe1·ò CABOT parla di casi di osteomielite ero· nica, nella quale il numero degli eosinofili non era -cresciuto. Bisogne1'ebbe dunque ammettere che gli eosinofili nell'osteomielite si comportino di· versamente secondo le forme, la gravità, il pe1'iodo della malattia. Quest'ultima constatazione di fatto deve farci ricordare di un grave errore, in cui si è soliti a cadere nell'apprezzare il valore dia· gnostico del reperto ematologico in t1na data I

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malattia. Molti si contentano di affermare che nella tale o tal'altra malattia è aumentata o diminuita una o l'altra varietà di globuli bianchi, senza tener conto della possibilità che la formula leucocitica subisca variazioni marcatissime nei diversi periodi della malattia medesima. Ciò, specialmente per le diagnosi differenziali, ci può esporre ad errori gra• • • v1ss1m1.

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Nuove osservazioni si hanno intorno al comportarsi delle cellule eosinofile nelle varie affezioni da elminti. L'eosinofilia da elminti, che si riteneva come un sintoma di tanta importanza, deve, secondo le rièerche più recenti, esser valutata con molta ponderazione, poichè evidentemente non basta a produrla la semplice presenza del parassita, ma altri fattori non del tutto ancora bene stabiliti debbono intervenire. Anche BLoc1r ha in recenti osservazioni t1·6vato ~he l'eosinofilia può mancare, anche esistendo vermi nell'intestino. In due casi di anemia progressiva, con la tenia presente nell'intestino, non solamente gli eosinofili non erano aumentati, ma erano diminuiti. Assenza di eosinofilia ha trovato ScHAUMANN pel bo· triocefalo. Invece nell'anchilostomiasi essa è un sintoma quasi regolare. BLOCH ha trovato in un caso di questa ma- lattia llna percentuale di 40.1 di eosinofili, ed in un altro caso 33. 1 °/ 0 ; aumentata era pure la percentuale dei piccoli linfociti, mentre era molto bassa (tra 20 e 24 °/0 ) qt1ella dei polimorfonucleari neutrofili. In altri tre casi di anchilostomiasi GABBI • ha trovato in uno abbondanti eosiaofili, in un altro 5 °/0 , nel terzo 6 °/0 ; e data la percentuale massima normale (4 °/0 ) non si può dire per queste due m edie che gli eosinofili, come afferma l,autore, erano scarsi. In un caso di filariasi P RATT e LOTHORP trovarono una cifra massima di 4. 6 °/0 • Da osservazioni compiute tra i neg1'i si può am· mette1'e che mentre p el botriocefalo si può avere grave anemia senza eosinofilia, per l 'anchilostoma si pt1ò avere eosinofilia senza • anemia. Nella trichinosi BROWN ed altri han trovato eosinofilia. Pe1' l'echinococco le osservazioni fatte finora non sono sempre concordi. Bisogna infatti , ,,.,.

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ben chiarire l'influenza che la possibile sup· purazione della cisti pllò esercitare sul comportarsi degli eosinofili. Molte altre osser· vazioni occorrono per chiarire questo punto dell'argomento, sebbene SABRAZÉS ammetta in . modo quasi perentorio l'importanza del sintoma eosinofilia nell'echinococco.

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BENDER si è occupato dello stato del sangue nelle cisti ova1·zclie. Ha trovato che nelle cisti parovariche semplici gli elementi del sangue restano normali. Nelle cisti uniloculari e multiloculari non vegetanti, menti~e i globuli rossi oscillano tra 4,600,000 e 5,000,000, i leucociti variano da 6 ad 8 mila ; ma, se la cisti è molto voluminosa o aderente, si ha in gener~ una lieve leucocitosi ; ed in tutti questi casi la fo1'mula leucocitica si mantiene normale o quasi normale. Nelle cisti vegetanti non degene1'ate, specialmente nelle cisti papillari, si ha d'o1·dinario una evidente leucocitosi, mentre il numero dei globuli rossi si mantiene normale. Nelle cisti mucoidi o dermoidi, affette da degenera~ione maligna, con o senza metastasi nel peritoneo o altrove, si ha leucocitosi, che può essere molto elevata, mentl'e il numero dei globuli rossi è diminuito ; si ha inolt1'e un lieve aumento del numero dei poli11ucleari neut1~ofili. A queste regole si hanno solo rare eccezioni. In conclusione BENDER ritiene che l'esame del sangue, associato ad altri segni clinici, può in un buon numero di casi far giudicare della natura benigna o maligna di una cisti dell'ovaio. S~, con un numero normale di globuli i·ossi, si trova un numero di leucociti da 6 a 8 mila, la cisti è certamente benigna ; se la leucocitosi coincide con un numero normale di globl1li rossi, non si può sicuramente af. fermare la natura maligna della cisti : ma se vi è diminuzione del numero dei globl1li rossi e leucocitosi assai marcata, si deve pensare ad una degenerazione maligna cancerosa.

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Anche si è studiata la leucocitosi. BEZANQON e LABBÉ ritengono che in queste affezioni la leucocitosi segua una cm·va del tl1tto analoga a quella che si è 'ista per l'appendicite, colle stesse indicazioni pe1· l'intervento chirurgico. Se la cifra dei lel1cociti si riabbassa, ciò indica che (10)

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l'affezione termina per risoluzione, per incistamento o per evacuazione del pus. In una salpingite suppurata incistata V .AQUEZ e LAUBRY han troyato appena 8,000 lencociti per mmc. La suppurazione più o meno rapida, in casi di affezioni degli organi genitali della donna.• dà leucocitosi con aumento dei polinucleari.

** * Ed ora occupiamoci di un nuovo lavoro sulla leucocitosi nei carcinoni gastro·epatici. SAMELE si è occupato di questo argomento 1 intorno al quale rimando al lavoro originale per le ampie notizie riportate riguardo alle osservazioni precedenti ed a tutte le quistioni cui esse han dato luogo. In complesso si pt1ò dire che non in tutti i casi di carcinoma gastrico o gastro-epatico si è trovata la leucocitosi. SAJ\TELR spiega questo fatto attrib11endo la, causa della leucocitvsi non al tumore })er sè stesso, ma ad alcuni fatti secondari alla presenza del medesimo, come alla maggiore o minore estensione della i·i· produzione nelle glandole, all'ulcerazione, oppure al decorso più o meno rapido~ ecc . .Anche per la leucocitosi digestiva, questa clipende· reb be non dal tl1mo1'e per sè stesso, ma dalleconcomitanti più o me~ gravi alterazioni dello stomaco, e che possono derivare ancheda altre cause. Da queste premesse derivano praticamente molte deduzioni. Non si può cioè attribuire alla leucocitosi un valore diagnostico di1·etto per un cancro dello stomaco, o al più una lieve leucocitosi mononucleare può indicare un neoplasma iri. ge.n ere. Una leucocitosi lieve, quando altri segni indubbi si hanno pel car· cinoma gastro-epatico, può indicare o una diffusione dol processo alle glandole vicine, o l'ulcerazione del tumore. Una leucocitosi più notevole starebbe per una più estesa rip1·0· duzione neoplastica nelle glandole mesenteriche e retroperitoneali. Infine l'iperleucocitosi digestiva indica, non il tumore gastrico, ma la lesa funzionalità dello stomaco, e può man· care se la motilità o il chimismo del medesimo son lesi profondamente ; invece, se il tumore è nel fegato, può persistere se la funzionalità gastrica si mantiene discretamente. Anche per queste adunque, come per le altrecondizioni morbose precedentemente ricordate, occorre seguir la regola, che ci deve sempre

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esser di guida nell'apprezzare il valore dia .. gnostico della fo1..mula leucocitica. Non si deve semplicemente tener conto della malattia fon· damentale, ma anche del suo modo di decor·· i·ere, d:?lle sue complicazioni, dei fatti morbosi concomitanti, delle condizioni speciali del sog· getto in cui essa si svolge. In tal modo solamente è possibile evitare molte false interpretazioni. Prof. V. GronrcEANDREA.

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MEDI.CI ~NA

Sull'a.tonia gast1·ica e il suo i·appo1. to con l'insut·flcienza n1otrice. (ROSENBAUilf. Dentsc!i. 11iPdic. Wocll ., a. s., n. 25).

Nelle grandi città s'incontrano spesso dei malati alla cui forma morbosa STILLER ha dato il nome di astenia congenita uni versale: essi si presentano con i seguep.ti caratteri: costituzione gracile, torace lungo e piatto, addome flaccido, ml1scolatura clebole, sottocutaneo scarso, mt1cose pallide, debolezza irri· tabile del sistema nervoso. A questi tre caratte1·i fondamentali : denutrizione, anemia, neurastenia, STILI.JER ha aggiunto la conoscenza di tre sintomi caratteristici : 1oa costa fluttt1ante, facile rumore di guazzamento gastrico, splancnoptosi. A questi è da aggiungere la pulsazione dell'aorta addominale sensibil~ e visibile che si trova molto più spesso nelle donne in cui il tipo morboso descritto è molto più frequente e sviluppato. Questo sintoma avvertito o come sensazione indeterminata o come pulsazione o come peso alla regior1e ga· strica infastidisce molto i malati neurastenici e li fa ricorre1·e al medico. Esso dipende dalla flaccidezza delle pareti e dall' appiattimento dell'addome. Malattie anatomiche e funzionali

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dello stomaco accompagnano l'astenia congenita universale o come sintomi obbiettivi di essa, o Pio me primo fondamento del quadro morboso. I disturbi subbiettivi di tali gastropatici sono varii e mutevoli: non di rado per degli anni mancano sintomi obbiettivi di alterazioni ana· tomiche e funzionali, finchè per un errore dietetico, un trauma psichico o simili, compare una serie di sintomi morbosi. L'intensità e durata cli essi è variabile nei singoli pazienti e anche in un solo malato: debolezza generale, depressione psichica, inappetenza, frequenti eruttazioni di gas o acide: senso di peso e pienezza allo stomaco, maggiore <.lopo i pasti, stipsi, ecc. Obbiettivamente: denutrizione, flac· cidezza dei tessuti, anemia, aumento dei ri· flessi, 1oa costola libera, specie a sinistra, ad· dome molle, confini dello stomaco spesso evi· denti e visibile il colon trasverso che sale e scencle nelle p1--ofonde inspirazioni, :rene destro, più di rado anche il sinish--o, abbassato e pal· pabile, spesso del tutto mobile; nelle parti in· feriori laterali dell'addome si trovano le anse intestinali spasticamente contratte. La posi· zione dello stomaco spesso è normale e la grande cu1·vatura giunge da 1 a 4 dita tra· sverse sop1-.a l'ombelico ma spesso, malgrado la posizione normale, si 11anno sintomi di alterazioni funzionali che si i--iconoscono al facile rumore di guazzamento. L ' A. c1·ede che il rumo1--e cli guazzamento possa aversi anche se lo stomaco è in posizione normale quando vi sia la flacciclità della muscolatura gast1·ica che è da considerare come sintoma pa1..ziale della flaccidità di tutti i tessuti in qt1esti infermi; questa atonia si estende a tutto lo stomaco ma specialmente sulla regione del fondo. La seconda conseguenza, anche più frequente dell'astenia gastrica, è la ptosi dello stomaco, spesso con quella dell'intestino, reni ecc., visibile talora all'ispezione, specie con pareti addominali sottili e nelle profonde in· spirazioni e meglio colla percussione, palpa· zione della sonda, introduzione di acqua o ri· gonfiamento. N elio stomaco ptosico il gt1azzamento è dato da due cause : 1° perchè la ptosi è conseciuenza di una avanzata atonia - non vi è mai il rapporto etiologico inverso - e il guazzamento è in· dice di atonia; 2° perchè esso è più vicino alla parete ante1~iore dell'addome e q Llindi è più facile mettere in movimento il suo contenuto gassoso e liquido. Per stabilire il valore patologico del guaz·

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zamento si devono considerare insieme vari dono visibili i residui; un reperto negativo fattori: malgrado il guazzamento non modifica la dia· 1° Che cosa ha mangiato ultimamente la gnosi di semplice atonia del fondo; la prova persona esaminata e specialmente quanti li- di Dehio-Penzoldt con l'abbassamento della grande curvatura fornirà• un'ulteriore dimo· quidi 'l 2° Quanto tempo prima dell'esame'? · st1·azione della debolezza della muscolatura 3° Dove si provoca il guazzamento : sol- del fondo. Si può al contrario estrarre dopo 314-1 ora tanto sopra o anche sotto l'ombelico, a sinistra da una colazione di prova di 200-250 eme. di o a destra'? Anche in uno sano che abbia inghiottito liquido più di 40-50 eme. di residt1i; allora si 15-20 minuti prima mezzo litro o più di li· tratta non già o non principalmente di una quido si può provocare il guazzamento. 1\tla semplice atonia del fondo ma di una insuf· con piccole quantità di liquido inghiottite e ficienza della parte espellente della muscola· dopo molto tempo, è da ammettere un'atonia tura gastrica ossia dell' antro pilorico, che gastrica magari di leggero grado, anche se d'altronde spesso è unita all'atonia del fondo. Secondo la nostra esperienza clinica ci fino allora sono mancati altri sintomi mor· bosi. La ricerca sperimentale di un guazza· uniamo a q negli autori che dagli espe1·imenti mento persistente (1/4 d'ora dopo la sommini· fisiologici hanno tratto la prova che nella strazione di 250-300 gm. di acqua o the) può funzione motoria i:; ono da distinguere nettala funzione del fondo e quella accettarsi come prova dell'attività funzionale mente due parti: ... del piloro. E alterata la p1·ima, si ha la sem· delle pareti gastriche. Negli stomachi deboli ma specialmente negli plice atonia (per lo più con guazzamento); ptosici il ristagno di solo pochi eme. di liquido l'alterazione della seconda conduce invece con {che spesso sfugge all'estrazione con la sonda) sè una insufficienza meccanica, cioè rimangono basta spesso per produr1·e il rumore di guaz- nello stomaco per lungo tempo molti residui. zamento. Esso in tali casi è presente già con Le due alte.razioni funzionali possono combi· 50 eme. e più di r esidui. L' A. ha fatto su ciò narsi insieme. Per la giustificazione della nt1ove e numerose i·icerche. Guazzamento al separazione della funzione delle due parti di sopra dell' ombelico si t1·ova nell'atonia dello stomaco si hanno prove dalla fisiologia semplice legge1·a: al di sotto nello stomaco sperimentale come dall'anatomia descrittiva atonico ptosico e nell'ectasia che spesso pro· e patologica. I lavori di 1\tloRITZ sui i·apporti cede con la ptosi, il loro significato è pe1·ò quello di pressione dello stomaco da.nno che la pres· di una alterazione funzionale. Nell'atonia con sione sul fondo dello stomaco vuoto e pieno o senza ptosi il ri~tagno del contenuto gastrico osc~lla tra 2-16 cm. di' una colonna d'~cqua: passa più o meno rapidamente,. nell'ectasia è la pressione dell'antro invece sopporta 1/2 m. costante. della colonna d'acqua. In questa il guazzamento si produce anL'antro pilorico è capace di questa forza che a digiuno ; invece nell'atonia, vi sia o specialmente per la robustezza della sua mu· no ptosi, soltanto qualche tempo dopo la p1·e- scolare : secondo HENLE nella parte pilorica cedente int1·oduzione di cibo o di bevande, e i fasci longitudinali sono di particolare spes· la sua durata dipende dalla quantità di que- sore: essi formano sulla parete interna ed sti. Q11ando, come si dice, il guazzamento può esterna dèll'antro pilorioo un nastro largo tal, aversi anche in uno stomaco in posizione nor· volta nettamente marcato e sono quindi da male è da ritenerlo come sintoma di una al- HELVETIDS chiamati col nome di « ligamenta terazione funzionale dello stomaco. Dati certi pilori » ; il nastro di fasci circolari che ab· acquistiamo sempre in q11esti casi con. il son- braccia il piloro fo1·ma lln circolo più breve daggio. Togliamo ql1esti dai pazienti di q11esto di tutti gli altri e determina inoltre un sol· gruppo, si viene ai segt1enti risultati: levamento valvolare della mucosa contro l'asse In llna parte dei pazienti con atonia con o pilorico, la valvola dell'ostio, valvola pilorica; senza ptosi la diagnosi risulta dal sicuro ScHMIDT ci dà una descrizione dell'antro pi· i·umore di guazzamento malgrado che l'estra· lorico contratto in vivo, che egli ha osservato zione dia molto poco o niente contenuto ; da in occasione di una operazione. Si trovò nella ciò non si può concludere che la muscolatura . parte dél cavo gastrico sboccante nel duodeno del fondo sia completamente intatta; piccole due pieghe circolari nella sua circonferenz~ quantità di liquido sfuggono all' estrazione lontane un dito e mezzo trasverso una dall'al· appunto negli stomachi sfia.ncati la cui mu· tra: questa parte dello stomaco si distingueva scolatura ha perduto il potere cont1·attile; con dal corpo dello stomaco per un colore bian· la successiva lavanda per lo più ci si ren- castro. ALBERTI vide in una operazione la

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SEZIONE

p·arete pilorica contratta spasticamente per una lunghezza di 4 cm. I dati più certi sulla parte di lavoro del fondo e dell'antro pilo1--ico ce li danno le ricerche che MoRITZ ha istituito st1 un cane con fistola duodenale al di sotto del piloro ; il contenuto gastrico era cacciato dallo stomaco dal piloro contraentesi : il fondo dello stomaco non partecipava a questo movimento in avanti dei cibi; esso ha l'incarico di con· tra1·si fortemente sul chimo per separarlo; le masse solide stanno sotto, il liquido sopra; da questo apparecchio Cli separazione, l'apparato aspirante del piloro estrae attivamente il con· tenuto. Per la particolare funzione della parte pilorica la patologia ci dà una prova con una serie di casi che per questo lato non erano stati finora abbastanza considerati: i cancri del fondo dello stomaco senza partecipazione del piloro. Da una grande serie di questi casi dall' A. osservati sono offerti alcuni esempi che hanno tutti in comune il sintoma caratteristico che in essi carcinomi spesso estesi, grandi come un p11gno e più, non davano in· sufficien?Ja meccanica, il contenuto gastrico piuttosto prontamente o solo poco ritardato veniva cacciato nel duodeno perchè la muscola· tura dell'anello pilorico era intatta e funzio· nante. La confe1"ma di questa osser,razione fatta in vivo è stata data dall'operazione o dalla sezione. Secondo la statistica della policlinica dell' A. i cancri del fon do seguono subito in frequenza quelli del piloro: l'opinione quasi generale che questi ultimi supe1·ino di molto i primi è da respingere, chè in. seguito alla stenosi pilo· rica i sintomi obbiettivi e sub biettivi compaiono prima e più accentuati, mentre il cancro del fondo mostra spesso soltanto i sintomi obbiet· tivi di un catarro gastrico cronico, e talvolta pe1· la sede nascosta della parete posteriore non è dimost1·abile un tumore, neanche nella· narcosi, e soltanto la cachessia, più spesso ancora l'anemia lasciano talvolta sos.pettare un cancro dall'est~rno. Alle difficoltà di una dia· gnosi precoce si associa anche per lo più l'im· possibilità di una terapia chirurgica: i tumori sono troppo estesi o anche aderenti troppo con le pa1·ti vicine allorchè sarebbe da eseguire una resezione. Quindi i cancri del fondo · per ogni riguardo sono le più sfavorevoli neoformazioni dello stomaco. L'ultimo e più grave grado di atonia che però, contro l'opinione di STILLER, raramente si presenta puro, è l'ectasia atonica. La mag· gioi· parte di tutte le gastrectasie sono secon· darie alla stenosi pilorica benigna o maligna. L'ectasia primitiva o idiopatica che non solo in Francia ma anche tra noi si è cercato in

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PRATICA

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, qualche caso di guarire con la gastroentero· anastomosi, si trova anche nei malati del tipo suddescritto in cui lo stomaco atonico e ptosico diventa ectasico sotto !,influenza di vari momenti morbosi, come nutrizione sbagliata con grandi pasti, molti liquidi, cibi grosso· lani, cintura intorno al corpo, ecc.;· la debo· lezza e la distensione della parete gastrica raggiunge qui il suo grado più alto con la comparsa di un grande aumento dello stomaco. Clinicamente questo stato si manifesta con ciò che lo stomaco digiuno, i cui confini rag· giungono un'estensione caratteristica per l'ec· tasia., è del tutto vuoto o contiene fino a 200 eme. di liquido che consiste di una biancastra più o meno torbida secrezione muco-acquosa della mucosa gastrica, secreto tenue senza residui alimentari; la colazione di prova viene estratta dopo una o anche due ore in quantità ancora immutata o anche aumentata in seguito alla contemporanea parasecrezione ; spesso è questa parasecrezione o gastrosuccorrea che più ha parte allo stabilirsi dell' ectasia che non l'atonia; essa dal suo canto è spesso la conseguenza di uno spasmo nervoso della muscolatura pilorica, il quale produce un contem· poraneo ristagno del contenuto gastrico e quindi favorisce l'origine di un'ectasia. La com· parsa di un <~rampo pilorico con conseguente intermittente o anche persistente gastrosuccor· rea, in questi malati neurastenici con stomaco atonico e ptosico non è affatto una rara eve• n1enza. Questi casi di ectasia atonica possono riposare su uno spasmo pilorico o soltanto essersi formati come conseguenza dell'eccessivo sviluppo dell'atonia dello stomaco ptosico; hanno buona p1""ognosi quoad vitani, cattiva q1ioad restitlitio· ne1n; i dolori di questi malati inoltre non sono così gravi che la dimint1zione che ad essi arreca una terapia adatta, medica, non basti a rendere soppo1·tabile la vita. Dott. P. GALLENGA.

CHIRURGIA La 1no1·te e gli accidenti provocati d«tlla posizione declive in chirurgia addominale. (F.

JAYLE.

La Presse niéd., 1903, n. 7J..).

· Dopo che per iniziativa del TRE:NDE L EN· BURG l'antica posizione declive ha riacql1i· stato diritto di cittadinanza in chi1~1~gja , essa si è talmente e così rapidamente generaliz· zata che oggi viene impiegata q nasi sistematicamente in ogni operazione che si pratica sulla cavità. pelvica: e i vantaggi che essa _,_,__ (13)


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IL

POLICLINICO

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offre sono in realtà così notevoli da far con· presto operato, ma lo stato comatoso dell'in siderare un erro1·e il rinunciarvi. Il grado di fermo durò parecchie ore, il respiro &i man· declività impiegato dai vari chirurgi non è tenne stertoroso e vomitò ripetutamente san· costante. Gli inglesi si accontentano di una. .. gt1e coagulato e cibo. La morte avvenne poco leggera inclinazione; i tedeschi non sorpas- dopo, per soffocazione. sano, di solito, i 45°; in Francia la maggior All'autopsia i polmoni furono ti·ovati con· parte dei ginecologi cerca di realiz~are una gestionati ed edematosi; poco liquido nella inclinazione che superi i 45° (1). cavità pleurica sinistra. L'esofago, nel 3° in· Ora la posizione declive provoca un afflusso feriore della parete posteriore, poco al disopra di sangue nella parte superiore del corpo e del diaframma, pretientava una rottura longi· quindi richiede un aumento del lavoro del tudinale di circa 4 cm. Non vi era traccia di cuore; epperò ogni qualvolta il cuore sia col- lesioni precedenti nel. sito della rottura che pito, o da un'affezione parenchimatosa o da evidentemente era di recente data. La parte una lesione valvolare, potrà soffrire talmente superiore dell'esofago era ancora piena di da questo sopraccarico di lavoro da giunge1·e cibo. Oltre le lesioni al capo, già descritte, perfino alla asistolia, alla morte. Nei soggetti nulla di notevole si riscontrò a carico degli cardiaci, negli obesi, negli ateromatosi, do· altri organi. vremo aspettarci la possibile comparsa di Il meccanismo con cui la rottura potrebbe fatti di congestione polmonale acuta, di ori· essersi prodotta sarebbe il seguente: urtando gine cardiaca, in seguito a intervento in po- il paziente con la fronte contro il suolo si sizione declive, e quindi provvedere a tempo sarebbe avuto una flessione forzata della testa ed energicamente, per evitarne le conseguenze sul tronco; a ciò, secondo l' A., avrebbe se· e possibilmente prevenirne la comparsa. guìto una subitanea contrazione del faringe, La posizione declive presenta ancora l'in· la quale avrebbe ostacolato l'espressione for· conveniente di pr·ovocare la deplezione delle zata del cibo dallo stomaco, causando così vene della pelvi durante l'operazione, talchè la rottura riscontrata. L'espulsione del conteprima di richit1dere il ventre, sarà buona pra· nuto dello stomaco fu probabilmente dovuta tica (POGGI) di disporre temporaneamente l'am· ad una pressione ·meccanica esercitatasi sul . . . malato in posizione orizzontale per controllare viscere pieno. L'etiologia di queste rotture è stata ed è l'esattezza dell'emostasi. Finalmente la posizione declive ci espor· molto ·discussa. ZENKER e ZIEMSEN l'attribuirebbe a chiudere nel cavo addominale una scono ad una esofago-malacia intravitale; certa quantità d'aria - essendo i visceri re- BRASO ad t1n assottigliamento delle pareti del· spinti verso il. diaframma, il piccolo bacino l'esofago, dovuto ad irritazione meccanica, per corpi estranei, ad ulcerazioni, ad endoarterite è da ·essi lasciato libero completamente se non si ricorresse alla prf'cauzione di ri· obliterante con necrosi consecutiva. Nel caso portare l'infermo in posizione orizzontale prima qui ricordato non essendosi riscontrat~ alcuna di terminare il piano peritoneale della sutura di queste cause predisponenti, si pilò solo attribuire la rottura al grande aumento della delle pareti addominali. pressione addominale, prodottosi bruscamente R. DALLA VEDOVA. per la caduta. Dott. LEUZZI.

Un caso di rottura dell'esofago. (WHIP~1AN,

Tlze La1tcet, 4176, 1903).

Rarissimi sono i casi di rottura dell'esofago, dovuti ad aumento della pressione interna nel vomito, che si riscontrano nella letteratura, ed il seguente merita tanto più di essere ricordato per le condizioni speciali nelle quali si produsse. Si tratta di un uomo di 27 anni che, es· sendo cadt1to da cavallo, fu raccolto privo di sensi in una strada, con una larga ferita alla regione frontale destra e frattura comminuta del temporale e f1·011tale dello stesso lato. Fu (1) L'autore evidentemente ignora ciò che si fa in Italia! (N. d. R.).

Sugli ascessi sotto-diaframmatici con relazione di 60 casi ope1·ati. (GRUNEISEN. Arcliiv. f . kli1i. Cliirzirgie, vol. 70, fase. 1; Oen,tralbl. ;: d. G. Tlierapie, 1903).

L' A. fa uno studio e.ompleto degli ascessi sotto-diaframmatici, basandosi sull'osservazione di 60 casi, studiati presso il profes· sore KoRTE. Il punto di origine del processo suppura· tivo è dato dall'infiammazione dell'appendice vermiforme, donde il processo passa ad altri organi (stomaco, intestino, fegato, milza), nella maggior parte dei casi (27); mentre in altri il punto di pa1·tenza è dato da 11na cisti di

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SEZIONE PRATICA.

echinococco del fegato, da un~ lesione costale, da un'empiema della pleura, ecc. Dei 60 casi osser·v ati, 20 sono morti nono· stante l'operazione; parecchi di essi sono morti per le complicazioni che accompagnavano ['ascesso sotto-diaframmatico (pneumonite, pe· ricardite, nefrite), altri erano così indeboliti dalla malattia, che sono morti il giorno seguente a quello dell'operazione. Sembra quindi di speciale importanza fare la diagnosi il più presto che sia possibile, ~ .condurre il paziente all'operazione, prima ohe si siano forma te delle complicazioni perico· lose di vita. Per la cura dell'ascesso sotto-diaframma· tico, l' A. raccomanda l'adempimento di due precetti: 1. L 'ascesso deve essere vuotato perfetmente. , 2. Bisogna stabilire il libero deflusso. È chiaro quindi che tma semplice punzione non pot.r ebbe avere alcun risultato e l'unico trattamento è dato da un.a larga apertura dell'ascesso e da un abbondante drenaggio. L 'apertura dell'ascesso si fa in due modi, a seconda la posizione della raccolta: 1. Apertura lombare o epigastrica. 2. Apertura transplet1rale, dietro resezione di costole. . La paura dell'infezione pleurale, che prima si aveva è dimostrata insussistente dai 41 casi -operati con questo metodo. . . Anzitutto, in una gran parte dei casi, la pleura è anch'essa affetta e tra i due foglietti di essa vi sono delle aderenze tali, ohe per· mettono di arrivare all'ascesso senza aprire la cavità toracica. In altri casi esiste un essudato siero-purulento, così che l'apert11ra fatta può venire con vantaggio utilizzata per il drenaggio della pleura. Ma anche in q11ei casi, nei quali trovasi solo un liquido chiaro, sieroso, od anche nes· sun liquido, si possono unire i due foglietti pleurali per mezzo di una sutura impedendo così l'infezione della cavità pleurica da parte del pus che esce dall'ascesso. La cura consecutiva consiste nel miglioramento dello stato generale e nel cambiamento giornaliero di medicatura, nel primo periodo: Il lavaggio della cavità, che una volta s1 usava, è stato dimostrato Ruperfluo ; si è sempre riusciti ad assicurare un perfetto deflusso del materiale purulento a mezzo di un abbondante drenaggio. LEOTTA.

Gn caso di calcolo ombelicale. (J. R.

HARPER.

Tlie La1icet, 4176, 1903).

La letteratura del calcolo ombelicale è così mesehina che credo utile riportare il seguente caso. L'infermo, un uomo di 46 anni, nulla ha sofferto di notevole fino ai primi giorni del lt1glio 1902, epoca in cui si avvide per la prima volta che una zona di eczema umido circondava l'ombelico, dal quale venne fuori, una volta, una certa quantità di pus. La parte era indolente. Dopo circa 10 giorni, mentre sollevava una botte, urtò, violentemente il lato sinistro ; messosi in letto, nella regione iliaca · corrispondente fu riscontrata una vasta con· tusione, che fu curata con cataplasmi caldi. Dopo pochi giorni nella parete addominale si formò un ascesso e del pus di odore sgrade· vole venne. fuori dall'ombelico. L'infermo ra pidamente dimagrò, accusando forti dolori alla regione colpita. Il 26 luglio fu inciso ed evact1ato l'ascesso, che si estendeva dall'ombelico al legamento di Poupart di sinistra, ed in fondo alla cavità ascessuale, dietro il muscolo retto, fu trovato un calcolo della grossezza di una nocciuola. Il 25 agosto la ferita era cicatrizzata e l'in· fermo in breve tempo guarì. L'infermo stesso attribuisce la formazione del calcolo alla poca cura che ebbe della nettezz-a del suo corpo durante un lungo periodo, nel quale fu anche spesso costretto a restare vestito completamente per delle settimane. Il calcolo era formato da due masse irre:golari, di colore bruno, d·i consistenza cerea, di odore sgradevole. La più grande di esse misurava 14 millimetri di diametro e pesava centgm. 426; l'altra aveva un diametro di circa 8 millimetri ed un peso di centgm. 20. A queste due si aggiungeva un'altra massa rettangolare di mm. 12 per 7 a superficie molle e liscia. All'esame microscopico queste masse risultarono composte di piccoli peli, placche di colesterina, cellule epiteliali e q11alche frammento' vegetale (t). La formazione dì questi calcoli è dovuta all'accumulo delle suddette sostanze nella de· pressione ombelicale, l'orifizio della quale può essere . ostruito in seguito ad infiammazione locale. Dott. LEUZZI. (1) SHATTOCH ha descritto un caso in cui il .nu· eleo del calcolo era formato da 11na massa di sot· tilissime fibre di cotone.


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Th POLICLINICO

ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI R Es

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IX Congresso della Società Italiana di Ostetricia e Gineclogoia 17-20 ottobre 1903. II seduta pom. del 18 ottobre.

Guicciardi (Firenze). L e alterazio1ti place1itari dell' albu1ninuria gravidica. - Son queste le conclusioni alle quali giunge l' .A.: 1a Esistono sempre spe· ciali alte.razioni placentari nelle gravide albuminu· riche, quando l'albuminuria è l'esponente di una intossicazione generale materna, che si accomuna alla insufficienza epato-renale. 2a Si devono ritenere come caratteristiche delle placente albuminu· riche i focolai apoplettici, le estese emorragie con distruzione del parenchjma placentare. 3a Il primo elemento placentare interessato deve esser in ogni caso il t'ivestimento epiteliale dei villi corial;. 4a La cadztca assume in generale una parte solo secondaria per disturbi n11tritivi che l'obbligano ad una progressiva degenerazione. 5a Q11este alterazioni placentari sono costanti e si trovano nell'albuminuria, nell'eclampsia e negli stati tossici equivalenti (atrofia giallo-acuta del fegato). 6a Esiste lln certo rapporto fra l'entità delle lesioni anatomiche placentari e la gravezza dei sintomi clinici; alle placente eclampsiche appartengono i fenomeni emorragici distrut-· tivi, le caratteristiche lesioni recenti. 7a Il rapporto più volte constatato tra alb1i11iin1ir;a e 11zola vescico· lare è una prova di più in favore dell'origine delle intossicazioni gravidiche dal rivestimento sinciziale dei villi.

Pazzi (Bologna). Lçi prima centuria delle appl;cazio1ti del forcipe traente nell'asse del Pa.zzi. - L' .A. riepiloga le notizie da altri divulgate: sul suo istru· mento, presenta una statistica di 100 applicazioni del med~simo e giunge alle seguenti conclusioni: 1 a Che l'applicazione del suo forcipe traente nel1 asse è di applicazlone facile, sicura, alla portata di tutti. 2a. Che crede di poter affermare che l'azione del suo forcipe per razionalità ed efficacia sia superiore a quella ~ tutti i forcipi comunemente in uso. 3a Che le lesioni fetali nella prima centuria di applicazioni di questo forcipe sono ridotte al 13 per cento e quelle materne al 15 per cento. 4a Che la mortalità del feto assoluta ad~ebitabile al forcipe è del 3 per cento. 5a Che l'uso di questo forcipe lo farebbe degno di una più larga applicazione nella pratica clinica ed in quella privata.

Pazzi (Bologna). Corttr;buto istologico alla diagnosi dijfereJtZiale delle pseado-me1nbrane disJ1ie1iorroiclie e della dec;d1ia ziteri1ia del! a grav;da1iza ectopica. L'.A.. fa una minuta descrizione dei resultati delle sue indagini microscopiche fatte sulla decidua ute'16)

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rina da gravidanza ectopica, e sulle membrane dismenorroiche per concludere che l'elemènto diagno· stico differenziale è dato dalla infiltrazione parvi· cellulare predominante nella membrana dismenor· roica, dalla forma e dal numero delle cellule deciduali predominanti nella decidu;, uterina. Politi (S. Sostene). - Ricorda che in un suo la· voro, pubblicato nel 1902 e fatto nella clinica di Firenze, ha rilevato la presenza delle cell1tle deci· duali nella decidua uterina in un caso di gravidanza estrauterina n ei suoi primordi di sviluppo. Pazzi. - Ringrazia della conferma portata dal Politi alle sue conclusioni.

Politi-Flamini (Roma). Note e co1isiderazioni szii casi di « P lace1tta previa » osservati nell'zilti1no decennio nella Mater1iità d; San Giovann,i ;,,, Ro1na. Su 10,513 parti registrati nell'ultimo decennio nella Maternità diretta dal prof. PASQUALI a Roma si verificarono 100 casi di « place1ita previa » con una cifra minima di 4 casi su 1018 parti nel 189~ ed una massima di 16 casi su 723 parti nei primi otto mesi dell'anno corren1e 1903. Dopo dettagliata. illustrazioni statistiche l' A. riassume il suo lavor<> colle seguenti considerazion,i: l'intervento terapeutico veramente raccomandabile nella placenta previa consiste nella versione con manovre miste alla. Braxton-Hichs. e nell'abbassamento profilattico di un piede con o senza estrazione complementaret lenta, oculata, prudente; con questo mezzo il professor PASQUALI ebbe una mortalità fetale minima. ed lma materna nulla, la morbilità puerperale fu minima; l'abbassamento di un piede è una terapia profilattica che dà il più sicuro affidamento contro l'emorragia. e contro il pericolo di lacerazioni del collo, che, come è risapl1to, per molteplici ragioni SOJ}.O in caso di placenta previa non infrequenti. Serafini (Firenze). Dall'esame di 130 casi di pla· centa previa avvenuti nell'ultimo decennio nella Clinica fiorentina, si trovò raramente endometritepregressa, per lo più i casi si osservarono in pluripare: Conviene coll' .A. sulla frequenza dell'abort<> pregresso. L e presentazioni trasverse furono rare. Amadei (Milano). Domanda se dopo la versionealla Braxton ·Hichs si sia esperimentato nella l\iiaternità di Roma la trazione con pesi. Montnoro (Genova). Desidera notizie sui casi nei quali fu applicata la dilatazione artificiale, do· manda l'esito di questi casi e le eventuali lesioni riscontrate in q Llesti. Pestalozza (Firenze). Osserva che deb~ono andare assolutamente separati i casi in cui la placenta previa è un fatto clinico che si afferma con l'e· morragia dai . casi nei quali l'inserzione bassa della placenta si riscontrò solo all'esame deg)i annessi, senza che avesse avuto luogo in essi il fatto del· l'emorragia. Trnzzi (Padova). Ritiene che la versione alla


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SEZfONE PRATICA

Braxton-Hichs costituisca il trattamento migliore della placenta previa anche di fronte al ta.glio cesareo, dal quale non si è sicuri di avere neanche il feto vivo. Vitanza (Palermo). Nei casi di placenta previa non è sempre permesso un trattamento bla.n do; spesso il fatto clinico è cosi imponente che obbliga a ricorrere alla dilatazione manuale, al dilatatore Tarnier ed alla consecutiva rapida estrazione del feto col rivolgimento o col forcipe. Politi-Flamini (Roma). Nei casi della Maternità di Roma l'endometrite preesistente si trovò più frequentemente che in quelli della Clinica di Fi· renze. Il fatto endometritico era anche affermato in più della metà dei suoi casi da anomalie placentari di forma, costituzione e da fatti patologici placentari specie a carico della decidua . Nella sua statistica la frequenza delle presentazioni trasverse ha valore assoluto, perchè egli ebbe cura di eliminare i casi nei quali tal vizio di presentazione era attribuibile a cal1se indipendenti dal fatto dell'abnorme inserzione placentare. Con· Viene con il prof. P.ESTALOZZA sulla necessità di tener conto solo dei criteri clinici nel raccogliere una statistica di casi per venire a considerazioni terapeutiche. Nella Maternità di Roma non si è fatto mai uso della trazione a pesi per l'estrazione podalica. Dopo la Braxton-Hic.hs e l'abbassamento del piede si abbandonò il parto alla natura e si esegui la trazione manuale lenta sempre con buon esito. "' .Anche in qualche caso nella Maternità di Roma fu applicato il « Tarnier » con buon risultato. La dilatazione cervicale, manuale o istrumentale, secondo l' A., non ha . gran valore rispetto all'esito ottenuto nei singoli casi, il quale è meglio messo in relazione col rivo1gimento e colla condotta del· l'ostetrico nell'eseguire il successivo disimpegno del feto. Nella Maternità di Roma il tagl;o cesareo non fu mai eseguito per placenta previa. Il dott. Cristalli (Napoli) illustra 1i1z caso raro di associazione 1ieoplastica del collo ziterirto e di· mostra l'opportunità di iina szia proposta per u1za

nuova siste11,zazio1te delle 1teoplasie ziter;ne. Santi (Firenze). Sulla patologia del corpo luteo. - Conclude: 1. Il tessuto luteo può subire ipertrofia anche f11ori dello stato gravidico. 2. Esistono ematomi del corpo luteo, non grossi, le cui pareti hanno costituzione differente nei vari punti. Una buona parte di quelle neoformazioni descritte come corpi lutei, specie quelli rivestiti internamente da epitelio, non sono che resti del corpo luteo nel quale solo secondariamente il con· tenuto si è fatto ematico. 3. Come si distingue una degenerazione cistica

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dei follicoli dalle vere cisti follicolari, cosi devesi distinguere la degenerazione cistica del corpo lutee> dalla vera cisti del corpo luteo. 4. Le forme cistiche del follicolo corrispondon<> alle formazioni cistiche del corpo luteo. Ad esse è attribuito lo stesso significato; ess~ sono causate dagli stessi fattori. 5~ Sono da distingt1ere 4 tipi di cisti del corpo luteo: a) quelle rivestite internamente da connet· tivo; b) quelle rivestite internamente da tessuto luteo; e) quelle rivestite internamente da epitelio, che poggia direttamente sullo strato luteo; d) quelle rivestite internamente da epi- od endotelio che poggia sullo strato ll1teo per mezzo di un evidente strato di connettivo. 6. Nella genesi di queste cisti vi son partico· larità differenti per ogni singolo tipo. 7. La costituzione della parete cistica può esser differente nei singoli segmenti. 8. Lo strato luteo di queste cisti può subire le stesse fasi regressive del tessuto lt1teinico nor· male (~ibrosa e jalina). 9. La degenerazione può presentarsi contemporaneamente in uno stess0 strato luteinico in fasi diverse. 10. Gli ascessi del corpo luteo non sono che cisti del corpo luteo secondariamente suppurate. 11. Esistono tumori del corpo luteo benigni e maligni: i primi sono fibromi derivanti da trasformazione :fibrosa del coagulo di un ematoma del corpo luteo; i secondi, data la genesi connettivale del corpo luteo, sono da ascriversi fra i sarcomi. 12. I corpi lutei della mestruazione, come qt1elli gravidici, possono dar luogo a queste varie for· • • maz1on1. T1·uzzi (Pàdova). Domanda se l'A. trovò mai casi che accennassero a quella correlazione, sulla quale venne recentemente richiamata l'attenzione dal PICJ{, tra l'ipergenesi degli eleme nti luteinici del corpo luteo e lo sviluppo di mola vescicolare. Santi (Firenze). In un caso di corion-epitelioma in cui gli ovai erano cistici esistevan pure piccoli spazi cistici circondati da tessuto luteinico.

CJ1idicltimo (Firenze). Oq1ttrazio1ie nteri1ta e ce11trt 11iotori dell'utero. - Per suggerimento del profes· sore P.ESTALOZZA ha preparato un apparecchio il quale, applicato esternamente all't1tero, dopo laparotomizzato l'animale, ne r egistra le variazioni anche minime di volume senza determinare su di esso alcun trauma apprezzabile. L' A. ba principalmente esperimentato sulle cagne - e dei suoi studi presenta con un album di 10Z tracciati molte ed importanti conclusioni riguar· danti il profilo, la forma, la durata, il numero e (17)


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IL POLICLINICO

l'energia delle contrazioni, l'aumento reale massimo della circonferenza uterina sotto la contrazione, l e differenze di questa nei vari animali e nello stesso animale, il ciclo della contrazione l1terina fisiologica che divide in 4 periodi, la nessuna influenza della eccitazione delle circonvoluzioni cerebrali (nella zona motrice o fuori di essa) del cervelletto, del b11lbo sulla contrazione uterina, la influenza dello stimolo del midollo spinale non proporzionale all'e· nergia. della contrazione uterina, la necessità di ammettere l'esistenza di cellule ganglionari intrau· terine automotrici, il rapporto fra la contrazione l1terina, la pressione arteriosa e la temperatl1ra, l'in· fluenza della stimolazione del vago, dei dolori e traumi inflitti all'animale, l'azione della segale cor· nuta e suoi differenti derivati e preparati, della chinina, della morfina, della cocaina, della stricnina., della narcosi cloroformica, della antipirina, della caffeina, ecc.

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stocia deve esser considerata anche la hrevita del collo degli acrani. Campione (Bari). La brevità del collo degli acrani oltre ad essere causa di distocia può costitaire una difficoltà all' uncinazione delle ascelle. Ferraresi (Bologna). Più che la brevità del collo trova importante la sua rigidità, per cui testa e spalle vengono a formare come un segmento solo, rigido.

Ferraresi (Bologna). rJontribnto all'e»tatologia ostetrica. - Descritti i risultati delle sue osservazioni su 8 primipare della Maternità di Bologna in gra· vidanza e su 3 nel parto e nel puerperio, con· elude, affermando che la varieta dei fatti rilevati prova che il processo lochiale offre un contegno assai vario e quello degli P.osinofili resta, come in altri casi, oscuro. Non ebbe l ' A. casi di metrorragie da parto da mettere in confronto cogli eosi1iofili per indicare la esistenza o no di un rapporto col disfacimento di eritrociti. La jodofilia di grado discreto può invece esser messa in rapporto con processi bat_terici delle ultime vie genitali. Resta solo evidente la neutrofilia costante che nei pro· cessi rip_arativi delle ferite da parto trova spiega· zione soddisfacente come l'ipotesi che domina tutto il processo lochiale.

Fe1·ri e Lovini (l\'Iilano). I casi d'i1iversione ute· ri1ia aczita puerperale nella pratica della Gziardia Ostetrica, di Milal'tO. - Dalle osservazioni fatte sulle loro statistiche traggo_n o le seguenti conclusioni : 1. L'inversione uterina acuta puerperale è acci· dente legato quasi sempre alla impropria assistenza ostetrica prestata specie nel secondamento. 2. La pluriparità e la primiparità non hanno Simone (Oppido-Mamertina.). Le salpi1tf/O 01;ariti speciale importanza come causa predisponente a 1iella pratica gi'!1ecologica. - Fra le forme di anquesta affezione ; nessiti ricorda particolarmente quella osservata su 3. L'inversione uterina acuta puerperale è acci· una vergine, in relazione con fatti intestinali, gua· dente gravissimo che richiede soccorso immediato rita .c on un conveniente trattamento di una gastro· per combattere la grave anemia acuta, il grave enterite cronica. Crede che non sia facile la dia· collasso, il quale anche senza emorragia p11ò esser gnosi differenziale delle varie forme di annessiti. fatale; Non crede che la concomitanza di fatti gonococcici 4. Con un soccorso immediato è possibile in vaginali, uretrali, della glandola di Bartolini afogni caso l'interv~nto con manovre manuali, che fermi sempre per la ugual natura di una esistente sarà agevolato dal previo distacco della placenta. annessite, per quanto sia ammesso che le infezioni L'iniezione di ergotina e lo zaffo utero-vaginale giungano agli annessi per la via della mucosa per nella grande maggioranza dei casi servo11:0 bene continuità.. Il bacillo di Koch, crede l' .A.., che piut· contro il ripetersi della inversione e contro l'emor· tosto arrivi alle ovaia per via linfn,tica. • ragia. Non osservò casi di concomitanze annessiali me· Luzzani (Como). In due casi di inversione ute· tastasiche nelle freql1enti forme di febbri eruttive J.~ina osservò che la placenta era inserita sul fondo (vaiuolo, scarlattina, morbillo) da lui curate. Ha '0 l'inserzione del funicolo era centrale. Quest~ con· invece osservato forme annessiali con i fibromi. ... dizione di cose, pensa l' A., deve agevolare l'inver· Per la cura crede convenga esser certi dello sione. stato: acuto, parossistico o cronico, nel quale si Marocco (Roma). Domanda quanto tempo dopo trova l'annessite. Ricorda in proposito il dottrinale l'inversione abbia avuto luogo l'intervento. del Doleris - e per quanto riguarda la terapia le Pazzi (Bologna). Insiste sulle proprie idee circa . opinioni di SEGOND, del BERTAZZOLI, del TRUZZI, la necessita di ammettere una deficente architettura del LÈl}lJEU, del MoNOD e del TREUB per riferire le cure da lui fatte in ogni caso. dell'utero nei casi d'inversione. III seduta pomeridiana del 19 ottobre 1903. Ferri (Milano). Anch'egli osservò l'inserzione pla· (}entare sul fondo. L'intervento ebbe luogo in gene· Alfieri (Parma). It contenato itz ferro del san.gu.e rale dopo mezz'ora-un'ora dall'accidente. delle gravide, delle puerpere e dei 11.eo1iati i11, co1idiFer1·aresi (Bologna). Presenta delle tavole per zio1ii 1ior11tali e patologiche. - L'A. fece le sue ricerche• su 211 casi. dimostrare il 11iecca11is11io del parto 1zell'acrania. Le prime ricerche furono dirette a determinare Bertazzoli (Milano). Nota che come causa di di(18)


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smroNE PRATICA

il contenuto in ferro del sangue delle donne sane all'infuori dello stato puerperale (30 osservazioni). Dall'esame comparativo· fatto su 29 gravide negli ultimi mesi di gestazione risultò all'A. l'esistenza di una iposiderosi ematica gravidica parallela alla ipoglobulia ed all'ipocromia gravidica. Uguali ri· cerche fatte anche sulle stesse donne in puerperio stabilirono che il contenuto in ferro subisce nal decorso del puerperio normale oscillazioni si mili a quelle del contenuto emoglobinico e globulare, raggiungendo i suoi valori più bassi subito dopo il parto per aumentare in seguito fino a superare (1;}-22 volte) alla fine della prima settimana anche le cifre ottenute in gravidanza. L' A. fece aD:che delle ricerche sulle gravide e puerpere anemiche (21 casi) (anemie a tipo clorotico e pernicioso). I limiti trovati entro i quali oscilla in qt1esti casi il content1to in Fe., il suo valore minimo ottenuto coincidono con quanto venne osservato da altri at1tori per forme simili fuori di gravidanza. Esaminò infine l' A. il sangue di 36 bambini nati da donne di cui in gravidanza era stato praticato l'esame nel modo indicato. Come BIDONE, GARDINI, MERLETTI e FERRONI avevano rilevato per il valore citometrico ed emometrico, cosi per il valore fe1·rometrico del sangue fetale, l' A. trovò che deve ammettersi una certa relativa indipendenza dal sangue materno. La differenza fra il contenuto in Fe. del sa.ngt1e del feto e quello della rispettiva madre raggiunge i suoi valori più elevati nei casi di anemia. Il sangue fetale contiene sempre una quantità di ferro superiore a quella della rispettiva mac.lre, ma per quanto elevato il valore ferrimetrico è sempre al disotto dell'alto valore cromometrico del sangue del feto. .

Pinzani {Pisa). Oo1itribz:ito cli1tico alla etiologia ed alla terap;a dell' ecla1npsia puerperale. - Dall'enorme frequenza con cui si è manifestata l'eclampsia puerperale nella clinica di Pisa durante gli anni scolastici 1901-1902-1903 (.18 casi su 542 donne = 1: 30. 11) 3. 22 per cento e specialmente dai primi 10 casi della serie, tutti occorsi in poco più di 5 mesi su 167 incinte e puerpere ammesse in Clinica (1 ~u 16. 70 = 5. 99 per cento) l'A. è indotto a pensare se la ragione i;tj'ettiva non possa almeno in questi st1oi casi aver valore etiologico, molto pit\ che per non poche considerazioni egli è costretto a non dare troppa importanza nei casi suoi alle infl11enze meteorologiche. Considera tale supposizione in rappor.Jo all'insorgenza ed al succedersi dei casi osservati, fino a distinguere tre diversi periodi di frequenza epide· mica nei casi di eclampsia occorsi nella sua Clinica. Nota che in due modi differenti l'infezione po·

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trebbe esser stata causa dell'eclampsia: o microorganismi speciali hanno dato prodotti non solo convulsivanti, ma anche capaci di svolgere azioni per le qt1ali restano spiegati i sintomi clinici e le alterazioni anatomo-patologiche dell'eclampsia; op· pure l'ir;tfezione ha solo valore determinante, alterando gli organi destinati all'at1todifesa, ed ha così favorito l'accumulo di prodotti tossici d erivanti o dalla donna o dal feto o da entrambi arl un tempo. Per quanto riguarda la terapia l' A. in 14 dei 18 casi di eclampsia ha impiegato il varatru,11t vir;de: una volta per via buccale (20 gocce al giorno di estratto fluido - 40 in tutta la cura), in 13 volte per via ipodermica (3 eme. al giorno - in tutta la c11ra d'ogni caso. da 1 a 5 eme. e mezzo di estratto di fluido). Il minuto esame di tutti i casi trattati con questa medicazione persuase l'.A. che non si debba tenere in gran conto il pessimismo rist1ltante dalle esperienze dell'uso del veratro sugli animali e dipendente secondo egli pensa dal fatto che in queste prove non fu posta una distinzione n&~ta fra gli effetti della dose tossica e quelli della dose terapeutica del rimedio (esperienze di CHIDICHJ:l\ro), Pazzi (Bologna). Propone di sostituire il nome di eclawipsia pzterperale con quelli più propri, secondo lui, di 1neterecla11tpsia (ecla1nps;a della 11iadre in gravi danza, in parto ed in puerperio) e di eclampsia /'eta le. Egli raccolse 3000 lavori italiani e stranieri su questo argomento dell'eclampsia e propone che altri faccia uguali raccolte bibliografiche sui più impor· tanti argomenti della specialità. Dai suoi studi e dalle sue osservazioni cliniche trasse la conclusione che il momennto etiologico della eclampsia - così detta puerperale - debba essore ricercato nella gravidanza. La biochiniica scoprirà il veleno pro· prio della gravidanza t1nico capace di produrre il quadro della eclampsia e tutte le altre cause oggi in onore entreranno nel novero delle cause determinanti. Considerando che l'accesso eclampsico è quasi riservato all'ultimo periodo della gravidanza, emette l'ipotesi che in questo periodo la diminuita autodifesa della madre contro il veleno gravidico sia in relazione col processo di atrofia dello strato gla~dolare placentare che si osserva nell'ultimo periodo della gravidanza. Ricorda anche la speciale sua teoria emessa fin dal 1897 a spiegare la metereclampsia e cioè che il veleno gravidico dipenda da uno speciale stato elettrochimico del sang11e contenuto nel sistema lacunare utero-placentare e del villo coriale, consi· derando l'ambiente utero-placentare come una pila elettrica nella quale il sangue è il liquido e gli strati ·e piteliali del corion sono gli elementi. Vitanza (Palermo). Per l'et~ologia dell'eclampside (19}


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preferisce la teoria dell'insufficienza epato-renale. Ammette il passaggio delle tossine dalla madre al feto. Politi (Sostene). Domanda all'A. se nelle espe· rienze st1l veratro ·verde tenne conto anche della pressione endovasale e se questa procedeva di pari passo colla freq11enza del polso. Alfieri (Parma). Più volte nella clinica di Parma fu llsato il veratro con un solo caso di morte. In 11n caso di eclampsia verificatosi gravissimo due ore dopo il parto, si ebbe vomito accentuato dopo l'uso del veratro e cessazione degli accessi dopo la seconda iniezione. Chidicl1imo (Firenze). Ringrazia il prof. PINZANI per l'accenno fatto nella sua relazione alle ricerche sperimentali da lui compit1te : riconosce che forse l e conclusioni cui egli era arrivato colle sue espe· rienze circa il veratro veooe furono troppo azzar· date. Si è formato però il concetto che il veratro debba sempre essere ...usato con cautela. Pasquali (Roma). Non può essere persuaso della teoria che farebbe dipendere l'eclampsia da ragione infettiva. Nella sua clinica egli non ha mai isolato le eclamptiche e non ebbe mai trasmissioni del f::itto . conv11lsivo. Ricorda circa il veratro verde che già fin dal Congresso di Ginevra (1896) rivendicò a sè la priorità in Italia sull'uso del veratro, da lui espe· rime11tato appena venne preconizzato in America. Trovò utilissimo il far1naco in un caso in cui v'era congestione polmonale. Crede opportuno indagare il meccanismo di azione anticonvulsinante del ri· medio - ritiene in ogni modo che non si debba mai trascura.re la cura ostetrica - cioè lo svuota· mento dell'utero. Serafini (Firenze). Domanda come il prof. PINZANI spieghi che l'eclampsia sia più comune nelle pri'm ipare, e quale relazione possa a'rersi fra questi fatti e la teoria infettiva d ella convulsione. ltla1·occo (Roma). Racconta. come in un caso ipolto grave il veratro a ll1i non portò buon effetto; tentò allora l'ipedermoclisi e ottenne subito il de· siderato miglioramento. llelcl1iorre (Atri-Teramo). Quando era nella Cli· nica di Roma - vide che il prof. PASQUALI aveva gran vantaggio dall'ipodermoclisi. In proposito egli p11bblicò una breve nota sul Policlinico. Pestalozza (Firenze). Nella sua Clinica ha spesso esperimentato l'uso del veratro; ne ha tratto la con· vinzione che esso sia utile ma non sufficiente ri· 111edio per l'eclampsia; preferisce aggiungervi la solita tera.pia (salasso-ipodermoclisi). Il veratro ha certo azione anticonvL1lsionante, ma va usato con ' gcan prudenza. Ricorda un caso, già riferito alla Società Toscana di ostetricia e ginecologia, nel quale dopo l' l1so del veratro l a donna stette peggio, ebbe -vomito intenso e morì . • Bertazzoli (llilano). Non riconosce al ' reratro azione alcuna antitossica ; crede anche egli ne (20)

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abbia una. anticonvulsionante. Non fu molto incoraggiato dall'uso che fece del rimedio. Ebbe invece ottimi risultati dal salasso, coadiuvato dall'ipodermoclisi e dallo svuotamento dell'utero. ·Pinzani (Pisa). La eziologia infettiva della eclam· psia fu da lui ammessa come un'ipotesi, alla quale 1 fu quasi persuaso dalle osservazioni fatte nella sua clinica dove l'eclampsia parve prendere il carattere epidemico. Al dott. SERAFINI fa notare che le pri· mipare sono più esposte a tutte le infezioni, come ad esempio a quella puerperale. Per le osservazioni rivoltegli circa la cura del· l'eclampsia riconosce che il veratro è un veleno potente e va t1sato a piccole dosi, ma ciò non deve dissuadere dall'usarlo con prudenza per averne i risultati buoni che molti come lui ebbero. Esso non avrà azione antitossrca diretta, ma certo, aumen· tando la pressione epatica e venale, provocando sudore, vomito, diarrea, deve avere azione anche disvelenante. Anche egli riconobbe l'utilità di as· sociare al veratro i e.oliti mezzi di cura, special· mente l'ipodermoclisi. Al dottore POLITI SoSTENE dice di non aver fatto osservazioni sfigmografiche, ma rimanda per esse agli studi del CHrDICHIMO che trovò aumento della pressione e diminuzione della frequenza del polso.

Montnoro (Genova). La dilatazione 11iecca11,ica

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1rtediata del collo 11teri1io integro col 11ietodo Boss;. - La dilatazione meccanica immediata di un collo uterino integro si può spiegare con due fattori: meccan,ico l'uno, di11,a1nico l'altro. Il fattore 11iecca1tico esplica il suo mandato, ba· sandosi sulla proprietà che ha una forza continua di raggiungere subito il suo li1nite di elasticità, sullo sviluppo gradt1ale della forza deformatrice e sulla distribuzione di essa dall'alto al basso. . Il fattore di1tctwtico basato sulla proprietà di risvegliare, eccitare, mantenere energiche, potenti contrazioni uterine assic11ra un andamelfio fisiolo· gico ad un'operazione solo apparentemente brutale. Nella fusione armonica di questi due fattori, noi troviamo, dice l' A. le ragioni dei successi del parto forzato strumentale che con Bossi s'inizia, successi che contrastano mirabilmente con gli infausti risultati dell'antico parto forzato. Vitanza (Palermo). In certi casi per __ certi colli uterini non vale alcun dilatatore e convien far ricorso alle incisioni profonde del collo stesso. Raineri (Vercelli). Ideò anche egli un dilatatore, ma pur riconoscendo i vantaggi della dilatazion0 strumentale non è però entusiasta di queste manovre per gli inconvenienti non rari cui possono dar luogo~: rottura del sacco, sostituzione di presentazione, ecc. Montuo1·0 (Genova). Non crede di aver dimostrato per la dilatazione meccanica strumentale soverchio e condannabile entusiasmo. Egli pervenne alle con· •


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didi risultati. Era quanto bastava perchè mi ece elusioni surriferite solo per l'esame dei risultati dei accingessi a sperimentare il nuovo metodo lor. casi clinisi osservati ne]la clinica del Boss1. Lastaria (Lucera). I risaltati fn11,;iio1iali dell'aspo r- con speranza di successo. Ed ecco senz'altro am. tazione dei due m. pettorali 1iell'estirpazione del can· i due casi occorsimi. aie ero 11ia1n1nario. - Assente l' A., la breve nota vien CAso I. - F. G., d'anni 40, contadino, da sua letta dal segretario CovA. Giave. Ebbe gli esantemi dell'infanzia e quasi ere Dalla lettura si apprende che l'A. è patrocina· tutti gli anni nella. stagione estiva febbri mari· tore della completa demolizione dei muscoli petto· lariche leggere. Non ha mai sofferto morbi me rali per meglio assicurare l'asportazione della rete venerei, nè presenta traccie di sifilide. Ahi· linfatica dipendente da una mammella cancerosa. tando in luoghi umidi ed esponendosi, "Qer il suo mestiere, a cause reumatizzanti, ebbe a ~l· Sono presentate le fotografie di una donna operata soffrire dal 1895 di poliartrite reumatica. secondo i concetti prima espressi dal MEYIDR e 0 Nell'ottobre 1900 all'apparire dei primi ri:re daR'HALSTED secondo i quali il sacrificio dei due _ gori in vernali, cominciarono a risvegliarsi i i pettorali è reputato necessario n ella estirpazione dolori articolari, aumentando grado a grado on del cancro mammario. d'intensità, fino a rendergli impossibile il n· Lastaria (Lucera). Note di gi1iecolo,qia operativa do aàdonti1iale. - Il segretario CovA (essendo assente Ile l' A.) legge una nota su questo tema, che è una il· is· lustrazione di undici operazioni laparotomiche fatte tl· in un caso per asportare un fibroma uterino e in IB dieci casi per lesioni annessiali. Nove di tali ope· .e, razioni furono seguite da guarigione, due dalla 1e morte delle operate, dovuta in un caso a setticemia la puerperale e nell'altro a coesistenti fatti intestinali (sigmoidite). Dott. C. MICHELI.

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OSSERVAZIONI CLINICHE

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: 1Contrib11to alla cu1·a tlel reumatismo articola1·e c1·onico colle iniezioni endove1· nose di iodio per il dott.

EU GENIO LUPINO.

Fin da quando nel n. 9, anno VII, del Policlinico, lessi la memoria 1a dell'egregio dot. tore L. M. SPOLVERINI su un nuovo metodo · di cura colle iniezioni endovenose di iodio •metallico, ed appresi il proposito· dell'autore di\ applicarlo nella cura della sifilide, della ... t scrofolosi e del reumatismo articolare cronico, ·sorse in me vivissimo il desiderio di speri1 mentare questo nuovo ritrovato tarapeutico in diversi ammalati di poliartrite reumatica cronica, nei quali tutti gli altri metodi c11rativi riuscirono vani. Attesi quindi la 2a. memoria comparsa n ei numeri 44 e 48, anno VIII, del Policlinico, sezione medica, nella quale riportava gli esiti avuti, operando su 5 bambini e 4 adulti. Dei primi, 4 erano affetti da peritonite tubercolare ed 1 da linfo e perilinfo-adenite tuber..r colare ; dei secondi, 2 soffrivano di reumatismo articolare cronico, 1 di sifilide cerebrospinale ed uno di malaria cronica e lue sifi.. litica, ottenendo in tutti e nove i casi splen-

lavoro ordinario in campagna. Gli fu allora prescritta una cura di ioduro . di potassio ad alte doai Per più me8i, co_n rara costanza, fece la cura, fino a che stanco e sfiduciato non · avendo avttto alcun serio vantaggio da detto rimedio, lo abbandonò e si mise a letto, dove lo visitai nei primi di agosto del 1901. St~to presente. - Uomo di statura media, colorito pallido, sviluppo scheletrico normale, masse muscolari bene sviluppate, pannicolo adiposo scarso, stato delle glandole n ormali. Niente si riscontra di patologico all'esame dei polmoni e del cuore . Fegato normale, milza leggermente ingrossata in seguito alle febbri malariche sofferte. Niente a carico dei sensi specifici, sensibilità e riflessi normali. Apparato gastro-intestinale integro. Da due mesi trovasi a letto in preda a do· lori articolari che gli tolgono il riposo e che gli impediscono qualunque movimento. Giace in decubito ventrale; invitato a giacere sul dorso, eseguisce i movimenti richiesti con estrema lentezza emettendo gemiti strappati dal dolore urente fortissimo a t utte le articolazioni degli arti, ma più all'articolazione coxo femorale di destra . All'ispezione non si nota altro che un leggero gonfiore ai polsi ed ai malleoli. L'infermo accusa forte dolorabilità alle articolazioni scapolo-omerali, a quelle del gomito ed alle dita; agli arti inferiori dolori alle ginocchia, ma l'articolazione che più è offesa è, come dissi, la coxo-femorale di destra. I vi ognì leggero toccamento è insopportabile. Giace in decubito ventrale, perchè a questo modo con dei cuscini dispo.sti ai Jati della gamba offesa e su cui poggiano le coperte ha pot11to formarsi come una doccia che protegge l'articolazione dalla pressione di esse. Questi dolori rimangono assopiti durante il riposo. I movimenti attivi e passivi difficilissimi, quasi impossibili Propongo le iniezioni endovenose di iodio. Diario. - Giorno 21 agosto. Previa disinfezione accurata della piega del gomito con abbondanti lavaggi di acqua saponata tiepida, quindi di acido fenico al 5 °/0 e poi di etere . l21}


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e previa sterilizzazione accurata della siringa pratico nella mediana cefalica di destra una iniezione di 10 eme. della seguente soluzione: iodio puro gm. 1, ioduro di potassio gm. 5, acqua distillata e sterilizzata gm. 100, spingendo lentissimamente il liquido. L'operazione è sopportata benissimo. Il paziente ac· cusa un dolore leggiero che come un cordone va dalla piega del gomito in alto fino all'ascella, ma meno forte di quanto si aspettava. 22 agosto. - L'infermo ha fiducia che questo método curativo deve guarirlo, poichè, seb· bene i dolori articolari non sieno scema ti, pure nella notte ha potuto dormire relativamente bene, come non gli capitava da parecchio tempo. La v.ena nella quale fu praticata la prima iniezione, presentasi ingrossata, dura al tatto, ma indolente. Pratico la seconda iniezione, questa volta di 15 eme., nella mediana cefalica di sinistra. Tutto procede be· • • n1ss1mo. 23 agosto. - L'infermo dice d'aver dormito bene e di poter eseguire qualche movimento con le braccia; in più non gli produce che un leggiero senso di f'a stidio la _pressione delle coperte sull'articolazione coxo-femorale destra. Terza iniezione sulla mediana basilica di destra. L'infermo appena tolto l'ago accusa un dolore vivissimo in corrispondenza del punto d'innesto che io attribuisco a qualche goccia del liquido sparsa nel connettivo sottocutaneo; dopo una mezz'ora, il dolore scom .. pare. 24 agosto. - Trovo l'infermo in decubito dorsale; scomparso il gonfiore dei malleoli; possibili i movimenti delle mani e delle braccia, diminuiti di gran lunga i dolori, non grida più. dorme benissimo, e si gira con difficoltà sì, ma senza aiuto sul letto. Le vene iniettate son tutte dure, ma indolenti. Quarta iniezione nella mediana basilica di sinistra, sempre di 15 eme. 25 agosto. - L'infermo mi chiede il permesso di alzarsi perchè non sente più dolore; altro che all'articolazione coxo-femorale, ma in grado leggiero. L·o invito a pazientare ancora per qualche giorno, intanto pratico la quinta iniezione nella vena in cui fu praticata la prima ; essa mostrasi permeabile, il liquido scorre benissimo. 26 agosto. - Vado molto tardi a visitare l'infermo e lo trovo alzato; dice di sentirsi benissimo, solo molto debole e la deambula· zione difficile per la dolorabilità all'articolazione più offesa. Sesta iniezione. 27 agosto. - :\! iglioramento sempre crescente. Settima iniezi.one. 28 agosto. - . L 'infermo si dice guarito per cui a stento lo decido a lasciarsi praticare i' ottava iniezione che eseguo. Il F. si rimise b enissimo e dopo pochi giorni riprese le or· dinarie occupazioni. Sono trascorsi circa due anni da detta cura e non sofferse più dolori reumatici come per lo passato. t22•

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CAso II. -

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S. A ., di anni 64, contadino, da C. Ha moglie e figli che godono ottima salute. Fu sempre sano fino a 12 anni fa, epoca in cui cominciò a soffrire di dolori ar· ticolari . accompagnat~ da febbre .piuttosto alta. Gli furon prescritte delle cartine di sa· licilato di sodio in seguito alle quali scom· parvero per riapparire l'anno appresso e così di seguito tutti gli anni con intensità sempre crescente. L'infermo sei anni fa si accorse che l'elasticità delle sue membra diminuiva le articolazioni delle dita diventavano dure, rigide e dolenti, la colonna vertebrale non si prestava più a tutti i movimenti che il lavoro di contadino richiedeva, cominciava a diven· tare inabile. Consultò diversi medici i quali gli prescrissero ioduro di potassio ad alte dosi e bagni termali. Fece questi per diversi anni consecutivi senza trarne gran giovamento. Cominciò pure la cura dell'ioduro, ma con tale negligenza, ponendo fra, un periodo e l'altro di cura intervalli di tempo così lunghi che l'azione terapeutica del rimedio rimase pienamente annUllata. Intanto la difficoltà dei movimenti divenne sempre maggiore, la rigidità e deformazione delle articolazioni delle dita sempre più forte, cosicchè da tre anni trovasi in casa, in preda a dolori f ortissim i, a febbri continue, insonn~,dimagrendo e attendendo la morte quale unico sollievo ~sooim~i. · S ta to presente. - Uomo di statura media, colorito pallido, masse muscolari floscia, ·pannicolo adiposo scarsissimo, stato delle glan· dole normale. Polmoni lievemente enfisema· tici, aia cardiaca ingrandita, toni normali. Niente a carico del fegato e della milza, le funzioni ·gastro-intestinali procedono bene, urina normale. Esame delle articolazioni. - All'ispezione si n ota tumefazione dei gomiti, ma pi1\ dei capi articolari delle ·mani e delle dita, queste sono rigide ed in continua estensione. I movimenti attivi e passivi di tutte le articolazioni sono difficili e provocano dòlori. L'infermo si sente come irrigidito. Preferisce stare a letto e continuamente nella stessa posizione. Qualche giorno, cedendo alle insistenze della famiglia si alza, per stare tutta la giornata sdraiat.o per terra. Non fa che camoiar giaciglio. E impossibile la chiusura attiva del pugno, passivamente si riesce ad avvicinare fino quasi a far toccare i polpastrelli delle dita alle eminenze tenare ed ipotenare. Eseguendo questi mov:ime~ti si ha una s~~sazione ~di­ tiva e tattile d1 un forte crep1t10 che viene benissimo percepito dallo stesso infermo. Agli arti inferiori le stesse alterazioni che ai superiori. Ginocchia e piedi ingrossati; la deambulazione è impossibile. La colonna verte· brale rigida e dolente. Normali i riflessi, i sensi specifici, la sensibilità generale. Ha pochissimo appetito,


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SEZIONE PRATICA

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· dorme quasi niente, essendo tormentato da dolori continni. . Propongo le iniezioni endovenose di iodio con l'intento di rendergli la vita sopportabile, diminuendo i dolori e migliorando pos· sibilmente lo stato generale. Diario. 2 marzo. - Prima iniezione di 10 cc. della soluzione adoperata sull'altro infermo. Non avevo ancora finito l'operazione che l'infermo impallidisce e perde i sensi. Tolgo subito l'ago, pratico inalazioni di etere, ed il paziente riacquista i sensi accusando un dolore insopportabile a tutto il braccio. Sulle prime penso alla formazione di qualche embolo clie avesse provocato una catastrofe, ma poi mi spiego il tutto col fatto che l'amma· lato, mentre spingev<> nella vena il liquido, fece un lieve movimento, in seguito al quale l'ago uscì dalla vena e la soluzione si sparse nel connettivo sottocutaneo. L'azione irritante e caustica del rimedio in quell'individuo debolissimo deve aver prodotto tale una dolo· rabilità, da determinare quel passeggero deliquio. . 3 marzo. - L'infermo non ha risentito alcun beneficio dalla prima iniezione. Il dolore al braccio ha continuato per più ore. Del resto nessun tatto locale consecutivo. Seconda iniezione sempre di 10 cc. Questa volta l'opera· zione riesce benissimo e l'infermo non accusa altro che un leggiero senso di bruciore lungo la vena. · 4 marzo. - Trovo il paziente contento di aver passata una not.te abbastanza calma, ha dormito per più ore, si sente riposato e per la prima volta, dopo diversi anni, ha chiesto da mangiare spontaneamente. Le vene iniettate dure, ma indolenti; terza iniezione di 15 cc., tutto andò bene. 5 marzo. - Le condizioni dell'inf'ermo migliorano e i dolori sono diminuiti, i movimenti diventano possibili, l'appetito cresce, diminuisce il gonfiore. Quarta iniezione. 6 marzo. ·- Ha riposato tutta la notte e questa mattina conta d'alzarsi. Si avvede che il suo corpo va acquistando una certa elasticità, si muove sul letto da solo e provandosi a chiudere i pugni, riesce già tanto da poter afferrare qualche oggetto. Quinta iniezione. 7 marzo. - L'infermo migliora sempre più. Sesta iniezione. Verso la fine dell'operazione ricevo un urto per il quale l'ago fuoriesce dalla vena. Non essendomi accorto in tempo del fatto, svingo il resto della soluzione fra i tessuti. S1 forma una bozza, l'infermo grida per il dolore · acutissimo, e dopo poche ore tutto il braccio è enormemente gonfio. L'infermo non ha più voluto continuare la cura. D<;>P.o pochi giorni tutto ritorna allo stato prim1t1vo. Quanto mi ero proposto prima della cura l'ho ottenuto. Il S. ha continuato a migliorare nelle condizioni generali. I dolori sono completamente scomparsi, resi possibili i mo·

vimenti di tutte le articolazioni per cui può camminare. V a qualche volta in campagna, non lavora, ma sorveglia le cose sue. L'idea geniale del sommo clinico di Roma ha trovato un'altra applicazione colle inie.. zioni endovenose di iodio metallico. Dal 1889, epoca in cui il BACCELLI introdusse in terapia questo nuovo metodo, nella cura della malaria grave e perniciosa ottenendo qua.si il cento per cento di guarigioni, ad oggi, una serie infinita di clinici insigni e di medici valenti ha, con ottimo successo, impiegato questo metodo a sollievo dell'umanità sofferente. Svariati fur.ono pure i medicinali introdotti nel corpo umano per la via delle vene. BACCELLI stesso nel 1892-93 usò il sublimato corrosivo nei casi di sifilide cerebrale, nella erisipela e nelle ±'orme settiche. Il R1v A nel 1895 usò il ferro nella clorosi. Lo ScLA vo, il siero anticarbonchioso nella pustola maligna. Il dott. GAGNONr, il siero Behring nella difterite. ARRONS e J EANBRAN, lo zucchero di canna che ritengono utile nelle affezioni renali, nel1' anuria e specialmente nell'anuria riflessa, per il potere diuretico che esso ha. MArGRIER, il siero artificiale nelle emorragie puerperali. MARIANI, l'ossigeno nelle dispnee gravi, e molti e molti altri fino all'uso dell'iodio n~lle affezioni tubercolari, sifilitiche e reuma· tiche per il dott. SPOLVERINI. Tutti indistintamente ebbero a lodarsi del metodo endovenoso nella cura delle diverse affezioni contro le quali fu impiegato. Dai due casi suesposti non posso certo trarre conclusioni decisive ; posso soltanto dire che nelle poliartriti reumatiche ad andamento cronico, quando siano esperiti tutti gli altri mezzi curativi, senza aver avuto vantaggio di sorta, si dovrebbe ricorrere alle iniezioni endovenose iodo-iodurate, sia per la rapidità d'azione, superiore a quella di qualsiasi altro rimedio, come per la facilità della. tecnica e per essere un mezzo alla portata di qualunque medico condotto. Gia,Te, 1° git1gno 1903.

(23)


1688

O SPEDALE S ANT'ÀNDREA IN MASSA MARITTIMA

Una 111odificazione nella tecni~a delle operazioni articolari nel gon1ito p .~ r

il dottore CARLO

MARIANI,

chirurgo-direttore.

Operai, or non è molto, un caso di resezione del gomito, per lussazione inveterata postero-interna del cubito e del radio, ed in essa usai di una modificazione molto semplice ed utile e che non ho notizia sia stata proposta. La modificazione consiste nel sezionare il tendine del tricipite colla comune incisjone a Z, o alla BAYER., che si adopera per gli allungamenti tendinei, e nel suturarlo allungato, dopo che fu espletata l'operazione articolare. Nel mio caso cominciai cQlla incisione a baionetta dell'OLLIER, poi divisi il tendine del tricipite nel modo detto; però è ovvio com9 ciò si possa praticare con qualunque incisione posteriore. Riuscendo impossibile nel mio paziente la riduzione dei capi articolari, in causa di una frattura del condilo omerale esterno, ridotto allo stato di sequestro e che dovette essere asportato, scavai una nuova troclea nel condilo interno del1' omero e foggiai la grande cavità sigmoide del cubito in modo da poter funzionare. Resecai infine il capitello del rad.io, che impediva un po' i movimenti di :flessione e da ultimo tolsi il nervo cubitale dalla sua nicchia e lo collocai pitì. infuori. Suturai il t endine del tricipite col catgut all'iodio (1), come nel rimanente dell'opera· zione, ed il risultato fu oompleto. Dopo 20 (1) Colgo questa occasione J:>er. d.ire eh~ il catgut all'iodi o mi contin11a a dar e ott1m1 risultati. Facendo seguito ad una mia n ota precedente in questo giornale (9 maggio .1903), po~re.i aggiunger e . alle operazioni allol'a ci tate molt1ss1me altre. Fra le op erazioni addominali eseguite collo st esso catgut n e citer ò solo alcune ch e, p er esser e fatte sopra or gani delicatissimi, p ossono più efficacem~nte pro· vare la bontà del materiale di sutura e cioè : una estirpazion e totale di cisti della testa del p a~creas : tre ap pendicectomie: llna gastro-enter ostom1a alla von Hacker colla sutura; in tt1tte ott enni ch iusu r a per prima delle p ar eti a ddominali, c?n esito ~ril: lante. Niente dico delle molte e s olite oper aziom minori che tu tte pure n on lasciarono nulla .assolu: tamente a desider ar e riguar do ~l m ateriale di s11tura. 24)

J.AN~O

IL POLICLINICO

IX, F .ASC. 53]

giorni il bimbo già poteva compiere volontariamente i primi movimenti articolari, e presentemente esegue la :flessione e l' esten.sione quasi nella normale loro misura, tanto da non sembrare neppure che abbia subito una operazione lesiva· sullo scheletro. Le considerazioni per le quali sostituii la sopra detta modificazione alle notA incisioni per il distacco del tendine del tricipite (mcisione trasversa, distacco sottoperiosteo, di· stacco dell'olecrano, incisione obliqua di Doyen, incisione longitudinale di Tillaux, incisione trasversa parziale di Cavazzani) sono le seguenti: 1° apertura rapida e completa dell'articolazione nel suo lato posteriore, e successiva sutura facile e senza trazione del tendine del ·tricipite; 2° possibilità, nei casi adatti, di ottenere un abbastanza rapido ristabilimento funzionale . del tricipite; 3° guarjto l'infermo ed abbandonato a sè stesso, per ciò che riguarda la ginnastica post-operatoria, è vantaggioso che nell'equilibrio dei mt1scoli che azionano l'articolazione stessa, prevalgano per un certo tempo le forze di flessione a quelle di estensione; 4° nella sindesmotomia a cielo ~scoperto per la rid~zione di lussazioni inveterate del gomito, l'incisione a Z del tendine del tricipite, con successiva riunione in a.l lungamento, è operazione più precisa e conservativa della tenotomia del tendine stesso. Per tali ragioni mi sembra che l'incisione e la sutura del tendine del tricipite, nel modo che sopra è detto, possano essere effettuabili sempre con vantaggio in tl1tti quei casi nei quali si miri, dopo l'operazione, al ritorno delle funzioni articolari. Prof. V. PENSUTI

S11lle nevrosi dello stomaco ~

Vo lu11ietto i11,-8° grande, Lire 2. 60

a- Indirizzare cartolina-vaglia alla e Società Editr ice Dante Alighieri •

ROMA.


(ANNo IX, FAsc. 53]

1689

SEZIONE PRATICA •

NOTE DI MEDICINA SCIENTIFICA Significato della sifilide nella patogenesi della tabe. In questo lavoro il dottor FRIEDLAENDER (TJterap. Moltatslt., aprile 1903) sviluppa e completa le idee già più volte espr esse dall'EDINGER sull'importanza che nella patogenesi della tabe avrebbero gli strapazzi fisici abituali, e tenta dimostrare che appunto il legame eziologico fra sifilide e tabe è un legame indiretto, mediato dal szirme1iage, eh' è diventato uno dei tratti caratteristici della nostra civiltà. I dati di geografia medica collezionati a tale proposito dall' A. sono specialmente interessanti. NEFTEL comunica che, mentre nei paesi dei Kir · ghisi (Asia Centrale) la sifi_lide è assai frequente, nei sei mesi, in cui egli soggiornò colà, non ebbe a constatare alcun caso di tabe. Comunicazioni analoghe hanno fatto parecchi medici a proposito dell'Erzegovina e della Bosnia. HoLZINGER per correndo l'Abissinia riscontrò che la sifilide vi è assai diffusa, che la tabe invece vi è rarissima. DAEUBLEUR fra le popolazioni dello Zambese vide pure assai frequente l~ sifilide, ma non ri· scontrò alcun caso di tabe. Nel Siam il 70-80 per cento degli abitanti sono sifilitici; nello Zanzibar lo sono 1'80 per cento; nel Nica~agua lo sono il 70 per cento dei maschi adulti, il 50 p er cento delle donne adulte. Eppure in tutti questi paesi le ma· lattie cosidette 'fneta- sifilitiche : tabe e paralisi pro· gressiva, o non esistono o sono eccezionalmente rare. Nell'Asia Minore f sifilitici si contano a mi· gliaia: i tabetici e i paralitici, neppure a diecine (DUERING). D'altra parte è impossibile negare ogni autorità a certe statistiche r accolte in Europa, ch e parlano in tutt'altro senso, e a capo delle quali sta - per l'autorità del compilator e e per l'importanza delle cifre - quella del FoURNIER : su 1000 casi di tabe, in 925 fu accertata la sifilide pregr essa, e cioè nel 92. 5 per cento. L'A. a tal pl1nto si riferisce ai risultati degli esperimenti di EDINGER, il q11ale sottoponeva dei topi a• dei lavori muscolari violenti, e constatava poi in essi delle alterazioni n ei cordoni posteriori e nelle radici pe>steriori. Analoghi reperti si ebbero in animali resi artificialmente anemici mediante la somministrazione della pirodina. In base a questi risultati l'EoINGER aveva espressa l'opinione, che la tabe ·n ell'uomo si sviluppa a prevalenza negli individui, il cui organismo in genere fu indebolito da questa o quella influenza noci va, ad esempio dalla sifilide, mentre frattanto il sistema ner·;·oso era sottoposto comunque ad un eccesso di f Llllzione.

La sifilide non rappresenterebbe dunque che un anello nella ca tena: e poichè la causa immediata della tabe sarebbe in vetità l'indebolimento d ell'or· ganismo. in genere e l'esaurimento del sistema ner· voso in ispecie, le cure antisifilitiche nei casi .non complicati sarebbero pi11ttosto controindicate. Una importanza terapeutica essenziale compete invece al riposo. Quanto alla cura di FRENKEL (o di rieducazio1ie), l' A. dice ch e ma ncano .finora dei dati sufficienti per un giudizio definitivo in proposito.

Fisiologia dei riflessi tendinei. STCHERBAK riferisce nel Neurologiscltes Cen,tral· blatt del 1° marzo 1903 alcune esperienze molto interessanti. Per mezzo di un diapason egli ha applicato delle rapide vibrazioni ad una gamba posteriore di lln coniglio ed ha trovato che era possibile produrre in breve tempo uno stato spastico, cosi che v'era aumento della vibrazione del ginocchio, clono del ginocchio stesso ed anche clono quando era colpito il ginocchio opposto. Se uno di questi animali veniva tenuto in una posizione rigida per qualche tempo, la spasticità riappariva. Rapidi movimenti passivi, 1000 o 1500, producono anch'essi lo stato spastico. Se il midollo spi· nale è sezionato nella regione do1·sale, le vibrazioni locali producono un aumento permanente unilaterale nel riflesso del ginocchio, ma non si verifica clono. L'assoggettare l'animale a vibrazioni non ha in· fluenza essenziale sulle sue condizioni generali o sul tono muscolare. Se le vibrazioni sono applicate alla colonna ' rerte brale, ne consegue una condizione spastica di tutti i muscoli delle estr emità posteriori. Questi esperimenti apparentemente dimostrano che ·per mezzo di vibrazioni noi possiamo influenzare cosi la porzione inferiore o somatica del sistema n ervoso da determinare la comparsa di fenomeni che prima si supponevano dovuti puramente a disturbi della porzione ele,rata o psichica del sistema n ervoso stesso e che qt1esti fenomeni lasciano trac cie le quali possono a lungo rimanere latenti.

Prof. Achille De Giovanni

La Lega Nazionale contro la Tubercolosi sua organizzazione e sue aspirazioni. Un ele,qan,te volumetto di 90 pagilie, Lire 'i. NB. - La. vendita di tale volume, sottratte le spese, è a vantaggio della uga Nazionale contro la Tubercolo1i. (25)


1690

LANNO IX, FASO. 53J

IL POLIOLINIOO •

PRATICA PROFESSIONALE Stenosi congenita del sistema arterioso. PARADIS richiamu. l'attenzione su questa rara con· dizione congenita. Essa è caratterizzata da una generale ed uniforme ristrettezza del calibro dei vasi. È abbastanza rara perchè l' A. non è riuscito a raccogliere più di 20 casi. Il sintomo principale è la mancanza o l' indebolimento delle pulsazioni arteriose, accompagnato da segni di ipertrofia cardiaca, che è necessariamente dovuta alla stenosi vascolare. La diminuzione nell'ampiezza del polso alla ra· diale è stata chiamata microsfigmia, denominazione data la prima volta da V ARIOT. La faccia e le:t. pelle in genere sono pallide e vi pnò essere leggiera cianosi _quando l'imbarazzo car· diaco è più accentuato del solito. Vi è rapida dispnea con palpitazione e cefalea. L'esame del cuore non rivela la presenza di alcun segno particolare, ec· cettuata l' ipertrofia. È un fatto rimarchevole che si hanno anormalità sessl1ali ed altre traccie di cattivo sviluppo, come infantilismo e rachitismo. La stenosi congenita delle arterie per ciò che con· cerne ~l corso e la durata sua, dipende dallo stato del miocardio. I sintomi generalmente son simili a ql1elli delle lesioni organiche di cuore. Quest'organo può presentare una dilatazione dei ventricoli e quindi delle orecchiette. Col tempo segue a questa dilatazione l'ipertrofia. Le cavità. destre sono affette prima e quando l'azione cardiaca comincia a cedere l'esito letale non è lontano. In qualche caso la malattia progre· disce molto più rapidamente del solito. Edema pas· sivo, ascite ed altri segni di circolazione deficiente appaiono presto. La progn,osi è quindi grave ed incerta ed è raro che i pazienti di questa malattia raggilmgano l'età di SO anni. Sopra i 20 casi raccolti dall'autore si potè fare l 'autopsia in 15. I malati di stenosi congenita delle arterie sono assai predisposti alla tubercolosi ed alle altre malattie infettive. L'etiologia della malattia è oscura. Tutto ciò che si pl1ò dire è che essa è dovuta a vizio congenito di svilt1ppo e può rimanere perfettamente latente finchè l'infermo raggi unge la pubertà. L'autore è d'opinione che questi casi devono es· sere studiati ed accuratamente distinti dagli altri e più comuni casi cli malattie cardio- vascolari, coi quali essi possono essere conf11si. p erchè la cura è affatto diversa. (Pite Britislt Med. Jonrual). (26)

Rumore venoso sulla azigos e tachicardia parossistica. Nel Ze1ztr. f . i1zn. Med., n. 28, 1904, è pubblicata un'osservazione del prof. J. PAL assai interessante per la rarità del fenomeno, per l'esatta localizza· zione del rumore fatta in vita e confermata all'autopsia e per l'esistenza contemporanea di accessi di tachicardia. Una donna di 60 anni, affetta da tubercolosi cronica di entrambi gli apici e delle ghiandole bronchiali e da enfisema, presentava nella regione dell'apice çlestro un rumore musicale: aveva inoltre accessi di tachicardia. Il rt1more aveva il carattere di un soffio venoso presentava .quattro toni, di cui il più alto sincrono' con la sistole cardiaca, non si modificava sotto l'azione del respiro; era in rappo ~"to con l'azione del cuore e solo durante gli accessi di tachicardia qualche volta diminuiva d'intensità. Negli ultimi giorni di vita dell'ammalata, facendosi il cuore sempre più debole, anch'esso divenne irregolare, incostante e finalmente scomparve. Il rumore si ascoltava con la massima intensità in corrispon· d~nza della fossa sopraspinosa di destra; si udiva però bene, sebbene un poco più debole, anche nella fossa sopra e dotto clavicolare, talora anche nel 2° spazio intercostal e vicino allo sterno. L'autore pensò che il rumore si dovesse generare nella vena azigos, anzitutto per la localizzazione del rumore stesso, poi per la mancanza di diffusione nella di· r ezione della gi11gulare e della succlavia e l'indipen· denza del rumore dagli atti respiratori. Per spie· gare poi il modo di produzione del rumore egli pensò che nel punto in cui l'azigos si piega ad a.r eo per penetrare nella vena cava discendente si fosse formata un'aderenza pleurica, la quale com· primesse o deviasse la vena producendo il rumore. Quanto alla tachicardia parossistica egli ammise che fosse dovuta ad una causa extracardiaca e precisamente ad irritazione del simpatico e special· mente delle fibre che costituiscono i nervi accele· ratori e sistolici. •

Il i·iftesso cardiaco d'A.b1·ams. ABRAMS ha dato il nome di riflesso cardiaco alla riduzione della ottusità e del volume del cuore, determinata dalla eccitazione meccanica della re· gione precordiale. Si può procurare il fenomeno con una fr:izione energica, con un pezzo di gomma, o con una semplice percussione prolungata. Tale ri· duzione è pif1 pronunziata per l'ottusitfl. assoluta. ABRA·l'l'IS assicura che colla radioscopia si osserva diminuzione del volume del cuore e ampliamento dei polmoni. La riduzione si fa più a spese del ventricolo destro. Il riflesso cardiaco manca rara· _ mente allo stato normale, ed è molto netto special· mente n ei cardio-neurastenici. MERKLEN ed HEITZ


ANNO

i

IX,

FASO.

53]

1691

SEZIONE PRATICA

l'hanno trovato nelle cardiopatie le più diverse, e l'hanno visto mancare nella pericardite con versa· mento, nella sinfisi pericardica, nella asistolia irri· ducibile dovuta alla degenerazione sclerosa del miocardio. La riduzione dell'ottusità cardiaca, colla eccitazione precordiale, è paragonabile a quella che si osserva in seguito ai bagni salini, carbo-gassosi, idro-elettrici, ecc.

Un caso di. edemi idiopatici generali con esito letale. Fu osservato dal dott. STAEHELIN in una donna di 51 anni, la quale ammalò presentando uno spic· cato gonfiore con arrossimento della cute del volto, specie delle palpebre, senza traccie di febbre. Questa tumefazione s' andò man mano estendendo al petto e agli arti e comparvero dei disturbi e dei dolori i1ei movimenti degli arti e nella deglutizione. Sotto l'azione di preparati salicilici i dolori scom· parvero, mentre la tumefazione della cute e delle mucose si andava facendo sempre più estesa ·e im· ponente, tanto da rendere difficile all'ammalata perfino il cibarsi. Alla pressione digitale sopra una parte qualsiasi del corpo restava profonda l' impres· sione del dito. Il peso dell'ammalata era cresciuto in tre settimane e mezza di chilogrammi 10. 2. La quantità dell'urina era diminuita, si era però sem· pre conservata priva di albumina e di elementi renali. Si tentò una cura con · sudoriferi, pilocar· pina e bagni a vapore; ma se si ottenne qualche cosa per gli edemi cutanei, la tumefazione delle mucose non tendeva punto a ridursi, anzi andò sempre aumentando fino a rendere necessario il cateterismo, a provocai;e, per la difficoltata espettorazione, una grave bronchite c0n complicazioni polmonari, ecc. In seguito ai ripétuti cateteri~mi si era manifestata una grave cistite; comparve in se· guito deeubito alla regione sacrale e finalmente l'ammalata morì dopo circa tre mesi di malattia. .All'autopsia non si rilevarono al cuore nè ai reni alterazio.ai che potessero render ragione del quadro osservato in vita: per cui fu confermata la diagnosi già prima formulata di edemi idiopatici. N ell'anamnesi nulla vi era che potesse spiegare l'insorgere di questa malattia; nessuna traccia di sifilide. L'e· same del sangue dimostrò una djmjnuzione del nu· mero delle emazie, ma più ancora della percentuale di emoglobina; anche il peso specifico del siero e delle sostanze solide era diminuito: esisteva dun· ql1e tino speciale stato discrasico di idroemia che, secondo le ricerche di GXRTNER e ALBU, poteva bene esser la causa degli edemi. Da che cosa però l'idroemiar fosse prodotta non fu possibile inda· gare. (Mtt1tcli. 11ied. Wocli., n. 27, 1903).

APPUN!J.'I DI 11.'Ell.APIA .Appendicite. Il prof. DE.r ARDIN cosi conclude t1n suo importante lavoro sull'appendicite: ... ed ora ecco la mia opinione personale, che ha il st10 valore perchè si fonda sulla osservazione di almeno 250 casi seguiti esattamente uno per uno, sia nel reparto del dottor LENGER, negli anni nei ql1ali ero suo ail1tante, sia nel reparto chirurg-ico del quale sono a capo da due anni, sia nella client'3la privata. Se io fossi chiamato come chirurgo nelle poche ore che segnano l'inizio di una appendicite, quale che ne fosse la benignità o la gravità; se avessi io stesso o avesse tino dei miei cari un'appendicite e la diagnosi fosse netta e precisa, non esiterei in questo caso a fare od a praticare immediatamente l'opera)zione. In tale modo metterei me o il mio malato al riparo dall'infezione e dall'intossicazione, che è sempre possibile di veder sopraggiungere, poichè i casi in apparenza più benigni possono a un dato mo1ne11to volgere a male. Negli altri casi, i più numerosi, io divento più eclettico. Per lo più accade che il chirurgo non è chiamato se non al 2°, al 3°, al 4° giorno ed anehe più tardi ovvero che la dia· gnosi essendo dubbia, egli stesso giustamente, si decide a temporeggiare prima di intervenire. Allora una buona diagnosi e della malattia e della sua forma diviene assai importante: nelle appendi· citi gravi fin dal principio io consiglio subito l'in· tervento. Ma se sono più lontano dall'inizio d ell'af· fazione, temporeggio e cerco di ottenere il raffred· damento, specie se v'è indizio della formazione del piastrone addominale: aspettazione armat3'.. Se, al contrario, i sintomi non migliorano, se esiste una tendenza alla peritonite generalizzata, se v'è a;scordau,za fra il polso e la teniperatura, se, in una parola, vi sono i segni d'infezione o di intossicazione descritti, io intervengo . Intervengo ancora nei malati nei qRali l'infezione e l'intossicazione hanno già fatto l'opera loro, perchè è la sola tavola di salvezza che resta al paziente, a meno che il suo stH.to generale sia così cattivo da non esservi proprio la minima speranza. In questi casi non di rado, contro ogni speranza, la operazione seguìta da mezzi di disinfezione e di eccitazione (lavaggi peritoneali, lavaggi del sangue con l'ipodermoclisi e con altri mezzi) riesce, come in parecchi miei casi, a guarire il malato. Questi casi sono dovuti o all'inesperienza o alla negligenza delle famiglie o alla cieca fiducia che hanno ancora nei medici, i quali insistono nel trattamento medico. Quando io non intervengo e lascio raffreddare l'affezione, applico il trattamento medico, ma in tutto il suo rigore, come è definito dal LEJARS nel suo trattato di chirurgia d'urgenza, cioè, senza T"oler c27)

..


1692

[ANNo IX, FAsc. 53]

IL POLIOLINiOO

denigrare il tl'attamento con la purgazione raccomanclato da uomini come LUCAS CHAMPIONNIÈRE e ÀLBERT ROBIN, io penso che bisogna applicare col più gran rigore il trattamento seg11ente : nessun purgante, n essun clistere, niente da prendere. Ghiac· cio in permanenza sul ventre, oppio all'interno, nessuna esplorazione locale o il meno possibile, sorveglianza stretta, giornaliera, metodo preciso : non lasciar prendere al malato se non un cucchiarilto d'acqua di Vichy ogni d11e ore e 1iiente pi1ì e non permetter e, come fanno molti medici, clello cham· pagne o del brodo o del caffè. Tutto ciò nuoce. Bisogna assolutamente immobilizzare l'intestino in modo assoluto. In n1ancanza di ciò si possono veder sopraggiungere tutte le complicazioni. Se con tutto questo la risoluzione non avviene, ·se il piastrone addominale non si forma, o se i sin· tomi g ravi sopraggiungono, bisogna operare ed ope· rare al più presto. Riassumendo: 1. T11tte le appendiciti operate nelle poche prime ore, evidentemente seguendo le regole di una buona tecnica, sono suscettjbili di guarigione. L'operazione è da consigliare in questi casi perchè è anodina e sopprime, ogni event11alità di compli• • caz1on1. 2. Si p11ò ed anche si deve attendere qt1ando, chiamati più tardi, si trova un piastrone addomi· minale, indizio di localizzazione peritonitica. Si aprirà questo focolaio se diverrà manifestamente fl11ttuante, ma senza ricercare l'appendice. 3. Si opererà sempre appena vi sia p eritonite generalizzata o setticemia peritoneale, a meno che lo stato disperato del soggetto non controindichi ogni intervento. 4. Si opererà a freddo, dopo a.Imeno 6 settimane a due m e8i di riposo ogni appendicite osservata a caldo, per· evitare le recidive. Il giorno che nelle famiglie si temerà di più l'ap· pendicite e si farà chiamare a tempo il medico, il giorno che q11esto consiglierà l'operazione i11t11ze(liata, non si vedrà più nessuno, o ben pochi, morire di questa affezione. (La .B elgiqne 11zédicale, 1° ottobre 1903).

C111·a n1ercuriale della tabe. Il dott. AUBRIE, di Parigi, in una s11a tesi di· sc11te i risultati di questa cura, secondo i vari me· todi terapeutici. Su nove malati curati soltanto con le f rizioni nzercnr;ati, nessuno è rimasto senza no· tevole miglioramento. I dolori si sono fatti meno frequenti e m eno forti. Una volta si è notata la scomparsa dei disturbi vescicali e generici. I segni obbiettivi sono rimasti sensibilmente i medesimi. Su 60 malati curati con l e i1tiezioni rli sali sia (281

i1tsolubili clte solzibili, soli od associati alle frizioni, la medicazione specifica in 10 non ha portato alc11n miglioramento. In 3 ha prima accennato a giovare ma non ha dato infine alcun risultato apprezzabile. In tutti gli altri si sono pott1ti constatare i buoni effetti clella ct1ra, specialmente per ciò che riguarda i dolori folgoranti. 44 malati su 47 hanno avuto questo vantaggio. In 14 di essi i dolori sono scomparsi del tutto, negli altri si son fatti meno vivi e meno frequenti. Ora, questi dolori datavano in un caso da 19 anni ed in un altro da 15. Anche le crisi gastriche hanno avuto l1na notevole diminuzione dopo la cura. Dopo i dolori folgoranti, i disturbi motori sono forse, di tutti i disturbi tabetici, quelli che hanno migliorato di pi11 con l'uso del mercurio. Dei malati che, al loro ingresso nell'ospedale, po· tevano appena fare q11alche passo appoggiandosi al bastone, sono giunti ad avere, 11scendo, una camminata quasi normale. In un caso è del pari sparita lln'esistente incoor· dinazione degli arti st1periori. I dist:1rbi della minzione generalmente scompa· iono o dimint1iscono. Una sola volta, infatti, si son visti persistere con tutta la cura. Invece l'A. ha notato . tre . volte la loro completa scomparsa e tre volte il loro notevole miglioramento. I disturbi genitali sono anch'essi migliorati. Le erezioni assenti da 1 fino 5 o 6 anni, sono riapparse. . Le paralisi oculari hanno anch'esse ceduto alla cura.La nevrite ottica è stata più ribelle senza essere però completamE.nte r efrattaria. In un easo infatti l'acutezza v~siva, che aveva diminuito assai, ridi, ,..enne norma.le. L'artl'opatia tabetica., segnalata in due casi, ha sensibilmente migliorato in entran1bi. Il senso muscolare assente in un caso è del pari riapparso. I disturbi respiratori e circolatori, crisi laringee e tachicardia, hanno cessato sotto l'influenza del • mercurio. Finalmente ha migliorato lo stato generale medesimo dei malati. 1 segni obiettivi ed i disturbi riflessi soltanto non si sono modificati sensibilmente. (Revne de tltérap.).

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Mich·iatici e miotici. I.

~IIDRIATICI.

1. Solfato neutro d'atropina Acqt1a distillata. . . . per collirio. 2. Solfato d'atropina . . . Acqua distillata . . . una cucchiaiata in un bicchiere usare per compresse stùl'occhio

grammi 0,01 » 10

grammi 0,30 :. 30 d'acq11a calda, da nelle iriti.


LANNO IX,

'l

1 3

1 I

FASO.

53]

3. Estratto di belladonna ) di giltsquiamo ~ Acqua distillata . • • • come sopra. ))

4. Solfato d'atropina, o di duboisina. • • • • Cloridrato di cocaina • Acqua distillata • • • per collirio nell'irite ribelle. II.

1693

SEZIONE PRATICA

ana grammi• ))

ana gm. »

3 300

0,05 10

~IIOTICI.

5. Cloridrato di pilocarpina • . grammi 0,05 » Solfato neutro d'eserina • • 0,02 Estratto acquoso di cap· I ana » sule surrenali • • • 5 Acqua distillata • • • per collirio. 6. Dionina • • • • • • • grammi• 0,10 Cloridrato di pilocarpina. 005 ' » 002 Salicilato d'eserina . • • » 10' Acqua distillata . • • • TISSOT. per collirio. ))

Veste da camera elettrica. - Siccome la traspi· razione è un prezioso agente eliniinatore, ed i bagni di calore sono spesso efficacissimi, specialmente per far cessare dolori reumatici ed artritici, un inven· tore americano, scrive la Revue Scie1itifique, fab· bricò di recente una veste da camera che p11ò be· nissimo rimpiazzare la stufa, e che, ove si abbia sotto mano una sorgente di elettricità, permette di ' assoggettare un ammalato a quanti gradi di calore si reputano necessari. La veste da camera in discorso è fatta di un doppio tessuto isolante e incombustibile, in mezzo a.I quale v' ha una rete di fili elettrici. Se in quei fili si fa passare una corrente abba· stanza forte, si riscaldano in modo da dare all'am· malato quella quantità di calore di cui abbisogna per traspirare abbondantemente, e la disposizione della rete dei fili metallici è tale, che il calore è distribuito regolarmente in tutta la veste ·da camera. Le virtù dei visceri. - Secondo ATTEN1us, . che professava belle lettere ad Urbino sotto il pontili· cato di Alessandro VI, il cuore racchiude il prin· oipio della saggezz-a ; il polmone il principio della parola ; il fiele il principio della collera ; la milza il principio dell'alletJ;rezza ed il fegato il principio dell'amore. Ciò egli riassume nei due versi seguenti: Oor sapit et pul11io loqriitur, fel co11i11iovet iras, Splen, ridere facit, c_og;t a11iare ;ecur. -

AMMINISTRAZIONE SANITARIA

Atti nfflciali. CERCEMA<lGIORE. Condotta niedica. - Su conforme parere pel Consiglio Ji Stato è stato èlichiarato ir· ricevibile il ricorso in via straordinaria prodotto dal comune di Tercemaggiore, contro la decisione 21 scorso febbraio della Giunta provinciale ammi· nistrativa di Benevento, che non approvava la de· liberallione 5 precedente dicembre di quel Consiglio comunale concernente il passaggio dalla condotta medica per la generalità degli abitanti a quella pei soli poveri e la conseguente riduzio~e dello stipendio del medico condotto.

**.+:

Il prof. cav. Eugenio Di Mattei è stato nominato a far parte delle Commissioni esaminatrici pei posti di coadiutore e di assistente presso il labora· torio di bacieriologia e micrografia della sanità pubblica. Il prof. Amico Bignami è stato nominato a far parte della Commissione esaminatrice pei posti di assistente presso il laboratorio suddetto. Il prof. Albèrto Massone è stato nominato se· gretario della Commissione stessa.

CENNI B JBLIOGRAFICI .

Dott. F. LA TORRE. Cnr1·ic1:1Ium vitae. - Roma, Soc. Editrice Dante Alighieri di Albrigbi, Se· gati e C., 1903. Il nuovo regolamento universitario d el 13 aprile 1903 prescrive che per prender parte ad un concorso universitario il candidato deve inviare con la sua domanda lin'esposizione della szia vita sc;e,,,. tifica, conte1tente la specificazione di tlltti i suoi titoli e delle Sl:ie pllbblicazioni, co1i l'i1idicazio1ie dei principali risultati ottenuti. Il prof. LA TORRE p.a ottemperato a questa nuda e pedestre disposizione burocratica pubblicando, col titolo di Garricul11,1n vitae, un bel volume di 300 pagine, di bella e nitida ediziane, con 68 figure nel testo e con il suo ritratto. L' A., con invidiabile serenità discorre delle cose sue, raffronta i suoi con i risultati ottenuti da altri, analizza i frutti del suo lavoro, da sè stesso ne nota ie lacune e ne addita le parti degne di atten· zione. Senza false modestie e senza petulanti vanterie, questo libro è un perfetto esante di coscie1iza che pochi sarebbero stati capaci di fare da sè stessi con eguale franchezza e pari verità. Il libro, tuttavia, non ha soltanto questo valore subbiettivo, ma ne ha uno oggettivo, e non minore, per l'interesse che destano nel lettore parecchi degli (29)


1694

IL POLIOLINIOO

argomenti in esso trattati, per i quali il contributo di studio apportato dall' A. rappresenta (come ha scritto l'illustre prof. BUDIN nell' Obstétriqzie) una vera acqnisitio1i scientifique. Fra questi argomenti ricordiamo lo studio delle condizioni che favori· scono o disturbano lo syiluppo del feto, il trattamento dei fibromi dell'utero per mezzo dell'elettri· cità, la cura dell'infezione puerperale col raschia· mento, la classificazio11e delle viziature pelviche, i metodi per l e operazioni autoplastiche sul perineo e sul collo uterino, la distocia proveniente dai giri del cordone ombellicale, ecc., ecc. Dott. A. GAROFALO.

. BENDIX E. Die Pentosurie. - Stuttgart, Ferdinand Enke, 1903. L' A. in questa monografia fa una compendiosa esposizione delle ricerch~ più importanti che fino ad ora sono state fatte sulla pentosuria, e delle questioni a cui essa ha. dato luogo nel campo cli· • mco. Dopo di aver dato un rapido sguardo al com· portamento chimico dei pentosi in generale, l' A. tratta della presenza dei pentosi nel regno animale e vegetale; dell'importanza che hanno i pentosi nel processo di nutrizione fisiologica; della pentosuria alimentare; della pentosuria senza causa ap· prezzabile; della teoria sulla genesi della pentosuria; di alcune osservazioni terapeutiche, e finalmente del posto che la pentosuria ·occupa nel campo pa· tologico. L'A. in appendice ricorda otto casi ~i glicosuria, tutti già noti nella letteratura. Le conclusipni, di questa rivista. sintetica i;;i possono riassumere nelle seguenti, cioè: 1° Che i pentosi sono incompletamente assimi· labili e quindi non sembra che abbiano grande importanza nell'alimentazione dell'individuo tanto sano che infermo. 2° Che la pentosuria alimentare si osserva solo dopo l'ingestione di alimenti vegetali, ed in quan· tità piccolissima. 3° Che nella pentosuria cronica, senza causa apprezzabile, il pentosio trae la sua origine dallo stesso organismo; s'ignora pertanto il meccanismo di questa origine. 4° Che la pentosuria va qistinta dalla glicosuria. Nei casi senza complicazioni non si e·b be mai ad osservare che un pentosurio diventasse diabetico. Dott. E. GuGLIELMETTI.

Pubblicazioni Dervenute al

<<

Policlinico )) .

lliSNATA dott. G. Ospedale civile di Stradella, sezione chirurgica. Rendiconto statistico del biennio giugno 1901-giugno 1903. StradHlla, tip. Salvini, 1903. (30)

LANNO IX,

FASO.

53]

ALFIERI dott.- E. Contribllto alla diagnosi degli epiteliomi della cavità uterina. Estratto dai rendi· conti della Assoc. medico-chirurgica di Parma, 1903. CASATI dott. E. Cinque casi di splenectomia. Comunicazione fatta all' .A cc. di scienze mediche e naturali in Ferrara, 1903. MASNATA dott. G. Ernia inguinale sinistra con· genita strozzata con testicolo ectÒpico. Operazione r adicale. Guarigione. Stenosi intestinale consecu· tiva. Occlusione cronica. Laparotomia. Entero-anastomosi laterale. (Ile(}·coio-anastomosi). Guarigione. - Palermo, 1903. CASATI dott. E. Sul trattamento Q.ei monconi nelle amputazioni. Comunica.zione fatta all' .Ace. di scienze mediche e naturali in Ferrara, 1903. RISPOSTE A OUESITI E A DOMANDE · (2738) Sig. dott. A. F. da B. - Ella avrebbe potuto non ostante il silenzio del capitolato, 'Ottemperare alla richiesta del Sindaco, che risuonava per Lei missione di fiducia, dipendendo unicamente dal giu· dizio di Lei il mantenimento in servizio od il collocamento a riposo di due impiegati. Del resto il Sindaco non avrebbe avuto altro professionista cui incondizionatamente affidarsi. Non Le nascondiamo che potrebbe ricevere qualche pena disciplinare da parte del Comune. Per tale eventualità è ammesso ricorso alla G. P. A. S e la pena sarà della sospen· sione ·e non supererà i tre mesi potrà ricorrere alla Giunta per sola legittimità, se sarà di durata più lunga può ricorrere anche pel merito. (2740) Sig. dott. S. B. da L. -- Noi crediamo che il Comune possa ben pretendere la rinunzia dal posto che Ella ricopre nell' ospedale, perchè, non ostante sia in aspettativa, non cessa dall'essere im· piegato dell'Opera Pia. Se Ella non vuol disgustare il Comune, si dimetta da quel posto non senza aver presi preventivi possibili accordi coll'Amministra· zione ospitaliera, nel senso che questa continui come ora a provvedere al servizio in modo interinale, salvo a rendere definitiva la nomina del sanitario o nominar Lei, nel caso che per una ragione qualsiasi, fosse spiacevolmente, al termino del triennio, licenziato dal Comune. (2741) Sig. dott. A. P. da C. - La cura del ferito in rissa spetta di diritto al cond-0ttato per la ge· neralità degli abitanti. Se però il medico è chiamato a redigere relazione per la prima visita da presentarsi alla autorità g!udiziaria, ha diritto alla indennità stabilita nella tariffa giudiziaria a carico dello Stato. (2742) Sig. dott. F. R. da Q. S. E. - La circolare del Ministero dell'Interno d el 24 dicembre 1888 è ancora in vigore, limitatamente però alle sole pro· vincie appartenenti all'ex Stato pontificio, in cui si riscontravano le matricole in alta e bassa farmacia. •.

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L.ANNo IX,

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FAso.

53]

1695

SEZIONE PRATICA

Salvo, qt1indi, l' eccezione con detta circolare stabilita, in tutte le provincie del·Regno per l'esercizio della farmacia occorre apposita laurea, rilasciata da una Università. (2746) Sig. dott. G. B. da S. D. C. - Se fossero state riconosciute calunniose le accuse, Ella potrebbe muovere azione per danni innanzi all'ordinaria autorità giudiziaria, citando il Comune come ente. Do· vrebbe il giudice esaminare quali e quante persone fisiche dovrebbero rispondere della cosa in luogo della persona giuridica comune. Doctor J USTITIA.

NOTIZIE DIVERSE XIII Congresso di Medicina interna. PADOVA. - Ier l'altro, 29 corrente, alle ore 10, nell'aula magna dell'Università, è stato inaugurato il XIII Congresso di Medicina interna, alla pre· senza di tutte le autorità cittadine, di numerose il· ll1strazioni mediche e di 500 congressisti. L'on. senatore prof. De Giovanni lesse llll tele· gramma di saluto del presidente del Congresso, on. ministro Baccelli, trattenuto a Roma da affari di Stato, e indi pronunciò un applaudito discorso inaugurale, dichiarando infine aperto il Congresso. Dopo discorsi pronunciati dal sindaco, in nome della città, e dal prefetto, in nome del Governo, il Congresso ha incominciato i suoi lavori. (Nel prossimo numero pubblicheremo il resoconto del Congresso. N. d. R.).

VII Congresso di etologia, laringologia e rinologia. Giovedì, alle 9, in un'aula della Università romana, la Società italiana di otologia, laringologia e rino· logia, inaugurò il suo VII Congresso. Vi intervennoro i professori Poli (Genova), Della Vedova e Bosio (Mila.no), Massei, Garzia, Borgoni, Prita, Cantumi e Marrusedi(Napoli),Recanatesi (.An· cona), Lunghini (Siena}, Tommasi (Lucca), Ferreri, Egidi, Romanini, e Nuvoli (Roma), Grassi, Steno, Rugoni e Santamaria (Firenze), :rtfanoragona (Bari), .Arslan (Padova), Labatta (Parma), Mongardi (Bo· logna), ecc. .Assistevano alla seduta altri medici invitati. Il prof. Massei di Napoìi lesse un bellissimo di· scorso ina.ugurale, che fu vivamente applaudito, portando il saluto agli intervenuti. Si procedè qlrindi alla designazione di dl1e vicesegretari, ed alla nomina della Commissione per l'esame dei titoli dei candidat~ a soci. Quindi cominciò lo svolgimento e la discussione del tema: « S11lle lesioni dell'orecchio medio da ve· getazioni adenoidi ». Riferirono in proposito i professori .Arslan di Padova, Grazzi di Pisa, Ostino di Firenze, Poli di Genova, i quali fecero interessanti rQlazioni. .Alla discussione parteciparono i professori Grade· nigo, Tommasi, Mongardi e Mancioli. Questa mattina, alle 8, proseguiranno i ]avori del Congresso con lo svolgimento e discussione della seconda relazione: « .Lesioni professionali e trau· matiche nell'orecchio 1>, Sono relatori i professori Della Vedova di Milano, Masini di Genova e il dott. J! Tommasi di L11cca.

NelJa sedt1ta privata, alle 17, sarà trattato: 1. Resoconto degli incarichi dati alla Presidenza; 2. Necessità di redigere ed approvare un pro· cesso verbale delle sedt1te private; 3. Proposte per la sollecita redazione degli Atti e pei sunti dei lavori; 4. Votazione circa l'ammissione di nuovi soci, udite le conclusioni della Commissione nominata a tale scopo nella prima sedt1ta; 5. Radiazione e dimissioni di alc11ni soci; 6. Invito per partecipare al Congresso di ~Ii· lano ed a q nello di Siena ; 7. Resoconto finanziario del tesoriere ; 8. Proposta dei nuovi temi per le relazioni. • - La seduta del 30 corr. si apri alle ore 8. In· cominciò con la relazione « Sulle lesioni professionali e traumatiche dell'orecchio 1> fatta dal pro· fessor Della Vedova (ì\ifilano) e Tommasi (Lucca). L'importante argomento diede campo ad una estesa discussione alla quale presero parte i professori e , dottori: P0li, Ostino, Mancioli, Villa, Gradenigo, Nuvoli, Fasano,. Mongardi, Tommasi e .Ferreri. La seduta ve.a.ne tolta alle 13. Nel pomeriggio seduta privata. Oggi (31) sedt1ta alle ore 8 per lo svolgimento del terzo tema: « Larihgop·atia secon· daria di morbi acuti infettivi ». Relatori i professori: Egidi (Roma) e Martnscelli (Napoli). BOLOGNA.. - Domenica scorsa, qui si tenne un comizio di medici, al quale intervennero pure i si· gnori Malvezzi ed .Albertoni. L'adunanza fu presieduta dal dottor Fabbri, che ringraziò gli intervenuti, e, dopo parecchi discorsi venne approvato un ordine del giorno con il quale si fanno voti affinchè il Senato approvi il not6 progetto di legge sui medici condotti, introducen· dovi le modificazioni desiderate e presentate in proposito dai medici. PARIGI. - Il 1° no\rembre si inaugurerà qui il Congresso di igiene scolastica e di pedagogia fisio · logica, riunito per cura della Lega dei medici e delle famiglie per il miglioramento dell'igiene fisica ed intellettuale nelle scuole.

l'fomlne, promozioni, onor18.oanza. La Commissione esaminatrice composta dei pro· fessori Clementi, D'Urso, Roth, ~ Ceci e Romiti, pose termine ai suoi lavori per i due concorsi alle cattedre di medicina operatoria nelle Università di Genova e di Palermo. In ambedue quei concorsi, fra i 17 concorrenti, riuscì primo il prof. Fabrizio Padula, libero docente dell' Università di Roma, ed autore di pregevoli lavori sulla chirurgia cranica e sulla ct.irurgia <iegli arti. Per la cattedra di Palermo furono quindi clas· sificati : 2° Catterini, 3° Parla vecchio, 4° Masnada, 5° Giannattasio; e, per quella di Genova: 2° Cat· terini, 3° Orecchia, 4° Parlavecchio, 5° Masnada, ecc.

* *Cagliari *

Nella. Università di dal 1° novembre 1903 al 31 ottobre 1904, il dott. Giuseppe Ciaffo venne nominato assistente nel gabinetto di pato· logia generale. E furono confermati, per lo stesso anno accademico, nei rispettivi uffici, i signori : Primo dott. Giuseppe e l'Ielis dott. Benvenuto, assistenti nella clinica medica. (31)


1696

IL POLIOLINIOO

Basso dott. Ugo, aiuto nella clinica chirurgica. Napoleone dott. Aurelio, assistente nella clinica chirurgica. Bertino dott. Alessandro, assistente nella clinica ostetrica. Serra dott. Alberto, assistente nella clinica dermosifilopatica. Sanna-Salaris dott. Giuseppe, assistente nella clinica psichiatrica. Orrù dott. Efisio, settore capo nel gabinetto di anatomia umana.. Ca.nepa dott. Guglielmo, settore nel gabinetto di anatomia umana. Mathieu dott. Arturo, settore nel gabinetto di anatomia patologica. Cugusi dott. Giovanni, assistente nel gabinetto di fisiologia. Meloni dott. Raffaele, preparatore nel gabinetto di zoologia, fisiologia e anatomia comparata.

** * Voltar1io

Sulla regia nave si è imbarcato il dot· tor Cesare Sangermano, medico di 2a classe. Sono stati destinati ad imbarcarsi, in servizio di ~migrazione : . A Genova, sul piroscafo Duca di Galliera, il dot· tor Giuseppe Gagliani, medico di 1 a classe; e, sul piroscafo Holienzollern,, il dott. Francesco Savorani, medico di 1 a. classe.

Concorsi e condotte. (Isola d'Elba). - Condotta medico· chirurgica. Stipendio annuo lire 2000, nette da im· posta di ricchezza mobile, più lire 200 quale uffi. ciale sanitario. Scadenza 10 novembre p. v. VENEZIA (Spedale civile). Concorso per esami e per titoli ad un posto di assis~ente oculista d~ 1 a classe in questo Spedale, coll'annuo assegno di lire 900, oltre all'alloggio. Scadenza : ore 15 del giorno di lunedl 16 novembre. · Per schiarimenti rivolgersi ali' Amministrazione dello Spedale. VENEZIA (Spedale civile). Concorso per esami a tre posti di chirurgo assistente di 1 a classe col· l'annuo assegno di lire 900, oltre all'alloggio. Scadenza: ore 15 del giorno di lunedl 16 no· vembre. Per schiarimenti rivolgersi all'Amministrazione dello Spedale. MARCIANA

Indice alfabetico analitico del Dresente numero Acrania (Tavole per dimostrare iJ meccanismo del parto nell'). - Ferraresi . • . . . Pag. 1682 Albuminuria gravidica (Le alterazioni placentari dell'). - Guicciardi . . • . . . » 1680 Alterazioni leucocitarie del sangue : Nelle pleu· riti - Nella peritiflite - Nella peritonite tifosa da perforazione e da propagazione - Nell'appendicite - Nella t ifoide dei bambini - Nell'osteomielite acuta - Nelle affezioni da elminti - Nelle cisti ovariche - Nelle suppurazioni pelviche - Nei carcinomi gastroepatici (Rivista sintetica). • » 1670 Roma, 1903 -

Tip Nuionale di G. Ber'9n • O.

[ANNo IX, F Aso. 53]

Appendicite. - Déjardin . . . . . • . Pag. 1691 Ascessi sotto-diaframmatici con relazione di 60 casi operati (Sugli). - Griineisen . . » 1678 Associazione neoplastica del collo uterino (Un caso raro di). - Cristalli . . . . » 1681 Atonia gastrica e il suo rapporto con l'insuf. ficienza motrice (Sull'). - Rosenbaum . » 1675 Calcolo ombelicale (Un caso di). - Harper. » 1679 Cancro mammario (I risultati funzionali del1'asportazione dei due m. pettorali nella estirpazione del). - Lastaria . . . . . » 1685 Cenni bibliografici • • • . . • . . • » Concorsi e condotte • . . . . . . . . » 1696 Contenuto in ferro del sangue delle gravide, delle puerpere e dei neonati in condizioni normali e patologiche (Il). - Alfier~ . » 1682 Contrazione uterina e centri motori dell'utero. - Chidichino • . • . • • . » 1681 Corpo lento (Sulla patologia del). - Santi » 1681 Dilatazione meccanica immediata del collo uterino integro col metodo Bossi (La). Montuoro. . • . . • . • . . . . » 1684 Eclampsia puerperale (Contributo clinico alla etiologia ed alla terapia dell'). - Pinzani » 1683 Edemi idiopatici generali con esito letale (Un caso di). - Staehelin . • • . . » 1691 Ematologia ostetrica (Contributo ali'). - Fer· rare si . . . • . . . -. • . . . . » 16 82 Esofago (Un caso di rottura dell'). - Whipman . . . . • . . • • . • • . » 1678 Forcipe (La prima centuria delle applicazioni del - traente nell'asse del Pazzi). - Pazzi » 1680 Gomito (Una modificazione nella tecnica delle operazioni articolari nel). - Mariani. . • » 1688 Inversione uterina acuta puerperale nella pra· tica della Guardia Ostetrica di Milano (I casi d'). - Ferri e Lovini. . . . . . » 1682 Midriatici e miotici . . . . . • . . . » 1692 Morte e gli accidenti provocari dalla posizione declive in chirurgia addominale (La). - Jayle . . . . • • . . . . • • » 1767 Nomine, promozioni, onorificenze . . • » 1695 No tizi e di verse. . • . . • . • • • . » 1695 Opoterapia renale e la teoria delle nefrolilisine (L'). - Silvestri . . . . · . • • » 1665 Placenta previa (Note e considerazioni sui casi di - - osservati nell'ultimo decennio nella maternità di San. Giovanni in Roma). - Politi-Flamini • . . • . . » 1680 Pseudo-membràne dismenorroiche (Contributo istologico alla diagnosi differenziale delle - - e della decidua uterina della gravidanza ectopica). - Pazzi. . . . . » 1680 Pubblicazioni pervenute al cc Policlinico » • » 1694 Reumatismo articolare cronico colle iniezioni endovenose di iodio (Contributo alla cura del). - Lupino. . • . . . • . . . • 1685 Riflessi tendinei (Fisiologia dei). - Stcherbak. » 1689 Riflesso cardiaco d'Abrams (Il). - Abrams. » 1690 Risposte a quesiti e a domande. . • • . » 1694 Rumore venoso sulla azigos e tachicardia parossistica. - Pal . . . . . . . • . » 16 90 Sal pingo·ovari ti nella prati ca ginecologica (Le). - Simone . • . . . . . . . . • » 1682 Sifilide nella patogenesi della tabe (Significato della). - Friedlaender • . . • . » 1689 Stenosi congenita del sistema arterioso. Paradis. . • . . . • • • . . . . » 1690 Tabe (Cura mercuriale della). - Aubrie. . » 1692 Veste da camera elettrica . • . . . . • » 1693 Visceri (La virtù dei) . . . • • . • . » 1693


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.Roma,? novembre 1903.

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•• SBZIOMB P:RA.TIOA. DIRETTORI PROF.

GUIDO BACC•LLI REDATTORE

PROF.

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FRANCESCO DURANT•l

CA.Po: PROF. VITTORIO ASCOLI

SOMMARIO. Accademie, Società mediche, Congressi: - XIII CONGRESSO DI MEDICINA INTERNA. - IX CoNGREsso DELLA SocIETÀ ITALIANA DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA. - Riviste: - Gallenga: Infezione diplococcica con localiz.z.az.ione renale primitiva e polmonare tardiva. - Nobécourt: Le streptococcie intestinali. Batteriologia. Patogenesi. - Dansauer : Contributo alla dottrina della gangrena gassosa. - CHIRURGIA : - Perassi : Le suture amovibili nella .cura operativa dell'ernia inguinale. - Valan e Fantino: Su alcuni processi di riparazione artificiale delle perdite di sostanza ossea. - Busacchi : Ricerche istologiche sul comportamento degli zaffi malpigh.iani e sulle fibre proto· plasmatiche nello sviluppo delle neofor111az.ioni epiteliali cutanee « benigne e maligne ». - Quénu e Lande!: I microrganismi nell'a~ia delle sale di operazione e di ospedale; ricerche di un processo di disinjez..ione. - DERMO'SIFILOPATIA: - Salon1on: Delle ulceri cutanee di natura gonorroica. - Osservazioni cliniche: - Bobbio: .A proposito dell'ernia inguinale diretta nella donna. Pratica professionale : - CASUISTICA : - Disfagia amiotossica. - Segni oculari nella nefrite cronica. - Frequenza e significato clinico dell'ineguaglianza pupillare. - .Accidenti pseudo-meningitici da uricemia. - APPUNTI DI TERAPIA: - L'eczema del bordo libero delle palpebre. - Bagni medicamentosi. - Varia. - Amministrazione sanitaria; - Atti ufficiali. - Cenni bibliografici. Interessi professionali: - Risposte a quesiti e a domande. Notizie diverse. - Nomine, promozioni, onorificenze. - Concorsi e condotte. - Indice alfabeticoanalitico del presente numero.

AVV.ISO Col fascicolo 52 sarebbe terminata l'annata 1902-03 della Sezione pratica. Ma l'Ammini· strazione, perchè sia uniforme il decorso delle annate delle tre Sezioni e cominci per tutte col 1° gennaio, ha disposto di prorogare, sino a tutto . dicembre, la chiusu1·a dell'annata. • A coloro che rinnoveranno l'abbonamento inviandone subito l'importo direttaniente all'Am1ni· ·1zist1·azione del POLICLINICO, Corso UmbBrto I, 219, Boma, saranno spediti gratis i nume1·i delta Sezione pratica che us_ciranno sino alla fine dell'anno volgente. In uno dei p1·ossimi fascicoli pubblicheremo il programma del nuovo anno e accenneremo ai miglioramenti clie intendiamo introdurre e alle facilitazioni che accorderemo agli abbonati. Diritti di proprietà r i s e r v a t i

1CC!DEMIE, SOCIETl MEDICHE, CONGRESSI RESOCONTI

PARTICOLARI

XIll Congresso di Medicina interna Padova 29 ottobre-i 1ioue1nbre 1,903. Seduta del 29 ottobre. Presiede il professor De Giovanni. •

.La sedt1ta ha luogo nell' a11la magna dell'Uni· ~ersità.

Pronunciate poche parole, quale Presidente del Comitato locale, il prof. DE G1ov ANNI, dà la parola al sindaco comm. Moschini, al prefetto della Pro· ·vincia e al preside della Facoltà medica anche

quale rappresentante del Rettore. - L'assemblea, i11 assenza di S. E BACCF1LLI, che si scusa con t1n alto e affettuoso telegramma, affida la presidenza definitiva di questo Congresso a.I venerato prof. DE GIOVANNI. Egli inizia i lavori con il seguente discorso: Egregi signori, cari colleghi ! A.Ila tredicesima corona cui accenna il nostro il· 111stre presidente - Guido Baccelli - mancherà, e voi consentite in ciò con me, mancherà il più bel fiore, quello della sua presenza e della sua eloquente e ntagistrale parola. E io per necessità di ciJ·costanze e per dovere d'ufficio, men tre mi rassegno ad occupare questo seggio, sento di dovermi raccomandare alla vostra cortesia e alla vostra benevolenza. E sicuro di in·


1698

IL POLICLINICO

terpretaxe il pensiero di tutti voi, io vi propongo cli rispondere al saluto del nostro illustre presi· dente. A S. E. Guido Baccelli, Roma. Dolente per la vostra assenza il 13° Congresso in Padova trae dal vostro affettuoso saluto i mi· gliori auspici e plaudendo a voi scienziato e mini· stro affretta coi voti il 14° Congresso in Roma.

[ ÀNNO

IX, F .A.SO. 54]

biamo dire che siamo tornati all'ippocratismo, cioè al metodo della osservazione in grande. Qui non mi accorderei col LEYDEN, che discor· rendo della evoluzione del pensiero della medicina, segna la patologia cellulare come l'acme al quale è arrivata. Io affermo che siamo andati oltre, perfezionando il concetto anatomico e microscopico colle rivela· zioni che ci vennero dai concetti della biologia generale. Ciò che significa appigliarci nuovamente al pensiero sintetico della. filosofia greca reso a noi più chiaro dagli amm.aestramenti della analisi scienti· fica moderna. Come il particolare anatomico, come il fenomeno crioscopico, e quello della resistenza elettrica non può avere naturale interpretazione che riportato alle condizioni generalj. dell'organismo, così il fatto fisiologico e il fatto patologico non possono natu· ralisticamente comprendersi che messi in relazione con tutte le circostanze nelle quali trovasi l'orga• n1smo umano. E dobbiamo congratularci di ciò; perchè a ciò conduce l'osservazione clinica, la quale, sebbene a volte a volte solleticata e sedotta, ha sentito ognora la necessità di tornare alla primitiva orientazione, perchè questa è logica e naturale come la orien· tazione dell'ago magnetico. Qui m'assale un altro pensiero. Forse non è senza il ·suo significalo che il 13° Congresso venga inau· gurato in questa Al1la Magna dove sempre risuona l'eco gloriosa dell'immortale Galileo e dei sempre memorabJli insegnamenti del nostro MORGAGNI, il quale, o signori, non fu solamente il fondatore della anatomia patologica, ma il maestro che ci ap· prese il metodo della grande osservazione clinica, dal letto fino a.I tavolo anatomico. Quasi direi che in questa Aula Magna oggi è ricondotta la Scienza nostra alla sua altezza ; che noi ne usciremo ribattezzati alla Scienza, e che il 13° Congresso lasci~à in questo glorioso Ateneo una traccia memo· rabile. Colleghi dilettissimi, l'ora incalza; la materia che abbiamo sotton1ano è copiosa, e mi tarda di sen· tiro le vostre comunicazioni e le vostre dotte di·

Signori ! Non ho in animo di tenervi un discorso quale innanzi a voi ~i conviene, perchè oltre le forze, a me B venuto meno anche il tempo. Mi limiterò a pochi pensieri che a mio avviso devono costituire d'ora in poi i criterì per giudicare della importanza dei nostri studi e dei nostri convegni. Bene interpretando l'odierno movimento scien· tifico della medicina interna., vediamo fiorire nel campo delle esperienze, nel metodo della osservazione e nella orientazione tutt'affatto naturalistica del pensiero medico, i più promettenti germogli della scienza nostra, la quale mano mano s'insinua e protende la propria influènza accanto agli altri rami delle scienze biologiche. In ciò noi vediamo collegarsi due fatti: il primo è una evoluzione del pensiero della medicina, per cui e scienza e arte profondamente si trasformano; la scienza vieppiù favorisce l'arte e questa del pari si fa scientifica nelle sue applicazioni. Il secondo fatto, al qt1ale ho accennato, è la compete11za sempre maggiore che va acquistando la scienza nostra nelle grandi questioni della socio· logia e dell'amministrazione. Lo apprendeste praticamente dagli stessi co~­ cetti di governo del vostro presidente, chiamato alle Cl1re dello Stato. Anche là dove il nostro diagnostico, il nostro intervento terapeutico non sono dettati da un'azione scientifica, chiara ed esatta, siamo ben diversi da quello che eravamo 20, 30 anni or sono, perchè osservando il fatto morboso e nelle sue spontanee manifestazioni e nelle reazioni dell'organismo alle imprese nostre terapeutiche, miriamo a sorprendervi il fenomeno biologico e tutte le sue . relazioni col· l'ambiente interno e collo ambiente esterno, e giu· dichia1no delle cose non come quelle che avven· • • gono in un· corpo tutto chiuso, ma in un elemento SCUSSlOill. Accingiamoci dunque all'opera con ordine ed dell'insieme, nel quale ebbe origine, prosperò ed ammalò, secondo le sue particolari attitudini e ra· alacrità. gionevolezze. Conseguentemente il medico all'opera . L' interruzione artificiale della gravidanza è un biologo nello stretto senso della parola e so· nel corso delle malattie interne. ciologo insieme. E qui mi duole davvero di non essere d'a,ccordo col clinico GRASSET, il quale per Co1tclzisio1ti della r elazio1ie del prof. G. ZAGARI. aver ragione nel fissare limiti artificiali tra bio· logia e le scienze sociali, traduce malamente il I. - MALATTIE DI CUORE: pensiero di AUGUSTO CONTE e rifiuta i concetti pro· 1° La interruzione della gravidanza in genere fondi di BARTHELOT. Ma per quello che vi ho detto è consigliabile nelle malattie di cuore. se vogliamo cogliere il valore storico-filosofico dob· La dilatazione dei ventricoli e solo in parte la.


[ANNO IX, FASO. 54]

SEZIONE PRATICA

1699

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ipertrofia, i rumori anorganici, la insufficienza r elativa, il rallentamento del polso, le graI!di oscillazioni della pressione durante e dopo le doglie, la stasi cardio-polmonare e del grande circolo, l'idroe· mia e i disturbi dell'innervazione, i prodotti di , assorbimento, ecc., modificazioni tutte che vengono in giuoco nella gravidanza, nel parto o nel puer· perio in c.ondizioni fisiologiche, se sono fattori che nello stato normale richiedono delle grandi esigenze da parte del cuore, non rendono compatibile . la maggiore prestazione del lavoro che viene perciò ad un cuore viziato da condizioni patologiche ; prova ne sono : la interruzione spontanea (20. 2 per cento) e la mortalità dei feti (25. 5 per cento). · 2° La interruzione della gra,ridanza in un cuore scompensato si impone da sè, anche senza attendere, come vorrebbero alcuni, il minaccioso peri-

cnlu1n vitae. 3° In un cuore compensato, nel maggior numero delle malattie cardiache, si potrà soprassedere nella prima gravidanza, se fenomeni di scompenso non sopravvengono, se ai primi disturbi una modificacazione interna ne ristabilisce l'equilibrio e qualora condizioni sociali, e particolari del caso, si impongono. 4° Se invece trattasi di multipare, quando in parto precedente ne è stata minacciata la vita ; o quando, per ristabilirsi l'equilibrio è interced:iito lln lungo periodo ai memi adoperati di terapia interna, la interruzione si impone. 5° Nella stenosi mitralica, nella miocardite, nella degenerazione grassa, n elle complicazioni di nefrite, tubercolosi, anemia grave, carcinoma, ecc., deve procedersi senz'altro alla interruzione della gravidanza. Albu1ni1turia gravidica - Nefrite - Ecla1ttpsia - Iperemesi tossica Ptialisuto - I cterns gravidarnm. 1° Nella albu1ni1inria gravidica, si sottoporrà l'in· ferma ad una cu.ra lattea; e, ql1ando da questa non si hanno vantaggi, quando la albumina aumenta e si annunziano sintomi generali, è d'uopo consigliare la interruzione della gravidanza, fin dai primi mesi. Glf 2° Nella 1iefrite cro1iica, se nei primi mesi non sorgono sintomi degni di rilievo, e il reperto dell'urina, e lo stato del cuore e della vista lo consentono, si potrà - sempre tenendo d'occhio l'inferma - aspettare fino agli ultimi mesi della gra· ,~idanza, quando si interverrà con la interruzione. In primipare, in parti gemellari, in caso di amaurosi, di retinite acuta, di ematuria ed emoglo· binuria, l'immediata interruzione si ùnpon e. 3° Nella pielo1iefrite, dopo avere esperimentato la terapia interna, negli ultimi mesi, si ricorrerà. al parto prematuro artificiale. II. -

TOSSIBlMIE

GRA'TJDICHE:

sono gravi, se lo stato delle altre funzioni lo per· mette, si intraprenderà la cura interna e si sorve· glierà la inferma; ma se un sollecito miglioramento non interviene, si ricorrera alla pronta interru~ione della gravidanza, alla quale è uopo affidarsi senz'altro nei casi gravi. 5° Nell'iperemesi tossica, se trattasi di casi leg· gieri o di iperemesi sintomatiche da isterismo o da altro, non si ricorrerà certo alla interruzione della gravidanza ; ma, in casi gravi, quando si manifesta altresì la lesione r enale, diminuiscono rapidamente il peso del corpo e la quantità dell'urina, il polso si fa molto frequente, e tutti questi sintomi, con il vomito compreso, non regrediscono mediante la cura opportuna, bisogna ricorrere alla interruzione della gravidanza, qual11nque sia il periodo della gestazione. 6° Nello ptialis11io, vuoi di origine toHsica, vuoi di origine riflessa, quando non cede alla cura indicata, e la paziente ne riporta delle tristi conseguenze nella nutrizione, bisogna ricorrere al parto prematuro artificiale. 7° N ell' ictero; all'insorgenza dei sintomi gravi, bisogna 1intervenire in qualunque periodo della gravidanza, sia coll'aborto, sia col parto prematuro artifici ale.

