Magazine n. 02 - 2024

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DONARE UN FUTURO È L’EMOZIONE PIÙ GRANDE

Un lascito ad ActionAid

vuol dire futuro per tanti bambini e bambine. Fai un gesto d’amore!

Pensa al domani con un atto di grande consapevolezza e generosità. Scegli di fare un lascito ad ActionAid, darai gioia immensa a tanti bambini e garantirai loro i diritti che meritano.

Per maggiori informazioni contatta la nostra referente lasciti Emanuela Zirattu Tel. +39 02 742001 | lasciti@actionaid.org | testamentofacile.actionaid.it

Mentre vi sto scrivendo, nel mondo oltre 160 milioni di bambine e bambini fra i 5 e i 17 anni stanno lavorando: costretti a fare turni estenuanti in fabbriche tessili illegali, sfruttati senza pietà nelle miniere, piegati a coltivare i campi sotto il sole o la pioggia, sottoposti ad abusi di ogni genere. Perché non possono avere diritto a crescere sani, andare a scuola, giocare, sognare? L’estrema povertà, determinata da conflitti, cambiamenti climatici, violenza economica, costringe i genitori a far lavorare i propri figli, anche i più piccoli, per contribuire al sostentamento familiare. E il più drammatico effetto, a breve e lungo termine, per tutte le ragazze e i ragazzi sfruttati è l’impossibilità di ricevere un’istruzione e di portare uno sviluppo alla società in cui vivono.

ActionAid dice: “basta”. Il nostro - il vostro - sostegno alle famiglie fornisce strumenti, metodi e modelli organizzativi per affrancarle dalla povertà e acquisire quell’autosufficienza che permetta ai minori della comunità di smettere di lavorare e di aprirsi a un futuro di speranza e possibilità. Succede in Bangladesh, in Sierra Leone e in tutti i Paesi in cui siamo presenti, dove poniamo le basi concrete per realizzare il cambiamento, anche costruendo le infrastrutture e i servizi necessari: ristrutturiamo edifici scolastici, ne costruiamo di nuovi, miglioriamo la didattica, istituiamo percorsi formativi e spazi di incontro e discussione. E a distanza di un anno dallo scoppio del conflitto nella Striscia di Gaza centinaia di migliaia di bambine e bambini, vittime innocenti di una immane catastrofe umanitaria, non saranno a scuola ma in coda per procurarsi cibo, acqua, medicine. Di fronte a questo dramma, rimane la speranza di chi resiste all’odio e tende la mano anche quando tutto crolla: operatori, voi sostenitori e attivisti di ActionAid. Oltre agli aiuti materiali, promuoviamo programmi di assistenza umanitaria sensibili al genere, con spazi sicuri, supporto legale e protezione per le donne a Gaza, oltre a servizi di salute mentale e sostegno psicosociale. Continueremo a dare voce a uomini, donne e bambini di questa terra, affinché non vengano dimenticati.

Articoli

Numero chiuso 24 ottobre 2024 Marco De Ponte Segretario Generale ActionAid Italia

Editore ActionAid International Via Carlo Tenca 14 - 20124 Milano Tel 02 742001 - Fax 02 29537373 www.actionaid.it

Registrato al Tribunale di Milano n. 458 del 19/9/1995

Direttore Responsabile Alice Grecchi

Stampa Pozzoni S.p.A

Un’emergenza umanitaria senza fine

Sabato 7 ottobre 2023, ore 6

Il 7 ottobre 2023 a seguito dell’attacco di Hamas, Israele ha dichiarato lo stato di guerra. Le 1.400 vittime e i circa 200 ostaggi hanno portato Israele a iniziare una guerra che ad oggi ha assunto dimensioni spaventose e che ha trasformato la Striscia in una terra di morte e devastazione: ad oggi sono oltre 41.000 le vittime palestinesi a Gaza, con 4.700 donne e bambini dispersi. Inoltre, tra 15.000 e 25.000 bambini hanno perso almeno un genitore. Circa 2 milioni di persone sono state sfollate dalle loro case, affrontando carestie durante i bombardamenti e gli attacchi di terra.

