LA CAPPELLA DI SAN ROCCO A VIGGIU’
Nel nucleo fra quelli di più antica formazione del Centro Storico di Viggiù, sulla strada che porta al Colle di Sant’Elia, troviamo la presenza di una cappella dedicata a San Rocco. Più precisamente, il monumento è posizionato all’incrocio con un vicolo che si inerpica a ovest, nel punto in cui si arrestò miracolosamente una grave epidemia che colpì il paese nel XVII° secolo, come ricorderà di seguito Beppe Galli nella sua ricostruzione storica. Secondo l’attuale toponomastica il vicolo prende il nome di “ Via San Rocco “, appunto in onore di tale presenza. La cappella è presente nella memoria della popolazione, che, nel tempo, ha dedicato ad essa cure ed attenzioni, che è possibile constatare ancora, nell’offerta continua di fiori freschi in tutte le stagioni dell’anno, portati quasi in modo invisibile da silenziosi fedeli al Santo. E’ un muto comitato informale che mantiene viva questa presenza e che si è espresso in passato anche attraverso interventi murari di conservazione. Interventi a volte non matericamente appropriati ma che ne hanno assicurato l’esistenza entro la memoria. L’attuale monumento che regge l’affresco del Santo è una modesta cappella di semplice architettura ma dotato di arricchimenti di sapore classico, formalmente un po’ poveri, ma di pregevole fattura. L’opera risale al 1768 e come di seguito documentato, subisce alterne vicende che ne hanno via via modificato i contorni. L’impianto nasce sul fronte murario di una casetta rurale collocata all’angolo di una strada. La stessa casa sarà demolita in luogo di una nuova più a lato, ma la cantina viene mantenuta e con essa il fronte murario della Cappella. L’impianto è costituito da un semplice alzato con cappello e frontone sulla cui parete principale campeggia l’effigie del Santo entro una cornice con mensola di Rosso d’Arzo. Sotto la mensola, fra due piedritti in Pietra di Viggiù che reggono l’impianto murario, figura una lapide con l’ultima iscrizione del 1929. L’alzato superiore che conclude il cappello, contiene un tondo con l’effigie di Maria. Tutte le modanature della gola del cappello e dell’alzato superiore, apparentemente in pietra per via del muschio e delle muffature presenti in superficie, in realtà sono realizzate in malta di cemento. Allo stato, il manufatto presenta stacchi e crepature degli stucchi cementizi e la pellatura disomogenea dell’intonaco, dovuta ad interventi parziali di intonacatura matericamente non appropriata, è in cattivo stato di conservazione. L’affresco è minato da una infiltrazione che sta affiorando sulla superficie pittorica e che ne sta causando la distruzione. Ne è causa l’inadeguatezza mai risolta dello scarico del piazzale balaustrato di copertura del solaio dell’attigua cantina. E’ pertanto importante, per ragioni paesaggistiche, culturali e storiche, nonché per rispetto alla devozione che ha sempre coinvolto la comunità, un intervento finalizzato alla sutura definitiva delle infiltrazioni, al recupero dell’impianto murario, dei fregi ed il restauro delle opere pittoriche.Alcuni cittadini si stanno spontaneamente attivando per concretizzare la realizzazione del restauro architettonico e pittorico.