III. - MALATTIE NERVOSE: Poli1ievrite - Tetania Corea - Epilessia - Malattie 11ientali - Tzifltori ed emorragie cerebrali - Malattie clel midollo spi1iale. 1° Nei casi di polinezirite grave, l'indicazione della interruzione della gravidanza si impone in qualsiasi grado della gestazione. 2° La teta1iia, conseguenza anche essa della intossicazione gravidica, in qualunque periodo si manifesti, non ha finora dato esempio di tale gravità, da reclamare interrt1zione della gravidanza. 3° Nella corea, ad eccezione di casi molti leggieri, è doverosa la interruzione della gravidanza~ sin dai primi mesi. 4° Solo in casi di epilessia sorta per la gravi· danza, o che si accentui per la medesima, e quando per lo accumularsi degli attacchi il caso si renda grave, è da indicare la- interruzione della gravidanza. Il matrimonio non è consigliabile. 5° Nelle »ialattie 11Le1tfali, una indicaziou.e per la. interruzione della gravidanza potrà essere giusti· ficata da condizioni speciali, quali, per esempio, notevole deper~ento, tendenza al sui~idio, ecc. 6° In tzzniori cerebraz;, la interruzione della gravidanza si ptlò consigliare nell'ultimo periodo, e nell'interesse del feto, in casi sicuramente diagnosticati molto progrediti. 7° L 'en,iorragia cerebrale non disturba la gravi· danza ed il parto. 8° L e 111alattie spinali non richiedono alcuna in· , ."" -. -- - -· .. . . ' ,..,.,


1700 IV. -

IL

LANNO IX, FASC. 541

POLICLINICO

MALATTIE DEL SANGUE: A11e1nia e clorosi -

Oachessiu 11ialarica e cancerig11a - Ane1nia pern;. ciosa - Lence1nia - Po17Jora e lliorbns niacrilos11,s Werlopliii. 1° Nella clorosi ed aneniia, non si ricorre alla

~IALATTIE

DEL TUBO DIGERENTE: Àp]Jendicite. · L'appe1tdicite delle gravide reclama un intervento attivo per curarla, che sarà tanto più efficace, per quanto più lontana è l'epoca clel parto. L'interru· zione della gravidanza dà gli stessi pericoli che il parto naturale a termine.

VI. -

interruzione della gravidanza (eccetto in casi ove si ripetono emorragie, quali emate~esi, ecc.) ; ma • Sunto dell·a relazione del prof. V. ASCOLI. vi si ricorre invece nella grave cacliessia 1nalarica • e cctizcerzgna. (Malattie d'infezio11e). 2° N ell'a1ie1nia jJerniciosa, la interruzione della Il relatore dopo aver brevemente accennato all'im· gravidanza è necessaria nell'interesse della madre. portanza della questione, questione che può a b11on 3° Nella lezicen-iia, gli organi ematopoietici, già diritto dirsi giovanissima essendo stata messa net· profondamente lesi, mal corrispondono alle esi · tamente appena un decennio fa da LEYDEN, ri· genze della gravidanza. 8e per il progredire di leva come è git1sto che essa formi uno dei temi questa, le condizioni del sangue si a.ggravano e i di discussione dell'attuale Congresso di medicina sintomi generali diventano imponenti, si ricorrerà interna. alla interruzione della gravidanza, in qualsiasi pe· Prima di annoverare i casi in cui la gravidanza riodo della gestazione. deve essere artificialmente interrotta, il relatore con· 4° N ell'e11iofilia e scorbuto, nella porpora e morsidera la questione dal punto di vista generale e si bus 1nacnlosus Werlopliii, la prognosi è sempre grave' chiede : « ogni uovo muliebre che rimane fecondato stante la minaccia dell'èmorragia. Dalla casistica « e prende sviluppo nell'utero, ha veramente in ogni non si hanno dati per appoggiare, o meno, la in· « caso e a qualunque costo il diritto di giungere a dicazione della interruzione della gravidanza : tut« maturità e di ar:l'ivare nel mondo per godere di tavia, per induzione, è lécito ammettere che l'in· « vita indipendente'? » Tale diritto subisce una tervento potrebbé dare buoni risultati, se adottato restrizione, rappresentata dalla certezza o dalla fon· al principio della gravidanza. data presunzione che lo sviluppo del feto possa recare eventuali danni alla vita materna. V. - MALATTIE DEL RICAMBIO: Struma - Gozzo In tal caso dunque. la gravidanza deve essere esoftalniico - Osteo1nalacia - Diabete. interrotta; e interromperla oggi, in cui l'asepsi e 1° Nel gozzo si ricorrerà alla interruzione della l'antisepsi rendono, si può dire, innocue anche le gravidanza, quando vi sono sintomi molto gravi più gravi operazioni; in cui, col dilatatore del Bossi, con complicazioni renali. la provocazion~ artificiale del parto si può quasi 2° Nel 1norbo Basedowiauo, che alle volte si considerare per nulla nociva, riesce assai più facile manifesta durante la gravidanza, l'interruzione ne di quel che non fosse anticamente. è giustificata, quando occorrano emorragie e di· È quindi dovere del medico di ben ponderare i stacco della placenta, ed i sin tomi generali da parte casi in cui deve agire, ma una volta che egli rep11ti del cuore sono minacciosi. necessario l'intervento, non deve indugiarsi, poichè 3° N ell'osteo11ialacia, l'indicazione della interru· se il problema è grave, difficile e spinoso, sono a11· zione della gravidanza non trova oppositori: mentati e perfezionati i mezzi che la scienza mette a sua disposizione per risolverlo. Siccome però in a) anche nei casi, nei quali il bacino per· tali casi sono sempre implicate ragioni morali o di mette il passaggio del feto, trova la st1a indicazione famiglia, condizioni economiche, rapporti sociali~ la a scopo curativo dell'osteomalacia; sicurezza della coscienza del medico non basta ; è b) è tanto più reclamata nei casi di osteoma· q11indi bene che egli, a paralizzttre le esigenze lacia progressiva, la quale non risente la influenza sempre crescenti che a lui impone la società, con· del trattamento del fosforo, o che sia recidivante. sulti l'opinione di qualche collega esperto circa la Quando il vizio del bacino non permette la fuo· opportunità e le modalità dell'intervento e, una 1·uscita del feto, bisogna ricorrere alla operazione volta determinato questo, apparecchi ogni cosa così .cesarea o ad altra che l'ostetrico giudicherà oppor· patentemente come si è soliti fare in q11alsiasi ope· iuna. Se poi trattasi di osteomalacia ovarica, peg· razione sull'utero. giorata dalla gravi danza e recidivante, al posto del Dopo l'esposizione di tali principii fondamentaglio cesareo conservatore, si sostituirà o la resetali che devono regolare l'interruzione artificiale zione delle tube, o·v·vero la castrazione e steriliz· della gravidanza, il relatore discute gli effetti che zazione m ediante l'isterectomia e l'operazione alla le malattie infettive esercitano sulla madre nei pe· Porro. riodi di gravidanza, parto e puerperio e sul nUO'\"O J 0 L'interruzione della gravidanza nel diabete organismo nella vita intra· ed extra-uterina. s'impone fin dai primi mesi e 'ri si ricorrerà, pro· • Lo svol imento di una malattia infettiva, già di


l A.NNo

IX, F ABO. 54]

SEZIONE PBATIOA

per se~ .stesso sempre grave, lo è ancora di più quando l'infezione si svolge in una gravida, in cui i naturali poteri regolatori della nutrizione sono già fisiologicamente alterati. Abbondano gli esempi di lesioni anatomiche del cuore, reni, fegato e di comuni modificazioni cliniche quali l'urobilinuria, l'albuminuria, le alterazioni cutanee, ecc. Il relatore, trascurando però di fermarsi su questi fatti oramai di conoscenza comune, ricorda come egli, già in precedenti lavori, abbia anni or sono dimostrato che non esiste una vera iperleucocitosi gravidica e che questa compare nel soprapparto e nel pt1erperio; inoltre che le gravide, almeno dal quarto mese in su, non presenterebbero iperleucocitosi digestiva, E, siccome si riscontra qt1est.o fatto in genere negli individui in c11i sogliono essere facili e frequenti le intossicazioni gravi e in cui le infezioni sogliono l)er lo più a vere decorso maligno, se ne può concludere che la mancanza di iperle11cocitosi sia indizio generico di debolezza dei poteri di difesa. Non si deve con ciò ritenere in maniera assoluta che le gravide hanno poche forze da opporre alle infezioni ; certo è però che, in esse, le forze di resistenza non sono cosi uguali od t1gualmente disciplinate come lo sono nelle donne sane. Il puerperio che raccoglie ed espia i danni dei periodi precedenti e prepara l'allattamento, mette la donna nelle peggiori condizioni. Le ma· lattie infettive preesistenti si aggravano; quelle che insorgono si presentano maligne. Tutto ciò. vale µttr la madre; per il feto le cose sono infinitamente più complicate. Le i~ezioni ne modificano lo sviluppo agendo sia direttamente sul germe, sia sulla nutrizione del feto. ' .Ai giorni nostri la fisiopatologia del feto è malau· guratamente poco conosciuta e poco studiata. Col germe, sia ovulo sia spermatozoide, non si trasmette clirettamente il microbio patogeno. Le infezioni, per cosi dire croniche, quali la sifilide e la tubercolosi, agiscono sul germe dopo aver alterato le proprietà biologiche del nostro sangue e dei liquidi che vengono intimamente a contatto con le cellule onde originano l'uovo e lo spermatozoide. · Accanto a questi fatti più pertinenti all'eredità si conoscono anche al tre leggi biologiche che rego· lano la vita fetale. Cosi si sa che nell'embrione in via di sviluppo i tessuti hanno poteri di assimilazione preponderanti su quelli di disassimilazione; che i tessuti dell'embrione sono, più di quello che non siano gli adulti, ricchi in acqua e glicogeno; che nell'em· brione il cuore resiste meglio alle oscillazieni di temperatura e alle deficienze di 0 1 ; che i ttissuti dell'embrione, mentre sopportano bene i veleni più potenti, come la stricnina & l'acido prussico, sop· portano meno bene le sostanze tossiche di origine batterica; che germi innocui negli adulti possono essere patogeni per la vita embrionale e viceversa ; ohe, per la spiccata azione battericida dei

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tessuti embrionali, i microbi possono scomparire del tutto, o attenuarsi di molto restando o no capaci di riprendere virulenza passando in altro ambiente, per esempio inoculandoli in altri animali; infine che infezioni contratte nella vita fetale, possono svilupparsi nella vita extra-uterina avendo decorso diverso da quelle contratte nell'ambiente esterno. Accanto a tutte queste considerazioni ve:inno messi i dati relativi alla placenta. Essa, servendo da organo intermediario fra madre e feto, ha tuttavia una grandissima e specializzata attività propria: go,Terna il passaggio delle albumine e la proporzione dei sali; trasforma, prima di immetterle nel sangue fetale, le sostanze tossiche ; trattiene più o meno completamente, a seconda dello stadio di sviluppo, gli elementi corpuscolari; infine, .se essa è alterata, lascia passare dal sangl1e materno in quello del feto sostanze chimiche e batteriche le quali non mancheranno certo di produrre i loro effetti deleteri. Insomma, tutta la nutrizione del feto è alterata per effetto dell'infezione materna; a loro volta le alterazioni, a c11i il feto 'ra incontro, si riflAttono sulla madre, quant11nque in proporzioni attenuate, sempre attraverso la placenta. Tutto ciò se basta a farci comprendere, nelle linee generali, la natura e il meccanismo dei danni che, nelle infezioni, la madre reca al feto, non ci ill11mina affatto sulle condizioni in cui si deve in· tervenire p er interrompere la gravidanza. Nè, se· condo il relatore, il problema si può risolvere mediante i risultati otten11ti·con l'intervento: tale criterio non vale, per le differenze enormi delle indicazioni e dei metodi: consultando le statistiche, si hanno dati molto disparati. Una prova dell'incertezza che r egna in tale questione si è avuta nel Congresso in· ternazionale degli ostetrici tenuto in Roma nel 1902. I più reputati maestri vi portarono il contributo della Loro clottrina e della loro esperienza ; la di· scussione fu ll1nga, animata e calorosa, ma ogni accordo riuscì impossibile. Nè più decisivo riusci lo stt1dio del decorso spontaneo delle malattie in· fet.tive durante la gestazione, studio il quale solo ci fornisce dati preziosi circa gli effetti delle infezioni, nulla ci insegna circa il momento ql1ando l'intr r• vento può riuscire utile o dannoso. Stando le cose in questi termi11i, il relatore crede che qualche norma possa solo ritrarsi studiando le infezioni ognuna per sè, tenendo conto della casuistica con intervento rispetto sia all'indicazione, sia alla tecnica, e non trascurando nè la clinica delle infezioni nelle gestanti, nè i ris1ùtati tlelle ricerche sperimentali. Pnbercolòsi. - È questa l'infezione sulla quale più si dilunga il R., siccome quella in cui può portare il con· tributo dell'esperienza personale ricavata dall'os· servazione di oltre 600 malate, delle quali 328 furono oggetto di studio speciale per stabilire i

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1702

IL POLIOLINIOO

reciproci rapporti che corrono tra gravidanza e tubercolosi. Se la tubercolosi preesiste alla gravidanza, suol acutizzarsi fin dal pri11cipio di q11esta: npn di rado si manifesta all'inizio o nel cleoorso di essa: in go· n ere peggiora. Il puerperio può non esercitare in· fluenza sulla tubercolosi; ma ciò ò assai raro: più spesso provo~a tale un'esacerbazione della malattia da renderla fatale. A volte invece la tubercolosi insorge nel puex·perio, specie se accompagnato con l'allattamento. Tale. ultimo fatto il R. ha verifi· cato 35 volte su 328. Circa il destino immerliato del feto si vede : 1° che l'aborto spontaneo è relativamente raro; 2° che il parto prematuro ò frequentissimo e qt1asi di regola n ei casi gravi; 3° che nello forme più lente e nelle donne in migliori condizioni, il parto segue a termine. Venuto il feto alla luce, questo ha di raro indizi della malattia specifica : presenta invece sviluppo tardissimo, deformità ossee, sporgenze epifisarie, ecc., e generalmente va incontro a malattie inter· correnti comuni.: con più precisione dalla storia di 137 gravidanze raccolta dal R. risulta che il 20 per cento dei figli mori dentro un mese, il 35 per cento dentro i primi due anni; causa, frequente di morte (83 per cento) sembra sia stata la meningite tt1ber· colare. L'interruzione artificiale clella gravidanza pro· pugnata nel 1893 da LEYDEN e subito sostenuta valorosamente in Italia da MAllAGLIANO, a prescin· dore da quei casi gravissimi riconosciuti da tutti, in cui urgo sbarazzare la donna dal prodotto che compromette cosi seriamente la sua vita, trovò oppugnatori e sostenitori ug11almente vivaci, ugual· mo11te fieri. La indicazio11e di elozione sostenuta da LEYDElN o MA.RAGLIANO, si basa sul fatto che t1na tuber· colosi latente si riacutizzi durante la gestazione e sul fatto che scarse sono lo probabilità di avere un prodotto vivo, vitalo e capace di florido svi· luppo. A ciò si deve aggi11ngere la possibilità che la tubercolosi si inanifesti per prima volta durante la ouestazione. In tali casi facilmente si comprende . quanto sia importante e come indispensabile per il medico stabilire presto e con esattezza la diagnosi di tubercolosi incipiente. Le indicazioni per l'in· torvento sono date secondo il R. da vari criteri: secondo VEIT, so il peso del corpo della madre au· menta nella gestazione, con le cure mediche, più di qt1ello che non accada normalmente, si può la· sciare la i11bercolosi a sè · se at1menta. nei limiti normali, o poco mono, si mette il problema. dell'in· tervento · se invece il peso diminuisce allora è inutile qt1alunquo iniziativa ardita, poichè l'evolu· ~ i one della malattia è già segnata. Secondo pe:i;sonali ricerche poi, il R. avrebbe ·y isto che utili criteri per l'intervento si possono (6)

[ À.NNO

IX,

FASO.

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a vere dall'esame delle urine delle tubercolose. Se ai primi mesi di gravidanza presentano aumento di urobilina, ltroeritrina o di indacano con defi· ciente azione del fegato nel sintetizzare l'ammo· niaca in urea o nello scomporre il levulosio, quando si ha la diazo·reazione di Ehrlich l'intervento deve essere pronto. Se v'è già l'albuminuria senza cor· rispondente reperto microscopico di lesiono renale, allora si può ritenere che la malattia ha, assunto un'evoluzione grave e per lo più rapida e quindi ogni intervento può ritenersi inefficace. Gli oppositori dell'interr11zione muovono ai so· stenitori due obbiezioni che val la pena siano ri· ferite. Essi dicono: quando lii t11bercolosi è certa· mente dimostrata, pt1ò sopirsi, ma difficilmente si arresta; sicchè interrompendo la gravidanza non si sal,ra la madre o si so!>prime un essere che può non diventare tubercoloso qualora sia nlesso in buone condizioni di vita. Il R. osserva come è oramai assodato che vi sono gua.rigioni, per lo meno cliniche, della tuber· colosi; inoltre che l'esperienza dimostra che la tt1· bercolosi si assopisce e spesso si arresta dopo la provocazione dell'aborto sicchè si deve sen,ipre cer· care rli salvare la 11iadre. Circa la seconda obbie· zione fatta dagli oppositori dell'intervento, va no· tato che finora non si può dire con sic11rezza. che la tubercolosi si trasmette dalla madre al feto, anzi sembra pit1 ttosto che tale fatto non av,renga; così pure non è detto assoluta.mente che i discendenti di tubercolosi sono condannati alla tubercolosi; sta però il fatto che in certe famiglie la tubercoloei domina più che in altre, colpendo non di rado i11· dividttl che han raggiunto una certa età. Inoltre non bisogna trascurare una predisposi· zione per la tubRrcolosi, predisposizione oosi ·bene illustrata, dal- DE GIOVANNI ed in cui l'ereditarietà ha parte non piccola. Aggiungiamo a ciò le alte· razioni macro· e microscopiche degli organi e dei tessuti in coloro che provengono da geni tori co11 infezione tubercolare e, conclude il relatore, il i1a· scituro di ttna madre tubercolosa, dopo t11tto questo, non sarà cosl pre~ioso che, per conservarlo, si debba sacrificargli la vita della inadre.

Febbre t1foirle. - In tale malattia, essendo sposso lesa la placenta, tossine e antitossine, bacilli di Eberth, streptococchi passano facilmente dalla ma.· dre al feto: questo nasce morto o molto scaduto nella nutrizione. La gestazione è interrotta n <?l 60·80 °/0 dei casi e ciò accade o nel corso dolla malattia (2°-3° settenario) o nella convalescenza; l'interr11zione si spiega o per le alterazioni fetali o, secondo altri, per la endometrite emorragica. Se il parto avviene nelle prime settimane della n1a· lattia, è per lo più favore,role. A vendo riguardo alle numerose complicanze cl10 possono sorgere a carico dei vari organi nel d "'Corso


l A.NNo

~

IX, FA.se. 54]

SEZIONE PRATICA.

di una tifoide, s'impone, secondo il relatore, il pro· blema dell'interruzione precoce della gravidanza quando un tifo, anche di media gravezza, compare a gestazione progredita.

Cltolera. - È una malattia nefasta per le gra· vide. Dai risultati ottenuti colla provocazione del· l'aborto e del parto prematuro, non si possono, tanto essi son contradittori, trarre deduzioni sicure : nei casi non gravi non si può escludere che non sarebbero guariti altrimenti; casi gravi han peg· giorato. È difficile dire quali vantaggi offrirebbe la tecnica migliorata.

Disse1iteria. -

Mentre qui è frequente l'interru· zione spontanea, la questione dell'intervento attivo è del tutto impregiudicata.

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non può questo essere modificato se si interrompe la gravidanza; citano infine la disastrosa statistica che si ha nelle polmoniti con gravidanza sponta· neamente interrotta. Gli intervenzionisti, al contra· rio, dicono che, levando di mezzo la gravidanza, che tanto influisce sul fegato, su.i reni e sul cuore, si può rendere più favorevole l'esito della polmo· nite, purchè, s'intende, sian valide le forze della donna. Le interruzioni spontanee a inizi.o d ella pol· monite hanno decorso favorevole. A gravidanza molto ino~trata il R. è partigiano dell'interruzione precoce. L'intervento poi non si deve nemmeno discutere in casi in cui la vita è in p ericolo.

Infezione gonococcica. -

Carbo1tcllio. -

Il feto è espulso fin da primi giorni della malattia; esce morto o muore presto. Nel siero del sangue fetale sono state trovate so· ~tanze battericide~ assai più presto che i bacilli. Non è il caso di discorrere sull"interven to, poichè la malattia ·è letale per la madre e per il st10 prodotto.

Difterite. -

Su questa si ha scarsa esperienza; a volte si ha il parto prematluo, ma a volte questo manca anche quando la malattia colpisce i ge· nitali.

Peta1io. -

Le sostanze tossiche passano per la placenta, ma il feto assai di rado. si ammala: la mortalità è elevata. Non ' ri sono dati sull' inter· vento attivo.

lnftue1tza. - In tale malattia l'utero è compro· messo, sono &Iterate la placenta e lA membrane del feto, pur rimanendo questo integro. Il parto prematuro è frequentissimo e sovente bisogna aiu· tarlo, poichè spesso sono scarse le doglie e deboli le contrazioni uterine. Condizioni individuali e com· plicazioni, specie polmonari, possono richiedere l'in· terruzione artificiale, massime negli ultimi mesi di gravidanza. Nei primi I!lesi di questa bisogna porre attenzione ai minimi indizi di aborto, ed evitare gli eventuali danni d ell'arresto n ell'utero dei pro· dotti di esso.

Polmo1iite. -

Nei primi 180 giorni di gestazione, la polmoni te decorre senza fenomeni particolari ; assume decorso più grave in ulteriori periodi. L'a· borto si verifica in circa 1/3 dei casi nei primi 180 giorni; nei 2/3 negli altri consecutivi. L' interru· zione sarebbe dovuta, oltre la infezione fetale, a gravi lesioni dei villi coriali e della placenta., non· chè ad emorragie dell't1tero e talvolta a vera en· dometrite diplococcica. È assai discusso se nella polmonite sia indicato l'intervento. Gli oppositori dicono che la gravidanza non altera la capacità vitale dei polmoni e che quindi non aumenta la carica di C0 2 nel sangtle polmonitico; che la malattia avendo decorso ciclico

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Essa si acuisce con la gravidanza.. Tra le manifestazioni il R. si ferma al reuniatis1no (il così detto reumatismo delle gravide). La frequenza delle interruzioni spontanee e delle complicazioni varie; la gravità degli esiti locali possono consigliare in qualche caso l'interruzione artificiale come quella che diminuisce lo sviluppo locale doi germi, anzi dà modo di disinfettare.

Eresipela. -

In quest' infezione l' interrt1zione spontanea è rara ed è dovuta all'infezione del feto che nasce morto o cachettico, o sopravvive poche ore o qualche giorno soltanto. Il decorso della malattia anche dopo il parto non è grave. Q11indi solo in casi gravi e a gravidanza inoltrata si potrebbe consigliare l 'intervento per cercare di salvare il feto dall'intossicazione o dall'infezione eresipelatosa.

Forme settiche. -

Nelle forme settiche o setti· coemiche, l' infezione, passando facilmente dalla madre al feto, provoca spesso la morte di questo e il parto prematt1ro. L'interruzione artificiale si potrà in qtlalche caso non troppo grave tentare solo verso la fine della gestazione all'unico scopo di salvare il feto. Malaria. - Quest'infezione non risparmia le gra· vide; siccome però essa non passa al feto e può, senza danni per qt1esto, ugualmente e benissimo vincersi col chinino, ogni attivo intervento per in· terrompere la gestazione sarebbe intempestivo. Tutto al più questo può consigliarsi nei casi di cachessia o di anemia onde prevenire lo sviluppo della anemia grave p erniciosa, o quando un enorme tumore di milza impedisce o disturba l' ingrandimento dell'utero. Rabbia. - Poco si sa s ulla rabbia nella gravi· danza. La gestazione è interrotta. Sperimentalmente si è visto che la rabbia si trasmette dalla madre al feto. Parotite - Pertosse. - Non si è mai discusso in questi casi sull'interruzione artificiale della gra,·i· danza. Sifili(le. - Data la cura specifica sictiramente gio\e,·ole in q11alunque stadio di quest'infezione. il (7 ,


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IL POLICLINICO

relatore ritiene che non vi sia indicazione di inter· vento attivo se non in casi eccezionalissimi, quali: a) llll ulcero primitivo che sia contratto dalla madre nell'ultimo periodo di gravidanza (8°-9° mese) ; b) lesioni renali o i11testinali che renùano im· possibile la cura 3pecifica; e) manifestazioni generali o locali intense e che non cedono alle ct1re più energiche. Vainolo. - Tale infezione influisce in vario modo sulla madre e sul feto. Se si svilt1ppa nell'ultimo periodo della gra,ridanza, il feto na.sce sano e di· sposto all'infezione; può venire al mondo col vaiuolo in atto o in via di guarigione ; può essere infetto con streptococchi; può infine nascer sano e immu· nizzato. In casi diversi però, l'aborto è precoce, specie nel vaiuolo confluente; e, se il feto rimane nell'utero, la malattia s'aggrava finchè esso non è espulso o partorito a termine. In genere gli ostetrici escludono l'intervento per timore di infezioni secondarie. Ma il relatore ritiene che nel vaiuolo si può intervenire in taluni casi di media gra"'\rezza o gravi, dopo passato il periodo eruttivo ; si deve intervenire a madre viva e feto morto. Scarlatti1ta. - Va distinta da infezioni d'altra natura che si accompagna.no con ert1zioni scarlat· tiniformi. La gravidanza s'interrompe spesso spon· taneamente a causa delle alterazioni locali. Morbillo. - Grav·e nelle gestanti, ma più nelle partorienti e nel puerperio, interrompe spontaneaw mente la gravidanza in più che nel 50 °/ 0 dei casi. Siccome però i bambini nascono vivi e, anche nel colmo dell'esantema, scarsa1nente infetti, nel mor· billo non si richiede l'intervento. CONCLUSIONI. Secondo il relatore: Si interverrà al principio della gravidanza nelle infezioni croniche, specialmente, nella tubercolosi, con lo scopo di preservare la madre da un peg· gioramento qt1asi certo, mentre si rinunzia ad un feto che, nella migliore ipotesi, possiamo dire de· prezzato. Si interverrà alla fine della gravidanza nelle in· fezioni a.cute, alle prime, chiare, manifestazioni della malattia. Ma, com'è stato esplicitamente esposto studiando le singole infezioni, l: intervento non è indicato nè nelle forme leggiere, le quali per lo pii't non di· sturbano molto il corso della gravida.nza, nè nelle forme estremamente gravi, quando il decorso non sarà modificatò dall'interruzione della gravidanza e anzi a causa del traumatismo, comtlllque non molto forte, e a causa dell~ conseguente depressione sanguigna, possono pi1ì facilmente originare infezioni setticoemiche. \8)

[ANNo IX, FAsc. 54}

· Le manovre per provocare l'aborto o il part<> prematuro è sottinteso che devono essere le men<> dispendiose per le forze della malata e devono essere al coperto da ogni possibilità di infezioni secondarie .. L' aborto provocato ha così una considerevole importanza curati va e acquista un valore di prime> ordine nella profilassi. Pur partendo esclusivamente da ragioni cliniche e tenendo obbiettivi clinici pu<> riescire uno dei più fini e delicati congegni per lo sviluppo e il miglioramento della popolazione. Seduta pom. -

ore 15.

Presiede il professore De Giovanni. Disc1'1ssione delle relazio1ti.

Dott. Gay. Osserva che nelle infezioni bisogna largheggiare con l'interruzione della gravidanza più di quello che non abbiano ammesso i relatori,. massime poi per la tubercolosi. Prof. Silvestrini (Camerino). Dalle relazioni fatte apparisce come ciasc11n medico debba regolarsi secondo l'esperienza. Invoca dai vecchi clinici le norme che derivano da questa esperienza. Donne floride ammalano non di rado dopo sposati sifilitici e tubercolotici~ pur senza chiare manifestazioni infettive. Domanda specialmente al prof. ASCOLI in qual modo possa riconoscersi che la malattia. della madre è trasmessa al feto e come debba rilevarsi il pericolo che il feto sta per trasmettere alla madre una data malattia. Prof. Bernabei (Siena). A proposito dell'osteomalacia osserva che bisognerebbe provare l'ossigenazione enterica, prima di ricorrere all'interruzione della gravidanza. Prof. T1·nzzi (Padova). Osserva che i relatori hanno dato pochissima importanza al consiglio dell'ostetrico nell'interruzione della gravidanza. Egli accenna al Congresso internazionale ostetrico del 1902. Non è vero che gli ostetrici siano di mas· sima contrari all'aborto; SCHAUTA, ad es., lo consiglia nella tubercolosi polmqnare, laringea, ecc., sempre però che ce ne siano le giuste indicazioni. Per le malattie infettive acute gli ostetrici sono contrari all'aborto, giacchè o la malattia infetti\ a è grave, e l'aborto succede allora spontaneamente, o non è grave ed allora è inutile procurarlo. Il prof. ASCOLI ha insistito sulla innocltità e facilità dell'interruzione, ma ciò può essere il caso solo nel primo trimestre, non però nei: t1imestri • • success1v1. Nei casi d'infezione gonocoecica, pei quali ASCOLI propone l'interruzione,questanon dovrà farsi, perchè se l'infezione è di per sè stessa grave, l'aborto av· viene spontaneamente, se non è tale, e succede dopo il 4° mese, i gonococchi s'incapsulano nei. tes· snti e non riescono più a produrre alcun danno. Generalmente gli ostetrici sono poco teneri dell'in· terruzione, perchè vogliono salvare la madre ed il


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SEZIONE PRATICA

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feto, essendo questo un còmpito eminentemente umanitario. L'aver quasi abolita l'embriotomia, non· chè l'interruzione in casi di strettezza del bacino, ricorrendo piuttosto a delle operazioni sulla madre, è la conseguenza legittima di quello scopo. Il pro· fessoré ZAGARI ha fatto un ({Uadro troppo scuro delle condizioni delle gravide. Da studi recenti ri1::Julta che la crasi sanguigna non è affatto de· teriorata: la gravidanza dà per sè stessa delle risorse (es., funzionalità della glan~ola paratiroidea). Cosi pei casi di nefrectomia, si son viste moltissime gravidanze decorrere perfettamente bene in donne che avevano un rene solo, anzi talvolta hanno avuto un decorso più felice che nelle condizioni normali. Cioffi (Napoli). Si ferma a parlare dell'interruzione nei casi di tubercolosi localizzata, come già pro· pose il MARAGLIANO. Rileva l'imbarazzante posizione del medico e le difficoltà della pratica, ma conviene che anche in questi casi la gravidanza debba interrompersi. Egli spiega con una tossiemia multipla 'l'aggravarsi della tubercolosi. I veleni gravidiei, che si originano dall'intestino, dalla pla· centa e dal feto, si sommano ai veleni tu~ercolari, sicchè il fegato non è più capace di neutralizzarli e ne nasce un'insufficienza epato-renale. Le con· dizioni quindi del polmone vengono ad essere molto compromesse, essendo il polmone un organo molto vascolarizzato. Prof. Qneirolo (Pisa). Egli non ammette che esistano malattie per éui debba -procurarsi l'ab,>rto. Una malattia non contiene in sè l'indicazione del· l'interruzione, ma solo in determinate circostanze. • Nonpuò valere di regola l'interruzione nelle car· diopatie, giacchè con una malattia di cuore si può ben condurre a termine una gravida.n za, e ciò per evitare equivoci nella pratica. Ricorda dei casi di massima resistenza del miocardio in vizi di cuore. Se in una gravida insorge uno scompenso (insuffi · cienza cardiaca), bisogna prima intervenire coi mezzi medici; nel caso che il cuore più non risponda allo stimolo dei farmaci, allora deve interrompersi la gravidanza, quando questa determini l'insuffi. cienza. Se il feto è vitale e le condizioni della madre sono gravi, allora s'interromperà la gravidanza ,.p er salvare il figlio. Le stesse considerazioni valgano per tutte le altre malattie per cui si è consigliato l'aborto. La pie· lonefrite, ad es., è una malattia che non ha effetti ,, generali e può decorrere per molti anni; ma se esi· stono condizioni generali che possono compromet· tere il feto, quando questo è vitale, la gravidanza deve essere interrotta. Prof. Riva (Parma). Dà ragione al prof. BERNABEI per quanto riguarda la cura dell'ossigenazione enterica, che egli raccomanda. Nella sua clinica il dott. BORI ha fatto alcune esperienze con tale me· todo, che gli hanno dato dei risultati molto confor·

Prof. Castellino (Napoli). Non può associarsi alla proposta d'interrompere la gravidanza in un cuore scompen8ato. Che cosa infatti vuol dire un cuore scompensato 'l ~Iolti scompensi per lunga data non portano alcun disturbo, se sono ben trattati. Una gravidanza può anche procedere bene in donne con cuori scompensati; essa deve solo interrom· persi quando si è provata l'anestesia del cuore ai medicamenti, quando v'è insomma la progressione dello sco~penso. Domanda al prof. ZAGARI perchè abbia insistito specialmente sulla stenosi mitralica, se proprio que· sta forma di vizio cardiaco dà la garanzia di mag· giore resistenza. Non si deve far questione della specie delle cardiopatie quando si parla di inter· ruzione della gravidanza, perchè le cardiopatie de· vono giudicarsi e curarsi nelle loro conseguenze. Ma se si vogliono far questioni di specie. queste devono essere fatte giustamente. La stenosi mitralica trova piuttosto una. correzione nella gravidanza, la quale aumenta la tensione arteriosa. Ma perchè il prof. ZAGARI non ha trattato delle nevrosi cardiache '? La bradicardia, le angine aortiche retrosternali, le pseudoangine di petto, ecc. possono essere tante ragioni per interrompere una gravidanza, tanto più se si pensi che quella donna che trovasi pericolante sotto un accesso, è una donna forte ed organicamente sana nel cuore. L'O. invita i colleghi a rivolgere l'attenzione alle ne· vrosi cardiache, osservando d'altra parte che in questo Congresso si è forse troppo corrivi all'interruzione della gravidanza, il che significa assumere delle responsabilità considerevoli. .Al prof. .A.SCOLI 1'0. domanda-, a proposito della quistione della tuberco~osi, qual concetto egli abbia dell' eredi tarietà. Dott. Taussig (Roma). E conosciuto che l'albt1· minuria gravidica si sviluppa generalmente a gra· vidanza inoltrata, dippiù nell'albuminuria gravidica il parto si determina spontaneamente; quindi non sarà mai il caso d'interrompere 1a gravidanza. Cita diversi esempi dalla sua pratica. Prof. Maragliano (Genova). Dice d'aver seguito la discus::;sione con grande interesse, essendo questo un argomento che egli da molto tempo predilige. LEYDEN fu il primo che, a proposito delle cardio· patie, sostenne esser nòmpito anche dei medici in· ternisti occuparsi del l'roblema dell'interruzione della gravidanza, fino allora rimasto di E--Sclusiva competenza degli ostetrici. L'O. fu il primo ad occuparsene per quanto concerne la questione della tubercolosi. Partendo oggi da questo medesimo punto di vista, si sottoscrive alle conclusioni del relatore ed afferma che bisogna interrompere la gravidanza quanto più è recente la tubercolosi, giacchè a noi incombe il dovere di rispettare la vita della madre. ~oi sappiamo che nella clonna


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IL POLIOLINIOO

l'intero organismo, quindi lma tubercolosi iniziale peggiora considerevolmente in una donna gravida, almeno in tesi generale. ~e dunque abbiamo tali dati che la donna, cessando di esser gravida, possa giovarsene, la gravidanza deve interrompersi. Le statistiche citate dagli ostetrici non debbono aver molto valore, giacchè spesse volte gli ostetrici sono incompetenti in questioni di medicina interna. Per le cardjopatie 1'0. si accorda coi colleghi che parlavano di modalità. Il cohcetto generale è questo : se la gravidanza deve interrompersi in certi casi, non deve mai consigliarsene l'interru· zione in base a formule sistematiche; ma il medico stabilirà secondo i suoi criteri, ai quali è mestieri che ubbidisca l'ostetrico. Doft. Merletti (Parma). Ricorda che anche l'ostetrico è un medico e si meraviglia ùome i.n una si· mile qt1estione voglia assegnarsi ali' ostetrico una parte tanto secondaria. Fa qualche osservazione circa l'eclampsia e l'anemia perniciosa. Nell'eclampsia il rene è molte volte sano; è il fegato invece che bisogna studiare, giaccbè nell'eclampsia prima del rene ·si ammala il fegato; per conseguenza l'interruzion1:i della gravidanza nell'eclampsia non potrà farsi in base all'esame della funzione renale. Per l'anemia perniciosa osserva che è in11tile interrompere la gravidanza, giacchè, ammessa un'anemia perniciosa, la donna è condannata fatalmente a morire. L'O. però vorrebbe sapere quale è il sintoma caratteri· stico dell'anemia perniciosa. Rispondono i relatori: Prof. Zagari. Osserva d'aver dichiarato nella sua relazione che per l'interruzione della gra·vidanza non possono darsi regole fisse, e cosi intende di rispondere a molte obiezioni. Riguardo alle ca,rdiopatie ha insistito a.n che lui sulla necessità di tentar prima la prova dei cardiocinetici. Nella stenosi mi· tràlica lo scompenso avviene in realtà un poco più difficilmente che negli altri vizi di cuore, ma una volta avvenuto non si ripara più; e siccome si è detto che deve interrompersi la gravidanza quando vi è scompenso permanente, cosi ne consegue di doverla interrompere non appena si manifesta lo scompenso nella stenosi mitralica . .Al prof. CASTELLINO risponde non aver letto la parte della relazione che concerneva le nevrosi car· diache, fra cui si è occupato specialmente del polso raro e delle forme anginose . .Al prof. BERNABEI ri· sponde d'aver citato, nella cura dell' osteomalacia, il rimedio più generale e più conosciuto, il fosforo, ma non è alieno a che si tenti anche l'ossigenote· rapia per via rettale. Circa l'obiezione del professor TRuzzr 1'0. dichiara d'aver letto e studiato anche lui la relazione di ScHAUTA. Se ha fatto un quadro abbastanza tetro dei pericoli che offre la gravidanza, ha fatto anche un quadro dei compensi organici che esistono nella gravidanza stessa, massime da

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non nega che vi siano molte ricer·~he le quali attestano -1a buona crasi sanguigna, tanto è vero che mo] te donne migliorano anche nel generale quando sono gravide: ma quando si parla d'interruzione della gravidanza, bisogna pensare alle forme tutt'altro che floride. Finalmente al dott. TAUSSIG ri· sponde che hanvi delle albuminurie gravidiche che si presentano al principio della gravidanza, e queste ne possono rendere indispensabile l'interruzione. Prof. A.scoli (relat.). La lunga e vivace discussione dimostra che l'argomento è stato scelto molto oppor· tunamente. Ringrazia gli oratori, ma specialmente gli ostetri<:i che hanno fatto sentire in questo Con· gresso la voce eloquente di quelli che militano in un altro campo. Il prof. TRUZZI ha ricordato il Con· gresso ostetrico internazionale del 1902, ma proprio quel Congresso dimostrò che, per riguardo all' in· terruzione della gravidanza, vi sono ostetrici con· servatori ed ostetrici liberali. Ad esempio il REIN di Pietroburgo dichiarò esplicitamente che biso· gnava allargare il campo dell'interruzione, chiaman· dola persino un'operazione ideale. Le sue osserva· zioni, che trovarono un'eco fredda in quel Congresso, avrebbero trovato un'eco simpatica fra medici in· ternisti. Essi appoggiano gli ostetrici liberali. Non è vero che i medici internisti abbiano la vita del feto in minor conto che gli ostetrici. Gl' in· ternisti sacrificano il feto all'inizio d'una tubercolosi, giacchè la gravidanza aggrava di molto la tuber· colosi, e mentre contribuisce ad uccidere la madre, mette al mondo un organismo malato ed infelice ; nelle ·infezioni acute . gl'internisti interromllono una gravidanza. molto inoltrata e salvano il feto dall' in· fezione e dalla morte. Nel primo caso dunque ci preoccupiamo delle sorti del feto meno degli ostetrici, ma nel secondo caso di più. Alle domande del prof._ CASTELLINO e del pro· fessor SILVESTRINI 1'0. risponde che egli è dell'opi· nione di coloro i quali mettono in dubbio la trasmissione diretta del germe infettivo dal padre al feto attraverso il pronucleo mascolino: ritiene invece che la malattia diretta passi prima alla madre e da questa al feto. L'eredità è per lo più concezionale. E ~alvolta è diretta cioè del parassita; talvolta il:!· diretta cioè altera lo sviluppo di tutto il feto o di alc11ni tessuti. Un'infezione del marito in vari modi influisce sulla moglie. Che la moglie d'un tuberco· lotico ammali spesso di tubercolosi, è facile ammetterlo per ragione del contagio ; non è necessario q11indi pensare all'influenza della sfera sessuale. I danni a cui va incontro una donna sposando un tubercolotico, sono stati largamente illustrati dal P ANNWITZ. Nei casi accennati dal prof. SILVESTRJNI non bisogna proporsi d'interrompere la gravidanza, ma di riconoscere esattamente le ragioni del de· perimento materno e regolarsi in conseguenza. Riguardo alla domanda del prof. SILVESTRINI,


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che esso sia stato colpito dall'infezione, 1'0. ritiene _ che i criteri debbano trovarsi più facilmente nel· l'esame delle condizioni materne, ad esempio le metrorragie nel corso delle infezioni, le quali sono indizio delle condizioni locali dell'utero de, terminate dall'infezione. Il prof. TRuzzr ha detto che nelle gravi infezioni il prodotto alterato del concepimento si elimina spontaneamente, ma 1'0. di· mostra che è preferibile l'interruzione dell'ostetrico con tutta lça, sua arte e la sua antisepsi all'inter· vento bruto della natura. L'interruzione della gra· vidanza deve praticarsi nei casi di malattia infettiva di modica intensità e nei casi gravi, mai nei leg· • • • • • g1er1 e nei• gra viss1m1. L'O. non ha parlato di infezione gonococcica in genere, ma solo di quel grave rezi1natisuzo d elle gravide, che è di origine gonococcica. Egli si è domandato se non sarebbe opportl1no di deconge· stionare gli organi genitali, dove si è prodotto lo scoppio dell' infezione, anche allo scopo di fare una cura locale; ma il prof. TRuzzI ci ha spiegato come ad una certa epoca della gravidanza viene impedito lo sviluppo del gonococco, e 1'0. lo rin· grazia. Gli dispiace che dalla lettura della rela· zione sia sfuggito al TRUZZI com'egli per molte ra· gioni consigliasse l'interruzione specie al principio e alla fine della gravidanza. Ringrazia il prof. MA· RAGLIANO dell'appoggio autorevolis"simo prestatogli sul problema dell'interruzione nella tubercolosi. Rin· grazia pure il CIOFFI. Ai relatori si è mossa l'ac· . cusa di essere stati larghi nel consigliare l'inter· ruzione della gra·v idanza; è vero che altri ci ha spronati ad essere arditi nelle infezioni. L'O., pur aspettandosi questi attacchi, ha cercato di mostrare l'importanza dell'intervento non solo a scopo vitale ma a scopo profilattico. Non ha parlato d'intervento per malattie infettive, ma con ogni sforzo ha ten· tato di precisare per ognuna le indicazioni, chia· rendo la necessità di uscire dal caso per caso. Quanto agli ostetrici bisogna riconoscere che Ja nuova scuola italiana, di cui il TRUZZI è tanta parte, ha dato largo contributo agli studi di fisio· patologia della gravidanza, come attestano gli accur<1ti lavori del ~IERLETTI. Con questi ostetrici dall'elevata coscienza di patologi sarà facile pei medici internisti l'intendersi, giacchè 1ion si vuole la lotta, ma l'unione delle forze a vantaggio delle gravide e dei nascituri. · COM UNIOAZIONI. Prof. Ma1·agliano (Genova). Sulle 11iodalità cli praticare la ;1n11,zn1iizzafdione a1ititnbercolare. - L'O. co· mincia dal constatare come oramai sia generalmente accettato quanto egli affermava sino dal 1895, tra i fieri contrasti provocati da preconcet~i dottrinarli, che si può giungere cioè, con speciali procedimenti, ad ottenere la immunizzazione contro la tubercolosi.

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iniezioni di colture virulente di bacilli tubercolari, che non devono provocare la tubercolosi nell'animale immunizzato (prova diretta), o con la climo· strazione che il sangue d ell'animale ha acquistato potere antitossico, potere battericida, potere agglu. tinante (prove indirette). Speciale valore si attri· bltlsce in questi ultimi tempi, all'aumento del potere agglutinante. L'immunizzazione si può poi ottenere con varii procedi.manti. Si può, con metodi opportuni, deter· minare la produzione di materiali difensivi nel· l'organisroo dell'animale iniettato (immunizzazione attiva), o introdurre addirjttura nell'animale ver· gine materiali -defensivi prodotti nell'organismo di altri animali immunizzati (immunizzazione passiva). Anche in quest'ultimo caso però si ha in parte un'immunizzazione attiva, in quanto l'organismo reagisce producend.o esso pure materiali difensivi. Egli ottiene l'immunizzazione attiva con l'iniezione sottocutanea di una macerazione acquosa di corpi di bacilli morti a ct1i unisce il filtrato di colture, oppure con l'iniezione di polpa di bacilli vivi. Altri esperimenta tori, t:r;a éui BEHRING e Kocrr, la ot- · tengono con l'iniezione endovenosa di qulture vi· r1tlente. Ottiene l'immunizzazione passiva introdu· cendo sotto cute i materiali difensivi, prodotti da altri animali imm11nizzati. Il BEHRING invece pre· ferisce la via gastroenterica. L'O. ha studiato anche questa "\ria, ma la ritiene meno sicura. Ammessa quindi l'immunizzazione contro la tubercolosi, resta a vedere come si possa determinarla nell'uomo. L'O. ha già d etto perchè non accetti il metodo della immunizzazione passiva per via gastroenterica di Behring,. e si attenga piuttosto "alla via sottocutanea. Tanto meno accetterebbe per l'uomo ii metodo di Behring, di immunizzazione attiva con iniezione endovenosa di colture virulente. Egli propone due metodi: il metodo pro· gressivo e il metodo della vaccinazione. Il meto<..lo progressivo consiste in un metodo mi· sto, prima passivo, poi passivo ed attivo insieme, poi attivo esclusivamente - sempre per m ezzo di iniezioni sottocutanee. Sperimentalmente ql1esto metodo ha dato buoni risultati. Il metodo d ella vaccinazione consiste nella iniezione sottocutanea assai superficiale al braccio di corpi di bacilli morti. Egli parte da questo principio: cr eare un focolaio periferico di flogosi tubercolare senza bacilli vi ' Ti tubercolari ed ottenere cosi la produzione di ma· teriali difensivi attivi. Ha usato questo metodo, oltrechè negli ànimali, anche su alcuni bambini. Seg'Ue all'iniezione un rialzo della temperatura che si ripete per 3.4 giorni, con formazione locale di ascessuoli che, se l'iniezione fu poco superficiale, possono dl1rare 3.4 mesi. La successiva iniezione di colture virulente dimostra, negli animali, che si è ottenuta l"immunizzazione; nell'uomo si dimostra .......~.,.{W.li~~.,.U..C.1.--J,JILLW1~ --.:l.O'O'l11f_in gn fo

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IL POLIOLINIOO

di essere sulla buona via per giungere a buoni ri· sultati pratici, e chiude facendo rilevare come spetti all'Italia la priorità nello studio di tutti i punti più importanti di quell'importantissima que· stione che è l'immunizzazione contro la tubercolosi. Prof. Silvestrini (Camerino). Rivolge caldi elogi al prof. MARAGLIANO per i suoi studi sulla tuber· colosi, ma fa notare come molte delle cose che vennero, in questi ultimi anni, osservate in Italia e all'estero erano state già descritte da lui in un suo laT"oro sull'argomento. Rileva come individui che furono affetti da tubercolosi delle ghiandole nell'età infantile cadono in preda della tt1bercolosi polmonare nell'età adulta: questo fatto dimostre· rebbe che con focolai localizzati non si è ottenuta la vaccinazione a cui porterebbero a credera gli studi del MARAGLIANO ; se quindi una vaccinazione si è prodotta, non è durata che breve tempo. Dott. Cavazzani A. Chiede se l'andamento del potere agglutinante fu parallelo all'andamento degli ascessi al braùcio. Prof. Bozzolo dichiara di essere tuttora, come fu sempre, scettico sull'azione curativa del siero Ma· ragliano, che non diede buoni risultati nella sua Clinica. Ma crede invece che col metodo preven· tivo delle vaccinazioni il prof. MARAGLIANO si sia mes~o sulla buona via. Prof. Riva. Si sottoscrive a,gli elogi che altri oratori hanno fatto al prof. MARAGLIANO per la sua tenacia nel proseguire gli studi sull'immunizzazione della tubercolosi, ma crede che altri stt1di sono ancora necessari. Prof. Maragliano. È lieto che il Congresso non abbia fatto, in generale, il viso dell'armi alle s11e proposte. Risponde particolarmente ai vari oratori e conclude dichiarando ancora una 'rolta la sua convinzione di essere sulla buona via. Non sarà fa. cile dimostrarlo direttamente, perchè in un uomo non si può iniettare una coltura virulenta per constatare se è avvenuta l~immunizzazione, ma spera che il tempo e le prove indirette gli daranno ragione. Che se, ottenuta l'immunizzazione, questa. dovesse dimostrarsi non duratura, sarà sempre possibile rinnovare la vaccinazione quante volte occorra, e giungere cosi, per qu~sta via, a quella che è sem· pre stata la meta agognata nei suoi studi: l'immu· nizzazione dell'uomo sane contro la t11bercolosi.

IX Congresso della Società Italiana di Ostetricia e Ginecologia Firenze, 17-20 ottobre 1903. IV seduta antimeridiana del 20 ottobre.

Le ane1nie in gravidanza. RELAZIONI. 1. 0 Relatore, G. Resinelli. Co;1clasio11i. - 1. La gravidanza a decorso normale, non complicata da

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favorevoli di nutrizione e di ambiente, non induce nella donna sana una sensibile diminuzione nel Dll· mero dei globuli rossi. Questi però presentano llna maggior labilità contrassegnata dalla resistenza leg· germente diminuita e dalla presenza di maggior numero di globuli giovani. L'emoglobina si man· tiene pressochè proporzionata al numero dei glob11li rossi, salvo una lieve diminuzione di poco inferiore alla norma. I leucociti presentansi in proporzioni non dissimili dalla norma per le loro varietà e per il numero totale e pur avendo 11na media discre· tamente elevata non escono dai limiti normali e presentansi in rapido aumento all'insorgere delle contrazioni uterine. • 2. I dati morfologici quindi se non ci possono far est)ludere una certa influenza dello stato gra· vidico sui globuli sanguigni, non ci permettono di ritenere che nello stato normale della gravidanza si possa parlare di vera anemia nel senso clinico ed anatomico della parola. 3. La gravidanza induce modificazioni assai più sensibili, assai più e'ridenti sul plasma e snl siero del sangue che non sugli elementi morfologfci: è da ritenersi però non giustificato il parlare di una idremia gravidi ca normale, essendo le modificazioni gravidiche del sangue compatibili colla conservazione dei tessuti dell'organismo e coll'esplicarsi delle loro funzioni. 4. Le modificazioni del s-angue in gravidanza creano però una condizione di minorata resistenza, di spiccata labilità per le quali ogni anche lieve squilibrio nelle funzioni dell'organismo può deter· minare l'insorgenza di un vero stato anemico .od idremico. 5. Le modificazioni della crasi sanguigna nello stato di gestazione trovano la loro causa nel ricam· bio del feto e più direttamente nelle funzioni della placenta: organo intermediario fra ospite e parassita. ·6 . .Analogamente al fegato ed al rene, anche il sangue durante la. gravidanza è sottoposto ad un iperlavoro e gli organi ematopoietici debbono ri· parare alle perdite maggiori che il sangue viene a subire, e cosi come può aversi una insufficienza renale, una insufficienza epatica, si può avere anche una ins11fficienza amo-riparatrice. 7. Le anemie semplici complicanti la gravida11za subiscono pur esse un aggravamento o quanto meno trovano in essa un ostacolo alla loro guarigione. Anche le anemie semplici possono in rare circostanze subire aggravamenti tali da determinare la interruzione della gravidanza, la morte del feto, ed anche la morte della gestante. La cura perciò che nella maggioranza dei casi sarà solo medica, d~vrà essere, in alc11ne contingenze, ostetrica, colla inter· r11zione artificiale della gravidanza. 8. L'anemia perniciosa progressiva, se non può essere considerata come una malattia propria dello


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SEZIONE PRATICA

il più frequente ed il più gran fattore del suo svi· luppo. 9. Pur riconoscendo che l'anemia perniciosa pro· gressiva delle gravide può avere il suo inizio e la sua prima 01·igine fuori della gestazione, non è improbabile che la gravidanza influisca ad aggravarne il decorso per speciali sostanze emolitiche sviluppatesi in grembo alla placenta od in genere di ori· gine ovulare. 10. I benefici risultati dell'opoterapia midollare non ci autorizzano ad abbandonare il parto pre· maturo provocato, sul quale solo ci è dato fondare qualche speranza di guarigione almeno per quei casi che ci è dato sorprendere all'inizio della malattia. 2° Relatore, Caruso. Con.elusioni. - L'influenza dell'a1ie1nia sernplice sulla gravidanza si esplica come segue: a) La gravidanza per lo più tocca il termine naturale; l'interruzione naturale si 'rerifica nei due ultimi mesi, eccezionalmente nei primi. b) Non è dato confermare la frequenza del poliidramnios. e) I feti partoriti a termine vengono alla luce vivi, sani, secondo tutte le apparenze, con un peso medio di circa grammi 3100 che può salire fino a 3500-4000. Lo sviluppo dei feti dalla prima quindicina del nono mese in giù è alquanto minore della norma, in generale però non si può dire che il feto sia male sviluppato. L'influenza dell' a1ie11iia se1nplice s11 l parto si può dire nulla; szil puerperio può anche considerarsi tale. L'influenza della clorosi sz:illa gravida1ìza si esplica aggravando i disturbi generali gravidici. Secondo CuzzI e RESINELLI la morte del feto non sarebbe rara, accidentale ed anche abituale. L'inflt1enza della clorosi snl parto e srtl pz"erperio è, come quella dell'anemia semplice, quasi nt1lla. L'influenza dell' a1ie1nia per1iiciosa sulla gravida1iza si manifesta: a) colla spontanea interruzione della gravidanza a11'8° mese, non infrequente. Nei casi dell' A., solo in lln caso, la · gravidanza raggiunse la 1 a metà del 9° mese; negli altri 5 la gravidanza fu interrotta artificialmente; b) non si ebbe mai polidramnios nei casi dell'.A..; negli annessi fetali nessuna lesione .macroscopica; e) nei suoi casi, quattro volte su sei il feto venne vivo. L'influenza dell' ane11iia per1iiciosa snl parto è • quasi nulln,. Il dolore delle contrazioni uterine sarebbe meno avvertito dalle pazienti sia per lo stato di stupore nel quale si trovano, sia per alterazioni strutturali anemiche delle fibre nervose uterine. L'influenza dell' a1ie1nia pern,iciosa slll pllerperio non si può ritenere dannosa. L'influenza della gravidan,za, del parto e del pzierperio sull' a1ie11iia se11iplice è sfavorevole perchè le

alterazioni sanguigne d'origine gravidica si aggiun· gono a qt1elle dell'anemia. In seguito al parto si può aver la morte della paziente. Il pzierperio per la perdita di sangue e di materiali albuminoidi (lochiazioni) che indt1ce, deve necessariamente aumentare lo stato di anemia. L'influenza della gravidanza, d el parto e del puerperio sulla clorosi sarebbe anche più sfavorevole. L'influenza della gravida1iza sull' a1ie1nia per1iiciosrt è delle più sinistre. Lo stato di gestazione predi· sponente all'anemia può aumentare anche per le cattive condizioni igienico·dietetiche. Si ha quindi un terreno molto propizio per lo sviluppo di malattia. La gravidanza è per sè la migliore delle occasioni per la insorgenza della anemia perniciosa. La morte si può avere anche prima dello sgravo. L'influenza del parto sull' a1ie11iia per1iiciosa è funesta. In tutti i casi riferiti dall'.A.. si ebbe la morte per lo più subito, talora qualche ora dopo il parto o nelle prime giornate di puerperio; p11ò accadere anche nel sopraparto o prima d el secondamento; in qualche caso alcuni mesi dopo il parto, sempre però prima del termine di un anno dallo sgravio (GRAEFE). La morte, che secondo l'OLIVA • dipenderebbe da fatto nervoso (shock), avverrebbe secondo l' A . per tre fattori: 1° quello ammesso dall'OLJ'\rA, lo shock nervoso che assale la donna estenuata per il travaglio; 2° per la perdita sanguign~, benchè per solito scarsa naturalmente o limitata con lo zaffo utero-vaginale; 3° l'anemia e~-Y: vacrto del cuore e del cervello conseci1tiva all'anemia ex vac1io e11doaddo1ninale determinata dal parto. L'influenza del puerperio sull' a1te1nia per1ticiosa è parimente sinistra per la perdita sanguigna e di materiali albuminoidi dipendente dalla lochiazione. La guarigione ammessa in qualche caso dagli autori potrà forse aversi più frequente quando lo studio clinico della malattia sarà per maggior nu· mero di casi raccolti m eglio fatto e la terapia avrà soccorso con più sicuri sussidi. L' A. è favorevole in generale alla pratica del parto prematuro; crede però che pel momento non sia dato concludere circa il trattamento ginecolo· gico. Supposto che la castrazione ovarica dimostri un'influenza benefica sul decorso del morbo, ]'av· venir~ ci dirà se l'interruzione della gravidanza debba pure praticarsi ed in che modo. Nè è strano il pensare alla possibilità di un apposito siero cll-

rativo dell' a1ie11iia. .

DISCUSSIONE.

Merletti (Ferrara). La modificazione del sistema ematopoietico in gravidanza è affermata anche dalla iperbilinia gravidica dimostrata dall'urobili· nuria, espressione di emolisi. Non è dimostrata nè notevole ipocromia n è notevole ipoglobulia. Se ne deve conclt1dere per una iperfunzione dell'apparato (13)


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I

IL POLICLINICO

ematopoietico, riparatrice delle perdite dimostrate dall't1robi]inuria. Nelle gravidanze normali si può parlare cli corLdiziont favorevoli allo stabilirsi del fatto anemico, ma non di an ernia vera e propria. Pe1· l'orjgine della discrasia, facile in gravi· danza, crede la spiegazione si avrà, considerando l'ovulo con1e un parassita, specialmente per le pro· prietà ele ttive dell'epitelio dei villi per cui sono contint1amente sottratti materiali trofici materni fra i quali gli albuminoidi. Spiega la differenza di conte,gno d el sangue nel feto e nella madre nelle forme gravi di anemia con un potere antitossico protettivo goduto dalla placenta come anche egli ha dimostrato ottfnendo colla semplice circolazione · nella place11ta l'attenuazione di molte tossine. Crede analogarue11te avvenga per i tossici emolitici del sangue materno, quando circolano nella placenta. Raine1·i (Vercelli). Egli trovò 11na grande diffe· r enza nella coagulabilità del sangue materno e fetale, dipendente dall'azione degli epi'teli coriali sui globuli bianchi. I sali di calcio hanno azione indubbia sul pro· cesso cli coa.gulazione, che è pi1\ lenta se essi sono deficienti, come egli li trovo deficienti in casi di anemia, onù.e sarebbe spiegata la difficoltà dello arresto dell'emorragia nelle anemiche e sarebbe giustific.a ta l 'i11troduzione dei sali di calcio a scopo terapeutiro. Gelli (Firenze). Domanda al relatore RESINELLI se p er ]a ritenzione del feto morto abbia riscontrato diminuzione d el potere coagu1a,nte del sangue, come egli v ide in un caso. In tre suoi casi di anemia perniciosa progressiva praticò co11 s11ccesso la interru~~ione della gravidanza. Mang·iagalli (ì\iilano). Crede che dal p11uto di vjsta clinico sarebbe utile llna classificazione delle anemie gra.vidiche. Se la gravidanza è perfettamente fisiologica sotto ogni suo rapporto, la sua influenza sulla costitu· zione d el sangue è nulla o trasc11rabile. Cosi non è quando i11tervengano lavoro esauriente, i1utrizione d eficiente, ecc., la gravidanza ri.011 sarà allora che un aggra,rante. Queste anemie gravidiche potrebbero costituire, cosi intese, un 1° gruppo. Un 2° qrzzppo sarebbe costituito dalle anemie da intossicazioni da elminti e da q11elle decidt1o·pla· cento· ovulari. Un 3° ,qrnppo sarebbe costitt1ito dall'anemia ve· ramente })erniciosa progressiva. Il ,1° gruppo comprende delle forme di anemia semplici capaci di migliorare con i comuni mezzi terapeutici (ferro, riposo, buona nutrizione). Non sono accompagnate da febbre. Il 2° gruppo comprende le forme nelle quali, oltre i caratteri morfologici del sangue, oltre i dati di I1n'a11mentata emolisi, oltre una progressività più o meno rapida si ha sempre lieve elevazione (1-!l

LANNO IX, F ASC. 54]

termica atipica ed infine l'assoluta inefficacia del ferro e di llna dieta più ricca. .Al terzo gruppo l'O. metterebbe l'anemia perni· ciosa act1ta di origine ancora ignota e per caratterizzarla non crede bastino i caratteri morfologici del sangue, ma convenga aggiungere un carattere clinico, l'alta febbre continua, ribelle ad ogni trat· ta.rnento. Non esclude che alterazioni ovulari speciali e conseguente produzione di tossine possano esserne la causa. ~iguardo la terapia ostetrica, l'interruzione della gravidanza inutile nelle anemie semplici, indicata in quelle tossiche, quando l'anemia abbia carattere di progressività; è inefficace i1ell'anemia perniciosa progressi' ra,. Alfieri (Parma). Ricorda le sue ricerche perso· nali dalle quali risulterebbe che la sproporzione fra contenuto in ferro ed in emoglobina non possa esser ritenuta COIDE3 criterio diagnostico e prognostico per le forme di anemia perniciosa pro· gressiva. Quanto alla patogenesi, le osservazioni eseguite nella Clinica di Parma tendono a far ritenere questa forma morbosa come indipendente fino ad un certo punto dallo stato puerperale, il quale co· stituireb be una condizione aggravante. Il carattere talora endem ico dell'anemia perni· cjosa. progressiva come nella provincia di Parma lungo la valle del Taro, il fatto che in q11esti luoghi non è rara la stessa forma nel sesso ma· schile porterebbe alla stessa conclusione. L'interruzione della gravidanza fu più spesso spontanea e quando ciò avvenne prima che si fosse p.ot11to stabilire altri mezzi teraI>autici, so· pratutto la cura midollare, ad essa seguì la morte della p~ziente. I risultati ft1rono incora.ggia11ti quando si potè procedere all'interruzione artificialè della gravi· danza dopo che per qualche tempo si a v~va sot· toposto la donna alla opoterapia midollare. Marocco (Roma). Nota con quanta facilità i cli· nici di medicina interna consiglino l'interruzione della gravidanza nelle forme di anemia. Crede perciò molto opportuna la classificazione di queste forme morbose. Pestalozza (Firenze). Conferma per l'esperienza sua l'esistenza frequente dell'anemia da ragione tossica, come fu esposta dal prof. MANGIAGALLI, dell'anemia• di origine ovulare, della quale son prova le concomitanti lesioni placentari, costante· mente trovate. T1·uzzi (Padova). Nella clinica di Padova furono recentemente fatti lavori che sono per esser pub· blicati, i q11ali confermano il concetto che il pig· mento cutaneo nella gravidanza sia rappresentato esenzialmente da melanina senza emosiùerine e chiariscono alcune eventuali cause di errore che


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SEZIONE PRATIO.A.

possono spiegare gli apprezzamenti fatti · in con· trario. Trova degno di nota il fatto che l'anemia per· niciosa progressiva si riscontra nelle stesse regioni, nelle quali non è infrequente l'osteomalacia e manca (come, per esempio, nel Veneto), dove non si hanno casi di osteomalacia. Barsotti (Lucca). Conferma per quanto riguarda - il Lucchese la frequente concomitanza di casi di osteomalacia e di anemìa perniciosa progressiva. Ferrari Pier Lorenzo (Firenze). Esperimentò con buon successo il midollo di bue nella cura di forme gravi di anemia in gravidanza. Resinelli (Cagliari). Risponde al prof. MER"LETTI, che la differenza della crasi sa.n guigna materna e fetale è spiegabile pensando al potere elettivo della placenta, come le interessanti ricerche del ~IER· LETTI confermano . .A.I RAINERI risponde che l'es· senza del processo di coagulazione è sconosciuta ancora troppo; egli quindi si limitò nella sua relazione ad accennare che nella gravidanza il feno· meno della maggiore coagulabilità del sangue è un dato di _fatto . .A.I GELLI risponde che non ha mai osservato differenze della coaguabilita del sangt1e materno in relazione con la ritenzione del feto morto. Ringrazia il prof. MANGIAGALLI di avere colla chiara e precisa distinzione delle anemie da lui proposta colmata llna lacuna della sua relazione. Osserva che il sintoma clinico della febbre altis• sima occorre nello stadio della malattia conclamata, quando essa più non si arresta e dannosa riuscirebbe l'interruzione artificiale della gravidanza. Com prende le difficoltà di una diagnosi precoce, crede ché frattanto convenga attenersi all'esame ematologico anche se esso può qualche volta in· durre in errore. Inter1renendo in ogni modQ quando il feto è vivo si riuscirà almeno a salvare il pro· dotto del concepimento. Osserva all' ALFIERI ed al FERRARJ, che non può in modo sicuro esser affermato che le donne che presero il midòllo osseo sieno veramente guarite per la cura. Conviene col prof. PESTALOZZA nel concetto che in alterazioni e malattie placentari possa trovarsi la causa dell'anemia. Crede ben notevole l'osservazione fatta dal pro· fessor TRUZZI e dal BARSOTTI, circa la concomitanza nelle stesse regioni di casi di osteomalacia e di anemia perniciosa progressiva. Interessanti sono parimenta le ricerche circa l'essenza del pigmento gravidico. V seduta pom. del 20 ottobre.

Spinelli P . G. (Napoli). Altra co1itribuzio1ie cli1iica sulla provocazio1ie dPl parto pre11iaturo co1i lo zaffo i1iter-iitero-ovulare di garza gliceririata. - Ri· corda l' .A. la sua precedente comunicazione sul·

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l'argomento al IV Congresso della Società (189!). Ricorda la comunicazione fatta dal prof. TRUZZI al IV Congresso internazionale di ostetricia e gi· necologia (Roma, 1902) per dare una nuova indi· cazione · dello zaffo intér -utero-ovulare. Siccome questa tecnica per l'interruzione della gravidanza non è cosi divulgata come l' A. crede essa meriti, cosi ritorna sull'argomento per riferire intorno a 6 casi nuovi, nei quali la tecnica venne applicata per le seguenti indicazioni: bacino piatto (c. v. 80 millimetri) : un caso ; cardiopatia: un caso; distocia per eccesso di vol11me fetale nei parti precedenti: un caso; morte del feto e ritenzione prolungata dell'uovo, a 7 1 / 2 e 7 mesi, due casi; ventre a bi· saccia e cambiamenti frequenti della presentazione del feto: un caso. In tl1tti i casi meno nel caso di ventre a bisaccia, ìl processo andò spedito e facile. Il parto ebbe luogo in un tempo abbastanza breve tra 4 e 22 ore dopo. In nessun caso si è a 'ru to la rottura delle membrane durante l'applicazione dello zaffo. Il secondamento ed il puerperio furono nor· mali. In altri casi l' A. ha adoperato anche la garza sterile a secco ed in altri ha adoprato la garza sterile imbevuta in glicerina bidistillata, conosciuta nella farmacopea col nome di gliceri1ia o/'tal1nica. Lo zaffo con garza sterile a secco indusse lln travaglio eccessivamente lento. L' .A. spera che ·se si potrà avere dalla farma· copea una glicerina asettica, scevra di azione tos· sica, come quella presentata ultimamente dal T1SCHER col nome di metroglicerina, avremo certo nello zaffo inter-utero-ovulare un mezzo prezioso per l'interruzione della gravidanza. Trozzi (Padova). Anche nei casi occorsigli dopo il Congresso internazionale ultimo di -Roma lo zaffo inter-utero·ovulare gli si dimostrò utilissimo. Forse per speciali condizioni non egualmente utile gli :i:iuscì lo zaffo con la metroglicerina di T1SCHER in un caso. In un caso l'aggiunta di qualche goccia di tin· tura di iodio gli parve utile nello zaffo glicerinato, per averne più pronta l'azione eccitomotrice. Per i casi nei quali la glicerina non potesse esser adoperata (insufficienza renale) si propone di spe· rimentare l'applicazione di un mezzo modernamente riconosciuto come efficacemente eccitante dell'atti· vità delle fibrocellula muscolari lisce - la paragan· glina Vassale - che già si mostrò 11tile in medi· cina per la cura dell'atonia del canale digerente Gelli (Firenze). In due casi nei quali il metodo KRAUSE non dette buoni risultati, si ottenne effetto immediato collo zaffo inter-utero·ovulare. Spinelli (Napoli) ringrazia per i nuovi rontributi portati dagli oratori e si propone di sperimentare anche egli lo zaffo con la metroglicerina e la pa· raganglina. _ Spinelli (Napoli). La 11iedicatnra al collargolo (15>


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IL POLIOLINIOO

JJelle i1tfezio1ii. ,qi1iecologiclte. - Dopo la prima noia del CREDÉ (1897) egli ha sperin1entato l'argento colloidale nelle forme infiammatorie perimetro-annessiali acute e croniche ed in alcuni casi di mastiti puerperali. I risultati avuti f11rono buoni, ma non clecisamente dimostrativi, poichè oltre alla medicatura al collargolo non furono trascurati i comuni mezzi antiflogistici. Ricorda l' A. gli studi fatti sul collargolo dal CREDÉ, dal BALDONI, dal BRUNNER, dal BEYES, dal COHN per dimostrarne l'azione battericida ed altri molti a persuadere della n ecessità di aumentare le ricerche sull'azione di questo rimedio.

Acconci (Firenze). Ecla11ipsia,. 8i1iciziolisi1ia e 1incleoproteide della place1ita uniana. - Ricorda l' .A. i lavori dell'AscOLI (1902) fatti dopo quelli di VEIT e di3llo SCHOLTEN sulle proprietà doi sieri sincizio· litici. Rammenta come l' .A.SCOLI per studiare gli effetti fisiologici della 8incizioli sina preparò un siero eterosinciziolitico ed t1no isosinciziolitico, praticando con ambedue iniezioni sottocutanee, endovenose e subdurali in cavie e coniglie gravide. Fu con le iniezioni st1bdurali di una quantita di siero etero· sinèiziolitico (da O. 30 ad 1. 00) che l' A. ottenne un quadro sintomatologico molto simile a quello del· l'eclampsia, sicchè potè concludere appunto che la

sinciziotossi1ia che si produce 1iell organis1no dopo l'introdzizione in esso di tessuti placeritari, è in grado tli provocare u1ict for11ia di 1tialatt;a clie· col s1io quadro ripete qiiello dell'eclaJJipsia. 1

L' A. volle eseguire delle esperienze su questo argomento; si servì tanto del siero di cavie trattate con placente di cavie (siero isosinci~iolitico) come del siero di coniglie trattate con placente di cavie (siero eterosinciziolitico). Per queste sue espe· rienze l'A. è indotto a concludere un po' diversamente dall' ASCOLI pur avendo ottenuto analoghi seb· bene incostanti resultati. El' .A... pensa che il quadr.o sintomatico nervoso ottenuto dall'AscoLI solo col· !'iniezioni subdurali di siero eterosinciziolitico sia forse più in relazione e alla compressione cerebrale - ed alla azione del siero eterogeneo in sè ed alla maggiore eccitabilità della corteccia cerobrale per fatto della gravidanza, che alla azione tossica certo esistente nel siero iniettato. Per le ricerche sul nucleoproteide della placenta l'.A. dagli. ostratti acquosì di quattro placente, di cui dl1e app.artenenti a donne eclamptiche, una a donna con autointossicazione gravidica ed una a donna normale, ha potuto ottener per precipitazione una sostanza di cui ha studiato le proprietà, le rea· zioni ed il contenuto in fosforo ed azoto seg11endo i metodi del LIEBIG e del K YLDHAL. Iniettando q11esta sostanza negli animali si ha lln'azione tossica evidente ch e si manifesta con costanti lesioni degenerative ecl emorragiche di tutti gli organi, ma più specialmente del rene e del fe· ,16)

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gato, con alterazioni della crasi sanguigna {coagulazione) e tendenza alle emorragie diffuse. Mettendo in relazione qu~sti risultati con quelli ottenuti dall'ASCOLI con le iniezioni dei sieri sinciziolitici, l' .A.. crede si possa ammettere che l'or· ganismo, reagendo ali' invasione degli elementi sinciziali nel torrente circolatorio, produca un anticorpo capace di agire dannosamente su quegli stessi elementi cellulari che ne hanno determinato la produzione. Dott. C. }fICHELI.

RIVISTE Infezione diplococeica con localizzazione renale primitiva e polmona1·e tardiva. (GALLE.NGA. La Oti1i. 1ned. ital., 1903, n. 2).

Fondandosi su due casi da lui osservati e di cui riferisce la storia clinica, l' A.. porta un contributo allo studio delle localizzazioni renali primitive dell'infezione diplococcica. Queste nefriti primitive, causate dalla localizzazione nel rene del pneumococco di Frankel, sono da distinguersi da quelle altre che compaiono come complicazione della polmo· nite, e di cui esistono nella lettér·atura numer..ose osservazioni: sulla patogenesi di queste nefriti secondarie da pneumococco non tutti gli osservatori sono d'accordo, ritenendo alcuni che esse siano determinate dalle tossine diplococciche circolanti, altri dal passaggio dei diplococchi per il rene, o da una vera e propria localizzazione secondaria del diplococco nel rene. L' A.: non intende occuparsi di questi casi, ma solo di quelli in cui le lesioni renali si siano nettamente stabilite prima di qualunque altra localizzazione del diplococco. Il primo caso studiato dall' A. si riferisce ad un giovane di 26 anni, .il quale a 13 anni e a 22 anni aveva sofferto di polmonite accompagnata da urine emorragiche: la se1·a del 31 marzo 1903 fu preso da febbre alta pre· ceduta da forte brivido e accompagnata da ce· falea e da dolore lombare; le urine erano abbondanti, torbide, color rosso sangue in· tenso con sedimento oscuro. Mentre perdurava· questo stato di cose, dopo tre giorni dall'inizio della malattia, fu sorpreso da nuovo brivido con aumento della temperaturn , e dalla com· parsa di un dolore pungente, trafitti1ro nella regione la.terale destra rlel torace; con questo eravi tosse stizzosa. Entrato all'ospedale il 5 aprile, l'esame rilevò l'esistenza di una polmoni te del lobo inferiore destro e di una nefrite acuta emorragica. L'esame batteriologico deJle urine mostrava


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SEZIONE PRATICA

in esse la presenza di numerosi diplococchi capsulati e le colture eseguite in brodo e su piastre di agar dette1·0 un risultato positivo. Essendo sopraggiunta nel corso della malattia una pleurite purulenta da diplococco, l'infermo ft1 operato di toracotomia, dopo della quale lentamente si a.vviò verso la guari· gione. Il secondo caso riguarda un giovane di 19 anni che l'anno innanzi aveva sofferto febbri malariche con urine emorragiche e contenenti emazie, leucociti, cellule r enali, cilindri j alini e granulosi, albumina, sangue. Il 10 febbraio 1902 fu preso da forte dolore alle regioni lombo-sacrali , vomifo , cefalea, febbre con t1rine intensamente rosse e torbide. Nella notte dall'11 al 12 comparve un _dQ.lore acuto alla base del torace sinistro; al mattino tosse e scarso espettorato leggerme11 te rossastro. Entrato all'ospedale, si nota una polmonite del lobo inferiore sinistro ed una nefrite acuta. Anche q-ui i preparati colorati e le colture di1nostrano la presenza di numerosissimi diplococchi nell'urina. L'ammalato esce dallo spedale perfettamente gu_a rito. L' A. in entrambi i casi ha esegt1ito numerose e diligenti ricerche batteriologiche ottenendo questi risultati: · Niente degno di particolare menzione nelle colture e nelle inoculazioni dell'escreato. Si ebbero risultati positivi con le colture in brodo fatte con sangue preso dalla vena del braccio: negative le inoculazioni intraperitoneali su conigli fatte con lo stesso sangue. L 'esame microscopico delle urine mqstrò in esse la presenza di numerosissimi diplococchi coi loro caratteri speciali: la inoculazione nei conigli delle stesse urine diede esito negativo, come pure negativo fu l'esito delle colture fatte dal sangue della vena auricolare dei conigli ino· culati. Neppure l'inoculazione delle coltu1·e in brodo fatte con le urine f11 seguita da morte nei conigli. Positive riuscirono le colture fatte con l'urina in brodo, in gela.tina per infissione, su piastre di agar e su agar a becco di flauto. L' A. ha constàtato ancora la diminuita virulenza dei diplococchi contenuti nell'urina, e con una serie di esperimenti rileva che nelle urine normali l'attenuazione del diplococco è dovuta alla reazione acida u1·inaria. Stabilito adunque che riei due casi riportati la lesione i·enale si è manifestata clinicamente in modo netto p1..ima della lesione pulmonare, l' A. mette in i ..ilievo i fatti più importanti osservati nèi due casi, e cioè la pregr essa alterazione renale manifestatasi in malattie precedenti; l'andamento indipendente della lesione r enale da quelle di altri organi; tran-

sitorietà e conservazione della funzione renale in entrambi i casi: risultati ottenuti dall'esame batteriologico del sangue e del.: l'urina. Per la patogenesi di queste nefriti diplococciche si deve dare molta importanza alla maggiore vulnerabilità del rene, manifesta n ei due ammalati. In quanto alla natura del procAsso anatomico sviluppatosi a carico dei reni, l' A. ritiene che . siasi t1·attato di una vera localizzazione dei diplococchi nella sostanza renale, data la grande quantità di essi nelle urine e la scarsezza limitata nel sangue. Argomento in favore di questa opinione è il i ..apidissimo cessare di ogni sintoma in questi casi di nefrite diplococcica emo1·rag ica, al contrario di quanto avviene in altre · nefriti che accompagnano altre malattie infetti ve. Otre a ciò i r eperti anatomo-patologici dimostrano un'intensa congestione renale con emorragie, ed alterazioni in pre'7"alenza flogistiche, ma parziali, limitate del parenchima sece1·· nente. Il decorso clinico poi fa ammetter e che nei due casi studiati, si sia trattato non di una vera nefrite diffusa da causa tossica con estesa degenerazione e n ecrosi epiteliale, ma di una intensa congestione r enale con alterazioni circoscritte e parziali , dovute più ai diplococchi renali che alle loro tossine. Infatti, in favore di qt1esta ipotesi stanno l'abbondanza delle urine, il loro peso specifico alto, l'assenza di segni di insufficienza renale, la scarsa quantità d'albumina. Quindi si può conchiudere che in queRti casi si è trattato di una setticemia diplococcica con una prima localizzazione dell'agente infettivo nell'appa.i,ato urinario, e ·con una seconda nell'apparato respiratorio. Qual'è la via seguita dall'infezione'? è stata prima la nefrite e secondaria la setticoemia, o è stata prima questa e secondaria quella'? L' A . non accetta l'idea di una nefrite ascendente provocata da diplococchi esistenti nella v escica, ed ammette la teoria ematica almeno per i suoi casi, riten endo che i diplococchi, circolanti nel sangue, si siano localizzati poi nei reni, che p1·esentavano una maggiore vulnerabilità. Nel sangue poi sarebbero arrivati attraverso le vie r espiratorie o intestinali. Riguardo alla prognosi, ~e è vero che la completa indipendenza del processo I'enale da quello polmonare spiegano la gt1arigione rapida d~l processo renale, e che la funzione del l'ene ritorna quasi sempre integra quando il malato guarisce dell'infezione, bisogna tenere alt1·esì conto dei casi in cui il reno per ragione di età, di lesioni anteriori, sia già più '

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IL POLICLINIOO

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o meno leso, e del modo e del tempo della • caratteri colturali; in genere non sono virucomparsa della nef1·ite durante il corso del· lenti. l'infezione. Dott. A. DEMARCHI. Ugualmente riscontravasi polimorfismo negli streptococchi delle feci, dell'intestino e del pus peritoneale nei casi osservati da TAVEL e Le ~treptococcie intestinali. Batteriologia. EGUET nell'adulto. . l)atogenesi. Questa varietà dei caratteri morfologici e culturali dimostra che non vi sono note dif· (P. N OBÉCOURT. Presse 111.édz'cale, n. 79). ferenziali ben nette fra i differenti tipi de· Facendo segt1ito ad u11a precedente memoria, scritti dagli autori. l' A. passa ora a studiare la batteriologia e la Gli streptococchi dell'intestino malato dif· patogenesi delle streptococcie intestinali. La feriscono cla quelli dell'intestino normale'? caratteristica di queste infezioni è la presenza ~o streptoco9co è un saprofita dell'intestino di streptocoDchi nella . cavità e nelle pareti e _le ricerche dei varii autori (1JFFELMANN, dell'intestino. I batteriologi ne hanno studiato EscHERICH, SzEao, PIGEAUD, N OBÉCOURT, TAVEL parecchie varietà, e tale studio ha importanza e LANz) dimostrano r.he esso si ritrova nel per la quistione c;Iell'unità o della pluralità neonato, in ct1i fu riscont1'ato nel meconio, degli streptococchi intestinali. nei bambini allevati sia con l'allattamento na· La varietà meglio studiata è lo st1·eptococczls turale sia coll'artificiale e nell'adulto. Le osente1·itis, isolato in certe gastro-enteriti in· se1'vazioni dei suddetti a-i1tori stabiliscono che f antili da E scHERICH e dai suoi allievi. È un tanto lo str·e_ptococcns ente1·itis quanto l'enterogerme che si trova nelle feci sotto forma di cocco possono tro"\rarsi allo stato di saprofiti cocco; si colora col metodo di Gram-W eigert; nell'intestino, a fianco di molte altre varietà del diametro da O fJ. 5 a 1 p. 5, rotondo o lanceo· descritte, m~ che non vi sono affatto caratlato; si dispone a diplococco, o in catene tal- teri distintivi per poter differenziare gli strep· volta corte, tal'altra di 2o·a 30 cocchi; raramente tococchi isolati da intestini patologici, da quelli si agg1·t11Jpano in ammassi come stafilococchi. dell'intestino norpiale. Si sviluppa male sui comuni terreni di colInoltre, questi streptococchi non hanno nemtura : st1 agar-agar le colonie sono piccole; su meno caratteri abbastanza netti per distinguerli gelatina lo sviluppo è incostante e a lungo da quelli che vegetano alla supe1·ficie della andare può aversi una leggera liql1efazione; pelle e delle mucose. Per questo, adttnque, non nel comune brodo lo sviluppo è IJoco marcato; si pllò fin o a qt1esto momento farne un gruppo il brodo zuccherato s'intorbida t1nifo1·memente a parte n ella grande specie degli streptococchi. dapprima, poi dopo 5 o 6 giorni gli strati suTrovandosi lo streptococco nell' intestino perio1·i si chiarificano: su agar-agar ricoverto sano, e non assumendo esso caratteri speciali di un sottile strato di siero umano coagulato nei c:asi patologici, non basta l a sola presenza la coltura è abbondante. Il latte è oppur no di esso nelle feci per affermare l'esistenza di coagulato. Nelle colture si trovano le stesse una streptococcia intestinale. Un criterio po· varietà morfo logiche che nei materiali fecali. trebbe aversi nella quantità maggiore o mi· Non è patogeno nè pel coniglio nè per la no re di streptococchi nei materiali fecali ; ma cavia; lo è pel topo bianco alla dose di 1 eme. accanto ai casi in cui essi sono ab bondantisdi coltura in brodo che uccide l ' animale ra- simi, ve n'ha altri in cui sono relativamente ramente in due o tre giorni· più ordinaria· scarsi.• mente in sei o otto giorni. Però bisogna ricordare che le feci non L' e1zte1·ococco di Thiercelin nelle feci e nelle dànno l'immagine esatta dell'intestino dal colture assume la forma.di cocco di gran· punto di vista batteriologico, e che forse un dezza variabilissima, arrotondato o allungato esame del contenuto dell't1ltima porzione del in forma di grano di frumento, 9 disposto a tenue (dove i germi sono più abbondanti) dadiplo cocco, strepto-diplococco tetraedrb, ad am- rebbe risultati diversi. Aggiungasi che quasi sempre il colibacillo massi stafilococcici. Intorbida il brodo che si chiarifica in seguito ; su agar-agar dà sviluppo o altri germi sono associati allo streptococco, ed a colonie puntiformi, prima trasparenti, poi allora s'impone il criterio di un'infezio.ne ~ista: Le streptococcie e le strepto-col1bac1llar1 rapidamente opacantisi: su gelatina si sviluppa intestinali possono oss~rvarsi a tutte le età: alla temperatura ordinaria. Uccide il topo in 24 ore alla dose di 1 eme. tuttavia i bambini sembrano esservi più fa· ' cilmente predisposti, ed infatti sono più · fre· di coltura i11 brodo. G li streptococcl1i studiati da11 ·A. sono molto q uenti tali infezioni nei primi due anni d'età. Possono essere seco1zdtirie a varie affezioni analoghi dal puntn di vista della forma e dei 118)


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S~IONE

e possono svilupparsi durante il corso della dissenteria, ed esser causa d'ascesso al fegato, durante il tifo, il morbillo, la scarlattina, l'in· fluenza. Possono ancora sopraggiungere nelle st1·eptococcie naso-bucco-faringee. ·Nella maggior parte dei casi sembrano pri· mitive ,· ma per molti bisogna tener conto di uno stato di dispepsia gastro-intestinale che agisce come causa predisponente. L'infezione può essere esogena o endog(Jna. La prima avviene in varii modi. Gli stre· ptococchi possono innanzi tutto essere intro· dotti cogli alimenti (acque impure, alimenti di cattiva qualità). Più spesso, specie nei bam· bini, è i)er mezzo del latte che avviene l'in· fezione, sia che il latte stesso provenga da una vacca ammalata di mastite suppurata, sia che abbia subìto l'inqt1inamento attraversando i canali galattaf ori, dove, secondo EsoHERICH, lo streptococco può vivere da saprofita, sia che la contaminazione avvenga al momento della mungitura, o per mezzo dell'aria, dei reci1)ienti in cui il latte si conserva, delle mani degli infermieri, dei biberons, ecc. L'infezione intestinale può esser causata an· cora dalla deglutizione del muco, carico di streptococchi, proveniente da una infezione bronchiale o bucco-naso-faringea. È con que· sto meccanismo che essa si verifica in gen<'re durante le infezioni generali più sopra citate. Anche sperimentalmente è stata dimostrata da alcuni la produzione di un'infezione inte· stinale causata da ingestione di streptococchi. Più spesso, secondo l ' A., l 'infezione è endogena, dovuta cioè a una pullulazione di stre· ptocoochi in situ, che sarebbe provocata e fa· cilitata dalle affezioni generali e soprattutto dalla dispepsia gastro-intestinale, tanto fre· quente nei bambini. Avvenuta la streptococcia intestinale, essa si manifesta con sintomi locali e con sintomi ge· nerali; questi ultimi sono provocati sia dal· l'assorbimento dei prodotti di fermentazioni abnormi o di tossine fabbricate nell'intestino, sia dal passaggio d~gli st1·eptococchi n ella circolazione, da una vera setticemia, la quale però si verifica principalmente nelle formo gravi ed è abbastanza rara. La prognosi varia secondo le forme le quali talvolta sono molto leggiere, tal'altra gra,rissime: in queste t1ltime la morte può sopravvenire tanto rapidamente, quanto tardiva· mente, in seguito aà uno stato di cachessia accentuata. In alcuni casi l'alimentazione è resa impossibile per la comparsa di fenomeni tossici molto gravi in seguito all'ingestione anche di una minima quantità di cibo. La cnra consiste nella dieta idrica, soppres·

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PRATICA

sione del latte, lavaggio dell'intestino: il i ..i. torno all'alimentazione si farà con latte d'asina, kefir, siero di latte, farinacei, ecc., secondo i casi e secondo il momento. Giova sopprimere per un tempo più o meno lungo l'alimentazione azotata e d'insistere sugli idrati di car· bonio con bevande zuccherate, pancotto, pappe di farina di frumento, d'orzo, d'avena; purées di patate, di lenticchie~ ecc. Dott. A . DEMARCHI.

Contributo alla dottrina della gangre11a

gassosa. •

(DANSAUER.

Mil1tclt. ,,,iediz. Woclten ., n. 36, 1903).

Sebbene n ei focolai di gangrena gassosa si trovi in prevalenza il bacterin1n coli, vi sono nondimeno dei casi, quantunque rari, nei quali altri microbi, vuoi anaerobi, vuoi ae1·obi, pos· sono costituire un momento causale nella etio· logia del detto processo morboso. Infatti, se facciamo astrazione dei casi del· l'H.A.illG, del WrcKLEIN, ecc., in cui figurano i bacilli dell'edema maligno ed altri mic1·obi anaerobi affini, ma 11on identici al bacillo del flemmone enfisematico, troviamo riferiti nella letteratura molti casi di infezioni miste in cui cioè insieme ai batteri anaerobi, il p1~oteus vrilgaris, il bacte1~inm coli, il bacte1. i11m lactis ae· rogenes ed altri, furono riscontrati dei batteri in parte non ancora ben conosciuti e q11aAi sempre degli st1..e1)tococchi e stafilococchi. Tali sono i casi descritti dal WIDAL, dal n-IUSCA· TELLO, dal CHIARI, ecc., ecc. L' A. clopo di avere ri cordato brevemente i casi da lui raccolti nella letteratura espon e minutamente tutti i particolari clinici, ana· tomo-patologici, culturali e microscopici di un caso da lui stesso studiato. Stor·ia clinica. - Donna di 42 anni, di co· stituzione scheletrica e muscolare robusta: punto glicosuria; s11l lato i·adiale del dorso della mano destra si nota una ferita lineare lunga cm. 1 1 / 1 , la p elle del dorso della mano è alquanto gonfia, di color livido e fredda, la pressione dà luogo a piccoli infossamenti che scompaiono a poco a poco ; la palpazione fa percepire uno scricchiolio evidente. Lo stato enfisematico della pelle si riscontra anche sull'avambraccio destro ; nel cavo ascellare dello stesso lato si palpano alcune glandole della grandèzza di lln grosso fagiuolo. Dispnea. febbre alta (39. 1), disturbi nervosi gravi. Il gonfiore enfisematico si estende a tutto il braccio destro, alla regione superio1·e del t1·onco ed al braccio sinistro. L'inferma muore "dopo due giorni. • t19)


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IL

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All'autopsia oltre varie lesioni a carico di altri 01·gani, si riscontrano il sottocutaneo ed i muscoli cosparsi di piccole bollicine gassose; punto traccie macroscopiche di pus nei tessuti edematosi. L'enfisema dopo morte non aumenta nè in intensità., nè in estensione. L'esame batteriologico del tessuto sottocu· ianeo, dei muscoli, del fegato e del cervello conduce all'isolamento di quattro so1~ta di bat .. teri, cioè : 1° bacter·itlm flzlo1~escens liquefaciens; 2° stapl1ylococciis pgogertes a1ireus; 3° strepto . cocczis pyogenes; 4° bacte1·ium coli com1nzine. Le culture pm~e di queste quattro sorta di batteri vennero inoculate in 42 animali. Soltanto otto inoculazioni ebbero un risultato positivo ; si ri use] cioè a provocare nel sottocutaneo di animali vivi la formazione di gas e precisamente in tre casi con una combinazione di streptococchi e di bacterizi1n coli (2 topolini bianchi ed un passero) ed in 5 casi col solo bacteriuni coli (un topolino bianco e 4 passeri). Se non che il processo morboso provocato nf1gli anzidetti esperimenti differiva da quello che si riscontra nell'uomo ; mentre in q1ie· st'ultimo si ha un processo gangrenoso che si estende presto, negli animali invece si tratta di una produzione di gas minima e circoscritta, certamente collegata con un'intossicazione le· tale. Nondimeno tra questi due fatti apparentemente così diversi vi è una_stretta parentela per ciò che riguarda la proprietà gassogena del bacterizlni coli. Questo microrganismo esercitò la sua azione fermentativa sulla sostanza di cultura (br·odo), insieme con la ql1ale e1·a stato introdotto nell'organismo animale ; di qt1esta sostanza probabilmente una parte sarà stata assorbita dai tessuti circostanti e l'altra avrà servito da materiale fermentabile. In tali casi il bacteriz:t1n coli funzionò da micro1·ganismo saprofita. L' A. conclude : nel caso riferito trattasi adt1nque di llna infezione streptococcica iniziatasi da una piccola ferita della mano, e sviluppatasi rapidamente con formazione di pt1s e sopratutto con necrosi dei tessuti ; in questi tesst1ti necrosati si fissò e crebbe il bacteri1111z coli. dando luogo a sviluppo di gas. Quanto agli altri casi tii gangrena gassosa ricordati nell~t letterat11ra l' A. ne dedt1ce che è di grande importanza pei~ il decorso clinico della inalattia la natt1ra degli altri processi morbosi concomitanti come il diabete, la cachessia carcinomatosa. il tifo addominale, la osteite flemmonosa ed il delirium tremens.Nei i·iferiti casi qt1ando si ebbero siffatte compli· cazioni l,esito fu semp1·e letale, mentre mancando e se complicazioni la malattia guarì f20)

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dietro l'intervento chirurgico. Gli stessi casi se ripetono lo sviluppo di gas dall'opera di altri organismi, non offrono però nessun argomento contro l'opinione che riconosce al bacterizl11z coli la proprietà saprofitica nella gangrena gassosa. Quindi concludendo con l' À. : 1. Il bacte1·i1lm coli co1Jz1nune anche nell' 01--ganismo umano. ancor vivo e punto dia· betioo, può dare origine alla gang1·ena gassosa. 2. Il bacter·ium coli co»tmune, stando alle osservazioni finora pubblicate nella letteratura, non può essere l'itenuto come l'agente unico ed indipendente della gangrena gassosa ; quivi esso agisce come saprofita e sotto la dipendenza di disturbi nutritivi o primari e locali determinati da microbi patogeni, o generali. Dott. E. GuGLIEiiMETTI.

CHIRURGIA. •

Le sut11re amovibili nella cura operativa dell'ei·nia inguinale. (Per il capitano medico ANTONIO PERASSI).

È nota l'applicazione delle suture amovibili,

nella cura radicale delle ernie inguinali~ per opera del DUPLAY e CAZIN (1). Invece meno noto risulta il fatto che il nost1·0 CARLE aveva precedentemente escogitata un'identica modifi· cazione, la quale trovasi descritta in una monografia del GARA}IPAZZI, colla data del luglio 1896, pubblicata nell'anno successivo (2). Sul ripiego adottato dal 0ARLE, pei casi in cui gli strati muscolo-ap0neurotici costituenti le pareti del tragitto inguinale si presentano ipotrofici, rife1~ì pt1re ampiamente il G10R· DANO, al termine dello scorso anno, nella decima dispensa del Compendio di chirurgia operatoria italiana. Quindi il compito assuntomi sull'argomento da esaminare non può esser.e quello di un'o1·dinaria i--ivista bibliografica storica, giacchè la questione di prio· ri tà, p1--esso noi, non è più discussa. Così non occorre spendere troppe parole per mettere in rilievo quanto di originale abbia la rina· scente applica,zione della sutt1ra amovibile ad U, che non è altro se non una varietà della sutura incavigliata, antica quanto la chirm'gia. Del resto, se ad ogni variante al metodo classico del BASSINI abbisognasse una nuova denominazione, si cree1'ebbe uno stato nocivo di confusione, che già MALGAIGNE cri· (1) La Sen1aine Médicale, n. 57, anno 1896. (2) Il Policli1iico, S. C., anno 1897.


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SEZIONE PRATICA

ticava, verificandosi anche allora ripetute reinvenzioni di processi operativi. Invece riuscirà opera non del tutto supe1·flua il procedere ad un rapido esame comparativo per definire se nello stato attuale della scienza la sutura amovibile, senza averne i difetti, possegga tutti i pregi della sintesi con fili perduti. Necessita anzitutto sgombrare il terreno da una prima obbiezione. Di quali fili perduti s'intende parlare 'l Secondo le cognizioni attinte alle varie scuole, le predilezioni oscil· lano fra il catgut e la seta. Il GIORDANO, nel fascicolo precitato, accenna al motivo unico che milita in favore del catgut per le suture profonde. Egli afferma che le eventuali su p· purazioni circoscritte, dato l'uso del catgut, si arrestano presto, mentre spesse volte le suppurazioni attorno ai fili di seta si eternizzano per la lentezza della loro elimina· zione, formandosi ascessolini subentranti per un periodo di mesi ed anche per due o ti~e anni.• Simili fatti, osservati con troppa frequenza, spiegano come la scuola del professore DuRANTE si conservi fedele all'uso del catgut per le varie operazioni di sintesi sottocutanea e per l'allacciatura dei vasi. Le modalità tecniche, ora praticate nella clinica chirurgica di Roma per rendere asettico il catgut, si co· noscono da t1na rivista sintetica, dovuta al capitano medico RossrNI e comparsa nel gior· nale ultimo menzionato, fascicolo di agosto·, anno corrente. In pari tempo si spiegano i tentativi, che di quando in quando si fanno per ritornare alla tecnica antica delle suture amovibili, applicandole perfino a strati, allo scopo di ottenere la ricostituzione fisiologica e anatomica clel tragitto inguinale, senza llsare fili perdutf. _ Invece della sutura a U, GIGLI e BARONI pratiéarono, nella cura radi cale dell'ernia, in· guinale, suture profonde amovibili ad 8. La med esima sutura è dal PosTEMPSKI applicata per· riunire in un solo tempo e . più speditamente, senza fili perduti, gli strati del tessuto cellulare sottocutaneo e la cute. Devesi aggiungere che la scuola del professor 0ARLE, n el mentre iniziava l'applicazione delle snture amovibili per 1--endere più ~fficace la cura operativa di una speciale va· rietà di ernie inguinali, fu indotta in seguito a riconoscere che i fili, così situati, funzio· nando da drenaggio in senso inverso, possono divenire il tramite di diffusione dei germi infettivi, che normalmente si trovano nella cute fin negli strati profon di, massime nella do e la com leta ase si

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cutanea è irrealizzabile. Questa opinione è basata sulle esperienze dimostrati,·e di WELCH~ di STORP, ecc., da ct1i risulta essere rapido l' inquinamento dei fili sterili per n;iezzo dei microgermi rimasti nella cute del campo ope· rativo. Le conseguenti deduzioni di tali im· portanti ricerche batteriologiche riescono sfa· vorevoli alla rinnovata tecnica delle sutu.r e amovibili. Concludendo, bisogna riconoscere che la temporanea permanenza dei fili, i quali attraversano a tutto spessore la parete addominale, mettendo in comunicazione la cute colla mem· brana peritoneale, costituisce una condizione idonea per la disseminazione microbica di· scendente dalle parti superficiali alle pro· fonde. Così i risultati delle esposte analisi sperimentali pongono in evidenza quanto sia opportuna l'applicazione, che si va estendendo per le suture cutanee, delle piccole lamine di nikel terminanti a punta, da MIOHEL, nell'anno 1900, introdotte nella pratica (1) .

Su alcuni processi d.i riparazione artificiale delle perdite di sostanza ossea. (VALAN e

FANTINO.

Il Morgag1ii, agosto 1903).

Gli autori partono specialmente dai resul· tati sperimentali del BARTH e del V AL.tL.~ secondo i quali i processi osteogenici nel focolaio osseo d'innesto dipendono essenzialmente dalla sostanza ossea inorganica innestata, sola capace di eccitare una neoformazione ossea, mentre sostanze estranee e lo stesso osso de· calcificato danno luogo soltanto a una cicatrice connetti1ra. In base a detti risultati hanno, iR una prima serie di casi clinici, rimpiazzate le perdite di sostanza ossea con pezzi di osso epifisario di vitello, calcinato, naturalmente dopo accu1·ata disinfezione della parte, sia con lavaggio al sublimato, sia riempiendo il cavo di glicerina iodoformica e portandovela all'ebollizione con la lama incandescente del termocat1terio. I risultati sono stati buoni, avendosi sostituzione dell'osso calcinato con osso di nuova forma· (1) L e lamine· del MICHEL hanno pe~ò un gra:ve inconveniente; quello di produrre una piccola ferita trianO'olare stirata e spesso dolorosa là dove ciascun: punta s i affonda nei te~suti. Q.ua:nd? .Poi la pelle è sottile, nel m?nt~e l a linea. di i~cis1one . ~ g uarita bisoQna com1nc1are a medicare i decub1t1, ' h in tal caso r 3lativamente estesi, che esse prod u cono; n è vale il dire che bisogna « serrer 11iodéré111e1zt, » poichè non è assolutamente facile acquistare il senso molto elastico del e 11·iodéré1ne11t » con un istrumentino qual'è la pince-revolver. Tt1tto sommato, ci pare che valgano molto di più gli antichi !ili di araento. }l. d. R.

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IL POLIOLINIOO

zione, quando i tegumenti esterni erano sani e si era potuto provvedere alla chiusura del focolaio d'innesto con una sutura a ~trati. N egli altri casi si ebbero frequenti insuccessi, per la diff~coltà di mantenere l'asepsi nel focolaio d'innesto. Per ovviare a questo inconveniente, reso più facile dalla formazione di spazi liberi tra l'osso calcinato e le pareti della cavità da riempire, gli autori, in una se~onda serie di casi clinici e in esperimenti sugli animali, usa· rono una pa,sta, composta per metà di osso calcinato, polverizzato e per m età di una miscela di timolo e di iodoformio nelle proporzioni di 1 : 2. Detta miscela resta fluida a 75° circa e solidifica rapidamente a 60°. In ragione poi della poca solubilità, dei costit11enti la miscela, nei liquidi secreti dalla ferita e della lentezza del loro assorbimento, non si verificano fenomeni tossici. L'esame dei pezzi, ottenuti in epoche diverse, dopo l'innesto di siffatto materiale nelle breccie di trapanazione del cranio, fornì reperti analoghi a quelli che si verificano con l'osso calcinato. A volte, in vaste p erdite di sostanza ossea, gli autori hanno l1sato la combinazione,. a muratura, del màstice indicato con blocchi 'd'osso epifisa1..io calcinato. Il processo di sostituzione della m_a ssa in· nestata con osso neof ormato si compie in un tempo variabile dai tre agli otto mesi, se· condo l'ampiezza del focolaio d'innesto e le varietà individ11ali. Nei casi clinici il processo è stato seguìto con successive radiografie, nelle quali il mastice appare più scuro e diventa man mano più diafano, fino ad aversi nel sito dell'innesto la traspa1·eri.za dell'osso normale. Su 30 casi operati, 23 hanno dato risultato favorevole e 7 sfavorevole. Dott. A. DE F ABII.

Ricerche istologiche sol comportamento degli zaffi malpigbiani e sulle fibre protoplasmatiche nello sviluppo delle neotormazioni epiteliali. cutanee « benig11e e maligne )) . (A. BusACCBI. Il Nuovo raccoglitore ·medico,

agosto 1903, Imola).

L'autore riepiloga dapprima i vari studi e le varie opinioni sulle fibre protoplasmatiche dello strato malpighiano, descritte dal RAN VIER e sulle « spirali di He1·scheimer » . Dallo studio della questione risulta che mentre, al giorno d'oggi, non è possibile pronunciarsi in modo as· soluto, se siano semplicemente mezzi di llnione, come voleva RAN vrnR, o se ab bi ano una stretta

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.attinenza alla produzione del pigmento, come vuole KRo.MAYER; in quanto alla natura, si può ripetere con sicurezza che sono protoplasma fisicamente differenziato, ispessito e quindi più facilmente colorabile. Questo premesso, l' A. studia il compo1~tamento di dette fibre in alcuni tessuti patologici e precisamente nei condilomi ac11minati, nelle cheratosi labiali, nelle -verruche e negli epiteliomi. Le differenze nel comportamento riguardano specialmente le fibre dello strato basale, mentre nelle cellule centrali del corpo malpi· ghiano mantengono q11asi la stessa disposi· zione che nel normale. In condizioni no1'mali le fibre protoplasmatiche non invadono mai il derma, ma si esauriscono, sfioccandosi in finissime fibrille, nella membrana anista, confondendosi con fibrille del collageno e del· l'elastico. Nei condilomi acuminati mantengono la particolarità delle parti sane: si arrestano cioè in modo n etto, lasciando ben evidente e distinta la membrana basale. Fatti simili a questi si osservano pure ne.Ile verruche. Nelle cheratosi labiali invece, e in maggior grado negli epiteliomi, hanno uno sviluppo superiore alla norma non solo, ma anche direzioni svariatissime e non si arrestano alla membrana anista, ma procedono al di là di questo limite e si gettano sul derma sottostante. Dott. A . D. F.

I microrganismi nell'aria delle sale di operazione e di ospedale; ri~ercbe di un processo di disinfezione. (QUÉNU

e

LANDEL.

Soc. de Cliir., 1903).

Gli AA. hanno studiato con molta accm'a· tezza: 1° L'influenza delle diverse condizioni esterne sul numero dei germi dell'aria d'una sala operatoria, comparativamente a quello di altri ambienti; 2° La specificità e virulenza dei germi; 3° Un processo p1~atico ed efficace per disinfettare· l' aria di quelle sale che o ahi· tualmente o eventualmente debbono servire alle operazioni. Le 0onclusioni a cui pervengono sono le seguenti: 1° La sala di operazioni asettiche, facendo astrazione di qualsiasi disinfezione preliminare, è il mezzo più povero di germi, qua· lora però in tale sala non vi sia persona alcuna. Il numero dei germi aumenta col numero degli assistenti. La circolazione delle per· sone, l'agitazione dell'atmosfera esercitano una grande influenza sul numero dei ermi·


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SEZIONE PRATICA

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2° È rara la presenza nell'aria di germi notte, la febbre cadde a 36°. 4; scomparve patogeni; essi però possono esistervi, per cui l'edema delle labbra, e l'ulcera si spogliò del è necessario tenerne conto ; detrito. L'ulcera si presentava come una ferita 3° L'acqua ossigenata è l'antisettico di incisa, a margini più duri ed infiltrati che scelta per la disinfezione dell'aria delle sale nei giorni precedenti, ricoperti da materiale operatorie e dei diversi locali d'un ospedale. purulento e facilmente sanguinanti al minimo .Essa è attiva anche in quantità assai piccola, · contatto; essa inoltre era dolorosissima. T1'ascorsi 10 giorni comparve lungo il mar· ed alle dosi più forti resta senza inconve· nienti per gli ·o peratori. G. P. gine del piccolo labbro di sinistra un'altra ulcera simile alla precedente, con gli stessi caratteri anatomici e batteriologici. • DERMOSIFILOPATIA Ambedue le ulceri furono curate con i1·rigazioni di nitrato d'argento all'1: 1000 ed Delle ulce1"i cutanee di natura impacchi di garza imbevuta della stessa so· • luzione: guarirono dopo un mese circa di cura. gonorroica. Quanto alla natura delle predette ulceri cu(SALOMON. Medic.-chirurg. Centralblatt., n. 17, 1903). tanee l' A. le ritiene gonococciche, siccome L' A. riferisce un caso clinico, in cui se risultò dai caratteri ·microscopici e culturali non si può decidere con precisione assoluta dei microrganismi ivi rinvenuti, non che il car~ttere ulce1~ativo primario della rara dalle loro inoculazioni negli animali. entità morbosa, v'ha però questo d'importante L'A. tratta quindi la questione se cioè l'ul· che cioè si potè dimostrare un nesso di cau· cera fu una manifestazione primaria, ovvero salità tra l'ulcera ed il gonococco. fu second-aria ad un ascesso svoltosi in pre· Ragazza di 20 anni, di forte e robusta co- cedenza. stituzione scheletrica. Punto sifilide. Presenta Contro l'ipotesi di un ascesso antecedente i seguenti disturbi: febbre 37°. 9; abbc•ndante l' A. obbietta: secrezione dall'uretra e dalla cervice uterina 1. La mancanza assoluta di dolorabilità con numerosissimi gonococchi; glandole del Bartolini intatte; punt~ fistola ; grandi e pic- prima della comparsa dell'ulcera. 2. La comparsa della seconda ulcera senza cole labbra straordinariamente tumefatte , specie a destra, ove al terzo superiore del sintomi prodromici degni di nota, come ~a­ piccolo labbro e lungo il margine del mede 7 rebbero: tumefazione, arrossamento. 3. La temperatura affatto normale delsimo si osserva un'ulcera lunga circa 3 cm., profonda 1 1/2 - 2 cm. , dai margini taglienti e l'inferma durante il manifestarsi della seconda non induriti e ricoperta da u.n ammasso di ulcera. Se non che il valore di queste obbiezioni detriti di colore nero-sudicio. · I prepa.rati microscopici di q nesto detrito diminuisce di fronte al caso riferito dal GRA· rivelarono solo la presenza di diplococchi nu- VAGNA, che fu appunto di µn ascesso manimerosissimi, in parte intracellulari, disposti festatosi circa 2 cm. al disopra del prepuzio in modo. del tutto analogo a quello dei gono· della clitoride, in una puella pubblica di 22 cocchi, . e decolorabili col metodo Gram. Le anni, la quale nello stesso tempo era affetta culture in agar, dopo _36 ore, erano rapp1'e· da blenorragia. L'ascesso era poco o punto sentate da colonie in superficie simili a goc- doloroso; mancava ogni reazione nei te&suti cioline di rugiada, strettamente addossate circostanti; punto febb1'e: l'incisione rivelò la l'una all'altra, intorno alle quali si notavano presenza di pus contenente nume1'osissimi go· altre colonie biancastre, della grossezza di nococchi; guarigione dopo 2-3 giorni di una una capocchia di spillo e costituite da stafi· cura locale allo iodoformio. Altri ascessi in lococchi. L'esame microscùpico delle prime tutto analoghi al primo si svilupparono succolonie dimostrò trattarsi di gonococchi. Una cessivamente in altre località: vestibolo, piculteriore cultura pura di questi stessi gono- colo labbro di destra, clitoride, mons Veneris, cocchi fu inoculata nel peritoneo a tre por- grande labbro di destra. Tutti questi ascessi cellini d'India: uno di essi morì dopo 8 giorni guarirono come il p1'imo, cioè dopo pochi dall'inoculazione: all'autopsia si riscontrò il giorni di una cura locale allo iodoformio. L' A. da questa osservazione del GRAv AGNA peritoneo normale ed intatto; gli altri due porcellini vivono tutt'ora senza presentare trae argomento per dire che nel caso da lui disturbo alcuno riferibile al virus inoculato. riferito si trattò con molta verosomiglianza In seguito a bagno permanente di giorno di due ascessi che si ruppero spontaneamente, ·ce medicatura di arza durante la ed a cui tennero dietro le ulcer


1720

IL POLIOLINICO

In quanto alla patogenesi il GRAv AGNA la ritiene endogèna e precisamente lungo le vie linfatiche, mentre l' A. la ritiene esogena. Dott. E. GuGLIELMETTI.

OSSERVAZIONI CLINICHE Clinica chirurgica propedeutica dell'Università di Torino diretta dal prof. D.

BAJARDI.

A proposito dell'ernia inguinale di1·etta nella donna Nota clinica del dott.

LUIGI BOBRIO,

assistente.

Il dott. L . FRACASSINI pubblicava nel 1901 (Policlinico, Sezione chirurgica, n. 1-2, 1901) il primo caso fino allora conosciuto di ernia inguinale diretta nella donna, occorso nella Clinica del prof'. P ACI : si trattava di una giovane di 21 anni, affetta già da tre anni da ernia inguinale destra, la quale all'atto operativo si mostrò singolarmente interessante, sia perchè esisteva un'ernia obliquo-esterna della tuba falloppiana, sia, e sopratutto, perchè accanto a questo sacco, si presentava e_rniata la vescica all'interno dei vasi epigastrici, i quali dividevano così i due visceri protrudenti. Recentemente il dott. MAMBRINI (Policlinico, Sezione pratica, fase. 36, 1903) pubblicava il secondo caso di ernia inguinale diretta nella donna: si tratt ava qui d'una donna di 46 anni, affetta da un'ernia crurale destra e da un'ernia inguinale sinistra, la quale fu già all'esame sospettata come diretta, e tale difatti si presentò all'atto operativo. Il caso che io ora espongo brevemente, e che è molto simile a quello precedente del M AMBRINI, costituirebbe il terzo caso finora conosciuto di tale varietà d'ernia nella donna. R. M., d'anni 44, contadina. Entra in Clinica il 20. dicembre 1901, per ernia crurale destra e inguinale sinistra. Nella famiglia esistono precedenti erniari. La paziente god~tte sempre bl_lona salute: _ha avuto 12 g.ravidanze a termine con parti normali e puer· perii fisiologici. Dieci anni fa, durante il 7° parto, che fu piuttosto laborioso, notò improvviso e vivo aolore alla r egione inguino -crurale destra, seguito da tumefazione del volume di una noce, indolente, molleggiante e riducibile

(ANNO

IX,

FASO.

54]

c?n una pressione piuttosto forte. Portò il cinto : se non che, dOJ?O qualche mese, comparve uguale tumefazione a sinistra, che diventò però assai presto più voluminosa della precedente. La paziente ebbe sempre disturbi dalla tumefazione erniaria ·ai destra, la quale si fece parecchie volte irreducibile. All'esame non si riscontra alcunchè di anormale nello stato generale ed organico della malata, all'infuori della nutri.zione piut· tosto scarsa. Addome assai flaccido e con molte smagliature. Si riscontra: ernia crurale destra, a contenuto epiploico, del vo· lume di una noce col mallo, riducibile: ernia inguinale sinistra del volume quasi di · un pugno d'adulto, che occupa sopratutto il tragitto inguinale, senza discendere nel grande labbro, facilmente riducibile con gorgoglìo: canale inguinale molto sfiancato. 2 gennaio . Operazione in morfio-cloronarcos~. . Cura radicale Ruggi a destra, Bassini a s1n1stra Colpisce tosto il fatto che il sacco inguinale, ricoperto dalla fascia transversalis in tuttçi la sua estensione, si trova all'interno dei vasi epigastrici, i guali si presentano notevolmente turgidi . Il legamento rotondo si isola facilmente dal sacco. Guarigione per primam d'ambo le parti. Sono stato indotto a rendere noto questo caso dalla rarità di quest'affezione: rarità che io credo però relativa al fatto che molti casi possono essere sfuggiti all'operatore, e che altri, giudicati poco interessanti, non • vengono o non sono stati pubblicati. A buon conto tutti gli autori, pur riconoscendo la possibilità d'un' ernia diretta nella donna, non citano casi occorsi in proposito: per cui, per quanto si tratti di cosa per sè poco importante, pure mi pare abbastanza giustificato prenderla in qualche considera• zione. Ho detto che il caso del MAMBRINI ed il mio si rassomigliano assai: in ambo i casi si tratta di donne mature (la nostra aveva avuto 12 parti) affette da ernia crurale a destra e inguinale a sinistra, comparse nella donna del MAMBRI NI senza causa apprezzabile, nella nostra e solo a destra, durante il travaglio di un parto. Nel caso del FRACASSINI è assai probab~le ohe l'ernia diretta della vescica, varietà pa- raperitoneale secondo l' ALESSANDRI, sia stata secondaria alla vera ernia obliquo-esterna, / di ori · e uasi certamente


(AN.No

IX, F .A.so. 54]

SEZIONE

quanto comparsa solo in seguito ad un parto, che ha naturalmente agito come causa de· terminante. Per cui, in complesso, dall'esame dei tre casi, per quanto riguarda la patogenesi, in nulla questa si discosta dalla patogenesi ge· nerale delle ernie . . Piuttosto, riguardo alla sintomatologia, come risulta dal caso di MA MBRINI e dal mio, si può dire che, trovandosi in una donna una tumefazione erniaria discretamente grossa, occupante il canale inguinale, con tendenza a sporgere in avanti più che a discendere nel grande labbro, f&cilmente riducibile e che ricompare al menomo sforzo, anc.he chiudendo l'orificio inguinale interno (sintomi del restro comuni all'ernia diretta nell'uomo) dobbiamo sospettare questa varietà di ernia. All'atto operativo poi tale ernia è contraddistinta essenzialmente da tre fatti, messi pure i~ rilievo dal MAMBRINr, e cioè: l 0 l'ernia si trova all'interno dei vasi epigastrici : 2° il sacco è ancora ricoperto dalla fascia transversalis ; 3° il legamento rQtondo è facilmente isolabile dal sacco. E finisco col ripetere che sono fermamente convinto che la rarità di tale affezione non sia poi tale da far ammettere che i casi finora pubblicati siano gli unici: per cui sarebbe interessante, per la statistica, che tutti gli operatori, che hanno trovato un'ernia diretta nella donna, ne facessero noto il caso.

-

Torino, 19 ottobre 1903.

Recentissima pubblicazione: Dott. V. GIDDICEANDREA Prof. pareggiato di Patologia medica nella R. Univ. di Roma

-·····-

L' Ematologia nella Febbre tifoide Alterazioni istoloaiche, lsiehe, chimiche, batterioloaiche del san011e, sierodiaanosi) ecc. con molti metodi di tecnica ematoloaica. Volume di pag. 312 con una tavola L. 5. Riohiest.e oon oartolina-vaglia alla Libreria Internazionale del Policlinico, ROMA, Via del Caravita, n. 3.

1721

PRA TIC.A.

PllATICA PllOFESSIONALE CAfiUI~Il'I CA Disfagia amiotossica. Nel Nenrologisclies Cen,fralblatt il dott. RossOLIM<> pubblica una lunga memoria sopra 8 casi di di· sfagia 1iervosa JJropria agli erecl;tari dege1ierati. Questo disturbo della deglutizione viene all'età nella quale si sviluppa la maggior parte delle affezioni analoghe, cioè le amiotassie, eccettuata la balbuzie:. si mostra dopo la giovanezza per prolungarsi talvolta ad un'età avanzata. Appare solo sotto la forma. di diminuzione del riflesso ~lJa deglutizjone o associato ad una ossessione, ad una emozione ansiosa relativa all'operazione medesima o sotto l'influenza sia di un'affezione organica obbiettiva dell'appa· recchio interessato, ~ia cli una sensazione subbiettiva spesso violenta a localizzazione corrispondente .. Le emozioni possono predisporvi. Era cosi in tre malate ansiose per non veder rientrare i loro mariti: l'attesa congiunta all'idea agiva sull'apparec· chio della deglutizione. ,.., La disfagia consiste nella semplice impossibilità di inghiottire; nella sensazione di un ostacolo vago che si oppone alla deglutizione; nella incapacità di inghiottire, perchè il paziente sta in apprensione di non riuscire ad inghiottire (fobia angosciante): temeanche che, se tenta di farlo, rimarrà soffocato. La disfagia in questo caso è piuttosto per gli alimenti solidi, specialmente quando esistono sensazioni bllC· cali e faringee bizzarre. Ve ne sono che provano principalmente difficoltà ad inghiottire i liquidi, specialmente quelli la ct1i sensibilità faringea è diminuita e, anche, gli ansiosi. Finalmente, alcuni inghiottiscono cosi penosamente i liqt1idi come i solidi. La n;ialattia, venuta che sia, prende generalmente piede e dura degli anni. Gli accessi sono più corti quando alla disfagia si associa un'altra fobia o un elemento isterico. La sindrome disfagica è più osti· nata quando è sola. È probabile che, con tt1tte leva:rianti possibili, questo fenomeno, come la plura· lità delle fobie e delle amiotassie cerebrali sparisca.. ad un'età avanzata. Le iniezioni ipodermiche di arsenico, la sommi· nistrazione interna di calmanti come la codeina, il bromuro di sodio, la franclinizzazione locale e ge· nerale, la suggestione ipnotica sono da tentare: ma. la loro riuscita è subordinata alla soppressione del· l'emozione iniJ:>itrice : essa non è dunque supponibile se non in un piccolissimo numero di casi leggeris· simi, e specialmente in q11elli nei quali una parte degli accidenti può esser messa nel conto dell'isteria. La maggior parte dei malati di questo genere. sono dei degenerati: la disfagia si è sviluppata ed ha (25)


1722

IL POLICLINICO

evoluto in fondo come ogni altra affezione amiotas· sica. Le sue modalità permettono soltanto di dividerla in disfagia amiotassica motrice, caratterizzata dalla pigrizia dell'atto della deglutizione; disfagia amio· tassica se1tsoriale, provocata da u~ disturbo senso· riale; disfagia amiotassica psic/t;ca, nella quale pre· domina dell'angoscia, o un'ossessione relativa al· l'atto della deglutizione.

Segni oculari nella nefrite cronica. G. E. DE ScH,, ENITZ cosi riassume queste le:sioni oculari : 1. Completa cecità, senza lesioni oftalmosco· piche, ,, o almeno senza la presenza di lesioni più o meno dimostrative di malattia renale, generalmente -chiamata amaurosi uremica e più spesso constata· bile nella nefrite act1ta, ma anche nelle esacerba· zioni acute delle malattie renali croniche. 2. Vari tipi di retinite e neuroretinite, ai quali -si applica com11nemente il termine descrittivo <( al· buminurica ,, e cl1e più specialmente si associano a forme croniche di malattia renale. 3. Alterazioni nel calibro e nei rapporti dei vasi retinici dimostranti lesioni sclerotiche nelle loro pareti, con o senza emorragie ed essudati della retina, constatabili in associazione con quelle forme di affezione renale, nelle quali si riscontrano alte· razioni vascolari evidenti in tutto il corpo. 4. Alterazioni nel tratto 11veale e particolar· mente nella coroide e nell'iride. 5. Qualche varietà di cataratta. 6. Paresi e paralisi dei muscoli oculari, spe· cialmente del superiore obliquo e del retto esterno. 7. Emorragie ricorrenti sottocongit1ntivali. 1

F i· e q u e n z a e s. i g n i f i c a t o c I i n i e o dell'ineguaglianza pupillare. Alctmi autori hanno trovato ineguaglianza pu-pillare nell'1 al 10 per cento delle persone sane e nel 18 al 46 per cento di.tutte le persone con varie affezioni interne, nervose o d'altra natura. Nella ze;tschrift f. kli1t. Med. (vol. XLIX, p. 61), il dott. O. SCHAUMANN ha dato delle medie alquanto di,rerse: del 28 per cento nei malati del dispensario e del 38 per cento nei malati dell'ospedale. Vi sono, secondo l' A., due classi principali di ineg11aglianza pupillare: 1. Ineguaglianza sintomatica, doV'uta ad affe· zioni organiche dell'occhio, del sistema nervoso, ecc.; 2. Ineguaglianza costituzionale dovuta a certe peculiarità costituzionali o « diatesi aste1tica ». L'ultima classe si suddivide nell'ineguaglianza per differenza anatomica di sviluppo dell'iride o d ei nervi che vi si distribuiscono e nell'ineguaglianza puramente di origine funzionale. (26)

LANNO

IX, FASO. 54J

Le ineguaglianze funzionali sono inoltre suddivise in quelle nelle quali la stessa pupilla è sempre più larga e quelle nelle quali l'ineguaglianza si alterna. SCHAUMANN riferisce 11 casi di jneguaglianza alternante~ 7 di questi appartenevano a soggetti evi· dentemente nervosi, ed anche in 4 altri v'erano segni di tendenze ne11rotiche. L'ineguaglianza delle pupille quando è accompagnata da deficienza nel reagire alla 1uce è un se~io accenno di affezione organica. Altrimenti può essere considerata come un indizio di qualche instabilità costituzionale.

Accidenti pseudo· meningitici da uricemia. Nei bambini nati da genitori artritici l'uricemia può determinare accidenti meningei simulanti esattamente la meningite. In due casi di questo genere CARRIÈRE, di Lilla, ha constatato con la puntura lombare la presenza nel liq11ido rachidiano dell'urato acido di soda.

APPUNII'I DI JTlEl\APIA L'eczen1a del bordo libe1·0 delle palpebre. La cura gen.erale deve prima di tutto essere isti· ,, tuita: regime dietetico severo con escl11sione del vino, degli alcoolici, delle carni, dei brodi grassi, dei salumi, dei formaggi, del pesce di mare, delle conserve di pesci, delle spezie, ecc.; un lassativo leggiero, gm. 1. 50 - 2 di foglie di sena per inf11so tutte le sere nell'andare a letto. Alle foglie di sena si potranno aggiungere delle foglie di bardana, di saponaria o dei fiori di pesco, di viola selvatica, formando cosi : Foglie di sena . . . . Foglie di bardana . ·. ·. Foglie di saponaria. Fiori di viola selvatica . Per una carta.

. . .

gm. 1. 50·2

!

.

ana gm.

-t

x

gm. 2

Da prendere in inft1so tutte le sere nell'andare a letto. Si continuerà questo infuso per 15 giorni sosti· tuendolo dopo per altri 15 giorni con un cucchiaio del seguente miscuglio salino sciolto in un biechier d'acqua e preso a digiuno: Solfato di soda. . . . . . Bicarbonato di soda . . . l Bicarbonato cli potassa . . ~

gm. 6 ana gm. 5

In capo a 15 giorni si ritornerà all'infuso di foglie di sena, ecc., e via di seguito, alternando. · Come cura locale, si utilizzeranno le lozioni boriche tiepide, mattina e sera. Queste lozioni saranno


A.NNo IX, F .A.se. 54]

seguite da unzioni o da spennellature con una pasta all'ossido di zinco: Ossido di zinco . Polvere d'amido . Savolina. • • • Vaselina. • • •

1723

SEZIONE PRATICA

:: ::! :!

ana gm. 10

ana gm. 15

~recipitato

giallo. . ' : centgm. 50·gm. 1 Vaselina pura . . . . . . . . » 20 Si è preconizzato l 'unguento ci trino ch e il BROCQ ~onsiglia di non utilizzare se non con l<t massima pntdenza. .La composizione di questo ungt1ento è la seguente: Sugna.. . . . . . . . . ana gm. 40 Olio d'o}i,re . . . . . . . ~Ierc11rio. gm. ± • • • • • • • )) 8 Acido nitrico a 1. 42 . • •

!

Più facili a manipolare sono le preparazioni se· g11enti: .Acetato di piombo. • • • . centgm. 25 St1gna benzoinata . • • • . gm. 25

: :!

ana centgm. 10

. . . gm.

8

Per spennellature nell'andare a letto. BROCQ.

(Joz:tr1ial des praticie1is).

.

gm. 100 ))

10

500 n el reumatismo cronico, nelle n evralgie (sciatica). BAGXO ARSENICALE. •

.

Queste spennellature s"t.ranno praticate con un piccolo pennello sul bordo libero delle palpebre e poi, quando il periodo infiammatorio si sarà calmato, si utilizzerà Ja seguente pomata:

Oppure: P1·ecipitato bianco . Olio di bouleau . . Vaselina bianca. • .. .

BAGNO DI BOURBONNE. Carbonato di soda . • Bromuro di sodio . • Cloruro di sodio. • •

Arseniato di soda

.

»

. . gm . 2-10 per un bagno, n el reumatismo cronico ·deformante. BAGNO SOLFOROSO. •

Trisolfuro di potaRsio solido o di sodio gm. 50-100 Ban,tbi1ii id. id. . . . . . . . » 30·50 nei dolori articolari e muscolari; nella seborrea ge · n eralizzata, nell'acne, n ell'ittiosi, n ella scabbia. BAGNO DI BARÈGES. Monosolfuro di sodio. • • • Cloruro di sodio cristallizzato Carbonato di soda . . • . n elle stesse malattie precedenti. ·

!

anag. 60

••

gm. 30

BAGNO DI SUBLII\!ATO. Bicloruro di mercurio • • Cloruro di ammonio . • • Acqt1a distillata. . • • • Bambi1ii: Sublimato . • • » Cloruro di sodio. nella pitiriasi e nella sifilide. BAGNO BORICATO.

))

»

20 20 200

»

u~

»

10

gm.

Acido borico . . . . . . gm. 100-2.30 negli eczemi infetti, n elle follicoliti. BAGNO NAFTOLATO. Naftolo (solubilizzato n e ll'al cool) gin. 5-10 nella scabbia, n ella pitiriasi. BAGNO DI GLICERINA.

Bagni medicamentosi. BAGNI ALCALINI. Carbonato di soda . . • • gm. 125-25.:0 )) 100 Banibin; id. i cl. . .. • • antiprtiriginoso ; serve a digrassare la pelle ed a prepararla all'azione delle pomate (prescriverlo prima della strofinazione nel caso di scabbia, dopo l'olio di cade nella psoriasi. BAGNI SALÀTI. Cloruro di sodio . Ba11ibi1ii id. id. •

kgm. 1-3 )) 1

BAGNO DI PLOMBIÈRES.

di soda sodio . sodio . . . .

BAGNO I<1DATO . Iodio. • • • • • Ioduro di potassio. .A.equa. . . . . .

. gn1. 60

))

. gm.

»

»

20

10 10 450

nella sifilide terziaria. BAGNO D'AMIDO.

n el linfatismo, nella scrofola., nella cloroanemia, nel fibroma uterino, nella prurigine di Hebra.

Carbonato Solfato di Cloruro di Gelatina .

Glice1ina . . . . . . Gomma adragante. . . n ell'ittiosi.

. . . .

. gm. 10

»

60

.

))

»

20 100

nei dolori articolari e muscolari, n el prt1rito, ~ nella pityri<lsis versicolor.

Amido . . . • • BAGNO SENAPIZ~ATO. Farina di sena1)e. Banzbi1ii id. id. ·BAGNO DI CRUSCA. Crusca

gm. 200·500 •

.

l{gm. 1 gm. 100

. lcg m.

1

. kgm.

1

BAGNO DI TIGLIO. Tiglio .

BAGNO DI SPEZIE ARO?r!ATICHE. Spezie aromatiche . . • .

.

gm. 500 t27)


1724

IL POLIOLIN100

BAGNO TREI\-IENTINATO. Essenza di trementina. . Emulsione di sapone nero

gm. 100

»

200

nel reumatismo blenorragico, nella sciatica. BAGNO D'ACETO. t Aceto • • • • • • nel prurito, .nell'orticaria. BAGNO GELATINOSO. Colla di Fiandra • • .A.cqua calda . • • • BAGNO D'OLIO DI CADE. Olio di cade . • • Tuorlo d'uovo • • Estratto di quilleia .A.cqt1a q. b. per. •

litri

10

gm. 500 litri 10 gm . 50 N. 1 gm . 10 » 250

nella psoriasi, nell'eczema seborroico.

V .AR.I:.A La nocevolezza delle inosche. - La mosca è essa semplicemente Slldicia oppure contribuisce, come si pensa volentieri, alla dispersione dei germi e dei batteri? Recenti esperienze fatte all'Università J ohn Hopkins, di Baltimora, non lasciano alct1n dubbio su questo punto. Gli sperimentatori hanno preso, a questo scopo, llna scatola a due scompartimonti. Nell'uno hanno messo delle sostanze alimentari infettate di batteri facili a riconoscer e t1lteriormente; nell'altro hanno messo un mezzo di cultura sterile. Delle mosche, introdotte nel primo scompartimento vi passeggia· rono a piacere degustando le sostanze scientifica· mente infettate. Poi le si fecero passare nel secondo scompartimento ed in pochissimo tempo i microbi pullularono nel mezzo di cult11ra. · Dunque la mosca è p ericolosa e non soltanto su· dicia. • Questo hanno provato le esperienze di Baltimora, ma non si può dire precisamente che abbiano di· mostrato una cosa nuova !

La frèquenza di lesioni tube1·cola1·i latenti. Sopra 1400 autopsie eseg1tite nell'Istituto d'ana· tomia patologica di Dresda, il dott.· BuRKHARDT ha fatto delle ricerche statistiche per stabilire la · frequenza della tubercolosi. Non considerò suf· ficienti, p er far emettere diagnosi di tubercolosi, le aderenze plet1riche e gli indt1rimenti d ell'apice non accompagnati da altri sintomi; sufficienti in· vece la caseificazione e la calcificazione. 190 au· topsie furono di bambini e di questi 118 erano immuni da ogni segno di tubercolosi, 72 e1,ano tubercolotici. Di questi 72, 35 morirono per una forma di tub~rcolosi grave, letale; gli altri erano affetti da forme non letali e morirono per altra (28)

[ A.NNo IX, F Asc. 54 J

ca11sa. Soltanto in 7 casi tro,rò delle cicatrici tubercolari e qt1este in giovinetti già in età. Dei rimanenti adulti, 113 soltanto erano immuni; gli altri, vale a dire be11 il 91 per cento, erano tutti tt1bercolosi . · (Mttncli. 11ied. Wock., n . 29, 1903).

L'istinto della masticazione. -

È innato nel· l'uomo. Fin dalla più tenera_età egli deve masti· care, anche quando non Il<=' ha bisogno. Il neonato mastica per farsi i denti così un fuscello di gramigna come un anello di avorio. Più tardi l'adulto. mastica anche, più o meno, secondo i 'paesi, senza. che si tratti di mangiare. In .Europa un certo nu· mero di individui masticano il loro zigaro o ciccano. In Oriente si mastica il betel. In Australia e in Pata· gonia si masticano varie specie di gomma e questa abitudine ha conquistato gli Stati Uniti, dove l'ahi· tudine di masti9are una specie di cautchouc profu· mato è estremamente diffusa. Si trovano delle sca· tole di pallottole cosi preparate presso tt1tti i farma· cisti e se ne fa un gran commercio. Insomma, si tratta di una vera de,riazione della ft1nzione masticatrice normale che, come si vede, è frequentissima nel mondo intiero.

AMMINISTRAZIONE SANITARIA

Atti ufficiali. Lon1. Di1t;ego a trasferi11ie1ito cli far11tacia. - I signori Emilio Trabattoni e Virgilio Ra~r esercenti farmacia in Lodi, hanno ricorso contro il provvedimento 1° dicembre 1902 del Prefetto di Milano, che negava ai ricorrenti l'autorizzazione a trasfe· rire la farmacia, già Rosani, dalla Piazza Mag· giore, al quartiere di Porta d'.Adda, in Lodi. Il Consiglio di Stato avendo emesso avviso, in adunanza generale del 17 ottobre p. p., che l'im· pugnato provvedimento d el Prefetto di Milano è, in ogni sua parte, legittimo, il ricorso di cui sopra è stato respinto. CtrVIO·SALTRIO. Consorzio di assiste1iza sa1ii· taria. - Su conforme parere emesso dal Consiglio di Stato in adunanza generale del 17 ottobre p. p., è stato respinto i~ ricorso in via straordinaria del sindaco di Clivio avverso il dec1·eto del Ministero dell'interno 11 maggio 1901, che respingeva altro precedente gravame gerarchico dello stesso Muni· cipio, diretto ad imp11gnare la sua unione in consorzio di assistenza sanitaria col finitimo comune di Saltrio, stata deliberata dalla Giunta provin· ciale amministrativa di Como con d ecisioni del 15 e 28 giugno e del 16 a gosto 1900. MoNTELEONE CA.LABRO. Nonzi1ia dell'11-fficiale sa1iitario. - Su conforme parere del Consiglio di Stato è stato accolto il ricorso del dott. Domenico Antonio Romei col quale impugnava il provvedi· mento del Prefetto di Catanzaro, 13 dicembre 1902,

'


lANNO IX, FASO. 54)

1725

SEZIONE PRATICA

t:ialve le 11lteriori pronuncie del Consiglio p rovin. ciale sanita.rio e determinazioni dello stesso Pre. fetto, sulla proposta fatta dal Consiglio comunale di Monteleone con deliberazione 10 ottobre 1902, per la nomina del ·ricorrente ad ufficiale sanitario di quel oom1me.

Personale dei Laboratori della Sa1tità pubblica. .S ono stati sottoposti alla firma di S. M. il Re i de· creti con .i quali i dottori Cantani Arnaldo, J atta Mauro e Tosco Giuseppe sono nominati, per titoli, coadiutori presso il Laboratorio di micrografia e bacteriologia e sezione annessa della Sanità pt1b· blica. Ordi1ia1tza di sct1titd lltarittinia. - Con ordinanza di sanità marittima del 30 ottobre, le provenienze da Pernambuco (Brasile) sono state sottoposte alle prescrizioni dell'ordinanza n. 5 del 1902 contro la peste. Concorsi. - Pel giorno 9 corrente è convocata la Commissione giudicatrice pel concorso ·ai posti di segretario veterinario nell'a1n1ninistrazione sani· taria.

CENNI BIBLIOGRAFICI VALENTI ADRIANO. Aromatici e nervini nell'ali· mentazione. - Milano; Ulric_o Hoepli, 1904, lire 3. L' A. è stato spinto a fare questo lavoro dalla convinzioriH profonda che ha della utilità grande di creare in Italia quella cultura assol1:1tamente indispensabile alla giusta interpretazione delle no· stre più importanti necessità biologiche. Dopo brevi cenni preliminari l' A. si intrattiene sui condimenti aromatici; sulla loro importanza nel· l'alimentazione; sulla loro azione sui sensi annessi all'apparato digestivo e sul sistema nervoso centrale; sul loro uso a seconda degli alimenti, del· l'età, delle condizioni del tubo digerente; s11i danni derivanti, dal loro abuso, ecc. Vari capitoli sono dedicati all'alcool (vino, birra, liquori, rosolii, ecc.), e poichè queste bevande sono fra le più diffuse e le più importanti della consu· mazione 11mana, l' A ., con interesse speciale, consi· dera l'alcool sotto il triplice punto di ·vista, della sua azione fisiologica, patologica e igienica in rap· porto all'organismo individuale e sociale. L' A. passa quindi a trattare i nervini (caffè, thè, ecc.) e dice della loro azione sull'organismo, dei loro caratteri, dei vari modi di prepararli, delle sofisticazioni, della loro azione tossica e delle con· troindicazioni ad essi relative. Infine nell'ultimo capitolo l' A. parla dell'uso del tabacco da fumo e da fiuto: dei suoi componenti -0himici, del suo contenuto in nicotina, dell'avvale·

namento acuto e cronico dei fumatori, dei fi11tatori, dei masticatori e dei lavoratori di tabacco. L' A. ha aggiunto al suo lavoro delle concl11si(•ni di ricerche sue personali e del s1to maestro profes· sore ALBANESE. R. B. SAREDO GrusEPPE. Codice dell'igiene e della sa· nità pubblica. V ol. II. - Torino, Unione Ti· pografico-editrice, 1903. Basta riportare i titoli dei paragrafi per convin· cersi dell'utilità di questo Codice per i medici pratici. 1. Legge e regolamento per la tutela dell'igiene e della sanità pubblica. 2. Disposizioni di leggi e regolamenti diversi. 3. Igiene ~elle b·e vande e degli alimenti. Colori •

IlOCIVI.