Inizia una escalation senza fine

A distanza di un anno, la Striscia di Gaza è un inferno e la situazione sta peggiorando drammaticamente anche in Cisgiordania. Ogni giorno, sembra che la soglia dell’orrore venga spinta un po’ più in alto con il rischio di un allargamento regionale del conflitto. La sensazione è quella di essere intrappolati in una spirale di violenza che continua a spezzare vite e famiglie, che priva tanti bambini del loro futuro, e toglie la casa a comunità intere.

Noi, che operiamo nei territori occupati dal 2007, siamo testimoni attivi e operativi attraverso i nostri partner. Siamo presenti

grazie a persone straordinarie: i nostri collaboratori, donne e uomini, giovani pieni di coraggio, che ogni giorno ci permettono di essere in prima linea, di stare al fianco della popolazione. Lavorano in condizioni durissime, affrontando pericoli e difficoltà che nessuno dovrebbe vivere, ma non si arrendono. L’impegno dei nostri colleghi è una testimonianza di speranza, di umanità e di una volontà incrollabile di costruire un futuro migliore, nonostante tutto.

Lo si legge nella testimonianza di Buthaina Subeh, direttrice di Wefaq, partner di ActionAid a Gaza. Oggi, Buthaina si trova in Egitto per ricevere cure mediche, ma fino a poco tempo fa, il 6 maggio scorso, è stata testimone dei pesanti bombardamenti su Rafah. Gli ordini di evacuazione hanno costretto oltre 1.700.000 persone a spostarsi e le operazioni di Wefaq sono state rallentate «Uscire di casa per fornire aiuti, lasciando le nostre famiglie, è una delle sfide più grandi. Viviamo costantemente nella paura, chiedendoci se torneremo». Per Buthaina, il suo non è solo un lavoro: « Ogni passo che facciamo è segnato dalla paura, ma non possiamo fermarci. Il nostro impegno è più forte di tutto».

Leggi di più su progetti-actionaid.it

I risultati del nostro intervento

(aggiornati a settembre 2024)

Oltre 230.000 persone hanno ricevuto direttamente aiuti umanitari a Gaza

114.443 persone sono state raggiunte attraverso la distribuzione di cibo

11.500 persone hanno ricevuto articoli non alimentari come coperte e materassi, abbigliamento, latrine, tende e taniche d’acqua

Oltre 27.000 persone hanno avuto accesso ai servizi di acqua e igiene, come 60 bagni e docce per donne a Rafah

4.150 donne e bambini sono stati supportati attraverso servizi di protezione a Rafah e Khan Younis

70.000 persone hanno beneficiato dei servizi sanitari e medici presso l’ospedale di Al Nuseirat e a Rafah

Il dramma di un’intera popolazione

La popolazione civile è allo stremo: ad oggi, oltre 15.000 bambini hanno perso la vita, e l’86% degli abitanti è stato evacuato con la forza. La popolazione si trova ad affrontare una crisi senza precedenti: il 96% delle persone vive in grave insicurezza alimentare e il 22% della popolazione è in condizioni di estrema carenza di cibo. E ora, il rischio di epidemie incombe. Il 16 agosto 2024 è stato confermato il primo caso di poliomielite a Gaza dopo 25 anni. La campagna vaccinale per contrastarla è iniziata, ma non è facile raggiungere tutti i bambini in queste condizioni di perenne insicurezza.