CAPPELLA DI SAN ROCCO A VIGGIU’ UN AFFRESCO PER RICORDARE IL SANTO MIRACOLOSO di Beppe Galli Poche le notizie certe riguardanti san Rocco, diversi gli episodi leggendari. Per tutti però nacque a Montpellier, in Linguadoca, e fu pellegrino in Italia. Incerta la sua data di nascita che varia tra la fine del XIII secolo e la seconda metà del successivo, di ricca e nobile famiglia rimase presto orfano. Vendette tutti i suoi averi beneficiando i più miseri. Partì pellegrino alla volta di Roma. Interruppe spesso il suo cammino per prestar cura agli appestati. Raggiunta finalmente l’Urbe vi rimase tre anni. Ripartì risalendo la penisola fermandosi, ovunque occorresse, per fornire assistenza agli ammalati. A Piacenza contrasse la peste, trovò rifugio lontano dalle mura cittadine presso il fiume Trebbia, dove quotidianamente veniva rifocillato da un cane. Guarito riprese il cammino verso nord. Fece sosta Novara per curare altri appestati. Raggiunta Angera, scambiato per una spia, venne arrestato e richiuso in carcere dove cinque anni dopo morì: era il 16 agosto del trentaduesimo anno di sua vita. Verosimilmente cessò di vivere a Montpellier. Certo il suo corpo trovò definitiva e degna sepoltura nel 1485 a Venezia. Venne scelto quale patrono della città lagunare, di Parma, dei chirurghi, farmaciasti, becchini, selciatori, pellegrini e viaggiatori, e considerato fino all’età moderna protettore contro la peste. Tanto fu popolare in Italia che ventotto comuni e trentasei frazioni ne portano il nome e più di tremila chiese e cappelle gli sono dedicate. Anche Viggiù non mancò di onorarlo con affreschi in case private, nelle chiese e lungo la pubblica strada. Dentro la “nuova” chiesa parrocchiale, costruita nella seconda metà del XV secolo, in sostituzione di quella romanica, più piccola, tra il superstite campanile romanico e le pareti dell’angolo sud-est, in capo alla navata meridionale, gli venne dedicato un’altare decorato da affreschi. L’arcivescovo Carlo Borromeo nel 1574, al termine della visita pastorale, raccomandò che l’altare venisse rifatto in giusta misura e in una nicchia più profonda, ingiungendo che fosse, invece, demolito un altro altare, quello «picciolo fabricato in una nizetta dentro il muro del campanile, dal momento che anche la torre del campanile, quale impedisce la nave meridionale, si levi con il tempo, et si fabrichi di dietro la nizza dell’altare di San Rocco», come avvenne. Nel 1576 l’intero paese colpito dalla peste chiese intercessione al Santo e i Viggiutesi scampati fecero voto di commemorarlo il 4 settembre di ogni anno e per 25 anni, con una solenne processione alla chiesa di Sant’Elia. Nel 1630 un’altra peste indusse i nostri compaesani a chieder protezione al santo taumaturgo. Ottenutola giurarono che, in suo ricordo e in perpetuo, si sarebbero recati in cima al colle ogni 16 agosto. Di più « in honor » suo fecero costruire nel lato meridionale del santuario, anche lì ai piedi del campanile, una cappella con « pilastri di pietra con base e capitelli, involta a crocera, sólo di pianelle » che venne solennemente benedetta nel 1654 proprio nel giorno a lui dedicato. Sei anni più tardi su Viggiù s’abbattè una “lue”. Di essa le carte e i registri sopravvissuti non danno notizia, ma… per il miracoloso intervento impetrato e ottenuto venne fatta affrescare l’immagine di san Rocco sulla parete più alta della casupola dove si arrestò il propagarsi del morbo. Il piccolo edificio apparteneva alla Scuola del Santissimo di Viggiù: era adibito « ad uso di cantina » e utilizzato dal cappellano che abitava lì vicino. Era posto alla prima biforcazione che s’incontrava salendo lungo la Contrada della Corgnana, alla quale quel dipinto ne sottrasse una porzione, subito rinominata “Contrada di San Rocco”. Con il passare dei secoli il sacro dipinto subì più volte il restauro, non mancando di ricordare la circostanza. Così nel 1844:
A SAN ROCCO QUANDO NELL’ANNO 1660 LA PARTE SUPERIORE DI VIGGIÙ VENIVA RISERVATA DA UNA LUE CHE STRUGGEVA LA POPOLAZIONE DEL PAESE I NOSTRI MAGGIORI CONSACRARONO UN MONUMENTO RIFATTO POSCIA ED ORNATO NEL 1768 PER CURA DEL NOBILE PRETORE DOTT. FRANCESCO BUZZI FIGLIO DEL DOTT. GABRIELE POSCIA CORROSA PER VETUSTÀ L’EFFIGIE DEL SANTO PROTETTORE LA PUBBLICA DEVOZIONE FECE RIDIPINGERE QUAL’ERA PRIMA NELL’ANNO 1844
Un eccellente risistemazione l’ebbe «nell’anno della Conciliazione agosto 1929» per mano del “concittadino pittore” Antonio Piatti. In quell’occasione, forse, venne posta in opera una nuova epigrafe, scolpita per cancellare dalla memoria quella malefica “lue”, rendere più “moderno” il testo e aggiungere il nome del restauratore:
Questo ultimo restauro venne eseguito al termine dei lavori voluti da Emilia Taramelli, quando fece costruire la sua casa d’abitazione nello spazio retrostante la parte superiore dell’antica casupola che sarebbe stata abbattuta, conservando però la facciata su cui vi era l’affresco, e il tutto come da progetto, steso nel 1911, con l’impegno da parte della proprietaria di «mantenere e possibilmente migliorare l’immagine di S. Rocco oggetto di culto popolare» .