4. Misure contro le malatie infetti,re. 5. Medicinali. Armadio farmaceutico. 6. Igiene del suolo e dell'ahitato. Risanamento. 7. Mutui per opere igieniche. 8. Polizia veterinaria. 9. Bonifiche. , 10. Coltivazione del riso. 11. Pellagra. 12. Lavoro dei fanciulli. 13. Uffici sanitari. , 14. Scuole ed insegnanti. 15. Professioni sanitarie ed affini. 16. Sanità marittima. Segue l'appendice ai paragrafi 8, 12 e 11n capi· R. B. tolo sulle industrie insalubri.

Pnbblicazioni pervenuto al << Policlinico )) . BATTAGLIA dott. lVI. Caso di frattura del cranio determinata da 11no strano proiettile. - Taranto, tip. Spagnuolo, 1903. BATTAGLIA dott. ~I. Cisti di echinococco libera nel corno anteriore del ventricolo laterale dritto. - Roma, Estratto dagli Annali di medicina na· vale, 1903. SCHIASSI dott. B. Lo sviluppo di tm duplice compenso circolatorio epiplolienale come cura di talune malattie epato -spleniche. - &logna, Estratto dal Bollettino delle scienze mediche, 1903. G1UFFRÈ prof. L. e N ALLI dott. V. Il brivido di freddo nelle febbri. - Palermo, Estratto dagli Atti dalla R. Ace. delle scienze mediche, 1903. LANZILLOTTI BUONSANTI prof. N. L'esperimento della cura dell?afta col metodo Baccelli a ~Iortara. Relazione, Mortara-Vigevano, tip. Castellazzi, 1903. BETTI dott. T. Sul servizio necroscopico nei Co· muni rurali. - Milano, Estratto dal Corriere Sa· nitario, 1903. LONGO dott. N. Sul rene llnico congenito.Napoli, tip. Pesole, 1903.


1726

LANNO IX, F ASC. 54 J

IL POLIOLINIOO

GALDI dott. F. Il problema delle forze organiche e le teorie morfologiche in patologia. - Milano, Estratto dal periodico Il Morgagni, 1903. MASNATA dott. G. Sull'emostasi. Firenze Estratto della Clinica moderna, 1903. ANZILOTTI dott. G. e FABRINI dott. F. Contri· buto sperimentale allo studio anatomo-patologico dell'idro-nefrosi ed idro-pionefrosi. - Pisa, tip. Or· solini L., 1903. SANTORO dott. A. La radioterapia nei tumori maligni. Rivista dei principali lavori pubblicati sinora. - Napoli, Estratto dagli Annali di elettricità medica, 1903. CASATI prof. E. - Innesto del trigono vescicale nel retto in un caso di estrofia della vescica. 1\-Io· dificazione al processo del ~Iaydl. Comunicazione fatta all'Ace. di scienze mediche e naturali in Fer· rara, 1903. FIORIOLI DELLA LENA dott. V. Statistica som· maria delle operazioni praticate nell'Ospedale ci· vile-comunale di San Vito al Tagliamento dell'anno 1891 (1° agosto) a tutto il 1901. - Tip. Polo, 1903. COSTA dott. G. Tre casi di echinococco epatico. Un caso rarissimo di echinococco disseminato della cavità addominale. - Palermo, Estratto dagli Atti del I Congresso medico Siciliano, 1903. COSTA dott. G. Laparotomia per occlusioni inte. stinali acute. (Considerazioni speciali sul colon pel· vico). - Palermo., Estratto dagli .Atti del I Con· gresso medico siciliano, 1903. BRUNI dott. C. Una centuria di uretrotomie interne. Rilievi clinici di tecnica e risultati lontani. Estratto dagli Atti della R . .Ace. medico-chir11rgica di Napoli, 1903.

RISPOSTE A QUESITI E A DOMANDE

(2732) Sig. dott. G. B. da R. I. - Non è possi· bile ridurre il numero degli anni di servizio utili per lo acquisto del diritto alla pensione, solamente pei medici. Se il regolamento è generale per tutti gli impiegati, ogni modificazione a tutti deve egual· mente applicarsi. D el resto la proposta riduzione in relazione ad impiegati già in servizio, assumo il carattere di una pura liberalità; e questa non pu?. essere approvata dalla autorità tutoria. Coloro che godrebbero del vantaggio, non potrebbero, in ogni caso, esimersi dal pagare i contributi dei dieci anni, che sarebbero dimint1iti, e ciò in una sola volta, prima del collocamento a riposo. {2739) Sig. dott. G. V. da S. G. I. M. - .Alle esposte condizioni Ella liquiderà la pensione di annl1e lire 3030. 40. (2743) Sig. dott. C. G. da C. - Non è ammissibile la nomina del medico condotto per la durata di un decennio, perchè la disposizione dell'articolo 16 della legge, secondo c11i, per acquistare la stabilità, oc·

corre a ' rer fatto un triennio di prova, è di ordine pubblico e, quindi, non può essere nè direttamente, nè indirettamente disconoscit1ta dalle amministra• zioni pubbliche. Ch·e se poi, quantunque malamente, l'amministrazione nominasse il medico per oltre un triennio, prima della fine di questo, dovrebbe essere disdettato, per poterlo obbligare a lasciare il servizio, non al termine del triennio stesso, ma alla scadenza della nomina. (2747) Sig. dott. G. N. da O. - Per essere eso· nerato dal solo servizio degli agiati e mantenere quello dei poveri occorre il consenso esplicito del Municipio, consenso che dovrebbe essere incluso in apposito atto consigliare. Si tratta, come Ella comprenderà facilmente, di vero e proprio contratto interceduto fra Lei e l' Amminietrazione, il quale non si può, prima della scadenza, sciogliere che per 11iuh1,o consenso. Se Ella si dimettesse da en· trambe le condotte, non avrebbe veste nè diritto di opporsi a che il Comune, provvedendo alla di Lei surrogazione, nominasse altro medico per la condotta dei poveri e per quella degli agiati. (2748) Sig. G. I. da B. - Ella ha indubbiamente acquistata la stabilità nella carica non solo per ef. fetto della prima nomina avvenuta nel 1896 ma ancora, e più specialmente, per quella che ebbe luogo nel dicembre 1897. La legge sanitaria nel· l'articolo 16 non fa distinzione fra medico e chi· rurgo condotto coadiutore o principale. L'impor· tante, agli effetti della stabilità, è l'aver prestato ininterrotto servizio per la durata di lln intero triennio. (2749) Sig. dott. S. G. C. da R. - Ella col primo del p. v. ni.ese di dicembre diverrà stabile. Ogni qualsiasi dichiarazione in senso diverso cla Lei ri· lasciata non monta, perchè la disposizione contenuta nell'articolo 16 della legge sanitaria è di ordine pubblico, non derogabile per effetto di privati patti o dichiarazioni. Non vi è bisogno di speciale deli· berazione di conferma, giacchè la stabilità di cui all'articolo predetto della legge si avvera ope legis. {2750) Sig dott. F. G. da C. - Se sono rispet· tate le norme stabilite dalla legge napoletana per l'esercizio ed impianto della seconda farmacia, non vi è nessuna difficoltà per tale apertura. Il voto del Consiglio comunale è solamente coni:;ultivo in materia, per modo che il Prefetto che deve con ap· posito decreto approvare l'apertura, può anche di· scostarsi da esso. Data poi l'importanza d'ella po· polazione, l'apertura della nuova :farmacia sarebbe tutt'altro che inutile ed ultronea. (2751) Sig. dott. N. P. da P. - Per regola gene· rale ad- ogni concorso bisogna mandare i titoli originali e tutti i documenti amministrativi. Ogni de· roga, derivante da casi di forza maggiore, deve essere consentita dalla rispetti,ra amministrazione, cui occorrerebbe fare apposito quesito. Dopo il concorso è inammissibile la roduzione 1


L.ANNO IX,

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FASO.

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SEZIONE PRATICA

cumenti. - Dopo aver .compiti due anni di non interrotto servizio, acquisterà la stabilità con la nuova legge. (2752) Sig. dott. H. P. da C. - La nomina a -:-ita non è possibile se non dopo decorso il triennio di prova, altrimenti resterebbe elusa la disposizione c~ntenuta nell'articolo 16 della legge sanitaria, la quale nell'interesse del servizio dispone che la stabilità, che in tal caso equivale alla nomina a vita, non possa acquistarsi se non dopo aver presta~o un triennio di non interrotto servizio. (2753) Sig. dott. G. S. da G. - Lo stipendio del medico condotto non è sequestrabile per ~ debiti che non derivino da obbligo di alimenti o da impegni verso lo Stato. Si ammette la volontaria cessione del quinto. (2754) Sig. dott . .A. R. da S. - Andando in vi· gore la nµova legge, Ella, se non sarà prima dif· fidata, diventerà stabile ipso izire, perchè all'uopo basteranno solo due anni di sèrvizio. (2755) Sig. dott. D. C. G. da T. - Stando alle parole usate dall'amministrazione nel confermarla provvisoriamente in carica, devesi dedurre che la conferma stessa decorrerà a giorni e non a mesi. Ella quindi può pretendere lo stipendio dal 7 al 18 in proporzione di quanto era mensilmente pattuito. Doctor J USTITIA.

NOTIZIE ·01VERSE MILANO. - Il Consiglio superiore della pubblica istruzione ha aderito a che si istituisca il nuovo Istituto clinico di perfezionamento promosso dall'on. prof. Mangiagalli, e che, per ora, avrà soltanto le cattedre di ostetricia e ginecologia, delle malattie professionali, e delle malattie epidemiche e con· tagiose. ROM..~. - Durante il decorso anno scolastico, la nostra Università fu frequentata da 450 studenti di medicina e da 91 studenti di ostetricia. ROMA. - Il giorno 4 gennaio 1904, n ell'Istituto d'igiene della nostra Università, avrà principio un corso complementare d'igiene pratica per i laureati in medicina e chirurgia che aspirano alla carica di ufficiale sanitario. Questo corso durerà due mesi e sarà quotidiano. L ONDRA. - N ell'Oxygen Hospital di Fitzroy Square, in questi giorni si costruirono dei cubicoli speciali, vale a dire delle camere di vetro, nelle quali gli affetti da h1bercolosi respirano dell'aria affatto scevra da qualsiasi germe bacillare, e che, perciò appunto, è igienica al pari dell'aria che v,ha in oima alle Alpi.

Nomine, promozioni, onorl1loenze. Nell'Università di Pavia, per l'anno scolastico 1903-1904l dal 1° novembre 1903, furono confermati i seguenti professori incaricati; Filomusi-Guelfi dott. G., di medicina legale per i git1risti.

Mondino dott. Casimiro, di neuropatologia. Nicolai dott. Vittorio, di oto-rino-laringoiatria. Cantone dott. l\ilichele, di un corso speciale di fisica per gli studenti di medicin8, e farmacia. Golgi prof. Camillo, di istologia. •

** * Consiglio superiore della pubblica istruzione ha.

Il dato parere favorevole al conferimento di questelibere docenze : Luigi Adolfo Oliva, in ostetricia e ginecologia, a Pisa. Francesco Simonelli, in dermosifilopatia, a Siena. Amedeo Helbig, in fisiologia, a Torino. Giovanni Ostini, in oto-rino·laringoiatria, a To· • rmo. Salvatore Castellani, in clinica chiurgica e me· dicina operatoria, a Bologna. Giuseppe Guicciardi, in ostetricia e ginecologia, a Firenze. Benedetto Schiassi, in clinica chirurgica e medi .. cina operatoria, a Bologna. Meloni, in batteriologia, a Napoli. Giuseppe Levi, in anatomia umana, a Firenze. Carlo Ferrai, in medicina legale, a Genova. Giuseppe Sardenghi, in igiene, a Parma. Vincenz? Vigoreda, in materia medica, a N apo1i. Raffaele Vivanti, irr igiene, a Genova.

* ** dott. Git1seppe U golini, tenente medico del reg·

Il gimento dei lancieri Firenze, è stato tasferito al · l'Ospedale militare di Bologna. Il dott. Giuseppe Lardo, tenente medico nel reg· gimento Piemonte Reale cavalleria, fu collocato in aspettativa per motivi di famiglia per la durata di un anno • .Al dott. Andrea Borri, sottotenente medico in aspettativa p er motivi di famiglia, a P arma, la aspettativa fu prorogtlita per un periodo di altri quattro mesi. .A tenenti medici, continuando nell'attuale desti· nazione, furono promossi i seguenti sottotenenti medici: Casarini Arturo, dell'ospedale mili tare di Ra· venna - Bracco Giacomo, del 7° al pini - Zaffiro Antonino, del 1° granatieri - Barile Cesare, d el· l'ospedale militare di Piacenza - Frisoni Paolo, dell'ospedale militare di Roma - Mendes Guido, del 2° granatieri - Foce Edgardo, del 17° fanteria - Tam Guglielmo, del 1° bersaglieri. - VenezialeA1fredo, del 3° bersaglieri - Seia Giacomo, del reggimento dei cavalleggeri Umberto I - Scalia Rosario, dell'8° bersaglieri - Grassi Giuseppe, del 46° fanteria - Sagnotti .Augusto, del 90° fanteria. - Della Cioppa Angelo, del 6° bersaglieri - Mon · tanari Attilio, del 44° fanteria - Colaianni Fede· rico, del 23° fanteria - J edde Giuseppe, del 41<> fanteria - Paladino Domenico, dell'82° fanteria Dellachà Giuseppe, del 63° fanteria - Barile Felice, dell'80° fanteria - P erna Amedeo, dell' 81 <> fanteria - .Accardi Mario, del 3° fanteria - Cotronei Tommaso, del 54° fanteria.

* *imbarcarsi, *

Furono destinati ad in servizio cli emigrazione : Sulla R. nave Etna, il dott. Giovanni ::Nota, me· dico di 1 a classe, in surrogazione del dott. L eonardo Carbone, pure medico di 1a. classe. A Genova, sul piroscafo Les Alpes, il dott. Vit·


1728

IL POLIOLINIOO

V.all~,

medico di 2a classe - Sul piroscafo (}~ tta_ dt 1111 la1to, il dott. Pierangelo Guerra, medico d1 1'" classe - S11l piroscafo Orione, il dott. Edoardo Dattilo, inedico di 1 a classe. io.ri?

(ANNO

IX,

FASO.

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Il tern;ùne utile per concorrer e è il 31 maggio 1904, ed 1 con correnti dovranno inviare i loro lavori al dott. Gustavo Padoa, segretario della Società Fiorentina d'igiene.

** * motivi di

Per constatati salute è stato contro· mandato l'imbarco s11lla regia na.ve Voltzir1to del dott. Raffaele Severi, medico di 2a classe, ch e è rimasto aggregato a Taranto, prestanclo servizio alla locale direzione di sanità .

Concorsi e condotte. ROl\IA. Dal Ministero della guerra è stato .aperto il co11corso ad un premio del valore di lire 1000, da conferirsi alla migliore delle Memorie scritte da ufficiali m edici del corpo sanitario mili· iare e marittimo sul tema seguente : « La fatica nella vita militare; resistenza orga· nica e suoi coefficienti; eccesso di fatica e sue con· seguenze; il carico del soldato italiano e come lo si possa alleggerire' e distribuire meglio senza pri· "'\r arlo degli oggetti necessari. » BOLOGNOLA (Macerata). - Condotta medico-chi· rurgica. Stipendio ann110 L. 1500 nette, più L. 100 -0ome t1fficiale sanitario e l'alloggio. Scadenza 15 no· vembre corr. BRINDISI DI :NIONTAGNA (Pote1tza). - Concorso ad un posto di medico·chir11rgo ed ufficiale sanitario. Stipendio annuo L. 2000. Scadenza 15 novembre. BUIA ( Udi1ie) . - Con corso a due posti di medico co11dotto. Stipendio annu o L. 2800, più L. 100 a quello dei d11e che verrà nominato ufficiale sani· tario. Scadenza 30 novembre corr. NIGOL1NE (Brescia). - Condotta medico-chirurgica. Stipendio L . 2100, più L. 100 come 11fficiale sani· iario. Sca.de11za 20 novembre. ZOLDO ALTO (Bell1ino) . - Condotta medico-chi· 1·L1rgica-ostetrica. Stipendio ann110 L. 2300. Scadenza 20 novembre. BRESCIA. - Co11corso per titoli al posto di me· dico-chirurgo condotto del VI Circondario interno. Stipendio annt10 iniziale L. 1800, aumentabile del .5 per cento ogni quadriennio per 6 quadrienni. Scadenza 30 no,rembre. VENEZIA (Spedale civ i le). - Concorso per esami e per titoli ad un posto di assistente oculista di 1 a classe in q11esto Spedale, coll'annuo assegno di liro 900 oltre a.ll'alloggio. Scadenza : ore 15 del giorno di l11nedi 16 no'"embre. Per schiarimenti ri,rolgersi ali' Amministrazione dello Spedale. VENEZIA (òjJeclale civile). - Concorso per esami a tre posti di chirurgo assistente di 1a. classe col· l 'ann110 assegno di lire 900, oltre all'alloggio. Scadenza : ore 15 del g iorno e.li lunedl 16 no· vembre. Per schiarimenti rivolgersi ali.Amministrazione dello Spedale. F1RENZE. - Dalla Società Fiorentina d'igiene è stato bandito un concorso a premio per un Libro d' Igien e popolare ad uso delle scuole popolari. Il premio, che è di 2000 lire, sarà conferito al libro giudicato migliore dalla Commissione giudi· ~atrioe ma l'a11tore ha l'obbligo di dare alle stampe il s110 lavoro.

Indice alfabetico analitico del Dresente numero Accidenti pseudo-meningitici da uricen1ia. Carrière . . . . . • . . • . • . Pag. 17 22 Anemia semplice sulla gravidanza. - Caruso » 1709 Anemie in gravidanza (Le). - Resinelli. . » 1708 Bagni medicamentosi, . . . . • • . . )) 17 23 Cenni bibliografici . . . . . • . .· . » 1725 Collargolo nelle intezioni ginecologiche (Le medica ture al). - Spinelli . . : • . . » 1711 Concorsi e condotte . • . . • . . . . » 1728 Congresso della Società italiana di ostetricia e ginecologia (IX) . . . . . . • .. . » 1708 Congresso di medicina in terna (XIII). . • » 1697 Disfagia amiotossica. - Rossolino. . . • » 1721 Eclampsia. Sinciziolisina e nucleo-proteide della placenta umana. - Acconci • • • » 1712 Eczema del bordo libero delle palpebre .(L' ). Brocq . . . . . • . . . . . . • » 1722 Ernia inguinale diretta nella donna (A proposito del!'). - Bobbio . . • . . • . » 1720 Gangrena gassosa (Contributo alla dottrina della). - Dansauer . . . . . . . • » 1715 Immunizzazione antitubercolare (Sulle modalità di praticare I'). - Maragliano . . » 1707 Ineguaglianza pupillare (Frequenza e signi· ficato clinico dell'). - Schaumann . .• • » 1722 Infezione diplococcica con localizzazione renale primitiva e polmonare tardiva. - Gallenga . • . . . . • . . . . • • » 1712 Interruzione artificiale della gravidanza nel corso delle malattie interne {L') . . • . » 1697 Lesioni tubercolari latenti (La frequenza di). - Burkhardt . • . . . . . . • . » 1724 Masticazione (L'istinto della) • • . . • . li 1724 Microrganismi nell'aria delle sale di operazione e di ospedale; ricerche di un processo di disinfezione (I). Quénu e Lande! . . . . . . . . . . . . . » 1718 Moscl1e (La nocevolezza delle) . . . . . » 1724 Nefrite cronica (Segni oculari della). Schwenitz. . • . . . . . . . . . » 1722 Neoformazioni epiteliali cutanee « benigne e n1aligne » (Ricerche istologiche sul comportamento degli zaffi malpighiani e sulle fibre protoplasmatiche nello sviluppo delle). - Busacchi . . . . . . . . . . . » 1718 Nomine, promozioni, onorificenze . • . . )) 1727 Notizie diverse. . . . . . . . . • . )) 1727 Parto prematuro (Altra contribuzione clinica sulla provocazione del - - con lo zaffo interutero-ovulare di garza glicerinata). Spinelli . . . . . . . • . . . . )) 1711 Risposte a quesiti e a domande. . • . . )) 1726 Sostanza ossea (Su alcuni processi di riparazione artificiale delle perdite di). - Valan 1717 e Fantino . . • . . . . . . . • Streptococcie intestinali. Batteriologia. Patogenesi (Le). - Nobécourt . . . . . . )) 1714 Suture amovibili nella cura operativa dell'ernia inguinale (Le). - Perassi • • . » 1716 Ulceri cutauee di natura gonorroica (Delle). - Salomon . . • • . • • • . . • )) 1719


Roma, 14: novembre 1903

Aano DC

Fuo. 55

DIRETTORI PROF.

GUIDO 'BACCELLI -

PROF.

REDATTORE CAPO: PROF.

FRANCESCO DURANT•

VITTORIO ASCOLI

SOMMARIO. I Lavori originali: - Burlan d o : Lo r..olfo e l'azoto nella bile durante la gravidanza, il puerperio e I' allattamento.

Accademie, Società mediche, Congressi: -

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XIII CoNGREsso DI MEDICINA INTERNA. - VII CoNGREsso DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI L ARINGOLOGIA, 0TOLOGIA E RINOLOGIA. - I X CONGRESSO DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA. Riviste: - MEDICINA: - L aignel·Lavastine : La topografia fun~ionale del simpatico e in particolare del sistema solare. - Roseo bach : Significato diagnostico e cura delle miopatie funzionali. - CHIRURGIA : - Greene : Considerazioni sulla sifilide del fegato dal punto di vista chirurgico. - Moynihan : Un caso di stomaco triloculare. - OooNTOJATRIA: - Newsholme: Rapporti della odontojatria colla pubblica salute. - Osservazioni cliniche : - Ross ini : Un caso di tifo addominale guarito con il metodo Baccelli. Note di medicina scientifica: - ~lteraz_ioni renali nella tetania gastrica. - Funzionalità del rene ammalato.

Il fenomeno diaframmatico di Litten. - La recidiva precoce nella pneumonite ftbrinosa. - Endometrite tubercolare in puerperio . . - Presenza di bacilli della tubercolosi nelle tonsille. - APPUNTI DI TERAPIA: - Cura medicamentosa della cirrosi epatica confermata. - Mistura antidiarroica. Mistura di rabarbaro ammoniacale. - Amministrazione sanitaria : - Atti ufficiali. - Cenni bibliografici.

I Pratica professionale: - CASUISTICA : -

I Interessi professionali : - Risposte a quesiti e a domande.

Notizie diverse. - Nomine, promozioni, onorificenze. analitico del presente numero.

Concorsi e condotte. -

Indice alfabetico•

'A.V-VISO_ Gli abbona111enti si debbono pagare ESCLUSI· 'VAMErtTE all' A111111inistrazione del ''Policlinico,, ICorso U111berto I, 219. . Non si riconoscono i paga111enti fatti ad altri. L' A11irninistratore P1~ot·.

ENRICO ìllORELLI.

D i r i t t i di proprietà r i s e r v a t i f iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiilliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiim

LAVORI ORIGINALI Istituto ostetrico-ginecologico dell'Università di Genova diretto dal prof. L. M. Bossi.

Lo zolfo e l'azoto nella bilr. dorante la gravidanza, Il puerperio e l'allatta111ento. Nota del dott.

EUGENIO BURLANDO,

assistente.

In se§?uito alle mie ricerche sul glicogeno mi parve conveniente studiare se la gravidanza e il ·successivo periodo di puerperio e di allattamento

esercitassero sopra altre funzioni del fegato una influenza cosi notevole come quella da me segna· ta circa la glicogenesi. Ho creduto, q11indi, doversi prima d'ogni altra cosa

studiare uno dei più importanti prodotti dell'attività epatica, ossia la bile, dal punto di vista chimico. La ricerca dello zolfo e dell'azoto nel contenuto della vescichetta biliare mi parve della più alta importnn.za. Gli animali sui quali sperimentavo erano coniglie, tenute per 8·10 giorni a dieta costante di crusca. Tuttavia è noto che gli alimenti, e sopra· tt1tto gli albuminoidi, modificano poco la quantità dell'azoto e dello zolfo contenuti n ella bile. Infatti KUNKEL (1) ha trovato che soltanto una piccola parte dello zolfo e dell'azoto introdotto coll'albumina d ei cibi appare nella bile fluente da

(1)

[Jn,t. itber de1t Stojfwecltsel in der Leber. 14 novembre 1875. Pfiug. Arch. Bd. s. 344, 1876.

KUNKEL.

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[ANNO IX,

IL POLICLINICO

fistola biliare nei cani. Queste ricerche furono con· fermate da SPmo (1). BARBERA (2), poi, ha trovato che la quantità di azoto e di acqua eliminata colla bile non dipende dagli alimenti, ma è in rapporto colla quantità totale di bile elaborata dal fegato; l'eliminazione dell'azoto dalla bile e quella per mezzo delle llrine sono fra loro indipendenti ma quando aumenta la urea dell'orina aumenta pure in proporzione la formazione della bile. ALBERTONI (3) ha trovato che nei cani l'azoto e lo zolfo della bile diminuiscono progressivamente, come pure il residuo solido, col progredire del di· giuno. Per questo e per evitare, quindi, ogni minima causa d'errore te11ni gli animali a dieta costante. T1:alascio la citazione dei numerosi lavori dei farmacologi sulla secrezione biliare non avendo questi un diretto rapporto colle mie esperienze. Circa l'argomento da me studiato non rinvenni nella letteratura lavori in proposito, per cui credo conveniente riferire in questa breve nota i risultati di queste mie prime ricerche. Gli animali erano uccisi mediante lussazione dell'atlante sull'n.sse. Si estraeva il fegato e lo si pesava, indi si pesava la cistifellea. Si estraeva in seguito la bile contenuta in essa raccogliendola in un matraccino tarato e pesandolo direttamente. Conviene ricordare a questo riguardo che la bile raccolta dalla cistifellea è più povera di acqua che

,

(1) SPIRO. Du Bois Àrch. 1880. (2) BARBERA. Memoria dell'Accademia di Scienze di Bologna, 1893, Tom. III. (3) ALBERTONI. Atti dell'Accademia di Scienze di Bologna. 1893, Tom. III.

FASO.

55J

non quella che si ottiene da una fistola biliare .come risulta dalle analisi di HOPPE·SEYLER (1) w di JACOBSEN (2). Nelle mie esperienze, essendomi servito costante. mente di bile raccolta al medesimo modo, ed avendo tenuto conto del résiduo secco, i risultati ottenuti sono fra loro paragonabili. Dosavo l'azoto col metodo di Kjeldhal, distruggendo, cioè, la sostanza con acido s.olforico con· centrato e distillando il liquido in presenza di un eccesso di idrato sodico. Con questo metodo tutto l'azoto passa nel distillato allo stato di ammoniaca che viene titolata colla soluzione seminormale dl acido ossalico. Dai valori ottenuti oon una semplice proporzione si ottiene il valore dell'azoto. Per dosare lo zolfo distrussi le sostanze organiche con acido cloridrico e clorato potassico, filtrando in seguito su lana di vetro, aggiungendo al filtrato una soluzione di cloruro di bari o e lasciando a sè a 70°-80° per 3-4 ore. Il precipitato, sempre molto tenue, era raccolto su di un piccolo filtrino senza ceneri e calcinato in un crogiuolino di por· cellana tarato. Per differenza otte11evo il peso del solfato di bario, e quindi dello zolfo ossidato. I risultati dalle mie ricerche sono consegnati nella tabella ohe segue ; (*)

I 1

(1) HOPPE-SEYLER. Physiologische Chemie, 1881, pag. 301. (2) J ACOBSEN. Ber. d. deut. chem. Ges. Bd. VI, 1873, pag. 1026. (*) Nota. Per la piccola quantità di bile contenuta. nella cistifellea del coniglio non potevo fare che una determina.zione per ogni singolo a.nimale vo· lendo avere risultati attendibili. .

o

s...

C>

sCl

CONDIZIONE DELLA CONIGLIA

Peso coniglia

Peso fegato

Peso bile

Zolfo trovato

z

1

Normale .

2710

68

1.83

••

••

O. 0149

••

o 0191

.

2450

75

2.07

.

.

3100

73

2. 13

O. 0094

0.441

••

• .

2900

69

1 95

0.0088

o 451

.

2850

62

1.89

• •

••

2560

71

1 92

0. 0100

0.520

Gravidanza a termine.

.

3000

74

2.01

••

0.0184

• •

2930

73

1.97

0.0082

0.411

••

3

Id.

Id.

Gravida .

• •

7

0/ 0

Id.

6

.

Azoto

2

5

Zolfo 010

Id.

0.0177 •

8

Id.

9

Puerpera.

.

.

2600

66

1.70

• •

10

Id.

2430

60

1 53

0.0068

0.444

••

2570

72

2.23

• •

0.0208

2610

65

1. 78

0.0070

0.392

••

11

12

Puerpera che allatta

Id.

• •

• .

0. 0153


[ANNO

IX,

FASO.

55]

SEZIONE PRATICA

Dalle esperienze riferite risulta che durante la gravidanza e il puerperio la quantita di azoto e di zolfo contenuta nella bile non subisce modificazioni notevoli. Lo stesso si può dire riguardo all'allattamento. Dal Laboratorio di chimica-fisiologica annesso alla Clinica ostetrica.

· Genova, li 30 settembre 1903.

ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI RESOCONTI

PARTICOLARI

XIII Congresso di Medicina interna Padova 29 ottobre-i novembre 1903. •

Venerdì 30 ottobre 1903. Presiede il professor Queirolo.

Individualità considerata nella patogenesi e nell'evoluzione dei morbi. -Relatori prof. DE GIOVANNI, GIUFFRÈ e VIOLA. De Giovanni. - Quando gli venne affidato l'in· carico· di riferire intorno all' argomento dell'i1L· dividuali.tà, egli lo accettò con molta soddisfazione animato anche da un sentimento di paternità, giacchè da oltre un quarto di secolo egli va de· dicando la sua opera a q11esto problema. Afferma che in un quarto di secolo delle sue fatiche senti il plauso dei colleghi, ma non mancò di farsi pur sentire, non la critica alta e sonora, sibbene il soffio gelido della noncuranEa sommessamente pro· fessata. Ma la sua convinzione sulle leggi fondamentali dell'organizzazione e sul valore della so· matometria a scopo clinico si faceva sempre più profonda. Si difende contro l'appunto di non aver tenuto nel debito conto le minute ricerche della semeiotica e l' analisi chimica e l'indagine microscopica, perchè nel suo Istituto clinico trovansi or· dinati tutti i più importanti mezzi per le indagini sperimentali. La ragione del metodo scientifico lo impegna-va a procedere con la critica più severa. Ogni studio che prenda in mira fatti complessi e multiformi' come quelli che si presentano nel corpo umano' deve dividersi in parti, e non può darsi mano alla seconda parte, se non è esaurito lo studio della prima. Furono ragioni di metodo scientifico che gl'im • posero di seguire con costanza l'indagine morfolo. gica pura, quindi le stesse ragioni gl'imposero di sottoporre a critica rigorosa tutti gli altri portati dello studio analitico e sperimentale, che non fossero in pieno accordo con le leggi fondamentali della morfologia. È ~uno studio questo che attrae e

1731

sorprende. Appena ci si accorge del n esso fra un dato fenomeno fisiologico e patologico e una data variante nella forma del corpo, si ha come un lampo di chiaroveggenza, per cui la nozione empirica di un tempo o l'assioma ippocratico rinverdiscono e s'intrecciano coi dati d ell'analisi scientifica moderna, scorgendosi quanti secoli di osservazione si concen· trano nell'apprezzamento clinico. Lo studio dell'individualità mediante l'applica· zione del metodo sperimentale della somatometria è eminentemente scientifico. Costringere l'allievo alla constatazione d ell'accidente morfologico, facen· dogli considerare il fenomeno morboso nell'ordi· tura del quadro nosografico individuale, in rap· porto a.Ile differenze nei substra.ti organici, è 'in· durre la clinica nel campo della storia naturale, adottandone il metodo dell'osservazione. Gli altri metodi d'indagine · non bastano da soli e la ra.gione morfologica disch:ude un campo ve· ramente scientifico alla clinica. L 'O. lascia la parte dottrinaria del metodo al suo aiuto di Clinica, il prof. VIOLA, mentre il profes· sore GIUFFRÈ esporrà altre cose che ribadiscono l'importanza d ell' individualità nei problemi della clinica. Lunga è la via da percorrere, e 1'0. spera di poter presentare in un'altra occasione altri saggi dei suoi studi per mettere mano alla seconda parte del suo programma. Allora anche più chiaramente apparirà la singolare dignità della clinica conside· rata come branca delle scienze biologiche, checcbè possa qualcuno aver detto sul carattere professio· nale d ella nostra scienza. Ma questi sono equivoci dell'epoca: la dimostrazione viene da sè chiara ed irrefragabile da quanto praticamente insegna la clinica, sia nei riguardi diagnostici che nei riguardi terapeutici.

L. Giu:ffrè. L'individualità nei suoi rapporti co1i la ge1iesi e l' evoluzio1ie dei 11torbi (Sunto dell'A.). L'O., premesse alcune generalità sull'importanza che hanno anche per la m edicina pratica gli studi di scienza pura, espone come il concetto di individ-aalità è fondamentale in tutta la biologia e quindi anche nella medicina. L'individuo, qualunque tra le tante definizioni si accetti, è caratterizzato sempre da particolari attributi, classificabili sotto il tri· plice aspetto gev.etico, statico (cJii»i;co e 11io1folog;co) e d;1iamico (fu1izionale). Lo stretto rapporto ed intimo legame tra · tali èaratteri, e cioè tra la costi· tuzione chimica e quella morfologica, tra esse ed i caratteri funzionali (e genetici) ci è mostrato dagli studi recenti su questo individuo elementare, che è la cellula vivente. Secondo si esprime il GAUTIER, l'organizzazione della cellula non è altro che uno stato più elevato e più complicato della organizza· zione chimica: la sua attività funzionale dipende dal modo come le diverse molecole, di cui essa è


1732

IL POLIOLINIOO

composta, sono collegate tra loro, dal modo cioè come nell'edifizio molecolare si dispongono e fun· zionano i diversi gruppi atomici costitutivi di esso. Data la grande complessità della molecola organica, dato il gran numero e varie.t à che c'è nelle funzioni molecolari delle sostanze albuminoidee da un lato, e' data dall'altro la sterminata serie degli agenti fisico-chimici, capaci di modificarle, s'intende di leggieri come debba essere grandeI la mol· . teplicità e varietà delle manifestazioni funzionali della cellula vivente. Lo studio di tali manifestazioni, tanto nello stato di salute che in quello di malattia, vale a dire tanto nel caso che la cellula trovi, quanto nel caso che essa non trovi, nel mezzo in cui vive, le condizioni più opportune e le meglio appropriate alla sua organizzazione, ci mostra, che varia. è nelle diverse cellule . dell'organismo l'attitudine a reagire all'azi0ne di una stessa causa, e che . tale variabilità è sempre in rapporto colla maggiore semplicità o complessità della loro struttura chi· mica e morfologica. Ciò, per rapporto alla patologia, significa che varia è nelle diverse cellule (e cioè nei diversi organi) l'origine e vario lo sviluppo di una data forma morbosa secondo i caratteri chimici e morfologici propri di ognuna di esse, quali sono stati fissati dall'eredità e modificati dall'ambiente. L'esattezza di questo conc~tto ci è particolarmente dimostrata dallo studio delle malattie della nutri· zione e di quelle tossiche ed infettive, alle quali si passa dalle prime per una serie di gradi insensi · bili. L'O. ne porta come esempio le varie manife· stazioni, che si hanno nelle diverse cellule per il variare della quantità dell'acqua, cosi necessaria alla vita di tutte, o per il variare di una data so· stanza salina, o per l'aggiunta di altra più o meno nociva alla vita cellulare, veleno, tossina, ecc. Infine mostra come le stesse differenze che tra le di· • verse cellule, e per identico meccanismo, si hanno pure in una medesima cellula nelle diverse condi· zioni di vita in cui può trovarsi, sia per il fatto della sua evoluzione organica, sia per quello della variabilità del mezzo ambiente. Premesse queste nozioni, ricavate dallo studio della patologia cellulare, 1'0. passa alla patologia dell'individuo propriamente detto. E prima di tutto dimostra com'è in grazia della patologia co11iparata, di questa nuova scienza, creata., si può dire, dal Darvinismo, che noi abbiamo acquistato la cono· scenza vera delle variazioni morbose individuali, ossia dei tipi clinici propriamente detti, conoscenza ben più completa di quella, che prima ci era data dalla comune osservazione empirica. Laonde fa una rapida escursione nel campo della patologia com· parata, accennando alle somiglianze e dissomiglianze tra le malattie degli animali e dell'uomo, tra quelle delle varie razze, famiglie ed individui, ed attra· verso allo spazio ed al tempo, e secondo il sesso •

LANNO IX,

FASC.

551

e l'età, ed il variare delle condizioni di vita. Mo· stra come questo studio ci addita con tutta preci· sione i rapporti tra la patologia e la èlinica 11iedica, poichè i tipi 11iorbosi i1idividnali, ·studiati da questa, non possono intendersi senza la conoscenza, dataci da quella, dei tipi propri della famiglia e della razza. Il nuovo metodo biologico non c:i dà soltanto questa conoscenza cosi netta e completa dei tipi clinici, ossia del modo come varia nei diversi in· dividui la genesi e l'evoluzione dei morbi. ma ci dà anche la spiegazione, il che significa che ce ne dà la conoscenza veramente scientifica. Tale spie~ gazione (che prima si cercav~ nei concetti traman· datici dalle antiche scuole ed oggi ancora cosi dubbi ed oscuri, di costituzione, temperamento, diatesi, idiosincrasia) consiste in quegli stessi fatti ed in quelle stesse leggi, che ci sono date dallo studio della patologia cellulare. Gli stessi fatti chimici e morfologici, che ci spiegano la diversità, con cui le diverf?e cellule d'un medesimo organismo rispon· dono all'azione d'ltn dato agente morbigeno, essi stessi ci spiegano pure la diversità dell'attitudine morbosa che c'è nei diversi individui di una medesima famiglia o razza, sia per rispetto ad un dato organo od ~ apparecehio organico, sia per rispetto al complesso dell'organismo. Infatti, prima di tutto si osserva: fo stretto rapporto che hanno i diversi organi tra loro e la loro mutua influenza, a cagione • dei rispettivi caratteri chimici e morfologici, deve necessariamente conferire al loro aggregato, all'in· dividuo una somma di tali caratteri, che dà quindi l'impronta particolare di esso. Però, a parte di tale considerazione, l'esa.ttezza di quelle vedute ci è di· mostrata direttamente {e ciò illustra l'O. con nu· merosi esempi) dalle recenti ricerche sulla patolo· gia del sangue, sulla malaria,, sulla tubercolosi, sulle malattie infettive in genere, su quelle della nutri· • z1one, ecc. Esposti questi concetti, 1'0. mostra la grandis· sima utilità che ne deriva dalla loro applicazione alla conoscenza, ed alla cura dei morbi: in grazia ad essi ora si comprende molto meglio di prima, che la malattia non è un ente, ma un modo di vita dell'individuo, e che nel caso speciale non è la ma· lattia, ma è l'individuo malato, che bisogna studiare e curare. Si occupa infine del metodo che dobbiamo se· guire per rintracciare nel singolo individt10 questi caratteri chimici e morfologici, che dànno l'im· pronta delJa particolare sua morbilità; e riconosce in proposito come più completo il programma che di recente è stato formulato dal professor I>E GIO· v ANNI. Però, sorvolando alla parte morfologica, di cui si occuperà il correlatore, tratta brevemente della parte chimica, e dimostra che lo studio si· stematico di essa dovrebbe trovare più largo posto in quel programma, tanto più che non sempre si

'


lANNO

IX,

FASO.

55J

SEZIONE PBATIOA.

ritrova nella patologia dell'indi,riduo quella stretta corrispondenza che c'è nella patologia della cellula tra la costituzione chimica e q.l1ella morfologica. Così per esempio ~e l'esistenza di tale rapporto si può dimostrare per alcune malattie del ricambio, essa è completamente negata per quelle infettive, e basta riferirsene allo studio della immunizza· zio ne. L'O. conclude scusandosi, se, per la vastità del tema assegnatogli e la brevità del , tempo, egli ha dovuto limitarsi alla nuda esposizione d'una rapida sintesi di qt1elle conoscenze scientifiche, ancora non abbastanza divulgate, che formano come il sub· strato e l'introduzione agli studi del prof. DE GIO· VANNI sulla morfologia, studi geniali, che tanto onore fanno alla medicina italiana, e che sono il tema dolla parte riservata ai correlatori.

Viola (Padova). -

L'O. fa una storia critica

della dottrina delle costit11zioni, cercando di intra· vederne il fondamento secondo le varie scuole e le varie epoche della medicina. Constata che nei tempi moderni si è perduto il concetto esatto, tanto importante in medicina pratica, della co· stituzione, quantunque la patologia non abbia potuto fare a meno d'invocarla nei diversi suoi capitoli; che anzi un intero gruppo di malattie, perfino nei trattati più moderni, va sotto il titolo di 11zalattie

costituzion,ali. Tutti i medici riconoscono che le malattie acqui· stano un diverso aspetto nei diversi individui e che perciò vanno curate differentemente in eia· scun ammalato; ma nessun insegnamento eggi esiste che istruisca i medici intorno ·ai caratteri delle varie individualità umane, che pur sono lJ ragione fondamentale di tante varietà di quadri in un unico processo morboso. Il contrasto fra ur· genti necessità della pratica medica e la nostra ignoranza intorno a questo argomento è di una evidenza che impressiona. Ohi scriverà un giorno la storia delle dottrine mediche dei nost~i tempi, durerà grande fatica a conciliare l'indirizzo severo dell'analisi scientifica moderna con la strana inde· terminatezza e noncuranza, nella quale venne la· sniato finora l'argomento dell'individualità. E di mezzo alla febbrile ricerca di ogni più piccolo dettaglio in ogni ramo dello scibile umano parrà in· comprensibile questo ·profondo silenzio col quale le nuove generazioni vollero quasi significare il di· sprezzo per il retaggio dei tempi passati, mettendo da parte proprio quella dottrin~ che era stata per tanti secoli !a base principale di tante medita. •

ZlOill.

Bisogna risalire al principio del secolo scorso, alla sct1ola medica parigina degli organicisti, capi· tanata da BICHAT, per trovare definito sopra base anatomica il concetto della costituzione. Questo concetto di BICHAT discende dall'anatomismo di

1733

l\'IoRGAGNI e coincide oggi con l'anatomismo clinico di BACCELLI. Il concetto anatomico della costituzione, che si basa sulla forma e sul volume degli organi, sul rapporto vicendevole delle loro parti e s11l rap. porto che serbano fra loro i varì orga.ni nella com· page dell'intero organismo, è tln concetto eminen· temente naturalistico, giacchè organo e funzione, e per conseguenza forma e funzione, s'integrano nel pensiero di DARWIN. Dall'esame del volt1me del fegato in paragone della secrezione biliare BI· CHAT argomentò che la preparazione della bile non poteva essere l'unica funzione del fegato, intuendo cosi, st1lla base anatomica, la funzione glicogenica e la funzione antitossica. Ma dal trionfo delle nuove analisi e dallo studio sempre più accurato dell'ambiente esterno, donde nacque specialmente la batteriologia con tt1tte le sue importantissime scoperte, venne q11asi soffo· cato, nella patologia generale, lo studio dell'am· biente interno, quindi lo studio importa.n tissimo. dell'individualità, e COHNHEIJ\1. assegnava il criterio della costituzione ai vecchiumi ed alle fantasti· cherie dell'antica patologia. Fu il grande VIRCHC>W che raccolse il pensiero anatomico di BICHAT, e nel suo lavoro sulla clorosi troviamo delineato lo schema anatomico della co· stituzione. Secondo lui i vari individui. differiscono tra loro specialmente perchè hanno disuguali masse di visceri. l\'Ia come giudicare ana.tomicamente della costituzione sull'individuo vivo'! Certa.mente non col metodo di BENEKE, che misurava gli organi nei cadaveri, nè i metodi di BouCHARD, MARTINS e KRAUSE sono adattabili alle ricerche cliniche, perchè troppo lunghe e difficili ne sono le indagini chi· miche o funzionali e troppo infidi i risultati. Il DE GIOVANNI si appigliò al criterio delle forme esterne del corpo, le quali ci fanno argomentare delle forme delle cavità viscerali e q11indi degli organi in esse contenuti. Così nacque il metodo della somatometria clinica, la quale, nelle sue · mi· surazioni, parte da punti di ritrovo fissi st1llo sche· letro. L'O. s~intrattiene in questo punto s t1 esempi tolti dalla zootecnia, in cui dalle forme esterne del corpo si cerca di ricavare cognizioni sulle fun· zionalità diverse degli organi, e si meraviglia come questo stesso metodo naturalistico e razionale non sia entrato ancora nella pratica medica per l'ap· prezzamento d ell'individualità llmana. Parla quindi delle correlazioni fra organo ed organo, derivandone ancora una volta criteri e dimos trazioni per lo studio dell'individualità sulle mosse della mor· fologia. Al DE GIOVANNI si deve la dimostrazione che alcuni individui hanno tendenza all' esagerazio1ze viscerale ed hanno il cuore molto grosso, alla pari del fegato, dell'intestino, della milza, dello stomaco. Altri ha~no piuttosto tendenza ad avere tutti i vi·

'5)


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IL POLIOLINIOO

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IX,

F ASO.

55J •

sceri piccoli, a cominciare dal cuore e dalle arterie, mentre sono grandemente sviluppati il sistema ve· noso ed il sistema linfatico. I primi vanno soggetti a malattie del cuore e delle arterie, al diabete, alla gotta ed alle altre malattie del gru,ppo artrico, di cui fra noi si è occupato con tanta competenza il DE RENZI ; i secondi invece vanno soggetti alle varie manifestazioni della scrofola e della tubercolosi. Ed è qui notevole il fatto che BENEKE, MARTINS e DE GrovANNI, indipendentemente l'uno dall'altro e partendo da punti di vista differenti, son venuti tutti e tre a concludere sull'esistenza di questa duplice categoria d'individui. :Oeri"\Ta da queste elementari osservazioni la ne· cessità di bene studiare le proporzioni del corpo, perchè ogni sorpasso di misura. è causa di squili brio funzionale e predispone alla malattia. Il metodo morfologico del DÉ G1ovANNI consiste nello studio esatto delle proporzioni di ogni sin· golo individuo, fatto con l'antropometria, con l'uso della fotografia e con l'osservazione diretta di ogni più piccolo dettaglio e di ogni n1nzione. Perciò in questo metodo si dà gran parte all'anamnesi fi· si_ologica d ell'individuo, che ci svela le attitudini proprie del suo organismo, in rapporto con la spe· ciale morfologia. In tal modo si riesce a definire esattamente in che cosa si differenzi un individuo dall'altro, quali siano le sue paTti male sviluppate e quindi dove risieda in lui il punto debole del· l!organismo ed il più proclive ad ammalare. L'in· dividuo perfettamente proporzionato è l'individuo più sano e più robusto di tutti, e la perfetta sa1ute e la perfetta bellezza si equivalgono e si completano. Quando si studiano le proporzioni del corpo umano, si vede che esse sono governate d~ una gran legge di armonia, che è ·comune a tutta la scala animale. Se una parte è errata nel suo sviluppo~ tutte le altre sono costrette per questa legge ad assestarsi in modo differente, ma sempre coordinato. Per cui, conosciuti alc11ni errori di svilt1ppo di un dato individuo, si può arguire che tutte le parti che sfuggono alla vista siano anch'esse alterate. Senza conoscere queste proporzioni non si potrà far mai una medicina individuale basata sopra criteri scientifici. Il pensiero medico nella sua evoluzione è partito dalla sintesi dell'individuo con le antiche dottrine dei temperamenti e delle costituzioni; poi ha pro· gredito sotto l'impero dell'analisi, nella quale l'~n· dividuo è temporaneamente scomparso, decomposto in organi e funzioni che vennero separatamente considerate. Ma l'ora è suonata pel ritorno del pensiero mo· derno alla sintesi nuova individualistica; se ne vedono già i prodromi nei più recenti trattati di pato· logia generale in Germania, ove KLEBS, ad esempio, dichiara di riconoscere l'importanza grandemente

(6 )

prevalente çlella disposizione, ossia dell' antbiente in,· ter1io, di fronte alle cause esterne morbose. Già comincia a sorgere la scienza dei caratteri ed alla psicologia astratta succede la concreta. Conoscere il carattere individuale per poterlo dominare ed educare convenie11temente, ecco la nobile meta cui tende la nuova scienza. E come s'inaugura in tal modo l 'igiene morale preventiva, così noi, sulla base delle costituzioni e della xp.orfologia, dobbiamo avere al sommo dei nostri intenti l'igiene fisica indivi· duale, che rappresenta la medicina preventiva. DISCUSSIONE. Seduta pomeridiana alle ore 15. Presiede il prof. De Giovanni. Prof. Fedeli (Pisa). - Si compiace delle elevate relazioni sull'individualità che ha avuto occasione di udire ed ammirare nella seduta antimeridiana. In esse ha vedu.to brillare un ritorno ad antichi concetti di medicina clinica, che rifulsero già negl,i autori della scuola toscana, alla quale egli ha l'onore di appartenere. Approva pienamente le idee ed i concetti svolti dai relatori, limitandosi a fare soltanto due osservazioni, una al prof. VIOLA, l'altra al prof. GIUFFRÈ. Ringrazia il VIOLA per aver egli ricordato -spe· cial_mente il REDI ed il BUFALINI; solo a proposito di quest'ultimo gli pare che la citazione del VIOLA non sia stata completa, non avendo il VIOLA ac· cennato sufficientemente alla dottrina dei tempera· menti del BUFALINI medesimo. Al prof. Gru.FFRÈ, che assegnò la comparsa della sifilide al xv secolo, osserva che i recenti studi la fanno risalire con buon fondamento ad epoca assai più remota, e ri· corda le osservazioni di lesioni sifilitiche fatte nelle ossa degli antichi Celti. Prof. Patella (Siena). - Plaudendo agli studi geniali del DE G1ovANNI ed alle dotte conferenze dei relatori, desidera che si mettano in maggior luce i rapporti tra la morfologia grossolana degli organi e dell'intero organismo e la morfologia cel· lulare mercè gli studi del biochimismo, giacchè le ricerche sul ricambio inateriale sono le uniche che possano farci apprezzare la funzionalità della cel· lula, e q11indi la sua costituzione. Dott. Comba. - Crede che le ricerche del DE GrovANNI siano quelle che si applicano comune· mente nell'antropologia. Dice che la sintesi arriva ormai troppo tardi nel mondo scientifico, mentre da BICHAT a DE GIOVANNI la scienza avrebbe SU• bìto grandi trasformazioni. Le dottrine delle intos· sicazioni e della chimica. fisica occuperebbero, se· condo lui, un posto più considerevole che le dot · trine morfologiche. Prof. Ceconi (Torino). - Osserva che si è fin troppo esagerato con gli entusiasmi della chimica fisica. Il prof. DE GIOVANNI ha già detto nel di· I


ASO.

5

SEZIONE PRATIOA

scorso della seduta antimeridiana che tutte le ri· carche di tal genere, per cui vanno celebri i nomi di 0STWALD e V AN'T HOFF si stabiliscono sopra tessuti tolti dall'organismo e q~1indi tessuti morti. D'altra parte si trascl1ra sempre il fatto importan· tissimo dell'individualità. L'O., che si è lungamente e pazientemente occupato di questi studi recentissimi, può confermare pienamente l'asseJto del DE G1ov ANNI, che altra cosa sono i fenomeni dell'or· ganismo vivo, altra cosa i fenomeni in vitro. Cita ad esempio il potere battericida del sangue, che manca nel sangue circolante, mentre trovasi i1i vita. Ricorda a proposito delle citotossine il siero autospermotossico, che non rende immobili i nemaspermi del coniglio vivo, e conclude dicendo · che gli entusiasmi precoci sono proprio quelli che fanno tanto male alla scienza. Dott. Micheli, Torino. Accentua anche di più quanto ha detto il CECONI e cita vari esempi tratti dai moderni studi di chimica fisica, i quali com· provano l'influenza dell'individualità anche in questo campo di ricerche. . Prof. De Giovanni. Osserva come la discussione sul metodo morfologico in ispecie e ~ull' importanza dell'individualità in genere si è spostata dai confini in cui doveva rimanere, invadendo il campo della chimica, ciò' che formerà invece la se· conda parte delle sue indagini, come ha annunziato nella seduta antimeridiana. Chi crede essere il me· todo della morfologia clinica qualche cosa di ana· logo alle ricerche antropologiche, non ha compreso evidentemente l 'essenza del metodo, la base scientifica su cui poggia e lo scopo che si propone : giacchè la somatometria clinica parte dalle misure del corpo per concludere sul volume e sulle forme degli organi viscerali e carpirne il segreto delle modalità nella funzione. L 'O. dice modestamente di non pretendere d'aver nulla inventato, ma af· ferma che da un quarto di secolo tutta la sua at· tività si è consacrata alla soluzione del problema dell'individualità, ed ha fiducia di esservi riuscito. Prof. Riva. Come clinico si sente in dovere di rilevare che nemmeno con la morfologia bisogna andare troppo oltre, trascurando tutti gli altri ele· menti che possono tanto conferire alla diagnosi e alla cura delle malattie. Cita ad esempio la tuber· colosi, in cui non può trascurarsi completamente l'elemento specifico, mettendo tutto a carico d ella costituzione. Prof. Giuffrè. Si accorda col prof. DE GIO· VANNI che nella discussione sul tema dell' indivi· dualità si siano passati i giusti confini. Quanto all'importanza degli studi sul metabolismo organico come rivelatori dell'intima struttura cellulare, egli ha già accennato, nella sua relazione, che detto metabolismo deve essere ilt rapporto con la mor· fologia metastrutturale delle cellule, ossia con quella struttura che noi non possiamo ancora bene apprez-

1735

zare direttamente coi nostri mezzi d'indagine. Senza dubbio, fissando i cardini dell'individualità nella patologia e nella clinica, non si è vol11to distruggere alcun mezzo d'indagine, perchè questo suonerebbe rinunzia a quanto il progresso dei tempi ha fruttato nella scienza ; ma $i è voluto solo ribadire, sulle basi delle scoperte e dei criteri moderni, il vecchio· concetto della costituzione, che compendia la ra· gione anatomica dell'organo e della funzione. Tutti i mezzi d'indagine debbono essere vagliati al lume dell'individualità, e poichè questa è interpretata nel iµodo più scientifico e pratico dalla morfologia del DE GIOVANNI, ne consegue che detti mezzi debbono essere adoperati alla stregua delle indagini morfo· logiche. Prof. Viola. Ringrazia prima di tutto il professor FEDELI che ha avuto per lui . parole tanto lusin· ghiere, e trib11ta omaggio al BUFALINI, nelle cui p~gine sulla dottrina dei temperamenti v'è una sin• tesi mirabile di osservazioni che invano si cerche · rebbe in opere recenti. Per quanto riguarda la questione d ella chimica, ricorda che nella clinica di Padova furono già fatte dellè ricerche, alcuni anni or sono, dal dottor ROMARO sul ricambio ma· teriale in rapporto con le combinazioni morfolo· giche d el DE GI<)V ANNI. Dopo tutto quello che si è detto nelle relazioni e nella discussione ha poco da aggi11ngere, tanto più che il metodo morfologico ha trovato quest'oggi il plauso generale. Rivendica al DE GIOVAN!\! la priorità dell'indirizzo morfolologico anche sulle stesse ricerche del BENEKE e conclude osservando che l' intuizione della morfo· logia nel giudizio sulla bellezza e sulla salute, ha le sue prime radici in un'epoca molto remota. Il DE G1uVANNI ha il grande merito di aver salvato, in mezzo all'invasione dell'analisi, ciò che i vecchi maestri avevano intraveduto., e di averlo messo a profitto della patologia generale e della clinica. ELSOTHIUS, infatti, aveva dato nel secolo XVI le leggi d'una morfologia per dir così artistica; ma molti secoli prima di ELSOTHIUS la morfologia era nata in grembo alla medicina, dacchè IPPOCRATE sentenziò che l'ombelico, nell'uomo perfetto, deve trovarsi nel mezzo della linea xifo-pubica, e che gli indi,ridui in cui la linea xifo-ombelicale eccede la ombelico-pubica, sono individui mangiatori, e perciò vanno soggetti a malattie gastro-intestinali. La morfologia clinica inaugurata dal DE Grov ANNI fa capo dunque all'osservazione di I PPOCRATE. COMUNICAZIONI. Prof. C. Bozzolo (Torino). Febbri di origi1ie 1ta· scosta. - Non sono le cosi dette febbri cr iptoge· 1ietiche in cui è il punto di entrata del germe che è oscuro, mentre di questo si hanno localizzazioni viscer~ali. I casi in cui si osservano queste febbri senza ehe ne apparisca il momento causale si pos· sono dividere in quattro gruppi:

(7)


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IL POLICLINICO

1. Casi nei quali la febbre costitui in vita l'unico fenomeno morboso e che soltanto dalla autopsia furono spiegate per la presenza di focolai profondi. Esempio classico la e1idocarditis alba. 2. Casi nei quali la febbre, unico sintomo morboso, non resta misteriosa che per un dato periodo più o meno lungo, per lo pift lungo, e magari con intervalli .in cui la temperatura apparisce normale. Poi intervengono altri fatti e la malattia si rende in allora chiara. Esempio la febbre che precede i tumori ghiandolari pseudo-leucemici, le febbri ghian· dolari, le pretubercolari, ecc. 3 . .A. questo gr11ppo appartengono i casi di febbre sifilitica terziaria, nei quali la febbre può essere giustificata dalla presenza di localizzazioni sifilitiche più o meno latenti (gomme, tumori pseudosarcomatosi). In altri casi, come nel gruppo secondo, la febbre precede di molto tempo la comparsa di queste localizzazioni, in altri infine essa esiste e si prolunga senza localizzazione alcuna e cessa soltanto con l't1so degli ioduri o del mercurio. 4 . .A. questo gruppo appartengono i casi di febbre di origine nascosta propriameÌl te detta, i quali vanno elencati nel gruppo delle setticemie, perchè lo studio batteriologico del sangue finisce sempre col dare la nozione del comportamento della tempera· tura. Tali casi possono a lungo restare misteriosi e sorprendono per il fatto che le condizioni gene· rali dei pazienti, non ostante la temperatura alta (39·40), dopo mesi e mesi si conservano ancora di· screte. Prof. Queirolo. Ha avuto occasione di studiare nella sua clinica di Pisa diversi casi di febbre che avevano la parvenza di febbre tifoide con qualche variante dal tipo comune. Ma la puntura della milza, su cui più tardi riferirà il st10 assistente dottor MrCHELAZ~I, dimostrò nel modo più certo che non trattavasi di tifo. Bisognava quindi pen· sare a qualche altra origine della febbre, e questa origine poteva essere una tubercolosi o un· tumore, oppure qualche altro agente diverso dal bacillo del tifo, come ad esempio quello del para· tifo. Ricorda d'aver riscontrata una febbre pro· dotta da un sarcoma dell'11tero. Prof, Silvestrini. Dice di essersi occupato anche lui delle febbri di ori~ine nascosta. In un caso trovò nel sangue un cocco il quale rassomigliava di molto al cocco maltese, che dà la febbre così detta del Mediterraneo. Prof. M:ya. Osserva che anche nei bambini possono manifestarsi delle febbl'i d'origine nascosta. Ma, .secondo la sua pratica, tali febbri nei bambini rivelano sempre un processo tubercolare in via di evoluzione. Prof. De Giovanni. Dice che sono sempre utili le osservazioni e le comunicazioni dei singoli casi di febbri nascoste, che poi del resto ogni medico (8)

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ha avuto occasione d'incontrare nella pratica. Ma sarebbe anche più utile studiare le vie onde si possa giimgere ad una diagnosi del processo morboso che sostiene la febbre, e quale via additare ai medici pratici.

VII Congresso della Società Italiana di Laringologia, Otologia e Rinologia. R. Università di Roma - 29, 30 e 31 ottobre 1903. I Tema. Lesion,i dell'orecchio medio da vegetazioni adenoidi. Prof. Grazzi, Pisa. - Si occupa più che altro degli argontenti clinici. Il suo rapporto prende in considerazione in primo luogo se è, o no, gin· stificato un cambiamento nella comune denominazione di vegetazioni adenoidi. Tratta con brevi parole la storia di questa en· tità morbosa e la sua etiologia, discutendo a questo ultimo riguardo le varie opinioni predominanti, e specialmente dei rapporti che molti vorrebbero trovare tra adenoidismo e mixedema, rapporti che in realtà non esistono. Rileva anche che, sebbene più raramente, le vegetazioni si rilevano anche fuori dHll'età infantile. La sir1rto1natologia delle vegetazioni adenoidi viene esposta con speciale riguardo ai disturbi che a tale stato patologico si attribuiscono rispetto agli organi uditivi. Nota a tale proposito come le vegetazioni adenoidi mentre influiscono sull'orecchio dei bambini provocando le otiti catarrali o secretive, influiscono sull'orecchi o degli adulti facendo sviluppare le otiti secche, sclerosanti iperplastiche. Nella diagnosi mette in rapporto la esistenza delle vegetllzioni adenoidi con le varie malattie che possono avere una relazione indiretta, o di· retta, con alcune otopatie. Considera poi il decorso delle vegetazioni ade· noidi rispetto all'andamento delle medesime e delle affezioni auricolari che con tale stato morboso hanno rapporto, ciò che i inalati possono temere dal noli me ta1igere e da cure palliative, o sperare, se interviene un sollecito razionale e attivo metodo curativo. Il relatore viene alle seguenti conclusioni pra· tiche: Nell'etiologia deve darsi la maggiore impor· tanza, oltr~chè all'età, alla igiene e costituzione individuale, alle influenze cosmo-telluriche, alle quali sono da attribuirsi alc11ne predisposizioni riferibili alla razza, alla ereditarietà, · ecc.; Alcune malattie infantili esercitano pure una grande parte nella etiologia delle vegetazioni ade· noidi e sulle loro conseguenze locali e generali ; Fra i sintomi morbosi quelli riferibili alle .di· sturbate funzioni respiratoria ed l1ditiva sono i più importanti ;


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SEZIONE PRATICA

Le vegetazioni adenoidi, anche di moderato volume, se esattamente diagnosticate, e ciò non è difficile, non devono considerarsi come uno stato morboso di poca entità, essendo lunghissimo ed incerto il decorso, e temibili sotto molti rapporti le loro conseguenze ; Eccettuati i casi dubbi o lievi, l'unica cura che il clinico deve consigliare è quella chirurgica sollecita e completa. Dott. Ostino (Firenze). Considera le lesioni del· l'orecchio medio da vegetazioni adenoidi nei militari. Dopo che MoURE, y ANKELEVILCK, CHIARI, BRIN. DEL, ScBAFJi'ER richiamarono la loro attenzione so· pra la presenza delle vegetazioni adenoidi negli adulti, esse furono trovate in molto maggior nu· mero di prima. L'A. comprende sotto il titolo di vegetazioni ade· noidi solo l'ultima categoria della classificazione di BARTH e nei soldati si ha: 12.2 per cento SExz, 11 per cento OSTINO, 1o per cento CLAONI, 9.8 BARTH. Facendo osservazioni fra le percentuali presen· tate dagli allievi ufficiali medici e quelle trovate nei soldati (età media 22-25 anni) ha potuto asso· dare che nei primi si ha una percentuale maggiore .che nei secondi, epperò il periodo regressivo della tonsilla faringea si deve iniziare non durante la pubertà, ma un poco più tardi. L'asserzione dell'YANKELEVILCK che la sintoma· tologia delle vegetazioni adenoidee negli adulti sia un poco differente da quella dei fanciulli, non sarebbe confermata dall'esperienza personale dell' A. A proposito di adenoiditi acute in adulti l'A. nota che nel dic~mbre e gennaio u. s. osservò delle -vere endemie da camerata quali furono descritte dal MOURE. In tutti i militari adenoidei trovò una cospicua elevazione del limite inferiore dell'udito. La presenza poi di vegetazioni adenoidee sul ri· nofaringe, può produrre la sclerosi della cassa colla relativa sordità. Data quindi la frequenza delle vegetazioni adenoidi del rino-faringe nei militari, colle complica· 2ioni da esse dérivanti, sorge la necessità di tener -0onto ~ questa affezione nel reclutamento della truppa. La otite media catarrale da vegetazioni adenoidi, e.quando non sia allontanata la causa, ha una fatale tendenza a peggiorare, come avviene anche per l'otite media purulenta; e siccome per le leggi mi· litari sono tassativamente vietate le operazioni cruente senza l'assenso degli individui, dette forme morbose vanno giudicate con una certa larghezza di vedute. Dove si impone l'esame metodico dell'orecchio e -Oel naso faringe è nelle reclute da destinarsi al· l'arma di artiglieria e ai ferrovieri del genio. Ciò .anche nell'interesse dello St~to, in quanto che per

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l'aggravarsi, in causa delle detonazioni, della sor· dità, potendo ciò passare fra le malattie da ser· vizio, potrebbe essere reclamata una pensione. . Prof. Arslan, Padova. - Riferisce sulla neoessità dell'operare le vegetazioni adenoidi sia nei 'bambini che negli adulti. Fa la storia dei diversi metodi fra i quali preferisce l' uso dell' anello di GOTTSTEIN col quale si possono egualmente bene ag· gredire tanto le vegetazioni centrali quanto quelle laterali che son presso l'orificio della tromba. Ri· guardo poi al modo di operare cita le diverse opi· nioni che sono pro e contro l' uso dell' anestesia generale, la quale alcune volte è indispensabile, ma nella maggioranza dei casi è superflua. Prof. Poli, Genova. - Riferjsce sulla etiologia e stilla anatomia patologica delle vegetazioni adenoidi. · Studia la frequenza delle vegetazioni in rapporto alle lesioni dell'orecchio medio, e di tale rapporto rileva le condizioni anatomiche e fisiologiche. Riguardo all'azione dell'iperplasia adenoidea sul· l'orecchio, la distingue in quella che si esercita nel periodo di stato, nel periodo infiammatorio, nel pe· riodo di involuzione, presentando a tal uopo dei pre· parati istologici. Dopo aver trattato clinicamente delle otopatie da vegetazioni adenoidi, chiude la sua re· !azione con delle considerazioni sulle vegetazioni adenoidi e l'orecchio medio nel sordomutismo e n6lla idiozia (1). II Tema. L esio1ii professio1iali e trau11iatiche dell' orecchio. Prof. Della Vedova, Milano. - Premette che una grande influenza generale sulle lesioni pro· fessionali dell'orecchio viene rappresentata dalla tra· scuratezza con cui l'organo uditivo è considerato sia dalle classi lavoratrici che da quegli stessi in· dustriali che pur si vanno inspirando alle esigenze di un'igiene prefessionale. Le cause fondamentali o generali che mettono il lavoratore nelle contingenze di ammalare d'orecchio si possono raggruppare in : condizioni organiche dell' operaio, condizioni dell' ambiente del lavoro, materiale di lavoro. Riguardo all'ambiente del lavoro si possono di· stinguere: le classi lavoratrici in ambienti chiusi, e le classi lavoratrici in ambienti aperti. Nel ptimo caso la salubrità viene spesso ricer· cata con vari ed ingegnosi sistemi fondati sulla ventilazione e umidificazione degli ambienti stessi, la cui salubrità è compromessa dallo svolgersi delle polveri industriali, (minerali, vegetali, animali), dai gas irritanti o venefici, dalla eccessiva temperatura, 11n1idità, pressione atmosferica. Studiando le malattie delle prime vie respiratorie cosi· frequenti Ii.egli insegnanti, l' A. le mette in rap· (1) · AlJa discussione del primo tema parteciparono i prof. FERRERI e GRADENIGO, i dott. MANCIOLI, MoNGARDl e TOMMASI. (9)


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IL POLIOLINIOO

porto colle trascurate condizioni ~gieniche degli ambienti scolastici. Delle classi lavoratrici in ambienti aperti consi· dera specialmente, ma non esaurientemente data la vastità del tema, i ferrovieri e i militari. L'.A. prova con tali confronti che le lesioni otitiche sono più frequenti in quelli che lavorano in ambienti chiusi. Conclude, rispe.t to alla cura, ritenendo pressochè inutili, in tutti questi casi di otiti subacute o ero· niche favorite o provocate dalle condizioni del lavoro e dell'ambiente, le medicine propriamente dette, ritenendo invece che l'applicazione delle regole igie·_ niche nella nutrizione, nel vestito, nella casa, nel lavoro, possono talora portare anche rispetto a tali lesioni dell'orecchio e a quelle delle prime vie re· spiratorie, con cui spesso sono legate, dei successi insperati. Riguardo alle lesioni traumatiche dell'orecchio, l' A. ricorda che molti traumi del capo manifestano un'azione funesta anche sull'apparato uditivo, e fra questi hanno un'azione prevalente e più nociva al· l'orecchio quelli diretti alla volta cranica ; hanno poi spesso un'azione sull'apparato uditivo le contusioni anche lievi della faccia. Negli infortuni, dal punto di vista o toiatrico, vanno considerati gli effetti immediati che si svolgono nel labirinto e nell'orecchio medio e gli effetti tardiYi che si svolgono per lo più solamente nel labirinto; questi ultimi sono poco conosciuti, con· sistono di solito in dissesti che possono scomparire senza lasciare alcuna traccia mentre invece talora restano quali punti di partenza di flogosi labirinti· che raramente transitorie. Dopo avere accennato ad alcune questioni di me· dicina legale riguardanti le lesioni traumatiche dell'orecchio l' A _. riporta parecchie statistiche a proposito dei traumatismi del capo e dell'orecchio. Dott. To1nmasi, Lucca. Data la vastità del tema preferisce riferire di casi speciali. Cita cosi delle osservazioni fatte sulle telefoniste che sono danneggiate nell'udito a cal1sa del loro lavoro, specialmente quando prestano servizio negli uffici di com· mutazione che funzionano col sistema antico. Anche le scariche elettriche alle quali le telefoniste vanno soggette possono recar danno all'organo acustico. Il personale degli infermieri e delle infermiere, negli ospedali costruiti col sistema antico, va incontro facilmente a catarri cronici del naso e del faringe donde otiti catarrali e sclerosanti, accom· pagnate da lesioni del labirinto. All'ospedale di Lucca l'A. ha trovato che il 48 per cento degli infermieri e il 32 per cento delle infermier e sono affetti da tali lesioni auricolari. L'importante argomento diede campo ad una estesa discussione alla quale presero parte i pro· fessori e dottori POLI, OSTINO, MANCIOLI, VILLA, GRADENIGO, NUVOLI, FASANO, MONGARDI, TOMMASI e FERRERI.

(A.mio IX, F .A.30. 55 J

ID tema. Laringopatie secondarie a morbi acuti infettivi. Prof. Egidi, Roma. - Tratta la parte cli· nica dell' argomento, interessa~dosi dei sintomi? diagnosi, prognosi e cura delle lesioni laringee con· secutive a difterite, tifo, morbillo, ecc. Per la difterite parla della localiz~azione laringea più comune, che va sotto il nome di croup, che colla formazione delle false membrane può portare la stenosi più grave. Per il tifo ricorda la localizzazione ulcerosa nel laringe che in genere precede la pericondrite causa di necrosi delle cartilagini e stenosi mortale, la quale anche vinta con un atto operativo lascia un re· stringimento Ìaringeo cicatriziale, che obbliga a portare in permanenza la ca.n nula. Per il morbillo, secondo l' A., la complicazione più temibile è la difterica. Del vaiziolo si possono avere sulla mucosa la· ringea manifestazioni che riproducono la forma cutanea. La scarlatti1ia raramente dà localizzazioni nel laringe. L'edema laringeo primitivo o laringite flemmonosa corrispondono clinicamente parlando ad una localizzazione primaria dell' eresipela nel laringe. Anche nella influenza sono frequenti le localiz· zazioni laringee. Sono invece eccezionali le laringopatie consecutive a pertosse: tetania, colera asiatico, parotite. La diagnosi si giova moltissimo, oltre che di tutti i dati clinici, dell'esame batteriologico e del cri· terio terapeutico coll'uso del siero a;ntidifterico anche nei casi dubbi. La progp.osi generalmente è grave. La cura è etiologica e sintomatica. La prima giova solo per la difterite e consiste ne.I siero spe· ci fico. La sintomatica è medica (ghiaccio, antiflogistici, ecc.J, e chirurgica (intubazione e tracheotomia). Nelle laringostenosi da tifo dovrà sempre prefe· rirsi la tracheotomia non essendo possibile l'~spul· sione dei sequestri di cartilagine attraverso il tubo, n è essendo questo innocente con una pericondrite in atto. Per tutti gli altri casi sarà preferibile la intu· bazione, la quale poi è la regola nel croup. Prof. Martuseelli, Napoli. Tratta, per ogni ma· lattia infettiva, delle singole complicanze laringee (stenosi, ulcerazioni, pericondriti, ecc.). Ne fa la descrizione anatomica e di sedè, e vi aggiunge la cas uis ti ca. Inoltre si dilunga più sul tifo e sulla difterite, della quale studia più particolarmente le piaghe di decubito da intubazione, le pericondriti cricoidee · e gli ascessi peri-tracheo-laringei. Conchiude c~mparando la gravità di queste le· sioni fra le varie malattie. Nella seduta antimeridiana del 31 ottobre, esau·


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SEZIONE PBATIOA

rite le discussioni sulle tre tesi sopra riass11nte, si detto lettura delle seguenti comunicazioni:

I. Gradenigo prof. G., Torino. Condizioni attuali delle nostre discipline speciali negli ordinamenti sociali e nell' insegnamento i:i1iiversitario. II. Mongai•di dott. R., ·Bologna. Pre nuovi anestetici per l'anestesia ,qe1ierale in operazioni di breve dT1rata (So1inoformio, Aether chloratus H ennin,g ed il Liqrior so1nniferus Zambelletti). . III. Gradenigo prof. G., Torino. Sul contegno da te11ersi dal medico generico e dallo specialista in casi di corpi estranei dell'oreccliio. IV. Mongardi dott. R., Bologna.• .Elettroterapia dell'otosclerosi. (Con l'impiego simultaneo della galvanizzazione, faradizzazio,ne e franklinizzazione si migliora buon numero di sclerosi e forme ana· loghe). V. Gradenigo pFof. G., Torino. Su una formola di notazione unifornie, semplice e pratica, dei risultati dell'esame iiditivo. VI. Santamaria dott. A.., Firenze. Le altera· zio11,i dell'organo dell'udito negli operai degli Àr· senali. VII. Ferreri prof. G., Roma. Disturbi aurico· lari da allatta1nento prolan,gato. (In seguito ad allattamento prolungato, possono aversi nella n11trice a carico dell'udito: 1. Alterazioni anatomiche e funzionali del· l'orecchio medio e interno che sono caratteristiche della sclerosi trofone11rotica di Politzer; ~ 2. Diminuzioni d'udito, paracusie~ vertigini da alterazione centrale o periferica dell'acustico). VlII. Calamida dott. U., Torino. U1i caso di necrosi labiri1itica. IX. Gradenigo prof. G., Torino. Su, una varietà nosologica della epistassi abituale. X. Rugani dott. L., Firenze. Oontribu,to allo studio istologico della 1nucosa nasale e delle cavità accessorie. (Presentazione di preparati). · XI. Gatteschi dott. F., Firenze. L' esa1ne citologico del sa1ig1ie 1tei casi di vegetazioni adenoidi, printa e dujJO l'operazione. XII. Rugani dott. L., Firenze. Co1itributo speri1nentale alla an,ato1nia patologica delle ste11osi na· sali. (Presentazione di preparati). XIII. Gatteschi dott. F., Firenze. Di alc1ini casi di e1npie1na dell'antro d' Higmoro trattati cJii· rurgÌcame1ite col processo Caldwel-Luc, adotta1ido la pi11,za di Gavello. XIV. Gavello dott. G., Torino. Sa uno strllmento 1i1iovo p er il t1·atta11iento dell'e11ipiema ma· scellare. XV. Mancioli dott. T., Roma. Le malattie della gola 1ielle sigaraie. (Osservazioni cliniche rispetto all'indole, alla frequema ed alla distribuzione delle

lesioni della gola osservate in pi1\ di 300 operaie della R. manifattura dei tabacchi in Roma. Da queste osservazioni sgorga l'etiologia delle .lesioni suddette, etiologia che, escludendo l'azione chimica della nicotina sulla mucosa delle prime vie respi· ratoria, concorda con l'opinione dei moderni scrittori d' igiene professionale, francesi ed italiani, i quali non ammettono che in via eccezionalissima l'esistenza di un Pabagismo professionale). XVI. StuJfer dott. . . ., Torino. Sulle e Foveae palatinae. > XVII. Gradenigo prof. G., Torino. Sulla natiira dei papillomi larÌngei 1nultipli nei bambi11i. nott. T. MANCIOLI. '

IX Congresso della Società Italiana di Ostetricia e Ginecologia Firenze, 17-20 ottobre 1903. V seduta pomeridiana del 20 ottobre.

Dal Fabbro (Firenze). Modificaziorie di alcu1ii organi del torace e dell' addo1ne in gravidanza e p1ierperio. - Per quanto riguarda le modificazioni subite dal cuore per la gravidanza, l'A. trovò che oltre uno spostamento, il cuore subisce un reale aumento di volume dovuto a dilatazione del ·ventricolo destro e ad ipertrofia e forse iperplasia del ventricolo sinistro. Riguardo ali' apparato circolatorio, l' A. trovò che la capacità toracica vien diminuita -principalmente per l'elevarsi del diaframma. Il margine anteriore del polmone sinistro è quello che quasi solo subisce un mutamento reale; esso s'innalza a11mentando per tal modo l'area di ottusità assoluta del cuore. P er il fegato l' A. trovò che si ha dopo il sesto mese un elevamento del suo margine inferiore, ma per il mancato corrispondente spostamentb del limite inferiore del polmone destro si ha che l'ottusità assoluta epatica resta diminuita, aumentata invece quella relativa. Il fegato subisce anche un movimento di rotazione da sinistra a destra producendosi così da questo lato un aumento della zona semilunare del Traube. La milza, per il fatto della gravidanza, st sposta, secondo la ricerche dell' A., nel senso del suo diametro longitudinale, spostamento però poco apprez· zabile a causa dell'aumento di volume che l'organo subisce fin dai primi mesi. L'A. fa dipender e questo aumento di volume splenico principalmente da un'azione nervosa e precisamente da azione riflessa del simpatico addominale (ricorda a conforto di questa spiegazione le esperienze del DE G1ovANNI e dell'EULEM13URG), sema togliere importanza alla aumentata pressione nel campo portale ed in quello della v. cava, ed all'intossicazione intestinale. Conclude l' A. affermando che per tali sposta-


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IL POLIOLINICO

menti del fegato e della milza sono spiegate le frequenti ptosi gravidiche di questi organi. Truzzi (Padova). U1ta « PORRO » dopo tre tagli cesarei conservatori nella stessa do1i1ia . - La pa· ziente rachitica con bacino piatto misurante circa 65 m 1n. di coniugata ostetrica, era alla XII sua gravidanza, avendo espletate le prime otto gravi· danze con le comuni operazioni ostetriche alcune, spontaneamente le altre, sempre con la nascita di bambini scarsamente sviluppati, tutti morti a poca distanza dalla nascita. Nelle ultime tre gravidanze era, stata ogni volta, dall'A. la 1a volta~ dal dottor TULLIO FERRAR! la 2a, dal prof. INVERARDI la 3a, operata di cesarea conservativa. In quest'ultima gravidanza l' A . dovè anche demolire l'utero, dopo la cesarea, con isterectomia subtotale; per le condi· zioni in cui era rimasto l't1tero dopo il distacco delle molteplici aderenze che vincolavano la sua parete anteriore - specialmente per un'aderenza del tenue al corno uterino destro, per la quale l'A. itveva preferito escidere un tratto della parete ute· rina piuttosto che esporsi all'indaginoso e perico· loso distacco dell'ansa. N all'esecuzione del processo demolitore l' A. non ha proceduto, appena estratto il feto, al distacco della placenta e delle membrane, all'applicazione di un laccio emostatico sul cono cervico-11terino ; ma per risparmiare tempo e perdita di sangue ha preferito procedere all'isterectomia senza prima staccare gli annessi fetali e senza applicazione di laccio elastico, riducendo a poca cosa la perdita sanguigna dell'incisione uterina mediante chiusura temporanea della stessa con poche pinze uncinate. L' A. nota i vantaggi di questa pratica già adottata dal FRITSCH in casi di donne indebolite per anemia, clorosi od osteomalacia, e ricordata anche dallo SKUTSCH, dal RIBEMONT; dal TARNIER e dal BUDIN. Crede l'A. che tale pratica dovrà esser oggi adot.tata, oltre nei casi detti, tutte. le volte che esista un qualche impedimento all'applicazione del laccio emostatico (miomi a sede bassa, coesistente gravi· danza extrauterina, tumori ovarici aderenti, ade· renze uterine anteriori da precedenti laparopessi o colpopessi).

Mangiagalli (Milano). Il « veratram viride » nella cura dell'eclampsia. - Ha fin ora esperimentato il veratro in una cinquantina di casi di eclampsia. Osservò sempre la consecutiva cessazione delle convulsioni. Su cinquanta casi ebbe quattro morti di cui tre non sono da tenere in conto, perchè nel primo la morte si ebbe per fatto setticoemioo dieci giorni dopo il parto e la cessazione dell'eclampsia e perchè negli altri due casi il veratro, sommini· strato poco prima della morte, non aveva avuto il tempo di agire. L'A. ritiene che il veratro sia un buon rimedio contro le convulsioni la cui cessazione costituisce

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certo un vantaggio indiscutibile nella cura della eclampsia. Certo esso non costituisce una cura causale. Opportuno è anche, e sempre, lo svuota· mento dell'utero, completato all'occorrenza an,~he con il raschiamento per rimuovere una decidua forse alterata, quando non bastino l'estrazione del feto e della placenta con le membrane per far cessare il fatto eclamptico. Cosi egli si comportò in un caso molto grave di eclampsia ottenendone g11arigione completa. Truzzi (Padova). Nella sua clinica ebbe 21 casi di ecl~mpsia. Nei primi 5 non usò il veratro: ebbe 3 morti; negli altri 16 casi usò il veratro: ebbe una sola morte. Non crede E?i possa ancora rinunciare al concetto che il veratro abbia anche azione anti· tossica. Chidichimo (Firenze). Trovò che il veratro agisce solo sulla fibra muscolare e pensa che però l'azione anticonvulsionante sia esercitata direttamente sul muscolo senza l'intervento dell'apparato nervoso. Resinelli (Cagliari). Nelle s11e esperienze sulla eclampsia il suo assistente BERTINO raggiunse ottimi risultati. Per quanto riguarda la tossicità del veratro trovò che essa è differente secondo la fab· brica d'origine. I feti furono sempre trovati 'rivi. . Mangiagalli (Milano). Ha dovuto nolla sua espo· sizione sorvolare su molte questioni, volendo solo affermare l'efficacia del veratro nelle convulsioni ed invitare i colleghi ad esperimentare il raschiamento nell'eclampsia scoppiata in puerperio. Il veratro non agisce sul feto. A scopo profilattico senza inconvenienti fece uso del veratro anche in gravidanza. Crede che sopratutto il 'reratro abbia azione anticonvulsionante non antitossica, perchè vide cessare gli accessi convulsivi, ma continuare gli altri sintomi : albuminuria, cefalea, ecc.

Cova (Firenze). Contributo allo stzidio delle carun,. cole a1tinioticlie. - Ricorda la ricca letteratura. su queste riccole produzi0ni dell'amnios sulle quali gli autori non sono affatto concordi. Per quanto riguarda la loro frequenza ammessa da qualcuno l'A. crede per contrario che esse siano rare. Per quanto riguarda la loro struttura ricorda che gli autori ammettono o un tipo puramente epiteliale od uno prevalentemente connettivale; nei due casi che caddero sotto la sua osservazione lo stroma era amorfo, ma di origine connettivale costituendo una formazione paragonabile a quella di una papilla. Riguardo al significato di queste caruncole amniotiche, sembra ali' A. un po' ardito oonside· rarle alla stregua delle neoplasie. La rarità del re· parto non giustifica l'opinione che considera queste produzioni anche nell'uomo come organi speciali con funzione propria, come ammise A. BERNARD nei r11rninanti. L'opinione del von FRANQUÉ, eh.e li crede accumuli di elementi derivanti dalla cute fetale, è poco soddisfacente in generale ed è inam· i:


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missibile nel caso dell'A. nel quale si trattava di caruncole trovate in un aborto al 2° mese . • Fondandosi sulla costante presenza di queste caruncole negli annessi di altri mammiferi, l' A. si domanda se di questa alterazione dell'amnios umano non si debba cercare una spiegazione nella filoge· nesi, tanto più che le caruncole diffuse a tutto il sacco amniotico ft1rono quasi esclusivamente trovate o in aborti o in parti prematuri. Pensa l' A. che nella genesi di queste produzioni la sifilide non abbia parte alcuna e che esse debbano piuttosto esser messe in relazione con anomalie di svi· luppo di tutto quanto il prodotto del concepimento, come lo dimostrano il caso di AHLFELD (feto mal conformato), quello di von FRANQUÉ (feto denutrite•), quello di P. L. FERRAR! (feto con organi difettosi) ed il fatto che esse furono riscontrate sempre in gravidanze che non git1nsero a termine. L'origine ovulare di esse non pttò poi esser messa in dubbio poichè nel 2° dei suoi casi (un aborto gemellare) le caruncole si trovavano solo in uno dei due sacchi amniotici. .

Cerroti (Torino). Cistotomia vaginale per estra,zione di nn tubo di vetro dalla vescica. - Riferisee sulle particolarità del suo caso per le quali fu costretto a praticare un'occhiello vescico-vaginale per fare uscire dalla vescica un tubo di vetro di 8 mil· limetri di diametro e 78 di lunghezza. Conclude, che i corpi stranieri della vescica della donna, quando hanno forma allungata e debbono essere estratti inta.tti e quando per l'angolo inevitabile del loro asse con quello della pinza estraente non possono attraversare l'uretra anche dilatata, vengono invece tolti con tutta facilità e senza pericolo, ope· rando simultaneamente dall'uretra e dalla vagina; da quella per :fissare il corpo straniero, farlo spor· gere e sgusciare in questa} attraverso un occhiello vescico vaginale appena sufficiente e di facile guarigione, senza sutura.

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SEZIONE PRATICA

· Il Congresso si è chiuso la sera del 20 ottobre deliberando di adunarsi nel 1904: a Palermo e nel 1905 a Milano. Per il Congresso di Palermo ha mantenuto al professor LA URO (Napoli) l'incarico di svolgere la re· lazione già a lui affidata per ql1est'anno: « La terapia dell'e1tdo1netrite > ed ha affi<lato al prof. MER· LETTI (Ferrara) l'incarico di una relazione sul tema: e Tubercolosi e gravidanza >. Ha infine deliberato, per invito avutone, di pro· porre come tema di relazione al V Congresso internazionale di ginecologia e di ostetricia (Pietroburgo 1905~ quello dal titolo : " Del corio11 epitelioma •, e di affidare l'incarico della relazione per l'Italia al prof. ERNESTO PESTALOZZA. 30 ottobre 1903. Dott. CESARE MIOHELI.

RIVISTE M E D :I. O I .N A

La topografia funzionale del simpatico e in particolare del sistema sola1..e. (LAIGNEL-LAVASTINE. Àrch. gén. de uiéd., 1903, n. 39).

L' A. p1·endendo le mosse dagli studi di F. FRANCK, si propone di studiare il diparti· mento, com'egli dice, del plesso solare, determinare, cioè, la ripartizione, il tragitto, i punti di emergenza e di lJenetrazione dei suoi filetti viscerali, studio questo importante nol1 solo dal punto di vista della fisiologia, ma anche della patologia. L' A. dopo avereaccennato ad alcuni dati forn~ti dall'anatomia. comparata e dall'embriologia su quest'argomento, basa il suo studio su tre ordini di fatti, fisiologici~ anatomici e patologici, pe1· venire poi a discutere le varie teorie emesse al riguardo. 1. J?isiologia. - Escluso lo studio dei nervi sensitivi, poichè s'ammette che allo stato sano il simpatico non è sensibile, e quello dei nervi motori che per esser completo deve essere accompagnato dallo studio del pneumo· gastrico, il che esorbita daì compito prefissosi, e non potendo la topografia dei nervi secretori precedere la loro dimostrazione nei visceri addominali, l' A. si limita a considerare la ripartizione dei nervi vasomotori. La topografia dei vaso-costrittori può essere così riassunta nelle sue grandi linee : pel fegato dal 6° comunicante dorsale al 1° lomba1·e ; per la milza dal 5° all'11° dorsale ; pel pancreas dal 5° o 6° dorsale al 2° lombare; per l'intestino . tenue, dal 5° dorsale al 5° lombare con predominanza per 1'11°, 12°, 13° comunieanti dorsali. I limiti d'emergenza non indicano necessariamente l'altezza dei centri. Così le fibre dello splancnico emergono dal 5° al 12° comunicante dorsale ; ora i centri vaso-costrittori sono compresi, secondo SMIR· Now, tra il 3° ed il 6° segmento dorsale. La topografia dei vaso-dilatatori è ancora molto mal conosciuta : sembra che si debbano ammettere dei centri vaso-dilatatori in tutta l'altezza del midollo, probabilmente a livello di ogni radice spinale. La topografia dei punti d'emergenza delle fibre 1raso·dilatatrici è appena abbozzata : i vaso-dila tator·i del fegato escono dal midollo (13)


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per mezzo dei tre ultimi nervi dorsali (LAFFONT) : i punti di emergenza di quelli del pancreas1 della milza e dello stomaco sono mal conosciuti : per i vaso-dilatatori intestinali HALLION e FRL~CK ritengono che essi, associati ai vaso-coscrittori, escono in mag· gior numero per mez~o dei tre ultimi nervi dorsali e dei due primi lombari. L' A. ha messo in evidenza dei vaso-dilatatori dei l'eni tra il 5° e 1'8° comunicante. Circa la topografia dei centri riflessi ganglionari, risulta dalle esperienze dell' A. che l'estirpazione totale dei gangli solari produce iperemia generalizzata di tutti i visceri ad· dominali, verificandosi l'anemia con l'eccitamento di questi gangli, e che il ganglio semi· lunare sinistro ha sotto la sua dipendenza i vaso-motori della milza, il semilunare destro quelli del fegato, e i mesenterici superiori quelli dell'intestino tenue. Per la topografia delle fibre transganglionari l' A. conclude che se tutte Le fibre ini· bitrici e vaso-dilatatricj s'arrestano nt=)i gangli solari, vi sono delle fibre vaso-costrittrici che li attraversano in parte. Per preci.sare poi le connessioni del si.mpatico e del sistema cerebro-spinale, bisogna innanzi tl1tto intendersi sui termini, i)oichè il sj sterna simpatico non è sinonimo di sistema della vita organica ; esso comprende essenzialmente cl elle vie di conduzione f or· mate ciascuna di almeno due neuroni sovrap· posti. Quindi dicesi appartenere al sistema simpatico ogni via di conduzione che per andare dal midollo spinale alla periferia si avvale dei due neuroni; ogni altra appar· tiene al sistema cerebro-spinale. Ciò stabilito, tutte le vie di conduzione descritte nel si· sterna simpatico, hanno questo carattere, e non vi ha che una sola eccezione data dalle grosse fibre afferenti a mielina, il cui centro t1,ofico è nel ganglio cerebro-spinale ; esse raggiungono il midollo spinale attrave1.. so le radici posteriori e il loro prolungamento pro· toplasmatico viene dai visceri ada o minali: queste fibre hanno tutti i caratteri delle fibre cerebro-spinali sensitive, poicbè ne banno il diametro, la mielina, la sede del loro centro trofico; n e differiscono solo per l'origine, perchè il loro prolungamento protoplasmatico è in connessione coi visceri, invece che con la p elle. La diffe1'enza di connessione non implica una differenza di natura, ed esse sono delle fibre cerebro-spinali cent1·zpete visce1·ali. Sicchè il sistema simpatico è formato cln.lla riunione di nervi di una specie particolare, e i neuroni delle fibre che li formano /

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hanno il loro centro trofico nei gangli sim· patici e nel midollo spinale. La localizzazione delle cellule simpatiche nei gangli simpatici è distribuita nel seguente modo: i gangli spinali non contengono cellule simpatiche; le fibre simpatiche, sia afferenti che efferenti, hanno i loro centri trofici nei gangli della catena, nei gangli solari e nei gangli periferici ; di guisa che ognuna delle tre va· rietà di gangli simpatici è riunita all'altra per mezzo di un doppio fascio di fibre afferenti ed efferenti. Il sistema splancnico poi. differisce dal si· sterna simpatico in generale, pel fatto che le sue fibre efferenti non banno centro trofico nei gangli d_ella catena. I fisiologi non hanno potuto risolve1'e finora la questione circa le localizzazioni rnidollari del simpatico e non hanno potuto dimostrare l'esistenza nel midollo dei centri trofici dei nervi vaso-motori, che pure essi ammettono, poichè pare che debba esservi un nesso tra l'emergenza delle fibre vaso-motriei, che av· viene in una regione limitata del miclollo, dal secondo segmento dorsale al terzo segmento lombare, e la presenza, in questa stessa sezione del midollo, del corno laterale e della colonna di Clarke. Una tale questione pub esse1'e risolta solo dall'anatomia. 2. Anato1nia. - L'anatomia, avvalendosi dei metodi delle degenerazioni secondarie e delle reaziorri a distanza, ha potuto fornire dei dati più concreti, e l' A. attraverso gli studi di parecchi osservatori (CouRVOISIER, SoHIFF, GIA· Nuzzr, Roux, ONuF, LAIGNEL·LAv ASTI.YE, ecc.) viene alle· seguenti conclt1sioni: È molto probabile che le fibre efferenti del simpatico pren· dano origine nelle cellule dei grllppi seguenti: 1• Piccole cellule del corno laterale ; 2° Gruppo paracentrale; 3° Probabilmente anche le piccole cellule della zona intermediaria. Le fibre afferenti poi sono in connessione con le loro arbor·izzazioni terminali, con le cellule della colonna di Clarke. Infine, i cèn· tri midollari dello splancnico, cioè i centri trofici delle st1e fibre efferenti, occupan.o il corno laterale delle parti inferiori del .miflollo cer~ vicale e superiori del midollo dorsale. 3. Patologia. - Questa basandosi sulle altera· zioni e sui dati anatomo-clinici che si osser· vano nelle lesioni traumatiche e nelle malattie croniche del midollo spinale, viene a conferma.re le esperienze fisiologiche e i fatti anatomici. I vari ricercatori (Roux, PIERRET, LENHOS· SEK, 0.AJAL, V AN GEHUCHTEN, MARINESco) non sono completamente d'accordo sui centri mi-


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dollari del simpatico, ed il GRASSET conchiude dicendo che i disturbi vasomotori e sudorali d'origine midollare sono la sindrome della sostanza grigia centrale (base delle corna anteriori) ; e per conciliare quasi le idee dei diversi autori, afferma che pel clinico, il centro midollare del simpatico è nella sostanza grigia antera-posteriore. L' A. dopo aver esposte le teorie di FRANCK, KoLLIKER, LANGLEY, GRAUPNER, 0NCF e COL· LINS, riass11me il suo lavoro nei seguenti punti: 1° .Metameria sinzpatica. Ciascuno dei visceri dipendenti dal plesso solare ha dei vaso-costrittori ·e dei vaso-dilatatori le cui connessioni midollari sono esattamente determinata, e ogni piano midollare corrisponde a un segmento simpatico. Questa metameria comprende due ordini di fibre, le pregangliona1·i o proteneuroni che passano per i rami comunicanti, e le fibre postganglionari o deutoneuroni che uniscono i gangli simpatici ai visceri. Tanto gli uni che gli altri possono essere efferenti ed afferenti. I proto1zeuroni ejfe1·enti nascono nel midollo in corrispondenza del corno laterale, dell~ regione paracentrale, e forse anche delle piccole cellule della zona intermediaria : essi passano· per le radici anteriori e posteriori sotto la forma di piccole fibre a mielina. I proteneuroni ajfe1"enti passano per radici posteriori e sono a grosse o a piccole fibre mieM liniche ; le prime hanno valore di fibre cerebro-spinali; le altre hanno il loro centro nei gangli simpatici della catena. I de11,toneuroni effe1·enti nascono nei gangli simpatici della · catena e sono amielinici. I deutoneu1·01ii a1ferenti hanno il loro centro nei visceri o nei gangli periferici, e sono, in gran parte amielinici. I varii piani midollari del simpatico sono in comunicazione fra loro. 2° Topografia del sistema splancnico. Essa non differisce dalla metame1~ia del simpatico in genere, che pel fatto che non vi sono centri trofici per i cleutoneuroni efferenti nei gangli della catena. 3° Ontologia del si1npatico e del p1zeumogfQstrico. La disposizione generale del simpatico permette di stabilire, se non delle identità, almeno delle omologie con certi nervi bulbari, il pneumogastrico in ispecie, che coi suoi due gangli, il suo gran nt1mero di piccole fibre mieliniche, le s11e funzioni inibitrici che lo avvicinano ai vaso-dilatatori, la situazione del suo nucleo motore nel prolungamento dei nuclei motori simpatici midollari, ecc., appare come u,n fascio di protoneuroni simpatici efferenti ed afferenti. Di guisa che il simpatico

toraco-lombare è al midollo spinale ciò che il pneumogastrico è al bulbo, e il sistema pnen· mogastrico è il dipartimento bulbare del si· stema del gran simpatico. Dott. A DEMARCHI.

Significato diagnostico e cura delle n1iopatie funzionali. (ROSENBACH.

Die Therap. d. Gegenwart, Aug. 1903).

L'A. dopo di aver fatto rilevare in genere l'importanza che la diagnosi di miopatie funzionali può avere in taluni casi di disturbi più o meno gravi, enumera in modo speciale le si:> guenti: Mialgie frequentissime nelle malattie del~ l'apparato digerente, e che d'ordinario s'accompagnano con anomalie della defecazione e spesso con alterazioni del sistema venoso. Qt1este mialgie sono localizza.te nei grandi muscoli del dorso, del bacino, e della gamba, e diminuiscono in modo considerevole dopo l'emissione di masse sanguigne dal retto o appena la defecazione procede in modo nor· male. L' A. stando alle proprie esperienze ritiene che certe anomalie a carico del cieco e colon ascendente o del colon discendente sono spesso collegate con dolori muscolari della estremità e parte dorsale omonima. Mialgie in alcune forme di emicrania. Esse sono caratterizzate da pulsazioni dolorose, ritmiche estese ad intere zone muscolari della testa e del collo ; la 101·0 patogenesi è dovuta allo scotimento meccanico che la massa m11· scolare divenuta estremamente sensibile risente in sPguito al dilatarsi dei grossi vasi durante la sistole, scotimento che si fa tanto più in· tenso quanto più forte è l'azione del cuore, come accade per esempio quando l'infermo si solleva dalla posizione orizzontale, e fa movimenti corporei energici. Le iperestesie cuta.. tanee che accompagnano queste mialgie, non sono localizzate lungo determinate ramificazioni nervose, ma interessano solo la cute che ric11opre le masse muscolari affette. Quando esistono queste mialgie, vengono solo in seconda linea i disturbi a carico dell'occhio, i quali invece costituiscono la parte principa1e in altre forme di emicrania : tali distt1rbi sono: iperemia della congiuntiva, lacrimazione, fotofobia. Queste mialgie emicraniche si manifestano d'ordinario di mattina al destarsi da un sonno continuo, ma irrequieto, e preceduto la sera innanzi da qualche strapazzo corporeo o psichico. In tali casi l'individuo oppresso da un (15)


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sonno pesante rimane per molte ore in una stessa posizione talvolta forz~ta, la ql1ale agi· rebbe còme un momento meccanico. Esse mialgie crescono d'intensità col moto, e si calmano col riposo, al contrario di altre cefalee che si dileguano col moto all'aria libera o con occupazioni non fat~cos.e. Queste mialgie emicraniche sono raramente accompagnate da nausea e vomito. In quanto all'eredità· l' A. in seguito ad un grande numero di osservazioni è inclinato ad ammettere che si trasmette per eredità non la disposizione alla mialgia emicranica bensì la disposizione alle malattie funzionali dei muscoli in genere. La debolezza mt1scolare irritabile che è il .sintoma principa~e nella nevrastenia va rite.auta, secondo l' A., siccome una affezione pro· pria dei muscoli. La denominazione di mio· nevrastenia sarebbe più giusta che quella unilaterale di nevrastenia. Nel nevrastenico, che d'ordinario è un individuo assai mu· scoloso, si ha spesso che la funzione deficiente dei muscoli favorisce la debolezza del tono muscolar~ e viceversa. . Le mialgie dei museali del torace possono indurci in errore facendoci far diagnosi di pleurite. Infatti in queste mialgie si hanno talora rumori che si originano durante la con· trazione respiratoria di certi .m uscoli, e che ricordano il rumore di soffregamento pleurico; se ne distinguono però, in quanto che essi si , presentano quasi sempre in punti simmetrici, e si mantengono sempre uguali e costanti per tutto il tempo dell'osservazi()ne dell'infermo, mentre i caratteri acustici del soffregamento pleurico cambiano spesso. Così pure vi sono casi di mialgie in cui il dolore prodotto dai movimenti respiratori è così intenso da ostacolare la respirazione, come accade nella pleurite, tanto che in seguito· a questa dispnea, distendendosi poco il polmone, si possono avere anche aree di ri· sonanza polmonare ridotta e talvolta perfino ottusa. In tali casi per la diagnosi differenziale ·sono assai importanti e il sin torna della febbre che manca nella semplice mialgia, e il rapido miglioramento e persino guarigione che si ha nella mialgia in seguito ad appli· cazioni di caldo, o di forti correnti faradiche, cose che non si avverano nella pleurite. Importanti sono le mialgie della porzione superiore del ventre e dei muscoli inferiori del dorso, e ciò non solo, perchè possono simulare una forma tipica di cardialgia, ma sop1·attutto perchè si danno metodi di cura che non sono indicati contro i disturbi dello stomaco, e che invece esercitano un influsso 116\

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per lo più assai favorevole sulle anzidette mialgie. Le quali si osservano ordinariamente nelle donne e ragazze anemiche e clorotiche, specie in quelle che sono sottoposte a stra· .pazzi corporei, o che stanno a lungo · in po· sizioni forzate del co1·po ; esse insorgono in forma di accessi periodici che sono talvolta in stretto rapporto patogenico o con le me· struazioni o con fatiche eccessive; sono ca· ratterizzate da un dolore vivissimo, o lancinante, o opprimente, il quale partendo dal,. l'epigastrio s'irradia lungo l'arco costale, specie quello di sinistra, ed a1·riva sino al dorso, ove, soprattutto nella porzione lombare della colonna vertebrale, si riscontra una zona relativamente estesa di · iperalgesia (spontanea o alla pressione). Contemporanea~ente l'infermo avverte pure leggera nausea, e distensione dell'aia gastrica. L'ingestione di alimenti accresce i dolori, e ciò .per lo stiramento che . subiscono i muscoli in seguito al riempirsi dello stomaco e f 01·se anche in seguito ai moti peristaltici. Vi sono mialgie che possono simulare degli accessi di stenocardia. La diagnosi differen· ziale può, in alcuni casi, riuscire assai difficile. Spesso in certe malattie costituzionali come il diabete e la nefrite cronica, ecc., si osservano delle mialgie che vengono prese per nevralgie, mentre in r~altà non lo sono. Per ciò che riguarda il substrato anatomo· patologico dei muscoli affetti da _mialgia, l' A. ritiene che in tali casi si tratta di alterazioni a carico · vuoi ·della massa muscolare, vuoi delle fasci e, vuoi delle aponevrosi, vuoi dei tendini; sono alterazioni di natura o meccanica, o termica, o chimica cioè eircolato1·ia. In quanto alla cura essa varia a seconda della forma., e della localizzazione della mialgia ; no1L che della causa che l'originò. Così nelle forme acute prodotte da strapazzo muscolare giovano moltissimo il massaggio e la applicazione di corrente faradica i quest'ultima però è efficace solo quando il dolore risiede realmente nel tessuto muscolare ; e non già quando risiede nelle fascie, o nei tendini. In queste stesse forme giovano pure l'antipirina, la fenacetina, la salipirina. Invece nelle forme croniche di mialgia è proficuo solo il massaggio, riuscendo di nes· sun giovamento duraturo gli altri accennati rimedi. Il massaggio favorisce la circolazione dei muscoli, stimola intensamente l'attività delle cellule sane procurando in tal modo una più facile eliminazione dei versamenti sanguigni


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SEZIONE PRATICA

o di altri prodotti anormali dagli interstizi dei tessuti e dai vasi linfatici. In taluni casi giova assaissimo il semplice riposo, siccome è stato detto di sopra a pro· posito delle mialgie emicraniche. Nelle mialgie che si osservano nella ne· vrastenia, cloro~i, anemia e diabete bisogna curare innanzitutto la malattia fondamentale. In questi casi il massaggio talora giova, talora riesce nocivo : riesco110 proficui il riposo, i preparati di bromo, l'antipirina e simili, come pure la ginnastica razionale e l'idroterapia. Nelle mialgie associate a disturbi intesti· nali occorre regolare la funzione digestiva con purganti o semplici lassativi. La di~ta anzichè giovare può al contrario indebolire gli in· fermi. Assai difficile è la cura delle mialgie che si manifestano durante il periodo del climac· terio o nelle mestruazioni, poichè esse dipen· dono da anomalie della circolazione. Dott. E. GuGLIEJ ,METTI.

CHIRURGIA.

Conside1·azioni sulla sifilide del fegato dal punto di vista chirurgico. Arclizv fitr kli1iisclie Cliir11rgie. Vol. LXX, pag. 369. Ce1ttr. fiir Ch., 1903, pag. 929).

(GREENE.

L' A. svolge il quadro clinico della sifilide del fegato, i Clli sintomi non hanno niente di particolarmente caratteristico, ma possono es· sere simili a quelli di tutti i diversi tumori del fegato, çosicchè la diagnosi spesso può essere fatta colla conoscenza esatta della storia anamnestica del paziente. La sifilide del fegato pllò essere acquisita o ereditaria. La gomma si ha nel periodo ter· ziario, non prima di 5 anni dopo l'infezione, spesso molto più tardi. Nell'adulto la lesione terziaria tipica è la forma sclero-gommosa. Caratteristici della sì fili de del fegato sono dei solchi profondi sul bordo di esso. In questi solchi stanno spesso delle macchie di colore latteo, che rivelano l'infiammazione della capsula ·del Glisson. Microscopicamente si riscontra sopratutto una metamorfosi in tessuto connettivo, in modo che si ha una cirrosi pe1~i-ed intralobulare. I tratti di tessuto connettivo, che si estendono in tutte le direzioni nella sostanza epatica, comprimono i lobuli epatici, donde degenerazione grassa ed amiloide delle cellulo e com· pressione dei piccoli vasi biliari e portali, compressione che da parta sua dà luogo all'ascite.

Del resto anche i grossi vasi possono venire compresi nel processo su clescritto. Una gomma di antica data presenta tre zone concentriche: una centrale, giallastra e molle, una media elastica, ed una esterna· consistente in un involucro fibroso. Per lo più esiste una periepatite adesiva'" che fissa il fegato al peritoneo ed agli organi circonvicini. La diagnosi differenziale si fa rispetto alla peritonite tubercolare, alla cisti di echinococco ed al carcinoma del fegato, e finalmente anche rispetto ad un tumore duodenale. Mentre SEGOND è contrario acl ogni intervento chirurgico, l' A. è di opinione diversa e ritiene opportuno l'intervento, se la gomma è così antica ed il tessuto epatico è così alterato, che la cura medica non può più fare ·in essa sperare. La grandezza maggiore o minore della f or· mazione luetica non ha importanza per l'aspo1·tazione se essa è facilmente accessibile. Neanche le aderenze rendono impossibile l"estirpazione della gomma. LEOTT.A..

Un caso di stomaco trilocula1'e. Per la sua rarità e per l'attenzione che impone all'operatore una tale possibilità, è degno di menzione un caso pubblicato da MoYNIHAN nel Lancet (8 agosto). · Si trattava di una donna di 27 anni, che da 9 aveva sofferenze gastriche, con dolori dopo il pasto, vomito talora sanguigno, e negli ultimi tempi sintomi stenotici. L' A. fece diagnosi di stomaco a clessidra sopratutto per la minor quantità di liquido estratta nel lavaggio rispetto a quella introdotta, e per la irregolarità della dilatazione dello stomaco nel rigonfiamento artificiale. Operata, apparve infatti uno stomaco biloculare, con la tasca pilorica pj ù piccola; ma esplorando il viscere verso il carclia.s si trovò un altro punto ristretto che divideva così la tasca cardiaca in due altre bozze. I punti stenotici erano cicatriziali, evidentemente ritiultanti da antiche ulcere. Fu fatta una gastro-gastrostomia fra la bozza cardiaca e la media, e questa unita al digiuno con una gastro-digiunostomia. La stenosi fra la bo~za m edia e la pilorica fu semplicemente dilatata colle dita. G uari· • g1one. L' A. insiste sulla necessità di esplorare tutto lo stomaco in ogni operazione di esso, specialmente prima di fare un'anastomosi coll'in· testino. R. A. (17)


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ODONTOJ"A TRIA

Rapporti della odontoiatria colla pubblica salute. (Conferenza tenuta dal dottore NEWSHOLME n ella Società Britannica). I

È stato detto che tutte le misure della me<Jicina preventiva e della igiene conservando in vita i soggetti deboli, producono un ab· bassamento nel livello della resistenza e della costituzione fisica nazionale. Ma questo è già -stato dimostrato falso nei casi delle malattie infettive, compresa la tubercolosi. E' stato :anche presupposto che i fanciulli deboli siano più es posti alle malattie infettive che non i robusti; ma ciò non ha corrisposto allà espe· • r1enza. Nel caso delle malattie dei denti abbiamo dei fatti ancora più interessanti. Prevenenclo le malattie dei denti aumenta la probabilità <Iella salute dei singoli individui e si evita una serie di pericoli. Sono stati fatti degli studi per v·e dere se le condizioni della salute generale stanno in rapporto con quelle dei denti. Ma le statistiche non sono in grado di darci dei dati sufficienti. Difatti · per l'Inghil· ter1~a si ha che negli ultimi anni si è avuto nell'esercito un aumento di rifiutati per malattie dentali, ma contemporaneamente si è D:otato che- i i~ecenti regolamenti sono più severi degli antichi, e che ora le classi meno facoltose entrano in maggior numero a far parte dell'esercito inglese. E anche per gli altri Stati è difficile constatare se vi sia stato un aumento di denti malati in q11esti ultimi 70 anni. Nella marina italiana esiste qa qualche anno un fortissimo numero di rifiuti, ma questo è dato dal fatto del rincrudimento dei regolamenti e della severità con cui essi vengono applicati. Ma in ogni modo è bene constatare che la carie dei denti è cosa molta importante dal -punto di vista militare e che vi è bisogno di azione nazionale per prevenire questa ma· lattia allo scopo di avere un esercito forte e nell'inter~sse della salute pubblica. Si domanda quale sia l'influenza della nazionalità sulla carie dei denti. Sembra che si tro,ri meno carie tra le ra.zze che mangiano molta carne, e più tra quelle che si nutriscono di cibi contenenti grandi quantità di amido e di zucchero. Q11esto può essere dovuto più al cibo che alla razza, come si trova più carie nelle donne che negli uomini, più nei fanciulli che negli adulti. Molte razze indigene hanno i denti bellis· (18)

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simi, per esempio, i cafri ed i zulù. .Essi sono assidui nel pulire i denti. Tra le razze inci· vilite 4 persone su 5 soffrono di carie. MUMMERJ trovò in un forte numero di te· schi che esaminò, carie dentale nel 4 per cento degli indigeni di America; 11. 6 per cento degli asiatici; 13. 8 per cento degli australiani; 24. 9 per cento degli africani, ma anche se fosse aumentata un poco questa propor· zione, pure pare probabile che la carie sia più comune tra le razze incivilite. Certi teschi antichi mostrano una più grande proporzione di carie che non si t1~ova tra le razze indigene di America, Australia ed Asia. La civilizzazione antica mostrava ·c arie come ora. . Di 23 teschi romani esaminati a York, 18 avevano car.ie, sebbene la proporzione media tra i romani era meno di questa. Donde risulta che sebbene la carie sia ap· pa1~entemente più comune oggi, non era cosa rara tra gli antichi, anche tra quelli che me· navano una vita molto primitiva nelle epoche preistoriche. Forse non è vero assolutament~ che la mascella incivilita sia di dimensioni contratte. MUMMERJ ha trovato nei vecchi sepolcri di Wiltshire un esempio .di irregolarità di inci· sivi e di canini, ed otto esempi nei quali i terzi molari non erano natj. Anche un teschio di un veccJ1io egiziano mostrava irre· golarità della mascella superiore. Tra 76 teschi di vecchi anglo-sassoni vi è un esempio di irregolarità di mascella con protrusione dei denti. Vi sono forti ragioni per credere che i denti cariati indeb.oliscono la salute generale pe1·chè sono settici e favoriscono non solamente le malattie della gola e dello stomaco ma anche aprono ai microrganismi ed ai loro prodotti tossici la via per entrare nella circolazione linfatica e sanguigna. La carie è dovuta alla dissoluzione della materia minerale (smalto e dentina) dei denti; dissoluzione prodotta dalle secrezioni cagio· nate dal decomponimento di particelle di cibo e dalla invasione di diversi microrganismi. Ma i microrganismi sono spesso, se non sempre, presenti nella bocca. L'acidità delle secrezioni della bocca si riscontra pure quasi in ogni soggetto e pur nundimeno la ca1~ie dentale è ugualmente distribù.ita. Non si può dubitare della grande impor· tanza dell'impiego dello spazzolino e dei den· tifrici, e l'obbiettivo principale dell'igiene orale è di assicurare il loro uso almeno due volte al giorno. È ben fondata l'impressione che i cibi sac· •


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carini e con amido fanno male ai denti. OSSERVAZIONI CLINICHE Anche la fermentazione acetosa favorisce la carie e perciò il rimedio principale consiste Un caso di tifo addominale nel lavare la bocca dopo i pasti e nel vietare guarito con il metodo Baccelli i dolci. · Si pensò che l'aumento supposto di carie per il dott. ARTURO ROSSINI. pote.sse essere dovuto alla sostituzione dei cibi P. . . C. . ., di anni 29, coniugata, con prole, che domandano meno masticazione. Ma questo è dubbio. Il pan€ bruno quantunque contenga · donna di casa. Nulla d'importante circa le condizioni ereditarie, un'abbondanza di materia nitrogenosa non è molto più nutritivo, poichè questa vi si trova collaterali e discendenti. L'inferma non ha mai sof· in condizioni in cui soltanto una parte può ferto malattia antecedente degna di nota. Circa la presente malattia la paziente narra che la mattina essere assorbita dal canale alimentare. L'abitudine di alimentare artificiosamente del 15 febbraio fu colta da brividi ripetuti e seguiti ben presto da febbre per la quale fu obbligata a i bambini è grandemente acc1·esciuta. Essa ha diminuito la vitalità e aumentata la mor· porsi in letto. La febbre, al dire dell'inferma, sino ad oggi (sera d el 18 febbraio) è andata sempre ere· talità dei fanciulli. Ma ora ci si domanda : lascia conseguenze cattive sui superstiti 'I Di scendo, e si è perciò d ecisa di ricorrere a me. Già ciò non si può trovare prova miglio1~e che però da qualche giorno prima del 15 febbraio l'am· malata sentivasi spossata, svogliata; la notte aveva nella peggiorata condizione dei denti. il sonno agitato; l'appetito le era andato mano mano Si dice che la carie è meno comune tra gli scomparendo. operai della campagna che non tra quelli della Donna. di alta statt1ra, sviluppo scheletrico recittà. Si dice che è più comune tra gli anigolare, pallida, pelle bianca, quasi diafana, con mali do1nesticati che non tra q 11elli in condivene azzurrognole trasparenti, mucose visibili pure zione selvatica. Ma questa dichiarazione non riposa su dati pallide, poco nutrita, pannicolo adiposo scarso, ap· soddisfacenti. La. carie è comune nel cavallo parato muscolare poco sviluppato, da tutto il corpo il di cui cibo non è stato cambiato. Il capi- ~rapela lentezza di movimenti e di impt1lsi volitivi, dolio il di cui cibo è rimasto se.m pre lo stesso, scarsezza di energia e di carattere. La pelle, pallida, è secca. Tempe t·atura 39. 9 C. soffre di carie ed anche della infiammazione Polso raro (90), rispetto alla temperatura; pieno, de] le gengive. Ma fra tutt~ queste incertezze, ecco quanto molle, dicroto. Respiro 25. Nulla di specifico a carico dell'urina. Lingua umida, coperta d'una patina rimane d'interessante : 1° Si deve n elle classi superiori di tutte grigio-giallastra, densa. Completa anoressia. Sete le scuole elementari impartire l'insegnamento aumentata. .Alvo stitico. .All'esame del torace, all'ispezione non si nota di della igiene : .e l' igiene delia bocca deve es· notevole che una leggera lordosi; nulla fa rilevare sere una parte principale del soggetto; 2° S i deve rendere obbligatoria la puli· la palpazione e la percussione. .All'ascoltazione si tura giornaliera dei denti in tutte le scuole· nota qt1alche ronco e qualche fischio e po·c hissimi 3° I medici debbono esaminare i denti di' rantoli 11midi che occupano specialmente i segmenti tutti i fanciulli curati da loro e debbono fare posteriori ed inferiori dei polmoni. Nulla si rileva all'esame della r egione cardiaca. inoltre pressione Slli genitori affinchè essi .All'esame d ell'addome, questo si mostra lln po' comprendano la necessità di una. pulitura regolare e di una attenzione opportuna alla convesso n ella metà inferior~ dove è sensibile alla carie. I medici vedono dalla loro nascita i palpazione specialmente nella r egione ileo· cecale ; bambini, i dentisti in generale soltanto quando alla percussione si nota un leggero suono ottuso timpanico. ha fatto progresso la malattia ; · La milza è nei limiti normali. Cosi pure il fe· 4° Ogni scuola deve impiegare un den· tista per togliere o otturare i denti cariati gato. L 'ammalata accusa dolori diffusi alla testa; si dei fanciulli, per rimediare le irregolarità dentali e per organizzare il sistema d'igiene sente ·svogliata, si lagna di torpore cerebrale, d'in· sonnia e di agitazione durante la notte, mentre di dentale. Prof. PIERGILI. Recentissime p ubb licazio ni:

La _Malaria secondo le nuove· ricerche del prof. A. CELLI (2• edizione), L . & Indirizzare richieste con Cart-0lina-vaglia alla Società Edlt rl oe Dante Allghlerl - Roma.

giorno sonnecchia molto. Talora prima di addor· mentarsi balza spaventata dal l etto, benchè dopo si convinca ben presto di essere stata preda di visioni allucinatorie. Sottopongo l'inferma a dieta lattea e le sommi· nic;tro del calomelano per combattere i sintomi ad(19)


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dominali, ed anche come antitermico. Nella notte seguono scariche di fecci dure e poi liquide. Giorno 19 febbraio: Temperatura al mattino 39° C. Temperatura alla sera 40°. 2 C. Polso 96. Respiro 24. Giorno 20 febbraio: Temperatura al mattino 39°. 5 C. Temperatura alla sera 40°. 7 C. Polso 100. Respiro 26. Gj orno 21 febbraio·: Temperatura al mattino 39°. 9 C. Temperatura alla sera 40°. 8 C. Polso 108. Respiro 28.

S11lla pelle, sempre secca, in corrispondenza del dorso e dell'addome compaiono alcune macule rqs· so-pallide, rotonde, che impallidiscono sotto la pressione (roseole). N all'urina si riscontra la diazo-reazione di Er· lich. La ricerca siero-diagnostica del Widal riesce po· sitiva. Nulla di nuovo all'esame del torace e della re· gione cardiaca. Lingua asciutta, pulita ai margini, che sono rossi. Seguita l'anoressia e l'aumento della sete, benchè l'inferma, in completo stupor, chieda di rado da bere, ma come le si avvicina dell'acqua beve avidamente. Si ha diarrea non inquietante; fecci liquide, di color giallo-chiaro (purée di pi· selli). L'addome appare più convesso, in ispecial modo in basso. Alla palpazione d~lla regione ileo-cecale l'inferma, assopita, contorce dolorosamente il viso; sensibile è il gorgoglio ileo-cecale. Alla percussione si sente che il suono ottuso-timpanico è molto più spiccato. La milza è aumentata di volume. Il fegato è t1n po' tumefatto. La diagnosi è ovvia: la reazione del Widal po· sitiva, la diazo-reazione nell'urina., l'andamento della febbre, il polso raro rispetto alla temperatura, lo stupor, la roseola, lo stato della lingua, e i sin· tomi a carico dell'addome, depongono certamente per il tifo addominale. Non potendo sottoporre l'inferma ai bagni freddi, per l'inconsulta quanto energica opposizione dei parenti, mi limito all' applicazione di compresse fredde sul capo, ed ogni tre ore la faccio avvol· gere in un lenzuolo bagnato nell'acqua fredda. Persisto nella dieta lattea alternata con qualche zabbaione e con brodi leggeri, cui faccio aggiun· gere qualche cucchiaino di somatose. Nei giorni 19, 20 e 21 seguito la somministra· (20)

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zione di calomelano internamente provvedendo alla. pulizia della bocca con un colluttorio. Pratico anche per via ipodermica all'inferma un g.r:ammo di cloridrato basico di chinina come antitermico, e per la sua azione tonica ed eccitante sul cuore. Provvedo alla disinfezione energica delle fecci, llrine e biancherie. Giorno 22 febbraio: Temperatura al mattino 40°. 3 C. Temperatura alla sera 41°. 1 C. Polso 110, spiccatamente dicroto. Respiro 28. Cura come sopra. Giorno 23 febbraio: Temperatura al mattino 40°. 5 C. Tempera.~ura alla sera 41° C. Poldo 110. Respiro 30. Cura com e sopra. Giorno 24 febbraio: Sulla pelle, sempre secca, dell'addome e del torace sono apparse altre roseole. Temperatura al mattino 41° C. Temperatura alla sera 41°. 9 C. _Polso 115, irregolare, picçolo; presenta delle sospensioni. Respiro 30. Urina molto scarsa contenente discreta quantità di albumina e dei cilindri. Lingua stràordinariamente asciutta, quasi com· pletamente pulita, rossa, ruvida e scabra; gengive tumefatte, ricoperte di fuliggine. .All'asc~oltazione del torace si sentono aumentati i rantoli umidi a grosse e medie bolle e qualche ' rantolino a piccole bolle in tutto l'ambito dei polmoni. Il cuore destro è dilatato (l'ottusità relati,ra giunge al di là del margine sternale destro) si sente un soffio in primo tempo alla ~unta. L'addome appare molto prominente per spiccato meteorismo. La milza ha raggiunto il doppio del volume nor· male: ad ogni ispirazione si riesce a palparla fra le estremità sporgenti dell'XI e XII costola, nono· stante il meteorismo concomitante. L'organo appare sensibile alla pressione come lo dimostra l' inferma chP, benchè incosciente, contorce alla palpazione del viscere, dolorosamente il viso. Il fegato è pure tumefatto e lievemente dolente. La paziente giace assopita, le labbra e la lingua tremolano; sembra che l'inferma parli da sè. Ri· sponde molto -di rado alle domande direttele, con parole tremule e a sussulti. L'occhio è interamente itterico ; l'ammalata di tanto in tanto agita le mani come se volesse strap· pare le coperte (floctitatio), mentre di tratto in


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tratto appaiono delle contrazioni involontarie dei muscoli della faccia. L' inferma perde fecci ed urina, nè è possibile farle prendBre più nulla per bocca. Preoccupato del grave stato della paziente, come lo indica la temperatura, e più specialmente le .condizioni del polso che mi dicono essere segni precur sori di una paralisi · cardiaca, non che anche per il reperto dell'urina, per il meteorismo spicça· tissimo, e per tutto l'insieme delle condizioni ge· nerali della malata, dopo aver praticata una inie· zione ipodermica di un gra.m mo di soluzione di ca.ffeina (4 di caffeina - 6 di salicilato di sodio - 6 di acqua distillata e sterilizzata) contenente quaranta centigrammi di caffeina per centimetro cubico, mi decido, pur insistendo ancora di più negli impacchi freddi, di ricorrere al metodo Bac· calli, alle iniezioni endovenose di sublimato. Non perdo tempo, e nelle prime ore della notte ho di già iniettato nella mediana basilica del go· mito destro della paziente, un milligrammo di bi· cloruro di mercurio. (O. 01. / 10.) Durante la notte nulla di nuovo, e cosi il Giorno 25 febbraio: Temperatura al mattino 40°. 7 C. Temperatura alla sera 41°. 5 C. , Polso 120 sempre piccolo ed irregolare. Respiro 32. La mattina ripeto la caffeina per via ipodermica e la mattina come la sera inietto un altro milli· grammo di cloruro mercurico per via endovenosa. Giorno 26 febbraio: Temperatura al mattino 37°. 9 C. Tomperatura alla sera 38°. 3 C. Polso 1()0, regolare, pieno, molle, dicroto. Respiro 26. Persiste il soffio in primo tempo alla punta del cuore. N all'urina l'albumina ed i cilindri sono un po' diminuiti, persiste la diazoreazione. La reazione del Widal è sempre positiva. Immutati sono i sintomi toracici. La lingua è meno asciutta, meno scabra e r11· vida, spiccatamente rossa e pulita. Si hanno 4:-5 scariche nel giorno di f ecci liquide. L'addome è meno proeminente, meno sensibile alla palpazione, ed anche il timpanismo è un po' diminuito; presso che immutato è il gorgoglio ileo· cecale. La milza persiste nello stesso volume di prima; è però meno dolente; come pure il fegato. L'inferma è meno assopita; è cess~ta la flocti· tatio; l'ocnhio è un po' meno itterico. Risponde la paziente, sebbene un po' lentamante, alle dimande rivoltale. Essa dice di non ricordarsi di nulla.

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Non perde più nè fecci nè urine, ed è possibile alimentarla per bocca. Insisto nella dieta liquida; somministro del· l'acq11a di soda, o in emulsione gommosa tre grammi di salofene da prendersi a cucchiai. Pra· tico un'altra iniezione di caffeina (1/2 siringa), e nella giornata l'inferma riceve pure per via endo· venosa due milligrammi di sublimato. Seguito sempre l'applicazione delle compresse fredde sul· l'addome. Giorno 27 febbraio: Temperatura al mattino 36°. 7 C. Temperatura alla sera 37°. C. Polso 86 molle, dicroto. Respiro 20. Quasi immutati sono gli altri sintomi. La paziente è in quasi completa coscienza, e discretamente sollevata; persiste un leggerissimo stupor. Cura come sopra. Sospendo però la caffeina, e pratico una sola iniezione endovenosa di bicloruro mercurico, sempre di un milligrammo. Giorno 28 febbraio: Temperat11ra al mattino H6°. C. Temperatura alla sera, 36°. 3 C. _ Polso 80 dicroto. Respiro 20. Le roseole sono scomparse. Urine normali per quantità e qualità. Assenza quasi completa di albumina, e mancanza di cilindri. Manca la diazureazione di Ehrlich. Lingua umida e un pQ' rossa ; scomparsa del tutto la fuliggine dei denti. V 'ha molto appetito e la sete è di molto diminuita. Si ha una scarica di f ecci normali. All'ascoltazione del torace non si sentono più i ronchi ed i rantoli. Appena appena sensibile il soffio in primo tempo alla punta del cuore. Il meteorismo e la sensibilità addominale sono quasi del tutto scomparsi; persiste però il gorgoglio ileo-cecale. La milza è diminuita di volume. Il fegato non più tumefatto, nè dolente. Scomparso è lo stupor, come pure l'ittero delle sclere. La memoria è di molto affievolita. Continuo gli impacchi freddi sull'a~dome e faccio praticare un clistere di glicerina. Ripeto due grammi di salofene in em11lsione gommosa, e pratico un'inia· zione endovenosa di un milligrammo di sublimato. Insisto nella dieta liquida. Giorno 1° marzo : Temperatura al mattino 33°. 9 C. Id. alla sera 36°. 3 C, Polso 70. Respiro 17. 1~1\


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La paziente va sempre mig~orando sia nelle con· A principiare dal giorno 12 marzo ho cominciato dizioni generali che locali. ad avvalorare il latte e i brodi con faTine nutritizie, Cura come il ·giorno precedente. peptoni, succo di carne, polvere di carne, tuorli di Sospendo le iniezioni endovenose di bicloruro di uova, carne finamente tritata, legumi a purée, e len· • mercurio. tamente 2 a partire dal giorno 20 marzo, la paziente mano mano si è andata abituando alla dieta nor· Giorno 2 marzo: male. Temperatura al mattino 36°.1 C. Il giorno 26 del detto mese l'inferma ha comin· Id. alla sera 40°. 3 C, preceduta da ciato a lasciare il letto e piano piano si è complebrividi ripetuti. tamente ristabilita in salute. Polso, alla sera, 100. Prima di pubblicare questo caso ho voluto aspet· Respiro 25. tare per fare, se mi fosse possibile, altre esperienze È aum~ntato il meteorismo e la sensibilità addo· in altri tifosi, ma in .questo comune il tifo è raro, minale, come pure il gorgoglio ileo· cecale. Non si e da circa un anno e mezzo che io sono qui queè avuta alcuna scarica di fecci. sto è il primo caso. L'inferma è agitatissima. I parenti mi confessano Si sarà però nel caso in parola trattato di tifo che, vinta da.Ila fame, la paziente nel giorno ha abortivo ? Non lo credo. In simili evenienze la ma· voluto mangiare del pane. lattia dura Rolo pochi giorni, e per lo più non si Insisto energicamente nella dieta liquida. Sommi· ha a che fare con un vero e proprio tifo,. mentre nistro del calomelano internamente, faccio praticare invece il quadro sintomatologico aJ completo nel ,. ripetute compesse fre~de sulla testa e sull'addome, caso in discorso non lascia alcun dubbio sulla dia· ordino pl1re subito un clistere di glicerina, e pra· gnosi.• tico una nuova iniezione endovenosa di sublimato. Nel cosi detto tifo abortivo la febbre cade dopo Durante la notte l'inferma è assopita, ma delira pochi giorni, rapidamente sotto sudori profusi. ad alta voce, si dibatte, grida ed ingiuria. Quando io invece ricorsi alle iniezioni endovenose Giorno 3 marzo : di bicloruro mercurico le condizioni della paziente Temperatura al mattino 38° C. " erano gravissime, e solo dopo l'uso del rimedio so· Id. alla sera 38° 9 C. vrano, direbbe Baccelli, tutti i sintomi rapidamente Polso 96. migliorarono e presto scomparvero. Respiro 23. La caffeina avrà potuto rialzare il cuore, gran. La paziente è meno agitata, ma è assopita. cosa, ma certo non avrà avuto alcuna influenza Persisto nel metodo di cura del giorno precedente, sull'altissima temperattira, sul grave stato del sen· per via endovenosa pratico 2 milligrammi di biclo- sorio, sulle lesioni renali, sul meteorismo pronun· ruro di mercurio. . ·ziatissimo, ec?· ecc. E cosi pure le compresse fredde e gli altri farmaci non avevano scongiurato il gra· Giorno 4 marzo: vissimo stato dell'inferma. Temperatura al mattino 36°. 6 C. Inoltre i sintomi gravi della ricaduta, per errore Temperatura alla sera 36°. 9 C. dietetico della pazìente, scomparsi in brevissimo Polso 78. tempo con il bicloruro di mercurio per via endo· Respiro 19. Il meteorismo e la sensibilità addominale sono venosa, mi p ersuadono vieppiù sull'efficacia, anquasi scomparsi, diminuito ~ pure il gorgoglio ileo- che nell'infezionè tifosa, del metodo del CJinico di Roma. cecale. · Bolsena, 6 aprile 1903. Si hanno due scariche di fecci liquide. L'inferma è di nuovo cosciente e~ ·alquanto sol· levata. Recentissima pubblicazione: Cura come sopra. Pratico una sola iniezione en· Dott. V. GIDDICEANDREA dovenosa di lln milligrammo di s11blimato e le com· Prof. pareggiato di Patologia medica nella R. Univ. di Roma presse fredde solo all'addome. Giorno 5 marzo: Temperatt1ra al mattino 36°. 4 C. Temperatura alla sera 36°. 7 C. Alterazioni istoioaiche, Polso 65. tsiehe, chimiche, natterioloaiche del sanane, sierodiaanosi, ecc. Respiro 16. con molti metodi di tecnica ematoloaica. Cura come sopra. Sospendo le iniezioni endove· nose di bicloruro mercurico. Volume di pag. 312 con una tavola L. &. L'inferma nei giorni seguenti è andata sempre Richieste con cartolina-vaglia alla Libreria Internazionale migliorando. del Pollcltnlco, .ROMA, Via del Caravita, n. 3.

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L' Ematologia nella Febbre tifoide

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NOTE DI MEDICINA SCIENTIFICA A.Iterazioni renali nella tetania gastrica. .Al Congresso della Società italiana di patologia tenutosi testè a Firenze il dott. A. N AZARI ha fatto la seguente comunicazione sulle alterazioni del rene nella tetania gastrica. La tetania è una malattia che solo di rado con· duce a morte i pazienti, onde sono relativamente poche le a1ttopsie conosciute. Il maggior 11umero di queste si riferisce alla tetania dei bambini, una minima parte alla tetania degli adulti e alla così detta tetania gastrica. Nelle loro ricerche anatomo- . patologiche gli autori si sono di preferenza occupati delle alterazioni de) sistema nervoso centrale e periferico, e per la tetania gastrica, anche delle alterazioni della mucosa dello stomaco ; mentre manca goneralmen te nei loro reperti la descrizione particolareggiata di eventuali alterazioni a carico di altri organi, che si possano considerare in rap· porto più o meno diretto colla tetania. Riguardo alle alterazioni renali è ' Solo assai vagamente ac· cennato in alcuni nasi alla presenza di alterazioni parenchimatose o di una vera nefrite. Ha avuto occasione di studiare due casi di grave tetania gastrica; il primo nell'agosto del 1896 in una ragazza di 21 anni, cucitrice, la quale da ~olto tempo aveva presentato i sintomi di un'ulcera gastrica, ai quali erano succeduti quelli di una stenosi pilorica con enorme gastrecta,s ia. Durante la degenza nell'ospe· dale l'inferma ebbe attacchi tipici di tetania, in uno dei quali morì. Il secondo caso occorse nel maggio del 1902 in un uomo di !-33 anni, contadino, gastro-paziente da 3 anni, il quale venne ricoverato nell'ospedale durante un grave attacco di tetania, che ebbe la durata di mezz'ora circa. Nel giorno seguente si manifestò un nuovo attacco, durante il quale l'in· fermo mori. Le urine contenevano in quest'ultimo caso traccie d'albumina. All'autopsia si trovò in entrambi i casi, oltre le alterazioni a carico dello stomaco, consistenti in un'enorme gastrectasia da stenosi cicatriziale del piloro per ulceri semplici pregresse, una notevole iperemia doi reni, la cui sostanza corticale presen· tava la superficie di taglio cosparsa di numerosi punti e di sottili strie di colorito biancastra. Per questo aspetto si poteva già macroscopicamente fare la 1 diagnosi di infiltrazione calcare, diagnosi che venne subito confermata coll'esame microscopico di sezioni .ottenute per congelazione. Aggiun· gendo a questo dell'acido cloridrico, si ottenne la scomparsa delle deposizioni con sviluppo di gas; aggiungendo invece dell'acido solforico se ne ottenne egualmente la scomparsa, ma accompagnata dalla formazione dei caratteristici cristalli aciformi di solfato di calce.

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Nei preparati fissati in sublimato e in alcool assoluto, inclusi in paraffina e colorati con vari metodi, l' A. si è studiato di dare un'esatta localiz· zazione dell'infiltrazione calcare, e ha trovato che questa aveva sede nei tuboli contorti di 2° ordine o pezzi intercalari, specialmente nel punto in cui si accollano al corrispondente glomerulo malpighiano e nelle anse di Henle specialmente nella branca ascendente di queste. Una tale localizzazione cor· risponde esattamente a quella descritta da N1BBERT per la degenerazione grassa, e ha probabilmente il valore di una legge, nel senso che le parti suddette presenterebbero una resistenza minore verso le cause nocive, sia per condizioni speciali di circolo, come suppone N IBBERT basandosi sulle ricer· che di PURICELLI, sia per altre cagioni non dete.r · minat~. Gli epiteli dei tuboli calcificati presentavano alterazioni assai avanzate fino alla necrosi e alla loro totale scomparsa. I sali calcar~ avevano generalmente la forma di sferule di varia grandezza, alcune delle quali con una evidente striatura concentrica, in altri punti invece apparivano come granuli o come incrostazioni amorfe. Il rimanente del rene si presentava alterato, non in modo diffuso, ma a chiazze, spe· specialmente nella parte più periferica della cor• teccia e nei fasci dei tuboli retti della corteccia stessa. Gli epiteli dei tuboli di queste parti erano alterati in grado minore, mentre le alterazioni erano specialntente a carico del connettivo inter· stiziale, e consistevano in una ricca infiltrazione cellulare particolarmente manifesta attorno alle parti calcificate. Una parte dei glomeruli malpighiani era del tutto normalé, mentre un'altra parte, special· mente in vicinanza della cortex corticis, presentava alterazioni di grado vario, dall'aumento dei nuclei e dalla riduzione e scomparsa della cavità capsulare fino ad essere convertiti in blocchetti di con· . nettivo a lato dei quali era quasi sempre riconoscibile il tubolo di 2° orJine calcificato, la cui presenza, in alcuni punti di ricca proliferazione cellulare,. era il solo indice della preesistenza di un glomerulo malpighiano. Tutte le alterazioni renali avevano in entrambi i casi caratteri identici, solo nel primo caso erano alquanto più avànzate, specie la calci· ficazione. Negli altri organi e nel sistema nervoso centrale e periferico l'A. non ha trovato alterazioni degne di nota. Nè ha riscontrata la calcificazione dei piccoli vasi del cervello e del cervelletto descritta da PICK in tre casi di tetania. Questo autore (d'accordo con u.n precedente l avoro di GIERKE, il quale ha trovato che certe forme di calcificazione, a.n che del cervello sano, sono carat· -terizzate dal fatto che si tratta della calcificazione di un albnminato di ferro) ha ottenuto che le sferule e le incrostazioni calcari dei vasellini cerebrali das· sero in uno dei suoi casi una bella colorazione bleu di Berlino. L' A. ha ripetute le r eazioni sulle calcifi· (23)

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-0azioni renali ma con risultato èompletamente ne· gati,ro, sia col ferrocianuro di potassio e acido clo· ridrico, sia col solfuro d'ammonio. La calcificazione dei tubuli urinife:ri, che pre· suppone alterazioni necrotiche degli epiteli, è stata i·ipetutamente descritta nelle forme più svariate di i11tossicazioni e di avvelenamenti, ai quali l' A. può .aggiungere come os~ervazione personale l'avvelena· ,. nlento da funghi. In un uomo di 28 anni, morto in seguito a tale avvelenamento, l' .A.. trovò accanto a gravi alterazioni parenchimatose del rene un'estesa calcificazione, che era parimenti localizzata nei tubuli contorti di secondo ordine e nelle anse di Henle. L'aver trovata in due casi di tetania gastrica la descritta infiltrazione calcare dei tubuli uriniferi con identici caratteri sembra al Nazari argomento di una certa importanza in favore dell'origine tossica di tale affezione, opinione nella quale oggi conviene la maggior parte degli autori; ma che manca an· cora della prova diretta, consistente nel trovare la sostanza nociva nel sangue e di produrre con ql1esta sostanza negli animali fenomeni analoghi alla tetania. Sembra infine all'A. che le descritte altera.z ioni renali non siano da trascurarsi nell'interpretazione dei sintomi della tetania gastrica.