Gli ospedali, in particolare, subiscono attacchi mirati che mettono a rischio circa 50.000 donne in gravidanza, fra le quali l’incidenza di aborto spontaneo è altissima, e 20.000 neonati, di cui tanti, troppi, perdono la vita per la mancanza di elettricità per le incubatrici. A maggio, uno degli ospedali della Fondazione Al-Awda, nostro ente partner, a Jabaliya, nel nord della Striscia di Gaza, è stato bombardato: nell’attacco, 3 medici hanno perso la vita, mentre 93 operatori sanitari hanno continuato e continuano a lavorare in condizioni estreme per garantire cure a chi ne ha bisogno, come ci spiega il dottor

Mohammad Salha: « Stiamo usando solo i piccoli generatori per ricaricare le batterie. E con questi stiamo facendo interventi chirurgici salvavita. Senza carburante, molti dei nostri servizi sono colpiti; i servizi di maternità, i servizi di ginecologia, il nostro laboratorio per le analisi, anche il nostro blocco operatorio, che non funziona a pieno regime».

ActionAid è al fianco di chi resiste

A fronte del dramma che sta sconvolgendo la Palestina, rimane la speranza profonda di chi non si arrende di fronte all’odio e resiste con tutte le proprie risorse; di chi è capace di tendere la mano anche quando intorno tutto crolla; di chi - come gli operatori sul campo, i sostenitori, gli attivisti di ActionAid - crede che il cambiamento si possa e si debba realizzare.

Oltre a trasmettere tutti gli aiuti materiali indispensabili – promuoviamo programmi di assistenza umanitaria sensibili al genere, che includano spazi sicuri, supporto legale e protezione per le donne a Gaza, insieme a servizi di salute mentale e sostegno psicosociale, come consulenza per traumi e gruppi di supporto comunitario. Continueremo ad ascoltare e a dare voce agli uomini, alle donne, ai bambini che abitano in quell’angolo di Medio Oriente perché su di loro non si spengano i riflettori. 

Il nostro impegno contro lo sfruttamento minorile

Ancora oggi nel mondo vengono calpestati i diritti

di oltre 160 milioni di bambine e bambini

Questa cifra tradotta in nomi, volti e voci, fotografa una realtà preoccupante.

Immaginate 63 milioni di ragazze e 97 milioni di ragazzi, di età compresa fra i 5 e i 17 anni: sarebbero il futuro del mondo, se potessero crescere sani, studiare, giocare, sognare. E, invece, eccoli costretti dalla povertà, dai conflitti, dai cambiamenti climatici che flagellano i Paesi in cui vivono (soprattutto in Africa, in Asia, in America Latina) a lavorare in condizioni estreme nelle fabbriche, nelle miniere, nelle discariche, nei campi.

Sarà possibile rispettare l’obiettivo

8.7, dell’agenda 2030, approvato dalla Comunità internazionale che prevede di porre fine al lavoro minorile? Quali fattori determinano questa tragica realtà?

Il primo nemico da sconfiggere è la povertà, aggravata, nelle situazioni endemiche, da crisi umanitarie e ambientali. Quando mancano cibo, acqua e lavoro, madri e padri sono costretti a chiedere ai propri figli di contribuire al mantenimento della famiglia.

Per sradicare concretamente la povertà e, di conseguenza, la piaga dello sfruttamento minorile, lavoriamo con progetti a lungo termine a favore di comunità che, possono esercitare i propri diritti e proteggere i propri figli, garantendo loro un presente e un futuro migliore. È un percorso che richiede tempo ma che porta risultati concreti, come, ad esempio, nelle comunità del Bangladesh e della Sierra Leone.

Foto: Progetto Happiness

Inquadra il Qr Code per vedere il reportage che abbiamo girato in Bangladesh

Bangladesh. Milioni di bambini

rischiano ogni giorno di dover rinunciare ai loro sogni a causa dello sfruttamento.

Da anni lavoriamo in questo Paese: i nostri primi interventi si sono focalizzati nella capitale, Dacca, per offrire luoghi sicuri a chi vive in strada, in particolare alle bambine e alle ragazze, che sono le più esposte ai pericoli e alle violenze. Per loro abbiamo sviluppato il progetto Happy Homes e creato i Centri per lo sviluppo dell’infanzia dove possono vivere in ambienti protetti, ricevere assistenza medica e supporto economico per studiare e frequentare laboratori di musica e di danza.

