Il policlinico sezione pratica anno 1903 parte 1 ocr parte2

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SEZIOl\~

lo scoton1a, devono essere considerati come allt1cinazioni en1ia11opsiche. I rapporti dei sogni visuali e dell'emi~rania oftaln1ica sembrano indicare un'analogia del processo fisiologico fra le allt1cinazioni e le emicranie sensoriali. Dott. ANGELO PIAZZA.

OOULISTIOA

Su i p1incipali agenti medicamentosi della mode1·na te1·apia oc11la1·e. (PROF. CosTANTINO CERASO.

Monogr. Napoli, 1903 ).

L'A. passa in rassegna i farmaci recentemente introdotti nella terapia oct1lare. Fra questi vi l1a11no acquistata grande importanza i seguenti : Prota1 golo o proteinato d'argento. Sostituisce co11 \1antaggio il nitrato d'argento. Si presenta con1e t111a polvere giallastra facilme11te solubile nell'acqua. Esso contiene soltanto l ' 8,3 5 per cento d'argento, mentre il nitrato ne co11tienc i 1 6 5 per cento. Perciò può essere in1pt1nen1ente adoperato anche in soluzioni concentrate, essendo assai i11e110 caustico e doloroso del nitrato d'argento. l)are inoltre cl1e abbia t111'azione battericida più prof011da e di maggior dt1rata st1lla 111t1co~a congit1ntivale, n1e11trc invece l'azione del nitrato st1 qt1esta è ca11stica e transitoria. I .. e st1e solt1zio1ii debbo110 essere preparate &en1})re di fresco e te11ute protette dalla luce. Le solt1zio11i al 5 per cento si prescri\1ono come collirio e so110 efficaci i1elle co11giuntiviti catarrali lievi. Nelle tor111e piì1 gravi, ad esempio, 11ellc co11giu11tiviti purt1le11tc si praticano le })C1111cllazio1ri al 20 per ce11to. Detta soluzio11e riesce assai utile anc11e nel tr,1tta1neuto delle blefariti; in qt1esti casi si in1be,·c di protargolo, a n1ezzo del pe11nello, il bortìo cigliare e poi si pratica t111'energica ti-egagio11e che dà l11ogo alla formazione e.ii scl1i11111a. Cosi il n1edicamento penetra nelle a11frat · tuosità fra le radici dei peli cd esercita la stia azj<)ne battericida. U11'altra in1portante applicazione del protargolo è i1elle st1ppt1razio11i del ca11ale lagrin1ale, sia in forn1a di la,-aggi colla ~iri11ga di Auelio, ovvero colla introdt1zione delle so11de di gelatina col protarg<)lo al 5o per ce11to, proposta. dall 'Antonelli. .é:z1jtal111i11a. E u11 nt1ovo midriatico proc.iotto per sintesi. Si presenta co111e t111a polvere bianca cristallina, solubilissin1a nell'acqua. U11a o d11c goccie di t1na soluzione al 5 per cento bastano a produrre in 3 5 n1i11t1ti una dilatazio11e pt1pillarc n1assi111a, senza cl1c la facoltà di accon1odazio11e venga notevoln1ente influenzata e che \ parisce perfettamente dopo 2 o 3 ore. E' quindi l'ideale dei st1s. idi per un esan1e oftalmoscopico esatto tanto pit1 se oltre ai ,·antaggi c.1cce11nati, e cioè 11on inflt1enza s11ll'accomodazione

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e cessazione rapida della sua azione, si tie11 conto che l'et1ftalmina non modifica la tensione oculare, 11on è tossica nè irrita la congiunti\·a. Dionina. E' un potente analgesico la cui introduzione in terapia oculare devesi al Darier. Essa sopprime i violenti dolori oculari provocati dalle cheratiti, iriti, iridocicliti, glaucoma ecc. sui quali la cocaina non ha alct1na azione, essendo puramente t1n anestetico e cioè capace soltanto di sopprimere la sensibilità. La dio11ina o cloridrato di etilmorfina si presenta sotto forma di t1na po~ vere cristallina bianca assai sol11bile nell'acqua (fino al 14 010). E' un ottimo succedaneo della morfina, essendo di questa n1eno tossica e assai più facilmente eli n1i ·1a ta dai tessuti. La dionina in terapia oculare si usa co1nun emente in colli rio dal 5 all' I 010. Si può per altro adoperare anche in forma di polvere mettendone quanto una testa di spillo nel sacco congit111tivale, od anche per iniezione sottocongiuntivale e.ti una solt1zione al 5 010. Ma con1u11que la dionina venga applicata, si nota dopo alc11ni minuti un edema di tutta la co11git111tiva bulbare, iperemia, lag rimazione. Dagli esperimenti semb ra cl1e essa provochi un notevole afflusso di siero e di sang11e cui segt1e t111a specie di inondazione linfatica, come ft1 chiamata dal vVolffberg. E' quindi t11or di dubbio che la dionina possiede t1n' azio11e li11fagoga potente che eccita gli scan1bi n11tritivi e modifica la te11sione intraoculare così da spiegare la decongestione dei processi ciliari e q11iudi la deco1npressione dei filetti nervosi e la cessazione dei forti dolori ciliari, delle cicliti e dcl .....glaucon1a. Inoltre la dionina ha 11na vera e propria azione ai1algesica cl1c si esplica col caln1are ad es. i fortis simi dolori che si hanno r1elle ulceri corneali. I casi adu11g ue nei quali è indicato l' t1so della dionina so110 : a) iriti, cicliti, glaucoma, cheratiti st1per. fìciali : ji1 questi casi ci gioviamo dell' azio11e !' analgesica del farmaco ; b) cheratiti parenchin1atose, pau110 tracon1atoso, infiltrazioni corcor11eali, ecchin1osi sottocongi11ntivali ed ipocn1a: in q t1esti casi ci gioviamo dell' azio11e linfagoga e qui11di riac;sorbente della dionina sia sul sa11gt1e oc.1 esst1dati, sia st1 opaciti corneali . i• i In quanto alla sua prescrizione è piì1 co111 t111en1ente adoperato il collirio al 5 010. . . • Del resto è bene ricordare che la d10111n:i può essere t1nita a qualunqt1c altr~ farmaco 11sato per collirio, come ad e~. coca11~a~ . a~rc.1~ pina, pilocarpina, eserina. Cosi 11elle 1 ri t1 c1 s1 patri servire di t111 collirio co<\l coi:n posto : Dioni11a . . . . . . . . . . cent1gr. 1 o • Cloric.irato di atropi11a . . . » 2 i\cq11a distill41ta . .. . .. gran1mi IO=______. \

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Nel glaucon1a i11,;cce : Dio11iuét . . . . . . . . . . . cent1gr. I o Solfato di eserina . . . . . » 2 Acqt1a .distillata . . . . . . grammi io . ~41re11al111a. Si può dire il contrapposto della d1011111a, esse11cio il tipo più perfetto dei vasocostrittori . L'adrenaljna o principio attivo delle glandole so1)rarenali, cl1e fu ottenL1to dal Taka111jne, si pr~11ta i11 forma di piccolissimi cri"t~llli giallastri faciln1ente solt1bili Ì·n una sol t1zione cloridrica. Nella pratica oftalmoloo"ica <;i t1sa la solt1zio11e di t1na parte di clorid~ato <.li adrenalina in I ooo parti di soluzione fìsio1cJgica di cloruro di soliio. A st1a volta questa c;olt1zione \ia dilt1ita ci11que volte con altra solL1zione fisiologica .di cloruro di sodio, e la sol t1zione di ad re11alina cosi ottenuta, ossia al1' 1: 5ooo, si adopera per collirio. Tutte le dette solt1zioni debbo110 essere rigorosan1ente rigt1ardate dalla lt1ce a n1ezzo di recipienti as~ai osc11rj, poichè .altrimenti esse asst1mot10 t1n colore rossastro e perdo110 1nolto della loro . '. a tt1. ,~ 1ta IJ' azio11e della ad re11alina co11 iste in t111a pro11ta ed e11ergica vasocostrizi.011e, uo11 se~ u1 ta da vasodilaté1zjo11e s11 tL1tta la congi11nt1 va. Con t1na sola goccia di u11a soluzione al l' I: 5ooo o anche al l' r: 1 o,ooo si ottiene iu dL1e o tre inint1ti 1t11a spiccata a11emia del1' jntiera superficie del globo oc11lare : la sclera di,renta bia11chissjn1a e l'occl1io asst1me un asi)etto tale da sembrare di porcellana. Data questa proprieta beu si co1r1 pre11de quanto il s~10 .11so possa riuscire t1tile i11 varie operaz1on1 oc11la ri per la di 111 int1zio11e dell' emorragia. Cosl 11ell' iridecton1ia, in glaucon1i infla111n1atori, scarificazioni e raschian1enti s11 congit111ti \7 e tt1 nJefatte, iperemicl1e, tracomatose, operazio11i di strabisoJo. Essa riesce ancor t1tile come coac.iiL1\·a11te dcl trattame11to nel catarro primaverile, i1clla cherato-congiunti\7Ìte linfatica e fìualn1entc 11cl glat1con1a, sola od a sociata all'cserina e pilocarpina, poichè co111e tlin1ostrò il \\Tes~e1,~, essa abbassa notevoln1e11tc la pressione endocl.1lare. I11fine l' adrenalina ha aucl1e uu valore diag11ostico q11a11do si tratta <.li decidere se u11' iperemia del bt1l bo sia soltar1 t9 s11perficialc o r10. I11tatti la iperemia cougi11nti\1alc è la prin1a a scomparire sotto l'in"tillazionc del rimedio : se allora persiste il cercl1io pericheratico profondo, ciò farà st1bito decidere per L111 processo infia111n1atorio ncl1' iride. DoTT. CARRA .

L' aspi1·ina in oftalmiatria. AG.

v4nnuali di Ottal11iologia. 1 ( \ olume XXXI-1902)

MAURIZI.

L' A. riferisce i risultati ottenuti nella cura di affezioni oculari con l't1so del detto rin1edio da W olffberg, Schmeicherl, Wicher1<iewicz Kirch11er, Can1eara, e q11indi espone dettaalia~ tamente 2 I casi scelti come ese1npio in b t1n numero di oltre il centinaio curati nella clinica del prof. Bt1sinelli. Essi si rapportano a casi di cheratite ulcerativa, di uveiti tra11matiche, l11etiche, uriche di ustioni e ferite, di ne\1 ralgie orbitarie ed oftalmalgie di paresi reumatica dei mt1scoli oculomotori, di glaucoma, nei quali l'aspirina, in unione, s'intende, agli altri cons11eti mezzi di cura locale e generale, corrispose mera\1igliosamente od almeno molto meglio che i1on qualt1nque allro medican1ento, affermandosi preferibile al salicilato, al salo lo, al salofene, all' anti pi rio a, alla fenacetina, ed a t11tta la collezione dei vari analgesici, anestetici, ipnotici, nonchè spesso all<l .··tessa morfina. Corrispose d11revolmente e rapidamente all' indicazio11e per la qt1alc era stata prescritta, rit1scendo, a seconda dej casi, ora vero terapet1tico, ora notevole antiflogistico, ora fido antiter111ico ~sce,~ ro cioc dalle insidie dell'antipirina) e sopratutto analgesico, producendo, ancl1e nei casi pit1 imponenti, t111 gradevole stato di benessere e di calma, un so11no tranq t1illo, t1na tregua ristoratrice ed effetti \·a nelle sofferenze. Spesso rit1n1 tt1ttc od alcL1ne delle stie preziose qualità ~l vantaggio degli infcrn1i, i qt1ali furo110 i prin1i ad avvertirne subiettivan1c11te e descri\1 ernc i benefici effetti ed a richiedere sponta11eament<: la sua son1ministrazio11c. La prescrizio11e e.li essa ri~t1ltò i11oltrc 111olto indicata in q11elle for1ne C()5Ì dolorose di affezioni con1eali tielle q t1ali è poco prudente affidare al nJalato il collirjo di cocai11a, pcl fatto che, abt1c;a11done, 11e ottie11e, per la co11segue11te disepitelizzazione della cornea, t1n effetto 11oci ,~o . Qt1a11to alla sua infl11e11za sL1lle sofferenze sen1 bra cl1c essa i1on si csplicl1i per sola azio11e diretta contro la sensibilità nervosa dolorifica, ma a11cl1e, co11temporaneamente, e per fortu11ata via indiretta, fa,-orendo la risoll1zione della cat1sa flogistica. L' A. 11on dovè n1ai costatare alcuna idiosiuerasia negativa, chè ai1zi potè confermare come l'Aspirina i11fluenzi benefìcan1ente ognj funzjone organica, la circolatoria in ispecie. Infine il dott. Mat11izi conclude dice1Jdo che il nuovo e prezioso medicamento, anzichi.· venir considerato soltanto come <it1ccedanec.>

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del salicilato di sodio, detronizza invece qt1esto dalla stia considerazjone terapeutjca in tutte le st1e jodicazioni, sostitt1e11dolo co111completame11te r1elle manifestazioni ret1matiche acute, non solo per la · sua azione contro i sinton1i dolorifici, ma anche, ciò che è più in1porta11te ancora, per la rapidità con la qt1ale esplica la sua efficacia curati va, rapidità che pt1ò spesso sco11giurare, ed in oftalmiatria specialn1ente, come, per esempio, nella irite e nel glaucoma act1to, le più gravi con1plicazioni, le più funeste consegt1e11ze. U11a rjcchissin1a bibliografia completa jl

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A. M.

- - ----- - GINEOOLOGIA S11ll;\. dilatazione col m~todo Bossi. (i\lE' 1:.u Prof. Lr.oPOLDo, R. Istituto ostetrico di I\openaghL·n. nle1norie. ori g. in Cenlbl. F. Gyna~·ologie, n1arzo 1903, n. I r).

Qt1antt1nq t1e riel nostro istituto sino dal scttc111 bre 190 I si faccia t1so del dilatatore Bossi, 11c)11 Ile abbia1no ancora pubblicato i risultati perchè cot1corda\'"ano i11 massima co11 l'opi11io11e generale cl1e detto istrt1mento rapprese11ta un prezioso acq Ltisto dell' arn1ame11tarjo ostetrico. N1a ora cl1e il Zauge111eister, dopo le st1e es1Jerie11ze 11clla Clinica di Lipsia, si è espresso i11 nlodo da inti i11idire i collegl1i, sia colla st1a at1torit~\ sia }Jer qt1ella del suo n1aestro, e da lini i tare l' t1so . dello strt1n1 e11to, io pt1 bblico le 11ostrc C'>per1euze. Solo in t1n punto io so110 d'accordo col Za11gc111cistcr, e cioè tii non usare il dilatatore nei casi e.ii lJlacenta pre\·ia e cjò percl1è gener;1ln1c11te sia1no chjamati qt1a11do la do1111a ha gii perso molto sangt1e e qt1i11c.ii a 11oi i1on i11teres5a co1npiere il parto, 111a in1pedire l'en1orragia ed aspettare che la donna si sia rin1essa in bt1one condizioni. Qt1i ser,·0110 otti n1ame11te i n1etreury'nter tlello Cl1ampetier. Anche .per la. provocazione del . parto pre. . . ' i11att1ro, 1n qt1e1 casi 111 ct11 11011 ·v1 e t1rgenza di espletare il parto, devesi dare la preferenza agli eccitatori t1terini. Nei casi in\rete i11 cui ha\rvi i11dicazione, al parto rapido lo strt1me11to tlel Bossi de\ e essere senz'altro raccomandato percl1è il t11Jzore di lacerazio11i cer·vicali e del seg11zenlù i11feriore del!' 11/e10 è seco11do la 11ostra 1

fsperie11::;_a, assolutanze11te. i11fo11dato. )Joi abbian10 t1sato lo strun1ento 15 ,·olte, 6 per eclampsia, 2 per infezio11e rdi ct1i uno per placenta previa parziale' , 2 ,-olte per place11ta pre,1ia, 2 per cardiopatia, 2 per pielite con alta febbre, uno per distacco precoce di placenta.

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Due pazienti sono morte, un'eclampsica \per edema cerebrale' e una di quelle suddette i11 ct1i si intervenne per infezione, cl1e mori di sepsi. All'at1topsia si rilevò nel primo caso una piccola contt1sione alla cervice, nel secondo caso due piccole lacerazioni di cm. i,5 a bordi netti, e poichè si fece in ambedue il rivolgimento, tali lacerazioni si possono avere normalmente. Negli altri 13 casi s?lo 1~navol~a si eb~e 1i11t1:

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laceraz.io1ze co11 e1norragia: in tuffi. questi casi esplorata la do1 z11a. 1Lo1i si. tr~v.ò soluzione d1~ confi11110 alla cervice dopo 11 rit11·0 dello str1i11'ie1zto) quanl 1triq11e questo sia stato q1tasi senzpre. dilatato al 1nassin10 grado. Al licenzian1e11to delle donne in qualche 1

caso si trovarono bensi piccole lacerazioni cervicali, n1a ciò no11 vt1ol dire, perchè si riscontrarono ugualme11te nei parti normali. Se io una volta ebbi t111a profonda lacerazione devo attrib11irlo al fatto che ancora no11 a'.re\ro preso pratica dello strumento. Era una delle prin1e volte che lo adoperavo, trattavasi di 2 para co11 eclampsia, collo chit1so e resiste11te. Parecchie volte lasciai sft1ggire lo strun1cnto dal ca11ale. Degli altri I 2 casi, come g·ià dissj : 11on abbia1no a\1 t1to la più piccola • emorragia . Qt1a1~to pitl il collo e resistente ta11to più lentame11te c.levesi fare la dilatazione. . Io ho se111pre usato il dilatatore Bossi; una volta sola pr0\ ai il dilatatore Kaiser, ma questo e troppo corto, 11a però il vantaggio di essere ad 8 bra11cl1e, n1a impedisce di sor, egliare il collo col dito esploratore. Dal n1omento che il Zangen1eister raccon1a11tia di usare l'eccitatore Tarnier forzando con pressione n1anuale, io devo st1bito n1ettere in gt1ardia i pratici. Io 11sai tale n1ano\ ra negli an11i passati eti ebbi le peggiori lacerazioni. Il Tarnier non pt1Ò servire che con1e eccitatore ; i cercl1i di gon1n1a sottili (1Jon robL1sti, come dice il Zangen1eister) ha11no sol-0 t111 tale • C0111 pltO.

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Accademie, Società mediche, Congressi. RESOCONTI PARTICOLARI R. Accademia di Medicina di Torino. Sedizta del 20 mar:o 1903. Presidenza: Guareschf. P1·of. Gradfl11igo: - l]n caso di corJJO slra1iier~ 11el se110 nJascellare. - Si tratta cli t1na ~onn~ d1 34 anni. che 12 an11i or sono ebbe a soffrire d1 1umefazione clifl't1sa clella gt1ancia. desl1~~· co11 _<.lolori alla i11etù c.lesb:a della facc1a: 1>1u tardi ~1 deter111inò l1na 1·arcolta pt1rt1lenta sotto all'an-

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POLICLINICO

IX, FASG.

golo inte rno rlell'ot:cl1lo d estro, la quale dovette 18 febbraio. Ferita della m11cosa labio-gengi,·enire incisa. Da qltcll'epoca si stabilì e contivale cicatrizzata; s i tolgono i punti. Molto dint1ò fino ad ora t1n flu sso purt1lento fetido clal 1ninuita la ql1antitù di pus. naso e (!alla fi stola esterna. Ql1esto stato di cose 19 febbraio e gior11i si1ccessivi. - In ri1)etl1ti innon ' 'enne notevol111ente n1o(lificato dalla pert erventi si aprono e si d e1noliscono le cell11le forazione d ell'alveolo, J)revia es1)ortazione di lln · et1noidali anteriori e l e posteriori. Il tessuto osseo p er un processo di os teite proliferante è <lente inolar e, cl1c fl1 p1·aticala da ttn chirurgo; 111algrado i lavac1·i ripe tt1ti d ella cavità d el seno 1nolto dltro: 1)er aprire qt1alch e celll1la si è doil pt1s ora non (lefll1i,ra soltanto abbondanteVltto ricorrer e all'impiego di frais es azionata dal 111ente d al n aso e clalla fistola , ina anche dalla motore elettrico a1)erlura alveolare <.lcl seno i11ascellare. Le con· 11 marzo. - La 111alata si l)ttò considerare <li zion1 genera li clell'al!11111alata erano in qltesti come guarita: è cessato qt1 asi d el tutto il pus anni a n(lat e d e1Jerendo, il n aso si era fatto in1dal naso, e la fistola è chil1sa. 1)erv j o alla r es1)irazione, specie dt1rante l a notte; Q11esto caso si presta a n1olteplici conside• • i t enta tivi fatti d agli ocl1listi per far chiudere •t' 1·az1on1. la fistola infraorbitale er ano rimasti senza risttlIn primo luogo dimostra la inelftcacia che in l ato~ qt1 ando (1t1attro in esi or so no sopra,rvenne d et erminati casi ha la sem1)lice apert11ra del un·i~Ci(le nte che spi11se l'a111111alata a ricorrer e seno mascellare dell'alveolo, qt1antl1nque sia sea 1101. g11ita da lavacri continl1ati p er anni. Dimostra U11 t11llo 111ctallico cl1e era slato applicato p er inoltre che la lunga durata d ell'empiem a m aser, irc da dren aggio al pt1s n el canale alveoscellare (12 anni) non impedisce che ad un inlar e. in1pro,rvisa111ente scon11)ar' 'e, e la 111alat a t er''ento radicale Sltl seno segt1a in pochi giorni l1a ri lent1to che con ogni })l'Obabili tà q11esto ltna gt1ari gione con1pleta. Inoltre r esta dimoLul)o er a f) ene tra to n el seno. strato d a qt1esto caso cl1e gli empiemi seconQ11ando la p aziente si 1)resentò e ' renne ac(lari (lel labirinto etmoidale e d el seno frontale colta n el 111io Istitt1to n ei })ri1ni giorni di febi)ossono ' 'enire IJOrta ti a gt1arigio11e-: cogli int)raio t1lti1110 scorso, acct1sava dolo1·i violenti t er,1enti endonasali senza 01)er azio ni gravi d alalla gt1ancia cles tra e(l alla regione frontale. l'esterno, c1uando il focolaio J)rinci i)ale. di st11)A li,reJJo (lel seco11(lO inolar e Sttperiore di clept1razion e n el seno mascellare è eliminato. s lra esiste t1n tragitto fi st oloso da c11i esce l)ltS. Degna di nota la l)OSizione in Clti f11 trovato il Collo SJ)ecillo s i entra n el seno i11ascellare atcor1)0 straniero tiella i)arte alta clel seno, cirtra\·er s o t1n canalino assai rjstretlo, i11 a pt1re (iiconclato ct a gr ant1lazioni cl1e lo a''' olgeva n o rigenclo l' es tre111it~\ clello sp ecillo in varii sensi corn1)leta111en le 11on si r !esce ad a' '' 'ertirc la presenza clel corpo Debbo esprin1ere t1n ringrazia111ento all'egret"su·an co i11 c lall ico. J... a fossa nasale clcstra è ocgio collega dott. U. Calan1ida, })er l' eflìcact' t:ll l)ata d èl })t1s cl1e s i ))t16 con ripeh1te osservacoO})Cl'azionc 1)restata111i n el trattamento · di qttezioni stab ilire })l'O\renga così dal seno ·111ascelsta ammalata, particolar1nente p er aver e egli la r e co111e tlallc celll1le ct111oiclali anteriori e l)Oesegttiti i ri1lett1ti interventi 01)erati,ri endon as le1·iori e clal sc110 frontale : il seno sfenoi(lale sali. non })are affetto. La, rando il seno 111ascellare. Dott. E. Eertarelli (Istitt1li d'igiene). - SulllL clal tragitto fistoloso il liqt1iclo f11ori esce dal sepctrazio1ze delle agglutini11e d.alle_ e111ol_isi11e. --:naso e clalla fis tola all'a11golo interno (lell'occhio. Co111t1nica alcl1ne Sl1e osservaz1on1 sper1mental1 11 tragitto fistoloso all'a11golo interno è ostI'ttito in contrib11zione a tal e stucl io. da gr ant1lazi 011i fac ·1111c11 te sangt1ina11ti. Dott. U. Lombroso, (I... aboratorio cli Patologia 5 febbraio. - De111olizione del h1rbina lo infecren eraJe). - Sztlle i11ie:.ion i di succo e11lerico <! r iore (li clestra e spaccatttra d el tragitto fistopa1zcreatico. - L'O 11a i niettato lo scorso aprii~ loso so llo l'occl1io con raschia111ento delle gra40 eme. di Sltcco llancrea tico in t1n cane d1 11t1lazio11i : a11estcsièl. l ocal e coll a cocaina; zaffakg. 9. Il st1cco veniva r accol to c\a t1na fistola 111ento co11 ga1·za cleJ tragitto. pancreatica alla. Pau1 o,v, sen za 1al~t1n a J)rccau6 febbraio. - Collo s1lecillo si l)ltò din1ostrare zio n c 011de ''en1va a co ntatto clcl 1)1ccolo l e111t)O l'esis ten za di tre \ ' Ìe (iiverse attr·aver so il tradi n1{1cosa intesti11ale colla qt1ale acl eris ce alla gitto fistoloso es terno, t1na diretta i11 111ezzo e t1n p ar e le acldo111i11ale, 1)er ct1i tale secr eto er a f or· J>oco in ft1orj~ cl1 e entra nel seno i11ascellar e, t e1nente i)roleolitico. . . lln' altra· cl1e si !)Or ta nel seno frontale, ed ltna I111111cdiata111ente i11sorsel'O g1·a, 11 111an1festalerza ch e, clirigendosi orizzontal1nente all'i11diezioni : ' To1niti ininterrotti ])rima di so.stanze~ t ro, })e11e lra n elle cellul e sfenoidali })OSteriori. ali1ne11tare, 1)0 i di sal i Ya. di st1cco gast1~1co? d ~ 9 febbr<cio. - Cloronarcosi. 01)erazione r adibile infìnc co nati i nfr11 ttt1osi 1na cont.1nt11 d i ('tt ] c <lei seno i11asccllar c clestro con creazio11 e ' '01ni lo f eno111eni (li 1)c.ires i cl egli arti posteriori . <li t1n 11)''\t11s artificiale n el i11eato infcrio1·e del abl>attii11e11to gen erale interrotto da Silasmi, b ave\ tiaso i11ediunte .La pinza Ga, ello. Col c11cchiaio lacr i111azionc abbontlantc. si estraggo no clnlla ca,r it~t del seno cllte fr a111L'O. t enne (lietro a tali m anifestazio ni per 1nenti tlel (lrentlggio ITietallico eros i, tlt lti a'rvolti (lt1e ore e lasciato l'ani111ale 111enlre c111 este concla gra1111lazio11i ubbon<ln11ti fibrose. Il fram111enlo tint1 ava~o, ritornò <lO})O sei ore dall'iniezione> e J11aggior e 111isura 2 112 c111. <li lungh ezza, e -11n111. Jo lrO\TÒ cacla,'ere. · . . . <li dia111 etro i 11terno. St1 tt1ra (lella breccia bt1cCrede ch e qt1esti fe11omcni <lebbano attr1~u~rsL cale. Si }Jttò riconoscere cl1e jl forarne fistoloso al forte I)Otere proteolitico (iella ~os ta t?-za 1n1etester110 i1111nctte n ell'angolo s uperiore n1 ediale t a ta p erch è avendo a' 11to occas1one in precc<lel seno 111asccllare. Si raschi a no con ct1ra così d eriti ricerche di iniettare clel secreto p ancreacrt1es la r egione co111e i cli ffe1·enti recessi (lel se110. tico r accolto cla t1na fistola 1)erman ente con t1na soncl a onde non venisse in contatto clel lc~11.bo 10 febbraio. - Anda111cnto postoperativo ))11ono; di int1cosa intestinale per ct1i no~ è .1>rotc~l1 l1ca non febbre; ll1111e fazion e di grado leggicro d ella vis·<i-vis d ell'albttmina coagulala. sia 1n cnn1 norgt1an cia òestra. 1

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IX, FAsc.

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I

SEZIONE

mali, sia in cani s1)ancreatizzati, qt1esti non presc11tarono mai alct1ne delle inani festazioni so1)ra descritte, pt1r iniettando C[t1a11ti tà di se~reto molto 111aggiore. L'O., infine~ ha eseguito tln~ serie <li i11iezioni (li st1cco enterico i11 dodici ca11i nor111ali. Il st1cco enterico ' 1 eniva i·accolto. cla ansa del 1 \ ella, <la tre ca11i, clue a dotto 'Virst1nghiano Legato~ il terzo i)ri1na normale, poscia a dotto \Virst111ghiano legato (coi 1ne<lesi1ni 1·i st1ltati). Inictla,·a IJiccole q11antità di secreto enterico appe11a raccolto, general111e11te 1 c111c., al i11assi1110 5 c111c. In tt1tti qt1esti cani, cla <lt1e 111int1ti 111ini1110 a 111ezz'ora 1nassi1110, tcn11)0 clopo l a iniczio11c\ insorge,rano delle 111anifestazioni molto si111ili n c1t1clle rleS1critte 11el ca11c al qttale era stata ])raticatci la iniezio11e cli sticco ])ancrealico f orten1cn te })l'O leoli tico. \ ' 0111 iti ri 1)ett1ti, 1)ri111a cli S(>stanze nli111 entari, l)OÌ <li sali,,a, conati cli vo1nili infrt1 ltt1osi, s1)as1nodici, i)erd.ita di l>ava, Jla1·csi clegli arli 1>osteriori, J>rostrazione grave gc11crate. rifi11Lo del cibo. In t111 te111po ,·ari al> ile, fra 6 e 2! ore, sco1n1)ari \'ano a IJoco a JlOCO tutti qt1csli feno111eni, e l'anin1ale, })tlr rcstantlo a11cora l)Cl' ([t1alcl1e le1111)0 ahl>attt1to, ri1ligliu,·a él i11angiare. Serlul<t (/e! 2ì 111<tr:o 1903 Presicle11za: Guareschf. Dot l. Scofone. (I...aboratorio di i11u lcri a 111eclica). - A::io1ze dell<L S<LCC<Lri1z<L JJer vill e1zdor e1zos<L 11el corziglio. Co111t111tca i ris11ltati (lelle st1e ric-crcl1e i11 })l'Ol)OSito. A <losi ele,'ate si 11a11no co11trnzioni lo11icocl oni cl1c, a1)ertc ta110, Lctano, e po i, in segt1i to~ f P11on1eni di })al·alisi. I ... a saccari 11a a\rrcbl)c a11<: h'cssa l'azione farmacologica ])ro1)ria alle sosLHnzc aro111atiel1e. lJolt. (;tovanni ~larro . - U11 C<tso di esoslosi e1Ji/is<t1·icl 11zulliplct !Jiova1zile. - Presf)nta in i1n ragazzo cli 13 anni 11n ese1111)lare Li1)ico cli diatesi c.:•soslosica, in ct1i sfugge q11alsiasi 1no111ento eziologico (lcll'affezione. Le esostosi sono non solo clifTt1se alle ossa lu11gl1c (omero, ct1bi to, radio, fala11gi, f en1ore, tcbia, })ero ne, costole), ina ancl1c a talur1e cl elle l)iatle (sco1>ola, osso iliaco).1 LC' 1esio11i sono l)it\ 1nanifeste a destra: sono però (lispostc con cerla regolare simmetria. Sono pit\ s' il11p1)ate nei i)11nti clove l'accresci1uento osseo è µit'1 attivo, confor111emente affatto alla legge <li Ollier \)er l'accresci1nento degli arti. Formano s11ll'o111ero s1)ecie a destra, all't1nione clella diafisi coll'e1)ifisi, co1ne t111 irto collare. Le lesioni l1anno indotto finora t1n certo grado (li atrofia nelle braccia, e i)er t1na notevole esostosi in corriS})Ondenza del malleolo interno a destra 11n ''aris1110 del l)Ìe(l e stesso. Dott. Andrea Marro Clinica operativa). -Nuovo 111etodo di e11lero-a1zaslo1nosi ternii11ale. -Presenta i particolari dell' a1)plicazione sperin1entale di c111esto inetodo, che sarebbe vantaggioso per assicurare una gt1arigi one per pri1na ovviando q11ind i a stenosi cicatriziali postt1me. Tale n1elodo JlOi sarebbe suscettibile d'essere diff11so tiella i)ratica condotta, poichè pl1ò essere eseguito da solo, e non richiede co1npresso1'i nè ])ottoni. Il metodo consiste essenzialmente nell'incapl)t1cciare i dt1e monconi di resezione nell' ansa inferiore dopo di averti strettan1ente collegati co11 t111 la~cio di cntgt1t a noclo se1n1)Jice, fissato con t111 Pea11. 1

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PRATICA

Com1)iuta 1'01)e r azione risulta t1na breve i1zl1Lssizsceptio1ze, i ct1i tratti i1ztz1s-sz1scepti, cssenclo però stati accurata1nente })rivali del 111esenterio, no11 i)ossono dar lt1ogo ai distt1rbì che si verificano in tal processo i)atologico, e co11dannati ad esse1·e presto elin1 i n ati, assict1ra110 il ristabilirsi del calibro nor1nale n el 111111e intestinale. In corrispondenza del colletto cl'i11vaginazionr si ClJJl)lica no d11e linee <li st1tt1ra circola1'e stcond.o le regoli co111uni, e'ritanc.lo cli co1n1Jrenflcre nello s1Jessore d.c-i l)t111ti lo str ato i11t1coso. L 'O. si I'iserva a co11trollare i rist1ltali 1011ta·11i <lellc operazioni J)ott. Liant. - Esz>crie11:e szil s<lllf/lle 11ell'osleo111ielite accul<l - I ... ' (). riferisce che nel sa11gt1e clei conigli 111orti i 11 5 1 g iornata })Cr osteo111ieli 1e act1tissi1na i linfo citi raggi t111go110 la l)l'O])Orzione clel 75 Oro, co1n1)aiono cellule midollari 11ella ragione del 7 010, e sco1111)aio110 del tt1tto le cellule eosinofìle. Nel sangt1e i11,rece dei conigli, i cruali~ l)t1rc affetti da osteomielite act1ta gra,rc, ri esco110 a superare il IJrocesso inorl>oso, l'O. 11a risco11trato - come a seg11are la crisi e<l il st1ccessi, ·o Yolgere a gt1arigione <lella 111al~l ttia - t1na cl iscesa ra1)ida della Clll'\'a clei Liafociti fi110 al 3 Oro, ecl 1111 a t1111e11to bru sco e' i10 te,ro] issi tno cle llc ccll11l<." cosinofile, le c1uali raggit111go110 l' 87 010 i11 12 gior11ata (li 111a l<1t lia Il r e1)ertò è stato se1111)rc costante: qt1i11(li l'i1111)ortanza 1)rog11ostica gra11clc della eos inofili a nell'esteo111ielitc acuta. L'O. accennél in t1lti1no ad es1lcric11zc i11 corso st1ll'agglt1tinazio11e c l1e il siero <.li sa11gt1e {li a11i111a li affetti llt1re <la osteo111iclitc eserciterebbe sul germe che ha servito i)er 1)rodt1rre l'infezi.one, ger111e, c J1e nel s110 caso, è lo stafilococco ptogeno aureo, . Prof. Perroncito. - Esperie11:lt lii tras1nissio11 e della febbre gialla per 111e:::o di Stego1nya fasciata. - Co1nunica, a no1ne del dott. Adolfo Lt1tz, di S. Paulo (lel Brasile, che ft1ro110 fatte colà con rist1ltati positivi queste es1)erienze so})ra individt1i che si erano i)1·estati s1)ontanea1nente con l)Ìena conoscenza (lel i)er icolo ct1i a11davano incontro. Le stegomie, s1)ecie di zanzare, ve11nero infetlate precedente1nente con mo1'sicature di malati cli febbre gialla, 10-20 ore i)ri1na. Le zanzare infettate con dei casi tipici, ina non troppo gravi e tendenti ad 11na gt1arigione ra1)iòa, sono state tr<1sportate da S. Simao a S Pat1lo (dista nti al~ ct1ne centinaia di chilometri), e l' esperienza venne con1piuta in S. Pat1lo dove non vi ha febbre gialla. Si ebbero tre I"'isultati positivi, di ctti dt1e casi abortivi tipici, ed un caso con1pleto terminato colla guarigione. L'incubazione ha dt1rato in tutti i casi da 70 ad 80 ore. I 1nalati sono stati pt1nti il prin10 ccl il secondo giorno della 111alattia, cioè in t1n'rpoca in cui n ~ss uno ha inai trovato il ger111e di Savarelli. Dott. Ji:. M ~·Y N IF:R. •

delle Scienze dell'Istituto di Bologna. Seduta del ~2 rnar~o 1.903. L'accademico 1)rof. G. Trico111i comt1t1ica t1nn s ua i11e1norin st1l l' Asporlazione Lola/e di ct1nb"'due R. Accademia

le apo11ei1rosi palmari per malaltict del Dzzpuytrell. La rct razio11c <lell 'n 1)onet1ros t palmare è unu


lL

:POLICLINICO

malattia non frequente, la quale non ba alcuna tendenza alla guarigione spontanea, e se da un lato perdura l'incertezza Sll la st1a etiologia, dall'altro l'intervento chir11rgico non ha dato fino ad oggi dt1revoli risultati. Al fine di curare radicnlmente q11est'affezione l'A. ha esegt1ito sei n1esi or sono, s11 di t1n t101110 affetto di contrattt1ra di fless ione delle ultime tre dita di ambedue le i11ani, l'asportazione totale di ambedt1e le aponeurosi pal111ari, dopo di aver sollevato u11 lembo ctttaneo costi Luit o da quasi tt1tta la cute della regione volare. La incisione ct1tanea è stata condotta dal J>t111to più. alto della regione i1)otenare, a livello del lega1nen1 o anulare del corpo, 111ngo il lato ' rena r e del 5° i11etacor1)0 fino a 3 n1111. sopra la l)iega digito-palinare. qt1i11di in modo ct1rvili neo (a con,ressità inferiore ecl a 3 mm. sopra la piega digito·1)al111are) raggiunge il lato radiale del 2° metacorpo e r sale fino alla plica interdigitale fra l'in<lice cd il pollice. Sollevalo il le111bo, si à incisa l'apo11eurosi a livello del lega1nento ant1Jare e poi asportati i prol11nga111enti, che vanno al 2, 0 3, 0 4,0 e 5° dito. L'aponeurosi as1Jortata si distingtte <la qt1ella s~na 1)er una maggiore grossezza dei fasci tendinei e per t1na i1otevole sclerosi del connettivo, cl1e sta tra i fasci stessi . Questo connettivo, che nor111 ·tl1ne11te è lasso e ricco di fibre elasticl1e, nell'aponet1rosi i11::ilata è rlivent1to con1patto, presso a poco qt1anto il tesst1to tendineo, e le fil>re elastiche sono scc,1nparse. Qt1esta ipertrofia connetti vale con successiva sclerosi, probabiln1ente è collegata con gli sforzi che l'a1nn1alato continnan1ente fa fJer vi11cere l'ostacolo che si oppone alla ft1nzionè, ostacolo determinato da una lesione del sistema nervoso. In questo caso di n1alattia l'eredità l1a una grande i1n portanza, TJercl1è il padre ed t1n fratello sono affetti dalla stessa malaltia. Il decorso post-OJ)erat ivo è stato dei inigliori ed il resultato ft1nzionale bt1onissin10, co111e risulta dalle fotografie presenta te dall' A. Dott. L. BEOC ARI. Associazione medica-chirurgica di Parma

Seduta del 13 1narzo 1903.

Presidenza : Professor Corona. Il dott. Alftnt porta un co11tributo lllla diagnosi degli epiteliomi della cavità 1.1teri11a. Alfteri rileva l'importanza della diag11osi precoce c1ei carcinomi uterini, ina disgraziataniente la maggior parte delle donne carcino111atose. si presentano al ginecologo non })iù in condizioni di essere sottoposte a tratta111ento radicale. Nella clinica ostetrico-ginecolog· ca di Parma solo il 25,5 Oro clelle donne affe tte da carcinoma t1terino. furono trovate operabili (1900-1903). La di::.gnosi precoce è sopratt1tto difficile negli epitelion1i della cavità, perciò l'A. crede interessante riferi1'e 2 casi di epitelion1i cervicali a svilt1ppo tutto endocavitario e 3 casi di epiteliomi inaligni della cavità del corpo; a q11csto aggiunge t1n caso di sarcoma dell'endo1netrio, il quale per quanto istologica111ente affatto diverso dei prece<lenti, loro si avvicina dal punto di vista delle difficoltà diagnostiche. Nesst1no dei sintomi rileva!lili col comune esame ginecologico sono caratteristici per lo sviluppo di (14)

[ANKO

IX,

F.\SC. 21

I

un neoplasma maligno endocavitario, e solo possono valere a f or1n11larne il sospetto. La diagnosi certa vien e solo nella grande maggioranza dei casi stabilita sttll'esame n1icroscopico dei fra1111nenti oltent1ti col raschian1ento esplorativo. Parlano il 1)rof. Ri,,a, il dott. Pagant1zzi, il prof. Zola, ai C(t1ali ri s 1)ondc il clott. Alfieri. Il clolt. Pegoraro l'i corda di aver presentato. in u11a seduta dello scorso clice111bre, una am1nalata affetta cla J.:>soriasi, la quale })resentava una 11lceraziane della 111t1cosa congit1ntivale n ella palpebra superiore. Il dtrtJbio sorto allora cli una n1anifestazione pso1'jasica nella congit1nliva, fu poi sfatato dagli esami balterioscopici e speri1nentali, i qt1ali diedero la pro,,a che si trattava di un'ulcera tt1bercolare. Accennato alla rarità di questa forma patologica, l'autore descrive i risultati delle sue osservazioni in proposito e discute sulla terapia pit\ consigliabile. Il prof. attaneo ha cercato di studiare la lossicilà degli ascaridi. Egli li mantenne in una solt1zione di clort1ro di soclio, glucosio, peptone. bicarbonato sodico, (soluzio11e pro,rata sterile e non tossica) per 24-36 ore, e li estrasse vivi. Dopo la per111anenza la solt1zione conteneva, ]). cul., streplococc., b. fiuorescens. Alle cavie iniettò 5 c1uc. della sol11zio11e filtrata alla candela, nel peritoneo: le cavia [)resentarono tutte i11alessere grave~ sonnolenza : tre di esse prese nlarono paresi del treno posteriore, e morirono in 17, 7 e 3 ore a secon<la cl1e nella sol11zione avea soggiornato t1n maggiore o n1inor n11n1ero di eln1inti, per 11n tempo pit\ o 111eno lungo~ ed a seconda della resistenza dell'ani111ale. Gli esami bacteriologici del cadavere esclusero la possibilità di una infezione. Ad escl11dere cl1e i feno111eni inorbosi e la morte po lessero essere stati deter111inati dalle tossine dei i11icrorganisn1i giunti nel littuido di coltura cogli elminti, filtrò culture degli stessi 1n icrorganis1ni alla candela, e le iniettò alla dose di g. 10 eme. nel peritoneo di causa che non ne risentirono inconveniente. L' esarne chiruico della soluzione dopo estratti i vermi non mostrò che llna forte acidità dovuta ad acido lattico. Bisogna dunque am1nettere che gli ascarjdi abbiano secreto un tossico, assai tenue del resto. Ulteriori esperienze saranno dirette a studiarne l'azione per introduzione diretta nel tubo intestinale. Parlano il prof. Riva e il dott. Paganuzzi: risponde il prof. Catta11eo. Il dott. heriè·Ligntere a nome anche del dott. Balestra, dopo a\?ere accennato a Ila scoperta (tegli organi parasi111patici fatta dal Zukerl{andl nel 1091 erl averli descritti, ri1)orta le OJ)inioni dello Zuckerl<andl stesso, tli Bicell, Bennamot1r e Pinatelle. Vassale e Zanfrognini sul significato loro. Presenta pt1re tre preparati esegu iti nell'istitt1to d'Anato1nia Nor1nale. Il <lott. Barbieri parla sul lria11golo pclraverlebrale di Grocco. Uscita la p11bblicazione deJ Grocco sul triangolo di ott11sità che, secondo cruesto osservatore, compare alla base del torace opposto, nei casi di pleurite essudativa. l'O, ha fatto st1i malati dell'os1)edale di Parma ricercl1e acct1rate senza poterlo mai riscontrare; fece allora ricerche speri111entali nei ca· daveri. Risulta da queste che il mediastino po·


.AN~o

IX, f' A.se. 21)

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SEZIONE

PRA.TlCA

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steriore, opportt1na111ente SJJinto colle dita introdott<~ attraverso ad aperlt1ra l)raticata nella parte posteriore del torace, non ap1)are possa spostarsi così da raggiungere la parete toracica posteriore del lato opposto; che ne ssu n spostamento si nota, o solo lievissin10 i11ediante copiose iniezioni di liquido entro il torace; che uguale risultato si oltenne adoperando sostanze coagt1la11ti destinate a riprodurre lo stan1po (legli e' entt1ali sposta1nenti delle ca, ità plet1· rica. ln base a questi fatti non pare all' O, che l'ottusità trovata dal Grocco nel torace opposto, possa inettersi in rap1)orto col ' 'ersamento del torace inalato. 13. 1

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OSSERVAZIONI CLINICHE

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Le iniezioni iodo-iodurate nella cura della peritonite tubercolare. Osser, azio11e clinica del dott. F. FiliIJIJO Sc11rleri 1

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. caso da n1e osse1·, atc •

..

~el

lli u11tl ragazl.a di

si l1·atta\·a 2() a1111i, 1~1 c1t1alc 1

cj1~ca

11011 ri\·ela\ a i11tllt1 (li i1111)orla11tc (ial lai<> ereditario nè a\ ea 111ai sofferto 111alattic deg11e di i1ota. ì\Ieslr11ò a lo a1111i. e le st1c. 1nest1·11azio11i con Li11t1<1ro110 regolari fino a 19 an11i, \ crso la c111ale C})OCa i11co111i11c.ia1·0110 a f<.1rsi 1>iì1 sc.a1·se <.' acl i11te1'\'alli lJÌ ì1 lt1ngl1i, fi110 a sco 1111){1 rire i 11tera1nen te. ~~1~atta11to l'i11fcI·111a i11c o111i11cia,1a a lagnarsi cli l111a g1·a11de stn11chezza, di n1a11canza di éll>l)elil<>. e di 1111a stiiicl1ezza 1)i11ttosi<> osti11a ta, alter11a11tesi co11 l>re, i i)eriodi di clia1,1·e<.1. J)ata la pt~rsi­ stenza di q11esli sinto111i e ltt co111pars<1 di legge1·i 111ovi111e11ti f e])])rili, }Jl'Cc.ecl t1 li qt1asi sc111pre da ))1·i,1icli l'i11fer111a si decise a ricor1'ere al 111io ait1to. Solto1Josta ad t111 acc111'alo esa111e <>1>· J1ielli\'O, potei constata1'e in lei: ns1)etl<> : soffe1·e11te, colo1·ito ce1·eo, 111L1C<>SC \'isi))ili I I palli(le, i11asse 11111scola1·i flaccide~ orga11i I to1'acici i101·1u~1li; addo111e legger111c11lt' . ! tt11ni<l<l. <.li fc>1"111a o''oicle inedioc1·e111e11lP alla1·gato ai lati ; colla pt1lsazio11e ' 'Ì si 1·is,'eglia ,,a110 legge1'i dolori, specie i1ei c1t1ad1·anti i11fe1·io1,i, e<l alla i)e1·cl1ssio11c sj nola, a I'iso11a11za ti1111)a11ica i11 alto, disc1'etan1e11te i110<.lifica11tesi i11 basso cci ai lati, do\Te di, e11ta,ra ottt1sa q11ando si invitava l'infer111a a deco111})e1·e sul lai<> in osservazione ; senso ({i fl t1tt11a~ionc appena a })prezzal>ile ' e1·sa111e11to i11t1"aaddominale mode1·ato, completan1e11tc libe1·0 ; fegato e n1ilza norn1ali; u1"ine sca1'se. r·iccl1e di fosfati alcali11i e terrosi ; fe})hr·e i11ode1·ata, inter111itte11tc, i1·1,egolare, oscilla11te i1elle 01·e di se1'a t1·a 37° 5 e 38° :>. In base a tali elen1e11ti, così rapida111e11t~ es1)osti, sta})ilisco la diag11osi <li i)e1·ito11ite c1·onica, di 11at111·a n1olto p1·0babil1nente tt1be1·colare. I)erta11Lo faccio subito int1. a1Jrendere all'infer111a la cttl'<t iodica (pe1111ellazio11i locali co11 tinlt1ra di iodio e iod u1·i alc~lli11i IJe1· , ·ia i11te1·11a ). convi11to come sono della g1·ande e fficncia che spiega l'iodio i1elle ' 'a1·ie forni<' tubercola1'i, se i1011 co111e age11le specific<l . al t11e110 co111 e a genie (li 1·ica111lJi<l 111ate- f• f ri alr, C'fl l)ace di accrescer·e la vitalità del.. 1

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11 D11ra11le, dopo di a\1e1·c C<.)11statat i i )Je11efici effetti co11seg11iti colle i11iczjo11i iodo-iodt11~ate i1elle ' ra1'ie fo1,111e di Lt1be1'colosi cl1irt1rgica, volle spe1·i111e11ta1'e se c1t1eslo t1·alta111e11Lo i~iuscisse eg11al111e11te efficace i1élla perito11ite tu])e1·cola1·e. Il Bi<lgi, clic i1c eseguì l' espe1"i111e11Lo, ~1fTer111a di a\re1·e ollenut~1 la con1pleta gu arigio11c i11 sci c~lsi di pe1·ito11ite tuJ>ercolare, Lré.ltlati seco11do il n1etodo tanto felicc111e11te p1·econizzato dal D11ra11le. 111 segt1ilo 11011 si so110 avute cl1e be11 JJocl1e llub})licazio11i sop1'~l q11esto i1111)01·ta11tc argo111e11to, sti1110 pe1·tanto di g1'a11de i11teresse pratico i·ife1·i1·e gli splendidi effetti da 111e co11seguiti in l111 caso sottoJlosto ~t c111csto t1·atta111e11to, e faccio tesoro dell' occasio11e per ri\Tolgere ai Medici p1·atici l'in, ito di volerne fare la1'ghe a pplicazioni, })Otendosi co11 U.11 i11ezzo cosi sen1plice e così i1111ocl10 1·i11sci1·e a trionfare di t111a n1alattia tanto g1'ave i)er la c1uale oggi il i11iglio1'e t1·attan1e11Lo co11siste i11 ttn i11ter\tento cl1i1~u1·gico della })ii1 alta i 01 l)Ot'ta11za, 11011 accessibile ai ì\ledici clei piccoli Con1u1ri, ed al quale difficilme11te gli infern1i acconsentono a soltopo1·si.

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l'organismo e di renderlo più resistente all'azio11e dei bacilli tubeI·colari. Per rendere ancora più validi i poteri di resistenza dell'organismo, alla cura iodica t1nisco i ricostitue11ti generali (alimentazione sostanziosa, olio di fegato di 1nerl11zzo, arseniato di ferro). L'infe1"ma si avvantaggia sensibil111ente di q11esto tratta1nento : la temperatt11'a I'itorna quasi nei li1niti normali, la raccolta liq11ida addominale 11on accen11a ad at1me11ta1·e, le ft111zioni i11testi11ali sì con11)io110 1"egolaI·111ente. Mantenendosi le forze ·sen1pre assai st1"emate, l'infer111a si decide a reca1·si a Roma, do\1 e da vale11ti clinici le ''ie11e co11fer1nata la diag11osi da me fatta, e \'Ìe11e confo1"tata a p1,oseg11i1·e la cura intrap1·esa. Rito1"nata sotto le inie cu1·e, alla som111inist1·azione dell'iod u1--o di IJotassio per via 01~a1e vengono sos tit11ite le i11iezioni ipoder·n1iche iodo-iodurate alla D111·a11te modificate seco11do la seguente formula: Iodio puro g1,. 1 10 Ioduro di potassio ~ D Guaiacolo ,, Olio di oliva steriliz. ~, 100

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Le iniezioni vengono praticate 11elle i,egioni glutee, riescono bene tollerate e so110 affatto indolenti. Si inietta una siringa di Pra,ratz al gior110 pe1, circa d11e • 111es1. Frattanto la ten11)e1,at11ra si ristabilisce 11ei limiti nor1nali, la raccolta liquida della cavità addominale i1on è pii1 apprezzabile, lo stato generale diventa migliore, e le funzioni inest1·uali si ristabiliscono. A i·endere pil.1 dt11--at111·i così benefici effetti- si n1a11da l'infe1·111a a respirare per qualche tempo l'aria marina, ed al ritorno in patria viene sottoposta ad u11a ct11·a di iniezio11i di a1,seniato di fer1·0 la quale riesce a vincere completa1ne11te quel piccolo grado di a11emia che ancora__resid uava. · Oggi, dopo più di u11 an110, l'i11fer1na sta (16)

[ANNO IX, :FASC.

POLICLINICO

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be11issimo, e nulla pa1·e rimanga della infe1"mità progressa.

Un caso di cisti da echinococco muscolare per il Dottor Salvatore D' At1ria

La poco frequenza con la quale si presentano le cisti da echinococco nei muscoli ci spinge a pubblicaI·e questo caso. Il 30 dello scorso dicembre si presentò alla 11ostra osservazione Luigi C. . . . di 39 anni, a1111nogli~to, da Napoli, do111estico, presentando u11 tt1more all'anca dest1--a. Godette semp1·e buo11a salute. Ve1'so il ventesi1110 a11no notò difficoltà 11ei n1ovin1enti dell' arto inferiore dest1·0 in specie i1ell' ascendeJ·e le scale, difficoltà che andò se1npre c1·esce11do. Chiamato un nledico, al dir dell' infe1·n10~ q11esti notò u11a tu111efazio11e fluttuante sopra l' articolazione coxo-femorale dest1·a pe1~ ct1i credette 11ecessa1--io lo svuota111ento e dal q11ale ven11e fuor·i ci1·ca t1--ecer1to g1,a1nmi di t111 liql1ido giallo, cetri110, tr·asparente. 111 segt1ito il C. . . . 11on avvertì più alcun disturbo fino all'ottobre 1901. Da qt1est'epoca in poi notò che 11ella stessa regione a11dava formandosi u11' altra t11mefazione con i n1edesimi ca1·atte1·i della pri111a, per la quale cosa la libera deamb11lazio11e era ostacolata. Per queste sofferenze si decise c.onsultare un inedico. L' ir1fe1"1no si prese11ta i11 dec11bito tt11ilate1'ale sinistro, di meschino sviluppo scl1eletrico, denutrito, pallido. La regione glutea destra, tra la cresta iliaca ed il gran t1·ocante1·e, si nlostra tumefatta, la pelle sov1~astante è di colo1·ito 1101,n1ale, . sollevabile. Palpando si circoscri\ e una bozza I'Otondeggia11 te, con s11perficie liscia, elastica~ fluttt1ante, indole11te, assenza di fre111it<) idatideo, ottusità assoluta alla pe1'cussio11e. La diagnosi si presentava difficile. Poteva sorgere il sospetto di un }Jrocesso tubercolare pe1· la persiste11za dei 1


~~NNO

IX,

PA.SC. 21 J

SEZlONe

jliccoli fastidii f1111zio11ali so1)1·atttLtto i)ercl1è si sa cl1e l' a1·ticolazio11e dell' anca, del ginocchio, del gomito sono I'egioni ]Jredilette da qt1esto morbo peI·nicioso. ìVla n1a11cavano t11tti i dati s11bbiettivi relativi ad una lesione articolare. di tal 11at11ra e t11tti i dati obbiettivi netta111ente caratte1--istici. L'ipotesi poi di 11n ascesso f1--eddo ve11iva ad esse1'e natt1ralmente escl11sa sia pe1. il criterio di tede, sia pe1· il decorso, sia fi11al1nente per la q11alità <lel liq11ido da noi est1·atlo e che in nulla }lOteva raffro11tarsi a quello tenue, purisi111ile, giallast1'0 dei p1.. ocessi t11bercolari. Fosse u11 e1natoma antico 'l Noi sa1ll)ian10 cl1e le lace1.. azioni p1--o<lotle dalle cont11sio11i nel sottocuta11eo e i1ei less11ti sottoapo11evrotici oltre alle vent1zze ed ai capilla1'i i11teressa talora \'asi \ e11osi ed a1--teriosi di i11aggior calibro, e c1ui11di il sangue ve1'sandosi rapicla111e11te cd in abho11danza, dissocia e se.olla i tess11ti e si i--accoglie i1ella cavità llI'ef01·111ala dai tessuti pestati dalla contusio11e ; da11do luogo ~1 ciò che dice~i c1nato111a. Superficial111e nte l' e111aton1a fo1'n1a un t111nore e111isfe1·ico a limiti i11distinti, se la bozza sang11igna non contiene sa11g11e coag11lato, la fluttuazione è netta, se il sang t1e è coag11lato, la bozza p1.. ende u11a consiste11za 1nolle pastosa, che trasmette alla 1nano che palpa u11 lieve c1~epitìo dovuto allo scl1iaccia1nento del coagl1lo. I tesst1ti cl1e circoscrivono l' emato1na a poco a poco s'imbevono di sangue ; pe1·· ciò la sua tinta si espande e colora la pelle. Così u11a parte del versamento si riasso1'be, i1n' altra si coagula, degenera in grasso, si cmulsio11a e viene asportata dai fagociti, cl1e poi lasciano il posto agli ele1nenti che devono reintegrare la per<lita di sostanza o lo spazio n1orto. No11 se111pre il i·iasso1·bime11to del coagulo degenerato si fa completo, 11è se111pre il sangt1e versato si coagula. Nel primo caso il tessuto di neoformazione gli costitt1isce 11na capsula fibrosa, e l' in1

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PRATICA

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sie111e fo1·111a 1111 t11n1oretto d111·0 indolente, che pt1ò calcificarsi ed a11che ossificarsi pa1·zialmente. Nel seco11do caso, assai più i·aro, il tessuto 11eoformato circo11da il sangue di t1no strato di tessuto fib1·oso I"ivestito tal,rolta di endotelio, onde il tt11no1·e pre11de le pa1·\renze di t111a cisti en1a ti ca, nella q11ale 11on si rin t1,ac.ciano eleme11ti 1no1'fologici del sa11gue ; ma i1n liqt1ido torbido, ti11to di cioccolata dalla sosta11za colo1·a11te dei cor1)11scoli di sangue disfatti. Nel 11ostro i11fermo i1on vi furo110 traumi, ma ancl1e cl1e avesse i11teresse di nasconde1'e la causa, dai sintomi obbiettivi e da q11a11to abbian10 detto i1on è da p ensarsi ad 1111 caso di emato1na. Si t1·attasse di una borsite pret1'oc.a11.. • te1·ica ? La borsite actita si 1na11ifesta col 1·apido for111arsi di una tu111efazione dolo .. ·. · l'osa e flt!ttuante. La .pelle cl1e la rico1)1~e pt1ò I'i111ane1·e di consistenza spesso1·e e colore no1~111ali se il processo è sttb ac11t<J. I . . a tumefazione 11el primo n1ome11lò dcll~t flogosi è il prodotto di un t1·ans11d~lto sieroso o siero..fibrinoso, sa11gttinolert.l<> se t1 au1natico. Nel nost1·0 caso 11011 ' r' era dolo1~e alct1no. Non è a parlare di i1na flogosi fì})i'i.;t no sa o secca, forn1a rara, nell<.l c.r Ll tlle si ha una ttt111efazione poco ap1)rezzaJ)ilc; ed è ca1~atteristico il crepitio dolce e.]1e si av\rerte comprin1endo la horsà 11111cosa e i)al1Ja11do s11lla regio11e del tenc1i11e ment1--e è inosso dalla contratione del 1·elativo m11scolo. No11 è a par·lare 11eppL1re di 1111a bo1·.. site cro11ica a fo1·ma , regeta11 te o a fo1·n1a t11bercolare 11on risco11t1·a11d<> qt1ei si11tom~ che si sogliono I'ilevare in t~lle a l~ fezione. Ave11do escluso che si t1·a ttasse di t111 ascesso f1·eddo, di 1111 e111ato111a, di u11u bo1·site pretrocanterica, dobbian10 am1nettere la forn1a cistica. Per maggior sicu1 ezza si p1·aticò Ltna p1111tt11'a esplorativa con la c1uale si e1

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POLICLINlCO

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st1'asse 1111 liquido dense), sanguigno, iT11tti gli auto1·i so110 d' acco1·do 11ell' a1nnodo1·0. 1nelle1·e cl1e le fo1·1ne mt1scolari di cisti Ciò co11fer111ò la diag11osi fatta, avendo idatidee so:p. l)ii1 toslo 1·a1·e. i ca1'atteri di una cisti s11ppurata. Il Bidloo di Rotlerdan1 osservò pe1' il A1n1nessa la cisti e1·a q11esta semplice i)rimo nel 1699 t1na cisti .idatidea rlel 111t1<) parassi ta1·ia '? scolo trapezio. A q11esta do1na11da ci sia p er111esso riN el 1803 J anni11 di allie1·es na1'ra di spo11de1·e i11 segt1ilo. u11 caso <i i cisti 11ella I"egione lomhare Giudica1nmo indispensabile operare l'indi dest1--a. fe1·mo. Ba1~delel1e11 11el 1877 ope1·ò 1111 caso i1el Clo1·ofo1·1nizzato l' i11fe1·n10 e fatta la dico1111etti, 0 della coscia fra gli addt1tto1~i, sinfezio11e in co1·1·ispo11de11za del it11nore, ed t1110 nella fossa iliaca cl1e spo1'ge,ra face1n1110 una i11cisio11e lt111ga ci1'ca dieci ve1·so la coscia sotto il liga111e11to di Falcentimet1·i dalla c1,esta iliaca \' e1·so il g1·a11 lo}Jpio. lrocante1·e, e ve1111e fuo1·i t111a grossa cisti Bill1·otl1 (Dic. aìlg. cl1i1·. Patl1. t1nd Themolto ade1·ente ai tessuti \rici11i · ai ten- I rapie Berlin, 1883) vide ope1·a1,e una citati'ri di e11uclea1·la si r111)1Je ·e ne llscì I sti da ecl1i11ococco 11el tess11to cellt1lar<.~ t1n a gra11de qua11tità di .licrt1ido de11so, del do1·so e d ella coscia . · sano·ui11ole11to co11 1111111erosissi111e cisti o . Il T«tlini 11el 1883 I'ife1·isce di 11na cisti idatidee di , rai·io ' ' olu111e. Svuotata co1nidatidea del gra11de laJJb1·0 si11istro della pletan1e11te si aspo1·tò co11 qualcl1e diffiUl\7a, caso t111ico 11ell'l letteratt1ra cl1i1~111·­ coltà la cisti mad1·e, si fece t111' i1·1·igazione gic,1, un' altra 11ella rcgio11e 101nba1'e di antisettica, zaffamcnto della ca ' Tità e s11dest1·a ed t111 te1-z<) caso i1clla regio11e t111·a della ct1te lasciando t111 i1iccolissi1no iscl1iatica sinist1·a. cl rc11 <1ggio cli ga1·za. Ija,nnelo11gt1e (Bul. et 111é111. de la S(>C. La cisli a' ea ttst11·<1lo il g1·~111de gl11leo de cl1i1·t11·gie de Pa1·is 1. XI,T) ope1'ò t111a i11 ,·ici11a11za d ella sua. i11serz io11e st1perio1·e cisti da ecl1inococco i11 t1n i·agazzo di c.' d a''ea i) 111·e contratto ade1·enze élb])a- 10 an11i al lato posleriore i11terno della • sta11z ~1 fo1-- ti co11 le fib1·e del gluteo 1nedio coscia. e co11 1:;1 f e:1 scia 101nbodo1·sale. Gonteha1·off (B1·it. ined. Jou1'11al, 10 olL' a111111nlato gt1 <1rì se11.za alc1111cl1è di lob1·e 1891) descri\re 11n caso di u11a cisti 11oie\ ole i1ell' ulteriore deco1·so. da ecl1inococco, in 11n uo1110, tra la co. I~ ' esa111e n1icroscopico del contenuto lonna verteb1·ale e la scapola destra della clella cisti fece ri11\1 er1i1·e gli t111ci11i ca1·atg1~andezza di un uo,1 0 d'oca. teristici. Il Tavel 11el 1880 a\'ea t'accolto 11ell~1 Nel liqt1ido si i·i11ven11e g1·a11de abbon- lette1'atura 108 casi; il Ma1·guet li po1·La danza di cloruro di sodio. a 126 i1el 1888; He3'n nel 1894 a 134: Q11indi il nostro infe1·mo e1·a affetto da Scoltz 11el '96 a 135; 11el '97 i dott. Baietta e Rizzini 11e osser\ a1·ono il 136° caso i11 cisti da echinococco; e con ciò abbiamo 1111a clo1111a all' a11ca si11istra i1ell' ospedale) risposto all'ultima do1na11da. civile di c1'011a; pe1' la qual cosa il 110. Nella lette1·atura, per q11a11to abbia1110 stro caso sa1~ebbe il 137°. . po tuta fa1·e ricer~l1e, è questo u110 dei \ Ta1'ie so110 le opi11ioni i)et· spiega1·e il pocl1i casi di cisti da ecl1inococco del con1e la la1·\ a dell' ecl1i11ococco si fissi 11ei grande gluteo . Il p1i1110 lo descrisse Engliscl1" ~ (Med. ll1USCO~l. Da i11olti si è parlato dell' i11flue11za del Chir11rgisches Central-Blatt n. 26~ 1886). Il Ma1·oput~ nell' 88 ne desc1·isse 9 casi t1·auma. Osservazio11i su ciò f u1·0110 fatte da })C l'SOilali.

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{ANNO IX, l' .o\SC.

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Sl:.ZlO~F.

Iilencke, Rel100I, Pl1oel)11s, B1·emese1·, C1·t1;eill1ie1·, Foli11, Devai11e, Fila11x. Seco11do Leja1·s e lo Scl1oltz in t1na cisti già fo1·mata~ il trat1ma ne accelera lo s'rilt1ppo.

Ma1·guet sostie11e cl1e la te11ia si f e1·mi f rec1t1entemente i1ei m11scoli pii1 g1·ossi e cl1e la\ 01'ano tli })it1 e ad av,1alo1·arc la s11a 01)inio11e dice cl1e le cisti si svilt1p1>a110 })Ìù s1)esso i1el periodo d ella ' Tita ~t tti\r a; e ciò 1)e1·cl1è i i1111scoli più i11 alti vi tà so110 i })i i1 irro1·ati di sa11gt1c. La diag11osi i11 ge11e1'"e è difficile, sia 1)e1· la I'arità clella inalattia, sia pe1·cl1è essa 11011 p1,cse11ta seg11i prop1'i e caratte1,istici. Il fre1nito idatideo, al quale alc11ni da11110 gran valo1·e~ spesso i11a11ca co111e nel caso nost1·0. ,<\ q1testo iJroposito il Lannelong11e es1)ri me c1uesto pare1·e '· cl1e u11 tt1n101'e sil11ato nel 11111scolo di l'egola1·e co11figurazio11e, di le11to svilttppo, di co11siste11za (lt1ra è q11asi se111pre 11na cisti da ecl1i11ococco ". Il T1·elat dà impo1·lanza alla durezza tli ({Liesti tt1mori pe1, la diagnosi e dice: .. La cisti i1011 è flt1ttua11te a causa del contcn11to cl1e olt1'e i11isu1'a la diste11dc, ma è dt11'a co111e 11n Lu more solido ". L~1 p11ntt1ra es11lo1'aliva, se la cisti 11011 è più i11 co11dizioni 1101·mali, può spesso fallire, non face11do co11stata1'e nel liquido gli t1nci1ri e gli scolici caratte1'istici. In og11i caso di cisti muscolari accessibile · alla ma110 cl1irurgica, la 1)1·ognosi è fausta sia per la vita del paziente cl1e pe1· la ft1nzione del muscolo, poicl1è le tanto tem11te co1nplicazioni flogisticl1e oggi sono ridotte ad t111a pe1·centt1ale i11significa11te ; i11e11t1·e la g11arigione per p1·ima i11tensione della ferita 111uscola1·e e delle altre parti molli è la i·egola. L'enucleazione delle cisti 111uscolari è il n1ezzo cu1·ali\'O I)iù efficace e di p1·ont() st1ccesso ~ O\'C essa 11011 sia possibile, il vuota1nento del liquido cistico per aspirazio11e e l'iniezione di uno o d 11e millig1·a1n1ni di sul)li111ato i11 soluzio11e aClft1c>st1 1

PR.A TlCA

uccideI·à J1e11e S})esso il i)a1·assitt1~ 011dt' il co11te1111lo della cisti si riasso1·l>e e 1~1 pa1~ete a\1 \ 1izzita i·esla inocua l'accl1i11s~1 11el })e1·icistio, che s11 di rssa si i·agg1·inz<1. Napoli, gennaio '903.

NOSTRE CORRISPONDENZE DA PARIGI Trattamento delle uretriti croniche. (Lezione del dott. B. l\1ùTZ).

(Co11li1zua:io11e e firze vedi, fascicolo, n. 20'l.

Uretrite croriica profonda. -

L, infiammazio11e non si localizza solamente nella mucosa e nella sotto1n11cosa dell't1retra, ina si estende alla sun guaina S})Ongiosa, oltrepassandola talvolta per formare in alto delle C.lverni ti ed in basso delle peri11retriti- Le inliltrazioni della guaina spo11giosa }JOssono risiedere o nelle maglie òel tesst1to vascolare o, ciò che è più frequente; attorno agli acini gl1iandolari, dando luogo a delle adeniti uretrali. Queste ghiandole possono tro' 'arsi ad una distanza d'un c·m. dal lu111e del canale. Le infiltrazioni della regione sotto-cpiteJ iale, per la quale passano i condotti escretori delle gl1iundole, prod11cono la loro co111,.. pressione e consec11ti van1ente la ritenzione, il ristagno dei prodotti patologici nell'interno degli acini, che difficilmente possono sbarazznrse11e. In questo caso due soli mezzi possono t1sarsi; o la disinfezione dei condotti escretori , se si tratta cli adenite, o l'azione n1eccanica più. o meno diretta. I gas antisettici, dei qt1ali })OSsia1110 servirci e che possono penetrare nei dotti ghiandolari, sono l'ossigeno e l'ozono. Questi gas svilt1ppano dell'acqt1a ossigenata, ci1r viene trattenuta nell'm·etra per mezzo <.li n1<.\dicature intra-uretrali. Essi sono estrc1nn 111e11l(' utili nel trattamento delle uretriti cru11i e he go 11ococciche, ina sono senza alcune azione~ co1ne l'hanno din1ostrato le mie esperjenz c 11cllc u rctriti non gonococciche In queste bisogc1a usn re il trattamento meccanico, cioè la dilatazione e il massaggio dei focolai infian11nato1·ii su t1na b11gia. Nelle infiltrazioni localizzale i dilatatori d·o berlancler e di Kollmann dànno bt1oni risultati, perchè permettono di ottenere una dilatazione notevolissima. I... a loro azione è invece insufficiente, per la loro forma conica, nelle infiltra ~ zioni diffuse; in q11esto caso clevo110 adoperai si le bngi e e di preferenza l e Benic111è. I3isogna arrivare al n. 60 e lasciare la bl1gi n ucl canale llna diecina di minuti. 11 canale dilatan(l osi ~ le infiltrazioni profonde si comprin1ono, si }) l' Ovocano delle contrazioni spas1nodiche. dell'urc~ tra, che agiscono fa, ore, ol1nente s111 focolai infiam111atorii cl1e sj s barazzu no d'una }Jarte del loro cont~nuto purulento . .Alla. ~ilatazione biso crna acraiun crer e il massaggio d1g1tale sulla t> Ot> o stessa bt1g1a, cl1e s1. sente spesso su.Ll a pare t e... inferiore e laterale dell'uretra anteriore. Con1prin1e11rlo tra le dt1e di.tfl la parete supc: riore dell't1retrn, si espelle ll contenuto dei 1

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ct1l di sacco ghiandolari, nt11uerosissi1ni in qt1esta regione. Per con, i11cersi dell'utilità di q11esta manovra basta verificare la quantità di pus, che si trova nel liquido en1esso do1)0 il 1nassaggio. Urelrile luzteriore cro1iica a go11ococcl1i. - Tt1tte le ,,olte che si trovano dei gonococchi in una secrezione uretrale cronica, si deve verificare lo stato della prostata e co1ninciare im1nediatamente una lt1nga serie di g ra ndi lavaggi al pern1anganato di po tassa (112000). La grande maggioranza di c1t1este t1retriti guariscono rapidan1ente, ma ne esistono alct1ne cl1e recidivano dopo t1n n11mero co nsiderevole di grandi lavaggi al per1nanganato. In qt1esto caso l'epitelio è cheratinizzato per uretriti precedenti o le t1retriti ghiandolari sono situate lontano dal canale. Nel primo caso si ri1npiazzerà ogni dt1e o tre giorni, il permanganato con l'oss iciant1ro di mercurio (112000) del quale si riem1)irà la ''escica e si farà la clilatazione ed il 111assaggio dell'uretra s11 una bugia. Nei ca&i n ei q11ali l e infezioni ghiandolari sono profonde, si faranno tutti i giorni delle iniezioni con la seguente sol11zione, che si terrà n el canale da dt1e a tre ore: Acqt1a ossigenata 111edicinale 5 cc. Acqua distillata . . . . . 95 cc. Se qt1esto trattamento non dà ris11ltati socldisfacenti, bisogna procedere alla dilatazione e all,evacuazione delle ghiandole mediante il inassaggio sttlle Beniqué. Uretrite posteriore <l go11ococcl1i. - Si fanno gran la,raggi al permanganato, il i11a ssaggio della prostata ed i suppositorii. 1

II. }Jl'in1a <.li co minciare il Lratta1nenlo d'u11a lJrelri le cro11ica bisogna rendersi conto d ella 'rari<'lù clella lesione. ...\ C[t1esto scopo si esaminano l e secrezioni uretrali, il calibro dell,t1retra e la locali zzazione <telln s ll ll pl1 raz ione. I .. e secrezioni pltrt1lente, cl1e si })l'esentano, sin sotl o for111a di scolo l)Ì Ù o 111eno abbondante, sia sotto forn1a di goccetta 1nilitare in(licano l'esistenza d ,infiltrazioni st1perficiali. La presenza dei filamenti è t1n sintomo clelle infiammazioni ghiandolari, delle adeniti t1retrali. Le secrezioni uretrali d evo no essere spesso esa1ninate al microscopio al principio e dt1rante il corso del trattamento. Spesso si vedono dei malati, che sono stati per lungo tempo curati per uretrite cronica malgrado che la loro secrezione uretrale non contenga alcun elemento di st1ppurazione, ma esclusivamente delle cellule epiteliali o degli spermatozoi. Oltre della constatazione della presenza dei leucociti, dei globuli di pus, l'esame istologico ci fa rilevare se l'ep:telio uretrale trovasi cheratinizzato. L'esa1ne bacteriologico constata se i prodotti della suppurazione contengono dei microbi (gonococchi o altri) o se essi sono asettici. L'assenza dei microbi nel pus uretrale è indice d 'una les ione importante. Qt1esto stato asettico è dovuto al ristagno del ptts, che arriva nell,interno del canale dopo la distruzione, la digestione dei microbi, che hanno provocato la suppurazione. Questa ritenzio!1~ di pt1s si fa, sia nelle ghiandole, delle gualt i co11dotti escretori sono compressi rla foca lai

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e1nbrionali, cl1e li circondano, o da tessuto cicatriziale consecutivo all,infia111mazione cronica, sia al di sotto dell'epitelio cheratinizzato, che non s i lascia facilm ente attraversare. Si deve far e per conseguenza un cattivo prognostico in c1uesta varietà d'ttretrite. La prova dei 2 ·bicchieri, che è s tata molto ctisc11ssa, giova certa111ente l)er conoscere lo stato d ell'11retra posteriore. L'esa111c locale dell'l1retra dev'essere procedttto dalla disinfezione del glande, d el meato e delle due 11retre. 11 glande ed il meato d evono essere strofi11ate con cotone idrofilo, imbevuto <.l'ttna solt1zione antisettica forte ( ossiciant1ro di i11ercurio 11100). I .. a migliore disinfezione delle due t1retre si fa n1ediante ,u n grande lavaggio all'ossicianuro di inerc11rio 1{2000). Si esamina il calibro dell'11retra con le so nde olivari esploratrici. ! .. ,esistenza di anelli prova, cl1e alcune l)arti dell't1re tra sono ta~lp ezzate d'epitelio cheratinizzato. Dopo qt1est'esa111e s'introduce nel canale ttna Benic1t1è n. 46-50 e s i palpa se si tro,1 ano dei focolai infia111111atorii n ell't1retra anteriore. Essi si })l'esentan o sotto la forma di nodltli pitì. o meno gJ·ossi o sotto la forma d'infiltrazione diffusa. In seguito si fa 11rinare il i11alato 11ei dtte bicchieri e si esa1nina al microscopio il contenuto del pri1110 bicchiere. Se si trova sola111ente qualche raro leucocito, la lesione dell'uretra anteriore, se esiste, deve essere insignificante. E' preferibile rimettere ad 11n,altra sed uta l'esa111e rlell, uretra posteriore. Dopo la disinfezione dcl glande e delle dt1e t1retre, co111e nella seduta precedente. si lascin nella vescica t1n centinaio di centi1uetri cubi della soluzione d'ossicianuro lli n1ercurio e si 1)alpano le vescichette se1ninali, la prostata e l'uretra prostatica. Se il liquido reso n ei due bicchieri è co1111)letamente chiaro, si conclude che nell'uretra posteriore non esiste alct1na lesione, i11a se il liquido è torbido si esa111ina a 1 1nicroscopio, perchè quest,aspetto p11ò essere dovt1to unicamente alla presenza d'11na grande qttantità di sperma nor1nale. Questi differenti esan1i, compl etati in alcuni casi dall'esame ur ctroscopico, ci d ànno la diagnosi delle diverse lesioni dell' uretra. Parigi, 26 marzo 1903. Dott. f~1L1PPO Cc Tu n.

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NOTE DI lVIEDICINA SCIENTIFICA Fisiologia del pancreas La secr ezione del pancreas contiene ti·e fermenti atti,ri, lino albumolitico la tripsi11a, llllO saccarizzai1te, l' enzima diastatico, ed i1110 che sci11Ò f\ i grassi, la, steai)sina. I corpi albu1ni11osi sono anche scomposti in pe· ptone e trasformati in parte i11 le11cin a, tirosi11a etc.: l'an1ido e la destrina vengono trasformati i.JL zucch ero (destrosio e maltosio); ed i grassi v·e11gouo suddivisi in finissime goccioli1Le, eiuulsionati e scissi nello lorJ parti costitutive, acidi grassi e glicerina, e finalm ente per saponificazione, ridotti in for111a sol11bile, llll processo ritenuto da PPLilC+ER r1ecessa· rio per il loro riassorbimento.

(1lledicinisclte Bltitter, 21 niarzo 1903) .

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(ANN o IX, FAsc.

21]

Saggio di slstemtzzaztone del nervi periferici Tli èsP- de Lyo11 1902 (dalla R eoue df' Ch,irnrgie riel 10 ,qe111t.aio 1903). C. VJANNA\~ cer ca (li loca.Jizzare nei 11ervi })el'if<'· ri <'i le fibre motrici e l e sensitive. Basandos i s11 preparati fatti p er ùissezio110 i11 ner,,.i freschi o i11acerati, ' "ien e alla co11cl11sio11e ch e le fibre corte clesti11Hte nllo branch e collaterali cam· Ulinano al]a ]101-iferia n el Iler,PO : llteutre le ribre 111nghe d estinate alle bra11ch e terminali, camllli11auo al centro. Ora si ccom e di solito l e lJrai:ch e coll ato· t·ali sono iuotrici e l e t ermi11a li sensiti,~e, 110 viene r h e q11esto ultime tro,~a11si al centro del 11er,"o. Q uesta <liHpozi zio11c~ può s piegare l' integrità delle fi}Jro Aen sitivo 110110 1)aralis i per colllpressione e per c·ont1t~io11e leggera. DO'l'T .

Permeabilità delle

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siero~e

....\... D. F .

allo stato patologico

Il ])ott. 8.14l~IPÉ ha d edicato 11110 st11clio m e todico alla Jlerm oabilità delle sieroso c1llo stato patoloO'ico p e r edP cl10 la diag nosi d ello stadio al quale Ai tro,·a, Ja plettri te }JOSStt essel'è tratta dallo st11dio d<'lla pPr111oabilità dall' i11f1tori all' i11lleutr o. Il 11orioclo di n11111~1tto tlelln p l o11rite è ca.ratt<q·jzzato clalln, esifite11zn. <li q11eHta l>er1noabilità. Il tnot11e1tto 11el qualo ceHsano i f e1101ne1 1i i1tfinn1llln· tori l cnratierizz\tto <la Ila cesstl7.iono cli c111esta 1)01'· iuen bilitù llaJl' infuori a ll' iltdentro. Uua pormoal)ili tà tlall' i11de11tro all' i11f 11o ri è.• i111lla o ''n11 i-;icl c rP,.ol11u:~11tc <li1ni1111ita ò carnttoristjca tielle pleuriti di ua t11ra. tu b or C'olarc'. U nn p e r1neabilità dnlr indo ntro all' iufuori rin1aRta 11ormalP Ile rme tte di 11011An1·p c·ho 11011 Rf tratta cli t111a, plenrite tnl)er<'olar•'\ ]Jriu1iti,~A. La p or1non ùil itù <~ 11or1nn le 11el ea so d e llo })l e1triti p11r11le11te str eµtocoécichc <'Cl è 1110Jto tli1ni111tita 11Cll corRo <loll 0 pl e11riti p11e 1uno· <>oc:<·icho o tnl>orcolari. L e ple 1triti p11rL1leute 11el <'OrHo d Pl1 o quali il potore a ~sor})e11tc è p]ov-ato, s ono lP pii1 ~rn,Ti f1·a t utte . flolle Jll<'nriti P1n o rragich o Holo lP ca11ce?ros0 se111· lH'ètillO coiJLC'irlero 0011 i111 potere assorbe11to el evato <lolla ple u 1·a . Rt.11clia11do q11h1cli l èt pjn 1nadre, il SFJ~1Pm rftm· n1c1tta c·ho ~)~Ha SB1nbrn o~~ero impermea,bile dal· I' i11f1101·i •tll' i11cl outr o. ( 1el'ti stitti patologici sono s11· Rc>ottjbilj <li niodiflcarfl <111esta per111 ~al)ilitù . Nel cor ·o di sta.ti col emi cj ecl ttremici accoJ11pag11nti da f e110rue11i ne1'\0bi, la lll(\n1bra11n. Ri è• 1nostrn.tèt p e r1uen bil0 dall'infuori all' inde11tro. N el corso d e lla m e11il1gite tnhorC'olare , la 1110111l)rana è })ermeabile rlall'in f11o ri it ll' i utle ntro p er lo iotlt1ro di potassio ; allo stètto fì. l4inlogico oAsa <· p e 1·11tt-'n l)ilo <lall' il1(l o11t r o all'ii1f1101'i. La me111 ln·a11n a11111icoti ca., il porito11eo, la 'yagi· 11alc so110 stato 8tnrliato <la.1 8El\1PÉl <ial n1eéleHù110 Jlt.Lnto di ,~i sta. P or il p Arito11e o ~pecialm ent<•, ogli modtra. c!J e nello asciti i11eccani ch e la s11a por.woa· lliltà ò noru1ale o eRagera.ta: n elle p erjtoni ti tu bPr· colari ln A11a p ermea.b ilita, è• <li1nin11ita o nltlla : in 1

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SEZIONE P!tA"r!CA

quanto alla permeabilità d eJla vagina.le, e ssa ~ più consider o,· olo, p e r llno stesso indi,riduo, p er la JUP· d osima q11a,ntitù <li sosta11z<:i i11ie ttata. da qn o11 a dc' I tess11to cellulare sottoc11ta1100.

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PRATICA PROFESSIONALE CASUISTICA Presentazione di 11n caso d' innesto del nervo facciale nell'ipoglosso (B erli1t Cliir. Oesellscltrift) presenta

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ii1dividuo operato p er 11n esteso processo suppurati,·o cl olla maRtoide e d ella piramide e d in c11i si è sozio· nato il n ervo fa C'Ciale di si11istra i11 corrisponde11za <lol foro stilo-mas toideo. Egli ha m esso allo scoperto il 1101'\"l'O ipoglosso 1101 p1111to i11 c1ti osso incrocia, il v entre posteriore d ol digastrico e d is olatolo per un certo tratto v erso la ba.se d el cranio 1• ha ru1ito lateralmente al mo11cono dis tale cl el f;.tcciale. All'inizio la paralisi facciale è rimasta immutatn,, si aveva anche paresi ed emia· trofia d ella ling11ai. Do1>0 6 m esi si s ono cominciati i primi accenni di m obilità attiva dei muscoli dt'l· l'angolo b u ccal e, m obilit<:li ch e ò a11me11tata, este11· d e11dosi g radata1nente agli a ltri muscoli, sì ch P l'infe rmo dopo 11 m esi e m e zzo dall'atto operati,1 0 potova m11ov·ere b on e sia i muscoli ù ell'a11golo b1t<'· cale ch e l'orbicolare . 80110 anche ricomparsi i u10' ri111e11ti della m età sinis tra rlella li11g t1a. Il GLl~UK 11ella stesRn sodnta comunica pure u11 caso in cui 11a innestato il moncone del faccinlu nell'acces~orio. La ft111zio11e s i è ristabilita. p'

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Jl stereog1tosi nella tabe dorsale. rife1i8ce 2 easi di tabe dorsale n ei qua.li ,,·0ra a,i:;~tereog110.·i . L e sensazioni r elati,Te alla rico· g 11i.zion o cl ei l'aratteri fi ~ici d egli oggettj avve r tite' a.d occhi cl1i11si sou o lo H0~11011ti: Re11so <lolla dist~11za~ sonRo d ella local izzazio11c\ ~e11so 1nn ·colar e o souso d ella po i~ionc\ so11so d ella préssio11e . se11so ù ella tompora.t11ra e Hons o del cl olore . Per a'"ere il sc\11so ntor oocr11ostico 11ormale , ce11tri cerebr ali corticali. 1,. :::, · j 0 lli co11ù1tzio11e ell i 111occa11it11ni periferici se1t· ,•oria.li rec~tti,~i tl o, .,.0110 ~'SH~ro i11ta.tti. Dh.;turbi tli n11a qunl~ i a~;i ili <1110Hto ]>arti <l e] ~i~tPuta lter,~o~o possono concl1rrre nl ln aAtc 1 roog11o~i. Nei C'aRi di talH· rife riti da11·A. vi <· ltna di A80Cinr.ione <lolle A<'ll"lil · zio11i s11 en1rmerate. Non ,~ i era iu,~eec tracc·in cli innlattin della cor teccia C'erebrale i11 H lcn110 dei lJa· zie uti e l'.A. con cl11cl e cht~ la clic;sociazio11<' l1a luogo o 11el lllillollo spiualc' pPr clifottosn cou< lttnio11e o 11 1 •1 RE:\NJ E

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JJa separazio1te dell"11rinn del due reni nei bambini ..411 nale.~ de.t.: Ala!arlies rlf.t.· orr1n11es ,qtJ11 ito-11ri11a i· rf.<;.

t.? Férri Pr f,90/1.

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G. hn impiccolito il s110 dj,..i. ore "·eseicalo. rid11C'e11do le dimensioni d el calibro totale dal n. 21 ~ Charrière al n. 15 e dimi1111e11do ]a. c111-va d ella porzione ,·escicale. L' . ..\.. a,fferma cl1e così riesco facile div·idere lo orine di bambi11i a11cho di 9 all.11i. Riporta a conferma del s110 asse rto. c.l110 e;a:-;i <"linici, n e i q11ali l 'atto operativo cli1n0Atrò l'osat· tezza d el r ep e eto otte11uto colla. dj,risio11e delle 11ri11c.. Dc>TT. A . D . F . Complicazioni ossee della tifoide. - Il Dioula,fo:v· ha " fatto s11 qu esto argome11to tme:i lozio11e Je rni co11clusioni sono ~ 1) ch e abbiamo freq uonti alterazio11i ossee p ocie n ella con\alescenza della febbre tifoide; specie poi 11~gli indi,ridui gio''élni n ei quali il si t ema ossoo è ancora i11 viH di elaborazione · 2) che le alterazioni possono limitarsi ad 1111a parte piuttoRto elio all'altra e dar luogo: ad 1. Osteo11tielite. 2. 0.<;,·feite. 3. OsteoJJeriostite. .J.. Os-

teocondrite; R) ch e qu~Ate si mn.1tifesta,110 con dolore più o m eno intenso, arrossamento d ella cute che p11ò aHch e ma11caro, t111ne razio11e, e che si può ~i1u1gPro ta.lvolta. a.lla flutt11azione. Di q1ti: 1.0 il pus p11ò fnrsi s trada all'esterno: 2. 0 opp1ire ria8sorbirsi e i1on rimaner e che una semplice ipero1:;tosi (formn semplice)· 3. 0 può esistere tutto ali intorno 1tnn i1Je· rosto i ed in m <?zr.o t1n piccolo ascesso, el1e a econda di rircostauzo ~peciali pnò , . . e11ire a. s11pp11· razione o regredire~ :!) che alc1111e vo lte l'insp es'SimP11to dell'osso è ta.le da prende1·0 il I10_1ne di forma e b1rrnt~a: i5) che le complicazioui ossee d ella fehl)re tifoitle si posso1 to irir-t nifestn.re come Yere osteomieliti, i11·v a dono il canaJo midol1are., d itnno fenomeni feb· briJi e i:;tqJpnrntivi d eU'osteomielite acuta iufa11til e.

APPUNTI DI TERAPIA Il t<t11ni110 nella tube1·colosi. N ella Presse 111éd. u . 18. ottobre 1D02. il dottor ARTJJAND , ,occ111Jn tl0ll'a.rgou1ento. Il tanui110 11ella tltborcolosi ha t~ffì cacia <'011tro la, fob bre_ , lo 1u1 llS08. ln diarrea, l 'e pettori"tzio11e a}')· bonda11te, lo owottiHi. E~so forse ngisco contro la iT1Jozio110 t11borcolaro e contro ]a te11de11za al ram· iuollimeuto O(l nllct e te11sione del le lesio1u locali. La via g-astrica è, disgraziatameute, la sola •t c11i ~i po RH ricorrore p0r so11uninistrnrlo e J11olto l')pesso a11cora Ai riAro11trano delle intoll0ra11ze tali ch e bisog11a abbanclo11arlo. Il tnn11ino è• t111 poto11to auti «'.)ttico: pe11etrato j11 piccola <111a11titit n el sang11e r ende c111AAto i11fer· tn<'nt0Hci h E~~o. ~ec·o11òo a lc1111i a11tori, rinforza c·onsidt'r'\voluu. 1ttl' la 1·eHi~te11za nat1u·ale contro l::t ocin11laziott<.' tnhorcolnrP. Ri:iRo parP C'h El no11 solo

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1

[ANNO IX,

POLICLIXICO

FASC. 21]

agisca sui bacilli tubercolari ma ancora precipiti gli alcaloidi stessi. Trasformanclosi nel sangue i11 a cido gallico, il q11ale è 1111 potente riduttore, lottn co11tro le ossidazioni così esagerate e frequenti nei tuber colotici. Ad alta dose. l'acido tan11ico è Hntisettico oò antitormico rapido. Ordinariamente è meglio tollerato il metoclo rll' llo lJiccole dosi (gr. 1- 1,150 pro die). ì\'Ia dato anche a q11esta dose prod11ce irritazio1Lo ga tricn.. che p11ò essere dimin11ita se l'acido ta11nico si dà insieme alle z11ppc, ai p11rées. )'.legli o è diluire il tanni110 n ell'acqua da11do q11indi una gra11de tazza di la.tte. ..\lla Policlinica di Lipsia il ta1mino è dato st'· co11do la seg11ente formola: A cqua. . ana gr. 1lt() Chiaro a·11ovo . . 1 Tannino IL ta11nino si associa 1na.Je alle 8ostanze colloge11P alle carm molto gelatinose. Per di1nin1ùre l' irritai!liouo ._ga!:itrica, si s11olo a~ociarlo al lJicarbonato di !::iodio, al fosfato tribasi<'o Lli calce. al protossalato <.li fe l'ro. So1Lo eccelleut! l <.• :-;C?g11enti formolEI : ... ))

gr. 20

Tan1li110 111u·o nll'alC'ool . Fosfnto tl'il1asico di <.·a lcH

»

2()

»

10

1. lJ· 4:0: 3 nl giol'110 : Tan1lino p 11ro all'alcool Fosfato di sodio • Carbonato di guaiacolo Ossalato ferroso . Solfato di chi11ina .

o·r ' ;3i) » 6 'O 10

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f. p . 50: 3 al giorno

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gr. 20 T n.1111iuo p1tro al]· a 1coo1 . )) 50 G licerina q. b . Vi110 di Banguls • • p er u11 litro. Un bicchierino tla Borclea1ix co11tiPu1· gr. 1 di taru1i110. .._ È t1tile ancora l 'elettttario tli "\:Vehrlof. gr. 7,50 Balsamo per11viauo . • • Emulsiona in u11 tuorlo d'110,ro e(l aggitmgi: gr. 23 Estratto molle di chi1La . ._, ]\fiele rosato . . . » 103 da prendere a. cucch.iai ùa. tavola. in ca.so di sudori iliarrea, emotti:·d. co1H:iigliava la. seguente prescrizio11e : TR0lJSSEAU,

Tannino. . Conserva. di ro e La11dano del Sydenharn.

gr.

3.

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:!()

gocce

,~

8 e malgrado t11tto il tannino ò mal tollerato. :-:i può ri<'orrere a] tarn1ino che si trova in altre ~o· Rta.nze: ratHnia. 11oce. n1011 0. in . cacho11 radiei di

fragolA.

,


-

[ANNO IX,

- .... FASC. 21]

SEZIONE

L' A.. consiglia di unire il tan11ino con l' iodio.

... Tintura di ioclio. gr. ,) • Tannino. :) 30 GlicerinA » 200 • Alcool . > 50 • • • • • Un c1lrcl1iaio cla ta,rola al giorno nel vino. f""a tan11albina, 11 tan11ocolo no11 irritano lo sto111nco: e~si possono darRi a.lla dose di ~· 3-5 n l giorno. ..... Il ta11uigeuo i.;i clit alla dose di gr. 2r3 al giorn6 . li ta11nato di Rodio p11ò darsi alla dose di ~r. 3 p er gior110 : il tannato di oressina si dà alla do ·e di gr. Qt50-0,75 al gior110: il ta11nato di chj1tinH alla close

di gr. 1-1,50 J>ro-die. Cosi, 'parjando le formole e l' aRtringonto, sorvegliando L'irritazione gastrira, la costipazione, si pe1'T"err;t qltat-;i sempre ad una tollera11za completa.

,\lcune formole più in uso. Somministrazione interna del cloroformio. -

Il cloro·

formio J1a 1uio spociaìe valore nelle curo di tutte le forino (li gastralgia. Po&siede l1na 1narcata azione annlge8iea P. antiformentativ-a. 8i pt1ò_somministrare come i;;egt1e : ~ol11z. acquosa sat1tra di cloroformio, 3. 1\.t:(fUH di fiori cli arancio 1. .. \.ccttta 2. <Jpp11re : Rolnz. ac<111osa sa:tura di c-loroforudo ~. ..\equa di montél '2. Scirop1Jo n'oppio 5. U i1 c1tccl1iaio ogni quarto d'ora. Seconclo 11/atlilen ~ si può proscri, ere 0011 , ..antag· gio ln eocl0i11n insie111e a,l cloroformio. come seclati,·o. cioù : Codùi11a gr. 0.20. :\.C(f UH tli lti11ro coraso gr. 25. .-\ eq11a distillata gr. 70. ..:\.cq11n sat11ra, cli cloroformio fr l'. l(J(J. lu unione all'io<lio è re1)tttato a11ti,To1niti··"'o : Cloroforu1io. Tiut11ra (l'iodio aa 5. Cil1quo gocco su z11cchero {luo ,~oltc al giorno a''"anti i pasti. 111 forte gastralgia 801111ru1/t prescrivo la cocaina ii1Rio1ne all'a,cqna cli cloroformio: Cocaina idrocl. 0.03. .Acc1ua satura di clorofor1nio. .(\.equa distill. aa 30. Uu cttcc:hiaio ogni c.lue ore?. ' • Oppure: Cocaina idroC'l. 0.03. }I0ntol 0.10. Alcool q. b. a . ol11zio110. A.cqna tli fiori arancio. .\.equa di cloroformio aa gr. 75. Un cucchiaio ogni ù11e ore. 1

Sale antigottoso. -

Benzoato di Rodio.

Solfato di sodio.

663

PRATICA

Fosfato di sodio aa. gr. 40. Un cucchiaino, in una pozione di uva ursiua. Pomata contro l'orchite. -

Guaiacol 5. Salicitato di metile 26. Pozione di Todd

Vaselina 40.

(Ap. Zfg).

(8i'1io1t. Pozione a.lcoolica) -

Al-

cool forte 150. Acqua distillata 600. Sciroppo semplice 200. Tintura di cannella 50. Pozione mucillaginosa

(8i1101i. Giulebbe gommoso.

pozione pettorale). - Acqua. di fiori d'arancio 00. Sciroppo semplice 150. }Iucilagg. di gomma arabica 800. Sale arteficiale di Carlsbad. -

Solfato sodico secco 4+.

Solfato potassico 2. Clort1ro sodico 18. Bicarbonato sodico 3(). )Iescolèu·e i diversi sali ridotti in polvere groR· solana, B. Dietro prescrizione medica il far111acista deve spedire una sola miscela seconc.lo q11esta form11la. Sciroppo Gibert. (Sciroppo di jod11ro merc1tro-potas· sico) - Bjod11ro di mercurio 0.50. J od uro potassico 50. ....\.equa 49.50. Sciroppo semplice 990. Agitare gli ,joduri nell'a,cqun tino a dissolu~jonc:> completa q11indi aggiungere lo sciroppo semplico. U11a cuechiaiata (gr. 20) di questo sciroppo co1ttione gr. 0.01 di joduro 1nerc11rico e gr. 1 jod11ro potassico. Sciroppo jodotannico. - J odio 2. ~.\cido tannico 2. ~.\.lcool 20. A..cq1la clist . 20 . Sciro1lpo semplice 1000. Disciogliere l'joùio 11ell alcool o il ta1wino 11ell'acqna e l11escolare la sol11z. Dopo aggiuuta dello sciroppo si sca.lda la miscela in 1111 i)allono (so11za raggit1ngere l'ebollizione); qunudo lo sciroppo 11011 colorisce pitì l'amido. TI.ene filtrato. Si com1)leta c11ùndi con acq11a p. 1000 lli scirop1)0. Sciroppo di fosfato di ferro. chinina e stricnina. (Sc.: iro1lpo di Ens/011). ·- ].,erro 8.60. •' I .Acido foHforico (al 66.3 OlO lli H.3 PO.!) c·.c. 62.50. Stric1tlna polverizzata gr. 0.57. •• Solfato di chinina gr. 1J..80. Rciroppo semplice e.e. 700. .A.cq11a dist. q. b. . N oll'ac. fosforico <lilt1ito co11 og1tal "'·ol1un<' 1 h . clii u d e l' ori. fi1c10 . d el acq11a si introd t1ce il ferro, si pallonci110 co11 nn po' di cotone o Ai sra.lclé~ d~lce~ • , mente fino a disRoluzion e <lel ferro: q111nc11 v1 s1 • • fa discioO'liere la stricnina, e il solfato <li chinina.. Dopo r<1ffr@ddamento si fìltra il liq11ido i1ello sci"" -~--'

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664

1L

POLICLINICO

roppo semplice e si contpleta co11 q. b. di a.equa 1 lit1·0.

Incompatibilità del borato di soda e del cloralio

'

Il Dott. MEuRr:'.\ (Un,ion plzarniacentiqne. 15 feb· braio 1903), avendo dovt1to preparare un garga1i• smo che conteneva del borato di soda e del cloralio in soluzione i1ell'acqua bollita constatò che aggiungendo il cloralio al borato di soda i1ell~ acqua ealda si formava una rea.zione abbasta.n za viva con sviluppo di cloroformio. Il borato di soda decomponeva, il cloralio come lo avrebbe fatto u11 alcali. A freddo la, r eazione si produce, ma è lenta. e l'odore di cloroformio i1on si percepisce se non <lopo m1 certo t empo. Si p11ò impedire la reazione aggiu11gendo m1 po' di glicerina alla soluzione. (Rep. de Pltar11iacie) .

L'esiratto di

cap~ule

s11rrenali co1ne cura della gastrite atonica.

Il Prof. V ASSAI.. :m i11 5 casi di ato11ia. gastrica c·on clilatazione dello stomaco, ha usato da 40 . 60 p:occie di estratto di capsule 11rrenali ed ha. visto RC01nparire ii1 breve tempo i dist1ITbi gastrici (senso <lj p esa11tezza flati1lenza, anoressia, perdita del senso cli R::tzietà ecc.) e la debolezza generalo. N ei casi i11 c11i detta malattia era associata a stitichezza ahi· t1l~tle di ai1tica data il medicamento ha regolarizzato ..... la f11nzione dell' intestino. Secondo l'.A.. però l estratto deve es er e sommi11i· ~tra.to a dose frazionata t5 · 10 gocci e la volta,). Una ,~olta rido11ata, la tonalità muscolare allo stomaco 1)er godere del va11tap;gio terapeutico del inedici· i1ale basta somministrarne 1ma piccola quantità µ;iornaliere:t. S econdo 1'..A.. poi l'estratto di capsulo r;11rre11ali a.v rebbe lm·azione più rapida della sol11· zione di adrenalina, del commercio perchè la s11n azio11e 8i inanifesta f'Io·ià in capo a 24: • -!O ore. . D. N. U .

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IX, FAsc. 21]

L' adrenallna nella pratica urologica FRISCH ha constatato, ( Wiener Klin 1Voclte1iscll rzjY; 1902; N. 31), che lllla soluzione all' 1; 10000 di adl'enalli1a, iniettata in quantità di 100 · 150 ('e. in vescica, tiesce assai lltile i1elle ricerche cistoseopiche dei casi in ct1i esistono ematurie. Nelle operazioni per tumori vescicali basta toc · care il t1uno1·e ed i dintorni di esso con 1u1 ba.tuf.: folo iuhev11to di sol11zio11e all' 1: 1000, per pratJ. care l'a portazio110 del tumore se11za perdita alcu11a e.li sa11g11e. L' npplicazio11e di poche goccie di soluzio110 <ll· l' 1: 1000 basta n ei casi di t1unefa,zione della muco~a a r endere permeabili a.Il' introduzione della so11da. a.11che gravi restringimenti uretra.li. L' i11iezione di 1 . 3 cc. della soluzione facilita nei casi d'ipertrofia prostatica il cateterismo. In simili casi inoltre, che si presenta.110 0011 1·i · tf)11zio11e ac11ta e completa di t1rina, l' inie~io110 cli 2 cc. di sol11zio11e all, 1: 1000 permette giit dopo pochi nrin11ti l'emissione Rpo11ta11ea di piccole qt1a.11· tità di t1rina., che a11menta 1na11 mrtno che s:;' i11sh~tt· ii1 tali iniozioui. P. Cura della laringite stridula.

B<lg11i ti~11idi prol 11ngati semplici o di. tiglio, ,-atei ia11<t. All' ir1terno i 111edicamo11ti n11ti· spasu10dici: bro1nnro. cloralio. belaldo11na. Si p11ò a11clte prescrivere : Olio di olive . . : Sciroppo di malva . . .Acqua di fior d'arancio

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c11cchiarino ogni 10 lni11uti. Bromuro di sodio Sciroppo del Tolf1 · » di la11ro·ceraso l T11 c-11cchia.ri110 ogni 2-3 ore.

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60 20

(La JJOliclillique, 15 111arzo 1903). Cura dell'asma.

L'asma vera., nervosa, spesso diatesica, ed t'1'C· La segale cornuta si deve dare soltanto nelle ditaria è singolarmente migliorata dal regiin e lat· emorragie uterine. Cosi afferma il dott. ZEN N . teo··v·egetale. N 011 carne di alc1ma specie, non hrocli gla si. Tale il precetto importantissimo di HvcHAIU.': (A11tPrica11 Medici1ie 27, x 11, 1902). Q11esto regime deve essere rispettato per \ill'J i Nelle elllorragie profu.se dei pulmoni, egli .iice, \ iuesi alternando all'occorrenza nel medesimo ten1po è probabile che esista una rottura od un'erosione arse1,ticali e ioduri: venti gior1ti al mese gli iorl nri <.li 1m·arteria, Vt\l11mi11osa e la principale indicazione e dieci gli arsenicali. cleve esser e qt1ella di al>bassare la tensione sangui· Per gli ioduri è ottimA questa ricetta: g11a e di colmare l'e1etismo circolatorio. J od111·0 di potassio . · ·. )) ann gm. 1t) Bisogna allora imporre il riposo assoluto e ado· Tintura di lobelia. . . p era.r e l'a,co1rito. Mai la segale cornuta. Nelle emorciroppo di scorze di melangolo gm. ragie lonte. leggiere, la sorgente del sangue risiede Un cucchinio prima di colazione e Llna pr1n1a tli a.bitualmente nei capillari della mt1cosa congestio· iutta. L:t segalH cornuta p11ò arrestare l'emorragia ' pranzo. Per gli arsenicali è occollente la form11la_: porta11do la l'Ostriiiono (lei capillari. Ma queste Ar~enicato di ~odn . centgm. ,J Bmorragie costittliRco110 spesso tln be11eficio perchè ~.\.equa distillata . . gm. 300 a co11~Jstiollt' in se~nit"> a l eJ~ c Ai dissipa. • •

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IX, f Asc. 21]

SEZIONE

Un cucchiaio prima dei pasti. Si può anche prescrivere la belladonna e la "\' aleriana, meno efficaci, se il malato, im.pazie11te, vuole cambiar c11ra. Se l'asma è accompagnata da congestione bron· chiale. invece dello sciroppo di scorze di melan· golo nella pozione iodurata si può aggiunger e dello aciroppo di poligola o di ipecac11ana: J oduro pota~sico . . ) Tintura di lobelia . ) ana gm. 10 Sciroppo di poligala . . gin. 200 .. di ipecacuana . » 100 Se la secrezione bronchiale fosse troppo abbon· dante. i11terrompendo l'uso dello ioduro. bisogne· rebbe prescriver e : E stratto di datura . . . . . nna. 113 di centgm. di radice d 'aconito id. di belladonna . id. • » di gi1tsquiamo . . . centgm. 2 Por nna, pillola,. Fa pillole simili i1. 20. Da tre a sei al giorno . N ('.\lle stesse co11dizioni si })Ossono prescrival'e la ter11i 11a e la rodei11a : Terpi11a . . co11tg m. • Codeina . . . . P(~ r t1na pillola. U1ut la mattine. cl11e la ser a. ))

(.To1irua! des JJraticie1ts) .

-V-ARIA Ra.pporti tra to1Lsillite e appen•licite. riferisce il seg11e11te C<LSO ilLtOl'l"RSHllt('. L'11a raga~z~L di 17 a1111i a,-,rertì llolor e alla gola. diffil'01tit di i11~hi ottire. cofal ect, i11a11<>a11za di a1)· petito •P 1111 po' cli dolore nellf' •g la11dole sotto1na· 1i1cellar1. ' ""i era 1uut leggera er11zio11e erpetica dcl lètbbr o i11ferio1·c\, Vi er a. 1111 co11s ider~''"ole ossnclato En1lle to11sille. a lb1uni1La e cilinclri i1oll'11ri11a e Rtr epto· cocchi i1ell'eRR11dnto <lella gola. ~PrliC'i giorni dopo nella, })aziente si prese11 ta ro110 ,~o u1ito. tlolori addontl11ali e q11alche dolorabilità i1ella rf\gio11<..\ clt,llo stou1a co. Il O'iorno dopo vi era,110 g raYi rlolol'i 11olla. r egio110 ileocecale e d 111ta zona di ottusità a l disopra dell'appondice. Vi era 1011coci· toRi. 1na aec1trato trattn 1nE\nto co11 oppio la paziente , ... E BER

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g11ari.

L'A. ri fprjsec\ n11cl1c.i l>re''"C3lllOntc~ cl11e ca i consi· mili ii1 ragazze di 20 e di 18 a1u1i. Egli or ede che il ra1Ypor to clclla. tonsillite con i·appe11dicite sia s ta,to provato clai ca. i di K RETZ e S c ttl\lTZLEn . i1ei q11ali lo st0sso n1icrorga11ismo fll trovato così JL<?llc• to11· ~ill e come 11ell'appe11rlice. ~fa eletto rapporto. 11011 è Rtnto spiegato. (.Jiti11clle11er JJtfd. Tlror/J. i30 clece1n· lJre 1902).

])nello e antisep. i. . .\.lcuni . chirurghi fra11cesi specialisti d ei d11elli, it1t<?rpellati da im giornalista, han110 fatto conoscere

PRATICA

665

quali devono essere in avvenire le gra11di r egole antisettiche dei duelli. L'usanza degli schermitori odierni di sterilizzare la p1mta delle spade no11 è che m1~i n1ezza mis11ra: non si può infatti sapere fino a qual punto pene· trerà il f erro: del resto con la sole:t sterilizzazione delle spade non viene per i1ulla distolto il pericolo di infezione della ferita; i microbi sono dappert11tto: sugli abiti, sulla pelle, sulle mucose, n ell aria che circonda gli schermitori, e sono li a migliaia, pronti ad introdursi nella ferita appena v enga aperta. Ecco q11indi le iiorme che quei chil·11rghi cousi· gliano di seguire. Il duellante, alla vigilia del gran giorno, dovrà purgarsi e stabilire l ' antisepsi rigorosa delle vie digestive, secondo i precetti del prof. Bo11chard; dovrà scendere sul terre110 a di· giuno portatovi non in carrozza, ma i11 u11a lettiga, nella quale, in caso disgraziato troverà nel ritor110 un assai opportuno mezzo di trasporto: giunto s ul terreno il su o corpo dovrà esser e acc11ratame11te insapona' o, lavato e spazzolato, sgrassato co11 l'a.l· cool e asettizzato al sublimato: dopo ci ò rivestirà llna maglia 11scita allor allora da una st11fa sterilizzatrice, e si potrà quindi presentare col sorriso s11lle labbra, davanti all'a"VlTersario. Grazie a tutte q11este precauzioni, egli potr~t esser e sic11ro ch e. nel peggiore dei casi ricever à 1ma ferita paratz:o· nabile a un colpo di bistorì e che tutto si risoJ,..e rà in lln salasso talvolta rinfrescan te ! E' il caso di dire che nei duelli odier11i. vestigio ... d'1ma barbaria che ness1ma legO'e p11ò far scom· p~u·ire. ma tali da far rider e, per la loro benignitit.. i ·nostri antenati il vero nemico, il i1emico tentibile, non è gia l'avversario, ma... i microbi. (Gaz. nied. de Paris, n. 8, 1903). La cura d'aria nell'ospedale di Ronen. Q uando si parla di cuTa d' aria sembra che no11 si possa diversamente orgauizzare ta le c11rèt. ch e nei sa,natori, e quando si parla di Sé.lnatori si i11'"0· cano in1m ediatamente spese formidabili che si fan110 . a.lire a milioni. Ora il dott. Raotù Brt1non ha cr ed11to di risolver e in modo molto pi1ì semplice e meno dispendioso e nello stesso tempo più comodo, il problemn, di questa cura ta11to benefica. Basta,. egli dice. che ·gli ammalati sia110 tolti all'atn1osfe ra , -iziata d elle sale~ ora l aria . . tes a ester11a agli ospeda.li è m ono viziata cli q11ella del di dentro: perchè 11on approfittarne 1 Ed i11fatti, dietro sua iniziativa. all'ospedale di Ro11en si è costr11tto, au· i1es o a.ll'ospedale nel giardino. 1m piccolo edjflcio di leg110 c11i si d~t il nome di aeriu11i. L'edificio è legg-er1ne nte elevato dal li"\'"ello d el s11olo, 11a l111a 11111ghezza di dieci m etri. è alto e largo q11attro. cl1i1i. o C'o1npletamente d't tre lati, e a1)erto in,·ec:ts11l c111ar to. oYe è solo protetto da u11 tav·olato iu leg no llisce11dente per un tra,tto dal te tto. L'orieutazione dell'aeriuJJt è tale che es "O ~ièt cow· pl eta,mente ripar ato dai v enti frocldi o i11\·~ce riee,·a i11 pieno i r aggi del sole tl1tto l'am10. N oll'iuter110 poco 111obilio: i letti cioè e q11a11to è strettame11 P necessario. N ell'aer iurn. al mattino, , ·e1· o lo orP h. v engono i.11viati gli amma lati destinati\'"i, e .~i~l· i fa,nci11lli convalesce11ti di inal attje acute (t1fo1ll(:t. pne11n1011ite. p er tosse, difterite. ecc.) e i tnhercolosi. ed in essi passa110 la giornata. o a, l<:>tto o 1Je11 c~­ perti se il tempo è freddo; ~ ~eduti ~ul lot~o. se il freddo è moderato, o alzati: iv1 inang1auo, g1uoca110 e la sera l'enO'ono ricondotti a i dormitori delle Hale. o,-e lèt c11ra è contin11ata te11enrlo aperte al ·1111é finestre per t11tta la notte . (Bnllelt. 1ued.• n. 10. 19<.IB). 1

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i66

IL

POLICLINICO

[ .l\..~~o IX, F .*'.se.

21 J

qt1alche tempo la loro abilità al lavoro. Ma ci<) CENNI BIBLIOGRAFICI non basta per noi meclici, dal })Unto di vista della })ttbblica igiene. Oltre a ritardare l'ora ...~. LE DEN1'U. Le cancer du sein. Paris, Librairie della 111orte, dobbiamo adoperarci affi.nchè le ge.. Barillière et fils. nerazioni avvenire non at1mentino tanto spesso L 'A. premesso il succinto delle storie cli1tiche delle s ue 57 operate in clientela pri,rata dal 1872 di tubercolosi E' vero, noi non git1ngeremo mai al 1902. fa uno studio statistico, co:r1frontando i a sradicare del tutto questo ter1~ibile morbo clal propri ris tùtati con quelli degli altri opera.t ori e mette in rilievo sp ecialmente la differenza 11el . consorzio t1mano, sicco1ne vorrebbe il Bat1mgarten, però possia1no, e c1t1i sta il perno soi1umero delle r ecidiv·e tra l e operate coi proce si anticl1i ]imitati all,oRtjrpazione del tumore e q11elle ope· ciale della lotta contro tt1tte le 111alattie in gel'ate coi processi u1oderru comprende11ti il ·vuotanere, possia1no sempre far sco111parire le conme11to dcl caTo ascellare, con o senza asportazione dizioni favorevoli e soprattutto di111int1ire la <lel grande e del piccolo p ettorale. L'A. i11fine ritendenza di certi organismi alle n1alattie, specie chiau1a i precetti per la diagnosi precoce ed n.cce1ma. ai ,~ari procesRi oper ?ltori. alla tt1hercolosi E la sct1ola costitt1isce appt1nto Dott. A. B. J . uno dei ca111pi in Clli la lotta contro la tuber~.\. nEt ·IN 1cN A. Manuale di tecnica batteriolo· colosi in potenza pt1ò dispiegarsi in modo \ egica. Alberto R eber. Pn,lermo, 1903. ra1nente profict10 per il popolo. Ora in qt1anto Il rapido esaurirsi del .J!la1tna/e di tecnica batfe· a ciò, i l volere ch e i batnbini ammalati, specie riolo.qica del prof Abel, il quale è giunto in Ger· i tubercolosi, vengano istrt1iti in apposite sct1ole, ma11ia allH, 6a edizione, dimostra quanto fa,vore esso è 11n'utopia; perchè a tal llOl)O sarebbe necesa hbin inco11trato i1el p1lbblico inedico ed ottima· 1nente ha fa.tto il dott. Insiuna traducendolo e r en· sario dt1plicare c1t1asi il nn111ero attl1ale delle àendolo così di facile accesso a tutti coloro che sc11ole. Ma quale Stato potrebbe 111ai addossare i1on so110 famigliarizzati colla lli1g ua tedesca. al proprio bilancio tanta spesa? Quindi le sc11ole Iii poca mole, questo volume~to ra ccoglie u11a. non possono escludere clal prop1·io an1biente i q11a11tità. di utili. a11zi di indispe11sabili cog11izioni bambini tul)ercolosi in genere, ma possono solo pel })atterjologo, il quale vi tro-va un vade1necum ehiaro. preciso, completo di tutto ci ò che gli ocesigere che ne siano eli11ìinati e i ban1bini specorre nella pratica di laborato_rio. Una parte ge· cialmente pericolosi, noncl1è i i11aestri pt1re p e11erc.ile tratta cle11·11so <lel 111icroscopio, tlei terr eui ricolosi; noi dobbiamo trattare a C[Uesto inoclo 11utriti,· i, d ei 1n0todi di colorazio11e, delle opera· tt1tti gli infermi di tubercolosi inclistintamenle, zioni s11gli animali ecc . ... N ella pa.rte speciale sono dati i metodi di ricer ca sia p e1·cl1è la tt1bercolosi pltò guarire e sia per la diagno i dei pri11cipali germi patoge11i, e ,~i perchè proprio nei ba1nbini sono l) ÌÙ frec1uenli P compresa an ch e la ri cer ca dei blastomiceti, degli l e for111e di tt1be1·colosi non trasmissibili dire tifomiceti. delle amebe , de~li sporozoi inalarici. U11 tan1ente, e la diffusione dei ger111i nei baml>ini capitolo speciale è de~tinato all'esame ba,tteriologico tlell'aria, dell'acqu a del ltolo. non è così perniciosa, come si crecleva ten11)0 Il trad1lttore ha fatto 1to11 poch e aggiu11te , le a cl dietro. q11ali ha111to il doppio scopo di r ender e piil. com· La lotta positiva contro la tubercolosi nella plE-to i l ma11uale, aggi11nge11do anche n1olti inetodi sct1ola ·va diretta in n1odo affatto diverso da e processi dati da autori italiani e di facilitare le 1·icer ch e cli laboratorio pei medici pratici ch e passo qt1anto s i fece fino àd ora. I . . o Stato impone ai u1il11c&1110 cli m ezzi a.cconci e di t e1npo dispo1ribile. genitori l'obbligo di. n1andare i figli alla sct1ola: È da augur~l'Si che l'edizione 1taliana i11contrj n1a i genito1·i d'altra parte i)ossono esigere dallo l'eg11al favore che ii1co11traro110 t11tte q11elle p11bStato cl1e regoli l' insegnan1ento in 111odo che i blicate i11 Ger111a,n ia. t. bambini non abbiano a soccombere, nè abbiano a risentire nocumento alcl1no dal frec1t1entare RUBRICA DELL'UFFICIALE SANITARIO la scuola. A tal uopo è necessario innanzi t11tto che si dia al corpo qt1el che gli spetta; cioè le ore pomeridiane debbono consacrarsi alla edt1La questione della tube1·colosi cazione fisica Ora invece accac.le che nella scuola 11elle scuole. si parla dei i)ericoli dell'ab11so del giuoco al 1)al(Dott. HcEPPr:. - Ce1ztral-blall, n. 1, 1903). lone a fanciulli che non escono mai di casa; clei pericoli dell'eccessivo andare in bicicletta a raF. Hueppe, nella prima conferenza internaziogazzi che non hanno mai montato una bicicletta. nale tenuta a Berlino sulla tt1bercolosi, così si • D'altra parte è cosa assolt1tamente n ecessaria esprimeva: di opporsi con la ginnastica e col moto all'aria Ri gt1ardo alla lotta contro la tubercolosi dob· aperta, a tutti quei pericoli che derivano dal biamo clistinguere dt1e casi, cioè quando la tulavoro mentale compiuto ent1·0 gli a111bienti bercolosi è in atto e qt1ando è soltanto in pochiusi della sct1ola. Laonde se nella lotta contenza. Nel primo (caso la nostra lotta non pt1ò tro la t11bercolosi vogliamo conseguire effetti far altro che prolt1ngare di alct1ni anni di pi t\ dttratttri, dobbian10 rivolgere le nostre ct1re ni la ''ita degl' infer111i, o protrarre ancora pe1· 1

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IX, F A$C.

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SEZIOl-."'E

bambini che non sono ancora ammalati e che sono capaci di rinvigorimento. Quindi incombe a questa conferenza internazionale l'obbligo di additare con insistenza sempre inaggiore, la necessità c.t.e nell'insegnamento scolastico non venga trasct1rata la parte che spetta all'educazione fisica, quale la richiedono le condizioni della società ID•)derna. Nelle nostre gite scolastiche abbian10 ltn principio di qt1esta ed t1cazione fisica, ma è solo un principio che ha bisogno di svilt1pparsi qualitativa1nente e <[ttantitativamente. Qui consiste appt1nto la salvezza della sct1ola, noncl1è il inezzo che ci pone in grado di dare alla società non pit\ maccl1ine llensanti, bensì t101nini conforme al detto: 1nens sarz<z i11 corpore sa1zo, e di combattere non solo negati, an1ente, ma anche positiva111ente e con I'isultati dt1raturi il flagello Dott. E. Gu GL IE L~iOTTI . tt1))ercolare. 1

R,iee1·cn, dei bacilli della t11bercolosi nei liquidi 01·ga11i ci.. Sono 11ote le <lifflcoltà che spesse volte si incontrano nella diagnosi batteriologica della tu})erc<>losi, sia che si tratti <l egli spt1ti, sia, e IJit\ spec ial111 ente~ che si tratti dei diversi li<1uidi òell'organis1110 co~11e esst1dati ple11ritici o l>eritoniti ci, raccolte p11rt1lente, sangue, 11rine, liqt1ido cefalo-rachidiano, ecc. ~tolti sono i mctotli i)roposti per questa ricerca e tutti })ÌÙ. o n1eno racco111andati. Prevale pere'> in gc11ere. salvo forse ller gli spt1ti, l'idea che 111eglio di lutti i i11ezzi d'osservazione e colturali. ,·alga il i11etodo biologico, consistente cioè nella inoct1lazionc degli anìn1ali recettivi. \ ' oJ endo classificare tt1tti cruesti nt1111erosi 111ez1i d'indagine. si pt1ò vedere che essi possono clividersi in dl1e classi 1)rincipali: Ja llri111a~ cl1e co111pren<le tutti <[ttei i)rocessi atti a <lislrt1ggere i materiali eterogenei cli lln dato i11aterialc }lit\ o 111eno liqui<lo; la seconda, colla qt1ale si cerca <li at1111entare 11el 111edesi1110 il nt1n1ero dei bacilli, allo scopo cli poterli l)Oi rendere Jlit1 accessibili alla di111ostrazione diretta. I l)rocessi ap]làrtenenti alla pri111a categoria cliconsi ancl1e processi di 011logeù2iz::a::io1ze e sono ap1Jlicabili specialn1ente all'~esa1ne degli sputi. Con essi lo spt1to, o qt1el tale liqt1ido organico che si s11ppone contenere bacilli tt1bercolari, sono i ..esi flt1idi, ed i bacilli possono così raccogliersi al fon<lo. Ad essi ap1lartengono i seg11cnti: 1. Processo <ii Biedert. col qt1ale lo s1Juto si 111escola con doppio volt11ne di liscivia sodica o potassica all't-2 010, e si mette a llollire con aggi11nta <li ttnn c1t1antitù c1t1aclr111>la cl'ncqt1a Jìno

PRATICA

a che si ottenga t1n li<1t1i<lo 0111ogeneo. Do1)0 1-2 giorni di i·iposo in t1n bicchiere a calice. si decanta la parte liqt1ida e si conserva il se<l irnent0 per l'allestimento dei preparati. 2. Processo di Stroschein, col quale si i11escola lo sputo con t1na cruantità anche tri llla di soluzione di borace e si agita fortemente,, '"ersando poi il liq11iclo in un bicchiere a calice dove, dopo 24 ore, si for1na lln sedi1nento t1tilizzabile l)er la 1..icerca clei bacilli. 3. Processo di )pe11gler: lo spt1to si mescola con egual volt1me (li aCC[tla tiepida, alcalinizzata con carbonato sodico, e l)Oi il tutto si ri111escola ben bene con pancreatina in polvere. I111n1ediata1nente o clopo qualche ora si aggit1nge un lJO' d'acido fenico. Col serli1nento si fanno i preparati. 4 Processo di Dahn1e11: Lo sp11to si tiene per 15 inint1ti esposto al vapore circolante e ~i lascia sedimentare; il sedimento si trit11ra in 11n i11orlaio d'agata e poi se ne fanno pre1)arati. 5. Processo di vru2 J(etel: In t1n recipiente a collo largo si agi trino forte111ente 10-15 cc111. di spt1to con 10 d'acqt1a e 6 di acido fenico lic111ido, poi si riempie il r ecipiente d'acqt1a e si agi la ancora per versare llOi il conten11to in t1n bicchiere a calice. (). 11rocesso di Bie<ierl 111oft ifi.cato da Beilzke: In t1n r eciJJiente cilintlrico si agitt1 i)er~ t1n minuto ltn volu111e di sp11lo assie111e a 4 voln111i di idrato sodico al 0.2 010. aggit1ngendo altro idrato a poco a poco, ed agitando sino a cl1e non si osservino })itl. fiocchi di 111t1co. Allorqt1ando il liq11ido non è pitl. filante, si scalcla in una capst1la lìno alla ebollizione, agitando se111pre, e~ reso il tutto 0111ogeneo, si aggit1ngono alc11ne goccie <li fenolftaleina e poi <lell'acido acetico sino a n ct1tralizzazione. Si lascia sedi1nentare e si centrifuga. I processi 1Jrinc..~i1)ali aJlpartenenti alla seconda categoria. coi C[tlali si ottiene l'a11mento clel nllmero dei bacilli o, co111e si dice ancl1e. l' <Lrricchin1e11lo (lel 111ateriale it1bercolare, sono i segt1enti: 1. J..,a se111ir1.a::.io1ze su agcir-lleyde1i, }ll'OJ)OSla da Resse. col q11ale si ottengono ancl1e col!t1rc pt1re. Il substrato !'nt1tritivo è cosi co111posto: gr. 5 di albz111zose-Ile!1de11. si sciolgono in 50 cc111. di acqua e il tt1tto si i11escola ad 11na sol11zionc di gr. 5 di clor11ro sodico. 30 cli glicerinn. 10-20 di agar, 5 cc1n. di solt1zionc nor111nle <li ~ o da in 950 ccm. di acqt1a (listillata; il 111iscugl io si fa bollire per 15 n1in11ti. incli si filtra rntro la stufa a ' 'a ))Ore circolante e cloJlO s lcri.Jizzazio11e si versa nelle scatole Petri. Av,·ent1ta la soliclificazione, vi si distribt1isce in piccoli fra111menti lo spt1to, meglio clo1)0 a\·erlo la''ato con acc1t1a sterile.

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IL

POLICLINICO

2. Processo di Joch111a1111: Si mescolano 10 ccm. di sputo con 20 cc1n. di 11n liquido nutri-

tivo preparato co1ne quello di Hesse, senza agar però; si tiene il inisct1glio i)er 24 ore a 37° e si sottopone I)Oi ad uno dei m etodi di omo• • gene1zzaz1one. Altri processi che l)Ossono arrivare ad ottenere una coltura pura direttamente dallo sputo sono quelli di Koch-Kitasato, di Ficker, ma specialmente quello di Gioelli per in ezzo dell'albu111e di uovo. Un 111etodo che senza distruggere i 111ateriali eterogenei serve p erò a se1)ararli dai })acilli tubercolari, è qt1ello della centrifugazione, la quale si com1)ie con una buona centrifuga che faccia da 1000 a 4000 giri àl minuto, e pt1ò t1sarsi tanto da solo qt1anto coi11e 11iezzo co1nplementare dopo ch e il 111aterial e ha st1bito t1no clei detti processi. In genere qt1esti process i i)ossono servire non solo 1)er gli sp t1ti~ 111a a nch e per tt1tti gli altri 111ate1·iali tt1ber colnri in gen ere Gio,,a però osser,•are che 11on se1111)re sono t1tilizzabili e cl1e in clcter1ninati casi con·viene a'·er J)resenti alct1ne nor111e speciali. Così per la ricerca dei bacilli nel pt1s, si i·icorre I)iuttosto alle inoculazioni; per la ricerca nelle fèci, si consiglia di scioglier 1)r i111a queste in acq11a sterile, di risciacc1t1a1·e in nuo,'a acqua le i)articelle indisciolte ch e I)Oi servono per gli ulteriori esa1ni; per qt1ella nelle urine, si ricor(ia di tener presente che in essa possono l)resentarsi altri bacilli aciclofili (bacilli dello s111eg111a) da non confondersi con qt1elli tubercolari; per qt1ella n ei t ess Llti, co111e le ghi andole l infaticl1e, si i)referisce l 'i11oct1lazione ; }Je1· quella n el latte e n el burro si t1sa la centrifugazio11e (nel bt1rro previa ft1sione), ricordan(lo di inoct1lare molti ani111ali perchè 111olti <li essi inuoiono })er peritonite da s tre1Jtococco. ,.ft1tti q uesti 111ezzi sono s tati recentemente criticati dal l)ott. Jousset il qu le in t1n lavoro con1parso nella Se11zai11e 111edicale 21 gennaio 1903, p1~esenta t1n nuovo i11etodo che egli chia1na irzo~ scopill co l c1ual e sarcl>l)e gra ndemente facilitato l' isola111ento dei IJ atleri negli t11nori dell'organis1110 , qt1ello di Kocl1 in particolare. L'a utore l1a _raccolto t1n bt1on n u111ero d'osservazioni di plet1riti ess uda ti, e secondarie e })rimitive e di asciti, s'relando la lJresen za del bacillo tubeI·colare a nche in casi n ei c1uali }Jareva lontano il sos1)elto di tt1bercolo s i, 11a esa minato ripetute ,·olt e il sangue di a t11malati nei quali p endeva il dt1bbio fra la tt1bercolosi acuta e la febbre tifo i de. 11a studiat o con quest o in et odo il pus di 11101ti ascessi. i lic[tticli 111eningitici, <liverse forme diartrite, riescendo spesso a portare inolta luce st1l rliag11ostico. In vista di qi1esti ri st1ltati 1

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FAsc. 21 J

che, a Cft1anto riferisce l'A., sarebbero tanto importanti, crediamo utile riasst1mere nelle linee generali il metodo proposto~ Questo metodo è basato sul inodo di provocare la for1nazione di un coagulo che si sottopone I)Oi all'azione di una specie di succo gastrico artificiale capace cli sciogli ere la fibrina rispettando i bacilli tt1bercolari. È perciò che questo metodo è stato dall'at1tore chiamato inoscopia. La fo1' mola cliqt1esto succo gastrico artificiale è la seguente : Pe1)sina in scaglie. . . . . . . gr. 1-2 Glicerina pura . . . . . · · ?? 0 B a u111e. ana ccm. 10 A c1'd o e1ori'd r1co a ..,.., Fluor11ro di sodio . . . . . . gr. 3 Acqt1a distillata . , . . . . . gr. 1000

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Allorq11ando il liqt1ido (t1rine liquidi d'ascite, essudati i)Ieurici) è coag ula bile spontanean1ente~ se ne lascia no in ri1Joso circa 100 ccm. fino a forma zio ne del coagt1lo che poi si 111escola con 10-30 cero. d el st1cco gastrico s t1dd etto, agitando frequente1nente per 2 o 3 ore, si centrif11ga allora e nel d eposito s i cerch eranno i bacilli con uno dei noti n1ezzi cli c olor azione. Se il liquido non è coagt1labile s1)ontanea111ente, lo si coagL1la con un processo g ià n oto e che l'A. chia111a plas11ii:::azione. Esso consiste nel procurarsi del }Jla sn1a di sangue di cavallo, centrift1gando un misct1glio a parti ugt1ali di sol11zione d i clort1ro sodico al d ecim o e <li sangt1e Aggiungendo 30 -40 gramn1i cli questo })las ma ad un liquido incoagulabile, J). es. a d ell' urina, si ottiene t1n coagt1lo ch e poi si sottopone a lJ a digestione col s ucco gasu·ico. Come si vede, ([t1esto i11 et odo pt1ò t1sarsi con p1·ofìtto, e stando a quanto I'iferisce l' A. nella sua n1emoria, pt1ò essere genera lizzato maggior m ente che qt1elli già n oti di Biedert e Stroschein. Ci })are p erò cl1e non risolva perfettamente la questione qt1ando p. es. in alcuni liquidi come l' t1rina o il latte, si possono a ver·e bacilli acidofili. In qt1esti casi non potrà certamente l asciarsi da parte il i11ct odo biologico p er qt1anto l' A dica che per alct1ni di cru es ti liquidi l' inoculazione agli ani111ali è t1n i)rocesso infedele, giaccl1è i bacilli di Koc l1 so110 general1nentc troppo scarsi di nt1111er o, ed l1anno perdt1to gran })arte d ella loro vi rt1len za. J-': da osser, a1·si che ([uesto })rocesso (lel Jousset ricorda nelle sue lin ee generali c1uello dell' Ilk e'\vitscl1 per la ricerca dei microrg;.tnismi })atogeni d el latte, e che consiste nel trattare 20 ccm. di latte con acido citrico, nel filtrare il i11ateriale e raccogliere il coagt1lo, nello sciogliere il coagulo in soluzione di fosfato sodico aggit1ngend o 6 cc111. di etere. nel centrifugare il 111ateriale ed esa111inare il i·esidt10. se. 1

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IX, F ASC .

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SEZIONE PRATICA

RISPOSTE A QUESITI E A DOMANDE

par diritti p erchè purtroppo. allo stato att11ale d~lla legislazione e d ella gi111isprn<le11i/;a, in simiglirtnti casi, la stabilità non val e ~ n è come m edico co11~or· ziale si acquista mai la sta.b ilità. Siamo p erò sicuri che le autorità superiori vaglieranno con s erena. coscienza tale rincr esce, . .ole stato di cose e non ordineranno il consorzio se esso no11 sarà riten11to essenzialme11te indispe11sabile p er garantire il Hervizio dei poveri compete11temente alle condizio1li economiche d egli enti. (2512) Il Dott. C. G . ~.\.. da C. - La tassa fora· tico, quando è stabilita nel Com1me, deve pagarla anche chi in osso semplicemente risiede, co1ne il medico condotto. S e la misi1ra è eccessiT"a ricorra. s u carta di cent. 60, pri1na al Consiglio comunale e poscia alla G . P . A. (2515) Il Dott. T. I . C. N . F. - Ella dev e pagare un sol contributo alla Cassa p ensioni. Esso s arà ri· partito fra i Comuni stessi ch e debbono corrisponderlo, a loro volta,, alla Cassa depositi e prestiti in ragione degli stipendi che risp ettivamente paga110. P er la cura ai RR. CC. ha diritto a co111peu so a. parte dall'amministrazione dell'arma. (2516) Il Dott. N . N . - P er costantissi1ua g itl· risprudenza lLei casi di 1111mer o dispari, araggitm~ere la magO'ior an za ctssoluta occorre qu el n11mero ch e e> raddoppiato superi qu ello cleg-li intervenuti. N el caso di 19 inter,e11uti l<t maggioranza assol11t a è r appresentata <tppunto da 10 voti. Se la co111missione giudica trice riten11e ido11oi a11ch e gli altri d11e , o se non vi era statn. cl assifica da parte di commis· sione, a sostituire il dimissionario dovrà essere chiamato il terzo classificato, come quello ch e f11 dal Consiglio indicato come n ominabile appunto per il no11 improb abile caso <li dimissioni. (2517) Il Dott. A. D . . A.• da G . V. - Ella, cotnG medico condotto dei p o·veri e p er conseg11enza come impiegato comunale , no11 deve pagare la tassa di eser cizii e rivendite. Faccia r eclamo alle com1>etenti alttorità. Dott. J t;STIT IA.

(2501) Il Dott. D . A . A. da B. Ella, ha comin· ciato il triennio di prova col 16 giugno 1900. La detta prova scadrà, quindi col 15 del prossimo giu· gno. Dovendo la disdetta esser pronunciata, in con· for1nità del capitolato 4 m esi prima ora non si è pii1 ir1 tempo per i1npedire la tacita riconduzione. Varrebbe però sempre, se data prima del 15 giu· gno, ad interromper e l'acquisto della stabilità. La ini,tlattia dell'operaio. etti Ella accenna, 11011 costit11il'jee infortlmio sul lavoro, e non è , quindi, ad essa. applicabile la 1 e~ge analoga, co11 il conseg uente obbliuo o dello accertamento e della denunzia. (2')()5) Il Dott. I. P. da I. Ella in qua11to .. è impiogato m1micipale non è te1111ta. a pagare la tassa cli nAer cizii e ri,Te11dite. S e poi eser cita, la profes~io11 0 libe ra do"\"r ebbe pa,garla solo in proporzione d.ell'11tile <'h e p11ò rica,-aro da tale eser cizio. (~[>(){)) Il Dott. A. D. A . da S. S. E ssendo il cer tifien.to. richiesto uuicame11te 11ell' inter esse del pri,~ato. <l o,.. H eAAcr e pagato a.L sa11i t<trio 11elln misura eo11s nPt1uli11aria i1el paese. (2:>08) Il Dott. C. C. V e11eto. P er la. disp osizio11e con tf•11 u t a l1e ll 'nrticolo 15 capov or so ~econdo della logµ;c• 8 11110 p e11sioni, Ri cu11111la. il se1°°\-izio p1·estato dal 111 éciico ai1ch e allo Stato p11rch è n o11 ,~i abbia nltri1nc11ti dit·itto a p e11sio11e. Ella potr à Jiq11idare la Jll'Ilt-\ione solo clopo altr i 16 a111ti di se1°'izio ed a ;'>1 au11i di età. I tre a1111i di Aervizio go \'· ernativo ~ i •·n lt·oln110 IJer ò se1npre quando i1011 sieno da com1>nta r-. i conteu1 pora11ea111ente p er ser v i zii prestati a Oou11111i. N on ci sen1bra poi gi11sta la q1ustione ch e E lla ' T11ol p r on111over e circa la p ensio11e com11nale, ~?.'iH c·cl1è è rjsap11to ch e i co11tratti pri,,,. ati non pos~o n o tli8por1·e contrariame11te alla l egge. Oltre a c·i <> l'élrtieolo 31 d.ella legge p eusioni prevede q11e~to fa tto f\ dichiara ch e lét p ensione daJinitiva sarà i11 tali casi. lic111idatct corno p er leggo ma pagata ta.11to dal Com1111e, <111anto dall'e11te i11 pro11orzione Òfii Aen·izii presta.ti dal Sa.11itario. Or Re i1 Com1me tlovrh co11correr e 11el paga1nento della p eusio11e ch e NOTIZIE DIVERSE L e Hèt r à corrisp osta i11 definitiva in qual m odo potr ebbe corrispo11clerle un' altra p e11sione p er conto 2° Congre o internazionale della tampa medica. 11ro11rio '? (2!")()9) IJ Dott. E. A. R o1na. N ou avendo a"\r i1to Nuove informazioni ci per'\Ten gono sull'or ganizalct111a parteci11azio11e delle modifich e p osteriorzazione di questo Congresso. L a seduta inaugurale 1nf\11te fa,tte dèl.l Co11siglio Com1111ale ed avendo avrà luogo lunedl, 20 sotto la pr esidenza p er so· ~empre dal 1902 ad oggi p er cepito lo stipo11clio ac11ale di . M. il r e di S p agna , probabilmente 11011~ cr esciuto si è i11iziata, la tacita riconduzio11e dei sa.la del T eatro R eale. Il progr ammét di q11estn ·e· ' duta inaugurale annunzia i <liscorsi del minis tro patti precedentemente stabiliti. (2510) Il D ott. G. B. da M . Non sembra ch e sia , della pubblica. istr11zio11e, eh 'egli farit in i1ome del Governo spagnuolo, del signor Cortoza come 1>r0· il caHo del co11sorzio per ch è entrambi i Co1111uri già sidente del Comitato org::utizzatore, del dott ..Larra pro·v,..edo110 e senza sover chio aggravio del proprio y Cer ezo, segr eta.rio gener ale. <lel prof. Cor~1l. p1:~­ bila11cio al servizio s anitario. N el consiglio provi.11sidente dell' .Associazion e della stampa medica, ecc. ciale la llroposta dovrebbe trovare gra:yi opposi· L e sedute dei Ja, ori avi·anno l11ogo i1elle or e anzioni. S e però passasse. Ella non potrebbe accam-

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POLICLINICO

1imeridiane o pomeridiane dei giorni 21 e 22 a.p rile. La seduta mattii1ale del 22 costituirà la prima ritl· nione dell'Associazione i11ternazionale della stampa mèdica, definitivamente costituita. La seduta pomeridiana dello stesso giorno, ~arà seduta di chit1s11ra. Tra le com1micazioni e relazioni ...già aun1u1ziate, figurano l e seg11enti: L' eiluca.~ion e del .r1iorualista 11tedico, del dottore Rodrigues Mendez, rettore dell'Università di Bar· cellona e direttore della, Gaceta 11tedica catala1ta. Sni rapporti tra la sta11z1Ja J1lerlica ed i Poteri pubblici, del dott. Pulido, 1nembro clell' Accademia Reale, deputato ex-direttore ge11erale della sanità e redattore del S(qlo medico. La p1·01Jrietà leffPraria nei 1·a1Jporfi co1t la stan·tpa scie1t!ifica, del dott. Tolosa Latour, inembro dell'Accademia Reale, professo1·e aggiu1tto alla facoltà di medicina di Madrid. Storia della sfaJJIJJa nz ecl;ca SJJagnllola, del dottore Larra y Cerezo,. direttore della Medecina niilitar tJspag1iola, e segretario generale del CongTesso. Cr eazione cl'lm Ufficio i11tter11,a.:Jio1tale nizttno di inforntrt.~io1ti (sttldii d'opere scientifiche) tra i gior· nali che fan parte dell'Associazione interna.ziouale, del dott. R . B londel. Sono inscritte all'ordine del giorno l e segt1enti questjoni : « La stampa medica gratl1ita ed i st1oi abusi » . « I Bollettini delle Sooieti\ scientifiche e delle Associazioni professionali devono essi consider arsi come giornali inedici 'I ..,> « Impiego, n ella stampa non medica, dei pseunomini, indebitamente prececluti dalla qualifica· 2ione di dottore » . « Posto distinto dato dai gio1·nali generali di me· dicina, ai resoconti immediati delle società scientifiche: suoi effetti sulla presente maniera della pro· d11zione scientiflca » . ecc. ecc. I11oltre sonovi iscritte l e due grandi questioni fondame11tali s11lla Proprietà letteraria niedita e sullo Statuto rlell' Assotia.~ione i1itern,a.iio1iale, già presentate al Co11gresso di Parigi nel 1900, e delle quali è ancora aperta la discussione. Il testo dello stah1to adottato dalla Conferenza di }Ionaco, sarà sottoposto a.ila approvazione del Congresso, in seg1ùto alla quale andrà irnm ediatamente in vigore. La prima riunio11e dell'Associazione avra. luogo a 1)i!adrirl durante il Congresso. Se il testo dell'ar. ticolo 1° dello statuto adottato a Monaco, lo sarà egualmente al Congresso, tutti i giornalisti g;raditi alla loro associazione nazionale della Stampa, saranno immediata1nente cliohiarati membri dell'As· sociazione i11ternazionale e(l èt1nn1essi a prendere parte a questa prima. ri1utione. con la rìsérva però che 11no ~tes o giornale 11011 potrà avere più di tre (30) I

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[ANNO

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rappresentanti, nè clisporre di più d'una voce al mo· me11to del voto. In qu.esta prima seduta. 1'11fHcio provvisorio del· l'Associazione i11ter11azionale procederà alla elezione del presidente. scadendo ora i poteri di qnello presente J1on rieleggibile. I signo1'i membri della Stampa medica che a-vranno delle comunicazioni da presentare sulle quesf.ioni poste all'ordine del giorno o sopra ogn.1 altro argomento di loro elezione attinente al 0011· ... gresso, son pregati di farne conoscere al più presto il titolo al segreta1io generale, signor dott. Larl~a y Cerezo, 17 Leganitos, lVIadrid. Ed al segretario stesso dovrà essere rivolta ogni doma1ida circa lo ridl1zione dei trasporti in ferrovia e gli alloggia· n1enti a 1\-Iadrid durante la durata del Congresso, come a lui rlovr~J esset·e versata la quota d'adesione (25 p esetas). L e iscrizio11i cli com11nicazio11i dovranno essere presentate prima del 31 marzo, e le adesioni come membri del Congresso non più tardi del 1;; aprile Per t11tto ciò poi che può concernere l'Associa· zione internazionale della stampa medica, si dovrà rivolgersi al segretario generale dell'Associazione, il dott. R. Blondel. 8. r11e lle Castella11e a Parigi. :f.

** Il progra1n1na del Co11gre&so ·viene definitiva· me11te determinato come segL1e : Llmedi 20 aprile - Ore 3 1y2po1n.: Seduta inall· gurale nel palazzo dell'U11iversità. Ore 9 112 po· meridiane : Ricevimento presso il presidente del Congresso. Martedi 21 aprile - Ore 9 1'[2 ant.: Seduta or· dinari.a. Relazione del segretario generale signo1· L ètrra.. Comunicazioni dei signori Perez.N oguera ecc. Ore 2 pom.: Seconda sed11ta ordinaria. R e1azioni dei signori Pulido e Blondel. Comunioazio11i dei si· gnori Marti11ez, Vargaz~ eco. Ore ! 112 pom.: Gra11 festa del gioco della palma 11el frontone centrale. in onore dei congressisti, Ore 9 1f2 pom.: Festa of· ferta ai congressisti dall'Associazione generale dell;;i stampa politica, letteraria ecc. :Mercoldì 22 aprile - Ore 9 a11t.: Sed11ta ordì· naria. Ora 1 pom.: Bancl1etto. Ore 4 pom.: Rela· zione dei si gnori Rodrig11ez, Mendes ecc. Seduta di chi11s11ra. Ore 6 pom.: Ricevimento all'Hotel de Ville. Ore 9 pom.: Rappresentazione di gala a.l T eatro. Per un nuovo regolamento ostetrico.

L'ou. prof. Bossi l1a. prose11ta,to alla Cii·I!tera dCli dept1tati 1ma i11terrogazio11e a.1 J\'fui;istro ~ell' I:iter110 « s1111e ragio11i che hanno finora 1~npe?J~o d1 ema~ 11èu·e uu 11110,·o reD'olallleuto ostetrico i11formato n1 moderni pr.i11cipì di pn,tologia e profilasRi, i11 sosti· t11zioue del vigeuto, la cui npplicazio11e ~ ca:11s~ della morte di ta11te inadri in tutte le classi soc1ali, ed i11 particolare nelle prol~tarie, nelle quali. p<'.\r lllaJ1Cr'\11za cli mezzi. pi1ì deficiente (l l' igie110 •.


(AN~o

IX, FAsc.

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X oi uo11 ])Ossiamo cl1e approvare i11co11c.l iziona· ta111011te l·11 tiìissima :11izin,tiva ùol 1 10~~:·0 collega e d ..,Rortarlo ad i11sistere con la s11a b e11 nota eiÌergia fino al pie110 conseg1lime11to d e1Lo scopo. È , .. erame11te stra110, ha, dire111u10 q1utRi d el favo· loso. che sia per le gge fatto obbtz:qo n1le le,atrici di fare dopo il parto i1ormale d elle irrig azioni ,~a,· ~i11ali (articolo 6 d el ' "igento r egolame11to) e. q11el che è p<'ggio, prescriva, di farle co11 u11a sol11zione di a ci<lo borico al 4 p er cento, preparata. in un r oeipiP1tt0 c111nlsiasi~ che si prescriva, di ton er~ im· 111er si i11 questa m e closima sol11zione ~, H.lme110 p er 10 min11ti, g li istr1rme11ti da adoperart:\ n el corso ù ul parto. ' Tale a dire la cannula d ell' irrigatore. il eatetore, lo forhici » (Articolo 2, com111. Ì. e 2). Di c1r1a11te dolorose co11seg11enze sin stata e sia ancot·a rif'ca l'osservanza. di q11esto inos tr11oso r egola111e1Lto p11ò far f ed e. come b en rile, ·a il B o8si, il 1111m~ro rile,"antissi1110 di infezioni p11er1)0rali ch e t1tttora infesta110 il 11ostro paese, da11do luo~o ad t1u 111unero semp1·f\ cresce11te di affozio11i gi11e ·ologich P pii1 o 1110110 gravi. F ort1111a tan1P11t0. bi 0~11a dir così, il r e gola111e11to ito11 € t'€'1111)r 0 ossPrv·ato come il doT"e r e d ell'obbe· diP11za nllo le~µ:i richied e r ebbe. E 11ou è o ser\'·ato HOJ)ratntto p e rC'ltè l'accr osci11ta c11lt11ra d ello le' ' ct· t rie: i fn sì che esse non t enga110 co11to dj q11elle pt'O!.ic:rizioni re~olamentari che p e r ])occa dei loro irHtPstri san110 i11 ape rto contra to co11 gli ct1nmae · ~t1·a111011ti att11ali d ella scienza. - .....\.11cl1P noi d1111(1ue i11,·ochiamo c oll'o11. professo1· HoHHi, I 'al>oli zione ti0ll'att11ale r egola.me11to. }la fa c<'jn1110 i111a raccoma11dazio11e od è q11e-: t a: <'_he 11011 ~i fa cciano n el i111ovo r egolamento tassat1vP pres<'rizio1ti r elati,-(\ alla. tecnica ò ell'assisto11za O!-ltHtrica. [ iuod i dj asRistenza sa11ita,ria i1on d obhoJtO esser e prnHc·ritt i <lalla legge. ma in.~egnati dalla sc11olct. Ln SC' it~JLZa è iu co11ti1111a evo l11zione e l lOll è pitl , ·ero oµ:gi ciò ch e ieri pareva ancor;:i tale. :Nel fel)· l>r~io . lHO<J, quando f11 prom1ùgato il r e gola.me11to Cr1~111. 1(\ Holn zio11i l>oricl1e faceva,110 ~ o·ocl or e s11ffi. . c·1e11to qnalitit a11tisetticl1e ed i tre ill11stri os te trici eh e compil ·1ro110 il r eO'ola m ento cr eclet tBro d.i far eoA~t lttile 1~rnscri,·e11clob le norme cl1e hèmno pre~c-r1tte: o~g1 11on lo cred er ebbero forse I)ii1, 1:t11zi i tltLC' Huperstiti 11on lo credono pi1\ ed inseg11ano 11 oll c~ loro f::IC11ole diversi metodi e ili'rer se sosta11ze per l'a11tisopHi os tetri.C'a s t1bbieti,..a e tl obbietti,·a. Che ~~ ~uifi ca. ciò? Cl10 p er applicare l e ' ""erità. (lPlla scienza, è istrwnento troppo rigido e tardo la lc"ggP: oecorro it1\rece q11ello pi1\ ela tico e ra.p i cl o (lell<l scuola. A q11esta <!1111<111e do' 'l'ètn110 esser e date d a,l legi~lato re lt' 111aggiori c1Lro. i11 m od o ch e l e le, ratrici .,.·ia110 o dio·1 1i tà e 11rosperità pro. e le, I ·A. tP a inaO'<Yior r"" ~ ~Ps~10.na e sì tln aprire la ' 'ia ad 1111 E:.\l em e11to piìt 111~c~ll1g 11to (\ J) ÌÙ. colto p ~r l'eser cizio d e ll'ostetricia l1111101·e o da per1netter o ch e q 11esto p i1\ si ten ga al eorr~nt0 d e i progre i scientifici e tro\'" i il modo di appJiearli i11 i11ezzo al popolo, più p r ogredito. ~ el i1uo, -o r egola n1011to ostetri co i1011 l>aster à cl.n11<;i11e soltanto escluder e quelle i1·r i .. orie p r e. criz10111 cli nsep E:- i etl a11tisopsi ch e ha11110 a"\'"11to ed hn.111.10 il. ~ra,~i~si1110 effetto di p orre oRta colo alla r eal1zzaz1011e <li 1111a ' '"e ra e rigor osa assiRte11za ~l .. ottica d 0l parto e clel p11erper lo. ina occorl'er à 111(·l11der o tutte q 11ello di po izio11i ch t\ llern1etta110 ln pi1'1 nlllpin e co1npleta diff11sion o cl ell0 1)110110 lllae; ime di asisi~te11za ost etrica. Fra qt1este cli ~11osi z i o ni 11oi cr 0d iau10 i1tili s~i1na 1

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SEZIONE PRATICA

l?' .ist~t11zi~n e di corsi , obblig atorii e cli esami pra· t1c1 di .as i 'to11za. p er l e levat1·ici già. p1:tte11tat0 . Cr e diamo n ecossario fare altre riforme n ell'i11 ~­ gnamento ù ell'ostetricia minore. Queste riforme iI1· vocate da tutti g1i ostetrici iii tittti i paesi civili ed anche in Italia, dove la questione ò stata Rtudiclta, Q bene, p er iniziati,..a d ella S ocie tà italia11:\ ostetricia e g i11ecologia. so110 tn.~i l)er la loro importau.za ch e non ce n e possiamo occl1pare incide11talmente in questo articolo. N e tratter emo più tardi ed a fondo. Frattanto rin110,;amo i piì1 fer,;di voti p e rchè l'interrogazione del prof. Bossi alla Ca.m era d ei d eputati abbia davvero quell'e ffetto ch e 1 ill11atre clinico spera insieme con noi. N el rispondere all'on. Bossi, l'on. sottosegretario p er l'interno ha detto che si sta attendendo alla compilazione del regolamento richiesto n ella interrogazione « regolamento ch e non tarder~t ad essere pubblicato ». Non vorremmo che la sollecitudine. invero lodevole, degenerasse in precipitazione e si trascurasse lo st11dio di t11tta la quistio11e d ell'assi· stenza ostetrica da parte di p ersone competenti p e r fare q11alche liev e modificazione del r egolamento att11ale e basta. In tal caso, m eglio sarebbe s opprimere addirittura il regolau1ento la cui necessità, data una buo11a orga11izzazione tlelle scuole <li ostetricia,, è desti· nata ad esser e s e1npre m eno sentita.

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T. Ros

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NECROLOGIO

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Francesco Colzi. Il Prof. CoL~I, di cui la Chirurgia italiana lame11ta la immatura e tragica fine, nacque a Monsummano n el 1856. La1u·eatosi a Pisa i1el 1876, vinse il con· corso Tacchini p er una borsa di p erfezionamento all'estero. Si r ecò, poi, in Germa1ria e 'ri frequent(> le cliniche tllliversitarie. Tornò in patria indi a. qualche t empo e fu nominato assistente d e] Corradi, allora Clini co a Firenze.Nel 1892 otte1rne . per concorso, la cattedra di clini ca chirlu·gica n ella R. U niversità di l\Iodena. N el 1893 f11 chiamato èl diriger e l'Istituto di clinica chirurgica in Firenze. ufficio ch e ancora ten eva. Un malaug urato accidente - l'esplosio110 del fucile d t1rante il tiro al piccion e - lo spen Re <.l i tetano fra inaudite soffer enze . dopo s nl)ìt a l'am1111tazion c.:\ d el braccie d estro, n el pieno vig ore dell'età, a 47 anni. n e l fastigio della s11a faina e d ella s11aattivitil . T11tta Firenze, ch e apprezzava le doti della m e11te e dal c11ore d ell'insigne chirurg o. rimpia 11ge pr ofo11damente la sua cr11dele dipa.rtita e a c.l 011or:-tr11e la m em oria si è aperta. p er iniziativ a d ei collegb i o de gli amici. una pnbb lica ~ottoRcrizione p er fo11dare n ella Clinica Chirurgica t111' istituzione i11titolata al suo nome ch e . in letti g r atuiti . acco l ~<1 µ;r infc l'n1i poveri. Nomine, promozioni ed onorificenz.e

N ella R. U ni,. .er sità di l'avia: Il P r of. Ca imiro Df oudi1to 0 incaricato <li 11011( 31)

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IL POLICLINICO

Nomine, promozioni ed onorificenz.e Nella R. Università di Pavia: Il Prof. Casimiro Mondino è incaricato di neuropatologia nella Regia Università di Pavia per l'anno 1902-03; Il Prof. Vittorio Nicolai è incaricato di si1101a.ringojatria per l'anno 1902-03; Il Prof. Giovanni Ml1scatello, straordinario di patologia chirurgica a Catania, è stato trasferito a. Pisa.

NECROLOGIO

Francesco Co lzi.

Rt>:\IA.. - La Commissione per studiare e proporre gli emendamenti al regolamento e alle leg~i sui sieri e vaccini è così composta: Proff. Golgi, Celli, D e Giaxa, Foà, Gosio, Ti~zoni e dott. Di Fratta.

Il Prof. COLZI di cui la Chirurgia it3!liana lamenta la imm atura e tragica fine, nacque a l\fons1unmano n el 1856. L a1lrea.tosi a Pisa nel 1876, vinse il concorso Tacchini per una borsa di perfezio11amento all'estero. Si r ecò, poi, in Germania e vi frequ entò l e cl inich e universitarie. Tornò in patria. indi a qualch e tempo e fu nominato assistente clel Corr adi allora. Clini co a F irenze.Nel 1892 otte1me, per concorso,. la catteqra di clinica chil·1trgioa i1ella R. U niver aità di ~Iodena. Nel 1893 fu chiamato a diriger e 1' I stit1lto di clinica chirurgica in Fire11ze, ufficio ch e ai1cora teneva. l Tn mala11g·t1rato accidente - l'esplosione del fucile durante il tiro al piccione - lo spense di tetano fra inaudite soffer enze dopo subita l'amp11tazione del braccie destro, nel pieno vigore dell'età, a 47 anni n el fastigio della Slta fama e della suaattivit~1,.

Concorsi e condottè. (Parlo va) . - E' aperto il concorso alla

SAOl'\ A RA condotta medico-chirurgica-ostetrica di questo Com1lne. Stipendio :U. 2500 compreso l'indennizzo per l'alloggio e mantenimento d't1n cavallo oltre L. 100 come uffi ciale sanitario. - Scadenza: 30 aprile. ToR1:\0 (Ospedale irtfa1itile R egina Marglz erita) . Concorso per titoli e per esami a 2 posti di dottori, ttno per la sezione medica ed uno per la sezione chirurgica. Inviare domanda e documenti d'uso e titoli alla segreteria dell ospedale Sllddetto. Via L eon ardo da Vinci~ Barriera di Nizza. - Scadenza : 31 maggio.

LA LEGGE AnnoXLIII .t

Monito1"e Gi11dizia1"io e .A.mminist1·ativo

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T11tta Firenze, che appre ~ava le doti della mente e dal cuore dell'insigne chir11r~o, rimpiange profondamente la sua crudele dipartita e ad onorarne la memoria si è aperta, per iniziativa dei colleghi & degli amici, una pnbblica sottoscrizione per fondare nella Clinica Chirurgica lln' istituzione intitolata al suo nome che in letti gratuiti, accolga gl' i11fermi poveri.

' Fece inoltri questi \Toti: 1° Ohe sia stabilito uno stipendio mini1no legale · 2° Ohe ai medici condotti sia concessa una licenza l.tnnua]e di almeno tm mese; 3° Oh e il1 caso di ,malattia del medico condotto la. supple11za p er un tempo da determinarsi sia a carico dei Comuni. R OMA. - I medici italiani inscritti al Congresso di Madrid ammontano a circa 200. Si prevede che i congressisti saranno più di 3000. M ..\DRil). - La maggior parte dei congressisti son già partiti alla v:olta di Madrid : perciò il Comitato esecutivo ha deciso di non inviare a domicilio il programma esecutivo. ma di distribuirlo a tutti coloro che .prendera1mo parte al Congresso, allorchè saranno arrivati a Madrid.

Anno XLIII

IX, F ASC.

]ANNO

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22 apri.le 1908.

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SEZION:E PR.A.TIO.A DIRETTORI PROF.

GUIDO BACCELLI -

PROF.

REDATTORE CAPO: PROF.

FRANCESCO DURANTE

VITTORIO ASCOLI

SOMMARIO. Lavori originali: - Giorgi e Pagano: Esperienze col chinino grezzo nella cura della febbre malarica. - Riviste: DIAGNOSTICA: - Zanoni: L'esame del sangue puo servire alla diagnosi del carcinorna. - Rumpel: 'J?...icercbe sull'applicazione pratica della determinaz.ione del punto di congelazione del sangue e dell'urina nelle malattie renali. - CHIRURGIA: - Cuneo: DelJ>invasione del sistema linfatico nel cancro del laringe. - Boni: Sopra un caso di setticopiemia gassosa uell' uomo d'origine probabilmente tonsillare. - Ranke: Antiche e recenti vedute sull' anatomia patologica della cangrena nomatosa - Rienuer: Il tratta1nento chirurgico dei processi ulcerosi del polmone. Langemak: La nefrotomia ed i suoi esiti. Contributo sperimentale alla questione della guarigione della ferita renale. - Linser: Le lussaz.ioni del bacino. - 0ToJATRIA: - Melzi: Trattamento dell'otite medi·a purulenta ero· nica col processo di Libh)'· - Nostre corrispondenze da Parigi: - L'arrenale come specifico della malaria. Osservazioni cliniche : - Cimino: .Anuria calcolosa e suo trattamento 1nediante il cateterismo u.retrale a pernianenza. - Divagazioni biologiche: - von Leyden: Del pensiero n'.lla Medicina odierna. - Note di Medicina scientifica: - Contributo allo studio del ricambio materiale nel tetano. - Penetrazione delle f em'»iine di ossiuri vermicolari altraver.\O le pareti dell'intestino. - I bacilli del tifo nell'urina. Pratica professionale: - CASUISTICA: - Pulmonite traumatica. - Pleurite interlobare. - Causa della tendenz.a alle trombosi nella convalescenz.a del tifo. - Il dolore addominale nellri tifoide. - Accidenti paralitici post-clorofornz.ici. - Un nuovo sintomo delle affez.ioni del cervelletto. - APPUNTI DI TERAPIA: - Uuovo metodo per le applicazioni topiche di iodio. - Un nuovo surrogato del nitrato d'arg1nto• .: Il trattamento dell'aborto con estratto fluido di viburnum pruni[olium. - Il veratro verde é un antitossico. - Varia. Rubrica dell,Ufficiale sanitario ed Igiene: - Thea : Di un nuovo 1netodo per determindre il grado di dete· rioramento delle fari ne. - Giurisprudetiz.a. Notizie diverse. - Nomine, promozioni, onorificenze. - Concorsi e condotte.

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.Ai nostri co1·tesi abbonati avvertia1no clie, a co1ni1iciare da o,qgi, Il Policlinico Sezione pratica si pnb· bliclierà d11e volte ln setti111a11a sino a q1tando no1i ci saren,io 1nessi at corrente co1i i 111i11ieri ri1nasti arretrati a causa dello sciopero dei tipografi. L' AMMINISTRAZIONE. D i r i t t i di proprietà riserva.ti iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

LAVORI ORIGINALI LABORATORIO DI BATTERIOLOGIA. E MICROGRAFIA

Direttore prof. B. Gos10.

Esperienze col chinino grezzo nella cura della febbre malarica. Nota prima dei dottori M.

GIORGI

e F.

PAGANO.

Seguendo il presente movimento contro la malaria, il nostro governo con lodevole in· tento ha cercato di alleviare la dolorosa condizione di tante masse lavoratrici che appunto nel periodo del lavoro si vedono paralizzate dalle febbri. Ha procurato infatti di rendere economicamente accessibile a tutti gli operai quel chinino che nel momento attuale è l'unica arma terapeutica veramente efficace. Così stando le cose, più d'uno potrà dire che è per lo meno tardivo il pretendere e il cercare ulteriori progressi e ulteriori age~o~a~ioni. Evidentemen~e, per apprezzare l'ut~ta delle nost;re esperienze è necessario anzitutto distin uere il lato teorico della ue-

teorico non v'ha dubbio che è impossibile pretendere un rimedio più attivo dell'alèaloide specific'l ma, affrontando la questione da un punto di vista pratico, le ragioni che verremo esponendo ci sembrano atte a giustificare le nostre ricerche. Noi, che dall'anno scorso abbiamo preso parte alla campagna antimalarica promossa dal governo nell'agro grossetano, abbiamo potuto constatare da un lato come grande ed urgente sia il biso~o del chinino nelle cam· pagne malariche, e dall'altro lato ci siamo convinti che, a raggiungere lo scopo più profilattico che clinico della bonificazione dei territori infetti, per ogni individuo e in proporzione per ogni famiglia e per ogni territorio n'è necessaria una troppo grande quantità sopratutto se, come sarebbe doveroso, si volesse utilizzare il chinino anche per q nella cura preventiva che, come dimostra.no con evidenza le due campagne fatte, dà preziosi risultati giacchè diminuisce considerevolmente la morbosità per malaria. Quel che preme nell'attuale momento è che il m zzo d.Lf?'uar·fi;,__ _ _


674

IL POLICLI!iICO

coloro che ne hanno bisogno. Intendiamo qui riferirci in particolar modo a quelle masse lavoratrici che, proprio nel principio della stagione malarica, scendono dai loro luoghi salubri e si recano a lavorare in luoghi malarici. E' vero che, come i lavoratori fissi, essj possono fruire di tutti quei vantaggi che una provvida legge accorda a tutti i lavoratori che sono colti dalle febbri in territori malarici ; ma è ovvio pensare che, ritornando ai loro paesi col pericolo di una recidiva, essi si trovano di fronte a un problema economico grave se vogliono proseguire la cura clinica e sopratutto quella igienica che potrebbe soltanto scongiurare una nuova febbre. E ciò non soltanto per essi sarebbe utile ed importante evitare, ma anche per i lavoratori fissi delle zone malariche ; poichè ri tornando gli avventizi (come son soliti) nei medesimi luoghi aumentano i focolai di infezione, e potrebbero ritardare gli effetti della cura preventiva ed igienica il giorno che queste entrassero nelle abitudinj delle popolazionj malariche. Ed è perciò che, interessandoci a questa urgenza dell'ora presente, abbiamo voluto ricercare se, ad agevolare questo supremo fine della lotta contro la malaria, riuscisse idoneo anche un chinino non puro e f·osse così evi-

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tato un lungo e costoso processo di depurazione che non può essere tenuto in conto dai fabbricanti nell'assegnarne il prezzo. E la nostra attenzione si è rivolta ad un prodotto che contenesse ancora, sia pure in basse percentuali, tt1tti o in buona parte qt1egli alcaloidi secondari della china che, da esperimenti fatti in vari tempi, risultano anche per sè soli di una efficacia pur sempre discussa ma non ancora universalmente ne· gata. Abbiamo voluto iniziare i nostri esperi· menti con un prodotto che dai fabbricanti ha avuto il nome di Chinato e che è un solfato di chinino grezzo, il primo utilizzabile degli stadi del processo di depurazione della corteccia di china. Sarà utile all'uopo premettere qualche notizia su questo prodotto, riserbandoci in seguito di raccogliere dati intorno alla costitt1zione chimica. Il solfato di chinino grezzo da noi adoperato è il miscuglio dei vari alcaloidi della china, quale si ottiene da un primo processo di estrazione dalle cortecce a mezzo del pe· trolio; miscuglio che, trattato con acido solforico, dallo strato liquido di petrolio in cui galleggia precipita in forma di solfato. In tale miscuglio naturalmente i vari alcaloidi si trovano in percentuali oscillanti, come nelle ~-

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SEZIONE PRATICA.

varie cortecce di china dalle quali provengono. Estrazioni successive fatte ugualmente col petrolio ma a varie temperature, valgono a separare, per quanto è possibile puro, l'un alcaloide dall'altro. Con questo miscuglio abbia,mo iniziato una serie di esperienze, che riportiamo qui per intero, cominciate nell'ospedale di S. Spirito in Roma e poi continuate in parte nello stesso ospedale e in parte nell'ospedale di Grosseto. I. - P ... G ... B ..., di anni 22, brac· ciante. Entra nell'ospedale di S. Spirito il 14 marzo ed è ammesso nella sala Baglivi al letto n. 79. Nessuna malattia notevole in precedenza. Ha avuto l e febbri anche l'anno scorso. Organi toracici e addominali sani. La milza deborda dall'arcata costale. Diario. - 14 marzo. È apiretico. Alle 10 ant. pa· rassiti di terzana primaverile. 15 marzo. Verso mezzogiorno è colto da brividi. 39° 5 a mezzogiorno, 40° alle 15; poi rapida discesa; 37° 3 alle 18. 16 marzo. È apiretico. 17 marzo. Alle 6 un grammo di solfato di chi· nino grezzo. Brividi verso mezzogiorno; 40°1 a mezzogiorno, 39° alle 15; poi graduale discesa. Verso la mezzanotte apiretico. 18 marzo. È apiretico. 19 marzo. Alle 3 altro grammo di solfato di chinino grezzo. È apir·etico. 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29 marzo. Con· tinua apiretico. Alle 9 del 29 marzo esce dallo spedale, dopo essere stato apiretico per 11 giorni, corrispondenti a 5 accessi mancati. ESPERIENZA

II. - F ... A ... di anni 82, campa· gnolo. Entra nell'ospedale di S. Spirito il 22 marzo ed è ammesso nella sala Baglivi al letto n. 71. Non ricorda malattie notevoli, tranne una polmonite parecchi anni fa. Ebbe le febbri l'anno scorso nel settembre e gli sono continuate tutto l'inverno fino al feQbraio. Organi toracici ed addominali sani. La milza è nei limiti normali. Diario. - 22 marzo. Entra nell'ospedale con leg· gera febbre (37° 4) che gradatamente scompar e. 23 marzo. Alle 16 scarsi parassiti di quartana. Si mantiene apiretico fino alle 18. Alle 18 brividi e poi febbre che sale subito a 39° 5 e si mantiene alta fino alla mezzanotte. 24 marzo. Dalla mezzanotte rapida discesa della febbre. Verso le 3 temperatura normale. Alle sette parassiti di quartana giovani e adulti. Si mantiene a piretico fino alle 18. Alle 18 brividi e poi ±0° 5. Discesa rapida alla sera stessa: alle 21 36° 5. Si fa diagnosi di ql1artana doppia. 25 marzo. Alle 8 rari parassiti di quartana gio· , .. ani ed adulti. È apiretico. ESPERIENZA

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ESPERIENZA

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LANNO IX,

IL POLICLINICO

FASC.

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termica (37°1), poi discesa, poi altra elevazione termica alle 21 (37° 3), poi altra discesa. 27 marzo . .Alle 9 38°1, a mezzogiorno 37° ; di nuovo 28°3 aJle 18, poi rapida discesa. A mezzanotte temperatura normale. 28 marzo. È apiretico. 29 marzo . .All'una un grammo di solfato di chinino gr ezzo. La febbre non appare.

30 marzo . .All'una altro grammo di solìato di chinino grezzo. Alle 9 40°, poi rapida discesa. Alla sera temperatura normale. 31 marzo. È apiretico. 1 aprile. È apiretico. 2 aprile. Continua apiretico fino alle 9, quando esce dall'ospedale.

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ESPERIENZA

III. - D'I... E ... , d'anni 14, da Cap· padocia. Entra nell'ospedale il 27 marzo ed è am· messo nella sala Baglivi al letto n. 85. Ha il padre vivente e in buona salute. Sua madre è morta pa· recchi anni fa, non ricorda dl qual malattia. Ha un fratello che nello scorso autunno ha sofferto di febbri malariche. L'infermo non ha avuto malattie degne di nota, tranne i com11ni esantemi dell'in· fanzia, fino all'anno scorso, quando nel settembre, alla Magliana, lo colsero le febbri malariche a tipo terzanario. Quattro o cinque giorni prima del suo ingresso nell'ospedale le febbri sono ritornate: il giorno precedente l'entrata la febbre è salita a 40°. Organi toracici ed addominali sani. La milza deborda un poco dall'arcata costale. E SPERIENZA

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III.

Diar;o. - 27 marzo. È apiretico . .Alle 7 scarsi parassiti giovani di terzana primaverile. Alle 18 parassiti adulti. 28 marzo. Alle 9 parassiti adulti ed in sporula· zione. Si man tiene apiretico fin verso mezzogiorno ; a mezzogiorno, dopo brividi, 41 <>2. Poi graduale discesa ; a mezzanotte 37° 8. 29 marzo. È apiretico. 30 marzo. Alle 3 un grammo di solfato di chi· nino grezzo. Leggera elevazione febbrile alle 15 (37°1). 31 marzo. È apiretico. 1 aprile. È apiretico. 2 aprile. Contint1a apiretico fino alle 9, quando esce dall'ospedale.

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FASO.

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tiEZIONE PRATICA

ESPERIENZA IV. - .A...• T ... di anni 24:, muratore. Entra nell'ospedale di S. Spirito il 30 marzo ed è ammesso nella sala Baglivi al letto numer.o 80. Ha i genitori ed un fratello viventi ed in buona salute. Non ha sofferto malattie notevoli fino allo scorso settembre quando . ad Ostia fu colto da feb bri che terminavano con sudore e per le quali fece una cura di chinino nell ospedale. È ricaduto più volte durante l'inverno. Cinque giorni prima del-

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l'i11gresso nell'ospedale la febbre è tornata, a tipo intermittente quotidiano, insorgendo con brividi e terminando con sudore. Contemporaneamente ha leggera tosse. Le funzioni digerenti sono normali. Durante la febbre ha dolori alle articolazioni, ma già dall'anno scorso, da quando le febbri lo colsero, soffre ad inter valli di r eumatismo articolare acuto. Diario. - 30 marzo. Entra alle 18 nell'ospedale, senza febbre. ,.

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EsPERIFlNZA IV.

31 marzo. Alle 9 parassiti di terzana primaverile giovani, adulti e in sporulazione. Apiretico fin verso mezzogiorno ; a mezzogiorno, dopo brividi, 40° 2; poi rapida discesa. Alle 18 36° 7. 1° aprile. Alle 2 un grammo di solfato di chi· nino grezzo. L'ammalato vomita ùopo due ore. Si mantiene apiretico fino alle 14: alle 14, dopo brj. vidi -!1° poi lenta discesa. A mezzanotte 39° 2. Si fa diagnosi di terzana primaverile doppia . •

2 aprile . .Alle 2 altro grammo di solfato di chi· nino grezzo, nel dubbio ch e il primo sia stato emesso col vomito . .A.ile 6 vomito. La febbre non ritorna. . 3, 4, 5, 6, 7, 8 aprile. Continua apiretico . ..Alle 9 dell'8 aprile esce dall'ospedale, dopo essere stato apiretico per sei giorni, corrispondenti ad altrettanti accessi mancati.

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V. - D'I... A ..., di anni 17, da Oap· padocia, vaccaro. Entra all'ospedale di S. Spirito il 31 marzo ed è ammesso nella sala Baglivi al letto n. 63. Ha avuto per la prima volta le febbri lo scorso aut11nno. È pure affetto da congiuntivite. Or· gani toracici ed addominali san.i. La milza deborda dall'arcata costale. , Diario. - 31 mar~o. Entra nell'ospedale a mez· zogiorno con febbre (39° 7) che rapidamente va scomparendo. Alle 18 36° 9. _- 1° aprile. Apiretico fino alle 3. Alle 3, dopo bri· vidi, la temperatura sale a 39° 9, poi lentamente discende. A mezzanotte 39°.

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IL POLICLINICO

ESPERIENZA

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2 aprile. Alle 6 : 38°; alle 12: 41°; alle 18 : 41° 1; alle 24 : 38° 2. Esame del sangue : parassiti giovani ed adulti di terzana. Diagnosi: terzana doppia primaverile. 3 aprile. Alle 6 apiressia; alle 9: 38° 5; alle 24: 39° 1. 4 aprile. A mezzogiorno un grammo di solfato di chinino grezzo. Alle 15: 38° ; alle 24 apiressia. 5 aprile. Alle 9 : 37° 1. 6, 7 aprile. Apiretico. 8 aprile. Leggera elevazione termica dalle 3 alle 6 del mattino (37° 3). 9 aprile. Ore 9: è apiretico ed esce dall'ospedale.

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VI. - B ... G ..., di anni 16, da Pe· saro. Entra nell'ospedale di S. Spirito il 26 maggio ed è ammesso nella sala Baglivi al letto n. 79. Ha viventi il padre e una sorella in buona salute. L'anno scorso di sèttembre ebbe tre accessi di feb· bri malariche troncati col chinino· questo inverno è stato sempre bene. La d9menica precedente il suo ingresso nell'ospedale fu colt) di nuovo da febbre, preceduta da brivido, che svanì con sudore. Il giorno dopo la febbre non ritornò, poi si è ripe· tuta a giorni alterni. Non ha tosse nè disturbi ga· stro-intestinali. La milza è nei limiti normali. Diario. - 26 maggio. Entra nell'ospedale alle 18 senza febbre. ESPERIENZA

679

27 maggio. Alle 9 : parassiti di terzana prima· verile. Alle 18 più abbondanti. Si mantiene apiretico tutta la giornata. 28 maggio. Continua apiretico fino a mezzogiorno: a mezzogiorno, dopo brividi, la temperatura sale subito a 39° 7, poi scende rapidamente. Verso la mezzanotte è normale. 29 maggio. È apiretico. 30 maggio. Alle 3 un grammo di solfato di chi· nino grezzo. È apiretico fino alle 15. Alle 15: 38° 1, alle 18 : 38° 5. Poi rapida discesa. .Alle 24: 37°. 31 maggio, 1° giugno. Apiretico. 2 giugno. Apiretico . .Alle 9 esce dall'ospedale.

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ESPERIENZA

VII. - C... N .. , di anni 36, da Mon· tepulciano, bracciante. Entra nell'ospedale di Gros· seto 1'8 ottobre. Prese le febbri la prima volta nel 1891. Quest'anno ha preso le febbri 1'8 settembre. tDiario. - : 8 ottobre. Esatne del sangue : terzana doppia. Alle 12: 38°4. Alle 18: 38°5. .A.Ile 24 : 36°4. ESPERIENZA

VII.

9 ottobre. Nuovo accesso febbrile. 10 ottobre. Alle 10 si dà un grammo di chi· nino grezzo (solfato). Alle 18: 38°2. 11 ottobre. Apiretico. 12, 13, 14, 15 ottobre. Continua l'apiressia. La mattina del 15 esce dall'ospedal,e .

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ESPERIENZA VITI. - F ... T ..., di anni 26, da Santa· fiora, operaio. Entra nell'ospedale di Grosseto il 10 ottobre. Da tre anni lavora in maremma, da lln anno al deposito. L'anno scorso ebbe iebbri malariche, che sono ritornate 15 giorni fa. Milza appena debordante.

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• ESPERIENZA IX. ESPERIENZA IX. - C... F ..., di anni 30, da Pesaro, bracciante. Entra nell'ospedale di Grosseto il 13 ottobre. Quattro anni fa prese le febbri in maremma. L'anno scorso ebbe una polmonite. Dal 15 luglio ha le febbri a tipo terzanario. Milza debordante. Diario. - 13 ottobre. Entra all'ospedale con feb·

bre a 38°9. Esame del sangue : abbondanti paras· siti di terzana primaverile. 14 ottobre. Alle 4 un grammo di chinino grezzo (solfato). Apiretico. 16, 17, 18 ottobre. Apiressia. -

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SEZIONE PRATICA.

X. - C... S ..., dit Torrita, bracciante. Entra nell'ospedale di Grosseto il 22 ottobrè. Ha le febbri da dt1e mesi. La milza arriva alla linea ombelicale. Anernia grave. Diario. - 2"2 ottobre. Entra con febbre a 38°6. Esame del sangue: nume1:ose semiluna e parassiti <li esti,ro.autt1nnale. ~3 ottobre. Continua la febbre con massimo di il9°9 a mezzogiorno . .A. mezzanotte 37°. 24 ottobre. Febbre con un massimo di 39°. A ESPERIENZA

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mezzogiorno si somministra un grammo· di chinino grezzo (solfato). Alle 18: 36°7: altro grammo di chinino grezzo. 25 ottobre. Febbre con massimo di 38°2 alle 18. ....\lle stesse ore d el giorno precedente, altri due grammi di solfato di chinino grezzo. 26 ottobre. Apiretico fino alle 18. A mezza· notte : 38°1. Solfato di chinino grezzo nelle ore so· lite e nelle solite dosi. 27, 28, 29, 30, 31 ottobre. A.piretico.

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Dalle quattro terzane primaverili semplici e dalle due doppie curate ris".llta evidente il fatto che, somministrando un grammo di sol-

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fato di chinino grezzo da 8 a 9 ore prima dell'accesso febbrile, questo o non si manifesta o se anche ritorna è l'ultimo; giacchè, sospendendo la somministrazione, non si vede ritornare la febbre. È anche evidente l'azione nell'unica quartana curata, la quale fu uua f'orma doppia; alla somministrazione del primo grammo dato a prevenire il primo accesso questo non venne, a quella uel secondo grammo dato ad impedire il secondo accesso questo avvenne, ma, sospeso il rimedio, la febbre non tornò più. Delle tre forme estivo autunnali . le due che all'esame del sangue apparivano meno gravi, hanno ceduto all'azione, l'una d un solo, l'altra. di due grammi; la t erza, più grave per la presenza nel sangue di numerose semiluna, ha ceduto dopo un'azione di due grammi al giorno per tre giorni conse· (9)


-682

IL POLIOLINIOO

cutivi, già accennando a cedere dopo la somministrazione dei primi due grammi. A mettere in maggiore evidenza l'azione del solfato di chinino grezzo ci è sembrato opportuno di trattare contemporaneamente e con lo stesso metodo qualche caso di febbre malarica col solfato di chinino puro. Riportiamo qui gli esperimenti fatti: ESPERIENZA I . - B ... lVI ..., di anni 31, di Cinte· tesimo, arrotino. Entra nell ospedale di Grosseto il

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16 ottobre. Ebbe febbri l'anno scorso. Er<:t già stato all'ospedale 8 giorni fa. La milza arriva alla linea ombelicale.

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16 ottobre. Entra con febbre a 39°2.

E same del sangt1e: parassiti di estivo-autunnale. 19 ottobre. Sfebbra alle 6. A mezzogiorno un grammo di solfato di chinino; alle 18 altro grammo; temperatura: 39°2. 18 ottobro. Sfebbra alle 6; nelle ore del giorno precedente a.Itri d11e grammi di solfato di chinino. Alle 18 : 37°3. 17, 20, 21, 22, 23, 2!, 25 ottobre. .A.piretico.

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ESPERIENZA I . ESPERIENZA II. - G ... G..., di anni 18, da Ohian· ciano, bracciante. Entra n ell'ospedale di Grosseto il 21 ottobre. Nessuna malattia in precedenza. V enne in maremma il 16 settembre; il 19 ottobre fu colto da forte febbre con brividi. La febbre è continuata fino all'ingresso n ell'ospedale. Diario. - 21 ottobre. Entra nell'osp edale con ·febbre di 38°8. 22 ottobre. Alle 6 è senza febbre . Alle 18: 40°8.

Esame del sangne: parassiti di terzana prima· verile. 23 ottobre. Alle 6 un grammo e mezzo di solfato di chinino. Dalle 6 alle 12 apiretico. Alle 18: ±0°9. 24 ottobre. Dalla mezzanotte al mezzogiorno api· retico. Alle 6 altro grammo e mezzo di solfato di chinino. .A mezzanotte 39°2. 25 ottobre. Dalle 6 in poi apiretico. ...i\.lla stessa ora altro grammo e mezzo di solfato di chinino. 26, 27, 28, 29, 30 ottobre. A.pirAtico.

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.Arezzo, bracciante. Entra nell'ospedale di GrosAeto il 25 ottobre. Viene a lavorare in maremma da 35 anni; ma nell'estate ritorna nel suo paese. Dt1e anni fa ebbe le febbri. È ritornato orti il 10 ottobre. Da tre giorni ha la febbre. Diario. - 25 ottobre. Entra con febbre di 38°9 allo 18. La febbre cessa alle 24-. 2ti ottobre. Apiretico fino a mezzogiorno. Alle 18:

rassiti di esti,-o.autunnale . 27 ottobre. Alle 8 un grammo di solfato di chi· nino. Alle 18: altro grammo. Hempre con febbre fino a mezzanotte. 28 ottobre. Alle 6 un grammo di solfato di chi· nino. Alle 18: 37°2; altro grammo di solfato di chinino. 29, 30, 31 ottobre, 1, 2 novembre. Apiretico.

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di solfato di chinino. Esame del sangue: parassiti di estivo-autunnale. A mezzanotte: 38°6. 4 novembre. Alle 6: 36°7. A mezzogiorno un grammo di solfato di chinino. A mezzanotte: 38°8. 6 novembre. Sfebbra a mezzogiorno: gli si dà altro grammo e mezzo di chinino. 7, 8. Apiretico.

ESPERIENZA IV. D ... F ..., di anni 48, di Strada (Arezzo), bracciante. Entra nell'ospedale di Gros· seto il 2 novembre. Ha avuto le febbri l'anno scorso. È stato colto dalla febbre il 1° novembre. Diario. - 2 novembre. Entra con febbre a 38°7. 3 novembre. A mezzogiorno : 37°2; tln grammo -

FASO.

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ESPERIENZA IV.

Uno sguardo comparativo di questi 4 casi curati col solfato di chinino puro con i casi analoghi curati col solfato di chinino grezzo mette anche in migliore luce l'azione di que· st'ultimo. Noi ci troviamo di fronte a 3 febbri estivo-autunnali che non cedono se non dopo l'azione di 3 grammi e mezzo o 4 grammi di solfato di chinino puro e ad una terzana che ha ceduto all'azione di 3 grammi dello stesso rimedio. Non è il caso di fare alcun paragone; ma, avendo visto due febbri estivo·autunnali cedere l'una all'azione di un solo, l'altra di 2 gramvii di solfato di chinino grezzo, si può per lo meno concludere che ci sono dei casi nei quali quest'ultimo ha un'azione più pronta. Tanto l'uno quanto l'altro chinino fu dato in ore nelle quali era presumibile, da antecedenti esperienze del KocH, che l'azione fosse più sicura. Un fatto fin da ora possiamo constatare: ohe il solf'ato di chinino grezzo clinicamente agisce bene contro le febbri malariche. Seguiranno altre ric prche volte ad investigare la rapidità della sua azione sulle f'orme parassitarie, la i·apidità del suo assorbimento ed altri analoghi quesiti; ed allora ~oltanto sarà possibile un serio confronto dell'azione terapeutica dei due rimedi. 4)

E poichè il solfato di chinino grezzo contiene vari degli alcaloidi secondari della china, riprenderemo le esperienze già in parte fatte con questi alcaloidi, allo scopo di vedere in qual misura essi concorrano all'azione della chinina nel rimedio in questione. In · complesso fino ad ora ci risulterebbe che gli intendimenti pratici ai quali princi· palmente hanno mirato le nostre esperienze vengono più presto e meglio raggiunti col favorire 1 accessibilità al rimedio piuttosto che col perfezionare il rimedio stesso, nel senso che tutte quelle forze che si in1piegano nei processi di purificazione e che tendono al perfezionamento del rimedio non sono proporzionalmente affatto compensate da ap· prezzabilmente maggiori garanzie di riuscita. Da una parte noi vediamo che il solfato di chinino grezzo risulta all'esperienza clinica egualmente idoneo del corrispondente sale puro; dall'altro lato abbiamo constatato che, ad ottenere quei vantaggi che quest'ultimo potesse avere sul primo, occorrono dei processi di estrazione che ne aumentano c.onsiderevolmente il prezzo. Mentre infatti la casa :Merck di Darmstadt, la quale d'altronde non è la produttrice, ma


o IX, FASO. 22]

SEZIONE PRATICA

la rivenditrice del prodotto da noi sperimentato, mette in vendita il chinato al prezzo di lire 48 al kg, corrispondente a lire O. O! il grammo, non ~ possibile nelle condizioni attt1ali onestamente pretendere dagli stessi fabbricanti un solfato di ·chinino puro di un prezzo inferiore ai centesimi 12 al grammo: Concludendo, noi non intendiamo meno· mamente di deprezzare l'uso dei comuni sali di chinina, quali dal quasi quotidiano progresso dell'arte f·armaceutica vengono consigliati; anzi non possiamo che plaudire ad ogni intento che miri a selezionare anche meglio la parte attiva specifica e sottoscriverci al contegno del medico, il quale ogni volta che lo può, fa bene a richiedere i preparati più eletti. Soltanto oi preme notare da una parte la spesso grande quantità di chinino che oc· corre per guarire radicalmente un malarico con la necessaria cura post ·clinica, dall'altra la grande frequenza del fatto che le cure riguardano le classi meno abbienti, che sono le più esposte al flagello malarico. Vista dunque la buona prova che dà il chinino grezzo di costo minimo, noi non crediamo regredire, affermando che gli in,. tendimenti pratici, sopratt1tto igienici nella cura radicale dei m~larici, si possono con esso molto bene raggiungere.

RIVISTE DIAGNOSTICA

L'esame del sangue può se1·vire alla diagnosi del carcinoma. (ZANONI.

Oronac1t della Cliii. Med. di Ge1iova, n. 19, 1902).

Si deve ad H.A.YEM ed al st10 allievo ALEXAN· DRE l'avere stabilito che nei tumori maligni si l1a spiccata leucocitosi, che si manifesta pre· rocemente. ~i vide in seguito che la varietà dei letl· cociti del sangue aveva t1na importanza diagnostica forse maggiore a quella del numero totale di essi leucociti. Infatti la polint1cleosi . i constata specialmente n elle suppurazioni e nelle infezioni acute· la mononucleosi in certe affezioni come il \raiuolo la febbre tifoiclea la pertosse; l'eosinofilia si osse1·va dopo la g11a1·igione delle malattie acute, nelle affezioni clella pelle e nelle malattie da parassiti (cisti idatiche, elminti, ecc.).

685

LABBÉ (1), sintetizzando gli studi già fatti da altri autori, è venuto alle seguenti conclu· •

SIOnl:

Nei neoplasmi. 1. Il numero dei globuli rossi è diminuito spesso in modo abbastanza considerevole: questi globuli sono di forma irregolare e di volume variabile, gli uni molto grossi, gli altri molto piccoli; spesso esistono emazie nucleate. 2. La qt1antità di emoglobina diminuisce nello stesso tempo in cui diminuiscono le emazie, di guisa che il valore globt1lare ri· mane relativamente abbastanza forte. 3. Una iperleucocitosi media da 10-15000 globuli bianchi per mmc. di sangue si ottiene nella maggio1·anza dei casi: questa leucocitosi è generalmente caratterizzata dall'aumento del ntrmero dei polinucleati, la cui percentuale è di 84 °I0 in media. Tale formo la ematologica, soggetta pur troppo a variazioni da un caso all'altro, non ci auto· i--izza ad una diagnosi certa: ma ci può av· vicinare ad essa nei casi dubbi. In vero si può talo1·a esitare tra diagnosi di suppurazione e quella di carcinoma in qualche infezione polmonare, epatica, gastro-intestinale, renale: ebben e nell'infezione la leucocitosi è general· mente più considerevole l'anemia fa difetto o non raggiunge quel grado, che si ha nel carcinoma. L'anemia inoltre, con polinucleosi, senza sintomi febbrili, fa pensare al cancro. Molto prezioso poi può essere l'esame del sangue per vede1·e se una emorragia è causata da ulcera dello stomaco o dell'intestino, op· pure da endometrite emorragica, anzichè da affezione cancerosa degli stessi organi. Nell'anemia, prevocata da emorragie 1·ipetute, si ha che il numero ilei globuli bianchi non è aumentato e l'equilibrio leucocitario è normale; non esiste polinucleosi come nel carcinoma. La quantità di emoglobina non è in i·apporto diretto con quella dei globuli rossi: ne esiste relativamente poca ed il valore globulare è più o meno basso perchè i globuli i-.ossi si riproducono dopo le emorragie più l'apidamente dell'emoglobina; onde si trovano nel sangue giova.ni globuli rossi, ma poche deformazioni globulari. Talo1-.a occorre anche distinguere una anemia da tenia da una anemia perniciosa. Nell'anemia da tenia comunemente manca la leucocitosi, anzi nei casi gravi il nume1'0 dei globuli bianchi è pe1·fino diminuito. Così anche 1 equilibrio leucocitario è 01·dinal'iamente normale. Per di più, con 1 esame del sangue possiamo distinguere il carcinoma la· tente dall anemia perniciosa 111·ogressiva. In questa la quantità dei leucociti è gene1·almente diminuita, la polinuc1eosi diminuita anch essa e si osse1•va una mononucleosi relativa. I globuli rossi. la cui quantità è diminuita, sono molto irregola1·i di forma e di grandezza; {1) LABBÉ. J 01trnal des Praticiens, n. ~2, 1Sl02. (13)


686

molti sono giganteschi, cosicchè la proporzione di emoglobina, benchè assai diminuita, rimane notevole rispetto alla quantità dei globuli rossi, ed il valore glo bl1lare può sorpassare la nor· male. Le emazie nucleate si trovano in ogni caso: sono abbastanza abbondanti e rappresentate, oltre che da normoblasti, come nel carcinoma, anche da megaloblasti, ossia da emazie giganti nucleate. Concludendo, i resultati dell'esame del sangue nei neoplasmi maligni aiutano la diagnosi, ma non permettono, fino ad oggi, di affermarla. Dott. M. T.

Ricerche sull'applicazione pratica della deter1ninazione del punto di congelazione del sangue e dell'urina nelle malattie renali. (RU.MPEL.

p. 19 -

.Mti1icJie1ier 11iediz. WocJi., 1903. N. 1 ;

N. 2, p. 67 -

N. 3, p. 117).

L' A. fa delle ricerche crioscopiche in 300 individui dell'ospedale di Eppendorf, basan· dosi sul metodo di comparare, per mezzo della determinazione del punto di congelazione, la concentrazione del sangue e quella dell't1rina, cercando di stabilire se il rapporto fra le due concentrazioni si mantiene costante o varia a rene sano ed a rene malato. Dividendo le sue ricerche in tre gruppi, dei quali il primo comprende le osservazioni fatte su individui a reni normali, il secondo le osservazioni fatte su individui con lesioni renali bilaterali, ed il terzo le osservazioni fatte su individui con lesione di un solo rene, ha ottenuto i seguenti risultati: 1. Quando i reni sono normali, in grazia della pronta regolarizzazione renale, la con· centrazione molecolare del sangue è costante e corrisponde al punto di congelazione di O. 56; 2. Quando entrambo i i·eni sono malati, si innalza la concentrazione molecolare del sangue e rispettivamente si ha diminuzione della concentrazione molecolare dell'urina; 3. Quando è leso un solo rene non si ha l'innalzamento della concentrazione moleco· lare del sangue nè l'abbassamento di quella dell'urina ; il che dimostra che l'altro rene funziona bene. ' Per ultimo l'A. rileva la importan21a che questo metodo di ricerca può avere nelle varie lesioni renali, sia dal punto di vista dia1gno· ·stico, sia dal punto di vista dell'indicazione di un intervento operativo.

***

Nelle sue numerose ricerche il RuMPEL mi pare che dia alla comparazione delle due con· centrazioni molecolari: del sangue e dell'urina, un valore superiore a quello ohe ad essa è veramente attribuibile, e trascuri l'importanza che nella determinazione crioscopica delle (14)

LANNo IX,

IL POLICLINICO

FASO.

urine hanno le molecole inorganiche oscillanti enormemente dentro i limiti fisiologici. Ormai il metodo della crioscopia comparata dell'urina e del sangue ha perduto quell' im· portanza che dapprincipio gli si attribuiva e che gli attribuisce il RUMPEL nel suo lavoro. (Vedi: ACHARD: Nouveaux procédés d'explo· ration, Paris, Masson et C., 1902). In generale, è vero, può ritenersi che il rapporto normale tra la concentrazione del sangue e quella dell'urina si altera colle alte· razioni della funzionalità renale; ma è ormai assodato che nelle nefriti ed anche in piena uremia non sempre il sangue ha concentra· zione elevata, e d'altra parte anche in indi· vidui, con reni perfettamente funzionanti, si può avere una concentrazione inferiore alla normale (basta per esempio l'uso abbondante di bevande). Cosicohè adesso è generalmente ritenuto che il metodo della crioscopia comparata, su cui il Rm1PEL basa le sue ricerche, sia difettoso, e le determinazioni crioscopiche, per esami· nare lo stato della funzionalità renale, si fanno in base al metodo di Claude et Balthazard, che esporrò in uno dei prossimi n11meri. Dott. LEoTTA.

CHIRURGI.A

Dell'invasione del sistema linfatico nel cancro del laringe. (B.

CUNEO,

Gaz. des Hopitanx, n. 141J.

Il prof. CUNEO di Parigi comunica, nella Gaz. des Hapitaux, un suo studio anatomico e clinico sul comportamento dei linfatici del laringe in rapporto al cancro di questa re· gione. Per le iniezioni egli si è servito del liquido di Gerota. Ha trovato che i linfatici del laringe, seb· bene costituiscano tutta una rete lungo la faccia interna dell'organo, possono distin· guersi in un territorio sopraglottideo ed un territorio sottoglottideo. Il p1~imo comprende l'epiglottide, le pliche aritno-epiglottiche, la corda vocale superiore ed i ventricoli laringei ed è ricchissimo di vasi· laddove il secondo è più scarso e meno sviluppato. La corda vocale inferiore fa da 21ona intermedia; non che manchi di linfatioi, ma sono scarsis· simi e servono di anello di congiunzione fra i due terr.itori, i q11ali quindi vengono a tro· varsi in un'indipendenza relativa. Di più potè osservare che i linfatici della metà. an· teriore di ciascun territorio sono, sulla linea mediana indipendenti dai linfatici della metà opposta 'dello stesso territorio, e com~nicano solo per i linfatici della p~r~e pos~er1or~ d~~ _ laringe, ove non si ha d1v1s1one d1 terr1tor11


687

SEZIONE .PRATIOA.

ma continuità perfetta fra le varie sezioni, con rete a larghe maglie. Il territorio sopraglottideo si continua di· rettamente colla rete della base della lingua e del fa1·inge, con ricche anastomosi, laddove il sottoglottideo si continua senza demarca· zione colla r ete tracheale. I collettori della rete sopraglottidea sono tre, due laterali ed uno mediano. I due late· rali perforano la membrana tiroidea e vanno ai gangli più alti della catena giugulare in· terna, laddove il mediano va a sboccare nel collettore linguale posteriore : può esservi un piccolo ganglio, talora due, sulla memb1·ana tiroioidea, ma questi ricevono i linfatici della volta faringo-laringea. I collettori del territorio sottoglottideo sono tre, uno anteriore che perfora la membrana crico-tiroidea anteriormente e va in tre gruppi gangliari, il prelaringeo sotto il muscolo crico-tiroideo, il pretiroideo, avanti l'istmo del corpo tiroideo. il pretracheale, un centimetro e mezzo sopra la forchetta ste1·· nale : il secondo gruppo è facoltativo, tutti sboccano negli sterno-mastoidei : oltre che in questi gruppi il collettore anteriore sbocca nei gangli giugulari interni medi ed infe· rio1·i. I due collettori laterali del gruppo sottoglottideo vanno ai g~ngli situati profonda· mente lungo il nervo ricorrente e che sboccano negli sterno-mastoidei e di cui uno aberrante può situarsi posteriormente, r etro· esofageo. Corrisponde a questa disposizione linfatica il decorso del cancro, e l' A. riferisce osservazioni personali e di casi riferiti, con il con· trollo dell'osservazione microscopica, potendo la semplice visione macroscopica trarre in inganno. Comincia sulla base anatomica a fa1·e una nuova distinzione in cancro diffuso, cancro sopi·a-glottideo, sotto-glottideo, della glottide e delle corde vocali inferio1·i. Non che il sopra-glottideo ed il sotto-glottideo re· stino sempre localizzati e l'uno non possa in· vade1·e il territorio ilell'altro, ma l'anatomia spiega perchè il primo a preferenza si dif· fonda ve1·so la base della lingua e la volta faringo·laringea, mentre il secondo verso la trachea, ed entrambi si arrestino per molto tempo alla corda vocale infe1·iore, e come il cancto, eso1·dito nella metà destra del laringe, non si diffonda nella metà sinistra e vice· versa che per l'intermedia1·io della rete po· steriore. 1 L'anatomia spiega pure come il canc1·0 della co1·da vocale infe1·iore sia a deco1·so più lento e rima11 ga più lungamente localizzato, e la localizzazione della T"olta dia sempre in· gorgo del ganglio tiroideo, laddove questo ganglio è libero nei cancri sopra-glottidei · ci spiega pure la rarità del canc1·0 sotto-glottirleo. La deficienza i·elativa di collettori, olt1·e del tipo anatomico di questi n eoplasmi dà

anche la ragione della lenta trapiantazione di questi cancri, e come la r ecidiva abbia luogo a prefe1·enza alla base della lingua ed all'epiglottide, che non sui gangli, che pos· sono essere non infrequentemente immuni anche quando il cancro è più diffuso; in ogni modo la recidiva gangliare è molto tardiva. Le conoscenze anatomiche illuminano al· tresì sulla estensione dell 'intervento, che nei cancri sopra-glottidei dovrà maggiormente estendersi verso la base della lingua, lad· dove nei sotto-glottidei verso la trachea. Dott. B1AGI.

Sopra on <'&So di setticopiemia gassosa nell'uomo d'origine probabilmente tonsillare. (BoNr, La Olin,ica Medica, n. 9, 1902).

L' A. riporta un caso di setticopiemia, con focolai flemmonosi multipli all'avambraccio, al braccio sinistro, alla coscia sinistra ed alla gamba destra. Tali focolai si presentano coperti da ct1te pallida ed edematosa; la palpa· zione di essi riesce poco dolente e fa perce· pire un distinto senso di crepitio. La percussione· desta suono nettamente timpanico. L'ammalato muore con sintomi setticoemici; l' a11topsia f-a rilevare la presenza di un ascesso subfrenico a sinistra. Esiste anche un ascesso p eritonsillare sinistro; la tonsilla è in com· pleto sfacelo. L 'esame batteriologico del pus dei detti ascessi, nonchè q11ello praticato in vita, dal liquido dei focolai sottocutanei dimostrò la presenza dello streptococco piogeno e di un bacillo anaerobio, simile per i suoi caratteri al bacillo gassoso di Fri-inkel-W elch : bacillo del flemmone enfisematoso (FRA.NKEL), bacillo aerogene capsulato (WELCH). Il detto caso è impo1--tante poichè, se è noto che tale germe, analogamente a diversi altri microrganismi, può determinare processi gangrenosi con produzione di gas tuttavia dalle ricerche bibliografiche dell' A. non risulta es· sere stata altre volte osse1·vata una forma simile di setticopiemia con focolai ascessuali multipli. Nel detto caso, inoltre era sfuggita la porta d'entrata del virus, da ricercarsi con ogni p1·obabilità nelle lesioni tonsillari constatate all'autopsia. L' A. basandosi sul fatto che nell'uomv l'infezione gassosa, specie se ' Ti è associazione microbica, assume un carattere estremamente grave, inclina ad ammette1·e che nel suo caso, in c11i l'infezione ebbe un decorso relativamente più mite, durando più di due settimane, si sia trattato all'inizio di una semplice streptococcemia., di origine tonsillare ~ la quale a·v·rebbe p1·eparato il terreno all'attecchimento e s' ri. luppo del bacillo gassoso. L'esame del sangue, praticato in T"ita l'iusc1 negativo. Il fatto di non aver riscontrato nè nel fe· (15)


688

IL POLICLINICO

gato, nè negli altri visceri interni traccia di enfisema, fa inclinare a credere che la pro· duzione del flemmone gassoso sia do"'\rt1ta a co11dizioni diverse da quelle che presiedono alla formazione dell'enfisema (in genere ca· daverico) del fegato e degli altri visceri interni, pur ~ssendo in detti casi identici i re· perti batteriologici. Dott. G . PEREZ.

Antiche e recenti vedute sull'anatou1ia patologica della cangrena nomatosa. I

(H. v.

RANKE.

JJfttncli. nied. llroclte11scltr., (j I 1903).

L' A., che si è l'Ìpetutamente occupato della cangrena nomatosa, sia nei suoi precedenti lavori come in questo studia l'anatomia pa· tologica del processo. In rapporto all'etiologia egli aveva creduto dimostrata la costante presenza di un cocco, spesso a catena, senza pe1·ò poterne mostrare una azione specifica. Ricord::iiti i lavori dei vari studiosi, che si sono occupati della p~togenesi del noma, n1ette in evidenza l'im porta.nza del lavoro del PERTHES (Arch. f. Klin. Chir. Bd. 59) il quale, contrariamente alle conclusioni di tutti i precedenti osservatori, avrebbe 1·iscontrato nella zona di invasione del processo noma· toso l'esistenza di un mie lio, dato dall' in· trec0io strettissimo delle ifi di un microrganismo, che deve essere ascritto alle strepto· tkrix. Questa str~ptothrix avrebbe scarsissima affinità per le sostanze coloranti, onc1e la ne· cessità di colorare il tessuto con la fucsina carbolica, e 11on resisterebbe al metodo di Gram: ciò che spiegherebbe perchè avesse potuto sfug· gire agli studiosi p1·ecedenti. Al PERTHES è rit1soito di colti'vare questa streptothrix, che sviluppa a 37°, in agar, in colture anaerobie: non ha però potuto ottenerne culture pure: nè ha potuto provocare can~rena, mediante l'inoculazione del fuLgo nell'animale. L' A. in un caso di noma, che recentemente ha avuto agio di studiare ha potuto ripete1·e le ricerche del PERTHES, che già sono state conferma te dal SEIFFERT : e rinnegando la prima ipotesi di una origine micrococcica, accoglie l'altra del PERTHES, che essa strep· tothrix sia cioè realmente l'agente etiologico del noma, per q11anto neanche ali' A., come al PERTHES, non sia riuscito di provocare un processo cangrenos) nell'animale, mediante .la inoculazione di detto germe. Dott. DALLA \ TEDO\A.

Il t1·1ittamPnto chirurgico dei processi · ulct'rosi del poi mone. (RIBNUER.

Deutsclze 1ned. Woclie1tsclir. 1902, n. 29).

Basandosi sullo studio di 9 osservazioni di affezioni ulcerose diverse dei polmoni, l' A.. riconosce la indicazione di un intervento chi· ,16)

[ANNo IX, F Aso. 22]

rurgico, pneumotomia, nella ga.ngrena acuta e subacuta. Al cont1·ario nella gangrena cronica, nella dilatazione dei b1'onchi e nelle caverne tu· bercolari, la indicazione della pneumotomia va gradatamente decrescendo in ragione della multiplicità dei focolai. Con grande originalità poi l'A. tratta degli ascessi del polmone, e dice che tali ascessi posson~ complicarsi colla gangrena, nel qual caso le indicazioni operato1""ie non differiscono da quelle della gangrena primitiva. Ma ge· neralmente può ritene1·si che questa compli· caziohe non sia frequente, e gli ascessi semplici quelli che s'osservano specialmente dopo la pneumonite guariscono, secondo l' A. spon· taneamente. In questi casi quindi non è ne· cessario alcun intervento chirurgico. La fo1·mazione di questi ascessi è generai· mente preceduta da una necrosi estesa del parenchima polmona1·e, necrosi che comprende un nt1me1·0 di bronchi più o meno rilevabile; or quanclo si stabilisce il processo suppura· tivo, il pus che si fo1·ma, t1·ova una via na· turale di evacuazione e vìene emesso negli sforzi• di tosse. In questo modo l'ascesso poco a poco si va vuotando, e la cavità va man mano restrin· gendosi e finisce per cicatrizzare. Gli ascessi consecutivi alle pneumoniti gri p· pali presentano. alcune particolarità, che per lo più controindicano l'inte1·vento chirurgico. Questi ascessi sono multipli, ed all'inizio poco voluminosi; più tarùi aumentano di volume, diventano confluenti, fo1·mando delle grandi cavità i·iempite di pus che pe1· la via dei bronchi si vuota all'esterno. Ma quando l'ascesso (sia esso consecutivo alla pne11monite genuina, . o consecutivo alla influenza) si apre nella plem·a bisogna inter· • venire. L'intervento chiru1·gico è anco1·a indicato nel caso in ct1i l'aperttira dell'ascesso nei b1'onchi si faccia attende1·e o nel caso in cui si tema una perforazione della pleura. Per· ultimo il RIEGNER insiste sulla neces· sità di avere, prima dell'int~1·vento, una esatta diagnosi della sede dell'ascesso o del focolaio di gangrena, anche nell'assenza di fenomeni cavitari. Ci si arriva mettendo assieme i dati della percussione con quelli della i·adiografin.

L.


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[ANNO IX, F .A.SO. 22]

La net'roto1nfa ed I suoi eslf l. Contributo sperl1nentale alla qòestione della guarigione della ferita renale. (LANGEMAK.

Bru1i' s B eitrage, XXXV).

In questi ultimi anni la nefrotomia è stata praticata non solo per la rimozione di calcoli renali, ma anche a scopo diagnostico, come incisione esplorativa. Però siccome molti hanno ammonito contro il frequente impiego di tale incisione esplo· rativa; ed essendo, d'altra parte, scarse le osservazioni capaci di fa1·e apprezzare il giusto valo1·e e relativo p ericolo della nefrotomia esplorativa, tra i pareri contrari degli autori, . il LANGEMAK ha cercato di risol,rere la que· stione, con delle esperienze. Ha praticato in 75 conigli dei tagli inte· ressanti la sostanza corticale e la midollare del rene sinistro, e poi ha riunito i margini delle ferite con punti di sutura al katgut. Gli animali furono sacrificati in epoche di· verse, variabili da 1/2 ora dopo l'atto opera· tivo a 212 giorni dopo questo. ' Il risultato di queste esperienze è che in in ogni taglio discretamente profondo, fatto in un posto qualunque del rene, si ha formazione di infarti, cor1·ispondenti alle arterie sezionate e la guarigione della ferita renale dipende dall'esito di questi infarti. L.

Le lussazioni del l)acioo. (LINSER.

689

SEZIONE PRATICA

Bru1t's Beitrage, XXXV, p. 94).

L 'A. illustra un caso di lussazione completa della metà destra del bacino, nella articola· zione sacro-iliaca e nella sinfisi pubica, in un contadino colpito posteriormente da un bue. La radiografia mostra che il pube destro è risalito rispetto al suo piano norma)p,, e l'osso iliaco, i·otando intorno alla testa del femo1·e, è spinto all'indietro ed in basso ri· spetto all'articolazione sacro-iliaca. Il consolidamento è avvenuto nella sud· detta posi~ione. L' A. quindi, basandosi su qt1esto caso e sugli altri pochi esistenti nella letteratura, fa delle conside1·azioni generali sulle lussazioni del bacino e dice : Due forme di lussazioni si possono avere nel bacino: la lt1ssazione di t1na delle due metà del bacino con soluzione della sinfisi }lUbica e della rispettiva articolazione sacro· iliaca, e la lussazione del sacro con soluzione delle due articolazioni sacro-iliache, con o senza soluzionè della sinfisi del pube. Tanto la prima quanto la seconda forma sono rarissime, non essendone stati fino1·a de· a-0ritti che 15 casi. Delle due forme la seconda, cioè la lussazione del sacro, è più g1·aye della p1·ima e riesce quasi sempre mortale, mentre la prima

forma, cioè la lt1ssazione di una metà del bacino, riesce mortale in circa metà dei casi. Le lussazioni del bacino sono spesso combinate a frattura delle ossa del bacino stesso. Esse avvengono quasi sempre per forti vio· lenze dirette, agenti sulla superficie posteriore del bacino però la lussazione di una metà del bacino può anche aversi per caduta sul deretano, per cadt1ta in piedi e per com· pressione laterale del bacino stesso. La terapia di queste lussazioni consiste nella pronta riduzione che, del resto, talora può avvenire anche spontaneamente. Dott. LEOTT~.

OTOJATRIA

'l'rattamento dell'otite inedia pur11lenta c1·onica col processo di JJibby. {JVIELZI. R evue de Pliérapeiitique 11iédico-cliirzirgicale; a. LXIX, n. 6, 15 marzo 1902).

Du1·ante il 1901' l'autore ha curato con il metodo di Libby 43 bambini affetti da otite media purulenta cronica, e tutti i cm·ati, malgrado che la suppurazione in molti fosse ab· bonda1'tissima e di vecchia data, guarirono in un periodo di tempo più o meno lungo, ma senza intervento chirurgico, senza com· plicazioni. In alcuni casi il pus era fetido, ed esistevano granulazioni della cassa ; a11che queste scomparvero con la cm·a alla Libby mediante l' acetanzlide. Ecco il processo di medicatura: Dopo aver· pulito bene il condotto e la cassa, nei casi in cui q nesta è accessibile, con cotone idrofilo asciutto e ben ste1·ilizzato, l' A. instilla nel condotto uditivo esterno il biossido d'idrogeno ; se la perforazione è piccola ed è difficile che I acqua ossigenata penetri nella cassa, preme il liquido nel condotto con un tampone di ovatta in modo che questo agendo da pompa aspirante e premente il medica· mento o quanto meno l'ossigeno nascente in· vada l'orecchio medio ; nei casi dove è pos- . sibile, si serve del processo di Politzer per facilitare l'entrata del biossido nella cassa. Quando reputa che l'ossigeno abbia agito ab· bastanza: asciuga bene co n del cotone ed indi umetta le par·eti del condotto con una solu· zio ne di formolo al 5 °/0 , in ultimo con un polve1..izzatore inietta I'acetanilide dentro la cassa o nella membrana a seconda della gran· dezza della perforazione e riempie con la stessa polvere il condotto uditivo este1·no. Se la suppurazione è abbondante consiglia i parenti di lavare 1' 01·ecchio con soluzione bo1·ica, appena per imbibizione di pus la polve1·e di acetanilide diventa gialla. ~ I fenomeni otor1·oici spariscono i·apidamente con questo tr·attamento, e, come si è detto tutti i bambini così curati guarirono comple· (17)


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IL POLIOLINIOO

tamente. Gran parte del successo l'autore la crede dovuta alla scrupolosa asepsi ed anti· sepsi messa in pratica nella medicatura. L' acetanilide è una sostanza bianca, cristal· lina, inodo1'a, di sapore leggermente piccante, poco solubile nell'acqua fredda, un poco più nell'acqua calda, solubile nell'etere e nel clo· l'oformio, fonde a 105°, volatizza a 292° senza alterarsi. A freddo in presenza di acidi e di basi si scompone in anilina ed acido acetico. -

nosT~E co~~ISPonOENZE

OR P.a~IGI

L'arrenale conae specifico della malaria. In parecchie sedute dall' .Accademia di medicina è stato oggetto di discussione l'arrenale, usato come specifico della malaria. .A.. GAUTIER fin dal 1898 ha eseguite delle ri· cerche sulle applicazioni terapeutiche dell'arsenico organico, direttamente assimilabile dall'organismo. In seguito ha proseguito lo studio di questa que· stione dal punto di vista chimico insieme a MON· NEYRAT ed ha ottenuto un certo numero di composti, oltre dei cacodilati, che contengono l'arsenico unito a dei radicali organici. Ha osservato pure, che un corpo~ già conosciuto : il metil-arseniato di· sodico, .A.s O H 3 03 N A 9 è ·quasi privo di tossicità. Questo offre sui cacodilati il gran vantaggio di poter essere introdotto per ,via gastrica senza pro· vocare dispepsie, gastriti, congestioni renali, albt1· minurie, determinate dall'ingestione dei cacodilati. È senza odore e quasi insapore e per l'uso comune l'ha chiamato arrenale. BucQUOY ha comunicato all'Accademia gli eccel· lenti risultati, ottenuti dall'uso dell'arrenale, su un individ1to, che aveva contratto nell'India le febbri tntermittenti, ribelli per 18 mesi alla chinina. GAUTIER ha pubblicato recentemente i risultati dei suoi tentativi per il trattamento di un certo numero di malattie endemiche, fra le quali la ma· lari a. LAVERAN ha disc11sso, se l'arrenale sia o no ve· ramante uno specifico della malaria. Egli non lo crede tale ed avvalora questa sua opinione comu· nicando i risultati ottenuti dagli altri sperimentatori. Il dott. CoOHÈZ d' .Algeria, il dott. SEGUIN maggiore medico delle truppe coloniali a Sa~gon, il dott. Tous AINT, maggiore medico dell'Ospedale militare di Marsiglia hanno ottenuti risultati nega· tivi dall'uso dell'arrenale nelle febbri malariche. L'autore cita ancora le esperienze fatte all'Ospe· dale delle malattie tropicali di Londra dal dot· tore G. Ross sotto la direzione dei dottori PATRIK ~lANSON e c. w. DANIELS, l'autorità dei quali nella questione della malaria è indiscussa. Essi hanno concluso, che l'arrenale non dev'essere prescritto nelle forme gravi malariche, che non impedisce la 118

ricomparsa delle febbri intermittenti e che non può essere considerato come un succedaneo della chinina . .Alle stesse conclusioni è venuto il dott. TRA· .BUT d'.Algeria, il quale in una lettera a LA' TERAN comunica, che i risultati dell'arrenale sono stati as· solutamente negativi, senza dubbio, che qualunque dose è incapace di troncare la febbre malarica e che gli stessi risultati si sono avuti in tutti gli altri reparti ospedalieri. Importa fare conoscere questi risultati per evi· tare degli accidenti gravi, ai quali espone la sosti· tuzione dell'arrenale alla chinina nel trattamento delle febbri malariche. In un recente articolo il dott. ScHOULL di Tunisi segnala i buoni effetti dell'arrenale nella malaria cronica e gl'insuccessi negli accessi di febbre inter· mittente e conclude, che quest<> medicinale è lon· tano dal possedere l'efficacia della chinina nella malaria acuta. Il dott. BILLET ha constatato, che l'azione del· l'arrenale è lenta e non può essere usato nei casi, • nei quali un rapido intervento s'impone. Preco· nizza solamente l'uso dell'arrenale associato alla chinina. LAVERAN conclude, che l'arrenale non può rim· piazzare la chinina nel trattamento delle febbri malariche. In quanto alla questione di sapere, se l'arrenale possa rendere dei servigi, conte adiu· vante della chinina, non si hanno ancora documenti numerosi e precisi per risolverla. L'arrenale è un medicinale dannoso nel trattamento delle febbri malariche, dannoso non per sè stesso, ma perchè ritarda la somministrazione della chinina. GAUTIER giustifica tutti i casi d'ins11ccesso, citati da LAVERAN, colle alte dosi adoperate dagli speri· mentatori. L'arrenale, n ei tubercolosi, come nei malarici, usato a dosi elevate produce la febbre, mentre usato a deboli dosi abbassa la temperatura e dimi· nuisce gli scambii respiratorii. Bisogna usarlo a dosi non più alte di 5 centg., mentre gli osservatori contrarli l'hanno usato a dosi ripetute di 10, 15 e perfino di 20 centg. per 4 o 5 giorni di seguito. Parigi, 30 gennaio 1903. Dott. F. CuTURI. ERRATA·CORRIGE. .A. pag. 373, rigo 37, al di sotto di 31°, leggi : " al di sotto di 3'1° • . Prof. V. PENSUT'I

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OSSERVAZIONI CLINICHE Anuria calcolosa e suo trattamento n1ediante il cateterismo ureterale a permanenza per il dott.

TEBALDO CIMINO.

L'ammalata che forma il tema di questa comunicazione e che si presentò a me il 7 marzo di quest'anno è una donna di 46 anni: alta, robusta, madre di dei figli tutti egual· mente sani e forti. I suoi precedenti rilevano chiara una diatesi urica, con prevalente tendenza alla conglomerazione in calcoletti del deposito urico. Già fin da 15 anni addietro ella soffrì di violenti accessi di colica nefri. tica, che terminavano con la espulsione naturale di calooletti rossastri, alle volte rotondi, tal altra bislunghi, giammai più grossi di un pisello. Queste spontanee emigrazioni del calcolo erano accompagnate e spesso seguite da ematuria, talora intensa e tale da indebolire anche seriamente l'organismo; ma in genere si compievano con fenomeni punto preoccu· panti, tali da permettere all'ammalata di attendere alle sue occupazioni domestiche e di aspettare piuttosto tranquillamente la liberazione del calcoletto, che non tardava a verificarsi. Cosi da 15 anni; l'ultima colica però, cominciata 5 giorni addietro, questa volta, non è cessata. L'ammalata ha visto nei primi giorni diminuire gradatamente, da una minzione all'alt.ra, la quantità globale dell'urina; quindi ridursi a minime proporzioni, così che oggi, nelle 24 ore, non supera i 400 gm. Si hanno dolori intensi in tutto il ventre, specie nella regione lombare sinistra e lungo il corrispondente decorso ureterale La diagnosi era dunque ben facile; un calco] etto si era arrestato lungo il decorso delle vie urinarie superiori di sinistra, otturando l'uretere e fermando l'o scolo delle urine da questo lato. In tali condizioni, essendo falliti i tentativi fatti con i comuni mezzi, io fui chiamato per consiglio del medico curante. Dall'insieme delle condizioni generali dell'ammalata, io trassi il consiglio di indugiare; spesso ho veduto una sindrome fenomenica allarmantissima, in casi eguali, risolversi all'improvviso, anche dopo 8-10 ed anche più giorni, con la spontanea espulsione del calcolo, quando ormai si disperava di un esito

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felice. Limitai quindi il mio intervento alle prescrizioni mediche di uso. Il domani, 8 marzo, però i f'atti si aggravarono; si presentarono fenomeni d'intossicazione nelle vie digestive (conati di vomito, costipazione); cefalea, irrequietezza, insonnia, nausea di ogni cibo; la temperatura si abbassò di mezzo grado, il polso divenne irregolare ; anuria completa. N essano dei due reni era aumentato di vo· lume. Io non indugiai oltre e nelle ore po· meridiane di quel giorno istesso, praticai la cistoscopia con le intenzioni che verrò espo· nendo.