Funzionalità del rene ammalato. Fu studiata dal dott. SOETBEER analizzando di· 1igentemente le urine, non solo dal punto della .quantità ma anche riguardo _a l conten11to in so· stanze -a~otate e minerali. L' A. prese in esame tre tipi diversi di malattia: la nefrite parenchimatosa .acuta, la nefrite interstiziale cronica ed il rene amiloide; e vide che il lavoro complessivo del rene è nel primo e nell'ultimo caso minore che nell'individuo sano; nella nefrite interstiziale ero· nica invece la funzionalità · del rene appare presso .a poco normale rispetto alle sostanze azotate e mi· nerali, mentre, se si dovesse badare solo alla eli· minazione d'acqua, la si dovrebbe dire superiore alla norma. Nella nefrite acuta e nel rene ami· Ioide si nota una certa irregolarità nella elimina· zione delle sostanze minerali; mentre l'elimina· zione nelle sostanze azotate avviene in modo più regolare e costante. (Zeutr. f. in""· med., n. 24, 1903). Prof. V. PENSUTI

Sulle nev1·osi dello stomaco ~

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ROMA.

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Soeieià Edinice DanM

PR.ATICA PR.OFESSIONALE CA~UI~1J.lICA Il fenomeno diafra111matico di Litten. Nella Rivista critica di cli1iica 1nedica, n. 18, 2 maggio 1903, il dottor S. PUGLIESI, di Catania, studia min11tamente il fenomeno diaframmatico nelle condizioni fisiologiche e in numerosi casi di malattia che possono influire sugli atti respiratori. L'A. concll1de affermando che: Il fenomeno diaframmatico di Litten consiste in un'ombra lineare che si scorge durante i movi· menti respiratori sulla parete toracica, nella sua parte inferiore ..Essa è data. da avvallamenti espor· genze lineari a cintura e scorre dall'alto al basso nella inspirazione, dal basso all'alto nella espjrazione. Il fenomeno di Litten negli individui sani è '}0• stante. La sua estensione serve a valutare la escur· sione respiratoria del diaframma e dei m~rgini pol· monari, costituendo perciò un segno importante da ricercare nelle malattie dell'apparecchio respiratorio (vale per es. colla sua presenza a stabilire che vi è un tumore subfrenico del fegato piuttosto che 11na pleurite) e nelle malattie del diaframma di cui in· dica la capacità motoria. Nelle forme emiplegiche la mancanza del fenomeno indica la gravità e la lunga data dell'affezione, essendo ancora apprezza. bile il fenomeno nelle forme lievi. L' .A.. chiama il fenomeno diaframmatico di Litten fe1iomeno pneu1no·

fre1iico .

La recidiva precoce nella pneumonite flbrinosa. I

EBSTEIN riferisce nella Munch. med. Woch. (n. 18, 1903) un caso assai tipico di recidiva precoce di pneumonite. Trattasi di un individuo di 17 anni, il quale nell'ottavo giorno di malattia (pneumonite fibrinosa del lobo inferiore destro) presentò una vera crisi, caratterizzata, oltrechè dalla rapida de· fervescenza febbrile e dagli altri fenomeni soliti, dalla cornparsa dei rantoli di ritorno. Dopo un in· tervallo apiretico di 7 giorni, si ebbe il nuovo ra· pido rialzo f~bbrile coi segni fisici di infiltrazione del medesimo lobo polmonare, sputo croceo, ecc., e nella notte dal terzo al quarto giorno nuova crisi. Non trattasi adunque di semplice reèrudescenza, cioè di una preesistente pneumonite, ma di una vera nuova affezione pneumonica di un doininio polmonare già affetto da pneumonite ed oramai entrato in piena convalescenza. E . _neppure trattasi di una cosidetta p1"eu1no1iia migra1ite, poichè il pro· cesso pneumonico si è limitato tutte e due le volte al solo lobo polmonare inferiore destro. Il caso dell'autore è dunque da porsi - come recidiva precoce - accanto a quelli di GRISOLLE, - E. W A· GNER, H. RUGE, W. OSLER ed altri autori.


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Le recidive precoci nella pneumonite fibrinosa pare non· debbano essere un fatto frequente. L' A. ne ha osservato un solo caso - quello or ora riferito - in 43 anni di esercizio medico; E. WAGNER, su circa 1100 casi di pneumonia, ha osservato solo 2 casi indubbii di r ecidiva precoce; nella II Cli· nica medica di Berlino ne vennero osservati solo 3 casi su 440 pneumoniti.

Endometrite tubercolare in puerperio. Il dott. Cov A ha riferito testè alla Società tosca1ia di ostetricia e ginecologia, n. 2, 1903), un caso osservato nella clinica ostetrica di Firenze, di una donna di 32 anni, entrata in Istituto in 17a gior· nata di puerperio con febbre alta (40°}, tumefazione dell'addome, edema e trombosi venosa dell'arto inferiore sinistro. La paziente aveva partorito spon· taneamente al principio dell'8° mese dopo aver pre· sentato negli ultimi due mesi di gravidanza diarrea profusissima e distensione notevole dell'addome. L'esame clinico fece stabilire la diagnosi di e1i·

terite e perito1iite tzibercolare co1i raccolta saccata.

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1753

SEZIONE PRATICA

La donna v~nne a morte due mesi e mezzo dopo il parto, e l'esame anatomo-ed isto-patologico mise in evidenza, oltre leggiere alterazioni t11bercolari degli apici polmonari, profonde lesioni della stessa natura degli organi pelvici, e sopratutto delle trombe e numerosi piccoli tubercoli a carattere re· cente nell'endometrio. In base alla sintomatologia ed all'esame istopa· tologico l' A. è condotto a ritenere, che il focolaio primitivo doveva risiedere sulla mucosa intestinale, donde si sarebbe propagato alle' trombe, alle ovaie ed all'utero. Probabilmente le modificazioni a cui vanno incont'r o gli organi pelvici in gravidanza ed in puerperio, e specialmente le soluzioni di continuo nella superficie interna dell'utero per il parto, fll · rono cause predisponenti al diffondersi dell'infezione fino ad essi.

P1·esenza di bacilli della tubercolosi nelle tonsille. In tutte le tonsille si è più volte constatata questa presenza di bacilli tubercolari; SoKOLOWSKY ha cercato di stabilire se anche nella faringite granu· lare e laterale si potessero trovare i bacilli di Koch nei prodotti iperplastici e neoplastici di questa malattia. Ed ha potuto dimostrare che in antichi malati di tubercolosi, ora guariti; anche la faringite granulare e laterale era di origine frequentemente tubercolare. (Are/i. f . Laryn,g., vol. XIV, f. 3).

APPUNJTlI DI Il'El\APIA Cura medicamentosa della cirrosi epatica confern1a.ta. Fra i medicamenti, il primo da adoperare è lo

ioduro di potassio. Il ROBIN lo dà come stimolante vascolare ed è per questo che lo preferisce allo ioduro di sodio, che non agisce se non per il suo iodio. Scegliendo lo ioduro di sodio ci si priva di un elemento capitale, d el potassio e della sua azione eccitante sui vasi, senza contare che esso provoca disturbi gastrici ben più rapidamente dello ioduro di potassio. Lo io ~luro di potassio d eve esser preso a piccolissime dosi, in modo prolungato, associato agli

s tricriici : Ioduro di potassio . . Solfato di stricnina . · Acqua distillata. . .

. gm. 5 . centgm. 3 . gm. 300

Sciogli. Un cucchiaio prima dei due pasti principali di latte e di feculenti. Parallelamente agli stimolanti vascolari e n~rvosi bisogna prescrivere degli sti1nolanti della secrezion,e biliare. Fra questi il salicilato di soda oc· cupa il primo posto, ma è difficilmente tollerato dai cirrotici, che hanno abbastanza spesso i r eni in cattivo stato. Cosi il ROBIN consiglia di sostituirlo col benzoato di soda . e col fosfato di soda, aggiungendo lo jabora1idi, che è anche uno stimolante epatico : Benzoato di soda . • • • . centgm. 25 Solfato di soda • . • • • • • 50 10 Polvere di foglie di jaborandi . P er una cartina, da prendere tre ore circa dopo i pasti, cioè dal momento che il fegato comincia ad entrare in funzione. P er corroborare ancora l'azione della cartina il ROBIN la fa prendere in una tazza di iti/'nso cli

foglie di boldo: Foglie di boldo . Acqua . . . . Per un infuso.

gm.

»

2 150

Il benzoato di soda preso in cartine è qualche volta un po' irritante per lo stomaco e potrebbe dHterminare deì dolor! o diminuire un appetito già languente. Il ROBIN consiglia perciò di darlo in • pozione: Benzoato di soda . • • • • . gm. 4 35 Sciroppo di fiori d'arancio. • • > 120 Idrolato di tiglio . . . . • • Un cucchiaio da zuppa di questa pozione, tre dopo il pasto, in un infuso di foglie di boldo. (25)

or~


1754

LA.NNo IX, F Aso. 55J

IL POLIOLI:b1100

Questa medicazione epatica diretta sarà comple· tata da llna 1nedicazio11,e in,festi1iale, che avrà per iscopo di eccitare la circolazione epatica ed intestinale con 1'11so di purganti ripetuti. La sera, coricandosi, il malato prende una o due pillole di Bo1itius, la cui formula è la seguente: Aloe delle Barbadi . . . . . ) Gomma gutt a . . . . . . . . . ìl ana gm. 10 Gomma ammoniaca . . . . . . gm. 32.. Aceto di vino bianco . . . . . gm. 60 Mescolare esattamente, dividere in pillole del peso di centigrammi 20. Poi, la mattina al risvegliarsi, dopo o prima di avere evacuato, il malato prende un clistere d'acqua fredda, che ha la proprietà di ·stimolare le funzioni epatiche. All'infuori di questi principii, che si applicano a tutti i malati, ve ne sono altri che si riferiscono a casi particolari e specialmente alle complicazio1ii, come l'oliguria e l'ascite. Contro l'oliguria si dia la teobromina. La si dia alla dose di grammi 1. 50 in 3 cartine, presa ciascuna ad un'ora di intervallo, per tre giorni al massimo. Non bisogna somministarla sola ai cirrotici come la si dà ai cardiaci, ma associarla al fosfato di soda, che aumenta la sua azione, in questo caso, con l'a· zione tutta speciale che esercita sull'attività epatica: Teobromina . . . . . . . . . . . . . gm. 1. 50 Fosfato di soda. . . . . . . . . . . gm. 1. 50 Mescola esattamente e dividi in 3 carte. Se sopraggiunge diarrea, si sospenda l'uso del farmaco. Se non ha effetto nè sull'intestino nè sulla diu· resi, si può aumentare la dose e andare, occorrendo, fino a 3 grammi. Qualche volta la teobromina non riesce. Bisogna adoperar.e altri mezzi, . fra i quali il ROBIN con· siglia la pozione proposta dal MrLLARD, dove si trovano associati l'acetato e l'azotato di potassa se· condo la seguente formula : Acetato di potassa . . . . . 2 Nitrato di potassa . . . . . : ( ana gm. 30 Ossimiele scillitico . . . . . . . gm. 120 I_nfuso di fiori di ginestra .. gm. Un cucchiaio ogni ora. In caso di insuccesso si possono adoperare le pillole proposte da LANCERAUX: Polvere di foglie di scilla .. Polvere di foglie di digitale . ana centgr. 5 Polvere di resina di scamonea Per una pillola. Da 2 a 4 pillole nelle 24: ore. · Se non si riesce ancora, si può servirsi del calo11iela1io. Se si vuole provocare la diw·esi, si dia alla dose di 10 centigra.m mi ogni 4 o 5 ore, senza oltrepassare la dose· quotidiana di 4:0 centigrammi. • (26)

Per diminuire l'ascite, si pratichi la paracentesi. Contro le emorragie d'ogni natura uno dei mezzi migliori è l'uso del cloruro di calcio. ROBIN ado· rera la formola seguente : Cloruro di calcio . . . . . . . . . . gm. 4 Sciroppo tebaico . . . . . . . . . . gm. 30 Acqua distillata di tiglio . . . . . gm. 120 Un cucchiaio ogni ora fino a cessazione della emorragia. Le emorroidi sono anche una penosa e frequente complicazione. Per calmarme i disturbi si possono prescrivere le lozioni ed applicazioni d'acqua bianca, oppure si può adoperare la vecchia e volgare pomata di ca· trame, introdotta col dito nell'ano.

(Bulleti1i de tliérap.).

Mistura antidiarroica. Tintura Tintura Tintura Tintura Mistura

• di oppio • di zenzero di cat€chu di canella. creta a· 30.

-

gocce 10 > 10 20 20 ~

'))

Mistura di rabarbaro ammoniacale.

'

Raoarbaro in polvere • Carbonato ammoniacale Infuso quassio. • • • Acqua menta piperita .

gm.

~

))

>

025 0,12 15 » 15 >

'

, AMMINISTRAZIONE SANITARIA

Atti ufficiali. ARDENNO, V ALMASINO, BUGLIO IN MONTE. Con· sorzio sa,nitario. - Il comune di Ardenno ha ricorso contro il decreto 2 aprile 1903 del Prefe~to di Son· drio che aumentava di lire 300 annue lo stipendio del dott. Pietro Innocenti, medico-chirurgo con· dotto del consorzio Ardenno, V almasino e Buglio in Monte é ripartiva con nuovi criteri le quote da porsi a carico dei comuni medesimi. . Il Consiglio di Stato avendo emesso avviso che l 'impugnato decreto è viziato d'illeggittimità, il pre· detto provvedimento del Prefetto di Sondrio è stato revocato. RIARDO. Co1n1nercio di acque 1nin.erali. - Su con· forme parere del Consiglio di Stato è stato annullato il decreto 30 maggio u. s. del Prefetto di Ca· serta che revocava un'ordinanza del Sindaco di Riardo relativa allo smercio di acque minerali. PALAZZO ADRIANO. Lice1izia11ie1ito del perso1iale sa1iitario. - Il comune di Palazzo Adriano ha ri-: corso contro il decreto 2 luglio u. s. del Prefetto di Palermo che annullava una deliberazione di quel

I


ASC.

5 ,

SEZIONE PRATICA

1755

Consiglio comunale del 29 precedente maggio, con - d'inviare al Laboratorio batteriologico ùel Ministero' la quale si procedeva al licenziamento del perso· contemporaneamente alle cassette, il prescritto ver· nale sanitario per fine di ferina. In parziale acco· baie di prelevamento dei campioni e la r elazione glimento del ricorso, sul conforme avviso del Con· sul bacino imbrifero e sulle condizioni delle sor· siglio di Stato, l'impt1gnato decreto è mantenuto genti da esaminarsi, cosicchè mancano i m ezzi per fermo in quanto annullava la deliberazione suindi· la esatta identificazione d ei campioni e per il giusto cata per la parte riflettente il licenziamento del· apprezzamento dei risultati analitici. l'ufficiale sanitario e viene invece revocato in tutte Le SS. LL. vorranno su ciò richiamare l'atten· le altre sue parti. zione dei signori medici provinciali e delle Autorità sanitarie dipendenti, invitandoli a curare che NORCIA. Emission,e di tna1tdati d'ufficio. - Su con· forme par.ere del Consiglio di Stato è stato accolto d 'ora innanzi tali inconvenienti non abbiano più a · . il ricorso prodotto dal coml1ne di Norcia, contro la verifj carsi. E vorranno pure portare a loro cogni~ione che il decisione 10 luglio u. s. della Giunta provinciale Ministero, nello intento di ottenere che il verbale amministrativa di Perugia, con la quale dispone· di presa dei campioni e la relazione sul bacino im· vasi l'emissione d'ufficio di un mandato di paga· mento a favore del dott. Giuseppe Giri per asserti brifero al'rivino al Laboratorio simultaneamente ai campioni stessi, per modo da r endere' più facile e . crediti di lui verso il comune. spedita l'analisi, ha disposto che in ciascuna delle LAUREANA DI BORELLO. Bila1icio 1902. - Il CO· attuali ca.ssette refrigeranti, a misura che pervermune di Laureana di Borello ha ricorso al Go· ranno al Laboratorio, sia collocato tra il coperchio verno del Re contro la decisione 31 marzo 1903 ed il primo cuscino una busta di tela cerata, nella della Giunta provinciale amministrativa cli R eggio quale appunto dovranno riporsi i documenti anziCalabria, per la parte con la quale veniva d'ufficio d etti. ridotto da lire 1200 a lire 400 lo stanziamento per Si gradirà dalle SS. LL. un cenno di assicura· lo stipendio del medico condotto a favore dei po· zione dell'osservanza. veri. Su conforme avviso d el Consiglio di Stato P er il Min,istro che ha ritenuto la detta d ecisione della Giunta RONCHETTI. provinciale ammini3trativa viziata di illegittimità il ricorso del CommLe di Laureana di Borello è stato accolto, e revocata, in conseguenza, la de ci· CENNI BIBLIOGRAFICI sione stessa per la parte concernente la riduzione di stipendio al medico condotto. TULLIO Ross1·DORIA. - Ostet1icia. Manuale per

***

ROMA. - Servizio delle cassettè r efri_qeran,ti pel trasporto dei cantpioni di acqua per esame batteriologico. - Il Ministero dell'interno ha diramato in proposito ai prefetti del Regno la seguente circolare : Nel servizio delle cassette refrigeranti adoperate pel trasporto di acqua da sottoporsi ad esàme batteriologico nei laboratori della Sanità pubblica si verificano con frequenza inconvenienti, che rendono difficile · o addirittura impossibile ai Laboratori di corrispondere .alle richiesta loro rivolte. 1° Non di rado le cassette vengono recapitat~ al Laboratorio con notevole ritardo, sia perchè non sono spedite con treni diretti, come è prescritto; sia perchè non portano chiaramente scritto l'indi· rizzo: « Laboratorio batteriologico della Sanità pubblica - Piazza Vittorio Emanuele, isolato Santo Eusebio - Roma » con la indicazione « Fermo sta· zione » ; sia, infine, perchè i medici provinciali o le Autorità comunali interessate trascurano di avvertire telegraficamente della fatta spedizione il Laboratorio stesso e questo Ministero, per cui le cassette rimangono giacenti per più giorni alla stazione ferro viaria. 2° Bene spesso le Autorità interessate omettono

l'istruzione delle levatrici, con 419 fig11re, in nero ed a colori, intercalate nel testo. - RomaMilano, Società editrice Dante Alighieri di Al· brighi, Segati e C., 1904 (L. 10). IiA. nel presentare al pubblico questo st10 ma· nuale, con eccessiva modestia, suppone che l'opera possa anche non essere riuscita., ed in questo caso incolpa sè stesso, lasciandone giudice il lettor e. L'opera è invece riuscitissima e per enumerarne i pregi sarebbe necessaria una estesa recensione, anzichè un semplice cenno bibliografico. L'opera è divisa in 4 parti. Nella prima parte l' A., col sussidio di buone figure, tratta, in modo chiaro e conciso, l'anatomia e la fisiologia del corpo umano ; trattazione. molto opportuna, poichè concorre a dare una conveniente coltura alla levatrice, la quale è d estinata soventi volte ad informare e ad assistere il medico. Nella seconda parte scrive intorno alla gravi· darLza fisiologica, al parto normale, al pt1erperio regolare, con metodo, ordine e chiarezza tali da riuscire assolutamente di facile assimilazione anche per le menti poco preparate, come, pur troppo, ana cora oggi, sono quelle delle allieve levatrici. Nella terza parte, quasi intermezzo tra la parte fisiologica e quella patologica, con un senso finis· 127)


1756

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IL POLIOLIN.LOO

simo di educazione civile e sociale, l' A. s'rolge mirabilmente il galateo della levatrice - qualità, doveri, funzioni - e dà, molto a proposito, dei pre· ziosi consigli di assistenza generale e spec iale ostetrica, non trascurandone i particolari. N all'ultima parte si occupa della patologia della gravidanza, del parto, del puerperio, spiegando una grande abilità didattica. Conduce infatti le allieve alla conoscenza delle cose meno facili, con una espo· sizione talmente ordinata, chiara e seducente che ogni difficoltà assol11tamente scompare. In fine dell'opera è posto l'indice alfabetico, op· portt1nissimo per facilitare ed affrettare la ricerca di qualsiasi argomento. Questo manuale ha il grande pregio di conser· vare, dal principio alla fine, un indirizzo eminente· mente pratico. L'.A. ha saputo raggiungere, con valentia rara, lo scopo didattico, informandosi ai principi oggettivi e dimostrativi, universalmente e giustamente oggi tenuti in grande estimazione. Il manuale è completo e ne è mirabile la costru· zione semplice, ordinata, originale ed utile assai. Con stile facile, elegante, sobrio, intrattiene pia· cevolmente il lettore, liberandolo dalle comuni e noiose pedanterie scolastiche : questo manuale istrui· sce dilettando. L' A. con questo libro · tende a fare della levatrice non solo una professionista istruita, ma anche una infermiera filantropa, attenta, u tile, educata; ed ha compi11to cosi un'opera di grande valore scientificopratico non solo, ma eziandio di grande utilità igienico-sociale. Alcuni capitoli dell'opera si distinguono per ec· cellenza di trattazione e di opportunità, tali per esempio: il bacin,o fe11imi1tile ; argomento svolto con pia· cevole evidenza p er mezzo di una esatta descri· zione e di figure eccellenti e numerose. il capitolo delle presertta.siorti e posizioni del f eto; argomento in sè pi11ttosto astruso, pure reso dal· l' A. ass~i facil e coll'aiuto delle figure e di una espo· • • • zione piana e precisa. quello della presen,tazione trasve.r sale ; questo capitolo è un capolavoro di didattica e di arte; l'autore ha saputo svolgere 1mo dei più difficili ar· gomenti con tal~ maestria, semplicità ed evidenza, che chi legge supera felicemente ogni difficoltà. il cap;tolo delle ;11,fezio1ii puerperali, in cui l'A. oon concetti moderni d à alle allieve le necessarie nozioni di bacteriologia e coglie l'occasione di ri· peter e gli importanti precetti di antisepsi e di asepsi svolti nella terza parte del libro. L 'eccellenza del manuale è completata dall'armo· nica fusione dei meriti scientifici con quelli artistici-tipografici. L e incisioni, sopratutto, destano la nostra a,mrnirazione: esse superano di molto (28)

[ANNO

IX, F ASC. 55]

quelle di ogni altro trattato italiano e gareggiano con quelle dei principali trattati stranieri. La mitezza del prezzo di questo prezioso ma· nuale è poi sorprendente (L. 10) e oiò torna ad onore della Societa editrice, la quale mostra di non essere animata da intenti bottegai ma da un alto concetto della missione sociale della moderna industria libraria. Dobbiamo dunque essere gratissimi cosi all'au· tore come all'editore per avere arricchito la letteratura scientifica del nost~o paese di un trattato che supera quelli che ci vengono dall'estero ; trat· tato, che non servirà soltanto per l'istruzione della levatric~, ma diventerà il necessario consulente cli tutti i medici pratici che vorranno rinfrescare nella memoria le loro cognizioni pratiche di ostetricia. Dott. I. GRtFFI. 0PPENHEil\f.

Trattato delle malattie nervose. Tra-

duzione sulla 3a edizione del dott. GuGLIELl\IO DE PASTROVICH con aggiunte e note del traduttore e del prof. TAMBURINI. - Volume I, Società editrice libraria, Milano, 1903. Col progredire degli studi medici, la neuropato· logia ha preso tale sviluppo cl1e, da semplice branca limitata a pochi capitoli, oggi è assurta, col molti· plicarsi delle divisioni e suddivisioni delle forme morbose e colla scoperta di forme nuove, a costituire uno dei rami più vasti e importanti della medicina. Si aggiunga a. ciò i suoi rapporti intimi colla psichiatria, il diffondersi delle malattie ner· vos~ dato l'attuale ordinamento sociale, gli studi e le indagini dei fisiologi e degli istologi diretti con lena continua e quasi affannosa a investigare struttura e funzione del sistema nervoso e si com· prenderà·di leggieri quanto grande sia l'importanza della n europatologia e éome inevitabilmente essa debba ampliarsi, estendersi, assumere ognora pitì proporzioni più vaste e più complesse. Una prova di tutto ciò l'abbiamo nelle numerose e vaste monografie, che escono ogni giorno sui più svariati capitoli del campo neuropatologico. Sono tutti lct'vori, sia come contributo di casi clinici, sia come risultato di ricerche sperimentali, allo scopo di delucidare problemi difficili nella patogenesi, sintomatologia, etiologia, diagnostica delle malattie nervose. Dalla riunione di tutto questo materiale sparso, è formato il trattato, opera più complessa, più vasta che riunisce tutti gli svariati dati anatomici, istologici, fisiologici, clinici, anatomo ·patologici, pro· gnostici e curativi trovati dai vari autori, ordinandoli, classificandoli in capitoli ben distinti, af· finchè lo studioso possa avere quanto più concisa· mente è possibile un quadro esatto e completo su una determinata malattia. Ora se nel campo della patologia medica vi è grande abbondanza di manuali e di trattati, nel •


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lANNO IX, FASO. 551

1757

SEZIONE PRATICA

ramo speciale della n europatologia, il numero di questi è ben scarso. Diciamo subito, e con dolore, che di tali libri, italiani, non ne esistono; eppure non mancano certo in Italia valorosissimi cultori delle scienze neuro· patologiche. Bisogna invece ricorrere a libri pub· blicati all'estero e specie in Germania, in Inghil· terra, in Francia. Tra tutti primeggia l'opera di 0PPENBEIM, che nel breve spazio di 7 anni ha raggiunto la 3a edi• z1one. L'OPPENHEIM è riuscito a fare un libro al mas· simo grado omogeneo e ben proporzionato nei suoi vari capitoli. In tutte le forme morbose è dato ampio svolgimento in forma facile e piana alla etiologia, patogenesi e anatomia patologica delle singole malattie nervose. Amplissima poi è la trattazione della prognosi e cura di tutte le . .varie af · fezioni. E in ciò è appunto il merito grandissimo del libro, riuscendo di massimo vantaggio non solo allo specialista n~uropatologo, ma anche al medico pratico e generico. Nella terapia in ispecie riesce grande OPPENHÉIM; egli rift1gge dal nichilismo del ~fOEBIUS; al contrario cerca non solo di com bat· tere la causa del male, ma di curarne anche il più piccolo sintoma, la più piccola manifestazione. Questo non può a meno di esser messo in evidenza, quando si pensi come e quanto siano limitate e di scarsi effetti le risorse terapeutiche nel campo della neu· ropatologia. A tali pregi bisogna aggiungere il carattere es· senzialmente personale di alcuni capitoli, quali quelli riguardanti le varie miopatie, le nevrosi traumatiche e l'isterismo, a cui l'A. ha saputo dare una specialissima impronta, basata sull'osservazione diuturna e continuata di numerosissimi n svariati i11fermi nell a Clinica di Berlino. Tale è l'opera di cui la solerte Società editrice libraria ha intra.preso la tradt1zione e la pubblica· zione. Il libro, in un volume nell'originale tedesco, -è nella traduzione diviso in due e il primo già pubblicato comprende : J.1e modalità dell'esame, sin· iomatologia ~enerale (pag. 3-110). Le malattie del midollo spinale (pag. 115-438). Le malattie dei nervi })eriferici (pag. 439-652). . Il libro, a cui conferiscono maggior pregio le note di TAMBURINI, fedele nella traduzione, accurato nell'edizione, veramente di lusso, esattissimo nella riproduzione delle figure, elegante e comodo nel formato, colma nel campo neuropatologi co italiano una vera lacuna e sarà accolto con piacere e letto con utile grandissimo da tutti gli studiosi -0 cultori di neuropatologia. Dott. A. P. -V on 8TEINB1)CHEL. Sehmerzverminderung und Nar·

kose in der Geburtshilfe mit spezieller Bernck· .sichtigung der Kombinierten Skopolamin-Mo1··

phium-A.naesthesie: - Leipzig und Wien, 1903. Franz Deuticke. Il titolo « Anestesia e narcosi nel momento del parto, con speciale riguardo all'anestesia combinata della morfina con la ~copolamina :. dà un'idea ab· • bastanza chiara .del libro. L' A., dopo una rapida r assegna istorica di t11tti i metodi impiègati fin dai tempi più remoti per calmare i dolori del parto, parla di quelli impiegati ai nostri giorni. Divide tale capitolo in tre parti: nella 1a tratta dell'im· piego degli anestetici usati come narcotici (narcosi cloroformica, eterea, puntura lombare colla cocaina, secondo il metodo di Bier) ; nella 2a della narcosi in « sensu strictiori » e della seminarcosi (morfina, bromnetile, ipnosi); nella 3a dell'impiego dei narcotici e dei sedativi a scopo terapeutico. Negli altri capitoli del libro, che si possono considerare come formanti la 2a parte dell'opera, l'au· tore svolge le sue idee, corredate da una lunga statistica personale sulla narcosi mediante l 'unione della scopolamina colla morfina (scopolamina gm. O. 0003, muriato di morfina gm. O. 01, acqua gm.1 per iniez.J; ne descrive il metodo nella pratica del parto; e la paragona agli altri metodi adoperati di analgesia e di narcosi. Come conclusione, l' A. afferma che la miscela di scopolamina e morfina è superiore a tutti gli altri anestetici finora adoperati, poichè diminuisce i dolori delle doglie del parto, senza togliere a queste l'energia e la capacità di espellere il feto, non presenta controindicazione alcuna per la madre, nè intossicazione per il feto. Come tale essa merita che il suo impiego venga generalizzato fra gli ostetrici. a. p.

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Pubblicazioni pervenute al << Policlinico >> . N1con-LAPLANCHE dott. A. Di un caso interessante di paralisi spinale spastica. - Bologna, Estratto dal Bollettino delle scienze mediche, 1903. CURTI dott. E. Infortunio sul lavoro e coxit6 tubercolare. - Milano, Estratto dalla Gazzetta degli Ospedali, 1903. VOLPINO dott. G. Sopra alcuni reperti morfolo, gici delle cellule nervose di animali affetti da rabbia sperimentale. - Estratto dal Giornale della R. Ace. di medicina di Torino, 1903. - Per la rivalida dei titoli professionali nella Repubblica Argentina. - Buenos- Aires, Tip. dei Bonansea, 1903. ROSSI dot~. G. Origine, svolgimento ed avvenire della batteriologia agrariaied industriale. - N apoli, Estratto dal giornale <( Il Benessere », 1903. BURGONZIO dott. L. c., MARAGLIANO dott. F. e RosAENDA dott. G. Idroterapia ed attività motrice dello stomaco. - Biella, Tip. G. Testa, 1903. (29)

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1758

IL POLIOLINIOO

RISPOSTE A QUESITI E A DOMANDE

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(2756) Sig. dott. G. G. da P. - Per essere in· gaggia to come medico di marina mercantile occorre porsi in relazione con qualche società, clitta o per· sona pr0prietaria di navi di gran cabotaggio. Lo Stato non vi entra per niente : la scelta ed i patti non escono dai limiti di private contrattazioni; si possono quindi fare condizioni a piacere a seconda della convenienza reciproca dei contraenti. Per le navi che trasportano emigranti il servizio medico è affidato agli ufficiali medici di marina, per modo che è da qualche anno stata soppressa quella categoria di medici borghesi, che erano no· minati dagli armatori, in base ad un registro che esisteva presso talune Prefettur8 del Regno. (2758) Sig. dott. G. B. da C. M. - Cessando, per una ragione qt1alsiasi, di far parte della Cassa pensioni si perdono tuttj i contributi pagati prima dell'epoca della cessazione. (2759) Sig. dott. V. B. da C. - Il servizio ne· croscopico non è determinato da vigilanza igie· nica per cui possa far carico all'ufficiale sanitario, nè costitt1isce cµra per cui possa grat11itamente essere addossato al medico condotto. Esso si propone lo scopo dì accertare se veramente sia avvenuta una determinata morte, e nella affermativa, identificare la persona e la causa che produsse la morte stessa. Tale servizio deve essere ricompensato a parte, e, secondo noi, non regge il parere espresso dal Consiglio provinciale di_sanità. A:- Lei non resta ora che citare il Comune innanzi all'or· dinaria a11torità giudiziaria. (2760) Sig. dott. F. D. M. da C. - Circa le assenze dalla residenza bisogna a.ttenersi strettamente al Capitolato. A noi però pare che anche dopo espletata la prima visita e prima della seconda non possa, nel frattempo, allontanarsi il medico senza il consenso del Comune, perchè potrebbe sempre verificarsi il caso di urgente bisogno nel Comune. Nessun obbligo ha l'ufficiale sanitario od il medico condotto di eseguire le visite necroscopiche, giacchè, come più volte si è detto, queste visite non sono richieste nè dall'interesse della igiene nè da quello della cura ed assistenza. Qualora il fanciullo non possa pagare, sono tenuti a soddisfare il medico i genitori di lui. (2762) Sig. dott. A. A. da M. - Per la legge 2 novembre 1901, n. 460, e per quella successiva del 22 giugno 1902, n. 224, le Congregazioni di Carità ed i Com11ni possono vendere chinino unicamente per i coloni e per gli abitanti di zone di· cbiarate malariche. (2761) Sig. dott. L. V. da P. P. --- Per i certi· ficati di cui han bisogno i cittadini in seguito a cura subita, nulla si può pretendere, ma per gli altri che, stando sani, loro necessitano per fini personali o privati, si ha diritto a pretendere com· 30

LANNo IX, FAso. 55]

penso, giacchè il medico è obbligato ad accorrere senza compenso quando si è ammalati non quando si sta bene. II pagamento deve essere sempre fatto dal ri· chiedente e l'ammontare del compenso deve essere proporzionato , come d' ordinario , ad una visita isolata. (2764) Sig. dott. P. N. P. ,da R. - La cura delle famiglie dei casellanti ferroviari spetta al medico consorziale delle ferrovie. Se dette famiglie si servono dell'opera Sua debbono esse pagarla. Ne scriva al collega medico della ferrovia e qualora nulla ottenga, allo ispettorato sanitario od alla Direzione dell'esercizio. (2765) Sig. dott. L. A. da B. - Noi crediamo che sia più. opportuno, onde evitare in seguito possibili attriti con l'amministrazione, che Ella avanzi direttamente la. domanda di compenso, formulando q11ella proposta che, tutto sommato, possa ritenere, in linea transattiva e conciliante, accettabile senza difficoltà.. Tenuto conto che Ella già era stipendiato del Comune e che, vincolato come era, al servizio della prima zona, non poteva materialmente prestar servizio completo come un qualsiasi altro collega che non avesse avuto altra occupazione, crediamo che si possa ritenere equamente compensato con lire 800. Doctor JUSTITIA.

NOTIZIE D IVER SE Ordine dei Medici della Provincia. di Roma.. Domeniea 15 corrente, alle ore 15~ nella grande sala dell'Associazione commerciale Romana, piazza in Lucina 42, avrà luogo il Comizio dei Medici di Roma r. Provincia, indetto in tutto il Regno, nei rispettivi capol11oghi di provincia dal Consiglio fe· dera;le degli Ordini dei Sanitari del Regno e del1'Associazione Nazionale dei Medici condotti per discutare e votare in ordine al progetto di legge di modifica della legge sanitaria che dovrà in breve essere discusito in Senato e che riguarda davvicino gl'interessi e il decoro dei Medici condotti. I Medici di Roma e provincia sono tutti invi· tati ad intervenirvi. Il presiden,te: F. SANTINI. , Il segretario: T. SPAZI.ANI. Presso l'Istituto d'igiene di questa R. Università il 15 gennaio p. v. comincerà un corso bimestrale d' igiene per gli aspiranti al titolo di ufficiale sa.ni tario. Il corso comprenderà le materie stabilite dal pro· gramma approvato dai Ministeri della P. Istruzione e degli Interni, con decreto 16 marzo 1899. Per essere ammessi al corso si dovrà presentare MODENA. -


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SEZIONE PRATICA

domanda al Rettore di questa Università prima del 10 gennaio 19<J4, producendo: a) Diploma di laurea in medicina e chirurgia, od in chimica, od in chimica e farmacia od in ve· terinaria. b) Ricevuta di pagamento di lire 100, rilasciata dall'Economato di questa Università. Essendo limitato il numero dei posti di lavoro, l'ammissione degli aspiranti sarà regolata secondo l'ordine di presentazione delle domande. Le le· zioni e le esercitazioni saranno ordinate secondo apposito orario e regolamento. Alla fine del corso avrà luogo l'esame teorico-pratico stabilito dal decreto reale. Sarà bene che gli ammessi si presentino provveduti di microscopio adatto alle ricerche batteriolo· giche. VIGEVANO. - Nella borgata di Albanese Lomel· lina sta sorgendo uno splendido edifizio dovuto alla munificenza del benemerito cittadino prof. Pietro Grocco, direttore della Clinica medica di - . Firenze. L'edifizio è per uso di asilo infantile, con tutto il conforto didattico ed igienico. Tutti i membri di questa Camera dell'Ordine dei medici di questa metropoli, si sono dimessi dalle loro funzioni, in seguito agli attacchi che nella Dieta della Bassa Austria furono fatti di recente contro questa scuola di medicina, e, in ge· nerale, contro tutti gli esercenti l'arte salutare. VIENNA. -

LONDRA. - Il re Edoardo VII si è recato a Midhurst, nella contea di Sussex, a collocare la prima pietra di un gran sanatorio per i tubercolo· tici, a eui un eminente filantropo, sir Ernesto Casse!, amico intimo del re d'Inghilterra, fece il cospicuo dono di una somma di cinque milioni di franchi.

Romlne, promozioni, onorl1loenze. Il dott. Francesco Sanfelice, professore ordinario di igiene nell'Università di Cagliari e diruttore del relativo gabin.etto, attualmente comandato a dare lo stesso insegnamento nell'Università di Messina, è stato, col suo consenso, trasferito alla medesima cattedra nella stessa Università, conservando il grado di ordinario, dal 1° no,rembre 1903. Nell'Università di Messina il dott. Giuseppe Ziino fu nominato professore ordinario di medicina legale e direttore del relativo gabinetto; e vennero confermati, per l'anno scolastico 1903-904, i seguenti professori straordinari: Barbera. dott. Agatino, di fisiologia sperimentale e direttore del re]Jl.tivo gabinetto. Melle dott. Giovanni, di dermo-sifilopatia e clinica dermo-sifilopatica e direttore di ql1ella clinica.

* **

Il dott. Salvatore Amico Roxas fll abilitato, in seguito ad esame, alla libera docenza di ostetricia e ginecologia nella R. Università di Catania.

** * Francesco Fissore,

Il dott. cav. colonnello medico direttore dell'ospedale militare di Piacenza, fu collocato a riposo, in seguito a sua domanda, per anzianità di servizio e per età, ed inscritto nella • riserva. Il dott. cav. Felice Parisi, maggiore medico del· l'ospedale militare di Napoli, fu promosso a tenente colonnello medico, e nominato direttore dell'ospe· dal~ mili tare di Piacenza. . Il dott. cav. Francesco Mangeri, capitano medico dell'ospedale militare di Livorno, fu promosso mag· giore medico. Il dott. Efisio Vardeu, tenente medico del reg· gimento lancieri di Novara, venne promosso capi· tano medico. Il dott. Luciano Faraone, tenente medico del di· stretto di Palermo, in servizio uell' osp'3dale mili· lare di Palermo, fu ricollocato in congedo. Il dott. Guido del Latte, sottotenente medico del distretto di Napoli, in servizio di prima. nomina all'ospedale militare di Napoli, è stato trattenuto in servizio per altri tre mesi, in segt1ito a sua do· manda.

***

N all'amministrazione centrale della sanità, in se· guito ad esame, furono nominati segretari medici di terza classe i dottori Alceste Oliari, Giuseppe Tedaldi e Ferdinando Salvati.

Conooral e condotte. PERSICETO (Bologn3,). . Condotta medico-chi· . rurgica. Annuo stipendio L. 2400, oltre una even· tuale retribuzione della Congregazione di carità. Scadenza 11 dicembre 1903. BRESCIA. - Concorso per titoli _al posto di me· dico-chirurgo condotto del VI Circondario interno. Stipendio annuo iniziale L. 1800, aumentabile del 5 per cento ogni quadriennio per 6 quadrienni. Scadenza 30 novembre. BUIA ( Udi1ie). - Concorso a due posti di medico condotto. Stipendio annuo L. 2800, più L. 100 a quello dei due che verrà nominato ufficiale sani· tario . Scadenza 30 novembre corr. N IGOLINE (Brescia). - Condotta medico-chirurgica. Stipendio L. 2100, più L. 100 come ufficiale sani· tario. Scadenza 20 novembre. ZOLDO ALTO (Bellu1io). - Condotta medico·chi· rurgica-ostetrica. Stipendio annuo L. 2300. Scadenza 20 novembre. (31)


1760

lL POLIOLINIOO

VENEZIA (R. Istituto Veneto di scien,ze, lettere ed arti). - Dal R. Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti è stato bandito il concorso al seguente premio di fondazione Balbi· Valier per il progresso delle scienze mediche e chirurgiche:

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Indice alfabetico analitico del presente numero.

Alterazioni renali nella tetania gastrica. Na za ri· . . . . . . . . . . . . p ag. Bile durante la gravidanza, il puerperio e l'allattamento (Lo zolfo e l'azoto nella). Burlando . . . . . . . . . . . . u « S arà conferito un premio di itali'ane 1ire 3000 Caruncole amniotiche (C9ntributo allo studio delle). - Cova. . . . . • . • . . » a colui che avrà fatto progredire, nel biennio 1902· 1903, le scienze mediche e chirurgiche, sia con Cenni bibliografici . . . . . . . . • » l'invenzione di qtialche istrumento 0 di qualche Cirrosi epatica confermata (Cura medicamen· tosa della).- Robin . . . . . . . . » ritrovato che valga a lenire le umane sofferenze, Cistotomia vaginale per estrazione di un tubo sia pubblicando qualche opera di sommo pregio. di vetro dalla vescica. - Cerruti . . . )) « Il premio, per concorso, sarà proclamato n ella. Concorsi e condotte • . . . . . • . . » adunanza solenne del 1904. Congresso della Società italiana di laringologia, etologia e rinologia (VII). - Co« Il concorso resta aperto fino a tutto il 31 di· municazioni diverse . • . . . . • . » cembre 1903, e vi sono ammessi nazionali e stra· Congresso della Società italiana di ostetricia nieri, meno i membri effettivi del reale Istitt1to e ginecolog~ a (IX). . • • . . . . . » Veneto. Congresso di medicina interna (XIII). . . » Endometrite tubercolare in puerperio. « Le memorie potranno essere scritte nelle lingue Cova . . . . • . . . . • . . . » italiana, francese, tedesca ed inglese. Tutte poi do· Febbri di origine nascosta. - Bozzolo . . » vranno essere presentate, franche di porto, alla se· Fenomeno diaframmatico di Litten (Il). greteria dell'Istituto medesimo. Pugliesi · · · · · , · · · · . • » Laringopatie secondarie a morbi acuti infet.: Secondo l'uso, esse porteranno una epigrafe, ri· ti vi. - Egidi. . . . . . • . . . . » petuta sopra un biglietto suggellato, contenente il Lesioni dell'orecchio medio da vegetazioni nome, il cognome il domicilio dell'autore. Si aprirà adenoidi. - Grazzi. . · · · . • . . » Lesioni professionali e traumatiche dell'orecsoltanto il biglietto della Memoria premiata; e tutti ch.10. - D e 11 a v e dova . . . . . . . » i manoscritti rimarranno nell'archivio del R. Isti· Miopatie funzionali (S:gnificato diagnostico e tuto a guarentigia dei proferiti g iudizi, con la sola cura delle). - Rosenbacl1 . . . . . . » facoltà agli at1tori di farne trarre copia autentica Mistura antidiarroica. · · • · · · · · » Mistura di rabarbaro ammoniacale . . . . » dalla cancelleria dell'Istituto, a loro spese. Morbi (Individualità considerata nella patoge« La proprietà delle Memorie resta agli autori, nesi e nell'evoluzione dei). - De Giovanni, che sono obbligati a pubblicarle entro il termine Giuffrè e Viola. . . . . . • • . . » di un anno, dietro accordo con la segreteria delNomine, promozioni, onorificenze . . . . » No tizie di verse. . . . . • • • . . • » l'Istituto per il fbrmato ed i caratteri della stampa, ~ Odontoiatria (Rapporti della _colla pubblica e per l a successiva consegna di 50 esemplari delle salute). - Newsholme . . . . . • . » medesime. Organi del torace e 1.iell'aJdome in gravidanza « Nella stampa del lavoro premiato, l'autore ha e puerperio (Modificazione di alcuni). Dal Fabbro . • . . . • . . • . • » l'obbligo di premettere la intiera relazione della Pneumonite fibrinosa (La recidiva nella). Giunta esaminatrice del regio Istituto. Il denaro Ebste n . . . • • • . • . • . • » del premio non potrà conseguirsi se non dopo di Rene ammalato (Funzionalità del). - Soet· aver soddisfatto a queste prescrizioni. beer. · · · · · • · · • · · • · » Risposte a quesiti e a domande. . . . . » « l..1'Istituto conserva il diritto di fare imprimere, Sifilide del fegato dal punto di vista chirura proprie spese, quel numèro qualunque di copie gico (Considerazioni sulla). - Greene. . » che reputasse conveniente. Simpatico (La topografia funzionale del - e « Anche la presentazione di strumenti ed altri in particolare del sistema solare). - L<lignel-Lavastine . . . . • • . . . . » oggetti, pel « Concorso Balbi· Valier » sarà accom· Stomaco triloculare (Un caso di). - Moypagnata dall'epigrafe e dal rispettivo biglietto sug· nihan . . • • . . . . • . . . » gellato » . Tagli cesarei (Una « Porro » dopo tre - .conservatori nella stessa donna) - Truzzi " Tetania gastrica (Alterazioni renali nella). N. B. Ogni premiato dovrà pagaré, sotto forma Nazari . • • . . . • . . . . • . >> Tifo addon1inale guàrito col metodo Baccelli di trattenuta sul premio aggiudicatogli, l'importo (Un caso di). - Rossini . . . . . . » della tassa governativa di ricchezza mobile (93.15 Tubercolosi nelle tonsille (Presenza di bacilli per mille). della). - Sokolowsky . • . . . . . » Veratrum viride nella cura dell'eclampsia (Il). - Mangiagalli . • • . . . . . • » e l'azoto nella bile durante la graviL' Amministra~ione del ''Policlinico,, Zolfo danza, il puerperio e l'allattamento (Lo). si è tra~ferita al Corso Umberto I, n. 219. - Burlando . . . . . . · . • . . »

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l"uioosle di G. R•"4l!'O • O

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1751 1729 1740 1755 1753 1741 1759 1739 1739 ' 1731 1753 1735 1752 1738 1736 1737 '

1743 1754 1754 1731 1759 1758 1746 1739 1752 1752 1758 1475 1741 1745 1740 1751 1747 1753 1740 .

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Roma, 21novembre1903.

Anno IX

Fuo: 58

SBZIO:NB PRA.TIC.A

DIRETTORI PROF. GUIDO BACCELLI - PaoF. FRANCESCO DURANTI! •

VITT.ORIO ASCOLI

REDATTORE CAPO: · PROF.

.I ~OMMARIO.

Lavori originali : - Galdi : Di un sintoma finora poco valutato nella diagnosi di corea del cuore. - Febbre gialla e zanzare (Risposta del prof. G. Sanarelli al prof. E. Perroncito). - Riviste : - MEDICINA : - Golubow: Etiologia dcll'~nfisema polnionare. - Schmidt: Osservazioni sulla diagnosi della tubercolosi polmonare. - Au bertin: Segno di Pinz. e soffio pleuritico reso ritmico dal cifore. - CHtRURGlA : - Behring : Per la conoscenta della terapia antitossica del tetano. - Cal mette : Sull'assorbimento dell'antitossina tetanica da parte delle fe1·ite; azione inimuniz:zante del siero antitetanico secco impiegato nella tnedicatura delle ferite teta.nigene. - TERAPIA : - Berg1nann : La sali·ua nella terapia. - Nagel : Contro l' anchilosto11iiasi duodenale. - Accademie, Società mediche, Congressi: - XIII CoNGREsso DI MEDICINA INTERNA. - Note di medicina scientifica: - Per la ricerca dei bacilli del tifo nell'acqua. - 'Durata in vita dei ·bacilli del tifo nelle deiezJoni. · Pratica professionale: - CASUISTICA : - L e leucemie. - 1\1orbo di Kahler. - L'iperleucocitosi nei carcinotni gastroepatici - En1oglobinuria parossistica. - APPUNTI DI TERAPIA: - Nuovi casi ài eclarnpsia puerperale curati col « veratrum viride ». - Condotta da tenere nell'aborto. - Varia. - Cenni bibliografici. Interessi professionali : - Cotni'{_i 1nedici. - Risposte a quesiti e a domande. Notizie diverse. - Nomine, pro1nozioni, onorificenze. analitico del presente numero.

Concorsi e condotte.

Indice a lfabetico-

Pe1· facilitare all'amn1inistrazione l'esatto aec1·editamento dei valori cl1e vengono inviati per la 1·innovazione dell'abbonamento, 1>rego i signo1·i associati di voler seinpre indicare il r1u1nero della fascetta con cui i~icevono il giornale. . Gli abbonamenti si debbono pagare esclusivamente all'Amministrazione del ca Policlinico, ,, Corso Umberto 1, 219. Non si riconoscono i pagamenti fatti ad altri. L' a IJ't nt;nistr a !ore Prof. E NRICO MORELLI 1

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Diritti di proprieta r i s e r v a t i ~

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rispondentemente reumatica della corea, per cui tutti i disturbi del cuore che comparivano durante il decorso d'una corea erano consiDi un sintonia. finora poco valutato derati come fenomeni concomitanti della manella diagnosi di corea del c11ore. lattia e prodotti dall'affezione re11matica del Nota prevontiva del dott. FRANCESCO GALDI assistente nella R. Clinica ~Ied ica di Padova. cuore, avente a comune con la corea l'eleIl concetto di corea del cuore, annunciato mento etiologico infettivo. la prima volta dal R EwEs una quarantina di , Ciò uon ostante il \V OLLENBERG nel trattato anni fa, cadde ben presto nelle conf'usioni di NoTHNAGEL afferma che, quantunque non del RoGER e trovò negli ultimi tempi diversi sia assolutamente pro'\rata l'e8istenza d'una oppositori, fra ·cui più categoricamente il vera corea, del cuore, pure non n e è improbabile SoLTMANN (1). A ciò forse contribuì l'entu- l'idea (1), mentre l'OsLER, studiando general· siasmo suscitato dalla teoria infettiva e cor- mente il cuore nella corea, daccanto ai di-

LAVORI ORIGINA l l

(1) Gerhardt's Handbuch der Kinderkrankheiten Bd . V. Th. I, pag. 158.

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(1) N othnagol's Handbuch der spec. Path. ll. Tl1e· rap. Ed. XII. Th. II. Abth. III, pag. 17. ( 1)


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IL POLICLINICO

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sturbi per endocardite reumatica e per alte· spesso si accompagna ad altre nevrosi (CHARrata crasi sanguigna, aveva già notato quelli coT, MARIE, DETTLING) e a,d uno stato più o per difettosa innervazione o per alterazione meno rilevante di anemia (TRoussEAu). delle pareti muscol9Jri. Secondo q uést'ultimo Dicasi lo stesso del rumore di soffio specie autore i disturbi del i--itmo e le accentuazioni alla punta del cuore, descritto dal W OLLENdella frequenza deporrebbero per uno squili· BERG coi caratteri d'un rumore leggiero, sof· brio d'innervazione, mentre i soffi inorganici fiante, alìtante. Anzi tutto, date le frequenti starebbero o per un'alterata crasi sanguigna condizioni discrasiche del sangue, è per lo o per un disordine dell'apparecchio musco- meno assai difficile sceverare un soffio anelare delle valvole (1). mico da un soffio nervoso vero e proprio. Ma Avendo gli studi e le statistiche recenti anche ammessa la possibilità d'una tale diportata molta luce sull'etiologia della corea stinzione, se per poco si consideri l'elevata e smorzato alquanto il criterio unicista del- eccitabilità di .tutto l'apparecchio cardio-va!' elemento reumatico o per lo meno infettivo scolare nell'età infantile e. pubere, è chiaro (Loocr1, K osTER, MrRcoL1 ~ ALLEN STARR, FRoH- che potrebbe prendersi per soffio coreico LlcH), anche-la corea del cuore ha cominciato quello che è forse determinato da cause molto ha prendere n el capitolo generale della corea diverse. minore quel posto che meritava. Non bisogna qui trascurare che, a propoMa quali sono i sintomi che possono farci sito dell'aritmia nella corea del cuore, il S1MON stabilire la diagno3i di corea del citore, e nel ne ha intravisto la causa nei movimenti cocaso che sussista una tale manifestazi~ne co· reici del miocardio, il quale, sebbene muscolo reica, come se ne spiega la patogenesi? involontario, si comporterebbe come i muscoli Se ascoltiamo il GALLI, che se ne è occu- volontari nella corea minore (1). Ma proprio pato ultimamente (2), la diagnosi di corea del j questa dimostrazione ci manca, e noi dobcuore dovrebbe fondarsi sulle aritmie ed i biamo rintracciarla in qualche fenomeno che, rumori di soffio d'ordine puramente dinamico I partendo dallo stesso muscolo cardi~co, ci « che insorgono nel corso d'una corea e dalla traduca, per dir così, ali' esterno in modo stessa traggono origine >>, pur convenendo chiaro ed irrefragabile la sua affezione coche i soffi di natura nervosa sono molto più reica, a cui poi fanno capo le aritmie ed i rari di fronte alle aritmie. soffi. · A me sembra però che questi due sintomi Questo fenomeno dovr~bbe essere, secondo non bastino ad una tale diagnosi. Si conosce le mie osservazioni, una notevole e spontariea già che l'aritmia è un'evenienza piuttosto I variabilità dei diametri cardiaci, la quale difrequente nella corea minore (GoonHART); ma venta ancora più manifesta sotto l'infiueriza di sa alle aritmie causate dalle extrasistoli si stimoli generali o locali. Mancando questo f'enouniscono le così dette aritmie indirette che meno, non si dovrebbe parlar~ di vera e prosono di natura puramente nervosa e dipenpria corea del cuore, ma soltant~ di manife~ dono da disturbi della respirazione (3), non- stazioni coreiformi o pseudocore1che, le quali • chè quelle per alterata crasi sanguigna, si possono trovarsi non solo nella corea minore,. comprenderà di leggieri come un' aritmia ma anche in altre nevrosi generali. possa intervenire per svariatissime ragioni Che il miocardio come muscolo involontarionel decorso d'una corea; tanto più che questa possa partecipare all'irregolarità osservata nelgià presuppone un terreno nevropatico e l'azione degli altri muscoli, è un fatto messo · The mea·ica1 ormai· fuori dubbio, anche per analogia col (1) Il onore 1iell a corea 111 znore. Cl1ronic., n . 5, agosto 189!. diaframma in cui non è raro a manifestarsi (:2) Corea clel cuore. Gazzetta1dogli ospedali e delle il disturbo ~oreico. Ora nei movimenti coreicit I

cliniche, 1900, n. 135. . . .. (;3) Cfr. L~~l\1EL. Klznzsclie. Beobacl~tu11ge1t ziber H erzarytlzn11e. De11tsch. Archrv f. Kl1n. Med., Ba.

LXXII. t 2)

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(1) Bulletin n1é clical, Paris, 1891.

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87'r<)N{;J PRATICA

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a prescindere dall'interf'erenza prodotta dallo sua patologia le parvenze fisiologiche del cuore spasmo e dalla contrazione, vi è talvolta, come infantile; e noi sappiamo quanto instabile sia osserva il Go\VERS, una vera deficienza di l'aia cardiaca nell'infanzia, quasi che il cuore forza muscolare. D'altra parte per le ricerche in questa età di continua evoluzione, come di BENEDIKT, RosENTIIAL, ScHMioT, e dello stesso del resto tutti gli altri visceri, avendo in sè GowERS è provato che l'irritabilità elettrica · lo stimolo della crescenza, non potesse con· dei nervi e dei mttscoìi suole essere aumen- tenersi entro i limiti di quell'equilibrio molto tata nella corea, sia alla corrente galvanica più stabile, in cui entra fisiologicamente negli che alla faradica. Sicchè, ammettendo un fatto anni ulteriori. S'intende bene che se la corea coreico nel cuore, devono avverarsi anche pel del cuore si manifesta proprio nell'infanzia, miocardio le suddette condizioni degli altri la variabilità dei diametri cardiaci deve essere molto più considerevole. muscoli. Ammesso il nostro sintoma fondamentale Per conseguenza il miocardio verrebbe quasi della corea del cuore, vi si collegano facilmente ~ trovarsj in una.specie di debolezza irritabile, per cui la fibra cardiaca non può opporre co~ le aritmie ed i soffi. I moderni studi di ENGELMANN e GASKELL suo tono una valida resistenza agli stimoli che le pervengono sulla via nervosa, mentre, hanno dimostrato che le cellule muscolari del d'altra parte, a causa della sua ipereccitabilità cuore non solo posseggono la proprietà di produrre automaticamente degli stimoli, ma hanno i risponde in modo esagerato. . Tutto questo può succedere indipendente· altresì la facoltà dell'eccitabilità, della condu~ mente dalla rivoluzione cardiaca oppure rap- zione dello stimolo e della contrattilità. La ?resenta un'esagerazione ed un'irregolarità produzione automatica degli stimoli è massima agli sbocchi delle grosse vene, da cui si pariella rivoluzione medesima. .. Se ora pensiamo che il muscolo cardiaco tono gli stimoli periodici, corrispondenti ad ler la sua forma e struttui'a speciale si trova un'eccitabilità periodica del cuore, il che coielle condizioni di cambiar di volume molto stituisce il ritmo normale cardiaco (1). Per le i più che gli altri muscoli, ne consegue che ar~tmie del cuore coreico possiamo dunque cambiamento di volume del cuore, apprez- pensare che) manifestandosi uno stimolo auto·abile cou la deterµiinazione dell'aia cardiaca, matico in un punto anormale del muscolo Lebba riguardarsi come il fenomeno essen- cardiaco, da questo punto parta una contraiale della corea del citore. Questa però non zione che si frappone a due contrazioni regolari. Altre volte invece l'aritmia può nascere eve aspettarsi in ogni caso di corea ! Ma vi è ancora di più. Noi non dobbiamo dal perckè la fibra cardiaca, abnormemente .imenticare che, considerando le malattie eccitata, non traduce in modo uniforme a · ispetto all'evoluzione degli organismi, si af- t11tto il cuore lo stimolo dagli osti venosi, :i.ccia una legge importantissima, per cui al· sicchè una perfetta contrazione cardiaca viene uni fenomeni patologici d'uno stadio più a mancare; finalmente non può lasciarsi sotto· oluto della vita non sono che un ritorno a silenzio quel genere di aritmia che riconomeni fisiologici dell'età inferiore. La corea nosce un'interferenza tra la serie normale a la proprietà di risvegliare anche nell'ado- degli stimoli automatici del cuore e gl'imscente e nel giovane le note dell'organismo pulsi provenienti dai centri superiori, come fantile, a cominciare dall'instabilità e dal- hanno trovato ultimamente BRAUN e F uctts ncoordinazione dei muscoli sino a quella per certe forme nevrasteniche (2). Così le ecie d'infantilismo psichico, di cui sono così aritmie nella corea del cuore riconoscono come ratteristiche l'imitazione e la paura. Lo (1) Cfr. Pfluger's Archiv. Bd. LII, LIV, LIX, esso fatto deve ora succedere anche pel LXII. ore. Dato dunque che vi si manifesti il (2) Ueber ein 1iearaste1iisclzes Pulsplta1io111eri. Cen· omeno coreico, quel cuore assumerà nella tralbl. f. inn. l\Ied., n. 49, 1902.


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causa precipua il miocardio; ma non deve di- mento di cuori non alterati da vizi organici menticarsi che, se il miocardio è generatore di. è la triarigolazione cardiaca del DE G10VANNI stimoli automatici, il ritmo dei battiti ed il come è stata di bel nuovo descritta, e maetono della muscolatura cardiaca sono pur strevolmente, dal CASTELLINO nel suo << Trat· dominati dal vago. tato di semeiotica e patologia del cuore ». Per collegare al muscolo cardiaco anche il In una nota preventiva io non posso difr rumore di , soffio) si affacciano a prima vista fondermi sui particolari d'una mia ultim~ le contrazioni irregolari dei muscoli papil- osservazione in clinica, avendo voluto qu: lari, causa quindi d'irregolare chiusura degli segnalare solamente il fenomeno come taleorifizi e di aberrate vibrazioni valvolari. In Ma per dare un semplice accenno della va seconda linea vi contriLuisce anche l'anor· riabilità dei diametri cardiaci, dirò che ir male contrazione coreica del miocardio, il una ragazza di 16 anni, con ernie rea sini quale, come si sa dalla fisiologia, partecipa stra e corea del cuore, nel triangolo cardiauc alla produzione del 1° tono del cuore. Secondo -i valori della base oscillarono, in 40 giorn_ dice il S Y ERs, questi soffi coreici devono scom . d'osservazione, fra 9. 3 e 6. 5 cm.; quelli de parire con la scom pa1·sa della corea ; e che ventricolo destro fra 9. 6 e 6. 2 C'n1., e quell essi dipendano da un disordine nell'azione del ventricolo sinistro fra 9. 7 e 6. 9 cm. L< del miocardio, lo pensarono già STAREL, c ·" iON, ripetute osservazioni dimostrarono all'evi REMAK, 0GLE ed in tempi più vicini a noi, denza come la variabilità dell'aia cardiacf lo STuRGES (1). Bisogna aggiungere che anche avveniva proporzionalmente per tutti i dia se si presentasse un soffio presistolico, noi metri, un poco più solo pel ventricolo destro potremmo spiegarlo con l'origine miocardica, oltre a ciò devo notare che le maggiori re in quanto che l'aberrata eccitazione della strizioni dell'aia cardiaca si ebbero allor fibra cardiaca non permet~a una regolare quando l' inferma era più eccitata, corrispon tensione dell'anello elastico degli orifizi atrio- dendo sempre ad un'esagerazione molto ma ventricolari, i quali per conseguenza si re- nifesta dei movimenti coreici negli altri mu stringono (2 ). scoli del corpo. La variabilità dei diametr La diagnosi di co rea del ciiore deve dunqùe cardiaci non solo si presentò nei vari giorni prender di mira il muscolo cardiaco, basan- avendòsi cura di fare la determinazione del dosi sopra la triade fenomenologica: varia- l'aia quasi sempre alla stessa ora, ma si prE bilità dei diame ti·i del ciiore, aritmia, soffio. sentò anche da un momento all'altro spon Si potrebbe anche aggiungere il cardiopalmo, taneamente, sotto il solo influsso di un liev· . ammesso dallo Z1EMSSEN, ma non g1a come un eccitamento psichico. fatto caratteristico. Ora per l'apprezzamento Quando la emicorea migliorò, coincidendt della suddetta variabilità è necessario un me- il miglioramento con la comparsa delle me todo di plessimetria cardiaca, che, avvisan· struazioni, anche l'ottusità cardiaca venn doci sui rapporti morfologici del c11ore ri- rientrando gradatamente in confini più stabili spetto alle diverse parti chE.J lo costituiscono, Facendo agire diversi stimoli, come 11 alla cavità in cui si trova ed all'organismo corsa, la fustigazione ai piedi, la corrent• a cui serve, ci offra nel medesimo tempo i far a dica, il tapotement alla colonna cervicale vantaggi della rapidità dell'esecuzione, del- i diametri del cuore presentavano ancor. l'attendibilità dei risultati e della rappresen· delle notevoli variazioni, le quali interessa tazione in cifre tra loro comparabili. Il me· vano massimamente il ventricolo destro. Essf. todo che risponde a tutte queste esigenze, e diminuì, ed esempio, di circa · 2 cm. quand1 quindi il più adatto, almeno nell'apprezza· si fece passare attraverso il corpo dell' in ferma una modica corrente farad.i ca e quandc (1) Cf1'. GIUFFRÈ, . La corea. Trattato ital. di patol. e terap. spec. medica. Vol. Il P. VI. si praticò il tapotement alla colonna cervicale (2) Cfr. V ANNI cit. da l\'IoNARI. (Sede e nafllra Un soffio dolce, che esisteva in 1° temp• dei r1i111ori a11e11iici. La clinica med. ital. XXXIX). 1

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SEZIONE PBATIOA

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ci alla punta del cuore e che non cessava fa- gazione che si dà della corea postemiplegica, in cui dalle lesioni dei nuclei grigi della base NI. cendo trattenere il respiro, si modificò an· ae ch'esso nelle differenti manovre, fin quasi a si avrebbero delle irradiazioni alla corteccia; scomparire qualche volta completamente. Il giacchè la corea del SYDENHAM è qualche cosa che dimostra come quel soffio doveva dipen- a sè, non paragonabile nè con la corea po· ·r. dere in gran parte dall'affezione coreica del stemiplegica, nè con la forma senile, nè con miocardio, producendosi per le ragioni che la corea di HUNTINGTON. ho dinanzi accennate. Il MuRRI ha sos~ent1to . che, se gl' impulsi Modificazioni dell'aia cardiaca furono del volontari partono sempre dalla zona rolanle a resto riscont.rate anche negli stati fisiologici, dica, sarebbe strano il non riferire alla stessa · come un certo restringimento dopo la f'atica zona gl' impulsi involontari, conosciuti come . ed un ampiamento in seguito a pasti abbon- mioclonie e coree; d'altra parte, non localizdanti. Così pure Sw11TH ed HoFFMANN, deter· zando l'origine della corea alla zona rolandica, minando i confini dell'aia cardiaca col me- si dovrebbero vedere molto più spesso dei ditodo della frizione e del f'onendoscopio, ne sturbi d'innervazione viscerale (1 ). È chiaro riscontrarono una modificazione dopo i bagni però che a quest'argomentazione si può facilcaldi, nonchè sotto l'azione dell'alcool, del mente obiettare che la rarità dei disturbi vicloralio, della caffeina, della kola, ecc. (1 ). Ma scerali nella corea non vuol dire che essi mandeve pur ricordarsi che questa variabilità allo chino assolutamente in ogni caso. stato fisiologico raggiunge solo delle lievi pro· Pur tralasciando l'opinione del P1N t::LES che porzioni, ad ogni modo mai quelle che si no- assegnava la sede del disturbo coreico nelle tano nei cuori coreici, anzi a proposito delle braccia congiuntive, accennerò che J ASTROesperienze di SMITH ed HoFFMA~N è mestieri w1Tz, partendo dall'analisi del disordine moosservare che il Mo n1Tz, avendole con troll a te torio e dal concetto dell'irradiazione degli col metodo dell' ortodiagrafia, le ha giudicate · stimoli, ne intravide l'origine in tutte le un'illusione del metodo seguito (2). .Aggiungo masse grigie della coordinazione (~). infine che le variazioni dell'aia cardiaca allo Sì viene così a poco a poco ad un ordine ' stato fisiologico non si producono mai spon· più largo di idee, che merita tutta la nostra taneamente, ma riconoscono sempre uno sti . . attenzione e che fa rientrare la corea del molo diretto o indiretto, interno od esterno; 8YDENHA1'I nel dominio delle nevrosi geneoltre a ciò sono quasi sempre più nel senso rali, legate speeialmente ad aberrazione dello dell'aumento che nel senso della diminuzione, sviluppo. Già R1LLTERT, BARTI-IEZ e J OFFROY ossia proprio il contrario di ciò che si aV· affermarono che la coreRi è una nevrosi da vera nella corea. evoluziop.e; KRAFF1·-Es1NG ha scritto che in un sol punto ci si accorda. sulla corea, quello *** La questione della corea del cuore mi per- per cui l'età infantile ed il sesso muliebre ne mette alcune osservazioni generali sulla pa· costituiscono una predisposizione notevole. Il togenesi della corea minore: in qual parte l\i1uRRI stesso vorrebbe chiamar la corea del del sistema nervoso s' indova il processo? Lo- SYDENfIAìVI cc corea infantile »; P1Lcz parla di calizzandolo esclusivamente alla zona rolan· un avvelenamento su di t1n sistema nervoso dica, non possono spiegarsi quei casi di corea ereditariamente predisposto; K osTE_R, che pur in cui sono compromessi i muscoli in volon· ammette nella maggioranza dei casi la natari, come il diaf'ramma ed il cuore. Nè vale tura infettiva della corea, osserva che sul invocare una mutazione di termini dalla spie· terreno d'una disposizione nevropatica può svilupparsi una corea per un trauma psichico (1) Ofr. Verhandl. des 19. Congr. f. inn. l\1ed. zu

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Berlin, pag. 167 e 177. (2) Ueber clie Bestini 1n11.1t,r/ d. Herz.r;re11,ze1t 11aclt Sntitlt 1nr"ttelst d. Phouendo.skopes. ~Iiinch. med. W ocl1enschr., n. 31, 1903.

r.

(1) Potic/011io e coree. Policlinico, 1899. (2) .d.cute rlzeu111atisclle Geiststorang, D eutsch. mec.1. W ochenschr., n. 33-3!.

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1766

IL POLICtINICO

in certi periodi della vita, quando si effettuano probabilmente nell'organismo 'delle importanti modificazioni del ricambio materiale: anzi soggiunge che gli stessi unicisti della teoria infettiva non possono fare a meno del concetto della disposizione individuale (1) . . Citerò finalmente l'autorevole opinione del GowERs, secondo il quale « la corea infantile è dovuta ad una predisposi:.ione che dipende da uno stato par"ticolare di sviluppo e di educazione dei centri di moto, con intensità variabile secondo il temperamento e l'età del soggetto » ( 2). E così, attraverso le opinioni di illustri e pazienti osservatori, abbiamo ritrovato le sparse fila di quella teoria sulla corea che il DE G1ov A NNI aveva sinteticamente concepita già da lungo tempo, partendo dai suoi studi di fisiopatologia degli organismi (3) . Egli aveva osservato esser la corea del SYDENH AM t1na malattia che coincide con le fasi della crescenza individuale e che ammette una ragione fisio -patologica nei ml1tati rapporti dell'idraulica cerebro·spinale, dell'irrita· bilità e della conducibilità nervosa, senza che possa parlarsi d'una vera e propria sede in un punto determinato. La malattia viene così a stringere dei rapporti ereditari con la. costituzione linfatica e con l'eretismo nervoso in genere e può rappresentare un fenomeno cospicuo nelle svariate manifestazioni della crisi pibbere, illustrata egregiamente dal dottor VIOLA (4). Con questo non si vuol certo negare, in molti casi, l'origine jnfettiva o specificamente reumatica della corea minore; ma perchè l'infezione prodl1ca quella speciale sintomatologia, è mestieri che trovi il sistema nervoso predisposto nella maniera innanzi accennata. Ma di mezzo a tutto l'asse cerebro -spinale, che può risentire i danni d'una deficiente t1) Ueber die aetiolo.r1isclte11, B ezielzun,qen d. Cliorea 111inor zn tle1t I1ife f.·tionskranklteifen,. )li:i.nch. med. Woch enschr. n . 32, 1902. (2) Loc. cit. (3) Corea ,qes ficolatoria. .Archi,rio ital. di Clin. m ed. , ,,.ol. XXXIV. Cfr. anche : ROl\!ARO, A projJOsito a; zin caso d; corea gesticolaforia. Gazzetta, d eg1i ospedali, n. 89, 1896. (4-) La nevrosi della crescenza. Boll. d ella R. Ace. cli m ed. di R o1na. 1899.

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evoluzione, e talvolta anche quelli d'un'infezione, v'è una parte che subisce generalmente questi danni in più vasta misura, forse perchè giunge al suo sviluppo, anche normalmente, più tardi delle altre. Questa parte è il sistema piramidale, OSSia il sistema C0 rtico-m'l.bSCOlare, che ha la sua sfera produttrice d'impulsi cen· trifughì nella zona rolandica. Se il MuRRI, localizzando in questa regione. la sede del disturbo coreico, ne · riconosce l'elemento causale più importante nelle sue .attitudini biologiche nell'età infantile, perchè dunque non estendere a tutto il neurone motore cerebro· spinale, come lo chiama il V AN-GE11ucr-rrEN (1), ossia a tutte le vie piramidali, quelle stesse attitudini biologiche? Ma già siamo su questo indirizzo. Infatti in una recentissima pubblicazione di HunovERNIG (2) è detto precisamente che i movimenti coreici sono sempre l'espressione di uno stimolo diretto o indi· retto delle vie piramidali in un qualsiasi punto del loro decorso. L'essere però interessate con maggiore fre· quenza e con maggiore intensità lè vie pira· midali non implica che le altre parti dell'in· tero sistema cerebro·spinale non possano esser colpite più o meno prof'o ndamente, quando esistono dei sintomi viscerali che ne rivelano . senz'alcun dubbio la compromissione. 1

(1) L e S//stènie 1terven.,-i; (/e l' ltonznte, 1803, pag. 3JJ. (2) B eitrag Z lll' patolo.qisclien A1iato11zie der CltorPn 111i1tor. Archiv f. Ps:vchiatrie u. N er,~enl{rankheiten . .. Bd. XXXVII, Heft I .

Fel;b1·e giè1lla, e

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zanzar~.

Risposta del prof. G. SANARELLI al prof. E. PERRONCITO.

Al prof. PERRONcrro che nel fascicolo n. 50 di questo periodico (1) si è compiaciuto rispondere alle obbiezioni mossegli nel mio articolo precedente (2), io non debbo che poche parole di replica. Il prof. PERRONCITo non ha creduto di dover rispondere ai fatti coi fatti, ma con ri· (1) Febbre gialla e zan,zare. Risp. del prof. ~r~n· RONCITO. Policl. n. 50, 1903. (2) Febbre ,qiallp e zanzare. Il Policlinico, Sezione pratica, n. 43, 1903.


l ANNO IX, F .A.SO. 56 j

SEZIO?\~

PRATICA

flessioni soggettive che non possono avere contenuto scientifico. Di fronte alle mie dimostrazioni documen· tate e che distruggono t·utte le critiche mosse sin'0ra, in buona o in mala f'ede, ai miei lavori sulla eziologia della febbre gialla, l'eminente professore di Torino non sa 011porre che delle considerazioni personali le quali, a mio modo di vedere, non hanno alcun contenuto scientifico. Gli argomenti principali su cui si basa infatti il prof·essore P ERRONCITO per giustificare il suo incomprensibile atteggiamento, allo1'quàndo volle presentare alla R. Accademia di medicina di Torino una comuni· cazione inesatta, pervenutagli da autori a noi ignoti, ma che aveva il solfJ merito di attaccare l'opera mia, sj riducono in fondo a due soli. Il primo consiste in un rimprovero che egli mi f'a, perchè non sono rimasto tutta la vita su quello, che il prof. PERRONCITO si compiace di chiamare il « campo di batta· glia )) , ossia in America, quasi che io fossi obbligato a subordinare i miei interessi privati e le· mie preferenze personali alle esi· genze dei critici a corto di buone ragioni !. .. Eh! io so bene che avrei reso un grande servizio a qualche amico del prof. PERRONc1To, e mi sarei anche acquistate non poche benemerenze se avessi graziosamente abbandonato ad altri il posto che sono venuto ad occupare uel mio paese. Ma questa è cosa che rigua.r da esclusivamente me e della quale io consiglio il pro· fessore PERRONCI1'0 a disinteressarsi del tutto. Ciò non ha nulla a che vedere coi rniei lavori scientifici. Il prof·. PERRONCITO sa del resto che, per quanto riguarda me, dopo la pubblicazione delle mie memorie nel 1897, ho se1npre consideru,to come defi:nitivamente risolto il problema eziologico della f ebb re gialla, almeno in quella 1

1

parte f'ondamentale che più mi interessava, e questa affermazione io la mantengo ognora in tutta la sua integrità e in tutto il suo valore. Spetta ora agli altri il completare, se ere-

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don9, l'opera mia, od anche il confutarla e il distruggerla, con lavori seri, persuasivi e condotti con quella esatte~za e con quella coscienza che tutti gli autori - anche avversari - hanno dovuto riconoscere nei miei; non con argomenti inconcludenti o con ricerche sbagliate, paradossali, improvvisate o addirittura _falsate, come quelle che io ho dovuto sempre correggere o demolire sin' ora, ma alle quali pare che il prof. P ERRONC' ITO accordi tuttavia le sue preferenze. Facendo così io esercito il mio pieno di· ritto, e fintantochè gli avversari maldestri saranno costretti, volta per volta, a cedere, a smentirsi, a ridursi al silenzio, a cambiare strada o ad addurre futili pretesti, come per esempio, quelli che adduce oggi il professore PERRONC1To, non è lecito gettare il discredito sopra un'~pera scientifica con l'abusata scusa che essa è ancora discussa! Sicu.r o ! i miei lavori - dopo sette anni dalla loro pubblicazione - sono ancora discussi e lo saranno forse tuttavia per un pezzo. Ma io mi compiaccio immensamente di questa discussione, per quanto non sia stata sempre onesta e sincera: e vorrei augurare • a tutti i miei avversari, che ugual sorte po· tesse sempre toccare ai loro lavori e alle loro scoperte! Questa discussione che, al di q11a e al di là dell'Atlantico, è ancora palpitante oggi, come lo era nel 1897, dimostra semplicemente una cosa: che le obbiezioni f'atte finora sono inconcludenti e non hanno potuto f"ar presa. Ma il prof. PERRONCITO non si accontenta di fare della critica filosofica , e, dopo aver tentato di impressionare il mio spirito col terrificante ricordo di 11n celebre errore commesso da illustri scienziati contemporanei, e.rrore, del resto, che ebbe una esist en za assolutamente effimera, tira fuori l'opinione di un .l\.NONIMO CORRISPONDENTE brasiliano , del quale riporta persino un brano epistolare, che, secondo il solito, è un vero mon11mento di errori e d'ingenuità. E' infatti assolutamente falso, per. .es., che jl recente Congresso medico di Rio de Jal 7)


1768 neiro abbia unanimemente

IL POLICLINICO

riconosci~"to le ste-

gomyie come agenti trasmissori della febbre gialla, e che d'ora irinanzi tutte le misu're di • • • • igiene saranno orientate in questo senso.

Legga il resoconto di quel Congresso, l'illustre prof. PERRONCITo, e vedrà che la teoria delle zanzare venne rigorosamente combattuta dall'elemento veramente tecnico, fra gli altri, dallo stesso direttore del servizio sa· nitario dello Stato di Rio de Janeiro dottor G. P1NT0, e del nostro dott. Ivo BAN01, at· tualmente direttore dell'Istituto Pasteur di S. Paulo, il quale in una nota molto assennata e decisiva ha distrutto, coi fatti alla mano~ tutto il valore delle ridicole esperienze di S. Paulo che, nella seduta del 28 marzo ultimo decorso, lo stesso prof. PERRONc1ro ebbe la ... distrazione di _ far trangugiare ed applaudire solennemente dalla Reale Accademia di medicina di Torino! Dia un l)"O' un'occhiata a quei resoconti p11bblicati or ora n ella ·rivista Brazil medico di Rio de Janeiro (n. 30 e seguenti), e l'illustre professore di Torino rileverà, con sua grande sorpresa, come al fine di tutti i salmi, dopo essersi discussa in lungo e in largo la teoria delle zanzare e i nuovi orizzonti della profilassi antiamarillica, quel Congresso non ebbe poi il coraggio di proclamarli, e riconfermò ... le vecchie misure quarantenarie e le vecchie disinfezioni ! Ma perchè il prof. PERRONCITo si presta così facilmente alla diffusione di notizie inesatte le quali, come si capisce facilmente, non posRono avere che una vita e una efficacia effimera? E' uno spettacolo veramente nuovo questo che ci offre oggi l'eminente professore di Torino, il quale, per il discutibile gusto di screditare i lavori di un connazionale, col solito pretesto della imparzialità e dell'qbbiettivismo scientifico, pubblica anche la prosa confidenziale di un « corrispondente anonimo» che ripete stolidissime critiche! Il prof. PERRONCITO ci dice inoltre che « cerca anche lui di mantenersi a giorno delle que· stioni che si agitano al di là dell'Atlantico. >) Ebbene, come e in qual modo egli faccia \ 8)

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ciò, ce lo dirà non un « corrispondente anonimo », scelto per l'occasione, ma un eminente collega, che ha il suo bravo stato civile, e la cui autorevole competenza sull'argomento non può, esser messa in dubbio da nessuno. Il prof. PERRONCITO non deve fare altro ohe aprire, a pag. 385, l'ultimo fascicolo della Gazeta clinica di S. Paulo (Brasile), ove troverà riprodotta una lezione sulla ·· Pròfilassi della febbre gialla >) tenuta in Rio de Janeiro dal dott. RocHA FA RIA, professore di igiene di quella illustre Facoltà medica (1 ). · Quella lezione, dettata or ora, in un centro scientifico :~ non sospetto di parzialità, ove più che in qualung.ue altra parte del mondo, e forse anche meglio dell'ottimo professore di Torino, si ha la conoscenza delle persone e delle cose, riassume obbiettivamente lo stato attuale della importante questione che. c'interessa. Per facilitarne la lettura al prof. PER· HONOITo, ai suoi sapienti colleghi della R. Ac .. cademia di Torino ed ai lettori -del Policlinico, traduco, alla lettera , lasciando necessariamente lln po' da parte quel doveroso riserbo che in tutt'altre ocGa'Sioni non mi avrebbe certo incoraggiato ad imitare il buon PERRONCITo, in . quel suo grazioso auto-soffietto elmintologico, largito testè ai lettori del Policlinico con l'ingenuo passaporto del bacillo icteroide. Ecco dunque come si esprime l'eminente nostro collega di Rio de Janeiro : Epidemiologia della febbre gialla. (Estratto della lezione del dott. Roo1~1A }1,ARÌA, professore d'Igiene della Facoltà medica di Rio de J aneiro, p11bblicata nella Gazeta Clinica del 1° ot· tobre 1903, a. pag. 385). •

• •

« Conosc~re

la natura del contagio e le sue proprietà è già n1olto in eziologia epidemica, ma non è tutto pe1· la spjegazione di tutti i fatti occorrenti, che molte volte sono oscuri, conf11si e appa1~entemente contraddittori o inap-· (1) Gazetit clinica di S. Paulo, fase. 9 del 1° ot· tobre 1903.


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SEZIONE .. PRATICA

prezzabili con gli attuali mezzi di osserva• z1one. « Nel 1878, con le investigazioni di RrcHARD· SON in Filadelfia e di JONES in nuova Or· leans, si inizia la serie delle teorie patogeniche della febbre gialla. Fra esse, sino al 1893, possiamo segnalare le seguenti: di DoMI.NGOS FREIRE (1880), G. B. DI LACERDA (1883), c. FIN· LAY (188~·84), CARMONA Y VALLE (1884), P. GrBIER (1887), LE DANTEC (1887-88), 8TERNBERG (1890), SANAREJ.,LI( 1897), REED, 0ARROLL eAGRA· MONTE (1901), G. B. LACERDA (1903). « Poichè ritengo trascurabile e di scarsa im· portanza p er la vostra istruzione lo sviluppo minuzioso di tutte le suddette teorie, mi limi· terò allo studio di quelle che hanno meritato l'attenzione della scienza, malgrado la- controversia suscitata circa il loro rigore sperimen· tale e sui resultati pratici che si propongono. « Sotto questo aspetto esigono un'analisi accurata soltanto le teorie di SANARELLI e di REED, 0.A.RROLL e A GRAMONTE: la prima per il m etodo scientifico col quale venne elabo· i·ata e la seconda per la suggestiva semplicità con cui ven n e architettata e per il nume1·0 cli proseliti che ha acquistato fra noi, malgrado l'esclusivismo profilattico dispoticamente im· posto dalle sue premesse eziologicJte. « In linea generale le spiegherò entrambe e ponendole quindi a confronto sul terreno ~perimentale e di fronte agli insegnamenti clella osservazione epidemiologica, ne giustificherò la preferenza dal punto di vista pro· filattico. (( Di tutti quanti i lavori fatti sino ad oggi,

1zessnno, nella speri11zentazione patoge1zetica della febbre gialla è co1nparabile a qilello del professor Sanarelli, la cui competenza, del resto, era già da molto tempo consacrata in ricerche scientifiche di alto merito. « Reiterate e pazienti ricerche sperimentali, eseguite con scrupolosa esattezza e consone alle esigenze della bacteriologia speri men tale, condussero quello scienziato alla seguente conclusione che costitt1isce la sua teoria: mediante l'impiego di convenienti procedimenti è possibile isolare in molti cadaveri di individui che soccombono alla febbre gialla, un microbio speciale, con caratteri nuovi, ben definiti e tali che lo rendono facilmente riconoscibile fra tutti gli alt1'i sino ad ora osservati e descritti.

L'isolamento del microbio, difficile per cir· costanze speciali, fu verificato cla SANARELLI nel 58 per cento dei casi osservati. Le cii·· costanze speciali che rendono difficile l 'isolamento di questo g erme sono le seguenti : « a) l'agente specifico si moltiplica male sul princj pio e durante la evoluzione della malattia poichè, nell'uomo, una piccola quan· tità di toxina può produrre il quadr~ clinico della febbre gialla; « b) la toxina per sè e p er le alterazioni organiche, epatiche e intestinali, che determina, facilita considerevolmente le infezioni secondarie che possono assumere talora il tipo di vere e proprie setticemie colibacillari, streptococciche, stafilococciche, ecc.} capaci da sè sole a uccidere l'ammalato ; « e) queste infezioni secondarie, in al· cuni casi si presentano in associazione mista e così intensa per c11i, oltre al danno che producono al microbio specifico molto sensi· bile ai fenomeni di antagonismo batterico, trasformano l'ammalato, nella fase agonica, in una vera cultura di quasi tutte le specie microbiche intestinali. « Questa tendenza alla invasione microbica secondaria, nel co1·so della febbre gialla, è caratte1·istica e si verifica, anche nelle infe· zioni sperimentali degli animali e nella intossicazione sperimentale dell'uomo. « Per conseguenza il germe specifico si trova nell'organismo ben raramente allo stato di purezza, ed il suo isolamento presenta quindi delle difficoltà tecniche superiori a quelle che si incontrano n elle altre malattie infettive acute. « Finalmente il microbio specifico della febbre gialla, chiamato bacillo icte1·oide, non si sviluppa nel contenuto gast1·0-intestinale, ma nel sangue circolante e nell'interno dei parenchimi. In altri termini, il virus della febbre gialla non risiede n el tl1bo digestivo, è elaborato nell'interno negli organi e nello stesso sangue, presentando ql~indi una grande analogia con ciò ehe suole verificarsi n ella febbre tifoide. « La sintomatologia caratteristica della feb· bre gialla è legata alle proprietà vomitive, necrosanti ed emorragipare della toxina elaborata e in circolazione n ell'organismo. « Tale è, in sintesi, la concezione di SA.i.~A­ REL1.1; e chiunque legga e rifletta accurata«

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1770

n. POLIOLINIOO

mente sulla esposizione minuziosa delle sue memorie, condotte con la più coscienziosa accuratezza; chiunque conf1·onti i fatti sperimen· tali che se1·virono di base alla sua dottrina, riconosce e proclama il valore scientifico dell'eminente professore italiano e del suo lavoro il quale, se per avventura non risolve definitivamente tutto il problema etiopatogenico del tifo americano, che è ancora oggetto di con· troversie, proietta tuttavia su esso una luce intensa per le rimanenti ricerche, che sono state già iniziate fra noi dagli egregi bacteriologi CAMILLO TERNI, Ivo BANDI e ÀRTURO MENDONQ.A. « Per parte mia io mi dichia1·0 partigiano della teoria di SANARELLI, perchè la riconosco in concordanza anche con le leggi epidemia· logiche della febbre gialla che sono state as· sodate da una osservazione secolare; perchè partendo dalla scoperta del virus specifico, lo accompagna n elle sue reazioni biologiche nei mezzi artificiali della cultura, nella i~esistenza a.g li agenti naturali dell'ambiente cosmico, domiciliare e nautico, nella sperimentazione animale e, finalmente, nello studio della toxina i cui effetti, nell'uomo sopratutto, sono posi· tivi e caratteristici nella interpretazione del fatto sperimentale. « Il lavoro scientifico di SANARELLI mi pare grande dal doppio punto di vista teorico e pratico: teorico per soddisfare àlle esigenze del metodo sperimentale, pratico per fornire gli indispensabili elementi di applicazione alla epidemiologia della malattia. Esso permette la diagnosi rapida mediante le colt11re ben dif· ferenziate de] bacillo sul gelosio, e spiega sod· disfacentemente i due fatti predominanti nella osservazione epidemiologica, cioè: la veicola· zio ne nautica e l'infezione domiciliare. « In molti laboratori d'America e di Europa la scoperta di SANARELLI è stata confermata: fra noi LuTz, LACERDA, RAMOS, MENDONQA, TERNI e Ivo BANDI la confermarono. Di questi osservatori i due primi, LuTz e LACERDA, af· fievolirono il primo entusiasmo affacciando delle pallide obiezioni a quanto era stato oggetto della loro convinzione anteriore, ma ba.stano i tre ultimi p er dimostrare esaurie1ttemente che, allo stato attuale della scienza e del metodo bacteriologico, il bacillo di SANA· RELLI può essere accolto come il germe specifico della febbre gialla, malgrado le obbiezioni af· (10)

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facciate da alcuni osservatori, obbiezioni cl1e io ritengo destituite di qualsiasi valore. «E profitto dell'occasione per rendere anche il dovuto omaggio allo zelo con cui attualmente in San Paulo l'esimio bacteriologo dottor Ivo BANDI si è consacrato alla soluzione definitiva del problema sperimentalP della febbre gialla, perfezionando la tecnica per . l'isolamento rapido e sicuro del bacillo icteroide, permettendo in tal guisa che altri osservatori realizzino la ricerca del medesimo in condizioni di successo, fin'ora incerto per le difficoltà che gli erano p1·oprie. « Nel Congresso internazionale d'igiene <li Parigi del 1900 la relazione bene elaborata dei professori PROUST e WuRTZ conferma la verità della teoria di SANARELLI e segnala in tale dimostrazione le ricerche di PoTHIER, HAMILTON J ONES, ...t\..RCHIN.A.RD, Gi-:DDINGS, w AS· DIN, MENDONQA, RAMOS, Gu TIERREZ e PRIETO e HoRLBACH, i quali in varie p1·oporzioni, riuscirono ad isolare il germe di SAN.A.· REL!J!. « In Francia il GAUTHIER isola il bacillo da un ammalato di febbre gialla arrivato a Marsiglia sul piroscafo « Provence » a bordo del quale, durante la traversata, erano comparsi alcuni casi della malatti~. « AGRAMONTE, che nella Commissione di REED e CARROLL, nega l'esistenza del bacillo di SA.NARELLI, afferma invece di averlo isolato 11 volte in 17 casi nelle ricerche che egli aveva eseguite prima di parte<?ipare ai lavori di detta Commissione ! « SAN.A.RELLI, ARcHINARD e WoonsoN,LERCH, LuTZ, A. ME~OçA e Ivo BANDI ver·ificar·ono l'agglutinamento del bacillo icteroide col sier<> degli ammalati di tifo americano; e nel siero antiamarillico BANDI verificò quell'agglutinamento sino alla proporzione di 1 a 4000. « Nelle esperi~nze di SANARELLI l'iniezione di toxina ottenuta da culture pure filtrate, riprodusse nell'uomo casi tipici di febbre gialla • • grav1ss1ma. « Come vi ho detto poc'anzi è Ivo BANDI che fra noi, presentemente, ha fatto progre· dire più di tutti la soluzione sperimentale del problema che stiamo discutendo e mancan· domi il tempo di descrivervi nei dettagli i · pazienti lavori di qt1esto osserv:itor~e, vi raccomando la lettura delle sue ultime memorie intitolate: Co1ztribzito allo stuclio batte1~iologico


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ANNO

IX,

FASO.

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1771

SEZIONE PBATIOA

clella febbre gialla, clel 1902 (1), e Studio clinico spe1·i11ze1ztale sztlla eziologia e sulla patogenesi della febb1·e gialla, clel l 903 (2). Jii limiterò tuttavia a riassumervi le sue conclusioni che sono rigorosamente basate e confermate nel metodo scientifico. « Esse sono l e seguenti : « a) il bacillo icteroide rappresenta una unità microbica ben caratterizzata, la cui pre· senza può esser dimostrata n egli ammalati e nei caclaveri di febbre gialla, mediante l 'impiego di appropriati mezzi di rice1·ca; « b) il bacillo icteroide è stato trovato nel sangue degli ammalati di feb b1--e gialla non soltanto nel peri odo preagooico, insieme ad altri germi, ma anche isolato, in al cuni casi benigni, nei quali era impossibile dargli il significato di un germe d'infezione secondaria; « e) nel periodo ò' invasione rimangono sterili le culture nei mezzi comuni, eseguite con sangue di ammalati di febbre gialla; « d) è nel seco ndo p er.ioao della malattia che si trova nel sangue il bacillo icteroide puro o frequentemente accompagnato da germi di differente natura; « e) la ricerca del bacillo icteroide nel sangue p eriferico degli ammalati, tanto nel secondo p eriodo, co me n el periodo agonie . . , è positiva in un limitato numero dei casi. « f) così pure la ricerca dello stesso germe specifico negli .organi dei cadaveri, non dà resultati costanti; e, quando può essere isolato, no11 si prese11ta mai in grande quantità; « g) sperimentalmente il bacillo icteroide si differenzia dagli altri germi che potreb· bero confondersi con esso, per· due caratteri essenziali, assolutamente individuali: la sen· «

sibilità specifica alle bacte1·io-agglzttinine e alla se1zsibilizzat1·ice conte1z11,te F1el sie1·0 a11za1·illico, i1i ge1zerale, ·e l 'a.zio1ze szlllct celtzila epatica i1z particola1·e, deter11zi1za1ido llll processo di 1zec1·osi clze raggiunge il pizì alto g1·ado, tale quale si osserva nella febbre gialla spo1ztartea dell'zlo11zo. Nesszi1z'altro vele1zo possiecle zi1z effetto zigzlale; · /1 ) il si er o (li sangue degli ammalati e degli individui che soffersero la febbre g ialla non possiede sempre un p otere agglutinante «

(1) Pubblicato anche nel Centralb. f. Bakt., 1903. Bd. X XXIV, n. 3. (2) In corso di pt1bblicazione in Zeitschrifp fiir H~rgione u. Infekt. di K OCH e FLt' GGE.

e sensibilizzatore molto accentuato sul bacillo icteroide, fenomeno ' che d'altronde si ripete in due altre malattie essenzialmente tossiche, cioè : nel tetano e n ella difterite ; « i) l a presenza del bacillo i cteroide, scientificamente caratterizzata, n on venne an cora dimostrata mai, Jlè in cadaveri n è in malft,ti di altre infezioni, come pure n elle località infette o imm11ni da febbre gialla o n elle stesse malattie che clinicamen t~ possono confondersi col tifo americano come : la febbre biliosa dei pa-esi caldi e l 'itterizia O'rave· o ' « k) la ' rerificazio'n e provRita di questi fatti sta in completo disaccordo coi r·esultati di coloro che, a ·Cuba, trasportar·ono la soluzione del problema nel camp o n11ovissimo dei germi t1ltra visibili. « Tali sono, o signor.i, le saggie con clusioni dei lavori di Ivo BANDI ; in esse si trova, contro _lo spi1·ito autoritario di coloro che vor• i ..ebbero .i.m1)11gnare la t Roria di 8.ANARELLI, lo spi1·ito scie1ztifico ch e nella frase di L. FAVR E rappresenta il metodo scientifico, J'u)ti co accettabile nella dimostrazione sperimentale, il • fatto di CLAUDIO BER.N.ARD. « Accogliete queste conclusioni che soqo delle verità fondate su ba.se solida E> finora resistente a tutti gli assalti di coloro ch e hanno tentato di combatterle I » .

Così conclude l'illustre igienista della Fa coltà medica di Rio de Janeiro, e non mi pare che vi sia bisogno di aggiungere altro! Invio soltanto sinceri ringraziamenti al collega lontano, per questo suo spirito di equità, che è un nobile esempio e una meritata lezione per i nostri arretrati, viziati e decrepiti ambienti accademici ! Che la sua bella lezione sia salutare ! Bologna, 31 ottobre 1903.

Prof. Achille De Giovanni

.

La Lega Nazionale contro la Tubercolosi • • • • • sua orgamzzazione e sue asp1raz1on1.

Un elega1tte volu1netto di 90 pagi1ie, Lire 'I. NB. - La vendita di tale volume, sottratte le spese, è a v&ntaggio della uga Nasiona~ contro la Tubercololi.

(11)


1772

IL POLIOLINIOO

RIVISTE M.ED:ICINA

Etiologia dell'enfisema polmonare. (GOLtT.sow. Dei:itsch 11iedic. Wocheu., n. 40,

1903)~

L' A . tratta di due momenti causali dell'en· fisema: 1. La dilatazione dell'aorta; 2. Ano· malie delle cartilagini costali. I. Dilatazione dell'aorta. - La combinazione della dilatazion~ dell'aorta con l'enfisema non è affatto rara, sebbene poco se ne parli nei trattati di patologia. L' A. ricorda un caso in cui fece diagnosi di enfisema e catarro bron· chiale: l'autopsia gli rivelò la presenza ai un aneurisma dell'arco e della 'porzione discen· dente dell'aorta; ricorda pure il caso 1·iferito dal BIERl\:IER, in cui si fece del pari diagnosi solo di enfisema e cat&rro bronchiale, men· t1·e all'autopsia si riscontrò anche un aneurisma della grossezza di un uovo di oca· espone quindi la storia clinica di ~n altro' caso occorso a lui stesso, e che presentava catarro tracheale persistente; tosse violenta, ad accessi, simile a tosse convulsiva dei bam· bini) abito enfisematico; espettorato abbondan· tissimo; aneurisma della porzione superiore dell'aorta discendente; perdita della voce in seguito a paralisi della corda vocale di sini· stra; morte improvvisa dopo che i movimenti del cuore s'erano fatti irregolari. Orbene, che un tu1nore dell'aorta entro il cavo toracico possa ~rovocare accessi di tosse non v'ha dubbio alcuno; poichè è fuori dubbio la comparsa di tosse stizzosa., persistente e convulsiva in seguito ad ingrossamento ed iperplasia delle glandole bronchiali e soprattutto in seguito a tumori del mediastino. E' difficile precisare il meccanismo onde si sviluppa questa tosse spasmodica, potendo esso consistere in un'eccitazione del vago e del ri· corrente da parte del rigonfiamento dell'aorta; anche la pressione sulla trachea può provo· care la tosse; così, secondo le esperienze del BoRNET, anche lo stimolo della superficie in· terna dell'aorta produce svariati fenomeni riflessi, tra cui la tòsse. Del resto, quanto siano molteplici le cause che dànno luogo ad una tosse riflessa, lo dimostrano le osservazioni dei ginecologhi, i quali ci dicono che nelle malattie dell'utero e degli annessi, non che degli organi sessuali esterni femminili si ma· nifesta qualche volta una tosse persistente e fastidiosa, la quale scompare appena scom· paiono i citati disturbi. Ora la tosse così provocata dalle dilatazioni '12l \OU

(ANNo IX, F Aso. 56]

dell'aorta può a sua volta dar luogo all'enfi· sema polmonare. L' A. parla di dilatazione in genere, e non di aneurisma propriamente detto. Più difficile. riesc~ la spiegazione del rap· porto tra la d1lataz1une dell'aorta ed il catarro spesso abbondante delle vie respiratorie supe· riori. Forse si potrebbe supporre che lo stesso stimo~o che provoca. la tosse riflessa, sia in grado di provocare il catarro della mucosa., forse per azione riflessa dei nervi vasomotori e secretori. D'altra parte la stasi che si associa a~l:enfisema ac~rescerebbe sempre più la dispo· s1z1one delle vie respiratorie superiori al catarro. In conclusione: una tosse persistente, spa· smodica, sviluppatasi senza causa apprezzabile e che si accompagna con fenomeni secondarl di t1,acheolaringite, non che con sintomi i quali accennino allo sviluppo di enfise1na, deve sempre avvertire· della possibilità che in tal caso si sia in presenza di una dilatazione dell'aorta specie se si tratta di individui attempati ed' . ateromasici o sifilitici: e quindi bisogna pro· cedere ad un'accurata ricerca dei sintomi pro· prii delle dilatazioni aortiche. L' A. dice che in molti casi tale ri<~erc:t lo condusse alla con· statazione di vero e proprio aneurisma; in tali casi si può ricorrere alla radioscopia. II. Anomalia della ca1,tilagine costale. L' A. ricorda un'anomalia congenita da lui osser· vata parecchi anni or sono, e consistente in questo che il numero delle costole vere è ri· dotto a quattro e persino a tre, essendo le altre costole vere riunite ·in un'unica massa cartilaginea, che a sua volta è congiunta allo sterno. L' A. pubblica nel suo articolo le incisioni di due di queste anomalie. Orbene negli in· dividui affetti da tali anomalie, l' A. ha veduto svilupparsi spesso l'enfisema polmonare, che ha attribuito all'anomalia toracica, non rav\i· sando altre cause capaci di spiegare il detto disturbo respiratorio. Dott. :fil. GuGLIELMETTI.

Osse1 vazioni sulla diagnosi della tubercolosi polmonare. 9

(SCHMIDT.

Deutsch. inedie. Wochen., n. 40, 1903).

L'A. discutendo il valore diagnostico tanto della prova del siero secondo l' ARLOING· COUR· .MONT, quanto della tubercolina del Koch, dice che il valore clinico di ambedue questi metodi pe1· la diagnosi della tubercolosi sta· più nel lato negativo che in quello positivo. Se un individuo, sospetto di tubercolosi, non · reagisce in seguito a ripetute iniezioni di dosi


. (ANNO IX, F .A.SO. 56]

SEZIONE PRATICA

1773

sempre crescenti di tubercolina., da questo fatto possiamo trarre argomento per dichiarare all'infermo che egli non è tubercoloso ; ma se l'infermo r e agisce, non abbiamo certo il cliritto di dire che costui ospita dentro di sè un focolai o tubercolare, il quale minaccia di diveni1·e pericoloso e richiede la cura e la sorveglianza medica. Tutto ciò insegna che le nuove rice1~che sulla tubercolosi non hanno modificato affatto il punto di vista che riguarda il medico pratico, specie la questione della terapia. Come per l'addietro, la diagnosi della tubercolosi polmonare si basa sopra parecchi dati e sin· tomi (ereditarietà, anamnesi personale, stato generale, professione, esame fisico del polmone, esame dello sputo, ecc. ecc.). L'esame fisico del polmone, seco"'ndo l'A., va incontro a parecchie sorgenti di errore, le quali possono condurre alla diagnosi di un processo tube1·colare che in i·ealtà non esiste affatto, e ciò con grave danno fisico e finanziario del povero infermo. Le cause di errore studiate dall' A . .si riferiscono a tre pt1nti, cioè: 1. Ottusità e raggrinzamenti di un apice polmona.re simulati da una configurazione ir· regolare della clavicola. 2. Emorragie da piccole bronchiettasie di difficile constatazione. . 3. Falsi rantoli e rumori di sfregamento in corrispondenza dei margini polmonari. 1. In quanto al primo punto: ott11sità e raggrinzamenti polmonari simulati da una configu1·azione irregolare_ della clavicola, l' A. riferisce cinque casi in cui la causa dell'anormale configurazione era data due volte da una leggera s0oliosi della porzione superiore clella cassa to1'"acica, una volta da atrofia di alcuni muscoli della clavicola e due volte da innalzamento della scapola. In questi cinque casi era stata fatta da parecchi dottori diagnosi di tubercolosi, in base appunto al reperto dell'esame fisico. Invece con un'osser' razione accurata e lunga si potè stabilire che non trattavasi di tubercolosi polmonare, e che le variazioni del suono polmonare dipendeva_n o dai mutati rapporti tra la superficie toracica esterna ed il parenchima polmonare sottostante. Le anomalie della clavicola non sono affatto rare. 2. Emorragie da bronchiettasie piccolé e di difficile diagnosi. Le bronchiettasie hanno una grande i~portanza nella patogenesi di emottisi recidive. Ma sono rari i casi di piccole bronchiettasi e che si vuotano la mattina con colpi di tossa (specie se si tratta di glandole linfatiche antracotiche dilatate e comunicanti con un bronco) e che possono rimanere

inosservate per molto tempo. L' A. rico1·da in proposito il caso di un collega che fin dalla sua giovinezza aveva ogni anno una o due eillottisi abbondanti, e che senz'altro fu da parecchie celebrità mediche dichiarato affetto di tubercolosi polmonare, e curato come tale, quantunque degli altri sintomi propri della tisi polmonare, oltre l'emottisi, non vi fosse altro che quello delle dita a bacch etta di tam· buro. L' .A. con un esame accurato riuscì a constatare nello sputo mattutino del detto in· dividuo la presenza cli zaffi del Dittrich (arcumuli di aghi di acidi grassi) non che dei rantoli nello spazio interscapolare. In tal caso trattavasi di una bronchiettasia circoscritta, forse anche di una glandola linfatica antracotica, rottasi in vicinanza di un ~ronco principale. 3. I falsi rantoli e rumori di sf1~egame11to in corrispondenza dei margini polmonari. Questi rumori somigliano in parte al crepitio atelettasico quale si percepisce nelle prime e profonde res1Jirazioni che seguono un decubito clorsale prolungato; iu pa1·te somigliano ad un dolce rumore di soffregamento.. Si risf~ontrano principalmente in corrisponde11za dei margini polmonari inferiori, ed in individui scoliotici; e quando esistono, sono co· stanti; qualche volta si ascoltano lungo l'intera circonferenza del torace, qualche volta solo in alct1ne parti. Si riscontrano anche in individui dal to1·ace normale, come pure in corrispondenza dei margini mediali al disotto dello sterno, in corrispo:o.denza della lingula ed anche agli apici; in questi ultimi hanno d'ordinario il carattere di un dolce crepitio percepito solo durante l'inspirazione. L'A. ricorda in proposito l'esempio di un negoziante che, immune da ogni traccia eredi· taria tl1be1·colotica, e senza che avesse mai sof· ferto gra.v i infermità, fu dichiar:tto affetto da tubercolosi, solo in base ad alcuni rantoli che un medico gli riscontrò nei polmoni. Egli allora si portò dapprima in un sanatorio, poi in una stazione climatica : i rantoli persistevano sempre, mentre manca'vano del tutt o e la tosse e l'espetto1·ato, e le condizioni gene· i·ali erano assai buone. L' A. che ha avuto occasione di esaminare il detto infermo per parecchi anni di seguito ha notato sempre un dolce crepitio (atelettasico) lungo il decorso dei margini polmonari, e nessun'altra anomalia. In quanto alle cause di questi pseudo-rumori non- si possono formulare che ipotesi. Le autopsie degli scoliotici, per quanto ne sappia l' A., non rivelano alcun punto d'ap· poggio sul quale si possa basa1·e l'origine dello pseudo-sfregamento lungo i margini polmonari inferiori. Dott. E. G. (13\


1774

IL POLICLINIOO

Segno di Pinz e soffio pleuritico reso ritmico dal cuore.

L~o

IX, FAsc. 56]

Da questa osservazione l ' A. conclude fa· cendo delle riserve sul valore del segno di Pinz. Dott. A. DEMARCHI.

(A UBERTIN. Are li. gé1i. de niéd., 1903, n. 39).

Nei grandi versamenti pericardici non di CHIRURGI.A rado, specie. nei bambini, si osservano alla pa.rte posteriore del torace sinistro dei segni di pleurite o di congestione pulmonare che Per la conoscenza della terapia antitossica dimi - uiscono o scompaiono quando si mette del tetano. l'ammalato nella posizione genu-pettorale. (BEHRING. D erit. nied. Wocll ., 1903, n. 35). Questo sintoma, noto sotto il nome di segno di Pinz, può talvolta ingannare e non bisogna Mercè le rice1~che di numerosi studiosi delfidarsi di esso quando non è accompagnato l'infezione tetanica è noto il bacillo specida sintomi che compaiono nella regione pre- fico; son note le -proprietà delle tossine dal cordiale nella stessa posizione genu-pettorale. bacillo prodotte; siamo in grado di ripro· Inolt1·e, anrhe negli estesi versamenti peri- durre nell'animale, a nostra volontà, una infe· cardici, può accadere ch e si avvertano nella zione che porti rapidamente o leutamente ac.1 regione. posteriore del torace dei segni di esito l etale, o che gt1arisca; conoscjamo le con· pleurite resi ritmici dalle contrazioni cardia- dizioni nelle quali si ha la guarigione spon· che, cioè sistolici o presistolici. Anche in tanea, per azione di quel prodotto di reazione questo caso pl1ò darsi ~he essi non siano i clell'organismo vivente - l'anticorpo - casintomi di un versamento pericardico, ma pace non solo in vitro, ma anche nell'eco· che siano sotto la dipendenza di una vera nomia animale e n ell'uomo, di rend ere innoct10 pleurite, come l ' A. ha osservato in un caso il virus tetanico ed i suoi prodotti. di cui riporta la storia clinica . , Tutto ciò si conosce già da 111nga serie di Trattavasi di un giovane affetto da aortite anni. Recenti sono, per contrario, i risultati subacuta da reumatismo, con cuore enorme· delle ricerche, che ci hanno permesso di mente ipertrofico, e nel quale essendo in se· addentrare lo sguardo nell'intimo del meccaguito comparsa la febbre con crisi di dispnea nismo di produzione (lell'avvelenamento e intensa, cianosi, sudori freddi, angoscia, dolore dello svelenamento nel tetano. nella regione sternale, si sospettò t1n versaSe si inietta a un individuo recettivo la mento pe1·icardico. ~icercando allora il segno tossina tetanica nel sottocutaneo, essa i ..agdi Pinz, si notò che i sintomi che si osser- gi-11nge per la maggior parte le vie linfatiche, vavano sta11do l'ttmmalato seduto o coricato e mediatamente il torrente sanguigno ; in (ottusità, abolizione del fremito toraco-,rocale, pircola parte vie :; e invece assorbita dalle soffio pleuritico) diminuivano nella posizione terminazioni nervose, che la portano ai cilin· genu·pettorale, senza che però si ' rerificasse drassi. Le molecole tossiche mig1.. ano nei modificazione alcuna nei sintomi constatabili cilindrassi soltanto in senso centripeto e solnella i·egione precordiale. Perciò non fu fatta ta.nto se la sostanza del cilindrasse è integra, la dia~nosi di pericardite con versamento e così, ad esempio, non avviene la migrazione il seguito del decorso clinico e una lJllntura nei cilindrassi degenerati, in seguito a seesplorativa mostrarono la presenza. di un ·ver- zione del tronco nervoso. Il tetano muscolare interviene soltanto samento pleurico. Nello stesso malato, 15 gior11i dopo, si ma- quando la sostanza tossica ha raggiunto, lungo nifestano sintomj evidenti di IJle11rite mentre i nervi, i centri del midollo, appena che il non si avverte alcu11a modificazione dei sin· potere assorbente delle cellule ganglion~ri tomi della regione precordiale. Ascoltando il verso la sostanza stimolante sia saturato. torace posteriormente, e facendogli sospende1~e Oaete1·is parib1zs, questo poter e assorbente viene la respirazione, non si notava la scomparsa saturato tanto prima qua11to maggiore è il del soffio })leuritico, ma q11esto diveniva rit· numero delle molecole tossiche contenute nel mico secondo le contrazio11i del cuore ed era liquido somministrato, onde si spiega che mi· no1·e è il tempo di incubazione 11 er quanto evidentemente sistolico : non era il soffio • aortico propagato in diet1~0, poichè questo era maggiore è la dose della tossina iniettata . diastolico e di un timb1·0 affatto diverso. Altrettanto facilmente si intenrle come, a pa· Anche q 11esta volta l'ulteriore decorso dimo- rità di condizioni, il vèleno debba più rapi·· strò che trattavasi di una pleurite e non di damente esser trasportato attraverso alle _ brevi vie intraneurali dei piccoli animali, fino pericardite con versamento. (14)


l ANNO

IX,

FA.SO.

56]

SEZIONE PRATIOA

1775

alle cellule nervose, che non nelle lunghe la infezione tetanica, col nome di antitossina vie - intraneurali degli animali di maggior per ricordare che la sua azione non si esplica mole; e finalmente, come la inoculazione contro il bacillo tetanico, ma contro la tossina venga notevolmente abbreviata se il veleno da esso prodotta. vien portato direttamente nei centri nervosi, L' A. in realtà andava cercando un antico1'po o in q nelle sezioni del sistema nervo·so che antibatterico (1) simile a quelli che si possono sono assai prossime ai centri ; così nel gat'to isolare dal sangue del ratto per il carbonchio, - che a iniezioni sottocutanee di forti dosi dal saniue del coniglio per il Vibr·io Metschnidi toss~na non presenta mai un periodo di chovi, ecc. E se da principio l' A. aveva conincubazione minore di 28-30 ore - si può siderato il suo siero come antibatterico, già con una dose assai più piccola, - iniettata nel nella sua prima comunicazione (1890) ebbe a midollo spinale, assistere alla comparsa delle definirlo per antitossico. convulsioni già .dopo 3 ore dalla iniezione. Del « come » sia antitossico, cioè del mec4 Le tossine assorbite dalle terminazioni canismo per cui rende inattiva la tossina oggi nervose intramuscolari, che migrano attra· è lecito connepire alcune ipotesi. 'Terso al tronco nervoso verso le cellule gan· Secondo il primitivo modo di vedere dell'A. gliari del midollo, provocano la coµiparsa (1894, Infektion und Desinfekt~on) si doveva primitiva dello stimolo gangliare in un ter· . pensare a uno svelenamento per neutralizzaritorio muscolare circosci;itto (tetano localiz· zione, analogo alla neutralizzazione di un acido zato) e soltanto quando il veleno sia migrato mediante l'alcali. 01~a però egli s'è convinto che il veleno tepiù oltre nel midollo, colpendo sem1,re nuove cellule ga11glionari, si stabilisce il tetano ge· tanico è reso inattivo dal siero antitossico pe1~ un processo assai simile a quello della trasfornerale. Quella parte di tossine, che per le vie lin· mazione fermentativa delle proteine. Secondo fatiche si è versata nella massa sanguigna può, questa ipotesi non basta che l'anticorpo antida canto suo, raggiungere gli organi centrali toss,i.co A si trovi a contatto, in vitro o in vivo, soltanto attraverso le terminazioni nervose. con la sostanza T, l'l1no e l'altra sciolti nello Essa, nei piccoli animali, provoca senz'altro stesso menstruo, perchè la tossina sia resa tetano generalizzato ; ma negli animali di inattiva; ma è necessaria la presenza di un grande taglia, la differenza di lunghezza delle terz e> corpo, che stabilisca il contatto fra A e T; vie intraneurali - ad esempio tr·a le vie che questo corpo (C =conduttore) l'autore pensa uniscot10 una estremità inferiore e una se· posAa essere identificato con la sostanza del zione del capò col relativo centro midollare cilindrasse o con un componente della sostanza o bulbare - provoca notevoli differenze nella del cilindrasse. In rapporto alla sua caratteriz· durata del trasporto, ciò che spiega la com· zazione chimica questo corpo C è ancora altretparsa più precoce dei crampi tetanici dei mu- tanto ipotetico come il ·più noto fra i fermenti, scoli dAlla mandibola e dell'occhio -nel cavallo che pure hanno così importante funzione nella inoculato per via endovenosa. vita animale e vegetale. Qt1ale sia il componente cellulare sensibile In un lavoro, in collaborazione col RoMER, al veleno sul quale la tossina esplica il suo l'autore ha dimostrato che questo e, ipoteeffetto, non possiamo ancora precisarlo. L' A. tico non nella sua eisistenza, ma nella sua ritiene di doverlo éerca1~e non nel nucleo, ma natura, è ancora più labile che non sia l'annel citoplasma. ' ticorpo A. Esso esiste in molto maggior copia L' A. pensa che oltre le cellule gangliari del nel siero s~nguigno di cavallo immunizzato sistema nervoso centrale possono anche altri pel tetano, di recente preparato, che non n el co1·pi cellt1lari nervosi offrire ricetto alla tos· siero di sangue preparato da lungo tempo. sina tetanica (cellule gangliari del simpatico) ed Nel siero antitetanico carbolizzato, che l'auè condotto a questa convinzione dall'osserva· tore ha in serbo da anni, esiste ancor·a così zione dell'alto potere essudativo esplicato da poco e attivo, che questo siero non è più essa tossina. Non ritiene invece - almeno pe1' capace in vit1·0 di rendere inattiva la tossina i mammiferi - che nell'economia animale esi- tetanica. stano altri elementi, oltre i nervosi, capaci a Nel siero di recente preparazione si può fissare la tossina {nel pollo sembra che questa accelerare il processo che rende inattivo il e, fissazione avvenga anche da parte di cellule non nervose). . (1) Merita di esser ripetuta la frase con la quale L' A. ha denominato l'anticorpo che si trova egli accenna alla sua scoperta: < m'è avvenuto come nel siero del sangue di individui guariti dal a Saulle n ella Bibbia, che andava cercando t1n asino tetano e che àgisce terapeuticamente contro e trovò un regno. » }

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IL POLICLINICO

po1·tandolo più volte al giorno a temperatura fra 40° e 50°. Al vecchio siero antitetanico si può restituire il co11tenuto in e mediante l'aggiunta di siero di recente preparazione, e con ciò restituirgli, almeno in parte, la sua attività antitossica anche in vit1·0 ,· ciò che porta un aumento del potere antitossico C:Wlla mi· . scela (1). L'autore, che si riserva di pubblicare nei Beit1~agert zur expe1~i1nentellen Therapie i i--isul· tati degli studi da lui condotti insieme col R5MER, crede di dover intanto comunicare questi risultati, che hanno interesse nella pra· tica terapeutica. Si diffonde poi a disct1ter·e della titolazione del potere antitossico del siero, la quale conseguentemente alla precedente conclt1sione · darà valori differenti a seconda del con tenuto in C. Per la determinazione del valore di un siero non basta soltanto conoscere il titolo della miscela, nella quale il contenuto in tossine è reso del tutto inattivo dalle antitossine, ma ancora è necessario conoscerne il valore curativo · che si ha dallo studio del comportamento dell'animale verso la iniezione successiva del virus e del s.ie1·0 · e il valo1·e profilattico, che si determina mediante lo st11dio del comportamento dell'animale verso la iniezione sucoessi,ra del siero e del virus. Queste varie titolazioni sono praticate dall'autore per i suoi sieri antitetanici (2). (1) Così se si aggiunge a 1 eme. di siero indebo· lito a 4 1/2 A. E. (unità antitossiche) 1 eme. di siero, del tutto fresco, a !3 1/2 A . E., non ne risulta un siero a 4, ma a circa 5 A. E. (2) Il siero antitetanico ·viene in commercio in due concentrazioni diverse. E cioè in fialette da 100 unità antitossiche e in fialette di 20. Da 100 U . J., somministrate ;,,, una sola volta per iniezione sottocutanea, è rappresen· tata la ùose curativa per l'uomo e p el cavallo, se · la iniezione si pratica immeùiatamente dopo stabi· lita la diagnosi dell'infezione. 20 U. J. si iniette· ranno ogni volta che si abbia a curare una ferita nella ql1ale si possa sospettare debba conseguire rinfezione tetanica (ferite lacere; con ritenzione di proiettili, di corpi estranei, ecc.). Ogni volta che si conosce l'u,trio di infezione, la iniezione di siero va praticata in imm ediato con· tatto coi tessuti infetti. Altrimenti l'iniezione si farà a preferenza nella sezione succlavia. V a senza dire che 1a ferita deve esser trattata secondo le norme dell'antisepsi e dell'asepsi. Quando le condiz ioni di ambiente lo permettano, debbono aggiungersi alle ini~zioni sottocutanee di siero antitetanico, le inìezioni intrane1trali. f16)

(AN.No IX, FAsc. 56)

Da ultimo l ' A. accenna alla diminuzione della mortalità dall'88 °/0 al 40-45 °/0 d ei colpiti di tetano, ottenuta mediante il trattamento siero-terapico. Il risultato del trattamento non è in funzione solamente della precoce applicazione del metodo e del numero delle llnità antitossìr,he impiegate, ma anche della malignità della infezione. Fermo restando anche per il tAtano, come per la difterite, che dei vari fattori favorevoli ad un buon risultato, il più impo1·tante, anzi il decisivo, è rappresentato dalla somministrazione -del siero in tempo opportuno. R. DALLA VEDOVA.

Sull'assorbimento dell'antitossina tetanica da parte delle ferite; azione immunizzante del siero antitetanico secco i in piegato nella medicatura delle ferite tetaoigtne. . G. R. Acaà. àes Sciences, t. CXXXVI, 11 mai 1903).

(CALMETTE.

L' A. ha constatato sugli animali che si può ad essi conferire l'immunità contro il tetano, facendo assorbire piccole quantità di siero secco, depositato, dopò aver·lo finemente pol· verizzato, su di una piccola ferita, interessante a tutto spessore il derma. Viceversa, se si i·icopre la ferita con medicatura imbevuta di siero liqt1ido, tale im· Il\Unizzazione ordina1·i_amente non si produce. L' A . 11a voluto allora ricercare se fosse possibile impedire nell't1omo l'infezione tetanica, impiegando nella medicatura delle ferite tetanigene, il siero antitossico allo stàto secco. Dopo ave!"e determinato nelle cavie delle piccole f~rite, le ha spalmato con terra impregnata di spore tetaniche ed ha visto che tutti gli animali hanno contratto l'infezione. Altri anima.li invece, infettati nell'identico modo, ma sulle cui ferite veniva, da due a sei 01·e dopo l 'infezione, spolverata una pieLa iniezione di siero antitetanico va ripetuta, perchè l'antitossina tetanic.-a scompare abbastanza presto dal siero del sangue. Viene posta ancorà in commercio l'antitossina tetanica secca, in flaconcini da 20 U. J. Essa con· serva indefinitamente le st1e proprietà antitossiche, e disciolta in 10 eme. di soluzione sterile di clo· ruro sodico all'1 °/0 , può essere impiegata per iniezioni parenchimatose. Essa pone il pratico in grado di fare una prima iniezione di 20- unità, con che si può giungere a. tempo co11 ua tratta.mento quale può esser praticato soltanto in un Istitt1to. Non è mai abbastanza ripetuto, allorchè si sia stabilita la diagnosi di tetano, che 11n ritardo di · 24·36 .ore nell'inizio della cura, pltò decidere della vita o della 1norte del malato.


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cola quantità di siero antitetanico secco, sono costantemente sopravvissuti, senza andare in· contro ad incidenti di sorta. Non sempre favorevoli sono i risultati se la detta medicatura si pratica dopo le prime sei• ore. Tali esperienze mostrano che si potrebbero ritrarre grandi vantaggi della generalizza· zione dell'uso di simile siero antitetanico sulla medicatura delle ferite in cui si ha il sospetto di una possibile infezione tetanica. G. P. ,

TERAPIA

La saliva nella terapia. (I.

BERGMANN.

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SEZIONE PRATICA

Die PJzerap. der Gege1t.).

Fin dai tem1)i più antichi la saliva ha occupato un posto importante n ella medicina popolare; ma la te1~apia moderna, studian· done le proprietà, le ha assegnato il suo giusto valore, considerandola' in alcuni casi un mezzo efficace per conseguire effetti salutari. 1° Infiammazione della gola. - È stato sperimentato che anche con i più forti gargarismi non è possibile raggiungere la retrobocca e specialmente le amigdale. La saliva inghiottita invece passa su tutte le parti infiammate coprendole di uno strato e mitigandone la infiammazione. 2° Iperacidità dello stomaco e dispepsia acida. - Per mitigare i noiosi sintomi di quest'affezione occor1·e n eutralizzare l 'acidità del succo gastrico. 1\1.a p er la neu,ralizzazione di un succo gastrico che contiene HOI al 3 °/ 00 sono necessari gr. 12 di bicarbonato sodico, dose naturalmente ripugnante al malato; inoltre è stato dimostrato (WAGNER 1896) che la eccessiva introduzione di alcali nello stomaco, in presenza di una quantità so1rrabbondante di acidi, forma N a Cl, irritando così il più delle volte la mucosa dello stomaco e provocando 11na maggiore secrezione di acido. Al contrario la saliva inghiottita, per le sue qualità alcaline, regola il grado di acidità del succo gastrico. Ma la saliva dei dispeptici possiede un gra_d o di alcalinità minima ed è perciò necessario provocare una saliva· zio ne abbondante con la masticazione. 3° Obesità. - Negli individui affetti da questo grave incomodo fu _aggiunta alla cura consistenteneldiminuirel'introduzioned'acqua, quella consistente nel provocare abbondante secrezione sudorifera. Alle glandole sudorifere si è pensato poi di sostituire quelle salivari. Con una lunga e continua mastica-

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zione si è potuta produrre una tale sali,·azione da togliere una grande quantità di acq11a al corpo e diminuire di molto il peso. Un vantaggio particolare di questo metodo è di non affaticare il cuore e può quindi es· sere impiegato in tutti i casi. 4° ld1·opisia. - Il miglio1·amento di un malato di ascite per un'abbondante salivazione sopravvenuta spontaneamente, indusse a far uso in casi analoghi della sottrazione di saliva. Si potè ottenere fino a circa 1000 centimetri cubi di saliva al giorno. In 4 casi di pleurite essudati va il successo dello ptia· lismo fu benefico, favorendo l' assorbimento dell'essudato in brevissiinci ten;tpo. Questi risultati portano un buon contributo alla t~­ rapia dell'idropisia. Dott. N. LEUZZI.

Cont1·0 l'anchilostomiasi duodenale. (Dott. N AGEL. Dentscli. niedic. Woclte1i., n. 31, 1903).

T1·a i vari medicamenti adoperati nella Cl1ra di circa 4000 casi di anchilostomiasi l ' A. trovò l'est1·atto di felce maschio essere il migliore e più efficace di tutti, p11rchè fresco, p1~epa· i·ato cioè dalle foglie raccolte n ell'11ltima stagione, e somministrato nella quantità di 10-13 grammi, in una dose sola, e a dosi refratte n egl'individui deboli, da solo o mescolato con caffè, ed a stomaco vuoto, e dopo 2 o 3 ore seguito ~ da lln purgante, per lo più calomelano (gm. O. 30) ovvero senna, rabarbaro, ecc.: ma punto olio di ricino. Nella maggior pa~te dei casi ciò bastò ad espellere ammassi di numerosi anchilostomi. Qualche volta si ebbero legge1·i fenomeni d'intossicazione da filicina : cefalea, vertigine, polso cèlere, aumento di tempera tur~ fino a 39°. 5, sudore, p11pille dilatate ; e nei casi gravi : disturbi passeggeri della vista. Contro siffatti disturbi riuscirono assai efficaci la salipirina e la fenanetina {gm. 1). Secondo l' A. l'est.ratto di felce maschio non uccide l'anchilostoma, ma lo rende come stordito e lo pone in uno stato di debolezza dal quale si può riavere , se non viene subito eliminato dall'intestino per mezzo di qualche purgante. Il felce maschio può somministra.r si anche nella s.eguen te f 01·inola : Estratto di felce maschio gm. 8-10. Cloroformio goccie X-XV. Sciroppo di senna o di altra sostanza gm. 16. Si raccomanda di riscaldare il recipiente (17) •


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IL POLICLINICO

[ A.NNo

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che contiene la detta mistura., per impedire · anti1nicrobica ed in ql1ella a1itiiossica, ma che la di· che rimanga aderente alle pareti del mede· stinzione è in gran parte convenzionale. • Entrando in niedias res, il relatore si fa anzitutto simo. Riguardo alle capsule di glutoide, che si la domanda se il fenomeno biologico in discussione scioglierebbero solo nell' intestino, l' A. non sia veramente artificiale. Ricorda gli esempi conpuò fare ancora apprezzamento alcuno, man· clamati" d elle cosidette immunità congenite di specie animal_i, di razze e di singoli individui, che sfug· cando di espe1·ie1tza propria. In no,Te casi, in cui tanto il timolo che gono ad ogni classificazione, éd ammette l'esi· l'estratto di felce maschio erano stati ineffi· stenza di un certo grado di immunit.à in tutti gli caci, l'A. adoperò il filmarone (uno dei com· esseri. Osserva che di fro11te alle molteplici constataponenti della filicina) secondo la formola: zioni di germi infettivi in seno all'economia di sog-Filmarone gm. O. 7. getti sani faccia d'uopo sospettare che un provvido Cloroformio gm. 1. 5 processo d'immunizzazione si vada a mano a mano Olio di ricino gm. 20. Due e talvolta anche quattro somministra· effettuando. Discute intorno alla prima origine c1i questa con· zioni di questo rimedio, bastarono a provo· dizione di cose, riferendo l1na serie sist'3matica di care la fuoruscita degli anchilostomi. ricerche fatte sotto lA. s11a direzione dall'allievo Dott. E. GuGLIELMETTI.

ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI RESOCONTI

PARTICOLARI

XIJ I Cong1"esso di Medicina interna Padova 29 ottobre-i nove11ibre 1 903.

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Soduta antimeridiana 3-1 ottobre 1903. Presiede il prof. Riva.