In viaggio con Giuseppe, reporter di Progetto Happiness

In Bangladesh migliaia di bambine e bambini sono costretti a lavorare in condizioni critiche in fabbriche tessili che producono abiti per i grandi marchi del fast fashion. Per documentare la portata del fenomeno del lavoro minorile siamo andati sul campo in compagnia di un testimone d’eccezione

Giuseppe Bertuccio D’Angelo, fondatore e reporter di Progetto Happiness, che ha voluto incontrare sia i bambini lavoratori, sia quelli che fanno parte dei nostri progetti, documentando il cambiamento che produce il nostro intervento.

Jui ha dovuto lasciare la scuola e ora, a 12 anni, lavora in un reparto di filatura con turni massacranti di 6 - 7 ore al giorno. Le sue parole denunciano solitudine e ingiustizia: «Il mio desiderio era diventare dottoressa, ma devo lavorare in fabbrica in modo che con il mio reddito mia sorella possa crescere e studiare».

Anche Khushi ha 12 anni e ha dovuto lasciare la scuola per aiutare la mamma, che fa la domestica e non riesce a sostenere la famiglia. Ogni giorno si alza alle 6 di mattina, lavora nel reparto di filatura e, come se non bastasse, il suo capo la picchia spesso. Da ogni sua parola, da ogni suo sguardo, traspare il profondo rimpianto di aver dovuto abbandonare, con gli studi, i suoi progetti per il futuro.

Foto: Progetto Happiness
Jui, 12 anni, lavora in un reparto di filatura

Una magnifica notizia!

Mentre stavamo chiudendo questo numero, la nostra Sanjida di ActionAid Bangladesh ci ha comunicato che Khushi è tornata a studiare! Non potevamo proprio rimanere indifferenti di fronte alle violenze che subiva: abbiamo incontrato la sua famiglia e, dopo molto lavoro di sensibilizzazione, siamo riusciti a far entrare la sua sorellina in un programma di sostegno a distanza e a fare in modo che anche lei potesse tornare a studiare. È un risultato da festeggiare e siamo felici di condividerlo con voi: grazie amiche e amici sostenitori!

Inquadra il Qr Code per vedere il reportage che abbiamo girato in Sierra Leone

Sierra leone. Lo sfruttamento in miniera delle bambine e dei bambini

La Sierra Leone, ricca di risorse e bellezze naturali, nasconde una realtà oscura: miniere non ufficiali, sorte su terreni già sfruttati dalle grandi compagnie internazionali

In questi luoghi, già setacciati dai macchinari, trovare un diamante è estremamente difficile e richiede ore e ore di lavoro, spesso senza successo, in condizioni difficilissime.

Il lavoro, qui nelle miniere, è un “affare di famiglia”, dove i bambini vengono coinvolti per evitare di dover dividere il poco che si riesce a guadagnare.

Secondo l’ILO, un milione di bambini a livello globale è impiegato nelle miniere. Sebbene il Parlamento della Sierra Leone abbia approvato il Mines and Minerals Development

Act, con l’obiettivo di migliorare il benessere delle comunità coinvolte nelle attività minerarie e promuovere una gestione più trasparente del settore, il lavoro minorile nelle miniere continua a essere una piaga diffusa. Quando le comunità e le famiglie sono costrette a lottare quotidianamente per soddisfare i propri bisogni primari, anche le bambine e i bambini occupano un ruolo fondamentale per la sussistenza: nei casi migliori provvedono alla raccolta dell’acqua e della legna, alla cura dei piccoli di casa, al sostegno dei genitori nel lavoro dei campi. Ma, più frequentemente, la maggior parte diventa una fonte di manodopera a basso costo da impiegare nelle miniere, nelle cave di pietra, nei lavori edili e nei trasporti. Immaginate che cosa vuol dire per una bambina o un bambino, spesso affamati e privi di cure mediche, fare lavori pesanti, trascorrendo ore e ore in ambienti insalubri, dove manca la luce e l’umidità è insopportabile.