8 marzo . . ore 16. - Introdotto un catetere N elaton, fuoriesce dalla vescica una piccola quantità di sangue nerastro, e - con l'aiuto di lavaggi - qualche grumo. La sensibilità vescicale essendo perfettamente normale, è riempiuta la vescica con 250 gr. di soluz.ione borica, ed introdotto il cisto-uretero-scopio di Nitze, a ill11minazione elettrica. Perfettamente disteso in ogni sua parte, il serbatoio appare, traverso il liquido trasparente, riéoperto da una mucosa rosea, eguale, solcata da vene rampanti, ben visibili anche nelle loro ramificazioni principali. Entrambi gli orifizi ureterali appaiono subito, appena ricercati; di aspetto nerastro, simili per grandezza, ciascuno, ad una piccola lenticchia, spiccano nettamente per ]a loro tinta emorragica, sul fondo chiaro della mucosa. Rivolto un catetere ureterale, ad estremo conico n. 6, contro l'orifizio sinistro, rapidamente si raggiunge e si penetra questo uretere; quindi, spingendo il catetere lentamente, con dolcezza e attenzione, procuro, raffinando quanto è possibile la sensibilità delle dita che operano, di rendermi conto della per- • meabilità del canalg che attraverso. Il cistoscopio rimanendo illuminato, sotto il controllo dell'occhio il catetere procede diritto per poco più di venti centimetri, quando sento, netta, una resistenza, nello stesso tempo che - sotto una nuova leggera spinta vedo la porzione vescicale del catetere inarcarsi sull'orifizio ureterale e arrestarsi. Ritirando il catetere di qualche centimetro ed avanzandolo di nuovo, sento di nuovo, e con maggior precjsione, l'urto, ed osservo egual· mente il ripiegarsi del catetere istesso entro la vescica. È dunque evidente che lo stru(19)

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mento, inoltrandosi sino in vicinanza del bacinetto renale, ha incontrato l'ostacolo e vi si è fermato innanzi. Ripeto ancora varie volte l'esperimento - sempre con estrema dolcezza e cautela - nella speranza di rimuovere il calcolo dalla sua posizione e presentarlo nella direzione del canale in modo più conveniente; e sempre avverto che l'estremo interno del catetere urta contro di esso. Inietto qualche grammo di soluzione borica; ma essa non passa; l'ostacolo è insormontabile. Decido allora di lasciare a permanenza il catetere, convinto che ciò avrebbe servito a d ilatare l 'uretere e a provocare per via riflessa il ritorno della secrezione urinaria, agevolando in tal guisa per ambedue le ragioni l'espt1l· sione del calcolo. Così faccio. Trattenutomi per oltre un'ora al letto . della malata, per vedere se dalla sonda colasse urina, co11stato che nessuna goccia ne vien fuori . 9 marzo, 0 re 10. - Condizioni generali sensibilmente migliorate; temperatura 36. 8; respiro 18. L'anuria è scomparsa; l'inferma ha emesso nella notte circa 100 eme. di urina per le vie naturali; i parenti inoltre mi rife- riscono oh,e, traverso il sottile ori'hzio del catetere, hanno veduto colare a goccie un liquido nerastro che, dall'odore ammoniacale, si riconosce quale urina tinta di sangue. Constatando la benefica influenza del catetere, lo si lascia ancora in sito, e si ripete l'iniezione borica, che questa volta lascia pa8sare qualche goccia che ritorna subito fuori precipitosamente, di colore bianco sporco. Ore 18. - L'inferma ha emesso circa 400 grammi di urina per le vie naturali e circa 100 grammi per il catetere; temperatura-normale, condizioni generali molto migliorate. • Si ritira dolcemente il catetere dall'uretere e si lava la vescica. 10 111arzo, ore 10. - Stanotte l'ammalata ha espulso spontaneamente un calcoletto scabro, rossastro, lungo un centimetro, largo mezzo, appiattito, simile di f'orma ad un piccolo fagiuolo. Essa mi riferisce che stanotte sentì un vivo dolore trafiggerle il rene sinistro, quindi avvertì, nettissima, la sensazione come di un corp<> pesante (ella dice: una pallottola di piombo) che rotolava in giù fino al basso ventre. Dopo qualche ora, presa da impellente bisogno di urinare, nell'atto della minzione cacciò con veemenza, fra una quantità 1

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di urina torbida, rossastra, il calcolo che mi presenta. Condizioni dell'ammalata ottime. Urine sporch e, tinte di sangue ; abbondante sedimento. 11 ma rzo. - Miglioria continuata. Urine notevolmente rischiarate La donna vuole alzarsi e dice di sentirsi completamente bene. Infatti essa guarisce interamente dell'accesso descritto e riprende le sue occupa1

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coNsIDERAzroNr. - Abbiamo dunque qui un'ammalata, la quale, abituata alla formazione e alla espulsione di renella e di calcoletti, si trova un giorno nella condizione di non poter emettere un caloolo più grosso degli altri. Che cosa ne è seguito? La donna raccontò che. vide di giorno in giorno diminuire la quantità globale delle sue urine, al punto che al quinto dì, questa erasi ridotta alla esigua cifra di 400 grammi circa. Dunque la sec"rezione è diminuita, ma questo fatto si è avverato a spese del rene che lottava oppure anche il rene, diremo così, libero ha partecipato al fenomeno? Questo non è dubbio ; alla domanda bisogna rispondere con la seconda ipotesi; infatti la secrezione è andata diminuendo sinchè è scomparsa del tutto ; ambedue i reni quindi hanno cessato di funzionare. Il fatto è tanto più importante in quanto che lo svolgimento e il ri · solversi della malattia chiaro dimostrarono che l'ostacolo al deflusso dell'orina era tutto posto a sinistra; e nel discutere che oggi si f'a sulla possibilità e sull'importanza di una anuria riflessa, credo prezioso il contributo ch'io porto. Parmi questo un caso tipico; una volta incuneatosi il calcoletto nelle vie urinarie superiori di un lato, incomincia a manifestarsi una oliguria, che non superando i 400 grammi nelle 21 ore, non può attribuirsi soltanto alla so11pressione della funzionalità del rene offeso; ma deve spiegarsi con questa ragione e con un riflesso inibitorio che limita l'attività dell'altro organo. Tale riflesso di viene, in breve, così intenso da sopprimere totalmente la funzione di questo rene; ma non appena ricomincia la secrezione nel rene calcoloso, esso cede e in breve si dilegua con la soppressione del1' ostacolo Ma ciò che ancor più è degno della mag· BREVI

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SEZIONE PRATICA

giore attenzione è il fatto che il catetere ureterale, lasciato a dimora, apri la via al deflusso dell'urina malgrado l'ostacolo soprastante. Io non posso pensare che sia stata la iniezione borica (la qu~le del resto non potè passare) quella che, spostando il calcoletto, abbia, pei cambiati rapporti del corpo estraneo colle pareti del cilindro che lo contene· vano, laJ3oiato uno spazio permeabile all'urina fra il calcolo e l'uretere ; poichè se così fosse stato, dopo pochi minuti dall'iniezione io avrei veduto scorrere l'urina dal catetere, ciò che non è avvenuto. A meno che non si voglia ammettere che, benchè si fosse con la iniezione determinata la permeabilità del· l'uretere, urina non cola va perchè non ne esisteva in quel momento, essendo il r~ne paralizzato nella sua attività. Invero qualche rara esperienza (HARTMANN ne descrive un caso) avrebbe dimostrato che talora, in seguito all'allacciatura dell'uretere, al di sopra del punto legato, si sono trovati alla sezione, dopo qualche giorno il bacinetto e i calici completamente vuoti. Queste esperienze tenderebbero ad affermare una audace teoria, secondo la quale il rene ostruito non finirebbe di secernere principalmente per l'aumentata tensione endo-renale, proveniente dallo accumulo dell'urina, nella pelvi e nei calici ; ma esclusivamente per un riflesso che, provocato dall'ostruzione, paralizzerebbe l'attività dell'organo ostruito. A parte la esiguità del numero di questi espe· rimenti, noi abbiamo due fatti che dimostrano come le conclusioni, alle quali questi stessi esperimenti vorrebbero arrivare, debbano considerarsi per lo meno eccezionali. E sono: 1. L'osservazione clinica che ci prova ogni giorno al letto dell'ammalato come, al risolversi di una colica nefritica, l'espulsione del calcolo sia determinata e accompagnata da una massa abbondantissima d'urina ; 2. L'esperimento, conosoiuto dall'11niver· sale, e da me stesso constatato, che l'allacciatura dell'uretere determina i fatti seguenti: nei primi giorni che seguono, si trovano i bacinetti renali dilatati per riempimento di urina; quando questa tensione raggiunge un certo limite, la dilatazione più non aumenta e si ha una diminuzione di secrezione; finchè, diminuita la tensione, anche per il 1

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fatto che i tessuti cedono alla pressione, ri· comincia la secrezione fino a che il rene diviene idropico. Queste due osservazioni attestano l'importante influenza dell'azione meccanica nello svolgersi e nel risolversi dei fenomeni determinati dall'ostruzione calcolosa. Si dirà : che un'azione riflessa basti da sola ad arrestare la secrezione di un rene, lo mo, strano i casi - come il presente - nei quali l'anuria è completa, malgrado l'ostruzione sia • unilaterale. E vero; ma l'obiezione nulla toglie a noi che cerchiamo se al di sopra del punto ostruito vi sia o no dell'urina; questo riflesso inibitorio, che rende l'anuria bilaterale parte appunto dal rene ostruito, quando questo comincia a distendersi per l'accumulo dell'urina; un rene paralizza l'altro; è il riflesso reno-renale, così ben descritto dal mio venerabile maestro il prof. GuYON ; infatti, si è mai vista l'anuria - in caso di ostruzione, unilaterale - sorgere all'improvviso, di un oolpo, come ci dovremmo aspettare se il riflesso inibitore provenisse dalla ostruzione, presa in sè stessa, come stimolo a riflesso? Giammai; viceversa essa si pre· senta sempre lentamente, gradatamente, in proporzione con l'impaccio circolatorio del rene ostruito. Dunque, se l'anuria è completa, malgrado che l'ostruzione sia unilaterale, ciò dipende dal riempimento di urina, che avviene entro il rene ostruito. Senza divagare oltre, noi ci fermeremo su questo punto, che è qt1ello che interessa di stabilire; cioè che I al di sopra del punto di obliterazione, l'urina non può mancare. In conseguenza, se la mia iniezione avesse reso permeabile l'uretere, me· diante lo spostamento del oalcolo, è evidente che avrei veduto scorrere qualche goocia di urina; ciò che non si è verificato, malgrado ch'io f'ossi rimasto per un'ora al letto dell'amt malata. Come adunque spiegare la permea.. bilità seguìta? Allo stesso modo che nei restringimenti organici uretrali, una minugia, lasciata a per• manenza, determina - per sola azione di presenza - il dilatamento (sia pur transitorio) di tutta l'uretra, così il catetere urete· rale, lasciato a dimora, deve provocare un allargamento del lume dell'uretere. Trattasi di azione riflessa che, come si presenta, così si dilegua in breve volgere di ore, con la

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rimozione della sonda. Non si può ohe attribuire ad un meccanismo analogo, riflesso, il quale - oltre che a rendere permeabile l'uretere, dilatandolo - avrà anche influito sulla secrezione dei reni, la presentazione della urina, sia traverso il catetere posto a dimora, ohe per ]e vie naturali, dopo poche ore del cateterismo già descritto. La corrente di urina avrà quindi anche influito a modificare i rapporti del corpo estraneo con le parti che lo contenevano e determinato infine l' espulsione del calcolo stesso. Il cateterismo dell'uretere era stato finora segnalato in casi eguali, in quanto oltre che cli stabilire una diagnosi esatta, di natura e di sede, permette di sperare anche, con l'iniezione di liquidi, direttamente contro il calcoletto, la rimozione di questo. Ma - che io sappia - finora mai si lasciò a permanenza il catetere, in casi simili, allo scopo di provocare un riflesso ohe dilati l'uretere e agisca contemporaneamente sulla secrezione renale; ed è questo - credo - un mezzo nella terapia della anuria calcolosa, finora mai intraveduto. Io penso che i medici pratici, specie quelli di Sicilia, dove sono numerosissimi gli individui affetti da diatesi urica e da calcolosi, renderebbero un vero servizio ai loro ammalati, se, facendosi un poco più di coraggio, affrontassero una volta e per sempre questo spinoso problema del cateterismo ureterale. Ed infatti, che valore hanno mai le difficoltà quando si è cei;ti di vincerle con un poco di persistenza e di coraggio? E quale brillante miraggio non è la visione di un trionfo che metterà nelle nostre mani un mezzo di diagnosi e di terapia, che per la sua delicatezza e perfezione è, senza dubbio, il più fine, il più elegante, il più perfetto mi sia concesso il dirlo - che la chirurgia moderna abbia raggiunto? Paler1no, 19 settembre 1902. Prof. Achille De Giovanni

l!a Lega Nazionale contro la Tubercolosi sua organizzazione e sue aspirazioni. U11, elegan,te uolu11ietto di 90 pagi1ie, Lire 'i. NB. - La vendita di tale volume, sottratte le spese, è a vanta.ggio della Lega Na:&i&nale contro la Tubercolo•i. ·~

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DIV.!GAZIONI BIOLOGICHE Del pensiero nella Medicina odierna. (Discorso detto il 2 dicembre 1902 in Berlino dal prof. von LEYDEN il giorno anniversario della inaugurazione dell'Accademia militare di medi· cina Kaiser-Wilhelm). L'illustre professore dopo di ~ver ricordato i nomi insigni del von HELMHOLTZ e del V IRCHOW, onore e decoro di detta accademia, 'riene sl1bito n. parlare del « pensiero nella medicina odierna ))' argomento che già il von HELMHOLTZ ebbe a trat· tare nel 1877 in simile circostanza. Eccone brevemente i punti principali: Le idee che presiedono allo sviluppo della medicina non sono già uniformi, ma presentano vivis· simi contrasti, e cambiano in periodi di tempo re· lativamente brevi, spesso accordandosi con le idee dominanti nel campo della cultura. Con la caduta dell'Impero romano cadde la coltura classica e con essa anche la medicina. Gli Arabi raccolsero i rari frantumi della me· dicina greca, e get~arono le basi della .Alchemia. Contemporaneamente sorse nella nostra disciplina il pensiero spiritualista; e la medicina dalle mani degli Arabi passò in q11ella dei Monaci, ai quali dobbiamo le celebri scuole di Salerno e Monte Cassino. Essi arricchirono il patrimonio dell'arte medica, specie con la preparazione di succhi di erbe medicamentose veramente salutari. Con la fon· dazione dei primi ospedali e degli istituti dediti al-' l'assistenza degli infermi (Fratelli di San Giovanni di Dio, S uore di carità, ecc. ecc.), s'iniziò un'opera oltremodo proficua all'umanità sofferente. Con TEOFRASTO BOMBASTO p ARA CELSO inco· minciò tma nuova epoca. Costui, chimico insigne, abbattè l'antica dottrina di GALENO sui quattro umori cardinali, propugnò la terapia chimica ed ideò la presenza di un « Arc}iaeos » nell'organismo, ossia di un principio dominatore e coordinatore di tutte e singole le funzioni vitali. Ma il vero metodo scientifico, quello cioè che consiste nella osservazione dei fatti, apparve rela· tivamente tardi: e s iniziò con l'anatomia, vuoi macroscopica, vuoi microscopica, l' anatomia eh' è scienza autonoma e tutta medica, destinata a porre le fondamenta del nuovo edificio scientifico; mentre altre discipline, come la matematica, la fisica e la chimica, danno alla medicina solta.~to una parte dei loro ritrovati. Ed il pensiero scientifi<'o nella medicina si fece palese solo con la fondazione delle Università e mercè l'opera dei grandi anatomici svoltasi in Italia: VESALIO (professore in Padova 1537-44), ìVIALPIGHI (Bologna), BOTALLO, HARVEY (lo scopritore della circolazione del sangue) e finalmente MoRGAGNI (1682-1711), il fondatore dell'anatomia patologica.


SEZIONE PRATICA

L'HELMHOLTZ nel sullodato discorso tenuto il 1877 tratta di un'epoca nella storia della. medicjna, epoca che coincide con la lotta che si agitò viva in Berlino tra il pensiero filosofico e quello scien· tifico sperimentale. Campione valoroso di questa lotta fu il grande fisiologo . GIOVANNI 1\iIOLLER, il quale, mentre in Inghilterra ed in Francia le scienze naturali avevano già conseguito la vittoria, e in Vienna il ROKITANSKI e lo SKODA avevano inaugurato una nuova era, intraprese da noi la gran· diosa opera di liberare la medicina dalle pesanti pa· stoie delle speculazioni filosofiche, che in Germania avevano condotto alla rovina delle scienze naturali. La sua intrapresa fu abbracciata da valorosi di· scepoli, come l'HELMHOLTZ ed il VmcHow. « L'er· rore fondamentale della filosofia naturale, al dire dell'HELMHOLTz, consisteva in ciò che essa filo· sofia correva dietro ad un ideale falso, seguendo unicamente ed in modo indebito il metodo dedut· tivo. Quest'errore, del resto, oltre che nella medi· cina, lo si riscontrava anche nelle altre discipline scientifiche; però in nessun'altra scienza i suoi ef· fetti sono apparsi tanto chiari, .ed hanno tanto ostacolato il progresso quanto nella. medicina. e E quindi la storia della medicina ha una impor· tanza speciale anche per la storia dello sviluppo dell'umano intelletto in genere. Forse nessun'altra scienza è più adatta a mostrare che lma giusta critica delle fonti della conoscenza costituisce an· che praticamente uno dei compiti più importanti della filosofia >. L 'HELMHOLTZ richiede n ello studio della medi· cina un metodo di ricerca induttivo, un esame ri· gorosamente critico dei fatti mercè la prova esatta e l'investigazione sperimentale. L'osservanza di questi principii fondamentali ha fatto si che la medicina nel decorso di pochi lustri è salita al grado di scienza vera e propria acqui· standosi un ricco e prezioso tesoro di fatti salda· mente stabiliti. Il V1RCHOW, del pari che l'HEL:r.mOLTZ, dispiegò tutta la sua operosità nella osservazione obbiettiva, nella ricerca diligente, nell' esperienza e nello esame microscopico. Basta ricordare in proposito il suo opuscolo dal titolo: « Sui tentativi di unità nella medicina • pubblicato nel 1849. Egli pose le fondamenta della sua patologia cellulare in Hi1rz· burg (18!9-1856). Nel 1856 chiamato a Berlino vi fu collaboratore delle opere del suo grande maestro, GIOVANNI MiJLLER, e condusse a termine le idee ed i progetti del medesimo istituendo una patologia e fisiologia patologica, ambedue basate sulla ricer ca autonoma, sull'esperienza e sull'anatomia patologica. Con la sua patologia cellulare il VmcHow do· veva. sconvolgere e conqL1istare a sè tutto il mondo medico: egli pose la cellula come il sostegno, il focolaio della vita vuoi nello stato sano, vuoi nello infermo: la malattia della cellula rappresenta il

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vero e proprio ens 111orb;; la malattia ne aggredisce la struttura anatomica: pereiò l'anatomia patolo· gioa in questo senso è di luminare alla clinica. Quindi col VIRCHOW e p er il VIRCROW la me· dicina prese in Germania, e fuori della Germania, un indirizzo anatomico, indirizzo il quale impose nuovi compiti alla diagnosi clinica, cioè: la loca· lizzazione e sede della malattia, la natura del pro· cesso morboso, la critica della diagnosi clinira mercè quella necroscopica. Prima del V IRCHOW Berlino era rimasta indietro alle Univerità di Parigi e Vienna anche per ciò che riguarda la clinica (CRUVELHIER, ROKITANSKY, LA1nNNEC, .A.UENTRAGGER e SKODA). La prima clinica di Berlino fu aperta in una casa della Friedriclistrasse: comprendeva 12 letti; trasferita dal clinico BARTELS nella scuola di me· dicina per i militari, la clinica si accrebbe note· volmente. I primi clinici furono: REIL (filosofo naturalista), BEREND (profondo conoscitore degli scritti d'IPPOCRATE), BARTELS, HUFELAND (contrario ai nuovi metodi diagnostici dell'ascoltazione e percussione). Il riformatore della clinica berlinese fu LUCA SoHONLEIN, chiamato a Berlino n el 1844. Egli so· stitui nell'insegnamento clinico la lingua tedesca alla latina, e segui un indirizzo puramente scien· tifico profittando delle giovani forze di H. SIMON, REMAK e L. TRAUBE. Quest'ultimo trasportò da Vienna a Berlino il metodo esatto dell'esame fi· sico, nonchè la esatta diagnostica anatomica. Quanto alla terapia i1tter11,a falli il tentativo di edificare una terapia scientifica analogamente a quanto era stato fatto per la patologia e la dia· gnostica. La Clinica di Vienna si attenne per 111ngo tempo al nichilismo terapeutico ed al metodo di cura di aspettativa. ~Ia la medicina ha il dovere di aiutare e guarire. L'oggetto dei suoi studi non è tanto la malattia quanto l'1101no 111alato. Quest'idea la troviamo negli scritti di medicina che ancora si conservano degli Indi, dei Giudei e Greci, e soprattutto in quelli di Ippocrate. E l'Ippocratismo in questo senso vige ancora ai giorni nostri, ad onta di tutti i cambia· menti occorsi nelle scuole mediche e teorie. La medicina non è sorta come scienza, ma come neces· sità; le sue prime conquiste vennero dall'espe· rienza e dal genio dei suoi rappresentanti. • La po· litica, diceva Bismark, non si può esercitare in Wl laboratorio, perchè essa ha da fare dapperh1tto con l'uomo » . Ebbene in modo analogo si può dire che la me· dicina non si può esercitare escl1isi1:a11iente nel la· boratorio, perchè essa ha da fare dappertutto con l'uomo. Cosi è che nella medicina, la quale, per il st10 indirizzo prettamente scientifico, smembra ogni cosa fino all'ultimo elemento la terapia ch'è arte che sintetizza\ :ft1 tenuta nel retroscena, mentre il (~)

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IL POLIOLINIOO

primo ed ultimo pensiero del medico in presenza di un infermo dev'essere questo: « Posso io soccorrere, ed in che modo, all'infermo che domanda da me soccorso 'l » . Il pensiero terapeutico rimase per lungo tempo indeciso, incerto e vacillante, fino a tanto che non prese un indirizzo sperimentale sì, ma scientifico. E inveru lo sviluppo scientifico ùella farmaco· logia ci procurò nozioni più profonde circa il modo di agire dei rimedi riguardo alla malattia ed al malato. La preparazione degli alcaloidi allo stato puro ci rese garanti del loro impiego in tera pia.. Com· parvero numerosissimi nuovi medicinali, e tra i medicinali già noti molti furono liberati dalle so· stanze estranee che li r endevano inservibili, o si pre· para.rono sotto forma più grade, ole. La scoperta degli antipiretici e degli ipnotici segnò un'epoca importante nella farmacologia. Quanto alla batteriolog;a essa per opera del PASTEUR e del KocH dischiuse un vasto campo ed ubertoso alle nostre ricerche, con sommo vantaggio tauio dolla patologia ch e della, terapia. La sieroterapia ha acquistato ora l'importa.n~a di un vero e proprio metodo di cura con i suoi nume· rosi sieri: siero antitubercoloso, antidifterico, anti· tetanico, · anticolerico, antipestifero, a1ttiscarlatti· noso antireumatico ed antistreptococcico. ' praticamente la sieroterapia, o isopatia, Però come la chiama il BEHRING, non ha dato finora risultati decisivi. Accanto a queste importanti scoperte v a notato un altro e ,~asto campo di ricerche d'ordine in p:trte puramente scientifico, in parte dia.gnostico ed in parte terapeutico-pratico. Lo studio dell'azione clei batteri sl1lrorganismo, ·e delle sostanze protettivo cla esso elaborate, ha condotto ad importanti e complicate ricerche, specie da parte dell' EHRLICH, sulla i1111n1111itlt, s11lle tossine od antitossi11P, sulle a,qglntinin,e e precipi· fine, e recentemente s ni fenomeni della e1nolisi, citot;si ed autolisi. Un altro campo nella terapia è rappresentato dall' organoterapia, la, qltale, coatliu\rata dagli odierni metodi chimici perfezionati, va ncqu1-• • • stando chiarezza e cortezza sempre magg1or1. Ricordo in proposito la tiroidina, la sperminia • ed una sostanza di recentissima preparazione l'adr enalina, estratta dalle capsule strrrenali, la qt1ale inietta.ta sotto la, cute nella dose di 11no per llll milione pro,roca. fenomeni gravissimi a'in tossi· camento. Orbene queste n11ove rice1·che ed idee si collo· gano tt1tto con ln. teoria collularo dol Vircho"\v; su di essa teoria si basa. specialmente la, teoria della fauocitosi del ~Ietschuikoff: così puro i fono meni h dell'immunizzazione, della. istolisi ed citolisi vengono riferiti all'attività delle cellule. 1

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Sul principio anatomico si basa anche la bioclli· 1Jtica delle .cellule, la loro orga ni.iza.~ione chi111it·11 non che la loro bio11iecca1iicq. Questi studi vanno acquistando sempre pi1\ in1· portanza, e ci obbligano ad ammettere che tra i processi biochimici ed i fenomeni della cltimica inorganica non esiste una grande differenza. ' moderna terapia è dato dalla Un altro ramo della fisico-terapia, dacchè la medicina moderna nella scelta dei metodi di cura non si lascia guidare da altra idea che da quella di aiutare e guariro l'infermo. La terapia fisica abbraccia. la balneote· rn.pia, 1 idroterapia, la chinesiterapia, la fototerapia, l'elettroterapia: questi metodi di ci1ra, a dir vero, non sono nuovi, ma hanno acquistato ai giorni nostri maggiore importanza che per lo innanzi, o conseguito notevoli perfezionamenti. Forse anche più degna di nota è la clietetica, ba· sata com'è ai giorni nostri sui reperti scientifici della fisiologia della nutrizione per ciò che riguardn. e la qualità e la quantità degli alimenti da so111· ministrare all'infermo, mentre non 10 era coll'idea ippocratica, quantunque però e per Ippocrate ctl in ogni tempo la dietetica fosse ritenuta di gran<lo importanza nella terapia. Essa per lo addietro faceva parte dell'assistenza del 11ialato eù ctnche oggi va ad ossa t1nita, pe rò quale oggetto vero e })l'Oprio clell'nrte nledica. Il siO'nificato cssen.ziale tlel l'assistenza tlell' ili· f erJ1to ":onsiste i1t ciò che assicura alla 1tiedici11re il carattere di 1zn a1Jzore c/1,e ci spi1ige a soccorrere il prossinio co11 spirito di ab1te.r1azio11e. E questo ai· gnificato lo si vede chiaro nell'interesse universale che oggi si dispiega a prò degl'infermi, sia da parte dei governi che doi privati: in modo che anche il povoro e l'obliato clalla fortuna trova ai gio1·ni no· stri un l11ogo cli rifugio e cli cura, appena la mn.latt.ia lo assalo, o il mediatore di tale opera bene· fica ò il medico .. ossia il patrocinatore naturale cl el povero ~ com'ebbe a dire bellamente il V1nCHOW. Da questo stesso spirito di filantropia è appunto animato l'odierno gra.nde movimento nazionale ]Jl'r la lotta contro la tnbercolosi Ìll nzezzo al popolo. E mercè l'appoggio di tutte le classi dAlle socie~à. e'l associazioni, e l'incitamento dei nostri sovrani im· periali, possiamo dire che in quest'opera umanitaria la Germania precede tutte le a,l tre nazioni. L'assistenza dell'infermo costituisce il 11to11tenlo etico del medico. Essa. al dire dello ScHJERNI:SO, approfondendosi con la scienza ed alzandosi c?n l'arte raduna insieme tutti gli sforzi della terapia, ed è il perno che tiene riuniti tra di loro i medici! i profP-ssori, i direttori di ospedali, i clinici tutti ... q11anti. Dott. E. GUGLlEL~IETTI. •


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NOTE DI MEDICINA SCIENTIFICA Contributo allo studio del ricambio rnate1·Jale nel tetano. Il prof. G. VANNINI (.Ri~. crit. di Cli1t. 11iedica, 1902, n. 48, 49 e 50), ha fatto su questo argomento importanti ricerche. Le ricerche sono state praticate in 4 tetanici adulti, i quali vennero a mancare rispettivamente dopo 3!, 48, 30, 120 ore di osservazione. In un q11in to le ricerche furono fatte per 4 giorni nel periodo di convalescenza, per porne in confronto i risultati con quelli conseguiti nel periodo di malattia. La parte essenziale del lavoro si può riassumere nelle conclusioni seguenti, néll' apprezzamento delle quali conviene tener conto del fatto, che esse si riferiscono a malati di tetano molto in· s11fficentemente nutriti e febbricitanti, condizioni nelle quali di regola decorre il processo tetanico. 1. I malati di tetano consumano molto e di re· gola si alimentano pochissimo, donde una denutri· zione rapida e notevole ; 2. I veleni del tetano determinano una morbosa scomposizione dell'albumina organica, cui si provvede con una cospicua ritenzione di N nella convalescenza; 3. Le urine dei tetanici sono scarse, di peso specifico un po' elevato e iperacide ; 4. Delle sostanze azotate nelle urine dei teta· nici elevata è per solito la percentti.ale dell'urea e dell'N H 3 , scarsa quella dell'.A. urico, scarsissima quella dell'N residuo. Nella convalescenza persiste l'aumento dell'N H 3 insieme all'iperacidità delle urine ; 5. La creatinina si elimina in quantità normali o superiori alla norma ; 6. Frequente è l'albuminuria, per solito lieve, con l'esistenza di cilindri nel sedimento; 7. Dubbia o almeno rarissima è la glicosuria ; 8. Scarsissima è la quantità del Cl, normali o presso che normali le cifre assolute dello S acido e del P 2 0 6 , alquanto in alimento lo S neutro nelle urine; 9. Nella convalescenza, di q11esti elementi delle ceneri (Cl, S, P) t1na parte è ritenuta nell'orga· nismo per compensare le perdite avvenute nel corso della malattia.

Penetrazione delle femmine di ossim·i vermicolai·i attraverso le pareti dell'intestino. Si è già segnalata a più riprese la formazione di cisti o di ascessi dovuti agli ossiuri vermicolari. R. KOLB ha veduto degli ossiuri vermicolari femmine nella cavità del Douglas di una donna di 42 anni e dei noduli tubercolari attorno a questi parassiti. MARRO ha trovato in contatto della

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SEZIONE PRATICA

tromba sinistra di una donna di 34 anni una cisti fibrosa che contiene numerose uova di ossiuri con un detrito granulo-grassoso e della colesterina. FROELICH ha veduto sopraggiungere in un ra· gazzo di 11 anni, che soffriva di ossiuri intestinali, un ascesso della plica internaticale che diede esito a pus contenente una quantità enorme di ossiuri agilissimi; questi vermi erano tutti femmine. Sulla mucosa rettale vi era una punteggiatura emorra· gica e delle piccole ulcerazioni di uno a due mil· .. limetri. È probabile, dice il VUILLEMIN, che gli ossiuri femmina, i quali soli soggiornano n ol retto, abbiano perforato la parete dell'intestino, determinando delle ulcerazioni e siano penetrati cosi nel tessuto connettivo. ( Ce11,trbl. f . Balcter;otogie, f. XXXII, n . 5).

I bacilli del tifo nell'urina.

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J A CO BI ha esaminato l'urina di 45 malati di tifo

per determinare la presenza dei bacilli nella medesima ed in 7 casi, cioè nel 20 °/0 , con ripet11ti esami, essi sono stati trovati. Paragonando questi risultati con quelli di altri osservatori, egli ha tro· vato che la media è circa del 28 °/0 di tutti i casi fin qui esaminati e riportati. Egli ha trovato forti ragioni di credere che i ba tterii non appaiono nelle urine se prima non esista qualche lesione del rene. La batteri uria nella febbre tifoide può verificarsi presto o tardi, ma di rado prodt1ce sintomi sub· biettivi. La presenza dei bacilli del tifo nell'urina non aggrava la prognosi. È di valore diagnostico assai limitato. (Deutsclies Are/i. /'. kli1i. Med., vol. LXXII, f. 5 e 6, 1.902).

PRATICA PROFESSIONALE CA~UI~WICA Pnlmonite traumatica. Il dott. URl\fES fa notare che le contusioni del torace con o senza lesione della parete e dei polmoni devono figurare nell'etiologia. della pulmonite. La pulmonite traumatica è l'impiantarsi del pne11mococco nel tessuto polmonare otto l'influenza predisponente di un'azione meccanica. Q11esta agisce sia permettendo al bacillo di penetrare dire ttamente dai bronchioli nel parenchima polmonare lacerato, sia modificando -per azione nervosa riflessa la r esi· stenza del polmone all'infezione. L'anatomia patologica non presenta in tal caso nulla di speciale. (25)

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La prognosi varia in ragione dell'intensità delle lesioni meccaniche e delle lesioni infiammatorie. Dal punto di vista medico-legale la pulmonite traumatica è imputabile alla persona già respon· sabile dell'accidente ed è attenuata se si può pro· vare che lo stato generale del ferito (per lo stra · pazzo, per l'alcoolismo, per una cachessia qualsiasi), abbia favorito 1 epatizzazione. In 11na autopsia giudiziaria, in assenza di anam· nestici, una frattura di costole, un'ecchimosi cuta· nea o pleurica, una ple urite recente localizzata al punto contuso, coincidente con l'epatizzazione del lobo pulmonare situato in corrispondenza di queste lesioni, permettono di affer1nare la pulmonite trau· mati ca.

Pleurite inte1·lobare. La pleurite interlobare può dar luogo a fenomeni dolorosi talmente anormali da far commettere i più strani errori di diagnosi. In un caso, osservato dal RENDU, per parecchi mesi si credette ad una sem· plica nevralgia intercostale, poi ad una nevrite, ad un principio di morbo di Pott e perfino ad una tabe.

Causa della tendenza alle trombosi nella convalescenza del tifo. Il prof. WRIGHT, di Nettley, attribuisce questa tendenza alla maggiore coagulabilità del sangue in questo periodo, coagulabilità che sarebbe quattro volte e mezzo più grande che nel periodo acuto. Questa coagulabilità sarebbe dovuta ad un eccesso di sali di calce nel plasma e questo eccesso dipen· darebbe dal regime latteo al quale sono generai· mente sottomessi i tifosi.

Il dolore addominale nella tifoide. Secondo il dottor HERMANN ÀLLYN questo dolore nella tifo i de è un segno di pericolo. Richiede una più attenta sorveglianza del malato perchè può essere l'indice di una colecistite o di una perfora· zione intestil1ale minaccianti.

Accidenti paralitici post-cloroformici. Il dott. 0ABON (Presse médicale, 7 gennaio 1903) studia in una sua tesi documentata gli accidenti paralitici post-cloroformici. Questi accidenti si presentano sotto due forme principali: una interessa le membra, di preferenza l'arto superiore, localizzandosi al radiale, al cubitale ed al mediano o al plesso brachiale intiero ; l'altra è caratterizzata da emiplegia, monoplegia, paralisi facciale doppia od unilaterale. Nel primo caso gli accidenti paralitici paiono do· (26)

vuti alla compressione degli arti durante l'opera· zione; nel secondo caso essi possono essere l'indizio di una intossicazione. Questi accidenti paralitici hanno per lo più una prognosi poco grave e di. spaiono spesso spontaneamente.

Un nuovo sintomo delle affezioni del cervelletto. È stato segnalato da BABINSKI. Il malato, pure eseguendo con la facilità di un individuo normale ciascuno dei due mo,rimenti elementari di prona· zi0ne e di supinazione del polso, è incapace di fare rapidamente questi due movimenti successivi, per effetto di 11n disturbo della funzione cerebel· lare che BABINSKI propone di designare col nome di « diadococinesia », movimenti successivi. (Méd. 1nodern.e, 28 gennaio 1903).

APPUN!J'll DI fl'Bll.APIA Nuovo inetodo per le applicazioni topiche di iodio. T1x1ER propone di sostituire negli usi ordinari la tintura di iodio con due fogli sovrapposti di carta da filtro, preparati l'uno con soluzione di ioduro e iodato di potassio e l'altro con soluzione di solfato acido di potassio. Applicati sulla cute dànno luogo a sviluppo di una grande quantità di iodio. Se si mantengono in posto per un quarto d'ora dànno presso a poco l'effetto di una carta sena· pata, dopo 25'-30' si ha l'effetto di ripetute pen· nellazioni di tintura di iodio e finalmente dopo un'ora si ha una vera vescicazione. Per conservarli a lungo è necessario tenerli al riparo dalla umidità e con un foglio di carta pa· raffinata interposto tra i due fogli preparati. Al momento di servirsene si bagnano lievemente e si coprono dopo applicati con baudruche. (Lancet, febbraio 1902). Dott. R.

Un nuovo surrogato del nitrato d'argento. La vitelli11a, sostanza proteica bianca e granulosa ottenuta dalla gliadina (che è il componente principale del glutine di frumento) riscaldata in autoclave per alcune ore con acido cloridrico, 11nita ad una soluzione concentrata di nitrato d'ar· gento dà luogo alla vitelli1ia d' arge1ito sotto forma di una polvere di colore scuro. Essa. cnntiene il 30 per 100 d'argento ed è molto solubile. Oomun· que concentrata non precipita l'albumina nè il clo· ruro di sodio, perciò non ha effetti nè coagulanti, nè caustici sulle membrane mucose, nè viene alte· rata dalle loro secr ezioni, e in conseguenza ha po·


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SEZIONE PRATICA

tere penetrante nei tesst1ti molto maggiore degli altri composti d'argento. Il prof. EDWARD MARTIN di Pensilvania, che a lungo l'ha esperimentata, la chiama preziosissimo acquisto della farmacopea e praticamente è indubitato che possa riuscire molto ,~antaggiosa nel trattamento .delle malattie genito urinarie, degli occhi o del naso in sostituzione del nitrato d'argento. Anche il dott. CHRISTIAN, chirurgo capo del di· partimento delle malattie genito-urinarie nella Cli· nica universitaria di New York, il dott. M. W AS· SILY nella Clinica di Berlino ed altri l'hanno sperimentata nella gonorrea e nella cistite e sempre con favorevoli risultati. Dott. R. (BARNES e HERMAN, JJledical Record, maggio 1902).

Il trattamento dell'aborto con estratto flttido di viburnum p1·unifolium. Il dott. REIMER (Pral.·titches!cy Wratclt, vol. 1° n. 23) ha ottenuto risultati assai buoni dall'uso òell'estratto fluido di viburnum prunifolium nella cura della minaccia di aborto. In un notevole numero di casi, parecchi dei quali egli riferisce, l' A. ha osservato che la somministrazione ùi 2;) goccie del farmaco, 4 volte al giorno, era capace cli arrestar e l'emorragia ed il dolore pern1otte11clo la continuazione della gravidanz~ fino al tormine. I resultati di questa cura ft1rono cosi uniformemente fa,rorevoli che l'A. tende a ritenere il Ti· burnum prt1nifolium come specifico. Egli ha ottenuto benefici effetti da 10-12 goccia ùi estratto fluido , t..·e "\1"olte al giorno, in un caso di clolori costanti cho dipendevano da metrite ero· nica associata a gravidanza. Nel numero 37 dello stesso giornale il dott. ScHA· PIRO riferisce un caso cli aborto abituale in una donna di 36 anni che fu curato con successo p er mezzo dell'estratto di vibur1iu1n przlnifolia11i alla dose ili 12 centgr. quattro volte al giorno. La paziente aveva avuto 5 aborti ed il sesto fu pre,·onuto, crede l'A., per l'uso del farmaco. Il caso è riferito a convalidazione dell'opinione di REIMER cl1e il viburnum prunifolium è uno specifico contro la minaccia d'aborto.

Il veratro verde è un antitossico. Il dott. A. B. lSHAl\f nel Medici1ial Ne1vs del 10 gennaio c. a. fa la storia di UJl certo numero di casi curati con successo per mezzo di iniezioni di veratro ' rerde. I pazienti soffrivano di varie malattie: eclampsia, infezione pneumococcica tubercolosi pulmonare, connùsioni, avvelenamento di acido fenico, rene contratto (11remia), colica epatica, delirio acuto opi· sto tono. •

L'A. dichiara ch e le proprietà in virtù dello quali il veratro verde si oppone alla tossiemia di· pendono in gran parte dai suoi principii attivi, o alcaloidi, la jervina e la veratroidina. Entrambi gli alcaloidi, si dice che e deprimano le funzioni del midollo spinale • e che abroghino la sua attività riflessa senza influenzare l'irritabilità dei nervi o la contrattilità dei muscoli. La j ervina, in dosi sufficienti, produce saliva· zione, rallenta l'azione del cuore e dimint1isce la pressione arteriosa del sangue. In larghe dosi pro· duce convulsioni e morte p er asfissia. La veratroidina ha un'azione piìL debole della j ervina sulle cellule spinali. Produce sempre vomito e talvolta purga. In larghe dosi dà convulsioni, meno gravi che nel caso della j ervina e morte p er paralisi respiratoria : riduce la frequenza del polso. In piccole dosi aumenta le forze del cuore, ma in dosi più grandi lo indebolisce ed abbassa la pres sione arteriosa. Spesso una abbondante perspirazione segue la somministrazione moderata dei due alcaloidi. Le cellule epatiche sono stimolate e l e secrezioni degli organi glandulari accessorii sono eccitate ad insolita attività. 4

V.AR.IA L'acqua ossigenata come epilatorio. - Il GAL· LOIS ha indicato alla Société de thérapeutiq11e di Parigi il seguente epilatorio: Contro l'ipertricosi, egli ha rammentato esser e stati proposti diversi mezzi: l 'epilazione meccanica, le paste epilatorie, l'elettrolisi, ecc. Di questi metodi alcuni sono dolorosi, altri sono irritanti o pericolosi. L'acqua ossigenata fornisce un processo sem· plice inoffensivo ed indolente di far sparire i peli troppo visibili. Ecco come il GALLOIS procede: la tecnica è sem· plicissima: si imbeve del cotone con acqua ossi· genata e si applica nella regione che si vuol depi· lare, per esempio, il labbro superiore, lasciandola agire per qualche minuto. Si rinnova ogni giorno l'applicazione finchè il risultato sia ottenuto. Rapidamente i peli si fanno più chiari fino a non costituire se non una impercettibile peluria. Se si p ersiste i peli si rompono e spariscono. Nulla dunque di più facile: n essun dolore nessun accidon te. Il solo inconveniente è che il pelo non è distrutto e che bisogna ricominciare le applicazioni di acqua ossigenata. J\1a per le donne non è questa una complicazione perchè non si tratta se non di ag· giungere un particolare alla toletta comune. Si badi però alla biancheria ed alle stoffe tutte. perchè l'acqua ossigenata brucia i tess11ti come t27)

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IL POLICLINICO

brucia il pelo. La cosa non si avverte subito, ma quando si riscontra il bucato si notano dei buchi nei luoghi attaccati dal medicamento. Ma è facile evitare l'inconveniente. (Belgique niédicale).

Micrografia e affezioni cerebrali. - Casi di mi· crogra,f ia in conseguenza di alterazioni psichiche sono tutt'altro che rari, ed ogni psichiatra avrà certo avuta l'opportunità di osservarne. È però interessantl3 il ritenere come casi di micrografia possano altresi osservarsi in individui affetti da vera affezione cerebrale anatomicamente rilevabile. P1cK ne descrive r ecentissimamente due casi. L'11no riguarda un uomo di 36 anni affetto da meningite cronica e atrofia cerebrale di natura sifilitica (diagnosi confermata al tavolo anatomico), il qt1ale con l'aggravarsi della malattia andò sempre scrivendo con carattere più piccolo fino ad essere, si pt1ò dire, indecifrabile. L 'altro riguarda un capo operaio di 27 anni, affetto esso pure da sifilide cerebrale. Questo, oltre alla micrografia, presentava altresi un'enorme difficoltà e perfino impossibilità (non meccanica) a scrivere: alterazioni che scomparvero completamente col guarire della malattia. L' A. con siderando come nella letteratura sia descritta (da EMBDEN) la micrografia come uno dei sintomi della intossicazione cronica da manganese, dovuto alla tensione dei muscoli, e come pure in quadri clinici con aumentata tensione muscolare (paralisi agitante, paralisi llseudobulbare a focolai cerebrali) osservinsi fenomeni analoghi (come il camminare a passi piccoli, la <t démarche à petits pas » ), ritiene trattarsi anche n ei casi suoi di un fenomeno da ascriversi alla aumentata tensione muscolare, la quale può essere sfuggita alla osservazione clinica per la sua poca accentuazione. Modo di ridurre i g1·adi Faht·enheit a centigradi. - Ecco, secondo HELLMANN, un mezzo rapido di ridurre dei gradi F . a gradi C. Dal numero dei gradi F . sottrarre la cifra 32; dividere la differenza per 2 e poi aggiungere a questo resultato il decimo ed il centesimo di questa semidifferenza. Ese1lipio. Sia da ridurre 98° F. a gradi C. Si ha: 98 - 32 = 66: 2 == 33 33 + 3. 3 O. 3 = 36 6 Dunque 98° F . equivale a 36° 6 C. (La Palicli1iiq1ze, 15 febbraio 1903).

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Fra gli abitanti di Lond1·a gli italiani occupano, per 11umero, il q11arto posto. Vengono primi i russi (53,537), secondi i tedeschi (27,427), terzi i francesi (11,264), quarti gli italiani (10,889) ; segl1ono gli austriaci {6189), gli americani degli Stati Uniti (5561), gli svizzeri (4419) gli olandesi (424:9), i belgi (2102), gli svedesi (1675), i norvegesi (1067). <28)

l\UBI\ICA DELL'UFFICIALE SANITAI\10 ed. IGIEN'E

Di un nuovo metodo per determinare il grado di deterioramento delle larine, Nota preventiva del dott. ERNESTO medico pro,rinciale.

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Q11ando si lascia una farina esposta alle comuni cause deterioranti, cioè a quei processi fermenta· tivi tanto facili a verificarsi anche malgr~do le maggiori cautele che la pratica abbia finora saputo consigliare, non tarda a verificarsi la sua acidifi· cazione, un fenomeno presso a poco costante. Sono i germi ordinari delle farine che consumano l'a.mido e danno luogo all a formazione di acidi, fra e tti i più ovvii sono l'acido acetico e l'acido lattico. · Il grado di deterioramento è, entro certi limiti, direttamente proporzionale al tenore in acidi assunto dalla farina, tanto che su questa proporzionalità si fonda uno dei processi più usuali di chi· mica bromatologica, quando si voglia dare un giudizio sullo stato di conservazione e quindi sul valore alimentare della merce. Se non che può succeder e talvoJ ta anche la f ormazione di composti aro moniacali dal glutine, poich è questo pru·e pt1ò partocipare al processo fer-

mentativo, ed allora l'acidità si neutralizza non soltanto, ma possiamo in certi casi avvisare ad una reazione alcalina. Oltre a ciò per t1na lunga esposizione all'aria può diminuirsi ed anche disperdersi l'acidità, men· tre i germi che la formano vengono a subire involuzioni tali, che, senza particolari artifici, non permettono loro più di formarne della nuova; infine può detta acidità anche sparire in parte od in tutto per miscele con polveri minerali neutralizzanti. 1 In conclusione, l'affidarsi, senza riserve, al puro saggio acidimetrico può esporre ad equivoci. Molto possono dire gli altri saggi analitici chimici e batteriologici, ma essi richiedono tempo e molta applicazione prima di essere in grado di ricavare i criteri pel giudizio. Uno studio che mi sembra promettere ottimi in· dizi sulla bontà delle farine, o per meglio dire sullo stato della loro conservazione, è quello con· cernente il potere fermentativo del suo amido, in cui siano messi in favorevole condizione d'agire gli stessi germi, che la farina sempre contiene.. L'amido delle buone farine, oltre ad esser e ln quantità normale conten11to, è anche facile a fer-:mentare e se il fenomeno avviene in presenza di cacoc, vengono utilizzati gli acidi provenienti dal suo consumo fermentativo, ed i germi possono con· tinuare ad agire fino alla completa distruzione dell'amido.


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SEZIONE PRATICA

Il saggio a scopo bromatologico si può conve· nientemente di ...porre in questo modo: tlna deter· minata quantità di farina viene mescolata, con al· trettanto di ca c o 3 ' si aggiungono pochi eme. di acqua, e tutta questa miscela si fa pervenire all'apice di una campanella piena di mercurio e ca· povolta in un bagno dello stesso metallo. L'appa· recchio vien posto nel termostato a 37'>. I germi normali della farina intaccano l'amido con forma· zione di acidi, e qt1esti ultimi agiscono sul carbonato calcare, e vi ha sviluppo di CO 1 che si raccoglie via via nella campanella. In primo tempo, per il gran num ero di germi contenuti nelle farine mol to deteriorate, può darsi il caso di una sollecitazione del fenomeno, nel senso che malgrado il deterioramento, lo sviluppo del gaz sia pro,rvisoriamente precoce e maggiore, a diffe· renza di altre farine m igliori. ~Ia in definitiva, cioè dopo un giorno o due d'incubazione, la farina mi· gliore è quella che dà il maggior quantitativo di gaz carbonico. E la quantità di quest'ultimo si mostra proporzionale alla quantità di amido che ancora rimane intatto, amido cioè che prima del saggio andò ~sente dall'azione microbica. Ho }lraticato ripetuta1nente questo saggio su pa· recchi campioni di farine, note nel loro valore igienico alla stregua di tutti i saggi chimici e batteriologici, consigliati dai migliori autori, e con co· stanza potei rilevare che la quantità definitiva di gaz che si ottiene agendo nelle sopraccennate con· dizioni, è in diretto rapporto colla bontà della fa· rina~ ciò che in sostanza risale al quantitativo di amido rimasto, per cosi dire vergine di fermenta. z1one. Attesa questa costanza, credo utile il proseguire le ricerche nell'intento principale di venire ad llil processo sistematico di esame. E ciò intendo fare quanto prima utilizzando tutti i criteri scientifici e pratici che possono gettare qualche luce sull'a:rgomento, ed orientare il metodo per renderlo igie· nicamente attendibile. Roma, 20 gennaio 1903.

Recentissima pubblicazione:

L'IGIENE DEL BAMBINO del

Prof. Cau. L UIGI CONCETTI Direttore della. Clinica Pediatrica nella. R . Università. di Roma

È un bel volume di oltre 600 pagine. illustrato

da molte figure intercalate nel t~sto. Prezzo L. '1,60. Rivolgere cartolina-~aglia alla Società Editrice Dante Alighieri di Albrighi, Segati & C.: Via dei Pre· fetti, N. 15 - Roma.

Pubblicazioni Dervenute al

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Policlinico

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0ALAMIDA dott. U. e BERTARELLI dott. E. Sulla. flora batterica dei seni nasali e dell'orecchio medio. - Estratto, dal Giornale della R. Accademia di medicina di Torino, 1902. GRANDE dott. E. Note di terapia ed igiene infantile - Milano, estratto dal Corriere sanitario, 1902. BERTINO dott. A. Sulla. ipertrofia longitudinale della porzione vaginale del collo dell'utero. - Napoli, estratto dall'Archivio di ostetricia e gineco· logia, 1902. GABBI dott. U. La teoria della febbre secondo AUGUSTO MURRI. - Estratto dal Bullettino di scienze mediche di Bologna, i902. PITTALUGA dott. G. Sopra un teratoma dell'ipo· fisi trovato da MARGULIÉS. -- Estratto dagli annali dell'Istituto psichiatrico della R. Università di Roma, 1902. MASCIOTTA dott. E. Contril>uto clinico alla cura chirurgica del prolasso genitale. - Napoli, estratto dalla Rassegna d'ostetricia e ginecologia, 1902. GUAITA dott. R. La cura purgativa e la dieta idrica nelle malattie dei bambini. - Milano, estratto dal Corriere sanitario, 1902. CARRARA dott. MARIO. Siero precipitante speci· fico per il sangue ottenuto mediante iniezioni di nucleoproteidi - Firenze, estratto dalla Rivista critica di Clinica medica, 1902. MONTUORI dott. A. Azione della corrente elettrica sulla glicogenesi epatica. - Estratto dal R.endi· conto della R. Accademia delle scienze fisiche e matematiche di Napoli, 1901: BIDONE dott. E. Bollettino della Società emiliana e marchigiana di ginecologia e di ostetricia. .Anno 1° 26 maggio 1901, giugno 1902, Bologna 1902. ' GATTI dott. G. La ventro-isteropéssia nelle an· tide,riazioni acqui ite dell'utero. - ~Iilano, estratto dagli annali di ostetricia e ginecologia 1902. B1AsOTTI dott. A. Influenza di vari tati normali e patologici dell'organismo sulla composizione del latte in rapporto coll'alimentazione del bambino. - S cansano, 1902. SARRA dott. G. Doppia uretra peniena. - Na· poli, estratto dall' Aarchi vio internazionale di medicina e chirurgia, 1902. GALLI dott. P. Due casi di colo-tifo. - Firenze esti·atto dalla Clinica moderna, 1902. RE dott. F. Sul meccanismo di produzione della così detta immagine visiva cerebrale. - Palermo. estratto dall'Archivio di oftalmoloCTia 1902· o ' BORGONZOLI dott. P. L azione dello pedale Fate bene Fratelli di Padova, nelle sue '~cenùe. - Pa· dova, 1902. SERGI TROMBETTA dott. D. Contributo di chirurITTa o addominale. - )fessina, 1901.


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IL POLIOLINIOO

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LA.NNo IX, F Aso.

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GIURISPRUDENZA Siccome il medico condotto del comune di V . . . S. . . ., sebbene avesse già acquistata la stabilità del suo ufficio, allorchè fu promulgata la legge sulla Cassa pensioni, ritenendo allora di essere obbligato ad inscriversi, vi si fece inscrivere; ina poi, essendosi avveduto dell'errore in cui era incorso, fece regolare domanda per essere cancellato dall'elenco dei medici condotti contribuenti, ed ottenere quindi il rimborso dei contributi già versati; ma ciò non gli venne concesso, perchè la Sezione interni del Consiglio di Stato con sl10 parere del 18 aprile 1902, opinava che ambedue le sue do· mande venissero respinte, perchè « l'errore di di· ritto non scusa :o. È noto che a tenore dell'articolo 2 della legge sulla Cassa pensioni per i medici condotti, sono obbligati ad inscriversi ad essa soltanto i medici condotti regolarmente nominati che non abbiano pe· ranco acquistato la stabilità. È pure noto che, in conformità di quanto dispone l'articolo 31 del regolamento della stessa Cassa pensioni, allorchè sieno vacanti i posti di medico re· golarmente approvati, spetta ai Comuni di pagare, oltre i propri contributi, anche qtlelli dei medici che dovrebbero occupare. f Stante queste disposizioni, il Consiglio di Stato a Sezioni ri11nite, con suo parere del 7 maggio 1902 r elativo alla vertenza sorta fra il Consorzio sani· tario dei comuni di Casatisma, Robecco-Pavese e Verrreto, contro il dottore G. P., opinò che, il me· dico condotto non regolarmente nominato (ritenendo per tale quello che, essendo stato licenziato dal Oo· mtme prima che andasse in vigore la legge sulla Cassa pensioni llei medici condotti, avesse poi con· tinuato a prestare servizio, non ostante il licenzia· mento avuto, col tacito consenso del Comune, e con la retribuzione che gli veniva prima corrisposta): non è obbligato a versare il proprio contributo, il cui pagamento deve, a tenore del precitato art. 31, farsi dal Comune; ragione per cui il medico deve essere rimborsato dal Oomune dei contributi che versò. Tanto nella legge quanto nel regolamento sani· tario non si accenna affatto alla misura dell'in· dennità cui può avere diritto l'ufficiale sanitario; però nell'articolo 26 del regolamento si dispone che quella indennità debba essere deliberata dal Consiglio comunale ed approvata nei modi di legge, sentito in proposito il Consiglio provinciale sani· tario. Ciò non ostante la giurisprudenza ha già inco· minciato a introd1ITre delle norme riguardo a quella indennità, norme ohe, in data del 22 novembre 1001, in seguito ad un ricorso p:11esentato dall'ufficiale sanitario del comune di Monteforte Irpino, furono


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SEZIONE PRATICA

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così riassunte n el seguente parere della Sezione • pegnare l'ufficio di balie presso qualche Istituto della città; e fanno voti che il Ministero dell' in· interni del Consiglio di Stato: terno provveda acciò in tutte le provincie e le a) l'assegno corrisposto ali' ufficiale sanitario città d'Italia vengono presi identici provvedimenti non presenta il carattere di una vera e propria re· a tutela dell' infanzia » . tribuzione in corrispettiv-o dell'opera da lui pre· R o11A. - In seguito ali ordinanza prefettizia del 25 gennaio scorso, intesa a disciplinare il servizio stata, ma bensì quello di un semplice compenso, di vigilanza baliatica, peT cura del Municipio si per far fronte alle spese che egli deve sostenere; aprirà, nei locali destinati alla pubblica vaccina· per l'adempimento delle sue funzioni ; zione, l'ufficio sanitario per la visita ed il rilascio b) l'assegno, quindi, deve esser e proporzionato dei certificati alle balie che intendono dedicarsi al servizio degli Istituti di beneficenza. Queste balie alle spese effettive, le quali variano secondo l'im· portanza, l'estensione territoriale e le condizioni saranno visi tate grat11itamente e gratuitamente si rilascieranno loro i certificati; ma questo servizio topografiche dei singoli Comuni. verrà esteso anche a vantaggio dei privati col pa· e) la Giunta provinciale amministrativa ha fa. gamento di una tassa minima. coltà di ridurre l'assegno stesso, qualora lo r eputi - La manifattura dei tabacchi in Roma è stata incaricata della vendita del chinino, a prezzo di ecessivo, nella misura che fu deliberato dal Co· favore, alle Congregazioni di carità ed ai Municipi mtme, avendo riguardo alle condizioni finanziarie delle zone malariche affinchè lo distribuiscano ai del Comtme stesso e al compenso assegnato agli , poveri.• ufficiali sanitari da altri Comuni vicini che ab· - In applicazione alla legge 22 gi:ugno 1902, il biano un'importanza eguale a quella del Comune prezzo del solfato e del bisolfato di chinino che lo Stato venderà alle Congregazioni di carità ed di cui si tratta. ai Comuni delle zone malariche per la gratuita somministrazione ai poveri, è stato fissato a cen· tesimi 8 al grammo, e q11ella dell' idroclorato a NOTIZIE DIVERSE centesimi 10 al grammo. - Per encomievole iniziativa del lfunici pio di ROMA. - Dal Sindaco è stn,ta emanata la seguente Roma si sta ora studiando una specie di conven· ordinanza: zione fra il l\iiunicipio stesso, la Congregazione di 1. È vietata in tt1tto il Comune la vendita e lo Carità e la Commissione ospitaliera, allo scopo di spaccio della carne di bestie morte o macellate addivenire ad una conveniente sistemazione delle abusivamente allo scopo di alimentare animali do· persone affette da malattie contagiose, secondo le mesti ci. odierne esigenze dell'igiene. 2. È vietata la vendita ambulante di qualsiasi - Con R. D ecr eto è stato approvato l'elenco carne fresca, ancorchè di legittima provenienza, delle zone malariche nella provincia di Roma, esi· ed ogni spedizione a domicilio dalle macellerie deve avere la bolletta co1L l~ intestazione del negozio. stenti nei comuni di Cellere, Cerveteri, Arlena di Trattandosi di carne equina, ogni pezzo deve essere Castro, Canino, Tessennano, ~fontalto di Castro, Monte Romano, Corneto, Allumiere, Tolfa, Civita· timbrato con marca del negozio, oltre ad avere unita la bolletta sopra descritta colla dichiarazione vecchia, Anguillara Sabazia, Bra:cciano, V eiano, ~!anziana, Oriolo, Canale :i\Ion terano, Trevignano del peso. Sutri, Barbarano, Vetralla, Bieda, San 3. Il Sindaco si riserva la facoltà di concedere, Romano, Giovanni di Bieda, Bagnaia, Vitorchiano, Tosca· dietro speciali richieste, ai propri~tari dei depositi di allevamento o cu stodia di carnivori od anche nella, Viterbo, Bagnorea. - Con decreto in data del 2 mn.rzo sono state di suini che la carne cotta e sterilizzata n ello stadichiara.te opere di utilità pubblica la condottura bilimento della Sardigna sia portata ad essi dai carrettieri di questa, purchè entro cassette o gabbie dell'acqua potabile dalla sorgente A..cqualata nel· l'abitato di Bonefro (Campobasso), e la condotttrra piombate. L'ufficiale sanitario ed i suoi delegati, gli agenti d'acqua dalla sorgente Favacotta al comune di Menfi. - Con ordinanza di sanità marittima del 2 marzo della polizia municipale e della forza pubblica, le guardie delle barriere daziarie sono incaricati della furono revocate la precedente ordinanza del 22 esecuzione della presente ordinanza; ed i contrav· maggio 1902, riguardante le provenienze da Ales· ventori saranno deferiti all'autorità giudiziaria per sandria di Egitto, e l'altra ordinanza del 30 luglio la procedura di legge. 1902, per la parte che è tl1ttora in vigore. - Un ordinanza di sanità marittima del 3 marzo - Nell'adunanza ch e la Società italiana di pe· diatria (sezioni romana, toscana e napoletana) tenne revoca quella del 19 ottobre 1902, concernente l e provenienze dalla Palestina e dalla Siria. il 1° marzo nei locali della R . Clinica pediatrica, l'assemblea, udite le dichiarazioni del suo presi· ~IILA~O. Questa R . Scuola di ostetricia è stata dente, votò alla unanimità quest'ordine del giorno autorizzata ad accettare il legato dell'armamentario proposto dal socio prof. Spolverini : ostetrico- ginecologico, disposto, a suo favore, dal e Le sezioni romana, toscana e napoletana della prof. Eduardo Porro. Società di pediatria, riunite a Congresso, plaudono all'ordinanza del Prefetto di Roma sul baliatico Nomine, promozioni, onorlftoenze. mer cenario, in data 25 gennaio 1903, che rende obIl dott. Antonino d'.Antona, professore ordinario bligatoria, sia la visita periodica della balia e del bambino, per parte dei medici condotti dei comuni di propedeutica e patologia speciale dimostrativa chirurgica nella R. Università di Napoli: venne ove si trovano bambini affidati a baliatico merce· nario, sia l'esame rigoroso, da parte dell'l1fficiale nominato Professor e di Clinica chirurgica e Direttore della Clinica mede. ima n ella ste sn l.TniT"ersità. ~a,nitario di Roma, di coloro che intendono disim·

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IL POLICLINICO

Il dott. Alfonso Chiaiso, colonnello medico ispettore di sanità, è stato promosso maggior generale. Il dott. Gi11seppe De Renzi, colonnello medico, fu nominato ispettore di sanità militare.

** * Ministro dell'Istruz.

ROMA. - Dal pubb. è stata nominata la Commissione che, secondo il nuovo regolamento 11niversitario; deve provvedere all'insegnamento dell'educazione fisica. Detta Commissione è cosi composta : Preside1ite, comm. prof. A. J\i!osso. Oom1nissari, l'on. barone Di San Giuseppe, senatore del Regno; gli onore· voli Celli, Credaro, Cottafavi e Pais-Serra, depu· tati al Parlamento; i commendatori Veniali e Gen· naro; il generale Duce ed il commendatore Baumann. - La Commissione nominata dal Governo affinchè studi e proponga le modificazioni da introdursi al vigente regolamento sulla fabbricazione e la vendita dei sieri e vaccini curativi, ecc. ecc., è riuscita composta nel seguente modo: Presiden,fe, prof. dott. Camillo Golgi, senatore del Regno; Coni· 11i;ssari, dott. Angelo Celli, professore della Regia Università di Roma; dott. Vincenzo De Giaxa, professore della R. Università di Napoli; dott. Pio Foà, professore della R. Università di Torino; prof. dott. Bartolomeo Gosio, direttore del labora· torio batteriologico di Roma; dott. Guido Tizzoni, professore della R. Università di Bologna; cavaliere dott. Pasquale Di Fratta, referendario al Consiglio di Stato.

** * Battaglia, pedico

Il dott. 1\i!ario di 1 a. classe, è stato destinato a prestar servizio all'ospedale di· partimentale di Taranto (nel gabinetto batteriolo· gico), in sostituzione del dott. Alfonso Masucci. Il dott. Salvatore Fascianella, medico di 2a classe, è stato trasferito dal 1° al 3° dipartimento ma· rittimo. Furono destinati ad imbarcarsi, in servizio di emigrazione, a Genova, sui piroscafi Oolo11tbo e Fra1ice, i dottori Ernesto Mensa e Sil,rio Donadoni; sui piroscafi D1zca di Galliera e Pienio1ite, i dot· tori Vittorio Valle e Candido Baldt1ino ; sui piro· scafi Provence, Palati1t, Gera, .Bne1ios Ayres e Sardeg1ia, i dottori Demetrio Bonelli, .Alfonso Masucci, Erasmo Ehrenfreund, Antonino Anzà e Roberto Ettore; e a Napoli, sui piroscafi Neustria, Bolivia, Ma ssilia e Sicilian Pri1ice, i dottori Enrico Milizia, Roberto Di Silvestro, Enrico Evangelista e Salvatore Quattrocchi · sul piroscafo Ronza, il dot· tore Decio De Conciliis; e sui piroscafi Napolita1t Prince, Nezv E1igla1id e Perugia, i dottori Girolamo Olivi, Ettore Curti ed Adolfo Farese.

Conoorsl e oondotte.

ROMA (Direzione ge1ierale della ~a1iità). - È ape1,to un concorso per esame e titoli congiuntamente a due posti di assistente presso il labo· ratorio di micrografia e bacteriologia ed a tre posti di assistente presso la sezione annessa al laboratorio stesso per la preparazione ed il con· trollo dei prodotti di cui all'articolo 1 della legge 21 dicembre 1899, n. 472. Ai detti posti è annesso lo stipendio cli L. 2500 annue ed il concorso avrà luogo colle norme stabilite dai decreti reali e ministeriali summenzionati.

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IX,

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Il termine utile per la presentazione delle do· mande d'ammissione scadrà il 31 maggio 1903. Con successivo provvedimento verranno indicati i giorni in cui avranno principio le prove di esame e ne verrà dato avviso ai concorrenti ammessi per mezzo dei prefetti delle provincie rispettive. t. . PIACENZA. - Concorso per titoli al posto di me· dico . capo dell'Ufficio m11nicipale d'igiene. Oltre alle ordinarie attribuzioni inerenti ai fini princi· pali dell'Ufficio stesso l'eletto dovrà disimpegnare le funzioni di direttore della sezione medico-batteriologica del laboratorio d'igiene, di medico comu· nale e, previa approvazione del Prefetto, quella di ufficiale sanitario. Stipendio annuo complessivo lire 3000. Scadenza 30 aprile p. v. FIRENZE (Accademia medico-fisica fiorentina). Concorso al preniio qui1iqzien11,ale di lire 500 fon· dato dall'Accademia medico-fisica fiorentina e dalla Società filoiatrica di Firenze, per favorire il pro· gresso della chirurgia in Italia e per onorare e perpetuare la memoria dell'illustre prof. FERDI· NANDO ZANNETTI.

Tema per il concorso: Oliirnrgia dell~nlcera gastr;ca e dei postumi della 1nedesi1na. - Il termine utile per la presentazione delle opere scade il 15 aprile 1904:. - Il premio sarà conferito secondo le norme del seguente Regolan1e1ito. Art. 1. È aperto il concorso al premio quinquen· nale di lire 500, istituito dall'Accademia medicofisica e dalla Società filoiatrica fiorentina col titolo : Pre11iio Za11netti. Art. 2. Saranno ammessi al concorso soltanto i lavori di autori italiani. Art. 3. Il premio sarà conferito dall'Accademia medico-fisica e dalla Società filoiatrica riunite in seduta plenaria, discusso ed approvato il rapporto della Commissione esaminatrice sopra i lavori pre· sentati al concorso. Art. 4. Detta Commissione sarà composta di membri scelti nelle due Società, cioè di due membt•i della medico-fisica e di uno della filoiatrica. Art. 5. La Presidenza dell'Accademia medico-fi· sica annunzierà l'apertura del concorso un anno avanti il termine utile per il conferimento del premio. Art. 6. Il termine utile per la presentazione dei lavori scadrà il dì 15 aprile 190!, ed i lavori do· vranno esser diretti, franchi da ogni spesa, alla Presidenza dell'Accademia medico· fisica. Art. 7. Tutti i lavori presentati al concorso diverranno proprietà delle due Società e saranno con· servati in archivio. Art. 8. Quando, entro il termine di un anno, l'autore del lavoro premiato non l'abbia fatto stam· pare per proprio conto, le due Società avranno il diritto di pubblicarlo nei loro atti. Art. 9. Nel caso che nessun lavoro fosse presen· tato al concorso o che non si facesse luogo al con· ferimento del premio, le due Società provvedera.nno subito a riaprire il concorso. Firenze, dalla residenza dell'Accademia medico· fisica, via degli Alfani, 33, 5 aprile 1903. Il Preside1ite Prof. GIULIO FANO. I Segretari degli atti Dott. CARLO CO:i\IBA. Dott. FRANCESCO RADAELLI. L.

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.Roma, 25 aprile 1.903•

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DIRETTORI PROF. GUIDO BACCELLI - PaoF. FRANCESCO DURANTE REDATTORE CAPO: PROF.

VITTORIO ASCOLI

SOMMARIO. Lavori originali: - Spolverini : Nel crup difterico

e meglio intubare o tracheotomi{z_are? -

Riviste: -

MEDICINA: -

von Noorden e Dapper: Colica mucosa. - TERAPIA: - Huchard: Il trattamento 1nedico della pericardite reurnatica acuta. - Ostermaier: D ell' a{ione dell'atropina sull'intestino. - CHIRURG IA : - B érard e Vignard: Le ernie in~uino-crurali primitive del cieco e dell'appendice a sacco incotnpleto. - Holscher: Sulla cura dt lla ischialgia. Vv'j'eth: Cttra dei tumori vascolar; con le inie{ioni interstiziali d'acqua calda. - Osservazioni cliniche: Masen ti: Le iniezioni iodo-iodurate in alcun.e affez.ioni cutanee. - Lezione: - Bau1nler: 'Della balneoterapia nei suoi rapporti con la medicina. Pratica professionale : - CASUISTICA: - 9vCanifestaz.ioni gastro-intestinali dell'arlerio- sclerosi. - Tubercolosi della tiroide. Un caso di tetano curato col metodo ~occelli. - Eliminazione P' olungata di bacilli della febbre tifoide tiell'urina. - I reni nella cirrosi epatica. - APPUNTI DI TERAPIA: - Cura del reumatismo articolare acuto. -· Cura della laringite stridttla. - L'adrenalina per troncare gli accessi asmatici. - Formula per far assorbire la carne cruda. - Varia. Rubrica dell'Ufficiale sanitario ed Igiene: - La casa operaia, sistema Féret. Interessi professionali : - Risposte a quesiti e a domande.

Notizie diverse. - Concorsi e condotte. -

lnaice alfabetico -analitico del presente numero.

Ai nostri co1·tesi abbonati avvertiamo cl1e, Il Policlinico Sezione pratica si pubblicherà due volte la setti111ana sino a quando non ci saremo messi al co1·rente coi numeri. i·in1asti ar1·etrati L'AMMINI STRAZIONE. a ca11sa dello sciopero dei ti1,og1·aft.

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D i r i t t i di proprietà r i s e r v a t i

LAVORI ORIGINALI Nel crup 'lifterico è meglio intubare o tracbeotom izza1·e ~ Resoconto statistico- critico di un qt1adriennio di servizio prestato n el iiparto difterici dell'Ospedale di S . Spirito pel Prof. L. ~I. SPOLVERINI, assistento e docente nella Clinica P ediatrica clella R. Università di Roma.

L'Ospedale di Santo Spirito, il più grande istituto ospitaliero di Roma, raccoglie ogni anno nelle sue sale destinate allo isolamento un buon numero dei malati, della cura dei quali viene incaricato, a seconda dei regola· menti, un aiuto medico; ed il direttore dell'Ospedale, Prof·. BALI.ORI, tenuto anche conto che i malati quivi raccolti sono costituiti nella quasi totalità di bambini, volle affidarlo alle mie cure, della quale cosa io 1o ringrazio

sentitamente. Il servizio da me prestato nelle sale di isolamento ha durato per un quadriennio, nel quale periodo di tempo ho avuto occasione di osservare ben 1120 indi vid11i affetti di morbi infettivi diversi ; ma il maggior numero di malati mi è stato fornito dal riparto dei dif'terici, il ricovero dei quali all'Ospedale è andato notevolmente aumentando in specie nell'ultimo biennio, tanto da raggiungere in complesso la cifra di 498, giacchè si può dire che oramai in Santo Spirito vengono accolti tutti i bambini poveri di Roma d'ambo i sessi colpiti di difterite. Onde è che questa malattia mi ha fornito senza dubbio un pre· zioso materiale di studio eminentemente pra· tico, ricco di numerose osservazioni utilissime, alcune delle quali abbastanza rare a verificarsi. Nè io in questo momento intendo neppure f'a rne un cenno, dovendo qui limitarmi ad una sola questione speciale (intubazione e L


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IL POLIOLINIOO

tracheotomia) e tanto più poi che di una buona parte di esse ho dovuto già occuparmi nella comt1nicazione fatta in proposito alla Società L~nci.siana deg~i Ospedali (luglio 1902). In tutti gli Ospedali di Roma fino a due anni fa la terapia che si adottava nella difterite consisteva solamente nella sieroterapia e nella tracheotomia. Nessuno si era mai occupato neppure di pensare all'intubazione, non ostante questa operazione da vario tempo, sebbene in ritardo, anche qui da noi avesse incontrato numerosi fautori, e si deve unicamente al mio maestro Prof. CoNCETTI se questo sussidio terapeutico da un paio d'a~i viene applicato, ma ancora solamente ed esclusivamente al riparto dei difterici di Santo Spirito a me affidati. Durante il mio quadriennio di servizio la cura vera da me costantemente adottata contro la difterite è stata unica, cioè quella medica sieroterapica, giacchè l'intervento chirurgico, tutte le· volte che è stato necessario, non si è mai adoperato precisamente come cura, ma solo è servito come l'unico mezzo temporaneamente adottabile per evitare l'asfissia meccanica da cui era minacciato il bambino, e dargli quindi agio di potere risentire i benefici effetti della cura specifica. · E nel mentre la cura medica è stata sempre uguale in tutto il quadriennio, in vece l'intervento chirurgico ha variato essendosi adoperata nel primo biennio la tracheotomia, e nel secondo l'intubazione, e sarà quindi molto interessante vederne i diversi risultati. Non è mio còmpito in questa nota entrare in dettagli stilla scelta degli strumenti per uno qualsiasi dei due atti operativi sulla ' tecnica da seguirsi, potendosi ciò ve-' dere molto bene nei trattati di chirurgia o di medicina nel capitolo della difterite o meglio ancora nelle memorie originali :. dirò soltanto che ambedue queste operazioni venivano eseguite quasi sempre nel momento · dell'ingresso all'Ospedale, e tutt'al più durante le prime ore di degenza dei pazienti, in condizioni quindi molto gravi ed in malati che fino a quel momento non avevano ancora ricevuta alcuna cura razionale. È necessario tenere presente tutte queste circostanze aggravanti per rendersi conto esatto dei risultati ottenuti. E siccome si tratta in parte di un nuovo metodo di cura adottato, e dico nuovo non già pel processo in sè, ma

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(ANNO

~el tempo e pel luogo .in cui è stato posto

in opera, cosi credo utile, per potere giudicare con esatta cognizione di causa. ed in base ad esperienze personali, di riferire mi· nutamente nella seguente tabella le varie operazioni eseguite, divise per ciascun anno. I

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°/0 Mortalità media generale degli intubati = 42. 39 °/0

E' quindi evidente una notevolissima differenza in meno di mortalità nelle operazioni del secondo biennio; difatti essa dal 70 per cento di morti nei tracheotomizzati è scesa al 39 per cento circa negli intubati. Non è davvero una statistica di operazioni molto brillante quella dell'intubazione, considerata in senso assoluto, ma tenuto conto dell'atto operativo in sè stesso e delle condizioni in cui sempre viene eseguito, dobbiamo davvero ritenerci soddisfatti dei risultati ottenuti: e dopo tutto non è forse di grande importanza l'avere diminuito la mortalità di circa la metà, su quella veramente spaventosa del 60·70 per cento ? Per conseguenza a prescin• dere da qualsiasi altra considerazione, anche i risultati da noi ottenuti dimostrano chiaramente che l'intubazione è molto superiore alla tracheotomia. Il quale f'atto rimane ancora meglio provato se consideriamo per un momento il tempo che è decorso dalla jntu·


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SEZIONE PRATICA

bazione alla morte sopraggiunta: difatti dalle storie risulta ohe degli intubati eppoi morti: 1 è morto dopo 1 ora » . 1 2 ore > » > 1 3 1 / 2 ore ,. » 1 > 9 ,. 1 10 » 1 16 » » 1 • 20 1 1 1 1 1 1 1 1

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Per cui dei 23 operati di intubazione 8 sono morti nelle prime 24 ore, 8 entro due giorni, ed i rimanenti 7, ohe veramente hanno avuto tempo di risentire i benefici effetti della sieroterapia, sono morti tra i 5 ed i 30 giorni dall'ingresso all'Ospedale. Inoltre le autopsie sempre praticate in questi casi, ci hanno quasi costantemente dimostrato, oltre ohe le gravi lesioni difteriche, anche quelle broncopolmonari, che da sole conducono a morte. Onde non è poi a meravigliarsi se anche la intubazione, operazione in sè stessa molto semplice, nei nostri malati d'ospedale presentò una statistica, per quanto assai migliore della tracheotomia, pur tuttavia non veramente confortant e dal punto di vista della mortalità. Ma del r esto anche tenuto conto della gravità dell'atto operativo in sè stesso, delle possibili complicazioni secondarie tanto immediate (quasi sempre mortali), che consecutive più facili a verificarsi nella tracheotomia, della facilità maggiore o minore dell'uno o dell'altro intervento (intubazione, tracheotomia), nonchè anche del lato estetico, non è ohe chi non veda subito come l'intubazione sia sempre da preferirsi alla tracheotomia. Si tratta come abbiamo detto soltanto di

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temporeggiare con l'intervento chirurgico e non di curare, per cui è evidente ohe è necessario scegliere sempre l'operazione più semplice, più facile e meno pericolosa, tanto che se anche non vi f'ossero le statistiche che ' lo dimostrassero, a priori si dovrebbe venire alla stessa conclusione, specialmente poi al tempo presente, in cui per fortuna possediamo il mezzo sicuro per potere trionfare dell'infezione difterica. E se era lecito vari anni addietro discutere sull'utilità maggiore dell'uno piuttosto che dell'altro intervento, tanto ohe l'intubazione poco dopo sorta fu ben presto abbandonata specialmente per opera dei francesi, che dimostrarono la superiorità della tracheotomia (ma allora eravamo all'epoca in cui la difterite non si curava perchè non si conosceva ancora il siero antidifterico), oggidì dopo la scoperta del siero nessuno più mette in dubbio la inferiorità della tracheotomia sulla intubazione, tanto che questa oramai ha preso il meritato sopravvento. . Ed è doloroso constatare come ancora qui in Roma nei nostri Ospedali (ad eccezione del riparto difterici di S Spirito a me affidato) si continui a praticare soltanto la tracheotomia e non si pensi affatto all'intuba.. zione, tanto che nemmeno vi è lo strumentario apposito. Eppure a me sembra che valga la pena di cercare di diminuire la mortalità per portarla dal 70 per cento al 39 per cento, ed è certo che gli stessi medici se avessero un loro paziente affetto da stenosi laringea n on permetterebbero mai di tentare la tra· cheotomia a preferenza dell'intubazi~ne: Quindi non sarà mai di troppo ms1stere ancora una volta dicendo che nei casi di stenosi laringea per crup quando si imponga l'atto operativo oggidì il chirurgo deve, co1ne r egola generale, sempre intervenire con l'intubazione e riservare in genere la tracheotomia solo in quei rari casi in cui l'intubazione non sia possibile, ovvero quando il paziente si estuba spontaneamente o con grande facilità, oppure quando dopo estubato dal medico pitì. volte, necessita sempre una nuova intubazione pel riapparire dei sintomi di stenosi laringea, ovvero infine quando sia affetto oontem poraneamen te da rachitismo o da qualche altra mal~ttia sp~ciale, ad esem: pio, la pertosse o gli ascessi sotto mucosi del laringe.

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In breve, la condotta del medico in tali casi deve essere simile, mi sia permesso il paragone, a quella che in via generale si adotta pei restringimenti uretrali: difatti a tutti è noto che se il malato non può orinare la prima cosa a farsi è di siringare e nessun chirurgo penserebbe a fare di primo acchito l'uretrotomia interna e molto più poi l'esterna per vincere le difficoltà opposte dal restringimento. Così nei casi di stenosi laringea è logico per primo tentare l'intubazione (corrispondente alla siringazione), ed, ove questa non riesca o non giovi, allora solo ricorrere alla tracheotomia (uretrotomia esterna) : con questo però che l'intubazione ha un vantaggio molto superiore alla siringazione, in quanto che in generale essa da sola basta a fare guarire completamente il paziente, perchè coadiuvata potentemente dalla cura sieroterapica. Che anzi l'atto operativo della intubazione anche qui in Roma incomincia a diventare di cognizione pubblica, ta11to è vero che io ricordo benissimo B.i bambini anche delle classi agiate affetti da crup condotti appunto all'ospedale di S. Spirito dai genitori (spesso a ciò consigliati anche dai medici) i quali dicevano chiaramente che li avevano portati da noi perchè sapevano che verrebbe loro fatta l'intubazione e non la tracheotomia: al punto tale come si vede -- parrebbe una cosa strana se non f'osse anche dolorosa il constatarlo che il popolo ed i profani sono convinti più delle persone dell'arte dei migliori risultati della intubazione. E del resto è evidente come sia di gran· • dissima consolazione pei poveri genitori che alle volte hanno già tanto sofferto pel loro figlio - spesso unico - malato, il vedere che al loro piccino sarà risparmiata la grave e diciamolo pure brutta operazione della tracheotomia, e quindi la cicatrice deforme (specie se si tratti di una donna), se non anche di peggio, come le fistole tracheali, od il gravis· simo incomodo di dovere portare poi per tutta la vita la cannula. E cade qui in acconcio di ricordare l'osservazione di un medico militare francese fH-tta a proposito della tracheotomia sui giovani che si presentarono alla leva entro un certo periodo d'anni: esso vide che non vi era alcuno che presentasse i segni indelebili della pregressa tracheotomia: (epp11re in Francia sono state eseguite più tra· (4 )

cheotomie che in qualunque altra parte del mondo !) la quale cosa sta a dimostrare che nessun tracheotomizzato da piccolo aveva poi raggiunto l'età giovanile : vero è che allora non esisteva la sieroterapia, ma comunque la osservazione così istruttiva non perde della sua grande importanza. Non è mio compito, data specialmente l'indole della presente nota, di entrare in det· tagli sull'intubazione. sulla tecnica da seguire, sulla scelta dell'istrumento, sul momento più opportuno per il paziente, sul tempo che si deve lasciare in posto il tubo, sull'estubazione, non ostante l'esperienza delle varie intubazioni fatte ci abbiano suggerito delle utili osservazioni. Dirò invece come non solo io, ma anche i miei colleghi della clinica ci siamo esercitati su tale atto chirurgico, stimolati specialmenta dal maestro comune professore Concetti (apostolo convinto dell'intubazione), il quale ci ha messo a disposizione tutti i vari apparecchi da intubazione sino ad ora esistenti da quello di O' n,,·yer, Bayeux, Egidi, Egidi modificato a quello recente del Valagussa. Non mi incaricherò davvero di descriverli essendo già tutti noti, però debbo dire che senza dubbio la curva data all'introduttore dal V alagussa facilita assai l' ope• razione. E dopo tutto si può dire che oramai l'intubazione, basta essere coadiuvati le prime volte da uno esperto, si è resa un'operazione abbastanza semplice e facile, non occorrendo davvero un grande strumentario: dit·atti le cose strettamente necessarie souo un intro· duttore o pinza che porti il tubo da mettere in laringe ed una serie di almeno 6 tubi per le varie età dei pazienti, potendosi anche fare a meno dell'ai:ribocca vero e proprio, giacchè a tale scopo può servjre un altro istrumento qualsiasi. Orbene per tutto ciò saranno sufficienti dalle 40 alle 50 lire, ltna spesa mite e come si vede alla portata di tutti, onde è che di tale apparecchio potrebbero ed anzi, credo, dovrebbero al pari del forcipe essere forniti tutti i medici condotti come di cosa di assoluta nece,ssità. Ve ne sono più modelli .' . cli tali pinze, quelle al presente p1u comuni sono di due categorie: ad angolo retto ( RABOT, EG101) ed ad angolo curvo, cioè con la curva del V ALAGUSSA, e queste ultime che senza dubbio corrispondono meglio allo scopo, spe·


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SEZIONE PRATICA

cie pei principianti, le possediamo fino ad · da introdurre· in laringe. Di tali pinze curve ora solo noi qui in Roma. Difatti noi della ne abbbiamo due: una di Valagussa ed una clinica, non per ragio11i di scuola, ma proprio fatta costruire da me, la quale ha il vantaga causa dell'utilità, ora intubiamo sempre giodi potere servire all'occorrenza da estunel modo il più semplice, cioè con la pinza batore: anzi credo utile riportarne qui la ad angolo curvo che da capo porta il tubo figttra. •

Pinza introduttrice cru·,ra per l intubazione -

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Come si vede un istrumento molto sem· tivo si produrrebbero quasi certamente delle plice e che a vendo le due branche, su cui lesioni (scalfitture, lacerazioni, ecc.) tutt'altro poggia il tltbo, abbastanza lunghe serve bene, che trascurabili ed innocue ; mentre in vece tanto pei tubi di qualsiasi grandezza, ql1anto i tubi di ebanite essendo di f'orma olivare e anche per estubare. terminando smussi fanno evitare tale inconCon tali pinze oramai l'operazione è molto veniente nel mentre rendono l'operazione più semplificata, al punto che io ricordo benis- facile, giacchè con la loro forma facilitano simo di aver fatte di notte più intubazioni. l'lngresso in laringe con vantaggio notAvole riuscite quasi sempre al primo tentativo, specialmente nei casi di leggero edema della senza avere avuto bisogno di assistenza spe- glottide. ciale, ma solo con l'infermiera che teneva il ' In generale l'intubazione è sempre bene bambino. Ed inoltre aggiungerò che più volte tollerata dai piccoli infermi, ed è veramente ci è occorso il caso in cui sono stati suffi- mirabile il constatare come essi si adattano cienti i semplici tentativi di intubazione per subito a respirare con la più grande tranfare migliorare notevolmente il respiro del quillità per mezzo del tubo, mentre a prima paziente, il quale durante tali mànovre ha vista sembrerebbe dovesse provocare enorme potuto espellere molto catarro, muco ed anche fastidio, ma è evidente che tutto ciò dipende pezzi di false membrane1 tanto che poi non dal grande vantaggio che risentono i bamsi è vista più l'assoluta necessità di proce- bini pel fatto di passare immediatamente dere all'intubazione; ed infine in qualche dall'asfissia ad un respiro presso che noralt,ro caso è stato suf'ficiente l'avere tenuto male. Nè deve impressionare in modo soin posto il tubo poche ore soltanto, perchè verchio il fatto che in taluni pazienti l'intuscomparissero i gravi sintomi di stenosi la- bazione provochi da principio dei disturbi . r1ngea. (specialmente accessi di tosse insistente e Non posso in questo momento entrare a fastidiosa) causa ti dalla presenza del corpo discutere se sia~o da preferirsi i tubi corti o estraneo in laringe, giacchè essi dopo un di metallo a quelli lunghi di ebanite: io li tempo sempre breve scompaiono; a tale proho adoperati ambedue e con buon risultato. posito ricordo di un bambino di 2 anni che Soltanto conviene tenere presente che volendo dovetti intubare di urgenza a mezza n otte, servirsi della pinza, come l'istromento per ohi il quale dopo intubato respirò bene, ma fu è e~perto j} più semplice e pit\ comodo, per in- preso da tln accesso di tosse secca, rauca i tubare, è necessario adoperare i tu bi di ebanite tanto insistente da non lasciare quasi alcuna (come sempre noi abbiamo fatto) non potendo tregua simile ad un attacco ininterrotto di assolutamente fare uso di quelli coml1ni di pertosse, orbene continuò a tossire in tale metallo, perchè, a vendo il bordo inferiore ta- gt1isa per circa un'ora, oure respirando senza gliente, nella manovra durante l'atto opera- più segni di stenosilaringea, e :finalmente a (5 )


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IL POLICLINICO

poco a poco si venne a calmare: per altro, anche in questo cas,o, tutto procede~te rego· larmente. E ancora molto controversa la questione dell'intubazione dei lattanti, giacchè anche molti cultori di essa preferiscono nei bambini così piccini fare la tracheotomia. · Dalla esperienza nostra al riguardo, ri .. sulterebbe che l'intubazione dà buoni risultati anche nei lattanti : difatti noi ne abbiamo intubati cinque e tutti sono guariti. Del resto l'operazione in tali bambini non presenta difficoltà speciali, potendosi eseguire colla stessa facilità che in quelli più grandicelli. Invece le difficoltà maggiori consistono nel modo di nutrirli, non potendo più essi poppare colla stessa facilità e nella stessa posizione di quello che avviene ordinariamente, imperocchè il latte molto facilmente attraverso il tubo scenderebbe in trachea . A rimediare a tale inconveniente, l'Ea101 ha proposto di nutrire questi piccini con cucchiaini di gelatina per il tempo (40-50 ore) che devono tenere il tubo. Noi, ai nostri intubati, abbiamo continuato a fare dare il latte dalla madre poco per volta, con molto riguardo e pazienza e coll'avvertenza di fare stare il bambino colla testa un pochino più bassa del resto del tronco durante la suzione della mammella: in tale modo non abbiamo dovuto lamentare alcuna conseguenza. Ogni volta che praticavo l'intubazione, provvedevo acciò il tubo fosse raccomandato ad un filo di seta che tenevo insieme all'in· troduttore (pinza) più che altro per evitare che il tubo, cadendo per sbaglio nell'esofago, venisse senz'altro deglutito; però , dopo terminata l'operazione, togljevo costantemente il filo lasciando bene in posto solo il tubo ; e questa credo sia una pratica assai buona, perchè altrimenti lasciando in posto anche il filo e fissandolo al padiglione dell'orecchio (come si usa fare da molti) conviene invigilare continuamente il bambino, tenergli o legargli le mani, se sì vuole evitare che continuamente stia a tirarsi il filo producendosi delle lesioni e magari estubandosi. Del resto il filo non serve affatto per l' es tubazione ed anzi è controindicato in modo assoluto fare trazione sul filo per estubare, al quale intento oggidì possediamo un metodo semplicissimo ed altrettanto sicuro: quello dell'enucleazione con \

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manovre esterne di Bayeux. Non è questo il luogo di descriverlo minutamente, dirò solo che non necessita alcun istrumento, si esegue prontamente colle mani premendo sui primi anelli della trachea. Io ho adoperato costantemente questo metodo, il quale ha corrisposto sempre bene e con un po' di pratica anche coi tubi lunghi o di ebanite, nonostante l'autore lo abbia ideato pei tubi corti o di metallo. Che se poi in qualche caso ra• • • • r1ssrmo non s1 riesce col metodo Bayeux, al· lora si ricorre all' estubatore, il quale, come sopra ho detto, o è fatto dalla stessa pinza che ha servito per intubare, oppure da istrumenti speciali negli apparecchi di intubazione degli altri autori. L'estubazione spontanea si osserva raramente negli intubati anche du. rante forti accessi di tosse o, per essere più esatti, si deve dire che ciò è vero dopo le prime intubazioni, ma se, come altre volte accade, dopo procedutosi all' estubazione, occorre intubare una seconda ed anche una terza volta pel riapparire dei sintomi gravi di stenosi laringea, allora l'estubazione spon1 tanea è molto ±·acile a verificarsi con grave pericolo del paziente, perchè con grande facilità, se il medico non è lì pronto per intubare di nuovo, il b 1mbino può presto morire asfittico. La nostra esperienza ci ha dimostrato che in simili contingenze, per evitare più che sia possibile il ripetersi dell'estubazione spontanea occorre introdurr~ un tubo della scala superiore. Del resto questo è un argomento di molta importanza, giacchè non accade poi tanto raramente di dovere intubare una seconda, terza, quarta e magari ancora più volte. In ben 15 dei nostri 53 intubati si è do .. vuto rifare l'intubazione, ed in alcuni un gran numero di volte, tanto da dovere poi terminare colla tracheotomia: e di questi 15 ne sono morti nientemeno che 7 e quasi tutti per bronco polmoniti consecutive o ai ripetuti at,ti intubatori od alla tracheotomia. Non vi è una regola costante per quando si debba procedere all'estubazione, giacchè noi non sappiamo perchè, ad es., ad un bambino sia sufficiente tenere il tubo in laringe solo poche ore (12-24-40 ore) per poi respirare bene, mentre ad un altro, che clinicamente presenta gli stessi sintomi e la stessa inten,

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SEZIONE PRATICA

sità della mal&ttia, occorrano due, tre quattro • giorni e magari una seconda ed una terza intubazione. Questo però è noto, che in via generale prima il tubo si toglie e più diffì. M.ED:Z.CINA cilmente si dovrà poi ricorrere ad una nuova intubazione e si dovranno registrare compliColica mucosa. cazioni sia locali che generali ; e del resto se ne comprende anche la ragione, giacchè, (Prof. C. von NOORDEN e dott. C. DAPPER. Sa1n111 · lz1,ng !i·lin. Aòha11dl111igen llber Patii. u. Tlter. rler quanto più lunga è la degenza del tubo in 8tojf1vecltsel· iinrl Er1titltru11gsstornnge11. 3. Heft). laringe, tanto più esso si renderà necessario La colica mucosa, altrimenti detta colica al retto funzionamento di quest'organo, il pseudc,membranacea, catarr·o intestinale memquale si abituerà a respirare solo per mezzo branoso, mixoneurosi del colon occupa p er la del tubo. Onde deve essere precetto costante patogenesi e la no so logia un punto specialisdi ta]e operazione quello di estubare il pa- simo tra le malattie intestinali c1·oniche. Però ad onta dei numerosi studi degli ultimi due zien~e il più presto che sia possibile in media tra le 36-48 ore, altrimenti, a prescindere decenni, specie degli ultimi cinque o sei anni, questa affezione non ha ancora un posto si. dalle temibili complicazioni bronco-polmonari curo ed universalmente riconosciuto n ella pa. avremo a che fare con gravi e dolorose con- tologia. Secondo i lavori del N OTHNAGEL, del seguenze, tra cui l'ulcerazione costante del 1\1ARCHAND, del LEUBE e di altr·i si inclina ad laringe prodotta dalla permanenza del tubo, ammettere che si tratti di una neurosi della e secrezione dell'intestino. ed il fatto di dovere procedere a nuove e motilità Invece l'EINHORN, il BoAs l' EBSTEIN e lo consecutive intubazioni fino a terminare colla ScHOTz ritengono che nel maggior nl1mero tracheotomia, se non con la morte im prov- dei casi se non in tutti, la causa di questa • malattia stia nell'infiammazione della mucosa, v1sa. e quindi differiscono radicalmente dai primi sia dal punto di vista teoretico sia da quello Q t1esta breve esposizione di fat~i osservati pratico, relativo cioè alla prognosi ed alla te1·apia; si verifica per la colica mucosa quel resi anche più chiari dalle succinte conside- che accade p er lo stomaco, in cui i disturbi razioru or ora riportate (che rappresentano nervosi sono apprezzati e curati diversamente il risultato dell'esperienza personale al ri· da quelli di natura catar1·ale. Un'unità di vedute non si potrà mai a're1·e, guardo) a me sembra sia più che sufficiente se, come lo indica la definizione, si prendono per dimo =>trare la superiorità dell'intubazione di mira i due. sintomi: eliminazione di ml1co nel or up alla tracheo tomi a almeno come re- e dolo1·i. Questi due sintomi si riscontrano in gola generale, e per fare constatare la ne- "\ra1·ie affezioni intestinali, diverse tra di loro cessità che il reparto dei difterici deg]i Ospe· e per l,imagine mo1~bosa e per la relativa cura. Accompagnano spesso le infiammazioni del· dali di Roma sia fornito dell'apparecchio l'intestino e più spesso le flogosi a carico del completo da intubazione, acoiocchè questa tratto inferiore che non del superiorA. venga costantemente praticata a preferenza Orbene la comparsa di questi sintomi sotto della tracheotomia, potendo si e dovendosi anche forma di accessi ed in un grado di grave inqui da noi ridttrre di circa la metà la mor· tensità si designa, non senza ragione , dal punto di vista pu1·amente sintomatologico col talità già tanto elevata (il 70 per cento nei nome di « colica mucosa » . tracheotomizzati). Le ricerche anatomiche macroscopicl1e e microscopiche istituite da vari autori ci moRoma, settembre 190"2. strano come la colica mucosa da un lato può far parte della sindrome fenomenologica dell'enterite genuina, dall'altro può s11ssistere Prof. Achille De Giovanni indipendentemente da qualsiasi alterazione flogistica della mucosa intestinale. La Lega Nazionale contro la Tubercolosi La duplice comparsa della colica mucosa con o senza fenomeni fl ogistici indusse il sua organizzazione e sue aspirazioni. N OTHNAGEL a distinguere due forme cio \: l' e11· ferite 11ze11zòr·anacea e la colica 11i1tcosa. Questa Un elegan,fe volu111etto di 90 pagi11,e, Lire -I. ultima la fa dipendere da un' 01~igine nervosa. e la considera come un disturbo ner"'ro o clella N 8. - La vendita di tale volume, sottratte le spese . è a. secrezione del muco. vantaggio della uga Nazional5 comro la Tub8rcolo1i.

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Qui naturalmente non si tratta solo di una neurosi della secrezione, bensì di un complesso di sintomi, cioè di neurosi della secrezione, della motìlità e sensibilità. Ora mentre alcuni autori, come LEUBE, RosENBEIM, FLEISCHER, HEIDlETER e noi stessi, nella maggior parte dei casi crediamo di riconoscere le caratteristiche della colica mucosa intesa nel senso del N OTHNAGEL, altri autori invece sono propensi a considerare la enterite membranacea del NoTHNAGEL come la regola, e la colica mucosa come l'ecce• z1one. Il LEUBE tentò per il primo di abbandonare il dualismo del N OTHN .A.GEL. Egli dice: E cosa certa la formazione di quella membrana nel corso di alcune enteriti ; è innegabile cl'alt1·a parte il suo nesso con disturbi nervosi: quasi tntti gl'infermi da lui osser' rati erano nello stesso tempo iste1·ici; nessuno migliorò coll'impiego dei rimedi soliti ad adoperarsi nel catarro intestinale. Laonde in questa malattia dell'intestino associata a formazione di membrane trattasi.' nella maggior parte dei casi, di una nBnrosi secretoria. Secondo un tal modo di vede1·e la colica mucosa viene ad essere considerata in certa guisa come una complicazione ne1·vosa impiantata sopra un processo di enterite. Il WESTPHALEN rigetta senz'altro la distin· zione del N OTHN.A.GEL : la così detta membrana enterica è dovnta, secondo lui, ad una ipersecrezione mucosa di natura nervosa; può aversi nello stesso tempo un processo catar1·ale dell'intestino ; pe1·ò anche in questo caso, secondo il WESTPHALEN, la produzione ano1·male di muco non dipende dal catarro bensì da disturbi nervosi. Prima di mettere in chiaro il perno della ql1estione è necessario precisare la sindi·ome propria delJa malattia in discorso. Essa si osserva per lo più tra i 20 ed i' 45 anni; però vi sono casi frequenti anche nel secondo decennio. Oltre i 45 anni la sua comparsa dimi· nuisce fort· mente. Le donne sono colpite più spesso degli uomini. La maggior parte degli individui affetti da colica mucosa ebbero già a soffrire di forti disturbi degli organi digestivi: pe1· lo più dispepsia gastrica di natura nervosa, associata ad ipercloridria, crampi dello stomaco; di i·ado eh bero tendenza alla diarrea, e più spesso costipazione, contro la quale si adoperarono vari mezzi chimici e fisici. La comparsa della colica mucosa è qzEasi se111pre preceduta da zin pe1·iodo di ostinata costipazione della du1·ata di setti11ia1ze e 11zesi. Qualche volta siffatti malati offrirono anteriormente infe1·mità con alterazioni anatomiche, come appendicite; spesso · dissenteria tropicale. Tra le malattie che precedono l:i colica mucosa, si parla, nei trattati di patologia, anche delle seguenti : rilasciamento della parete addominale gastroptosi, rene mo· 1

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bile, endometrite, metrite cronica, infiamma. zione degli annessi. Tutte queste malattie pregresse hanno importanza solo in quanto che possono influire sui movimenti dell 'inte· stino. I casi da noi osservati hanno questo di CO• mune: che, cioè, in seguito a disturbi digestivi più o meno gravi, i nostri infermi hanno tenuto, per un periodo di tempo più o meno lungo, un regime alimentare di sostanze di facile digestione quale si cost11ma nei casi di ulcera dello stomaco, di catarro intestinale, di colica epatica, di convalescenza dopo appendicite. Quasi tutti i nostri infermi dimagrirono sen· sibilmente seguendo queeta dieta. In via ecce· zionale riscontrammo contemporaneamente di· sturbi nervosi d'indole isterica o nevrastenica ma che spesso risalivano ai primi anni di vita. Prima che l'imagine morbosa abbia raggiunto il completo sviluppo, la maggior parte degli infe1·mi hanno già constat.ato la presenza di muco nelle f èci, che sono dure e consistenti ; molti hanno già sofferto dolori all'addome, che sono scomparsi con l'evacuazione alvina pro· vocata artificialmente mercè l'olio di ricino, clisteri, ecc., ecc. Solo dopo questi p1·odi·omi si manifestano i veri e propri accessi di colica mucosa, i quali o consistono in evacl1azione non dolorosa di muco, mescolato a poche o p\lnto fèci, ed in tal caso il muco ha una consistenza tenue e di aspetto vitreo ; o consi~ stono nell'evacuazione di muco preceduta da grave molestia dell'addome, da rumori gorgoglianti nell'intestino e da dolori colici ; ed allora il muco eliminato ha co11sistenza molto più compatta, ha l'aspetto torbido, poco trasparente e la forma di strie, di fascie, di membrane, di reticolati. In molti casi, evacuata la massa mucosa cessano tutti gli altri disturbi, e l'individuo gode perfetta salute per un lungo periodo di tempo. Per lo più gli accessi di dolore e l'evacuazione di muco si protraggono per pa1·ecchie ore ed anche pe1· alcuni giorni, seguiti non di rado da diarrea. Gli infermi durante e dopo gli accessi si sentono assai stanchi. Negli intervalli tra un accesso e l'altro gli infermi si lamentano quasi sempre di: peso e tensione nel ventre ; dolori lancinanti qua e là ; ventosità dopo i pasti ; inappetenza. La tendenza .a lla diar1·ea, che talora segue l'accesso, è presto sostituita dalla costipazione. Caratteri del muco. - Come fu detto di sopra, si distinguono due tipi di muco : l'uno ten11e, traspareute, i·icco d'acqua, quasi fluido ; l'altro duro, secco, ispessito, opaco. Tra questi due tipi vi sono n11merosissime forme di passaggio che non di i·ado si riscontrano nello stesso :1ccesso. Il primo tipo è un p1·odotto i·ecente della mu· cosa, mentre il secondo rappresenta masse mucose di vecchia data, divenute secche per il i·iassorbimento dell'acqua e morlellate a strie


[ANNO IX, FASO. 23]

SEZIONE PRATICA

fasce e membrane dalla pressione dell~ fèci : il mttco apparisce chiaro alle autopsie. Lo J AGI.~ t1·ovò una volta la pseudomembrana così ispes· sita e aderente alla parete intestinale che solo a stento potè distaccarla con l e pinzette. Tali membrane si distaccano per la meccanica de11·accesso, rappresentata da movimenti spa· srnodici, più che peristaltici dell'intestino · e condiuvata della presenza di muco fresco che serve a sciogliere e distaccare le masse ade· i·enti. Il muco vecchio esercita uno stimolo meccanico e forse anche tino speciale stimolo cl1imico, che provoca il parossismo. Talora i hanno anche accessi abortivi come segue rappresentati : l 0 Dalla eliminazione di masse mt1cose te· ntli e ' ritree (speeialmcnte nei casi leggeri. come al l'inizio e alla fine della malattia), senza S}Jasmi e dolori intestinali. 2° Da spasmi e dolori intestinali, senza di· st~tcco ed evacl1azione alvina di m11co · i dolori Ct'Ssano in parte spontaneamente, in parte dopo i narcotici. Passato qualche tempo ricomincia la. lotta. Questi casi danno spesso origine ad flrrori diagnostici. Così. per esem1Jio. riscontrando in un infermo dolori ' ri,rissimi e con · t r:izioni eccPssi,·e clell'intestino, cl1e d'alt1·a }):trte i tJresenta vuoto nel suo segmento in· ferior<=>: nausea. vomito, polso piccolo ed espres· sione di aml)ascia sul vjso pensiamo facilmente ad unét occlusione intestinale. U n caso simile f tl osservato nella clinica del GERIIARDT. Una 1·agazza cli 25 anni presentava perdita qt1asi totale della coscienza; dolori· retto privo cli materie fecali; si sospettò clapprima una coliea aturnina, però mancavano traccie di piombo sia nelle gengive sia sopra la pelle. In Hegt1ito a somministrazione cli oppio e ap· plicazione d'impacchi caldi cessarono i dolori; il giorno soguente si ebbe llna scarica alvina spontanea pri,ra <li muco. Trascor a una settimn11a insorse un altro parossisma, seguito <li lì a poche ore, dall eliminazione di 50 gr. cli muco sotto fo1·ma. <li cordoni e membrane. Vi sono altr·e forme cli colica mucosa ab or· tiva cioè quando in individui molto sensibili anche l'eliminazione di masse mucose recenti e ài consistenza tenl1e è accompagnata da vio· lenti spa mi e dolori; in questi casi è giusti· ficata la denominazione di « 11e111·osi riel/a se11·

sibilità

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In altri casi manca il vero parossismo. e nondimeno l'intestino emette masse mucose cl111·e e consistenti. La. produzione eccessiva di m11co erl il suo acc11mt1lo nell'intestino costit1tiscono il punto essenziale ; il dolore, che varia da caso a ca o e da acce o ad accesso, dipende in parte dalla costituzione meccanica e chimica del muco. in pa.rte dalla eccitabilità propria dell'individuo. Ciò posto ci domandiamo se la costituzione de1 muco basta a spiegare gli altri sintomi. ll muco è segregato da tutto ql1anto l'intestino grosso ancl1e nell'indiv"iduo sano; ma la sua quantità

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è così minima, e Sl1bisce p1·obabilmente, per l'az;ione dei batteri, cambiamenti coRì i ..apidi che nelle feci non se ne ha traccia macrosco· pica ma solo qua e liti qualche indizio mic1--o· scopico. La presenza di muco nelle fèci si ha solo in speciali condizioni, innanzitutto nella proctite catarrale poi nei catarri dell'inte· stino tenue e grosso associati a cliarrea. La sua presenza in questi casi dipende in parte da una maggio1·e produzione, in parte da una maggiore rapidità con la quale il contenuto dell'intestino è eliminato , mancando così il tempo necessario per la decompo izione clel muco medesimo. Si riscontra muco anche in condizioni normali sulla superficie e nell interno delle fèci d11rissime ; ma questo non è altro cl1e muco normale, che fors P fu segregato in qt1antità normale e che per p enuria di acqt1a non pot<' Stlbire l e ulteriori decomposizioni. Orb ene il muco che si osserva n elle accen· nate condizioni è forse sosta.nzialm()11t<> rli· v erso da quello che si ha nella colica mucOSèl ·~ N t1mer-ose ricer che istituite in p1·oposito hanno mostrato che il muco n ella colica mucosa dif· ferisce da quello che si riscontra in altri tati normali o patologici dell intebtino oltrecl1è per un minore contenuto di acql1a ed una mag· giore consistenza, anche per il fatto che e o muco contiene un nume1·0 di cellule mino1·e di quello ch e si i·iscontra nelle forme di ca· tarro in tes tin ale. Questa pa1·ticolarità vuol dire che nella colica mucosa pura e .semplice non si ha da fare con un prodotto flogistico; però non ci spiega il meccanismo degli accessi: clobbiamo quindi ricorrere alle ipotesi. Pt1ò darsi che il muco segregato sotto 1 influsso di un' eccitazio11e nervosa abbia una speciale costitu.zione ~tp­ piccicaticcia, onde più facilmente aderì ce al punto di origine e vi si accumula. Ab biamo a qt1esto riguardo un 'analogia nei noti feno· meni delle glandole saliv&.ri: stimolando il nervo facciale, i ottiene dalla glandola otto· maE\cellare un muco abbonclante assai acquo~ o : stimolando invece il nervo simpatico si ha u11 muco denso fortemente filamentoso~ che &i rac· coglie ali'orificio del d6tto escretore sotto forn1a. di un ammasso solido. Del pari nella colica, muco a si può su1)1Jorre che sotto l=influsso cli uno stimolo n ervoso venga alterata la co~ti· tuzione chimica del muco inte tinale e opra· tutto la sua viscosità. lVIa forse possiamo fare a n1eno tlell·anzidetta ipotesi. 111 '"'ero è noto che la colica mt1cosa si associa quasi sempre ~ld una intensa costipazione· il riassorbimento clell' acq tl<t delle fèri nel segmento inferiore clell'intestino gro so è ass8i inten o; la ste. sa . ., ottrH.zionP di acqua e lo stes o disseccamento subisr~ pure il muco, il quale disseccanclo i pe1·cl P. l'elasticità e la scor1·evolezza ecl arq ui ta, al contra1·io maggiore vi cosità e con i tenza pl~ttica. Q11ando que te due ultime propriPfit (9 )

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IL POLIOLINIOO

hanno raggiunto un certo grado, allora pe1--chè il muco aderente sia eliminato dall' intestino, si richiedono forti contrazioni del medesimo intestino, le quali sono pr·ovocate forse da alterazioni chimiche non ancora note a carico del muco ; e forse gli stimoli ner·~osi danno l'ultima spinta. Contrariamente al Bo.A.s, il quale ritiene essere la colica mucosa solo un sintoma della costipazione, ammettiamo d'accordo col N OTHN .A.GEL, col v. LEUBE e con altri che, oltre all'iste1·ismo ed alla nevrastenia, vi sonQ..., anche speciali alter·azioni, sec1·ezione delle glandole mucipare intestinali, le quali alterazioni rappresentano una parte importante nello sviluppo della colica mucosa. Si pot1·ebbe rigettare questa nostra opinione qu:;tlora si dimostrasse che la coprostasi dia origine dapprincipio ad un'infiammazione e ad una ipersecrezione infiammatoria di muco; allora forse la periodicità degli accessi la si potrebbe spiegare con le condizioni meccaniche. Ma a ciò si oppongono e i reperti anatomici e sopratutto l'esperienza clinica. La presenza di alterazioni anatomiche non può conciliarsi col fatto osservato, che cioè tra i vari accessi decorrono periodi di completo benessere e normale funzionamento delle vie digestive; e nei casi meglio caratte1·izzati di colica mucosa quell'eliminazione di muco può scomparire in modo completo e duraturo da un giorno all'altro appena la defecazione diventi i·egolare. Col riflesso nervoso anormale questo fatto lo si può spiegare, poichè, appena cessa lo stimolo (secchezza e durezza delle feci) ' Tiene a mancare in pari t empo la causa dell'accre· sciuto i·iflesso. Ozi1·a della colica 11z1icosa. - La cura si distingue in: 1° Cura sintomatica dell'accesso. 2. Cu1·a causale della malattia. Cura sinto11iatica dell'accesso. - Contro lo spasmo dell'intestino riescono efficaci: il ri. poso in letto gli impacchi caldi sul ventre; l'impiego di un narcotico, sia sotto forma di iniezione sottoc1J.tanea di morfina, sia sotto forma di suppositorii (gm. O. 04 di estratto di oppio con eguale quantità di estratto di belladonna). Calmato il dolore, si dà un clistere di acqua il quale determina l'eliminazione non dolorosa di .notevole quantità di muco. Se invece si i·icorre subito al clistere esso provoca un vero parossismo, ancorchè vi si aggiungano sostanze stimolanti come sale di cucina sapone, glice1·ina, ecc. ; anzi si ha spesso una contra· zi one spasmodica tale dell'intestino che il contenuto del clistere penetra solo nella porzione più bassa del medesimo intestino e fuoriesce di bel nuovo, senza traccia alcuna di muco. Il primo clistere d'ordinario è seguito da evacuazione di solo muco. Perciò, trascorse (10)

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(ANNo IX, FA.so. 23J

1-2 01·e, se ne dà un secondo molto alto e d'olio (300-500 eme.), eventualmente anche questa volta, previa la somministrazione di un narcotico. Questo secondo clistere, ohe deve essere ritenuto il più che si può, ha per iscopo di i·ammollire le fèci e distaccare il muco dalla parete intestinale. Gl'infermi sotto l'in· flusso del narcotico ordinamente si adclor· mentano. Il sonno è seguito da evacuazioni non dolorose di olio, muco e fèci, sia insieme, sia 11na sostanza dopo l'alt1·a; e l'accesso è esau1·ito. Questo metodo d1 Ctlra dell'accesso è preferibile a qualunque altro. Cura cazisale della malattia. - Essa riguarda l' intestino e lo stato nervoso dell' infermo . .anticamente si dava maggior peso alla cu1·a delle condizioni nervose, mentre ora l'appa· rato digestivo occupa il primo posto. A noi sembra che in tesi generale si debba tenei· conto in ugual grado e del sistema nervoso e dell'appa1·ato digerente; però è certo che, regolando le f nnzioni intestinali, si ottiene quasi con sicurezza la pronta guarigione della colica mucosa; non solo, ma la scomparsa di siffatti disturbi agisce favorevolmente sullo isterismo o la nevrastenia che potrebbe1·0 esi· stere nell'infermo, ed agisce sia per e,è, sia per il fatto che migliorando le funzioni digestive migliora anche lo stato di nutrizione generale. La cura dei disturbi degli organi digestivi dev'essere innanzitutto dietetica; quindi l'ali· mentazione comprenderà solo cibi semplici, non stimolanti, analoghi a quelli che si prescrivono nell' enterite c1·onica e nell' ulce1·a dello stomaco. Mediante una dieta provvida (;-\ blanda, specie se associata a clisteri di olio praticati sistematicamente, si possono conseguire buonissimi effetti, poi ehè in questo modo si migliorano a poco a poco i movimenti dell'intestino; e, finchè l'intestino è in buone condizioni funzionali, non vi è pericolo di nuovi accessi. Se non che il v . NooRDEN, basandosi sui ri3Ultati di una lunga esperienza, invece della dieta suddetta, raccomanda, qualora non si abbiano lesioni anatomiche della mucosa in· testinale, un'alimentazione assai grossolana e ricca di pa1·ti non dige1·ibili cioè: galletta, le· gumi compresa la buccia, erbaggi ricchi di cellulosio, frutti dal nocciolo piccolo e dalle bucce grosse come ribes, uva spina, uva;. inoltre grandi quantità di grasso. Con questa dieta si hanno fèci abbon· danti, e molli, le quali perciò non stimolano l'intestino. Come osserva il BARA.NY, l'azione benefica dAi cibi grossolani dipende dal loro abbondante contenuto di cellulosio, il quale dà origine a sviluppo di gas, che dal canto suo impedisce l'accumularsi e l'indurirsi delle materie fecali. Però va notato che a facilita1·e il passaggio di questa dieta grossolana è indicatissime>


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r.A.NNo

ix, F Aso. 231

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SEZIONE PRATICA

l'uso di acque minerali durante le prime 3-4 settimane. Sono da proscrivere perchè dannose le acque di Ka1·lsbad ed altre acque alcaline (Neuenahr, Vichy, ecc., ecc.); giovano moltis· simo le acque saline di Kir:;siugen e di Hom· bt1rg (un bicchiere la mattina a digiuno). Que· ste acque hanno la proprietà di diminuire la produzione di muco dell'intestino grosso, e di facilitare la digestione degli alimenti volumi· nosi e i·icchi di grasso. Un'alt1·a indicazione pure opportunissima è il 11tassaggio dell'intestino grosso, specie della S iliaca. È noto che si suole proscrivere il massaggio nei casi di costipazione spastica, mentre lo si prescrive nei casi di costipazione atonica. 01·bene noi conveniamo nell'ammettere che si debba evitare il massaggio nella costipa· zione spastica, purchè l'infe1~mo segua un r e· gime alimentàre povero di parti non digerì· bili; chè se l'alimentazione è invece ricca di parti non cligeribili, allora il massaggio è indicatissimo , specie durante i primi 8-10 giorni di cura. Il Bo~\.s, l 'EINHORN e lo HE"i\OTETER sono anch'essi fautori cli questo r egime, però c1·e· <lono opportJno per l'infermo che vi si sot· toponga a poco a poco gradualmente. Il WEST· r:>nALEN al oontra1·io ritiene che il cambia" n1ento rapido nel genere di alimentazione vada i11contro a mino1·i difficoltà che non il gra· cl uale. Dal canto nostro noi riteniamo che qualora motivi seri non lo impediscano, il mutamento rapido riesce sempre vantaggioso, anzi abbrevia la durata dei di. turbi. Bene inteso ehe l infermo deve anche rinunzia1·e a qualsivoglia eccesso od errore die· tetico che poe;sa a'rer contratto anteriormente alla malattia. . Quando le fèci hanno riacquistato i caratteri normali riguardo al colore, alla forma, alla consistenza e al modo della loro eva· cuazione. in(1ipendentemente da lassativi, massaggio clisteri od alt1·0, si può dire che la colica mucosa è guarita e per sempre· allora s'inizia il rito1·no al regime alimentare ordi· nario dell'indi,riduo; questo i·itorno dev'essere fatto graclualmente. Nella maggio1· parte dei casi però oltre la costipazione ed evacuazione di mt1co, l'infermo presenta anche uno stato di nutrizione gene· rale assai cattiv·o non che distu1·bi d' indole isterica e n ev1·astenica. In questi casi il mi· glioramento dello stato di nutrizione deve considerarsi come la condizione necessaria per una guarigione duratura. Perciò bisogna sottoporre 1 infe1·mo ad una dieta alimentare sistematica assai nutriente e corroborante, per lo spazio di 4 settimane incirca : il minimo 3 settimane ; il massimo 6 settimane siccome noi usiamo fare con risultato ottimo. Abbiamo trovato efficaciesimo il seguente

regime cl1e pubblichiamo, facendo pe1·ò osservare che nella sua applicazione bisogna tenei· conto delle condizioni proprie di ciascun individuo, poichè esso i·egime, al pari di ogni altro, correrebbe pericolo di i·iuscil·e vano qualora lo si applicasse con esattezza mate· matica (1). Ore 7: iJ/ 10 di litro di latte e cr ema (2 parti di latte ed 1 di crema). Ore 8 : 1/4 di litro di acqua minerale cl i Kissinger Rakocz~r o di Homburger Elisathquelle. Ore 9: 3/ 10 di litro di latte e crema o tè leggero o caffè con crema; qualche volta anche cacao con crema, burro e zucchero ; inoltre 50-70 gm. di pane grossolano e ricco di cellulosio con 30-50 gm. di bu1·ro. Ore 10 1/ 2 : :Nlassaggio dell intestino, o idro· . teeapia; q tlalche volta elett1·izzazione dell 'in· testino grosso. Ore 11 : ~iinestra di legumi con lardo, o salame di W estfalia ; galletta e burro in abbondanza ; un bicchiere di vino o un bicchierino di cognac. 01~e 13 : Carne a piacer e. Ve1·dura in abbondanza e cli varie sorta, patate cotte o rosolate nel burro ; frutti come ribes, uva spina, o una libbra di uva, ecc. · 112 bottiglia di vino della Mosella, leggero e n on vecchio. Dopo il pasto riposo a letto ed impacchi caldi sul ventre. Ore 16 : Pasto come la mattina alle 9 ; quindi passeggio pe1· circa 2 ore. Ore 19: Pasto come alle 1a; più 50-70 gm. di galletta con burro in abbondanza. Ore 21 : 3/10 di litro di latte e crema come la mattina. In tal modo gio1·nalmente s·ingeriscono: Latte 1/2 litro conten ente gm. 150 di grasso. Burro gm. 230 di ct1i 2/3 crudo, il resto cotto. Galletta gm. 200-250. Al primo e al terzo giorno della cura noi prescriviamo un clistere d'olio. Nei giorni successivi abbiamo dovt1to prescrive1·lo solo in via eccezionale n ei nostri infe1·mi. Trascorsi 2-4 giorni di questa cura, le fèci acquistano consistenza ed aspetto normali ; cessano i disturbi, specie il dolore. Procedendo la cu1·a senza incidenti, il muco scompa1·e dalle fèci non più tardi cli 8 giorni; lo stato generale di nutrizione migliora notevolmente, come pure migliora lo stato nerv oso. La cura anzidetta perchè dia buoni risultati è bene che si faccia in case cli salute od alt1"i istit11ti a ciò adatti, lungi dalle occupa· (1) L'osservazione è giu~tis ima, sp ocie 9t1an~o il regin1e alimentare p1·oposto dagli .A.A. lo s1 \ogl1a applicare ad un tt1bo digerent~ ~ così J:>OCa capa· cità alimentare qual'è quello Jtal1ano cli f1 onte al tedesco. Il m etodo dev'e sere innanzitt1tto naturalizzato e poi incli,·idualizzato.

(..\ ..ola riel tradnttoreJ. (11)

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IL POLIOLINICO

zioni abituali ; altrimenti l'esito è incerto e dubbio. Circa la località da scegliere, se cioè valga meglio la montagna o la marina, noi stando alle proprie ·esperienze raccomandiamo di evitare i due esti·emi, cioè le grandi alture e il mare : le località più oppo1·tune sono le colline con boschi e siti adatti per passeggiate che non stanchino molto. \

Breve 1·ivista dei casi da noi cu1·ati. Abbiamo avuto occasione di curare 76 casi tipici di colica mucosa, segt1endo il metodo riferito di sop1·a. Qt1esti casi comprendono 4 bambini, 48 donne e 24 uomini. Quattro soffrivano di achilia gastrica ; 16 presentavano ipe1·acidità gastrica, . talvolta anche ipoacidità; 71 soffrivano di costipazione c1·onica. Il risultato della cura fu il segt1ente : 4 volte si ebbe insuccesso. La cura si dovette sospendere dopo pochi giorni, vuoi perchè la produzione di muco e l'enteralgia non accennavano a scompari1·e) vuoi perchè gl'infermi non ebbero la costanza di proseguire la cura intrapresa (ciò accadde in 2 uomini fortemente nevrastenici). 12 volte si ebbe risultato incompleto, cioè gli accessi divenne1·0 più rari ed i dolori minimi. 6 di questi infermi seguirono la cura in propria casa. Nei i·imanenti 60 casi la c11ra condusse a i·isultati completi cioè : scomparsa completa di muco nelle fèci , di dolo1·e e di costipazione; miglioramE:-nto talvolta assai notevole dello stato di nutrizione generale ; migliora1nento dei disturbi nervosi. 1_\;lancandoci le notizie di 12 infermi, possiamo riferire solo di 48. In 10 infermi il primo risultato fu considerevolissimo~ lJerò si protrasse solo per 3-6 mesi, i·icomparendo di nuovo la costipazione e di l\ a poco la colica mucosa. Orbene questi in· fermi trascu1·arono éompletamente qualsivoglia precauzione al p1·imò appari1~e della costipa· zione, ovvero la combatterono con mezzi inadatti (forti pu1·ganti e clisteri). Quattro di quegli infermi ripetettero la cura dopo uno o due anni e d'allora in poi sono da consi· deraire come guariti. 38 infermi (4 bambini e 34 adulti) non eh· bero 1·ecidiva per lo spazio di un anno dalla prima cura. Per la maggior parte di questi malati la durata della guarigione si estende a pii1 anni per alcuni fino a oltre i dieci anru.• In conclusione si hanno le seguenti percentualità: Risultato completo 79 °/ 0 • Risultato di una certa durata 50 °/ 0 • Recidivi 13.1 °/0 • Risultati ignoti 15. 8 °/0 • Risultato incompleto 15. oI o· - 9- o;o· I n&uccesso o.

[ANNo IX, F Asc. 23 r

Conclusioni.

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1. La colica mucosa tipica si p1·esenta quasi esclusivamente negl individui che per lungo tempo hanno sofferto e soffrono ancora di costipazione (per lo più è la così detta costipazione spastica). 2. La costipazione cronica di per se stessa non conduce mai alla colica mucosa. A ciò si richiede una eccessiva irritabilità ed attività delle glandole mucipare dell'intestino grosso. Però l'iperfunzionalità glandola1'e nf>lla colica mucosa non dipende da lesioni anatomiche della mucosa (infiammazione) ma da influenze nervose ; questo fatto può designarsi col nome di neurosi secretoria, e si osse1·va quasi esclusivamente in individui isterici e nevraste•

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3. Oltre la forma tipica di colica mucosa vi sono anche forme abortive. 4. La gua1~igione della colica mucosa presuppone la guarigione d~lla costipazione. La cura sistematica che combatte la costipazione in modo duraturo e completo, farà scompa1'ire anche la colica mucosa. Il metodo da noi indicato ci sembra il migliore di quanti se ne conoscono; lo si designa col nome di te1·apia dietetica attiva dell'i1itesti110, in contrapposto alla terapia di risparmio praticata con sostanze alimentari facilmente digeribili. 5. Lo stato nervoso merita di esse1·e tenuto in conto p e1· il fatto che persis1;endo i disturbi nervosi, si ha da temere un'azione riflessa sfavorevole sull'attività dell'intestino, la quale azione sfavorevole può preparare un nuovo accesso. La cura del sistema nervoso deve andare congiunta con la cura dietetica ; può an'c he seguirla, ma non deve mai precedei'la. Dott. E. GuGLIELMETTI.

TERAPIA

Il t1·attarriento medico della perica1·dite i·eumatica acuta. (HuCHARD, J ou,ru. des JJralici ens, s. a ., n. 44).

Il trattamento delle pe1·icarditi è medico o chiru1'gico. È medico nella f orfi:ta secca e nella adesiva o sinfisi cardiaca, bencllè in questi ultimj tempi si sia voluto immaginare teori· camente un t1,attamento chirurgico contro le aderenze ; deve restare medico nelle pericar· diti con versamento sino a che questo non comprometta la funzionalità del cuore e che si possa sperare il riassorbimento del liquido, come accade spesso nelle pe1·icarditi di origine e di natura i·eumatiche. Il tratt~men~o è chirurgico quando il versamento _m1nacc1 l~ esistenza del malato (paracentesi del peri· card.io) o quando il versamento è cronico oppure di natura purulento (pericardotomia, con o senza lavaggio della sierosa).


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SEZIONE PRATICA

Pe1·ica1·rlite 1·ezi11tatica. - Il salicilato di soda possiede senza dubbio un'azione preventiva, ma perchè ciò si ottenga sono necessarie tre condizioni : 1. Agii·e subito e con alte dosi alla p1·ima comparsa dei dolori reumatici (6-8 gr. nell'adulto) e non in modo progressivo e ciò sia perchè esso agisce tanto meglio quanto pii1 il 1·eumatismo è acuto e recente, sia perchè così si impediscono spesso le complicazioni ca1·diache le qt1ali possono esse1·e così precoci da mostrarsi al 5°-H0 e anche al 1° giorno di malattia e talora persino qualche giorno p1·ima della compa1·sa di ogni artropatia, specialmente nella giovane età. E si de·v·e tenei· presente che sia n ella pericardite che nell'endocardite, una volta stabilitesi, il salicilato non ha più alcuna azione. Anche i bambini sopportano bene dosi relativamente forti · 2. F1·azionare le dosi sia per la l egge di te1·apeutica per la quale i medicamenti ad azione ra1Jida de·v·ono essere così somminitrati nel fine di agire nell organismo in modo continuo sia per la natura stessa della malattia acl invasioni successiv e e ad andatura i·apida. È quindi un e1·rore dare il farmaco di g iorno e sospenclerlo di notte, come se dtl· rante questo anche la malattia dormisse; 3. Non sospen(lere mai il trattamento salicilico bruscamente, ma continuato a dosi mino1·i per 8-10 gio1·ni dopo la scomparsa com· pleta dei dolori a1·ticolari e della febbre, i·ico1·dandosi semp1·e clella facilità delle ricadute. Pe1·icarrlite secca. - In questa come nelle altre forme di pericarcliti seconda1.. ie non esiste disgraziatamente una medicazione preventiva. Bisogna perciò limitarsi al suo trattamento curativo e combattere i sintomi di e1. etismo oa1•clin.co, quelli del processo anatomo-patologico stesso ed infine quelli dati dall'indebolim~nto rlel miocardio. Innanzi tutto pe1·ò si clevono proscrivere i i11eclicamenti inutili o dannosi; tali la veratrina, raccomandata da FRIEDREICH. il ta1·taro stibiato cla J.Accoun e.il cloralio per l'aclinamia ca1·diaca che possono produrre. Così pt11·e il salasso cl1e alcuni volevano fo sse praticato in modo generoso. Da non consiglia1·si neppure sono i me1·curiali (calomelano, l1nguento merct11·iale, ecc.), l'azione a.ntiflogi tica dei qt1ali non è che una ipotesi; il tartrato cl 'antimonio il nitrato di }lOtassa gli iodtlri associati o no alla tintura cli digitale, il percloruro di ferro ed infine nemmeno i vescicn.nti. Qt1esti possono attenuare alct1ni dolori locali, combatte1·e i , ..ersamenti c1·onici e le a<1erenze. ma devono e se1. e assolutamente evitati nelle pe1·icarditi acute ed infettiv·e. .All'oppo to sono cla consigliarsi le e11zissio1ii sa11g11ig11e locali (per mezzo di sanguisughe o cli 'rpntose scarificate) rl1e riescono sedati,. .e pe1· il dolore. la palpitazione e pe1· l'eretismo cardiaco e possono diminui1·e il proce so in·

fiammatorio sottraendo con l' inte1·mediario delle mammarie interne direttamente del sangue ai vasi d el pericardio este1·no. Utili pt1re sono i topici 1·efrige1·a1iti come la vescica di gliiaccio posti stùla i·egione precordialt?, evitando peraltro una ap1Jlicazione troppo prolungata che deprimerebbe l'azione cardiaca e nervosa. Con la. refrigerazione locale si. mira invece ad ottenere il i·allentamento del cuore e l'aumento della tensione arteriosa.. Per questa i·agione si sconRiglia l'applicazione clel calore che produce acceleramento dei battiti, benchè si sia nelle forme molto dolor<•se costretti ciò nonostante a ricorr ervi per fortificare la contrattilità del miocardio suscettibile d indebolir i sino alla sincope sotto la inflt1enza di forti dolori. L 'oppio alla dose di 5 a 20 centigrammi per gio1·no se1·ve assai bene ]Jer calmare gli accidenti ne1·vosi come un vero corc.liale {Sy· denham) e l ' A . tro,,a esage1·ato 1 opinione di BERNHEIM che accusa que to farmaco di ac· centuare la debolezza cardiaca. Utili pure contro i sintomi dolo1·osi sono le applicazioni locali cl i salicilato di 11tefile in pomata al 20 pe1· cento ed anche col 10 per cento di 11ze1ztolo. Per la cligitale alcuni hanno sollevato delle obiezioni. affe1·mando sopratutto che quando il muscolo cardiaco è infiammato o degenerato la digitale non fa più guadagnare al cuore in forza ciò che perde in velo cità. L' A. invece sostiene che essa sia un medicamento prezioso anche ql1ando il miocardio è profondamente degene1·ato come nella cardiosclerosi. La digitale ha un com1Jito semplice nella perica1•di te : combattere 1 eretismo clell'o1·gano, le palpitazioni, la tachicardia, senza badare ali azione antiflogistica o antifebbrile. E il su0 compito corrisponèle benis· simo tanto all'inizio, qtlanto nel decorso delle malattie. Il modo di somministrazione deve essere semplice, evitanclo le a sociazioni me· dicamentose e ancl1e gli stessi infusi di sola digitale. È da preferirsi la digitalina c1·istallizzata (dieci o dodici gocce della soluzione al millesimo), la qttale è fissa ecl in,,.ariabile o anche un g1·anulo di digitalina cli un quarto di milligram ma da ri1)ete1·si per cinqt1e giorni. Anche dosi più cleboli e ripetute er,riranno a mantene1·e il miocardio in t1no tato cli tonicità sufficiente per impedire il suo progressivo indebolimento. Qltando, raramente del resto, l'indebolì· mento del cuore s i manifesti d' im1)rovv-iso, non si può spe1·are molto dalla digitale per la sua, a.zione lenta e allora val meglio ricorrere alle iniezioni di olio ca11/01·r1to. ete1·e. ca/: j'eiiza, sier(J a1·tijicirtle. enza però lasciare in dispartò la somministrazione di un mezzo milligrammo cli cligitalina. _ L' A. non consiglia, per la ragione già detta, l 'associzione della sti·icnina e clell~l cligitale. consigliata in questi ca i. (13)

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IL POLICLINICO

Il regime sarà latteo o latteo vegeteriano per diminuire il lavo1'0 del cuore e per assicurare l'eliminazione delle tossine microbiche ed evita1~e le alimentari vaso-constritt1·ici. Pe1~ at· tenuare gli ostacoli vascolari si devono anche prescrivere di tempo in tempo dei rimedi yaso-dilatatori: trinit1~ina, 1iit1·ito d'amile te· h·anitrolo e ciò specialmente all'inizio della pericardite, anche per evitare i vivi dolori • • ang1nos1. Non bisogna dimenticare infine il trattamento della causa della pericardite, cioè della malattia infettiva che le ha dato origine. Perciò si deve cercare di aumentare i processi di ossidazione e favorire la eliminazione dei p1~odotti di di sassimilazione (benzoato di

soda, bevande abbortdanti e diu1·etiche, teobromina, iniezioni di siero artificiale). Pe1~icardite liquida. - Quando il versamento si è formato, ma non compromette la funzio· nalità cardiaca non vi è indicazione a intervenire chirurgicamente poichè la clinica insegna la possibilità di una risoluzione spontanea, anche rapida. Quando la dispnea è forte, con cianosi, ma senza ancora alcun segno dj asistolia, è allora il salasso che si impone, essendo pur tuttavia sempre pronti alla paracentesi del pericardio. La digitale non avrebbe contro quest'asfissia d'origine meccanica alcuna azione, mentre torna ad essere indicata nel~a pericardite subacuta o cronica a versamento persistente, con o senza aderenze A con il quadro delle stasi viscerali da asistolia. La dose dev'essere più elevata (1 mgm. di_digitalina· per un gio1~no o due). Quando le idropisie risentano l'orjgine dal fegato la digitale è impotente. Si agirà allora st1i reni con la teob1·omina. L'indicazione assoluta alla paracentesi del pericardio si ha nel corso di una malattia in· fettiva a forma emorragica, nelle pericarditi scorbutiche, dove un versamento rapido e abbondante può comprimere brutalmente il cuore, minacciando di arrestarlo e anche nel1' asistolia che p11r avendo ceduto alla digitale torna a ripetersi e nei versamenti di1renuti cronici senza che si manifesti alcuna diminuzione. Sperare dalla · digitale il riassorbimento di lln essudato infiammatorio è impossibile. Cosi pu1'e nt1lla si potrà ottenere dai derivativi intestinali dai sudoriferi, dai diuretici. La digitale pot1·à diminuire il versamento dovuto all'idropisia del pericardio, perchè essa è per eccellenza il rimedio degli edemi e delle idropisie cardiache, ma la parte dovuta allo stato infiammatorio sarà irriducibile e sa1--ebbe in11tile anzi dannoso, illusi da questo' parziale successo continuare nella somministrazione del farmaco per l'indebolimento del miocardio e l'asistolia digitalica che ne deriverebbe. Quando il versamento sia purulento la pericardotomia con o senza lavaggio s'im· (14:)

LANNO IX, F ASC. 23] .

pone. Se la purulenza è d' 01·igine pneumococcica una sola o più punzioni del pericardio possono bastare. Dott. G . PECORI.

Dell'azione dell'atropina sull'intestino. (Dott. P. OsTERi\'.lAIER. Monaco. Mti1icll . med. Wocli., 9 sett. 1902):

L' A. riferisce alcuni casi di disturbi funzionali dell'intestino guariti con l'atropina. CASO I. - 30 novembre 1900. P. L. di anni 68. Da ci1'ca 5 ore si lamenta di dolore nella regione inguinale di destra per ernia inca1·carcerata. Dopo un quarto d'ora di taxis rimasto inef. ficace si pratica un'iniezione sottocutanea di un mgr. di sol fato di atropina in vicinanza dell'anello erniario (la soluzione dev'essere fresca; le soluzioni antiche sono dolorosissime per l'acido solforico resosi libero). · Dopo un breve istante l 'ernia si riduce spontaneamente. CASO II. - 28 gennaio 1901. I. N . di anni 80. Da tre ore soffre di incarceramento di antica e ' ' oluminosa ernia inguinale già irriducibile: dolore locale, tendenza al vomito, distensione dell'addome, arresto di flati, polso piccolo frequente (108), a1--itmico. Senza i·icorrere al taxis si pratica immedia· tamente un' iniezione di 1 mgr. di atropina nell'aT'ambraccio. L 'ernia si libera subito spontaneamente: Il 21 aprile 1901, alt1·0 incarceramento con sintomi quasi identici. Questa volta l'A. volle fare a m eno dell'atropina ed· eseguì il taxis prima senza cloroformio, poi con la narcosi t1·iclorometanica. Dopo mezz'ora di lavoro il tumore erniario i·ientrò nei propri domini. CASO III. - 6 febbraio 1901. A. N. di 66 anni. Da 7 01·e incarce1""an1ento di ernia inguinale prodottosi ad un tratto in seguito arl un lungo accesso di tosse; distensione dell'addome, vomito, polso frequente (102) abbastanza pieno, i·itmico. Si fa subito, senza il taxis, un'iniezione di 1 mgr. di atropina nell'avambraccio, e dopo mezz' ora si fa una seconda • • • in1ez1one. Trascorsi ci1·ca due minuti dalla seconda iniezione l'ernia si riduce spontaneamente. CASO IV. - 9 agosto 1901. S. B. di anni 50. Da circa dieci ore incarceramento di e1·nia inguinale a sinistra. Due p1•ecedenti incarceramenti cedettero al taxis. Questa voltai senza ricorrere al taxis si pratica un 'iniezione di di un mg1'. di atropina nell'antibraccio; dopo un quarto d'ora si -pratica un'altra iniezione;


[ANNO IX, F ASC. 23]

SEZIONE

dopo due ore se ne pratica una terza di 2 mgr. in corrispondenza dell anello erniario ; trascorsi 3-5 minuti l ernia si riduce spontaneamente. Nei gio1·ni seguenti non si manifestò nessun disturbo all'infu-0ri di aridità della bocca. CASO V . 7 aprile 1902. ,V. B. di anni 80. Da sei ore incarceramento di ernia crurale a sinist1·a, accompagnato da vertigine, distensione dell'addome, arresto di flati, tendenza al ' '"omito. Senza il taxis, si pratica un'iniezione di 1 mgr. e 1 / 2 di atropina in corrispondenza dell'anello erniario ; dopo due minuti l'ernia si i·iduce spontaneamente. CASO VI. -- 13 aprile 1902. Th. Sch. di anni 75. Da tre ore strozzamento di un'ernia crl1ral~ a destra. Senza ricor1·ere al taxis due minuti dopo si fa un'iniezione di 1 mgr. di atropina nell'antibraccio; di lì a due minuti 1·e1·nia si è riclotta spontaneamente. Ciò detto l'A. fa le seguenti osse1·vazioni: È dubbio che la sede dell'iniezione possa a,·ere una qualche influenza sul risultato finale. Nella prima metà del secolo sco1·so la bel· laclonna, specie sotto forma di pomata, ra1·an1ente i11 clistere, era tenuta in grande onore nella cura dellE' ernie strozzate (DANZEL HA.GEN e CHULZ). Il REICHER ed il RADEM.A.CHER mostrarono avere grande fiducia nell'azione tera 1)euticèt della belladonna così impiegata. L 'H~\.GEN figlio~ da esperienze fatte sui gatti e <·onigli co11cluse che l'azione dell'at1·opina ronsiste nello stin1olo dei movimenti peristaitici. stimolo ch e si manifesta 1-2 minuti dopo l'iniezione ed è accompagnato da un restrin· gimento dei vasi del mesente1'io. ì\lPnt1'e l'azione clella belladonna si mani· festit solo dopo 18 ore in media, applicandola sotto forma di pomata, e dopo 11 01·e, quando la i inietta ipodermicamente, coll'atropina in,·ece 1 effetto appare dopo 4-5 ore. Partendo dal principio che, a seconda dei ca i, deve circola1·e nel sangue 1lna determinata dose di atropina, quanta i1e occorre per ottenere la neces aria azione sull intestino. non i debbono adoperare dosi t1·oppo piccole, ma grandi; e queste debbono iniettarsi entro bre,. .issimo pazio <.li tempo: 1-2 mg1·. in una mezz'ora. Circa il modo onde l'atr'opina agisce nello incarceramento erniario cont1·ariamente a q11a.nto hanno asse1·ito alcuni autori, come il BEZOLD. il BLOBAUM ed il TR.:\.YERSA., le esperienze cliniche pecie negli ultimi tempi han.ao din1osti·ato che l'atropina eccita i movimenti peri taltici; e per· q11esto appunto si ricl1ie-

PRATICA

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dono dosi più piccole o più grandi a e0onda della natura dei disturbi· ma l'atropina non provoca mai la paralisi della peristalsi gié\ esistente, al contrario la p1·oduce, quando manca; e la peristalsi rimane sempre normale anche dopo la somministrazione di do i • massime. Inoltre l'atropina ha nello stes o tem1)0 la proprietà di calma1·e i moti perista.ltici crampiformi. Quest'azione però non dipende dalla proprietà narcotica dell'atropina, poi chè gli altri narcotici, a mo' d' esempio gli oppiacei, calmano sì, ma non conducono mai a far ridestare l'atonia. Nondimeno l'azione narcotica non è senza influenza negli strozzamenti, ove può contri· buire al rilasciamento dell anello e1·niario. Il rist1'ingimento dei vasi sanguigni del mesenterio ha grande importanza e per due ragioni. Si sa che dopo l'iniezione di atropina il polso, da yuoto, a1·itmico e frequente, di· venta pieno, ritmico e lento e ciò pe1· il fatto che il sangue ristagnante nel distretto della vena porta affluisce al cervello ed al cuore ed eccita i centri moto1~i. Il ~A HLI infatti da lungo tempo si se1·ve dell'atropina pe1· migliorare le condizioni del polso: e ciò forse dipende dalla pro1)1·ietà narcotica di questo rimedio, poichè ancl1e la morfina gioVèl a rialzare la depressione sangl1igna. Per ciò che concer ne il restringimento dei vasi mesenterici nell'incarceramento nelle anse intestinali, è chiaro che le condizioni di spazio nella porzione inca1·cerata debbono e sere influenzate in modo favorevolissimo. Conside1'ando il meccanismo onde si pro· duce lo strozzamento di un'ernia, non che le condizioni che clebbono poi verifica.rsi percl1è il contenl1to e1·niario i·iacquisti di nuovo la propria mobilità si vede come l'atropina agevola con le sue molteplici proprietà 1 azione dei fattori naturali necessari alla riduzione dello strozzamento, e ciò lo fa in un modo tale che di fronte ad esso anche il taxis più blando riesce una mano,Tra assai ruvida. Ch e esistano fattori nattu·ali per la s comparsa dell'occlusione intestinale da ileus lo si sa dalle guarigioni spontanee che occorre di osserYare in siffatti disturbi. In quanto all'obbiezione cli quelli i quali dicono che la speranza di potei· fare èl meno dell'operazione, mercè 1 uso dell'atropina. fa, perder tempo. ed espone 1 infe1·mo acl P. s~ e1·e operato troppo tardi, si ri ponde cl1e nei ca i di ileus a carico dell'ansa intestinale erniaria si deT"e iniettare 1 atropina nello si)~tzio di 4-5 ore di 1nezz'o1·a in mezz'ora fino a raggiungere la quantità massima di 10 mgr .. purclti~ (15)

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IL POLICLINICO

nel frattempo non appaiano sintomi di intossicamento. Se dopo 6-8 ore dalla prima iniezione non si ha un 1..isultato certo. allo1..a bi· sogna ricorrere ad altri mezzi incruenti e cruenti. Si tengano bene a memoria 18 frequenti e cattive conseguenze del taxis le quali hanno indotto il LANZ in una sua pubblicazione dal titolo « Via il Taxis (Weg mit der Taxis) » a combattere caldamente l'impiego del taxis e ad indica1·e l'erniotomia quale mezzo di cura decisiva. Può accadere nel ta.xis che un tratto d'intestino incarcerato per invaginazione o per volvulo si riduca, pe1·sistendo semp_re l'in· vaginazione o il volvulo. Questo non è il caso dell'atropina, poichè un'ernia siffatta si ridurrà solo, quando sa· 1·anno scompa1·si il volvulo e l'invaginazione. Agli oppiacei che finora si sono adoperati, è sempre da preferire l' atropina. Ci1·ca l'azione terapeutica dell)atropina sono degne di nota le parole del BLos il quale la chiama un rimedio sovrano ne~la cura postoperativa dell' appendicite, poichè essa sostanza, oltre a calmare il dolore come fa l'oppio, esercita una benefica influenza sulla motilità clell' intestino : nella peritonite da pe1·forazione adopera l'atropina il 2° o 3'> gio1·no, qualora l' atonia intestinale conduca fino all' ilel1s da paralisi. L 'atropina è pure utilissima durante il periodo dell' ileus mec• can100. • L ' A. oonclude : Scopo unico della p1.. esente pubblicazione è di raccoman.dare che nell' in· caroeramento delle ernie, le iniezioni di atro· pina p1·endano il posto del taxis, ma non già dell' erniotomia ; e che nell' ileus l' atropina abbia a sostituire gli oppiacei, ricorrendo però di lì ad alcune ore all'intervento chirl1rgico, qualora lo richiedano le condizioni dell' infermo. Dott. G. GuGLIELMETTI.

CHIRURGIA

Le ernie ing11ioo-c1·urali pri111it.ive del cieco e dell'appendice a sacco incom1llet.o. (BÉ RAno e VIGNAl~D.

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1902, n. 86).

I. E'r1zie clel cieco. - Il peritoneo forma ltn inviluppo completo alla grande maggioranza delle ernie del cieco e, quindi, le e1·nie ce· cali senza sacco sono duna estrema i·arità tanto che TuFFIER i·itiene che le osservazioni pubblicate in proposito sono poco dimostra· tive. Esistono peralt1·0 delle ernie del cieco a sacco incompleto, nelle quali si ha la preenza di un diverticolo peritoneale, ma il t16)

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[.A.NNo IX, FA.so. 23]

cieco non è contenuto nel suo interno, essen· done solo rivestito incompletamente su una delle sue facce. Il sacco è insomma para-intestinale e non peri-intestinale. Ciò spiega perchè un certo numero di tali ernie possa essere stato considerato 0ome sprovvisto di sacco; infatti questo, quando non si trovi avanti all'intestino, può passare inosservato · ed essere rimesso nell'addome senza essere stato aperto. Questo sacco può essere vuoto o occupato da un'ansa del tenue, dalla tromba o da u11 altro organo e può presentare, per rapporto agli elementi del cordon e, una situazione assai variabile. Queste ernie sono eccezionalmente crurali; ma possono anche trovarsi nella regione inguinale sinist1·a. Pe1·ò p e1·chè un'e1·nia p1·imitiva clel eieco~ a sacco incompleto, si produca nel canale inguinale sinistro, bisogna di tutta necessità supp orre t1n'anomalia nello sviluppo dell'in· testino crasso : cioè, che non avvenga il movimento di translazione per il quale l'ansa intestinale primitiva, che darà origine all'ap .. pttrecchio cecale dalla fossa iliaca sinistra, do-ve primitivamente si trova, viene portata in quella destra. Ttlttavia la sede più frequente, anzi il luogo di elezione per le erniedel cieco è nel canale ingl1inale destro. Il cieco può presentarsi nell'ernia in due modi dive1·si : a) conservando la sua orientazione nor· male· b) subendo un movimento a bascuglia. Nel p1·imo caso esso ha subito un semplice movimento di scivolamento verso l'orificio erniario e si presenta come nell'addome, con il fon do in basso e l'appendice al disotto o 1·lpiegata Sl1lla sua faccia poste1·io1..e; nel secondo caso il cieoo è situato a li1Tello dell'anello inguinale con il fondo che guarda in alto e in basso la sommità che s i continua con il colon ascendente. Per comprendere la patogenesi di un' ei·nia del cieco bisogna ricorrere all'anatomia e ri· cor·dare come questo sia fissato nell'addome. Nel 92 °/0 dei casi il cieco è completamente ci1·condato dal pe1·itoneo ; nell' 8 °/0 esso possiede un meso, come il colon, e perciò gode cli una certa mobilità. La disposizione de· scritta. in antico come ordinaria, che cioè il cieco riposasse sul tessuto cellulare iliaco, non esisterebbe mai o quasi mai. Il peritoneo invece presenta in alto il legamento supe· i·io1·e o cieco-reno-lombare e in basso il lega· mento cecale inferiore, triangolare, che ade· i ..isce con il s110 bordo convesso alla faccia sinisti·a del cieco e al tenue, a livello della


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[.A.NNo IX, F Asc~ 23]

SEZIONE PRATICA

terminazione del mesentere, inserendosi in basso nella fossa iliaca, nel punto dove i ' rasi spermatici incrociano l'arteria iliaca esterna. Ora il legamento superiore s'oppone alla discesa del cieco nella f.o ssa iliaca, mentre l'infe1·io1'e previene il rovesciamento clell'or· gano e mantiene il s110 fondo in basso. Data questa struttura anatomica, si comprende come per la formazione di un ernia del cieco, dì qualunque varietà essa sia, bisogna semp1·e ammette1'e una rottura, un allungamento o un abbassamento del legamento cecale superiore. E così nel tipo a) già detto il cieco {che per le ernio che ci interessano, de·v·e essere tappezzato dalla. sierosa solamente nella sua faccia anteriore o possedere un meso, i due foglietti del quale, scollabili. possano sotto l'influenza di distensioni l'ipetute allontanarsi e lascia1·e riposare l'intestino sul tessuto cellulare iliaco) abbandone1·à l'addome scivolando direttamente in basso e il peritoneo che resta sempre aderente alla sua faccia anteriore fo1--merà un cul di sacco incompleto. · Questa ernia sa.rà detta pe1~ scivolame1zto e ]Jt'i111ifit1a ma non da tutti è ammessa ed è ad ogni moclo assai ra1·a, benchè si comp1·enda come l~intestino disteso e fatto pesante dalle materie conten t1te, possa tirare sui suoi lega" menti, la resistenza e lo sviluppo dei quali sono perciò fatto1·i di alta importanza L'ernia flel tipo b) va invece detta seco1zda1·ia o ft brtsClT[jlia ed è caratterizzata oltre che dalla situazione speciale del cieco, che, subisce lln mo,rimento di rotazione di 180°, in modo cl1e il suo fondo con l'appendice guarda in alto, dalla presenza del colon alla. parte inferi ore del tumore erniario, al di sotto della sommità clel cieco. In questo tipo di e1..nia è il colon ascendente ehe è disceso per primo, liberandosi a poco a poco dal pe1·itoneo, che Io1·mil il suo meso e sci\rolando sul · tessuto cellltlare iliaco, in seguito di che il cieco cade in dietro, come lln vaso che venga rovesciato. Questa '\rarietà d'ernia è senza dubbio la più frequente e sembra sopratutto dipendere da uno indebolimento o da una l'ottura del legamento cecale inf.er·io1·e. Le ernie del cieco a sacco incompleto non l1anno 11na sintomatologia speciale; hanno però per carattPre comune di essere assai voluminose, formanti un tumore irregolare, a suono timpanico e riducentesi in partA o in totalità con un 1·umo.re di go1·goglìo assai netto. Queste ernie divengono facilmente e senza causa app1·ezzabile i1·riducibili, ma talora proprio quando ~emb1·a che l,irriducibi· lità "'ia divenuta assoluta, l:e1·nia rientra rapidamente nell'addome. senza che qt1esta ri·

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duzion e sia m eglio spiegata che la irridl1ci· bilità ante1·iore. La dictgnosi riposa quasi unicamente su due fatti: 1° le ernie dell'intestino grosso, all opposto di quelle del gracile, si procl11cono rapi· damente e acquistano subito un volume rilevante; 2° la facile alternativa di distu1·bi consistenti, come si è detto, in improvT"isa irridt1cibilità. Inoltre l 'appendice può dare tutti i sintomi di peritonite appendicolare. Una dif~icoltà diagnostica più importante si presenta quando incisi gli strati sov1·apposti all'ernia l'operatore, me1·avigliato di non ritrovare il vero sacco esita st1lla natura dell'organo fuoriescito dall'acldome. Infatti può avvenire: 1° di cadere cl' entblée sul sacco incompleto ed aprirlo e allo1. a bisogna rendersi conto della sua aderenza all'intestino grosso, situato a lato o al disotto di esso, ma non nel suo interno e non cercare di disseca1·lo; 2° che essendo il sacco late1·ale sia l 'intestino il primo a presentarsi sotto il bistori. Allora bisogna por mente all'aspetto del cieco, globuloso, e alla presenza clell 'appendice; op· pu1'e, nel caso che l'er11ia abbia cominciato con il colon, alle striscie longitudinali, biancast1·e di q nesto e al meso, spesso e carnoso che l'accompagna.. Quando l'intestino è pre· ceduto da una massa grassosa, ci si deve domandare se pe1.. caso si abbia a fa1--e con una ernia della , ...escica, ma il grasso vescicale è più giallast1·0 e più diffluente. Tuttavia questo segno r:..on ha alcun valo1·e nei soggetti obesi. Nel cistocele il sacco è gene1·almente situa.to infuo1·i; nell e1·nia dell'intestino grosso è pe1· lo più i11 avanti o in dentro. Talvolta pe1·ò bisogna ricorre1·e all'introduzione di un catetere e all 'ini e~one di liquido in vescica. La p1·ognosi delle ernie del cieco in generale .e più pa1·ticolarmente di quelle a sacco incompleto, anche all'i11fuori dei })eriodi cli intasamento deve essere sempr) i·iservata, sia perchè si osservano di preferenza in soggetti adulti, più o meno obesi o a pareti adclominali flaccide e spesso affetti da bronchite cronica, sia per le difficoltà operatorie date dalle bri· glie e dalle aderenze dalle quali spesso è dif.. ficile libera1·e l'intestino senza comprometterne la vitalità. Trattame11to. - La condotta del cl1irL1rgo nella ope1.. azione delle ernie del cieco esige delle preca,t1zioni speciali. Se il sacco è stato aperto pe1·chè si presentava p er il primo da· vanti all'e1·nia e da ql1anto si è tletto risulta che non si devono fare s[o1·zi per liberarlo da tutte le parti, perchè esso aderisce intimamente allo intestino da un lato: i i~iuniranno perciò semplicemente i dt1e foglietti. Se l'in · (17)

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IL POLICLINICO

testino, non riconosciuto prima, è stato even· tualmente ferito, si riparerà subito con una sutura a questo errore. Il tempo più delicato consiste nel riporre il cieco nello interno dell'addome. Se esso è sem· plicemente scivolato, conser·vando il suo 01..ien· tamento normale, ciò riesce abbastanza facile, dopo sbrigliato l'anello, ma se è capovolto, con il fondo guardante in alto, è necessario prima di riportarlo alla sua posizione normale. La i·iduzione diretta complicherebbe enormemente il caso o sarebbe impossibile per la opposizione del peritoneo parietale e del meso· colon o del meso cieco quando esiste, il quale forma alla faccia, profonda dell'ernia una corda tesa che non si deve assolutamente in· cidere, perchè è appunto }Jer qùesta via che i vasi arrivano all'intèstino. Si deve dunque far fa1·e all'intestino il movimento inverso a quello che ha eseg1Lito per abbandonare 1 addome. Per ottenere ciò è spesso necessario di scollare con precauzione il peritoneo dei tessuti sottoposti e sino in alto, ma si faccia ciò sempre col dito e non con gli str11menti. Tuttavia non ~empre le cose sono così sem· plici e quando l 'ernia sia irriducibile o stroz· zata e un processo infiammatorio abbia de· terminato una i. esistenza anormale dell'aderenztt naturale o dell~ aderenze estese del cieco e flell'appendice con il sacco incompleto e con il suo contenuto· se lo stato generale del malato è cattivo, ci si dovrà contentare di sbrigliare l'anello e togliere lo strozzamento e tentare dopo otto o dieci giorni la ridu2Jione, quando si sarà avuta abbondante scarica fecale. Se poi le aderenze sieno tali da non poter togliere lo strozzamento, val meglio ri· correre a un ano cecale. Se invece lo stato generale lo permette, si potrà addirittl1ra, i11 primo tempo ricorrere, secondo il caso, ad una enterectomia oppt1re ad una entero-anastomosi laterale. Talvolta si prova anche gran difficoltà a mantenere ridotte le ernie voluminose. Allora si sono suggeriti due metodi: con il primo si passano dei fili nel sacco incompleto e si portano molto in alto nello spessore delle pareti addominali, in modo da fare una colo o cecopessia ; ma questo processo è spesso infedele e può portare anche a occlusione intestinale. Col secondo metodo si fa un incis~one analoga a quella dell'ano contro natura nel colon ascen· dente. Per mezzo di p1--essioni sull ernia e di trazioni sull'intestino, questo è riportato nel ventre e allora si vede riformarsi il me so precedentemente· sdoppiato. Si suturano quindi i due foglietti uno all'altro per mezzo di dieci o dodici pl1nti che passino tra i vasi e si fissa (18)

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infine il meso stesso al peritoneo parietale e alla aponevrosi iliaca. II. Ernie dell'appendice ileo-cecale. - L'ap· pendice nelle ernie del cieco, delle quali si è parlato, non ha, all'infuori delle complicazioni infiammatorie, che una parte assai oscura per la patogenesi e per la sintomatologia. Non è così nelle ernie, nelle quali l'appendice sola è fuoriescita dal ventre, senzia sacco o con sacco incompleto. Come nelle ernie dell 'appendice in genere. anche in questa varietà, predominano le inguinali sulle crurali. Il modo di formarsi dell'ernia appendicolare a sacco completo è facile a comprendersi, specialmente quando l'appendice sia anormalmente lunga; ma per spiegare come questo organo, d'ordinario circondato completamente dal peritoneo, possa svaginarsi dalla sierosa, bisogna amn1ettere la spiegazione medesima invocata per le ernie del nieco a sacco incompleto: quando cioè il cieco è semplicemente ricoperto dal peritoneo nella sua faccia anterointerna, l'appendice ha anch'essa di solito questa disposizione extra-peritoneale e quindi può sciV1)lare isolatamente •tl disotto della aie1·osa verso l'orificio erniario (ernia senza sacco) oppure t1--ascina cGn se la porzione della sierosa che rico1)re una delle sue faccie e ·vi aderisce: in gene1..ale è la faccia antero-inte1..na (ernia a sacco incompleto). I sintonzi dell'e1..Jlia dell'appendice, con o senza sacco e non complicata ad accidenti in· flammatori o d'occlusione, non hanno nulla di speciale. Tutt'al più si può constatare nel tragitto erniario un cordone du1.. o, presso a poco indolente. In una fase infiammatoria, con o senza stroz· zamento gli ammalati accusano dei dolori irradiantisi verso l'addome o verso lo scroto, con nausee senza vomito nè arresto di materie o di gas ; talvolta si b.anno però veri fenomeni bruschi di colica appendicolare. Questi fatti infiammatori possono o retrocedere, lasciando un'ernia spesso dolente e irriducibile per for· mazione di briglie; oppure proseguendo il loro corso, danno contemporaneamente il quadro clinico d'una ostruzione intestinale per lo più incompleta e quello d'un flemmone delle borse o della regione inguino-scrotale, secondo la sede dell ernia, con apertt1ra spontanea e formazione di fistole. La peritonite diffusa è molto più difficile ad aversi con l'appendice in un ernia che non nell'addome. La rliagnosi è impossibile tra ernia appendicolare a sacco completo e a sacco incompleto, ma è anche assai diffioile come ernia appendicolare in sè: per lo più non si fa che


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FASC.

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durante la chelotomia, anche quando sieno preceduti periodi infiammatori e di vere co· liche. U n'e1·nia epiploica infiammata può dare gli stessi sintomi; neppure il vol11me è un segno differenziale, tanto più poi che talora l 'appendice assume le stesse dimensioni dell'intestino tenue. Nelle donne l'errore è possibile anche con un'ernia della tromba, quando manchi il dolore caratteristico alla pressione. dato dalla presenza contemporanea dell ovaio. Per il t1·atta1ne1zto, quanc.lo l'appendice è sana e non infiammata ~ di dimensioni normali, è facile a riconoscersi e va l'esecata con obliterazione del moncone servendosi rl.el peritoneo del sacco incompleto. l\Ia quando l 'appendice è congestionata, edematosa, ispessita, può scambiarsi con un·ernia del cieco e se è senza sacco o a sacco incompleto anche del colon o della ' rescica. Qt1est ultima si esclude r,on l'iniezione di liquido in vescica; ma per il cieco e per il colon non sempre si possono riconosce1..e le striscie m11scolari longitudinali, a causa clelle ade1·enze fissatrici. Allora bi· sogna i·ioo1·rere a diversi espedienti: scollamento e trazioni prudenti, dissociazione delle pareti con la tenta o infine a una larga e1·nio· laparotomia (preferibile sempre ad un' esplo· razione incom1)leta) sino a troYare il punto più vicino del lJeritoneo o un i·udimento di sacco. D'orùinario, in <111estj casi, resecata l'ap· pendice, sarà meglio lasciare un la1·go di·e· naggio. Dott. P. G.

Sulla cura della ischialgia. (FRITZ lli)L ·c11EI{. Ce11tr alblatt fiir

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SEZIONE PRATICA

Cllir11r,r1ie, n. 2,

gennaio 1902).

' L' ..A.. cla 10 ètnni cura le scia ti che ribelli ad ogni trattamento (ne1·vi11i, bagni, massaggio, E\lettroterapia. sti1·amento incruento e cruento) colla scopertui·a rlel nervo alla sua uscita dal· l 'incist1ra isrl1iatica e colla apposizione }ler qualche giorno di un tampone bagnato di una soluzione al () per cento di acido fenico. Il risultato è pronto e duraturo : di 15 casi co ì operati cono "Ce olo aue i·ecidiv·e dopo dt1e e tre a.nni; in questi due casi ave,,. a lasciato un ottile strato mt1scola1·e sul nerYo. cosicchè questo non era vent1to acl immediato contatto colla oluzione cai~bolica ~ rioperò poi felicP· mente i pazienti ste si. L'. ..\.. . cli(•e cl1e l 'iclea (lell'uso dell 'aciclo fenico nell'ischialgia non è nuo,ra, perchè es o fu u ato pe1· via ipodermica; però i chirurghi ne hanno omai abbanclonato 1'11so. L '01)erazione praticata dall ..\.. consi$te nella

scopertura del ne1·vo mediante incisione 1unga, 10 centimetri fra la tuberosità ischiatica ecl il gran trocantere, a gamba fortemente flessa. Denudato il nervo, pone sopra di e so u11 tampone di garza imbevuto di soluzione di acido fenico al 5 pe1· cento e sutura parzial· mente la cute. In quasi tutti i malati. dal più al n1eno, si ebbe, alcune ore dopo l'operazio11e. sorclo dolore al polp~ccio e nelle prime duP notti fu necessaria una iniezione di mo1"'fina in causa del dolore alla fe1·ita. Alcuni fra gli operati si lagna1·ono più tardi di r esti degli antichi dolori ischialgici (dolori al ginocchio. nei muscoli anteriori della coscia. n elle re· gioni malleolari) ed in questi casi, tolto il primitivo bendaggio pose un altro tampone all'acido fenico sul nervo ed ottenne la guarigione. Contro il b1~uciore della fe1·ita oppose un bendaggio umido al sublimato invece che uno asciutto. Il decorso della ferita fu semplice, si ebbe solo passeggero gonfiore delle glandole in· guinali in causa della fo1-.zata guarigione per 2•i clella ferita~ non ebbe mai avvelenamento da acido fenico. Si potè l' A. persuadere, specialmente s u quei malati, n ei quali rinnovò il tampone al1 acido fenico, che come av,riene pe1· lo stirél· mento ner,roso. l'effett 1 curati,To si estendevél anche all'insù a tutto il plesso ischiatico perchti alcuni cli quei rami l)rima dolenti, do1lo piit non lo ft11-.ono. L effetto dell'acido fenico si limitò olo al lato operato e non Ri ebbe ne sun effetto transmidolla1·e · immutati la , ..escica ed il r etto. Si tratta,.. a n ei ca i dell A. quasi esclt1 i'"a· mente di pru--a ischialgia nerYo a senza l esioni midollari. Il più delle volte si fece risalire la causa a raffreddamenti ed al la,. . oro in po to umido; due ' rolte i·isultò trauma, trP Yolte non si scoperse la causa. Dott. 0.A.RLO MARIANI.

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Cu1·a dei tun1ori vascolari con le iuiezio11i intersti1iali d'acqua calda. (J. A.

'V).'"ETH. Se111. 11iérlicalr

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7 ,ja11,ier 1H03).

,J. A. ,,.,.YETH (di ~rew-York), cla due anni. cura con succe so tt1 tti i casi di tumori "\ra· scolari (ane11rismi cirsoidi. angiomi ,~pnosi P. capillari) con le iniezioni cl'acqua all~t t m1Je· ratura di 88° a 100°, i)ra ti ca te con tltt t ~ 1 l'<-'· gole antisetti.che . . . La quantità e la temperattt1·a. del .l1q~1d~ iniettato ' "ariano a econda le d1men ioni e 1 caratteri del neoplasma. Nei ca, i di O'ro"~ i tumori i infigge i·ago profondamente e ~i (19)

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iniettano da 30 a 60 goccie cl'acqua, poi si i·itira un po· indietro la siringa, di 1 a 2 centimetri e s i l'ipete 1 operazione, fino a che tutto il tumore è solidificato. Il liqt1ido do,rrà esse1~e molto caldo, per determinare la coagulazione immediata del sangue e degli albuminoidi dei tessuti, senza però produrre necrosi della pelle. Pe1· i nèi capillari, a"Venti sede in regioni delicate come le palpeb1·e, le narici, le labbra 1 ope1~atore si serve cli una piccola siringa, con ago finissimo ed impiega acqua con temperatura un po' più bassa, del pt1nto di ebolliztone e non inietta che da due [t sei g1cce in ogni pun· tu1·a, ripetendo l'iniezione se è neces~ario, dopo otto o dieci !?;iorni, giacchè in questa catego1~ i a di tt1mori l'acqua troppo calda può prodt1rre delle escare. Invece negli aneurismi ci1·soidi e nei grossi nèi caTe1~nosi il lic1uido iniettato cle, ·e essere bollente e nl. WYETH si sprve di llllèt siri11ga metallica, pet· consel',rare all,acqt1a la sua alta tempe1·atura. Dott. R. -

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OSSERVAZIONI CLINICHE Le iniezioni iodo-iodurate in alcune affezioni cutanee pee il dott. P1ERO

~IASENTI.

Nella seduta tenutasi il 12 aprile 1894 nella Regia Accademia Medica di Roma, il professor D uR.\NTE annunziava che le iniezioni parenchimatose ed ipodermiche di iodio gli avevano dato risultati tali nella tubercolosi delle ghiandole linfatiche, delle ossa e delle articolazioni da sperare in ulteriori risultati. Questi venivano riconfermati con nuovi casi nella seduta del 25 novembre dell'anno stesso. La nuova cura venne subito sperimentata in diverse parti d'Italia da una serie di medici. Ed in seguito ai buoni risultati ottenuti dal lato chirurgico, il dott. No TA di Torino pensò di applicare la stessa cura alle cheratiti gravi croniche ricorrenti, ottenendone esito felice tanto nei casi in cui il processo oculare era accompagnato da manifestazioni in altre parti dell'organismo, quanto nei casi in cui la cheratite pareva una malattia a sè senza nesso collo stato generale. Casi di aflezioni oculari guariti con tale cura, vennero registrati da D E-BONO, ALAIMO, FRISCO, ANGELUCOI, LODATO, TAsso, TROMBETTA, ecc. Si discute tuttora da Farmacologi e Clinici con quale meccanismo il iodio esplica la sua azione, cioè se agisca sulla causa mor(20l

bosa o sul tessuto malato o su entrambi. Questo soltanto si sa secondo le ricerche sperimentali di H ENRYEAN FR. e CoRIN G. che il iodio, combinatosi colle sostanze albuminoidi se ne staccherebbe presto per venire eliminato per lo più come ioduro alcalino. Comunque ammessa così da una falange di sperimentatori l'azione del iodio benefica sul ricambio materiale e dimostrata l'efficacia della cura iodica suggerita da DuRANTE nelle varie forme di tubercolosi chirurgice., era naturale supporre che lln' azione simile dovesse esercitare sul lupus volgare, che gli studi moderni hanno messo fuori dubbio non essere altro che una tubercolosi cronica della cute. Già lo ScoPPOLA riusci va a guarire una ulcera tubercolare occupante gran parte dell~ metà sinistra del labbro superiore, dell'angolo boccale e del labbro inferiore con una ven· tìna di iniezioni iodo-iodurate. Anche il ME1'· NI~R riportava nel Policliriico del 1896 un caso di guarigione di un' uleera tubercolare al braccio. Ed il DAccò della Clinica Dermo· sifilopatica di Firenze nel 1899 sperimenta va il iodio nei iodio·guaiacol-canforati in alcuni casi di eczemi e di ulcerazioni cutanee, che si presentavano assai ostinate agli ordinari mezzi terapeutici perchè in rapporto con un terreno scrofoloso. Su sei casi in cinque egli otteneva buoni risultati. Ond'è che trovan· domi in qualità di allievo-interno nell'ospedale di B. Luigi in Torino provai, dietro consiglio degli egregi dottori DE-CASA e GARosc1, rispettivamente primario ed assistente nella sezione malattie cutanee, le iniezioni iodo-iodurate in alcuni casi di lupus. Per quell'analogia che da lungo tempo era stata riconosciuta tra scrofolosi e tubercolosi estesi gli esperimenti ad alcuni casi di eczemi cronici, ricorrenti in individui a schietto abito scrofoloso, e ad un caso di lichen scrophulosoruni. I casi su cui feci le mie prove sono otto, scelti fra quelli, in cui le stigmate scro · folose erano più evidenti. C Aso I. - G. Battista M. Età, anni 21. Dall'età di 13 anni sofferse di manifestazioni eczematose che andarono estendendosi. . Nel luglio del 1901 rip.ara in ~spedale. 81 nota: Arrossamento con Jnfiltrazione s~p~r­ :ficiale della pelle e. formazione di crost1cme giallognole all~ reg1on_e della barbat alle so praceiglia, agli orecchi, nella zona interscapolare, all'addome, al pub~, al~o ~eroto ed alla porzione più alta della faccia interna delle


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SEZIONE PRATICA

coscia. Tutto il capillizio è vivamente arrosCAso III. - Giuseppe D. Età 11 anni. l a sato, umido in qualche punto con distacco malattia data dalla nascita. V a soggetto ad di veri lembi di strato corneo. angina ed a tumefazione dei gangli cervicali. Prurito molesto, specialmente alla regione Presentatosi all'ambulatorio, notiamo: alla genitale. Alcuni gangli infiltrati al collo, in- regione deltoidea destra, ai due gomiti e sul lato esterno delle avambraccia numerose padolenti. Peso kg. 61. Urina giornaliera 1000 eme. paline, grosse come un grano di miglio alcune, altre come un seme di canapa, ricoUrea 9. 45 11. 3. Globuli rossi 4,200,000. Globuli bianchi perte di crosticine. Le stesse lesioni troviamo sulle natiche, alle regioni poplitee, dove la 12,500. Emometria 65. Dopo 45 iniezioni: E' scomparsa ogni traccia pelle è per una vasta zona infiltrata ed ardell'affezione alle sopracciglia, alle orecchie, rossata e st1l collo del piede. Prurito molesto. alla regione interscapolare ed ali' addome. Gangli al collo duri, un po' dolenti. Peso Nella zona della barba si vedono qua e là kg. 23. Apparato digerente poco buono. alcuni punti migliariformi di arrossamento. Dopo 7U iniezioni : l a:ffezione cutanea è del Colorito molto meno intenso e meno esteso tutto guarita. Alla regione deltoidea, alle al capillizio, in cui non v'ha che scarsa de- avambraccia, ai gomiti la pelle ha ripreso il suo colorito normale. Sulle natiche si nota squamazione dello strato corneo. Peso kg. 64. Urina 1000 eme. Urea 13-15. qualche chi,,azza di cute iperpigmentata. Ai popliti la pelle ha aspetto lucido, secco. PruEmometria 08. Globuli rossi 4,800,000. Globuli bianchi rito scomparso. Digestione migliorata. Peso Q850 .. kg. 25. 5. Gangli impalpabili. ~' . L'ammalato esce volontariamente dall'OspeCt\So IV. - Antonia Fr. Età 19 anni. A dale. 15 anni comparve un nodo sul lobulo del CASO II. D. Divina. Età 29 anni. Non naso, grosso come una te .. ta di spillo, eh.e si godette ma ~ buona salute. Sofferse d'occhi fin ulcerò, mentre altri se ne formarono all'intorno dall'inf'a nzia Uinque anni fa comparvero subendo l'identica sorte. All'entrata nell'ospedale presenta: enorme croste al naso, che a poco a poco si estesero a varie parti del corpo, onde ricoverò all' O· pacco ghiandolare al collo. Cherato·congiuntivite in O. O. Il naso è ridotto ad un monspedale. All'esame si riscontra: condizioni generali cone. Il lobulo, le ali cartilaginee ed il setto d rperite. Arrossamento con lieve infiltra- sono scomrarsi. I bordi sono duri, ulcerati, zione e distacco di squamette all'orecchio ed rivestiti dì abbondante essudato giallastro. alla fronte. Blefarite ciliare crostosa. Cherato- La cute rivestente lo scheletro osseo del naso congiuntivite, più marcata in O. D. Gangli è vivamente arrossata, infiltrata, liscia. L'ulinfiltrati al collo. Cuoio capelluto vivamente cerazione si estende dal naso alla metà sinied uniformemente arrossato con essudazione stra del labbro superiore. Mestruazioni soabbondante e notevole diradamento dei ca· sp se. Peso kg. 54 Emometria 65. Globuli pelli. Chiazze di pelle arrossata ed infil· rossi 4,200,000. Globuli bianchi 14,52J. Urina trata con crosticine giallognole, sparse sul 800 eme Urea 10. 4-13. 2. Dopo 70 iniezioni: l'ulcerazione del labbro dorso, per il tronco, sulle natiche e sulle co· scie. Le stesse lesioni, ma più estese, s'incon- suf eri ore è passata a cicatrice. I bordi liberi trano al pube, sulle grandi labbra e nel solco de naso con jnizio di riparazione mediante genito-crurale. Prurito m olesto al capo ed ai tessuto cicatriziale in alcuni punti, presengenitali. Mestruazioni, sempre irregolari, so · tano nel resto poca essudazione. La cute rispese da 6 mesi. Peso kg. 56. 7. U rjna 1000 vestente la parte ossea del n aso ha ripreso eme., torbida con sedimento abbondante. Urea in gran parte il suo aspetto normale. Me8. 50 11. 45. Emoglobina 70. GJobuli rossi struazioni ricomparse e regolari. Peso kg. 59. Emometria 68 Globuli rossi 4,000,0 IO Globuli bianchi 12,760. Dopo 70 iniezioni : aspetto normale della 4,950,000. Globuli bianchi 10,300. Urina 8fJ0cute alla fronte, alle orecchie ed alla regione 900 eme. Urea 15 interscapolare. Arrossamento meno vivo e CAso V. - Regina M. Età 16 anni. A 10 limitato in alcuni punti al capillizio. Dell'es- anni comparve un nodulo sul bordo libero sudazione non esistono che traocie. Persiste dell'ala sinistra del naso, che si t1lcerò. Altri una tinta rosea ai genitali con un po' d'in · lo seguirono colla stessa sorte. P ochi mesi filtrazione. Scomparso il prurito. Affezione dopo notò la :Rresenza di nodeirtii nel terzo oculare guarita. Mestruazioni ritornate, r 3- superiore della faccia esterna della coscia si· golari, indolenti. Appetito migliorato. Alcuni nistra e sul lato esterno del terzo inferiore gangli impalpabili. della gamba destra. All'inizio della cura si trova: lobulo e marPeso kg. 59. Urina l{XX)-1200 eme. Urea 14. Emometria 78. Globuli rossi 4,500,CXX> Globuli gini del naso leggern:iente arr~ssati,, ii:tfil~ bianchi 10,500. Esce volontariamente dall' O· · trati con 3 o 4 noduli delle dimens1oru d1 una testa di spillo. Al lato esterno della cospedale. 1

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scia sinis~ra si trovano tre piastre della larghezza d1 ~na moneta da . un soldo di pelle infiltrata, rilevata, d'una tinta rosso-violacea Son ricoperte di crosticine giallastre. Gli stessi caratteri presenta. la piastra notata sulla gamba destra. Peso kg. 50. Emometria 76. Glob11li rossi 5,<100,000. Globuli bianchi 12,300 Urina lC001200 eme. Urea 14. Dopo 75 iniezioni: è diminuita l'infiltrazione del naso. Al posto delle piastre descritte sulla ccscia sinistra troviamo una zona di pelle liscia, assottigliata, atrofica, in via di risoluzione è pure quella della gamba destra. Peso kg 56. Emometria 80. Globuli rossi 5,(J00,000. Globuli bianchi 10,000. Urina 1200 eme. Urea 14-16. CAso VI. - Antonia V. Età 20 anni A 16 anni iniziò l'affezione cutanea al naso, per cui riparò nell'ospedale. Esame : congiuntivite bilaterale con panno della cornea. Lobulo del naso distrutto. Distrutta pure buona parte dell'ala sinistra ed in parte l'ala destra. Dal naso parte un'ulce· razione lineare a fondo giallo-sporco, circondata da tessuto infiltrato che si prolunga in basso fino a metà altezza del labbro supe· rio re. La metà destra del labbro stesso è di colorito rossastro, con 4 o 5 noduli. Parecchi gangli infiltrati Peso kg. 59. Emometria 80. Gloouli rossi 4,30(),000. Globuli bianchi 13,000. Urina 1000 eme. Urea 10. 4. Dopo 68 iniezioni: le condizioni del naso si mantengono quasi inalterate. L'ulcera ra· gadiforme è in gran parte scomparsa. sostituita da tessuto cicatriziale, biancastro, aderente Sono scomparsi i noduletti sulla metà destra del labbro superiore, ma persiste l'infiltrato della pelle Peso kg. 60. Emometria 80. Globuli rossi 5,000.000. Globuli bianchi 11,000. Urina 1uor_,. 1200 eme. Urea 17. CASO VII. - Maria A. Età anni 25. Entra in settembre del 1901 nell'Ospedale. Sul lato destro della radice del naso sorgono 6 nodi grossi quanto un grano di miglio, alcuni ulcerati, altri ricoperti di piccole crosticine giallastre. L'ammalata accusa molesto prurito nella regione. Si lagna ancora di disturbi nel respiro per il naso. All'esame rinoscopico si incontrano croste di diversa larghezza accumulate sulle pareti della narice destra. La coana corrispondente è vivamente iniet· tata. Mestruazioni sospese da parecchi mesi. Peso kg. 63,6. (Emometria 70. Globuli rossi 4,706,000. Glob. bianchi 12,700. Urina 800·900 eme. Urea 11,l. Dopo 40 iniezioni: la respirazione nasale è più libera. Ali' esame si riscontra di molto scemata la formazione di croste. Quattro noduletti sono scomparsi. Ritornate le mestrua- · zioni. Peso kg. 65. Emometria 76. Globuli (2-2)

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rossi 4,800,000. Globuli bianchi 9,370. Urina. 1000-1200 eme. Urea 20.

eASO

V_III. - Giuseppina A. Età anni 30. Presentasi all'Ambulatorio nel dicembre del 1901. Si nota: al naso una vasta ulcerazione c:J:te occ1:1pa in altezza tutta la parte cartila~ g1nea di .esso e la met~ inferi ore della parte ossea, ed in larghezza s1 estende sino a 2 cm. dal solco naso-genieno d'entrambi i lati. Il · fondo dell'ulc.ei:a è ~eg~tante, rossastro con qualche crosticina g1~lla~tra: Sull~ guancia destra quattro noduli di dimensione oscillante fra una testa di spillo ed un grano di frumento. Al c~ntro .della guancia stessa un'ulcera della dimensione d'una moneta di un soldo. Quattro noduletti sulla guancia sinistra. Peso kg. 40,3. Dopo 55 iniezioni: l'ulcerazione del naso tende a scomparire del tutto con sostituzione di tessuto cicatriziale. L'ulcerazione della guancia destra è guarita. Dei noduli alcuni sono scomparsi. Mestruazioni regolari. Peso kg. 46. Affine di studiare l'azione del iodio in queste f'orme di dermatosi esclusi ogni minimo trattamento loqale. Le iniezioni furono sempre praticate nei glutei. Seguendo il con.. siglio del prof'. DuRAN'I'E per lenire j] dolore le prime volte feci precedere e seguire la puntura dall'applicazione locale della vescica di ghiaccio per alcuni minuti. Ma dopo alcune prove trovando gli ammalati molesto il senso del freddo causato dal ghiaccio, che pur lasciava sentire il dolore, accondiscesi al loro desiderio sospendendo tal metodo. Senza ricorrere alle iniezioni di cocaina come praticò CBRAM1cor.. A, od alle polverizzazioni di etere secondo l' ANGELucc1, provai a praticare le iniezioni senza alcun espediente. Gli ammalati accusavano un lieve bruciore che ogni volta scompariva dopo pochi istanti. Così continuai per tutta la cura avendo però l'avvertenza dopo un'accurata disinfezione della parte di afferrare con una mano .una larga porzione delle masse muscolari, esercitando una leggera compressione, ed infiggendo l'ago della siringa profondamente coll'altra mano. Ad ogni iniezione feci seguire un breve massaggio della parte. Trovai inoltre molto utile invitare l'ammalato a fare delle lunghe inspirazioni durante e per qualche secondo dopo la puntura. Il dolore, come dissi, fu così sempre lieve, tanto

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SEZIONE PRATICA.

che il malato (III) e l'ammalata (VIII) poterono attendere alla cura am bulatoriamente. Incominciai la cura con una solt1zione alla dose di gr. 2,50 di iodio metallico con 10 gr. di ioduro potassico in 100 gr. d'acqua distillata e sterilizzata, iniettandone i/ 3 di siringa negli adulti, 1/ 2 siringa nel ragazzo. A poco a poco elevai la dose fino ad iniettarne una siringa intiera D'allora di quindici in quindici giorni innalzai la quantità del iodio arrivando sino 'al limite massimo raggiunto dal prof. D uRA NTE di 5 gr. di iodio in 100 gr. d 'acqua, introducendo così gr. 0,05 di iodio per puntura Una sola ammalata accusò cefalea ed angina eritematosa dopo le due prime iniezioni, disturbi che cessarono e non ricom. parvero più dopo un giorno di riposo. Le iniezioni vennero praticate quotidianamente nel primo mese, poi a giorni alterni. Venendo agli effetti della cura trovai costantemente un aumento del peso, accompagnato da progressivo miglioramento dell'appetito, come fu notato da quanti sperimentarono sin qui la cura iodo-iodurata. In tre malate II, IV, VII le mestruazioni sospese da qualche mese ricomparvero. Nel caso VIII le mestruazioni che da qualche tempo erano avvenute irregolarmente e con dolori si fecero nc,rmali. Calcolata la quantità media di urina emessa giornalmente dagli ammalati, ricoverati nell'Ospedale prima della cura e dopo trovai in qualche caso un leggero aumento, negli altri casi la quantità si mantenne normale. Costante fu l'aumento dell'urea. E l'aumento procedette sempre di pari passo col miglioramento delle condizioni generali raggiungendo in alcuni casi la cif'r a normale. Riguardo al $angue mi risultò costante l'aumento dell'emoglobina con un rialzo corrispondente del numero dei globuli rossi. Un comportamento opposto tennero i globuli bianchi. Chè in tutti i casi trovai prima della cura leggera leucocitosi, la quale in seguito mostrò progressiva tendenza a scomparire. Tenuto conto della temperatura, di cui a veva fatto uno studio accurato il pr of. CER· VELLo, venendo alla conclusione che in tutto il tempo della cura si ha defervescenza, io trovai questo abbassamento di t emperatura non costante come già aveva trovato l'ANDREOLI. Nei oasi in cui l'abbassamento si ebbe fu solo sempre di pochi decimi di grado, e non

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costante per tutta la cura. E come il professore CERVELLO aveva trovato pel primo che la temperatura sale, appena praticata la puntura per ridiscendere poi con un minimo a distanza di tre ore o tre ore e mezzo, verifi cai in tutti i miei malati questo fatto. L'abbassamento di temperatura non r aggiunse però mai un grado. L'ANDREOLJ aveva notato un aumento di frequenza del r espiro che cominciava l (J-12 minuti dopo l'iniezione e durava mezz'ora fino ad un'ora. Ripetei l'esperimento sui malati ricoverati nell'Ospedale e potei ,rerificarlo in metà dei casi. Coll'aumento del respiro si notava pure aumento del polso. Un ±'atto, di cui parecchi sperimentatori si erano occupati è la rapidità con cui il iodio, introdotto nell'organismo e penetrato in circolo, si elimina nelle urine e colla saliva. P er riconoscere il iodio nell'urina seguii il metodo suggerito dal CACCINI n el Policlin,ico del 1901. Con tale metodo il iodio si trove· rebbe nell'urina a distanza di mezz'ora ad un'ora dopo la puntl1ra e la reazione coll'acido solforico sarebbe ancora sensibile 24 ore dopo l'iniezione, mentre quella dell'acido nitrico non lo sarebbe più a J 5 ore di distanza. P er riconoscere il iodio nella saliva mi servii del metodo d'aggiunta alla saliva d'un p o' di salda d'amido e di una o due goccie d' a cido cloridrico. Per la f'ormazione di iodato alcalino si ottiene la r eazione caratteristica. Questa compare mezz'ora dopo l'iniezione e non si riconosce più dopo poche ore. Passando ora rapidamente in ras egna gli effetti localmente ottenuti, constatiamo che i risultati migliori si ebbero nel lichen scro· phuloso1·um, in cui in un t empo relativamen te breve e dopo sole 70 iniezioni vedemmo scomparire ogni papula, cessare il prurito e ritornare la pelle allo stato n ormale. Da u n caso non possiamo certo trarre alcuna conclusione assoluta. Però che la guarigion e sia dovuta alla cura Durante argoment iamo da due fatti principalmente. Primo dall'avere dianzi il malat o tentat e tutte le cure i mmaginabili generali e locali, non ottenen done mai più che un lieve migliora.mento. Secondo dal fatto che la scomparsa dei sintomi dell'affezione cutanea progredì di pari passo colla· cura, accompagnata da evidente e graduale ristabilirsi dell'organismo in toto. Quest o modo stesso ili proceder e ci condurrebbe ad am met· t2"j }


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IL POLIOLINICO

tere che i benefizi ottenuti non debban tanto attribuirsi all'azione dell'iodio propriamente sulle manifestazioni locali, ma i1iuttosto al miglioramento generale avuto. A conclusioni identiche arriviamo considerando i due casi di eczema cronico, trattati colla stessa cura. In entrambi vediamo cessare il prurito, ritornare la cute allo stato fisiologico con scomparsa dell'essudazione e della formazione di squame e di croste. In una parohi videsi diminuire l'intensità dei sintomi dell'eczema coll'accompagnamento del progressivo migliorarsi delle condizioni generali dell'organismo. Sull'eziologia dell'eczema noi siamo ancora all'oscuro. Se fosse vero che la cute degli eczematosi sarebbe come un emuntorio sussidiario apertosi per l'eliminazione dei prodotti tossici normalmente formatisi e non eliminati per le vie naturali o formatisi in eccesso per cause non ben note, si potrebbe pensare che lo iodio agisca accelerando i processi di eliminazione per le vie naturali e forse anche opponendosi a quell' anormale formazione di elementi tossici che ingombrano l'organismo. Ma sfuggendoci l'intima natura dell'eczema ci sfugge altresì di conseguenza il vero modo di agire del iodio su di esso. Sarebbe stato desiderabile protrarre più a lungo la cura ; ma non lo potei fare perchè gli ammalati la interruppero volontariamente uscendo dall'Ospedale soddisfatti del miglioramento ott~nuto . Risultati non meno convincenti m'avrebbe dato la stessa cura nel lupus vulga're I miglioramenti ottenuti in tutti i casi sottoposti ad esame ci permettono una conclusione an· che quì favorevole. Si sa con quanta tenacia resista quest'affezione cutanea altrettanto maligna quanto diffusa, ai moderni metodi di cura. E non va ~rascurato pure il miglioramento generale dell'organismo verificatosi in tutte le ammalate. A vendo scelto tale argomento per tesi di laurea, ho voluto render noti i risultati ottenuti a conferma della grande utilità pratica della, ct1ra suggerita dal prof. DuRANTE, anche nel campo delle affezioni cutanee. BIBu [QGRAFIA.

llppleme11to al Policlinico 10 novembre· 29 dicembre 1894. NOTA. Policlinico, · {ol. II. fase. I: 1896.

DURANTE.

(24)

LANNO

MEYNIER. aura Dnra1tfe

IX, FA.SO. 23]

1iella tubercolosi chirur,r1ica.

Supplem. Policlinico, 1896. SCOPPOLA. Supplemento Policlinico, n. 3, 1895. CERVELLO. Archivio di Farmacologia e Terapia, n. 22.

DAccò. I iorlo-,q11aiacolo-ca11forati i1i alcune

der111a-

fosi. Riforma Medica, 1899. HEl\TRYEAN Fr. e CORIN G. Archive do Pharn1aco· dynamie, vol. II fase. V-VI.

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LEZIONE Della balneote1·apia nei suoi i·apporti con la medicina. (Ca. BXu~ILER. Die Pherapie rl. Gegeuu·. x.j. a. s.).

L'utilizzazione di sorgenti, che p'er la tem· peratura non comune delle loro acque o per le loro proprietà organoelettiche sulla vista. sul gusto e sull'odorato e per la 101·0 azione chimica speciale sulla pelle, esercitano una benefica influenza su tutto quanto l'organismo. è antichissima. E gli effetti talora portentosi che se ne risenti1·ono, coinvolsero qt1elle acque con idee di religione. Presso i popoli civili dell'antichità il bagno faceva parte della cura igienica, ed era ado~ perato anche come rimedio nelle malattie. Così presso i Greci troviamo n11me1·osi stahi· limenti balneari conosciuti sotto il nome di Asclepi, tra cui celeberrimo l'Epidauro e }Jresso i Romani 1 uso del bagno era anche più esteso e perfezionato come si può arguire dai resti delle loro grandiose terme. Le regole che servivano di norma e per la scelta delle sorgenti e per il modo di adope1·arne le acque e nei sani e negl' infermi, erano del tuttff empiriche. Regole basate sopra principii scientifici potettero aversi solo dopo che la fisiologia sorta con la scoperta della circolazione del sangue ebbe acquistato un certo s'rilup po. Così soltanto ' rerso la fine del secolo decimottavo, specie in J. CuRRIE, troviamo gli inizi di uno stuclio scientifico circa il modo onde agiscono le va1·ie sorta di acque sul corpo umano finchè nella seconda metà del secolo decorso vediamo la balneo· terapia e sopratutto la idroterapia assidersi sopra basi veramente scientifiche. Il WINTERNITZ e il BRANDT si sono acqui· stati grandi meriti pe1· la idroterapia nei pro· cessi morbosi febbrili. Però non deve dimen· ticarsi che il PRIESSNITZ, un puro empirista, oltre a diffondere il proprio metodo idroterapico, aveva già contribuito a dare un forte impulso verso lo studio razionale dei benefici effetti ottenuti dall'uso di alcune acque . La cura interna dell'acqua è di gran lunga più recente di quella esterna. Che anzi al· cuni medici dell'antichità, come Ippocrate, le attribuirono effetti dannosi.


SEZIONE PRA.TIOA

E in realtà non si poteva anda1·e che a tentoni, quando la chimica non aveva potuto ancora indicarci le parti componenti delle varie acque minerali, e la fisiologia si t1·ovava ancora nella più tenera infanzia. PARACELSO nel secolo decimosesto e l'HoFF· MANN nel decimosettimo e decimottavo istituirono ricerche sulla composizione delle acque minerali. In quello stesso tempo l' uso inter1to delle acque entrò a far parte del tesoro terapeutico, mentre fino ad allora si erano utilizzati i soli lavacri esterni. Volendo ora più particolarmente parlare della balneote1·apia in rapporto con la medicina generale, dobbiamo innanzitutto mettere in chiaro il modo onde da una parte i bagni nelle loro forme svariatissime e dall'altra l'introduzione sistematica di maggiore quantità di acqua comune, o l'uso interno di acque minerali possono contribuire alla guarigione di stati morbosi svariatissimi. La seconda parte di questo quesito, relativa all'uso interno dell'acqua e specialmente di quella minerale, possiamo esaurirla innanzi tutto. Gli effetti che tali acque producono, per la presenza in esse di determinate sostanze chimiche, possono aversi anche con la somministrazione di queste medesime sostanze sotto altra forma, per esempio in soluzioni artificiali, o direttamente çome medicine. Questo vale sop1·attutto per le acque minerali contenenti ferro e sali. Che se talvolta. vediamo ohe l'acqua minerale presa nello stabilimento d'o1·igine ha un'azione benefica più pronta, più intensa e più duratura ch e quando la stessa acqua si prende in casa, ciò dipende dalle nuove condizioni di vita p1·ocurate all'infermo nel tempo che egli passa entro lo stabilimento te1·male, cioè : l'allontanamento dalle occupazioni giornalie1·e spesso faticose ed improbe, l'aria libera ed ossigenata, il moto e la pia· cevole spensieratezza. A ciò s'aggil1nga che, in base alla cosidetta « chimica fisica », le soluzioni artificiali si differenziano dalle acque minerali naturali sia riguardo alla costituzione fisica e chimica, sia al modo onde agi· scono negli organi digestivi ed altre parti dell'organismo. Vediamo ora in che modo l'acqua usata esternamente modifichi il co1·po umano: e prima di tutto consideriamo l'influs o ese1·ci· tato sul sistema nervoso e su quello circolatorio. Lo stimolo termico, a seconda della differenza di temperatUI·a t1·a l 'acqua del ·bagno e quella del corpo, p1·oduce una sensazione piacevole o spiacevole in seguito ad un eccitamento dei centri nervosi. In quanto al sistema circolato1·io sappiamo che ad ogni cambiamento nella temperatura ambiente seglte un cambiamento nella distri· buzione della massa sanguigna. I bag1ii di acqzia calda e quelli di vapo1·e determinano una dilatazione dei vasi della c11te e degli strati sottostanti· a questa ·v·aso-

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dilatazione n elle pa1·ti esterne corrisponde una vasocostrizione nelle regioni interne; contemporaneamente il circolo sanguigno si accelera e c1""esce l'attività cardiaca. Dopo il bagno ed in parte anche durante il medesimo si ha, una lenta compensazione in senso opposto. E chiaro che una tale alterazione nel circolo sanguigno, alla quale contribuisce pure in un certo grado il moto della linfa nei linfatici, debba esercitat"e una influenza importante sui processi di nutrizione nelle diverse zone cellulari, cioè sulla introduzione delle sostanze alimentari e sulla eliminazione dei prodotti di metamorfosi regressa. Ogni mutamento nel plasma che bagna un a cellula porta con sè an0he un mutamento nelle funzioni della medesima. Questi fatti complicati sono attribuiti ai bagni, e si dicono fenom eni cli: eccitazio1te del 1·ica11zbio 11zate1·iale. Numerose ri cer che istituite dallo HEI· LIGENTHAL e dal FREY hanno stabilito che questo aumento del ricambio materiale è in rapporto con l'eliminazione specie dell'acido ca1·bonico e dell'azoto e con l'assorbimento dell'ossigeno. Ripetendosi giornalmente, mercè l'azione dei bagni, questi fatti di accresciuto ricambio mate1·iale, è chiaro che la nutrizione generale del corpo, come quella di ogni singolo organo deve essere influenzata in modo note \'"Ole : cre&ce l'appetito, migliora la digestione, aum enta la quantità assimilata delle sostanze alimentari introdotte, cresce il peso del corpo. Quindi ben a ragione coteste cure s indicano col vocabolo di cure 1~igenerative. Il peso del corpo può anche, mercè adatte indicazioni, decrescere lentame nte. Analoghi effetti si possono avere e con altri mezzi e con altre sorta di bagni. Nei bagni freddi associati a movimento energico del corpo, come il nuoto, la massa sanguigna si distribuisce in senso inverso a quello descritto dianzi, si ha cioè una spinta del sangue dal· l'esterno all'interno per vasocostrizione delle vie circolato1·ie periferiche, e poi una dilatazione attiva dei medesimi con reflusso del sangue dall'interno all'esterno. Quindi in ambedue i casi abbiamo n1z irro-

1·azio1ze passeggera, 11zntabile e1zergica e 1·apida dei vari orga1zi dell'i1ztero 01·ga1zis11zo. Qt1esto fenomeno si esplica in modo di'"erso da quanto accade col semplice moto del corpo : passeggio, ginnastica, cavalcate bicicletta, ascensione di montagne, ecc., ecc. Infatti nell ascensione delle montagne, a mo' d esempio la pressione sanguigna è dapprima accresciuta, l 'attività cardiaca e la respi1·azione si accelerano provocando cosl t1na maggiore produzione ecl eliminazione di acido carbonico.- In , ...irti1 dei centri 1·egolatori d Ila temperatt1ra clel corpo i dilatano i vasi pecie quelli cutanei, Peci· tando e facendo c1·esce1·e la secrezione del sudore. La grande quantità di sangue pinta alla periferia si i·af fred~a per irradiazione di (25)


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IL POLIOLINIOO

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[ANNO IX, F .A.SO.

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calo1·ico e per 1 evaporazione del sudore, cosicchè anche nelle grandi fatiche muscolari la temperatura del corpo sale app~na di pochi decimi di grado; ed appena cessa l'ipercinesi muscolare, la tempe1·atura scende al normale e talvolta fin sotto. Il forte movimento a pompa della respira· zione, specie per il moto del diaframma, favorisce esso pure il .corso centripeto del sangue nelle vene da tutte le parti del corpo, soprat· tutto dai visceri del cavo addominale : fegato, milza, intestino. Con l'acc1·esciuto lavorio del cuore s 'accresce anche il processo di nutri· zione del cuore medesimo. La perdita abbondante di acqua, dete1·mi· nata dell'ipercinesi, del pari che quella prodotta dai bagni di aria nalda e di vapore, esercita una notevole e benefica influenza sul ricambio materiale anche negli individui ca1·diopazienti, siocome osse1·vò 1'0ERTEL su di sè stesso. Quando l'energia del cuore è diminuita, bisogna agil·e sul circolo in modo da far diminui1·e il lavoro cui è sottoposto il cuore : questo appunto p1·oducono i bagni, i quali dilatano fo1·temente i vasi sia in virtù del calorico sia in virtù dei loro componenti chimici specie dell'acino carbonico. I bagni influiscono anche sulla composizione del sangue ed in particola1· modo sui leucociti per l'importanza che essi leucociti hanno nella riparazione dei tessuti alterati o distrutti (pelle, ossa, articolazioni), e nella lotta che l'organismo deve sostenere contro gli agenti patogeni. In quali malattie specialmente va usata la balneoterapia? Abbiamo dapprima le ma· lattie infettive acute, febbrili. Però, mentre CuRR1E, BRANDT, J u RGENSEN, LIEBERM.EISTER, VoGL e molti altri si proponevano semplice·

mente, mercè i bagni ed impacchi freddi, di abbassare l'elevata temperatura, noi inten· diamo di modificare con ciò il sistema circolatorio e nervoso, di stimolare l'attività nutritiva e ft1nzionale delle cellule. Negli stabilimenti te1·mali si curano sopratutto le malattie croniche, date da processi flogistici c1·onici, da disturbi circolatori in forma di stasi venosa. In tali casi p1·ima di procedere all'applicazione del rimedio })isogna praticare un attento esame del cuore e delle arterie specie negli individui attempati. La cura termale giova anche a coadiu· vare i risultati ottenuti dall'intervento chi· i·urgico; essa inoltre i·iesce sommamente pro· ficl1a nelle alte1·azioni de) ricambio materiale. come gotta, diabete. adiposi, non che in molti distu1·bi delle vie digestive, e nelle manifestazioni di natura sifilitica. Anche le malattie del sistema nervoso, tanto le organiche quanto le funzionali, ritraggono notevoli vantaggi dell'idroterapia, . pecie se associata all'elettro-terapia: questi vantaggi dipendono dall'accresciuta funzione (26)

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nutritiva del tessuto nervoso. Che se nf3lle lesioni organiche i risultati sono scarsi ciò si deve al fatto che il tessuto nervoso ' una volta sostanzialmente alterato o distrutto non lo si può più ridurre allo stato normal~. In tali casi de.vesi cercare d'indurre un'energia compensatrice nel tessuto sano, siccome il FRENKEL ha tentato di fare per la tabe dor· sale. Nelle malattie puramente funzionali del sistema nervoso la cura termale esplica una inf uenza grandissima, unitamente ad altre influenze d'indole sociale e morale, tra cui di molta importanza è l'azione suggestiva che un medico intelligente e premuroso può esercitare sugl infermi affidati alle sue cu1·e in una stazione idroterapica. Ciò detto l'oratore termina celebrando la stazione termale di Baden-Baden che per le doti natn1·ali e per la mano diligente dell'uomo è divenuta ve1·0 ostello di salute, ape1·to a quanti vanno in cerca di guarigione e di ri· sto1·0, a qualsivoglia classe sociale essi appartengano. Raccomanda vivamente ai suoi colleghi il dovere che hanno i medici di far sì che Baden-Baden conservi sempre inalte1·ato quel carattere che ora possiede di ~i to tranquillo e propizio pe1· la i·itempra delle forze indebolite ed esauste. Invita i colleghi a studiare ed approfondire i vari metocli di balneote1·apia ecl idroterapia ed altri metodi cli cu1·a sistematica che colà si praticano e potei· così riuscire utili agli altri nonchè a loro stessi. Dott. E. GuGLIELMETTI.

PRATICA PROFESSIONALE Manifestazioni gastro-intestinali dell'arterio-sclerosi. Le manifestazioni gastro-intestinali dell'arteriosclerosi non sono conosciute che dai lavori di LEA.REO, di BROADBENT e specialmente di HUCBARD. La verità è che esse sono spesso ancora misconosciute. Se esse sopravvengono nel corso di una angina di petto, la ruagnosi sarà facile. Ma se esse sono le prime in data, si è porta.t i a credere a disturbi cardiaci d'origine gastrica; finalmente se restano isolate esse diventano allora per lo più l'occasione dei più svariati errori. • Di queste tre modalità, la prima, descritta da HUCHARD sotto il nome di « angina a forma pseudo· gastrica », è troppo nota perchè noi vi insistiamo. La seconda merita maggiore attenzione. Si parla spesso di disturbi cardiaci la cui origine è un ri· flesso viscerale. Questi disturbi esistono, ma sono

...


[ANNO IX, F ASC. 23)

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SEZIONE PRATICA

abbastanza rari e sopratutto poco intensi. Il dolore angosciante dell'angor, la ripercussione clangorosa della valvola aortica non dipendono mai da una gastropatia. Per ciò cl1e riguarda la terza modalità cioè delle manifestazioni viscerali isolate. è <'erto la più difficile a scovare. Qui non angina di petto: unicamente disturbi gastro-intestinali, e quali disturbi? Ora d ei dolori violenti ed anche atroci, in seguito ad un l~asto, che fan p ensare ad un'ulcera gastrica o ad una colica epatica; ora d ei vomiti, flatulenza, dilatazione enorme dello stomaco. Quale è la causa di queste manifestazioni gastro · intestinali dell'arterio-sclerosi'? Fino a questi ultimi anni si aveva una grande tendenza a riguardarle come ma.n ifestazioni anormali di una coronarite. Sembra oggi verosimile, secondo le più recenti osservazioni, come quelle di E. N EUSSER ( Wie1ter Klin. Ttfiocllr11schr1ft 18 settembre 1902) ch e l'aorta addominale e le mesenteriche possono obliterarsi p er loro proprio conto e determinare una ·vera claudicazione intermittente gastro-intestinale. Con1e, in presenza di questi sintomi classici di affezioni gastro-intestinali, si è condotti a sospettare l'arterio·sclerosi delle arterie addominali? Ricer· cando qualche particolarità che, in questo ultimo caso, manca110 di rado. Gli accessi dolorifici sono spesso subitanei; talvolta tino sforzo, un semplice moto violento, può evocarli; es i cedono presto, a.1 contrario. al riposo~ questo carattere quando esiste è di importanza capitale. Durante l'accesso la faccia del malato è pallida come quella di un aortico. D'altronde il malato è quasi sempre t1n aortico. Battito delle succlavie elevazione dell'aorta, ripercussione clangorosa della base, uno o più di q11esti segni mancheranno di rado. Recentemente il TEISSIER di Lione ha descritto sotto il nome di segno della pedidia un sintoma che sarebbe preziosissimo per diagnosticare quasi direttamente l'aortite addominale. Si sa che allo stato normale la pressione è nella pedidia inferiore di 2-3 cm. di Hg. superiore a quella della radiale. Finalmente non è raro che si abbia a scadenza lontana una triste conferma della sua diagnosi nella morte repe11tina del malato. Confondere una gastro -enterite banale con una gastro-enteralgia per arterio-sclerosi pt1ò condurre ai peggiori errori terapeutici. L'arterio-sclerosi non si giova di un regime di dispeptico: essa ha bisogno di una dietci ln,ttea, di teobromina e di iodt1ro potassico. (Jo11r11a/ des praticie11s, 10 gennaio 1903).

Tubercolosi della tiroide. Il dott. Q LAIRMONT ( Wie11er I{linisclle lf7oclle11scltr1ft, 27 novembre 1902) riferisce il caso di un bambino di due anni, di florida salute, il quale nel corso di due o tre settimane fu affetto da un tumore alla regione tiroidea, che aumentava rapida· mente di volume. Poichè vi era, una dispnea impon ente, si dovè intervenire chirurg icamente, e l'ope· razione mise a nudo un tumore, a livello della tiroide che conteneva dei focolai cancerigni e che aveva contratto aderenze con i muscoli superficiali. Il tt1· more fu asportato, ed il suo esame istologico fece rilevare una lesione tubercolare. Dopo sei mesi rimaneva ancora llll tragitto fistoloso, e si notava la formazione di un nuovo tumore della grandezza di 11na piccola mela. Fu fatta una seconda opera· zione per estirpare q11esto tumore aderente alln trachea. Certamente il processo tubercolare non si era iniziato dai muscoli: i gangli viciniori non erano ingorgati, e quindi nemmeno da questi era incominciata l a infezione. L 'esame degli organi face, ra escludere altro focolaio tubercolare, ma non è questa una ragione sufficiente per ammettere t1na tuberco. losi primitiva della tiroide. Ravvicinando a questo altri quattro casi analoghi, l' .A.. conclude che la. tubercolosi l)rimitiva della tiroide non è lm fatto provato, 1na nel caso in di· scorso è permesso dire che clinicamente si trattava di tubercolosi della sola tiroide. L'aspetto istologico di questa tubercolosi è analogo a quello della tubercolosi in generale. S i può avere uno sviluppo di abbondante tessutQ fibroso, ma non s i sono riscontrate delle vere cellule gi· ganti. Il sintoma clinico principale è l'aumento del vollune de l collo nello spazio di due a tre setti· inane, e sotto questo punto di vista la lesione prende l'aspetto di un tumore maligno. Vi è sempre della dispnea da compressione, come pure fenomeni di • compressione nervosa. Nel formulare la diagnosi bisogna tener conto della sifilide dell'actinomicosi, della tiroidite cronica cancerigna, della tiroidite acuta. La dispnea richiede sen1pre l'intervento chirur· gico ed infatti nei casi pubblicati se ne è avuto favorevole s11ccesso.

Un caso di teta.no curato col n1etodo Baccelli. Il dott. 0LAUDE (Société 111é(licale rlrs Ho1Jifa11x 2! ottobre 1902) riferi ce il caso di un uomo di 46 anni, il quale, cinqu~ giorni dopo che s i era ferito al dito mignolo della mano sinistra. presentò i primi sintomi del tetano caratterizzato da contra· zioni intense generali. a crisi paro istiche, da di· sfagia, da febbre, da d elirio. I primi giorni si fe('e una iniezione di 20 eme. cli acido fenico pro dic, f27)


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IL POLICLINICO

rANNO ix, FASc. 2sJ

praticando simultaneamente le iniezioni di siero HUOHARD ha insistito assai sulla necessità di artificiale ed il salasso. Si somministrarono pure dare il salicilato nella notte per evitare le compli· alte dosi di idrato di cloralio e fu amputato il dito cazioni cardiache. ferito. Lo stato del paziente non presentò modifiOgni cartina sarà presa in un infuso di foglie di cazioni essenziali per 18 giorni: al 18° giorno la frassino edulcorato con 1-2 cucchiai di sciroppo di febbre cadde, i fenomeni generali si attenuarono, · cinque radici, il quale, come si sa, è fornito di proprietà diuretiche. Il malato avrà cura di inge· verificandosi profusa diaforesi e poliuria. La perrire lentamente l'infuso, in modo da ripartire l'asmeabilità renale, esaminata col metodo della crio· scopia, fu trovata soddisfacentissima; la tossicità sorbimento del salicilato in tutta la mattinata per l'inf11so del mattino, in tutto il pomeriggio per delle urine, tanto nel periodo di acuzie che nella quello del pomeriggio e nel corso della notte per convalescenza della malattia, era molto elevata. l'infuso della notte. Il salicilato si elimina infatti Si ottenne la perfetta guarigione. rapidamente, le dosi devono esser e rinnovate per Eliminazione prolungata di bacilli della f. tifoide esercitare il loro effetto. nell'urina. In quanto all'aspirina si formulerà: BOSING nella .Dezitsclie 11ted. WocJt. (19-VI-1902) .Aspirina gm. 6. riferisce di un soldato che ebbe il tifo in Tientsin In 6 cartine. Una ogni ~ ore. nell'ottobre 1901. Al suo ritorno in Brema, 4 mesi COMBEMALE. dopo, furono ripett1tamente trovati bacilli del tifo Si potrà a11cora ordinare il salicilato di soda in nelle sue urine, e l'eliminazione durò ancora fino • al 17 aprile. Furono dati dal 18 al 29 aprile 46 pozione: grammi di urotropina ed i bacilli scomparvero. Il Salicilato di soda . . gm. 16. 20 solo sintoma fu un:a stranguria occasionale che pra· Sciroppo di lamponi . . 1> 300. ticamente non diede alcun disturbo. Un cucchiaio ogni due ore, il giorno. L'urina di 15 altri soldati che avevano avuto la • febbre tifoide in Cina esaminata in epoca analoga Dalle ore 10 della sera fino alle 8 del mattino, non conteneva bacilli. ogni 3 ore : cioè 11 cucchiai nelle 24 ore, conte· n enti ciasct1no gm. O. 55 di principio attivo. I reni nella cirrosi epatica. Si potrà in più, adoperare gli impacchi di sali· cila to di metile. • • Secondo MoLLARD, di Lione, nella crrros1 epa· Salicilato di metile ana gm. 10 tica di L~NNEC i r eni sono per lo più sani e > 10 Cloroformio . . . spesso ipertrofici. Balsamo trf:l,nquillo gm. 60 Su 57 casi rilevati sui registri di autopsie del • reparto del prof. LÉPINE 48 volte i reni erano sani Uso esterno. e 30 volte pesavano insieme da 400 a 500 grammi. Imbeverne della flanella a quattro doppi. A V· volgere le a,r ticolazioni più dolenti. Attorniarle con taffetas gommato. APPUN!l'I DI Il'Bl)_API~ Invece del. salicilato di metile si è preconizzato recentemente un nuq,To prodotto salicilato estratto Cura del reumatismo a1·ticolare acuto. dalla regina dei prati, l'ulmarene, che .HUCHARD Non esiste se non una cura del reumatismo ar- ha adoperato con successo nel suo reparto ospitaticolare acuto: l'uso delle sostanze saliciliche. Esse liero. deprimono la febbre e calmano i dolori: sono degli L' ulmarene si adopera come il salicilato di a.genti specifici. Il più comunemente adoperato è metile. il salicilato di soda. Il dott. COMBEMALE, di Lilla, Si può prescrivere : preferisce l'aspirina, che è dell aci.do acetil-salicilico. Ul marane . . . gm. 15 L'essenziale è Ji dare il rimedio subito, di som· Lanolina . . . » JO ministrarlo nella notte come nel giorno, di contiUso esterno. n.uarne l'uso almeno una settimana dopo la, scom· Unzioni mattina e sera seguite da un impacco parsa dei dolori. La dose del salicilato di oda è di 6 gm. nel· ovattato. l'adulto, di 4 gm. per l'aspirina. Come regime dietetico, il malato deve stare in Si prescriverà: riposo a letto, bere del latte e delle tisane diuretiche. Salicilato di soda gm. 2. Qualche minestra leggiera sar à autorizzata nei Per una carta. Di simili, n. 30. Una la mattina, una nel pomeriggio ed tma nella giorni seguenti. Scomparsi che siano i dolori, il salicilato sarà notte. (28)

-


LANNO IX,

FASO.

23]

continuato alle dosi di 3 gm. per 5 giorni ancora e di 2 gm. nei 5 giorni seguenti. Al minimo ripetersi dei dolori la dose iniziale sarà ripreBa. (Jour1ial des praticiens).

Cura della laringite stridula. Contro lo stato spasmodico si prescrivono bagni tiepidi prolungati, semplici, o con acqua di tiglio, o con valeriana, bromuro, cloralio, belladonna, ecc. HuCHARD raccomanda l't1so del bromuro alla dose di 4-5 grammi per un bambino di 4.5 anni, diminuendo fino a 1-1. 5 grammi per l'età di 18 mesi. BLACBE consiglia: olio d'oliva, sciroppo di altea ana gm. 15, acqua di fiori d arancio gm. 5 (un cucchiaio da caffè ogni 10 minuti), oppure : bro· m11ro di sodio gm. 4, sciroppo tolù gm. 60, sci· roppo di lauro ceraso gm. 20) (un cucchiaino ogni 2-3 ore). GUÉNEA de MussY propone : sciroppo di fiori di arancio gm. 60, di codeina gm. 60, di belladonna gm. 30, d'etere gm. 15, bromllro di potassio gm. 4, m1tscbio millgm. 5. Si usa l'alcoolatura di radici d'aconito alla dose di nna goccia e 1nezzo per anno di età : l'alcoolatura di foglie è meno attiva d si dà a dose doppia o tripla. Si può dare il cloralio per clistere (15-25 cgm. per anno di età, con 50 gm. d'infuso di valeriana), od il bromtu·o di potassio per suppositorio (12-40 egro. per anno). (Journ. JJtéd. de Br11.xelles, n. !9, 1902).

L 'adJ:enalina per troncare gli accessi asmatici. Il dott. E. ARONSOHN ha fatto nuove ricerche su questo nuovo rimedio e ne ha confermato l'efficacia e l'innocuità. Egli ha somministrato l'adrenalina nelle seguenti due forme: 1. Come 1iebut;zzazio1i;: Idroclorato di adrenalina 1 °/0 0 • parti 1 Olio di vaselina. . . . . . . » 2 2. Come pontata : Idroclorato di adrenalina 1 °/oo Lanolina . • • • • • •

733

SEZIONE PRATICA

:l

anagm. 5

Da introdt1rre quanto un pisello nel naso. (Deutsche uied. Tloch.).

Formula per fai· asso1·bire la carne cruda. Carne crt1da grattata. gm. 100 Zucchero polv·erizzato » 40 Vino. . . . . . . • 20 Tintura di cannella . :o 3 F. s. a. LALLIER.

V.ARIA Inoculazione della tubercolosi bovina all'uon10. - Passa11do dalla discussione cientifica all'azione il do 't. GARNAUL'r, oppo itore accanito del profes-' sore KocH, ha tentato su sè stesso l'inoct1lazione della tubercolosi bovina. Si potranno discutere le conseguenze del r esul tato posi1ivo o negativo che egli otterrà, si potrà mettere in dubbio l'utilità pratica di questo tenta· tivo che KocH aveva egli stesso rifit1tato, e con ragione, di fare sul dott. GARNAULT, che si offriva ' 'olontieri come soggetto d'esperimento; pure 1 atto coraggioso del medico francese aiuterà senza dubbio a risolvere il prol)lema e noi non sappiamo che ripetere col distinto redattore del , Te111ps: « Ben più delle belle teorie campate in aria, per il pub· blico, le frasi risonanti, i prematuri entusiasmi, le ipotesi emesse e:x catliedra, le affermazioni o le denegazioni che sono alla portata di tutti, si inca· richeranno ora gli avvenimenti di istruirci sicura· mente ed a breve scadenza » . (Le Progrès 111é(/icrtl).

Pulmoniti tranmatiche. -

LITTEN su 320 casi di pulmonite osservati in 6 anni, ne conta 14 di origine traumatica, cioè il !.4 °/ 0 • STERN, nol suo trattato delle malattie viscerali provocate da trau. matismi, ha riunito diverse statistiche di pulmoniti. Sll 3693 casi, egli trova una proporzione di 1. 6 °/0 di pulmoniti traumatiche.

La viola tricolor in casi ostinati di acne vulgaris. - BEHRl\iIANN (Der1nat. Ce1ttrabl. 1902, n. 9 e 10) riferisce risultati favorevoli da lui ottenuti nel1,acne co11 l' uso interno di infusi di viola tricolor. L'efficacia iel rimedio è attribuita dall' .A.. all'a· zione combinata dell acido salicilico e del tartrato di magnesia che sono contenuti n el fiore.

Incontinenza d'urina. -

Una causa di inconti· nenza d'urina può essere l'esistenza di vegetazioni adenoidi. GRr'UBACK le ha notate in 61 casi su 427 di incontinenza.

Infnsorii ftagellati nel tubo digerente dell'uomo. - Le tre principali specie di infu orii flagellati che i possono tro,..are nel canale digerente dell'l1omo ono il tr;c/io111onas llonzinis, il 1negasto111a euteri· c1111t ed il plagio11io11as '1 0111i11is . Secondo CoHNilEil\I questi protozoi non hanno alcuna azione patogenica, ma la loro presenza nei \'Omiti sarebbe l'indizio di lln cancro ulcerato . ia. dell'esofago, ia dello stomaco senza stenosi d el piloro.

Dilatazioni delle Tene del capo nei neonati. - La causa pii1 probabile di que te dilatazioni è la sifilide congenita. Qt1este dilatazioni ~compaio110 col tempo e co11 lo 'ilttppo. (29\


734

IL POLIOLINICO

l\UBRIGA DELL'UFFICIALE SANITAIUO ed. IG1-IEN"E

'

La casa ope1. aia sistema Féret. Nel n. 1274 del Jonr1tal d' liy.qiè1te è descritto t1n nt1ovo tipo di casa operaia che crediamo utile far conoscere in vista dell importanza somma che al mome11to attuale ha acquistato questo ramo dell'in· gegneria sanitaria. La casa imaginata dal Féret offre questa par· ticolarità che, mentre è semplice in profondità, pre· senta il vantaggio cli raddoppiare la parte abitabile con una nuova disposizione del tetto, il quale in· vece di avere il solito versante obbliquo abituale, è quasi dritto, un poco arrotondato però per 1 im· piego di travicelli tagliati in curva leggera, sem· pljcemente inchiodati su di ltn montante· di legno posto a piatto sul muro di facciata. La piccola porzione di soffitto è coperta di zinco, colla necessaria pendenza (bastano m. O. 20 per metro). Il rimanente è coperto di lamine di ardesia tagliate in forma di conchiglia. Una finestra uguale e delle medesime dimensioni di quella del piano terreno illumina questo am· bi ente. Una grondaia riceve le acque, ed un tubo di discesa le cond11ce sulla strada o in 11na tinozza di zinco, se è possibile. L'insieme di questa -casa ha ttn aspetto grazioso ed elegante ed anche l'interno che è composto di due vani, ha dei buoni requisiti di praticità. Il pianterreno serve da cucina e da camera da pranzo, il piano s11periore da camera da letto. Una scala a chiocciola, mette in comttnicazione i d11e am· bi enti. Qt1esta casa occupa una Auperficie di terreno larga m. 4. 50, profonda m. 4 30, ed è sufficiente per una giovane coppia di sposi o per delle per· Hone senza figli. Il prezzo della costrttzione varia secondo le r egioni e la vicinanza del materiale; in ogni modo la costruzione sembra essere molto economica. Come vantaggio speciale, questo tipo di abita · zione ha quello di poter essere 11tilizzato dove la area del t rreno è poco estesa o molto costosa. P er la disposizione del tetto però e per la qualità dei materiali di costruzione non sembra appropriabile P.er t11tti i climi, ma da riser,rarsi specialmente a te. quelli pitì miti. •

Prof. V. PENSUTI

Sulle nevrosi dello stomaco ~

Volumetto i1t-8° grande, L;re 2. 60 (Jj'* lndirizsare cartolinai-vaglia alla. e Società Editrice Dant• Ali&bieri > - ROMA.

(30)

l ANNO

Pubblicazioni uervenute al

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lX, F ASC. 23)

Policlinico

>>.

ZoocoLr GAMBIGLIANI dott. I. Dell'opportunità di rendere governativi i medici condotti ed ufficiali sanitari. - Pesaro, 1902. FA.TARDO dott. F. ~lolestias tropicaes. - Rio de Janeiro, 1902. STEKEL dott. G. La cura della tubercolosi nell'età infantile. - Vienna, 1901. DE ARGHI dott. A. Ospizio provinciale degli esposti di Como. Relazione sulla gestione sanitaria· amministrativa per l'anno 1901. - Como, 1902. BESTINI dott. L. ~Iaceratoi, zanzare e malaria. Firenze, estr. dalla Clinica moderna, 1902. ORO dott. M. Di una rara distrofia alveolo-dentaria da sifilide ereditaria. - Napoli, estr. dal Giornale intern. delle Scienze mediche, 1902. MERUMI dott. G. La numerazione dei corpuscoli bianchi del sangue. - Roma, estr. dalla Riforma · medica, 1902. DE. RosSI GINO. Sulle condizioni di ventilazione cli una sala di tessitura meccanica. - Torino, estr. dal periodico L'Ingegnere igienista, 1902. ~lARIOTTI dott. GIUSEPPE. Note chirurgiche. Bologna, tip. Gamberini e Parmeggiani, 1903. DASARA·CAo dott. D. Il cistocelogeno. Nuovo strt1mento ginecologico. - Sassari, 1902. TADDEI dott. D. e CoLETTI dott. .A. Ricerche sperimentali sulle conseguenze dell'affrontamento delle superfici mucose estroflesse nella sutura intestinale. - Ferrara, 1903. CAPPUCCIO dott. D. Scoliosi sciatica o segno di Vanzetti. - l\filano, Estr. dalla Gazzetta degli ospe· dali, 1902. GAGLIO prof. G. Su di un n11ovo preparato per l 'iniezione ipodermica ed endo·yenosa della chinina. - Messina, Estr. dagli Atti della R . .Accademia Peloritana, 1902. MocHr dott. A. Ambulatorio oculistico G. B . Dan· tone. Cenno statistico dell'anno 1902. Roma, 1903. GRADENIGO prof. G. Resoconto del VI Congresso della Società italiana di laringologia, otologia e rinologia (25-27 ot~obre 1902). - Torino, Estr. dal· 1'Arch. i tal. di otologia, ecc., 1902. Son''' ARZ dott. R. Considerazioni sopra 14) sple· nectomie per splenomegalia malarica associata ad ectopia. - Milano, ERtr. dalla Gazzetta degli ospe· dali, 1902. FINGI dott. G. Contrib11to allo studio della patogenesi dell'anemia perniciosa progressiva. - Roma, Estr. dalla Riforma medica, 1902. .A.ccoRJl\!BONI dott. F. Per la ina11gurazione del IV Congresso medico Umbro. Discorso. - Foligno, 1902. MoNZARDO dott. G. Un caso di mola idatiforme associata a degenerazione cistica delle ovaie. 1\'Iilano, Estr. dalla Gazzetta degli Ospedali, 1903.


LANNO IX, F AS<J. 23]

SEZIONE PRATICA

7~b

DELLA ROYERE dott. D . Due casi di lipoma della pia meninge. - Milano, estr. dalla Clinica me· dica, 1902. Fmz1 dott. G. L'Ospedale di S . Spirito di Casale e le moderne esigenze ospitaliere. - Casale, 1903. ZuccARo dott. G. Sulla cosiddetta cura chirurgica dell'ascite di origine epatica. - Roma, estr. dagli Atti della Società italiana di chirurgia,, 1902. GIANNANTONI dott. P. e GUGLIUZZO dott. s. Di un caso raro di ernia strozzata. - Roma, estr. dalla Riforma medica, 1902.

In seguito agli accurati studii fatti in proposito da quella Commissione, la Gi1mta. incaricava l'Uf. ficio competente di forml1lare, s11lle proposte ri· forme, un progetto in armonia cort le esigenze del bilancio comunale; e, siccome questo progetto, oltre che dalla Giunta fu pure appro\ato da due Enti cointeressati, che sono la Congregazione di carità e la Commissione ospitaliera, la Giunta l'ha pre· sentato al Consigli(!) per la sua approvazione. I concetti generali della nuova organizzazione del servizio sa11itario in città, nel suburbio e nell'Agro romano sono i seguenti:

RISPOSTE A QUESITI E A DOMANDE

Il numero attuale di 18 ambulatori sarebbe conservato. Per sette ambulatori il Consorzio costituito dagli Enti suddetti, si servir à dei locali messi a disposizione d .Ila Congregazione di carità e dagli Ospe· dali, situati nei quartieri di Porta S . Lorenzo, Prati di Castello e negli ospedali di Santo Spirito. Consolazione, San Giacomo, ant' Antonio e San Gal· licano. Quattro di questi locali ' '"errebbero utilizzati per doppio servizio in vista delle loro ubicazioni in quartieri poveri e densi, e si sceglierebbero a tal fine i locali situati presso la Porta . Lorenzo, nel quartiere ·dei Prati e n egli ospedali di an Galli· cano e della Consolazione. Il comune di Roma dovrebbe trovare sette locali da adibirsi come ambulatori. Per conseguenza i locali per ambulatorio sar eb bero 14 e non 18 in realtà. Oltre i 14 locali prescelti, occorrerebbe trovare uno o più locali adatti per l'uso di ambulatori destinati per le malattie speciali e le cure fisico· meccaniche. L'orario di tali ambulatori dovrebbe essere il più corrispondente ai bisogni del pubblico, e verrebbe stabilito dal Consorzio. Per il servizio di questi 14 ambl1latori si chiamerebbero 26 medici con un turno di ser,Tizio con, renientemente organizza,to. A quosti. olt1·e al servizio dell'ambulatorio ed alla visita dei po,eri a domicilio. verrebbe pure affidata la verifica dei morti. In ogni ambulatorio, oltre al medico, clo,,,.reb· bero esservi addetti almeno un infermiere ed una infermiera. Si farebbe una speciale convenzione con !a ~o ­ cietà dei Tramways onde stabilire in quattro punti almeno della città un servizio pel trasporto degli infermi esegt1ito con adatti , .. eicoli ti'ainati da caTalli. I locali per le quattro tazioni pel trasporto degli infermi sarebbero provvisti ili telofono e po· trebbero aver sede nei locali stessi (lei vigili. Nel suburbio e n ell·.A.gro romano verrebbero anmentate sei stazioni sa.nitarie. con altrettanti medici, in modo che da 1 , quante sono attualmente, si porterebbero a 24 clisponendole in modo ohe tutto il territorio dell' .Agro romano dove e esser e suddiviso in 24 zone po.. sihilmen te clolla stessa estensione. Si stabilirebbe come ma sima fondamentale cho i medici dell'Agro non dovessero rappresentare ciò che rappresentano i medici condotti ùei piccoli Comuni ma che essi dovessero fare un serv-izio sanitario mobile sul tipo dP.l ser\izio che nelle

(2519). Sig. dott. F. B. da L. - Se la delibera· zione di licenziamento non è notificata al sanitario non può produrre alc1m effetto giuridico conti o di lui, e quindi J1on vale nemmeno ad interrompere il triennio di prova. La nuova nomina del Con· siglio potrebbe aver luogo anche dopo la scadenza della primitiva deliberazione : però la decorrenza deve attaccare con la cessazione del primo servizio. Durante l'anno della nomina non si possono mutare, se non con mutuo consenso i patti con· trattuali. Scaduto l'anno, si. (2521). Sig. dott. R . M. da O. - Ella ha diritto a pretendere il pattuito compenso, ma non dal Co· mune, che è intervenuto solo in segno d'adesione allo interinato, ma bensi dal collega, il q11ale ha mancato agli impegni assunti. Non vi è altro mezzo cho citarlo innanzi al locale conciliatore e far provare con testimoni l'esistenza della con· venzione '"erbale. In quanto al compenso per l'armadio farmaceutico ella ha pure diritto a pretenderlo, se, come ella dice, è stabilito nel deliberato lli nomina e lo esigono di fatto gli altri colleghi. Si rivolga con istanza al Comune. (2522). Sig. dott. B. )'!. da P. - A vendo ella acql1istata la stabilità non è più possibile modifi· care i patti contrattuali in corso che ad esigenze di servizio non si riferiscano. Sarebbe ad ogni modo utile che la clausola si togliesse, ma se non si vo1·rà farlo, crediamo che, pur rimanendo, non potrebbe produrle danno, giacchè, divenuto stabile, non le i potrobbe diminuire ingiu tamente lo stipendio acquisito . Doctor Ju TlTIA.