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Prof. Lucatello L. (Padova). Le od;er1ie teorie sulla i11t1lt1i1iità nelle nialattie in,fettive acnte (Inintll· rtità antitossica). - L'O. comincia con l'osservare ch e di fronte alla verità afferm.a ta, c.lalle ricerohe moderne, che l'organismo provvede da sè alle so. stanze che devono proteggerlo, sorsero molte que· stioni, talune delle quali rimasero insolute anche dopo l e memorabili sedute del recente Congresso di Bruxelles. Lo studio dell'immunità conti~ le malattie infettive è · tutt'a.ffatto recente, perchè doveva necessa· riamente seguire ai progressi della, batteriologia, u1a talnne nozioni sulla in1munità naturale e persino sull'acquisita sono però antiche. L'O. enumera quanto era noto a questo riguardo sull'assuefa~ione ai veleni, sull' acclima.tamento di soggiorno, sull'antagonismo, ecc., sino alle v ecchie ed empiriche m e· dicazioni pre,renti v-e, ch e furono volta a volta pre· conizzate contro alcune malattie infetti·ve. Fa quindi rapidamente la storia, degli studi mo· derni che condussero alla scoperta dei sieri contro numerosi tossici batterici, animali e vegetali, alla scoperta delle agglutinine, delle precipitine e degli antisieri specifici, agenti contro le varie cellule d oll'organisruo e contro l'azione clegli enzimi. Dimostra come ad un dato momento i fenomeni dell'immunità sieno apparsi distinti nell'immunità 118)

dott. MORANDI, le quali tendono a dimostrare che nei primi giorni di vita, finchè non sia intervenuta una qualunque infezione, mancano nel siero di sangue gli anticorpi. Commentando. questi risultati ed ammettendo l'inevitabilità delle aggressioni microbiche, l'O. pensa che all'ideale inafferrabile di un ambjente amicrobico si debba preferire in linea generale uno stato di refrattarietà, spontanea1nente acquisito, ottenuto nella. floridezza dei nostri mezzi difensivi. Il R. accenna alle dottrine generali rivolte a chiarire la natt1ra intima del fenomeno delrimmt1· nità, e passa in rassegna le teorie dell'esaurimento del mezzo nutritivo (PASTEUR}, dell'addizione (CHA· VEAU, CHARJtIN}, dell'assuefazione (CHARLEWOOD TURNER), la teoria cellulare di METCHNIKOFF e le t eorie umorali. Ricorda come l'azione battericida del sangue si debba alle citasi uscite dai leucociti, e come non vi sia correlazione costante fra immunità e potere batteriolitico, mentre invece getta una luce mag· giore sul fatto della ·varia recettività morbosa lo studio della diversa fertilità del siero di sangue offerta ai microrganismi patogeni (LU CATELLO e ZANONI). Trattando delle proprietà agglutinanti, cl1e GRUl3ER poneva ancora, pochi anni or sono, a base dell'immunità acquisita, espone lo stato attuale della questione e in base ai reperti finora registrati opina che l'agglutinamento debba considerarsi quale strumento che si collega agli altri mezzi di di· fesa, favorendo specialmente i fenomeni della fagocitosi. L'O. passa poscia a trattare delle sostanze anti· tossiche, rilevando anzitutto come le nostre cono· scenze siano ancora- molto incerte. Espone quanto è c,tato affermato sulla genesi delle antitossine, sulla loro costituzione e sul legame che esse hanno dimostra.to con la pseudoglobulina (BELI!,ANTI e CAR· BONE}. Rigt1ardo all origine delle antitossine tratta della ipotesi di EHRLICH sulle catene lateraz;, se·


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IX, F ASC. 56J

SEZIONE PRATICA

condo la quale l'antitossina è identica alla sostanza che nella cellula sensibile assorbe il veleno. La complicata, ma seducente teoria di EHRLICH usci trionfante anche dal recente Congresso belga, sebbene qualche prova si cerchi ancora a sostegno di taluni particolari della geniale ipotesi. L'O., dopo a"\Ter discusso intorno ai punti più controversi, come quello delle modalità con le quali si opera l' unione fra tossine ed antitossine e dell'esistenza dei toxoni e dei toxoidi, inclina a ritenere che l idea della co stituzione c-omplessa delle tossine, sostenuta da EHRLICH, sia tutt'ora ipotetica, o per lo meno non • trovi dimostrazioni irrefutabili dallo studio fatto dei fenomeni di saturazione, mentre invece sembra che una buona conferma della legge delle combi· nazioni fisse fra tossine e antitossine siasi avuta anche nelle esperienze recenti:1sime di K YES sulle miscele di lecitine e di sostanze attive estratte dal siero antivelenoso di CALMETTE. In queste esperienze sarebbero state realizzate diverse combinazioni chimiche che poterono essere distrutte o riprodotte a volontà e che si facevano appunto in proporzioni perfettamente identiche. L 'O. si ferma poi ad altre questioni d'ordine se· condario, dalle quali scaturisco110 tuttavia corollari pratici di notevole importanza. Cosi, a mo' d'esempio, dagli esperimenti di neutralizzazione antitos sica, fatti con varie . diluizioni, emerge la necessità d'impiegare a scopo terap utico unità antitossiche molto concentrate, affinchè i risultati sieroter apici siano meglio favoriti. Dopo aver preso in esame la questione della sede di produzione delle sostanze antitossiche, il R. fa rilevare come gli studi più· moderni abbiano dimostrato che le antitossine non si determinano sol· tanto da corrisp·ondenti tossine batteriche specifiche, m a ch e altri ancora possono essere i provocatori degli anticorpi difensi,1 i (PFEIFFER, CALMETTE, CARBONE ed altri), per cui si deve dedurre che il grave problema dell'immunita antitossica ci prepara ogni giorno nuove sorprese e nuovi punti in· terrogativi, i quali hanno riscontro nell'oscura spe· cificità dei sieri terapeutici. È evidente cl1e il fenomeno di questa immunità appare molto complesso e non può ridursi ad t1na funzio11e semplicemente a11titossica degli umori: è probabile che esso ri· sulti da uno si)eciale orientamento del metabolismo cellt1lare ordinario, ma i st1oi meccanismi sono indubbiamente molti e s' ariati, pei quali è ancora prematura la sintesi ! .A.ttutùmente si nota una tendenza a voler inquadrare i fenomeni biologici dell'immuni~à... nelle leggi ferr ee della chimica, ma sarebbe assurdo escludere una partecipazione diretta, a tti,ra dell'organismo nella e' 'oluzione di quei processi : questa partecipazione è sanzionata dal fatto inoppuguabile della sensibilità del pi;otoplasma, dalla dimostrazion,e che i fenomeni reattivi dell' organismo costituiscono 1

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sempr e le prime condizioni favorevoli por assict1. rare il processo difensivo, e finalmente da quanto si osserva sulla recettività morbosa nei soggetti precedentemente colpiti da un'altra malattia e di· ventati p er conséguen za da un lato ipersensibili alle nuove intossicazioni batteriche e dall'altro meno propizì all'azione curativa. degli stessi sieri specifici. La partecipazione dell'organismo nell' immt1nità si esplica dunque in molteplici modi, dei q11ali non conosciamo finora che una minima parte, rappresentata dalle aggl11tinine, dalle proprjetà battericide, dalla fagocitosi, dalle reazioni locali, dall'alcale· scenza. del sangue, dalle proprit1tà antitossiche na· turali e provocate, dai ricettori tossinofili, dalla ,le11cocitosi, dalle citasi, ecc. Tutti questi son de.i mezzi svariati che vicendevolmente si completano, in quanto che gli t1ni salvaguarclano l'integrità dei protoplasmi cellulari e gli altri assicurano l'estrin· secarsi delle energie vitali proprie a lla cellula sana, donde viene la lotta tlifensiva contro l'oste attaccante. Prof. Pane N. Le odier1ze cedzite srtll'ifn11,zu1tità.

in Ol'd;ne alla profilassi e atta terapia delle 1na· lattie ;11,fett;ve aczite. - Per ben comprendere il fenomeno dell'immunità è indispensabile parlare anzitutto di' quei fattori ch e n ell'organismo normale sono ritenuti oggi capaci di proteggerlo in condizioni ordinarie dall'attacco incessante dei mi. . crobi patogeni, che si trovano nell'ambiente, in cui · siamo costretti a vivel'e. Il più importante di questi fattori è l'anticol'po naturale, detto da BUCHNER alessina, o· sostanza protettrice, da 1\ifETSCHNIKOFF citasi, e da EHRLICH complemento. La alassina è una sostanza che trovasi nel s iero di sangue normale, molto labile, talchè u n riscal- damento a 57° di appena 30 mint1ti la distrugge completamente e alla temperatura ordinaria dopo pochi giorni scompare dal siero. Il meccanisn10 di sterilizzazione dei microbi da parte dell'aless.i na rassomiglia ad una "\'era digestione e perciò il nome di citasi mi sembra più appropriato che quello di alessina. La maggior parte degli osservatori è d'accordo sull'origine della citasi <lai globuli bianchi. Per BUCHNER la citasi è tm prodotto di secrezione dei globuli bianchi; per altri autori, fra c11i il }'IETSCHNIKOFF, la citasi, pur essendo ela.borata dal protoplasn1a dei leucociti, Yi resterebbe fissa come un endoenzima e non verrebbe messa in li· bertà senza il disfacimento di quelli. 1\-IETSCHNIKOJt'F sostiene che la citasi agisce nell'interno dei fagociti, digerendo i microbi, mentre nel plasma del sangue circolante essa manca affatto e quindi nelle condizioni naturali i soli di · fensori dell'orga11ismo contro i microbi sono i fa gociti. t19) •


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IL POLI( LINICO

Le osservazioni di GEJNGOU, in base alle quali lVIETSCHNIKOFF so~tiene· tale teoria, furono control· late dal Luc1BELLI sotto la dlrezione dell'O., il ql1ale afferma che effettivamente il plasma del sangue o non è batt~ricida o lo è molto meno del • siero. Ma da ciò si può concludere in modo as~oluto, come fa il METSCHNIKOFF, che nella lotta dell'or· ganismo contro i microbi patogeni la citasi extra· . globula.re deve escludersi assolutamente'? .All'O. è riuscito dimostrare che iì meccanismo di difesa dell'organismo contro i microbi non è preci~amente~ quello descritto dal METSCHNIKOFF, cioè la fagocitosi, pur non escludendo che quest'l1l· tima vi può avere una parte importante. E la dif· ferenza sta in questo, che sotto l'azione dei mi· crobi, allo stesso modo che sotto l'azione di quan· tit.à sufficiente di siero eterogeneo, di chinino, di fenol e fors'anche di molte altre sostanze chimica· mente definite, segue il fatto generale, che nel sangue si forma abbondante citasi. L'inoculazione endovenosa dei batteri è seguìta nel coniglio da ipoleucocitosi, ma questa va sog· getta a oscillazioni cospicue quanto ,ad intensità. In generale può dirsi che quanto più è alta la vi· rt1lenza del batterio adoperato e più grande è la · dose inoculata, tanto più la ipoleucocitosi verificasi presto e raggiunge un grado ·alto che può andare fino ~.lla scomparsa quasi totale dei le11cociti dal sangue periferico . Salassando i conigli, poche ore dopo la manifestazione dell'ipoleucocitos~ si t~ova la citasi aumentata mediante la prova in 'ritro .col bacillo c1el tifo. Questa è forse la causa che impedisc.Q nella in.: fezione tifosa il moltiplicarsi d€i bacilli nel sangue, pt1re avendo 111ogo il passaggio di m olti di essi in circolazione. Se il potere naturale dell'organismo di arric· chire il sangue· di citasi, ql1ando i microbi vi pe· netrano, può costituire un atto di valida difesa contro quelli ste!ilizzabili da questo fermento, ri· mane d'altra parte disarmato contro quelli, che sono più o meno o completamente insensibili alla azione sterilizzante del medesimo. Bisogna quindi che al primo si aggil!ngano altri anticorpi, i quali possono trovarsi normalmente allo stato rudimen· tale od anche in quantità sensibile all'esperimento, ma la cui forma~ione in quantità cospicua p11ò verificarsi solo durante l'infezione. ' · Di questi anticorpi ne conosciamo esattamente per -o ra tre, cioè l'agglutinina, il cosidetto <!orpo immunizzante, o corpo immune di molti autori te .. deschi, e l'antitossina. Agglnti1iina. Questa sostanza, che nell' orga· nismo normale può anche trovarsi in quantità cospicua, al principi0 della guarigione di una data malattia si trova sempre abbondante da essere fa· '

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cilmente dimostrata mettendo a contatto del siero, che si ottiene col salasso, il microbo che ha pro· dotto la malattia. L'agglutinina è abbastanza resi· ' stente al calore, tantochè non viene distrutta cla una temperatura di 60° prolungata per due ore. (Ricerche dell'O. con l'agglutinina del bacillo del tifo e con q11ella dello pneumococco). Quando l'agglutinina si lorma nell'organismo in sufficiente quantità, impedisce il libero movimento dei microbi che lo posseggono, come il bacillo del tifo, ed in ogni caso sotto la sua azione il moltiplicarsi dei singoli individui non può svolgersi nel senso che ciascun, nuovo germe prodotto possa allontanarsi liberamente da quello che lo produce: al contrario , in forza dell'agglutinina il secondo rimane vicino al primo e cosi di seguito. L'O. tralascia di discutere le teorie con le quali si è cercato di spie.gare il meccanismo dell'agglutinazione, non essendovi finora nulla di positivo, ed accenna all'importanza attribuita all'agglutinina nel] a difesa dell'organismo. Riguardo all'importanza dell'agglutinina come indice di diagnosi, allo stato attuale delle nostre co· noscenze il solo tifo ha dato risultati attendibili. Le ricerche ulteriori hanno assodato che se esiste un forte potere agglutinante del siero dell'i.nfermo (una p~rte di siero deve agglutinare i bacilli di almeno 50 parti di brodocoltura), si può stabilire in gene· rale la diagnosi di tifo; tuttavia anche se J'agglu· tinazione sia insignificante, ad esempio 1 : 5, non si può affatto escludere l'esistenza dell'infezione tifosa, q11ando vi . sono altri criteri probanti. A ciò bisogna aggiungere ohe in generale nel · siero di tutte le persone, che vivono in ambienti, dove certi germi infettivi façilmente possono pervenire nel notitro organismo e dove vengono distrutti senza Gar l11ogo ad una vera malattia, si forJJJ.a nel sangue ab bondante aggl11tinina specifica. Quanto all'importanza dell'agglutinina specifica per l'identificazione di una specie batteTica, essa può dare ottimi risultati sol· tanto se si ha tra mano un siero che la contenga in fortissima concentrazione. .. Corpo il1'imunizzante (fissatore di Metschnikoff, 3°'mbocettore di Ehrlich, sostanza sensibilizzatrice di Bordet). Il corpo immunizzante o corpo immune di molti autori tedeschi, va meglio indicato col nome di fissatore in base alla sua proprietà di .fissarsi elettivamente su quell~ specie di microbi, che ha prodotto l'infezione dell'animale, nel cui siero di sangt1e esso si è · accumulato durante il periodo di guari· gione. Verso il calore il fis,s atore presenta a un di· presso la stessa resistenza dell'agglutinina; al con· trario della citasi, esso non può produrre azione antimicrobica che soltanto nell'organismo anima~e. In qual modo s'esplica nell'organismo l'azione antimicrobica del fissatore'? BoRDElT ed ERRLICH hanno emesso ciascuno una teoria, entrambe degne


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di molta considerazione. BORDET dai suoi studi sul meccanismo dell'emolisi ha ammesso che la sostanza specifica la quale rappresenta la parte principale nella dissoluzione dei corpuscoli rossi, si fissa ai medesimi e li rende suscettibili di essere attaccati e disciolti dall'alassina o citasi del siero. Egli per· ciò chiama tale sostanza: « sostanza sensibilizzatrice '>. , Più acuta è la teoria di EHRLICH. Quest'autore concepisce addirittura una reazione chimica nel sud· detto meccanismo. Egli suppone che l'ambocettore, come egli chiama il fissatore, sia un corpo composto di due gruppi, uno avido di attaccarsi al gruppo affine (ricettore) della cellula dissolvibil~ (corpuscolo rosso, batterio, ècc.) e l'altro avido di attaccarsi al gruppo affine del compleme~to, come egli chiama l' alessina. Nel complemento poi rimarrebbe libero il gruppo dotato di potere digestivo, il quale attirato nella cellula ·dissolvibile mediante la combinazione dell'altro gruppo coll'ambocettore, ne produrre1>be il discioglimento. EHRLICH sostiene che ogni siero può contenere diversi ambocettori e diversi complementi, e che un complemento di un siero può produrre la sua azione dissolvente in unione con l'ambocettore di un siero eterogeneo soltanto se tra loro esiste la anzidetta affinità. Ma dalle ricerche di BORDET e dell'O. risulta che qualunque siero è capace di dissolvere i corpuscoli rossi sensibilizzati dal siero specifico, e perciò bi· sogna ammettere che le citasi dei diversi sieri si equivalgono, almeno nella loro azione sui microbi previa.mente sensibilizzati. Per quanto riguarda i microbi, ricordando la distinzione fra microbi che vengono distrutti dalla citasi e microbi che .vi resistono, risulta con la massima evidenza dalle esperienze dell'O., che un siero fornito di fissatore specifico iu forte concentrazione può, mediante il semplice contatto tempo· raneo, rendere batteri insensibili alla citasi, come è lo pneumococco, sensibilissimi alla medesima. Ma poichè l'azione microbica di questa, nell'esempio dianzi riportato, non può dimostrarsi che nell'or· ganismo, sorge spontaneo jl dubbio che · nella di· struzione dei microbi anzidetti non intervengano altri fattori. Dalle ricerche eseguite, specialmente col siero aniipneumococcico, si vede che il più importante di questi fattori è la fagocitosi di METSCHNIKOFF. I microbi inglobati hanno già subito, prima del1' inglobamento da parte dei fagociti, una diminu· zione della loro normale vitalità dall'azione diretta degli anticorpi {citasi e fissatore), sono cioè i superstiti che hanno resistito all'azione dissolvente della citasi estracellulare, o per lo meno ·non sono stati rapidamente disciolti. Oltre a ciò, essendo il fagocito provvisto di citasi, può annientare completamente la vitalità dei batteri inglobati. Vi ha. però qualche batterio, come quello

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della tubercolosi, che si sviluppa rigogliosamente nel protoplasma dei fagociti. Gli studi dell'O. di· mostrano che la diRtruzione dei germi infettivi nel· l'organismo è in rapporto diretto, non con l'even~ tuale fagocitosi, ma con la citasi libera nel sangue circolante. ÀrJ.titossi11a. - Di questa sostanza dovrebbe parlarsi, a rigor di termini, solo nelle infezioni a tipo puramente tossico, come là difterite ed il tetano. L'O. però non nega che t1na parte competa anche all'antitossina nella lotta contro germi specifici atti a diffondersi e moltiplicarsi nell'organismo, come nella streptococcemia e nella pneumococcemia. Soggiunge che l'ostinazione di alcuni autori a voler vedere tossin~ e antitossina in ogni infezione co~ lo stesso significato, che queste due sostanze hanno nel tetano e nelJa difterite, è più questiono di forma che di sostanza. Esaminando infatti la sostanza nel meccanismo d'azione del fissatore nella distruzione dei microbi, risulta chiaro che questo anticorpo è tossico pel microbo ed in conseguenza riesce antitossico per l'organismo infettato. Si può perciò chiamarlo benissimo antitossina, e la differen~a tra questa e l'antitossina, che agisce nelle malattie a tipo puramente tossico, sta nel fatto che quest'ul· tima è tossica, rispettivamente neutralizzante, per le molecole costituenti la sostanza solubile deleteria per l'organismo ed è quindi antitossica per questo ultimo. Dopo tutto quello che si è esposto sul meccanismo d'azione dei sieri terapeutici nelle esperienze da laboratorio, quali sono i dati che esse ci possono fornire per l'applicazione dei sieri nelle infezioni · che attaccano l'11omo '/ L'O. accenna dapprima a quanto si osserva nel processo dell'infezione sperimentale curata con un siero la cui alta efficacia preventiva è messa fuori dubbio, e soggit1nge che nei successi e negli in· successi della sieroterapia applicata all'uomo, si verifica ciò che si rileva in base agli esperimenti. Più presto s'inizia la cura con dose sufficiente di siero specifico, più pronto e sict1ro è il successo. Perchè dunque l'inst1ccesso q11ando nell'infezione mortale s'interviene tardi'? Nella lotta che s'impe· gna nell'organismo tra i microbi causa!lti la infezione, rispettivamente tossine, e le cellule dell'or· ganismo, la vittoria dei primi non può essere arre· stata, con qualunque mezzo, quando quest'ultima sono completamente esaurite ed alterate n ?lla loro struttura. Circa la provenienza degli anticorpi specifici, il METSCHNIKOFF li fa derivare dai fagociti, opinione queòta che già fu espressa dall'O. n el 1894 prima del l\ilETSCNIKOFF. Ma una vera teoria si è avuta solo da EHRLICH, il quale considerava in generale ogni cellula dell'organismo fornita di speciali mo· lecole capaci di combinarsi a molecole di corpi estranei circolanti nell'organismo.


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Th POLICLINICO

Se qt1este ultime costituiscono una sos!anza nutritiva, si consllmano per la n11trizione della cellula; ma se costituiscono una sostanza tossica, al· lora avvelenano le molecole cellulari, che si distaccano dalle cellule e vengono sostituite da altre simili. Questa proliferazione, per dir così, di nuove molecole cellulari può anche continuare sotto lo stimolo d:una speciale eccitazione, ed allora le mo· lecole n eoformate si distaccano spontaneamente ed arricchiscono il sangue come corpi ricettori, desti· nati a net1tralizzare le molecole della tossina, mentre le molecole capaci di dissolvere gli elementi celltl· lari estranei all'organismo vanno dette a1nbocettori. Questa seducente teoria delle cate1ze laterali di Ehrlich non spiega la specificità dell'ambocettore e dell'antitossina, ma spiega benissimo perchè nel siero di sangue normale si possano trovare anti· corpi in esigua quantità, per cui questo siero non riesce ad esercitare che solo una lieve azione anti· batterica specie contro quei microbi esistenti d'or· dinario nell'ambiente in cui viviamo.

Conclrtsioni .CJenerali: 1. I fattori che · rappresentano le parti principali n el meccanismo dell'imml1nità n elle malattie infettive sono rappresentati da speciali anticorpi (citasi. fissat_ore, agglutinina, antitossina). Una parte coadiuvante non si può negare alla fagocitosi. 2. La citasi, anticorpo naturale dell'organismo, che è content1ta nei leucociti, vien m essa in libertà dall'autolisi di qt1esti in presenza dei batteri penetranti 11el sangue circolante. 3. Il fissatore, l'agglutinina, l'antitossina, anti· corpi specifici, possono trovarsi in piccola quantità n el siero di sangue (le1l'organismo normale, ina in quantità cospicua vi si possono trovare soltanto appena avvenuta la guarigione di una data ma· latti a. 4. Un siero contenente anticorpi specifici contro un dato virus, può concorrere potentemente n ella difesti dell'organismo infettato da, questo vir11s e con successo tanto più sicuro, quanto più grande è la q11antità di detti anticorpi in esso content1ti e più vicino all'inizio della malattia si è cominciato' ad adoperare. 5. La profilassi individuale contro speciali ma. la.ttie infetti,re epidemiche pt1ò, in certi limiti. essere effettuata con sicl1rezza ed innoct1ità mediante la introd11zione nell'organismo di sieri contenenti an· ticorpi specifici speciali in forte concentrazione.

D1scu SSIONE. Prof. Bozzolo (Torino). Elogia anzit11tto i r elatorj, che hanno s:lputo così bene tratteggiare la somma delle difese che l'organismo possiede per difendersi coutro le malattie infettive. Dalle cose esposte si rilev·ano delle importanti osservazioni applicabili alla. clinica, e l'O. si ferma in modo speciale a con· clerare ciò che avviene· -nel tifo, in cui si constata

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una diminuzione considerevole dei globuli bianchi. Se la difesa dell'organismo è affidata alla citasi proveniente dalla distruzione dei leucociti~ l'ipoleucocitosi tifica è dunque una, reazione di difesa del· l'organismo. Particolare attenzione meritano anche le epidemie d'influenza, alle quali succedono qt1elle di pneumonite, a cui va dovuta in ultima analisi la grande mortalità che si nota nelle grandi epi· demie d'influenza. Quest'affezione ha esaurito l'or· ganismo, consumandone i poteri di difesa, sicchè l'organismo stesso non pt1ò più resistere al pneumococco e soccombe. Dalle ricerche sull'immunità si comprende anche benissimo perchè gl'indiviclui Qhe vivono in ambienti ove un dato bacillo domina largamente, resistano àl detto bacillo più degli altri individui . .Prof. Mircoli (Genova). Osserva che dalle sue ricerche risulta che l'alcool ha il potere d'aumen· tare i materiali di difesa contro le malattie infet· tive. Negli animali trattati con dosi progressive di alcool ha potuto constatare t1n aumento notevole del potere agglutinante del siero di sangue. Prof. Bonome (Padova). Comincia per non am· mettere quanto disse il prof. LUCATELLO circa 1111 certo grado d'immunità contt·o la tubercolosi acquisita dalle persone che assistono abit11almente dei tisici, come gl'infermieri. nella cui saliva si trova spe:;;so il bacillo di Koch. Egli ammette piuttosto che entri in giuoco l'età, ed appoggia questa Stla opinione alle ricercho di BEHRJNG, che trovò nei bambini il tubo intestinale più disposto all'attecchiménto del germe tubercolare di quello che non sia negli adulti. Quanto all'agglutinazione dei ba· cilli, da pa~te del siero, il fenomeno non ha per lui che un valore relativo, giacchè le deboli 'agglutinazioni possono osservarsi col sjero di qualsiasi ammalato. Solamente le cifre inolto elevate (da 1 : 1000 in su) acquistano un valore ' raramente si· gnificativo. Oltre a ciò le sue ricerche hanno di· mostrato che non hav,ri alcun ra.p porto fra l'agglu· tinazione e l'immunità, di maniera che 1'0. è portato a credere che la formazione dei corpi immunizzanti non rappresenti che il secondo atto della difesa organica. L'aggrupparsi dei bacilli nei tesstlti, considerato dal prof. PANE come un fenomeno di agglutina· zione, è riguardato da.l l'O. come l'effetto di una moltiplicazione di essi, la formazione cioè di vere zooglee. Alcuni vogliono ammettere che, in seguito al contatto con le agglutinine, i bacilli circolino allo stato di capnt 11iorhinnt nel sangue; ma gli anatomo-patologi non possono accettare una simile teoria, perchè non si potrebbero spiegare le n efriti e le altr~ lesioni tardive si frequenti n elle infezioni. All'asserzione del prof. PANE, che un siero etero· geneo addizionato ad un siero battericida divenga più attivo per maggiore produzione di citasi, l'O. oppone l'idea di WASSERMANN, che la citasi non


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SEZIONE PRATICA

possa aumentare il valore curativo di un siero te· rapeutico. È questa la ragione per cli. i sieri bat· tericidi non esercitano alcun'azione curativa. Con· clude dichiarando inapplicabile la sieroter$lpia anti· streptococcica. . Dott. Cioffi tNa poli). Dopo tutto quello che è stato detto dal prof. PANE relativamente alla produzione d'lm'ipercitasi protetti va con leucolisi e quindi leucopenia, 1'0. domanda quale sarà la sorte ed il significbto della fagocitosi e del fagocito, il quale ultimo è sempre considerato come elemento di lotta. e non di disfacimento. Si vorrebbe inoltre un'inter· petrazione sul fatto di questa ipolet1cocitosi, mentre in una gran parte delle infezioni, tipo la polmonite, siamo abituati a trovare la iperleucocitosi. Dott. Padoa. Domanda anche lui come debba mettersi in rapporto il diminuito numero di leuco.:o citi col fatto che in clinica si riscontra iperleuco· citosi nelle infezioni. Bisogna tener conto più delle prove che dà il quadro delle malattie anzichè delle prove i1t vitro. Prof. Patella (Siena). Rileva come il prof. PANE abbia appena sfiorato la questione della macrocitosi. Quale significato dobbiamo attribuire ai macrofa.g i nelle infezioni'/ È certo che alcune volte si trova una polinucleosi, altre volte una mononucleosi. I macrofagi non hanno per l'O. alcun potere atti,To; si tratta di elementi che in seguito alla degenera· zione vengono invasi dai -polinucleati, giacchè l'ele · nlento mobile tende ad entrare nell'elemento m eno mobile, specie se quest'ultimo è d egenerato. Se il potere fagocit:trio sta in rapporto con l 'integrità dell'elemento, sarà minore quanto piit l'elemento è degenerato, quindi i macrofagi hanno un potere passivo nella lotta contro le malattie. L'O. non ha mai osservato macrofagismo nel sangue circolante. Dott. Micheli (Torino). Nel ·siero normale il pro· fessor PANE ammette l'esistenza d' t1n certo numero • di ambocettori, ma pei sieri immunizzanti p ensa che si formino corpi intermediari completati da llna serie di sieri. Il corpo intermediario servir·ebbe forse a sensibilizzare la cellula'? L'O. soggi11nge di aver osservato che i globuli rossi di un siero non vengo.no mai sciolti da un siero isolitico; domanda perciò se potrebbe darsi che ci fosse una proprietà legata alla cellula,. Dott. Ascoli M. (Pavia). Il prof. PANE ha detto che l'organismo prod11ce le agglutinine. Ora nel tifo se si toglie il bacillo_ dnll'organismo, non è più a.gglutinato da un siero aggl11tinante. Le proprietà di quel bacillo sono dunque modificate, del (\Uale fatto bisogna tener conto quando si parla di im· mt1nità. L'O. osserva inoltre cha durante la pneu· monite il potere emolitico del siero di sangue assume delle qualità particolari, in q11anto che non solo è capace di distruggere i leucociti, ma presenta anche un aumento di . quei prodotti che i leucociti

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forniscono all'organismo, il quale reagisce produ· cendo una quantità di antitossrua. Prof. Maragliano ( Genova). Osserva che il professor BoNOl\1E ha creduto di ricordare dati di vari autori che danno delle conclusioni contralldittorifl. Così attenendosi al BEHRING, egli sostiene che l'or· ganismo è sempre suscettibile all'infezione tuberco· lare, che non esiste immunità naturale nè contro il bacillo della tubercolosi umana, nè contro quello della tubercolosi bovina. Il prof. BONOME non ri· corda però che il BEHRING fa un'aggiunta alla sua affermazione dicendo « a seconda dei casi fisiolo · gici o patologici ». L'O. invece sostiene che c'è un'immunità contro la tubercolosi; quando si dice « a seconda dei casi fisiologici o patologici » ~i viene ad ammettere implicitamente che un'immu· nità ci possa essere. Il prof. BozzoLo accennò che nell'uomo un processo tubercolare sofferto (ad esem· pio, un processo adenoideo) non p11ò indµrre l 'im· munizzazione dell'organìsmo contro un ulteriore attacco di tubercolosi. La cosa però non è accettabile, nè dimostrata; le tubercolosi chirurgiche (ad esempio, le articolari) che passano a guarigione, danno la prova dell'immunità. Il fatto stesso che alcune <.l i q11este tt1bercolosi guariscono ed altre non guariscono, non può autorizzare ad ammettere o ad escludere assolt1tamente l'immunizzazione. L'immunizzazione richiede sempre l'intervento dell'organismo, il quale deve essere in grado di sviluppare i suoi poteri di difesa. L'O. accenna alle pro,re del Roux con siero antidifterico su CO · nigli vergini e su conigli già malati. Riguardo al po' ere immunizzante, bisogna tener sempre conto del qz:ta1it1l11t e doi valori progressivi d ell'agglutinamento. L 'O. non saprebbe dividere l'opinione espressa dal prof. BONUMIB, che solo i "\ralori molto elevati dell'agglutinazione siano vera· m ente dimostrativ.i. Ciò non è se1npre vero e le cifre variano a seconda dé1le malattie. Nella febbre tifoicle, ad esempio, l'agglutinazione di 1 : 50 è già molto attendibile come prova. Lo CHAlTFFARD, nei suoi tracciati di febbre tifoide in via di guarigione, non segnala alc11na agglt1tinazione s11periore a 1: 100. Per la tub r co1osi le cifre sono ugualmente molto lontane dai ' ' alori altissimi, qttantunque 1'0. abbia adesso t1na vacca che agglutina nella proporzione di 1 : 200. Così quando l'O. osserva un uomo che ha, ad esempio, un potere agglutinante di 1 : 10 e questa agglutinazione s'innalza, parallelamente a.I miglioramento, a 1 : 30, 1 : 60, ecc., una tale pro· gr ession e acquista per lui un valore posit ivo indi· scutibile. Risposta del prof. Lucatello. .Approva quanto disse il M1RCOLI sulla necessità dell'applicazione precoce della sieroterapia, e si sottoscrive a q11anto egli a ccennò sull'infll1enza dell'alcool come antitos· sico nelle malattie infettive. Osser,Ta al prof. BoNO~IE che i bacilli tubercolari fl1rono trovati real·


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IL POLIOLINICO

mente nella bocca di individui che hanno da fare con tubercolosi; furono trovati altresì n elle ghian· dole p eri·bronchiali, annidati ed assopiti, per dir cosi, non già in istato di proliferazione. Questo fatto non è forse dovuto a degli speciali processi d'immunizzazione, svoltisi lentamente n ell'organi· smo '? L 'O. è convinto di sì. Risposta del prof. Pane. Al prof. Bozzo LO os· ser"'\ra che quando si parla di mortalità per pneu· monite post-influenzale~ non deve trascurarsi l'azione favoritrice del clima freddo. Aggiunge poi che un siero per essere attivo, ha bisogno di contenere in piccolo volume gra11de quantità di sostanza speci· fica. Riguardo all'obiezione del prof. BoNOME, che non fu distinto il potere sp ecifico dell'agglutinina dal fissatore, l'O. afferma che sono due sostanze ben diverse e ch e l'agglutinina può trovarsi in grande quantità in tln siero poco attivo sui germi specifici e viceversa.. Soggiunge che anche lui conosce"'\ra b ene esser dovuto l'agglutinamento dei bacilli a proliferazione, a vere zooglee. Il germe sotto l'a· zione dell'agglutinina non cessa di svilupparsi; esso è ancora suscettibile di una bella colol'azione. Questa bella colorazione invece non è più possibilo quando interviene la citasi. Al dott. CrOFFI, che vuol sapere quale è la sorte del fa.gocitismo, 1'0. risponde che mediante l'inie· zione di germi si forma llna certa quantità di ci· tasi. Questo è il fatto ; più oltre il METSCHNIKOFF stesso si troverebbe in imbarazzo. In seguito ad un'infezione si deve avere ipoleucocitosi. Nella pneumonite si ha nel medesimo tempo abbondante quantità di leucociti e formazione di fermento-fi· brina: ha luogo quindi da · una parte forma.zione di leucociti, dall'altra una (Ìistruzione di essi . .Al dot. tor P ADOA che domandava il rapporto esistente fra immunizzazione e leucocitolisi, 1'0. risponde che la leucocitolisi è un atto di difesa, mentre l'immuniz· zazione viene dopo. Quanto all'interrogazione del prof. PATELLA circa la macrocitasi, 1'0. poco può dire. Fu trovato il macrofago incapace a produrre citasi per distruggere i microbi; ma capace a di· struggere l~ cellule. Il globulo rosso pel METSCHNI· KOFF viene inglobato dal leucocito mononucleato; ma il METSCHNIKOFF stesso si arresta quando deve ammettere la formazion e della citasi da quel leu· oocito. -~l dott. 1\f1CHELI osserva che, quanto all'opi· nion e sui complementi, EHRLICH è d'avviso che un ambocettore non possa reagire senza complemento speciale; l 'ambocettore penetra n ella cellula, nel germe, e lo discioglie. Se gli ambocettori o fissa· tori sono abbondanti, essi riescono a sensibilizzare in modo straordinario. L'O. crede che tutte le ci· tasi dei lli,rersi sieri si possano equivaler e, ed allora cadrebbe l 'affermazione di W ASSERltIANN. Finalmente cirCi1. l'osservazione del <lott . .AscoLI sulla reazione clell'organismo, 1'0. dice che i germi circolano, e quando si èlrrestano iJ1 lln p11nto doYe \UV

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non v'è citasi che li disciolga, vi si localizzano e determinano ad esempio l'ascesso. -Per la distruzione dei leucociti si formano diversi fermenti, come si costituisce il fermento-citasi.

NOTE DI MEDICINA SCIENTIFICA Pér la i·icerca dei bacilli del tifo nell'acqua. Nella Zeitschrift /'. Hyg (t. XLII, 2, p. 317 ·326), il dott. ScHUEDER riferisce una semplificazione della tecnica del V ALLET per la ricerca del bacillo del tifo nelle acque. V ALLET concentra in piccolo volume i batt~ri di una data quantità d'acqua, creando artificialmente un precipitato nel campione da analizzare: i mi· crorganismi trascinati dalla sostanza precipitata sono poi dal VALLET seminati nei terreni di cultura per determinarne la natura. Lo SCHUEDER propone alla tecnica del V ALLET le seguenti modificazioni: 1. Fare a meno della centrifugazione per rac· cogliere il precipitato formato ~all'azione combinata dell'azotato di piombo e dell'iposolfito di soda, sostanze innocue per il bacillo tifico e per otte· nere ciò lasciar riposare il miscuglio per 24 ore in un lungo cilindro. 2. Sostituire al terreno di Elsner quello òi Drigalski-Oonradi (gelosio lattosato al tornaso1e, con aggiunta di cristalvioletto), le cui proprietà debolmente antisettiche impediscono lo sviluppo di molti germi e non di quelli del tifo. , Ecco dunque la tecnica preconizzata dall'A.: 1. Aggiungere a d11e litri dell'acqua da analiz· zare, contenuta in 11n alto provettone, 20 eme. di una soluzione di iposolfito di soda a 7. 75 per cento e quindi 20 eme. di una soluzione di nitrato di piombo al 10 per cento. Agitare e lascial' depositare il precipitato per 20-24: ore. 2. Decantare, poi ridisciogliere il deposito in 14 eme. di una soluzione di ipolsofito al 100 per cento. 3. Trarre dal liquido limpido O. 2-0. 5 eme. da seminare in scatole di Petri contenenti il gelosio lattosato. Dopo 20 ore di stufa a 37°, determinare le colonie tifiche con l'agglutinazione per mezzo di un siero immunizzante.

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Durata in vita dei bacilli del tifo nelle deiezioni. E. LiDvY e H. KAYER (Oentrbl. f. Bakt., Paras . u1id Infections Kra1iklteite1t, XXXIII, 489-495, 19~3) hanno ricercato nel seguente modo i bacilli nelle deiezioni dei tifosi non sterili~za te: Le deiezioni erano deposte in una fossa cementata e 'i resta· vano per 5 mesi d'inverno, poi erano sparse st1lla

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SEZIONE PRATICA

terra a guisa di letame ed esposte p er 15 giorni alla temperatura invernale. È stato possibile di isolarne bacilli tifici ben caratterizzati. Questo fatto dimostra il pericolo di concimare le terre dei campi e degli orti con letame s11l quale siano state deposte feci non disinfettate di tifosi e ciò anche dopo parecchi mesi.

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le leucemie consisterebbero in una iperplasia degli organi linfo- ed emopoietici çon a11mentata attività formativa. Egli definisce la leucemia linfatica come una Sarco1natosi linj'oadenoide sisteniatica degli orga1ii li1ifo ecl e11iopoietici, e la mielogena come una

Sarco1natosi mieloide sisten1atica degli vr,qani e1no- e linfopoietici. Le cellule bianche circolanti n el sangt1e

non se>no linfociti o mielociti, ma cellule neopla· stiche sarcoma tose. Le intime relazioni tra le let1cemie e le sarco· matosi sono state messe in evidenza da vari autori (STRAUSS, TDRK, DROZDA, ecc.), ma l'O. va più oltre di questi patologi con la sua ipotesi. L'O. 11on può dire niente sull'etiologia delle leu• Le leucemie. cemie, tutte le sue ricerche in proposito essendo Nel 2° Congresso de1la Società Italiana di ~ato· rimaste senza resultato; ammette p erò ch e appar· logia tennt•., testè in Firenze il prof. G. BANTI, fon· tengano al gruppo delle malattie infettive. dandosi sopra numerose osservazioni personali e Quanto alle pse11d~11cemie 1'0. rammenta, che sull'analisi critica della casistica esistente nella let· sot.to questo nome si compre11dono tipi morbosi teratura, riferì i suoi studi sulle leucemie giungendo molto diversi p er natura e per alterazioni anato· alle seguenti conclusioni. miche. Tra i tipi ne distingue due: Le1iceJJtia linfatica. Negli organi linfatici esiste 1° P sezidole1ice11iia linfatica n el senso del Pinkus, un tessuto linfoadenoide atipico, tanto per la qua- 1 nella quale il quadro clinico ed anatomo-patologico lità delle cellule, qllanto per i caratteri del reticolo. è identico alla leucemia linfatica , salvo i·aumento Esso invade gli organi suddetti, mentre i follicoli delle cellule bianche nel sangue. con i ce11tri germinativi si atrofizzano e 8Compaiono: 2° Psendole1lce11,i ia rnielo1de, ora pe1: la prima invade poi spesso la, capsula delle glandole e talora volta descritta dall'O., la quale di fronte alla l~u­ anche i tessuti periglandolari. Esso in\ ade anche cemia mielogena si comporta come la psc11do-leu· la pareti dei vasi, prima fino all'endotelio, poi si cernia linfatica di fronte alla l e1lcemia linfa1ica. apre nell'interno dei vasi stessi ed i suoi elementi L'unica alterazione morfologica, che distingt1e cellulari si mescolano agli elementi normali del queste pseudo-leucemie dalle re1ati,re leucemie, sangue. Si hanno inoltre vere m etastasi ·di questo consiste in ciò che nelle pseudo-leucemie il tessl1to tessuto linfoadenoide in parti ove normalmente non linfoadenoide o mieloide n eoformato può avere in· esiste tessuto linfatico. vaso le pareti vasali, ma rimane integro l'e11dotelio. Per i caratteri atipici di questo teHsuto linfoadeAppena i focolai neoplastici si aprono nell'interno 11oide, che si sosti.tuisc~ al tessuto linfatico norn1ale; dei vasi e v ersano in circolo le loro cell nle.• dalla per la sua tendenza a sconfinare dagli organi lin · pseudo-leucemia si pass~ alla leucemia. fatici per invadere i tessuti prossimi; p er l 'invasione delle pareti vasali fino a distruggerne l'enMorbo di Kahle1·. • dotelio e a. versare i suoi elemeu ti n el sangue ; per l'esistenza delle metastasi; le lesioni morfologiche Nei rendiconti del R. I st. lombardo cli scienze e proprie della leucemia linfatica (acuta e cronica) lettere, vol. XXXVI, 1903, il dott. BONARDI di non appartengono al gruppo delle iperplasi~, ma Milano pubblica il seguente caso. delle neoplasie. Una signora di 28 anni, senza n otey·oli prece· Lezicentia ntielogena. Fatti analogl1i si ritrovano denti, ammala con febbre, a t ipo intermittente anche in qltesta forma. Il tessuto mieloide esistente quotidiano, ch e si iniziava con brivido di freddo, nel midollo osseo ed evont11almente in altri organi, scompariva dopo 6-8-10 ore, insieme a prof11si stl· è in generale atipico per il r eticolo e per le cel· dori. Dopo due anni di tali febbri si ebbe ingros· samento del fegato e della milza: successivamente lule. Si ha pure invasione delle pareti vasali e pe· s:l iniziarono dolori prima fugaci, poi accentuati, netrazione in circolo d egli elementi mieloidi. Questi, trasportati in altri organi, possono determinarvi la alle ossa, e poi si ebbe qualche tumefazione in corrispondenza di alcune ossa, ed albuminuria. ~ u­ prodt1zione di focolai mieloidi. metastatici. Anche le alterazioni proprie della leucemia. mierono fatte divLrse diagnosi (tubercolosi, ~ifilide, n1alogena sembrano quindi appartenere al gruppo delle laria). Venuta all'osservazione dell' A. si riscontraroneoplasie. L'O. p erò fa qualche riserva in propo· no, oltre a dolori vivissimi che impedivano all amma· sit9 non avendo per anco esaurito gli studi per di· lata di m11over si, tumefazioni dure, ossee, alla boz7.a frontale destra, allo sterno, coste, e cla-vicola destra, fetto del materiale anatomico. L'O. combatte la dottrina classica per la quale febbre, ed albumos11ria. L' A. studiò specialmente

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queste manifestazioni, e trovò che una parte del· l'albumosi precipitava anche a freddo, contribuendo a formare l'abbondante deposito, e che l'albumosuria era specialmente forte n elle ore di febbre alta e in quelle di maggiore intensità dei dolori ossei. L'am· malata fini morfinomane. In un altro caso, in uomo di 59 anni, dopo un lungo periodo di febbre intermittente quotidiana, albt1mint1ria e cilindruria e dolori al rachide, per Clli si fecero le diagnosi s11ccessive di infezione re111natoide, nefrite, 11ricemia, osteite vertebrale t11· bercolare, si ebbero ingrossamenti e deformazioni delle ·v ertebre dalla 1oa d., alla 5a I., dello sterno, 5a. e 6a. costa sinistra, clavicola e specialmente delle ossa del bacino, si riscontrò alb11mos11ria e rapido d eperimento: morte in marasma: nel periodo finale cessò la febbre e si mitigarono i dolori e s0ompar,Te l'alb11mosi delle urine. In ness11no dei due casi si potè fare l'autopsia. L ' A . discute poi la diagnosi differenziale, specie con la osteomalacia.

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punti importanti nella patogenesi di questa malattia. St1lla questione, nella quale sono· vari i pareri, s& la legatl1ra di un arto od i raffretldamenti possano provocare t1n accesso, l' A. ha fatto delle ricerche sperimentali ed ha trovato che dopo l'azione del freddo solo appariva emoglobinemia ed emoglobi· nuTia, che dopo la sola stasi sangu.igna il siero del sangue dell'arto legato è rosso, mentre si conserva chiaro quando l'arto legato è riscaldato. 1\-Ia se alla stasi si congiunge il raffreddamento, allora si manifesta una fortissima emoglobinuria. Ricerche fatte sul potere emo1itico del siero di sang11e non hanno dato alcun risultato degno di nota. (Jalzrb . f . Ki1iderlieillr, vol. VII, fa.se. 5). I

APPUNiflI DI 1.l'El\APIA Nuovi casi di eclampsia puerperale curati col « veratrum viri de ».

L'iperleucocitosi nei cai·cinomi gastroepatici.

Il prof. E. PINZANI ha riferito alla Società toscana di ostetricia e gi1iecolo.r;ia, Boll. n. 1, 1903, altri tre casi di eclampsia curati col veratrzini viride in aggiunta ad altri sei, già comunicati l'anno precedente alla Società. Da essi risultano considerazioni pratiche di non lieve importanza. Oosl nei tre casi riferiti le convulsioni sono ces· sate dopo l'uso del rimedio, sempre cho il ntimero delle pulsazioni fosse portato e mantenuto per un certo tempo ad una cifra piuttosto bassa, verso le 60- al minuto; ed il ripresentarsi clegli accessi con· vulsivi era preannunziato da t1n aume11to nella fre· quenza del polso. Ciò conduce l' A. a ritenere che lo stato del polso deve appunto essere guida al· l'ostetrico nella somministra~ione del rimedio, ed accetta l e regole seguenti dettate cla RENÉ DE Co·

Il dott. E. SAì\IUELE di Milano (La Cli1iica Me · dica Itnlia1ia, n. 5, 1903) riuniti i casi studiati da q11esto punto di vista. (155), ed esposte le osserva· zioni raccolte da lui stesso su 11 casi, viene a queste conclusioni : 1. Nei carcinomi gastroep~tici, tanto il n11mero i che la form1tla leucocitaria non ha alc11n valore diagnostico: al più una modica iperleucocitosi mo· i nont1cleare può stare in rapporto colla presenza di lln neoplasma, ma non specificatamente di un n eo· plasma gastro -epatico. 2. Se clinicamente la diagnosi di carcinoma gastroepatico è ben fondata, l'iperleucocitosi può fa.r ritenere probabile la meta.stasi alle ghiandole più vicine e anche la metastasi alle ghiandole meTRET: senteriche e retroperitoneali se l'aumento supera i Se il polso dell'eclamptica~ egli dice, batte a 120 o al di là, si dànno tosto 20 o 22 gocce di estratto 200000. 3. L'iperlet1cocif.osi da 11lcerazione neoplastica fluido di veratruni viride per iniezione ipodermica. dello stomaco è di grado leggiero (10-12000) e non Con un polso a l disotto di 120, l'iniezione ipoder· si pt1ò differen~iarla da q11ella dovuta a ulcera mica varierà da 10 a 20 gocce, secondo la fre· semplice; aumenta se vi è infiltrazione ghiandolare. J. quenza del polso. Siccome l'iniezione sottocutanea 4. L' iperleucocitosi digesti~a nel carcinoma { richiede presso ,a poco 30 mint1ti per raggittngere. gastrico può mancare se vi sono alterazioni gravi i la massima efficacia, cosi se non si è ottenuto l'ef· del chimismo e della motilità dello stomaco: n el fetto desiderato entro questo limite di tempo, si dovrà ripetere l'iniezione alla medesima dose o a carcinoma epatico può sussistere se lo stomaco è dose piit piccola, secondo la necessità, o per meglio in buone condizioni. L'assenza cli iperleucocitosi digestiva p11ò aver dunque valore solo per stabilire dire secondo la frequenza del polso. È d'ttopo con· alterata Ja funzione gastrica, non per stabilire se vi servare gli effetti ottenuti per circa 2! ore, e a tale scopo bisogna ripetere ad intervalli più o meno sia o no neoplasia. -----lontani, il medicamento aJla dose di 5 gocce. J Emoglobinuria parossistica. ln tutti e tre questi casi in cui si usò il veratru111 In t1n caso di emoglobinuria parossistica in 11n i feti nacquero morti, senza che per questo si possa dire che il rimedio esercita un'azione micidiale sul ragazzo di 6 anni, il dott. BunOKBARDT ha fatto interessanti esperienze per rischiarare una serie di prodotto del concepimento.

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SEZIO~~

L'A., constatando che su nove donne cosl trattate si ebbero nove guarigioni, senza poter per ora considera.ra tale rimedio come specifico dell'e· clampsia, afferma però che esso, usato con corte regole è un medicamento inoffensivo e di llna ef· ficacia sorprendente.

PRATICA

1787

zione, due soli giorni, e la rapida comparsa di macchie rosee, otto giorni dopo la trasmissione. DUFLOCQ e Vo1s1N spiegano qt1esta breve durata dell'incubazione e dell'invasione con la grande quantità di bacilli introdotti tutti in una volta nel tubo digerente.

La festa della disinfezione. - Il corpo legisla· Condotta da tene1·e nell'aborto. Nel Jou,r1ial des praéiciens il prof. M AYGRIER espone questa condotta : Qualunque sia l'epoca della gravidanza bisogna, appena minaccia lln aborto, prescrivere il riposo assoluto, dei clisteri lat1danizzati, o, all'occorrenza, un'iniezione di morfina o l'estratto di vibiir1i1:i1n alla dose di 50-60 gocce al giorno. . Se la donna i1on ha accidenti, l'aspettazione con antisepsi rigorosa della vulva o della vagina sarà la regola p er il medico chiamato all'inizio; al contrario, se egli non ha assistito al principio, bisogna intervenire; se ,r'è ritenzione prolungata l'evacuazione è del pari indicata. Se la donna presenta delle emorragie, si praticheranno delle iniezioni calde; se l'emorragia per· siste ed il collo è chiuso, si farà il ta.mponamento asettico c1e1la 'agina, lasciandolo in posto 10 ore al pi1ì.; final1nente, se il collo comincia a dilatarsi, si accentuerà la dilatazione per praticare l' estra• z1one. Quanclo ' r' è infezione, sia il collo aperto o sia chil1so, bisogna sv11otare l'utero Stlbit.o, dilatando all'occorrenza il collo.

VARJ:A Suicidio coi 111icrobi. - TJn nuovo niodo di uccidersi, che non è alla portata di tutti: il suicidio coi mièrobi. Il sistema è stato inaugt1rato da una infermiera degli ospedali di Parigi. Il fatto è riferito dai dottori D1 rFLOCQ o Vo1s1N negli Arcltives générales cle médeciu,e. La giovane, isterica ed anemica, prende il 26 marzo dne tubi di cultura di bacillo d el tifo. L'indomani e il giorno sl1ccessivo nessun males· sere. Nei giorni seguenti un po' di cefalea, ma non febbre. Al sesto giorno stordimento , d ebolezza alle gambe, letto. Al settimo giorno temperatt1ra 37°6 la mattina., 38°6 la sera. All'ottavo giorno dl1e epi· stassi. Temp. alla sera 40°2. Si constata qualche macchia rosea. · Al decimo giorno la sierodiagnosi è positiva.. La febbre tifoide segl1e quindi il SllO corso, abba· stanza grave, e richiede 176 bagni. Notevole è però che la malata, incinta di 2 mesi, non abortisce. In questa vera esperienza di trasmissione del tifo è degna di nota la corta durata dell'incuba-

tivo dello Stato di Utah ha appro,rato una legge, la quale stabili$Ce che il primo lunedì del mese di ottobre sarà giorno di festa ci,rile e verrà celebrato in tutto il territorio dello Stato col nome di et festa della disinfezione ». In quel giorno tutte le occupazioni ordinarie cesseranno e la giornata sarà consacrata alla disinfe· zione di tutte le case, d ei teatri, d elle chiese e degli altri edifici pubblici. . Coloro che non ottempereran110 alle disposizi1>ni di q11esta legge saranno puniti con lm'a1nmenda.

CENNI B BLIOGRAFICI . G. AscoLr. Vorlesungen iiber Uramie (Lezioni sul· l'uremia). - Ed. · Gustavo Fischer, J ena. Vol. di pag. 295 e 22 tavole. In forma di 12 lezionj l' A. espone la clinica, patologia e patogenesi dell'uremia raccogliendovi il frutto delle osservazioni e degli studi che da a11ni si vanno compiendo nella Clinica di Genova s111· l'argomento. Anzit11tto in alcuni capitoli dedicati alla illu· strazione clinica dell'uremia l' A. ne tratteggia le manifestazioni al letto dell'a.mmalato, documentandole accuratamente con esempi clinici adatti. Quindi egli passa a considerare e discutere partitamente gli elementi di patologia e patogenesi che si illustrarono ed in,rocarono per l'intendimento della sYildrome morbosa; la loro esposizione viene completata e r esa più utile ed obbietti,ra a mezzo della presentazione di sinossi tabellari dei • clati di fatto raccolti man mano dagli a11tori a so stegno della loro tesi e dall' A. stesso. Dalla somma dei fatti esposti che nel breve spazio di un cenno bibliografico non potrebbero f!ssere n eppure riassuntivamente accennati e per i quali si rimanda all'originale, l' A. è portato a stabilire che alla. sindrome uremica si debba riconoscere un'origine molto · complessa e che l'urinemia e l 'insufficienza renale cui si volle attri· buire un'importanza escl11~iva, deve in parte cedere il posto ~ll'e:tzione di veleni di origine cellulare, derivanti e prodotti dal disfacimento delle cellule renali lese : spetta alla clinica di eercare ora cli differenziare e classificare le varie forme di genesi diversa. Il libro è seri tto in forma piana e chiara. L à dove l'argomento porta alla considerazione di me127>


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IL POLIOLIN lOO

todi di ricerca e can1pi di studio modernissimi quali a. e. le applicazioni fisico-chimiche alla me· dicina, gli studi st1lle citotossine - l'A. pone evi· dentemente sommo studiq ad esporre lo loro basi teorich e, il modo d ella loro applicazione ed i ri· s11ltati pratici in g11isa che riescano facilmente accessibili ed intelligibili anche all'infuori di una preparazione speciale ; del che, chi inte nde che il medico non può essere ad un tempo un fisico, un chimico, un batteriologo specializzato, eppure non lo desidera costretto ad applicare ciecamente le formole che d a quello o questo gli vengono indi· ca te, saprà ali' A. sommo grado. Allo studioso poi che voglia applicarRi al pro· blema dell'uremia, il libro dell' A. offre il prezioso su ssidio di una diligente raccolta d ei fatti ben~ stabiliti sino dai primi tempi in cui la clinica del· 1'11remia cominciò a delinearsi ; e di una sinossi curata della letteratura . Prof. °"VITTORIO ASCOLI. FESSLER. Erst.er Unterricht in der Krankenptlege. - l\itinchen, 1903. Verlagsbuch. Seitz u. Schauer. In forma di domande e risposte son dati i primi insegnamenti p er il governo dei malati. E' in so· stanza un libro p er le donne, p er le madri di fa· miglia , per tt1tti coloro che sono obbligati a por· gere a un infermo i servigi più t11nili che sono spesso i più utili. Dopo brevi nozioni elementarissime sull'anatomia grossa del corpo umano, l' A . insegna (come si è d etto sotto forma interrogativa) l a maniera di pre· parare il letto étd uri malato e di collocarlo, come si de·v e fa : e un'iniezione e dove, insegna a pren· clere la temperatura, ecc. Poi, salendo ad argo· mentj più complessi, parla delle emorragie, dei tra.11mi (ferite, fratture e lussazioni), d egli avvele· n a menti: n e descrive i principali e più importanti si11tomi e n e dà i rimedi più urgenti. ~on è com e si ' '"ede un libro scientifico, ma certo non ne è dubbia !~utilità. a. p. ~lAYGRlEit.

Les consultations des nourrissons. -

N . 35 dell'Oeuvre médico -chirurgical (Masson et C., édite11rs). I l fenomeno doloroso dello spopolamento in Francia ha richiamato anche l'attenzione dei me· dici, i qt1ali si sono precip:i1amente rivolti a stu· cliare i mezzi per diminuire la mortalità dei lattanti. Il MAYGRIER, accennando alle statistiche di morta· lità in ~1 rancia, dà esatta notizia degli sforzi fatti dal Buo1N, dal DUFOUR e da altri Tolenterosi p er l'impianto delle così dette Corts11ltatio1is des nozlris· sous e delle Gouttes de lait, le quali, diffuse oramai largamente in Francia e ft1ori di Francia, propinano ai lattanti un'alimentazione razionale. alle madri l)rovvidi consigli igieni<'i ed esercitano sugli uni e s11lle altre ltna benefica vigilanza.

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Nella monografia del MAYGRIER è dimostrata la bontà dei risultati otten11ti e la opportunità di mol· tiplicare ovunque q11este provvide istituzioni, che richiedono una bilancia, del latte e un medico di cuore. Novembre, 1903. Dott. FILIPPO P AGLIARI. 0PPENHEIM e L0>11PER. La médication sm·rénale. - Paris, 1903. Librairie Baillière et Fils. Quando BROWN·SÉQUARD e, dopo di lui, ABELOUS, LANGLOIS, THIROLOIX, ecc., misero in evidenza i disturbi determinati dall'ablazione o dalla distru· zione delle ghiandole surrenali, fu nello stesso tempo dimostrata l'essenziale importanza che hanno nel· l'organismo animale le capsule s11rrenali e fu. comprovata l'esiste11za ùi una secrezione capsulare. Ma, come per tutte le ghiandole 'rascolari, la se· erezione st1rrenale non entrò 11ella fase veramente fisiologica che quando si cominciarono a notare gli effetti che si hanno introducendo nell'organismo il st1cco estratto dalle ghiandole surrenali. Nel nuovo volume della collezione delle « Actualités médicales » i dottori 0PPENHEIM é LOEPER studiano successivamente : Gli estratti ca.pstùari nella medicina sperimen· tale. La posologia (ghiandola fresca, estratti surre· nali , adrenalin~) . La m edicazio11e cardio -tonicn.; emostatica; antiflogistica; anestetica. La. medica· zione surrenale i1elle malattie nervose e della nu· trizione. La medicazione surrenale 11elle malattie infettive e n slle intossicazioni. La medicazione sur· renale n el morbo di Addison. a. p. ~

Annali dell' Istituto Psichiatrico della R. Univer· sità di Rotna. - 1903, Roma, Tipografia Righetti. Il presente volume è il ·volume 2° (anno 1902-1903); ed è una pro,ra d ell' indirizzo altamente scientifico della Scuola psichiatrica romana, con tanto amore fondata e diretta dal prof. Sciamanna. Il volume non comprende un mate.riale sovrab· bondante, ma tale scarsità è compensata ad usura dall' importanza degli argomenti trattati esaurien· t emente e con rara p erizia scientifica. Così il prof. Scia.manna richiama l'atten zione so· pra un fenomeno da lui trovato e che è conosciuto col nome di « Sintoma del medio » . Il dott. Guido Guidi porta tm « Contributo allo studio della auto· intossicazione nell'epilessia. » 11 dott. Fabrizi dà un « Contributo clinico allo st11dio dei tumori cerebrali » . Finalmente vorremmo avere più spazio a nostra disposizione per riferire a lungo s1ti rima· nenti tre lavori: del dott. Parclo, su di « Un esem· pio storico di collezionismo » ; del dott. Cerletti «Sulla neuronofagia », e del dottor Forlì « Sulla mie· linizzazione del lobo frontale », tesi dì laurea fatta nella Scuola libera di psichiatria e clinica psichiatrica d el prof. Giannelli, lavori 't"eramente ,


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poderosi, specie i due ultimi, che dimostrano in chi li ha condotti a termine, conoscenza profo1 lda dell'argomento e grande perizia riel ca.mp o diffici· lissimo della tecnica microscopica del sistema n er· voso. Dott. ANGELO PIAZZA.

Pnbblicazioni uervenute al

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Policlinico )) .

CAPPUOClO dott. D. Per la psoriasi prep11ziale. 1\tlilano, Estratto dalla Gazzetta degli Ospedali, 1902. o

LUCIBELLI dott. G. Intorno alla genesi del murmure vescicolare. Napoli, Estratto dalla Nuova Rivista clinico-terapeutica, 1903. COLASUONNO dott. S. Igiene agraria o ·v. ita natu· rale e vita morale. - Bari, E stratto dal g iornale « La Vedetta dei Campi », 1903. DE BLASJ dott. A. Rammollimento cerebrale. l\'lilano, Estratto dalla Gazz. degli Ospeclali, 1903.

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SEZIONE PRATICA

l\tlAURO dott. C. A atrofia amarella aguda do fi· gado. Diagnostico diffreencial com a febre ama· rella. - Sa.o Pat1lo, Revista :1'1edica. de Sao Paulo, 1903. POGGI dott. G. Influenza del calore sul potere regolatore della temperatura anima.le. - }filano, Estratto dal periodico « Il Morgagni », 1903. CoGNETTI DE ì\ilARTITS dott. L . Centuria di epilet· tici. - Ron1a, Estratto dagli Annali di medicina na.vale, 1903. GIGLIO dott. G. Osservazioni anatomo -cliniche sopra un gruppo importante di tumori uterini. Palermo, Estratto dal giornale « Lucina Sicula », 1903.

TRATTATO PRATICO PER LE

Ricerche di elettricità in Medicina di A. BATTELLI Prof. ordin. di Fisica sperimentale nell'Università. di Pisa

e di F. BATTELLI Aiuto alla Cattedra di fisiologia nell'Università. di Ginevra

Un volume in-8° di 1250 pagine con 782 figure

inserite nel testo, L. 20. La Società Editrice Dante Alighieri di Roma offre ai signor bbonati al Policlinico questa interessante e nuova opera originale italiana. mediante pagamento a rate mensili di L. 2. Coloro che intendono profittare di questa favorevole combinazione debbono spedire · cartolina-vaglia da L. 2 insieme alla dichiarazione d'acquisto direttamente alla Società Editrice Dante

AllghJerl, di Albrlghl, Segati & C., ROMA, Via dei Pre{eUi, /.5.

INTEllESSI PROFESSIONALI ·~~----~----------~--------------------

Comizi n1edici. Domenica 15 corr. ebbero luogo comizi s~­ nitari in moltissime città del Regno per discutere il progetto di modifica della legge sanitaria che sta dinanzi al Senato. Oltre Roma ricordiamo: Como, Torino, Firenze," Siena, Milano, Palermo, Bologna, Ca· glia:r:i, Belluno, Castelnuovo Garfagnana, Ge· nova) Chieti, Lecco, Caserta, Campobasso, Piacenza, Catanzaro, Venezia, Reggio Calabria, Ascoli Piceno, Sale1"no, Casale l\Ionfe1·rato, Pavia, Novara, Ve1·celli, Viterbo, Rieti, Are~zo; ed inolt1·e molte città in cui è costituita una sezione dell' .A.s sociazione nazionale dei meLiici condotti (per es. Grosseto, Novara, Certaldo). A Roma la riunione. ebbe luogo nella sala del!' Associazione commerciale e v ' interven· nero quasi 200 m edici; molti altri si fece1. o rappresenta1·e~ Dirigeva la discussione l'ano· l"'evole Santini, presidente del Consiglio del· l'01·djne dei medici, il dott. Bastianelli vice presidente, e il dott. Spaziani segretario. La federazione ~ra rappresentata dal vice presi· dente prof. Gaetano .l \Iazzoni e dai dottori Ballerini, ~!arino Zuco ed .Ascarelli. L' on. Santini pronunciò llll discorso dando ragione delle ri1tnioni indette per quel giorno ed aggiunse cli aver avuto assicurazione dall'on. presidente del Consiglio che sarebbero stati presi in considerazione i voti di miglioramento del progetto di legge. Il prof. Mazzoni spiegò quale sia stata la azione della Federazione in questo tempo ed il dott. Balle1·ini con un 111ngo discorso espose il lavoro fatto dall'on. Bianchi in fa,rore dei medici condotti e diecle ragione dell'ordine del giorno presentato all'assemblea di Roma ed a tutte le altre riunioni d'Italia. Presero parte alla discussione: il prof. Sciamanna, il clott. Spaziani, i dottori Fiori, Lozzi e Crespi. L'ordine del giorno venne poi ap· provato all'unanimità. Esso è del seguente tenore: « Il Comizio, pur riconoscendo che il progetto di legge concernente modificazioni ed aggiunte alle disposizioni vigenti intorno all'assistenza sanitaria e alla vigilanza igienica nei comuni del Regno segna un progresso nell'ordinamento sanitario dello Stato·


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Presi specialmente in considerazione gli ar- tico spetta al medico condotto, il quale ha per tal ticoli che riguardano i rapporti tra medico e servizio diritto a speciale compenso in base ali' ar· comune, e considerato che di ben poco mo- ticolo 4 del Regolamento 14 marzo 1901, n. 127. mento sono i cambiam~nti che si propongono (2770) Sig. dott. G . A. da I. I. - Il triennio di in confronto della legge sanitaria ora vigente prova comincia per Lei a decorrere dal 1° gen· - alcuni dei quali anzi si risolvono in mag- naio 1903 epoca in cui ha assunto di fatto sergior danno pe1· la classe medica, ade1~isce al vi~io. Prima che il triennio si compia può sempre memoriale indirizzato dal Consiglio federale essere licenziato, senza motivazione. Allo stato attuale della legislazione la disdetta pt1ò esser data degli Ordini sanitari del Regno al Senato e fino all'ultimo giorno del triennio. Se fosse rinoriafferma i st1oi voti perchè: minata, senza interruzione di servizio, ricongiun· « 1. I comuni, previo concorso, abbiano la gerebbe allo effetto della stabilità, i d11e periodi di • • più ampia libertà di scelta dei loro sanitari; serv1z10. o quanto meno che le nomine siano discipli· (2766) Sig. dott. G. C. da S. - Ella come medico nate dalle stesse disposizioni che regolano condotto dei poveri non deve sottostare al paga· quelle dei maest1·i elementari secondo la, legge mento della tassa di esercizi e rivendite. Se fu pubblicata la sola matricola può reclamare alla 19 febbraio 190H, n. 45; Commissione locale di accertamento stabilita dal· « 2. Sia abolita la prova e il medico acquisti stabilità dell'ufficio e dello stipendio l'art. 12 del Regolamento approvato con R. decreto 23 marzo 1902, n. 113. Ae fu poi già approvato e fin dal giorno dell'assunzione al servizio; I pubblicato il ruolo definitivo, p11ò ricorrere al signor « 3. Siano rispettati i dirittì acquisiti dai Prefetto della Provincia entro un mese dalla pubmedici nella costituzione e risoluzione dei Con- blicazione e, entro due mesi, alla. suddetta Commissorzi e nel riordinamento dei servizi sanitari; sione di accertam~nto od alla Giunta municipale « 4. Sia fissato per legge un equo conqualora ne faccia le veci. gedo annuale per i medici condotti e per gli (2767) Sig. dott. D. Jj1 , da G. - La cassa penufficiali sanitari ; sione dei medici condotti non paga alcun assegno « 5. Per il licenziamento dei medici con· I di pensione, se non dopo dieci anni dacchè si è dotti in ogni tempo debbono applicarsi le di- cominciato il pagamento dei contributi. Quindi è sposizioni dell'art. 16 della legge ora vigente, ohe Ella nulla potrà liquidare prima del 1909 epoca e cioè che esso licenziamento sia solo deter- in cui si compirà il decennio. Qualora si ~ovesse lasciare, per determinate cause, minato da motivi gravi da essere contestati · il servizio prima del decennio, ~llora si potrebbe al medico, con facoltà di i·icorso alla Giunta prAtendere il pagamento non di una pensionB con· provinciale amministrativa e alla IV Sezione tinuativa e fissa, ma bensì _il pagamento di una del Consiglio di Stato " . quota p er una volta tanto commisurata agli anni Siamo lieti della riuscita di questi comizi di servizio prestati ed alla entità di contributi corche hanno dimostrato come tutti i sanitari risposti. Doctor JuSTITIA. siano uniti e concordi; e noi da questi spiriti di solidarietà bene auguriamo per l'avvenire della classe medica e specialmente pei m edici DIVERSE NOTIZIE condotti. \ «

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È stato firmato il R. decreto con il quale, su proposta del presidente del Consiglio, ministro dell'interno, e del ministro di agricoltura, industria e commercio, è sta.to approvato il rego· lamento per la ese"!uzione della legge 12 giugno 1902, n. 427, contro la pellagra. ROMA. -

RISPOSTE A QUESITI E A DOMANDE (2768) Sig. dott. C. F. da P. IVI. - Per la cura che si presta a coloro che sono colpiti da infortunio sul lavoro non vi è diritto a speciale compenso quando si ha condotta piena. Devesi il compenso percepire solo per la relazione e prima visita. (2769) Sig. dott. S. P. da S. M. - Non è per· messo da. nessuna legge alle famiglie di nomi· nare un medico necroscopo per proprio conto. All'uopo deve ognuno valersi di quello comunale che, come pubblico ufficiale determirta ed accerta il fa,tto della morte e la causa che la produsse. La gestione e l'amministrazione dell'armadio farmaceu· (30)

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- Dal ministro dell'interno è stato deciso di far fare una nuova inchiesta sulle acque potabili nei Comuni del Regno, che completi quella già fatta in proposito nel 1899, ed i cui ris1tltati furono assai importanti. Siccome la nuova inchiesta deve con· cernere tanto il lato tecnico quanto quello ammi· nistrativo, e deve essere esauriente da ambedue quei punti di vista, di maniera che possa dare una.

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SEZIONE PRATI CA

idea esatta e completa, non solo sulle condizioni di fatto della provvisti\ di acq11a i:>otabile nei sin· goli Con111ni sotto l'aspetto igienico e sanitario, ma altresi sotto quello della spesa e di tutte le que· Rtioni amministrati,re che si collegano all'impianto ed al regolare f11nzionamento dei di,rer.si sistemi di approvvigionamento dell'acqua potabile, il Mini· stero dell'interno fece pervenire alle Prefettu1~e 11n questionario che dovranno restituire entro il feb· braio del 1904. LONDRA. - I giornali inglesi pubblicano la prima relazione trasmessa al Governo dalla Missione della Scuola di medicina tropicale che ft1 di recente in· viata nel Congo belga a studiare le malattie do· minanti in q11ella vasta regione. La .Missione, che ricevette la migliore accoglienza dalle autorità. belghe, e che visitò già 51 inferme· i·ie indigene, riferisce che, secondo quanto affer· mano i missionari, la cosidetta malattia del so1ino cagionò 4000 decessi in un solo distretto, contintla ad invadere altri distretti e pare diventi sempre }liii micidiale. Il Go, erno belga impiantò dei campi di isola· mento, mercè i quali crede di potér cirooscrivere · la terribile epidemia., sulla quale la Missione sta procedendo ad llna inchiesta,. Le at1torità del Congo fecero stampare e distri· l>uire. a t 11tti i commercianti del Congo belga dei questionari compilati dalla Missione medica in· • g1ese. · 1

1'omine, promozioni, onorltloenze. Nell'Università di Bologna il dottor Gaetano Fasoli è stato nominato assistente nel gabinetto di patologia generale, dal 1° novembre 1903 al 31 ot· tobre 1904. Nell'Università di Cagliari, il dottore Cesare Biondi fu nominato, per l'anno scolastico 1903-1904, professore straordinario di medicina legale e direttore dol relativo gabinetto. N ell' U niverstà di Cata.nia furono conferma ti per l'anno scolastico 1903-1904 i seguenti professori straordinari : Francaviglia dottor Francesco, di oftalmoiatria e clinica oculistica, e direttore della clinica stessa. De L11ca dottor Rocco, di dermosifilopatia e clinica dermosifilopatica, e direttore della clinica me· desima. Ferrando dottor Giacomo, di medicina legale. Fu poi confermato, per l'anno scolastico 1903-1904, <.lal 1° novembre 1903 il dottore Mario Condorelli· Francavilla, quale incaricato dell'insegnamento di parassitologia medica. Nella Università di l'Iessina, il dottor Ziino Giuseppe, f11 oonfermato quale professore incaricato

dell' insegnHmento della medicina legale per i gitt· risti. N all'Università di Sassari, Sal,ri dott. Giulio f1t nominato, per l'anno scolastico 1903-1904, professore straordinario di anatomia umana normale e clirettore nel relativo gabinetto. Nella stessa Università f11 nominato ~Iagnanimi dott. Roberto professore strao1·dinario di medicina legale. (Al dott. Magna.nimi, che fu uno degli atti·vi collaboratori del nostro giornale fin dalla fondazione, mandiamo i più sinceri rallegramenti e i più vivi auguri per la carriera avvenire). N ell'U nivers!tà di Siena, per l'anno scolastico 1903-1904, sono stati confe.r mati i seguenti profes· sori straordinari: Spediaci dott. Assunto, di patologia speciale di· mostrativa e propede11tica clinica chirurgica. Funaioli dott. Paolo, di psichiatria e clinica psichiatrica e della direzione della clinica. Berna.bei dott. Corrado, rli patologia speciale di· mostrati va medica. Bocci dott. Balduino, di fisiologia e della dire· zione del gabinetto. Galeotti dott. Gino, di patologia generale, e della direzione del gabinetto. . Cozzi dott. Alessandro~ di zoologia, fisiologia ed anatomia comparata, e della direzione del gabinetto. Patella dott. Vincenzo, di clinica medica gene· rale, e della direzione della clinica. Ruffini dott. Angelo, di embriologia. Il dott. Domenico ~lirto fu nominato, per l'anno scolastico 1903-1904, professore di medicina legale e direttore del relativo gabinetto.

Concorsi e oondotte. GENOVA. - È aperto un concorso per due posti gratuiti di studio nell'Istituto per lo studio e la cura della tubercolosi o di altre malattie infetti,re a Genova. Per esservi ammessi è necessario: a) Avere conseguito la laurea in medicina e chirurgia da non più di 5 anni. b) Dimostrare di avere le conoscenze fondi\· mentali di microscopia e di batteriologia. È da quest'anno che l'Istituto ha creato questi due posti gratuiti di studio. Coloro che vi saranno ammessi avranno senza spese un posto di st11tlio nell'Istituto o t11tti i m ezzi per ricerche ed espe· rimanti di cui l'Istituto dispone. L'Istituto è diretto dal prof. Edoardo Maragliano, direttore della Clinica medica della R. Università di Genova, senatore del Regno. Gli aspiranti dovranno inviare la loro domanda alla Direzione dell'Istituto delle malattie infettive, Genova, piazza del Popolo, 11, non più. tardi del 30 novembre corrente. (31)

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IL POLICLINIOO

I nominati entreranno in ufficio il 15 gennaio e vi r esteranno a tutto il 31 dicembre 1904. .ALFONSINE (Raven1ia) . Concorso al posto di medico- chirurgo primario e direttore dell'ospedale. Stipendio annuo L. 3,600, gravato di ricchezza mo· bile e ritenuta per la Cassa-pensioni. Scadenza 15 dicembre p. v. (I concorrenti n on debbono aver superato l'età d i 42 anni il 15 no·vembrc p. p.). Per maggiori schiarimenti ri"y·olgersi allèt segreteria del Con1l1ne. l\lALEO (11lila1to). - Concorso ad una delle due condotte medico-chirurgiche., Stipendio ~nnuo L. 2,350 lorcle, oltre i compensi per i servizi di vaccina· zione e cli ufficiale sanitario. Scadenza 15 dicemb1·e p . v. Età minore di 38 anni. PrACE:-lZA. - Concorso al posto di direttore delJa sezione chimica del laboratorio annesso all'ufficio d'igiene. Annuo asseg110 lire 2000. S0adenza 15 di· cembre p. v . Per schiarimenti rivolgersi alla segreteria del Comun e. - Concorso al posto di medico capo dell'uffi~i o municipale d'igiene. Assegno annuo complessi\"o l ire 3000. Scadenza 15 dicembre p . ,,.._ Per schiarimenti rivolgersi alla segreteria del Comtme.

V OLTUR~\RA APPULA (Foggia) . -

Concorso a m eùico-chirurgo pei soli po1reri. Durata due anni, salvo riconferma, stipendio lire 1200 annue nette ' di ricchezza mobile. L e domantle clebbono essere presentate non oltre il 15 p. , 7 • dicembre. Ne] Comt1ne vi è un solo libero eser cente. PERSICETO (Bologna). Condotta medico-chirt1rgica. Annuo stipendio L . 2400, oltre una eventt1ale retribuzione della Congregazione di carità. Scadenza 11 dicembre 1903. '

BRESCIA. - Concorso per .titoli al posto di me· dico-chirurgo condotto del VI Circondario interno. Stipendio annuo iniziale L . 1800, aumentabile del 5 per cento ogni quadriennio per 6 quadrienni. Scadenza 30 novembre. BUIA ( Utl1:1te) . - Concorso a due posti di m edico condotto. Stipendio annuo L. 2800, più L. 100 a quello dei cll1e che verrà nominato ufficiale sani· tario. Sca.clenza 30 novembre corr.

F JRENZE. -

Dalla Società Fiorentina d ' igiene è stato bandito un concorso a premio per un Libro d' Igie1ie po11olare ad uso delle scuole popolari. Il premio, che è di 2000 lire, sarà conferito a l libro gil1dicato migliore dalla Commissione giudi· catrice, ma l'a11tore ha l'obbligo di dare alle stampe il suo lavoro. Il termine utile per concorrere è il 31 maggio 1904, ed i concorrenti dovranno inviare i loro lavori al dott. Gt1stavo Padoa, segretario della Società Fiorentina d'igiene. Roma, 1903 -

Tip Nuiona.le di G. Berteo • C.

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Indice alfabetico analitico del oresente numero. Abo~to

(Condotta da tenere nell'). - Maygr1er . . . . • . . . . . • . . Pag. 1787 Anchilostomiasi duodenale (Contro !1). N agel . . . . . • . . . . . • . >> 1777 Bacilli del tifo nell'acqua (Per la ricerca dei). - Schueder . . . . . . . . . . . » 1781 Bacilli del tifo nelle deiezioni (Durata in vita dei). - Lévy e Kayer . : . . . . . » 1784 Cenni bibliografici . . . . . . . . . » 1787 Comizi medic::i . . . . • . . . . » 1789 Concorsi e condotte • . . • . • » 1791 Congresso di Medicina interna (XIII) . . . >> 1778 Corea del cuore (Di un sistema finora poco valutato nella diagnosi di). - Galdi . . > 1761 Disinfezione (La festa della) . . . . . >> 1787 Eclampsia puerperale (Nuovi casi di - - cura ti col « Veratrum vi ride » ). - Pinzan1• . • . . . . . . . . . . . » 1786 Emoglobinuria parossistica. - Burckhardt . » 1786 Enfisema polmonare (Etiologia dell'). - GoJubow . . . . . . . . . . . . . . » 1772 Febbre gialla e zanzare. - Risposta del professore G. Sanarelli al prof. E. Perroncito » 1766 Immunità in ordine alla profilassi e alla terapia delle malattie infettive acute (Le odierne vedute sull'). - Pane . . . . » 1779 I1nmunità nelle malattie infettive acute. Imn1unità antitossica (Le odierne teorie sulle). - Luca tello . . . . . . . . . » 1778 lperleucoci tosi nei carcino1ni gastro-epatici . . • . » 1786 (L'). - Samuele • . . . Leucemie (Le). - Banti . . . . . . . >> 1785 Morbo di Kahler. - Bonardi . . . . . . » 1785 Nomjne, promoziooi, onorificenze . . . . '> 179l Notizie diverse. • . . . . . . . . » 1700 Pubblicazioni pervenute al « Policlinico » . » 1789 Risposte a quesiti e a domande. . . . . » 1790 Sali va nella tera pia (La). - Bergmann . • » 1777 Segno di Pinz e soffio pleuritico reso ritn1ico dal cuore. - Aubertin . . . . . . » 1774 Siero antitetanico secco impiegato nella medicatura delle ferite tetanigene (Sull'assorbimento dell'ant itossina tetanica da parte delle ferite; azione immunizzante del). Cal mette . . . . . . . . . . . . » 1776 Suicidio coi microbi. - Duflocq e Voisin . » 1787 Tetano (Per la conoscenza della terapia antitossica del). - Behering . . . . . . » 1774 Tubercolosi polmonare (Osservazioni sulla diagn osi della). - Schmidt . . . • . )) 1772

Recentissim!ì pubblicazione: · .

L'IGIENE DEL BAMBINO del

Prof. Oav. LUIGI CONCETTI Direttore della Clinica Pediatrica nella R. Università di Roma

È un bel volume di oltre 600 pagine, illustrato da m.o lte figure intercalate nel t'='sto. Prozzo L. 7,50 Rivolgere cartolina -vaglia alla Società Editrice Dante Alighieri di Albrighi, Segati & C., Via dei ·Pre· fetti, N. 15 - Roma.


Roma, 28 novembre 1903.

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S~ZIO:NB

l'uo.

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PR.ATIC.A •

DIRETTORI PRoF. GUIDO BACCELLI - PaoF. FRANCESCO DURANTI! ' REDATTORE CAPO: PROF.

VITTORIO ASCOLI

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SOMMARIO. Lavori originali : - Pende : Le alterazioni delle capsule surrenali in seguito alla resez.ione del plesso celiaco e dello rplancnico. - Riviste : - P ATOLOGIA: - Brown: Enteroptosi. Etiologia, sintomatologia, cura e prognosi. DIAGNOSTI CA : - Bard : Le colorazioni del liquido cefalo-rachidiano d' ori~ine emorragica. - Kirsch : Del metodo del Canibier per isolare il bacillo del tifo . - Ps1CHIA1'R1A : - Roy: Come si deve esaminare un paz.z.o. Accademie, Società mediche, Con gressi : - R. AccADEMIA MEDICA DI RoMA. - XIII CoNGREsso nr MEDICINA INT ERNA. - Osservazioni cliniche: - Canalì: Sulla diazoreaz.ione nel tijo addorninale. - Note di medicina scientifica: - Siill'infiltraz.ione grassa. - 'R._icerche sperimentali sulla patogenesi della morte per scottatura. Pratica professionale: - CASUISTICA: Rigidità spasrnodica congenita d'origine midollare (Sindrome di Little) per lesione midollare a focolaio sviluppata durante la vita intrauterina. - Le complica-z.ioni nervose della pertosse. - Nevrite in seguito a tosse convulsa. - APPUNTI DI TERAPIA: - Cura dell'ulcero sifilitico. - Cura abortiva della blenorragia. - Cura della blenorragia cronica. - Varia. Rubrica dell'Ufficiale sanitario ed Igiene! - San tori : L'influenza delle polveri stradali nella diffusione della febbre tifoide iti Roma. - Cenni bibliografici. ' Interessi professionali: - L a lotta contro il ciarlatanisrno. - Risposte a quesiti e a domande. - A mministra· zione sanitaria: - Atti ufficiali. Notizie diverse. - Nomine, pt;"omozioni, onorificenze. - Concorsi e condotte. - Indice alfabeticoanalitico del presente numero.

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Gli abbona111enti si debbono pagare ESCLUSI· VAMEflTE all' A111111inistrazione del ''Policlinico,, Corso U111berto I, 219. Non si riconoscono i paga111enti fatti ad altri. · L' A11111iinistrator'e Pi~ot·.

ENRICO llfORELLI.

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Di r i t t i di

p:i~o p rietà

LAVORI ORIGI.N .ALI Istituto di patologia generale della Regia Università di Roma dir et to dal pr of. A.

n1~~A\lf

.Le alterazioni delle capsule surrenali in segoif o alla resezione del plesso celiaco e dello spla.11enico. (Jo11fr;b1ito alla fis;opatologirr delle cap sule s 11,rre1tal1 . Nota riassunti,ra per il dott.

NICOL.A PENDE.

Lo studio delle alterazioni che le capsule surrenali subiscono per lesioni dei nervi di cui queste glandule sono così riccamente

riservati

provviste, non era stato finora, per quanto io mi sappia, affatto tentato dalla patologia sperimentale. Pure n on vi è chi ignori, che la questione dei rapporti morfalogici e fisiologici delle capsule soprarenali col sistema nervoso, già lungamente dibattuta, in passato, tra i clinici, a proposito della patogenesi del morbJ di Addison, resti ancora oggi il punto capitale, e purtroppo il più oscuro, della fisiopatologia delle capsule : oggi che l'embriologia da una parte, e la fisiologia dall'altra, hanno potuto dimostrare la diversa (1 )


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IL POLICLINICO

origine e la - diversa importanza f'unzionale delle due sostanze, corticale e midollare, delle capsuìe; e i rapporti della midollare col simpatico, e la probabile identità di essa cogli organi cromaffini, appartenenti anch'essi per origine, e forse anche per funzione, al simpatico. Pensando che un contributo, forse notevole, poteva esser portato alla questione suddetta dal metodo della enervazione delle glandole, con l'esame delle alterazioni consecutive, io intrapresi, per consiglio del professor BIGNAMI, le presenti ricerche. Ho prati~ato, nei conigli, tanto la semplice resezione del nervo splancnico di un lato, che l'estirpazione parziale e in alcuni casi totale, del plesso celiaco, essendo queste designate dall'anatomia come le fonti precipue delle fibre nervose afferenti alle capsule. Le alterazioni così ottenute, e che qui brevemente riassumo, possono riferirsi a due distinti periodi : il 1° va dal momento della operazione ad un'epoca variabile da una a due settimane: in esso l'alterazione più costante è l'iperemia passiva della glandola, a cui, in via secondaria e in proporzione del grado delle lesioni nervose, possono accompagnarsi edema diffuso, infiltrazioni emorra-_ giche per rottura di capillari, distruzioni parziali del paranchi ma glandolare. Il 2a periodo comincia circa tre mesi dopo l'atto operativo, ed è caratterizzato da una atrofia progressiva della glandola, atrofia che colpisce, quasi esclusivamente, la sostanza midollare. Mentre nelle capsule di conigli norma.li il rapporto tra lo spessore della sostanza midollare e quello della corticale, in una sezione trasversa della glandola, è all'incirca di 1 / 3 , nelle capsule di cui erano stati recisi i nervi questo rapport<;> scende a 1 / 6 • 1 / 1 • In alcuni casi la sostanza midollare appare soltanto come un punto scuro centrale in mezzo alla sezione giallo-pallida della corticale, che ha poco perduto del suo volume. Più ohe ad occhio nudo, però, l'atrofia della sostanza midollare delle capsule è messa in rilievo dalla osservazione microscopica. Basta gettare una occhiata su due preparati, ricavati l'uno dalla capsula destra, l'altro dalla capsula sinistra, . \

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corrispondente al lato dell'exeresi nervosa, di uno stesso animale, perchè le differenze nella forma e grandezza delle cellule midollari delle due glandole sezionate press'a poco allo stesso livello, colpiscano subito l'osservatore. Le cell11le midollari della capsula atrofica hanno perduto la loro forma cilindrica o prismatica : esse sono come rattrappite, e il loro contorno presenta dei prolungamenti e delle insenature: il protoplasma non è più finamente granuloso, ma omogeneo, e anche la reazione cromaffine imprime a queste cellule una tinta smorta, non così intensamente bruna. o giallo bruna, come alle cellule della glandola normale. Spessissimo il protoplasma presenta dei vacuoli grandi e piccoli, di cui uno più volu..minoso talora circonda il nucleo, assai ridotto nei suoi diametri, in molte cellule addirittura scomparso. Qua e là si vedono ancora persistere gruppi di cellule mìdollàri, che non hanno perduto completamente i loro caratteri: la forma ricorda quella cilindrica, il protoplasma è granuloso e di colorito brunot se i pezzi furono fissa ti in liquidi cromici: ma il polo della cellula, che guarda il lume vasale, è come scavato da una grossa nicchia, in modo da dare l'immagine di una cellula che si sia vuotata, nel lume del vaso san-guigno, di una buona parte dei suo citoplasma. Se queste immagini cellulari, le quali sono figurate ·anche dal KoLLIKER nelle capsule normali, e interpretate dallo stesso A~ come cellule in attività secretoria, avasser<> realmente questo significato, si potrebbe pensare che le medesime figure, nelle glandol& sottratte all'influenza nervosa, st~ssero ad indicare uno stadio precedente a quello in cui le cellule mostransi atrofiche, cioè una. ipersecrezione che precederebbe la sospensione di qualunque attività secretrice:Le cellule della sostanza corticale, negli stessi pezzi in cui si osservano le suddescritte alterazioni, non offrono modificazioni sensibili, nè p~r quanto riguarda la grandezza delle cellule, nè per il numero dei granuli metaplasmatiqi nè per l'aspetto del nucleo. Io ritengo quest'atrofia della sostanza mi-

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SEZIONE PRATICA

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dollare delle capsule enervate come il risul- che un'alterazione primitiva, sia pur funzio tato più importante delle mie ricerche. Essa nale, di questi nervi secretori, possa dar luogo dimostra la presenza nel nervo Rplancnico e a manifestazioni di sintomi addisoniani, pur nelle sue jrradiazioni nel plesso celiaco, di non essendo le capsule primitivamente colnervi secretori delle capsule surrenali, nervi pite? la cui influenza trofica è rilevabile, almeno Nella letteratura medica esiste una ossercon sicurezza, soltanto sulla sostanza midollare. vazione di.von JuRG ENS, d'un mordo di Ad· Qt1esto differente comportamento della so- dison in cui, all'autopsia, fu riscontrato un stanza midollare .e della corticale rispetto alla aneurisma dell'aorta addominale che imbri· lesione dei nervi, armonizza perfettamente gliava lo splancnico di un lato, producendo con quanto si sa sulla genesi e natura mor: atrofia della capsula surrenale corrispondente. fologica speciale delle cellule midollari, che Se questa osservazione, la quale collima per· noi oggi consideriamo, dopo le ricerche di fettamente coi risultati delle mie ricerche, 1(6LL1I{ER, DAGIEL, GIACOMINI, DrAMARE e di verrà confermata, la teoria nervosa del morbo altri, non come cellule nervose speciali, bensì di Addison, in tesa nel senso da me sopra come vere cellule epiteliali secernenti d'ori- esposto, riceverà una base più sicura. Ma la gine neurale, le quali restano pertanto in presenza, nello splancnico, di nervi ad un connessioni strethissime col simpatico; essendo tempo vasodilatatori, vasocostrittori e secred'altronde proprio esse, e non le cellule cor- tori delle capsule surrenali, ha permesso a ticali, destinate ad elaborare il principio at· noi di dedurne altre considerazioni d'ordine tivo meravigli oso, di cui, come dimostrò fisiologico. Essa ci fa pensare all'esistenza di S r 1-IAEFER 7 basta un milionesimo di grammo una specie di autogoverno nella funzione di per chilo di peso del corpo, per produrre an- queste glandole, autogoverno che si com pie cora effetti apprezzabili sul cuore e le ar- per l'intermediario degli splancnici. Infatti, terie. Che l'atrofia poi delle cellule midollari dato che, ad un certo momento, in condizioni sia una diretta conseguenza della mancata fisiologiche o patologiche, un'eccitazione delle influenza nervosa e non dei disturbi di cir· fibre vasodilatatrici degli splancnici produca, colo, ossia d'una stasi cronica, non v'ha alcun per i paremia dei visceri addominali, un ab· dubbio: perchè le alterazioni vasomotorie non bassamento della pressione sanguigna genesono durevoli e spariscono dopo un tempo rale, noi possiamo ammettere che alla stimobreve (primo periodo delle alterazioni), mentre . lazione delle fibre vasodilatatrici delle capla detta atrofia compare assai più tardi, indi- sule surrenali, si accompagni quella delle pendentemente dalle alterazioni vasomotorie fibre secretrici, decorrenti anch'esse, come le precedenti, negli splancnici: nel modo stesso stesse. E d'uopo quindi concludere per l'esisbenza che, nella corda del timpano, all'eccitazione di nervi regolatori del trofismo, indipendenti dei nervi vasodilatatori, s'accompagna sempre dai nervi regolatori del tono vasale, delle quella dei secretori della glandola sottoma· capsule surrenali. Ma nervi trofici di ele- scellare. Allora le ca.psule surrenali immetmenti glandolari non possono essere che teranno in circolo una maggior quantità del nervi secretori: nello splancnico adunq ue e loro principio attivo vasocostrittore, il quale nel plesso celiaco, insieme coi nervi vasodi- tenderà a riportare la pressione all'equilibrio latatori delle capsule dimostrati dal von BrEDL, normale: qt1ando questo è raggiunto, anche e coi vasocostrittori dimostrati da queste mie l'iperattività secretoria delle glandole si frena, ricerche e da queìle recenti pletismografiche in virtù dell'azione del loro stesso secreto sui di LAIGUEL e HALLION, decorrono anche i nervi nervi vasocostrittori delle capsule, azione disecretori delle capsule surrenali, nervi che mostrata dal B1EnL: e in tal modo l'autoregolazione si compie. prima d'ora erano stati soltanto supposti. Questa è probabilmente una delle f'unzioni, Si potrà, in base a questi · fatti, pensare,


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almeno finora quella meglio conosciuta, della RIVISTE sostanza midollare delle capsule surrenali: è dessa adunque la parte più importante di PATOLOGIA tutta la glandola, e perciò la più riccamente innervata, e quella che risente maggiormente En te1·optosi (1). i danni della soppressione dei suoi rapporti Etiolog·ia, sintomatolog·ia, cura e prognosi. col sistema nervoso. Da questo punto di vista, (T. R. BROWN. À»zer. J'led. nn. 7, 8 e 9, 1903) dell'importanza preponderante della sostanza midollare, nella funzione delle capsule, i riL'A., dopo avere rilevato l'importanza di sultati di queste mie ricerche concordano con questa forma mo1·bosa ed il rapporto, che q t1alquelle degli autori che recentemente si sono oc- che volta essa può avere con la ne,rrastenia ed isteria, fa un po' di storia, accennando cupati del significato morfologico e fisiologico brevemente ai vari anatomici, patologi e clidelle due sostanze delle glandole soprarenali. nici til primo dei quali fu probabilme11te il Quale sarà la ft1nzione della sostanza cor· l\IoRGA.GNI) che richiamarono l'attenzione s11lla posizione anormale dei visceri addominali, ticale? Nel co~so delle mie osservazioni citologiche riscontrata in alcuni casi. Indi accenna brevemente alle molte teorie sulle capsule dei conigli, sia normali che sot- riguardanti la causa dell'enteroptosi e notando toposti alle resezioni nervose anzidette, sono che, mentre i francesi credono, col GLÉNA.RD) stato anch'io ripetutamente colpito dal fatto che la ptosi degli organi a,ddominali sia clo· dell'esistenza, negli animali gravidi, di spe- vuta a clebolezza conge11ita dei tessuti, i teciali modificazioni a carico della sostànza . deschi invece la ritengono acquisita e derivata spesso da varie cause come la g1·aviclanza., corti0ale. Questa appare in tali casi intensa- l 'essudato pleurico, la pressione dei vestiti, le mente gialla, per anormale ricchezza di grasso J peritoniti, i neoplasmi, i traumi) ecc. Altri nelle cellule corticali, le quali presentansi col infine ammettono 11na predisposizione congeprotoplasma come rigonfio di succhi, il n uclec> nita, per cui la ptosi può essere provocata da cause molto lievi, che non eserciterèbbero al· omogeneo, vescicoloso, ingrandito: tutto lo cuna influenza su individui non predisposti. strato corticale è più ricco di sangue. Ora, . Dopo una minuta descrizione della posizione se noi pensiamo che già da parecchi autori anatomica dei ' rari organi addominali,· l'ausono state notate modificazioni istologiche tore ù e tratta anche l'embriologia, che egli soltanto nella sostanza corticale delle capsule, ritiene interessante, per il fatto che un nu· in rapporto ai fenomeni riproduttivi; se pen· · me1'0 di autori 1·iguardano l'enteroptosi come una riversione degli organi addominali al siamo che l'embriologia ha ormai assodato tipo embrionale. Nei casi avanzati di enterop· a.vere la sostanza corticale origine dagli iden- tosi, la posizione dei visceri i·assomiglia molto tici abbozzi delle glandole sessuali, e che le a quella che essi hanno n ella vita eru briona1e; ricerche chimiche tendono oggi ad ammettere questo, pur non essendo un argomento in essere il grasso della sostanza corticale niente favore della origine congenita dell'enteroptosi, se1·ve però a p1'ovare che, qualunque n e sia al t.ro che lecitina, cioè uno degli elementi la causa, nella ptosi i visceri tendono a se· chimici più essenziali dell' ovo e dello sperma, gui1·e, in direzione inversa, il cammino per· per questo triplice ordiJ1e di fatti non ci sembra corso nel passaggio dalla vita embrionale a azzardata l'opinione, già antica, che attribuisce ql1ella post-~mbrionale . alla sostanza corticale delle capsule surrenali *** una funzione secretoria specifica, in connesTrattando la patogenesi dell'enteroptosi, l' A. sione coi fenomeni della vita riproduttiva. riporta le varte teorie sostenute rigt1ardo ai Prima di finire, sento il dovere di rendere fattori etiologici di questa malattia. GLÉNARD, di Lione, pubblicò nel. 1885 .u na pubbliche grazie al mio maestro, prof. A. ~1GNAMI, che mi f'u largo di aiuti e di consigli (1) L' .A.. intende per enteroptosi la caduta o il nella elaborazione delle presenti ricerche. prolasso dei visceri content1ti n el cavo addon1inale. Roma giugno 1903. ·

1,..._ rl. R.


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8EZIONE PBAl'ICA

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serie di ca.si di nevi~astenia e dispepsia ner- - il DrcKINSON dà molto 'Talore all'influenza novosa, da lui studiati a Vich)T, concludendo civa esercitata dal busto sulla pa1·ete e st1gli che egli ritene,'"a causa di questi fenomeni organi addominali. (~uesta opinione è> acmorbosi llno spostamento degli organi a.dclo- cettata anche da KELLOG, "\VoLKOW e DE· mi11ali, el1e ave,'"a osservato. In tre altre più 1.JITZEN. i·ecenti pubblicazioni, che furono il risultato L'ultima teol'ia, c1ovuta al KEITH e lJubblicli 15 anni di osservazioni cliniche, il sud- cata dalla La1zcet del 7-14 marzo 1903, attri· detto A.~ ammettendo un tlif etto costituzionale buisce l'enteroptosi ad un metoclo ,Tjziato di congenit'), dice che la ptosi di uno o più vi- respirazione, che è poi causa cli uno sqt1ili· sceri addominali pt1ò avvenire per fatti ner- brio fra la forza SJJiegata dal grL1p1)0 clei mu'Tosi, dispepsia, malattie del fegato e malattie scoli inspiratori e ql1ella clel grl1p1Jo espiracostitttzionali generali. torio. Questo squilibrio prod11ce uno spostaLAND:~u crede che la causa pFimaria sia la mento dei visceri addominali, che in alcttni debolezza della parete adùominale, in alcuni casi speciali può essere l)iù accentuato IJer casi congenita, mentre BouvERET sostiene che uno o per l'altro ' riscere. la net1rastenia è primaria e l'enteroptosi e la KEITH tratta minutamente l'anatomia to110-. (lispepsia so110 secondarie ad essa.. Ew ALD, grafica degli organi addominali e descrive il avendo risco11trato reni mobili nei bambini, meccanismo seconclo il quale si produrrebbero crede, in alcuni casi, alla debolezza congenita, questi spostamenti. Le conclu.;;ioni che si poscl'accordo in questo con LrNDNER, KurTNER e sono rled·u rre dal lavoro clel 1CEITH sono le DRUMMOND. STILLER crede ancl1 'egli alla ori· seguenti: 1. Il fattore principale dell' enteroptosi è gine congenita dell'enteroptosi, dovuta ad un difetto embriologico, e descrive un tipo orga- la cont1·azione del diaframma. 2. Prima clello spostamento può accadere nico, riscontrato costante in molti casi da lui studiati : scheletro snello, t o1·ace lungo, mu- o che ciò che egli chiama « sostegno toracico scoli molli e flaccidi, pannicolo adiposo scarso ·del di~tframma » ceda, o che i muscoli antao del tutto mancante. STILLER ammette anche gonisti addomiua li siano paralizzati o indebo· una enteroptosi acquisita, specialmente clopo liti n0lla loro azione, per esempio, con l't1so malattie acute e croniche, atlerenze peritoneali, del busto stretto. addome pendente, ecc. Assegna un grande va3. I legamenti che fissano i visceri alle lore diagnostico alla fluttuazione della 1on. co- pareti addominali, sono cl'importanza complestola da lui notata nei casi di enteroptosi. tamente secondaria. FuHS accetta il valore diagnostico della flut* ** tuazione costaile i·ilevata dallo STILLER, ma Le varie teQrie finora esposte st1lla etiolonon crede che il busto eserciti una influenza gia dell'enteroptosi si possono r·iunire in tre marca.ta, avendo egli riscontra,to enteroptosi gruppi principali : in ragazze s'redesi, che non portano mai busto. 1. L'enteroptosi è congenita e dovuta a Crecle in,.. ece che il fattore più importante debolezza inerente ai tessuti cl1e sostengono sia la lunga iponutrizione dovuta a malattie i visceri acldominali; fattori come busti traumi, gravi, causa di cambiamenti nei legamenti malattie gravi, ecc., sono catlse secondarie che viscerali. accentuano la tendenza ereditarifl.. MEINERT non ammette il segno dia.gnostico 2. L'enteroptosi è. dovuta a pressione dei di STILLER. LANGERHANS riconosce 5 cause : vestiti, traumi, debolezza delle pa1~eti addomi· 1° Rilasciamento clei muscoli addomina.Ii; nal~, malattie acute, gravidanze, tumor·i, ecc.; 2° Preòisposizione ereditaria; 3° Pressione dei in altre parole a tutto ciò che contribuisce vestiti; ±° Clorosi ; 5° Dispepsia n er,,.osa. ad indebolire i sostegni ' riscerali e le pareti RosENGART, dopo accurati studi embrioloaddominali. gici, crede l'ente1·optosi congenita o acquisita; 3. Ognuna delle suddette cause p11ò essere i~itiene che la prima sia la persistenza della primaria, esistendo una forma congenita ed posizione fetale di tutti o di 1ma parte dei una acquisita. viscP-ri addominali, e la seconda il ritorno E qllest'ultima opinione do,rrebbe essere graduale retrograclo dalla posizione normale accettata. a quella e1nbrionale. _;._~ New York il dott. HEINHORN si è molto ** * :Niolto complesso è il qua.cù·o .sintomatologico occupato dell'enteroptosi; egli etiologicamente c1"'ede all'influenza dannosa del busto, alla de- della enteroptosi. La nev1"'astenia, uno dei sinbolezza acquisita o congenita della parete ad- tomi gene1~ali che talvolta può asst1mere una dominale ed al dimagramento rapiclo. Anche . forma grav-e, è spesso associata a ' '" ari alt1"'i

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rL POLICLINICO

dist11rbi ~tddominali , dovuti allo s1Jostamento dei visceri: come indigestione, costipazione, dolori vari, ecc. F ra i sinton1i oggetti,ri più impo1·tanti deT"ono essere nota.ti l' acldome piatto nella, 1·Agione epigastrica e disteso a l disotto dell'ombelico; la mobilità della <1ecin1a costola ed un colon tras,·erso pal1Jabilissimo, attrave1·so il quale si distinguono chiar·a mente le pulsazioni clell'aorta. Circa lit freque11za dell'enteroptosi le statistiche compilate dai ' rari autori sono molto variabili. Si lJUò solo concluc1ere r.he la donna è più soggetta dell'uomo a questa n1alattia e che l'età in cui essa si verifica più frequentemente è quellt1 fra i 20 e i 50 anni. Gli organi spostati con maggior frequenza sono principalmente i reni (il destro più spesso del sinisteo), lo stomaco, il fegato ecl infine la milza ed il pancreas, la di cui ptosi è stata l'isoontrata ra1·issimamente.

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sturbi nervosi; mentre alcuni escludono qual· siasi relazione fra gastroptosi e fenomeni ner· vosi, altri, più gi11stamente, ammettendo che la gastroptosi non provochi da sè sintomi nervosi, oredo110 che essa sia una ca11sa i)re· disponente alla varietà di nevrosi gastriche di senso, di moto e di secrezione, che sono infine generalmente provocate da uno stitnolo di origine centrale. Locrr"V\roon crede che lo spostamento dello stoma1;0 sia causa cli atonia muscolare e che q11esta sia in diretta i·elazione con i sintomi nevrastenici. Olt1·e ai sintomi nervosi ne sono stati riscontrati vari altri; assenza cli HOl libero. ano1.. essia, vomiti, cardialgia, lingua sporca e costi1Jazione. La gastrectasia, rara nelle donne affette òa gastroptosi, è inYece comunissima negli uomini. Va.ri sono i metodi consigliati per fare la diagnosi di gastroptosi. In alé uni casi basta * ** Gastroptosi. - Questa è uua delle ptosi vi- la semplice percussione o ascolta.zione per descel'ali più comuni, ma meno conosciuta, forse termina1·e la posizione dello stomaco. EINHORN perchè ne sono stati att1,.ibuiti i sinto1ni al i·ene suggerisce cli illuminare lo stomaco internamobile, a Clli essa è spesso associata. STRAUSS mente ; altri preferiscono l' uso dei i· aggi divide etiologicamente la. gastroptosi in due Roentgen subito dopo la somministrazione di gruppi : il 1° dipendente ila anomalie di svi- una emulsione di sottonitrato cli bismuto. Il metodo però che risponde meglio nella luppo clel corpo ; il 2° da cause meccaniche. Ascrive al 1° grt1p1Jo la ma.ggior parte dei casi. pratica è quello della dilatazione . ..Alcuni per GLÉNARD e 8TILLER sono clella stessa opinione, ottenerla si sono ser,riti clell'acql1a, ma questo men tre RIEGRL clice che lo spostamento dello metodo non è consigliabile. E1'T .1:\ LD, per mezzo stomaco è generalmente acquisito e lo attri· di tJn tubo, gonfia lo stomaco d'aria, prefebuisce sopratutto a cambiamenti nello spazio rendo questo al metodo più comunemente usato normale della metà inferiore del torace e della dell'acido ta1·tarico e bicarbonato di sodio. Quando la grande c11rvatura si trova alliu porzione superiore della cavità addominale. La gast.r optosi può assumere due forme: altezza dell'ombelico o al disotto cli esso, e contemporaneamente piloro e piccola curva· 1a Lo stomaco intero può essere spostato in · basso; 2a Esso può disporsi in posizione ve1--- tura sono spostati in basso, può félrsi con ticale. La 1a forma è molto rara pe1· i·agioni sicurezza la diagnosi di gast1·optosi. anatomiche: nella 2a fo1·ma è più frequente ** * Nefroptosi. - È la t)iù frequente. delle ptosi la posizione subverticale, alla quale segt1e qualche volta la verticale. Queste due ultime viscerali ed anche quella che ha attirato magposizioni dello stoma.co conducono più facil- giormente l'attenzione e lo stu<lio dei clinici. mente alla dilatazione, essendovi associate de· Riguardo alle cause che la producono, oltre bolezza generale, frequent~ sovraccaricamento quelle già. ricordate nella etiologia della en· dello stomaco e rilassamento d elle }Jareti ad- teroptosi, ve ne sono alcune altl'e di speciale importanza. K UTTNER indica come una delle dominali. Per g iudicare il grado di abbassamento è cause più importanti la rapida scomparsa di importante determinare la posizione del pi· grasso dalle capsule renali in seguito a tuloro e clella piccola ct1rvatura. bercolosi, cancro, febl)re tifo i de e malaria. I sintomi «ella gastroptosi possono essere Sulla influenza della gravidanza le opinioni insignificanti o molto marcati. PEDRON dice sono disparate. HARRIS crede all'influenza cl i che essi possono mancare finchè lo stomaco .. una ristrettezza particolare della parte infe· funziona J•egolarmente ; però, mentre ciò è riore d'e lla zo~a mediana del corpo, onde in vero in alcuni casi, in altri, sebbene non si tutti i casi in cui il diaframma è costretto. a i·iscontrino sintomi riferibili di1·ettamente allo muoversi ·v·iolentemente, viene esercitato lln stomaco il quadro sintomatologico è com- trauma sul polo superiore del rene, che a lungo plesso e svariato. l\ilolto dis1)arati sono i pa· andare finisce con lo spostarsi. HARRIS crede reri degli st11diosi intorno alla origine dei di· rarissimi i casi di nefroptosi seguenti imme·


tAN.NO IX-X,

FASO.

57]

SEZIONE

diatamente tra11mi esterni. Infine molti creù <>no alla ereditarietà di questa malattia, e consoli· dano questa Oj)inione riportanflO casi ai nefro· ptosi riscontrati in tutti i mernbri di una stessa famiglia e fin a.ne he in ban1bini piccolissimi. ì\1olto comples.s o è il quaclro sinto~atologico della nefroptosi. Non sono l'ari fenomeni nervosi di grande importan?Ja; }Jerdita di memoria, isterismo e n~''rastenia grave, capogiri. Si possono a\re re anche sintomi di clispepsia 01·0· ni~a, anoressia\ senso di lJeso allo stomaco costipazione, sete, mal di ca.po, insonnia, ecc. È da ricorLla1·si a,nche la cosiddetta crisi di DIELL, consistente in attacchi parossistici di dolore intenso alla regione lombare o ipocondriaca, nat1sea. e vomito. LANDAU crec1e causati questi attacchi da torsione dei vasi renali; LINDER da idronefrosi intermittente. Infine in alc11ni altri casi sono state riscontrate anche ne,~1·algi0 , umaturjn, albumin1tria coliche epatiche ecl itterizia. La relazione cl1e lJotrebbe esistere fra n efro1)tosi P ~astrecta.sia è mo]to discussa dai vari autori. Alcur1i ammettono la possibilità cli una compressione esercitata dai legamenti pe1·itoneali del re11e sul duodeno, come è stato (limostrato i tl alct1ne at1t opsie. L'esamP bimanuale, dopo aver fatto camminare per qt1alcl1e tempo l'ammalato col corpo libe1·0 (la ' '" esti steette, è il più aùatto per stabilire la clirLgnosi di nefroptosi.

EjJatoptosi. -

** * L'abbassamento del fegato

è 1·a1·0 e solo nel 1866 n e fu descritto il primo caso dal nost1·0 C..A.NT.A.NI. Il fegato, q11ando gitinge ;.i staecarsi dal éliaf1·amma a cu i è tenuto a cl er ente clai suoi varii legamenti e dal soffice sostegno rlello stoma_c o e degli intestini, p11ò discend ere fimo al legamento di Poupart; alcune v olte però, invece di un abbassamento in toto, esso ~l1bisce una specie di rotazione a ca11sa del leg arnento teres, e solo il lobo destro si ~tbbassa. Fra l e cause più importanti della e1)atoptbsi bisog11a ricordare il rilasciamento e la flaccjdità. delle pareti addominali, specialmente se clovute a, parecchie gravidanze consecuti ''e ~ le ernie in cui sono impegnate molte anse intesti11ali · gli esercizi ' ' iolen ti, il vomito persistente, ecc. I sintomi sono vari. Alla palpazione si riscont1·a al lato <lestro dell'addome un tumore a superficie con,ressa, di1·etta in avanti, a mar· gini 11etti, indolente alla pressione. Il dolore pt1ò comparire ad accessi senza cause apparenti ; esso ha origine nella regione ipocon· driaca, ed epigastrica destra e spesso s'irradia ' Terso la 1·egione lotnbare e la spalla. Ql1esti dolori si calmano fa cendo mettere

PRATICA

1799

l'infermo nella posizione supina. Alcune volte si notano anche distu1·bi digestivi, accessi di colica epatica, asma, con senso di pienezza e costrizione alla, parte superiore dell'addome. Per la rl iagnos i sono di grande n tilità la palpazione 8 la perct1ssione, che debbono pra· ticarsi tanto nella posizione erett:t che in quella su1)ina. All'ispezione si riscontra q11alche volta anche t1na tumefazione al lato destro dello addor11e. Bisogna esaminare attentamente l'infermo pei· non cadere in _e rrori: la rotazione o la ptosi del fegato possono essere confusi con l'ingrossamento di q11est'organo o con tumori.

* ** Ptost' del!a 7l't,ilza, ]Jr;,1zcreas ed i1ites tz.,ti. -..JVIolto 1·aro sembra essere l'abbassamento della milza, forse perchè i piccoli spostam enti di quest' organo sono difficili a tìiagnostica1·si per mancanza di sintomi speciali. LA. ricùrda un solo caso òi ernia inguinale con partecipazione della milza. Il mag· gior numero delle volte i traumi sarebbe1·0 la causa occasionale, ammettendo anche per questa 1nalattia una predis1)osizione congenita . L'organo si mostra generalmente ingros. sato, e se vi è torsione del pe(luncolo la tumefazione può raggiungere un alto grado, con elevazione di temperatura. Quando è possibile palpare la milza e i·ilevarne la forma caratteristica a punte ac11te e fl'astagliate, la cliagnosi è facile; ma diventa difficile quanclo l'organo è fissato i11 posizione anormale. Finora non sf sa nulla di preciso intorno allo spostamento del pancreas. V IRCHOW n el 1853 fu il primo a richiamare l'attenzione degli st11diosi sui cambiamenti di posizione dell'intestino, che egli attribuiva a pèritoniti J?arziali. A.i ilue sintomi indicati dal VrncHow, dispepsia e costipazione, se ne aggiunsero poi va1·i altri~ come : pres€>nza di molti gas nell 'intestino, i udigestio11e, colite mucosa, ecc. E\\'«ALD attribuisce questi sintomi ad irritazione i·i· flessa dell'intestino, do,ruta allo stiramento dei legamenti intestinali. Un altro fattore importante sarehbe anche lo stiramento a cui è sottoposto lo stomaco per l 'abbassamento del colon t1·asverso. GLÉNARD insiste nell'attribuire il rilascia· mento delle pareti addominali alla stenosi intestinale consecutiva all'abbassamento del· l'apparato gastro-enterico. La diagnosi di ptosi intestinale è facile n egli individui con pareti addominali rila· sciate· l'ispezione e la palpazione sono suf fi. cienti.' Pe1· determinare precisamente la po izione rlel colon si è ricorso alla distensione ( 7)


1800

IL POLICLINICO

di esso per mezzo di aria introdotta con un t11bo dalla via i~ettale. BoAs, 1~a1endosi dei i·aggi Roentgen, ha seguìto il corRo di llna capsula metallica attraverso l'intestino. O' CON· NELL insiste nell'indicare, come sintoma importantissimo, il dolore e la stancl1ezza nelle ore cl1e corrispondono ai periodi di cligestione duode11ale.

Profilassi e cu1~a. -

**: -:

È necessario curare attentamente ql1ei ba:ipbini. che, pe1· la forma speciale clel corpo pii.1 so1)ra descritta, si mo· &t'rano preèlisposti all'enteroptosi. Il prolungato riposo a letto, le fasce addominali la dieta e l'igiene generale dànno eccellenti ri· st1ltati. Bisogna poi sorvegliare tutti, bambini e adt1lti, durante e dopo malattie acute o croniche, associate a marcata perdita di peso o a dimint1zione dell'elasticità muscolare (difterite, tifo, pertosse, . malaria, ecc.) e consiglia1~e a tempo debito l'uso dei sostegni artificiali. J_;o stesso dicasi per le puerpere, che devono restare a letto finchè la parete addominale non abbia i·iacq uistato la primitiva consistenza ed elasticità. .Anche- in seguito all'asp ortazione di g rossi tumori addominali, di grande quantitit di li· quido ascitico, è opport11no seguire le dette precauzioni. RIEGEL combatte l 'uso del busto e delle cin· ture strette che do,rrebbero essere indicate dai medici come un pericolo costante. L ' A . con· siglia a coloro che per la eccessi va deficienza di grasso ~ono soggetti a questa malattia, cure ed ese1·cizi atti a migliorare la loro condizione generale. La cura dell'enteroptosi può essere divisa in tre gruppi: 1° Cura inte1·na (medicine, misure igie· niche, ecc.). 2° Cura meccanica {fasce, massaggio, ct1scinetti, ecc.). 3° Cura chirurgica. Per la cura interna si usano i lassati,ri, le acque alcaline, qualche volta gli antisettici, insieme ad una dieta appropriata e molto frazionata, a base di succo di carne, uova, pane duro, latte concentrato. cercando di evitare i liquicli più che sia possibile. Si esegue contemporaneamente la cura meccanica consistente in cinti, fasce, massaggio per migliorare l'elasticitt\J dei muscoli addo· minali. e vi è anemia si prescrivono ferro ed arsenico, badando però, quando vi sono disturbi digestivi, che il primo non li accentui. Nella gastroptosi si scelgono i cibi che pas· sano presto nel duodeno liberando lo stomaco. -

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[ANNO

IX-X, F .A.se. 57 J

Occorre sorvegliare l'infermo perchè non indcssi ab!ti troppo stretti e rimanga lunga· mente a letto; si de,Tono curare tutti i sintomi che possono attribuirsi alla ptosi dello stomaco. P er la nefroptosi l' .t\.. consiglia, tranne in casi speciali, rli seg11ire sempre la ct1ra medica, prima di ricorrere acl una ope1·azione chirurgica. Si de,re cercare di accrescere l'ela.sticità · dei muscoli e di fare aumentare il grasso r1ella parete addomir1ale. L'A. i·ico1·da 21 am· malati con rene mobile, cli ct1i tJarla E cOLES nella Lancet del 1898, la maggior parte dei quali guarirono senza ricorrere alla cura chi~ · rt11~gica. Nulla di speciale vi è da aggiungeré }Jer la cura medica della ptosi del fegato e della milza. Nella ptosi intestinale) allo scopo di migliorare l'elasticità del tratto intestinale, sono stati usati, con notevole \antaggio, l'idroterapia e specialmente la doccia scozzese, 1 elettricità, il massag·g io e le irrigazioni fredde del colon. Sono m olto dispa1~ati i pare1·i degli studiosi in,_torno all't1so delle fas ce, dei ciu ti, clei cuscin~tti, ecc. È certo che una buona fasciatura, dilig.entemente applicata, dà. sem1)re sollievo all'infermo, e qualche volta, nei casi di leggieri spostamenti viscerali, prodt1ce ottimi risultati terapet1tici. nla si avrebbe l1na delusione se si volesse ottenere con tale mezzo la Rcomparsa lli tutti i sintomi. La fascia deve essere semp1·e a1) })licata in modo che ci1·concli e sorregga i due terzi inferiori dell'addome esercitando una i)ressione dal basso in alto. È molto difficile stabili1·e quando sia, op}Jortuno l'inter,rento chirurgico. LAMBALLE cita quattro casi di ptosi intestinale da lt1i operati, in cui i sintomi dell'ente1·optosi erano associati ad accessi di colica intestinale. Egli ottenne la guarigione, fissando il colon .al fegato, alla milza ed a1la pa1·ete addominale. BLEOHER e BIER ope1·arono cinque ammalati ricollocando lo stomaco nella sua posizione normale, pe1~ mezzo di suture includenti: il legamento gastroepatico vicino al fegato, lo strato muscolare del piloro, la capsula del fegato, ed il ca1·dias. WEBSTER consiglia di Sl1turare insieme i muscoli retti addon1inali qt1ando essi sono divaricati e rilasciati. Non è consigliabile fissare lo stomaco al diaf1~amma.. La cura chirm·gica clel rene fluttuante consiste ora nella sospensione o fissazione del rene, e non più nella nefr~ctomia, che dava una notevole percentuale di morti. I metodi seguìti sono vari. RIEDEL, TuFFIER e GuYoN suturano la capsula fibrosa 1

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LANNO IX-X,

FASC.

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SEZIO~"'"E

del rene; mentre autori più i·ecenti consiglia.n o la s11tura del parenchima. J ABOULA Y e B10NDI lasciano sospeso il rene in una benda di garza all'iodofo~·mio finchè l'organo noh viene fis· sato da un tessrito granuloso neoformato. SENN moc1ifica q11esto metodo passando un giro di garza intorno al polo inferiore del rene e ferma11do gli estremi della fascia nella fe1·ita. MoRRIS fissa i reni 111obili introdt1cendo un lembo clella capsula fra lEl fibre del qt1adrato <lei 10111bi (1). W EHRl\fANN e J\lloLLETT raccomandano di non fissare i reni tro1)po in alto, pe1· evitare la p1·essione del fegato, ma di fissal'li nella giusta posizione, per· non impedire 11L funzione degli urete1·i e dei vasi sanguigni. N ei casi in cui l'inter,,.,.e nto operati,ro è ritenuto necessario la cura chir11rgica dà risultati eccellenti. Però prima clell'intervento ~10RRIS consiglia di tentare sempre la cura medica, dalla qua.le si possono ave1·e risultati insperati, special· _ mente in soggetti isterici e nevrastenici. Solo quando i sintomi sono gravi ed indubbiamente riferibili a posizione anormale dei i..eni, bi· sogna praticare senza indugio la nefropessia. ,_,,.arie operazioni sono state immaginate ecl eseguite per la. ct1ra chirurgica del fegato flt1ttt1ante. Alcuni consigliano l'accorciamento della l)arete ad(lominale per mezzo dell'escissione di un pezzo a forma di cono nella regione della linea alba. La sutura del fegato alla }Jarete addominale o alle cartilagini costali, l'adesione procurata fra la convessità del fegato e la cupola del diaframma, sono metodi sperimentati con maggiore o minore successo. Nei casi gravi di ptosi della milza è stata praticata con sL1ccesso l'estirpazione. HALSTED riporta due casi , in cui la milza fu i·icollocata a posto mediante impacchi di garza sterile o 18 mesi dopo l'opera'.liione tutti i visceri si t1..ovavano in condizione normale. BisoO'na essere molto i·iservati nel fare la t:> prognosi, poichè in un gran numero di casi tanto la cura medica che quella chiru1·gica p ossono dare risultati non soddisfacenti. L ' A. ricorda come vari fattori concorrano a produrr e, in chi vi è predisposto, la ptosi di alcuni o di tutti i visceri addominali, e conclude raccomandando di non dimenticare che nei giovani spesso la profilassi può fare ciò che nè l e cure mediche, nè quelle chirur · giche possono ottenere in coloro in cui il male è avanzato. Dott. LEuzzr. L' A... ignora i processi di RUGGI, ecc.

~IAZZONI,

0ATTERINA,

(N. d. R.).

1801

PRATICA

DIA GNOS TIOA

Le color·azioni del liquido refalo-racl1idiano d'origine en101·1·agica. (BARD. S e11t. 11iéd., 1903, n. 4:1).

Il liquido cefalo-rachidian0 estratto con la puntura lombare è ordinariamente lim IJido e incolore; spesso assume una tinta . emor1·a· gioa perchè si mischia al sa.ngt1e l)ro,reniente dalla puntura; altre volte il sangue, dal quale dipende la colorazione del liquido, pro\rie11e dalla stessa cavità aracnoidea. Parrebbe, a tutta prima, che di fronte a lln liquido emorragico ottenuto con la puntura . lombare, il quesito da risolvere sia solo quello di decidere se la presenza di sang11e nel li· quido cefalo-rachidiano dipende da una me· scolanza accidentale verificatasi durante la puntura, oppure il liquido è esso stesso emorragico. L' A . però fa rilevare che allo1·quando, per separare i globuli i·ossi tenuti i11 sospen· sione, si centrifuga il liq t1ido Sltbito <.lopo la puntura, anche quando si limiti l'osser,razione ai soli casi in cui l'origi11e intraracnoidea del sangue è sicura sia per i clati clinici cl1e per i risultati dell'autopsia, tre eventualità }JOS· sono 'rerificarsi: o il liqt1ido al diso1)ra del sedimento i·esta incolore come allo stato nor· male, o assL1me una tinta rosea e presPnta i caratteri chimici e spettroscopici dell'emoglo· bina, o, infine, ha. una colorazione più gialla, simile a quella di una soluzione di acido })i· crico senza alcuna delle reazioni fisico-chimicl1e del pigmento del sangue. Questa colol'azione gialla può esistere senria aspetto sanguinole11to del liquido, e può da sola costituire un sin· toma importante della presenza anteriore del sangue nella cavi tà araeuoidea.

* * * dell'origine

Per decidere accidental<:> o in· tra-aracnoidea del sangue contenuto in t1n liquido cefalo-rachidiano emorragico. si l1anno vari caratteri. Nei casi di emor1·agia del ne· vrasse la tinta emorragica è uniforme t1urante tutto il tempo della ptmtu1·a, mentre quando l 'emor1..agia è accidentale, questa tinta è variabile. In quest't1ltimo caso si possono a~· ere ancl1e variazioni nella colorazionfl facenclo esegt1ire all'ago piccoli movimenti di ,,.a e vieni (TUFFIER e ~1ILIAN). Inoltre~ il sangt1e pro,reniente dai tessuti attraversati dall ~ago è semp1·e poco abbondante e tinge solo il prin· cipio del getto. Raccogliendo il liquido in })Ìi1 tL1bi, si possono meglio notare queste va1. ia· zioni di colorazione. Però è meglio avvalersi •


1802

IL .POLIOLINIOO

dell'altro criterio, cioè delle variazioni della tinta coi movimenti dell'ago. Tuttavia, ql1esti caratteri e molti altri an· cora clati da divet'Si osse1·vatori non sono as· soluti, e non sempre è possibile decidere con sicurezza il quesito della provenienza clel sangue; nè clati più ce1--ti fornisce la colora· zione del liquido dopo la centrifugazione, poichè esso può restare incolore anche in casi di emorragia del nevrasse. Allora bisogna rico1·· rere ad altri fenomeni utilizzabili nelle ma· lattie aell'asse cerebro-spinale, e cioè all'esame citologico, alla permeabilità patologica delle meningi, al joduro di potassio e alle variazioni del potere emolitico del liquido cefalo-rachidiano. I .Primi dt1e procedimenti presentano delle difficoltà e non forniscono dati abba· stanza sicuri ; il terzo, invece, a parere del· l'autore, è pii1 semplice e sict1ro. Nei casi cli emorragia meningea, qualunql1e n~ sia l'ori· gine, il potere emolitico del liquido cefalorachidiano su bisce llna elevazione i·apida. Del resto, ancl1e i risultati forniti da q t1esto fe· nomeno sono subordinati ai dati r.linici, poichè il potero emolitico si ele \ra anche nelle me· ningiti acl1te o croniche; inoltre la reazione emolitica si presenta solo nelle emorragie re· centi.

**:f! Quanclo il liquido sanguinolento l)resenta, dopo la centrifugazione, una tinta dovuta all'emoglobina, la natura delta colorazione è dimostrata dalla reazione chimica e dai caratteri spettroscopici. Il più spesso la colorazione è Jnista, giallastra piuttosto che rosea, perchè essa è rloY·t1ta in parte all'emoglobina disciolta, e in parte al colore ambra di cui si tratterà appresso. La presenza di emoglobina nel liquido è caratteristica dell'origi11e intra-aracnoidea del· l'emor1·agia. Però quando il potere emolitico del liquido è fortemente elevato, com e accade in certe meningiti, per modo che può discio· gliere i globuli senza l'addizione di acqua di· stillata, può accadere che la tinta emoglobinica sia data da un'emorragia accidentale; in tn.1 caso la tinta sarà nettamente I'osea senza la colorazione ambra.

***

Il terzo gruppo di liq nidi emorragici è q nello in cui il liq nido centrifl1gato ha una colora· zione gialla che non presenta le reazio11i del· 1 emoglobina. Questa tinta talvolta si nota dopo la centrifugazione in un liquido più o meno sanguinolento al momento della sua uscita clal canale rachidiano, tal'altra si ri·

(ANNO

IX-X, F .A.30. 57 j

scontra subito in un liquido limpido. L'au· tore ritiene che questa colorazione sia do,~uta alla formazione di un pigmento derivato dal· l'emoglobina, residuo cli essudati emorragici trasformati per azione del liql1ido cefalo-rachi· diano, mentre TUFFIER, MrLIAN ed altri opi· nano che dipenda dal preteso pigmento noi~· male del sie1·0, la luteina, e che p1--ovenga quindi dal sangue circolante. Gli stessi TuFFIER e MrLIAN hanno proposto il nome di xa1ttocro1nia per designare questo aspetto del liq t1ido cefalo·1'achidiano. L'~!\.. sostiene con varii argomenti, anche di natura sperimentale la propria opinione, e conclude col dire che la xantocromia è sempre di natura emorragica (meningiti emorragiche, emorragie e trauma· tismi dell'asse cerebro-spinale). Allato della x~ntocromia d'o1·igine emorra· gica, esiste anche la xantocromia di origine bilia1·e, che si può sospettare in individui che presentano itterizia.

***

La conoscenza più esatta delle colorazioni del liquido cefalo-rachidiano d'origine emorragica: aspetto sangt1inolento, colorazione emo· globinica, xantocromia semplice, isolate o com· binate, può rendere utili se1--vigi per la dia· gnosi e anche per lo studio patologico c1elle affezioni emorragipare del nevrasse. Dalle st1e osservazioni in casi di emorragia cerebrale, l' A. rileva : 1° che l'alta mortalità nei casi a i·eazione positiva (8 su 9) indica che la penetrazione del sangue nella cavità aracnoidoa aggra,ra notevolmente la prognosi; 2° che la lunga persistenza delle reazioni dell'emoglobina nel liquido meningeo, fa pen· sare che la fuoruscita del sangue continua per molto tempo dopo l'ictus iniziale. Inoltre I' A. ha osservato il liquido cefalo· rachidiano con caratteri emorragici in altre affezioni dell'asse cerebro-spinale, come in un caso di emiplegia progressiva da tumore va· scolarizzato del cervt">llo, in fratture e contusioni del or·anio, nella pachimeningite emor· rao-ica alcoolica, in meningiti tubercolari, in m;ningiti cerebro·spinali purulente, ed infine in un caso che egli chiama leptomeningite emorragica, relativamente al quale (lice cl1e le meningi, come altre sierose, hanno la proprietà di presentare delle infiammazioni emor· ragiche acute. Dott. A. DEMARCHI.


f ANNO IX-X,

F.A.SC.

57

Del metodo del Cambier pe1· isolare il bacillo del tifo. {KIRSCH.

1803

SEZIONE PE.A.TICA

De1itscli. medie. Woche1is., n. 41, 1903).

Il metodo del Cambier si basa st1ll a pro· prietà che hanno i filtri di porcellana del Chamberland, di essere permeabili, per una data grossezza di pori, ai batte1"i. La tecnica è la seguente: Si prende uno di questi filtri marca 7, e si riempie di brodo da cultura tanto il filtro, quanto il recipiente di vetro in cui è tenuto il filtro. Se si aggiungono bacilli di tifo nel· l'interno del filtro; avviene che essi bacilli o non attr·aversano affatto i pori, o se li a.ttraversano, ciò si effettua solo dopo molti giorni. Se invecA si colloca il filtro entro una st11fa a 37°-38°, allo1~a basta un breve tempo perchè i bacilli fuoriescano dal filtro. In tal modo i bacilli ottenuti con la cultura di 11na puntura praticata nella milza di t1n tifoso passarono dopo 8 ore. I bacilli clelle culture dei laboratori passano clopo un giorno e mezzo, mentre altri bacilli, di altre generazioni, i:>assano do1Jo parecchi giorni. I colibatteri passano assai spesso molto più I'apidamente ch e i bacilli del tifo. Per arrestare q11ei primi, il CAMBIER si serve di una miscela così composta: un litro di una soluzione di peptone al 8 ° /0 ; 12 eme. di u11a soluzione di soda caustica é 12 eme. di una soluzione satura di cloruro di sodio. Il C.Aill.BIER col suo metodo ha isolato i bacilli del ti-fo dalle feci cli tifosi e dall'acqua. Lo stesso metodo è attualmente seguìto in Parigi per l'esame dell'acqua potabile. Il BIFI-"'I lo ha perimentato ma co!1 risulsati punto socldisfacenti. L ' A . l o ha sperimentato anche lui servendosi a tal t1opo e dei bacilli di tifo provenienti dalle cult11re di labo1·ato1~io , e di bacilli presi da feci 11ruane; egli ha potuto constatare quanto segue: col metodo del Cambier si i·iesce ma non sempre, ad isolare i bacilli del tifo dai colibatteri· il liquido alcalino del Cambier è lln mezzo capace di a1~restare il movimento dei colibatteri, se esso liquido lo si trova so] o fuori del filtro entro il r ecipiente esterno; in tal caso i bacilli tifici fuoriescono n11merosi dal filt1·0 portandosi n el liquido esterno, ove si 1~i scontrano solo pochi colibatteri; se invece si i·iempiono di brodo tanto il filtro quanto il recipiente este1·no, allora si constata la p1~esenza dei l1acilli del tifo nel liquido esterno soltanto dopo tre ore dacchè nello stesso liquido è stata av,rertita la presenza di colibatteri. L'indicazione data dal 0A:MBIER, di fare cioè le c11lture del liquido contenuto

nel recipiente esterno, appena il liquido si fa torbido non ha molta importanza secondo l·A., poichè qu~sto intorbidamento si manifesta i11 modo chiaro solo alc11ne ore dopo che i bacilli del tifo vi si 80no già trasferiti. Dott. E. GuGLIELMETTI.

PSICHI A TRIA

Come si cleve esaminare nn pazzo. (ROY. Arclt. ,qé1tér. de JJtéd., n. 37, 1903).

L' A. non intende dare delle regole profonde o altamente scientifiche necessa1~i e a un esame psicologico o medico-legale di un alienato; . egli intende al contrario dare qualche utile consiglio ai medici generici e sopratutto ai medici di campagna, ai quali non di rado si presenta l 'occasione di dovere esaminare malati di mente e che, tale esame, son qt1asi sempre costretti a far fare allo sp ecialista psichiatra o a non fare se mancrt lo specialista. Con l'applicazione p erò di poche regole ben appropriate, il m edico sarà in grado di compilare, allo scopo d'internamento, un certificato giudizioso e completo sullo stato mentale della persona esaminata. I . ANAMNESI (dati forniti dalla famiglia). Chiamato ad esaminare un malato di mente. il medico deve innanzi tutto informarsi della qualità del debutto e dell evoluzione dei disordini intellettuali. Circa la qualità di questi non vi è alcuna difficoltà : è la stessa famiglia che racconta p er esempio che il tal congiunto, in seguito alla preparazione laboriosa per un esame, a un patema d'animo, ecc., ha cominciato a occuparsi per esempio in modo straordinario di politica estera, a manifesta1"e il p1·0· posito di a1·ruolarsi fra i Boeri per combatter e gl'Inglesi, a immaginare sciocche invenzioni a scopo filantropico, ecc. Più difficile è invece cogliere il mo1.0ento preciso dell'insorgere cli tali idee deliranti ; a ciò i dati forniti dalla famiglia non sono di alcun9 aiuto poichè mentre questa comincia ad accorgersi della malattia sol o quando questa si manifesta, può darsi invece che la 1nalattia abbia un principio anteriore con un inizio latente per tutti. Sono questi piccoli sintomi anteriori che il medico deve ricercare e porre in evidenza ; nè a ciò arriverà in una sola ed unica seduta ; bensì acquistando tutta la stima della famiglia, arriverà a poco a poco a sape1·e che fra i congiunti diretti o collaterali dell infermo T"i è stato o vi è come essa dice, un originale. rinomato per le sue manie (collezionismo bizzarro1 fughe, carattere non socievole. ecc.), op1)ure t1n


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IL POLIOLINIOO

altro con vere crisi di angoscia ben caratterizzate, o t1n terzo rimasto, per tutta la ·yita, debole e non adatto a occu1)azioni serie e così · via. Nè il medico de,re trascurare se 11ell'eredità \i è debolezza, senilità, consanguineità., malattie infettive importanti, aborti, p arti premat11ri, stimmate ostetricl1e degenerative, ecc. Circa g li antecedenti personali bisognerà in· sistere sui piccoli fatti della prima infanzia, sul genere di alimentazione, di educazione; st1i piccoli a,r,·enimenti che caratterizzano lo svil11ppo fisico ed intellettuale del maJato: a cl1e età ha co minci~to a camminare, a parl&re, a metter e i denti, a non urinare più a letto, ~ l eg·gere, a scrivere'? Qual' è stato il portamento ed il profitto dell' infermo a scuola '? q11ali sono i s uoi giuochi '? In breve, il medico cercherà di farsi raccon ta1·e t utta la vita del malato; trove1·à così nella maggior parte dei casi qualche incidente clella v ita mor·ale o materiale, i·itenuto dap1J1·ima senza importanza, che p otr à in segt1ito ait1tat'e a comprende1·e l'attuale stato menta.le. Tutto ciò i ..ichiède veramente un tempo molto lt1u go, ma vale la p ena cli spenderlo data la gravità clei provvedimenti che il m edico deve IJrendere e la responsabilità del pronostico cl1e qt1esti de,re dare. L' A . richiama poi l ' attenzione sulle clifficoltà che si presentano certe ' rolte per fare entr are il medico in casa di un alienato. In genere questi non è conscio del suo stato, crede fermamente alla realtà delle su e allucina?Jio11i o delle sue ide.e deliranti e non ritiene necessaria la ""\ isita del medico ; ovvero è la famiglia che teme che tale visita arrechi effetti disastrosi sull'infermo dal momento che questi non n e sente il bisogno. In tal modo si fanno dei compromessi : si chiede al medico che cambi p ersonalità, di prendere quella di llll ami co, di un medico incontrato per caso, e }Jregato di e ntrare, che viene solo allo scopo di far due chiacchiere ecc., ecc., Tutto ciò non clev e credersi che diminuisca la dignità professionale perchè è l 'unico m ezzo che permette alle ' rolte di entrare, p er così dire, contemporaneamente nel delirio e nella stanza rlel malato. II. EsAl\IE PSICH ICO. - Per praticarlo bisogna fare sgombrare la came1·a dell'infermo; i parenti, gli amici, i conoscenti non recano che fastidio. Solo qualche persona intelligente e silenziosa è necessaria: una poi è indispensabile se non altro p e1· garanzia del m edico. Nell'esame psichico si deve cercare di ri· ol\e1·e i seguenti problemi: 1° Qual'è il fondo intellettu ale '? 2° \ .,.i sono e quali sono le idee deliranti'? 1

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3° Vi sono e quali sono l e allucinazioni·? 4:0 Vi è e qual'è la tendenza a reagire'? A) Fondo i1itelletf11,ale. - Do1)0 un discorso di preambolo, sempre breve per non affaticar e il malato, si faranno delle domande semplini ed elementari , quali: « dove siamo"? quanti n e abbia.mo del mese'? quanti anni a·v·ete '? quando, dove siete nato '? ecc. » . Tali domande e altre simili ci permettel'anno subito di conoscere se il malato è orientato riguardo al .t empo e allo spazio, se egli ricorda, se è cosciente, se infine ha la critica normale o q11asi (p. es., se gli anni che si attribuisce corrispondono con la data di nascita). B) I dee delira1iti. - Finora abbiamo consi. derato il caso di essere a'' anti a lln malato t1·anquillo, che parla, risponde a]le domande, ecc. l\Ia non è sempre questo il caso. Supponiamo di esser in presenza di un infe1·mo che cammina incessantemente avanti e dietro, che parla senza mai arrestarsi, che non ha alcun rigu·a rdo, anzi non s'accorge nemmeno della presenza del medico; in tal caso ogni tentativo d'esame è sprecato. Bisogna ascoltare, studiare l 'attitt1dine, il viso, i gesti e la mimica movimentata ed espressiva del soggetto. È ra,r o che tutto ciò che egli dice sia sensato ; in genere n ella loquorrea incessante sfugge sempre qualche idea indice del delirio; questa j 1 medico deve cogliere e i ..it~nere; cercare di richiamarvi l'attenzione dell'infermo e far sì che questi la svolga in tutta la sua ricchezza morbosa. Ciò succede nei maniaci agitati. A ' rolte invece l'infermo racconta ttltta la sua vita, le disgrazie subìte, le persecuzioni che l'hanno condotto alla miseria con tale lusso di particolari, con tale una concatenazione logica profonda che il medico per riconoscere il delirio deve ricorrere alle informazioni contraddittorie di coloro che circondano il pa· ziente. In questi casi non si tratta di un de· lirio inconsistente e debile come quello che pre· senta il maniaco, bensì di un delirio logico, si· stematizzato, coerente, proprio della paranoia.. Non occorre moltiplicare gli esempi giacchè non è questo lo scopo della lezione. Utile a ritenere è la r egola generale. Come nell'in· terrogare la famiglia è il medico che dirige l'inchiesta, così in presenza del malato di mente che parla, il medico deve tacere. Non deve fare delle interrogazioni come queste: « Siete un grande assassino '? siete perseguitato'? avete 1·icchezze enormi'? avete delle visioni'? sentite delle voci'? » domande abbastanza ingent1 e, per non dire altro; tutt'al più si può cercare di alimentare la conversazione dicendo: « Sicchè ' i si son fatte delle in g iustizie? quali'?


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SEZIONE PRATICA

chi è che vi perseguita '? ma voi mai avete commesso alcunchè di m al e, non è vero, ecc. '? » . Del resto tacere, tacere sempre per non interrompe1·e quel tenue filo d'associazione delle iclee che l'infermo può ancora aver conservato. Soltanto in prese11za di alcuni i)azienti de· pressi o in uno stato di stupore più o meno profondo si ptlò, o gri<lando o con delle scosse al braccio, cercare di svegliare la noscienza addormentata sì da potere ottenere in i·isposta qualche monosillabo, a meno che ·il mutismo non rappresenti una f 01·ma ster eotipa del n e· gativismo o una r esistenza ostinata a t L1tti gli incitamenti provenienti clall'esterno. O) Allzlctizazioni. - In tutti gli alienati cli c ui si è tent1to parola fin qt1i, è facile i·icono· scere l'esistenza <li allucinazioni. Bisogna però sempre ;tssicurarsi. prima <li riconoscerle, che si tratti di vere allucinazioni e non cli illzlsio1zi o rli i1zterp1·etazio1zi delira1zti. L'alcoolista, che vedendo agitare una tenda, crerlc che vi sia dietro un a.ssassino, cl1e udendo bussa1·e a t1na porta, immagina trattarsj di un colpo cli cannone; il paranoico che, vedendo un passante sputrire in terra, crede che tale atto sia un · atto di spr ezzo diretto a lla st1a persona, hanno 11on delle a llucinazioni, ma rlelle interpretazioni deliranti; giac· chè l'allucinazione. nel suo s ignificato classico, non è altro che la percezione senza og· getto, ' "a.le a dire senza l 'avveni.mento esterno. L'allucinazione dt1nque non è sempre facile a conoscersi. nla .clove la difficoltà au1nenta, è nei casi c~i malati stuporosi e che i·ifiutano di parla1""e. QL1i chi solo può aiutare è l'esame attento dell'attitudine, della fisionomia., dello sguardo dell'infermo, dicendoci che la tale espressione timorosa è in i~apporto con qualche allucinazione visiva terrificante; che il tal sorriso di beatitudine esprime la gioia dei felici in comLtnicazione con visioni celesti, ecc. D) Reazio1ti. - Uguale rlifficoltà si riscontra nel mettere in evidenza le tendenze a reagire che dimostra l'infe1·mo. Anche qui aiuta l'e· same attento: l'abito lacero o accurato; la pettinatura; il t ono della conversazione a voce alta o fatta con lln borbottamento inintelli· gibile: son tutti clati p1·eziosi p er la òiagnosi. Una vigorosa stretta di mano al medico che non si conosce, è del demente pa1·alitico: degli abiti lacerati, con le bottoniere piene cli decorazioni assurde, e con le. tasche ricolme di pietre, di carte, di oggetti senza valore (collezionismo) rilevano che il malato è affetto da lln profon do stato di d ~menza. Tutto ciò però non è qt1ello che inte1"'essa maggio1·mente. Importa invece assai più che il medico dica se il tale malato docile e ma-

nieroso resterà tale per tutta la ' rita senza pericolo per sè o per g li altri, oppure a lln dato gio1·no, eludendo la vigilanza della f~t· miglia necessariamente molto limitata, cercher:), di suicidarsi o rli commette1·e qualcl1e atto importante dal punto cli vista medicolegale. Tutto ciò non è se m1)re possibile a farsi, n1a certo l'esame minuzioso e ri1)etuto dell'infermo può fornire llll ausilio prezioso. III. EsilIE SOJ\'IATICO. - Poco c'è da <lire a questo riguardo. Esso deve esser e sempre praticato per no11 correre il rischio di internare in un asilo con la diagnosi cli confusione mentale un infern10 affetto da tifo o da polmonite; per non iscambiare una meningite t11bercolare con una demenza precoce; per non fare prognosi infausta in casi in cui i disturbi mentali -hanno un' origine l1ren1ica. Q.uindi esame di tutti gli organi, di tutti g li appar ecchi, a capite ad calce1n, s'intende con ispeciale rig11ardo ai riflessi s11 perf iciali e prof on cli, ai disturbi trofici e vasomotori, ai sintomi pupillari, ai dist11rbi della parola, ecc . . L' A. rico1·da specialmente la pz:enfzll'a lo11ibare utile per attestare l'esistenza di un'affe· zione organica dei centri nervosi quando vi sia leucocitosi nel liqt1ido cefalo-rachidiano. Tale metodo d'esame sarebbe cli capitale im· portanza n ella i)aralisi generale all'i11izio con disturbi m entali d'o1·dine funzionale o dina· mico, attestando o non l'eF:ist(\nza d'una i·ea· zione meningea. Dott. ANGELO PIAZZA. .

!CfjADEMIE, SOCIETA MEDICHE, CONGRESSI RESOCONTI

R.

PARTICOLARI

ACCADE~!!;\ l\IEDICA DI . ROl\IA.