Foto: Progetto Happiness
Khushi

ActionAid realizza il cambiamento

Fa da portavoce a tutte le ragazze e i ragazzi che vorremmo farvi ascoltare, Neneh, 16 anni, un passato da bambina lavoratrice nelle miniere e un presente da studentessa. «Ho affrontato molte difficoltà e ho lottato con l’aiuto di ActionAid. Quando mio padre lavorava nelle miniere, dopo la scuola andavo ad aiutarlo per cercare diamanti. Trasportavamo secchi pesanti, pieni di terra: tornavo a casa così stanca che studiare era impossibile. Poi, la speranza! Sono stata adottata a distanza da ActionAid e così mio papà ha potuto smettere di lavorare in miniera per dedicarsi al commercio: il reddito della mia famiglia è migliorato e io sono tornata a scuola. Non potete immaginare i cambiamenti che sono avvenuti in tutta la comunità: nessuna bambina o bambino deve più lavorare, abbiamo una vera scuola con insegnanti preparati… Questa è la vita che vogliamo e che abbiamo grazie ad ActionAid»

Diciamo basta al lavoro minorile in Sierra Leone

È per i piccoli, per le loro famiglie e le comunità che siamo in Sierra Leone. E la differenza, dove operiamo, come nel distretto di Kono, si vede e si tocca con mano.

Sosteniamo i genitori perché possano avviare piccole imprese che producano reddito, affrancandole dalla povertà. Sensibilizziamo le comunità perché le bambine e i bambini godano del diritto di

non essere coinvolti in attività lavorative che possano minare la loro salute e il loro benessere. Rendiamo l’istruzione più accessibile, mettendo in sicurezza gli edifici scolastici, dotandoli di mense che garantiscano pasti regolari, fornendo i materiali didattici perché la spesa non incida sul reddito famigliare. Collaboriamo con il governo e le altre organizzazioni presenti nel Paese perché vengano rispettate le convenzioni internazionali sui diritti dell’infanzia in merito al lavoro minorile. 

Foto: Progetto Happiness

Inquadra il Qr Code per aiutarci a completare il progetto in Tanzania

La scuola è davvero un diritto per tutti?

Sono ancora troppi i bambini nel mondo che non possono studiare

L’istruzione è un diritto fondamentale di bambine e bambini, garantito dalla

Convenzione Internazionale dei diritti dell’infanzia, ed è imprescindibile per assicurare loro la possibilità di costruire un futuro migliore, per sé stessi e per le comunità in cui vivono.

L’educazione scolastica è infatti fondamentale per contrastare le diseguaglianze di genere e la povertà: i bambini a cui viene negato il diritto all’istruzione sono oggi fortemente esposti al rischio di essere vittime del lavoro minorile o, nel caso delle bambine, dei matrimoni precoci e saranno domani adulti cresciuti senza gli strumenti necessari per conoscere i propri diritti e sapere come rivendicarli.

Tuttavia, l’accesso all’istruzione è ancora oggi negato a molti bambini e ragazzi Sono oltre 250 milioni i giovani in età scolare che non frequentano le lezioni La maggior parte di loro si trova nell’Africa subsahariana e nell’Asia meridionale e le cause sono purtroppo molteplici: spesso le scuole sono del tutto assenti o sono troppo lontane

per essere raggiunte e, in molte circostanze, sono gli stessi genitori che non comprendono l’importanza dell’istruzione e preferiscono che i figli lavorino fin da piccoli per contribuire al bilancio familiare.

Fondamentale è anche il fattore povertà che, come troppo spesso accade, provoca gli effetti peggiori sulle bambine. Nel sud del mondo, infatti, le scuole, quando presenti, sono spesso solo a pagamento e molte famiglie in difficoltà economica preferiscono far studiare i figli maschi, relegando le figlie a casa o, nei casi peggiori, destinandole a matrimoni forzati per non occuparsi del loro sostentamento.