N OT IZ I E D IVE RSE

L'assistenza sanitaria in Roma. A vendo riconosciuta la necessità di migliorare il servizio di assistenza anitaria. ai malati poveri, l'Amministrazione comunale nominava una Com· missione speciale a cltl affidava l'incarico di compilare uno schema di progetto per le riforme da introdl1rsi in questo importante servizio.

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I ~

736

IL POLIOLINIOO

campagne antimalariche 1900·902 hanno eseguito i medici della Croce Rossa. Cinque carri porta.malati dovrebbero funzionare tutto l'anno in cinque punti, bene scelti de11' Agro romano, onde trasportare eventualm ente gli in· fermi sia nelle infermerie delle stazioni sanitarie, sia negli ospedali di Roma. Ai m edici del suburbio e Agro romano verrebbe migliorata la condizione con una modificazione di organico da stabilirsi, oh e dovrebbe avere per massima un servizio temporaneo e la possibilità di una ascen sione da studiarsi. Una r et e t elefonica dovrebbe riunire le stazioni sanitarie del suburbio e Agro romano. Il Consorzio studierebbe un progetto da presentarsi all'Associazione internazionale della Croce RoiSsa Italiana, onde questa stabilisse in quattro punti de11' Agro romano, sulla destra e sulla sini· stra del Tevere, quattro ospedali-baracch e da 20 letti ognuno, funz;ionanti con personale della Croce Rossa per tutto l 'anno. L'ammontare della spesa occorrente, qualora il servizio sanitario di Città, del suburbio e Agro romano, v enisse modificato secondo la proposta, è di lire 388,850, comprendendo in questa cifra anch e l 'impianto, senza però tener calcolo nè dell'impianto telefonico, n è degli ospedali-baracch e sia per il loro impianto sia per il loro esercizio. Q uesta cifra di lire 388 850 verrebbe ripartita come segue : Ospedali . . . . . . . . . . . L. 21,500 Congregazione di carità . . . . . .,, 10,400 Id. jd. (dal bilancio comunale) ., 70,000 Com une di Roma lire 286,900, meno lire 40,000 che rappresentano le spese straor· dinarie per una sola volta, e lire 10 000 con tributo annuale della Congregazione e ospedali . . . . . . . . . . . » 2:16,950 Straordinarie per una sola volta : Congregazione di carità. . . . . . » 10,000 Comune. . . . . . . . . . » 40,0 10 1

Totale

.

. L. 388,850

Lo stato del bilancio del Comune sfortunatamente non p ermette a l Comune di applicare in una sola volta queste riforme: la Gi11nta ha quindi proposto al Consiglio di accettare il progetto in m assima, salvo ad applicarlo gradualmente, incominciando p er l 'esercizio 1903 dalle riforme ch e riguardano l'assistenza sanitaria dei poveri, a condizione che d'accordo con gli altri enti inter essati non si receda di un solo passo p er ciò che si riferisce al servizio sanitario del sµ burbio e Agro romano, confidando ch e tutti gli enti e i privati che hanno contribuito al servizio antimalarico proseguano a contribuire n el modo stesso fino alla completa attuazione delle rifor1ne. In tal modo l'aggravio d el Comune p el 1903 si ridiu·rebbe a sole lire 28 900.

Concoral e oondotte. RO?wIA (Direzione generale della :>anità) . - È aperto un con corso per esame e titoli congiuntamente n due posti di assistente presso il labora,torio di micrografia e bacteriologia ed a tre posti di assistente presso la sezione annessa al labora.torio stesso per la preparazione ed il con· trollo dei prodotti di cui. all'articolo 1 della legge 21 (licembre 1899, n. 472. ltoma, lg()3 -

Ti1> Nuionale di G. Bertere • C

[ANNO

IX, F ABO. 23 J

Ai detti posti è annesso lo stipendio di L. 2500 annue ed il concorso avrà luogo colle norme stabilite dai decreti reali t3 ministeriali summenzionati. Il termine utile p er la presentazione delle domande d'ammissione scadrà il 31 maggio 1903. Con successivo provvedimento verranno indicati i giorni in cui avranno principio le prove di esame e ne verrà dato avviso ai concorrenti ammessi p er mezzo dei prefetti delle provincie rispettive. t. PIACENZA. - Concorso per titoli al posto di me· dico capo d ell'Ufficio mt1nicipale d'igiene. Oltre alle ordinarie attribuzioni inerenti ai fini princi· pali dell'Ufficio stesso l'eletto dovrà disimpegnare le funzioni di direttore della sezione medico-batteriologica del laboratorio d'igien e, di medico comunale e, previa approvazione del Prefetto, quella di ufficiale sanitario. Stipendio annuo complessivo lire 3000. Scadenza 30 aprile p. v.

Indice alfabetico analitico del oresente numero. Adrenalina per troncare gli accessi asmatici (L'). - Aron sonl1n • . . . • . • Pag. Arterie-sclerosi (Manifestazioni gastro-intestinali dell') . . . . . . . . . . . » Atropina sull'intestino (Dell'azione dell'). Ostermaier . . . . . . . . . . » Bacilli della febbre tifoide nell'urina (Eliminazione prolu ngata di). - Bi.1c;ing . . . » Balneoterapia nei suoi rapporti con la Medicina (Della). - Baun1 ler . . . . . . » Carne cruda (Formula per assorbire la). Lallier . . . . . . . . . . . . » Casa operaia sistema Féret (La). - Fe. . » Colica mucosa. - Noorden e Dapper . » Concorsi e condotte . . . . . . . . . » Crup diftì!rico (Nel - - è meglio intubare o tracheotomizzare ?). - Spolverini . . . » Ernie inguino-cru rali primitive del cieco e dell' appendice a sacco incompleto (Le). Bérard e Vignard . . . . . . . » Infusori flagellati nel tubo digerente del . . )) l'uomo. - Cohnheim . . . • Iniezioni iodo-iodurate in alcune affezioni 1 cutanee (Le). - Masenti . . . . . . » Ischialgia (Sulla cura della). - Holskl1er . \) Laringite stridula (Cura della). - Huchard. » Notizie diverse . . . . . . . . . . » Pericardite reumatica acuta (Il trattamento della). - Huchard . . . . . . . » Pubblicazioni pervenute al « Policlinico » . » Pulmoniti traumatiche. - Litten • . . . " Reni nella cirrosi epatica (I). - Mollard. . » Reumatisn10 articolare acuto (Cura del). Coni be male . . . . . . . . . • » Risposte a quesiti e a domande . . . . . » T etano curato col inetodo Baccelli (Un caso di). - Claude . . . . . . . . . . » Tubercolosi bovina all'uomo (Inoculazione della). - Garnault . . . • . . • » Tubercolosi della tiroide. - Clairmont . . » Tumori vascolari con le iniezioni interstiziali d'acqua calda (Cura dei) . - Wyeth. » Urina (Incontinenza d'J. - Grouback. . . » Vene del capo nei neon a ti (Dilatazioni delle). » Viola tricolor in casi ostinati di acne vulgaris (La). - Behrmann. . . . . . . »

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- I


&ano llC

.Roma, 29 apri.le 1903.

raso. 24.

DIRETTORI PROF.

GUIDO BACCELLI -

PROF.

REDATTORE CAPO: PROF.

FRANCESCO DURANTB

VITTORIO ASCOLI

SOMMARIO.

Lavori originali: - De Dominicis: Sul modo di constata-zione del nucleo dei globuli rossi e sul valore di un. tale esame per la diagnosi specifica del sangue. - Thea: Contributo alto studio di una epidemia di gozzo di origine idrica nt lla città di Cuneo. - Riviste: - PATOLOGIA: - Borchgrevink: Un caso di peritonite tubercolare anatomicamente dimostrata. - Derscheid: La tubercolosi 1nuscolare. - Nothnagel: Sulle apoplessie meningee. - Douglas Singer: Influenza dell'età sulln presenza di neu.rite ottica nei tutnori cerebrali. - Goebel: Con.tributo allo studio delle lesioni dei gangli nervosi periferici nelle malattie infettive. - CHIRURGIA : - Rocl1el t : Chirurgia polmonare. Devé: 'Degli innesti idatidei post-operatorii. - Girard: Il cloruro d'etile nell'anestesia generale. - PsrcHIATRIA: Janet: Le ossessioni e la psicastenia. - OcuLISTICA: - Coppes: Sull'uso dell'adrenalina in oculistica. - MEDICINA LEGALE: - Dupré: Gli auto-accusatori dal punto di vista medico-legale. - Accademie, Società mediche, Congressi: - AssoCIAZlONE MEDICO- CHIRURGICA DI PARMA. - ISTITUTO. DI CLINICA MEDICA DELLA R. UNIVERSITÀ DI GENOVA. - Osservazioni cliniche: - Betti: Cancro, malaria e chinino. - Nepi: La cura rapi.da dell'acariasi . Pratica professionale: - CASUISTICA: Diagnosi della persistenz.a del canale arterioso di 'Bo tallo. - Cardiopati·a co11,genita in 6 membri di una famiglia. - Diagnosi differenziale fra la clorosi e l'anemia perniciosa. - Diagnosi della tube rcolo~i del peritoneo nell'infanzia. - Tubercolosi laringea e gravidanza. - Incontinen'{a u1·inaria e vegetar._ioni adenoidi. - Genesi della tubercolosi vaginale. - APPUNTI DI TERAPIA: - La cura del fosforo nel rachitismo. - Trattamento delt asrna. - Le gengiviti. - 'N..,ella gengivite delle gra.vide. - C1tra dell'uretrite acuta. Un tiuovo metodo di cura della gonorrea. - Nelle ulcere delle gambe. - Nel fluor albus. - Per il prurito dell'ano. Varia. - Cenni bibliografici. Interessi professionali: - Doctor Cajus: Le scuole d'injertniere in America. Notizie diverse. - Nomine, promozioni, onorificenze. - Concorsi e condotte. - Indice alfabetico analitico del presente numero.

Ai nostri cortesi abbonati avvertiamo che Il Policlinico Sezione pratica si pubblicl1erà dne volte Ja settin1ana sino a quando non ci sa1·emo messi al corrente coi nun1eri rimasti arretrati a causa dello sciopero dei tipografi. L' .AM~rINISTRAZIONE.

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D i r i t t i di proprietà r i s e r v a t i

LAVORI ORIGINALI ISTITUTO DI ?tfEDICINA LEGALE DELLA R . UNIVERSITÀ DI PAVIA

(diretto dal prof. G. F1LoMus1-GuBLF1).

Sul inodo di constatazione del nucleo dei globuli i·o~si e sul valore di un tale esame per la diagnosi specifica del sangue. Per il dott. AN GELO DE

DO)IINICI. ,

assistente.

Quando si abbia ragione di sospettare che una macchia di sangue provenga da uno di quegli animali che posseggono globuli rossi nucleati (uccelli, pesci, anfibi, rettili), allora l'esame microscopico inteso appunto a specialmente dimostrare la caratteristica strut-

tura delle emazie, ha un indiscutibile valore. I casi di MASCHKA (1), MoRACHE (2), STRAssMANN (3), mostrano come si possa risolvere una tale questione in questo modo : Un tale esame viene generalmente fatto mediante liquidi cosidetti ripristinatori, dei quali il R1cHTER (4) ne ha enumerati ben 40 (1) }IASClIKA. Trattato di medicina legale, vo· lume III, trad. dal prof. F1Lorrrcs1- G ·1~LFI. :Napoli 1891. (2) ì\IORACHE. Contribntio1i à l' éfllrle t/f c; tacltes du $ang Jiu11taiu e11 conip ar atio1t rie telui rlcs aufres a11;111a11.\.. Ann. d'hyg. pttb. et de mc•<.1. lég.. aa serie t. 3°. (3) STRA. ltfANX·CARRARA. }fant1ale di meclicina legale, Unione Tipografico-Editrice Torine e, 1901. (!)RICHTER. Der 1ni!t·roscopisclle 1\...aclt1r:e1s ro11 Blut zn gericlztliclt-111erliciniscllen Z1crcke11, Friedr eich's Bl~ltter fiir g erichtlich e 1Iedicin t1nd anitHtsp olizei, Heft. ,-.-·VI 1900. ' ----~


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IL POLICLINICO

diversi ed ai quali oggi se ne può aggiungere almeno un altro, quello del GRIGORJEV\, (1). Di liquidi ripristinatori si servì il CoRA INI (2) che pot è dimostrare i nuclei in macchie di sang1.ie vecchie di 25 anni, colorando i globuli con eosina e violetto di genziana. Il MosER (3) tratta prima la macchia con alcool ed etere ed usa poi il liquido di Kaiserling per isolare i globt1li rossi. Egli ha visto che possono pr esentarsi all'esame i soli nuclei che crede possono essere scambiati con corpi simili. Invece STRASSMANN (4) consiglia di mettere in evidenza i soli nuclei coli' acido acetico diluito, consigliato in questo esame anche da HoF lfANN (5) e R1cfITER (6)~ Il BrNDA (7) osservando sangt1e umano e di mammiferi, allargando e restringendo il diaframma ad iride, ha visto nei globuli rossi un aspetto capace di simulare il nucleo, af· ferm~ndo anche che è molto più facile dalla semplice osservazione microscopica ritenere nucleati globuli che non lo sono anzichè globuli provvisti di nucleo. Tutto ciò non va preso in alcuna considerazione dal momento che il nucleolasciavedereunastruttura propria ben nota. Quando si tenga conto di questo carattere si potrà certamente riconoscerlo e non può accadere di prendere l'effetto di un gioco di luce per il nucleo. ·:.

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Nei miei esperimenti trascurando la forma e le dimensioni dell'intero globulo e il ripristinamento, ho cercato invece di poter rendere f'acilmente evidenti i nuclei.• Ho potuto vedere che per la constatazione dei nuclei Z1ir F rage der Teclin,ic/t bei der Un,fersuclin1tg vo1i B l1it- ri1id Sa11ie11ftecke11, i1t gericlitlicli-111edic1)iisclien Fttllen. Y ier talj ahrss. f. ger. }'! ed. Juli. 1902. (2) CORAINJ. Co1ttribnto al capitolo di Medicina legale relativo alle 111accltie cli sa1igue. G iornale di medicina legale, IV, 1897. · (3) }!OSER. Beitrag zn11t Nachn eis i·o1i Blutlcor· perclie1t in Blzitspzire1i, V ier tel,jahrss. f. ger. Med. III T. Bd. XX. H ef t. 2. (! ) STRASSl\!ANN. L. c. (5) HOFMA.NN. L ehrb uch der gerich tlichen Me· dicin, VIII ..A.ufl. (6) R I CRT ER . L. c. (7 ) B1~DA . 81.l/la clistinzione trn il sa11gne di 1na1n1111jeri e quello di uccelli. Stab. Tipo-litogr afico )Iarelli, Pa-via, 1901. (1)

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non è affatto necessario ricorrere alla ripri~tinazione dei globuli, ma che basta rendere trasparente la traccia di sangue. Inoltre mi servo oltre che dell'acido acetico anche di un rapido mezzo di colorazione, della soluzione di carminio acetico secondo Schneider. Si procede nel seguente modo. Data una traccia di sangue, che possa anche in minima parte essere asportata come crosticina, si porta la particella in una goccia della soluzione di carminio acetico deposta su un portoggetti, e con un altro portoggetti si frantuma e schiaccia in modo da rendere suddivisa e trasparente la particella di sangue in esame. Separati i due vetri ai quali rimangono particelle sanguigne aderenti, a ciascuno di essi, ove rimangono residui sanguigni, si aggiunge ancora una goccia di soluzione di carminio acetico e applicato il coproggetti si passa alla osservazione, che vien fatta a forte ingrandimento, cogli obiettivi ad immersione. Se il sangue ha solo imbevuto il tessuto, anche allora si ottengono risultati positivi raschiando con un coltello affilato la superficie della macchia e trattando il tessuto finamente asportato con una goccia della soluzione di carminio acetico, senza nessun'altra manipolazione. La forma ellittica dei nuclei è generalmente conservata e se ne potrà vedere anche la struttura, men tre che nel sangue umano e di mammiferi rimangono colorati qua e là i soli nuclei dei leucociti. Anche quando si trattasse di sangue commisto a pus non è possibila scambiarne i nuclei con quelli dell'emazia nucleate ad un attento esame . Ho avuto agio di provare qnesti procedimenti su macchie a placche e sotto forma di inamidamento di pollo, piccione, tinca, salamandra, rana, recenti o di due, tre anni , con una macchia inamidata di sangue di piccione del 1892 e con una macchia a placche di sangue di pollo del 1892. In tutti questi casi) i risultati furono posi· tivi nello stesso modo e rapidamente, e con reperti tanto caratteristici, anohe per i campioni più antichi, da far quasi credere di avere dinanzi dei preparati a fresco. Bisogna dunque riconoscere all'esame microsco.pico fatto in questo modo . un indiscubile valore, anche affatto prescindendo dai dubbi che sembra si elevino sulla specificità

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SEZIONE PRATICA

della sierodiagnosi e sulla sua utilizzazione in medicina legale (1) Ritengo che un esame diret~o, semplice e rapido, assolutamente dimostrativo, ove si abbia prima dimostrato essere la sostanza in esame sangue> nel che noi ci serviamo della ricerca microspettroscopica dell' emocromo· geno (2', abbia un reale valore per la pratica medico.legale; che la soluzione di carminio acetico e il modo da me proposto sia affatto sufficiente allo scopo e vantaggioso, e che non si debba mai trascurare questo esame quando si possa sospettare di poter escludere il sangue umano con un modo altrettanto rispondente allo scopo quanto semplice e • sicuro.

Contributo allo studio di una epidemia di gozzo di origine idrica nella città di Cuneo. Comunicazione fatta dal dott. ERNESTO THEA al Congresso subalpino d'igiene ten11tosi in Saluzzo i1el settembre 1901.

N ell'aut1mno dell'anno 1899, sui primi clell'ottobre si manife~tò n ei soldat.i della gu arnigione della città di Cuneo una curiosa epidemia di gozzo. Fui av,Tertito di questo strano fatto clal coman· dante di quella Divisione militare, che era giusta· monte in11lressionato del fenomeno morboso, al quale, a s t10 d ire non "'r'era rimedio, e che colpiva il 40 °/ 0 dei :salda.ti. Dopo q11esta denuncia mi portai col capitano medico di servizio a v isitare quelli ch e erano stati colpiti da questa affezione. V idi molti soldati affetti ùa gozzo di m ed ia grossezza, affatto indol nte, ch e si manifestava in primo tempo con llllct leggera tumefazione, la quale aumentava fino a raggitrngere la grandezza di un grosso uovo cli gallina. Il trattamento ct1rativo usato ai soldati, erano pennellazioni di tintura di iodio, e sommini· straziane di forti dosi di ioduro di potassio, tratta. mento al quale il gozzo r esisteva. , Allora consigliai il cambiame11to di residenza, consiglio che ' Tenne seguìto, mandando i soldati affetti da gozzo all ospedale divisionale di sa,'"i· gliano. (1) OK..\.~IOTO, U11tersuclt1111ge11 Uber deu f'orensisch ]Jl'aktiscllen 1Verth der ser11111 rlia,rJ11ostisclte11 .J lelllocle znr l.,.11terscheirln11.r1 von .J.l leusch en- und Tlzierblut,

Viertel.jahr s. f. ger. l\fed. October 1902. PuGNAT, Le séro- cliagnostic rln sang 71un1ai11 et son ntilisation en 111érleci11e lrgale, Arcl1i,'"es de an· tropologie criminelle, décembre 1902. (::2) DE Dol\tINICJs, S ui cristalli d'e111ocro11loge110 cli /'ro11,~e a quelli rl'e111i11a e sulla ricerca 11iicrospettro· ·~COfJTca clell'e1nocro1no,qeno co111e 111etodo ge1ierale di 111da.t7i11c jJer riconoscerr il sangue. Giornale di :\Ie· clicina legal e, n. 3 e il }!orgagni n. 10, 1902.

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Ebbi l a grata sorpresa di constatare in appresso ch e dopo una quindicina di giorni di permanenza in questa ultima città, e con l e semplici pennellazioni di t intura di iodio, soppressa la somministrazione d el ioduro, il gozzo scompariva, ritornando la gl1ian· dola tiroide alle sue proporzioni normali. L'epidemia di gozzo durò in tutta la sua violenza. circa un mese, dopo di che non si ebbero più a lamentare che rari casi, che scomparvero affatto dopo circa qt1indici g iorni, quindi l'epidemia nel suo totale ebbe una durata di circa quarantacinqt1e • • g1orn1. Era naturale che dal mio ufficio si cercasse di scoprire la c~usa di tale epidemia, ad evi tare che avesse a ripetersi in avvenire. Lo studio delle cause del gozzo ha sempre parti· col armente interessato , e sollevata questioni del massimo interess~. Infatti solo quando saranno co· nosciute le cause che la originano si potrà sperare di prevenire, ed all occorrenza guarire, una affo . zione cosi estesa e di natura cronica. Però prima di cominciare l'esame delle di,~erse opinioni fin oggi emesse in proposito sarà oppor· tuno precisare che cosa; si debba intendere per cau sa del gozzo. Noi non conosciamo ptmto la causa immediata che agisce nell'organismo per produrre la. lesione d el gozzo, ignoriamo la natura intima del disturbo patologico. L'etiologia si rid11ce p ertanto allo studi o delle condizioni che possono favorire lo svilupparsi della malattia stessa. Sotto questo pl1nto di '·ista, quindi, l'esame delle cause, che non sono che predisponenti, comprencle le questioni relativo all'età, alla ereclità, al 111ezzo o ambiente. L 'epoca dell'insorgenza del gozzo, da un'inchie· sta da me fatta in qt1esta occasione nella pro'\·incia di Cuneo, corrisponde al secondo anno di vita,, essendo probabile che }~indebolimento progres i\ro della nutrizione generale, causata dH, unii alimentazione ins ufficiente abbia il st10 effetto solo in qu esta epoca. Relati\Yamente all'ererlità le opinioni degli autori sono abbastanza varie, è certo però ch e i l)ambini nati da genitori gozzltti. hanno maggiori prohabi· lità degli altri di contrarre le malattie, p er chè <lessa si svilu pperà più facilmente in essi sotto l'influonz<t di cau. e occasionali. È sta,ta ammessa, l'ereditarietà del gozzo soltanto da parte della madre, e l1na pre · disposizione da parte delle donne nella propor7.ione verso gli t1omini da 3 a 2. In quanto poi al 111ezzo. o ambiente noi sappiamo che il gozzo è una malattia essoniialment e dci pae::-.i settentrionali, è raro n elle regioni pian~ frequento nelle montuose. In forma endemica i tro\a specialmente in .. ~iz · zera, n el Tirolo, in Italia, n ella valle d' A.osta e nelle montagne del Bergamasco e in alc1mi punti di al-

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-0une vallate della provincia di Cuneo. Quali cause efficienti sono state incolpate I aria, le condizioni sociali, la natura del suolo, la composizione delle acque, e in questa si è data importanza ora al contenuto ru magnesiti, ora al difetto di iodio. Se· condo KOCEIER, lo sviluppo del gozzo sarebbe favorito dall'acqua potabile qualitativamente alterata da inquinamenti vegetali delle roccie. Nulla di positivo venne sinora rilevato intorno alla patogenesi del gozzo, giungendo solo a conclu· sioni piene di riserve e dubbi. Scartando assolutamente la dottrina delle ema· nazioni telluriche, vi ha talvolta coincidenza tra l'endemia del gozzo e l'endemia palustre, come si potè constatare nella pianura di Morozzo in pro· vincia di Cuneo, do,re tempo addietro dominava la malaria insieme il gozzo e il cretinismo. Bonificata la regione, con opportune opere di risana· mento, si notò un sensibile miglioramento anche nelle condizioni del gozzo. I focolai più intensi si trovano nelle regioni mon· iuose, sopra un suolo secco ad altitudini inacces· sibili alla. malaria. Si dovrà pure mettere da parte la teoria della umidità dell'atmosfera e della insufficienza della in· solazione delle profonde vallate, poichè la malattia si trova pure sopra i piani più elevati dell'America del Sud. La dottrina della insufficiente iodurazione dell'am· biente (aria, acqua, suolo) così incoraggiante in ra· gione dell'azione terapeutica dell'iodio sul gozzo, può a tutta prima prevalere, diminuendo poi del suo valore, quando si trova il gozzo endemico Fiulle spiagge del mare. Come la migliore di tutte si può considerare la teo1·ia idrotellurica, l'esistenza cioè nelle acque di un agente tossico che sarebbe la causa della malattia e proverrebbe da terreni attraversati dalle sorgenti. Nei luoghi o' e il gozzo è endemico è generale convinzione che vi sono sorgenti d'acqua potabile che danno, e sorgenti che non danno il gozzo. TAVEL ha tro,rato contenere pochissimi microrganismi le sorgenti che non produrrebbero il gozzo, mentre quelle che lo producono sarebbero più ricche di germi, iniettando queste acque nei conigli, darebbero luogo ali ipertrofia della tiroide. Perciò considerando. in rapporto a quanto sopra si è detto, le probabili ca11se dell'epidemia del gozzo in Cuneo. ho dovuto conv'incerroi che queste si do· ,revano far risalire alle pioggie abbondanti, continuate ed insistenti che, nell'ottobre dell'anno 1899 si erano 'rerifieate, e che avevano cagionato delle grandi piene nei torrenti Gesso e Stura, che cir· conclano la città suddetta. Cony·iene premettere che la alimentazione idrica <li questa città è fatta nel seguente modo: l'acque· <lotto c11neese prende le sue origini da una sor· ....

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gente posta sulla sponda destra del fiume Gesso, nei pressi del comune di Roccavione. Da questo punto il tubo collettore della sorgente, attraversando l' alveo del Gesso, si porta sulla sponda sinistra, e di là, nella città di Cuneo. Per l'accrescersi della popolazione, e per la di· minuzione della portata della sorgente prima, la quantità d'acqua convogliata non fu più sufficiente ai bisogni della città, e perciò ad aumentare la dotazione, si pensò di ridurre il sifone sotto il Gesso a galleria filtrante. L'attuazione di questa idea, se a tutta prima parve soddisfare alle esigenze della città in ma· teria di acqua potabile, cambiò la natura e com· posizione dell'acqua stessa. A ciò si deve aggiun· gere, che la manutanzione della galleria filtrante non è fatta nel modo più lodevole, per cui si sono formati nella volta dei crepacci, dai quali precipita l'acqua del Gesso, non filtrata, che viene bevuta dagli abitanti di Cuneo. Di più il primo tratto della conduttura è in mu· ratura, e perciò le a.eque meteoriche facilmente vi penetrano dentro, passando tra le fenditure lasciate dall'unione di un mattone coll'altro. Date queste condizioni di cose è evidente che una piena clel Gesso in seguito e forti pioggie do· veva aumentare considerevolmente il numero dei batteri dell'acqua, non solo, ma trascinare nella conduttura elementi vegetali di roccia che paiono contribuire notevolmente alla produzione d el gozzo. Quando fui chiamato ad osservare questa epidemia la stagione delle pioggie era già trascorsa, e il Ge~so era rientrato nei limiti suoi normali, per cui esperienze di fatto non si poterono istituire. Però nelle osservazioni fatte in relazione allo studio dell'epidemia, e con un'inchiesta praticata fra i sanitari di Cuneo, ho potuto stabilire che rari erano i casi di gozzo che si verificavano nella po· polazione, per cui dovetti persuadermi che pure una causa doveva produrre q11esto effetto. Mi parve di poter attribuire questa differenza di manifestazione del gozzo, al fatto, che la popolazione di Cuneo in gran parte beve acqua della conduttura, bensì, ma non attinta direttamente dall'acquedotto, ma che sta in deposito nei caRsoni posti sotto i tetti delle case. ~fi parve pure evidente che se i cittadini di Cuneo, bevendo la stessa acqua, non avevano manifestazioni epidemiche di gozzo, ciò si doveva attribuire al diverso modo di attingere l'acqua stessa. L,acqua, restando nei cassoni depo· sitava gli elementi vegetali di roccie di cui sovra si è discusso. Non si po tè spiegare questo fenomeno, col fatto che il reggimento non fosse acclimatato, perchè era da cinque anni in quella città, e la. malattia colpiva tanto le reclute quanto gli anziani. Si disse che questa affezione non era della medesima natura del gozzo cronico. Pur con,..enendo in ciò che la


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rapidità della invasione e la facilità della guari· gione del gozzo acuto presentano qualche cosa di speciale, non si può arrivare fino al punto di dire che le sue affezioni non sieno identiche come na· tura. Quindi la maggior p·a rte dei medici ammettono l'identità originale dei due gozzi. Alcuni hanno creduto di trovare la prova di una differenza originale tra il gozzo epidemico e il gozzo endamico nel fatto che la prima di queste affezioni si sarebbe qualche volta manifestata presso forestieri riuniti in località o''e non esisteva in quel momento endemia ben caratterizzata di gozzo. Questo fatto in se stesso è perfettamente esatto, ma io contesto in modo assoluto le conseguenze alle quali si volle venire, per fare del gozzo acuto una entità morbosa diversa tla quella del gozzo cronico. Bisogna, anzitutto notare che le località nelle quali si sono n1anifestate simili epidemie, se esse non hanno jn quel momento gozzuti, itppartengono tut· tavia a r egioni territoriali che racchiudono località infette dn.l gozzo. Si possono considerare esse stesse come facier..ti parte di una zona sospetta. Da quanto ho riferito credo di poter conchiud ore: 1° chG la morbidità è soggetta come la d11rata dell'epide mia al tempo di resic.lenza in un paese affetto dét gozzo ; 2° che la causa di epidemia di gozzo verifica· tasi in Cuneo nell'autunno 1899 è dovuta ad ele· menti s pecifici che si trovarono nelle acque potabili ; 3° cl1e presumibilmente l'epidemia stessa fosse dovuta agli elementi 'regetali di roccie sospesi nell'acqua e che si depositavano nel fondo dei r ecipienti delle case.

RIVISTE PATOLOGIA

Un caso di pe1·itonite tubercolare anatomicninente dimost1·ata,. (BORCHGREVINK.

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liEZIONE PRATIOA

Deut. 1ned. WocJisclir., n. 3, 1903).

C. P. i·agazza di 16 anni, nata da famig lia priva di qualsiasi t1·accia tubercolare . À11a1111zesi. - .Morbillo a 2 anni: nel giugno 1896: eritema nodoso ; decembre 1896: edemi delle est1·emità inferiori; febbraio 1897: gli .. edemi ascendono gradualmente~ finchè nel marzo dello stesso anno si constata la presenza di liquido nel cavo addominale; giugno 1897 paracentesi: si estraggono 11 litri di un liquido giallo-ve1·dognolo. 8tatns praese1zs. - Settembre 1897: nutri· zione generale dei tessuti buona, pallo1·e. Ad·

dome disteso: suono timpanico dall'ombelico al processo ensiforme dello sterno· in tutto il resto dell'addome uono ottuso· del resto nulla di anormale. Deco1·so 11lteriore. - 18 ottobre: paracentesi ed estrazione di eme. 5800 di liquido di ntttura tubercolare, siccome risultò da esperimenti praticati negli animali· 9 novembre: scomparsa degli edemi; 25 dicembre 1898 la g iovane scrive: « Io mi trovo bene sotto ogni riguardo ; mangio e dormo meglio che mai : le mie forze sono buone » . 25 ap1·ile 1900 ammala d'influenza ch e ter· • • • mina con gt1ar1g1one. Nell'agosto 1900 la giovane iliviene sempre più robusta. In quanto all'addome, negli ultimi due anni non si osserva più disturbo alcuno. Il 20 marzo 1901 la giovane ammala all'im· provviso con vomito e respiro s uperficiale ; cianosi; abbondanti rantoli umidi in ambedue i lobi polmonari superiori ; spt1to mucoso ; polso piccolo, frequente aritmico : edemi delle estremità inferi ori ; il 2 aprile muore. Reperto necroscopico. - Nel cavo pleurico di sinistra circa due litri di liquido chiaro ; nel cavo pleurico destro, circa mezzo litro di liquido g iallognolo misto a masse gelatinose ; tessuto polmonare compresso in gran parte ; punto cicatrici o concrezioni calcaree negli apici polmonari; punto ispessimenti od altre alte1'azioni tubercolari n ei bronchi, nel tessuto p olmonare e nella pleura. U na glandola bronchiale è grande come una noce ed affetta da degenerazione caseosa. Entro il pericardio si trovano varii focolai in parte calcificati, in parte caseificati. L'esame mic1--oscopico vuoi di questi focolai, vuoi delle ghiandole bronchiali limit1--ofe non 1·ivela nessun bacillo tuber·colare. L apertura dell'addome offre l'imagine tipica di una pregressa peritonite tubercolare :

nzancano affatto depositi caseificati o catcificatr: vzloi szll p eritoneo, Vlloi s1ill onzento co1ne pn1·e nelle capszele ispessite del fegato e della 11tilza. I soli seg1zi di zi1i processo di p1·eg1·essa t1lbercolosi a carico del perito1zeo so1zo le ade1·e1zze e gli ispessi11ze11ti del p eritoneo 11zerlesi11zo. Nei 1i1111ze1·osi p1·epa1·ati 11zic1·oscopici dell'o· 11zento, dei foglietti parietale e viscerale del pe· ritoneo e della capsula epatica 1zo11 si 1·1sco11fra1·ono affatto tnbercoli,· dappe1·tntto si aveoa la i1'!iagzize di Zllz tessnto co111zettivo, fib1--oso. povero di ele11ze1zti cell11lari. L 'esa111e 11zzcroscopico rlelle gla1zdole 11zese1·aiclze rivelò la p1·ese11za di solo tess1lfo glzia1zdolare fisiologico. Ovaia e trombe

ricopert~

da una pseuclo-

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POLIOLINIOO

membrana. I tagli microscopici di ambedue le tube mostrano alcuni tubercoli con cellule giganti e con un centro caseificato, ed una vasta zona marginale fibrosa. Nella mucosa dell'utero e nel fon do del medesimo si osservano rari tubercoli fibrosi. Diagnosi nec1·oscopica. - Verosimilmente la causa della morie dovette essere la debolezza cardiaca unita all'edema polmonare ed al· l'id1·otorace. Osse1·vazioni. - L'importanza di questo caso sta nel fatto che il reperto necroscopico coin· cide più o meno esattamente con le osservazioni che sono state riferite per provare la esistenza di una forma cronica idiopatica di peritonite dai HENOCH STITZER e RooHs~ VIE· RORDT, MOLIN.A.RI, RIEDEL, osservazioni nelle q11ali la ricerca della tubercolosi in pa1·te fu negativa, in parte deficiente. Ma l'importanza massima del detto caso sta nella guarigione spontanea del p1·ocesso tube1"'colare a carico del peritoneo, in q11anto che esso prova come la peritonite tubercolare può guarire senza la laparotomia od altri in· terventi chirurgici, ma col solo vt1otamento dell essudato mediante la paracentesi. Dott. E . GuGLIELMETTI.

La tubercolosi n1usco1are. (DERSCHEID.

La Policliniqne de Brzi.i:elles, n. 2, 1903).

La tubercolosi dei muscoli è un'affezione molto rara e generalmente poco trattata in tutti i manuali. La maggior parte degli autori la dividono in primitiva e secondaria ; quella pe1·ò è eccezionalissima e consegue a cause este1·ne (piaghe, punture, ferite anatomiche, ecc.) ; questa dipende da tubercolosi polmonare, da un focolaio tube1"'colotico situato vieino al muscolo affetto, o da tubercolosi generale. L' A. fa la storia di tre casi capitati alla • sua osservazione. Un magazziniere affetto da tubercolosi polmonare accusa dopo un mese dei dolori vio· lenti sotto la clavicola al centro del gran pettorale di destra. Esito fatale. Ragazza, di professione stiratrice, contrae la tubercolosi assistendo la sorella tisica; dopo due mesi, palpando lo sterno-cleido-mastoideo, la branca discendente del trapezio, lo splenio e l'angolare della scapola a d~stra\ si ha la sensazione di un tessuto, duro, fibroso, resi· stente che non permette di distinguere la massa muscolare. Decesso. Nel 3° caso si tratta di una miosite fungosa 11rimitiva a carico del braccio in un bambino <li 8 anni, diagnosticata abladendo il tumore. G uarigione dopo parecchi mesi. ETIOLOGIA. - Il male è dovuto al bacillo R

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di Koch. È interessante l'osservazione che la

tubercolosi preferisce quei muscoli che sono più sfruttati a seconda delle occupazioni del soggetto. L e storie sopra riportate informino; il gran pettorale nel magazziniere ; lo sterno· cleido, il trapezio, lo splenio e l'angolare della scapola nella stiratrice. Il bacillo arriva ai muscoli per i vasi sanguigni o linfatici. ANATOMIA PATOLOGICA. - La tubercolosi si manifesta sotto quattro forme: nodulo tubercolare, ascesso freddo, miosite fungosa e n1iosite sclerosa; le prime due forme rientrano nel quadro della miosite interstiziale, le altre due in quello della miosite parenchimatosa. Nodnlo t1lbe1·cola1·e. - Consiste in un tumore della grandezza di un cece ad un uovo, llnico o multiplo, limitato a un sol muscolo o dis· seminato per tutto il corpo, situato nell'in· terno della guaina muscolare o facente parte del corpo muscolare. Tale nucleo ha tendenza alla caseificazione. Cura: se lo stato del sog· getto lo permette, se ne pratichi l'asportazione completa, seguita dal raschiamento. Ascesso freddo 1nuscolare. - Rappresenta una stadio avanzato del nodulo tubercolare, ma può insorgere anche primitivamente come tale· risiede spesso nel corpo del muscolo. È fluttuante e non è localiz?.iato in un punto solo. Ha o no una membrana ascessuale; la sua cavità è anfrattuosa, contiene un pus caseoso, denso, biancastro o giallastro avente in sospensione fiocchi bianchi o gialli. Raramente vi si rinvengono i bacilli di Koch o le cellt1le giganti. Miosite fzingosa. - In un caso desc1·itto da DELORME, asportato il tumore, si vide che questo era costituito da un tessuto fungoso confuso con della sanie senza sangue nè pus. .Miosite sclerosante. - E una forma rara di cirrosi. Il caso n. 2 riportato sopra ne offre un esempio. In un altro caso di DELORME, le sezioni mic1"'oscopiche i·ilevarono: infiltrazione di tubercoli dell' aponev1·osi, scomparsa delle fibre muscolari al loro posto invece noduli tubercolari con o senza cellule giganti. In queste due ultime forme l'esito è quasi sempre letale per propagazione del processo ai polmoni. SINTOMATOLOGIA. - È varia a seconda delle forme di miosite. L'inizio in genere è subdolo o si manifesta con ,~ivo dolore. La pelle che ricopre il mu· scolo in genere è normale. Il tumore fa corpo col muscolo; questo non è alterato in genere nella sua forma; la sua consistenza va dalla fluttuazione alla resistenza dura, lignea. Ap· parentemente lo stato generale del soggetto non è modificato. L'affezione si rivela in in· dividui giovani, vigorosi, con masse muscolari bene sviluppate e apirettici. La forma secondaria della miosite si mani· festa invece in infermi affetti da tubercolosi polmonare. PROGNOSI E CURA. Quantunque vi . sia

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[ANNO IX, F ASC. 24]

SEZIONE

bene da sperare mecliante il trattamento chi· rurgico, la prognosi è sempre riservata, causa la possibilità di una propagazione del processo. Il trattamento consiste in larghe e prof onde incisioni seguite da i·aschiamento e cauterizzazioni col cloruro di zinco; eventualmente nell'asportazione· completa del muscolo. In casi di tubercolosi polmonare compli· canta, la prognosi è fatale; ugualmente se sono colpiti parecchi muscoli. In tali casi, la cura è sintomatica cooperando al sostentamento delle forze del soggetto. DIAGNOSI. - La miosite tubercolare si può confondere con un flemmone semplice, un ematoma, un neoplasma e con una gomma sifilitica. L'anamnesi e l'attento esame obbiettivo dileguano il dubbio diagnostico. Dott. ANGELO PIAZZA.

SnlJ., apoplessie meningee. (NOTHNAGEL, M ed.-Cliir. Cen,tr.-Bl. XXXV II, Jahrg. n. 27). L' A. illustra questo capitolo di patologia, pa1·tendo da un caso occorsogli ultimamente, la cui storia clinica si riassume nel modo seg11ente: Un oste di 34 anni, che già nel 1889 aveva avuto lz1es e nel 1899 sintomi di tabe, fu ope· rato alla Bassini di ernia bilaterale. Al ridestarsi · dalla narcosi ha un accesso epilettif01~me. Il giorno seguenta, delirio e incontinenza di urina: nel giorno dopo cefalalgia, vomito e febbre. La febbre con oscillazioni vaghe si mantenne fino all'ultimo, senza però mai salu·e a gradi elevati (massimo 39. 3). Nei dì suc· cessivi, violento dolore alla nuca, leucocitosi polinucle~re (20,000 leucociti), dolorabilità al cranio, lieve neurite ottica, più evidente a destra, leggiera paresi della branca bt1ccale del faciale sinistro. Più tardi, forte rigidità e sensibilità alla preFsione della nuca. Non presente il sintoma di Kernig, non presente alcuna iperalgesia

ta11ea.

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Paresi lievi dell'arto superiore sinistro. Pa· ralisi e analgesia dell'inferiore sinistro: man· cano i riflessi tendinei da ambe le parti (tabe). Nei giorni se~uenti: sopore, ptosi sinistra e paresi dell'abducente: poi, coma, polso sempre frequente in tutta la malattia (120-130). Trisma, disuguaglianza delle pupille. Addome carenato. Coma, respiro di Cheyne-Stokes, col· lasso e::r it11s. Moltissimi sintomi imponevano la diagnosi d! meningite : una considerazione profonda di essi, ma sopratutto la pzintura lo11zbare, pose tale diagnosi fuori di discussione. Per ben tre volte, in giorni diversi, fu eseguita la puntura, con risultato sempre uguale: sotto alta pressione, dapprima, sotto mediocre nelle due punzioni successive, si vuotò liquido cerebro·

743

PRATIOA

spinale sanguinolento : nel sedimento, emazie numerose e ben conservate, senza alcun coagulo : dunque un liquido emorragico nessun segno di una meningite. Si doveva perciò pensare ad un processo che iniziatosi con uno st1·avaso ~anguigno, poteva ulteriormente manifesta1·si con sintomi di una meningite cereb1·ospinale, sintomi di aumentata pressione intrac1~anica ed jntrarachidiana. Si avevano due possibilità diagnostiche: una pachimeningite emo1·ragica. e una apoplessia od emor1·agia meningea. Contro la prima militavano parecchie circostanze. so· pratutto il modo d'insorgei e subitaneo senza cefalee prodromiche. L ' A. quindi si tenne alla diagnosi di emorragia meningea per rottura di aneurisma delle arterie basali. Rimaneva con ciò inesplicata la febbre: sul ~ampo operativo non si notava esternamente alcun fatto flogistico. La SPzione trovò in i·ealtà un emorragia meningea, consecutiva a rottura di due aneurismi basali : endoarterite sifilitica di tutte le arterie cerebrali basali. Inoltre si scop1·ì una vasta suppurazione interna nel canale in· guinale destro, prove1ùente da un punto di sutura, che spiegò la febbre e la leucocitosi. Due altri casi precedenti nella clinica del· l'A. ebbero uguale deco1·so. Per tali casi l' A. fa risaltare peculiarmente il significato e l'importanza della punzion~ lombare, che ci può guidare alla diagnosi quando non si hanno, che f enonieni di pressione intrac1·anica diffu a. Per ovviare il pericolo, che Ja puntura lom· bare possa, abbassando la pressione cefalora· chidiana, determinare la rottura di un alt1·0 aneurisma o una emorragia seconda1·ia. è do· veroso vuotare piccola quantità di liquido. Ancor·a un sintomo per la diagnosi di rottura di aneurismi basali è strao1·dina1·iamente prezioso e importante: cioè, il subitaneo ini· zia.rsi dei fenomeni clinici con un grave ac· cesso epilettiforme. Dott. BAGLIONI.

Influenza dell'età sulla presenza di nef1·ite ottica nei tumori cerebrali. (DouGLAS SINGER.

Tlie La11,cet, a. s.

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14:).

L' A. parte dall' osservazione personale di 3 casi, nei quali, sintomi, riferibili ad una grande lesione dell'encefalo, condussero ad una diagnosi errata riguardo alla natura della malattia. In due casi trattavasi di t1111zor ce1·eb1·i non sospettato in vita, ma ritrovato all autopsia~ nel terzo caso trattavasi di on paziente di 25 anni con trombosi dell'arteria cerebrale media per endoarterite luetica che presentava sintomi attribuibili ad un tt1more. In nessuno fu constatata neurite ottica. Nel quadro sintomatologico dei tumori cerebrali la neurite ottica è uno dei tre segni


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744

IL POLICLINICO

dei più importa.nti, e la sua mancanza o la sua presenza fa spesso fare la diagnosi. In questo lavoro l'A. eeamina tutti quei casi nei quali all'autopsia fu fatta diagnosi di tumore del cervello per vedere quante volte si aveva presenza della neurite ottica. L' A. fa anche di più· distingue i tumori in tumori del cer,rello, cervelletto e ponte, nei quali ultimi casi può a.versi spesso la mancanza della neurite. Tnmori del cerv~ Ilo in 74 casi, in 9 non si ebbe neurite ottica, sicchè questa mancava nel 12. 2 per cento. Questi 9 tumori potevano classificarsi tra i sarcomi ed i glio-sarcomi, e si ebbero in tutte le sedi. Riguardo all'età l' A. dice che il più giovane aveva 42 anni, 4 più che 60 anni, la media era di 5-! anni. I sintomi presentati in vita avevano avuto una durata ò.a 6 settimane a 2 anni. Nei rimanenti 65 casi in 2 fu dubbia la diagnosi di neurite ottica, negli altri fu semp1~e accertata, ed in questi casi si trattava di soggetti dei quali l'età variava tra i 12 ed i 56 anni con una media di 28 anni. Tumori del cervelletto. ono 13 casi riportatì dall A. l'età variava tra i 4 ed i 47 anni. In 12 casi si notava certa neurite ottir.a, solo . in un caso di 3-! anni, la diagnosi di neurite ottica fu dubbia. Tumori del ponte. Dei 1-t casi riferiti l' A. dice che in 6 non fu potuta fare diagnosi di neurite ottica, l'età in questi casi variava dai 18 mesi ai 54 anni. Tumori del cervelletto e ponte, due casi. Uno di 7 anni con neuri te ottica uno di 54 anni con leggiero gonfiore della papilla ottica destra. Da questi fatti l' A. si sente autorizzato a concludere che l'ara è 1 assenza di neurite ottica nei tumòri cerebrali in soggetti al di sotto dei 40 anni, mentre più frequente è tale assenza in soggetti di maggiore età. Dott. Gurnr.

Contributo allo studio delle lesioni dei gangli nervosi periferici nelle malattie int·etti ve. (Osw. GOEBEL, A111i. de l' histitzit Pasteur, n. 12, a. s.)

,,.. an GEHUCHTEN e NELIS, con le 101'0 ben note ricerche sulle lesioni istologiche della rabbia n ell uomo e negli animali (Bnll. Acad. Méd. de Belgiqzie, 1900 ecc.), stabilirono che nei cani morti pe1· i·ab bia di strada. i gangli pe· riferici cerebrospinali e simpatici p1·esentano la scomparsa di numerose cellule nervose che sono so tituite da piccole cellule rotonde ri· sultanti dalla proliferazione degli elementi endoteliali che normalmente racchiudono come in una capsula i gangli stessi. Nel coniglio e nell'uomo si osserva pure 1 accumulo degli elem enti rotondi tra la capsula e le cellule

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IX,

FASO.

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nervose, ma queste, pur presentando notevoli lesioni del nucleo e del protoplasma, di rado sono distrutte. L'interesse della scoperta di van GEHOCHTEN e NELIS era notevole in quanto av1·ebbe potuto costituire un mezzo diagnostico rapido della rabbia: di più essi vollero fondarvi una nuova teoria della fisio· logia patologica di questa malattia, secondo la quale i sintomi principali sarebbero dovuti non a lesioni diffuse di tutto l'asse cerebrospinale ma alle alterazioni dei gangli periferici che darebbero ragione sia dei fenomeni paralitici pe1· la insensibilità consecutiva a lesioni delle vie sensitive, sia dei fenomeni di ipereccitabilità corrispondentemente allo stato di ir1·itazione delle cellule nervose dei gangli. In una precedente comunicazione (Le Scalpel 1900) GOEBEL, e dopo di lui alti·i A A., tra Clll lo stesso van GEHOCHTEN (Neo1·a;x~e, 1900), di· mostrarono che queste lesioni, p1'oprie della rabbia di strada, non si osservano negli animali inoculati con virus fisso. E riuscirono affatto vani tutti i tentativi dell' A. per trasformare il virus fisso in un virus attenuato di cui la inoct1lazione producesse la rabbia con lesioni capsulari. Pertanto queste lesioni, por costituendo un interessante mezzo diagno· stico capare in determinate condizioni di rendere grandi servigi, non possono considerarsi come causa p1·ima dei sintomi della rabbia, ma debbono piuttosto considerarsi come una lesione di fagocitosi consecutiva all'alterazione delle cellule nervose, che, nella rabbia dipendente da virus fisso, non ha il tempo di ve· rificarsi. Molto interessante a questo riguardo è il caso riferito dall' A. Esaminando sistematicamente i gangli del pneumogastrico di individui morti per malattie infettive croniche, in un caso di sifilide osservò, specialmente nel ganglio plessiform.e del pneumogastrico, lesioni intense delle cellule nervose, con mol· tiplicazione delle cellule endoteliali della cap· sula, costituenti un'alterazione molto davvi· cino paragonabile a quella che si osserva nel coniglio e nell'uomo morti di rabbia di strada. L' A. trova una soddisfacente spiegazione di queste lesioni nelle teorie di METCHNIKOFF sull'atrofia e il riassorbimento cellulare. Le cellule nervose, indebolite dall'azione della tossina sono attaccate dalle cell11le della ne· vroglia, dagli elementi fagocitari che le circondano e possono arrivare fino a sostituirle completamente come ad es. è stato osservato (CoUR:MONT, DoYoN, ecc.) nel tetano sperimentale. La lesione di van GEHOCHTEN e NELIS, conclude l' A., si spiega per l'attività fagocitaria delle cellule endoteliali, in seguito all'altera· zione vitale della cellula nervosa. Questa lesione si osserva sopratutto nella rabbia di strada che è il tipo delle infezioni croniche, ma essa non è specifica, nemmeno nella sua

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[ANNO IX, FASO. 24]

SEZIONE PRATICA

localizzazione. Essa deve essere considerata come della stessa natura, sebbene più accen· tuata, delle alterazioni istologiche descritte nelle intossicazioni tetanica e botulinea. .Dott. GINO DE' Rossr.

C:HIRURGIA

Chirurgia polmonare. (ROCHELT. Wien.. ltli11. Woclisclir., n. 49, 1902). L' A. nel 1886 riferì di 4 operazioni sui polmoni: due per ascesso polmonare, una per caverna bronchiettasica, ed una pe1· cangrena polmonare; e contemporaneamente po tè ·raccogliere della letteratura a lui nota i seguenti casi di affezioni bronco-polmonari, trattati chi1·urgicamente, cioè 13 casi di bronchiettasia, 8 di ascesso polmonare e 5 di cangrena polmonare. Nel 1892 il TuFFIER al Congresso interna· zionale di ~losca presentò una statistica di 306 operazioni praticate sopra i polmoni, tra cui 49 per ascessi polmonari, 45 per bronchiettasie, 74 per ca.ngrene polmonari, 9 per ferite. Lo stesso anno il GLUCK pubblicò un caso con felice risultato, in una ferita del polmone, pe1· arma da fuoco. Nel 1901 il GARRÉ presentò una statistica di chirurgia polmonare in cui figuravano 7 casi di bronchiettasia 96 casi di ascessi pol· monari e 122 casi di cangrena polmonare. Ciò detto, l'A. tratta dell'intervento chi· r1u·gico nelle varie forme di alterazioni morbose del· polmone. Neoplas11zi. - L'HELFERICH ope1·ò un sar· coma a carico dei lobi medio ed inferiore del polmone: l 'esito fu letale dopo 25 ore dall'atto operatorio. In altri 7 casi di sarcoma del pol· mone si ebbero 4 guarigioni. Echi1iococco. - Nella statistica del TuFFIER v~ ne sono 61 casi. La percentuale delle guarigioni è del 90 per cento. Nella statistica del (}ARRÉ vi sono 79 casi di cui 71 gua1~iti . Il MAYDL nei casi non operati trovò una mortalità del 60 per cento. Tzlhercolosi. - Nei processi tubercolari degli apici WILRELM KocH ed il 1\'loSLER, recenteménte lo STEF ANI.LE ed il F ARLuzzr, tentarono le iniezioni parenchimatose, ma senza risul· tato alcuno. Il TUFFIER nello stadio iniziale tentò di estirpare il focolaio, come si fare,bbe per un tumore· lo stesso fecero il LowsoN ed il DoYEN; e tutti e tre ebbero per risultato la guarigione. Il FosTER-PALMER raccomanda .a - -----'-'•·

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di trattare la tubercolosi polmonare come si tratta la tubercolosi chirurgica (artrite, peri· tonite, ca1~ie tubercolare, ecc., ecc.) però dal canto suo non eseguì mai praticamente, al· meno sull'uomo, le sue indicazioni. Del resto cotali interventi operatori non sono attuabili per due ragioni: 1° Per la estrema difficoltà di delimitare c'>n esattezza la sede del focolaio. 2° Per i pericoli che accompagnano la tecnica ope1~atoria. 3° Per la nessuna garanzia che abbiamo di poter dire che, asportato un dato focolaio, siasi con ciò debellato il processo in tutto l'organismo. Riguardo alla diagnosi di sede di focolai tubercolari, si è posta grande fiducia nella radiografia: HoLZKNECHT,WEINBERGER ScHtlN· BERG, HILDEBRAND, 8TUBBERT, V. CRIEGERN. Ora la radiografia non dà nessuna indicazione positiva per i focolai degli apici; nè ha valore dimostrativo pe1~ le caverne; essa riesce vantaggiosa péI' la i·i cerca dei soli focolai centrali. Riguardo alla tecnica operatoria sui polmoni, essa presenta due pericoli, cioè la formazione di pneumotorace e di pleurite. Il pericolo dello pneumotorace manca di per sè stesso, quando il campo operatorio cade sopra una porzione di pleura i cui fo glietti aderi· scono per sinechie preesistenti: il TUFFIER crede che lo aspetto g1·igio o fibroso del fo· glietto parietale sia un segno della sua acle· renza col foglietto viscerale sottostante. Lo stesso TUFFIER, come pure il SoNNENBURG raccomandano di sbrigliare la pleu1·a costale tutt'into1·no alla ferita per poter meglio palpare così il polmone ed indagare le condizioni del suo involuc1·0. Si cercò di provocare artificialmente queste aderenze col cauter·e attuale e potenziale e col tamponamento. Mancando le aderenze nel cavo pleurico. per impedire il pneumotorace giova lo affer· rare rapidamente il polmone e fissarlo ai margini della ferita o tamponare. Pe1· impedire lo spostamento del campo operatorio il DELORME e d'~~TON~.\. raccoman· dano la narcosi incompleta ed i colpi di tosse che cacciano il polmone contro la ferita. Il TUFFIER e lo H.A.LLON consigliano di in· sufflare il polmone attraverso la trachea. LA. per conto suo propone di introdurre o nello spazio intercostale immediatamente superiore o in quello immediatamente jnferi ore due aghi, della lunghezza di 6 cm. disposti a croce; in tal modo il polmone non si discosterà troppo ilalla parete toracica. Però questa manovra suppone che si abbia da fare con caYità aset-


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IL POLIOLINIOO

ti che, altrimenti sarebbe soggetta a non poche obiezioni. Riguardo al pericolo d'infeziqne del cavo pleurico il TUFFIER, il SoNNEN1~URG ed il G AR· RÉ, rigettando il metodo dell'operazione in due tempi segt1ìto dal QuINCKE, s11turano dap'P1·ima i due foglietti pleurici alla parete toracica, e quindi agg1·ediscono il focolaio settico polmonare. Quando il focolaio si trova in una sezione del polmone facile ad essere spostata verso l'esterno, come accade nei lobi inferiori, allora l'A. propone, appena aperta la pleura, cli afferrare il pc>lmone ed addossar·lo fortemente ai margini dell'apert11ra toracica e di aprire il focolaio extra tho1~acer1z: in questo modo la p enetrazione dell'aria sarebbe ridotta ad una quantità minima.. Se non che l' A. dice di non avere mai eseguito praticamente tale sua proposta; ma la ritiene attuabile sia per i tentativi fatti dallo ScHMTDT, sia riferendosi ai casi di ernie pol· monar1.• Ciò detto 1 A. tratta in particolar modo dell'intervento chirurgico nelle caver1ze pol11zonarl da tubercolosi. Il QUINKE partendo dall'idea che la rigidità della metà superiore della cassa toracica sia un momento favorevole alla formazione di· cave1·ne ed un ostacolo al loro i..impicciolimento e guarigione, raccomanda la resezione di costole allo scopo di i·endere mobile il torace. Anche il FREUND è dello stesso parere. Siffatte resezioni furono praticate dallo SPANGLER una volta con esito in guaI·igione, una volta dal B1ER con esito in morte, dieci mesi dopo l'operazione. Il GARRÉ non si mosh·a favorevole per simile intervento, però non lo disapprova; il TURBAN invece lo 1·accomanda come capace di influire sulla cicatrizzazione ed il raggrinzamento della cave1·na. Il LANDERER parla di sei casi in cui ebbe ' veramente buoni risultati con la sola resezione costale, senza aprire la cavità toracica. L'HoFMEISTER in un caso praticò la resezione delle costole per apri1·e la caverna in s~condo tempo; se non che la caverna si rag· . grinzò nè gli fu più necessario intervenire col secondo atto chirurgico. Gli esiti delle aperture delle caverne sono pochissimo incoraggianti, come si può vedere dalle statistiche di Qu!NCKE, GARRÉ, SoN· NEN13URG. I metodi operatori eseguiti sono quelli di PomlER e JoNNEscu, di SoNN:E';NBURG, di CECI e di S.A.RFERT. Ascesso pol"zo11are. - Molto più confortanti

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IX, FA.SO. 24 J

appaiono i risultati ottenuti dalla chirurgia negli ascessi polmonari. Così il TUFFIER riferisce 49 casi con una mortalità del 23,8 °/ 0 • Il GARRÉ parla di 77 guarigioni sopra un totale di 96 casi; questi ascessi, previa la resezione costale, furono tutti aperti col Paquelin, e quindi tamponati con o senza a.pplicazione di drenaggio a seconda dei casi. Il KoRTER riferisce pure 12 casi di ascesso polmonare, di cui 9 complicati con empiema: ebbe 11 guarigioni. L'ALT parla di un ascesso polmonare metastatico operato con esito felice. L' A . ricorda per conto proprio un caso di ascesso polmonare, manifestatosi in seguito a polmonite e guarito me1.. ce l'operazione. Da tutto questo l 'A. conclude che diagno· sticato un ascesso polmonare si deve senz'altro ricorrere all'operazione e non già at· tendere che il pus si faccia strada all'esterno come vorrebbe il J ACOBSON. Oangrena pol1nonare. - I ris11ltati operatorì furono rela tivamente meno felici . Il TuFFIER 1..accolse 74: casi di cangrena polmonare, di cui: 55 dai polmonite con 39 guarigioni; 4 da bronchiettasia con 3 morti ; 7 da embolo; 1 da ferita d'arma terminato con guarigione. Le gua1·igioni segui1·ono l'intervento chirurgico. Il GARRÉ menziona 122 casi con 80 guari• • g1on1. L' A . ricorda per conto prop1·io due casi che curò felicemente mercè l'operazione. B1·onc}ziettasi'e. - I risultati operator i sono poco soddisfacenti. Nella statistica del TUFFIER sopra 45 casi soltanto 7 migliorarono in seguito a drenaggio prolungato. Dei 57 casi raccolti dal GARRÉ ne morirono ~1. L'operazione, del resto, è di esito assai dubbio nelle bronchiettasie multiple cilindriche o ampollari. Il TREUPEL riferisce un caso di b1.. onchiettasia nel lobo polmonare inferiore guarito in seguito all'operazione; così pure ebbe esito felice il caso dell'HEIDENHAIN in cui la bronchiettasia era comparsa in seguito ad estirpazione di un . carcmoma. Corpi est1. anei. - Per la diagnosi di sede dei corpi estranei, specie proiettili, torna uti· lissima la radiografia. Il PERTHES raccomanda d'introdurre durante l'illuminazione un ago ponendolo a contatto del corpo estraneo. Servirà di guida per la pneumotomia. L'intervento chirurgico per la loro eliminazione è indicato quando essi corpi provocano gravi emorragie, ovvero danno luogo a disturbi secondari come cangrena, bronchiettasie ecc.

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L' A. ricorda i seguenti casi riferiti nella letteratura. Caso dello CHuSTOWITSCH: ferita d'arma da fuoco; pneumotomia, estrazione di un proiettile e guarigione. Caso dell'HEOKER: cangrena del polmone per la presenza di una matita penetrata nel bronco destro; punto operazione e morte. Caso del TILLMANS: empiema, cangrena polmonare e morte . .All'autopsia si rinvenne in un piccolo bronco a dest1·a una spiga di frumento. Caso del KoRTEWEG : frammento di liddite nel polmone; emorragia ; pneumotomia prece(luta dalla radiografia e segulta da pneumotorace: dopo alcuni giorni eliminazione di uni" scheggia e di frammenti di vestiario : • • guar1g1one. Actino11zzcosi. - L' A . 1·icorda lln caso del T UFFIER ed uno del KAREWSKI. Dott. E. G.

Degli innesti idatidei post-operatori. (D:mv1u. Revue de cliirllrgie, 10 x a. s.).

Parecchi chirurghi (B1LLROTH, RouTIER, QUÉNU, PoTHERAT, TUFFIER) avevano osser,~ ato produzione di cisti da echinococco su cicatrici da cisti ape1·te chirurgicamente. Frattanto, per i cla.ssici, tanto le vescicole figlie, cl1e gli scolici e le capsule p1·oligene contenute nella cisti madre erano ritenuti, fino agli ttlti1ni anni, incapaci a riprodurre una cisti. Il metodo sperimentale è venuto, ancora una ,.,.olta, a con fermare le osservazioni dei pratici. L o espe1·ienze di LEBEDEFF, di ANDREFF, cli -.. TADN IT KY, di BIEMANN e di GouRINE hanno dimostrato che le cisti figlie possono continuare il loro sviluppo fuori della cisti madre~ iniettandole nei tessuti. ÀLESCINSKI nPl 1897 i·iuscì a riprodurre cisti idatidee iniettando gli scolici contenuti nella cisti mad1·e. NADNYN, LEUCKART e ALESCINSKI hanno climostrato che le stesse capsule proligene possono trasformarsi direttamente in cisti idatidee. LA. ripetute l'esperienza con ciascuno dei tre elementi specifici contenuti nella cisti madre e ottenuti risultati positivi analoghi a quelli dei precedessori, passa a studiare le conseguenze d'indole p1~atica. Rileva che, in genere, i chirt1rghi trascu1·ano la possibilità di un innesto che può riuscire facile durante un'operazione, non tanto da parte delle cisti figlie, grossolanamente visibili, quanto da parte delle capsule proligene e degli scolici che appaiono quale sabbia bianca finissima. Partendo da questo concetto passa allo studio del comportamento dei diversi elementi contenuti nella cisti madre di fronte 1

747

SEZIONE PRATICA

ai vari agenti e specialmente cli fronte alle sostanze parassiticide. La suppurazione che si manifesta nel pericistio di una cisti curata con la marsupializzazione non è capace, secondo l 'A., di uccidere le cisti figlie e gli scolici che potesse1·0 essere caduti du1·ante l'ope1·azione nel cavo, essendo riportate osserv-azioni cliniche di r ecidive, in casi curati appunto con questo mezzo. Che la suppurazione_ non sia capace di uccidere le cisti figlie si è avuto occasione di vede1~e anche più manifestamente da noi, nella clinica chiru1~gica di Roma, in due casi (in t1na cisti della mammella di un uomo e in una intramuscola1·e della coscia di una donna) in cui cisti figlie perfettamente vitali nuotavano in una sacca purulenta. L'A. mette poi anche in dubbio l'azione della cole1·aggìa, che si vede frequentemente manifestarsi in seguito a una marsupializzazione, e si riserva di fare esperienze sul potere taenicida della bile. Dà la massima importanza alle sostanze chimiche parassiticide e ne prova due sperimentalmente: il sublimato all 1 °/ 00 e il formolo al 5 °/00 • Ent1""ambe queste sostanze~ dopo lln contatto di due o tre minuti, sia colle cisti figlie, che colle capsule proligene e cogli sco· lici, li i·endono incapaci a riprodurre una cisti n ell'animale. In seguito a questi risultati l' A. consiglia di far precedere immediatamente all'ope1·azione il vuotamento della cisti e l'iniezione in essa di una sostanza parassiticida e precisa· men te una soluzione di sublimato o di forDott. A . D. F. molo.

Il cloruro d'etile nell'anestesia generale. (HENRY GmARD. 10 .XII a . s.) .

Revue fle

cliirnrgie, 10 XI e

Dopo di av-er esposto i fenomeni che caratterizzano l'anestesia generale provocata dal cloruro d'etile, che trovansi riassunti nel numero 10 di questo giornale (anno 1902-1903), l'autore riferisce alcune esperienze fatte sugli animali (gatto, cane, coniglio, cavia e sorcio). Dalle osse1·vazioni fatte sull'uomo e dai risultati delle ricerche spe1·imentali restano stabiliti i seguenti fatti : 1. L'anestesìa g ene1·ale può essere pe1·fetta e completa tanto nell'uomo quanto negli animali m ediante il cloruro di etile. 2. La sua azione è 1·apida, l'eccitamento eh esso provoca è lieve e poco f1·equen.te, la sua applicazione non incontra alcuna re i8tenza da parte dell' infermo e il i·isveglio dalla narcosi è quasi istantaneo. 3. La facilità e la q11asi istantaneità del risveglio richiedono nella pratica una sorveglianza speciale e rendono difficile ottenere

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IL POLICLINICO

una lunga anestesia, e per conseguenza ren· dono il cloruro di etile un anestetico poco indicato per le operazioni di qualche impor· tanza. 4. Perchè la narcosi si effettui in buone condizioni, occorre che nell' inizio dell' ane· stesia sia ridotta al minimo la quantità di aria che penet1'a nelle vie respiratorie; d'onde la necessità di un buon appa1'ecchio d'inala· • z1one. 5. L'assenza della nausea e del vomito, nel periodo che segue quello dell'anestesia, deve fa1'lo preferire nei piccoli interventi. 6. Non sembra che il chirurgo abbia a preoccuparsi di accidenti p1'imitivi, dacchè l'assenza di qualsiasi azione i1'ritante sulle mucose elimini il pericolo del riflesso la· • r1ngeo. 7. Purtuttavia occorre tener conto delle lesioni renali, epatiche e cardiache svelate dall'anatomia patologica. Questo punto merita di essere rischiarato prima che il metodo sia generalizzato. 8. Il 11ietodo rnisto (cloruro d'etile e clo1·0· formio, cloruro di etile ed etere) sembra destinato a dare buoni risultati ; abbreviando il periodo preanestesico, diminuendo il con· sumo dell'etere e del cloroformio, sopprimendo l'eccitamento dell'inizio e i vomiti della fine, questo metodo arreca vantaggi innegabili ed ha pe1·ciò una certa superiorità sulle anestesie semplici. 9. Le morti, osservate sugli animali quando già l'anestesia è stabilita, debbono 1tgualmente mettere il chirurgo in un prudente riserbo circa la possibile paralisi istantanea nel corso dell'anastesia. Dott. O. ScHIFONE.

PSICHI A TRIA

Le ossessioni e la psicastenia. (D. P. cTANET. Paris, ..A.lcan, 1903).

L' A., già noto nel mondo medico e psicologico per altri suoi lavori, ha voluto esporre in questa prima parte il I'isultato dei suoi studi analitici intorno alle sindromi delle ossessioni in rapporto con gli stati psicastenici. Parla dapprima clelle idee ossessive ed ispecialmente di quelle del sacrilegio, del delitto, e del proprio corpo (ossessioni ipocondriache). Esamina alcuni attributi che sogliono, ora più ora meno, accompagnare le ossessioni, come ad es. la tendenza a trasfOI'marsi in azioni coatte che propone di caratterizzare col nome di impulsi irresistibili (anancasmi). La necessità a tradurre le idee in atto ob·

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bliga i pazienti ad eseguire espedienti più o meno strani, perchè ciò non avvenga: Un altro attributo delle ossessioni molto meno fre· q11enti del primo, si è lo sviluppo degli ele· menti rappresentativi e la tendenza alle al· lucinazioni. Anche nella mia pratica ricordo un caso assai singolare di una giovane la quale mentre era sotto il dominio di essere stata o di pote1·e essere morsa da un cane arrabbiato, avvertiva ogni tanto sull' antibraccio come se una lingua di cane la leccasse. Queste allucinazioni intanto non sono mai complete e restano sempre a contorni indefiniti. I pazienti infine per quanto siano lungi dal prestar fede alle idee ossessive, talvolta, specialmente nei pe· riodi di ansia, ne dubitano; il che accresce la perplessità e le loro sofferenze . Dopo aver trattato delle idee ossessive, 1 A. imprende a trattare delle agitazioni forzate, con le quali parole comprende casi nei quali gli ammalati sono obbligati a compiere movimenti per lo meno inutili, o a provare in modo irresistibile emozioni violente senza che queste sieno punto giustificate da circostanze presenti. Ad esse appartengono le così dette manie di precisione e di pulizia, le manìe eli contare e di ricercare il passato e l'avvenire, della p1·ecauzione, dell'estremo e dell'infinito. Un gruppo molto importante delle agitazioni forzate è costit11ito dai tic; d~i quali l'autore analizza la proprietà, cioè il loro ca· rattere sistematico inopportuno ed incompleto, come pure la capacità della volontà ad im· pedirne temporaneamente l'esecuzione. Mentre i tic rappresentano agitazioni mo· trici ]imitate, le cri8i di agitazione rappre· sentano agitazioni motrici diffuse; fra esse primeggia nel campo dell'emotività, il gruppo numeroso e polimorfo delle fobie e degli stati • • angosc1os1. La descrizione che l' A. dà delle varietà e dei sintomi di queste ultime merita di essere segnalata, perchè esposta con una ricchezza straordinaria di particolari. La seconda parte del lavoro è dedicata alle analisi e alla descrizione delle stigmate psicasteniche. Un carattere peculiare ai psicastenici consiste principalmente nel sentimento di non aver mai compiuto bene quel che devono eseguire. Trovano difficoltà in tutto e non sono mai decisi a nulla; q nel che fanno sembra loro determinato da una specie di automatismo ; quasi sopra di loro esista una specie di forza imperativa che li determina. Infine il sentimento della propria personalità tende sempre ad abbassarsi, cosl che questi psicastenici


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SEZIONE PRATICA

giungono spesso ai limiti di un vero delirio di umiltà. Gli stessi sentimenti di incomple· tezza testè segnalati nelle osservazioni vo· lontarie si ritrovano nel lavoro intellettuale~ Perciò i psicastenici si . lagnano di non poter fissare lungamente la loro attenzione sopra le cose, e di percepire in modo incompleto quanto hanno veduto o udito; così che gli oggetti o le persone a loro noti sembrano strani, o come li conoscessero per la prima volta. Di qui quel penoso sentimento di di· sorientazione, conseguenza necessaria del tro· , . . arsi in mezzo a uomini e a cose, che invano si sforzano di identificare. In gradi più avanzati i malati giungono al punto di credere che la loro osse1·vazione intellettuale non è una percezione dell'obietto este1·iore, ma un c0ncetto più o meno immaginario; nessuna meraviglia quindi che essi navighino sempre in mezzo al dubbio, e dubiti»o che, perduto il patrimonio intellettivo, debban piombare da un momento all'altro nella più completa demenza. Ogni n1edico pratico sa quante volte si ode ripetere da siffatti pazienti « Dottore, io temo di finire scemo o pazzo, se pure già non lo son o » . Ad integrare la sind1·ome testè desc1·itta entrano spesso in cam1)0 i sentimenti e.li incompletezza nelle emoziot1i ; gli psicastenici pro,rano un malcontento st1·ano dinanzi a qualsiasi emozione, piacevole o sgradita; sono sempre inq11ieti, cercano invano un po' di i·equie anche quanclo tacciono le idee fisse. L,incapacità di completare qualsiasi atto in· tellettuale si i·ivela eziandio nella percezione clel proprio io; la quale è cosa così crepu· scolare~ che gli ammalati dubitano della p1·0· p1·ia esistenza (fenomeno delle depersonaliz· za~ioni}, ovvero pa1·e loro di essere sdoppiati. ~lentre la serie delle stigmate psicasteniche testè enumerate si risolve nei sentimenti di incompletezza, un'altra ser·ie abbraccia le in· sufficienze psicologiche. Gli psicastenici pre· sentano anestesie ed analgesie le più varie, indolenza, i1·risolutezza, mancanza di resistenza, misoneismo, timidità ed inerzia. E come nel campo della volontà, così del pari nella sfera intelletti,ra è chiaro che i disturbi si debbano incontrare fra i processi intellettuali più ele, .. ati; perciò i ragionamenti, i giudizi, le gene· ralizzazioni sono co1·rette, solo quando queste operazioni si eseguiscono in modo involon· tario. L'evocazione dei ricordi è talvolta piena di incertezza. Sono perpetuamente distratti e quando cercano di fissare la loro attenzione. ben presto si esau1·iscono, onde non riescono quasi mai a ti1·a1·e delle conclusioni. Una parte consider·e,.,. ole del lavoro è cle·

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stinata all'esposizione delle teorie proposte per la spiegazione dell' ossessione. Io farò venia al lettore di tale esposizione, perchè essa richiederebbe un 111ngo pazio. incom· patibile co..a. una breve e succinta i·ecensione. L' A. intanto ne emette lln'altra la quale si allontana sostanzialmente da tutte le precedenti. Parte dal principio che il grado della tensione psicologica o l'elevazione del livello mentale si manifesta col grado che occupano nella gerarchia i fenomeni i più elevati, ai quali il soggetto può giungere. Ora nelle os· sessioni il livello mentale si abbassa dappoichè scompaiono certe operazioni psicologiche superiori, mentre le inferio1·i sono conservate. Cosl si spiega pe1·chè alcune influenze che determinano l'abbassamento del livello mentale (malattia, affaticamento, emozioni) favoriscono lo svolgimento delle osRessioni, laddove altre che innalzano il livello stesso (sostanze eccitanti, sforzi, attenzione, e persino alcune emozioni) le attenuino. Poichè noi avvertiamo i risultati psicologici della tensione nervosa come ad esempio l'unità e la complessità dei nost1-.i stati mentali, l'imp1--essione clella realtà, della libertà, così l'abbassarsi della tensione stessa (psicolepsi) produr1·à quel senso di incompleto così carat· te1·istico degli psicastenici. Per ispiegare le agitazioni fo1·zate, l'A. fa notare che l'insufficienza e la conseguente soppressione dei fenomeni superiori impedisce la produzione di una forza primitivamente destinata allo svolgimento cli un determinato fenomeno. Ecco perchè si producono qut~lle che egli chiama derivazioni, in quanto che questa forza ha bi· sogno di estrinsecarsi e dà luogo ad altri fe· nomeni non preveduti ed inutili, cioè a mo· vimenti più o meno sistPmatizzati, o ad eccitazioni dell'apparato circolatorio e i·espiratorio. Un punto capitale del libro, e seconclo me degno di essere studiato, è quello che i ri· ferisce all'evoluzione ed alle cause degli accidenti psicastenici. L' A . segnala la frequenza dell'eredità similare in coloro che soffrono di ossessioni; la tube1·colosi~ la lues, l'artritismo, la gotta, figurano pure in larga copia f1·a gli ascendenti dei psicastenici. Una statistica abbastanza ricca permette all'autore di afferma1-.e che l'inizio delle osse sioni cade empre fra i 20-50 anni : ma egli 8i affretta a i·ilevare come le prime avvisaglie clella }JSica· stenia si mostrano talvolta anche nell'e1Joca della pl1bertà. L'autore segnala il fatto, noto del resto ad ogni psichiatra, cioè che le idee • • • • ossessive incommc1ano quasi• sempre con sensazioni anormali alla testa. con disturbi della

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IL POLICLINICO

digestione, dima,g ramento, talvolta con una gene1~ale irrequiete~za.

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OCULISTICA

La durata è quanto mai variabile: l' A. re· Sull'uso dell'adrenalina in oculistica. pt1ta che la psicastenia si possa a seconda del modo di decorrere, dividere in quattro (Par H. c()PPES de Bruxelles. La Gti1iiqu,e oplit. 10 jan. 1903). varietà, cioè in una forma a cuta, cronica, re· mittente e intermittente. A proposito di queNessuno dei tanti e nuovi medicamenti dei st'ultima, 1 A . fa notare come specie nelle donne quali è i·icca la terapeutica oculare merita i periodi di miglioramento si osservino durante l'attenzione come l'adrenalina. Nella pratica la gestazione come del pa.ri influenze bene· oftalmologica si adoperava da un certo tempo fiche esercitano p erfino le malattie infettive; l'estratto delle capsule surrenali. Questo ri· mentre le scosse morali determinano in ge· medio, oltre a presentare alcuni inconvenienti nere un p eggioramento della crisi. L' A. non si alte1·ava con molta facilità ed il prezzo er~ è dell'avviso di alcuni, cioè che le ossessioni assai elevato. Al principio dell'anno 1901 e in genere la psicastenia non passino mai questa sostanza venne isolata dalle capsule nella cerchia delle malattie mentali; egli cita surrenali dal dott. Tahamine (di New-York) e casi prop1~ii e di alt1~i in cui o una confusione fu adoperata largamente nel Belgio sotto mentale o tipiche melanconie han finito per forma di soluzione acquosa: la formula esatta colpire malati che prima erano in preda sol· di questa soluzione era la seguente: tanto ad idee ossessive. Cloridrato di adrenalina . gm. 1 Il prognostico della malattia è sempre grave· Soluzione fisiologica di cloruro più pingue è l'eredità psicopatica, più precoc~ di sodio . . . . . . gm. 1000 è l'inizio ; più lento ed insidj oso è il medesimo, Cloretone . . . . . . » 5 e più tenace sarà l'insistenza del male. Circa Il cloretone, che è un composto risultante la cura l' A. raccomanda alle persone predisposte di tenersi lontane dagli eccessi in- dall'azione della potassa sopra un misct1glio tellettuali e di esercitare per tempo la propria a parti uguali di clo1~oformio ed acetone, dà volontà. Una volta sviluppato il male, sono alla soluzione un leggero potere antisettico da raccomandar8i a prefer enza gli alimenti ed anestetico. Il prezzo del flacone d adrenavegetali, l'astinenza quasi completa dall'alcool lina, di circa 30 gm., è ancora piuttosto alto. o dal caffè, le lavande dell'intestino con acqua Da qualche tempo la casa Clin di Parigi presalata, le dosi elevate di b1~omu1~0 associate para, oltre la soluzione al millesimo, dei tuall'estratto acquoso d'oppio; non si deve tra- betti chiusi contenenti ciascuno 5 centigrammi scurare l'idroterapia fredda che dà buoni ri· di adi·enalina cristallizzata, con i quali si può sultati. L 'A. pare che si riprometta molto fare la soluzione titolata come si vuole. La soluzione cli adrenalina è incolore nei colla cura morale la quale consiste nell' acuire e rieducare l'attenzione del paziente, nell'im· tubetti chiusi: a contatto dell'aria il liquido pedire che egli si abbandoni ali ozio. A questo prende un colorito rossastro senza perdere la scopo 1·accomanda i lavori intellettuali mode- sua efficacia. L'instillazione di una goccia di soluzione rati e proporzionati alla coltura e alle condizioni sociali del malato. Dal punto di vista al millesimo non è seguita da alcuna sensaterapeutico, l'autore non dice in verità alcun zione spiacevole : qualche secondo dopo il che di nuovo. A me anzi, costretto per ob· globo dell'occhio s'impallidisce notevolmente bligo di professione, a star sempre a contatto e l 'occhio acquista un aspetto vitreo: l'effetto con tali ammalati, sia permesso di affermare massimo si ottiene in due minuti circa e dura che ben scarsi i~isultati terapet1tici ho ottenuti fino una o due ore. L'adrenalina non altera affatto l'epitelio nella cura delle ossessioni e delle fobie, mal· _grado abbia usato le cure raccomandate dal- corneale; non produce miosi nè midriasi e l'autor e. La maggior parte dei fobici interro- non agisce affatto sulla accomodazione. Non gano tt1tti gli specialisti di malattie nervose, si sono osservati mai fenomeni generali, in li obbligano ad ascoltare il racconto dei loro sPguito ali instillazione cli ad1·enalina n el f ormali ma, qt1anto a cura, o non ne fanno o nice congiuntivale come per la cocaina e l'atropreferiscono quelle degli amici e dei ciar- pina. L'adrenalina è stata adoperata daELSBERG nelle piccole opera.zio ni chirurgiche, inietlatani. tando sotto la pe Ile una goccia di soluzione G. MING-.A.ZZINI. 1/1000 determinando dopo 3 o 4 minuti un pallore accentuato della pelle che persiste da6 a 12 ore. L'A. ha voluto osservare se l'inie14


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SEZIONE PRATIOA

zione sotto-congiuntivale di adrenalina avesse un'azione anemizzante sulle pa1·ti profonde dell'occhio, ma i risultati furono molto dubbi. Qnesto rimedio invece trova la sua applicazione negli occhi che hanno molta tendenza all'iperemia e lagrimazione, e la instillazione ripetuta, portando una costrizione vaòale, può determinare la guarigione definitiva. Ma sopratutto associata l'adrenalina è preziosa. L'anestesia cocainica si ottiene molto più rapidamente e profondamente e l'azione dell'atropina e pilocarpina aumenta considerevolmente. I collirii, che negli occhi forte mente iniettati non sono tollerati neppure dopo la instillazione della cocaina, agiscono dopo l'adrena· lina come nell'occhio no1·male. Pe1· la sua azione profonda essa anemizza il tessuto irideo, ed ha perciò un effetto favo1'evole nella irite unita all'atropina; così anche associata alla pilocarpina ed eserina produce un restringimento pnpilla1·e più rapido nelle forme di glaucoma acuto e subacuto. Nella i1·ite si prescrive nel seguente modo : Solf. n. di atJ.--opina. . . . 5 centig. Clor. di cocaina . . . . . 20 » Clor. di adrenalina al 1/1000 . 2 gr. Acqua distillata . . . . . 8-10 » Nei casi gravi si porterà la dose dell'ad1--e· nalina a 5 gr., oppu1·e verrà impiegata la soluzione al ventesimo. Nel glaucoma a.c uto o subacuto si adopererà così: Olor. di pilocarpina. . . . 10 centig. Clor. di adrenalina al 1/1000 5 gr. 5 » Acqua distillata . . . . . Si comprendP facilmente che tutte le volte si desidera ottenere una anestesia maggiore anche della congiuntiva 1 adrenalina ,feve essere adoperata : così per es. prima della cauteriz· zazione col solfato di i·ame o col nitrato d'arg~nto nel tracoma, ecc. L'adrenalina è di grande vantaggio nelle ope1--azioni sulla cornea per la insensibilità completa della medesima anche negli occhi fortemente iperemici : la formola è la seguente : Clor. di cocaina . . . . . 20 centig. Olor. di adrenalina al 1/1000 2 gr. 8 » Acqua distillata . . . . . Nei restringimenti infiammatori e cicat1·i· ziali delle vie lagrimali il cateterismo è reso molto meno dolo1·oso e più facile previa inie· zione di adrenalina, la quale produce u::ia dett1mefazione della mucosa ed ar1'esta istantaneamente l'emorragia quando quella sia stata lacerata con la sonda. Nelle ope1·azioni sulla congiuntiva bulbare

(pterigion-peritomia, cautoplastica, ecc.) come nelle operazioni di strabismo, producendo una emostasi perfetta. l'adrenalina ha un effetto so rp1--endente. Anche nella iridectomia la q t1ale, come tutti sanno, qualche ' rolta riesce laboriosa in ispecie in alcune fo:r:me di irito-plastiche con forti aderenze e nel glaucoma pet· la emorragia consecutiva, essa trova la sua giu ta ap1)lica• z1one. L' A . l'ha spe1·imentata con vantaggio ("?) anche nelle ulceri tubercolari e cancerose sotto forma di compresse umide · le ulteriori esperienze permetteranno di dare delle conclu. . p1u . ' sicure. . s1on1 È necessario però agire con molta prudenza a causa dei fenomeni tossici che potrebbero avvenire in seguito al suo assorbimento. Dott. G. Pucc10N1. N. d. T. Anche nel nostro IstitrLto oftalmico l'adrenalina è stata fino dall'anno passato diffusamente sperimentata, e la importanza della sua appli· cazione in oculistica venne recentemente fatta rile' rare dal mio maestro prof. Businelli, in una comu· nicazione orale alla R. Accademia medica di Ro1na.

MEDICINA LEGALE

Gli auto-accusatori dal punto di vista medico-legale.. (Dott. D UPRÉ. Congresso francese cli alieni ti e neuropatologi. La Se1nai1te Médicale, 33).

L'autore, innanzi tntto, definisce bene quel che s'intende in linguaggio psirhiatrico per auto-accusator~, cioè quegli che ha di se stesso uno sfavorevole concetto, che si disprezza, che esprime idee generali di incapacità, di indegnità, di colpabilità, di i~imorso; in linguaggio di psichiatria forense , il te1'mine auto-accusatore, ha un significato molto più ristretto, e designa colui che, delirante o no. sincero o mentitore, allucinato o meno, bi accusa con un atto di auto-denunzia presso l~ auto1·ità amministrative o giudiziarie. La clistinzione che passa tra queste due definizioni. stabilisce nettamente i dominii clinici e medico-legali dell'auto-accusa. Così mentre la psicopatologia di questo in· toma in linguaggio psichiatrico comprende tutte le sindromi melanconiche di differente natura, in linguaggio medico-legale il termin auto-accusa è sinonimo di auto·<lenunzia. L :al1· tore ricorda poi la genesi delle idee cli autoaccusa nei malinconici. e rlistingue in quattro periodi 1 evoluzione di questo delirio. Il primo è lo stato malinconico. il seconclo il delirio di colpabilità diffusa. il terzo l'auto· (15)

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IL POLICLINICO

accusa precisa, ma passiva e platonica, il quarto l'auto-denunzia attiva. Quasi tutti i malinconici giungono al secondo stadio molti al terzo, pochissimi giungono al quarto e quelli, per l' A., sono gli auto-accusato1·i melanconici secondo il concetto medico-legale. . La g1·ande maggioranza di questi ultimi casi sono donne e per lo più si accusano di delitti, in ispecie di infanticidio. L auto-accusa è molto frequente nei degenerati; i degenerati inferiori, i deboli e gli squilibrati, costituiscono una catego1·ia spe· ciale interessantissima per il medico. Al contrario degli auto-accusatori melanconici che sono deli1'anti, sinceri, ansiosi; i degenerati sono semp1·e lucidi, coscienti, mentitori, indiffe1·enti o vanaglo1·iosi. I melanconici presentano sempre uno stesso quadro, mentre i degenerati presentano nella auto-accusa una fisionomia clinica variabile ed individuale. L' A. distingue parecchi tipi di degenerati auto-accusatOl'Ì e tra q aesti rimette i deboli intellettivi semplici, i deboli intellettivi vani· tosi, i deboli morali, quelli ch e presentano idee ossessive, ed infine i degene1·ati paranoidi. In tutti questi soggetti, possono intervenire come momenti etiologici l 'alcoolismo, l'isteria, 1 epilessia, le infezioni, il surmenage, ecc.. ma più specialmente l'alcoolismo. Per l ' A. avviene allora che il veleno spinge il debole all'atto di auto-denunzia eccitando l'automatismo psi· cologico, ed indebolendo il potere di inibi· • z1one. L·auto-accusa n egli alcoolisti, è interessan· tissima per il suo meccanismo patogenico e per la sua e'roluzione clinica. Si avvera in soggetti adulti intossicati da lungo tempo, e i·appresenta una fo1·ma delirante dell'ebbrezza psichica. Il delirio di origine allucinatoria, come di natura onirica, si sviluppa intorno ad una .idea fissa, e si S'\rilu ppa dt1rante qual· che ora o giorno, sopra un fondo di amnesia, di obnubilazione e di confusione m entale, im· ponendo all'infermo la convinzione di aver commesso un delitto sanguinoso e selvaggio. Tale delirio va spegnendosi, n egli alcoolisti, attraverso fasi oscillanti ed irregolari, di con· vinzione delirante e di lucidità. L' A . passa poi in i~assegna i quadri di auto -accusa nei tifosi negli isterici, ed a pro· posito di questi ultimi, ricorda i delitti im· maginari per avvelenamento sodomia, incesto ecc. Esistono anche i deliri di auto-accusa negli epilettici e nei dementi. RÉGIS divide nettamente le differenti even· tualitit medico-legali risultanti dall'auto-accusa. Questo autore fa quattro divisioni. L'in· dividuo si accusa: 1° Di un delitto inesistente; . 2° Di un delitto reale ma non imputabile all'auto-accusator e; ,16)

3° Di un delitto reale ed imputabile al· l'auto-accusatore ; 4° Di un delitto realmente commesso da lui, ma ingrandito, aggravato sotto influenze patologiche, d'ordine impulsivo, o spesso sotto la pressione del rimorso. L'auto-accusa s olleva sempre un doppio pro· blema, l'uno giudiziario, l'altro medico; il secondo vien sempre alla dipendenza del primo. L' A. dallo studio critico comparato di un grancle numero di osservazioni giunge alle se~uenti conclusioni : Gli auto-accusatori si rinvengono, in ordine di frequenza, prima tra gli alcoolisti, poi tra i degenerati, molto lontani da queste due categorie, negli stati melanconici, n ell'isteria ed in ultimo negli stati demenziali. I due terzi delle auto-accuse sono di delitti inesistenti, la terza parte si divide, tra delitti r eali non imputabili ai pretesi auto1~i, e delitti reali loro imputabili. Lo studio dei casi di auto-accusa dimostra • come s1• possano avere conseguenze gravi• g1u· diziarie (condanne ingiuste) ed eccezionalm ente si possa provocare la riparazione di un errore gil1diziario. Dott. Gumr.

ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE. CONGRESSI RESOCONTI PARTICOLARI

A.

SOCIAZIONE l\fEDIC'O· CHIRURGICA DI

p ARMA.

Seduta del 3 aprile 1903. Presidenza: prof. Riva, consigliere anziano. Si dà la parola al pro!. Cavazzani per la st1a comunicazione su zi1i 1tnovo 1netodo di c1ira dell' er-

1iia crnrale. Ha studiato sul cadavere il modo di utilizzare il forarne otturatorio p er passarvi i fili di sutura nella cura radicale dell ernia crurale. Ha trovato ch e si può farlo senza pericolo p er i vasi e il nervo otturatorio adoperando un ago del Cooper opportu· namente curvato. Fissando il filo di seta al mar· gine posteriore della doccia formata dal legamento di Falloppio e passandolo sotto alla branca oriz· zontale d el pube in modo che esca nel triangolo di Scarpa e fac4-Jndo una trazione sul filo, il l egamento si porta in basso e indietro e chiude l'orifi· cio dell'ernia, distruggendo totalmente ogni traccia di infundibolo; questo è il concetto informatore del nuovo metodo, che si può chiamare metodo cru· rale-otturatorio. Il dott. A.. Oliari parla dei sa1iatori popolari. L' A. esamina brevemente lo stato attuale della lotta an· titubercolare e l'importanza dei sanatori quale ris ulta dai deliberati dei congressi di Berlino. È a. notare come l'infezione sia diffusa specialmente

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753

SEZIONE PRATICA

fra gli operai e ne ricerca la causa nelle condizioni di ambiente e di lavoro dimostrando la in· fiuenza loro sia predisponendo alla tubercolosi come valendo a non mantenere la guarigione quando l'individuo dopo la cura subita nel sanatorio ritorni alle proprie occupazioni. Esamina il modo di funzionare dei sanatori popolari germanici e di quello di Hauteville in Francia, discute dei risultati ottenuti e conviene con Savoine come tali istituti di cura non riescano a dare che dal 5 al 18 °/0 di guariti fra quelli con lesioni ini· ziali e poco estese, non escluso il dubbio già posto innanzi da Senator che fra essi si trovino anche clegli individui non tubercolosi. L'isolamento degli infetti non si raggiunge me· diante i sanatori, non accogliendo essi quelli con lesioni estese e di lunga data onde la n ecessità di provveder e a questi ultimi che costituiscono la principale sorgente di infezione; termina avvalo, rando il concetto che più che affannarsi a ct1rare gli infetti convenga cercaro di impedire che l'indi· viduo contragga la malattia. Alla discussione prendono parte i prof. Clivio, Riva, Cattaneo. Il prof. L. Zoja espone le sue Note cli1ticJie e a11,ato111iclte s1t 111t caso di 1iefrite. In relazione a studi fatti nel 1901 e a quelli re· centi del Monti che riaprono la questione della ge· nesi dei cilindri renali e della albuminuria, e rifer endosi alla diffi coltà di mettere in r elazione molti fenomeni clinici dolle nefriti coi reperti anatomo· patologici, 1'0. riferisce la storia clinica di tm caso osservato nella clinica di Parma, il cui reperto istopatologico fu il seguente: inspessimento del connetti'ro della capsula di Bo"V\..maun e di quella del glomerulo, iperplasia delle arterie del parenchima r e nale; lieve degenerazione grassa delle cellule della capsula del Bowmaun, delle cellule epiteliali renali, specialmente dell'ansa di Henle ; singolare degenerazione dei nuclei degli epiteli dei canalicoli contorti che finalmente si dissolvono nella cellula epiteliale e degenerazione del paraplasma cellulare dei ca.nalicoli in gocciole che arrivano fino alla grossezza di lln nucleo e più e c:µe distendono la cellt1ln. cosi da romperne la membrana e versarsi nel ca,nalicolo: nel principio vi è integrità dell'orlo a spazzola, nelle cellule più alterate esso non si vede più. - La colorazione della sostanza omoge· nea dei cilindri e delle gocciole cell11lari ai diversi mezzi di colorazione è identica: nel sedimento del· l'urina. vi erano solo cilindri jalini. E nei tagli del rene cilindri si trovano solo al disotto dei canalicoli contorti. L'O. mette in rapporto il raro reperto con ìa particolare maniera di decorrere della forma cli· nica.; e ritiene che il reperto appoggi la derivazione epiteliale di certe forme di cilindri almeno.

Il prof. Zoia espone anche ztJt caso di doppio (e tr1]1lo) battito cardiaco. L'A. espone la storia clinica. di un'ammalata della clinica medica di Pavia in cui esiste,ra una polior· romenite tubercolare con aderenze pleuriche e pe· ricardiche estese e stenosi mitralica, e descrive la abituale presenza in essa di un doppio battito car· d.iaco. Il primo battito, il minore, ara l urto puntale e rispondeva al polso arterioso ; il secondo si avvertiva più all'interno, era assai più forte, sollevante, postsistolico per il tempo in cui si pre· sentava. Accennato alla spiegazione che si dà comu· nemente dei sollevamenti diastolici dalla parete toracica nella mediastinite callosa, conclude coll'am· mettere che si tratti di un caso di emisistolia nel senso di UNVERRICHT, e descrive la fugace pre· senza nell'ammalata d.i bigeminismo vero associato alla emisistolia. Prende occasione dal caso osser· vato per esporre alcune considerazioni cliniche e diagnostich e opportune.

I dottori Balestra e Cherie Lignie1·e presentano du e aJJparati ioidei rlell' uo1no co11ipleta11ie1tte ossi· fica ti. Dopo aver riferite le condizioni normali di questi apparati nell'uomo e negli animali, accennano ai disturbi possibili_, che tale disposizione può arre· care alla deglutizione e alla fonazione: accennano pure alle lesioni patologiche, che ne possono de· rivare. Rit ngono che l'ese:t.gerata ossificazione dell'appa· recchio ioideo dell'uomo, abbia un significato re· • vers1vo. I STITUTO DI CLINICA MEDICA DELLA

R.

UNIVERSITÀ

DI GENOVA.

{Co1tversrizioni cliniclie). Seduta del 19 marzo 1903.

Preside11,za: Profes ore lla1·aglia110. Prof. Mircoli e htureando Ge1·vino. L·alcool co111e 11tedica11ie1tto e na base scientifica. - Riferisco110 il risultato di alcune ri0erche sperimentali sull'alcool usato a dosi terapeutiche. L'alcool, secondo le loro conclusioni, avrebbe una spiccata influenza sulla crasi sanguigna, dimi· nuendo il potere coagulante clel sangue stc so. Infatti prendendo il sangue dei conigli dopo tre mesi da che erano mantenuti ad alcool si è ,,. eduto che il sangue non coagulava piìt · il siero di sangue era intensamente emoglobin11rico. E sisteva intensa urobilinuria. Sospeso l'uso dell'alcool tali anomalie del sangue sono scomparse e si è torna ti a.ilo con· dizioni normali. Mircoli. In una alcoolista }Jote\a osservare una. intensa emoglobinuria, ogni \olta ch e, per poco tempo sospendeva i·alcool. (17}

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IL POLIOLINIOO

Prof. Mariani. Trova una evidente contraddi· zione fra l'emoglobinuria che appariva nel caso cli· nico citato da Mircoli, quando l'infermo sospendeva l'uso dell'alcool, e il potere emolitico studiato spe· rimentalmente quando si somministrava alcool agli animali. Fa rilevare che questo potere emolitico protratto dell'alcool debba essere la dimostrazione dell'a· zione dannosa dell"alcool sull'organismo. Dott. Guyot. Domanda alcuni ragguagli circa la tecnica per l'accertamento dell'emolisi. Inoltre rileva l'opportunità di valutare se l'emo· lisi sia tutta dovuta al potere globulicida del siero, oppure possa entrare in giuoco anche la diminuita resistenza delle emazie. Garbarini (lat1reando). Dom~nda quali siano i s~eri che l' A . ha us~ito, e perchò non abbia ricorso ai soliti mezzi tanto bene descritti dal Bordet per ottenere i sieri emolitici di qt1alunque specie ani· male. Mircoli. Risponde che non esiste contraddizione alct1na perchè nell't1omo alcoolista il rene poteva essere insufficiente nel suo potere urobilinogeno mentre che nel coniglio il rene era valido e lasciava passare non ~moglobina ma urobilina; som· ministrando ai conigli una dose di alcool pari a 2 litri di vino nell'uomo si produceva l'alcoolismo dell'animale e non si somministrava un materiale di risparmio utile pel ricambio. Ritiene infine eh~ per potere studiare l'azione benefica dell'alcool sarebbe tttile studiare il potere agglutinante e il potere antitossico del siero di sangue. Prof. Mircoli. Forn·ia di lavoro renale e densità urinaria. - Ha visto che, nei sani, esiste paralle· lismo fra le curve segnate dalla densità e dalla massa delle 11rine riportate ad un ora; invece nei nefritici esistono frequenti croci delle due linee ciò che sta ad indicare il perduto rapporto fra lavoro dei glomeruli e la,roro dei canalini. Dott. Guyot. Alcoolis11io acz1to. - L'.A. riferisce di un avvelenamento act1tissimo da alcool in un ammalato riparato all'ospedale, con sintomi comatosi e fatti di enterite simulanti in parte l'esplo· dere tumultuoso di una infezione tifoide.

Prof. Achille De Giovanni

La Lega Nazionale contro la Tubercolosi • • • • • sua organ1zzaz1one e sue asp1raz1om.

Un elegante vol1i11ietto di 90 pagin-e, Lire •. NB. - La vendita di tale volume, sottratte le spese, è a vantaggio della uga Nazionale comro la Tub1rcolo1i.

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(ANNo IX, FASc. 24]

OSSERVAZIONI CLINICHE OSPEDALE DI S..\.N GIUSEFPE IN MARINO (ROMA).

Cancro, malaria e chinino. Dott. UGO ARTURO BETTI medico-chirurgo condotto, direttore sanitario.

Poche affezioni hanno avuto l'onore di tante proposte di mezzi curativi quanto i tumori maligni in genere ed il cancro in particolare; ma dobbiamo pur dire che, fino ad oggi, non meno numerose e non meno pronte intervennero le delusioni, e la cura del caucro rimane ancora un punto oscuro in terapia quale era in passato e se ad un mezzo conviene ancora fare appello è questo il coltello chirurgico, che purtroppo è anche esso il più delle volte inefficace. Ed i pochi casi i quali diversamente trat· .tati, furono suscettibili di guarigione, sono la più gran parte, a parere di autorevoli scienziati e professionisti, da ascriversi fra gli errori diagnostici. E ricorderò l'infezione eresipelacea proposta e praticata dal FEHLEISEN sulle osservazioni di BuscH, presto abbandonata per i pericoli ad essa inerenti , la inoculazione del bacillo tubercolare dei bovini, di tossina streptococcica alla Coley, i cui successi, dob. biamo dire, giammai ebbero a ripetersi in mano ad altri chirughi insigni come il DuRANTE, il BRuNs, lo CzERNI, il RuPoI, il RrCITET, l'HERICOtJRT, il KoPFS'l'EIN, che anzi tal metodo finì coli' essere rigettato. Nè miglior fortuna ebbe il siero di resipela preso sul sangue <li pecore infette, pro· posto dall'EMMERICH in unione al MAsT, allo Sc1-ioLL, al T suB01 e praticato dallo CzERNI su 7 carcinomi. Unicamente per la storia ricorderò l'ovariectomia alla Bogol nel cancro mammario, sola od associata alla cura tiroidea (BRASToN) e l'estratto di ghiandole linfatiche alla 8no w; così pure le iniezioni di sostanze irritanti) come l'alcool alla Schwalb ed Harn, l'acido acetico alla Broadht, la trementina iniettata dal CAaì·usK1 col metodo di Vogt, vale a dire associata all'alcool assoluto. Nè miglior fortuna ebbero l'acido iperosmico proposto dal WrNIWARTER, nè i colori di anilina proposti dal MosETIG e MoarioF, che anzi per questi ultimi il B1LLROTH ed il 'J'1LLlIANNS ebbero a


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SEZIONE PRATICA

constatare che l'ulcerazione veniva accelerata e l'icorizzazione facilitata. E si viene così alle ultime proposte di un siero imm11nizzante quale fu ottenuto dal VLASEFF da culture di blastomiceti, che però dovrebbe essere iniettato prima dell'ulcerazione e della metastasi nelle glandole, e della cancroina, che oggi è largamente esperimentata e su cui vivo è il dibattito; per quanto vi sia da temere anche per questi mezzi, i quali hanno il vantaggio di presen· tarsi con tutte le seduzioni del moderno sperimentalismo, che non abbiano anch'essi a passare nell'archivio storico della terapia del cancr<>. Or non è molto L oEFFLER, partendosi dalla osservazione di TRUKA che vide guarire un cancro al seguito di una infezione malarica, propose un nuovo m~todo di cura consistente appunto i1ell'inoculazione della malaria, inoculazione che si potrebbe impunemente consigliare per le cognizioni che oggi abbiamo sul parassita malarico, sulla trasmissibilità natural e per mezzo delle zanzare e artificiale colle iniezioni di sangue infetto, e sopratutto sui mezzi curativi (chinino), con cui si ha quasi certezza di poter troncare la malattia ogni qual volta si manifestassero sintomi inquietanti. KRusE non è per niente entusiasta di tale tentativo che batte in breccia con dati statistici e considerazioni interessantissime. Egli dice: _ 1. In Italia esercitano nelle zone malariche valenti medici, i quali mai si accorsero che esistesse incompatibilità fra malaria e cancro. 2. In Italia, Prussia, Austria e Irlanda si ha il 4 per 10,000 di morti per uancro ; i morti per malaria invece non esistono presso le altre nazioni o sono in numero minimo, mentre in Italia raggiungono il 5. 81 per 10,000. 3. Il Lazio è colpito tanto dalla malaria che dal cancro. In Piemonte, in Campania, in Sicilia, dove la malaria è quasi sconosciuta, minimo è il numero dei morti per cancro. 4. La longevità, la densità di popolazione, le condizioni climatiche dimostrano in Italia variabile influenza sulla mortalità per cancro. 5. Le statistiche mjlitari italiane direbbero che la mortalità per cancro sta in rapporto

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costante colla altezza del corpo, cioè che il cancro è per l'Italia 11n carattere di razza come lo è la statura. 6. In Italia come nell'Europa centrale la mortalità aumenterebbe quanto più ci avviciniamo alle Alpi. Da alcuni anche gran valore terapeutico si attribuisce al chinino, che nelle mani di J ABOULA y e suoi allievi avrebbe dato risultati positivi in parecchi casi di cancro, di cui uno controllato coll'esame microscopico; come gli avrebbe dati fra gli altri nelle mani di MARIANI in due carcinomi inoperabili, di cui uno assodato col microscopio. Ra,ville da due casi trae le seguenti conclusioni: 1. Che il chinino non ha &izione sul de· corso invadente del neoplasma. 2. Che il chinino diminuisce rapidissimamente la congestione del tumore e ne calma i dolori. 3. Che il chinino, somministrato indifferentemente per via gastrica o per via ipodermica, può essere utile permettendo l'alimentazione al momento degli accessi congestizi del cancro pilorico. SA LOMONI ha ottenuto benefici effetti in lln caso su tre e forse, come egli stesso sospetta, per errore di diagnosi; mentre MARIANI assicura di avere avuto una guarigione al seguito dell'amministrazione di chinino. TANSINI ha visto accelerare l'aumento e lo sv.iluppo di un cancro della mammella curato col chinino. DuRANTE pensa ad una azione palliativa che si esplicherebbe principalmente sulla zona di granulazione che circonda il tumore, con attenuazione dei sintomi dolorifici. Io, sia per avere esercitato in luoghi malarici, aia per avere avuto sotto cura individui provenienti da luoghi malarici, sia per essermi trovato in mezzo ad epidemie non indifferenti di influenza e di ileotifo, ebbi occasione di osservare parecchi casi del genere, che mi viene vaghezza di riferire, onde portare il mio modesto contributo alla questione che si dibatte fra tanta divergenza di opinioni e di risultati clinici. Osservazioni personali. Siccome di alcune conservo solo un vago ricordo, per evitare obiezioni mi limito a riferire s·olo quelle, di cui posso dare una istoria dettagliata e che furono controllate da altri colleghi. (19t

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IL POLICLINICO

OssERVAZIONE I. - Se. Antonio, d'anni 55 circa, da Port'Ercole, contadino-pescatore, e cioè contadino per la maggior parte dell'anno, pescatore per due mesi circa durante la pesca aelle sardine e delle acciughe. Fumatore di pipa. Si ~rasentò a me con un tumore del labbro inferiore, che iniziatosi da qualche mese alimentando rapidamente aveva raggiunto un volume ragguardevole e si era a poco a poco ampiamente ulcerato. L'anamnesi gentilizia positiva, lo sviluppo rapido, la sede, l'età, tutto deponeva per un tumore epiteliale, di cui consigliai la pronta a~portazione, che dopo pochi giorni, assistito efficacemente dall'ottimo amico dott. CARLO FRANCIONI, ufficiale sanitario del comune di l\1onteargentario, eseguii col bisturi, facendole seguire plastica con veniente. Guarigione per prima in 9 giorni, guarigione che tutto f'aceva sperare definiti va, ma clie invece è stata solo transitoria, perchè il tumore ha do po un anno e mezzo circa recidi vato in loco. Il paziente, ed ecco il punto interessante, ebbe parecchie volte a soffrire di febbri malariche, di cui abbiamo una prova nel tumore cronico di milza; da esse fu colpito anche durante lo sviluppo del tumore, per cui prese larghe dosi ripetute di chinino, senza che il neoplasma mostrasse di risentire alcuna influenza sia per parte dell' ini'ezione che del rimedio. OssERVAZIONE II. -- 1 a. Reginaldo, pensionato, da Lucignano, di anni 68. Anamnesi gentilizia oscura ; oscura la anamnesi remota. Operato dal R uFFINI, mio collega di condotta, il 2 agosto 1899 per epitelioma del labbro inferiore, guarì per prima. Ai primi del gennaio 1900 si accorse di una tumefazione dura, sorta nella regione sottomascellare sinistra, che i1on risentì alcun beneficio dalle pomate risolventi e che andò progressivamente aumentando di volume e acquistando aderenze con la cute soprastante, la quale si assottigliò minacciando di ulcerarsi: feci diagnosi. di cancro della ghiandola sottomascellare sinistra e gangli linfatici annessi, e il giorno 4 febbraio 1900, assistito dal dottor R uFFINI (ora aiuto e docente di anatomia a Siena) procedetti ad una generosa asportazione, seguita da sutura, durdnte la q11ale si ri] e varo no aderenze intime anche colle parti profonde ; guarigione per prima. Dopo un mese circa si iniziò la recidiva in loco colla ulcerazione della cute, la quale con rapidità enorme invase la regionf' tutta e le regioni più vicine fino negli strati più profondi provocando disfacimento dei tessuti, cachessia cancerigna, sofferenze inaudite e la morte che si verificò il giorno 9 settembre 1900. Al principicJ della ultima recidiva fu colto da febbri reumatiche consecutive ad influenza, curate col salicilato di chinino ohe non esplicò la benchè minima azione sul neoplasma, della cui natura cancerigna niuno può dubitare. , 1

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OssERVAZJONE III. - Cam. R. Povera campagnola, di anni 40-50, domiciliata a Lucignano (presso S. Agata), coniugata con prole, di cui fa parte una bambina di 6 anni, operata per ascesso pericapsulare del ginocchio dal collega Ruffini. Anamnesi gentilizia e remota oscure; solo si sa cli.e ha sofferto varie volte febbri malariche. Si pre· senta a me per dolori gastrici che la tormentano da più di un mese, che si acutizzano dopo i pasti e colla pressione; del resto l'esame obiettivo accuratamente praticato dà risultato negativo: presorÌ\"O anche a. titolo di prova conveniente cura dietetica che la malata non segue, non so se per indolenza o per • ignoranza, e forse più facilmente per miseria. Dopo qualche tempo è attaccata da in· :fluenza, durata un po' a lungo, che curo col chinino salicilato, alla quale dopo un paio di settimane tiene dietro un corso di febbri di origine intestinale (bacterium coli) durato c~ca 2U giorni ; che dopo un purgante (calomelano) curo con clisteri borici e con solfofenato di chinino per via gastrica. Nella convalescenza vedendo che il dolore, più ohe mantenersi costante, era cresciuto, e che d'altra parte l'esame obiettivo continuava a, dare risultati negativi, ;pensando ad una forma nevralgica, prescrivo valerianato di chinino e fenacetina (t1niti a tint11ra di condurango e bromuri) che somministro infrut· tuosamente per circa due settimane e che sospendo, allorquando riesco a percepire nello stomaco una neoformazione. la quale rapidamente aumenta di volume, portando seco oltre un aggravamento dei sintomi subiettivi, l'emaciamento e la cache~sia e non più tardi di 5 mesi dalla mia prima visita la morte. Si trattò evidentemente di un cancro dello stomaco, contro cui l'azione del chinino fu assolutamente negativa. •

OssERVAZIONE IV. - Gr. Vincenzo,. da Lucignano, commesso, di anni 60 circa, coniugato senza prole. Anamnesi gentilizia positiva ; gran mangiatore, abusò di tabacco, di vino e di alcoolici. In gioventù fu varie volte colpito da malaria e da malattie veneree, non esclusa, sembra, la sifilide. Da vario tempo soffriva disturbi vaghi allo stomaco, quando d'emblèe si ammalò con dolori gastrici e vomito che si ri .. peteva ogni due o tre giorni facendo emettere enormi quantità di contenutv stomacale in cui si notavano residui alimentari in quantità, anche dei giorni precedenti, di.. sturbi che lo fecero ricorrere al mio consiglio, onde potere uscire da tanto tormento. L'esame obiettivo condusse alla diagnosi di atonia gastrica, gastrectasia e gastrosuccurrea da stenosi pilorica, contro cui prescrivo dieta liquida, noce vomica, pepsina e lavande gastriche, ohe io stesso pratico ogni


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mattina constatando la presenza nello stomaco di parecchio catarro, e di minestra od altri cibi ingeriti (di nascosto a me) il giorno innanzi, nonchè traccie delle uova e del latte bevuto nella notte 5 o 6 ore prima della lavanda. Tristamente impressionato anche per l'indebolimento rapidamente crescente, ripensando alla anamnesi gentilizia, al colorito paglierino della cute dell'infermo e a tutti gli altri segni ricordati, roj venne il sospetto che si trattasse di una stenosi neoplastica ; propongo la laparotomia, e siccome l'infermo si rifiuta, decido di tentare la cura col chinino. Dopo circa 20 giorni riesco a percepire nella regione pilorica una neo~ plasia. che mi fa decidere la sospensione delle lavande pel timore di produrre qualche ulcerazione, la quale pur tuttavia dopo 15 o 20 giorni si verifica e si manifesta agli occlii col vomito color fondata di caffè, tanto che io credo inutilmente sprecato il chinino e lo sospendo. La malattia intanto continua il suo cam. mino inesorabile e l'ammalato muore in breve, a 6 mesi di distanza dalla mia prima visita Anche in questo caso del cancro del piloro adunque il chinino non apportò nessun p1'0.fitto. V. S P. Maria, da Marino, 6~ anni, attendente a casa. Donna di robusta costituzione, che non fu mai ammalata e fece sempre vita metodica e regolata. Anamnesi gentilizia positiva. Si presenta a :ne per un tumore, che da parecchi anni è andato mano a mano svilu:Qpandosi nella ghiandola mammaria destra fino a sostituirla quasi completamente; il neoplasma è duro, nodoso, indolente e aderente alla pelle. Il capezzolo è retratto. La diagnosi di carcinoma della mammella non può essere dubbia, per cui consiglio l'operazione, che viene accettata, ma che non può essere eseguita, perchè la donna è colpita da influenza con catarro bronchiale acuto. Colgo allora l'occasione e, senza dire all'ammalata più che tanto (per questa gente il chinino porta &ill'imbecillità), prescrivo una cura di cliinino che faccio continuare per due mesi e che sospendo solo allorquando vedo che a nulla giova e che il neoplasma continua la st1a. strada prendendo anche aderenze cogli strati sottostanti della regione e tendendo alla ulcerazione. Allora nell'ospedale previa anestesia morfio-cocainica pratico la asportazione della mammella con esito felicissimo. Era il giorno 17 giugno 1902 e cioè 3 mesi dopo la mia prima visita. Non feci il vuotamento del cavo ascellare non tanto per l'assenza di metastasi, quanto per evitare una soverchia 11mghezza dell'atto operativo che mal sarebbe stata tollerata. dall'inferma in cui un soffio mitralico ci impediva la cloronarcosi. OssERVAZIONE

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SEZIONE PRATICA

(}onclusio·rii. - Da queste osservazioni risulta: La malaria non apportò alcun vantag· gio in un cancro del labbro inferiore, alla stessa maniera che niuna benefica azione esplicarono i sali di chinino in cinque casi di neoplasmi carcinomatosi e precisamente in uno del labbro inferiore, in uno dello stomaco, in uno del piloro, in uno della ghiandola sottomascellare (recidiva) e in uno della mammella. Marino, agosto 1902. BIBLIOGR.A.FI.A..

DURANTE. Patologia e terapia chirurgica. Roma. TILLMANS. Patologia chirurgica elementare. Trad. Dandolo. Mnano. TURIS. Dei t1111to r i - in DUPLAY e RECLUS, Trattato di chirurgia. Trad. Giordano N ovaro. Torino. RAWILLE. Bull. de la Soc. méd. chir. de la Drome et de l'Ardéche, 1901. - Policlinico, supplemento settimanale, 1902. CooPER·LOEFFLER. Riforma medica, anno XVIII e Clinica ostetrica, anno III. KRUSE. Miinchener Med. W ochenschr. e Clinica I ostetrica, anno IV. ~lARIANI, etc. Atti del XVI Congresso della Societil di chirurgia. Roma.

La cura rapida dell'acariasi. Per il dott. ARTURO NEPI, sottotenente medico di complemento nell'ospedale militare di Livorno.

V ari metodi e tutti più o meno efficaci sono oggi noti per la cura dell'acariasi; ma tra essi uno che non ha ancora una larga applicazione e che pure è capace di ~are innumerevoli e splendidi risultati, è quello della cura rapida. Tale metodo · fu per la prima volta prati· cato da HARD Y, nel 1852 nell'ospedale di San Luigi in Parigi: più tardi ebbe varie modificazioni. Lo riassumo così come viene adottato nella clinica dermosifilopatica della regia Università di Siena: il paziente non appena vent1to all'ospedale, fatto spogliare dei suoi abiti, viene immerso in un bagno d'acqua calda e f'rizionato su tutta la st1perfìcie del corpo, maggiormente dove maggiori sono le lesioni soab biose, con sapone gelatinoso potassico: una tale operazione deve avere la. durata di circa mezz'ora, durante la quale si provvederà alla disinfezione degli abiti tolti al paziente. Questi uscito dal bagno e indo aati abiti puliti viene condotto in apposito c21'

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IL POLICLINICO

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locale e, adagiato sopra un letto dove in precedenza è stata distesa una coperta di lana, gli viene ivi fatta un'accurata frizione su tutto il corpo, soffermandosi al solito ove maggiori sono le lesioni prodotte dall'acaro. Tale frizione deve essere fatta con la seguente pomata: Pomata d'Helmerich . . . Gr. 500 Essenza di trementina . >l 100 · e deve avere la durata di almeno 20 minuti. Dopo ciò il paziente viene ravvolto nella coperta di lana con l'ordine di restare immobile il più che sia possibile, e quando siano trascorse 7 od 8 ore gli verrà fatto, per circa 30 mjnuti, un bagno con acqua calda nella quale siano stati disciolti 300 gr. di carbonato potassico. Dopo un tal bagno il paziente sarà asciugato e polverizzato con polvere al1' ossido di zinco ed amido e t osto vestito con bia11cheria pulita e con i suoi abiti già disinfettati. Infine il paziente sarà avvisato di non servirsi, senza una buona disinfezione, di quei panni che egli può aver inf'ettato prima di ricorrere all'ospedale.

giorni: è economico per i privati che non pagano altro che una sola giornata di degenza nell'ospedale, e per i Comuni i quali vengono a risparmiare in capo ad ogni anno -çina rispettabile somma, poichè per ogni acariaco povero pagano in media 4 o 5 giornate di spedalità. Tale metodo di cura rapida dell'acariasi, ove adottato, sarebbe utilissimo anche per gli ospedali militari, perchè stante la brevissima permanenza degli acariaci negli ospeda!i stessi, potrebbero essere risparmiate le pratiche d'ufficio e d'amministrazione che sogliono accompagnare il passaggio di un mi· litare da un Corpo ad un altro, e i soldati non sarebbero tolti alla loro vita attiva; per tenerli un tempo inutile negli ambienti ospitalieri, sempre poco grati e salubri, siano essi anche tra i più perfezionati. Queste, in brevi parole, le considerazioni che devono indurre ogni medico a sperimentare .il sopra esposto metodo di cura rapida d9ll'acariasi, e dico sperimentare, poichè fatta la prova con le regole già indicate, l'uso

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guenza da parte di ognuno che eserciti l'arte salutare con scrupolosa coscienza.

Quali sono i vantaggi che un tal metodo di cura presenta ? Anzitutto, la guarigione è più sicura poichè dà minori reci(tive come ha dimostrato il dott. S1MONELLI (1) che sopra 284 acariaci curati con il metodo Kaposi, il più comunemente adoperato, ha avuto 25 recidive (8. 80 per cento), mentre con il metodo della cura rapida non ha avuto che 10 recidive dubbie su 301 cure (3. 33 °/o)- È inoltre il meno nojo:3o perchè non dà disturbi nè locali, nè generali e non toglie i pazienti alle loro occupazioni - che una sola giornata. Può applicarsi ad ambedue i sessi e a tutte le età, dal bambino di qualche mese all'adulto della più tarda età, e non soffre controindicazioni altro nel caso che le lesioni consecutive alla scabbia siano di _una gravità eccezionale. È estremamente economico poicbè i mezzi terapeutici occorrenti sono di basso prezzo e non ha che la durata di 8 o 9 ore al massimo, mentre per gli altri metodi occorrono in media 5 o 6 (1) F.

Contributo alla cura rapida del· )~acariasi: La R1jor111a M erlica, anno XIV, febbraio 1898. Nuovo contributo alla cura rapida dell'acariasi: Atti d ella R. · .Accademia dei Fiocritici, Sl' rie IV, vol. X.

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811\IONELLI.

ordinario ne sarà la logica inevitabile conse-

Livorno, gennaio 1903.

PRATICA PROFESSIONALE Diagnosi della pe1·sistenza del canale arterioso di Botallo. Il dott. DELACAMP nella Berl. Kli11. Wocll. del 19 gennaio 190~, pubblica sei osservazioni sull'esistenza delle lesioni cardiache congenite ed un contributo alla diagnosi della persistenza del canale arterioso di Botallo. Fra tutti i segni considera come assolutamente patognomonica l'esistenza di un fremito sistolico situato n el secondo e terzo spazio intercostale in direzione obliqua e corrispondente ad una striscia di ottusità situata sul margine sinistro dello sterno. La direzione obliqua del fremito è tanto più facile a percepire quanto più grande è la comunicazione anormale; n el medesimo tempo si constata l'ade· renza del 2° rumore p11Jmonare. Nei casi osservati dall' A. il polso non presentava anomalie. I malati avevano cianosi ed attacchi di perdita della conoscenza. Finalmente la radioscopia dà indicazioni molto importanti.

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Cardiopatia congenita in 6 membri di una famiglia. Il dott. DELACAMP (Allg. Med. Ce11,tr. Zeitu11,g) ha presentato alla Società medica di Berlino due ragazze e quattro ragazzi; fratelli e sorelle, che aveva.no tutti un'affezione congenita del cuore. Vi era un fremito ed un murmure sistolico ed un aumento di ottusità così a destra come a sinistra. Non vi era stata mai endocardite ed i sintomi car· diaci, che erano più accentuati nelle ragazze che nei ragazzi, erano probabilmente dovuti alla.. per· sistenza del dotto di Botallo. Come spesso avviene nelle malattie congenite del cuore, vi erano altri segni di arresto di sviluppo o di degenerazione. Cosl entrambe le femmine avevano sofferto di convulsioni epilettiformi ed un ragazzo era semi-idiota. La storia della famiglia non presentava nulla di notevole.

Diagnosi differenziale fra la clorosi e l'ane1nia perniciosa. Il dott. BYROM BRA?tIWELL mette a raffronto que· E\te due malattie: ecco in forma di tabella i punti di differenza fra esse : Ct.O:R.OSI.

ANEMIA PRR.NIClOSA.

Malattia. essenzialmente muliobre.

Più frequente negli uomini che nelle donne, nella proporzione di 3 a. 2. La maggior parte dei cas i fra i 35 e i 45 anni. Color g iallo limone o tassobarbasso. Pallido, spesso giallastro ; (talvolta giallastro solo a Il' interno od all'esterno del canto). Talvolta cosi accentuata da comprendersi con quella del morbo di Addison. Spesso fortemente colorata. Pulita, di solito unita e denudata dall'epitelio. Piccole ulcerazioni spesso s1forma no nella bocca e nella lingua. Spesso vomito ricorrente e diarrea (spesso a t rofia, infiammazjone fld ulcerazione intestinali). Spesso, specialmente epistassi, emorragie dalle gengive, petecchiali e retiniche. Frequente piressia. intercorrente.

8esso. -

Età. - Non prima dei 14 anni nò tlopo i 30. Colore della pelle. - Pallido, talvolta tendente al verde.

Colore delle congiuntive. Pallido, spesso bluastro.

Pigmentazione àella pelle. Assente.

Uri11a.. - Pallida. Lir&gua. - D1 solito pallida, larga, molle e spesso impaniata.

Intestina. -

Spesso

costi-

pa te.

E?norragie. - Di rado e limita.te all'epistassi ed all'ematemesi (per ulcera. gastrica). Febbre. - Rara, eccetto che per qualche complicazione come la trombosi. Circolazion~. - F requenti il murmure sistolico al cuore, il ronzio venoso al collo e l'edema. dei piedi. Sang~. Piccola diminuzione dei corpuscoli r ossi, gran. de diminuzione della emoglobina.

759

SEZIONE PRATICA

Murmure sistolico al cuore, ronzio venoso al collo e edema dei piedi frequentemente. Grande diminuzione dei corpuscoli rossi, notevolmente altera.ti nella forma e nella. grandezza; presenza. abituale di corpuscoli rossi nucleati.

Progno&i. -

Buona..

Effetto del (erro. - Curativo. E/fèUo dell'arsenico. - Poco benefico.

Molto cattiva; benchè spesso temporaneamente < guarita > dal! 'arsenico, la. malattia in fine è mortale. Dannoso. Molto benefico in parecchi casi.

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(Th e 11ted. Reviezv genn. 1903).

Diagnosi della tubercolosi del peritoneo nell'infanzia. Da uno studio di 54 casi di tubercolosi peritoneale in bambini di meno di 13 anni il KissEL (Arclt. f. kli1i. Cliirur,qie, 1902, vol. LXV, fase. 2°), trae le seguenti conclusioni: 1. La tubercolosi peritoneale è più comune nel· l'infanzia di quello che comunemente si crede. 2. In regola generale tutti i casi chiamati « ascite spontanea • sono dovuti ad una tubercolosi del peritoneo. 3. Frequentemente il liquido ascitico sparisce e la guarigione si afferma completa sotto la semplice influenza di un trattamento tonico generale. 4. Per lo più l'inizio della malattia. passa inavvertito. La prima osservazione dei parenti è che il bambino senza causa apparente dimagra e im· pallidisce. o. La constatazione di una pleuritè sierosa con· comitante costituisce una potente conferma àella esistenza di una tubercolosi peritoneale. 6. L'ispessimento del peritoneo parietale è il segno più importante nella diagnosi della tuberco· losi del peritoneo. Questo segno pt1ò essero facilmente constatato prima della formazione di ader enze, prendendo fra il pollice e le altre dittt una porzione della parete addominale anteriore e pal· pando cosi il peritoneo. Un clinico abituato alla palpazione del peritoneo normale apprezzerà facil· mente la diiferenza. 7. Nella tubercolosi peritoneale essudativa il liquido ottenuto per puntura è ricchissimo di albumina e la sua densità è elevata. 8. In molti pazienti che non presentano alctm sintoma subiettivo e sintomi obbiettivi moderati, il peritoneo intiero è coperto da granulazioni tubercolari. 9. Solo in casi rarissimi la tubercolosi del pe· ritoneo è grave fin dall'inizio.

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Tubercolosi laringea e gravidanza. Vi è un rapporto tra tubercolosi della laringe e gravidanza? K6RNER l'ha stabilito con numerose osservazioni. Tutte le donne erano affette da un affezione pulmonare prima dell'inizio d ella gra\·idanza e l'affezione p11lmonare era primaria. Nella maggior parte l'affezione laringoa esi teva prima del concepimento; in dodici ca i apparYo prima del sesto mese; in due dopo. 1

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1 I


760

IL POLIOLINIOO

Nessuna gravidanza è giunta a termine ed i bam· bini che nacquero vivi, morirono subito. Finchè la gravi danza dura ogni trattamento locale è inefficace. La gravidanza interrotta a ppena è possibile dà probabilità di sopravvivere alla madre. Dopo il settimo mese le donne si ristabiliscono difficilmente perchè le fatiche del parto le hanno troppo stancate. Se la gravidanza è alla fine e nella madre la respirazione si è fatta difficile al punto da comprometterne l'esisten za, si praticherà la tracheotomia. (Bull. de tar.7J1igo-oto-rinholo.qie, 30 marzo 1903).

Incontinenza urina1·ia e vegetazioni adenoidi. Nel Lyon 11iédical (n. 34, 1902), il dott. ESTIEvANT richiama l'attenzione su questo incontestabile rap· porto tra vegetazioni adenoidee ed incontinenza uri· naria. EsTIEVANT la ritrova in una proporzione del 15 °/0 nei casi n ei quali il malato non soffre che di vegetazioni, e del 40 °/ 0 quando v'è inoltre ipertrofia delle amigdale. Due teorie sono in presenza per spiegare questa influenza : ltna l'attribuisce al riflesso nasale (Hack) e l'altra all'insufficienza dell'amatosi dovuta alla difficoltà del respiro. L'adenotomia ha una sict1ra efficacia e non· può essere trascurata.

Genesi della tubercolosi vaginale. Lo SPRINGER, di Praga, nella Zeitsclzr1ft f . H eilku1ide (190~, vol. XXIII, f. 1°) ha studiato nell'Istit uto del CHIARI in qut--sti ultimi 14 anni 12 casi di tubercolosi vaginale venuti all'autopsia, specialmente dal punto di vista della particolare localizzazion~ del processo. In due casi di tubercolosi miliare fu constatata l'origine ematogena, in sei casi una diffusione di consimile affezione dell'utero, negli altri casi esisteva una tubercolosi tubaria od intestinale primitiva.

APPUNfl'I DI fl'El)_Al?IA La cura del fosforo nel rachitismo. . Il prof. L. CONCETTI (Rivista di Oli1iica Pediatrica, vol. I, n. 1, gennaio 1903), comincia un suo interessante lavoro sull'argomento, col metter e in guardia contro gli inconvenienti della ctira col fosforo (centgm. 1 in 100 gm. di olio di fegato di merluzzo o di olio di mandorle: un cucchiarino da caffè mattina e sera) fino ai possibili avvelenamenti acuti, i quali dipendono dal modo imperfetto con cui la soluzione fu fatta, ed espone i dettagli della preparazione farmaceutica, che se fatta bene riesce (24)

LANNo IX, FA.so. ~4]

la più efficace e la più rapida di tutte le cure fi· nora proposte contro il rachitismo, e non dà luogo ad inconvenienti, come risulta da migliaia di bambini a cui l'A. l'ebbe somministrato. Richiama altre pubblicazioni antecedenti, ed aggiunge altre 13 storie cliniche le quali dimostrano la r eale efficacia di questo preparato. Specialmente nello stato acuto, quando il processo patologico dell'osso è più attivo, con dolori epifisari ed astenia muscolare, si vede il processo r eceder e dalla sua acutezza, cessare i dolori, e d il bambino cominciare a r egger si dritto e camminare, solo nello spazio di qualche settimana. Ancora più rapida è l'azione contro alcune manifestazioni ner· vose che accompagnano il rachitismo (spasmi la· rin.gei e dei mu.scoli respiratori, iperestesia, irritatabilità, pavor nocturnus, tetania); questi si emendano e cessano talora in pochissimi giorni di cura, anche dopo 2-3 giorni. Sospesa la cura spesso ritornano, ma tanto più tardi quanto più la cura fu protratta e tornano a cessare colla ripresa della cura. Tale rapidità di azione porta a pensare che essa 11on dipenda dalla miglioria del processo rachitico, ma che il fosforo agisca direttamente sia sul sistema nervoso rendendolo r esistente contro le • tossine causa del rachitismo, sia st1 queste stesse sostanze tossiche r endendole inattive. Ciò dimostrerebbe pure che dette forme nervose non siano l'effetto della condizione rachitica, ma sibben~ ch e le stesse ca11se tossiche che portano le note alter·azioni ossee, agìscano direttamente s ul sistema nervoso, quando questo si presenti meno resistente per r agioni er editarie o personali. Infatti, tal11ni bambini presentano tali manifestazioni nervose, senza rachitismo osseo, o con lesioni ossee appena dimostrabili. Ed anche in questi casi il fosforo agisce colla stessa efficacia e colla stessa r apidità. Tali so~tanze tossiche per lo più sono di origine gastro-intestinale, ma talora sono l'esponente di infezioni specifiche (morbillo, tifo pertosse, polmo· nite, ecc.). In alcuni casi la cura col fosforo fal· lisce : ma dobbiamo pensare che il rachitismo può esser e effetto di alcuni intossicamenti dipendenti da alterazioni della tiroide, delle capsule surrenali, o da alterazioni ignote del metabolismo orga· nico, e che non contro tutte tali intossicazioni può il fosforo avere efficacia. In taluni casi ha giovato l'opo-terapia tiroidea, ecc., ma è certo che nella massima parte dei casi comuni il fosforo è il mi· gliore tra i rimedi proposti contro il rachitismo, e non si possa parlare di semplice coincidenza.

Trattamento dell'asn1a. Una delle nozioni terapeutiche più i.mportanii nella cura dell'asma è stata formulata dall'HUCIIARD. L'asma vera, nervosa, spesso diatesica ed er editaria. è singolarmente migliorata dalla dieta lattea e Te· getale.


" .

[ANNO IX, FASO. 241

Con una buona dieta di questo tipo si possono evitare tutte le solite cure medicamentose, riser· vandone due sole che sono veramente efficaci, quella degli ioduri e quella degli arsenicali, 20 giorni al mese i primi e 10·· i secondi. (Journ,al 1ttéd. de Brz:ixelles, 9 aprile 1903).

Le gengiviti. La cura deve prendere di mira la causa della gengivite (gengivite mercuriale, uremica, tabagica, dentaria~ diabetica, ecc.). Deve essere, nel medesimo tempo, locale ed in· terna. .All'interno: 4 ' Tolte al giorno un cucchiaio della seguente pozione: Clorato di potassa-. . . . . gm. 1·4 30 Sciroppo di lamponi . . . • )) Acqua distillata . . . • • • > 125 Un cucchiaio ogni ora. Sulle gengive pennellat11re, 2-3 volte al giorno, con : Tintura di mirra . . . . . gm. 8 Miele rosato . . . . . • . » 8 Estratto di ratania . . . . . » 2 Acqua di calce . . . . . . > 45 Uso esterno. In caso di dolore: Bromuro di potassio • Antipirina • • • • • Cloridrato di cocaina . A.equa distillata . • • Glicerina • • • • • Uso esterno.

761

SEZIONE PRATICA

)

ana gm.

2

Cura dell'uretrite acuta. S1Tu nella Plierapezztic Gazette (XXVI, 472, 1902) raccomanda la seguente cura per lo stadio acuto primitivo: l'irrigazione dell' uretra anteriore con: Permanganato di potassa. gm. O. 05 Acqua distillata . . . . eme. 200 seguìta dalla introduzione di una soluzione di pro· targolo al 5 per cento per mezzo di una siringa. Questa soluzione è ritenuta nell'uretra per 5-10 minuti. Queste manovre si ripetono tre volte al giorno. Contemporaneamente si dà per bocca la seguente miscela: Acido borico . . . . Bromuro di potassio . Salolo . . • . . .

ana gm.

4

Div"idi in carte n. 12. Una ogni ora. Quando il flusso diminuisce alquanto, si prescrive la seguente iniezione: Acido fenico . Solfato di zinco Allume polv. . Acqua . . .

. . . .

. . . . . . . .

. gm. O. 25 0.75 . » . » 0. 75 . eme. 100

S . Per iniezione tre volte al giorno. N elio stadio della decrescenza si usa: 0. 75 Acetato di zinco • • • gm. Acido tannico • • • • 0.75 Acqua . . . • • • • eme. 100 · (A11·1erican, Medic;n,e, 3 gennaio 1903).

.

'

centgm.

20

~ ana gm.

Un n11ovo metodo di cura della gonorrea •

5

È descritto dal dott . .A.. MAREN Z n ella Der111atol. Zeitsclirzft (1902). È provato batteriologicamente

\

Ogni due ore gargarismi con decotto di papa· vero (20: 1000), o di malva {20: 1000), o di foglie di coca (10: 1000) aggiungendo 30 gm. di borato di soda o 20 gm. di clorato di potassa, o d'acqua bori· cata. Non potendo fare gargarismi, come ad esempio nei bambini e nei malati adinamici, usare lavaggi oon l'aiuto di t.amponi di cotone idrofilo imbevuti d'aequa boricata, di acqua di Vichy, ecc.

che i gonococchi muoiono alle temperature s11periori ai 40°. Su questo fatto si fonda il nuovo metodp di cura, che consiste n ella introduzione nel· l'uretra di un apparecchio ch e permette il « riscal· damento della mucosa » fino alla temperatura di ~o .

Tale apparecchio applicato per 1 / 2-1 1 / 2 ora per volta, due volte al giorno, si è mostrato capace di guarire da solo entro 8 giorni una blennorragia. (Oen,trbl. f. d. ges. Plierapie, febbr. 1903).

(Jonr1lal des praticie,11s, 21 febbraio 1903). Nelle ulce1·e delle ga1nl>e. tratta lo ulcer e delle gambe con una medicatura all'ipoclorito di calce in soluzione 1 : 100. Applicare sull'ulcera una compressa di gar za piegata a più doppii ed imbevuta cli questa sol1izione ricoprire con uno strato impe1·meabile. Rinnovare la medicatura due volte al giorno. (.ili étl. 111otlern e). ZENNER

Nella gengivite delle gravide. PINARD raccomanda le spennellature col liquido seguente: .Alcoolato di cochlearia i Idrato di cloralio. ~ ·

ana gm. 15


762

(ANNO IX,

IL POLIOLIN .(00

Nel :O.nor albus. Allume crudo Acido borico • Biborato di soda Solfato di idrastinina. Acido fenico liq. I Olio di cannella \ ·

.

ana gm. 30

. centgm. 60

. ana gm.

Die Rontgenstrahlen im Dienste der Clrl· i·urgie. (I raggi di Roentgen a servizio della chi· rurgia). - Seitz et Schauer. Mttochen, 1902 ed.

C.

1

Per il prurito dell'ano. •

gm .

2

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...

4 6

...

1.20

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8

• 60

Lavare le parti con acqua bollita e stendere lo unguento sopra una tela. Applicare e fissare con una fascia a T. (Med. Ree.).

VA.RIA Per evitare la confusione dei medicamenti. I dottori E. BERGER e R. LOEWY propongono

un

mezzo ingegnoso e semplicissimo di segnalare le boccette pericolose. L'uso di boccette di forma diversa essendo in molti casi una complicazione, gli A A. hanno avuto la seguente idea basata sull'uso dei segnali colorati nelle ferrovie e nella marina. Fra i segnali colorati il bianco indica: via Ji. bera, ness1m pericolo; il verde significa rallentamento, precauzione · il rosso, via sbarrata, proibizione, pericolo. Noi proponiamo, dicono essi, in modo analogo, l'uso di etichette di tre colori, etichAtte obbligatorie di grande dimensione, apposte su ogni bottiglia o scatola di medicamenti. L'etichetta bianca indica: sostanza inoffensiva, uso diretto da parte del malato; l'etichetta verde indica: pr~cauzione, uso da parte dell'infermiere o del malato stesso se è intelligente e cosciente; l'e· tichetta rossa: sostanza tossica, proibizione assoluta di usarla senza la presorizione o la presenza del Jlledico. Si potrebbe generalizzare il sistema in tutto il • commerc10.

A.gli artritici date le frutta. -

-

MoNTENNIS, di Dunkerque, consiglia agli artritici, in modo siste · matico, tutti i giorni e per tutto l'anno, l'uso di frutta nella prima colazione e spesso, anche a letto, pomi ed aranci. Questo pasto della mattina è una vera cura spe· cifica. (26)

24]

CENNI BIBLIOGRAFICI

D. S. Un cucchiarino in un litro d'acqua calda per lavanda vagina.le.

Acido fenico • • Calomelano . • • Catrame. • • • Mentolo • • • • • Ossido di zinco • Cera • • • • •

FASO.

BECK.

Dopo aver in brevi cenni trattato dell'importanza semiologica dei raggi Rontgen nello studio delle affezioni traumatiche e congenite dello sche· letro, e n ella ricerca dei corpi estranei pervenuti o generatisi nei tessuti o negli organi, e aver de· scritto l'istrumentario necessario per la radioscopia e per la radiografia, tracciando insieme le norme generali da seguirsi nella tecnica radiografica, l'A. passa a trattare della radiografia delle singole regioni del corpo, discutendo per ciascuna le con· dizioni di illuminazione e di proiezione piit favo· revoli per ott'enere i migliori risultati. Oltre alle lesioni dello scheletro per traumi (fratture, distacchi, epifitosi, lussazioni) e per fatti flo· gistici (periostiti osteiti, esiti in sequestro) studia i tumori e le cisti centrali delle ossa, i calcoli bi· liari e vescicali· accennando finalmente alle alterazioni scheletriche nelle affezioni sistematiche del sistema nervoso centrale. L'ultimo capitolo è dedicato a studiare l'azione patogena e l'azione terapeutica della irradiazione di Rontgen. Un atlante di 65 tavole (zincotipiche), alcune delle qua.li assai dimostrati,re, segue il testo in volume separato. R. D. V. LEGUEN FELix. Leçons de Clinique chirurgicale. Paris, Felix .Alcan éditeur, 1902, fr. 12. Il valoroso chirurgo di Parigi in questo volume pubblica le lezioni impartite all' HOtel-Dieu durante il secondo semestre del 1901, in sostituzione del prof. DUPLAY. In realtà è un vero e proprio trattato di clinica chirurgica che ci vien presentato, che riesce tanto più utile e tanto più interessante in quanto vi è fatto tesoro di una pratica chirur· gioa vastissima e intelligente quale quella dell'illu· stre professore. Ogni lezione quindi dà occasione all' A. non di fare un'esposizione teoretica di un capitolo della patologia, ma di presentare una serie grandissima di tipi di una stessa affezione, che di· scute con sere:uità e avvedutezza; e sopratutto io voglio far cenno speciale alle discussioni terapeu· tiche, le quali sono regolate in base a principi di vera e sana chirurgia. Nella trattazione, dopo aver passato in rivista gli argomenti di indole generale come quello della asepsi, dell'anestesia, e dell~ tubercolosi delle arti· colazioni in genere, passa alla chirurgia regionale. Riguardo all'anestesia dobbiamo dire che egli è partigiano della narcosi cloroformica, riservando la _ rachlcocainizzazione alle operazioni sugli arti inferiori nelle quali il cloroformio è controindicato.


[ANNo IX, FAsc. 24]

Interessanti sopratutto per il largo contribt1to personale riescono a chi legge le lezioni sull'ap· i)arecchio genito-11rinario e di ginecologia. Segue in ultimo un quadro statistico : le operazioni d'im· portanza fatte nel semestre sono 418 con 12 morti, appena il 2,8 °/0 di mortalità: di questi, 277 sono di chirurgia generale, 140 di ginecologia. BIAGI.

H. GoCHT. Ortltopadiscl1e Technik. - F. Enke Stuttgart, 5. Questo libro, edito dall'Enke, secondo le inten· zioni dell'A. deve rappresentare una guida per l'applicazione delle fornit11re e degli apparecchi ortopedici. Esso è veramente una pttbblicazione preziosa per chi si occupa della materia: espone in materia chiara ed ordinata e sopratutto pratica quanto si riferisce al materiale usato, alla tecnica preferibile, alle precauzioni necessarie nella scelta e nell'uso degli apparecchi a scopo ortopedico. L'abbondanza delle figure rende più chiaro il testo, e sarebbe di somma 11tilità una traduzione italiana del libro, che in non grande volurne con· tiene tanta copia di insegnamenti pratici. R. A.

Pubblicazioni uervenute al

<<

Policlinico

>> .

~!ONTESSORI

dott. M. Norme per una classifi· cazione dei deficienti in rapporto ai metodi speciali di edt1cazione. - Napoli, Estr. dagli Atti del II Con· gresso Peda6ogico Nazionale, 1902. ~IISEROCCHI dott. L. Sopra un caso di tremore isterico simulante quello della sclerosi a placche. Napoli, Estr. dalla Pratica del Medico, 1903. GAR~IA dott. .A. Contributo clinico alla siero·

ANNO

XLIII

763

SEZIONE PRATICA

LA LEGGE

ANNO

1

XLIII

terapia specifica anticarbonchiosa. - Milano. Estr. dal]a Gazz. degli Ospedali 1003. DE Do~1JN1c1 s prof. l' .... Quadri clinici detti da"'li antichi « cum materia » e « sine materia • . - ~filano, Estr. dalla Gazz. degli Ospedali, 1903. MIANTINI dott. A. Su di un caso di frattura dell'omero. - Difilano; Estr. dalla Gazz. degli Ospe· dali, 1902. GRANDE dott . .E. Su di un caso di malattia del Riga e produzione sottolinguale. - Napoli, Estr. dall' .Arch. di Patologia e Clinica infantile 1902. PETRONE dott. G. A. u di un siero dotato di azione precipitante sul siero antidifterico. - Na· poli, Estr. dal giornale La P ediatria, 1902. PARDINI dott. R. Sparteina e caffeina. - Roma Estr. dall'Archivio di Farmacologia, ecc. 1902. }'femoriale dell'Associazione tra i sanitari degli ospedali di Roma, alla Commissione ospitaliera ed ali Autorità tutoria delle Opere pie. - Roma, 1902. DE Rossi dott. G. La statura degli italiani e l'incremento in essa \erificatosi nel periodo 187±-98. - Firenze, 1903. FIORI dott. P. Il trapianto tendineo nella cura della paralisi traumatica del nervo radiale. Pisa, 1903. DE DOl\'.fINICIS prof. N. Cura d el cliabete. Estr. dal giornale « Il Benessere » . BoscoLo dott. R . .Alcune considerazioni sul decorso e sulla diagnosi di meningite tubercolare nei bambini. ~ Dolo, 1908. VrANA dott. O. Contributo allo studio delle affe· zioni articolari emofiliache. - Firenze, estr. dalla Clinica moderna, 1903. BusCAROLI dott. P. Di un innesto a frizione leg· germente conico con battente ed alcune sue appli· cazioni. - Torino est1·. dall' .Archivio italiano di Otologia, ecc., 1903.

A.NitlO

XIII

Ml•ERVA

ANNO

XIII

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'27l

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764

IL POLICLINICO

fANNO

IX,

FASC.

24]

raviglioso, rassomiglia nella organizzazione scientifica a quelli d'Europa, sui quali si sono modellati, e soltanto qua e là il dollaro Le scuole d'infermiere in America. ha fatto sorpassare il modello. La nota originale è rappresentata non dal Fra gli esponenti del malessere della pro· personale medico ma dal personale subalfessione sanitaria in Italia, non è ultimo terno. quello della cattiva assistenza dei malati a Le nzirses per la loro proprietà, il loro con· domicilio, agiati o semplicemente non poveri, tegno, la loro istruzione fanno sullo straniero dovuta alla nessuna organizzazione del per- un impressione profonda. sonale che potrebbe o dovrebbe a ciò essere Benchè quando si parla delle nnrses si citi adibito. sempre l'Inghilterra con la sua scuola di San Vige tuttavia in Italia il pregiudizio che Tommaso, tuttavia la nzi1~se sembra essere di un malato non sia curato abbastanza bene se vera origine americana perchè lln secolo fa non è affidato alle mani delle persone della già esistevano in America delle infermiere famiglia, alle quali l'affezione da un lato, la che seguivano dei corsi quando nessuna scuola mancanza di qualunque cognizione tecnica simile esisteva in Europa. Non si trattava dall'altro, i·endono troppo arduo l'incarico de· certamente di un insegnamanto generale, ma licatissimo. il principio della donna inf~rmiera. adibita Contro tale pregiudizio gioverà diffondere all'assistenza di donne e di uomini, sembra il raffronto di ciò che avviene presso i popoli sia nato appunto al di là dell'Atlantico; come anglosassoni, nelle ci1i case la nzirse non fa è certo, d'altra parte, che la prima vera scuola una fugace apparizione soltanto negli ultimi 01~ganizzata di nztrses fu fondata in Inghil· giorni di una malattia lunga e mortale, quando terra sotto l' ispirazione di miss FLORENCE l'esaurimento ha vinto ad uno ad uno tutti i NIGHTINGALE che aveva nel 1855 organizzato membri adulti della famiglia ma vi si istalla a Scutari con grande competenza un ospedale fino dal principio, permettendo che la vita per i ferì ti dell esercito inglese che ritordell' J101J1e continui quasi normale e non sia nava dall'aver preso parte all'assedio di Se· rivolu~ionata completamente dalla sgradita bastopoli. La sua scuola di San Tommaso fu visita del male. il vivaio delle nzlrses del Regno Unito e delle Il dott. DERONDE ha pubblicato nella Revzle · HUe colonit3. 1nédicale de No1·11ia1zdie del 25 agosto 1902 un Gli americani accolsero subito l'ispirazione articolo sulle scuole d' jnfermiere negli Stati di miss NIGHTINGALE e fondarono delle scuole Uniti, ed è interessantissimo leggere a quale istallate con quella ricchezza e quel co11zfort dignità professionale siano giunte le nu1·ses ohe sono una caratte1·istioa di quel paese f ornordamericane, e di quanto aiuto materiale tunato. e morale esse siano pe1· l'opera del medico. In tutto ciò che riguarda l'assistenza pubPensatamente io dico di aiuto 1norale per· blica P-"li americani non hanno perduto mai chè sono persl1aso che la presenza vicino al di vista il lato pratico dell'argomento. La letto di un ammalato di una infermiera di creazione dei loro ospedali non è stata mai sua fiducia, coscienziosa, intelligente ed one· ispirata dalla carità pura. L'uomo è in Ame· sta, sia una gua1·entigia per il medico, che rica un capitale valutabile in dollari, e perciò può essere informato giorno per giorno dei egli deve essere malato il meno possibile per cambiamenti d'umore dell' anzbiente e può ri· contribuire col s110 lavoro al benessere gene· mediare a tempo alle conseguenze di qt1alcuna rale · se si ammala deve essere curato il me· di quelle spiacevoli sorprese del dietroscena glio 'che si può, per ritornare utile al più che hanno sempre per p1·otagonista un col· presto. . . . Nulla è trascurato con tale obb1ett1vo: il lega di pochi scrt1poli. · L assistenza pubblica non avendo negli personale subalterno è . uno dei fattori più Stati U niti u.n'organizzazione generale, una importanti di un servizio ospitaliero ben com· grande libe1·tà vigé per la creazione e la re· preso · ed ecco le scuole di 1zurses per istruu:e golamentazione dei servizi ospitalieri, che delle donne in modo da ottenere da ~sse il sono 1 opera di Società private o di partico· massimo di servizio utile. Per essere ben serviti bisogna pagai· be1ze lari. Una grande emulazione si sviluppa, tutta a profitto dei malati perchè ciascuno vuol e trattar bene. Perciò non fa nessuna mera,Tiglia vedere la decenza e l'eleganza delle ahi· _ fare meglio del s110 vicino. La maggior parte degli ospedali delle grandi tazioni delle infermiere e conoscere la posizione città degli Stati Uniti istallati con ll1sso me· finanziaria offerta ad esse.

INTER.ESSI PB.OFESSIONALI

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<28)


LA?.~o

IX, FAsc. 24]

765

SEZIONE PRATICA

Per la maggior parte, le scuole americane hanno lo stesso programma, e non differiscono che per i dettagli. Il dott. DERONDE sceglie come tipo di organizzazione quella dell'ospe· dale Roosevelt di Nuova York. Nel regolamento di q11esta scuola è scritto: « L' Amministrazione si propone di offrire alle giovani donne il mezzo di acquistare le cognizioni necessarie per divenire abili in· fermiAre e di mettersi in grado di esercitare tale onorevole professio1ze; essa tende inoltre ad utilizzare a profitto dei malati curati nel· l'ospedale l'influenza ed il prestigio che esercitano le donne be1i edzicate ed intellige1iti ». La durata dell'insegnamento è di tre anni e comprf>nde un'istruzione teo1·ica e pratica per le cure da darsi nelle malattie mediche, chirurgiche e ginecologiche. Si insegna inoltre, nel terzo anno, il massaggio, la cucina per malati e le cure alle partorienti. Le candidate debbono avere una buona educazione inglese, e la preferenza è <lata alle donne di coltura ed intelligenza superiore ; debbono avere da 23 a 35 anni, essere prefe1·ibilmen te nubili, di statura media e di buona costituzione. Le candidate ammesse fanno un tirocinio di due mesi, durante i quali sono alloggiate e nutrite, ma non rimune1·ate. Le ti1·ocinanti sono accolte possibilmente in primave1·a ed in estate. Do})O d11e mesi l e tirocinanti che hanno dimostrato buona volontà di lavorare ed attitudini speciali sono ammesse come allieve e firmano un impegno di restare all'ospedale durante tre anni, salvo il caso di mancata • p1·omoz1one. Durante i p1·imi sei mesi il lavoro di eia· scuna allieva è attentamente sorvegliato e se non è soddisfacente la capo-infe1'miera la li· cenzia dalla scuola, senza essere obbligata a farne conoscere il motivo : essa può anche rompere l'impegno di un'allieva, in qualunque momento, per cattiva condotta, insufficienza o negligenza. Le allieve abitano in comune in un padiglione dell'ospedale, mobiliato pe1· il loro uso particolare; esse servono come aiutanti nei diversi servizi ; le infermie1·e di te1·zo anno che hanno dato prova della loro abilità, possono ottenere la dil·ezione di una sala o un se1•,Tizio di responsabilità equi,ralente. Oltre il nutrimento. l'alloggio e l'imbiancatu1·a, è accordato a eia cun'allieva per la durata degli studi un compenso di sette dollari al mese (35 lire), non come i·eti·ibuzione. ma per l uniforme i libri e le altre spese dello in egnamento. I co1·si hanno luogo dalle 7 ant.

alle 7 pom. e ogni giorno sono accordate una o due ore per gli esercizi, il riposo o lo studio, come del })ari è concessa una mezza giornata di libertà per settimana ed una parte della domenica. Ciascun anno sono accordate tre settimane di vacanze. L'insegnamento è impartito dalla capo-infermie1·a, dalla sua assistente e dalle infermiere direttrici di sala. Un corso regolare di lezioni teoriche è fatto nei mesi invernali dai diversi membri del personale sanitario, seguito da interrogazioni, dimosti·azioni pratiche ed esami ad epoca fissa. Ecco il programma di questo co.rso: PRIMO ANNO.

A.nato mia • • • • • • • • • • Lezioni ,. Fisiologia • • • • • • • • • • Ele1uenti di batteriologia ed igiene . • .. Cure medicho . . . . . . . . . ,. Cure chirurgichQ. • • • • • • • Totale • • • Lezioni

8 4 H 4

3 22

SECONDO ANNO .

Germi patogeni. Tecnica operatoria. Lezioni Anestesia. ChirurO'ia d'urgenza . . Ginecologia (preparativi per una la· parotomia) • . . . . . . . . Malattie degli organi digerenti . . Malattie del sistema r espiratorio e circolatorio . . . . . . . . . Nutrizione del ban1bino . . . . . .A.vvelenamenti e loro cura . . . . A natisi di orina (corso pratico t Totale . . . L ezioni TERZO

2

1.) -'

1 1

12

ANXO.

Malattie del naso, delle oreccl1ie della gola . . . . . . . . ~Ialattie degli occhi . . . . . Malattie nervose. Cura di ripo o. .Anatomia patologica . . . . . Massaggio (teoria e pratica) . . Totale . .

1

e . Lezioni . ,. . » • . • . Lezioni

1 1 1

12 ~)

17

Lasciando la scuola le infermiere i·ice,·ono. dopo aver superato un esam e, un diploma. e possono scegliere il loro campo di esercizio o nell'ospedale, o nelle famiglie e fra le infe1·miere del distretto ~ esse debbono ogni anno inviare un resoconto della loro attività alla capo·infermie1·a. Dallo studio di tale programma è fa,cile giu· dicare del grado d'istruzione clella inf rn1iera americana, as ai lontano da quello delle infer· miere nostre. :\la più che il grado distruzione colpi ce la dignità della professione clell:infermiera alla quale come 1J1olto 01zo1·evole non è ammes o chi vuole ; curare i malati è un onore. ma pe1· (29)

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766

IL POLIOI,fNIOO

e so non è sufficiente la buona volontà ; bisogna meritarselo con il lavoro e con le 9-uali tà eccezionali. L articolo del dottor DERONDE contiene al· tresì molti particola1·i sopra le scuole delle i:q.f ermie1--e di altri ospedali americani. Spigoliamo soltanto qualche ca1·atteristico dettaglio. Le allieve del Presbyterian Hospital di Nuova York debbono, durante il terzo anno, seguire i corsi della scuola di cucina di quella città ; la scuola delle infermiere costa più di tremila dollari all'anno; l'osp~dale che ha una presenza giornaliera media di 19~ malati ha il seguente personale : Sorvegliante o direttrice in capo Prima assistente direttrice . . . Seconda assistente direttrice . . Direttrice di notte . . . . . . Sorveglianti diplomate . . . . Sorveglia.n ti di terzo anno . . . D iplomate per servizi speciali. . ...\.llieve di terzo anno . . . . . .Allieve di secondo anno . . . Allieve di primo anno . . . . As1Jiranti . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . .

. 1 . 1 . 1 . 1 . 6 . d . 4 . 24 . 17 . 21 . 8

Totale.

.

. 87

Cioè una persona di assistenza per dt1e malati in media. Le sorveglianti diplomate oltre il vitto e l'alloggio hanno un compenso da 35 a 40 dol· lari al mese, cioè da 175 a 200 lire. È notevole che molte pe1·sone generose s'interessano di questa scuola d'infermiere, persino p1--ocurando alle nu1·ses luoghi di campagna per la villeggiatura, passeggiate in vettura ed altre piacevoli distrazioni l Le amministrazioni hahno modo in generale, di fare la migliore selezione per queste scuole per il gran numero di candidate. Al Presbyterian Hospital si presentarono in un anno 1207 candidate delle quali furono ammesse al tirocinio 51 e solo 21 definitivamente alla scuola. Del pari per il 1\tiassachusetts genera! Hospital di Boston vi furono 1090 do· mande con 64 ammissioni provvisorie e sole 46 definitive. • In tutti gli ospedali americani è messa la più grande ct1ra per l'alloggio delle infermi ere : la 1tzirses hor;ze è sempre elegante e piena di co11iforf; vi si trovano sale di ricevimento sale di lettura, biblioteche, pianoforti, ecc.; vere sale da pranzo e non re f ettorì, camere da letto isolate e non dormitorì; Ti sono bagni, e persino in qualche luogo giardini speciali e terreni per il lazvn-te1z1izs. Beninteso, in queste Jio11zes vi è sempre il nume1·0 sufficiente d'in· ser,rienti per la pulizia dei locali e per il servizio clelle infermiere. (30)

l ANNO

IX. F ASC. I

~4]

Le nz:irses inglesi ed americane sono vere e p1·eziose cooperatrici del medico a benefizio dei sof!erenti. Nel momento sociale presente nel quale la donna con insistenza domanda di essere messa in grado di guadagnarsi la vita, senza essere obbligata a vegetare nell'eterna aspet· tativa di un marito, la professione della infermie1·a potrebbe anche in Italia clar campo all'attività delle giovani donne delle classi medie i·imaste finora confinate f1·a le malinconiche mura delle scuole normali per la conquista di un diploma che le autorizzi a spezzare il pane del s~pere nei più umili e perduti villaggi. Certamente il nost1·0 paese non è l'America dove una infermiera che assiste malati agiati al loro domicilio è pagata comunemente 25 dollari per settimana per le malattie comuni e 30 dollari per le malattie contagiose, cioè 125 e 150 lire per settimana; ma anche presso di noi infermiere colte e bene educate potreb· be1·0 ritrar1·e dalla 101·0 01iorevole professio1ze un guadagno assai maggiore dei miserabili stipendi con i quali molti municipi italiani sfruttano l(\ giovani donne che con tanti stenti hanno conquistato il loro diploma di maestra. Doctor C.AJUS.

NOTIZIE DIVERSE Congresso internazionale della Stampa medica. (Jladrid, 20-22 aprile 1903) . Il Congresso viene inat1g11rato il 20, alle ore 10, nella grande aula dell'Università, personalmente dal Ministro della pubblica istruzione e da,ranti a un pubblico nt1meroso e molto distinto. Al banco della presidenza, insieme al ~Iinistro, seggono CoRNIL, presidente dell'Associazione internazionale della stampa e il presidente del Congresso CORTEZO. Il segretario genera,le LARRA Y CEREZO l egge la relazione su i lavori preparatorii del Congr esso. CORTEZO fa un felicissimo e simp}tt.ico dis<'orso parte in ispagnolo, parte in tedesco., francese . e italiano per salutare i rappresentanti delle varie • • naz1oru. Il Ministro in francese discorse degli scopi del Congresso. CORNIL in modo molto chiaro e sintetico fece la storia dell'Associazione internazionale della Stampa medica che dal Congresso di niadrid attende la sua sanzione definitiva. V enne poi la volta ùei rappresentanti delle varie nazioni: POSNER p er la Germania, BLONDEL per la Francia, A . SMITH per l Inghilterra, D:ID.JACE per il Belgio, SA~TOS FERNANDEZ per Cub.a , CRAYER per gli Stati Uniti, V. ASCOLI per l'Ital1H. Il Ministro dichiarando aperto il Congresso con felice e ispirata sintesi mise in luce la granclo im· portanza della Stampa medica.

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o IX, F AS<,. 24]

* *sedute. *

Il 21 si tennero due N all'antimeridiana lesse un rapporto n'ESPINA Y CAPO sugli uffici clella Stampa medica nella profilassi contro la tubercolosi, accentuando la necessità di sanatori in cui lo Stato dovrebbe curare i soldati che diven· gono tubercolosi evitando ch'essi portino il contagio nei paesi nativi. . TOLOSA LATOUR in una relazione sulla proprietà intellettuale e la stanipa niedica, riconosce nell'organizzazione attuale della società la insufficiente pro· tezione economica di qualunque innovazione scien· tifica o terapeutica che lm medico faccia. Alla discussione prendono parte BLONDEL, CORNIL, ESPINA, A. SCIIMITH. In fine l'on. PULIDO fa una r elazione sulle que· stioni che possono interceder e tra stampa m edica e poteri dello Stato. Nella seduta pomeridiana, LARRA Y CERESO ha letto una breve storia del giornalismo medico in Ispagna, e s'è aperta la discussione sopra un que· sito posto dal dott. BLONDEL sulle differenze di diritti e di trattamenti che possono avere nell' As· sociazione della Stampa m eclica i veri giornali me· dici e gli atti o bollettini delle Associazioni.

Consiglio federale degli Ordini dei sanitari del Regno. La Presidenza del Consiglio federale degli Or· clini doi sanitari del Regno ha diramato la seguente circolare :

Jll.1110 s(q. Preside1tfe. Nei giorni 16-17-18 prossimo, d'iniziati,ra dell'associazione nazionale clei medici condotti con sede a ~lilano, presidente dott. E . VILLA, viale Monforto 1, a'rrh luogo a Firenze il prjmo Congr esso di quell'associazione por disc11tere gl'interessi e le q11eRtioni riguardanti i medici condotti. L 'aRHocictzione clei medici condotti di Milano sino dal no,·e111bro 1902 è federata. Per tale ragione e per l"importanza del Congresso la Presidenza del ConRiglio federale accorda al Con gresso stesso tutto il s110 a,p poggio, prov,redendo pt1re a che la Federazione , vi sia ufficialmente rappresentata. Rivolgo quindi preghiera alle on. Presidenze degli ()rtlini perchè invitino tutti i medici condotti delle ri~petti,,o associazioni e provincie a partecipare al Congresso di Firenze affinchè abbia la massima solennità ed efficacia. Con perfetta osservanza.

Il 5'e.qretario E . B,\LLERINI.

767

SEZIONE PRATICA

Il Pres icle1ite L. BIANCHI.

RO)L\. - Dal :àlinistero dell'interno (Direzione della anità pubblica), è stata disciplinata, per mezzo tli ap1Josita circolare pedita ai Prefetti delle provincie marittime del Regno, la compilazione di certificati consolari pel maiz pro\eniente da tal11ni porti ottomani. Con altra circolare ni n1edesimi Prefetti sono sta.te date istruzioni relative alla importazione di lane dall'i ola ùi Cipro.

- La Direzione generale della Sanità pubblica 11n. diretto ai Prefetti una circolare contenente le istruzioni per far redigere dagli ufficiali sanitari la rela.zione sulle malattie infetti,. .e del bestiame nel 1902.

- Pro110. ·ta di nn articolo da aggirlngere al /Jl'O· getto già approvato del Re.qola111e1ito per il perso· nale tec1tico gover1iativo di Sanità 111aritti11ia. .Dei delegati sanitari all'estero. - Art. 1. I delo· gati sanitari presso i Consigli sanitari interna.zio· nali di Alessandria d'Egitto e di Costantinopoli, sono nominati a scelta del ministro fra i cittadini italiani residenti in Italia o all'eRtoro, che riuni· scano i requisiti di cui all'articolo 2 del presente r egolamento e che siano laureati in medicina, e chirurgia. - Il Ministero di agricoltura, industria e com· mercio sta provvedendo per l'emanazione di una circolare relat.i,ra al « lavoro nelle risaie » intesa. a tutelare la salute dei lavoratori. - Dal Ministero dell'interno (Direzione generale della Sanità pubblica) è stata diramata ai Prefetti d el Regno la seguente circolare : « Si prega la S. V. di voler trasmettere al Mi· " nistero, colla maggiore sollecitudine, la statistica « delle vaccinazioni e dei casi di vaiuolo per « l'anno 1902. »

Nomine, promozioni, onorlfloenze. Nella udienza del 26 aprile corrente sono stati firmati da S . M. il R e i Decreti coi quali vengono accettate le dimissioni del dott. Vittorio Cantù, medico di porto a decorrere dal 1° maggio p. v . e viene collocato in aspettativa, a sua domanda, per motivi di famiglia, a decorrero dal 1° maggio 1908, il dott. cav. Vincenzo Tassinari, medico pro-vinciale di terza classe.

** * esaminatrice

La Commissione dei titoli dei con~ correnti ai posti di segretario ingegnere ed archivista disegnatore presso il Consiglio superiore di sanità ha terminato i suoi lavori designando al posto di segr etario ingegnere il cav. ing. Filippo Danesi, primo segretario nel ~Iini Rtero cl ell'Interno: ed al posto di archiyjsta disegnatore il prof. Pietro Sandeskj, ufficiale d'ordine nel )linistero stesso. Saranno quanto prima sottoposti alla firma R oalo i relativi Decreti di nomina. 28 aprile 1903.

Conoorat e oondotte. Ro~t.A.

Il llinistro se~etario di tato per gli affari dell'interno vedt1to il R. Decreto 16 novembre 1902 n. 463 col quale è stato approvato il ruolo organico della Direzione generale d ella sanità pt1bblica; Veduto il Decreto Ministeriale 20 noy·embre 1902 col quale sono state determinate le norme per i concorsi per esame r elativi ai posti cli segretario tecnico presso la Direzio11e generale anzidetta, ; Veduto l'altro Decr eto llinisteriale 23 no,·em· bre 1902 col quale è ta,to aperto 11n con cor o a due posti di segretario veterinario di terza cla se con l'annuo stipendio di L . 2000 pre o la Dire· zione generale stes a; D ecreta: I posti di segretario veterinario di terza cla~se messi a concorso sono stabiliti nel numero di tre. in luogo del numero cli d11e cleterminato clnl Dc· creto l-finisteriale anzicletto 23 novembre 19Cf2. (31)

-


768

IL POLIOLINICO

.. Nulla è innovato per quanto riguarda, la sca· denza e tutte le altre modalità del concorso quali vennero stabilite nei Decreti Reale e Ministeriale summenzionati. Roma, addi 23 aprile 1903. Il Ministro GIOLITTI. FIRENZE (Accademia medico-fisica fiorentina). Con,corso al pre1nio qni1iqne1i1iale di lire 500 fon· dato dall'Accademia medico-fisica fiorentina e dalla Società filoiatrica di Firenze, per favorire il pro· gresso della chirurgia in Italia e per onorare e perpetuare la memoria dell illustre prof. FERDI· NANDO ZANNETTI. Tema per il concorso : Cliirzlrgia dell'ulcera gastrica e dei postanii della 1nedesi11ta. - Il termine utile per la presentazione delle opere scade il 15 aprile 1904. - Il premio sarà conferito secondo le norme del seguente Regola111e11,to. Art. 1. È aperto il concorso al premio quinquennale di lire 500, istituito dall'Accademia medicofisica e dalla Società filoiatrica fiorentina col titolo: Premio Zannetti. Art. 2. Saranno ammessi al concorso soltanto i lavori di autori italiani. Art. 3. Il premio sarà conferito dall'Accademia medico-fisica e dalla Società filoiatrica riunite in seduta plenaria, discusso ed approvato il rapporto della Commissione esaminatrice sopra i lavori pre· sentati al concorso. Art. 4. Detta Commissione sarà composta di membri scelti nelle due Società, cioè di due membri della medico-fisica e di uno della filoiatrica. Art. 5. La Presidenza dell'Accademia medico-fi· sica annunzierà l'apertura del concorso un anno avanti il termine utile per il conferimento del premio. Art. 6. Il termine utile per la presentazione dei lavori i;;cadrà il di 15 aprile 1904, ed i lavori do· ·vranno esser diretti, franchi da ogni spesa, alla Presidenza dell'Accademia medico-fisica. Art. 7. Tutti i la,rori presentati al concorso di· verranno proprietà delle due Società e saranno con· servati in archivio. .Art. 8. Quando, entro il termine di un anno, l'autore del lavoro premiato non l'abbia fatto stam· pare per proprio conto, le due Società avranno il diritto di pubblicarlo nei loro atti. Art. 9. Nel caso che nessun lavoro fosse presen· tato al concorso o che non si facesse luogo al con· ferimento del premio, le due Società provvederanno subito a riaprire il concorso. Firenze, dalla residenza dell'Accademia medico· fisica, ·via degli Alfani 33, 5 aprile 1903. Il Preside1ite Prof. GIULIO FANO. I Segretari degli atti Dott. CARLO COMBA. Dott. FRANCESCO RADAELLI.

Indice alfabetico analitico del Dresente numero. Acariasi (La cura rapida dell'). - Nepi. . Adrenalina in oculistica (Dell'uso dell'). Coppes . . . • . . . . • . . • Alcool come medicatncnto e sua base scientifica ( L'). - Mircoli e Gervino. • . . Alcoolismo acuto. - Guyot . . . . . • Apoplessie meningee (Sulle). - Nothnagel. Roma, lg(l3 ~32)

Pag.

757

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750

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'753 754 743

Tip Nuionale di G. Benero e C

»

»

[A.no IX, FA.se.

Apparati ioidei dell'uomo completamente ossificati (Due). - Balestra e Lignière . Pag. 753 Artritici (Agli · date le frutta). - Montennis » 762 Asma (Trattamento dell'). - Huchard . • )l 760 Associazione medico-chirurgica di Parma . » 752 Auto-accusatori dal punto di vista medicolegale (Gli). - Dupré . . . . . . . » 751 Battito cardiaco (Un caso di doppio e triplo). . . Zo1a • • . • • • • • • • • • >> 753 Canale arterioso di Botallo (Diagnosi della persistenza del). - Delacamp . . • . » 758 Cancro, malaria e chinino. - Betti • . • » 754 Cardiopatia congenita in 6 membri di una famiglia. - Delacamp • . . • . . • » 759 Cenni bibliografici . . . . . . . • • » 762 Chirurgia polmonare. - Rochelt • . . . » 745 Clo~osi e anemia perniciosa (Diagnosi differenziale fra la). - Bramwell . . . • . • » 759 Cloruro d'etile nell'anestesia generale (Il). Girard . . . . . . • . . . . . . » 747 Concorsi e condotte . . • . . . . . . >l 767 Ernia crurale (Un nuovo metodo di cura dell'). - Cavazzani • • . . • . • . » 752 Fluor albus (Nel) . . . . . . . . • . » 762 Fosforo nel rachitismo (La cura del). - Con· cetti. • . . • . . • • . • . • • » 760 Gengivite delle gravide (Nella). - Pinard . » 761 Gengiviti (Le). - Pinard. . . • . . • » 761 Gonorrea (Ùn nuovo metodo di cura della). Marenz. . . • • . . . . . . . • » 761 Gozzo di origine idrica nella città di Cuneo (Contributo allo studio di una epidemia di). - Thea . . . • . . . . . . . » 739 Incontinenza urinaria e vegetazioni adenoidi. 760 - Estievan t. • • • • . . . . • • » Infermiere in America (Le scuole d'). - Doc764 tor Cajus. . . . • . • . . . • . » Innesti :datidei post-operatorii (Degli). - Devé >> 747 Istituto di Clinica medica della R. Università di Genova : • • . . . . . . • » 753 Lavoro renale e densità urinaria (Forma di). Mircoli . . . . . . . . . . . . . » 754 Lesioni dei gangli nervosi periferici nelle malattie infettive (Contributo allo studio delle). 744 - Goebel . . . . . . . . . . . » Medicamenti (Per evitare la confusione dei). 762 - Berger e Loewy . . . . . . . . » 767 Nomine, promozioni, onorificenze. . . . . » 766 No tizie; di verse . . . . • • . . . • . » Nefrite (Note cliniche e anatomiche su un 753 caso di). - Zoja . . . . . . . . . » Neurite ottica nei tumori cerebrali (Influenza 743 dell'età sulla presenza di). - Singer • • » 748 Ossessioni e la psicastenia (Le). - Janet • » Peritonite tubercolare anatomicamente dimo· 741 strata (Un caso di). - Borchgrevink . . » 762 Prurito dell'ano (Per il) . . . • . . . » Pubblicazioni pervenute al « Policlinico». . » 763 Sanatorii popolari. - Oliari . . . . . . » 752 Sanaue (Sul modo di constatazione del nucl~o dei globuli rossi e sul valore di un taJe esame per la diagnosi specifica del). 737 - De Dominicis • • . . . • • • . » Tubercolosi del peritoneo nell'infanzia (Diagnosi della). - Kissel . • . . . . . » 759 759 Tubercolosi laringea e gravidanza. - Korner. » 742 Tubercolosi muscolare (La). - Derscheid . » Tubercolosi vaginale (Genesi della). - Sprin760 ger. . . • . • . . • . . . . · · >> Ulcere delle gambe (Nelle). - Zenner . • » 761 Uretrite acuta (Cura dell'). - Situ • . . » 761 -


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.Roma, 2 maggio 1903.

SEZIO~E

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PR.ATIC.A

DIRETT0RI PROF.

GUIDO BACCELLI REDATTORE

PROF.

CAPO: PROF.

FRANCESCO DURANTE

VITTORIO ASCOLI

SOMMARIO. Lavori originali: - Sulla raz.ionale fissaz..ione del rene 1nigrante in posiz_ione relativamente tiormale (Lez,ione clinica del prof. Giuseppe Ruggi). - Riviste: - PATOLOGIA GENERALE : - Volk e de Watfe: Sul fenomeno dell'ostacolo all'agglutinamento nel siero immuniz..zato fresco. - Thomson e Bro,vnlee : Su i parassiti del vaiuolo e della varicella. - Mattirolo: La eliminaz.ione intermittente del bleu di metilene negli epatici. - Lépine : Sull azione dell'estratto delle capsule soprarenali. - Jareck: La ipertrofia d11l tessti.to linfoide alla base d~lla lingua come causa di tosse. - Boas: Un nuovo sinto1na della colelitiasi. - NEUROPATOLOGIA: - Rayn1ond: Nosologia generale delle atrofie muscolari progressive. - CHIRURGIA: - Acquaviva e Roux: Tratta1nento chirurgico delle salpingiti. Orlow: r'aringotornia per la rimo{io1ie dei tumori della porzione buccale del faringe. - Scl1mitt: La cura chirurgica del morbo di Bright cronico. - Bregmann e Oderfeld: Per la chirurgia della sifilide cerebralt. e pel valore semiologico topografico della epilessia jacksoniana. - Estor: Un nuovo processo di cura radicale del[> ernia inguinale per occlusi~ne parz_iale del canale inguinale e riduzione delle sue dimensioni a quelle del cordone spermatico. OcULIS rI CA: - Berger e Loewy : L'ulcera trofica della cornea (c/J~ratite neuroparalitica). - S 1FILOGR AFIA : Wagner: Sulla nefrite parenchirnatosa nella sifilide. - \Valdvogel: 1Vefrite sifilitica acuta. - FARMACOLOGIA E TERAPEUTICA: - Mariani : Sull' assorbi?nento e sull'eliminazione della chinina e dei suoi sali. - Sevestre : La pro.filassi della di fterite mediante le iniezioni preveritive di siero. - Mendel: L'iniezione tracheale e sua tecnica sernplificata. - Accademie, Società mediche, Congressi : - Soc1ETÀ MEorcA DI MODENA. - Nostre corrispondenze da Parigi: - Fournier: Sulla 1nalattia di Paget e la sifilide ereditaria tardiva. - Note di Medicina scientifica: - Costituzione chimica del sangue nella clorosi. - Scoperta della stricnina nel Lorpo. Pratica professionale: - CASUISTICA: Affez_,ioni sifilitiche del cuore. - Il segno della pedidia nella diagnosi del/' aortite addominale. - Per la diagnosi della pulniouitt c,.uposa. - Eniorragie intestinali. - Sindronii nervose sirnulanli la rabbia in individui morsicati. - A ccidenti meningitici consecutivi ai corpi estranei ed alle feritt de/L'or· bila. - ..Veu.riti sciatiche provocate da inie{ioni 1n~rcuriali praticate nei niuscoli delle natiche. - La teoria del/' ori· gi11,e 111ercuriale della tabe. - Dolore int~ rm estrttal~. - APPUNT! or TERAPIA: - Il polso lento perrnanen.le. - Il siero di Trunecek nei disturbi rerebrali circolatorii. - Trattarnento del prurito con gli acidi. - Proprietà anli· tossiche del veratro verde. - Per sornministrare il tannino ai bambfni. - Nella disptpsia ri~rvosa. - N t lla pityriasis 't'ersirolor. - Varia. - Cenni bibliografici. Inter~ssi professionali: - "R_.isposte a quesiti e a domanda. Notizie diverse. - Nomine, promozioni, onorificenze. - Concorsi e condotte. - Indice alfabetico analitico del presente numero. '

D i r i t t i di proprietà r i s e r v a t i

LAVORI ORIGINALI Sulla razionale fissazione del rene migrant ~ in posizione relativamente normale. (Lezione clinica ùel prof. 'GIUSEPPE R UGGI).

Si,qnori,

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La storia raccolta u q11esta ammalata dal vostro compagno di st11di, e ciò ch e noi stessi abbiamo potuto su di essa notare mediante l'esa,m o obbiet· tivo, chia.ramente ci dimostrano esist~re in lei la presenza di un fa.tto più frequente ad os ervarsi ctppunto n elltt. donna ch e n elruomo, cioè un r ene spostato o n1igrante, una n e!roptosi conie si uole <\nche chiètmare una simile infermità. Approfitto quindi in oggi di questo caso clinico per esporvi le mie idee teorico -pra.tiche sull'argomento riguar· dante la cura, cruenta. • .......... . , • "' . _ _ Do . o che · .. J

dol r en e migrante in sostituzione aJ1a n efroctomia (1l, eseguita dètl ~IARTI N n el 1878 collo scopo di c11· rare la semplice n efroptosi, diversi metodi e mol· teplici processi furono escogitati dai chirurghi, lo ch e sta a dimostrare ch e sino al presente nulla ùi v eramente razionale e di decisamente utile venne sugg erito s ull'argomento. In altre circostanze parlando a voi di operazioni nuove ch e da me o c1a altri , ..eniv·ano propostl': ebbi a dichiararvi esser e mio intimo con \"'i ncimento che n ei singoli casi dovevano que. te dimo tr<irsi anzi tutto idonee a r eintegrare le parti per modo da avvicinarle p er quanto era possibile alle condi· zioni anatomich e più normali. Aggiunge,,.o inoltre cl1e. trètttandosi di una operazione di elezione. o non di necessità do,.,e,~a quella essere condotta i11 modo da garantire agli operati una guarigione ra· dicale e di prima intenzione.

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IL POLICLINICO

Anche n el ca.so di ciò che riguarda ]a tecnica della nefropessia, trovo giustificato ripetervi le già fatte raccomandazioni destinate, a mio avviso, a render e la fissazione del r ene spostato razionale cioè conforme alle esigenze della moderna chi· rurgia. Vi espongo quindi senz altro i postulati che potranno darvi un'idea esatta di quei principì che do,rr ete riconoscer e fondamentali e indispensabili in cosi importante operazione. Essi sono i seguenti: 1. Il rene spostato dovrà essere condotto e fissato in una po~i zione di livello e di direzione relativamente normale. 2. Il rene dovrà ess,re pdsto per entro alla cassa toracica in modo che questa. con,renientemente lo tuteli. 3. Il rene non dovrà ossei-e dall'atto operatorio per nulla compromesso od in q11alsiasi maniera anche semplicemente leso nella sua interna anatomica struttura. 4. Le cose dovranno essere condotte ed aggiustate per guisa da acquistarè tutte le condizioni di probabilità volute per una prima intenzione. 5. Il . rene dovrà mantener si fissato nella r egione assegnatagli senza subire pressioni v iscerali,· Ò stiramenti negli elementi costitt1enti il suo fascio n erveo 'Tascolare. Ora, alle accennate condi7.Joni non rispondono, a mio avviso, i motodi ed i processi singoli che sono stat.i fino al presente proposti; anzi alcuni da queste inolto si allontanano. . L e difficoltà incontrate dagli operatori in simili cure di protesi chirurgica derivarono in parte dalla natura stessa dell'organo spostato ; in parte dalla poca r esistenza · che presentano l e capsule fibrosa e adiposa che l'attorniano; in parte dalla disposi· ~ione t utta speciè:tle delle accennate lamine aponeurotiche che lo rifasciano; in parte finalmente dalla cos tituzione anatomica della parete addomino·co· stale sulla quale il v iscer e dovrebbe essere fissato per assumere una posizione veramente normale. Il r en e, co me lo sono d el resto tutti i visceri glandolari, è formato da un tesslito friabile per guisa ch e, attrave rsato con fili di catgut o di seta n el modo consigliato da parecclii chirurghi, cede assai facilmente anche sotto una r elativamente blanda trazione; n è a rafforzarne l a r esistenza vi contribuisce la capsula fibrosa che l'avvolge. Questa soltanto, preparata nel modo ch e vi dirò fra breve, può offrire le condizioni volute per ser,rire quale punto rli presa alla fissazione del r ene. La capsula fibrosa che attornia il r1,ne si trova in tt1tta la sua periferia circondata dalla così detta capsula adiposa della quale appunto p ensò di ser· virsi l'HABN come elemento di presa e di fissa· zione del viscere. 1\{a egli stesso ben presto si con· vinse della mancanza grande di resistenza che essa presentava e dei lassi e mutabili rapporti che la

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FASO.

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s tessa conservava colla capsula fibrosa renale ; rap· p orti i quali, se tali sono in condizioni normali, si rendono sempre meno intimi e quindi meno effi· caci in condizioni anatomiche tutt'altro che eccezionalmente rare ad osservarsi, specie nella donna,. · per dare luogo alla nefroptosi. Nei fanci11lli è assai raro l'osservare dei r eni migranti; quando ciò si verifica bisogna senz'altro pensare ad un fatto congenito, alla presenza di un vero mesonefro. Generalmente nei fanciulli il rene sta fissato sulla parete posteriore dell'addome mediante il peritoneo, rafforzato in avanti dal lega· mento di ToLD, dalla lamina anteriore della fascia fibrosa e dal tessuto connettivo perirenale che, nell'adulto, essendo più o meno infiltrato di adipe, costituisce la sopra nominata capsula adiposa. Ora fino a tanto che questa si mantiene bene zaffata di adipe, e ciò, in forza delle prospere condizioni generali dell'or ganismo, il r ene si trova ovunque sorretto, e quindi tutelato dall'abbondante cus?ino che i·attornia. Ma allorquando il processo anabolico o di n11trizione dell'organismo, per una ragione o per 1 altra (facili ad osservarsi nelle donne che cam· biano di nutrizione anche per condizioni fisiologiche, quali la gravidanza, il parto, il puet·perio.t l'allattamento) viene a scemare, restando sopraffatto dal processo catabolico o di riduzione dell'organismo stesso, allora a.n che il grasso, in precedenza raccoltoBi nella capsula adiposa perirenale, scom· pare. In tal modo si dileguano q11ei rapporti d'intin1ità fra le parti chè contribuiscono a fissare mec· canicamente il r ene; ed il v iscere, in mezzo alle ampliate e rilassate lacune connettivali si sposta, migrando più o meno verso ql1ella direzione chegli viene segnata dagli impulsi mecc~nici, e specialm ente da quello potentissimo del diaframma, nòn· chè dalle aponeurosi perirenali che l'attorniano e lo guidano. È natur;tle che molte altre cagioni meocaniche possono pure in tali condizioni concorrere ad ag· gravare un simile stato di cose. Di tale categoria sono le cadute dall'alto, l e pArcosse sulla parte, l'uso del busto esageratamente applicato, ecc. Anche]a deficienza di r esistenza nelle pareti addominali, sfiancate per ripetuts gravidanze o per ascite; i prolassi genitali nella donna, ampi, associati a rotture perineali; le ernie volu'minose e va dicendo possono pure contribuirvi ; ma, egli è certo che la cagi~ne precipua d elJ o spostamento del rene è data in modo evidente dall~ particolarità ass unte dal cellulare perirenale o capsula adip~sa. . A1iclie l' aponenrosi fibrosa proprza o perire1tale, che avvolge la capsula adiposa non può agire sul rene in modo c4e, fissando questa, si possa fermare il rene in un punto qualsiasi della parete addomi· nale posteriore, perchè essa si trova nelle stesse condizioni d'influenza notate nella capsula. adiposa. che racchiude.


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SEZIONE PRATICA

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Infatti l'aponeurosi fibrosa, come è noto, risulta formata. di duo lamin e, l' una anteriore chiamata ancora foglietto JJrere1iale, che, rafforzata a doppio dal peritoneo, costituente il legamento di TOLD, si continua all' interno col corrispondente foglietto del lato opposto. La lamina posteriore, detta foglietto retro-renale od anche fascia del ZUCKERKANDL, dal nome dell'anatomico che la descrisse nel 1882, • passando dietro al rene si fissa ali' interno sulla parete antero-laterale della colonna v ertebrale. .Ambedue le indicate lamine si fondono poi in alto per fissarsi saldamente al diaframma, dopo d'avere strettamente rivestita la corrispondente capsula sopra-renale. Verso la parte esterna le due lamine aponeurotiche si continu ano l'una n ell'altra p er formare quivi una sp ecie di sacco a fondo cieco, che può esser e facilmente raggiunto col taglio lombar e. }[a, le sopra. indicate lamine aponeurotich e ade · renti in alto, continue all'esterno, sono disgiunte invece all'interno ed in basso, dove anzi si confon· dono col tesst1to cellulare adiposo della fossa iliaca interna e r e troperitoneale. Da. qt1este condizioni anatomiche chiaro emerge clie le due a.ccennate lamine ~iponeurotiche n essuna azione meccanica possono avere s t1l rene, dal quale sono divise per mezzo della capsula adiposa, per chè appunto rist1ltano disgil1nte là dove il viscer e si dirige n elle sue patologi che escursioni. ~la io vi llicev;a poc'anzi che, ad ostacolare la giuHta. o normale collocazione cl el rene sulla parete addorninalo pos teriore, vi contribuisce grandemente la condiziono anatomica tlltta sp eciale della parete stes a in quel tratto occupato fisiologicamente dal rene. Vi aggit1ngerò ora, che mentre mi sa.r à dato cli far\'"i conoscer e fra breve un artificiale mezzo escogitato ùa me p er agire en~rgicamente sul r ene in modo tla. p oterlo fissare e stirare senza compro· mettor e la sua interna struttut·a, non ho trovato modo di modificat·c quelle condizioni di . fatto ch e ora brevemente ' Ti esporrò. I r eni, p er dirsi not·malmente c~ollo cati s11lla pa· reto posteriore d ell'addome, dovrebbero, come ci è indicato clall'anatomia, stare ai lati d ella colonna vertchrale, ad un livello corrispondente alle due ultime vertebre dorsali e alle due o tre prime ver· tebre lomba,ri, <'On un leggero abbassamento di quello di clestra n ei due terzi dei casi, secondo l'HELM. Inoltt·e i r eni dovrebbero avere una leggera. direzione obliqua in modo che i maggiori assi cli ambedue i visceri dovrebbero conYergere in alto ed allontanarsi in ba o. La distanza orizzontale che separa infatti 1'11na lltiJl'altra le estr emità uperiori dei due reni ris11lta in media di 6-7 centimetri, mentre quella che separa fra di loro le estremità. inferiori oscilla fra. 10-11 centimetri (1).

ll) L. TE T UT. Traité d'anatomia humaine. Tome guatrième, p. 527. Paris 1901.

Ora, volendo collocare i r eni esattamente n ell'in· dicata normale loro situ1zione, oltre alle difficoltà tecniche che s'incontrerebbero n ell'operare a destra al disotto d el fega.to ed a sinistra al didietro della milza che potrebbe esser e ipertrofica anche p er fatti diversi compatibili colla vita, bisogna principalm ente t en er calcolo dei rapporti ch e la parete posteriore dell'addome conserva colla pleura costale. Ql1esta infatti discende in addietro oltre la dodicesima costola, ed anch e più in basso, aven· dola il PAUSCII riscontrata oltre il bordo inferiore d(~ll'apofi si trasversa della seconda v ertebra lombare. Simili rapporti pleurali non si riscontrano invece, verso il terzo esterno della dodicesima cos ta: da ciò quindi la ragione p e1· la quale detta località venne da alcl1ni chirurghi prescelta per fissarvi in t1n modo o nell'altro il r en e migrante. Certo la predetta località non ci rappresenta il punto fisiologico sopra segnato, p erchè è di quello più bassa e più esterna; ma d altra parte è anche la sola località, come v i diceva, sulla qt1nJe si possa agire in modo cruento sen za· incorrer e n el pericolo d'inter essar e la ple t1ra. Col processo di Pnllet e Vt1lliet (1), e con quello del Casati (2) (il primo eseguito p er via l ombare ed il secondo p er la via pre-addominale) la fissazione dovrebbe esser e eseguita direttamente s ulla pare te addominale posteriore, in maggiore vicinanza quindi della colonna vertebrale, ma in un livello più basso della fissazion e costale poster oesterna ; di più ql1esti processi, inter essando (il primo con un tendine del grande dorsale trasportato nell'interno, e ! "altro con fili di catgut l'interna. sostanza d el , ,. i sccre) si allontanano da ciò che abbia.mo in antecedenza prescritto. Chiaro, emerge adunque da quanto ·vi ho sopra esposto, ch e, l,aver e m esso come primo argomento al mio dire, la condizione che il r en o ectopico debba esser e condotto e fissato in una posizione di livello e di direzione r elativaniente nor111ale aveva il suo giusto significato, per ch è appunto avevo notato ch e la posizione miglior e per fissarvi il rene era appunto quella già escogitata da altri: cioè la toraco-addomino-laterale p ostero-esterna , corrispon· d en te alla dodicesima costa. Ma pone ndo il r en e migrante n ell'indicata località si so(ldisfa anch e alla seconda condizione da m e antecedentemente posta, perchè il r ene appunto vien e messo in tal modo a riparo dalle influenze esteriori traumatiche, e sendo quivi in modo fi iologico tutelato dalla stessa cassa tora.cica. Ora. v ediamo come hanno pensato di fare i chi(1) P ouLLET. lr...efrope.\·ie tendiue11se (Lyon ~lé~., 1895) et Utilisatio11, fle c~rtains. tendon · pour g11ér.!r des ller11ies et fi.i:er le r e111 111ob1/e ( cm: l!é~. 1 9~)· (2) C ASATI E. Un. 1111000 processo cli n e/ropes.~1a (Atti ocietà ltal. d' Ostetri cia e Ginecologia, vol. VI).


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IL POLICLINICO

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rurghi per fissare il rene nell accennata località che io vi dissi relativamente normale. Come ebbi già ad accennarvi piiL sopra, molti chirurghi si servirono per la fissazione del rene del passaggio attraverso di esso di fili di catgut {BASSINI, CECI, CECCARELLI, GUYON, TUFFIER, SwENSO~ ed altri molti). Si usarono anche fili metallici e fili di seta, come consigliò ,T ONNESCO, il quale ultimo attraversa,ra con questi anche la pelle allo scopo di poterli a tempo opportuno allontanare: ma tale pratica non è stata dalla mag· gioranza segl1ita, perchè rende possibile l'infezione degli strati profondi determinatn. dalla facile pro· • pagazione ad essi dei microrganismi che si anni· dano specie nelle glandule della pelle. Voi a' ete già più volte potuto constatare nella clinica l'importanza somma che presentano i reni e la necessità di doverli mantenere attivi, quindi perfetta111ente integri; di fronte quindi ad un rene anormale soltanto perchè migrante o patologico per il fatto stesso .meccanico dello spostamento, chiara emerge l indicazione di non dovervi aggiun· gere altre condizioni interne viscerali capaci di modificare l'interna struttura di esso. Il rene certo m0stra molta resistenza ai traumatismi; e sorprende il fatto di poterlo anche spaccare nel suo mezzo senza comprometterne la funzione. Però vi a sic11ro che le poche volte che lo attraversai con fili di catg11t allo scopo di fissarlo, provai sempre un senso indefinibile di disgusto, che si accrebbe allorchè vidi che nel voler stringere i fili un poco troppo energicamente, il tessuto del viscere si divideva lacerandosi. Ma i reni, oltre all'importanza somma che pre· sentano come emuntori principali dell'organismo, destinati ad allontanare da esso molteplici sostanze tossiche ed infettive, compresi svariati microrga· nismi, possiedono ancora un'influenza riflessa ner· -yosa che si rende appunto manifesta in alcuni di questi ammalati di nefroptosi dopo l'atto operatorio, traducendosi in fatti che appaiono tanto più impor· tanti, in modo da ridestare impressione, in quanto non abbiamo di essi la dovuta spiegazione. Allt1do con questo ai cambiamenti post-operatori che talora si presentano rispetto alla secrezione dell'urina, la quale, come talvolta resta sospesa per delle ore, raramente per parecchie, spesso invece si modifica · per quantità, essendo da prima scarsa e poi abbon· dantissima. TUFFIER vide dopo la nefropessia una ant1ria che durò per 48 ore. In generale nei primi giorni la quantità delle orine oscilla fra 600-1000 gr.; verso il settimo giorno si fa di 1500 grarumi, al de· cimo o dodicesimo giorno di 2500, per ritornare a 1500 al tredicesimo o quattordicesimo giorno t1). Allo scopo di evitare anche le più lievi trauma·

tiche influenze interne sul parenchima renale, il SENN da prima (1), e dopo di lui il BIONDI in modo più energico (2), pensarono di fissare il rene nella loggia che gli è propria, mediante l'applicazione temporanea di striscie di garza. Il BIONDI consigliò anzi un vero tamponamento del rene in precedenza decorticato della sua caps1tla fibrosa. Un tale metodo, come voi vedete, toglie la pos· sibilità di una prima intenzione, e si allontana quindi da una delle condizioni sopra indicate e giudicata indispensabile perchè il processo possa venire oggidì accettato. Alla capsula fibrosa viscerale molti chirurghi rivolsero la loro mente nell'intento di servirsene per far presa su di essa e di conseguenza sul rene che essa avvolge. Vi ricorderò i lembi di capsula distaccati e fissati alla parete posteriore e lungo il tramite della ferita dal TUFFIER, dal LOYD, dal· l'HAHN, dal BASSlNI e va dicendo, ma senza con· ·vincere la grande maggioranza degli operatori della loro efficacia. Il GIASNETT ASIO sperimentando su i cadaveri e su i cani, distaccava un lembo rettangolare di capsula fibrosa, che passava di poi attraverso di una bottoniera praticata nel muscolo quadrato dei lombi e quivi lo fissava. Il SOTTO· OASA, pure sperimentalmente insinuava sul bordo posteriore del rene inciso una porzione del muscolo quadrate' dei lombi. Tali processi non mi risulta che abbiano avuto la prova clinica. Essi hanno poi i difetti degli altri, essendo contemporaneamente di quelli più complicati. Un processo che presenta fino ad un certo punto delle qualità commendevoli è per me quello del· l'EDEBOFILS. L'autore sul bordo libero dell'organo incide la capsula fibrosa, che distacca successiva· mente in modo da denudare la metà di ciascuna delle due facce del rene. Passa di poi sulla capsula distaccata, e precisamente a livello del punto sul quale s'arresta lo scollamento, 4 lunghi fili doppi ad U, fili di sospensione (due per ciascuna faccia del rene). L'ansa di questi fili deve essere posta parallela al bordo libero del rene. Si serve egli a tale scopo di aghi piatti affine di non ledere il parenchima viscera.le. L avere messo l'autore le anse di catgut in senso parallelo al bordo libero del rene, a seconda cioè del grande asse del vi· scere, fa comprendere come egli abbia intraveduto, che le fibre delle quali è costituita. la predetta capsula presentano maggiore resisten~a, allorchè sono serrate in questo senso, che in quello perpen· dicolare al grande asse del rene. Questa è la parte buona del processo dell'Ede· bohls. Non sono poi d'accordo coll'autore rispetto

(1) TUFFIER. Tra;té de Cliirnrgie Duplay et Recl1ls. Tome VII, pag. 644:. Paris, 1892.

Nota preventiva {Estratti degli atti della R. Acca· demia dei Fisiocritici, 1900).

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1

(1) SENN N. Lnn-ibar nepliropexy n1ithont suturing (J ourn. Americ. ~Ied. Assoc. Chicago, 1897). . (2) BIONDI. Contributo alla c1ira del re1le JJiobzle.


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LANNO IX, FA.SO. 25]

alla collocazione del rene, che egli si contenta di fissare colle 4: sopra indicate anse sulla parete po· stero-esterna dell'addome, al disotto della dodi· cesima costa p er guisa che il suo polo inferiore discenda al disotto della cresta iliaca. Secondo lui sarebbe un errore il volere ricondt1rre il r en e n ella sua normale posizione (1); ma. fra questa e la po· sizione segnata dall'autore, pare a me, che vi sia da scegliere quel g iusto D1ezzo che io &Sono con· vinto si possa ottenere, servendosi del m etodo di cura che orèl. desidero farvi conoscere in tt1tti i suoi particolari. TECNICA

DELL'OPERAZIONE SECONDO

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SEZIONE PRATICA

IL

:NUOVO

Le cose che sono per esporvi mi die· dero già argomento di studio per una lezione cli· nica del passato 110,rembre (1902); e mi servirono ancora per una comunicazione teorico-pratica che io feci ai colleghi radunati nella Società medico· chirurgica di Bologna il 19 dicembre successivo {2). Operando sul vivente, avevo già più volte notato che la capsula involgente il viscere si lasciava fa. cilmente divide l'e lacerandosi allorchè il filo veniva s tirato a Aeconda dell'asse minore dell'organo, mentre cl1e maggiore r esistenza pre~entava quando lo stirame.11to era fatto n el senso opposto. }i!'ind11ssi a creder e allora. che la co1npage fibrosa della pre· detta capsula, offrisse maggiore resistenza alla tra· zione allorchè fosse stretta in senso parallelo al grande asse del -viscere; e per ottenere che questa resiBtenza aumentasse presi ad <:trrotolare da prima il le1nbo di capsula distacca.fa in senso orizzontale al grane.le a.s8e del viscere, fiducioso di trovare sulla caps11la così preparata una presa facile e assolu· tamente adatta p erch è salda e rBsistente. Ma colla prHtica successi,ra mi con·vinsi che a tale scopo meglio corrisponde\a l'a.rrotolamento del lembo di caps11la esoguito in senso verticale. Prendendo in· fatti il distaccato lembo capsulare per il suo bordo libero, vidi che, arrotolandolo in senso verticale al grande asse del viscere, potevo ottenere la trasformazione di esso in una specie di cordoncino fibroso cl1e, allacciato alla base con un robusto catgut, presenttt"'a una considerevole resistenza alla trtlzione. Operando in tal moc.lo n e av·viene cli con· segucnzH. che quolla parte di caps11la distaccata. pt1ò meccanicame11te agire su tuttct la metà c.lell'organo che ri,~este, rnentre nella locn.lità serrata dal laccio, stante la sovrapposizione clegli strati, le fibre connettive ed elastich e 0he l'intessono si tro· vano in condizioni da r ender e difficile la lacerazione di esse. La capst1la fibrosa del rene, preparata nel modo sopra esposto. in 1>areccl1i cada,Teri ben conser,rati 1\IETODO. -

(1) E . En.reBOfIL . La tecnica della ue/'ropessia (.A..nn. of u;.~gery. febb. 190"2). (2) G. Rt,.GGI . .. .Jletodo razionale per fissare il r ene n1igr1111/e in posi~ione relah'ra111cnte 11or111a/e. (Bull. Scionze ~Ied . di Bologna, ger1naio 1903).

ho pott1to notare che presenta una rPsistenza la quale può Cètlcolarsi corrispondente a 800 fino a 1200 grammi di peso. Ora nel vivente, e n oi casi patologici nei quali la cttra viene applicata, talo resistenza deve essere anche maggiore, porch è ho costantem~nte osservato che negli inveterati spo· stamenti del rene la predetta capsula è sempre assai spessa ed evidentemente fibrosa, sebbene la· cerabilissima. Ft1rono le accennate condizio1• i che mi guidarono nel mettere ad esp erimento quei concetti che formt1lati nella mia mente do,rc\"ano servirmi per la prima parte, che dirò fondamentale, d el n1etodo da me ideato per la razionale fissa· zione del rene mi grante. Per la seconda pa.rte del metodo, destinata ad avvalorare la prima, mi ser,,.o talvolta degli ele· menti propri a lla fascia aponeurotica p erirenale posteriore, chiamata fascia del Zuckerkandl, e qualora questa non corrisponda allo scopo mi servo di un lembo di capsula perirenale anteriore {fascia prer enale) rafforzata dal legamento di Told. Ma procediamo con ordine.

1° tentpo dell'operazion e. -

Sulla parete addo· minale posteriore o r egione lombo-addo1ninale in corrispondenza al triangolo del Petit, pratico una incisione verticale estesa dalla seconda costa <tlla cresta dell'ileo . .A. detta incisiono, che generalmente si discosta quattro dita trasver se dalla linoa se· gnata dalle apofisi spinoso vertebrali, faccio se· guire in basso la cr esta dell'ileo, nel modo indi· cato dallo OzERNY; questo, collo scopo cl'ottener e una maggiore apert111·a, e quindi un più ampio campo d'azione per aggredire il viscere e le parti ch e l'attorniano. All'incisione della p elle faccio seguire q11ella del cellulare sottocutaneo spesso assai étbbondante in questa regione. Inci a l'apone urosi superficiale ed il cellulare che i trova n el triangolo del Petit, allontano in alto il bordo anteriore del g rande dorsale dal bordo posteriore del grande obliquo, mentre che in bas. o distacco quest ultimo (lalla cresta iliaca in unione agli altri mu coli (obliquo interno e tras,""erso) e r elati, Te apone11ro i. Metto così allo scoperto il cellulare retroperitoneale, detto in tale località pa1111icolo a(/iposo parare11alc, che distacco ed asporto dalla parete costo·addominale st1lla quale deve ossere il rene mi gran te fis· sato. Fatto questo, con una incisione 'e1·ticcùe, esegt1ita sulla parete posteriore clell'apone urosi p erirenale chiamata ancora, come vi dissi. apo· n eurosi del Zuckerkandl metto allo scoperto la. capsula adiposa e successivamente il rene che isolo da q11ella nel miglior modo pos ibile. riparando con CUI'èl alle piì1 piccole emorragie che ne deri,'"asse1·0. In tutto questo non haVTi nulla (li diverso da quello che è tato fatto tla altri. Le varianti incominciano adesso. I

I; t


774:

IL POLICLINICO

2° tenipo dell'operazione. - Il rene preparato nel modo ohe vi ho esposto, e portato alla ferita in gllisa da poterlo dominare pratico sul bordo con· vesso di esso una incisione longitudinale, la quale deve assecondare il maggior asse del viscere (fig. 1).

[ANNO

IX,

FASO.

25J

e quelli della faccia anteriore più in avanti. L'attacco posteriore del viscere deve corrispondere circa all'unione del terzo es terno col terzo medio della dodicesima costa (fi~. 3 e 4).

J~. 1

Fatto ciò, servendomi di una sonda ottusa e di un paio di pinzette anatomiche, distacco uno dei lembi di capsula dalla corrispondente faccia del rene e successivamente l'a1·rotolo nel modo indicato dalla • fig. 2. Allaccio di poi il predetto lembo cosi tra-

'

sformato in una specie di legamento, alla base con un lungo catgut montato ai due estremi con due aghi, adatti per il passaggio d ei due estremi attra· verso della parete toracica . Pel'ò, allo scopo di me· glio fissare la presa fatta col catgut sul lembo allacciato, lo trapasso alla sua base con uno degli indicati aghi, e, praticando un novello nodo vieppiù lo fisso al punto di presa (fig. 3). Ripetuta la stessa cosa dall'altra faccia del viscere, questo appare come innicchiato in una specie di amaca, nella · quale i due poli del rene ancora avvolti, impediscono il completo decapsulamento del viscere, cosa che potrebbesi altrimenti effett11are durante le trazioni esegui te su i due punti di presa. 3° tenzpo dell'operazione. - Per la successiva fissazione del rene alla parete toracico-addominale, faccio passare i quattro fili due a due dall'interno all'esterno nello spazio intercostale esistente fra la undecima e la dodicesima costola, ponendo quelli della faccia posteriore del viscere più in addietro 6\

Ho fatto uso anche di un processo ad un sol lembc, nel qual caso il peduncolo lo distaccai dalla faccia posteriore del viscere, e, i due fili d'allac· ciamento per l'attacco del viscere al torace, li passai nel punto posteriore sopra indicato. Di tale processo mi sono servito due sole volte, avendo trovato quello a dt1e peduncoli, più ener· gico nella sua azione e quindi di effetto più rassi· curante. La modificazione ad U)l solo lembo mi era stata suggerita dall'idea di ridurre, per quanto era pos· sibile, la decorticazione del rene~ ma la pratica successiva mi ha. dimostrato una simile precauzione st1perflua tanto più che anche nel processo a due lembi, la decorticazione del rene rimane limitata alla parte convessa del bordo libero del viscere. È vero che le esperienze del B10NDI hanno di· mostrato essere le decorticazioni estese del rene senza influenza, rispetto alla vitalità funzionale del viscere (1), e che CLAUDE e BALTHAZARD i~ (1)

BIO~TJ)I -

L. c.


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FASO.

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un lavoro sulla decapsulazione del r ene hanno fatto conoscere che tale manovra eseguita su di un rene fisiologico, sebbene appaia brutale, ha minore in· fluenza sulla secrezione delle urine di quello che si potrebbe cr edere (1); però, sempre in baso al ~oncetto che si debba per quanto è possibile ri· sparmiare ad un viscere tanto importante anche le più lievi modificazioni di sua delicata struttura, sono ben contento di potervi asserire che nel mio metodo di cura eseguito anche con i due pedun· coli, la parte di rene che viene decapsulata è mi· nima e tale da doverci mantenere da questo lato perfettamente tranquilli. A complemento tli quanto desideravo esporvi rispetto alla. tecnica, dell'operazione che .mj appar· tiene, vi aggiungerò ora che il r ene viene portato nella posizione assegnatagli in parte per le manualità esegu.ite direttamente su di esso dal chi· rurgo, ed in parte per lo stiramento eseguito su i quattro fili o su i due fili a seconda che si volle usare il processo a due l embi o ad uno solo. La figura 4 fa vedere tale ascensione del viscere ed il modo d'allacciamento dei fili. 4° teJJtpo dettopera.~ione. - Ho di già ottenuti -vari successi anche con questo semplice mezzo di cura, ma ad a,,rvalorare magg iormente la posizione del rene vi consiglio di assoc~are, come io di già praticai i1alla pluralità dei casi. alla prima la se· conda parte della tecnica operatoria alla quale più sopra vi accennavo. Con essa si crea infatti una specie di tasca fibrosa la quale, applicata al polo inferiore del rene. tenacemente lo fissa e lo sostiene nella posizione n.ssegnç1tagli. T.Ja fig. ;) fa vC\dere infatti un lembo della fftscia

del Z11ckerkandl, che pas ato al disotto e al di· dietro del polo inferior e del r ene è stato fissato alla parete superiore ed interna del bordo posteriore della ferita lombo-addomino·costale. In alc11ni casi detta fascia essendo troppo sot· tile, mi serv·o allo stesso scopo del lembo anteriore dell'apone1trosi perirenale che, r a fforzata dal cosi· et

Ejfets de In décap· . 1ilatio11 du rei11 (Comptes rend11s de la ociété de Biologie, 1 ma1\ 1902). (11 CLAUDE

BALTHAZARD.

775

SEZIONE PBATIOA

detto legamento del Told, può offrire ma~giore resistenza e quindi un più efficace C)os+9gno al rene antecedentemente sollevato e fissato. 0 .) te1npo dell'operazio1ie. - Infine, come pratica destinata ad assicurare sempre più lln risultato pronto e senza complicazioni, g ioverà moltissir110 l'applicar e nella ferita, al disotto del rene, lln dre· naggio capillare destinato a dare esito al angue che si potesse per caso versare, specio in seguito al decorticamento praticato sul rene: drenaggio che, essendo tolto alla prima medicatura~ non pro· 111nga di un giorno la cura successi,ra all'esegnita. operazione. AJ sesto giorno sono solito di t<'gliere il drenag· gio e al decimo i punti. essendo Ja ferita già cicatrizzata. Ciò avvenendo anche in questo caso che ora passiamo senz'altro ad operare, non permetteremo alla nostra ammalata di abbandonare il lotto e la posizione orizzontale prima del ventesimo giorno dall operazione· e questo per assicurare nel miglior modo possibile 1 adesione del viscere alle pareti che 1 attorniano.

RIVISTE I

PATO LOGIA GENERALE

'

I t

Sul fenomeno dell'ostacolo all'aggl11tina· 111ento nel sie1·0 imm11nizzato t·resco. (VoL1~

e

DE WAELE. Wien.

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kli1i. ff'ocllen., n. !9. a. s.).

G li AA. dopo di avere accennato bre\'"emente alle idee esposte circa il detto fenomeno da LIPSTEIN BAIL EISENBERG e , . . OLK, .KRA us, v. P1RQLTET, M.trLLER e HIGA, espongono i risultati delle p1'oprie ri<'erche. ln una }Jrima serie ili ricerche praticate sul sie1·0 di conigli a cui erano state iniettate precedentemente nel peritoneo culture di bacilli tifosi , constata1·ono che dopo 2 o-re si manifestava una zona di ostacolo all'agglutinamento la quale scompa1·e di Il a 24 ore. Però vi sono anche dei casi nei quali siffatto inaggl11tinamento può pe1·sistere ancora oltre le 24 01·e. Un'altra erie di esperienze furono dirette a ri olvere la questione se cioè i batteri. ui quali abbia agito un siero non agglutinante. persistano n ella loro refrattarietà all'aggluti· nam ento, ancorchè si ti·attino con un iero en ergico e dotato di potere agglutinante. Si adoperò in proposito un ie1·0 antitifico assai energico (dal ca,Tallo) il qt1ale da\"H. una bella reazione ancl1e all~ 1/23,000: acl ltn eme. di siero di co1tiglio non ag(J'lutinante fino all'1/ 10, si aggiungeva u11 eme. di una cultura di tifo e si lasciava il mi ruglio ller 2 ore alla temperatt1ra di 37° · quindi i trattavano questi mede imi batteri con diluizioni ( 7)

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IL POLICLINICO

di siero tifico (1/14,000; 1/18,000 · 1/24,000), di·

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a piccoli globuli di grasso. Non si colorano luizioni che, d'altra parte, danno una reazione con l;acido osmioo nè con alcuit'altra sostanza di controllo assai netta. colorante, vuoi basica, vuoi acida. Gli AA. ebbero a constatare che i bacilli Sono assai numerosi dal terzo o dal quarto così trattati si agglutinavano non dopo 2 ore giorno in poi sino alla morte. Corpicciuoli clall'aggiunta del sie1·0 immunizzato, ma solo anttloghi si rinvengono, quant1tnque in minor dopo 24 ore. numero, n ei casi di vaiuolo confluente dal Gli AA. esaminarono inoltre se questo osta- terzo o qt1arto giorno in poi sino alla fine colo all'agglutinamento si può ottenere anche del primo settenario e talora anche più tardi: per mezzo di sieri normali freschi. Le espe· si trovano pure abbondanti nello stadio pro· rienze furono eseguite come nel caso prece· dromico tanto del vai11olo che della varic8lla. dente, e most1~arono che le culture divenivano Questi corpicciuoli sono del t11tto dissjmili, notevolmente chiar·e e che nei preparati mi- vuoi per l'apparenza esteriore, vuoi per la croscopici si aveva una evidente dimint1zione reazione cromica da qualsivoglia altro comnel numero dei batteri ; onde pensarono il fe· ponente morfologico del sangue, tanto nornomeno dello inagglutinamento non dovesse male, che patologir.o : sono molto più gra11di forse dipenclere da una par~iale batteriolisi · degli emoconi (1·5 11..). perciò istituirono ricerche analoghe in sieri 2. Nelle sezioni degli ammassi emorra· rimasti per tre q_u arti d'ora alla temperatura gici cutanei, corpicciuoli analoghi si trovano di 58°~60°, e constatarono che, in tal caso la in mezzo ai cot'puscoli sanguigni stravasati, refratta1..ietà all'agglutinamento scompariva. però essi differiscono da quelli riferiti di Ricerche analoghe istituite sopra sie1·0 t1mano sopra, in quantochè si colorano, sebbene de· fresco dettero risultati analoghi, e most1·arono bolmente, con sostanze coloranti basiche e anche un a.ltro fatto che cioè il siero del bam· acide. bino non è quasi mai antiagglutinante contra3. Negli spazi linfatici ed in alct1ni pie· riamente a q ua.nto osse1·vasi nel siero della colissimi vasi sanguigni cutane i, situati al madre· e ciò è in armonia col fatto consta- disotto dello strato epiteliale, si trovano gruppi tato dallo HALBAN e dal LANDSTEINER che di piccoli corpicciuoli sferici molto più grandi cioè il siero materno ha un potere battericida degli stafilococchi, e la .c ui affinità per le or· dina1·ie sostanze coloranti sembra variare in più inte11so ch e quello del bambino. l\1ancano fino1·a argomenti sperimentali per modo considerevole, colorandosi talo1..a debolpoter dire che i·ostacolo all'agglutinamento nel mente, tal'a.ltra fo1..temente. 4. Negli spa~i linfatici della pelle, e sosiero fresco immunizzato scompare in seguito al riscalaamento. Qualora ciò fosse vero, di· pratutto in quelli situati immediatamente al cono g li AA., l'opinione del LIPSTEIN, il quale di sotto della mèmbrana basale dell'epitelio, fa dipenderè q t1est ostacolo all'agglutinamento e che nei casi d.i vaiuolo emorragico sono dalle cosidette « false agglutinine » si dor spesso molto dilatati, si riscontrano numero· ' l"rebbe accettare solo in tanto in quanto cotaìi sissimi corpicciuoli sferici variamente aggrup· sostanze si abbiano ad annove1·a1·e nel gruppo , pati; sono più grandi degli streptococchi, e delle sostanze termolabili e batteriolitiche ; ma si colorano in modo relativamente facile con la maggior parte delle sostanze coloranti banon potrebbe }Ja1·larsi di « p1·oagglutinoidi i)oichè queste sostanze non scompaiono col siche: p1·endono llna tinta speciale color porriscaldamento, ma rimango110 costanti, anzi~ pora . diversa da quella verde che presqntano i cocci ed i nuclei trattati col reattivo triacido c1·E>scono in quantità. Le ricer('he degli AA. non sono esaurienti dell'Ehrlich. 5. I corpicciuoli dianzi descritti si trope1· ciò che riguarda l'ostacolo all'agglutina· mento in sieri normali freschi ed in sieri im· vano nelle sezioni di pelle presa da individui munizzati, come pure non lo sono riguardo al con eruzione vaiuolosa moderata; sono numemodo onde si combinano le agglutinine n el rosi n egli strati epiteliali: la loro ricP.l'Ca rie· sce malagev-ole, se sono uniti ai residui di fenomeno dello a.gglutinamento. nuclei disgregati. Dott. E. GuGJ.JIELl\'IETTI. 6. Nei detriti delle vescicole si trovano corpicciuoli come quelli descritti I!ei numeri 4 e 5 od aventi per lo meno la stessa rea·Su i P,arassiti del ''aiuolo e della l'a1·tcella. zio·n e cromica. Nelle sezioni della pelle presa (D. THOl\ISON e D. BROWNLEE. Brit. ntedic. Jou,rnal, durante il periodo papuloso dell'eruzione si 31 gennaio 1903). riscontrano simili corpicciuoli nella linfa tra Gli AA. rlalle ricerche istituite durante le cellule epiteliali. Corpicciuoli a venti gli stessi caratteri si 5 anni sulla morfologia e sullo sviluppo dei. parassiti del ' raiuolo t.irano le seguenti con- riscontrano qualche volta in piccoli agglome· ramenti nel sangue d individui affetti da va· clusioni: 1. Nel sangue di individui affetti da va- iuolo emorragico. 7. Nei detriti presi dalla pustola negli ii1olo emorragico si troyano corpiccit1oli sfe1·ici, intensamente rifrangenti la ll1ce e simili stadi ulteriori dell'eruzione, si possono tro>)

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SEZIONE PRATICA

vare, nell'interno di certe cellule, piccoli cor· picciuoli, che si colorano assai debolmente con i comuni reattivi. Essi si p1·esentano più grossi mano mano che l'eruzione si fa più vecchia, e nei periodi più tat'divi si riscontrano allo stato libero; si colorano assai debolmente; mancano di nucleo. 8. La mancanza di microrganismi piogeni tanto nei detriti dell'eruzione che nella pelle è veramente degna di nota nelle forme emorragiche durante il primo stadio dell'eruzione nei casi in c11i essa eruzione giunge sino alla formazione di pustole. Tra i 17 casi esami· nati solo 3 presentarono organismi piogeni nei tagli della pelle. In uno di essi i cocci formavano piccoli t1--ombi nei vasi; in un altro si trovò un bacillo bipolare; in un te1..zo caso si riscontrarono tanto i cocci chè l'anzidetto bacillo. ~). Verso la fine dello stadio vescicoloso e<l in quello pustoloso i mic1.. organismi pio· goni si presentano frequenti nei tagli della pellP e nei detriti delle vesciche o pustole. 10. Gli elementi finora descritti, e che furono trovati nella vescicola e pustola del1~ert1ziono ' raiuolosa, vennero riscontrati pure 11cll:t ' "arirella. Nei casi di vaiuolo confl11ente ed emorragico il sangue contiene assai spesso micror· ganismi piogeni, essi però probabilmente si debbono considerare siccome il i·isultato di contagi accidentali clella corrente sanguigna avvent1ti per l'assorbimento dei mir1..organismi· questo contagio nei casi di vaiuolo emorra· gioo a,,rviene probabilmente dai polmoni, nei c11i tagli si trovano nt1merosissimi cocci; nei casi di vaiuolo confluente esso contagio avviene per assorbimento dalla pelle, forse anche clai polmoni. Dott. E. GuGLIELMETTI.

La elin1inazione inte1·mittente del bleu di metilene negli epatici. {~IATTIROLO. Gior. della

.R. Ace. di Med. di Po'rino, a. s. n. 12, pag. 573).

Il dott. MATTIROLO ha studiato la elimina2ione clel bleu di metilene su 17 individui affetti da varie lesioni del fegato (8 da itte· 1·izia ca.ta1--rale semplice, 1 da itterizia catarrale p1·olungata, 1 da cirrosi biliare ipertrofica 2 da itterizia intensa e prolungata per ocrlusione <lel coledoco, 2 da sub-itte1..o, pe1.. lesione cardiaca 1 da cancro del fegato 2 da cirrosi at1·ofica). Egli somministra,.. a per jniezione ipode1..mìca gm. O. 05 di bleu di metilene in soluzione acquosa e raccoglieva le orine di dieci min11ti in dieci minuti. fino alla comparsa del -01·omogene, e di due ore in due ore dopo la comparsa di questo. Ha potuto così stabilire che l'eliminazione del ble11 di metilene in

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natu1--a, oltrechè essere di una durata pii1 breve negli individui epatici e tel'minare assai prima della eliminazione del cromogene. spesso non era continL1a, ma presentava una o più intermittenze, che potevano essere com· plete od incomplete. Complete quando nelle orine non si tro· vava nè bleu in natura nè eromogene; in· complete quando nelle urine non si trova"\"'a blell ma si trova,ra cromogene. Queste inter· mittenze erano più n11merose e duravano tanto più a lungo per quanto più gravf' era la lesione della cellula epatica e di,~entavano più rare e scompa1. ivano · quando 1 ammalato migliorava o guariva. L' A. ha anche ricercato quale r'tlJ porto esistesse fra queste intermittenze e l'elimina· zione dell acqua e dei principii so lidi del· l'urina ; ed ha notato che qualche ' rolta si poteva avere dissociazio11e nell'eliminazione dell'acqua e dei principii solidi; qualche altra volta si aveva il tipo netto di elimina· zione conco1·dante; qualche altra invece, ment1·e era scarsa la quantità di acqua eliminata, erano abbondanti i principii solicli ; ed ha infine potuto constatare che qt1alche volta, mentre non esiste,rano inte1..mittenze ed il bleu si eliminava normalmente, come negli indi· vidui sani, si ave ,ra invece dissociazio1ze fra l'acqua ed i principii solidi. Da ciò l'A. deduce che 1 eliminazione del bleu non si fa, negli epatici, parallela a q11ella dell'urea e dei materiali solubili del· l'urina. Ha per altro notato che anche l'eli· minazione dell urea non si fa negli epatici pa1·allela a q nella degli altri princi pii so lidi e del bleu. L' A. quindi, conoll1dendo, rlice elio si può i·itenere come stabilito che le af fezio11i del fegato di una certa durata, pro"\rocano dei distu1·bi varii nel r P-ne disturbi cl1e per lo più so110 funzionali ma che possonG esser e anche anatomici. Che qur t'azionP clel fegato si esercita più sull'epitelio dei tub1tli conto1·ti cl1e su quello dei glome1·uli, sì e.la tUl·ba1. e il ritorno della funzione 1·enale e pro,. . ocare dissociazione nell'eliminazione clell'acqua e dei principii solidi. Ammette con CHAUFFARD e c.~ T.tIGXE che la dissociazione orinaria sia do,ruta ad una a.zione tossica che agisca ad inte1·,. . alli sulla cellula i·enale, inibendone parzialmente le funzioni. Il ~IATT.IBOLO crede che non ia e atto J)en· are che l'intermitt(:\nza tlell'Pliminazione clel bleu ia un indice di dissociazio11e delle ltrine~ crede con }li.JLLER che il sangt1e abbia, il po· tere di ridUITe il bleu in un leuco1Jrodotto. il quale attraver ando il rene ·y·eng:t o ·iclato dalle cellule dei tl1bt1li contorti dando lt1ogo alla prod11zione di q nella sostanza azzurra: che imparte alle orine la tipica colorazione azzt1:rro-verdastrél. Co i, egli dice i può capire come una ca11 a capace di abolire o di-

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minuire temporaneamente il potere ossidante della cellula renale, possa provocare l'inte1·mittenz,a. Osserva che quando coesistono intermittenza e dissociazione si può ammettere che la stessa causa alteri contemporanea· mento il potere secretore delle cellule renali per i materiali solidi dell'urina, ed il potere ossidante rispetto al l eucoprodotto, proveniente dal bleu iniettato. Qt1ando l'intermittenza e la dissociazione succedano indipendentemente si deve pur concede1·e che esse ripetano cause diverse, se pure non si ' 'oglia suppo1~re che una stessa causa, a seconda della sua ,intensità, alteri il poter e sec1·etorio o l'ossidante. Fa osservare, infine, che nei nefritici, in cui la cellula renale è gravemente compromessa, non si osserva nè l'intermittenza nell'eliminazione del bleu nè la dissociazione. Ritiene in conseguenza, che queste inte1~mittenze siano proprie clelle lesioni epatiche e crecle che si debba accordare ad esse un gran valore come sintoma d'insufficienza epatica. Dott. F. LoFARO.

Su11•azione dell'est1·atto delle capsule soprarenali. (LÉPINE.

S e1naine .M.édicale, 18 février 1903).