Seduta ordinaria 22 no,,.embre 1903. Presidenza del prof. F. Durante, preside11to. Prof. R. Campana. La :>ifilicle farrliva (ter.iiaria) e le 1t1love idee sulla tossisifiloentia. - L'O. clopo avere esposto l1na Rerie di fatti, ,.,iene alla conclusione che allo stato presente delle cognizioni, se la clinica, e non la patologia, ci costringe a distingl1er e le manifestazioni sifilitiche in sP.condarie e goTJ1lltose, la patologia e la clinica ci stringono ad a.mmetter e pure delle manifestazioni effetto di llno stato sifilotossico'3mico ben distinto dalle prime. Prof. A.. Bonanni e dott. Modigliani. R esisten.ca delle e111azie; corpnscoli rossi; enioglobi1ia; acido fos/'o · carbo1iico 1iel gas itlff1nina1ite; ossido di carbonio: acetilene. - Data l·importanza igienica- tossicologica degli avvelenamenti cronici per gas illumi· (13}


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IL POLICIAlNICO

nante, ossido di carbonio, acetilene, si volle indagare anzitutto come variasse l:l resistenza dell' enzazie, il 1izi11zero de; corpnscoli rossi, la quantità dell' e1nog lob;ria i11 date circostanze. Animali d'esperimento furono i conigli. Da llna serie numerosa di esperienze si potette constatare che sotto l'influenza del gas illuminante, ossido di carbonio, la res iste1iza nzassinzet degli eritrociti a11menta in modo costante fino alla morte. La resisten,za 11iinin1a, invece, si di· scosta di poco dal normale, mostrando una leggiera tendenza ali' aumento. Sotto l'influenza dell'acetilene la resisten,za 11ias· si11ia degli eritrociti subisce 1;evissin,ze oscillazioni dal normale, quella 1Jti1iiuza invece costantemente a11menta. I corpuscoli rossi n èl caso del gas illzi11ti1ia1ite e dell'ossiclo di carbonio AU1"1ENTANO in modo costante, ciò indipendentemente dalla densità, concentrazione molecolare, ecc. del san~ue; nel caso dell'acetilene in vece diminuiscono. L'emoglobina, misurata col metodo spettrofoto· metrico, in tutti e tre i Cbsi costantemente dimi· • nu1sce. Constatatò ormai che in tali avvelenamenti ,~i è una esuberante formazione di acido lattico nel san· g11e e nell'orina, si vo11e indagare, come variasse l'acido fosfocarnico nei muscoli, acido fosfocarnico che può, allo stato presente, considerarsi come so· stanza madre dell'acido lattico nell'organismo ani· male. Si rilevò che l'acido fosfocarnico costante· mente decresce. Prof. BoD;anni e dott. Ma1·ino. 811,l potere assor· bente dell'esofago. - Dato uno rapido sguardo alla scarsa letteratura sull'argomento, e constatato che alc11ni ammettono llll potere assorbente dell'esofago, altri invece lo escl11dono assol11tamente, si credette opportuno rimettere alla prova la permeabilità o m eno clell'epitelio esofageo, cercando così di por· tare un contribt1to sperimentale in una questione non priva d'inte.resse. Dall'insieme delle esperienze fatte su conigli e cani si potette rilevare chè i fal'· maci in modo più o meno celere vengono tt1tti as· sorbiti dalla mucosa esofagea. Circa le forze che presiedono all'assorbimento delle diverse soluzioni nell'esofago, si potette con· · statare, mercè ricerche crioscopiche, cha esso è regolato da leg,r;i ftsiclte, e che per comprenderle non è necessario di ricorrere. per dirla ·con l' ~l · bertoni, ad alcuna interpretazione vitalistica. Leotta. La tossicità delle zirine degli scottati. Hél fatto un lavoro sperimentale sulle scottature, st11diando in grt1ppi separati : la tossicità uri11aria, l e alterazioni del sangue, del sistema nervoso, degli orga,ni interni e finalmente le alterazioni anatomiche e funzionali del rene. Proponendosi di esporre in ciascuna delle suc· cc:::si-ve adunanze i risultati singoli, oggi riporta (14)

LANNo

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F.A.Sc. 57]

qt1elli ottenuti dallo studio della tossicità urinaria. Ha saggiato ql1esta oltre che colla iniezione sotto· cutanea e colla intraperitoneale, col metodo del Bouchard tenendo conto dei valori della tossicità 1rera (chimica) ed evitando gli err ori dati dal di· fetto di isotonismo (osmotossicità o tossicità fisica), e dalle variazioni di concentrazione d elle sostanze tossiche fisiologiche. Ha cosi iniettato urina resa isotonica colla dilt1izione (metodo di Lesnè) ed urina 11on diluita, sot· traendo, al valore ottenuto con q11est'ultima, il va· lore della osmotossicità ricavato, mercè t1na formola, dal grado di congelazione (metodo di Clat1de e Balthazard) . Con tutti questi metodi ha visto che l'l1rina degli scottati non è pi1\ tossica. della norma.le ed attri· buisce i rist1ltati degli at1tori precedenti~ opposti ai st1oi, ad errori di tecnica od · agli errori dati cl al difetto di isotonia e dalla maggiore concentrazione delle sostanze tossiche normali. Dott. A. De Fabi. - Nel presentare dei pezzi anatomici illustra l'a.n astomosi l atero-laterale del dotto di Stenone. Dott. F. de Marchis. Il tacltiolo (fluoruro d' arge1ito) 1ielta tPrapia rlell' in/'ezio1ie pne11Jerale. - L ' A. ha trattato con l e irrigazioni endo-uterin& al tachiolo ( sol11zione 1 : 4000) 16 casi <.l'infezione puerperale, e sempre con buon risultato. Dalle osser,"azioni cliniche riferite, e dalle considerazioni brev.e mente r iassunte p11ò ritenersi: a) che il tachiolo merita di esser e annoverato fra gli utili acquisti della moderna terapia; b) che le irrigazioni endo-uterine contint1e al tachiolo co.s tituiscono un prezioso mezzo terapico per combattere l'infezione puerpera.le; e) che l'inconveniente del detto antisettico, di macchiare gli oggetti che si adoperano nell'usarlo, è pressochè insignificante di fronte al beneficio che si ha nell'infezione dell'endometrio, la. q11ale deve sempre considerarsi come ttna malattia grave.

XIII Congresso di

M~dicina

interna

Padova, 29 ottobre-i Jtove1nqre 1903. 001\!UNICAZIONI.

De Renzi E. e Boeri G. (Napoli). Snlt'asporfazione rl; alc1i1ii organi addo11i;1iali e s11 lla soppressione co1npleta della loro circolazione. - Se con la legatura. dell'ilo si sopprime interamente la circolazione della milza, questa è perfettamente incapsulata dall'epi· ploon, che la digerisce e l'assorbe completa1nente• Se la stessa operazione si pratica su cani a cui precedentemente si è tolto l'epiploon, gli animali non _ tardano a soccombere. La causa della morte devo essero attribuita ad un'azione tossica (piretogena ed emolitica in iAJ)e·


LANNO IX-X, F ASC. 57]

SEZIONE PRATICA

cial modo) dei prodotti d'autolisi clell'organo con· dannato allo sfacelo. Dicasi lo stesso del rene, il cui sfacelo dà luogo alla produzione di materiali tossici che determinano, fra gli altri sintomi, l'emoglobinuria. Questa non va do,ruta ad t1n eccesso di lavoro per l'altro rene, giacchè la semplice nefrectomia non dà ruai omo· globinuria.

Boe1·i G. (Napoli). Er,qografia del riflesso rotuleo. IJ'O. ha voluto stucliare il lavoro che un muscolo prodl1ce per stimolazione riflessa. Studiando sotto questo rigl1ardo il riflesso rotµleo, egli ha notato che la c11rva ergografica presenta delle frastaglia· • ture corrispo11denti probabilmente a fasi di refrat· tarietà dell'eccitabilità riflessa. La curva stessa è obliqua discendente nei riflessi deboli, parabolica nei riflessi a,lquanto intensi e ascendente nei riflessi esageratiRsin1i. La. curva ergografica riflessa pre· senta inoltre delle note personali costanti da indi· vidl10 a indi,~iduo. Paragonando il la\roro esegt1ito per stimolazione riflessa con quello eseguito per stimolazione elet· trica, si rileva che dove aumenta, p er condizioni patologicl1e, il primo, at1menta anche il secondo. Bruno A.. e Bocciardo D. (Pisa). L' albu1J'ti1tato di mercririo erl il s1io poter e antisettico. - Dalle loro ri· carche gli .AA. concludono che fra il mercurio del sublimato corrosivo mescolato al sangue e l'albumina c.lol siero di sangue stesso avviene una com· binazione, formandosi albuminato di mercurio, il quale è solubile in lln eccesso di albumina od in presenza cli cloruro di soclio. Il S!J.blimato, posto in circolo col 111etodo BACCELLI, oltre a djm\nuire la ·v irulenza dei microrganismi, ha pl1re un grande potere ritardante sullo sviluppo dei microrganismi stessi. Calab1·ese A.. (Napoli). Sulle ci;:; ti da ecliinococco uni/oczilari 11zultiple. - L'O. riferisce un caso di cisti multipla del fegato, composta di -1 cisti allo· gate tutte nella grande ala e a differente conte· nuto. Si potrebbe trattare di svi1uppo esogeno delle cisti da t1n'unica cisti per t1n gerlne 11nico, ma l'O. ammette che si sia.no sviluppate le cisti da 4 germi arrivati contemporaneamente al fegato. Per la diagnosi di cisti m11ltiple, in alcuni casi dif · ficilissima, dt)ve aver grande valore il persistere del dolore epatico con irradiazione alle spalle, mentre poco valore devo accordarsi al fremito idatideo. Roncagliolo E. (Genova). Esa11te e1>ta folo,r;ico i1t uu caso di niorbo di Werlo/'. - L"O. riscontrò una <liminuzione clei globuli rossi e del tasso emoglo· binico, mentre i globuli bianc11i erano aumentati. La coagulabilità del sangue era diminuita. . A.po1·ti F. (Parma). Gli spas11ii clell'i1itestino e loro cura. - In un gran numero di casi di spasmi in· testi11ali, che andavano dalla semplice contrazione

1897

transitoria ad anelli agli spasmi prolungati ed ener· gici i·iproducenti il quadro dell'occlusione C'ompleta (ileo spas1nodico). Sugli animali l'O. ha pott1to ri· produrre sperimentalmente questo spasmo, r endenclo l'intestino jpereccitabile con deboli correnti elettri· che o con dei mezzi meccanici. Se la contrattura prende l'intestino grosso. assume allora un decorso cronico, mentre l e forme acute sono piuttosto dell'intestino tenue. P el trattamento dello spasmo intestinale 1'0. ha constatato che l'atropina dovrebbe essere adoperata ad alte dosi, le q11ali sono tossiche. Perciò è pre· feribile il trattamento elettrico, applicando le coi·· renti costanti per la via intrarett.ale (ca111111la rli . Riva).

Micheli F. (Torino). Pseudoleucentia jJla::;111oce/ lu· . lare. - In un'ammalata, i cui fatti sintomatici po· tevano ricordare il q11adro d'11na gra·v·e a,nemia progressi,ra, non corrispose l'esame istologi co degli organi emopoietici alle alterazioni caratteristiche di quella malattia riscontrate al tavolo anatomico. La parte eritropoietica del midollo osseo risultò insignificante, mentre il parenchima c1el midollo delle ossa lunghe era costituito da ordinari eritro. citi e da tipiche plasmocellule. Nel fegato e n ella milza si notò un'identica infiltrazione parvicellula1·e costituita da plasmocellt1le. Non essendo aumentato il numero dei linfociti nel plasma circolante, nè essendosi trovate plasmocellule nel sangue in tra vita1Jt, il caso può interpetrarsi come l1na psel1do· le11cemia plasmocell1tlarc. D' A.mato (Napoli). Snll' esiste11.za in, 11ahira tli virns rabico rittforzato . - L'O. riferisce un caso nel q11ale si doveva pensa1·e a virus rabico nat11ralmente .rinforzato. Infatti il bulbo di lln cane, mandato all'Istituto antirabico di Napoli, provocò la rabbia ad 1111 co· niglio al 6° giorno, e in tre passaggi s11ccessivi provocò la rabbia rispettivamente al 14°, all'8°, al 6° giorno. L'O. crede non potersi dt1bitare che si trattasse realmente di virus rinforzato, sopratl1tto pel fa.tto che il virus dal 2° pas~aggio in poi si rinforzò con grandissima rapidità, come non accade mai col virus di s trada ordinario.

Pace D. (Napoli). J.latzzra e significato rlel le lesioni istologiche 1ielle cicatrici rabiche dell'no1no. Queste lesioni E?ono in part'=' vasali ed infiamma· torie (iperemia, risentimento endoteliale dell'intima dei capillari, infiltramento par,ricell11lare perivasale e sopratutto solenni emorragie sottoepidermiche) ed in parte nervose (infiltramento par,ricellulare tlei tronchicini nervosi del c.lerma, degenerazione mieli· nica di alcuni fascetti nervosi capitati nella se?ione profonda della cinatrice) . Queste lesioni istologiche stanno a base dei fe· no meni clinici locètli della rabbia e no11 possono (15}


1808

IL POLICLINIOO

consiclorarsi che q11ale espressione dell'azione par· tico1aro clel virus rn,bico ri1nasto adPrente alla e;.

catrice.

nome di « gastrocradina » per la sua ricchezza in energia biochimica gastriea. Essa offre maggiori vantaggi di fronte alle pepsine usate in farmacoterapia ed è indicata nell'insufficienza gastrica chimica, esercitando 11n benevolo influsso anche sullo stato nevrastenico generale e sulle anomalie clella c1·nsi . sangt11gna.

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Zoja L. (Parma). ,'Jnl!a cliagnosi cli occl11sione riel rlotto jJancreatico. - L'O. ba fatto ese.gt1ire al dottore BORRI alc11ne ricerche per \edere in che condizioni si trovi il dotto pancre_atico nell'itterizia, catarrale od in altri casi d'itterizin . Le ricercl1e rigua.rdava110 il comportarsi delle sostanze grasse nelle feci. 11 dott. BORRI in 6 casi d'itterizia catarrale ha trovato scarsezza note,role dei saponi e prevalenza di grasso neutro, ciò che fa supporre esservi nell'intestino contemporaneamente al difetto di bile, a11che difetto di s11cco pancreatico . .A.vven:Qe lo stesso in 1111 caso di angiocolite radicolare. Ris11lta a clt1nq uo da. questo studio che in non pochi casi l'occlusione del dotto pancreatico passa indiag11osticato, se non si fan110 lo necessarie ricerche sulle feci. L'O. riporta vari esempi di casi di le· sioni pancreatiche, riconosciute all'autopsia, che sa· rebboro stato facilmente cliagnosticate in vita se si fosse fatta la ricerca dei gra.ssi nolle feci. Molon C. (Pado,ra). Snl dosa.f}gio i/elle sostan~e estrattice. - L'O. dopo aver accennato alla impor· tanza del dosaggio delle sostanze estratti. \Te . nei liq11icli organici, specialmente i1el sangue e nel siero, rile,Ta. co111e la ricerca possa dare doi criteri esatti stri processi cli ossidazione e di disassimilazione cl1e a,\rv-eugono nel nosh·o organis1110 : il loro dosaggio rappresenta qt1indi un grande interesse, sia dal p1111to di vista fisiologico che patologico. Ri· corcla com e i metodi fino acl ora adoperati 11on corrisponclano alle esigenze di l111a esatta indagine analitica . . In base a.d alc11ne sue ricerche preliminari, esegt1ite con speciali procedimenti per ottenere una completa. ossidazione delle sostanze estrattive, ri· leva e he i liquidi organici (sang11e, siero, liquido cefalo-racltidiano, bile) hanno un potere ritl11ttore ben differente l't1na dall'altro e che se esso oscilla entro limiti ristretti in condizioni fisiologiche, può moclificarsi notevolmente in alc11ni stati n1orbosi come nella, polmonite, broncopolmonite, pellagra èt formH, grave con fenomeni di cacl1essia e nel diabete. Quosti ris11ltati fanno pensare all'O. che la ricerca, possa essere di grande utilità per la interpretazione d el meccanismo che regola i fenomeni di alct1ni sta.ti morbosi, in special modo nelle forme cli al1toi11tossicazione.

Fe1·rannini A. (Napoli). La gastrocradi11a nell'opoterapia dello sto11iaco. - L"O. dice d'aver pel primo proposto ed attuato, fin dal 1890, l 'opoterapia nella patologia gastrica, servendosi del succo gastrico ottent1to per digestione della m11cosa di stomaco di maiale e di quella di stomaco di pecora in una so· luzione cloridrica al 5 per cento. L'estratto va col \1.6l

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(ANNO IX-X, FASO. 57J

Me1nmi G. (Siena). Baci/ lo di Tigri-Ebertli 1tel sa11gne dei tifosi. - In 16 casi l'O. è riuscito a. trovare il bacillo del tifo nel sangue defibrinato, qnantunque la reazione del Viclal non sempre rit1· scisse positiva.

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Cozzolino O. (Napoli). Se, ed i11 qnali condi.iioui debba interdirsi t'allattantento nelle donne albll111innriclie. - L'O. riporta le opinioni dei v·ari autori s11ll'argomento. Si sofferma, a considerar~ come non possano a'\rere ,~alore assol1tto le statistiche des11nte dalle cliniche ostetriche, perchè i neonati rimangono quivi rico,"erati e q11inrJi sono tent1ti in osservazione solo fino a, pochi giorni dopo la nHscita, q11ando non ancora g li effetti nocivi d'11n'alb1uni· nu~ia materna ancora i11 atto potrebbero avere a'\ruto il tempo cli farsi risentire sull'organismo del bambino. Maggiore importanza acquista.110 invece ,. quei casi, nei quali l'allattan1e11to al seno fu pot11to seguire per pareccl1io tempo dopo il parto. Ricorcla i casi di eclampsia in bambini allatta ti da madri nefritiche (DARIN, BARKER, SI:\fPSON. )J·y A), il caso di epatite mortale con gra·ye itte1·izia.riportato tlal PACCHIONI, quelli di tetania ricordati clal GT.;IDT e la .propria osser,razione di edemi abbastan~a diffusi in un neonato n.lle,rato al seno di t1na clonn~ con semplice e passeggi era albuminuria gra vjd.ica. Conclude invocando la necessità cli sorvegliare l 'allattamènto al sono delle donne albt1minuriche, consigliando la sospensione temporanea ai primi accenni di dist11rbi da parte del latta.nte e l'allon· tanamento per sempre, qt1a.11do si presentano q11ei sintomi che caratteri~zano un 'rero morbo cli BRIGHT conclamato. Petrone (Napoli). Le nioclifica~ioni cle/la 111ilza e del ti1110 i1t a/enne a11e11iie s1Jeri1lientali). - Studiando la milza di cani e conigli giovani e aclulti ed il timo cli questi ultimi dopo ripetuti salas&,i ed inie· zioni di piridina, 1'0. ha trovato aumento clella. milza iu seg11ito all'avvelenamento per piridi11a. Tale aumento, più cospicuo negli anima]i adulti, ' ra dovuto probabiln1ente ad un maggior deposito tli pigmento ematico e ad t1na maggiore proliferazione degli elementi lienali degli animali ad11lti . La q11an· tità delle emazie n.u cleate è lln po' più abbondante nella milza dei cani giovani che in quella dei cani adulti. Nelle milze dei cani e dei conigli sottoposti a ripetuti salassi l '.A. ha osservato quasi tutti g-1i elementi propri del midollo osseo, i quali erano piit abbondanti nella milza dei cagnolini che in ql1ella dei cani adulti. In tutti i piccoli animali sottopo~ti


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SEZIONE PRATICA

ad esperimento si notava una diminuzione progres· siya del vol11me del timo fin quasi alla completa atrofia. Questi risultati portano a concludere che il timo è l'organo che pi1't risente l'influenza delle cause cachettizzanti e quindi è il primo testimone dello stato di nutrizione d e1l'organismo.

M. A.scoli e A. Ronfanti (Pavia). Nuove ricerche s nll' albzi1ni11,nria a li1ne11 tare. - L'ingestione di carne .arrostita è seguita anche nell'uomo dal riassorbi· niento di aggruppamenti proteici precipitabili che le appartengono; nei casi di album in uria alimen· tare una parte di tali complessi riassorbiti e circolanti è eliminata attraverso i reni che nel tempo st~sso diventano permeabili anche alle proteine del sangue. In altri casi il riassorbimento di aggrup· pamenti precipitabili della carne ingerita può condurre ad I1na diminuzione di com plessi simili preesistenti nel siero di sangue ; cosi è seguito dalla scomparsa di una leggera albumin11ria preesistente (soste albu1ninuriclte al;1nentar;). M. Ascoli e L. Vigevano (Pavia). Sul riassorbi· »tento degli albu11ti1ioidi del cibo. - Gli A A. hanno s perimentato su cani, ai quali si praticava una fistola del dotto toracico e si somministravano con la sonda esofagea determinate quantità di albumi· noidi gen11ini o denaturati. Si confrontava poi la precipitabilità del siero di sangue e della linfa estratti in diversi intervalli, per pa:rte di sieri im· muni rispondenti agli elementi introdotti. Saggiando la linfa dopo l'introd11zione nello stomaco di sostanze albuminoidi, si vedeva un aumento delle sostanze precipitabili; invece il contenuto delle stesse sostanze precipitabili nel siero di sangue non decorreva parallelamente a quello del siero di linfa. Da queste ricerche risulta che nell'atto digestivo ha luogo un riassorbimento di aggruppamenti. di natura proteica comprovanti il carattere dell'eterogeneità, e d'altra parte che questo passaggio di sostanze estranee può ripercuotersi sulla sorte di • .aggruppamenti simili preesistenti nell'organismo. Santini A. (Siena). Reperto batteriologico in, un caso di porpora eniorragica. - In -qn caso di por· pora emorragica l'O. avrebbe trovato un micror· ganismo, il cui sviluppo in brodo avviene con pie· coli fiocchi che scendono al fondo e vi costituiscono un sedimento. I bacilli sono quasi tutti riuniti e intrecciati fra loro a catenelle. Il germe non sporifica; esso ha delle barbe sottili che si avvicinano a quelle del -carbonchio. Non ha alcun odore ed in agar glice· rinato vegeta meglio cha in agar semplice. Iniettato in vari animali q11esti sono morti dopo 14:-15 giorni; ma il bacillo non si è trovato. Ciò .significa che esso agisce in virtù delle sue tossine. Morto l'ammalato, si riscontrarono gli alveoli ri· pieni di sangùe, nonchè vegetazioni al cuore, in

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cui si trovò il bacillo, come nel sangue, sempre resistente al Gram. Questo bacillo fu isolato 5 volte dal sangue. Essendone stati descritti circa 14 di questi ba· cilli nella porpora emorragica, 1'0. osserva che il microrganismo da lui descritto si differenzia da tutti quanti gli altri. A. M. Luzzatto (Venezia). Malattia di Parki1iso11 e sclerodermia. - In un individuo di 60 anni, che in vita presentò lesioni riferibili alla paralisi agi· tante e gravi alterazioni della pelle e che mori dopo 7 anni dall'inizio della malattia, 1'0. trovò all'esame istologico infiltrazioni embrionali intorno a vari tra i piccoli vasi del derma, i CLli fasci erano ispessiti e di aspetto ialino, ma senza traccia di mucina. Nel sistema nervoso esisteva cospicua asimmetria del midollo lombare, un vasto focolaio di poliomielite anteriore datante dall'infanzia, ero· matolisi diffu~a nelle cellule della colonna di Clarke, lievissimo aumento di glia lungo il setto mediano posteriore, qualche croniatolisi centrale nelle grandi cellule della corteccia cerebrale ed in quelle delle corna anteriori. L'O .dice che si tratta di due nevrosi, motoria e trofica, con due sindromi intimamente connesse e con una base com11ne in una antica poliomielite ed in ltna d eformazione congenita del midollo.

Rivalta F. (Cesena). Sulla prova dell'acqua acetica per differenziare gli ess1idati sierosi. - (La comu· nicazione verrà pubblicata in, exte1tso nei « Lavori originali » ). Belliboni E. Osservazio1zi ematologiche e terapen· ticJie s11, varie /orine di a1temia. - Col proposito di vedere quanta parte abbia il riposo nella cura delle anemie, l'..A.. ha raccolto 40 casi che ne compren· dono varie forme e possono essere classificati in tre gruppi. Anzitutto è stato possibile stabilire nettamente quali sono i car atteri differenziali fra le tme e le altre forme sia per le alterazioni quantitative, sia per quelle qt1alitative e più pel comportamento successivo nel decorso della forma morbosa. I fatti cli· nici concordano e si completano coi fatti ematologici di modo che risulta completo il concetto diagnostico non solo, ma · evidenti gli intendimenti terapeutici a seconda delle indicazioni a cui bisogna ottem· perare. Il riposo è per sè stesso talora, a seconda del caso, t1n vero a.gente curativo e ad ogni modo aiuta straordinariamente la cura arsenicale o ferruginosa che fatta ambulanteniente sotto qualsiasi forma e in qualsiasi maniera porta a risultati scarsi e di breve durata. Ciom E. (Napoli). Sulla 1ief'rotossicità dei sieri 1ior11iali 011ioge1iei l'd eteroge1iei. - L'O. dice di avere dimostrato pel primo la nefrotossicità dei sieri ete· rogenei, ottenendo con l'iniezione di siero di sangue (17)


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IL POLICLINICO

normale di vitello nel peritofieo del coniglio una nefrite gravissima fino al punto che su 100 grammi di urina emessa 80 erano esclusivamente formati da cilindri granulosi, senza dire delle gravi lesioni riscontrate nei reni e nel fegato. Questi risultati furono poscia confermati da LIMOSIER e LEMOINE. L'O. ha dimostrato pure che il siero di sangue della vena emulgente è nefrotossico, non perchè sia saturo di materiali tossici provenienti dal rene, ma per le proprietà insite in qualunque siero. L'O. ha dimostrato anche la nefro tossicità.- dei sieri omo· genei; ne consegue dt1nque anche da questo punto di vh3ta l'irrazionalità della pratica della trasfusione. · Sembrerebbe che l'azione cell1tlicida dei sieri clebba ascriversi ad una proprietà tossico-fermentati va (EHRLICH).

Allegri M. (Roma). Della c1ira ed u1tità della '"""lnbercolosi ti11za1ta ed an,in,zale.. - L'O. presentò l'anno scorso al Congresso di Medicina interna i risultati di alcune sue esperienze stùl'azione curati\a, nelle cavie tubercolizzato, del siero di sang11e estratto dalle tartarughe terrestri, sia queste normali, sia ìnoculnte con sputi o culture tubercolari. · Le esperienze di quest'anno portarono novella · conferma alle suddette rieerche. Esse dimostrarono altresì che la tubercolosi umana può trasmettersi alle tartarughe nelle quali l'O. non ba visto mai prod11rsi la tube1·colosi spontanea, corno ne ha de· scritto ultimamente un caso il FRIEDLAND. Cio11ini e Ce1·ri (Pisa). Sall';;iflzie1iza della tra· spirazione art;jiciale snlla sècrezio1te .r1astrica. - Gli AA. dimostrano che la dj a.foresi non h a t1na vera e propria azione sul succo gastrico e che se pm·e vi esercita qualche i11fluenza, ne aumenta so]o lievemente l'acidità totale, l'a,cido cloridrico libero e la pepsina. R. Caporali e N. Rizzacasa (Napoli). Gli organi co11ie terreno di coltllra. - Gli AA. hanno studiato lo sviluppo, la v italità, la virulenza dei microrganismi , coltivandoli in terreni di ct1ltura fatti ~on vari organi: gangli linfatici, midollo osseo, milza, timo, fegato, pancreas, reni, caps11le surrenali, polmone, tiroide e cervello. Dalle loro esperiAnze risulta confermato ltn principio di patologia, secondo cui un microrga· nismo viTe meglio in lln organo anzichè in un altro a causa di certe sostan ze chimiche diverse, che favoriscono la vitalità dei batteri in un caso e l,ostacolano in t1n altro. ...·!· ~::

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:N. B. I colleghi le erti i111portanti co11111,nicazioni f1irono a111inuciate e 11011 pot1ite svolgere al congresso (/i Padova, so1io ]Jregati di 1na1idar11e un · sn1ifo al nostro gior11a le. (18)

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OSSERVAZIONI CLINICHE Sulla diazoreazione nel tifo addominale. Ricerche cliniche del dott. LF10NIDA CANALI medico primario nello Spedale Maggiore di Parma.

L'importanza che va ogni giorno acqui- .: stando la diazoreazione di Ehrlich special- · mente per la diagnosi dell'ileo-tifo m'indusse ·a riferire brevemente i risultati delle mie ricerche in questa intezioi:ie. Là siero-diagnosi del W i dal per la sua tecnica non è sempre un sussidio diagnostico alla portata di tutti; e nemmeno sempre a disposizione del medico nei laboratori di bat· teriologia. Inoltre solamente in un numero ristretto di casi essa ci aiuta per la diagnosi precoce della tif'oide; perchè quasi sempre si manifesta nel secondo settenario ; e quindi troppo tardi per lo scopo in discorso. Ma poi non bisogna dimenticare che la reazione agglutinante è stata riscontrata anche in altre malattie, oltre che nel tito; e che mancò in alcuni casi ben accertati col reperto necroscopico e batteriologico : come lo dimostrano le osservazioni di VAULAIR, BERGHIN'rz, 8c11tJMACHER, FrscHER, FroccA e di altri. E così a BARTH è mancata in 12 casi per cento di tifo; ed il dott. FoLL1, coadiutore del prof. Gc1zzÈTT1, gentilmente mi comunica che gli è mancata 4 volte su 100 casi circa. Parmi inu~ile avvertire che la mancanza ~i agglu· tinazione nei casi di pseudotifo o paratifo non infirma, anzi conferma il valore della siero diagnosi ; perchè tali infezioni non. sono · causate dal bacillo di Eberth; e così dicasi di quei casi pubblicati con siero.:diagnosi nega· tiva, cui fa difetto un rigoroso esame batteriologico. Risulta evidente però che la reazione di 'Vidal si può utilizzare in pochissimi casi per la diagnosi sollecita del tifo. Vediamo ora quale valore diagnostico si debba attribuire alla diazoreazione; e se ve· ramante secondo l'affermazione di EHRLICH e di molti si manifesti alla metà del i)rimo settenario nel tifo addominale. · Ho ricercato la reazione diazoioa in 58 casi di tifo da me curati nello s1Jedale e nella

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SEZIONE PRATICA

pratica privata: la ricerca fu positiva in 52 casi, riuscì negativa in 6 durante tutto il decorso della malattia. Di questi 6 casi, uno entra.va nello spedale in 5a giornata di malattia presentando una ricaduta con reazione pure positiva; un terzo in 11 ~ giornStta; . un quarto in 14:i giornata; un quinto in aoagiornata; ed un sesto a malattia assai inoltrata. Constatai la diazoreazione con notevole frequenza nel primo settenario: e così su 23 tifosi accolti in cura durante il primo settenario fu positiva in 19 casi, quasi sempre dal 3) al 6J giorno di malattia. Nella maggior parte dei pazienti, in cui fu positiva; ho ricorso eziandio alla siero-diagnosi approfittando dell'opera cortese del mio collega dottor Fo1.LJ e con risultato parimente positi V'o. In molti altri miei ammalati dello spedale 3 della pratica privata, in cui la reazione iazoica fu negativa, e ne' quali l'ulteriore a.ecorso della malattia mi permise di escluere sicuramente la tifoide pure la sieroiagnosi rispose concordemente. E così.tanto 'uno, che l'altro segno furono positivi in un ~aso di tifo a decorso apiretico con esito nfausto, seguito dalla necroscopia. Ed enrambi furono sempre negativi in un altro nfermo ricoverato nello spedale, molto pro)abilmente affetto di un pseudotifo a lunga urata; fatto questo che ft1 pure rilevato per 1 reazione diazoica anche da R. Sc11MIDT e .a G. AscoL1 in altre osservazioni di paratifo. Il DoLGOFF vide manca.re la diazoreazione a. 1, 40 per cento casi di tifo, B .L\.RDE in 16 aisi su 570, B.~srr..E 5 volte su 22 casi : J or-iNSON ~ 1221 casi la not() positiva nell'80,5 per 3nto, LAEPER e 0PPENHEIM n el 97 per cento. ~ILv e~T Rr, W1LHEIM N1ss EN la confermano ressochè costante e con comparsa precoce 31 tifo infantile; e così RoNçAGLroLo, Dr\.ILo,,·, M1cHAI:L1s, KR0K1Ev\11cz, LuzzATTO. ~RTH I'ilevò già ben manifesto questo segno ao dal primo giorno di malattia nel maggior lIIlero di casi da lui osservati. Secondo P _ll;NZOLDT, P ETRI, GRuNDIEs, J ASCH, ~NIBONI ed altri l'importanza diagnostica ila reazione di Erlich è molto discutibile, chè si manifesta anche in altre malattie;

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cioè nel morbillo, polmonite, influenza, scarlattina, tubercolosi polmonare, tubercolosi miliare, pioemia, meningite tubercolare. Giova però notare che essa si presenta in queste malattie con una frequenza molto minore, come aveva già osservato EBRLICH ; e così con un a percentuale, ad eccezione del morbillo, che oscilla dal 25 al 40 per cento; e che non si manifesta così precoce, e spesso già fino dal primo giorno di malattia, come nel tifo : fatto che a torto è negato da SYERS. Sarebbe certo un grave errore l'affermare che la reazione diazoica ha un valore assoluto per la diagnosi; ma oggidì, dopo un lungo periodo di indagini discordanti, si deve pur riconoscere che la medesima è un segno diagnostico di grande importanza nella tifoide ; p erchè si · manifesta bene spesso n el primo settenario , quando la siero-diagnosi de} Widal non è ancora utilizzabile, quando gli altri sintomi, cioè il tumore di milza, la roseola, la diarrea ancora mancano. 1\..nche il tumore di milza e la roseola · si possono o.s servare in altre malattie infettive, ad es. n ella sifilide acuta; eppure ogni medico accorto molto apprezza questi due sintomi, non .meno della dia zoreazione, per la diagnosi della tifoi de. Credo inutile oc~uparmi della tecnica per la ricerca della reazione diazoica, trovandos i descritta nei migliori trattati di semeiotica tanto italiani, che stranieri. Da m olti si consiglia di far uso di reattivi di r ecente preparazione; ma io ho notato che quando la ricerca mi riesciva rtegativa, il risultato non eràdiverso anche con una soluzione recentemente preparata. Ho sempre ritenuta per positiva la reazlone, quando la schiuma si presentava rosea o rossa ; ERLrc11 consiglia di graduarla colle lettere R', R ", R'' a se· conda della intensit à della t inta dal roseo, al rosso, al rosso sangue. Secondo alcuni il colorito ros~o dellG\ schiuma è dovuto a derivati b atterici; e secondo altri alla formazione di un azo co1nposto della serie aroma· tica: bisogna però convenire che noi ma.11chiamo di una spiegazione soddisfacente sulla


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IL POLICLINICO

La. mancanza della diazoreazione nelle orine normali è riconosciuta da tutti ad eccezione del ZANIBONI; le ricerche recenti di BACCARANI e 0EVIDALLI, di BASILE, di SILVESTRI ed altri non lasciano alcun dubbio in proposito. Ma può però presentarsi anche in orine normali, con1e ha dimostrato BuaGHART7 colla somministrazione di alcuni medicamenti; e cioè colla tintura oppiata, coll'estratto fl:u~ido di cascara sagrada e di idrastide canadense, colla naftalina e naftolo ~ : ed al contrario altre sostanze; e così la tintura d'iodio, l'acido tannico e suoi preparati, il salolo, fenolo, betolo, creosoto e creosotale possono ostaco· lare la diazoreazione. Si devono quindi questi corpi ben tener presenti alla mente durante questa r~cerca per evitare l'errore di prendere per positivi casi negativi, e viceversa; e molto probaibilmente questa fu la -causa precipua, come avverte MA.RIOTT1 -BrANCH1, dei risultati contraddittori che si sono andati pubblicando. Dalle mie osservazioni risulta indubbia· mente comprovata la grande utilità della diazoreazione sopratutto per la diagnosi pre· coce dell'ileo-tifo. Benchè non sia un segno di valore assoluto; esso merita però un posto ·distinto nei primi sintomi, onde si esplica nel suo inizio l' infezione tifica. BIBLIOGRAFIA. EHRLICH, Zeits. Klin. Med., 1882, vol. 5°, parte 2a, pag. 285. · PETRI, Zeit. Klm. Med., vol. 8°, parte 4/", pag. 500. G.d.~NDIES, Zeit. Klin. Med., 1884:. F10COA., Policlinico, sezione medica, 1900, pag. 505. V AULAIR, BERGHINTZ, SCHU!\-!ACHER, FISCHER, Ci· tati da FIOCCA. SILVESTRI, Giornale Pediatria, 1901, n. 5. LAl\f.t\ RI, Nuova Rivista terapeutica, 1901, n. 7. BASILE, La Pratica del merlico, 1901, n. 9. BURGIIART citato da BASILE. ZANIBONI, Gazzetta degli qspedali e delle cliniche, 1894, pag. 371. · PEN'ZOLDT, BerL Klin. v..roch., 1881, n. 1± bis. :VIARIOTTI·BIANCIII, Giornale medico Regio Esercito, 1902. SYERS, citato da MARIOTTI·BlANOHI. G . .AscoL1, Zeits. f . Klin. ~lod., 1903, pag. 419. R. SCIIMIDT, Wion. Klin. Woch., 1902, n. 4:5. BACCARANI e C.rnvroALLJ, Clinica medica, 1901, n. 3. \VJLHEil\f N iss:mN, citato nella Gazzetta degli ospe· dali. 1895. pag. 203. -~- ~

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DOLGOFF, citato nella Gazzetta degli ospedali, 1896 pag. 798. RONCAGLIOLO, Gazzetta medica degli ospedali, 1896 pag. 782. J OHNSON, citato nel Policlinico, 1902, pag. 1301. LAEPER e 0PPENHEIM, citato nel Policlinico, 100J pag. 1283. D1BAIL01'V, citato nel Policlinico, 1901, pag. 532. BARDE, citato nel Policlinico, 1900, pag. 377. KROKÌEWICZ, citato nel Policlinico, 1898, pag. 126J LUZZATTO, Policlinico, 1898, pag. 1262. MrCHAELIS, citato nel Policlinico, 1899, pag. 869.

NOTE DI MEDICINA SCIENTIFICA Sull'infiltrazione grassa. Nel Congresso dei patologi italiani tenuto in F renze dal 5 al 7 ottobre, il prof. Pro FoÀ ha riferit sull'infiltrazione grassa. La questione della deriv; zione del grasso e del deposito del medesimo n · vari organi o nei vari elementi di un dato organ è molto dibattuta ai nostri giorni, 'in cui si tene ad a.mmettere che in qualunque caso il grasso pr1 venga dai depositi suoi naturali e non mai da d retta trasformazione degli albuminoidi del prot< plasma. L' A.. ha iniziato alcune osser"\razioni sulle masE trombotiche quali si trovano nei cadaveri per d verse cause, e vide che esse .contengono con grane frequenza degli elementi endoteliali e dei leucocj gremiti di goccie di grasso di diversa grossezz Osservò pure dei casi di trombosi arteriose é cancri· ulcerati in cui il grasso dal trombo era p netrato tra gli elementi della tonaca intima e med dell'arteria corrispondente. Vide casi di atrofia de] prostata in soggetti tubercolosi, ma senza la part cipazione dell'apparato genitale al processo, e n quali tt1tto l'epitelio prostatico non era rapprese tato che da grandi accumuli di goccie di grasso varia grossezza; vide, inoltre, un caso di rene di betico in cui la parte periferica soltant.o delle cellu epiteliali dei canalicoli contorti era infiltrata gocciole di grasso di diversa grossezza. .A chiari un poco l'origine di tali processi l' .A. ha intrapre delle esperienze, le quali consistettero dappri1 n ell'innesto di frammenti di organi freschissimi s• tocute Q nell'addome di animali, e trovò ~he in t. condizioni avviena sempre un'intensa infiltrazio grassa degli elementi interstiziali connettivi ed E doteliali, mentre è risparmiato dal grasso l'elomer parenchimatoso, il quale cade presto in necrobic Se i pezzi d'organi freschi erano chiusi in lln s; chetto di celloidina e così innestati, allora si ave ugualmente la necrobiosi degli elementi, ma mt . cava affatto l'infiltrazione grassa. Dopo ciò r produsse degli infarti nel rene con legatura di ramo dell'arteria renale e vide che il grasso I


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~EZIONE

PRATICA

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3ra nella parte morta, ma solo nelle parti limitrofe ; tllora innestò dei pezzi d'infarto e di parenchima }ircostante sano, e vide che il primo non si modi· 1 !ica-:-a punto, e il secondo, invece, subiva la solita .nfiltrazione grassa circostante. Praticò in seg11ito lelle infiammazioni interstiziali circoscritte del rene, ~ innestò i pezzi infiamma ti, e trovò che essi si asciano totalmente e intensamente penetrare dal ~rasso. Infine legò temporaneamente per un'ora e .mezza i vasi del rene ; indi lasci?· sopravvivere 20 )re l'animale. Estratti i due reni e innestati alcuni frammenti trovò che nel rene che aveva subito la legatura si era prodotta la solita infiltrazione cor· ticale, e che ~all'altro rene erano accum1tlati leu· Jociti e grasso. Il primo fatto non sorprende perchè la parte cor· ticale del rene è n11trita dai vasi capsulari anche dopo la legatura dell'arteria emulgente, onde la nutrizione in essa si conserva. Più difficile è l'interpretazione del secondo fatto, il quale probabilmente dipende dall'essersi accumulate nel rene unico funzionante alcune sostanze le quali attraggono i leucociti e lasciano penetrare il grasso. Queste ultime espe· rienze saranno tuttavia ripetute. Interpretare il ·fenomeno dell'infiltrazione grassa ottenuta nei pezzi non è cosa. facile. Certo è che esso non si produce qt1ando gli elementi non sieno 1nortificati, ma solo colà dove gli elementi hanno diminuito la loro ca· pacità vitale. Se il fenomeno si debba interpretare come un'adipotassi, o come 11na modificazione fisica del protoplasma cosi che esso si lasci più facilmente -penetrare dal grasso, non si può dire in modo aslu to; certo è che osso è un fenomeno vitale legato a particolari condizioni di esistenza di taluni ele· menti. Il grasso dei trombi vi è certo alcune volte trasportato con elementi provenienti da quelle parti o da quei focolc.t.i morbosi che hanno cagionato il trombo, ma talvolta è possibile che gli endoteli e i globuli bianchi" racchiusi nel trombo abbiano subito, prima di ca,dere in necrosi, llna infiltrazione grassa analoga a quella che endoteli e connettivi subiscono nei pez1.J che furono innestati. I sopradetti esperi· .menti danno appoggio all'idea che la polisarcia, la quale è una universale infiltrazione grassa dell'or· ganismo, sia dovuta ad·una diminuita capacità vitale · degli elementi cellulari.

I

Rice1·che sperimentali sulla patogenesi della 1norte pe1· scottatru·a. Negli .A.rcliives i11ter11,. de pliar1nacody1ia1nie et de tliérapie (XI, 201-299, 1903) il dott. E. STOCKIS pub• blica un suo lavo1·0 sperimentale sull'argomento. Le scottature si sono ottenute per mezzo del, l., acqua bollente per aspersione o in bagni nel cane o nel coniglio. I disturbi reflessi immediati consistono principal·

mente in una eccitazione seguìta da paralisi del centro vaso-costrittore e dei centri cardiaci. La respirazione aumenta in rapidità ed ampiezza,. poi si rallenta. Questi fenomeni non sono dovuti al riscaldamento del sangue, essi persistono negli animali ane· stesizzati o scerebrati. I disturbi consecutivi sono designati dall'autore sotto il nome di « shock rallentato » . Paralisi bul· bare, 20 ore dopo una scottatru·a grave: la pres· sione è abbassata ed il cuore accelerato; la formula delle variazioni respiratorie della circolazione è invertita, la pressione sale nella respirazione. I fi. letti cardiaci ed inspiratori del vago sono para· lizzati. L'occlusione della trachea non determina pitì i sintomi abit11ali dell'eccitazione asfittica del bulbo. Gli scambi nutritizii, studiati comparativamente sulle urine e sulle feci di ca.n i scottati e di cani di controllo, sono diminuiti quando la morte è ra· pi da. Quando gli animali sopravvivono 4 giorni, il fatto più saliente è l'aumento dell'azoto tota.le con diminuzione dell'urea. Il q11oziente respiratorio, le quantità di ossigeno assorbito e di acido carbonico eliminato aumentano dapprima; poi diminuiscono. L'aumento iniziale è se11za dubbio. dovuto all'agitazione. L'intensità della radiazione termica diminuisce nel caso di scottature gravi (inibizione degli scambii); aumenta quando la sopravvivenza è più lunga (vasodilatazione). Le proprietà fisico-chimiche d el sa.n gue sono modificate. L'ematocrito permette di constata.re uno ispessimento del sangue, anche q11ando la re· gione lesa era momentaneamente esangue durante la scottatura. Il passaggio dell'emoglobina nel plasma e nella urina non si osserva se non quando la scottatura può agire sul sangue e distruggere lln certo nu· mero di globuli. · La ql1antità di emoglobina, del i·esiduo secco e delle ceneri a~enta. Tutti questi fatti si spiegano con la produzione di un edem a specialmente ao· quoso dovut-0 · all'azione del calor e sulle pareti vasali. La coagulabilità aumenta nelle prime 24 ore, poi diminuisce. I gas del sangue diminuiscono, principalmente l'a.cido ca.rbonico, ma anche l'ossigeno, malgrado d ell'aumento di emoglobina (modificazione possi· bile?) Il sangue ed i tessuti di a.n imali scottati no11 presentano una tossicità speciale. Le alterazioni del sangue sembrano avere una certa parte nella patogenesi della morte per scottatura, perchè gli animali sopravvivono meglio qt1ando si evita la loro produzione. (21}


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IL POLICLINICO

PRATICA PROFESSIONALE Rigidità spasmodica congenita d'origine midollare (Sindrome di Little) pe1· iesione n1idollare a focolaio sviluppata durante la vita intra· uterina. J. DEJERINE nella R evue neurologique, n. 12, 1903, riferisce un caso di rigidità spasmodica cono-enita . o d 1 tutti e quattro gli arti in t1n uomo di 63 anni, nato :t termine. Lo stato di contrattura accentuatissima predomjna n egli arti inferiori. Esiste un leggero grado di dimagramento degli arti senza vera atrofia muscolare. La faccia è integra, l'intelligenza è conservata. Nessuna al terazfone della sen. sibilita. Non epilessia. Gli sfinteri normali. La morte avvenne a 66 anni. L' A., malgrado l'integrità del· l'intelligenza e l'assen z.a di accidenti epilettiformi~ aveva considerato questo malato dt1rante tlttto il tempo che fu soggetto alla sua osservazione come affetto da diplegia cerebrale per lesione emisferica bilaterale. L'autopsia mostrò che questa diagnosi era errata, e che la causa della diplegia spasmo· dica era di origine esclusivamente midollare. Il cervello macro e microscopicamente era integro. Esisteva invece un fo colaio di sclerosi nel terzo segmento cervicale del midollo spinale e la dege· nerazione dei cordoni di Goll e di Burdach al disopra della lesione, nonchè sclerosi ed agenesia del fascio piramidale incrociato in tutta la sua altezza. Infine degenerazione del fascio antero-laterale di· scendente. Questa osservazione, seguita d'autopsia, è analoga ad ·un'altra pubblicata dell'A. nel 1897 e nella . ' quale una paraplegia spasmodica dei quattro arti, · predominante agli inferiori, in un uomo di 44 anni, era dovuta ad un focolaio di sclerosi risiedente a livello del 2° segmento cervicale. Il cervello era integro. L' A. cri)cle che la patogenesi di questa l~sione debba ricercarsi in una lesione vascolare di natura sifilitica sviluppatasi durante la vita intrauterina. Questa opinione è appoggiata dal fatto che in questi due casi le lesioni vascolari erano intense nel focolaio della r .:g ione cervicale, lesioni analoghe a quelle che si osservano nella sclerosi trasversa sifilitica antica del midollo spinale. Stabilita cosi l'esistenza di una malattia di Little per lesione midollare trasversa, VQrosimilmente consecutiva a malattia infettiva, si domanda come questa, forma pltò distinguersi dalla forma cerebrale. L'A. sostiene basandosi sulle sue due osser· vazioni che quando nella malattia di Little la ri· gidità degli arti è pronunziatissima e la faccia è completamente intatta, l'intelligenza è normale, l22)

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e lo strabismo e l'epilessia mancano, si potri escludere una lesione cerebrale, e portare la di gnosi di rigidità spasmodica congenita per mielite. trasversa.

Le co1nplicazioni nervose della pertosse. Il dottor M. P. Gu10T nella Gaz. des Hop. (settembre 1903), ha descritto queste complicazioni. La più importante è lo spasmo della glottide, bene studiato da Du CASTEL (1872): è una complicazione rara che si presenterebbe soltanto nei bambini in· deboliti da una malattia anteriore (TROUSSEAU) e sopratutto nei primi anni della vita. L'accc~sso viene in iutti i periodi della pertosse, eccetto che nel terminale: fu osservato anche prima del periodo degli accessi di tosse (BLACHE). È egualmente fre· quente tanto di giorno che di notte. Abitualmente le cose vanno in questo n1odo: un bambino, con pertosse grave, è preso da un accesso eccessivamente 111ngo, e la morte avviene per asfis· sia. Questo accesso ulti:mo è preannunziato da un aggravamento progressivo degli accessi antecedentl. Il pronostico è straordinariamente grave: tutti i malati di Du CASTEL dovettero soccombere. Alla autopsia non si trovano che lesioni banali incapaci di spiegare la morte ch e deve essere attribuita ad uno spasmo dei m11scoli inspiratori. Anche l'ecla11ipsia si osserva soltanto jn casi di pertosse grave; appare di solito tra il 18° ed il 35° giorno di malattia. Quanto si è detto riguardo alle convul:'ìioni interne localizzate (spasµio della glot· tide) è. in gran parte applicabile alle convulsioni esterne generalizzate; l'una comincia, le altre con· tinuano. «. La convulsione locale si generalizza (Ro· GER). Tra lo spasmo della glottide e la eclampsia esiste dunque una correlazione. I fenomeni morbosi si elevano per gradi dall'ac~esso ç.i tosse all'e· clampsia, passando per tutte le fasi della convul· • s1one ». Le paralisi colpiscono sopratutto i bambini al di sotto dei cinque anni, ma possono essere osservate anche in i·agazzi più grandi e persino nell'adulto (SEYDEN). Si osservano il più spesso nelle pertossi gravi febbrili, con accessi violenti e prolungati. Talora ass11mono il tipo delle paralisi cerebrali (emiplegia, paralisi facciale, monoplegia, afasia), talora quello d elle paralisi midollari (paraplegia, sclerosi in pl~cche), talora a.nche qt1ello delle paralisi periferiche. Le prime e le seconde sono state spesso attribuite a disturbi circolatori (TROUSSEAU, LEJYDEN, SIMON, ecc.), che seguono all'accesso: quest'opinione è combattuta da W IDAL, FROHLICH; e l\fEINER, i quali ritengono che le emorragie che si riscontrano in differenti ragioni dei centri nervosi, siano di ori· gine infettiva. Questa ultima spiegazione permette di comprendere anche il meccanismo delle paralisi


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SEZIONE PRATICA

periferiche, ma non deve essere accettata esclusi· vamente e bisogna riconoscere che le paralisi della pertosse dipendono talora da lesioni meccaniche e tal'altra da lesioni di natura infettiva. Checchè ne sia queste paralisi sono molto gravi, spesso conducono a morte, altre , ,. olte non compro· mettono la vita, ma persistono indAfinitamente

tesimo, la si medichi con uno strato di ung11en to napoletano o con la seguente pomn.ta:

( .A.LEXA~D RE).

Con quest'ultimo preparato, o anche con la polvere di calomelano, si tratta l'ulcero sifilitico nella sua forma normale, dopo un bagno locale di 5 mi· nuti e dopo 1ma lozione, sia all'ossicianuro di mer· curio, sia al permanganato di calcio, alla dose di centigm. 25 per litro d'acqua sterilizzata. 2. Prattamento inter1io. - Il merclu--io deve essere prescritto non appena sia certa la diagnos~ di sifilide. Finchè questa certezza non è formale, non si deve fare che la cura locale. Se il i;nalato risiede in un luogo dove sia possibile che le iniezioni intram11scolari siano ben fatte, non ·v i è da esitare nel prescrivere immediatamente sia ]e il:iezioni settimanali di olio grigio, sia le iniezioni quotidiane della soluzione acquosa di biioduro di mer· curio o di un altro preparato m ereuriale solubile. Se il malato non è nelle condizioni menzionate sopra, si prescrivano le pillole di protoioduro o il liquore di van Swieten o le frizioni mercuriali, non potendo queste dare risultati- sicuri se non in condizioni speciali. Queste frizioni sono talvolta utili nella, ct1ra locale delle adenopatie inguinali, non di rado considerevoli, che accompagnano l'ulcero. 3. Pratta11iento 11iorale. - Comprende due -parti : il primo consiste nei consigli che il medico deve dare e sulle precauzio.qi cbe il malato deve prendere per non propagare la sifilide e s11lla necessità del trattamento metodico e prolungato per preservarsi, lui e i suoi futuri discendenti, dagli accidenti tar· di,ri della sifilide. Il secondo punto è stato recentemente segnalato da FouRNIER, ohe ha riunito 18 casi di suicidio per .la dispera~ione prodotta dall'annuncio brusco ed inatteso della sifilide. FOURNIER consiglia di fare questa dichiarazione con dolcezza e precauzione, dopo aver preparato il malato, al quale non si deve lasciar dubbio sulla guarigione del suo male qnando faccia una cura sufficiente, attiva e prolungata. (La Sypltilis).

A queste complicazioni classiche l' A. aggiunge la 1ne1ii1ig;te acz1,ta, della quale egli ha potuto os· servare un caso tipico con esito in guarigione.

Nev1·ite in seguito a tosse convulsa. Nel New-Yorli· 1ned. J ourn.al, il dott. C. J. ALDRICH riferisce il c;tso di un ragazzo di quattro anni af· fetto da una forma abbastanza grave di pertosse che nel corso della quarta settima.na di malattia si indebolì nelle gambe, lagnandosi di dolore agli alluci ed alle. caviglie che presentavano un po' di gonfiezza e cli sensibilità alla pressione. Uno stato consimile si verificò nelle mani e nelle braccia. Il bambino parlava col naso ed i liquidi ritorna,rano dalle narici. I riflessi erano diminuiti, come pure la sensibilità, alle estre1nità. Il velopendolo era paralizzato~ gli sfinteri non erano tocchi affatto. I muscoli non erano atrofizzati, ma molli e flac· cidi. Non v'ertt stata difterité.

Al?PUNTI'I DI Il'El)_APIA Cara dell'ulcero sifilitico. · La cura dell'ulcero genitale, penieno, o balanoprepuziale, comprende il trattamento esterno o locale, il trattamento interno o gen.erale e il trattamento morale. 1. Pratta11ie1ito ester1io. - Se l'ulcero data soltanto da qualche giorno, se ha sede al bordo libero del prepl1zio (come anche, nella donna, al bordo li· bero di lln labbxo) si può consigliare l'escissione seguìta da una sutur.a asettica. · Si è visto così la gl1arigione notevolmente affrettata. L'escissione non attenua abbastanza sensibilmente l'infezione per controbilanciare gli in· convenienti del metodo quando 1'1Lloero risiede in regioni meno propizie all'intervento. Se l'ulcel'o è vegetante, se ha una durata anormalmente protratta, per esempio di due mesi, e la escissione non è possibile, si pratichi tutto intorno e al disotto della piaga una serie di iniezioni, di qualche goccia ciascL1na, di un prepat--ato mercuriale solt1bile (ossicianuro, benzoato, biioduro di mercurio o sublimato). Dopo aver lozionato la piaga con una soluzione di nitrato d'argento al trentesimo od al cinquan· ~

Vaselina • • • Lanolina • • • Resorcina • • • Precipitato bianco

gm . 15 gm . D • • contigm . 50 7 gm . • •

-

Cura abortiva della bleunorragia. Nei Plierap. Monatshefte dello scorso ottobre il FucHS rammenta che questa cura è di poco facile applicazione, perchè .deve essere applicata 48, al più 72 ore dopo l'infezione : ora i malati non si presentano al medico se. non ' rerso il 5° giorno al più presto. Pure, l'.A. ha potuto curare 6 malati che realizzavano-le condizioni necessarie ed è riuscito i11 tl1tti i casi ad arrestare la blennorragia.


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IL POLIOLINICO

.Ad una siringa contenente una soluzione di due grammi di albargina (combinazione di gelatosio e nitrato d'argento) per 100 eme. di acqua, è fissata un'oliva di vetro ; si inietta. quindi lentamente il liquido nell'uretra finchè il soggetto non senta una tensione penosa. Allora non si toglie l'oliva: essa serve per impe· dire l'uscita del liquido, che deve bagnare l'uretra per 5 minuti. Dopo questo tempo si lascia scorrere il liquido, poi se ne inietta una nuova quantità che resti 3 minuti nel canale; una terza iniezione che resti 2 minuti termina la seduta. Un solo malato si lamentò di vivi dolori; gli altri non accusarono alcun disturbo. L'indomani l'urina non conteneva gonococchi . malgrado .di questo resultato si ripetette in tutti 4' la manovra della vigilia. Al 3° giorno la secrezione non conteneva più che delle cellule epiteliali e quasi nessun leucocito. Si continuò la. cura con iniezioni astringenti ; in 4 casi la secrezione era sparita in capo a 14 giorni ed in un caso dopo 3 settima.ne circa. In un caso, il 6°, la cura fu sospesa per influenza intercorrente, e poi ripresa fino a guarigione. ~Iai si registrarono complicazioni.

Cura della blenno1·1·agia c1·onica. nei Plierap. Monatshefte studia esclusivamente la blennorragia nella donna; egli constata che l'uretrite esterna, annidata nelle glandµle e negli spazii lacunari dell'ingresso dell'uretra è troppo spesso disconosciuta. I follicoli vulvari possono, per esempio, essere facilmente sezionati e curati dopo. Per i fondi ciechi para-uretrali è preferibile la cauterizzazione col Paquelin. _ In molti casi di uretrite cronica la recidiva parte sempre da questi rifugi di gonococchi. Nella cura dell'endocervicite e dell'endometrite bl~nnorragica . bisogna avere una grande prudenza: l' A., dopo la dilatazione del co.llo, fa di preferenza lavaggi con thigenolo al 4 per cento. Il prodotto è a base di zolfo (ne contiene 10 per cento) ma non ha alcun odore e non macchia la biancheria come l'ittiolo; esso calma inoltre i pruriti. Dal punto di vista della parteci1)azione degli an· nessi al processo morboso, l' A. crede che il suo inizio sarà frequentemente accompagnato da me· trorragie che possono richiedere il raschiamento. Si avrebbe dunque torto attribuendo ad una in· fluenza nociva di questo int~rvento molte annessiti, consecutive in apparenza all'intervento ma in realtà preesistenti. Gli accidenti acuti di piosalpingite os· servati talvolta dopo il raschiamento dipendono dal colpo di frusta dato ad lma infiammazione che avrebbe avuto, senza l'intervento, un'evoluzione più FALIC

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lenta. L'A. consiglia dunque di operare sempre nella narcosi e di trarre profitto dal rilasciamento delle pareti addominali per esplorare a fondo gli annessi. Se essi sono affetti, non si raschierà se non in caso di assoluta necessità. Se si è obbligati ad aprire per via vaginale un ascesso prodotto da un'annessite, bisogna istituire un trattamento consecutivo energico. Quando, in capo a 6-8 gio~ni, si è tolto il drenaggio, si fanno lavaggi per mezzo della sonda a doppia corrente con la soluzione di thigenolo al 4 per cento. Quando ogni secrezione è disseccata, ci si serve di una soluzione acquosa di tintura di iodio.

VAR.I:A Il p1·ezzo dell'olio di fegato di merluzzo. - E aumentato d'un tratto da 11f) a 800 franchi e la domanda oltrepassa di molto la produzione. Si era supposto che si trattasse di un trust, ma invece è proprio la produzione che manca. Cosi alle isole Lofoden, ohe sono il gran centro di produzione, non si son pott1ti raccogliere nell'ul· tima campagna che 1200 barili invece di 30,000 come . di solito. V'è d'altra parte un fatto curioso: la pesca del merluzzo ha dato sensibilmente lo stesso numero di pesci degli anni precedenti, ma il loro fegato conteneva meno oli.o del solito. · Si pretende che questo dipenda dalla temperatura particolarmente bassa dell'acqua, in questo anno, la quale avrebbe impedito lo svjluppo abituale dei crostacei che costituiscono la comune alimentazione dei mèrluzzi. La semiinanizione che ne è il resultato spiega la marcatissima diminuzione dell'olio contenuto dal fegato dei preziosi pesci. Termomet1·ia dei poppanti. - La superiorità dell'allattamento alla mammella sull'allattamento artificiale non si discute più. Il dott. WEILL, di Lione, alle antiche accuse contro il biberon ne aggiunge delle nuove. Il bambino nutrito alla mammella presenta una linea orizzontale della temperatura, a 37°, senza oscillazioni. Il bambino nutrito col latte di vacca, al contrario, dà t1n tracciato in linea spezzata con deviazione di qualche decimo (3 o 4) fra la mat· tina e la sera, essendo più elevata la temperatura vespertina. Quando il bambino nutrito alla mam· mella prende delle sostanze feculent'=' o del latte di vacca, il tracciato termometrico si modifica ed oscilla leggermente. Le idee di W EILL sono state sviluppate in un lavoro completo del dott. TIBERIN (Pii. Lgo11, 1902) e tutto ciò dimostra che gJi scambi nutritizi si fanno in modo perfetto nel bambino nutrito alla mammella, in modo difettoso nel bambino nt1trito artificialmente.

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Tabe atassica. - La tabe atassica

SEZIONE PRATICA

è molto più

'r equente nelle persone coniugate che nella altre. 3u 240 casi di tabe osservati da PITRES, si con· ;ano 209 coniugati per 31 celibi. BYRON -BRAMWELL, del pari, nella sua statistica ?ersonale su 365 tabetici, rileva 1'85 p er cento di }Oniugati ed il 15 p er cento di celibi.

llUBIUGA DELL'UFFICIALE SANITAl\10 ed. IOl-IEN"E

LABORATORIO BATTERIOLOGICO DEL COMUNE DI ROMA.

L'influenza delle polveri stradali sulla dif'. fusione della febbre tifoide i11. Roma per il prof. SAVERIO SANTORI. È già molto tempo che gli igienisti hanno fissato la loro attenzione sulle polveri stradali e sui rap· porti che queste possono a'rere colla diffusione delle n:nalattie infettive. Tutti i metodi batteriologici sono stati messi in opera per ricercare il numero dei germi che ~i si riscontrano, la loro qualità ed il potere patogeno che possono manifestare sugli ani· mali. Le ricerche riguardanti il numero comples· sivo dei germi che si trovano nelle polveri delle strade ci danno cifre assolutamente en·o rmi: basta citare gli esperimenti eseguiti dal MANFREDI in N a· poli. Il MANFREDI prendeva una certa quantità di spazzatùra stradale, ne toglieva tutti i corpi estranei come pietruzze, vegetali, bucce..... in modo da avere della polvere sottilissima e quasi impal· pabile, prendeva cioè proprio quella parte di pol· vere che, per la sua leggerezza, si solleva dal ter· • reno per ogni piccolo movimento dell'aria e penetra nelle nostre 'rie respiratorie. Ogni grammo di pol· vere così raccolta sulla superficie delle strade di Napoli con teneva un numero di batteri oscillante fra 900,000 e 160,000,000. Nel laboratorio batterio· logico del comune di Roma abbiamo ripetuto nu· merose volte queste ricerche e, sebbene non siamo arrivati a cifre cosi elevate, il numero dei germi trovati è stato sempre altissimo (500,000-36,000,000). Certo la maggior parte di tali germi appartiene alle specie saprofitiche e non sem~ra che possa in modo qualsiasi influire sullo stato di salute dell'uomo. Oltre però a questi saprofiti, nelle polveri stradali si riscontrano sempre nt1merosi germi ca· paci di produrre malattie nell'uomo e negli animali. REMBOLD, KRUGE, KIROHNER, ~1AXIMOWITSCH, MANFREDI, MAZZA ed altri vi hanno trovato il ba· elio della tubercolosi: u PT ADEL, KELSCH, SALO~IONSEN, BIRCH·HIRSCHFELD, SANTORI e FAELLI, qui in Roma, vi hanno trovato il bacillo del tifo : FoÀ e BONOME e numerosi altri, quello del t etano, ecc., ecc. Nè si creda che la presenza dei

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germi patogeni n elle polveri stradali sia un fenomeno accidentale che si verifica solo in alcune date condizioni eccezionali di luogo e di tempo. Basta riflettere solo un poco all'origine, alla provenienza di queste polveri per convincersi che il loro con· tenuto in germi patogeni deve costituire un fatto normale tale da farli considerare come quasi un componente costante delle polveri stesse. L'origine della polvere stradale può essere rite· nuta come duplice; t1na parte, e forse la pt'incipale, deriva dallo sfregamento contin1to che sulla super· ficie delle strade viene fatto tanto dagli agenti me· teorici, quanto dal traffico dell'uomo e degli animali. Un'altra parte, certamente anch'essa rilevante, pro .. viene dall'azione non più sulla superficie strada.le; ma. st1i pavimenti e sulle pareti interne delle case. Tanto le polveri provenienti dalle strade, quanto quelle delle abitaziqni trasportano con sè i germi che in esse sono abbondantemente portati dagli sputi, dalle urine e dalle feci dell'uomo e d egli animali. Certo in una città, anche mediocremente p11lita come Roma, la porzione di polvere proveniente dalla strada conterrà solo i germi cadutivi cogli sputi dell'uomo, e colle urine e le feci degli ani· mali: i germi che si rinvengono nelle urine e nelle feci dell'uomo, specialmente malato, difficil· mente vi si troveranno in qua.ntità rilevante: Di· versamente avviene per la polvere prodotta nelle case dall'usure dei pavimenti e delle pareti. Nella grandissima maggioranza delle case, e specialmente in quelle meno pulite che certo non sono la minima parte, abbondantemente si versano di continuo sul terl'eno sputi, urine e feci dell'uomo sano e malato. A qualcuno forse potrà sembrare esagerata una tale opi· nione: quando però si rifletta che buona parte della popolazione è costituita da bambini, che la malattia che, da q11esto pt1nto di vista, più ci interessa (tifo) ha per sintoma predominante la diarrea e che alle polveri domestiche va unita anche quella dei cessi, sarà facile persuadersi, come quasi sempre nella polvere delle case si trovino quantità di germi pro· venienti dalle urine e dalle feci delle persone ch e vi dimorano. Questa distinzione fra le due sorgenti della polvere, oioè fra quella fli provenienza stradale e ql1ella di provenienza domestica, se è utile per spiegarci la quantità e le specie dei germi che vi si trovano, non ha nella pratica alcuna importanza; giacchè, tranne nei gioì·ni di pioggia, non si veri· fica mai il caso che una, di queste due polveri si presenti isolata, disgiunta <.l all'altra. La polvere che giornalmente penetra n ei nostri organi r espi· ratori è, per lo più, una polvere mista e prove· niente da ambedue le sorgenti tanto se si -vada cam1ninando per le strade, quando se si rimanga rinchiusi nella propria casa. Basta il venticello più leggero ed insensibile per far solleYare nell'aria una certa quantità di polv·ere : chiunque

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IL POLIOLINICO

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abbia solo per poco l'abitudine della pulizia, sa che, • anche nelle giornate più calme, nelle camere dove le finestre sono aperte, la polvere si deposita in quantità molto maggiore che nelle camere chiuse. - Nei giorni non piovosi, le pareti esterne delle case sono sempre, fino sui cornicioni e sui tetti, rico· perte dalla polyere sollevatasi dalla strada; questa polvere sale anche nei punti più elevati e di minor traffico. Le abitazioni perciò sono penetrate dalla polvere di origine stradale continuamente ed in grande quantità; in quantità però forse non mi· nore le polveri domesti~he (così già mescolate a quelle stradali) sono anch'esse giornalmente versate sulla strada trascinando· con sè tutti i germi che nella casa hanno acquistato. La verità di questa seconda asserzione è facile provarla : la popo· lazione di Roma _ascende a circa 500,000 abitanti i quali perciò occuperanno per dormire non meno di · 150,000 ca.mere. c~rto n on possiamo ammettere che ognuna di queste camere ·venga spaz· zata completamente ogni giorno ; in ognuna però giornalmente vengono sollevate lenzuola e coperte, smosse seggiole, sbattuti scendiletti, ecc., e quindi, specialmente nelle ore del ma t,tino, da circa 150,000 finestre esce e scende sulle strade di Roma come una nuvola, spesso ben visibile, di polvere che trascina con sè tutte le sostanze inqt1inanti e tutti i germi innocui e patogeni che l'uomo le ha ce· duto. È in questo modo ch e in tutta l'atmosfera respirabile di 11na città si· possono trovare quasi uniformente diffusi i più svariati germi patogeni provenienti dagli sputi, dalle urine e d alle feci dei malati. Quali, con maggiore probabilità, possono essere qt1esti germi'? Naturalmente bisogna escludere tutti quelli che non resistono all'essiccamento~ Perchè i.1n germe possa solle1?arsi nell'aria è necessario che sia perfettamente essiccato, non potendosi una particella di feci, di urine o di sputi dista.ccare dal terreno se non quando è perfettamente asciutta e finamente polverizzata. Ora è ben noto che alcu·n i germi patogeni muoiono per l'azione dell'essiccamento, ad ese:rp.pio il bacillo virgola del col era. R esistono invece benissimo e per molto tempo all'essiccamento i ge1·mi produttori della difterite e delJa tubercolosi che si trovano in quantità maggiore o minore negli sp11ti degli individui affetti da queste malattie, i bacilli della febbre tifoide, esistenti in numero straordinario nelle urine e nelle feci dei tifosi e molti altri germi prodt1ttori di malattie. Riguardo alla possibilità della diffusione della tubercolosi per mezzo del polviscolo atmosferico non è necessario insisterci troppo: tutti oramai conoscono che forse è questa la via più comune per la quale questa malattia si propaga e numerosi sono i prov·vedimenti escogi· tati per combatterla. Non è cosi per ciò che ri· guarda la febbre tifoide. La teoria idrica, l'impor(26)

tanza che l'acqua può avere nel diffondere il tifo sono così penetrate nella convinzione dei medici e de' profani che poche sono le persone le quali, essendo sicure dell'acqua che bevono, credono di poter es .. sere colpiti da questa malattia. Certo ' che l'acqua, da questo punto di vista, non può davvero essere trascurata; come non possono essere trascurati il contagio, gli erbaggi ed altri alimenti inquinati da liquido cloacale, alcuni molluschi, gli insetti ed, in particolar modo, le mosche. Tutti questi fattori però non sono' sufficienti per spiegare la grande diffusione del tifo e specialmente il modo col quale qui in Roma questa diffusione si verifica. Una spiegazione più conveniente, a mio modo di vedere, ed alla quale fino ad ora non è stata data tutta l'importanza che inerita, ci viene data appunto dall'azione delle polveri, o, per dire meglio, dal polviscolo atmosferico. Fermiamoci un po' infatti ad esaminare quello che si ver).fica nella nostra città e vediamo se l'acqua, il contagio, le sostanze alimentari e le mo· sche possono spiegare . il numero· dei casi ed il loro modo di diffondersi. Cominciamo dall' acqzia. La nittà di Roma, di acque potabili propriamente dette, n~ ha I: l' .A.equa Vergine o di Trevi, l' .A.cqt1a Felice, la Paola e la Marcia. Le prime tre acque nominate non si distribuiscono in tutta la città; ma solo in alcune determinate zone: solo l'acqua Marcia si diffonde indiffer~ntemente in tutti i quartieri della città. Se quindi una delle prime tre acque fosse l'ap· portatrice del tifo, dovrebbero i casi di questa malattia se non essere limitati alla rispettiva zona di distribl12ione, esservi almeno in quantità molto maggiore che nel rimanente della città. Ora questo fatto in Roma non si è mai verificato : basta dare uno sguardo alle tavole pubblicate dal GUALDI nel suo magistrale lavoro sulla febbre tifoide in Roma e rappresentanti la diffusione dei casi di tifo in questi ultimi anni, per convincersi che questa ma· lattia non manifesta preferenze per .un quartiere o • per un altro: tutta la città ne è invasa uniforme· mente come se i germi patogeni, mescolati all'acqua di pioggia, fossero caduti dall'alto. Non resterobbe dunque di sospettabile che l'acqua Marcia; e do· vremmo perciò ammettere che, mentre l'acqua Paola cosi fortemente sospetta per la provenienza, per lo stato delle condotture e per tutti i suoi caratteri fisici, chimici, .m icroscopici e batteriolo· gici, non porta nessun contribl1to alla diffusione del tifo, ne è in1rece responsabile l'acqua ~farcia la quale, al contrario, per la provenienza, p~r lo stato delle condotture e per tutti i caratteri sud· detti è stata sempre riscontrata come un'acqua pu· rissima. Credo che neppure i più interessati denigratori di quest'acqua si a~zarderebbero ad arrivare ad una simile conclusione. Possiamo quindi, colla massima sicurezza, ritenere, come da tanto tempo ha sostenuto il Celli, che nulla le acque potabili


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SEZIONE PRATIOA

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della nostra città hanno che fare colla diffusione le strade ed in tutte le abitazioni: essi preferiscono della febbre tifoide. • alcune strade, alcune zone della città e sono sem· Il secondo fattore, al quale certamente non si pre le pii1 s11di cie che hanno questa preferenza. È può negare tma g rande importanza nel propagare perciò che ammettendo che le moschu possano questa malattia, è il contagio. Questo fattore inter· avere t1na grande influenza nella propagazione del viene più spesso e su più vasta scala che non si tifo a Roma, nelle stracle, ne1le zone s uddette si -0reda; tuttavia se con questo potremmo spiegare dovrebbe avere il numero maggiorè di casi. Inol· una grande quantità di casi, non possiamo davverp tt'e questi insetti non si trasportano con facilità irovar ragione d ella distribuzione uniforme in tutti da un punto della città ad un altro· essi p:l ssano i quartieri, in tutte, d).rei quasi, le strade della la loro non lunga v'ita in un perimetro non molto -città~ La diffusione per contagio dovrebbe dare ampio e perciò, anche per questa !'agione, una -0rigine a tanti nuclei, a tanti focolai dai quali, epidemia di tifo do,ruta in gran parte all'azione -0ome da tanti centri, la malattia dovrebbe esten· delle mosche dovrebbe, come pel contagio, presendersi: e ciò, tranne àlcune eccezioni, abbiamo ve· tarsi a focolai. E questo certamente credo che av· duto che non avviene. verrebbe se non intervenisse un altro fattore il Per ciò che riguarda le sosta1tze al;nie1itar; (er· quale, presente e diffondendosi per ogni dove, e baggi e simili, latte, ostriche ed altri molluschi) non non mostrando preferenze per una strada o per è necessario insisterè molto p er dimo3trare l'imposun'altra, tende a far sì che scompaia.no i focolai e sibilità che da esse possano òipendere la maggior che la malattia si manifesti com e uniformemente parte d ei casi; potendo forse ogni medico citare diffusa in tutta la città. Questo fattore si riscontra nomi e nomi di individui i quali, senza mai aver nel poivisco lo a tniosferico. {Co1it;1ina). fa.tto uso di simili alimenti, sono tuttavia stati col· ]>iti da questa malattia. Resta ora a discutere l'azione delle mosclie. La CENNI BìBLIOGRAFICI presenza, direi quasi costante, di questi insetti, la loro diffusione per ogni dove e la difficoltà di al· lontanarli ci spiegano a sufficienza la• rassegna· Prof. liAAB . .A.tlas und Grundriss der Ophthalmo· zione paziente colla quale vengono sopportati ed il • skopie und ophthalmo.skopischen Diagnostlk. l_.lehmann, Miinchen, 1904. poco timore che essi inspirano per accidentali pe· ricoli ai quali ci possono esporre. Esperienze di L'essere questo atla.nte- g uida d'oftalmologia del· laboratoì~io, non molto numerose ma benissimo l 'HAAB gi11nto in poehi anni alla 4a edizione, è si· . condotte (CELLI ed ALESSI) hanno già da tempo cura prova del favore col quale esso è stato accolto dimostrato che l e mosche nutrite con feci ed urine non soltanto dagli oculisti, ma a1tcl1e. dai medici di tifosi non distruggono i germi di questa malattia; generici presso i quali è ormai entrata unive,rsal· ma li lasciano passare inalterati attraverso il loro mente la oonvinzi~ne dell' importanza del r eperto intestino. .E per ciò che se uno di questi insetti, oftalmoscopiéo nella diagnosi delle malattie interne. dopo aver succhiato del materin.le infetto emesso In confronto alle prime edizioni, questa quarta pre · da un tifoso, va,... a depositare le sue feci sulle so- senta il testo notevolmente migliorato, e che dà . stanze alimentari, ·v i d epositerà anche ' rivi e viru- una chiara idea di quanto si riferisce all'esame of· lenti i bacilli del tifo. ~Ia, anche astraendo da talmoscopico, alla correzjone dei difetti di refraquesta via di trasporto, è di osserv_azione giorna· zione (inclusa la schiascopia). Da notarsi poi in liera con quale avidità le mosch e vadano a posarsi special modo l'aumento di nove splendide figure sugli escrementi dei sani e dei malati: se poi si colorate, fra cui mi piace ricordare quélle rapprerifletta che così spesso i cessi sono vicìrli alle cu· sentanti il fondo oculare nella leucemia, il glioma ~ine e che quasi sempre ambedue trovansi nei cordella r etina, le malattie delle arterie retinjche nella tili, sarà possibile farsi un'idea della facilità colla sifilide, il distacco di retina nel 1° stadio, la pig· ·quale particelle di feci e di orine, piccole ma mentazione senile della r etina, la, formazione di sufficienti a contenere enormi quantità di germi, escavazione in corrispor1denza della macula lt1tea. possono dall'intestino e dalla vescica del m alato Insomma, questa 4a edizione fa, come le altre, davpassare s ugli alimenti e penetrare nella bocca e vero onore al prof. HAAB e all' editore signor n ell'intestino dell'uomo sano. L ehmann. Dott. CARRA . • La grande importa11za delle mosche nella diffu. PAOLO CARNOT. La médication hémostatique. -sione della febbre tifoide e di altre malattie infet· Paris, 1903. ~Iasson et Cie . tive, specialmente intestinali, è quindi evidente : non Questo lavoro fn parte delle pubblicazioni del· è tuttavia posi;;ibile, per spiegar ci la distribuzione 11niforme del tifo qui in Roma, ritenere questo fatl' Oeu vre 11iédico-cli;rnrgicttl. tore come il principale. È noto difatti che questi L' A. vi espone con la c11ra e con l'elegante chia· insetti non si trovano nel1a stessa quantità in tutte rezza che gli è propria e manifestata anche in altri •

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IL POLIOLIN.LOO

precedenti lavori, lo stato della questione insistendo s11i risultati forniti dai metodi recenti. Le· conclu· • sioni portano alla distinzione di due medicazioni emostatiche, l'una locale, l'altra generale, oltre al· l'emostasi chirurgica del tutto meccanica E- attuabile solo nelle ferite· dei grossi vasi sanguigni. L'emostasi locale si applica alle emorragie con sede nel centro di un organo direttamente accessi· bile, ma provenienti da vasi difficili a scoprire o difficili a isolare. Gli agenti emostatici determinano sia lo spasmo locale dei vasi (adrenalina), sia l'otturazione meccanica dei vasi per mezzo di un coa· gulo fibrinoso, per un coagulo artificiale (gelatina) o per un piccolo ta1npone fatto da bolle di gas (acqua ossigenata). La seconda, l'emostasi generale, deve essere im· piegata in caso di emorragie di organi inaccessibili o ~ emorragie che sopravvengono nel corso di dia· tesi emorragipare. Gli agenti adatti a ciò, deter· minano una vaso-costrizione generale (ergotina), un aumento della coagulabilità del sangue (~elatina, cloruro di calcio) o una reazione degli organi emo· linfatici che presiedono alla formazione del pro· cesso di coagulazione. a. p.

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INT ERESSI PROFESSIONALI

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La lotta cont1·0 il

cia1~Jatanismo.

Nei paesi in cui i medici non perdono il temp<> a dilaniarsi fra di loro, il ciarlatanismo è in q·uest0o momento studiato come uno dei coefficienti più grandi del malessere professionale. I l dott. LAv ARENNE nella Presse 11iédicale ha in· trapresa llna fiera campagna contro i ciarlata11i di prima classe che infestano le terze e quarte pagine dei giornali, e che sono assai più pericolosi e da11· nosi dei poveri Dulcamara che a suon di tamburo un dì strappavano i denti sulle piazze dei villaggi nei giorni di mercato. Un magistrato intelligente, il signor MAXWELL, avvo0ato generale presso la Corte d'appello di Bor· deaux, già noto nel mondo medico perchè prese per argomento di uno dei suoi discorsi inaugurali ' la vecchia e pl1r sempre interessante questione della condotta dell'ostetrico in casi nei quali il ' parto spontaneo è impossibile e bisogna scegliere fra il sag1"ifizio del feto o quello della madre, ha • indirizzata una lettera a LAVARENNE nella quale << >>. fa intendere che occorre raccogliere in ogni paese MASNATA dott. G. L , insegnamento della medicina la più grande messe di fatti per poter combattere operatoria. Pr&lezione. - Milano, Estr. dalla Gazz. alacremente e vittoriosamente il ciarlatanismo. degli ospedali. Fa d'uopo », dice questo degno magistrato, CASATI prof. E. Tre casi di cura chirurgica del« che il corpo wedico si risvegli dal SllO torpore. 1' impotenza virile. - Com11nicazione fatta ;tll'Acc. di Scienze mediche e naturali in Ferrara, 1Sl03. Esistono i sindaca ti medici e vi è anche 11na U nionè PIRONE dott. R. Sulla funzione difensiva del dei sindacati. Essi debbono agire e con 'f ermezza •· grande epiploon. - Napoli, Estr. dalla Riforma MePerchè no'n dovrebbero da noi i Consigli dell'Or· dica, 1903. . dine, che rappresentano i Sindacati, e la Federazione 0RLANDI dott. V . Una ferita del cuore. Nota medegli Ordini · che tien luogo dell'Unione, preoccu· dico-legale e considerazioni cliniche. - Milano, parsi seriamente del ciarlatanismo invadente~ Estr. dal periodico : Il lVIorgag1u, 1903. Questo ciarlatanismo nioder1t style sta prendendo GANGITANO dott. F. L'analgesia cocaino-adrena· linica in chirurgia generale. Napoli, Estr. dalla proporzioni che impressionano, non -tanto per il no· stro interesse professionale quanto per quel cosiRiforma medica, 1903. detto supremo interesse (sllprenia ze,· !) che è la sa· lute pubblica. . . - Recen,fissi1na ]Jzibblicazione: Non si può pitì oltre tollerare lo spettacolo di Prof. TULLIO ROSSI·DORIA tutte queste pillole, questi sciroppi, q_11esti cacliets, Libero Docente con marca nostrana o forestiera, che si cerca di di Ostetricia e Ginecologia, 1° Aiuto nella Clinica Ostetrica accreditare nel pubblico (e disgraziatamente ci si ùella R. Università di Roma riesce) con sgraziate e sfacciate tiriterA sciorinate per intere colonne di terze e ql1arte pagine dei giornali politici, adorne dei ritratti dei presunti Manuale per l'istruzione delle Levatrici' guariti e arricchite di lettere giaculato1~ie di dubbia provenienza. Questa letteratura di novellette, di Bleg. voi. di circa 600 pag. con 419 fig., in nero ed a colori, intero. nel testo poesiole, di aneddoti più o meno storici, accompa· -40.-{ Prezzo L. aO ~ gnata persino da mazurke e cantatine che termi· Tndiriz,;are le richieste alla Società Editrice Dante Alighieri, Via dei Prefetti, 15 - ROMA. . nano con le lodi delle pillole "'. o dei cacliets y, se (28)

Pubblicazioni uervenute al Policlinico

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OSTETRICIA


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SEZIONE PRATICA

2° Tutte le osservazioni, possibilmente docu· sulle prime ci ha divertiti e, facendoci spuntare sulle labbra un sorriso compassionevole, ha aggiunto 1nentate, delle consultazioni stupide, banali o no· cevoli, mandate per corrispondenza da agenzie me· un povero filo alla trama di nostra vita, adesso diche parassite di qualche fabbricante di ciarlata· ~omincia ad annoiarci come tutti i giuochi che du· • rano troppo o come una commedia simbolista tra· ner1e; 3. Tutte le osservazioni dei cattivi risultati scorso il secondo atto. E che diremo, quando l'arte del ciarlatano si ca· delle cure consigliate per corrispondenza. e del loro muffa con 11n vestito di falso scienziato, ed esulando costo esage:rato. dalla terza pagina dei giornali (dopo la firma Ciascuna .Associazione, quando avesse raccolto del gerente) insinua la sua prosa ~grammaticata fra t1na mes·s e di fatti s11fficiente1 dovrebbe periodica· gli articoli di fondo e fa pubblicare fra un articolo mente pubblicarli, senza nessun riguardo, senza sulla politica imperialista degli Stati Uniti ed un nessun timore, andando incontro · risolutamente a altro sulla conversione della rendita italiana, le questa gente e co1nbatte1idola sul suo stesso terre11,o laudi delle sue pillole miracolose, condite qualche della stampa politica, sfidandola a dimandar ravolta di volgari improperi contro chi ha avuto il gione per via giudiziaria alla classe medica .del coraggio di seri vere che non ci crede ? marchio di ciarlata1io che essa, per mezzo delle sue Il male ingigantisce a vista d'occhio, ha ragione Organizzazioni, le imprime sulla fronte. di scrivere un arguto scrittore dello Scalpel: ed La dignità della nostra professione e i più gravi oggi non è più possibile aprire un giornale po· interessi nostri sono impegnati nella guarigione di litico senza che l'occhio sia ferito dalle réclanies questa piaga del ciarlatanismo. Ma noi dobbiamo smisurate delle ci1tture elettro-vivificanti, degli persuadere il gran pubblico che tali concetti egoi· ~lisiri di lunga 'rita che hanno i nomi più strani, stici non sono i aoli che ci guidano nella lotta. Ad degli istitt1ti dermoterapici. dei riparatori delle vi· essa ci spingono più che altro gli interessi della rilità esauste, delle guarigioni della sifilide senza salute pubblica, della fede pubblica. mercurio in 15 giorni, ecc. ecc. Ed ai clicliés di Basta pensare che sono proprio i poveri e gli igno· questi. grandi ciarlatani, quasi vergognosi si mesco· ranti quelli che noi dobbiamo difendere di più dalle lano i modesti avvisi dei piccoli ciarlatani che insidie del ciarlatano che strappa le loro poche e offrono un rimedio in seguito ad un voto, i reso· suda te risorse per consegnare o per spedire in un conti delle mirabili guarigioni ottenute con i petali elegante pacchetto una medicina misteriosa che di rose di qualche santuario, i fac-siniile delle bot· deve essere necessariamente più efficace del rime· tiglie di elisir claustrale o di depurativo monacale dio da due soldi consigliato dal medico condotto. -0he hanno l'immagine di un Santo ? di una Ver· « Quel beau et bon co11p de balai à donner là ! • gine sull'in,rolucro esterno; come marca di fabbrica. esclama l'avvocato gene~ale J\'IAXWELL, nella sua Non basta costatare il male, lagnarsene fra me· lettera alla Presse médicale. Colpa nostra se non dico e medico borbottando nelle farmacie, e rima· sapremo anche noi in Italia impugnare bene il nersene in attesa di tempi migliori. manico à.i questa bell:i, buona e salutare gTanata . • I tempi migliori non verranno per noi. Doctor CAJUS. Le leggi non ci assistono contro questi ciurma· tori della pubblica fede: nessuna speranza pertanto RISPOSTE A QUESITI E A DOMANDE da parte di esse. (2771) Sig. dott. C. ~I. da I. - P er il certificato Ma non potremo dunque far niente? E dovremo e la relazione medica ha diritto al compenso sta· assistere inerti contro il consolidamento di tutto bilito dalla legge : per la ct1ra ha diritto di essere questo esercizio extramediéo che deve essere ab· pagato dalla famiglia, o dallo interessato, tranne che bastanza rimunerativo se ogni giorno 11uovi ciar· l' una o l' altro non sia compreso n ello elenco dei latani pullulano al sole come funghi? poveri.• Io credo che le .A.ssocia~ioni professionali debbano (2772) Sig. dott. A. B. da U. ·- L'assenza di tre acco"'liere l'invito di MAXWELL e diventare il centro o quattro mesi non può esser e calcola. ta n el periodo o di informazione e di azione contro l'invasione del di prova utile p er lo acquisto della stabilità. Ci sorprende come Ella, trovandosi nel periodo di -0iarlatanismo. Ad ognuna cli esse, per ogni regione, i medici prova, non siasi ancora iscritto alla Cassa pensioni. Forse sarà già stato iscritto di ufficio ed Ella non dovrebbero inviare: 1° Tutti gli ann11nzi di récla11te sfrontata che lo sa. Non si possono pagare gli arretra ti, perchè per i medici nuovamente iscritti la durata d ei servizi trovano nei giornali locali; '

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IL POLIOLINIOO •

si comincia a. calcolare dalla prima nomina. Per farle la liqt1idazione della pensione occorre che Ella si compiaccia. ripetere la don1anda con la indicazione della età che conta preséntemente. · (2773) Sig. dott. M. A. S. da N. - L'ufficiale sanitario noJl · acqùista dopo il primo triennio la stabilità nella carica, perchè questa è solo stabilita pei medici condotti. L'ufficiale sanitario può concorrere alla no>nina di medico condotto, e può con· servare entrambe le cariche anche event11almente dopo, giacchè il nuovo -progetto di legge n.on stabilisce sostanziale incompatibilità. (2774) Sig. dott. P. M. da C. C. - Ella acquisterà la stabilità nell' ottobre del p. v. anno 1904 giacchè il periodo di interinato trascorso senza re· golare nomina con siliare, n9n può essere calcolato nel triennio di prova prescritto dall'articolo 16 della vigente legge sanitaria. (277fi) Sig. dott. R. D. V. da A. - Stando alla dicitura dell'avviso di concorso devesi ritenere che ·dopò il biennio Ella sia di diritto diven11to inamo,ribile. Non occorrfl, secondo noi, alcuna speciale d eliberazione del Consj gli o provinciale. Nessuna legge regola questa materia : si ha 11nicamen te per base l'avviso di concorso ed il rego· lamento speciale degli impiegati e salariati della provincia . (2776) S ig. dott. E . D. Z. da L. A. - Se il Comunfl non vi trova. difficoltà, Ella potrà rinunziare alla cura degli a.giati e mantenere solo quella. dei poveri. Essendo modico condotto dei soli pove1·i ed essendoT"i in paese a.ltro condottato, Ella può ricusarsi alle chiamate degli agiati, tranne, si intende, nei casi urgenti e quando ne sia invitato legalmente dalle at1torità. Nessun compenso spetta al medico condotto per la redazio dei certifica.ti richiesti dal Sindaco, nell'interesse della pubblica incolumità per il rico··~.r~ro al manicomio di menteratt.i poveri. (2777) Sig. dott . B . S . da, C. A. - L'aver eser· citato lodo"\ olmente per 10 anni 1'11fficio di 11fficiale sanitario ò certamente un b11on titolo per la nomina triennale. Però di fronte ad lln concorrente che sia fornito del diploma universitario, c~·ediamo che 11on possa essere preferito. La nuova legge esclude il bisog110 del certifi0ato uni,rersitario perchè stabilisce che la nomina dell'ufficiale sanitario, che può diventare anche stabile come i medici condotti, deve essere fatta in base a titoli ed. esami. (2778) Sig. dott. I. A. da N. - Ella non poteva rifiutarsi in segt1ito ad in,rito a.nito dall'Arma dei RR. CO. dal recarsi a visitare il ferito H ad operarlo. Gli onorari Le clebbono essere corrisposti dall'autorità giudiziaria, a.11a q11ale avrà rlov11to certamente fare relazioni e rapporti. (2779) Sig. dott. D. F. F . da S. - Ella si è ben regolato. Dopo il primo giro fatto, e con scarsissimi risultati, p er la città, non conveniva pii1 ritentare la prov·a. Il Si11daco notifichi ai cittadini che le 1

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vaccinazioni si eseguono in determinato posto ed ore, ed inviti poco per volta le· singole famiglie a reoarvicisi elevando contrav,renzioni contro i di· subbidienti, anche, magar~, a mente dell' art. 434 del Codice penale, come rifiuto di eseguire un ordine legalmente dato. Doctor JusTITIA.

AMMINISTRAZIONE SANITARIA .A. tti ufficiali. ToR·o. No11ii1tct del 11tedico co1ulottr. - Sul con· forme avviso del Consiglio di Stato è stato respinto, perchè privo cli qualsiasi giuridico fondamento, il ricorso prodotto dal dott. Carmine Olindo Marino contro le deliberazioni, 20 novembre 1902, della Giunta mu1tlcipale di Toro e, 26 successivo, di quel Consiglio comu-nale concernenti la nomina del me· dico·chirurgo condotto n ella persona del dott. Gioacchino Paventi, nonchè contro la dt3terminazione del Prefetto di Campobasso, che dichiarava di non aver alcun provvedimento da adottare sul ricorso diret· togli ~ontro le deliberazioni medesime. PIOMBINO. Domartda ]Jer ele~azione di ro1iffitto di attrib11zio11,;. -- Perchè privo di -qualsiasi giuridico fondamento e sul conforme avviso del Consiglio di Stato, è stato r espinto il ricorso clel con1une di Piom· bino tendente ad ottenel'e ch e venisse ordinato al Prefetto di Pisa. di sollevare il conflitto di attribuzioni nella causa già risolta in prima istanza dal Tribunale civile di Volterra fra il dottor Ugo Lu· ciani ed il Comu1te ricorrente, in orcline alla con· testata stabilità di quel sanitario nella condotta medico·chirurgica della frazione di Riotorto . • MARSCIANO/ Spesa per la Sll]Jplen.za ;uteri1tale del ;nedico couclotto. - Il comu110 cli l\farsciano ha ri· corso al Governo del Re contro la decisione 23 lu· glio 1903 clella Gi11nta provinciale amministrativa di Perugia, che, previa dichiarazione d'incompe· tenza sopra alc11ne delle richieste direttele con for· mali ricorsi dal d.ott. Carlo Bussini, medico-chirurgo condotto in quel comune, determinava di invitare il Comune ricorrente a corrispondere al sanjtario gli stipendi trattenutigli. A vendo il Consiglio di Stato emesso avviso che il ricorso del Comune è n1eritevole di accoglimento,. la suindicata decisione 23 luglio 1903 c.lella Giunta provinciale amministrativ·a di Perugia è stata re· vocata. A VERSA.. Casta peusio1ii pei 1necl;ci. - È stato respinto, perchè privo di ~l1alsiasi g iuridico fonda· mento e sul conforme avviso del Consiglio di Stato, il ricorso prodotto dal comune di Aversa contro il decreto 11 agosto 1902 del ~Iinistero dell'Interno, che respingeva un precedente ricorso di quel Co· mane, contro la s11a iscrizione nell'elenco dei con· tribuenti alla, Oassa pensioni pei medici condotti pel triennio 1899·1901.

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SEZIONE PRATICA

NOTIZIE DIVERSE Conferenza di specialisti per la tubercolosi. Il Comitato centrale per la erezione dei sanatori i Germania, il quale l'anno scorso invitò ad una peciale conferenza i medici dei sanatori, ha tenuto uest'anno una seconda conferenza dall'uno al tre el corrente mese, ammettendovi tutti quei medici he in qualche modo si occupano della lotta contro t tubercolosi, e quindi vi hanno preso parte i me· ici dei sanatori nello stretto senso della parola, ossia medici di fiducia delle Casse d'assicurazione, i me· ici consiglieri delle Associazioni che mantengono i tnatori per tubercolosi, i medici delle case di sa1te, i clinici e gli anatomo-patologi. I lavori della conferenza furono presieduti dal 'rankel. Incominciò il P. J acob col riferire su uanto fl.1 <letto. circa la tubercolosi nell'ultimo Conreaso intor11azionale d'igi~ne tenuto a Bruxelles. Il Panwi t.z propose di redigere una memoria di itte lo istit11zioni che esistono in Germania per la >tta contro la t11 bercolosi, memoria da presentarsi l Congresso iniernaziona le contro la tubercolosi b.e avrà luogo a Parigi l'anno prossimo. Il Thorsbecken comunicò delle statistiche comrendenti da una parte i tubercolotici di Amburgo b.e vennoro curati nei sanato1'i, dall'altra parte i ibercolotici che n1rono curati nel policlinico di farburgo: da queste statistiche risulta che, dal nto di vista della d11rata della vita, gl'infermi urati nei sanatori hanuo un vantaggio in piìL sugli ltri, per lo meno di un anno e due mesi. Fu dato 11110 sguardo generale agli studi più re· _nti intorni alla tubercolosi. Fl1 trQ.ttnta. lungamente l'importanza dei sanatori Lfantili nella lotta contro la tubercolosi : l'Heubner ce osservare in proposito non essere affatto vero ile tl'a gli scolari il n11mero dci tubercolotici vada iu1inue11clo col crescere dell'età, siccome f11 già Herito, poichè dalle statis tiche r edatte in Prussia E-lulta proprio il contrario ; quinùi accennò alle tituzioni francesi di Villiers ed Ormesson, nelle unli si cèrca di curare ed assistere i bambini e iov-anetti che sono già affetti da tubercolosi o ~rrono i)ericolo di dive11tarlo, fino_a. tanto che no11 !>biano oltrepassato l'età critica ; invita i suoi con· izionali ad i n1i tare in ciò i francesi, che sotto questo guardo si trovano pii1 progrediti dei tedeschi : .oltre r eclamò con insistenza che i convalescenti t malatti e infettive sjano raccolti in apposite LSe di salute. Il v. Leyden accennò agli Ospizi • • ar1n1. U11 argomento non meno importante dei prece· 9nti fu quello dei dispensari l)er i tt1bercolosi. In t·ancia e nel Begio, durante questi ultimi anni, dato a.i dispensari llno dei primi posti tra l e ~rme adottate por la lotta contro l a tubercolosi, ciò per necessità di cose, poichè in q11esti Stati ssicura~ione sul lavoro non è olJbligatoria come è in Germania. Il Leyden ed il J acob Rostennero .o i dispensari debbono" essere annessi ai policlinici; contrario altri come il Becher, il N eisser, ecc. ecc. aichiararono contrari a questa annessione volendo f) i dispensari siano istituzioni totalmente indi· ndenti dai policlinici. (Berl. kli11. Woclten ., n . 45, 1003) .

Nomine, promozioni, onorlfloenze. Nell'Università di Modena per l'anno scolastico 1903-1904, furono confermati i seguenti professori straordinari : Sperino dott. Giuseppe, di anatomia umana. Vanni dott. Luigi, di patologia speciale e pro· pedeutica clinica medica. Borri dott. Lorenzo, di medicina legale. Mazza dott. Giuseppe, di dermosifilopatica e clinica dermosifilopatica, e della direzione della cli· • mca. Patrizi dott. Mariano, di fisiologia e della dire· zione del relativo gabinetto. Carbone dott. Tito, di anatomia patologica e d ella direzione del gabinetto relativo . • Nella stessa Università furono poi confermati per l'anno scolastico 1903-1904, i seguenti profes· sori incarica ti : • Borri dott. Lorenzo, di medieina legale per i gitl• risti. Chistoni Ciro, del corso speciale di fisica per gli st11denti di medicina, farmacia e veterinaria. Lari dott. Venceslao, di patologia generale. Moretti dott. Giampietro, di chirurgia operatoria ed esercizi chirurgici. Nell'Università di Padova vennero confermati~ per l'anno 1903-1904, i seguenti professori stra.or· dina,ri: Lt1catello dott. IJuigi, di patologia speciale climostrativa medica. B elmondo dott. Ernesto, e.li psichiatria e cli11ica psichiatrica, e della direzione della clinica mede· sima. Tedeschi clott. Vitale, di pediatria. Tedeschi dott. Enrico, di antropologia. Nell'Università di Roma è stata accettata la, rinunzia clel dott. Francesco lfartirano all' Lifficio di secondo as8istento nell'-Istit11to d'igiene, dal 1° ottobre 1903, e a q11el posto f11 nominato il dottor Mario Levi.

Una gra,re perdita ha fatto la scienz;a italiana con la, mol'te del_pl'of. Angelo Maffucci, anatomo-pa· tologo dell'Università di Pisa. N oi grandi dibattiti internazionali sulla, tt1bercolosi onorò il nome ita.· Iiano con vedute nuove o con esperimenti rigorosi. Innamorato clolla scienza, non solo vi d etto la larga attività e il fiore della intelligenza, consacrata nelle sue memorie, ma fu maestro e padre ad t1na l'icca, schiera di lavoratori coscienziosi. Il « Policli11ico » cl1e c1ai lav-ori del niaffucci e da quelli de' suoi scolari ft1 ill11strato in tutto il d e· cennio di sua vita, farà. i·iconoscente, più degne onoranze che non si:t il breve, ma devoto e affettt1oso sal11to all't1omo che non in,rano è passato su qt1osta terra. LA

REDAZIONE.

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!L POLIOLINIOO

Concorsi e condotte. Concorso al posto di direttore doll'ospedale. t1pend10 annuo L. 3,6QO, gravato ili ricchezza mo· bile e ritenuta per la Cassa-pensioni. Scadenza 15 di· combre p. v. (I concorrenti non dol'Jbono aver su· perat~ l'età di 42 anni il 15 nove mbre p. p .). Per maggiori schiarimenti ri,"olgersi alla segreteria del Comune. ALFONSINE (RavP111ia). m~dico-.chirurgo primario e

~fALEO (Milano). -

Concorso ad una delle due con· dotte medico:chirurgicho. Stipendio annuo L. 2,350 lorde, oltre i compensi per i servizi di vaccina· zione e di ufficiale sanitario. Sca<lonza 15 dicemb1·e p. , ... Età minore di 38 anni. Concorso a medico- chirurgo pei soli poveri. Durata due anni, salvo riconferma, stipendio lire 1200 annue nette di ricchezza mobile. Le domande debbono es6ere presentate non oltre il 15 p. v. dicembre. X el Comune Yi è un solo libero esercente. VOLTURARA

APPULA

(Fou.r;ia). -

(Bologna). Condotta medico-chi· rurgica. Annuo stipendio L. 2400, oltre una even· tuale retribuzione della Congregazione di carità. ~•cadenza 11 dicembre 1903. PERSIC.ETO

Indice alfabetico analitico del oresente numero. Accademia Medica di Roma (R.) . . . . Pag. 1805 Acqua acetica per differenziare gli essudati sierosi (Sulla prova dell~. - Rivai ta . . » 1809 Albuminato di mercurio ed il suo potere an-. tisettico (L'). - Bruno e Bocciardo . . )) 1807 Albuminoidi del cibo (Sul riassorbimento degli). - Ascoli e Vigevano . . . . . » 1809 Albuminuria elementare (Nuove ricerche sull'). - Ascoli e Bonfanti . . . . . » 1809 Allattamento nelle donne albuminuriche (Se, ed in quali condizioni debba interdirsi l'). - Cozzolino. . . . . . . . . . . )) 1808 Anemia (Osservazioni ematologiche e terapeutiche su varie forme di). - Belliboni . » 1809 Anemie sperimentali (Le n1odificazioni della milza e del timo in alcune). - Petrone . >) 1808 Asportazione di alcuni organi addominali e sulla soppressione completa della loro cir· colazione (Sull'). - De Renzi e Boeri. . » 1803 Bacillo del tifo (Del metodo del Cambier per isolare il). - Kirsch . . . . . . . . " 1803 Bacillo di Tigri-Eberth nel sangue dei tifosi. - Memmi . • . . . • • . . . . » 1808 Blenorragia (Cura abortiva della). - Fuchs ,, 1816 Blenorragia cronica (Cura della). - Falk . » 1816 Capsule surrenali (Le alterazioni delle - in seguito alla resezione del plesso celiaco e dello splancnico. Contributo alla fisiopatologia delle capsule surrenali). - Pende. " 1793 Cenni bibliografi ci . . . . . . • . . » 1819 Ciarlatanismo (La lotta contro il). - Doctor Cajus . . . . . . . . . . . . . » 1820 Cicatrici rabiche dell'uomo (Natura e signi ficato delle lesioni istologiche nelle). Pace . . . . . . . . . . • . • » 1807 Cisti da echinococco uniloculari multiple (Sulle cisti da). - Calabrese • • . • . ,, 1807 Concorsi e condotte • . . . . • . • . )) 1824 Congres;,o di Medicina interna (XIII) . . • )) 1803 Roma, 1903 -

Tip Nuionale di G. Bel'Mro •O.

(ANNO IX-X, FASO. 6

Diazoreazione nel tifo addominale (Sulla). Cana!i • . . . . • • • . . • . • Dosaggio del! e sostanze estrattive (Sul). Molon. . Do~to pancreatico (Sulle diagnosi di occlusione del). - Zoja. . . . . . . . . Emazie; corpu~coli rossi;. emoglobina; acido fosfo-carbon1co nel gas 1lluminan te· ossido di carbonio; acetilene (Resistenze d~lle). Bonanni e Modigliani • . . • • . . Enteroptosi. Etiologia, sintomatologia cura e prognosi. - Brown. • . . • : . • Escursione paradossa dei margini polmonari nell'enfisema (Su alcuni casi di). - Andriele . . . • • • • • . • • . . Esofago (Sul potere assorbente dell'). - Bonanni e Marino . . . . • . . . . Gastrocradina nell'opoterapia dello stomaco (La)· - F errannini . . • . . . • . Infiltrazione grassa (Sull'). - Foà . . . . Liquido cefalo-rachidiano d'origine emorragica (Le colorazioni del). - Bard . . . Morbo di We rlof (Esame ematologico in un caso diJ. - Roncagliolo . . . . . . Morte per scottat.ura (!licerche sperimentali sulla patogenesi della) - Stockis • • . Nefrotossicita dei sieri normali omogenei ed eterogenei. - Cioffi • • . . • . • . Nevrite in seguito a tosse convulsa. - Aldrich. . • . . • . . . · Nomine, promozioni, onorificenze . . . . Organi come terreno di coltura (Gli). - Cap orali e Rizzacasa . . . . • . • • Pazzo (Come si deve esaminare un). - Roy Pertosse (Le complicazioni nervose della). Gujot. . . . . • . • . . • . . . Polveri stradali (L'influenza delle - - sulla diffusione .della febbre tifoide a Roma). - Santor1 • • . • . . • • • . • Porpora emorragica (Reperto batteriologico in un caso di). - Santini . . , . . • . Pseudoleucemia plasmo-cellulare. - Micheli. Pubblicazioni pervenute al <e Policlinico " • ~ft~s~o rotuleo (~rgografia. del). - Boeri • R1g1d1ta spasmodica congen1tale d'origine midollare (sindrome di Little) per lesione mi· dollare a focolaio sviluppata durante la vita intra-uterina. - Déjer1ne • • . • . . Risposte a quesiti e a domande. . • . . Sclerodermia (Malattia di Parkinso11). - Luzzatto . . . . • . . . . . . • . Sifilide tardi va (terziaria) e le nuove idee sulla tossisifiloemja (La). - Campana. . Secrezione gastrica (Sull'influenza della traspirazione artificiale sulla). - Cionini e Cerri . . . . . . . . • . • • . Spasmi delt>intestioo e loro cura (Gli). Aperti . . • • . . . . . . . . • Tabe atassica. - Pitres • . • • . • • ~fachiolo (fluoruro d'argento) nella terapia dell'infezione puerperale (Il). - De Marchis Termometria dei poppanti. - Weill . • . Tossicità delle urine degli scottati (La). Leotta . . • . . • • . • • • . • Tubercolosi umana ed animale (Della cura ed unità della). - Allegri. • • . . . Ulcero sifilitico (Cura dell'J. - Fournier . Virus rabico rinterzato (Sull'esistenza in natura di). - D'Amato • • . . • . •

Pag.

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&Ano IX-X

Roma, 5 dicembre 1908.

l'uo. 58 .

DIRETTORI PaoF. GUIDO BACCELLI - PROF. FRANCESCO DURANTE: REDATTORE CAPO: PROF.

VITTORIO ASCOLI

I

·1

SOMMARIO. :Lavori originali: - Maggiora: Sull'efficacia del vaccino jenneriano depurato col metodo del riscaldamento. - De Domioicis : Sul passaggio della stricnina dalla madre al feto. - Riviste : - MEDICINA : - Snyers : Un caso di polso lento permanente (malattia di Stokes-t.Ada_ms). - Weinberger: Stenosi periferica dell'arteria polmonare e segni fisici della medesima. - Brandenburg: Dell'azione della . bile sul cuore e dell'origine della spaniocardia nell'ittero. - CHIRURGIA: - Margaret Cleaves: Il radio e i suoi raggi nel trattamento del cancro. - AlbersSchonberg: Di un'azione finora sconosciuta che i raggi X hanno sull'organismo animale. - Kronig: 11 protossido di azoto nella narcosi mista. - V ulpius : Una nnova stecca per apparecchi. - TERAPIA : - Carrière : Cura dell'elmintiasi intestinale. - Accademie, Società mediche, Congressi : - XIII CoNGREsso DI MEDICINA INTERNA. - XVI CONGRESSO FRANCESE Dl CHIRURGIA. A proposito dello scoppio epidemico delle febbri malariche : - Risposta al prof. V. Ascoli pel dottore G. B. MariottiBianchi : - Replica del dottor V. Ascoli. Osservazioni cliniche: - Carra : Un caso raro d'enfisema delle palbebre. - Pennetta e Palmieri: La diazoreaz.ione nei febbricitanti. - Note di medicina scientifica: - Leucociti e coagulazione del sangue. - Il contenuto di fibrinfermento nel sangue è proporzionale alla sua ricchezza in leucociti. - Nuovo metodo per determinare la reazione del sangue. J Pratica professionale: - CASUISTICA : - Un'epidemia di polmonite. - Scarlattina latente. - Un caso di esantema scarlatliniforme tossico. - Ricaduta malarica dopo un periodo di latenza insolitamente lungo. - Un caso di batteriuria simile al morbo di Weil. - APPUNTI DI TERAPIA: - L'adrenalina contro le emorroidi. - Uso dell'apomorfina per reprimere l'ebbrezza alcoolica con iperagitazione. - L' antipirina nella cura della corea. - Lo iodio ea i mez.z.i di difesa dell'organismo. - Varia. JRubrica dell'Ufficiale sanitario ed Igiene: - San tori : L'influenza delle polveri stradali sulla diffusione della febbre tifoide in Roma. - Cenni bibliografici. ]Interessi professionali: - Risposte a quesiti e a domande. - Amministrazione sanitaria: - Atti ufficiali. Notizie diverse. - Nomine, promozioni, onorificenze. - Concorsi e condotte. - Indice alfabeticoanalitico del presente numero.

Premio gratuito agli abbonati:

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' Manuale teorico-pratico del dott. GIULIO MOGLIE.

'Sommario: Introduzione generale - L'avvenire della terapia fisica. - L'Idroterapia. - L' Elet• troterapia. - Massaggio. - Pneumoterapia 1 Climatoterapia - Terapia dietetica. Elegantissimo volume della collezione Policlinico di circa 500 pagine, rilegato in tela e oro. · - Jn, corso di sta1npa. ..... Tale volume sarà inviato gratuitamente ai vecchi abbonati che _innovano l'abbonamento pel 1904, rimettendone l'importo DIRETTAMENTE all'Amministrazione, Corso Umberto I, n. 219, 1

entro l'anno corrente. -

Unire centesimi cinquanta per la raccomandazione.

D i r i t t i di p r o p r i e t à r i s e r v a t i . . .. .

.

LAVORI ORIGINALI LABORATORIO DI MICROGRAFIA E BATTERIOLOGIA

.

/

DELLA SANITA PUBBLICA

diretto dal prof. B. Gos10.

Sull'efficacia del vaccino jenneriano ' depn1~ato col metodo del 1~iscaldamento per il dott.

ROMANO MAGGIORA,

assistente.

Ripigliando le esperienze del dott. E. SBRIscrA sulla depurazione rapida del vaccipo an· tivaioloso, ho potuto osservare che aggiungendo alla linfa vaccinica appena raccolta una mi·

.

scela di glicerina ed acq11a al 60 per cento ed esponendo, subito dopo la preparazione, il vaccino così trattato alla tempe1·atura di 37 C. per un periodo di tempo variabile dai 3 a 5 giorni, il .contenuto batterico diminuisce pro· gressivamente sino ad ottenersi, ve1·so il 4° o 5° giorno, un minimum di germi oscillante da 300 a 800 per ogni grammo di vaccino. La linfa vaccinica così ottenuta dà luogo alla formazione di pustole caratteristiche e rigo· gliose non soltanto sulla vitella, ma anche sui bambini. Il vantaggio di questo metodo ,di fronte


1826

IL POLICLINICO

a quello usato fino ad ora consiste nel potere o.t tenere in pochi giorni una linfa vaccinica relativamente pura ed efficace, mentre col vecchio metodo della depurazione a bassa temperatura, per raggiungere il medesimo grado di p11rezza occorre non meno di un mese. J\1i risulta dunque nel modo più mani· festo che, se cli una depurazione del vaccino jenne1·iano in pratica si deve parlare, è molto più conveniente farla col riscaldamento che non coll'invecchiamento a bassa temperatura. In una prossima pubblicazione renderò note le condizioni nelle quali furono condotte le esperienze ed il metodo seguito per ottenere la depurazione rapida della linfa senza la perdita della sua efficacia. Contemporaneamente riferirò sulla resistenza dei germi estranei del vaccino alla temperatura di 37° C.; sull'immunità conferita alle vitelle dal vaccino riscaldato e sulla esistenza di sostanze immunizzanti nel siero di sangue delle vitelle vaccinate. Roma, 30 novembre 1903.

Istituto di medicina legale della R. Università di Padova diretto dal prof.

F1Lo.M us1-GoRLFl.

Sul passaggio della st1"icnina dalla madre al feto per il dott. ANGELO DE DOMINICIS, assistente.

Altra volta, occupandomi del riconoscimento microchimico degli alcaloidi (1), ebbi ad esprimere l'avviso che quelle ricerche potessero anche spostare qualche conoscenza, e inf'atti la presente questione mi porge il destro di conferma e dimostrazione del mio asserto. Io mi esimo dal riassumere le nostre cognizioni circa le infezioni e gli avvelenamenti del feto, poichè ciò è stato fatto da non molto e con diligenza dal P ALAzzr (2). Aggiungerò che dal punto di vista medico· legale interessano anche le ricerche del M1RT0 (3) che dimostrava il passaggio del e. consid~rc:zio.1ti sul riconosci11te1tto nzzcrochzm1co degl1 alcctlozdi. Giornale (1) DE DOMINI?IS.

R~·ce?·clze

di medicina legale, 190~.

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- In. JYote s1il criterio fis1olog1co e 11izcroclii1ti1co in ge1iere e sul rico1tosci11iento della stricni1ta e del· l' atropi1ta i1t ispecie. Giornale di medicina legale, 1903. (2) PALAZZI. 11tfesio1ii e avvelen,a11te1iti del feto. Annali di Ostetricia e Ginecologia, 1901. (3) MIRTO. 81ll passaggio del 1nerc1irio tlalla madre al feto. Giornale di medicina legale, 1893.

(2)

(ANNO

IX-X,

FASO.

58]

mercurio dalla madre al feto negli avvelE namenti acuti. Lo STRASSMANN (1) non è riu scito a dimostrare che il mercurio passi ne feto negli avvelenamenti cronici, e s11ppont che ciò possa effettuarsi negli acuti ~er grav alterazioni della placenta. Senonchè il F1Lo Musr (2) fa osservare come lo STRASSMANr prescinda dalla questione della eliminaziont del veleno dall'organismo fetale, col che po trebbe avere una diversa interpretazione i reperto chimico negativo sul feto. Infine ricorderò ancora alcune recenti ri cerche che studiano la permeabilità placen·. tare a veleni, ad infezioni e ad altre so· stanze (3).

* **

Esperienze sul pa~saggio della stricnina da madre a feto furono istituite dal vVALTER con risultato negativo. Io invece ho potuto con esatti metodi di indagine ottenere di· verse risultanze in modo costante. Mi limito peraltro, per brevità, a riferire due delle esperienze compiute. Cavia del peso di gm. 1080. Le si somministrano per bocca 5 centgm. di stricnina in. 5 eme. d'acqua. L'animale m-q.ore dopo 25 minuti. Subito dopo si procede all'autopsia e se ne tolgono quattro feti pressochè a termine. Le quattro placente e i quattro feti (1) STRASSMANN. lleber .deli Durchgang der Sz~-· blimats dzircli Place1itarlcre1slauf. Arch. f. Anatomie u. Physìologie, 1899. (2) Giornale di medicina legale, 1901. (3) N10Loux. Sur le passage de l'oxide de carbo1ie de la mère ati foetas. Obstétrique, 1902. - WASSMUTH. Uebertritt und Wirkun,q des Plio· sphors auf me1ischliclie und thierisclie Friiclzte. Vier· teljahrss. f. ger. Med., 1903. - LoP. Pyodermatose à staplz.yloc?ques : trans-· mission de la rnère au foetus. Bulletm de la So· ciété d'Obstétrique de Paris, 1902. - SERENI. Balla tras1nissibil;tà dei parassiti della 1nalaria dalla 11iadre al feto. La Clinica Ostetrica, 1903 (con risultato negativo). . . . - Bossi. Ricerche sulla trasm1ssione del bacillo della tubercolosi da 1tiadre a feto i1i cavie e co1ti'glie rese tzibercolotiche, ecc. Policlinico, Sezione pratica, 1903 (con risultato n~gati~o). , . - ASCOLI. Sul passagg10 dell albu11i1na da niadre a feto. Annali di Ostetricia e Ginecologia, .1~02. - RouSLACROIX. Du passage de l' agglut1n1ne de la 11ière au foetus pe1idant la fièvre typlzoi'de. Presse Médicale, 1902. . - ÀLLARIA. Mancata reazione di Widal i1i 1111 neo1iato di 1nadre ti/osa. Policlinico, Sezione pra· tica, 1903.


(ANNO IX-X,

FASO.

58J

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1827

SEZIONE PRATICA

vengono separatamente sottoposti al metodo di Stas-Otto. Specialmente la purificazione del residuo riuscì laboriosal trattandosi di piccola quantità di alcaloide. Tuttavia fu possibile ottenere e dalle placente e dai feti una sostanza cristallizzata allo stato di solfato, di sapore amaro, che dava microchimicamente la reazione coll'acido solf.orico e il bicromato di potassio, e che produsse sulla rana il tetano stricnico. Cavia del peso di gm. 1190. Le si iniettano sotto la cute 5 centgm. di stricnina sciolti in 5 eme. d'acqua. Morte dopo 20 mint1ti. Subito dopo si procede all'autopsia e si tolgono tre feti a termine. Le tre pla· cente e i tre fet·i vengono pure separatamente sottoposti al metodo di Stas-Otto. Anche in questo caso tanto dalle placente che dai feti si estrasse t1na sostanza crista l~ lizzata allo stato di solfato, di sapore amaro, che da va la reazione coll'acido solforico e il bicromato di potassio, che cristallizzava col reattivo di Mayer, e che dispiegava azione tetanica sulla rana. Seguendo esatti · metodi chimici ed insistendo nella purificazione della sostanza estratta, si viene ad ottenere una sostanza sufficientemente pura per constatare carat• teri fisici, chimici e fisiologici della stricnina, che riuniti ne permettono il sicuro riconoscimento. Certamente a questi risultati non è estraneo anche il t•atto, che secondo i miei metodi per l'esame chimico della stricnina se ne richiedono delle quantità minime, che sono altrimenti insufficienti. Da questi esperimenti risulta provato che tanto nell'avvelenamento acutissimo per· bocca che per iniezione sottocutanea, la stricnina, contrariamente a quanto si riteneva, passa attraverso la placenta ed è sicuramente dimostrabile nell'organismo fetale, ove si compia nel modo migliore Ia ricerca del veleno. a Recentissime pubblicazioni:

La Malaria secondo le nuove ricerche del prof. A. OELLI (2• edizione), L . & Indirizzare richieste con Cartolina-vaglia alla Società Edi-

trice Dante Allghlerl - Roma.

RIVISTE MEDI.CINA

Un caso di polso lento permanente (malattia di Stukes-Adams). (SNYERS.

Revue de Médecine, n. 10, 1903).

Il « polso lento permanente » è uno speciale stato mo1·boso caratterizzato da una parte da un rallentamento estremo e permanente del polso, dall'altra da accidenti nervosi ql1ali: crisi sincopali, epilettifo1·mi o apoplettiche senza consecutiva paralisi. Con questo rallentamento non si deve confondere quello simile . ohe si manifesta per esempio nell' ittero, nelle emor1·agie cerebrali, nella meningite, nella convalescenza di malattie gravi (difterite, ecc.) o dopo certe intossicazioni da digitale, cnf· f ein a e simili. La malattia, menzionata per la prima volta nel 1827 da ADA.MS, ft1 poi studiata e completata nellà descrizione da STOKES nel 1846, sic· chè ora la si conosce sotto il nome di questi autori. Per merito di 0HA.RCOT fu di1nostrato che il polso lento permanente non è necessariamente collegato a una lesione cardiaca, bensì se ne deve ricercare la causa in una lesione della parte superiore del midollo spinole o del bulbo. . Ammontando a soli 85-90 i casi ben manifesti di tale forma morbosa, l' A. at1menta la casuistica i~iportando il st10. Si tratta di t1n infe1~mo di 70 anni affetto da ictus apoplettiforme con consecutiva emiparesi sinistra che andò risolvendo abbastanza presto e bene. Nel gennaio 1901 il malato cominciò a sentirsi stanco solo dopo aver fatto pochi passi ; a ciò si aggiunsero delle vertigini con una lentezza di polso tale da raggiung.e re appena 50 battiti al minuto. Dopo qualche mese la stanchezza nella deambulazione aumentò e il polso scese a 40. ~egativo l'esame. del cuore e dell'urina. Lo stato del paziente a)Ldò sempre aggravandosi; sopraggiunsero crisi sincopali, vomiti, vertigini, debolezza generale. Il polso scese a un minimo di 22 battiti al minuto e infine dopo 15 giorni, in cui tale stato era divenuto ql1asi permanente, l'infermo morì. A1ialisi dei sinto1ni. - Nella malattia di Stokes-Adams i sintomi cardinali sono: il i·allentamento del polso e l e crisi sincopali ed epilettiformi. Un polso inferio.r e a 50 battiti al minuto è caratteristico della malattia; i vari autori dànno delle cifre che oscillano così : 50-32-24'


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1828

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16-10 pulsa.zioni e meno per minl1to. In certi casi il polso divien lento nei momenti delle crisi sincopali e epilettiche; si ha allora la brachicardia parossistica di Huchard et Quelmé . .Alcune volte il polso diminuisce lentamente e non raggiunge delle cifre bassissime altro che prima della morte. Si deve osservare che non riescono ad ac· celerare i battiti del polso, nè i movimenti violenti, nè le emozioni, nè la febbre. Il risultato dell'esame fatto coll'ascoltazione del cuor.e è negativo; non si ode altro che un rallentamento considerevole nella succes· sione dei battiti cardiaci. Parecchi autori hanno constatato l'esistenza di rumori udibili nel gran silenzio; rumori sordi, lontani che ricordano, per il loro timbro, quelli di una con· trazione cardiaca soffocata. HucHARD pensa che sian dovuti a una sistole cardiaca debole, succedente immediatamente a una forte e quindi non trasmissibile al polso radiale. Ma non tutti gli autori son concordi nell'accet. tare questa spiegazione: per es. STOKES, 0HAU· VEAU e V AQUEZ, pensano che questi rumori sian dovuti a una contrazione della sola orecchietta. Per ciò che riguarda i sintomi nervosi che completano il quadro della malattia di Stokes· A.dams, essi si possono dividere in 4 classi (REGUARD):

1° 2° 3° 4°

·

vertigini o lipotimie; sincopi; coma pseudo-apoplettico; accessi epilettiformi. Etiologia. - L'età ha un incontestabile valore ; rari sono i casi in cui ~a malattia si riscontra in individ11i di età inferiore ai 50 anni. Gli uomini ne son colpiti più delle donne. Grande importanza ha nella genesi del morbo l'arteriosclerosi con tutte quelle condi· zioni che la favoriscono: artritismo, sifilide, alcoolismo. Si deve infine tener conto dell'uremia e dei traumi sul cranio o sulla parte superiore della colonna vertebrale aventi per effetto una compressione del midollo cervicale o del bulbo ; come pure le lesioni del nervo pneumogastrico quali: un'irritazione data da un tumore o un'alterazione per una qualsiasi altra causa. Anato11'zia p atologica. - Scarsi sono i reperti dell'autopsia in confronto al gran numero di casi clinici pubblicati. Finora si è riscontrato: un arteriosclerosi generalizzata, specialmente una calcificazione delle arterie coronarie e dei vasi <lel cervello e bulbo; una considere· vole degene1·azione grassa del cuore; o nulla. 4\ _ _

LANNO IX-X, FASC. 58)

IL POLICLINICO

Certo è che non esiste una lesione specifica che spieghi il quadro fenomenologico della malattia di Stokes-A.dams. Patogenesi. - Abbiamo 3 teorie: la teo1~ia cardiaca, la teoria bulbare e la teoria delle lesioni vascolari del bulbo. Teoria cardiaca. Trattandosi di una malattia in cui il sintoma principale è la lentezza del polso, SToKEs e A.DAMS pensaron? di trovarne la spiegazione esaminando il cuore ; a vendo in quasi tutti i loro malati riscontrato: dege· nerazione grassa del cuore, miocardite e in· fine ateromasia dell'aorta e delle valvole car· diache, a tutto ciò attribuirono l'alterazione a carico qel polso. Ma si obbietta: 1° che tale reperto non è cos~ante in tutti coloro che sono affetti da polso l~nto perma· nente; 2° che non tutti i malati di cuore con degenerazione grassa di guasto e con atero· masia aortica e valvolare hanno il polso lento permanente. Teoria bulbare. È la più attendibile perchè . . basata su numerosi casi clinici e numerosi reperti anatomo-patologici quasi costanti: è merito di CHARCOT di averla messa in e°'ri· denza. Secondo tale teoria il polso lento per· manente avrebbe la sua origine nella midolla allungata o nelle sue vicinanze. Teoria delle lesioni vascolari del bulbo. Questa è · più generale; tien conto dell'ele· mento nervoso, di quello vasale, più di un terzo fattore: l'arterioscle1~osi. Le lesioni più frequenti sono a carico delle arte1~ie bulbari, alcuna delle quali, in uno stadio avanzato pùò anche obliterarsi. Se ora si pensa ai dati forniti dalla patologia sperimentale per i quali l'eccitamento o l'anemia del bulbo produce un i~alle1ttamento del polso; se si pensa inoltre che lo pneumogastrico, moderatore del cuore, origina nel centro del bulbo; si comprende come l'ateromasia, producendo anemia bulbare, possa produrre i diversi sintomi che caratterizzano il polso lento permanente. L' A. conclude dicendo che il polso lento permanente si deve considerare come una sindrome legata a una speciale localizzazione anatomica, più che come un'entità. morbosa di natura oscura. Tale sindrome insorge sotto l'influenza di tutte le cause capaci di agire sul sistema ini· bitore del nervo pneumogastrico sia nel centro del nucleo bulbare che sul tragitto del nervo stesso. Dott. ANGELO PIAZZA.


tANNO IX-X,

FASO.

58J

~EZIO.NE

Stenosi periferica dell'arteria polmonare e segni fisici della medesima. (WEINBERGER.

Wie1i. kli1t. Woclte1t., n. 42, 1903).

L' A., dopo di avere accennato alle va1'ie cause che possono dar luogo alla stenosi dell'arteria polmonare e sue ramificazioni, come compressione (briglie cicatriziali da polmonite cr_onica interstiziale e da tubercolosi polmonare, tumori, aneurismi), lesioni della parete vasale (arteriosclerosi, tubercolosi, endoartel'ite), embolie e trombosi, riferisce il seguente caso clinico. Individuo di 48 anni, di costituzione scheletrica e muscolare robusta, colli> corto e tozzo; ascite ; stasi del fegato; paralisi della corda vocale di sinistra; restringimento del polmone sinistro siccome si dedl1ce dalla mancanza costante del mormorio respiratorio a sinistra, mentre la percussione nello stesso lato dà un suono normale, cioè chiaro e pieno ; la percussione I'ivela delle anomalie nel mediastino, la presenza cioè di un processo morboso che con la compressione determina la paralisi del ricorrente ed il restringimento del bronco sinistro : il segno fisico rilevato con la percussione è un'area di ottusità, estesa al primo, secondo e terzo spazio intercostale, da 2 dita trasverse al di là del margine sternale destro fino al margine sternale sinistro ; mancanza di pulsazione nella detta area ; man· can~a · di l'iproduzioni ganglionari metastatiche; punto segni di evidente cachessia ; mancanza di un impulso cardiaco evidente nella regione mammillare, mentre l'impulso si fa sentire più forte lungo la linea mediana ; nello scrobiculum cordis forte pulsazione con innalzamento dell'estremo inferiore dello sterno ;

rumo1·e sistolico che incomincia dalla punta del czio1·e e p1·esenta il suo maximum in cor1·i· spo1zdenza del ma1YJine sternale inferiore dest1·0, e si p1·opaga a dest1·a ve1·so l'ascella, ed in alto fi1io al pzinto d'ascoltazione dell'ao1·ta; qzlesto 1·umo1·e è 11zeno intenso anterior·meute ed a sinist1·a szilla inte1·a. 1·egione ca1·diaca, ment1·e è assai evidente szilla SllJle1fì,cie dorsale del to1·ace a dest1·a, t1·a la scapola e la colonna ve1·tebrale. Dati i -caratteri di questo rumore, si esclude che esso possa originarsi nel pe1'ica1·dio, o nelle valvole bicl1spide e tricuspide ; si ritiene che provenga dai grossi vasi sanguigni, specie dall'aorta. In seguito l'infe1'mo presenta i segni evidenti di raccolte p11rulente nel cavo pleurico; nel pericardio, espettorato purulento e depe. l'imento cachettico. In complesso viene formulata la seguente diagnosi :

PBA.TIOA

1829

Empiema del cavo pleurico di sinistra, CO· municante coi bronchi ; essudato fibrinoso purulento del pericardio ; essudato peritonitico ; paralisi del nervo ricorrente di sinistra ; ste· nosi bronchiale a sinistr.a da ('?) aneurisma dell'aorta (discendente); neoplasma maligno (carcinoma bronchiale); degenerazione del miocardio ; ingrossamento del fegato e della milza. L'infermo è sottoposto alla toracentesi; dopo qualche tempo muore di peritonite. All'autopsia si ha il seguente reperto ne· • croscop1co : Carcinoma del grosso bronco sinistro : il neoplasma avvolge il nervo ricorrente sini· stro, e comprime l'arteria polmonare sinistra; riproduzioni metastasiche nAlle glandole b1·on· chiali e retroperitoneali ; empiema pleurico ; · pericardite fibrinosa, peritonite fibrinoso-pu· rulenta. L' a1·teria polmona1·e si1iistra fin dal szio

punto d'origine presenta un restri1tgir1ze1zto a mò d'imbuto con parete assai ispessita; il lume clie p1'ima dell'ilo polmonare 1Jtisura 1in ce1ztimet1·0 di diametro, va poi 1·est1·ingendosi 1·apidamente fino a raggiungere 0,1-0,4 c1n. di dia11iet1·0; an· clze le ramificazioni 11zost1·ano delle stenosi, ma leggerzssi1ne. L'arteria polmonare destra presenta un leggerissimo r estringimento fino al· l'ilo polmonare, e misura 4,5 cm. di diametro; le sue prime ramificazioni sono del tutto normali. Ciò posto l' A. si domanda: Il rumore sistolico di sopra desc1·itto lo si può forse mettere in rapporto con la stenosi dell'arteria polmonare? Come si spiega l'origine e la propagazione del medesimo rumore'/ Quali sono fin ora le nostre conoscenze in· torno ai segni fisici propri di una stenosi dell'arteria polmonare'? Possiamo noi diagno· sticare, per lo meno con qualche verosimi· glianza, la presenza di siffatta stenosi'/ Con quali altre lesioni potrebbe scambiarsi'? L' A., rispondendo a tali quesiti, per ana· logia con altri casi consimili riferiti nella letteratura, e che ricorda nel suo articolo, conclude che alla stenosi localizzata prevalentemente nell'arteria polmonare di sinistra, ed in grado molto minimo nell'arte1'ia omonima di destra, deve attribuirsi quale segno fisico proprio, il rumore sistolico, rude, e pro· lungato che nel caso da lui riferito si Jierce· piva debole sul polmone sinistro ecl intenso e rude anteriormente a destra e posteriormente sul dorso, avente un massimo di in· tensità in vicinanza del margine infe1·iore destro dello sterno. Questo rumore origina· tosi nel tronco principale prima della biforcazione si t1·asmetteva nel l'amo di destra, '5)


1830

IL

POLICLINICO

ove appunto si trovavano le condizioni favorevoli alla trasmissione, mentre non si po· teva trasmettere lungo il ramo di sinistra, avendo questo un calibro notevoimente ri· stretto, non che pareti fo1·temente ispessite. Per ciò che riguarda la diagnosi differen· ziale tra la stenosi periferica dell'arteria pol· monare ed altre lesioni, l' A. accenna alla stenosi dell'ostio polmonare . . Questo differenzia· mento non è difficile in pratica, poichè la stenosi dell'ostio polmonare è quasi sempre COn6enita ed Ò accompagnata da una cianosi tipica e da alterazione del cuore destro, mentre il disturbo in discorso è quasi sempre acquisito e secondario ad altri processi morbosi. In quanto al rumore da inst1fficienza mitralica, esso ha un massimo d'intensità sulla punta del cuore, e se talvolta si percepisce anche più in alto (dilatazione dell'arteria polmonare), non si trasmette però- mai cosl lon· tano sia a destra che a sinistra, siccome accade per il rumore· da stenosi della polmonare, senza poi parlare della etiologia e del decorso che già di per sè offrono molteplici punti di differenza. Per l'insufficienza della tricuspide è sintomo differenziale importante il polso venoso, e per la stenosi dell'ostio aortico il polso piccolo. Difficile è la diagnosi differenziale dell' aneurisma, siccom-e si ebbe a constatare nel caso riferito dall' A.; anche più difficile è la diagnosi differenziale tra il rumore sistolico in discorso ed una ser·ie di rumori che si possono originare dai vasi situati entro un polmone affetto da tubercolosi, come pure da quelli che si possono produrre nelle infiltra· zioni polmonari in genere, negli essudati· pleuritici, ecc., ecc. In tali casi bisogna tener conto di altri sintomi. Dott. E. GuGLIELMETTI. •

Dell'azione della bile sul cuore e dell'origine della spaniocardia nell'ittero. (BRANDENBURG.

B erl. kli1i. Woclie1i., n. 38, 1903).

Il rallentamento del battito cardiaco (spa· niocardia) che suole spesso riscontrarsi nelle forme acute d'itterizia è in i~apporto con la penetrazione della bile nel circolo sanguigno. Però non si è d'accordo nello spiegare il modo onde si esplica quest'azione della bile, e ciò ad onta sia degli esperimenti eseguiti in pro· posito, sia delle numerose osservazioni patologiche. A spiegare il fenomeno clinico della spa· niocardia vi sono due ipotesi; o esso dipende da un'azio1ie i11i1nediata della bile sul cuore, o ( 6)

[ANNO IX-X,

FASO.

58J

è dovuto ad un influsso mediato, cioè ad uno

stimolo del centro del vago. L' A. cosl analizza le varie condizioni di esperimento nella ricerca della diversa azione della bile sul cuore : 1. Quando il cuore è reso indipendente dal suo centro nervoso, sia con la distruzione di esso centro, sia con una forte paralisi del medesimo ottenuta per mezzo del curaro o dell'atropina, allora l'azione della bile sul cuore varia a seconda che il veleno agisce sul ventricolo e l'atrio di una parte, e l'ori· gine delle grosse vene cardiache ed il seno venoso dall'altra parte. Il metodo più adatto per lo studio dell'azione della bile sulle diverse parti del cuore è quello della sospensione all 'Engelmann ; e siccome la bile viene facilmente disciolta dal sangue, così per poter circoscrivere l'azione della bile ad una data parte del cuore è necessario !Jra· ticare le esperienze in ·un ct1ore vuoto di san· gue. Portando adunque a contatto del ventri· colo o dell'atrio traccie appena di una soluzione .di estratto depurato di fiéle di toro .si nota una alterazione nella contrattilità di questa parte del cuore: quivi le contrazioni, siccome risulta dalla curva descritta sul chimografo, si fanno a poco a poco sempre più piccole, fin quasi a passare inosservate, senza però che si alteri il ritmo cardiaco ; invece portando la detta soluzione a contatto di una superficie maggiore del seno venoso, si ha dapprima aumento nel numero delle contra· zioni, e quindi rallentamento che va crescendo mano mano finchè l'azione del cuore cessa del tutto. Se invece il cuore è ripieno di sangue, l allora la soluzione di bile dopo alcuni minuti dal suo ingresso nel circolo sanguigno provoca dapprima aumento nella frequenza .del battito cardiaco, poi rallentanento del medesimo; e di lì a qualche tempo tutto 1·itorna normale, non rimanendo alterazione di sorta. Questi fenomeni dell:aumento passeggero e I del rallentamento nella frequenza del polso si r hanJ;lo del pari con l'iniezion-e endovenosa di b una soluzione di bile. . è Dai riferiti esperimenti l'A. conclude che la z bile è un veleno per le cellule muscolari del d cuore, e che la bile penetrata nel circolo sann guigno riesce nociva sopratutto alla parete n muscolare delle ' rene in corrispondenza della 11 radice del ct1ore. Ciò è in armonia con la dot· V trina la quale ammette che le cellule muscoSl lari delle vene alla base del cuore posseggono • la capacità di contrarsi indipendentemente _ SJ dalle altre porzioni del cuore medesimo. p 2. Qt1ando il cuore, in seguito a leggere

,

'


LANNo IX-X, FAso. 58]

1831

SE.Z IONE PR.A.TIO.A.

dosi di curaro si trova ancora sotto l'influsso del sistema nervoso centrale, aJlora anche so· luzioni più deboli di bile bastano ad eccitare fortemente il cuore: quest'azione è riflessa ed è dovuta al vago per lo stimolo dei nervi sen· sitivi del cuore ; essa inoltre è uguale in tutte e singole le porzioni del cuore. 3. La stimolazione riflessa del vago si estrinseca in modo diverso a seconda che il cuore è avvelenato con bile, o è intatto. Così in un cuore normale, ad un debole stimolo sensitivo applicato sulla parete del ventricolo o sulla superficie dell'intestino tenue segue un indebolimento delle contrazioni dell'atrio durante il battito cardiaco successivo ; se in· vece l'atrio venoso è alterato per l'azione della bile, allora quello stesso stimolo fa sì che il battito cardiaco già rallentato per l'azione precedente della bile indugia ancora maggior· mente nella pulsazione successiva. 4. Anche negli animali a sangue caldo si può seguire senza difficoltà il metodo della sospensione ; il coniglio si presta meglio di ogni alt1·0 animale. . 5. In conclusione, dai citati esperimenti risulta che la presenza anche di quantità mi· nime di bile nel sangue, provoca subito nel cuore eccitazioni riflesse p er lo stimolo dei ne1·vi sensitivi del cuore: questa eccitazione si estrinseca in un indebolimento passeggero delle contrazioni dell'atrio ed in un rallen· tamento del battito cardiaco. Solo l' introdu· zione di quantità maggiori dì bile ~Itera il muscolo cardiaco, dando luogo ad un rallen· tamento duraturo delle pulsazioni, il quale poi termina con l'arresto definitivo del cuore. Ora nell'uomo il rallentamento del polso si manifesta a poco a poco e solo dopo 2-3 giorni dalla penetrazione della bile nel sangue. Questa lenta comparsa della spaniocardia viene spiegata dall'A. come segue: Le fibre sensitive del cuore sono facilmente eccitabili, anche per quantità piccolissime di bile che penetri nel circolo sanguigno, e quindi pro· vocano nel cuore eccitazioni riflesse del vago, nel caso che non si abbia ancora nessuna al· terazione a carico delle cellule cardiache. Ora è probabile che nell'itterizia dell'uomo un'a· zione più lunga della bile contenuta nel sangue determini a poco a poco delle alterazioni nelle cellule muscolari cardiache, e precisa· mente in prima linea nelle sensibilissime cel· lule muscolari, site agli sbocchi delle grosse vene del cuore, cell~le donde si dipartono gli stimoli motori per le altre parti del cuore situate più in basso. · Ora, siccome è stato mostrato di sopra, la parete muscolare del campo venoso, quando

è alterata, diviene per ciò stesso specialmente suscettibile' all'influsso ritardatore dato dallo stimolo del vago. L'azione della bile sul cuore è dovuta ai sali degli acidi biliari, la cui produzione sembra consid~revolmente limitata nell'itterizia ero· nica; con ciò si spiegherebbe la màncanza della spaniocardia nell'ittero cronico. Laonde nei casi acuti d' itterizia, il rallen· tamento del polso è dovu~o ad una duplice azione nociva dei sali biliari, cioè ad llna eccitazione riflessa del vago e ad una alterazione delle cellule muscolari che si trovano agli sbocchi delle grosse vene cardiache. Dott. E. G.