Bisogna quindi ancora lottare perché lo studio diventi un diritto per tutti ed è per questo che ci impegniamo ogni giorno, aiutando le comunità affinché ottengano strutture e supporto dalle autorità locali, sostenendo la costruzione di nuove scuole e sensibilizzando famiglie e bambini stessi sull’importanza dell’istruzione come mezzo per garantirsi un futuro migliore.

Dal 2020 ad oggi, grazie al vostro sostegno, sono molti i progetti per la costruzione di nuove scuole che siamo riusciti a portare a termine

In Ghana abbiamo realizzato una scuola elementare a Nassamba capace di accogliere 500 studenti dai 6 agli 11 anni e un’altra a Drobo, dedicata a 80 alunni tra i 3 e i 6 anni.

In Malawi abbiamo inaugurato una scuola a Chikunkha per ben 1.200 bambini e bambine dai 6 ai 12 anni, mentre a Busasamana, in Rwanda, una nuova struttura accoglie ora 100 bambini dai 2 ai 6 anni.

A Sinchu Gundo, in Gambia, è invece tutto pronto per l’inaugurazione di una nuova scuola per 400 alunni tra i 4 e i 13 anni che avranno finalmente un luogo sicuro in cui studiare e giocare: bambini e insegnanti

In Italia

Disuguaglianze educative e abbandono scolastico sono fenomeni che sempre più spesso affliggono anche il nostro Paese, specialmente nel centro-sud. Ecco perché, insieme a Fondazione Cassa Depositi e Prestiti, abbiamo deciso di realizzare il progetto “Costruire Futuro, insieme!”, destinato alle aree metropolitane di Roma, Siracusa, Reggio Calabria, Bari, Napoli e Palermo. Articolato attraverso percorsi formativi e di partecipazione, il progetto si pone l’obiettivo di coinvolgere 500 docenti e educatori e 9.000 giovani tra gli 11 ed i 19 anni, che avranno l’opportunità di sviluppare e rafforzare le proprie competenze digitali e personali attraverso attività di cittadinanza attiva e percorsi formativi ad hoc.

attendono con impazienza questo momento e noi con loro!

Sappiamo tuttavia che c’è ancora molto da fare e quindi il nostro impegno per realizzare nuovi progetti nei luoghi più a rischio è più forte che mai È il caso del distretto di Njinjo, in Tanzania, in cui l’unica scuola presente è malridotta, senza sedie, banchi e acqua potabile. Grazie però ai primi fondi raccolti con il vostro sostegno, il progetto di ristrutturazione si avvia a diventare realtà: 8 classi sono già state realizzate, così come i bagni, la rete idrica e l’orto scolastico. Manca davvero poco per completare i lavori e siamo certi che presto riusciremo a regalare a oltre 400 studenti il sogno di una scuola nuova. 

Foto: ActionAid
Foto: ActionAid
Foto: ActionAid
Foto: Carlotta Leone
Ghana
Malawi
Rwanda
Italia

Leggi di più sul progetto actionaid.it/informati/notizie/ sport-inclusione-sociale

Un “calcio” alle discriminazioni

Dall’Afghanistan a Napoli: il viaggio di Fatima e Hafiza

Ogni sabato mattina, il Metro Park Stadium di Bagnoli, a Napoli, diventa il centro di un’iniziativa unica che combina sport, educazione e inclusione sociale

Oltre 60 ragazzi e ragazze, infatti, si incontrano tutte le settimane per giocare a calcio o, più precisamente, a Football3, un format nato all’interno del progetto europeo Dialect, di cui ActionAid è partner.

Football3 prevede tre tempi di gioco e integra momenti di riflessione e discussione per gestire rabbia e conflitti, promuovere il fair play e combattere la discriminazione, anche attraverso laboratori sulla comunicazione digitale, mirati a riconoscere e combattere i discorsi d’odio e ad accrescere la consapevolezza dei rischi dei social media.