L'a·utore i--iassume in questo articolo tutte le conoscenze che si possiedono fin'oggi in· torno all'azione fisiologica dell'estratto delle capsule soprarenali e le sue applicazioni terapeutiche. È già noto il principio attivo che fu estratto con metodi diversi dalle capsule soprarenali, e ricevè dal TAKA:MINE il nome di adre1zali1za da ABEL quello cli epinefri1za e dal voN FuRTH quello di sopra1·e1zi1za. L azio11e più generalmente conosciuta e che ha già ricevuto la sanzione della clinica è la cortf1·azio1ze dei piccoli vasi che si determinai, sia applicando la sostan.za direttamente sulla parte (pelle, mt1cosa) sia iniettandola sotto la pelle o in una vena. Inoltre l'estratto delle capst1le soprarenali spiega i segt1enti effetti: 1. .A.umenta l'energia delle sistoli cardiache. 2. Rende più Sllperficiali i movimenti respiratorii, se iniettato in dose media, mentre se viene iniettato in dose più alta. arresta i movimenti i..espiratorii senza che la i·espirazione artificiale possa pii1 i·iattivarli. 3. Dete1·mina la dilatazione della pupilla ed eccita la secrezione della gl andola lagrimale. .J:. Fa cessare i movimenti peristaltici dello stomaco e dell'intestino al pari di talt1ni alcaloidi cl eccita la secrezione della gln.11clola sottomascellare.

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5. L 'iniezione in una vena di l1na dose piccolissima diminuisce o anche arresta per 3 o 4 min11ti lo scolo dell'orina, poi lo accelera fortemente. 6. Aumento della temperatura notevole ma di co1. ta durata. 7. HERTER ha scoperto che se, in un cane, si bagna la superfici e del panc1·eas con un eme. di soluzione al millesimo di adrenalina, o anche con una piccola quantità di estratto, capsulare, dopo breve tempo. meno di un ora, l'orina contiene una quantità di zucchero maggiore a quella che si ottiene iniettando in una vena la stessa quantità di adi·enalina. 8. L'azione sul sistema nervoso non è stata ancora bene studiata. Da ultimo l'auto1·e riassume le applicazioni terapeutiche. Nella m;tlattia d' Addison l'estratto si è mostrato finora senza efficacia. I l principio attivo delle capsule soprarenali è stato utilizzato, n ella pratica principalmente per la sua azione vaso-costrittrice, sia per p1~evenire, sia per arrestare un'emorragia delle mucose. È stato quindi con vantaggio adope1·ato co11tro la epistassi e nelle operazioni sulla m11cosa nasale, nelle operazioni sulla congit1ntivn, cont1·0 l'emofilia, l'ematemesi, 1 emottisi, le emorragie intestinali, le emorroidi. Viene anche affermato che 1 adrenalina sarebbe stata talvolta un rimedio eroico contro l'astenia cardiaca; come pure l' ad1·enalina sembra indicata n el gozzo esoftalmico e già si comincia a sperimentarla in questa malattia. Dott. O. ScnrnoNE.

La ipe1·trofia del tessuto linfoide alla base della li11gua con1e causa di tosse. (JARECK. Aniericau, Jonr1ial o/' tlie ,,,ierl. sciences, . VII a. s., n . 364).

A volte la tosse stizzosa a ca1~attere rifle so può essere determinata dalla ipertrofia clel tessuto linfoide posto alla base della lingua che da alc11ni è chiamato tonsilla linguale. Questo tessl1to si trova nel mezzo della b :tse della lingua tra le papille ci1·cumTallate e l'epiglottide e qualche volta si trova anche ai lati quasi come prollmgamento delle tonsille delle fauci. All'esame laringoscopico normalmente si presenta come piccoli solle· vamenti irregolari posti sulla base della lingua : pe1.. ò non sono così sviluppati da i·i~m­ pire le fos se glosso-epiglottiche. Quando questo tessuto diviene ipertrofico esso i~iempie piit o meno le snclclette fosse e si estende fino


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SEZIONE PRATICA

alla epiglottide prodl1cendo i sintomi irritativi. Qualche volta i vasi sanguigni diven· gono ' ra1·icosi formando le così dette « emorroidi linguali » . I sintomi dovuti alla ipert1·ofia cronica possono esse1~e : sen sazione di un corpo straniero nella gola perdita o abbassamento della voce, tosse, di:;f agia, vomito, spasmo della glottide. L'autore ha raccolto 12 oasi di ipertrofia llel tessuto linfoide nei quali la tosse fu più o meno stizzosa. Gli altri sintomi in parecchi casi n1ancarono completamente. La cura consiste in polve1·izzazioni di liquidi antisettici, di cocaina, nella applicazione cli gl1iaccio. Le vegetazioni iperti·ofiche si possono tratta1·e con i causti ci chimici con gli astringenti, col nitrato d'argento o con t1na oluzione cli iodio. Si possono anche as1)ortaro col tonsillotomo, con le forbici cu1·ve, 0011 u11' ètllSét cli filo, col galvanocauteri o, con la Pl0ttro-puntura, ecc. L'autore ha trovato i11 special n1oclo utile il tonsillotomo lingt1ale di ~'.I,,. }es. 1\1. FLAMINI . •

Un iauovo sintoana della colelitiasi. (f:!O ,\R. 11l lt11ch. 111 ed. Woclt., a. s., n. 15).

NEUROPATOLOGIA

Nosologia generale delle atrofie muscolari progressive. (RAY1t10ND.

Presse 11iéclical, n . 8, 1903). 1

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Diamo un largo riassunto della l ezione di RAYMOND p er l'importanza dell argomento an· co1·a oggetto di contro,,.ersie fra i n em·opatologi (1). Col n ome di atrofie muscolari p1·ogres ive ~'in tende un gruppo cli affezioni del sistema ne1·voso caratte1·izzato presso a poco òai se· guenti sintomi: il male si s' '"iluppa in prin· cipio in uno o in un piccolo gruppo cl i muscoli; divenendo localmente più grave, colpisce in seguito i muscoli contigui più o meno vi· cini a quelli p1·imieramente affetti ; ha ten· denza a generalizzarsi ma con clecor o cronico e molto lento; procluce una insuff'icie11za fl1nzionale proporzionata alla quantitit del tessuto muscola1·e distrutto; non s accompagna a contrattu1·e, ad incoordinazione motrice, a disturbi n etti della sensibilità, a distu1·bi clegli sfinteri, a reazione febbrile od alt1·0; l e lesioni da cui esso dipende non sorpassano mai i limiti del « protoneu1·one motore » . Ciò p1·emesso, che intendiamo col nome di « i)1·otoneurone n1oto1·e » ? Il « protoneurone motore », o anche « n eui·one spino-muscolare », è quella porzione della via mot1·ice che comprende la celll1la trofomotrice delle co1·na ante1·io1·i, la raclice ante· riore e il cilind1·asse della fibra ne1·,,.osa motrice che sussegue la radice. La fibra musco· lare in ct1i te1·mina tal e cilind1·asse, non è che un annesso, una specie di prolungamento del p1·otoneurone motore. Se quindi un g1·l1p1Jo di cellule trofomotrici clegenera; se tale de· generazione si avanza fino ad occupare tutto il neurone, sarà anche ine,. . itabile l':ttrofia tlcl muscolo o elci muscoli posti sotto il clominio cli quella porzione cli mi(lollo clegenerato. U gt1almente accadrà se il lJrocesso degenera.ti,.. o colpisce non le cellule trof omotrici, bensì i rilincl1·assi dei ner,ri n1otori (emanazioni cli esse cellltle); o ttlcu11i muscoli dello ::,cheletro l)ropaganclosi poi ad altri grt1p1)i rul1scolari sempre })ÌÙ lonta ni clal punto inizialf' colpito. L'atrofia m11 colare progre iTft sarà con i· c1erata come « mielopatica » nel i)1·imo caso; come <i. neuropatica )) nel seconclo; con1e « miopatica » nel terzo. Tali sono le tre n10· dalità patogenetiche dell'atrofift ml1scolnre 1 cla "sica. E dici~1mo cla sica p(\reh ':a l~ le:-io11i di altri sistemi anaton1ici J)0~...,0110 tr:1<lu1·~i con lina atrofia n1uscolare ln quale, in tal caso. non ripete più una delle ~01Jracceun:tte I ca11se e qt1indi non }JUò co11siclerarsi com

Per riconoscere la colelitiasi è un sin torna di valore e frequPnte la sensibilità do1·sale alla }Jressio11e del fegato ehe si rileva generalmente all'altezza <lelle 2 ultime vertebre dorsali fi110 alla prima lombare in una supcrficie che 'ra cla 2 cm. a destra della co· lonna vertebrale fino a.Ila linea ascellare posteriore. In causa della esclusiva se11sibilità alla }Jl'essione della porzione dorsale dest1·a del fegato in questa regione, si ha ql1i la prov·:i cli tlll ing1·ossamento infiammatorio (lel fegato. La sensibilità clorsale compa1·e negli accessi acuti e pern1ane ll1ngo tem1)0 dopo di ossi e }Jltò osserYarsi nello stadio di latenza clella colelitiasi come segno di accessi p1·egressi. In certi casi la dolorabilità clorsale manca coR1 n~li accessi acuti come negli intervalli. Come ca11sa del sintoma, astraendo dai ca i act1ti e cla.i c1·oniei con inca1·ceramento e itte1·0, sarebbe da. ammettere una periepatite che si origina cla, 1111a colecistite e pericolecistite e cl1e conte1nporanea1uente a questa. o anche pii1 tartli, reg1·eclisce. La sensibilitit clorsal e si può dimostrare, oltre che con l'esan1e manuale, con l'esan1e elettrico. fa1·adiro e galvanico. Essa è cli gran<.le , .. alore i)er la diaghosi differenziale con l't1lcera duod~nale l'entero1lto i con il re11e (}estro <lislocato e 1 i1)e1·cloridi·ia. ~la ia o no certo che questo intoma è sempre f1·equente n ella colelitiasi, a sente quando essa I manca, :lsso 1J1·ova assolutamente che il fe(1) Talo lezione inizia la serie cli (1t1el.le. cl1e . ag:tto è il ll1ogo cli origine del dolore. ranno pubblicate 1101 \ I vol. clella e Cl111tca clelle n1alattic del sist3 .. :.... L"' ~r > ,. " ib a., · ' · nmm ._ Dott. P. GA.LLENGA. 1

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un'atrofia muscolare progressiva propria· mente detta. Alcuni esempi chiariranno il concetto. Nella scle1·osi laterale amiotrofica, la atrofia muscolare è in vero un sintoma essenziale, dovuto alla degerazione delle cel· lulP. trofomotrici del midollo, ma tale degene1·azione è subordinata alla lesione delle fib1--e piramidali e a quella delle fibre cordo· nali che riuniscono i di,·ersi piani delle CO· lonne anteriori della midolla.. L'atrofia muscolare è dunque 1mo dei sin· tomi di tale forma mo1·b osa. Lo stesso dicasi nell atrofia muscolare che si verifica nella siringomieìia, insieme ad alt1·i sintomi, solo quan(lo il processo cavitar·io colpisce le cel· lule trofomotrici delle colonne anteriori del midollo. In una parola., in tali casi la atrofia è un sintoma e non una forma morbosa ~ssen­ zia.l e. È inutile rife1·ire qui tutte le fasi e tutte le opinioni intorno alla comprensione e alla classificazione delle ' 'arie forme di atrofia muscolare progressiva. Oggi noi conosciamo llene l e seguenti ' 'a· rietà:

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l'infanzia; può avere carattere famigliare; colpisce dapp1·ima i piccoli muscoli dei piedi, più raramente quelli delle mani, e si propaga in senso cent1·ipeto con estrema lentezza; si accompagna a t1·emori fibrillari, a reazione degenerativa e a crampi muscola1·i. Tale forma può accompagnarsi a sintomi della tabe: abo· lizione dei riflessi ; disturbi subiettivi ed ob· biettivi della sensibilità e oculo-pupillari· sintoma di Arg~Tll-Robertson, ineguaglianza nella dilatazione delle pupille; paralisi disso· ci ate dei muscoli oculari; incoordinazione motrice. Per ciò che riguarda l'anatomia pa· tologica si è visto che essa dipende da una degenerazione delle radici e delle corna an· teriori, come nei casi di atrofia muscolare mielopatica; aa una degenerazione delle radici e corna posteriori e del la colonna di Clarke, come si l1a nelle lesioni spinali della tabe. I\T. Atrofia 11tzlscolare tipo 1Verd1tig-Hof!mann. Tale forma è di nozione recente. S'inizia nella

prima infanzia· ha carattere famigliare. Si manifesta in principio con paresi motoria de· gli arti inferio1·i e clei muscoli del dorso che termina con un impotenza completa di queste parti prima d'invaclere i muscoli della nuca, del collo e gli arti st1pe1--iori. La paralisi negli arti comincia nella loro i·adice e s'estende centrifugamente : essa si complica a una atrofia muscolare lenta e progressi,ra mascber~ita in parte da una correlativa adiposità. )Jancano i tremo1--i fibrillari; esiste però reazione de· generativa parziale o totale; i riflessi tendi· nei sono aboliti. La malattia ha un decorso immetrico : dl1ra J-5 anni ed è di IJrognosi infausta. Il ~t10 substrato anatomico è dato da una atrofia degenerativa delle cellule gan· glionari delle corna anterio1·i, delle fibre delle i·adici anteriori e dei n er,,. i. pe1--iferici sensi· tivi, motori e misti; da un'atrofia progressiva dei muscoli con corrispondente acliposità.

I. At1·ofia 11zzlscola1·e prog1·essil'a spi1zale, 1;zie· lopatica, tipo D11cl1e1z1ze-il ran. Dipende dalla

degenerazione delle cellule trofomotrici delle corna anteriori del midollo. ' inizia n ell' età adl1lta; non è famigliare; colpise;e da IJrima i piccoli muscoli clella mano eccezionalmPn te i mu coli pe1·iscapolari e si propaga, relati· ,,. amente i:>resto in senso centripeto; s'accom· pagna a tremori fib1·illari, a reazioue degenerativa, se11za pe1·ò lipomatosi, pseudo-iper· trofia, ipertrofia muscolare, ecc.; risparmia i musroli della faccia ma si complica spesso a sintomi di paralisi glosso-labio-la1"ingea per l 'este11sione del processo mielopatico al bulbo; è quindi di progno i grave qzio ad vita1n. II. Distrofia 111zlsco!areprogresszi.,a. Comprende le miopatie atroficl1e p1·ogI·essi,~e elette « pro· ' * * * topatiche » perchè hanno la loro 01·igine n ello Tali forme l)e1·ò, ripetiamo, non hanno nesE?tesso muscolo e possono clecorrere senza. ap- suna caratteri propri, essenzjali, patognomo· parenti alterazioni dei nervi e dei centri n et·· nici. In linea generale si IJUò dire cli.e l'ap· ,rosi. I 101·0 sintomi sono: inizio nell'infanzia parizione di una atrofia muscolare pfogres· o nell'adolescenza; colpiscono più memb1·i di siva nella giovane età, in più mPmbri della l1na stessa famiglia, in gene1·e fratelli e so- stessa famiglia ; il suo inizio nella radice de· relle: attaccano i n1uscoli della i·adice degli gli arti e il suo estendersi centrifugamente arti e si propagano in enso centrifugo con con gran lentezza; la coesistenza di una li po· grande lentezza~ non i·ispettano i muscoli matosi, di una pseudo-ipertrofia o di una ac· della faccia. ma non si associano a sintomi centuata ipertrofia muscolare; l'assenza di <li pa.ralisi labio~glosso-la1·ingea ; s~n co~cilia· tremo1·i fibriJlari e di reazione degenerativa bili con llna. Yita lunga. Come varietà d1 que· e, sopratutto la partecipazione precoc~ o ta1·: ste cli trofie muscolari abbiamo: la paralisz di,,.a dei muscoli della faccia, son tutti segni pse1ldo·f1}e1·t1·ofica: il tipo L~yde1~-Noe~i1lS; e ~l che depongono in favore della natru--a miopatipo Z i111111erli11 · ~a for111~ .1 zzve1zzle di Erb; il tica dell'atrofia mus col~re progressiva. l\fentre tzjJo La11doz1.~·De1ert1ze; fo1·me i)erò tutte fat- vi son le più g1·andi probabilità per afferma~·e tizie e a1·tificiali. I la sua origine mielo patica quando la malattia !IL. Atrofia 11zz1scola1·e ]JJ'ogressiua tipo Ol1a1·c~t- compare nell'età adulta, non ha ca1·atte1·e fa-J.1farie, pero11ze1·0, at1·ojia 1111lscola1·e p1·ogresszva migliare s inizia nei piccoli muscoli della 11earotica o 11etlrale. Ha i segt1enti caratteri: mano si' propaga in senso centripeto con re· 1

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- • -[ANNO IX, F .A.SO. 25]

SEZIONE PRATICA

lari e a reazione degeneratiT"a, senza che però 'Ti siano tracce di pseudo-ipertrofia o di ipertrofia. ' Te ra dei muscoli e r·ispettando i mt1scoli della faccia. Si aggiunga ch e la coesistenza dei sintomi rli t1ua paralisi labio-glossolari n.gea e di una atrofia muscola1"'e progressiTa è una prova quasi certa della natura mielopatica di questa ultima. · Dott. A.SGELO PIAZZA.

CHIRURGIA

Tratta 1nento

cbiru1~gico

delle salpingiti.

(ACQUA,~1v A et Roux. Revue de Glzirllrgie, 1903, llll.

1, 2, 3).

Gli AA. tracciano l 'evoluzione cronologica delle iclPc chirurg iche sul trattamento delle salpi11gi1ii. c1alle concezioni p1~imiti,.. e semplici e tin1icl<' alle ar<litezze ginecologiche odierne e fanno la critica dei va1~i metodi, esponenclo per riasr11no di essi le relative indicazioni P controinrlicazion.i. Per combatte1~e le sal1Jingiti i1uò Pssere praticata : L ' incisione semplice, l'abl:tzionP cle~li annessi e quella dell utero, e tali 01Jerazioni possono essere eseguite per la via ' ' n.gin:tle o p er la ,·ia addominale. 1° l11c1:sio11e val1i11ale. - ~Ialgraùo la difesa <lei Slloi sostenitori, specialmente della scuola lionese (LAROYENNE ' GOULLIOUD' 00NDA)1ISE. ecc~.), l'incisione vaginale non p11ò ormai essere ro11siclerata che come un'operazione cli nttes:t. ll suo princi1Jale vantaggio è qt1ello <li esRere e111inentemente conservatrice. Non ,,.ien i·in1osso alcun organo, fatto d'importanza ra1)italP. non solame11te dal punto cl i vista d 't111a })ORsibile ulteriore fecondazione , ma ancl1e clal pl111to di vista dell'importanza d ella S{)· er ez ione interna clell' ovaia.. La gravità operatoria inoltre è infima. :Non si tratta infatti, cl1e cle11· aportt1ra semplice e rapicla di ltn :1scPsso, cl1e si d1·ena perfettamente per la sua }la rte (leelive. Però lli front v a questi va11taggi, ci sono gra11(li S\~antaggi. . .~nzittttto l'incisione è in uffi ci{)nte per la guarigio11e radicale. e si com1)rende, giaccl1è la. r~trcolta. pt1rt1lenta non è ch e un fenomeno tarcli vo tlell'e,rolu?Jione clella salpingite. e con la fllorill5cita di tale raccolta si lascia. semp1·e libero il cam1)0 all'affezione principale. Olt1·e ad esser e clunque qua .. i sen1pre i11s11ffici~nte l'incisione semplice ,~aginale, non è poi co ì innocente com e vogliono i suoi f all· tori. Esistono nella lettera.tu1·tt casi di lesione. per PS n, dell'arte1·ia uterina (SCH\\r ARTZ, PoLL.\II.1IJO)T). senza contare l e emnrragie o&tinate a na1)po. dannose pe1· la paziente e clifficili a

781

frenare (LEGUEu ), provenienti clal taglio (lella vagina, la c11i vascolarizzazione è e agPrata p e1' lo stato flogistico. Più graT"i sono le lesioni di an e intesti· nali. possibili quando i fenomeni infian1matori hanno creato delle adere11ze (L1~G"GEU) . Finalmente esistono anche altre co1u })li ca· . . . ' . z1on1 p1tt ra1·e, ma non meno gravi co1ne, pet· esempio, l'apertura della cavità i)eritoneale in seguito al la,-raggio ed alla colpotomia ecc. Per tutte le suesposte considerazioni, g li AA. concludono (licenclo cl1e la incisione vaginale, in g razia dello shok di p oca entità ch e apporta, può esser<? utile pe1· le i)azienti ch e si tro,"ano in gra,,.e stato di de bolezza e per le qt1ali ogni alt1·0 inter,rento sarebbe funesto. l\f a de,. . e però essere sempre consicle1·ata come ope1~azione cli attesa , d es tin~ita a permettere lln miglioramento generale. ed in seguito un intervento curativo. 2° La1Jaroto11zia sotto17e1·ito1teale. - Descritta e sostenu ta principalmente clal Pozzr · consiste in questo: Con un'incisione al clisopra clell étr· cata crurale a qt1esta parallela, s'ineicl<' l'apo· nevrosi e si arri.,"a sulla s ierosa cl1e s i scolla con precauzio11e, spingendo tale scollamento il più lontano possibile. Indi. m entre la ierosa inviluppante la massa intestinale ' '" iene mantenuta in alto dn t1na,, , .. al,-ra, si 1·icer cauo le racco lte }JUrule nte, le si vuotano colla p unzione , }.i Oi si aprono larga111e11te e si clrena per la , . . ag ina. Per quanto p~~e senti il ' Tantaggio di i~ispet­ tare il peritoneo, tutta,·ia la laparotomia sotto11e1·itoneale è andata p erclenclo la Slla i1n1)or· tanza, i)er cli,. . enire ciò cl1e è ogg idi : un operazione {)Ccezionale. Essa non l) Uò e8sere ammessa ch e in casi (l i lesioni unilaterali. Or è noto qt1anto sia difficile la c1iagnosi c1ell'uni· late1·alità, e l 'errore, senza importanza in 11na laparotomia mediana, ne acqt1ista llna consi· (lere·v·olissima nell'incisione lateral{), no11 permettendo cl'i11ter,.. enire ch e sugli a11nessi corrisponde11ti. Hi potrPbbe forse tent~ire l<t sot·. to1)eritoneale nei casi n ei quali le 11clerenzCl, pro\ocate daJla peri "' alpi11gite e p erio,Tarite, i·enclono rlifficile la libPrazione clel Jl/JOSa/111}1.r. l\[a in questi casi l'ope1·azione . ottopPritoneale, limitando i ad e\?acuare il pt1s. enza sopprimere le saccl1e s t1ppt1rate. (leve e sere ronsiderata inferiore alle oper:lzioni <.lella gi11eco· logia morl erna.. La si l)tlò })raticare ~ graziP al poco ~11ok che apporta, rise1·,·anclola j)er i casi n e i (tn ali una raccolta i)urulent:t porO'e :tl cli, 01)ra <lei legamento cli },alloppio. quando lo tato ge11c· rale impone i· e,. .:tc11azione <.le l pus. co11 11n trau1nati.. i110 mini1110. (13D

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Isterectomia vaginale. -

IL POLICLINICO

LANNo IX, FAsc. 25]

Creata da PÉAN nel coperto di qnei getti pùrulenti che talvolta 1887, obliata poi, ha riacquistato in seguito, possono sorprendere l'operatore più abile. Ad per l'opera specialmente di SEGoun, l'impor· ogni modo il drenaggio e la peritonizzazione tanza che ha oggidì. Essa basa una delle sue sono altre due armi potenti contro la contaprincipali indicazioni s11l fatto, accettato da· minazione del peritoneo. alcuni, contradetto da altri che nelle salpin· La laparotomia offre poi, in nÒnfronto della giti supp111..ate antiche e gravi, l'utero è sempre via vaginale maggiore facilità, più sicurezza, primitivamente o secondariamente affetto. e permette d'ottenere una gL1arigione vera· Ciò però non è sempre esatto. La isterec· mente completa. Gli AA. danno una descrizione dettagliata tomia vaginale, del resto, presenta gravi dif. ficoltà di esecuzione e può riuscire dannosa della tecnica occorrente ai relativi processi, quando esistono aderenze intestinali, per le fe· sia per l'incisione vaginale, sia per la laparite delle arterie uterine, della vescica> clell' ù· rotomia sotto-peritoneale, sia per la oophororetere, per i danni insomma immediati e post- salpingectomia, sia pe1· la. isterectomia addo· minale sopra-vaginale, sia finalmente per la operatori dei quali può essere sorgente. Inoltre essa è un'operazione essenzialmente isterectomia addominale totale. Dott. N. LEOTTA. mutilante: mentre nelle affezioni utero-annes· siali, forse più che altrove, bisogna rimuovere largamente tutto ciò che è malato o lo pµò divenire, bi~ogna anche conservare quanto Faringotomia per la rimozione dei tun1ori della porzione buccale del faringe. più è possibile di ciò che può contribuire a (ORLOW. Revne de chirur,qie, 1903, N. 2). conservare la funziione di riproduzione e di secrezione interna. L' A. dopo aver ricordato che la cavità del Gli A ..~. concludono dicendo che le indi· cazioni per l'isterectomia vaginale sono dimi· faringe viene dagli anatomici divisa in tre porzioni, su1Je1..iore, media ed inferiore, divinuite e diminuiranno ancora. Così essa è con· troindicata in tutte le salpingiti unilaterali ; sione che è anche chirurgicamente importante, in tutti i casi nei quali si può supporre l'esi- dice occuparsi della porzione media o bt1ccale, ossia di quella porzione che in alto è limitata stenza dì rapporti con l'appendice, in quelli da un piano passante p er la volta palatina, nei quali gli annessi e l'utero sono solidaed in basso da un piano passante dietro il mente fissi agli organi vicini. corpo dell'osso ioide; e dopo aver passato in È da riservarsi ai casi di salpingite doppia ove gli organi d~f01..mati del bacino sono tma rassegna i diversi processi operatorii proposti vasta raccolta purulenta, che non aspetta niente per estirpare i neoplasmi di' detta regione, di meglio che cli essere drenata. Allora lo stato segnala quelli che gli sembrano più approgenerale è deperito e l'isterectomia vaginale, priati. Tra i diversi tumori che vi si osservano il sia per lo shok meno grave, sia perchè offre m eno 'J)e1..icoli d'infezione peritoneale, può es- primo posto spetta al carcinoma ed al sarcoma. Il primo sorge generalmente dalle amigdale, sere veramente preziosa. Laparotomia. - L'estirpazione del pio-salpinx dal velopendolo o dalle porzioni laterali della per ' ""Ìa addominale è di data I"'ecente. Dopo i base della lingua. 11 secondo sorge per lo più dalle amigdale. poco soddisfacenti risultati di HEGAR e LAw I tumori misti vi si osservano abbastanza soN TAIT la ginecologia moderna ha r ealizzato mentre i fibromi, i lipomi, ecc., l'immenso progresso di poter rimuovere sia la frequentemente, .' rari.. sono p1u parte malata dell'apparato annessiale (oopho1..oQuanto ai processi operatorii atti all'estil·· salpingectomia), sia la totalità dell'apparato pazione di tali tumori, l' A . non si ferma a genitale {isterectomia addominale totale). quelli che permettono l'estirpazione diretta· . È prezioso in tale laparotomia 1 impiego del piano inclinato (posizione del Trendelenbui~g) per via buccale (coll'ansa, coll'écraseur, col che permette alla massa intestinale di ritirarsi cucchiaio tagliente ecc.), perchè sono processi verso il diaframma, e lasciando il bacino vuoto imperfetti ed applicabili solo in casi eccezio· nalmente fa,rorevoli; ma si occupa solamente e libero offre un largo campo operatorio. Il danno della contaminazione peritoneale di quei processi che rendono accessibile il campo operatorio e permettono di estirpare (obie~ione principale contro la laparotomia per i1io-salpinx) è poco o niente temibile e si può radicalmente, con un mini11tum di danno, tu•·vitarlo, come fanno gli AA., coll'impiego di mori più o meno voluminosi. Così l'A. espone i processi di JAEGER, di ~pesse compresse protettrici, isolando perfet· tamente la sierosa viscerale e mettendola al 8ÉDILLOT di LANGENBEO~, di CHEE"\.,..ER, di


(ANNO IX, FASO. 25]

SEZIONE PRATICA

VERNEUIL·!1AUNOURY, di KocHER di PoL· LATI1LON, di BERGMANN di MIKULICZ, di KUE· STER, di OB.A.LINSKI, di KRONLEIN' di TREN· DELENBURG di HOMANS , di 0HA'\'"ASSE, di CzERNY, di BRAEM, di VELIAMINov. Il processo di faringotomia dell'ORLOW è una modificazione del processo di KRoNLEIN~ che segue nelle linee p1·incipali, e che consi· dera il migliore. Il KRoNLEIN fa un'incisione convessa in basso, che parte dalla commissura labiale, si dirige verso il bordo inferiore della mascella, scende ancora più in basHo e traversando la regione sottomascellare, arriva al grande corno dell'osso ioide; indi l'incisione si dirige indietro ed in alto~ traversa il muscolo sterno-mastoideo e va a terminare a livello dell'apofisi mastoide. La modificazione dell' ORLow consiste in questo, che l'estremità anteriore dell'incisione è tirata dalla linea m ediana del labbro infe· i·iore invece che dalla commiss111·a labiale. Tale moclificazione ha lo scopo di non of· fendere le branche inferiori del nervo fac· eiale. Del i·esto, 1 0RLOW si attiene al processo del KRONLEIN. Fatta quindi l'incisione cutanea, 'rengono sezionate a strati le parti molli sot· tostanti. Si asportano i gangli sottomascellari ed anche quelli ch e stanno a ridosso dei grossi vasi~ se occorre si seziona il muscolo sternomastoideo. Si denuda il mascellare in avanti del suo angolo; lo si sega obliquamente in questo punto, si lussa temporaneamente la branca montante, portandola in alto e nell'abduzione. Con tale manovra è resa acces· sibile la parete laterale del faringe. Si applica un ansa sulla lingua si apre il faringe e si estirpa il t11more; 1 emorragia si arresta subito. Si i·iduce la bt·anca lussata e si sutura il mascellare con un filo metallico. Per ultimo, l' A . fa un breve riassunto dei dieci casi operati col processo KRoNLEIN0RLow. Dott. N. LEOTTA.

La cura chi1·urgica del mo1·bo di B1·ight cronico. (H.

SCIDIITT.

Meàical Record, 13 IX a. s., n. 1662).

Nelle malattie infettive acute 1 anuria erl i sintomi uremici che minacciano la vita del paziente si possono combattere con successo mediante la incisione della capsula renale o anche mediante la incisione del rene stesso. Questi atti operativi contribuiscono a diminuire l'ing1·ossamento da eongestione dell'o1·gano e l'aumentata pressione intra1·enale. L'opera-

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7 3

zione fatta s11 di un sol rene è di per sè st1f ficiente a fare aumentare la secrezione uri naria e a far cessare i sintomi generali g1·avi Non è ancora bene accertato se l'altro rene riesca in tal modo a guadagnar tempo p er riprendere le sue funzioni o se su questo in· fluisca una azione riflessa. Ad ogni modo sembra che per la r.ontinuazione della vita è sufficiente anche una piccola parte di tessuto r enale funzionante. L'anuria ed i sintomi uremici che compa· 1·iscono durante il corso del morbo di Bright cronico hanno dato agio agli operatori di tentare di curarli con mezzi chirurgici. In qualche caso in seguito a tale c11ra si è avuto tln miglioramento temporaneo, però non si è mai avuta una guarigione permanente. In casi eccezionali il morbo di Bright si accompagna ad ematuria e a dolori acuti. La incisione della capsula o del rene stesso di quel lato in ct1i il dolo1·e è localizzato ha dato risultati eccellenti. Non vi può essere alcun dubbio che, quando i tentativi di cura medica sono riusciti ' Tani, l' intervento chiru1·gico riesce a frenare l'emo1·1·agia e a diminuire il dolore : però non arresta il corso del morbo di Bright. La nefropessia può essere un metodo di ct1ra efficace pe1· il rene mobile, p11ò far ces· sa1·e l'albuminu1·ia se questa dipende da irri· tazione locale dovuta al cambiamento di po· sizione : se però il rene mobile è affetto da morbo di Bright c1·onico l'operazione non riuscirà a curare questa malattia.. I chirurgi preferiscono vari metodi opera· tivi a questo scopo. Il dott. HARRISON adotta la puatUI·a r enale o la incisione della capsula: il dott. IsRAEL preferisce la incisione del r ene stesso ed il dott. EDEBoHJ,s pratica il deco1·· ticamento parziale in caso di rene mobile, il decorticamento totale in caso di morbo di Bright cronico senza spostamento. In tre casi egli dice di a"\""er avuto buoni 1·isultati anche dalla decorticazione parziale in un sol lato. Tutti questi operatori osservarono un miglio· ramento o anche la guarigione con i loro metodi, e sa1·ebbe interessante di trovare ciò che vi ha di comune a questi atti operativi e che può spiegare i successi terapeutici per lo meno sintomatici. L'auto1·e crede che l'azione benefida si de,""a p1·incipalmente attl~ibuire alla f uoriu cita lo· cale di sangue e alla diminuzione della ten· sione dopo la inci ione della capsula propria. Questi due fatti contribuiscono a facilitare la circolazione intrarenale e la spcrezione del· l'u1·ina e possono specialmente ottener .. i mediante la incisione renale: però la ciratrice che segue deve togliere al i~ene una parte del suo tessuto funzionante.

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IL

POLICLINICO

Per la chirul'gia della sitilide cerebrale e pel valore se111iologico topografico della epilessia jacksoniana. e 0DERFEIJD. 11'/itteil. a. d. Gre1iz. cl. Mecl. u. Cl!., X Bel. 3-4)

(BREGMANN

Un uomo di 34 anni, cl1e 15 anni avanti aveva contratta una infezione con ulceri gravi e che era stato trattato con pillole (me1·cu1·iali ?) ammalò di periostite della i·egione temporo-parietale destra, con emicrania d ., svenimenti,- vomiti grave debolezza, leggera papi lla da stasi, diplopia, paresi del facciale sinist1·0 e paresi della mano sinistra. La cur a antisifilitica p1·ovocò miglioramento. Ma dopo due mesi si stabilì epilessia jacksoniana, che dapprima migliorò sotto la cura (frizioni) ma ql1attro metii più tardi aumentò talmente nella intensità e nella frequenza degli accessi da indicare un inter,rento. Dai sintomi: periostite gommosa clel cranio a destra, paresi del facciale sinistro a tipo cent1·ale, paresi dell'arto superio1·e sini tro, paralisi linguale, accessi convt1lsivi iniziali nella metà sinistra della faccia con aura sen soriale corr·ispondente clif. fttsi poi al collo ai muscoli ester·ni del globo ocula1·<? sinistr·o , all'arto s1t1Jeriore sinistro era i·aziooale pensare a lln f . colaio gommoso dell'emisfero cl estro nel te1'ritorio delle circon,To- · lt1zioni centrali, e s1Jecialmente nel centro }Jsico· -motore del YII IJ<tio. Alla craniectomia non si i·iscont1·ò nulla che s1Jiegasse i sintomi a focolaio. Alla nec1·oscopia (3 giorni clopo) si t1·ovarono dl1e grosse gomme 1Ja1'zialmente caseificate nel lobo frontale dest1·0. Queste dunql1e avevano potuto sin1ulare p erfettamente la sindrome di un focolaio n elle circon,roluzioni paracentrali. Un caso di epilessia ,jacl~so niana di origine sifilitica pt1bblicato dal L ÉVY (che trovo r ecensionato n el fllonatslzefte fii1· ]Jl'altfisclte Der111atologie 1903, n. 8) merita di essei· r·ico1,dato vicino a qt1esto dal BREGl\IANN ed 0DERFELD. Tn uomo di 30 anni soffriva da circa un anno di accessi conv11lsivi tonico clonici generali, con p erclita di coscienza, ecl emiplegia destra. Sotto u11 trattamento antisifilitico tt1tti i fenomeni recedette1·0 (restando soltanto una gomma testicolare, ch e si ridusse solo parzialmente). Dopo due mesi si ripresenta1·ono gli acces i con,rulsi,Ti, e con tale intensità cl1e dm·ante un ctccesso l 'infermo soccombette pe1· asfis ia. )lentre la sind1·ome fenomenica face, ra lJensare acl un p1·ocesso morboso della zona cort1 cale psicomotrice, all'autopsia si ti·ovò n ell,emisfero cer·ebra,l e dest1·0 llna gomma delle tre cir·con"'\"oluzioni frontali, che però ris1Ja ru1iavn le paracentrali. Ta11to l'u110 clic 1 nltro ca. o lJossono esser I l ti I

[ANNo IX, F Asc. 25]

spiegati ammettendo (col KocHER) che i fatti motori, sian o pa1·alitici ch e irri tativi, possono esser· provocati dalla aumentata pressione endocranica, in qt1an to essa determina stimol'azione delle zone psi comotrici. Dott. R . DALLA VEDOVA.

Un nuovo processo di cul'a radicale dell'ernia

inguinale per occlusione parziale del canale inguinale e riduzione delle sue dl111eoslonl a quelle del cordone spermatico, (Prof. E .

ESTOR).

L' A . espone un processo di cura radicale dell'ernia inguinale che pratica da circa due anni e che gli ha dati buoni 1·isultati. Con un'incisione parallela alla clirezione del canale ing11inale, cade sul sacco erniario che isola dal funicello spermatico, lo disseca il più in a.lto possibile, lo lega e lo 1·eseca senza incidere affatto l'apone,Trosi clel grande obliquo. Libe1·a poi be11 bene l'orifizio esterno del canale inguinale dal grasso, e con cltie fili d'argento ben ster·ilizzati penetra nei })ilastri inguinali dall~avanti all'indietro, li incrocia ad X n el canale inguinale, al davanti del cordone spermatic0 o trav0rsa poi la parete addominale dall'indietro al davanti) in modo d:1i far . ortire i fili abbastanza in alto e al davanti dell'orifizio inguinale esterno. Coi punti d'argento interessa nel pilastro interno le fibre muscolari del mt1scolo piramidale e in alto la fascia trasve1..salis, i muscoli trasverso, piccolo obliquo, e possibilmentE> anche le fibre muscolari del grande obliquo. Stringe11do così e torcendo i due capi dei fili viene a i·idurre di molto nell'ampiezza l'orifizio esterno del canale inguinale. Per rafforzare meglio l'a· pone"'\rrosi dol grande obliquo e avere una cicatrice più salda e i·obusta egli gitta 5-6 punti di sutura a filzetta per tutta la lltnghezza della ferita in modo che stringendoli e legandoli viene ad aggiunge1·e al disopr'::t dei punti d'argento l 'aponevrosi del grande obliquo. In ultimo sutura la pelle. Secondo 1' A. i i·isultati immediati sono buoni; ad eccezione di un gonfiore del funicello e del testicol o~ che presto scompare, non si ha altro; per i 1·isultati lontani non può pronun· ziarsi perchè il p iù vecchio cl(li stioi operati rimonta appena ad un anno. Egli ha praticato detto metodo 2-1: volte ecl i r·isultati sarebbero migliori nei giovanetti che negli ad11l ti. Secondo l '.A. il processo presenta molti vantaggi: facilità e rapidità rli esecuzione, difficile suppurazione, e prod11zione cli t1na cicat1·ice spessa......\.cl ogni moflo


--.·_, [ANNO

IX,

F ASO.

25]

SEZIONE

l'.A. non pretende che esso. sia da preferirsi a quellj. classici di LUCAS·ORAMPIONNIÈRE, BAS· SINI, BERGER e BROCA, crede però che sia un metodo razionale (1). Dott. B. DE NIGRIS·URB.A.NI.

OCU L!C STIC A I~'

u I e e r a t r o 1· j e a cl e 11 a e o i~ n e a (che1·atite ne111·oparalitica ).

(BERGER e LoE'<\' Y. -

(}az. des Jiopitazix, 1903, n. 4).

La cheratite neuroparalitica viene generalmente definita come una cheratite suppurativa consecutiva a lesione del trigemino : queste l esionj il più spesso son dovute a traumatismi del capo che specialmente nei casi di frattura della base del c1·anio possono dar lttogo a contusioni, lacerazioni, compressioni del n ervo, ovvero in secondo tempo ad emorragie o meningite. Le lesioni del trigemino possono peraltro essei· dovute ad altre cause oltre le traumatiche : così le compresw sioni sul nervo pe1· lln t11mo1·e della base del cranio, la sifilide, l ' influenza. La cheratite n europaralitica appa.re poco c1opo la lesione del trigemino: a mezzo della 1Pt1te d' ingrandimento si notano sull'epitelio co1·neale l)ircole macchie grigiast1·e che ingrossa110 H confluiscono danc1o luogo alla for1uazio11e dell't1lcera; n ello stesso tempo gli strati si111Prfi cialj clel parenchima co1..neale si intorbiclauo. Nei casi gra\i l·epitelio è leso tl di una grande estensione. si sviluppa una cl1eratite suppurativa che clà luogo ad una panoftal111ite ecl at1·ofia del b11lbo. La congiunti,ra nel frattempo può o no •

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(1) L'.l\.. ba~a il st10 processo Sll dt1e punti metallici incrocia ti. posti. diremo così, alla ventura, noll'orificio ester110 del canale inguinul~! nella spe· rn.nza. di afferrare alcune fibre del muscolo -pira· midale (cho ness uno può garantire che ci sia) e alcu11e i'ibre del grande oblit1110 (che li ordinaria· 1nc11te nou ci sono). Pensa. poi lli restringere tutto il ·canale inguinale con t1na speciale st1tura, che clovrebbe quasi foe · ma.1·0 1111a IJlicn nell'apone,rosi c1el muscolo grande ol>liq uo. l\Ia siccome i p11nti sono v-erticali all'asse d elle fibre, ogn11no ~a con q11anta facilità. queste si smagli110, ql1ando veng:i esercitata tlnèt trazione eRa!!'ern t.a.

Com1mque, senzà contar ciò. ci. pare che l'A. si preocc11pi esclusivamente dell'orificio ostorno del ennalo ing11ina1e o c1ella. i)arete ante riore di questo, ~0117.a dare alct1n<t importanza. alla parete interna. ell al decorso del cordone permatico, che sono, in ,·ero, i princip;.1li colpo,·oli. Il s 110 i)roco so, lungi dall'essere radicale q11indi p11ò essere catalogato tra le tantA e tante clozzine. che precellettero quell•) (lel B .\.SSINI. dello CI-IAMPJONNIÈl~E. ecc.

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785

PRATICA

mostrare fatti di congestione ed irritazione. ma ciò che non manca mai è la miosi paralj tica : è pure costante un'anestesia più o m eno totale del la cornea e della congiunti v·a e quella di altri ter1·ito1~1 clel trigemino (per es., quello della 1a branca). La posizione dell'ulcera co1·neale è affatto indipendente dalla rima palpebrale, il suo aspetto non ha nulla di caratteristico così che la diagnosi si fonda sull'etiologia e sui sintomi concomitanti. Il decorso è assai lento, eccett11ati ben si intende quei casi che portan st1bito alla sup· purazione del bulbo : la sua e' roluzione è ir· i ..egolare danc1o luogo ad alternative di miglioramenti e peggioramenti: è degna specialmente di nota la sua grande suscettibilità verso tutti i medicamenti. L' insorge1·e della cheratite non si de,re alla anestesia della cornea p e1·chè si lJUò a·v·e1·e anestesia co mpleta senza ch eratite, e (l.altra parte vi può essere cheratite senza ane te ia corneale completa. Non si deve neppure al dissecoan1ento corneale, poichè questo dà luogo ad alterazioni ben cliv erse e del resto si ·v·idero ulcere trofiche con ipersec1"ezjone la.grimale. Neppure dei traumatismi su di una cornea anestetica possono venire incolpati poichè si vide insor ge1·e la detta cheratite in pazienti il cui occhio e1·a chiuso o pel l)endaggio. o dalla palpeb1--a paralitica. Non resta dunq11e ch o to1·nare alla teoria d'una l~sione di fibI·e trofiche esistenti nel trigemino, t eoria ch e tro~a un }Jotente appoggio nella presenza di disturbi trofici in altre zone clel trigemino. In quanto al decorso di queste fibre semb1·a che esse partendo dalla zona del V al di diet1·0 clel ga,nglio di Gn .. sei· (l'estirpazione cli questo non dà 11logo a Ila che1"ati te neuroparalitica) vaclano al plesso carotideo })er le fibre anastomotiche ben note : dal plesso caroticleo poi l e fibre trofiche della co1·nea tornano al trigemino p er m ezzo delle anastomosi del plesso colla 1a branca del \T, anda.n do prec ipuamente al ner,'"o lagrin1al(\ e al sotto-trocleare. ciò che esplica la I)I'C"'enza contempo1·anea della cl1eratite n et1ropa1·alitica e 1' anestesia della cartmcola lagri1nale e della congit1nti,~a. • Diag1zosi. La cliagnosi differenziale fra la cheratite n etll'Ol)aralitica e la cl1el'a ti te su 1J· purativa o ulcera_ infetti,~a è fa cile ller cl1 \ i11' quest'ultima è molto più spiccata la iniez io11 P congiuntiT"ale e }Jericorncialf\ e la fotofollin: di pii1 è a ecompagnata cla i1·itP ed iilO}Jion. mentre nell'ulce1·a trofica, l:i1·ite i11a11ca ()lll · IJre e l'ipopion è eccezionale. Inolt~e i ·umi· (17}

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786

IL POLICLINICO.

dità dell occhio è maggiore nella cheratite suppurativa e finalmente nell'ulcera trofica si ha anestesia della cornea, congiuntiva e talora di altri territori in11ervati dal V. L ul· CllS 1·ode1zs potrebbe venir confuso colla che· ratite neuro-paralitica; ma si badi che l'ane· stesia in quello è sempre limitata alla cornea, 1'1ilctf.S rodens comincia sempre alla periferia co1·neale ed ha una forma semilunare, mentre l'altra risiecle nel centro ed ha nna forma rotonda. J\laggiori difficoltà può offrire la distinzione fra erosione corneal e su di una cornea anestetica con infezione secondaria e la vera cheratite neuroparalitica: q ai si deve badare sopratutto all'anamnesi ed alla sede dell'ulcerazione che nel 1° caso è sempre nella zona di cornea corrispondente alla rima palpebrale. La cheratite xerotica si riconosce facilmente dall'iniziarsi sempre nella zona di cornea cor· rispondente alla rima palpebrale, dall'essere l'epitelio in alcuni punti secco dall'assenza di anestesia di cornea o congiuntiva, dal guarire facilmente coll 11so di compresse di soluzione cloru1~0 -sodica o dall'occlusione dP-1 bulbo. Infine la cheratite neuroparalitica non va con ft1sa colla cheratomalacia o ulcera mar antica dove si forma da prima un intor· bidamento bianco-giallastro dell'epitelio che si può considerare come un'escara dovuta alla pressione del margine superio1'e cor· neale: quest escara cadendo dà luogo all'nl· cera. I malati che ne sono affetti sono in uno stato sonnolento comatoso, nello stesso tempo il bulbo è secco, si ha diminuzione della nutrizione corneale in seguito al I'al· ' lentamento della nutrizione gen erale. I punti in comune fra cheratomalacia e cheratite neuroparalitica sono l 'insen sibilità della cornea al tatto e la poca entità clei sintomi flogistici, ma il primo sintoma in un comatoso non ha nulla di sorprendente. La cheratomalacia si osserva nel colera, nelle agonie prolungate, nell'encefalite acuta dei bambini, ecc. P1·og1zosi. È tanto più g1~ave quanto più le alterazioni sì estendono i~apidamente in esten· sione e profondità in caso dive1~so la pl'O· gnosi è favo1~evole. Naturalmente la maggiore im1Jortanza l'ha la natura dell'affezione fon· , damentale del Y . 01l1·a. Si ri,.,.olge alla causa dell affezione, ad es. trattamento mercuriale se la lesione del V è sifiliti ca. Contro 1 ulcera si impiegano applicazioni di soluzione fisiologica in pe1·manenza e si fa1'à uso assai guardingo di iodoformio. Potrà

(ANNo IX, FAsc. 25]

anche giovare un trattamento elettrico locale e la stricnina al fine di ricondurre a funzio· nare le fibre trofiche del trigemino. Dott. CARRA.

STFILOGRAFIA

Sulla nefrite parenchimatosa nella sifilide. W AGNER. Muenclie1ter Medic;1tisclte Wochensclirift. Anno 49, n. 50-51).

(MAX

L'autore, prendendo occasione dall'osservazione di alcuni casi di nefrite sifilitica, nei quali la diagnosi non era dubbia, fa una rivista critica di tutta la lette1'atura sull'argomento, soffermandosi in special modo su quei casi nei quali il nesso causale fra la lue e la nefrite non sembra essere del tutto dimostrato; e riassume poscia la storia clinica di quegli altri in cui non cade dubbio sulla natura sifilitica dell'affezione, nonchè di tre osserva· zioni personali occorse nella Clinica medica di Lipsia. Si possono così avere quattordici casi nei quali certamente havvi una relazione diretta f1·a l'infezione sifilitica e la nefrite. La diagnosi in generale offre delle difficoltà che non si può non riconoscere, ed è neces· sario ~scludere tutte le svariatissime cause che possono produrre la nefrite, prima di poterla fare con sicurezza. Nei 14 casi studiati dall'autore, quattro volte la nefrite si manifestò in soggetti eredo· si fili tici. Nei rimanenti, ad eccezione di uno, l'affe· zione si ebbe nel periodo secondario; sette volte alla prima eruzione, una volta nella recidiva· una volta i)arecchi mesi dopo la comparsa dei fenomeni secondarii non CUI'ati; ma in 12 casi insieme o subito dopo il ma· nifestarsi dei sintomi luetici. Ed appunto la coincidenza fra l'insorgere della nefrite e le manifestazioni secondarie e, rispettivamente, nuovi periodi eruttivi della lue è caratteri· stica e decisiva per la diagnosi di nefrite si· filitica pare1zcliimatosa (MAURIAC, ENGEL·REI· MERS); mentre il manifestarsi di un'affezione renale~ durante il periodo di latenza della sifilide, deve far molto dubitare della sua etiologia luetica. Circa il decorso e i sintomi di quest'affe· zione non vi sono grandi differenze dal qua· dro solito di una nefrite acuta e cronica parenchimatosa. In cinque casi si è avuta la morte, causata quattro volte dalla nefrite medesima o dalle sue conseguenze, ed una volta da una malattia intercorrente. Otto volte si ebbe perfetta guarigione della nefrite: ma, anche nei casi con decorso favorevole, l'affe· zione renale si presentò con notevole gravità e spesso con grande quantità di albumina


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IX,

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SEZIONE PRATICA

nelle orine e con anasarca. In tre casi si sono avuti <legli stati uremici, ma di breve durata. Per la prognosi adt1nque si può dire che spesso la nefrite sifilitica ha 11n esito letale; ma che non ostante l~ gravità dei sintomi può aversi una guarigione definitiva. La sezione ha mostrato che anatomo-patologicamente non si trova nessun fatto caratteristico in questa sorte di nefriti, le quali si comportano p1·ecisamente come le altre forme consimili. P~r quanto riguarda la terapia si debbono usare le stesse no1·me igieniche e dietetiche delle altre forme di nefrite. Non tt1tti però sono d' accorclo ci1·ca la cura specifica. In gene1·ale i sifilografi sostengono che qt1esta debba venire adottata, mentre i cultori della medicina interna ne mettono in evidenza i pe1·icoli. Alcuni raccomandano il Hg, specialmente nelle forme precoci, mentre in q11 elle tardive sarebbe più indicato il KI. Nei 14 casi esaminati dall'autore si può osser,rare che quattro non furono curati con Hg : di questi, tre ebbero esito letale ed uno • favore,'"ole. Negli altri 10 fu adoperata una ct11·a cli Hg pa1·ziale e ripetuta, che solo una volta ~bbe inflt1enza tossica sui 1·eni; e di essi solo due ebbe1·0 esito mortale. Da tt1 tto ciò risulta il di1·itto di usare la cura s1Jecifica n ella nefrite sifilitica parenchiu,atosa; sembra p erò più indicato il.vedere prima se la gra,rità dei sintomi possa venire attent1ata da un'adatta cura dietetica, giacchè sapJ)iamo che il Hg ' riene eliminato in gran pnrte l)e1· i I'eni e possono quindi, pe1· la di· fettosa eli1ninazione di questo metallo clo,ruta all'affezione i·enale, a'Tverarsi serii fenomeni d'intossicazione. Per ciò ad11nq ue s'incomincierà la cura con piccole dosi, usando le maggiori cautele, ed interrompendola subito al primo manifestarsi di fenomeni a Cttrico della bocca, dell'intestino e dei i·eni. È anche sconsigliabile l'uso di iniezioni (OuRSC'H}fANN) per il pericolo di un so,,.erchio accumulo del medicinale ; ed il metodo preferibile è quello delle frizioni, in· cominciando da closi tenui. Dottor V. ~IONTESANO.

Nefrite sifilitica acuta. (WALDVOGEL.

Deut. 11fed. Woclt., 30 x a. s.).

A stabilire la p1·ova precisa che il virus sifilitico al pari di quasi tutte le gravi infe· zioni può dete1·minare le più diverse forme di affezioni l'enali poco aiuto po8siamo attendere dall1anatomia patologica e rlalle ricerche batteriologiche sinchè non si conosce 1 agente specifico della sifilide. Il campo resta alla osservazione clinica. Ora chi esamini i molti casi comunicati che intendono dimostrare un intimo nesso fra la detta. infezione e le lesioni i·enali ne trae la

impressione che ,,. i sia grande scetticismo s11 tale argomento sorto per esse1·si a mano a mano rivelate le grandi difficoltà da st1pe1'are prima di poter affermare che una data affezione renale è d origine sifilitica. Tale scetticismo è però troppo spinto, così da im· po1·1·e un rigore eccessivo nel '-"agliar gli argomenti che dimostrino un rapporto tra sifi· lide e nefrite. · Eccessi va è ad esempio la pretesa che siano esclusi anamnesticarr1ente tutti gli altri fat· tori che posson determinare una lesione t·enale, quali l'alcoolismo, i raffreddamenti, 1 e· redità. Tanto non si richiede per altre infezioni, come, per esem1)io, la sca1·lattina, nè è ragionevole richiederlo. Tuttavia se l'eccessivo rigore è da respingere, giusto è riconoscere che non deve ba· sta.re una semplice albuminuria in un sifilitico, ma è necessario il reperto di cilind1·i }Jerchè si possa far diagnosi di nefrite sifilitica. Importantissimo è anche tener conto dello stadj o della infezione nonchè della lesione i-.enale: un organismo cleperito per sifilide terziaria è }Jiù accessibile a momenti etiologici che posson determinare una nefrite, quali alcool, raffreddamenti, ecc., e d'altro canto in un r ene retratto è difficile far la parte alla sifilide ed alla arteriosclerosi. I ca i più fa· vorevoli per 1 osse1·,·azione son quelli ove e sifilide e nefrite son recenti. Non si può pretendere il caso ideale, nel qt1ale lunga osse1·vazione p1·ecedente 1 infezione sifilitica abbia dimostrato le m·ine r•rive dei segni d'una nefrite e dove poco dopo l'insorgere di fenomeni secondari si sia avuto ridt1zione di quantità delle urine, albuminUI·ia, ci'linrl1·uria, edetni; dove inoltre i sintomi nefritici sian dileguati dietro la ap· plicazione d'una cura mercuriale. Per affermare con certezza la esistenza di una nefrite sifilitica basta nei singoli casi la dimostrazione di queste circostanze: 1) precedente assenza di ogni malattia la quale si complichi frequentemente di nefrite {vaiuolo, scarlattina, tifo ecc.)· 2) l'insorgere di fo1·te albuminuria cilindruria edemi fu preceduto da t1na sifilide florida le cui manifestazioni eran tuttora in atto all'appa1·i1· di quei sintomi; 3) una cura di frizioni mercuriali isti· tuita solo dopo rivelatasi chiaramente la sindrome nefritica, e non accompagnata da mutamenti qualsiansi nel metodo di vita dell.infermo , detérminò la scomparsa di quei sin· tomi. LA. espone q11indi ecl illu tra un intere. · sante caso di « nefrite ifilitica acuta p1· · coce » osservato nella clinica di Gottinga e te1-.mina con alcune con iclerazioni tera1Jeuticl1e. Nella que tione a ai cli cu a. e ia in questi casi da preferire 1\11 o del mercurio o dello iodio, egli sta decisamente per il primo. Il me1·curio sarebbe indicato: oltre che per f.1

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IL POLICLINICO

l'azio11e specifica contro le lesioni renali, dalla presenza degli edemi, considerando la sua azione diuretica. È opportuno comLnciare ad usare il rimedio in piccole dosi e preferire le f1--izioni alle iniezioni, ad ottenere assorbimento più l ento e graduale ed evitare per la lesa funzionalità renale un rapido e grande accl1mt1lo di Hg. nell'organismo, potendo in tal caso il rimedio n11ocer e anzichè giovare ai reni stessi. A. di S.

FARMACOLOGIA e TERAPEUTICA Snll'assorbi111ento e sull'eli1a1inazione della chininn. e dei suoi sali. (Dott. FILIPPO )!ARIANI. Atti della Società ]Jer gli stzicli riel/a 11ialaria, volume IV, 1903).

Le recenti scoperte sull'infezione malarica ed i tentativi, così estesamente praticati, l)er la p1·ofilassi, specialmente mercè la somministrazione della chinina, rendono somma· mente interessante lo studio dell'assorbimento e dell'eliminazione della chinina medesima. \Tiene dunque molto a proposito questo la, . . 01·0 del MARIANI, il quale si è occupato dell'argomento, con una serie di 111nghe e certo non age,Toli ricerche. La quistione, al punto in cui è stata i·i· presa dall A., e1·a molto complessa e dibattuta. Un certo n1tmero di osservatori avéa p1·ecerlentemente cercato di stabilire le vie, le conclizioni ed il te,mpo pe1· l'assorbimento e l'eliminazione della chinina e dei suoi sali, nonehè le t1·asformazioni che la molecola chi· ninica subisce sotto l'influenza clei processi clel i·icambio materiale. Quanto all eliminazione tutti i i·icercatori tl1111nettono che essa si compie quasi esrl11si, .. amente per la 'Tia renale. Però delle diffe· renze i·iguarclo all inizio ed al termine di tale e liminazione ono state ammesse sia pe1· i di,"er::;i sali, sia }JCr i modi di,'ersi d intro tluzione clei mede imi nell organismo. La clm--ata dell'eliminazione è da alcuni ri· t<>nl1ta di poche ol'e, da altri cli molte 01·e o }Jiii giorni. Per alc uni in seguito all'iniezione ipoclern1ica l'aR Ol'bi111ento sarebbe molto ra}Jitlo, per altri n1olto lento. osi puré certi o Rer,~ atori ha11 trovato che la chinina si P-li111in a pe1· le urine in una q11antità quasi f\gl1tlle a ql1Plla i11t1.. odotta ~ altri olo in parte, 0 cl1e possa anche elimina1·s i come lln pro· clot t o di trasformazione. Tra tante incertezze, che l'A. ascri\e alle cli,·er e condizioni di esperimento modificate 120)

[ANNO

IX,

FASC.

25)

dal fattore biologico e dal metodo di ricerca, non era davvero possibile fondare una razio· nale profilassi chininica dell'infezione mala .. • rica. A q11est'ultimo argomento sono special· mente attinenti le osservazioni dell' A., il qt1ale si p1·opone di contint1arle pe1· megli<> chiarire tutti gli altri lati della q uistione. Il MARIANI ha trovato che è dimostrabile col reattivo iodo-mercurico la chinina nelle urine fino al 6° e anche all'8° giorno dopo la somministrazione; e che 1 eliminazione renale dei vari sali a,·,riene in una scala de· c rescente, qualunque sia stata la ,·ia d introduzione. In media dt11--ante il 1° giorno si elimina il 187 °/ 00 della chinina introdotta; durante il 2° giorno il 63. nel 3° il 1~, nel 4° il 7 °/00 • Rimane dunque in circolo nei giorni successivi una certa quantità cli chinina, che è quasi il 37 °/00 alla 72a ora dopo 1 int1·odu· zione. Circa dlle te1·zi della chinina assorbita. sono profonda1nente modificati dall'atti,·ità • chimica del pr·otoplasma viventP. Qualunqlle sia la via cl'ingresso o la solubilità del sale adoperato i sl1ddetti dati non subiscono notevoli oscillazi()ni; anzi colla cl1inina pt1ra (quasi insolubile) o con un sale pochissimo solubile (solfato basico) si l1a11ne> valori ug11ali o Sl1perio1·i a quelli avuti col biclorid-rato per 'Tia ipodermica e coll'idroclorato per via endovenosa. Quest ultimo risultato dell' A. ha importanza pratica per la profilassi. La chinina pura presenterebbe infatti i vantaggi dì u11 assor· bimento costa.11te e completo, e di contenere nella tessa q11antità ponrlerale un numero di n1olecole attive utili, molto superiore a quello clei suoi sali. Essa è inoltre quasi del tt1tto insipi !a, e si p1·esta quindi meglio alla somministrazione. Altre conclusioni dell'A. sono cl1e il biclorid1·ato di chinina, iniettato sotto cute o nei muscoli rimane in gran parte i1t sifzl anche do1Jo 24 ore. Colle feci, col latte. col sudore e colla bile può a"\rvenire un'eliminazione in tracce. l\1a il clato più importante che si rileva dalle presenti ricerche, e su cui l' . ..\.. molto opportunamente insiste, è che la so111111i1tisfrazio11e q1zotidirrna rii cl1i11i1za J1r1 pe1· e/Jet/o llJl r1cczz11z11lo 1ze! sr111gzze ,- poicl1è l e nuo,Te quantità penetranti in circolo si sommano. durante la prima settimana, coi residui atti vi clell~ prime dosi. Ohi ne prende ogni giorno mPzzo grammo ha sempre circolante nel sangue t1na quantità. per dir così, stabile di un grammo òi chinina.

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SEZIONE PRATIOA

3. Le iniezioni preventive di siero sono parimenti indicate per i bambini che fanno parte di una comunità (scuole, chiese, sale d'ospedale), dove si sia manifestato un caso di difterite ; 4.. Anche quando non si siano manifestati casi di difterite sarà bene fare le iniezioni preventive laddove sia in atto un'epidemia di rosolia, ·scarlattina, ecc., tenendo presente che nei casi di rosolia l'azione del siero è mi· nore e q11indi bisogna iniettarne di più .e più spesso; 5. ~a pratica delle iniezioni preventive non dispensa dall'adempiere a tutte. l e altre regole d'igiene (isolamento e disinfezione) ma queste completa e rende più facili.

Questo fatto fa logicamente ritenere p1·efe· ribile il metodo della disinfezione continua mercè piccole dosi quotidiane di chinina a' ' quello della disinfezione frazionata. Questo ultimo, più che nn vero metodo profilattico -è curativo, poichè la chinina, data ogni 4 a 7 giorni impedirà che venga l'accesso feb· brile, ma non che nell'intervallo i parassiti si siano andati di nuovo sviluppando e ane· mizzando l'individuo. Dando invece il chinino a piccole dosi giornaliere, mercè l'accumulo rilevato da MA· RIANI, se ne avrà nell'organismo una quantità quasi costante, e sufficiente per impedire l'ulteriore sviluppo dei parassiti precedentemente esist~nti; poichè i nuovi sporozoiti tro· vansi immediatamente a contatto del velAno. Con piccole dosi quotidiane si evitano i fenomeni di ohinismo, e l'individuo anche se trovasi in condizioni di luogo, do,re sia facile contrarre una nuova infezione può conside· rarsi ve1·amente immune poichè si trova sem· pre nel suo organismo una quantità sufficiente del farmaco che deve proteggerlo. Le presenti ricerche hanno dunque non solamente un'impo1~tanza biologica, ma anche lln interesse eminentemente pratico. Dott. \ T. GIUDICE.ANDREA . '

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L'iniezione t1 aeheale e sua tecnica semplificata. 9

(~IENDEL.

La Médeci1te 1tioderne, anno XIII, n. 12 19 III a. s.).

. L' A. ha molta fiducia nell'applicazione topica dei medicamenti portati di.J.·ettamente nell'albero i·espiratorio attraverso la trachea. Nessun inconveniente si h a per l'iniezione tracheale di sostanze non caustiche nè irri· tanti; questa pratica medica finora è stata in mano degli specialisti che la eseguiscono con la guida dello specchietto laringeo. L'.A. invece si ser,re di una siringa a tre La profilassi della dit•te1·ite a cui si possono innestare due diverse mediante le iniezioni preventive di siero. anelli cannule, una a cu1·va molto larga ed una a (SEyESTRE. A1i1iales de fnérlecine et clzirzirg ie infa1i· curva più stretta ; la prima se1·ve pe1· iniett1les, a. VI, n. 7, 1 IV a. s.). tare i medicamenti passando lateralmer1te alDopo aver parlato della profilassi della dif. 1 epiglottide, la seconda per iniezioni sulla t?rite .coi m~zzi ordinari che l'igiene insegna. lin e~ mediana. Il primo proresso non si può 1 ~· s1 trattiene a parlare a lungo sui lavori p1·at1care che sopra individui con istmo delle fauci molto ampio. d1 NETLER, BouRGES, ·BERGERON, riflettenti Il paziente viene messo a seder e in faccia una ricca statistica di iniezioni preventive con siero antidifterico come mezzo p1·ofilat- alla luce ed il medico si siede di rimpetto all'iL.fermo, e prende la lingua come si fa tico, e conclude : 1. Le iniezioni p1·eventive di siero pro- P.ei: u~ esame laringoscopico; all01·a, se è posducono l'immunità nei bambini esposti a con· s1b1le il processo laterale si dirige la crumula nel lato sinistro della lingua e quando si è ~ra~·re I~ difterite. Non danno mai luogo ad superata la base di essa con leggero mo,~i­ inc1~ent1 deplorevoli, solo in qualche caso si mento laterale in fuo1·i della mano si porta manifesta una passeggera eruzione cutanea la cannula sotto l'epiglotticle e si esegt1iscP e più ra1~amente ancora si sono avuti casi l'iniezione. Per il secondo proce so la can· d?l?ri art~c?lari. Disgraziatamente il periodo nula si di1·ige indiet1·0 sulla linea mediana e d1 ~mml~~1ta è. breve (3 o 4 settiman~). Nei supe1·ata la base della lingua si uni ce l'epi· rari casi 1n Clli malgrado le iniezioni di siero glottide e si eseguisce la iniezione. L'infermo la difte1·ite &i è manifestata, essa ha assunto , sente il liquido cola1~e in ti·achea e J)OÌ a,. .. forma molto benigna ; · ve1~te un senso di _freschezza ai polmo11i. . . 2. Le iniezioni di siero sono specialmente Se 1 iniezione }lon riesce non si va inco11tro indicate nelle famiglie in cui vi è stato un . ad inconvenienti, pe1·chè o il liquido ,·iene caso di difterite ~ tuttavia se è possibile l'iso- 1 emesso subito o va nello stomaco e non può lamento, sorvegliato dal medico. deali altri arrecare disturbi cli sorta. bambini si può fare a meno dell'in oc~lazione p~eventiva ; in questi casi perè è indispensa- ' bile l e ame batteriologico del muco nasale e farine-eo ·

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790

IL POLICLINICO

[ANNo IX, F ASC. 25]

ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI RESOCONTI

PARTICOLARI

SOCIETÀ MEDICA DI

~lODENA .

Seduta del 24 aprile.

G. 1'la11icardi. Valore terapentico della JJara.r1a1t· gli1ta Vassale usata per bocca e ]Jer clisteri nelle ato1iie ,qastro-entericlie. - Il prof. ~IONARI a nome del s uo assistente lVlANICARDI, riferisce intorno ad un caso dj cìispejJSia con iperacidità, or,qa1tica cla ato1tia gash·o-e1iterica e ad lln altro di occlnsione i1itestina/(' di nahzra paralitica, trattati colla para· ganglina Vassale, preparata dall'Istituto sierote· rapico di ~filano . Dopo aver confortato l'asser zione nuova del valore terapeutico della paraganglina anch e propinata p er clistere, giunge partitamente alle seguen ti concll1sioni: L a paraganglina soprarenal e è benefica 11e]le atonie dello stomaco per la s11a proprietà miocin e· tica, ormai tanto provata. Non lo è ugualmente usata per bocca nelle atonie enteriche almeno di grado rilevante, le quali in· vece risentono del benefico trattamento, sè essa è ammjnistrata per clistere, mezzo col quale inoltre si determina rapido effetto purgativo. Ciò poi fa. rebb8 ritenere, dato che l'azione del medicamento sia tutta locale, o q11asi,' che per la via dello sto· maco l'effetto si estenda solo alle atonie iitter es· santi ' il tenue e che quelle del Cl'asso siano meglio influenzate usandolo per via re17tale. Diminuisce a lungo andare le fermentazioni ga· striche in seguito all'accresciuta attività contra ttile del ventricolo e al1menta il peso del corpo. Nei casi di occlusione intestinale d:t causa ner· vosa, la paraganglina somministrata per clister e, tende ad assumere una reale importanza diagno · stica, quando il giudizio penda incerto fra la varietà spastica e paralitica. Il socio Zanfrognini prende la. parola, p er di· chiarare di avere provata, dietro l'esempio del professor ~fONARI, la paraga.nglina Vassale per cli· stere (30- 40 gocce di paraganglina in 150 eme. di acqua bollita) in casi di stitichezza ostinata e di a'rerne sempre ottenuti ottimi risultati.

Prof. V. PENSUTI

Sl1lle

nev1~osi

dello stomaco

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Volzi11ietto in,-8° grande, Lire 2. 50 ~

Indirizza.re cart olina-vaglia alla e Società. Editrice Da.n1e Alighieri > - ROMA

Sulla malattia di Paget e la sifilide ereditaria tai·diva. (FOURNIER, Acadé11iie de Médeci1ie, 3 marzo a. c.). Nella seduta del 3 marzo scorso, il n ostro collega LANNELONGUE ha portato davanti l'Accademia una questione delle più difficili, delle più delicate e delle più interessanti a sapersi, s11lla natura dell'affezione detta: « Osteite deformante di Paget o malattia di Paget. » Dopo llna serie di considerazioni ha conchiuso, che questa misteriosa malattia, la cui natura e1·a sconosci1lta fin oggi, è dovuta alla sifilide erditaria, che si manifesta in un'età avanza.ta della ' rita, età matura o vecchiaia. Ha con· frontato la caratteristica clinica delle osteopatie nei giovani affetti da infezione sifilitica ereditaria e la caratteristica clinica della malattia di Paget, constatandone gl'innumer e,roli punti di rassomiglia,nza e d a ciò ha conclt1so s1tll'identità di uatUI·a delle due malattie. L o lesio ni, p1·odotte clalln. sifilide ere· ditaria sul sistema osseo, che . i manifestano in fan· ciulli o in giovani consistono : a) in osteopatie a predilezione particola1·e per alcune ossa., le os a lunghe, i)articolarmcnte la, tibia; .... ··!!.__ b) in osteopatie generaln1onto multiple ; e) in osteopn.tie iniziate da uno stadio à..i dolori . ' o meno v 1v1 . .· p1u d) in iperostosi che interessano un segmento o tutta la porzione dell'osso, come n ella tibia; e) in osteopatie deformanti che ingrossano, modificano, incurvano l'osso r endendolo assolutamente difforme rispetto al suo tipo normale. La tibia è specialmente interessata da queste osteopatie defor. manti. Essa s'incurva ~econdo il st10 pia.no antero· posteriore e nello stesso tempo si appiattisce, o sem· bra, sulle faccie laterali · acquista l1na forma biz· zarra, chiamata da LANNELONGUE : « tibia a fodero di sciabola •. Le medesime osteopatie, prodotte dalla sifilide ereditaria nei giovani e n~i fanciulli, trovansi nella. malattia di Paget. In questa abbiamo : . a) la stessa predilezione per alclme ossa, sopratutto per la tibia ; . . . b) la medesima tendenza alla mult1plic1tà delle lesioni in tutto il sistema osseo; e) frequenza d uno stadio doloroso iniziale, che precede la formazione delle lesioni ossee ; d) tendenza, più forte anrora, all'iperostosi, che in certi casi assume forme gigantesche. È sopra· tutto nel tipo Paget che si trovano delle intume· scenze ossee enormi, denunziatrici della mala.ttia ; e) deformazione ancora più considerovolo della tibia, ch e talvolta assl1me un volume e una cloformazione mostruosa.


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Questa serie di analogie, d'iclentità obiettive fra • uno dei fratelli, il tipo perfetto delle le. ioni di le due malattie depone in favore d'una connessione Paget. L'arresto dello S"'\Tiluppo generale che ha d'origine, di natura e tende a fare riunire questi colpito 4 membri della stessa famiglia e questa duo mali e a farne due espressioni morbose d'una atrofia dell'individt10 sono dov11te all'eredità spe· sola e medesima malattia. Questa è stata la 11iia cifica ; risultato al quale spe so as~istia1no e che i111pressio1te, ascoltando la comunicazione del mio produce ben pitì frequentemente la sifilide e non collega e tale essa rimane dopo un esame accurato la tubercolosi, l'alcoolismo. Alcuni potrobbero obbiettare che la sifilide ereditaria a 51 anno, a 60 della questione. Le considerazioni fatte e quelle, che potranno e più, è una fantasia. È un errore credere ciò. Oggi si sa, da non poterne più ùubitare. che si ha aggiungersi, restano sempre impotenti a dimostrare, una sifilide ereditaria tardiva, sviluppantesi nella che le lesioni di Paget sieno il prodotto della sifilide età adulta, matura ed anche più raramente n ella ereditaria. Ql1esta dimostrazione sarà acquistata, veccl.tiaia, insomma a tutte le età. Unti seconda scientifica1ne11to e definitivamente, quando saremo obbiezione è, che il trattamento specifico non g11a· in presenza di malati, affetti d'osteopatia del tipo risce la malattia di Paget e da ciò si potrebbe delle lesioni di Paget, che presentano antecedenti dedurre, che questa malattia non è sifilitica. LA~· incontestabili di sifilide ereditaria, sia per stigmati NELONGUE a tale obbiezione ha risposto : « Che cl'oreùità sifilitica, sia per sifilide avuta dagli ascen· denti socondo testimonianze autenticissime. Allora quando si fa la cura, le lesioni già sono antiche, l'eviclo11za sarà chiara e la tesi di LANNELONGUE definitive irrimediabili » . La malattia. di Paget è progressiva; si compone di lesioni cli diversa età, stnJ)ilita Rtl 11na solida base. ecl accanto a veccl1ie lesio11i se n e trovano più Non aven(lo a.ncora casi completi, prendiamo in giovani, accessibili all'aziono terapeutica. Queste consi<.lorazioue dei casi meno completi, ch e possono fornire un a1)poggio alla tesi emessa. Sette ""1.nni ultime dovrebbero risentire t1na azione risoluti'\a adcliotro mi f't1rono presentati da un medico due da parte del mercurio e dell'ioduro, mentre genefratolli. Sul più giovane, dell'età di 39 anni, ho ralmente si sa, cl1e, poco o ql1asi nulla., ne sono conAtcttaio 11n' iporostosi considerevole di tutta la influenzitte. 1notà inferioro clcl1a tibia od una iporostosi analoga, In qltesto caso la malattiét tli Paget potrebbe ma 1nolto vol u1ninosa, della cla,rjcola dostra. essero simile a molte altre affezioni, che clcri,"ando I.Jn pri111a llelle due lesioni datava cla due anni; dalla, sifilide in 1nodo indisc11sso, 11on sono in· della seconcla non si è potuto determinare la data flt1enza.te da.l trattamento specifico o !!1olto poco. <.l'o1·igine. (~ueste clue lesioni, viste da dl1e valenti Qt1este affezioni si sono rii1nite sotto il nome di cl1i1·urgi. f ut·ono attribuite 1:t s ifilide ereditaria. Il parasifilitiche. In q nesto gruppo pren<.lono posto, frat ollo inaggioro dell,età di 52 un11i presentava u11 come tipi principali, la. ta.bc e la pa.rali i in ge11e· tipo con11Jleto d olla. innlattia, di Paget : deforma· rale, la sifiliùe pigmenta.rin clel collo, le le11coplasio zio11i pron11niin.tissime clogli arti inferiori arcuati sifiliticl10, l'esostosi tabetica, ecc. ad oli~se, fen1ore e tibia -volluninosi ed arcuatisIl malato affetto cla sifili<.lo oroditaria cle,. .·e~sere si111i, cam1nino ostacolato. Queste lesioni, dalla· pre,·onut.o del sno stato sifilitico. 8e trattasi cl'11n spetto racl1itico, datavano da 20 anni circa e non fancit1llo, bisogna confidare con preca11zio11e ai piit, eo1ue affermava l'infermo, perchè, se .fossero parenti il diagnostico della. malattia in i11odo tla. so1)ra,pvo11uto a11tecedentemente, sarebbero state con· sal,aguardare l'a,~v·onire del fanciullo. So tra.ttasi statato (lai Con igli cli lova, da.--vanti ai quali l'in· tl un adulto, bisogna farlo consape,·olo tlel suo formo ora i)assato, e sarebbero state ca11sa cli ri· stato sifilitico in moclo, che qnosto soggetto }JO!-\ a. for111n. Inoltro })resenta.,. .a, inct1rvamento forte dol curarsi e preservare gli altri. Qt1esta ò so1>rattutto radio de~tro, clella forma del dorso d'una forchetta un'opera cli profilassi constitt1011te un dovere pro· co11 rile,·atezza dorsale di 2 cm. circa. Questi due fessionale. al quale il meclico i1on ha. il diritto cli inalati. come aspetto generale erano dei piccoli sottrarsi. t10111i11i, cl'u110 s vilup1)0 incompleto, gracili ed atro· Parigi, 10 aprile 1903. f'izzati in tutta. la persona. Assenza di stigmati di · Dott. FILIPPO CUTURJ. eredita specifica e di antC'cedenti cli sifilide acql1i· sita. i\Ialattie cli occl1i, intense e prolungate, du· Prof. Achille De Giovanni rn11te l'infanzia del fratello maggiore. Assenza di tnborcolo.., i. di cancro e di alcoolismo nella fami· La Lega Nazionale contro la Tubercolosi glia. Come antecedenti familiari, dtle fratelli morti • • • • • sua orgaruzzaz1one e sue asp1raz1on1. in tenera età, dt1e sorelle egualmente piccole e ~racili, il padro morto. gioT"ane, cl'11na malattia. U11, elega1tfe vol11111etto di 90 pagine, Lire -I. corobrnle. Io credo che questi casi sono dovuti a delle NB. - La vendiia di tale volume, sottratte le spese, è n. vantaggio della Lega Nasiona~ contro la Tuborcolo1&. osteopatie eredo-sifilitiche, che hanno }lrodotto, il1

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LA.NNo IX, FAso. 25]

NOTE DI MEDICINA SCIENTIFICA

Pl\ATICA Pl\OFESSIONALE

Costituzione chimica del sangue nella clorosi.

CAfi'UiiSTJ:tICA

da un suo importante studio sul sangue AJfezio.o.i sifilitiche del cuore. in qualche caso di clorosi, trae queste conclusioni , Il dott. RUNEBERG in un lavoro su queste affe· generali: che i proteidi sono diminuiti, come r isul· zioni dice che l'arterite sclerogommosa delle arterie tato della iliminuzione di emoglobina, essendo nor· male il rapporto dell'albt1mina con la globulina ed coronarie è la lesione più frequente. I sintomi sono aumentata la fibrina; che i.l grasso è aumentato; quelli dell'angina d i petto. Si distingue da questa che la lecitina è diminuita nel siero e in tt1tto il per l'irregolarità del polso ed il carattere sordo dei sangue, aumentata nei corpuscoli rossi · che la co· rumori del cuore. La sclerosi sifilitica delle arterie coronarie è più difficile a distinguere della sclerosi lesterina è diminl1ita; che l'acido fosforico, il po· tassio ed il ferro sono chiaramente diminuiti e ordinaria. La prima si sviluppa in generale prima dell'età media. sono aumentati il calcio ed il magnesio. Il clort1ro L'arterite sclerogommosa si complica presto o di sodio del siero non è in r ealtà aumentato benchè tardi con insufficienza ~ortica ed aneurisma del. in apparenza lo sia. Questi resultati sono disct1ssi in. rapporto con la l'aorta. L'età del malato ha un certo valore dia· gnostico. La miocardite gommosa diffusa è abba· questione se la clorosi. sia una malattia di distruzione o di imperfetta formazione del sangue ed stanza rara; rarissime anche sono l'endocardite e la pericardite gommose. Le varie forme di sifilide ERBEN decide che i soli fatti i quali possono es· sere considerati favorevoli alla teoria dell'aumen- cardiaca non si trovano che nella sifilide acquisita e ad uno stadio avanzato. La diagnosi ha una grande tata distruzione sanguigna sono l'alto contenuto potassico del siero e l'a.lto contenuto grassoso dei importanza per le ragioni della · cura. (Deutsclze 11ied. Wocli., 8 genn. 1903). cor1)t1scoli rossi; ma questi fatti possono essere anche spiegati in altro modo ed i fatti che il siero Il segno della pedidia nella diagnosi è privo di ferro e che sono ridotte le quantità di dell'aortite addominale. lecitina e di acido fosforico del siero parlauo for· temente contro la possibilità di un marcato auTEISSER partendo dal dato sperimentale e da.l mento nella distruzione del sangue. dato clinico che le lesioni delle valvole o sempli· (Tlie Pliiladelplzia 111erl. Journal). cementa del bulbo aortico sono accompagnate da notevoli modificazioni della pressione periferica (disturbi vasomotori, ipertensione, ecc.), ha 'roluto Scope1·ta della stJ.·icnina nel corpo. vedere se le ,-ariazioni della pressione arteriosa vV. SALANT (Cileni . Zeit.) afferma che la stricnina n ell'interno dell'arteria pedidia non potessero ve· è distrutta da qualche sostanza presente nell'intenire utilizzate nella diagnosi dì aortite acldomi· stino o almeno con,rertita in una sostanza fin qui. nale, diagnosi sempre delicata e spesso molto dif· non identificata, cosicchè quando un milligramma ficile. Ora da una serie di sue esp erienze egli è venuto di stricnina, si aggiunge al content1to dell'intestino esso non può esser e scoperto coi soliti metodi di alla conclusione ch e nei malati di aortite addomiricerca, benchè la stessa quantità sia facilmente nale esiste sempre una notevole ipertensione della separata da misture di sostanze provenienti da altri pedidia. A tale sintomo egli dà appunto il nome di Seg1io della pedidia. Q11esto sintomo avrebbe organi e dal sangue. llna reale importanza~ esso anzi si potrebbe con· U na, ricerca della lettera tura relativa al soggetto siderare come patognomonico dell'aortite addomidimostra che quando il contenuto dello stomn.co è nale, mancando affatto n ei sani e anche negli in· . stato separa.mente esaminato in casi di avvelena· dividui in cui, per eccitazione n ervosa, riflessa, mento stricnico è stato possibile identificare l'al· esistono sintomi di aortismo addominale, tali tal· ca.Ioide; non cosi dopo che della sostanza intesti· nale è stata mescolata alle sostanze trovate nello volta da far pensare ad t1n'aortite, che invece in realtà non esiste. stomaco. (Rio. critica fii cli1t. 11ied., n. 50, 1902). ERBEN,

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Per la diagnosi della pulmonite c1·uposa.

Recentissime pubblicazioni:

La Malaria secondo le nuove ricerche del prof. A. OELLI (2• edizione), L . & Tnrlirizzare richieste con Cartolina-va.glia alla Società Edl ·

SCHULTZE, dopo a"Ver discusso parecchi dei sintomi nervosi della pulmonite crupale, menziona il fatto che in molti casi il riflesso pupillare alla '

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SEZIONE PRATICA

Egli dà le note cliniche di 4 casi n ei quali cosi è avvenuto. Questo sintoma si verificò non solo in casi di delirio od in a1tri con segni di meningismo, ma in casi nei quali i sintomi nervosi erano relativamente leggieri. Probabilmente il fattore più importante è l'influenza della tossina. (Deutsclies Are/i. f. kli1t. Med. \ T. LXXIII, 1903).

En101·1·agie intestinali. Il prof. NOTBNAGEL illustra nel F estschrift fiir Jajfé, 1901, p. 13, la diagnosi dei ca.si dubbii di emorragie intestinali, nei quali il malato perde, ad iJ1terYalli più o me110 brevi, delle quantità di sangue ora grandi~ ora mediocri, ora l)iCL:ole, senza che vi siano m :t.nifestazioni di altra natt1ra, specialmente da parte dell' apparecchio gastroenterico. Tutto al piì1 si nota un v-ariabile grado di anemia. Nell'etiologia si risco11tra.no in tali casi i seguenti fattori : 1° l'l1lcera dello stomaco o del duodeno che possono decorrere allo stato latente, specialmente quando il sangt1e espulso è oscl1ro o simile a thè; 2° i tumori benigni dell'intestino (angiomi, adeno1ni, fibromi, miomi.), sebbene qt1esta cagione di • emorragie sia rara in generale · 3° le e1norragie vicarianti, molto rare, jn rapporto colla mestruazione ;

Prestando servizio nell'istituto antirabico annesso alla Clinica medica generale di Firenze, l' .A. ha avuto occasione di osservare due casi di rabbia immaginaria in individui morsicati. La diagnosi di rabbia imrnaginaria si impose per il modo di svolgersi e di collegarsi tra loro dei vari sintomi, per il decorso, e per essere entrambi i soggetti degli isterici. L'interesse dei due casi pare all' A. si.a dovuto più che altro al fatto che i sintomi nervosi scoppiarono, in entrambi (e in uno senza che si potesse invocare l'intervento di un nuevo trauma psichico), circa un mese dopo la morsicatt1ra. Questo periodo di tempo, intercorrente tra l'epoca della morsicatura e quella dell'apparire dei fenomeni morbosi, e simulante il périodo di incubazione della rabbia v era, di solito non si ha nella rabbia immaginaria e, nel caso speciale, rese difficile l'interpretazione della sindrome nervosa in uno dei casi, in ct1i non si pote,ra in modo assoluto escludere l' esistenza della rabbia nell'animale morsicatore. Per qtlesto caso l' A. discu te anche, scartandola', l'ipotesi che si potesse esser trattato di tma forma cli rabbia guaribile, come ne sono state descritte. Termina abboz:t:ando un quadro della speciale forma morbosa, in base a ciò che ne è stato detto dai vari AA. che hanno illustrato casi di tal genere. 1

4:0 le emorragie paren chimali p er lesioni mi·

ero copiche tlella parete intestinale {ittero, ane1nia, tisi, inaniZiione) ~ :>0 i piccoli aneurismi, anch'essi rari, della parete intestinale ; 6° le emorra.gie prove1Lienti da dilatazione delle ve11e emorroidarie situato molto in alto. Questa condizione è fra le più importanti sotto il punto di vista pratico, e l' A . illustra a questo proposito un caso molto interessante. Si tratta di un paziente che per tredici anni andò soggt<tto a parecchie intense emorragie intestinali con consec\1tiva anemia, senza alcunlaltra manifestazione morbosa. Nulla di anormale alla semplice osser'\razione del retto collo speculo. Le emorragie si verificava.no al più una v-olta sol~anto nell e 24 ore e la quantità del sangl1e arriva'\re:t a 300 c. c. circa. La diagnosi fu finalmente possibile mediante l'uso dello spec11lo di Otis per 1 osser'\razione d el grosso intestino. Le vn.r icosità delle vene si osservavano nell'ampolla. L' A . crede che queste alterazioni siano causa non infrequente delle emorragie intestinali, le quali sono accessibili alla terapia,.

Accidenti meningitici consecutivi ai co1·pi estranei ed alle ferite dell'orbita. dimostra in un suo st-t1dio clte ogni traumatismo dell'orbita pt1ò provocare una lesione infiammatoria, infettiva della cavità cranica. Ora i germi infettivi sono portati diretta.mente nel cranio dal corpo vulnerante che perfora le pareti orbi tari~ ; ora è per trasmissione da vicinanza che si propaga l'infezione dell'orbita alle meningi. In casi di penetrazione diretta , a.ltre lesioni intracraniche, lacerazioni delle meningi, d ei seni '\reno.si, ferite del cervello, ecc., possono precedere l'infe• z1one. Pure, percbè un traumatismo dell'orbita pro,rochi una. meningite occorre sempre che l'agente ' rulne· rante ~ia inquinato da mate1·iale infettivo. Tutti i microbi patogeni possono provocare una meningite consecutiva al trauma orbitario, donde la necessità di pratìcaré sistematicament~ la disinfezione delle piagh e, per quanto sian piccole, della r egione orbi· taria. (Gaz. ltebd. de 1néfl. et cltir., 7 settembre 1902). HAMB.ARTZO Ul\1IAN

Sind1·omi nervose sin1ulanti la i·abbia in individui 1norsicati.

Neuriti sciatiche provocate da iniezioni 1nercuriali praticate nei muscoli delle natiche.

Nella .Rivista crih'ca cli cli11,ica medica, n. 1, gennaio 1903, il dottor GARGANO ha pubblicato uno studio st1 questo argomento.

e TAU TON ebbero occasione di studiare due casi di n eurite sciatica consecutiva ad inie· zioni di calomelano nei muscoli delle natiche, inie· DOPTER

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zioni praticate per. curare la sifilide da cui erano giunge, d'altronde, che la sola prova di tale etio· affetti entrambi i malati. In entrambi i casi sembra logia non potrebbe essere trovata se non nella che le iniezioni siano state praticate in ·v icinanza sperimentazione, nella somministrazione periodica dei nervi. del mercurio ad una persona completamente sana. N all'un caso, malgrado l'intensità dei fenomeni iniziali, i disturbi ne11ritici retrocedettero progres· Dolore intermest1"Uale. sivamente e rapidamente fino a scomparire del tutto in capo a quattro mesi; nell'altro rivestirono un JENNIE G. DRENNAN nel Medical Ne;1vs (10 gen· carattere ben più grave, gia.cchè persistette la dif· naio 1903) afferma che il dolore intermestruale si ficoltà dei movimenti tutti dell'arto inferiore in pa· presenta dal 12° al 16° giorno dal principio della rola, con degenerazione di taluni gruppi muscolari ultima mestr11azione: in qualche caso è pa.rossi· e minaccia di permanente impotenza funzionale. stico, in qualche altro è costante oon molto gravi Gli AA. vollero provare sperimentalmente quale esacerbazioni. Ordinariamente dura due giorni. fosse l'azione esercitata da sostanze chimiche diIn nessuno dei casi osservati vi era flusso me· verse, e fra l e altre del calomelano, sui nervi scia· struale, ma vi era aumento della leucorrea. L'autrice ha ottenuto in un caso buoni resultati tioi, praticando le iniezioni a livello dell'interstizio che separa le masse muscolari, esterna ed interna, soltanto col trattamento d ello stato generale. Ella della faccia posteriore della coscia. crede che nel dolore intermestruale si tratti di contrazione spasmodica della cervice uterina (ori· In tutti gli animali, quantità anche minime di tal ficio interno) dovuta ad eccitabilità estrema di sale mercuriale provocarono rapidamente intense lesioni neuritiche. Da ciò si può rendersi conto del questo organo in individui ne·v"I·otici quando un uovo non fecondato viene eliminato dall'utero. pericolo che presentano tali iniezioni, se il liquido, Un'altra teoria è che il dolore intermestruale sia che tiene sospeso il calomelano arriva a contatto del nervo sciatico. P erciò indicano di evita'fe una una colica della salpinge. zona nella regione glutea, da essi distinta coll'aggettivo di pericolosa. Il limite di tale zona sarebbe APPUNTI'! DI Il'El\APIA contrassegnato dalla grande incisura sciatica, punto d'emergenza del nervo, il limite inferiore dalla piega inferiore della natica. ~ fl polso lentG pe.rmanente. Tutte le iniezioni praticate all'infuori della linea La sindrome del polso lento permanente chia· che unisce questi due punti non minacceranno di mato anche di Stokes·Adam, è caratterizzata da ferire lo sciatico nè la r egione immediatamente 'ri. cina ; si potrà inoltre dare all'ago una certa obli· _ tre sintomi, il più essenziale dei quali è precisa· quità esterna, che allo.atanerà viemaggiormente il mente il rallentamento del polso. I due altri sin· tomi, sincope ed attacchi epilettiformi, possono liquido iniettato dalla linea dianzi accennata. mancare. La malattia deve essere, in generale, (Revue de 1néd., settembre 1901). messa in rapporto con una forma cardio· bulbare • delllarterio-sclerosi e con lesioni, talvolta pochis· simo pronunciate, dell'apparecchio circolatorio del ( La teo1·ia dell'origine mercuriaie della tabe. b11lbo. Il dott. P. COHN nella Berl. ktin. Woch. del Il calibro dei vasi bulbari essendo ristretto e · 9 marzo 1903 p11bblicava una statistica. personale questo r estringimento producendo l'eccitazione del· allo scopo di rispondere ad una teoria emessa di l'apparecchio moderatore del cuore, è indicato pre· nuovo da qualche autore e secondo la quale biso· scrivere gli agenti vaso-dilatatori (trinitrina, tetra· gnerebbe cercare nel trattamento mercuriale anti- nitrol, ioduri, nitrito d'amile). sifilitic.o la causa principale d ella tabe. Le sue Il prof. l(UCHARD raccomanda l'inalazione siste· ricerche si riferiscono a 117 persone, 86 uomini e matica, mattina e sera, di 3-4 goccie di nitrito di amile. La trinitrina in soluzione alcoolica al cen31 donne, tutte net.tamente atassiche. Sugli 86 uo· mini tabetici 23 soltanto sono stati curati, gli altri tesimo deve essere prescritta per 10 giorni di Se· ·63 non devono dunque la loro atassia al mercurio. guito: In qua.n'to ai 23 individui curati, la loro cura è Soluz. alcool. di trinitrina 1:100 . gocce XL stata brevissima; nesst1no ha seguito un vero tratgm. 300 .A.equa distillata . • • • • • • tamento mercuriale intermittente. HUCHARD. L'assenza della terapia specifica è ancora più Un cucchiaio medio alle 7, alle 11 ed alle 16. notevole nelle 31 donne, 5 solt.anto delle quali In capo a 10 giorni, si sostituisce alla trinitrina hanno preso un po' di mercurio. L' A. conclude da queste cifre che la cura mer· il tetranitrol: per cinq11e giorni, due tabloidi d 5 milligrammi al giorno. curiale non può essere causa della tabe ; egli ag· (26)


[Almo IX, FAsc. 25]

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SEZIONE PRATICA \

Nei 15 ultimi giorni ioduro a debole dose: Ioduro di potassio • . . . . . gm. 3 Acq t1a distillata . . . . . . . • 300 Un cuccchiaio a pranzo ed uno a cena. Se la trinitrina non dà resultati o produce disturbi, si adoperino gli ioduri, jn~ieme alla teobro· mina, che agisce indirettamente provocando la diuresi. Si dà in cartine di 50 centigrammi per 10-15 1 giorni al mese, 2-3 volte al giorno, pura od asso· ciata al benzoato di soda od al carbonato di litina se il malato nello stesso tempo è reumatico: Teobromina . . . . . . . centgm. 50 Benzoato di soda . . . . . • 25 Carbonato di litina . . . . • 10 P er una carta. Di simili, n. 30. Se il ct1ore cecle, si unisce alla teobromina della caffeina: Teobromina . • • • • • . centgm . 50 Caffeina . . • • • • • • 5 Per una carta. Di simili, n. 30. Tre al giorno. Astenersi sopratutto dalla digitale. In quanto al regime, dovrà essere latteo-vegetale. (Journal des praticiens, 4 aprile 1903.

Il siero di Trnnecek nei disturbi ce1·ebrali circolatorii. Il dott. ÀLFRED GORDON da Philadelphia pubblica nel Pltiladelpltia 1ned. Jozir1tal del 21 marzo p. p. 12 casi da lui osservati. Le conclusioni di questo studio sono le seguenti: 1. La combinazione di sali inorganici conosciuta col nome di siero di Trunecek può essere un buon rimedio in parecchi casi di disturbi cerebrali cir· colatorii. 2. Non solo per somministrazione ipodermica od intraveno a, ma anche per uso interno questo rimedio può dare utili ris1tltati. 3. Qt1ando gli iodt1ri i nitriti ed altri mezzi usati in simili casi sono senza effetto, i] siero di Tru· necek può riuscire efficace. Talvolta può essere ne· cossario unire le due c11re. · 4. Parecchi giorni, tma settimana almeno, deb· bono passare prima che si verific11ino i desiderati effetti del siero. 5. Vi sono però casi nei quali il mezzo riesce perfettamente inutile. Ecco la formt1la modificata dal GoRDON per la cura interna col metodo di Trunecek : Clort1ro di sodio . • • • • • • gm. 10 olfato di odio • • • • • • • gm. 1 Carbonato di sodio . • • • • centgm. 40 Fosfato di sodio . • • • • . centgm. 30 • .,._ Fosfato di calcio • • ana centgm. ID Fosfìtto di magnesio In cartine n. 13. Cia cuna carta corrisponde a 150 eme. di siero di sangue.

!

Trattamento del prurito con gli acidi. Il dott. H. LEO riferisce nei Tllerap . Monatsliefle (n. 15, vol. XVI) un caso di prnrito in un uomo di 25 anni le cui urine erano torbide ed alcaline e contenevano grandi quantità di fosfati. Il prurito disparve rapidamente quando fu som· ministrato prima dell'acido idroclorico o poi del·· l'acido solforico internamente. Pare quindi cho il prurito sia dovuto talvolta ad alcalinità del san· gue. Parecchi altri casi consimili con prurito ed alcttlinuria furono curati con acido solforico dato per bocca e guarirono subito. L'acido salicilico ed il f enico in qualche caso hanno effetto consimile.

Prop1·ietà antitossiche del veratro verde. Nei Med. News del 10 gennaio il dott. ISHAl\I riferisce un certo numero di casi che dimostrano le proprietà antitossiche del veratro verde . Le iniezioni sottocutanee di qt1esta sostanza sono state seguite da successo nell'eclampsia, nell'intossicazione fenica, nell'uremia, nella colica epatica. Qu~ste proprietà del veratro verde sarebbero dovute a due alcaloidi, jervina e , ,.eratroidina che deprimono entrambe le ft1nzioni del midollo e dimi· nuiscono l'eccitabilità riflessa senza attaccare n è i nervi nè i muscoli. La ,jervina determina la sali,"a· zione, rallenta il cuore, abbassa la tensione arteriosa. Ad alte dosi determina convulsioni. La veratroidina determina vomiti, diarrea e ap alte dosi convulsioni e paralisi del r.espiro. A pie· cole dosi è un tonico del cuore. I due alcaloidi d~ · terminano la traspirazione.

Per so1m11inistrare il tannino ai bambini che non accettano nè pillole nè cartine il PLICQt:E consiglia di dare mattina e sera una cucchiaiata del seguente miscuglio: Tannino puro all'alcool gm. 13. Glicerina neutra purissima gm. 400. LLt glicerina tannica sarà presa in latte forte mente zuccherato ed a orbita rapidamente prima che le sostanze alb11minoidee del latte siano precipitate dal tannino.

Nella dispepsia nervosa. .A.raeniato di soda . • • • Tintura di kol},, • • • Sciroppo empli ce Vaniglina. • • • • • M . f. sol. • . Un cucchiarino dopo O<>"nl o

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.

-

cent~m.

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. ana gm. 30

. centgm . pasto .

10


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796

IL POLICLINICO

Nella pityriasis versicolo1·. Sublimato corrosivo • • Olio di lavandula . • • Spirito di lavandula . • Sapone verde di potassa '

CENNI BIBLJOGRAFICI gm . »

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1 3 120 80

Per spennella ture.

V.ARIA Nell'e1·nia ombellicale. - Il prof. LucAs CHAM· PIONNlÈRE dà i seguenti consigli a proposito del· l'ernia ombellicale. Non bisogna. contentarsi di prescrivere l'uso di t1na fasciatura. Bisogna insegnare al malato di dar riposo al ventre, alleviandolo della fasciatura, nei primi temp i almeno, nel corso della giornata, pren· dendo la posizione orizzontale. Bisogna insegnargli ad evitare ogni irritazione ct1tanea · assicurare l'e· vacuazione dell'intestino. In quanto all'utilità della fascjatura nell'ernia ombellicale, si deve rammentare che DIONIGI nel 18° secolo dice·va essere lo strangolamento del· l'ernia ombellicale così pericoloso che l'ernioso « fa.rà m eglio a fare a meno della camicia anzichè della fasciatura ».

Varie specie di emoglobinuria. -

CA:r.rus e PAGNIEZ distinguono tre forme di emoglobinm·ia : un'emoglobinuria mu colare per lesione dei ml1scoli; un'emoglobin11ria. glob11lare per distruzion~ di glo· b11li rossi nel sangue circolan te; un'emoglobinurin. glob11lare per azione globulicida dell'urina. L'emo· globinuria a fr~gore apparterrebbe alla prima forma e sarebbe prodotta dai brividi muscolari consecutivi all'impressione del freddo.

Per la diagnosi p1·ecoce della tubercolosi pnlmo· nare. - SABOURIN segnala l'importanza dell'adenite soprii.clavicolare per fare l a diagnosi precoce della tubercolosi pulmonare. Qt1esta adenite, pura. senza associazione con altre acleniti di vicinanza, quando non trova. la sua causa palpabile nella regione stessa o nell'esistenza di 11n cancro del pulmone, deve, per quanto minima sia, far pensare a.ila tubercolosi ed in quasi tutti i casi permetterà di a,ffermarla. (Mécl. n1oderne).

Attenti ai collutorii. -

Secondo FRICK, di Dn· blino, non bisogna la·vare la bocca per abitudine con soluzioni, ancho deboli, di sublimato di acido salicilico, borico, timico, fenico o di allume. Queste soluzioni non sono senza effetto nociYo per i denti.

(28)

rANNo ix. FAsc. 25J

Dt.JRCK. Atlas und Grnndriss allgemeinen patholo· gischen Histologie. - J. F . Lehmann, Mttnchen, 1903. Il Lehmann continua la serie dei suoi atlanti di medicina· questo del DùRCK ~ il volume 22° della serie e non è per nulla inferiore agli altri. Il D ORCK dopo di aver parlato dei distt1rbi di circolo, parla delle alterazioni regressive e pro· gressive. Tratta poi dell'infiammazione, delle infezioni ero· niche (tubercolosi, sifilide, lepra, actinomicosi) che egli comprende sotto il nome generico di « granulomi infecti,•i » e dedica infine circa una metà del libro allo svolg imento dei tumori. Per ciò che riguarda la parte teoretica degli ar· gomenti. non si p11ò dire c1:ie il DURCR abbia fatto un trattato ; ma con tutto ciò è succintamente e con chiarezza esposto nel testo, tutto qt1ello che si riferisce al r elativo capitolo che l'A. svolg*='. Ciò che però rende il libro veramente prezioso è la gran ricchezza di tavole; ta,Tole così belle, nitide, dimostrative che sembra qua.si di aver sott'occhio il preparato microscopico. In questo precisamente sta l'utilità dell'opera del DORCK : di agevolare col confronto delle tavole, l'interpratazio11e di qualsiasi

preparato di istologia patologica.

a. p.

GtlNTHER. Avviamento allo studio della Batte• riologia con speciale riguardo alla Tecnica mi· croscopica. - Traduzione italiana del dott. F. Marino. Torino, Unione-Tipografica, 1902. La traduzione che il ~!arino dà del libro del Gtinther incontrerà certamente le migliori acco· glienze del mon(lo medico italiano. L e conoscenze di batteriologièt mentre oggi sono necessarie a qualt1nque cultore di scienze mediche, d'altra p irte non a tutti è concesso di dedicare alla batteriologia uno studio sistematico di laboratorio. Il trattato del Gunther è prezioso tanto per chi si è dedicato alla microbiologia quanto per chi non può di que~ta interessarsi che in modo generale: prezioso per l'indirizzo sistematico, la lucidezza e precisione di concetti, la chiarezza di esposizione. L' A. divide il trattato in tre gra.n di capitoli; nel pri.mo dei q uali fa ]a, classiu cazione dei batteri, descrive le condizioni generali della vita di essi, tratta de1la disinfezione, della sterilizzazione; dell'antisepsi e dell'asepsi, e dà un indirizzo esatto di tecnica microscopica adeguata all'osservazione dei batteri, e di tecnica generale per la coltt1ra dei battori stessi. Nel secondo capitolo tratta clei batteri patogeni, e dopo avere fatto delle considerazioni d'indole generale su di essi, come agenti di malattia li de·


,

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LANNO IX, F ASC. 25]

79i

SEZIONE PRATICA

13. Operazione ùi scelta per ripertrofia prostatica. 1!. Quali inaspettate complicazioni possono na·

scrive singolarmente, dando per ciascuno le opportune nozioni speciali r elative alla· morfologia, alla vita ed ai mezzi di esame. Nel terzo Cctpitolo finalmente tratta collo stesso indirizzo dei ])atteri non patogeni (saprofiti).

scere durante l'operazione per ipertrofia prostatica e quali durante la cura po t-operatoria. 15. Riassunto.

N . L.

Un numero unico sulle moderne discipline prostatiche. ; L'intero numero dell'A11ierica1i Jo11r1ial of Derniatology a1id ge11,ito-uri1iar.lJ Diseases che si pubblicherà a S . Louis n el maggio 1903 è dedicato alle mo ·

Pubblicazioni Dervenutc al

-

diagnosi~

5. Fino a qual p1mto le abitudini sono r espons:t· bili dell'i1)ertrofia prostatica con speciale r iguardo all'uso dell'alcool ed alla costipazione. 6. In quali casi sono indicati i palliativi ed in che cosa consi tono. 7. Legatura clei vasi deferenti e resultati. 8. Castrnzione nell'ipertrofia prost.atica e resultati. 9. Operazione di 'BOTTINI e modificazioni s11e e suo successo, con speciale rigu ardo alle · complicazioni, al miglioramento permanente, ecc. 10. Drenaggio soprapubico e resultati. 11. Prostatectomia sopr apubica e resulta.ti. 12. Prostatectomia perineale e con quale s11ccesso.

XLIII

LA LEGGE

ANNO

.AN~o

XLIII

>>.

XIII

Ml•ERVA

ANNO

Xlll

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Monitore Giudiziario e Amministrativo liodificazioni importantissime a partire dal 1° gen· naio 1903. . I l prozzo d'abbonamento annuo d a 36 LIRE viene r idotto a LIRE VENTIQU.A..T~RO. . . . Ma~gr~iùo questa notevol~ss1.ma r~~uz.1one, .gli ~b · bonat1 riceveranno t1u p er1od1co p1u ricco di prima (ogni 15 giorni llll fa,scicolo di 52 grandi pag ine a due colonne), e, in fin d'anno, un Repertorio gene· rale di ginrisprt1denza desunta da tutti i giornali giuridici d,Italia. Oolla.boraziono as ic11rata di oltre trenta ,~alen· tissimi giuristi (a'"' roca.ti magistrati, professori). LA LEGGE è il periodico pitì completo e al tempo stesso, di minor costo.

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LAUREATI dott. F . A proposito del secondamento artificiale. - Napoli, estr. dalla Pratica del me· dico, 1902. DE Lrso dott. O. La pratica ostetrica e gine· cologica in paese. - ~Ianduria 1903. BAGLIONI dott. S . Ein durch die An. phrenici vermittelter Athemreflex beim Kaninchen. e· paratabdrucl\: aus dem Centralblat fUr Ph;Ysiolo· gie, 1903. BAGLIONI dott. S. Zur Genese der r eflektori· chen Tetani. - .A.bdruck at1s der Zeitschrift fili: allgemeine Physiologie, 1903. PAPPALAl~DO dott. F . 811 di una controvorsitt nella genesi d ella tabe clorsale e clella paralisi progressi va. - Venezia, estr. dalla Rivista -v-eneta di Se. med., 1903. ALLARIA dott. G . B. e V ARANINI dott. nf. Ri. cerche sul ricambio in un caso di morbo cli A..ddi· son curato con l'opoterapia, surrenale. - ~Iilano, estr. dalla Clinica 1\i!edica, 1902. V ASSALE prof. G. ul tra.tt amento della gastrec· tasia atonica coll'estratto di so tanza midollare delle capsule surrena li. - Estr. dal Bollettino della Società medico-chirurgica di Modena, 1903. SUPINO dott. R . La esplorazione delle tempera· ture locali a mezzo delle pilo termo-elett.riche. Torino, estr. dal periodico Il Laboratorio, 1903.

darne ricerche sulla prostata. I principali chirurgi del mondo prenderanno parte a questo lavoro trattando dei seguenti soggetti : 1. Quanto influisce l'occupazione sull'ipertrofia prostatica considerata specialmente nel lavoro attivo allo scoperto ed in luoghi chiusi e n el lavoro sedentario ? 2. Chi soffre più spesso, il fl emmatico o il ner· voso, lo smilzo o l'obeso? 3. Etiologia dell'ipertrofia prostatica. .J:. Fino a qual punto il cistoscopio è utile alla

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798

(2528) Sig. dott. P. A. da C. - Se le visite fatte eccedono il numero di quelle che per capitolato avea l'obbligo di fare, o meglio, se la persona in· ferma non appartiene al rione assegnatole o se, appartenendo ad altro, non era uno dei casi di supplenza permessi e previsti dal capitolato, Ella ha diritto di farsi pagare. Oltre a ciò ha diritto ad essere, in ogni caso, pagato per l'assistenza pre· stata, sostituendosi alla famiglia o ad un infermiere. Ella formuli la richiesta di determinata somma e faccia la citazione innanzi al Pretore, che sarà in· dubbia.mente competente. (2529) Sig. dott. D. ì\II. da S. - Il tesoriere sca· duto e non ancora sostituito può fare i pagamenti, specialmente quelli degli stipendiati, e poi, nell'atto del passaggio di cassa, passerà i ma.ndati quietan· zati come moneta contante al nuovo esattore o te · soriere. La mancata approvazione dHl bilancio non monta, perchè in base a quello dell'anno scorso, si possono anche ora fare pagamenti per spese obbli· gatorie nella misura, che per precedenti contratti, è assolutamente inalterabile. (2530) S ig . dott. A. G. da S. P . .A.. S . - Non occorre conoscere sentenze di Cassazione o pareri del Consiglio di Stato per assodare che il medico condotto in quanto tale non è obbligato al pagamento dolla tassa di esercizio e rivendite. Basta tener presente l'articolo 3, n. 1, del R. decreto 23 marzo 1902, n . 143, per conoscere che sono esenti da tale contribuzione gli impiegati e coloro che prestano l'opera propria dietro corrisponsione di uno stipendio presso Amministrazioni pubbliche o private, quando la prestazione d'opera non si con· n etta ad un'impresa di carattere industriale o com· merciale. I

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LANNO IX, FA.se. ~5]

IL POLIOL.INioo

RISPOSTE A QUESITI E A DOMANDE

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NOTIZIE DIVERSE Gli italiani al Congresso medico di Madrid. Il 30 aprile u. s. il Congresso internazionale di medicina, dopo una conferenza tenuta dal dott. Cer· velli sul Policlinico di Roma, approvò un ordine del g iorno, proposto dal pr8sidente del Congresso Fernandez, nel quale si fa plauso all'opera del mi! nistro dei lavori pubblici italiano, onor. Balenzano, p erchè volle che venisse compiuto uno stabilimento sanitario di importanza mondiale. Il Congresso approvò inoltre un ordine del giorno, presentato dal dott. Ceresole di Brescia, nel quale si propone l'istituzione di una lega internazionale contro la pellagra. Ieri vi è stata una grande festa in onore dei congressisti al giardino muniripale. Oggi al parco del BLien Retiro vi sarà una garden party, a cui interverranno il Re e la Regina. madre. Domani il Congresso terminerà i suoi lavori.

!tfADRID.

U1t pre11iio al prof. Grassi per la 1na·

laria. - Il 30 aprile ll. s. si sono adunati i delegati dei vari Gove1•ni ed i presidenti d,onore del Congresso medico internazionale per conferire il premio di Parigi per i migliori studi sopra la ma· laria. Dopo una votazione di ballottaggio, il premio fu conferito ad unanimità a.I prof. Grassi dell'Uni· versità di ·Roma. Oggi qui, a Roma, all'UniverAità, i suoi studenti lo applaudirono freneticamente al suo apparire nel· l'aula . .Al prof. Grassi i nostri più sinceri ralle· gramenti.

Nomine, promozioni, onor11loenze. PARIGI. - Il dottor Charrin, agrégé della Facoltà. medica di Parigi, direttore del laboratorio di me· dicina sperimentale annesso alla cattedra di medicina del Collegio di Francia, è stato nomjnato alla cattedra di patologia generale istituita nel detto laboratorio. Il nuovo titolare è ancora giovane : è nato nel 1856. È stato interno degli ospeJali di Parigi e nello stesso tempo preparatore del laboratorio di patologia generale alla Facoltà di medicina dal 1881 al 1884, poi capo del detto laboratorio dal 1884: al 1896 e quindi direttore aggiunto. Nel 1885 fece la sua tesi sulla e setticemia sperimentale, • e fu più tardi aggregato. Addetto all'Istituto Pasteur dal 1885, è stato incaricato di varie missioni sani· tarie e scientifiche dal 1885 al 1889, in Francla, in Spagna ed in Italia ed è membro del Comitato consultivo d'igiene di Francia dal 1892.


799

SEZIONE PRATICA I

Sono note le sue b elle ricerche sul morbo pio· cianico, sui veleni dell'organismo, i veleni dell'urina, i veleni del tubo digerente, ecc., ecc.

utile per la presentazione delle opere scade il 15 aprile 1904. - Il premio sarà conferito secondo le norme del seguente

.Regola11'iento.

Conooral e oondotte. ROMA {Direzione generale della sa1iitc't). - È aperto un concorso per esame e titoli congiuntamente a due posti di assistente presso il laboratorio di micrografia e bacteriologia ed a tre posti di assistente presso la sezione annessa al laboratorio stesso per la preparazione ed il controllo dei prodotti di cui all'articolo 1 della legge 21 dicembre 1899, n. 472. Ai detti posti è annesso lo stipendio di L. 2500 annue ed il concorso avrà luogo colle norme stabilite dai decreti reali e ministeriali summenzionati. Il termine utile p er la presentazione aelle domande d 'ammissione scadrà il 31 maggio 1903. Con succes ivo provvedimento verranno indicati i giorni in cui avranno principio le prove di esame e n e verrà dato av, iso ai concorrenti ammessi p er mezzo dei prefetti d elle provincie rispettive. t. 7

ROMA. - Il l\'linistro segretario di Stato per gli affari dell'interno, veduto il R. Decreto 16 novembre 1902 n. 4tl3 col quale è stato approvato il ruolo orga· nico della Direzione generale della sanità pubblica ; V.eduto il D ecr eto Ministeriale 20novembre1902 col quale sono state determinate le norme per;.,.i concorsi per Qsame r elativi ai posti di segretario tecnico presso la Direzione generale anzidetta; Veduto l'altro Decreto 1"1inisteriale 23 novem· bre 1902 col quale è stato aperto un concorso a due posti di segretario veterinario di terza classe con l'annuo stipendio di L. 2000 presso la Dil'e· zione generale stessa ; Decreta: I posti di segretario veterinario di terza classe messi a concorso sono stabili ti nel numero di ire, in luogo del numero di due determinato dal Decreto Ministeriale anzidetto 23 novembre 1902. Nulla è innovato p er quanto riguarda la scadenza e tutte le altre modalità del concorso quali Tennero stabilite nei Decreti Reale e Ministe riale summenzionati. Roma, addì 23 aprile 1903. Il Mi1iistro GIOLITTI. FIRENZE {Accademia medico-fisica fiorentina). Concorso al pre1nio qai1tqu,t31i1iale di lire 500 fon· dato dall'Accademia m edico-fisica fiorentina e dalla Società filoiatrica di Firenze, per favorire il progresso della chirurgia in Italia e per onorare e perpetuare la memoria d ell'illustre prof. FERDI· NANDO ZANNETTI. Tema per il concorso: CJiirargia dell'ulcera ga. striea e dei postumi della 1nedesima. - Il terrnine

Art. 1. È aperto il concorso al premio quinquennale di lire 500, istituito dall'Accademia medicofisica e dalla Società filoiatrica fiorentina col titolo : Premio Za1i1ietti. Art. 2. Sara.n no ammessi al concorso soltanto i lavori di autori italiani. Art. 3. Il premio sarà conferito dall'Accademia medico-fisica e dalla Società filoiatrica riunite in seduta plenaria, discusso ed approvato il rapporto della Commissione esam1natrice sopra i lavori presentati al concorso. Art. 4. Detta Commissione sarà composta di membri scelti nelle due Società, cioè di due membri della medico-fisica e di uno della filoiatrica. Art. 5. La Presidenza dell'Accademia medico-fisica annunzierà l'apertura del concorso un anno avanti il termine utile per il conferimento del premio. Art. 6. Il termine utile per la presentazione dei lavori Acadrà il di 15 aprile 1904:, ed i lavori do· vranno esser diretti, franchi da ogni spesa, alla ~residenza deD.' Accademia medico -fisica. Art. 'i. Tutti i lavori presentati al concorso diverranno proprietà delle due Società e saranno con· servati in archivio. Art. 8. Quando, entro il termine di un anno, l 'autore del lavoro premiato non l'abbia fatto ètam· pare per proprio conto, le due Società avranno il diritto di pubblicarlo nei loro atti. Art. 9. Nel caso che n essun lavoro fosse presentato al con corso o ch e non si facesse luogo al con· ferimento del premio, le due Società provvederrinno subito a riaprire il concorso. Firenze, dalla r esidenza d ell'Accad emia medicofisica, via degli Alfani 33, 5 aprile 1908.

Il Preside1ite Prof. GIULIO FANO.

I Segretari degli atti Dott. CARLO CoMBA. Dott. FRANCESCO RADAELLI. MILANO - Via San Paolo, n. 10 - Reale Società italiana d'igiene - Concorso per zina nzenzoria srtl· l'igie1ie del ban-ibino dal 2° al 7° an1io di età. - La Cooperativa farmaceutica, Società anonima con i:;ede in Milano (piazza DuomoJ nell'intento di diffondere tra il popolo sani criteri igienici educativi atti a servir di g uida alle madri n ell'alle,ramento d ei bambini, indice, s u quest'argomento, un secondo concorso ad un premio di lire 500, sotto il patrocinio della Reale Società italiana d'igiene. La memoria dovTà far seguito a quella già pre· miata del dott. ANTONIO DEL PIANO di Rimini, che si limitava ai primo anno d'età (1), e compren· der e 6 anni di vita del bapibino) dal 2° al J 0 com· preso. \ Il lavoro sarà redatto in forma facile e piana, tanto da poter essere perfettamente compreso anche dalle modeste intelligen 2e. Partendo dai primi passi e dalle pri.me parol~ l'autore accennerà anzitutto alle malattie comum (1) Si spedirà, a chiunque ne faccia. richi?sta,, la me~or1a pre• miata del dott. Del Piano < Igiene della prima infanzia -,,

{31)


800

IL POLICLINIOO

in questo periodo d'età, indicando sia i precetti igienici per evitarle, sia le norme da. seguirsi nelle prime indicazioni c urati,,.e che possono essero alla portata n.nche di persone n0n tecniche, nonchè le necessarie cautele per impedire la difiusione del male. Si parlerà inoltre dei cibi, degli ambienti, dei bagni, delle vesti, dei giuochi e di quelle altre gradevoli occupazioni che po~sono interessare la mente e rinvigorire il corpo del bambino. Sarà bene inoltre intrattenersi un po' sull'indi· rizzo primo educativo del bambino : quindi dire delle correzioni, dei castighi, delle pri,razioni cui può esser soggetto il bambino stesso, senza nocumento dello sviluppo suo fisico e morale. Come naturale conseguenza non bisognerà tralasciare di parlare s11l modo di riconoscer e il lodevole comportamento del bambino, accennando quindi alle ricompense, ai premi, alle gradite sorprese, alle r osee lusingl1e ed a cent'~ltro. forme atte ad allie· tare l'animo suo servendo c1i sprone al bene. La memoria essendo destinata pér le classi po· polari, dovrà n~· suoi con igli, indicare principalmente quei prO''' redimenti di pratiCC;t applicazione accessibili alle piccole fol'tune, senza pel' questo d imenticare q11anto t1g()'erisce la scienzèt pura, che purtroppo non . em pre è alla portata economica del nostro popolo. Il ma11uale dovrà contenersi nei limiti. di cir ca, 50-60 pttgine formato 15X 9, carattere corpi> 8. Il concorso si chiuderà al 30 settem hre 1903. I manoscrjtti do·vranno essere consegnati o spediti alla segretel'ia della Reale Società italiana cl'igiene (vin . Paolo, 10) raccomandati e contrassegnati da un motto che sarà anche po to su altra busta chiusa, entro la qu;;l le sa r anno il nome ed il domicilio dell'autore. LH. segrete1·ja ne rilascerà ricevuta. Il g iudizio è riservato ad una Commissione di tre me1nbri nominati di pieno accordo fra la Società d' igi ene e la Cooperativa farmaceutica. La Società d' i giene delibererà j} premio in segui to al parere della Commissione. La r elaziQne della Commissione sarà stampata per intero o per sommi capi nel giornale della Società. 11 lavoro premiato sarà di proprietà della Coo· perativa. ftt.rmaceutica, e le memorie non premiate potranno, a concorso finito venir ritirate dalla. se· greteria, dietro presentazione della ricevuta ed ju. dicando jl motto eon c11i vennero contraddistinte . Milano, 31 marzo 1903. Il Presidente Il S e.qretario Prof. A. :1\'!ENOZZI. Dott. S . BELOTTI.

Indice alfabetico analitico del Dresente nllillero. Accidenti meningitici consecutivi ai corpi estranei ed alle ferite dell,orbita. - Hambartzoumian . . . . . . . . • • Pag. Agglutinamento nel siero imtnunizzato fresco (Sul fenon1eno dell,ostacolo all'). - Volk • • . » e Wacle . . . . • . . Bleu di metilene negli epatici (La eliminazione interini ttente del). - Mattirolo . . » Capsule soprarenali (Sull'azione dell'estratto delle). - Lépine . . . . . . . » Cenni bibliografici . . . . • . . . » Chinina e i suoi sali (Sull'assorbimento e sull'elimin:tzione della). - Mariani • . . . » Clorosi (Costituzione chimica del sangue nella). . • . » Erben . . . . . • . . . Colelitiasi (Un nuovo sintoma della). -Boas » Collutorii (Attenti ai). - Frick. • , • . » ....

Roma, 1903 -

Tip Nuionale di G. Benero e C.

793 775 777 778

796 783

792 779 796.

[ A.NNo IX, F .&so.

Cuore (Affezioni sifilitiche del). - Runeberg Pag. Difterite (La profilassi della - mediante le Seiniezioni preventive di siero). vestre . . . . . . . . • >> Dispepsia nervosc:L • . . . • . • . . » Dolore intermestruale. - Drennan . • . » Emoglobinuria (Varie specie di). - Camus e Pagn iez . . . . . • . . . . . . » Emorragie intestinali. - Nothnagel . . • ,, Ernia inguinale per occlusione parziale del canale inguinale e riduzione delle sue dimensioni a quelle del cordone spermatico (Un nuovo processo di cura radicale dell' ). Estor . . . . . . • . . . . . » Faringotomia per la rimozione dei tumori della porzione buccale del faringe. OrlO\V . . . . . . • . . . . . . » Iniezione tracheale e sua tecnica semplificata (L'). - Mendel . . • . • . • . . » Ipertrofia del tessuto linfoide alla ba::;e della lingua come causa di tosse (La). - Jareck » Morbo di Bright cronico (La cura chirurgica » del). - Schmitt . . • . • • . . . Nefrite parenchima tosa nella sifilide (Sulla). - Wagner . . . • . . . . . . » Nefrite sifilitica acuta. Waldvugel . . • » Neuriti sciatiche provocate da iniezioni mercuriali praticate nei m uscoli delle natiche. - Dopter e Tauton . . . . . . . » Notizie diverse . . . . . . • . • . >l Paraganglina Vassale usata per bocca e per clisteri nelle atonie gastro-enteriche (Valore terapeutico della). - Manicar<li . . » Parassiti del vaiuolo e della varicella (Su i). - Thomson e Brownlee . . . . . . » Pedidia nella diagnosi delPaortite addon1inale (Il s~gno della). - Teisser . . . . . » Pityriasis versicolor (Nella) . . . . . . » Polso lento permanente (Il). - Huchard . n Prurito (Trattamento del - con gli acidi). - Leo . . . . . . . . . . » Pulmo:iite cruposa (Per la). - Schultze . . >l Rene migrante in posizione rel ativamente norn1ale (Sulla razionale fissazion e del). . . . . . . . . . . » R ugg1. . Risposte a quesiti e a domande . . . . . JJ Salpingiti (Trattamento chirurgico delle). Acquaviva e Roux. . . . . . . • . » Siero di Drunecek nei disturbi cerebrali circo» latorii (Il). - Gordon . . . . • Sifilide cerebrale (Per la chirurgia della - e pel valore semiologico topcgra Geo del la epilessia jacksoniana). - Bregmann e Oderfeld . . . . . . . . . . . . . >) Sifilide ereditaria tardiva (Sulla malattia di Paget e la). - F ournier . . • . . . » Sindron1i 'nervose simulanti la rabbia in individui morsicati. - Gargano . . . . » Società medica di Modena . . . . . . » Stricnina nel corpo (Scoperta della). - Salant. . . . . . . . . . . . . . n Tabe (La teoria dell'origine mercuriale della). - Cohn • • . . . . . . . . . . » Tannino ai bambini (Pèr somministrate il). . . . . » - Pli cque . . . . . T ubercolosi pulmonare (Per la diagnosi precoce della). - Sabourin . . . . . . >l Ulcera trofica della cornea (Cheratite neuro· paralitica) (L,). - Berger e Loewy. . . » Veratro verde (Proprietà aotita.;sicl1e del). . ~ - Tsham. . . . • . . . . L. TJ\IK.Uf1, ,.gr.

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l'uo. ae.

Roma, ? maggio 1903•

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SBZION:B PR..A.~IO.A

DIRETTORI PRoF.

GUIDO BACCELLI -

PROF.

REDATTORE CAPO: PROF.

FRANCESCO DURANTE

VITTORIO ASCOLI

SOMMARIO. .

Lavori originali: - Gaudiani: Un caso di splen~ctomia per rottura della milz.a. - Riviste: - MEDICINA: Desos: Applicazioni cliniche della citodiagnosi nei versamenti delle sierose. - Umber: Significato clinico-patologico dell'autolisi. - CHIRURGIA: - Peri: Contributo alla casistica dell'ernia inguinale dell'ovaio. - Faugère: Trattamento dell'idrocele col processo di Doyen rnodificato. - Mordret: Tumore papillare della 'Vescica che aveva determinato un voluminoso polipo che usciva per l'uretra in donna di 60 anni. - Le Dentu e Albarrao: Papillotni delf uretere...Vefrectomia ed ureterectomia totale. - Viscontini: Il varicocele. - TERAPIA: - Bandi: A proposito del siero antidifterico battericida e antitossico.. - Proscher: Del siero antistafilococcico. - Osservazioni cli· niche: - Luciaoi : La resistenza dell'organismo alf acido fenico in un tetanico all'ospedale Consolazione di Ro1na. Corte: 7Ju,e osservaz,ioni di tetano curato e guarito col metodo Baccelli. Pratica professionale: - C ASUISTICA : Paraplegia da insolazione. - Paralisi generale e sifilide. - Paralisi di Klut1ipke. - Sintomatologia della paraplegia spasmodica sifilitica. - APPUNTI DI TERAPIA: - Cura dell' ecz.ema nei bauibini. - Cura della tosse convulsa. - Varia. - Medicina sociale; - Treu : 7Jell' assistenza ai tubercolosi poveri. Interessi professionali: - Il progetto sull' assistenz..a sanitarilJ nei cornuni. Notizie diverse. - Concorsi e condotte. -

Indice alfabetico -analitico del presente numero.

Diritti di proprietà riservati .

LAVORI ORIGINALI ARCISPEDALE

DI S.

SPIRITO IN SASSIA.

Reparto chirurgico diretto dal pl'of. Montenovesi.

Un caso di splenectomia per rottura della 1nilza pel dott. V. GAUDIANI, chirurgo-aiuto degli ospedali di Roma. •

L'intervento chirurgico nei traumi dell'addome ha pigliato in questi ultimi anni sempre maggior incremento, talchè, la rottura della milza, che prima formava soltanto un reperto necroscopico, nei casi di gravi traumatismi, ha potùto essere molte volte curata con successo. Perciò, mi pare di non comune interesse riferire un caso da me osserv·ato nell'Ospedale di S. Spirito. Sebbene la splenectomia operata

in condizioni eccezionali, non ebbe tunato, sia dal punto di vista della tologia, che dal punto di vista del smo della rottura, esso si presta • • osservaz1on1.

esito f·orsintomameccania molte

C. V. di anni 50, carrettiere, f'u ricoverato all'Ospedale di S. Spirito, verso le 4 pom. dell'8 febbraio 1903, per un trauma alla re· gione lombo.dorsale destra. . . . L'anamnesi del malato dava i seguenti dati. Niente di ereditario; abitava. da molti anni nella campagna Romana e, a varie riprese, sof· frì febbri malariche, per le quali fu ricoverato in questo stesso ospedale. Anni sono, per una caduta da un carretto riportò la frattura di varie costole. Sull7accidente pel quale era stato trasportato d'urgenza ali' os~edale, egli raccontava che al mattino, recandosi al la: voro e guidando il carretto: gli avv~nne. d1 ribaltare, e, caduto boccoru a terra, il rilevante peso del carretto gli si rovesciò add~sso. Egli restò così per oltre mezz"ora, finche al( 1)


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802

IL POLICLINICO

cuni passanti, accorsi alle sue grida, lo rilevarono; d'allora non ebbe più forza di camminare e fu subito trasportato a Roma e indirizzato al nostro ospedale. Ricordava inoltre bene, che mai ebbe perdita della coscienza, e che, nella penosa posizione fattagli dalla caduta, poteva muovere le braccia e le gambe. All'osservazione che feci poco dopo il suo ingresso, ebbi a riscontrare un discreto stato generale. Colorito della pelle e delle mu· cose normale, respirazione regolare, polso normale. Si potevano contare 85 pulsazioni al minuto. Si lagnava solamente d1 forti dolori alla regione lombo-dorsale sinistra, ma colà non si riscontravano lesioni, salvo una zona leggermente arrossata e fortemente dolente alla pressione, corrispondente alla 9a e lOa costola sulla linea emiscapolare. Si palpavano sane l~ vic~e apofisi spinose, nonchè le costole corrispondenti. Esplorando l'addome nel decubito orizzon· tale, si notava che esso era trattabilissimo; avendo muscoli fortemente sviluppati, non si potevano affondare le mani; non s1 riscontrava che una dolenzia jn corrispondenza dell'ipocondrio destro, e si riusciva a palpare un enorme tumore di milza, prolungantesi fino alla cresta iliaca. Dal punto di vista del sistema nervoso notavasi: sensorio libero, l'ammalato era perfet · tamente cosciente, poteva ris)Jondere a tutte le domande e raccontare il suo infortunio. Non gli riusciva poter sollevare le gambe dal piano del letto per un'altezza maggiore di 10 cm. Sensibilita normale. Non parestesie; non a veva perduto nè le urine nè le feci. Potè anzi urinare in nostra presenza e le urine si dimostrarono normali all'esame chi• m1co. Praticai dopo di ciò una :RUntura alla Quincke a decubito laterale ·e d il paziente, nè nei movimenti, nè nelle manovre fatte per eseguire la puntura, dette segni di dolore. Il li· quido cefalo rachidiano era perfettamente chiaro. Non avendo nessuna indicazione per un intervento operativo, e riscontrando le condizioni generali tutt'affatto buone, tenni in osservazione l'ammalato. Alla mattina, erano perfettamente mutate e si rivelavano in tutta la loro gravità. Durante la notte e nelle prime ore del mattino, l'infermo aveva avuto, a più riprese, vomito alirp.entare bilioso, e alla mattina era stato specialmente molestato da frequenti colpi di tosse secca e ostinata. I lineamenti si erano sfigurati, la cute ap· pariva più pallida che nel giorno precedente, i dolori addominali erano aumentati. Il ventre era teso e più dolente alla pressione, inoltre notavasi un' ecchimosi nella regione lombare sinistra che si diffondeva, quasi a, strie, verso la regione ipocondriaca corrispondente. La percussione faceva notare vicino al timpa( 2)

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nismo intestinale un enorme suono di ottusità che si diffondeva dall'arcata costale fin guasi alla cresta iliaca. spingendosi fino a quasi due dita dalla linea mediana, e prolungandosi inf~riormente alla regione ipogastrica. Il polso piccolo e regolare faceva contare 110 pulsazioni al minuto. Per questo stato, che mi faceva supporre una lesione del tubo gastro-enterico o di qual· c~e. altro vis_ce~e (sebbene, da qualcuno dei miei colleghi, fosse stata avanzata l'ipotesi di una rottura della milza) mi decisi a pra· ticare una laparotomia esplorativa, che eseguii alle 2 pom. del 9 febbraio, ventidue ore dopo l'ingresso all'ospedale; e trentadue ore circa dopo l'accidente traumatico. Assistito dal collega dott. BoNONOME, aiuto-chirurgo dell'ospedale, sottoposto l'infermo a narcosi colla miscela dello Sleisch (etere solforico, etere di petrolio, cloroformio, ana), praticai una incisione mediana sopra-ombelicale per circa 10 centimetri. Appena aperto il peritoneo, ebbi a riscontrare che questo era pieno di sangue e che la milza era così voluminosa che il suo margine inter110 arrivava quasi a pochi centimetri dalla incisione mediana. Ingrandito convenientemente il taglio, vuotato il cavo peritoneale del sangue e del liquido siero ematico, praticai subito colla mano l'esplorazione della superficie esterna della milza, che sentii essere sana ed affatto priva di aderenze. La stessa esplorazione praticai sulla faccia interna senza risultato. Sennonchè la sorgente della emorragia appariva essere verso l'ilo dell'organo, senza che fosse visibile alcuna rottura del parenchima, e tutta la regione dell'ilo si mostrava trasformata in un enorme ematoma che si dirigeva verso l a linea mediana. L'emorragia era così abbondante che· non si riusciva colle compresse a vincerla. Credetti perciò ad una lesione di qualche grosso vaso del peduncolo e delicatamente riuscii a isolare col dito il peduncolo infiltrato di sangue, per modo da esercitare s~ di esso. una com: pressione temporanea. L emorragia non s1 arrestava. Mi parve non potere in altro modo stabilire l'emostasi che allontanando l'enorme tt1more. Perciò mi accinsi subito a praticare la splenectomia. Dopo inutili tentativi di lussare l'organo, incisi traver~al­ mente tutto il retto di sinistra ; la milza potè essere estratta, dopo avere scansato tutto il pacchetto intestinale. Le sole aderenze che si trovavano verso il diaframma, si vinsero facilmente e senza emorragia. Passati alcuni klemmer ed allacciato il peduncolo con due lacci, l'emostasi si ottenne. Nel momento in cui si compievano le mano"V!~ sulla milza, l'ammalato ebbe una paralisi respiratoria che fu vinta facilmente colla re· spirazione artificiale e cogli eccitanti. Fatta una rapida toilette peritoneale, l'addome fu


l ANNO IX, F ASC. 26J '"

·· chiuso, dopo aver situati due grossi drenaggi fin sotto la oupola del dia frarnma. L'operazione f'u con.dotta rapidamente, ma la quantità di sangue trovata nella cavità addominale e nella retro-cavità degli epiploon fu grandissima, lo shok operatorio considerevole, talchè furono praticate subito una ipodermoclisi di gm. lOUO ed una :fleboclisi di circa gm. 600, oltre varie iniezioni eccitanti. Però, malgrado che lo stato del pa· ziente apparisse discreto per qualche ora, presto si avverò un rapidissimo peggioramento e l'infermo morì dopo 7 ore circa. La milza asportata pesava gm. 1960. Misurato il diametro longitudinale questo era di 38 centimetri, il t1·asversale 31 centimetri. La superficie esterna era liscia, priva di aderenze, colla capsula ispessita, presentava una larga chiazza di un colorito rosso intenso, corris:pondente alla regione lombare. Il polo superiore presentava una piccola aderenza col diaframma staccata coll'atto operativo. La faccia concava, normale, presentava, verso il suo centro, e dietro l'emergenza dei vasi una soluzione di continuo, come una screpolatura a direzione trasversalt3 di una lunghezza di 3 centimetri circa, e della larghezza di meno di 1 centimetro. L'autopsia non si potè praticare che cinqt1e giorni dopo la morte. Con tuttociò il cadavere era ben conservato: niente di notevole negli organi interni. Midollo spinale sano. Nell'addome si trovò un notevole ematoma nella loggia splenica. Un altro ema,toma infiltrava il grasso peri-renale in modo d'avvolgere completamente il rene di sinistra. Tutti gli altri organi sani (1).

* * *con un certo detta· Questo caso, che ho glio descritto, mi sembra essere, per più riguardi, di grande interesse. La natura della lesione ci offre subito a notare che mentre alcune volte la milza è così maltrattata dal traumatismo da essere quasi irriconoscibile, perchè divisa in diversi frammenti, alcune volte, come nel caso riferito, la lesione è minima. Si comprende così come la sintomatologia possa essere differente; epperò, mentre in quei casi sono imponentissimi i sintomi e raramente si arriva a portare l'infermo sul tavolo operatorio, nei casi in cui la lesione è minima il loro insorgere è subdolo, ed il clinico, anche il più esperimentato, non può diagnosticare a tempo una lesione tanto grave. Non è escluso che molte (1) L'autopsia fu praticata dal dott. N AZZARI, settore dell'Istituto di anatomia patologica del1' Università ed i pezzi ft1rono illustrati dal professore }'1ARCIDAFAv A in una delle sue lezioni. >

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SEZIONE PRATICA

.di queste lesioni minime possano guarire spontaneamente, e quindi non essere calcolate nelle statistiche. Perciò la sede e la piccolezza della lesione per cui il sangue dovè prima raccogliersi nelle retro-cavità degli epiploon, spiegano come fossero tardi a comparire i sintomi di grave emorragia interna e come, anche al momento . dell'intervento (più di 30 ore dopo l'accidente) fossero più evidenti i sintomi di irritazione peritoneale e diaframmatica (vomito, singhiozzo, dolen zia e tensione addominale, tosse), che non quelli dell'emorragia interna. Già ho avuto occasione di dire che io, dando maggior peso a questi sintomi, che non allo stato del polso, credevo di più, nell'accingermi ad operare, ad una contusione del tubo digerente che non ad una emorragia. Ebbi anche occasione di constatare, senza darvi però gran peso al momento dell'osservazione, il sintoma sul quale ha insistito BARALIER, l'esistenza cioè di chiazze ecchimotiche localizzate alla regione lombare ed all'addome. Questa ecchimosi si stabilì dopo parecchie ore dal trauma, ed è a tenersi in seria considerazione, per le induzioni diagnostiche nei casi di grave traumatismo sulla regione splenica. La morte devesi certamente ascrivere alla emorragia, che, pel tardo intervento chirurgico, ridusse in grave stato il paziente. Devesi anche a ciò aggiungere l'emorragia postoperatoria, abbastanza rilevante, di cui non si potè stabilire l'origiue, stante che i vasi del peduncolo e gli altri maggiori si trovarono alla necroscopia solidamente allacciati. La ipotesi dello chok operatorio che sopravviene dopo una operazione di tanta gravità, non mi fece neppur balenare l' idèa di una possibile emorragia secondaria, idea che mi avrebbe certamente spinto a riaprire la ferita e forse a salvare 1' infermo, data la sua ecce• zionale robustezza. Mi par pure degno di nota rilevare il meccanismo con cui si produsse la lesione. Il trauma agì per un lungo tempo e la lesione si produsse nel punto opposto dove esso agì. Come spiegare ciò? Evidentemente nel n1odo istesso con cui si spiegano le fratture del tavolato interno del cranio, in cui, le condizioni meccaniche si sogliono paragonare a quelle di un bastone che, fissato agli 3}


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IL POLIOLINJCO

estremi e :flesso nel mezzo, si rompe nel suo bordo diventato convesso. La milza infatti, lunga ben fl8 centimetri, aveva due solidi punti di ~ppoggio, cresta iliaca e gabbia toracica. La pressione che agì nel bel mezzo della sua faccia convessa dovette fare raddrizzare e forzatamente allungare la sua faccia concava che naturalmente cedette nel punto opposto alla pressi• o ne.

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D'altronde il prognostico della rottura della milza lasciata a sè stessa è sempre di una gravezza eccezionale. Non mi pare inutile riferire alcuni dati statistici che dava VINCENT in un lavoro pubblicato nel 1893, nel quale, riunendo i casi di V IGLA, OoLLIN, BESNIER arrivava ad un totale di 134 morti, contro 6 guarigioni. Questo rapporto, fa osservare lo stesso autore, deve essere esagerato, poichè molti casi di rottura o di ferita superficiale possono certamente guarire e passare inosservati. In un gran numero di casi la morte segue con gran rapidità l'accidente traumatico, per emorragia interna, sfuggendo così ad ogni cura. Per fortuna non è sempre così, e, la minore rapidità degli avvenimenti, grazie alla lentezza dell'emorragia, permette di stabilire una terapia ut.ile. Nello stesso lavoro V1NCENT dà quest'altra statistica assai istruttiva : su 77 casi di rottura della milza 58, cioè il 75 °1I O morirono nel tempo massimo •• di 24 ore 19 cioè il 25 °/0 sopravvissero varn ' . . giorni. Dei 58 primi casi 37 morirono rapidamente, 4 malati sopravvisssero 2 ore e 17 durarono da qualche ora a 24 ore.

***

Essendo della più grande importanza po· tere stabilire a tempo opportuno la diagnosi della rottura della milza, che, molte volte, è · di grande difficoltà, la sintomatologia deve essere ben studiata. Riferisco a questo proposito le segL1enti parole di TRENDELENBURG : « La rottura della milza, da questo punto « di vista può confrontarsi colla rottura della « meningea media. Essa appartiene alle le« sioni il cui quadro clinico deve star sempre « presente alla mente, non solo del chirurgo, « ma anche del medico pratico, affinchè, con · <t una inutile aspettativa, non si tolga all'aro-

LANNO IX,

FASC.

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« malato l'unica speranza di salvezza »: Molte

volte però, specie nelle cadute dall'alto, i gravi sintomi a carico del sistema nervoso possono mascherare i sintomi della lesione interna: altre volte, il trauma agì così diffusamente sulle pareti addominali, interessando altri organi contemporanemente, che riesce es Lremamente difficile potersi orizzontare. Le molte osservazioni cliniche finora pubblicate dimo-strano però all'evidenza che sonvi casi in cui la diagnosi si fa con sicurezza e precocità, dando così campo al chirurgo di inter• venire con successo. Per la milza, come per il fegato, i sintonn che predominano e che quasi sempre si palesano, poco dopo l'accidente traumatico, sono quelli dell'emorragia interna. Ma qualch~ volta e ciò per condizione dell'organo e dei . vasi 'fa osservare TRENDELENBURG, « la rapidità ' dell'emorragia non è in rapporto eguale col grado della lesione. » Ma, una volta stabilitasi, questa ha i noti caratteri: pallòre della cute e delle mucose, senso di gran debolezza piccolezza e frequenza del polso, vo mito, che però, secondo q~asi tutti gli ?ss_ervatori è un sintoma tardivo, mentre e s1ntoma precoce delle rotture del tubo ~gerent~ L'esame sistematico del malato fa inoltre rilevare dolenzia alla regione della milza, dolori che aumentano nelle profonde inspirazioni ; gli atti respiratori sono in .c~rto modo troncati, tanto che alcune volte s1 e pensato alla fratt ura delle ultime costole. Il dolore va man mano estendendosi a tutto l'addome e presto compare un sintoma comune a tutte le rotture dei visceri, la tensione dei muscoli delle pareti addominali, di cui mi occuperò fra poco. Non voglio dimen~ ticare di citare la possibilità dell'esistenza d1 chiazze ecchimotiche sulla regione lombare ed addominale descritte da BARALIER, e da ' . me pure riscontrate. Ricordo infine come sia da tener gran conto dello stato della milza, la quale se ammalata è più facilmente lesa: non è inutile perciò ricordare che E nLER (1) su 73 casi di rottura della milza, riscontrò nel 23 °/ 0 dei casi alterazioni patolog~che dell'organo (ipertrofia malarica, leuc.e~~' ~cc.). Gli autori che si sono occupati p1u diffusamente dell'argomento, hanno sopratutto studiato due sintomi, la cui comparsa pre(1) .Arrhit fllr /,·/in . Chirnr.qir·, B. XX...... II.


SBZIOD PBA.UOA •

cede ed accompagna il quadro dell'emorragia esser mm1ma e non ancora si era versata interna. Nel caso di rottura della milza nella grande cavità. presto diventa percettibile una ottusità nella' . Malgrado tutto ciò, in casi com plica ti la regione splenica e nelle parti circostanti; diagnosi può essere molte volte difficile, ed essa acquista la seguente f'orma ed estensione ~n questi casi, davanti alla complessità e alla imponenza dei sintomi, il chirurgo è autoriza decubito orizzontale: Occupa tutta la r egione della milza, so1·- zato a praticare la laparotomia, che sola può passandone per alcune dita trasverse i limiti, indirizzare alla cura opportuna. si estende alla regione lombare, si prolunga *' all'arcata di Poupart ed alla regione ipoga** La cura della rottura della milza è un strica. In questo punto, per l'accumulo del compito affatto moderno della chirurgia adsangue, riscontrasi l'ottusità più aRsoluta. La dominale. Sicchè il prognostico, per quanto linea superiore decorre a mo' di arro, congrave, non dà le impressionanti cifre della verso verso l'alto, da un legamento di Poustatistica di V1NCENT. part all'altro, passando al di sotto dell'omAccenno appena alla cura conservativa: belico. Anche nella regione lombare destra • • cauter1zzaz1one, sutura, tamponamento, che . ' s1 trova una ottusità meno estesa. L'ottusità non è possibile praticare, se non in lesioni che risulta dalla emorragia, per la differenza piccole ed in casi determinati. dei rapporti statici è essenzialmente diffe· La legatura dei vasi splenici, proposta da rente da quella dell'ascite, in cui le pareti CLEMENT LucAs, allo scopo di atrofizzare i addominali sono :tlaocide e le anse nuotano libere sul liquido uniforme La forte tensione tumori inoperabili, secondo V AN VE;RTs, non è delle pareti addominali, l'accumularsi di coa · stata adoperata che una sola volta e con guli e di sangue fra ...e anse intestinali, fanno insuccesso. Essa deve respingersi, sia per la sua non facilità tecnica, sia per la possibilità sì che il cambiamento dell'ottusit à non sia di produrre lo sfacelo secondario dell'organo. troppo evidente. La splenectomia è la suprema risorsa del La contrazione delle pareti addominali è un altro dei sintomi, ohe, per quanto sia co- chirurgo e tutt'affatto recente, perchè nè mune ad altre lesioni viscerali pure merita AoELMANN nella statistica del 1887, nè R1EG' di esser tenuto in seria considerazione per NER, pubblicandone un caso seguito da guarigione nel 1899, trovano esempi nella lettela costanza colla quale si presenta. Nelle rotture della milza, essa è più note- ratura medica. Ma possiamo però rilevare vole alla parte superiore dell'addome. mentre dall'esame bibliografico che quest'operazione poi si diffonde a tutti i muscoli della parete fu eseguita per la prima volta da Rono1K ed anche al cremastere, per cui i testicoli nel 1885 ; che fu indi eseguita nel 1887 da sono attirati verso gli anelli inguinali e lo CRoFT, e nel 1888 da P osTEl\IIPSKI di Roma. Le osservazioni si sono man mano moltipli· scroto retratto. Questo sintoma noi lo troviamo m enzionato cate, talchè nel 1897 V ANV"ERTs, nella tesi sulla Splenectomia, rit1nì 18 casi con 8 guain molte osservazioni. Segnalato nel 1897 al Congresso di chirurgia f'rancese da D EMoNs, rigioni e 10 morti. Di questi casi di morte, L E D ENTu, M.1c1-1F.Aux, Gu1NAR0, esso è stato sei non sono illust rati dall'autore; gli altri studiato specialmente da H AR1 MANN e da quattro sono cosi ripartiti: una volta la morte avvenne alla. fine dell'operazione ; un'altra TRE~DE.LENBUR G nel lavoro citato (1), i quali gli attr1bu1scono un valore patognomonico per la volta (Rooo1cK) per emorragia secondaria e rottura di visceri addominali. Secondo TREN· rottura del rene sinistro ; in un'altra n on fu DELENBURG, questo fenomeno è provocato ve- potuto ben assodare la causa, e infine in rosimilmente della irritazione chimica e mec- un'altra (D EMOULIN) per peritonite, 57 or e d op o canica del liquido sparso nel peritoneo. Si l 'intervento. Più recentemente, F ÉVRIER potè presentare comprende, come nel caso da me riferito n on . ' al Congresso di Chirurgia F rancese del 1901, s~ notasse alla prima osservazione del paziente, quando la, raccolta del sangue doveva un rapporto n el quale raccolse 46 casi di splenectomie fi no allora compiute, per rot• t1) V edi bibliografia. ttrra della milza, con un totale di 23 guari· ( 5)

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IL POLICLINICO

gioni; ai quali, aggiungendo il caso comunicato da GÉRA RD MARCHAND allo stesso con, grasso, terminato con guarigione, si arriva ad un totale di 47 operazioni con 24 guarigioni, cioè una mortalità del 49,10 per cento. Questa mortalità è certamente inferiore a quella data da VANVERTS, che giungeva al 55,5 per cento, ma notisi che in questa statistica l'autore non comprende alcuni gravissimi casi operati in eccezionali condizioni, e perciò seguiti da insuccesso.

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[ANNO IX,

R r·v I s TE MEDI.CINA

Applicazioni clinicl1e della citodiagnosi nt1i versa111enti delle sierose. (DESOS . .Rev. de méd.,

s. a., nn. 9 e 10).

Benchè la oitodiagnosi come metodo clinico abbia poco più di due anni di esistenza (le prime com11nicazioni di Wrn.A.L e R,\.v AUT sono * del 30 giugno 1900) numerosissimi sono già i * * Dal caso da me riferito e dalle brevi os- lavori su di essa e assai seducenti per la cli· servazioni che ho fatto seguire, credo poter nica i risultati che se ne vogliono trarre. concludere che la diagnosi di rottura della Tuttavia un gran numero di clinici non a~­ milza è alcune volte e~tremamente difficile. cetta ancora che con riserva questi risultati~ In tutti i modi, la laparotomia esplorati va dubbiosi sul lor o reale valore. L' A. ha voluto quindi in una rivista sintede\'e essere di grande sussidio al chirurgo, perchè spesso essa sola, nei _traumi addo- tica mostrar·e quale è lo stato attuale della minali, praticata in tempo, può indirizzare questione, qual' è cioè nell'ora presente il suo valore pratico. alla cura. Ma prima di tutto si deve fissare bene la La splenectomia per rottura della milza, tecnica del metodo perchè in citologia minime sebbene ancora operazione gravissima, è 9-e- differenze nel modo di procedere bastano a stinata a diventare tanto più innocua, quanto spiegare importanti divergenze nei risultati. più la diagnosi e l'intervento saranno pre- Ora la tecnica comprende essenzialmente tre • CO Cl. opera2Ji oni principali : Roma, aprile 1903. t. La racl.olta del liqziido. - In generale basta una siringa sterilizzabile di 5 eme. con BIBLIOGRAFIA. la quale si raccoglie il liquido per mezzo di BARALLIER A. Coritrib11ttio11 à l' étride des rupt1ires una puntura esplorativa; soltanto per la pun· spontanées de la rate . Arch. génér. de l\iléde· tura lombare, nell'esame del liquido cefalocine. Paris, 1888. rachidico. occorrerà 11n ago speciale. FÉVRIER. Procès verba.u x, mémoires du XIV Con· 2. La formazione del sedimento. - TJna grès de Chirurgie. Paris, Alcan. difficoltà per ottenere questo dipende da ciò GÉRARD·MARCBAND. Note sz:ir la cliirnrgie cle la che un gran numero di liquidi da esaminare rate. Idem. essendo fibrinosi, la fibrina che coagula rinKRABBEL. Ueber Mi/.ze.,l'firpation n;cgen, snbacuter Zerchiude nelle Slle maglie una notevole q11antità reissung des Organs. Deutsch. Med. Woohen., di elementi cellulari ; quindi si deve .xicorrere 1899. alla defibrinazione e alla centrifugazione. Per RrEGNER. Ein, Fall vo1t zerrisse1ie11 Mil.ge.,vtirpation, ottenere la prima ba~ta agitare fo1"temente il Berliner klin. W ochen., 1895. liquido e&tratto e riposto in un tubo di saggio V ANVERTS. De la splé1iecto1nie. Thèse de Paris, contenente piccole perle di vetro, dopo di che 1897. con la centrifugazione si raécolgono gli ele\INCENT. Szir le prog1iostic et traitenie1it des rllph1,,·es menti al fondo del tubo. de la rate. Revue de Ohirt1rgie, 1893. Ma q 11ando si può avere il liquido subito W . H. BATTLE. L egatz:ira de; vasi splenici. Medical dopo la p11ntura è molto meglio ricorrere, Press and Oirc1ùar, 1893. (In V ANVERTS. Loco senza attendere che cominci la coagulazione, alla centrifugazione immediata con un appacitato). recchio rapidissimo e in tubi ad estremità af· TRENDELENBURG. [Jeber J11ilzextirpatio11 n•egen, Zer· reiss111tg der .Milz dnrcll stn111pf Ge1valt, nber ' filata, a fine di meglio raccogliere gli elementi figurati nel fonclo. È da sapersi peraltro che La1;aroto111 ie bei .~cltn:eren Ba11cltco11tnsio11 tiberla centrifugazione immediata dà una proporliaupt. Deutsch. lVIed. W och., 1899, p . .653. zione di elementi polinucleari e di grandi cel· POSTEMPSICI P . Go11.h1sioue del pol1none destro e i/ella lule mononucleari un poco più forte che la 1n ilza. D1jficolfà di diaguo . .·i; SJJ/euecto111 ia. Lo defibrinazione con le p erle. Spallanzani. Ron1a 1 88.

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[ ANNo IX, F Asc. 26]

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SEZIONE PRATICA

Ottenuto il sedimento. quando questo sia troppo aderente al fondo, bisogna diluirlo nel poco di liquido che resta, aspirarlo con una pipetta e farne : 3. I preparati. - Questi possono essere secchi o umidi. Per i primi si distende con un ago di platino una goccia deposta su di un vetrino, in modo da formare una serie di cerchi semp1·e più grandi e poi si di3secca agitando il vetro all'aria libera o tenendolo in prossimità d'una piccola fiammella (una temperatt1ra troppo elevata potrebbe provocare alterazioni profonde negli elementi cellulari). Q11i odi si fissa il preparato con l'alcool-etere o meglio con il cloroformio e si colora. La colorazione usuale si fa con l 'emateina-eosina; ma se si ha interesse speciale di mettere in <..,videnza le granulazioni neutrofile si adoprerà il triacido, se le basofile, il bleu di Unna o la tionina, se le granulazioni iodofile, glicoge· niche, i vapori di iodo. Per i preparati umidi basta depositare la goccia nel porta-oggetti e ricoprirlo con un copri-oggetti, ma quando si voglia conservare questi prepa1·ati 'bisogna fissarli con i vapori osmici, colorarli e racchiuderli in paraffina nei vetrini con incavo. Ad ogni modo di uno stesso liquido bisogna far sempre più preparati per essere più sicuri nel reperto. Gli elementi figurati che si rilevano nei ' rersamenti delle sierose (sie1·osi, siero-fihrinosi, emor1·agici ed esclusi naturalmente i purulenti) ono: 1) globzili rossi, in quasi tutti i versamenti, anche quando l'aspetto sia del tutto sieroso ; 2) glob1ili bia1zclii di due specie: polinucleari (le diverse granulazioni dei quali si colorano ron i diversi colori menzionati) e mononucleari che a loro volta comprendono i linfociti (più importanti, piccoli, rotondi regolari a nucleo m olto grande facilmente colorabile) e i grandi mononucleari (più grandi dei polinucleari. a p1·otoplasma pallido, nucleo netto e limitato); 3) celtz1le endoteliari, elementi di desquamazione della sierosa di dimensioni enormi in confronto ai globuli ro si e ai leucociti a nucleo circolare, a protoplasma uniforme. Quando sono riunite formano dei gruppi caratte1·istici a contorno policiclico. Queste cel· lule ono spesso alterate· .J..) in casi peciali le cellztle ca1zcerose, mo· nonucleari, pii1 grandi in generale delle endoteliali, a protoplasma vac1tolizzato. Ma gli elementi capitali per la citologia -ono dati dai leucociti polinucleari e linfociti e dalle cellule endotelia1~i. E la loro p1~opor-

zione varia a seconda della natura del versamento : di qui le varie formule citologiche, la citodiagnosi. WmAL e RAv AUT ottenne1·0 pe1· la pleura , una formula che fu poi generalizzata ai ,·ersamenti di tutte le sierose, costituendo la legge gene1·ale di citologia. E cioè : a) linfociti: versamento tnbe1·colare ,· b) Cellule poli1i11cleari : versamento i11fia111-

11iatorio ,· •

c) Cellule endoteliari: versamento 111ecca -

lllCO.

Si vedrà ora. però sino a qual punto questa legge generale è realmente applicabile alle diverse sierose e quali modificazioni deve subire per ciascuna di esse. Per la plezl1·a si può affermare che la legge generale non patisce eccezioni. La natura delle pleuriti fu controllata con tutti gli altri metocli diagnostici (cultm·e, inoculazione crioscopia, iniezioni di tubercolina. sierodiagno i) e i risultati furono sempre conco1·di. La ple111·ite tz1,bel'·cola1·e pri1rtitiva (la maggior parte clell antiche pleuriti a /1·zgo1·e) è ca1~attorizzata da una formula nettamente linfocitaria. con questa sola rise1·va che all'inizio può presentare la fo1~mula di una pleurite infiammatoria o anche di una plet1rite meccanica, ma la dia· gnosi citologica r estò dubbia soltanto nei primi dieci giorni di malattia. Per la plezl1·ite ttlbercolare seco1zda1~za (che si sviluppa in individui con lesioni JlOlmonari evidenti) i risultati sono meno netti perchè gli elementi che si ritrovano nel liquido pleurale sono scarsi e in gran }Jarte alterati ma le conclusioni possono essere le seguenti: quando la pleurite ,,.olo·e a guarigione i ha il reperto della pleuro-tubercolosi p1·imitiva. quando te molto più spesso) si avvia alla cronicità gli elementi cellula1·i. polinuc_leari in massimo numero, si alterano assai pre to e diminuiscono semp1'e più. Le ple11riti injìam11zatorie {pneumococciche. streptococciche, da bacillo di Eberth, reumatiche ' Tere) sono caratte1·izzate da un'abbondanza cli polinucleari, massima nelle forme streptococciche e in quelle di pneumococco con tendenza alla pu1·ulenza. minore in quell di pneumococco cl1e restano sierose e si 1·ia · orbono rapida.mente e minore ancora nelle pleuriti tifiche e nelle reumatiche dove i trovano anche linfociti e numero e cellt1le encloteliali e che semb1·ano forn1a1·e 1 anello di congiunzione tra le i)leuriti }JUramente infiam· matorie e quelle del grLl}Jpo eg11ente. Infatti nelle ple111·;1; 111ecca1zicl1e tcom1>r ndenti in maggio1· }Ja1·te fo1·me cli patogenesi ancora poco chiare: pleuriti dei brightici ~ ( 7)

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IL POLICLINICO

dei cardiaci, pleuriti per congestione ed in· farti) si ha abbondanza di placche, di cellule endoteliari, insieme con elementi polinucleari quando vi sia partecipazione di un elemento infiammatorio importante. Ma l'assenza dei linfociti fa sempre distinguere queste forme da c1uelle tubercolari, con le quali è talora in altro modo assai difficile di differenziarle cli· nicamente. Le pleuriti cancerose hanno talvolta la for· mula del gruppo precedente, ma spesso si nota la presenza degli elementi caratteristici: le cellule cancerose. Il liqz,iido cefalo-rachidico non è in senso as· soluto assimilabile a un versamento di una sierosa; tuttavia anche ad esso si è cercato di riportare i risultati ottenuti dal pt1nto di 'rista citologico per i liquidi pleurici. E si sono studiate a questo scopo non solo le me· ningiti, ma anche le malattie nervose, le malattie mentali, le infezioni, le intossicazioni e i traumatismi. Per le meningiti le prime osservazioni, dovute al WIDAL, SICARD e R.A.V.A.UT concludevano per lo schema generale: linfocitosi meningite tubercolare; polinucleosi - menin· gite acuta non tubercolare. Però ulteriori espe· rienze hanno dimostrato che non si .deve attendere nelle meningiti una formula così pura come nelle pleuriti, ma bisogna conten· tarsi di trovare nelle i orme tube1.. oolari una maggioranza di linfociti e sapere che, a lato cli questi si può trovare, anche al di fuo1'i di ogni causa modificatrice, un gran numero di polinuolea1·i. Inoltre si deve por mente anche alla diversa forma anatomica della meningite tubercolare stessa e così mentre nella forma dell'infanzia, a decorso rapido è più facile trovare la formula linfocitica; nelle fo1..me degli adulti, a decorso lungo e con tendenza alla caseificazione si troverà più facilmente una predominanza di polinucleari. Ma nulla vi è di assoluto. Nelle meningiti acute non tubercolari invece l'accordo è p erfetto per una netta poli· nucleosi: reperto che sarà assai utile per la diagnosi di queste forme (meningiti da pneu· mococco, da stafilococco, da meningococco, ecc.). Però la polinucleosi può diminuire negli ul· tiini giorni della malattia per . cedere posto a una linfocitosi, la quale disparirà a sua volta a guarigione completa. WIDA.L spiega la po· linucleosi come l'indice della lotta contro i muscoli, debellati i quali non si avrà più ohe tm'esagerazione nel numero normale dei lin· f ociti ' i quali, come si s~ non sono elementi fagocitari. Nelle »zalattie nervose l'esame istologico è (8)

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IX, F ASC. 26]

assai importante per la diagnosi della tabe, della paralisi generale, delle meningocitosi dove si riscontra, e anche in modo precoce, una costante linfocitosi ; e quindi tale esame è utilissimo pe1· la diagnosi con le nevrosi o affezioni dei muscoli e dei nervi con le quali quelle si potrebbero confondere; avendosi in queste ultime, come pure nei tumori cerebrali, nelle lesioni a focolaio, nel mal di Pott, un difetto notevole di elementi cellulari, i quali spesso sono anche così rari come allo stato normale. Nel tetano e nella leucenzia si sono avuti dei risultati negativi; mentre si è osservata una linfocitosi nel liquido cefalo-rachidico di malati di affezioni sifilitiche del sistema ne1~­ voso, ma anche di sifilitici in apparenza senza disturbi, il che, secondo WIDAL, deve guidare il medico ad un esame scrùpoloso del sistema nervoso, a fine di scoprire in questo alteraz;ioni che altrimenti sarebbero rimaste sconosciute. Nulla di concreto si può dire ancora per l'alcoolismo, il saturnismo, l' idrargi1·ismo ero• nico.

Nelle lesioni t1·aumaticlze del Cl'anio, a.ccompagnate da irritazione meningea, si può avere linfocitosi del liquido cefalo-rachidico, fatto che deve essere tenuto presente per non ingannarsi con l'esistenza di una meningite tubercolare. Finalmente la rachicocainizzazione si è visto produrI·e una polinucleosi che dura 4 o 5 giorni per ·f ar posto ad una mononucleosi che sparisce anche essa in 10 o 12 giorni; fenomeni che non sono stati osservati con la semplice puntura lombare. Liquidi pe1·icardici. - Le ricerche su di essi sono ancora poco numerose, perchè è raro che si abbia da pungere un malato di pericardite sie1'0·fibrinosa; tuttavia le poche osser· vazioni che si hanno (due su pericarditi tubercolari e una su una pericardite brightica) sono d'accordo con la legge generale. Per i liqziidi del pe1~itoneo le ricerche sono scarse e i risultati contraddittorii. . Per la vaginale del testicolo e per le sierose a1·ticola1~i risulta dalle osservazioni citologiche abbastanza numerose fatte che il contenuto cellulare d'un versamento è più in rapporto con la sua modalità clinica, con il suo grado più o men.o grande d' acuzie o di cronicità che con la cat1sa che gli ha dato origine. La presenz;a dei polinuoleari sopratutto indica 1 acutez;za del processo morboso, sia infettivo~ tossico, o traumatico. La punt1tra (all'inft1ori dell acuz;ie del pro· cesso) sembra inoltre essere un agente irri-

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SEZIONE PRATIOA

tante assai intenso perchè è seguita dall'apparizione di numerosi }JOlinucleari e questo fattore deve essere sempre ben t enl1to }Jresente n elle ricer che citologiche su queste sierose, potendo pe1· esso . modificarsi del tutto la formula primitiva. Per concludere, la citologia delle pleuriti è quell a cui si può già attribuire il maggio1· valore. ma anche la citologia del liquido cefalo-rachidico ci mostra la sua utilità sopra· tutto p er la diagnosi di ce1·te affezioni organiche del sistema nervoso. Per le meningiti se non sempre l'esame citologico ci sarà utile per la diagnosi di natura, esso sarà sempre prezioso per differenziare le infiammazioni vere delle meningi dalle semplici reazioni meningee che vanno sotto il nome di « meningismo » . Per l e pericarditi e le peritoniti le indicazioni sono ancora ins ufficienti; abbastanza interessanti per le sierose vaginali ecl artic\olari, sop1--atutto per ciò che riguarda l'evolt1zio11e di un processo morboso. ..A.tl ogni modo, per non gettare il metodo in disc1·edito non bisogna troppo generalizzare e ap}llicare a tutte l e sierose ciò che vale tJer le ple uriti. Si deve invece ricordare s ('\ mpre che le sierose reagi1·anno diversamente a seconda che esse subiscono I ,effetto di un i>rocesso lento o di un processo acuto e non solt:tnto a seconda della natura e specificità <lcl processo stesso : si vedrà allora come le cell11le encloteliari stieno ad indicare i ,·ersamenti a, e'rol11zione molto to1·pida, i versamenti tl'origine pu1--amente meccanica; i linfociti, i v·ersamenti di natura infettiva a evoll1zione st1l)·acuta o cronica; i polinucleari i v erAamenti a evoluzione acuta o i cronici in 1)erioòi rli r eact1tizzazione o sotto l'azione di un forte tra11matisn10. l\'Ia. si osser\reranno poi tutti i g1·adi di })aS· saggio ecl oltre i traumi, la specificità, le ir· ritazioni locali. l e pt1nt11re asettiche (attivi per la 'raginale e per le articolazioni, senza effetto sulla pleura) si dovrà tenei· conto anrhe clelle infezioni seronda1·ie e di altri fattori che anrora 11011 conosciamo. Roltanto q ua11do questi fattori saran110 noti"' totalmente, sarà possibile avere formule citologichP. esatte, generalizzabili. Dott. G. PEC'ORI. .

Significato clinico-patologico dell'autolisi. (U~cBER.

Ber/. /,·fin. TVoclle11 ., n. 9. 1903).

La odierna teoria dell'autolisi ebbe prece<lcnti ~ li tro,·iamo in t1n modo veramente meraviglioso nelle ricerche dell~HoPPE-~EYLER. il qual') nel 1 71 dice,Ta: <I T1ifti ,qli orga1zi cl1e p e1·1:r;;co110 11e!l'i11te1·110 dell'orga111s1110, JJe1·i-

sco1lo pe1· liq11efazio1ze, 1·a11111iolli11ze11to ... Questa macerazione, identica al concetto anato1nico dél rantmollimento non produce nessuna sostanza putrida ed è un processo che si })UÒ paragonare all'azione dei fer111e1zti diiJestiui. ~> Cosl pure i ' HA USER, studiando la presenza dei batteri negli organi di animali sani, o~­ servò che in questi organi durante la fermentazione av,.. enuta in modo i·igorosamente asettico si aveva rammollimento, disfacimento granuloso delle cellule, non che la loro degene· razione grassa: e mise q11esti fenomeni in rapporto di analogia con le metamorfosi regresse che l 'organismo vivo ci pre enta nella nec1·osi da disturbi circolatori e nutritivi. F . KRAUS trattò per il primo la questione dell'a11tolisi dal punto di vista chimico: egli studiando la degenerazione grassa constatò come in questo processo la quantità degli acidi grassi non aumenta e che perciò non esiste nessuna trasformazione del protopla ma in grasso: esperienze queste che cli poi fu1·ono confermate dal S1EGERT nel laborato1·io dell'Hofmeister. Il SALKOWSI{I nel 1891 osser,rò che il 1110mento essenziale di queste dissoluzioni chi· miche consisteva in llll processo di f ermentazione. indipende11te dall'attività delle cellule e dei batteri, nel quale i co1·1Ji albuminosi negli 01·gani (fegato e muscolo~ si scinde,Tano in prodotti tri1Jtici, come leucine. tirosina~ ipoxantinét, ecc., ecc., che designò col vocabolo di autodigestione. Q t1esti stessi fatti furono ancl1e constatati dallo SC'HWIENING e dal BIONDI. disce1Joli del SALKO'\VSKI.

Se non che la natura c1i questo processo chimico intracellularP fu riconoscit1ta soprattutto c1allo ,JACOBY~ il quale lo consiclerò come un IJI'OCPsso fermentativo s11i ,qe1zeris. essenziaJmen te dive1·so da quello della dige tione. e lo chiamò azlfolisi. Egli riuscì acl isolare il fermento <tutolitico atti,.. o clal fegato, e p1·0,.. ò che ql1esto fermento scompon e le sostanze al· buminoicli <lel fegato e dei mus eoli pre,-a. lentemente in pr·odotti finali triptiei: :tmminoacidi (leucina. tirosina e O'licocolla) e ba. i. con una abbondante e contempo1·a11ea 1)rocl11· zione di ammoniaca. fe:lcilmente elin1inabile. Il fenomeno della decom1Josizione clell'albu· mina, dopo morte. n el enso (lell'at1toli. i ft1 constatato cla numero i i11,pe .. tig:ttori: H1:01s • e RowrJA..i.~D (milza. reni. glanclole li11 fa ti<' h~ cuore), C'ONRA.DI e KcT CHER (ti1110 ). .J.A.<'O ll1~ (polmone), M ..\.TTHES (}llacenta). \ ... oGEI.1 {nlll· scolo). KcT CHER e EEll.-\.~X (Ilarete inte...,ti· nale)~ ecc .~ ecc. È con idere,-ole il nu1uero clei i>rodotti di 1f '

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IL POLIOLINIOO

scissione autolitica che si hanno dalle sostanze albuminose: proteosi, aminoacidi, diamm.inici, diamminoacidi. Secondo il MAGNUS·LEV y l'a· cido lattico è verosimilmente un prodotto di autolisi del fegato. Ora si domanda: questo fermento autolitico agisce anche INTRA VITAM nell'o1'!Janis1no? La soluzione di un tal quesito ci dirà se l'auto· lisi è un fattore importante nei processi in· termediari del ricambio materiale, o è sol· tanto, per dirla con l'HoFMEISTER, una specie di lavoro di seppelli1nento del protoplasma morto. Lo J ACOBY ritiene essere l'autolisi un f eno· meno intravitale; egli riscontrò nei tessuti vivi la leucina e tirosina; i prodotti di questo fenomeno in condizioni normali sono trasportati via dalla circolazione, sfuggendoci così la prova locale della loro formazione. Un altro argomento a favore della tesi emessa dallo J ACOBY lo si ha in alcune osservazioni dell' A. Costui potè constatare in certi essudati tolti di fresco la presenza di prodotti di decompo· sizione autolitica, i quali certamente debbono trovarsi in questi essudati come in un serbatoio sterile, e solo lentamente raggiungono l'alveo circolatorio; durante il processo di autolisi in vitro, l' A. riscontrò aumento con· siderevole di ammoniaca facilmente separa· bile e diminuzione corrispondente dei corpi albuminoidi genuini. L' A. fa osservare come il detto essudato dopo alcuni gio1~ni ch'era rimasto entro un recipiente (quello che si adopera per lo studio dell'autolisi), presentava un precipitato fioccoso, insolt1bile nell'acqua, solubile solo in parte negli acidi e col riscaldamento, difficilmente solubile nella liscivia, dotato delle reazioni proprie dell'alb11mina ; per la quantità considerevole di fosforo che conteneva questa sostanza fu considerata dall' A . quale un prodotto di scissione simile alle nucleine. Ricerche ulteriori diranno se vi ha o no rapporto tra le osservazioni dell' A. e quella del SrnoN, il quale constatò la pro· duzione spontanea autolitica di precipitati nei succhi organici. Lo ScHUTZ sperimentando sop1~a liquidi ottenuti con la puntura, non riuscì a dimostrare la presenza di nessuna scissione autolitica dell'albumina. Questo reperto negativo non infirma, secondo l'A., il reperto che per lui fu positivo. La ragione è la seguente. Il liquido sperimentato dallo ScHi:TTZ mancava delle condizioni favorevoli al fenomeno, le quali invece esistevano nell'essudato che studiò l' A. Questo essudato infatti proveniva da un p1~ocesso flogistico cronico del cavo addomi·

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nale: e perciò conteneva n11merosi leucociti, i quali sono appunto la sorgente del fenomeno autolitico: inoltre le condizioni d'assorbimento da parte del peritoneo essendo sfavorevoli a motivo delle alterazioni anatomiche, si intende come . potesse aver luogo un aumento dei prodotti di scissione antolitica. Anche l'aumento considerevole di ammoniaca che si i·iscontra in cotesto essudato è un'altra prova, la quale dimostra che questa forma di decomposizione dell'albumina deve svolgere la sua parte anche nell'organismo •

VIVO.

La conoscenza dell'autolisi nell'organismo vivo ci serve innanzitutto ad intendere certi fenomeni intermediari nella decomposizione della materia. Il fenomeno dell'autolisi ha importanza anche nel campo della patologia: e dapprima. nelle metamo1·fosi regresse e necrosi. Secondo il W EIGERT nella nec1·osi v'ha una parte che è svolta dal fenomeno della coagulazione, il quale però non ha nulla da fare con l'autolisi. Il CoNRADI ha potuto constatare che nell'autolisi si formano sostanze capaci d'impedire la coagulazione, le quali si contrappongono alle altre sostanze da lui tro· vate, e che favoriscono il fenomeno della coagulazione medesima. Il fenomeno normale della autolisi può, in certe condizioni patologiche, subire un aumento del tutto anormale. Così lo J ACOBY ha mostrato che le decomposizioni antolitiche, le quali si osservano nel fegato normale, sono qualitativamente identiche a quelle che si riscontrano nell'avvelenamento dal fosforo o nell'atrofia acuta gialla del f~gato. Questi processi morbosi sembrano determinare un aumento tale dell'attività autolitica negli organi, P-he l'organismo non è più in grado di combinare i prodotti dell' autolisi, specie la leucina e la tirosina, e perciò li immagazzina nei tessuti. · Un aumento dell'attività fermentativa au· tolitica fu dal PETRY riscontrato anche nel carcinoma. Anzi F. M"OLLER giunge a dire che la deficienza di acido cloridrico nello stomaco affetto da neoplasma cancerigno dipenda, almeno in parte, dai fermenti autolitici, che sono segregati dal carcinoma, e che fo1·niscono i prodotti basici neutralizzanti. Se non che l' A. fa osserva1·e contro questa opinione del Mi:JLLER che tali prodotti basici sono in quantità troppo scarsa da poter neutralizzare un succo gastrico contenente acido cloridrico e secreto in modo continuo; mentre d'altra parte la deficienza di acido cloridrico


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SEZIONE PRATICA

la si osserva anche in quegli individui in cui il carcinoma risiede lontano dallo stomaco. Forse maggiore è la importanza che l'autolisi ha in certi processi di restitutio ad integrum dell'organismo, specie dove vi sono in· filtrati patologi~i da disgregare e riassorbire, come è il caso dell'infiltrazione polmonare, e s oprattutto dell' epatizzazione grigia; quivi, secondo il Mi:JLLER, il fermento autolitico è somministrato dai leucociti emigrati come nell'atrofia del fegato esso è somministrato delle cellule epatiche. Stando alle ultime osservazioni dello JA· coBY i fermenti autolitici sono attivi specifi· camente solo sulle sosta11ze albuminoidi di quegli organi dai quali essi discendono; al contrario essi fermenti agiscono in modo ete· rolitico sull'ulteriore trasformazione dell'albumose e del peptone. Resta a dimostrare se certi p1~odotti auto· litici delle molecole dell'albumina abbiano proprietà battericide, siccome vuole il CoN· RADI, e se perciò l'autolisi possa costituire un mezzo di difesa dell'organismo. Dott. E. GuGLIELMETTI.

O:HIRURGIA

Contributo alla casistica dell'ernia inguinale dell'ovaio. (PERI. Sestri Po1ie11te. Con.qresso i1iter1iazio11ale di

Madrid - Sez. XIII, b) Ginecologia).

Riferisce due osservazioni personali: 1. Ernia inguinale, acquisita, libera, dell'o· vaio sinistro in fanciulla di 4 anni - Pro cesso radicale Bassini, previa riduzione dell'ovaio - Guarigione p er pri11ia11z. 2. Ernia inguinale sinistra, acquisita, irri· ducibile, dell'ovaio, in donna di 22 anni Sbrigliamento delle aderenze fra l'ovaio e il sacco - Riduzione - Chiusu1·a a st1·ati delle pareti addominali secondo il pronesso Bassini - Guarigione per prima intenzione. L'importanza della comunicazione è data dal fatto che il contenuto del sacco erniario era dato unicamente dall ovaio. Secondo Koss?tfA NN di casi simili nella letteratura non se ne conoscono ch e sei e 1'0. sulla scorta di una ricchissima bibliografia consultata, non aggiunge alle sei osservazioni, .che i due casi personali. L 'O. fa una dettagliata storia di quest 'affe· zione, int1·attenendosi quindi sulla anatomia patologica e sul meccanismo di formazione dell'ernia dell'ovaio . .Ma la ragione del lavoro

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è data dalla immensa difficoltà che ha pre· sentato anche pei più valenti chirurgi la diagnosi di questa affezione, fatta il più delle volte o durante l'atto operativo o alla autopsia. Per cui 1'0. svolge minutamente la fisioJogia dell'ovaio erniato, diffondendosi sulla sintomatologia, il di cui studio deve dare la chiave pe1· giunge1·e ad una diagnosi precisa. Questa si deve stabilire specialmente in base alle modificazioni che intervengono nel tumore, durante le mestruazioni (a1tmento ili volume e dolorabilità speciale propria clell'ovaio) ed inolt1·e ai resultati dell'esplorazione vaginale combinata ed a quelli raccolti col cateterismo uterino. Nei casi ove l'esplor·azione vaginale e lo esame colla sonda non sono poRsibili, si deve ricorrere sempre all'esame rettale. Rigt1ardo al trattamento dell'ernia dell'ovaio, la linea di condotta deve esser e uguale a quella che si tiene nelle ernie comuni. Pe1·ciò operazione radicale, secondo il processo Bassini. Solo nei soggetti nei pr·imi mesi di vita, si può 1·icorrere al cinto, il quale ha dato in questa età, buoni risultati. , Oltre a rimuovere una mol esta infermità quale è l'ernia, il processo radir.ale nell ernia dell'o,raio, ha una speciale indicazione profi· lattica., impedendo cioè che questo organo vada incontro a p1·ocessi degene1·ativi o neoplastici, come dalla massima pa.1·te degli autori è stato osservato. L'O. dice ch e l'ovaio de,Te essere asportato solo nel caso in cui presenti profonde alterazioni patologiche. Conclude che il ritrovare inaspettatamente l'ovaio in un sacco erniario non accresce difficoltà all'atto ope1~ativo, ma rivela una grave deficienza nella diagnosi, che il chi1·urgo ha il dovere imprescindibile di evita1·e. (S. d ell' A .)

Trattamento dell'idrocele col processo di Doyen modificato. (FAUGÈRE. Presse 1nédicale 1903, n. 17, p. 201-35).

Il metodo cruento è incontestabilmente. dopo • l'antisepsi, il miglior m etodo di trattamento dell'idrocele vaginale. Le pnnzioni, segl1ite da iniezioni iodate o altro, hanno inconvenienti multipli. come guarigione tardiva, frequ enza delle recidive, dolore pericolo d'ematocele, ecc. Tra i diYersi p1·ocessi: processo di Volkmann (incisione semplice) di Julliard (inci ione con r esezione parziale della vaginale), processo di Bergmann (incisione con escissionP totale della vaginale). di Doyen (inversione della tunica vaginalej, quest ultimo è il più ele· lfi 111'

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812

IL POLIOLINIOO

gante, il più 1·apido, il più efficace, specialmente colla piccola modificazione dell' A. Ecco come p1·ocede l'A.: si adopera l' anestesia locale bastando perfettamente la cocaina per iniezione sottocutanea. Si incidono ·1e borse p e1· una lunghezza di 2 centimetri e mezzo, fino alla vaginale che si riconosce per il suo colorito bluastro e si separa questa dalle tuniche fibrosa~ m11scolare e cellulare per mezzo dello scollamento. Indi si incide la vaginale e m entre scola il liquido, si afferrano i due labbri con dt1e pinze a forcipressura · si ernia la sie1·osa attraverso la breccia scrotale assieme al testicolo, e la si enuclea dal suo involucro connettivale. Allora l' A. fissa la vagina.le rivoltata per mezzo di un capito1i1zage, p1·aticato in vicinanza dell'epididimo il che impedisce sia lo svolgimento possibile dell'inversione, sia la formazione d't1no spazio mo1·to e ne previene quindi le r elative conseguenze dannose. Ciò fatto si rimette tutto a posto e si riunisce la ferita coJt 3 punti di seta. ' Dott. N. LEOTTA.

Tu111ore P.81lillare della vescica che aveva dete1·minato un voluminoso polipo che usciva per l'uretra in donna di 60 anni. (~IoRDRET.

Arc/J . 11iéd. rl'.d11.r1ers, 1900).

Si tratta di un'inferma in p1·eda, a depe· rimento gravissimo per le continue ematui·ie, con stimolo contint10 ad orinare: i sin· tomi risalgono a 6 anni prima. Obbiettivamente si tro,ra un tumore gangrenato, della grandezza di un pollice, peduncolato~ che esce fuori dall'uretra molto dila,tata acl inserzione Tescicale. proprio sul t1·igono, come si può costatare all'atto 01)e1·ati,~o, fatto otto narcosi. Detto tumore è asportato dall't1retra. È interessante il 1·epe1..to istologico che l)Ur mostrando un tipo, a prima vista, pl1ro di papilloma, fa rile,rare la presenza di nidi ed elementi epiteliali nella IJrofondità della muscolatu1·a. Dott. N . BI~i\.GI. •

Papillomi dell'u1·etere. Nefrectomia ed u1~ete1·ectomia totale. (J;E DENTlJ

et

ALBARRAN. ~-lcad.

111éd. Paris, 1899).

Riferiscono cli un infe1·mo di 33 anni, in cui era stata fatta diagnosi di calcolosi del rene destro ; pratiearono la nefrectomia, ma non tro,ra1·ono che t1na idronefrosi semplice, senza p1·e enza di calcolo. Nella convalescenza, con iniezioni }lraticate dal taglio lombare pote112\

[ANNO

IX,

FASO.

26]

rono convincersi che l'uretere non era permeabile. L 'esame cistoscopico mosti·a che l'orificio ureterale e1·a occultato da una piccola frangia papillare lunga 4 o 5 millimetri che ne fuori· esci,ra. Posta la diagnosi di papilloma ureterale, fu praticata la urete1·ectomia totale, associata alla nefrectomia, con successo. Il pezzo anatomico mostra idronef1·osi consecutiva ad un doppio papilloma ureterale. Dott. N. BIAGI.

Il va1·icocele. (Dott. O. V1sOONTINI. Progr. rnedico, 1902).

Ricordato quanto da altri si scrisse sulla eziologia ed esposte le ricerche che l' A. fece sul cadavere, crede avei· dimostrato che le iniezioni nelle vene spermatiche sono sempre meno riuscite a destra che a sinistra; che a destra le -v-alvole sufficienti si fanno più numerose man ma.no che si scende verso il te· sticolo, mentre a sinistra il numero delle valvole capaci è, conti·ariamente a quanto afferma PONNAIRE, minore. Il VrscONTINI avrebbe anche tro,rato che il numero delle valvole nelle vene spermatiche è più grande nell'età gio,,.ane, che sono più manifeste negli indi 'Tidl1i forti e ben fo1·mati, ed infine che il ' raricocele dipencle sostan·zialmente da una graduale insufficienza. delle val vole dall'alto , .. erso il testicolo p ei.· azione • meccamca. Riguardo alla cura del ' raricocele p1·ese in speciale esame i metodi di Reclus, , . . olk.. mann, Parona e N avotti e li studiò dal punto di vista della recidi,Tità e funzionalità del testicolo. Inte1·essanti sono gli es1Jerimenti fatti sugli animali allo scopo di chiarire i due punti su indicati e specialmente l'in· fluenza clella sva~inatura del testicolo e l' A. ,~iene alla conclusione che il metoùo curativo più pratico e 1·azionale è c.1uello recentemente proposto dal dott. F. Parona e i·eso noto nel Polic!i1zico, 1901. P.

TERAPIA

A p1·oposito del sie1·0 antidit·terico batte1·icida e antitossico del ùott. Ivo

BANDI.

Fino dal mese di gennaio del 1902 mi cominciai ad occupare della preparazione di un siero antidifterico eminentemente antibacterioo, allo scopo principale di provarne l'efficacia curativa nella difterite umana. Ad intraprandere tali esperienze fui indotto dalla constataziona del fatto ohe i sieri an•

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813

SEZIONE PRATICA

tidifterici del commercio, ricchissimi in principii antitossici, dimostrano per la massima parte un valore antibacterico quasj inapprezzabile; e ciò evidentemente perchè malgrado la distinzione ben marcat~ tra infezione e intossicazione e per conseguenza fra immunizzazione antibacterica e immunizzazione antitossica stabilita dalla sintesi dei più recenti studii sul meccanismo dell'immunità, nella preparazione del siero antidifterico, si tiene solo di vista ancora la produzione di antitossina in dosi elevate, trascurando completamente quella dei principii specifici che agiscono direttamente sul protoplas1na della cellt1la bacterica. Nell'accingermi a -questa prova mi prefissi di cercare un metodo che mi permettesse di poter accelerare il processo d'immunizzazione degli animali siero-produttori. Dopo una serie di esperienze mi convinsi che il metodo da me ideato, dell'inoculazione di dosi con· secutiva1nente crescenti di bacilli difterici sensibilizzati, era da preferirsi a quello dell'inoculazione delle culture sterilizzate con qualsiasi mezzo fisico o chimico. Procedetti difatti alla preparazione del siero antidifterico segt1endo tale metodo, col quale potei ottenere, in capo ad un periodo di tempo relativamente breve, un siero dotato di forte potere antibacterico e povero di antitossine, che non solo mostrò un valido potere profilattico, ma esplicò una energica azione curativa sull'uomo. In un mio articolo pubblicato nel numero del 15 settembre 1902 della Rivista medicei di S. Paolo col titolo: ~< Sulla preparazione di un siero antidifterico antibacterico; suo valore profilattico e curativo » feci note le modalità seguite nella prepara zione di que::;to siero e descrissi dettagliatamente d11e casi gravissimi di difterite guariti coll'uso di questo siero, quasi esclusivamente antibacterico. Nel numero 30 ottobre 190 Z della Deut. med. lVocli., questo stesso tema viene trattato dal W ASSER~IANN Questo sperimentatore, basan· dosi sugli studii da lui precedentemente eseguiti col b. pyocyarieus, coi quali dimostrò che inoculando negli animali veleni bacterici, si ottiene llll siero prevalentemente antitos· sico, mentre inoculando corpi bacterici si hanno a preterenza presenti nel siero principii antibacterici pensò di procedere alla preparazione di un siero antidifterico bactericida. Il W ASSERM ..\NN, in seguito ai risultati di alcune esperienze preliminari, trovò chs l'ino· culazione di forti dosi di bacilli difterici morti, non veniva sopportata dagli animali

da lui prescelti (conigli) i quali morivano di marasma dopo le prime inoculazioni. Egli pensò allora di adottare il metodo seguito dal KocH per i bacilli tubercolari. Disseccò i bacilli difterici già ucc1s1 per l'esp osizione a 60° per 24 ore, e quindi li polverizzò finemente. Trattando queste polveri con t1na soluzione di etilendiamitia al 0.1 per cento secondo il metodo di Aronson, filtrandola quindi e centrifugandola, il \ \ TAS· SERMA NN ha ottenuto un liquido di colorito giallastro che contiene gran quantità di sostanze estratte dai corpi dei batteri. Questo liquido inoculato negli animali re· cattivi li ucci·le per intossicazione difterjca giacchè rimane aderente ai corpi bacterici una certa quantità di tossina che il vV ASSERMA NN neutralizza aggiungendo al liquido una dose sufficiente di antitossina. Il \ VAS· SERMANN inoculando a più riprese nei conigli questo liquido per via endovenosa n ella quantità di c·1.c. ~-4 ogni volta, è giunto ad ottenere tln siero dotato di un'azione energica sul micoplasma bacterico, i·n vit'l·o. Come si vede questo processo è di gran lunga più complicato di quello che io adottai, ben più semplice e di più celere attuazione. Nel mio processo la completa n eutralizzazione della tossina contenuta nei corpi bacterici si ottiene colla poca antitossina esistente n el siero antibacterico usato per la sensibiliz· zazione dei bacilli. Il materiale preparato secondo il mio rrte· t odo, viene sopportato agevolmente entro certi limiti. come quello preparato dal W AsSERMANN, anche da animali ipersensibili alla difterite quali il coniglio e la cavia. Il siero degli aninali immunizzati colle inoculazioni consecutive di bacilli difterici sensibilizzati, ha manifestato uno spiccato potere bacteriotossico i1i vit ro ed un'energica azione cura· tiva nella infezione sperimentale e nella difte1~ite umana. Oltre ai Bette casi di difterite trattati con questo siero nell'ospedale d'isolamento per le malattie infettive in San Paolo, ai quali accennai nella mia memoria, debbo aggiungerne altri, curati da alcuni medici di questa città, nella loro clin ca privata, con risultati sempre soddisfacentissimi. Da questi risultati viene piena.mente confermata la veridicità del concetto al quale informai le mie ricerche, concetto così formulato nella mia antecedente memoria: re Per quanto la dif't erite debba. evident~· mente considerarsi insieme al tetano come il prototipo delle intossicazioni da prodotti bacterici, e l'indicazione alla cura di es a debba 1

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814

conseguentemente risiedere in primo luogo nella neutralizzazione dei prodotti tossici elaborati dai germi e m~ssi in circolo, pure, sovratutto, in casi speciali, l'azione di un medicamento che tende ad agire direttamente sul protoplasma bacterico, non è da trascurarsi. » In base a queste considerazioni, risulta dunque evidente che un siero antidifterico, ricco di antitossine e di anticorpi, sarà il siero curativo ideale nella ditterite umana. E' ben vero che i due sieri possono prepa· rarsi separatamente, ed essere usati al tempo stesso, quando il caso lo richieda ; ma per la pratica è assai più con veniente l'avere le due proprietà specifiche riunite in un solo siero. D'altra parte la preparazione di un tal Hiero bivalente non presenta serie difficoltà tecniche: di ciò potei convincermi pro· cedendo alla immunizzazione antitossica della capra da me già fortemente immunizzata contro il b. difterico. Con tutta la probabilità, il fatto che l'animale da me u~ato possedeva già un f'orte grado d'immunità antibacterica, mi fu di grande aiuto in questa prova; però, ad accelerare il processo imm11nizzante, contribuì validamente senza dubbio il metodo da ma seguito, consistente nell'eseguire l'inoculazione della tossina difterica in una vena giugulare, mentre al tempo stesso nell'altra giugulare veniva introdotta una quantità di antitossina sufficiente per neutralizzare la tossina inoculata. La quantità di tossina che inoculai la prima volta nella capra, seguendo tale metodo, f'u di 10 eme. La dose minima mortale di questa tossina era di eme. O. U5 per cavie di 300 grammi. La prima inoculazione endovenosa di toxina difterica praticata nella capra, fu adunque di 200 dosi m. m. per 60 chilogrammi di cavia. Come si vede, una quantità di toxina enorme, per un organismo che possedeva un immunità antitossica mi· nima (U. I. 15 per eme). Eseguendo con tale metodo inoculazioni consecutive di toxina di sette in sette giorni, aumentandone la quantità di dieci eme. ogni volta, fino a raggiungere la dose di sessanta eme. in una. sola iniezione, al termine di un mese e mezzo di trattamento (circa sei settimane ) il siero di sangue della capra in trattamento raggiunse il titolo di U. I. 120 per eme., senza perdere il primitivo valore antibacterico, conservato a mezzo di inoculazioni sottocutanee di corpi bacterici, intercalate colle iniezioni di toxina. Da ciò devesi dedurre, che mentre inocttlando miscele di toxina e di antitoxina equivalentisi poste I

LANNO IX,

IL POLICLINICO

1 J.

FASO.

26]

a -contatto in vitrro, non si riesce ad indurre in un organismo recettivo una immunità attiva accentuata, le inoculazioni di toxina e antitoxina in dosi equivalentisi, eseguite contemporaneamente in differenti località nello stesso organismo, vi determinano rapidamente la comparsa di quantità rilevanti di antitoxine circolanti nel sangue, accelerando il processo dell'immunità attiva. Con tutta probabilità, mentre da un lato le toxine introdotte nel torrente sanguigno tendono a combinarsi coi recettori tossofili aderenti alle c ~llule, dall'altro i gruppi aptofori tossofili liberi, introdotti nel sangue col siero specifico, esplicano la loro attività, neutralizzando l'ulteriore azione delle toxine, per la grande affinità eh' essi hanno col gruppo aptof·oro della molecola toxica. La combinazione della toxina coll' antitoxina, non è quindi jmmediata nè completa, come avviene nelle miscele fatte in vitro, ma viene a stabilirsi tra i due processi reattivi, uno fra le toxine e gli elementi cellulari toxofìli, l'altro fra le t oxine e le antitoxine introdotte nel sangue col siero specifico, un equilibrio, alla determinazione del quale debbono senza dubbio entrare in giuoco i poteri fisiologici dell'organismo. Mercè questo equilibrio, i gruppi cellulari a ciò preposti vengono stimolati alla ipersecrezione di nuovi recettori, gran parte dei quali andranno poi a costituire i gruppi aptofo'r i tossofili liberi nel torrente sanguigno, ossia le antitoxine specifiche. Jn un animale recettivo alla difterite si può adunque, seguendo tal metodo, determi· nare l'immunità antitossica attiva in un tempo relativamente breve, e il processo riuscirà più agevolmente, se l'animale siero-produttore possedeva già una stabile immunità antibacterica. In conclusione, usando le debite cautele, si può giungere agevolmente ad ottenere da uno stesso animale un siero antidifterico energicamente bactericida e ricco di antitoxine; ciò che rappresenta senza dubbio il desideratum nella siero terapia della ditterite. 12 marzo

1~03.

'Del siero antistatlloeoceico. (Dott. PRt>sCHER. Derl-tsclze 1ned. Woche1i., n. 11, 1903).

L' A., riconosciuta la grande importanza che la sieroterapia può avere nei casi di grave infezione generale, in cui il ferro chirurgico si mostra impotente ad arrestare il diffondersi dell' intossicamento accenna alla questione della identità degli stafilococchi e ricorda i la·


:ANNO

IX,

FASO.

28)

vori fatti in proposito dal V AN DE VELDE, dal R. KRAUS, dal NEISSER·WECHSBERG, non che i propri; ciò detto riferisce alcuni suoi esperimenti di sieroterapia antistafilococcica. L' A. si servì di un siero ottenuto da capre che aveva previamente immunizzate con cul~ ture di stafilococci dotati di un alto grado di virulenza. Questo siero inoculato ai conigli nella dose di eme. 1-5 li i·endeva immuni contro una dose 5-7 volte letale di cultura degli stessi stafilococci. Esso inoltre agglutinava gli stafilococci all'1 : 2500 di diluizione. Per grandi quantità di siero si presta benissimo il cavallo, il quale normalmente possiede un antico1·po contro la stafilolisina, e quindi può essere immunizzato anche più facilmente della capra. Fino1·a non vi sono metodi propri per determinare l'intensità del siero antistafilococcico. L' A., in seguito a numerosi esperimenti, si è convinto che tanto i topi quanto i porcellini d'India non si prestano pe1· questa dete1·minazione; si prestano invece i conigli, i quali però tollerano le inoculazioni intravenose, mentre muoiono per le inoculazioni sottocutanee o intra.peritoneali di grandi dosi di • virus. Gli animali del peso di 2500-3000 grammi muoiono in 24- ore o al più tardi in 48 ore, quando sia loro inoculata una dose che, secondo le numerose determinazioni dell' A., ascende a gm. O. 5-0. 7 di una cultura virulenta in brodo. Con una dose di gm. O. 1 gli animali muoiono dopo 8-10 giorni. Seguono i risultati di cinque esperimenti:

Esperimenti

N. 1. .

815

SEZIONE PRATICA

Quantità Quantità. . Stato generale di sie ro di virus iniettato iniettato l P nov. 1902 20 nov. 1902 21 nov.1902 22 nov.1902

eme.

eme.

3.0

0.5

buono

buono

>

2.

• •

2.0

0.5

>

>

>

3.

1.5

0.5

>

>

>

4: .

1.0

0.5

infermo

morte

>

5.

-

0.5

morte

-

L' A. dice di avere fatto nume1·osi esperimenti e di essersi convinto che, secondo il suo metodo, si giunge a determinazioni q uantitative di un'esattezza straordinaria. Egli sta ora studiando il modo di ottenere un virus stafilococcico costante. Ottenutasi 1 immuniz· zazione dei conigli contro l'infezione stafilo-

coccica, resta poi a vedere se lo stesso effetto terapeutico possa conseguirsi al letto dell'in· fermo. Dott. E. GuG-LIELlIETTI.

OSSERVAZIONI CLINICHE La resistenza dell'organismo all'acido tentco in un tetanico all'ospedale Consolazione di Roma per il dott.

LUCIANO LU CIANI.

Pubblico questo caso, insieme ad un altro, che mi occorse vedere nel precedente anno in condotta, non già perchè vengono essi ad accrescere il numero delle guarjgioni da infezione tetanica, ottenute col metodo dell'il1ustre Clinico di Roma, ma sibbene perchè formeranno maggiormente il convincimento che le guarigioni non si ottengono, se non con forti dosi, e che la resistenza dell' organismo dei tetanici ali' acido fenico è straor· dinariamente grande. Io credo che a nessuno infermo si sia mai somministrato gr. 40-45 di acido fenico in un periodo di 43 giorni, senza che n.e insorges· sero fenomeni, che indicassero la sospensione del rimedio, e senza poi seguire il consiglio del REA LE, mancandone il bisogno, cioè di usare i solfati quando si voglia introdurre l'acido fenico nell'organismo, acciocchè il f enolo venefico, unendosi all'acido solforico dei solfati, venga a dare una innocua combinazione di fenolsolfati. E ciò che certamente sorprende, si è, che ali' esame giornaliero delle urine non si trovò giammai albumina. Ed ora spontanea sorge la domanda : è questa una idiosincrasia speciale di q uell'infermo, ovvero si potrà impunemente iniettare acido fenico in tutti i tetanici a dosi così alte? Tale resistenza è data anche da altre infezioni? Io credo, che negativamente si possa rispondere al primo quesito, e che simili quantità possano benissimo sopportarsi dall'organismo in diverse malattie, specie nel reumatismo . Ed ecco ora la storia ed il diario del caso della Consolazione. L. L .. d'ignoti, di anni 31, contadino di Roma, f'u accolto all'ospedale per ustioni di 1°, 2°, 3" grado, al piede destro, prodotte per essersi addormentato vicino al fuoco. La scottatura di 2° grado interessa. tutta la pianta (ljt

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816

del piede, la quale presenta la pelle completamente distaccata e necrosata. Togliendo la pelle si tro\t·a la superficie sottostante ricoperta da uno strato di tessuti necrotici . Le e:;tramita delle dita, presentano tutte completamente scoperte le falang~tte ed in via di necrosi. La scottatura si estep.de anche al malle'olo esterno. Mano mano che si distaccano i tes· suti necro$ Lti, si trova scoperto tutto il malleolo esterno : il tendine del lungo peroneo ~ in parte necrosato. Fino al 5 gdnnaio l'infermo ripos ) benessimo, e non ebbe a lagnarsi di altri disturbi; soltanto alla sera di questo giorno accusò un dolore alle art.icolazionì mascellari, per cui non poteva aprir bene la bocca. .

Diario. Dal giorno 24 dicembre al 5 gennaio nessun sintoma appariscente, febbre ogni gior;no, oscillante fra i 38° ed i 39 1, massima avutasi nella sera del 25 gennaio. Alle ore 7 del 5 l'ammala to accusa un lieve dolore alle articolazioni mascellari per cui non può ap1-ir bene la bocca. Nella mattina del 6 gennaio si ha che il dolore persiste ancora. ma molto diminuito ; è aumentata la difficoltà di aprire la bocca, dolore alla nuca ed ai lombi, viso sardonico. Si praticano 3 iniezioni di acido fenico di 5 cgm. ciasctlna. - 8 gennaio. Febbre scomparsa, trisma au. .' . mentato, dolore alla nuca persiste. p1u evi· dente il viso sardonico, coscienza conser· vata, stato ge11erale buono. Si ripetono 3 iniezioni di acido fenico di 5 cgm. ciascuna. - 10 gennaio. L'infer mo è alquanto agitato, vuole alzarsi, ha tremore lieve in tutto il corpo il viso sardonico si rr: antiene, accusa. ' . dolori vaghi come di percosse ricevute 1n tt1tto il corpo. Opistotono. Si continuano le iniezioni di acido fenico, aumentando a 4 iniezioni di 5 cgm. L'urina è di aspetto normale, albumina. - Si tenne tal metodo di cura unìtamente al bagno caldo a 34°, fino al 17 gennaio, in cui le iniezioni si spinsero fino a 3 di 20 ogm. di acido fenico, per portarle poi al giorno seguente a 5, ed al , 19 sino a 6 di 20 cgm. ciascuna; si seguitarono, spspendendo qualche giorno e ridiscendendo ~d 80 cgm. quotidianamente fino al 7 marzo, ep~ca in cui l'infermo era completamente guarito. 11U)

[:A.NNo IX, F Asc. 2

IL POLIOLINIOO

Rimane ancora all'ospedale fino al 17 marzo in. convalescenza e quindi se ne va. • Credo sia utile aver riferito questo caso, non tanto per la guarigione avuta, quanto per essere stati iniettati gr. 1. 20 di acido fenico al giorno e per vari giorni, senza mai il minimo disturbo. . R... N ... di anni 9, figlio di Domenico, nato in Ripe Sanginesio, riportò lo scorso anno ferita lacera-contusa alla gamba sinistra, nella regione tibiale ant. 3° medio, battendo contro un mattone, Nel medicare la ferita fu trovata imbrattata di terra. Dopo una dozzina di giorni, e cioè circa l'otto di settembre, in seguito a trascuranza della ferita per causa della famiglia e dell'infermo, insorse il tetano con i seguenti sintomi: Trisma, opistotono, contrazione di tutti i gruppi muscolari degli arti inferiori, con anchilosi di ambo le ginocchia, e con posizione equina dei piedi. Nei primi giorni fu fatta la seguente soluzione di acido fenico : Acido f'enico puro . Acqua dis . ster. . .

. gm. 1 •

)) 20

Iniettate ogni giorno per tre volte 2 siringhe per volta. Dopo pochi giorni si cominciò ad osservare un lento e graduale miglioramento, tanto che feci sperare sempre alla famiglia. nella completa e sicura guarjgione. Trascorsi altri 7 od 8 giorni fu rinnovata la soluzione, aumentando: Acido fenico . Acqua dis. ster.

. . gm 1. 25 . . " 15 \

ed iniettando sempre la stessa. quantità trovando le urine normali. Durante la prima quindicina di ottobre la guarigione fu completa. Anche questo caso è sembrato a me discretamente interessante non certo come il primo, perchè, data l'età, le iniezioni furono pure abbastanza forti; e ciò prova chiaramente quanto fa<.~eva osservarel'AscoL1, che per avere un risultato certo il fenolo deve essere adoperato a dose alta: e nel primo caso io credo sia stata realmente altissima. Roma, 20 marzo 1902.


17

SEZIONE PRATICA

ISTITUTO DI CLINICA MEDICA DELLA DI GENOVA. diretto da.I prof. E .

R.

~[AR.AGLlANO

UNIVERSITÀ

(1).

Due osservazioni di tetano curato e guarito col. n1etodo Baccelli per il dott. P. A . CORTE. CASO

I. G ... L ..., d'anni tre, residente a Campegli

presso Casarza su quel di Sestri Levante, non pre· senta alcun dato notevole nel gentilizio. Il giorno 15 luglio 1899 camminando a piedi nudi in ape~ta campagna si con.ficcò _a~cidentalmente una spina alla pianta del p1ede s1n1stro; tolta la quale, ~enza sentirne alcun disturbo, continuò a trastullarsi e ad andare scalzo com'era solito. Trascorsi dodici giorni di completo benessere, cominciò nella notte del 27 luglio ad essere svegliato di soprassalto ed a ma~fe_sta~e tre1?-iti, ri· gidità dei muscoli ed ?ppress1on~ di. respiro accompagnati da grida d1 dolore, d1 cui non sapeva ma.nifestare la sede precisa. La madre secondo le dogmatiche credenze del volgo a.ttribuì il fatto a verll1:i e died~ ~l ~a,mbin.o della corallina, ma avendo visto che i fatti mani· festantisi crosce\'·ano di intensità e frequenza ricorse ad un sanitario, il quale consigliò il trasporto de~ bambino a.ll'ospedale di Sestri Levante, dove ebbi occasio11e di vederlo. Ed ecco come si presentavano i fatti al primo esamo il giorno 3 agosto: . Fanciullo <li costituzione robusta; r egolare svi· luppo in reJazione d ell'età, della muscol~tt1ra e. del· l'adipe; occliio vi,race, intelligente, coscienza inal· terata. Il bambino è giacente a letto in posizione su.p~a è immobile il , . . iso ha l'espressione caratter1stica del riso ri~o sardonico prodotto dalle contrazioni ' ' pormano11ti della muscolatura faccial e, g l.i occhi fissi o lucenti, la fronto corrugata, i masseteri for· temente contratti, trisma, le labbra stirate in basso e in largo, la. bocca serrata, talchè è impossibil~ l'alimenta,zione per cui si deve ricorrere a clisteri nutrienti. N ol r esto clel corpo si nota una tensione di quasi tutti i muscoli dell'econo1nia, rigidità dei muscoli della nuca e del dorso, dei muscoli addominali e anche di quelli degli arti. L'aspetto del bambino è sofferante, emette tra~to tratto rauche grida che vanno a poco a .poco aff1e· volendosi nol montre si manifestano aceessi spasmo· di~i o segni di soffocazione da far diventare il suo viso cianÒtico e da far temere per l'asfissia. Durante gli a.ccessi che si manifestan:) fr~quent~ i nota una contrazione tonico-spasmodica di quasi tutti i mtiscoli del corpo, mentre la colonna vertebrale s'inct1rva a conca ,..ità posteriore, opistotono, e tutto il corpo si può sollevare come un'asta ri· gida. . . .. . Nulla di notevole ali esame dei var11 organi. U ri11a car a. stitichezza, sudori profusi. Temp. 38. . R espiro 40. Polso 95. Esaminata la ferita si nota che non è completa· m ente cicat.rizzata, ma non presenta alcun sintomo di flogosi o irritazione. Dai da,ti anamnestici e dalla indrome fenome· nica rile,pata non r estava alcun dubbio stilla dia · gnosi di infezione tetanica. (1) D~~ll~

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Gazzetta degli ospedali •.

Quale la decisione in un ca o di tale gravità·? Evidentemente non ' r' era da p ensare llll solo istante all'antitossine:i Tizzoni che n o11 sarebbe forse giunta in tempo. La cura. del cloralio, che era stata iniziata prima che il bambino entrasse nell'ospe· dale, si era mostrata inefficace, perchè le condi· zioni sue erano andate progressivame11te peggio· rando. Non restava che attener. i alla cura, col metodo BACCELLI, la quale venne tosto iniziata unita alla cura rHzionale del DE-RENZI. celta una camera. appartata, bttia, con tappeti per terra, si procede ad una prima iniezione, lo stesso g iorno d~entrata del bambino all'ospedale, 3 iLgosto, con acido fenico all'uno pe t· cento (1). Ed ecco come decorse la malattia:

Diario. - Agosto 3, ore 19.

'inizia la cura fa· cendo ogni ± ore una iniezione di una comune si· ringa di Pravaz. Le punture sono mal tollerate dal bambino e de· terminano il risveglio di contrazioni generali, che cessano p erò dopo brevi istanti e sono seguite cla un periodo di calma r elativa. . Si somministra contemporaneamente del cloralio, che con un cucchiaio stentatamonte i i·ie. ce a far cadere nella bocca. Il bambino passa la. notte inqt1ieto; accessi fre· quenti e clolorosi; 11a amba eia respirat?ria_ e su· dori abbondanti. Temp. 38. Polso 90. R esp11'az1one 35. Iniezioni 4. Agosto!. Si continuano le i~ezioni og!1-i ! ore unite a somministrazione di cloralio. Accessi ltgualmente frequenti, ma meno intensi ~ meno . dolorosi~ ~er quanto si può gi~dicare .dall espressione ~el 'r~so dell'infermo e da,1 la,ment1. Temp. 38. P. So. R. 35. Iniezioni 6. .A.<Yosto 5. S i nota nel bambino un notevole miglio:'amento, gli ac~es~i ~irr~.in~iscoi;io di numero e di intensità, per cui s1 d1m1n11i~ce. 11 num.ero delle iniezioni anche per tema che 1 acido fenico possa esser e per altre vie nocivo a un organi 1110 di i tenera età. Agosto 6. Le iniezio.ni si fann~ ogni 6:8 .ore, ma ecco tosto a.ggravarsi il male; gli accessi ritornano coll'intensità iniziale, p or cui si provvedo a faro le iniezioni di nuovo ogni 4 ore. Il miglioramento non tarda a manifestarsi; l' infermo riesce a, pigliar sonno; appare tranquillo, ~e con~razioni spasmodiche sono di minor durata e intensità. Aao to 7. Senonchè al quarto giorno di cura si ved~o compa.rire le urine carbolich e, .. car e e con sedimento abbondante. Si sospendono nuovamente le iniezioni e si fanno ogni 6-8 ore per tema di aggiungere e:\ltro male all'infermo . .ÀO'osto 8. L infermo è tranq1tillo, dorme durante la n~tte e qualche poco anche nella giornata, gli accessi sono diminuiti ed il miglioramento appare manifesto anche per la diminuzione del trisma per cui riesce pos ibile alimentare il bambino per la via naturale . .All'esame le urine si mo trano dech:;amente car· boliche scarse dense e con tracce cli albumina. ' edema' agli arti in f er1ort. . . Esiste

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(1) f~ a notarsi cl1c si usò la c::oluzione d'ncido all' l per J 00 sebuene BACCELLt l'abbia con igliato al 3 per 100, s tante la re:cet.tività dei bambini pe1· tale so ·taoz:i, tatto tl ~'L non trn-.:curars1

quanùo s i proceda alla cura col fen olo nella tenera. otà.

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818

IL POLICLINICO

Agosto 9, 10, 11. Cdntinuando il miglioramento, però molto lento, da parte dell'infezione tetanica, si fanno le iniezioni in numero di ltna o due al giorno e si prende cura d ella nefrite sopravvenuta, la quale tendendo a progredire faceva temere di dover perdere per questa via l'infermo. Si sospendono defi· nitivamente le iniezioni di acido fenico e si con· tinua colla cura isolante del DE·REN~I. Gli accessi tuttavia non erano scomparsi, che ogni 3-4 ore as· salivano il piccolo infermo, ma in modo da non far teme;r.·e per la sua vita. Il bambino dopo circa due mesi era perfe ttamente guarito da teta.no e da nefrite. CASO II. P ... G ..., d'anni 13, chierico, degente in Clinica medica, abitante in Genova, Salita Carbonara, non presenta alcunchè di notevole nella sua anamnesi famigliare e remota. Il giorno 13 novembre cadde casualmen te battendo a terra la nuca e riportando alla regione occipitale una ferita lacero-contusa, della quale guarl in pochi giorni senza prestarvi cura alcuna. Il giorno 26 novembre, cioè 12 giorni dopo la caduta, cominciò ad avv·ertire un senso di stiramento ai mu· scoli della faccia e di rigidità, specialmente nei masseteri, tantochè gli riusciva doloroso se non quasi impossibile di aprire la bocca. Contemporaneamente divennero rigidi anche i muscoli della nuca, sicchè gli riusciva impossibile di flettere il capo in avanti. Successivamente la rigidità si estese pure ai muscoli dell'addome, per cui l'infermo la sera del 30 novembre ricoverò all'ospedale, dove venne sottoposto alla cura delle iniezioni ipoder· miche d acido fenico . Dopo tre giorni passò in cli· nica dove si ebbe a riscontrare : Una costituzione robusta dell'infermo, i l quale trovasi in uno stato di imm obilità e nello stesso tempo di sofferenza. 1 muscoli della faccia sono in uno stato di tensione tonica che danno all'infermo un aspetto speciale caratteristico : la fronte corrugata, la bocca stirata in largo, le arcate dentarie impedite nei movimenti in modo che non permet· tono di aprire l a bocca che per circa mezzo cen· timetro; contratti sono i muscoli addominali, meno tesi i muscoli degli arti, i quali anzi conservano abbastanza bene la ]oro mobilità· manca il caratteri tico opistotono. A quando a quando si verificano degli accessi caratterizzati da aumento della tensione dei mu· scoli colpiti e spesso si notano scosse diffuse a tutto il corpo e di brevissima durata. Detti accessi talora si destano spontaneamente, talora se l'infermo viene di subito disturbato da rumore o da. una qualsia~i impressione esterna. Ogni funzione dell organismo si compie bene, l'urina viene emessa senza difficoltà in quantità normale, esiste Jegg iera stitichezza. ~~emp. 36. 6. Polso 80. Respiro 35. La ferita dell'occipite è completamente cicatriz· zata. La diagnosi d'infezione tetanica s'imponeva e si continuò pertanto la cura già iniziata dal primario dell'ospedale dott. SOTTANIS, oon iniezioni di acido fenico, e somministrazione di cloralio; si aggiunse la cura isolante del DE RENZI. L'acido fenico, per consiglio del prof. MARAGLIANO, si sciolse in olio sterilizzato al 10 per cento. Ed ecco quale fu l'andamento della. malattia: (18)

[ANNO

IX,

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FASO.

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Per amor di brevità non starò qui a riportare il diario completo dell'infermo dalla sua entrata in clinica: riassumerò soltanto nella seguente ta· bella le dosi giornalier e di acido fenico iniettato: 3 dicembre • • • centigm. 10 > » 4 40 • • • > » 5 40 • • • > 6 > 40 • • • 7 > > 40 • • • 8 > > 40 • • • » 9 > 40 • • • 10 > > 60 • • • > 11 > 60 • • • » 12 > 60 • • • » 13 > 60 • • • 14 > 60 • • • > 15 > 60 • • .. » 16 60 • • • » 17 > 60 • • • » 18 > 60 • • • > > 19 60 • • • » > 20 60 • • • » .. 21 60 • • • » 22 > 60 • • • » > 23 40 • • • 40 24 • • • > 25 > 40 • • • » 26 > 40 • • • ))

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E dirò che fin dalle prime iniezioni si notò un miglioramento n elle condizioni generali dell' infermo : gli accessi nel primo giorno frequentis· simi, tantochè si succedevano ad ogni minuto primo circa, diminuirono, già al terzo giorno di cura, di numero e di intensità, lo stato di contrazione ri· gida permanente dei muscoli, pure andò a poco a poco diminuendo, e malgrado si sia verificato qualche accesso violento, si ottenne dopo un mese circa la guarigione completa dell'infermo. L'acido fenico iniettato raggiunse in totalità gm. 12. 60 con un massimo pro die di centgm. 60: il cloralio fu somministrato per bocca in dose to· tale di gm. 239 con un massimo giornaliero di gm. 25. Questi due casi sono invero molto dimostrativi a confermare ciò che oggi tutto il mondo scienti· fico conosce : che cioè la cura Baccelli nel tetano offre quasi costantemente i risultati più brillanti. E' uscito l'interessantissimo

RICETTARIO RAGIONATO

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[ANNo IX, FAsc. 261

SEZIONE PRATICA

PRATICA PROFESSIONA LE CA~UI~1flICA Paraplegia da insolazione. Il Dr. SCHWARZ descrive un caso clinico nel quale, in seguito ad insolazione, avrebbe constatato dei fenomeni assai gravi di eccitazione e di para· lisi, dovuti a lesione del sistema nervoso centrale. Si tratta d'un contadino trentottenne colpito da un colpo di sole mentre lavorava nei campi in una giornata torrida di agosto. Egli si sentiva perfet· tamente bene quando si senti d' un tratto salire una vampa al capo, ebbe la sensazione come se qualcuno lo trascinasse intorno per la testa e cadde a terra perdendo completamente la coscienza, che riebbe soltanto tre giorni più tardi quando si svegliò in un piccolo ospedale della Baviera. Subito, appena svegliatosi, fu colto da forte epi· stasai, che si ripetè poi in seguito parecchie volte. I sensi e la parola non parvero menomamente of· fesi: ma le braccia e le gambe erano rimaste im· mobili ed insensibili come pezzi di legno. Neppure la corrente faradica valse da prima a ridestare la minima sensazione. Comparve anche incontinenza delle feci o delle urine. Tutti questi sintomi gra· vissimi andarono mano mano migliorando nel corso di due mesi di degenza all'ospedale. E quando l'A. vide l'ammalato, ad un esame più accurato constatò che esso presentava ancora un restringimento del campo visivo, riflesso faringeo, corneale e congiuntivale torpido o assente, disturbi della sensibilità: dolorabilità circoscritta alla pressione in alcuni punti della colonna vertebrale ; pollachiuria, debo~ lezza d el braccio sinistro, paresi spastica d'ambo le gambe, specialmente della sinistra. Riflessi accen· tuati alle estremità, clono del piede destro, atassia statica e motrice : tutto in via di miglioramento. Tre mosi dopo l'ammalato lasciava 1 ospedale quasi completamente guarito. Presentava ancora una leggiern. esagerazione dei riflessi ed una certa incertezza nel camminare. Un quadro cosi complesso e multiforme fa pen· sare alla presenza di lesioni multiple che, con molta verosimiglianza sono da riferire secondo l' A., a stravasi sanguigni multipli. La gt1arigione sarebbe avvenuta in seguito al riassorbimento del sangue fuoruscito dai vasi. .Alcuni sin tomi poi, come il r estringimento del campo visi,ro, alcune turbe della sensibilità e dei riflessi, possono essere spiegati come do,ruti ad isterismo traumatico complicante. (Prng. 1ned. Woc/1., n. 50~ 1902).

Paralisi generale e sifilide. Il dott. W. H. B. TODDART ha pubblicato in The Jonr11al o/' Mental Science una rivista critica molto interessante le cui conclusioni sono le seguenti:

819

È notevole nella storia della medicina che la

sifilide del fegato, quella del cervello, qt1ella della pelle hanno tutte attraversato un periodo durante il quale la loro natura sifilitica è rimasta dubbia. Questo periodo è stato breve perchè presto si è veduto c19 queste diverse malattie potevano guarire col mercurio e con lo ioduro di potassio; ma quale che sia l'importanza della sifilide come fattore etio· logico della paralisi generale il mercurio è qui senza effetto. Ma le notizie riassunte nel lavoro dello STODDART contribuiscono grandemente a stabilire l'etiologia sifilitica di questa malattia. Si è dimostrato che la sifilide si t•iscontra più spesso di ogni altra causa n elle statistiche etiologiche della paralisi generale; si è mostrato anche che le cifre fornite da queste statistiche rimangono molto al disotto della verità. Così come sono queste cifre sono ancora sorprendentemente elevate, specie se si tien conto dei casi numerosissimi di sifilide occultata od ignorata e della difficoltà di ottener e delle notizie precise. Ma questo non è tutto: oltre a queste prove dirette si trova un fascio di prove morali (età, sesso, eredità, pro· fessione, classe sociale, razza, ecc.) ch e farebbero dichiarare colpevole la sifilide davanti a qualsiasi tribunale. N all'insieme. le prove sperimentali di Krafft-Ebing depongono nel medesimo senso. Contro l'opinione che fa della paralisi generale un'affezione parasifilitica, non v'è che un solo ar· gomento valido, cioè la sua rarità nelle razze non civilizzate dove la sifilide fiorisce. Dobbiamo dunque cercare e scoprire quale sia l'elemento della civiltà nostra che aiuta la sifilide a generare la paralisi generale ed in altri termini, in qual maniera la sifilide sia influenzata dalla ci· vilizzazione. In primo luogo la sifilid e è meno grave n ei popoli civilizzati che negli altri, forse perchè osiste fra essi da maggior tempo. L'esperienza ha mostrato all'A. che i paralitici generali non avevano avuto mai sifilide grave. La conclusione logica che risulta da questi dati è che la sifilide non dà la paralisi generale se non a condizione di esser benigna re· ductio ad abs1irdzi11i. In s~condo luogo la ifilide rimane senza cura nei paesi non civilizzati : i }fao· mettani, per·esempio, quando hanno la sifilide dicono e Kismet > ed è tutto. :àfa pres o i popoli civilizzati si satura il malato di mercurio qualche 'olta per 2 anni di seguito. Non ci si è mai domandati fin qui e non ia il mercurio che determina la parali i generale. M~\R· HALKO ha studiato con molta cura Ja que tione se la sifilide terziaria ia o no prodotta dcll morcurio ed ha dichiarato il farmaco innocuo: uno tudio (19)

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IL POLICLINICO

analogo deve farsi ancora sui rapporti del mercurio con la parali si generale. Già nel 1861 K tJSS~fA UL dichiarava che malgrado delle sue nl1merose ricerche non aveva mai trovato un solo operaio che maneggiasse il mercurio ed avesse contratto la sifilide mentre era in istato di mercurialismo. Questa osservazione suggerisce il pensiero che un analoga inchiesta sulla questione della paralisi generale potrebbe essere fatta presso gli industriali i cui operai maneggiano il mercurio. Si è st1pposto che 1 immunità dei Maomettani verso la paralisi generale fosse dovuta alla semplicità del loro modo di viv·ere ed alla modera7.ione con la quale fa.nno uso di carne. Questa asserzione è dif· ficile ad ammettere, perchè le classi povere dell'In· ghilterra e specialmente quelle dell'Italia, dove la paralisi genera.le abbonda, non possono veramente assero r.tccusate di mangiar carne in eccesso. Si è anche dimostrato che, in Inghilterra almeno, nelle classi pitì povere si tròva più di frequente la paralisi generale. Si può concludere da tutto ciò che la sifilide è un antecedente cosi ordinario della paralisi generale che i casi non sifilitici, se ne esistono, possono fino ad ora essere considerati come una q11antità tra· scurabile. Almeno si può praticamente affermare che chiun· que non ha av11to la sifilide non col're il rischio di diventare paralitico generale. 1vla la questione se la paralisi generale sia dovuta alla sifilide per se o alla consecutiva mercurializza· zione del malato nei paesi civilizzati attende ancora ttna risposta.

Paralisi di Klumpke. Un contadino di 22 anni, senza presentare nulla di notevole dal lato della sua anamnesi, fu colpito da indebolimento progressivo della mano sinistra. Un anno dopo, egli si accorgeva come era diven· tato impotente ad aprire completamente l'occhio sinistro, mentre si pronunciava una tumefazione nel cullo in corrispondenza della metà sinistra. Questa tumefazione per altro non cresceva: ma intanto il malato era giunto a tale che non poteva più stringere la mano. Non si riusciva a dimostrare la precedenza e la presenza di nessuna infezione; nell'urina non esi· steva nulla di anormale. . L'esame somatico e nervoso faceva rilevare, nel· l'occhio sinistro ptosi, con miosi e con leggero esoftalmo ma faceva difBtto q t1alunque lesione trofica, vasomotrice, secreti va: al collo si riconosceva che il lobo sinistro della ghiandola tiroide era no· tevolmente ingrandito. Di più lln segmento di tiroide. grande quanto un uovo di pollo, poteva venire seguito sotto lo sterno e sotto la clavicola sinistra. In corrispondenza non si rilevava alcun attrito. alcun rt1more. (20t

[ANNO IX, F ASC. 26]

Invece nel territorio della muscolatt1ra dell'avam· braccio e della mano, si constatavano fatti paralitici con carattere atrofico, specialmente in corrispon· danza dei flessori delle dita, degli interossei, del· l'eminenza thenar ed ipothenar. L'esame elettrico dimostrava una diminuzione notevole della irritabi· lità elettrica, tanto galvanica quanto faradica, senza che per altro si avesse traccia di reazione degene· rati va. D'altra parte si notavano discreti fenomeni di lesa sensibilità al braccio sinistro, e più in corrispon· danza della mano. Il senso di temperatt1ra era più evidentemente leso : esistevano fenomeni distrofici sulla mano, dove la pelle Pra arida e screpolata. La sede di questa malattia deve riportarsi alla origine del settimo ed ottavo nervo cervicale, e del primo segmento dorsale (KRAUS); ovvero va riportata alle ultime radici del plesso brachiale, com· prendendo anche nella lesione il ramo comunicante del primo nervo dorsale ; nervo questo che dalla signorina K1,u?t1PKE f11 con l'esperimento djmostrato poter trasportare il fenomeno oculo-pupillare. In questo malato non si poteva invocare un pro· cesso siringo·mielitico, perchè i di tt1rbi trofici e di sensibilità erano molto tenui; molto probabilmente si poteva pensare ad anomalia della tiroide, la quale si era sviluppata precisamente in corrispondenza del lato paralizzato. ( Wie11. J,·/;11. Woclt ., 1902).