O:HIRURGIA '

Il

i~adio

e i snoi raggi nel trattamento del cancro.

(MARGARET 0LEAVES.

Medical .Record, 17 ottob. 1903).

L'A. espone la storia della scoperta del· l'uranio, del polonio, dell'attinio, del radio e del torio, illustrando le meravigliose proprietà fisico-chimiche e fisiologiche specialmente del radio come qt1ello che si è trovato avere una più intensa radioattività. Ricorda l'applicazione terapeutica dei raggi del radio, fatta dal D.A.N:LOS e BLANDilIOUR nel lupus, con risultato favorevole. Recentemente nell'imperiale Accademia delle scienze di Vienna fu riportato un caso di cancro del labbro e del palato ed uno di melanosar· coma, guariti con l'applicazione dei raggi del radio. MAcKENZIE ha curato con felice esito un epitelioma della cute del naso, a forma rodente, esponendolo ai raggi del detto metallo, in solo 4: sedute, per la durata 0omplessiva di un'ora. L' A. sottopose all'azione dei i·aggi del radio (1 gm. di bromuro di radio racchiuso in un tubo di vetro) un caso di sarcoma della guancia sinistra, esteso alla mucosa del mascellare in· feriore e uno di epitelioma del collo uterino diffuso ai forni ci, alla vescica, al retto e ai legamenti larghi. Il sarcoma durava da un anno. Era stato trattato con i raggi X e con quelli ultra-violetti ma senza alcun giovamento. Sottoposto per 10 minuti all'azione dei raggi del ·radio, gli effetti benefici, iniziatisi dopo la prima seduta, si rese1 0 evidentissimi dopo 5 giorni con la scomparsa del dolore, della secre· zione putrida e con notevole cambiamento nell'aspetto dell'ulcerazione. (7) 11

..


1832

IL POLICLINICO

[ANNO

IX-X, F ASC. 58]

A venà:o l' A. dovuto restituire il radio al Il protossido di azoto nella na.rcosi mista BASKERVILLE che n e era il proprieta:çio dovette · (KRONIG. Mitncli. ined. Woch., 1903, n. 42). continuare la cura con i raggi X. Il caso di e pitelioma pelvico già trattato La comparsa di fenomeni minacciosi da con i raggi X , e con la luce ultra-violetta parte del cuore durante la narcosi eterea è aveva notevolmentè migliorato in quanto al molto meno frequente che non nella narcosi volume, alla superficie, alla dolorabilità, alla cloroformica; pel fa.tto che la zona di narcosi secrezione, ecc. Solo di tanto in tanto l'in· dell'etere è assai più ampia che non quella ' ferma aveva emissione di sangue dal retto. del cloroformio, e cioè la quantità di etere Per q11esto e nella supposizione cl1e i raggi che è necessaria e sufficiente a mantenere la del radio penetrassero più p1·0 fondamente dei narcosi può essere sorpasHata senza che si sta1~aggi X, venne effettuata in due sedute l' ap· biliscano conseguenze minacciose entro limiti })licazione del radio in vagina per 5 minuti. assai meno ristretti r.he non pel cloroformio. Dopo 5 giorni l'A. osservò che le mueose del Nella cloroformizzazione, d'altro canto, sono collo e della vagina erano in apparenza tor· assai meno fre.quenti i postumi polmonali. nate al normale e dal retto non vi era stata Nella narcosi mista etereo-cloroformica (nella più emissione di sangue. Due settimane dopo quale si sa che le azioni narcotizzanti dei due persistevano queste condizioni. farmaci l'una dirimpetto all'altra si accentl1ano Dott. BoNANOME. così da aversi una narcosi profonda con quan· tità non solo assolutamente ma anche relati: vamente minori di ciascuno dei narcotici) (HoNIGMANN) si suole iniziare (BRAUN) la narcosi Di un'azione finora sconosciuta con miscele a titolo maggiore in etere, per che i raggi X l1anno sull'organismo animale. seguitarla con miscela a titolo più alto in clo· • (ALBERS·SCHONBERG. Mit1ich. m ed. Wocli., n. 43, 1903). roformio. Però - se con questo artificio si riesce a L' A. ha constatato sperimentalmente che i co· sopprimere quasi del tutto i pericoli inerenti nigli ed i porcellini d'India, maschi, es posti per a ciascuno dei due narcotici - resta sempre lungo tempo ad un'azione intensa dei raggi X, mal tollerato dal paziente il periodo iniziale perdono, non è stato ancora deciso se in modo di inalazione, sia per la insopportabile sensa· duraturo o passeggero, la proprietà feconda· zione di soffocamento, sia per la sua durata trice. notevole. Il benessere generale rimane del tutto inL'A. preferisce iniziare la narcosi col gas variato; così pure l'impulso e la capacità alla esilarante. Questo non ha quasi azione dannosa copula hanno la m~desima intensità che negli sul cuore, tanto che ]a somminist1·azione di pro· animali non esposti ai raggi X. Questa steri· tossido di azoto, a lungo continuata, provoca lità è dov11ta ad una necrospermia, cui dopo nell'animale l'arresto del respiro quando il qualche tempo tien dietro una completa azoo· cuore ancora segt1ita a pulsare: e se all'ar· spermi• a. resto del polso si fa giungere ossigeno nei L' A. riferisce in proposito i risultati di 11 polmoni, si vede immediatamente ristabilirsi esperimenti: 5 conigli e .6 porcellini d'India. la funzione cardiaca. Questi animali furono tenuti insieme con delle La narcosi per gas esilarante si inizia in femmine che già avevano avuto prole dall'ac· un tempo breve e senza esser accompagnata coppiamento con maschi non esposti ai raggi X. da sensazioni spiacevoli da parte dell'infermo; La coabitazione ebbe la durata di 10 giorni non offre pericolo alcuno purchè l'azione del (4 volte); di 14 giorni (1 volta); di~ e 2 mesi protossido di azoto non si prolunghi. e mezzo (3 volte) ; di 5 mesi (6 volte); non si Quindi l' A., ottenuta la risoluzione del pa· ebbe affatto prole. ·ziente, mediante il protossido di azoto, passa L 'azoospermia assoluta non si manifestò alla somministrazione dell'etere e del cloro· dopo un'esposizione di 195. minuti, mentre la formio (alla BRAUN). Allo scopo di p1·aticare si riscontrò sempre per esposizioni la cui du· questp narcosi mista, l' ~· ha ideato e costruito rata eguagliava o superava i 377 minuti. un apparecchio che rappresenta una modifica· Punto alterazioni macroscopiche nei testi· zione - per aggiunta di una bo1'sa a gas esi· coli, nei condotti def e1'enti e nélle vescicole larante - all'apparecchio costruito dal BRAUX seminali degli animali uccisi e sezionati. per la narcosi mista etereo-cloroformica. Dott. E. G. l't. DALLA VEDOVA . •

( 8)


[ANNo IX-X,

FAsc.

58]

SEZIONE PRATICA

Una nuova stecca per apparecchi. (VULPIUS,

Mttnck. med. Woch., 1903, n. 42).

Affinchè una stecca per apparecchi possa dirsi rispondente a tutti i desiderata della praticità, deve poter ·trovare applicazione nel maggio1~ numero possibile di lesioni, per essere adattata ugualmente bene ad ogni ;membro, qualunque ne sia la dimensione : deve il materiale di costruzione esser pieghevole e forte ; la stecca poter esser messa insieme con facilità, applicata comodamente, e fissata nel modo più esatt·) possibile, senza determinare pressione ; finalmente deve pesar poco, esser facilmente trasportabile, atta a facile e completa pulizia, ecc... A raggiungere tutti questi intenti crede il YuLPIUS d'esser gil1nto mediante la stecca da lui adottata nella Clinica (ortopedica) di Heidelberg. Essa consta di un regolo prismatico (a base quadrilatera) in alluminio, sul quale possono esser guidate e fissate delle lamine trasversali, munite dorsalmente di una viera, che risponde per forma e dimensioni alla se· 7iione del regolo, costruite dello stesso metallo e di dimensioni differenti. Si ritaglia il r egolo della lunghezza corri· spondente all'arto che deve essere accolto dal· l'apparecchio, e si adatta alla forma del suo profilo (dorsale o ventrale a seconda che l'apparecchio voglia applicarsi: dorsalmente o ven· iralmente); indi ·si montano sul regolo a distanza di parecchi centimetri l'una dall'altra, iante lamine quante bastano perchè ne risulti una specie di doccia ; cui potrassi far assumere una ampiezza trasversale proporzionata alle dimensioni dell'arto collo scegliere lamine di dimensioni differenti. Questo apparecchio è oltremodo leggero.

R.

DAJJLA VEDOVA.

TERAPIA

'

Cura dell'elmintiasi intestinale. (CARRIÈRE.

Jou1.,ial Jttédical de Bruxelles, n. 35, 1903).

La presenza di vermi nell'intestino può dar luogo ad una serie di svariati fenomeni morbosi la di cui causa non si può a null'altro riferire; è quindi importante, accertatane l 'esi~tenza, intraprenderne la cura razionale. P er la diagnosi esatta, occorre vedere se si può, mediante l'esame del sangue, rilevare la eosinofilia, sintoma frequentissimo nell'elmin. tiasi; importa inoltre un esame accurato del contenuto delle feci, un esame dell'ano e delle • • • • reg1~n1 v1c1ne.

1833

Una volta assicurata la diagnosi, la cura s'impone e il trattamento è profilattico e cu· rativo. Siccome i vermi depositano nelle feci un·a innumerevole quantità d'uova, queste, arri· vando sul terreno, inquinano le acque, i legumi, le frutta; quindi come misura profilat· tica bisogna: µ) non bere altro che acqua filtrata o bol· lita; b) lava1·e minuziosamente con acqua bollita o filtrata i legumi e le frutta; e) non man giare che ben cotti i legumi che devono esser cotti. Questa la cura profilattica; la. c11ra propriamente detta consiste poi nell'espellere i vermi e per ciò abbiamo un numero considerevole di mezzi. Anzitutto è necessario djstinguere la qualità del parassita. Contro gli ascaridi si p11ò dire che specifici siano: il « semen contra » ed il suo alcaloide la santonina; il muschio di Corsica e il calo· melano. Il procedimento è il seguente: la sera un pasto leggiero, zuppa di latte, non dieta assoluta poichè la santonina essendo tossica~ è assorbita meglio ed è quindi più pericolosa allo stato di inanizione. La mattina a digiuno si dà la santonina (1 centigr. per ogni anno di età) in lln cucchiaio di latte e un"ora dopo si somministra una .cartina di calomelano e zuccaro di latte (calomelano gm. O. 05 per ogni anno di età; zuccaro di latte gm .. O. 20). A mezzogiorno si dà un pasto ordinario; la sera, alimentazione leggera, zuppa di latte. Tale cura, ripetuta due giorni, è di effetto sicuro. Altra varietà di vermi è data dagli oxqz1ri i quali oltre ad aver sede in tutte le pa1·ti del· l'intestino, possono, con un altro meccanismo, riscontrarsi in altre parti del corpo. Infatti, quando questi parassiti attraversano l'orificio anale, provocano un prurito che costringe i piccoli infermi ad un violento grattamento; in tal modo questi immagazzinano nelle loro unghie gli ovi degli oxguri, in seguito por· tando le dita alla bocca, le uova migrano nell1 intestino e qui germogliano nuovi parassiti. Ne risulta così il bisogno di una doppia cura: una diretta ad uccidere e ad eliminare il verme, l'altra contro la riproduzione di questo. Per l'ultima giovano le lavande saponate delle mani dei bambini ripetute più volte durante il giorno, passando in seguito le unghie nell'etere e nel liquore di Van Swieten o n ella glicerina; poi nell'ungere le dita con un forte decotto di quassia amara, con acido picrico o con . tintura d'aloe affinchè il bambino non le porti alla bocca.


1834

IL POLIOLIN roo

]'atto ciò gli oxguri si possono attaccare dalla via superiore e inferiore. Si comincia col prescrivere una dieta lattea della durata di 24 01·e dopo aver amministrato un purgante, specie il calomelano (formu.la precedente). Poi per due giorni, sempre continuando la dieta lattea, si faccia prendere un parassiticida quale la polvere di « semen contra » (gm. O. 50 p er og~i anno di età, fa infuso in 60 gm. di latte bollente) o la santonina (gm. O. 05-0. 1O da 2 a 5 anni; gm. O. 10-0. 15 da 5 a 10 anni) astenen· dosi p erò dal somministrarla al di sotto dei due anni. Sbarazzato in tal modo dai parassiti il tratto superiore del tubo digerente, si agisce dopo sul tratto inferiore per mezzo di enteroclismi con sostanze antielmintiche quali le sommità fiorite di assenzio, di camomilla e di « E?emen contra :. (ana 8 grammi in grammi 120 di H 1 0) oppl1re con lavaggi salati, con aceto, glicerina, acqua saponata, olio di ricino emulsionato, aP-qua di calce pura o diluita, liquore di Van Swieten (al 1/ ,) , timolo in soluzione oleosa (O. 25 su 200), naftalina (O. 60 su 90 di olio), nitrato di Ag (1 / 1 0 0 ). L'A. ha anche provato con buoni risultati dei suppositori anali al calomelano, all'unguento mercuriale o all'ossido di idrargirio. Fra tutti questi rimedi, l' A: dà la preferenza al nit1·ato di Ag, giacchè ha sperimentato ch e tale sostanza uccide i vermi istantaneamente o almeno in due minuti. Egli agisce nel modo seguente :·pratica prima un~ lavanda evacua trice; poi inietta 100 grammi di una soluzione di AgN0 1 (AgN0 1 grammi 0.50, acqua grammi 100), la lascia « in sitl1 » 5 minuti e dopo inietta 150 grammi di acqua in cui fa dis~iogliere due cucchiai da zuppa di sale da cucina. Tale p1·ocedimento non avrebbe mai fallito. Il complemento di cura consiste nel fare delle frizioni sulla vulva o sull'ano e regioni vicine con la seguente pomata: Calomelano . . . . . . . gm. 3 3 Ossido di zinco • • • • • » Vaselina . • • • • • • • » 30

(ANNO

IX-X,

F.A.30.

581

di aglio, aringa o anche con una piccola dose di calomelano. Constatata la presenza del parassita, bisogna, al solito, cercare di espellerlo .. In questo caso la condotta è diversa. A causa della sua struttura anatomica, r·imanendo attaccato alla parete intestinale con le sue ventose, bisogna prima, diremo così, stordirlo e poi cacciarlo via. In primo tempo dunque alimentazione ristretta con lavaggio intestinale tiepido, per preparare il terreno alla cura; in secondo tempo si dà l'antielmintico; in terzo tempo dopo 1 / 1 h-1 h !,evacuativo o purgante. Durante tutto questo periodo, l'unica preca11zione da prendere è quella di fare stare il piccolo paz~ente nel più assoluto riposo, poichè è bene ricordare ohe tutti i tenicidi dànno vertigini e producono uno stato quasi sincopale. Non si deve nemmeno fare alzare il bambino per defecare; gli si deve invece m etter sotto la così detta padella ricolma di acqua tiepida affinchè la tenia non si conti·agga di nuovo venendo a contatto del freddo .. Fatto ciò bisogna non aver fretta e attendere; al più si può iniettare in quella parte di tenia già uscita 1 cc. di cocaina o di morfina, affinchè, aumentando il suo stordimento, la espulsione ne sia più facile. Questa avvenuta si dia il pt1rgante. Quali sono ora i tenicidi da usare'? · Di dubbi èd incerti effetti il « kamala » e il « kousso » ; la maggior fiducia bisogna riporla nella scorza di granato e nel rizoma di felce maschio. · La corteccia di granato deve esser fresca e proveniente da alberi vigorosi; si dà nel seguente modo: Corteccia di granato gm. 4 per ogni anno di età. H'O gm. 300. s. macera per 12 h; riduci a fuoco dolce prima, coll'ebollizione dopo a gm. 150 e inzucchera q. b. Un'ora dopo si dà l'olio di ricino. TAuRET ne ha isolato i seguenti alcaloidi: pseudo-pelletierina (inattivi), metyl-pelletie· rina, pelletierina e oso-pelletierina con le stesse ovve1·0 proprietà della corteccia. . ... Ossido giallo di idrargirio gm. O. 20 Oggi in terapia si usano il solfato e d1 p1u Vaselina . . . . . . . » 20 il « tannato di pelletierina »; siccome però Ciò a fine di evitare il prurito. ambedue son molto tossici non si impieghe· ranno in infermi al di sotto di 5 anni. Sicchè ** * Terzo parassita intestinale, meno facile però la formula sarà la seguente: Solfato di pelletierina gm. O. 04 per ogni a trovarsi degli altri due, è la tenia. Anche in q nesto, p1·ima di combatterla, bisogna ac- anno di età al di sopra dei 5 anni. Tannino gm. 1. certarne la presenza e ciò si può fare provo· Sciroppo q. b. candone l'espulsione parziale con l'ingestione

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ANNO

IX-X,

FASO.

58,

SEZIONE PBATIOA.

Un'ora dopo si dia l'olio di ricino o calomelano. · Il « rizoma di felce maschio ,. è però il miglior tenicida per i bambini. Si deve adoperare l'estratto etereo; però essendo questo solubile nell'olio si ponga mente a non pre· scrivere in seguito l'olio di ricino. Prendi: Estratto etereo di felce maschio gm. O. 50 per ogni anno di età. Sciroppo di framboises gm. 60. In clue volte a intervalli di 20 minuti. Si cu1·i di non sorpassare tale dose per. ogni anno di età e di non somministrare in segl1ito l'olio per evitare gravi accidenti quali: vertigini, con-vulsioni, ittero, albuminuria, amaurosi, coma e, a volte, perfino la morte. Dott. A. P.

ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI RESOCONTI

PARTICOLARI

XIII Cong1·esso di Medicina interna Padova, 29 ottobre-i riovembre 1903. Domenica, 1° novembre 1903. Seduta antim. Prosiede il prof. De Giovanni. Prof. Borghe1·ini (Padova). Relazione siti progressi della a;agnostica. - L'O. dice che anche lui, come lo Zo1A nel precedente Congresso di medicina in· terna, ha creduto di dover tener conto solo della pro· duzione italiana, giaèchè scopo d ella R elazione gli sembra esser quello di metter in luce il lavoro nostro per poterlo paragonare con la produzione straniera. Comincia quindi a parlare degli studi sulla cito· diagnosi, ai quali recarono importanti contributi CONCETTI, PATELLA, IARDINI, TARCHETTI, ROSSI e GIANNUZZI. Mette brevemente in rilievo l a parte avuta da ognuno di questi autori négli studi anzi· detti, concludendo che dai lavori degli Istituti italiani, al pari che di quelli forestieri, la dottrina di ' WIDAL sulla citodiagnostica e la formola leucoci· . taria furono scosse notevolmente; tuttavia dalle nu· merose ricerche eseguite scaturiscono alcune v43rità, le quali, se verranno confermate, varranno a con· servare alla citodiagnosi un posto fra i molteplici mezzi di ricerca, di cui dispone la clinica medica. L'O. accenna agli studi sui succhi organici e sui sieri cito-tossici; specialmente per l'importanza che essi hanno nel promuovere il nuovo capitolo della terapia che è costituito dall'applicazione curativa di quei sieri. Quest'anno si è avuto il siero leuco· litico, antileucemico, di LUCATELLO e MoLON, il siero neurotossico di BoEVI, il siero cardiotossico ùi FJIRRANNINI. Gli studi sul sangue si va.ntaggiarono special-

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mente per le ricerche della Scuola clinica padovana sulla resistenza delle emazie alle soluzioni cloro-sodiche, sulla crioscopia del sangue e s1llla conducibilità elettrica, per opera di VIOLA, MESSE· DAGLIA, MOLON, TARUGI e GASPARINI. In queste importanti ricerche fu adottato l'eccellente metodo di VIOLA, donde la causa dell'originalità di molti ri· sultati ottenuti. Negli studi fisico-èhimici del sangue importanti furono pure le ricerche del CECONI sul· l'alcalescenza del sangue. Anche riguardo al sangue devesi ricordare l'os· servazione del DuccESCHI intorno al fenomeno dell'agglutinazione delle piastrine nel sangue normale, nonchè l'applicazione clinica che di questa osser· vazione fecero ZERI ed ALMAGIÀ. - Passando al capitolo delle i1ifezioni 1'0. ricorda in p~ima linea . le ricerche del NEGRI di Pavia sulla causa della rabbia, benchè tali ricarche non abbiano una diretta attinenza con gli studi clinici; essi valgono però ad illuminare gran parte del quadro clinico e rappresentano una soddisfazione nazionale cl1e va al di sopra di ogni divisione di parti. I corpuscoli del Negri confermati da tanti osservatori, hanno un valore importantissimo n ella diagnosi istologi ca della rabbia. . Di un valore diagnostico ,~Jinico sono anche le osservazioni del CA,STELLANI sull'etiologia d'una malattia. esotica, la malattia del sonno, nei n r gri del Congo e di altri regioni africane. Il CASTELLANI avrebbe trovato che essa è sostenuta con molta probabilità da una specie di tripanosoma., ch e vive nel liquido cefalo-rachidiano e nel sang11e. Sul terreno delle infezioni 1'0. ricorda alcuni lavori clinici sulla tifoide ed altri sulla tubercolosi. Passando poi alle malattie dei reni ed all't1roiogia, 1'0. accenna ad un gruppo di lavori dovuti al MAT· TIROL<), al FERRA"NNINI, al BENTIVEGNA, al CRISOFJ. diretti a metter meglio in luce. i rapporti esistenti reciprocamente tra funzione epatica e funzione renale. È da ricordarsi pure lo studio del BATTA sulla genesi dei corpi acetonici dell'urina dalle sostanze grasse, studio importante per la patologia del diabete; come pure il lavoro del SANTI~! sulla ipo· cl0r11ria dei pneumonici. Nella patologia nervosa si sono avuti gli studi del TIRELLI sull'azione battericida del siero di sangue degli epilettici, specie contro lo staf~lococco piogeno aureo, da cui il TIRELLI propendo a ritenere che dipenda il fatto della facile guarigione delle ferite in questi individui. Il PIERI studiò le fine alterazioni della corteccia cerebellare e cerebrale nei casi di tubercolosi meningea, alterazioni derivanti dall'azione delle tossine batteriche. Questo studio illustra una parte del quadro clinico della meningite tubercolare. , Per analogia lo studio vale anche ad illustrare le cosidette forme di meningismo, che si svolgono nel decorso di varie infezioni acute. Vengono poi


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IL POLIOLINIOO

le osservazioni dello SCHUPFER sul centro corticale della d eviazione del capo, le encefaliti batteriche illustrate dal BOMBICCI, gli studi del FERRANNINI sulla siringomielia, del P ANSINI sulle ippuropatie, nonchè le considerazioni sulla metameria midollare e radicolare che questi due ultimi autori ricavarono dalle loro ricerche. L'O. s'intrattiene intorno ad alcuni importanti lavori sull'apparecchio circolatorio, indi intorno ai lavori snlla pellagra eseguiti dal CELLI, dall' .A.NTO· NINI, dal FERRATA, ecc. Conclude affermando che molto si è fatto con indirizzo eminentemente mo· derno e con risultati veramente brillanti in molti campi della diagnostica medica, sì da poter bene augurare per l'avvenire delle nostre Scuole cliniche italiane. Prof. Flora (Firenze). Szii progressi della terapia. - L 'O. parla anzitutto del radio, di cui rileva le principali qualità, mass~e i raggi catodici analoghi ai raggi di Roentgen. Il radio è una sostanza che bisogna applicare direttamente sul punto in cui vuole agirsi; esso ha virtù, battericide e luminose, tanto che i ciechi in presenza del radio percepiscono una sensazione di luce. I dermatologi lo hanno sperimentato in casi di alopecia, psoriasi, lupus e ne hanno avuto dei vantaggi superiori a g11elli coi raggi X. Nei progressi della terapia meritano poi speciale attenzione le correnti ad alta frequenza, che si sono messe a profitto n ella cura delle nevralgie. Viene quindi la proposta di usare i metalli pesanti - ar· gento e mercurio - in una forma speciale cono· sciuta col nome di stato colloidale, in cui il metallo trovasi minutissimamente decomposto, quasi a'modo d't1na emulsione. I metalli cosi ridotti hanno delle notevoli virtù antifermentative. L'O. ricorda sotto questo paragrafo il colargolo, adoperato prima nella pratica ' reterinaria e poi da CREDÈ applicato anche all'uomo, essendo il colargolo una sostanza priva d'ogni potere coagulante e.i irritante. Cosi anche il tacliiolo, un cloruro d'argento, è stato adoperato ·n ella Olinica del DURANTE e lo si è proposto per iniezioni ipodermiche, massime n el "\raiuolo. Il pro· targolo, già conosciuto nella pratica delle malattie veneree e poi anche dell'oculistica: si è usato uJ. timame11te anche contro la pellagra. Fra i preparati colloidali d el mercurio 1'0. ac· cenna al 11iercurolo, il quale ha ben corrisposto per la sua azione antisettica, mentre non ha alcun po· tere coagulante sull'albumina; tocca qltindi del ca· codilato cli 1nerc11rio, da cui non si ha alcun di· sturbo alla bocca, ed infine del cloro11iercz1rato d' a1n11io1iio che corrisponde meglio del cianuro 1ner· . CUl'lCO.

Fra i rimedi nuovi 1'0. ramn1enta quelli che spiegano un'azione sull'apparecchio uropoietico. La teocina detta altrimenti teofillina e studiata in

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ispecial modo dal MINKOWSKI e dallo CHEVALIER, è indicata per provocare ltna buona- diuresi nei casi di idropeascite: il N ORSA, avendola adoperata nella pleurite, non ha trovato i vantaggi che riscon· trarono altri osservatori. L' ag11rina, che è un acetato sodico con teobromina, ha lo svantaggio di costar molto e provoca. la diuresi un po' tardi, dopo 24 ore. Bisogna qui rilevare che questi nuovi diu· retici sono meglio tollerati dal tubo gastro-enterico che non i diuretici antichi; essi però alcune volte non prodl1c·o no l'effetto desiderato. Certamente un loro grande vantaggio sarebbe l'applicazione per la via ipodermica, il che forse è una speranza non molto lontana. Fra gli analgesici 1'0. ricorda il bromoformio, il quale però riesce fortemente narcotico, massime nei bambini. Il cloroformio si è usato con qualche buon risultato nella pertosse, ove pare che abbia una vera azione contraria verso l'agente patogeno della malattia. Fra gli emostatici bisogna rammentare la gelatina, che ha un'azione emostatica e coagulante; ma la stia iniezione sotto la cute è molto dolorosa, nè va esente dal pericolo d'un'infezione· tetanica. Ultima· mfntte se ne è raccomandata l'introduzione per via rettale in soluzione al 5 per cento contro l'emottisi. Il cloruro di calcio è stato raccomandato come emo· statico locale; esso potrebbe essere il succedaneo del percloruro di ferro. L'O. accenna quindi alla proposta fatta dal BouCHARD al Congresso del Cairo s1tlla limitazione del rimedio alla sola parte ammalata. Il BoucHARO si fondava specialmente sulla terapia locale dell'acido salicilico alle articolazioni affette da reumatismo, preconizzando però l'applicazione del metodo con le iniezioni di ioduro potassico contro i dolori fol· goranti agli arti inferiori, nonchè della soluzione fisiologica di cloruro sodico per fluidificare gli es· sudati. Nella parte che riguarda l'intervento chirurgico nelle malattie interne 1'0. riferisce specialmente intorno all'operazione del Talma, il cui successo va dovuto in particolar modo alla sc3lta dei casi, come ebbe ad osservare l' .A.RCOLEO e qualche altro. Ri· guardo alla splenecto11zia, lo SCHIASSI la vorrebbe sostituire in un primo tempo con l'operazione del Talma ed in secondo tempo con la sple1iopessia, EDEBOLS in Inghilterra ha proposto la scapsll· !azione del rene in caso di nefrite, avendosi una mortalità del 13 per ·cento. CLAUDE e _BOLTHE· ZARD hanno fatto in seguito a ciò delle ricerche, le quali dimostrano che la scapsulazione facilita la funzione del rene per lo stabilirsi della circo· !azione periferica nell'organo. Bisogna da ultimo notare i tentativi chirtu'gici sul polmone, massime per opera. di LEHNARTZ, allo scopo di eliminare focolai tubercolari iniziali. Intanto è andato sempre più limitandosi l'intervento chirurgico della trapa·


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SEZIONE PRATICA

nazione nell'epilessia: lo stesso dicasi per le ope· razioni che aggrediscono la tiroide ed il simpatico. Dei notevoli progressi si sono avuti nel campo della sieroterapi;t e dell'opoterapia. Il siero di Mar· morek contro la scarlattina si è mostrato abba· stanza effieace; col siero antitisico di Chantemesse si sono stabiliti dei tentativi sugJi animali; da ul· timo il siero .antipneumonico di Tizzoni, molto più valido del siero Pane, sembra che abbia dato buoni risultati. Si sono avt1ti anche altri sieri, come q11ello anticancerigno, ma su questi non si può dire nulla di preciso. Quanto alle sostanze opoterapiche, sono stati lar· gamente studiati ed applicati gli estratti delle cap· sule surrenali. L'adrena tin,a come una sostanza an· giospastica si è adoperata contro le emorragie ed è entrata anche nella pratica operatoria generale ed oculistica in ispecie. La paraganglina, che è la sostanza midollare delle capsule~ ha un'azione sti· molante sulla fibra muscolare liscia , e perciò la si è usata in particolar modo nelle atonie gastro-in· testinali, nella gastrectasia, ecc. Concludendo, 1'0. dice c:he se in ql1est'anno non possiamo constatare gloriose scoperte, pur µobbiamo tener conto di alcuni sforzi terapeutici come la ri· dt1zione di vecchi farmaci (metalli) sotto forme nuove più tollerabili dall'organismo e pift efficaci, e la tendenza ad allargare il campo delle operazioni chirurgiche nelle malattie interne. A ciò devono agginngersi la pratica d elle Cllre locali, che · potrà estendersi alla terapia dei processi tossici ed infettivi, e le nuove acquisizioni della siero- e dell'opoterapia. XVI

CONGRESSO FRANCESE DI CHIRURGIA.

Sull'esclusione dell'intestino. di Parigi, è stato relatore. Nella st1a relazione egli si proclama fautore dell'esclusione in -paragone dell'enteroanastomosi semplice, attesochè con q11esta la derivazione dei materiali si compie solo incompletamente. Distingue un'esclusione uni· laterale ed una bilaterale, a seconda che l'intestino fu sezionato solamente al disopra deJla parte esclusa, ovvero anche al di sotto: in entrambi i casi si di· stingue un tipo chiuso da un tipo aperto, quando l'ansa esclusa all'estremo di sezione fu s11turata ovvero si trova patologicamente o chirurgicamente in comunicazione coll'esterno. La mortalità in que· st'atto operativo è del 13 60 p er cento; le morti son da riferirsi ad incidenti operatori, a polmonite, ma .più frequentemente a shock ed a peritonite settica, la quale ultima è più frequente nelle esclu· sioni bilaterali a tipo chiuso, con ragione oggi ab· bandonate. Dalla statistica si rileva che la soprav· vivenza dopo interventi di questo genere per cancro non è maggiore di quella consecutiva ad entero· anastomosi semplice, la quale inoltre è valevole da HART.l\fANN,

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sola a far cessare in questi casi i disturbi; per cui si ha da preferire in caso di. cancro. Nelle lesioni flogistich e semplici o tubercola.ri, l'esclusione è indubbiamente superiore all'enteroanastomosi, ma è al tempo stesso inferiore ag]i interventi radicalj. Entro certi limiti quindi l'esclusione intesti11a]e costituisce un vero progresso n eJla chirurgia. Roux, di Losanna, riferisce in proposit•) di aver· praticato 48 volte l'esclusione, con 6 morti soltanto, di cui 3 per cancro, su 18 operati. In questo morbe> ha sopravvivenze fino di due anni, ed egli la pre· ferisce alla semplice enteroanastomosi per la com· pleta soppressione dei dolori. Pratica l'esclusione anche nelle resezioni dell'appendice a freddo ogni qual volta nutra qualche apprensione per il circolo fecale. L a mortalità maggiore ebbe a lamentarla nelle occlusioni acute, però in ques te devesi tener . conto delle condizioni in ct1i si . opera. DOYEN, di Parigi, è partigiano dell'intervento ra.· dicale, che devesi sempre preferire all'esclusione, la quale del resto non ba che indicazioni eccezio· nali, portando la semplice enteroanastomosi agli st.essi risultati. MONPROFIT, di Angers, nei cancri inoperabili del colon, anzichè procedere alla fistolizzazione cl1tanea del tratto esc]uso, lo imbocca nel sigma colico. MORESTIN, di Parigi, è partigiano dell'esclusione intestinale come operazione preliminare preparatoria, intesa a facilitare la r esezione clell'intestino am· malato. HABERER, di Vienna, riferisce, p er incarico, la statistica di EISEJLSBERG. Egli insiste soprattl1tto sui da11ni provenienti dall'occlusione completa dei due capi di sezione dell'ansa esclusa, a m eno che non esista t1na fistola sufficiente: tanto è ' rero che in tre casi in cui la fistola era stata chiusa con un tampone, insorsero fatti peritoneali che scampar· vero n~n appena tolto il tampone e vuotato il con· tenuto dell'intestino escluso. La statistica di EISELS· BERG comprende 48 enteroanastomosi laterali, 8 esclu· sioni unilaterali e 14: esclusioni totali: nelle entero· anastomosi soli 13 morti, n elle esclusioni unilaterali 7 guarigioni operative ed un morto, n elle esclu· sioni totali 3 morti di peritonite. Nelle anastomosi laterali la sopravvivenza va fino a due anni, di poco varia nell'esclusione unilaterale, nell'esclusione totale ha 7 guarigioni complete. L'enteroanastomosi offre il vantaggio della rapidità .di esecuzione; l'esclu· usione unilaterale se da un lato provv·ede molto meglio della prima alla deviazione del circolo fecale dall'ansa lesa, non impedisce però completamente che il contenuto intestinale passi per quella: la esclll· sione totale quindi, quando le condizioni del paziente lo permettano, è sempre da preferirsi, oltre di che offre ogni sicurezza di cura delle fistole intestinali esterne. MAIRE, di Vichy, dice ch e in seguito a studi spe· . rimentali ed a pratica sui viventi, si è dovuto con· (13)


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IL POLICLINIOO

vincere che di grande vantaggio nelle suture è l'uso di grossi tubi di pasta (cannelloni) facilmente riassorbibili e sterilizzabili (1). ,

Tratta1nento chirurgico dell' epilessia j acksonian a.

PAUL D.EIJBET. Riferisce di un soggetto da lui operato in stato semicomatoso, affetto da epilessia jacksoniana insorta 19 anni ava.n ti eon attacchi frequentissimi, fin 200 al giorno a 15 giorni dal· l'insorgenza. Fu operato col processo di Doyen e ·guarì. L'A. ha raccolto 130 casi di trapanazione per epilessia. jacksoniana e dall'esame statistico crede di poter concludere che esistendo una. depressione accentuata del cranio si deve ·i ntervenire in quel punto colla corona di trapano ; l'apertura della dura madre non è. necessaria, ma è da preferirsi per assicurarsi della stasi del cervellQ. Allorchè non esista alcuna depressione, devesi fare il lembo osteoplastico di Doyen che permette di vedere ed esplorare le meningi ed il cervello. I st1ccessi sono la regola in caso di lesioni supe~ficiali o di fatti flogistici : sono l'eccezione nei fatti degenerativi del cervello.

Risultati lontani del ti·attamento chirurgico dell'epilessia essenziale. •

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zione fosse molto abbondante, potendo stare in posto anche un mese : in tal caso sotto un getto a stillicidio di acqua sterilizzata si lasceranno in posto le foglie ancora aderenti, mentre le altre vengono via colle croste e colla secrezione, e si rinnuova la medicatura. L' A. ha avuto splendidi risultati nelle ulcere varicose, nelle piaghe di an· tica data, in ulcerazioni tubercolari : in 5 casi di epitelioma cutaneo superficiale della faccia ebbe cicatrizzazione.

Del cancro sviluppato sul lupus. MORESTIN. Riferisce su 7 casi di questo genere: l'epitelioma si era svolto sia stille cicatrici lupose, sia sulle ulcere in evoluzione : insiste sulla fre· quenza di un tale reperto, ben noto ai dermatologi e sul concetto che non si tratta di un fatto accidentale, ma di un fatto i11 nesso intimo colle condizioni peculiari create dal lupus. Dott. BIAGI.

A. proposito dello scoppio epidemico delle febbri malariche. Risposta al professore V. ASCOLI pel dottor G. B. MAR I o T T I·B I AN e

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r.

REBOUL. Dopo avere detersa la piaga con acqua calda, per mezzo di una pinza a griffes applica direttamente la foglia d'argento sulla superficie della piaga o del tumore, rendendole aderenti con una fasciatura compressiva ; tale medicatt1ra non verrà rinnovata altro che nel caso in cui la secre·

In un mio lavoro pubblicato fin dal marzo de· corso nella Rifor1na Medica {1), io avevo discusso colla maggiore possibile serenità ed Qbbiettività alc11ni fatti riguardanti il collegamento fra le epi· demie annuali di febbri malariche e specialmente delle febbri estivo-aut11nnali. Riferivo una serie di ricerche da me ,esegui te alla fine di maggio e nella prima decade di giugn? su tutti i malarici dell'anno precedente e mettevo in luce il fatto che in quell'epoca,, la quale secondo me era la più opportuna, e nella q11ale, se il collegamento esistesse, si dovevano trovare numerosi semilunari, invece que· sti mancavano quasi completamente. Che l'epoca per le ricerche da me eseguite fosse la più opportuna, non mi parve discutibile. Infatti tenuto conto del tempo necessario allo sviluppo dei parassiti nelle zanzare e poi all'incubazione nel· l'uomo, e tenuto conto che d'ordinario le prime esti\e si verificano s1tl principio di luglio, mi parve che si dovessero ricercare le fonti d'infezione delle zanzare, cioè i semilunari, verso la prima decade di giugno. Era dunque da me confermato quanto da altri

(1) Veramente il dott. MAIRE arriva molto dopo la proposta dell'ALESSANDRI e quando già larga esperienza, e da noi e fuori, fu fatta in proposito. N. d. B.

(1) Sulla malaria 1iella gua:rnigio1ie. di Bonza d~l ge1inaio al luglio 1902, e sui rapporti della malaria recidiva_le collo scoppio delta 1iuova epide1nia. Riforma Medica, 1903, n. 12.

VIDAL. Riferisce i risttltati di più di due anni in operati suoi di simpaticectomia totale per epi· lessia essenziale : il numero delle guarigioni e dei miglioramenti da lui ottenuti è ragguardevole e superiore a tutte le altre statistiche fino ad oggi conosciute. ~gli riferisce ciò alla scelta rigo· rosa dei soggetti, non intervenen~o egli se le ina· !azioni di nitrito di amile non sospendo.ho una crisi nettamente annunziata, avendo egli cosi la certezza che una vasodila.tazione permanente pro· durrà l'effetto identico. Per evitare in oltre i di· stt1rbi che possono venire dal nervo depressore per le manovre fatte sul ganglio superiore, egli inietta in antecedenza una goccia di cocaina nel ganglio.

Impiego chirm·gico delle foglie d'arge1tto laminato.

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SEZIONE PRATICA

era stato messo in evidenza, cioè il mancato anello di congiunzione fra le epidemie di estiva di due annate successive, nella nostra regione. E nel ri· ferire le ipotesi emesse per spiegare tale concatenamento, dovetti anche occuparmi della teoria della partenogenesi, che fu invocata dall' ASCOLI. ·In quella mia pubblicazione cercai di dimostrare con dati di fatto come la teoria della partenogenesi non servisse pel nostro caso, ma, torno a ripeterlo, ciò feci nel 1nodo più sereno ed obbiettivo, come si conviene in lavori scientifici, e pure mostrando il maggiore rispetto per la teoria· e per l'autore. Ma ecco che il pc·of. ASCOLI nel numero 46 del Policlinico, Sezione prati9a (12 settembre) mi ha dedicato una breve risposta (1), dove con tono tal· volta un po' troppo sarcastico ha cercato di ribat· tere le mie argomentazioni. Veniamo sub.i to all'argomento, cominciando aa ciò che il prof. ASCOLI mi fa dire e che effettiva· m~nte non ho detto. Nella chiusa della mia memoria io dicevo te· stualmente : « Perciò il modo di originarsi della nuova epidemia di estive resta aticora un pTJ,nto oscuro cui debbono dirigersi i nostri tentativi, a

meno clie no11 si vo,q lia accettare l'idea •

azzardata

che i parassiti estivi possano derivare dai prima· verili per condizioni a noi ignote di ambiente, o l'altra, ancora più azzardata, che possano esistere forme durature nell'ambiente, dalie quali, ugual· mente che dai gameti circolanti, possano le zan· zare trarre l'infezione >. · È chiaro che io non accettavo l'una e molto meno l'altra ipotesi, e che avevo ad esse accennato- perchè qualcuno potrebbe ancora portarle in campo (2). Ebbene il prof. .ASCOLI dice che io e finisco per attaccarmi all'ipotesi che i parassiti estivi possano derivare dai primaverili •, espres· sione che egli corregge con un'altra. che dice più esatta ; e poi: « che io ammetto l'esistenza di forme durature nell'ambiente > . Invece, egregio profes· sore, io non mi attacco a niente e non am~etto niente; chiunque legga lo mie parole sopra ripor· tate comprende che io non volevo sostenere due (1) ASCOLI. _jo scoppio epide1nico delle febbri 1na· Jariche. Policlinico, Sez. pratica, 1903, n. 46. (2) Che ql1esto sia possibile è provato da un re· cente lavoro del Van Gorkom, di cui la 8e1naine Médicale nel suo u]timo numero (16 settembre) riporta una recensione. È ben vero che l'~utore dimostra poca cono· scenza della malaria, ma egli prova che vi sono ancora alcl1ni che credono alla unicità dei parassiti, senza andare a pescare LAVERAN.

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teorie per le quali manca ogni dimostrazione spe· rimentale per quanto ricercata in passato. Ma per venire alla parte più interessante della nostra discussione, mi limiterò a brevissime osset·· vazioni, rimandando il lettore alla mia memoria, ove molto chiaramente, sebbene al prof. ASCOLI non sembri, ho espresso la mia opinione. L'ASCOLI ricorda che lo SCHAUDIN ha dimostrato la partenogen,,si delle forme sessuali femminili della terzana semplice; lo so, Professore; ma io non ho che a ripetere quanto scrivevo nel marzo : e Infatti, che io mi sappia, fatta eccezione di una forma osservata dal CANALIS, nessuno ha mai trovato semiluna .che accennassero a u11a fase riproduttiva nel corpo umano > . È chiaro 'I E che cosa c'entra lo ScHAUDIN e la sua terzana primaverile 'I E . su ciò che ha visto uno solo, fra i mille che studiano l'argomento, vuol fondare l'.A.8COLI una teoria'/ E in '<>gni modo, come vuol paragonare quanto av· viene pei gameti della terzana primaverile e per le semiluna 'I Ci vogliono dimostrazioni e non indu· zioni, e il .prof. ASCOLI avreobe potuto ricercare tali forme riproduttive, cosa che non dovrebbe es· sere difficile all'Ospedale di Santo Spirito, dove certamente devo110 ogni anno morire per s'Tariate malattie parecchi individui che alb~rgavano anche l 'infezione malarica in atto. A me non è mai oc· corsa tale opportuuità. Ma l'autore, oltre all'avere creduto di annientare in tal modo la mia prima obbiezione alla sua teoria, vuol combattere anche la seconda. Io dicevo nella mia memoria che siccome i primi casi nuovi di estiva si manifestano al principio di lu· glio, cosi era necessario esaminare il sangue dei malarici dell'anno precedente almeno 20-25 giorni prima. Ebbene questo fatto chiarissimo è parso oscuro al mio contradittore, il quale da esso ha preso il punto di partenza per combattermi. Egli dice in sostanza: e Quei primi casi nuovi, di cui egli inutilmente si è affannato a cercare la semenza un mese prima, sono essi stessi, per sè, nient'altro che recidi,re a. lunga scadenza >. Ora a me pare che questo non sia dimostrato, anzi che sia dimostrato l'opposto. E ciò dico sempre per la nostra regione, perchè nel ~felfese, in Basilicata a nel Grossetano pare che le cose siano diverse e diano perfettamente ragione al prof. ASCOLI. Ma per la nostra regione ciò non avviene, e lo dimostrano, oltre le mie, tutte quelle ricerche da altri eseguite e da me citate nel mio lavoro. L'autore però vuole dei fatti, e mi propone delle ricerche, le quali dovrebbero eseguirsi sui soldati malarici, per vedere se effettivamente recidivano (15)


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IL POLIOLINIOO

nell'epoca che egli sostiene. Ora quéste ricerche sono state possibili a me l'anno scorso, quantunque non col rigore voluto dall' ASCOLI. Ma tenuto conto che in generale gli anofeli mancano nelle caserme di Roma, i dati sono perfettamente attendibili, e dél resto si potrebbe commettere l'errore di considerare qualche primitivo come recidivo, ciò che andr~bbe a tutto vantaggio dell' .A.SCOLI. Dei pochi ·casi recidivi (cioè che avevano avuto le febbri nel 1901), nessuno ebbe i primi . accessi a lunga scadenza ai primi di luglio, ma o prima (maggio), o più tardi (agosto, settembre), qua;ndo l'epidemia dei casi nuovi era iniziata da· un pezzo. Proprio come l'avessero fatto apposta per darmi un argo· mento in mia difesa. Veda dunque il prof. ASCOLI che io non ho confuso affatto le recidive a breve e a lunga scadenza, ro_b a ormai nota da un pezzo, ma ho solo voluto dire che le recidive a lunga scadenza non coincidono qui da noi coll'epoca da lui trovata a Grosseto. Se dunque le recidive a lunga scadenza rappresentano un fatto clinico, non pos· sono asst1rgere a una grande importanza epidemio· logica. / Ma poi, ammettiamo per un momento che i primi casi che passano per nuovi siano recidivi, e che la partenogenesi sia cosa dimostrata. Pare al pro· fessore ASCOLI che ciò basti per spiegare la nuova epidemia? Io dicevo nella mia memoria: « la partenogenesi delle semiluna non avrebbe valore per la produ7.ione della nuova epidemia se non fosse accompagnata da una cospicua immissione di semilnne nel torrente circolatorio, fatto che, meno in alcuni luoghi dell'Italia meridionale, non è stato constatato da alc11no >. Oggi, dopo la critica del prof. ASCOLI, io non ho nulla da aggiungere. Sia pure dimostrato ciò che egli sostiene: ma per sta· bilire il nesso tra due stagioni epidemiche consecutive occorre trovare semiluna in circolo, colle quali possano infettarsi le zanzare, e questo non è stato constatato nè da me, nè da tutti coloro che hanno lavorato nel Lazio. Ed io posso dire che in questi due ultimi anni ho trovato dei semilu· nari solo molto più tardi, quando già la nuova epidemia era da tempo incominciata. Cosicchè bisogna concludere, e questa è la conclusione cui mi interessa,ra di giungere, che la partenogenesi, se esiste, può spiegare le febbri recidive a lunga scadenza, ma non il concatenamento fra due suc· cessive epidemie annuali. Ciò detto, chiudèrò questa mia risposta. Non ho certo la pretesa di avere convinto il prof. ASCOLI; ma faccio un augurio: che presto, per opera di chi poco importa, siano diradate tutte le oscurità e le ·~6)

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IX-X,

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dubbiezze. E se si troverà che il prof. ASCOLI ha ragione, sarò il primo a felicitarlo. Roma, settembre 1903.

Replica del prof. Vittorio A.scoli. Stretto da gravi impegni, non ho potuto nell'ot· tobre occuparmi della questione. Ad esfia ritorno subito, appena ho un momento di tempo: vi ritorno volentieri, ma. per l'ultima volta. Replicherò a quest'ultimo scritto del MARIOTTI·BIANCHI, lieto di discutere serenamente con persona che gode di reputazione scientifica. Il punto sostanziale di divergenza è questo: se una quota parte dei casi di t Clrzane (subentranti o estive), che si osservano all'inizio dell'epidemia, siano febbri da infezione primitiva o siano recidive a lunga scadenza, della infezione contratta l'anno' precedente. , Io ritengo siano recidive; ne ho spìegato le ragioni nella memoria del 1901, e le ho ribadite nel recente articolo polemico. Ho replicatamente rip~­ tuto, e mi pare cosa per sè evidentissima, che, se sono recidive, non v'è bisogno che le corrispondenti forme asessuali dimostrino di originu.re dalle semi. lune circolanti nel sangue un mese prima. Il dott. MARIOTTI·BIANCHI ritiene non solo che ciò sia necessario; ma che la mancanza di semi· lune un mese prima dell'apidomia dimostri che la teoria della partenogenesi non regge. Sarebbe inutile prolungare la discussione, poichè egli ripete solo le ragioni addotte precedentemente, ed io credo ~vervi risposto a sufficienza. Ma vi sono altri punti che meritano di essere definiti. L'origine dello scoppio epidemico il dott. BIANCHI· MARIOTTI la diceva oscura « a 1ne1io che non si accettasse l'ipotesi dell'u1iicità del parassita o del· l'esistenza di forme durature nell'ambiente: defi~va azzarrj.ata la prima, più azzardata la seconda. Le anteponeva adunque alla ipotesi della pàrteno· genesi, che, secondo lui, non reggeva affatto. Ho cercato mostrare che quest'ultima sta forte in gamb& e che le altre non solo sono peggio che azzardate, ma che, se pure fossero giuste, non spiegherebbero lo scoppio epidemico. MARIOTTI risponde che egli le ha enunciate; ma non ha inteso ammetterle~ E sta benissimo: io ho inteso seppellirle. La partenogenesi delle semiluna non può sen· tirsi scossa dalle non gravi obbiezioni qui su rife· rite dal dott. MARIOTTI·BIANCHI. Di modificazioni delle semilune, oltre CANALIS, i>


(ANNO IX-X, F.A.Sc. 58J

SEZIONE PRATICA

1841

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ne hanno visto molti autori di valore indiscusso: bastin~ GoLGI e :MANNABERG. L'analogia tra le semilune e le forme sessuali della terzana comune non può essere misconosciuta da chit1nque sia per poco edotto sull'identità della funzione cui ambedue sono destinate. l\'IARIOTTI insiste che, anche ammessa la partano· genesi, lo scoppio epidemico non si spiega. Non si spiega, se ci si incapa a pretendere indispensabile la dimostrazione delle semilune nel sangue circo· lante un mese prima: pretesa che (conte !io dimostrato) non è in elcl1n modo giustificata. BIANCHI·lVfARIOTTI insiste ancora nel citarè altri ricercatori in suo appoggio. È bene chiarire che cotesti valorosi ricercatori hanno semplicemente non visto le fornie seniilu1iari nel periodo preepidemico; ma non si sono pronunciati in merito all' interpretazione derivata dalla parten<?gene&i. Tali reperti negativi, ripeto, non contano nulla nella nostra questione. Le autorità sono adunque citate invano. Ma il MARIOTTI, tuttochè finora affermasse di avere fatto le ricerche dal maggio alla prima metà di giugno e di non avere riscontrate r ecidive, ora, nella soprascritta risposta, allega un fatto nuovo, che ei presenta come estremamente interessante e decisivo. È questo: di soggetti che avevano avuto febbri terzane nel 1901 e che verosimilmente non si erano reinfettati, ne ha visto febbricitare (recidive a lunga scadenza) in 1naggio e in agosto, .settembre; ness1mo ai prinii di lrr,glio. Propr;o co1n.e se l'aves· sero fatto apposta, commenta egli stesso il dott. MA· RIOTTI-BIANCBI, le recidive si presentarono a lui prima e dopo del luglio, mai nel luglio, quando, proprio, le febbri (estive o sabentrarit1) predominano. Checchè ne paia al dott. MARIOTTI·BIANCm, con questo poderoso argomento, nulla prova, perchè egli non dice su quanti casi basa la sl1a recente affermazione, e perchè io ho visto l'inverso su pa· racchie centinaia di casi osser"\rati a Grosseto. Per non riferire che i dati più direttamente in· teressanti, dirò che 1 caso di recidiva con paras· . sita del gruppo falciforme ho visto in aprile, 1 in maggio; nel frattempo nessun caso di prima infe· zione. In giugno 4: casi recidivi e 3 primitivi; in luglio 76 recidivi e 59 primitivi. Ecco il fatto di sicura e larga osservazione da cui sono partito, e che è ineccepibile. Nessuno che conosca un -po' da vicino le condi· zioni dei luoghi - e benissimo le conosce il BIANCID· ~iARIOTTI - si persuaderà che la epidemia ma· larica cangi dalla campagna grossetana alla cam · pagna romana, come più volte egli insinua nei suoi ~rticoJi. .

L'epidemia deve procedere in ambo i luoghi alla stessa guisa. Sono presso che identiche le condi· zioni di ambiente: sono non di raro i medesimi malarici che trasmigrano da una all' altra r egione. Il contegno delle recidive osser~ato nei militari dal dott. BIA:NCHI a Roma non può essere in con· traddizione con quanto ho osservato io nei lavora· tori dei campi del Grossetano. Infatti le recidive, poten,lo affrettare o ritardare per condizioni indi· viduali (cura chininica, n11trizione, ecc.) o per ra· gioni di mestiere (stra.pazzo, ecc.), o p~r condizioni climatiche (freddo, pioggia, ecc.), se esse sono state viste prima e dopo del luglio, nessuna meraviglia che possano insorgere anche in luglio. Del resto io non ho mai affermato che le reci· dive di terzana subentrante si · verifichino solo in luglio: ho insistito più specialmente su quelle di luglio, perchè di più difficile interpretazione, allo inizio dell'epidemia. Ma di recidi ve, ho sempre detto, se ne trovano lllngo l'epidemia: manca spesso, ho notato, un'eql1a proporzione tra quan· tità di anoplieles infetti e il numero dei malarici. Aggiungo, in prova, che, nell'agosto d el 1901, a Grosseto, su 64 casi di prima infezione ,~·erano 81 recidivi, e in settembre su 52 di prima infezione vi erano 4:4 recidivi dell'anno precedente. Adunque si verifica qt1alche rarissimo caso di recidiva in maggio e giugno da ·cui gli a1ioplteles possono trarre i gameti per trasformarli in emo· sporidi e inocularli: nell'inizio e nel corso dell'epi· • demia si sommano ca.si di prima infezione e reci · divi dell'anno precedente. Questo ho esposto fin dal 1901 e posso tuttavia ripetere integralmente. MARIOTTI·BIANCHI invoca di1nostrar:Jio1ti, non Ìlt· duzio1ii: chi oserebbe contraddire? Ma i fatti, per· chè siano dimostrativi, dev0no essere ben circo· stanziati e valutati con logica severa. L e numerose mie osservazioni mi hanno condotto all'ipotesi scien· tifica che la partonegenesi doveva avere la massima importanza nell'esplicare l 'insorgere brusco dell'epidemia di terzana subentrante; francamente, non mi sembra che le ricerche del doit. MARIOTTI abbiano la virtù di dimostrare ·~be questa ipotesi non regge. Non ho preteso di risolvere tutto il problema del concatenamento dell'annata epidemiche, problema. quant'altro mai complesso e difficile. Ho io stesso riconosciuto la necessità di fatti nuovi, e ho indi· cato più vie per stabilirli. Ritengo pertanto che la mia ipotesi, essendo bene fondata, debba servire di sprone e di guida alle nuove indagini. (17)


1842

IL POLICLINIOO

Non altro è l'ufficio delle buone ipotesi che di indirizzare alla ricerca della verità. Qualunque questa sia per essere io l'attendo e la cerco con 1o stesso desiderio e la stessa obbiettività che qualunque altro.

OSSERVAZIONI CLINICHE Un caso raro d'enfisema delle palpebre per il dott.

CARRA VINCENZO

medico degli Ospedali di Roma.

Il sig. F. S. stava tranquillamente il 25 maggio 1903 alle ore 9 ant. nel suo ufficio quando fu preso da violento invito allo starnuto in concseguenza dell'aver annusato una presa di tabacco. Eglj rattenne lo starnuto e subito posto mano al fazzoletto si soffiò ripetutamente e con gran vjolenza il naso. Immediatamente dopo il F. S. s'accorse come d'una tumefazione progressiva che s'andava verificando a carico delle palpebre dell'occhio sinistro. Egli notò pure che il gonfiore cresceva ogrii qualvolta eseguiva l'atto di soffiarsi il naso.

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Enormemente allarmato dal fatto, il malato si presenta alla mia consultazione due ore dopo l'inizio dell'accidente ed osservo quanto segue: (18)

[.ANNo IX-X, F Asc. 58

L'F. S. è un uomo sui 43 anni, di profe sione esattore, sano, di robusta costituzione; non ha mai sofferto 1nalattie degne di nota.r speciale (non sifilide). A carico dell' organd. visivo poi non ebbe mai alcun disturbo e così pure dell'apparato lagrimale ed olfattivo. In quanto allo stato presente colpisce subito l_a grande tumefazione d'ambo l<: palpebre a sinistra trasf'ormate in due grosse borse che occludono del tutto l'apertura palpebrale. La f otogra 5a da me presa dà un'idea approssi· mativa rli tali condizioni che nel paziente erano soltanto ancora più accentuate poichè la f·otografia fu presa nel giorno successivo quando il gonfiore era già un poco diminuito. La detta t11mefazione è indolente affatto, tanto spontaneamente che alla pressione. La pelle delle palpebre non è alterata nlf in quanto al colore, nè circa la temperatura.. Alla palpazione si percepisce subito il ere· piti o ,_tipico dell'enfisema sottocutaneo; cer· cando di fare una pressione graduale ed uni· forme sulle palpebl!e non si ottiene riduzione di volume degna di nota, al contrario la tu· mefazione aumenta evidentemente ogniqual· -yolta l'infermo, turate le narici, esegue un forte atto espiratorio e ciò posso io stesso constatare invitando l'infermo a soffiarsi il naso. Nella regione del sacco lagrimale non s'a,vverte alcuna ·alterazione; alla pressione sul sacco stesso non s' ha fuoriuscita di sangue ' o altro liquido dai punti lagrimali. Il pa.· ziente dichiara peraltro di aver notato poco dopo l'inizio dell'accidente la fuoriuscita di alcune goccie di sangue dalla narice sini· stra. 11 decorso sussegt1ente fu quanto mai rs• pido e f'a vorevole: applicai al malato una fascia lievemente com pressiva e gli raccomandai di astenersi dal soffiare il naso e da ogni altro sforzo espiratorio. Il dì seguente si notava già una certa diminuzione nel gon· fiore d'ambo le palpebre, diminuzione che andò in seguito accentuandosi sempre pià sino a che 5 giorni dopo l'F. S. si poteva rii( tenere del tutto guarito, nè sino ad oggi, sendo trascorsi più di cinque mesi, il pazien ha avuto a lagnarsi di alcunohè di simile. .


[.A.NNo IX-X, FAsc. 5SJ

SEZIONE P R ATICA

18-!3

.. Mi è sembrato che questo caso da me brevemente narrato, per la sua rarità e per le sue particolarità meriti l'onore di una discus• s1one. La diagnosi di enfisema palpebrale è qui addirittura ovvia, ma quale ne è la causa e anzitutto quali .sono in generale le ca use che possono dar luogo alla migrazione d'aria nelle maglie del tessuto cellulare delle palpebre? Esse sono di quattro ordini (1) : a) Una lacerazione nelle vie lagrimali. Questo è il caso di gran lunga più frequente ed il suo meccanismo si comprende facilmente. Quando con una sonda, mentre si pratica il cateterismo delle vie lagrimali si fa una falsa strada in un punto qualunqu~ del percorso, sia del sacco che del canale vasolagrimale, l'aria, specialmente sotto uno sforzo espiratorio, ad esempio, nel soffiarsi il naso, entra nel canale nasale e, passando poi per la lacerazione della mucosa, s'infi1tra nel tesSltto cellulare delle palpebre. Si cercò di stabilire dei criteri coi quali poter affermare con precisione la sede della lacerazione suddetta: così ZANDER e G E1SSLER ammisero che quando la pressione sul sacco dava luogo ad uscita di sangue dai punti lagrimali, in tal caso la presenza di una lacerazione sarebbe accertata. Ma anche questo sintoma non è di una sicurezza assoluta. Altre v olte nei casi di lacera· zione del sacco si notò contemporaneamente all'enfisema delle palpebre, enfisema del tes · suto sottocongiuntivale della palpebra infe· riore che formava 0ome tante piccole cisti costituite dalle bolle d'aria. b) Frattura della parete ossea delle fosse nasali, accompagnata natùralmente da lac~e­ razione della Sehneideriana corrispondente. Anche qui è facile comprendere come sotto la pressione espiratoria, l'aria dalla cavità nasale passa per l'apertura fattasi nella re· gione dell'angolo interno dell'occhio e dì qui n elle palpebre. Gli esperimenti del W ALSER (2) (1) ~E WECKER. Traité complet d'ophta.lmologie: vol. 1 . (2) W ALSER. Vorliiufige Mitteilang itber VersucJie experime1iteller Erzeugu1ig vo1i Lide»-tpliy se11i a11i Kadaver (1897). V. Grafe .Archiv f. Ophth. XLIII-1°, p. 201.

stabiliti dietro le indicazioni del FucHs provarono tale possibilità in modo irrefutabile. Il F uc1-1s a veva notato che l'enfisema delle palpebre conseguiva frequentemente a traumi senza frattura apparente- dei bordi orbitali : pensò allora che l'aumento della pres8ione intraorbitale risultante dal respingere indietro il bulbo potesse essere causa della frattura della lamina papiracea dell'etmoide. Per provare la verità di questa ipotesi il W ALSER batteva con forza sulla cornea dei càdaveri con un martello: indi, dopo turate accuratamente le coane, soffiava aria entro alle narici. Otteneva così enfisema delle palpebre e tal· volta insieme esoftalmo. All'esame istologico trovò che l'aria risiedeva nelle maglie del tessuto cellulare sotto la pelle e fra le fibre del1' orbicolare: la lamina papiracea dell'etmoide era sede di fratture multiple, (fratture indirette) l'osso lagrimale intatto. Ad una simile patogenesi si può pro babilmente riferire il caso di enfisema palpebrale riportato dal P1RÈS F ERREIRA (1). Un uomo che si bagnava in mare ricevè da t1na grossa ondata un forte colpo al viso: uscendo dall'acqua si gonfiarono forte con molto dolore le due palpebre dell'occhio destro. Col soffiarsi il naso in seguito venne anche un po' di sangue dalla narice destra e l'enfisema tanto. più aumentava quanto più l'infermo si soffia va il naso. L'A. l'osservò dopo alcune ore: la tumefazione era indolente, non rossa nè calda: il paziente affermò di aver avuto nell'inf'anzia un forte colpo al naso (probabile pregressa frattura ?) L' A. ammise frattura della parete nasale _esterna e della membrana schneideriana, fece un'incisione sulla palpebra superiore nella parte esterna dove era spe· cialmente notevole il gonfiore ed in pochi giorni colla fascia compressiva si aveva guarigione comr.leta. Anche un caso di GossELIN (2) s.e mbra s1 possa riportare a questa stessa categoria: si trat~rebbe qui di una frattura nasale sofferta 22 anni prima dell'insorgere dell enfisema e E1nplzysè11ie i11solite de de11.'t paupières à droit. Gaz. des h òpitaux:, 1870, p . 328. (2) GosSELIN. Annales d'oculistique, T. L IX, pa· gina 282 (1867). (1)

PmÈ S·FERREIRA.

(19~ •


1844

IL POLICLINICO

l' A. credette di poter stabilire un legame, fra i due avvenimenti. L'enfisema palpebrale può avere infine altre due origini, ma queste rarissime e quasi direi straor4inarie e sono le seguenti : e) L'aria può provenire dai seni frontali ed in tal caso si ha sempre .i nsieme enfisema del tessuto cellulare dell'orbita. d ) L'enfisema può essere conseguenza di una grave lesione come frattura della base del cranio ch·e aprì una comunicazione fra orbita e seni sfenoidali ed etmoidali. In quale di queste quattro categorie si può far rientrare il nostro caso ? Evidentemente in nessuna poichè si tratta qui di un uomo colle cavità nasali e le vie lagrimali perfettamente sane e che non ha subìto alcun trauma, mentre in tutti i detti casi v'è sempre una causa traumatica. Per quanto abbia cercato nella letteratura m'è stato dato di trovare un sol caso · perfettamente uguale al mio ed è quello di N EwcoMBE (1) ; in questo caso, oome nel mio, l'enfisema insorse semplicemen.t e in seguito a f·orte soffiarsi del naso. L' A. non potè trovare il posto donde l'aria era passata nel cellulare delle palpebre. Evidentemente noi dobbiamo ricercare nella violenza dell'atto stesso del soffiarsi il naso la causa traumatica che indusse quella lacerazione che pose in comunicazione le cavità . nasali col sottocutaneo palpebrale e che è quindi condizione indispensabile alla genesi dell'enfisema. Due sono i meccanismi per cui ciò potrebbe avvenire: - o l'aria sotto il violento sforzo respiratorio entra per il canale nasolagrimale, distende il sacco ed, aumentando la pressione nel medesimo induce una lacerazione benchè minima nella parete stessa, ovvero la forte pressione nelle cavità nasali induce una lacerazione della membrana schneideriana, se si suppone che a questa in un dato punto, per una causa qualsivoglia,. venga meno il sostegno valido e certo in via normale più che sufficiente dell'osso lagrimale o della lamina papiracea dell'etmoide. Esaminiamo separatamente ciascuna delle A pecnliar case o/ e11,1pliysen·i a of the ey elids. The Lancet, 1874, p. 18!. (1)

NEWCOMBE.

(20)

[ANNO IX-X, FASC. 58J

due ipotesi. Quale probabilità st~rebbe per la. prima e c~oè p er la rottura del sacco? Per rispondere a tale domanda sarebbe desiderabile una conoscenza anatomofisiologica di queste parti più esatta di quella che purtroppo non è ancora al present&. Alcuni at1tori hanno descritto all'estremità inferiore del canale riaso. lagrimale una valvola che va sotto il nome di valvola di Hasner. Anche al limite fra. sacco e canale può talvolta esistere una valvola che si chiamò valvola inferiore del sacco lagrimale di Béraud. Ora perchè la suddetta ipotesi si potesse verificare bisognerebbe supporre che ambedue queste valvole o fossero mancanti del tutto o funzionassero a rovescio, nel senso cioè di aprirsi verso l'interno del canale sotto la spinta di una pressione d'aria nella cavità nasale. Tutto ciò non rende troppo verosimile questa prima ipotesi. tanto più. se si tien conto ancora della elasticità e della resistenza della parete del sacco. La seconda ipotesi pare invece più attendibile. La possibilità della rottura della parete laterale delle cavità nasali fu dimostrata • sperimentalmente dal ' V' ALSER. E vero che nel mio caso la pressione causa di detta rottura non avveniva, come nel caso di WALSERt sulla parete orbitale, cioè dall'esterno verso l'interno delle fosse nasali, ma in senso opposto e .ciòè nell'interno stesso della cavità v erso l'esterno. Inoltre la pressione ohe il W ALSER esercitava era tale da provocare, oltre che la rottura della Schneideriana, anche quella della lamina papiracea dell'etmoide, mentre nel mio caso non posso credere la pressione che può esercitarsi soffiando per quanto violentemente il naso come sufficiente a provocare simili traumi. A me basta rifa· rirmi a condizioni anatomiche normali o pressochè normali. Infatti nel classico trattato del GRA.FE e SA.MISCH (1) si legge: « La parete ·mediale dell'orbita mostra nelle sue singole parti una assai varia resistenza contro il po· tere assorbente dell'età. La lamina papiracea dell'etmoide è di solito, nonostante la sua estrema sottigliezza, imperforata anche nei (1) GR.AFE u. 8.AMISOH. Handb. d. gesarnm. Augenheilk. I , 5. -

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[ANNO

IX-X,

FASO. 5~]

1845

SEZIONE PRATICA

vecchi : sono assai rare delle grosse perdite di sostanza in essa. Invece un osso lagrimale imperforato appartiene negli uomini adulti .a d una rarità : specie la metà anteriore della fossetta lagrimale mostra quasi sempre dei forarui. Queste aperture indotte dal riassorbimento possono essere tanto estese che non restano che traccie dell'osso >>. Non sarebbe adunque da meravigliare che, -data.nel nostro paziente l'esistenza di queste perdite di sostanza nell'osso lagrimale, una violenta pressione esercitata entro le fosse nasali sulla parete laterale durante l'atto del soffiare il naso, abbia provocato una rottura della schneideriaha in questo punto che rappresenterebbe appunto un locu,s 1ninoris resi~tentiae, ciò che spiegherebbe perfettamente il passaggio dell'aria nel tessuto cellulare delle palpebre. Evidentemente noi non possiamo dare unà dimostrazione che renda sicura l'una piuttosto che l'altra ipotesi, quantunque a me sembri che la seconda da me esposta sia più attendibile per spiegare il caso da me riferito o altri simili che potessero venire osservati .. 1

La diazoreazione nei febbi·icitanti per il tenente medico M . PENNETTA ed il sottotenente medico O. PALMIERI.

Da quando l'EHRLlCH parlò la prima volta • della diazoreazione nelle urine dei tifosi, gli apprezzamenti circa il valore diagnostico di tale fenomeno furono vari. Sin da allora alcuni dissero non a vere la diazoreazione un ' serio valore diagnostico nel tifo; altri invece la ritennero un fenomeno sicuro ed esclusivo di tale malattia. La discussione è continuata sempre con discordi pareri, e specialmente in questi ultimi anni molti se ne sono occupati, senza però venire a conclusioni stabili. Senonchè mentre prima quasi tutti gli osservatori praticavano la diazoreazione specialmente nel tifo, da qualche tempo la si è praticata sistematicamente da molti in diverse . malattie, metodo questo che non solo può fare conoscere bene il valore del fenomeno circa la diagnosi del tif·o, ma può dare anche

un'ide~

esatta dell'utilità dello stesso nella pratica clinica. Dalle loro ricerche alct1ni hanno concluso, come il SYERS, che « la reazione nelle urine dei tifosi ha un minimo valore, e quando è positiva la malattia è tanto innanzi, che la diagnosi è assicurata dal lato clinico » : molti altr.i invece, come l' ANTONELLI, il D1BAILow, il J OHNSON, ecc., ritengono . che sebbene la diazoreazione non sia specifica del tifo, pure essa rappresenta un sintomo di gran valore diagnostico nella prati ca In occasione di alcuni casi di tifo in uno dei reggimenti della guarnigione di Bari, abbiamo praticato la diazoreazione nelle orine di tutti i •soldati febbricitanti che entravano in ospedale, e così abbiamo potuto studiare il fenomeno in un certo numero di malati di varie affezioni febbrlli: ora crediamo utile di raccogliere i casi osservati, poichè dal paragone dei risultati avuti nelle varie malattie è facile formarsi un giusto criterio circa il reale valore della reazione in parola. Nel nostro studio abbiamo usata tutta la esatt~zza possibile nella preparazione del reat .. tivo, attenendoci alla formola dell'ERLICH ed abbiamo avuto riguardo a tutte quelle cautele_ generalmente raccomandate sia per la raccolta delle orine (medicinali che possono simulare o distruggere la reazione) come per la tecnica (del resto semplicissima) e p er la interpretazione del fenomeno. I casi studiati, che seno 252, sono raccolti nel seguente specchietto, coi relativi risultati: 1'fALATTIA

Reazioni

Reazioni

positive

negative

Totale

________

----------___;;· .

35

1

36

Febbre da infezio1 e intestinale .

1

21

22

lleotifo

Scarlattina .

.

Morbillo .

.

Erasipela.

.

.

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1

8

8

12

13

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12

12

Malaria .

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20

21

Influenza .

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14

14

Meningite cerebro-spinale .

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9

9 f21)


1846

IL POLICLINICO

lvlAL ATTlA

Parotite

.

.

Bronchite.

.

Polmonite

.

Pleurite .

Febbre suppurativa. Tubercolo si febb rile

.

Reazioni

Reazioni

posi ti ve

negati ve

Totale

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25

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22

22

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21

21

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16

16

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20

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12

13

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Si vede bene da questo specchietto che la 1·eazione positiva nel tifo è la regola : solo in un caso su 36 essa è risultata· negativa, e veramente avendola spesso ripetuta in quest'ammalàto ci è risultata costantemente tale, mentre tutti i sintomi della malattia assjcuravano la diagnosi di tifo (non grave) che ebbe il decorso di tre settenari. Invece pei casi di febbre intestinale, mor, billo, malaria (che figurano nello specchietto come prove positive) possiamo dire che la reazione positiva costituisce un'eccezione e ehe la reazione stessa, sebbene comparsa positiva nei primi giorni, pure inoltrandosi la malattia, e talora aggravandosi l'inf'ermo, è divenuta negativa. E se questi casi hanno importanza, gli è solo perchè essendosi avuta la prova positiva sin dai primi giorni della malattia, avrebbero potuto indurre in errore circa la diagnosi, facendo sospettare un'infezione tifoidea. Invece non abbiàmo tenuto conto di una .reazione posi tiva in un caso di eresipela, perchè essa è comparsa molti giorni dopo l'inizio della malattia ed è durata per breve tempo (due giorni). Queste infezioni rientrerebbero in quel gruppo di malattie nelle quali, secondo lo ZuNz (di Bruxelles) si può avere la diazoreazione positiva, ma essa è incostante. Per la tubercolosi non abbiamo riscontrato la proporzione di casi positivi che è risultata allo STADELMANN (un terzo dei casi) poiohè ne abbiamo avuto uno solo positivo su 13 esamina.ti. Nelle febbri suppurative non abbiamo avuto (ti)

L~~~o

IX-X.

FA$C.

58]

nessuna reazione positiva, diversamente dal1' HELLENDALL che ha riscontrato spesso in tali febbri delle prove positive. Circa il tempo della comparsa della diazo". reazione positiva nei tifosi, nulla possiamo ·dire dei primi due giorni di malattia, poichè d'ordinario i nostri malati durante questo periodo sono rimasti presso le infermerie reggimentali. Nel maggior numero dei casi la prova è comparsa positiva tra il 3° ed il 5° giorno di malattia, sern pre nel prjmo settenario . ~elle altre malattie, per 1~ quali abbiamo avuto reazioni positive, il f'enomeno è comparso nei primi 5 giorni (tranne pel caso di eresipela sopra cen.n ato ). Il tubercolotico che ha dato la prova po· siti va, la dava già quando entrò in ospedale: i fatti broncl1iali si erano manifestati da circa un mese, la febbre da circa 10 giorni. L a scomparsa della diazoreazione nelle orine dei tifosi ordinariamente avviene nella convalescenza, ma questo fat to non ci è risultato cosi costante, come è stato riscontrato d~ molti osservatori: talvolta la reazion.e si è manten·u ta positiva quando l'infermo era già in con9.izioni di cominciare a lasciare il letto, mentre altre volte le prove riuscivano negative quando l'ammalato aveva ancora la febbre. Certamente però la reazione si mantiene positiva per i primi 3 settenari. Nelle altre malattie che hanno dato prove positive, abbiamo visto la scomparsa, come si è detto, dopo pochi giorni, senza alcuna relazione col decorso della malattia. Circa la diazoreazione in rapporto alla prognosi del tifo, non abbiamo osservato quella relazione che molti ammettono (BoRnE, AN- · TONELLI, ecc.) tra intensità di colorazione e gravità della malattia: abbiamo avuto colorazioni · leggere in casi gravi e viceversa. Invece abbiamo più volte osservato che scomparsa la reazione positiva nella. convalescenza, se torna la febbre (tranne le piccole e passeggere eleva~ioni di temperatura) e la reazione si fa nuova.mente positiva, questo è indizio sicuro di una ricaduta del tifo, mentre se torna la febbre, ma la prova delle orine

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[ANNO IX-X, F .A.SO. 581

SEZIONE PRATICA

è nega tiva, bisogna pensare ad una complicazione di natura non tifosa. Nel caso di tubercolosi con reazione positiva non si ebbe un decorso rapido del morbo, che anzi dopo un certo tempo cessò la febbre e l'ammalato potè essere inviato al proprio paese rif'ormato : quindi non riteniamo la reazione positiva nei tubercolotici un sintomo -tanto grave come vorrebbero alcuni (Woon, EREDGouo, ecc ), che vorrebbero esclusi tali tubercolotjci dai sanatori. Conchiudiamo : l ° Che la diazo reazione è quasi costante . nel tifo, mentre nelle altre malattie costituisce un'eccezione· 2 Che essa nel tifo comparisce sempre nel 1° sette-nario, e spesso .fin dal 3 1 giorno della febbre: nelle altre malattie comparisce · pure ordinariamente sin dai primi giorni ; 3° Ohe nel tifo, spesso, m a non sempre, ' essa scompare presso a poco con la febbre: nelle altre affezioni non vi è relazione tra la r eazione ed il decorso della malattia ; 4° Che nelle prove positive del tifo l'in.. tensità della reazione non è sempre in relazione con la gravità del morbo ; 5° Che durante la convalescenza del tifo in una ricomparsa della febbre la prova po· sitiva indica una ricaduta. mentre la reazione negativa sta per una complicazione di na· tura non tifosa. 1

NOTE DI MEDICINA SCIENTIFICA

1847

q11ell a che jmpedisce loro di distruggersi nel sangue raffreddato defibrinato. Vi sono altri due veleni dei globuli bianchi: la pilocarpina e la fisiostigmina. La pilocarpina., come la chinina, invertisce il rapporto dei mononucleari coi polinucleari e si comporta ugualmente. Con la fisostig mina il r esultato è negativo. Bisogna tener conto del fatto che 11na seconda presa di sangue dà r esultati differ enti della prima. Questi fatti s i sp iega no supponendo che i polinucleari sieno forme degenerate di mononucleari; questi nascerebbero dalle glandole linfatich e ed i polinucleari dal midollo delle ossa. Dopo 9 giorni l'inversione tossica della chinina e della pilocarpina è cessata ed il rapporto normale è ristabilito. Nel m aiale e n el bue la defibrinaziono nou cambia il numero dei leucociti. Del pari nell'uomo, nel coniglio e nel cavallo non è. t1na distruzione che si verifiea., ma una fissazione sulla fibrina; fissazione che li dissimula. Questo, in riassunto, scri,re il dott. P. G. BAI ON in uno studio pubblicato n ella Zeitsclir tft fUr Biologie (XLV. 104-111, 1903).

Il contenuto di fibrinferntento nel sangue è propo1·zionale alla sua riccl1ezza in leucociti. I dottori H. STASSANO e F . BILLON hanno riferito alla Société {le Biologie che provocando negli animali di specie diverse una, iperle11cocitosi per iniezione intr~venosa di un prodotto ottenuto per l'azione dell'ozono sull'essenza trementiuata, hanno osservato che J'au1nento del nu1nero dei leucociti circolanti nei vasi è accompagnato da 11n aumento parallelo del contenuto di fibrinfermento del sangue che defluisce al momento del salasso. . Questi fatti vengono in appoggio delle numerose osservazioni g jà fatte da molti sperimentatori sull'origine le11cocitaria del fibrinfer111en to . (Bzi.Zl. de t' It1-stitzit Pasteur, ii. 9, 1908).

Leucociti e coagulazione del sangue. Nuo~o metodo ALEXANDER SCHMIDT ha messo in rapporto la per determinare la reazione del sangue. coagulazioite del sangue con la distruzione d ei leu- · cociti. Nell'Arcliiv fur die gesa11i11ite Physiologie (XCVI, GR"OBER ha confermato il fatto e trovato che 601-623; 1903) il dott. P. FRAENKEL descrive questo nella defibrinazione la metà dei leucociti, e quasi nuovo metodo. tutti i p0li11ucleari, erano scomparsi; m entre, quando La chimica fisica ha fornito il mezzo cli apprezla coagulazione è impedita dal freddo o dall'ossazare le reazioni dei miscugli di soluzioni di diverse lato, il numero dei corpuscoli non cambia. Se si basi ed acidi. Questa reazione dipende dal conterende di nuovo coagulabile il sangue per aggiunta nuto del liquido in ioni di idrogeno e di idrossile. di calce, i globuli bianchi scompaiono. D'altro canto, HOBER (1900) ha m esso in luce questa questione il sangue· reso incoagulabile dal freddo e defibri· dell'alcalescenza dei liquidi animali. Egli si serviva nato, non perde leucociti. La distruzione dei leudelle pile di concentrazione ad elettrodi gasosi. La <:ociti non è dunque necessaria alla coagulazione. forza elettromotrice fra due soluzioni dipendendo I leucociti del sangue raffreddato sono paralizzati. dalla loro con centrazione in iodi di idrogeno o di Vi sono altri paralizzanti oltre al freddo: la chi· idrossile, si può dedurre dalla conoscenza di una nina è del numero. Non è la paralisi dei leucociti di queste soluzioni e della loro forza elettromotrice

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1848

IL POLICLINICO

la concentrazione in ioni della seconda, secondo la formula di N ernst. L'A. adopera gli elettrodi di palladio i tlrogenato, preferibili agli elettrodi gasosi. Egli indica la ma· niera di prepararli e di caricarli. Ije misure di. concentrazione in ioni di idrogeno eseguite in questo modo sul sangue e sul siero fresco di b11e, maiale, cavallo, mostrano che la concentrazione in ioni è, circa al millesimo, la medesima di quella dell'acqua pura. Questi liqltidi sono dunque, praticamente, neutri.

PRATICA PROFESSIONALE

IANNO IX-X, FASC. 58

gendo cosi la percentuale del 14 per cento e sol in casi di epidemie famigliari assai ristrette si ar... ri,rò al numero massimo del 21 per cento. · (Mnnclt. tned. Woch., n. 39, 1903).

Scarlattina latente. Il dott. CAZIOT ha comunicato alla Société tné· dicate des hopitau~l: de Paris una nota sulla scar· lattina latente, nella quale egli distingue due tipi di scarlattina: a) eruttivo; b) anginoso. La forma, molto attenuata., può passare inavvertita. È importante la spiegazione di qt1alche punto oscuro dell'epidemiologia (epidemie di origine ignota) e della clinica (complicazioni, nefrite, ematuria, ana· sarca, empiema) di questa affezione.

Un caso di esante1na scarlattiniforme tossico. Un'epidemia di polmonite.

È descritto dal dott. ZANGGER in un giovane che aveva mangiato della carne guasta. L'esantema Fu osservata e studiata dal dottor F. SPAET. apparve in capo a 12-14 ore e fu accompagnato Sono frequenti nella letteratura, 'le descrizioni. da una temperatura di 38° e da una irritazione di polmoniti epidemiche specialmente negli ospemolto intensa della pelle. Il catarro gastro-intestidali, nelle caserme, nei collegi, nei luoghi chiusi. nale ed i fenomeni cutanei disparvero in 48 ore L'epidemia che l' A. ha osservato offre un intedopo un regime appropriato e delle lozioni di aceresse particolare per l'estensione che l'epidemia. tato di piombo. assunse in t11tto un paese e per il suo modo Quando è l'orticaria che apparisce in seguito ad di comparire quasi jmprovviso. Dall' 8 maggio un disturbo dello stomaco e dell'intestino, la dia· al 7 luglio 1903, nel piccolo paese di Renbrunn gnosi non offre difficoltà. Ma i disturbi gastro· che conta appena 454: abitanti, si contarono 63 casi intestinali possono produrre delle eruzioni che, per di polmonite; vale a dire il 13: 9 per cento degli la loro dl1rata, la loro estensione ed i fenomeni abitanti nel breve periodo di due mesi fu · colpito febbrili, possono simulare una scarlattina. L'A. cita da questa malattia. La malattia si presentava in un caso di qt1esto genere in una don11a che aveva ogni caso col quadro tipico della polmonite cr11mangiato un t1ovo guasto. pale. Insorgeva con brivido, a cui seguiva spesso (Corresp. Bt. f. Sclizv. Aerzte, 1° settembre 1903). vomito, oppure diarrea, accompagnato da dolore puntorio, senso di vertigini, lombaggine e spesso Ricaduta malarica dolori diffusi a.lle ossa degli arti specialmente ; in • dopo un periodo di latenza insolitamente lungo. alcuni casi gravissimi non mancarono il delirio e i sintomi dell'intossicazione generale. All'esame og· Un tale caso è riferito dal SCHIL"LING nella gettivo si mettevano facilmente in evidenza tutti i Derttsclie nied. Woch. del 5 marzo 1903. Il malato fatti del quadro classico della polmonite. Il decorso aveva avuto un tipico attacco di terzana malarica era solitamente normale, senza complicazioni; in 8 1 / 2 mesi dopo aver lasciato l'Africa, e due anni due casi soltanto si osservò la ineningite, la crisi e mezzo dopo il suo 11ltimo attacco furono trovati i avvenne in quinta giornata. caratteristici parassiti malarici nel sangue. Dopo Non ostante la chiarezza e la costanza di ql1esti la sua partenza dall'Africa il paziente non aveva sintomi, dato il modo in~olito di diffondersi ed al· avuto alcuna occasione di reinfettarsi. cune particolarità del quadro clinico, come il vo· mito e i dolori agli arti, era legittimo il dubbio Un caso di batteriuria simile al inorbo di Weil. che si trattasse, invece che di polmonite crupale, Il SATTERLEE pubblica questo caso, il quale pre· di polmoni te da bacillo di PFEIFFER. Se non che sentava tutti i sintomi di un ittero febbrile ac11to. contro tale ipotesi, oltre tutte le altre buone ra· Esisteva un'infezione generale che deve aver progioni, ostava in modo assoluto il reperto batteriodotto lesioni degenerative nel fegato e nelle cel· logico. La p ercentuale del 13. 9 per cento fu appena in lule renali. La debolezza prolungata e il dolore muscolare generale durante la convalescenza mo· qualche raro caso raggiunta in epidemie di luoghi strano che nel malato l' infezione è stata grave. chiusi, come in quella delle carceri di Amberg dove Esperienze fatte con un bacillo isolato dall'w·ina sopra 1150 detenuti ne ammalarono 161, raggiun(24)


[ANNo IX-X,

FAso.

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hanno mostrato che era tossico per le cavie. In queste esperienze si è trova.ta una epatite acuta molto marcata in t.utti gli animali che sono morti; si è trovata ugualmente una nefrite acuta. Negli animali che hanno sopravvissuto all'inocu· lazione, l'urina ha presentato della batteriuria con albumina e cilindri.

APPUNfl'll l?I fl'lEl)_APIA L'ad1·enalina contro le emo1·1·oidi.

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1849

SEZIONE PRATICA

Nel numero delle applicazioni dell'adrenalina bi· sogna citare quella fatta contro le emorroidi. Il dott. L. Nov1 l'aveva da tempo preconizzata. Il BouCHARD ha veduto l'applicazione di un tampone di ovatta imbevuto della soluzione di adrenalina al millesimo portare in m en o di un'ora la decongestione delle vene tumefatte. Il MoSSÉ in un caso di emorroidi irreducibili con minaccia di strozzamento ha otten11to analogo successo. Più recentemente il DEVJLLIERS in una donna di 46 anni affetta da emorroidi voluminose irreducibili, che rifit1tava ogni intervento, ha adoperato l'adrenalina nel modo segt1en te : Primo gior1io: polverizzazione di una soluzione composta di: Soluzione di adrenalina 1 °/00 • gm. 25 Acqua distillata . . . . . . » 250 S econdo giorno: applicazione di una soluzione di ovatta imbevuto di un tampone al 1/2 °/00 ; in un'ora il cercine è isch emizzato ed il dolore è quasi del tutto sparito. Perzo ![ior1to : nuova applicazione di una solu· zione 1 °I 00 • In capo a mezz'ora la riduzione si fa. possibil~; il tumore non si riproduce. • (Le Policli1iique, 1.5 ott. 1903).

L'antipirina nella cura della corea. L'antipirina è un rimedio specifico d ella corea, talune volte m~raviglioso. Se la sua str aordinaria efficacia curati"'\7 a in questa nevrosi non è general• m ente accettata, gli è perchè non viene som ministrata nella dose elevata che i singoli casi possono richiedere. Alc11ne volte sono necessari almeno sei grammi al giorno (in soggetti di otto, dieci, dodici anni). .A. prova dell'asserto, il dott. L ussANA (Relazio1te sa1iitar ia pel riparto 11iedico dPll' Ospedale M'tggiore di B ergamo. Tipografia Alessandro e fratelli Oat· taneo, Bergamo, 1902), riferisce otto casi di cor ea curati n ell'anno 1901, dei quali uno specialmente gravissimo. L'antipirina spegne talvolta il movi· mento coreico, e lo riduce al minimo, entro due, tre giorni di cura al più. L e dosi elevate di antipirina non portarono mai il benohè minimo incon· veniente.

Lo iodio ed i mezzi di difesa dell'organismo. In una tesi sull'argomento il dott. L ÉON LORTAT J ACOB studia dapprima in vari animali per iniezioni sottocutanee ed intraperitoneali il modo di assorbimento d ello iodio e delle soluzioni iodio-iodurate; questo assorbimento si fa dai leucociti. Le soluzioni iodate iniettate n el sangue o nelle sierose provocano una mononucleosi apprezzabilis· sima; finaln1ente queste soluzioni hanno un'azione delle più evidenti sul tessuto linfoide : congestione e giammai necrosi, quale che sia la dose inoculata. Inoltre, mentre gli iod.u ri, nelle intossicazioni acute, provocano una eosinofilia ganglionare e splenica, lo iodio adoperato solo fa sparire le cellule eosi· nofile del tessuto linfoide. Queste esperienze spie· gano l'azione favorevole dello iodio n elle affezioni cronichA delle sierose e del tessu to linfoide. (Joiir1ial de Pliysiologie et de Patlzologie gé1i~rale, n. 5, 1903) . •

Uso dell'apomorflna pe1· rep1·imere l'ebbrezza al· coolica con ipe1·agitazione. In certe condizioni, a bordo delle navi da guerra o nell'esercito, per es., può esservi bisogno di far cessare al più presto possibile lo stato di agitazione nel qt1ale si trova un uomo ubbriaco, per tutelare il decoro e preservare il malato stesso dalle gravi colpe disciplinari che potrebbe commettere. In simili casi un m edico d ella nostra marina mi· litare, il dott. .A. VACCARI (A1111. di med. navale VI, 1903) ha ricorso, con costante successo, all'iniezione di cloridrato di apomorfina, alla dose di 1 centgm. (una siringa di Pravaz di una soluzione all'1 per cento di questo sale). Dopo il vomito provocato dall'apomorfina ogni agitazione cessa subito ed un sonno profondo non tarda a sopraggiunger e.

VA.R:IA Lo strapazzo sportivo. -

Sono state organizzate delle corse a piedi da Bordeaux a P arigi. Sarebbe bene, scrive il dott SABRAZÉS n ella Gaz. Jiebd. des Scie1ices médicales de Bordeau..-Y:, prevenire i partenti che essi si espongono, ·strapa~za.ndosi, a gravi disor· dini organici. ÀLBU e 0ASPARI hanno esaminato i corridori che hanno preso parte alla corsa pedestre Dresda· Berlino, lunga 202 chilometri. Il primo arrivato percorse questa distanza in 26 ore e 58 minuti, fece cioè 7 chil ometri e mezzo al· l'ora. Bisogna notare che quest'uomo era vegetariano ed astemio dell'alcool. All'arrivo questi corridori erano abbattuti e pre· sentavano segni di dilatazione delle cavità sinistre (25)


1850

IL POLIOLINIOO

d81 ct1ore. Queste sono modificazioni transitorie. Ma constatazioni più interessanti furono fatte; l'esame delle urine dimostrò in questi corridori la presenza di albumina, di emazie, di cellq.le epiteliali e di cilindri renali, cioè dei sintomi di nefrite emor· ragica. Cosi, in vece di concorrere a fortificare l'organismo e ad equilibrarne le funzioni fisiologiche, simili abusi sportivi possono dar luogo a vere malattie.

l\UBRICA DELL'UFFICIALE SANITARIO ed. :t G1-:IEN'E

LABORATORIO BATTERIOLOGICO DI ROMA.

DEL

COMUNE

L'inftuenza delle polveri stradali sulla diffusione della febbre tit·oide in. Roma .

per il prof. SAVERIO SANTORI. (Con~inuazione e fine, vedi fas<r. 57).

Parlando dell'origine stradale e domestica delle polveri stradali abbiamo veduto la maniera per la quale ad esse possono meseolarsi i germi pato· geni ed, in particolar modo, quelli del tifo. Una volta mescolati a queste polveri ed essiccatisi, i germi si sollevano nell'aria e formano parte di quel polviscolo che, a:r;tche nelle giornate più calme, si osserva e si inspira sulle strade di qualsiasi città. Qui potrebbe obbiettarsi che la polvere infetta versata sulla strada dalla camera di un malato do· vrebbe prevalentemente essere inspirata dai vicini e p erciò dovrebbe anch'essa, come il contagio e le mosche, dare origine a focolai, a centri limitati di infezione. Ma questa obbiezione non regge; giac· chè supponendo, ad esempio, che dalla finestra di un tifoso cada giornalmente un germe produttore di questa malattia, non vi è nessuna ragione per ammettere che questo germe debba essere inspirato • dai vicini: contemporaneamente, supponiamo, a 1000 persone che si trovano nelle vicinanze ne passeranno sulla strada forse altre 10,000 e perciò più facilmente da una di queste che non dalle prime sarà ingerito il germe. In questo modo dalla casa di un tifoso i bacilli del tifo possono propa· gare la malàttia nei più lontani punti della città. Un'altra obbiezione alla quale è necessario rispon· dere è quella della durata in vita di questo micror· ganismo allo Rtato di essiccamento, e specialmente sotto l'azione della 1uee solare. Per ciò che riguarda l'essiccamento, risulta da numerose esperienze che il bacillo d el tifo dissec· cato e mescolato alla polvere può mantenersi vivo e virulento fino a 28 giorni. Alla luce solare invece la resistenza di questo germe è molto minore : ba· st_a no 14 ore di insolazione per ucciderlo.Nella pra· (26)

LANNO IX-X, FASO. 58J

tica si è esagerata l'importanza della luce solare come disinfettante; essa è certamente il miglior mezzo di disinfezione che agisca nella natura; però la sua azione non può estendersi su tt1tta la·super· ficie di una strada e, molto meno, di una camera. Vi saranno sempre gli interstizi posti fra un mattone e l'altro, fra un selce e l'altro, nell' interno dei quali il sole non penetra, come non penetra in tutti i can· tucci della casa e delle strade. La disinfezione so· lare perciò non si verifica nei punti dqve più si deposita la polvere e che maggiormente avrebbero bisogno di essere disinfettati. Ad ogni modo, anche astraendo da ciò, in quante strade il sole batte per 14 ore'/ Certo in nessuna: mentre sulla maggior parte della superficie stradale di Roma, il sole si affaccia appena. Pochissimo adunque possiamo spe· rare dal Role e dall'essiccamento per impedire la dif· fusione del bacillo del tifo per mezzo della polvere. Un'altra obbiezione che si presenta spontanea all'influenza del polviscolo atmosferico su questa malattia è quella della via d'ingresso del bacillo del tifo n ell'organismo umano. Dal fatto che si tratta di una malattia con localizzazioni prevalen· temente intestinali si tende comunemente ad ammettere che i germi debbano .. penetrare colle sostanze alimentari. A togliere importanza a questa obbiezione basta ricordare i casi nei quali i sintomi predominanti, invece che a carico dell'intestino, si presentano a carico dei polmoni (pneumo-tifo) e le numerose com· plicazioni respiratorie cosi frequenti a riscontrare in tutti i periodi di questa malattia. Trovo qui utile accennare ad un fatto da me osservato nel set· tembre scorso. In un paese non molto lontano da Roma, infieriva da parecchio tempo un'epidemia (circa 100 casi su 6000 abitanti) che dai sanitari del luogo era stata diagnosticata. come influenzale. I sintomi iniziali della malattia erano tutti a carico • della gola e dell'apparecchio respiratorio: tonsilliti, laringiti, bronchiti; la febbre più o meno alta era persist nte per 20-35 giorni, nessuna manifestazione · cutanea, raramente diarrea. In un caso si ebbe en· terorragia seguita da morte. Sorto il sospetto del· l'origine tifica di questa malattia fu fatta la siero· diagnosi del Vidal ed in tutti i casi fu trovata positiva. Trat~vasi quindi di una epidemia di febbre tifoide nella quale evidentemente il germe patogeno era penetrato nell'organismo dalle vie respiratorie. La propagazione poi della malattia per mezzo del polviscolo atmosferico può anche, senza alcuna dif· ficoltà, spiegare la penetrazione del germe nel ca· nale intestinale; ed infatti, oltrechè nelle narici e nell'albero respiratorio, il polviscolo atmosferico penetra abbondantemente anche nella bocca e da questa, colla saliva e cogli alimenti, ' ri ene traspor· tato nello stomaco e negli intestini. Nessuna quindi delle obbiezioni suddette può in· firmare in un modo qualsiasi l'importanza maRsima

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SEZIONE PRATICA

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che ha la polvere stradale nella diffusione d ella mente in Italia a Rimini, a Torino, a 1\-Iilano e, febbre tifoide in Roma. credo, anche a Firenze. I metodi impiegati in questi paesi sono diversi Non credo ora fuori posto trattenermi un po' sul modo di impedire l'inquinamento della polvere l'uno dall'altro e variano secondo la natUI·a dei stradale ed il suo sollevarsi nell'aria. È evidente prodotti ' utilizzati e secondo il clima. Le sostanze impiegate furono il catrame, i residui del petrolio, che la profilassi migliore consisterebbe nel dimi· l'olio di scisti di Autz:in, il peh·olio del Pe.-cas, l'inietnuire il più .,Possibile la for1nazio1ie della polvere tolin,a: di ql1est'ultima sostanza l'inventore ha do· stradale; ma dato il materiale che da noi si ado · mandato di poter fa~e esperimenti nel dipartimento pera nella pavimentazione d elle strade e d elle case, della Senna. è questo un ideale che non si può certamente rag· P er riassumer e quanto fino ad ora sono venuto giungere. È facile impedire l'inqui1ta1ne11,fo d ella _ esponendo, credo di poter stabilire : polvere stradale'/ Abbiamo ~ià veduto che tale 1° che in Roma n eila diffusione della febbre inq11inamento si forma per la mescolanza alle pol· tifoide le acque potabili nulla hanno che vedere; veri stradali delle polveri infette provenienti dalle 2° che il contagio, gli alimenti inquinati e gli abitazioni; e perciò sarà specialmente su queste insetti potrebbero benissimo render e ragione anche ultime che i provvedimen~i devono essere rivolti. di molti casi; La denuncia e l'isolamento dei malati, la disinfe· 3° ma che a spiegare il modo uniforme col zione delle camere, delle biancherie, la spazzat11ra quale il tifo si diffonde nella nostra città, è neces· umida che impedisca il sollevarsi della polvere e tutti gli altri provvedimenti resi obbligatori dal nostro . sario ricorrere all'influenza di un altro fattore che, regolamento d'igiene, qualora fossero coscienzio· a miq_ .µiodo di vedere, non può essere che il pol· viscolo atmosferico, il quale trascina con sè, allo samente e da tutti posti in opera, riuscirebbero suf. stato di essiccamento, e fa pen etrare n el nostro or· ficientemente allo scopo. Siccome però, per un cu· mulo di ragioni, forse solo nella minima parte dei ganismo i bacilli specifici prodl1ttori di questa casi tali disposizioni possono essere eseguite, nella malattia. pratica non si è ottenuto il risultato che se ne at• tendeva. Ma se non ci è possibile impedire che questa CENNI BIBLIOGRAFICI polvere stradale venga inquinata, non possiamo in qualche modo tentar di i1npedire clie si sollevi nel· Prof. G. FERRERI. La profilassi sociale delle l'aria e, per mezzo di qt1esta, penetri n ella nostra prime vie respiratorie. - Roma, 190-!, Società bocca e nelle nostre vie respiratorie'? A risolvere Edit. Dante Alighieri. una tale questione sarebbe necessario addentrarsi Rilevata l'im'portanza della profilassi sociale, l' A. nello studio dei metodi più acconci per una razioentra subito in argomento per quel che riguarda nale spazzatura delle strade. Non credo però che la profilassi delle prime vie respiratorie n elle a me spetti di occuparmi di un tale argomento; a masse. me basta di avervi portato l'attenzione e di conConsidera anzitutto le difese naturali del cavo fermare che, dal punto di vista della diffusione naso-faringeo, e cioè il muco nasale, che ha potere delle malattie infettive, migliore sarà quel metodo battericida, l'epitelio bucco-faringeo (dermo-mt1cosa che permetterà il minore sollevamento di polvere. di Robin) che, analogamente alla pelle, ostacola il Quanto lontano da questo metodo ideale è quello passaggio dei germi patogeni n ei tessuti sottostanti, m~sso in opera sulle nostre strade di Roma! il sistema linfatico èhe completa da ultimo tale Fortunatamente se gli igienisti da soli non sono, stato di difesa. Combatte poi, a proposito di tale fino ad ora, riusciti a migliorare un tale stato di argomento, l'opinione sostenuta da taluni che cose, vi riuscifa.nno forse in a'rvenire per l'aiuto l'anello di vValdeyer debba considerarsi come che, per altri scopi, si appresta a dare loro il mondo anello di difesa, mentre ad esso spesse volte dedegli sportmen. vono la loro origine dei processi infettivi. Conferma Il Touring-Club di Francia e d'Italia stanno fatale opinione accennando ai disturbi locali e gene· cendo una vera campagna a favore della migliore rali presentàti dagli individui affetti da vegetazioni manutenzi-one delle strade : hanno bandito un conadenoidi e descrive clinicamente tale affezione, con· corso che ha dato origine ad ottime monografie ed siderandola specialmente in rapporto colla medi· hanno fatto eseguire nel suburbio di Parigi delle cina generale e conclude su tale argomento, ripor· esperienze comparative sui diversi processi impietando delle norme igieniche per gli a.denoidei . gati fino ad ora per combattere la polvere. Tali Viene quindi a parlare degli agenti infettivi che esperienze erano già state tentate fin dal 1880 in albergano nella bocca e delle prime lesioni che in Francia (nella Gironda), poi in .America, in Algeria questa si possono riscontrare; descrive cosi i quadri clinici delle lesioni primarie delle prime vie respi· (dipartimento di Orano), in California ed ultima-

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IL POLIOLINiOO

ratorie e di quelle secondarie alle infezioni generali. Si intra ttiene lungamente sulle più importanti lesioni del naso-faringe, . svolgendo questo argo· mento ampiamente dal punto di vista clinico e con una speciale diffusione per quel che riguarda lo studio della profilassi, specialmente per le forme sifilitiche e tubercolari . • A tale proposito l'A., espoijta la sua opinione circa i mezzi profilattici fin'ora d ecantati o adottati, dimostra come sarebbe più semplice e pi1ì pratico, sia per la cura del malato, sia per la pro· filassi sociale, l'impianto nei grandi centri di « am· bulanze tisio-terapiche ». Svolge tale progetto de· scrivendo su grandi linee come do vr ebbero esser e e come dovrebbero funzionare tali ambulanzo. Ri· corda, infine, l'influenza spesso reciproca tra alcune lesioni delle prime. vie respiratorie e l'organo della vista, l'apparato sessuale, digestivo e respiratorio e il sistema n ervoso, e, dopo avere accennato alla scuola e all'esercito come mezzi potentissimi per la diffusione dell 'igiene sociale, riferisce importanti osservazioni sul ciclismo e sull~automobilismo con· • siderati specialmente in rapporto con le malattie delle prime vie respiratorie e dell'orecchio causate da tale sport. Dott. T. MANCIOLI. EDINGER u. WALLENBERG. Berfcht iiber die Lei·

stungen in dem Gebiete der Anatomie des Cen· tralnervensyste1ns in den Jalu·en 1901und1902. -

Leipzi~,

1903. Verlag. Hirzel.

Richiamo l'attenzione degli studiosi su tale pub· blicazione di EDINGER e w ALLENBERG. È una rac· colta critica preziosissima, dato il nome dei com· pilatori, di tutti i lavori comparsi negli anni 1901 e 1902 nel campo anatomico del sistema n~rvoso centrale. Il libro è diviso in 11 capitoli cosi distribuito: 1° Manuali, ecc.; 2° Metodi di ricerca; 3° Istologia; 4° Pa.rte anteriore del cervello; 5° Corteccia e apparato olfattivo; 6° Mesencefalo, ottico; 7° Vie lunghe ; 8° Cervelletto e suoi rapporti; 9° Midollo al· lungato, ponte, ngclei dei nervi cerebrali; 10° Gangli speciali, radici, midollo spinale; 11° Vertebrali in· feriori. Ognuno di tali capitoli comprende tutti i lavori, che a lui si riferiscono, pubblicati in tutto il mondo; dei più importanti di ql1esti è fatto un sunto e riportato un cenno critico. In una scorsa sommaria del libro, ho veduto che abbondano i nomi di stttdiosi italiani e di ciò c'è da averne gran compiacimento. Credo ch e il lavoro sia di grande t1tilità facili· tando assai il lungo e noioso lavoro di bibliografia n ecessario alla compilazione di qualsiasi • memor1a. a. p. (28)

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Pubblicazioni vervenute al << Policlinico )) . BERTARELLI dott. T. e VOLPINO dott. G. Osservazioni morfologiche e biologiche su un càso di rabbia umana, con t-peciale riguardo alla presAnza ed alla distribuzione dei corpi di Negri nel sistema nervoso centrale. - Estr. dal Giorn. della R. Ac· cademia di Med. di Torino, 1903. BRAGAGNOLO dott. G. Della pneumonite acuta app~ndicolare. - Venezia, Estr. dalla Rivista Veneta di Scienze mediche, 1903. Rt)SSl dott. GIACOMO. La bonifica delle paludi di Napoli dal punto di vista della malaria. - Napoli. Estr. dal giorn.: Il Benessere, 1903. V ASSALE prof. G. e ZANFROGNINI dott. A. Sugli effetti dello svuotamento della sostan~a midollare delle capsule surrenali. - Estr. dal Boli. della Società Med.-chirurg. di Modena, 1902-903. FRASSI dott. A. Dati r elativi alla composizione del latte di Parma. - Firenze, Estr. dal giornale: La Clinica moderna, 1903. DOMENICHINI dott. G. Intorno a tre casi gravi di lesioni tra11matich'='. -1\'Iinerbio, tip. Bevilacqua, 1903. -MASTRI dott. C. Anemia reflessa senza 11remia. Milano, Estr. dalla Gazz. degli Ospedali, 1903. PRANDI dott. A. La medicina dei tempi di Mosè e la medicina moderna. - Milano, Estr. dalla Ri· vista Medica, 1903. PINNA·PINTOR dott. A. Gravidanza e parto normale dopo vagino-fissazione. - Torino, Estr. dal Giorn. di Gineolcogia e di Pediatria, 1903. MAZZOTTI dott. L. Di una rara complicazione cerebrale del reumatismo articolare acuto, rheumatismus apoplecticus, apoplexia rheumatica.. - Comunicazione alla R. Ace. delle scienze dell'Istituto di Bologna, 1'903. CACACE dott. E. Ricèrche sperimentali ed isto· patologiche sull'avvelenamento cacodilico. - Napoli, Estr. dal Giorn. dell'Assoc. dei medici e natura· listi, 1903. BuFALINI prof. G. Fenolo e pérsodina. - Roma, Estr. dall' Arch. di Farmacologia sperimentale, ecc., 1903.

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. . - Recentissima pubblicazione: Prof. TULLIO ROSSl·DORIA Libero Docente di Ostetricia e Ginecologia, 1° Aiuto nella Clinica Ostetrica della R. Università di Roma. \

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lA~NO

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SEZIONE PRATICA

RISPOSTE A QUESITI E A DOMANDE (2785) Sig. dott. R. A. da M. - Fra due concorrenti al posto di ufficiale sanitario, l'un.o prov· visto di diploma universitario e l'altro del certifi· cato degli studi di Firenze, è il primo preferibile al secondo. Il secondo avrebbe preferenza su di altri professionisti forniti di titoli inferiori. N essuna disposizione di legge rende equipollenti i due titoli. (2786) Sig. dott. M. A. da M. - Noi crediamo che le parole: co1t lo stipendio stanziato i1t bilancio, che ordinariamente si usano per le nomine degli ufficiali sanitari, si debbano interpretare nel senso che lo stipendio resta fissato nell' a mm on tare che trovasi stanziato in bilancio nell'atto della nomina ed in quello che, anche in misura varia, potrà ogni anno stabilire il Consi~lio comunale. Qualora la misura non sia rispondente al lavoro che bisogna sostenere, si può ben ricorrere alla Giunta provinciale aromi· nistrativa per un aumento e quel Consesso dovrà decidere, dopo aver inteso il parere del Consiglio provinciale di sanità. (2787) Sig. dott. P. M. da N. P. - L'ufficiale sanitario, con l'attuale legge sanitaria, non acquista la stabilità nella carica. Quel documento non ha alcun valore di fronte al certificato universitario, che presentemente si chiede. (2780) Sig. dott. E. C. da A. - Come abbiamo più volte dichiarato in queste colonne, l'obbligo della vaccinazione incombe al medico condotto. Questi, pertanto, deve eseguirla senza compenso, sia nei oasi ordinari, come in quelli straordinari ed eccezionali da Lei esposti nel quesito. (2781) Sig. dott. B. A. da P. - Crediamo bene che Ella possa rinnovare. la iscrizione alla Cassa pensioni, giacchè nell'atto della liquidazione si som· meranno tutti i periodi, anche staccati, di servizio prestato. Non è però possibile compensare Je future rate con il dippiù pagato per lo innanzi per effetto del contributo massimo corrisposto sinora! giacchè quella plusvalenza resta a beneficio della istitu· zione come se definitivamente si fosse, per tal verso,' rinun~iato sin d'alìora, alla iscrizione. (2783) Sig. dott. L. G. da S. S. G. - Se nel giorno 5 maggio le qimissioni erano state già ac· cettate e se Ella fin da quel giorno avea lasciato di fatto il servizio della condotta, non percependo neanche il relativo stipendio, potrebbe reclamare ia restituzione della quota versata pel Monte pen· sione. Che se poi Ella figurava in quell'epoca tut· tora in servizio, ·non ha diritto al rimborso. (2783 bis) Sig. dott. A. P. da M. D. A. - Il com· penso per le visite a quel povero, cui Ella accenna nel ql1esito, deve essere corrisposto dalla Congrega ·di carità, ed in mancanza dal Comune del luogo -0-ve ha egli passati 10 ·e:tnni di sua vita, avendo ivi .acquisito il domicilio di soccorso, ai termini della

vigente legge sulle Opere pie. Circa la vertenza col collega per la supplenza agli agiati del Comune Ella ha pienamente ragione. Egli è tenuto a farsi pagare da coloro che ha curati direttamente e senza la di Lei interposta persona. Certamente, poi, deve uniformare la sua richiesta di compenso alle con· suetndini ed usi locali ed alla entità della malattia e potenzialità economica degli infermi. Per la iscri· zione alla Cassa pensioni deve rivolgere domanda al Consiglio provinciale sanitario: lo faccia presto, altrimenti sarà tenuto a pagare gli arretrati tutto in una volta. Il contributo minimo è di lire 132 annue. Dopo il servizio minimo di anni 25 potrebbe liquidare la .somma annua di lire 582. Doctor J USTITIA.

AMMINISTRAZIONE SANITARIA

Atti ufficiali. CossANo BELBO e RoccHETTA BELBO. Consorzio sanitario. - Su conforme parere del Consiglio di Stato in adunanza generale, è stato accolto il ri· corso, in via straordinaria, prodotto dal Comune di Cossano Belbo, contro il decreto 1° marzo 1903 del Prefetto di Cuneo che, costituendo d'ufficio il Consorzio sanitario fra il predetto Comune e quello di Rocchetta Belbo, fissava altresl lo stipendio dovuto. al medico condotto consorziale. AVOLA. Stipend;o del 1nedicv condotto. - Il Co· m11ne di A vola ha ricorso al Governo del Re contro la decisione 27 marzo 1903 della Giunta provinciale amministrativa di Siracusa, che au· mentava d'11fficio da lire 1800 a lire 2000 annue lo stipendio del medico chirurgo condotto in quel Comune dott. Salvatore Tiralongo-. Il Consigllo di Stato avendo emesso avviso che il ricorso del Comune non offre giuridico fonda· mento, il ricorso medesimo è stato respinto. SANTO STEFANO A MARE, TERZORIO e R1vA LI· GURE. Consorzio sanitario. - Su conforme parere del Consiglio di Stato, a sezioni riunite, è stato accolto il ricorso, in via straordinaria, prodotto dal dott. Fedele Mandracci contro la deliberazione 8 gennaio 1903 della rappresentanza del Consorzio sanitario Santo Stefano a Mare, Terzorio e Riva Ligure che addiveniva alla nomina del medico consorziale in persona del dott. Giuseppe Ricci. RECALE. Ricorso del dott. Giriseppe Jodice. - Su conforme parere del Consiglio di Stato, a sezioni riunité, è stato respinto il ricorso prodotto dal dott. Git1seppe Jodice, medico condotto del Com11ne di Recale per l'annullamento dei seguenti atti : a) deliberazione 13 ottobre 1901 di quel Consi<>'lio comunale che stabili-,.Ta di ridurre la con· b dotta medica alla cura gratuita dei soli poveri e (29)


1856

Iµ POLIQI,JNIOO

della Università per ciascuno indicato, per la durata dell'anno scolastico 1903-1904, dal 1° dicem· . bre 1903: Ga.ndolf~ cav. Giacomo, dell'ospedale di Ancona, comandato presso l'ospedale di Roma, _al corso di anatomia patologica dell'Università di Roma. Cairone Fabrizio, dell'80° fanteria., comandato presso l'ospedale di Napoli, al corso di clinica der· mosifilopatica della Univer~ità di Napoli. Spina Vincenzo, del 44° fanteria, comandato presso l'ospedale di Roma., al corso di clinica medica del· l'Università di Roma. Media Giuseppe, dell'8° bersaglieri, al corso di ·Clinica psichiatrica dell'Uni,,.ersità di Napoli. ~farini Pio, del 63° fanteria, comandato presso l'ospedale di Roma, al corso di clinica medica del· l'Università di Roma. Santucci Stefano, del reggimento lancieri di ffli· lano, comandato presso l'ospedale di Torino, al corso di clinica oculistica dell'Università di Torino. Calegari cav. Giov. Battista, del 5° alpini, al corso della clinica chirurgica dell'Università di Torino, e, contemporaneamente, comandato al locale ospedale mili taro. Perego Vittorio, dell'ospedale militare di Firenze, al corso della clinica chirurgica .d ell'Università di Pavia, e comandato alla locale infermeria presi· diaria.

Concorsi e condotte. ALFONSINE (Rave1t1ia). - Concorso al posto di medico-chirurgo primario e direttore dell'ospedale. Stipendio annuo L. 3,600, gravato di ricchezza mo· bile e ritenuta per la Cassa·pensioni. Scadenza 15 di· cembre corr. (I concorrenti non debbono aver su· perato l'età di 42 anni il 15 novembre p. p.). Per maggiori schiarimenti rivolgersi alla segreteria del Comune. MALEO (Mila1io). - Concorso ad una delle due con· dotte medico-chirurgiche. Stipendio annuo L. 2,350 lorde, oltre i compensi per i servizi di vaccina· zione e di ufficiale sanitario. Scadenza 15 dicembre corr. Età mino1·e di 38 anni. V OLTURARA APPULA (Foggia). Concorso a medico-chirurgo pei soli poveri. Durata due anni, salvo riconferma, stipendio lire 1200 annue nette di ricchezza mobile. Le domande debbono essere presentate non oltre il 15 corr. dicembre. Ne] Comune vi è un solo libero esercente. PERSICETO (Bologna). Condotta medico-chi· rurgica. Annuo stipendio L. 2400, oltre una even· tuale retribuzione della Congregazione di carità. Scadenza 11 dicembre 1903.

Indice alfabetico analitico del Dresente nnmero. Adrenalina contro le emorroidi (L') . . . Pag. Antipirina nella cura della corea (L'). - Lussana . • . . . • . • . • . . • » Apomorfina per reprimere l' ebbrezza alcoolica con iperagitazione (Uso dell'). - Vaccari . • . . • . • . • . • . . » Batteriuria simile al morbo di Weil (Un caso di). - Satterlee. . . . • . • » Bile (Dell'azione della - sul cuore e dell'ori gine della spaniocardia nell'ittero). - Brandenburg • . . • • . • . . . . . » Cancro sviluppato sul lupus (Del). - Morestin » lloma, lg()3 -

Tip Nal'ionalo di

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Concorsi e condotte. . . . . . . . . Congresso di Medicina interna (XIII). . . Congresso francese di Chirurgia (XVI) . . Diazoreazione nei febbricitanti (La). - Pennetta e Palmieri . . . . . . . . . Diagnostica (R~lazione sui progressi della). - Borgher101 . • • . . . • . • . Elmintiasi intestinale (Cura dell'). - Carrière . . . . . • . • . • • • . Enfisema delle palpebre (Un caso raro di). - Carra . . . . . . . • . . . . Epilessia essenziale (Risultati lontani del tra ttamento chirurgico dell'). - Vidal . . Epilessia yacksoniana (Trattamento chirurgico dell'). - Delbot. • • . . . . . Esantema scarlattiniforme tossico (Un caso di). - Zaugger . • • . . . . • • Febbri malariche (A proposito dello scoppio epidemico delle). - Mariotti-Bianchi . • Febbri malariche (A proposito dello scoppio epidemico delle). - Replica del profes5ore V. Ascoli • . • . • • . . • • Fibrinfermento nel sangue è proporzionale alla sua ricchezza in leucociti (Il contenuto di). - Stassaoo e Billon . . • • Foglie d'argento laminato (Impiego chirurgico delle). - Reboul . . . . • . . Intestino (Sull'esclusione dell'). Hartmano . . . . . . . . . . . . • Iodio ed i mezzi di difesa dell'organismo (Lo). - Lortat . • . . . . . . . Leucociti e coagulazione del sangue. Schmidt . • . . . . • • . . . . Narcosi mista (Un protossido di azoto nella). - Kronig • • . • . . . . • . • Nomine, promozioni, onorificenze • • . . Notizie diverse. . . . . • • . . . . Polmonite (Un'epidemia di). - Spaet. . • Polso lento permanente (malattia di StokesAdams) (Un caso dr). - Snyers. . • . Polveri stradali (L'influenza delle - - sulla diffusione della febbre tifoide in Roma). Santori. . . . . . . • . • . . • Protossido dì azoto n ella narcosi mista (Il) • - Kronig • . . . . • . • . . . Pubblicazioni pervenute al « Policlinico » • Radio e i suoi raggi nel trattamento del cancro (Il). - -Margaret Cleaves. . . . Raggi X (Di un'azione finora sconosciuta che i - - hanno sull'organismo animale). - Albers-Schonberg . . • . . . . • Reazione del sangue (Nuovo n1etodo per determinare la). - f 'raenkel: . • . • . Ricaduta malarica dopo un periodo di latenza insolitamente lungo. - Scbilling • • • Risposte a quesiti e a domande • . . . Scarlattina latente. - Caziot . . . . . Spaniocardia nell'ittero (Dell'azione della bile sul cuore e dell'origine della). - Brandenburg . . • . . . . ~ . . . . • Ste~ca per apparecchi (Una nuova). - Vulp1us. . .. . . . . . . . • • • • Stenosi periferica dell'arteria polmonare e segni -fisici della medesima. - Weinberger. Strapazzo sportivo (Lo). - Sabrazés . . . . Stricnina (Sul passaggio della - dalla madre al feto). - De Dominicis . . • . . . Terapia (Sui progressi della). - Flora . . Vaccino jenneriano depurato col metodo del riscaldamento (Sull'efficacia del). - Mag• g1ora . . . • • • • • • • • •

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.Roma, 12 dicembre 1903

&ano IX-X

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DIRETTORI PROF.

GUIDO BACCELLI -

PROF.

REDATTORE CA.PO: PROF.

FRANCESCO DURANT•l

VITTORIO ASCOLI

. SOMMA .R IO. Padula: Procedimento assolutamente asettico nella gastro-enterostomia. Riviste : - FlsioPATOLOGIA: - Cathelin : La circolazione del liquido cefalo-rachidiano. - MEDICINi\ : - Fichtner: Del morbo di Banti. - Landsberg: Della levolusuria alimentare nelle malattie del . fegato. - CHIRURGIA: - Harrison: Osservazioni sul cancro della prostata. - Riedel: Dello scucchiaiamento della prostata. - Bazy: Rottura intraperitoneale della vescica consecutiva a una frattura del bacino. - MEDICINA LEGALE : - G a rofalo : La responsabilità penale per la trasmissione delle malattie veneree. - Accademie, Società mediche, Congressi : - XIII CONGRESSO DI MEDICINA INTERNA. - CLINICA MEDICA DI GENOVA. - ACCADEMIA M EDICO-CHIRURGICA DI FERRARA. AssocIAZIONE MEDICO·CHIRURGICA DI PARMA. Osservazioni cliniche: - Aporti: Sulle indicazioni

Lavori originali: -

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terapeutiche della paraganglina. - Note di medicina scientifica: - Sieri .citotossici ed attività degli organi ematopoietici. - Influenza dei vari alimenti sul contenuto in acqua degli organi ed in emoglobina del sangue. Pratica professionale: - CASUISTICA : - Segni dell'inizio dell'atassia locomotrice. - Metodo per differenziare i disordini motori e sensitivi di 01·igine organica da quelli di origine psichica, n~lle dita delle mani. - Il riflesso trigemino-facciale ed il fenomeno di Westphal e Pilz_. - Il riflesso corneo-mandibolare. - APPUNTI DI TERAPIA: - Ederna acuto del pulmone. - Sulla peripleurite. - Varia. - Cenni bibliografici. Interessi professionali: - I medici e il dogma. - VII Congresso della Regno in Roma. - Risposte a quesiti e a domande. Notizie diverse. - Nomine, promozioni, onorificenze. analitico del presente numero.

Fed~raz.ione

degli Ordini dei sanitari del

Concorsi e condotte. -

Indice alfabetico-

Per facilitare all'amministrazione l'esatto accreditamento dei valo1·i che vengono inviati pe1· la rinnovazione dell'abbonamento, prego i signo1·i associati di voler sempre indica1·e il nu1nero della fascetta con cui ricevono il giornale. Gli abbonamenti si debbono pagare esclusivamente all'Amministrazione del • •• P~liclinico, ,, Corso Umberto 1, 219. Non si riconoscono i pagamenti fatti ad altri. L' ammi1tistratore

Prof. ENRICO MORELLI Diritti di proprietà r i s e r v a t i ..

LAVORI ORIGINALI assolutamente asettico nella gast1·0-enterostomia.

P1~ocedimento

Studio sperimentale del prof.

FABRIZIO

P ADULA

(Nota preventi.v a).

Dei molti procedimenti asettici finora co· nosciuti per istabilire una comunicazione fra lo stomaco e l'intestino, o fra la cistifellea e una parte qualsiasi del tubo digerente, nes· suno ha pienamente corrisposto all'aspettativa dei chirurgi e agli sf·orzi degli studiosi. Lo strangolamento con laccio semplica od elastico di un piccolo tratto della parete di eia·

scuna cavità, la cauterizzazione attuale o potenziale, ecc. non hanno risolto il problema. La sutura · a catena attraverso la parete di ciascuna cavità, la legatura trans-cavitaria col laccio elastico, la sezione praticata mercè un serranodi dopo aver passato un filo metallico attraverso le due cavità non costituiscono procedimenti assolutamente asettici; e su questa via nulla è preferibile all'apparecchio elegante, semplice e facilmente maneggiabile del Mattòli. E' fuori dubbio che, operando con attenzione e con buoni aiuti, qualunque procedimento operatorio può dare buoni esiti, e si contano a centinaia i casi operati felicemente (3)


1860

JL POLIOLINICO

con la incisione diretta delle due cavità e la sutura consecutiva dei margini. Ma è del pari fuori di ogni contestazione ohe, non potendosi ovunque operare con le comodità d'una clinica o d'un ospedale bene organizzato, resta sempre un desideratum il ridurr~ al mi· nimo possibile i pericoli della sepsi. Mi è parso q uiri di di non perdere il mio tempo intraprendendo sui cani t1na serie di esperimenti con un procedimento semplice e rapidissimo. " Ecco in che consiste questo procedimento.

[ANNo IX-X, FAso. 59J

che e le serro insieme con linguette metalliche, simili ai punti del Michel, ma l~rghe circa 8 millimetri, collocando queste linguette una immediatamente accosto dell'altra. Ciò fatto, rialzo addosso a questa specie di sutura le due pareti e le cucis~o col solito sopragitto (fig. 3). ' E naturale che le laminette metalliche ne· croseranno la mùcosa e cadranno in cavità, stabilendo così l'anastomosi. Le puntine aguzze di ciascuna laminetta non possono offendere la mucosa del viscere nel quale queste cadono, dacohè esse, quando la lamina è chiusa, sono completamente nascoste (fig. 2, n. 3). I pezzetti metallici ven· gono tollerati perfettamente nell' intestino ed emessi dopo· un tempo più o meno lungo.

Fio. · l. •

Laparotomia ; ricerca delle parti che debbono anastomizzarsi ; sutura siero-muscolare a sopragitto delle due cavità secondo la linea assiale delle cavità stesse : in tutto simili a quelle che si praticano con la massima parte dei processi operatori in uso. Accostate e cucite fra loro le pareti delle due cavità, incido, pure longitudinalmente, la sierosa e la muscolare, la qual cosa nel cane è indispensabile per la grande spessezza della muscolare (fig. J, A, B, e, D ); sollevo po-

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3

F io. 2. - Laminetta metallica simile al punto metallico del Mlchel. I, Laminetta vista di sopra - 2, Laminetta vista d i profilo i;>rima di essere applicata - 3, La1ninetta. vista di pr ofilo quando e applicata.

scia una plica della mucosa da ciascuna banda, j sempre longitudinalmente; accosto le due p}j. ~ t-!)

Fra. 3 (S, stomaco. - I, intestino).

L'esito avuto finora è eccellente, ma come si co:r;nporti l'apertura fti comunicazione con l'andare del tempo rispetto alla necessaria. retrazione cicatriziale del contorno, in quanto tempo vengano espulsi quei pezzi metallici dall'intestino, e se qualcuno si soffermi per via e dove, e in eh~ modo, soffermandosi, sia tollerato, sono domande che aspetteranno le debite risposte da una lunga serie di espe· rimenti per lungo tempo continuati. L'insieme di queste risposte sarà oggetto di una comunicazione definitiva.

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(ANNO

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SEZIONE PR.ATIC.A.

RIVISTE FISIOPATOLOGIA

La circolazione del liquido cefalo-rachidiano. (CATHELIN.

Presse 1néd., 1903, n. 90).

Il liquido cefalo-rachidiano non dev'essere considerato come q 11alche cosa a parte nella economia, ma come un liquido che contribuisce all'armonia tra le diverse parti dell'organismo, e che ha col sangue rapporti più intimi di quello cl;le si creda. Il fatto principale, che è stato il punto di partenza degli studii dell' A., è lo scolo considerevole di li .. quido cefalo-rachidiano in una ferita penetrante dello speco vertebrale con apertura della sierosa sotto-aracnoidea ; fenomeno, questo, osservato da tutti i chirurgi da tempo remoto. L' A. rigetta la teoria che stabilisce un movimento di flusso e riflusso nel liquido cefalorachidiano : afferma che, pur ammettendo che la membrana sotto-aracnoidea è una sierosa, essa differisce dalle altre sierose dell'orga· nismo, perchè allo stato normale è sempre ripiena di liquido cefalo-rachidiano, mentre le altre (pleura, pericardio, peritoneo, vaginale) in condizioni fisiologiche, non hanno quasi mai del liquido accumulato tra i loro due f o· glietti. . Quindi lo studio del liq11ido cefalo-rachi· diano dev'esser fatto indipendentemente dalla sierosa che lo contiene; in una parola, questo liquido non è una filtrazione nè un prodotto della membrana sierosa. Inoltre la com posizione del liq nido cefalorachidiano dimostra ancor meglio · la sua diversità dai liquidi che lubrificano o patolo· gicamente dilatano le altre cavità sierose: infatti, esso, secondo ARTHUS, On. SCH)IIDT ed altri non contiene nè sierina, nè albumina, non si coagula col calore, mentre, allo stato normale vi si trovano, come nel sangue, acqua, cloruri, glucosio, urea. Ciò premesso l' A. pensa che il liquido cefalo-rachidiano presenta, come il sangue, un movimento ci1·colare che lo avvicina alle altre circolazioni, specie alla linfatica. Basa il suo asserto su prove anatomiche, fisiologiche, cliniche e patologiche e su dati forniti dalla chi· • rurg1a. Prove a1zato1niclie. - La composizione chimica del liquido cefalo-rachidiano, diversa da quella del sangue, prova che esso non è un . prodotto di filtrazione attraverso le pareti vasali, ma un protlotto ·ai secrezione. Le ri-

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cerche di PETTIT e G1RARD e quelle di CAP· PELLETI dimostrano sperimentalmente la funzione secretoria dell'epitelio che tappezza i plessi ~ei ventricoli laterali del sistema ner· voso centrale. I plessi coroidei sono, adunque, delle vere glandole, e se nell' uomo hanno una disposizione piuttosto membraniforme, non è così nei vertebrati inferiori in cui si trovano delle vere efflorescenze glandolari con vasi, stroma connettivale ed epitelio se· cernente periferico (rettili). Considerando i plessi coroidei come organi glandolari e non avendo essi un canale escre· tore, bisogna ammettere che siano delle glandole a secrezione interna come le glandole vascolari sanguigne (tiroide, milza, capsul~ surrenali): ma., contrariamente a quanto ac· cade nelle glandole a secrezione interna pro- · priamente detta, il prodotto elaborato dai plessi non è direttamente assorbito dalle vie sanguigne : esso si versa dapprima in una cavità intermediaria che è. il sacco sotto-aracnoideo, vero serbatoio, come la cisterna del Pecquet è il serbatoio della linfa. Quindi, per essere più esatti, data una simile disposizione anatomica, bisognerebbe dire che i plessi del sisteffia nervoso centrale possono essere con· siderati coni.e delle glandole a secr.e zione esterna, ma a destinazione interna. Stabilito quali sieno la sorgente ed il ser· batoio, occorre ricercare le vie di derivazione e di scolo. Queste son date dalle guaine linf~tiche perivascolari che si aprono a pieno canale nello spazio sotto-aracnoideo, pescando così con le loro aperture nel liquid<, cefalo· rachidiano. Per la disposizione spongiosa di queste guaine linfatiche, si può pensare che esse formino una rete capillare a circolazione lenta, in cui avrebbero luogo i cambiamenti di composizione fra i due liquidi, e che sarebbe alle due circolazioni linfatica e cefalorachidiana, quello che la rete capillare generale è alle due circolazioni arteriosa e venosa. Prove fisiologiche. - Queste si fondano su due esperienze di FL.A.T~u e di SIOARD, le quali dimostrano che alcune sostanze (inchiostro di Cina) iniettate nel liquido cefalo-rachi· diano, passano nel sistema linfatico. In tal modo viene provata spe~imentalmente la cir· colazione del liquido cefalo-rachidiano, la quale va dal sangue dei vasi afferenti della glandola coroidea secernente, al sangue v enoso della succlavia e della grande circolazione, attraversando il sistema linfatico e quello del liquido cefalo-rachidiano. L'A. pensa che la evidente comunicazione fra i dt1e sistemi, il linfatico e quello del liquido cefalo-rachidiano '5)


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avvenga in corrispondenza del midollo Epinale per mezzo delle guaine perivascolari. Prove cliniche. - Le òsservazioni cliniche dimQstrano che talune sostanze assorbite per la via dello stomaco e passate quindi nel circolo, si rinvengono nel liquido cefalo-rachidiano. Così le ricerche eseguite in proposito, hanno rivelata in esso la presenza del joduro di potassio, di tracce c"!i mercurio in un caso d' intossicazione cronica mercuriale, di piccole quantità d"alcool in qasi d'intossicazione alcoolica cronica, del cloruro di sodio in soggetti che non possono. eliminarlo completamente per l'urina; infine, si è constatata la colorazione giallastra o giallo-verdastra del liquido cefalo-rachidiano nell'ittero cronico. P1·ove patologiche. - In alcuni casi di me· ningite tubercola1·e, il bacillo di Koch esclusivo dapprima al liquido cefalo-rachidiano, può generalizzarsi e prQ·vocare la granulia. In un caso di uremia So1JQUES e C.A.sTAIGNE hanno provocato crisi convulsive e la morte in una càvia, iniettandole il liquido cefalo· rachidiano dell'infermo. Nell'epilessia, DmE e SACQUÉPÉE hanno de· terminato degli accidenti per mezzo di inie· zioni intracerebrali del liquido. Fatti analoghi si sono avuti in un caso di rabbia. Il liquido cefalo-rachidiano può inoltre contenere sostanze battericide e batteriche. Infine, ultimamente THIBIERGE ha riscontrato delle reazioni linfocitarie intensissime nel li· quido cefalo-rachidiano di sifilitici nel periodo secondario. · Parecchi spiegano questi fatti forniti dalla clinica e dalla patologia, ammettendo dei di· sturbi della permeabilità dell'aracnoide e della pia madre; ma l'A. no11 è di questo avviso e ritiene eh·) essi debbano spiegarsi col meccanismo della circolazione, per cui si ha un passaggio diretto . delle so&tanze contenute nel sangu~, al liquido cefalo-rachidiano. Prove chirurgiche. - Da numerose osservazioni risulta che nei casi di apertura all'esterno del sacco aracnoideo, gli ammalati perdono quantità ri!evanti di ~iq nido .cefalo-rachidiano, da 1 fino a 4 litri nelle 24 ore. GRIBBON inoltre ha osservato che la perdita del liql1ido aumentava in seguito a movimenti piuttosto intensi, capaci di attivare la circolazione, e una volta esso veniva proiettato in getto sin· crono al pol&o, come lo zampillo di un'arteria recisa. È noto ancora che nei tu mori ce,re· brali e nelle meningiti vi è aumento della pressione del liquido. Ora, se per i tumori cerebrali e le menin· giti l'ipertensione può essere il 1·isultato di una ipersecrezione, gli altri fatti suaccennati ( 6)

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IL POLIOLINICO

trovano la loro spiegazione ammettendo la teoria della circolazione e la quantità di liquido che si versa all'esterno rappresenta la quantità, che nello stesso tempo sarebbe passata nella circolazio·ne linfatica e san· • gu1gna. L' A. conchiude ammettendo che il liquido cefalo-rachidiano è dotato di un movimento circolatorio, all'istesso modo della circolazione linfatica: questo liquido viene dal sangue e ritorna ad esso per mezzo della circolazione linfatica. Lo schema è rappresentato:· 1° dai ricchi vasi sanguigni afferenti dei plessi coroidei; glandole secernenti; 2° dal sacco aracnoideo, canale di sca· rico e serbatoio, ma non canale escretore; 3° dalle guaine perivascolari, malamente dette linfatiche, che rappresentano il tratto d'unione fra le due circolazioni; 4° dai linfatici paravertebrali e loro gan· gli per mezzo dei quali il liquido cefalo-ra· chidiano, profondamente modificato, ritorna alla cisterna di Pecquet e nel canale toracico, per passare quindi n ella vena succlavia di sinistra e nel torrente della · circolazione ge· ~ nerale, ritornando infine, per mezzo dei vasi afferenti, alle glandole coroidee, dove rico· mincia il ciclo. · Riguardo al meccanismo della progressione di qu·e sto liquido, esso è complesso; prii;ici· pali fattori ne sono; la pressione costan~e del liq11ido; le pulsazioni arteriose dei vasi del· l'aracnoide e della pia madre; i movimenti respiratori (specialmente espiratori); i diversi atteggiamenti del corpo; la gravità. Dott. A. DEMARCHI.

M.ED:I.OINA

Del morbo di Banti. (FICHTNER.

Mit1ich. medie. Wocli,ens., n.

32~

1903).

Questa special e forma morbosa descritta dal B.A.NTI nel 1894, è caratterizzata da tre sintomi principali, che sono: milza ingrossata,

anemia

e ci1~rosi

epatica.

· L' A. riferisce il seguente caso: Un individuo giovane, di costituzione assai robusta, e che ha sempre goduto ottima salute, riceve un colpo di baionetta nella regione dello stomaco. In seguito a questo trauma si osserva che la milza incomincia ad aumentare lentamente e progressivamente, finchè trascorsi sette anni, raggiunge la dimensione di un grosso tumore. Al quarto anno l'infermo è preso anche da un accesso di colica epatica con emissione di numerosi calcoli biliari; al quinto anno ebbe


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SB ZIONE PR.A.TIOA.