Infatti la muratura superiore all’affresco venne terminata con nuovi ornamenti e decorata con un tondo in cui il Piatti dipinse il volto della vergine Maria, riprodotto, alla fine del XX secolo, su di un disco metallico e collocato innanzi all’originale ormai illeggibile.
Beppe Galli ViggiĂš, Aprile 2011
Opere previste per l’intervento di restauro Previsione di massima INTERVENTI MURARI - Rimozione delle beole di pavimentazione e del sottofondo dell’area di cortile superiore in prossimità della Cappella, rimozione e sostituzione della piletta di raccolta e formazione nuovo innesto con la condotta verticale di scarico delle acque meteoriche superficiali. Impermeabilizzazione della terrazza superiore e rifacimento della pavimentazione con pendenze adeguate per scongiurare il ripertersi del fenomeno di infiltrazione in atto. - Rimozione degli intonaci cementizi e rifacimento degli stessi attraverso l’esecuzione di malte simili per composizione, colore e granulometria alla malta originaria. Verranno inoltre impiegate calci idrauliche pure e prive di sali e sabbie lavate e setacciate. - Pulitura dell’intonaco non rimosso tramite nebulizzazione di acqua demonizzata ed applicazione ripetuta di biocida ad ampio spettro in modo da asportare i biodeteriogeni presenti. Stuccatura delle lacune e delle fessure tramite malta simile per composizione, colore e granulometria all’intonaco oggetto di intervento. - Demolizione della gradonatura alla base e sua ricostruzione in pietra di Saltrio. OPERE DA MARMISTA - Pulitura dell’iscrizione in marmo e del marmo presente con acqua satura di carbonato d’ammonio. Stuccatura delle fessure e delle lacune tramite impasto composto da calci idrauliche e polveri di marmo di granulometria e colorazione simili al supporto litico. - Posa di nuova lapide nominata ai patrocinatori, a memoria dell’intervento di restauro. RESTAURO OPERE PITTORICHE (complete di documentazione dell’intervento) - Pulitura dell’affresco attraverso metodologie che saranno valutate in fase operativa in base alla natura dello sporco da rimuovere ed allo stato di conservazione del dipinto. Asportazione dei sali solubili tramite applicazione ripetuta di impacchi assorbenti imbibiti di acqua demonizzata. Fissaggio della pellicola pittorica sollevata attraverso l’applicazione ripetuta di resina acrilica in emulsione acquosa opportunamente dosata. Stuccatura delle lacune e delle fessure con malta simile per composizione, granulometria e colorazione alla malta originaria. Integrazione cromatica e velatura delle abrasioni e delle stuccature con colori ad acquerello. Velatura dell’intonaco dell’edicola votiva attraverso l’applicazione di due mani a pennellate incrociate di tinta diluita, al fine di dare al manufatto l’effetto mosso, antico e vibrante, previa stesura di una mano di isolante in modo da unificare la superficie prima della tinteggiatura. I colori ed il materiale saranno valutati in fase operativa. - Stacco del disco metallico applicato alla fine del XX secolo all'apice dell'edicola, sopra quello originale dipinto dal Piatti, ed esame della pittura sottostante per verificare la priorità e possibilità di un suo recupero. In alternativa si procederà al restauro del dipinto sul disco applicato che appare trovarsi in buono stato ed in grado di essere restituito alla sua originale freschezza con metodologie da valutare in seguito all’ esame della superficie di supporto e della tecnica impiegata. Per le opere suddette, sulla base di preventivi rilasciati da specialisti interpellati nello specifico, si stima una spesa complessiva, comprensiva di IVA, di €15'000 (quindicimila). Viggiù, Aprile 2011 Francesco Bregola architetto