Sinton1atologia della paraplegia spasmodica sifilitica. La paraplegia spasmodica è, dopo la tabe, la for· ma più frequentemente osservata di mielopatia sifilitica · benchè llll discreto numero di lavori siano stati pubblicati sopra questa affezione tanto in Fran<'ia che in Germania, sopratutto da ERB che ne ha dato la prima descrizione sembra al MARIE (Soc. 1néd. des Hop.,febbraio 1902) che rimangano a schiarire non poche cose. In primo luogo la daambulazione è detta come "s pasmodica; ma non è lo spasmo che ostacola mag· giormente l'incesso, ma bensì la paralisi dei muscoli flessori dell'arto inferiore. Ques.ta paralisi costituisce una localizzazione im· portante per la sua sistemazione e per la sua costanza: l'azione dello psoas è sempre diminuita in modo più o meno spiccato ~ la flessione della coscia sul bacino si eseguisce difficilmente, o almeno con molto minor forza di quello che non sia nell'in· dividuo normale. Ugualmente si nota un grado di indebolimento abbastanza accentt1ato nei flessori del piede e del ginocchio, ma questo indebolimento è generalmente meno spiccato di quello dello psoas. Esiste ugualmente in questi malati un curioso disturbo delle coscie. Quando un soggetto affetto da paraplegia spa-


[ANNO IX, F A.SC. 26 J

21

SEZIONE PRATICA.

smodica s ifilitica stringe i suoi ginocchi 1·uno con· tro l'altro, si può, quasi senza sforzo colla mano separarneli di 7 centimetri : ma una volta rag· giunto questo scartamento non si può andare più lontano, perchè la fo\'za di resistenza d el pazionte si oppone; p er ct1i l'adduzione delle coscia risulta indebolita solo al contatto e non nel suo jnsieme. È probabile che questo fenomeno debba esser e in rapporto colla paralisi dol pettineo. Anche gli sfinteri presentano disturbi speciali. Di fatto no• si tratta, com e troppo spesso si dice, d'incontinenza, perchè il malato ha la sensazione • ben netta di urinare o de fecare~ ciò che a lui manca è il potere di trattenersi; egli sente p erfettamente l'atto che sta p er compiere iua se non ha subito sotto mano un vaso, non ha ancor avuto il tempo di chiederue uno che già si trova bagnato. Non si ùeve quindi parlare d'incontinenza, ma bensl di biso.r;no i111pf'rioso, e questo è un carattere preziosissi rno per la diagnosi della paraplegia spasmodica Ri filitica. Lo alterazioni clella sensibilità sono rare in questa affezione: i distt1rlli genitali invece sono frequonti e }1anno influenza tanto s11lla z;bfdo quanto sulla jJOfenlif< cof'lf udi : il riflesso cremasterico è spesso al>olito. Dol rosto la sintomatologia non è esclusivamente para11le,qica percl1~ si riscontra, un certo nume r o di fenomeni sOfJl'n para]Jlf'/Jici, come le parestesie l'in· deholimf\nto musC'olare di uno o dei due arti inferiori: inolt1·e i riflessi del polso sono gen eralmente

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~sagerati.

Infine~

asRai freciuent.eroente i malati presentano una. emotività esagerata, che si traduce in tendenza ~\ ridere o i.t pia11gore spa n1odicamente. Tnlvoltn, nnche, n1a più raramente, v'è t1na, leg· g iera din1in11zione della memoria. Q11eRti div·ersi Rintorni l1è:t.nt10 un ca,rattere di tale costanza che conferiRcono a questi soggetti un a· spetto ' yeramente peciale e contrib11iscono a fare un tipo elinico ben , eparato cli una af.fezio11e che da.I punto di ' 'ista a11atomo-patologico non sembra ~iffatto si~f.omatizzatn.

APPUNfl'll DI fl'El.lAPIA C1tra dell'eczema nei ban1bini. Il prof. T. Gur1>.\. nell'~lrchitJio di }Jafolo.fJia r t!i11ir.a i11/'tr11tilc da lni diretto p11bblica il oguonte articolo: :Nell'età della lattazione. raramonte dopo il di· ' '"ozzamtl11to, in media dal -! 0 , tl0 , " 0 mese, pt1ò ma· i1ifcstarsi n.lla cute del ,~olto al c1toio capellt1to to1>ografia. più co111u11e - una. "erio di p11.stule e bolle; le qt1ali in i>ocl1e oro, o dopo qualche giorno, a seco11{la della stagion~. si n11rono o v e11gono çli·

strutte da.Ile l.lnghie del bambino, che a~'rert., pru· rito, tensione, cociore, ed è per ciò irr qtti()to e • smaruoso. La causa di queste moleste ert1zioni '> oRcura. S'invocano fattori diversi; ma la clinica porge tu t· todi casi d i eczema diffuso o generalizzato i11 bam· bini sani e robusti, figliuoli di genitori sanissimi; ed in bambini emaciati, o m eschini. figli <li geni· tori valotudinarii. i osservano spesso ban1bini flo· ridi con eczema. che prendono il latte da nutrici robuste, sane; e bambini meschini, allevati da. donne di costit11zione mediocre. affetti da eczema ostinato o serpeggiante. La c11ra però di queste le ioni della c11te richia· ma la nostra attenzione, e recla111a proT,·edimenti radicali. Si può considerare sotto dt1e aspetti la. t erapia dell'eczema: quella del ricaml•io materiale, ch e per fermo ha importanza capitale; e qt1 ella localo, meno importante, ma non trascurabile. Per da1si i·agione della correlazione e j tonte fra intensità dell'eruzione eczematosa. e cligeAtiono, bisogna por m onte al disordine col q11al e ,~ieno apprestato il' latte ai bambini affetti da eczema. Il prurito intenso è la nausa della irrequietezza. e delle smanio, che tormentano il bambino •: ell un mezzo per fttrli tacere è q uollo <li farli pop1>are ri· petutamente, spocia.lmonto la notte~. Questo m etodo di alimontazion proclnce i st1oi effetti presto o tardi~ o i disordini ga tro·intesti· nali sono la cau Aa efficiente dell'eruzione, di cui. forse, nel bambino esisteva la predisposizione. Le form o abortive di eczema. curate con l'ordine della lattazione, ne sono t1na ripro,ra. Se la ente norn1ale pttò essel'o ,,.ulnernta J.>er l'o· liminazione d ei prodotti to. sici olnborati n ol tul>o digerente. è facile intl1irt\ come ciò sia più facile quando la cute - per rao·ioni non ben cl1iare ia predisposta, in alc11ni soggetti, ac.l crt1zioni cl i , ·aria m~tniera. Il bagno caldo e ri1>etuto, due o tre , .. olte al giorno. è il mezzo p er dii-.ciplinarP la Jattaziot1e i tt t1n ban1bino al]e,•ato di~orclinatan1 c 11te; p ~rcl1i-! r<.. n<l facile al onno il 11iccolo soggetto nlol ~. tn to cl al prt1rit.o, che vi ene anche mitigato con tal 111czzo. In que. ti ca i, s i può }Jrefe1·jro il l)agno a1nidato, prescri,"cndo che si prepari d ella salda • . teinpe· ra.ndo prima, a freùdo, :.00 gran1u1i tli a111ido in 5 litri di ru.:q11a o poi fac endolo c uocer e. Q11esta alda .. i 1n e~ cola bollento alra«t}lta ti< pida del ba.ano. e i 1n·oc11rèt cl i riclurr ... co11 1·a.rrgiunt;1 di acqua fresca,, la. ten1pe rat11ra tlel l>agno a H0° ·Hl 0 • nella stHgione in,~ornale : a 2 °-21° . 11ella !'tagion e tiv-a. tlurn.nte la lluale è pern1es~o aggi un!?• ·J' acqua fresca: i)er ripo1·tare a. :25° . ll.t ten11>eratura ùel bagno. L'aRciugamonto cle'r 1>roced i·c con molta ocnln · tozza. specie ~a , .. i . 0110 forme tilc rati,·e (•nta:r1c~ :

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[AN.No IX, F ASC. 26]

IL POLICLINICO

nel qual caso è preferibile inzuppare l'acqua della superficie del corpo mercè pannilini bene asciutti, ed involgere poi il bambino in pannilini riscaldati, se d'inverno. Nelle regioni a cute integra, sarà sempre utile un lieve massaggio, per ottenere che la circolazione sia più attiva. La cura locale si farà con le pomate antisettiche e prosciuganti. Sarà utile ungere la regione affetta con glicerolato d'amido, nelle ore della notte, tenendo possibilmente fasciata la parte, ricoperta con più strati di garza e cotone idrofilo. La formola preferita per il glicerolato d'amido è la seguente : Amido puro • • Glicerina inglese Acido borico . •

. grammi

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mercuriale sulle regioni, dove la perdita di sostanza è maggiore. Nei casi ribelli di bambini lattanti con eczema, tante volte riesce opportt1no il cambiamento della. nutrice.

Cura della tos~e convulsa. •

Il dott . .A.USSET, di Lilla, raccomanda nella tosse convulsa: 1° Di irrigare la bocca con del liquore di Labarraque in soluzione al 25:1000; di fare nel naso delle instillazioni di olio mentolato a 200 gradi; • di far evaporare nella camera la mistura seguente ponendo di quando in quando il bambino al disopra. di essa :

Stemperato a freddo l'amido nella §!licerina, si espone a fuoco fino ad ebollizione; e vi si scioglie l'acido borico mentre è caldo. Con questo mezzo si evitano le croste i e si può aspergere la polvere, di cui seg11e la prescrizione:

Acido tannico r • • • • • • gm . 1 Tintura di eucalyptus ana gm. 30 Id. di benzoino . Alcool a 95° . • • • • • • » 100 Acqua q. b. • • • • . per litro 1 2° Gon,tro la tosse convulsiva la grindelia (superiore al bromoformio infedele):

Amido polverato . . . . grammi '50 Ossido di zinco polver. . » 2 Canfora polver., o mentolo. » 1

Tintura di grindelia robusta (secondo l'età) . . . . . . . gocce X-XX Sciroppo di belladonna . . . gm.• 5 Looch bianco q. b. per. . . > 90

Ovvero - ed è più pratico - si potranno un· gere le parti affette con pomate, di cui le formule più usate e più rispondenti allo scopo sono le seguenti:

Da prendere nelle 24 ore. 3° Oo1itro il catarro delle prinie v;e : Ipecacuana (se le mucosità sono abbondanti e non v'è febbre); le fumigazioni su nominate e la pozione seguente, da prendere nelle 24 ore : Ben~oato di soda . . . . . gm. 2 Soiroppo di tolù . . . . . . > 15 Looch bianco q. b. per . . . ,. 90 (Gazette des Hopitaux, 5 marzo 1903).

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1) Paraffina . . . . . . . grammi 5 Ossido di zinco e resorcina. anagr. 1 2) Ossido di zinco . . . . grammo 1 Sottonitrato di bismuto . grammi 2 Vaselina gialla . . . . » 25 3) Ossido di zinco . . . . grammo 1 Acido benzoico vero . . grammi 2 Vaselina ed unguento benzoato . . . . . . . anagr. 25 La medicazione dev'essere fatta a regioni alterne; ossia non si dovrà ricoprire di pomata una larga superficie di cute affetta; ma prima la faccia, o prima il cuoio capelluto, radendo i capelli; e poi un braccio, un arto inferiore, ecc. Il pregiudizio che la medicazione locale arrechi danno potrebbe trovare una spiegazione nel fatto che, trascurate le condizioni abnormi del tubo di· gerente, alle quali un tempo non si dava grande importanza, si attribuivano i danni provenienti da questo alla sparizione della manifestazione cutanea, la quale, negli stati morbosi gravi, diviene pallida e quasi invisibile. Le cure iodiche possono essere un mezzo utile per giovare al ricambio; e nei casi sospetti di si· filide dei geni tori, sarà utile l'applicazione di tela

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VA.RIA I

Una nuoTa veste per _gli agenti delle pubbliche disinfezioni. - Sotto gli auspici di un assessore per l'igiene che porta nel disimpegno dell'alto ufficio, tutto l'entusiasmo e tutta l'energia dei suoi giovani anni, si stanno arrecando importanti inno· vazioni al servizio delle pubbliche disinfezioni nel comune di Firenze. L'egregio assessore si occupò alacremente per modificare la difettosa disposizione delle parti del vecchio edificio destinato alle disinfezioni, per for· nire lo stabilimento di àpparecchi di perfetta potenzialità steriliz~atrice, per compilare una serie di esatte prescrizioni concernenti il modo onde deve procedere il servizio. Di tutte queste utili riforme e di altri provvedimenti, oggi appena iniziati, verrà parlato diffusamente a suo tempo, allorquando cioè


[ANNO IX,

FASO.

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SEZIONE PRATICA

la sistemazione sarà compiuta. Oggi mi piace di accennare qui soltanto al nuovo costume da lavoro che verrà adottato p er i disi1ifettatori. È una mi·· nu~ia, questa, si dirà; un' inezia che non merita conto di parlarne. Ma la disinfezione non è essa l'arte delle minuzie 'l Non è egli vero che la trascuranza della più semplice modalità, ogni minima incuria può i.:_endere non soltanto illusoria, ma anche dannosa la pratica delle disinfezioni, facilitando, anzichè ostacolando la propagazione del morbo'? La questione della foggia dell'abito da lavoro, adunque, mentre può sembrare una cosa di niun conto, è in realtà una cosa di qualche rilievo, una coserella gra1ide. Un costume o una veste adatta, è indispensabile specialmente a ohi è incaricato del lavoro manuale nelle operazioni di disinfezioni a domicilio. Nel convincimento che mal corrispondeva all'esigenza di un ben ordinato servizio la semplice gabbanella usata dai nostri disinfettatori e per eliminare n el pubblico giusti timori e ben fondate diffidenze, si p ensò di provvedere anzitutto affinchè fossero convenientementE? forniti di v estimenti da lavoro adatti, completi, in numero sl1fficiente, nonchè di calzamenti impermeabili che fasciano la gamba e di controscarpe. Preoccupati dal fatto che i disinfettatori solevano talora, per negligenza, tenere in capo, n ell'eseguire le operazioni a domicilio, lo stesso berretto di panno che doveva servir loro soltanto per fuori e indossavano delle semplici spol verine scollate e svolazzanti, si pensò di porre riparo al grave inconveniente, studiando anzitutto un modello bene appropriato. S'immaginò pertanto un foggia di vestimento speciale. Esso è di tela e possiede i requisiti fondamentali della 11zassi11ia se11tplicità, ci.ell'eco1to1nia, della co11ipleta protezione della perso1ia. Infatti, veste e copricapo sono uniti, e quest'unione obbliga anzitutto i disin· fettatori a deporre il berretto di panno indossando l'abito da lavoro. La copertura del capo è costi· tui ta da un oapp uccio che porta anteriormente una solida tesa di tela (anzichè di cuoio che non può disinfettarsi nella stufa), il quale, stretto mediante un laccio, cuopre perfettamente la nuca e ab · braccia assai bene le parti laterali della faccia. La cappa, tutta chiusa nella sua metà inferiore, allo scopo di sopprimere l'inconveniente di veder e la veste sbottonata per incuria, si infila assai fa · cilmente a guisa di camicia. Le maniche vengono strette ai polsi mediante un cinturino. In conclusione, il modello suggerito sembra cor· rispondere assai b ene e offrire reali vantaggi. (Giornale della R. Società italia1ia d'igiene, Anno XXV, n. 3).

Metodo per raccogliere gli sputi dei piccoli bambini. - Il dott. V ARIOT descrive un processo pra· ticissimo per raccogliere gli sputi dei bambini.

Dopo aver abbassato la lingua si provoca un ac· cesso di tosse toccando l'epiglottide · lo sputo che viene ad aderire al faringe facilmente si raccoglie con un tampone montato sopra una pinza.

Le ostriche e la salute pubblica in Francia. Il Consiglio superiore di sn.nità della marina ha sciolto la questione delle ostriche e della salute pubblica con una nota che porta le firme dell'ispettore generale Auffret e del segretario del Consiglio superiore stesso, il dott. Barthélemy. Secondo loro l'ostrica non è pericolosa se il parco dal quale pro· viene è in buone condizioni cioè lungi da ogni pe· ricolo di contaminazione. Ora in Francia le installazioni degli stabilimenti di mitilicultura sono sorvegliate dal dipartimento della marina che ha ordinato lo spostamento di qualcuno di questi stabilimenti posto sopra un li· torale reputato pericoloso. « Ed ora, dice il Bau· do in ( Gaz. 1néd. de Paris), le ostriche francesi possono essere consumate senza timore ». Sarebbe desiderabile che anche i nostri impor· tanti parchi di ostriche fossero oggetto di studi rigorosi, nell'interesse della pubblica salute e del· l'industria.

lVCEDICIN:"A. SOCIAT..-E

Dell'assist.enza ai tubercolosi poveri. (TREU.

St. PetersblJ-rg nied. Woclten., n. 7, 1903).

L' A . dice essere l 'assistenza ai tubercolosi poveri uno dei compiti più importanti che incombano alla pubblica beneficenza, e nello stesso tempo uno dei più ..difficili ed adem· • p1ere. Risolata la questione di quest'assistenza è risoluta del pari tutt~ la questione sociale della tubercolosi. La miseria e la tubercolosi sono due sorelle inseparabili e condannate, sembra. ad affliggere l 'umanità ora e per sempre. Per·ciò bisogna combattere l' una e l'altra, la prima allontanando gl' infermi tubercolosi dalle misere condizioni di vita in cui si trovano, per trasferirli in ambienti favorevoli dal punto di vista igienico-dietetico; la seconda soccorrendo per quanto è possibile gli altri m embri della famiglia che non sono ancora affetti dal terribile morbo. L'A . a questo punto si pone la domanda: Dove debbono mandarsi questi tubercolosi 'I e risponde che essi infermi debbono es ere accolti, parte in sa1zatori e parte in ospedali nrba1ii: queste due istituzioni sono ambédue n e· cessarie siccome lo ha dimostrato 1 esperienza fatta in Germania dai sanatori medesimi. L 'ospedale urbano deve servire a ricevere tutti i casi di tubercolosi indi tintamente; e (23)

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LA.NNo IX, F Aso. 26]

fL POLIOLINIOO

quiadi si fa la scelta dei casi ch e offrono tezza che il danaro da loro elargito va di· probabilità di gttarigione o per lo meno di rettamente e tutto a vantaggio dei tul•ercolosi n otevole miglioramento, e si t l'asferiscono nei poveri a cui intendono soccorrere. sanatori : gli altri vengono rimandati parte Dott. E. G. a casa e rurati amb ulatoriamente o da medici privati oppure ritenuti nell'ospedale, se g l'in· fermi non si trovano in grado di poter segui1·e un opportuno metodo di cur a . L'ospe· Il progetto sull'assistenza sanitaria dale dovrebbe servire anche per la cura della • • nei comuni. tubercolosi chirurgica, e delle lesioni tubercoNel numero 15 abbiamo riferito per esteso i conlari dell'orecchio, <lel naso, delle fauci e del cetti del progetto ministeriale. Successivamente laringe. L ' A. riferendoi::i alle tre provincie russe del abbiamo informato i tettori delle critich e di cui Mar Baltico ritiene necessaria~ per i tuberco- è stato oggetto e delle deficienze che sono state losi l'erezione di circa sei ospedali urbani e molto lamentate. Mentre più vi va ferveva. la . discusdue sanatori. In quanto ai mezzi finanziari sione in proposito, il progetto viene presentato alla essi dovrebba1·0 essere forniti dallo Stato, dalle Camera con poche modificazioni introdotte dalla Oom· missione parlamenta.re, di cui è presidente l'onoreprovincie e dai comuni interessati. Prima che le due suddette istituzioni ven- vole Oelli e relatore l'on. Leonardo Bianchi. gano alla luce, l' A. vuole che negli ospedali Non ogni cosa nasce perfetta. E volentieri ricogià esistenti si formino intanto speciali re- nosciamo che i punti toccati dalla legge sono di parti per tube1·colosi. molta importanza e abbastanza bene risolt1ti. Ma A p·roposito del danaro necessario alla co· con la stessa franchezza vogliamo rilevare che la struzione ed al mantenimento di sanatori po· legge nuova trascura molte questioni cosi discusse polari l'A . fa l e seguenti p1--oposte : e mature che meriterebbero t1na solt1zione definitiva. 1. Inna11zitl1tto deve porsi il principio fon· Accenniamo a quelle dello stipendio minimo~ del damentale che le somme di danaro elargite congedo annuale e della supplenza in caso di ma· della beneficenza privata non vanno impie- lattia. Anche il fun~ionamento igienico-sanitario dal gate per la costruzione di sanatori. Ogni rublo medico provinciale all'ufficiale sanitario si poteva speso a scopo di beneficenza deve ridondare tentare di organizzarlo in modo più pieno e più dixettamente a vantaggio dell'infermo povero. completo in ve(:e di fermarsi a poche considerazioni 2. L'Associazione istituita nelle p1--ovincie generiche. russe del Baltico deve con si ·erare come suo Nel complesso il progetto appare molto frammencòmpito precipuo il soccorso diretto ai tuber· tario: e sia il l\finistero, sia la C0mmissione parlaI colosi indigenti non che 11oppo1..tuna organiz- mentare sembra abbiano quasi panrosan/Jente a.bborzazione per l'assi st~nza ai medesimi. dato il problen1a della sanità p11bblica, che pure 3. Perchè sì abbia una organizzazione effi· · rappresenta una delle funzioni più elevate e imme· cace è necessario che la i)redetta Associa,zione diatamente più pratiche di llno stato moderno. Un'altra osservazione ci sia permessa.. faccia sorgere in ogni città, possibilmente in Il progetto, riconoscendosi manchevole, rimette ogni più piccolo centro, altrettanti comitati locali, che clebbono adope1·arsi, d'accordo con _ al r e.r;ola1nento molte questioni : in realtà vi rimanda la predetta ~ssociazione, a raccogliere denaro le più controverse e dibattute . Cosi dalla libera ed adoperarlo a prò dei tubercolosi indigenti discussione e dalle alte deliberazioni del Parlamento a loro più p1"'ossimi; t1na volta all'anno questi esse scivolano nelle oscure ·yie delle commissioni bu· di versi comitati locali dovrebbero rendere rocratiche o burocratico-parlamentari. U n tal me· todo è forse pratico; certo sembra. poco onorifico conto del l oro operato all'Associazione. 4. Quando si abbia la certezza di i)otere ad un governo parla.menta.re. ogni anno i·accoglieré la somma necessaria Meglio ameremmo che, au defaut de mieux, la per il mantenimento di un centinaio di tu- Camera approvasse con qualche modificazione il bercolosi in un sanatorio, allo1·a si potrebbe progetto attuale, ma ottenesse dal governo la pro· emettere un prestito per azioni al 3 per cento, messa che un progetto completo sarebbe prese11tato corrispondente alla somn1a necessaria pe1· la in modo certo ed entro un tempo de terminato. Con occhio vigile seguiremo l o s,·olgimento delle costruzione cli un sanatorio di cento infermi e garantito possibilmente dallo Stato. Nella questioni cl1e sì vivamente interessano i medici. Per ora riproduciamo esattamente il progetto spesa di mantenimento vanno compresi anche gl'interessi del i)restito medesimo. In tal modo governativo d i contro a quello della Oommis. ione _ si avrebbe t1n'opera stabile ed efficace, e nella e daremo il principio della discussione alla Camera qi1:tle gli oblatori })Otrel>be1·0 a"\. .ere la cer· • dei deputati .

lNTEl\ESSI PROFESSIONALI

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SEZIONE PRA TIOA

DISEGNO DI LEGGE

DI EGNO DI LEGGE

DEL MINISTERO.

DELLA COlIMI SIONE.

Art. 1. I Comuni possono unirsi in Consorzio per pro,r'"edere al servizio del medico ufficiale sanitario, e per i laboratori di vigilanza igienica prescritti dal· l'articolo 3 della legge 22 dicembre 1888, n. 5849, serie 3 8 •

.

A questi Consorzi sono applicabili le disposizioni dell'articolo 15 della presente legge.

Art. 1. I Comuni possono unirsi in c0n sorzio :

a) per provveder e al servizio del medico uffi· ciale sanitario · b) per i laboratori di v:igilanza igienica, pre· scritti dall'articolo 3 della legge ~2 dicembre 1888, n. 5849 (serie 3a). e) per l'impianto e funzionamento delle disinfezioni e d ei locali d'isolamento contro le malattie infettive : d) per l'impianto ed esercizio delle far1aacie . A questi Consorzi sono applicabili le disp<?sizioni dell'articolo 15 della legge 2-2 dicembre 1888. I Consorzi pei laboratori di vigilanza igienica possono esser e anche interprovinciali, ed in tal caso vengono costituiti con d ecreto Reale, udito il Consiglio superiore di sanità. Art. 2.

Sono estese le disposizioni della legge 14 luglio 1898, n. 317, agli ufficiali sanitari i quali sono considerati oome ufficiali governattvi e come tali dipendono direttamente oltre che dal sindaco o presidente del Consorzio, dall'Autorità sanitaria provinciale con la quale corrispondono e della quale esoguiscono gli ordini. .Art. 2. I Comu1tl sono ten11ti alla somministrazione grat11ita dei medicinali ai poveri q11ando ad essa non è prov,'/'odt1to da Opere pie o con altri mezzi.

lde1itico.

.._.\.rt. 3 . I Com11ni sono tenuti, oltre all,assistenza s~inita · ria dentro e fuori dell'abitato, a somministrare gratuitamente ai po,reri a.nche i medicinali, se ed in quanto a tale somministrazione non sia già pro, ved11to o non si debba provvedere da Opere pie, o con altri mezzi o irJ. virhì di altre leggi. 1

Un r egolamente stabilirà le norme e i limiti di

lde1itico.

tale somministrazione. Art. 3. La. nomina dei medici chirurghi stipendiati dal Comune o Consorzio di Comuni deve aver luogo in seguito a concorso bandito dal Comune o dal Consorzio. La Commissione gi11dicatrice del concorso è no· rninata da.I Consiglio provinciale di sanità, e sarà composta nei modi da stabilirsi dal regolamento. Essa, nella relazione da presentare al Comune o alln, rappresentanza del Consorzio, designerà, fra tutti i concorrenti, i più idonei in numero non mag· giore di tre, e la nomina da parte del Consiglio comunale o della rappresentanza del Consorzio dovrà cadere sopra 11na delle persone designate. Nei Comuni ritlniti in Consorzio il medico con· dotto è nominato dall'assemblea consorziale eletta 11el seno dei rispettivi Consigli comunali, in ragione Ui ttn rappresentante per ogni cinque consiglieri a segnati al Comune.

Art. !. Il medico chirm·go condotto acquista diritto alla tabilità d ell'ufficio e dello stipendio dopo due anni di proYa in tm medesimo Comtme o Consorzio di Comuni.

Art. !. La nomina d ei medici chirurghi condotti tipen· diati dal Comune o Consorzio di Comuni deve aver luogo in seguito a concorso bandito dal Comune o dal Consorzio.

Identico. •

Essa n ella r elazione cla presentare al Comune o alla rappresentanza d el Consorzio de ignerà, fra tutti i concorrenti i più meritevoli in numero non mnggiore di tre, e la nomina da parte del Consiglio comunale o d ella rappresentanza del Consorzio do\'l'rà cadere sopra llna delle persone designate.

Ide11t;co.

Con i·identico proced imento deve far i la nomina, del medico ufficiale sanitario comunale o consorziale e del personale tecnico dei laboratori di \i.· gilanza igienica comunali o consorziali. P er gli uni e per gli altri il concorso doY·rà far i per esame e titoli secondo le norme da tabilir~ col regolamento. Art. 5. Il medico chirurgo condotto e il n1edico ufficiale sanitario acqui"'tano diritto alla tahilità (lell.uf· ficio e dello stipendio dopo due anni di pro,~a in llll mede · imo Comune o Con orzio di omuni. (25)

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IL POLIOLIN.!00

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Per i medici ufficiali sanitari, questa disposi· Z"i.one non potrà essere applicata se non a coloro che abbiano ottenuto la nomina nel modo previsto dal precedente articolo. . Art. 5. Il licenziamento del medico condotto durante il periodo di prova deve essere de]iberato dal Consi· glio comunale coll'intervento della maggioranza as· soluta dei consiglieri assegnati al Comune, o dalla rappresentanza del Consorzio costit11ita come al precedente articolo 3 coll intervento della maggioranza assoluta dei suoi membri. Trascorso il periodo di prova, il Comune o Con· sorzio non può licenziare il medico condotto se non per motivi gravi, da essergli contestati in iscritto, con invito a ,presentare le sue giustificazioni in un termine non minore di quindici giorni. La relativa deliberazione motivata deve essere presa dal Consiglio . comunale o dalla rappresen· tanza del Consorzio con l 'intervento di almeno dl1e terzi dei consiglieri assegnati al Comune o dei com· ponenti l'assemblea consorziale. Contro la deliberazione che licenzia il medico condotto è ammesso ricorso alla Giunta provinciale amministrativa la ql1ale deciderà dopo sentito il Consiglio provinciale sanitario.

Art. 6. Ad assicurare un regolare e completo servizio di assistenza medico-chir11rgica, la Giunta provinciale amministrativa, d'ufficio, o sopra ricorso, può aumentare a congrua misura, sentito il Consiglio provinciale sanitario, la retribuzione dei medici con· dotti, tenuto conto delle condizioni finanziarie del Comune o Consorzio, dell'importanza dell'opera ri· chiesta al medico e di tutte le altre fonti di red· dito professioiiale del medico stesso. Eguale facoltà circa alla misura dell'indennità da corrispondersi all'ufficiale sanitario, avrà la Giunta provinciale amministrativa, sentito il Consiglio provinciale sa· nitario. Art. 7. Il medico condotto licenziato durante il periodo di esperimento e poi riassunto in servizio nello stesso Comune o Consorzio di Comuni, con o senza interruzione congiunge al nuovo il precedente ser· vizio, agli effetti del compimento del periodo di pro\a. Art. 8. All'articolo 41 della legge 22 dicembre 1888, n. 58.!9, serie 3a, sono aggiunti i seguenti comma : Quando si tratti di casa rurale adibita per a.bi· tazione di coloro che sono addetti alla coltivazione (26)

Art. 6. Il licenziamento del medico condotto o dell'uffi· ciale sanitario durante il periodo di prova deve essere deliberato dal Consiglio comunale coll'in· tervento della maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati al Comune · o della rappresentanza del Consorzio costituita come al precedente articolo 4 coll'intervento della maggioranza assoluta dei suoi membri. Trascorso il periodo di prova n Comune. o Con. sorzio non può licenziare il medico condotto o l'uf · ficiale sanitario se non per motivi gravi, da esser· gli contestati in iscritto con invito a presentare le sue giustificazioni in un termine non minore di 15 giorni.

Identico.

Contro la deliberazione che licenzia il medico condotto o l'ufficiale sanitario è ammesso ricorso alla Giunta pr9vinciale amministrativa, la quale deciderà, dopo sentito il Consiglio provinciale sanitario. Art. 7. Nei Comuni nei quali il setvizio di assistenza medico-chirurgica per i poveri è disimpegnato a spese di istituzioni pubbliche di beneficenza con personale nominato e stipendiato da queste, i me· dici, che sono addetti al servizio stesso, hanno di· ritto alla stabilità dell'ufficio e dello stipendio nei termini previsti dagli articoli 5 e 8 della presente legge. Essi dovranno essere nominati nei modi e con le forme prescritte dall'articolo 4 per i medie-i condotti comunali: ed in caso di licenziamento spetterà loro il diritto di ricorso alla Giunta pro· vinciale amministrativa nei casi e modi previsti dall'ultimo comma dell'articolo 6. Art. 8.

Identico.

Art. 9. Il medico condotto e l'ufficiale sanitario licen· ziati durante il periodo di esperimento e poi ria~­ sunti in servizio nello stesso Comune o Oonsol'z10 di Comuni, con o senza interruzione, congiungono al nuovo il precedente servizio, agli effetti del compimento del periodo di prova. Art. 10.

Jde1ttico.


o IX, F ASC. 26]

SEZIONE PRATICA

di fondi appartenenti al proprietario della casa stessa, questi è obbligato a mantenere lo stabile in condizioni di abitabilità dal punto di vista igie· nico, e dove tali condizioni manchino, a provvedervi mediante le opportune riparazioni od aggiu1tte. Nel caso di inadempimento il sindaco o l'ufficiale sanitario ne riferiscono al Consiglio provinciale di sanità, il quale, sentito il proprietario, p11ò ordinare che il sindaco provveda di ufficio alle riparazioni ed aggiunte nei modi e termini di cui all'articolo 151 della legge comt1nale e provinciale, ed entro un limite di spesa non eccedente l'importo di due annate dell'imposta fondiaria erariale gravante su i fondi anzidetti. I proprietari di fondi coltivati mediante l'opera temporanea di operai avventizi non aventi abitazione stabile n el Comune o nei Comuni dove i fondi sono posti, hanno l'obbligo di provvedere gli operai di ricoveri notturni rispondenti alle necessità igieniche e sanitarie, tenuto conto delle condi· zioni e natura delle località. Nel caso di inadempimento, si potrà, previo diffidamento, pronrecler e d'ufficio, con1e nel comma precedente. Q1Lando il sindaco ometta o si r ifiuti di adem· piere alle attribuzioni conferitegli dal presente ar· ticolo, potrà il prefetto pro~\edere d'ufficio.

Identico.

Identico. Contro le deliberazioni d el Consiglio provi11ciale sanita1·io è ammesso il ricorso al Consiglio Sltperiore di sanità.

Dispo::;iziou; tra1tsitorie.

Dis11osizioni transitorie.

Art. 9. P er i medici che alla data della presente legge non 11anno ancora acql1istato il diritto alla stabilità dell'11fficio i due anni di prova si computano dall'epoca dell'assunzione in servizio.

.A.Pt. 11. Per i medici condotti com11nali che alla data della presente legge non hanno ancora acquistato il diritto alla stabilità dell'1uficio, i due anni cli prova si computano dall'epoca dell'a sunzione in • • serv1z10.

Il licenziamento in questo caso deve deliberarsi n ei modi indicati nella prima parte dell'articolo 5. Art. 10. È data facoltà al Go,1 erno del Re, sentito il Con· iglio di Stato, di modificare il regolamento 27 ot· tobre 1891, n . 695, e di coordinare in testo unico lo disposizioni della legge 2"2 dicembre 1888, n . !1849 colle disposizioni della presente, nonchè con quelle <lelle seguenti altre leggi : 1. Legge 12 giugno 1866, n . 2967, sulla colti· vazione del riso. 2. Legge 19 luglio 1894, n . 356, sulla fabbri cazione e vendita del burro artificiale. 3. Legge 14 luglio 1898, n. 317~ SlÙ pagamento degli stipendi ai medici condotti. !. Legge 21 dicembre 1899 n. 472, sulla fab· brioazibne e vendita dei vaccini, virus, ecc.: e c1l1ella. mo,Uficativa 13 giugno 1901 n. 212. 5. Legge 21 dicembre 1899 n. 473, portante lln'aggiunta all'articolo 57 della legge 22 dicembre 1 , n. 58!9. 6. L egge 21 di cembre 1 99, n . 47!, circa la i . tituzione degli armadi farmaceutici. 7. Legge 2 novembre 1901, n. !60, contenente disposizioni per diminuire le cat1se della malaria. 8. Legge 2() gil1gno 190-2 n. 272, portante mo· dificnzioni alla legge 22 dicembre 1888~ n. 5 49.

Identico. Art. 12. È data facoltà al Governo del R e sentito il Con· siglio di Stato, di modificare il regolamento 27 ot · to bre 1891, n. 695, e di coordinare in testo uni e o le disposizioni della legge 22 dicembre 1888. n. 5849. colle disposizioni della presente legge, del regola· mento anzidetto e delle seguenti altre leggi:

Ide11tico.

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9. L egge 7 luglio 190"2, n. 2 6. stil per onale tecnico governati,..o di sanità marittima.

Identico. Identico.

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I I

Ideufico.

I rlentico. Jrlentico. . Legge 2u giug-no 1902, n. 272. portétute 1uotlificazioni alla legg"~ 22 dicembre 1 ' ' . 11 . •)S!f) e relati~-i decreti-legO'e.

Idr11tico.


828

..

IL POLICLINICO

10. Legge 21 luglio 1902, n. 427, contenente disposizioni per combattere ]a pellagra.

fANNO IX, F ASC.

Iden.tico. Art. 13. Col regolamento saranno fissate le norme per la costituzione, il funzionamento, le modificazioni e lo scioglimento dei Consor~i indicati nella presente l~gge.

. Saranno del pari determinate le norme principali cui dovranno uniformarsi i capitolati delle co.µdotte mediche comunali e consorziali per le no· mine che verranno effettuate dopo l'attuazione della presente legge. Fra tali norme, dove le condizioni locali lo con. sentano, dovranno essere comprese anche quelle relative ai congedi nonchè alle Sllpplenze nei casi di malattia. Art. 14. È abrogato il secondo comma dell'articolo 10 della legge 22 dicembre 1888, n. 5849, salvi rimanendo i diritti acquisiti. A.rt. 15. Tutte le disposizioni contrarie alla presente legge sono abrogate. Al progetto facciamo seguire gli emendamenti e le aggiunte finora proposti. A.rt. 1. Sostituire il seguen,te : · Tutti i Comuni facenti parte di una stessa Pro· \Tincia, e privi di laboratori propri, debbono 11nirsi in Consorzio p er provvedere ai laboratori provin· ciali di vigilanza igienica prescritti dall'articolo 3 della legge 22 dicembre 1888, n. 5849 (serie sa.).

I Comuni possono inoltre unirsi in Consorzio: tt) per l'impianto e funzionamento delle disinfezioni e dei locali di isola1nento contro le malattie infet· tive · b) per l'impianto e l'esercizio delle farmacie. A questi Consorzi sono applicabili le disposizioni dell'art. 15 della legge 22 dicembre 1888. Sanarelli, Caldesi, Gallini, Borciani, Sacchi, Ghigi, Morandi, Majno, Turati, De Seta, Basetti. Sostitnire : I Comuni, i quali non siano in grado di provve· dere isolatamente, dovranno unirsi in Consorzio: a) per provvedere, ecc. Pozzo Marco, Cuzzi. Art. 2. OJJ]Jl'iJJtere le parole : oltre che dal Sindaco o Presidente clel Consorzio. Danieli, Luigi Lt1cchini. Art. 3. A,qgiringere i1t fin,e del seco1ido co1nnia: ed i criteri per la compilazione degli elenchi dei poveri aventi diritto alla cura gratuita ed alla somministrazione dei medicinali. Gattoni. Art. !. Sostituire ;t co11t1tia secondo co1t il segne1ite : La Cominissione giudicatrice del concorso sarà nominata dal Comune o dal Consorzio, e sarà com· posta n ei modi da stabilirsi con regolamento ; ma sarà invece nominata, nei modi stessi, dal Consiglio provinciale di sanità qualora dal Comune o dal (28)

Consorzio, nel bandire il concorso, non siasi anche deliberato sulla nomina della detta Commissione. Falconi Gaetano. Art. 5. 8op1Jri1,iere il serondo co11i111a. Gattoni. Art. 5 bis. Superato felicemente il periodo di prova ed acquistàta la stabilità, al medico condotto verrà rila· sciato dal Consiglio sanitario provinciale un attestato di lodevole servizio professionale. Tale attestato conferisce al medico chirurgo il diritto alla stabilità, senza dover sottostare ad ulteriori periodi di prova, passando successivamente al servizio di altri Comuni. ! ./ attestato di cui sopra pere.le ogni valore, quando il medico chirurgo sia stato licenziato dalla pondotta a norma dell articolo 6, o quando egli abbia abbandonato l'esercizio della condotta da non meno di due anni. Sanarelli, Santini, Ghigi, Sacchi, Morandi, Gallini, Majno, Turati, Tecchio, Basetti, Callaini. .A.rt. 6. Sostituire il segnente: In ogni Provincia il Consiglio provinciale, a'ruto il parere del Consiglio provinciale sanitario · e della Giunta provinciale amn:Unii.;trativa, stabilirà il minimo degli stipendi pei medici condotti e per gli ufficiali sanitari, con distinzione quanto alle condotte mediche fra condotte piene e condotte pei soli poveri, classificando i Comuni o Consorzi in categorie, tenuto conto delle loro con· dizioni finanziarie, dell'opera richieAta ai medici conrlotti e agli ufficiali sanitari, e di ogni altra circostanza. Falconi Gaetano, Pozzo 1\ifarco, Cuzzi.

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..' LANNO

IX,

.. FASO.

26] Art.

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SEZIONE PRATICA

o.

At prinio co11t/1ia sostit11ire i clne seg11e1t!i: Il licenziamento del medico- condotto durante il periodo di prova deve esser e deciso e chiaramente motivato almeno 3 mesi prima della scadenza di detto periodo e deve essere deliberato dal Consi· glio comunale coll'intervento della maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati al Comune o della rappresentanza del Consorzio costituita come al precedente articolo 4, ooll'inter,,..ento della mag· gioranza assolt1ta dei suoi membri. I motivi della deliberazione di licenziamento debbono esflere in ogni caso ' 'agliati ed approvati dal Consiglio sanitario provinciale. Sanarelli, Sacchi, Battelli, Tee· chio, Socci, Tt1rati, Cottafavi, Ghigi. Basetti, Danieli. P1~in1 o cv1ft11ta : Sei mesi innanzi che scada il periodo di prova il medico condotto e l' ufficiale sanitario possono essere licenziati con deliberazione motivata dal Consi glio comunale, con l'intervento, ecc. Luigi Lucchini. Do110 la parola: deliberato, ag,qiu1i.qerr : almeno ~ei mesi prima della scadenza del biennio. Danieli. Alla parola i11,terveuto nel primo e terzo capo· ' 'erso ~ostit11ire la parola voto . Gattoni.

Alt' 11 lli11io co1n111a a!Jll i1i1igere il se,qzien,te : Il Consiglio sanita,rio provinciale in ogni singolo caso di licenziamento, dovrà far precedere e ba· sare il suo parer e sui risultati di una scrupolosa inchiot:;ta, condotta su luogo. Sanarelli Gallini, Sacchi, Battelli, Santini, Socci, Turati, De Seta, Basetti, Danieli.

Art. 8.

A.qg i u11,qere : Il n1edico condotto e l'ufficiale sanitario, i quali abbiano acquistato diritto a.Ila stabilità in un Comune o Consorzio avranno diritto all'aumento di un decimo dello stipendio iniziale ogni quinqttennio. Pozzo ~!arco, Ct1zzi. Art. Sbis. Il medico condotto che, ottenuta la stabilità in i1n Comune o in t1n Consorzio, vi continua r ego· lare servizio, ha diritto ètll'aumento di un decimo tl ollo stipendio iniziale ogni sessennio. Sanarelli, Ghigi, Santini, T11· rati, Lo,jodice, De Seta, occi, Basetti, Oallaini, Danieli.

Art. 9 bis. Nei casi di malattia del medico condotto, de bi· tamente accerta,ta, Je spese di supplenza saranno a carico del Comune o del Consorzio per un periodo di almeno tre mesi, riserbati gli ev-entuali diritti del medico condotto, per malattie dovuto a, cause di servizio. Sarà pure a carico del Comt1ne e del Consorzio la spe a per prov,-redere alla upplenza, clurante tm periodo di riposo annt1ale, a c11i il titolare ha diritto. anarelli, Giuliani. Borciani, Gallini, CottafaYi, Turati, De eta. )Iorandi. Ba etti, Cal· la in i.

Art. 11. Nel JJri1no coni112a doJJO la parola : comunali, «tJ · ginn,qere : e per gli 11fficiali ~anitari . Tattoni. Art. 12. È data facoltà al Governo del R e di coordi11n1·t} in testo 11nico le dis1Josizioni ecc. Il resto ide11 tic o. • Lttigi Lucchini. Art. 13. È data fa coltà al Governo del R e lli modificare il r egolamento 27 ottobre 1891, n. 695, completnn· dolo con le norme seguenti: a) per la costituzione, l'andamento e lo scio· glimento dei Consorzi preveduti nella presente legge; b) per la formazione dei capitolati delle co11· dotte mediche comunali e consorziali: e) per la concessione dei congedi e d elle supplenze in caso di malattia. Luigi Lucchini. Art. 13. Nel seco1tdo co11tn1a sopprin·iere le parole : per le nomine cl1e verranno effettuate dopo l'attuazione della presente legge, sostitue1trlole co1i le seguenti: nonchè le norme per una revisione generale di tutti gli attuali capitolati di condotta per coordinarli con le disposizioni della presente le~ge . .Uanieli. Nelt1ilti1110 conl11ia soppriniere le parolr: do,~e le condizioni locali lo consentano. Danieli. A.qgiri1igere : Nei capitolati per le condotte mediche o pel ser· vizio dell'ufficiale sanitario dovrà altresl esser e de· terminata, in misura non inferiore a tre anni di stipendio, l'indennità do'\""uta, in caso di sciogli· mento del consorzio al medico condotto o all'uffi· ciale anitario, sempre quando ad essi non v enga attribuita, con parità di stipendio, la condotta me· dica o il servizio dell'ufficiale sanitario in alcuno dei Comuni, o in altro Consorzio in cui entri a far parte alcuno dei Comt1ni già compon~nti il Con· sorzio disciolto. Pozzo Marco Cuzzi. Aggi1111,qere il ·eguenle co11i111a: Tutti i capitolati devono esser o approvati dalla Giunta provinciale amministrativa sentito il parer e del Consiglio sanitario provinciale. Danieli. Soppri11ie1f il ferzo coninia e sostih1iroi il sc,q11ente: Articolo aggiuntivo. N ei Comuni e nei Consorzi aventi un olo medico condotto la supplenza nei casi di malattia, debitamente accertata sarà a carico del Comune o del Consorzio per un peri0do di tre mesi, e co'""i pttr .. la supplenza per un riposo annuale di venti !!iorni con obbligo al medico della presentazio11e del up· plente. }a ttoni.

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La. di cus. ione parla1nentar ha comincinto 11ella sed11ta del 5 maggio. SA~ARELLI ricono ce i buoni risultati che si .. l>· bero dalla legge sanitaria ,-igente lli cui pctta il 29'

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30

IL P OLICLINICO

merito ad .A.go tino Bertani e a Francesco Crispi, rilevando che se diede lt1ogo a q nalche inconveniente ciò avvenne quasi sempre perchè non ft1 razionalmente interpetrata e applicata. Si co1npiace dell'attuale ordinamento della D ire· ;-;ione generale di sanità e invita l'onorevole Giolitti a rendersi benemerito anche col ricondurre l'istituto del medico provinciale alla sua vera funzione, e col dargli modo di lottare vantaggiosamente contro l'ignoranza e la resistenzèt delle amministra· zioni locali. Raccomanda sopratutto che ai medici provinciali i diano i mezzi per frequentj conferenze di pro· paganda igienica, e che si istituiscano laboratorii per le necessarie indagini chimiche e batteriologiche. Ricorda come tutti i comuni rurali sfuggano di fatto alle disposizioni della legge sanitaria e come i medici ivi non abbiano maniera di provvedere all'igiene pubblica e privata. A tale stato di cose tontò di provvedere il regolamento 6 luglio 1890; ma esso rimase inefficace; e inefficace teme rimarrà anche il primo articolo di questa legge se non si istit1tiranno nelle provincie laboratorii di c11i tutti i comuni, con modesto contributo, possano profittare. La spesa non sarebbe gra-ve quando, in,ece di istituire laboratori e.x: 1iovo, si usufruissero quelli che già esistono a servizio dei principali comuni, o negli istituti di istruzione secondaria e univer· si tari a. Lamenta poi che, mentre con molteplici leggi si sono andate addossando all'ufficiale sanitario nuove e clifficili mansioni non siasi prov,reduto ad aumentarne gli stipendi, o quanto meno a proporzio· narli pii1 equamente all'importanza dei comuni. Venendo poi ad esaminare la questione dei me· dici condotti, nota che è da tutti ammesso essere doveroso ed urgente il pTo·vvedere a migliorare le condizioni di questa benemerita classe, sottraendola alla vessazioni ed ai soprusi dei corpi locali, e non precl11dendole la carriera professionale. Non ravvisa nel disegno di legge sufficienti guarentigie per la stabilità degli stessi medici condotti, e vorrebbe che fossero molto ben determinati i casi di licenziamento durante il periodo di prova. Plaude q11indi al disposto dell'art. 7 del disegno di legge, che accresce notevolmente le gt1arentigie clei medici condotti contro i licenziamenti arbitrari e gli antagonismi dei partiti locali. Ritiene però che per maggior tutela dei diritti del medico il parere del Consiglio sanitario pro· vinciale fosse preceduto da una apposita inchiesta. Così pure ' ' orrebbe stJl,bilito per legge il diritto dei medici ad una licenza annua e ad un congedo di tre mesi in caso di malattia; vorrebbe loro as· sicurati altri ùiritti che già furono riconosciuti ai ma.estri elementari. Questi concetti sottopone alla Camera, profonda· mente convinto che essa vorrà prendere a cuore gli ·interessi di questa classe, cosi benem erita del paese. (Vive approvazionJ e co11,,r1ratzilazio1i1'). STELLUTI·SCALA si compiace d ei miglioramenti che qt1esta legge introdt1rrà nei servizi sanitari· e sopratutto plaude alla disposizione altamente urna· nitaria, che tende a fornire ai poveri le medicine gratuite~ proposta che l'oratore ha sempre propugnata. .A.pprova anche la disposizione che tende ad e tonde re l 'istituzione dell'armadio farmaceutico, che vorrebbe anzi che fosse obbligatorio; come ,·orrebbe obbligatoria l'assistenza sanitaria per 1RO

LANNO lX,

FASO. ~6

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tutti i poveri, anche se non appartengano al Comune. (Bene!). Per l'assistenza sanitaria it1 zone malariche vor· rebbe che fossero istituite speciali condotte di cam pagna. Q11anto alla disposizione relativa alla nomina dei medici condotti, trova inopportuno negare al Comune la facoltà di nomina del medico comunale. Nota a questo proposito che per voler circon· dare di eccessive guarentigie i maestri, i medici i segretari comunali, si viene praticamente a distru~­ ger~ l'.autonomia dei. Con;iuni. (Co11,i11ie11.ti - App1~­ vazzon1). Nè crede utile ridurre il periodo di pro,,..a da tre anni due. Cosi pure non approva i limiti posti alla libertà dei Comuni circa gli stipendi dei medici comunali. All'articolo 6 vorrebbe, nell'interesse cosl del medico come del Comune, meglio determinati i mo · tivi che possono dar luogo al licenziamento. Loda pure il concetto dell'articolo 7 che estende ai medici dipendenti dalle Opere pie le guarentigie concesse ai medici comunali; ma lo vorrebbe più esattamente esplicato. Trova, invece, gra,re la facol tà che coll'articolo 8 si concede alle Giunte provinciali amministrative di elevare per ragioni di servizio gli stipendi dei medici condotti. Propone inoltre alcune modificazioni ali' articolo 10 allo scopo di meglio assicurarne l'applica• z1one. Esorta infine l'onorev·ole anarelli ad appagarsi delle disposi?.iioni proposte che migliorano grande· mente le condizioni dei medici condotti, e ad avere anche fiducia nello spirito di equità e di giustizia delle nostre amministrazioni locali (Benissimo! Bravo!). MALVEZZI approva il concetto informatore del disegno di legge· ma lamenta che molte importanti materie, come quelle dei congedi, delle supplenzfe dei capitolati, siano state rimesse al regolamento. Venendo poi alle singole disposizioni, esprime qualche dubbio circa le conseguen:lie finanziarie dell'obbligo della medicina gratuita sancito coll'articolo terzo. .A.ll'artieolo quarto trova so,erchio che il con· corso per medico condotto e ufficiale sanitario debba sempre farsi per titoli e per esame. Approva l'articolo 5° ritenendo indispensabile il periodo di prova, che però credo opportuno ridurre a un biennio e circondare ùi maggiori guarentigie. Non approva, invece, la disposizione dell'arti· colo 8°, che può dar luogo a controversie e accre· scere gravi conseguenze in danno delle finanze comunali, già aggravate da tante spese d'interesse dello Stato. Infine, chiede che sia chiarito l'articolo decimo, relativo alle abitazioni rurali, raccomandando anche q11i che non si ecceda nelle esagerazioni, e che si abbia anche un po' di fiducia nello spirito di t1ma· nità dei proprietari. Imperocchè i proprietari non devono dimenticare gli al ti doveri sociali eh e loro incombono verso i lavoratori : e coloro che a tali doveri vengan meno non potranno mai essere abbastanza censurati. (Bene!) Conclude raccomandando i concetti ora svolti alla Camera e al Governo, e dichiarando che, no· nostante i vari difetti rilevati nella l~gge, darà ad essa voto favorevole. (Approvazio1ti - Congratula ·

zio1ii).

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LANNO IX, F AS(}. 26]

NOTIZIE DIVERSE Congresso internazionale della Stampa medica. Nel fascicolo 24 abbiamo dato not.izia succinta, clella seduta inaugurale e delle sedute del giorno 21. Nella. riunione del pomeriggio der 21 si diba,tteva i ·importante questione sollevata dal dottore Blondel se i bollettini o gli atti delle associazioni possano considerarsi come giornali. Egli da una parte sosteneva che fossero dannosi i larghi e stenografici resoconti delle accademie in quanto to~lievano l'occasione agli studi seri e originali e propone,'a elio i resoconti nei giornali fossero sen1pre brevi e riassuntt,Ti, e dall'altra esponeva i tlanni che "'Tengono al giornalismo quando con qualche notizia, ri\rista, cenno bibliografico, si cerca di fare ass11mere carattere di giornale· ai bollettini delle associazioni. La lliscussione prosegui la mattina d el 22. E ssa ftl larga e importantissima: ' ripresero parte Posner, m.ith, Cornil, A \Tiles, \ riclal, Ascoli e altri. La prima delle proposte sull'estensione da dare e:ti r eoconti fu ritirata clallo stee=so proponente il dottore Blondel. La, seconda. che non fruiscano dei benefici dell'associazione gli atti e bollettini delle Società sci0ntifiche, ft1 accettata ad unanimità. Fu re· spinta la proposta .Ascoli che possano temporanea1nentl' considerarsi giornalisti i segretari delle Societit, in <1uanto r edattori dei rispettivi bollettini. 8i int.ese però che ciò non dovesse aver esten· Rione necessaria, alle singole associazioni nazionali. Nel pon1eriggio llel 22 fu preso in esame lo t:>chema di statt1to quale ft1 preparato alla confe· renza dei delegati internazionali a ~lonaco . Esso fu app1·ovato quasi integralmente. Non lo riproduciamo p~rcl1è fu già pubblicato nel nostro giornale. Le ' 'ariazioni si limitano agli articoli 3, 5, 12. . ..\.ll'art. 3~ s11 })roposta. Ascoli, dopo amplissima tli~cussione cui pa.r tecipa-rono D éjace, Blondel, Posner \ ridal, uarez de ~Iendozai, e votando ri · gorosamente }ler nazionalità si è aggiunto che i giornali non possano pubblicare teziou; senza l'autorizzazione dei rispettivi professoTi. All'art. :) si concedono o ,·oti alla Spagna in;\~ece di 2. . .~.ll'art. 12 si stabilisce ch e le grandi nazioni si <.listinguono dalle piccole a seconda del num~ro !llegli abitanti : 10 milioni è il limite div·isorio. 11 23 mattina si è fatta una seduta straordinaria. Il dott. Rodriguez ha letto tln accurata memoria ull'educaz;one del 111 edico ,q;or1ta/;sta. Il dott. Blondel riporta infine la. propi)sta giri ~Yentilata a Monaco di tabilire ltn ufficio d'jnfor mazioni per la stam}'Ht m edica, ch e diffonda tra i giornali associH.ti la notizia. delle cose pitì impor· tanti che ogni giornale pubblica. Dopo breve di cussione la pL'opo ta è adottate-i elle linee ..generali e si dà incarico allo stesso uott. Blondel di tucliare i particolari p er l'attua· • ione. Si è proceduto poi a sostituire all'ufficio provYisorio la definiti,Ta Direzione della Società internazio11ale della tampa medica per un triennio. Ft1 eletto a pr~sidente: Cortezo (Spagna) ; vice presidenti: Posner (Germania\; Dawson (Inghil· erra); Ascoli (ltèilia.); segreklrio generale: Blondel Francia)~ econo1no: Pechère (Belgio). 1

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SEZIONE PRATICA

Non parlerò dell'affott11osa, impatice:1 accoglienia fatta alla stampa medica dai colleghi spagnoli, specie dal presidente Cortezo, e dal egretario Larra. Tra le feste, un banchetto dal presidente del Congresso con festa di pelota un ricevimento alla Direzione della stampa p eriodica, lln banchetto tra i soci all' ...\.lbambra, un ricevimento al )It1ni· cipio. Il Congresso di Madrid resterà n egli .annal! d~l giornalismo medico, co1ne quello da cut com1nc1a veramente a funzionare l'associazione internazio· nale, ed egualmente resterà scolpito n ell'animo di chi vi ha partecipato per la spontanea, fraterna .. liberale accoglienza dei colleghi spagnoli.

Sulle autopsie negli ospedali. Dai professori di anatomia patologica v ennero più volte rivolte lagnanze al Ministero d ella pu~­ blica istruzione perchè si sottraggono alle autops1& i cadaveri di persone decedute negli ospedali ogni qual volta vengono richiesti da. congiunti o da Corporazioni alle quali i deft1nti stessi appartennero in vita. Ed il Ministero della pubblica istruzione ritenendo giuste le lagnanze medesime~ confortate dai pareri favorevoli dei Consigli superiori della pubblica istruzione e della. Sanità p~1bblica ~ro~ose al Ministero dell'interno la soppressione dell ultimo comma dell'art. 1 d el Regolamento appro,"ato con R. D. 28 ottobre 1895, n. 3499 e la soppressione dell'art. -11 del Regolamento di polizia mortuaria viO'ente in quella parte che si riferisce al trasporto ' . . . dei~ cadaveri a cura. e spese de1 lM urucipio. Il Ministro dell'interno sembra non trovi opportuna la modificazione invocata ritenendo di non poter negare alle famiglie che n e fanno !ichi~sta, sob-:barcandosi alle spese di trasporto, i resti mortali dei propri defunti. . . . Non possiamo negare che tale del1beraz1o~e s.embr1 ispirata ad un sentiment? ~ltamen~e uman1ta.r10, ma ci pare che leda gli al~1 .mteress1 dell~ sc~e~za e tolga uno sprone vi,Taciss1mo allo studio cl1n1co, e non sia affatto giustificata . . . Che possa fino ad un certo punto cons1derars1 come menomazione dei sentimenti sacri della famiglia, il disperdere momentaneo dei pezz~ d'un cadavere usati a esercizi di anatomia, pa s1: ma l'esame anatomo-patologico a scopo di controllo diagnostico non dovrebbe in nes un caso e sotto nessun pretesto essere negato al medico che ne faccia richiesta. E vorremmo aug1trarci che l'in.rorID:a~ione no t~a. non sia esatta o comunque che il 1YI1rustro T'oglia ritornare sulla sua, deliberazione. Vocrlia il ~Iinistro uniformar ·i al parere tecnico sapie~te e civile dei Consigli s~periori. della pl1b· blica. istruzione e tlella. pubblica sanità, e farà opera ' '"eri:'tmente degna d un }lini tero liberale. •.\. V.

D. M. 14 1narzo 1903. c/1e porta 11todificazio11; alrele11co rlel/e industrie i11salubri. IL ~IL.~STRO SEGRETARIO DI PER GLI AFFARI DELL

T ... T

!~TERNO.

Veduti i T'erbali del Consi fl'lio s11periore di ~anità .. in data 2 febbraio e :.6 nov-~mbre 1901. con i quali si propongono aggiunte e modi.fiche allo elenco delle industrie in alu~ri, pu~bl1cato con (lec·rcto ministeriale del 21 a11r1le 189.): (31)


832

IL POLIQI,JNIOO

entito il parere del Ministro di agricoltura industria e commercio; ~eduto l'art. 38 della legge 22 dicembre 1888, n. 6849 (serie sa) sulla tutela della igiene e della sanità pubblica; Decreta: .A.rt. 1. ono approV"ate le seguenti aggiunte allo elenco delle industrie insalubri del 21 aprile 1895: Industrie di 1a classe. a) Bario-cloruro e altri sali di bario ottenuti })er riduzione del solfato di bario (fabbricazioneJ: b) Fiammiferi di fosforo (fabbricazione); c) Solfuro di carbonio (fabbricazione e depo· sito)~

d) Olio delle sanse (estrazione mediante il solfuro di carbonio). Industrie di 2a classe. a) Cemento (fabbricazione); b) Fiammiferi di fosforo (deposito)~ c) Combustibili agglomerati e ma.ttonelle pi· riche (fahbricazione con pece secca). Art. 2. .A.Ila industria compresa nella 1a categoria nello elenco del 21 aprile 1895, sotto il nome : Conibzistibili agglonierat; e 1Jtatto1ielle piriclie (fab· bricazione) sono aggiunte le parole: co1i pece gra1ia. Art. 3. Le industrie indicate alle lettere a), b), e): d), delJa 1 n. classe, del p~esente decreto, che at· tualmente .si esercital10 nello interno dell'abitato, potranno continuare ad esercitarsi nelle condizioni attuali per un periodo di tempo che verrà deter· minato caso per caso dalle Giunte comunali e che non potrà essere inferiore ai 5 anni, ed osservate sempre l o speciali c~1ltele per la. incolumità in linea igienico-sanitaria, degli abitanti, le quali saranno prescritte caso per caso dalle Giunte medesime, ai termini dell'art. 93 del Regolamento generale sani· tario 3 febbraio 1901, n. 45. Pel .il1i1iistro: RONCHETTI.

Decreti cli deli11iitazio1ie di zo1ie 1nalariclt.e i1tsPrili nella Gazzetta Ufficiale. Alessandria Aquila, Ascoli-Piceno Bari Bergamo, Bologna, Cagliari, Caltanissetta, Campobasso, Caserta, Chieti, Como, Cosenza, Cremona, Foggia, Forli, Girgenti, GTosseto, Lecce, MaRsa-Carrara, ~Iantova, Livorno, Milano, }Iodena, Novara, Palermo Padova, Pesaro·Urbino, Potenza, Ravenna, Reggio Calabria, Reggio Emilia: Rovigo, Roma, Siena, Siracusa, Trapani Tre,"iso Venezia Vi. cenza, Udine, Verona.

Conoorsl e oondotte. (Direzio1ie ge1ierale della sa1iità). - È aperto un concorso per esame e titoli congiuntamente a due posti di assistente presso il labo· ratorio di micrografia e bacteriologia ed a tre posti di assistente presso la sezione annessa al labora,torio stesso per la preparazione ed il con· trollo dei prodotti di cui all articolo 1 della legge 21 dicembre 1899, n. 472. Ai detti posti è annesso lo stipendio di L. 2500 annue ed il concorso avrà luogo colle norme stabilite dai decreti reali~ ministeriali summenzionati. Il termine utile per la presentazione delle do· mande d'ammissione scadrà il 31 maggio 1903. Con succes ivo provvedimento verranno indicati i giorni in cui avranno principio le pro\e di esame e ne verrà dato avviso ai concorrenti ammessi per inezzo dei profetti delle provincie rispettive. I. RortIA

[.A.NNo IX, F Aso. 26

ROMA. - Il Ministro segretario di Stato per gli affari dell'interno, vod11to il R. Decreto 16 novembre 1~02 n. 463 c~l q~ale è stato approvato il ruolo orga. nico della Direzione generale della sanità pubblica: Veduto il Decreto Ministeriale 20 novembre 19(!2 col quale sono state determinate le norme per i concorsi per esame relativi ai posti di segl'etario tecnico presso la Direzione generale anzidetta ; Veduto l'altro Decreto Ministeriale 23 novero· bre 1902 col quale è stato aperto un concorso a due posti di segretario veterinario di terza classe con l'annuo stipendio di L. 2000 presso la Direzione generale stessa; Decreta: I posti di segretario veterinario di terza classe messi a concorso sono stabiliti nel numero di tre, in luogo del numero cli due determinato dal De· creto Ministeriale anzidetto 23 novembre 1902. Nulla è innovato per quanto riguarda. la sca· denza e tutte le altre modalità del concorso quali vennero stabilite nei Decreti Reale e Ministeriale summenzionati. Roma, addì 23 aprile 1903. Il Mi1tistro GIOLITTI.

Indice alfabetico analitico del Dresente nnmero. Acido fenico in un tetanico all'ospedale Consolazione di Roma (La resistenza dell'organismo alr). - Luciani . . • . . Pag. 815 Assistenla sanitaria nei comuni (Il progetto 824 sull') . . . . . • . . . . . . . >> Autolisi (Significato clinico-patologico dell').Umber. . . . • . . • . . . . . » 809 Eczema nei bambini (Cura dell'). Guida. » 821 Ernia inguinale dell'ovaio (Contributo alla 811 casistica dell'). - Peri . . . . . . . » Idrocele (Trattan1ento dell' - col processo di Doyen modificato). - Faugère • . • • » 811 Notizie diverse. . . . . • . . . • . » 831 Ostriche e la salute pubblica in Francia (Le) » 823 Papillomi dell'uretere. Nefrectomia ed ureterectomia totale. - Le Dentu e Albarran l> 812 Paralisi di Klumpke . . . . . . • . » 820 Paralisi generale e sifilide. - Stoddart . . » 819 Paraplegia da insolazione. - Schwarz • . » 819 Paraplegia spasmodica sifilitica (Sintomato· logia della). - Marie . • . . . . • » 820 Siero antidifterico battericida e antitossico (A proposito del). - Bandi . . . . . . » 812 Siero antistafilococcico (Del). - Proscher . » 814 Splenectomia per rottura della milza (Un caso di). - Gaudiani • . . • . . . . » 801 Sputi dei piccoli bambini (Metodo per racco823 gliere gli). - Variot. • . . . • • . » Tetano curato e guarito col metodo Baccelli (Due osservazioni di). - Corte • • • . » 81 7 Tosse convulsa (Cura della). - Ausset . » 822 Tubercolosi poveri (Dell'assistenza ai). Treu . . . . . . . • . • . . . » 823 Tumore papillare della vescica che aveva determinato un voluminoso polipo che usciva per l'uretra in donna di 60 anni. - Mor· d ret . . • . . . • . . . . . » 81 ~ Varicocele (Il). - Viscontini. . . • . . » 81 ~ Versamenti delle sierose (Applicazioni cliniche della citodiagnosi nei). - Desos . . » 80€ Veste (Una nuova - per gli agenti delle pub822 bliche disinfezioni) • . . . . . . . » L

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.Roma, 9 maggio 1903.

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SEZIO:NB PRA.TIOA.

DIRETTORI

PaoF. GUIDO BACCELLI - PaoF. FRANCESCO DURANTI! REDATTORE CAPO: PROF.

VITTORIO ASCOLI

SOMMARIO. Lezione: - Mingazzini: Intorno a un modo piuttosto raro d'insorgenza del periodo atassico tiella tabe 1011ibare. Riviste: - PATOLOGIA DEL TUBO DIGERENTE: - Gross: Stenosi fibrosa dell'intestino e dello sto11zaco di natura sifilitica. - Schlesinger: Sulla diagnosi delle stenosi intestinali tnultiple. - Bi ttorf: Flogosi acuta del!' S iliaca da coprostasi. - Boas: Un caso di colite ulcerosa guarita con l' operaz.ione. - Krafft: L, appendicite e l'oppio. Sonnenburg: Complicazioni pulmonari nell'appendicite. - CHIRURGIA: - Fiori: Il trapianto tendineo nella cura della paralisi tratt11zatica del nervo radiale (Caso clinico e primo contributo sperimentale). - FARMACOLOGIA : Meltzer e Longmann : Sull'avvelenamento da stricnina. - Regoli: SulI'uso del calcio corne emostatico. - Aron : Osserva~ioni al lavoro del LoeW)' « Dell'azJone delrossigeno nella tensione osmotica del sangue». - OCULISTICA: Terrien: Valore serneiotico del 1iistag1no. - Klein: Sulla cataratta diabetica. Osservazioni cliniche: Mariani: 'R.._isultati clinici sopra l'uso di un catgut preparato in un tnodo estremamente semplice. - Cagiati: Du.e casi di morbillo accornpagnati da disturbi nervosi di origine cerebri'tle. Pratica professionale: - CASUISTICA: Lo stridore congenito dei banibini. - Forme cliniche di tetania i1lfantile con tremore. - APPUNTI Dl TERAPIA: Tecnica della cloroformitz.az_ione. - Per sterilizz.are la seta da suture. Varia. - Medicina sociale: - Boix: 'R.._eferendutn sulle grandi questioni rnedico-sociali (Studi sull'alcoolisnio). Roger: L'alcool considerato co1ne alimento. - Cenni bibliografici. Interessi professionali: - Il progetto sull' assistenz.a sanitari!l nei coniuni. - Risposte a quesiti e a domande. Notizie diverse. - Nomine, promozioni, onorificenze. analitico del presente numero.

Concorsi e condotte. -

Indice alfabetico -

D i r i t t i di p r o p r i eta r i s e r v a t i

LEZIONE Intorno a on modo piuttosto raro d'insorgenza del periodo atassico nella tabe lon1bare. Lezione cli11ica del prof. G . l\IrN<JAZZINI, raccolta dal dott. ...\.NGELO PIAZZA, assistente volontario. Desidero quest,oggi presentarTi un caso di tabe il qt1ale merita una speciale considerazione per essere disturbi ata ici insorti quasi rapidamente episodio piuttosto assai raro di codesta malattia. Innanzi t11tto ·-r"i sia e:::;posta la storia della ma· lattia e vi sian dimostrati i disturbi obbiettivi che il paziente soffro. CA o I. - ..L • N. di anni -:bi:, ministro di forno, ammogliato con 3 fi~li, un qt1arto gli è morto a 1 ci.u ni sembra cli tubercolo i ossea. L'infermo a 14: anni contrasse tùceri so pette e adenite da cui guarl, r esidt1andone però lieve cefalea a carattere frontale, intermittente e non avente esacerbazioni notturne. È stato strenuo be"'itore. A 22 anni av· 'Tertì la compar a di dolori ora all'articolazione

tibio-tarsica, ora allo ginocchia, ora a1le gambe; tali dolori laceranti o pul..a.ntf, andavano spos o da un punto all'altro come folgore. Pii1 freqt1enti in inverno, duravano 24:-30 ore, poi spari,rano e ri· torna.vano ad ogni cambiamento di temperat1lra.: non .nij gliorarono con l'uso di ioduro di potassio· persistono anche al momento in cui si fa la storia d el malato. Que ti narra cl1e il 1° gennaio 1no3 dopo essersi bagnato sotto la piog-gia, improTYisamente sentì una brusca e grave debolezza n egli arti inferiori, tanto che l it deambulazione gli era diven11ta i1nposAibile inoltre a~Tertì un Renso di bri\ido. Stette un po~ a letto in casa e poi entrò all'ospedale di . pirito il 13 genn<tio 1003. Qt1i,..i l'infermo ricominciò a camminare e i dolori ùiven· tarono più miti; per altro egli ha notato che n el deambulare inciampa e dirige male le gambe ciò chP prima dell'a,ttacco non gli era mai occor o. Esa11ze obbieffito (5, II~ 1903). - ..L.,..ormali i mo· vimenti dei globi oculari, dei facciali, della lingua e degli arti superiori. Forza muscolare ben con· serviita. Non tremori nelle mani in posizione di chi giura. Gli arti inferiori, quando il pilziente ta in letto non si presentano in posizione anormale; i movi· menti passivi oppongono una resi tenza minore della ( 1)


83!

IL POLIOLINIOO

[AN.No IX, F Asc. 27]

normale ; gli attivi son tutti possibili e completi. La pachimeningite spinale lombare produce Forza muscolare scarsa in tutti i segmenti dell'arto. anch'essa dei dolori; ma questi son continui, 1 Ogni tanto l'arto inferiore sinistro è animato da atroci, si esacerbano premendo lungo le docce scosse cloniche che provocano mo,rimenti di esten· para.vertebrali; i disturbi della motilità e della sione e di flessione nella gamba. Nel camminare il paziente guarda in terra, solleva poco i piedi e sensibilità si esplicano spesso in forma della sin· batte il calcagno: talvolta l'incrocia anteponendo il drome di Brown·Séquard; i riflessi rotulei son, calcagno di un lato alla punta del piede dell'altro lato. L'eccitabilità faradica e galvanica dei muscoli per lo più, esagerati, non mancano quasi mai disturbi della vescica e del retto, e l'incesso si degli arti inferiori è normale. avvicina più o meno al tipo paretico·spastico. Nel Mancano i riflessi plantari, i rotulei, i cremaste· rici e i tendinei degli arti superiori. Le iridi, al· nostro paziente invece, abolizione dei rotulei, an· quanto disuguali e deformate, non reagiscono alla datura atassica, mancanza di dolore alla pressione luce e quasi punto all'accomodazione. sulle do~ce paravertebrali. Sensibilità tattile e dolorifica normale. L'esame Il morbo di Pott sarebbe rivelato dal gibbus., della sensibilità termica rivela che il caldo è in· teso corae sensazione indifferente nei piedi, nelle dall'aumento dei riflessi rotulei ~ da un'andatura gambe e nella faccia esterna delle cosce, il ghiaccio paretica, o paretico·spastica, e i dolori avrebbero non è affatto apprezzato come tale nel piede destro, colpito a prevalenza il dorso e l'addome; disturbi nel piede, nella gamba e nel g inocchio sinistro: a tutti che mancano nel nostro paziente. volte però il paziente apprezza bene la natura del La sclerosi a piastre, limitata alla porzione lom· freddo. Inoltre il malato non riesce a disporre con esattezza il calcagno di un piede sopra la rotella bare della spina, è un'evenienza assai rara; essa è dell'altra gamba; tale difficoltà riesce anche più in g~nere diffusa e colpisce anche la porzione dor· appariscente quando egli rimane ad occhi chiusi : invece, colla punta degli indici tocca molto bene il sale e cervicale del midollo come pure l'encefalo., dando una sindrome caratterizzata da tremore in· naso. In posizione di Romberg il tronco è preso da tenzionale, da disturbi del retto e della vescica., evidentissime oscillazioni. aumento dei riflessi rotulei, nistagmo, diplopia, ecc. Dopo la paraparesi l'erezione del pene è scom· L'ematomielia limitata al midollo lombare o al parsa. Minzione normale. Normali i sensi specifici cono midollare, non può esser l'affezione di cui si e la psiche. tratta nel nostro caso; infatti essa in genere oc· Come dicevamo, l'infermo soffriva da parecchio corre in seguito a traumi e colla compressione delle tempo di dolori lancinanti 11egli arti inferiori, da corna anteriori e posteriori; i suoi sintomi più so· lui ritenuti per dolori reumatici, quando, verso i lenni, come le paralisi dissociate, le anestesie a primi dell'anno in corso, una mattina non si potè zone determinate e circoscritte, i gravi disturbi alzare dal letto perchè, come egli dice, a'Teva per· del retto e della vescica, mal si accordano con il duto l'uso delle gambe. La paraplegia, dopo qual· quadro fenomenologico offerto dal paziente. Infine che giorno si mutò in paraparesi: l'infermo allora mal si spiegherebbe la rigidità iridea alla luce. potè alzarsi e camminare, ma si accorse fin da Escluse dunque tutte queste forme morbose, non allora che la sua andatura era disordinata. ci rimane che pensare alla tabe; e che il nostro All'esame obiettivo abbiamo trovato l'abolizione infermo sia un tabico è luminosamente pro,rato dei riflessi rotulei, il sintoma di Romberg, l'aboli- dall'esistenza in lui di tutti i sintomi caratteristici zione dei riflessi iridei alla luce e un'andatura di questa malattia: dolori folgoranti, scomparsa dei squisitamente atassica. riflessi rotulei, sintoma di Romberg, sintoma di Questa è in Sllccinto la storia del paziente, la Robertson, andatura atassica, nessun dolore alla compressione dei nervi periferici, o delle docce quale subito ci presenta vari problemi diagnostici. Certo non si tratta di una paraparesi isterica, sia paravertebrali, infine disordini obiettivi del senso perchè la paraplegia fu preceduta da un periodo termico negli arti inferiori. Non a"\rrei pertanto presentato tale infermo la cui dolorifico abbastanza lungo, sia per i caratteri del· diagnosi era piuttosto ovvia, se la storia non ci l'incesso e per la concomitante abolizione dei ri· flessi rotulei, sia perchè nell'infermo mancano avesse rivelato un fatto speciale nel decorso del male ; cioè essere l'atassia degli arti inferiori insorta stimmate isteriche. · Così pure può escludersi facilmente unn. lesione d' e11iblée e dopo un attacco di transitoria para· cerebrale; infatti l'unica ipotesi plausibile sarebbe plegia. Secondo quel che si legge nei trattati, il quella di una lesione del Ponte, alla quale però si classico decorso della tabe si svolge in tre periodi sarebbero uniti i segni di una paresi più o meno ben determinati: il periodo dolorifico, il periodo atassico e il periodo paralitico. Dobbiamo però ag· gra ·v·e degli arti superiori, del faciale o dell' abdn· cen,s. Dunque dobbiamo assolutamente concludere giungere che tale decorso, il quale può dirsi ciclico, non si verifica costantemente. Da molti è stato che, nel caso nostro, si tratta di una malattia spi· nale. Qual'è però questa malattia 'l una pachime· anzi constatato che i tabici ora, più raramente di ningite spinale lombare 'l un morbo di Pott 'l una prima, o almeno molto tardi, passano in atassia; in altri termini, i tabici rimangono adesso per lungo sclerosi a placche 'l 1ma ematomielia 'l o una tabe 'l ,2


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(ANNO

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SEZIONE PRATICA

volgere di anni nel periodo dolorifico. Una volta si vede,rano girare per la città e per gli ospedali numerosi atassici che oggi son divenuti una rarità. Il perchè del lungo arrestarsi del male al periodo dolorifico, è stato variamente interpretato. Q11esto fatto sul quale Cia anni io aveva richiamato l'attenzione degli studenti, è stato recente argomento di discussione in seno alla Società di neu ropatologia di Parigi. Alcuni l'attribuiscono alla diagnosi precoce che si è in grado di fare della tabe e q11indi alla cura pronta e razionale di questa · altri invece credono che il virus parasifilitico che produce la tabe, è attenuato dalla migliore e più razionale cura. che si pratica oggi per la sifilicle. Probabilmente ambedue i fattori debbono oggi concorrere ad ostacolare il passaggio del periodo dolorifico al periodo atassico, cioè da un lato la sic11rezz«t con cui si può diagnosticare una. tabe incipiente, per la quale il medico è in g1,ado di fornire al paziente quei consigli igienici atti a render l'organismo più resistente all'azione del virus paraluetiro ; d' altra parte non si può disconoscere che, presupposto esser le tossine luetiche la ca.u sa efficiente per cui degenerano le radici posteì·iori, una cura più razionale, quale si pratica oggi per la lues, debba rendere meno virulenta l'azione clei suoi prodotti. T11ttaYia le cose non si comportano sempre così. Esistono pur troppo dei casi inversi in cui non solo l'a.tassia si svolge o si aggrava rapidamente come nel nostro paziente, ma questo episodio coin· cide con un attacco acuto transito1·io di pal'aparesi. Desidero richiamare appunto su ciò l'attenzione vostra, tanto più che fino ad ora. per quanto io mi sappia, i clinici se ne sono poco occupati. Vi dico anzi che, ad eccezione del PIERRE MARIE che pii1 tarcli Ti citerò, e del GovVERS, nessun Hltro, per. q11a11to mi consta, ha faitto allusioni a casi si· mili al mio. Precisamente GowERS, in quella ricca miniera <li sa.pienza clinica che è il suo manuale (1), si esprime così : « Io ho conosciuto un pa.ziente che passò nel corso di 24 ore da uno stato in cui egli poteva camminar bene, ad un altro in cui po· teva appE>na stare in piedi. La forza muscolare può climinuirsi in tali esacerbazioni subitanee, ovvero tale indebolimento può essere confinato al intoma speciale del male, l'atassia. Lo stato che cosi si svolge può di nuovo scomparire, lasciando il paziente in un livello più basso di prima, ma spesso persiste enza considerevole miglioria. » E poichè nella mia pratica privata ed ospitaliera me ne sono occorsi altri tre esempi simili a quelli del pa,ziente che oggi vi ho presentato, cosi credo opportuno ricapitolarne le storie cliniche : \1) GoWERS. À 111a1i"al of diseases of tlie nPrTJ011s syste111. London, Churcill, 1899, pag. 465, vol II.

II. - N. N., di anni 84:, dottore in medi· cina e in legge : nulla nell'anamnesi per quel che riguarda il lato ereditario. Contrasse lues a 27 anni; a 29 anni cominciò ad av,rertire dolori lancinanti e folgoranti negli arti inferiori. esacerbantisi specie n ell'autunno. Negli anni susseguenti si erano aggiunti disturbi della minzione (difficoltà nell'espellere l'oriua), e parestesie, sempre n egli arti inferiori· non si ma· nifestò però atassia. Risiedendo il paziente a Lon· dra si fece visitare da GowERS e da altri medici: fu fatta diagnosi di tabe e venne ordinata una cura di KI che il malato non fece. R ecatosi nE>l principio del 1899 in Italia, l'infermo giunto a lVlilano si accorse, appena scese dal treno, che la motilità. degli arti inferiori si era assai indebolita, e che nei tentativi di muoverli, li lanciava qua e là· ciò l'ob· bligò a letto per parecchie settimane. Si ebbe no· tevole miglioramento con iniezioni di Hg 012 e con l'uso interno del KI. Recatosi poco dopo l'infermo a Roma, anche qui ebbe, appena sceso dal treno, un secondo attacco paretico atassico, uguale al pre· cedente ohe dopo un lieve miglioramento tornò a presentarsi, e tuttora persiste. D' allora in poi l'atassia e la paresi sono rimaste invariate. .Esame obb;ettivo (21 novembre 1898). nirovi· menti. d ei muscoli oculari, della lingua, del VII e degli arti superiori integri. Arti i1ifer;ori. - Masse muscolari evidentemente diminuite di volume sopratutto in corrispondenza dei muscoli della gamba. L'infermo riesce a cam· minare, ma dopo fatto qualche passo, le gambe gli si piegano. Nel tentativo della deambulazione, le gambe son lanciate in avanti ovvero il malato le pone una avanti all'altra. I movimenti passivi non oppongono alcuna resistenza. Difficoltà nell'emis· sione dell'urina. Abolizione dei riflessi tendinei e cutan ei. Presenza del sin.torna di ArgJ·11-Robertson. Non vi sono disturbi obbiettivi della sensibilità tattile, termica, e dolorifica. Impossibilità di mettere il calcagno di un lato sul ginocchio dell'altro lato, o di fare incontrare gli indici. Sintoma di Romberg manifesto. L'infermo riesce a stare in piedi solo qualche minuto · ma poi ben presto è obbligato a sedersi perchè altrimenti cadrebbe sotto il peso del tronco. Lieve diminuzione dell·udito. CASO

III. - N. N., di anni 4!, falegname. Nttlla in linea er editaria diretta, o collaterale. Non abuso di alcoolici. All età di 26 anni il paziente con· trasse una blenorragia e delle ulceri nel solco balano-prepuziale che non sembra siano state spe· cificbe; a queste non seguì mai alcuna manifestazione da poter riferire alla sifilide. La malattia presente rimonta cirra a dieci anni fa, vale a dire quando l'infermo aveva 3-1 anni . Si iniziò con dolori lancinanti alle gambe. insorgenti ad inter· valli ecl esacerbantisi dw·ante la notte. Tali dolori son durati circa otto anni conservandoRi però normale la forza nelle gambe e la deaml)ulazione. Circa duo anni fa l'infermo si accor e poi che nel camminar~ le gambe non seguivano in modo perfe tto i movimenti impressi dalla volontà. Tale di torbo era. più manifesto ql1ando il malato camminava piano e specjalmente quando aveva la sen azione di camminare sopra un tappeto. Contemporaneamente a questi fenomeni si manifestò emi"sione inY·olonta.rja. di urina anche durante . il coito, nel momento dell eiaculazione. L'infermo durò qualche tempo a soffrire ql1e ti di· CASO

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IL POLICLINICO

LANN o IX, F .A.se. 27]

sturbi, quando improvvisamente un giorno, clopo una protrusa, leggermente deviata a destra, scarsa di· lunga camminata, si senti mancare a un tratto la forza sartria. Negli arti superiori si notano movimenti nelle gambe, sicchè non potè più stare in piedi. atassici quando cerca di sollevarli· dopo breve Fu ricoverato a.llora all'Ospedale di Santo Sph·ito tempo l'arto superiore di destra si abbassa e cade. e qui non gli fu più possibile ab band on are il letto. Atassia notevole e paresi grave neo-li arti inferiori Esa11ie obiettivo l8 dicembre 1900). - L'oculomo· che il malato con difficoltà sollev~ stando sedut~ ziono, i movimenti dei facciali, della lingua, degli in letto. Abolizione dei riflessi rotulei. Pupille no· tevolmente miotiche; la destra è alquanto più ampia arti superiorj sono normali. Arti i1iferiori. - Un po' cadenti nella posizione dell~ .sinistra. Le iridi rigide alla luce, reagiscono orizzontale, masse muscolari flaccide. Nessuna re· • suff1c1entemente all'accomodazione. Normali i movi· sistenza ai movimenti passivi; tono muscolare quasi menti dei globi oculari. Lieve ipoalgesia sulle gote e sulla cute del dorso dei piedi. del tutto scomparso. Disordino enorme nella coor· Il paziente d'allora in poi è rimasto sempre nel dinazione quando l'infermo compie i 1uovimenti at· tivi. Forza muscolare diminuita. Deambulazione medesimo stato: cioè ha presentato una gravissima impossibile; se il paziente prova a stare in piedi, atassia nell'andatura; la paresi degli arti inferiori è un poco diminuita. Contemporaneamente presenta le gambe gli si piegano e cade. Emissione involontaria di urina.· talvolta invece i sintomi classici della demenza paralitica. per emetterla il mala,to deve compiere uno sforzo Per ispiegare la malignità dei casi dei quali vi non indifferente ron i muscoli dell'addome. Assenti i riflessi rotulei, come pure i tendinei ho esposto la storia, permettetemi che 'ri esponga superiori. Pupille lievemente disuguali (destra mi· qu le sia il modo più razionale di concepire il nore della sinistra), alquanto mi0tiche rigide alla proteiforme e talvolta bizzarro docorso che ci pre· luce. pronte all'accomodazione. senta la tabe; (lecorso così bizzarro per la s11ccesSensibilità dolorifica ùiminuita in tutto il corpo specie negli arti inferiori in cui si può passa.re sione e combinazione dei sintomi, che CtIAROOT lo senza dolore t1ne::t. spilla da parte a parte. Anafia paragona,ra alle combinazioni dei pt1nti di due dadi quasi completa in· ambedt1e le gambe: è limitata gettati sltl tavolo. in basso da una linea che passa sopra, il collo del A mio parere noi dobbiamo supporre che nella pietle, in alto da una linea che passa sull'apice dolla rotula. Il freddo è bene percepito su tutto il ta,be di tanto i11 tanto una. determinata q11antità corpo· il caldo non è a,·vertito ui piedi e sulle di tossine paralt1etiche entrino in circolo e colpi· gambe: è meglio sentito sulle coscie ed è di nuovo scano or questa or quella porzione dell'asse cepercepito assai carsamente in tutta la regione rebro-spinale. Se lo svolgersi tlelle inodesime aTTà addominnle. Cl paziente, sì ac.1 occhi chi11si che aperti, non luogo sempre a carico del me<losimo territorio, per riesce a, toccare col calcagno di un lato il ginocchio esempio, a carico dolle raùici posteriori lom l)ari~ del lato opposto. Ordinandogli di sollevare l'arto llOi a"Vremo una. tabe tipica lombare o dorso-lom· esteso, si vede che quosto è animato da movimenti bare rappresentata. clinicamente dal riacutizzarsi che lo fanno oscillare a, destra e a sinistra. L'arto inferiore sinistro, specie la, gamba, è ltn di ta,nto in tanto dei dolori folgoranti. ~fa se, per poco più assottigliato del destro: il piede è eviden· ragioni che ci sfuggono, il veleno abbandona la temente cadente; la flessione dorsale del piede si· via delle radici posteriori, e preferisce colpire altri nisteo è più incompleta che a destra . p11nti supponiamo il i1ervo ottico, noi a,ri·emo q11ella CASO IV. C ..... E ..... , non si a q11ando con· forma di tabe apparentemente guarita o arrestata trasse lues, però non si è mai curato di fare un clall'atrofia del ner\o ottico; dico apparentemente, trattamento a.n tiluetico. Due anni e mezzo prima di presentarl::ìi al medico, soffrì di miti c1olori lanci · p orchè si tratta esclusi\amente di una di,ersa e temporanea localizzazione del veleno, tant'è vero nanti ne()'li arti inferiori ai q11ali segui precoce· mente un~ lie·ve atassia. Dopo µoco, verso l'aprile che non sempre dimentica la via delle radici po· del 1901, facendo un viaggio da Napoli a Roma, sceso steriori, ma qualcl1e volta, come l'esperienza di· dal treno, fu colto dtt una paraparesi, la quale andò mostra, potrà molestarle di nuoYo e produrre dolori in parte risolvendo rimanendo però un'a.t.assia gra· vis i.ma, che permise al malato di camminare sol· folgoranti. ..... tanto appoggiandosi al m1tro. Contemporaneamente Immaginate invece che la pro"\,.incia di minor re· ebbe disordini della minzione. Entrò in Clinica medica, ove migliorò della para· sistenza sia rappresentata dai nuclei d'origine degli oculomotori ed ecco la tabe iniziarsi in forma di paresi ma l'atassia rimase immutata. Cosi. and~ innanzi fino alla prima.vera del 1902. opoca in cm « oftalmoplegia cronica nucleare 7>' la quale non cadde in uno stato di eccitamento : fischiava, can· salverà sempre il paziente, dopo qualche anno, dai ta\·a, parla,·a moltissimo; aveva inoltre impulsi dolori folgoranti · segno che le radici posteriori sesst1ali associati a. perdita dei sentimenti etici e hanno finito per cedere all'azione deleteria del vi· delirio di gra.ndezza. rus. In una parola, voi Yedete che l'entrata in cir· L'e ame obbiettivo rivelò: pupille miotiche; lie· vemente disuguali; lie"\ri tremori nei muscoli pe· colo di una determinata quantità del veleno, ha riorali · abolizione dei riflessi rot11lei; enorme atasluogo di tanto in tanto e, appunto perchè in quan· sia · li~ve paresi del VII di destra: tremori nelle tità determinata, se andrà a molestare certe zone, mani.• Ripetuto l'esame il 21 mag.gio si co~statò,. lieve lascerà in pace le altre; ciò è tanto vero che pa· ipoto1ù't del VII superiore d1 destra: ipotonia del zienti, i quali van soggetti a crisi gastriche e la· VII inferiore di destra, ch e si rileva anche nel ringee, sanno per esperienza che, durante questo parlare, poco nel ridere. Lingua completamente


fANNO IX,

FASO.

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37

SEZIONE P RATIOA

periodo, tacciono quasi sempre i dolori lancinanti <.legli arti e viceversa. Ciò premesso, non sarà difficile lo spiegare il perchè, tli certe tabi maligne, nelle qt1ali o dopo un bre,re periodo clolorifico, o anche nell'inizio del periodo atassico, i pazienti, dopo una lunga ed inRolita fatica sostenuta. con gli arti inferiori, o dopo un raffreddamento rapido, sono stati colpiti da una grav.issima paraparesi~ e perchè, risolta in parte questa ultima, subentri t1na gravissima e inguari bile a.tassia. State attenti innanzi tt1tto a non iscam· biare questo complesso sintomatico con un altro ben conosciuto da tempo dai clinici e che corre sotto il nome di rlérobentent rla jauibes, e che gli inglesi denominano tlle .r1ivi11,tJ rt'fl!J o/· tlie legs. Esso consiste in t1na specie di sensazione di perdita delle gambe che i tabici provano talvolta sopratt1tto nel momento ùi un forte e improVYiso dolore lancinante; come pitl cli un ma.lato mi ha racconta,to, può occor· rere cho in quc ta ci.rcoatanza gli si pieghino vera· monto le gambe e cada in terra; ben presto però si rialza. e tt1tto finisce li. Ben diversamente accade nolla sindrome che è obbietto del nostro studio. Primieramente la storia del male dei quattro pa· zienii che '~ ho poc'anzi esposta, dimostra che in t utti la paraparee:;i è insorta tl'e11iblée, e in se· gniio o atl una c~~llRét esauriente o acl un fattore rot1n1nt.izznnto ; in uno (caso n. 4) dopo alct1ne ore cli viaggio fatte in ferrovia con un treno diretto, cioè dopo uno scuotimento prolt1ngato del tronco; in ttn altro (caso n. 2) l'inflttenza sinis tra del viaggio i11 treno . i rivelò dtte ' rolte: in 1m altro (caso n. 3) tlopo ttna lunga passeggiata fatta a piedi; in un q11arto infine (caso n. 1) dopo che il paziente si era o~posto ad t1na !tinga pioggia,. In tutti la .Paraparesi non giunse mai, neanche s11l principio, a togliere la capacità completa di eseguire il movimento delle gambe: non arrivò cioè, mai ad una vera, paraplegia, a.nzi dopo poche settimane andò gradn tamon te migliorando. L'altro p11nto su cui. desidero insistere gli è che, 1nentro prima dell'ictus (s it ve1iia verbo) para.paretico l'atassia degli arti inferiori era appena accennata o mancavt:t affatto in segttito, invece divenne solenne e non retrocesse più. Per lo meno que t'esito l'ho pott1to verificare in tre dei pazienti dei quali ho pott1to étvere in soguito notizie sicure · ma anche nel primo, in quello cioè presentato in iscuola, l'a,tassia, pecie di un arto non tende affatto a mi . O'liorare · <tO'gi11ngorò pw·e che nel caso n. 2 l'atassia la pare~i mialiora.rono una prima volta, ma la se· conda volta persisterono invariate. In tutti i pe:1zienti adtmque l'insorgere rapido o l'impro\ viso agarav·ar i dell'atassia è stato accompagnato da una. transitoria paraparesi. Dico accompagnato quantunque da alcune storie si potrebbe inferire che l'attacco paraparetico precede l'atassia, il che non è. Que ta noi soltanto l'apprezziamo quando, miglio- _

rata la paresi, il malato eseguisce i primi tentativi per camminare. I due sintomi Ai R''"olgono d11nque contemporaneamente. Ora la m<:iggior parte ùei fisiologi e neuropatologi so tiene che delle val'ie raùicotto co tituonti il fascio di una radice posteriore alcuno v·an110 subito a porsi in contatto con le cellule dello corna ante-

Fig. I .

riori (le cosi dette « riflessi collaterali ») (fig. I 1): altre son dept1tato alla conduzione d el tatto e ùel senso muscolare (fig. I 3) e decorro110 nel fascio e.li Goll del medosimo lato : altre iltfine so11 destinate alla condi1zione del dolore e del calore (fig. I 2). Le ultime, dopo esser i incrociate nella commissura anteriore, decorrono in prevalenza lungo il fascio di Go,~ers dell'oppo to lato. Ed ecco perchè, finchè non cominciano i di tul'bi nel pe· riodo atassico, tanto la degenerazione delle radici posteriori, quanto ql1ella del fascio cli Bltrdach e in parte del fascio di Goll nei quali a prev·alenza decorrono le fibre del senso muscolare, è nlolto carsa. In,rece la degenerazione delle zone di q nesti fasci diventa sempre piì1 estesa a misura che l'atas ia si rende più solenne~ etl è allora che le fibre delle ra.dici posteriori appaiono qt1asi del tutto degenera te. I concetti che tostè vi ho e posto, non sono divi i da tt1tti · ma corri pondono ai dati dell·ana· tomia patologica e ben si attagliano a delucidare i ca i nostri. E invero upponete cl1e in un t:'lbico siano risparmiate in parte le fibre radicolari ùe tinate al trasporto del senso mt1scolare; un forte cuo' timento del midollo spinale, può avere come effetto una difficoltà nella nutrizione dello radici po teriori; e voi sapete che, seconclo le e perienze cli EoI~GER, animali profondamente anemizzati: hanno presen· tato una degenerazione più o meno inten a clelle radici posteriori. Dunque o una pas eggia ta a piedi: o tmo scuotimento del midollo per ttn viaggio pro· tratto in ferro""'ia, possono anemizzando le radici posteriori dimin11ire la re istanza, del aruppo desti· nato al trasporto del senso m11 colare e ubire l'a· (5)


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IL POLICI,INICO

[ANNo IX, F ASC. 27j · •

zione del virus parasifilitico che già ha attaccato le vicine radicole destinate alla conduzione delle impressioni dolorifiche. Il ' ' irus colpirà quindi liberamente e con ra· pidità tutte le altre radicette delle fibre posteriori;; non solo, ma quest'avvelenamento rapido delle radici. con facilita può trasportarsi per mezzo delle riflesse collaterali alle cellule delle corna an· teriori · e per ammettere tale ipotesi non c'è bi· sogno di alcun postulato perchè le arborizzazioni dei protoneuroni sensitivi vanno in parte, come vi dissi, a terminare intorno a non poche delle cellule delle corna anteriori. P er conseguenza, ammessa un'immissione rapida del veleno traverso le radici posteriori, ne deriverà: enorme atassia da un lato e paraparesi dall'altro. Ma le cellule delle corna anteriori non vengono ad esser distrutte; per ciò sarebbe necessaria un'azione molto prolungata del veleno ed ecco perchè a poco a poco la paraparel-li, che forse dipende da una cromatolisi o da un pro· cesso degenerati,ro riparabile del corpo cellulare, in seguito in parte almeno risolve. Non cosi per l'atassia: la predilezione che nei tabici le tossine paraluetiche dimostrano per le radici posteriori, fa si che, una volta incominciato in queste il processo degenerativo, la retrocessione del medesimo sarà molto difficjle ad effettuarsi. Tanto più che si ha da fare con pazienti, nei quali precisamente la porzione più ' rulnerabile nelle radici posteriori era appunto ql1ella destinata alla conduzione del senso musco· lare: ipotesi avvalorata dal fatto che i pazienti da me osservati si erano sempre lamentati ben poco di dolori o di crisi dolorose. Splendido a questo proposito è anche l'esempio di P. 1V1ARIE (1). Egli narra di un americano del Sud che, visitando le sue proprietà e volendo sai· tare un fosso, avverti tutto d't1n colpo piegarsi le gam'be · cadde e r estò paraplegico per qualche mese. Quando potè alzarsi e venne in Europa, pre· sentava tutti i segni della tabe conclamata.. Il giudizio diagnostico, quando vi capitano casi simili ai mioi, può sulle prime offrire qualche dif· ficoltà specialmente ove l'anamnesi fosse incompleta o male esposta. Il primo dubbio è che si possa trattare di una mielite spinale lombare luetica, e_ la perplessità può divenire maggiore quando si incontrino tabici nei quali l'atassia con la parapa· resi è stata precedt1ta da scarsi e miti dolori ripe· tutisi per bre ve periodo di tempo. Voi sapete che in casi non tanto rari, in seguito ad arterite luetica delle arterie del midollo può insorgere una repentina paraparesi. Qui, come nella tabe, l'a· namnesi rivela una pregressa infezione luetica · la paraparesi è preceduta molto spesso da dolori o 11arestesie vaghe degli arti inferiori. All'esame obMARIE. L eço1is Paris, ~Iasson, 1902.

(1)

,1 6

sur les 111ala{lies dtJ la 11101Jlle. pag. 175.

biettivo potete trovare una gran limitazione dei movimenti attivi nei due arti, abolizione dei ri· flessi rotulei, diminuzione della sensibilità generale, disturbi della vescica e del retto, perciò la diagnosi differenziale può riuscire difficile. Tuttavia con un'esatta indagine trovate che il quadro sintoma· tologico dell'arteriit;s lu1nbalis l1ietica si è stabilito nel corso di pochi giorni o di poche settimane, laddove nei casi di tabe, per quanto rapida, i dolori datavano già da qualche mese almeno, ovvero l'atassia si erà. già preannunciata, sebbene assai mite. Inoltre la diminuzione della sensibilità, nei casi di paraparesi repentina da arterite lombare luetica, è uniformemente estesa ad ambedue gli arti infe· riori ed è limitata in alto da una linea abbastanza netta: ciò che non troverete mai nei nostri casi di atassia insorta rapida.mente. Qui invece, come è fa· cile ricavare dalla lettura delle storie, i disordini obbiettivi della sensibilità o mancano o sono di· sposti secondo le linee d'innervazione radicolare. Infine le iridi reagiscono bene allà, 1uce nel caso di arterite lombare luetica. Un'altra malattia con la quale la nostra sindrome si può scambiare, è la radicolite della cauda equina. Qui però troverete paresi o paralisi associate ad atrofie, che avranno colpito gravemente alcuni muscoli e rispettati altri. Del pari le ipo· o le ane· stesie assumeranno la forma caratteristica e co· stante dell' innervazione radicolare; inoltre, per quanto rapidamente progrediento la paraparesi, essa non ci presenta mai un aggravarsi da un giorno all'altro, come nella sindrome che è obietto del nostro st-t1dio. Ip.fine nelle affezioni della cauda la reazione pupillare è sempre ottima. Non credo opportuno tener parola delle affezioni (lella cauda equina, insorte improvvisamente in seguito a traumi, perchè basta l'anamnesi in tal caso per togliere ogni dubbio. Non posso a meno di richiamare la 'rostra atten· zione sopra un'altra malattia, che s'intitola dai due sintomi capitali, facenti p~rte della nost1·a sindrome, cioè la paraplegia atassica. I pazienti che 11e sono af· fetti presentano, secondo GOWEI:tS, una debolezza estrema degli arti inferiori; o nello stare in piedi o nel camminare oscillano, sollevano troppo i piedi e li abbassano rapidamente come nella tabe. Qui peraltro mancano affatto i dolori lancinanti, la paraparesi e l'atassia si svolgono lentamente ; infine - e ciò rende facile il giudizio - i riflessi rotulei sono notevolmente esagerati. Debbo poi ricordar,ri che DEJERINE (1) narra di avere osservato nei tabici una paraplegia di natura funzionale, soprav·venuta in seguito a crisi di do· lori folgoranti degli arti inferiori di eccezionale durata ed intensità. Questa paraplegia, dovuta, (1) DEJERINE. Sé1niol. du s,11stè1ne nerveTZ., .. Traité

de Pathol. génér., t. V., p. 560.

~I I


{A.NNo IX, FAsc. 27]

SEZIONE PRATICA

secondo DEJERI~~, a esaurimento, è flaccida, può essere totale e termina con la guarigione. Come si vede, il punto capitale che può permettere di differenziare questa forma paraplegica da quella che io vi ho segnalato, consiste nello studio esatto del· l'anamnesi; dappoichè appunto nei nostri casi non solo è mancato lo stadio degli intensi e permanenti dolori, precedenti la paraplegia, ma si tratta anzi di pazienti i quali sono stati sca.r samente molestati dai dolori. Poichè dunqt1e il pronostico è piuttosto grave non qllo ad vita11z, ma per quanto con cerne il sintoma in parola, dovremo dunque dichiarare incu· rabile il nostro paziente '1 Io credo di no; ed invero oggi per merito dol metodo di Frenckel, le atassie dei tabici si possono notsvolmente correggere con la rieducazione del s~nso muscolare. Se nel nostro malato la debolezza degli arti inferiori fosse molto grave o si associasse ad atrofia delle masse musco· lari, gli è certo che questo prezioso espediente te· rapeutico poco o a nulla approdorebbe: ma egli ora riesce a camminare, qt1antunque disordinata· mento, e il tono e la forza dei muscoli degli arti inferiori è discreta. E quindi, ove le condizioni sue finanziarie gli permettessero di far uso di sif· fatto metodo di cu ra, otterrebbe certamente felici risultati. Lo studio dei nostri oasi ad ogni nlodo c'insegna a raccomandare ai tabici di guardarsi dalle lunghe paRsoggiate, dai protratti viaggi in ferrovia, dall'esporsi a cause reumatizzanti, infine da tutto ciò che possa indebolire la resistenza delle radici poste· riori all'azione deleteria dei veleni paraluetici.

RIVISTE PATOLOGIA DEL TUBO DIGERENTE I

Stenosi fibrosa dell'intestino e dello stomaco di natura sifilitica. (G1tos.. Mllnclt. nzed. Woclt., n. 4 1903). L' A. i·icorda due casi di stenosi fibrosa non ulce1·ativa, quale fu definita ed osservata dal SENN nel 1898 t1na stenosi cioè in <;ui vi ha formazione di tessuto fibroso nella sottomu· cosa e negli altri strati, ment1·e la mucosa non presenta ulcerazioni di sorta. Il primo caso, già descritto dal B1EDEL, era dato da un individuo di 52 anni. che per tutta la vita av-eva dovuto combattere con la tubercolosi polmona1·e, colelitiasi e sifilide. Diagnosi: stenosi pilorica, la quale, per la presenza di acido cloridrico libero, fu ritenuta come una conseguenza di aderenze con la cistifellea, contenente calcoli. Dopo tre mesi

39

la stenosi pilorica era completa; si fece la colecistotomia e si estrasse dalla cistifellea ripiena di liquido siero-purulento un calcolo della grandezza di una nocciuola. Trascorsi 10 giorni dall'operazione 1 infermo morl tra accessi violenti di vomito. L autopsia rivelò: nello stomaco e precisamente nella porzione prepilo1·ica : una stenosi fib1·osa della lunghezza di 6-8 cm. con parete dello spessore di mezzo centimetro; altre stenosi nella porzione ileo-cecale con parete ispessita (10 volte lo spessore normale); una terza stenosi nell'S iliaca, pe1· la lunghezza di 4 centimetri. L'esame microscopico delle stenosi rivelò la presenza di tes.;uto flogistico, ricco di cell11le; punto tessuto neoplastico. Il secondo caso è dato da una donna di 52 anni, la quale quattordici anni prima aveva sofferto di un'affezione dello stomaco che e1·a stata diagnosticata per ulcera, ed e1·a gl1arita completamente; il marito era sifilitico. Diagnosi : stenosi del pilo1~0 ; dilatazione dello stomaco, mancanza di acido cloridrico libero e vomito. Sottoposta l'inferma alla laparotomia, si riscontrarono este e aderenze del peritoneo con gli organi limitrofi ; inoltre la porzione ileocecale era ricoperta di placche bi anche fibrose. In primo tempo: r esezione di questa po1·zione ileocecale ed ano preternaturale. In secondo tempo: asportazione della stenosi pi· lorica e gastroenterostomia seguita da morte. Con l'ope1·azione cessò il vomito che però ricompa1·ve di lì a poco tempo, insieme a forti movimenti peristaltici nella parte infe1·iore dell addome ; la morte seguì assai pre to. Reperto necroscopico : aderenze numerosis· sime delle anse intestinali fra di loro: nessuna traccia dimostrabile di ostacolo meccanico alla ci1~colazione fe cale. Tanto nolla porzione ileocecale ql1anto nella stenosi pilorica esisteva un notevole ispessimento fibroso dPlla sottomucosa: nel primo caso l'ispessimento raggiungeva i 2-3 centi· metri, nel secondo caso un centimet1·0. LA.., dopo di avei· esposto q nesti d11e casi di stenosi fibrosa in tutti i loro particolari. tratta dei rapporti che essi possono ave1·e con la sifilide siccome causa patogena della me· desima. Egli, nei numerosi preparati anatomici fatti in proposito. constatò una flogo i f ibro o· iperplastica, la quale istolog1camente presenta,Ta l'imaaine di un tessuto fibroso che at· o traversa lo strato mu colare fino a o tituielo quasi del tutto . .Al piloro lo st1·ato mu colare circolare era come atrofizzato ~ il lon!?itucli· t7}

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IL POLIOLINIOO

nale ridotto ad alcune fibre connettivali; nel· l'intestino grosso lo st~ato circolare ispessito; il longitudinale notevolmente diminuito, quasi scomparso. L' A . in questi preparati dice trattarsi di neoplasie sifilitiche, che non hanno conservato il loro carattere istologico specifico; ri· corda in proposito il sifiloma ano-rettale del Fourniers. Il passaggio del tessuto connetti vale flogi· stico in tessuto fibroso mostra che qui si ha da fare con prodotti finali di tessuto connet· tivale: come tali i preparati dovrebbero mettersi in parallelo con le papule organizzate nel senso del LANGS, con le iperostosi dif· fuse con le esostosi d'individui che già con· trassero l'infezione sifilitica, le quali forme anatomiche attestano che ivi si svolse una volta il processo sifilitico, senza che nell'in· dividuo, sal quale si riscontrano simili alte· razioni patologiche, s! abbia per questo a constatare la sifilide vuoi manifesta, vuoi la· tente. L' A. discute a lungo siffatta questione, adducendo le ragioni pro e contro. Dott. E. GuGLIELMETTI.

Sulla diagnosi delle stenosi intestinali multiple. (SCHLESINGER. Gent. f . in1t. Med., 1903 n. 2). I lavori numerosi fatti negli ultimi tempi sono quasi essenzialmente anatomici : danno notizie sull'etiologia, la sede, i ca1""atteri ma· oroscopici e microscopici delle stenosi multiple intestinali, ma si occupano poco della diagnosi. Spesso formano un puro reperto anatomico e decorrono iu vita senza sintomi; altre. volte presentano una tale sintomatologia da far pensare ,a una progressiva stenosi intestinale. Per lo più si dice ohe possono aversi segni di stenosi intestinale ma mancano di i·egola quelli della molteplicità· degli ostacoli. Sol· tanto la nozione che possono esservi ostacoli numerosi pub proteggerci secondo HoFMEISTER dalle sorp1""ese all'autopsia. REAOH, ERDHEIM riferiscono casi diagnosticati ma per lo più µon per sintomi locali ma pe1·chè trattavasi di tubercolosi. Due sono i dati che finora potrebbero far pen· sare all'esistenza di stenosi intestinali multiple: la molteplicità dei tumori intestinali sensibili con i sintomi di stenosi (SALOMON, KROGINS), presonza di alterazioni tubercol?iri nell'organi· smo con un tumore dimostrabile nella regione ileocecale o con coesistenti sintomi di stenosi (ERDHErn). Il maggior numero delle stenosi l 8)

dell'intestino sono determinate dalla tubercolosi specie nella età media della vita. In seguito vengono la lues, poi il cancro, infine cause diverse (ulceri dissenteriche, follicolari, ecc.). Nell'età più avanzata aumenta il numero delle stenosi carcinomatose. Finora la parte principale nella diagnosi spetta quindi, quando manchi il tumore e vi siano sintomi di stenosi, all'anamnesi e al crite1""io dell'età. Nei più gio,rani non sifilitici si deve pensare innanzi tutto alla tubercolosi, anche se manchino lesioni di altri organi. L' A. in 4 casi ha potuto diagnosticare stenosi multiple intestinali: diagnosi confermate dall operazione e dall'autopsia. In un caso si trattava di 2 stenosi da causa diversa (ileo combinato di HoOHENEGG), per un tumore del crasso a sinistra e una cicatrice delle pareti a destra. In un altro vi erano tumori multipli. Negli altri due casi mancava qualunque tumore e la diagnosi fu fatta su fenomeni precisi: si trattava di 2 giovani sofferenti da anni di accessi colici intensi, duranti i quali si osservavano dolori violenti con chiusura dell'alvo e insieme aumentata resistenza in diversi punti dell'addome; l'accesso cessava con il rammollirsi delle anse e scomparsa delle onde peristaltiche in vari punti e varie direzioni e con forti bo1""borigmi. Parecchie volte gli stessi fenomeni furono notati presso la stessa regione dell'addome. Questi molteplici a11menti della consistenza osservati in vari punti dovevano dipendere da ipertrofia delle pareti intestinali in conseguenza evidentemente di restringimenti multipli del lume dell'intestino. Con l'operazione si trovarono in uno 12, nell'altro 3 stenosi di natura tubercolare: in un caso solo del tenue, nell'altro anche del crasso. Riconoscere le stenosi multiple ha valore prognostico notevole e dalle osservazioni del1'A. si conclude che ciò è possibile con llll esame accurato. Antecedenti tubercolari e un decorso lento di an11i rischiarano la diagnosi. La presenza di anse ipertrofiche ohe divengono rigide e dure si ha piuttosto quando vi è stipsi che con la diarrea. In un caso di LrTTEN vi fu sempre diarrea e mancarono fatti stenotici. Si pub fare la diagnosi fino di 5 stenosi : di un maggior numero è impossibile assicura la presenza con ve1'osimiglianza. Talora si può solo riconoscere l'esistenza di vari punti stenotici separati. Se le stenosi sono vicine le regioni intestinali ipertrofiche che le precedono si muovono insieme e la loro contrazione può distinguersi dalle parti circostanti. Neanche con l'operazione è sempre possibile

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[ANNO

IX, F .A.SO. 27]

stabilire il numero delle stretture ed è sempre da tener in conto almeno in parte, per la produzione della stenosi anche lo spasmo della parete in 'ricinanza di ulceri in atto. In tal modo può spiegarsi la scomparsa di stenosi ri· scontrate durante un'operazione. Sono crite1·i quasi indispensabili pe1· la diagnosi: 1° osservazione ripetuta di anse in te· stinali che diventa,no rigide e che risiedono lontane le une dalle altre: la differente grandezza delle anse conferma la diagnosi ma di rado è apprezzabile~ 2° sede pressapoco identica nei vari accessi delle anse palpabili e visibili; 3° contemporanea scomparsa dèlle contrazioni e dei borborigmi: ! 0 sospetto o certezza di tube re )lo i o lues. Dott. P. GALLENGA.

Flogosi acuta dell' S iliaca da coprostasi. (RITTOllF.

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SEZIONE PRATICA

Ber/. ltlin,. Woclien., n. 7, 1903).

L "A. dopo di aver dato un rapido sguardo alla letteratura in proposito, espone la storia ~linica assai particolareggiata (comprese le eurve termiche) di due casi di sigmoidite acuta ò.a coprostasi, a lui occorsi. Nel primo ca o si trattava di un uomo di 47 anni, rhe per lo addietro aveva sofferto di tanto in tanto, di coprostasi. Egli ammalò all'im1l1·0,rviso con febbre alta cefalea, dolori articolari e stanchezza. In corrispondenza dell' S iliaca si avvertiva un tumore sensibile alla pressione, di forma cilindroide. Dopo la somministrazione rli olio di ricino e l'applicazio11e di impiastri sul ventre, il tumo1·e scomparve, mentre si ebbe un' abbondante scarica al vina di fecce miste a muco. Dopo una leggera i·ecidi,ra~ seguì · una guarigione dure,.. ole. Nel secondo caso si trattava di un uomo 1·obusto, dell età di 33 anni, il quale ammalò eon febbre leggera, cefalea, dolori articolari -e stanc11ezza. A mAzzogiorno del secondo giorno di malattia la tempP-ratura era ancora a 38°. 4. Dopo la somministrazione di un cucchiaio d'olio di 1~icino si ebbe un'abbondante scarica al vina; la febbre alla sera scese a a7•. 6. Anche qui in corrispondenza della porzione inferiore del colon discendente e della S iliaca si avvertiva un tumore cilindroide e sensibile alla pressione. Alla sera del terzo giorno vi fu un leggero aumento di temperatura; al quinto giorno erano scomparsi tutti i disturbi. Ambedue questi casi ebbero di comune la presenza di un momento etiologico: cioè pre· disposizione alla coprostaFii, nel primo caso;

e lentezza e pigrizia della funzione digestiva nel secondo; in ambedue si ebbero gli stessi sintomi subbiettivi ed obbietti,ri. In base a tutto ciò l' A. fece diagnosi di flogosi ac1tta della S iliaca. Ciò detto l' A. parla della diagnosi diffe1·enziale tra sigmoidite acuta e altri disturbi a cui potrebbero far pensa1·e alcuni sintomi ad essa propri. Quanto ai tumori l'anamnesi darà il mezzo facile e sicttro per escluderli. Quanto ai processi flogistici degli annessi nelle donne l'esame obbiettivo mette1~à subito sulla retta via cliagnostica. Potrà essere più difficile pensare ad un ascesso della detta i·egione; ma in questi casi il decorso della malattia, la resistenza, la curva te1·mica, i rapporti anatomici la possibile comparteci· pazione dei muscoli del bacino, ci serviranno di guida assai opportuna nella indagine diagnostica. Gli ascessi paranefritici "'\"engono esclusi con maggiore facilità, poichè di rado si estendono alla l·egione della S iliaca. La peritiflite e la fJericolite sono i disturbi sui quali bisogna sopratutto i·i,·olge1·e l'atten• z1one. Così se la resistenza risiede nella fossa iliaca di sinistra, si de,Te pensare innanzi tutto ad una malattia dell' fliaca; se la resistenza risiede altrove allora spesso riesce del tt1tto impossibile precisare 1 esatta localizzazione. Per esclusione di tutte le altre 11ossibilità, si è autorizzati a stabilire la diagnosi di sigmoidite. In quanto all'etiologia della sigmoidite, 1 A. enumera i seguenti momenti etiologici, cioè : stasi fecale nella , iliaca; ine1'zia dell'intestino specie dell'intestino grosso JJer de· bolezza congenita o acquisita dello strato mu· scolare; lunghezza e larghezza ano1·mali del colon~ sten osi delle porzioni inferiori dell intestino; aderenze del medesimo; alimentazione di cibi grossolani contemporanea a poco moto del corpo od a lunga degenza in letto. In quanto al decorso ed esito della sigmoidite, qllesta, secondo l' A. può guarire ovve1·0 condurre alla formazione di un ascesso. La prognosi per lo più è fa,rorevole. · La terapia consiste nel riposo a letto, i1ell'evacuazione dell'intestino, nel r egime alimentare 10ggero e facilmente digeribile. Nei primi giorni il miglio1·e rimedio, secondo l' A., è 1 olio di ricino. In caso di essudato certo o verosimile l'A. raccomanda gli oppiacei, non che l'a1Jplicazione di ghiaccio ov,"ero d'impacchi caldi, qualora il ghiaccio non venisse tollerato. ( ~) •

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tL P OLICLINICO

Constatata la presenza di un ascesso, ent1·ano in scena quelle indicazioni per 1 inter,. ento chirurgico, che sono proprie dei casi di peritiflite suppurata. Dott. E. G.

pete dell'intestino con soluzione di nitrato d'argento e di iodio (dapprincipio ogni giorno, poi ogni due gio1·ni); quest'ultimo sop1·atutto si mostrò assai benefico al processo di guarigione. In ql1esti casi la difficoltà grande sta nel precisare il tempo in cui si possa dire esaur ito il processo ulcerativo, per poter quindi procedere alla chiusura della fistola cecale. A tal'uopo l' A. faceva a piccoli intervalli delle lavande intestinali, e nell'acqua così espulsa andava alla ricerca dei cristalli di Charcot-Leyden. Nel caso in discorso, sette mesi dopo l'ope1·azione essi c1~istalli persistevano ancora mentre mancava qualsiasi traccia di pus. Finalmente il 17 marzo 1902 si procedette alla chiusura della fistola oecale, nel modo ordinario; la chiusura completa si ebbe solo dopo alcuni mesi. L'esame ulteriore delle fecce non rivelò la presenza nè di sangue nè di pus. Qttindi l' A. considerò come esaurito il processo ulcerativo. L'inferma è 01·a pienamente i·istabilita in salute, e può accudire alle faccende domestiche. Dott. E . G-.

Un caso di colite ulcerosa guarita con l'operazione. (BoAs. Deutsclz. 11iedici1i. Woclien., N. 11, 1903).

Storia cli1zica. Infe1·ma di 28 anni, soffe· rente da cinque anni. La malattia ebbe un inizio lento e progressivo : dapprincipio diarrea e costipazione alternativamente; poi la clia1·rea p1·ese il so· pravvento; ogni giorno 4-5 sca1·iche alvine di fecce miste a pllS e sangue. L'esame dell'addome i·ivelava una legge1·a sensibilità alla pressione in corrispondenza del colon e specie della i·egione ileo-cecale; leggero meteorismo, mancanza dell'albumina alimentare, sulla cui presenza, alcuni an.!'.li or sono, il CHVOSTEK e lo STROMAYR richiama· rono l'attenzione nei processi ulcerativi del· l'intestino. Allo esame microscopico delle fecce si ri· scontrarono i c1·istalli di Charcot-Levden . ., La malattia ebbe un decorso cronico, nè fu preceduta da dissente1·ia acuta. La terapia consistette dapprincipio in una dieta alimenta1·e regolarissima, ed in lavaggi dell'intestino praticati con tutti i mezzi nu· merosi a ciè indicati; però l'effetto terapeu· tico così conseguito era solo transitorio, come del resto lo era in un grande numero di casi di ulceri dell'intestino grosso, che l'A. ebbe occasione di curare allo stesso modo. Quindi riuscendo vano ogni tentativo me· dico l' A. pensò di ricorrere all'atto operatorio, mettere cioè il colon in 1·iposo assoluto mercè la cecostomia tAmporanea. Non gli semb1·ò opportuno p1·aticare una fistola in un punto più basso, perchè non si poteva p1·ecisare con esattezza l'estensione del processo ulcerativo. Dal decorso clinico della malattia, specie dai caratteri delle fecce, appariva che l'ulcerazione si dovesse esten· de1·e al colon. L'operazione fu esegl1ita il 20 marzo 1901: la sie1·osa del colon presentava qua e là notevoli ispessimenti; 1 intestino tenue era nor· male; mancanza assoluta di qualsiasi tuber· colo miliare. Dapprincipio si ebbe fuoruscita di fecce tanto dall'ano che dalla fistola artificiale. Dopo quattro settimane cessarono le eva· cuazioni rettali; lavande centrifughe e centri-

L'appendicite e l'oppio. (l{RAFFT.

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Rev11e de Cliirzir,qie, 1903, p. !45).

L'A. riprende la quistione, sollevata reite1'atamente, se devesi o no amministrare l'oppio nell'appendicite. Ci sono fautori e oppositori di tale amministrazione. Premette che bisogna ben distin~ue1·e l'infiammazione della mucosa dell'appendice dall'infiammazione della sierosa. Quando si ha il punto doloroso di lVIAc BuRNEY si ha una appendicite in cui l'affezione è a carico p1·incipalmente della sierosa. Cosicchè sarebbe bene dire, secondo l' A., periappendicite invece di appendicite. Quando esiste peritonite, localizzata o no, la regola medico-chirurgica è ql1ella di arrestare i movimenti dell'intestino che non possono che nuocere alla circoscrizione del pro-cesso per le aderenze che la vix lnedicatri'x 1iaturae si affi~etta a formare. L' A. dimostra che i chirurgi non impiegano l'oppio come trattamento dell'appendicite, ma. semplicemente come calmante del dolore e della peristalsi in attesa dell'operazione e che i purgativi ed i lavaggi, per via rettale, sono dannosi, perohè il peritoneo, sempre infiam- _ mato nella periappendicite, non può essere che danneggiato nel suo lavoro di circoscri-


rA.NNo ix,

F .A.se. 271

~EZIONE

zione, se lo si scuote colle ir1·igazioni pe1.. v ia buccale o rettale. E oosl conclude: N ell'appenclicite o più precisamente periappendicite, l'operazione fatta al momento scelto dal chirurgo, è il solo trattamento razionale; l'oppio aiuta l'operazione perchè solleva lo stato del malato, P col 1·i poso intestinale che procura. fa,~orisce la fo1~mazione delle aderenze. I la,.,.aggi ed i purganti possono esser e dannosi, ~ono , empre inutili , P devono esser~ proscritti quando vien constatata della sensibilità localizzata al punto di l\1Ac BuRNEY. Dott. N. LEOTTA.

Complicazioni pulmooa1·i nell'appendicite. (SONNENBURG. Arcliiv. f . lr ti11 . Clz ir.). Il ~ ,ONNENBtJRG richiama l'attenzione sulla non rara insorgenza di comp l ic~tzioni polmona1~i in casi di appendiciti. Tali lesioni sono cli natura embolica e consecutiv-e a trombosi clelle vene del piccolo bacino, le quali sboc· cano nella cava; la trombosi invece dei rami portali det<~rmina ittero, ocl anche, c1ua 101--a inte1·vengano clei germi piogeni, ascessi epa· ti ci. La trombosi decorre per lo più senza sin· tomi a1JprPzzabili: una volta è stata notata l insorgenza rli un edema acl1to del pene. Nella peritiflite acuta l'embolia pulmonare è q ua,si Sf\rrt pre cli natura infetti va, nella peritif lite cronica essa decorre per lo più senza i·eazione febl>rile. La ' ricinanza, specie in alcuni individui, fra l'appendice e la ' rena i liaca, fa sì che basta anchP un emplice sti1·amento praticato clurante l'estirpazione dell'appendice, per la· cerare il trornbo, formatosi a causa dello stimolo infiammato1·io esercitato sulla parete venosa. In altri casi la trombosi è determinata da lacerazioni vasali nell'atto dell'intervento o dal mantenere aperta la ferita. I sintomi dell'embolia con sistono nei casi gravi, in intenso pallore o cianosi, perdita di coscienza, crampi. Un decorso apirettico fa escludere una pulmonite genuina. L'essudato pleu1--ico che accompagna l'infarto si assorbe spontaneamente. G. P. Recentissime pubblicazio1ii :

La Malaria secondo le nuove ricerche del prof. A. OELLI (2• edizione), L. & Indirizzare richieste con Cartolina-vaglia alla Società Edl·

trln Dante Allghlerl - Roma.

843

PRATICA

CHIRURGIA

Il trapianto tendineo nella cura della paralisi traumatica del nervo rad i al e. Caso cllnico e 1° contributo sperimentale. · (FIORI.

Tip. A. Valenti, Pisa, marzo 1903).

L' A. i·ife1·isce i i·isultati conseguiti col trapianto tendineo, in un caso di paralisi trau· matica) completa,, del n er,ro radiale, datante da 3 anni e quelli di al cl1ni esperimenti sugli animali. a cui. oltre la sezione, veniva praticata la resezione di 2 centimetri del ner,ro l'adiale p1"'ima della sua bifo1·cazione. Nel caso clinico l' A. aveva innestato i1z toto il muscolo radiale in terno nel 1° radiale esterno facendogli att1·aversare lo spazio interosseo, e 1/2 tendine del flessore superficiale n ell esten· sore comune delle dita. In una 1" serie di esperienze (sul cane) fu innestato in toto, ora il solo flessore 1·adiale del carpo, ora questo unitamente o al flessore st1perficiale clelle dita, o al capo superficiale del flessore cubitale del carpo. Nel la 2n se1·ie, olt1"'e il trapianto ifi toto, l' A . e eguì anche il trapianto parziale di uno o più muscoli. con risultati incoraggianti e in un caso addirittura b1--illanti. Sul valore però di ql1esti ultimi esperimenti l' A. non si pro· nun<>ia decisamente, attendendo, a farlo, di avere osse1""vazioni pii1 inoltrate. Invece sia pel caso clinico che per la 1a serie di esperienze, si crede autorizzato a concluclere cl1e : 1° Ne11 uomo, l' innesto in toto del radiale inte1'no nel 1° radiale esterno e di 1/2 tenòine del fle~sore superfi ciale nell'estensore comune delle dita :-i mostra adatto a riparare gli ef· fetti della paralisi traumatica del n ervo radiale, ristabilendo integralmente, o quasi, il movimento di estensione del ca1--po; meno per· fettamente, ma sempre in modo decisamente apprezzabile, quello delle prime falangi. 2° Nel cane, dopo la recisione del ne1·vo radiale, il trapianto i1z toto del i--ndiale flesso1"'e del carpo unitamente a q11ello del f lessore superficiale delle dita o della branca superfi· ciale del flessore cubitale del carpo, è in grado di ridonare alla zampa suffcienti movimenti cli estensione attiva e di renderla pe1·fettamente adatta al cammino. Nella nota l'A. dà alcl1ne norme di tecnica operativa indispensabili alla buona riuscita del metodo e fra q11oste insiste sullo stiramento centripeto del tendine paralitico, onde mette1'e la mano o la zampa in posizione di

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IL POL ICLINICO

parziale estensione e risparmiare così un dispendio di energia utile al muscolo tra· piantato. I tendini dei muscoli flessori recisi vennero suturati a quelli vicini a funzione omologa. F A RMA COL OGI A

Sull'avvelenamento da stricnina. (MELTZER e LANGMANN. Zeits. f. inn. Med., 3. 190~) . V . CzYHLARZ e DoNATH hanno dimostrato che facendo una incisione di stricnina a dose mortale nelle cavie in un arto al disotto di una legatura, gli animali non mostrano neanehe dopo alcune ore alcun segno di avvele· namento sebbene si tolga la legatru~a. Essi credono che il tessuto sottocutaneo e muscolare e il sangue e la linfa in essi contenuti fissino e neutralizzino in q11alche modo la stricnina. _ MELTZER e LANGMi\..NN hanno stabilito che questo avviene solo nelle cavie che sono poco sensibili alla stricnina e solo con dosi di poco superiori alla minima tossica: credono quindi anche per alt1·e- ricerche che tal fatto dipenda dall'ostacolato riassorbimento nell'arto legato per cui la stricnina lPntamente e a piccole dosi giunge nel sangue e ne viene presto eliminata senza mai raggiungere un minimo attivo. KLEINE ha dimostrato la presenza della stricnina nell'urina mentre l'arto è ancora legato e quindi essa ·viene i·idotta sotto il mi· nimo prima che si sciolga la legatura.. Inoltr·e per la lunga durata della legatura la stricnina si mescola intimamente col san· gue e la linfa dell arto edematoso e si sa che la stricnina in un mezzo colloide è meno attiva che in uno cristalloide. V. Cz~HLARZ e DONA.TH stessi hanno dimost-rato che iniettando la stricnina e sciogliendo subito dopo la legatura, essa è atti va perchè in questo caso si troverebbe in una soluzione cristalloide ('?). Per spiegare queste esperienze si hanno quindi due opinioni del tutto diverse. EHRLICH ha dimostrato ripetutamente che gli alcaloidi estranei al corpo animale non possono assumere nessuna combinazione fissa con i tessuti come avviene pér le tossine. Non vi può essere quindi per la stricnina nè immunizzazione nè adattamento secondo gli AA. Il lavoro di CARRARA ha po1·tato un ap· poggio sperimentale notevole all opinione di v. CzYHLARZ e DoNATH perchè ha riscont1·ato gli stessi fatti anche negli animali nefrectomizzati in cui anche con il 1~allentato asso1·· bimento si deve raggiungere il minimo attivo per la mancante eliminazione. Però pot1·ebbe avvenire negli animali ne· f1·ectomizzati una eliminazione collaterale vi-

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FASO.

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cariante della stricnina come anriene per l'urea nelle nefriti. MELTZER e SALANT esperimentando su conigli nefrectomizzati han.n o trovato che impiegando dosi di stricnina non troppo grandi nè troppo rav.vicinate si può iniettare il triplo della dose mortale senza effetti stricnici: non vi è quindi azione c11mulativa nei conigli ne· frectomizzati. Gli AA. hanno voluto fare le stesse ricerche nelle cavie perchè di questi animali si tratta nei lavori di CzYlCLA.RZ e DoNATH e di CARRARA e hanno avuto gli stessi risultati meno rare eccezioni e hanno iniettato fino a 18-20 mgm. p1·0 kg. senza effetto. Si può quindi credere che anche nelle esperienze di CARRARA la stricnina per la legatura dell arto si riassorba lentamente e a dosi troppo piccole, in modo da non poter mai a ccumularsi nel sangue in dose minima attiva. Gli A.A.. hanno constatato che negli animali nefrectomizzati le singole dosi minime tossiche non sono più piccole che negli animali normali. Questo fatto notato anche da altri conferma che non è da pensare ad una pronunciata azione cumulativa in seguito alla nefrectomia. Però questo fatto non vale per le prime ore dopo la nefrectomia: in molti casi si può con dosi subminime avere una eclatante azione stricnica quando l'iniezione si faccia al massimo non più tardi di 3 ore dopo la nefrectomia o prima che gli animali siano del tutto usciti dalla narcosi. Oltre agli attacchi convulsivi gli animali si mostrano in preda ad un lieve tremore di tutto il corpo che dura senza interruzioni. Si ha l'impressione come se le dosi di stri· cnina non fossero sufficienti a provocare o mantenere un vero tetano e come se il corpo non avesse ancora modo di eliminare il veleno quindi la continuata reazione subtetanica. Gli AA. modificarono 1 esperie11za di CAR· R.L\.RA in questo modo: legatura dell'arto, inie· zione di stricnina, dopo 3 ore nefrectomia bilaterale e appena ces3ata la narcosi scioglimento della legatura. In tal modo ottennero quasi sempre risultati mortali o gravissimi. Questo dipenderebbe dal riassorbimento di una dose letale di stricnina dopo sciolta la legatura. In tal modo l'operazione di C.A.R· RARA modificata, dimostra come la stricnina possa in dosi attive passare dall'arto nel san· gue circolante. Dott. P. G ALLENGA.

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,r.

Sull'uso del calcio come ernostatiro. (REGOLI.

Rivista critica di cli1,,ica 11ted., n. 51, 1902).

L ..d.. mediante esperienze « in vitro » e me· diante iniezioni endovenose nei cani di dosi piccole o grandi di cloruro di calcio puri.s· simo e di cloruro di calcio del commercio

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SEZIONE PRATICA

(vale a dire impuro per presenza di CaO) è rius0ito a dimostrare che, invece di ottenersi un aumento della rapidità della coagulazione del sangue di cani sani, si ha una coagulazione più lenta; a volte anzi con un eccesso di calrio la coagulazione non si , .. eri fica af· fatto. Appare con ciò e\ridente che i sali di calcio pos ono accele1·are la coagulazione clel sang11e, solo quando in questo vi è deficienza di calcio o q11ando il sangue è stato prima decalcificato con ossalato, saponi, ecc. In tal modo l t1so clel calcio è razionale solo in quei casi in ct1i l'emorragia è accomJlagnata da cleficiente coag11labilità del sangue, mantenuta a sua volta cla deficienza di calcio. Evpure oggi è abbastanza cliffusa la con'"inzione che il cal cio n elle emorragie in genere (rinorragie. metrorragie, enterorragie ecc.) sia giovevole, anzi si è anche clubitato che l'azione emo8ta.tica della gelatina possa dipendere da una piccola qt1antit:ì di calcio ch e questa contiene. Dalle esperienze i·iportate, l·.A.. conrlttr'e che il calcio ha un'indicazione molto limitata q uanclo. col st10 11so si abbia pe1· solo ·co1Jo quello cli a'\..er e un aumento nellct coagulabilità del Sétngue. Può clarsi che tale ostanz~t per una, ~ ua peculiare azione clep1·~ssi,.. a s ia giove,.. ole n elle emorragi e; ma in tal ca o llerderebbe ogni raratte1·e di meclican1Pnto specifico delle affezioni emorragichP. IJ ·A. promette nuove i·icercl1e dirette a clel t1eida1·e q11est't1ltimo punto. Doti. . .\... . P.

Os ervazio11i al lavoro del Loe,vy: '' Dell'azione dell' ossigeno nella tensione osmotica del sangue. ,, (ARON. B erl. J.·lin. 1Voclz., n. 7 1903).

L ' . .\ .. a propoAito delle conclusioni a c11i giu n E: il J..JOEWY nel citato lavoro fa o ervare come anche 1ui da 1·icerche sp erimentali metocliche ha ottenuto i·ist1ltati ch e sono in armonia sorprendente con quelli avt1ti dal J_jOEWY.

Egli tro,.. ò che n egli uomini sani ed infermi, con1e pure nei conigli sani o resi dispnoici, ~e l'aria. invecf' ch e dall'atmosfe1·a libe1·a, viene aspirata esclusi,. . amente e direttamente per mezzo fli una maschera da un se1~batoio (spi1~ometro) munito di valYola la funzione respiratoria si alte1·a, in quanto che il movimento respiratorio di,riene più profondo e rallentato acl un tempo, e pe1·ciò si rinforza. Che se lo spirometro invece dell'aria atmosfe1·ica contiene ossigeno puro, non si notano ulteriori variazioni oltre di quella già riscontrata con a1·ia comune aspirata dallo spirometro medesimo. Quindi nella respirazione

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di ossigeno puro, quale si pratica nei casi di dispnea, non ~i tratta già di una ossigeno· terapia prop1·iamente detta, bensì di una gin· lzastica 7netodica della respirazione, la quale si può provocar(~ anche con l'aria ordinaria e perciò, secondo 1 A., la presenza dell'ossigeno in tali casi non esercita ness11n influsso spe· ci fico. L A . fa inoltre notare come egli fosòe g iunto alle p1'edette conclusioni già prima che ve· nisse alla ll1ce il lavoro del LoEWY. Dott. E . G .

OCULISTICA

Valore semeiotico del nistagmo. (TERRIEN.

Uaz. des hopita1ix).

Il ni tagmo, come è noto; è caratterizzato dall'apparsa di movimenti ritmici dei globi oculari e indipenclenti dalla volontà.. Esso può presentarsi sotto diversi aspetti: nella maggior parte dei casi è oscillatorio in senso 01--iz· zontalf'. molto più cli rado in senso verticale. \ T è anche, sebbene in casi più rari, il ni· stag mo rotatorio. Non sempre è facil L) riconoscere il nistagmo : alcune volte le oscillazioni sono sì rapide e sì limitate ch e soltanto il vacillamento dell'immagine papillare allo esame oftalmoscopico ce lo fa scoprire. Un ottimo mezzo pe1-- rendere più eviclente il nistagmo è quello indicato dal P ARINAUD, consistente nel far rotare 1 occhio nelle posizioni estreme dello sguardo. La rapidità delle oscil· !azioni è del r esto assai varia, ma non sorpassa mai il numero c1i 160 al minl1to. Il loro ritmo non è sempre uniforme e può essere influenzato cla molte cause : può persino essere sospeso durante il sonno o la narcosi. Il nistagmo è q t1asi sempre bilaterale ed i movimenti sono associati : ciò prova che la origine del disturbo è centrale ed ha sede n ei cent1'i motori. Solo eccezionalmente si notò nistag mo da un ol occhio. Le oscillazioni del nistagmo non influis0ono st1ll'atto visi,ro quando il nistagmo stesso è, come generalmente si dice congenito, cioè apparso p oco dopo la nascita. A 1·igore, poichè ad ogni spostamento del gl obo oculare, co1·risponde llDO postamento co1~rispondente dell'imagine retinica. mal si comprende come l'oggetto fissato non sembri animato da movimenti e sia ' risto immobile. Certo deve accadere qui qualcosa cli simile a ciò che accacle nello strabismo dove non si ha mai diplopia che in vece è il primo sintoma nAlla paresi o paralisi di t1n mt1scolo oPulare: (13)

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IL POLICLINICO

ciò perchè lo strabismo appare assai per tempo e si sviluppa lentamente~ così che uno degli occhi astrae dall'imagine. Del pari, quando il nistagmo si sviluppa in un'età più avanzata, il paziente percepisce un movimento apparente degli oggetti corrispon· dente alle oscillazioni oculari. Lo squilibrio muscolare non è di solito l'u1ùco sintoma che si constata nel nistagmo: questo è generalmente accompagnato dall una o l'altra delle seguenti lesioni oculari : miopia, ipe1·met1·opia astigmatismo leucomi corneali cataratte congenite o altri disturbi dei mezzi rifrangenti, i·esidui di malattie fetali come corio1·etinite retinite pigmenta1"ia, daltonismo, albi11ismo, ecc. La presenza o l'assenza di queste lesioni concomitanti permette di stabilire t1na classificazione del .nistagmo: infatti il nistagmo ac· compagnato dalle dette lesioni l;;i dice int1·a· oculare o anche congenito, 1 altro extraoc11lare o acquisito. Questa classifica che si mantiene per sola comodità è tutt'altro che esatta : infatti non è vero che le. lesioni dette siano la causa del nistagmo ma soltanto possono favorirne l'in· sorgere; d'altra parte anche il così detto nistagmo acquisito è in realtà congenito· sol· tanto appare ad lln'epoca assai precoce e va di solito congiunto alle dette lesioni~ mentre il nistagmo così detto acquisito insorge ad una età avanzata e non è accompagnato da altri clisturbi. Nistag11to irtt1·aoculare. - Le lesioni concomi· tanti suaccennate portano l1na diminu~ione talora notevole dell'acutezza visiva, ostacolano la libe1·a funzione della visione non permettono la vista binoculare e impediscono il giuoco regolare dei muscoli oculari. 1 movimenti as· socia ti dei d t1e occhi non possono stabilirsi : questi sono abbandonati a loro stessi e da tale indisciplina muscolare ne risulta il n.i stagmo. Secondo ÀRLT le oscillazioni si produrrebbero soltanto nell'interesse della visione. Infatti, com'è noto, quando noi pro,riamo una qualche difficoltà a scorge1·e un oggetto, lo spostamento di questo oggetto da,"anti l'occhio permette di distinguerlo più nettamente. Questa spiegazione è ingegnosa ma mal f:o\i adatta ai casi nP-i quali il nistagmo coincide con una act1tezza visiva pressochè normale. La piegazione più plausibile cli tale nistagmo è quella che i·ife1·isce tanto le dette lesioni che lo stesso nistagmo alla stessa causa : ambedue non sono che diverse manifestazioni di una affezione nevropatica di natura fino1·a indeterminata. Si tratta anzitutto di un soggetto •

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nervoso e la sola presenza del nistagmo fa fede di un decadimento organico. Nistag11to e.J:traocnlare. - Differisce dal precedente per lo sviluppo tardivo dell'affezione, per l'assenza delle lesioni concomitanti e anj che pe1· il fatto che il soggetto ha coscienza del l i disturbo muscolare. l .l La visione è disturbata e il malato percepisce uno sposta,mento degli oggetti cor1'ispon· dente allo spostamento delle immagini retiniche: di qui sensazioni di vertigine e nausee che incomodano assai il malato. Peraltro, dopo un certo periodo più o meno lungo, simil· mente a ciò che accade per la diplopia nello strabismo paralitico, tali incomodi scompaiono. Questa forma di nistagmo è sempre sintomatica e deve far subito sospettare una lesione auricolare o dei centri nervosi. V'è inolt1'e una speciale forma di nistagmo che merita di essere ricordata per la sua particolarità (ben· chè non frequente) che è il nistagmo dei minatori. Questo è di solito a tipo rotatorio, appare periodicamente in vecchi minatori 0ongiunto di solito a disturbi generali. È unito spesso a vartigini, diplopia, paresi dell accomodazione, emeralopia. L affezione è tanto più frequente quanto più il rischiaramento delle miniere è difettoso: secondo Nieden oscillerebbe fra O. 25 e 7 °I 0 • ì\iolte ipotesi sono state emesse per spiegarlo fra cui i·ecen· temente quella del Trombetta che ammette un 'irritazione labirintica cui sono esposti i la,roratori delle gallerie per modificazioni con· tinue della pressione atmosferica, correnti d'a1·ia rumori continui dei colpi di piccone, ecc. Questa irritazione influirebbe sui nuclei di origine dei muscoli oculari e porte· rebbe un incoordinazione funzionale dei movimenti del bulbo. Certo che l e cause che più vi debbono influire sono il lavoro ad una luce scarsa, il tener continuamente gli occhi volti , in alto onde una con ve1·genza asimmet1·ica che dà ll1ogo probabilmente ad una sovreccitazione e indi rilasciamento dell'apparato nervoso oculare. :à1a ben più importante dal punto di ' '"ista clinico è il vero nistagmo sintomatico che può risultare da una lesione dell'orecchia o dei centri nervosi. Nistag11io a1l1·icolare. - Può apparire spon· taneamente nel corso di svariatissime malattie dell'orecchio ma più pesso in seguito ad irri· tazioni meccaniche portate sulle parti profonde dell'orecchio stesso. E ad accessi ed accompagnato da gravi vertigini, sempre a tipo oscillatorio orizzontale. La sua patogenia - ' è ancor discu:;sa ma certo è un disturbo riflesso I

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SEZIONE PRATICA

proveniente dall'irritazione labirintica; comun- • taratta che si può dire la somma di una que è importante ricordare che questo sintoma cataratta polare posteriore ed una cataratta è frequente nelle malattie auricolari e deve corticale posteriore è la ~eguente. Osservando l'occhio collo specchio oftalmoessere ricercato. Nistag11zo d'origi11e ce1ztrale. - Si riscontra scopico si percepisce t1na figura affatto canel corso di molte affezioni oereb1·ali o midol· ratteristica. Nel campo pupillare dilatato, del solito lari: compressione ce1~ebrale, emorragia, ram· mollimento, ascesso, tumori cerebrali, sclerosi aspetto rosso arancio, si disegna una stella a placche malattia di Friedreich (al con· nera formata da tanti raggi che partono dal tra1·io della tabe dove non si ha mai nistagmo). polo poste1·iore della lente dove si riuniscono Nella maggior parte di queste lesioni il in un piccolo disco. I raggi suddetti procedono di qui ' 'erso nistagmo attesta una lesione clei corpi ottici del 4° ventricolo, dei tubercoli quadrigemini l'equatore della lente divenendo man mano o clel cervelletto. Nella sclerosi a placche la più larghi quanto più sono vicini all'equasua coesistenza col tremore fece supporre che tore. cosi che danno l'aspetto di tanti cunei avesse una stessa origine : si ammise che una colla base alla periferia della lente e l' apice o più placche (che com1è noto possono appa· al polo posteriore della medesima. I suddetti i·ire tanto negli organi nervosi cent1·ali che raggi di opacità i,isiedono nella sostanza cornei ne1~vi periferici) avessero distrutta la guaina ticale posteriore, il che si può verificare col· midollare in a.l cnni punti. così da non essere l'esame ad illt1minazione obliqua. Gli spazi lasciati liberi fra di essi sono più isolate a sufficienza le fib1·e, tanto da indu1·rf\ fughe della co1~rente nervosa. t1·adotte perfettamente trasparenti, tanto da permet· te1·e l'osservazione del fondo oculare. poi in ti·emori. Naturalmente col progresso della cataratta Comunque sia, f. certo che il nistagmo quai raggi detti di,Tengono semp1·e più spessi lunque sia la sua ' "at·ietà non si sviluppa che presso i soggetti nevropatici, tanto più se . sino a che tutta la. corticale posteriore è opa· cata. Solo molto più tardi l'opacità si proquesti sono già affetti da una tara oculare. paga alla corticale anteriore. Può senz·altro adunque essere considerato di Queste particolarità della cataratta diabe}Jer sè come un segno di eredità nevro1)atica. tica sono tanto più notevoli in quanto nella Dott. GARRA. cata1·atta senile non complicata 1 aspetto che essa offre è bPn diverso. Sulla cata1·atta diabetica. In questa si possono dietinguere due cate· gorie. In un primo gruppo l'opacità comincia (KLrnlN. Wir11 . klin . Wochensclzr., XIV, 45). nella co~·ticale e precisamente nella corticale A vendo avuto occasione di osse1·vare un ante1·iore, donde si estende gradatamente alle grane.le nt1mero di cataratte in soggetti dia- parti più centrali. In un secondo g1·u ppo, ben più numeroso, betici, l'A. crede di poter a.ffermare che nel massimo numero di tRili ca i la cataratta as- le opacità stria te non si osservano inai, ma ume una fo1·ma pa1·ticolare elle permette bensì gli strati perinucleari sono sede di all' A . stesso, con una certa sicurezza, di dia- una opacità leggiera quasi a fo1~ma di fiocchi. gnosticare il diabete prima di i·icorrere al· Gli strati corticali periferici sono perfettam ente trasparenti ; il progresso della catel'esame dell'urina. Tale forma di rataratta non è una forma ratta aceade in direzione centrifuga. Questa })articolare od esclusiva ma è quella ben co· ultima forma rappresenta veramente la canosciuta col nome di cataratta pola1"'e poste- taratta senile tipica non com1Jlicata, mentre riore e cataratta corticale posteriore, che del la forma precedente è probabilmente una ca· resto già con tanta f1·equenza fu notata nella ta1,atta non di natura puramente senile, ma retinite pigmentosa ed in varie malattie co- alla cui formazione }Jartecipano oltre ad alroideali. Naturalmente non si può arriva1~e terazioni senili anche disturbi di nutrizione ad affermare che ogni qualvolta ci si pre· non ancora fino ad oggi conoscit1ti. Tutto ciò 1rale naturalmente per cataratte senta la detta forma di cataratta si tratta di <liabete, ma, quando si possa escludere la i·e· in stadii precoci, chè in t1no stadio ulteriore tinite pigmento,s a . . o alterazioni co roideali, si t'1tte le forme si confondono fra loro. Bisogna infine ricordarsi della possibilità può con facilità asserire che l'esame delle urine dimostrerà la presenza dello zuc- dell'insorgere di un diabete mellito in lln paziente che già soffre di una cataratta sechero. ' L'immagine data da questa varietà di ca- nile. In tal caso la denominazione di cata(15) f

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IL POLICLINICO

ratta cliabetica è affatto fuor di posto, poich~ tal nome è riservato a quelle cataratt~ ori· ginate dalla diretta influenza del diabete. Ciò potrebbe spiegare come si osservino in individui diabetici cataratte che non offrono alcuno clei caratteri della cataratta diabetica propriamente detta. Dott. 0ARRA.

OSSERVAZIONI CLINICHE OSPEDALE

8.

ANDREA IN MASSA ~IARITTil\1A.

Risultati cli11ici sopra 1·uso di 011 catg11t prPparato in un modo estrera1amPntf• SPmplice. Nota preventiva per il dott. rurgo-direttore.

C ARLO l\IARrANI,

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Attrasse la mia attenzione, or sono pochi mesi, la lettura di un lavoro del dott. M. CLAU· 01us ,, Eine Methode zur Sterilisirung und zur sterilen Aufhebung von Catgut •) nella Deuts. Zeits. fii1· Chi1·. Ba.nd LXIV, pag. 489. Il OLA "Co1 us, nel laboratorio del prof. O. BLoc11 a Oopenhagen, studiò con grande accuratezza, dal lato batteriologico, un catgut da lui preparato, in un modo originale e semplicissimo, e, vedutine i risultati sperimentali, potè anche in 25 casi operati nell'ospedale, controllarne il completo successo clinico Il metodo mi persuase, tanto erano convincenti le prove· batteriologiche e cliniche ; volli anch'io sperimentarlo e, come dirò fra poco. ne otten11i risultati splendidi. Il metodo del dott. 0LAuorus consiste nell'immersione del catgut greggio per 8 giorni in una soluzione iodo-i.odurata, dopo dei quali 8 giorni esso è pronto per l'uso. , . l\.ffine . di essere breve ed esatto io tradurrò qui semplicemente il brano ove il OLA uo1us descrive la preparazione e l'uso del suo catgu~: « Il comune catgut greggio viene arrotolato in rocchetto di vetro, due fili annodati per ciascun rocchetto, e senza alcuna preventiva preparazione viene posto in una soluzione acquosa iodo-iodurata (una parte di iodio, una di ioduro di potassio e cento parti di acqua). Il recipiente di vetro viene segnato con data; trascorsi otto giorni il catgut è pronto per essere adoperato e viene conservato nello stesso barattolo. Quando lo . i vuole usare, si pone un rocchetto di esso in una bacinella con soluzione di acido f'enico (3 °/0 ), oppure còn un liquido sterile indifferente, dove si libera del .1 0 ,

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superfluo della soluzione iodica; i fili vengono tagliati in soluzione fenica. Se rimane catgut nel rocchetto, esso viene rimesso nella soluzione iodica. •> In una nota, a piede di pagina, il l' LAuo1us aggiunge il modo di prepa· razione del liquido e cioè : l'ioduro di potassio viene prima sciolto in t1na piccola quantità di acqua, cui si addiziona l'iodio fì. namente polverizzato, poi questa soluzione concentrata viene diluita fino alla proporzione dell' l per 100. · Il catgut rosì preparato prende un colore scuro, tale da essere paragonabile al filo colla pece (Pechfaden), esso è a questo punto non solo sterile, ma notevolmente antisettico; esso è forte, plastico, si annoda con facilità, elastico, non perde con questa preparazione nulla della sua lunghezza, nè muta il suo spessore. Non istarò qui a ripetere le numerose ricerche sperimentali fatte dal CLAuo1 us, dirò solo che dalle esperienze, condotte con rigore scientifico, riesce provata non solo l' assoli"ta sterilità del catgut, ma anche una proprietà antisettica tale che esso non può venire infettato da contatti coi microorganismi pit\ co• mun1. Chi vorrà controllare le esperienze del 0LAuo1us dovrà leggerne nell'originale le descrizioni, io farò qui solo notare i punti più importanti, per chi volesse farne la prova clinica. Il catgut preparato all'iodio si assorbe più lentamente degli altri (12-16 giorni), come ho io pure constatato in modo assai .evidente. Il OLA u o1us consiglia di mantenere immerso il rocchetto di catgut in una soluzione fenicata o sterile qualche minuto prima di usarlo af'finchè si disperda l'eccesso di iodio che si trova esternamente al filo. ed esso non irriti i tesst1ti. Il contenuto di iodio dei fili è così piccolo che non può arrecare danno alcuno assorbito dall'organismo. Se il catgut così preparato si lascia 24 ore nell'acqua, esso perde tutto l'iodio e quindi tutte le proprietà derivantegli; se lo si lascia invece nella sua soluzione. esso può restare anche 5 mesi, senza perdere alcuna delle sue proprietà (almeno fino a questo limite di tempo fu potuto accertare). Nei 25 casi operati nell'ospedale di Copenhagen si ebbe risultato completo, e fra essi le più importanti · operazioni f'urono : un·emia ventrale con resezione di buon tratto · di peritoneo; una amputazione della coscia; (<

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poi altre minori, come: idroceli; operazioni per varici agli arti inferiori. Presento ora qui senz'altro la mia statistica di 30 casi, operati col catgut all'iodio, e farò seguire qualche breve con8iderazione. Ernie ingt1inali processo Bassini (in 2 casi bilateralmente e tutte in uomini): operati num. 15. Accorciamento dei legamenti rotondi (al· l' Alexander) per retroversione, in 2 casi con amputazione del collo dell'utero: operate numero 3. Laparo ~omie per peritonite tubercolare asci· tica: operate n. ~· Amputazione del collo uterino: operate n. 2. Orchiectonia: operato 1. Enucleazione di linfomi del collo: operato l. Cttra conservativ~ per grave ferita ad una mano : operata 1. Amputazioni di dita, disarti0olazioni di· gito-metacari)ee : operati n. 5. Totale: 01)erati n. 80. Avrei potuto in questi mesi usare assai più largamente del catgut detto, ma ne rimasi sprovvisto per un certo tempo, e di più jn alcune operazioni che in questo intervallo ebbi ad eseguire (isterectomia addominale per mioJni, coleci.stostomia con epatopessia per calcolosi, e qualche altra laparotomia), non lo volli adoperare, non avendone sufficiente esperienza. Dirò subito che il successo che io ebbi in questi oasi fu completo, essendo tutti i pazienti guariti di prima intenzione, come ebbero pure occasione di constatare i colleghi di Massa lVIarittirna, tanto che ora mi propongo di usare questo catgut in, ogni operazione. ~I ai riscontrai reazione nel foro di passaggio dei fili attraverso la cute. Ho potuto vedere che questo catgut è real· mente più lento a riassorbirsi degli altri ; per ciò consiglio pei nodi che r estano più superficiali di usare fili molto sottili (n. {J-1), così il loro riassorbimento si fa molto più facilmente, e questo in ispecial modo nelle allacciature dei vase .. ti sottocutanei e nella sutura di aponeurosi superficiali. Del resto penso che un catgut; che resista 4-5 giorni più del solito al riassorbimento, sia piutt0sto un vantaggio pei punti profondi, per esempio nelle cure radicali delle ernie, nelle suture addominali post-laparotomiche, permettendo

così più avanzate cicatrizzazioni sotto l'egida del filo. Nei punti profondi quindi si possono ttsare le stesse grpssezze di catgut che si adoperano cogli altri. Quanto alle moc.i.alità, io mi servo di barattoli di vetro a tappo smerigliato ed a collo assai largo e .p oco profondi, previamente bolliti; entro essi · tengo molti rocchetti di vetro, sui quali stanno arrotolati fili di di· verse grossezze. Tengo il filo attorno ai rocchetti, in quantità molto maggiore di quella prescritta dal CLAU01us, perchè anzichè in un solo rocchetto, io lo avvolg(> in rocchetti doppi, cosicchè il liq.u ido filtra liberamente attraverso ai fili e li può ctisinfettare anche ~e i giri sono in nt1mero assai maggiore Nel momen to dell'operazione scelgo i rocchetti di cui abbisogno, estraendoli con una lunga pinza bollita, e li pongo nella stessa bacinella che contiene gli istrumenti in soluzione f'enicata; qui infilo i singoli aghi e li passo in un'altra bacinella che è asciutta, ma tappezzata e ricoperta di garza bollita. Per tal modo i fili passano per la soluzione fenicata man mano che vengono adattati all'rtgo e si spogliano del superfluo di i odio. Qui debbo notare che non appena i fili sono a contatto colle garze bolli te, si diffonde in esse un alone azzurro, probabilmente dato da un ioduro di amido con l'amido che si trova nella garza da medica tura. Fra i vantaggi di questo metodo di sterilizzazione del catgut sono evidenti: il suo piccolo costo; la sua estren1a facilità di preparazione e cli conservazione ed il vantaggio di potere riadoperare i resti del catgut, riponendoli nella stessa sol11zione. Per quello che mi risulta in Italia non è stato pubblicato ancora nulla sul catgt1t all'iodio1 anche nei più recenti ed accurati lavori non ne è fatto cenno, così pure non ho notizia di altro lavoro all'estero, all'infuori di quello del CLAUD1us . La mia statistica, mentre è troppo piccola per una conclusione definitiva, è però abbastanza grande per dimostrare che questo me· todo di steriiizzazione del catgut può venire preso in seria considerazione e pt1ò venire provato con relativa tranquillità. Diffatti fra i miei casi vi sono 15 operati di ernie, fra i quali due bilateralmente, e tre operazioni di Alexander. Questi att i operativi hanno molta ( 17) I

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importanza per giudicare dell'asepsi del materiale di sutura, perchè eseguiti su tessuti sani, e sopra di essi spesso ci basiamo per apprezzare il grado di asepsi raggiunta. Anche le due laparotomie, per peritonite tubercolare, sono una non disprezzabile prova, sebbene, per quanto riguarda la sutura peritoneale, chiunque abbia pratica di tali pazienti sappia quanto difficilmente le loro sierose addominali siano infettabili. Nel complesso adunque, oltre le esperienze di gabinetto dell'inventore, abbiamo per ora i 25 casi da lui riportati ed i miei 30, che danno un to:ale di 55 operazioni tutte con un decorso di 1a intznzione. Credo per ciò che se i risultati tali 8i manterranno pure nelle mani di altri chirurghi, il metodo Clau· dius nella sterilizzazione del catgut avrà largo uso e f'orse sostituirà tutti gli altri metodi che, anche a parità di risultati, non han110 la stessa semplicità, sicurezza ed eco. nom1a. Ho pubblicato questa breve nota preventiva acciocchè qualche collega, incoraggiato, possa sperimentare, portando così un contri· buto ad una questione non ancora chiusa, quale è la sterilizzazione del catgut.

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due casi, solo accennerò che si ritengono ormai da tutti come loro causa le tossine del morbillo; e che se nella maggior parte la sostanza nervosa non viene alterata in modo sensibile da queste, tanto che dopo qualche giorno guariscono completamente, in altre al contrario il morbillo non è che una causa occasionale, perchè sopra un terreno propizio, diminuita la resistenza di singole porzioni del sistema nervoso per condizioni ereditarie od indivjduali ancora a noi sconosciute, si sviluppi o una polimioelite anteriore infantile, come a tutti coloro che hanno pratica pediatrica è dato osservare, o una emiplegia spastica di origine cerebrale (due casi di QuEIROLo ), o una emiatetosi (caso di 1\'.1ASSALONGO ), o una mielite acuta con paralisi delle estremità superiori ed inferiori, della vescica e del retto, alterazioni del linguaggio, morte (caso di BA RLow), o qualunq_u e altra aiffezione del sistema nervoso . Premesso ciò, vengo alla descrizione dei casi da me osservati. Nel 1° trattavasi di una giovanetta di anni 14, riscontrata d~ me malata di morbillo il 17 aprile 1902. In famiglia vi erano state altre due persone affette da qt1esta ma:r;fas~i-1 ~'1arittin1a . 6 maggio 1903. lattia pochi giorni innanzi. L'eruzione era nel sun pieno svilt1ppo, ma discreta: temperaDue casi di 1norbillo accompagnati tura 38. 5, pulsazioni 90, respirazioni 20, fenoda disturbi nervosi di 01~igi11e cerebrale meni a carico delle mucose caratteristici ma non gravi. La giovanetta è di sana costituper il dott. Lu1G1 0AGIATI. zione, ben nutrita, mestruata regolarmente Nel morbillo, come in tutte le malattie da da un anno, nulla di ereditario. Oltre i feinf'e zione (difterite, tifo, scarlattina), possono nomeni sopra es posti si lamenta di cefalea manifesti-l rsi f'enomeni nervosi : sono però f'rontale, risponde con fatica, ha qualche corari. In genere le forme paraplegiche (spinato di vomito. Urine normali. Il 18 aprile nali) sono relativamente le più ovvie e spetrovo la malata in completo sopore. Non cialmente quelle degli arti inferiori. risponde affatto, non riconosce i parenti, ha L'epoca in cui queste si manifestano è di opistotono, dolore alla nuca sotto la prespreferenza la 3a e la 4n. settimana dopo l'eru · sione, riflessi tendinei un poco esagerati, puzione, in modo che L oP, in un suo studio pillare ritardato, sensibilità cutanea at1me.n · sopra questi disturbi nervosi, asserisce che tata, paralisi vescicale. Eruzione normalisla casuistica ne sarebbe maggiore, se molti sima, fenomeni a carico delle mucose molto non passassero inosservati o non descritti, lievi. La temperatura ha oscillato fra 38 -38. 5, verificandosi quando i bambini sono già stati pulsazioni 90 -~4, respirazioni 20-22. Urine licenziati dalle cliniche o dagli ospedali. normali Somministro una forte dose di caLANoouzv poi stabilisce questi caratteri per lomelano e faccio applicare 4 sanguisughe le paralisi morbillose: rarità, apparizione alle apofis mastoidee. 19 aprile: diminuzione tardiva, intensità media, durata passeggiera, notevole dello stato soporoso; risponde a mopredominio della forma periplegica. Non voglio dilungarmi su queste forme nosillabi ma con esattezza, riconosce i suoi post-morbillose, non rientrando in esse i miei parenti, cefalea diminuita, opistotono dimi· (18)

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nuito, scomparsa la paralisi vescicale. Tutti i movimenti degli arti sono normali. L' eruzione decresce, leggi ero aumento dei feno · meni bronchiali. Temperatura 37. 5, pulsa~ioni Eo, respirazioni 20. Segue · sempre il miglioramento progres~ivo nei giorni 20, 21, 22, 23 aprile, entra quindi in piena convalescenza, non ricordando nulla della sua malattia., ed accusando bisogno di sonno ed una grande prostrazione di forze. Ciò che subito risalta in questo caso è la coincidenza dell'eruzione con i fenomeni cerebrali, ed il contrasto della gravità di questi con la benignità del morbillo. Nei piccoli bambini, comunissimo è il so· pore durante il periodo eruttivo, dipendente in parte dalla febbre, in parte dal catarro delle fosse nasali. Esistono sempre sopore, delirio, movimenti convulsivi, nelle forme adinamiche con temperature altissime, 42°, esantema sviluppatissimo~ gravi fenomeni bronchiali e pulmonali. Un caso quasi simile al sopra descritto, riporta il BLASI in una sua nota alla traduzione del 'V EsT: però si trattava, come egli si esprime, di un morbillo con effusione emorragica sotto-epidermi ca. I fenomeni cerebrali scomparvero dopo . . un sangu1sug10. Sf'ITEPPF.RS riferisce pure di un bambino di 8 anni, che nel giorno 5° di una eruzione di morbillo benigno, diviene ad un t ratto istupidito. Risponde alle dimande solo con cenru del capo, ha il sensorio normale, sensibilità normale. i movimenti semplici degli arti superiori ed inferiori normali, i complicati sono eseguiti molto male, così, ad esempio, riesce solo dopo molti tentativi e prendendolo con ambo le mani, a portarsi il bicchiere alla bocca. Guarisce graiatamente in un mese. Sono notati poi dei casi di meningite vera infettiva, non tubercolare, sopravvenuta dopo il morbillo, in cui si eleva ritenere che l'agente patogeno sia lo stesso della eruzione. H ENOC parla di una meningite di media intensità sviluppatasi 2 settimane dopo l'eruzione. CHEADDE egualmente di un simile processo sviluppatosi 10 giorni dopo. La for10a poi di meningite tubercolare, come viene notata da tutti i trattatisti di pediatria, segue con molta frequenza l'esantema quando questo ha attaccato soggetti antecedentemente predisposti per lesioni tu-

bercolari delle glandole, o delle ossa, o dei pulmoni. L'altro caso è il seguente: E. Vincenzo, di anni 6, abitante in via Tiburtina, viene condotto dalla madre all'ambulatorio per malattie di bambini a Porta San Lorenzo, il giorno 4 luglio 1902. Esamino il bambino, e riscontro una eruzione morbillosa molto leggiera, catarro bronchiale e congiuntivale caratteristico, poca febbre, ed inoltre una emiparesi sinistra. La madre racconta che da quattro giorni si è sviluppato il morbillo, e che da due giorni improvvisamente i movimenti del braccio sinistro divennero limitatiisimi, e quelli della gamba impossibili. L'esan1e del bambino rapporto a questa emiparesi dà la sensibilità normale, il riflesso patellare di sinistra alquanto aumentato, i soli movimenti possibili degli arti sinistri, sono quelli di :flessione dell'avambraccio sul braccio e della gamba sulla coscia, non può afferrare alcun oggetto colla mano e la deambulazione è impossibile. Nessun dolore lungo i tronchi nervosi, nulla a carico dei nervi cranici, nulla risulta dal lato anamnestico. Il bambino ha uno sviluppo scheletrico regolare, è discretamente nutrito, sufficientemente intelligente. 'l,orno a vederlo il giorno 7 luglio: è migliorato, i movimenti possibili sono aumentati, si regge un poco in piedi, non può camminare. Si presenta di nuovo all'ambulatorio il 9, e constato sempre un progressivo miglioramento nei fenomeni paralitici. è a11mentato però il catarro bronchiale. Il giorno 17 il bambino cammina abbastanza bene con l'appoggio della madre, stringe la mia mano con sufficiente f'orza. In seguito non ho avuto più notizie di lui, nonostante le ricerche fatte. Anche in questo caso i fenomeni nervosi si manifestarono durante il periodo eruttivo ed in una eruzione benigna. Di simili o quasi nella letteratura. pochi ne ho riscontrati. Due di BERNARDT ( Vi'rchow' s Arcli., 1885), uno di emiplegia sinistra, ed uno di emiparesi destra con a.fasia ed alterazioni dell'intelletto. Uno descritto da R1LLIET e BARTIIEZ di emiplegia all'invasione del morbillo e convulsioni. Uno di R1 c HARDil~ RE, con· vulsioni, emiparesi sinistra. Ritornando ora su quanto ho scritto riguardo alla patogenesi da tossine di qu~sti fenomeni, molto probabilmente debbo rite(19) •

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nere che queste nei miei due casi abbiano agito sulla circolazione cerebrale, senza produrre alcuna o minima e rapidamente riparabile lesione sulla sostanza nervosa. Si sa che l'azione delle tossine sulle pareti vasali è tale da produrre e delle iperemie, e dei trasudamenti sierosi e delle emorragie. ScHEPPERS nel caso che ho citato pensa ad un idrocefalo acuto. Del resto non mi è riuscito riscontrare nella letteratura dei reperti anatomo-patologici in proposito. LETTERATURA. HENOC.

TTorlesnngen ttber Kinderl.·ra1tklieite11.

L elirbuclt der Ki1iderli·ra11klteite11. G. WEST. Malattie dell'infa1izia e fanci11lf,~z.ia . La, Rougeole, par le dr. S. Co·\IBY. MASSALONGO. Rif. ~!edica~ 1892, vol. III. UNGER.

Specielle PatJiologie 111id Pherapie, IV. Band, III. Theil. LoP. Gazette des Hòpita1L"'C 1893. I M. _.\. SCHEPPERS. Berl. lrliri. W ochenschrift, 21 Oct. 1872. JuERGEN 'EN.

PRATICA· Pl\OFESSIONALE Lo sti·idore conge11ito dei bambini. Il prof. GUIDA tratta nel n. 1 dell'Archivio di patologia e clinica infantile ql1esta interessante « que· stione del giorno » . La respirazione rumorosa del bambino, egli seri ve, viene giustamente ritenuta un sintomo allarmante; e se invece del r11more di sega si ascolta lo ster· tore respiratorio grave, l'attenzione viene scossa maggiormente, perchè si teme la possibilità di un croup l aringeo. Ma v' hanno dei casi nei quali un bambino, fin dalla nascita, fa sentire un rumore respiratorio, che p11ò assumere modalità di suoni cliversi, più o meno aspri descritto già coi nomi di convulsione respiratoria infantile, od ostruzione respiratoria; oggi, a git1sta ragione, addimanda,to: stridore con· genito. Qt1asi sempre lo stridore somiglia, al chiocciare di t1na gallina, ed allo stato di veglia del bambino è continuo; ma non di rado il r11more acqui ta il timbro di tma piccola. cornetta più o meno ac11to, A c.lifficiln1ente si so pende nel sonno e in certe determinate posizioni clel corpo del bambino. Sono . tate registrate, da qualche anno parecchie os ervazioni di stridore congenito: le qt1ali non ono clol tutto identiche nella doscrizione del feno· meno re~piratorio: in qualche soo-getto lo stridore (20)

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diveniva pitì fioco, o spa-riva d11rante il succiamento, o col riposo; in altri continuaT"a sempre. In tutti però è notato che il rumore respiratorio si produce nella inspirazione, essendo perfettamente normale l'espirazione. Circa l·etiologia, mentre in q11alcl1e caso si è cred11to invocare la tubercolosi ereditaria, o l' alcoolismo, in altri si è vol11to mettere in rela.zione l'idrofobia del genitore e lo stridore congenito del bambino concepito durante l'incubazione di quella. Noi possiamo attestare di avere in osservazione un caso tipico di stridore congenito in un bambino, di cui i genitori non hanno malattia di sorta. Per la patogenesi, bisogna ritenere che, in qualche caso si siano riscontrate realmente anomalie di forma e di sviluppo del laringe : ispessimento delle pliche ariteno-epiglottiche fino a coprire le corde vocali, od epiglottide accartocciata da dentro in fuori . Ma in molti casi l'osservazione laringoscopica non rilevò nulla di speciale: e però bisogna ritenere che il fenomeno respiratorio sia dovuto ad un disturbo nella coordinazione degli atti respira· torii, per ritardo di sviluppo dei centri che presiedono a quelli: dei quali la sede sarebbe il cala11ius scriptorius, indicato per i movimenti involontarii del laringe. Per darsi gil1sto conto di q11esto meccanismopatogenico, basterà rammentare i suoni ed i rum0ri che in bambini con laringe normale, si prod11cono nel sonno cloroformiC'o. I bambini affetti da stridore congenito sembra che sieno pi1ì disposti alle mahittie dell'albero respiratorio, essendone in certo modo modo impedita la. ventilazione, per la ristrettezza, delle vie laringee. L essersi ripetuto il fenomeno in due bambini clella stessa famiglia, di cui la madre morì per tubercoìosi, pllò ascriversi ad una coincidenza fortuita; e l'esito in guarigione esclt1se l'origine tubercolare dello stridore. Nella maggioranza dei casi il rumore respiratorio è andato diminuendo col crescere dell'età. Per lo più, dopo 1 anno co1npiuto, lo stridore si avvertiva solo quando il bambino ometteva forti grida: e, a · poco a poco, è scomparso, lasciando solo come traccia un affievolimento della voce, una speciale raucedine, alternata a periodi di <'lfonia q11asi assoluta. Per la diagnosi bisogna, tener presente i carat· tel'i dello stridore laringeo, per distinguerlo dallo spasmo della glottide, quasi sempre compagno del rachitismo, di cui lo manifestazioni, per precoci che sieno, non si osservano mai prima del ! 0 o 5° mese di vita. Inoltre, con lo stridore laringeo non si osserva mai cianosi del volto, nè mai si complicano fenomeni ner'\"osi~ od eclctmpsia · laddove lo spasmo


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glottideo è quasi sempre o sovente foriero di mo· vimenti convulsivi. Lo e;;pasmo laringeo è una, profonda inspirazion'3 sibilante, d11rante la quale la respirazione si arresta completamente; mentre ciò non si avvera nello stridore congenito~ che per lo più, nel sonno, quasi sempre è continuo, a differenza dello spasmo glot· tico, che assolutamente cessa. La prognosi è sempre risenTata, data l'ìnsuffi· cienza delle nozioni relative alla patogenesi. Per la ctu·a bisogna limitarsi a poche risorse. Nei mesi invernali, in cui lo stertore respiratorio può divenire grave, sarà utile la re!:lpirazione di vapori d'acqua; e nei casi graivissimi, si dovrà ri· correre all'intubazione, che quasi sempre è il mezzo di cura radicale, se lo stridore è dovuto ad angustia congenita delle vie laringee.

2. Un cava-tappi per aprire le boccette. 3. Un tappo a stillicidio o un tappo comune di sugaro lungo il quale sia stato col temperino pra· ticato un solco pel passaggio del cloroformio a • goccie. 4. Una pinza da lingua. 5. Un apri-bocca. 6. Due lunghe pinze curve. 7. Sei piccole spugne lunghe da montare su pinze. 8. Dell'acqua fredda in una tazza. 9. Dodici com presse di tela o dodici faz~oletti. 10. Una maschera da cloroformio, di flanella, se si ""'uole adoperarlct. 11. Un ' '"asetto di vaselina. 12. Una siringa per iniezioni ipodermiche. 13. Ampolle di etere e di caffeina. Tecnioa.

Forme cliniche di tetania infantile con tren1ore. •

Il dott. DURAN>>O DURANTE riferisce quattro casi di tetania infantile, in cui la sintomatologia predo· minante era rappresentata da un tremore totale o parziale del corpo. Si trattava in tutti i q nattro casi di bambini assai deperiti, con abito rachitico~ con gravi disturbi gastro-intestinali. Accanto al sin· tomo su doi:;critto n e esistevano però altri che permisero la diagnosi : con tratture e spasmi agli arti ipereccitabilità elettrica e meccanica, fenomeno del TROU.\ EAt·. ll sintomo tremore usciva dalla fenomenologia, come comunemente vien data dai trattati, della, tetania ~ ma a questo proposito l' .A.. fa osser,..are che già il DE ROTCII e l' HoLT hanno richiamato l 'attonzione st1lla non infrequente com· parsa di fenomeni cerebrali, midollari (idiozia, corea, tremore) nei bambini, che a tutta prima potrebbero riferirsi a lesioni centrali e che in,,..ece ripetono la loro causa da alterazioni di nutrizione e specialmente da distu1·bi gastro-intestinali. Nei casi descritti dall'A. trattavasi indubbiamente di tetania: un solo bambino, p er il progressivo deperimento generale, venne a morte : gli altri tre inv ece gua1·irono completamente. Tutti i fenomeni dipende· vano dall'auto-intossicazione gastro-enterica; com· battendo i disturbi gastrici e intestinali. migliorando lo stato generale di nutrizione, si ebbe la scomparsa completa dei sintomi morbosi. (La Pediatria n. 12, 1902).

APPUNT.1'1 DI

Tl'E~APIA

Tecnica della clo1·ofonnizzazione. Oggetti da preparare.

1. Due o tre boccette di clororormio: a) chimici:t.mente puro; b) chiuso in boccette di vetro giallo, esattamente rie111pite, ermeticamente cliiuse.

I.

PRil\IA DELL'ANESTESIA .

Il malato d\;rve essere a digiuno da 6 ore almeno . Ve1iti 1ni1inti pri111a (facoltativo). - Fare un'inie· zione sottocutanea di 5 centgm. di solfato di sparteina e di 1 centgm. di cloridrato di morfina. Al 11to1ne11fo stesso: 1. Togliere i ' restiti, mettere allo scoperto l'epi· gastrio, ricoprire il malato con un lenzuolo od una coperta. 2. Togliere i denti finti. 3. Rassicurare il malato e spiegargli che deve r espirare profondamente per la bocca. ..!. Spalmare la fa ccia di vaselina {naso, labbra, mento).

Precauzioni capitali: a) assicurarsi di aTer sottomano tutti gli oggetti preparati ; b) spegnere le fia1111ne libere che si trovino nella camera per non formare del gas clorossicar· bonico, che espone l'operato alla sincope immediata o a lla pulmonite tardiva~ e) ascoltare cuore e pulmoni. Essere assistito da un aiuto vigoroso e, meglio, da due, per reggere prima le mani e poi le gambe ed, occorrendo praticare le manovre di respira· zione artificiale, P-cc.

II.

DURANTE L'ANESTESIA.

Il cloroformio deve essere somministrato col me· todo delle dosi deboli e conti1111e, senza i11.ter111it-

te11ze: a) dare dosi deboli cioè non versare sulle com· presse che 5 o 6 gocce per volta · b) dare dosi continne, cioè versare cloroformio ogni 15-20 secondi: più spesso in principio, meno in seguito; e) raccomctndare al malato di respirare cou la bocca e se respira con pena, dirgli di soffiare sulla compressa per provocare 1 ispirazione: .(21)

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854

IL POLIOLINIOO

d) 1ton lasciare respirare aria: fin dal prin·

ci:pio tenere la compressa 1ion vola1tte, ma ermeti· camente applicata con le d11e mani s ul naso e sulla bocca· se si tratta di malati paurosi o di cardiaci, andare dolce1ttente, dare dell'aria, pren,dere il fe-,,ipo . Ogni volta che si versa del cloroformio 11on toglier e la com pressa per versarlo sulla sua faccia interna, m a versarlo sulla faccia esterna e voltare poi rapidamente la compressa; e) tenere sempre il mascellare inferiore bene applicato sul superiore e propellerlo alquanto in avanti· in questo movimento no1i 11iettere la testa

in ipereste1isione. L'operatore non deve cominciare se non quando il sonno è assoluto · quando il riflesso corneale è scomparso, non è più avvertito il pizzico degli ad · duttori della coscia, le membra sollevate ricadono inerti. Il e loroformizzatore : 1. Non deve 11tai parlare. ., 2. No1t rleve >nai guardare l'operazione: deve sorvegliare contin11amente pztpilla, faccia, rPspiro,

polso. SORVEGLIARE LA PUPILLA. - La pupilla de,Te sempre essere contratta. Se si dilata bruscamente,

ricercare szibito il riflesso cor1ieale: a) se qiiesto esiste: temere vomito, risveglio; b) se 1to1t rsi te p;1ì: temere la s~cope, la morte. SORVEGLIARE LA FACCJA. - Esaminare la ~olo­ razione della faccia. e delle labbra. Se diviene vio· lacea: temere t'asfissia. Se diventa pallida: temt3re la sincope. SORVEGLIARE lL Il.ESPIRO. - Guardare il sollevamento dell epigastrio. Mettere l'orecchio contro la compressa per ascoltar respirare. Rammentarsi che la respirazione si arresta sempre prima del polso. SORVEGLIARE IL POLSO. - Poco importante: perchè se si arresta. è quasi sempre troppo tardi per agire utilmente.

III. -

DOPO L'ANESTESIA.

Come si deve fal'e il risveglio? a) Se la faccia è ben colorita e la respirazione ò calmèt: lasciare che il malato si svegli da sè. b) Se la faccia è pallida e la respirazione irregolare : prov·ocare il risveglio, flagellare il viso con tm panno bagnato, chiamare il malato ad alta voce. Sorvegliar8 il malato durante il trasporto dal tavolo d operazione al letto : perchè in questo frattempo spesso appare il vomito.

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Accidenti.

ono dovuti ad una cattiva cloroformizzazione: a) perchè il cloroformio era cattivo (eccezione); b) perchè il cloroformizzatore era inesperto (regola).

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IX,

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FASO.

27]

VOMITI : ACCIDENTE NON GRAVE. Si è lasciato inspirare troppa aria; si sono troppo distanziate le prese di cloroformio. SEGNI PREMONITORI!. - Dilatazione brusca della pupilla con ritorno del riflesso corneale. Singhiozzi e sollevamenti epigastrici. MEZZI PER RI1t~EDIAJ:\VI. - Spingere la clorofor11iizzazio1ie, perchè vo11iito = risveglio. - Mettere la testa inclinata di lato per evitare la caduta delle sostanze vomitate nelle vie aeree e pulire fauci e bocca. Applicare compresse imbevute d'acqua fredda sltl collo. ASFISSIA : ACCIDENTE

GR~VE.

SEGNI PRE)'fONITORII. - Cianosi della faccia e delle labbra. Alterazione del rumore respiratorio. Irregolarità, poi arresto dei moti respiratorii. MEZZO DI RI1'1EDIARVI. - Se la respirazion.e è stertorosa (caduta della lingua sl1ll'ingresso del laringe) : 1° Proiettar9 in alto ed in a van ti il mascellare inferiore, mettendo la mano sul mento; 2° Occorrendo, afferrare lateralmente la lingua con una pinza uncinata sterilizzata e reggere la punta fuori della bocca mantenendo lontani i denti per mezzo dell'apri bocca. Se la respirazio1ie è gorgogliante (accumulo di saliva all'entrata del laringe): nettare la gola con le spugne bagnate. Se la respirazio1te è clebole e poi sospesa : cessare il clorofor11iio. - Respirazione artificiale. Trazione ritmica della lingua. Insufflazione di ossigeno se è possibile. SJNOOPE : ACCIDENTE GRAVISSIMO SEGNI PREMONITORI!. A) Sincope precoce: impreveduta. Estremamente rara. B) Siu,cope tardiva: dilatazione brusca della pu-. pilla con scomparsa del riflesso corneale. Pallore della faccia e delle labbra. Rallentamento del respiro. Debolezza e poi arresto del polso. MEZZO DI Rll!EDIARVI.

1° Non perdere la testa, non gridare, non gettarsi in tre o quattro sul malato; 2° Persuadersi bene che la morte non è defini· tiva; 3° Coprire il campo operatorio · far aprire le finestre e presto: a) fare mettere il malato a testa bassa, ma non flessa indietro sul collo ; b) pinzettare la lingua e confidarla ad un aiuto che farà delle trazioni ritmiche (tirare la lingua all'inspirazione e non all'espirazione); e) fare la respirazione artificiale senza scosse, a lungo, fino a due ore;


I.ANNO

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FASO.

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r/) fare delle iniezioni sottocutanee di caffeina

e di etere ; f) in capo ad tm'ora di respirazione artificiale, si può: o:) fare la tracheotomia ed insufflare dell'aria nei pulmoni; ~) fare un'iniezione intravenosa di iero artificiale di 1-2 litri; ì) elettrizza,r e il frenico o la regione precor· diale. Questi tre ultimi mezzi non valgono gli altri· adoperati all'inizio, fanno perdere un tempo pre· zioso e rischiano di compromettere tutto. (Press e 11iédicale, 11 marzo 1903).

Per sterilizzare la seta da suture. Varii metodi so110 stn,ti adoperati per la steriliz· zazione della seta: immersione in una soluzione acquosa di for· mol al 5 °/0 o poi conservazione in alcool; immersione in un miscuglio di cera e di acido fenico; l>ollitura in acqua fenicata (L1. TER); ln;vatura con sapone, poi con oluzione sodica; immersione successiva in un bagno di glicerina por· tato a 185°-140°; dopo raffreddamento, lavatura in aCCf Uèt Ie1ucnta e conser,~azio11e in soluzione fenica. ( .. UJI\V'i\ltTZ) ~

in1n1ersione i11

855

SEZIONE PRATICA

t1blimato ed in ioùoformio (so·

lnzione eterea). Pii1 sic111·0 di tutti il seguente metoclo del DE· BUUJI)' ):

la. v~itura della seta con 80luzione di soda 3 : 100, scia,cc1t1a.t11rain acqua e sterilizzazione nell'autoclave al vapol'e umiclo a 3 chili di prossione; conservazione irt tulJi di sterilizzazione o in tina soluzione feniC'ata al 23 per millo, sterilizzata essa stessa o in una soluzione alcoolica di sublimato 1: 1000 con· te11ente lln decimo di glicerina. (Bep . de ]Jftar11i., 10 marzo 1903).

V .AR.:I.A Sapete voi mangiare ·? - Se non lo sapete, im· parate: 1. Prendete quanto è possibil~ i pasti ad ore ben regolate; 2. Se siete di gracile costituzione e di poco ap· -petito, mangiate quando ne sentite il desiderio, ov· vero poco per volta, ma spesso; 3. Mangiate lentamente, masticando bene gli alimenti; 4. Non bevete troppo freddo quando avete man· giato alimenti caldi; o. Non fate succedere troppo spesso tm pasto

all'altro. Occorrono abitualmente da tre a quattro ore per operare la digestion& di un pasto moderato; 6. Terminate i pasti masticando una crosta di pane: q11esto aiuta la digestione e pulisce i den~i molto meglio delle polveri dentifricie; 7. Non vi mettete a tavola, quando siete in collera o troppo affaticàti; 8. Guardatevi bene, a ta,"ola, dal legger e o dallo studiare o dall'esercitare comunque l e facoltà dello spirito ; 9. Dividete, quanto è possibile, i vostri pasti con compagni allegri e piacevoli e non trattate con essi se non di argomenti gradevoli; 10. N 011 fate mai, uscendo da tavola, u11 esercizio troppo violento~ 11. Conservate alzandovi e.la tavola un po' d'appetito~ non giungete mai alla sazietà· 12. Non mangiate mai ciò che vi ripugna ; 13. Evitate ogni alterco prima, durante o dopo il pasto. Tanto varrebbe, per lo stomaco, inghiottire un cuscin etto guernito di spilli.

JM:EDICIN:.A SOCIALE

Referendum sulle grandi t111estioni medico-sociali. Studi sull'alcoolismo. (Bo1x. Arcltives ,qénérales cle Méd., 6 gennaio 1903).

L 'A. comincia a fa1·e una netta distinzione fra ciò che modernamente deve intendersi per alcoolis11zo, pensando che l'alcool, al pari cli qualsiasi veleno, può costituire, a dosi convenienti, un agente benefico nell'economia dell'organismo. Og1zi 1nedica11ze1zto è ZlJZ veleno,

co11ze og1zi ueleno è zln 11zedica11zento. Esiste oggi giorno una corrente troppo sfa· vorevole all'alcool. Gli a1zti·alcoolici, i quali costituiscono ormai una vera setta, ignorano, relativamente all<> impiego dell'alcool, ciò che è zzso e ciò che è abzlSO; e discostanclosi troppo dai principii rigorosamente scientifici, sono caduti nella esage1'azione e nell'empi1·ismo, recando anche un danno non lieve alla ricchezza e all'equilibrio economico , di una nazione. La lotta contro l'alcool è, pe1' certo, uno dei provvedimenti più igienici ed umanitari : conviene soltanto esercitarla nei limiti dovuti. L'alcool etilico, di provenienza naturale, diluito nelle bevande più comuni e naturali (vini, sidro, birra) è un elemento necessa1·io di nutrizione ; concentrato nelle sostanze spiritose (rlzzzm, cognac, acquavite) è un medicamento talora meraviglioso - senza contare

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LANNO IX, FASO.

IL POLICLINIOO

il suo valore antisettico - tonico e ricostituente. Va senza dubbio d'altra parte che anche l'alcool più puro, preso a do~i eccessive, pro· duce un'intossicazione che può giungere a disturbi funzionali e a lesioni organiche ben gravi ; ma a tal proposito 1 A. dà una gran· dissima importanza alla predisposizione ed all'idiosincrasia .come elementi etiologici di primo ordine. L'autore si propone di risol1rere una serie dj quesiti sulle tre seguenti questioni prin· cipali: 1. Effetti fisiologici dell'alcool. 2. Effetti terapezitici.

3. Effetti nocivi. La prima questione, egli dice, è stata già sufficientemente ed esaurientemente trattata, specialmente in America. Into1·no alla seconda (ossia intorno ai grandi se1·vi~i resi dall'alcool in te~apia) ogni me· dico potrà facilmente forma1~si un concetto • proprio. Sulla terza questione conviene soffermarsi })iù minutamente, esaminando, organo p er or· gano, gli effetti di qt1esta sostanza. È noto che il fegato e il sistema nervoso

costituiscono le parti più profondamente lese dall'alcool. L~A. si domanda: Quanto v'è di vero in questa accusa'? Fino a qual punto l'alcool è responsabile dei danni che gli vengono attribuiti '? Prendendo a considerare, per prima cosa, i i·apporti fra la ci1·rosi epatica e l'alcool, l' A., guidato da esperienze e da studi prece· denti, giunge a concludere che in dosi mode· i·ate . tale sostanza, lungi dall'avere un'azione nociva s11ll'organismo, e in particolare sul fegato, concorre alla conservazione della salute generale, opponendosi agli agenti tossici o infettivi. Fermo su questo principio, l' A. insieme al dott. LÉTIENNE, ha sottoposto la questione a quasi tutti i medici di Francia sotto forma di un referendur1i. Le singole risposte ottenute lo hanno sempre più convinto della esagerazione degli intransigenti anti-alcoolisti. Grazie a tali risposte egli spera di giungere a din1ost1~are che l'osse1·vazione clinica e l'espe· rimento sono d'accordo nell attenuar~ assai l'anatema scagliato contro l'alcool e contro le bevande che lo contengono. A tale scopo egli ha inviato ad ogni me· dico di Francia un n1odnlo (che egli chiama qnestio1iario) e di cui dà copia per esteso, con esempi di risposte già otten11te da varie parti. In ogni questionario sono rivQlte alcune domande atte a p1·ova1~e i rapporti fra

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l'uso degli alcoolici e l'insorgere di malattie del fegato ; in fine si richiede l'opinione singola sull'impo1""tanza delle bveande spiritose nella produzione delle cirrosi epatiche. Quando ciascun medico avrà inviato il suo questionario (a titolo di"documento personale) sarà questo, per l' A., il più giusto criterio per trarre conclusioni complete e convincenti su tale importantissimo argomento. V. Z.

L'alcool considerato come alimento. (ROGER.

Presse 1nédicale, 4 marzo 1903).

L'illustre chimico M. DucLAUX fondandosi su delle ricerche importanti eseguite in Ame· rica ha sostenuto che « non solamente l'alcool non è un veleno ma esso deve esser posto a lato dell'a.mido e dello zucchero come sostanza alimentare, ad essi superiore pe1~chè a parità di peso contiene maggior quantità d'energia ». Continuando l'elogio dell'alcool il DuCLAUX consiglia di usarne, se11za abusarne e pre· vede il momento in c11i « l'alcool entrerà in tutte le tavole delle sostanze alimentari sia dell'uomo che degli ammali... e per ronse· guenza, egli dice, noi dobbiamo fare le no· stre scuse all'alcool pel modo come noi l'ab· , biamo trattato fin ora » . Il lavoro dell'ATWATER, che ba solle"'\"ato questa questione, conduce a q11esta semplice conclusione: l'alcool può fornire delle calorie all'organismo. · L'.A.TWATER è giunto a questa conclusione dopo a"'\rer eseguito alcun€\ ricerche su degli uomini sani per determinare lo sviluppo delle calo1·ie in essi sottoposti ad una alimentazione priva di alcool. Dopo ha sostituito alcuni alimenti con alcool sotto forma di vino o di acquavite ed ha visto che l'alcool poteva fornire le calorie richiestegli. Il RoGER combattendo le concll1sioni del Du· CLA.UX poggiate sulle ricerche su esposte, si domanda dapprima se vi sia veramente guadagno a sostituire alcuni a limenti con l'alcool. Il primo argomento « che l'alcool a })arità di peso, sviluppa una maggior quantità di calore che gli altri alimenti » fa a tutta prima una certa impressione. Per sviluppare infatti 100 calorie, bisognano 24 gm. di zucche1~0, 28 gm. di riso 100 gm. di patate e 150 gm. di latte, ment1""e bastano solo 17 gm. di alcool. Ma alcool assoluto una sostanza assolutamente caustica e sgradevole che ha bisogno di essere diluita per poter essere usata senza bruciarsi la bocca. Il vino che contiene 1'8-9 per cento di al-

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no IX, FA.se. 27]

857

SEZIONE PRATICA

cool dovrà essere pt·eso nella quantità di 150 gm. per fornire le 100 calorie richieste; ma allora perchè non preferirgli il latte che nella stessa quantità produce lo stesso numero di calorie ed è inoltre un alimento azotato? L ,acquavite, invero, che contiene dal 55 al 58 per cento di alcool, ci può dare con 25 gm. le 100 calorie i·ichieste; ma noi abbiamo già , ..isto di sopra che con soli 24: gm. di zuc· cl1ero otteniamo lo stesso scopo senza usare una sostanza alcoolica. L'alcool assolt1to stesso poi non può stare a paragone con le sostanze grasse. Invece di li gr. di alcool per avere le 100 calorie ba· stano 12 gr. cli burro: non si ha quindi alcuna ragione di preferire 1 alcool alle sostanze gru.sse. Passiamo ad osservare la questione econo· mica : la s1lesa p e1' il riso è di due centes imi, così pe1' le patate, 2 centesimi e mezzo p er lo zucchero, 4 centesimi per il b11rro 6-7 cen· tesimi per l'acqua,..ite, 7-8 centesimi pel latte 12 centesimi pel vino (a 60 centesimi il litro). La conclusione è chiara da sè. Si Jlltò, poi, sostituire 1~alcool ad altre so· stanze senza inconvenienti? ~I. DucLAUX lo afferma f ondan<losi su e perienze fatte st1 uomini sani che prendevano solo p er tre o quattro giorni un lit1·0 di vino. Che ciò potesse a,.. , ..erarsi era noto fino ~cla p1~ima, ma i)otr·ebbe egli affermar~i che continua.ndo 1 uso quotitliano (li un litro <li ' rino questo sia cli certo inof Censivo? Esperienze fatte in Inghilterra n ell'esercito e nella marina e le statistiche delle società cli assicurazione, provano che si resiste più alla fatica sopprimendo completamente l'alcool e che gli astemi vivono di più dei bevitori mo<lerati. In ultima analisi all' A. embra di poter porre la questione in questi termini: C'è vantaggio a impiegare t1n combustibile che a peso eguale non Hviluppa affatto un maggior nu· mero di calorie degli altri, che costa più caro, danneggia il motore rapidissimamente e che se se ne aumenta la dose, produce dei clisturbi gravi e delle lesioni irreparabili ? La risposta non sembra dubbia. L'.A. conclude che l'alcool è un alimento se si chiama alimento una sostanza capace di fornire calorie, ma è un alimento costoso e clannoso. Duc LAUX ci dice che sopprimendolo dob· biamo sostituirlo con qualche cosa : noi pren· daremo un po' più di burro e di zuccher·o e potremo senza alcun timore abbandonare com· pletamente l'uso delle bevande alcooliche. )

V. Z.

CENNI BIBLIOGRAFICI Festschrift zum 50 Jahrigen Stiftungsfest dei· Miinchene1· Medizinischen Wochenschrift. -1\fiin· chen, 1903. J. F. L ehmann, Verlag. Pochi sono i giornali che arrivano a. festeggiare un giubileo di 50 anni di vita e di vita sì rigo· gliosa come quella del1a Mn1tcltPner 111. ediziniscJie 1irorhe1tsclzr1ft. I lettori del Pot;clinico, che hanno campo di leggerne lo r ecensioni, ' redono come in essa vi crivano si può dire gli scienziati più emi· nenti della Germania · e in questo sta app11nto la gloria del giornale che ha l'onore di contare fra i s11oi r edattori ordinari Leube, Bollinger, Penzoldt, Merke1, Curschmann e altri di fama non minore. 11 ritratto di questi sommi, pubblica il L ehn1ann nel 110 libro com111emorativo del gi11biloo della Mi11iclie11er · in ieme ai ritratti sono llnite de1le ta· vole statistiche a dimostrare lo sviluppo del gior· nale in questi 50 anni: presentemente di esso si stampano 9000 copie, mentre nel 1853 se ne stampavano 850. Tali cifre non han bisogno di com· mento. Il Policlinico augura. al confratello vita fio· r ente e prospera. .A. P.

Pubblicazioni vervenute al

<<

Policlinico

>> .

DELLI SANTI ~1. Raddrizzamento forzato ed osteo tomia nel ginocchio ,,algo. - Napoli, estr. clalla Chirurgia internazionale, 1903. DALLA R OSA clott. C. La chirurgia delle vie bi· liari. - V enezia, 1902. SANTU CI dott. A. Gra.ve emorragia per ferita della r egione carotidea s11periore. L egatura della carotide primitiva. - Siena, estr. dagli Atti d'3lla R. Ace. dei fi. ioc1·i tic i, 1902. GATTI prof. G. R endiconto stati tico del r eparto chir11rgico dell,ospedale di Suzzara. Luglio 1901dicembre 1902. - Bologna. 1903. GATTI prof. G. Istituto chirurgico (Casa di sa· Iute) in Parma. Rendiconto clinico-statistico. Gen· naio 1899-giugno 1901. ANTUCCI dott. A. Secondo r esoconto statistico della sezione chirurgica del R. spedale civile di Castel del Piano. - Firenze, 1903. CERESOLE dott. G. D ella necessità di modificare il sistema di pulizia stradale di V enezia in riguardo all'igiene. - Venezia, 1903. ~IEYNIER dott. E. Un caso di produzione sotto· linguale. - Estr. dal Giornale della, R. Ace. di Med. di Torino, 1903. CoSTANTINI dott. B . Sulle vie d'ingresso della infezione tubercolare n ei bambini. - Civitanova· Marche, 1902. N AVA dott. A. Contribu'to alla terapia psichica dell'isterismo con la suggestione allo stato di veglia.

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IL POLIOLIN .lOO

- N ocera Inferiore, estr. dal giornale Il Mani· -0omio, 1902. ME1'1MI dott. G. I leucociti eosinofili nei malati di cisti idatiche. - Siena, 1902. DE Rossi dott. G. Sulla colorazione delle ciglia dei batteri. - Torino, estr. dalla Rivista d'Igiene e Sanità Pubblica, 1902. CAPPUCCIO dott. D. A proposito di due casi di phlegmasia alba. dolens in corsÒ di tifoide. - Mi· lano, estr. dalla Gazzetta degli Ospedali, 1902. ORTA d<>tt. F. Intorno al morbo di Riga. - Na· poli, estr. dall'Archivio di Patologia e Clinica infantile, 1903. PINTO dott. C. Sugli effetti dell'ischemia tempo· ranea dell'apparecchio tiro-paratiroideo. - Roma, dalla Riforma Medica, 1902. VASSALE prof. G. Sul trattamento della gastrec· tasia atonica coll'estratto di sostanza midollare delle capsule surrenali. - Estr. dal Bollettino della Soc. med.-chirurgica di Modena, 1903. D .A.}lATO dott. L. Contributo alla patogenesi della teta,n ia gastrica Napoli, estr. dalla Ri· forma medica, 1903.

INTEl\ESSI Pl\OFESSIONALI Il progetto sull'assistenza sanitaria • nei• comuni. (Seguito della discussio1te) . RAMPOLDI rinunzia a parlare, riservandosi di fare le sue osservazioni durante la discussione degli articoli. Intanto però raccomanda fin da ora che si provveda presto alla riversibilità delle pensioni allo famiglie dei medici condotti · e che nell'iuteres'"'e dei medici medesimi si dia opera a che il regolamento per i·applioazione di questa legge possa essere presto compilato. LUCCA richiama l'attenzione del ministro sopra '""arii problemi che si riferiscono all'assistenza sanitaria di coloro che risiedono da meno di cinque anni in un dato comune, e raccomanda che il di· i·itto a tale assistenza cominci il giorno stesso in cui si manifesta l'intenzione della residenza. Chiede inoltre che si risolva con criteri di giustizia l'annosa questione delle spese di spedalità. Crede necessario di unificare le disposizioni delle molte leggi in fatto di assistenza sanitaria, nel senso di determinare precisamente che tale servizio esorbita la competenza e in molti casi la poten· zialità dei comuni, ed è una vera e propria fun.zione dello Stato. Quanto ai medici condotti, non ammette che possa dirsi cho tutti i comuni siano i loro persecutori: ma approva che il disegno di legge provvedè;t a meglio regolare la loro posizione; però raccomandando che non si perda di vista la su· prema questione del pul5blico interesse in fatto di igiene, alla quale vorrebbe destinati i maggiori sforzi del bilancio, e magari almeno in parte, le omme che il bilancio perderebbe per la proposta riduzione del prezzo del sale~ migliorando le norme 126)

[ANNO

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FA.SO.

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dell'assistenza e le condizioni dei sanitari. (Oo1n1ne1tti). A proposito dei medici condotti raccomanda che il loro licenziamento debba essere decretato con identiche norm~, tanto nel periodo di prova, che d?po (Co1n111e11,ti); e che la legge determini il mi· n1mo ma non il massimo degli stipendi. . Conclude esprimendo l'augurio che questo disegno di legge sia il primo passo sulla via di or· ganiz~are u~ ve~·o e prop~io .servizio di igiene pubblica e d1 assistenza samtar1a. (Approvazio11i Con,gratalazio1ti). . F ALCON~ GAETANO .trova il .disegno di legge me· r1te,role d1 plauso pe1 concetti che lo informano· e soprattutto perchè assicura ai poveri la distri~ buzione. ~rat~ita ~ei medicinali, perchè incoraggia la mnruc1pal1zzaz1one delle farmacie! perchè mi· gliora le condizioni igieniche delle abitazioni rurali. Si compiace anche che si vogliano mialiorare 0 le condizioni dei medici condotti, e si associa agli emendamenti informati a questo lodevole intento. Dubita, invece, della efficacia della disposizione dell'articolo primo, che contempla i Consorzi fa· coltativi; epperò consente nella proposta di rendere obbUgatorii i consorzi per i laboratorii provinciali e per l'ufficiale sanitario. Circa l'articolo quarto, che riguarda la nomina del medico condotto, trova eccessiva la diffidenza verso le Amministrazioni com11nali, e propone che i Consigli comunali possano scegliere essi la Com· missione giudicatrice del concorso. Voler privare le .A.mministra~ioni comunali di questa facoltà equivale ad esautorarle. Anche all'articolo ottavo, che riguarda la retri· buzione dei medici condotti, propone lm emendamento inteso a limitare l'ingerenza della Giunta provinciale amministrativa. Termina rivolgendo un salt1to alla benemerita classe dei medici conJotti · ed esprimendo la fiducia che le disposizioni, che il Parlamento sarà per prendere, non siano per attentare al glorioso pa· trimonio delle nostre autonomie comunali. (Ben,e !). Pozzo MARCO è egli pure fa,rorevole in massima al disegno di legge, che mira a fini altamente urna· nitari. Sull'articolo primo osserva però che sarebbe op· portuno sancire senz'altro il principio dell'obbli· ~atorietà dei consorzi pei laboratori di vigilanza igienica, e per l'ufficiale sanitario. Nota a questo proposito che l'ufficiale sanitario, per esplicare utilmente la sua azione, non deve essere alla dipendenza delle autorità comunali, e che all'uopo le sue funzioni debbono essere distinte da quelle del medico condotto. L'oratore è a.n zi coL.vinto che si do,rrebbero ren· dere gli ufficiali sanitari funzionari governativi, ripartendo la spesa fra i comuni interessati riuniti in consorzio. Accenna poi alla necessità di estendere anche agli ufficiali sanitari il beneficio della cassa pensioni. Trae da ciò argomento per lamentare alcune esorbitanti ed illegittime pretese, che la cassa pensioni accampa a carico dei Comuni : racco· manda all'uopo che si chiarisca e, se è necessario, si modifichi la legge. Desidererebbe anche che in questa occasione si risolvesse con precise disposizioni la gra,re que· stione delle farmacie, sciogliendo un'antica pro· messa legislativa.


[ A.NNo IX, F ABO. 27]

SEZIONE PRATICA

Circa la nomina dei medici condotti si associa all,onc 1revote Falconi, rivendicando egli p11re le ragioni delle at1tonomie locali, e propone in questo senso un emendamento. Suggerisce anche alcune modificazioni re]ati,re alla rappresentanza dei com11ni consorziati per lo stipendio del medico. Accenna ad altri emendamenti riguardanti il licenziamento dei medici condotti, e ad un arti· colo aggiuntivo riguardante l'indel}nità dovuta al medico consorziale in caso di scioglimento del Consorzio. Richiama l,atten!Zione della Camera st1 questi suoi concetti, informati tutti all'affetto e alla stima p er la valorosa classe dei m edici italiani. (Be·

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Bossr, approva la legge, ma la giudica timida e incomplbta. Vorrebbe che fosse sancito l'obbligo degli ospe· dali di isolamento per malattie infettive. Ritiene che il Consiglio sanitario provinciale do· vrebbe essore almeno in parte elettivo. Gi11dica indispensabile che l'uffi ciale sanitario sia st.ipeucliato dalla pro,rincia, che potrebbe riva· lersi sui <'Omt1ni : cosi solamente se ne potrà assi· c uraro l'indipendenza. Biasima il sistema delle cosi dette condotte piene, s istema e he si risolve in tutto danno dei meno ab· bienti. V t1ole 1nigli orato il servizio o"tetrico, e all uopo vuole opportunamente scelte ed equamente ricom· pensate le le,·atrici condotte. Così pure ropt1ta doveroso provTedere a miglio· rare l'assi~tonza degli infermieri negli ospedali istitt1en<lo apposito scuole. A llora soltanto si po· tranno Rottra rre i no tri ospedali all'ingerenza delle suo1·0: ingerenza, che è fonte di non pochi incon· volli enti. ::No11ostaute <1neste ed altre lttct1ne, l'oratore e i suoi amici }lolitici approveranno la legge, perchè ra1>pr~senta un indubbio miglioramento di fronte alla leg~e ' l'igooto. Così costituiscono 11n g rande progresso tt1tte le disposizior1i, che riguar·dano la condizione dei me· dici condotti, e che potranno anche essere migliorato nel cor so clella (lisc ussione . Poichè n on bisogna dimenticare che ai sanitari (}Omunali è pu.1·ticolarmonto affidata. l applicazione di qt1elle loggi socia.li, che devono co tituire il vanto della pl'esente legislattt1·a. (B eniBsin10 ! Bravo!) COlIANI>INI 1·Pnde omaggio alle lodevoli intenzioni del ministro pt·oponente e della. Commissione ~ ma lamenta che i bt1oni concetti siano stati troppo ti· midamente a ltuati e ciò p er considerazioni finan· . . z1ar1e. Lamenta che n on siasi san cita la obbligatorietà dei co nso l'zi, e che non siansi r esi gli ufficiali sa· nitari indipende nti dai co muni. Anche la disposizione r elativa alle abitazioni ru· rali dovrebbe esser circondata di più efficaci gua· rentigie e sanzioni; soprattutto converrebbe trovare i mezzi finanziari occorrenti p er la sua pratica at· tuazione. Bisogna aver il coraggio di distinguere la ma· teria tasAabile per lo Stato da quella dei comuni, ~ cosi pure di distinguere le spese di Stato da quelle dei comuni, eson erando questi dalle infinite spese, di cui presentemente trovansi aggravati per conto dello Stato. Allora soltanto i Comuni potranno veramente provvedere alle esigenze di un razionale e mo ·

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demo servizio sanitario: ciò che richiederà una spesa ragguardevole, perchè la sola distribuzione delle medicine gratuite ai poveri rappresenterà p ei Comuni un onere non indifferente. L 'oratore è poi egli pure, al pari di altri, contrario all'idea di sott.rarre ai Consigli comunali la nomina del medico condotto, e trova difettoso il nuovo sistema. proposto. Vorrebbe inoltre che anche dt1rante il p eriodo di prova. che potrebbe essere ridotto a un anno, il medico condotto non fosse pri,ro di ogni garanzia, e che fosse determinato un minimo degli stipendi. Concludendo dichiara di approvare la le~ge, in attesa che, migliorate le condizioni dei nost1·i Co· muni, più efficaci prov·y edimenti possano esser e adottati per l'igiene pubblica e p er l'assistenza sa· nitaria, ( Approvazio1i1) . GIOLJTTI, ministro dell'interno · (Segn; di atten· z;o1ie) si riserva di pronunziarsi sui ' 'ari emenda· menti, q11ando si entrerà nella discussione degli articoli . Si compiace del consen so generale sui pl'incipii cui è informato il disegno di legge e specialmente sulla parte sostauziale di esso, che è l'igiene e la cura delle classi povero; giaccbè il mi glioramento delle condizioni d ei medici non è ch e il m ezzo per raggiungere lo scopo supremo. Non convien e con l'onorevole Comand ini che non si debba fare j] bene se non si può fare l'ot· timo; al contrario ritiene che si c.lebba tener conto delle condizioni r eali del paese e procedtre per gradi. Ed è essen ziale anzitutto assicurare le medicine ai poveri: molto pj\t che ciò non potra imporre tale spe a da condurre al fallimento n e~s11n Co· mune. Riconosce che le condizioni delle abitazioni ru· rali sono in gran parte deplorevoli e ch e non si poteva d'un tratto mutarle~ ma n on crede ch e sia, qt1esta una ragione p er non prender e n essun prov· vedimento intorno ad esse. Ai dubbii espressi iu proposito tlall'onorevol& 1\Ialv ezzi, risponde che la discussione si riferisce esclu· si·vamente alle case ru1·ali ch e se t~vono allei colti va· zione dei fondi rustici. P er quanto concerne la. parte relativa ai m edici. cr ede che il disegno di legge abbia giustamente con ciliato l'indipendenza. del medico con 1 a.utono· mièt dei Comuni. Non crede che il Consiglio com11nale abb ·a com· petenza a decidere sulla idoneità dei concorrenti e perciò ritien e che ia g iu to affidare la uomina dei medici ad una Commissione di medici nominata dal Consiglio provinciale sanitario. All'incontro il Consiglio comunalè è co1upetente a giudicare del modo col qnale il med ico adempie al suo ufficio. Nè crede che la prova alla q llale il m'edico è sot· toposto si debba estendere alla sua abilità. tecnica , che sf11gge alla competenza dei consiglieri comunali. Dà scruarimenti sulle disposizioni relative ai con· gedi ed alle supplenze contenute nel disegno di legge ; dimostrando il pericolo finanziario per i C~· muni di imporre ad essi eccessivi vincoli al riguardo. . Rilevando le osservazioni fatte r..,lativamente agli ufficiali sanitarì, riconosce che l'ideale sarebbe che essi dipendessero tutti dal Governo, ma tale ideale non p11ò p er ora raggi ungersi. Frattanto la costituzione dei Consorzii contrib11irà t27)

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IL POLICLINICO

ad accrescere la indipendenza degli ufficiali sanitarii ~ i quali inoltre dipenderanno dall'Autorità sa· nitaria provinciale. · Assicura l'onorevole Stelluti-Scala che si adopererà per la diffusione degli armadii farmaceutici e che procurerà dj risolvere col regolamento le questioni cui ha dato luogo il clomicilio di soccorso. Quanto ai privilegi delle farma,cie, di cui ha parlato l'onorevole Marco Pozzo, osserva che con· viene lasciarne al tempo la risoluzione, non poten· dosi disporre ora della notevole somma che con· verrebbe pel· il riscatto. Co ì fa osservare all'onorevole Bossi che occor· rerebbe un centinaio di milioni per istituire i sana· torii per i tubercolosi ~ e che il servizio ostetricc) ha già raggiunto un notevole miglioramento. Quanto all'istruzione degl'infermieri, ritiene che dovrebbero provvedervi le istituzioni ospitaliere · ma che non si p11ò renderla obbligatoria per la deficienza dei mezzi in cui versa la maggior parte di esso. · Per la stess 1 ragione non si può rendere obbli· gatori alle provincie il laboratorio igienico e la ispezio11e sanitaria, come desidererebbe l'onorevole Sanarelli. Assicura l'on. Rampoldi che si studierà di risolvere la questione della Cassa pensioni per gli orfani e le vedove dei medici condotti, come fece per i segretari comunali. Conchiude esortando la Camera ad appagarsi dei benefici di questa legge non potendosi affrontare le enormi spese che occorrerebb.e ro pt1r soddisfare compiutamente alle esigenze igieniche del paese. La esorta altresi a non volere, per favorire i me· dici. esautorare i comuni. (Approvazion,i) . FRASCARA G1uSEPPE, si riservn. di parlare sugli articoli. SANTINI (della Commissione) rende lode all'ono· revole Giolitti di aver presentato questo disegno di legge del quale approva il concetto informatore, come gli dà lode di aver ricostituito la direzione della anità pubblica, la cui abolizione egli consid erò come un delitto. ~Ia non può a meno d'insistere negli emenda· menti che ebbe a presentare relativamente ai con· geru ed alle supplenze; ritenendo doveroso con· cedere ai medici un periodo annuo di riposo. In· siste altresì sulla necessità di d~chiarare valido per qualsiasi Comune il periodo di prova fatto in un altro. Insi te nel far rilevare al Governo le beneme· renze dei medici co~1dotti e dei sanitari italiani ai quali, anche nel recente Congr sso di Madrid, fu r eso mel'itato omaggio. (Approvazion,i). CA\"' AGNARI dissente dal }finistro circa quanto ha detto a proposito del domicilio di soccorso, e dichiara che a clerimere le molte questioni che vi si riferiscono, e sopratutto qt1elle relative al rico vero dei malati e al rimborso delle spese, si deve prov,,.etlere per legge anzichè col regolamento. Non accetta neanche le disposizioni della legge concernenti la competenza della Giunta. ammini· strativa nel decretare di ufficio gli aumenti di stipendio degli ufficiali sanitari, e quelle che affi. dano di fatto ai Consigli sanitari provinciali la nomina, dei medici condotti, esautorando completamente i Consigli comunali. Approva che ai poveri si dia, oltre il servizio medico, anche quello dei medicinali · ma teme che, per t1n naturale sentimento di benevolenza, si estenda soverchiamente l' elenco dei poveri, in (28)

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modo da obbligare i Comuni a spese soverchie, o a restringerle troppo con danno di quei veri poveri che si vogliono aiutare. Conclude raccomandando al ~Iinistro di r ogolare definitivamente la materia delle spese di spe· dalità in confronto delle Opere pie. (Bene!) GIOLITTI, ministro dell'interno. risponde all'onorevole Cavagnari che le sue osservazioni troveranno più opportuna selle agli articoli. Intanto dichiara che presenterà. presto un disegno di legge per r e· golare la questione delle Opere pie. Voci. La chiusura. (La cliinsnra è approvata,). CELLI, presidente della Commissione rileva che questo disegno di legge, pure non risolvendo tutti i problemi, rappresenta un grande passo sulla via. del bene e merita ili essere approvato dalla Ca· mera. A proposito dei medici condotti, dice che una nuova legg~ accorderà presto la pensione anche n.lle loro vedove e ai loro orfani~ e via via si af. fronteranno e risolveranno molti problemi dell'as· sistenza sanitaria. Rileva i molti benefici che si otterranno col di· segno di legge e confuta le contrarie osser,-azioni fatte dai vari oratori, raccomandanclo il tutti di contentarsi di quanto si è pot11to ottenere, e di non compromettere il bene per desiderio del meglio. Riferendosi pii1 specialmente al periodo di prova dei medici condotti, dichiara che questo non può iu alct1n caso riferirsi alla capacità tecnica ma sol· tanto alla adattabilità del medico all'ambiente in c11i deve vivere. A nome della Commissione raccomanda che, du· rante questo periodo di prova, il licenziamento dei medici sia circondato cli ma.ggiori garanzie. Spioga poi che stabilire il criterio del minimo dello stipendio sarebbe stato di soverchio flggravio ai Comuni senza g iovare anzi forse danneggiando alcuni interessa ti. Raccomanda, a nome della Commissione, di tener conto delle proposte dell'onorevole Stell11ti-Scala intorno ai doveri dei . Comuni in fatto di assistenza medica e non potrebbe consentire nella abolizione propugnata dall'onorevole Bossi, della condotta piena, che in molti luoghi risponcle ad antiche consuetudini. Conviene poi con lo stesso onorevole Bossi nella utilità anzi nella necessità di istituire presso i più. importanti ospedali, scuole professionali per le in· fermiere. Associandosi all'onore,role Pozzo riconosce che l'ufficiale sanitario deve essere reso più autorevole e più indipendente· ed a. ciò si pro,,.vede, almeno in parte, colla presente legge. Circa i consorzi, non vede in massima opporttrno stabilirne la obbligatorietà, ma reputa più conveniente affidarsi alla iniziativa dei Comuni : solo pei laboratori di vigilanza igienica vorrebbe il con· sorzio obbligatorio. Accenna ad alcuno modificazioni da introdursi nel sistema delle sanzioni comminate dalla vigente legge sanitaria. Conclude ricordando che le spese per la pubblica. salute sono fra le più produttive e sono fonte di ricchezza economica (Be11issi11to ! Bravo!).

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SEZIONE PRATICA •

RISPOSTE A QUESITI E A DOMANDE (2531) Sig. dott. T.V. da G. V . P . - Se è stipendiato unicamente per la cura dei poveri per modo che la cura agli agiati la presta come libero esercente, deve pagare l'imposta di esercizii e rivendite, limitatamente però aJl'introito che dall'esercizio lil>ero professionale effettivamente ricava. L'uffi. ciale sanitario. como tale, è escluso dal pagu.mento della ta.ssa di esercizii e rivendite. (2532) Sig. dott. D. R. S. da P. - I duo anni, du· rante i quali è stato in servizio ed ha corrisposto, il contributo al monte p ensioni, non sono p erduti. p erchò, a.i termini dell'articolo 15 della legge sulle pensio1tl. p e r la liquidazione d ella p en sione, si cumula il ervir.io pres'ta.to su ccessivamente dai medici i11 <liv·orsi comt1ni. Certo p erò liquiderà la pensione d11e anni più ta.rcli. (253~) ~ ig. dott. E. :i}f. dct R . - Per impedire l'acqui · sto della stalJilità lèt disdetta può esser data anche all'ultima ora del triennio : non è n ecessario il ter· mine di sPi ineRi. La disdetta può esser e determinata dal Consiglio o <lalla Giunta con cloliberazione adottata, i11 linea di urgenza. La git1rispru· donzn. })erò 11a ritcnt1to '"alida anche quella data (lal solo Rinclaco, in crisi urgentissi1ni in conside· razionu che l'articolo 149 n. 9 della legge comunale affida al sinùaco l'esecltzionc degli atti conservatorii dei tliritti d el Comune. (2534) ~ ' ig. dott. P. G . R. da P. - Elln. è indubbiame11to di,"enuta. stabile perchè ha prestato oltre un triennio cli 11011 interrotto servizio. N:ulla può cl1iedcro 1101 .'el'\"izio , ·accinico giaccl1è è esso obbli· gatorio l)Pl 1neclico condotto, s tnnùo allo vigenti disposizioni cho r egolano la materia. Per· pagare a rate gli arrotrati dovt1ti al monte i)ensioni provi a fare analoga domanda: cr ediamo p er ò ch e <lifficilmonte potrà esser e a ccolta. (2530) ~!ig. dott. P. T. da T. - Il R . commis· sario, sostituendos i al Consiglio, avrebbe dov·nto procode ro alla nomina del m odico condotto p er un anno e la. deliberazione av1·ebb e dovt1to essere approvata dalla G. P. A . .Avendo nominato il me· clico p er soli sei mesi, vuol dire che non ha vol11to precludere l'azione del futt1ro Consiglio, ch e dovrà ancora. pronunziarsi sul concorso bandito, ma non esaurito con deliberazione definitiva. E gli ha provveduto di urgenza p el solo p eriodo dell'amministrazione straordinaria, ispirandosi, circa la scelta, ai criteri ed al giudizio espresso dalla Commissione ~saminatrice. Bisognerà, dunque, attender e che il nuovo Consiglio entri in funzione. Non può ottenere copia d ella relazione d ella Commissione esa· minatrice, p erchè detta relazione costituisce un atto interno di ufficio e non può essere comunicata agli estranei. (2538) Sig. dott. G. M . da A . - Il servizio mi·

litare può essere calcolato come utile sol quando risulta prestato dopo dell'entrata in vigore della legge 14 luglio 1898. Il contributo straordinario cessa dopo un dece11nio. A lle esposte condizioni liquiderà la somma di lire 619. (2539) Sig. dott. M . B . da M. - Ricorra prima, in sede di tutela, alla Giunta provinciale ammini· strativa e se non a'"'rà ragione con venga il Comune in gi11dizio innanzi al Conciliatore ed al Pretore a seconda dell ammontare del valore controverso. Se la diminuzione di stipendio avrà luogo p er effetto di riduzione del servizio ai soli poveri non potrà r eclamare, ma se essa è votata pur rimanendo in· tegra l'entità della condotta, potrà ricorrere alla G. P . A. in sede di tutela. (2540) Sig. dott. M. F. da S. - La disposizione dell'art. 16 della legge sanitaria non si applica ai medici dipendenti dalle is tittlZioni di beneficenza: tanto tassat.i,amente dispone la legge. (25:11) Sig. dott. F. Z. da P. - Il medico ch e ha lodevolmente e p er diver so t empo esercitate le fun· zioni di ufficiale sanitario , acquista un diritto di prefer onza cli front& a qualsiasi altro meilico che non sitt provisto del iliploma uni\er sitario, prescritto clalle vige11ti clisposizioni in m ateria. Se fo se pre· t erito ricorrer e al Consiglio prov·inciale sanitario. Doctor rTUSTITIA.

NOTl,Z IE DIVERSE

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RoM,\ . - L'ambasciatore d 'Italia a Parigi ha assicurato il Governo italiano di aver ricevu to l'accettazione llfficia.le della convooaziono a Parigi d ella Confer enza Ranitat·ia intesa alla r e,risione della con,. .enzione sanitaria di Venezia d el 1897 (febbraiofilètrzo) . A tale Oonfor enza, che probabilmente avra luogo n el mese venturo, sono stati invitati non solo gli S tati ch e vi hanno p er ora, aderito, ma anche gli altri ch e parteciparono alla Conferenza sanitaria de] 1897.

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Nomine, promozioni, onorltloenze. N ell'Università di Bologna sono stati nominati, p er l'anno a ccademico 1903: I"odovico B eccari, preparatore n el gabinetto di fisiologia. .Augusto Bosi, incaricato dell'insegnamento d ol· l'ostetricia véterinaria e della podologia. N ell'Universita di Cagliari: A lessandro Bertino fu confermato n ell'ufficio di assistente alla clinica ost etrica. Giuseppe Oddo venne confermato quale incaricato dell'insegnamento della chimica farmaceutica.

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Nell'Università di Catania : Natale Profeta fu nominato 2° asr;;isten te nella clinica der.mo-ei.ifilopatica. Nell'Università di Modena: Umberto Baccarani, 2° assistente nella clinica me· dica, fu nominato 1° asi:;istente nella clinica stessa.

Antonio De Cortes, 1° assistente nella clinica chirurgica. Vincenzo Quercioli, 2° assistente nella clinica chirurgica.

Nell'Università di Napoli : Domenico Morisani, professore ordinario di cli· nica chirurgica, e direttore della clinica stessa nella Universita di Siena, attualmente comandato alla Universita di Genova per l'insegnamento della pa· tologia speciale chirurgica, è stato invece coman· dato, col suo consenso, alla cattedra di anatomia chirurgica e corso di operazioni nella U niversita di Napoli, conservando il grado di professore or· dinario. Stefano D elle Chiaie fu nominato assistente della clinica ostetrico-ginecologica. Edoardo D e .Arcangelis, fu nominato coadiutore nella clinica ostetrico-ginecologica. Giovanni Pascale, incaricato di semeiotica chi· rurgica, è stato nominato professore straordinario della stessa disciplina. Nell'Universita di Padova: Rodolfo P enzo fu nominato incaricato di pato· logia speciale chirurgica dimostrativa. N ell'U niversita di Palermo : B ernardo Frisco venne con rermato nell'ufficio di assistente presso la èlinica psichiatrica. Giacomo De Francisco è stato confermato nell'uf· ficio di assistente presso la clinica chirurgica, e lo furono pure : Girolamo Scagliosi, assistente nel gabinetto di anatomia patologica. Giu eppe Pagano, assistente nel gabinetto di fi· siologia. Domenico Mirto, assistente nel gabinetto di me· c.licina legale. · Nell'Universita di Parma: Antonio Cesaris-Demei, professore straordinaoio di anatomia patologica e direttore del gabinetto nella Universita di Parma, fu nominato professor e straor· dinario della stessa disciplina nella U nive\·sita di Parma e dit·ettore del relati,ro gabinetto. N ell 'U nivel'sità di Pavia: Stefano D 'Este è stato nominato 2° settore nel gabinetto di anatomia umana, e furono confar· mati : Carlo Bellinzona, 1° assistente nella clinica ocu· listi ca. F erruccio Riccardi, 1° assistente nel gabinetto di fisiologia. Nella Univ·ersita di Siena : Angelo Ruffini è stato nominato incaricato del· l'iusegnamento della embriologia. Sante Solieri, aiuto nella clinica chirurgica.