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una grave otite, non ancora del tutto guarita; L'A. passando in rassegna i sintomi prin· subito dopo si manifestò una grave ascite, la cipali· della malattia, da lui riscontrati nel quale però diminuì fin quasi a scomparire in caso qui riferito, fa osservare quanto segue: un periodo di tempo relativamente breve. Nel caso dall' A. ossesvato, è diff i eile dare L' individ110 si riebbe abbastanza bene. una giusta spiegazione della quasi totale scom· Nel decorso del morbo di Banti si distin· parsa dell'ascite. Questa avverrebbe, secondo l' A., perchè in guono, secondo lo stesso BANTI, tre stadi: tal caso il fegato sarebbe affetto da llna spe· 1° tumore di milza ed anemia ; 2° disturbi della digestione con elimina· ci ale forma di cirrosi, diversa dalle comuni zione di scarsa orina, contenente molti urati, forme, la quale rimarrebbe stazionaria, nè urobilina e qualche volta anche la materia sarebbe tanto avanznta da impedire la scom· parsa della stasi per mezzo ·di un circolo col· colorante della bile ; 3° cirrosi epatica con ascite, aumento del· laterale di n1tova formazione. In quanto alla litiasi epatica l' A. crede l'anemia, leggero aumento dei leucociti, spesso trattarsi non di una semplice complicazione diatesi emorragica. Il primo stadio dura ordinariamente 5-6 anni, accidentale, ma di un fatto che è in rapporto qualche volta anche 10-11 anni; il secondo con la natura stessa della forma morbosa, stadio dura parecchi mesi; il terzo 5-12 mesi. poichè anche in un altro caso di morbo di La malaitia dopo 6-12 anni a:vrebbe un esito Banti, furono rinvenuti nel fegato calcoli bisfavorevole, se non s' intervenisse con l'estir- . liari. Le alterazioni del sangue, come l'oligoci· pazione della milza, estirpazione che guarisce temia., l'oligocromemia, la leucopenia, la poila malattia. Questi t1'e stadi si verificarono appunto nel chilocitosi e l'aumento in numero delle cellule eosinofile non sono costanti; sono fre· caso riferito. Quanto all'etiologia del morbo di Banti si quenti i fenomeni di diatesi emorragica come hanno opinioni diverse. IJ BANTI crede che si epistassi, ematemesi, emottisi, ematuria, por· tratti di una malattia primaria della milza; pora emorragica, ecc. ecc. Le emorragie clello le affezioni a carico del sangue e del fegato stomaco nella maggior parte .dei casi non si manifesterebbero in seguito al passaggio di sono dovute a diatesi emorragica, ma alla un veleno nel sangue. Tale è pure l'opinione perforazione delle vene (che sono così spesso del SENATOR, il quale però ttggiunge che la dilatate nella ci1·rosi epatica) dell'estremo in· malattia della milza è una specie d' infezione f eri ore dell'esofago e del cardias. originatasi dal tubo intestinale. La terapia del morbo di Banti consiste per Al contrario il CHIARI descrive quattro casi gl'italiani nell'asportazione della milza, aspor· in cui i sintomi clinici corrispondono chi più tazione che dà abbastanza spesso risultati chi meno a quelli del BANTI, l'autopsia ri· favorevoli. Dott. E. GuGLIELMETTI. velò una forma tale di cirrosi epatica da far , pensare che si trattasse assai ,. erosimilmente Della levulost11·ia alimentare di sifilide congenita. Anche il MARCHAND banelle 1nalattie del fegato. sandosi e sopra l'autopsia di un caso a lui occorso, e sopra l'andamento clinico della ma· (LANDSBERG. Dezitscli. 1nedic. W oclieli., n. 32, 1903). lattia, crede trattarsi di sifilide ; la milza non Riguardo alla quee,tione molto discussa della sarebbe la prima ad ammalare, ma ammale- levulosuria alimentare nella diagnostica della rebbe o dopo il fegato o contemporaneamente funzionalità del fegato, furono dall' A. istituite e per una causa comune. delle ricerche sperimentali in 21 casi di maNon si sa ancora nulla di preciso circa la lattie di fegato. natura e l'etiologia del morbo di Banti. Nel Il metodo di ricerca da lui eseguito fu : caso riferito dall' A. il tra urna fu il punto di somministrazione, a digiuno, di 100 grammi di levulosio chimicamente puro, nello spazio di partenza delle manifestazioni patologiche. In qu.anto alla diagnosi, detto morbo si di- mezz'ora, con the o con acqua calda (eme. 500stingue dai casi tipici di tumore di milza o 750); raccolta ed esame dell'orina emessa dudi anemia perniciosa dovuti a malaria, come rante le prime quattro ore. La ricerca del levulosio venne fatta con le pure si distingue dai casi com11ni di cirrosi rea2lioni del Trommer, del Nylander e del epatica; ma è spesso impossibile differenziarlo Solivanoff, non che con i metodi della poladalla pseudoleucemia lienale e dall'anemia rizzazione o fermentazione. splenica. In quanto alla sifilide ereditaria è I casi sperimentati dall' A. sono i seguenti: impossibile stabilirne clinicamente la pre- 4 casi di carcinoma; 11 casi di cirrosi; 2 casi di cir1'osi ipertrofica; 1 caso di fegato da stasi; senza. ( 7)


1864

IL POLICLINICO

1 caso di itterizia da colelitiasi; 2 casi di occlusione cronica del coledeco. L ' A. contemporaneamente somministrò il levulosio, nella stessa quantità, e 11ella stessa maniera, a sette individui del tutto sani. Tra gl'individui affetti da malattie del fe· gato, solo 9 ebbero levulosuria in seguito alla somministrazione di levulosio, cioè 1 carcino· matoso; 4 affetti da cirrosi; 2 affetti da cir· rosi ipertrofica; 2 affetti da occlusione cronica del coledoco. Inoltre nei casi negativi si ebbe tre volte diarrea profusa, ed una volta vomito. Degl' individui sani quattro presentarono diarrea, e quattro ebbero levulosuria. In quanto agli individt1i malati di fegato, in cui si manifestò la levulosoria, l' A. fa os· servare che in più della metà avevano un'itterizia piuttosto intensa, e che perciò in tal caso si potrebbe forse p ensare che la penetra· zione dei componenti della bile nel circolo sanguigno determini un'alterazionP, in quelle cellule che sono destinate ad assimilare il levulosio. La quantità di levulosio emessa nell'orina dai malati di fegato fu piccolissima, non ol· trepassando mai il 20 per cento della quantità di levulosio introdotta, cotalchè anche nei casi di levulosuria si ebbe un'assimilazione straor· dinariamente buona, quasi completa di levu·

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FASO.

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O:HIRURGI.A.

dola. Leggiere emorragie sono occasionali e come sintomi tardivi si hanno: restringimento uretrale, gravi alterazioni dell'urina e diffi· · coltà nel cateterismo. Il malato dimagra. Al· cuni casi, nei quali l'esame microscopico con· fermò poi la diagnosi, furono caratterizzati dal l ento decorso del male e dalla poca entità dei sintomi locali. La prostata adenomatosa, che assume invece dimensioni considerevoli e si p.resta meglio alla pro statectomia, presenta sintomi locali diversi: con la palpazione rettale si riscontra minore fissità e mancanza della durezza la. pidea, caratteristica del carcinoma. L'A. ritiene necessario l'uso del cistoscopio, dal quale egli ritrae grande utilità per la dia· gnosi; osserva, per mezzo di esso, che il car· cinoma per solito non si sviluppa molto nella v escica, e la piccola parte che vi si sviluppa, offre contorni irregolari, mentre la prostata adenomatosa present·a un discreto ingrossamento intravescicale, a superficie- liscia. La mucosa che lo ricopre appare Incida e, qualche volta, sparsa di piccoli sollevamenti simili a cisti trasparenti; l' A. non ha mai i·iscontrato ciò nel carcinoma. Riferisce di due casi di cancro, esattamente diagnosticati, in cui si procedette all'opera· zione, per espresso volere degl' infermi ; ma, essendosi riprodotto il cancro, uno di essi morì dopo 4 mesi e l'altro dopo 16. Q~ando il carcinoma è causa di occlusione uretrale quasi completa, l' A. consiglia di pra· ticare un'apertura soprapubica per poter vuotare la vescica introducendovi un tubo a dre,,,. naggio, che fa le veci del catetere. Egli ha fatto anche uso, in due casi, dei raggi Rontgen e delle correnti ad alta frequenza, ottenendo soddisfacente diminuzione del dolore; si propone però di seguitare a sperimentare questo nuovo mezzo di cura. Dott. N. LEUZZI.

Osservazioni sul cancro della prostata.

Dello scucchiaiamento della prostata.

~o.

N egl'individui sani la quantità di levulosio eliminata fu di grammi O. 5-1. 5. Notevole è il fatto di questa levulosuria in organismi con fegatc> normale; l' A. conclude che la levulosnria alimentare non vale ad indicarci un'incapacità funzionale del fegato; ma che si deve piuttosto ammettere che la tol· leranza per il levulosio varia moltissimo da individuo ad individuo, indipendentemente dalle condizioni anatomiche e funzionali del fegato. Dott. E. G.

'

(R.

HARRISON.

Brit. Med. J onr. Luglio, n. .2218).

L' A. ritiene che il cancro della prostata sia molto più comune di quanto generalmente si creda, e cònsiglia di fare ·accuratamente la diagnosi prima di procedere ad operazioni, non solo inutili, ma forse anche dannose. Il cancro della prostata si riscontra in individui più giovani di quelli colpiti da semplice iper· trofia e i sintomi principali sono, per solito, dolori lombari e sciatici e ipertrofia delle glandole inguinali, che includono la femorale indurita. Con la palpazione rettale si riscontra durezza lapidea e marcata fissità della glan· (8)

(RIEDEL.

Deut. med. Woch., 1903, 44).

L' A. non è partigiano del processo di Bottini, non tanto per il pericolo di emorragia, che pure egli ritiene assai superiore a quanto ordinariamente si ammetta (mortalità del 5 per cento), ma più perchè pensn che non sia chirurgicamente corretto agire all'oscuro su di un organo malato, senza neanche la cer· tezza che il nostro istrumento colpisca quella sezione dell'organo che stabilisce la indica· zione all'intervento ; po'ichè pur troppo è per lo più impossibile di stabilire se la iscuria prostatica sia in rapporto con ipertrofia del

..

J


LANNO IX-X, FASO. 59J

SEZIONE

lobo meclio o dei lobi laterali, o dell' uno e degli altri insieme. Le statistiche pii1 r ecenti (LEGUEU, THOMPSON, SocIN}, dimostrano che la ipertrofia dei lobi laterali, isolata o concomitante quella del lobo medio, è molto più frequente di quanto un tempo si credeva. Pensa che nessun altro dei vari -processi • proposti meriti di essei· tenuto in considerazione se non intervenga direttamente ed ener· gicamente sl1ll'organo malato, diminuendone il volume. D'altro canto non deve l'intervento porre in nessun modo in p~ricolo la vita dell'infermo, perchè diretto contro lln processo per sè stesso benigno. Un malato di ipertrofia prostatica pt1ò be· neficare per anni e anni dell'uso del catetere ; e, per quanto al cateterismo risalgano certamente innumerevoli danni e perfino la causa della morte, t11ttavia è assai raro che da q11esto egli venga posto acutamente in pe· i·icolo di vita. " Lo svuotamento della prostata mediante il cucchiaio (e.:rcochleatio prostatae), i·appresenta per l' A. 11n processo che, senza }Jorre l'in· f e1·mo in pericolo di vita, e senza espo1~10 alla possibilità della incontinenza di orina nè di fistole uretro·perineali, lo libera o n e mitiga con ce1·tezza tutti i disturbi. lJa prostata ipertrofica è nel vivente di consistenza assai minore· di quello che non si constati alla necroscopia, tanto da poter essere facilmente attaccata dal cucchiaio tagliente. L ' A. i·ife1·isce 5_ casi di ipertrofia, trattati con lo scucchiaiamento, dei quali 4 con esito favorevole immediato permanente, l'altro con esito favorevole immediato (morto però 6 mesi più tardi per paralisi cardiaca, in seguito a lln intervento per diverticolo della vescica). In t1·e di quElsti l'uretra potè essere risparmiata completamente: negli altri <iue fu interessata parzialmente. Lo scucchiaiamento della prostata fu pro· posto dal RYDYGIER (1901), ma l'A. non ne conosceva la comunicazione allorchè operò il suo primo malato (1902). Quando si deve operare 'l « p1·ima che la mu· scolatl1ra della vescica sia gravemente inte. i·essata, e che le orine siano alterate » . Q nesto ideale di un intervento precoce, che può così di rado esser raggiunto perfino nel cancro del petto, si otte1·rà assai meno di frequente per la ipert1·ofia della prostata, affezione a decorso così lento e per lo più benigno. Come si deve ope1·are 'l « in modo da non · ferire l'uretra » . E quindi un'ampia incisione arcuata, simile alla prerettale di N elaton, due

1865

PRATICA

dita davanti all'ano, da una tube1·osiiù, sciatica all'altra, e una incisione mediana, pro· lungata fino alla radice dello scroto, devono offrire.i una larga breccia ch e ci pe1·metta di dominare esattamente il profondo cavo di ope· razione. Attenzione a non ferire nè il retto nè il bulbo dell'uretra. Riconosciuta la i:>ro· stata e postala allo scoperto (tino sciringone introdotto temporaneamente nell'uretra ne fa· ciliterà il riconoscimento) si tolga il catetere e si incida la capsula della prostata dall'alto al basso e circa a centim. 1. 5 a destra della linea m ediana, per tutta l'altezza dell'organo. Mentre con una pinza a denti, afferrato il margine interno dell' asola praticata nella cap· sula, si attira l'organo in dietro e in basso, si affonda nel par·enchima un cucchiaio ta_. gliente, rico1"rendo alla forbice solo quando il cucchiaio non riesca ad aver ragione sulla consistenza dell'organo. Prodotta così una perdita di sostanza quanto una noce o una piccola mela, si procede nello stesso modo a sinistra: sempre attenti a non f~rire l'uretra, badando a non portare il cuc· chiaio sulla linea mediana. Tamponata la ferita, vien lasciata guarire per seconda. Se sia ipertrofico il solo lobo mediano del· l~organo, nulla o ben poco sarà lecito aspet· traci da questo processo. Ma l' A. lo ritien e consigliabile anche in questi casi, n ella fiducia che lo svt1otall'.l@.llto dei lobi laterali po1·ti al· l'atrofia del mediano; certo che se anche non se ne aves~e giovamento, non ne verrebbe danno, e si potrebbe sempre ricorrere alla epicistotomia. Dott. DALLA VEDOVA.

Rottura int1·aperitoneale della vescica consecutiva a una f1·attu1~a del bacino. (Se1naine médicaie, 1903, n. 41).

ha presentato alla Società di chirlU'· gia di Parigi una relazione su un'osservazione del dott. LAFOURCADE riferentesi a un caso di frattura doppia verticale del bacino con i·ottura int1·aperitoneale della ' rescica. Si tratt}t di un uomo di 32 anni che era stato colpito da una frana. A vendo dapprima rifiutato l'in· ter,rento chirurgico, non potè essere ope1·ato che 56 ore dopo l'accidente. Fu fatta la sutura di una lacerazione intraR,eritoneale clella vescica, lunga 6 cm., e fu praticato il dre· naggio vescicale mediante una sonda uret1·ale. Seguì la guarigione malg1·ado l'inter,rento tar· divo e lo stato grave del malato. Dott. A. D. BAZY

( 9)


1866 •

IL POLICLINICO

MEDICINA LEGALE

· La responsabilità penale per la t1·asmissione delle malattie vene1·ee. La questione della responsabilità penale per la trasmissione della sifilide e delle altre ma· lattie veneree è fra le più dibattute in questo momento, da coloro che s'interessano della profilassi pubblica sanitaria e morale, e ri· tengo che sia molto importante per i medici conoscere le differenti opinioni in proposito, che si svolsero con abbastanza chiarezza in una discussione recente in seno alla Société

française de prophglaxie

sanitai1~e

et

mo1~ale.

L'illustre senatore BÉRENGER presentava alla Società una relazione sul tema : Vi è luogo

a creare una responsabilità civile ed una respon· sabilità penale in materia di trasmissione della sifilide? Lasciando da parte quello che riguarda la responsabilità civile, sulla quale i pareri ora· mai sono concordi, ci occuperemo delle opinioni emesse in merito alla responsabilità penale. Secondo il BÉRENGER, l'atto di contaminare altrui riunisce teoricamente una triplice condi· zione necessaria per cadere sotto la sanzione della legge penale: esso rappresenta un atten· tato alla morale, è suscettibile di apportare un danno, è compiuto intenzionalmente. Nessuna considerazione può aver valore dinanzi alla necessità suprema della rep essione quando si tratta di un grande interesse pubblico. La questione si riduce a sapere se l'inte· resse della salute pubblica, del vigore della 1·azza, dell'aumento della popolazione, cioè della forza difensiva, della potenza e del i·a~go di una nazione nel mondo, sia di na· tura tale da giustificare t1n atto di repres· sione. Egli, per conto suo, non crede che ciò possa essere in alcun modo contestato. MERCIER, direttore degli affari civili al Mi· nistero della giustizia, osservò che il codice penale francese non contiene alcun articolo le cui disposizioni possano essere estese alla trasmissione delle malattie veneree e domandò se veramente l'interesse sociale esigesse l'isti· tuzione di speciali penalità. La dottrina di BÉRENGER che vorrebbe qualificare t':asmis· sione volontaria qualunque contaminazione si· filitica com1nessa da un individuo cosciente della sua infezione, sconoscerebbe l'abituale definizione del delitto. Il delitto è un atto ille· cito, che attenta al diritto altrui, e che è COfl't· Jnesso con l'intenzione di nuocere. La volontà è una condizione essenziale e costitutiva del delitto. Nel fatto di un individuo che, sapendosi malato di sifilide, contamina tln altro, MERCIER (10)

[ANNO

IX-X, F .A.se. 59J

non vede, nella grande maggioranza dei casi, la volontà di fare il male, di trasmettere la si· filide. Il piacere o l'interesse spinge l'in· dividuo a compiere l'atto che costituisce una colpa molto grave, una imprudenza colpevole, ma in cui non si può vedere un delitto nel senso della legge. Si tratta di una trasmissione involontaria. L'O. si dichiarò perciò con· trario alla repressione penale, per quanto sia · partigiano della riparazione civile. Si è fatto già osservare, e con ragione, che creando il delitto della trasmissione di queste malattie si aprirebbe la port·a al ricatto ed alle de· nunzi e calunniose ; si sono obbiettate le dif· ficoltà e i pericoli della prova., gli scandali che risulterebbero il più delle volte dai pro· cedimenti ·; a queste considerazioni, che im· pressionano, si aggiunga la difficoltà di tro· vare dei querelanti: è inammissibile infatti il procedimento si1 richiesta del pubblico mini· stero ed è piuttosto da temersi che il numero delle querele sia assai piccolo e la qualità dei querelanti lasci molto a desiderare. L'avvocato LUCIANO LE FoYER enunciò que· sta formula: commettere un delitto è una malattia; trasmettere una malattia è un delitto. D·eve es· sere sottoposta a gi11dizio qualunque persona che contagi altri, sia per mezzo dei rapporti sessuali sia in altro modo, senza nessuna ec· cezione di condizione sociale, di sessoo di età. LE FoYER ammetteva tuttavia che occor· resse la querela di parte e che il giudizio fosse fatto a porte chiuse. La difficoltà di stabilire la prova non deve essere un osta· colo. Le pene dovrebbero essere graduate se· condo che il contagio sia stato volonta1·io, CO· sciente od i1zcosciente. Il dottor Fuux ritenne che si dovesse creare il delitto di contaminazione venerea soltanto rispetto ai minorenni. Egli è stato colpito dal fatto che più della metà delle si· filitiche erano minorenni al momento della contaminazione, .e ritiene che la giovinezza abbia bisogno di protezione a questo rigu~rdo. Egli domandò (con un felice movimento ora· torio) come si possa conciliare una legge come è quella preconizzata dal BÉRENGER con la regolamentazione della prostituzione. . . . Il prof. BROU.A.RDEL ricordò che I medici curanti hanno il dovere del segreto profes· sionale assoluto e ritenne che una perizia in questo argomento sarebbe quant'altra mai dif· ficile e delicata (1). (1) Riteniamo troppo assoluta ed in certo modo ingiusta questa opinione dell' illustre ~rofe~so~ BROUARDEL e rimandiamQ i lettori ad altri articoli sul segreto professionale già pubblicati nel.. nostro giornale. Nota ael R.


LANNO IX-X, FASO. 59]

SEZIONE

ENRICO HAYEM non approvò la distinzione in tre gradi della colpabilità, secondo le idee del LE FoYER. Egli non ritiene necessaria la querela di parte, anzi git1nge f ir10 a do man· dare l'incriminazione, come complice del contaminatore, della vittima che non si querela ! Crede che debba stabilirsi una pena restrittiva della libertà personale e propone per simili casi un sistema penitenziario simile a quello che già funziona nello stato di Nuova York e che consiste nel fare pronunziare dai tribu· nali delle pene a tempo indeterminato, dando facoltà all'amministrazione di liberare condizionalmente o definitivamente i colpevoli quando lo ritenga opportuno. Il dott. PAOLO PETIT fece notare che la ble· norragia non è meno grave della sifilide. IL dott. BouREAU si meravigliò di vedere tlei medici app.o ggiare la creazione del delitto della trasmissione di una qualsiasi malattia . contagiosa. « Noi siamo fatti, egli disse, per cura1·e i malati e non per consigliare di metterli in prigione ! » (1 ). Il signor HoNNORAT, direttore della polizia clei costumi a Parigi, appoggiò l'introdl1zione nella legge del delitto .di contaminazione sifi· litica, pur considerando che questo delitto sarà molto difficilmente punito. Tuttavia, anche se i procedimenti penali saranno pochi, l'effetto salutare del timore della legge sussisterà. Lo stesso avviso espresse il dott. BALZER che nel timore del processo vede l'a1·gomento che avrà più valore sopra certi individui. Il prof. FouRNIER i·ichiamò l'attenzione sugli effetti benefici di una simile legge per il ma" trimonio e per il baliatico mercenario. · Il dott. BARTHÉLEMY rispose al dott. BouREAU che non si tratta di punire la malattia ma la trasmissione di essa. YvEs GuYoT si dichiarò poco convinto della praticità di una legge come 'q uella progettata e presentò delle conclusioni tendenti allo s tatu qlio. Il dott. PAOLO GUILLON, del pari, si mostrò molto perplt3sso sulla opportunità della Ct'eazione di una repressione penale, e domandò, in ogni modo, che la blenor1·agia fosse considerata alla stessa stregua della sifilide. Il dott. EUDLITZ dimostrò, contro il parere di BRouARDEL, che il segreto professionale dovuto dal medico verso i suoi clienti non sarà compromesso con la legge progettata. Nei casi di querela, la generica sarà accertata da p eriti giudiziari, non legati dal segreto professionale come i medici curanti. •

(1) In verità questo signore è rimasto indietro di qualche secolo. Nota del Red.

PRATICA.

1867

Il dott. BERTHOD si dichia.rò decisame11te avversario della creazione del delitto di con· taminazione venerea, e preconizzò invece come mezzi efficaci l'educazione del sentimento pttb. blico, la coltura e la nozio1te morale della responsabilità. Il senatore BÉRENGER riassunse acutamente la discussione. Due punti di essa furono del più alto interesse : la tesi medica che vorrebbe mettere la blenorragia allo stesso livelio della sifilide, la tesi abolizionista secondo la quale nei paesi regolamentaristi la prostituta avrebbe una specie di patente netta dall'amministrazione che dovrebbe metterla al sicuro da una querela per danni prodottisi nell'esercizio della sua in· dustria patentata. Riguardo alla prima tesi, egli dichiarò di inchinarsi alla scienza, ma di voler restringere le sanzioni penali alla clif_. fusione della sifilide. Riguardo alla, seconda tesi egli osservò che la sorveglianza della })rostituzione non implica il riconoscimento uffi· ciale di questa: la polizia non dà con le sue misure di vigilanza dei brevetti rhe garantiscano contro le conseguenze dell'esercizio del meretricio. L 'O. riconobbe pericolosa l'azione pubblica illimitata, e si dichiarò non convinto dalle obbiezioni sul segreto professionale, a cui già rispose E uDLITz, nè dell'op1Jort11nità di limitare la punizione alla contaminazione delle minorenni~ come vorrebbe il dott. FIAUX. I medici p1·esenti all'adunanza non fu1·ono concordi sulla necessità di considerare il contagio della blenorragia altrettanto pericoloso e delittuoso che quello della sifilide: Fuux, RENAULT, QuEIRAT, RrsT, dissero di vedere in ciò un'esagerazione : 13AR e J ULLIEN aff armarono invece che la blenor1·agia è un flagello sociale forse più terribile della sifilide e di· chiaraJrono incompleta e difettosa una legge che colpisse soltanto quest't1ltima. Il FouRNIER si associò a coloro che considerano la ble· norragia come una malattia te1·ribile, sopra· tutto a causa della sua frequenza, ma non credette buona tattica occuparsene in questo momento, essendo diversa l'opinione volgare in riguardo a questa poco temuta B così dif· fusa malattia venerea. Il dott. LE PILEUR appoggiò caldamente le idee espresse da BÉRENGER. La legge proposta da lui sarà una legge fatta essenzialmente contro l'uo1no e colmerà una lacuna lamentata dagli abolizionisti. All'uomo, che non si })UÒ curare con m ezzi coercj.tivi, si dirà: « Per il tuo libertinaggio, od ancl1e senza tua colpa, tu hai cont1,atto un male terribile, tu ne sei stato prevenuto ed avresti potuto farti curare; tuttavia, coscientemente o incoscientemente, tu hai trasmesso il tuo male : pagane i danni (11)


186R

IL POLIOLINIOO

ed espia la tua colpa » . La parità fra i due sessi è così ristabilita per quanto è possibile. L'aduna.nza venne poscia ai voti. L'emendamento tendente a rimpiazzare la parola sifilide con le parole malattie 1;eneree fu approvato con 43 voti contro 5 e del pari con 43 voti contro 5 fu approvata la mozione con· cepita in questi termini: ' E necessario crea1?e un delitto in lnateria di

tr·as11zissione delle malattie veneree. Dott. A.

(ANNO IX-X, FA30. 59j

l'autore tro,rò in una malattia similare, come la ma· lattia di DuPUYTREN, la siringomielia che da·va spiegazione della retrazione dell'aponeurosi palmare, cosi si lascia supporre che nel trofoedema entri in giuoco la siringomielia, la quale può essere pur anco l'espressione di un'unica manifestazione sintomatica, disgiunta dai sintomi caratteristici che d'ordinario l'accompagnano.

Patella (Siena). Il quozie1ite e11,dotelittle 11,el totale degli elementi bianchi del san,gue. - N egl' indi·

GAROFALO.

vidui affetti di endocardite da poliartrite reuma· tica, l'O. ha trovato dei . grandi elementi mononll· oleari, il cui citoplasma ed il carioplasma hanno una struttura molto differente dalle cell11le che si car~tterizzano, seeondo EHRLICH, come corpuscoli RESOCONTI PARTICOLARI mononucleari tipici. Le dette cellule secondo l'O. ' sono di origine endoteliale ; esse !'i presentano con XIII Cong1~esso di Medicina interna un grado d'istolisi più o meno pronunziato, oppure con un citoplasma spezzettato. Sono delle cellule Padova, 29 ottobre-i novembre 1903. endoteliali degenerate e costituiscono, nel sangue Domenica, 1° novembre 1903. Seduta antim. degli ammalati, dal 15 al 18 per cento del totale dei leucociti, mentro i mononucleari conformi alla Presiede il prof. De Giovanni. descrizione di EHRLICH non ne rappresentano che Testi. Edenia neurotrofico e vaso1notorio. - Tratta il 4.5 per cento. Anche il DoMINICI, che ha' fatto di un caso di acropatologia osservato in una gio· la medeRima osservazione, assegna loro la stessa vane di anni 22 colpita da enorme tumefazione • • or1g1ne. dell'arto superiore destro, n ella quale, se si tolNel decorso della febbre tifoide 1'0. ha trovato gono delle algie diffuse a tutto l'arto, e che non gli stessi elementi nel sangue delle papule eberseguivano il decorso dei nervi, l'edema per sè solo thiane, dove sono più abbondanti che nel sangue era tutta la manifestazione sintomatica della ma· in circolazione. lattia, indipendente da qualsiasi manifestazione di ' varietà di Data l'origine particolare di questa sen so e di .moto; questo era inceppato solo per la tu· elementi bianchi, sembra che. la loro constatazione mefazione dell'arto, che aveva temperatura più ele· debba avere un importante significato, giacchè in vata del sano, e senza alcun perturbamento di sorta un'infezione rivelano la partecipazione dell' endo· nelle funzioni di tutti gli altri visceri e del sistema cardio o deJl'intima dei vasi ai processi infettivi. nervoso, se togli qualche lieve stigmata isterica. Ceconi (Torino). Delle resistenze globulari nella Assenza di precedenti neuropatici ereditari e per· nefrite. - Le resistenze globulari nelle varie forme sonali. e nei vari stadi della nefrite sono a volta normali, L' A . esclude la possibilità di un edema mocca· nico, e colla radiografia 'dimostra l'integrità delle più spesso aumentate, mai diminuite. L'aumento in ossa e delle parti molli ; passa in rivista talune taluni casi interessa tutte e tre le resistenze, più spesso però soltanto le due prime. Un tale com· malattie degli arti che coll'edema potrebbero con· fondersi, e si sofferma maggiormente sull'edema. portamento delle resistenze globulari può permet· istèrico, 0h~ esclude. Non trova sostenibile un edema tere un giudizio patogenetico .circa uno dei sintomi da n et1rite, ed accetta l'origine centrale di questo più frequenti della nefrite, costante quando questa è negli stadì inoltrati, l'anemia, la quale non sa· edema per lesione diretta della sostanza grigia mi· rebbe dunque dovuta ad una sostanza di azione dollare. Annovera il suo fra i pochi casi di edema emolitica. L'O. pensa che si possa invece trattare trofico di MEIGE e di DEBOVE.Ne discute la patogenesi, ammettendo una lesione nella sostanza grigia di una sostanza che paralizza la fuzione degli or· intermedia attorno al canale centrale che abbia gani emopoietici, oppure la riduce entro confini assai bassi. leggermente offeso quella d el corno posteriore, poi· Zoia (Parma). Sul doppio battito cardiaco. - In chè i vasomotori escono dal midollo per la sostanza grigia posteriore, quindi, oltre al leso trofismo, sti· un caso di sinfisi pleurica quasi completa con m e· d_iastino-pericardite iperplastica di natura tuberco· molazione delle fibre sensitive. Ignora la natt1ra di questa lesione centrale, nia lare 1'0. ha osservato un doppio sollevamento car· diaco della parete toracica. Il primo movimento, il poichè simili edemi si osservano talvolta nella sin· più debole, era locali~zato al 5° spazio, alla punta ringomielia, poichè la mano succulenta del MARI· NESCO ha molta somiglianza col trofoedema, e poichè del cuore, e coincideva col polso radiale, accom ·

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SEZIONE PBA.TIOA

pagnandosi ad. lln r11more presistolico ~ mentre il secondo, più intenso, ave,ra il suo massimo d' in· tensita più all'interno e coesisteva con un rumore a carattere valvolare. L'O. crede che il solleva· mento della parete toracica fosse prodotto alterna· tivamente da ciasc11no dei due ventricoli ..

Mariani (Genova). Sulle perito1ieolisi1ie. -

Par· tendo dal concetto che si può ottenere un siero. litico per un dato organo mercè l'iniezione di que· st'organo in un animale di specie diversa e prepa· randone poscia il siero, l' O. ha vol11to provare se ri11sciva possibile ?ttenere t1n siero peritoneolitico. Inoculò il peritoneo delle cavie nell'addome dei conigli e vide determinarsi generalmente la ca· chessia e poscia la morte dei conigli. Quelli che riescono a sopravvivere a 4.5 di q11este inoculazioni posseggono un siero dotato di proprietà li· tiche sul peritoneo delle cavie. M.ichelazzi (Pisa). - Sall' importa1iza della p1in·

tura della milza 1tella diagnosi differenziale tra le f or11ie tipiclie da bacillo di Eberth ed . altre forme cli1iica1nente si1nili. ~ L'O. osserva come la dia· g11osi clinica di tifo è stata sussidiata in questi ultimi tem :pi da una serie di ricerche. Un valore relativo compete alla diazoreazione ed alla formola ematologica ; maggior valore senza dubbio ha la sierodiagnosi, ma la ricerca batteriologica ha la maggiore importanza. Con questi criteri l'O. ha eseguito q11est'anno in oltre 20 casi di tifo la pun· tura della milza, sottoponendo il materiale raccolto ad una serie di ricerche batteriologiche con diversi metodi. In tal modo sin dalla fine della 1a settimana in forme clinicamente a tipo tifo~deo si potè far dia· gnosi per due volte di streptoeoccemia, in due altri casi di infezione da b. coli. ln un caso di tu· bercolosi miliare l'assenza del b. del tifo g1tldò alla giusta diagnosi. Soltanto in 10 casi si potè constatare, solo od associato, il bacillo di Eberth. Nelle forme miste l'indagine batteriologica spiegò l'ano·rmale decorso della malattia. L'O. osserva da l1ltimo che per la puntura della milza non sono assolutamente da lamentare gl'L1convenienti ed i pericoli segnalati da alcuni ricercatori. Reale (Napoli). Il solfato di calcio nell'uri1ia degli artritici. - Aggiungendo dell'acido acetico all'urina degli artritici con intossicazione acida e portando l' urin~ all'ebollizione, 1'0. ha constatato la separa· zione d'un precipitato cristallizzato, che all'esame chimico è risultato di solfato di calcio. Ciò prova che questa sostanza. può trovarsi disciolta nell'urina umana, probabilmente q11ando vi ha dE:-ficienza _di basi alcaline, il che permette la combinazione del calcio con l'eccesso di acido solforico. · D'A.mato (Napoli). Contrib11zio1te all'etiologia della rabbia. - L'O. riferisce alcune ricerche intese ad ill11strare la biologia tlel parassita della rabbia.

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Tenuto conto del fatto che il corno d' A.mmono ò il sito di prE}dilezione del parassita, egli ha voluto vedere in quale periodo della infezione rabica esso diventa 'virulento e che grado di virl1le11za vi rag· giunge; ed ha trovato che, data l'inoct1lazione sot· todurale di virus fisso, il corno d' Ammone diventa vir1ùento al 4° giorno. Sembra inoltre che esso raggiunga un grado di virulenza maggiore di quella. del bulbo dell'istesso animale inoculato. L 'O. ha portato poi la sua attenzione su di llil altro fàtto molto importante: egli ha tentato di fa.re una cultura irt vivo del parassita di Negri. A tale scopo deponeva sotto la dura madre di parecchi conigli un po' di corno d' Ammone spappolato senza, brodù, e uccide,ra successivamente i conigli a di· verso periodo di distanza dalla inoculazione. All'a11· . topaia prendeva la piccola massa inoculata e Ja fissava in liquido di Zenker, per proc~dere all'esame istologico, e poi della corteccia cerebrale sot· tostante destinava metà per l'esame istologico e metà per inoculazione sottodurale ad altri conigli. L'O. ha potuto vedere che la corteccia cerebrale si mostrava costantemente virulenta per tutto il periodo d'incubazione, però la virulenza era dimi· nuita dei primi giorni e andava aumentando negli ultimi giorni. Ciò dimostra che il virus rabico non abbandona il sito d'inoculazione. L'esame istologico gli ha poi permesso di riconoscere nella massa ino· culata il parassita di Negri sotto fo~me simili a quelle che si vedevano in lln pezzetto dello stesso corno d' Ammone lasciato come testimone e fissato. Nella corteccia cerebrale sottostante 1'0. non ha potuto riconoscere alcuna forma parassitaria. Non pare dunque che si possano sorprendere, coi mezzi attuali, le fasi di sviluppo del parassita della rabbia.

O. C_ozzoli110 (Napoli). Risultati prossi11ti e lo11ta1ii della stimizzazione nei giov{l,1ti co1iigli. - Ai risultati delle sue precedenti ricerche già pubblicate 1'0. aggiunge che l'inoculazione della tossina difte· rica, del pneumococco di Frankel e dello strepto· cocco nei giovani conigli stimizzati non lasciò con· statare nessuna rilevabile e costante differenza rispetto aJl'epoca della morte degli animali in con· fronto con animali di controllo non operati. Ciò trovasi in accordo con le osservazioni di CARBONE e FLAMINI, i quali non constatarono nessun'aziono protettiva nell'istone del solo timo per rispetto alle infezioni difterica e pnet1mococcica. Ciò esclude· rebbe l'ipotesi di rintracciare presumibilmente in un'influenza protettiva del timo la ra gione della spiccata immunità verso certe infezioni, che i bam· bini presentano nei primi duo anni della vita, ciò che si sarebbe potuto supporre, visto che la mag· giore attività f11nzionale della glandola timo ric:ido appunto in detta epoca della vita d el bambino.

Cioftl (Napoli). Sulla pretesa specificità flelle ne· frolisine. -

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IL POLIOLINIOO

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riguardo all'esame anatomo-patologico siste11icttico • questa condizione ser,ra di stimolo s11gli organi di tutti gli organi, di fronte agli estratti organici formatori del sangue stesso, i quali reagiscono con introdotti nell'organismo, hanno dilnostrato che .il atti,ra neoformazione di corpl1scoli rossi. parenchima renale inoc11lato e i r elativi sieri pre· parati, non solo riescono tossici per il reno, ma CLINICA MEDICA DI GENOVA. anche per il fegato : e, viceversa, le iniezioni di fegato e i rispettivi sieri citotossici preparati sono Conversazio1ti cli1iiche. tossici per il fegato, ma sopratutto per il rene. Seduta del 27 nov. 1903 - Pres. prof. Ta1·chetti. L'O., in base a ltuove ricerch e, completate n el· Dott. Zanoni. Questioni or,r1anoterape1itiche. - L'A. ~l'lstit11to del prof. CASTELLINO, ha potuto dimo· strare che non solo gli estratti di rene e fegato, fa lln esame comparativo qei prodotti opoterapici ma a nche quelli di testicolo e una certa quantità della ghiàndola soprarenale. Cita i vari preparati (li l11tte e di nri1te, iniettati nel peritoneo o nelle della ghiandola soprarenale usati in passato e quelli che attualmente sono in applicazione. Parla poi vene dei conigli, ind11eono nefriti gravi con anuria, oliguria, cilindruria e lesioni nei tuboli contorti ed della adrenali1ia come principio attivo clinicamente emorragie e stasi nel fegato con coagulazione del puro isolato da TAKAMINE e di quella soluzione protoplasma cellulare o vera necrosi. Anche il siero impura di adrenalina che VASSALE per ragioni preparato con inoculazioni ripetute negli anjmali istologiche ha chiama~o para,qangli1ia e che non è di siffatti eleme11ti riesce nefrotossico, ma anche altro che la ripresentazione sotto altro nome del· epatotossico. D el r esto non può sorprendere tale l'antico estratto acq11oso delle capsule surrenali più o meno concentrato, e con tutti i difetti di talo effetto clei sieri, quando per un'altra serie di ri· cerche l'O. hn, potuto dimost.rare per il primo che preparazione dell'adrenalina, descrive le norme da riescono nefrotossici anche i sieri omogenei ed ete - osservare perchè-l'adrenalina non perda la sua ef· rogenei, nonchè l'auto- sang11e e l'a uto·siero. Ancho ficacia nelle sue varie~raa.nipolazioni farmaceutiche e terapeutiche, enumera le sue indicazioni e nota LEMOINE e LINOSSIER, dopo di lui, hanno risconquanto l'uso dell'adrenalina sia ormai diffuso in trato lo stesso p er i sieri eterogenei. tutte le Cliniche, e nelle specialità chirurgiche. Per le sue esperienze 1'0. si sente autorizzato a Prof. Mi1·coli - Domanda se l'iniezione di so· negare qualsiasi proprietà elettiva o specifica alle luzione acida di adrenalina sia molto dolorosa. nefrolisine. La proprietà cellulicida degli estratti e Dott. Zanoni - Non molto : del resto le soludei sieri normali è riferibile non solo ad un'azione zioni per iniezioni di tubetti saldati non esigono ùi eli1ninazioné, ma sopratt1tto all'azione necrotiza1}iclità p er conservarsi. zante, coa.gulante dei nucleo-proteidi, nonchè alla · Prof. Tarchetti - Dice che ùalla sua pratica nzio11e tossico fermentativa insita nei sieri. Per risulta come l'adrenalina sia uno dei rimedi, che quanto non specifica, è g rande l'importanza delle più serve per le piccole operazioni per il fatto cho 11efrolisine nell a patologia delle nefriti. esse :-;i possono eseguire senza essere imbarar1Jzati ' Gobbi (Bassano). Modiflcaz;oni clel conte1t1lto e11to- dall'emorragia; però ha l'inconveniente di essere .fJlobinico del sa1igue 1iella c11,ra climatica di 1non- facilmente assorbibile e molto tossica. Dice che la trtgna. - Ft1rono oggetto di st udio i fa.nci11lli della paraganglina agisce specialmente contro le atonie colonia alpina bassanese, che nella stagione estiva intestinali, il che non si ba per l'adrenalina. Dott. Zanoni - Dice che è bensì vera la tossisono inviati per un mese sui monti di Enego a cità della adrenalina, ma Ja tossicità è bilanciata i11etri 760 s. m. da Bassano che g iace a m. 127. L'O., con osami metodici dell'omoglobina del . dalla grande avidità che la sostanza ha per l'os· sigeno dei tessuti, onde la ossi-adre1ialina che si sangue, ha rilevato che nella prima settimana ri· forma è quasi completamente inerte. Aggiunge cl1e inane pressochè invariata; che nella seconda climi· nuisce in maniera rapida sin oltre i 10-15 del tasso l·adrenalina può usarsi in tutti i casi in cui è usata iniziale, che poi cresce in modo progressivo e con· la paraganglina, essendo la stessa cosa. ti nuato s~no a s uperarlo di 15·20. Constatò ancora Pro~. Mircoli. L'ammoniaca 1ielle urine. - A pro· • cl1e qua11:do il tasso emoglobinico incomincia a sa· posito del" basso peso specifico delle urine 1'0. si è liee compariscono nel sangue i microciti in grande proposto di indagarne le pat1se. - Ha pensato al· quantità. l'ammoniaca che trovandosi libera nell'urina po· L'O. spiega il fenomeno ammettendo che l'au- tesse diminuirne la densità ed ha perciò, senza ag· mento delle combustioni e della funzione respira· giunta di alcuna sostanza, messo a bollire l'urina toria s11lla montagna trovi, n ei primi giorni, un appena emessa, in un distillatore. Egli ha visto che distillava l'ammoniaca che neutralizzava una solu· equilibrio nelle energie latenti e nelle riserve dell'organismo; cl1e poi persistendo l'aumentato lavoro zione acida. Vt'\n !!n a clcterminarsi un impoverimento del sangue Dott. Licci - Domanda q11ale importanza. si 1)01' sq ailib1·io tra ln produzio11e e il const11no e che debba attribuire al fatto di qt1osta sostanza a] ca·

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lina che neutralizzava l'acido messo al fondo del distillatore llna volta che si sa che l'urea e i sali ammoniacali si scompon gono sotto l'azione del calore svill1ppando ammoniaca. Crede perciò che il prof. MIRCOLI non possa con questo esperimento parla.re di ammoniaca lib0ra nelle urine. L'O. pensa che sarebbe stato meglio cercare di scacciare la ammoniaca libera qualora ve ne fosse stata, fa. condo passare nell'urina una forte corrente d'aria, la quale, trascinando l'ammoniaca, gorgClgliasse, in 11na soluzione acida ove questa si potesse dosare. Dott. Rossi - Domanda se nei casi di diabete si può dimostrare qualcosa di simile e se nelle t1t·ine molto diluite si trovi molta ammoniaca libera elio spieghi il fatto della loro densit.à. Prof. Mi1·coli - Dice che le urine avevano l'ea· zione acida prima e dopo la ebollizione. Praticò delle ricerche per veder se l' ammoniaca fosse disciolta per sè o se fosse proveniente da corpi disciolti nella urina. In casi di fosfatnria si svol· geva molta ammoniaca anche senza il calore. L'urina sonza bacteri e con reazione acida sviluppava am· • mon1aca. Dott. Maragliano. Un caso di ernia pol1nonare. Presenta un malato di ple1u·ite probabilmente tu· bercolare in cui si manifestò 11na tumefazione sotto la scapola di sinistra ; in corrispondenza di questa si ottenne del liquido citrino con la puntura esplo· rativa. Tale bozza era circa nel settimo spazio in· tercostale. Riducendo la bozza e facendo tossire il malato, non si sente più l'impulso, che si sente in· vece un po' pi1ì in alto. Certo contiene plet1ra inspessita, il che si dimostrò colla p11ntura ed an· che col liquido pleurico. Contiene inoltre del pol · mo ne poichè, scacciato il liquido con riduzioni, si percepisce un crepitio. Iniettat? del bleu di meti· lene nel cavo pleurico dopo un'ora si estrasse il liquido colorato, dalla bozza. Dott. P. LICCI. .A.CCADEì\-IIA MEDICO-CI-IIRURGICA DI FERRARA. Seduta d el 17 novembre 1903. Presidenza: Prof.

1871

SEZIONE PRATICA

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Baldassari. Malattie irifettive curate nell' etrci· spedale Sa11,t' A1i1ta 1iel vente1i1iio 1883-1902. µ'A. passa in rassegna la maggior parte di tali malattie esaminandone l'andamento e la mortalità anche in rapporto ai vari metodi di cura. Rileva per quasi tutte una diminuzione sensibil~. Bennati Angelo. Di 1l1ia stra1ia localizzaz;o1ie del virus sifilitico. - L' A. riferisce un caso {il 2° che viene ad essere registrato nella letteratura) di · sifl· lo11ia pri1nario del 3° spazio i1iterdigitale del piede, per il quale ha servito da porta d'ingresso alla infezione t1nn. piccola ragade e da veicolo la lingua. P erò, pitì cl1e co1ne curiosità del genere, egli ha

creduto di farne menzione per la reale importanza che questi fatti di contagio sifilitico, insoliti e biz· zarri, hanno nel]a pratica, tanto clinicamente, per ciò che s,i riferisce alla diagnosi della lesione, q11anto dal p11nto di vista della profilassi. Dott. UJ\IBERTO RAVENNA. ASSOCIAZIONE MEDICO·CHIRURGICA DI PARlt'!A. Seduta del 13 novembre 1903. Presiede il prof. Coro11a, presidente. Il dott. Cherlè Lignie1·è, a nome suo e del dot· tore BALESTRA presenta un preparato su u1ia clll·

plir;e a1iomalia 1nuscolare 1iell' avambraccio ll11ia1to. Nell'avambraccio di certa C. A. si notava 11n m11scolo soprannumerario che, inserito in alto all'apo· · neurosi antibrachiale, si confondeva in basso col tendine de-1 M. abàuctor digiti qz:iinti, ed un secondo muscolo soprannumerario, digastrico, il cui ventre st1periore si univa con quello del M. abdzictor poi· licis lo1ig1is e l'inferiore con quello dell'abductor pollicis brevis. Pochi muscoli soprannumerari ana· loghi al primo sono stati descritti: fra essi uno solo, del SOLIGoux, è eguale a questo. Molte volte in· vece è stato descritto il secondo, il quale non ha importanza che perchè consociato al primo. Nello stesso soggetto esistevano anche anomalie arteriose di poca importanza. !

Il dott. prof. Cavazzani parla st1 un caso di re· sezione del retto per ca1icro, co1t speciale JJrocesso di

àeviazio1ie intesti1iale. In un caso di cancro rettale che richiese la escissione del retto :per la via sacrale, operato dal prof. MoNGUIDI, si procedette al seguente metodo di interruzione del corso delle materie intestinali; incisione inguinale sinistra, estrazione dell'ansa del colon discendente, e sua fissazione all'esterno del ventre col processo del MAYDL: dopo otto giorni~ procedendo bene la ferita sacrale, si distaccano le aderenze dell'ansa intestinale colla parete addomi· nale, e la si ripone nel ventre. La paziente ebbe in seguito delle abbondanti scariche, senza alcun inconveniente attribuibile al lungo soggiorno del· • l'ansa fuori del ventre. L'O. espone le ragioni per cui ha proposto questo procedimento, da servire in certi casi di cancro rettale. Il dott. A.lfleri riferisce su un caso di isterecto1nia

totale addo1ni11,ale per co1ite1n11ora1iea esistenza di carci1io1na e fibro1nio11ia del corpo ziteri1to. Riferisce la storia clinica di una donna di 48 anni affetta contemporaneamente da adeno-carci· noma dell'endometrio e da fibromioma uterino, dopo essere stata operata due anni addietro di cistoma ovarico sinistro. La paziente v enne sottoposta, con esito felice, all'isterectomia totale addominale; ed il decorso operatorio, che era stato normale per i (15)


1872

IL POLICLINICO

primi 20 g iorni, fu in seguito complicato da ga· stroenterite ac11ta, ora guarita. L'O. richiama l'attenzione s11llo tliificoltà diagnosticl1e del caso; g iustifica con considerazio11i · cliniche il metodo operatorio adottato, rileva l'im· portanza anatomo-patologica della coesistenza dei cluo tumori nello stesso utero e ne studia. l'eventuale reciproca influenza. Infine dimostra coi preparati n1icroscopici come l'ndeno1na inaligno dell'endometrio possa r ealmente rappresentare in .alcuni casi la forma di passaggio all 'ad eno ·carcinoma. Il prof. Cattaneo riferisce sui risulta ti otte11;uti in jJettiafria co1i l'uso della paraga1tgli1ta Vassale. Questo medi ca1nento, la cui azione consiste n~l rilevare il tono vasale e delle fibre liscie, 11on è stato ancora impiegato nelle malattie infantili. L'O. l'ha im})iegato in cinque casi di atonia gastro· intestinale in bambini, con gli stessi risultati bril· ' lanti che altri A.A.. ottenn~ro negli adulti. Dei cinq11e bambini, d11e erano affetti da rachitismo in atto, e l' .A.. osservò con l'uso della paragaglina un notevole e rapido miglioramento del processo ra· chitico. L'opoterapia surrenale n el rachitismo, già preconizzata da STOELTZNER, si ottiene nel miglior modo colla paraganglina, la quale oltre che come mioci11etico agisce anche sul ricambio. La dose fu sempre di 40 goccie al dì, per os data in 5-6 volte. Non si osservarono mai, anche n ei più piccoli bambini, inconvenienti di sorta. In ttn solo caso si osservò nel perio~o di cura una diminuzione di peso: negli altri ·invece si ebbe a11mento da 100 a 300 grammi in 10-12 giorni.

OSSERVAZIONI CLINICHE Istituto di clinica medica generale della R. Università di Parma dirdtto dal prof. co1nm A. R1vA..

Sulle indicazioni te1·apentiehe della paraganglina. Osservazioni cli11iche del prof. F.

APORTr,

Aiuto della Clinica e docente di patologia speciale medica di1nostrativa.

Fra i preparati più promettenti che l'opoterapia ha messo a disposizione della pratica medica, in questi ultimi tempi, tiene oramai t1no dei primi posti la Paraganglina. E' noto che V ASSALE, partendo dalla denominazione di paragangli, che KoHN propose per gli organi cromaffini, chiamò paragan. glina l'estratto della sostanza midollare delle capst1le st1rrenali, sostanza cl1e nell' adulto llti)

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tiene il primo posto fra gli organi cromaffini (paraganglio soprarenale). Altri preparati prima della paraganglina Vassale sono stati impiegati in medicina con varia fortuna: la surrenina, soprarenina, surradene, epinefrina, adrenalina, ecc., tutti preparati ottenuti dall'intera capsula surrenale. Ma dopochè per gli studi di VASSALE e ZANFROGNINI fu ben dimostrato che è la sostanza . midollare della capsula quella che ha l'ufficio di secernere il noto principio vasocostrittore necessario all!economia, il professor V ASSALE pensò di isolare solo dalla midollare tale principio attivo. E così si ottenne colla paraganglina un preparato di grande efficacia, la cui azione pre· cipua consiste nel mantenere il tono cardio, vascolare e nell'agire direttamente sulle fibre liscie, provoca.n done la contrazione e conservandone il tono. ·La paraganglina Vassale viene oggi pre· parata dall'Istituto sieroterapico di. Milano che, com'è noto, seguendo le indicazioni fornite dal prof. V ASSALE, la estrae dalla sostanza midollare delle capsule surrenali del bue. E' un liquido limpido, lievemente giallastro e di sapore dolciastro. Esso oltre a possedere un' azione vaso · costrittrice maggiore all'adrenalina del commercio, contiene fermenti dÌastatici e fosforo licitinico in co. pia : e secondo le esperienze di V ASSALE e ZANFR~ GNINI questo principio attivo della sostanza midollare delle capsule surrenali non solo vale a mantenere il tono vascolare, ma agirebbe anche sul metabolismo organico, a guisa di fermento che regola i processi biochimici del ricambio e impedisce una autoi11tossica?Jione. Le applicazioni terapeutiche che con felice esito ebbe finora la paraganglina si possono . cosi' riassumere : 1°) N.elle forme di gastrectasia atonica, atonia gastro-intestinale, forme atoniche di stitichezza, nelle paralisi intestinali, V ASSALE pel primo, B.a.ccA RANI- e PLESSI poi, ottennero ottimi risultati, rappresentati da migliora· mento dei disturbi gastrici, ricomparsa del potere motorio deJlo stomaco, miglioramento

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SEZIONE PRA!rIO.A.

delle condizioni generali, miglioramento o scomparsa della stitichezza; 2°) Nell'atonia del crasso, mediante la somministrazione della paraganglina per clisteri di 20 80 goccie in 100·200 grammi di di acqua, il prof. MoNARI ottenne scariche abbondanti anche nei casi più ribelli. In un caso poi di occlusione intestinale da paralisi, MoNARI ottenne la risoluzione rapida dei fenomeni di occlusione, pure mediante clisteri di paraganglina ; 3°) In alcune nevrosi, psicosi e sta ti or· ganico-psichici depressivi in rapporto a malattie esaurienti B a fenomeni d' inerzia gai· stra-intestinale, Gu1ccI ARDI ottenne la guarigione in qualche caso, in altri il miglioramento dei sintomi ipocondriaci, nevrastenici, ljpe· • • man1ac1, ecc ; 4°) In alcune dermatosi di pendenti da disturbi gastro-intestinali il dottor FERRARI potè regolarizzare in breve la funzione dello stomaco e dell'intestino ed ottenne un sen· sibile miglioramento nelle lesioni cutanee. Queste sinora le applicazioni terapeutiche che ebbe la pa,raganglina V assale. Le osservazioni che si vanno ogni giorno facendo, ci diranno con maggior sicurezza quali debbano essere le vere indicazioni da cogliere per somministrare o no, questo rimedio : e n el· l'attesa che ulteriori autori renda.no noti i loro risultati, dalla CLli armonia scaturisca netta e precisa la indicazione terapeutica, ho creduto opportuno riferire il risultato di alcune osservazioni fatte nella Clinica medica di Parma, col eh iarissi mo mio maestro professore R1vA. Le osservazioni non poterono essere molto numerose perchè furono cominciate quando si stava per chiudere la Clinica, ma in com·penso furono molto diligenti e precis~, come quelle che sono condotte in una Clinica iD: cui non mancano i mezzi d'jndagine e in cui il rigore del metodo d'osservazione è dei più 8crupolosi. Esse dunque si riferirono : 1°) A un caso di morbo di Addison; 2°) A un caso di albuminuria ciclica ; 3°) A t1n ca'JO di emicrania oftaln1ica ;

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4°) A un caso di grave gastrectasia con catarro gastrico e gastrosuccorrea; 5°) A diversi casi di stitichezza dipen· denti : · a) da atonia intestinale ; b) da spasmo dell'intestino. Riguardo poi al morbo di Addison, non mi consta che altri prima di me abbia fatte osservazioni cliniche colla paraganglina (1). I risulta ti ottenuti colla adrenalina, secondo BÉc LÈRE, sarebbero piuttosto favorevoli. Nel mio caso trattavasi di una sposa di 34 anni con gentilizio gravemente compromesso dalla tubercolosi, senza precedenti morbosi degni . di rilievo, se si eccettui un certo grado di catarro gastrico che per lunghi anni la paziente aveva sofferto. Quando ella si presentò in clinica, i fenomeni del morbo di Addison erano tipici e datavano da due mesi e .mezzo circa. Melanodermia, astenia progressiva, disturbi gastro-enterici con vomiti frequentissimi che impedivano la nutrizione, tendenza alla diarrea, febbre non molto elevata, polso frequente, piccolo, quasi fìliforme, ecco i f e· nomeni generali spiccanti nel quadro che pre· sentava l'inferma. Obbiettivamente, oltre- alla tinta bronzina della cute, notavasi una certa dolentezza alla pressione negli ipocondri. Praticate nei pritni giorni tre iniezioni quotidiane di surrenina, queste non diedero alcun sensibile beneficio. Si ricorse allora alla somministrazione della paraganglina, prima 60 poi SC> goccie al giorno, in dosi frazionate di 15 goccie alla volta; e per 4 giorni' di se· guito si notò un rapido e notevole miglioramento dei fenomeni subbiettivi ed obbiettivi, così da indurre in tutti, medici curanti compresi, la sIJeranza di una possibile guarigione, per t11tto quanto almeno in simili casi è le· cito sperare. Il vomito era cessato per incanto, regolarizzate le funzioni dell'alvo, ritornate alquanto le forze, o almeno diminuita l'astenia, molto meno accentuata la melanodermia. (1) Questa comunicazione era già s tatr~ fatta al Cong resso interprovinciale di Udine e g ià conse· g nata p er la stampa, quando u sci qua lch e al tra i1uporta nto co mnnicazion~ che n on p otoi qt1in ù i citare. wn i c ni risulta t i c ollin1ano co i 1n ic i. (17)

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IL POLtCLINIOO

Unica nota stonante in qttesto subito miglioramento, la persistente depressione del polso. La pressione sanguigna rimase a 105 nei primi due giorni, poi discese fino a 95 e 85. Ritornata a casa )a paziente fu colta nuovamente dal vomito e tutti gli altri fatti ripresero pressochè l'intensità di prima, no· nostante la somministrazione della paragan· glina cho fu portata a 100 goccie pro die, Insistendo però sempre con la paraganglina si ottenne una diminuzione dei fenomeni subbiettivi. · Su questo caso non credo si possa110 fare molti commenti, perchè l' osservazione fu breve e il concetto patogenetico della ma· lattia non è ancora preciso. Certo però che non deve essere passato sotto silenzio il miglioramento ottenuto nei primi giorni colla pa· raganglina, la quale con tutta probabilità p·ose un primo argine ai processi di auto-in.. tossicazione derivanti dalle alterazioni delle capsule surrenali. Non so se si potrà mai sperare che nel morbo di Addison coll~ som· ministrazione semplice di estratto della so· stanza midollare di .glandule surrenali di ani1nali sani, si possa giungere ad arrestare i processi morbosi gravi delle ghiandole surrenali degli infermi e ad arrestare la compartecipazione del simpatico addominale a questo processo, come fu in tanti casi riscontrato. Non vorrei quindi che alla paragan· glina si dovesse chiedere più di quello che essa logicamente ci può dare. Nel caso di albuminuria ciclica ortostatica i risultati furono pressochè negativi. Era stato scelto ad arte q nesto caso essendo ben noto come dalla maggioranza. degli autori oggi si ammetta ohe il morbo di Pavy sia dato da disturbi vaso-motori. L'auto-osservazioue venne fatta da uno dei più distinti allievi della nostra Clinica. In seguito alla somministrazione di 40-6<) goccie al giorno di Paraganglina si ebbe solo una trascurabile diminuzione di albume. Migliori risultati si ebbero invece in un caso di emicrania. oftalmica di sicura origine vaso·paralitioa. Anche qui si tratta di una auto -osservazione fatta su me stesso. L'ac·

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cesso di emicrania, ohe in me è dato indubbiamente da fatti vaso·motori, di natura pa.. ralitioa, è preceduto dalla comparsa di sco· tomi opachi marcatissimi, ohe precedono l'accesso di emicrania di una ventina di minuti ed· anche più .. Ora per due volte, al comparira degli scotomi, ebbi la precanzione di prendere trenta goocie di Paraganglina e to· sto diminui in me il marcato arrossamento del volto e l'accesso di emicrania non com· parve. Accusai però in sua vece un senso di pesantezza del capo e di intontimento. L'azione vaso -costrittrice della Paraganglina qui mi parve manifesta e poichè essa, secondo le esperienze del V ASSALE, mantiene il tono vasale, è logico sperare che l'uso continuato di tale rimedio faccia scomparire o renda almeno più rari gli accessi di emicrania. Dove l'azione della paraganglina apparve di una indiscu.t ibile efficacia fu in un caso di gastrectasia grave con catarro gastrico e gastrosuocorrea. Trattavasi di un giov·ane di 29 anni forte lavoratore, in cui i disturbi gastrici datavano da circa due anni, assumendo in questo periodo di tempo una accentuazione sempre inaggiore. Quando entrò in Clinica, ·verso la metà di maggio, lo stato della nutrizione era ancora discreto e l'obbiettività era tutta a carico dello stomaco, il quale appariva enor· memente ingrandito. L'aia gastrica cominciava in alto in corri· spondenza del corpo della 4a costa, la grande curvatura incrociava l'arcata costale sinistra in corrispondenza della linea ascellare media e il suo limite inferiore passava sulla linea mediana quattro dita al disotto della. cicatrice ombellicale; l'aia gastrica stessa si spin· geva a destra cm. 1'1 e andava ad interse· care l'arcata costale di quel lato, un po' più in là della linea ascellare anteriore. Manifesto il rumore di sciabattamento gastrico. Nei primi tempi della sua degenza in Cli· nica, il paziente aocus.1va senso di forte bruciore allo stomaco e ogni 3 o 4 giorni veniva colto da vomito, col quale emetteva forte quantità di liquido di odore acre, che nel vaso si disponeva in tre strati caratteristici, uno 1


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SEZIOYE PRATICA

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pulverulento al fondo, uno liquido intermedio cloridrico libero e che le lava ture ripetute e più o meno colorato, e t1n altro schiumoso gli alcalini non avevano per nulla modificato alla superficie. Anche quando si introduceva tale secrezione. I benefici effetti dunque ot· • la sonda nello· stomaco, allo scopo di prati- tenuti colla somministrazione della paragan· care la lavatura, spesso si estraevano 3 o 4 litri glina debbono e3sere attribuiti, secondo il di tal liquido. Il sospetto di un cingolo fibroso mio pare1~e, ad una azione diretta vaso-codel piloro, uno di quelli in cui il prof R1v A strittrice del rimedio sui vasi dello stomaco, po tè dimostrare che si nasconde quasi sem1Jre da cui naturalmente dovrebbe essere venuta qualche nido epiteliale, si dovette abbando- una diminuzione della secrezione gastrica. nare, data la nutrizione ancor buona e lo Questi risultati mi sembrano molto interes· stato generale dell'infermo. Si ammise qui.n di santi, dunque, perchè additano la via che si uno spasmo del piloro causato dalla gastro· deve tentare nella cura della ipercloridria, ciò succorrea e gastrectasia notevole, con tume- che faremo indubbiamente appena ci si pre· fazione della mucosa della regione pilorica. sentino casi clinici adatti. Le lavature dello stomaco con acque alcaliL'ultin1a serie di accurate osservazioni colla nizzate e con solfiti, i diversi rimedi più in Paraganglina fu fatta in rapporto alla stiti· uso a nulla valsero, cosicchè si pensò di ri- chezza. correre alla Paraganglina. Si cominciò il Seguendo i più recenti concetti patogene20 giugno con 40 gocce al giorno, 20 ogni tici di questo disturbo, abbiamo scrupolosapasto, e si salì fino a 60-80 gocce pro die. mente scelto i casi in cui la stitichezza era Sino dai primi giorni il paziente, in seguito data da alterazioni funzionali, rappresentate alla presa di questo rimedio, cominciò ad av- da diminuita od esagerata contrattilità delvertire crampi allo stomaco e qualche dolore 1' intestino. Se sono noti i ·casi di stipsi da intestinale e questi fatti si ripeterono quasi atonia intestinale, non altrettanto lo sono fino agli ultimi giorni della sua degenza in quelli dipendenti da spasmi e contratture delClinica e all'ospedale. Accadde a noi di v edere 1' intestino, che furono sopratutto studiati da lo stomaco contrarsi anche ai disotto delle 01-IE RCIJEvvscKr, FLEINE R e dei quali io stesso non sottili pareti addominali dell'infermo. mi occupai nei miei lavori sull' enterospasmo Questi nel giorno 23 luglio 1903 fu dimesso e sulle nevro$i intestinali. e un accurato .esame obbiettivo, fatto al moTali forme di spasmo intestinale si risconmento d Pila sua uscita, fece riscontrare t1n trano sopratutto negli ammalati di enterop·tosi completò ritorno dello stomaco al volume così bene studiati dal GLÉN A RD . In questi lo normale. spasmo finisce, a lungo andare, in contratSe vi è un caso in cui la Paraganglina tura, con veri processi di degenerazione della esercitò una vivace e indiscutibile azione sulle :fibrocellt1la muscolare dell'intestino. 'rali confibre muscolari dello stomaco, egli è questo, tratture, come tutti sanno, sono rilevabili alla in cui erasi già pensato di ricorrere all'aiuto I>al paziono in corrispondenza del cieco, del del chirurgo. colon trasverso (corda colica) e della S iliaca. Ma non soltanto la completa é rapida riIn questi casi i purgativi purtroppo n on duzione dell'aia gastrica al suo volume nor- fanno che esagerare lo stato morboso e i pamale de\,.e qui essere presa in considerazione, zienti di solito non traggono sollie\,.o che da ma ben anche la modificazione del chimismo abbondanti clisteri oleosi. stomacale e la scomparsa della succorrea Ora, mentre nei casi di atonia intestinale Non devesi dimenticare che quest'infermo, la P araganglina ci diede sempre risultati po· quando veniva sondato a digiuno, emetteva sitivi e lodevoli, n ei casi in cui la stipsi era tre o quattro litri di un liquido acidissimo, data da contratture dell'intestino, la Parache raggiungeva i 7 od 8 grammi per mille ganglina peggiorò le condizioni dell' infermo; di acidità totale, con più di 4 grammi di acido determinando cioè dolori intestinali qualche 1

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IL POLtCLlNI<'.10

volta vomito ed accentuando ancor più la stitichezza. Le esperienze vennero fatte sopra tre donne affette da morbo di Glénard, all'insaputa l'una dall'altra, e tutte tre accusarono uguali di· sturbi. Avevamo scelto questi casi per avere una controprova clinica dell'azione della Paraganglina sulle fibre muscolari lisoie dell'intestino, e i risultati ottenuti furono così nitidi e sicuri da non lasciare ombra di dubbio e da indurci a cogliere e rendere nota questa controindicazione della Paraganglina pei casi in cui la stitichezza deve la sua origine non all'atonia, ma ad t1no stato di contrattura dell'intestino. Credo anzi che nei casi dubbi essa ci possa • fornire elementi di diagnosi differenziale tra atonia intestinale ed enterospasmo o stato contratturale dell'intestino. Questi i risttltati delle osservazioni fatte con ogni rigore nella nostra Clinica colla Pa· raganglina. . Esse confermarono pienamente quanto il VASSALE aveva già detto attorno all'azione di questo suo estratto sugli apparecchi cardiovascolare e gastro-intestinale, e ulteriori verranno certamente anche da altri osservatori, semprechè questo nuovo rimedio venga logicamente usato con quelle precise ·indicazioni, che muovono da un ponderato e· sicuro con· cetto diagnostico.' Parma, · agosto 1903.

NOTE DI MEDICINA SCIENTIFICA Sieri citossici ed attività degli orga11i eniatopoietici. Il prof. PJò FoÀ ha confermato l'idea di MET· SCHNIKOFF, che siel'i debolmente tossici siano dei ~ieri eccitanti la produzione di qt1egli elementi che sa· rebbcro destinati a distruggel'e. L' A. ha riferito nel recente Congresso di patologia, a Firenze, di avere ottenuto sieri linfotossici coi quali he;t pro· dotto un grande eccitamento prodt1tti,ro di linfociti nell'apparato linfatico di alcuni animali. Esso è caratterizzato da ltn nt1moro grandissimo di fi· gtu·e cariocinetiche nei centri germinali dei fol· licoli. Produsse inoltre un siero leuco tossico ed omolitico insieme colle iniezioni ripetute di emulRioni di midollo d elle ossa di coniglio nella cavia, C\d obho 0ffot1i rapidi di moclificnzion o llel Rang110 t20t

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circolante e -del rispettivo midollo delle ossa. .11 sangtte presentava molti megalociti e t1na qua11tità ingentè di globuli. a granuli tingibili col rosso neutro, e globuli .facilmente tingibili in toto, co11 residuo di un corpo apparentemente reticolato, colla miscela di Guarnieri e Dadi, o col liquido di Pozzi. Erano globuli giovanissimi versati in circolo dal midollo, molto eccitato a funzionare dal siero iniet· tato. Il midollo presentava un'enorme quantità di eritroblasti di ogni grandema ed offriva megaca· riociti grossi con la emissione periferica di una frangia i.n cui venivano impigliati i leucociti p·oljmorfi piccoli in via di mortificazione. Infine nel midoJlo, erano molti mielociti mononucleati dal cui protoplasma colorato col liquido di Pappenheim (pironina e ' rercle di metile) si emettevano dei bloc· chetti, come delle gocciole di varia grossezza e forma, di sostanzn, fortemente basofila. Questo è forse un indizio di grande attività nutritiva dei predetti clementi. Reperti simili l'A. ha ottenuto neile cellule spleniche di cavie assoggettate siste· maticamente a salassi, opp11re a ripett1te iniezioni di estratti acq11osi di bacillus coli. In questi ultimi casi le milze contenevano inoltre molti megacario· citi ed erano sempre ematopoietiche. È probabile che l'origine prima della cosi detta trasformazione mieloide della polpa splenica sia sempre un fatto mielocinetico a cui si è sovrapposta la prolifera· zione degli elementi midollari depositati nella polpa splenica. Però la questione non è tanto facile a ri· solversi in modo assoluto per tutti i casi. L'acquisto di molto protoplasma basofilo e l'emissione di par· ticelle dello stesso è indizio di sovra-nutrizione e di eccitamento funzionale; la sostanza staccatasi dalla periferia dellèti cellula sembra de~tinata ad essere senz'altro eliminata o distrutta.

Inftnenza dei vari ali1nenti sul contenuto in acqua degli organi ed in emoglobina del sangue. Dalle ricerche fatte dal dott. I. TSUBOI e pub· blicate nella Zeitschrift fitr Biologie (XLIV, 376406, 1903) risulta che nei gatti e nei conigli il con· tenuto del 8angt1e in emoglobina è influenzato dalla qualità doll'alimentaziono, come già è stato dimo· strato da precedenti ricerche di SUBBOTIN stti cani e st1i conigli. Vi è diminuzione di emoglobina in segttito ad alimentazione impropria, con pane e patate. L'or· ganismo impoTerito d'albumina è al contrario abbondantemente fornito di idrati di carbonio. La diminuzione del saggio dell'emoglobina coincide còn un acc!'escimento del tasso dell'acqua, conte· nuta nel sangue ed in tutti gli organi. Questa sovrabbondanza d'acqua è stata già con· statata da V OIT nei cani e nei gatti. Tsuno1 la ritrova nei gatti e nei corugli. È il feno1neno ini· ziale. La dimint1zione dell'o1noglobina. non è se non tina consegncnza..

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1877

SEZIONE PRATICA

PRATICA Pl\OFESSIONALE

Segni dell'inizio dell'atassia locomotrice.

La diagnosi dell'atassia locomotrice, qt1ando que· sta è confermata, rton presenta difficoltà. I disturbi locomotorì sono così netti e caratteristici che basta di vedere qualche momento camminare un atassico per riconoscere la natura del male.Non è la stessa cosa per l'atassia incipiente ed è indispensabile allora ricorrere a mozzi più precisi di investiga· zione. I segni da ricercare sono i seguenti: Segno di W estphal; » di Romberg; » detto della scala: " dell'incrociamento delle gambe ; » delle marcie al comando ; « del piede sollevato. E cco qualche spiegazione sui modi di cercare questi vari segni : Il seg1to di Westpltal è conosciuto da tutti e con· siste nell'abolizione del riflesso rotuleo. Esiste, nei tre quarti d ei casi, nel p eriodo preatassico della tabe. Facciamo osservare che vi sono persone le quali allo stato normale non posseggono riflesso patellare. Il seg1zo di Roniberg consiste nella pro,ra seguente: si fa tenere· il malato, con gli occhi chi11si nella . eretta, detta del soldato senz'armi. In' capo stazione a q11alche istante si vede il malato oscillare sia in a.v anti, sia indieti·o o inchinarsi lateralmente. Il suo equilibriç è instabile, il suo sistema muscolare ha bisogno di un Fegolatore che gli manca - la vista per r ettificare le - sue deviazioni. L'occhio infatti ' ' è un agente supplementare che viene in concorso di una coordinazione muscolare difettosa. Queste incertezze di equilibrio sono assai poco accentuate - al principio dell'atassia e per vederle prodursi bi· sogna qualche volta aspettare parecchi minuti. 8 <Jgno detto della scala. Tutti gli atassici, anch~ nella fase iniziale del male, provano una difficoltà straordinaria nello scendere una scala. Quest'eser· cizio, infatti, che è complesso, difficile, pericoloso, esige la pienezza delle facoltà coordinatrici del mo· vimento e deve tradurre più di ogni altro l'imperfe· zio11e nascente dal sistema muscolare (FOURNIER). Gli atassici discendono le scale lentamente, a1utan· dosi con la rampa, traballando, mettendo spesso il piede in falso, sempre in paura di cadere. Segnu dell'i1icrocianten,to delle ganibe. Una persona normale che vuole, stando sedt1ta, incrociare le gambe l'una sull'altra, alza la gamba giusto all'al· tezza richiesta e l'incrocio si fa senza esitazione. Non è lo stesso n ell'individuo atassico. Q11esto esita,

pt·oietta la gamba con 11na certa vivacitit atl una • altezza eccessiva con una specie di mo,rimento a scatto e le fa descrivere un arco di cerchio esage· rato che indica una scorrettezza nel giuoco del si· sterna muscolare. Segno della 1narcia al co1na1tdo. 8otto questa de· nominazione il prof. FoURNIER riunisce tre prove dell'atassia iniziale. In una prima prova, stando seduto il mitlato gli si comanda di alzarsi e di mettersi subito i~ cammino. L'atassico si leva, ma nel momento di mettersi a camminal·e barcolla, prov~ certe oscil· !azioni che l'obbligano ad assict1rare, prima di par· tire, la sua avanzata. · Se, essendo il soggetto in marcia, gli si comanda di fermarsi, egli non può arrestarsi bruscamente, è portato avanti dal movimento_e non può rendersi . d'un tratto immobile, oppure si rigetta indietro per r esistere all'impulso che lo spinge avanti. Se si ordina al malato di fare « diet!o front », egli prova un visibile imbarazzo, una difficoltà evidente e non può girare correttamente su sè stesso. Si osserva in lui una indecisione di movimenti una esitazione marcata con perdita di equilibrio : qual\. che volta imminenza di caduta. Queste varie prove, dice il FouRNIER, non sono infallibili, ma sono dei reattivi potenti dell'incoor· dinazione; esse sone più sensibili e più sicure dei processi ordinari di esplorazione della deambula· zione volontaria, perchè impongono al sistema mu· scolare dei movimenti impreveduti e repentini, pi1ì a.tti a rivelare un disturbo rudimentario di atassia di qt1ello che non siano i movimenti dell'ordinaria locomozione. 8eg1io del piede alzato. Questa prova consiste nel fare stare il malato su un piede solo, cun l'altro rialzato, e ciò prima con gli occhi aperti, poi con gli occhi chiusi. È un segno di equilibrio che ri· chiede, per dir così, il git1oco perfetto di tutti i muscoli del corpo. Così l'atassico non può reggersi sopra un piede solo; egli vacilla, perde l'equilibrio, e finirebbe per cadere se non si aiutasse con l'altra gamba. Se si a.ggiunge poi al sollevamento della gamba la benda agli occhi, si portano al massimo le difficoltà e si possono scoprire anche i minimi disturbi del movimento e dell'eq11ilibrio. Infatti il malato, che è privo già di uno dei sl1oi punti di sostegno, lo è anche della vista, che è tln regola· tore indiretto clella locomozione. Cosi egli non tarda a traballare e nd oscillare, minacciando di cadere. Quando si sospetta che un malato sia atassico . ' b isogna successivamente ricercare tutti questi segci . ciascuno dei quali ha il proprio valore e che pos·' sono tutti far scoprire la malattia fin dalle suo prime manifestazioni. (Arcltives ntéd. B elges, ott. 1903).

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1878

IL POLICLINICO

Metodo pe1· diffe1·enziare i diso1·dini motori e sen· sitivi di origine organica da quelli di origine psichica, nelle dita delle ma11i. Il metodo è suggerito dallo STRÙMPELL, e consiste in questo : si fanno girare io. fuori gli avambracci leggermente flessi sul braccio, in modo che la superficie palmare delle mani venga rivolta al· l'esterno o poi si fa incrociare la mano destra s11lla sinistra, in modo che le superficie palmari delle d11e mani si applichino l'una sull'altra; e si fanno in· tracciare fra di loro le dita. Ebbone, prima di passare all'esame della sensibi· lità, si fa ripetere alcune volte il movimento all'infermo e disporre passivamente le sue braccia e le sue mani nel modo indicato. Se si esamina in una tale posizione delle mani la sensibilità di luogo delle dita in una persona sana di nervi, si trova che essa sa indicare con esattezza di rapidità la falange toccata, ma non sa dire 'quale dito sia stato toccato e di quale mano: anche se i toccamenti si fanno in modo lento e suc· cessivo dalle dita. Nei casi in cui è intrecciata insieme t1na anestesia organica con 11na isterica, il metodo dell'.A.. è di grande aiuto. Gli ammalati- con anestesia isterica di una o di tutte le dita di una mano si tradiscono facilmente, per i ripetuti errori che commettono nel localizzare i toccamenti. Anche quando si tocca un dito apparentemente anestetico, subito l'ammalato dice di essere stato toccato. Lo stesso vale per tutte quelle anestesi J psicogene di etiologia diversa, che non di rado occor· rono nella pratica delle malattie del lavoro. Con questo metodo riesce facile il dimostrare agli astanti ed all'ammalato stesso, che in realtà la sensibilità tattile nelle dita ritenute anestetiche è conservata. Vi sono poi alcuni particolari che durante l'espe· rimento possono indicarci se si tratti di vero iste· rismo o di simulazione cosciente. Gli individui che simulano sogliono dimostrare una decisa opposi· zione, ciò che non fanno gli isterici; i primi tal· volta solo a fatica possono essere messi nella po· sizione voluta, perchè comprendono che cosi non possono più sentire e temono di tradirsi. L'esperimento dell' .A.. viene in appoggio alla dottrina, secondo la quale le sensazioni di movimento hanno una grande importanza per la sensibil~tà di luogo. (Berl. klin. Woche1i., n. 30, 1903).

Il i·iftesso trigemino-facciale ed il fenomeno di Westphal e Pilz. N el Ne1J.rologisclies Centrbl. il dott. LAKACZ si occt1pa del riflesso trigemitlO·facciale. Il riflesso sopra orbitario di Mac Carthy, Bechter ew, Hudovernig è conosciuto da tutti i neurologi. (22)

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La. contrazione dell'orbicolare delle palpebre., non avviene essa ad ogni inatteso e rapido con· tatto della faccia '? Esistono nondimeno alctmi punti, la cui percus· sione, per quanto spesso ripetuta, prod11ce invariabilmente questa reazione. Cosl la fronte, ed il fora.me sopraorbitario. Qt1ella dell'osso malare la determina quasi sempre ; per le altre regioni, ciò dipende dallo stato della eccitabilità riflessa e non solo secondo gli individui, ma anche secondo i momenti. Questa contrazione dell'orbicolare ha luogo dai due lati anche nel neonato, anche nell'adulto chin· dendone gli occhi alternativamente. E' un riflesso perchè si può provocarlo battendo sul mascellare. inferiore, troppo lontano dal frontale perchè si possa allegare la trasmissione diretta delle vibra· zioni ossee al muscolo stesso. Di più, nella para· lisi facciale, totale, la percussione del punto sop1..a orbitario si traduce nella contrazione in questione dal lato sano e nella sua sospensione dal lato paralizzato. La contrazione del lato sano ha luogo del pari q11ando si batte sul puntò di emergenza del facciale paralizzato, nei casi, ben si intendo, di ipereccitabilità. È ben questo un riflesso. Quando la paralisi facciale migliora, · quest'11ltimo processo fa co11· trarre l'orbicolare anche prima che l'innervaziono volontaria sia ancora possibile. Questa corrispon· denza si spiega con le ricche anastomosi fl'a il fac· ciale ed il trigemino. La resezione del trigemino fa sparire il riflesso. Nel medesimo tempo di q11esto riflesso, si ' rede la pupilla prima restririgersi e poi dilatarsi. Se si ripete più volte l'esperienza in poco tempo, si determina clella midriasi. · Questa reazione si effettua qualunque sia la ma· novra adoperata, sia che si tratti di una pupilla normale, sia che si tratti di una pupilla immobile alla ll1ce, anche di occhi amaurotici. Questo fenomeno ha luogo inoltre nella paralisi facciale totale quando non si produce contrazione dell'or· bicolare. Giammai il globo oculare eseguisce anche un movimento di rotazione nell'orbita. Siccome questa reazione pupillare ha potuto verificarsi in casi nei quali le altre reazioni delle pupille erano ~stinte, si può credere che essa pro.ceda da un arco riflesso periferico. Impossibile assegnare al riflesso orbicolare, come neppure alla reazione pupillare, un valore diagnostico. Tutto al più il ritorno del primo indiche· reb be il miglioramento della paralisi facciale. In quanto al fenomeno pupillare, forse potrebbe ser· vire, come vuole G ALASSI, a distinguere una para· lisi periferica dell'oculomotore com11ne da l1na pa· ralisi centrale.


LANNO

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SEZIONE PRATICA

Il riti.esso eo1·neo-mandibolare. Nel Nenrologisclies Ce1ttralblatt (XXI, 1903), il dott. J. DE SOELDER si occupa di questo riflesso. Pregate il paziente di aprire leggermente la bocca, tirate il labbro inferiore in basso in modo da scoprire la fila inferiore dei denti e tocca. te la cornea: il mascellare inferiore si sposta allora trasversalmente, dal lato opposto a quello della cornea eccitata. E il risultato della contrazione dello pterigoideo esterno dal lato _della cornea ec· citata. Il riflesso è lento. Ripetendo l'eccitazione, dopo due o tre movimenti il riflesso si esaurisce, ma riappare dopo dieci a venti secondi. Non lo si ottiene in tutti gli individui perchè il contatto della cornea determina in essi simulta· noamente altri n1ovimenti IDllScolari incoercibili. In coloro che sono a questo riguardo più tolleranti il riflesso corneo mandibolare appare netto nella metà dei casi, e semplicemente accannato nella maggior parte degli altri. . . La branca centripeta dell'arco riflesso deve oc· cupare la porzione sensitiva del trigemino; la branca centrift1ga ne occuperebbe la porzione mo· trice. Il centro riflesso risiede probabilmente nel nucleo motore del 5° paio. È curioso notare l'associazione funzionale fra 1'0J.·bic11lare dell'occhio ed il pterigoideo esterno, il contatto della cornea producendo simultaneamente il riflesso corneale e quello corneo-mandibolare. Avviene spesso che movimenti palpebrali si ac· compagnino con movimenti involontarii dei mascellari e che, inversamente, movimenti dei mascel· lari si accompagnino con movimenti involontari delle palpebre. Sono qut3sti dei movimenti associati preformati. Questo riflesso corneo·mandibolare persiste qualche volta quando il riflesso corneale è sparito, nei casi di coma consec11tivo alle metastasi carcinoma· tose del cervello, al rammollimento embolico del d elirio acuto, ai focolari di rammollimento sifilitico della protuberanza, all'epilessia: in questi casi il riflesso in questione era il solo che si potesse ot· tenere. ~

Somministrare del caffè, dello clia11tpag11c, dei grogs. .Adoperare l'ergotina per uso interno. G_-iulebbe gommoso. . • . • . gm. 123 Liql1ore anodino di Hoffmann . » 6 Polvere di segale cornuta . . . » 4 RENAUT.

Un cucchiaio, prima di mezz'ora in mezz'ora e poi di ora in ora. Ricorrere preferibilmente alla via sottocutanea per l'intervento medicamentoso. Iniettare della ca/'· fein,a: Caffeina . • • • • • gm. 2. 50 1> 3. » Benzoato di soda • • Acqua distillata e sterilizzata q. b. per 10 eme. Centgm. 25 di caffeina per eme. (2-3 eme. al giorno). Della stric11i1ia : Solfato -neutro di stricnina . ce:µtgm. 10 Acqua distillata e sterilizzata gm. 10 Ir1iettare 1 eme. (2·3 eme. nelle 24: ore). Dell'olio canforato: Canfora . . . . . . . . . . gm. 1 Olio di ulive sterilizzato . . . eme. 10 Iniettare 1 eme. (2·3 eme. nelle 24 ore).

Edema acuto del puln1one.

Dell'olio ca1iforato co1i aggi1iuta di etere: Olio canforato al 10° . . gm. 20 Etere solfori eo • • • • Iniettare 1-2 eme. al giorno. B) Nelle i1ttossicazio1ii. Negli alcoolisti, ve1itose secclte, regi1ne lat eo, iniezio1ii di stric1ii1ta e d~qitali11a: Cinquanta gocce, in una volta sola, della sol11zione alcoolica 1: 1000 di digitalina cristallizzata. N ell'intossiéazione iodica, sopprimere la causa: regime Jatteo, iniezioni di caffeina o di ergotina. Nelle morsicature dei serpenti iniezioni di siero antivelenoso (10-20 eme.). C) Nelle do1ine gravide è talvolta necessario pro· vocare il parto. D) Nelle bro11cliiti. Adoperare l' ipecacua1ia a dosi emetiche, le iniezioni di caffeina, stric1ti11a, ollo ca1t· fo rato, i bag1ti caldi (38°) ripetuti ogni due ore. E) Nel 1norbo di Briglit (la causa più comune) salasso ge1ierale di. 200-300 gm. od anche più; 'ren· tose, iniezioni precitate, purga.nte drastico :

A) Nelle 11ialattie i1tfettive. Raro: sopraggiunge specialmente nel reumatismo articolare acuto, nell'influenza, nel morbillo. Coprire il malato di ve1tfose secclte accompn.gnate da qualcuna scarificata. .Adoperare gli i11ipacclii freddi del torace od an· che il bagno freddo, brevissimo, nei soggetti gio· vani.•

Acqua vite tedesca . 20 15 . d" anagm. S c1roppo i sena . F) .Z··tell'aortite cro1iica (per lo più accompagna.ta da insufficenza renalo) medesima cura. G) /11, seguito alla torace1itesi : ventose secche, iniezioni di stricnina, caffeina. Prevenire sopra· tutto questo aecidente ritirando il liquido in modo lento e non completamente, specie nei cardiaci, nei

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t23)

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1880

IL POLIOLINIOO

brigbtici, negli arterio-sclerotici, nei quali questo accidente ~ specialmente da temere. (Reozie de tJiérap. 11iéd.-cliir., 1 novembre 1903).

Sulla periplem·ite. La periple1irite fu studiata per la prima volta da WU~DERLICH nel 1861 e più tardi da MARTIN nel 1882. B en caratterizzata n ella sua forma seconda· ria, essa lo è meno nella forma primitiva, talcl1è dell'esistenza di questa era ancora in dubbio il MARTIN. Il VoGEL (Deutsclte Zeitschrij'f f. Cliir., Bd. 66, 1903) crede che la forma primitiva esista vera· mente, e riporta a tal proposito le storie di 9 casi operati dal prof. SCHEDE in Bonn. Si trattava in essi di ascessi freddi della parete toracica, alcuni dei quali di natura certamente tll· bercolare; in tali casi si eru. potuto escludere ogni it.ffcziono primitiva a carico ueile coste; con tutta verosimiglianza il processo si era iniziato nel cel· lulare fra la pleura costale e la parete toracica; e più tardi si era fatto strada tra gli spazi inter· costali, per metter capo alla produzione di ascessi • sottocutanei. La cura delle iniezioni di iodo'formio riusci inef· ficace. Si provvide quindi alla spaccatura del· l'ascesso (o eventualmente del seno fistoloso): in alcuni casi si dovette eseguire la resezione d'una o più coste. In tutti i casi si ottenne la g11arigione. Secondo l'A. in quei casi, in c11i preesiste un processo di tubercolosi polmonare, la peripleurite secondaria non rappresenta mai un fatto di diffu. sione, bensì un vero fatto dì metastasi, come, ad esempio, la meningite tubercolare. Si tratta di una malattia~ ]a quale, quando le , sarà tributata un'attenzione maggiore di quanto sia stato fatto finora, apparirà probabilmente molto più frequente.

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V .AR.:IA

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Istologia e cinematog1·afo. - Al dott. R. E. KELLY è venuta l'idea di applicare i principi s11 cui è fon· dato il cinematografo allo st1ldio delle sezioni in serie. Si sa che le singole figure dei diftframmi dei cinematografi sono tutte simili tra di loro, tranne in alcuni minuti dettagli congegnati in modo da dare, grazie ad opp~rtuni movimenti, l'illusione di un quadro animato, in cui l'azione è riprodotta nel suo svolgimento. Ora le sezioni in serie di un nastro di paraffina presentano le stesse somiglianze e le stesse minute differenze che ad arte si producono nelle singole figure delle pellicole del cinematografo. Ottimamente quindi si prestano all'applicazio11e dei principi cinematografici. La prima prova fu tentata dal dott. KELLY con 700 sezioni in serie del capo e del collo di 11n embrione di pollo di sei giorni. Il risultato fu curiosissimo ed estrema· · (24}

LANNO IX-X,

..b,ASC.

59)

mente interessante. L'osservatore, per dirla con la stessa immagine del dottore americano, aveva I°'im· pressione di viaggiare attraverso l'embrione: l'oc· chio, per esempio, cominciava ad apparire come u11 punto, che poi si cambiava i11 t1n cerchio il qualo andava poco a poco allargandosi, poi compari,·a dentro questo cerchio un altro punto; il cristallino, che andava ingrandendosi e ass11mendo la forn1a caratteristica per poi rimpicciolirsi e sparire ancora in un punto. L'A. nella sua nota espone anche il metodo cli di$porre e di incollare le sezioni, gli appara.ti no· cessari per le proiezioni e in fine i vantaggi di questo metodo ingegnoso, por dimostrare delle sezioni in serie a un uditorio, non solo, ma per pro· durre l'impressione lmica della continuità dell'og· getto che si dimostra. . (Britis li nzed. joi11•1i., n. 2223, 1903).

Boicottaggio medico. - La professione medica non pare più lucrativa in Germania che in Francia ed in Italia. V'è anche là sovràbbondanza di medici. I . ciar. latani pull11lano ed il sistema delle Casse di assi· curazione che corrispondono alle nostre Società cli mutuo soccorso, minaccia di portare l'ultimo colpo al disgraziato esercente la medicina. Questo sistema ha ridotto Ja rendita del medico ad t1n minimo tale che, dopo un periodo di sordil' opposizione, i medici hanno finito per rivoltarsi. · L'Unione Medica di Leipzig si è messa alla testa del movimento e ha deciso di teJtare il boicottaggio. Il boicottaggio medico è stato proclamato contro tutte le città della Germania dove i direttori delle Casse di assicurazione tentassero imporre ai medici onorari derisoPi. Se ne cont.ano oggi una dozzina. A Mulhausen, in Turingia, questa misura radi· cale è riuscita. Mulhausen è stata boicottata e, cosa notevole, ness1m medico tedesco ha l'isposto all'appello delle Società. Dinanzi a questo sciopero medico i diret· tori delle Casse di assic11razione hanno dovuto ab· bassare la bandiera ed entrare in trattative. Attualmente Stettino e Brunswick, città di centomila abitanii, sono boicottate ed in tutti i giornali medicina si legge questo avviso : « Cave Stetti1i; cave Br1ln1vicl~ >. Studio statistico sulla produzione medica. - Il Med. Librarg Jour1ial pubblica un interessante studio statistico sulla produzione medica durante l'a.n no 1902-1903. Questo studio non compren~e che i libri propria· mente detti ed esclude le pubblicazioni periodiche, giornali, riviste, tesi, rapporti ufficia.Ii, ecc. Il n11mero dei libri nuovi editi dal 1° ottobre 1902 al 1° ottobre 1903, è stato: in America., di 367; in Inghilterra, di 250; in Francia, di 288; in Germa· nia, di 354. Bisogna aggiungere 282 edizioni nuo,"o; il che d~ un totale di 1666 nuovi libri o nuo,,.e edizioni per l'anno. La percentuale dimostra che l'America sta alla testa con una proporzione del 30 per cento e la Germania seg11e s11bito col 29 per cento.


(Almo IX-X, FAsc. 59]

1881

SEZIONE PRATICA

La metà dei libri di medicina pubblicati nel iondo sono scritti in lingua inglese. Dettaglio pratico : il prezzo delle opere inglesi ed mericane è molto più elevato di quello delle pub· licazioni tedesche e francesi.

stanze nutritive da prescrivere al diabetico: nel mentre ne descrive l'uso e ne distribuisce l'impiego, secondo le varie ore della giornata. Tutto il libro è facile, comprensivo e di grande utilità per il me· dico pratico. a. p.

Contributo speri· mentale allo studio anatomo-patologico e flsio· patologico dell'idronefrosi ed idropionefrosi. - Istituto di patologia generale R. Università.

Dottori ANzILOTTI e

. CENNI BIBLIOGRAFICI Die moderne Behandlung der Znckerkrankeit und die diabetiscbe Kiicbe. -

:AuMGARTNER.

FABRINI.

di Pisa.

Scopo del lavoro degli AA. è quello di poter Mtlnchen, 1903. Seitz 11. Schauer. apprezzare con le loro ricerche sperimentali sul· In una monografia di 34: pagine l' A. es pone la l'idro e sull'idropionefrosi il valore di alcuni tenta· lrapia del diabete. tivi di cura chirurgica renale conservatrice. Divi· Dopo una rapida rassegna del ricambio mate· ale nell'organismo fisiologico, ricorda come alcune dono perciò il loro studio in due parti: l' una è •stanze nutritive (miele, latte, frutta, zuccaro d'uva), ·anatomofisiologica; l'altra, che farà p arte di pros· sima pubblicaziene, tratta del merito di tali ope· Jn subiscano i normali processi di decomposizione razioni conservatrici. uando rimangono incompleti i processi di ossida· In questa prima parte del loro lavoro gli AA., one. sperimentando largamente su cani e conigli, stu· Tratta in seguito della questione del lavoro mu· diano sia le alterazioni anatomiche ed istologiche, ~olare in rapporto all'alimentazione; quando quella incompleta, lo zucchero contenuto nel sangue che quelle fisiopatologiche del rene e d ell'uretere idronefrotico, non trascurando l'esame batteriolo~n si ossida in grasso e passa immutato n ell'urina, gico, chimico e morfologico del liquido contenuto che accade ugualmente nella glicosuria alimen· negli organi ove la ritenzione fu provocata; ten· ,re. gono conto delle modificazioni esercitate dalla le· Dopo tali considerazioni preliminari, estese anche gatura dell'arteria e della vena emulgente sul pro· l'ereditarietà del diabete, all'importanza che ha cesso idronefrotico, e rilevano le modificazioni del lla produzione di questo la debilitazione del si· rene opposto a quello di ritenzione. Analoghe riema nervoso, i sistemi di vita disordinati (eccessi cerche stabiliscono per l'iélropionefrosi. enerei, abuso di alcool, ecc.), le infezioni acute Le conclusioni a cui gli A.A.. pervengono sono : ifo, scarlattina, difterite, malaria, ecc.), il raffred· 1. La legatura dell'urbtere porta sempre iclro· mento, l'arteriosclerosi, l' A. tratta dei sintomi e nefrosi, le cui lesioni anatomiche vanno dai fatti lla diagnosi del diabete. Distingue il diabete in grave e lieve, a seconda degenerativi epiteliari sino all'atrofia degli elementi funzionanti ed alla sclerosi connettivale: le lésioni ~lla percentuale di zucchero nelle urine, e a se· •nda che questo forma un reperto costante o tran· . fisiopatologiche dànno progressiva dimin11zione della pressione endoureterale; diminuzione dell'elimina· torio. Accenna al decorso e viene in fine a par· zione dell'urina; diminuzione dell'urea in proporzione re della terapia del di abete sia solo, sia quando diretta delle lesioni avanzate del rene : presenza di esto è complicato ad altre malattie. Una profilassi sembra che sia da tentarsi con albumina, cilindri, emazie, elementi r enali, talora di batteri nel liquido idronefrotico. ~ntaggio nei bambini in cni c'è un'eredità di ne· 2. Legando l'arteria renale e l'uretere non si ·osi o di degenerazione (alcoolismo); a malattia ha idro11efrosi, .µia necrosi r enale ; legando, invece, 1luppata si devono mettere in opera tutti i mezzi la vena emulgente si ha. idronefrosi. ienici di vita, di abitudine, di costumi. 3. I reni, opposti a q11elli cui è stata praticata !La. terapia. medicamentos<J, non è tanto scarsa di la legatura dell'uretere, presentano dapprima alte~orse come si crede, l'aspirina, le acque minerali razioni degenerative seguite da processi rigone· :arlsbad, N euenahr, Vichy, Kissingen, Wiesbaden), rativi che terminano con un'ipertrofia compeni antipiretici, sono tutti, secondo l'A., ottimi si· sativa. ~mi di cnra. 4. L'idropionefrosi Rperimentale, ottenuta per iUn cenno speciale è fatto nel lavoro alla cura via ematogena, ha dato, oltre a lesioni renali, anche lle complicazioni del diabete, cioè alle complica· pelviche, con formazione di sacche voluminose, di· >ni a carico del sistema nervoso, dell'apparato gerente, con le malattie infettive e colle infiam· · struzione dell'elemento renale e sclerosi connet· tivale. torie. L 'eliminazione batterica nel rene idronefrotico è I.nfine, l'A. passa in rassegna, commentandole dal minore che nel rene sano, e tanto meno, quanto nto di vista fisiologico e chimico, tutte le so·

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1882

IL POLIOLINIOO

più sono progredite le lesioni idronefrotiche: il rene opposto a quello idropionefrotico presenta gravi alterazioni degenerative. Dott. P. FRASCELLA.

INTEllESSI fllOFESSIONALI I medici e il dogma. •

A molti medici di Roma fu diffusa la se· guente circolare:

,

lll.1no Sign,ore, Mentre rinomati Sanitari di varie nazioni vanno preparando un omaggio scientifico alla Vergine be: nedetta in occasione del cinquantesimo anniversario della definizione dogmatica del Suo Immacolato Concepimento, non sarebbe certamente decoroso per Roma, se gl'illustri cultori della scienza salutare, che ne formano il decoro, non vi portassero ezian· dio il loro contributo scientifico · e religioso. Gli è perciò, che in nome della Pia Unione di san Luca Evangelista e dei santi Cosma e Damiano martiri, invito la S. V. Ili.ma ad una speciale adu· nanza, che sarà tonuta if 5 dicembre alle ore 8 po· meridiane, nella sala in via dei Modelli 73, nella. quale sarà svolto il seguente ordine del giorno: « 1. Esposizione dello scopo religioso di detta « Pia Unione, già approvata dall'E.mo card. Vicario « in data 6 settembre 1897 come efficacemente op· « portuna attese le speciali circostanze dei tempi. « 2. Proposta di aggiungere alla medesima uno « scopo scientifico, per lo studio di tutte quelle « questioni medico-fisiologiche, che possono avere « attinenza con le dottrine religiose. « 3. Nomina di una Preside~za provvisoria e « di una Commissione per la ·compilazione dello « statuto, relativo allo scopo scientifico, che ver· « rebbe ad assumere la detta -Pia Unione. « 4. Importanti comunicazioni del sottoscritto, e « proposta di una solenne inaugurazione ,. . Il sottoscritto nutre fiducia che la S. V. vorrà rispondere favorevolmente all'appello, e con tale certez~a si fa un dovere di ripetersi . •

IX-X, FA.So.

Anastasio, e dopo un opportuno esposto mons. Radini ·Tedeschi, convennèro nei punti: 1. Dare una maggiore diffusione all'Unione sanitari già esistente in Roma sotto l,invocazlo di San Luca Evangelista e dei Ss. martiri Cosma Damiano; 2. Costituirsi in Comitato per degnamente a cogliere i loro colleghi che qui converranno d varie parti d'Italia e dall'estero ; 3. Prender parte alle adunanze che verranno ~ nute dai medesimi, per portarvi il contributo del) loro scienza; 4. Conv9rtire l'accennata Unione in una ciazione scientifico-religiosa specialmente per studio di quelle questioni medico-fisiologiche, possono avere. attinenza con le dottrine cattolioh 5. Studiare il modo di rendere quest' .A.ssooi zione internazionale; 6. Porsi in relazione con i professori Gusta Boissarie e Feron-Vrau, àhe condurranno a Ro il pellegrinaggio ; 7. }finalmente incaricare di tutto ciò una Co missione, che risultò composta dei signori prof. tacci, dott. Taussig, dott . .A.miei, dott. Virili, do Stampa.

· Nessuno più di noi è rispettoso delle o nioni degli altri, appunto perchè invochia il maggior rispetto per le opinioni nostre. E perciò non ci permetteremo di discute l'opinione di questi egregi colleghi che rite gono utile di dare nuova vita all'Associazio~ o Pia Unione di san Luca Evangelista e de altri due santi martiri, aprendo le porte t essa alla scienza. Dalle conclusioni della riunipne parrebl che la scienza di cui si tratta non sia qttel di cui il signor BRUNETIÈRE ha da tempo e lénnemente proclamata la bancarotta, ma quel insegnata dal signor dottor BorssARIE nel su grosso ed elegante volume sulle Grandes g11 1~isons de Lozt1~des. Il quale dottor Bo1ss si fa dire nella prefazione del suo libro protonotaro apostolico e professore della Seguiva la firma di un. parroco della cittài. bona signor ELIA MÉRIC essere egli il fon La riunione ebbe luogo nella sera fissata. tore di una terza scuola per la ricerca d ed eccone il resoconto, quale fu pubblicato causalità del meraviglioso, contrapposta dalla Voce della Verità: scuola della Salpetrière ed alla scuola diNa L' J1riniacolata e la sc;e1iza 1nedica. - L'annunzio Era certo tempo che questa terza scuola di un pellegrinaggio di medici, che sarebbero conve· diéa '?) francese uscisse dall'ombra e aff nuti in Roma nell'aprile del prossimo anno, per tasse nuovi ql1esiti e trovasse neofiti ed rendere omaggio all'Immacolata, mediante un esame stoli anche tra noi. scientifico dei fatti di Lourdes, non poteva non Ma, comunque, questi signori inalbe eccitare una nobile gara nel ceto sanitario della nostra città. Questi infatti si radunarono nello scorso proprio la bandiera della scienza medi sabato, presso il R.mo parroco dei Ss. Vincenzo ed sotto di essa si preparano ad andare inco (26)

f A.NNo


(ANNO IX-X,

FASO.

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1883

SEZIONE PRATICA

ai loro colleghi di tutto il mondo che verranno a Roma a festeggiare il 50° anniversario del dogma dell'immacolato conc~pimento. Il fenomeno è abbastanza interessante, e non poteva passare inosservato in questa ru· brica in cui ci studiamo di mettere in luce tutti i concetti e tutte le aspirazioni che in· formano la nost.ra vita professionale moderna. Ora, registrato il fenomeno, aspettiamo sere· namente di vedere i frutti di questo connu· bio, che sembra un po' ibrido a tutta prima, tra la scienza ed il dogma.. Doctor CAJUS.

VII CONGRESSO DELLA FEDERAZIONE DEGLI ORDINI DEI SANITARI DEL REGNO IN Ro~rA. Seduta antimeridiana del 6 dicembre. Presidente il prof. G. Mazzoni. Il prof. GAETANO MAZZONI, vice·presidente del Consiglio federale, i:µaugurò il Congresso con llll discorso che fu vivamente applaudito. Cominciò rilevando l'ope ra del Consiglio Fede· rale durante l'anno in corso e si fermò special· mente su quanto fu fatto per ottenere dal Governo la riforma della legge sanitaria, riguardante i me· dici condotti. Deplorò che poco si sia ottenuto e fece voti che, nella prossima discussione in Senato della riforma alla legge sanitaria, già approvata dalla Camera, possa ottenersi quanto di m eglio la benemerita classe dei medici desidera. Ricordò i Comizi tenuti a questo scopo in tutta Italia con successo insperato. Terminò portando un caldo saluto ai convenuti. Si procedè quindi alla nomina dei presidenti onorari, e riuscirono eletti i professori BALLORI, SANTINI, BERNABEI, BIANCHI, Bossr, BRUNI, CA· SAZZA, COLOSIMO, DE PAOLI e LAVA. Il dott. MARINO·Zuco lesse il resoconto finan· ziario, che fu approvato. Quindi ebbe luogo una discussione sull'indirizzo aa darsi alle Associazioni m ediche federa te, alla quale presero parte i dottori CACCIALUPI, LA VA, Bossr, DE F ABRIT11s, ~IARocco, BALLORI, SCIA· MANNA, DE P A.OLI, ecc. I varii oratori fecer o ri· levare la condizione mutata della classe medica di fronte ai tempi. L'opera medica va perdendo il carattere di missione umanitaria venendo ad es· sere considerata come una semplice prestazione d'opera. Di fronte a questa di,rersa interpretazione _del1' opera medica ed alla pletora professionale, do· vrebbero cadere tutte quelle istituzioni n elle quali · si rispecchia l'opera medica svolta in altri tempi per cond1rrre il sanitario ad esser e per ogni sua •

prestazione compensato coi criteri di giustizia ed equità, ch e regolano tali rapporti fra uomo e uomo. Fu accennato a tutte quelle istituzioni in cui l'opera medica è gratuita o semi-gratuita. Si 'parlò di dare un indirizzo politico all'Associazione ed alcLlni accennarono ad un indirizzo di organizzazione di classe, e su questo punto il d?ttor DE F ABRITIIS spiegò che l e A ssociazioni sanitarie non debbono già aggregarsi ad un partito politico, ma debbono organizzarsi come classe sociale, espli· cando la propria attività anche n el ca.mpo politico. Il prof. MAROCCO, incidentalmente, nella discus· sione, deplorò che a Roma negli ospedali vengano spesse volte respinti gli ammalati ed osservò che 1200 letti sono inst1fficienti per una città grande come la nostra. Il prof. BALLORI si affrettò a rilevare la inesat·. tezza in cui era caduto il dott. MAROCCO, facendo notare come le statistiche degli ospedali dimo· strino che in Roma vi sono. 2500 letti e gli am· malati non superano i 2400. Concluse dicendo che nella capitale si . spende per gli ospedali più che in ogni città del Regno e che mai vennero re· spinti ammalati, i quali avevano bisogno di essere ricoverati. Sedt1ta pomeridiana del 6 dicembre. Presiede il prof. BERNABEI

de~l'Università

di Siena.

Si p,;:.gseguì la discussione vivacissima circa l'in· dirizzo da dare alle Associazioni sanitarie. Parlarono moltissimi oratori fra i quali i dottori CACCIALUPI, Bossi, VILLA, S CIAl\fANNA, DE PAOLI, TARGIONI, BIDONI, ecc. Fu approvato il seguente ordine del giorno pre· sentato dall'on. BOSSI: I d elegati del VII Congresso degli Ordini dei sanitari italiani, dopo ampia ed esauriente discussione sul nuovo indirizzo da darsi agli Ordini ed alla Federazione d egli Ordini, delibera: 1. Che gli Ordini e la Federazione esercitino un'attiva sorveglianza. perchè come è dovere sociale e come prescrive la legge, le Amministrazioni com· p etenti provvedano in modo sufficiente e con mezzi propri alla gratuita assistenza sanitaria dei poveri. 2. Che i singoli Consigli degli Ordini ed il Consiglio federale costituiscano altrettanti Collegi arbitrali cosi per la censura verso i colleghi, come, se richiesti, p er l'intervento amich evole fra colleghi e terzi nelle varie divergenze che possano insorgere fra sanitari privati ed enti arn1ninistrativi. 3. Che quando un Consiglio dell'ordine giudi· chi il caso di boicottaggio sanitario ne riferisca alla presidenza del Consiglio federale e qualora questi trovi equ e le ragioni di tali deliberazioni, lo di· chiari al più presto e n e renda pubb]ica la delibe· razion e stessa qualunque sia l'ente amministrativo verso cui il boicottaggio è deliberato, sempre dopo aver provveduto alla continua assistenza degli am· malati. E su emendamento del d©tt. CACCIALUPI: 4. Che l'assemblea inviti i singoli Ordini a di· scutere se sia opportuna o meno la loro iscrizione ,27)


1884

IL POLIOLI!' 100

alle Camere del lavoro dando incarico ai singoli delegati di riferire al prossimo Congresso. 5. Che senza punto costituirsi in associazioni elettorali, amministrative e politiche, gli Ordini dei sanitari ed il Consiglio federale appoggino così nelle lotte amministrative che nelle politiche quelli elementi che per il loro passato morale, ammini· strativo e politico e per le loro opinioni professio· nali diano le maggiori garanzie di coadiuvare la c~asse sanitaria nei suoi desiderati, siano d'indole generale che di classe. 6. Che si insista sull'agitazjone per ottenere che gli Ordini dei sa.nitari vengano eretti in enti giuridici con iscrizione obbligatoria dei medici. Seduta antimeridiana del 7 dicembre. Presiede il prof. BERNABEI di Siena.

LANNo IX-X, F.A.So. 59

medica, relatore il professor MONTI, dell'Ordine di Pavia, la discussione è stata lunga e complessa. . Hanno parlato i professori BRUNI, LuzzATTI, ORSINI, BRUGIA, il presidente BERNABEI, che ha dilucidato diversi punti della questione, e si è in· fine approvato il seguente ordine del giorno del prof. MONTI: « L'assemblea fa voti perchè ne~ regolamento per l'applicazione della nuova legge sanitaria venga stabilito: « 1° che nella formazione dei Consorzi per condotta. medica sia dal Consiglio provinciale sani· tario delimitata la massima della popolazione com· plessiva dei Comuni consociati in rapporto con la estensione e la costituzione fisica del territorio, te· nuto fermo che la popolazione massima non debba eccedere i 3000 cittadini; « 2° che il Consiglio provinciale sanitario di· venti un Corpo elettivo nel senso che ai membri già stabiliti dalla legge siano aggiunti dei membri medici designati per votazione dai sanitari della • • provincia ».

L'on. SANTINI, non presente alla discussione av· venuta ieri sull'ordine del giorno Bossi, ha nella se· duta antimeridiana di oggi parlato contro l'ordine del giorno stesso, spiegµ.ndo le ragioni di caratte~e specialmente politico che lo avrebbero indotto a votar contro. Ciò ha provocato un vivace incide.a.te fra il SAN· Statistica della condiziov.e dei medici condotti. TINI e il dott. CACCIALUPI, il quale, pur ribattendo Su questo argomento, si è stabilito, secondo la pro· gli argomenti dell'on. SANTINI lo ha pregato di non · posta del dott. Baroni, che sia compilata al più insistere nella discl1ssione, trattandosi di una deli· presto una statistica, in base ad un lavoro già berazione già presa. fatto dall'Ordine di Campobasso ed in cui siano L'intervento del presidente e le esauri~nti di- nettamente specificati tutti i dati statistici riguar· chiarazioni degli oratori hanno posto fine all'inci· danti le condizioni dei medici condotti e degli uf· dente. ficiali sanitari del Regno circa lo stipendio, la sta· Sul progetto di legge per il riconosci11ie1tto gizi. · bilità, Jl numero delle famiglie povere, ecc. ecc. ridico degli Ordi1ti hanno parlato i professori Co· Nella seduta stessa si · è proceduto alle elezioni LOSIMO, BALLERINI, SCIAMANNA,_ CASAZZA, il pre· delle cariche vacanti 11el Co1isiglio della Federazione. sidente BERNABEI ed altri. Il dottor PITTARELLJ, Riuscirono eletti: presidente prof. Francesco Du· che doveva riferire sull'argomento, non è però po· rante, vice-presidente prof. Ezio Sciamanna, segre· tuto intervenire al Congresso. Si è infine votato un tario prof. Enrico Ballerini, economo-cassiere dot· ordine del ~iorno Bruni-Bernabei, in cui si inoa· tor Sante Marino Zuco. "' rica la Presidenza di nominare una Commissione, A consiglieri residenti in Roma furono eletti i che studi il progetto Pittarelli in relazione ai voti dottori Garofalo, Santini e Caccialupi, e a consi· emessi dagli Ordini ed ai controprogetti formulati. glieri fuori di Roma Bossi, Lava e Villa.· La reiazione di questa Commissione, stampata, Per la · carica di vice-segretario vi sarà ballot· dovrà essere la base su cui i legislatori formule· taggio fra i dottori .Ascarelli e Campanella, avendo ranno il progetto di legge che si discuterà nel fu· essi avuto - su 40 votanti - il primo 19 ed il turo Congresso. secondo 13 voti. Relatore il dottor PETRILLI, dell'Ordine di Te· ramo, si è poi discusso sul mi11,imo di stipendio dei Seduta pomeridiana del 7 dicembre. san.itari coridotti, da stabilirsi nel regolamento della Presiede .il prof. Ballori. nuova legge sanitaria. Il prof. Villa ha proposto un saluto ed un plauso · Con poca discussione è stato sull'argomento vo· tato un ordine del giorno del Petrilli stesso in cui al prof. Gaetano Mazzoni, vice-presidente scaduto, per quanto ha fatto nella passata sessione a favore si fanno voti affinchè i singoli Ordini si adoperino con tt1tti i mezzi po·s sibili, perchè le Giunte provin· della Federazione. La proposta è stata acclamatissima ed il prof. ciali amministrative assicurino dai Comuni il mi· glioramento degli stipendi dei medici condotti e Ballori vi si è associato. Dopo di ciò il prof. LAVA riferisce sul ricevi· acchè n el regolamento della nuova legge sanitaria sia assicurata la realizzazione delle parole « con· mento ottenuto dai dottori SANTINI, VILLA e LAVA, • incaricati dall'assemblea, da parte del presidente gr11e nnsure ». del Consiglio dei ministri, on. Giolitti. Circa la for11iczzio1te dei Co1tsorzi per la con.dotta

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A.NNo

IX-X, FAso. 59]

SEZIONE PRATIOA

Il prof. LA v A ha detto che espose al presidente del Consiglio i voti espressi dai medici di Torino e dal Congresso federale degli Ordini dello scorso anno, sulla questione dei pensionati agiati negli ospedali, rilevando gl'ingiusti danni che da tale speculazione ne vengono alla classe medica. Il LAvA interAssò l'on. Giolitti a prendere in considerazione la questione, provvedendo con un apposito progetto ' di legge di cui ha presentato lo schema e la .ri· spettiva relazione. L'on. Giolitti promise di occuparsi de~la questione e di riferire fra breve ali' on. SANTINI il suo pensiero in proposito. Il dott. V Il..LA raccomandò la legge sanitaria che si trova attualmente avanti al Senato, e fece pre· sente la opportunità che nella Commissione inca· ricata del regolamento entri qualche medico con· dotto. L'on. Giolitti, rilevando le difficoltà dell'appro· vazione integrale della legge, si mostrò fa vorevo· lissimo ad accondiscendere al desiderio del professor VILLA. L'on. Santini, infine, che doveva svolgere un'in· terpellanza sui medici stranieri i.il Italia, insistette presso il ministro perchè volesse prendere a cuore anche q uosta importante quistione. L'on. Giolitti promise di occuparsi seriamente anche di ciò. Il dott. LAV A aggiunge che la Commissione era stata ricevuta con grande cortesia dall'on. Giolitti e che ave,ra riportato dal colloquio la migliore im· pressione. Il dottor VILLA interpella quindi il Consiglio federale sull'esito avuto da varie relazioni e vari desiderati di numerose Associazioni e sanitari su argomenti professionali. Il dott. BALLERINI, a nome del Consiglio federale, risponde dando relazione di quanto fece il Consiglio stesso presso le autorità e propone che per alcune questioni che toccano le leggi in vigore nei Con· gressi venissero nominate delle Commissioni che si recassero dalle autorità governative ad esporre i desiderati della classe ricorrendo cosi il meno possibile al Consiglio federale il quale per le materie che ha da trattare durante l'anno è sovracca· rico di lavoro. Il nrof. VILLA si dichiara soddisfatto. .. Si passa infine alla discussione dei temi posti al1'ordine del giorno, e cioè: Pensionati agiati negli ospedali (prof. G. LAVA) - Necessita di stabilire il compenso minimo proporzionato all'opera medica e chirurgica; e di im· pedire che il soccorso gratuito dei medici e dei chirurghi venga usufruito da chi ha il dovere di compensarli (prof. R. BRUGIA, Ordine di Bologna) - Rimunerazione ai sanitari esercenti (dott. B. PE· TRILLI, Ordine di Teramo) - Inclusione dei medici al servizio delle ferrovie negli organici degl'impie· '

1885

gati ferroviari e loro equa retribuzione (dott. F. PAN· TANO, Ordine di Siracusa). Seduta antimeridiana dell'8 dicembre. Presiede il prof. CASAZZA dell'Ordine di Pavia. Dopo aver proclamato l'esito del ballottaggio per la carica di vice·s~gretario della Federazione, av· venuto fra i dottori ASCARELLI e CAMPANELLA, ed in cui è riuscito eletto il dott. ASCARELLI, il dott. Pu· GLIA.TTI, dell'Ordine di Reggio Calabria, riferisce subito sull'argomento: Modifica delle tariffe giudi· . . ziarie. Il relatore molto chiaramente ed abbastanza vi· vacemente rileva gli abusi fatti dell'opera medica da parte dell'autorità giudiziaria e i compensi ina· degnati ch'essa riceve, specialmente nelle piccole città e nei paesi. Prendono parte alla discussione i professori BEB· NABEI e BALLERINI, associandosi al PUGLIATTI, e l'assemblea vota un ordine del giorno in cui si dà mandato al Consiglio dell.a Federazione perchè, coi mezzi che crederà più opportuni, cerchi di ottenere un miglioramento nelle tariffe giudiziarie, invitan· dolo a comunicare agli Ordini i risultati ottenuti. Si passa quindi a trattare il tema: Istituzioni di corsi superiori ·di medici1ia e chirzirgia fo1·e11se con, effetti legali. Il prof. BINDA, dell'Associazione sanitaria mila· nese, riferisce dottamente su quest'argomento di massima importanza morale e materiale per la classe dei sanitari italiani. Partecipano alla discussione i professori PVGLIATTI, SANTINI, BERNABEI, GARO• .FALO, TARGIONI, MAROCCO e BRUNI. Infine, l'assero· blea vota il seguente ordine del giorno del prof. MA· ROCCO: « Rievocando il lavoro già fatto sull'~rgomento nelle adunanze generàli dei deìegati degli Ordini, l'assemblea riafferma la necessità della istituzione di corsi di perfezionamento per la parte medico· legale, colà ove si ha 'il materiale di studio, e fa plauso alla iniziativa dell'Associazione sanitaria di ~Iilano, augurando che presto sorga un primo esempio pratico di tale utile creazione » . Prima di togliere la seduta il dott. GA.ROFALO ricorda ali' assemblea che il dott. GIURA di Ariccia è stato, nel giorno precedente, vittima di un attentato per causa professionale. (Un infermo da lui curato, in un momento di esaltazione, gli esplose contro una revolverata per la quale fu dichiarato guaribile in una ventina di giorni) e l'assemblea delibera di inviare al collega un telegramma espri· mente i suoi sensi di rammarico e insieme gli augtITii per un rapido ristabilimento. Seduta pomeridiana dell' 8 dicembre. Presiede il prof. BRUNI d ell'Ordine di Chieti. Il senatore DURANTE, intervenuto per la prima volta al Congresso, viene al suo ingresso salutato (29)


1886

IL POLIOLIN.LOO

dall'assemblea da un lungo e caloroso applauso. Dopo di cbe il dott. CAMPANELLA riferisce sul tema iscritto all'ordine del giorno e che riguarda radicali 1nodificazioni alla legge (}asati, la quale - dice il relatore - invece di tutelare i titoli accademici, ne facilita il conseguimento a favore degli stranieri con detrimento della dignità dei nostri Atenei e con grande danno economico della classe sanitaria italiana. Alla disc11ssione partecipano i professori SECON · DARI, BERNABEI, DURANTE, MAROCCO, ASCARELLI, SCIAMANNA e PICCIRlLLI, i quali vorrebbero ohe la legge Casati fosse modificata nello stesso senso protettivo professionale che regola il rilascio delle lauree agli stranieri nei paesi esteri; ·ed i dottori CASAZZA e TARGIONI,. i quali vorrebbero che si mantenesse la liberalità delle nostre leggi per ot· tenere con essa la reciprocanza dell'esercizio. La discussione, alquanto vivace, occupa per in· tero la seduta. Mentre un ordine del giorno CASAZZA, BIDONE, BRUSIA, riconfermante 'i precedenti voti perchè l'esercizio della medicina in Italia, da parte degli stranieri, venga regolato esclusivamente e rigoro· samente col criterio della reciprocanza fra Stato e Stato, ottiene solo sei voti favorevoli, con numerose astensioni, si approva con grande maggioranza un ordine del giorno DURANTE·ÒAJ\lPANELLA con una aggiunta presentata dal professor BERNABEI, in cui l'assemblea dei rappresentanti degli Ordini sanitari del Regno augura che la legge Casati e la legge sanitaria 1888, riguardanti la prima il conferimento dei gradi accademici e - la seconda l'e· . sercizio professionale dei medici stranieri in Italia, vengano modificate nel senso che nessun medico straniero possa esercitare in Italia, senza conse· gt1ire la laurea italiana, la quale dovrebbe essere preceduta da un regolare corso di studi con l'e· quipollenza, per ~ssere ammessi, della licenza degli studi secondari compiuti, augurandosi che venga presto il giorno in cui tutte le nazioni civili si accorderanno nel liberale patto di una fraterna r eciprocanza dei diritti professionali » . Si legge quindi un telegramma del prof. l\iIAz · ZONI, in ringraziamento del voto di plauso votato ieri in suo favore dall'assemblea, e dopo alcune modificazioni allo statuto, il Congresso viene di· chiarato sciolto.

RISPOSTE A QUESITI E A DOMANDE

(2788) Sig. dott. D. O. D. B. - La nuova ed acct1· rata visita fatta per ordine dell'autorità giudiziaria sul cadavere di quella donna, deve essere dall'au· torità giudiziaria medesima pagata. Se il Pretore, non sappiamo per quale ragione, si è rifiutato, può Ella richiedere il compenso al Procuratore del Re: che ne è immediato s11periore gerarchico. (30)

[ANNo IX-X, FA.So. 59]

Per la visita ai detenuti che part0no, in man· canza di patto speciale pel medico condotto, devesi ritenere che spetti al sanitario titolare del carcere. (2789) Sig. dott. G. G. da . . . 3597. - Per la vendita delle specialità modicinali non occorre au· torizzazione di sorta. Esse sono considerate come una ordinari~ spedizione di ricetta, e quindi pos· sono essere liberamente vendute dai farmacisti, in seguito ad analoga prescrizione-medica. t2790) Sig. dott. V. Q. da V. B. - Con _la co· stituzione del Cònsorzio Ella perde la già acqui· stata stabilità. Così non avverrà sotto l'imperio delle disposizioni che saranno contenute nel nuovo testo di legge sanitaria, perocchè ivi nell'articolo 5° è tassativamente determinato che il medico condotto acquista la stabilità dopo d11e anni di servizio in un medesima Comune o Consorzio di Co1nuni. Ella non si può opporre a che i due Comuni si uni· scano in Consorzio, giacchè l 'interesse pubblico deve prevalere su quello privato. Potrebbe, almeno, bo· nariamente ottenere che Ja costituzione di tale Con· sorzio sia ritardata alq11anto, per aver luogo .non appena la nuova legge sarà andata in vigore. (2791) Sig. dott. abbonato 1815. - Il periodo di prova non muta per mutar della località ove si esercita la condotta. Ond'è che Ella ha cominciato il periodo triennale col 6 di marzo, epoca in cui ha di fatto intrapreso servizio, e diventerà stabile col giorno 6 di marzo dell'anno 1905, giorno in cui compirà tre al,l.Ili di non interrotto servizio. (2792) Sig. dott. C. G. da E. - Il Comune può sempre ridurre la condotta al puro obbligo di leg~e. La rìduzione è obbligataria quando ·si ec· cede il limite normale della sovraimposta, tranne che non· fosse indispensabile il mantenimento di essa per m-eglio assicurare il servizio pei poveri. I pareri del C?nsiglio di Stato da Lei indicati non confermano, nè potevano confermare, il principio che la condotta degli agiati, istituita prima del 1894, sia divenuta in seguito obbligatoria. Obbligatoria non può essere mai: il Consiglio comunale è sempre arbitro di sopprimerla o mantenerla non sorgendo da essa alcun diritto pel sanitario, tranne, s'intende, quelli dipendenti dal contratto di corso. P er tale ra· gione al medico che è entrato nel terzo quinquen· nio contrattuale, nulla può esser tolto se tale con· tratto non termini nei modi legali. Si può anche sopprimere una sola delle due condotte. La disdetta per l a cura degli agiati deve essere notificata prima del 31 dicembre, altrimenti il medico ha di· ritto a compenso per l'intero anno od almeno per sei mesi. L'elenco dei poveri si forma con criteri e principi d'indole affatto locale. Deve contenere il numero dei componenti di ciascuna famiglia. lSi può ricori;~re al Re in sede straordinaria o alla IV Sezione del Consiglio di Stato. Il pagamento dello stipendio può sempre essere fatto salvo conteggio finale.

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LANNO

IX-X,

FASO. 59]

1887

SEZIONE PRA TIOA.

(2793) Sig. dott. A. da M. - Dato lo scopo per :11i è richiesta la vaccinazione, non cioè quello >rofilattico in vista di epidemia nè normale, ma >ensi quello esclusivamente privato, per essere, ·ioè, in grado di emigrare, il medico deve essere icompensato a parte dai singoli individui, specie e forestieri. Per coloro che sono assolutamente 1overi, può il Comune provvedere con una adeuata gratificazione. Le somme versate alla Cassa ensioni dei medici condotti sono sempre irrepetiili, quale sia la ragione che abbia costretto il sa· itario ad abbandonare il servizio. (2794) Sig. dott. B. T. da C. - Dal suo quesito QJl . si comprende chiaro se il nuovo capitolato cce o col passaggio alla condotta interna sia taro fatto espressamente per L ei e da Lei sotto~itto, o sia, invece, quello stesso che era in vigore · precedente collega e da lui solo accettato, ov~ sia un capitolato autonomo permanente da 3golare sempre la condotta indipendentemente dalla ersona che la esercita. Nel primo e terzo caso ila ha ragione e non può ora eRsere più obbligato pagare la tassa di R. M., n el secondo no, perchè patti che esistevano col precedente sanitario non si ·)ssono estendere al successore senza patto espresso, )Vendosi n el fatto fare eccezione alla legge che 1pone a carico del creditore la tassa di R. M. (2796) Sig. dott. P. P. da M. - Il licenziamento tto entro il biennio di prova può essere anche >n motivato. Occorre però che sieno adempite le >n cerio trascurabili garanzie stabilite nell' arti·lo f) del progetto. Doctor J USTITIA.

NOTIZIE DIVERSE

ROMA. - Lunedi mattina nell'anfiteatro di Santo Spirito il prof. GUIDO BACCELLI, tornato all'insegnamento, ha inaugurato l'anno clinico, presen· tando un caso <li nefrite acuta, curata e guarita con il salasso al piede, ·uno dei metodi di cura più felici ideati dall'illustre clinico Romano. Il numeroso uditorio, costituito da oltre 200 studenti, da numerosi medici della città e da spiccate individualità scientifiche del nostro Ateneo, salutò il ritorno del prof. BACCELLI con fragorosi applausi, che si ripeterono alla fin e della bril]ante lezione clinica e che ebbero seguito all'uscita del clinico dall'ospedale di Santo Spirito in una calorosa dimostrazione di stima e di viva simpatia da parte degli studenti. ROMA. - È stato trasmesso al Consiglio di Stato lo schema del regolamento per gl'infortuni degli operai sul lavoro, che dovrà attuarsi il 30 corrente, e che disciplina le norme e la misura per le anticipazioni sulle indennità giornaliere per inabilità temporanee da farsi dal capo o esercente dell'impresa, industria o costruzione, allorchè ne sia ri· chiesto dall'Istituto assicuratore. Il regolamento determina pure le norme per le anticipazioni, quale provvisionale, in caso di morte dell'operaio, ai suoi aventi diritto; le modalità, le garanzie e le norme con le quali il capo o l 'esercente dell'impresa deve mettere il Governo e l'Isti· tuto assicuratore in grado di conoscere, in qualsiasi momento, quali siano gli operai compresi n ell'assicura~ione, e quali i rispettivi salari e le giornate di lavoro da essi fatte. Il regolamento indica altresi i modi ed i termini n ei quali il capo o l'esercente l'impresa deve denunziare la stipulazione d el contratto di assicurazione, e le norme per la istituzione dei Sindacati obbligatori di assicurazione mutua fra gli esercenti una determinata industria. - In esecuzione della legge contenente disposi· zioni p er diminuire le cause della malaria, del 2 di· cembre 1901, e del r elativo regolamento del 30 marzo 1902, è stato pubblicato l'elenco dei proprietari delle terre comprese nella zona malarica del territorio comunale, tra i quali fu ripartita la spesa sostenuta per fornire gratuitamente il chinino agli operai colpiti dalla infezione malarica.

Associazione medica romana. I medici liberi esercenti di Roma si riunirono i locali del Circolo giuridico, la sera del 9 corr., esieduti dal dott. Tioli. L'assemblea discusse ed approvò lo statuto della 1sociazione fra i medici che avrà per iscopo di tdiare Je varie questioni sanitarie, sociali e pro1sionali da indicare all'Ordine dei medici, al quale oci debbono essere inscritti. Parlarono i dottori La Torre, Rossi-Doria, Cac.lupi, Marchi, Musanti, Alessandrini, N euscbii' Piazza, De Gregori~ Fortini, Balzani, Calò, ini ed altri, a cui rispose il relatore Lozzi. ~l dott. Musanti propose infine d'iscrivere l' .A.s· :iazione medica alla Camera del lavoro e si as· iarono i dottori Marchi, Fortini e Oalò, ma per ·a tarda fu votata la sospensiva. 'Je adesioni si ricevono dal segretario provviio dott. Fortini, in via Merulana n. 264. ~uesta sera, nella sala dell'Istituto idroterap · 30, via V ol turno, si procederà alla elezione del Oon · li.o direttivo. ~utti quei medici che desiderano aderire alla iociazione, sono pregati di non mancare.

1'om1De, promozioni, onorlfloenze. I seguenti capitani medici furono confermati quali assistenti onorari alla clinica od al corso della Univeri:;ità per ciascuno indicato, per la durata dell'anno scolastico 1903-1904, dal 1° dicem· bre 1903: N eddu Antoruo, del 1° bersaglieri, al corso di clinica oto-rino·laringoiatrica della Università di Torino. Di Giacomo Luigi, del r eggimento cavalleggeri di Saluzzo, a.I corso di clinica chirurgica dell'Uni· versità di Padova, e comandato al locale ospedale militare. . Riva Umberto, della direzione di sanità del VII Corpo d'armata, al corso di clinica chirurgica del· l'Università di Roma, e comandato al locale ospe· dale militare. .......~...,,.:.~ Martinelli Giuseppe, del r eggimento Genova ca· valleria, al corso di clinica oculistica dell'Università di Torino, e comandato al locale ospedale mi· lita1·e. (31) •

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1888

IL POLIOLINIOO

Il giorno 10 corr. si spengeva serenamente, qui in Roma, dopo lunga e penosa malattia, ' ririlmente sopportata, il prof. Leopoldo Bertini, Chirurgo abile e geniale, membro della Società Italiana di Chirurgia. Ft1 primario dell'Ospedale di San Gia· corno per molti anni, e seppe nell'esercizio pro· fessionale acqt1istare la stima e l'affetto di una vasta ed eletta. clientela. Alla famiglia dosolata git1ngano i sensi del nostro vivo e sincero rimpianto.

Concorsi e condotte. TORINO. - R. Man;co1nio con, sziccarsale in, Golleg1to. - Concorso per titoli ed esami a tre posti di medico assistente di 2a classe. L'esame consisterà nella dia.gnosi di un caso cli· nico ed in una dissertazione orale sullo stesso, appli· cando le nozioni di coltura medica generale e speciale psichiatrica che meglio po3sano servire ad illu· strarlo. Inoltre il candidato dovrà eseguire una autopsia con relative indagini microscopiche e relazione scritta. Le attribuzioni dei medici assistenti sono : a) pre· stare servizio di guardia diurna e notturna secondo il turno stabilito ; b) coadiuvare il medico primario presso la clinica cui saranno destinati ; e) prestare regolare servizio presso il laboratorio scientifico cui saranno destinati dal Direttore sanita1·io. Lo stipendio è fissato, per due posti, in lire 1500 a Collegno e per uno in lire 1200 a Torino, con deduzione della ricchezza mobile, oltre all'alloggio personale mobilj ato, riscaldato ed illuminato, a norma della pianta organica 1° luglio 1903. Il termine l1tile per la presentazione delle do· man.de coi documenti di rito (attestazione di laurea in m edicina e chirurgia; certificato penale di data recente; certificato di nascita; certificato di sana e robusta costituzione) e di altri titoli (fra cui sarà pure tenuto conto di quelli di studi speciali pratici d'igiene) scade al 31 dicembre corrente; gli osami avranno luogo nella prima quindicina di gennaio. Il nominato dovrà assumere servizio effetti"""O entro giorni 20 dalla partecipazione della nomina. La pianta organica ed i regolamenti sono depo· sitati in segreteria, ove pure esclusivamente si ri· oevono le domande e i documenti. RoccA MoNTEPIANO (OJi;eti). - Il medico con· dotto di Rocca Montepiano (Chieti) cerca un col· lega che lo sostituisca per un anno nella cura della condotta. .. Lo stipendio è di lire 135 mensili oltre gli incerti. Chi ne avesse interesse scriva nel più breve lasso di tempo al medico condotto di Rocca Montepiano. CERIANO LAGHETTO (Mila1io). - Conco:rso alla condotta medico-chirurgica. Stipendio annuo lire 2750, nette da tassa di R. M., più lire 100 come Ufficiale sanitario e l'alloggio. - Scadenza 20 dicembre.

Indice alfabetico analitico del presente numero. Accademia Medico-Chirurgica di Ferrara. . Pag. 1871 Am1noniaca nelle urine. - Mircoli . . . » 18 70 Atassia locornotrice (Segni dell'inizio dell'). - Fournier . • • . . . • ~ . • » 1877 ltoma,

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Tip Nuionaie cli G. Benero • O. •

[ANNO IX ·X,

FASO.

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Boicottaggio medico . . . • • • . . • :?ag. 1 Cancro della prostata (Osservazioni sul). Ha.r rison . • • . . . • . . • • . » 1 Cenni bibliografici • • . . . • • . . » 1 Circolazione del liquido cefalo-rachidiano (La). - Cathelin • • • • • . • • . » 1 Clinica medica di Genova. . . • • . . I) 1 Concorsi e condotte. . • • . . . . • )) ] Congresso di Medicina interna (XIII) • • • )) [ . Congresso della Federazione degli Ordini dei Sanitari del Regno (VII) . . . . • . » l Contenuto emoglobinico del sangue n ella cura clima ti ca di montagna (Modificazioni del). - Gobbi. . . . . . • • . . » 1[ Doppio battito cardiaco (Sul). ~ Zoia . . )) l i Disordini motori e sensitivi di origine orga· nica da quelli di origine psichica, nelle dita delle mani (Metodo per differenziare ro i). - Striimpell . . • . • . • • . Duplice anomalia muscolare nell'avambraccio u1nano (Su una). - Cherié Lignière . . ··. Edema neurotrofico e vasomotorio. - Testi » Ernia polmonare (Un caso di). - Maragliano Gastroenterostomia (Procedimento assoluta1nente asettico nella). - Padula • . . Influenza dei vari alimenti sul contenuto in acqua degli organi ed in emoglobina del sangue. - Tsuboi. ~ • . • . . • . » 1 Isterectomia totale addominale per contemporanea esistenza di carcinoma e fibromioma del corpo uterino (Su un caso di). - Alfieri . • . • . . . • . . . . . )) 18 Istologia e cinematografo. - Kelly •· . • )) 18 Levulosuria alimentare nelle malattie del fegato • . • . . . • • . • . . . )) 1~ Malattie infettive curate nell'arcispedale Sant' Anna nel ventennio 1883-1902. - Bal· dassari • • . • • • • . • . . • . )) 18 Medici e il dogma (I). - Caius. . . . . )) 18 Morbo di Baoti (Del) . . . . • • • . )) 18 Nefrolisine (Sulla pretesa specificità delle). • • • . . )) 18 - Cioffi • • • . • . Nomir:ie, promozioni, onorificenze . . . . )) i8 • )) 18 Notizie diverse. . . . . . . . Paraganglina (Sulle indicazioni terapeutiche della). - A porti . . . • . . • . . )) 18 Paraganglina Vassale (Sui risultati ottenuti in pediatria con . l'uso della). Cattaneo )) 18 Peripleurite (Sulla). - Wunderlich . . . )) 181 P eritoneolisine (Sulle). - Mariani . . . . )) 18 Pulmone (Edema acuto del) . . . • . . )) 18 Puntura della milza nella diagnosi differen· ziale tra le forme tipiche da bacillo di Eberth ed altre forme clinicamente simili (Sull'importanza della). - Michelazzi • . )) 18J Questioni organoterapeutiche. - Zanoni. • )) lf Quoziente endoteliale nel totale degli ele- · menti bianchi del sangue (Il). - Patella. )) 18f Rabbia (Contributo all'etiologia della). D, Amato. • . . . ·. • . . . . • )) 18f Resezione del retto per cancro, con speciale processo di deviazione intestinale (Su un caso di). - Cavazzani. . . • • • . • )) 18 Resistenze globulari nella nefrite (Delle}. Cec,· ni. . . . • . . • . . • . . )) 181 Responsabilità penale per la trasmissione delle malattie veneree (La). . • . . . }) 18 Riflesso corneo-mandibolare. - Soelder • • l) 18 Risposte a quesiti .e a domande . . . . )) 18


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