Il format è coordinato da quattro giovani mediatori, che aiutano bambini e adolescenti a sviluppare comportamenti corretti in campo, assegnando punti fair play a chi rispetta le regole e mantiene un’atmosfera serena durante il gioco.

Tra i mediatori ci sono anche Fatima e Hafiza, due sorelle afghane di 22 e 19 anni, arrivate in Italia nel 2021 dopo che i Talebani, tornati al potere, hanno imposto leggi restrittive per le donne, impedendo loro di studiare, lavorare, frequentare luoghi pubblici e muoversi liberamente.

Oggi vivono a Napoli in una residenza universitaria, studiano medicina ed economia aziendale e, anche grazie al loro approccio, sempre sereno, calmo e non autoritario, con cui riescono a coinvolgere i ragazzi in tutte le attività del progetto stanno compiendo un importante percorso di integrazione e crescita personale.

Siamo davvero felici di vedere come, con determinazione e impegno, Fatima e Hafiza si stiano costruendo un futuro migliore, con la speranza di poter un giorno tornare dalla propria famiglia e contribuire alla rinascita dell’Afghanistan. 

Gratosoglio: un quartiere alla ricerca di riscatto

Il quartiere Gratosoglio nasce da zero a sud di Milano nel 1952 su un’area all’epoca rurale. Ispirato dalla necessità di rispondere alla domanda abitativa del dopoguerra e caratterizzato dall’imponente verticalità delle Torri Bianche, il quartiere poteva ospitare 20.000 persone - in gran parte operaie e operai - che disponevano di tutti i servizi necessari. Un’utopia che purtroppo si è sgretolata di fronte a vari e complessi fattori. L’isolamento geografico rispetto al centro della città, la chiusura delle fabbriche, la mancanza di manutenzione e di investimenti hanno portato il quartiere al degrado, alimentando abbandono e criminalità. Spazio Baroni85 è il primo passo verso una riqualificazione del Gratosoglio umana e non solo abitativa, che parte dai giovani e che noi di ActionAid continueremo a sostenere perché “si realizzi il cambiamento”! Leggi di

Spazio Baroni85

Nasce a Gratosoglio uno spazio dedicato ai giovani

Un tempo scuola per l’infanzia, lo Spazio Baroni85 si estende orizzontalmente nel quartiere periferico di Gratosoglio con ampi saloni, aule spaziose e un grande giardino. Noi di ActionAid, dopo aver vinto il bando del Comune di Milano, in collaborazione con Cooperativa Zero5, 232 aps, CSI Milano e Consorzio SIR, abbiamo gradualmente rigenerato lo spazio attraverso un percorso partecipativo che ha coinvolto gli abitanti del quartiere e, in particolare, le giovani e i giovani di età compresa fra i 14 e i 25 anni, a cui è destinato.

In questo contesto periferico ad alto indice di vulnerabilità sociale, a partire dal mese di ottobre dello scorso anno, abbiamo inaugurato una stagione ricca di attività e iniziative.

Una collaborazione con SKY Italia, ad esempio, ha messo a disposizione della comunità un

Digital Hub dove si realizzano produzioni digitali. Nuove connessioni si sono create, grazie ad incontri in aula studio, laboratori di rap, breakdance e sport. All’interno del laboratorio di co-progettazione Future Space è nato un nuovo gruppo di ragazze e ragazzi impegnati a portare avanti idee e progetti incentrati sulla sostenibilità e la co-gestione futura dello spazio. Una delle idee sviluppate prende il nome di “Gratosogno”, mira a creare un punto di riferimento culturale che collega passato e presente, promuovendo creatività e sviluppo sociale da cui trarranno beneficio tutti gli abitanti.

Possiamo ben dire che lo spazio Baroni85 stia contribuendo a costruire una comunità dinamica e inclusiva “guidata” da giovani determinati a riscattare un luogo periferico, considerato marginale e vulnerabile, in un centro di innovazione e di energia positiva. 