ROMA. - Dal Ministero della pubblica istruzione è stato aperto il concorso alla cattedra di professore ordinario di ostetricia, ginecologia e cliniche relative nella R. Università di Pavia. I concorrenti dovranno far pervenire le domande di ammissione in carta legale da lire 1.20 al Mini· stero della pubblica istruzione non più tardi del 30 giugno 1903. Non sarà tenuto conto delle domande che pervengano dopo quel giorno, anche se presentate in tempo alle Autorità scolastiche locali e agli uffici postali e ferroviari. Con ]a domanda ciascun candidato dovrà inviare: . a) un'esposizione della sua vita scientifica contenènte la specificazione di tutti i suoi titoli e delle sue pubblicazioni, con l'indicazione dei principali risultati ottenuti ; b) i titoli e le pubblicazioni predette, queste ultime, post)ibilmente, in numero di copie non minore di 16, per farne la distribuzione a norma del regolamento; e) un elenco dei titoli e delle pubblicazioni medesime in carta libera ed in numero di 16 esemplari; d) un certificato della segreteria dell'Università od Istitl1to uuiversitario, a c11i il candidato appar· tiene, comprovante la durata dell'insegnamento da lui impartito sia a titolo ufficiale, sia. a titolo privato. I concorrenti, che non appartengono all'insegnamento governativo, debbono inoltre presentare il certificato penale di data non anteriore al 16 gen • naio 1903. Non sono ammessi lavori manoscritti, e non sa· ranno accettate pubblicazioni o parte di esse che giungano al Ministero dopo la scadenza del concorso. I caitdidati dichiarati eleggibili dalla Commissione, i quali non comprovino almeno un biennio di inse· gnamento effettivo universitario, a ql1alunque titolo, saranno soggetti ad una prova orale. La stessa prova potra essere indetta dalla Commissione per tutti i candid..ati, quando essa lo creda opportuno. ROMA (Direz ione generale della :;an;tà). - È aperto un concorso per esame e titoli congiuntamente a due posti di assistente presso il labo· ratorio di micrografia e bacteriologia ed a tre posti di assistente presso la sezione annessa al laboratorio stesso per la preparazione ed il con· trollo dei prodotti di cui all'articolo 1 della legg~ 21 dicembre 1899, n. 472. Ai detti posti è annesso lo stipendio di L. 2500 annue ed il concorso avrà luogo colle norme sta· bilite dai decreti r eali e ministeriali summenzionati ..

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Conoor•l e oondotte.

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SEZIONE PRATICA

Il termine utile per la presentazione delle do· mande d'ammissione scadrà il 31 maggio 1903. Con successivo provvedimento verranno indicati i giorni in cni avranno principio le proze di esame e ne verrà dato avviso ai concorrenti ammessi per mezzo dei prefetti delle provincie rispettive. t. ROMA. - Il Ministro segretario di Stato per gli affari dell'interno, veduto il R. Decreto 16 novembre 1902 n. 463 col quale è stato approvato il ruolo orga· nico della Direzione generale della sanità pt1bblica · Veduto il Decreto Ministeriale 20 novembre 190'2 col quale sono state determinate le norme per i concorsi per esame relativi ai posti di segretario t.ecnico presso la Direzione generale anzidetta; Veduto l'altro Decreto Ministeriale 23 novembre 1902 col quale è stato aperto un concorso a due posti di segretario veterinario di terza classe con l'annuo stipendio di L. 2000 presso la Dire· zione generale stessa ; Decreta: I posti di segretario veterinario di terza classe messi a concorso sono stabiliti nel numero di tre, in luogo del numero di due determinato ~al De· creto }-finh~teriale anzidetto 23 novembre 1902. Nulla è innovato per quanto riguarda la· sca· denza o tutte le altre modalità del concorso quali vennero stabilite nei Decreti R eale e Ministeriale summenzionati. Roma, addl 23 aprile 1903. Il Ministro GIOLITTI. SA ''ONA (Ospedale civico di 8 . Paolo). - È aperto un concorso per chirurgo 1° aiutante con lo stipendio di lire 600 o por chirurgo 2° aiutante con lo stipendio di lire -100. Il concorso avra luogo per esame e per titoli sulla proposta della Commissione esamin.p.trice. L'esame conl:)is~ra in una prova orale ed una prova clinica. Nella primn. i candidati svolgeranno innanzi alla Commisaione quattro quesiti che estraranuo a sorte sopra 30 pel primo aiutante e sopra 15 pel secondo aiutante, presentati dalla Commissione medesima. Nella seconda. procederanno all'esame di un in· fermo ad essi assegnato e dovranno stabilire in modo completo, illu~trandola e ragionandola, la diagnosi, la, prognosi e la sua cura. Gli aspiranti dovranno inoltre praticare sopra il cadavere una operazione, il cui tema. sara estratto a sorte sopra 20 pel 1° aiutante e sopra 10 pel 2° aiutante, che saranno presentati dalla Commis· sione. Le pro,. .e saranno pubbliche, e saranno fatte secondo le norme che la Commissione ravvisera più opportune. I servizi prestati n ell'ospedale danno diritto alla preferenza ~ parita di merito. Le nomine saranno per la durata di anni quattro.

Per lodevole servizio potranno essere riconfermati per altri quattro anni di biennio in biennio il primo aiutante, e per altri sei anni di biennio in biennio il secondo aiutante· ed avranno diritto ogni anno ad una licenza ordinaria di giorni 20 da fissarsi di concerto col Direttore. Il chirurgo 1° aiutante avra l'alloggio nell'ospe· dale ed è incaricato della guardia notturna, dovend<> restare durante le ore prefisse in permanenza ed accorrere ad ogni richiesta. Il tempo utile a presentare i titoli alla Segreteria di questa amministrazione è fissato a tutto il giorno 25 corrente alle ore 17. Per ulteriori schiarimenti rivolgersi al signor C. Buscaglia, presidente della Commissione amministratrice dell'ospedale. FIRENZE (Accademia medico-fisica fiorentina). Concorso al pre11iio qliinqziennale di lire 500 fondato dall'Accademia medico-fisica fiorentina e dalla Società filoiatrica di Firenze, per favorire il progresso della chirurgia in Italia e per onorare e perpetuare la memoria dell illustre prof. FERDI· NANDO ZANNETTI.

Tema per il concorso: Cliirnrgia dell'zilcera ga· strica e dei postzi11ii della 1nedesinia. - Il terrnine utile per la presentazione delle opere scade il 15 aprile 1904:. - Il premio sarà conferito secondo le norme del seguente Regola11iento. Art. 1. È a.parto il concorso al premio quinquennale di lire 500, istituito dall'Accademia. medicofisica e dalla Società filoiatrica fiorentina col. titolo : Pre11iio Za11 netti. Art. 2. Saranno ammessi al concorso soltanto i lavori di autori italiani. Art. 3. Il premio sarà conferito dall'Accademia medico-fisica e dalla Società filoiatrica riunite in seduta plenaria, discusso ed approvato il rapporto della Commissione esaminatrice sopra i lavori presentati al concorso. Art. 4. D etta Commissione sarà composta di membri scelti n elle due Società, cioè di due membri della medico-fisica e di uno della filoiatrica. Art. 5. La Presidenza dell .A.ccademia medico-fi· sica annunzierà l'apertura del concorso un anno avanti il termine utile per il conferimento del premio. Art. 6. Il termine utile per la presentazione dei lavori scadrà il di 15 aprile 1904, ed i lavori dovranno esser diretti, franchi da ogni spesa, alla Presidenza dell'Accademia ·medico.fisica. Art. 7. Tutti i lavori presentati al concorso diverranno proprietà delle due Società e saranno conservati in archivio. Art. 8. Quando, entro il termine di un anno, l'autore del lavoro premiato non l'abbia fatto stam· pare per proprio conto, le due Società avranno il diritto di pubblicarlo n ei loro atti. Art. 9. Nel caso che nessun lavoro fosse presèntato al concorso o che non si facesse luogo al con-

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ferimento del premio, le due Società provvederanno subito a riaprire il concorso. Firenze, dalla residenza dell'Accademia medico· fisica, via degli Alfani 33, 5 aprile 1908.

Il Presidente Prof. GIULIO FANO. I Segretari degli atti Dott. CARLO COMBA. Dott. FRANCESCO RADAELLI.

[ A.NNo IX, F Aso. 27]

(via S . Paolo 10) raccomandati, e contrassegnati da un motto che sarà anche posto su altra busta chiusa, entro la quale saranno il nome ed il domicilio dell'autore. La segreterja ne rilascerà ricevuta. Il giudizio è riservato ad una Commissione di tre membri nominati di pieno accordo fra la So· cietà d igiene e la Cooperativa farmaceutica. La Società d'igiene delibererà il premio in seguito al parere della Commissione. La relazione della Commissione sarà sta,mpata per intero o per sommi capi nel giornale della Società. Il la-voro premiato sarà di proprietà della Coo· perativa farmaceutica, e le memorie non premiate potranno, a concorso finito, venir ritirate dalla se· greteria, dietro presentazione della ricevuta ed in· dicando il motto eon cui vennero contraddistìnte. Milano, 31 marzo 1903.

MILANO - Via San Paolo, n. 10 - Reale ocietà italiana d igiene - Concorso per u1ta 1ne11ior;a snl· l' igie1ie del ba1nbi1io dal 2° al 7° a 1i1io di età. - La Cooperativa farmaceutica, Società anonima con aede in ~Iilano (piazza Duomo) nell intento di dif· fondere tra il popolo sani criteri igienici educa.tivi atti a servir di guida alle madri nell'allevamento d ei bambini, indice, su quest'argomento un se· Il Segretar;o Il Presidente condo concorso ad un premio di lire 500, sotto il Dott. S. BELOTTI. Prof. .A.. MENOZZI. pat.rocinio della Reale Società italiana d'igiene. • La memoria do,rrà far seguito a quella già pre· miata del dott. ANTONIO DEL PIANO di Rimini, nuIIIBro. cho si limitava al primo anno d'età (1), e compren· Alcool considerato come alimento (L'). dere 6 tinni di ' rita del bambino, dal 2° al 7° com· Roger . . . . . • • . • . • . • Pag. 856 preso. Alcoolismo (Referendum sulle grandi queIl lavoro sarà redatto in forma facile e piana, stioni medico-sociali. Studi sull'). - Boix. » 855 tanto da poter esser e perfettamente compreso anche Appendjcite (Complicazioni pulmonari nell'). dalle modeste intelligenze. Sonnenburg • . • . • . . . • » 843 Partendo dai primi passi e dalle prime parole Appendicite e l'oppio (L'). - l{rafft • , . » 842 l'autore accennerà anzitutto alle malattie comuni Assistenza sanitaria nei comuni (Il progetto sull') . . . . • . . . . . . . • » 858 in questo periodo e.l'età indicando sia i precetti Calcio come e1nostatico (Sull'uso del). igienici per evitarle, sia le norme da seguirsi nelle Regoli . . . • . • . . . . •· • » 844 prime indicazioni curative che possono esser e alla 847 })Ortata anche di persone non tecniche, nonchè le Cataratta diabetica (Sulla). - Klein • . . )) Caagut preparato in un modo estremamente , necessarie cautele per impedire la diffusione del semplice (Risultati clini~i sopra !>uso di male. Si parlerà inoltre dei cibi, degli ambienti, un). - Mariani. • . . • • • • . . » 848 dei bagni, delle ' res ti, dei giuochi e di quelle altre Cenni bibliografici. . . . • . . • . . » 857 gradevoli occupazioni che possono interessare la Cloroformizzazione (Tecnica della) . . . . » 853 Colite ulcerosa guarita con l'operazione (Un inante e rinvigorire il corpo del bambino. 842 caso di). - Boas • . • • • . . • . » Sarà beno inoltre intrattenersi un po' sull'indi· 862 rizzo primo educativo del bambino: quindi dire Concorsi e condotte . . . • . . . . • » Flogosi acuta dell' S iliaca da coprostasi. - . delle correzioni, dei castighi, delle privazioni cui . e . • . . . • . . . . . . . » 841 1ttor1 B può esser soggetto il bambino stesso, senza nocuMo rbillo (Due casi di - accompagnati da mento dello sviluppo s uo fisico e morale. disturbi nervosi di origine cerebrale). Come naturale conseguenza, non bisognerà tra850 Cagia ti. . . . . . . . . . . . . » 861 la ciare di parlare sul modo di riconoscere il lode· Nomine, promozioni, onorificenze . . • . » 861 . . » vole com1')ortamento del bambino, accennando quindi Notizie diverse . • • . . . . 845 Nistagmo (Valore semeiotico del). - Terrien » alle ricompense, ai premi, alle gradite sorprese, alle 857 Pubblicazioni pervenute al « Policlinico n . » rosee lusinghe ed a cent'altr o forme atte ad allie· 861 Risposte a quesiti e a domaude . • . • . » tare l'animo suo servendo cli sprone al bene. 855 La memoria essendo destinata per le classi po· Seta da suture (Per sterilizzare la). . . • » Stenosi fibrosa dell'intestino e dello stomaco polari, dovrà ne' suoi consigli, indicare principal· 83~ di natura sifilitica. - Gross . . . . » mente qltoi provvedimenti di pratica applicazione Stenosi intestinali multiple (Sulla diagnosi ac~essibili alle piccole fortune, senza per questo 840 delle). -- Schlesinger . • . . . . . » dimenticare quanto suggerisce la scienza pura, che Stricnina (Sull'avvelenamento da). - Meltzer 844 e Longmann . . . . . . . . . • » purtroppo non sempre è alla portata economica del 852 Striàore congenito dei bambini (Lo). - Guida » nostro popolo. Il manuale dovrà contenersi nei limiti di circa T abe lombare (Intorno ad un n1odo piuttosto raro d'insorgere del periodo atassico nella). 50-60 pagine, formato 15X9, carattere corpo 8. 833 - Mingazzi n i • • . . . . . . . • » Il concorso si chiuderà al 30 settemhre 1903. Tensione osmotica del sangue » (Osservazioni I manoscritti dovranno essere consegnati o spediti al lavoro del Loewy: « Dell'azione delalla segreteria della Reale Società italiana d'igiene 845 l'ossigeno nella). - Aron . • • . . . » . Tetania infantile con tremore (Forme cliniche (1) Si spedirà, a chiunque ne faccia richiesta, la men1oria pre853 di). - Durante D. . . . . . . . . » miata del dott. Del Pia.no < Igiene della prima infanzia •·

Indice alfabetico analitico del presente

Roma, 1903 -

Tip Nuionale di G. Benero e C


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Roma, 14 :maggio 1903 .

SEZIO~E

f"uo. 28.

PRA.TIOA

DIRETTORI PRoF.

GUIDO BACCELLI -

PROF.

REDATTORE CAPO: PROF.

FRANCESCO DURANTE

VITTORIO ASCOLI

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SOMMARIO. Lavori originali: - Norsa: Fibra-lipomatosi multipla non. dolorosa. - Riviste: - PATOLOGIA GENERALE: Wassermann e Scbiitze: Della specificità dei sieri che precipitano l'albumina e dell'importanz.a pratica di questa specificità. - Ruzick.a: Autoricerca sull'utilizzazione delle sostanze alimentari in rapporto con la diversa quantità di acqua ingerita col cibo. - CHIRURGIA: - Longuet: Cura chirurgica radicale del varicocele. - Cura chirurgica riparatrice del varicocele. - TERAPIA: - Lanz: Della sieroterapia nel morbo di Basedow. - Mobius : Dell' antitiroidina. - Accademie, Società mediche, Congressi: - CONVERSAZION I CLINICHE DELLA CLINICA MEDICA DI G ENOVA. - A CCADEMIA MEDICO-CHIRURGICA DI FE RRARA. Note di Medicina scientifica: Zanfrognini: Funtione paratiroidea. Pratica professionale: - CASUISTICA: Su due casi di setticetnia diplococcica. - Cornplicaz..ioni ossee nella varicella. Un caso di pioernia dovuta ad uretrite blenorragica. - Un nuovo metodo di applicaz.ione della reaz.ione di Widal per la diagnosi della febbre tifoide. - Il segno di Kernig nella tifoide - APPUNTI DI TERAPIA: Pro~nosi e cura delle a_f!ez.ioni sifilitiche del sistema nervoso. - Iniezioni di calomelano nella cura della sifilide. - La simpatectomia nella cura della epilessia essenz..iale. - Apptica'{_ione terapeutica della puntura lo11z.ba1·e. - Varia. Rubrica dell'Ufficiale sanitario ed Igiene: - Bajardi: Una nuova sofisticaz..ione del caffè torrtfatto e nz.acinato · con lei polvere di sughero. ' Interessi professionali: - Il progttto sull'assistenza sanitari!l nei comu1ii. - Risposte a quesiti e a dotnande. Notizie diverse. - Concorsi e condotte. -

Indice alfabetico -analitico del presente numero.

Diritti di proprietà. riservati •

LAVORI ORIGINALI 0LINIC.t\ ~1EDICA DELL' UNIVER. ITÀ DI PERUGIA.

diretta dal prof. G. Zagari.

Flbro-llpomatosi multipla non dolorosa per il dott. Grno N ORSA, assistente.

La forma dalla quale è affetta la malata~ che è argomento della presente pubblicazione, per quanto rara, n on è nuova. Fin dal 1855 H uGUI ER (1) ne presentava un caso alla Società di chirurgia di Parjgi: però a tutt'oggi le osservazioni note non arrivano al centinaio. E' assai interessante e per l'eziologia e per la patogenesi di qt1esta strana forma, riandare le fasi del lavoro nosografico, che ancora (1) Société de Chirt1rgie cle Paris 7 marzo 1855.

dura attorno a questa curiosa manifestazione dell'alterato trofismo dei tessuti, lavoro che modificando ogni giorno le nostre vedute, attende ancora Ìuce da ulteriori osservazioni. Epperò è necessario che in questo periodo, nel quale tante incognite ancora esistono nella storia di queste forme morbose, non si lasci sfuggire nessun caso, ma se ne raccolgano f·edelmente quanti maggiori dati è possibile, perchè si possa un giorno addivenire a quel lavoro di sintesi, oggi irrealizzabile, che o raggruppi questi fatti in un quadro unico o ne divida i vari elementi tra i capitoli già noti della patologia. Chi ha meglio di tutti, a nostro modo di vedere, messi i fondamenti di una nosografia razionale è stato Gu101cEANDREA, il quale nel1' XI Congresso di medicina interna, a Pisa, nel 1901 ha proposto una classificazione com1

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IL POLICLINICO

prensiva di varie forme affini, che colla lipomatosi simmetrica, e coll'adiposi dolorosa abbraccia la malattia di Reklinghausen. Questa che può sembrare una troppo ardita comprensione, non appare più tale quando si prendano in esame i vari casi e le sfumature che permettono il ravvicinamento dell'una forma all'altra, il cui legame comune è stabilito da G1uo1cEANDREA nell'origine nervosa. Questa patogenesi è stata da tempo intravvista. Fin dal 1891 BoucQUo)· (1) nel presentare alla Società degli ospedali di Parigi un malato di lipomatosi simmetrica attribuiva ad una trofoneurosi le alterazioni riscontrate: e poco di poi D EsNos (2) alla stessa Società riferiva su un caso che presentava tutti i p\lnti di passaggio dall'edema angioneurotico, o pseudolipoma, ai lipomi veri e riportava una nota di PoT4IN in appoggio a questa trasformazione con prove istologiche indiscutibili. Nella stessa seduta MATHIEU a DARTIGNOLLES riferivano osservazioni di pseudolipomi e di lipomi l'uno, e di lipomi l'altro, tutti simmetrici e negli arti inferiori in tre donne, oon antecedenti ereditari artritrici e nervosi, e affette tutte e tre da sciatica bilaterale. L'anno dopo ANTON Y (3) alla stessa Società, presentava un uomo in cui si riscontravano tutte le forme di transizione dall'edema angioneurotico, o reumatico, ai lipomi: lo sviluppo simmetrico di queste lesioni era anche per lui prova della loro origine neuropatica. Nel 1897 DAL CHÉ (4) riferì va un caso di adi • posi localizzata ai mu,scoli retti dell'addome con pseudolipomatosi simmetrica. .Pochi mesi prima HAYEM (5) aveva presentato un caso di lipomatosi periganglionare, nella quale cioè l'adipe si raccoglieva prevalentemente attorno ai gangli linfatici e nelle regioni più ricche di questi. Il lavoro di LAuN01s e BENSAUDE (6), sull'adenolipomatosi simmetrica a prevalenza cervicale, rappresenta un tentativo di distogliere dal dominio del sistema. nervoso l'affezione di cui stiamo parlando. Per questi autori si tratta di una malattia (1) Société des Hòpitaux d e Paris, 29 git1gno 1891. (2) Ibid., 10 luglio 1891. (3) Ibid., 18 marzo 1892. (4) Ibid., 15 ottobre 1~97. (5) Ibid., 5 marzo 1891. (6) Ibid., 1° aprile 1898. N ot1v. Iconograph. de la Al petrière. 1900. { 2)

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dei vasi e dei gangli linfatici, e questo concetto sembrava convalidato da un caso di LABBf: (1) nel quale delle adeniti cervicali sicuramente tubercolari dopo un certo tempo si sono trasformate in masse adipose per accumulo di grasso nel tessuto cellulare periadenitico. L'autore considera questo un bene· fico meccanismo di difesa allo scopo di isolare e alla fine distruggere la gla.ndola linfatica ammalata. Contro questo concetto però ci pare assai dimostrativo un caso di adenolipomatosi simmetrica a prevalenza cervicale recentemente reso noto da MAUCLAIRE (2) nel quale l'esame istologico delle ghiandole estirpate col tumore, dimostrò la loro perfetta integrità. Frattanto cominciava a divenire di comune patrimonio la conoscenza di una strana sindrome descritta da DERCUM (3) sotto il nome di adiposi dolorosa, e caratterizzata da accu · muli irregolari, spesso simmetrici di masse d'adipe, in varie parti del corpo, preceduti o accompagnati da dolore. Mentre se ne conoscevano ancora pochi casi, GruorcEANDREA (4) n e pubblicò il primo in Italia nel 1900 e noi stessi ci siamo occupati in una breve rivista (5) di questa malattia, che sembrava far parte a sè nei quadri nosografici della patologia, e basandoci sulle due sole necroscopie allora conosciute, attribuimmo la sindrome alle notevoli lesioni della tiroide costantemente rinvenute. Se non che già allora, unica voce dissonante, il 0ARnuccr (6) aveva reso pubblico un caso, da lui detto di adiposi analgesica e attribuito a lesioni del simpatico, in una donna, che presentava, oltre alcuni segni di morbo di Basedo,v, un enorme sviluppo, però uniforme, del tessuto adiposo con lievi dolori subbiettivi e con diminuita e soppressa sensibilità dolorifica nei punti più ricchi di adipe. Pochi mesi dopo, BoRDONI (7) osservava un malato di lipomatosi simmetrica dolorosa, che era pure affetto da incipiente paralisi pro· (1) Presse m édicale, 30 no,rembre 1901. (2) Société de chir1u·gie, 20 ot~obre 1901. (3) UniTersitJr l\t!ed. ~Iagaz., dicembre 1888. (4) Rivista di patologia nervosa e mentale, lu· glio 1900. . . (5) Rivista critica di clinica medica, 2-2 giugno 1901, n. 25. (6) Policlinico (Sez. pratica) 28 febbraio 1901. (7) Riforma medica, 11 settembre 1901.


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SEZIONE PRATICA

gressiva. Gli ammassi d'adipe erano in questo oaso del tutto indipendenti e in regioni esenti da gangli linfatici e si notava iperalgesia sui tumori e ipoalgesia in corrispondenza di masse adipose localizzate attorno all'ombellioo e sul pube. Questi due ultimi fatti dovevano far rivolgere di nuovo il pensiero ad una comune origine che non poteva essere che il sistema nervcso. E i casi non mancarono a confermare il sospetto, per quanto ci manohino per la maggior parte i dati a)natomo-patologici. F1~RÉ (l) ha riferito più casi di neurastenia e di isterismo nei quali ritrovò il sintoma adiposi dolorosa, sicchè egli si schiera fra i sostenitori dell'origine nervosa della sindrome, notando pertanto che essa non merita un ca· IJitolo a sè della patologia, ma deve conside· rarsi come una delle tante manifestazioni dell'alterazione dei centri nervosi. Egli stesso colla signorina FRANCILLON (2) pubblica un caso di lipomatosi simmetrica in un malato di paralisi progressiva degli alienati; e Onno e 0HASS , . (3) trovarono associitta adiposi dolorosa, sclerodermia, ed altri disturbi vasomotori. MosNY (4) recentemente riferì di un malato di lipomatosi nel quale, mancandogli ogni ragione eziologica, ritenne la lesione di origine nervosa per un'alterazione ancora sconosciuta. G1 u n10EANDREA, nel Congresso citato, nel riassumere lo stato delle nostre conoscenze attorno a queste oscure distrofie dei tessuti riferisce un caso di lipomatosi simmetrica con ipoestesia tattile ed iperalgesia, e cita un caso di PoPOFF 7 dove si ritrovavano lipomi e fibromi insi~me e alla necroscopia si constatarono alterazioni del midollo e dei ne1"vi periferici. Notevole contributo alla patogenesi di queste forme ha portato ultimamente GIANI (5) con un caso di un tumore della mano, che al1'esame microscopico si mostrò formato di masse lipomatose in alcuni punti, fibromatose in altri, dissocianti le fibre del nervo mediano. (1) Re,yue de médecine, n. 8-10, agosto 1901. (2) Revue de chirurgie, giugno 1901, n. 6. (3) Revue neurologique, 1902, n. 2. (4) Société des HòpitallX, 14 febbraio 1902. (3) Clinica moderna, n. 10, 5 marzo 1902.

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Uno degli ultimi casi che si possono riat· taccare alle forme che stiamo ricordando è stato presentato da LoRENz (1) alla Società medica di Vienna, e riguardava un uomo affetto da incipiente paralisi progressiva con una infiltrazione lipomatosa a lento accrescimento, circoscritta al braccio destro. Questa breve esposizione dei casi pi1\ rimarchevoli basta, noi crediamo, all'interpretazione del nostro caso. Ester Castellani, d'anni 55, donna di casa. La madre è morta a 76 a.n ni di cancro d'utero, il padre a 86 per trauma accidentale. Due

sorelle sono morte di cancro d'utero, un fratello di tubercolosi, un altro di nefrite; quattro fratelli sono vivi e sani, meno una sorella che è nevropatica. A 5 anni per trauma riportato le fu amputato il pollice della mano sinistra. Le mestruazioni iniziate a 12 anni furono sempre regolari e sono sospese da 7 anni. A 19 anni sposò un uomo sano e robusto e ne ebbe 18 gravidanze. Dalla prima un maschio morto a 7 anni e mezzo di difterite; poi una figlia viva e sana; poi un .figlio morto di tetano in seguito ad un accidente di caccia; un quarto morì soffocato per aver ingoiato un ditale ; il sesto di una lunga malattia, (1) Società medica di Vienna, 2-9 maggio 1902.


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IL POLICLINICO

durata tre anni, dice la madre, di cuore. Il settimo è vivo, sano e robusto. Dopo questo ultimo parto l'inferma allattò anche un altro bambino che aveva male in bocca e scolo di materie fetide dal naso. In seguito a questo allattamento le vennero piaghe profonde alle· mammelle. Dopo due mesi circa accusò dolori intensissimi al capo, specie la notte, e ricorse all'ospedale dove ebbe manifestazioni cutanee estesissime In seguito ebbe tre aborti, dopo i quali le si manifestò una tumef'azione alla tibia sinistra con edema duro e dolente. Questa malattia durò 4 mesi, fu caratterizzata dai medici come periostite e curata con 15 iniezioni e con ioduro. Aveva allora circa 37 anni. In seguito ebbe una bambina morta a 16 mesi di diarrea, poi un'altra morta a 4 anni di pertos:3e, poi un'altra morta di eclampsia infantile: due altri figli che nacquero dopo sono vivi e sani; una bambina, nata poi, morì d'insufficienza vitale: gli ultimi due sono vivi e sani. Tutti furono allattati dalla madre; l'allattamento del settimo fu sospeso in seguito alle piaghe manifestatesi alle mammelle. In un periodo che si può stabilire solo approssimativamente tra il comparire dell'eruzione cutanea e la periostite sopra notata, cioè diciotto anni or sono e circa tre anni dopo le maifestazioni secondarie, l'inferma cominciò a notare al terzo superiore dell'avambraccio sinistro una tumefazione, dapprima grande come un fagiolo, che poi è andata man mano crescendo, fino alle dimensioni presenti ; poi ne comparve un'altra al terzo inferiore dello stesso braccio, poi altre ancora su questo e sull'altro arto, di cui non è possibile sapere la successione; questo avvenne però assai lentamente e a detta della paziente e dei parenti qualche nuovo nodulo si formò anche recentemente e quelli che esistevano ''anno lentamente crescendo più però · in estensione che in sporgenza : si può sa pere pertanto che nei primi tre anni si sviluppò la ma.ggior parte delle tumefazioni presenti. Dopo questo periodo nel quale l'inferma era assai dimagrata, sofferente e senza appetito, migliorò lentamente mercè, essa afferma, i bagni di mare e salvo il presentarsi di alcuni altri noduli, la ct1i presenza avverti va accidentalmente nel lavarsi, stette sempre bene, ingrassò, lavorò molto e sta tuttora

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bene. E un po' dimagrita e notevolmente impallidita in quest'ultimo mese per un eccessivo lavoro intrapreso, ma non accusa alcun disturbo. Solo è da notarsi che da 7 od 8 anni è colta da accessi che si ripetono due .o tre volte di giorno e altrettante di notte, che c1nsistono in un senso di oppressione di respiro, arrossamento del viso e delle braccia: sudore non molto abbondante e sensazione intensa di sete: questi accessi durano pochi minuti e cessano spontaneamente; il bere acqua sembra all'inferma che ne accorci la durata: di notte si desta alcuni minuti prima dell'accesso. .)tltto presente. - · Donna di media statura~ psiche normale ; svilt1 ppo scheletrico regolare tranne all'angolo del Louis dove si nota una forte sporgenza ossea. Mucose visibili rosee; masse muscolari ben sviluppate. Sistema ghiandolare linfatico, normale. Pelle di colorito bianco arrossata agli zigomi, elastica, sufficientemente fornita anche all'infuori delle intumescenze che saranno descritte di pannicolo adiposo. Sul tronco numerosi nèi materni di grossezza variabile da una capocchia di spillo a una piccola nocciola ; di questa grossezza però ve n'è uno solo nel mezzo circa della porzione toracica della colonna vertebrale. Sulle areole delle mammelle per ogni lato, due o tre piccole cicatrici retratte ed una pianeggiante liscia, biancastra, non aderente e non retratta. Una cicatrice crociata, rilevata, aderente e rossastra è pure sull'eminenza tenare sinistra dove mancano le falangi deJ pollice. Sull'arto superiore destro si notano varie neoformazioni: I. Sull'avambraccio nel terzo inferiore dal lato t1lnare, una bozza molle, mobile, non aderente alla pelle, resistente quando sia afferrata in massa, grossa quanto una piccola nocciola; II-III. Uno per lato sullo stesso arto, circa a metà, due noduli della grossezza doppia del primo, aderenti alla pelle e come fa · canti parte del tessuto adiposo sottocutaneo; IV-V. In mezzo a questi non si vedono ma si palpano distintamente due altri piccoli noduli grossi quanto un t·agiolo, duri, non aderenti alla pelle; VI. Un nodulo, grosso quanto un t1ovo, a un dito trasverso dalla piega del gomito,


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SEZIONE PRATICA

di consistenza più molle degli altri, ma che afferrato in massa dà la stessa sensazione di resistenza degli altri, aderente alla pelle, sotto la quale non è mobile, mentre lo è sui tessuti sottostanti ; VII-VIII. Un noduletto grande quanto un fagiolo , duro alquanto proprio sulla piega del gomito, e un altro, egualmente grosso, ma più molle, mobile colla pelle, cui ad risce, circa 4 cm. sotto l'olecranon. Il terzo medio d ell'omer o è come circondato da masse adipose, meno che dalla parte interna· quivi l'adipe assume più l'andamento in estensione che in sporgenza: però se ne possono distinguere tre masse, una inferiore, molto estesa, che afferrata in toto ha un vo· lume di più che un g·rosso uovo ; una su peri ore più piccola; una esterna in m ezzo alle due prime, anche più piccola e pit\ dura delle altre, che hanno consjstenza adiposa : tutte e tre aderenti alla pelle colla quale sono mobili sul tessuto sottostante. L'avambraccio a G cm. dall'articolazione del pugno misura 20 cm.; a 6 cm. dalla piega del gomito 26 cm. ; il braccio nel suo terzo medio misura 28 cm. e mezzo Nall'arto superiore sinistro: I-III. Tre noduletti m olli, non aderenti alla pelle, mobili sotto di questa e sui tessuti sottostanti, grossi insieme quanto una noce, quasi confluenti, ben vi::;ibili poco sopra l'articolazione del pugno (lato palmare). IV-V. Due grossi noduli circa al punto d'unione del terzo medio col terzo superiore dell'avambraccio, uno i1er lato; il rcidiale molto sporgente, l'ulnare più diffuso sembra quasi Ja riunione di piccoli noduli di cui si sentono quasi i limiti: l'uno e l'altro grossi in massa quanto un uovo. VI-VII. Quasi sopra la piega del gomito un nodulo grosso come una nocciola, aderente alla pelle, e uno piccolissimo duro, aderente alla pelle, colla quale è mobile a pochi centimetri sotto l' olecranon. VIII-IX. Circa a metà dell'omero sul bi· cipite un nodulo grande quanto un piccolo uovo, poco visibile, ma sensibilissimo alla palpazione. aderente alla pelle, e un altro, il più sviluppato, grande quanto un mandarino nella parte interna della regione inferiore del tricipite. L'avambraccio misura cm. 19 a 9 cm dal1

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l'articolazione del pugno, cm. 25 e mezzo nel suo terzo superiore : il braccio circa a metà cm. 28 e mezzo. Altri noduli si notano : uno proprio nel seno fra le mammelle, grosso quanto un fagiolo, un po' duro; un altro appena sensibile essendo profondo nell'adipe abbondante, sulla linea mediana a 7 cm dall'appendice xifoide; due altri pure piccoli e duri, uno per lato nelle regioni lombo-sacrali al punto d'unione del sacro cogli ilei. Un altro noduletto, grande come un pisello, duro, si sente alla radice della gamba destra e un altro pure piccolo, un po' più in basso. In questa coscia sembra di sentire come un'irregolarità di distribuzione dell'adipe, ma non è possibile delimitare noduli: l'arto misura a 16 cm. dalla rotula cm. ~8; il sinistro 47. Tutti questi noduli sono perfettamente indo:enti: la malata accusa solamente qualche senso di noia se vi si appoggia sopra lungamente. T emperatura del corpo normale; polsi 70 al minuto; respiri 16. Nulla di anormale a carico del sistema circolatorio, respiratorio e digerente. La tiroide appare atrofica nel suo lobo mediano e sinistro: solo il lobo destro si palpa abbastanza bene e non è ipertrofico. Nulla di notevole a carico del sistema nervoso : riflessi normali: solo vi è un accenno al segno che Mo E131us ha trovato nel morbo di Basedo \\- nella convergenza dei bulbi oculari. Sensi specifici normali. Sensibilità tattile, termica, dolorifica normale sulle zone adipose e sul resto della cute. Senso muscolare e stereognostico normali. Non v'è tremore nè accenno di esoftalmo: la pressione dei tronchi nervosi non è dolor osa. Sangue : Emoglobina (Fleisch) = 80. Globuli rossi: 1,968,000. Globuli bianchi: 8000. Valore globulare : 0,49.

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.E same delle urine : eme. 1100. Color citrino, lievemente torbida. Reazione acida. P. S. 1023. Sali, tutti abbondanti. Uroeritrina, assente.

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IL POLIOLINICO

Urobilina, tracce. Indicano, tracce. ,t\.lbumina, assente. Zucchero, assente. Urea (col metodo di Dannecy) gm.19.148 °,0 0 = gm. 21.062. Come si vede siamo in presenza di una donna, certamente contagiata di sifilide, che nel periodo terziario ha presentato un lento e progressivo aumento del cellulare sottocutaneo, sia sotto f'o rma di lipomi, sia di plac· che più o meno estese, più o meno molli, come facenti parte della pelle cui sono aderenti e sulle quali non può sollevarsi in pieghe, sia come noduli duri. Evidentemente quivi è pure una prolif'erazione di tessuto connettivo, e certi noduli che danno una notevole sensazione di du rezze.. fanno desumere che in essi prevalga questo tessuto, sull'adiposo; ma l'invincibile ripugnanza della malata a lascj arsi asportare almeno uno di questi tumori, ci priva di un dato importantissimo di cui non avremmo voluto privare la nostra esposizione. La malata non presenta alcun disturbo di sensibilità, nè soggettivo, nè oggettivo, ' nè sui t11mori, nè su altre parti del corpo: ha un'atrofia di due lobi della tiroide; non ha esof'talmo, nè tremore, nè tachicardia; ha un accenno al segno di Mobius, e disturbi accessuali vasomotori, consistenti · in sensazioni improvvise di caldo e di sete con secrezione di sudore e arrossamento del viso e delle braccia. Si potrebbe forse non dare gran valore a questi segni che farebbero pensare al morbo di BasedO\\', benchè non ci manchino esempi di associazione di fatti analoghi, come era uel caso di Carducci : noi li attribuiamo ad un ordine di fatti in rapporto alla menopausa, poichè il loro inizio coincide appunto colla soppressione de i mestrui. E non è dato così di attribuire che ad un fatto casuale, del resto di non facile spiegazione, il solo segno che ci resterebbe, e assai poco pronunciato: quello di Moebius. Nessun clinico crediamo per questo solo sintoma si sente autorizzato a far diagnosi di morbo di Basedow, anche nella sua forma più frusta, tanto pit\ che se può mancare l'ipertrofia, l'atrofia della tiroide crediamo non sia mai stata osservata in questa malattia. l 6)

[ANNO IX, F ASC. 28J

Rimane nel nostro caso di notevole la manifestazione distrofica del cellulare sottocutaneo. Forma questa un quadro a sè o rientra nei quadri noti della malattia di Dercum, della lipomatosi simmetrica, della malattia di Reklinghausen? Ohi ci ha seguiti nella rilpida scorsa fatta nella letteratura, ha potuto farsi un concetto delle condizioni attuali della questione noso· grafica che ci interessa: epperò allo stato delle cose ci sembra di poter stabilire che esiste un gruppo di distrofie, d'origine nervosa, che si possono così dividere: I . Forme morbose caratterizzate da tumefazioni circoscritte, simmetriche o meno, transitorie o permanenti e varianti queste nel loro substrato istologico dalla semplice ipertrofia del cellulare sottocutaneo, alla vera iperplasia. II. Forme morbose caratterizzate da neoformazioni multiple quasi sempre simmetriche di tessuto adiposo, in forma di masse a limiti indistinti o di tumori circoscritti con eventuale ma assai discreta partecipazione del tessuto connettivo. Questa classe si può suddiviùere per rispetto all'elemento dolore in tre sotto-classi comprendenti: a) casj presentanti alterazioni di 'sensibilità obbiettive e soggetti ve costanti, o st1lle masse od anche sui tronchi nervosi ; b) casi con sensibilità dolorifica normale o con rari dolori spontanei ad ogni nuova formazione di tumori in essi o nei tronchi • nervosi; e) casi con sensibilità dolorifica sogget· tiva normale o con soli lievi disturbi nelle masse neoformate, nelle quali però la sensibilità dolorifica è obbiettivamente scomparsa. III. Forme morbose nelle quali il tessuto adiposo prende prevalentemente sviluppo attorno ai gangli linfatici sani o malati. JV. Forme mt)rbose nelle quali il tessuto fibroso tende alla neoformazione o in tumori multipli e spesso simmetrici ed anche con partecipazione dei nervi, o alternantisi questi con neoformazioni adipose nello stesso individuo o nello stesso tumore. A quale di questi quadri, nei quali ab· biamo cercato di riassumere e rag-gruppare le forme diverse ed affini, che rientrano in questo


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SEZIONE PRATICA

gruppo, che col contributo di tanti è abbastanza vasto, a quale dobbiamo ascrivere il nostro caso ? La successione delle manifestazioni morbose nella nostra paziente per quanto ci è dato di sapere non è stata simmetrica, poichè una dopo l'altra le prime due intumescenze apparvero sullo stesso braccio, anzi si direbbe che tutto il quadro si limita più ad una omologia che non ad una perfetta simmetria, ed è in alcune parti del tutto assimetrico. Pertanto la disposizione del tessuto neoformato non presenta nulla di notevolmente diverso da alcuni casi conosciuti, poichè tanto nella lipomatosi che nell'adiposi si possono distinguere tre forme: la nodulare, la djffusa, la mista. Qualcuno dei tumori notati, per la sua durezza e resistenza al tatto, f"a pensare ch e insieme ai lipomi si trovino in questa malata dei fibromi . Di questo fatto si ha già riscontro nel caso di Popoff; n1ancandoci però l'esame istologico non possiamo con sicurezza affermare questa analogia. Anche la mancanza di disturbi subbiettivi ed oggettivi di sensibilità non ha nulla di notevole e se spesso queste forme sono accompagnate o precedute da parestesie e da dolori spontanei o provocati dalla pressione o s11i tumori, o sui nervi principali, o da alterazioni obbiettive come analgesia. o dis· sociazione di sensibilità, altre volte nulla di tutto ciò fu riscontrato. Quanto all'eziologia del nostro quadro morboso, ci sembra non si possa non rivolgere il pensiero all'infezione sifilitica, quantunque intorno a questa influenza non possiamo pronunciarci decisivamente. Infatti la nostra malata non si è mai sottoposta ad una cura energica e prolungàta, che possa autorizzare a conclusioni ex iuvantibus, nè, per quanto abbiamo insistito, ci è riuscito attualmente di farle intraprendere cure, di che ella, sentendosi bene, afferma di non abbisognare. Essa non ha fatto, come si è detto, che pochissime iniezioni quando già i noduli erano cominciati ad apparire. Ila fatto però lungo uso di ioduri: e pertanto avendo notato che in casi affini non manca quasi mai un elemento tossico od infettivo, non può non attribuirsi nel nostro caso una grande importanza a questo fatto, sì da pensare anche

che questi noduli fibro-lipomatosi possano essere manifestazioni di sifilide terziaria che non hanno risentito influenza dalla cura spe· cifica e che si potrebbero riguardare come lesioni parasifilitiche. Appartiene dunque il nostro caso a quella classe di stati morbosi del cellulare sottocutaneo, nei quali si trovano tumori multipli sparsi in diverse parti del corpo, costituiti in masse più o meno grandi e spesse, simmetriche o no, di consistenza o dura e fibrosa o lipomatosa e che trovano riscontro nei casi di Giani e di Popoff.

** * di porgere qui

Mi corre obbligo i miei più vivi ringraziamenti al professor Z AGARI, che mi ha dato occasione di studiare questo caso e mi è stato prodigo di consigli e di aiuti.

RIVISTE PATOLOGIA GENERALE

Della specificità dei sieri che precipitano l'albumina e dell'irr1portanza p1·atica di questa specificità. (D. W ASSER~IAN~ e D. S c HOTZE. .Dentsch. nzedic. JVoclzen. N. 11. 1903).

Gli AA. ricordano l' articolo già pubbli· cato da uno di loro sull uso della precipitina quale mezzo per distinguere l'albumina provenie11te dall uomo da quella proveniente da altri organismi animali. Questo mezzo fu in seguito adoperato per molteplici scopi pratici, per esempio per determinare la provenienza delle carni delle ossa, dei formaggi, ecc. Però si è discusso e si discute ancora in· torno al valore di questo metodo ; alcuni gli atti,ibuiscono un valore specifico, altri glielo negano. Se non che più d'uno dei lavori, pubblicati in proposito rivelano una esperienza insufficiente del meccanismo compli~ cato dell'immunità, e pe1'ciò gli AA. parlano dapprima della specificità della sostanza che si sviluppa n el sie1'0 per opera dell'immtl· nizzazione e quindi espongono il modo da loro seO'uito per calcolare l'unità di . misura nella precipitazione dell'albumina. E il seguente: Si prendono due porzioni, ciascuna di gm. O. 1, di sangue fresco defibrinato dell 'uomo e di varie specie animali, e si , .. ersa questo sangue sopra un pezzo di lino. Si fanno seccare le due macchie sanguigne così ottel 7) ~

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IL POLICLINIOO

nute, e dopo molti giorni ed anche settimane il pezzo di lino vien posto ent1'0 una capsula del Petri previamente sterilizzata e contenente 10 eme. di una soluzione di cloruro cli sodio al O. 85 °/0 e dove lo si lascia finchè il liquido abbia r~mmollito e disciolto completamente tt1tto il sang11e, quindi si filtra il li· quido medesimo ; se ne prendono 5 eme. che vengono mescolati con dive1'se quantità del siero omologo, e lasciati nel termostato per lo spazio di un'ora alla temperat11ra di 37°. Gli AA. chiamano « siero 1ior1nale di precipitazione » quel siero che aggiunto nella quantità di 1 cm(}. alla predetta soluzione (cioè a 3 eme. di soluzione di clorm--o di sodio al O. 85 °/0 in cui si trova l'albumina di 0,1 eme. di sangue essfccato) determina, dopo un' ora di termostato a 37°, un intorbidamento fioccoso evidente, a cui tiene dietro un vero precipitato. Se la quantità O. 1 eme. di si~ro provoca il fenomeno, allora gli AA. chiamano questo siero un « siero di p1·ecipitazione eqziivalente a 1 O volte il 1zormale; e se una diluizione dello stesso siero all' 1 : 100 dà la medesima reazione, allora il detto siero è considerato come equivalente a 100 volte il normale. La qzzantità di sostanza precipitante corttenuta in 1 c11zc. di piero nor1nale di precipitazione è cliiamata dagli AA . 1i1i ità

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di precipitazione.

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Secondo l'esperienza degli AA., perchè il fenomeno riesca, non si debbono oltrepassare due unità di precipitazione ; che anzi la rea~ione si produce anche con mezza unità. Inoltre un siero, che diluito all'1 : 1000 e dopo un'ora di termostato, dia un into1~bidamento fioccoso non dubbio, questo siero non deve mai adoperarsi allo stato p-µro, ma sempre in una diluizione tale che 1 eme. della medesima contenga circa un unità di precipitazione. Gli A A. hanno potuto osservare, specie per ciò che i·iguarda l'albuminuria del siero umano, una specificità di un grado semp1·e elevato. Naturalmente gli stessi princit)ii debbono va· lere per l'albumina di altre specie animali, come per la ricerca delle qualità di carni, sopratutto per la ricerca della carne di cavallo. Per ciò che riguarda l'importanza pratica di questa reazione biologica nell'uomo, gli A A. aggiungono le seguenti osservazioni : 1· conigli sono per ora gli animali che meglio si prestano per la preparazione del siero capace di precipitare l'albumina umana. Gli AA. stanno studiando il siero cli specie animali assai più distanti dalla specie umana : le oche. Quanto ai conigli, essi ad intervalli di pa· r ecchi giorni vengono inoculati nel sottocutaneo per 5-6 volte, di 8-10 eme. di siero umano normale. Trascorsi ci1·ca 6 gio1·ni dall ultima ( 8)

(ANNO

IX,

FASO.

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inoculazione si procede all'estrazione del sangue per la preparazione del siero. Se non che i conigli presentano variazioni individuali, ed ~nzi in alcuni, come ebbe ad osservare anche l'UHLENHUTH il siero è inattivo: quindi gli AA. raccomandano di sperimenta1·e nello stesso tempo sopra più animali. Il materiale contenente albt1mina viene disciolto in cloruro di sodio al O. 85 °/0 , filtrato, e diviso in due e, per grandi quantità anche in tre parti. Nel primo caso si versa l' una porzione in una pro,retta di vetro, cont~nente un' unità di precipitazione di siero omologo, e l'altra porzione la si riversa in un'altra provetta contenente un uguale quantità di siero normale di coni· glio. Nel caso che si abbia una terza po1"zione, la si versa in una terza provetta che non contenga nulla; in una quarta provetta si versano parecQhi centimetri cubici di siero precipitante. Tutte e quàttro le pro,rette si lasciano nel termostatq a 37° durante un' ora ; trascorso questo spazio di tempo, nella prima provetta contenente il materi~le da esaminare e l'unità di precipitazione deve apparire un }Jrecipitato fioccoso evidente. Un debole intorbidamento omogeneo, ed opalescente, non deve considerarsi come r eperto positivo, poichè anche il materiale contenente albumina da solo ov,rero mescolato a siero normale, come pure il siero p1--ecipitante da solo possono presentare un intorbidamento, che però non è mai fioccoso. Quando il materiale albuminoso è relativamente fresco e contiene ancora elementi cor· puscolari, allora si consiglia di centrifuga1·e il liquido prima di filtrarlo, poichè gli elementi corpuscolari possono facilmente attraversare il filtro e poi dar luogo ad un precipitato nella provetta. Gli AA. raccomandano pure di fare esperimenti di controllo col sangue degli animali domestici (cavallo vitello, montone, maiale, ecc.) essiccato sopra un pezzo di lino nel modo detto di sopra; in tali esperimenti di controllo ognuno si pe1~suaderà che tutte queste soluzioni di sangue non sono in· fluenzate dal siero di coniglio precipitante l'albumina umana. Quando si sa di positivo che il materiale da esaminare contiene albumina p1--oveniente da una specie animale diversa dall' umana, per esempio dal :1Jlaiale, allora una parte del ma· teriale in questione si de,. .El tratta1·e anche col siero di coniglio al quale sia stato previamente inoculato siero di maiale. In questo caso se l'albumina contenuta nel materiale in esame è di origine umana, avremo (lue prove, di cui una positiva nel precipitato del siero l1mano,


[ANNO IX, F ASC. 28]

SEZIONE PRATICA

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l'altra negativa data dall'assenza del preci· pitato nel siero del maiale. Gli AA. raccomandano di adoperare sie1·0 di coniglio freschissimo, poichè hanno con· statato che i sie1·i perdono presto ed in grado considerevole la 101'0 attività di precipitazione. Nè l'aggiunta di clo1·oformio, come usa lo UHLENHUTH. giova a conservare tale attività. Ji~ssi pe1·ciò stanno ora studiando il modo di poter conservare a lungo un siero attivo. Hanno inoltre fatto ricerche, per vedere se la diminuita attività del siero dipenda dalla formazione di precipitinoidi ~ il risultato di tali ricer che fu n egativo. P er la inoculazione dei conigli, può adope· 1·arsi qualunque liquido dell'organismo, purchè <'ontenga una grande quantità di sieroalbumin:.t. , e si ha da fare con mate1·iale povero di sinroalbumina, e ricco al contrario di altre .albt11nine come per esempio il latte ed il fo1·· magO'io. si scelgano quei liquidi organici, che co ntengono la quantità massima di detta al· bumina. U li 1\A. te1·minano facendo osservare che i l loro incto<lo biologico di precipitazione non ' ralo giit a cleterminare l 'organo dal quale de· i·iva l1na rlata albumina. ma solo la specie ani· male 11el cui organismo si tro,"'a quell'albuminft: si tratta p erciò di una reazione per la s p ecie e non cli una r eazione p er l'organo. Dott. E. GuGLIELMETTI.

sto primo periodo il cibo fu preso due volte al giorno, secondo l'appetito e anche l'inge· stione d'acqua fu fatta a seconda che se ne sentiva il bisogno, tenendo naturalme1Lte esatto conto della quantità di cibo e di bevanda. Pertanto in questo periodo furono ingeriti gr. 506. 2 di carne gr. 687. 3 di pane in due pasti e eme. 2954 d'acqua, distribuiti molto frazionatamente pet" tutta la durata dell'esperì· mento. A questo primo periodo seguì un giorno di dieta lattea, come pure un giorno di dieta lattea lo aveva iniziato; e ciò allo scopo di potei· facilmente distinguere dall'aspetto ca· ratteristico delle feci. quelle appartenenti ai due periodi di esperimento. Durante i due giorni del secondo periodo la quantità e la distribuzione dei cibi solidi fu sensibilmente la stessa che nel primo (g1·. 500. 3 di carne, gr. 736. 9 di pane), e fn ingerita anche la stessa quantità d'acqua però non frazionatamente n elle 48 ore, ma quasi in totalità durante i pasti o un'ora o due dopo, in modo che una notevole quantità di liquido si trovasse nello stomaco durh.nte il processo della digestione. Analisi accurate furono eseguite delle so· stanze ingerite e delle feci, ottenendosi risul· tati che si possono riassumere n el seguente bilancio della utilizzazione dei singoli prin· cipii nutritivi n ei due periodi di ricerca : d

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(RuzrCJ\:.\. Arcll;l' j'ilr Hy,qiene, 1002, XLV Bd., n. 4).

S i tratta cli una ricer ca i·imasta unica, ma -ch e per il rigore con cui è stata condotta e p er la concordanza dei risultati appa1~e degna di fede e merita cli essei· conosciuta. La questi<>ne dell'influenza tiell'ingestione di grandi o piccolH quantità di liquido sul ri· cambio materiale, è già stata ampiamente trattata da altri: l' A . ha voluto invece orieniarsi circa l'importanza della distribuzione della i11geAtione di una data quantità di li· qt1ido. Quale influenza può avere sulla utilizzazione degli alimenti la diluizione che in essi si verifica, ad esempio, per l'abitudine di cominciare il pasto con un'abbondante mi· nestra in brodo, e di bere durante il pasto notevole quantità d'acqua, di birra, ecc. 'l La ricerca che l' A. fece su se stesso, ei divide in due periodi. Un primo periodo di due giorni servl per stabilire i rapporti di utiliz· zazione in condizioni normali , ben inteso usando i cibi prestabiliti, e cioè niente altro che carne di maiale e di bue e pane. In que-

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Autoricerca su11•utllizzazione delle sostanze alimentari in ra1•porto co11 la di\ ersa quanf ità di acqua ing·erita col cibo.

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Nel 1° periodo di ri- 94. 1 0/0 84. 9 O/o g4, 5 O/o 98.1°/o 68.6°/. cerca.. Nel 20 periodo di ri- 95. 0 Ofo 86. 9 O/o 95. 1 0/0 98. 4 °/o 75. 9 ·10 cerca .

I Si sarebbe dunque avuta una utilizzazione dei principii nutritivi un po' migliore nel secondo pe1·iodo di ricerca, in quello cioè du· rante il quale la ingestione del liquido veniva fatta in prossimità del pasto. Ma, trattandosi. di una sola i~ice1·ca, le. piccole differenze os· servate non autorizzano certamente a stabilire senz'altro tale conclusione. È p e1·ò lecito as· serire che certamente l'ingestione di una no· tevole quantità d'acqua insieme col cibo non spiega nessuna sfavo1--evole influenza dulia utilizzazione del cibo stesso: un m ezzo litro d'acqua in più o in meno nell'apparecchio digerente non ha nessun effetto s11l suo lavoro; verosimilmente il liquido superfluo si riassorbe molto i~apidamente. Dott. Grno DE' Ross1. ( 9)

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IL POLIOLINIOO

CHIRURGIA. • Ct1ra chiru1·gica r«tdicale del varicoc·e le. (LONGUET. Gazette des ltopitd,1:i."C, luglio 1902, numeri 80 e 83). . Storia. - Nella chirurgia del varicocele si possono distinguere tre periodi nettamente delineati: il primo va dal primo secolo al 1830 ; il secondo da quest'epoca al 1870; il terzo a1·riva al giorno d'oggi. Il p1·imo periodo rappresenta l'epoca ge· niale della chirurgia radicale del varicocele, come si pratica ai nostri giorni e compr~nde: a. la fleboto1nia di CELSO, di p AOLO d'EGINA, ecc. - 1° secolo - ; segue ~ · la ftebectomia tipica, a cielo scoperto, con o senza legatura, dell'italiano À.RCULANO - 15° secolo - ; y. la sc1·otoectomia, più recente anco1·a, di D10N1s10, di A. CooPER - 17° secolo - ; la combi~azione di queste differenti tecniche costituisce l'operazione mista; a. la flebectomia e scrotoectomia di CUMANO di Trieste. Il secondo periodp è ùn' epoca antichirurgica, i·i~petto al varicocele. Dal 1830 i chirurg~ si dettero alla ricerca di metodi incruenti e ne nacquero: a. la compressione obliterante (SANSON, BRE· SCHET~ V ELPEAU, ecc.), ottenuta con aghi, lega· ture, suture a catena, e pinze speciali, con cui cadevano in necrosi tutti i tessuti · scrotali e venosi insieme ; ~ · la flebite settica obliterante provocata da setoni, act1puntura, iniezioni intra- e perive· nose e infine l'isolamento e l'espo&izione all'a· i·ia d~l plesso venoso ; y. la distruzione delle vene con caustici chimici e termici, e con l'attorcigliamento del plesso intorno ad un ' rerr,icello (VIDAL DE 0.A.SSIS); ò. la. sezione emostatica estemporanea, col serranodo di MA.ISSONNEUVE, collo schiacciatore lineare di CHASSAIGNAC, e infine colle lega· ture sottocutanee di G AGNEBÉ e RiooRD. Il terzo periodo, che si apre coll'antisepsi, è un'epoca di chir1.1,rgia radicale· di ri.,iascenza e di pe1·fezionamento. Essa, calcata sul primo periodo, lo i·iproduce fedelmente, appo1·tandovi delle modificazioni di tecnica, di poco interesse. Ritorna quindi in onore l'uso del bistory e con esso tutte le operazioni di CELSO, di AR· CULANO, di DroNISIO e di Cu.MANO, le quali si compiono sotto l'egida della antisepsi o dell asepsi. Questo stt1dio della cura radicale del vari· tO\

[AN'.No IX, F Asc. 28 J

oocele può svolgersi nel seguente ordine : concetto terapeutico classico ; metocli, e p1·ocessi operatori classici.

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II. Il concetto classico del varioocele, su qui si basa la sua cura radicale, è che esso è una. malattia locale, caratterizzata da un tumore, dovuto alla dilatazione varicosa delle vene del cordone ed all'accrescimento esuberante degli involucri scrotali (1). Di conseguenza la cura è presto delineata : poichè trattasi di un tumore, essa si informa ai principii generali, che si applicano agli altri tumori, cioè all'exeresi.

II. I metodi di cura sono di tre specie e tutti radicali, poichè hanno per obbiettivo l'exeresi. Il primo metodo attacca direttamente l' elemento patologico principale, cioè il tumore venoso varicoso, colla resezione venosa: la spermato-flebectomia. L'altro metodo ha di mira l'elemento accessorio, cioè l'esuberanza dei tegumenti, colla resezione scrotale : la scrotoectomia. Il terzo metodo, doppiamente radicale, è la combinazione dei due precedenti. Merita però determinare quale sia il concetto moderno dell'operazione e quali i metodi te .. rapeutici attualmente adottati. In teoria, il metodo di scetta sarebbe quello che attacca direttamente il tumore venoso, causa principale dell'affezione; in pratica al contrario, e sembra un paradosso, è la resezione scrotale solamente, quella che deve essere il trattamento da sce· gliersi, quantunque in tal modo non si distrugga che l'elemento patologico accessorio. E ciò perchè questo metodo è il più benigno di tutti, perchè è sùfficientemente efficace, e infine perchè un'azione diretta sugli involucri scrotali produce, a distanza, una benefica in· fluenza mediata sull'elemento venoso, anche senza toccare le vene stesse.

III. Pl·ocessi. - Ciascuno dei tre metodi suddetti comprende vari processi, che si riferiRcono al· l'exeresi venosa, alla scrotale, e alla mista scroto-venosa. A) Processi del primo metodo. - Spermatoflebectomia. Essa ha per iscopo la soppres· (1) Non tutti i patologi convengono in qt1esta definizione; e l'autore stesso, anzi, in un suo articolo: « Chirurgia reparatrice del varicocele » nella Press" niédicale, n. 74, 13 settembre 1902, afferma che non trattasi di vero tumore e definisce il varico· cele, m1neur fa1itome. (N. d. T.).

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SEZIONE PBATIOA

sione dell'elemento funzionale della malattia cioè il tumore varicoso spermatico, pe1· lo stesso scopo pe1· cui si sopprime un tumo1~e varicoso emorroidario. Questa operazione tipica sembra appartenere ad ARCDLANO e comprende due processi clifferenti: il taglio scrotale e il taglio i1iguinale. Il primo richiede quattro tempi: l' i1zcisione sullo scroto per mettere allo scoperto le vene. Questa incisione è T"e1·ticale laterale esterna, e più comunemente anteriore, praticata molto in alto verso la i·egione inguinale essendo questa più facile a disinfettarsi dello scroto. Hi cerca di evitare l'apertura della , . . aginale. Il secondo tempo consiste nell' isola11zento delle 'rene che può essere fatto in toto o li11zitata11ze1zte. In questa ultima maniera è più facile ùi e'"itare il taglio del funicello sper· matico, cl1e i riconosce per la ua po izione poste1~iore, il suo colore bianco, la sua consistenza dura, ecc. : anche l'arteria può essere risparmiata, sia col T"ederne che col palparne le pulsazioni. Si dissocia quindi ciasct1n tronco venoso isolatamente, i1ella parte più alta del cordon~, si incicle fra due pinze emostatiche, e $i fa trazione . ul moncone inferi ore il quale viene così enucleato per scivola1nento, per dissezione, dal cellulare lasco che lo circonàa. È nl'cessario evitare lacerazione delle ' "ene, spe· cialmente se esiste una flebite settica. Il tPrzo tempo consiste nella flebecto11zia, cioè nella i·e ezione di J. a 8 c1n. di vene. Essa può fartti : per tnezzo della legrrf1t1·a, con seta o oatgut, senza tagliare i capi del filo, dopo avere stretto i nodi e fatta la resezione delle vene; per mezzo della torsio1ze. per non lat:iCiare dei pezzi di filo in mezzo a dei tessuti cli poco potere di riassorbimento qt1ali sono gli involucri connetti val i laschi dello scroto; infine per mezzo dell' ang iotripsia alla Chassaignac. Questi due ultimi modi sono abbandonati, per la facilità dell'emorragia secondaria. Nel quarto tempo si ha la s11f1Jra dei piani. Si incomincia col legare tra loro i capi dei fili, che _son serviti per allacciare le vene. Ne risulta un avvicinamento dei monconi vasali e una sospensione del testicolo che è mantenuto all'altezza voluta; con un sottile filo a soprag· getto si riuniscono le fibre connetti,rali; infine la pelle si sutura per prima, senza drenaggio; salvo nei casi .di flebite settica, che può fare temere sulla riuscita della i·iunione per prima. Il drenaggio allora si fa uscire da una controapertura, nella parte più declive, posteriore, dello scroto. Il taglio inguinale si compie anch'esso in 4 tempi. La linea dell'incisione è quella stessa

875

della erniotomia inguinale, prolungata alle volte verso la radice dello scroto; si incide la parete anteriore del canale, interessando l'aponevrosi del grande obliquo. Messe allo scoperto le vene, si eseguisce il 2° e il 3° tempo, come nel processo suddescritto; ma nel 3° .tempo i capi delle allacciature sulle vene si tagliano e si lascia ritirare nella fossa iliaca il moncone superiore venoso. Nel 4° tempo si procede come per il processo Bassini dell'ernia: si suturano le fibre del piccolo obliquo e del trasverso al legamento di Falloppio; si ripongono su questo piano gli elementi del cordone; sopra vi si ricucisce la parete fibrosa del ca· nale costituita dall'aponevrosi del grande obli· quo· si termina colla sutura del sottocutaneo e della pelle. Il valore della spe1·mato-flebecto11zia risiede nella sua benignità; quantunque siansi riportati dei casi di flebiti, trombosi, infezioni, ecc., queste complicazioni non sono proprie di questa operazione, ma sono comuni a tutte. Dippiù la i)ossibile atrofia del testicolo per il taglio dell'arteria spermatica o 1 incisione del funi· oello sono accidenti che possono evita1·si col• l'abilità del chirurgo e non sono ine1·enti al1 atto operati,ro. ~Ientre all'opposto una cosa facile a 'rerificarsi, per il fatto stesso dell'operazione è l'idrocele, che pure è una com· plicazione eccezionale. Un difetto ' reramente grave del metodo è, che di fatto. esso non è punto i·adicale, e le prove ne sono le frequenti recidive, in ispecial modo nelle resezioni limitate delle vene. Per conseguenza es .. o perde il nome di metodo di scelta e i suoi difenso1·i stessi, a ragione, l'hanno classificato tra gli interventi di eccezione. B) Processi del secondo lnetodo. - .So1·otoectomia. Questo metodo, che rimonta alla fine del 17° secolo, per opera di DIONISIO e di A. CooPER, consiste nell'estirpazione di una porzione più o meno estesa di scroto, allo scopo di sollevare e comprimere i testicoli e i loro elementi e ottenere un'azione mediata e modificatrice del tumor·e varicoso. l\Ia il punto principale, che richiama l'attenzione dei chirurgi, è l'emostasi: questa può essere

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J1tediata o diretta. a) L'emostasi mediata, alla sua volta, può esser tale, per mezzo di strit1ne1iti o per al-

lacc iatz:ire.

Per compie1·e l 'emostasi mediata strumentale furono inventate parecchie pinze e clamps. Con questi str11menti si cerca, dopo a'"ere re· spinto in alto i testiroli, di afferra1·e, quanto più è possibile, i t essuti scrotali, tenendo l~ scroto tirato e disteso in basso a forma cli ventaglio: inoltre, affine di riuscire viemmag(11)

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IL POLIOLINIOO

giormente nella resezione, prima di serrare le pinze, conviene di attirare sotto le sue branche tutto ciò che si lascia attirare, salvaguardando la pelle della ve1. ga; la sua escissione potrebbe disturbar in seguito l'ere• z1one. Per assicurare la presa dei clamps alcuni operatori sogliono attraversare, con spilli o altro, la parte sc1.. otale innanzi ai clamps. Ciò fatto si eseguisce il piano della sutura profonda, mediante dei fili, passati al disopra e immediatamente dietro dei clamps. Questa st1tura ha la sua impo1·tanza e sono state con· sigliate varie maniere per farla, affinchè sia impedito agli strati sottocutanei di scivolare e rit1.. arsi prof onda mente. Una sutura che corrisponde bene rassomiglia a quella dei calzolai, a due aghi che si incontrano nello stesso foro. Questo primo tempo termina coll'escissione di tutto lo scroto innanzi e rasente ai clamps. Il secondo tempo si compie coll'eseguire la sutura superficiale, facendo bene attenzione perchè i margini cuianei non si introflettano cosa facile a succedere. · L'emostasi mediata per mezzo di allaccia·tura, )ton diffe.risce dalla precedente che per il fatto , che, invece di usare le pinze e i clamps, si mettono, al loro posto, dei punti profon di: per raggiungere meglio l'emostasi sono consigliati i punti ad U. Stretti questi fili, si escide la parte sc1·otale sovrabbondante e si compie il secondo tempo come nell'altra manie1·a suddescritta. b. Col processo di emostasi diretta, naturalmente sono eliminate le pinze e i clamps, ma si incide il lembo scrotale che si vuole escidere, e i vasi o vengono allacciati individualmente man mano che cadono sotto il taglio ovvero, dopo avere incisa la cut~ e i tessuti sottoc11tanei, si legano in massa, con una sutt1ra a catena, su tutte assieme le alt1..e tuniche profonde. Questa sutura resta in posto e i..impiazza la sutura profonda. Si compie l'escissione degli strati profondi in eccesso e si te1.. mina colla sutura della cute. Il valo,.e della sc1·otoecto11iia, per i suoi sostenito1·i, si compendia nelle tre IJarole : sempli· c.ità, innocuità, efficacia. La prima qualità per quanto sia l'operazione alla lJortata di ogni chirurgo, non è poi tanto vera, i·ichiedendosi una sessantina di punti di sutura. A carico dell'innocL1ità possono ripo1·· tarsi i casi di ematomi, tanto più facili a pro· dursi col processo di emostasi indiretta. E non sono mancati degli esempi di infezione propagatasi alla pelvi e di morte. Sulla efficacia c'è da .dire che i risultati finali non furono sempre (12)

[ANNO

IX, F ASC. 28]

egualmente felici. La speranza, che l'f\f fetto della resezione si risenta mediatamente e benevolmente sul tumore venoso, spesso è andata fallita e le recidive si contano circa nel 33 per cento degli operati. In conclusione, la scrotoectomia non è nè può esse1·e per sè una operazione radicale del varicocele. C) P1·ocessi del te1·zo nzetodo. - Resezione mista. Questo metodo, conoscil1to ed applicato da CuMANO, che ha per iscopo la resezione scro· tale e delle vene varicose contemporanea· mente, apparisce l'operazione veramente radi· cale e più completa dei due metodi precedenti. Nella sua tecnica, questo metodo combinato abbraccia quattro processi che possono ripar· tirsi in due gruppi, a seconda che l'escissione sc1..otale cade in basso o sui lati della borsa. a) Il p1'ocesso di Ho1·telozlp (scrotoectomia bassa e flebectomia parziale posteriore) si ese· guisce identicamente alla scrotoectomia tipica coi clamps, salvo che in questo caso il clamp deve comprendere tra le sue branche, insieme allo scroto, ancl1e le vene funicola1'i posteriori, affine di esciderle nello stesso taglio. b) Anche il p1'ocesso di Boe1zning (scrotoectomia bassa e flebectomia pa1'ziale anteriore) si eseguisce come la scrotoectomia tipica; però l'escissione del plesso venoso anteriore si com· pie mediante un incisione speciale, verticale, anterior .l, la quale vada a raggiungere l'altra fatta sul fondo dello scroto. e) Il processo di Gztgo1t (scrotoectomia anteriore e flebectomia) consiste in una escis· sione scrotale ellittica anteriore, a gran dia· metro trasverso, e in una doppi.a resezione, tra due legature, dei plessi venosi. d) Col processo di Brai1,lt (sc1'otoectomia postero-esterna e flebectomia) il lembo scrotale è postero-esterno ed ovalare allungato e l'escissione del plesso venoso si fa attraverso la fatta incisione. La sutura della pelle si fa in modo parti· colare, cioè si riuniscono da prima i due an· goli della incisione ov&lare e in seguito i bordi così che, in ultimo. risulta una figura a \. \T olendo app1. ezzare il valore del 11ietodo niisto bisogna cominciare dall'escludere il p1·ocesso di Horteloup: con esso si reseca solamente la porzione posteriore del varicocele, mentre è il fascio anteriore la sede più comune della varicosità, e dippiù si corre rischio, operando alla cieca, di comprendere nella escissione il canale deferente. Ma fatta questa ecce7'ione, il metodo misto si pùò riguardare come il trattamento per eccellenza del varicocele, poichè con esso si attacca tutto il male, e deve perciò essere il preferito.


[ANNO IX, FASO. 28]

Resta però a considerare la essenza della radicalità dell'operazione. Anche coll'escissione generosa alta o bassa dello scroto, colla resezione per quanto completa, clei plessi e rami venosi ' Taricosi, non si }JOtrà mai asportare nella sua totalità il plesso pampiniforme che a destra raggiunge la vena cava e a sinistra la vena r enale. l\ila ammesso anche ch e colla moderna tecnica lapa1--otomica e colla antisepsi più rigorosa, oggi qt1esto piano p ossa esser e eseguito, reste1·ebbero sempre !e ' rarici intratesticolari e dell'epididimo. . . \.. rigor e dunqt1e la sc1·oto-flebecto mia classica e razionale non è in realtà che palliativa. Dott. QeATTRo-C1occa1. '

Cura cl1i1·urgica i·iparatrire del varicocele. (Lo:xn r

r·~T.

La P r r>sse Jlérlicale. S ett. 1902. N . 7.J:).

Il co11cetfo di que ta cura conservatri ce riposa st1l fatto che il varicocele consiste in una ectasia e in t1na ptosi di tutti i tessuti genitosc1·otali, con predominio delle \Tene e più spe· cialmentP di quelle di inisti--a. L indicazione adunqtte, per rimecliare a questo inconveniente, di n ecessità i·i1Josa sulla condizione di sostenere i }lia11i cli trofici prolassati cioè ulla pessia a.Ilo steRso 1nodo come sj suole fare per le ptosi cl~ l 1·ene, milza utero, ecc. E poichè n el t:>enso clinico, come anche nel senso anatomo-pa· tologico, non si tratta qui di alcun tumore così le r esezioni sc1·otali o venose, o tutte e due ~tssieme non l1anno ragione cl'essere. I

** * 11zetodi riparatori sono di tre specie:

la fle· bopessia~ che è l'omologa della fleboectomia n el trattamento radicale; la scrotopessia, ch e ha il suo co1·rispondente n ella scrotoectomia dei raclicali ; In f lebo-orchido-scrotopessia somigliante alla flebo-scrotoectomia i·adicale. A. Fi·a i processi del primo m etodo, della flebopessia, si possono ricordare l'acce1·clzia111ento del cordone pe1· mezzo di catgut, e l' in· ,q11ai1za111e1ito di esso per mezzo di tessuti nor· mali, particolarmente fibrosi o della vaginale. B. Frtt i processi del secondo metodo della scrotopessia. che più propriamente può chiamarsi parietopessia, va ricordato anche qui lo acce1·chia1nento dello scroto. Ma merita maggior ricordo la orchidovaginopessia, che eseguì per il primo il PARONA nel 1898-99 (1). Il tempo più importante di tale processo e in cui riposa tutta la novità, consiste (dopo aver e fatta un'incisione inguino-scrotale, denudato l'anello inguinale inferiore, isolato il cordone e decor(1) Policli11,ico, 15 gennaio 1899.

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SEZIONE PRATICA

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ticato dalla sierosa la glandola testicolare) nel l'aprire la vaginale estrofletterla e fissa1~1a con 5 o 6 punti di sutura all'anello inguinale, in guisa che il testicolo, appeso alla vaginale, si venga a trovare un po' al di sotto della radice della verga. O. Del terzo metodo, della flebo-orchidovagino-scroto-pessia fa parte il processo pro· posto dall' A . e che si esegue in tre tempi. Primo tempo: vagi1zo-tomia preliminare. Incisione sotto-inguinale, verticale, cutanea, di 5 centimetri circa. Attraverso questa incisione si fa lussare tutto il contenuto della m età corri· spondente della borsa. Si apre in seguito la cavità vaginale in tutta la sua altezza: il testicolo viene lussato ugualmente. s~condo tempo: i1igzl-aina11zento del cordone. Reclinato il testicolo in alto e tenuto fisso sul pube, si incomincia la st1tura dei margini della vaginale, vicino alla coda dell'epididimo e in modo che la superficie sierosa da interna di· venti esterna e, procedendo verso l'an ello inguinale, gli elementi del cordone r estino inguainati dalla vaginale. Questa st1tura si eseguirà alla LEMBERT e sarà stretta così, che il mani cotto di vaginale, che ne i·isulta faccia una dolce pres ione sulle vene varicose del plesso. Il canale deferente, i nervi e le arterie sperma· tiche non possono soffrire jattura. Un avve1·tenza da tenere si è, che i due capi del filo di sutura debbono lasciarsi lunghi: essi servono come si vedrà più giù. Se l'anello inguinale è un po' i·ilasciato, come può ' '"erificarsi in simili casi, si può rinforzare mercè qualche punto di sutura. Terzo tempo : trasposizione del testicolo e szitur·a dello sc1·oto. Verso la radice della borsa e vicino al setto scrotale si scava, coll'estremità llegli indici introdotti dos-à-dos, una loggia n el tessuto cellulare, e vi si fa scivolare il testicolo, seguito dal cordone inguainato. Con i due estremi della st1tura su accennati, passati e annodati insieme sul setto sc1·otale, i·isulta un nuovo e corto mesotestis. cioè una orchido-va· ginopessia. Suturando trasversalmente l' incisione verticale dello scroto, questo viene riac· corciato notevolmente, risultandone la scrotopessia. Lasciando di dire i risultati, sotto i punti di vista ortopedico e · morfologico, il valore di questo metodo può meglio considerarsi rispetto all'effetto curativo. Gli operati in questo modo, malgrado che ancora siano pochi in numero e recenti, tuttavia hanno dato alt1·ettanti successi, immediati e lontani, ad onta dell'assenza as· soluta del sodpensorio, dopo l' intervento. Gli ematomi, così facili nelle operazioni sullo scroto, con questo metodo sono impossibili, riu~

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IL POLICLINICO

scendo l'esecuzione operatoria quasi inc1·uenta. Al contrario, nessuno dei metodi, finora imaginati, può vantare al pari di questo, tali risultati. Dott. QuATTRO CroccH1.

T E R A PI.A

Della sie1·oterapia nel 1norbo di Basedow. (OTTO LANZ. Mit1icli. 11tedic.

Woch., n. 4, 1903).

L' A. che già pubblicò altre comunicazioni i~elative alla tiroide, rife1·isce ora i risultati di alcuni tentativi di sieroterapia da lui fatti nel morbo di Basedow. Dall'attuale patologia si sa che nel corpo dell'individuo a cui manchi la tiroide, sia in seguito a malattia, sia in seguito ad atto operativo, si accumulano sostanze velenose. cui il secreto della glandola tiroide dovrebbe neutralizzare o distruggere. Queste sostanze velenose conducono : negli animali carnivori (cane, gatto), ad una forma di tetania acuta e d'ordinario mortale; negli animali erbivori (coniglio, capra), ad una èachessia cronica; nell'uomo, che è omnivoro alla tetania, se la tiroide la si estirpa tutt'ad un tratto od in totalità; alla cachessia ed al c1·etinismo, se la scomparsa di detta glandola avviene in modo lento, incompleto, o la mancanza della m edesima è ereditaria. Somministrando artificialmente la sostanza della glandola tiroide per bocca o nei casi acuti per iniezione ipodermica, si riesce a nP.utraliz· zare questo veleno cachettico . .Ma se riuscisse

L~o IX, F Asc. 28]

soppresse. L'inferma si sottopose alla cura del latte di una capra di tre anni, tiroidectomi7,1zata. La quantità del latte diminuì, in seguito all'operazione, di due terzi. L'inferma dapprincipio consumò tutto il latte prodotto dalla capra, ma poi ne prese solo una parte. L'inferma incominciò subito a migliorare fin dall'inizio della cura; dopo 6 mesi il miglioramento era considerevole: scomparsi il tre· more ed il nervosismo; polso 96; diminuito notevolmente l'esoftalmo; aumentato il peso del corpo; lo strt1ma però rimasto quasi inalterato di volume; diminuiti assai i disturbi cardiaci. Ora l'inferma può lavorare da mane a sera. La cu1·a del latte fu iniziata nel gen· naio 1900 e durò parecchi mesi. Il miglioramento persiste tutto1·a. 3. Miglioramento notevole in una nonna affetta da un grave morbo di Basedo\\,. : tremore intenso; :nervosismo ~ irrequietezza; sonno agitato; cardiopalmo; polso (120-145) piccòlo; dilatazione di ambedue i ventricoli; esoftalmo intenso; stra.ma considerevolP. Al principio di maggio 1900 s'iniziò la cura col latte di una capra tiroidectomizzata. Lo stato generale migliorò subito: diminuzione dei disturbi cardia.ci e nervosi; dopo tre mesi l 'inferma poteva di nuovo attendere alle oc-

cupazioni domestiche. La cap ra subito dopo l'estirpazione della ti1·oide dava un litro di latte al giorno· di poi la quantità del latte andò mano mano scemando, finchè di Il a cinque mesi cessò del tutto. La capra fu allora uccisa; l'autopsia rivelò la presenza di abbondante liquido nel sottoct1taneo. Il miglioramento dell'inferma per~iste tuttora. di inoczila1·e questo veleno cachettico nell'indi-!. Miglioramento in una donna eh.e previdzlo affetto dal detto 1no1·bo, ed ojfrire così al sentava i seguenti distu1·bi : cardiopalmo, pulsecreto della tiroide, clie è in qzlantità eccessioa sazioni al collo ; grande eccitazione ; struma ; o è patologica11ze1zte alte1·ato, z1n ca1npo di atti- respirazionC\ difficile; esoftalmo poco evidente ; vità 11iag,r1iore, in qzlesto caso, dico, si potrebbe nessuna alterazione a carico del cuore; legevent1lal1nente arrestare l'azione deleteria del gero tremore; polso 1-!0. S iniziò la cura col JJtorbo di Basedo1v. latte di una capra tiroidectomizzata, la quale Ciò detto l' A. riferisce 6 caisi di morbo di dapprineipio non dava più di un mezzo lit1'0 Basedow, trattati con latte di capre, alle quali di latte al giorno. era stata dianzi praticata l'estirpazione della L'inferma incominciò subito a migliorare glandola tiroide. in modo notevole: polso 91-60; respiro nor· I risultati di questo nuovo metodo di cura male; scomparsa del nervosismo e del carfurono: diopalmo; scomparsa quasi totale dello strnma; 1. Un miglioramento che però fu presto persistenza della pulsazione del collo sincrona seguìto da peggioramento. con quella della radiale. L'inferma di lì a 2. Un notevole miglioramento in una qualche tempo i·iuscì incinta : gravidanza e çionna di 38 anni che era all't1ltimo stadio parto senza incidente alcuno. 5. Miglioramento in un individ110 di 25 anni della malattia: tachicardia (140 pulsazioni in media), edema delle estremità inferiori, che presentava : esoftalmo evidente; pulso re•·softalmo in alto grado ; strnma voluminoso , golare (103) ; tremollo delle mani in estensione· punto rumori cardiaci· struma voluminoso. 1 remore intensissimo; grande eccitabilità; ir1· equietezza; rumore sistolico· mestruazioni , S'iniziò la cura col latte di una capra tiroi(14)


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FASO.

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SEZIONE PRATICA

dectomizzata. Subito si manifestò il migliora· mento, specie del cardiopalmo e del senso di ambascia. Questi sono i i·isultati "' cui g iunse l' A. Quasi contemporaneamente il BALLET e l'ENRIQUEZ iniettarono in individui affetti dal morbo di Basedow il siero di cani previamente tiroi· dectomizzati ed ebbero risultati favorevoli. Più tardi il 1\iloBms iniettò in tre infermi il siero preparato da m.ontoni tiroidectomizzati (antiti.I·oidina), ed ottenne miglioramento nelle condizioni generali, non che diminuzione di volume dello struma. Il GoEBEL somministrò anche lui ad un in· dividuo affetto da gozzo il latte di capra ti· roidectomizzata : egli partl da questo principio che cioè nel latte di animali, a cui sia stata asportata la tiroide, non si contenga punto iodio combinato qt1indi con la somministra· zione di un simile latte egli intendeva d'im· pedire che nella til·oide dell'individuo affetto da gozzo si producesse in quantità ecces iva la ,Jodotirina, ohe avrebbe un azione tossica sull'organismo. La prova del GoEBEL ebbe esito felice~ però non è assolutamente dimo· strati\"'a, in quanto che oltre il latte fu som· ministrato all'infermo anche 1 arsenico. Tntti questi risultat.i, come giustamente fa osser,.. are l' A., c'incoraggiano, è vero, a pro· segltir e nello studio tli te1·apia da lui intra· preso del pari che da altri autor·i, ma non sono certo tali da poter'\ri basare un giudizio definitiv·o sul ''"alore di questa speciale terapia nel morbo cli Basedow. Dott. E. GuGLIELMETTI.

Dell' antiti1·oidina. (l\1onrus. Jlttnclz. 11tedic. Woclt., n. 4, 1903).

Nel 1901 il l\rlERCK, dietro richiesta dell' A . asportò la glandola ti1·oide ad un montone che fece poi uccidere parecchie settimane dopo; venne i--accolto il siero sanguigno del montone e conservato in piccole fiale di cinqtte grammi ciascuna. I./ A. innestò (nel sottocutaneo) questo siero prima su di se stesso e poi in alcuni individui affetti da gozzo; siccome tali iniezioni provocavano gonfiore e rosore, ed una volta anche febbre, così in seguito somministrò il siero per bocca, mescolandolo con un cucchiaio di vino dolce. L' A. riferisce in dt1e tabelle gli esperimenti • eseguiti in due infermi, di cui uno, all'età di 25 anni soffriva di morbo di Basedow fin da 4 anni, e l'altro, all'età di 38, soffriva già da 2 anni della stessa infermità.

In questi esperimenti l' À. fece le seguenti constatazioni, cioè: · Il siero non solo non cagionò disturbi di sorta agl'infermi ma giovò loro. Il nun1ero delle pulsazioni non parve diminuire notevolmente, pe1·ò il tumore diminuì di volume e di tensione. Gl'infermi dicevano di sentirsi più tranquilli e di dormire meglio che prima della ct1ra. Questi infermi avevano già tentato vari metodi di cu1~a, ma senza conseguirne quel vantaggio che invece arrecò loro la sie1~oterapia. È degno di nota il fatto ch'3 in· terrompendo la cura, il tumore aumentava subito di volume. L' A. credendo che anche le carni degli animali tiroidectomizzati potessero giovare al pari del siero, fece preparare dal MERcK alcune pastiglie contenenti le carni medesime in polvere. Orbene, queste pastiglie sembrano essere meno attive del siero. L'A. le speri· mentò in due casi: in uno di essi l'esito fu fatale, ma lo sarebbe stato ug11almente, con qualsiasi altro rimedio. L A. dice di aver ricevuto dai colleghi e da infermi notizie fa.vorevoli circa l'uso di questo si~ro nel morbo di Basedo\\T; però ad onta di tutto ciò gli manca ancora la prova clinica. L' A. dubita che con questo siero si possa ottenere la guarigione del morbo di Basedow. L inconveniente maggiore di questa sieroterapia è il prezzo assai alto del siero. Basti dire che una inferma curata dall' A. spese la bella somma di 400 marchi per il solo siero. L' A . sperimentò anche il latte di animali tiroidectomizzati, il « Rovagen » . Questo pre· parato costa alquanto meno del siero ; esso pe1·ò si mostra meno attivo del siero. e dopo qualche tempo prende un odore e sapore assai sgradevoli come di formaggio. Dott. E. GuGLIELME'fTI.

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ACCADEMIE, SOCIETl MEDICHE, CONGRESSI RESOCONTI

PARTICOLARI

Conversazioni cliniche della Clinica medica di Genova. Seduta del 20 marzo 1903. Dott. Pal1nieri. Un caso d' idropn,ezimotorace flibercolare. - Illustra un ca.so di tale fo1·ma morbosa, in cui la aspirazione dell'aria e sostituzione con ossigeno purissimo ha favorito notevolmente il riassorbimento del versamento gazo'So. Dimostra praticamente la disposizione dell'apparecchio e la tecnica usata, servendosi dell'aspiratore di Dieulafoy. Accenna a diverse particolarità interessanti del caso, paragonandole ad una analoga osservazione di cui presenta i pezzi anatomici.

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IL POLICLINICO

Dott. Curio. Contributo alla ]Jatogenesi e alla terapia dell'as1na. bronclziale. - Enumera le varie te())"ie emesse a proposito della. patogenesi dell'asma bronchiale e dice che probabilmente il suo mecca· nismo di produzione è di origine complessa e come anche la teoria secretoria del PARROT vi abbia lma dubbia influenza. Cita a conferma un caso in cui gli accessi asma· tici erano sostenuti da una broncorrea sierosa ed in cui l'uso dell'atropina dosata a frazioni di milli· grammo bastò a far diminuire rapidamente l'escreato ed a far cessare gli accessi asmatici. Dott. Palmieri. Osser\a che l'atropina ha a~che il potere <li diminuire la contrattibilità delle fibre muscolari liscie, per cui diminuisce anche la ste· nosi bronchiale. Prof. Ma1·iani. Ra1ttoli cardiaci metallici. - Ebbe occasione di vedere un malato il quale venne in Clinica con broncopolmonite tubercolare, con una caverna al lobo superiore sinistro in corrispondenza della quale si avev·a suono timpanico e suono di pentola fessa. All'ascoltazione, si udivano rantoli metallici inspiratori, che si p roducevano anche quando l'ammalato non respirava e la punta del cuore era fissa. Dovevano esserci saldamenti pleuro-pericardici, il che spiegava i rantoli cardiaci metallici. Oltre alla dilatazione della caverna, si doveva tener conto della qualità e quantità dello escreato) poichè i ran· toli scomparivano in certe posizioni dell'ammalato • • • e r1compar1 vano poi. Dott. Rossi. Domanda se i rantoli metallici non potessero considerarsi come rantoli post-espiratori. Fa inoltre osservare che i rientramenti sistolici nel secondo e terzo spazio intercostale non sono sempre legati ad aderenze pleuro-pericardiche. Trucchi (laureando). Oltre le aderenze pleuro· pericardiche per spiegare il meccanismo di forma· ,16,

zione dei rantoli metallici si può ricorrere anche alla sola sistole cardiaca. Dott. Curio. Nota come il rantolo metallico si produca non nella caverna ma nel parenchima polmonare. Ammette nure come alla prod1izione dei rantoli cardiaci siano sufficienti i movimenti sistolici;senza la necessità di ammettere la presenza di briglie pleuro· peri cardi che. Prof. Mariani. Nota che ad ogni pulsazione del cuore corrispondevano i rantoli, che erano sistolici e n 0n erano in rapporto colla respirazione. Ritiene pure che si possano avere dei rantoli anche senza ammettere sinfisi plel1ro-pericardica, ma uel ca.so presente la sinfisi c'era poichè la punta del cuore era fissa e quindi dovevano influire anche le briglie pleuro-pericardiche. ~

Dott. A.. Cipollina. Un caso di versat1ie11to pleziric<> ch;tiforme adiposo. - Si tratta di 1m infermo il quale ebbe a soffrire, circa 30 anni or sono, di una pleurite sinistra, da cui gli residuò una notevole retrazione della metà toracica omonima. D'allora i~ poi godette sempre buona sal11te. Entrò in Olinica. ultimamente per leggeri fatti d'influenza. L'A. ri· scontrò alla base toracica di sinistra una raccolta purisimile che estrasse. Il liquido in quantità ai circa 600 cc. aveva color caffè e latte di densità di 1028. Esso costituiva una emulsione stabile: centrifugato parecchie volte non ha dato luogo alla formazione di strati: l'esame microscopico di esso dimostrò la presenza di numerosi cristalli di cole· stearina, numerosi globuli .di grasso, assenza di corpuscoli purulenti, presenza di qualche grosso elemento anucleato in via di de.composizione. La reazione del liquido era leggermente alcalina, non con· teneva zucchero. Il dosaggio dell'acqua, dell'albumina, dei grassi~ dell'azoto totale dava i seguenti risultati: Acqua . . . . . . 885. 03 °/00 Albumina. . . . . 67.77 °/00 Grassi . . . . . . 46. 3 °I 00 Azoto totale . . . . 10. 7~ 0 I 00 Si trattava indubbiamente di un antico essudato purulento saccato, che per la degenerazione grassa degli elementi corpuscolari, si è trasformato in un versamento chiliforme. Dott. Rossi. Domanda se allo esame microscopico furono trovati dei granuli, poichè si dette importanza alla loro presenza, per la diagnosi tra i liquidi chilosi e i liquidi chiliformi. Dott. Licci. Domanda se l'O. riscontrò nel liquido chiliforme delle albumosi, poichè ~lcuni liquidi subiscono un processo autolitico, Je albumine prima. decomponendosi e formandosi in seguito alb1unosi • e peptoni. Dott. P. L1oor.

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SEZIONE PRATICA.

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ACCADE1tlIA ?IIEDIOO· CHIRURGI OA

DI

FERRARA

NOTE DI MEDICINA SCIENTIFICA

Seduta dell'11 aprile 1903. Presidenza professore E. Cavazza.ni.

Centanni. Sall'arito-precij;iti1ta. - Dà la r eazion e fra sioro ed estratto di organi dello stesso individuo, nel caso di riassorbimento per malattia. Vengono studiate le condizioni di produzione st1ll'uomo e st1gli animali, la tecnica per renderle e'ridenti, lLt precipitazione per diluzione e con lo e ·tratto di tesst1ti l'influenza sulla coagulazione, e il complesso delle proprietà fisicochimich~ tanto ùei reagenti como del precipitato. Più delle forme specifiche appare frequente e abbondante una forma di autocito-precipitina generica, con caratteri propri che la pongono in una posizione intermedia fra le etero-precipitine comuni degli umori e il fibrino · geno della coagulazione normale, stabilendo un fatto interessante per la genesi di questi prodotti la. continuità dei fattori che sono in opera nei pro· c .·si fisiologici e in quei patologici.

Merletti. Nuovo rd efficace nietotlo tli cnra del 11111,r1lietto, esperito nel brefotrofio di Ferrara. Fatta t111a rapida critica all'arsenale di sussidi consigliati por la cura dell'affezione, i~o. espone il meto(lo da 111i esperimentato in 1nolte decine di caRi~ e, costantemente con successo pronto e com· ple to. Con iste nel pennellare ogni meandro della l>occa con acqua ossige11ata, facendo rapidamente sogt1ire altra. ponnellatt1ra con soluzione al 5 per cento cli borato di soda. "i ha intensa produzione di schiuma, <lata dn. lln copioso s,~iluppo di ossi· geno allo stato nascente che distrugge la vita del fungo. In due, tre gior11i, questa curH. ripetuta tre ' Tolte al giorno, anch~ nei casi più gravi, di vege· tazione confluonte del fungo. basta. alla completa guarigione. Nel primo stadio della forma morbosa, la cura ha v·alore di mezzo abortito sull'ulteriore sviluppo, con due o tre pennellatt1re.

L. Cappelletti. 1° .Alcoolis1no cronico; 2° Epilessia eri idiosincrasia per l'alcool - L 'O. espone la storia ùi due C'asi a lui occorsi di esaminar e e di giudi· care come perito medico-legale, rilevando con essi due formo interessanti del vario meccanismo con cui l'alcool può indurre alla pazzia ed al reato. Dott. UMBERTO RAVENNA.

Prof. Achille De Giovanni

La Lega Nazionale contro la Tubercolosi sua organizzazione e sue aspirazioni. U1i elegante volu111,etto di 90 pagi1ie, Lire t. NB. - La vendita di tale volume, sottratte le spese, è a "a.ntaggio della uga Nasionale coniro la Tubercoloaa.

Funzione paratiroidea. (ZANFROGNINI. Dal laboratorio di patologia generale della R . Univ. di Modena. Prof. G. V ASSALE) . Rivista sintefita .

Dt1e quadri morbosi nettamente distinti tra loro, sebbene spesso insieme confusi per il p1'esentarsi contempor~eo di alcuni dei caratteri dell'11no e di alcuni d ell'altro, si osservano negli ammalati sottoposti alla totale estirpazione del gozzo e negli animali operati di ablazione completa della t iroide: l'uno è il quadro della cachessia strumipriva cronica, ch e uccide lentamente l'animale con sintomi di una progressiva depressione psichica e fe11omeni distrofici marca.tissimi (mixedema post-01)eratorio) ; l'altro è il quadro della tetania che, nei casi gravi, acutamente conduce alla morte l'animale con ano· ressia e vomiti, scosse e tremori muscolari, anda· tura rigida, paresi degli a.rti e rapido dimagramento. I chirurghi ritennero per lungo ten1po che tetania e mixedema post- operatorio rappresentas· sero due fasi di uno stesso processo morboso consecutivo all'abolita f11nzione della sola ghiandola tiroidea ; nè le ricer che sperimentali apportarono luce sull argomento, sinch è non furon p1·ese nella dovuta considerazione dai fisiopatologi le ghianda· lette scoperte da ANDSTRO~ (1880) nell uomo e in alcu11i altri mammiferi in vioina.n za della. tiroide, da lui ritenute come r esid11i embrionali della ti· roide e designate col no1ne di ghiandole parati· roidee. Invero solo 12 anni dopo la loro scoperta si cercò d'indagal'ne la funzione fisiologica; e GLEY trova,ra che anche pel coniglio (animale ch e si riteneva. sopportass~ senza danno l'ablazione della tiroide) la tiroidectomia ri11soiva mortale se insieme con la, tiroide si asportavano le ghiandolette di Sandstrom; chè altrimenti qt1este, secondo l' A ., si sviluppavano e assumevano in seguito la struttura d ella tiroide. 1\ila l'idea di considerare le paratiroidi come residui embrionali tiroidei non è confermata da MousslT (1892), ed è r eci amente negata da HOFMEISTER (1892), il quale non trova mai modi· ficazioni istologiche nelle ghiandolette dei conigli giovani da lui operati di tiroidectomia. La questione era. da tre anni in questi termini, qt1ando KoHN (1895), in un lavoro anatomico sulle paratiroidi concludeva che nel cane, n el gatto e nel coniglio invece delle due ghiandole paratiroidee descritte da SA.NDSTROM se l1e trovano q11attro. du~ delle quali interne e due esterne risp etti,~amente alla capsula fibrosa della tiroide : q11este ultime talora situate a una certa distanza della ghiandola. Questo lavoro apriva la via a nuove ricerche sperimentali di VASSALE e GENERALI, i quali con· v inti per osservazioni proprie delle idee già emess& (17)

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IL POLIOLINIOO

da HOFMEISTER, vedevano nella scoperta Cij KOHN la ragione dei risultati contradditori degli speri· mentatori che li avevano preceduti. Questi due autori infatti (febbraio 1896), operando cani e gatti di ablazione completa delle quattro paratiroidi, dimostravano che questa operazione è costantemente seg1ùta dalla rapida morte degli an im ali, sempre -coi sintomi tipici della tetania. Rigorosamente esclusa ogni complicanza operativa, restava cosi dimostrato che questi pretesi resti embrionali ave· -vano un'alta funzione specifica, la cui abolizione era incomparabile con la vita. Con esperien?:e successive (luglio 1896), in cui venivano asportate ora le paratiroidi esterne ora le interne, ora in due tempi le une e poscia le altre, i medesimi autori prova.vano che le quattro ghiandole paratiroi<lee rappresentano un sistema ghiandolare avente una unica funzione . E rilevavano ancora che lasciando agli animali una sola paratiroide si ha spesso la .comparsa dei sintomi della tetania, ma lievi e fu· gaci: si ha insorn ma una insl1fficenza dell'organo. Nella stessa nota gli AA. comunicavano che lasciando in sito le due paratiroidi esterne essi avevano impl1nemente estirpati i due lobi tiroidei senza rilevare alcun fenomeno acuto negli animali così operati. In una nota successiva annunciavano poi che i cani così da loro operati avevano pre· sentato dopo molto tempo il q11adro del mixedema (depressione psichica progressiva, debolezza degli arti, formazione di edemi solidi sottocutanei), che pote,·a essere fugato con l'alimentazione tiroidea. Gli A.A. concludevano perciò dalle loro esperienze che mentre la cachessia strumipriva è legata alla abolita funzione tiroidea, la tetania è da riferirsi .all'abolizione della funzione paratiroidea. Le esperienze di VASSALE e GENERALI furono ben tosto coufermate da BLU)I.IDNREICH e IACOBY, da ROUXEAU, ~Iou su, CAPOBIANCO e MAZZIOTTI, LUSENA, WALTER EDl\-!UNDFl, WELSH, da GLEY stesso, il quale abbandonava la sua ipotesi sulla supplenza funzionale tra tiroide e paratiroidi. In· fatti V ASSALE e GENERALI dimostra\rano che i cor· doni epiteliali di cui è costituita la paratiroide con ·tano di due ordini di elementi; cellule princi· pali o cromofobe e cellule cromofile · e che queste ultime (con tutta pro ba bilità elementi in attività funzionale) si distinguono nettamente pei loro ca· ratteri dalle cellule colloidee della tiroide : inoltre _n on si trovano mai nei cane e nel gatto, e raris· simamente nell'uomo follicoli colloidei nelle para· tiroidi: per ultimo manca.n o mitosi accennanti a lln processo di ipertrofia nelle paratiroidi del co· niglio operato di tiroidectomia. G~EY però volle allora ammettere che fra tiroide e paratiroidi esistesse un'associazione funzionale, tale che per l'ablazione delle paratiroidi la ghian· dola tiroide cessasse di funzionare, basandosi su • • • ,. arie osservaz1on1. (18)

[ANNo IX, FAsc. 28]

Anzitutto (prove fisiologiclee) egli ricorda come vi siano cani i quali sopravvivono alla paratiroidecto· mia completa (GLEY·WALTER EDMUNDS) ed altri che con la. stessa operazione presentano disturbi nutri tivi a lenta evoluzione. Però nota V ASSALE che questo è accaduto anche a lui cli osservare, ma che per quanto riguarda la sopravvivenza degli animali cosi operati, questi presentano sempre o una paratiroide interna che non si è riusciti a to· gliere, o paratiroidi accessorie. Quanto poi ai sin· tomi di cachessia cronica, sempre rarissimi, è ad osservarsi che si spiegano molto semplicemente o con complicanze postoperatorie di tiroidite cronica o con insufficienza funzionale della tiroide, secon· daria ad alterazioni del metabolismo per insufficiente funzione paratil'oidea.: è un fatto riconosciuto anche da GLEY, sebbene diversamente interpretato, che dopo la paratiroidectomia scompare o dimi· nuisce il contenuto colloideo dei linfatici della tiroide (VASSALE e GENERALI) Del resto nelle forme di tetania cronica per semplice insufficienza funzionale paratiroidea V ASSALE non ha mai os· servato disturbi dell'intelligenza e della n·utrizione. GLEY poi (pro ve chi1tziche) ricorda in sostegno della sua ipotesi, che le paratiroidi contengono iodio come le tiroidi (GLEY, LAFAYE'fTE e MARDEL), e che l'importanza fisiologica della secrezione io· data tiroidea è un fatto assodato. È però altret· tanto dimostrato che la tiroiodina di Baumann e i diversi altri principi attivi isola.ti tlalla tiroide hanno sul metabolismo un'azione diversa da quella esercitata dalla ghiandola in toto. D'altra parte si riscontra iodio in quasi· tutti gli organi (BOURCET, LEPINE). Quanto poi alle osservazioni di EcKE ricordate da GLEY) che .gli scambi nutritivi nel coniglio subiscono le stesse modificazioni dopo la tiroidectomia e dopo la paratiroidectomia. esse non possono avere importanza se si pensa che nel co· niglio la semplice tiroidectomia totale non è possi· bile, perchè colla tiroidectomia si opera l'animale di una parziale paratiroidectomia essendo le due paratiroidi interne strettamente connesse al corpo tiroide. GLEY infine add~1ce (prove isto-fisiotogiclie) a conferma della sua ipotesi l'osservazione di WALTER EoMUNDS (1896) che la soppressione delle paratiroidi modifica la funzione della tiroide, e vi· ce versa; e cli LUSENA che confermò la scomparsa della sostanza colloide dai linfatici tiroidei dei cani in tetania. Ora è ad osservarsi che le modificazioni di struttura della tiroide dopo la paratiroi· dectomia non sussistono affatto e cosi quelle delle paratiroidi dopo la tiroidectomia (HO.PMEISTER); e che la scomparsa della sostanza colloide dai linfa· tici tiroidei dopo l'ablazione delle paratiroidi (già osservata da V ASSALE e GENERALI, 1897) non parla per una associazione funzionale : si pt1ò benissimo, ed è logico, spiegare la cosa come fenomeno se· condario ad alterazioni del ricambio per l'abolita


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SEZIONE PRATICA

funzione paratiroidea, tanto è vero che l'avvelena· mento cla fosforo (GURRIERI) produce lo stesso ef· fatto~ e che una vera intossicazione dell'organismo da abolita funzione paratiroidea è dimostrata dalle atrofie primarie che si riscontrano nel midollo spi· nale dei cani sparatiroidati (VASSALE e DONAGGIO). ~ranno inoltre ricordate a questo proposito le se· guanti osservazioni (VASSALE) : che la tetania pa· ratireopriva ha un decorso meno act1to n ei cani molto vecchi~ che il vitto carneo accele1·a e ag· gra,·a i fenomeni mentre il digi11no li attenua; cl1e nei cani paratiroidectomizzati la g11arigione della ferita al collo per prima intenzione è la re· gola, mentre è difficile ottenerla negli animali ope· rati di tiroparatiroidectomia. Questi fatti vanno tutti in appoggio al concetto che la esportazione dell~t tiroide rallentando i processi metabolici fa si che nell'n.nimale spnratiroida.to si fabbrichino veleni in minor q11antità e quindi si attenuino i fenomeni morbofii. Ed altri fatti ancora appoggiano il concetto del· l'inclipendenza funzionale dei due organi. Negli animali colpiti per paratiroidectomia parziale da in ltfficionza fu11zionale di q11esti organi i fenomeni possono o, sere fnga.ti con l'ingestione di sostanza tiroidea, purchè ql1esta si somministri in forte qllantità: l'azione t1tile è qui spiegata dalla presenza nello tiroidi ingerite delle parH.tiroidi interne. D el r CHfO l\fgu. su, EASTERBROOK' HUTCHINSON 11on ottonu ero alcun miglioramento somministrando ghian(lolc paratiroidi nel mixedema. mentre gli ste8~i. e Lt1. E~1\., videro i risultati benefici che la sostanza pa,ra1 iroiclea produce negli animali paraiiroidectomizza ti. La teoria dell'indipendenza funzionale, sostenl1ta <lèt V A8SALE, ha perciò basi solide dal lato speri111enta.le. Ma va ricordato che la clinica e l'anato111ia patologica l'appoggiano ancora validamente. È 11oto che le conseguenze delJn, tiroidectomia n ell'nomo sono dagli autori divise in tre gruppi: a) esito letale in pochi giorni o al massimo in settimane, coi sintomi di tet~nin pura; . b) fenomeni di tetania che poi scompaiono len · tamente senza esser succedl1ti da fatti mixede· matosi; o) fenomeni di tetania che si accompagnano in seguito a fenomeni mixedematosi o che, dopo la loro scomparsa, lasciano il posto alla cachessia Rtrumipriva. Orbene queste tre forme di tetania clinica, mor· tale, transitor;a e cron,;ca trovano un riscontro per· fetto nell'esperimento e corrispondono : la 1a al -0aso che insieme con Ja tiroide vengano esportate completamente le paratiroidi· la 2a a un maltrattamento, durante l' operazione, delle paratiroidi lasciate in sito, donde un'alterazione momentanea della funzione paratiroidea; infatti nell'uomo le pa· i·atiroidi inferiori sono alquante discoste dalla ti-

roide in modo da poter essere possibile il rispar· miarle nell'operazione del gozzo (CHANTEl\IESSE e MARIE, 1893). Non compa.iono poi tardi vamente i fenomeni mixe · dematosi perchè frammenti di tiroide sono rimasti in sito, o si hanno tiroidi accessorie : la 3a forma infine si ha per tiroidectomia totale e paratiroi· dectomia parziale. E prove cliniche non meno importanti sono quelle di WEIS e di MECNERT di accessi di tetania scop· piati dt1rante la gravidanza in donne operate di gozzo : quello di MEINERT coincide singolarmente con l'osservazione spf?rimentale di V ASSALE di una cagna privata delle due paratiroidi interne e di t1na esterna. nella quale un anno e mezzo dopo l'operazione scoppiarono durante l'allattamento gravi e ripetuti accessi di tetania che poi scomparirono • • • • • per r1compar1re ancora in una st1ccess1va gravi· danza. Evidentemente in questi casi persiste allo stato di latenza una insufficienza ftmzionale para· tiroidea pronta a manifestarsi alla prima causa occasionale. Del resto v'è ora tendenza manifestata a ricono· scere in lesioni funzionali delle paratiroidi certe forme di convulsioni dei b<:t mbini di tetania dell'a · dulto, casi di eclampsia ed eventt1almente alc11ne forme di epilessia (JÉANDELIZE), tendenza git1stifi· cata dai benefici effetti della opoterapia. ~Ia s'è accennato ancora a prove anato1no-patologiche, e queste riguardano i casi di CHIAltI e di M ARESCB di assenza congenita delle tiroidi con presenzn, delle paratiroidi inferiori, di strntt11rn normale. La teoria dell'indipendenza fnnzionale delle para· tiroidi, che ha il suo più. valido e convinto soste· nitore nel VASSALE, ha dunque le sue basi solide nei risultati concordi della clinica, dell'esperimento e delle ricerche anatomo ·patologiche. l\rientre la tiroide ha una funzione trofica sulla nutrizione generale, le paratiroidi hanno llna fun· zione antitossicn. E i rapporti funzionali tra q11esti organi ghiandolari non sono già diretti, coine vor· rebbe GLEY, ma indiretti, quali hanno fra di loro le ghiandole a secrezione interna, che col loro pro· dotto posson dirsi moderatrici del ricambio per la cui alterazione si comprende come esse venga.no a modifi~are la loro attività secretoria.

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IL POLICLINJCO

PRATICA PROFESSIONALE Su due casi di settiee1nia diplococcica.. di Firenze pubblica nella Rivista critica di cli1iica niedica, 1903, n . 9, questi due casi:

FEDERIOI

I. - Una donna di 26 anni, ammala improvvisamente in ottavo giorno di puerperio (forse rimase un lembetto di placenta inespulso) con affanno e cardiopalmo; nel nono giorno è presa da profondo malessere, brivido (T. 37,8) e sudore pro· fuso delirio gaio, euforia, respiro superficiale (42), polso filiforme aritmico (140). Cianosi, turgore delle vene al collo · raccolta liquida fino all'angolo della scapola circa dai due lati e al disopra scrosci pleurici fragorosi, non focolai rilevabili pneumonitici; cuore sfiancato ; rumori pericardici alla base ; lieve raccolta liquida peritoneale, milza e fegato ingranditi. Nulla ~i genitali ; dalle urine albuminose con cilindri ,jalini ed epite liali, corpuscoli rossi, molti leucociti, le colture dànno diplococco di Frankel che fu ottenuto anche dal sangue, assai virulento. La temperatura fu a 38° la sera per 2, 3 giorni, poi al più 37 ·3, 37 .5 la sera e così per un mese. Gli essudati pleurici rapidamente si assorbono, per· siste invece stipsi, tumefazione del ventre, vomito facile, e l'ingrandimento del fegato. Dopo un mese recidiva con sintomatologia egua.le a quella già presentata; dal sangue si isolò ancora puro il diplococco. Così avvenne per varie volte finchè in capo a sei mesi l'ammalata si spense cachettica. Il fegato era voluminoso, ligneo e vi erano segni di stasi portale e della ca,ra ascendente ; le urine albuminose, il cuore insufficiente. La temperatura nei sei mesi raramente arrivò a 38° C. Dal sangue a intervalli si isolò sempre e solo il diplococco di Franl{el. Non si potè fare l'autossia. CASO

II. - Una donna di 25 anni~ sembra dopo un aborto, fu presa da dolore al precordio, affanno, tosse inane, febbre. Entrò in X. giornata di malattia in clinica (dove la febbre non superò mai il 38°). Il polso (128J è aritmico, piccolo; respiro frequente superficiale; senso d'ambascia lieve; quasi euforia. Vi è raccolta pleurica bilaterale con scrosr.i pleurici a sinistra. Vi è versamento pericardico. Fegato grosso; ascite. Dal sangue si ha il solo diplococco di Franke]. Urine albuminose con molti cilidri jalini ed epite· liali e diplococchi. lVIuore per sincope il 5° giorno. .A.11 autossia si trovò la polisierosite, poi fegato grosso a noce moscata nefrite acuta· grosso coagulo nell'utero la cui mucosa era abrasa in molti punti. In alcune sezioni di rene si dimostrò il diplococco di Frankel. econdo 1 A. con quasi certezza nel primo caso, CASO

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IX, F ASC. 28)

con assai probabilità nel secondo la porta d'ingresso fu l'apparato genitale. Singolare è il quasi assoluto silenzio di fenomeni subiettivi, la mancanza. di dolori, la modica febbre, la invasione di tutte le sierose, mentre i polmo1ù e l'endocardio che pm· son prediletti dal diplococco sono immuni, ~entre questo è nel sangue e nel rene ove dà grave nefrite e mentre dà gravi alterazioni del fegato. L' A. insiste sulla impronta clinica speciale dei due casi di infezione diplococcica.

Complicazioni ossee nella varicella. VOITURJEZ

di Lilla, distingue due varietà di

complicazioni ossee nella varicella: la prima, ordi· nariamente benigna, che termina senza suppura· zione, semplice osteite con.gestiva che interessa la diafisi delle ossa lunghe ed è dovuta allo stesso virus variolico; la seconda, dovuta ad t1n'infezione secondaria, p er lo più streptococcica, che ha sede alle estremità delle ossa lunghe e prende la forma di una osteomielite purulenta.

Un caso di pioemia do ruta ad uretrite blenorragica. riferisce questo caso. La pioemia, egli dice, è facile a riconoscere quando ha per punto di parten~a una s11pp111·azione traumatica o un'infezione puerperale. Non è più lo stesso quando l'infezione si sviluppa senza lesione primiti,ra apparente ; la dia· gnosi diviene allora incerta e p11ò smarrirsi su altre analoghe affezioni. Nel caso riferito si credette dapprima in un ' reumatismo acuto, tanto più che i salicilati ebbero un'azione favorevole. Poi si pensò alla possibilità di llll reumatismo blenorragico. ~Ia aggravandosi lo stato dell'infermo, specialmente dal punto di vista generale, si pensò ad un'infezione settica generalizzata. La reazione di Widal fl1 negativa; si poteva pensare ad una tubercolosi miliare, ma gli sputi non contenevano bacilli. Il malato mori con febbre, prostrazione, dispnea. All'autopsia si trovarono parecchi ascessi in· torno al bacino e nella regione dell'appendice xifoide. Il pus conteneva dei gonococchi. L~esame del sangt1e era rimasto negativo. (Médeci1ie 11ioder1ie, 6 n1aggio 1903). BAUMANN

1

Un nuovo metodo di applicazione della reazione di Widal per la diagnosi della febbre tifoide. .A.. F. WoLFF descrive il metodo di

WYATT

JOBNSON.

Un'ansa di feci del caso sospetto si distende sulla superficie di un tubo di agar e si porta in laboratorio. In mancanza di agar si imbeve di feci un pezzo di carta e da questo si preparano culture in


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IX, F ASC. 28J

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SEZIONE PRATICA

I

brodo, che abbia un'alcn.linità corrispondente a 1·2 °/0 di soluzione decinormale. Il brodo si tiene alla stufa per 12 ore, e poi si l1tilizza per l'esame. Contemporanean1ento al saggio delle feci si prende un saggio del sangue, che si mescola. come al solito, con la brodo-cultura per fare poi l'osservazione al microscopio. Se vi ha un sufficiente materiale agglutinante, i bacilli del tifo eventualmente presenti si ag· glutinano, m ontre i colibacilli restano liberi e mobili. Quando qt1esta reazione è positiva si è alme110 al secondo sette11ario. Quando la reazione manca si prova un altro saggio di brodo-cultura col sangue di tm tifoso in stadio avanzato, di cui è stato spe· rimentato il potere agglutinante col metodo comune. Con questo siingue, se le feci contongono bacilli del tifo, bisog11a a vere L1nn. reazione })O iti ,~a: allora si tratta. e.li infezione tifosa. ma si è ancora al primo settenario. Con questo 111ctodo, cho ha dato a \VoLFF s em· pre buoni riFn1Jtati, si può dunque non solo far la d!gnosi cli tifo, ma preci are ancl1& lo stadio clella malattia. (A11ierica11 ./onr11al o/' lite 111 edical scie11 ces, n. 373, aprile 1903).

Il segno di Kernig nella tifoide. cli Lilla, ha cerca,to iste1naticamente il segno cli K ornig in 30 casi cli febbre tifoide. nel l)ambino. Lo ha. tro,·a.to 22 volte, 15 -volte nettissimo, 7 -volte leggiero. K el bambino il segno di Kernig si osserverelJbe dunque n el ±5 °/0 tlei casi di ti· foide. ©ARRifJ rtE,

APPUNWI DI ll'El)_APIA Prognosi e cura delle a1fezioni sifilitiche del sistema nerToso. In ogni processo sifilitico Rj possono distinguere due elementi: il neoplastico e l' infiammatorio. Quanto più acuto è il processo. tanto più prevale l'elemento infiammatorio. L'elemento infiammatorio prevale nella meningite sifilitica,, la quale è diffusa e spesc:;o bilaterale ed è tanto più curabile per quanto piit acuta. La mielite acuta è frequente nei primi stadii della, sifilide costituzionale, e spesso non è perfettamente curabile. L' infiammazione locale cronica della cor· teccia cerebrale ha altri effetti assolutamente do· vuti alle alterazioni degli elementi ner,rosi. Uno dei caratteri essenziali del processo specifico è quello di essere modificato dalla cura, ma questa può non produrre effetti sulle alterazioni semplici, da cui direttamente dipendono i sintomi. Le probabilità di miglioramento e di guarigione dipendono dall'estensione che, dopo la rimozione

della malattia specifica, serba il processo semplice, dal quale dipendono i sintomi. In tutti i tessuti vi ha una grande tendenza alla riparazione, se le al· terazioni non hanno prodotto una distruzione. Cosi nelle ostruzioni vasali, avendosi una distruzione permanente di tessuti. la funzione può essere ricuperata solo in quanto l'altro emisiero· è capace di una compensazione; mentre nella compressione la possibilità della guarigione dipende in parte dal suo grado, ma sopratutto dalla sua durata. Molte volte la diagnosi, o l'intervento terapeutico efficace, sono tardi e si fanno solo quando si sono prodotte lesioni parzialmente, o totalmente irreparabili. In generale la causa dei sintomi delle varie lesioni si· sifilitiche, che alterano il sistema nervoso, è un ri· sultato secondario del processo specifico. Vincendo questo con la ct1ra, si viene completamente per quanto è possibile, anche all'altra . I risultati della c11ra del processo specifico dipendono sempre dalla sua durata. • Le manifestazioni sifilitiche possono avere un decorso vario, ed in generale quanto più rapido è il loro decorso, tante minori probabilità di st1ccesso ha la c11ra specifica. Si può dire che negli ultimi anni nessun progresso si è fatto nella cura della sifilide. Il mer· curio ed il j odo si conoscono da lunga pezza. Il merc11rio è un veleno, ma può ben circolare nel sangue in una quantità capace di ainmazzare ogni orga.n isino patogeno, ma incapace di distruggere gli elementi vitali del corpo. Il mercurio è il vero r imedio antisifilitico, giacchè il jodo, come Rcrive NOTHNAGEL, può solo agire n ella sifilide terziaria, nelle affezioni iperplastiche delle glandole linfatiche e della tirojde. Il mercurio dà facilmente fenomeni d'intossicazione. Il GOWER • crede che il ' recchio metodo delle frizioni sia ancora il miglioro. Il Gow:mRS dice che la cura specifica dev'essere energica, breve, ripetuta, ma non continua. Essa va fatta per un paio di mesi, ripetuta ogni 2-6 mesi, ed associata al jod11ro per 3-4: settimane, ogni 4 mesi nel primo anno di malattia e ogni 6 mesi negli anni seguenti. Un'energica cura mercuriale non può es· sere continuata per più di 6-8 settimane. Il jodttro si può dare generosamente. Ma la cura specifica non p11ò riparare alle le· sioni distruttive e specialmente a quelle lesioni, che dipendono dall'intossicazione più che dall' in· fezione. Nè il mercurio, nè il jodo possono fare ri· generare un tessuto distrutto, massimamente quando si tratta di un tess11to tanto delicato quanto il n ervoe:o. È qt1esto appunto il caso delle lesioni postsifilitiche, parasifilitiche, delle quali in alcun modo può aver ragione la cura specifica. (Britisli 1ttedical jonr11al, n. 2205 ± aprile 1903).

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IL POLICLINICO

Infezioni di calomelano nella cura della sifilide. Queste iniezioni furono fat.te la prima volta nel 1864. Nel 1883 questo metodo fu tentato ancora. Anche FoURNJER, nel 1896, le ha adoperate in gravi casi di ulcera fagedenica della lingua., di sifilide maligna, di glossite sclerotica terziaria, di grave laringite e di ostinate affezioni specifiche linguali. Le ha anche usate nell'irite, nella sifilide galoppante, ecc., con efficacia variabile. Così racconta il LESSER fu Die Tlierapie der Gegenzva rt (gennaio 1903) ed aggiunge che queste inie· zioni producono effetti spiacevoli, febbre, eritema, stomatite nefrite, enterite, e, finalmente, tutti i sintomi dell'avvelenamento mercuriale. E conclude che questo metodo di somministrare il mercurio nella sifilide è pericoloso ed è solo indicato in casi eccezionali, nei quali tutti gli altri metodi abbiano fallito. •

La sintpatectomia nella cura della epilessia essenziale. (Cliii. Med. It., 1903, n. 1) ri· feriscono du~ casi interessanti d'epilessia essenziale. In uno per resezione del simpatico di destra al collo, poi del sinistro non si modificarono le crisi nè per frequenza, nè per durata, nè per intensità. Nell'altro si ebbe per circa due mesi trna notevole diminuzione di frequenza, di durata, di intensità degli accessi. N ell uno e nell'altro caso alla simpatectomia seguì miosi transitoria, nè si ebbero fenomeni vasomotori del capo. Gli A.A. ritengono che, data la incertez~a nel po· tere produrre con la simpatectomia una vasodilatazione e invece la possibilità di produrre una 'ra. socostl'i~iooe, dalla simpa tectomia è più probabile attendersene t1n danno per l'epilettico, dove si pensa che l' a.ccesso vada unito a vasocostrizione cerebrale nella corteccia.; la circolazione cerebrale, pur essendo in parte influenzata dal simpatico~ è regolata da t111 appa,recchio motore intrinseco. La statistica dei casi opera}i dimostra l'inefficacia della simpatectomia; vi fu t1n benefir.io transitorio in alcuni, così come in epilettici un trauma accidentale o chirurgico può alle 'rolte operare. Perciò gli AA. ritengono doversi le operazioni st1l simpatico nell' epilessia essenziale proscriverfi. TERRILE, ROLANDO

Applicazione terapeutica della puntu1·a lo1n bare. Si è cercato per mezzo della puntura lombare, di iniettare, nelle meningiti, sostanze potenti anti· batteriche entro lo spazio aracnoideo. pecialmente importanti sotto questo rapporto sono le ricerche di parecchi autori italiani. Così afferma il NEUBURGER nei Medici1iisclte Bliit· (22)

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ter e cita le forti percentuali di guarigioni ottenute in Roma dal Concetti, che nel 26 °/0 dei casi di meningite diplococcica ha salvato i bambini con iniezioni di un siero antipneumonico.

VA.Rl:A La mente di E1nilio Zola. - Il BrANOHI ha splen· didamente illustrato la mente di Emilio Zola in una commemorazione alla lega democratica napoletana. L'opera di Zola, dice il BIANCHI, è proteiforme, e la figltra dello scrittore cangia secondo l'angolo d'incidenza dGlla luce, della critica. L'artista, lo psicologo, il sociologo, il biologo, l'uomo politico si seguono, s'incontrano, si fondono, e pure è un tutto armonico di tutte queste figure, da cui, come per una rapida soprapposizione fotografica, ne nasce una sola, che prende il suo posto sulla linea ascen· sionale dell'umanità. L,opera di Zola non dev'essere giudicata solo nei suoi particolari, nelle sue parti, nella forma letteraria, nello stile, negli aned· doti, negli episodi, nei disegni della scena, nella tonalità dei colori, o nell'armoni"' della frase, o sin· golarmente nei pezzi onde risulta tutto il grande edificio quale fu concepito dalla sua mente; l,opera di Zola dev'essere sopratutto giudicata nel suo in· sieme, nel suo piano, nella s11a architetturH, nel st10 svolgimento, nella sua finalità. Zola è il romanziere della vita che palpita entro di noi e sotto i nostri occhi, ed ha proceduto nell'arte con i metodi della biologia moderna. La grande squisitezza dei suoi sensi si traduce in penetrazione straordinaria della sua osservazione. Nulla gli sfugge e tutti egli raccoglie i palpiti e le gioie e le ansie e i delirii della vita, e plasma con magistero meraviglioso -della parola e dell'arte. Zola non domanda alla storia nè i suoi piani, nè i suoi protagonisti: non costringe l'anima sua su di un episodio storico, o passionale nel quale s, inebbrii dell'armonia della frase, si accenda della propria fiamma che arde e si trasfonde nell'arte, o si vivifichi nella musica della parola : egli invece è un osservatore fine, acuto, sinceJ'o, felice della Tita moderna in tutte le sue forme, in tutte le mo,·enze, in tutti gli atteggiamenti, in tutti i palpiti, in tutte le aspirazioni, nelle sue gioie, nei s11oi dolori, nelle passioni, nei suoi istinti, in t11tti i gradi della sua forza. I tipi che Zola pone in iseana rappresontano tutte le gradazioni evolutive e degenerati--ve dell'uomo nel periodo storico della nazione e conden· sano un trattato di teratologia e di patologia so· ciale. L'eredità psicopatica e l'ambiente sono i due grandi produttori della fogna sociale, e Zola for· nisce materia e stimolo per un lungo ed ardito la· voro di legislazione sociale, che deve prevenire la degenerazione ed assicurare ai paesi latini la forza. e la vittoria.


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SEZIONE PRATICA

Zola con una meravigliosa padronanza di fatti e di forme dà il più grande trattato della patologia dei caratteri come nessl1no finora a ve,, a descritto. La prima parte dell' ope1·a di Zola. mira evidentemente alla rigenerazione della sua stirpe. P er lui tutti i fattori biologici concorrono favorevolmente o sfavorevolmente alla forma e alla forza della vita; il buon esempio, l'educazione. la misura del lavoro, la buona nutrizione sollevano il carattere morale dell'uomo. Col Loarde. · Zola inaugura tutto llll vasto disegno di terapia e profilassi sociale. Lo turba la limita· zione dell' amore e della famiglia, e in Fécondité attacca codesta violazione delle leggi n~ali e la tendenza all'infanticidio, ormai organizzata in Francia. Nel Paris, oltre il bassorilievo scolpito da mano maestra sul marmo della storia rappresentante la \ita contemporanea di quella metropoli, assume più il carattere di precettore etico e di riformatore sociale, che si accentua nel Pravait. Zola è di quelli che credono alla potenza evolutiva dello spirito umano cosi nel dominio del conoscere, come in quello del sentire, ed egli insinua· con fine arte e con metodo progressivo la sua con· vinzione nell'anima popolare. Ma nel processo evolutivo della s11a mente, Zola non ha serl>a to la gi11sta misura: il biologo si è rin1pirciolito e la fantasia si è Rbrigliata, e ci ha dato rapprel-'entazioni che esorbitano di parecchio i confini <lel ' reristno biologico · la produzione secondaria germoglia tiella sua mente fe<'onda, n1a l' effetto che ortisco occede le st1e previsioni. La visione che Zola ebbe di uua società perfetta, com' egli la clescrive, è ltna cr eazione idealh;;tica, che sorpassa i confini del verismo biologico, fra i ql1a.li egli si era mantenuto, ed in esagerazioni egli cade qua e là n ei romanzi. P er BIANCHI Zola è nevrotico, ma nè degenerato, 11è pessimista. E Zola non è n eanche lln genio. Nè in scienza è genio perchè non vi è originalità di ricerche, nò in arte, perchè non v i è originalità di metodo che crei una nuova estetica. La genialità per BIANCHI sta nella concezione artistica di un immenso disegno che rappresenti l a vita moderna e opratutto la sua patologia; la genialità sta nell'architettura me1·avigliosamente complicata di tutto il romanzo della vita~ dalla prima all'ultima pagina della sua produzione; la genialità sta nella conce· zione artistica della vita intonata al colore che gli dava la piega dei tempi. Zola riassume nella su a mente tutta la vita contemporanea, sintetir6~a tutti i mali, tutti i dolori, tutte le aspirazioni del popolo; gl' inconsci attriti di milioni di coscienze e di molte generazioni scintillano nella sua anima; la miseria ch e s' inebbria n ell'al· cool, o che si addormenta nella brutalità dell'amore manda al s~10 spirito infinite onde che esso trasforma in una nuova forza nella poderosa fucina della sua

mente, e la condensa negli accumulatori del s uo cervello, ed infine esplode come una nuova religione fecondatrice dello spirito umano. Ma ii suo c6mpito era finito; il ciclo dellet. sua vita era chiuso. Ogni a.lt1 o prodotto d~l suo spirito non poteva essere che ripetizione. E tale fu. Egli decadeva, ed è morto in tempo, lasciando alla razza latina assai meglio ill11minate, che prima non fos· sero, le due vie sempre aperte '1lla vita dei popoli come a quella degli individui: quella della ingiu· stizia, dell'ozio e della brutalità dei piaceri, che rappresenta la degenerazione e la miseria~ e quella della verità, della giustizia e del lavoro che simbo· leggia l'evoluzione e la vittoria. (R1f. n·ied., n. 16, a. XIX).

La tube1·colos i in rapporto alla rendita. - .A.d Amburgo, su 10,000 contribuenti si trova una m ortalità per tubercolosi di 10. 7 in quelli la cui rendita oltrepassa i 3500 marchi ed una mortalità di 39. 3 in quelli la cui rendita oscilla tra 900 e 1200 marchi.

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Un bel record. - Il Boston 11Jefl. a11,d Surgicat Joziruat, nostro eccellente confratello americano, ha festeggiato il 75° a.nniversario d ella sua fonda· zione. . Un solo giornale settimanale medico, crediamo. ha una più lunga esistenza ed è il Lancet, di Londra.

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kUBIUGA DELL'UFFICIALE SA.NITAIUO •

ed.. IO-IEN'E

ISTITUTO D'IGIENE DELLA R. UNIVERSITÀ DI ROl\IA.

Una nuova sofisticazione del catt'è tor1~e­ fatto e macinato con la polvere di su- · ghero per il dott. A .

BAJA.RDI.

Il caffè specialmente torrefatto, ridotto in frammenti e triturato va soggetto, come è noto ad una serie di sofisticazioni numerose. Conosciute sono quelle consiste1Lti n ell'aggiunta dei così detti succedanei del caffè, come la ci coria, l'orzo, le ghiande, i fichi seccati e torr efatti e cosi via dicendo, a cui si possono aggi1mgere quelle delle polveri minerali e delle materie le più di· verse. L'indagine cl1imica molte ,.,olte, l 'indagiJ1e microscopica il più delle volte servono a mettere in evidenza queste sofisticazioni e il còmpito dell osservatore è facilitato da una serie di procedimenti coadiuvanti, in seguito ai quali riesce piì1 facile la scoperta delle medesime. Cosi, per esempio, per ricercar e la cicoria è noto il vecchio trattamento dell'acqua la quale si tinge in brlino scuro quando

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il caffè contiene la cicoria, mentre rimane limpida o no11 acjdificata senza anche tingere dopo 'rari quando in essa si versa il caffè genuino. giorni l'acqua sottostante, ciò che non succede alla .A. ragion del vero le ricerche bromatologiche polvere del caffè la quale a lungo andare, benchè dimostrano però che non appena scoperta una so- in gran parte galleggi, tuttavia finisce col tingere fisticazione i rivenditori al minuto ne trovano l'acqua in giallo più o meno carico. un·altra ed è cosi che il capitolo che riguar,fa la Ma in fatto non è certamente possibile che venga sofisticazione di q t1esta droga viene continuamente in mente a qualcuno di sostituire tale polvere a ad arricchirsi ed i bromatologi sono costretti a quella del caffè · tutt'al più, come nel caso da me tro,rare nuovi procedimenti per mettere in evidenza indicato, potrà venirvi aggiunta. In tal caso il pro· cedimento per riconoscerla esige un' indagine al· i nuovi materiali aggiunti o sostit11iti al caffè. Recenti osservazioni da me fatte sopra il caffè quanto minuziosa a cui bisogna accoppiare in lll· torrefatto e macinato ini condussero a tro·v·are la "tima analisi la ricerca microscopica. Occorre anzitutto cercare di separare questa possibilità di rinvenire dei frammenti di cellt1le poligonali a pareti molto sottili, i quali pei loro polvere dal caffè e per far questo bisogna spossare prima la polvere, di caffè in esame, in maniera da caratteri morfologici non si potevano riportare a ottenere t1na polvere la quale vada a fondo nelnessuno degli elementi finora noti. Il materiale col quale era sofisticata q11esta poll'acq11a. Si prendono quindi 5-10 gr. di essa e si -vere di caffè sottoposi a speciali trattamenti con fanno lJollire in 50 eme. di acqua meglio se H.cidulata sali e con acidi e all'azione del cloroioduro di zinco con HOl · dopo 8-10' di bollitura si versa il mate· per la reazione della cellulosa e potei notare che riale in tm bicchiere a calice e si lascia raffred· -esso presen..tava 11na resistenza speciale agli acidi dare · la polvere di caffè torrefatto e spossato va minerali e agli acidi ol'ganiéi in genere dimostran· a fondo, la polvere d i sughero invece rimane a -dosi soltanto lentamente attaccabile dall acido ero· · galla. Se rimangono doi dubbi si può versare il liquido mico. Mancava in esso la reazione della cell11losa contenente la polvere invece che in lm bicchiere a nè era possibile dimostrare per mezzo di reazioni calice in un imbuto al cui collo si attacca un tubo microchimiche la presenza di ·altri n1ateriali vege· tali; soltanto trattando coi metodi di ricerca della di gomma stretto da una pinza. Appena form~ tosi il deposito si apre la pinza., si fa cadere il depo· s11berina ottenni delle reazioni le quali mi fecero sito insieme a dell'acqua in un sottostante bic· pensare all'aggiunta di sughero polverizzato. chiare a calice ripetendo l'operazione più volte con In segt1ito a tale risultato pensai di occuparmi l'aggi11nta di nuova acqua fino a che si è sicuri della question~ dell aggiunta della polvere di su· che tutto il caffè spossato sia venuto a separarsi. ghero torrefatta come mezzo di sofisticazione del Sopra un filtro di carta si raccoglie ciò che è caffè per precisare bene la possibilità dell'esistenza rimasto galleggiante e lo si secca a dolce calore di una tale a.ggiunta. La polvere di s11ghero si trova in commercio e in una stufa, qualsiasi; seccato si raccoglie e un pizzico si dibatte in una, pro"'\retta contenente del ris11lta dalla limatura e segatt1ra del sughero, resi· cluo della fabbricazione dei tappi e di molti altri xilolo. In questo liquido il caffè spossato va a fondo oggetti come isolatori pel calore, articoli da pesca, da toeletta, ecc.; si adopera per imbottire materassi, mentre 1a polvere di sughero rimane costantemente per giocattoli, per imballaggi, per pirotecnia ma a galla. Si può poi avva.lorare la diagnosi di polvere di per lo più serve come riempitivo delle scatole con· sughero prendendone un pizzico di quella che è tenenti materiali ·delicn.ti, frutta, ecc. e questo suo uso fa comprendere come pervenga con facilità nei rimasta secca sul filtro e stropicciandola sopra un 11egozi dei droghieri i quali la utilizzano a danno foglio di carta bianca; in tal caso la carta si yiene a tingere in nero. della povera gente che compera il caffè torrefatto La polvere di caffè se spossato e anche se non al minuto in cartocci già pesati. Tale pol,rere si presta molto bene torrefatta, a confondersi con la è spossato tutt'al più imprime alla '!arta 11n colorito marrone. Questa prova non riesce molto bene se polvere del caffè macinato, poichè è costituita da llna polvere di colorito marrone più o meno carico, la polvere di sughero è mescolata alla polvere di so.migliantissima alla polvere del caffè qt1alora la caffè torrefatto; per quanto in questo caso il co· iorrefazione venga fatta a lento calore di un colo· lorito della carta tende piuttosto al bruno perchè vi sono dei succedanei del caffè coi quali quest'ulrito nero se torrefatta ad alta temperatUI'a. timo p11ò essere sofisticato che dànno un colorito Per riconoscere q11esta sofisticazione i procedi· uguale. menti da adottarsi sarebbero facilissimi qualora si Ad ogni modo la polvere di sughero mescolata trattasse di una semplice sostituzione di polvere di al caffè si può riconoscere in modo assoluto trat· sughero a quella del caffè : poieh è basterebbe tener tando la polvere che rimane galleggiante nell'acqua conto della proprietà che ha la pol,rere di sugh ero di galleggiare nell'acqua fredda o calda, acidificata bollente o meglio a.ncora ullo xilolo, in un ,·etrino (24)


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SEZIONE PRATICA.

da orologio, con acido cromico, scegliendo possibilmente una soluzione satura. Se si tratta di polvere di sughero i frammenti non si sciolgono anche dopo 24 ore di azione a freddo, se invece si tratta cli polvere di caffè si forma tma poltiglia densa, omogenea brtma. Esamina11do al microscopio un i'\o · di matel'iale cosi trattato i frammenti di sughoro appaiono costituiti da un reticolo a pareti sottilissime che circonda degli spazi poligonali (vedi fig. - Oc. 3 Hug.: Ob. * Kor.): se si tratta di pol,ere di caffè

tutto è sciolto si porta a secco e si estrae con etere. Se la sostanza così trattata è costituita da sughero per evaporazione dell'etere rimane come deposito dell'acido ceri11ico, solubile in alcool, etere, benzina e clor0formio. •

INTEllESSI f llOFESSIONALI Il progetto sull'assistenza sanitaria • • nei comuni. Sedute 7-13 nia.r;g io.

nel campo micro co1)ico non si scopro 11t1lla di ben (lefinito. Questo n1etodo si })UÒ anche ado1)erare direttame1lte stilla polYere del caffè sofisticato facendo agire su dei pizzichi della medesima, la ol11zione satt1rc.t cli acido cromico eù esn.minando dopo :2± ore una goccia del materictle al microscopio. Però è sempre 111c~glio cercare di E:elezionare prima il st1· 0'}1ero dalla pol ,·ore per gi11ngere a ris11liati pi1't posit i'\pi. Si potrebbero anche raccogl iero i fram1nenti di polvere rimasti galleggianti sull'acqua bollente e farne clello sezioni, trattanclo poi q t1este sotto il campo micro~co1)ico co11 ttclan Ill che tinge solo le pareti eellulari st1berifica te in rosso-<;arminio caratteriRtico ~ però 1101 sugl1ero torrefntto qltel'>ta co lorazione 11on è così netta e in ogni caso il }Jrocedimento è troppo incomoclo perchè po. sa a1)pliC<trsi nella pratica. Si possono però raccogliere i piccoli frammenti e ' "'edere se trattati con H 2 {), }Jt1ro, o col r eatti,ro cupro-ammoniacale resistono; ciò che può facilitare le ulteriori ricercl1c e far sospettare la pre~enz~t di st11Jerina. Si potrebbe a11che ricorrere alla seguente rea· zione chimica per la dimostrazione della st1berina, ina questo solo nel caso in cui si volesse proprio assolutamente togliere qualsiasi dubbio ciò che non mi sembra possa accadere in pratica. A. tal uopo, ad ogni modo, è bene sempre pro· cedere anzitutto alla, separazione clei framn1entini di sughero 11el modo già indicato. Si prenclono quindi pochi grammi (4:-5) della sostanza ch e gal· leggia, si triturano in mortaio con acqua, e si filtra; si raccoglie qua,nto rimane sul filtro e si pone entro una capsulina; si aggiun ge acido nitrico (5-10 eme.) o un pizzico (1 gr. circa} di clora.to ùi potassa. Si scalda sotto la cappa e a leggero calore : quH.ndo

Abbiamo dato nel numero precedente lln resoconto sommario della discussione generale su questo progetto di legge; diamo oggi analogamente il re· .soconto della disc11ssione degli articoli, onde per cognizione diretta e de t'isu i nostri colleghi si facciano un'idea del modo e dei criteri con ct1i si è fabbricata questa legge.

Disczissione de,qli articoli. GATTONI, sull'articolo 1°, chiede se la ft1nzione di ufficiale sanitario potrà ancora essere c11m ulata con ql1ella di 1nedico conùotto, come per la legge ' '"igente. GIOL11'TI, 11iinistro del t'interno, risponde che le due funzioni potranno ancora essere cumulate, per quanto sia dosiderabile che siano distinte quante volte sarà possibile. RAl\!POLDl propone tln articolo in sostituzione all articolo 1°, diretto a megJio chiarire l'intento di questo articolo primo a determinare i rapporti fra i labora,torì di vigilanza igienica e gli ufficiali sanitari, e a crea,re sc11ole professionali per infer• • m1er1. Non insiste però in quest'ultima parte. GIOLITTI 11iinistro rletl'interno, nota che la que. tione delle scuole per infermieri potrà tro,rare il suo l11ogo in un disegno di legge s1tlla pt1bblica beneficenza, fli prossima presentazione. Osserva poi che le relazioni fra i laboratori e gli ufficiali sa:nitari, e le altre modalità di cui ha fatto cenno l'onore·vole Rampoldi, potranno esser disciplinate nel regola1nento. Ro, ELLI propone un'aggilmta per determinare lo stipendio ininimo mensile, proporzionale alla popo· lazione cli ciascu11 Comune, per l'ufficiale sanitario. Nota in proposito che l1a poca fiducia nella costituzione cli consorzi volontari per l't1fficiale sanitario. GIOLITTI, 11iinistro dell'interno, avvertendo che la pesa per l'ufficiale sanitario è obbligatoria e quindi può essere inscritta d'ufficio nei bilanci comunali, non crede necessaria l'aggiunta proposta dn.ll'ono· re\role Roselli. FRASOARA GreSEPPE esprime il timore che l'opera dell'ufficiale sanitario rimarrà di poca o niuna. effi· ca.eia finchè non si por·r à, questo funzionario alla diretta dipendenza dello Stato. . Propone poi un'aggiunta per la istituzione obbligatoria di laboratorì sani tari pro,rinciali a spese dei Oo1nt1ni consorziati. GIOLITTI, JJtinistro dell' inter1to, nota che l:istitu· zio ne dei laboratori provinciali trova molte diffi · coltà e prima di tutte quella della spesa, e che i t25J

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laboratorì della Direzione generale di sanità, oltre a q11elli già sorti i.11 "\'" ari grandi Oomuni, sono suf· ficienti. Non può accettare alcun emendamento. CELLI, relatore, sebbene a malincuore, deve associarsi al ministro n el pregare i proponenti di non insister e. · SANARELLI ave,ra p1·esentato un articolo sostitu· iivo; ma dopo le dichiarazioni del ministro non v'insiste. Lamenta però che la legge non corri· sponda al suo concet to primitivo che era quello di migliorare le condizioni dei medici condotti. R AMP(>LDI, FRASOARA GIUSEPPE, R OSELLI non insistono nelle loro proposte. Pozzo MARCO propone lln emendamento nel senso di rendere obbligatori i Consorzi di cui n el· l'articolo primo. GIOLITTI, nzinistro dell'z.,iter1io, prega l'oratore di non insistere. .A. vverte poi che un articolo della legge vigente r ende obbligatori i Consorzi solamente pel medico qondotto e per la l evatrice. Pozzi MARCO non insiste. BOSSI a nome anche di altri colleghi aveva pro· posto un'aggiunta per la istituzione di scuole di infermieri. Dopo l e dichiayazioni d el ministro la ritira, richiamando però 1 attenzione del ministro sulla importanza del problema. GroLIT'r I, 11iinistro del!' iu terno, riconosce l'impor· tanza del problema., ma nota che la questione è tuttora immatura. (Si approva l'articolo prinio) . D ANIELI, sull'articolo secondo, chiede che sia soppresso l'inciso, col quale si dichiara l'ufficiale sanitario dipendente dal sindaco o dal presidente d el Consorzio. BADALONI si associa all'emendamento proposto dall'onorevole Danieli. GIOLITTI, t1iinistro dell'i1iterno, osserva che finchè gli ufficiali sanitari sono pagati dal Comune o dal Consorzio non è possibile sottrarli alla dipendenza del sindaco .o del presidente del Consorzio. },ERRERO DI CAMBIANO è convinto che l'ufficiale sanitario non risponderà ai suoi fini se non quando sarà funzionario go,rernativo, pagato dal Governo. GIOLITTI, 1ni1iistro dell' i1iter1io, r eputa infondato un siffatto timore : crede che non sia possibile fare d ei servizi sanitari una funzione esclusiva di Stato. FERRERO DI CAliIBIANO non dubita della buona volontà di molti dei nostri Comuni, ma afferma che la tutela della sanità pubblica è funzione essenzial· m ente di Stato. CELLI, relatore, fa co.asiderare che non si può sottrarr~ l'ufficiale sanitario alla dipendenza del sindaco, anche perchè questi è ufficiale governa· tivo alla dipendenza del prefetto e del sottoprefetto. FALCONI GAETANO chiede che cosa dovrà fare l'ufficiale sanitario in caso cli conflitto fra prefetto e sindaco. GIOLITTI, niinistro dell' ;nte1 no, risponde che pel servizio sanitario il sindaco dipende dal prefetto. ABIGNENTE, clella Cv11intissio1ie, rilevando gli im· m ensi progressi compiuti in Italia qua.nto ai servizi sanitari, prega i colleghi di non voler ideali inattuabili almeno per ora, ma di appagarsi degli in· d11bbi miglioramenti che si ottengono con questo disegno di legge di non ' 'ol er aggravar e Stato e Comtlni di spese soverchie. DANIELI e BADALONI non insistono. CELLI relatore, propone un'aggiunta d~retta ad estendere agli ufficiali sanitari, ch e non siano me· (26)

dici condotti, il beneficio della Cassa pensioni pei medici condotti. GIOLITTI, 1ninistro dell'inter1to, l'accetta. FERRERO DI CAMBIANO concorda nel concetto dell' articolo 3, che concerne la somministrazione gratuita dei medicinali ai poveri, ma propone che, pE\r evitare sia partigianerie che scupio di danaro, a tale somministrazione i Comuni non provvedano direttamente, ma per mezzo delle Congregazioni di carità. Si appagherà se il SllO concetto, ove non possa inserirsi nella legge, 'rerra accolto n el r egolamento. Raccomanda poi che venga modificato l'articolo 27 della legge che r egola l'esercizio farmaceutico, se· condo le proposte delle Associazioni farmaceutiche del R egno. PmcruA teme che le Congregazioni di carita, l1na volta che siano incaricate della distribuzione dei medicinali, non eserciteranno altra maniera di beneficenza . l\iIONTI GUARNIERI si unisce all'onorevole F er· rero nel ra.ccomandare che ~i modificl1i l' articolo 27 della legge sull esercizio ùelle farmacie~ o con questo disegno o con altra, legge speciale. STELLUTI·SCALA propone e svolge un'aggiunta nel senso che le spese ·pel servizio gratuito dei medicinali siano obbligatorie ai sen si dell'articolo 175 della legge comunale e provinciale. GIOLITTI, 11ii1iistr n dell'i11,terno, risponde che il r egolamento amm etterà in certi casi, non in via assoluta, che alle Congregazioni di carita si possa. affidare il servizio della distrib11zione gratuita dei medicinali. Non può accettare le modificazioni proposte dalle associazioni farmaceutiche all'arti· colo 27 della legge di sanita ~ e non crede neces· saria l'aggil1nta dell'onorevole Stellt1ti-Scala: essendo evidente l'obbligatorieta delle sp ese pe1 m e· dicinali. G ATTORNO propone che il regolamento determini i criteri per compila:re gli elenchi di colo~~o. che hanno diritto alla cura grat11ita e alla somm1n1strazione dei m edicinali, onde togliere di mezzo le contradizioni che ora avvengono. Combatte poi la proposta dell'onorevole Ferrere di Cambiano. FRASCARA GIUSEPPE ammette che si faccia ai poveri la somministrazione gra~ui~a dei me.dicinali malgrado la grave. spesa che. s1 vie~? ad imporr~ ai Comuni ~ ma chiede che s1 stab1l1scano oppo1 · tune cautele per evitare abusi che in molti casi si verificarono. RAMPOLDI domanda se questa somministrazione sara determinata dal regolamento generale per la .applicazione d ella legge; e invita il ministro a sta· bi.lire che ai medici, nei Com11nj dove la cura gra· tuita è pei soli poveri, non si impongano tariffe per gli abbienti. GIOLITTI niinistro dell'inter1to, prega l'on. Gattoni di nod. insistere nel suo emendamento, dichiarando che il regolamento :p rovvederà second.o il suo desiderio. Terrà conto della raccomandazione dell'on. Rampoldi. COMANDINI raccomanda al ministro che, nel r ego· lamento, non si escludano dai benefici della l?gge i mezzadri almeno fino ad una certa categoria, e nean che gii operai che po~siedono fo~di. di minimo valore. Vorrebbe poi precisamente d1ch1arata nella legge l'obbligatorietà della spesa chiesta dall'ono· rev ole Stelluti-Scala. F ABBRI si unisce all'on. Comandini nel chiedere che 1 elenco dei poveri, i quali hanno diritto ai me · dicinali, sia compilato con molta larghezza.. . CAVAGNARI r accomanda che per l a comp1laz1one


[ANNO IX,

FASO.

28]

SEZIONE PRATICA

dell'elenco dei poveri si deferisca nlolto ai Consigli comunali ch e possono valutare le varie condizioni locali. GIOLITTl, 111i11istro dell'interno insiste nelle sue precedenti dichiarazioni. FERRERO DI CAl\IBIANO e GATTONI ritirano i loro ~mandamenti.

(Si a11prova l'articolo .:J). BADALO~!

rinunzia a parlare ull'articolo 4 accet· tando il nuo,·o testo concordato fra il Go,~erno e la Commissione. STELLUTI· CALA non è contrario alla massima che l'<trt . .J: ancisce ~ ma non pl1ò ammettere che non Ai determini alcuna eccezion\ parendogli esa,· gerato che a nessun Comune neanche ai più popolosi. si riconosca, la. compete11za e la facoltà di nominare clirettamente i meclici. Tale esagorazione tt~me che toglierà in mille guise ef!icn,<;ia alla legge, o in iste perchè ia abbando11ata per riApetto all'autonomia comunale e alla, dottrina den1orratica dell'ossequio alla \olontà popo· lare. (Bruissi1110 !) G10LrrT1~ n1i11i:-;fr o (lf'll'i11tfr110 clifen(le 1 articolo <1 uarto, così ro111e ~ propo to, osservando che l'intPre ~se ma simo della popolazione si è di a,...ere il inigliorc n1e<lico poH ibile. Il git1dizio sul ve:tlor~ scientifico di tln medico può ei;;sere <.la.to da una ('ommissione cli tecnici, 111olto meglio che cln, un Consiglio comunale. R .i\)tP<)Ll>I ai llichiara fa ' ro re,·ole, p er necessità di cose, all'articolo .t quale è concorclato fra il Governo e la Commissione : ma teme il pericolo di molti licenzia111onti n el p0rioclo cli prova. Crede che si potrehLe tro,·are ltnH, via di mezzo lasciando ai C'omur1i la facoltà di deferire ai Consigli provin~iali cli sa,11itit la i1omina clei medici. (r1PLITTT, 111i1iislr o dell'inter1io, non crecle pratico il concotto dell'on. Rampoldi, e lo prega di appa· garsi llelJa proposta concordata fra Commissione e Go,·or.rto, la, q11ale ha anche il vantaggio di aprire ai meclici condotti una qualche carriera . CA,. AGNARI combatte egli pure la proposta del <}overno o della Comn1issione, che considora come ltna ingit1sta menomazione delle autonomie comunali, mentre gli inconvenienti chP si vorrebbero evitare avv·erranno l1gualmente. F.ABRI plaude alla proposta clell articolo 4; i10tando che la Commissione g i11dicherà della capacità. tecnica, e il Consiglio comunale, in base al biennio <li pro,..a, llella adatt.abiliti1; del modico alla popo lazione. Raccomanda poi che nella Co mm issi one vi sia sempre lln rappresentante dol Consiglio dell'Ordine clei medici, ove talo onte osi te; al che po tra provvedersi per regolamento. Co:\IANDINJ cortdivide le idee dell'onorevole Stel· Inti-Scala, e in v ia di conciliazione si ae:1socia alla proposta d ell'onorevole Rampoldi. Nota che i temuti abusi delle Amministrazioni co111l111ali non sono che una, rara ecce~ione, o ch e sempre i Co11sigli sogliono d elegare ad una Commissione tecnica la formazione di una terna dei concorrenti. Esprime il timore che, se si costit11isce questo ])recedente si possa finire con negare ai Comuni la facoltà di nominare i propri impiegati. GtOLITTI, 11iinistro dell' i11fer1to, dichiara, che con· sidera questa disposizione come la base della legge. Consente tuttavia che la Commissione esaminatrice designi i più merite,roli senza limitazione di numero,

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e propone qui11di che si sopprima. i· inciso « in 1111· mero non maggiore di tre. )) lVIoNTI GuARNJERI si associa pienamente a quanto hanno detto gli onorevoli Stelluti- cala e Coman· dini. In ogni caso preferirebbe la prima proposta all'emendamento accennato ora dal ministro. Trova pericoloso il sistema proposto in questo articolo q11arto, come tendenza accentratrice e anti-democratica. Osser,,a poi che nel Consiglio sanitario pronn· ciale i medici sono la minoranza. Propone la soppr essione di questo articolo quarto. FALCONI GAETANO aveva proposto un emenda· mento n el senso delle idee svolte ne] suo discorso di ieri. Lo ritira e accetta la modificazione })l'O· })Osta dal ministro. Raccomanda però che si dia a tutti i Comuni della provincia, e non solo al capoll1ogo, una rap· presentanza nei Consigli provinciali sanitari. G10LlTTI, 1niuistro cieli' inter110, non ha difficoltà di aderire alla raccomandazione dell'on. Falco11i, della q nale potrà tenersi conto a suo tempo. Pozzo J\1IARCO aveva proposto che i medici siano nominati in base a un ruolo annl1a]mente formato dal Consiglio provinciale di sanitil.; ma non insist0. Propone invece, che nei Consorzi per condotte mH· diche sia dato ai Comuni un rappresentante p91· ogni cinql1e consiglieri ed un alt.ro per og11i mille abitanti. GIOLITTI, 11ii11istro delt';1iteruo non crede neces· sario segt1ire lln criterio rigorosamente proporzionale nelle rappresentanze dei Comu11i consorziati: osserva inoltre che in tal modo si renderebbero queste rappresentanze soverchiamente numerose. Pozzo l\iIARCO, benchè poco perst1aso, non insiste. GIOLITTI, 11ii11istro rlell inter1io, all'onorevole Badaloni cl1e ha presentato un emendamento osservèl che trattandosi di una questione affatto speciale. è bene lasciarla impregit1dicata. BADALONI prende atto della dichiarazione e no11 insiste. (Si apJJrova l'articolo qnartoJ. ARNABOLDI ave'a presentato lln emendamento all'articolo 5. Essendo esso però stato accettato nel testo concordato non ha ragione di svolgerlo. Chiede però p er ch è sia stato soppresso il secondo capoverso che riguardava iffmedici ltfficiali si:tnitari. GIOLITTI, 1ninistro dell' i1iter1to, risponde che è stato trasportato all'articolo 9 bis. SANTINI raccomanda ch e la costit11zione del Consorzio non pregit1dichi j} d iritto acquisito dai medici alla inamovibilità, segnalando al ministro u11 voto in questo senso a lui testè pervenr,to da un'a,ssemblea di medi ci condotti. Propone poi cogli onorevoli Sanarelli. Ghigi ed altri colleghi, tln articolo aggiuntivo nel onso che il medico, il quale ha. g ià, conseguito la inamo,'"i · bilità 11on debba più esser soggetto al periodo di prova. GIOLITTI, 1ninistro del L'interno, nota cl1e il biennio di prova è sempre necessario, trattandosi di ' redere se il m edico sappia ispirare fiducia n ella popolazione. ANGIOLINI, coll'on orevol e Albertelli, propone che il periodo di pt·o,~a ia ridotto ad un anno. GIOLITTI, 1ni11,istro rlell' intPr110, osserva cl1e il pe· riodo di un anno sarebbe troppo breve. ANGlOLlNI e ANTINI insistono. GATTORNO a'V"eva proposto la soppres. ione del capoverso. È lieto che :i\ 'linistero e Commissione abbiano accolto il SllO concetto. (27)

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IL POLlCLThTJCO

FURNARI propone che in fine del primo comma i aggit1nga « anco se i tratti di stipendio tabi· lito p er condotta estesn alla gene1·a]ità degli abitanti. '> GIOLITTI, 111inistro {/ell inferito, prega l 'onorevole Ft1rnari di non insistere p er non pregiudicare ora la qt1estione delle condotte pien e, ma di lasc~re che sia decisa da.Ile competenti autorità ammini· strativ e. FURNARI non insiste. RA:\IPOLDI chiede se ttn Com11ne possa ass11mere in servizio altro m edico oltre il m edico condotto. GIOLITTI 11ti1t;stro delCi1tferno, risponde che non si può impedirlo quando non si pregiudichino i di· ritti cl el m edico condotto.

(L' e111enda 11te11to Angiolini è respinto. - L 'articolo q11into è apJJrovato secondo il · testo concordato. L articolo aggiuntivo rie/l'onorevole Santi1ti è respi1ito). ARNABOLDI all'articolo 7 propone un emendamento nel senso ch e per la nomina dei m edici che disim· pegnano il servizio dei poveri a spese di istituzioni di b en eficenza non debbano aver ""'t'igore i vincoli imposti per la nomina dei medici pagati c ~i Comuni: altrimenti si metteranno le Opere pie nella singolare condizione di pagare un ser, izio in cui non hanno Alcuna ingerenza . GIOLITTI 11iin;stro dell' ;nterno prega l'onore, role Arnaboldi di non insistere, perchè s intende che i medici pagati clalle, Opere pie debbono essere no · minati dalle tesse Opere pie. TELLUTI SCALA nota che la dizione dell'articolo fct na cere t1n dubbio per ciò che si riferisce ai medici d egli ospedali. G IOLITTI, 11ti11isfro dell' i1ttcrno. Basterà clire c:11e si tratta clella condotta m edica . In qt1esto senso propone un emendamento. STELLUTI S CALA è soddisfatto. ARNABOLDI non insiste. (L 'articolo 7 è ap]Jrovato). . ..\.RNABOLDI all articolo 8propone ltn emendan1ento n el en so ch e la Giunta pro,·inciale possa aumen tare lo stipendio dei m edici solelmente quando sia inferiore a 600 lire · e che i Comuni possano sempre pr~sentare ricorso al Consiglio s11periore di sanità. GIOJJlTTI, 11tinistro dell'inter1io, non accetta l'eu1en· damento n ella limitazione dello stipendio. Lo accetta invece nella parte che ammette il ricorso al Con· siglio superiore. CELLI, relatore, prega i 'arti oratori che T"ogliono proporre u11 minimo di stipendio pei merlici·condotti, cli non insister e perchè ciò eq11ivarrebbe a danneggiare i Comuni poveri e in molti casi anche i medici. FALCONI GAETANO crede opportuno cl1e il Con. iglio p::.·ov-inciale possa deter111inare, con t1n prov· v edimento generale il minimo stipendio clei medici condotti e d egli t1fficiali sanitari· e ciò per e\itare ragioni di conflitti fra i Comuni e le Git1nte pro' :incia li. Pro11ohe in questo senso lln emendamento. GIOLl'rTJ, /Jl i11i tro del l'i11ter110 osserva che l'emend::tmen to clell'on. Falconi togliereb be di fatto ai Comt1ni ogni ingerenza n el servizio dell'assistenza , anitaria · e ciò senza contare ch e i Consigli pro"'yinciali no11 possono conoscer e le condizioni dei bilanci comt1nali. Free-a l on. Falcol1i di non insitere. RA)IPOLDl si ltnisce all e dichiarazioni clel mi· 111istro clell'interno p er ciò ch e si riferisce al minimo clegli ti pendi. _.\.ccetta p~rciò soltanto la seconda parte clell'e mendan1ento dell'onol'e, role Arnaboldi <28) 1

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r. t\. N~o rx. F Asc. 2sJ

purch è il ricorso contro le cleliberazioni della Giunta provinciale si faccia aJ Goy·erno anzichè al Consi· glio superiore. CAV..\GNARI combatte nella sua sostanza l'articolo 8 siccome quello che snatura il carattere e l't1fficio della Giunta provinciale affidandole il di· ritto di crescere d'autorità sua lo stipendio dei me· dici. .Altrimenti si corre il pericolo di portare a rovina i bilanci com11nali. Prega vivamente la Camera di non a.pprO'\"are 1 articolo, cl1e giudica contrario a,ll'autonom.ia dei Comuni, ad ogni principio di diritto : anzi spera che G overno e Commissione non vi insisteranno. GIOLITTI, 11iinistro detl'i1iterno, difende la dispo · sizione proposta. Poichè non era possibile stabilire un minimo legale di stipendio. con1e si è fatto pei maestri e pei segretari comunali; e poichè d 'altra parte non si poteva tollerare che i dessero ai medici stipendi derisori, solo rimedio era quello formulato n ell'articolo ottavo. Consente che si stabilisca che i capitolati deb bano essere approvati dalla Giunta provinciale amministrativa. P1NCHJA, per le ste se ragioni esposte dal mini· stro, è fa,rorevole alla p1·oposta. FURNARI, pur convenendo in principio colle idee dell'onorevole Cavagnari. accetterebbe tutta,7 ia l'ar · ticolo, quando fosse n1odificato nel senso che la Giunta provinciale amministrativa possa at1men· tare d'1uficio lo stipendio se il Comune si rifi11ti senza ragione all'invito all'uopo ri,roltogli dal Con· siglio sanitario provinciale. LUCCA, notando ch e la Giunta provinciale amministrativa ha la missione precipt1a di tutelare i bilanci comunali, non crede che la disposizione proposta n eil'articolo 8 rappresenti un p ericolo per le finanze d ei Comuni. È del r esto convinto ch e questo sia un servizio cli Stato, e che i medici comunali debbano essere stipendiati dallo Stato: e a ciò si finirà con arri· ' rare . Solo, p er un riguardo ai Consigli com11nali, crede debba accogliersi, la modificazione accen11ata dall'onorevole Furnari. TELLlJTI SCALA ritiene l'articolo, così come è proposto, sovversi'~"O di tutto il nos tro diritto vi· gente . Crede che, quanto m eno, q11esto articolo non si debba riferire ai capitolati in corso ma debba aver effetto solo per l'avvenire. Ora, poichè n ell'articolo 13 si potrà stabilire, come ha accennato il ministro, che i nuovi capitolati debbano essere appro,rati dalla Giunta pro. vinciale amministrativa, perciò l'articolo 8 non ha ragione d'essere. DI SCALEA crede egli pure cl1e si potrebbe sopprimer e l'articolo ottavo e modificare l'articolo 13 nel senso proposto dall'onorevole Stell1tti·Scala . Trova strano che il medico possa r eclamare alla Giunta contro i patti da lui tip11lati col Comune. )IANN_o\ chiede se l'articolo rigttardi i contratti in corso oppure i contratti f11turi: in questo secondo caso l'articolo sarebbe inutile. In ogni caso poi deve prima sentirsi il Consiglio comunale. GIOLITTI, 11ti1tistro rlell' interno, dichiara che l'ar· ticolo si riferi~ce ai contratti nt10,·i e non a quelli in corso. Consente che nell'articolo si sopprimano le parole « d'ufficio o sopra ricorso » . CELLI relatore, prega la Camera di considerare che quest'articolo rappresenta la conciliazione delle d11e opposte tendenze. Crede poi, contrariamente al ministro che la facoltà con cessa alla Gi11nta i riferisca anch ' ai contratti in corso.


LANNO IX, F .A.SC. 28]

SEZIONE PRATICA

GIOLITTI, 111i11istro dell'i1tfPrno, ripete cl1e questo articolo concede alla Giunta di aumentare gli stipendi, ma solo p ei capitolati ft1t11ri e non pei capitolati in corso. (Co111111enti). Fc;RNARI e FALCONI non insistono. ARNABOLDI ritira il primo emendamento e man· tiene il secondo, che è accettato. BoRSARELLI prende atto della ùichiarazione del ministro che l'articolo avrà. effetto soltanto pei contratti nuovi. Crede però indispensabile una piit chiara r edazion e. (L articolo ottavo è aJ111rol'afo colla so11pressioue rlell'i1iciso • d'ufficio o so11ra ricorso •, coll'a.r1oiri11ta rlell'i11ciso « sentito il Cons(qlio co11iunale » , e col· l'aggiunta proposta (/all'o1torevole Ar1taboldi). 1

8.ANTINl propone t1n articolo aggiuntivo 8 bis , sottoscritto ancl1e dalr onorevole Sanarelli e da altri cloputati, nel senso che il medico condotto abbia diritto all'aumento sessennale di un decimo. Rn.cco1na11da po! che si con cecla ai medici con· clotti il ribasso ferroT"iario, e che si clifonda l'in · dustria dei farmacisti dalla concorrenza indebita cl elle Rpecialità. G10LITTI, 111inisfro rlell'111ter1io, nota ch e lo stabilire gli étnmenti se sennali aggraverebbe cli troppo le finanzo dei Comuni po,Teri. Non può concedere il ribasso ferroviario ai medici condotti. E, quanto ai far111acisti, 11on Jltlò che curaJ.·e la esatta applicazione clella legge. (Dopo 11rova r' co11tro1Jrova l'articolo aggiunti1.;o del· 1' onorevolr Sa11,/i11 i non è approvato). <JREIJ~\.RO, all'articolo 9, a nome anche degli ono· reT"oli Albertoni, Bossi, Agnini e anarelli, propone che i u1edici condotti della provincia eleggano ogni tre an11i cl no loro rappresentanti nel Consiglio pro· ,~inciale cli sanità. G10LITT1, 111i11ish·o dell'inter1io, risponde che la que· stione ·clolla com1)osizio11e del Consiglio sanitario 11on trov·a in questa legge la sua sede opportuna. CELI"I' relatore, convenendo n ella proposta, è egli pure d,avviso che convenga rimetterla ad altra sede. BEH.TESI ritiene che i rappresentanti dei medici condotti debbano almeno interv~nire quando si tratti di nominare la Commissione git1dicatrice dei con· corsi. Ct10L1TT1, 1ni11i::;tro deltiuterno, non può accettare neppure questo temperamento. CREDARO insiste. (L' e11i f'11da1ne1ito Crerlaro r res1>i11to. - Si approva l'articolo nono) . BADALONI propone un articolo sostituti,,.o all'ar· ticolo n bis concordato fra Commissione e Go,Terno, (liretto a meglio disciplinare la nomina dell'uffi· ciale sanitario, p er meglio tutelare le ragioni dei modici condotti presentemente incaricati di tale uf · ficio. CELLI, relatore. nota che il concetto dell on. Ba· daloni è stato sostanzialmente accettato nel nuovo testo concordato fra la Commissione e il Governo. Per quel che riguarda poi i medici condotti at· t11almente incarica ti delle funzioni di ufficiale sa· nitario, l 'on. Badaloni potrebbe associarsi all'arti· colo aggiuntivo }:lroposto tlall'on. Finocchiaro-.Aprile, e del q11ale si tratterà a suo luogo. GIOLITTI, 1ni11istro clell'i1iter1io, conviene nel con· cetto di esonerare dal concorso anche per esame i medici condotti, che aspirino ad esser e ufficiali sa· nitari. Potrà stallilirsi che il concorso sia per esamo o per titoli. 1

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CELLI, re/a!ore. con,~enendo n ello stesso concetto. vorrebbe che lo si esprimesse sostituendo alle pn· role < in tutti i casi » le altre « in tal caso » . GIOLITTJ . 111i11istro del!' interno, propone, inv·ece. ch e l'articolo sia for1nato cl ei primi tre capoversi dell·emendamento Badaloni e dei due 11ltimi del l'articclo proposto. 0ELLI, relatore, trova so,rerchio consolidare il c1t· mulo delle due funzioni d el medico condotto e del· l "ufficiale sanitario. Propone cl1e sia ospesa 11ap · provazione dell'articolo. GIOLITTI 111 i1tistro del/,' interno, consente. (L' o rticol<' .9 bis ri111 anf sos11eso). FRA. 'CARA GIUSEPPE all'articolo 10 propone llllél diversa redazione dell'al'ticolo intesa a meglio assicurare i fini Clti esso mira, e in pari t empo a render più equa la disposizione in r apporto ai proprietari, sostituendo alla esect1zion e d'ufficio dei ~avori la com11linatoria di una multa. GIOLITTI, 111ini..fro rlel l'interno, crede di gran lunga, più efficace e pratica la disposizione concordata fra GoT"erno e Commissione, colla comminatoria della esect1zione d'ufficio clei lavori n ecessari. FRASCARA C'rIUSEPPE persiste in ritenere ch e l'ar· ticolo, come è proposto, rimarrà nblla pratica lettera morta. CELLr. relatore prega la Camera di approvare la proposta concordata, che sola può raggiungere un effetto praticamente efficace. FRASCARA GIUSEPPE insiste nel SllO emenda· mento. tJ\7on è approvato. Approvasi l'articolo decinzo. se condo il testo concorrlato. - À]Jprovansi gli articoli 11 e 12). ARNABOLDI, lamentando che si vogliano rimetter e troppe e troppo gravi questioni al regolamento, propone che sia sosp eso l'art. 13 per determinare più esattamente le futt1re basi del regolamento. GIOLITTI, 111 i11istro del l'interno, osser°'ra che l'ar· ticolo 13 determina sufficientemente le materie ri· meo e a.I regolamento. Non ,., è quindi ragione di ospenderlo. RAIHPOLDI prega egli pure l' onorevole Arna· boldi di non insister e nella proposta sospensione. Raccomanda poi che col regolamento stesso si prov,,.eda a tutelare le ragioni del medico in caso di scioglimento d i consorzio. Vorrebbe inoltre che nell'articolo, al terzo capoverso, si sopprimesse l'in· ciso « dove Je condizioni locali lo consentano ». In tal caso rinunzierebbe alle ' Tarie s11e propostE.• agginnti,"e. GJOLITTI, 111inistro dell'interno, esorta, l'ouor evole Rampoldi ad appagarsi della disposizione dell'articolo 13 così come è proposto dal Governo e dalla Commissione. Assic11ra che il regolamento attesa appunto la sua importanza sarà fatto con la collaborazione di tutti i competenti e tenendo conto dei ,~oti mani· festati in Parlamento. CAvAGNARI è d'avviso che sia più opportuno lasciare impregiudicate le questioni, ch e dovranno for111are obietto del regolamento, una volta ch e non si vogliono risolvere con precise disposizioni cli legge. Prega poi il ministro di risolver~, con t111a ntlOVè~ disposizione di legge o almeno d1 regolamento, i dubbi H. cui ha dato luogo l'articolo 27 della vigente legge sanitaria relati•{o all'esercizio dell'jndustria farmace11tica. GIOLITTI, 111i11 istro del r;11 terno, dimostra le ragioni,

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----IL POLIOLINIOO

per le quali è opportuno designare per legge alcune delle materie rimesse al regolamento. Circa 1 indl1stria farmaceutica ripete che cl1rerà l'esatta osservanza della legge, e vedrà se sarà il caso di opportune disposizioni regolamentari. DANIELI propone la soppressione delle parole « per le nomine che verranno effettuate dopo l'at· tuazione della presente legge » sostituendole con le altre « nonchè le norme per una revisione generale di tutti gli attuali capitolati di condotta per coor· clinarli con le disposizioni della presente legge ». Propone poi la seguente aggiunta : « tutti i capi· tolati devono essere approvati dalla Giunta provin· ciale amministrativa, sentito il parere del Consiglio sanitario provinciale » . FALCONI GAETANO vuole che alla frase « dove le condizioni locali lo consentano » si sostitt1isca l'altra « tenuto conto delle condizioni locali e delle necessità del servizio. » GIOLITTI, 1Jii1iistro dell' in,tern,o, trova più efficace e più favorevole ai medici la formula proposta. Non accetta l'emendamento sostitl1tivo dell'onore,role Danieli · accetta, in vece, come già prima ha dichiarato, l'emendamento aggiuntivo. N UVOLONI, propone che all'ultimo comma., ove si parla delle supplenze e dei congedi nei casi di malattia, si dica, invece, nei casi di riconoscit1ta ne· cessità. LUCCIUNI LUIGI propone una diversa redazione di questo articolo allo scopo di meglio determinare le materie rimesse al regolamento. GIOLITTI, ntinistro dell interno, trova troppo vaga la formula suggerita dall'onorevole Nuvoloni : così pure crede preferibile il testo proposto a qt1ello che l'onorevole Lucchini ' rorrebbe sostituire. PRESIDENTE annunzia che la Commissione d accordo col Governo propone all'articolo la seguente aggiunta: « Saranno inoltre stabilite le norme per coordi· nare gli attuali .capitolati di condotta colle disposizioni della presente legge. » La Commissione accetta inoltre l'aggiunta dell'on. Danieli. (Approvas; l'articolo 13 cos7 niod;ficato) . FURNARI propone un articolo aggiuntivo pel quale il medico o ufficiale sanitario di 1m Consorzio di· sciolto congiunge éil nuovo servizio quello prestato presso il Consorzio per gli effetti della stabilità. GIOLITTI, nii1iistro de/l';nterno, risponde che anche q11esta questione potrà più opportunamente essere disciplinata col regolamento. FURNARI non insiste. RAMPOLDI approva l'articolo 1±, che vieta il cu· mulo dell'ufficio di medico provinciale con altro impiego, come quello di professore ufficialo uni· versitari o. Raccomanda però che nel regolamento si dica che i medici provinciali possono dettare ~orsi ~ibe~i di igiene pubblica nelle Università, se siano liberi do· centi, e possano inoltre tenere speciali conferenze d'igiene in altre scuole. GIOLITTI, nii1iistro delt'i1iter1to, osserva che il di· vieto riguarda il cumulo degli impieghi; ma. il me· dico provinciale potrà dare 11gualmente dei corsi liberi. RAl\IPOLDI prende atto di questa dichiarazione. CELLI, relatore ritiene che 1insegnamento "lmi"·ersitario distragga il medico provinciale dall'attendere alla stia grave missione. STELLlJTI SCALA propone un articolo aggiuntivo per l'i tituzione di condotte mediche di campagna (30)

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LANNO IX,

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per l'assistenza sanitaria di operai e lavoratori in località malsane. GIOLITTI, ni;nistro dell'interno, prega il propo· nente di non insistere, assicurando che terrà pre· sente la proposta q11ando si tratterà di redigere il regolamento. CELLI, relatore, si associa alla dichia1·azione. del ministro. STELLUTI SCALA non insiste. (S; approva l'articolo 14). BATTAGLIERI, sull articolo 15, trova superfluo il richiamo alle disposizioni del Codice penale · richiamo che d'altra parte potrebbo dar luogo a dubbi di interpretazione. GIOLITTI, 11ii1iistro dell' i1iterno dichiara che l'ar· ticolo prevede semplici contravvenzioni. Se questi fatti rivestissero però il carattere di reati dolosi, si dovrebbero applicare le disposizioni del Codice penale. E questa è la ragione del richiamo fa.tto nell'ar•ticolo. (Si approva l articolo 15 ed zitti11io con 11,11a niod;. fica.-~;one all'nlti1no co1n11ia, propos~a dalla Coni11iis·. sione e accettata rla l Gover1io. Ri11ia1i.r101to sospesi l'art;colo 9 bis e 1i1t articolo a,qgiu1itivo proposto rial· l' 01iorevole Finoccliiaro Aprile). CELLI, pre:-;ide1ife delta Co1n11tissio1ze, dà lettura del nuovo testo, concordato con gli onorevoli Ba· daloni e Rampoldi e col Go,rerno, dell'articolo 9-bis: che ieri fu lasciato in sospeso. BADALONI ritira la sua proposta, accolta in questa nuova formula. CAVAGNARI non può approvare la disposizione perchè essa priTerebbe il medico condotto d~lla. qualità di ufficiale sanitario, quando sopravvenisse nel Comune un medico non condotto. RAMPOLDI fa osservare all'onorevole Cavagnari. che la nuova disposizione è diretta ad assicurare ai Com11ui il servizio sanitario. SANTINI (della Contmission,e) lamenta che nessuna delle proposte della mjno~anza ~ella Commissio~e sia stata tenuta in cortsideraz1one dalla maggio· ranza. E crede che il Governo, non secondando alcuni emendamenti proposti dalla minoranza stessa, non abbia reso un servizio alla classe sanitaria. GIOLITTI, 111i1tistro dell' i1tterno, crede che l'onore· vole Santini cada in errore ritenendo che L opera sua nella Commissione non sia stata meritamente apprezzata. . . .. ,. Egli poi aveva il dovere di conciliare ~ i~teresse dei medici, che ha per quanto fu possibile tut~­ lato con la tutela della sanità pubblica e delle f1· nan~e comunali. Così aveva il dovere di assicurare, con la moderazione delle innovazioni, 1 approva· zione della legge. . . CAVAGNARI non si dichiara pago delle spiegazioru dell'onorevole Rampoldi. . . . . CELLI pres;de1tte della Coni1n1ss101ie, assicura il preopin~nte che, dov'è possibile, le qualità di me· dico condotto e di ufficiale sanitario rimangono as· sociate. Esclude poi che in seno della Commissione si siano manifestate discrepanze. BERTOLINI invita la Commissione ad introdurre nella nuova formula una modificazione di forma. CELLI, pre.<;idente della Oonznzissio1ze e GIOLITTI, 11ti1i;stro dell i11ter110, non possono accettarla. (L'art. 9 bis è approvato 7tella /~r11ia co1i~ordata trri /a Co11i1n;ssione, ;1 M;nistero e gl1 011orevol1 Ra11i · poldi e Bada/011,i).

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SEZIONE PRATICA

FlNOCCHTARO APltILE 1tcoetta la nuova formula (2549) Sig. dott. A. M. da F. - Tutti i medici della Commissio11e dell'articolo 11 bis ch'egli aveva condotti sono obbligati al pagamento della retta di proposto. lire 5 pel mantenitnento del Collegio convitto per P1NCHIA raccomanda che n el regolaménto siano gli orfani dei sanitari italiani in Perugia e ciò per specificate meglio le u.ttribuzioni dell'ufficiale sani· tario ed i suoi rapporti col medico provinciale. effetto clellLt disposizione contenuta nell'ii.rticolo 2 GIOLITTI, ministro dell' i1tter1io, assicura che nel lettera e della legge 7 luglio 1901, n. 306. regolamento sar~t. soddisfatto il desiderio del preo· (2551) Sig. dott. G. 1\1. da C. - Ella contro la pinante. forraazione dello elenco delle famigli e povere p11ò (L'articolo 11 bis è approvato). ricorrere al Prefetto. Norme sicure per la formaGli articoli del progetto di. legge sono così ap· zione di tale elenco non ·vi sono. Certo è però che provati tutti. Giovedì 13 la legge è stata approvata a F5Crutinio · qualora l' elenco cosi ingrossato passasse, Ella segreto. .. avrebbe diritto ad un congruo aumento d ello sti:t: pendio porgendo ricorso alla G. P. A . che sentirà * * Nel numero y·enturo pubblicheremo il testo della pre·viamente il parere del Consiglio provinciale di legge quale è stato approvato dalla Camera. sanità. Doctor JusTITIA . •

RISPOSTE A QUESITI E A DOMANDE

NOTIZIE DIVERSE

t~544)

Sig. Dott. C. D . D. A. da B. - L'operato del Pretore è illegole stando alla disposizione della legge del 1902. L'interessato deve fare opposizione al sequestro. (25.J-O) ~ig. dott. E. ì\'I. n. 4:072. - Già abbiamo risposto ai uoi quesiti. Ora possiamo ripetere che anche la disdetta data dal solo sindaco può ritenersi ' 'alida nei casi di urgenza a;,rendo questo ftwzionario l'obbligo di tutelare gli interessi del Oomt1ne. N esst111a leggo im1)one sinora l~obbligo cli disdet· tare o 111esi prima. Crediamo però ch e trattandosi. di nomina a termine fisso in c11i non ci sarebbe stato, forse, neppure bisogno di disdetta perchè in tali casi dies inte1'}Jellat pro J1onti1te può ritenersi efficaco q ttella del 5 aprile per proclurre i suoi effetti al 1° di ottobre. (20!6} Sig. dott. E. 1\'I. da B. - Sciolto il consorzio, il Comune avrebbe potuto nominare t1n me· dico proprio~ ma però questo avrebbe dovuto aver residenza in esso. Se il medico è a scavalco, la nomina non può essere approvata, giacchè in tal caso mancherebbe la causa determinante lo scio· glimento del consorzio. Se il Comune non poteva stipendiare un medico proprio dovea rimaner e in consorzio con ·gli altri, ciò richiedendo non solo l'interesse del servizio ma anche quelli economici della amministrazione, che sarà costretta a fare spesa maggiore senza punto migliorare la condi· zione delle cose. (2547) Sig. dott. C. A. da S. - Il medico che è fornito di titolo ha più di Lei diritto ad occupa1·e il posto di ufficiale sanitario, non ostante ch e Ella per 26 mesi ne abbia esercitate le funzioni. In caso di assenza del titolare n e può ben far Lei le veci, perchè in tale ipotesi, il Comune può affidare l'incarico ad uno dei suoi due medici condotti prefe· rendo, si intende, chi per anzianità· di servizio, per capacità, ed altro si mostri meglio adatto allo scopo.

Ro~1A.

- Società La11cisia1ta df.fJli ospedali cli Rorna.

Nella seduta del 2 maggio la Società Lancisiana. l1a confermato suo presidente a voti unanimi il chiarissimo prof. Ettore }'Iarchiafava, ed ha nominati consiglieri i professori F . S. Rocchi e V. Giudi· ceandrea, economo il dott. G. Quattrociocchi e vicesegr etario il dott. G. Senni-Buratti. RoMA. - L 'Associazio1te nazioriale dei 11terlici con dotti ha indetto il suo primo Congresso pei giorni 16, 17, 18 maggio, in Firenze. Ad esso possono partecipare - oltrechè tt1tti i medici condotti - anche coloro che serjamente si interessano di questa benemerita classe. L 'inaugurazione del Congresso avrà luogo il 16 maggio nella Sala dei Duecento in Palazzo Vecchio. con squisita cortesia concesso. da q11el· l'illustrissimo sig. Sindaco. I congressisti oltre ai soliti ribassi ferroviari, avranno diritto a tutte q11elle facilitazioni che la Presidenza sta ottenendo pel soggiorno in Firenze.

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PADOVA. - Per cura della nostra Università po· polare l'egregio prof. De Giovanni ha incominciato un co1·so popolaro cl'igien e che, fin dalla sua prima lezione, riuscì straordinariamente affollato. L'opera gentile e umanitaria dell'illustre professore è alta,· mente lodata da tutta la cittadinanza. PAVIA. - La Facoltà medica con voto unanime propose al ministro della p11bblica istruzione l'ill11· stre prof. Iginio Tansini dell'Università di Palermo a successore del senatore prof. Bottini n ella cattedra di clinica e medicina operatoria. PALERMO. - Il professor Cosentino ha pubblicato nella « Lucina » una ltmga lettera diretta all'onorevole Bossi, in cui, confermando la massima che « l'assistenza al parto, che riguardata dal lato scientifico per i nuovi effetti etiologici delle malattie puerperali, richiede un corso completo di studi, ha dal lato sociale una grande importanza per la infezione puerperale che può trarne origine, » si dice convinto della necessità di equiparare l'i· struzione scientifica della levatrice al suo impor· tantissimo ufficio sociale e conclude: l'assistenza al parto senza la diretta sorveglianza del medico, dovrebbe essere concessa solo alle esercenti mll· (31\ (<

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IL POLICLINICO

nite di laurea in m8dicina e chir11rgia. Una legge adunque, per questo ramo di er·vizio pubblico si impone come cosa l1rgente, e sia ben venuta, a condizione che essa n1iri a preparare l'avvenire » .

Conooral e condotte. TORINO. - Ospedale infantile R egina Marglterita. Concorso per titoli e per esami a due posti di me· dici, 11no per la sezione medica, l'altro per la seziÒne chirurgica. Domande e documenti d'uso alla segeeteria dell'ospedale suddetto, via Leonardo da Vinci, Barriera di Nizza. Scadenza 31 maggio. I SPRA (Lago Maggiore). - Concorso al posto di medico e ufficiale sanitario per Ispra e Baz?la (2090 abitanti). Stipendio, lire 24:60. Scadenza fine • maggio. CANNOBBIO. - L'opera pia Uccelli di Cannobbio apre il concorso a tutto maggio corrente al posto di 1m secondo medico-chirurgo per il ser,Tizio del· l'ospedale e dei poveri di Cannobbio (\ Traffiume, coll'annuo stipendio di lire 1500. Gli aspiranti dovranno presentare i soliti doc11· menti, ed essenzialmente i certificati di pratica presso cliniche o primari istituti ospitalieri. Non si ammettono al concorso quelli che col 1° luglio 1903 compiano il 40° anno di età. Il nominato dovrà assumere il ser,rizio col 1° gen· naio 1904. Capitolato visibile presso l't1fficio dell'opera pia. RonIA. - Dal Ministero della pubblica istruzione è stato aperto il concorso alla cattedra di professore ordinario di ostetricia, ginecologia e cliniche relative nella R. Università di Pil.via. I concorrenti dovranno far pervenire le domande di ammissione in carta legale da lire 1.20 al Mini· stero della pubblica istruzione non :più tardi del 30 giugno. 1903. · Non sarà tenuto conto delle domande che pervengano dopo quel giorno, anche se presentate in tempo alle Autorità scolastiche locali e agli uffici postali e ferroviari. Con la domanda ciascun candidato dovrà in"'°iare: a) un'esposizione della sua vita scientifica con· ten\3nte la specificazione di tutti i suoi titoli e delle sue pubblicazioni, con l'ing.icazione dei principali risultati ottenuti· b) i titoli e le pubblicazioni predette, queste ultime, pos8ibilmente, in numero di copie non minore di 16, per farne la distribuzione a norma del re· golamento · · e) un elenco dei titoli e delle pubblicazioni me· desime in carta libera ed in numero di 16 esemplari ; d) un certificato della segreteria dell'Università od Istit11to uui,rersitario, a c11i il candidato appar· tiene, comprovante la durata dell'jnsegnamento da lui impartito sia a titolo ufficiale, sia a titolo privato. I concorrenti, che non appartengono all'insegna· mento governativo, debbono inoltre presentare il certificato penale di data non anteriore al 16 gen· naio 1903. Non sono ammes i lavori mrtnoscritti, e non sa· ranno accettate pubblicazioni o parte di esse che giungano al l\iiinistero dopo la scadenza del concorso. I ca1Ldidati dichiarati eleggibili dalla Commissione, i quali non compro,rino almeno un biennio di inse· gnamento effettivo universitario, a q11alunque titolo, saranno soggetti ad tma prova orale. La stessa prova potr~i essere indetta dalla Commissione per tutti i canditlati, q11ando essa lo creda opportuno. R.oma. 1903 -

Tip Nuionale di G. lter\ero

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Indice alfabetico analitico del nresente numero. Accademia medico-chirurgica di Ferrara . . Pag. Acqua ingerita col cibo (Autoricerca sull'utilizzazione delle sostanze alimentari in rapporto con la diversa quantità di ). - Ru. . . . . . . >> zika. . . . . Affezioni sifilitiche del sisten1a nervoso (Pro· g nosi e cura delle) . . . . . . . . » Alcoolismo cronico. - Cappelletti . . . >) Antitiroidina (Dell'). - Mobius . . . . . » Asma bronchiale (Contributo alla patogenesi e alla terapia dell'). - Curlo . . . . » Autoprecipitina (Sull'). - Centanni . . . » Calomelano nella cura della sifilide (Iniezioni di). - Fournier . . . . . . » Clinica medica di Genova (Conversazioni cliniche della) . . . . . . . . . . . » Concorsi e condotte . . . . . . . . . » Epilessia ed idiosincrasia per l'alcool.. - Cap· peli etti. . . . •_ . . . . . . . » Fibra-lipomatosi multipla non dolorosa. Norsa . . . . . . . . . . . . » Idropneumotorace tubercolare (Un caso di). - Paln1ieri . . . . . . . . . . » Mente di En1ilio Zola (La). - Bianchi . . » Mughetto (N novo ed efficace metodo di cura del). - Merletti . . . . . . . . » Notizie diverse. . . . • . . . . » Paratiroidea (Funzione). - Zanfrogninl . . » Pioemia dovuta ad uretrite blenorragica (Un caso di). - Baun1ann . • . . . . . » Puntura lombare (Applicazione terapeutica della). - Neuburger . . . . . • . » Rantoli cardiaci metallici. - Mariani. . . » R eazio11e di Widal per Ja diagnosi della febbre tifoidea (Un nuovo metodo di applicazione della). - W olff . . • . . • . • . » Setticemia diplococcica (Su due casi di). Federici . . . . . . . . . . . . » Sieri (Della specificità dei - che precipitano l'albumina e dell'importanza pratica di questa specificità). -Wassermann e Schiitze » Siero terapia nel morbo di Basedow (Della). . . . • • . • » - Lanz . . . . Simpatectomia nella cura della epilessia essenziale (La). - Terrile e Rolando. . . » Sofisticazione del caffè torrefatto e macinato con la polvere di sughero (Una nuova). . . . . . . » - Bajardi • . • . Tifoide (Il segno di Kernig nella). - Carrière » Tubercolosi in rapporto alla rendita (La) . » Varicella (Complicazioni ossee nella). - Voituriez . . . . . . . . • . . » Varicocele (Cura chirurgica radicale del). Longuet . • . . . . . . . . . . » Varirocele (Cura chirurgica riparatrice del). - Longuet • . . . . . . . . • . » Versamento pleurico chiliforme adiposo (Un caso di). - Cipollina . . . . . . » L . Ti..nu1u. 1cqr.

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Roma, 20 maggio 1903.

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SEZIO~E

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P:RATICA.

DIRETTORI PRoF.

GUIDO BACCELLI -

PROF.

REDATTORE CAPO: PROF.

FRANCESCO DURANTE

VITTORIO ASCOLI

SOMMARIO. Lavori originali: - Cosco: Contributo allo studio del vaccino antivaioloso. - Perassi: Tiro speri11zen·tale contro titbi elastici. - Riviste: - PATOLOGIA GENERALE : - Zevi: L,immuniz:zazione dei batteri. - Negri: Contributo allo studio delt ez.iologia della rabbia. - Tira boschi : Gli aniniali propa~atori della peste bubbonica. - MEDICINA: Grummach e Wiedemann: Sopra i 1netodi actinoscopici p~ r la esalta determina{ione dei limiti del cuore. Schròttcr: Sulla diagtzosi dell aneuristna dtlL' aorta nella cavila toracica. - CHIRURGIA : - Biagi: Della 11efrecto mia nt.i lumori tnalifni del rene. - Vig nard e G Jl1'1 vardin: Del tnielo1na multiplo delle ossa con albumosuria. TERAPIA: - Baruch : Velia reaz.ione nelle applica\ioni di acqua fredda . - Hare: I bagni freddi e i bagni caldi nel tifo addominale. - Accademie, Società mediche, Congressi: - R. ACCADEMIA 01 MEDICCNA 01 ToRINO . Note di Medicina scientifica: - Patogen~si del di abete. - Tossicità del sangue nella ipertermia sperimentale.. - Alt~raz.ioni 'Uterine nel corso di tnalatlie infettive acute. Pratica professionale: - CASUISTICA: La rnalallia di Barlow. - Pseudo-leucernia acuta. - Due casi di tubercolosi poilnonari iti ueouati. - APPUNTJ nr TERAPIA: Cura dell'avvel(na111erito da fosforo . - Collargolo o argento colloideo. - A\ io11r della pilocarpi ria nella serre{ ione d~l succo J!Ustrico. - Studio co1upa1·ativo del valore del bleu di 111etile11e e della chinina nella febbre rnalari·ca. - A ntipruriginori. - Varia. Medicina sociale: - }vfalatlie professionali degli operai nelle industrie. -

Cenni bibliografici. I

Interessi professionali: - Il prog1tto sult assistent_a san.itari1J nei co1nuni. Notizie diverse. - Concorsi e condotte. -

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Indice alfabetico -analitico del presente numero. II'

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Diritti di propri eta r i s e r v a t i

LAVORI ORIGINALI Laboratorio di micrografia e batteriologia della Sanità pubblica diretto dal prof. B. Gos10.

Contributo allo studio del vaccino a11tivalol11so per il tlott.

G1USEPPE

Co. ·co, coadiutore.

• Una questione che maggiormente ha interessato i produttori di vaccino jenneriano, da una parte, e le auto1·ità. di vigilanza, dall'al· tra, è stata in tutti i tem1)i quella di ovviare al pericolo cl1e l uso di questo vaccino può presentare a causa del st10 i·icco contenuto batterico. E, specialmente dopo i lavori · del LAND· }I ~\.NN (1) e clel P AUL (2), i timori arri,"arono a tal punto che il Governo tedesco nominò una Commissione rom1losta dei professori KocH,

Scn~rroTMANN, PFEIFFER, FROSOH e

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l dei di1·et-

tori di istituti vaccinogeni FREYER, ScHULZ e V ANSELOW, affidandole l'inca1·ico di occuparsi di un siffatto p1·ot•lema. Tale Commissione esa1ninò nell'Istitt1to per le malattie infettive di Berlino, 82 campioni di va· ~cino, provenienti dagli otto Istituti vaccinogeni prùssiani, e ne studiò il contenuto batterico (3). Il lavo1·0 della Commissione fu completat•> dal DEELEMANN (4). che sottomise a rice1·che batteriologiche 39 campioni di vaccini prove· nienti da tutti gl'istituti vaccinogeni tedeschi, esclusi i p1·ussiani. Ricerche consimili fttrono fatte anche dal MIGULA (5), dal KIRCHNER (6), dal DREYER (7), dall' HA OHER e dal SYMANSKI (8). Non è il caso qui di rife1·ire i risultati importanti, cl1e ottenne1·0 i nominati ricercato1·i. (1)

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Ricorderò solamente come le conclusioni delle A nessuno sfuggirà a quale ingente mole loro indagini sieno concordi nell'ammette1·e di lavoro and1·ebbe incontro un l&tituto vacche è impossibile ottene1·e vaccino animale cinogeno se, per ogni vaccino, fosse obbligato antivaioloso p1·ivo di germi est1·anei. anche ad isolare tutti i germi, aerobici ed anaerousando tutte le possibili cautele. bici, di cui è p1·ovvisto, a identificarli, a proAbbandonate, quindi, tutte le pratiche d'in- varne la virulenza. nesto e di raccolta, intese ad ottenere un vac· Nè è criterio sufficiente quello di permetcino puro (uso di semente sterile, inoculazione tere la vendita di quei vaccini che abbiano dorsale delle vitelle, protezione delle pustole un contenuto non superiore a certi limiti con speciali modi, ecc.), si ricorse al mezzo (5000 per llll eme., secondo P AUL); perchè una di purificare la linfa vaccJinica, lasciandola linfa vaccinica può possedere un numero miinvecchiare nella glice1·ina. . nimo di microrganismi ed essere più perico• Questo fatto, messo in evidenza per la prima Iosa di un altra che ne possiede un numero volta dal prof; LEONI (9), nel 1890, ebbe pre· infinito. sto la più grande diffusione e fu generalmente La quantità di germi contenuti in un vacmesso in pratica in tutti gl~Istituti ''accino- cino è un criterio importantissimo per fa1·ci geni di Europa. giudicare se esso è stato preparato, oppur no, In Germania, ,l e autorità governative di vi- con le buono no1--me della tecnica, e se ha sugilanza i·itenne1·0 che, per garentire il pub- bito la depurazione in glicerina o è stato da blico dai pericoli, cui era esposto, il mezzo · poco tempo preparato. In questo senso, è semmigliore fosse d'impedire la vendita del vac- pre bene tener conto del numero dei microrcino fresco, e di obbligare i produttori a la· ganismi di cui è provvisto. sciare almeno per 5-8 settimane, i loro vaccini Che, realme1tte, vi sieno dei microrganismi in glicerina pura, o in un mestruo glicerinico capaci di resistere per più mesi all'azione della affine di ottene1~e così la voluta depurazione. glicerina, è cosa cho si può facilmente conMa se non può mettersi in dubbio che una statare coll'esame di una linfa vaccinica che evidente depurazione si verifichi nel vaccino fu sottoposta per un tempo più o meno lungo tenuto nella glicerina, non però essa arriva a tale azione. a tal punto da poterlo considerare completaRelativamente a ciò, rife1·isco alcune espemente sterile. rienze da me istituite per studiare la resistenz& Nè sono conco1~di gli autori nell'ammette1·e del bacillo della tube1·colosi umana e bovina cl1e i germi patogeni contenuti nella linfa si verso la glicerina. Uscirei certo dai limiti di attenuino sicuramente e costantemente dopo questa nota se ripetessi per este1tso i risultati un tempo ben determinato: il DEELEMANN (10), di tali esperienze, che troveranno il loro posto per esempio trovò che gli stafilococchi pio· in un'altra mia pubblicazione. geni vi si possono conservare attivi fino ad ESPERIMENTO I. - Giorno 26 giugno 1902. un mese; il P AUL (11) li trovò ancora attivi Si tritUI~ano sepa1·atamente pezzetti di organi in un~ linfa di quattro mesi ed il DREYJDR (12) di una cavia morta per tubercolosi umana e in una di sette mesi. di una cavia morta per tube1·colosi bovina Per conseguenza, la depurazione in glice- insieme a vaccino i·accolto nello stesso gio1·no rina e l'invecchiamento di una linfa, prima e t:ii co1tser,rano in un mestrt10 composto che sia messa in vendita, formano certo una di 2 / 3 di glicerina ed 1/ 3 di acqua distillata garanzja non dil'!)prezzabile per il pubblico, sterile. Giorno 30 gil1gno. Si inoculano quattro cavie, come parimenti garantiscono le buone norme di preparazione del vaccino medesimo. Ma due con vaccino emulsionato con materiale di tali garanzie non hanno lln valore assoluto. tubercolosi umana e due con ' Taccino emulsionato con materiale di tubercolosi bovina. Non è il caso di accettare l'idea di qualche Le quattro cavie muoiono dopo 45-60 giorni i·icercatore (P A.UL) che ogni vaccino, prima di pe1· tubercolosi diffusa. esser messo in vendita, sia sottoposto ad esame Giorno 15 luglio. 8' inoculano allo stesso batteriologico inteso ad assodare: modo con lo stesso materiale altre quattro cavie, che mt1oiono per tubercolosi generaliz1. Il numero delle colonie. zata a tutti gli organi. 2. La qt1alità delle medesime .

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SEZIONE PRATICA

Giorno 30 agosto. S'inoculano qnatt1""0 cavie come sopra. Lo stesso esito. Gio1·no 15 settembre. Altre quattro ca vie sono inoc11late collo stes8o materiale. Lo stesso esito. Es.PERillENTO II. Giorno 29 luglio. Si tritura un pezzetto di milza di cavia, infettata con tube1·colosi umana insieme con vaccino e si conserva nel solito mestruo glicerinico .. Giorno 15 agosto. Inoculazione del detto materiale a d11e cavie. sotto ct1te. ~{11oiono di tu bere o losi. Giorno 30 agosto. Inoculazione a cllle cavie come sopra. Lo stesso esito. ESPERIMENTO 111. - Giorno 3 agosto. Si tritura una glandola linfatica di cavia, infettata con tube1·colosi bovina, insieme con vaccino appena t'accolto. La miscela si conset'Va nel solito mestruo glicerinico. Giorno 1 agosto. Con questo materiale si inoculano otto cute due cavie, le quali muoiono (li tttbercolosi diffusa. Giorno 3 settemb1·0. Si inoculano come sopra due ·avie. Lo stesso esito.

Da. questi espe1·imenti, risulta che il bacillo della tube1·colosi può mantenersi vivo e vi· rule11to per più di un mese mescolato al vaccino, nel mestruo di glicerina ecl acqua. E, come il bacillo della t1tbercolosi niente può farci escluc1ere che vi possano essere anche altri germi patogeni dotati di nn fo1'te pote1·e di 1·esistenza verso l'azione depurativa della glicerina. A.cl onta di ciò. io sono pe1·suaso che, usando la maggiore pnlizia e circonda11closi di tutte le piit rigorose cautele nel prepararlo~ si possa ottenere 11n vaccino, se non sterile, almeno innocuo. ~la certo lo scopo, verso cui bisogna dirigere :;!li sforzi, è di ottenere un prodotto ste1·ile; specialmente se si considera che gli accidenti delle vaccinazioni, pur essendo di molto di· minuiti, non cessano però di essere di tanto in tanto lamentati. Tentativi, dunqt1e, per ottenere vaccini amicrobici furono sempre fatti e sotto diversi indizi. Si ricorse alla dialisi, alla filtrazione, alla centrifugazione ; ma sempre con poca fort1ma. Il CALMETTE ed il GuERIN (13) ricorsero al potere fagocitario del coniglio ed ottennero vaccino amicrobico, lasciandolo per qualche tempo nel peritoneo cli quest'animale, prececlentemente preparato con iniezioni di brodo.

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Ma tale mezzo non è nè di facile esecuzione, nè pratico. Al dott. BRISClA. (14), seguendo nn nnovo metodo, rinscl di ottenere vaccino sterile. Tale metodo è fondato sul fatto che la glicerina, alla temperatura di 37° e in 3-10 giorni, llccide i batteri che si trovano nella linfa vaccinica. Ciò venne assodato dallo SBRISCIA con una lunga serie di esperimenti condotti con molta cu1""a e precisione . .Anche il LEVY (15) recentemente è venuto alla conclusione che la glicerina, alla temperatura di 37° e, rende innocuo il bacillo della tube1'colosi in 48 01'e. Il dott. NEGRI (16), nel laboratorio di patologia generale di Pavia, diretto dal professo1'e Golgi, ha pienamente confermate le rice1·che dello SBRISCIA; però ne diminuì il valore pratico affermando che i vaccini, riscaldati a 37° C. per parecchi giorni. pur mantenendosi attivi per le vitelle, perdono in efficacia, se innestati sui bambini. Il nostro laboratorio ha ripreso lo studio dell'argomento molto interessante, allargando il campo delle ricerche, per veclere fino a qual p11nto e in quali limiti si possa applica1'e il calore nella tecnica della prepa1·azione del vaccino jenneriano. Intanto il giapponese ISHIGAMI (17), direttore dell'Istituto vaccinogeno imperiale di Osaka, in un suq lavoro sul parasHita del vaiuolo, ha annunziato un fatto che pot1'ebbe ap1·ire t1na ' ria nuovissima per ottenere vaccino sterile. Egli, infatti. ha :.tffermato che il sangue, il cervello, la milza, il fegato, ecc. di una vitella vaccinata da 7 giorni contiene una gran quantità di corpuscoli ameboidi; i quali, secondo l'.A., sarebbero gli agenti del vaccino; e che il sangue stesso e la emulsione degli Ot'gani, inoculati sulla ente di un'altra vitella sono in grado di produrre pustole vaiolose tipiche, e di rendere immune l'animale verso un successivo innesto di linfa vaccinica. A nessuno può sfuggire l'importanza che tale fatto avrebbe, se fosse vero, dal lato pra· tico. Avremmo, in tal modo, un mezzo sicuro pe1' ottenere vaccino sterile, se1·vendoci dell'emulsione degli organi interni. Nè basta: una sola vitella darebbe con tutta la massa del sangue, del fegato, del cervello e degli altri suoi organi una quantità enorme di vaccino, ciò che fa1'ebbe realizzare un g1·ande

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IL POLICJ,JNIOO

risparmio di tempo e di danaro agl'Istitt1ti produttori. Mosso da queste considerariioni, e persuaso che sia doveroso per il nostro Istituto di prendere in esame tutto ciò che direttamente o indirettamente possa avere influenza a · far progredire la tecnica della produzione del vaccino antivaioloso, ho istituito delle ricerche per vedere se il fatto annunziato dall'ISHIGAMI potesse essere confermato. Ed eccomi a rife1·ir qui i risultati delle mie ricerche. ESPERIMENTO I. - Il 15 dicemb1·e 1902, s'inocula abbondantemente una vitella con vaccino attivo, sulla pelle dell'addome. Si sviluppano pustole ca1~atteristiche, in gran n11mero. Il 22 dicembre, si raccolgono le pustole e si uccide la vitella. Pezzetti di cervello, poi· mone, fegato, milza, reni e glandole linfatiche dell'animale sono triturati ed emulsionati iso· latamente in una misc~la di 80 parti di gli· cerina e 20 di acqua. Nello stesso tompo, sono emulsionate nel detto mestruo le pustole raccolte. Immediatamente dopo, s' innesta un'altra vitella colle diverse emuls :oni e col sangue, in punti diversi dell'addome. Il i~isultato è riportato nella seguente tabella. TABELLA

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ESPERIMENTO III. - Il 13 marzo 1903 si inocula una v itella sull'addome con vaccfno. Abbondante sviluppo di pustole. Il 20 marzo, si raccolgono le pustole e si uccide la vitella. Si tritt1rano finame.nte pezzetti di organi interni e questo materiale fresco, senza aggiunta di glicerina, il sangue e le pustole raccolte s' inoculano separatamente sulla cute dell'addome di un'altra ,,.itella.

III. Vitella inoculata con sangue, 01·gani interni freschi e pustole, raccolti dopo 7 giorni dal1' innesto. · TABELLA

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Vitella inoculata con sangue~ emulsione di 01~gani interni e pustole raccolti dopo 6 giorni dall' innesto :

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ESPERIMENTO IV. - Il 30 marzo 190a, si inocula ltna vitella sull'addome con vaccino. Abbondante sviluppo di pustole. Il 5 aprile, si raccolgono le pustole e si macella l 'animale. Si triturano e si emulsio· nano nel solito mestruo glicerina pezzetti di organi interni e le pustole raccolte. Queste diverse emulsioni e un poco di sangue sono isolatamente inoculate sulla cute dell'ad· dome di un 'altra vitella. IV. Vitella inoculata con sangue, emulsione di organi interni e pt1stole raccolti dopo 6 giorni dall' innesto. TABELLA

ESPERIMENTO II. - Il 27 febbraio 1903, si inocula una vitella con vaccino sulla cute dell'addome. Abbondante sviluppo di pustole. Il 5 marzo, si uccide la vitella. Pezzi di .. cervello polmone, fegato, milza, reni, ecc., dell'animale macellato si triturano e si emul· sionano nel solito mestruo di glicerina ed acqt1a e questo materiale e un poco di sangue • s' inoculano ad un'altra vitella, a cui contem· poraneamente è inoculata linfa vaccinica. '4)

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SEZIONE PBATIOA

Dopo i risultati di queste mie rice1"'che, ho crecluto inutile insiste1·e su di esse, ricorrendo ad altre condizioni di esperime nto. Voglio 8olamente accennare al fatto d'a,re1· sottomesso ad accurato esame microscopico pezzetti di di versi organi interni delle vitelle v-accinate. Il materiale fu fissato in sublimato alcool, liquido di Z ENKER. Dopo indurimento in alcool, fu incluso in paraffina e sezionato al microtomo. Le sezioni, attaccate s L1i vetrini coprioggetti, furono colorate coi diversi me· todi atti a mettere in evidenza i corpuscoli del Gu ARNIERI. Tra tali metodi, usai di pre· fere nza la colo1·azione con l'ematossilina D E · LAFIELD e la colorazione del MANN, con cui i detti co1·puscoli sono colorati in un bel rosso. In 11umerose sezioni di fegato milza reni, rer,Tello •glandole linfatiche ecc. non mi è mai i·iuscito di mettere in evidenza delle form e Pnòocellulari simili a quelle ch e si ri· scontrclllO nella cornea del coniglìo. Ho fatto anchP numero i preparati di sangt1e, appartenenti a v-itelle vaccinate in diversi stadi. Il sangue cliste o unifo1'1memente sul , .. etrino, ftt fi ssato in alcool ed etere e colorato i11 diversi modi. Ancl1e in questi p1·epa1·ati non ho vibto n11lla di più di quanto s i ' '"eclea nel sangue di 'Titell e non vaccinate. Io, p er ciò, non ho potuto confermare in a lcun i11orlo il fatto affermato dall'ISHIG.A.nII che ci oP nel sangt1e e nei capillari cleg li 01·· gani interni di animali , .. accinati esistano r1ei co1·puscoli ameboidi, i quali solo di rado penetra.no nell' intClrno delle rellu' e paren· chimali. Ho 'roluto sottomettere ad un siffatto con· trollo ciò ch e il ricer catore giapponese p1·e· tend a di a\rere osservato, non perchè spintovi cla un interesse teo1·etico; ma solo per l'im· })Ortanza <'he n e derivava alla pratica, come una nuova ' ria per arrivare alla produzione cli vaccino puro. J\tla, 11 on avendo potuto conferma1'1e proprio nessuno dei fatti riferiti dall'ISHIGAMI, e data la costanza dei risultati da, n1e ottenuti, ho <lovuto convincermi che non è possibile, se· guendo tale T"ia, di raggiungere lo scopo òesiderato. CONCLUSIONE.

1° Non mi fu possibile, mediante l'innesto sulla cute della vitella di emulsione di or· gani appartenenti a vitella innestata con vac-

cino antivajoloso provocare la r·elativa pustolazione. 2° Neppure mi riescì i)rodu1·1·e pustole vacciniche, m ediante l'innAsto di sangue appartenente a vitelle vaccinate. 3° Tanto n el sangue quanto negli organi interni, non mi fu mai possibile mettere in evidenza forme analoghe a quelle osse1·vate nella co1"'nea del coniglio (Cytoryctes variolae del GUARNIEBI, co1puscoli ameboidi dell' IsmGAJ\II).

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SBRISCIA ,

1903). 16.

Esperienze sull'attività del vacci1to j e1i11eriano .·ottoposto ad alte te111perahlre (Bollet-

NEGRI,

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IL

POLICLINICO

tino della Soc. Medico-chirurgica di Pavia 1903). 17. ISBIGAMI, Ueber die Kultar fles Va ccine.resp. Variolaerregers (Oentralblatt f. Bakt.: Origi· nale, Bd. XXXI, N. 15, 1902).

Tiro sperin1entale contt"O tubi elastici per il dott.

1

PERASSI ANTONIO,

capitano medico.

Sulla questione relativa alla natura e fre· quenza delle lesioni vascolari, prodotte dal· l'azione diretta degli odierni lunghi e sottili proiettili con mantello metallico o indirettamente dallo spostamento di scheggie ossee ancora non esiste un pe1,fetto acco1·do. Si ritiene generalmente che coll'adozione dei nuovi fucili a piccolo calibro ed a ripetizione, si ab· biano a verificare emo1,1""agie più facili, più imponenti e meno frenabili. Ciò sarebbe stato dimostrato dalle espe1·ienze di DEMOSTHEN, fatte su cavalli viventi, essendo i proiettili lanciati con carica completa e a distanza utile. Siffatta opinione è invece cont1·addetta dalle osservazioni raccolte nell'ultima guerra ispano-americana (Congresso cli Washington, aprile 1899); risultò cioè che le emorragie primitive sono as ai rare. I vasi sembrano più spesso contt1si, ovvero perforati lateralmente o diametralmente, anzichè sezionati dal proiettile. Di regola i grossi tronchi vascolari, come corpi elastici sfuggono all'azione dei proiettili e difficilmente subiscono complete lacera· zioni; a.n zi è possibile perfino che rimangano intatti attraverso vaste escavazioni, consecu· ti,re al passaggio dell'agente \i""ulnerante, do· tato di considerevole velocità iniziale con rapido movimento simultaneo a rotazione. Nella g11e1·ra anglo-boera, che io sa1)1)ia, non si fecero studi analitici sulle ferite dei grossi vasi; lesioni quasi sempre seguite da morte fulminea. Infatti LEGOUEST opina che il numero dei soccombenti all emorragia primiti,ra d'e1nblée sia considere,role e che i chirurghi sul campo di battaglia abbiano sovratutto da cru·are casi di emorragie primi ti-ve, i·itardate dall inter· vento della sincope o da ogni altro meccanismo, che p1"'ocu1·a temporaneamente o defi· niti,ramente l'emostasia spontanea. DELORME ha pubblicato i risultati di espe· rimenti eseguiti alla scuola di Val-de-Gràce, sopra cadaveri nei quali fu possibile constatare la presenza di ampie perforazioni laterali o diametrali dell'arteria f emo1,ale che non (6)

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[ANNo IX, FASO.

rimase troncata dall'azione vulnerante del p1,oiettile moderno. È ben noto che la resi· stenza elastica dei tessuti viventi si manifesta ad un grado maggiore che nei caòaveri. Con· seguentemente sono erronee le Òonclusioni ricavate dagli effetti più gravi, rile-vati dalle esperienze cadaveriche. Cosl stando le cose, col semplice scopo di i·iprodurre in modo sperimentale il fenomeno fisico della spostabilità e distensibilità che possono pre3entare i corpi elastici colpiti dai proiettili, mi sono servito come bersaglio, di un telaio l""ettangolare, sul quale fissai in senso verticale parecchi tubi di drenaggio, ripieni della soluzione O. 75 °I 0 di cloruro di sodio; alcuni col calibro approssimativo dell'arteria femorale, inte1·vallati da altri aventi il diametro della radiale. In un secondo telaio i tu bi riempiti dello stesso liquido sono disposti, alla distanza di un centimetro, al davanti di una tavola di legno dolce, al fine di limitare il loro spostamento nel senso antero-posteriore. E per segnare in modo pre· ciso il passaggio di ogni proiettile attraverso il telaio, misi posteriormente ai tubi un foglio di cartone quadrettato. Idealmente se un proiettile, che si muove in senso orizzontale, incont1·a i tubi in cor· rispondenza della linea assiale, ne risulta che la forza di percussione agisce nelle migliori condizioni pe1"" i,aggiungere il massimo effetto divisorio sui corpi mobili ed elastici colpiti. Restava a provare con espe1'imenti pratici. se realmente l'accennato u1·to perpendicolare sull asse del bersaglio av,renga con frequenza. oppure no. Situati i telai diet1·0 due comuni schermagli. posti a 100 metri. di distanza, vennero sparati 288 colpi, col fucile modello 1891, con ca1·· tuccia ridotta. Il reperto che ebbi occasione di esaminare non è privo di qualche interesse. Alcuni dei tt1bi furono colpiti da proiettili tangenzialmente con effetti di semplici intaccature o con soluzioni di continuo parie· tali più o meno circosc1·itte e determinanti trapelamento del contenuto, ovvero completa fuort1scita. Non manearono le perforazioni diametrali. col foro d'entrata leggermente di· , .. aricato e col foro d uscita ridotto ad una fenditura lineare. Un fenomeno osservato, e che a priori si direbbe paradossale, è quello dell'avvenuta perforazione nella linea assiale di tubi~ aventi il calibro di a millimetri, per


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29]

SEZIONE PRATICA

mezzo di proiettili del diametro di 6 milli· metri e mezzo. Inoltre, nessuno dei tubi maggiori o minori si riscontrò completamente sezionato mentre il giudizio preventivo degli ufficiali presenti alle espe1·ienze era concorde nel ritenere che la pallottola a 'rreb be troncate, anzi eh è distese e perforate le pareti dei tubi, con fenditure verticali paragonabili a quelle determinate da un'arma da taglio. È pure da notarsi che il sostegno della tavola di legno dolce, situato posteriormente ai tubi, non produsse mutazioni a1lprezzabili nei l"'isultati dimostrativi. Naturalmente qt1esti i·eperti solo si prestano a stabilire confronti appro simativi con quanto può riscontrarsi nelle ferite del corpo umano. Ad ogni modo valgono a mettere in evidenza fatti non prevedibili e la cui esattezza viene esclusivamente comprovata dall'espe1·imento. Anzi per dare alle ricerche pratiche una qual· che analogia colle reali condizioni fisico-ana· tomiche. in una seconcla serie di prove. rac· chiusi i sttpposti vasi, ripieni coll' anzidetta soluzione fra pareti verticali di legno dolce, equidistanti tlai tubi di un centimetro ~ e lo spazio residuale lo colmai con gelatina di carne. In que ta seconda esperienza le offese i·ecate ai tubi di gomma dalle pallottole lanciate dal nuo,ro fucile nelle itlentiche condizioni di prima, non furono più <lella medesima natura di quelle dianzi registrate. I i·isultati furono modificati dal mezzo poco o punto compressibile, a"'\rvolgente gli ipotetici vasi, di cui al· cuni vennero troncati ed altri presentarono prevalente nel foro c1'ent1--ata e d'uscita la di· visione delle pareti nel senso t1·asT"ersale. Se non erro, variando i dispositivi nelle ricerche sperimentali si i·iproducono con qualche analogia. le innumerevoli contingenze delle lesioni vasali, che possono verificarsi nel corpo 11mano~ le quali certamente, pe1· essere multiformi, diede1·0 lt1ogo a giudizi interpretativi fino1·a discordanti. Feci menzione degli anzidetti saggi spe1·i· mentali nella dissertazione di una tesi relativa ai primi soccorsi chirurgici sul campo di battaglia, tuttora inedita. Piacque al prof. No,rARO prendere in bene· vola considerazione tali esperienze, ritenendole idonee a lumeggiare con prove dimostrati,re quei casi clinici singolarissimi di pe1·forazione 'rasale prodotta da }lroiettiJe e considerata

903

come fatto inattendibile da qualche chirurgo apriorista.. È bensì vero che l' importanza di simili esperienzP. da un altro punto di vista, venne già precedentemente esaminata. Infatti Busc1r, BmcHER,. KocHER, lMBRIAco avevano già constatato che i colpi di fucile del calibro di 11 millimetri e di 6 millimetri e mezzo, s1)arati alla distanza di 50 a 100 metri, contro lamine di cautchouc, producono fo1--ami quasi puntiformi, colla dimensione non maggiore di una capocchia di spilla. Dagli esperimenti su bersagli elastici si era pertanto concluso che il diametro delle perforazioni, qt1ando il proiettile conserva una notevole 'relocità residuale, decresce in rap· porto diretto dell'elasticità dell·oggetto colpito. I nuovi esperimenti oltrechè dal fattore fisico elasticità, sono in pari tempo influenzati dall'elemento spostabilità : il che significa ri· produrre più fedelmente le condizioni presen· tate nel corpo umano dai tronchi 'rasali, nervosi e, fino ad un certo limite, IJure dal tenue intestino. Con ciò si spiega come il prof. DlJRANTE nel suo manuale di patologia e tera,,pia chi· rurgica. già da qualche anno abbia consigliata la cura aspettante nelle ferite addominali pe· netranti, causate da sottili armi da punta o da proiettili non superio1--i ai 3 o J. millimetri di diametro (purtroppo ancora ipotetici). In tali casi la discontinuità nella parete dell'in· testino sarebbe tanto piccola da non dare passaggio al contenuto gastro-enterico ; e gli essudati i)eritoneali determinerebbero immediatamente una chiusura del tramite, resa permanente dalla successiva sostitt1zione con tessuto conn~ttivale neoformato. Da questo Rtudio compendioso è confermato ancora una volta il principio che alla sorgente i)ura delle cognizioni esatte si ar1·iva medJante le prove obbiettive. Qualsiasi }Jreconcetto nel vagliare fatti, siano pure semplicissimi, può indurr·e ad app1·ezzamenti erronei, come erronee l)iù o meno, llO'S· . sono esse1·e le deduzioni pratiche che si ottengono da indagini esclusivamente istituite col tiro contro animali viventi, la cui statica òi· versa e il diverso indice di resiste11za dei tessuti i·endono artifiziose le condizioni dell'esperi· mento. Così è prevedibile che i col1)i di ar·ma da fuoco lanciati contro eadaveri, anche se rivestiti cogli indumenti militari, produrranno \ 7)

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IL POLICLINICO

lesioni, sulle arterie vuote e inerti, molto più distruttive di quelle passibili dagli stessi vasi, quando le pareti distese dal sangue in mov'imento sono in uno stato di ritmica e più o meno vib1·ata contrazione attiva. Quindi le migliori conclusioni didatti ehe sulla natl1ra e frequenza delle fe1·ite vascolari, 1·iscontrabili sul campo di battaglia, sa1·anno presentate cla chi con scienza . ed esperienza propria avrà esaminati e curati nume· i·osi feriti d arma da fuoco e contempo1·aneamente avrà i·ilevata nei soccombenti la causa immediata e diretta dell'esito letale. Roma, 22 aprile 1903.

RIVISTE PATOLOGIA GENERALE

L'immunizzazione dei batter·i per il dott. VITTORIO ZEvr.

Rivista si11,fetica .

I la,ro1·i recenti fatti su questo a1·gomento pigliano le mo~se dalla teoria sull'immunità di Eh1·lich. Secondo questi come è noto la produzione nell organismo degli antico1·pi immunizzanti è causata dall'introduzione nell'organismo di sostanze estranee, rispettivamente velenose per esso, clotate di affinità chimica per alct1ni costituenti cellula1·i. Il danno arrecato alla cellula dalla combinazione con q11este sostanze ,~elenose porta all eliminazione delle catene collaterali unite al veleno e poste perciò fuori di funzione: la cellula reagisce con una i1Jer·produzione di ca· tene collaterali che i--ima11gono dapprima unite ad essa, di poi si staccano sono eliminate dalla cellula , git1ngono nei liquidi organicj, dove in grazia della 101·0 proprietà di combinarsi col co1·ri pondente veleno, prima che giunga a lle cellule e le danneggi, fungono da anticorpi protetti,ri. Partendo da qt1esti concetti il ì\!liJLLER (1) si occupò di trasportare queste idee che si avevano })Cl' gl i organismi superiori, anche ag·li esse1·i unicellulari~ ed in special modo ai batteri e domandarsi se in questi, come nelle cellule animali, si osservasse un aumento immunizzatorio dei gruppi aptofori, e rispettivamentA una eliminazione di essi nel terreno di cultura in cui i batteri 'rivevano. (8 )

[ A.NNo IX, F ASC. 29)

Prima del ~IULLER si era occupato dell'argomento il W ALKER E. W. AINLEY (2) in un suo la\oro l11111111nisatio1i agai1ist i11z111zi1ze sern11i, pa1·tenclo dai medesimi principi. Egli stucliò le modificazioni dell'accrescimento dei batteri coltivati su siero immunizzante, e le alterazioni del sie1·0 cl1e f:iervì pe1· la cultura,. I i·e· sulta ti che si ebbero, furono: 1° una diminuzione dell'agglutinabilità; 2° un a11mento della virulenza· ' 3° un aumento della resistenza rispetto all'azione protettiva del siero i1nmunizzante · 4° upa diminuzione del potere aggluti· nante del siero in cui furono colti,rati i bacilli. Il l\fiJLLER {1) nel suo lavoro 8zt!l'i1n11iu;zz'z. zazio1ze del bacillo del tzfo co1zt1·0 le aggluti1ii1ze specificlte, studiò se i bacilli del tifo abituati a 'Tivere per lungo tempo su siero immunizzante antitifico, acquistassero una specie di immt1nizzazione contro le agglutinine del siero stesso. Egli scelse una i·azza rli bacillo del tifo che da di verso tem1)0 e1·a stato coltivato nel1' istituto su ter1·eni artificiali e che quindi era clotato di poca virt1lenza, ne fece due serie diffe1·enti di coltivazione, l,una Sll brodo ordinario (T.lJ b), l'altra su brodo contenente delle qunntità sempre maggiori di siero antitifico di ca,rallo (T !J s) . Dopo 15-20 innesti egli prese tracce di ciasct1na delle due culture e le seminò in brodo, })Ose questo ad arricchiI·e nella stufa e da questo ottenne su agar quelle grandi quantità di de1)ositi microbici necessari alle • sue esperienze. Prese 1 eme. di ciascuno dei due ammassi bacillari; vi aggiunse eguale qt1antità di siero antitifico, portò il volume del brodo ad un totale di 2 eme., espose la mescolanza pe1· due ore alla stufa ed osservò se si era prodotta o no, agglutinazione. L'esperienza dimostrò che la i·azza coltivata su sie1·0 antitifico possedeva un'agglutinabilità molto n1inore di quella in b1·odo. Di fatti questa era ancora agglutinata nella proporzione di 1: 20,000 mentre quella su siero antitifico non si agglutinava più nella propo1·zione di 1: 500. Il 1\1.iJLLER poi fece anche quest'altra 1·ice1·ca; vedere se le due 1·azze, l'una in bro<lo. 1 altra su siero, possedenti vario grado di ag· glutinabilità, messe a contatto, in eguali pro· po1·zioni, con quantità eg11ali di siero immu· nizzante n eutralizzassero quantità differenti


[A.NNo IX, FASc. 29]

SEZIONE PRATICA

di agglutinine del siero, e quindi ne lasciassero in quantità differente n el siero stesso centrifugato. Procedette in questo modo: prese 1 eme. dei liquidi dei quali si era servito pe1· dimostrare la ag-glutiuabilità, li centrifugò vi aggiunse 0,5 eme. di ammassi bacillal'i cresciuti in b1·odo, l'espose per un'o1·a alla stufa ed osser-vò l agglutinazione. Da qt1esta esperienza ebbe però risultati negativi. Anche il BA.IL (3), come riferisce il 1\i1i.JLLER nel suo lavoro si occupò di vedere come si comportassero i bacilli del tifo posti a contatto con l e agglutinine. Egli vide che i bacilli soggiacevano ad una analoga modificazione che nel peritoneo delle cavie che cioè essi non erano agglutinati ; e ciò perchè i loro gruppi i·icettori erano sostituiti da gruppi agglutinofori ed essi divenivano insensibili all'azione delle agglutinine. Il BA11, non crede, per ciò che risulta dalle sue espe1·ienze, di poter ammettere che si possa avere una razza nuo,.,.a inagglutinabile, per quanto egli non ne neghi assolutamente la possibilità. L'impo1~tanza pratica di questa ricerca sul1 assuefazione dei bacilli del tifo rispetto alle prop1·ie agglutinine sta in ciò, che potendosi verificare questo fenomeno anche nell'o1·ga· nismo umano, per la produzione abbondante di agglutinine che si ha nel corso della malattia, si può essere al caso di disconoscere la natura tifosa cli un barillo solo perchè resistente alla pro'T a della agglutinazione. Il OouRMONT (4) di recente espose ch e i bacilli del tifo presi dal sangue dei tifosi sono in genere meno agglutinabili di quelli da lungo tempo coltivati su terreni artificiali. A questo proposito è importante la osservazione di RoDET (5) fatta già dal 1899. Egli isolò dalla milza di tre cadaveri di tifosi dei microrganismi della specie del coli, che non fermentavano bene il glucosio, e nòn coa· gulavano il latte e che da prima erano quasi indifferenti di f1~onte al siero dei tifosi ma che però in seguito raggiunse1·0 quasi l'agglu· tinabilità di t1na specie pura di tifo. Dal RoDET era stato allora spiegato questo fenomeno nel senso ch e quei microrganismi f osse1""0 g1·adi di passaggio fra il coli ed il tifo ; il M ULLER invece basandosi sulle ultime ricerche, crede piuttosto siano da ritenersi bacilli del tifo che vivendo nell'organismo animale a1ressero

*

905

p erduta la loro agglutinabilità o meglio si fosser·o immllnizzati contro di essa. Simili casi di bacilli presi da cadave1'i tli tifosi e pur non agglutinabili sono stati rife· l'iti dal WEENEY (6), dal SACQUIPÉE (7) dal REHNS (8) dal BANCEL (9), dal NrcoLLE e TRE· NEL t10) e dal MtrLLER (11). Abbiamo già aspo to come dalle ricerche del MtrLLER non sia risultata la possibilità di ot· tene1·e t1n'immunizzazione dei bacilli del tifo oonti"'o le agglutinine specifiche in modo del tutto simile a quello ch6 si osse1·va per gli organismi animali superiori. Ora egli si sarebbe indotto a formulare da ciò una massima che era già stata enunciata dal l\IETSCHNIKOFF senza darne una dimostrazione irrefutabile, che cioè i batteri ed i funghi fossero bensì in grado di distruggere le tossine e trasformarle in vaccini. ma non in grado di produrre delle antitossine. L 'HAMBURGER (12) crede invece 1 organismo batterico sia in grado di accumulare in sè delle sostanze immt1nizzanti, se viene messo a contatto con le sostanze pe1· lui velenose. Di fatti il fenomeno che una specie batterica di,riene tanto più vi1·ulenta per un dato animale quanto più è passata attraverso questo, dimostra che nel batte1·io si sono formate in gran quantità quelle sostanze che sono capaci di vino~re le soEotanze p1·otettive dell' animale e i·ispettivamente velenose pel l>atterio. Da ciò !'HAMBURGER giunge a stabilire che: La v1}·11lenza dei batteri no1i è p1·opria11ie1ite altro

clie i11111i111zità co1it1·0 ll1ia data specie a1zi11iale. Ohe il meccanismo di s'rolgimento del fenomeno sia questo lo dimostra il fatto che se invece, pe1· mutate condizioni della lotta, la vittoria non rimane al batterio, questo muore e l'organismo diviene imm11ne, ossia, considerandolo dal punto di Yista del batterio l'a· nimale diventa per l11i più velenoso più virulento: in esso si sono sviluppate in grande sovrabbondanza quelle sostanze che sono velenose pel batterio. Il passag,qio dei batteri atfrave1·so gli a11i11zali

potr·ebbe a1zche di1·si i11t11zz11iizzazio1ze dei bn tter/ contro ql1ella data specie ani1nale. Secondo EHRLICH si p11ò int~ndere 1 aum ento della vir11lenza di un batte1~io col mezzo del passaggio negli animali, come una iperproduzione nei batteri dei loro gruppi aptofori durante la lotta contro i ricettori dell'o1•.