Regali per un sogno

Come rendere un regalo un gesto di valore

Per raccontarvi un nuovo modo di sostenere ActionAid e darvi delle idee per i vostri regali di Natale, questo mese abbiamo intervistato Nawel Faysal, responsabile del gruppo che ha lavorato al nuovo shop solidale di ActionAid.

Che cosa sono i Regali per un sogno?

Regali per un sogno è lo shop solidale di ActionAid, che propone idee regalo per ogni occasione e festività. Dalle bomboniere per dare un tocco solidale al proprio matrimonio o al battesimo del proprio figlio, ai panettoni di Natale per aggiungere ancora più valore al potere della condivisione durante una festività.

Come mai ActionAid ha scelto di proporre questa particolare modalità di donazione?

Volevamo offrire ai nostri sostenitori una nuova occasione per sostenere i nostri progetti, combinando il bisogno di cercare un regalo con l’esperienza della donazione. Ogni regalo presente sullo shop, porta con sé un messaggio di speranza e solidarietà e sostiene direttamente i nostri progetti, contribuendo a migliorare la vita di milioni di bambini, famiglie e comunità in tutto il mondo. E la cosa bella è che questo gesto si trasforma in un ricordo, un simbolo di affetto che continua a significare qualcosa di speciale per chi lo ha scelto e per chi lo riceve.

Vedo che ci sono tantissimi prodotti, come li avete scelti?

Abbiamo immaginato cosa i nostri sostenitori

desiderassero trovare sotto l’albero di Natale e, per farlo, ci siamo affidati alle proposte dei nostri speciali partner, in particolare Chico Mendes Altromercato. Siamo molto orgogliosi di questa collaborazione con il mondo equo e solidale, che si sposa perfettamente con i nostri valori. Naturalmente abbiamo dovuto fare delle scelte, ma il nostro obiettivo è sempre stato chiaro: cercare prodotti che non siano solo belli e buoni, ma che riflettano la nostra essenza, come il rispetto dei diritti umani e la tutela del pianeta. Ogni regalo è quindi una scelta consapevole, che unisce estetica, qualità e impegno sociale.

Qual è il tuo regalo per un sogno preferito?

Ho l’imbarazzo della scelta! Pensando ad un grande classico del Natale che non deve mai mancare, sicuramente il panettone, tradizionale o con gocce di cioccolato, entrambi soffici e gustosissimi e avvolti nelle nostre stoffe africane che li rendono unici.

Adoro anche l’idea di regalare una donazione come, ad esempio, la “borsa di studio per un bambino”: l’istruzione è per me uno dei diritti più preziosi che non dovrebbe essere mai negato, celebrarlo con un regalo mi dà speranza e fiducia in un mondo più equo e giusto.

Se Regali per un Sogno fosse un cartone animato quale sarebbe?

Alice nel paese delle meraviglie, il perché te lo lascio scoprire qui: regaliperunsogno.actionaid.it 

AUGURA UN NATALE WOW!

Scegli i prodotti belli, buoni e solidali dello shop ActionAid.

Lasciati ispirare dalle nostre idee regalo, per un Natale ricco di solidarietà

Dai classici dolci natalizi come pandori e panettoni resi unici dalla stoffa rwandese che li avvolge, ai deliziosi cioccolatini ripieni fatti a mano dalla cioccolateria di Charlotte Dusart, passando per la cosmesi naturale di Chico Mendes Altromercato e le borse artigianali della linea Natura di Kechic, atelier sartoriale italo-africano.

Festeggia il Natale con un regalo ActionAid sotto l’albero, farai felici le persone vicine e lontane!

Visita il sito regaliperunsogno.actionaid.it

Oppure scrivi a regaliperunsogno@actionaid.org

Servizio sostenitori ActionAid: tel. 02 742001 — email: sostenitori@actionaid.org

Per destinare il 5×1000 ad ActionAid: Codice Fiscale: 09686720153

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