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906

lL POLIOLlNlCO

ganismo. Questa iperproduzione do,r1.. ebbe potersi avere anche in vitro dando modo ad u.n batterio di trovarsi a contatto con i ricettori esistenti in quantità nel sangue di un animale immunizzato. L HAMBURGER che partendo da questi concetti stncliò l'esaltazione della virulenrta i11 vitro, usò dapprima una ct1ltura di coli, poi una culti1ra di colera. Fece di q nesta due coltivazioni, l' una su sie1. o normale di cavia diluito con b1·odo, l'altra su siero anticolerico di cavallo diluito egualmente con brodo. Già dopo pochi passaggi la differenza di virulenza era chiaramente del doppio a favore clella cultura immunizzata. Le ricerche sull'agglutinabilità che l'HAM· BURGER fece sui batteri abituati a -v·ivere in siero immunizzante specifieo diedero risultati concordi a quelli di MtJLLER. L'agglutinabilità era note,.. olmente diminuita. Il concetto della difesa dell'o1'ganismo batterico contro i veleni dell'organismo animale è ancora meglio determinato dal '''"EOHS· BERG (1$). Egli considera come ricettori dei batteri le tossine segregate da questi e su questa idea ha basato le sué ricerche; ha studiato cioè il comportamento àella tossicità di una data i·azza batterica messa a vivere in contatto ron le antitossine specifiche. A questo scopo si servì di una cultura di difterite di cui fece due diverse coltivazioni, l'una in brodo,. l'altra. in b1·odo a cui era stato aggiunto 1tna certa quantità di siero antidif· terico di cavallo. Dopo circa un mese e mezzo di innesto consecuiivo delle due razze, ne prese parti eguali, le passò su parti eguali di brodo e le pose in stufa pe1' dieci giorni. Dopo questo tempo le culture furono carbo· lizzate e filtrate come al solito e le tossine ottenute libere dai batteri, furono provate per la loro forza. La quantità di tossina mortale per una cavia di 250 gr. della razza allevata in brodo era di 10 eme. mentre la tossina della razza allevata su siero e brodo era già mortale per una cavia di 250 g1·. alla <l ose di 0,1 eme. Questi risultati dimostravano che era possibile, come teoricamente si era previsto git1n· O'ere ad un aumento della produzione delle ~ tossine immunizzando in vitro i batteri. ~fa J).On solo contro i "\""eleni dell organismo, crede il "'\ì\r ECHSBERG. si possono immt1nizzare (10)

[ANNO IX, FASO. 29 f

i batteri. ma anche contro quelli esistenti p. e.

nei terreni di cultura. Di fatti come si po· trebbe altrimenti spiegare il fenomeno che una data specie batterica in dato te1·reno eli1nina le sue tossine ed un'altra sull'> stesso ter1·eno non le .elimina se non nel senso che su quel ....terreno si tl'ovano quelle sostanze che sono capaci di danneggiare dapprima il bat· terio della prima specie ed eccita1'lo in tal modo ad una iperproduzione dei gruppi ricettori (tossine seconc: o 'VECHSBERG), mentre per • l'altra specie queste sostanze non esistono'? Da ciò tutto un nuovo indirizzo nello studio dei tBrreni cli cultura, specialmente per quei . batteri che chiaramente nell'organismo agi· scono per tossine . Partendo da questi concetti si può interpetrare una serie di fatti che già precedenti osservato1·i avevano t1·ovato senza darne una spiegazione soddisfacente. Il DucLAUX (14) osservò che culture del micrococco a cui è stata attribuita la produzione dell'affezione che va sotto il nome di Clou de Biskra assai virulente ne~ i)rimi 3--lgioi--ni. di vengono in breve inoffensive· fa· cendo dei passaggi in brodo ritornano alla virulenza primitiva. Il LEGRAIN (15) isolò un batterio, patogeno per le ca,rie, facilmente coltivabile su tutti i comuni terreni di cultura.. In gelatina questo germe a attenua in brevissimo tempo, su patate invece conserva a lungo la sua virulenza; non solo, ma le culture attenuate in gelatina portate su patate riacquistano rapidamente la virulenza dopo 3.4 semine. Non potrebbe credersi, seguendo il \VEOH· SBERG~ che jl micrococco del DucuAU... e il batterio del ]JEGRAIN~ trovassero l'uno nel brodo l 'altro nelle patate quelle sostanze ve- · lenose per loro capaci di eccitarli ad una re.attiva produ~ione dei loro ricettori '? Rice1·cando negli autori, molti alt1~i fatti, finora incomprensibili o malamente interpe· trati potrebbe1--o giustamente intendersi se· guendo queste idee sull' immt1nizzazione dei batter·i. Fra questi citerò solo il caso riferito dal l\'.IETSCHNICOFF e BoRDET (16)\ di t1n mi· croorganismo che fu potuto portare ad un più alto grado di virulenza passandolo attraverso animali immunizzati che attraverso animali ricettivi. Gli stucli però ull argomento sono del tutto


ANNO

IX, F AJSC. 291

SEZIONE PRATICA

recenti, non completi ed anco1·a in alcuni punti incerti: sarà bene quindi aspettare ancora ul· teriori esperienze, specie in i·apporto a pa· recchi altri fenomeni dei quali ancora nessuno dei ricercatori si è occupatò, attende1·e il con· trollo dei fatti già osservati, prima di giun· gere a delle conclusioni che hanno importanza altissima nella teoria e nella pratica. BIBLIOGRAFIA. (1) (2) (3) (-1)

f5) (6) (7) (8) (9) (10) (11)

(12J

{13) (14) (1f)) (1f))

~IOLLER.

Mtinch. Medizin. Wocheschr., n. 2,

1903. W ALI<ER. Centralbl. f. Bacteriologie, 1902. BAIL. A.rch. f. Hyg. Bd. 42. CouR~IONT. Journ. de physiol. et de patho]. gén .. 1902. RonET, Compt. rend., 1899. \VEENEY. Brit. med. Journ., 1899. SA< 'QUIPÉE. Annal. de l'inst. Pasteur, 1901. R EHNS. Soc. de biol ., 1901. 13ANCELL. Soc. mérl. des hòpita,ux de L)ron, 1902. N1COLLE e TRENEL. Annal. de l'inst. Pastet1r, 1902. MfJLLMR. Op. cit. HAl\1BURnER. Wien er kl. W ochensohr., n. 4, 1903. vVECHS BER(}. Wien er ]{l. w ochenschr., n. 5, 1903. Dt' CLAUX, citato dcll MAC:É. Bactériol6gie. LEGRAI N, citato dal MACÉ. Bactériolo,qie. )fETSC HNI COFF e BORDET, citato dal FLtìGGE. .Jlicror,qa 11is1ni. '

Contributo allo studio dell'eziologia della rabbia. Riproduciamo dagli autoriassunti ecc., di· retti clal pr·of. R1vA l'importantissimo articolo che seguP. Il NEGRI stesso vi espone in breve i i·isultati delle sue ricerche. • I

Nel sistema nervoso centrale degli animali i·abbiosi l '.A. con metodi comuni di tecnica ha potuto costantemente mettere in e1ridenza uno speciale micro1·ganismo, che, per i suoi caratteri, si deve certamente ascrivere tra i proto~oi.

Qt1esto microrganismo l' A . lo ha potuto sem· pre rilevare nelle éliverse specie d'animali esaminati (cane, gatto, coniglio, uomo) sia che fossero sperimentalmente infettati di rabbia, sia ammalati per mo1·sicatura di alt1·0 animale idrofobo. Il materiale migliore di studio è fornito dai cani che inoculati subduralmente con virL1s di strada, muoiono dopo 14-15 giorni circa. In questi animali si può constatare, nelle diverse parti dell'asse cerebro-spinale (corteccia

907

cerebrale, co1·no d' Ammone, cervelletto, ponte, midollo allungato, midollo spinale, gangli spinali), nell'interno delle cellule nervose, l'esi· stenza del parassita, il quale si presenta sotto forma di corpi di solito rotondeggianti od ovali, di dimensioni le più svariate, ma tutti collegati tra di loro in una serie ininterrotta di forme. I pa1·assiti raggiungono il maggiore sviluppo e si ritrovano con ma.g giore abbon· danza nel corno d' Ammone e nel cervelletto. Il loro numero nelle singole cellule è varia· bile, varia pure la loro posizione nell'interno c1ella cellula, di frequente risiedono nei prolt1ngamenti protoplasmatici a grande distanza dal corpo cellulare. Con l'aiuto di opportune colorazioni il pa· rassita lascia riconoscere nelle sezioni fine particolarità di struttura nel suo interno. · Questa struttura va sempre più complicandosi a mano a roano che dalle f 01·me più piccole si procede verso quelle maggiormente svilup· pate, e meglio che con qualsiasi altro procedimento, è rilevabile coll'esame a fx:esco ; con questo metodo elementare si vede che nell'in· terno del parassita esistono dei· corpicciuoli che si presentano diversamente, alcuni grussi, gr·anulosi, altri piccoli, rifrangAnti, rotondeg· gianti. L' A. crede che queste imagini siano l'espressione di un p.rocesso di moltiplicazione, ma sulla loro più esatta interpretazione dichiara di doversi tenere, per il momento, in riserbo. , Oltre che nei cani infettati sperimentai· mente ~ l' A. ha potuto 1rerifica1·e l'esistenza del parassita nelle sue forme caratteristiche anche in diversi r.ani vaganti sospetti, che l'inoculazione nel coniglio dimostrò· sicura· mente idrofobi. In una grande quantità di conigli l' A. ha avuto la più ampia conferma della verità della legge enunciata, cioè della costanza del pa· rassita nel sistema nervoso degli animali rabbiosi. Il microrganismo, che sul coniglio non presenta mai quelle grandi dimensioni che raggiunge sul cane, data ]'infezione endocranica o or.ulare, è specialmente abbondante nella corteccia cerebrale, cervelletto, corno di Ammone, bulbo e nei gangli spinali : data la e infezione nello sciatico puè essere quasi esclu· sivamente localizzato nei gangli spinali e nel rrlidollo spinale, ma la sua presenza è sempre un fatto costante. Nel coniglio inoltre l' A. ha cercato di deter· minare a quale epoca della malattia si abbia un reperto abbondante di fo1"me tipiche ~el parassita. Dall e ricerche istituite in propo~1to risulterebbe che data 11na durata complessiva ' di 14-15 giorni il parassit a es1. della malattia 1


908

IL POLICLINICO

ste abbondantemente entro alle cellule in diverse regioni alla prima comparsa dei sintomi. Quando la durata · de.Ila malattia è di un numero di giorni minore (10-12) le forme endocellulari sono di solito nel coniglio piccole e scarse e il loro numero e le loro dimensioni vanno progressivamente diminuendo a mano a mano che la malattia assume un de· corso più brev~, cosicchè negli animali morti per ii1oculazione di virus fisso, soltanto con grande insistenza si riesce a rilevare in qualche i·egione qualche forma parassitaria endo· cell ula1·e. Parallelamente alle nuove proprietà del virus rabico di conservare inalterata la sua attività malgrado !,avanzata putrefazione ovvero 'lopo un lungo soggiorno nella glicerina, il protozoo descritto dall'A. conserva la sua forma, la sua struttura, la sua elettività verso le diverse sostanze coloranti sia che il tes· suto nervoso che lo contiene abbia subito una avanzata putrefazione, ov·yero che sia stato conservato nella glicerina. Dati questi fatti e data la p1·esenza del mi· crorganismo costante e specifica nel sistema nervoso degli animali rabbiosi, di quegli ani· mali cioè soggetti ad una malattia di indole squisitamente nervosa, 'l' A. si crede autoriz· zato a ritenere che il p1·otozoo da lui messo in evidenza sia ]'agente specifico della i·abbia. L' A. non si nasconde che delle obiezioni si potranno muovere a questa interpretazione, prima fra tutte, quella che il microrganismo nelle sue forme caratteristiche non si ritrova spesso in regioni del sistema nervoso, ovvero in altri organi cl1e pure si dimostrano viru· lenti. L'A. pe1·ò non crede che questa obbie· zione possa avere un grande ' ralore, in quanto il fatto di r1on potere dimostrare in molte parti che pure sono virulente l'esistenza del parassita nelle st1e forme caratteristiohe endo· cellulari non esclude che esso si possa even· tualmente trovare nel tes~uto sotto altra forma o ancora sconosciuta o tale da non potere essere messa in evidenza coi mezzi finora usati, inoltre non può escludere che il parassita in alcuni suoi stadii possa avere così piccole dimen~ioni e tale localizzazione per cui difficilmente possa essere differenziabile da eventt1ali granuli di secrezione ovvero da altre formazioni gr·anulari del tessuto capaci di colorarsi nello stesso modo. La prova assoluta del ·v·alore patogeno spe· cifico del microrganismo non potrebbe essere data che dall isolamento del pa1~assita in coltura pura e dalla riproduzione con esso della malattia. L' A. però aggiunge che è difficile spera1·e di ottenere un tale risultato in quanto 112)

[ANNO

IX,

FASO.

29]

di nessuno dei protozoi patogeni, che }Jiù si ravvicinano a quello da lui messo in evidenza, fiaora si è potuto ottenere la coltura su terreni artificiali, e, d'altra parte, questa dimostrazione t1on è strettamente necessaria in quanto altri protozoi parassiti dell'11omo e di altri animali sono oggtdl ritenuti Llniversalmente e senza discussione quali agenti specifici di particolari malattie quantunque finora non si siano potuti coltivare al di fuori òel· l'organismo.

Gli animali p1·opagatori della peste bubbonica. (TIRABOSCHI).

L' A. in una serie di ricerche pubblicate nel Bollettino della Società zoologica italiana, nell' Àrc/1 ic /ii1· H.7Jgie1ze e in questo stesso giornale ha studiato i ratti e i topi, ed i loro parassiti ct1tanei, allo scopo di portare lln più lar·go contributo alle conoscenze ancora im· perfette che si hanno sui rapporti fra gli animali propagatori della peste, l' t1omo e l'agente specifico. Le principali nozioni che si ricavano da queste ricerche sono le seguenti: Esiste una nuova specie di pulce trovata sul topolino delle case e che l' A. denomina

HgstricJzopsglla tripecti1zatc1. Le specie di pulci osser,rate fino1·a su diverse specie di ratti e topi in Italia sono in nume1·0 complessivo di 6 ed il »lTlS decu1Jia1zus ne alberga 4, il 11zns 1·attz1s e il 11i1ls alexa1idri11z1s 5, il mzis 11z1lscnl11s 3, il 1111ts sil· vaticus 1 !~arvicola s11bterra1iezts 1. Le due specie di pulci più diffuse sui ratti e sui topi (Oeratopliill1is fasciatz1s e Ote1zopsylla 71zuscz.ili) non pungono mai l'uomo, anche dopo 3 o 4 giorni di digiuno; non possono quindi trasportare ~ell'uomo il germe della pe~te colla loro puntura. Il pulex ser·raticeps (pulce del cane) che è frequente sui ratti delle chiaviche e scarso sul topo nero o dei tetti, e il pule.,-r irrita1ts (pulce dell'uomo) raro su tutte e dt1e le specie. pungono l'uomo. La pulce dei pipistrelli non punge l'uomo; lo punge invece ·subito e succhia a lungo, la pulce del riccio. Le dlte specie di pulci più comuni dei ratti saltano poco, q11indi è più difficile ancora la diffusione della peste pel loro mezzo. Vi sono caratteri differ·enziali nuovi che possono far distinguere meglio il comune ratto delle chiaviche (11ins dec1111101iz1s) dal ratto nero 11z11s raftllS ·e dalla ' rarietà ale~rrtll· dri11a della seconda specie. te.


FAsc. 29]

Sulla diagnosi dell'aneurisma dell'aorta nella cavità toracica.

MEDICINA

Sopra i metodi actinoscopici per la esatta determinazione dl\i limiti del cuore. (Prof. E.

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GRUMl\IACH

909

SEZIONE PRATICA

e dott. A .

WIEDEl\IANN) .

Sebbene diversi clinici affermino che si possano sempre determinare i limiti del cuore coi dati della percussione sull'aia di ottusità cardiaca, pure l'interesse impiegato da parecchi sperimentatori tedeschi e francesi per determinare la g1·andezza del cuore usando i raggi Rontgen dimostra sussistere tuttora la mancanza di un m etodo sicuro per questa rice1·ca. Si elica inoltre che in genera.le, per tale mism..azione, si preferisce senza obbiezioni la ottusità ca1·diaca assoluta, a cagione della sua dipendenza dalle parti polmonari confinanti. Dalle rice1·che sperimentali degli .A.A., con misurazioni di cuori normali e patologici, i·i· sulta la facile attuabilità del metodo actinoscopico per la esatta d eterminazione dei CQn· fini del cuore e la superiorità di questo metodo sugli alt1·i vecchi metodi di ricerca che non sono 8empre sufficienti e che ad ogni modo possono essere esattissimamente confermati con i raggi X. Dalle accennate espe1·ienze risulta inoltre il grande valo1·e della ottusità 1~etativa rispetto all'assoluta nella determinazione dell' area<lel cuore, giaochè le figure ottenute con la prima in forte pe1·rentuale si avvicinano assai a quelle ottenute con i raggi actinoscopici, senza }Je1·ò raggil1ngerne la sicurezza e concordare perfettamente pe1-- e~se. Perciò da lungo tempo, da diversi autori, sulla base cli sem1Jlici IJonderazioni e di i·icca espPrienza è stata posta in alto onore la ottusità relativa, venendo essa impiegata più di frequente nell'esame dei malati. All'incontro l'ottusità assoluta fu impiegata dalla maggioranza dei clinici (malgrado la superiorità della relativa) perohè l'assoluta è molto più facil e a rilevarsi alla percussione e perchè l egata a minori difficoltà nell'insegnamento clinico. Certo anche l'ottusità relativa in numerosi casi di malattie di cuore collegate a enfisema llolmonare fallisce completamente, e da ciò risulta sempre più l'importanza dei metodi actinoscopici. Adoperando i più recenti apparecchi di precisione, il nuovo metodo di determinazione dei limiti del cuore coi raggi actinici m erita la preferenza su tutti gli altri processi finora impiegati nella pratica. O. Z.

.

(SCHROTTER.

Wie1ier kli1i. WocJienscJtrif't).

Ad onta degli attuali finissimi metodi di ricerca, e ad onta della ricca sintomatologia, la diagnosi di un aneurisma dell'aorta non si affaccia neppure talora alla men te del medico: e soltanto all'autopsia si riconosce la vera causa della morte. L' A. desidera esporre i singoli sintomi degli aneurismi dell'aorta prima di venire all'oggetto della comunicazione. Fra questi sintomi, i più frequenti sono quelli a carico del sistema nervoso, e fra questi, i disturbi d'innervazione dati dalla pressione sul nervo ri corrente di sinistra, e i fenomeni a carico della fonazione dati dalla paralisi delle corde vocali. GROSSMANN ha recentemente osservato che attacchi di permanente paralisi delle corde vocali preceduti da soffocazione e l'immobilità delle corde vocali stesse posso110 comparire e sparire. Egli spiega ciò ammettendo che la pressione dell'aneurisma sui nervi, in principio eserciti soltanto uno stimolo che poi, con la variata posizione e mutato accrescimento può diminuire, ma che poi, diventando più forte e permanente, conduce alla completa degenerazione del nervo. L ' A. ha osservato anche in altri processi morbosi (come nella pleurite e persino nel carcinoma dell'esofago) apparire e scomparire la paralisi per tratti di tempo più o meno lunghi. Al pari della paralisi d~l ricorrente, noi osserviamo sposso nei pazienti lln ostacolo nell'ingoiare, fenome110 questo che in generale sparisce velocemente: debbono quindi singole fibre ne1'vose essere state lese solo in maniera passeggiera. Nel caso che verrà des c1~itto più ampiamente, esiste una mobilità della met4 sinistra del laringe; ma così poco marcata che può benissimo sfuggire ad un osservatore che non vi faccia speciale attenzione. In ogni caso~ bisogna concludere che non sarà 0erto q nesto &intoma che ci spingerà a sospettare la presenza di un aneurisma. Anche di quei dolori nella parete to1·acica anteriore, irradiantisi non di rado alle braccia, dolori che accompagnano così frequentemente l'aneurisma dell'aor~a ascendente o dell'arco; ovvero di quei dolori penosi punto1·i che si incont1·ano nell'aneurisma della parete infe· riore dell'arco o in quelli dell'aorta diHcendente in intimo rapporto con la colonna vertebrale; come pui·e di quella sensazione dolorosa, non chiara pe1·manente del malato nella genesi di un aneurisma, non si ba nel -

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(13)


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·

IL POLICLINICO

nostro caso alcuna traccia. Che cosa conduce quindi in esso a sospettare lln aneurisma'? Si tratta di lln operaio quarantenne, che senza alcun precedente anamnestico rile·v·ante, i·icor1·e al medico pe1· una sofferenza strana : un gonfiore forte del na o prodotto da un ascesso bilaterale del setto. Praticato, come l'autore suol fare per abi· · tudine in ogni malato, l esame generale del pazient~, fa col1)0 lo stato delle arterie del collo. Ambedue le carotidi sono enormemente am· pie e spesse nella loro pa1·ete e assai fortemente tortuose, fatto raro a questa età. tudiando più esattamente il cuore ed il rima· nente sistema vasale non si rinviene n11lla di anormale all'infuori della sclerosi delle arterie degli arti s11periori. Il cuore, in posizione nor· male. non ingrandito. Toni i)uri. Una fotografia con i raggi Rontgen. del torace, porta una notevole sorp1.. esa, facendo scorgere, a sinistra dello sterno, un'ombra cir·coscritta. i·aggiungente la base del cuore, di larga estensione con e'\'"idente pulsazione. Certamente un aneLirisma, poichè non v'è nes• suna ragionµ per pensare a un tumore appar· tenente senza dubbio alla parete inferiore dell'arco e al tratto iniziale dell ao1·ta discen· dende; a1ieziris11ia ~ AscosTo 1zella cavità to1·ac1ca nel ve1·0 se1zso della pa1·ola. L 'infermo non si lamenta di alcun fenomeno proprio , di tale malattia, nè si hanno negli organi toracici del mediastino rapporti abnormi dimost1·abili o con l'ascoltazione o con la percussione o con la palpazione. Si deve quindi stabilire che in questo ~aso non si ha nessuno dei sintomi (anohe i più rari) che si i·iscontrano negli aneurismi; non fenomeni a carico del simpa· tico nè esiste il sintoma di Cardarelli. nè in· comodi nel deglutire. La parete della, tracl1ea, illuminata, non pulsa. Esiste però. come si è detto. una minima mobilità della corda vocale di sinistra la qt1ale tuttavia è riconosciuta solo dopo di aver constatato l'aneurisma, ed in grado lievissimo. Può quindi costituire di per sè ttn caposaldo diagnostico? L' A . dice di non potei· rispondere in modo positivo nel presente momento, . essendo necessario attendere ancora. p Pr ''"e· dere il modo di comportarsi del sintoma. potendosi soltanto allo1·a giudicare della st1a dignità. . L'A. raccomanda perciò sempre di sotto}JOrre a diligenti esami tt1tti gli ammalati con sintomi -sospetti dal lato dell'apparato i·espi· rato1·io e circolato1·io. anche se non appare ancora alcun fenomeno a carico del rico1~rente. E quantunque in questo raso abbia reso un ottimo ervigio l'impiego dei raggi Rontgen.

LANNo IX, F Asc. 29]

tutta~ria

esso ci dimostra che è uno sbaglio, nelle ricerche cliniche, dar peso unilateral· mente all'uno o all'altro metodo di ricerca. Occor1·e affida1·e ad ogni metodo una certa importanza, pe1· quanto alle ,,..olte soltanto uno dia un sicuro risultato. \. z.

CHIRURGIA

Della net·1·ectomia nei tumo1·i maligni del i·ene. (Societ~t francese

d'Urologia. Dagli .dnnales i/es 111alailies iles or.r1anes ,qé11,ito-nrin,aires, n. 12, 1902).

Può avere 11n certo interesse il 1·iferiI·e questa disctIBsione di urologia, giacchè oltre del trattamento dei tumo1~i maligni, si è in questa diffusamente parlato dell'intervento nelle forme tubercolari del i·ene, per la loro affinità con i neoplasmi. FoRGUE nel far·e la sua r elazione in proposito, premette un breve cel,lno storico su questa chi1~urgia : po tè rac· cogliere 400 inter"\'"enti, di cui si serve per studiare l'abbassamento della mortalità ope· rato1~ia e la possibilità di avere guarigioni durature. Il primo fatto è riferibile al rigore crescente dell'asepsi ed alla sostituzione di questa all'antisep~i· al perfezionamento della tecnica operati,.. a ; all'astensione in caso di tumori troppo diffusi. Circa la possibilità di :una guarigione stabile, questa ha da mettersi in rapporto colla rapida evol11zione delle re· cidive e coll'andamento lento, insidioso di taluni di questi tumori. Su 400 casi solo 28 guarigioni stabili si ebbero· il perfezionamento dei mezzi diagnostici fa però preve· dere in a1'"venire, lln progresso terapeutico maggiore. Secondo il FoRGUE tre casi possono aversi: o che il tumo1·e esista una con l'ema· turia, o che esista la sola neoplasia renale ed i1t questo caso può capitare facilmente che allorquando essa si estrinsechi palpabile, fuori del bordo costale, si sia diffuso verso la cn· p ola sottod1afragmatica e fissato più che la sua mobilità apparente non faccia prevedere. Pt1ò in ultimo aversi ematuria senza tumefa· zione ed in questo caso ha sempre da farsi appello alla cistoscopia, alla divisione delle urine, al catete:rismo degli ureteri ed una volta assodato quale sia il rene leso, non trascurare mai l'incisione esplorativa. I-'e controindicazioni operative sono riferi· bili al rene cance1·oso {aderenze forti ai tessuti perirenali, diffusione dell'infezione ga11· gliare. metasta~i) ~ alle conclizioni dell'altro rene (bilateralità clel processo, insuffic~nza ,


[ANNO IX, F .A.SO. 29 J

SEZIONE PRATICA

funzionale); allo stato generale ; q nesto spe· cialmente devesi tenere in molto conto po· tendo essere causa di insuccesso · CzERNY su 12 nefrectomie ebbe 5 morti operato1'ie pe1" collasso. La mo1'talità nei due metodi extra ed in· traperitoneale si equivale. Per il FoRGUE la nefrectomia intrape1·itoneale è indicata nei t11mori piccoli e molli nelle forme e maturi che senza che il ren e sia palpabile; il metodo estrapPritoneale è da prefe1·irsi n ei tumori grandi, perchè pe1'mette di a portare più fa· cilmente il tumore senza frantumarlo e senza il pericolo di innesti cancerosi; per ch è l,emo· stasi nella decorticazione si compie pii1 facil· mente· oltredich' la legatura metodica e dissociata del peduncolo è più agevole, si ha modo cli a,spo1·tare i gangli e di pro,rv~dere all~eventualità di emorragie per parte dei vasi del peduncolo o clella ca,.,..a. In ultimo FoRGUE tratta, in ba."e alle osser,razioni raccolte, della tecnica operati,,.a e del seguito post-operator·io. LEGC"EU operè> 15 casi di tube1"colosi primitiva colla nefreetomia, senza alcun morto. Limita i ·intervento ai casi progressi,.. i e con svill1ppo rapido, od alle pionefro si tuberco· lari, in cui colla separazione ebbe certezza, dell,integrità dell altro I"ene. Nei tumori veri egli riser,,.a l'operazione a (1uelli di piccolo '"olume, clando speciale importanza alla t"i· ricerca dei gangli, alla presenza del varicocele ; egli ha avuto la scomparsa di questo coll'asportazione dei gangli; l'invasione gangliare non è in rapporto coll'entità d~l tumo1'e. VERHOOGEN di Bruxelles riferisce 38 sue nefrectomia con una mortalità operatoria del 5 per cento e 5 morti consecutive p e1· uremia, anuria, insufficienza funzionale dell'altro rene, non ostante 1Jratichi costantemente il catete· rismo dell'uretere malato. La nefrectomia dà l"isultati splendidi, sopratutto nelle pionefrosi tt1bercolari; su 12 nefrectomie per cancro ha 3 guarigioni stabili, di cui una da 9 anni, l'altra da 7 anni, il ~0 caso morì per malattia intercoi·rente, clopo 3 anni di~perfetta salute. P AUL DELBET conclude per l'innocuità dell'operazione ; non usò mai il cateterismo; l'esplorazione con il bleu e lo studio della sensibilità nella porzione vescicale dell t1re· tere f11ron sufficienti. Ebbe altresì a constatare, in lln caso di tubercolosi, 1 esistenza di processi sclerotici, che deponevano per una guarigione spontanea ; ne inferisce che nella tubercolosi la nefrectomia non ha da esser e affrettata; potere al seguito di questa assistere alla I"egressione di cistiti tubercolari. PoussoN (di Bordeaux) è partigiano della •

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nefrectomia precoce nei neoplasmi renali: distingue poi nei neoplasmi un periodo di ~tato, in cui val meglio non intervenir~ e un periodo terminale in ct1i l' indicazione operativa è data esclt1sivamente dagli accidenti, dolori, emor· ragie, ecc ... Nella tubercolosi, al contrario, l' in· tervento è indicato ad ogni pe1~iodo. P ASTEA u nelle forme pionefrotiche è partigiano della nefrectomia solo a patto che lo sgusciamento della sacca sia facile, diversamente preferisce la nefrotomia preliminare, seguita in secondo tempo dalla n efrectomia: dà g1·ande impo1·tanza alla ferita della sacca suppurata. È partigiano della legatura metodica del peduncolo, cui aggiunge un laccio in massa, di sicurezza;. CATRELIN invece pensa che la nefrectomia primiti,.. a sia da pr~fe1'irsi sempre alla nefro· tomia preliminare : da rigettarsi in ogni caso il 11zo1·cell e11ie1zt all' .A.mussat-Pean. ALBARRAN di 50 infermi, operati per tube1'· colosi renale, ha notizie di 39. Cinque sono mo1·ti da 5 mesi a 4 anni dopo l' intervento, 15 dopo due anni sono in perfetto stato 6 datano da 5 anni, 7 da due. Nella tubercolosi è partigiano dell' ope1·azione precoce, non conoscendo alcun caso di guarigione spontanea ed avendosi lesioni estese anche con diagnosi precoce; senza tener conto delle lesioni uretero-vescicali consecutive e che continuano anche a nefrectomia compiuta. Per il cancro, su 22 operati, ebbe 3 morti ope1·ato1·ie, il 13 per cento; il che denota un miglioramento di fronte al passato (25 per cento). opratutto s'ha da . esaminare il cuore e l'altro rene, il quale può esse1·e affetto da nefrite toxiemica. Ha notizie di 11 operati, di cui -! sono morti da sei a diciotto mesi dopo l' intervento, 3 da· tano da quattro anni a cinque anni e mezzo. Il ' "aricocele può esistere, come ebbe a vedere in un caso, indipendentemente dall' inva· sion~ gangliare. HAMONIC ha operato un sarcoma enorme del rene; si ebbe morte due giorni dopo l'operazione ; operò un cancro ed il paziente è ancora in vita dopo un anno. Nella tuber· colosi praticò 7 volte la nefrectomia, gio, ,.andosi per la diagnosi della separazione delle urine e dell'esame batteriologico. Pure avendo la sicurezza che la tubercolosi era limitata ad un sol rene, ebbe un morto dopo 3 mesi per anuria progressiva ; in due casi il r en e sano divenne tubercoloso dopo l' intervento. In sostanza la sua esperienza non lo porta a con· eludere, avendo avt1to sòlo r esultati effimeri ed illusori dall' intervento. Nei neoplasmi veri la nefrectomia è estremamente grave.

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IL POLICLINICO

nella tubercolosi è partigiano della nefrentomia immediata, anche nelle forme pionefrotiche. I resultati son peggiori nei neoplasmi· su 7 operati tutti recidivarono, ciò nonostante è partigiano dell' intervento tanto più che oggi i mezzi di esame son progroditi e permettono una diagnosi precoce ; consiglia in ogni caso • di asportare la capsula alla Israel. · Dott. BIAGI.

tV1GNARD

et GALLAVARD~, Rev11e tle Cliirrirg;t·, 1903,

numero 1).

Gli AA. illustrano i caratteri anatomici macroscopici e microscopici di queste forme rare di tumori delle ossa, che son chiamate mielomi multipli. Essi hanno per sede lo scheletro e la mi· dolla di esso, con predilezione ma1·cata per le ossa a midolla rossa (costole sterno, ver· tebre). Insorgono originariamente multipli e eia· sct1n tumore raggiunge un volume variabile : da quello di un pisello a quello di t1na grossa noce. ono sovente numerosissimi, molli, de· pressibili; non presentano traccia internamente di tessuto osseo. Non si trapiantano mai (carattere impor· tantissimo) negli organi interni viscerali. I mielomi multipli delle ossa., oltre i caratteri comuni a quelli dei tumori primitivi e multipli dello scheletro presentano: latenza cli· nica possibile, cachessia rapida, febbre, coma te1·minale ed infine la presenza nell'urine d'albumosa di BENCE J ONES. Qt1est'albumosa deve essere considerata come ca1·attere costante e specifico cli qt1esti t11mori? Gli AA. dicono che solo t1lteriori ri cerche pot1'anno dare una risposta precisa. L'albumosa clifferisce notevolmente clall'al· bumina. Se l~u1'ina contenente albt1mosa si riscalda, si into1·bida nei limiti di temperatura h·a 50° e 65°. :ì\Ientre riscaldando oltre questo limite, sino all'ebollizione il precipitato si ridiscioglie, per ricomparire col raffreddamento verso i 50°-60°. Gli acidi nitrico e cloridrico danno, a freddo, un precipitato, che si discioglie a caldo e si riforma di nuovo col raffreddamento. Dott. LEOTTA.

IX,

FASO.

29]

TERAPIA

HARTMANN

Del mieloma multiplo delle ossa con albumosu1·ia.

[ANNO

Della i·eazione nelle applicazioni di acqua fr~dda. (BARUCH.

Berl. klin. Woclieu., n. 8, 1903).

Il BARUCH di New-York così si esprimeva a Karlsbad in un'adunanza di naturalisti e medici tedeschi. .à.lcuni medici si astengono dal prescrivere il bagno freddo per timore dello shok che ne può derivare e condurre a conseguenze fatali. Or· bene questo shok ha un 'azione depressiva solo quando l'acqua fredda la si adopera in modo indebito; esso consiste in uno stimolo improvviso dei nervi cutanei, stimolo che costituisce spesso uno dei migliori effetti dell'idroterapia. Spesso interrogato se l'infermo fosse forte abbastanza da sopportare uno shok simile, io risposi sempre che lo scopo dell'impiego dell'acqua fredda è di rinforzare il cuore, di rinvigorire il sistema nervoso centrale, di rialzare l'indice di resistenza organica, di combattere la depressione, il collasso, e ciò mercè lo stimolo che si fa agire sulle terminazioni dei nervi sensibili della pelle. La 1·eazione è la via per la qnale si ottie1ze il ripristina11ze1ito della

e1zer,qirt vitale clze sta pe1· sva1zi1·e. Lo shok senza la reazione concomitante accrescerebbe lo stato di abbattimento in cui già si t1'ova l'organismo. In che cosa consiste questa reazione? L'idroterapista sperimentato conosce due forme di reazione, la nervosa (riflessa) e la vasale ('ra. somotoria. Egli dalla opportuna combinazione di queste due forme di reazione ritrae effetti te· rapeuti'Ji considerevolissimi. (Sull'importanza e necessità della reazione ha tra noi particolarmente insistito MA.RAGLIANO). Ogni reazione dopo un procedimento idro· terapeutico si basa sulla nota legge fisiologica e fondamentale, che cioè gli stimoli moderati agiscono eccitando, mentre gli stimoli forti agiscono deprimendo. Applicando qt1esto principio all'eccitabilità della pelle vediamo, come lo ha dimostrato il RoHRIG, insieme ad altri che in seguito ad uno stimolo della pelle i vasi cutanei si dila· tano, e poi a poco a poco riacquistano il loro calibro no1'male. Se lo stimolo è più intenso. i vasi piccoli si restringono più presto, ma poi si dilatano così forte cl1e appena appena ritornano al calibro ordinario. Se lo stimolo è molto intenso, i vasi si dilatano e riman· go no paralizzati nel loro tono muscolare. Gli effetti di queste irritazioni non si limitano al punto d'applicazione, ma si estendono pii1


[Almo IX, F ASC. 291

SEZIONE PRATICA

oltre; essi inoltre sono proporzionati alla in· tensità dello stimolo. Un momento importante nella reazione da applicazioni idroterapiche è rappresentato dal· l'influsso che dette applicazioni eser citano sul sistema vasomotore. L'innervazione dei vasi cutanei è s~ tto l 'in· flusso diretto del centro vasomotore sito n el midollo allungato. Pe1· lo stimolo di questo centro i piccoli vasi si contraggono proprio come accad in seguito ad uno stimolo dei ner,ri sensitivi. Questo centro provvede alla conservazione della resistenza elastica dei vasi periferici. r esistenza che è cotanto efficace per regolare l'attività del cuo1·e ed il manteni· mento della pressione sanguigna. Gli esperì· m enti del RoHRlG , del NAu~IA~TN , del GoLTZ,del WINTERNITZ, del Ro\rIGHl e di altri hanno chiaramente mostrato qltanto lo stimolo dei n ervi cutanei possa influire sulla distribuzione di tutta la massa sanguigna nell'alveo circolato1·io.

Metodi

JJP.1~

provocarf' lri 1·eazio1ze.

Gli s tim<tli capaci cli prod11rre 1 anzidEltta azione n ell'idroterapia si possono classificare in pre gruppi: 1° Stimoli ter11lici ,· 2° timoli 111ecca1iici ; 3° Stimoli c/1i11iici. 1. Stinioli c11frt11ei te1·111ici. - Il RoHRIG constatò in numerosi e perimenti ch e un forte stimolo terrnico a gen clo sulla cute rallenta note,rolmente le contrazioni caròiache, accre· scenclone a cl un tempo l'intensità. Rigt1a1·do all'azione che il freddo esercita sulla pelle, è noto come questa, i)er la contrazione delle l)iccole arteriole cutanee e del tessuto elastico si raggrinza ed impallidisce. La corrente anguigna diviene più debole n ei capillari, mentre si fa più forte nei vasi più grossi, cosicchè ne segue un 'i1)eremia collaterale delle tJarti limitrofe. S e l'applicazione del freddo è di intensità me<lia e di bre,"e durata. la corrente arteriosa ritorna con una forza maggiore nel posto donde l' ha cacciata il freddo. Se l' applicazione del freddo P di uguale intensità, ma di durata più lunga il sangue scorre dapprima più rapido attraverso l e ar· terie cutanee, il numero dei corpuscoli sang11igni dimint1isce e le pa1·ti di,,.entano pallide. Pe1·durando ancora a lungo l'applicazion e del freddo il sangue si arresta nei capillari e perde la sua attività vitale. N ei piccoli vasi limitrofi il sangue scorre lentamente e poi a poco a poco s'arresta. Cessando l'applicazione del freddo, segue la reazione i·apida o lenta a seconda della durata ed intensità della precedente applicazione. Un esempio di siffatta r·eazione si ha nel bambino nato asfittico. Si versa acqua fredda

913

su di esso ;

se l'asfissia non è intensa, ciò basta per destare nel bambino i movimenti respiratori; ma se occorre uno stimolo più forte, allora s'immerge il bambino alternativamente in acqua fredda ed acqua calda. In questo modo si ottengono effetti meravigliosi. L 'intensità del freddo e la durata della sua applicazione debbono essere in rapporto colla temperatura cutanea dell'individuo e con le forze del medesimo. Così un bagno di 35° che per un individuo sano si considera come un bagno inattivo, può invece costituire uno stimolo leggero per un individuo febbrici· tante· mentre un bagno a 21° rappresenta uno stimolo intenso a motivo della maggior differenza di temperatura. Il bagno a 16°, come solevano praticarlo il B.ARTELS, il LIE· BERMEISTER ed altri, ora non lo si adopera più nei tifosi, poichè non avrebbero la forza necessa1~ia per reagire ad uno stimolo così intenso· oggi si preferisce il bagno a 22° (BRAND ), e mai al di sotto di 18° 5. 2. 8 tz.'11ioli c1lta1iei meccanici. - Essi costituiscono un mezzo assai efficace e noto per la reazione. Lo sfregamento della pelle ha una azione eccitante e blanda per lo più localizzata al punto d'applicazione di esso stimolo meccanico; ha inoltre il vantaggio di provo· care la reazione dei vasi sanguigni. Così sfregando la pelle cli un tifoso, durante il bagno freddo, questo stimolo m eccanico eccita i nervi vasomotori rinforza il tono dei vasi sanguigni, ed in tal modo r ende meno gravoso il lavoro del cuore. Il RoMBERG ~d il P AESSLER hanno diino· strato con eli:lpe1·imenti di laboratorio quel che io 110 da ,~ ari anni coustatato nelle mie os· servazioni cliniche, che cioè nelle malattie infettive i disturbi circolatori sono dati, nella massima parte dei casi, cla dimint1zioue del tono dei vasi non che da incompleto riempi· mento llei medesimi. enza dubbio questo stato dei vasi sanguigni periferici P una ca11sa principale della debolezza del cuore, la quale d'alti·a parte presto o tardi conduce all'abolizione delle funzioni polmonari e renali ed alla morte. In simili casi il cuo1"'e cerca di compensare i disturbi ci1~colatori accr escendo il numero delle sue pulsazioni· ed è appunto in questo accr escimento di lavoro ch'esso rimane spesso paralizzato, mentre il m edico si ad opera, a torto, di accrescerne l'en ergia con l'aiuto di alcoolici. Al contrario quanto è più i~azionale stimolare la circolazione dei v asi sanguig ni cutanei mediante lo sfreg amento della ct1te n el bagno freddo! In tal modo si rinfo1·zano e la pressione sangt1igna ed il tono dei vasi; (17}

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IL POLIOLINIOO

e si elidono le cause che possono indebolire l'azione cardiaca fino a spegnerla del tutto. Per l'azione combinata degli stimoli termici e meccanici ar.cade precisamente al cuore quel che accaòe ad una locomotiva che. incapace di muoversi sopra rotaie levigate, si mette in moto, appena si cospargono di sabbia le rotaie medesime che offrono in tale guisa una certa resistenza alla forza propulsiva. .Gli alcoolici innalzano., è ' rero, la for~a propulsiva del cuore, essi i)erò non p1--ovvedono alla forza di i--esistenza del circolo sanguigno, for21a di resistenza che si può accrescere solo con lo sfregamento nel bagno freddo. L'impiego combinato degli stimoli te1"mici e meccanici fu fatto per la prima volta dal CURRY, che curava i tifosi con abluzioni di acqua fredda. Pe1·ò la vera formola del metodo dello sfre· gamento nel bagno freddo fu data e poEsta in llSO dal '1VINTERNITZ e dal BRAND. Quest>ultimo propone ogni tre ore per lo spazio di 15 mi· nuti , lo sfregamento non interrotto della pelle nel bagno freddo a 19°-20°. 3. 8ti1noli clii1nici. Essi riesco110 spesso di grande giovamento nei casi gravi, quando l'infermo non reagisce agli stimoli termici e meccanici. Tra questi stimoli chimici vi sono i sali di N auheim sotto forma di tavolette del Sandow, nsi quali ravviso un mezzo assai efficace per promuovere la reazione dei vasi sanguigni. Essi agiscono per l'acido carbo· nico; ma è ' rariamente inte1"pretato il modo onde si svolga quest azione dell'acido carbo· nico. A parer mio si tratta qui di un sem· plice stimolo locale dei vasi cutanei, simile a quello dello sfregamento: ciò lo deduco A dal senso •subbiettivo di calore e dall'arrossamento della pelle. L' azione dell'acido carbo· nico è preferibile a quella della senapa e di altre sostanze irritanti· essa, del pa1·j che lo sfregamento, alleggerisce il lavo1·io del cuo1·e nei casi cronici d'insufficienza cardiaca. Per mostra1·e quanto siano efficaci gli stimoli chimiei nei casi gravissimi rico1·do il se· guente caso clinico: R., donna, affetta da febbre tifo idea. Al decimo giorno presentava: eccessiva debolezza cardiaca, tanto da sembrare controindicato il bagno freddo; sensorio depresso· insonnia ad onta della somministrazione d' ipnotici· re· spiro superficiale e rapido; incontinenza delle feci· temperatura 39°. Io allora tentai un bagno a 26°,5 per lo spazio di 15 minuti e contenente alcune tavolette del ando""". Dopo il bagno l' inferma era ancora priva di coscienza e di sensibilità però il nume1·0 delle pulsazioni scese da 160 a 130. Dopo -1 ore (1S)

(A.NNo IX, FASO. 29]

di assopimento la temperatura era rimasta stazionaria, ed il polso era di nuovo risalito a 150; si fece un secondo bagno ch'ebbe lo stesso ef. fetto del primo. Si fecero un tt?rzo ed un quarto bagno, dopo il quale l'inferma riacquistò la coscienza ; il polso divenne più forte; e il numero delle pulsazioni discese a 135. In seguito si ebbero alcune leggerissime enterorragie, durante le quali vennero sospesi i bagni. L'in· ferma guarì. In questo caso l'azione dello stimolo termico e meccanico si accrebbe per l'aggiunta dello stimolo chimico. Si potrebbero citare numerosi esempi in cui la cura idrote1·api0a riuscì difettosa, e condusse a.d un esito letale, sol perchè fu trascurata la relativa reazione. Lo sfrega11le1zto co1ltin11,o clz;irrt1ite il bag1io f1·eddo è no1·11za i1zdispe1zsabile aff inchè il bagno sia effi· cace non solo m.a non arrechi danno all in· fermo. Così il BAL dice: « Il motivo principale per cui i medici del Bellevue-Hospital (America Stati Uniti) me compreso. alcuni anni or sono. dettero il bando ai bagni si fu l '011iissio1ze dello

sfregamento della pelle. Olzizi1zqz1e segue quesfrt nr1011a tecnica si convince, che 1zo1z vi lta 111etoclo pari ad esso pe1· efficacia . » La reazione che durante il bagno caldo .. i ottiene con lo sfregamento è benefica e del tutto diversa da quella che si cerca di ottenere mediante le applicazioni calde fatte su· bito dopo il bagno freddo. . I principi fin q11i esposti rigua1·do alle malattie acute febbrili, specie il tifo adC'lominale, meritano di essere presi in considerazione an· che nelle malattie croniche. In questi casi la cura idroterapica riesce spesso inutile se l' in· fermo, dopo le itpplicazioni idroterapiche, si sente depresso nel corpo e nello spirito; quindi bisogna fare in modo che l'infermo non abbia ad impressionarsi, anzi spaventarsi degli ef· fetti immediati del metodo di cura. Si può con facilità accrescere gradualmente l'indice rli reazione individuale e rende1·e così la cura. gradevole e proficua. Negli infermi poveri di sangue e denutriti si deve evitare una forte ottrazione di calorico: a tal uopo si avvolga dapprima l'infermo entro coperte di lana per lo spazio di una mez· z'ora e a.nche di più: poi lo si sottoponga ad una rapida lavanda di acqua a 26°, e quindi lo si asciughi e stropicci diligentemente fino a tanto che sia riscaldato. Nei giorni successivi la temperatura del· l'acqua viene abbassata di 2 o più gradi al giorno sino a raggiungere la temperatura minima di 10°.


(ANNO IX, F ASC. 29 J

915

SEZIONE PRATICA

Si può anche procedere a quest'altro modo: posto 1, infermo in una bagnarola contenente acqua a 36°, gli si versa addosso altr'acqua alla temperatura di 28°; nei gio1·ni successivi si abbassa la tempe1·atura delle abluzioni di tre gradi ogni giorno, fino a raggiungere la temperatura di 10°. L'infermo dopo ognuna di queste applicazioni fredde rlev esse1·e stro· picciato ben bene sulla pelle, perchè si abbia la necessaria reazione. Quando questa reazione si manifesta con pii1 facilità, allora basta che 1 infermo appena asciugato si me tta subito in n1oto all'a1·ia libera. Anche qui. del pari che nelle malattie acute, gli effetti dell idroterapia sono rappresentati da: eccitazione dei centri ner,Tosi per lo stimolo delle terminazioni n er,rose cutanee e quindi rinforzo della resistenza dei vasi sanguigni cutanei della 1·espirazione e dell'atti' rità cardiaca~ in seguito alla quantità maggiore di angue che circola nei polmoni si accrescono la quantità dell'emoglobina, e il numero delle emazie ~ insomma si ha notevole aumento nei processi di ossidazione e nell economia tutta del ricambio. In conclusione: mi augu1·0 rli ' "edere svanito p er sempre quel senso cli orrore che alcuni provano per le applicazioni dell'acqua freclda non solo nelle malattie acute febbrili, ma e sop1·atutto nei processi morbosi cronici; ma })erchè ciò av,,..enga è necessario ch e I' iclroterapia si faccia guidare da questo unico principio fondamentale, che cioè : o.gni inzpiego del /recido in terapia deve essere accompag1zato dalla 1·elativa rear~ione. Dott. E. G.

risultati seguenti: nel 1897 su 266 casi si ebbe, col bagno freddo, una mo-rtalità del 7,2 per cento; nel 1898 la mortttlità fu di 7 ,5 per cento ; nel 1899 col bagno caldo (29° a 32° O) la mortalità scese al 3,4 per cento. Si vide inoltre ch e un bagno a 30°-32° C produce un abbassamento di temperatura più considerevole di un bagno a 27° C. Come si spiega questo fatto in apparenza paradossale'? In modo molto semplice. Il freddo produce una contrazione ch e lascia passare minor san· gue nella periferia; il f1·eddo produce il bri· v ido e il brivido innalza la temperatura re· sti~ingendo la circolazione cutanea e producendo calore con la contrazione involontaria e ripetuta dei muscoli · infine il freddo produce una dispersione di calore, fatto che non si verifica col caldo. L A. conclude col dire che il bagno caldo non allarma il malato e che non disturba il ct101""e non producendo esso g randi cambia· menti nella p1~essione arteriosa. Lo racco· manda quindi n ei bambini, nei vecchi e in tt1tti i casi in cui, p~r il male avanzato, non si può spera1·e di aver e una benefica r eazione col bagno freddo. Dott. A~GELO PIAZZA.

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ACCADEMIE, SOCIETA MEDICHE, CONGRESSI RESOCONTI

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PARTICOLARI

A COADE~.fIA DI MEDIUINA DI T ORINO.

Seduta del 24 aprile 1903. Presidenza: Guareschi.

I bagni freddi e i bagni caldi nel tifo addominale. (HARE.

Presse 1nédicalf, n. 8, 1903).

La. cura alla B1..and nel tifo è invero dive· n uta di dominio generale fra i medici, ma disgraziatamente pochi sono quelli che l'ap· plicano con criteri scientifici. Infatti il bagno freddo non realizza sempre gli effetti che si deside1..ano · oltre al brivido ch e esso provoca, favorisce in alcuni casi l'enterorragie e l e perforazioni a cal1sa dei movimenti a cui deve esser e sottoposto l'infermo n el bagno. È perciò che l' A. dà la pr~ferenza ai bagni freddi mo· dificati (lozioni fredde , frizioni gelate, ecc.) e ai bagni caldi. Questi furono impiegati per· la prima volta dall' A. e dall' HIRSCHFELD in Australia, non i·iuscendo essi, dato il calore clel clima, ad ottenere dell'acqua anche sem· plicemente fredda; le statistiche degli esperimf)nti, fatti n el Brisbane Hospital, tlanno i

V. Oliva. Osteoton1lia peloitrocanterica.

Discute sttll'a~o11ilosi in posiziont:' angolare dell'anca e dei nuo·vi metodi di c11ra della stessa. Presenta d11e ammalati, dei quali l'uno con grave deformità di questa natura che dovrà ora venir operato, e l'altro, che pure n~ era affetto, ma che è già stato oper ato di osteotomia pelvitrocanteri ca alla Lorenz e miotomie apone11rotomie, ecc. alla faccia ante · riore dell'anca. • C. Negro . .~alla jJlacca ternzinale 11iotrice. - Presenta alct1ni preparati microscopici riguardanti la placca terminale motrice nei muscoli di lt1certola. A. A ggazzotti (Istituto fisiologico di Torino). Lrr

causa llelle entorragie nelle ossa de,r;li uccelli cloJJO forti rarefazioni rlell' aria. - L ' A. si è proposto di studiare la causa delle emorra,gie cl1e riscontra.va nelle ossa pne11ma.tiche della testa e alcune volte anche in altre ossa d al tronco degli uccelli che sottoponeva a t1na cl ecompressione di un terzo circa di a tn1osfera. t19)

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IL POLICLINICO

L' A. esclude dapprima trattarsi di emorragie da asfissia e da tra11matismi e dimostra che la vera causa è lo sq11ilibrio di pressione che si forma fra le cavità delle ossa pneumatiche e l'esterno durante la ricompressione.

A. Aggazzotti. Szi 111i particalare istologico della ter1ninazione 1iervosa 1notrice. - Modificando il metodo di colorazione Dagiel, cioè usando il bleu di metilene in soluzione concentrata l'A. ha messo bene in evidenza un particolare istologico della placca nervosa motrice nella l11certola. Il contorno delle arborizzazioni appare netta· mente formato da t1na corona di ciglia, non tutte uguali per lunghezza e con estremità libere, di· sposte in forma radiata e che rimangono "·olorate in blet1 cupo. Tali ciglia, scoperte da KDHNE e più tardi ricon· fermate da NEGRO erano ancora tuttodi contro· verse; ora però, secondo l .A.., l'averle messe in evidenza e in modo così netto con un nuovo me· todo di colorazione, fa Tedere che non si tratti di un artefatto come "\"Orrebbero molti. edu ta del 1° maggio 1900. Presidenza : GnarescJrl. Prof. Perroncito. Szillrt tzibercolosi negli ri1ii111ali. - Comunica un suo lavoro in cui tende a dimo· strare tipi differenti o varietà differenti della stessa specie tube1·colare in guisa da mostrare le ragioni delle importanti discussioni fattesi in questi ultimi anni intorno alla tubercolosi nell'l1omo nei bovini e n elle altre specie animali.

F. Bm·zio. Balle alterazio1ti delle fibre nervose spinali e dei ga1igli ititervertebrali in, alczine psicosi croniclte. - L'O. trovò frequenti le degenerazioni dei fasci di Goll, di Burdach e piramidali crociati, talora isolate, talora combinate. Spesso le altera· zioni spinali si mostrano associate a, lesioni dei gangli interverterbrali, caratterizzate da atrofia, cromatolisi diffusa, degenerazione gialloglobulare delle cellule nervose, ma specialmente da ipertrofia del tessuto interstiziale. Dimostra la natura primitiva tanto delle clegene· razioni delle fibre spinali quanto delle alterazioni clei gangli, e ne rimette in rilievo l'analogia colle lesioni ottenute nelle intos. icazioni sperimentali. In 9.11alche caso la presenza delle alterazioni spi· nali potè essere diagnosticata in vita. E. Mensi. Suita nefrite (lel 1ironato e flel latta1ite. - L' ~\.. prendendo occasione tlall'osservazione di 17 casi di nefrite ha cercato <li stabilire quale clelle malattie i;l più ovente ca11sa di nefropatie nei lattanti; quale ia la lesione più frequente ad os er,·ar i in queste nefriti; quale parte abbia nella deter1uinazione di qt1este lesioni l'elemento tossico e l'elemento infettivo q11ale relazione passi fra 120,

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l'alterazione del rene e la fenomenologiit clinica, quale fra quest'11ltima e la condizione di altri organi, specialmente del fegato· quale importanza abbia l'ereditarietà, quale sia il valore pronostico, quale la terapia dell'affezione renale. Dalle sue osservazioni l'.A.. deriva le seguenti conclusioni : 1. La broncopolmonite è causa frequenté di ne· frite nei lattanti. 2. Le lesioni anatomo· patologiche riguardano in special modo l'epitelio e sopratutto della sostanza corticale, raramente interessano l'apparato vascolare o glomerulare. 3. L e lesioni sono a preferenza tubt1lari, si ri· scontrino o non microorganismi nel rene. 4. Non esiste un'esatta costante corrispondenza tra la funzione renale e la sintomatologia clinica, specialmente per quello che si riferisce alle turbe del circolo e del sistema nervoso. 5. La spiegazione di questo contrasto tra la funzione e la manifestazione renale nella nefrite è possibile soltanto ove s'invochi simultaneamente l'autointossicazione urinaria o la produzione di auto e nefrolisine e Ja suscettibilità individuale. ti. In alcuni casi è evidente l'infiuenza ereditaria, mentre difetta la prova della partecipazione del fegato nella determinazione dei fenomeni specialmente urenici. 7. La prognosi della nefrite nei lattanti ò per lo più intimamente collegata con quella della. malattia causale. 8. Il renadene costituisce lln prezioso mezzo di cura, tanto pi1\ importante nei piccoli bambini, c"e gli elementi cellulari giovani, rigogliosi, integri ,~argini d'infezione e cl'intossicazione, dotati di ""~i­ vace tendenza riparatrice sono in grado di reagire più efficacemente alla medicazione specifica.. E. Mensi. Il ti1no 1ielle i1ifezio1ti. - L'.A.. ha st11diato il contegno del timo verso gli agenti infettivi in 21 bambini di pochi giorni d'età, mor·ti per infezione locale o settica. Dalle sue ricerche isto-batterioscopiche sono risultati due fatti importanti, di cui l'uno è rappre· sentato da una produzione abbondante di corpu· scoli di Hassal in parte trasformati in lacune o vacuoli, l'altro da una ricca proliferazione di cellule eosinofile. Il primo reperto si potrebbe interpretare col VER TEÈKE, come un sintomo di attivata funzion e secretoria del timo nell'inlezione e quindi di una attivata azione antitossica; l'altro reperto rappre· senterebbe un segno di ravT"ivamento della fun· zione fagocitaria clel timo e quindi di protezione e di difesa, dimostrabile per il fatto che le cellule eosinofile sono n1imerose e sviluppate nei casi in cui nel timo non si riscontrano microorganismi scarse o mancanti in vece nei casi in cui si rile,·a llna invasione microbica.


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B. Nicola. Snlla diLJisionr> e sullo sviluppo àell'alCI 111agna dello sfe11o;de. - L'O., partendo dalla divi· sione longitudinale, cioè nel senso deJla maggiore dimensione, della por~ione laterale dell'ala 11iagria dello sfenoide, ha fatto ricerche su cranii umani adulti e a diverso grado di sviluppo fetale, e dalle sue osservazioni crede di poter dimostrare l'esi· stenza di lln nucleo ossificativo. di origine mem· branos4, per la porzione laterale dell'ala magna dello sfenoide. Infatti nei crani adulti ha osservato come la porzione laterale dell'alisfE::lnoide al pterion si 11nisca per sutura squammosa colle altre ossa vicine, massime col parietale. sormontandolo cioè col suo margine superiore~ questa sov·rapposizione esocrariica.. dell'alisfenoide si può osse1·vare anche quando esista un osso fontanellare pterico. Ora, qt1esta disposizione anatomica non do,-rebbe esistere se la porzione laterale dell'ala magna si sviluppasse dal condro-cranio, essendo l osso pa· rietale e l'osso pterico di origine membranosn.. Nei crani fetali poi si vede chiaramente l'aspetto reti· colare della detta porzione laterale dell'alisfenoide, e le trabecole ossee irradiandosi da ogni lato vanno in alto e lateralmente ad occupare la fonta· nella pterica, mentre in basso si so,rappongono ad embrice sulla faccia esocranica della porzione del· l,ala magna di origine cartilaginea, verificandosi in questo caso il fatto già riscontrato dallo STAU· RENG n1 a proposito della ossificazione inferiore clell'occipitale, in etti appunto il prolungamento della parte inferiore dell'interparietale, di origine membranosa, si sovrappone sulla faccia esocranica del sovraoccipitale di origine cartilaginea. Dott. MEYNIER.

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SEZIONE PRATICA

M~U101NA SUl~N'l'lFllJA

Tossicità del sangue nella ipertermia • sperimentale. Se si riscalda del sangue defibrinato di un coniglio sano alla temperatt1ra di 55°-60°, si vede che esso è tossico per le cavie uccidendole con la iniezione sottoc11tanea di soli 5 eme. E non è il siero ma la parte corpuscolare del sangue quella che diviene tossica col riscalda· mento. La spiegazione di q11esto fatto è difficile quando si pensa che il sangue riscaldato di coniglio non uccide il coniglio stesso e che anche la cavia, iniet· tata con sangue riscaldato di cavia non muore.

Alterazioni uterine nel corso di malattie infettive acute. STRAVOSKIADIS (Monatssclzrif'f /tir Geb. u11.d Gy1i.), dopo una accurata é completa analisi di parecchi casi, è v enuto a concludere che le malattie infet· tive sono spesso complicate da l;ln' infiammazione acl1ta dell'endome trio, che è spesso emorl'agica ma pt1ò essere anche d'altra natura e variare di grado. - Questa infiammazione è di solito prodotta da germi specifici corrispondenti a quelli dell' infe· zione originale. ù' infezione dell'utero si effettua per v ia del sangt1e circolante ed è più facile nella gravidanza e nel puerperio. Gli aborti e i parti prematuri che si hanno nel corso delle malattie infettive acute sono spesso prodotti da questa endometrite di ori· gine en1atogena.

PRATICA PROFESSIONALE CAflUI~!J.'ICA

Patogenesi del diabete.

La inalattia di Barlow.

Nel Medicai .Record del 25 aprile 1903, il dottore HENRY S. STARK, di New York pubblica un suo studio sull'argomento le cui conclusioni sono, bre· vemente le, seguenti : 1. L'esatta verità sulla patogenesi del diabete non è nota ancora. 2. Non vi sono conosciute e costanti alterazioni anatomiche del fegato o del pancreas, associ~te al diabete. 3. Non vi sono caratteristiche lesioni in altri organi. 4. Una diminuzione delle funzioni fisiologiche delle glandule a secrezione interna può costituire la base della malattia. 5. La glicosurj a artificiale non è diapete. La fa. cilità con la quale questo fenomeno può essere prodotto implica la sua insussistenza come fattore patologico.

La mala,ttia di BARLO\V colpisce i piccoli bam· bini, i lattanti (l'età maggiore si osservò in un ca"so di SCHOEDEL-NAUWERCK, 2 anni ed 11 mesi). Talvolta precedono affezioni diverse, disturbi da parte dell' apparecchio digerente , o malattie infettive, come tosse convulsiva, pulmonite, vaccina, vari· cella, ecc .~ ma nella maggior parte dei casi i bam· bini fino al manifestarsi della malattia erano sani. All'inizio della malattia il bambino si mostra di cat.t ivo 1.1.more, ha poco appetito, ed in molti casi, non in tutti, il bambino assume un aspetto pallido, talvolta quasi cachettico. Sopra.tutto si nota che esso risente forti dolori ad ogni toccamento, specie nelle estremità inferiori, che egli tiene flesse contro l'addome. Questa posizione egli conserva nel riposo a letto. E poichè la dolentia degli tirti al tocca·· mento è llno dei sintomi di rachitismo incipiente~ così spesso in tali casi vien fatt.a quest't1ltima dia· (21)

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IL POLIOLINIOO

gnos4 ma ]a cara del fosforo, della calce, .dei bagni, ecc., non dà alcun risltltato ~ al contrario il bambino si fa sempre più pallido, i SllOi muscoli si fanno pitì flaccidi, il peso del corpo non aumenta più, ai dolori seguono le tumefazioni che hanno sede a preferenza negli arti inferiori nelle articolazioni, in modo da mentire il ret1matismo articolare acuto, specie quando, come non di rado avviene, si ha anche febbre. ~Ia se si esamina attentamente il bambino, si T"ede che la tumefazione interessa non solo le articolazioni, ma le vicine epifisi, specie del femore, della tibia, e spesso si estende fino alla diafisi. La ct1te è tesa e talvolta ha un i:tspetto splendente. Quando parecchie epifisi sono tumefatte, si va all'idea che possa trattarsi di osteomieliti multiple. Ma ben presto comparisce un nuovo sintomo : la st1ffusione sa.n guigna delle gengive. Legengive sono tumide, facilmentè sanguinanti, di colorito roHSO· bluastro. Perchè si manifesti qt1esta lesione è indispensabile che esistano già i denti, od almeno stiano per spuntare. Nella statistica raccolta da HEUBNER (65 casi), in tre quarti dei casi la malattia si manifestò negli tùtimi quattro mesi del primo anno di età, in un quarto nei tre mesi pre· cedenti o consecutivi a questo periodo: molto fre· quentemente la malattia si inizia .all'8° mese. In 11 oasi, in cui il principio della malattia non poteva essere determinato si tratta,Ta per lo più di bambini di un anno ma cinque volte di bambini fra i 15 ed i 19 mesi. Rigt1ardo al ~esso, la ma· lattia colpisce a preferenza i maschi, nella propor· zione di tre quinti. La stagione in cui si ' Terifica la più parte dei casi sono la primavera e l'autunno inoltrati. È i;mportante poi osservare lln fatto ap· parentemente paradosso ohe la malattia di BARLOW si sviluppa a preferenza nei bambini appartenenti a famiglie agiate. Stante poi l'affinità che .questa malattia ha con lo scorbuto, è interessante indagare a quale alimentazione erano sottoposti i bambini colpiti. Le indagini fatte a questo riguardo da HEUBNER gli hanno dimostrato che la maggior parte dei bambini era alimentata bene sotto la sorv·e· glianza del inedico, ed eccezionalmente erano stati fatti e1'l·ori grosso]ani nella dieta. Per lo più i bambini fino all'epoca in cui furono colpiti dalla J11alattia erano benfi sviluppati e ben nudriti. Però si trattava a preferenza, nei bambini che _ammala,rano, di bambini sottoposti ad alimen · tazione artificiale. Dippiù HEUBNER ha notato che in quasi tutti i casi i bambini facevano uso di latte bollito. Costantemente se a questo latte si sostitt1iva latte non bollito, avveniva un miglioramento rapido dei fenomeni morbosi. Non.dimeno l'uso del latte bollito non può considerarsi come l'unica causa della malattia, perchè la pratica del latte bollito è enormemente diffusa, e la malattia di BARLOW do· ' rrebbe allora essere più frequente. Può supporsi intanto che il latte bollito va soggetto a perdite

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od a modificazioni che vengono facilmente com· pensate dalla maggior parte dei bambini, non però da tutti. Che cosa poi ,rada perduto nel latte con l'ebollizione, non possiamo per ora dirlo in modo sicuro. Alcuni autori traggono in campo alct1ni corpi analoghi ai fermenti, che sono contenuti in grande quantità nel latte tanto della donna che d~gli ani· mali. D'altra parte recenti ricerche tendono a far ammettere che in parecchi bambini, alimentati .a lungo con latte bollito, viene ad essere deficiente l'assorbimento e la ritenzione della calce. Intanto il rapido crescere dei casi di malattia di Barlo'v in questi ultimi anni deve essere messo in rap· porto col predominio che oggidi l'allattamento ar· tificiale ha preso sul naturale. Le alterarliioni auatomiche della malattia di Ba.r · loTIT descritte già venti anni or sono da questo autore, sono state negli ultimi anni illustrate mag· gior1nente da SCH'\fORL, NAUWERCK e dai loro SCO· lari. Si tratta a preferenza di t1no speciale disordine di nutrizio11e con ostacolo allo sviluppo del sistema osseo, di una tendenza alla fuoruscita del sangue dai vasi sopradetti nel midollo delle ossa e nel periostio, ma del resto anche in altri tessuti: cute, mucosa, reni. La lesione ossea è diffusa tanto al midollo, quanto al tessuto osseo propria· mente detto. Il midollo va soggetto ad una speciale degenerazione per cui il tessuto ricco di elementi linfoidi si trasforma in un tessuto lasso, privo di vasi e di celll1le. simile a connetti,ro embrionale. Le cellule midollari perdono la proprietà di trasformarsi in osteoblasti, e così l'osso cessa di ere· scere · al posto del tessuto spongioso si forma una sostanza facilmente lacerabile e spostabile, lo sviluppo del periostio è difettoso ed anche il tessuto corticale diventa atrofico e poroso. Si ha come conseguenza che nei limiti dell'ossificazione delle epifisi si verificano infrarliioni, fratture, sposta. men ti. Si hanno inoltre qui emorragie che imbevono il midollo e si diffondono sopratutto fra il periostio e lo strato corticale delle diafisi, formando delle intumescenze. D'altra parte le emorragie del morbo di Barlo,,,. non sono sempre la conseguenza necessaria del· l'atrofia delle ossa. Di recente ~IEGLER ha descritto col nome di osteotabe dei bambini una malattia dei poppanti, la cui base istologica è per parecchi riguardi ana· loga a quella della malattia di Barlow ed in cui hanno luogo emorragie non solo nel periostio, ma anche nel midollo delle ossa. Inoltre in alcuni casi di malattia di Barlow si è avuta una nefrite . emorragica. Il decorso della malattia è sempre cronico, fino a che non si istituisce la c11ra opportuna. Su di un punto insiste HEUBNER, cioè sul rapporto tra malattia di B.~RLOW e rachitismo, su cui oggidi

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SEZIONE PRATICA I

si può dire qualche cosa di preciso. È probabile che esista un~affinità fra i due · stati morbosi per la ragione che il rachitismo suole svilupparsi alla stessa età del morbo di Barlo"'r' ed in tutte e due le affezioni preC'edono errori e deficienze nel· l'alimentazione~ ma le alterazioni nnatomiche del morbo di Barlo,,· ci obbligano a ritenere che esso sia l1na malattia del tt1tto di,•ersa dal rachitismo. Intanto ZIEGLER distingue nel midollo osseo due tessuti di,rersi: il vero e proprio tessuto midolla.re linfoide ed un tessuto fibroso, che genera gli osteoblasti e gli osteoclasti, che egli distingue <.'Ome periostio interno, od endostio. Nella malattia di Barlow il processo inorboso ha sode primiti· ,?a.mente nel midollo linfoide, che va soggetto ad atrofia e da questa lesione dipende l'anemia e l'e· mofilia, mentre il rachitismo consiste essenzial· mente in una proliferazione dell'endostio, c~ on una abbondante produzione di tessuto osteoide, che è privo della proprietà di calcificarsi. Bisogna per·ò aspottaro ch0 q11este vedute di Z1EGLER siano da altri EtppoggiHte e confermate. (R1f. nied.)

Psenio-leucemia acuta. I dottori RtNNE e KANTZEL descrivono un caso cli psel1do-lol1ce1nia acuta che essi hanno osservato in un giovane di 23 anni. L 'affezione ha cominciato brt1scamente con clello adenopatie, tosse e dolori articolari. T onclimeno questi dolori si sarebbero già 1n0Rtrati da un anno a più riprese. All'ospe· dale le adenopa tie continuarono a sviluparsi; la tem1>eratura si inanteneva fra 37° 6 e 38° 8. La milia, dive11no g rossa e dolente, poi si mostrarono delle p etecchie e clelle ecchimosi, ematuria e sputi 0111ottoici. . .;\]l'esame ,. del sangue si trovò una diminuzione della p ercentuale di emoglobina del 50 °/0 , 1,140,000 emiizie per millim. cubi ed un globulo bianco su 20-30 rossi. L e amigdale e le glandole m esenteriche p ercettibili attraverso la parete addominale furono a loro , ..olta attaccate. L'a,mmalato mori al 26° giorno. L'autopsia non si potè fare. (Méd. 111oderue).

Due casi di tubercolosi polmona1·e in neonati. HOBLFELD descrive questi due casi da lui os· ser,rati. In uno si notava una grossa ca, orna n el lobo superiore destro ed in un altro nel lobo superiore sinistro. Lo sputo, ricercato e raccolto n elle fa11ci, lasciò riscontrare all'esame microscopico e batteriologico bacilli di Koch e fibre elastiche. Uno dei poppanti aveva in un accesso di tosse emesso molto sang11e dalla bocca (emoptoe '?) (Mnn,ch . 111('d. Woclt., 1902, n. 47).

APPUNTJ:tl DI TJ:tEl\APIA C111·a dell'avvele11an1ento da fosforo. P. PLA' 1 Ec,. basandosi Sll 1-:15 casi di in tossi· cazione acuta da fosforo, osservati nella Clinica del prof. EISELT e sopra altri 62 raccolti nell'Istituto del prof. l\IAIXNER, può presentare questi ris1tltati e raccomandare quanto segue : Se l'avvelenamento è recente, prima cura del me· dico sarà vuotare lo stomaco lavandolo prima con acqua tiepida fino n.d avere un liquido cli ritorno chiaro ed inodoro, poi con 20 litri di una soluzione di permanganato di potassio al O. 2 p er mille e quindi di nuovo con acqua tiepida. La la,atura dello stomaco dovrà essere fatta in modo da distendere completamente detto organo e a ciò fare si introdurranno ogni volta da 1 a 2 litri ùi liquido. Nel caso vi si trovino ancora materiu.li alimen· tari, si somministrerà al paziente del solfato di rame p <?r eccitare il vomito, prima di iniziare la lavatura. Si prosegllirà a liberare l'intestino e questo tanto pili per tempo se si considera che il fosforo passa rapidamente dal <.'avo gastrico all'enterico e sog· giorna a lungo nel colon. Non ci si limiterà q11indi a prescrivere i1n'infusione di senna (10-15 grammi in 200 di acqua), ma per mezzo di una lunga can· nula si la, erà l'intestino con una soluzione di per· manganato al O. 1 per mille. Infine si ricorrerà alla detta sostanza anche per via interna somministrandolo a cucchiai (due ogni due ore), in soluzione acquosa al O. 1 per cento. Più tardi si potrà dare bicarbonato sodico in quan· tità ed alimenti albuminoidi . L'.A.. si compiace di considerare i progressi che si sono realizzati n ella terapia del fosforismo acuto col p ermEtnganato potassico e suffraga questa sua asserzione paragonando il risultato ottenuto nei 4 ultimi anni nella Clinica del prof. MAIXNER, dove si curarono 62 avvelenati con una mortalità del 24 per cento, di fronte a quella degli 8 anni pre· cedenti, durante i qt1ali fu del J6 per cento. Così pure nella Clini ca del prof. EISELT dal 1897 al 1902 sopra 145 casi, 81 furono mortali con una media percentuale di 21 di fronte ad una pressochè uguale a q11elle osservate presso il prof. MAIXNER. (It Luvoro, 1° maggio 1903). ~I.

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LA.NNo IX, FAso. 29]

IL POLIOLINIOO

di somministrazione del farmaco, secondo le formule del dott. C HEV ALIER :

P er in,iezi()ni i ntravenose : Argento colloidale . . Acqua dist. steril. . .

. gm. 1 . eme. 100

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Tre a cinque eme. nelle 24 ore in_una o due inie· zioni nella v ena cefalica in una delle grosse vene superficiali della gamba.

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ottiene con dosi assai più piccole cli quelle che so110 necessarie p er ottenere l'aumento del ·succo .ga· strico. Risulta da ciò che nella terapia la pilocarpina non può esser e adoperata per provocare una mag· giore secrezione di succo gastrico, perchè le dosi relatlvamerite forti che sono necessarie, danno ef· fetti collaterali compromettenti. J (Cen.trbl. f. d;e ges. Plzerapie, marzo 1903).

In po1nata: gm. 15 7> 35 • • • 50 • • Due o tre frizioni al giorno, della durata di 20 minuti, dopo lavata e disinfettata la pelle, in una regione ricca di vasi linfatici (inguine, ascella). Argento colloideo . Lanolina • • • • Sugna benzoinata.

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P er via gastrica : Argento colloidale alla dose di 5-10 cgm. nelle 24 ore, sia in pillole, sia in soluzione.

Sot1izione : Argento colloidale • • Albumina d'uovo fresco . Glicerina. • • • • • • Acqua distillata • • • •

. gm •

1 » 3 • 3 • > 300 • Un cucchiaino in un po di latte,, 3-4 volte al giorno, mezz'ora prima 4ei pasti. •

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Pillole : .Argento colloidale . • • • • gm. 1 » Lattosio . • • • • • • • • 5 Acqua distillata. • • • " • 6 » Glicerina • • • • • • • • 6 • Per 100 pillole, 4-6 al giorno. Nella pratica chirurgica l'argento colloidale può essere applicato n elle cavità, fistole e profondità di organi lesi, sotto forma di ovuli. ~

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Ovnli : Argento colloidale . cgm. 30 • • • 1 Acql1a distillata . . . gocc1e Burro di cacao . . . . gm. 30 Dividere in 10 ovuli. (Belgique 1nédicale, 30 aprile 1903).

Azione della pilocarpina nella secrezione del sacco gastrico.

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ha ricercato Sll tre cani operati da PAWLO\V l 'influen za della pilocarpina sulla forma· zione del su cco gastrico. Egli è giunto alla con· elusione che effettivamente la secrezione aumenta e 1 azione del farmaco dipende dalla quantita della pilocarpina iniettata. L'a.cidità del succo gastrico ed il suo poter e di· gerente stanno in diretto rapporto della quantità. L'a,u mento della secrezion e salivare e mucosa s i ZITO"\,rITSOH

Studio comparativo del valore del bleu di metilene e della chinina nella febbre malarica. JoHN T. MOORE e

w.

L. ALLISON nel M edicai Nezvs del 6 dicembre 1902 pubblicano su questo argomento un loro studio le cui conclusioni non differiscono materialmente da quelle di THA YER e di altri che hanno usato il bleu di metilene. Eccole: 1. Il bleu di metilene pu_ò distruggere i parassiti della malaria in molti casi, ma ha azione meno certa di quella della chinina; 2. Il bleu di metilene è probabilmente più ef· ficace nei casi cronici, ma non ha, neanche in questi, alcun vantagggio sulla chinina ; 3. Gli effetti del bleu di metilene sono di solito più spiacevoli di 4uelli della chinina; 4. ·Il ble11 di metilene è lttile in quei casi n ei quali esiste un'idiosincrasia p er la chinina. I vantaggi del s 110 uso nella gravidanza sono indeterminati. . 5. Esso è probabilmente efficace· nella cura delle febbri emoglobinuriche,in vista della sua azione diuretica; ma ciò è ancora da determinare. Insomma la chinina è molto preferibile al bleu di metilen e.

.A.ntipruriginosi. Il b enzoino è utilizzato sotto forma di tintura di b enzoino, che viene incorporato a pomate del 5-10 per cento. Pr. Lanolina . . . . . . gm. 30 Vaselina . . . . . . » 15 .Acqua . . . . . . . . » 5 Tintura di b enzoino . . . » 3 .Anche la canfora è un eccellente antipruriginoso. Si fanno lozioni d'olio canforato (olio di mandorle dolci 10, canfora 1) ed applicazioni di pomate e di paste. Pr. Lanolina . • • • • • . gm. 80 » 10 Olio canforato . . . 1 Idrato di cloralio . . • • » Ossido di zinco • Creta . . • • ' ana » 25 Olio canforato . .Acqu<" di calce . • \

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SEZIONE PRATICA

L'anima del chiru1·go. - Non è inopportuno, di fronte agli attacchi di certi scrittori e di certi artisti che fanno facile prova del loro spirito e del loro ingegno a spese della chirurgia, e di chi la esercitn, che vediamo t1n po' da vicino ]a sua psiche nelle varie contingenze professionali. L anima de l chirurgo è un'anima sconosciuta., e le emozioni profo11de che la riempiono e la agitano non possono esser e t1tilizzate e non ùa coloro che ]e hanno sentite. Un esame felice no fa il dott. FAl'RE nella R evne del 15 aprile: 10 riproduciamo dal riassunto d el giornale La Mi11erra .

La clt ir11r,qia 11el JJassato e nel pre. ·e1t!e. L e deRcrizioni delle operazioni chirt1rgiche che si ('Ompiva.no in 1111 passato non molto lonta110 hanno contribuito non poco a cr ear e I1na specie di leggenda i11 Clti il chirurgo è rappresentato come un esser e brutale, insen ibile, crudel e, o per lo m eno dt1ro di cuore. Cort.o, occo1·reva ai cbirurghj , fino a n11a ' rentin a di anni fa u11a singolare ener g ia per ricominciare og11i g iorno quelJalotta. elvn,ggia contro lla indivitlllO sn.ng ninanto e ltrlante che era allora l'operazion e chirurg ica : e può anche esser e che il quotidia110 spettacolo di scene così crudeli contribui8 e èt r onder e i chirurghi insensibili, almeno in appare11za alle sofferenze degli am1nalati: sebben e si possa :t11ch e ltpporr e cl1e q ttP1la insensibilità fosse pu1·un1ente estcrior 0. Oggi - tutti lo sanno - le cose sono mutate cli molto, e so s1)esso è neco saria nel chirurgo una certa indiffer enza fi ica, non bisogna esagerarne l'importanza : l'«nestesia. sopratutto sopprimendo il d olore ·(> lo spavento o togliendo i sensi all'operando, ha. spogliato l'atto opera.torio di tutto ciò che gli dava un carattere di orror e. E sbagliano coloro che ve· dono nell'apparen to freddezza dei cl1irurghi un so· vrano di. prezzo della. vita t1mana, e credono che l'esercizio della chirurg ia 11ccida fa,ta]menie nell'animo cli chi la. pratica ogni dolcezza e ogni sen· sibilità . .A 1 contrario; lo spettacolo q t1otidiano delle Aofferenze contribuisce a d estar e t1n profondo sen· tim ento di pietà pe r coloro che le st1biscono. In ogni raso, 1' insensibilità non è piit una, virtlì necessariti per il chirurgo, ed egJi non ha bisogno di essere nè crude]e nè aspro : a,l contrario, d ev e 1-;)ssere dolce e pietoso, affabile e per suasivo e pa· iiente, enza che la ùolcezza escluda l'enetgia · vi sono d ei chirurghi di aspetto dt1ro e di modi bur· beri, cl1e coi baml>ini adoperano ma.nie1·e di ttna te· Jlerezza infinita Il fatto è che 1 esercizio della chirurgia richiede una incontestabile solidità morale, giacchè nella vita professionale del chirurgo, ogni decisione, ogni atto, certe volte perfino 0gni gesto può a''"er e conseguenze

or liete or tragiche: enorme è la r esponsabilità di un uomo che tiene nelle sue mani la vita del suo simile, e il còmpito d el chirurgo spesso è pieno di singolare grandezza.

La dec;sione dell' op era~iorie. La r esponsabilità del chirurgo e le angoscie che essa porta seco non incominciano con l'operazione, benE?i prjma, quando cioè egli clecide di proceder e all'atto operatorio nel momento in cui egli, solo di fronte alla sua coscienza, prende t1na ri soluzione. Vi sono d ei casi nei quali ]a situazione è così grave, ch e il chirurgo non può esitare · non so1o, ma certe volte l'op era~ion e oltre che n ecessaria, è anche urgente, tanto che un ritardo di qual che ora può aver e per co11seguenza la n1orte dell'aro· malato. In questi casi l'esitazione non è permessa, il ritardo non è scusabile, e quanùo occorrn, il chi· rurgo (le·ve proceder e all'operazion e anche contro la i;·olontà d ell'ammalato. ~Ia non sempre la situazione è così chi:tra e se da una parte gravi r agioni consigliano l'operazionE\, spesso ve ne sono altre, no11 meno serie, che Ja })OS· sono . consigliare, p er esempio nei casi di certe affezioni interne, specialmehte nelle donne, che compromettono g ravem ente la sa.Iute e possono anche, in seguito a impre,·cdute ma non r a re con1plica· 7.i oni, condurre rapidamente alla morte n1<t che tal· volta possono anche gt1ariro spontaneamente o con una cura medi ca . .....\Jlora. al chirt1rgo non r esta altro da fare che esaminare il caso con la ma ssima at· ten zione e cnscieuziosità, magari ·valendosi del con~iglio d i qtlalche collega, e una ' rolta preSè'L ltna d e· cision e, tradtlrla, i11 atto risol ut.am ente. L ~atto 01;eratorio. \ Ti sono d elle operazioni semplici, facili , senza

possibilità. di sorprese ; ma ' ''=' ne sono d olle altre irte di difficoltà e di ;. ccid enti, nelle qua.li il più. lieve e rror e ptlò avere conseguenze fatali, nelle quali il chirurgo ha bisogno di t utto il sangt1e freddo e di tntta la presenza di pirito possibile. Fra queste operazioni, le più. g ravi, quelle nelle quali t1n chirurgo d à la mis ura di t1ltto il suo v alor e, sono non già, come qualcuno potrebbe cr eder e, quelle sui vi· sceri d ell'addome, bensì le grandi operazioni al collo o alla. faccia, r e e difficili dalla grande quantità e dal volltme dei vasi san g uigni 11onchè dai molti nervi che si t rovano in queste r egioni del corpo. Qui pi1ì ehe mai sono necessarie le qualità pitì pre· ziose del chirurgo : la calma anzitutto, e poi la pa· zienza , senza d ella quale, durante un'operazione lu11ga e complicata , il chirurgo non }) UÒ nemmeno sperare di vedersi aiutato efficacemente dagli assi· stenti, quando egli li ~concerti con le sue sfuriate. Molti elementi possono concorrere a dare a un'operazione un'impronta di vera bellezza ; la cura, ln. precisione, la deli ca tezza con cui essa Tien e ese·

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IL POLIOLIN..(00

guita,! l'eleganza e 1 originalità del procedin1ento seguito, l'abilità e l a rapidità dell'operatore, la gra· vità stessa e la pericolosità dell'operazione possono darle una specie di tragica grandezza· e allora il chirurgo prova emozioni potenti. Talvolta un'ope· razione acquista, per la. sua rarità, o per la s11a dif· ficoltà, o per altre circostanze, tale importanza per un chirurgo, che questi, durante la notte prece· dente, non fa che pensarvi, e ne perde il sonno, e se la rappresenta vivamente in tutti i particolari, con tutte le possibili complicazioni. Al momento di procedere a 11na di queste opera· zioni veramente bolle, il chirurgo viene preso come da un brivido, e pr.ova una specie di esaltazione, nella quale il suo pensiero si fa più limpiclo, i mo· vimenti più sicuri i muscolj più pronti a obbedire al cervello. Oominciata l'operazione, alla febbrile ansietà provocata dall aspett~zione di possibili dif· ficoltà subentra di solito la calma ch e viene dalla visione netta di queste difficoltà. Sparita questa prima emozione, altre si succedono, or dolci e liete, ora dolorose, secondo che 1 opera· zione riesce oppure 'riene complicata da accidenti che minacciano di comprometterne l'esito~ compli· cazioni che talvolta vengono avvertite, e talora sen· tite più che vedute, soltanto dall'operatore: il quale non può non sentire la grave responsabilità che gli incombe, giacchè talvolta un attimo di distrazione, un movimento troppo lento o troppo rapido, uno sforzo troppo brusco può avere conseguenze fatali. E cosi è, e così dev'essere, perchè la chirurgia non è una scienza matematica e perchè i chir\1rghi non sono infallibili.

Malattie e a111111alati. Qt1anto alle impressioni dolorose che lln chirurgo prova dopo ltn insuccesso, queste impressioni va riano econdo le malattie, e, bisogna pur dirlo: anche secondo gli ammalati. E' facile compr endere che vi deve essere diffe· renza assolt1ta anche per questo rispetto, fra l'ago· nizzante che soccombo in seo-uito a tm operazione diretta contro una malattia mortale a. bre\e sca· denza, e 1 individuo che muore in seguito a tma operazione destinata a portar rimedio a una ma· lattia. non mortale e compatibile con la vita e per· fino con un certo stato sodclisfacente di salt1te ge· nerale. L'autore parla di 11na n1alattia terribile e sicuramente mortale, ma lenta e lunga, il cannro, ed esprime la convinzione che con operazioni molto ampie, molto este e, sm isurato addirittura, si possa estirpa.re la tremenda malattia, purchè, nel momento in cui si procede all'estirpazione il cancro non abbia ancor me so radici troppo profonde. Egli sostiene che i debba tentare l'estirpazione in tutti i casi oei quali essa non è assolt1tamente impossibile; quando l ammalato non resiste ad una di queste formidabili operazioni, la morte è rapida e dolce in confronto di quella che nell'ammalato abbando· (26)

(Ano IX, FA.so.

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nato a sè stesso, segue molto tardi a una lenta e tremenda agonia. Oltre che dal genere delle malattie, le impressioni che il chirurgo prova in seguito all'esito di un'operazione sono determinate in parte anche dalla perso· nalità dell'ammalato: il chirurgo, per quanto cerchi di non commuoversi, è pur sempre un uomo~ e come tale rimane più dolorosamente impressionato dalla sofferenza e dalla morte quando esse colpiscono la gioventù, la ùolcezza e la bellezza· sopratutto lo spettacolo di una donna giovane e bella colpita dalla morte riempie il cuore di una segreta e dolo· rosa angoscia, di un'amarezza infinita.

Dolori e gioie. In conclusione, la vita del chirurgo è così fatta, che egli non ha forse nemmeno un momento di quiete morale assoluta. Durante l'operazione vi sono dei momenti cr1Ldeli, ed egli prova delle emozioni violdnte; la rapidità con la quale queste emozioni si succedono, lo stato di attività fisica in cui egli si trova, talvolta la gravità stessa delle circostanze basta, è vero ad assorbire tutta la stia en ergia ce· rebrale, a togliergli ogni altra preoccupazione che non sia quella del momento. Ma dopo queste emo· zioni v iolente e talvolta terribili vengono quelle, ancor piìl angosciose, dell'attesa circa la sorte del· l'operato: questa angoscia il chirurgo la prova so· pratutto nei primi due o tre giorni dopo l'opera· zion"'' e )a certezza di un esito fatale è forse meno terribile del tlubbio e dell'incertezza. Ma acca.nto ai dolori la chirurgia ha anche le sue gioie, accanto alle ore di amarezza e di desolazione le ore di ebbrezza e di trionfo : essa dà emozioni profonde e violente e dolorose, ma dà anche pro· fonde soddisfazioni e gioie nobilissime: giacchè non vi è gioia più profonda che quella di vincere la malattia, di trionfa,re s11lla natura, di essere più forti dolla morte. « Parliamo dunque con rispetto conclude l'au· tore - di questa magnifica e santa chirurgia. Arnia· mola come essa merita di essere amata, perchè essa ci rende migliori, perchè essa è ,,,.eramente una grande e sublime inspiratri~e di lavoro, di energia morale, di bontà di pietà per i deboli e per gl' infelici! • (Minerva vol. XÀIII, n. 21).

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SEZIONE PRATICA

~DICIN:A.

SOCIALE

Malattie professionali degli nelle iodust1·ie. (L' Eco11011i;sta d'Italia, 1° aprile).

Con regio decreto del 19 dicembre 1901 è stè;tta istituita una Commissione incaricata di cercare e studiare le caltse autoctone e determinanti le di· verse infermità che cont.raggono gli operai da.I la qualità del lavoro da. essi compiuto negli stabili· menti industriali, e di proporre i pro'r''"edimenti più idonei a prevenire le dette infermità. La Commissione, presieduta dall'on. Baccelli è composta dei ignori: Celli prof. .Angelo, deputato al Parlame11to Devoto prof. Luigi, Giordano dot· tore Alfonso, l\Iangiagalli prof. Luigi, Rossoni prof. Eugenio Sanarelli dott. Giuseppe deputato al Parlamento, 1\Iagald~ dott. Vincenzo. Successi· vamente sono stati ad ossa aggregati i signori Belloc ing. Luigi e Loriga dott. Giovanni. La istituzione di questa Commissione è nltO,,.i-l. importante fase di quel progressivo la,,.oro in ma· teria di legislazione socialo, a cui da tempo è de· dicata gran p.irte dell'attività del Ministero di agricoltura. ind11stria e commercio. L'ocliorr1a evoluzione della industria nazionale, i nuo,•i proccclimenti tecnici e 1 agglomerarsi di mol· titudini di la,•oratori negli opifici, non solo hanno prodotto od aumentato le cause di lesioni o di morte per fatto ' iolento, cui è già sapientemente provveduto dalle 11ostre leggi, ma hanno dato ori· gine od incremento alle malattie professionali. Se consideria1no sinteticamente i due fenomeni, l'infor· tunio del J \.Voro e la malattia profossionalo, clal punto di vista dell'economia indi,riduale e dell'economia sociale, dobbiamo concludere che l'im1)01'· tanza clel secondo supera di gran lunga qu ella del . prrmo. L'infortl1nio accade sporadicamente e saltuaria· mente nella, massa operaia; nasce e si sv·olge in brevissimo tempo con repentina e straordinaria intensità. La malattia professionale, per contro, affetta, con ,~ ariabile intensità, l'intera massa · i suoi progressi sono lentissimi ma contintti 1101 tempo : gli effetti integrali non sono meno nocivi alla capacità fisica ed alla salute di quelli dell'in· fort11nio. Si può dire che alle ca.use determi11anti la malattia e l'infortunio fanno in certo senso ri· scontro, nella meccanica, rispettivamente, le forze continue dalle cui accelerazioni sommate a poco a poco nel tempo, nat:ice e 'i svolge il movimento libero dei corpi e le forze repentine o imp11lsive che nascono o dall'urto o conflitto reciproco dei corpi medesimi: quelle sono forze normali queste eccettuative. Si comprende che la nostra legislazione sociale 7

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abbia cominciato dall'occuparsi degli infortuni. che nell'improvviso e rapido scoppio nelle disastrose evidenti conseguenze, commuo·v·o110 fortemente l'opi· nione pubblica; ma come è sembrato doveroso ai poteri costituiti di escogitare ed imporre con san· zioni penali norme di prevenzione contro gli in· fortuni del lavoro, cosi chiaro, preciso ed urgente si addimostra il dovere di stltdiare e porre in atto mezzi idonei a prevenire le infermità delle arti e dei mestieri. È dovere di umanità, ed l1a sua ragione anche nella convenienza economica e sociale, il difendere l'operaio dalle insidie morbigene, che, mentre ne affievoliscono la capacitit a lavorare, gli assotti· gliano con g1~ave disagio la rimunerazione. In quasi tutti i paesi industriali sono state adottate disposiziolli a tutela della salute degli operai occupati nel lavoro industriale : disposizioni che in alcuni Stati hanno carattere di norme generali di igiene applicabili a tutti qt1anti indistintamente gli stabilimenti industriali, ed in altri hanno invece limitata applicazione all'esercizio di determinate industrie per le quali maggiormente n e è stato sen· tito il bisogno. Tali disposizioni concernono prin· cipalmente la aereazione, la eduzione di polveri venefiche e di gaz irritanti deleteri, la propri età e la pulizia degli ambienti e degli operai e via dicendo. In qualche Stato, stabiliti per legge alcuni pre· cetti di carattere generale, sono state riservate all'Amministrazione ampie facoltà, sentiti speciali corpi consultivi tecnici di emanare disposizioni per q11elle industrie che n, motivo dell'ambiente in cui si svolgono o delle materie di cui fanno u o, mag· giormente insidiano la salute di coloro che vi sono addetti. Fra q11esti Stati 'ranno specialmente annoverati: la Germania, la quale in virtl\ degli articoli 120 e 139 del s110 codice indt1striale, ha disci11linato l'impianto e l'esercizio delle fabbriche di prodotti nocivi alla salute deuli op erai~ Ja Gran Brettagna, dove la legge ind11striale del 1891 autorizza il segretario di Stato a designare come pericoloso o insalubre ogni lavoro che possa riuscire di pregiudizio alla salute ed alla icurezza dei lavoratorj. dopo di che . l"ispettorato generale d elle fabbriche ha facoltà di emanare r egolamenti i)er ciascuna delle industrie designate; la Svizzera~ la c11i legisla· zione esige che chiunque intenda impiantare od esercitare uno stabilimento industrjale, debba a\· vertirne il governo canto.nale e presentare il pro· getto della costruzione e della distribuzione dol suo stabilimento. In Italia la legge sanitaria contiene disposizioni circa l'impianto e l'esercizio di manifatt11re o fab· briche che spandono esalazioni insalubri o che possono riuscire in altro modo pericolose alla salute degli abitanti. Tali stabilimenti sono divisi in dt1e classi, la prim<l delle quali comprende quelli che t27)

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IL POLICLINICO

devono essere isolati nelle campagne e lontani dall'abitato, la seconda quelli che esigono speciali cautele p er l incolomità del ' Ticinato. Il regolamento 17 settembre 1886 per l'esecuzione della legge sul la,roro clei fanciulli per essere ammessi ai lavori. Ma all'infuori di queste poche disposizioni spe· ciali non esistono in Italia prescrizioni generali d'igiene industri<tle : di qui la doverosa. iniziativa di studi })9 1' colmare q11esta lacuna veramente de· plorevole del nostro diritto pubblico; di qui l'im· portanza dei lavori della Commissione su:'lccen11ata, la quale si è adunata sinora 8 v olte nell'anno scorso ed è naturalmente appena n ell'inizio d el difficile erl ampio compito ch e le è stato assegnato. Sono state fissate le basi p er una statistica delle malattie professionali, da elaborare con ischede in· dividuali unifornti, la quale oltre al fornire la de finizione precisa et jJosteriori di tt1tte le malattie professionali, offrirà pure gli elem enti n ecessari peP val11tare 1'on e1·e di 11na a.ssic11razione sociale contro le m edesime. Procedendo })Oi allo studio d~lle cause delle ma· ln.ttie professionali, la Commission e h a compilato vari quistionari, relativi ai diversi generi di in· dustrie, ch e con stano di una parte generale e di una speciale. La parte gen erale comprende una doppia sel'ie di domande. La prima serie di domande concerne generalità dell'opificio, cioè: la sl1a de11omina~ione, l'oggetto dell'industria, il nome della ditta, ecc., e l e cond.i zioni igieniche di esso al punto di vista dell'ubicazione, del clima, del· l'acqua potabile, della fog natura, ecc. L e domande èlppartenenti ;:illa seconda serie rjguardano essen· zialmente il persona.le occupato, richieòendo esse il nt1mero delle ore di la,roro, sl diurno che notturno, le m ercedi, il numero e la durata delle in· terr11zioni del lavoro, ecc. Si chiedono inoltre in· formazioni intorno al tenore gen erale di vita degli operai fuori dell'opificio, specialmente in rig uardo ai di,7ersi fattori ch e possono inflt1ire sulla loro salute, e cioè circa le abitazioni, il ,restiario, la pulizia personale e domestica, ecc. Alla pa1·te ge· nerale del questionario fn, seguit.o una. speciale che comprende una serie di domande, distinte p er ogni gene1·e d industria, circa le malattie ch e gli operai contraggono a causa dei differenti lavori ch e compiono. . Molto opportunamente, a parer nostro, avrebbero trovato posto nella prima. parte del questionario due clomande, s11l numero m edio di g iornate di la· voro por anno e s1tl rjposo festivo. I ql1estionari, in gr an n11mero, sono stati invia.ti ai medici provinciali, i q11ali potranno a loro volta rivolgersi agli ufficiali sanitari e ai m edici con· dotti ; ai m edici degli stabilimenti industriali, alle ùirezioni mediche degli ospedali, agli uffici muni· cipali d'igiene. agl'ispettori sanitn.ri dell e ferrovie, (28)

[ANNO

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alle associazioni operaie di qualunque nat11ra. La molteplicità delle fonti a cui saranno attinte le no· tizie consentono di sperare che esse riesciralino copiose e fedeli. Infine n ell'ultima adunanza è stata fissata la ripartizione degli studi e delle ispezioni fra i vari membri della Commissione. È prevalso il sistema della specializzazione del lavoro; . è stato, cioè affidato a ciascun commissario, non già lo st11dio dì t11tte le industrie che si esplicano in una data regione, ma piuttosto lo studio di un solo e determinato gruppo di industrie, possibilmente affini fra loro, siano pure sparse in regioni diverse. Con tale sistema verra raggiunto lo scopo essenziale d.i far acquistare ai Commissari, per le industrie singolarmente studiate, una vera e indiscutibile comp etenza tecnica; e questa competenza riescira preziosa dopo ch e, elaborato il materiale grezzo statistico raccolto per mezzo dei q11estiona.l'i, si dovrannoescogitare i pro,ry·edimenti idonei a prevenire le varie malattie ch e risultassero predominanti n elle di,rer se lavorazioni indus triali. (ll Lavoro, 1° ma.ggio 1903). •

CENNI BIBLIOGRAFICI F.

J"e cloisonnen1ent vésical et l& division des 11ri1tes. - ,J. B. Baillière 0.A.THELIN.

& Fils, Pa1·is. I tentativi fatti per ottenere una divi8ione delle 11rine secrete dai due reni sono riassunti e discussi dall'A. il ql1ale facendo la critica di tutti gli apparecchi di visori endo· ed extrave· soicali ne espone i relativi vantaggi e svantaggi di tecnica. Tra gli altri parla del divisore proprio il quale, come è noto ai nostri lettori, ha avuta un 'accoglienza favorevole dal mondo medico. BACCIONI G. B. Dall'alchimia alla chi1nica. - F.lli Bocca editori, 1903. Il volume appartiene alla « Piccola biblioteca di Scienze moderne » ed è il 61° della serie. E' un libro Ol'iginalissimo e n el suo genere nuovo. L ' A. traccia la storia della chimica. Partendo dai tempi più anticl1i, dai tempi b eati e famosi in cui abili ricercatori consumavano la loro vita e la loro intelligenza n ella ricerca d ella « pietra filosofale ~ si viene man mano ad epoche in cui scompaiono l'empirismo e la ciarlataneria e la chimica entra nel campo delle scienze positive sperimentali inau· gurando un'era brillante in cui campeggiano le fi· gt1re di BERTHELOT, CAVENDISH, PRIESTLEY, LA· VOISIER, BERZELIUS, PRUST ed altri sommi e senza numero, le di c11i scoperte e le di Clli leggi rimar·


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SEZIONE PRATICA

ranno imperiture quanto i loro nomi. Il Jibro del :BACCIONI è facile, dilettevole e al massimo grH.do istrutti·v·o. a. p.

E. G. Quadro per l'analisi chimica qua· litativa dell'urina. - Palermo, via Lolli, 9.

V1GNERI

Questo quadro, compilato con la gt1ida dei mi· gliori autori, compr€nde l'esame dei composti anor· mali dei sedimenti, dei calcoli, e le formule dei più importanti i·eagenti. È molto utile per gabi· netti, la.boratori, farmacie, ecc.

INTERESSI PROFESSIONALI Il progetto sull'assistenza sanitaria • • nei comuni. Diamo il testo della Jegge quale è stato appro· vato dalla Camera.

Art. 1. I Comuni possono unirsi in Consorzio: a) per provveder e al i;ervizio del medico ufficialè sanita· rio; b) pel' i laboratorì di vigilanza igienica, pre· scritti <lull'e:trticolo 3 della legge 22 dicembre 1888, n. 584:9 (Rot·ie 3a) ; e) p er l'impianto e funziona· m~nto cl elle disinfefoni e dei locali di isolamento contro le ma.lattio infettive; d) per l'impianto ed esercizio clelle farmacie. A questi Con orzi ono applicabili le disposizioni dell'art. 15 della logge 22 dicembre 1888. I Consorzi poi laboratori di \igilan~a igienica p ossono ossor e anche interprovinciali, ed in tal caso vengono oostituit.i con Decreto R eale, udito il ConsiO"lio s uperiore di sa nità. Art. 2. Sono eRteso le disposizioni delle leggi 14luglio1898, nn. 317 e 335 agli t1fficiali sanitari i q un.li sono considerati come ufficiali governativ"i e come tali dipendono direttamente, oltre ch e dal sindaco o pre· sidento del Con so l'zio, da.11 Autorità sanitaria pro· vincia.le co11 la q ttale corrispondono e della, qua.le esegl1iscono gli ordini. l AI~t'• !t...>.

I Comuni sono tenuti, oltre all'assistenza sanitaria dentro e fuori dell'abitato, a somministrare gratuitamen to ai i)o,·eri anche i medicinali, so ed in quanto a. tale som111ini tra,zione non sia. già. provv eduto o non ~i debba. provvede1·e da. Opere pio, o con altri mezzi o in ·v irtù di altre leggi. Il r egolamento stabilirà le norme ed i limiti di tale somministrazione. Art. ±. La nomina dei medici-chirurghi condotti stipen· diati dal Comttne o Consorzio di Comuni deve aver luogo in seguito a. concorso bandito dal Comune o dal Consorzio.

La Commissione giudicatrice del concorso è no· minata dal Consiglio pro,?incia]e di sanità, e sarà composta nei modi da stabilirsi dal r egolamento. Essa nella re]azione da presentare al Comune o alla rappresentanza del Consorzio, designerà, fra tutti i concorrenti i più meritevoli e la nomina da parte del Consiglio comunale o della rappresen· tanza del Consorzio do,rrà cadere sopra una delle persone designate. Nei Con111ni riuniti in Consorzio il medico condotto è nominato dall'assemblea consorziale eletta nel seno dei rispetti vi Consigli. comunali, in ragione di un rappresentante p er ogni cinque consiglieri assegnati al Comune. Con l'ide11tico procedimento de,~e farsi la nomina del p ersonale tecnico dei laboratori di vigilanza igienica comunali o consorzi.ali: il concorso dovrà farsi per esame e titoli secondo le norme da stabilire col r egolamento.

Art. 5. 1 Il medico-chirurgo condotto acquista diritto alla stabilità dell'ufficio e dello stipendio dopo due anni di prova in un medesimo Comttne o Consorzio di Comuni. Art. 6. Il licenziamento d~l medico condotto durante il periodo di prova deve esser e deliberato, alnzeno tre ntesi 11ri11ta detta scadenza del biennio, dal Consiglio com unale colJ 'ir1tervento della maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati al Comune o della rappl'esentanza d el Consorzio costituita come al precedente art. 4 coll'i.J1ter·vento della maggioranza assoluta d ei suoi membri. Trascorso il periodo di pro,ra, il Comune o Con· sor zio non p11ò licenziare il medico condotto se non per motivi gra,vi, da esse1·gli contestati in iscritto, con invito a presentare le sue giustifica~ioni in un termine non minore di 15 giorni. La r elativa deli1era,zio11e motiva.ta deve essere presa dal Con siglio comunale o dalla rappresen· tanza, <lcl Consorzio con l'intervento di almeno due terzi d ei consiglieri a segnati al Comune o dei componenti ]'assemblea consor ziale. Contro Ja delibel'azione c:h e licenzia il medico condotto è ammesso ricorso aJla Git1nta p1·ovinciale Hrnministrativa la quale deciderà dopo sentito il ' Consiglio i:>rovinciale sanitario. •

.Art. 7. Nei Comuni n ei quali il servizio di assistenza medico-chirtrrgica per i poveri è disimpegnato a a s1)e~e di. istit11r.ioni pubbliche di beneficenza con p er sonale nominato e stipendiato da queste i me· dici. ch e sono addetti al servizio stesso, h a nno diritto alla stabilità dell'l1fficio e dello stipendio ne i termini previsti dagli articoli 5 e 8 della presente legge. Essi do,rranno ossere nominati nei modi e

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con le forme prescritte dall'art. 4 per i medici con· dotti comunali: ed in caso di licenziamento spetterà loro il diritto di ricorso alla Gi11nta provin· ciale amministrativa nei casi e nei modi previsti tlàll'ultimo comma dell'art. 6. Il diritto alla stabilità dell'ufficio e dello stipendio sarà mantenuto anche n~l caso che il servizio disimpegnato dall'istituzione di pubblica beneficenza sia avocato al Comune. Art. 8.

Ad assicurare un regolare e co1npleto servizio di assistenza medico-chirurgica, la Giunta pro·vin· ciale amministrati va può aumentare a congrua mi· sura, sentito il Consiglio provinciale sanitario e il Consiglio comunale, la retribuzione dei medici condotti, tenuto conto delle condizioni finanziarie del Comune o Consorzio, dell'importanza dell'opera richiesta al medico e di tutte le altre fonti di red· dito professionale del medico stesso. Eguale facoltà circa alla misura dell'indennità da corrispondersi all'ufficiale sanitario, avrà la Giunta proviDciale amministrativa, sentito il Consiglio ·provinciale sanitario e il Consiglio comunale. A queste deliberazioni della Giunta amministra· tiva è sempre però data facoltà di rico'r so da parte dei Comuni al Consiglio supe:r:iore di sanità.

Art. 9. Il medie•> condotto licenziato durante il periodo di esperimento e poi riassunto in ser,rizio nello stesso Comune o Consorzio di Comuni, con o senza interruzione, congiunge al nuovo il precedente servizio, agli effetti del compi,mento del periodo di prova. Art. 9-bis. L'ufficiale sanitario sarà nominato dal prefetto, u proposta del Consiglio provinciale sanitario, nella persona del medico condotto, in _quei Comuni nei quali non sia possibile l'esercizio separato delle due ft1nzioni. . All'ufficiale sanitario, cosi nominato, si applicano tutte ·1e disposizioni relative al medico condotto contenute nella presente legge, fatta eccezione della trt.bilità come ufficiale sanitario, la quale cessa tostochè sia possibile scin 1ere le due funzioni . . In tutti gli altri casi l'ufficiale sanitario, sia comunale sia consorziale, dovrà essere scelto fuori . ' dei medici condotti e la sua npmina sarà fatta per titoli e per esami, secondo le norme da stabilirsi nel regolamento. Tale nomina varrà soltanto per un biennio di prova, trascorso il quale, il prefetto, udito il Consiglio provinciale sanitario, provvederà con decreto motivato alla nomina definitiva o al licenziamento. Nei Comuni, i quali abbiano uno speciale ufficio di igi(\ne, capo dello stesso ufficio sarà, previa appro\Tazione del prefetto, l'ufficia.le sanitario comunale.

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LANNo IX, FAsc. ~9] Art. 10.

:All'articolo 41 della legge 22 dicembre 1888, nU· mero 5849, serie 3a, sono aggi11nti i seguenti ••

COnlllll:

Quando si tratti di casa rurale adibita per abi· ta~ione di coloro che sono addetti alla coltivazione di fondi appartenenti al proprietario della casa stessa, questi è obbligato a mantenere lo stabile in condizione di abitabilità dal punto di vista igienico, e dove tali condizioni manchino, a provvedervi mediante le opportune riparazioni od aggiunte.Nel caso di inadempimento il sindaco o l'ufficiale sa· nitario ne riferiscono al Consiglio provinciale di sanità il quale, sentito il proprietario, può ordinare che il sindaco provveda di ufficio alle riparazioni ed aggiunte nei modi e termini di cui all'art. 151 della legge comunale e provinciale~ ed entro un limite di spesa non eccedente l'importo di due an.. nate dell'imposta fondiaria erariale gravante su i fondi anzidetti. I proprietarii di fondi coltivati mediante l'opera temporanea di operai avventizii non aventi abitazione stabile nel Comune o nei Comuni dove i fondi sono posti, hanno l'obbligo di provvedere gli operai di ricoveri notturni rispondenti alle necessità igieniche e sanitarie, tenuto conto\ delle condizioni e natura delle località. Nel caso di inadempimento, si potrà, previo diffidamento, provvedere di ufficio, come n~l comma precedente. Quando il sindaco ometta o si rifiuti di adempiere alle attribuzioni conferitegli dal presente articolo, potrà il prefetto provvedere- di ufficio. Contro le deliberazioni del Consiglio provinciale sanitario è ammesso il ricorso al Consiglio supe· riore di sanità.

Disposizioni trct1isitorie. Art. 11. Per i medici condotti comunali e per quelli delle Opere pie che fanno servizio di condotta medico-chirurgica per i poveri, se alla data della. presente legge non hanno aE.cora acquistato il di· ritto alla stabilità dell'ufficio, i due anni di prova si computano dall'epoca dell'assunzione in servizio. Il licenziamento in questo caso deve deliberarsi nei modi indicati nella prima parte dell'art. 6. Art. 11-bis. Gli ufficiali sanitari comunali che non sono me· dici condotti e ohe si trovino in servizio all'attuazione della presente legge da almeno tre anni nello stesso Comune possono essere dispensati dal con· corso e dal pe~iodo di prova previsti dall'art. 9-bis, su parere conforme del Consiglio provinciale di sanità. Art. 12. È data facoltà al Governo del Re, sentito il Con· siglio di Stato, di modificare il regolamento 27 ot·


LANNO

IX,

FAS().

29]

927

SEZIONE PRATICA

tobre 1891, n. 695, e di coordinare in testo unico • terie destinate al cibo o alla. bevanda, che siano le disposizioni della legge 23 dicembre 1888, n. 5849, riconosciute guaste, infette, adulterate o in altro colle disposizioni llolJa presente legge, del r egola· modo insalubri o nocive, è punito con pena pecu· niaria da lire 10 a lire 100 oltre la confisca delle mento anzidetto e delle seguenti altre leggi: materie, e ciò senza pregiudizio delle sanzioni di cui 1. Legge 12 giugno 1866, n. 2967, sulla colti· vazione del riso. gli articoli 319, 320, 322 del Codice penale. .,, N all'articolo 50 dopo le parole: « una malattia 2. Legge 19 luglio 1894, n. 356, s11lla fabbrica· infettiva ~ sono aggiunte le parole: « dell'uomo ... » zione e vendita del burro artificiale. Nel 2° comma dell'articolo 60 alle parole: « da 3. Legge 14 luglio 1898, n. 317, sul pagamento lire 51 a lire 500 sono sostituite le parole: « da degli stipendi ai medici condotti. ' lire 5 a lire 500. » 4. Legge 21 dicembre 1899, n. !72, sulla fab· Allo stesso articolo 60 è aggiunto il seguente bricazione e vendita dei vaccini, virus, ecc.; e comma: q11ella modificativa 13 giugno 1901, n. 212. « .Alle contravvenzioni stesse sono applicabili le 5. Legge 21 dicembre 1899 n. 473, portante disposizioni degli articoli 202 e 203 della legge co· un aggiunta all'nrticolo 57 della legge 22 dic~mbre munale e provinciale (Testo unico approvato con 1888, n. 5849. 6. Legge 21 diceml>re 1899, n. !74, circa la r egio decreto 4: maggio 1898, n. 16±). » Al 1° comma dell'articolo 70 delle legge 22 di· istitl1zione degli armadi farmaceutici. 7. Legge 2 novembre 1901, n. 460, contenente cembre 1888, n. 5849 (serie 3a) è aggiunto il se· guente comma : ... Le contravvenzioni a tale rego· disposizioni per diminuire le cause della malaria. 8. Legge 26 giugno 1902, n. 272, portante mo· lamento generale ed ai r egolamenti generali anzi· detti, per infrazioni alle quali non sia già provveduto dificazioni allèt legge 22 dicembre 1888, n . 5849. e relativi decreti-legge. dalla presente o da altre leggi, saranno punite con 9. J;eggo 7 luglio 1902, n. 286, s11l personale le stesse penalità indicate nell'articolo 60. » tecnico govornati vo di sanità marittima. 10. Legge 21 luglio 1902: n. 427 contenente NOTIZIE DIVERSE <lisposizioni per combattere la pellagra. J)

Art. 13. Col r egola.mento saranno fissate le norme per la costituzione, il f11nzionamento, le modificazioni e lo scioglin1ento doi Consorzi indicati nella. presente legge. Saranno d~l pari determinate le norme princi· pali cui do . ranno uniformarsi i capitolati delle condotte i11edicl1e comunali e consorziali per le no· mine che vorranno effettuate dopo l'attuazione della presento leggo. Sara,nno inoltre stabilite le norme per coorùinare gli attuali capitolati di condotta colle disposizioni della presente legge. Fra tali norme, dove le condizioni locali lo con· sentano, dovranno esser e comprese an che quelle relative a.i congedi nonchè alle supplenze nei casi di malattia.. . Tutti i capitolati devono essere approvati dalla Giunta provinciale amministrativa sentito il parere del Consiglio sanitario provincia.le. Art. 14. È abrogato il secondo comma dell'articolo 10 della legge 22 dicen1bre 1888, n. 5849, salvi rimanendo i diritti acquisiti. Art. 15. ..A.L 1° comma dell'articolo 42 è sostituito il seguente: « Chiunque vende, ritiene per vendere o som· ministra come compenso ai propri dipendenti, ma-

Consiglio dell'Ordine dei medici della provincia. di Roma. Il Oonsi,qlio dell' Orrline rlei 1nedici della provincia di Ro1na si è adunato sotto la Presidenza del dot· tor BASTIANELLI vice-presidente ed ha preso in esame i ricorsi di due co lleghi della provincia. Indi ha proceduto alla tassazione di a]cune note di prestazioni mediche, emettendo ttn parere a richiesta anche di un collega di Firenze su compenso professionale già tassato dalrOrdine di quella pro· vincia e sul quale si credette utile avere in giu· dizio il parere del nostro Ordine. Il Consiglio si occupò inoltre del progetto di legge di riforma della legge sanitaria testè discusso < lla Camera, e deplorando che esso non sod 'isfi i giusti voti della classe dei medici condotti, fece voti per· chè il Senato voglia opportunamente modificarlo.

Amministraz]one sanitaria.

.l

Il Consiglio Superiore di sanità è convocato in sessione plenaria pel 23 corrente. Oltre gli affari di ordinaria amministrazione e varie proposte di dichiarazione di zone. malariche il Consiglio Superiore sarà chiamato. a dare il suo parere sui seguenti progetti di regolamento: Sulla polizia sanitaria degli animali domestici; Per la esecuzione della legge contro la ·pel· )agra; Stù personale dei veterinari provinciali; Per le esercenti l'ostetricia nei Comuni del Regno .

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Il 16 corr. venne inaugurato il Congresso dei medici condotti. Pron11nziarono applc.tuditi cliscorsi il prof. D el FIRENZE. -

(31)


928

IL POLIOLIN100

Greco pel Sinda.co il prof. Grocco per l'Ordine dei medici italiani. il dott. Fiorentini ed il dott. Villa per l'associaziono italiana dei medici condotti. TORINO. - L Accademia delle Scienze di Torino ha assegnato al prof. Achille Sclavo, della nostra Università, il premio Riberi di L. 20,000, per la sua scoperta del siero unticarbo1tcliioso. A.I valoroso professore, che pure recentemente è stato promos~o ad ordinario, le nostre congratula· • • • • z1on1, vive e sincere.

ROMA. -

Conoorst e condotte. Fio I stituto cli Santo Spirito ecl ospedali

ri11,1iiti. -

È aperto il concorso per la elezionH di dodici medici ttiuti e di otto chirtrrghi aiuti da de· stinarsi secondo il bisogno e con dichiarazione che gli eletti conseO'uiranno l'ammissione alla classe e non al posto in un determinato ospedale. S'invit.a110 pertanto coloro che vogliono prendervi parte, ad esibire nella Segreteria generale della Commissione ospitaliera posta n el palazzo di S. Spirito p. p. fino alle ore 12 del giorno 6 giugno 1903 l e proprie istanze di ammissione al concorso per l'aiuto medico o per quello chirurg ico, in carta da centesimi 60 con Ja elezione del domicilio in Roma e coi seguenti requisiti: a) il certificato di moralità rilasciato in data recente dalle autorità competenti; b) il diploma di la,urea n ella facoltà medico·chi• rurg1ca; e) tutti gl i altri requisiti determinati dal r ego· lamento igienico sanitario e da quello per la elezione del personale sanitario curante e farmaceutico, é'lmbedt1e ostensibili nella segreteria generale. Le norme ed il metodo del ooncorso, gli obblighi deO'li eletti, il tempo della loro durata in servizio, ecc., ris~ltano rispettivamente per gli aiuti medici e per gli ai11ti chirurghi dai due predetti regolamenti. Con av~"iso particolare sarà notificato ~ti concor· renti il giorno, il luogo, e l'ora degli esperimenti. Gli eletti saranno i primi dodici medici e i primi otto chirurgl1i cho riporteranno la maggioranza dei voti favorevoli, saranno posti in servizio secondo il bisogno o secondo la scala di merito, e dovranno osser,·are le regole in vigore e le altre che venis· sero in seguito pubblicate. Ro1na, 15 maggio 1903.

Il presidente della Conz11zissio11e A. SILVESTRELLI.

Il segretario ,qenera le G.

CALDANI.

TORINO. - Ospedale i11fa1ttile Regi11,a Mar,qlierita. Concorso per titoli e per esami a dt1e posti di me· dici, uno per la sezione medica, l'altro per la. se· zione chirurgica.. Domande e documenti d'uso alla se0'1·cteria dell'ospedale s L1ddetto, via Leonardo da Vh1ci, Barriera di Nizza. Scadenza. 3l maggio. · lRPRA (Lfl,qo Jlfaggiore). - Concorso al posto di medico e ttfficiale sanitario pee Ispra e Ba.Z:l.a (2090 abitanti). Stipondio, lire 2!60. Scadenza fine maggio. P1IDTROBURGO ( ..4ccade111ia delle 8cie1ize) . Con· COI\: o per il miglior ritro\rn.to adatto a.d e"'ritare l'av· v ele11n,111ento dov-uto alle tosRine dei pesci co1tser· vati n el sale. Tre premi da 5000, 1500 e 1000 rubli. Il conco1·so è interna,zionale e l e memorie critte in rus o, latino, francese, inglese o teùesco, debbono essere pre en ta.te al ~Iinistero d'agricoltt1rtt russo. cadenza 1° agosto 1903. Roma. lg( 3 -

Tip ~uionale cii G. Beriero • C.

[ANNO IX, FA.BO. 29]

Indice alfabetico analitico del nresente numero. Accademia di Medicina di Torino (R.) • . Pag. Ac9ua. fr~dda (Oc:lla reazione nelle applica· z1on1 di). - Baruch . • . • • . . . » Ala magna nello sfenoide (Sulla divisione e sullo sviluppo dell'). - Nicola • • . . » Alterazioni dellt:: fibre nervose sph1ali e dei · gangli intervertebrali in al~une psicosi croniche (Sulle) - Burzio . • . . . . • » Alterazioni- uterine nel corso di malattie in» fettive acute. - Stravoskiadis. . . . Aneurisma delP aorta nella cavità toracica (Sulla diagnosi dell'). - Schròtter . . . » Animali (Gli - propagatori della peste bubbonica). - Tira boschi. . . . . • • » An ti pruriginosi • . . . . • . . . . . » Assistènza sanitaria nei comuni (I! progetto . • . . • . . . . » sull'J • . Avvelenamento da fosforo (Cura dell'). • . . . • • . » Pla vec . . . . Bagni freddi e bagni caldi nel tifo addon1inale (1). - Hare . • . . . • • . . » Bleu di metilene e chinina nella febbre ma· larica (Studio comparativo del valore del). Moore e Allison . . . _ . . . . » Cenni bibliografici • • . . . . • . » Chirurgo (L'anima del). - Faure . • . . » Collargolo o argento colloideo . . . . » Concorsi e condotte . . . • . . . • • » Cuore (Sopra i metodi actinoscopici per la esatta determinazione dei liiniti del). Gru1nmach e Wiedemann . . . . . » Diabete (Patogenesi del). - Stark. • . . » Emorragie nelle ossa degli uccelli dopo forti rarefazioni dell'aria (La causa delle). • . • . . . . . » Aggazzotti . • Immunizzazione dei batteri (L:). - Zevi » Ipertemia sperimentale ( rossicità di sangue nella) . . . . • . . . • • . . . >) Malattia di Barlow (La) . . • . . . . )) Mieloma multiplo delle ossa con albumosuria (Del). - Vignard e Galla vardio . . . n Nefrite del nt::ona to e del lattante (Sulla). . . . . . • . • . >> Mensi . • Notizie di verse. . • . . • . • • . . » Operai nelle industrie (Malattie professionali • . • » degJi) . . • . • . . • . Osteotomia pelvi trocanterica. - Oliva . . » Pilocarpina (Azione della - nella secrezione del succo gastrico). - Zitowitsch . . . » Placca terminale motrice (Sulla). - Negro. » Pseudo-leucemia acuta. - Rinne e l{antzel. )) Rabbia <Contributo allo studio dell'eziologia della).' - N .i: t:gr1. . . . • . . . . . » Terminazione nervosa motrice (Su un particolare istologico della). - Aggazzotti. • )) Timo nelle infezioni (Il). - Mensi • . » Tubercolosi negli animali (Sulla). - Perroncito • . . . • . . , . . . . » Tubercolosi polmonare in neonati (Due casi di). - Hohlfeld . . . . . • . • . >> Tubi elastici (Tiro sperimentale contro). Perassi . . . • . • . • . . • · '> Tumori maligni del rene (Della nefrectomia nei). . • . • . . . · · , • · » Vaccino antivaioloso (Contributo allo studio del). - Bosco . • . . • . . . . • »

915 912 917 916 917

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907 916 916 916 919 902

910 807

-


'••O

.Roma, 23 maggio 1908.

IZ

SEZIO~B

Fuo. 30.

P'.RA.T.ICA

DIRETTC>RI PROF.

GUIDO BACC•LaLI -

FRANCESCO DURANTE

PROF.

RBDATTORE CAPO: PROF.

VITTORIO ASCOLI

SOMMARIO. Riviste: - ~fUBERCOLOSI: •• Behring: Lotta contro la tubercolosi. · - Maragliano: La lotta e la immuni{z.azione dtll'organisnio contro la tubercolosi. - Cipollina: 'Della trasmissibilità della tubercolosi dai bovini alla bertuccia t dall'uo1110 al vitrllo. - Row: Tubercolosi umana e bovina. Johnson: 'Tubercolosi ed infetione domestica. Bartl1: Un. caso ai guarigione di 1neningite tubercolare. - Sukehico Ito: Degli atri d'infez.ione per la tubercolosi nelle f artci. - Hansemann: Sulla tubercolosi da alimentazione. - Accademie, Società mediche, Congressi: SocJETÀ ~{EDJCO- CHIRURGICA DJ BOLOGNA. -

SocIETÀ lt{EDICO-CHIRURGICA DI MODENA.

Pratica professionale - CASUISTICA: 11 soffio sistolico nella diagnosi della stenosi aortica. - Gravi"dan:{a co,mplicata da insufficienza t stenosi cardiaca in donna con bacino ristretto. - Ateroma cerebrale. - APPUNTI DI TERAPIA: L' n1iestesia locale. - Incompatibili/a del boralo di soda e del cloralio. - L'aci·do citrico per rimediare all'inconipatibilità reciproca di certe tinture. - Purganti adatti nelle idropisie cardiache. - Condotta da tenere rigttardo al dente di sei anni (prinio tnolare permanente). - Nella gotta. - Nella flatulenz.a. - Varia. Rubrica dell'Ufficiale sanitario ed Igiene: - Pasquini : Esame del latle innacqu.ato, scre1nato od aggiunto. Cenni bibliografici. Interessi professionali: - Piazza : Le

condi~.,ioni

dei nostri maniconii.

Notizie diverse. - Nomine, promozioni, onorificenze. analitico del presente numero.

·

Concorsi e condotte.

Indice alfabetico·

Diritti di proprietà r i s e r v a t i

-

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-

Tzibe1·colosi bovina e tzlbercolosi zi11ia1ia. - Il

RIVISTE Lotta contro la tubercolosi. BEBRING .

Berl. 1t·/i1i.

lJ ~ocli.,

sostiene che i bacilli della tubercolosi t1mana Tb I non sono da distinguersi da quelli della tubercolosi bovina, sia pe1· i caratteri mo1·fologici, sia per i culturali. Nei processi tube1·colari che si manifestano nei suini, nelle peco1·e, nelle capre, nei cani. nei conigli, nei po1·cellini d'India ed in altri mammiferi, 1 esame microscopico rivela la p1·~­ senza d1 bacilli che sono del tutto uguali ai Tb I; le 101·0 culture pure sono uguali o pe1· lo meno assai simili alle cultre ~b I, cosicch è prima della nota com11nicazione che il KocH fece al Congresso internazionale di Londra, ci credevamo autorizzati a ritenere che la tubercolosi dei mammiferi fosse prodotta da un identico agente patogeno, e che i processi tubercolari onde vanno affetti cotali mammi· feri provenissero o dall'uomo tube1.. coloso o dal bovino tubercoloso. Al contrario i bacilli i·iscontrati nei polli BEHRING

TUBERCOLOSI

(Prof.

------

-

n. 11 1903).

In una questione così importante e di at· tualità, qual'è quella della tubercolosi, è bene che si conoscano i pareri dei precipui autori; quantunque tali pareri siano spesso diversi e talora anche contradittori, nondimeno è più facile dal loro confronto vedere dove stia il vero e dove il falso, per poi trarre nel campo pratico conclusioni realmente proficue. Il BEHRING, il 12 marzo òel corrente anno, fece alla Società di medicina interna di Vienna una comunicazione, in cui sono trat· tati alcuni lati importantissimi della questione della tubercolosi . .

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930

IL POLICLINI0.0

tl1bercolosi mostravano diffe1·enze essenziali dai bacilli predetti: lo stesso si dica dei bacilli ti~ovati negli animali a sangue f1'eddo, specie in pa1·ec~hi 'p esci. Il BEHRING ha studiato l~ filogenia di due specie di bacilli dei polli (p. Tb ), e li ha tro' rati t1n poco più ottili dei Tb I; le loro cultu1·e in aga1· glicerinato dànno pellicole 1i1nide e viscltiose, in,rece clelle pellicole secche e rzlgose, che si l'iscont1'ano nelle c11lture dei Tb I. Ad eccezione di alcuni autori francesi, specie del N OCARD, il quale produsse la trasforma· zione morfologica e cultu1'ale clei bacilli tube1'colari dei mammiferi nei bacilli tubercolari caratteristici dei polli, mediante il passaggio nel corpo dei polli medesimi, i bacilli p. Tb sono stati quasi da tutti proclamati quale una specie a parte. Il BEHRING si dice in grado in seguito a rice1·che istituite insieme col RoMER, di. di· mostrare la identità dei suoi p. Tb con i Tb II. Le sue culture pure di p. Tb le possiede fin da due anni. Furono preparate da dt1e polli, provenienti da una regione in cui i bovini sono fortemente colpiti dalla tubercolosi. Più di due anni 01' sono~ vi furono in un pollaio ùi detta regione circa 40 polli che mangiarono le inte1'iora di un bovip.o affetto da una forma grave di tubercolosi. Di lì a 3 mesi alcuni di detti polli ammalarono e mo· rirono: nel corso del mese segt1e1tte i casi di morte s'accrebbero, e nell'agosto del 1901 rimanevano in vita solo due polli, ammalati di tubercolosi, come risultò dall'autopsia, e dai quali il BEHRING preparò le culture suddette. Esse c11lture presentavano tutti i caratteri morfologici e culturali dei p. Tb · però avevano questo di specia1e, cioè: mentre i p. Tb, come si dice hanno una ' '" irruenza i~elativa­ mente minima per i mammiferi, al contrario le culture del BEHRING mosti'aI'ono per i por· cellini d'India, i conigli ed i bovini una vi1·ulenza app1·ossi11iativa1nente ugt1ale a quella dei Tb II. Dimost1,ato dalla 101·0 storia e dalla 101·0 virulenza il nesso filogenetico dei p. Tb con i bacilli della tubercolosi bovina, una prova ulteriore e possibilmente anche più forte a favore di questo nesso il BEHRING la rav,Tisa nel fatto che i suoi bovini di,renuti immuni contro i Tb II lo erano anche contro i p. Tb, e ~ice,"ersa. .d.d onta della clil'ersità delle c11lfzlre, ad onta delle differe1zze sosta1izzali 1iell'aspetto a1zato· 111 ico dei processi mo1·bosi da loro p1·odotti sperimentalmente nPgli animali, egli si crede in pfe110 di1·itto cli affermare 1'11gt1aglianz2' di

1

[ANNO

IX, FA.SO. 30J

razza dei bacilli d~lla tubercolosi bovina e dei s11oi p. Tb, i quali unitamente alle molte modificazioni da lui ottenute con i numerosi passaggi negli animali, egli i·i tiene essere una varietà df)i bacilli della tubercolosi bovina e li indica con « Tb II a » . Come dai bovini, così 11zolto ve1·osi11zil11zente anche dall'uomo possono i polli contrarre la tubercolosi ingerendo, a mo' d'esempio, gli sputi di tisici. Il BEHRING sarebbe inclinato a supporre che proprio quei bacilli p. Tb, che da altri a11tori sono i·itenuti poco virulenti per i mammiferi, specie i porcellini d'India, debbano considerarsi , come una varietà dei Tb I. Il p1·of. ARLOING di Lione ha osser,·ato che le culture di bacilli tubercolari provenienti dall'uomo, se sono poste in condizioni speciali .. i·appresentate in sostanza da un forte contenuto di glice1·ina e da uno scotimento frequente, possono t1·asformarsi in modo da pre· sentare caratteri culturali assai somiglianti ai p. Tb del Behring. Il gruppo delle culture Arloing, rhe si distinguono profondamente dal suo gruppo Tb II per il loro grado minimo di virulenza verso i porcellini d'India.. q ue.sto gruppo nel suo Istituto lo si designa con Tb I a. Ciò detto il BEHRING tratta la questione se i bacilli della tubercolot;Ji bovina sono filogeneticamente identici a quelli della tubercolosi umana o ne sono del tutto diversi. Secondo i suoi esperimenti egli dichia1'a quanto segue: le differenze tra i Tb I ed i Tb II sono molto più insignificanti che quelle tra i Tb I ed i Tb I a; fra le culture di ba· cilli provenienti dall'uomo ve ne ha alcune. le quali posseggono una virulenza assai minima per i bovini, ve ne ha altre invece le quali hanno per i bovini una virulenza uguale o anche maggiore di quella posseduta dai bacilli provenienti dai bovini medesimi; tutti gli argomenti in favore della tesi, che l"itiene i bacilli della tubercolosi bovina innocui al1 uomo, poggiano sopra basi assai deboli : mentre, secondo il BEHRING, è saldamente basata la tesi contraria.• che cioè i bacilli della tubercolosi bovina in genere rappre· sentano un alto grado di virt1lenza dei bar.illi tubercolari; coete1·zs parib1is, essi sono per 1 uomo più dannosi degli stessi bacilli prove· nienti dall'uomo tubercoloso. Il BEHRING cita 1 osservazione di èolo1'6 i quali dicono che. vista la grande diffusione della t1tbe1·colosi fra i bovini e considerato che non sono molto rigorose le cautele di1·ette ad impedi1'e il contagio da parte cli sostanze aliméntari contenenti i bacilli della tuberco-


(ANNO

IX, F ASC. 30 J

SEZIONE PRATICA

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solo mercè una lesione della mt1cosa. Le so· stanze albuminoidi antitossiche sono assorbite dalla mucosa gastrica dei neonati nella stessa intensità con cui vengono assorbite se int1·0· dotte direttamente nel circolo o inoculate sotto la pelle, mentre gli adulti in conclizioni normali non sono affatto in grado di riassor· bire allo stesso modo questa stessa sostanza per la bocca o pe1· il retto. In tal guisa negli adulti la parete intestinale in virtù dello strato mucoso costituisce una membrana di protezione cont1·0 l'ingresso dei bacilli tubercolari, mentre i neonati e gl'individui gioYa· nissimi sono esposti in alto grado ai pericoli dell'infezione, se per esempio si nutrono con latte contenente bacilli tubercolari. Ciò vale tanto per 1 uomo quanto per i bovini. « È questo il motivo, dice il BEHRING, per il quale i bovini giova1zi sono così freqz1enteme1ite affetti da f11be1·colosi intesti·nale, siccome lo dimostrano le autopsie quantunque l'esame r linico sia, in tali casi negativo. Quest'infe· zione intestinale è gt1aribile spontaneamente; però gli sembra che le infezioni ulteriori diano luogo a processi morbosi delle glandole bronchiali e dei polmoni assai più facilmente in quei bovini che fu1·ono già infetti nella giovane età, che non in quelli che non contrassero infezione alcuna, mentre erano giovani. « Dal fin qui esposto, dice il BEHRING, si comprenderà senz'altro se egli riconosca o no il pericolo di un contagio tubercolare nelJa carne e nel bur1·0 provenienti da bovini tubercolosi. Queste sostanze sono mezzo di ali· mentazione per gli individui adulti, i quali hanno no1·malmente nell'apparecchio intestinale· un mezzo efficace di difesa contro il virus tubercolare che è d'altra parte importato solo in dosi relativamente piccole. Ad ogni modo, è il caso di pensare se non è forse giusta la credenza popolare secondo la quale il manifestarsi della scrofola nei bam· nella 1n1lcosrt dei 1zeo11ati appaio1io qz'1asi co11z· bini sarebbe in i·apporto con un'abbondante pletaniente p1·otoplas11zaticlie ,· 1nanca110 di ,qra1zll· alimentazione di bu1--ro. Al contrario non sarà lazio11i e prese1itano 1i11 l1i11ze 11etta1nente deli- mai dichiarato ab1?a1stanza il pericolo di conneato. Bolo alcz111i .r;io1·1zi dopo la 1zascita si tagio cl1e corrono i lattanti quando inge1·i· riesce a colo1·a1·e il 111a1"[Ji1ze libe1·0 delle cellzile, scono latte contaminato da bacilli tube1·colari, spe< ie cli qz1,elle flpparte1zenti allo strato epite- siano essi provenienti dall'uomo o dai bovini. « Affinchè la trasmissibilità della tubercoliale esterno della m1icosa gastrica. ..... J..Ja formazione del mt1co si inizia a fo· losi dai bovini all'uomo si possa i·itenere colai. e si limita da principio allo st1~ato su- come dimostrata è necessario che si adempiano parecchie condizioni; tra le altre quella pe1·iore del protoplasma cellulare. Nel periodo in cui manca una zona con· che siano escluse tutte quante le altre sor· tinua di muco, l'intestino è permeabile a genti d'infezione; e quindi per poter diJ:e che molte sostanze che invAce ·di lì a qualche un dete1·minato latte contenente bacilli tuber· tempo, per esempio nei ca,ralli 3 settimane colari sia la causa della tubercolosi, bisogna rlopo la nascita, possono essere riassorbite cl1e tutti gli individui c11e be'' ono quel me·

losi (carne, latte e burro), la tuberoolosi intestinale nelle autopsie dov1·ebbe riscontrarsi molto più spesso di quello che non avvenga in realtà; cita in proposito le statistiche pubblicate dallo HELLER. secondo le quali in Kiel ed a Boston pii1 del 37 pe1· cento dei bambini morti di difterite od affetti da tube1--· colosi presentarono foroJai · di tt1bercolosi in· testinale. Quanto al fatto generalmente ammesso da tutti che negli ad11lti la t11ùercolosi intestinale è relati,ramente i·a1·a. il BEHRING fa ossei·· va1·e: « Questo fatto no11 è forse sorprendente e non ha forse l)isogno di esse1·e spiegato r1uando si ,..ede cl1e ta11ti indi,.. idui affetti da tubercolosi i>olmonare possono. ingoiando la sali\"' a. infettàre il canale gaRt1·0-enterico? Qui certo non si può obbiettare che i bacilli pro,Fe11ienti clal i>oln1one un1ano sono innocui per 1 do1no, donde la rarità della localizzazione del }lrocesso tubercolare nell'intestino! » L'intera questione del contagio prende: se· concio il BF.HRING, un altro aspetto. se si pone mente cl1e l'azione patogena cli una . tessa specie di bacilli dipenrl.e no11 solo dalla ,riru· lenza, clnlla dose clel ' Tirus, dagli at1·i d'infe· zione. ma ancl1e dallo stato fisiologico dell'in· ,fivicluo ct1i minaccia la tube1"colosi. No11 intende parlare èl<>ll~im1)ortanza gene1·almente riconosciuta alla g1~avidanza al p11e1·perio all'intensa }lroduzione di latte nella clonna, all'influenza ese1--citata dall'età, dall'a· limontazione. dal clima, dalle malattie inte1--· correnti, clal raffreddamento, ecc., ecc.: vuole additare un solo momento che a parer suo ha nella presente questione la massima im• portanza e che dov1·ebbe ave1"e la st1a parte anche nella lotta contro la tubercolosi dei bo,"'ini: questo momento è rappresentato dalle condizioni speciali della mucosa intestinale nei neo1zati, in c11i la zona mucosa non è ancora sviluppata come Jo è negli adulti. econdo le i·icerche del D1ssE le cellzile epiteliali

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desimo latte diventino del pari tubercolosi. l\Ia allora si esiga lo stesso per dimostrare cl1e un individuo ha contratto la tubercolosi dalla l'espirazione di polviscolo contenente bacilli tubercolari, ovvero dal sudiciume delle unghie contenente del pari i bacilli della tu· bercolosi ! Eppure per secoli e secoli è stata negata la trasmissibilità della tubercolosi da uomo a uomo (1) ».

** * Il BEHRING nella stessa tornata del 12 marzo fece alla Società di medicina interna, in Vienna, una c·o municazione circa alcuni espe· rimenti relativi all immunizzazione dei bovini cont1'0 la tubercolosi mercè l inoculazione preventiva di un siero speciale. Di questo siero aveva già parlato 11n anno p1·ima a Marburgo con alcl1ni membri del congresso internazionale per la tube1·colosi radt1natosi in Berlino. Il BEHRING dichiara che finora non 1 ha mai sperimentato nell'uomo, e che dov1--à trascorrere ancora molto tempo prima che ciò possa avverarsi.• Forse potrà da1·si il caso che queste sue esperienze relative all'immunizzazione dei bo(1) Certamente, perchè il latte contaminato di bacilli tubercolari possa dirsi la causa di 11n dato

processo tubercolare svoltosi i11 seguito all'ingestione del medesimo, è necessario che se non tutti, , almeno una buona parte degli individui che hanno ingerito quel latte contraggano la malattia. Questo almeno richiede la logica delle induzioni speri· mentali. Nè ' rale la similitudine del polviscolo ad dotta dal BEHRlNG, poichè a11che qui per poter ripetere dal polviscolo infetto da bacilli tuberco· lari la causa di una tubercolosi che siasi svilup· pata in individui i quali hanno r espirato quel pol· "''" iscolo, è necessario ohe il processo tt1bercolare siasi manifestato non in uno solo, ma in parecchi degli individui che respirarono quel dato pol viscolo infetto. Ciò è tanto vero che ora, dal fatto che, a mo d'esempio, tra gli spazzini la tubercolosi è rara, non si dà più al polviscolo tutta quella in1portanza che prima gli si attribttiva nella trasmissione della tubercolosi. D el resto, come ben si T"ede dall·articolo del BEHRING, le prove dirette per dimostrare la tra· smissibilità della tubercolosi· dai bovini all'uomo non esistono, almeno per ora; gli argomenti, che il BEHRING porta a sostegno della sua tesi, sono tutti argomenti indiretti ed obbiettabi1i con altri argomenti in senso contrario. Sta il fatto che i tentativi eseguiti da vari autori per provocare nei bovini la tubercolosi somministrando loro il virus patogeno tolto dall'uomo tubercoloso, condussero sempre a risultati o negativi o per lo meno di dubbia interpretazione mentre non si conosce nes· st1n caso in cui l'uomo sia divenuto tt1bercoloso in seguito a penetrazione, nel proprio organismo, di materiale settico tolto da un bovino affetto da tisi perlacea~ che anzi alcune inoculazioni fatte in in· dividui cancerosi riuscirono negati\e (1\1• rl. Tr.). 1

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vini lo mettano in grado di tentare una cura preventi"Va nell'i1omo durante il periodo dell'allattamento. I particolari circa la sostanza da inoculare, la sua provenienza, la sua preparazione ed il modo di adoperarla furono dall' A. già esposti in un apposito articolo nella rivista Jolt1le's Zeitsch1·ift, sotto il titolo: « Della vaccinazione come mezzo di lotta contro la tubercolosi nei bovini » • La maggior parte degli esperimenti furono fatti in questi ultimi mesi. 11 materiale d'inoculazione lo si prepara da una cultura di bacilli della tubercolosi umana, che vengono disseccati nel vuoto alla temperatura orclinaria ; in queste condizioni i bacilli sono facilmente trasportabili. Essi ven· gono inoculati ai bovini nelle vene del collo alla dose di gm. O. 004 in gm. 4 di acqua. In parecchie centinaia di casi l' inoct1la. zione non arrecò danno alcuno ai vitelli· solo che non di rado essa fu seguita da febbre della durata di parecchi giorni, ed accompagnata talvolta da inappetenza. Da accurate ricerche comparative l' A. potè stabilire che questo accadeva pe1· lo piì1 in quei casi nei quali ,,.'erano ragioni per poter ammettere la presenza di un'infezione tubercolare contratta prima dell'inoculazione. In molti casi questa supposizione si basava sopra "la prova della tubercolina fatta in precedenza~ altre volte le inoculazioni furono p1·aticate in vitelli, di cui una parte erano alimentati con latte proveniente da vaccherie infette da tisi perlacea, ed un'altra parte con latte sterilizzato. Nei ' Titelli della prima categoria si constatò una tendenza molto più pronunziata che non nella seconda alla reazione febbrile prodotta dalla inoculazione del siero. Inoltre gli animali al di sopra di un anno di età reagiscono talvolta così intensamente all'inoculazione intravenosa di dosi maggiori da correre pericolo di vita; già alcune ore dopo l' inoculazione essi possono diventare dispnoici e presentare sintomi acutissimi di edema polmonare; in alcuni casi si ebbe come cons~guenza immediata un abbondante , .. ersa· mento sieroso nel cavo pleurico. Scom11a1·si i disturbi pericolosi nello spazio di 36-48 ore, compaiono ispessimenti polmonari. Se dopo parecchie settimane, dacchè è ces· sata la febbre, si uccidono q11esti vitelli, non si trova più traccia alcuna della reazione flogistica acuta; se invece si uccidono dru·ante i disturbi respiratori, allora all'autopsia si riscontrano le alterazioni tipiche della pleur<)· })Olmonite. l .A.Il. infuori della stia espe1·ienza perso11ale.


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l A. trovò i--iferito solo tln caso che ha analogia con quelli da me esposti. Un ,.,. itello di nove mesi fu inoculato con gm. O. 012 di siero; all'inoculazione tenne dietro la reazione febbrile. Dopo due mesi dall'inoculazione il vitello fu ucciso: l'autopsia rivelò le traccie di un piccolo focolaio di polmonite, menti·e tutto il resto dell'organismo era normale e libero da focolai tubercolari. L' A. ha istit11ito ricerche a proposito di q neste reazioni pleuropneumoniche in parecchi bovini, i quali per lo innanzi avevano a'ruto indubbiamente fo· colai tube1·colari nei polmoni, e che n el decorso di una cura immunizzante spesso ripetuta per lo t;pazio di oltre un anno, dovevano éssere gl1ariti dalle predette lesioni; questi bo,rini avevano già superato bene delle infezioni pro"'\'"Ocate con materiale di tisi perlacea virulentissimo, mentre i bovini di controllo erano morti di tubercolosi milia1--e in 4-7 settimane . .Alcuni di questi animali i--eagirono anche alla tl1bercolina; ' d, in seguito all'iniezione intravenosa di bacilli tubercolari vivi dissec· cati, mostrarono del pari il fenomeno della ipersensibilità polmonare, senza rhe poi i potesse constatare un focolaio qualsiasi di natura tu bercola1--e. Da ciò l' A. conclude che questa ipersensibilità prova con certezza che i predetti bovini hanno sofferto di tubercolosi; essa pe1·ò non pro·v·a con egual ce1--tezza la presenza di focolai tubercolari, nè può essere giudicata sfavorevole clal punto di vista della prognosi. La ipersensibilità per i bacilli della tube1·co· losi iniettati nelle vene è sempre associata col potere cl1e in tali casi ha il sangue di agglutinare i bacilli tubercolari; e l' A. ritiene assai verosimile che questo parallelismo lo si abbia anche riguardo alla tubercolina del KocH, s~ questa s'inietti nelle vene, cosicchè egli è persuaso che i tre fenomeni, il potere agglutinante sui bacilli tubercolari, la ipe1·sensibilità per i bacilli tt1bercolari iniettati nelle vene e la ipersensibilità per la tubercolina sono in rapporto causale. Quando sarà stabilita definitivam~nte questa sua persuasione con ulteriori ricerche, allora il principio del KocH, secondo il quale il potere agglutinante del sangue costituisce un mezzo per misurare la f 01·za dj 1·esistenza di un indivirluo di fronte all'azione delete1·ia dei bacilli tubercolari, allora, egli dice questo principio troverà del pari analoga applica· zione alla ipersensibilità per la tubercolina. L' A. crede che il principia del KocH contenga qualche cosa di ·ve1·0, e che il. signifi· cato diagnostico o prognostico della prova 0

della tubercolina non si debbane scambiare l"'eciprocamente. Però le sue esperienze non lo autorizzano affatto ad ammettere che il grado del pote1·e agglutinante sia in i·apporto costante con la prognosi del relativo processo morboso. Dal fatto sperimentale a lui occorso che cioè molti bovini, anche in pieno benessere, reagiscono tanto più intensamente alla inoculazione intravenosa di bacilli tubercolari, per quanto più a lungo essi sono stati esposti ad una sorgente d'infezione tubercolare, l'A. ha ti1·ato la conseguenza pratica di sconsigliare l'inoculazione preventiva nei bovini che hanno olt1·epassato un anno di età. Dai predetti esperimenti l' A. tira un'altra conseguenza anche più importante dal punto di vista pratico, ed è questa: Se è vero che la intensità della reazione flogistica acuta alla inoculazione del suo siero è in rapporto con una infezione tubercolare avvenuta in precedenza per virus tubercolare, e se si con· side1·a il fatto universalmente riconosciuto che cioè con l'aiuto del suo rimedio preventivo i ca si di infezione tubercolare sono tanto più rari, quanto sono più giovani gli animali inor.ulati, in tal caso, egli dice, le inoculazioni nei bovini giovanissimi pot1·ebbero procede1·e quasi senza fenomeno alcuno cli reazione. Questa conseguenza è dall' A. i·itenuta per completamente assodata dai st1oi esperimenti. Egli p1·aticò inoculazioni endovenose in alcuni vitelli da latte, dell'età cli 4 settimane a 3 mesi ; nessuno di questi vitelli presentò i fe· no meni cli i·eazione acuta· q uincli in pratica egli raccomanda di inoculare i vitelli preferibilmente prima che abbiano st1perato i tre mesi di età.

* * incontrerebbe colui Le gravi clifficoltà *che che volesse adottare nei bambini minacciati dalla tubercolosi, del pari che si fa nei vitelli, que3to metodo di cui~ preventiva hanno in· dotto l' A. a studiare se fosse possibile, procede1·e ad un'immunizzazione per mezzo di sostanze antagoniste (anticorpi) ottenute da ani· mali resi immuni contro la tubercolosi. Però anche qui ci si presenta dinnanzi il g1·ave inconveniente che cioè l'azione di queste sostanze antagoniste dura poco, mentre il virus tubercolare possiede una capacità , ..itale pa1--assitaria straordinariamente tenace. I s11oi stt1di i·elativi alle condizioni d'infe· zione nei bovini hanno semp1·e più persaaso che il pe1·icolo capitale pe1· il contagio della tubercolosi è da ricercare du1·ante l'infanzia, in quanto che il bambino in questo periodo •

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IL POLICLINICO

di tempo ha la mucosa intestinale assai pre· disposta all'assorbimento di elementi corpu.. scolari, e inoltre i fermenti battericidi non vi si sono ancora prodotti. Come il materiale infetto, così pure le sostanze antagoniste durante le prime settimane passano inalt<--rate attraverso la mucosa intestinale nel' sangue. Da ciò , ,.enne all' A. l'idea di somministrare ai bambini lattanti queste sostanze antago· niste somministrando loro il latte di vacche rese immuni contro la tubercolosi; in tal modo si eliminerebbe il pericolo di un~infezione durante un periodo di vita, nel quale questo pericolo si fa sentire più minaccioso che mai. Prima però di procedere a simili tentativi nei bambini l' A. intende addurre la prova inoppugnabile dalla quale risulti che nei bo· vini si riesca a renderli immuni contro la infezione tubercolare somministrando loro il latte pro,reniente da v-acche immunizzate.

** I * esperimenti,

Questi suoi dice l' A. s' acco1·dano con le i·icerche istituite dal THOMASSEN di Utrecht. Costui inoculò nelle vene di vitelli dell'età di 4-5 settimane dosi di una coltura recente di bacilli di tubercolosi umana: queste dosi corrispondono circa al decuplo della dose normale usata dall A., e per vitelli più grandi potrebbero i·iuscire assai pericolose. Dei vitelli del THOMASSEN uno ebbe disturbi leggeri nello stato generale; un altro dopo un periodo apirettico di ·10 giot·ni ammalò di un'affezione polmonare che poi guarì compie· tamente di lì a tre settimane. Perchè il metodo di cura preventivo pro· posto dall' A. contro la tisi perlacea nei bo· vini sia definitivamente basato sopra prove sicure ed inoppugnabili, occorrono ancora ntl· merose espe1·ienze nella pratica '""eterinaria. Egli nutre viva fiducia che queste esperienze abbiano a confermare i risultati dei suoi pro· prii espe1·imenti. Intanto, in appoggio di questa fiducia, si sente in grado di far notare quanto segue : 1. Dei suoi bovini immunizzati parecchi furono uccisi un anno e mezzo dacchè ave· vano subito la inoculazione di bacilli di tisi perlacea, e dopo che erano stati esposti al contatto di bovini affetti da forme gravi di tisi perlacea. In nessuno di essi l'autopsia i·i velò alcun focolaio tubercola1·e di sorta. 2. Nella pratica veterinaria si hanno no· tizie di molte autopsie di bovini immunizzati. Nessuno di essi fu i ..iscontrato affetto da tubercolosi. R. In tre bovini, originariamente immuni di

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tubercolosi, la prova della tubercolina prati· cata un anno dopo l'immunizzazione riuscì negativa, mentre fn positiva nei bovini non immunizzati. Nei bovini di alct1ne vaccherie una prima prova della tubercoJ ina essendo riuscita negativa se ne fece uua seconda, e questa fu positiva. Re non che quelli fra i predetti bovini che venne1..o uccisi furono tro· va,ti liberi da focolai tubercolari. 4. Oltre le sue osservazioni circa l'immu· nizzazione dei bovini con l'inoculazione pre· ventiva di bacilli della tubercolosi umana, vi sono quelle del THOMASSEN che studiò anche lui l'azione dei bacilli della tubercolosi umana nei bovini. Costui praticò inoculazioni endo· venose di bacilli tube1..colari umani nei seg·uenti casi: in un vitello di 4 settimane con la dose di gm. O. 03; in un vitello di 5 ~etti­ mane con la dose di gm. O. 025 ; in un vitello di 3 settimane, nato da t111a vacca tubercolosa, l'inoculazione fu fatta nel bt1lbo oculare. Questi tre vitelli, dopo un periodo di malessere più o meno grave, godettero un pieno benesse1·e, almeno per quanto si potè stabilire cli· nicamente. Inoltre, appena scomparsi i disturbi della prima inoculazione, fu loro fatta una seconda inoct1lazione con bacilli di tisi perlacea. Il primo vitello fu ucciso dopo 8 mesi ; l'autopsia i ..ivelò la presenza di alcuni piccoli tubercoli caseificati negli apici polmonari, non che di bacilli nei tubercoli medesimi. Il secondo vi· tello fu ucciso nove mesi e mezzo dopo : l'au· topsia mostrò tubercoli completamente calci· ficati e liberi di bacilli. Nel terzo vitello il bulbo inoculato ammalò di tubercolosi ~ dopo 8 mesi e mezzo seguì la morte del vitello stesso ; l'autopsia in c.1uesto caso mostrò una massa caseosa con bacilli tubercolari nella ca· mera posteriore dell'occhio non che particelle di sostanza calcarea in tutta la metà rimpic· ciolita del bulbo · presenza di bacilli nelle glandole linfatiche retrofaringee. Ad un vitello di 8 settimane fu inoculata entro le vene una coltura di bacilli tuberco· lari provenienti dalla mammella di una vacca tubercolosa, nella do·s e di gr. 0.03; il vitello morì dopo 20 giorni con una tubercolosi mi· liare diffusa dei polmoni. Ad un altro vitello di 12 giorni fu inocu· lata la dose di gr. O. 008 di bacilli ·di tisi per· lacea provenienti dal fegato · il vitello aro· malò O'ravemente ; gli furono inoculati altri gr. O. dei medesimi bacilli ; dopo 9 giorn~ lo si uccise · l'autopsia rivelò la presenza cli tubercolosi miliare dei polmoni con bacilli ,·i· i·ulenti per i porcellini d'India, non che t11· I. bercolosi delle glandole bronchiali.

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Queste esperienze, secondo 1 A. provano come l'organismo dei vitelli già per il solo fatto che subì l'inoculazione di bacilli della tubercolosi umana ave'\Ta perduto la capacità di reagire con lo sviluppo di focolai tuberco· lari, contro quelle dosi di virus di tisi per· lacea, r.he invece condussero in breve tempo a tubercolosi milia1·e e morte in altri vitelli nei quali questa inoculazione preventi' ra di bacilli della tubercolosi umana non ave,·a a'ruto luogo. "Nei risultati perimentali del THOMASSEN l' .A.. vede ltna conferma luminosa dei suoi esperimenti circa l'immunizzazione (1). •

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SEZIONE PRATICA

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L 'A. dà quindi un i~apido sguardo a quanto si fa attualmente nella lotta contro la tt1ber· colosi: parla innanzi tutto dei sanato1·i. Quando 20 anni or sono, egli dice, il von ScHRoTTER manifestò l'idea di costituire ltn sanatorio speciale per i malati di petto poveri. e quando nel 1890 fondò la Società per l' ere· zione ed il mantenimento di stazioni clima· tiche per gli stessi intermi allora difficilmente si poteva sospettare lo ~viluppo che quell'idea avrebba avuto in un periodo di tempo relativamente bre-v~. Ora, infatti, da ogni parte ferve l' opera attiva e dispendiosa per la costru· zione di sanato1~i <.love si raccolgono quei tu· * bercolosi adulti nei quali. mercè il benefico * * Riguardo a questi stessi sperimenti, l' A. ri· influsso dei fatto1~i climatico. dietetico, igien~co. tiene che non si deve discutere sul principio si spe1·a di ottenere la guarigione o per lo generale dell'utilità pratica delle sue inocula· meno un notevolissimo miglioramento. tanto ~ioni preventive, ma si deve discutere se la da poterli di nl1ovo ridare al lavoro. forma sotto cui ora le pratica possa rimanere I sanatori. sècondo l' A .. dispiegano un ' atti· tale e qual'è ora, oppure sia capace di ulte- vità molto salutare: però resta a vedere se riore miglioramento. Questo lo dirà solo il con la degenza di soli tre mesi in un· sanatorio tempo. siano possibili le guarigioni durature dei proQuando la inoculazione preventiva contro cessi tubercolari. la tt1bercolosi sarà applicabile nell' uomo in L ' opera dei sanatori occorre completarla con modo innocuo e con risultato certo, allora si la istituzione di colonie campestri destinate a potrà dire di possedere un mezzo veramente fortificare l' attività muscolare dei convale· efficace, 11n gra1zde 111ezzo, come lo chiama l' A., scenti, e con gli ospizi marini o in collina per per sradicare dalla società il flagello della tu· i bambini scrofolosi, con le colonie scolastiche bercolosi: i mezzi che finora abbiamo adope· per i bambini deboli e predisposti. rati nella lotta contro la tubercolosi rappre· Ebbene, queste e simili opere istituite a p1·ò sentano solo piccoli 11zezzi, solo palliativi (2). dei bisognosi e dei poveri non hanno fatto di· minuire il numero dei tubercolosi nelle masse (1) Qt1esta minore capacità a reagire, che secondo popolari. Esse migliorano. è vero, le condi· l'A. è da attribuirsi al fatto della precedente ino· culazione di bacilli della tubercolosi umana, non zioni individuali. ma non costituiscono un la si può forse anche spiegare ammettendo nei così mezzo valevole a sradicare la tubercolosi. Che detti vitelli immunizzati un jndice di resistenza or· anzi. il prolungare la vita ad un gran numero ganica individuale più elevato che non qt1ello pos· di tisici potrebbe avere come conseguenza seduto dai vitelli non immunizzati 'I Infatti, dopo l' aumento d~i tubercolosi, in quanto che con l'inoculazione di bacilli di tisi perlacea ammala· questo mezzo si rendono possibili alcuni ma· rono tanti gli uni vitelli che gli altri, in grado di· verso, è vero. ma il processo tubercolare si mani· trimoni tra tubercolosi. che altrimenti non lo festò in tutti indistintamente. Ed allora a che cosa sarebbero stati. e che poi daranno alla luce giovò la inoculazione preventiva? Quindi non s'in· una prole fatalmente destinata alla tuberro· tende in qual modo il BEHRING veda negli esperì· menti del THOltIASSEN una conferma ai propri espe· · I osi. :à'Ia allora si deve f 01~se lasciare il tuberrimenti. A parer mio, quel che provano gli espe· coloso in balia della p1·opria du1·a sorte. o pro· rimanti del THOl\tASSEN è questo, che cioè nei bo· -vini le inoculazioni di materiale tubercolare pro· 'renien te dall'uomo non sono in grado di provo· carvi da soli le alteeazioni patologiche della tisi perlacea, le quali invece appaiono appena s'inocula loro il viru.s proveniente da bovini tubercolosi, e quindi nei predetti esperimenti abbiamo un altro argomento da aggiungere alla serie già numerosa di argomenti che militano a favore della tesi, la quale ammette essei:e la tubercolosi umana sostan · zialmente diversa dalla tisi perlacea (N. d. Pr.). (2) Ogni ct1ltore dell' arte salutare non può fare a meno di occuparsi di quanto si fa teoricamente e praticamente nella lotta contro t1na malattia co~ì

difft1sa e micidiale q11al' è la tubercolosi, però è bene sempre at1gurarsi che questo nuo,-o·siero antituber· colare del Behring non abbia a figurare fra l'attuale epidemia di sieri i quali, purtroppo hanno addi · mostrata l1n' azione terape11tica assai aleatoria. Che se è da amn1irare lo zelo col quale tanti 'alorosi sperimentatori studiano gli arditi problemi della sieroterapia, è bene d'altra parte che non si dia un' importan?Ja assoluta e decisiva a quei risultati sperimentali che non solo non hanno questa impor· tanza in loro stessi, ma spesso non l'ebbero neancl1e nella mente di chi li esegt1ì. (N. d. Tr.). ( 7 .l

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scriverlo dall'umano consorzio, siccome si fece già un tempo con i lebbrosi eh' erano conside· rati quale un capzlt 11iortun11i nell' organismo di uno Stato 'I Questa proscrizione, esercitata verso dei poveri disgraziati senza colpa alcuna, condusse a far diminuire in modo considere· vole e rendere sempre più rara una malattia cotanto temibile e cotanto diffusa. Epperò 1 A. ritiene legittima la domanda se si possa, in un modo più umano di ql1ello adottato dagli antichi, combattere, per quanto è possibile, la propagazione del virus tuber· ' colare, per lo meno da quei tubercolosi che sono da ritenere come incurabili. Di qui la Ili)· cessità di speciali ospizi od asili per questi tubercolosi. L allontanare dalle case private e dai comuni ospedali sif !'atti focolai continui di contagio, costituisce per l>A. la più urgente .. delle norme igienir.he dirette a diminuire la diffusione del virus tubercolare, fino a tanto che lton si possegga un mezzo protettivo cont1·0 il virt1s medesimo. Il BEHRING raccomanda vivamente l'igiene delle case popolari, le quali per la deficenza di luce ed aria, per il sudiciume, e per l' ec· cessivo agglomeramento di più persone in lo· cali ristrettissimi, favoriscono oltremodo l' in.. f.e zione tubercolare specie tra i bambini e gli organismi deboli in genere. Dott.• E. GuGLIELMETTI.

La lotta

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la immunizzazione dell'organismo contro la tubercolosi.

Sul nuovissimo argomento dell' imm11nizza· zio ne rontro la tubercolosi riportiamo ancora un sunto della conferenza tenuta dal prof. MA· RAGLIANO al Cong1·esso inte1·nazionale medico a Madrid per incarico del Comitato ordinatore: A Bordeaux nel 1895 ho, per la. prima volta, ann1mciato l'esistenza di una antitossina. tuberco· lare e la possibilità di applicarla alla cura della tt1bercolosi tunana. Questa verità, in allora da me ann11nziata, è omai, clopo tante ·v ivaci discussioni, confermata da tutti colol'o che lavorarono su qt1esto argomento dopo di me. Molti cienziati di laboratorio, e fra questi BEHRING e ARLOING, hanno infatti trovato che si può ottenere veramente tm'antitossina t11· be1·colare negli animali. Oggi mi propongo di richiamare l attenzione sttlla ricerca e sulla conoscenza dei mezzi con cui l'organismo può naturalmente difendersi dalla tubercolosi e di quelli che pos ono in lui creare l'immunità. Sebbene i fatti sperimentali provino la possibilità di infettare artificialmente ogni organismo, è ( 8)

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indubitato che una grande quantità di persone, malgrado che siano uguahnente esposte ad intro· durre bacilli della tubercolosi nelle loro vie aeree ne restano immuni, e clinicamente e praticamente noi medici dobbiamo concludere che esiste una ca· tegoria di soggetti la quale è immune dalla infe· zione tubercolare quale suole nell'uomo determinars1.• Innanzi a questo fatto nasce il bisogno di sapere in quale modo qt1esta particolal'e immunità si pos· segga dagli uni, si perda o non si possegga dagli altri. È allo studio di questo problema biologico che si sono rivolte le indagini mie e dei miei collaboratori. Nella patogenesi delle malattie prodotte dalla infezione tubercolare, come per la massima parte delle malattie infettive, sono da prendersi in consi· derazione i 1releni tubercolari quali creatori delle alterazioni dei tessuti e degli umori dell'organismo: i bacilli come creatori dei veleni medesimi. La sorgente dei \Teleni tubercolari è di doppia origine: una parte di essi deve ritenersi secreta dai bacilli nel momento della loro attività biologica; una parte sono contenuti nel loro corpo, nel loro protoplasma. Quelli contenuti nel loro corpo hanno, certo, una particolare( importanza, perchè i cadaveri dei bacilli sono capaci di creare nei tessuti le medesime alterazioni che vi creano i bacilli vivi ed attiYi. Ed i cadaveri dei bacilli esercitano questa azione per mezzo dei loro veleni. Perchè l'organismo possa vittoriosamente difen· dersi dalla tubercolosi è necessario quindi che sia in grado di neutralizzare i veleni tubercolariJ di impedire la moltiplicazione dei bacilli della tuber· colosi e di distruggere i bacilli medesimi. Metto in prima linea la neutralizzazione dei ve· leni tubercolari, perchè se questo non avviene i veleni alterano gli elementi dei tessuti e creano un terreno più favorevole all'attecchimento dei ba· cilli medesimi. Le nostre esperienze ci hanno dimostrato che il siero dell'uomo sano e robusto contiene, senza dubbio, materiali difensivi, per cui le dosi mortali di veleno iniettate nelle cavie, somma.te al siero di questo soggetto in misura con,reniente, le può salvare. Abbiamo anche sperimentato col siero di vari animali sani ed abbiamo trovato che alcuni pos· siedono pure questa proprietà antitossica! altri no. Per quel che riguarda poi i bacilli, abbiamo visto che i sieri di soggetti sani avevano la ca· pacita di influenzare lo sviluppo della cultura ag· giunta in misura diversa alla cultura medesima. I sieri che si mostrarono più potenti furono quelli di uomo, di maiale, di vitello : Yengono poi q11elli


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SEZIONE PRATICA

di vacca, lli ca vallo, di cane, di asino, di capra e di conig·lio. Di un'altra speciale proprietà è fornito il siero degli animali sani: quella di agglutinare le culture 01nogenee di ba.cillo tubercolare col metodo ARLOING· COURMONT, che è il più sicuro. L'agglutinazione - ornai non è più possibile dubi· tarne - è indice di t1n processo di immunizzazione, è dimost1·aZiione di speciali energie difensive n el· l'organismo. Questa opinione da me sostenuta quando compar,'ero gli stt1di di VIDAL st1ll'agglutinamento i1ella tifoide, da lui attribuito ad una reazione di infezione, oggi è ammessa universalmente, e la tt1bercolosi i1on sft1g~~ ad essa. Anche KocH ha espresso a proposito della tubercolosi l 'opinione che l'agglu· tinameuto sia i11clicc di reazione immunizzante. L'agglutina111onto è, infatti, connesso alla presenza, nel circolo, cli sostanze che esercitano già t1n'azione par· ticolare sul bacillo della t11bercolosi. 11 potere a~glntinante negli animitli è quindi ila ritenersi 1>rova esso pure della esistenza in essi di matol'iali <lifensi,·i. Anche nell'uomo sano si ha l'esi· .. te11za di un certo grado di potero agglutinante· A quo8tu energie che !'organi mo animale abi· tual1ne11to possiedo per difendersi dalla infezione tuber co lnr0, . e no aggiungono delle nuove che si s,·ilt1ppnno in presenza dei bacilli e dei loro veleni. Questo sono in grado oggi di affermarlo co1ne sintesi di t111it Jt1oga serio di esperienze cha ho da Jlii1 unni i11tra1>reso sopra. differenti specie di ani· 1ua]i o Rull'11omo, o che furono succcssiv;-tmente da 1ne lllllJl>licate tlal 1895 i11 poi. (~n ·Rtc Pncrgie nuo,,.e si Astrinsecano colla pro· duzio11P fitrnordinaria di materiali antitossici, di 1nateriali llatterici e di materiali agglutinanti. Se si determina il potero antitossico del siero di sangue cli n11 animale, e l)Oscia si iniettano metodi· C<tmonto piccole qttantità doi 'releni meùesimi, troviamo che i11 capo ad 11n certo tempo il potere antitossico aumenta considerevolmente. Qu sto lo alJbiamo ,~eduto nei cani, 11egli asini, nei cavalli, nelle p ecore, nelle capre, nolle vacche e nell uomo. O mai, dopo i miei studi. q t1esta proprietà che ha l'organismo animale <li produrre come reazione di difesa, in11anzi o.i veleni t11bercolari, dei materiali ~lntitossici difensivi è i1n fatto universalmente ac· cortato, se})bene troppo sposso si dimentichi che io l'ho per primo dimostrato q11ando la possibilità di ottenere una antitossina t11bercola.re non era non solo ammessa ma neppl1re sospettata. Innanzi alla introduzione nell'organismo di ma· terin.]i bacillari si sviluppano pure energie bat· tericidc. Già se ne trovano dopo l'iniezione della mia tubE-rcolina acquosa, che, come è noto, è t1n estratto acqL1oso dei corpi bacillari · ma si sviluppano in gra11de quantità e con la maggiore energia dopo l'introduzione di bacilli dissecca.ti e di bacilli vivi.

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È so,rratutto nell'organismo degli animali in cui si iniettano bacilli ' rivi, opportunamente preparati, che si producono materiali altamente battericidi pel bacillo della tubercolosi. La dimostrazione di queste en ergie battericide n el corpo degli animali così iniettati, viene da noi fatta in modo esatto. Gli animali si salasE>ano, e se ne prepara oppor· tunamen te il siero. Nel . iero di qt1esti animali così iniettati, si trovano sciolte sostanze capaci di annientare la 'ritalità dei bacilli della tubercolosi e di distruggerli. Il siero ha inoltre la potenza di togliere ai bacilli la loro proprietà infettante. Da tutte le nostre ricerche r esta ormai positiva· mente dimostrato che l'organismo animale ha a sua disposizione due ordini di mezzi difensivi contro la tubercolosi. Uno ò rappresentato da energie di cui l'organismo sano si mostra normalmente dotato, le quali lo possono difendere dai bacilli tubercolari e dai loro veleni - l'altro, da energie nuove che vediamo prodursi in presenza dei bacilli e dei loro veleni. Se le energio difensive, le normali sopratl1tto, non sono al completo, s j crea un focolaio loca.le di tubercolosi. ~la innanzi a questo focolfiio, ai bacilli che si moltiplicano ed a i veleni che si producono, si svolgono le energie reattive ed i mezzi difensivi specifici, ottenendosi la ~uarigione spontanea. Queste potenze difensive sono tt1tte inerenti alle condizioni del terreno organico e si perdono qltando il terreno organico è in qualche modo alterato. Io ho potuto dimostrarlo con una. serie di ricer· che sopra uomini indeboliti da malattie pregresse erl in soggetti a ntÌtrizione depressa per fatiche eccessi,re, per in ufficiante alimentazione. D altra parte, n el sangue di soggetti gt1ariti spontaneamonte da tubercolosi ho veùuto progl'essiva· mente autnentare i m<:tteriali difensivi. Diguisachè la presonza di materiali difensivi o la loro qL1antitit sta in ritpporto diretto colle oscillazioni nello an· damen to del morbo. Queste ricercl1e speri1nentali, del resto, illustrano qt1anto già 1 osservazione clinica aveva messo in e'ridenza specialmente i1elle donne gravide puer· pere e lattanti , nelle quali come è noto la tubercolosi attecchisce piit facilmente e si S"'\"'"olge con mag· g iore ' riolenza. Queste còndizioni di terreno organico m11tano da specie a. specie, da soggetto a soggetto di una m e desima specie. Queste condizioni di terreno organico cle,ro110, certo, in buona parte, ritenersi acqttisite od in ra1J• 1 porto alle condizioni igieniche in cui gli organism sono allevati e si svolgono. Le condizioni di am· biente e quelle di n11trizione hanno, certo, una im · portanza capitale, e le nostre ricerche ne spiegano perfettamente la ragione.

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----·IL POLIOLLNIOO

Da tutte le nostre ricerche sperimentali risultano, cosi, in modo positivo, determinate le modalità con c11i l'organismo animale lotta e può lottare contro la tubercolosi e quali siano le armi che la natura gli ha fornite per uscire trionfante da questa lotta. • E da queste ricerche risulta che il problema da sciogliersi per combatter e la diffusione d ella tuber· colosi e che ci è segnato dalla natura, sta nello aumentare quanto più è possibile le en ergie difensive dell'organismo. A questo còmpito devono ormai esser e rivolti i nostri sforzi, i nostrj studi, la nostra azione. Bisogna convincersene. Non è coi sanatorii che si riuscirà a diminuire il numero dei tubercolosi, che si riuscirà a difendere l'umanità da questa in · fezione; non è coi sanatorii ch e si possa sperare di estirparla. La tubercolosi sarèt vinta il giorno in cui saremo riusciti ad agguerrire il terreno organico, a confe· rirgli energie specifiche le quali valgano ad immu· nizzarlo contro il morbo, il giorno in cui potremo addirittura vaccinarlo. Possiamo spera.r e che l'alba di questo giorno spunti? Io ho a questo obbietto indirizzati in modo ~pe· ciale i miei studi e la mia attenzione. È naturale ch e il primo quesito a risolvere sia qt1ello clella possibilifa.i di immt1nizzare un animale contro la infezione tubercolare, di determinare in esso l 'autoimmunizzazione. E. questa difficolta è già in buona parte superata. Nel 1895 n ella conferenza da me tenuta al Con· gresso di Medicina interna a Bordeaux sulla siero· tera11itt 1ietla frtbercolosi, e precisamente il 12 agosto, ho n ettam ente annunciato di avere, con metodiche e progressi ve "accinazioni, immunizzati contro la tubercolosi gli animali dai quali attingevo il s iero antitubercolare. Da quel giorno ho contin11ato n elle mie ricerche in tale indirizzo ed ho vaccl1e, cavalli, asini, capre, pecore, cani immt1nizzati completamente, taluni di essi da cinque anni; e sono git1nto a.d imm1mizzare anche il coniglio. Questo fatto della possibilita di immunizzare ani· mali contro la, tubercolosi, da me prima annunciato n el 1895, v en11e pure annuncia,to sulla fine del 1902 e. nel marzo del 1903 a Vienna da B EHRING. Sono lieto che uu cosi eminente osservatore abbia con· fermato sul ' Titello l ' asserzione, da me fatta otto anni innanzi, della possibilitèt di vaccinare ed immuniz· zare gli animali contro la tubercolosi, ma è naturale ch e io tenga molto ad accertar'3 di essere arrivato parecchi anni prima di 111i ai mede3imi risultati. Questa vaccinazione e questa immunizzazione si possono ottenere con matodi e con materiali diversi. Noi la abbiamo a\ruta con materiali provenienti da bac·i1li di ct1ltt1re attivissime, con bacilli morti e

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disseccati, con bacilli vivi e virulentissimi e con un estratto di bacilli vi,ri attivissimo. È egli possibile con opportune procedure ottenere la immunizzazione dell'uomo~ Io ho studiato questo quesito da d11e punti di vista e per due vie. Dal punto di vista della immunizzazione passiYa. e della immunizzazione attiva. Alla immunizzazione passiva - è noto - di un animalG contro una data infezione si può giungere portando n ell'organismo dell'animale che si vuole immunizzare, i materiali difensivi che si sono prodotti nell'organismo dell'anima!~ immunizzato contro quella infezione. A tale uopo viene l1sato il siero dell'animale immunizzato. Come venne fatto per la p este bovina, pel tetano, p er la difterite e per altre infezioni, noi abbiamo ricercato il valore di questo procedimento per la tubercolosi. Abbiamo n egli animali fatte iniezioni di siero tolto da animali immunizzati ed abbiamo veduto che per esse si determinava nel loro sangue potere agglutinante elevato fino a toccare la proporzione di 1 a 40 ed un potere antitossico pure elevato; n1entre e1·a evidente l'azione sua sulla vi· talità dei bacilli. Inoltre questi animali resistevan<> b ene a1le iniezioni endovenose di bacilli virulenti. I bacilli immessi sotto la cute sono distrutti rapidamente. Abbiamo fatto anche iniezioni nell't1omo sano. Ci siamo quindi serviti di altri criteri, cioè la ricerca dell'azione antitossica e del potere agglutinante ed abbiamo veduto che dopo di esse si raµ:giungevano n ell'uomo cifre alte di agglutinamento 1 a 30 - 1 a 50 ~ cifre alto di potere antitossico mentre il siero dei soggetti iniettati i11fluenzava la vitalità dei bacilli tubercolari. Qt1esti dati dimo· strano che la iniezione, n ell'uomo sano, del siero di 8angue di animale in1munizzato, determinava la comparsa, in esso, di materiali difensivi specifici in mis11ra elevata. Da questo si p11ò trarre un dato molto probativo per ammettere che si erano, in q11esti soggetti, sviluppati materiali difensivi ed im1nunizzanti. Questi materiali si sono rieonosci11ti in tuberco· l6si che hanno fatto 111ngbe cure di siero. Un altro modo di immunizzazione passiva è quello di introdun·e per le vie digerenti i materiali difensivi che sono nel siero, a vece cli iniettare il siero medesimo. È questo un metodo il quale fino ad ora non ha il suffragio degli sperimentatori, perchè si ritiene che n el mezzo gastro-intestinale i materiali difensivi vengano alterati e non siano assorbiti. Prescindendo da1le ragioni di ordine dottrinale che si invocano per sostenere questo modo di vederei certo è che si hanno dati che p er qualche infezione è possibile la introduzione di materiali difensivi per la via gastrica. Nel mio Istituto e nella mia Clinica si sono in-


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SEZIONE PBA TIOA

tra prese, da 5 anni, ricerche sopra gli animali e sull'uomo : esse ci mettono in grado di asserire che pei materiali difensivi della tubercolosi avviene lo stesso che SOLAVO ha veduta per quelli della difte· rite . .A.vviene cioè ch e essi passano n el circolo e compiono n ell'animale o n ell'uomo un'azione ana· Ioga a qt1ella delle siero-antitossine iniettate. BEHRING recentemente ha espresso a Vienna la speranza che si possano immunizzare i bambini nutrendoli col latte di vacche immunizzate contro la tubercolosi e disse che si proponeva di fare ri· carche per vedere se i materiali antitubercolari passino nel latte e possano essere utilizzati dai lattanti. Noi cho a11che di qt1esto ci sia,mo occupati prima e.li 111i posshtmo già rispondere al doppio quesito suo, 1Jercl1è a.bbiamo potuto constatare nel latte delle vacche immunizzate contro la tubercolosi i materia li difensivi, però in piccola quantità; e perchè aJ>biamo ve<luto · come dissi · che le antitossine tubercolari introdotte per le vie digerenti sono as· sorbite e svolgono la loro azione protettrice nell'organisn10 cli vari animali e dell'uomo, anche del· 1'11omo aùulto. È quindi perfettamente possibile, anche col latte, di introdurre nell'organismo umano materiali immunizzanti. Oggi, quindi, noi possediamo già tutti i dati per asserire: cltr è po::;sibile praticare 1iell'zio11io rt1ta i111111u11izza;jioue JJa8.-.iva co1itro la tubercolosi sia iniuttanclo a11titossine sia nutrendolo con antitoséinu. FJ qui credo opportuno rimarcare che queste da noi gonericamente chiamate a1ttitossi1te e da noi URate conte11gono tanto degli anticorpi quanto dei materiali antitossici propriamente detti e che si trovano uel sangue, n el latte ed anche n elle carni degli animali immt1nizzati. Ma 1m proposito più alto affatica la mia mente: quello di creare artificialmente nell'uomo la im· mnnizzazione attiva; il proposito di vaccinar e l'uomo co11tro la tt1berco]osi, come lo si vaccina contro il vaiuolo ; e di provocare in esso la autoimmunizzazione. Le immunizzazioni attive sono certo prefe· ribili alle immunizzazioni passive. In esse l'organismo prende una parte più estesa al processo di immunizza.zione e la r eazione sua innanzi agli ele· menti morbigeni crea materiali difensivi più dure· voli nel mezzo organico. Ho esaminata la questione dal punto di vista cli· nico e la ho studiata dal punto di vista sperimentale. Dal punto di vista clinico vi è un fatto che me· rita di essere profondamente ponderato, ed è questo: quando nell't1omo si forma in qualsiasi parte del corpo un focolaio di tubercolosi e questo guarisce completamente, quell'individuo resta, nella maggior parte dei casi, immunizzato contro la tubercolosi. Le osservazioni sono molteplici; che la tubercolosi primaria sia ossea, cutanea, peritoneale gli è indif· ferente.

Questi fatti uniti al fatto positivo gia da me otto anni innanzi dimostrato possibile e dai miei studi ulteriori ampiamente confermato, quello cioè di immunizzare sicuramente ed evidentemente animali contro la tubercolosi, ha costituito il punto di par· tenza dei miei studi sulla vaccinazione dell'uomo • In queste ricerche ho preliminal'mente ed assolu· tamente eliminato ogni metodo che fosse basato sopra la introduzione, in qualsiasi maniera, di ba· cilli vivi nell'organismo. Le iniezioni endovenose cli culttire, per quanto attenuate, non potranno mai essere adottate nella vaccinazione umana, come fa BEHRING per i vitelli. Ed è erroneo il principio che nessuna immunizzazione attiva sia possibile, fuori che colle iniezioni di culture viventi; con qt1esta massima emessa da BEHRING testè, si ver· rebbe ad escludere aprioristica,mente la possibilita di ottenere l'autoimmunizzazione dell'uomo. Fortunatamente ritengo possibile giungere allo • • scopo con mezzi• innocui. Le prime pro,re di immunizzazione attiva dell'uomo le ho avute colle iniezioni di veleni tuber· colari. Di esse ho già numerosi esempi. Volli però vedere se mi. era possibile pro,rocare l'immunizzazione in altro modo: ottenere l'i1n11i1inizzazione prodticen,do 1i1t focolaio di flogosi tnbercolare i1t l1Jt punto perzferico clel co11Jo. La diffioolta principale stava n ella scelta del materiale, perchè si trattava di ottenere tutto quello che si può ottenere coi bacilli vivi senza usare bacilli vivi : trovare insomma un materiale di innesto che eliminasse ogni più lontana possibilità di poter produrre u11'infezione tubercolare. Dopo molte prove e molte ricerche sono riuscito a preparare un mate riale di innesto che è appunto capace, innestato n ella ct1te, di provocare una flo· gosi tubercolare escludendo ogni possibilità di in· fezione. Con questi innesti si crea la. produzione di mezzi immunizzanti n egli animali innestati. Ebbene posso dire che tali innesti determinano la produzione di materiali antitossici, antibatte1·ici ed agglutinanti ed immunizzano gli animali in cui vengono fatti, e li immunizzano p er modo che questi restano insensibili alle iniezioni endovenose di culture virulenti che uccidono sicuramente i con· trolli. Il fatto è gia dimostra.tivo p ersino pel çoni· glio. Convinto della innocuita della procedura ho incominciato a praticarJ innesti nell'uomo col me· desimo metodo. È evidente che nell'uomo non pos· siamo fare l' exper;11zent1z1n cruc;s che facciamo negli animali, ai quali inoculiamo entro le vene col tt1re ' rirulente di bacilli per veder e se essi sono real· mente immunizzati. Nell'uomo cosi inn estato il san· gue acquista un potere agglutinante spiccato che non aveva prima, mentre si produce un'abbondante leucocitosi. È un reperto analogo a quello che ab· biamo nel i:;angue degli animali in modo indubbio 1_


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IL POLICLINICO

immunizzati. Gli innesti gli ho fatti negli arti ed ho scel to definitivamente il braccio. Nel punto d' in· nesto si produce un piccolo e circoscritto focolaio flogistico con suppurazione prettamente amicrobica. Si ha una curva febbrile abitualmente di tre g iorni, poi tutto finisce. Ecco qt1ello che ho fatto in questo senso. Vi è ancora molta strada a percorrere, ma dopo ciò che ho veduto sono gia per mio conto convinto che, come si riesce ad imm11nizzare gli animali, si potra immunizzare anche l'uomo contro la· tuber· colosi. Spero di avere ancora tanto di vita per eompletare questa conquista, ma ora la via è aperta, e da me o da altri si giungera alla meta finale.

Della trasmissibilità della tube1·colosi dai boviui alla be1·tuccia e dall' uo1no al vitello. (Dott. C1POLL1NA. Berl. kli11 . Woclisclzr., n. 8, 1903).

I. Dai bovi1zi alla bertz1,ccia. L' A. somministrò ad una bertuccia, per lo spazio di un mese, il latte contenente culture ottenute dal mate1~iale tolto da focolai tubercola1·i che si e1~ano sviluppati in alcuni po1·cellini d'India in se· guito alla inoculazione di matt-lriale tuberco· la1·e di provenienza bovina. La be1~tuccia p1·ima dello esperimento era in uno stato di pieno benessere; la prova della tubercolina era riuscita negativa; si poteva con verosimiglianza escludere qualsiasi traccia di processo tube1·colare. Trascorso un n1ese e mezzo dall'inizio dell 'espe1·imento, la bertuccia incominciò ad am· mala1"e con i seguenti disturbi: cambiamento di ca1·atte1~e, inappetenza, dimagramento tosse. Dopo tre mesi la bertuccia morì. Durante t11tto questo periodo òi tempo non ebbe mai diarrea. L'autopsia rivelò: peritonite sierosa con numerosi tube1·coli sull omento. Le glandole meseraiche e1~ano for·temente tumefatte e ca· seificate. Il fegato e la milza questa relativamente tumefatta, contenevano numerosi tubercoli. Sulla superficie sierosa dell'intestino ed anche nello spessore della parete si notavano qua e là alcuni tubercoli; l 'intestino in qualche punto era aderentissimo alle glandole meseraiche caseificate; la mucosa dello stomaco normale: del pari normale la mucosa intestinale, ad eccezione di alcuni punti clel colon, jn cui si notavano piccole macchie emorragiche ; tubercoli nei reni e tubercoli ca,seificati nei polmoni; nel peri· ca1·dio abbondante liquia o sieroso. . _ i trattava perciò di una fo1·ma (li tuber· colo i generale, sulla cui origine, secondo l' A. non v~è il minimo dubbio. Essa most1"a: 1. Che la bertuccia può contra1·re la tuber· colosi bo·v"ina per le vie digestive. 2. Che il bacillo della tt1bercolosi bovina

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può att1·ave1~sare l'intestino senza determi· narvi lesioni primarie ~ 1). Quest'ultima proprietà del bacillo tube1"CO· lare sarebbe comune ad altri ge1·mi patogeni~ a quelli cioè della così detta pseudo-tuberco· , losi, la quale per il decorso delle manifesta· zioni microscopiche ha una grande somiglianza con la tubercolosi propriamente detta. In questa malattia l'atrio d'infezione, secondo gli espe1"imenti praticati dall' A. nei porcellini d'India, rleve ritenersi prevalentemente nella mucosa intestinale, la quale è quasi sempre immune di qualsivoglia alterazione. II. Dall'zlo11to al vitello. L' À. dopo ave1~e in· vano inalato in un vitello, att1·averso una fistola tracheale bacilli provenienti da focolai di tubercolosi umana, iniettò al medesimo nel peritoneo 10 eme. di una cultura di bacilli di tubercolosi u1nana, la cui virulenza era stata già constatata sui porcellini d'India. Dopo 20 giorni essendo l'animale ancora in buone condizioni gli furono inoculati nel peritoneo altri 20 eme. degli stessi bacilli. Intanto la fistola tracheale fu segt1ita da stenosi, della quale il vitello morì, e precisamente due mesi dopo la Jlrima iniezione. L'autopsia rivelò: peritoneo affatto noi·· male come lo erano anche il fegato e la milza: i polmoni normali, ad eccezione della trachea che era schiacciata come una guaina. Quest esperimento, dice l' A., mostra la grancle resistenza dei bo,rini contro la tubercolosi 11mana; egli attribuisce questa grande resistenza al grado maggiore di virulenza onde sarebbe1·0 dotati i bacilli della tisi perlacea. L' A. da ciò conclude che per l'uomo il bacillo della tisi perlacea è più virulento del bacillo della stessa tubercolosi umana (2). Dott. G . GuGLIELMETTI. (1) Queste due conclusioni potranno essere vere per il caso in specie, ma non si ha certo il diritto di generalizzarle. A rigor di logica la induzio11e si fa su molti casi e non sopra un caso isolato. Inoltre si può forse escludere in modo assoluto ~a possibilità che nel caso in specie la . bertuc?1a avesse già in sè i germi della, tubercolosi'! Il p1·1n· cipio JJOsl ltoc ergo JJropter ltoc. non r~gge. (.tV. ~· R.). (2) Faccio notare che ]a. refrattarietà tlel vitello ai bacilli della tubercolosi umana, oltre che col grado inaggio1·e o minore cli virulenza. si pu.ò anche spiegare ammettendo assolutamentP la d1· versità sostanziale tra i ba.cilli della tisi perlacea e quelli della tubercolosi t1mana. 1\'Ia anche ammessa per il ,,.itello questa maggiore virulenza dei bacilli della tisi perlacea di fronte a quelli della tubercolosi umana, non vedo cl1e si possa da ciò dedurre che per l'uomo il ~a· cillo della tisi per]a.cea sia più virulento del bacillo della stessa tubercolosi umana, ètttesochè, come fa osservare lo stesso .A.., ètl principio clel suo ~rticolo~ ci manca la possibilità di provare sperimentalmente se la tubercolosi bovina sia o no trasmissibile all'uomo. Come parlare di una maggiore virulenzn, quando non sappiamo ancora se il bacillo della 1isi per· lacea sia per lo meno virt1lento tanto quanto lo è quello della tubercolosi umana ·1 (1V. ti. R._).


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SEZIONE PRATICA

Tubercolosi u mana e bovina. (Dott. N. R ow. Brit. 11l ed. .Journ ., 1±

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1903).

L' A . si dichiara inclinato a c1·ede1--e che la tt1be1·colosi intestinale primaria, la tabe me· seraica ed alt1·e affezioni tubercolari delle memb1·ane sie1·ose nei bambini sono probabil111e 1ite manifestazioni di tubercolosi bovina im· portata per mezzo del latte e che quindi non sono i--ife1·ibili alla tubercolosi umana, quantunque il bacillo cli Koch si riscontri in tali casi. Quanto alla tabe 111ese1·t1zct1 1 .A. dice che quest'affezione è di gran lunga molto più f re· quente cli quel che si crede in gene1·e (seconclo il THORNE il 20 °/0 di bambini muoiono cli tubercolosi intestinale). e quel che è più, un grancle n11m(lro di ba111bini, ch e cont1·aggono un· infezione blanda limitata solo all~ bo·lan· clole me~eraicl1e, guariscono totalmente. Egli ha spesso constatato la scomparsa di glandole mPseraiche che prima erano pal1)abili. Istituì speciali ricerche an:.tmnestiche ri· gt1arclo et i bttmbiui acrolti nell'infermeria di miss Roarl. con cliagnosl cli tubercolosi adclo· minale. Il l'isultato delle sue i·icerche ft1 sem· pre (} ue to: il bamllino, clopo pocl1i mesi di allattamento naturale. era stato allevato con latte cli \'acca. Per lo s1)azio <li cinque anni non gli (1 m:ti acca(luto di osber,ra1·e un sol caso cli tabe 1ne~craic~t in c11i non figuri. per qua.lcl1e Mettin1ana o mese, l'ingestione di latte cli va.cca. D'altra parte la tubercolosi è difftl· issima n elle vaccl1erie: Londra 23 °/0 ; Edim· burgo 40 °I 0 ; Midlothian 2;3 °/0 ; Durham 19 °/0 ; Yorkshi1·e 2Z> 0 0 ~ e quindi i b ambini sono assai facilmente e8posti a nutrirsi di latte infetto. Quanto alla ipotesi che i11 questi <~asi si tratti cli t1n'infezione provenie11te dai genitori o coabitanti, 1 A . l1a osservato so1)ra un totale di 34- bambini morti pe1· tabe meseraica solo un bambino il q11ale discendesse da genitori tubercolosi. L'A., basandosi sul decorso clinico che la tabe meseraica presenta fin <lal principio, am· m~tte che l'infezione nelle glantlole mese1·aiohe s'i11izi cl11 ll:intestino, si diffonda lentamente prima n elle glanclole i·etro-peritoneali, poi, per mezzo del cliaframma, alle g la11clol e site nel mediastino 1)oste1·io1·e e da ultimo ai polmoni. Egli in no,. . e casi trovò che i polmoni erano intatti, ment1·e esisteva il processo tubercolare nello ad(lome. Paragonanclo il decorso della tabe con quello che presenta l'infezione tubercolare nel vitello nutrito con latte tubercoloso, si nota un'esatta coincidenza in 1i11tti i particolari . La direzione della corrente linfatica sarebbe certo

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assai in favore di un contagio che dall'intestino si diffondesse agli organi toracici. L'A. conclucle col dichiarare che la tubercolosi dei bovini è assai virulenta per i bam· bini, più virulenta di quella che sia la stessa tubercolosi umana. Qt1anto alla sc1~ofolct l' A. ritiene che i ba· cilli tubercolari arrivano alle glandole cervi· cali per la ' ria delle tonsille e del farin ge. Quanto alle ossa ed alle articolazio1ti, con· siderato che le affezioni tubercolari di questi 01·gani sono frequenti nei bambini e rare negli adulti, e che sono raramente accompagnate da tisi polmonare, l' A . emette l'ipotesi ohe anche questi processi mo1·bosi siano dovuti ad un'infezione di natura bovina. La stessa patogenesi attribuisce alla menin· gite, peritonite, tonsillite, otite media e tuber· colosi miliare acuta. Tutto ciò è una supposizione fatta clall' A. da un punto di vista teoretico, pe}· spiegare l'atrio d'infezione e la patogen esi dei predetti p1·ocessi rnorbosi, e prendere come una , . . ia di mezzo in una questione cotanto cliscu ssa cla clue anni a questa pa1·te, qual'è quella clella identità fra la, tubercolosi umana e la tisi perlacea. « Io non ho, egli dice, argomenti da acldurre. ma spero che altri rivolgeranno i loro sforzi a pro"\""are o confutare l't mia opi· nione; la tubercolosi 11mana e bovina sono due mal~tttie clistinte, come ha dimostrato il KocH, ma l'organismo umano è suscettibile ~tcl am· l)edue, specie alla tubercolosi ho,rina nei }Jrimi periodi cl ella ' rita . Le due malattie si asso· ciano così cli rado nell'uomo, che se1nbra vi sia qualche motivo per· presumere ch e esse sieno antagoniste 1 una all'alt1--a, e che la tubnrcolosi bo,rina possa forse conferire l·i1nmunità contro la tubercolosi umana » . Posto che pe1· mezzo clPl latte cli ,.ttncl1e tubercolose l'organis1no specie infantile può cont1·arre lln vero e proprio virus pat0geno, ne viene cli conseguenza che si deve eliminare con ogni mezzo questo focolaio d'infezionP. Perciò l' A . , . . uole che i pubblici poteri rommini110 pene contro colo1·0 che mettono in com· me1·rio latte infetto, sorveglino rigorosamente le vaccherie e somministri no latte sterilizzato a p1·ezzi miti. Le compagnie indust1·iali clal canto loro si ado1)erino a sra(licare com1.,letamente la, tt1bercolosi tra i bovini. Dott. E . G.

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1'ubercolosi ed infezione

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(Dott. J OIIXSOX. Br;t. 111erlic. ,/orir11., 14

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1003).

L' A. i·iferisce alcuni casi di tubercolos i polmonare osse1·vati nello spazio di 5 anni nella città di Richmond e ch e ritiene im1)ortanti

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942

IL POLICLINICO

dal pt1nto di vista delle idee moderne sulla origi:q.e e profilassi della tubercolosi. Sono in tutto 11 casi~ di cui: sei si manifestarono in case vecchie~ mal ventilate, con finestre piccole, senza sole o polverose; due si manifestarono in case ove prima avevano abitato individui affetti da tuber· colosi; due casi di tubercolosi contratta altro"'\re ebbero uno sviluppo i·apido in vecchie abita•

ZlOlll;

un caso pur·e cont1·atto altrove si svolse di poi in una casa di costruzione recente. In n essun caso la malattia si sviluppò de novo in case moderne e tenute decentemente. Da ciò l' A . conclude: La dimo1·a in abitazioni ' recchie e sudicie è p1..opizia all'attecchimento ed allo sviluppo della tubercolosi, a motivo del polviscolo d'ordinario contaminato da bacilli tube1·colari: queste abitazioni sono pe1--icolose ai sani, perchè essi vi possono contrarre il virus patogeno: sono nocive agl'individui già affetti da tube1·colosi, p erchè il processo morboso che in essi si trova in uno stadio più o meno latente, p11ò in tali condizioni prende1·e un deco1·so i·apido e disast1·oso. Per gli stessi motivi non è prudente aibitare gli appartamenti che furono g ià occupati da tisici, ancorchè moderni e ben tenuti. Il Co.A.TES esaminò la polvere delle case abitate da tisici; in due casi l'esame microscopico gli ri,relò la presenza del bacillo tubP.rcolare. L e inoculazioni di questo i-;tesso polviscolo nei porcellini d'India dettero risultato positivo in un g rande numero di casi. Tra le misure p1·ofilattiche, destinate ad impedire la diffusione della tubercolosi, è da annoverare la denuncia di detta malattia, in· sieme ai relativi provvedimenti da parte dell'autorità pubblica per la necessaria disinfezione delle camere e case ove dimorarono tisici. Dott. G.

Un caso di guarigione d i 1r1 e n i n g i t e t t1 b e r e o J a l" e. (K . BARTH. Jllii11rll. ntedic. Trocllenschr. 27

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1902}.

LA. pubblica un caso di meningite tuber· colare cl1e sembra1ni molto impo1·tante perchè seguito da, guarigione. Chiamato })er un a bambina di 32 mesi constata un insieme di e,intomi, che io non riferisco, sui quali pone la diagnosi p1~obabile di meningite tube1·colare e prescrive: ioduro di potassio internamente, ghiaccio st1lla testa

L.ANNo IX, FAso. 30]

e nuca bagni con af fusioni f1·edde sulla testa.. In seguito i sintomi della meningite si fanno più evidenti· fatta la puntura lombare, nel liquido cefalo-rachidiano si i·iscontrano bacilli di Koch. Accertata così la diagnosi di meningite tubercolare, l' A. cerca di ottenere delle emis· sioni sanguigne, e nel periodo di 8 giorni fa applicare otto sanguisughe alle apofisi ma· stoidee. Dopo tale tr·attamento la temperatura cade, la cefalea sparisce e l' A. pur continuando la somministrazione di iod111·0 di potassio, p1·escrive degli imp&.cchi caldo-umidi in sostituzione dei bagni con aff usioni fr~dde sulla testa, ed inolt1-.e aggiunge delle frizioni sulla testa e nuca con vasellina iodo-f ormica. Così tutti i sintomi della meningite vanno man mano cadendo, e l' A. riesce a vincerne gli l1ltimi resti (cecità, sordità, debolezza) con un trattame11to di arsenico e ferro. Dopo sei mesi l'inferma è completamente guarita. Quale sarà stato il meccanismo di guari· gione di questa meningite indt1bbiamente tubercolare? L' A. assegna la maggiore importanza alle emissioni sanguigne, che avrebbero agito eli· minando una porzione di tossine circolanti nel sangue, tanto che d'ora in avanti onde otten ere una eliminazione più profusa di tossine, si propon~ di associa1·e alle emissioni sanguigne le ipodermoclisi fatte con soluzione fisiologica di cloruro di sodio. Dott. LEOTTA.

Degli a1rii d'infezione pe1· la tubei·colosi nelle t·~· uci. ( UKEHICO

ITo del Gia.p pone. Ber!. lcli1t. Woclisclzr.).

Le ricerche istituite in proposito dall' A. riguardano le glandole linfatiche del palato, le amigdale, le glandole follicolari della lingua ed i follicoli solitari clelle vallecole epiglottidee. Mentre nella letteratura si trovano spesso riferiti casi di tubercolosi primaria delle glandole linfatiche del palato e delle amigdale, non si trovano mai menzionati casi di tubercolosi primaria a carico vuoi delle glandole fol· licolari della lingua, vuoi delle ' rallecole. L 'A. espone mint1tamente la tecnica da lui seguìta nelle sue rice1·che microscopiche e i·i· ferisce un elenco di 10-1 autopsie fatte in pro· posito. Per la diagnosi della tubercolosi si basò principalmente sul reperto istologico, poicl1è


[ANNO IX,

FASC.

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943

SEZIONE PRATICA

i bacilli tubercolari non si trovano sempre nei • sopra 200; dal WEx 7 volte sopra 210; dal tessuti tubercolari, e quindi fece diagnosi non PLUDER e FISCHER 5 volte sopra 32; dal PIFFL duhbia di tubercolosi in tutti quei casi nei 3 volte sopra t 00; dal BRINDEL 8 volte soquali riscontò il tubercolo caratteristico, con pra 68. I casi sullodati di t11bercolosi primaria

le cellule giganti.

I. - Glartdole li1zfaticlze del palato. La t11be1·colosi delle glandole linfatiche del palato fu descritta per la prima volta dal CoRNIL nel 1875. N ell anno 1879 1'0RTH dimostrò con esperimenti negli animali (conigli) che anche le glandole del palato possono ammalare di tube1·colosi. Lo STRASSMANN su 21 casi di tu· bercolosi, di cui 15 di tubercolosi polmonare, trovò 13 volte la tubercolosi delle glandole del palato. Il Dru:ocHOWSKI trovò simile affezione 15 volte in 15 infe1·mi di tisi polmonare; lo ScHLESINGER 12 volte in 13 casi; il W AL· SHAM 20 volte in 34 casi. Anche il LUBIJINSKI, il TRIEP, lo HANAU ed altri constatarono la tubercolosi seconda1·ia nelle glandole del palato. La fo1·ma primaria fu osservata per la p1--ima volta dall'ORTR in bambini affetti da difterite ed immuni da tubercolosi polmonare. Lo ScHLENKER in 24 autopsie trovò un caso di questa forma p1·imaria ~ il KRucKMANN ne trovò 2 Sll 64; lo SOHEIBNER 2 SU 32; il FRIEDMANN 1 sopra 91. Avuto rigua1·do del caso trovato dal RuGE sopra 18, dei 2 casi osservati dal GoTT 'TEIN sopra 32, nei quali verosimilmente si trattava anche di una forma primaria, non· chè dei 2 casi sopra 28 dello SoHEIBNER, cli· nicamente ritenuti come tali, abbiamo una peroentual(l d el 4 °/0 • Però tenendo conto dei reperti negativi del WRIGHT (60 casi), del FRIED}IANN (54 casi operati) e dei 104 casi raccolti dall' A . la f1·equenza della forma pri· maria diminuisce e la percentuale si riduce al 2 °/0 • L' A. osse1·vò 5 casi di tubercolosi secondaria delle glandole del palato sop1·a 104 casi, tutti sottoposti all'esame istologico microscopico; ma neppure t1na sola volta gli occorse di ri· scontrare la forma primaria. L' A. rife1·isce tutti i particolari clinici ed anatomici di questi cinque casi, nonchè il reperto dell'esame microscopico. II. -

Amigdale. ,

Le prime comunica~ioni sulla tubercolosi delle amigdale furono fatte dal SucHANNEK. Il D:MocHows1r1 ne osservò 21 casi su di un totale di 64 individui affetti da tubercolosi polmonare: il LERMOYEZ la 1·iscontrò 4 volte su 32 casi; il BRIEGER 4 volte sopra 78 casi. La forma primaria fu riscontrata dal (}OTT· STEIN 4 volte sopra 33; dal LEWIN 6 volte

non fu1·ono tutti diagnostir.ati all'at1topsia, alcuni solo clinicamente : si ha così un totale di 33 casi sopra 648, cioè una percentuale del 5 °/ 0 • Tenendo conto dei 100 casi negativi riferiti dal BocA, e dei 200 pure negativi riferiti dal GouRE, la percent11ale si I'iduce al 3.5 °/0 • L'A. sopra 10 casi esaminati microscopicamente trovò 2 volte la form'a s~condaria : negli altri 8 casi non riscontrò tubercolosi dì sorta. Anche qui 1' A. riferisce mi11utamente tutti i }Jarticolari delle sue ricerche istologiche. \

III. - Glct1zdole /ollicola1·i clella lingrta. La tubercolosi della mucosa linguale dal Morgagni (1759) in poi è stata st11diata da numerosi aut.o ri (oltre 100). La si riscont1'a assai di rado, siccome fece già osservare il VmoHow nel 1864, .il quale diceva potersi attribuire alla lingua una specie d'immunità contro l'infezione tubercolare. L 0RTH, nel 1879, provò con esperimenti negli animaili che le glandole follicolari possono ammalare di tubercolosi. Il DMOCHOWSKI, sopra 15 individui affetti da tubercolosi pol· monare, trovò che 9 di essi presentava1no focolai tubercolari a carico delle glandole follibolari linguali, e ch e tutti e 15 avevano focolai tubercolari nelle glandole follicolari del palato. Il W ALSHAM (1898) ebbe a constatare due casi di tubercolosi delle glandole follicolari della lingua. Però finora a nessuno riuscì di constatare la forma primitiva di siffatta affezione.

IV. -

TTallecole dell'epiglottide.

L' A. osservò un caso di tubercolosi delle vallecole in un bambino; e1·a una forma se con· daria cui l' A . ritie11e prodotta per le vie sanguigne e non già dall'esterno; egli pe1'ò ammette ch e le vallecole dell'epiglottide possan9 ricevere il ge1. me dell'infezione anche dall'este1·no per mezzo dello spt1to dello stesso individuo già ammalato (forme secondarie) o per mezzo degli alimenti (forma primaria). L' A. ebbe anche ad osservare un · caso di tubercolosi localizzata nelle glandole mucipare della. base della lingua. Esse glandole mucipare sono in rappo1·to assai intimo con le glandole follicolari; ql1esto rapporto ci spiega la penetrazione dei bacilli tuber colari entro i tessuti della lingua ed il 101..0 arrivo sino alle glandole follicolari dello stesso organo. (15)

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IL POLICLINICO

In conclusione l'A., nelle n11merose e minute ricerche istituite, sop1~a 104 casi non potè osservare n eppure un sol caso certo di tuber· colosi prima1·ia a carico degli organi anzidetti; riscontrò bensì alcuni casi di tubercolosi secondaria, e cioè : a) delle glandole linfatiche del palato cin• que casi; b) delle tonsille due casi; e) delle vallecole dell'epigìottide un caso; d) delle glandole follicolari e glandole mucipare della lingua un caso. È da notare che in uno stesso individuo erano affette contemporaneamente da tube1·· colosi le glanclole linfatiche del palato, le ton· sille e l e ,·allecole, mentre in un altro indi· ' riduo erano contemporaneamente ammalate le amigdale e le glandole mucipare. Dott. E. GuGLIELMETTI.

Sulla tnbe1·colosi da alimentazione. (Berl. lrli1i. Wocltscllr., n. 8, 1903).

Nella tornata clel 4 febbraio 1903 l'Associazione di medicina di Berlino trattò l'a1·gomento della tubercolosi in rapporto all'ingestione di sostanzje contenenti bacilli tubercolari. L 'oratore dott. HANSEMANN dopo di avere a lungo confutato alcune idee emesse dal KocH (11ltima Conferenza internazionale per la tube1·colosi convocata in Berlino) circa la tra· smissibilità della tisi perlacea dai bovini al· l'uomo, fece l'esposizione di 25 casi cli tuber· colosi intestinale primaria, constatata come tale all'autopsia. Da questa. statisti ca, come p11re da.gli altri casi consimili riferiti nella lette1'atura 1'0 . distingue le forme primarie di tube1·colosj. intestinale in due categorie di cui l 'una comprende quei casi che terminano con la guari· gione · l'altra categoria invece comprende quei casi in cui il p1·ocesso tube1·colare si dissemina per tutto !,organismo provocando me11ingite p eritonite pleu1~ite, perica1·dite ecc., e mo1~te; in questa categoria però non figura nessun caso di tl1bercolosi polmonare originatasi per la ,,.ia dell'intestino ; infatti nei 25 casi d.isopra rife1·iti. all'infuori cli alruni tubercoli sottomiliari riscontrati in clue casi, i polmoni ap· parver·o sem1Jre intatti. I polmoni, dice 1'0., e'"identemente non hanno t endenza alcuna a contrarre l'infezione dal canale intestinal~. Cirèa la climo "'trazione dell'at1·io d infezione nell'intestino, 1 O. dice che lo potè dimostrare solo in d11e casi : in tutti gli altri gli fu im· possibile precisarlo. Come spiega1·e ql1esta assenza'? c16\

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[ A.NNo IX, F Asc. 30]

Non vale l'ammettere che la lesione sia già guarita, poichè tale ipotesi non reggerebbe nei casi recenti. Rimane quindi l'ipotesi che i bacilli attraversino la mucosa senza deter1ninarvi alterazioni di sorta. La possibilità del passaggio del bacillo attraverso una mucosa intatta è stata oggetto di molte discussioni. La maggio1· parte degli osservatori, specie dopo le ricerche del TANGL, sono convinti che i bacilli debbono sempre provocare alterazioni nel punto d' ingresso. L' O. non è di questa idea, e ritiene che i bacilli tubercolari possono attraversare le mucose in qualsivoglia modo alterate, infiammate o ulcerate senza rimanervi e fissarvisi. Se non si ammettesse questa possibilità, mancherebbe la spiegazione di un grande nume1·0 di casi, pe1' esempio di molti casi di linfoadenite tube1·colare isolata, di tubercolosi primaria dei reni, di tubercolosi primaria dellf' ossa, ecc. Nè negli espe1--imenti fatti con sostanze ali· m entari e coronati tla risultato positivo si riesce sempre a precisare nell'intestino il punto cl'ingresso dell'infezione; non vi riuscì lo stesso

KocH. Ciò detto 1'0. accenna alle manifestazioni tubercolari nei singoli tratti del tubo clige· stivo. La tubercolosi primaria della ml1cosa o del cavo boccale è molto più frequente di quello che si creda ordinariamente, e spesso vien~ conf t1sa col carcinoma, siccome ebbero a con· statare l'(). ed il MrcHEL ON : essa si sviluppa con predilezione Sl1lla ling ua del pari che i molti carcinomi. In questi casi i bacilli tubercola1·i possono esser e trasportati col veicolo degli alimenti. La tubercolosi }Jrimaria è estr emamente rara nel palato e nelle vallec11le dell'epiglottide, com e osservò l ,!To. L'esofago non fu mai indicato come atrio d infezione dei bacilli tubercolari. Lo strato epiteliale che tappezza il medesimo è assai resistente, e gli alimenti lo attraversano in tempo assai breve. L'A. osse1·vò solo una volta una forma secondaria di tubercolosi dell'e~o· .fago, per propagazione del processo tubercolare del polmone. Anche nello stomaco è ra1·a la tubercolosi; la forma primaria non fu mai osservata; la p1·esenza dell acido cloridrico deve impedire evidentemente l'attecchimento clei bacilli. Così pure nel digitino i processi tubercolari sono rari ; essi si i·iscontrano per lo più nel· l'ileo, n ella regione della val vola flel Baughin e nell'intestino grasso. Non sarebbe git1sto di l·itenere che la pene·

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(ANNO IX,

FASO.

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SEZIONE PRATICA

trazione di bacilli tubercolari vii. lllenti nello intestino abbia ogni volta a determinarvi la tt1bercolosi intestinale. ~uesto fatto n on si avvera del resto n ei tisici, i quali ingoiano in g r ande quantità i proprii bacilli. Infatti 1'0. sopra JO bambi11i i quali ingoiavano tutto il proprio esp ettorato risco nt1·ò lesioni tubercolari dell,intestino solo in 17 casi e la tubercolosi dello stomaco in un caso. Ciò tlimostra che anche l'intestino di individlli predisposti possiede abbastanza ene1·gia da poter res i ste1~e agli attaccl1i dei bacilli tubercolal'i. L'O. parla inoltre ùell' importanza che la predisposiziono l1a nella get1esi clella tube1~co­ losi i11testina,le rtb i11.r1estis. Essa preclisposi· zio11e i;piegl1erelJbe tJerchè la tubercolosi pri· maria <lell.intestino si riscontra prevalentemente negli individt1i affetti cla cit•rosi epatica o cla iualattie costitttzionali. L'(). concl1tclc : ~. L~t fortna IJrimaria cli tubercolosi inteRtina,le r1b i11,qesl is è llna malattia rara. Essa si riscontr:1 }ler lo più negli i11fermi g ravi o'Tvero nei ' Tecchi, ovvero negli incli,ridui rhe Hono jJPcialmente predisposti. Questa forma <li tulJcrcolosi nPlla 1naggior parte dei casi llUÒ g11:triro per t~m1Jo; qualche ' rolta assume }Jroporzio11i me:tggiori, e propagandosi ad altri organi p11ò con<lurre alla morte » . « Finora, non è Rtato mai eletto che da un' infe?Jio11 e tullercolare dell' intestino siasi origini1ta una tisi polmonare ecl io perciò, ancorchè }Jer ' "i:.-t fli,·ersa, giungo alla stessa con clusio11e cli KocH » . Disc11ssio11e. Il "\VoLFF l'if c1·isce alcuni c;tsi <li tulJPrcolosi manifestatasi n eg·li animali in seguito :tcl ingestione cli alimenti contaminati da l>acilli tubercola1·i. In u11a prima, sPrie di espe1·imenti il contagio era cln.to òa bacilli di tubercolosi umana. La crio comprencle .sei casi: 1° 1\.11imale a.lirnentato con avena: muore clo1lo 7 F,~ttimane clall'infezione. L'autopsia i·i,~ ela: focolai t11bereolari <lelle glandole cervice:tli, bronchiali e meseraiche; tubercolosi caratteristica dei tJolmoni, clel fegato e della milza· l'organo più ammalato è il fegato. Bacilli repe1·ibili tanto nelle glanclole quanto negli altri organi. Nell'i1tfesti1to pzi1zto attera-

zio1zi 71zac1·oscopiclle. 2° Animale n11trito con latte ; muore 6 settimane dopo. L'autopsia mostra una tubercolosi ca1·atteristica delle glandole cervicali, l>ronchiali e meseraiche, e dei }Jolmoni. della milza e del fegato. J1ztesti1zo 1,]ztcttto. 3° Animale nutrito con latte: è ucciso clopo 8 settimane dall'inizio dell'esperimento. ~!l'autopsia si i·iscontra : tubercolosi delle

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glandole e meno sviluppata che nei casi precedenti, e circo sci-i tta ~Ile .sole glandole cer- · vicali mentre quelle meseraiche non sono neppure ingorgate. Tubercolosi caratteristica nel fegato, che è tutto attraversato da n11merosi tubercoli sottomiliarici. Bacilli reperibili nelle glandole ce1'vicali. lrttesti1io intatto. 4° Animale nut1~ito con latte: è ucciso troppo per tempo, 15 gio1·ni dopo l'infezione. L'autopsia rivela : tubercolosi legge1·issima nelle glandole meseraiche, più sviluppata in· vece nelle glandole cervicali, in cui i bacilli sono l'eperibili; focolai caseificati nel polmone; . milza e fegato intatti mac1·oscopicamente. J1i-

testi1zo 1tv1·11iale. 3° e 6° Animali nutriti con latte : all autopsia si riscontrano le glandole meseraiche più ammalate che quelle cervicali e bronchiali ; si hanno inoltre tubercoli nei polmoni e nella milza . f Ptfesti1zo mac1·oscopica1tte1zte srtP10. In una seconda se1'ie di espe1·imenti il contagio e1·a dato cla bacilli di tisi p erlacea. Un animale nut1·ito con latte è ucciso dopo 8 ~ ettimane. L'at1topsia mostra: grandi focolai tubercolari n elle glandole ce1~vicali ; forte in· gorgo delle glandole bronchiali e meseraiche, e bacilli t'epe1·ibili nei polmoni: focolai casei· ficati abbastanza numerosi; milza e fegato macroscot)icamente intatti. l1ttesti1zo 1zor111rtle. i\Iolti altri animali nutriti allo stesso modo presentarono lo stesso r eperto n ec1·oscopico. Oltre ai casi fin q11i citati in cui l 'intestino si mostrò macroscopicamente normale il WoLFF cita alcuni ca.s i di animali in cui ebbe a con· statare le alte1·azioni anatomiche <lei follicoli dell'intestino. })ari a quelle che si riscontrano n ell'uomo. Così in un animale ucciso, 4: settimane clall'inizio dell,alimentazione infef,ta di bacilli di· tisi po1·lacea, trovò: glandole ce1'· vicali caseificate; ingorgo delle glandole me· se1·aich e e bacilli ; una, dozzina di grossi f ollicoli ingo1~gati nell'intestino grasso; m11 cosa intestinale intatta. In un altro animale il VVOLFF trovò n11me· r·osissimi follicoli parte i ngo1·gati e parte caseificati, e bacilli tt1bercolari · mucosa pt1nto lùcerata. Le anzidette alterazio11i follicolari furono i--iscontrate n ei porcellini cl'Inclia. Nei conigli l'esperimento n on condussP così regolarmente ad un processo tubercolare. E infatti in 2 co· nigli nutriti con latte n1isto a bacilli di tubercolosi llmana, e<l uccisi do1)0 () settimane, si riscontrarono 4-5 grossi fo colai tube reo lari e bacilli nei polmoni, mentre l'intestino, le glandole mese1·aiche, il fegato e la milza erano affatto normétli. Due altri conigli alimentati con latte misto 17)

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IL POLICLINICO

a bacilli di tisi perlacea furono uccisi dopo 6 settimane dall'inizi9 dell'esperimento· al· l'autopsia: punto alterazioni tubercolari. Su tre cani nutriti con dive1..so materiale tubercoloso, uno solo riportò un piccolo foco· laio caseificato sito nel polmone e r.ontenen te bacilli tubercolari men tre gli alt1·i organi comp1·eso l'intestino erano normali. Tutti questi esperimenti con sostanze ali· men tari contaminate mostrano dice il W OLFF, ch e i bacilli tubercolari tanto dell'uomo che dei bovini in seguito ad ingestione di mate. riale contenente bacilli, possono att1·aversare la parete intestinale senza determinarvi lesioni mac1..oscopiche di sorta eserci'tando la loro azione patogena primaria solo in altre parti dell'organismo e più spesso nelle glan· dole meseraiche. Il WoLFF i·ico1"'da le osservazioni dello 0STERTAG il quale in migliaia di maiali ali· mentn.ti con materiale infetto da tube1.. colosi, non riscontrò mai la tubercolosi della mucosa intestinale, ma sempre tuber~olosi delle glandole del collo e del mesen te1·io ; ricorda anche l'HELLEH di Kiel il quale nei casi cli tubercolosi da lui osservati nei bambini potè constatare la tubercolosi delle glandole meseraiche quasi nella metà del loro nume1"'0 totale, mentre l'intestino d'ordinario e1"'a sano. Se non ohe, gi11stamente fa o&servare il vV OLFF. nei casi di ingestione di materiale contaminato da bacilli, il contagio oltre che per la via dell'intestino, può supporsi accada anche per la via della boe ra; il sospetto nasce soprattutto in quegli esperimenti, in cui il processo tubercolare attaccò i so li polmoni, .restando inalte1·ati gli altri organi. Il WoLll.,.F concll1de col dire che debbono restare in pieno ' rigore tutte le disposizioni sancite dall'autorità contro i pericoli che pos· sono derivare all,uomo dagli animali affetti di tisi perlacea. Il lVIEYER, co11siderata la inte1·pretazione contraddittor·ia che gli autori dànno ad uno stesso i·eperto sperimentale, a seconda della tesi che intendono dimostrare, dice che per • risolvere il problema della trasmissibilità della tisi perlacea all'uomo, e della tube1·colosi umana agli animali, bisogna innanzi tutto precisare quando su i·epe1·to clinico o anatomopatologico debba ritenersi pe1"' una prova po· sitiva, negativa o dubbia nella questione in disco1·so. Secondo l'H..UUILTON~ egli dice solo nella questione clel passaggio della tt1be1--colosi dall'uomo agli animali il valore dimostrativo degli esperimenti deve misurarsi con le no1·me seguenti: 1. Il reperto si considera come 11egatiuo, •

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q11ando il virus portato in un dato posto non p1·ovoca al te1·azioni istologiche e batteriolo· giche tipiche della tubercolosi, nè in quel dato posto, nè in altre pa1·ti dell'organismo. 2. Il reperto si considera come positivo quando il virus è introdotto in una data parte: 1° se determina nel punto d'introduzione un'alterazione locale tipica; 2° se si hanno altri processi metastatici; 3° se i tessuti ma· lati, inoculati nei porcellini d'India vi p1·ovocano la tube1--colosi. 3. Il reperto si considera come dubbio, se l'affezione locale è minima, nè si hanno altri processi metastatici. Il MEYER alle norme dell'HAMILTON ne ag· giunge un'altra riguardo alla trasmissibilità della tisi perlacea all'uomo; egli dice che nell'infezione per la via intestinale non oc· corre che si abbiano alterazioni locali a carico della mucosa. Il FRANKEL, un ardente sostenito1·e della non trasmissibilità della tisi pe1·lacea dai bo· vini all'uomo, fa osserl"are, quel che fece osservare p1·ima dell'epoca bacillare, che cioè se i germi della tisi perlacea, cl1e si conten· gono nel latte_, fosse1·0 la causa della tuber· colosi umana, allora tra i bambini che bevono lo stesso la.tte dovrebbero a'rersi vere epide· mie di tubercolosi; il che non accade. Seconcto il FR.A.:8KEL il manifesta1·si della forma primaria della tubercolosi intestinale non è argomento valevole a dimostrare che l'infezione nell'uomo avvenga per il latte od altro alimento, poichè possiamo sempre am· mettere che per altre vie, per l'inalazione, per i baci per il contatto cli oggetti appartenenti a tisici. ecc., ecc., i bacilli della tubercolosi umana penetrino nella bocca e di là arrivino sino all'intestino. Egli è lieto di udire dal von HANSEMANN, come dal punto di vista anatomico si può af· fermare che la forma primarià di tuberco· losi intestinale non conduce mai alla tisi pol· monare. Il BAGINSKY osserva che la tubercolosi intestinale nei bambini è straordinariamente rara, e la si riscontra quasi sempre o'Te esi· stono già a.ntichi focolai tubercolari a carico di altri organi, e per lo più delle glandole bronchiali e dei polmoni. Egli contrariamente a quanto osservò il WoLFF. nelle stie attente .ricerche anatomo·patologiche riscontrò non solo ulcerazioni a carico dPlla mucosa intesti· nale, ma anche l 'ingo1·go delle glandole lin· fatiche viscerali. Ad ogni modo la tubercolosi intestinale è raris~ima nei bambini. Il B ,,\ GINSKY dichiara che all'ingestione di mate· riale nutritivo, contaminato con bacilli pro·


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SEZIONE PRA TIOA

venienti dagli animali, non si deve attribuire, nello sviluppo della tubercolosi nei bambini, quell'importanza che le si attribuì per lo addietro. Lo ScHiJTz rife1·isce gli esperimenti da lui fatti sui vitelli, a cui somministrò latte con· taminato con gli spt1ti di tubercolosi, contenenti bacilli. Una serie di ,~ it elli ingerirono giornalmente 10 grammi di sputo per lo spazio di 236 gio1·ni; un'altra serie ingerì al g iorno gm. O. 2 di bacilli in cultura pura. per lo spazio di 210 giorni. I vitelli vennero uccisi· all'autopsia essi furono riscontrati perfettamente normali; punto alterazioni tubercolari sia nell'intestino che nelle glanclol e meseraiche. Lo ScHtTTz fece inoltre inge1·ire i bacilli della tisi })Orlacea art alcuni ' Titelli. Egli a tal uopo si servì solo di vacche, le cui glan· dole n1ammari~ erano affette da tubercolosi assai estesa, ed il cui latte conteneva grandi quantità di bacilli. Ai vitelli furono sommi· nistr:tti ogni giorno, pe1· lo spazio di 12 giorni due litri cli latte pro,'"eniente dalle anzidette vaocl1e ; clo1Jo 8 settimane i vitelli vennero u ccisi: l'a11topsia ri,Telò la presenza di alte1·azioni tu1Jercolari n"ll'intestino e nelle glan· dole meseraiche. Lo ScHUTZ da queste esperie11ze conclude che i bacilli clella tubercolosi umana clif· f e1·iscono g1·a11ùemente ùa quelli della tisi p erlacea, {> cl1e questa dive1~sità non può consistere solo in tln gr~tclo diver so di virulenza. [;a <lisc11ssione è aggiornata. Dott. E. G.

ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI RESOCONTI

PARTICOLARI

SOCIETÀ l\il~DICO · CHIRURGICA DI BOLOGNA .

Sodt1ta del 18 marzo 1903. Il vice-presidente prof. Floriano Brazzola legge una sua cornunicazione s u l' ..ticquetlotlo stnd;ato in ra111Jorto all'igie1ir. - L'A. comunica i risultati di continuate e ripetute ricerche rig11<\rdanti lo stato bacteriologioo dell'acqua dell'acquedotto della città di Bologna in riipporto all'igiene e sopra tutto alle forme tifoidi. Riassunte brev emente lo questioni tecniche sul· l'acquedott.o locale, riferisco le analisi bacteriologiche esegtlite nell'ufficio d'i giene municipale, di cui l'A. è di.rettore di laboratorio, dal 1892-93 al 1903, sin· tetizzate in 13 tavole grafiche, dalle quali possono dedursi le seguen ti conclusioni generali: 1° L'acqua dell'acquedotto di Bologna, dal lato

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bacteriologico, è llna buona acqua potabile, quale appena si trova tra le migliori acque filtrate ; il numero dei germi è molto basso, il numero delle specie assai limitato e comt1ne alle migliori acque~ n el 1897 l' A. ebbe le medie di 20-25 colonie - pre· sentemente la media è discesa a 10-15. 2° Tale composizione però non è costante, specie in rapporto ai perturbamenti ed alle precipitazioni atmosferiche, alle quali possono corrispondere oscil· !azioni piì1 o 1neno forti nel numero dei germi e delle specie, con la comparsa anche di forme nuove appartenenti ai terreni superficiali. 8° A lle opere di presa l'acqua è sempre buona, con medie assai basse, alcune volte quasi amicrobica. 4:0 L e ricerche eseguite n ell'acqua della sopracorrente, alle diverse opere di presa, all'inizio e lungo la condottura permettono di stabilire, che le modificazioni a,~,rennero lungo il cunicolo o fu.rono doV11te a penetra i ione di acque s11perficiali lungo il cunicolo per forze superiori (franamenti, ecc.) ov·vero, e più specialmente, a filtrazione di acque eterogenee lungo l' ultimo tratto del cunicolo proprio in vicinanza della città. 5° Non avvenendo queste modificazioni {a cui non si p11ò disconoscere un grande significato) all'origine, cioè allo opere di presa, ma per entrata di acque eterogenee nel cunicolo, una conveniente })r0tezione di questo permetterà di portare in città lm'acqua con contenuto bacterico bassissimo e di composizione costante. Consider ando poi i rapporti fl'a l'acqua dell'acquedotto e lo epidemie di tifo a·y venute durante tale periodo in Bologn a, 1 A . v iene alla con clusione che l'acqun. dell'acqu edotto non f11 nè potè esser e causa di alcuna di tali epidemie. · Il tifo domina endemicamente in Bologna ed in date circostanze esso può a~sumere carattere epi· demioo, ma indipe11dentemente dall'acq11edotto ed anzi precisa.mento dove non vi hn, l'acq11edotto. Il tifo in Bologna trova la sua genosi in altri Yeicoli, che non sieno l'a< ~qua dell'acqt1edotto, come specialmente acque di pozzi, erbaggi, latte. ecc. Per migliora1·e le condizioni igieniche di Bologna rispetto al tifo bisogna partire da concetti molto generali e cioè attaccare il germe specifico il più presto l)Ossibile, impedirne la diffusione nel monc1o ester110, impedire l'inquinamento dei \'"eicoli piì1 comuni coi seguent.1 mezzi: denuncia e disinfezione in t11tti i casi di tifo; sor1reglianza atti"\'"issima sul· l'acquedotto, aumento dell'acqua potabile. assolutamente ins11fficiente, chiust1ra cli tutti i pozzi non convenientemente difesi, fogna,turct complct<t e raziona.l e della città, r egolazione del commercio tlegli erbaggi, verdure, ]atte e deri1rati. Il socio r esidente prof. Giuseppe Rltggi legge una sua comunicazione preventiva sulla Prosta tecto11,tia peri1iealP snb-caps11lare. - Questa operazione è un novello acq11isto della chirurgia contemporanea.

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come llnico mezzo di cura dei t11ID.ori prostatici, - sieno essi di natura distrofica, infiammatoria o neoplastica. L' A . riferisce Sll alcuni casi da lui operati di recente con buon successo, e mostra i pezzi anatomici relati~i e lo str11mento da lui p1rre immaginato per l'operazione. Il primo caso operato di prostatectomia, impiegando il taglio del Dittel, risale al 29 gennaio 1902; la prostata esportata pesava gr. 22, e gli splendidi risultati otten11ti dall'infermo, che prima era ridotto in condizioni gravissime, rincuorarono l' A. a ripetere su altri casi l'operazione. Nei due casi opei:ati in quest'ami o la prostata pesava nel primo gr. 52, nel secondo gr. 20; in q11est"nltimo ca,so ·vi era l'associazione di due pietre vescicali, che furono tolte pure per la via perineale. In entran1bi la guarigione si ebbe prontissima ed il catetere vescicale venne tolto dopo 26 giorni nell'un caso e dopo 18 g iorni nell'altro, effettuandosi l'urinazione speditamente per l'uretra. In essi l'A. ha modificato alquanto la tecnica operativa, con l'uso di uno strumento da lui fatto costruire e cl1e denomina abbassatore e fisstttore {lella prosta fa.

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Questo strl1mento, che ricorda un po' una pinza a branche ricl1rve, può essere introdotto chiuso in vescica, dove viene aperto, in modo da potere con le sue branche uncinare, ql1indi fissare e st1ccessi· vamente abhassru:e ora la prostata in toto, ora sol· tanto in una delle s11e parti. Il taglio preferito dall'.A.. è quello stesso del Dittel, ma di molto accorciato : infatti, raggiunto i·a.no ad lm centimetro e mezzo dal suo bordo anteriore, l a incisione viene girata a sinistra, contornando l'ori· fi~io a.nale ad eguale distanza e sorpassandolo in addietro per llll dito trasverso. Questo taglio mediano, lievemente portato a sinistra, rende possibile di spostare il bulbo a destra, i·ispettando dal corrispondente lato quelle. diramazioni sanguigne, cl1e rendono questo serbatoio tanto importante per l'èrezione d el pene. Il presidente prof. .Alessand1·0 Codi villa legge una sua com1micazione Sll lla correz;o1te delle defor11iitit r1a frattnr'a del f e11zore. - L' A . riferisce i risultati ottenuti in sette casi di gravi deformità da, fratture del femore da. lln metodo di cura cla 111i applicato. _In ognuno di questi casi si tra,ttava di grH1Vi c1eformità prodotte cla forte acca,rallamento misto a grave de,riazione ad a.ngolo. Fl1rono curate nello stesso modo sia. le fratture del 3° st1periore del femore rispetti-vamente sotto· trocantoriche, che qt1elle clel 3° medio e del 3° inferiore ; nei risultati però sartl benP tenere distinti i dl1e gruppi. I principii cl1e hanno guidata la cura sono i segt1enti: Le d eformit:1 erano ca11sate da mancata consoli-

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dazione in alcuni dei malati, da accavallamento di frammenti e dalla loro deviazione angolare in tutti. Lo scopo della cura doveva mirare a porre i frammenti in conùi~ione di saldarli nei rapporti che più si avvicinavano allo stato normale. Per ottenere la saldatl1ra era praticata la rese· zione nella. regione della pseudo-artrosi ed i frammenti con le l~ro superfici cruentate erano situati l'uno v icino all'altro. Venivano mantenuti nella posizione voluta per mezzo dell'allontanamento delle cause, che portavano alla deviazione dei frammenti. La più importante è la muscolare. Coi mezzi comunemente usati l'azione muscolare sui framni.enti è difficilmente allontana bile pure nelle fratture recenti, sebbene per queste i muscoli non siano stabilmente retratti, e moclificazioni struttura.li non siano av-1'ent1te nel tessuto m11scolare da non renderlo più adatto a riprendere la lunghezza primitiva. Inoltre la coscia possiede muscoli di grande po· tenza. e l'applicazione della forza che si vuole op· porre al loro accorciamento (fatta coi comuni me· todi di estensione) è troppo tontana dalla sede di fratt11ra, sì che molto del rendimento della forza stessa va perduto. L' A. si è servito dell'apparecchio di Schede-Esch· baum per esegt1ire le potenti trazioni di cui abbi· sognava. L' A . faceva agire la forza esercitata dal letto di Schede sull'apparecchio gessato, rendendola permanente. A tale scopo la parte di ingessa.tura., che copriva il piede e la metà inferiore della gamba era eseguita con q11alche giorno di precedenza, esercitan· dosi così l a trazione direttamente sull'apparecchio gessato, mentre poi questo e1·a completato senza. in· terrompere la trazione, nella parte che do\'"eva ricoprire il resto dell'arto ed il bacino. Nuove trazioni erano esercitate, cli solito sotto la. narcosi, ad intervalli di una settimana o più, otte· nendo ulteriori alllmgamenti dell'arto; per fare poi agire la trazione specialmente sulla regione voluta, in corrispondenza di qt1esta era diviso circolarmente l'apparecchio gessato, onde le due parti dell'a.ppa· recchio si allontanavano sotto la nuova trazio11e, e si completava la parte mancante dell'apparecchio con g1ri di benda gessata. Ad evitare il grave inconveniente delle piaghe da compressicne facili a verificarsi nei plinti di a1p· poggio dell'apparecchio, specialmente nel rlorso del piede e nel calcagno, l' A. ha modificato l apparec· chio trasmettendo la forza traente clirettamente allo scheletro per mezzo di 11n grosso chiodo, che attra· versa il calcagno, e che viene a formare un 1mico sistema con l'apparecchio gessato per mezzo cli dt1e ferule di acciaio che salgono lateralmente e vanno a fi ~sarsi nella parte jnferiore della gessatura.


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SEZIONE PRATICA

Il chiodo 11on ris,~eglia al paziente spia.cevoli sen· sazioni, permette movimenti all'articolazione tibio· .. tarsea, e resta nei tess11ti sen?Ja irritarli per lln pe· riodo di 25 e più giorni: dopo tolto, le aperture lasciate sulla pelle si chiudono rapidamente. I ris11ltati sono stati brillanti per le deformita della diafisi femorale in casi di fratture nei due terzi inferiori. La deviazione angolare è stata allontanata, i11 tutti i casi, la consolidazione si è fatta. completa. e l'accavallamento è diminuito in modo notevole fino alla scomparsa quasi completa. Si sono avuti cosi all11ngamenti dell'arto fino a cm. 4, 5 e mezzo ecc .. riducendo la differenza con l'arto sano a cm. O. e 2. Dopo un a.nno e più gli operati si mantengono nelle buone condizioni riscontrate al momento della dimissione~ j risultati sono confermati dalle radio· grafie. L'osito non è stato altrettanto fortunato in d11e casi ùi fratture alte della ùiafisi femorale, sottotrocanteriche. ~L\.ncl10 in q11esti casi si è ottenuto un miglioramento (allungamento dell'arto di cm. 4 s11 5 e mezzo di acco1·cia111011t.o in un caso, di cm. 3 su 9 nell,altro) ma la doYia?Jione anO'olaro è in gran parte rimasta. Redt1ta dell'8 aprile 1903. Il Aocio reHidento dott. G. Be1·ti comuni ca in· torno nel Un caso tli 11torbo del Riga in ra,,r1azzo rli circa -~ a1111i. - Il caso presente aumenta il n11· moro clel le osser~razioni fatte fuori del mezzogiorno, e })l'eHAnta un certo interesse l)er riguardo alla sua etiologia. L' A . espone anzitutto la parte storica e descri,·e il tun1oretto sottolingual e; e ciò allo scopo di ben <'hiariro che si tratta veramente della ma· lattia dol Riga, la quale nel caso attuale sarebbe ins~rta durante l'iportosse. Questa eziologia non è ainmessa da q uas1 nessuno dei tanti autori, che hanno Rcritto in questi ultimi n.nni sulla malattia del Riga. Tutti insistono anzi per tenere pen distinta la 11lcerazione sotto· linguale della pertosse dal morbo di Riga; ciò che sarebbCl seco11do l'A. un errore, dato lo stesso n1eccanismo che si v·erifica in rigt1ardo a.I frenulo lingualo, nei casi cli poppa1nento faticoso e nei casi di tosse ferina. Certo la insistenza degli autori per la detta differenziazione trova ragione anche nella confu· sione, che solo adesso sembra diradarsi in rapporto alla mol'fologia del morbo cl i Riga, del qt1ale esisterebbe una ' rarietà puramente lllcerati,Ta, una varietà papuloide ed una ,,.arietil. ipersarcotica · mentre nella ipertosse la forma della frenulite sarebbe sempr e ulcerativa. Questi argomenti non sono mai sembrati all'A. s11fficienti per comprovare le vedute comuni sopra riportate : e il caso attuale parla in suo favore. In

esso infatti, durante una ipertosso, in un bambino di parecchi anni, è accaduto in via eccezionale, quello che capita sovente nei bambini di latte, che sono soggetti a un poppamento faticoso; l'A. non indaga la cagione di questa manifestazione ecce· zionale, ma gli basta che il caso valga a mettere in mora la concezione etiologica per la q11ale la ipertosse non dovrebbe essere cagione della pro· duzione sottolinguale ; la q11ale così viene in ul· timo a corroborare la dottrina meccanica della ma· lattia del Riga. Doit. BECCAR!. SOCIETÀ 1\IEDI CO CilIRURGJCA DI ~!ODENA.

Seduta del 15 maggio 1903.

A. Zanfragnini e C. Lancellotti. Ricerche snlla tension,e sllperficiale dei liquidi or,qa1iici. - In qlteste prime ricerche gli A A. hanno mis11rato com· para.tivamente la tensione st1perficiale dei liquidi, valendosi di uno speciale apparecchio contagocce che permette di ottenera rifiultati costanti ed esatti. Gli AA. concludono dalle loro ricerche che la tensione s uperficiale delle t1rine degli essudati, dei trast1dati del siero del sangue è sempre più bassa tlella tensione superficiale dell'acqua distillata. N all'urina. delle 24 ore il ,~~tlore della tensione st1perficiale oscilla, negli indiv"idt1i sani, entro limiti ristretti. Il fnJ.tore principale della tensione st1perficiale delle uri11e è rappresentato dai pigmenti normali (11rocromo) e patologici (11robiJina-pigmenti biliari). Secondo essi una i1otevole quantità di urobilina p11ò rondere l'urina sensibile alla, reazione di Haycraft. L'emoglobina, la carbossiemoglobina, la metemo· glolJina abbassano sensibilmente la tensione sup~r· ficiale delle loro soluzioni: questo fatto è poi molto spiccato nelle soluzioni di ematina, di emina, cli ematopo1·firina. A.. Ferra.ri. La jJara.qo,nglina T~assale in alc111ie der111atosi. - L'autore ha esperimentato, n ella locale clinica dern1osifilopatica. la paraganglina Vas· sale, o miostonina fisiologica, e t1~atta dalle capsule soprarenali del bue preparata dall'Istituto sieroterapico di Milano, su alcune derma.tosi eziologica· mente legate a disturbi gasti·o·intestinnli (3 casi di eczema cronico diffuso con lo cali~:lazioni special· mente agli arti superiori ed alla faccia,; un caso di eczema seborroico ed tm altro di acne r<>" n.cea). Le lesioni cutanee erano tutte di antica data e ribelli agli ordinari metodi ct1rativi per via interna ed esterna · in tutti si aveva atonia i11testinale cou stipsi ostinata. La se1nplice cul'a della paragttngli11n. per bocca a dose giornalierèl da 40 a 60 goccic, somministrate in via frazionata di 10 goccie pel' volta, continuata per 25 giorni, colla sospensiono di ogni cura locale, regolarizzò rapidamente la. (21)

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IL POLICLINICO

ftmzione gastro-intestinale e portò gradatamente un sensibile miglioramento nelle lesioni cutanee. La cura di questi ammalati continua ancora e l'uso terapeutico della paraganglina si estende acl altri infermi. Dott. Severi. Apparecchio per esegziire u1i bagn,o

a vapor e i1t letto, pro1tfo, i1i1tocuo ed eco1to11tico, 1nediante i vapori otte1tuti, spegnendo la calce viva. L'O. descrive un apparecchio assai semplice a forma di alta doccia che si sovrappone all'ammalato in letto. Sotto di esso si collocano due recipienti che contengono della calce vi,ra (circa 2 kg.) che viene gradatamente spenta coll'aggi11nta di acqua tiepida. Il vapore caldo che rapido si svi· luppa, mantiene sotto il detto apparecchio, per oltre mezzora, una temperatura fra 45°-50° che fa sudaro profusamente l'ammalato. D etto appa· r eccl1io viene adoperato da un po' di tempo nella R. Clinica ostetrica di Modena per promuovere il sudore alle gravide nefritiche ed alle eclamptiche con ottimo successo. PrGNATTI. .

rIl ATIeA pIl oFEssIoNAI, E Il soffio sistolico nella diagnosi della stenosi aortica. Un soffio sistolico all'aortanon può essere attribuito ad una stenosi aortica se non quando, simultaneamente, esistano aumento del volume del ventricolo sinistro e piccolezza del polso. Il soffio sistolico, cosi spesso associato al soffio diastoliC'o della malattia di Corrigan, non deve essere messo sul conto di un restringimento aor· tico se i segni arteriosi dell insufficienza si con· stntano il1 tutta la loro ampiezza (~fERKLEN).

Gravidanza eo1nplicata da insufficienza e stenosi cardiaca in donna con bacino ristretto. In Die Tlterapie der Gegen,zvart, VEIT riferisce il caso di llna donna a bacino angttsto con insuffi· cienza e stenosi cardiaca. in gravidanza. Aveva avuto, la donna, due bambini nati in parti lenti ma non difficili. Il parto in simili malate è sempre un fatto assai grave. L' A. riporta parecchi casi per mostrare i fatali risultati che si possono avere da lln momento all'altro. Importanti sono nella gravidanza la dieta e l'igiene. Se la scompensazione persiste per qt1alche tempo deve esser e provocato l'aborto. Con questo si riesce almeno a salvare la madre. Ma nella maggior parte dei casi il trattamento ordinario del cuore basta ed il parto avviene normalmente. Se appaiono sintomi gravi, l'aborto può essere subito provocato .

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È sempre necessario aYer molta cura dell'inferma durante e dopo la nascita del bambino ed anche durante il puerperio. Nel momento del parto, piccole dosi di morfina e la massima rapidità possibile dell'espulsione, con l'aiuto del forcipe, se è necessario.

Ateroma cerebrale. L'ateroma cerebrale può dar luogo a crisi acute passeggiere di eccitazione delirante o maniaca, preludio di un ulteriore rammollimento cerebrale.

APPUN!J.lI DI IflEY).APIA L'anestesia loca] e. La refrigerazione col cloruro di etile basta a por· tare l'anestesia per molti interventi superficiali e rapidi (unghia incarnata, patereccio). Quando si tratta di interventi di un altro ordine (circoncisione, ascesso della mammella, flemmoni dell'ascella) dove i tessuti induriscono sotto la congelazione {prepuzio); dove la pelle mobile s11i piani profondi permette di fare un'iniezione poco dolorosa; dove finalmente la lesione profonda rischia di non essere anestesizzata dalla refrigerazione superficiale, si ricorre allora ad iniezioni di cocaina. In regola generaJe, la dose di d11e a tre centigrammi di cocaina non sarr:t sorpassata. e questa dose sara diluita in ttn volume conF.1iderevole di acqua. (SOHLEICH) :

Cloridrato di cocaina . . centgm. 3 Acqua distillata e sterilizzata gm. 15 Coll'aiuto di una siringa. di Roux e dopo aver preso tutte le precauzioni di antisepsi, questa quan· tita sara iniettata lentamente a profondita variabile del derma perpendicolarmente alla superficie della pelle. L'anestesia è perfetta~ si potra rinforzarla aggiungendo una leggiera quantitci di oloruro di sodio (SCHLEICH) :

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Cloridrato di cocaina . . centgm. 3 Acqua distillata e sterilizzata. gm. 15 Cloruro di sodio. . . . centgm. 10 Il solo inconveniente del metodo è il leggero cer· cine edematoso che produce dal lato della pelle. Per le operazioni dentarie, come lo raccomanda CRUET, la dose non sorpassera 2 centgm. ed invece di diluire il titolo della soluzione a11'1 per 500, lo si ridurra all'1 : 80, non tollerando la gengiva grandi quan· tita di liquido. L'anestesia con la cocaina nelle operazioni dentarie è del resto un soggetto molto importante. Per evitare gli accidenti di sincope possibili, in generale si operera il malato coricato e lo si lascera disteso parecchie ore dopo l'intervento.

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SEZIONE PRATICA

Recentemente il dott. ForsY ha mostrato che l'aggiunta di adrenalina aumentava ancora il potere anestetico. Il pratico potra prescrivere: Cloridrato di cocaina . . centgm. 3 .A.cq11a sterilizzata e distillata. gm. 15 Soluzione di cloridrato di adrenalina 1 : 1000 . . . . . gocce V . Per aprire un panereccio o un furuncolo specialmente doloroso, il FOISY consiglia la formula se· g11ente: Soluzione di cocaina 1 : 100 . eme. 1; » di adrenalina 1 : 1000 . IV-V gocce.

(Jour1tal des prctticie1is).

Incompatibilità del bo1·ato di soda. e del cloralio. Queste duo sostanze so110 incompatibili perch è dànno 1L1ogo ad uno sviluppo di cloroformio: il cloralio viene infatti decomposto dal borato di soda como lo sarebbe da un alcali ed il dott. ~IEURIN, che ha. C'OJ1statato questa incompatibilità, raccomanda cli rin1ediarvi aggiungendo aUa solt1zione un po' di glicori11a. Secondo il ~I ..\NSEAU (B11,lletin rle ta Société de plzarnzatie rlfl Borcleazi..'l:, marzo 1903) si può fare a mei10 di aggiungere della glicerina ; basta sostituire al bora,to cli Aoda il biborato che lo stesso at1tore ha già rn ccoma.ndato per rimediare all'incompat.i· bilitit esistente tra il bora.to di soda e la cocaina. In presenza cli biborato sodico lo sdoppiamento del cloralio non si produce, n eppure dopo un contatto di un 1nose, tempo più che sufficiente per il com· pleto consun10 del preparato da parte dell'infermo. L·a,ciùo borico, l'acido fenico e l'acido salicilico possono nuche impedire lo sdoppiamento del clo· ralio da p:.irte del borato di soda, ma a condizione di non essere obbligati a riscaldare la soluzione. D'aJtronde, anche con la glicerina e col biborato di soda la decomposizione del cloralio ha luogo lo stesso quando si riscalda la soluzione. Se la soluzione deve essere necessariamente portata all'ebullizione, si può evitare la scomposizione del cloralio, a.ggiungendo al liquido qualche goccia di acido lattico, oppure un piccolo cristallo di acido citrico o di acido tartarico.

L'acido citrico per rimediare all'incompatibità reciproca di certe tinture.

951

dii Sud-Ouest., - febb. 1903,), la glicerina può essere

adoperata senza inconvenienti quando le tinture sono aggiunte ad una pozione, perchè in questo caso la glicerina non aumenta il volume del medica.mento e quindi non mo,difica le proporzioni del principio attivo; ma non è lo stesso quanc.l o si tratta di ltn miscuglio delle due tinture, ed allora è pre· feribile di ricorrera al procedimento del dott. HAMDI, ma si può sostituire l'acido citri co all'acido clori· drieo. Il BADEL propone di servirsi di una soluzione alcoolica di quest'acido a parti eguali. Secondo il BADEL l'aggiunta di acido citrico presenta anche il vantaggio di dare un preparato lim· pido quando la tinttUa di viburnum viene aggiunta, il che spesso si verifica, alla tintura di hydrastis e di hamamelis. La stessa aggiunta presenta i medesimi vantaggi per i miscugli seguenti : tinture di rabarbaro e di china; tinture di colombo e di rabarbaro; tinture di colombo, di genziana, di noce vomica e di china; tinture di badiana, di Baumé, di genziana e di noce vomica; tinture di badiana, di ipecacuana, di boldo e di noce vomica; tinture di grindelia, di drosera e di ipecacuana.

Purganti adatti nelle id1·opisie cardiache. Se non vi sono indicazioni speciali da parte del fega,to, dei polmoni e dei r eni, il LIÉGEOIS associa i diuretici tensori a deboli dosi di scamonea o di gialappa, e trova eccellente il vino idragogo di D ebreyne, la cui forml1la è la seguente: 8 Radice di gialappa, . . gm. Squame di scilla . . . . » 8 15 Nitrato di potassa . . . » Vi.no bianco . . . . . )) 1000 Tre a sei cucchiai al giorno dapprima, poi tre cucchiai p er ' rolta, cioè nove cucchiai al giorno. Se vi sono indicazioni particolari da parte dei polmoni e del fegato, se i polmoni del cardiaco sono edematosi, il fegato congestionato, il LIÉGEOIS sceglie i preparati nei quali ai diuretici arteriotensori è aggiunto il calomelano a debole dose. L' A. preferisce le pillole di Huchard, così composte: Calomelano . . . . . . . gm. 2 Polvere di digitale . . . . » 1 >> di scilla . . . . . . >> 3 Estratto acquoso di segala cornn ta '> 4: Per quaranta pillole. Tre a sei al giorno. (Jonrnal des,. praticiens, 7 maggio 1903).

Il dott. HAMDI ha fatto notare che era possibile di rimediare alla incompatibilita che esiste fra la tintura di hydrastis e quella di hamamelis aggiun- Condotta da tenere riguardo al dente di sei anni (primo molare permanente). gendo al miscuglio qualche goccia di acido idroEccola secondo il dott. MAHÉ, della P resse méolorico. D'altro canto LECUYER ha raccomandato, allo dicale : 1. Se il secondo molare non ha fatto la sua eru· stesso scopo, di usar la glicerina. Secondo il dott. BADEL (Biilleti1i de pkarmacie _ zioue (prima dei 12 anni) e se il primo non sembra. (23)


952

IL POLICLINICO

suscettibile di una co1iservaz;o1ie per così dire iude· finita, vi sarà indiscutibile vantaggio n ell'immediata

ablazione. 2. Se il secondo nlolare ha preso il suo posto ed ha fatto la sua eruzione presso a poco completa (dopo 12 anni), bisognerà al contrario tentare tutte le possibili probabilità di couservazio1ie, senza però far nulla di sistematicamente esa gerato in questo senso, un cattivissimo dente restando malgrado tutto un organo compromesso e compromettente. 3. Se molto prematuramente (verso otto anni, per esempio) il primo molare sembra già perduto per l'avve1iire, ma capaee ancora di una conservazione di due o tre anni, si potrà tentare qu()Sta conser· vazione che assicurerà un organo utile fino all'eru· zione del secondo molare. Mci bisO/J7terà avvertire i pare1iti delt'zitilità tiella sna ablazione prinza clie qnest' altinio co1lti1ici la sna erzizio1ie. 4. Se l'inizio della carie è posteriore all'età di 14 o 15 anni, le indicazioni della cura non diffe · riscono in nulla da quelle che si applicano agli altri denti.

Nella gotta. Infuso di foglie di ·digitale . Nitrato potassico . . . . Tintura di colchico. . . . Sciroppo semplice . . . .

. gm. 1 : 200 . J> 4 . J> 5 . » • 30

D. S. Ogni due ore un cu cchiaio da ta,rola.

LA.NNo IX, FAso. 30]

3. Si ha diuresi per diretta stimolazione del· l'epitelio secretivo del rene, esse11do aumentati così gli elementi solidi quan,.to i liquidi dell'urina. 4. La teina secondo parecchi autori, ha in più la seguente azione: produce . una caduta nolla temperatura del corpo. mentre la caffeina provoca un aumento· la sua azione è più marcata s til si· . sterna sen soriale, m entre la caffeina agisce l)Ìù sul 1 sistema motore; è \111 efficace anestetico ed anal· ~ I gesico locale men tre la caffeina non ha tale ef· fetto. ; • 5. L'acido tannico eser cita le sue ben note proprietà astringenti Slll canale alimentare ed ha indubbiamente un effetto nocivo sulla digestione gastrica ed intestinale per la formazione di com· posti insoll1bili. Per conseguenza, qt1ando è usato in eccesso, possono attendersi le reazioni seguenti: . esaurimento del cervello per costante iperstimolazione, insonnia, vertigine, cefalea, n euralgie, scin· tillii. ottusità mentale con esaurimento dello spirito, svogliatezza al lavoro, malinconia; a11mentata ed irregolar e azione del cuore, ronzlo n egli orecchi, tremori muscolari · varie form e di indigestione ga· strica ed intestinale, con perdita di appetito; diar· r ea quando si abusa di caffè e costipazione con alternati attacchi di diarrea quando si a bùsa di the; dimin11zione di p eso d el corpo. Nella cura di questi pazienti il pl1nto essenziale è la soppressione dell'abitudine eccessiva.

Le ntedichesse. -

Nella tlatulenza. •

Foglie di m en ta piperita Rizomi di calamo • • • Bacche di ginepro . • • Foglie di senna . • • • D. S. In un infuso di the.

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VA.RIA I11tossicazione da tl1e e da caffè. - E.rvcIL10 K1xG nell' Anzer;can Medicin e (31 gennaio 1903) descriy·e così razione fisiologica della caffeina e della t eina: 1. E sse cal1sano insonnia1 maggiore capacità, per il l::r,oro mentale e(l aumentata attività di pen· ·siero p er stimolazione delle cellt1le cerebrali. .A.u· mento dei riflessi per stimolazione del midollo ~pina.le .

2. L'azione del cuore è rinforzata ed il battito è prima. reso più lento, poi più rapido ed irrego· lare. Questo effetto è paragonabile n. quello della digitale . ma è più ovanescente ed anche più pronto. È gen eralmente ammesso che ciò dipenda dalla ti1nola~ione dol miLlollo e n on da azione diretta, S\ll Cll01'0.

(24)

L 'eser cizio della medicina da parte delle donne scrive il Jour1ial rles Débats, non è gia t1na novita, ma sibbene un ritorno all'antico. D'altra parte poi, è evidente ch e, per c11rar<? le donne sono da prefe1·irsi le donne ag]i uomini~ e se è pre· valsa l'idea contraria, che è lln vero i•regiudizio, qt1esto pregiudizio n acque i11 Francia. i1el secolo de· cimottavo o, tutto al più, n el secolo decimosettimo. Fino a quell'epoca, sempre e don1nq11e, le donne avevano cl1rate le donne; e anche al giorno d'oggi, q11esto av,rien e presso tutti i po1)oli primiti,,i, a cui l'incivilimento non coml1nicò idee false e sbagliate. In Grecia, oltre le levatrici vi erano pure delle l/ltaritr;c;; e lo stesso avveniva a Ron1a, ove Gal· lieno trovò delle esercenti l'arte salutare ;i cui fu largo di elogi, ch e m eritò pi1\ specialmente una certa Antiochia reputata per le sue rure veramente mi· racolose. L'avvenimenio del cristianesimo non modificò punto nè poco quella tradizione, e ciò è tanto 'ero che, n ei primi secoli della. Chiesa, delle molte donne che eser citavano la m edicina . parecchie furono ca· nonizzate. Com e ad esempio, anta Teodosia, madre di San Pl'ocopio,.. eser cente a Romu., e Santa, Kice· rate. che g uari di una laringite San Giovanni Cri· sostomo. Molte monache tli,rennero ,,.ale11ti dotto· resse in medicina. Nel duodecimo Recolo, segnen(lo i consigli di Abeilardo n ella Sciampagna, ]e suore

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• {ANNO IX, Fase. 301

del con-vento del Paracleto, oltre la medicina pra· ticavano pure la chirurgia. 1n Germania poi, Santa Ildegarda, ohe fu la più celebre fra le donne eser· centi l'arte salutare, non fu soltanto una esperta ed emerita medichessa curante, ma fu pure una dotto· ressa. che scrisse dei dotti trattati di medicina.

l\lJBRICA DELL'UFFICIALE SA.NITAIUO ed :IG-:IEN"E

Esam& del latte innacquato, scremato od aggiunto per il dott. P.

953

SEZIONE PRATICA

PASQUINL

Il latte, elemento p1·ezioso nell'economia e nella terapia sempre preso in speciale considerazione dai batteriologi dai microscopisti e dai chimici, ' ra soggetto a molteplici alterazioni, alcune indipendenti dalla volontà dei produttori e dei consumatori, altre invece dipendenti clall incl1ria di chi lo consltma o dalla malafede di chi lo produce. l\tlentre, per le mode1--ne discipline igieniche, talo1·a si fti esagerato, tal'altra di troppo di· minuito il valore reale che l,uso imprudente di qu~t->to alin1ento può avere nel coefficiente generale della morbosità 11mana, ben poco ~ i è fatto }Jer ridurre facile ed alla portata di tutti la diagnosi differenziale fra un latte buono ed lln latte cattivo. Invero, riuniti i criteri ùel batteriologo, del microscopj sta e del chimico, colle moderne conoscenze, il valore igienico di un latte può essere stabilito. 8e riflettiamo pe1·ò alla universalità dell'uso del latte, che anzi talora costituisce il vitto unico di alcune popolazioni miserabili. ci convinceremo facilmente dell'utilità di semplificare e di riunire nella mano del medico più modesto i meto lti d'esame più spicci che valgano a stabili1·ne i caratteri patogenetici o di frode. A questo scopo io, nelle p1·ovincie di Siena, di Grosseto e di Roma, sono andato esaminando latte delle più svariate provenienze. È inutile mi soffermi a considerare le oscil~ !azioni grandi che si notano nel quantitativo di impurità, o scor·ie, fra latte prov~niente da stalle ben tenute con personale adatto, o da stalle mal tenute e peggio sorvegliate, o addirittura dai pastori della campagna. È o'rvio <ledurne il significato.

***

Il latte p1·ovf'niente dalle campagne e con· • sumato nei piccoli paesi difficilmente è adulterato con quella scaltrezza che distingue i produttori e i rivenditori delle città, e il più delle ' rolte è semplicemente innacquato o scremato. }letodi esclusivamente fisici per riconoscere co:r;i facilità queste adulterazioni fino ad ora non esistono, e si deve a questo scopo ricorrere a valutazioni densimetre ed a ricerche chimiche non alla portata di tutti. tudiando sulla composizione morfologica del latte, ho potuto stabilire che le varie specie dei suoi globuli stanno fra di loro in rap· porto costante. Così i globuli grandi sono circa un terzo dei medi e questi circa un terzo dei piccoli. Che inoltre, nel latte normale esistono, in scarso numero dei globuli, ohe si po.trepbero chiamare grandissimi, i quali bene si , riconoscono perchè male vengono a fuoco, e pEllrchè, dal fatto che al cli sopra e al disotto del loro equatore si immettono i globuli piccoli, prendono l'aspetto di globuli composti. 01·a sottoponendo il latte alla centrifugazione ho osservato che il prirno straterello di crema che si forma è costituito in massima di globuli gra1Ldi e poi via via di ~lobuli medi e di piccoli. Lo stesso fatto si a''"vera lasciando che la crema da sè stessa si separi. I globuli grandissimi sono i primi a galleggiare e scom· paiono pe1~ciò dal latte anche semplicemente spannato. Facendo tesoro di queste osservazioni resterà facile giudicare se si abbia in esame

Latte inte1·0, latte sc1·e11tafo, latte i1i1zacq1iato.

L'esame microscopico si deve fare sempre su latte non bollito ed il mic1·oscopista si de,re precedentemente addestrare nell'osservazione del latte intero e di animali sani della pro· pria regione, poichè il latte che si produce in ogni singola località ha 11na ricchezza in globuli legge1·mente oscillante. Con questo esercizio ben presto si costrui1·à nella mente una imagine microscopica del latte anormale così armonica che in seguito a primo sguardo ved1·à se uno degli 01·dini dei globuli è stato spostato; e non gli sa1--à difficile classifica1·e i globuli stessi, i quali pe1· g1·andezza si seguono in linea fittamente progressiva~ in uno dei tre ordini. • Nei miei esami procedo così: con una pipetta che dia l1na goccia di un ventesimo di 25

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954

[ A.NNo IX, F .A.so. 30]

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centimetro cubico, pongo una goccia di latte Stl di un vetrino porta-oggetti, e la copro senza comprimerla affatto con un vetrino copri-oggetti delle dimensioni 181nm X 1Smm. Dopo 5-10 minuti osse1·vo co11 obbiettivo a secco (8* K.)

ridotti in numero. Gli spazi fra globuli e globl1li si fanno più o meno granrli. ,

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Fig. I.

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intero.

Nel latte intero . si trovano tutti e t1·e gli ordini di globuli nelle proporzioni suddette, ed anche i globuli grandissimi se il latte non fu spannato. I globuli sono stretti fra di loro non lasciando spazi duperiori al diametro di due globttli grandi mentre in alcune aree sono disposti in più strati.

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o Fig. II. -

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Latte innacquato.

Nel latte iJrt1tacqziato si trovano tutti e tre gli ordini di globuli e fortuitamente anche i globuli g1·andi simi ma più o meno fortemente

Latte scremato.

Nel latte sc1·e11zato non si trovano più i globuli grandi~ e i globuli merli sono ridotti in numero p1~oporzionale alla intensità di scrematura fino a sparire. Gli spazi colla proporzione medesima si fanno grandi più o meno, mentre non si tro,rano aree di stratificazione.

Sostan.ee aggi1inte a scopo di /1·ode, ed i1np1l1·ità o scorie. Pe1·chè il latte, innacquato o sc1·emato, possa entrare in vendita, deve i·iprendere il suo aspetto e la sua densità. All'uno fl all' altro uopo molteplici sono le aggiunte che si è pensato di fare, e che non sempre facilmente si possono scoprire. I materiali che vengono aggiunti al latte consistono il più spesso in amidi, gon1ma, destrina, gomma adragante, itt,iocolla, gelatina sali (carbonati alcalini) ; talora anche in emulsioni di olio di mandorle, di lino di canape, Cli papav~ro, ecc., e, raramenta si dice, in sostanzà cerebrale spappolata. A vendo alcune di queste sostanze la p1~0prietà di rimanere sciolte nel sie1·0, altre di galleggiare in globuli, altre infine di preci pitare colle impurità, mi è parso conveniente di separare nel modo più semplice queste parti l'una dall'altra e di eseguirne separata· mente l'esame.

' Fig. IV.

Ciò si ottiene facilmente se1~vendosi di un ttl\)etto, che ciascuno si può fabbricare con una comune pro1.. etta. strozzato al suo terzo inferiore ed al fondo tirato alla lampada e al dato. (26)

Vi si pongano 10 eme. di latte e si centri· fughi. Non occo1·re prolungare di troppo la centrifugazione dacchè quando la separazione delle varie parti si è avviata, si compie fa· cilmente e spontaneamente in poche ore. (A11zi,


[ANNO IX,

FASO.

30]

955

SEZIONE PRATICA.

chi non abbia a disposizione una centrifuga. può servirsi della separazione spontanea~ che avviene in 24-36 orè) . .Si a''"rà così una parte galleggiante rappresentata dai globuli del latte e dalle sostanze leggere (olii) che per caso si fossero aggiunte; una parte raccolta nel fondo del tubetto contenente le scorie. gli amidi, la sostanza cerebrale, ecc. ; una pa1·te intermedia liquida, siero che conterrà le gomme o i sali se vi furono aggiunti. i rompa allora la punta del tubetto, chiudendo col dito l'apertura superiore, e si raccolga poi in tre diversi recipienti il deposito, il siero, l& crema.. Colla centrifugazione e col successivo riposo si ottiene sempre di separai"~ un disco di c1·ema di una determinata altezza. che subisce riduzioni proporzionali alla scrematura e all'innacquamento. Così cent1,.ilugando il latte in un tubetto diviso in eme., ed osservando la quantità cli crema che se ne separa, riportata a quella del latte normale del luogo, si può dedurre se il latte debba considerarsi come grasso, meno grasso o magro, od anche il \"alore della scrematura e dell'innacq ua· mento. Per rendere il disco di crema nettamente visibile basta aggit1ngere al latte una goccia di una soluzione di bleu di metilene. Di più colla centrifugazione si ha la conferma del· l'esame microscopico, tenendo presente che: nel latte normale lo strato di panna non è visibile per trasparenza, ma solo per i·i· flessione; nel latte scremato il siero t"esta opaco, ma il disco di crema si vede distintamente ; nel latte innacquato la panna si se· para con molta facilità, e rimanendo il siero più o meno limpido, anche per l'aggiunta di piccole quantità d'acqua, la crema, in disco di altezza proporzionale all'innacquamento, si manifesta nettamente. Procedendo all'esame di ciascuna parte e facendo astrazione dalle scorie, le quali possono essere della più ' raria pro'\renienza, tro,,.e. remo nel deposito : gli a1nidi, che facilmente si i·iconoscono al l'esame microscopico. e per la loro reazione bleu-violetta, con tintura d',jodo ; la sosta1zza ce1·eb1'ale (cer,..ello di montone) spap· potata, la quale si rivela all esame microscopico ller la i:•resenza di cellule, di fibre.

o di g1·anuli ~morfi commisti ai globulì del latte; nella crema : le e11iulsio1ii di 11ta11dorle. le quali, con qualcl1e goccia di amigdalina. danno odore di acido • prussico; le e11111lsio11i di se11ii di ltizo. ca1ia11e. papa· ue1·0. ecc., le quali si p1·esentano al mic1·0· scopio come globuli di grassi \"egetali, di· ve1·samente colorati e facilmente riconoscibili; nel siero: l'alb11111e: precipitando la caseina con acido acetico. e bollendo il filtrato,' !,albumina dei semi e l'albume coagula· la go11i111a. la dest1·i1ta. la go111111a ad1·agante: trattando prima il siero con acido acetico. precipitano con alcool, con silicati e borati; l'ittiocolla e la ,qelatina: trattando prima il siero con acido acetico. precitlitano con soluzione di tannino ; i carbo11ati alcali11i, che generalmente si agg iungono. si 1·ivelano coi comuni reattivi e colla calcinazione. .:,

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ricerca dei microorganismi nel latte non è sempre facile. specialmente quando non vi "i trovino in una ce1'ta quantità. Nel caso nostro. sarà facile, coi comuni metodi, ricercare i microorganismi nel deposito, avendo evitato l'imbarazzo del grasso, ed a· vendo raccolto nel più piccolo "'\·olume tutto il materiale che pt1ò contenere germi. Quando a questo precipuo scopo sia rivolta la centrifugazione, gioverà addizionare il latte con acqua, o. meglio con soluzione tenue di ca1'bonato sodico. Raramente qualche germe si })UÒ tro,rare nella c1·ema trascinatovi dai globuli. In q nesto caso giova sciogliere la crema in alcool ed ete1·e a parti eguali ; decantare ecl esaminare il deposito. dopo averlo rila"'\,.ato in acqua sterile od in solt1zione fisiologica sterilizzata. Ron1a, 2 maggio 1903.

Prof. V. PENSUTI

Sulle nev1·osi dello stomaco ,...., _,,

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POLIOLL.~ICO

CENNI BIBLIOGRAFICI

Dott. R. GUAITA. L'igiene nella scuola e nella famiglia. Gnitln pratica per le edncatrici degli I stifllfi i1ifantili, per le niaestre, i 11iaestri e per le , / aJJtiglie (Casa editrice Trevisini. }'filano, 1903). 11 titolo indica chiaramente lo scopo dell'opera. Il pl'of. GtTAJTA nella sua modestia, dice di non vo· leJ·e che il suo libro sia ritenuto come un trattato completo di igiene infantile e scolastica; ma, scor· rendo le pagine che egli ha scritt~, ci si accorge ch e la Slla è un opera esauriente e rigorosamente scientifica. Egli comincia ad occuparsi del bambino fin dalla nascita e lo acco~pagna passo a passo durante tutti gli anni pericolosi della prima infanzia fino a quando, sviluppato completamente di spirito e di corpo, cessa di esser bambino per divenire giovanetto. E nulla in questa guida è trascurato: l'anatomia e la fisiologia servono alla esposizione dei precetti salutari: l'igiene più pura, occupantesi dell'educazione, della scuola., della famiglia dei compagni, ecc., serve all'alimento dello spirito. Bre,ri pagine riassuntive contenenti i precetti da applicarsi in casi di soccorso d'urgenza nella scuola e nella famiglia e la descrizione di un armadio farmaceutico di Clli ogni famiglia e ogni scuola do· ' rrebbe esser provveduta, terminano il libro del GVAJTA. libro altamente utile e umanita.rio. a. p.

Gesehlecht nnd Krankheit. - In. Gesch· lecht und Enta1·tung. - Carl ~Iarhold Verlag, 1903, Halle a. d. S. I due fascicoli del dott. P AUL US JULI US ~IOEBIUS « Sesso e malattia » e t: Sesso e degenerazione » formano rispettivamente i fascicoli n. 1 e 2 di una serie di pubblicazioni intraprese dal ~lOERIUS stesso come « Contributo alla dottrina delle diffe· renze del sesso. Nella prima memoria « Sesso e malattia ,. l' A. si occupa delle malattie proprie dell'uno e dell'altro esso, indipendente mente da qualsiasi ·elemento congenito, dipendenti dalln condizioni di vita e infine delle malattie comuni ai due sessi. Le conclusioni dei dati dell' A. sono riportate in forma di tabelle in fine del fascicolo ; da queste l'A. si crede autorizzato a conchiudere che: 1. Gli 11omini ammalano e muoiono per le loro occupazioni più di frequente delle donne ; ma le cause principali cl ella · maggiore mortalità negli uomini si cleYono ricercare nell'abuso dell'~lcool e nelle malattie v·eneree. 2. Non c'è nessuna ragione plausibile di am· mettere per il sesso femminile 11na certa longevità o una forza di resi tenza verso le malattie. .r ella econda memoria <• Sesso e degenerazione ~ lioEBIU. premette che egli non si occupa della <legenerazione, dirò cosi acquisita. I dist11rbi di MoEB1u • •

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fANNO IX,

FASO.

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cui si occupa o sono congeniti o si manifestano a causa di una predisposizione ereditaria. Cosi, dopo aver parlato brevemente dell'uomo sano, tratta dell'ermafroditismo ipospadia, criptorchismo, gine· comastia, « effeminatio, » infantilismo, ecc. Come con seguenza ne derivano deviazioni dell'istinto sessuale e ottundimento del carattere sessuale. L'A. conchil1de con delle considerazioni pratiche. « La degenerazione dice :à'IOEBlllS - è tanto più frequente quanto più un popolo è vecchio e incolto. » E' la civiltà che deve farla sparire dalla faccia dol mondo. Come contributo al giovane l'amo della medicina sociale i due opuscoli del "bloEBIUS sono di 5'ommo inter esse.

INTERESSI PROFESSIONALI Le condizioni dei nost1·i manicomi. Nella Rivista di Beneficenza Pubblica, Previdenza e Igiene Sociale, l'illust1'e prof. TANZI pubblica un importante articolo che m~rita il conto di l'iassumer e : • L 'on. Giolitti presentò un progetto di legge sui manioomi che, dalle modificazioni intro· dottevi in Senato fu svisato del tutto. Mentre la Commissione del Senato a''" eva ce1'cato di togliere quanto di dannoso e di stridente esiste nel regolamento vecchio, con articoli aggiuntivi ed emendamenti fatti al nuovo, si ritorna presso a poco allo stata q1io ante. Una prima dissonanza la troviamo in ciò che riguarda l'autorità del direttore. È evidente che un direttore di manicomio non deve vedere limitate le sue funzioni alle sole e semplici questioni sanitarie, perchè in tal modo sfugge dalla sua sorveglianza tutto ciò che ~ di amministrativo, come acl esempio l'ordinamento dei lavori, che in un manicomio rientra anche nel campo della terapia. Così pure tutti i rapporti con gl'infermieri e con gl'inservienti è bene che siano trattati dal direttore, unica mente tecnica che sa ~d apprezza tutti i loro bisogni come conosce e apprezza tutti i bisogni degli ammalati che con gl'infermieri e inservienti sono a contatto. Ora se a late1"'e del direttore si mette un funzionario per le mansioni amministrative, incaricato di tutto vigilare, di tutto discutere e ostacolare, l'autorità del primo ' rerrà afl esser e moralmente e materialmente scossa certo non con beneficio dell'istituto. E ciò fa appunto l' uf· ficio centrale del enato il quale mentre dà


LANNO IX, Fase.

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SEZIONE PRATICA

al direttore « piena autorità sul servizio in· « terno sanitario e l'alta sorveglianza su « quello economico per tutto ciò che riguarda e il trattamento dei malati » delibera poi che i « regolamenti speciali dei manicomi clovranno « essere cleliberati sentito il direttore del « manicomio, dall Amministrazione provin« ciale e saranno app1·ovati dal Consiglio su« periore di Sanità » . Quale l'effetto di queste disposizioni? Ohe il sen. Municchi p . es., quale presidente della Depl1tazione pro,·inciale di Firenze ha creduto proporre al Consiglio pro· vinciale un regolamento, in armonia con la legge, in cui si riduce il numero degli infermieri, si aumenta l'orario di servizio dei ri· masti per supplire al lavoro dei mancanti e si affida ad un commissario amministrativo la facoltà di nominare, promuovere punire e licenziare il personale. Ohe cosa resta al direttore? dove si eserciterà « la sua alta, sor· veglianza ul servizio economico per ciò che concerne il trattamento dei malati » sopra citati'? La relazione :rtiunicchi interpreta la parola « trattamento » come « trattamento èietetico » ! Un'altra parte del progetto di legge con· cerne la vigilanza sui manicomi e sugli alienati, esercitata da una Commissione di cui dev:e far parte un medico alienista. L'opportunità di tale decisione è paralizzata dalla difficoltà di trovare un così gran numero di alienisti dacchè la Commissione ha da essere una per ogni provincia. Sarebbe quindi più opportuno creare un apposito ufficio tecnico con una sfera di azione non in una sola pro· vincia, ma in una grande regione. Terzo punto importante del progetto ùi legge è quello che si occupa della competenza delle spese. È e'Tidente che il numero dei pazzi nei manicomi alimenta, ma aumenta non perchè la pazzia sia maggiore, bensì perchè la civiltà progredita acuisce la sensibilità sociale di fronte alla pazzia sicchè vi è un maggiore stimolo all'internamento degli alienati in appositi ospedali. Dove il livello df,lla vita è meschino, la promiscuità dei pazzi coi sani è facilmente tollerata dai popoli avvezzi agli orrori della miseria e perciò i manicomi sono scarsi, disseminati, poco ben visti e poco accessibili. Di pari passo dunque all'affolla· mento dei manicomi, progredisce la spesa per

il mantenimento di quosti. Per diminuire il carico alle provincie, il progetto Rudin ì del 1898 addossava ai comuni la quarta o quinta parte della spesa per i pazzi di q11alunque genere· il recente progetto Giolitti invece limita le spese delle province· al solo mantenimento dei pazzi pericolosi a loro e agli altri, ponendo a carico dei comuni tutti i dementi innocui. Ambedue le soluzioni non sono però esenti da mende. Il primo rimedio (ne accenna la relazione Giolitti) riuscu·ebbe di danno ai contribuenti e ai malati; a quelli perchè ciò che risparmierebbero come sovrimposta pro:vin· ciale dovrebbero pagare come sovrimposta comunale, anzi dovrebbero pagare l'una e l'altra perchè le province non vorranno ri· nunciare ai fondi occorrenti per altri servizi invece che per le spese di sovvenzione ai manicomi; a questi perchè i comuni, spinti da inopia o da avarizia., ostacolerebbero l'invio dei malati poveri ai manicomi; e sul danno <'l1e ciò produrrebbe non fa d'uopo spendere molte parole. li secondo provvedimento, quello cioè di addossare ai comuni tutto il carico dei dementi innocui non è meno difettoso. Tutti sanno come le tristi condizioni in cui ve1·sano la maggior parte delle Amministrazioni comunali, fa sì che le sovvenzioni all'ospedale siano meschine, anzi a volte non sono nemmeno pagate le spese occorrenti, sicchè q nesti Istituti deTono chiudere le loro porte anche ad ammalati gravi. Il voler aggiunge1·e quindi agli oneri già esistenti anche il peso dei de· menti innocui porta di necessità ltn danno gravissimo, qual'è quello di rendere estremamente incerta la determinazione dell'inno· cuità. Su questa il giudizio psichiatrico no11 può ~ssere incondizionato: esso è invece subordinato all'epoca in cùi viene emesso e al1 ambiente in cui l'infermo vive. Un pazzo tranquillo oggi, può divenire domani agitato e quindi pericolosissimo; un imbecille, in· nocno sotto la sorveglianza del manicomio, può, domani lasciato libero, divenire uno st1t· p1~atore o un incendiario. E anche dal punto di vista personale si debbon fare delle restrizioni. Il demente innocuo causa la sua inet· titudine a provvedere a sè stesso, si trova in perpetuo pericolo per la propria vita. T11tti questi possibili inconvenienti non de-

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IL POLICLINIOO

''rono esistere ; perchè non esistano non ci T"O· gliono i·ipieghi o mezze misure· occorre che l'onere dei manicomi gravi.. se non addirit.. tura sullo Stato come in Francia o nel Belgio, almeno sulle g1·andi Amminist1·azioni delle p1·ovince. Tale misura s'impone anche maggiormente per il fatto che l'art. 3 della legge, parlando delle nor·me per il licenziamento degli alienati~ dispone che la dimissione di questi dal Manicomio possa esse1·e autorizzata con decreto del Tribunale su richiesta della Deputazione provinciale. Perchè ql1esta ingerenza, non motivata certo da una speciale competenza psichiat1·ica della suddetta Deputazione? Essa di sicuro non è mossa altro che da i·agioni f inan~iarie, vale a dire non serve ad altro che a far classificare un malato o va1·ie categorie di malati fea gli innocui per addos· sarli esclusivamente alla competenza passiva dei comuni. L ' A. conclttde col proporre una modificazione all articolo della legge. Questo dice : ~ Debbono essere custodite e curate nei ma« nicomi le persone affette per quall.1nque « causa da alienazione mentale. quando siano « pericolose a sè o agli altri o i·iescano di « pubblico scandalo e non siano e non pos· « sano essere convenientemente custodite e « curate f1101·chè nei manicomii. » Alle pa1·ole: « e non siar10 e » si sostituisca tln « o » e la condizione « necessaria » secondo il testo attuale per il i·ico,'r ero nel manicomio dive11terà « sufficiente » costituendo in tal modo un obbligo per il ricovero dei mentecatti innocui. :~

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La questione dei manic·omi e dei po,reri in· fermi i'""i i·inchiusi è divenuta oggi di dominio pubblico ed è discussa non solo dagli alie· nisti pii1 distinti) ma da tutte le persone caritatevoli che si appassionano allo spettacolo di un'infermità più di tutte le altre triste e commovente. Però di fronte a tanti buoni, si e1·igono le Amministrazioni, siano esse le De· putazioni provinciali o i Consigli comunali pe1· attua1·e sistemi, bilanci, regolamenti atti a peggiorare uno stato di cose già di per sè stesso complicatissimo e tendenti a complicare llll problema la di cui soluzione è irta di gra· v issime difficoltà. (30)

l ANNO

IX,

FA.BO.

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•.\lle osse1·vazioni del TANZI f acciaro quindi volentieri seguire q nelle che il PIERACOINI svolge in llll suo articolo sui « Manicomi di Italia » (La Clinica Moder1tct, n. 11, marzo 1903). L'Italia non deve rimanere indietro alle altre nazioni nel dare assetto ad un istituto come quello del manicomio. Il P IERACCINI accenna all'esodo dei pazzi da un manicomio all'altro: Livorno li spedisce a Siena ; Roma ne manda una parte a Teramo ; Pisa a Lucca · Padova a \T enezia ; Bari a N ocera Inferiore; Sondrio a Como ; e tutto ciò pe1·chè le· rispettive case non sono capaci a contenere più i loro malati che vanno continuamente aumentando di numero. Non insistiamo su questo spettacolo mise1·evole di viaggio : non vogliamo nemmeno insistere sulla convenienza giusta, equa e morale che un po· ''ero demente finisca i suoi giorni nell'ospedale della provincia dove egli nacque, dove c1·ebbe e conserva, col suo domicilio naturale, i suoi vincoli di famiglia ; vogliamo invece richiamare l'attenzione sull'invio che fanno alcune città (come ad esempio Catania) dei loro pazzi in istituti, case ospizi privati eludendo in tal modo il dispositi,ro della legge che fa obbligo tassativo alle Amministrazioni provinciali di provvedere al ricovero, al sostentamento e alle cure dei pazzi di famiglie povere. Le Amministrazioni giustificano tali trasferimenti col ribasso sulla retta giorna· liera che possono fare le imprese p1·ivate. Ma tale diminuzione di retta significa luridità '=' meschinità di ambienti, mancanza di riscal· damento, deficienza di vestiario, scarsezza del servizio di assistenza, pessimo trattamento de· gl'infermieri, miseria o mancanza assoluta di mezzi di cura, applicazione sistematica e larga dei più barbari mezzi di coercizione . Nelle città poi in cui gli ammalati cli mente non si mettono all'asta (si perdoni l'espressione) per ottenere un forte ribasso sul loro mantenimento, si applica nei manicomi una finanza-lesina sui capitoli di prima necessità mentre si abbonda in spes~ per acquisti di oggetti che dovrebbero sp;trire in un .mani· comio di nazione civile. Un esempio disgra· ziatamente t1·oppo dimostrativo: Nel manicomio di San Servilio in Venezia, l'inchiesta, compiuta l'autunno scorso dal professor Belmondo, mise in rilievo che la spesa media quotidiana in medicinali e presidi chi·

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LANNO IX, FAS<'· 30]

rurgici era di li1·e 3. 62 · la spesa giornaliera per il latte i·isultò in lire 2. 7 J mentre nella ~bella dietetica questo latte do,..eva servire per tutti i i·icoverati, oltre 600 ! In compenso si spende,..a molto di più pe1· il napitolo (articoli di repressione e mezzi coercitivi): si spende,·a cioè quasi lire 1000 all anno pe1· a.cquistare centinaia di cinghie di canapa. molte dozzine di camicie di forza e cinturoni, balze di cuoio e fibbie a11tomatiche e chiavi, al quale arsenale i debbono aggiungere i llraccialetti, le balze di ferro ecc. ecc. E che tutti ql1esti strumenti ·non rimanesse1·0 inope1·osi ne abbiamo una prova nei fatti di cui si sono occupati anche i giornali politici cittadini; a,lc11ni ammalati furono trovati in ce1Jpi e catene ·e si trovavano in tale stato da molti anni. Tutto ciò. unito al soverchio affollamento, non fa che abbassare la percentuale delle guarigioni, giarchè è l'abuso dei mezzi restrit· tivi che fa « cattivi » i mal~lti. In Italia. dove i manico11~i ben organizzati sono una rarità, dal 1870 in poi la percentuale delle guarigioni si abbassata del 10 pe1· cento circa~ riducendo:si questa· a 11na cifra minima: m ntre questa 8Ì Ple,.. a ili altri paesi, co111e l'Inghilterra. la (}p1·mania e l'Olanda, in cui i manicon1i non sono luoghi di casel'maggio, ma ,,.e1·e a ·e cli salute do,,.e l"igiene, la pulizia, un adeguata proporzione f1·a il nume1·0 di infarmieri P malati (in media 1 infermiere per 4-5 infermi) costituiscono i p1'incipali metodi <li c11r~l P i più f~condi cli buoni ri· sultati. È d11nque tempo che le autorità si con,,,.in· cano di questo anormale tato di cose: è tempo che la legge sui manicomi venga a i·imediarvi, ma efficacemente e no11 rimanendo lettera morta, cosa in11tile, ten11ta in niun conto dalle Am1ninistrazioni pro,,.inciali e comunali. Tutti i medici italiani, dice il PIERACCINI, dovrebbero con tutte le fo1'ze e secondo i loro mezzi, adoperarsi al conseguimento di tutto ciò che s impone a beneficjo dei poveri ma~ati di mente, che molti moderni amministra· tori considerano come bestie })iuttosto che come ammalati curabili. Qualche cosa intanto si è fatto, è bene dù""lo. [n Firenze, l'Ordine dei medici e la Società medico-fisica, associazioni ehe raccolgono nel loro seno tutti i medici pratici della città e '.i

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SEZIONE PRATICA

della provincia e tutte le più spiccate notabilità scientifiche dell'Istituto superiore di Firenze, si occuperanno sollecitamente nelle rispettive assemblee dell'interessante problema. E' da augurarsi che l'esempio trovi imitatori giacchè, conchiude l' À:· « dopo tutto, ogni paese ha l'assisten~a medica che si merita. » J

Dottor ANGELO PIAZZA.

NOTIZIE DIVERSE FIRENZE. - Il Congresso nazionale dei medicicondotti pose termine ai suoi lavori proclamando Napoli a sede del Congresso che deve riunirsi nel 1904. ROl\fA. La Commissione permanente per l'educazione fisica, riunitasi al Ministero della Pubblica Istruzione, sotto la presidenza del prof. Angelo Mosso, incominciò ad esaminare le proposte relative ai mezzi più atti a migliorare l'insegnamento della ginna tica nelle scuole.

N omln.e, promozioni, onor1Aoenze. N ell'Università di Roma, il dott. Francesco Durante, professore ordinario di clinica chirurgica, fu nominato professore ordi11ario di clinica chirurgica e medicina operatoria, conservando lo stipendio e l'assegno di cui è proVT"eduto. La conferma del dott. Amico Bignami nell'ufficio (li professore straordinario di patologia generale per l'anno scolastico 1902-903, s'intende fatta in segttito a concorso. Il dott. Domenico Lomonaco è stato nominato, in seguito a concorso, professore straordinario di chimica fisiologica, per l'anno scolastico 1902-903, dal 20 marzo 1903, cessando in pari tempo dall'uf. ficio di ai11to dell,Istituto fisiologico. Nella U ni'Tersità di Siena, il dott. Achille Sclavo, professore straordinario d'igiene e direttore del re· lativo gabinetto, fu promosso a professore ordinario della stessa disciplina. Nell'Università ùi Genova~ il dott. Ernesto Borri, libero docente, è stato incaricato dell'insegna.mento di patologia speciale chirurgica dimoRtrativa. Nell'Università di Napoli, il dott. Antonino D'An· tona, professorè ordinario di propedeutica e pato· logia speciale chirurgica, fu, col suo consenso, tra· sferito alla cattedra di clinica chirurgica, conser· ,,.ando il grado e lo stipendio di c11i ora è provveduto,. e fu nominato direttore della clinica medesima. Fu approvata la nomina del dott. Leonardo Bianc.hi, professore ordinario di psichiatria e clinica psichiatrica, a rettore, p er il rimanente d~l biennio scolastico 1901-1903. Il dott. Riccardo Versari, professore straordinario di anatomia normale microscopica nella Università. di Roma, è stato trasferito, per l'anno scolastico 1902-903, alla cattedra di anatomia umana normals nell'Università di Palermo, e fu nominato direttore del relativo gabinetto. · Nell'Università di Parma, il dott. Luigi Sabbatani è stato nominato, per l'anno scolastico 1902-903,

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IL POLIOLIN ICO

professore straordinario di materia medica e· farmacologia sperimentale, dal 1o marzo 1903 cessando in pari tempo dall'ufficio di professore ordinario della stessa materia nell'Università di Cagliari. N all'Università di Cagliari, il dott. Alberico Benedicenti, libero docente, fu incaricato dell'insegna· mento della materia medica.

Conoorel e oondotte. Ospedale infantile Regin,a 1}[arg lterita. Concorso per titoli e per esami a due posti di me· dioi, uno per la sezione medica, l'altro per la sezione chirurgica. Domande e documenti d'uso alla segreteria dell'ospedale suddetto, via Leonardo da Vinci, Barriera di Nizza. Scadenza 31 maggio. FIRENZE. Concorso al posto di Capo dell'ufficio d'igiene. e previa approvazione prefettizia, di ufficiale sanitario. Stipendio annuo lire 6000, gravate di R. M. e di M. P. Eta non minore di 28, non maggiore di 40 anni. Nomina per tre anni, su· scettibile di conferma da parte del Consiglio comunale. Scadenza per la presentazione della domanda (in carta bollata da 60 e.mi) e dei documenti: 31 mag· gio corr. Per schiarimenti rivolgersi alla Segreteria generale del Comune (Gabinetto del sindaco). ROMA. - Dalla Commissione amministratrice de· gli Ospedali è stato aperto il concorso per la nomina di dodici medici aiuti e di otto chirurghi aiuti da destinarsi secondo il bisogno, e con la dichiarazione che i concorrenti eletti conseguiranno l' am missione alla classe e non al posto in lln determi· nato ospedale. Le domande di ammissione al concorso, corre· date' di tutti i necessari documenti, saranno rice· vute fino a mezzogiorno del 6 giugno prossimo. TORINO. -

Indice alfabetico analitico del nresente numero. Acquedotto studiato in rapporto all'igiene (L'). - Brazzola • . • . . . • . . Pag. Acido nitrico per rimediare all'incoJ;)Jpatibilità reciproca di certe tinture (L'). - Hamdi » Anestesia locale (L'). - FoiS}' . . . • . >l Ateroma cerebrale . • . . . . . . » Bagno a vapore in letto, pronto, innocuo ed economico, mediante i vapori ottenuti, spegnendo la calce viva (App~recchio per eseguire un). - Severi • . . • . . • » Borato di soda e cloralio (Incompatibilità del). - Manseau . . . • . • • . . • » Cenni bibliografici . . • . • . . . >l Concorsi e condotte . . . . . . . » Dente di sei anni (primo molare permanente) · (Condotta da tenere riguardo al). - Mahé » Flatulenza {Nella) . . • . . • • • . » Frattura del femore (Sulla correzione delle deformità da). - Codivilla . . • . » Gotta (Nella) . • . • . . • • . . • » Gravi danza complicata da insufficienza e stenosi cardiaca in donna con bacino ristretto. - Veit . . . . . . . . • » Immunizzazione dell'organismo contro la tubercolosi (La lotta e la). - Maragliano • » Intossicazione da the e da caffè, - King. • » Roma, 1V03 -

Tip Nuionale di G. Benero • C.

(ANNO IX,

FASO.

Latte inacquato, scremato od aggiunto (Esame del). - Pasquini . . . . . . . • . Pag. Manicomi (Le condizioni dei nostri). - Piazza » Medichesse (Le) • . . . • . • • . . » Meningite tubercolare (Un caso di guarigione di). - Ba'rth . . . • . . . » Morbo del Riga in ragazzo di circa 4 anni (Un caso di). - Berti . . . . . • ,t Nomine, promozioni, onorificenze . • . . » Notizie diverse . . . • • . . . . . • » Paraganglina Vassale in alcune dermatosi (La). - Ferrari. . . . • . . • . . » Prostatectomia perineale sub-capsulare. Ruggi . . . . • . . • . • • . . • » Purganti adatti alle idropisie cardiache. Liégeois . . . . • . • . . . • • >> Società medico-chirurgica di Bologna . . • » Società medico-chirurgica di Modena . . . '' Soffio sistolico nella diagnosi della stenosi aortica (Il). - Merklen. . . • . . . » Tensione superficiale dei liquidi organici (Ricerche sulla). - Zanfragnini e Lancellotti » Tubercolosi da alimentazione (Sulla). - Hansemann . . • . • . . . • . » Tubercolosi dai bovini alla bertuccia e dall'uomo al vitello (Della trasmissibilità della). - Cipollina. . . . . • . . . . • » Tubercolosi ed infezione domestica. - Jonhson » Tubercolosi (Lotta contro la ). -- Behring . » Tubercolosi nelle fauci (Degli a tri d'infezione per la). - Sukehico Ito . . • . . . » Tubercolosi umana e bovina. - Row . • »

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Statistica originale italiana della gastro-enterostomia Tabelle sta,istiche i1&dividuali di: Agostinelli, ..\.mour, Antonelh .Arcoleo., Babacci, Bastianell i R., Bedeschi, Ben da.ndi, Bigi, Biondi, Boari, Bonara., Bufalini M., Carle, Casucci, Catellani, Catterina, Ca.vazzani G , Cavazzani T., Ceccherelli, Codivilla, Crespi A. , D' Antona, De Paoli, De Sanctis, Di Bella, Donati, Durante: D'Urso, Fantino, Farina, Ferrari A., Fummi, Garbarini. Gardini, Gia.nnantoni, Giordano, Guarneri, Lampiasi, Legnani, Manara, Manega, Mariani, Margarucci, ~Iattòli , ~fazzoni, ~Iinucci, ~!ischi. Monguidi, 1Ioreschi , Mugnai, Orecchia., Parlavecchio, Parona, Parrozzani, Pasca, Porta, Postempski, Raffa, Remedl, Ricci, Rosi, Rossi U., Rostirossa, Salvia, Santovecchi, Schena, Schiassi, Seganti, Sorge. Tacchi, Tosi, Tricomi , Tura.2za, Turretta, Velo, Vincini, Zatti.

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Roma, 30 maggio 1.903.

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PR.A.TIC.A

DIRETTORI PROF.

GUIDO BACCELLI REDATTORE

PROF.

CAPO: PROF.

FRANCESCO DURANTE .

VITTORIO ASCOLI

SOMMARIO. Lavori originali: - Zampilloni : La ter'{ana setnplice estivo-autunnale. - Riviste: ..:. MALATTIE INFETTIVE : Pratt: Febbre paratifoide e sue complica'{ioni. - Ebstein: 'Delle recidive precoci di polmonite fibrinosa. - Panichi: Primo sag~io di applicazfone all'uomo del siero antipneumonico Ti'{_z.oni. - De Oliveira: La sindrome asmatica nella injluenz.a. - Ford: Casi rari d'infez.ione malarica. - CHIRURGIA: Boas: Cancro e diabete. - Payr: Pel trattamento dei tumori angiotnatosi. - Adrian: Sui /umori delle borse mucose. - Zoppi: Pri1no tentativo di trapianto autoplastico di cartilagine inttrepijisaria eseguito nell'uomo. - OsTETRIClA: Diehl: Delle cure da dare alle pareti addominali prima e dopo il parto. - Osservazioni cliniche : - Rossini: Contributo alla casistica dell'ernia inguinale dell'ovaio. Pratica professionale - CASUISTICA: Sintomi dentari del diabete z.uccherino e della tabe. - La secre'{ione salivare. - La sindrottze del morbo di Flaiani. - Significato dell'ossaluria. - APPUNTI DI TERAPIA: Operazione per l'arresto del testicolo nell i11.guine. - L'intervento chirurgico nelle infiammazioni croniche dell' intestino crasso (retto eccettuato). - Achilia gastrica ed anemi·a perniciosa. - Nelle emorroidi. - Varia. 1

Rubrica dell'Ufficiale sanitario ed Igiene: - Sulla depurazione del vaccino antivaioloso. grafici. ·

Cenni biblio-

Interessi professionali: - Il Congresso dei medici condotti a Firenz.t. - '1{.isposte a quesiti e a domande. - Amministrazione sanitaria. Notizie diverse. - Nomine, promozioni, onorificenze. analitico del presente numero.

Concorsi e conpotte. -

Indice alfabetico -

Diritti di proprietà r i s e r v a t i

LA·VORI ORIGINALI 01 PEDALE DI

8.

SPIRITO IN

SASSIA

La terzana semplice · estivo-auti1nnale per il dottor

GIOVANNI ZAMPILLONI aiuto alla cattedra. di Semeiotica medica di Roma.

L'infezione malarica estivo-autunnale p1~0duce differenti tipi febb1~ili. lJn tipo febb1~ile è la quotidiana estivo-autunnale, illustrata nel 1889 da ~ARCBIAFAVA e CELLJ. Un altro tipo febbrile è quello cui credo convenga il nome di terzana composta estivo-autunnale, tipicamente costituito da accessi che sono composti di due notevoli e caratteristiche oscillazioni termiche, l'iniziale e la precritica, sogliono durare circa tre mezze giornate, ricorrono ogni due giorni e sono seguiti ordina-riamente da una breve apiressia di cirra mezza giornata. Questa forma

speciale di febbre corrisponde a quella che fu illustrata nel 1891 da MARCHIAFAVA e BIGNAMI, clai quali venne denominata terzana estivo·autunnale o terzana maligna, e in se· gnito bidua da BACCELLI e anche da GoLGI e f~bbre tropicale da KocH; come pure cor1~isponde a quella che gli antichi chiamavano fe1·ti'a1ta 11otlia, sive spzlria, sive exte1zsa, e che CELSO aveva descritto nel passo citato da MAR· CHIAF.A.VA e BIGNAMI e che riferisco: « tertio « quidem die revertitur, ex octo autem et qua« draginta horis, fere sex et triginta per ac· « cessiones occupat, interdum etiam ' rel plus cc 'rel minus ; neque ex toto in remissione e desistit, sed tantum laevius est ». Dai tipi febbrili ora i·icordati va distinto . • I un altro tipo speciale e della massima impor· • tanza, giacchè si può considerare come il tipo fondamentale clell'infezione malarica st· ·~~


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962

IL POLICLINICO

autunnale, al quale credo convenga il nome di terzana semplice o terzana vera o anche semplicemente terzana estivo-autunnale . Essa avendo una curva termica del tutto simile a quella della terzana benigna (o comune o primave1·ile) potrebbe, senza l'esame del sangue e ove deco1·resse senza speciali sintomi, scambiarsi con questa. L'accesso febbrile è simile agli altri accessi semplici da malaria. La durata è come in q nesti altri press'a poco di mezza giornata o anche alquanto di più o di meno, e ciò a differenza della terzana composta estivo-autunnale. L'accesso, pur ri· manendo semplice, può essere prolungato, naturalmente dentro certi limiti: il p1·olungamento dell'accesso suol esse1·e dato da una lenta discesa della temperatura. L'accesso, come in tutti gli altri accessi semplici da malaria e a differenza della terzana composta estivo-autunnale, è costituito da una sola oscillazione te1·mica, nella quale si ha una rapida elevazione, un acme e una defervescenza o crisi, cui segue l'apiressia. L'acme suole raggiungere le altezze termiche o;rdinarie in queste febbri, o essere più basso come negli accessi abortivi spontanei o influenzati dalla chinina. Si possono anche avere piccole ed insignificanti oscillazioni sia nella ascesa, come specialmente nella discesa della temperatu1·a, come pllò avvenire negli accessi semplici da malaria. L'accesso febbrile suole svolgersi nel pome1·iggio, come nelle altre febbri malariche : così può accadere che l'inizio si abbia ' re1·so il mezzogiorno e la f,i ne verso la mezzanotte, e rispettivamente alquanto più tardi o più presto. Il brivido iniziale può mancare o essere l eggero, come nelle altre febbri estivo-autun· nali; e tale fatto potrebbe spiegarsi come una mancata reazione dell'o1·ganismo per causa della spiccata virt1lenza dell'infezione; oppure l'accesso può incominciare con brivido al quale tiene dietro il senso di calore. Verso la fine dell'accesso si suole avere il sudare. L'accesso di terzana semplice estivo-autun· nale è ve1·amente semplice, sia per la sua durata che corrisponde a quella degli accessi semplici delle febbri estive, come le quotidiane estive, sia perchè costituito da una sola e regola1•e oscillazione termica. L'apiressia fra due accessi suol da.rare circa un giorno· e mezzo, come nella comune terzana,

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IX, F ASC. 31 J

così da aversi fra i due accessi il giorno di com· pleta apiressia e di perfecta integritas: la durata dell'apiressia può ,. anche variare alquanto per la va1·iazione della durata dell'accesso. Il periodo f:ebbrile è terzanario; e gli accessi possono ricorrere regolarment~ ogni 48 ore circa, come pure possono alquanto anticipare o ritardare, come negli altri tipi febbrili da malaria. Con~ludendo, anche nell'infezione malarica estivo-autunnale esiste una febbre terzana re· golare e semplice, che dal punto di vista della curva termica non presenta alcuna differenza coll'altra terzana, la terzana "benigna (o comune o primaverile). Questa terzana semplice estivo-autunnale è affatto diversa dalla terzana composta estivoautunnale o bidua. ' Infatti, la durata dell'accesso è nella terzana composta di circa tre mezze giornate, cioè circa tre volte maggiore che nella terzana semplice e in tutti gli altri accessi semplici da malaria. Conseguentemente è anche diversa la durata dell'apiressia, che è solo di mezza giornata nella te1·zana composta estiva, mentre nella terzana semplice estiva è di circa tre mezze giornate, a somiglianza della terzana benigna. Inoltre l'accesso della terzana semplice estiva è costituito da una sola oscillazione termica, come gli altri accessi semplici da mala1·ia, quali si hanno nella terzana benigna, nella quairtana e nella quotidiana estiva; a diffe1·enza della terzana composta estivo-autunnale, nella quale l'accesso è tipicamente costituito da due notevoli e caratteristiche oscillazioni termiche, la iniziale cioè e !a preo1·itica. La terzana semplice estivo-autunnale può decorrere senza sintomi g1'avi: pu.ò invece di· ventare perniciosa, come le ~altr~ febbri estivo· autunnali. La te1~zana semplice estivo-autunnale può essere _sia primitiva, sia recidiva, come ho potuto osservare. La terzana semplice può trasformarsi in terzana composta e anche in quotidiana; come pure può nascere da una te1'zana composta o da una quotidiana. Nella terzana semplice estivo-autunnale si trovano le stesse forme parassitarie che nelle altre febbri estivo-autunnali. Il ciclo di sviluppo dei parassiti febbrigeni o mononti nella terzana semplice estivo-autun·

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FASO.

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SEZIONE PRATICA

963

nale, secondo i risultati delle mie osservazioni, mento trovasi raccolto in un grosso accumulo; è il seguente: colla colorazione alla Romanowski si v edono Una moltiplicazione simultanea ~ nt1merosa, gli accumuli distinti della cromatina nucleare. e cioè una « epidemia di moltiplicazione » si Infine si ha la divisione completa del parasha all'inizio di ogni accesso di te1·zana semplice sita, caratterizzata dalla formazion'3 delle spore estivo.autunnale: intendendo per moltiplica- (spo1·ulazione). La fase di sporulazione si com· zione non la sporulazione ma la liberazione pie in vicinanza dell'inizio dell'accesso feb· delle spore, nel quale atto si ha una vera brile. La comparsa dei globuli rossi ottonati suole moltiplicazione, giacchè ciascuna forma di spo· ' rulazione pro<lt1ce più spore libere, rapp1·esen· avvenire nella terzana semplice estivo-autuntanti riasc11na un parassita; e ammettendo che nale nella seconda mezza giornata del periodo i parassiti malarici non provocano l'insorgenza febbrile o del ciclo di sviluppo parassitario. I fenomeni di fagocitosi si comportano se· dell'accesso febbrile nè nell'atto della sporu· lazione, nè quando aggrediscono i globuli rossi condo la solita legge che « il massimo delle fagocitosi co1·1·isponde al periodo di tempo in (ANTOLISEI). I plasmodi apigmentati compaiono all'inizio cui i parassiti si moltiplicano » (1"1AROHIAFAVA dell'accesso febbrile; e questa prima fase si e BIGNAMI). In qt1el momento avviene, per dir svolge dt1rante la prima mezza gio1·nata del così, un'« epidemia di .fagocitosi >. Il comportamento dei gameti è simile a ciclo di sviluppo o del periodo febbrile in quello che si ha nella terzana composta estivo· corrisponclenza cioè dell'accesso febbrile. autunnale e nella quotidiana. La fase llei plasmodi con granulini si svolge Il reperto parassitario nella terzana sem· nella seconda mezza gio1·nata del ciclo evolu· plica estivo-autt1nnale dimostra la presenza di tivo o del periodo febbrile. una colonia parassitaria che compie la fase di l plasmodi apigmentati e con g1·anulini sono sporulazione in vicinanza dell' inizio di ogni 1·app1·esentati dagli 01·dinari pa1·assiti anulari accesso. l\1a in questo tipo febbrile si possono o discoidi o ameboidi, che compaiono nel san· anche avere due colonie parassitarie che com' gue circolante. piono le fasi corrispondenti coll'intervallo di Lo sviluppo ulteriore non appa1·e se non circa lm giorno: in questo caso una delle due 1·aramen te nel sangue perife1·ico, ma prosegue colonie, la forte, è quella che dà l'accesso febnegli organi intC-'r ni durante la seconda gior· brile, mentre l'alt1·a, la, debole, non è capace nata del ciclo e'rolutivo. Sicchè dura.nte que- di provocarlo, fintantochè r·imane così esigua. sto tempo nella t~rzana semplice estivo·autun· Questo fatto t1,.ova un p erfetto I'iscontro con nttle il re1Jerto Jlarassitario del sangue peri· quanto può avvenire 1tella infezione terzanaria fe1·ico suol essere. negativo. Donde la neces· , (benigna), nella quale molte volte si ha una sità di eseguire la i)untura della milza. febbre terzana (pura) con due colonie parassi· Dai plasmodi con granulini si arriva prima tarie. La presenza di due colonie nella terzana fino alla formazione dci parassiti adulti mo· somplice estivo-autunnale si può osservare nonucleati, e si completa così lo stadio vege· quando essa tende a t1·asfo1·ma1·si in una te1·· tativo {o mononucleare) del parassita. A fre· zana composta o in una quotidiana. Allora si aco si nota lln'aumentata rifrangenza del pt"O· può avere una seconda gettata di plasmodi toplasma; at1menta la quantità del pigmento, nel sangue periferico corrispondente all'acil qttale si va progressivamente concentrando cesso, per· dir così, latente: e cioè plasmodi in un piccolo accumulo ; il vacuolo, visibile apigmentati nella terza m~zza giornata dallo speoialmente n ei preparati colorati, si va man inizio dell'accesso f ebb1·ile e plasmodi con gra· mano t'endendo meno distinto dal citoplasma, nulini nella quarta. In questi casi si può a'rere finchè scompare; la cromatina aumenta di vo· un'altra comparsa di glob11li rossi ottonati lume e di,~enta meno omogenea. nell'ultima mezza giornata del periodo feb· Poi segue lo stadio di divisione (o polinu· brile; e un'altra recr·udescenza dei fenomeni cleare) del parassita. Si ha prima la moltipli· di fagocitosi intorno alla metà del periodo cazione del nucleo, pe1' cui procedendo dal febbrile. Quanto all'azione della chinina sulle febbri parassita adulto mononucleato si arriva fino • • • • • alla for · · · · · · · · · 1

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964

IL POLIOLJNIOO

autunnale, si può dire che in questa, come nelle al tr e febbri estivo-autunnali e a soro.i· glianza delle altre specie di infezione mala· rica, si av,rera il fatto che la chinina agisce sui parassiti quando es~i si t1·ovano nello stadio vegetativo, e allora essa è capace di ostacolarne lo sviluppo ulte1'iore e di impedire l'accesso successivo; ma non agisce sullo stadio di divisione, giacchè allo1·a essi sogliono continuare lo sviluppo fino alla sporulazione, e moltiplicandosi provocano l'accesso febb1·ile. Però l'a~ione della chinina si può esplicare in questo modo tipico solo q11ando la dose è sufficiente 1·elativamente alla intensità ed alla resistenza dell' infezione; differenza questa fondamental e ti·a l'infezione estivo-autunnale .e le altre. I rapporti esistenti fra la terzana semplice estivo-autunnale e le altre febbri estivo-autunnali sono da me studiati in un altro lavoro. Mi basta qui rile, are che l'infezione estivo· autunnale ha il suo tipo fondamentale nella terzana semplice estivo-autun11ale. L'infezione 1

quartanaria e la terzanaria hanno ciascuna

un tipo fondamentale (GOLGI). Le quartane doppie, le quotidiane di natura quartanaria, le qua1·tane duplicate ; le intermittenti com· poste di natura quartanaria; le irregolari di . natu1·a quartanaria; le subentranti cli nati1ra quartanaria hanno p e1· tipo fondamentale la quartana. Le quotidiane di natura te1·zanaria, le te1·zane duplicate e triplici; le intermittenti composte di natura terzanaria; le ir.regola1'i di nat11ra terzanaria, le subentranti di nat11ra terzanaria hanno ller tipo fondamentale la te1·· zana. Si1nilmente le quotidiane estivo-autun· nali, le terzane composte estivo-autunnali; le irregolari estivo-autunnali, le subentranti e le sub-continue estivo-autunnali hanno anch'esse un tipo fondamentale che è la terzana semplice estivo-autunnale, da cui tutte le altre f <>rme si possono con siderare come de1'ivate. È na· turale che non può essere considerata come tipo fondamentale la terzana composta, p e1~chè gli accessi son o composti e st1·aordinariamente lunghi, e nemmeno la quotidiana. Mi limito a i·ipo1·tare alcuni esempi di terzana semplice estivo-autunnale facendoli precede1·e da esempi di quotidiana e te1'zana com· posta estivo-autunnali, per far rileva1·e le dif. ferenze fra questi tipi febbrili dell'infezione malarica estivo-autunnale.

LANNO

IX, FAsc. 31]

Infezione 11zalarica es fivo-a1itzi1i1zale. Quotidiana. P ... P ... , di al'.l'Ili 15, contaclino. Da 4 o 5 anni ha avuto febbri malariche ogni anno. Ora da qualche mese non ne sof· friva più. Proviene da Carano. Malate> dal 1° novembre 1902, con febb1·e a tipo quoti· diano, che inso1·ge verso le 12. Grande tl1more di milza ; rimane apirettico per 4 giorni; poi di nuovo febbre a tipo quotidiano, con parassiti estiTo-autunnali. 13 novembre, or~ 3, T. 36. Id. 6. » 36. Id. )} 9, ~ 36. 4:. Id. • 12, ') 36. 3. Id. • 15, » 36. 6. Id. > 18, » 39. · 13 novembr e, ore 21, T. 39. 4. Id. » 24, » 38. 4. ;$

14 novembre, or e Id. >> Id. » Id. » Id. '> Irl. » Id. , > 15 novembre, ore

3, T. 37. 6. 6, » 36. 2 . 9, » 36. 12, » 36. 15, » 3 7 • 7. 21, » 39 . 2. 24, » .'3.9. 3, T. 37.

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36. 3. 36. !.

Si somministra chinina. Guarigione. Sono due accessi di quotidiana estivo-au· tunnale.

ln/ezio1ie 11zalarica estioo-a1J-tzr1inale. Terzana coniposta. N ... C... , di anni 18, contadino. Quatti·o antri fa ha avuto polmonite sinistra. Del resto è stato sempre bene e non ha mai avuto febbri malariche. Proviene da Tor.re del Padiglione. Da parecchi gio1·ni ha febbre. Tumore di milza. Parassiti esti,ro-autunnali. 2"2 .

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Id. ore 3, T. 37 . .5. ,. Id. 38. 6 ,. 9,' » 37. 5. Id. 36. 8. 11, ,. 12, » 37 .1. . • Oscillazione in1» 15, • /J7. ziale. Id. • 18, • 38. 2. Id. 19, • 38. 9. Id. 21 > 39. 2. Id. > 24, > 3.9. 4. Id. . , ore 3, T. 38.1.

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965

SEZIONE PRATICA 2~

6, T. 37. 7. Oscillazione iniiiale. 1> 9 ;> 38. 2. )) 12, » 38.1. ,. 15, T. 3.9. 3. Oscillazione pre· critica. 1> 18, » 3.?. 2. Id. )) 21, » 38. 5. Id. » 24, ',) 38. 3. Id . . , ore 3, T. 38. Id. » 6, » 37. Id.

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ziale. Id. • 15, • 38. 1. • 17, Chinina biclorid. gm. 2 per inie· zione. 18, • 4fJ. 2. Oscillazione iniziale. Chinina biclorid. • 20 1/ 2 gm. O. 50 per • • • rmezione. • • 21 T. 39. Oscillazione 1n1ziale. • 24, » 38. 8. Id. ore 3, 37. 5. Id. » 6, '1> 37. 1. Id.

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36. 3. 36. 5. Oscillazione

iniziale. Id. [d. Id.

~ 18, » 39. 7. Iù. 21, )) 40. 6. Id. > 2±, )) 39. 4. Id. IX giorno di malattia, ore 3, T. 38. 3. Id. Id. » 6, » 37. 9. Id. Id. » 9, » 37. 4. Id. Id. .,, 12, » 38. 4. Oscillazione precritica. Id. Id. > 15, » 38. 9. Id. Id. » 18, » 39. 5. Id. Id. > 21, • 40. 1. Id. Id. » 24, • 39. Id. X giorno di malattia, ore 3, T. 37. 4. Id. Id. » 6, & 36. 4. Id. » 9, » 36. 5. Id. · » 12, » 37. Oscillazione iniziale. Id. » 15, 38. Id. Id. » 18, » 40. 5. Id. Id. ,. 21, » 40. 2. Id. Id. » 24, » 39. 1. Id. XI giorno di malattia, ore 3, T. 38. 7. Id. Id. » 6, » 37. 9. Id. Id. » 9, » 38. Id. Id. ,, 12, » 37. 2. Id. Id. > 15, » 38. 5. Oscillazione precritica. > 18, • 39. 7. Id. Id. » 19, Chinina bi· Id. cloridrato gr. 2 per • • • rmez1one. l5) J)

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es tivo-autzzn1zale.

VII g iorno cli malattia, or e 9, T. 37. 2. Oscillazione precritica. Icl. ~ 12, » 37. 5. Id. Id. » 15, 39. 2. Id. Id. Id. 1> 18. » 40. 3. Id. » 21, 1> 40. 2. Id. Id. 7> 24, » 38. 4. Id. Id. \TIII gion10 cli inalattia, ore 3, T. 36. 9. Id. » 6, » 36. 1. Id. • 9, » 36. 2.

Id.

6, • 37. 7. Id. 9, > 36 9. 12, • 36. 7. Oscillazione

11zala1~ica

Te1'zana composta con forte pseudocrisi (forma di passaggio fra terzana composta e qtiotjdiana). P1'imitiva. G ... C.. ., di a.nni 38, bracciante. Non ha mai avuto febbri malariche. P1·0viene da Palo. Da 6 giorni ha febbre iniziata con brivido, il quale non si è più ripetuto. Tt1more di milza. Parassiti estivo-a11tunnali, nel sangt1e pe1'iferico e n el materiale sple• nico.

37.

ore 3, T. 37 4. >

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l1zfez ione

Oscillazione iniziale. ~, 18, » 38. 7. Id. Id. • 21, » 39 6. Id. • 24, » 38. 6. ore 3, T. 38. 4. Id. ~ 6, • 38. 2. Id. 1> 9, » 38. 3. • 12 » 38. 4. Oscillazione pre· critica. :o 14, » 39.1. Id. » 15, » 39. 5. Id. > 18, » 39 .5. Id. 1> 21, » 38 . .9. Id. » 24, l> 37. 8. Id.

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Continua l'apiressia. Si riprende l'uso della chinina. G uarigione. È un caso di terzana composta estivo-autunnale, colle due caratteristiche oscillazioni, Iniziale e precritica. Dietro la somministrazione della chinina fatta durante l'oscillazione iniziale manca l'oscillazione precritica (accesso semplice iniziale te1'minale).


966

[ANNo

IL POLICLINICO

·-

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~ADl.I. XI giorno di malattia, ore 21, T. 38.1. Oscillazione precritica. Id. » 24, » 38. Id. XII giorno di malattia, ore 3, T. 36. 9. Id. ., 6, » 36. 5. Id. » 9, ,, 36. 1. Id. ,, 12, )) 36. 4. Id. » 15, » 36. 5. ' Id. ,, 18, » 36. 1. Id. » 21, • 37. 9. Id. » 24, :. 'd7. 8.

Id.

XIII giorno di malattia, ore 3, T. 37. 4. Id. » 6, )) 37. 1. Id. » 9, » 37. 4. Id. » 11, Chinina sol· fato gr.1.50 per os. Id. )) 12, .. 37. Id. » 15, )) 37. 2. Id. » 18, lt 37. Id. » 21, » 36. 7. Id. » 24, > 36. 6. XIV giorno di malattia, ore 3, T. Id. » 6, » Id. » 9, ,, Id. » 12, » Id. » 15, » Id. >> 17, Id. Id. Id.

36. 2. 36. 7. 36. 2. 36. 36. 2. Chinina sol· fato gr. 1.50 per os.

18, 1> 36. 3. lt 21, )) 36. 5. )) 24, )) 36. 1. lt

Continua l'apiressia. Gua1~igione. È un vero caso di terzana composta estivo· autunnale, primitiva. Gli accessi sono com· posti delle due caratteristiche oscillazioni iniziale e precritica. Si ha una forte pseudocrisi (forma di passaggio tra terzana composta e quotidiana).

Te1'zana composta con forte pseudocrisi (forma di passaggio tra terzana composta e quotidiana). F... A... di anni 26, contaclino. L'anno precedente aveva nontratto le febbri mala1~iche a Ponte Galera, che gli comincia· rono nel luglio e dopo essergli durate circa un mese cessarono dietro l'uso della chinina. Da allo1'a non ha avuto più febbri. Ha dimorato di nuovo a Ponte Galera dall'ottobre ultimo, e vi ha ripreso la febbre che insorse con brivido 2 giorni prima dell'ingresso all'ospedale. La mattina del gio1'no dell ingresso all'o· spedale la febb1·e era più leggie1~a; verso le 12 si è rinforzata. Nel · sangue pe1~iferico e nel mat~riale splenico parassiti estivo-autnn· nali.

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Id. VII giorno di malattia, ore 3, T. 38. 9. » Id. Id. 6, » 38. 5. » Id. 9, » 36. 9. Sudore pro· fuso. 12, » 37. 5. Oscillazione Id. precritica. Id. > 15, > 39. 'J. Id. » :(d. 18, » 40. 2. Id. Id. 21, 40.1. Id. » 24, > 39. 8. Id. Id.

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Id. V III giorno di malattia, ore 3, T. 36. 2. {j » 36. Id. > 9,' » 36. Id. » 12, » 36. 1. Id. 15, » 36. ... • Id . » 18, > 36. Oscillazione Id. iniziale. Id. > 21, ·38.1. Id. Id. ·Ia. > 24, » 40. \)

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Id. IX giorno di malattia, ore 3, T. 39. 2. 6, » 38. 1. Id. Id. » Id. • 9, » 38. Chinina sol· / fato gr.1.50 per os. » 12, » 37. 7. Oscillazione Id. iniziale. • 15, » 36. 9. Id. Id. > 18, > 38. 5. Oscillazione Id. precritica. Id. > 21, > 39. 5. Id. Id. 24, > 40. Id. X giorno di malattia, ore 3, T. 38. 5. Oscillazione precritica. 6, • 37. 6. Id. Id. l)

III giorno di malattia, ore 18, T. 39. 8. Oscillazione precritica. • 21, • 39. 9. Id. Id. Id. > 24, > 39. Id.

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IV giorno di malattia, ore 3, T. 36. 7. Oscillazione precritica. Id. > 6, » 37. 4. Id. » 9, » 37. 2. Id. » 19. 1> 36. 8. .;;J' Id. • 15, '> 37. 5. Oscillazione iniziale. Id. » 18, » 39. 2. Id. » 21, J> 39. 6. Id. Id. Id. 11 24 1> 38. 9. Id. ' V giorno di malattia, ore 3, T. 38. 4. Id. Id. » 6, )) 38. 6. Id. Id. > 10, » 38. t. Id. ,. 12, » 39. 6. Oscillazione Id. precritica. Id. Id • • 15, )) 40.1. Id. > 21 )) 3.9. 4. Id. Id. > 24,' J> 38. 5. Id. VI giorno di malattia, ore 3, T. 37. Oscillazione precritica. Id. > 6 l> 36. 5. Id. 8,' Sudore pro· j fuso. Chi · nina biclo· ridrat. gr. 2 • • per nnez. » ' Id. 9, > 36. 2. » 12, » 36. 4. Sudore pro· Id. fuso. Id. 15, » 36. 1. Id. 18, » 38. 4. Oscillazione iniziale. » 21, » 40. 3. Id. Id. » 24, > 39. 9. Id. Id.

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Infez ione mala1·ica estivo-aut>tnnale.

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SEZIONE PRATICA

X giorno di malattia, ore 9, T. 87. 2. Chinina sol· fato gr.1.50 per os. Id. » 12, » 37. Oscillazione precritica. Id. » 15, » ;l6. 8. Id. » 18, » 37. 2. Id. » 21, » 36. 5. Id. » 24, » 36.

XI giorno di m~lattia, ore 3, T. 36. 9. Id. > 6, » 36. 5. Id. » 9, :o 37. 9. Chinina sol· fato gr .1.50 per os. Cd. » 12, » 37. 5. Id. » 15, » 37. 2. Id. » 18, » 37. 1. Icl. » 21, » 36. 5. Id. » 24, » 36. 2. XII giorno di malattia. ore 3, T. 36. 1. Id. » 6, » 36. 2. Id. • 9, 36. -1. Chinina solfato gr.1.50 per os. )) 12, 36. 2. Id. :I> 15, ~ 36. 4. Id. Id. > 18, » 36. Id. » 21, » 36. 4. Id. » 24, » 36. 3. 10

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Continua l'apiressia.. Guarigione. E lln caso di terzana composta estivo-au· tunnale colle due ca1'atteristiche oscillazioni iniziale e precritica e con forte pseudocrisi (forma di passaggio fra terzana composta e quotidiana).

f11,fezio1ze 11zala1·ica ·estioo-alltzz1inale. Pri11zitiva. G ... C... , di anni 23, contadino. Tre anni fa ebbe la febbre tifoide; non ha avuto mai altre malattie, nè febbri malariche. Da un mese frequentava i luoghi dove ha preso la febbre: dormiva a Fiumicino e la· vorava a l\ilaccarese. Da 5 giorni ha febbre che insorge ora con freddo ora senza, a tipo terzanario; cefalea: il 22 a notte ha vomitato. T11more di milza. Parassiti estivo-autunnali. 23 • . . Id. Id. Id. Id.

. , ore 12, T. 36. 2. » 15, » 36. » 18, » 36. > 21 . ~ 36. 5. » 24, » 36. 7.

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36. 36.

Sono due accessi di te1~zana semplice estivo· autunnale. Segue la guarigione.

Infez io ne

111

alar ica es tivo-aufzf1z1zale.

G ... T ... , di anni 48, carrettiere. Ebbe una prima febbre verso la metà di agosto che durò pochi giorni : seguì un in ter· vallo di apiressia di 8 giorni. Poi ha avuto successi,~amente delle recic1ìve ed ha preso chinina.Nel sangue pa1'assiti estivo-autunnali. 10 . . . . . , ore 6, T. 36. Id. » 9, » 37.1. Id. ~ 12, » 37. 7. Id. )) 15, » 37. 9. Id. » 18, » 37. 6. Id. • 21, » 36. 6. Id. > 2-1, » 36. 2. 11 . 12 . 13 .

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. . , apire ttico . . , apirettjco . • . 3, T. • • • . .• ore (j :I> » Id. Id. 9,' » Id. 12, » Id·. » 15, » Id. 18, Id. 21, » IJ. 24 » ' • • • . ' ore 3, T. » Id. 10, » Id. 12, » » Id. 15, » » Id. 18, » » Id. 21, » » Id. 24, » 6, T. • • • . , ore » Id. 9, » » 12, » Id. Id. > 15, » Id. 18, » Id. > 21, » Id. 24, • • • . , ore 3, T. Id . 6, » 12 » Id. •

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38. 89. 88. 2. 87. 4. 36. 36. 36. 36. 36. 36. 36. 36. 36. 9.

37. 8. Senso di freddo. 40.1. 38. 2. 37. 36. 8. 36. 36. 36. 86.

Sono due accessi di terzana semplice estivo· autunnale, in una ricaduta dopo la soppres· si one di un accesso (del 12). Dopo p1~esa la chinina si ha un intervallo

(7)


968

IL POLICLINICO •

cli apiressia della durata di 6 giorni e poi una recidiva, sempre con parassiti estivo· autunnali.

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Continua !'_a piressia. Il 13, e cioè dopo otto giorni di recidiva si trovano nel sangue pe· (8)

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es tivo-a11,tz1.1z1zalc. Recidiva.

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F. N .... , di anni 50. L'infermo i~acconta che non aveva avuto mai febbri malariche innanzi ai primi di settembre 1902, in cui ammalò con febbre che durò 5 o 6 giorni e èessò in seguito all'uso della chinina. Seguirono ad intervalli nuove febb1·i. Enti·a all'ospedale. ed è apiretico per 9 giorni. Poi ha una recidiva con pa1·assiti ostivo·autunnali.

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i·iferico gameti [adulti semiluna1·i e fusati, • • • scars1ss1nu. È una terzana semplice estivo-autunnale, che guarisce spontaneamente, coll'attenuarsi degli accessi (gli ultimi due sono leggeri) . Si somministra n11ova chinina. Guarigione.

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Sono due accessi di terzana sAmplice estivoautunnale. Guarigio-ne.

Infezione 11ialarica estivo-a1lt11,nnale. Terzctna se1nplice. P1"i1nitiva. A. T .. ., di anni 46, vaccaro. Da bambino ebbe febbri malariche: ma poi è stato sempre bene. Proviene da Tor di · Quinto. Due giorni fa fu preso da febbre, in· sorta senza bl~ivido verso le ore 16 : apirettico il giorno seguente e la mattina successiva in cui entra all'ospedale. Ha dolori lombo-sacrali e cefalea. Non ha apparente tumore di milza. . Nel sangue plasmodi estivo-autunnali, scai·si. III giorno di malattia, ore Id. > Id. • Id. >

14, 16, 18, 21,

T. 37. • 39. 5. • 39. 5. .. 39. 3.

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(ANNO IX,

FASO.

31]

IV giorno di malattia, ore Id. » Id. » Id. • Id. io Id. » Id. • Id. »

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V giorno di malattia ore 3, T. 36. 6.

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VII giorno di malattia, ore 3, T. Hi. Id. Id. Id. Id. Id. Id. Iù.

6, » 9, ,. 11,

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36. 7. 36. 7.

Chinina solfato gr. 1 p. os.

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VI giorno di malattia, ore 9, T. Id. » 17, » VII giorno di malattia, oro 6, T. Id. » 12, 1>. Id. 1> 15 » Id. » 18 » Id. » 21, » Id. )) 24, ))

36 . 3. 36. 2. 36 . 1. 39.1. 40. 2. 39. 5. 3.rJ. 7. 3.9. 5.

VIII giorno di malattia, ore 3, T. 89. » 6, » 37. 6. Id. ,. 9, » 38. Id. 1 » 10 / ,, .. 36. 2. Id.

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F. R .... , d' anni 59, stalliere. Non ba avuto mai febbri malariche. Da cinque giorni ha febbre a tipo terzana1~io. Nel sangue perife1~ico e nel materiale spie· nico parassiti estivo-autunnali.

37. 9. 36. 36. 2. 36. 36. 2. 36.

Si somministra chinina. Gt1a1~igione . Sono due accessi di terzana semplice estivoautunnale prolungati. Gli accessi constano di una sola oscillazione e non sono composti di oscillazione iniziale e precritica. Si hanno nella curva oscillaz-ioni piccole ed insigni· firanti.

VIII giorno di malattia, ore 3, T. 37. Id. .. 6, » 3G.

11ifezio1ze malarica estioo-a11tzi1irtale. Te1·zana semplice {accessi p1·olz1ngati) Pri11zitiua.

36. 5.

18, ... 36. 21, » 36. 2-1, ... 36.

X giorno di malattia, ore 3, T. Id. » 6, ... Id. » 9, » Id. » 12, » Id. » 15, » Id. io 18, •

1)

Si continua la somministrazionP della chinina. G uarigion e. È un caso di terzana semplice estivo-autunnale.

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IX giorno di malattia, ore 3, T. 38. 2. Id. » 6, » 3 7. 4. Id. » 9, • 39. 3. Id. » 12, » 39. Id. » 14, » 40. 4. Id. » 15, » 40. 3 . Id. » 18, » 40. 5. Id. » 21, » 39. 6. Id. » 24, » 39. 2.

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969

VIII giorno di malattia, ore Id. • Id. » Id. ,> Id. »

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VI giorno di malattia, ore 3, T. 38. 5. » 6, .. 38. 2. ld. • 10, .. So. 4. Id. » 12, » 36. 9. Id. Id. • 12 1 / 2 Chinina biclo· ridrato gr. 2 p. iniez. • 15, » 36 5. Id. ,. 18, » 36. 9. Id. Id. » 24. » 36. 4. ' Id.

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SEZIONE PRATICA

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Terzana composta. estivo-autunnale. Primitiva. Accessi oomposti delle due ca1·att~ristiche oscillazioni 1 iniziale e precritica.

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fANNo IX, F ABO.

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SEZIONE PRATICA

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J5 Terzana semplice estivo-autunnale. Primitiva. ,

RIVISTE MALATTIE INFETTIVE

Febbre paratifoide e sne corraplicazioni. (PRA1'T.

Boston, med. and surg. Jour., n.6, 1903).

Nel 1897 GWYN studiò un ca~o in cui vi era il quadro clinico completo della tifoide senza che vi fosse però la siero-diagnosi di GR1JNBAUM·WIDAL. Tuttavia ottenne dal sangue un bacillo di tifpo intermedio fra il ba· cillo tifoide e il colon bacillo. L' agglutinamento si aveva nella proporzione da 1: 200. Batteriologia. - I bacilli paratifoidi appar· tengono al gruppo dei bacilli che fermentano il glucosi-o con formazione di gas e in ciò rassomigliano al b. coli, ma, come i bacilli del tifo, essi non formano indolo. Il bacillo paratifoide è quello che produce

n ell'uomo i sintomi tifosi. Gli fu dato nel 1895 il nome di « pa1~acolon » da G ILBERT, ma quello di « paratifico » usato da ARCHARD nel 1896 e introdotto nel 1901 da ScHO'fTMUL· LER è q11ello più appropriato siccome dimostra un più stretto rapporto del microrganismo col bacillo del tifo. Di bacilli paratifici ve n 'è 2 specie: il gruppo a e il grt1ppo {3. Essi hanno sul latte la stessa azione del bacillo del tifo: il bacillo paratifoide a produce una acidità che nel siero di sangu~ è più accentuata: il bacillo par;t.tifoide (j produce un'aci· dità che termina in un'alcalinità. Secondo BuXTON il bac. a non cambia il colore del giallo; il b. ~ cambia il roe,so in giallo, ma lentamente, alla fine, dopo 5 settimane, il giallo è del ttttto sostituito dal rosso. Oasuistica. - P rima del caso riportato dal· l' A. vi sono altri 3 casi di infezione parati· foide riportati da ARCHARD e BENSAUDE nel 1896 e da GwYN nel 1898.


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972

IL POLIOLINIOO

Caso I. Orchite suppurativa consecutiva a nn supposto attacco di febbre tifoide. Bac. paratifoide (3 isolato dal pus. Caso II. Colelitiasi da bacillo paratifoso p. Caso III. Febbre paratifoide a decorso be· nigno; flebite della safena. Etiologia. - Durante questi t1ltimi anni il numero dei casi di infezione paratifoide è notevolmente aumentato fino ad 84. La ma· lattia ha una larga distribuzione geografica (quasi tutto il Nord Ame1~ica). Quasi tutti gli osservatori ammettono la sorgente dell'infezione nelle acque infette dei pozzi e de Lle caserme. Solo un caso sembra che sia stato contratto in laboratorio dall'as· sistente di ScHOTTMULLER per opera delle cultur~ di bacilli paratifosi. L'infezione, prevalente come il tifo in au· tunno, colpisce a preferenza i giovani, ma non si può dire che le altre età siano rispar· mia te. Per la frequenza il bac. a è stato trovato in 12 casi, il bac. ~ in 69 casi. Sembra che un attacco dia una immunità per attacchi successi vi; ma vi sono dei casi in cui questi si sono ripetuti al m~nimo con 11n intervallo di 9 o di 3 mesi. CoLE~lAN però crede che nei casi descritti si sia trattato una volta . di feb· bre paratifoide, l'altra di tifo. A1iatomia patologica. - La malattia produce infezione generale, raramente localP. Nei casi terminati con la morte e che erano dovuti al bacillo paratifoso p si trovò ingrandi~ento di milza; nel caso di Strong, piene di bacilli le gl1 iandole linfatiche meseraiche. In altri 2 casi, q neste erano integre, ma si trova1·ono i bacilli nel sangttP., nei polmoni, fegato e milza. 8i1ito11iatologia. - L'infezione paratifoide può presenta1·e tutto il quadro clinico del tifo. Benchè la febbre sia elevata, raramente l'esito è letale. KuRTH propone di dare ad essa il nome di « febb1·e gast1·ica )) e infatti molti casi di questa e di « febbricola » si possono considerare esempi di infezione paratifoide. Il decorso ' raria da 12 a 84 giorni. Non è inf1~eq uente una. bronchite iniziale. Fra gli alt1·i sintomi osse1·vati notiamo: epi· stassi, roseola, tumo1·e di milza herpes labia· lis })Olso lento e 1·egolare · u1~ina con albun1ina. Nei ca i non complicati~ mai è stata riscontrata leucocitosi. Co1J"tplicazio11i. - Il numero e la freq11enza delle complicazioni è uno dei t1·atti caratte· ri ti ci dell infezione paratifosa Le seguenti tabelle ne danno un elenco. 1~

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[ A.NNo IX, F ABO. 31]

Infezioni col bacillo paratifoso Bronchiti . . . . . . . . N. Polmoniti ipostatiche. . . . Id. lobari . . . . . Pleuriti. . . . . . . . . Endocardite acuta . . . . . Trombosi della vena femorale Rammollimenti cerebrali da embolia . . . . . . . . Flebite della safena . . . . Meningite . . . . . . . . Peritonite . . . . . . . . Emorragie intestinali . . • • Colecistite suppurativa . • • Id. cronica . . . • • Colelitiasi . . . . . . • • Nefrite . . . . . . • • Orchite suppurativa . • • • Cistite. . . . . . . • • • Decubiti • • • • • • • Foruncolosi . • • • • • • Osteomieliti . • • • • • • Totale .

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Infezioni col bacillo paratifoso a: Bronchiti • • • • • • • • N. dei casi :t Bronco-polmoniti • • • • • id. 1 Cistiti • • • • • • • • • id. 1 Trombosi delle '"\rene femorali id. 1 Emorragie intestinali. • • • id. 1 Totale • • • N. 6 • Infezioni paratifose con bacilli di specie indeterminate: Bronchiti • • • • • • • • N. dei casi 1 Flebite femorale • • • • • id. 1 Miosite . • • • • • • • • id. 1 A1·trite suppurativa • • • • id. 1 Cistite o pielonefrite . • • • id. 1 id. Ascessi del collo • • • • • 1 Totale • • • N. 6

Diag1zosi. -

I

Per la diagnosi dell'infezione paratifosa, quando il quadro clinico non è abbastanza chiaro, ci si può servire dell'ag· glutinazione come si fa per la reazione di Widal. In certi casi il bacillo n1 isolato dalle urine, dalle feci, dalla vagina, dalla roseola, dal sangue e semp1·e si ebbe il fenomeno dell'agglutinazione. Il rapporto per tale prova deve essere da 1: 10. Prog11osi. - L'esito letale è raro, apparen· temente molto più ra1·0 che nel tifo, sebbene tale conclusione sia dedotta da un numero limitato di casi, Su 83 casi si indubbia infezione paratifosa, sole a terminarono col decesso ~ ciò è uguale al 3,6 per cento. Dott. ANGJ-;Lo PIAZZA.

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[A.NNo IX, FAso. 31]

SEZIONE PRATICA

Delle recidive precoci di polmonite fibrinosa. (Dott.

EBSTEIN.

Mnnclt. JJtedis. 1Voche1t. n. 18, 1903).

973

Primo saggio di applicazione all'uomo del siero antipneu111onico Tizzoni. (PANICnr. Gasz. de,qli Osp. e delle Cliii., n . 47, 1903).

L'A. dice che sono relati,ramente assai rari L' A. riferisce i risultati, ottenuti col siero i casi di polmonite fibrinosa sviluppantisi durante il periodo di convalescenza di un antipneumonico, su sette malati ricove1'nti nela,ttacco dello stesso processo mo1·boso mentre l'ospedale di S. Spirito in Roma, sezione Basono frequenti le recidive di polmonite fibri· glivi, diretta dal prof. Angelini. nosa in Apoche più o meno remote dall'atCASO I. - E ..... C..... di anni ii, entra in tacco anteriore, quando siano completamente ospedale il giorno 11 agosto 1902. Diagnosi: scamparse le lesioni proprie del medesimo. polmonite crupale genuina. Questo ripetersi di una stessa entità morAlle ore 19 del 2° giorno di degenza, s'inietbosa in uno stesso individuo fu variamente tano. nella vena della piega cubitale, 4 eme. di designato dagli auto1·i. .Allo scopo di evitare siero di coniglio della potenza di 1 / , per Jrg. malintesi e confusioni l 'A. propone di chia- di peso dell'animale: Altre 2 iniezioni di 4 eme. ma1·e 1·ecidive p1·ecoci o 1·ecidiue di co1ivalesce1zza si fanno in 3a e 4a gio1·nata. Dopo ogni iniequelle che si manifestano dt1rante il periodo zione, si ebbe una i~emissione di temperatura di convalescenza. e recidive tardive o sero1·eci- perfino di 2° ; in 4/" gio1·nata, cominciarono i dive quelle che si manifestano dopochè si è rantoli di ritorno; il miglioramento generale interamente esaurito il processo morboso pre· s'iniziò nella 5a e la febbre cessò per lisi nella cedente ed omonimo. 9a giornata. Una iniezione di 9 eme. di siero L' A. rife1'isce la storia assai particola1·eg- fatta nel 6e giorno allo scopo di tentare 1 in· giata di un caso di recidiva precoce di pol· terruzione della febbre non sortì alcun effetto. monite fib1~inosa: L' A. spiega questo fatto i·itenendo che il proUn operaio lli 17 anni ammala di polmo· cesso febbrile declinante per lisi è do,ruto alle nite fibrinosa del lobo inferiore di destra. Al alterazioni anatomiche e ai tossici derivanti 7° giorno cade la febbre pet' crisi : dalle con· da queste, più che al processo pneumonico ; . dizioni del polso e sopratutto dalla presenza quindi Sll tale processo non può agire il ridei rantoli di ritorno si arguisce con certezza medio specifico. che si è iniziato il periodo di risoluzione del O.A.SO II. - C... .. F ..... di anni 23, entra in processo polmonitico. Trascorsi 7 giorni di ospedale il 31 agosto 1902. ì\'Ialaria pregressa convalescenza (solo al ±0 gio1·no si ebbe un contratta nel 1896. Tumore splenico. Polmoaumento di temperatu1~a snbfHhbrile 37°. 8) nite lo bare destra. Il malato aveva cominciato l'operaio ammala di nt1ovo di polmonite fi· ad ammala1·si il 29 agosto. La sera del 31 brinosa localizzata come prima al lobo infeagosto iniezione nella ' 'ena cubitale di 10 eme. riore di destra. Anche questo secondo attacco di siero a potenzj alità uguale a quella del caso polmonitico si risolve clel pari che il p1·imo precedente. Dopo un'ora aumento della tem· pe1· crisi, e precisamente nella notte dal 3° peratt1ra a -10° con i~emissione improvvisa; 0 al -!- giorno. Secondo l' A. è da escludere in questo caso sudore e vomito. Il 1° settembre apiressia; si pensa a un l'ipotesi di una recrudescenza o peggioramento di un processo flogistico già in atto; processo malarico ma l'esame del sangue i·iesce ma si ti·atta invece di una i·ecidiva vera e n egativo; si trovò leu cocitosi abbondante e inoltre t1n'iniezione sottocutanea di 1 eme. delp1~opria , analoga a quella clescritta da altri autori, come il GRISOLLE il W AGNER, il RusE l'espettorato emorragico in un coniglio di 1 kg. o l'OSLER, ecc. ecc. ~'.la sono forme assai rare. di peso n e prod11ce in 12 ore la morte col quadro al contra.rio delle serorecidive che si riscon- clinico ed anatomo·patologico della setticemia trano invece molto frequenti. L' A. nei nu- pneumococcica. Tornando al caso nostro dopo merosi casi di polmonite osservati in 43 anni 12 ore dalla praticata iniezione, in 4a. giornata di pratica medica n e ha r·iscont1~ato un solo si asc0lta1·ono i i·antoli di ritorno e questi si caso. Il W AGNER ne osse1·vò 2 casi dubbi e mantennero anche in 5a. .A.I 7° giorno, soli due certi in un totale di 1100 polmonitici~ scarsi ronchi. Il 4 settemb1'e l'an1malato esce nella clinica di Berlino sopra ±40 casi ve ne · dall'osp eda-le. CASO III. - D ..... V ..... di anni 18, ammalato furono due soli di recidi va precoce. In qua.nto alla patogenesi di queste recidive il 14 settembre 1902; entra all'ospedale il 15 ; precoci di polmonite fibrinosa l' A. dice trat- polmoni te destra pregressa soffe1'ta un anno tarsi di una nl1ova infezione. Dott. E. G. prima: padre e madre morti di polmonite.


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LANNO IX, F .A.SC. 31]

IL POLIOLINIOO

Entrato in ospedale, si diagnostica polmonite del lobo inferiore destro e la diagnosi è confermata dalla morte di un coniglio di setticemia da diplococco di Fraenkel in seguito a iniezione sottocutanea di eme. 1,5 di espettorato emorragico. La sera del 15 settembre si pratica un'iniezione endovenosa di 10 omo. di siero del valore di O. 50 °/00 , cioè inferiore quasi della metà a quello usato nei dl1e oasi precedenti. La mattina del 16 settembre i sintomi fisici usuali del processo sono invariati, ma l'infermo è più calmo in seguito alla scomparsa del dolore puntorio. Durante il 16 (3a giornata di malattia) altre due iniezioni di siero; una alle 10 di 5 eme., l'altra alle 20 di 10 omo., del medesimo valore di O. 5 nella prova sul coniglio. La mattina del 17 risoluzione dei fatti polmonari, benessere del polso, respiro e dello stato generale. Però nel pomeriggio del 17, propagazione del processo al lobo superiore del polmone destro, reso più grave dal forte delirio, dalle condizioni fisiche del paziente e dalla debolezza del miocardio. Si praticano due iniezioni di 10 eme. il 18 e una di 10 eme. il 19. Dopo queste, si sospesero perchè erasi manifestata l:t risoluzione del processo pneu• mon1co. CASO IV. - S ..... T ..... di anm 17, ammalò il 23 settembre 1902 su di un piroscafo tornando dall America· entrò all'ospedale il 27 settembre. Polmonite lobare inferiore sinistra con sfregamenti pleu1..ici: condizioni gravissime del polso e respi1~0. Il 27 (5° giorno di malattia) due iniezioni endovenose di omo. 9 ognuna di siero del vàlore di O. 5 °/ 00 • Altra nel mattino del 28 di siero simile; nel pomeriggio altra con siero del valo1--e di 1/ , 0/ 00 ; il 29 altre due iniezioni simili. Tuttavia le cattive condizioni peggiorarono e la morte avvenne in sa giornata il 30 settembre 1902. All'autopsia: pericardite fibrino-emo1..ragioa ; epatizzazione rosso-grigia del lobo inferiore sinistro con pleurite fibrinosa; noduli di broncopolmonite catarrale n el polmone destro; milza e fegato grossi· enterocolite follicolare. CASO V. - B ..... E ..... di anni 18, entra in ospedale il 2 ottobre con polmonite crupale ~el lobo inferio1·e del polmone destro. In 24 ore cominciando dal 2° gio1·no (3 ottobre) di malattia, l'infermo ricevette eme. 31 di siero del valo1·e di 1 / , 0 / 00 con 3 iniezioni endo,renose. Con la calma del malato. la dete1·sione della lingua, cessazione del vomito, comincia la risoluzione del processo pnenmonitico in 4a giornata (5 ottobre) sicchè si sospende la sieroterapia. CASO VI. - R ...... G ..... di anni 22, entra in ospedale il 13 ottob-re 1902. Nel 1896 ma· (14)

laria; nel 1900 polmonite sinistra. L'esame praticato il 13 rileva: polmonite del lobo medio del volmone destro; tumore splemco, alb11mina nelle orine. Fra il 13 (3° giorno di malattia) e il 14 ottobre (4° giorno) si praticano 3 iniezioni di 10 eme. ciascuna di siero del valore di O. 5 °/00• In 4a giornata fenomeni di ritorno con espettorato flui do e scorrevole. I

CASO VII. - T ..... P ..... di anni 42, alcoolista. Febbre, tosse e dolore all'ipocondrio destro il 23 ottobre; polmonite destra il 26. Disponendosi di siero di valo1·e inferiore al O. 5 °/ 00 se ne aumentò la quantità da iniettare. vale a dire se ne iniettarono nella vena cubitale 20 eme. e ciò in 4n giornata. BBnchè diminuisse la febbre e migliorassero le condizioni del i ..espiro, si manifestò delirio con scosse tonico-cloniche diffuse a tutti gli arti. Tuttavia i fatti polmonari migliorarono. Essendosi il 27 ottobre riaccesa la febbre, si praticò una nuova iniezione endovenosa di 10 eme. di siero per raggiunge1..e il valore de· finitivo nella prova del coniglio. Il 28 il miglioramento si stabilì con evidenza e tale continuò fino a guarigione. Esposti cosi i casi l' A. osserva che data la loro esiguità, essi non possono avere il valore di dati statistici · stanno solo a dimostrare che le iniezioni di siero non producono nessun accidente spiacevole secondario: sono ben tollerate e non sono dolorose. Rileva come si sia attenuto alle prescrizioni di Bozzolo nell'applicare il siero, vale a e.lire: « compie1·e le esperienze sopra soggetti giovani e senza complicazioni » . Circa gli effetti ottenuti questi si riferiscono specialmente ai fenomeni generali (febbre. polso), al p1.. ocesso morboso d~l polmone e alla rispettiva funzione respiratoria. La febbre si abbassò di 1°, 2° per diverse 01·e, talo1. a anche di 3° per un giorno (caso II) e anche di 4° per poche ore. Con tale abbas· samento coincise anche la regolarizzazione del polso e i·espiro. Importanti sono poi i mutamenti a carico del polmone, e dell espettorato: precocità nella p1·esenza dei rantoli crepitanti di ritorno e cambiamento dell espettorato da rosso rutilante. attaccaticcio e vischioso in rugginoso, gial· last1..o e fluido. L' A. conclude paragonando gli effetti del siero antipneumonico sulla polmonite a quelli del siero antidifterico sulla difterite in cui si verifica pure il rammollimento dell'essudato, e il distacco e l'eliminazione delle membrane difteriche. Dott. A. P.

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(ANNO

IX,

FASO.

31]

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SEZIONE PRATICA

La sindrome asmatica nella inft.uenza. (La 8e11iaine 11iédicale, 13, v, 1903).

L'autore, il dott. OLINTO DE OLIVEIRA., dopo aver notato che la sindi·ome asmatica, ca· ratterizzata da una dispnea parossistica con espirazione difficile. rantoli secchi e sibilanti, ~ comune a differenti stati patologici, e dopo aver fatto rileva1·e che ben poco nella letteratura medica si trova intorno alla relazione che passa fra questa sjndrome e la influenza, passa a riporta1·e alcani casi da lui osservati specialmente in bambini. Durante certe recrudescenze epidemiche della « grippe » non è raro vedere malati nei quali al cata1·ro più o meno intenso delle vie l'e· -spirato1·ie si aggiunge un elemento nervoso. non molto marcato ma sufficiente a caratterizzarlo. Sarebbe questa la forma più lievPdi « asma grippale » . Vi sono casi in cui la sindrome asmatica si presenta fin dal principio e accompagna nelle differe11ti sue fasi la malattia e pe1·siste poi per lu11go tempo da sola. La manifestazione nervosa è intimamente legata all'infe· ziono e in questi casi si potrebbe appunto parlare di una forma tossica di « asma grippale >> . Vi sono poi ammalati in cui la ind1·ome asmatica appa1~e, come le nevralgie, tardi"v·a. men te e con lo stesso anclamento irregolare. Sarebbe questa la forma nervosa. Possiamo noi precisare le condizioni che facilitano il presentarsi di questa forma'/ L'autore crede di no, ma pure si mostra disposto ad accettare la teoria del VoLTOLINI, confermata dal FRANCK e dal MA.CKENZIE, e credere che anche queste forme di asma possan esser date da irritazione di zone speciali sen· siti ve del naso e della faringe sempre attaccati nel decorso della « influenza » . I1a diagnosi non p~esenta difficoltà nelle forme leggere, nelle forme tossiche - le più gra,ri - essa può riuscir difficile a causa del predominio che l'elemento asmatico ha su gli altri. Bisogna quindi escludere da prima ti1tte le manifestazioni asmatiche croniche poi le forme di asma vero a manifestazioni classiche e così pure quelle legate a lesioni croniche del naso, della faringe o a compressione dei bronchi. L'asma uremico non ha alcun segno fisico apprezzabile all'ascoltazione, così l'asma dispeptico. Resta da ultimo l'asma infantile febbrile del TROUSSEA.U. In questa forma, come nell'asma grippale, si ha febbre e infiammazione catarrale delle vie respiratorie, ma l'invasione nella

forma infantile è più brusca. la fine è più precipitosa e l'attacco non è unico. Non si hanno poi nevralgie, faringiti n è segni di herpes labialis come nella forma grippale. Sembra pure che l'asma g1·ippale possa co· stituire una epidemia a tipo speciale. La prognosi è buona - anche nelle forme più gravi: le todsiche · si ha spesso guarigione. Per· la cura l'autore si serve con vantaggio del chinino ma non lo c1·ede specifico, si serve pure del cloridrato di ammoniaca dell'aconito e della an tipirina. L'ioduro d'ammonio avrebbe oltre a una azione espettorante, una azione calmante nella forma asmatica della influenza e l'autore se ne è spesso giovato. P. 1\ioLINART T.

Casi rari d'infezione malarica. (HERBERT FORD.

Medica! .Record, 5 aprile 1903). ;

L' A. descrive alcuni casi non comuni d 'in· fazione malarica. Cinque· di essi presentavano febb1·e alta e dolore alla fossa iliaca di destra cosi da men· tire un'appendicite. Infatti il primo a capi· tare n ell'ospedale fu persino operato senza che si trovasse nessuna alterazione a carico dell'appendice. Nel sangue di tutti e cinquei si rinvennero i parassiti estivo-autunnali. Guarirono col chinino. Altri tre ammalati provenienti da Cuba presentavano il quadro clinico della pneu· monite cruposa: la temperatura era molto alta, ma ir1·egolare. Negativa riuscì la ricerca del diplococco lanceolato, ment1·e l'esame del sangue rivelò i parassiti estivo-autunnali in gran numero. Furono cut·ati col chinino a larghe dosi e due guarirono. Infine l' A. riporta cinque casi d'infezione malarica complicata a tifo. 11 quadro cli· nico eh' essi presentavano era simile a quello dei tifosi nella seconda settimana. La p1·ova di VIDAL e l'esame del sangue per la i·icerca dei parassiti malarici riuscirono positivi. Si ebbero due casi di morte seguiti da autopsia, la quale confe1·mò la coesistenza delle due infezioni. Dott. E. PERRONE.

OH:I.RURGIA

Cancro e diabete. (I. BoAS. Med.- Chir. Centralblatt, 1903, n. 16).

La coesistenza dei due processi morbosi in uno stesso individuo. le influenze r eciproche esercitate dall'un processo sul decorso del· l'altro e sopratutto le considerazioni intorno alla indicazione di t1na terapia attiva nel can· ceroso diabetico. da parte del chirurgo, danno


976

[A.NNo IX, FAsc. 31]

lli POLIOLINICO

occasione all'autore di presentare al letto1·e la sua casuistica di diabetici fra i cancerosi del canale digerente. Egli conta fra 366 casi di cancri dell'appa· i·ato digerente: 12 casi di canc1·0 in diabetici (7 del retto, 2 (lell'esofago, 2 dello stomaco, 1 del fegato e dell'omento). L' A . discute s·u questo materiale vari quesiti: a) Il decorso del cancro nel diabetico non presenta abnormità o specialità, che lo distin· guano in qualche modo notevole dai cancri non complicati. b) Il decorso del diabete nel canceroso permettè di distinguer·e due categorie di malati: gli uni~ allo stabilirsi del cancro acquistano una grande tolleranza pe1.. gli idrati di carbonio; gli altri restano sempre glicosm·ici, ma la glicosuria diminuisce proporzionatamente alla invadenza della cachessia (diminuito afflusso di idrati di carbonio). e) In rapporto all'indicazione operativa, l' A. distingue i casi di canc1~0, in. cui col1' inte1·vento si può spera1""e una guarigione radicale, da quelli in Clli l'intervento potrebbe riuscire soltanto palliativo. Se può tentarsi una operazione radicale, deve esser tentata anche nei pericoli delle compli· canze derivanti dal diabete. Non si eseguirà una operazione palliativa che ql1ando esista un'indicazione vitale o se il diabete sia cln lungo vinto. Allorchè ci si decide ad llna operazione. si deve prima far cessare la glicost1ria. Se la guarigione del diabete è recente il diabete può rip1·esentarsi in sAguito all'inter· vento: forse per la narcosi o fors,anco per il semplice eccitamento psichico, se si tenga conto ' che si è visto i·ipresentarsi la glicosuria in interventi per anestesia cocainica locale o per rachio-cocainizzazione. Non è però legge costante che il diabete latente scoppi in seguito allo intervento : indi la necessità di deglucosa1--e il malato. Del tutto infat1sta sarebbe la prognosi di un intervento in diabetico acetonurico, sia la acetonuria in rapporto col solo diabete o insieme anche col cancro. Quanto a.I trattamento del canceroso diabetico non può quindi stabilirsi una norma generale ; ma se non si imponga un tentativo di deglucosare l'infermo, pe1· passare ad un intervento radicale limitf>1·emo la somministrazione di idrati di carbonio. ma non ci sforze1..emo a dezucchera1·lo ad ogni costo.

R.

DALLA VEDOVA.

Pel tr attamento dei tumori angiomatosi. (PAY~. Ce11,tralblatt f . CJi;r., 190a, n. 8). L' A., che in altra occasione ha praticato la immissione di piccole freccie di metallo riassorbibile (magnesio) come trattamento degli angiomi, propone ora uno strumentino per facilitare la pratica di questo metorlo di cura. Esso consiste in un tre quarti, il cui stiletto è rappresentato da 2 parti distinte: l'una acumi nata e lunga appena cm. 1 1/ 2-2, costruita di magnesio, 1 al.tra cilindrica di metallo duro, di lunghezza uguale alla lunghezza della canula. Una vite a pressione pe1..mette di fissare lo stiletto in 'raria profondità sulla canula. Po1·tato il 3/4 nello spessore del tumore, si introduce completamente lo stiletto nella canula, e allnra la sua sezione anteriore acumi· nata resta nella massa del tumo1--e provocandovi quelle alte1""azioni nelle pareti vascolari, che portano alla obliterazione vasale. R. D. V.

Sui tumo1--i (ADRIAN.

d~lle

borse mucose.

BtJ;tr. z. klin. 0/1;r., 38, II).

Un sarcoma della borsa pre1·otnlea e un sarcoma della borsa sottodeltoidea - diagnosticati per borsite cronica rispettivamente nelle cliniche di Rostock e di Strasbu1·go offrono occasione all' A. di far seguire alla storia dei 2 malati il quadro clinico offertoci dai tumo1·i delle borse mucose come sin tesi dei va1--i casi noti nella letteratu1..a. Vanno più facilmente soggetti a tumori delle borse mucose gli individui occupati in professiùni manuali faticese: e a preferenza gli uomini (11: 15). Senza difficoltà, nell'anamnesi dei pazienti si riscontrano i traumi più svariati. Con maggior frequenza si riscon· trano in persone adulte. Delle varie bo1'se mucose dell'organismo la borsa prerotulea è prediletta dall'affezione (quasi in una metà dei casi), segue per fre· quenza la borsa sottorotulea; poi la sottodeltoidea e la trocanterica, la sottotricipitale, l'olecranica, la sottoquadricipitale, la semi· membranosa, e la bo1--sa del Lewis della pianta del piede. Eccezionalmente sono passionate contemporaneamente più borse. Di solito il decorso è i·nsidioso lento, probabilmente perchè la neoplasia sorge in borse già cronicamente igromatose: di rado il de· corso è rapido. Non suole un tumore delle borse acquista1--e molto notevole volume prima di indurre il paziente a ri,rolgersi al chi •

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977

SEZIONE PRATICA

n1rgo, per quanto siano noti i casi in cui il neoplasma aveva raggiunte le dimensioni di una testa d'uomo. La cute che riveste il tumore è p er lo più normale, talvolta fortemente distesa e lucente, di rado ad esso aderente: spesso il sottocutaneo è percorso da lln reticolo venoso vari· coso. La consistenza varia con la natura del tumore. Il tumore suole godere di lln certo grado di spostabilità sullo scheletro ; non provoca notevoli distm·bi; di rado giunge a trapian· tarsi nelle ghiandole e ad ulcerarsi. Per lo più si tratta di tumori maligni, connetti,ra}i; cioè cli sarcoma tfuso cellulare) : segt1e pPr frequenza il mixoma, l'endotelioma, l'encon<lroma, l'osteocondroma, il papilloma. IJa diagnosi nell'inizio della malattia è dif · ficile: non essendo per lo più possibile differenziarla dall igro1na cronico e specialmente dall' igrom~t emorragico (bursitis cronica haemorragica); tanto più che spesso la neoplasia sorgo per l'appunto in borse cronicamente inf ia1n 111a te. La t11bercolosi delle borse (colle sue due fo1·me. cli igroma caseoso e igroma a grani riziformi <lei francesi) può venire differenziata e pe1· i clati anemnestici e per i fatti obbiettivi (creJlitazione). Non è <lif ficile di scambiare il tumore delle borso con tumori 1)e1·iostali: raramente (bo1~sa prerotulea) può il tumore essere scambiato con 11n tt1mo1~~ che sorga dalle g11iandole <lella cute che riveste la borsa. La precoce tendenza all'uloer·azione, insieme con fo colai concomitanti in altri organi, con l'anamnesi e col criter•io e.x: juoantibzzs, ci per· mette1·à (li distinguere la gomma della borsa dal neo1)lasma. La cura non può essere che chi1·urgica, e non dobbiamo dimenticare che un intervento tardivo o incompleto ha potuto rendere neces· saria perfino l'amputazione (Naste). 0

R.· DALLA

VEDOVA.

Prirno tflntatil"'O di trapianto autoplastico di car• il agi ne interepifisarii1 eseg11ito nell'uomo. (ZOPPI. '-

Arcliivio di ortopedia . Anno XIX, fase. 5° e 6°)

L 'Autore ricorda come, in segttito a ricerche sperimentali fatte sui conigli da lui e da altri, fu dimostrato indiscutibilmente l'attecchimento della cartilagine interepifisaria tanto in un innesto a.utoplastico, quanto in un innesto omoplastico; mentre il trapianto ha un esito negativo in ogni innesto eteroplasti co.

Quindi riferisce un caso clinico, in cui e1·a indicato un tale i·n tervento: trattavasi di una bambina, in cui l'a1--resto di svilu1)po della tibia, per osteomielite aeuta, a"'\reva prodotto oltre all'acco1·ciamento dell'arto un forte va· rismo del piede, perchè il perone crescendo normalmente aveva spinto in basso il malleolo esterno. Ha praticato sul perone un'ampia osteotomia cuneiforme esti1·pando un cuneo cl'osso comprendente la cartilagine interepifisaria. Con una sottile sega ha separato il disco cartilagineo dal tessuto osseo della diafisi e della epifisi e, praticata sulla tibia una osteotomia lineare interepifisaria, ha inct1neato tra i dne frammenti ossei la cartilagine del perone previamente isolata badando che la superficie diafisaria ed epifisaria si t1·ovassero nel nuovo posto rispettivamente a contatto con la diafisi e l'epifisi della tibia. Indi per correggere la posizione del piede ha accorciato i tendini del tibiale anteriore e del peroneo. Il decorso postoperativo fu normale. Dalla radiografia fatta ci1·ca 21 gio1·ni dal· l' atto operativo e dall' altra eseguita dopo due mesi, si vede in ambedue che il disco cartilagineo trapiantato non è stato riassorbito e quindi si mantiene come un tessuto ' rivo nel pt1nto della tibia, o're f11 collocato, perch·è altrimenti in cl tle mesi si sarebbe riassorbito senza lasciare di sè alcuna traccia. L'A. non può af fe1·mare che la cartilagine attecchita possa anche funzionare fisiologicam ente producendo del nuovo osso, perchè ciò sarebbe assai pre maturo, dato il poco tempo trasco1·so dall'atto operativo. Dott. A. ISAIA.

OSTETRICIA

Delle cure da dare alle pareti addominali prima e dopo il pa1·to. '

{DIEITL.

M edic.-clzirz:ir,q. Oen,tral·Blatt., n. 17, 1903).

La cura incomincia sopratutto dopo il terzo mese di gravidanza; consiste di due parti : della dieta e del moto. In quanto alla dieta una donna normale e sana non deve mangiare durante la gravi· danza più del solito, nè tampoco seguire qualsiasi regime alimentare che tenda all'ipernutrizione, nè be1·e grandi quantità di latte (2-3 litri al giorno) o di birra, poichè in ~a~ modo si formano feti eccessivamente grassi 1 quali poi- rendono difficile il parto; inoltr.e, l'ingestione eccessiva di liquid~ con~uc~ fa?il· mente ad una qt1antità eccessiva d1 11qu1do (17) ,


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(A.NNo IX, FASc. 31]

IL POLICLINICO

I

amniotico. il quale a sua volta determina una distensione inutile dell'utero e della parete addominale. Anche il moto ha una grande importanza nella donna incinta, la quale deve attendere alle sue occupazioni abitt1ali, al lavot'O anche faticoso, come lo alzare o trasportare pesi : purchè non si eccedano i limiti della prudenza; si eviti il l'iposo nelle ore pomeridiane, dopo il pasto. La donna incinta che può darsi allo spo1·t, lo faccia pure: ascensione di montagne, giuo· chi ecc. ; in questo modo non solo il parto riuscirà più facile, ma i muscoli si f ortifi· cheranno in modo da poter contenere la di· · stensione dello addome prodotta dall'aumento di volume dell'utero, senza subire a loro volta uno stiramento eccessivo nè rilasciarsi. In tal caso, vuotatosi l'ute1·0, i muscoli addominali sara.nno in grado di riprendere la posizione di prima. Durante i primi giorni successivi al parto la puerpera deve stare in riposo assoluto, ma appena trascorso questo periodo di tempo bi· sogna che pensi a ritemprare il tono dei suoi muscoli addominali, e ciò tanto per ragioni di estetica cui la donna non deve trascurare riguardo al marito quanto dal punto di vista profilattico contro i molteplici disturbi che possono manifestarsi appl1nto in seguito all'eccesdivo rilasciamento delle pareti addomi· nali, come costipazione cronica, prolasso del retto spostamento dei reni e del fegato, adi· posi, ecc. Non bastando il semplice moto, si ricorra alle applicazioni elettriche, le qt1ali giovano assai a ridare ai muscoli addominali il tono che avevano prima della gravidanza. L' A . termina il suo articolo constatando con piacere l'acc1~escersi continuo del numero di ragazze e donne maritate che i~inunziano a por· tare il busto, il quale oltre a provocare alterazioni negli organi dell'addome: impedisce anche lo sviluppo normale delle mammelle con grave danno dell'allattamento. Dott. E . GuGLIELMETTI.

di Madrid, sulla casistica dell'ernia ii1guinaJ:

dell'opaio. In questa memoria l' A. illustra due cas . di simile lesione e facendo rilevare il fatt importante che il contenuto del sacco erniari · era dato unicamente dall'ovaio, aggiunge che secondo KossMANN di casi simili nella lette· ratura non se ne conoscono che 6 i quali aggiunti ai due curati dall' A., sommano ad 8 in tutto. Ora per l' interesse statistico mi piace ri· ferire un caso di ernia dell'ovaio che presen· tava le condizioni accennate dall' A., e cl1e fu da me osservato ed operato nell'Ospedale di Santo Spirito nel 1895. Riferisco senz'altro la storia: S ..... T ..... di anni 60. Presenta i sintomi di ernia inguinale sinistrai strozzata. Il tu· more inguinale della grandezza d.i una noce è molle elastico, ottuso alla percussione, do· lente, arrossato. Il dolore si irradia ai reni ed alla gamba dello stesso lato. L' inferma dice che potè sempre ridurre l'ernia, la quale solo da un giorno è divenuta irriducibile. Esiste vomito, ma il polso è buono e non vi sono fatti generali gravi. La r.ircolazione intestinale è sospesa. Faccio diagnosi di ernia omentale. All'atto operativo trovo un corpo duro, poco più grosso di una noce avellana, che riconosco essere l'ovaio. Stirato in fuori, traggo porzione del ligamento largo. Sbrigliato l'anello, i·iduco l'ovaio. Sutura a tre piani. Guarigione par seconda avendo suppurato la ferita operativa.

TRATTATO PRATICO PER LE

Ricerche di elettricità in Medicina di A . BATTELLI

OSSERVAZIONI CLINICHE

Prof. ordin. di Fisica spel'limenta.le nell'Università. di Pisa.

e di F. BATTELLI Aiuto alla Cattedra. di tisiologia nell'Università. di Ginevra.

Contributo alla casistica <lell'ernia inguinale dell'ovaio. Per il dott.

LUIGI RO SSINI.

Nel fascicolo 26 del 8upple11ze1zto al Policli1iico (7 maggio 1903) è i·iferito in una accurata recensione un lavoro del PERI di Sestri Ponente, letto all'ultimo Congresso internazionale

Un volume in-so di 1250 pagine con '182 figure inserjte nel testo, L. 20. La Società EdltriC3 Dante Alighieri di Roma offre a.i signori abbonati aJ Policlinico questa interessante e nuova opera. originale itahana mediante pagamento ~ rate mensili di L. 2. . Coloro che intendono profittare dt questa favorevole combinazione debbono spedire cartolina-vaglia da L. 2 insieme alla dichiarazione d'acquisto direttamente alla Società Editrice Danti Alighieri, di Albrlghi, Segati & C., ROMA , Via dei Prefetti, 15.


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[ANNO IX, F ASC. 31 l

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SEZIONE PRATICA

PI\ ATI CA PI\ OFES SI ON AIJ E •

Sintomi dentari del diabete zuccherino e della tabe. Nella 1Viatz. Med. Woclt. n. 22, 1902, il dottore KRONFELD richia1na l'attenzione sulla c.a duta precoce dei denti nelle due malattie di maggiore im· portanza a questo riguardo che sono la tabe ed il diabete zuccherino. Le alterazioni dei mascellari durante il decorso della tabe, non sono rare. Esse sono intimamente unite all'anestesia della mucosa della gengiva ma· lata. Possono manifestarsi in tutti gli stadii della malattia, ma possono mostrarsi anche come sintomi iniziali. Queste alterazioni consistono sia n ella semplice · caduta dei denti, sia nella caduta dei denti accoro· pagnata da necrosi della parte corrispondente del mascellare, necrosi che si sviluppa colla più grande rapidità. L'a,trofict e la degonerazione delle radici hanno certo un'azione importante nell'espulsione spon· tanea d ei denti. Concludendo, si dovrà pensare alla tabe ogni· qualvolta il medico si troverà in presenza di indi· vidui di etit. media con caduta dei denti seguìta da retrazione dell·alveolo, accompagnata da insensibilità dei denti o delle gengive, insensibilità che può arrivare al punto che, appljcando una sonda sulla polpa ' 'ivente e infia.mmata, non si determina alcun dolore. ed ancora q11ando la cad11ta dei denti non è git1stificata da altra causa. .Anche nei malati di diabete i d enti cadono, ma sotto l'influenza d'11n processo tutto speciale. Non si tratta qui di disturbi nervosi, ma d'infiammazioni che sono freq11entissime nei diabetici; in q11esto caso pigliano il nome di piorrea alveolo· dentaria, artrite purulenta dell'articolazione dei denti e dell'al\eolo. Oltre la malattia generale che diminuisce la forza e la resistenza dei tessuti, vi sono le cause locali che hanno pure una. grande importanza, come sarebbero : la g-0nfiezza e l'iperemia delle gengive. l'accumulo del tartaro dentale (infatti la quantita anormale di zucchero che si trova nella saliva subisce la fermentazione acida, che viene neutralizzata dagli alcalini; il i·isultato di tale azione chimica dà la formazione del tartaro dentale). Oltre a ciò, in un simile ambiente, i microrga· nismi trovano un terreno pa1·ticolarmente favore· vole al loro sviluppo. Presto le gengive si staccano dal colletto c.lentale forma.ndo una specie d'escava-

zione attorno al dente, dalla quale uscirà alla più leggera pressione, un pus spesso e denso. Il dente scosso finirà per cadere. Fortunatamente, curando la malattia generale, le gengive ripigliano ,.,.igore, e il pus diminuisce in quantità ed il dente riprendendo un po· di solidità può an· cora servire alla masticazione.

La secrezione salivare. I rapporti che esistono tra la secrezione salivare e le malattie nervose sono noti da tempo. L 'inter· pretazione però dei fenomeni è stata piuttosto tra· scurata: tanto all'ascialia quanto alla scialorrea non è mai stato attribuito lln esatto valore clinico e patologico. Da suoi studi il dott • .A. ACQUADERNI arrivava alle seguenti conclusioni: 1. La sc;a/orrea tro 1tasi in un grandissimo nu· mero di affezioni nervose, ed è un sintoma che in patologia può stare occanto alla poliuria, alla glicosuria, ali' ittero. 2. Si produce sia per irritazione diretta sul centro salivare (ajfezio1zi del bulbo), sia per abolizione dell'influenza moderatrice cerebrale o per eccitazione delle vie secretorie degli emisferi (ra11i· 1nollinie1tti, e1norrag ie), ovvero. in via riflessa, per lesione irritante i nervi di senso (neu1·it;, tic dolo· roso). 3. Nelle paralisi centrali del facciale la secre· zione salivare del lato affetto non appare general· mente modificata, ed in tutti i casi questa non è ma.i diminuita, ma piuttosto aumentata. N elle paralisi facciali periferiche si ha invece diminuzione od abolizione di detta secrezione a seconda, del grado della lesione. 4. La prognosi nella scialorrea varia dal punto di vista dell affezione nel corso della quale soprav· ' riene: in talune indica la progressi,rità del male, ed in assen2f'l, di altri fenomeni bulbari prova in generale che il bulbo è interessato (paralisi labio· ,qlosso-lari1igea, tabe, sclerosi laterale aniiotrojìca). 5. Una scialorrea persistente e prolungata, considerata indipendentemente dalla malattia che la genera, può di per sè rendere assai gravi le condizioni del paziente. (Gazz. 11ied. Lonibarda. 10 maggio 1903).

La sindrome del morbo di Flaiani. L. von ScHROETTER riferisce nella Zeitscllr. f . klin. Med. (Vol. 48, fase. 1 e 2), un caso di gozzo esoftalmico che presentava i sintomi tipici di questa malattia ed in più una particolare pigmentazione della pelle ed una tumefazione della parte inferiore del corpo. La pigmentazione era brunastra, irrego· larmente distribuita, ed ora nettamente circoscritta. ora sfumata sulla pelle normale. La tumefazione includeva la pcirte inferiore dell'addome e le estre·


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IL POLICLINICO

mità inferiori, ed aveva un aspetto simile a quello del mixedema. L'esame microscopico di piccoli lembi della cute e di brani del sottocutaneo escissi mostrava in essi i caratteri della lipomatosi. . Fu quindi considerato il caso come un gozzo esoftalmico complicato da alterazioni cutanee dovute ad alterata secrezione interna. della glandola tiroide. L' .A. è di opinione che vi sieno tre forme della malattia do,Tute ad anomalie della tiroide : 1) il morbo di Ba edow o di Flaiani, dovuto ad uno stato di ipertiroidismo ; 2) il mixedema dovuto ad uno stato di atiroidi· smo. ed in casi più rari, 3) una affP-zione dovuta a secrezione anormale o ad uno stato di distiroidismo. '

Significato dell'ossaluria. J. B. 0GDEN afferma che l 'acido ossalico è un normale costituente dell'urina fino alla quantità di 2 centigrammi nelle 24 ore. Esso esiste in combinazione col calcio come ossalato di calcio, ·che nor· malmente è tenuto in soluzione dal fosfato acido monosodico. Se l'ossalato di calcio è eccessivo, esso è precipitato dalla soluzione in forma cristallina. L'ossaluria p11ò essere transitoria o permanente. Sostanze alimentari contenenti acido ossalico possono dar luogo ad ossaluria. Fra qt1este sono il rabarbaro, l'acetosella, i pomidoro, gli asparagi, gli spinaci, le cipolle, i cavoli, ecc. BALDvVIN ha dimostrato sperimentalmente su cani che l'ingestione di carne e di uria grande quantità di zucchero di canna o di glucosio produce una ac9entt1ata ossaluria. Una parziale o una completa assenza di acido cloridrico nel succo gastrico, una gastrite acuta o subacuta ed alterazioni fermentative del tratto intestinale, sono accompagnHti da ossaluria. L'iodacano, un costituente normale dell'uri1La, è molto a.nmentato da alterazioni fermentative nel tratto gastro-intestinale le quali aumentano l'indolo, donde l'indacano trae l'origine. Un tale aumento di indn.cano si a.ccom pagna di solito con ossal11ria ed è probabile che esista l1na causa comune. I cri· stalli di ossalato di calcio possono essere causa di irritazione e di formazione di calcoli, meccanicamente. (Medical News, 4 aprile 1903).

Achilia gastrica ed anemia perniciosa. Il prof. MAX EINHORN ha trattato nel Medical Record del 28 febbraio 1903 dei rapporti fra queste due affezioni. L'achilia gastrica, chiamata un atrofia dello stomaco, è un'affezione ostinata ad oggi non si sapeva se un ritorno della zione normale potesse aver luogo. EINHOR~ ha riferito t1n caso di guarigione altri tre. 9

tempo e fino secreed ora

[ANNO IX, FASO. 31)

L'A. non crede che l'anemia perniciosa sia prodotta. dall'atrofia dello stomaco per le seguenti ragioni: 1° Nella maggior parte dei casi di achilia ga· strica si trova una condizione quasi normale del sangue. In un caso di achilia gastrica, nel quale all'autopsia si trov·ò un'atrofia totale della mucosa gastrica, non v era stata in vita anemia perniciosa ; 2° Occasionalmente si osserva la presenza di succo gastrico in casi di anemia perniciosa, talvolta anche in quantità aumentata, come ò evidente nei tre casi riferiti da.il' A. Se l'anemia perniciosa fosse causata da un'atrofia della mucosa gastrica, l'achilia dovrebbe essere ben marcata appena appaiono i sintomi dell'affezione ematica. Noi non possiamo negare che l'achilia e l'anemia perniciosa possano verificarsi insieme. Questi casi sono, è vero, in minoranza e proha· bilmente dipendono dal fatto che hanno entramb~ le affezioni una causa comune o cho l'anemia per· niciosa trova un favorevole terreno in casi di achilia. Noi dobbiamo anche pensare alla poe.sibilità che in casi g1""avi di anemia (anemia perniciosa) negli ultimi stadii della malattia si abbiano alterazioni nello stomaco e nelle glandole jntestinali (atrofia) precisamente come analoghe alterazioni possono osservarsi, nella stessa malattia~ anche a carico del midollo spinale. (The Philarlelpllia 1ned. Joz1rnrtl, 7 marzo 1903).

APPUN!J.lI DI !J.lEl_\APIA Operazione per J'arresto del testicolo nell'inguine. Il KATZENSTEIN ha descritto un processo opera· tivo, destinato a produrre una trazione sul testicolo ectopico, dopo che è stato posto nel suo sito nor· male, in modo da impedire al cordone spermatico che lo riporti nel cawtle inguinale. Egli ha ottenuto questo scopo mercè lln lembo autoplastico, preso dalla coscia, e cucito sul testicolo. LONGARD (Zeitsclir. f. Cliir., 21 febbraio 1901) ha cercato di ottenere lo stesso intento in una maniera più semplice, che è la seguente : Egli fa una incisione lungo il canale inguinale. Tagliata la cute, ed aperta ampiamente l'aponevrosi dell'obliquo esterno, isola e mobilizza il testicolo ed il cordone spermatico, quanto più è possibile, in alto. Poscia apre trasversalmente la vaginale co· mune e spinge il testicolo nel fondo della corri· spondente saccoccia scrotale, previamente dilatata ottusamente. .r el punto più basso dello scroto fa una incisione d'un paio di centimetri, attraverso la. quale fa sporgere u piccolo segmento del testi· colo ; e con 6-7 punt i sutura fjssa circolarmente la cute sull albuginea. I fili, non recisi, vengono assi~urati ad alcune striscie di sparadrappo sulla. faccia interna della coscia. Dopo ciò la ferita in-


guinale viene chiusa comprendendo, se occorre, nella sutura (secondo il processo di Kocher} la va· ginale comune del cordone spermatico. Mercè i fili, che unisco110 la cute all'albuginea . ' s1 può esercitare una trazione più o meno energica, secondo il bisogno, ed impedire che il cordone spermatico faccia rientrare il testicolo nel canale ingni~ale. In due casi Longard ha ottenuto col suo processo ottimi risultati.

L' intervento clairm·gioo nelle iofian11nazioni

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niche dell'intestino crasso (retto eccettuato). I risultati delle operazioni chirurgiche dirette contro le infiammazioni localizzate si trovano rac· chiusi in quelli delle resezioni intestinali in genere. Questi risultati operatorii sono dati in un lavoro di LABEY del 1902 su 26 casi di colostomia e 10 di entero -an~lstomosi.

Alle 26 ossorvazioni di colite curate con l'ano ar· tificiale, LAUNAY ne aggiunge tre; una di BoAs e STEINER, una, ùi BOAS e KORTE ed una di EwALD comunicate in quest'anno alla Société de 11iédecine' di Be1·lino. Su que te 29 osservazioni, soltanto dodici speci· ficano la chiusura dell'ano temporaneo (undici nella tesi di LABEY ed il caso di BoAs·STEINER} in un periodo di tempo vario, da 6 settimane ad un anno. I mala,ti Rono generalmente migliorati con la crea· zione dell ano, i dolori sono spariti, le evacuazioni purulente e sanguigne si sono fatte meno abbon· danti. . , i può ~1iutare la guarigione con grandi lavaggi fatti nell'intestino malato per l'ano artificiale. Pure, in molti ca.si, non si nota che un miglioramento e non la completa guarigione che permetta la chiu· sura dell'ano provvisorio. In altri casi, dopo la chiusura dell 'ano, il malato è ripreso da qualche piccola emorragia, da evacuazioni di false membra.ne e soprattutto riappare la costipazione, che può por· tare alla. recidiva. Sembra dunque che si possa. contare sopra tl.n miglioramento notevole, ma che non si possa sperare la guarigione definitiva con chiu· sura dell'ano artificiale. Le 10 osservazioni di e1tfero -anastoniosi comprendono otto anastomosi semplici e due esclusioni uni· laterali. Un solo malato è morto, al 20° giorno, cli strozzamento interno, essendosi strangolato l'inte· etino tenue nell'ansa formatasi per l'anastomosi ileo-sigmoidea.

Nelle emorroidi. Tintura di vaniglia. . . . Estratto fluido di hamamelis Spirito di vino . . . . . Sciroppo di scorze d'arancio Acqua fino a . . . . . . D. S. Tre volte al giorno un quori.

. gm. 5 . » 10 . » 60 . » 30 . » 100 bicchierino da li·

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.AR.J:.A

La masturbazione nella donna è vizio assai più difft1so di quanto comunemente si creda e può dare origine a disturbi gravi e svariatissimi tra i quali il medico si può difficilmente raccapezzare : tra le conseguenze più costanti e notevoli sono i dolori ovarici intensi ed esacerbantisi in specie nel pe· riodo menstruale; i disturbi gastrici ed intestinali, vomiti ostinati, gastralgie, catarri del colon, stiti· chezze ribelli, ed infine, impressionanti per la loro gravità, le turbe nervose, diversissime a seconda del temperamento individuale. Dell'argomento si sono specialmente occupati i ginecologi americani, insistendo in particolar modo sui segni da cui il medico può sGspettare che la donna la quale ricorse alle sue cure sia o sia stata dedita alla masturbazione. Le manifestazioni morbose che seguono a questo • • • v1z10 raggiungono in genere la loro massima in· tensità in donne dai 25 ai 35 anni: non si può però trarre alcuna norma dalla generale costituzione della donna, per quanto molto si sia scritto sui rapporti tra questa ed il temperamento sesst1ale individuale: della massima importanza invece è l'ispezione degli organi genitali esterni, sebbene anch'essa fornisca solo criteri di probabilità. Intanto è erronea la co· mune credenza che la donna in ganere si procuri sensazioni voluttuose con l'introduzione di corpi estranei in vagina: qt1esta è forma di ·vizio di grado più raffinato, ma a.ssai più raro, e che soltanto in pochi casi succede all'altra molto più frequente, della confricazione delle piccole labbra della clito· ride e dell' orificio uretrale. I segni che possono fare sospettare tale modalità di masturbazione, trascu· rando anomalie di pigmentazione, di nessun signi· ficato, sono : una maggiore cascaggino delle grandi labbra, inusitatamente molli e rilasciate - una lunghezza straordinaria del prepuzio, pe11dente come una palpebra affetta tla ptosi, la protrt1sione delle piccole labbra, ispessite, corr11gate, molli, aride; una di solito è più pendente dell'altra, e q11esto è sintomo molto importante, e derivai clal fatto che in genere la donna abusa sempr e con la medesima mano (si noti però che nelle bionde, con molto a.clipe, è nor· malo una leggiera protru ione delle piccole labbra nella loro parte postero· inferiore), infine, la rileva. tezza del cercine del meato ttrinario, che si presenta lobulato, di un colore rosso cupo, ma indolente al tatto e l'aumento del tono dello sfin tere anale. talvolta in preda, ad un ' raro crampo. In quanto alla terapia, ogni caso ,.H, pnrt.icolal'· mente curato n. seconda della costitu~ione, dell'indole. dello stato della paziente e del grado e qualità cloi disturbi da essa accusati : gio,"erà sempre la suggestione e pilì di tutto è d'11opo in "'istere slùla profilassi, ed è bene che il medico, per quanto l'argomento sia scabroso, si adopri a persuadere le

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IL POLICLINICO

madri e le persone dedicate all'educazione delle fanciulle, sulla diffusione e sulla gravità di questo vizio e sui mezzi più opportuni a prevenirlo e a combatterlo. Primo tra tali mezzi è quello di opporsi alla cattiva abi tt1dine di far dormire le bambine nel medesimo letto, e d'esercita1·e un'accurata sorveglianza sulle persone che le h anno in custodia e che spesso fungono da turpi ammaestratrici. (Pacific nted. jo1ir1i., n. 2, 1903).

Relazione fra malattie gastriche ed uterine. -

(ANNO

IX,

FASC.

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pressione sul plesso ipogastrico inferiore. Se questa. pressione viene eser~itata per lungo tempo, ne può seguire un vero disturbo motorio e secretivo dello stomaco, cosi da aver e un disordine organico im.. piantato sopra un disturbo primario puramente funzionale. (Pite Pliiladelph.ia 111edica l Jollrnal, 11 aprile 1903).

l\UBRICA DELL'UFFICIALE S!NITAIUO ·

ed I:O-IEN'E dell'11tero e d egli altri organi pel· v ici col sistema n ervoso simpatico è sempre stata considerata dai g inecologi causa frequente di di· Sulla depurazione del vaccino antivaioloso. sturbi riflessi. Il meglio conosciuto di q11esti ri· flessi patologici è il cosi detto clavzis liystericus o In un articolo 8z1,gli esiti delle vaccinazioni, punto doloroso s1tl sommo della testa, ma vi sono comparso, non è molto, in questo stesso giorpochi neurologi che cr edano essere questo dovuto nale (Suppi. setti1nan., 19 luglio 1902) a propoad affezione o a deviazione posteriore dell'utero. sito dei metodi odierni sull'epurazione del vacIl fattore nervoso neJla metà cl ei casi ginecolocino, si accennò ad un lavoro del dott. SBRISCIA gici è senza dubbio w1 importante elemento da dal quale rile·vasi che un buon fattore per la elimin are nella cura. della paziente. Spesso l'esito depurazione d'un vaccino è dato dalla tempefa,rorevole dipende ùa un arresto dei disturbi nervosi che sono così accentuati in molte di queste ratura, giacchè sottoponendo la polpa vaccinica glice1~inata, anche quella ottenuta di recente malate. La correzione di una alterazione apparen· temente insignificante dell'utero o del perineo può e perciò con contenuto rilevante cli germi, al· spesso essere seguita da _un miglioramento sor· l'azione di una temperatura di 37° a 40° C., si prendente dei sintomi generali, ma ciò è dovuto ottiene in• pocltl giorni una notevole diminuspesso ad una pura impressione mentale. zione dei germi fino alla loro completa scomRecentemente OoON, di Budapest, ha richiamato parsa senza che il vaccino perda della sua l,attenzione in modo speciale st1gli stretti rapporti attività, e si concluse alla possibilità di una tra malattie uterine e disturbi gastrici. In molti via molto più spedita per otten ere un vaccino casi di gastrite cronica e di gastro -neurosi, che ave· antivaioloso puro di germi estranei e sicuro vano largamente r esistito al più accurato trattamento da parte cli sp ecialisti di malattie dello sto- n ella stta azione, augurando che ulteriori studi rendessero definitivo questo metodo che, fra maco, l' A. ha 'Teduto sparire interamente tutti i disturbi dopo corretto uno spostamento dell'utero gli altri vantaggi pratici, avrebbe quello di o curata 11na metrite od endometrite cronica. Egli potere avere una sollecita produzione di vacafferma che la lesione locale può esser e leggiera cino fresco in casi rugenti come n ella minaccia e consistere pt1ramente in una deviazione mode· d'un'epidemia. rata in senso sagittale od orizzontale, ma per quanto Vediamo ora pubblicato nel Bolletti1zo della lieve sia la lesione, marcatissimo · è il sollievo che Società 11zedica di Pavia (comunicazione fatta si r eca correggendola. Nelle sue ricerche l'ODON n ella seduta del 23 gennaio 1903) un lavoro è stato guidato clal suggerimento di HILDEBRANDT del dott. NEGRI intitolato 8zlll'attività del vacche deve farsi un esame genitale in ogni donna ci1to jenne1~iano sottoposto ad alta te11zperatura, che si lagna di disturbi digestivi. nel quale viene ripresa la questione e n e viene Questa è forse un'esagerazione. stt1diata l'applicazione sotto un pu~to di vista Baster ebbe che questo esame fosse fatto tutte le volte che un'esatta terapia gastro-intestinale, con- pratico. L ' A. infatti si domanda se il vaccino , tinuata per un ragionevole periodo di tempo, non depurato coll'alta temperatura conserva sem· avesse dato risultati apprezzabili. A.llora l'esplora· pre la s1la attività per rispetto all'uomo, e zione pelvica dovrebbe essere considerata neces· siccome n el lavoro dello SBRISCIA il controllo saria, a meno che i sintomi pelvici non fossero sull'attività del vaccino fu limitato alle especosl marcati da indicare in qualche caso speciale rienze sulle vitelle, egli ha creduto bene di fin da principio l'esame genitale. fare due ordini di esperienze, riprendere cioè La causa diretta di un'affezione gastrica dovuta all'associazione di una malattia uterina come, per quelle dello SBRISCIA per vedere ancora come si comporti questo m etodo di depurazione del esempio, la retrodeviazione è, secondo l'ODON, una

1L'associazione

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SEZIONE PRA.TIOA

vaccino e controllare l'attività del vaccino così depurato, usandolo sull'uomo; a quest'ultimo scopo ha innestato su• parechi bambini in un braccio il vaccino riscaldato, nell'altro lo stesso vaccino conservato in glicerina colle solite modalità. Da questo duplice ordine di esperienze il dott. NEGRI ha concluso che i risultati otte· nuti stille vitelle col vaccino depurato me· diante il calore e quelli avuti sull'uomo, se da una parte permettono di ritenere che pe1' l'azione di una temperatura a 37° pe1· 5 giorni il vaccino non perde la sua efficacia, perchè può ancora da1·e l'eruzione sugli animali e talvolta anche sull'uomo, d'altra parte auto1·izzano a concludere che per il riscaldamento questa attività viene ad essere notevolmente dimint1ita, e che. sebbene questi sforzi diretti a mette1·P a disposizione dei vaccinatori una linfa amicrobica sieno degni della massima lode. t.uttavia i mezzi escogitati, come questo del riscaldamento, non sono attuabili nella pratica. I clati sui quali l'A. si poggia per tr·ar!'e queste conclusioni sono i seguenti, e cioè che su 10!) innesti praticati con diversi vaccini conservò ti con i sistemi attualmente in pratica, se ne el)bero 93 con sviluppo di pustole e la vaccinazione considerata per rigua1'do agli in· divi(lt1i diene il 100 per 100 di esiti positivi, ment.r e su 109 innesti di vaccino riscaldato, soltanto 19 diedero la pustola, non potendosi . tener conto delle piccole papule che talvolta si osservarono, e la vaccinazione, considerata per riguardo agli individui, ebbe il 76 p. 100 d'esiti negativi. Certamente questi risultati sull'uomo non semb1·ano molto confortanti per questo me· toclo di depurazione del vaccino, che pure do· vrebbe presentarsi con tanta speranza di successo, almeno per le analogie coi metodi usati p er altri vaccini. Non possiamo però esimerci dal far notare due cose, la prima che i risultati positivi dei controlli sull'uomo circa alla attività del vaccino i~iscaldato sono stati bensì scarsi ma non hanno mancato del tutto, il che dimostra che forse vi sono altre condizioni speciali, eliminate le quali potranno forse avere un risultato diverso; la seconda che non sempre sembrano doversi ritenere come indizio di risultato negativo le papule che qualche volta osservansi invece della genuina pustola vaccinica, giacchè nei recenti lavori

che con una certa frequenza si seguono in · Francia a proposito dei risultati delle vaccinazioni e specialmente in uno del FERRIRR (Revue d'hggiène et de police sanitaire, 20 aprile 1902), a proposito del modo di interpretare i risultati delle vaccinazioni, è stato ammesso che le efflorescenze vaccinali, mancanti di caratteri nettamente definiti , nella maggiore parte dei casi non sono che pustole autentiche. Per questi motivi e pur tenendo calcolo delle concl11sioni dell'accurato lavoro del dott NEG'RI, non vorremmo dare l'ostracismo assoluto al metodo di depurazione rapido del vaccino per mezzo del riscaldamento, persuasi che ritornando ad esperimentare, o con qualche modifi0azione di tecnica o saggiando più minuzio· samente l'azione delle varie temperature, si debba riescire a qualche cosa di utile per la soluzione• di un problema tanto importante quale è quello dell'amicrobicità del vaccino antivaioloso. te.

CENNI BIBLIOGRAFICI Dott. V. BuE. Isterotomia. ed isterectomia in oste· tricia. Edit. Rudeval, .Paris. I

L'A. in questo lavoro passa in ri'rista le indica· zioni dell'isterotomia ed isterectomia in ostetricia. Il lavoro stesso si compone di 14 capjtoli: Capitolo 1°. - Tratta della cesarea nei vizi pelvici, facendo il parallelo colla sinfisiotomia nei r estringimenti rachitici del bacino: espone poi le indicazioni dell'operazione di Porro n elle pelvi ristr ette. Capitolo 2°. - Parla dell'osteomalacia e dei vizi pelvici che ne provengono e del st10 trattamento coll'isterotomia seguita dall'isterectomia parziale o totale. Capitolo 3°.. - Passa in rassegna i lavori sulle indicazioni della cesarea nell' eclampsia. Capitolo 4°. - Intervento nell'atresia vaginale, sopratutto nell'acquisita; è partigiano d ell'isterectomia totale. Capitolo 5°. - Fa lo studio d elle varie cause che portano seco la non dilatabilità d el collo dell'utero e distingue i casi in cµi la cesarea s'impone. Capitolo 6°. - L'operazione di Porro è sopratutto inaicata nei casi di putrefazione del feto. Capitoli 7°, 8°. - Intervento nella gravidanza complicata da cancro d el collo e da tumori fibrosi dell'utero. Capitolo 9°. - È lo studio comparato dei di(23)


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IL POLlOLINIOO

versi trattamenti nella rottura uterina: si conclude per l'iste rectomia. Capitolo 10°. - La cesarea può trovare la sua indicazione anche in distocie dovute ad interventi sull'utero (isteropessie, ecc.). Capitoti 11°, 12°. - I·n tervento nell'infezione puer· perale e questioni ad esso inerenti, nello scolla· mento prematuro della placenta inserita in luogo normale, nella morte od agonia della madre, nelle cisti ovariche inoperabili, nella retrazione esage· rata dell'anello <.li Bandl. Cap;toli 13°, 14°. - Si occupa dell'operazione ce· saréa vaginale, e della tecnica particolareggiata dei va.ri interventi. Chiude il lavoro l'esposizione di 9 osservazioni raccolte nella Clinica ostetrica di Lilla. B1AGI. O. SCHULTZE. A.tlas und G1·undriss der topog1·a· pl1ischen und angewanden Anatomie. - Leh· mann's Verlag. ~liinchen. Qt1esto atlante anatomico è il primo di una nuova serie in quarto, tra i manuali ed1ti a cura del Lehmann. LA. non si è proposto « di scri,rere per gli anato1nici, ma per coloro che vogliono divenire ed essere medici. » E quindi, lasciando da parte tutto ciò che costituisce un lusso puramente anatomico di conoscenze morfologiche e topografiche, egli si sforza. di non dimenticare nessuna di quelle parti· colarità che pure sfuggono a molti notomisti, e che hanno per contrario un sommo interesse per quel pratico che voglia in ogni esame di malato lasciarsi guidal'e dalla anatomia nelle sue ricerche obbi et ti'' e. L'.A. si propone col suo la, oro di rav,rivare n ella, memoria del medico tutti quei ricordi ana· • tornici che possono contribuire a farlo pensare anatomicamente. E questo intento è raggiunto egr egiamente. Settanta tavole originali, a colori delle quali 22 in litografia, oltre alle numerose figure intercalate nel testo, rendono pregevol e l'atlante anche dal pl1nto di vista artistico. R. DALLA VEDOVA. 1

DrPL.\ Y, RocHARD, DEMOULIN. Manuale di diagnostica cbiru1·gica tradotto dal dott. S. D'ESTE. - Società Editrice Libraria, 1903. La trud11zione pubblicata r ecentemente dalla Ca sa milanese del manuale del Duplay è fatta sulla dodicesima francese, e basta q11esta cifra ad attestare il st1ccesso già riportato in Francia. Non inferiore accoglienza avrà certamente l'edizione italiana. Il trattato consta di 2 parti : .Nella prima sono esposti i principii generali di cliagno tica. ossia i .mezzi di e1:1plorazione clinica in rapporto alla diagnosi delle malatti e chirttr·

LANNo IX, FABo. 31]

giche con le istruzioni opportune per l'interroga· torio del malato e per l'esame clinico obiettivo. In questa prima parte inoltre è dato un breve ragguaglio delle applicazioni chirurgiche della ra· diografia e della radioscopia, della fonendoscopia, e sono indicati i mezzi pratici per raccogliere i tes· suti ed i liquidi patologici e per inviarli al labora· t.orio in buone condizioni d'esame. Nella seconda parte è esposta l'anatomia clinica e l'esplorazione delle singole regioni ; è poi fatta la diagnosi differenziale delle principali affezioni chirurgiche che in esse si riscontrano.

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Policlinico

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SEZIONE PRA TIOA

BANTI dott. I. Sulla preparazione di t1n siero an· tidifterico antibacte1ico. Suo ,,.alore profilattico e curativo. - Sao Paulo, 1902. CozzOLINO prof. F. U net sintetica, cas11istioa d'otochirurgia e rinochir11rgia con r elative considera?Jioni di patologia e terapia. - Firenze, 1902. ZACCARIA dott . ....\.. Istituto antirabbico di Faenza. Rondiconto statistico delle ' '"accinazioni antirabbich~ nel quinquennio 189 ·1902 e noto clinico-speri· mentali sulla rabbia. - Pisa, 1903. DE DOMINIUJS prof. N. La, ph;rsiopathologie du pancréas par rapport au cliahète et ft la glycosurie. - Napoli, 1903. }lANNINO dott. F. Laparatomie pe r ferite pen etranti. - Cata.nia, Estr. dalla Rassegna int. della 1\ife· dicina l\foderna, 1902. CA~1à.GGIO dott. F . Un caso di isterismo sifilitico diagnosticato chirurgicamente. - :Napoli, E tr. dal Giorn. int. delle Scienze medicl1e, 1902. MASSALONGO prof. R. Sulle art1'iti anchilo anti o collesiche. - Firenze, 1902. MASNATA prof. G. Emostasi. resezioni e suture del fegato. - l\lilano, 1903. GRIMALDI (lott. A . e PALLERI clot.t. G. Perchè la laparotomia guarisce la. peritonito tubercolare? Imola, Estr. dal N11ovo raccoglitore modico, 1903.

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Recentissi11ia pubblicazione: Chirurgo primario Di rettore dell' Ospedale civile di 'l'olentino

Metodi onerativi - Indicazioni -Risultati ~~

Studio critico-clinico·sperimentale con 17 osserYazioni persona li, 65 figure intercalate nel testo

Statistica originale italiana della gastro-enterostomia Tabelle statistiche individuali di: Agostinelli, A.mour, Antonelli Arcoleo, Babacci, Bastianelli R., Bedeschi, Bendandi. Bigi, Biondi, Boari, Bonara., Bufalìni M., Carle, Casucci, Catellani, Catterina, Cavazzani G , Cavazzani T., Ceccberelli, Codivilla, Crespi A., D' Antona, De Paoli, De Sanctis, Di Bella, Donati, Durante: D'Urso, Fantino, Farina, Ferrari A., Fummi, Garbarini. Gardini, Giannantoni, Giordano, Guarneri, Lampiasi, Legnani, Manara, Manega, Mariani, Margarucci, ~Iattòli , Mazzoni, ~Iinucci, Mischi, Monguidi, Moreschi, Mugnai, Orecchia, Parlavecchio, Parona, Parrozzani, Pasca, Porta, Poste1npski, Raffa, Remedi, Ricci, Rosi, Rossi U., Rost iross~ , Salvia, Santovecchi, Schena., Schiassi, Seganti, Sorge. Tacchi, To si, Tricomi, Turazza, Turretta, Velo, Vincini, Zatti.

Un grosso volume di pag. 330, stampato su carta di lusso •-< Lire 7. 50 >-• Indirizzare le richieste alla. Società Editrice Dante Alighieri, via dei Prefetti, 15, Roma.

INTEl\ESSI PROFESSIONALI Il Congresso dei medici condotti a Firenze. L '.A.ssociazione nazionale dei medici condotti si è riunita a Congresso nei giorni 16, 17, 18 cor· rente a, Firenze. L'inaugurazione ebbe luogo nel Salone dei Duecento in Pa.lazz;o Veccl1io alla presenza di oltre 350 medici. Sorse primo a parlare l'assessore prof. G. Del Greco il quale diede ai congressisti il benvenuto in rappresentanza del sindaco. Prese poi la parola l'illustr e prof. Grocco, il quale pronunciò il segt1ente discorso: « Affidatomi l'onorifico mandato di rappresen· tare in qu~sto impo,·tante Congr esso il Consiglio federale degli Ordini dei medici italia.ni e l'Ordine medico provinciale, mando un saluto cordiale a tutti voi, egregi colleghi, che in nome della. solida· riétà medictt siete qui convenuti in grande numero dalle diverse parti della nostra P enisola, ed a11· guro che discussioni calme ed assennate conducano a ris11l tati di sicuro e pratico valore. « Non sono medico condotto: ma qui e altro,.,.e ho vissuto molto fra ,-oi e conosco davvicino i bisogni vostri, che sono ntunerosi ed in ptirte veramente imponenti. « È quindi con grande compiacimento che vi veggo associati allo scopo di migliorare le condi· zioni della classe, di conseg11ire intenti, c11i avete un sacrosanto diritto. e Non v'ha, classe che superi in benemer enze sociali quella dei medici condotti, i q L1ali, ,.,.eri sol· dati ed apostoli umanitari, dedicano sè stessi giorno e notte al sollievo di chi soffre, fra disagi e re· sponsabilità che non hanno confini, esposti di con· tinuo a germi morbigeni e mortigeni, ed in continua lotta con pregiudizi e passioni sociali, che mirauo a farne disconoscere e persino a colpire con iniqua ingratit11dine l'opera loro benefattrice. « D 'altronde (poche classi sono tuttodi trascurate quanto quella <lei meàici conclotti, i quali nel più gran numero veggonsi chiusa innanzi ogni carriera, per quanto zelo, intelligenza ed onestà dedichino all'opera loro sanitaria, invano desiderano di poter di volta in volta riposare, come l'igiene vuole, o tornare ai centri scentifici per ritemprarsi nei progressi incessanti dell'arte diagnostica e curativa, e ch e, per quanto tutto sacrifichino e non di rado anco la vita per la salute sociale, non hanno dalla società debitamente assicurata nè l'esistenza loro, quando sono vecchi ed incapaci del lavoro, nè quella dei loro figli, se morte immatura li colpisce. « Non più in là di t1na settimana si presentava nel mio studio una giovane dai fini e patiti linea· menti, chiedendomi le avessi procurato un posto, anco d'infermiera, pur di poter gnadagnare di che. vivere onestamente con sua madre, poichè il padre medico aragli morto senza lasciar mezzi di fortuna, e senza una sufficiente posizione. Arrossii per la società di fronte ad una tale domanda! A. qt1esti fatti deplorevolissimi la società deve porre riparo, se vuole essere in realtà, come si cr ede, vera11ze11,te civile! « Ed io non dubito che nell'opera vostra solidale ed intesa al miglioramento della classe vi atterrete,. o egregi colleghi, a quei sani criteri di condotta, che assicurano più pronto e completo il facile sue' cesso!

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Dott. ABISTJ:DE 1'1ATTÒLI

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IL POLICLINJOO ·

Non lirismi: non clamorose declamazioni; non la pretesa di conseguire in un giorno quella radicale trasfol'mazione di cose, cui pure si deve mjrare; ma fermezza e solidarietà nel chiedere man mano quello che più urge di ottenere, e che la società può e deve concedere coordinatamente alle giuste esigenze ùelle altre classi. « E strjngiam,>ci non soltanto per conseguire e tt1telare. i diritti nostri: ma anco per ricordare i nostri doveri, giacchè nell'adempimento di questi sta lét prima e precipt1a forza clella nostra orga.niz· za11ione. « Stringiamoci per chiedere ed ottenere dai pubblici poteri quanto a vantaggio e d ecoro della classe ci debbono e possono dare· ma insieme per trarne dalla nostra compagine tutti q11ei vantaggi straor· dinari che apporta una savia applicazione dei prin· cipi iii cooperazione sociale. « E poichè i diritti e doveri dei 1nedici c~ndotti si intrecciano e fondono con quelli di ogni altro gruppo dei medici pratici, è bene che l'opera nostra si svolga coordinata e solidale onde una maggior forza d'insieme r enda più prontamente apprezzate le giuste aspirazioni della nostra classe. « A questo concetto si inspirò la Società. nazio· nale dei medici coniiotti quando si affigliò alla Fed erazione degli Orclini dei medici italiani; a questo, come compresi da un privato colloquio, in tutto si improntano le vedute del ' raloroso vostro presidente. Ed al medesimo concetto anzi ispirasi esemplarmente l~Ordine medico fiorentino che io ho l'alto onore di presiedere, a cui sono iscritti quasi tutti i meclici della pro·v incia, e dove tutela.nsi con ogni forza gli interessi morali e materiali cli ogni coll ega, sia esso un professore universitario od il medico conclotto del più i·emoto comunello di cam· pagna. « Pt·oe;ediamo, o egregi colleghi, uniti ed in tutto solidali· temperiamoci nell'esercizio dei doveri per essere forti e resistenti nella lotta dei diritti nostri; e ·vinceremo » . ~t:

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Poscia, il dott. E . V illa,, presidente dell'Associa· zione nazionale, espresse la sua soddisfazione per il gran numero di medici intervenuti, per l'ade· sione e l'appoggio di tante autorita, d ogni parte d'Italia· ringraziò quindi il Governo, « il quale, se n elle r ecenti disc11ssioni in Parlamento 11on ha vo· luto accettare che ben poca cosa degli emendamenti da noi avanzati abbandonando gli altri all'accademica dispt1ta di pochi valorosi in lln ambiente di indif· ferenza e di avversione - di cui sara bene un giorno ricordarci - ha dimostrato pttr tuttavia di comprendere la necessità di incamminarsi grada· tamente sulla via che a noi preme battere, ed ha poi dichiarato che dalla nostra classe « molto e con fiducia può attendere il paese per il suo pro· gres o igienico e sociale » . « Tutto questo, continuò, imprime un a lto signifi· . cato morale a questo Congresso, il quale si svolge nel· l'ora in c11i sembra ch e ci sia toccata una sconfitta, e che dev·e riuscire - non v'ha dubbio - una manifestazione della più legale fra le lotte di classe, come quella che si compie per l'unione delle forze intelletti,-e e morali di 10,000 professionisti, affra· tellati nella sublime finalità di migliorare, a costo di ogni ostacolo, le proprie sorti. « E concedetemi ch'io ringra.zi, fra tante autorevoli personalità che oggi concorrono a rendere solenne questa affermazione, l'ill11~tre prof. Grocco, presi· dente d ell'Ordine dei sanitari di Firenze, e qui (26)

rappresentante il Consiglio Federale degli Ordini, Ctli ci sentiamo legati tutti dai più amichevoli rapporti. « E fate ch'io dica la nostra riconoscenza al primo magistrato di questa poetica Firenze, la ql1ale ospitandoci coi più squisiti sentimenti di gentile cordialità, rende imperituro n ell'animo di ognuno di noi, tornanti alle case nostre lontane, il ricordo soavissimo di q11esto famigliare con· vegno. « Lo scopo pa.l~se, direi qt1asi ufficiale, pel quale l'Associazione nazionale ha indetto questo suo pri.mo Congresso è la discussione in torno ad argontenti importantissimi, sui quali si impernia t11tto il lavoro che deve condurre senza dubbio, e fra non molto al miglioramento delle condizioni economiche e morali della nostra classe. « In tali argomenti non ultimo di certo è quello che rigt1arda le recenti modificazioni alla le gge sanitaria, s ul quale tema noi non possiamo ere· dere ch e si sia detta l'ultima parola. q Ad ogni modo, nelle ruscussioni voi siete chiamati a dire il vostro parer e, svolgendosi le relazioni, sulle quali volenterosi colleghi hanno fermato Ja loro attenzione, condensandovi il risul· tato di personali osservazioni coscienziose e pazienti. « Su quelle r elazioni, che rispecchieranno il vero intendimento dei medici condotti, il Congresso formalerà i suoi voti, procurando che si addivenga presto alla pratica soluzione di quei problemi, i quali - per quanto ancor oggi ritenuti difficili ed immaturi per bisogno di ulteriori studi - pur tuttavia per fatalità di legge sociale oggi si impongono, e la nostra costètnza, che ci viene sopratutto dal non sentirci soli, saprà presto, in modo a noi favorevole e pur consono a giustizia, far ri· solvere. « Ma concedetemi. di affermare qui francamente ciò che ritengo un assioma, dal quale è in· dispensabile prendere le mosse ; che cioè : se vo· gliamo riuscire ad ele,rare il nostro live]lo morale, dobbiamo prima con ogni sforzo, a costo di qualsiasi lotta, ottenere il miglioramento economico delle nostre miserrime condizioni. « A coloro che, scandalizzati, volessero timoro· samente susurrarmi all'orecchio : Non, de solo pane vivit ltoJllO I io non mi periterei di rispondere con quanta forza lo consentono i miei polmoni: . . vero ! 1io1i de solo pane ... ma, disgraziatamente è proprio- il pane che ci abbisogna per 'ivere !.: Che se poi c'è anche t1n po di companatico, dopo tutto non guasta. « Va sfatato il concetto falso che molti hanno della nostra professione, quando pensano che il medico - più che per ricevere la ricompensa che spetta alla sua prestazione d'opera - deve lavorare per l'umanità, quasi a rendere più agevole e completa la beneficenza e la carità cittadina. « Ma, oltre lo scopo palese, ufficiale, il Congresso odierno dice l'O., ne ha un altro . « L'Associazione nazionale dei medici condotti, conta tra le sue file più di 1500 soci, ha le sue fondamenta non in tutte, ma soltanto in alcune pro· vinci.e del regno; in quelle poche ove, per una in· finità di cause che qui è inutile esaminare, fu pos· sibile la propaganda, specialmente iniziata da due comitati provvisorii, il Lombardo e il Piemontese, residenti il primo a Milano, a Vercelli il secondo. « Ed è perciò che l'Associazione, invitando al suo primo Congresso tutti i medici c.on~otti d'It~lia, voluto in certo modo presentarsi a1 colleghi car1s· 1

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SEZIONE PRATICA

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simi, che ancora non la conoscevano loro manife· - presidenza di st11diare il modo più opport11no per stando il progra1nroa che riassume i suoi in tendi: far conoscere a tutti gli interessati i O'ravi difetti menti, la via che si è tracciata, il camn1ino fin qui contenuti nella leggo, esortandola a continuare nella percorso. sua opera di raggruppamento delle forze sparse « L'Associazione non ha coloro i)olitico. Essa ha della grande famiglia dei medici condotti. onde ass11nto p er sua clivisa questa affermazione di GI· g11idarli alla r i,.. endica,zione dei prop1i diritti » . ROLAl\IO BouCARDO : • o: La .forza de~ cleboli è infinita s1 assoc iano e d1v~ntano legione » ,

q11ando i deboli

E mentre in alto, chi11de l'O., va facendosi strada 11 concetto moLlerno e lllllànitario che l ufficio del ~eòico cor.1dotto non de,le oggi rite11erRi q ttello solo di c urare il malato ma de,·e essere piuttosto allar· gato allo studio delle cause dei morbi, e dell influenza eh 'ossi possono oserei tare sulla forza e sttlla. potenzialitit cli tutto il po1)olo: mentre da, alc11ni, nelle sfere tlel governo si ostacola il conseguimento dei nostri sacrosanti diritti, voi pensate che la nostra organizzata agitazio11e può ritenersi ormai fatale, perchè l'ora. ' 'ieno propizia e ci coin,rolge per la grande leggo ltmana n el movimento ch e nel nascente secolo tende a rialzare in linea. n1orale ed econo· mic<t ogni prestazione d'opera. « E , ...oi < 1uPst' ora solenne o propizia non lascia te trascorrere in ,~ano ! » •

e

i lavori clei congressisti. Il Congresso incominciò i s11oi lavori nella stessa giornata, alle ore 14, nolla sede dell'Associazione generale <logli impiegati ci,~ili. ~eco alcuni degli ordini clel giorno sta.ti approvati: « I medic•i conclotti riuniti n el 101·0 primo Congresso nazionale per dare assetto definiti,·o alla loro organizzazione e per prov,edere al modo mi· .g liore di ottenere i clo,rt1ti migliora.menti morali e materiali fanno voti percl1è una, piìt equa distribu· zione dello spese nei bilanci dello Stato permetta quella. soJlùcitn, radicale soluzione del problema igienico-sanitario che civiltà e 11manità urgente· mente reclamano >. :f: ;f:

*

• Il Congresso, pur affermando cho gli interessi dei medici eon e.l otti debbano es~er tt1telati pura~ente e semplicemente dalla loro- organizzazione d1 classe, approva110 per ol'a l'adesione alla E1 ederazione dogJi Ordini dei 1no<lici come a,ffe rmaziorte d egli inter essi morali comuni a t11tta la classe me dica, lascia,ndo alla presidenza lo studio del progetto presentato dal dott. Medici e che si plasm:i. sul tipo delle Camere del lavoro 1> .

** * sanitario

• .t\..ffinchè l'ufficiale possa esplicare la sua mansione necessaria alla tutela della salt1te pubblica, senza e,ssere dannosa alla causa di medico condotto, deve essere assol11tamente indipendente. « Il licenziamento anche durante il periodo di prova, deve essere solo per motivi gravi « Si deve nel r egolamento stabilire il minimo di stipendio, sia per l'ufficiale sanitario che per il n1e· dico condotto, e quelli che non posso110 raggiun· gerlo si uniSCètno in consorzio ~ . «

** * Il Congresso nazionale; indetto dall'Associazione

nazionale dei medici condotti di Firenze, più che mai convinto della necessità della legge della cassa· pensione per i medici condotti, dà mandato alla

* **

Il Congresso, cons iderato che l'intera. classe me· c.lica ma ~oprattt1tto.qt1ella dei medici condotti porta colle , .. arie forn1e d1 pre\id enza individutile un con· tingente straorc.linario allo sfruttamento capitalistico ùelJe Compagnie d'assic11razione · « Co11siderato che tu:tte le varie f~rme di pre,ridenza dovrebbero essere esercitate dai medici stessi associati, cl1e in tal modo verrebbero a dare alla cÌasse lln .P~tri111011io proprio mai posseduto e quindi usu· frt11b1le anche per t1lteriori e sempre più elevati fini <li previdenza; « Affiua Hlla presidenza dell'Associazione nazio· nale doi meclici condotti il còmpito di costituire al più presto una Commissione composta. di colleghi e di p ersone competenti coll'incarico di formttlare lo statt1to di 11na Associa,zione nazionale di previdenza, ~ra i medici .e studenti di m edicina. da pre· sentnrs1 polla prossima assemblea generale dei me· dici eondott.i "· «

~.\

** * Congressi

serli dei futuri vennero proclamate Napoli e ~Iilano. Napoli per il 1904: e Milano per il 1905. La clostinazioue dell'epoca. precisa venne affidata alJ'ufficio di prosidonza. . ~ Co11~resso si sc~olse c~opo un n11ovo applaudi· t~ss1mo ù1scor~o dell egregto dott. Villa, ottimo pre· s1rlente, la cu1 opera altamente illuminata e tenace fu insieme a. q11ella degli altri membri dell'uffici~ di presidenza ben a ragione applaudita col pi1ì sin· cero e caldo entusia smo.

RISPOSTE A OUESITI E A DOMANDE (2552) Sig. dott. C. F . da P. - Disgraziatamente non , .i è n essl1na ' ' ia da tentare per ottenere l'e· sonero dal pagamento, che l'è stato imposto ùalla Cassa pensioni. A ''l'ebbe dovuto rifletterci prima con maggiore ponderazione e non scri,·ere l'ade. s1one. Pt1r troppo è rincresce,role la sua posizione, ma nulla vi è ora da fare. ' (255:!) Sig. dott. lliI. G. da S. A . - .A. noi sembrct che abbia diritto a percepire il compenso di lire due p er ogni certificato che sarit obbligato a rilasciare in caso di infort11nio ·sul lavoro. La dicitura 11sata in inateria dall'articolo 72 del regolamento 25 settembre 1898 non potrebbe, secondo i1oi, dar luogo a dubbio cli sorta. (2555) Sig. dott. E. P. da N. Abbiamo letto l'incartamento inviatoci. Se da esso, cont.rariarnente a quel che risulta dalla pratica quotidiana, rilevasi che il medico sociale non ha obbligo di curare le famiglie degli agenti ferroviarii si rileva però che q11este debbano pagare le visite sanitarie - e ciò . f27)


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IL POLIOLINICO

credo che, nell'interesse di lei, posi;;a considerarsi come sodclisfacente solttzione. (2556) Sig. dott. F. D. B. da G. J). C. - Lo stipenclio che si percepisce nell'atto dello acquisto della stabilità è irritlucibile. Quello che si gode durante il triennio di prova nemmeno può esset·e ridotf o perch è l'ammonta.re relativo fa, capo all'atto di nomina, cl1e avendo forza contrntt11ale deve essere rispettato c1a.1le })al'ti. L'aumento di Aervizio è pern1esso perohè il Comune p11ò prendere tutte le disposizioni che crede necessari •) per r endere più efficace la cura dei po· veri. Ella contro lei diminuzione ingiustificata dello stipendio p11ò ricorrere alla Giunta Provinciale. amministrativa od anche all'at1torità giudiziaria ordinaria. (2557) Sig. dott. P . P. da L. - Ella deve pagare la tassa esercizii e rivendite solo in quanto eser· cita la professione presso gli agiati, e nella mis11rn. che corrisponde al guadagno che ritrae. Faccia istanza al Sindaco per il passaggio in 11nc\ cate· goria inferiore. (2558) Sig. dott. F. B. da L . - Per effetto del· l'articolo 9 tlel nuovo progetto di legge p'0i medici che alla data della legge stessa non abbiano an· cora acq11istato la stabilità i d11e anni di prova si computano dall'epoca della assunzio11e in servizio. Quindi Ella potrà essere ritenuto inan1ovibile coll'entrata in ,·igore della legge. Il servizio ne· croscopico non è compreso nella condotta e perciò non p11ò essere eser citato gratuitaménte se dal sa· nitario non è accettato liberamente nel capitolato. (2559) Sig. clott. P. T. da N. - Ella pttò agire anche git1diziariamente per ottene~·e quanto le com· pete per il servizio straordinario prestato. Il suo triennio di prova scade col 23 settembre g iacchè bisogna tener calcolo, come dies a quo, del giorno ' in cui si è assunto servizio . .Approvata la riforma sanitaria, Ella di,ronterà stabile ipso facto, in forza dell'articolo 9. (2562) Sig. dott. X-Y. - Certo la legge non dà diritto al condottato di assentarsi dal Comt1ne, nè il Comune è in dovere di accordare il relativo per· messo. Ma se l'assenzn. deve durar poche ore sol· tanto e se nel frattempo, come Ella dice, si fa. rap· presentare e sostituire, pei casi urgenti, da un col· lega viciniore, nes un dubbio che il sindaco, al quale, in ogni caso, per dovere di subordinazione deve essere riferita la cosa,-accorderà sonza obbie· zione la chiesta licenza. (25fl1) Sig. dott. G. B. da M. - È vero che i Comuni in genere 11on hanno l'obbligo di provve· dere al ervizio degli agiati, dovendo limitare la propria azione solo per i poveri, ma è vero pure che la cura degli agiati diventa anche essa obbli· gatoria quando si provi che sia indispensabile per assicurare un buon servizio per i poveri. Ora a noi pare cl;le codesto Comune contando solo 800 abi(28)

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tanti non possa fare a me110 di mantenere la con· dotta estesa alla generalitit per mettersi in grado di avere un medico residenziale che altrimenti, data la scarsita dello stipendio, non potrebbe ottenere. (2565) Sig. dott. A. F. da F. - Circa !~obbligo della c11ra per un medico condotto a cura piena bisogna tener rigt1ardo a.Ile condizio11i fatte nel rispettivo capitolato. In mancanza di speciali dispo· sizioni, bisogna curaro gra,tuitamente tutti qt1elli che si ammalano nel Con1une, vi abbiano essi dimorar residenza o domicilio. (2566) Sig. dott. C. U . da C. - Stando a quanto Ella dice~ molto probabilmente le a11torità locali, conoscendo i reposti desiùerii di Lei, le negheranno il permesso di assentarsi per tre mesi, ed Ella non avrà diritto di obbligarle a concedArglielo perchè, in mancanza di capitolato, le leggi attuali non danno diritto a simili licenze. Ad ogni modo provi e si sappia regolare all'occorrenza. (2567) Sig. dott. P. P. da A. L. - Non puossi ammettere in tesi generale che sia vietato al Comune di introdurre nel servizio modico chirurgico, anche di fronte a medici stabili, modificazioni che meglio valgano a renderlo corrispondente ai bisogni della cittadinanza od a migliorarlo in qualsiasi modo. Però nel caso propostoci non si può non riconoscere nella disposizionedatadalR. Commissario una disposizione lesi ' ' a dei diritti dei sanitarii e, quindi, illegale. La disposizione infatti, non è intesa a. migliorare ma a peggiorare il ser,rizio; e lo peggiora, difatti, abolendo il posto di flebotomo e di dentista e mandando ai con· dottati di esercitarne le funzioni. Certamente pel pub· blico riesce meglio servirsi di una terza persona pei bisogni di flebotomia o di odiontatria, anzichè dei condottati i quali, oltre ohe occt1pati continuamente per ben più inporta,nti esigenze e pertanto non sempr e, per tali bisogni, a disposizione del pub· blico, mancano certamonte della pratica necessaria e sopratutto, specie per lo malattie dentarie, degli strumenti che occorrono ed in larga copia. Or se la disposizione data non è intesa a migliorare il servizio ma t1nicamente a procura,re al Co111t1ne, con danno dei cittn,dini, una assai trascurabile economia, essa non può essere attuata di fronte a medici e chirurgi, che sono da tempo divenuti stabili. Oltre a. ciò la flebotomia non è fnnzione chirurgica, ma costitltiva un tempo funzione di baqsa chirurgia, che ora, abolito il titolo speciale, è demandata all'assistente e non al chirurgo titolare, e per l'esercizio della odoiontatria, occorrono, come a.ccennamnao, svariati e costosi strumenti chirurgici. Se anche il Comune volesse obbligare il condottato ad eserci· tarla, don·ebbe provvedere un adeguato gabinetto con tutto ciò che occorre ed in tal caso la spesa sarebbe assai superiore a quella che ora sostiene indennizzando caso per caso apposito professio· nista. Crediamo che cO'ntro l'atto del R. Commissario


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SEZIONE PRATICA

si possa e co11 molta probabilità cli successo, ricor· rere alla Giuntèt pro,~inciale amministrativa. (2568) Sig. dott. E. G. in P. - La manea11za <.lol capitolato non impedisce l'acqttisto clolla. sta.bilitn. Il n1edico conclotto a gt1are 11tig ia ùella. già acq tli· stata i11amovibilità non può opporsi alla. formazione del consorzio coatti,~o. Se i Comuni consorziati, di accordo no1ni11ano t1n altro medico, non si ha diritto a ricorrere. Doctor JuSTITIA.

lità e portata della iscrizione, n è qualsiasi affer« ~zione di riconoscimento di efficacia terapeu« t1ca da, prtrto del Consiglio st1periore cli sanità o « del l\'Iinistero dell'interno: « 2° che la inosservanza da parte dei conces• siona.rii ' ruoi di detta condizione generale vuoi « di qualunque altra delle speciali debba produrre « di pieno diritto la re,roca della concessione, giusta « la. clausola cla inserirsi esplicitamente nell'atto di « ciasc11na con,~essione. <'

« SANTOLitiUIDO -

NOTIZIE DIVERSE

AMMINISTRAZIONE SANITARI A

Sotto la presidenza del senatore Todaro si è riu· nito il 23 corrente il Consiglio s11periore di sanità il quale ha iniziato le stie sedt1 te. Dall.Alto Consesso, nella seduta t:!el 25 succes· sivo, ,·e11nero approvate e discusse le nuo,re pro· poste cli cloli1nitaziono di ~one 111alariche nelle pro· vincie cli: Pavia · T1·n pa.11i · Ca1npobasso · Cosenza . Caltanissetta · Girgenti · Rovigo · Pn.lermo . Roma . Grosseto · Como · Bari · Sondrio · Milano · V enezia · Caglial'i · Napoli · Belluno · Reggio Oalabria, · Cétta11zaro · Lecce · Pado,ra, . No vara . Potenza · Torino che avevano ottent1to in antecedenza il , ..oto favorevole dai rispettivi Consigli }Jrovincinli sa11itari. Salvo alcuno osservazioni ha. dato parere fa\' Orevole sulle domando di concessione dei lavori di bonifica dol consorzio di asci11gamento di San Pietro di Cava.rzere (Venezia) e sulla proposta di bonifica del 5° l>a<'ino clel consorzio di Cavazt1ccherina. Dopo di elio il prof. Mosso ha svolto la sua mo· zione sulla Inserzione delle specialità 111edici11nli nella farmacopea ufficiale ». Il gra.vo argomento ha suscitato una vivace di· scussior1e alla q11alc ha preso }>arte q11asi l'intero Consiglio. La <liscussione che ha occupato le sedute dei giorni 25 e 26 si è chiusa con i seg11enti due or· dini dei giorno votati ad unanimità dal Consiglio: e: Il Consiglio superiore di sanità, applicando « l'art. 77 clel vigente regolamento in qttanto ri· e gt1arda la inserzione delle specialità medicinali • nella farmacopea 11fficiale; e convinto doversi efficacemente provvedere • alla tutola, dell'industria nazionale delle specialità « medici11ali; e fa voto che tale i)rotezione si possa conse· e guire mediante convenzioni internazionali. (I.

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Il Co11siglio St1periore di sanitti : « ritenuta la opportunità di regolare la appli· cazione dell'ultimo comma dell'art. 77 del reo-o0 lamento generale sanitario: « ritenuta la propria fu.coltéi di disciplinare ogni si11gola iscrizione di una speciu.litci medicinale nella farmacopea nei mocli che ritenga, più adatti alla tutela della sal11te e della fede p11bblica; "' delibera: « 1° che ogni concessione del genere, oltre che alle norme peculiari da stabilirsi di volta in volta, debba essere sempre subordinata alla con· dizione esplicita che negli avvisi ed annunzi al pubblico, comunque ed in qualunque sede fatti, non possano contenersi nè commenti sull· ·· e

CAPRINO ) •

Il XIV Congresso internazionale medico. Il XIV Congresso internazionale cli medicina si svolse nei giorni dal 23 al 30 aprile;· vi parteciparono complessivamente circa 8000 medici e fra qùesti l'Italia tiene uno dei primi posti, avendone in,riati 374. D el reste tutto le altre nazioni erano largan1ente e d ognamente rappresentate essendo presenti, o di persona o con l'invio della loro ade· sione~ t11tte le più sp iccato notabilità scientifiche di ogni paese. La missio11e italiana, presiQduta dal senator Ma· ragliano er~i composta e.lei professori Romiti, Bian· chi, Fede, e ·y·i f\ra adcletto il prof. Vittorio A.scoli. Il Ministero della guerra ern rappresentato dal co· lonnello Sforza: quello della. mari11a dal medico capo Colletti. Tra i medici ita.liani 22 ft1rono chi:.tmati all'alto onore di presidenti onorari nelle varie sezioni, mentre la. Francia non ebbe cho 9 presidenti ono rari e la Germania 11. Erano infatti alla presidenza nelle sezioni: di Anatomia i professori Romiti (Pisa) e Val entini (Bologna) : di Fisiologia., Capparelli (Catania)· cli Patologia generale e a,natomia patologica, ~Ionti (Pa,..ia,) e Contanni (Ferr·ara); · cli p,ttologiH, interna, l\'IaragUano (Genova)~ di Neuro patologia, Castellino (Napoli)· cli Pedia.tria, Concetti (Roma); di Dermatologia, Pellizzari (Firenze) · di Chirurgia generale, Ceccherelli (Parma) e Gatti (Modena) : cli Urologia, Giorclano (Venezia) : <.li Otologia~ Gradenigo (Torino); cli Rinolaringologia, Grazzi (Fi1·enze); di Oclontologia, Giuria (Genova): di Ostetricia, Calderini (Bologna) · cli Ginecologia, Bossi (Geno,ra); ò.i l\Iedici11a o igiene militare colonn. Sforzèl1 (Firenze); di Igiene e scienza sanita.t·ia, Rubino (Napoli). L'inflnon~a. d ogl'italiani emerse poi anc11e da un altro fatto : dall'essere essi riusciti a far confe1·iro llno dei gra11di premi del Cong1·osso al nostro pro· fessor GrasFii per lo Stte Rcoperte circa l'etiologia d ella mctlaria. L'altro pl'emio fu clato al l\Ietschnikoff. T11tto ciò (limostra l'a1to liT"ello inteJlettt1ale a cui il nostro paese è g i11nlo ; la stima e la fidt1cia che esso si è catti,?ato da per tt1tto e in ogni ramo della scienza. Lo spa~io ristretto ci vieta. cli c.laro un largo riasst1nto dei lavori del Congresso. Bisogna quindi che ci limitiamo a una nuda esposizione dei pi1\ importanti temi . . ..s'rolti. e alla .cui discussione han •

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Vogliamo prima però dil'e i 1101ni clei piu illustl'i rapprei::;entanti presenti delle altre nazioni: W alde:ver e Le)'··der1 per la Germa,nia; Ptl,' '"Y, Broadbent, Thom· son. p er r Inghilterra; Laache, pel' la, Svezia: Brouu.rdoJ, Cort1il, R.obin, Le De11t11, R éclus, Pi· narrl, Doye1t, per ln. F1·ancia ~ Tar11owsk;v·, Poel, Pa1'·lovsky, i->e1· la R11ssia; Kitasato, i)er il Giap· pone: S chroetter Frenkel, Weichselbal1m, Chiari, per l'Austria. La sed11ta inauguralo clel Co ngresso obbe luogo il 23 aprile nel Te<ttro R e.1le e vi a sistettero il Re con la famiglia reale e i n1eu1l)ri del governo. Il presidente del Congresso Don J ulian Calleja pro· ntmziò il discorso di apert11ra: a q11esti risposero i ra1)presentanti delle . ingolo nazioni. Per l'Italia prose la parola J\ilaragJiano. N elle sedute generali, tennero co11ferenze Laache sui rapporti funzionali tra gli organi· W alde~rer, sull'eredità; Maragliano sull'irumunizzazione contro la tl1ber colosi; Brouarùel, sulla falsificazione degli alimenti; Hollander, sull'arte e sulla medicina. Nella sezione chirurgica fl1rono importanti le re· lazioni s1tlla chirurgia dello stomaco di Cardenal, Ceccherelli e Hartmann, alla cui discussione par· teciparono Delaunay e Segale. Bockenhejmer di Berlino: « L 1ernioton1ia, secondo il metodo Bassini, della clinica di Bergmann a Berlino, con modelli plastici di cinqt1e diversi atti di quest'operazione » . Nelle altre sezioni si ebbero le comunicazioni pit\ importanti seguenti : Anatomict: Li,ri cli Roma: « S11i ciiratteri auatomici indi· spensabili per lo studio della razza europea ». Hunna di Hambur~: « Ii1torno a due so~tanze protoplasmatiche (gt·anoplasmi e spongioblasmi) nelle cellule normali d ei differenti organi ». ... Van Gehuchten: « Sulle degenerazioni nel si· sterna n ervoso ». J uan Mant1el Diaz Villar: « La glicosuria })ancrea ti ca prodotta sperimentalmente » . Patologia generale compresa l'anatomia patolo· gica e la batteriologia. : Po;vnton e Paine di Londra: « L'etiologia dolla febbre r eumatica » . N otu·o1)atologia, Pschiatria e Antropologia cri· minale : Ramon y Cajal : <: Piano di costruzione del Ta· lamo >. Fre nkel di H eiden : « L'efficacia della « riedu· cazione )) nei casi avanzati di atassia locomotrice» . Pitres d i Bordeaux: <.: Tabe e matrin1onio. Studi Sl1lln, fecondità dei tabici e l'avvenire dei loro di· , discendenti ~ . V aschi.de e V urpa.s di Parigi: « I sogni dei cle· men.ti paralitici » . Terapeutica: Pot1sson di Bordeaux: « Ct1ra radicale dell'iper· trofia, della prostata » . O te tricia e ~inecologia : Richelot di Parigi: « Vantaggi della isterectomia addominale totale 11ei casi di fibromi l1terini », Simpson di Edimburgo: « Ctira della placenta praevia ,, . Medicinn. e igiene navale e militare: Caletti di Spezia : « Le iniermerie per i feriti in guerra ». Strickor di Berlino: cil modo di risolvere la que· stione della. tubercolosi nelle armate » , Co1n.e (licevamo, r~igioni di spa.zio c'impediscono di riferire in e."t:fenso tutti i lavol'i dei valorosi prof essori it:tlianL

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li1nitarci ad una , emplice e nucla. esposizione delle loro relazioni. :Nella sezione cli anaton1ifl, oltre l'opera dei pre· sidenti Romiti e Valenti, destarono vivo interes· sa1nento gli splendidi preparati del prof. Donaggio, st1lla strttttura della cell11la nervosa. Notevole specialmente l'opera d ol i)rof. A. ~lonti, neJ la sezione di anatomia pa,tologica,. Nella sezione di medicina interna, rel·,tore il prof. Vittorio Ascoli, correla.tori Huer tas Barrera o Pittalnga, fu pienamente ricor1osciuto che agli italiani, da Baccelli a l\'Iarchiafava, Celli, Golgi, Grassi, Bignami, si deve la costit11zione d'una nuova e completa dottrina sulla malaria: dottrina cui hanno portato importanti contributi Laveran, Koch e Ross. Con la sua relazione snlle aritruie car· diache, il Castelli.no ottenne t1n vero successo. Una parte molto viva presero nella sezione di pediatria il prof. Concetti e i suoi aiuti Valagussa e Spolverini. In q11ella di dermatologia, oltre il Pellizzari si distinse il Bertarelli. Degna di particolare ricordo la relazione del Giordano J sulle cause di morte post-operatorie. Nella sua se~ione il prof. Poli (Genova) trattò della diffusione endocranica dei processi otitici tubercolari e presentò un interessante schema per lo studio del temporale. Nelle sezioni di ostetricia e ginecologia parteoi· parono largamente ai lavo1·i il Calderi11i e in specie il Bossi. È giustizia riconoscere che della bella figura fatta dai nostri connazionali, la pat·te più impor· tante ~p e tta a loro certamente; ma 'ri contribui non poco sia la solerzia della rap1)resentanza uf· ficiale, sia l'opera dell'ambasciatore italiano. L'oi:.pitalità offerta dagli spagnuoli ai congressisti tutti, fu invero principesca. L e feste si succedettero alle feste, ~l'inviti agli inviti. Rimarrà certo rioordo duraturo nell'animo e nei cuori di t11tti gli intervenuti, il ricevimento al palazzo reale e al palazzo del ministro di Stato, senor Sil,rela ~ il Garden party nel pe:u·co del Buen Retiro offerto dal municipio; le escursioni all'Escorial e a Toledo. Così si è chiuso ql1esto XIV Congresso intPrna· zionale di medicina che si può dire completamente riuscito sotto tutti i rapporti: per il fatto che si son fatte o rinnovate e strette relazioni cordiali, sempre utili e benefiche fra gli scienziati d'ogni paese e perc!1 è col conoqcere e comparare la pro· duzione delle varie nazioni in ogni branca clello scibile uma110, scaturiscono sempre nuovi veri a beneficio dell'umanità sofferente. Chi vi ha parte· cipato, n e a.vrà ritra.tto grande vantaggio e specie la Spagna vi ha moltissuno profittato perchè ha potuto così dimostrare che là la cultul'a non è meno ele"\rata che altrove; ha potuto dimostrare il buon indirizzo delle scuole spagnuoJe e il valore pratico de i medici che ne escono. A sede del futuro Congt·esso fu scelta Lisbona. a. p.

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II Congresso me dico siciliano. In Catania si è costituito in questi giorni il Co· mitato ordinatore, presieduto dall'ill.mo prof. Toma.selli e composto come segue: Presidente : Prof. S. Tomaselli. - Vice presidenti: Prof. G. B. U ghetti, prof. A. Orsini-Faraone, pro· fessore Eugenio Di Mattei, delegato per gl'interessi •

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SEZIONE PRATICA

Presidente della Sezione medica: Prof. R. Feletti. - Vice presidenti sezione medica: Pr0f. G. D'Abundo, prof. A. Capparelli, prof. A. Petrone. Presidente della Sezione chirurgica: Prof. G. Cle· menti. Vice presidenti Sezione chirurgica: Pro· fessore F. Francaviglia, prof. F. De Luca, profes· sore A. Mat1geri. Segt·etario generale: Prof. R. Staderini. - Te· soriere dott. F. l\'Iarchesi. Fra pochi giorni sarà diramato a tutti i medici della Sicilia e della vicina Calabria l'invito a par· tecipare a questo convegno della scienza che avrà luogo nella primavera del p. v. anno. Sono usciti due nuo,ri giornali medici: uno, Rasse_q1ta di bacterz"o-opo·sieroterapia, diretto dal prof. Ilelfanti, organo dell'Istituto sierotera· pico milanese, ed un altro, Giornate italiano delle scie1ize 11zerlicJie, organo della testè fondata Acca· demia metlica dj Pisa. Ai due confratelli il saluto e l'augurio nostro. ROMA. -

V ARSA VIA. - Il prof. Zakharoff dell'Università di Varsavia, direttore della scuola vet~rinaria di que· sta città, 1>raticando l'autopsia di un cane morto per rabbia Ri feri leggerissimamonto a un dito e non vi prestò attenzione. Circa due settimane dopo sentì i prirni sintomi d~lla rabbia: fu trasportato subito all,iHtituto Pasteur di Varsavia, ma il suo stato è dir.;perato.

Nomine, promozioni, onorlfloanza. Il dott. Alfredo Villa fu autorizzato a trasferire dall, U 11i,TerRità di Roma a quella di Genova la sua libera dorenza di pediatria e clinica pedia· trica. Il tlott. G iuseppe Licata è stato abilitato, per titoli, all1t lil•era docenza in idrologia medica presso l'U ni,rerRitiL ùi Palermo. Il dott. Carmolo Caldorone è stato a11torizzato a trasforire alla Università di Messina la libera do· cenza di tiermosifilopatia e clinica dermosifilopatica da lui conseguita nella Università di Bologna. Il dott. Gino Galeotti, professore straordinn.rio di patologia gene1·ale e direttore del r elativo gabinetto nell' Universita di Cagliari, è stato trasferito, per l anno scolastico 1902-1903, alla cattedra stessa ed alla direzione del gabinetto r elativo nell,U niver· sita di Siena, con:servando il grado di professore straordinario no11chè lo stipeudio e l'assegno di cui è provvedL1to. Nell'Università di Torino il dott. B e nedetto Mor· purgo, professore ordinario di patologia generale e dirt3ttore clel relativo gabinetto nell'Università di Siena, fu nominato professore orùinario della stessa disciplina e direttore del gabinetto r elativo nella Università cli Torino. Il dott. Carlo Mazza, già assistente nel gabinetto d'igiene, è stato ammesso in seguito a s11a domanda, a far valere i suoi titoli per il conseguimento di qua.nto può competergli a termini di legge. N all'Istituto (li studi superiori pratici e di per· fezionamento di Firenze, il dott. Pio Mingazzini, professore ordinario di zoologia, anatomia e fisio· logia comparata. nella Università di Messina, venne trasferito, col suo consenso, alla cattedra di zoologia e anatomia degli invertebrati n ell'Istituto di stuùi st1periori di Firenze, conservando il grado e lo sti· pendio di cui è attualme nte provveduto, e fu no· minato direttore del gabi.J?.etto relativo. 1

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Nella Scuola superiore di medicina veterinaria di Milano, il dott. Giuseppe Levi, in seguito a sua domanda, venne richiamato in servizio nella sua qualità di profe3sore ordinario di patologia e cli· nica medica veterinaria, e di dire ttore della ' clinica stessa.

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Il dott. Michele Fontana, medico di 2a classe, venne destinato a prestar servizio all'Ospedale dipartimentale della Maddalena. Il dott. Valerio Martelli, m~dico di 2a classe, è stato chiamato ad imbarcarsi sulla B. nave Partenope, in sostituzione del dott. Serse Sabbadini, che deve rientrare al proprio dipartimento. Il medico di prima. classe, dott. Edoardo Dattilo, è stato destinato ad imbarcarsi sul piroscafo Les Alpes in servizio di emigrazione. Furono destinati ad imbarcarvisi, in servizio di emigrazione, a Genova, i dottori Alfredo Luzzatti, Luigi Papa, Vincenzo Cocozza Campanile e Giusepp.e ~icci sui piroscafi Ma1tuel Calvo, Raven,1ta, Aquitaine e Venezuela. Sul piro~cafo Unibria s'im· barchera il dott. Alfonso l\iasucci.

Conoorsl e condotte. (Ascoli Piceno). - Concorso alla con· dotta chirurgica per la cura della. generalità degli abitanti. No mina per un triennio, purchè tre mesi innanzi allo scadere del primo anno non sia data dal Co· mune disdetta, nel quale caso l'eletto decaderà dalla nomina non appena compiuto il primo anno. Stipendio annt10 L. 3000 con tassa ricchezza mo· bile e Monte pensioni impiegati comunali. Scadenza: 15 giugno p. v. .. Per maggiori schiarimenti rivolgel'si al Municipio di Amandola. . R<.>:~IA. - Pio l stitato di Sa1tfo Spirito ed ospedali rrun1t1. - È aperto il concorso per la elezionH di dodici medici ait1ti e di otto t:hirtITghi aiuti da de· stinarsi secondo il bisogno e con dichiarazione che gli eletti conseguiranno l'am1nissione alla classe e non al posto in un determinato ospedale. S'invitano pertanto coloro che vogliono pre11dervi parte, ad esibire nella Segreteria generale della Commissione ospita.liera posta nel palazzo di S. Spirito p. p. fino alle ore 12 del giorno 6 giugno 1903 le proprie istanze di ammissione al cori.corso per l'aiuto medico o per quello chirurgico, in carta da centesimi 60 con la elezione del domicilio in Roma e coi seguenti requisiti: a) il certificato di moralità rilasciato in data r'ecente dalle autorità competenti; b) il diploma di laurea n ella facoltà medico-chi· • rurg1ca; e) tutti gli altri requisiti determinati dal r ego· lamento igienico sanitario e da quello per la elezione del personale sanitario curante e farma.ceutico, ambedue ostensibili n ella segreteria gen~rale. . . Le norme ed il metodo del concorso, gli obblighi degli eletti, il tempo della loro durata in se1~v~zio, ecc.? risultano rispettivamente per gli aiuti medic.1 e per gli aiuti chirurghi dai due predetti reg_o~amenn_. Con avviso particolare sarà not1f1cato a1 concor· renti il giorno, il luogo, e ~'ora ~~gli ~si;>er~mei:iti: Gli eletti saranno i prirru dodtc1 med1?1 e i pr1m~ otto chirurghi che riporteranno la maggioranza dei voti favorevoli, saranno posti in servizio secondo il AMANDOLA


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(ANNO IX, FASO. 31]

POLICLINICO

bisogno e secondo la scala di merito, e dovranno osservare le regole in vigore e le altre che venia· sero in seguito pubblicate. Roma, 15 maggio 1903. Il preside1ite della Co11z1n;ssio1ie .A. SILVESTRELLI. Jt se.qretario ,qen,erale G. CALDANI. FIRENZE (.Accademia medico-fisica fiorentina). Co1icorso al pre11i;o qninquennale di lire 500 fon· dato dall' .Accademia medico-fisica fiorentina e dalla Società filoiatrica di Firenze, per favorire il pro· grasso della chirurgia in Italia e per onorare e perpetuare la memoria dell'illustre prof. FERDI· NANDO .ZANNETTI. ·Tema per il concorso: Cliirurgia dell'z:ilcera ga· strica e dei poshi11ti della 1neàesi11ta. - Il termine utile per la presentazione delle opere scade il 15 aprile 1904. - Il premio sarà conferito secondo le norme del seguente Regola11ie1ito. .A.rt. 1. È aperto il concorso al premio quinquen· nale di lire 500, istituito dall' .Accademia medicofisica e dalla Società filoiatrica fiorentina col ti· tolo : Pre1nio Zan1tetti. .Art. 2. Saranno amm essi al concorso soltanto i lavori di autori italiani. .Art. 3. Il premio sarà conferito dall' .Accademia medico-fisica e dalla Società filoiatrica riunite in seduta plenaria, discusso ed approvato il rapporto della Commissione esaminatrice sopra i lavori pre· sentati al concorso. Art. 4. Detta . Commissione sarà composta di membri scelti nelle due Società, cioè di due membri della medico-fisica e di uno della filoiatrica. .Art. 5. La Presidenza dell'Accademia medico-fi· sica annunzierà l'apertura del concorso un anno avanti il termine utile per il conferimento del pr~mio. .Art. 6. Il termine utile per la presentazione dei lavori scadrà il di 15 aprile 1904, ed i lavori dovranno esser diretti, franchi da ogni spesa, alla Presidenza dell' .Accademia medico· fisica. Art. 7. Tutti i lavori presentati al concorso di· verranno proprietà delle due Società e saranno con· ser"V"ati in archivio. .Art. 8. Quando, entro il termine di un anno, l'autore del lavoro premiato non l'abbia fatto stam· pare per proprio conto, le due Società avra.n no il diritto di pubblicarlo nei loro atti. . .Art. 9. N el caso che nessun lavoro fosse presentato al concorso o che non si facesse luogo al con· ferime11to del premio, le due Società provvederanno subito a riaprire il concorso. Firenze, dalla r esidenza dell'Accademia medico· fisica, via degli .Alfani 33, 5 aprile 1903. Il Presiderite Prof. GIULIO FANO. I Segretai·; degli atti Dott. CARLO CoM:BA. Dott. FRANCESCO RADAELLI.

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PIETROBURGO ( A.ccade11tia delle 8 cie1ize). - Con corso per il miglior ritrovato adatto ad evitare 1' aT"· velenamento dovuto . alle tossine dei pesci co1tser vati nel sale. Tre premi da 5000, 1500 e 1000 rubli Il concorso è internazionale e le memorie scrittÈ in russo, latino, francese, inglese o tedesco, debbon essere presentate al ~Iinistero d'agricoltura russo. Scadenza 1° agosto 1903.

Indice alfabetico analitico del nresente numero. Achilia gastrica ed anemia perniciosa. - Einhorn . . . . • . • . . . . . . Pag. 98 Arresto del testicolo nell'inguine (Operazione per l'). - Katzenstein . • . . • . • » 980 Cancro e diabete. - Boas. . . • • » 975 Cenni bibliografici . . . . . . . . . » 981 Concorsi e condotte . . . . . . • . . » 991 Congresso dei medici condotti a Firenze (Il). » 98& Diabete zuccherino (Sintomi dentari del - e della tabe). - Kronfeld . . • . . » 97f Emorroidi (Nelle) . . . . . . . . • » 981 Ernia inguinale dell'ovaio (Contributo alla casistica dell'). - Rossini . . . • . . » 971 Febbre para tifoide e sue complicazioni. Pra tt . . . . . . . . . . . » 971 975 Infezione malarica (Casi rari d'). - Ford . » Infiammazioni croniche dell'intestino crasso (retto eccettuato) {L'intervento chirurgico 980 nelle). - La bey . . . . . . . • . » Malattie gastriche ed uterine (Relazione fra). . . . . . . . ,, 981 - Odòn . . . • 981 Masturbazione nella donna (La) . . . . » 991 Nomine, promozioni, onorificenze . . . » 989 Notizie diverse • . . . . . • . . . » 980 Ossaluria (Signifi'cato dell'). - Ogden . • » Pareti addominali prin1a e dopo il parto 971 (Delle cure da dare alle). - Diehl • . » Polmonite fibrinosa (Delle recidive precoci 97S . . . . . . . • » di). - Ebstein . 98, Pubblicazioni pervenute al « Policlinico » • » 981 Risposte a quesiti e a domande . . . . » 9'11 Secrezione salivare (La). - Acquaderni . . » Siero an tipneumonico Tizzoni (Primo saggio 971 di applicazione all'uomo). - Panichi . • » Sindrome asmatica nell'influenza (La). 975 De Oliveira . . . • . . . . • . . » Sindrome del morbo di Flai ani (La). 979 Schroetter . • . . . . . . . . . » Terzana semplice estivo- autunnale (La). 961 Zampilloni . . . . . . . . » Trapianto autoplastico di cartilagine interepifisaria eseguito nell'uomo (Primo tentativo di). - Zoppi . . . . . . • . » Tumori angiomatosi (Pel trattamento dei) 911 - Payr . . . . . . . • . . · · » 976 Tumori delle borse mucose (Sui). - Adrian » Vaccino antivaioloso (Sulla depurazione del).

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