Doppio sogno

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Doppio sogno è il titolo di un romanzo di Arthur Schnitzler del 1925, più conosciuto per la trasposizione cinematografica di Kubrick dal titolo Eyes Wide Shut. Il romanzo, novella più precisamente, racconta la vita di una coppia eterosessuale e borghese di Vienna alle prese con i desideri e le turbolenze dell’inconscio. La realtà e i sogni si confondono, l’esperienza onirica diventa reale e viceversa. Schnitzler, raccontando una situazione estremamente privata si rivolge in realtà ad una collettività e focalizza il concetto di medioconscio, un territorio che fluttua, appunto, tra il conscio e l’inconscio. Come è evidente, il terreno in cui ci muoviamo è profondamente freudiano. Doppio Sogno, oggi, vuole ripartire da un diverso medioconscio collettivo, innanzitutto con una visione che sia femminile-sovraestesa, a differenza di quella che noi diamo per scontata come neutra ma che si rivela sempre essere maschile. Femminile non più come arte di genere o come alterità ma come universale, per questo la scelta di sole artiste. Doppio Sogno è anche il luogo in cui ci troviamo: un ambiente che è virtuale ma anche profondamente reale, i confini ormai sono labili. Le artiste scelte indagano, seppur in contesti differenti, alcuni dualismi che ci troviamo ad affrontare nella società. La nostra relazione con la memoria, con le percezioni e i desideri, in un rapporto che possiamo definire collettivo-personale-digitale. I contorni delle cose, come nei sogni, sono sfumati e dietro le atmosfere delicate, sembra celarsi sempre un segno di inquietudine.


Scansioni di positivi di pellicola 35mm su organza, piastre di rame 2020

The third half Pellicola BN scansionata e stampata su polyfilm, struttura di alluminio, sabbia, 2019

Cacciuttolo indaga la relazione tra memoria, spazio e paesaggio cercando degli ambienti cosiddetti liminali, che evocano sensazioni alla soglia della coscienza e della percezione senza riuscire a comprenderli completamente.

Quest’opera proviene dalla sua personale Postcapitalist desire. Se i sogni son desideri, bisogna stare attenti a ciò che si chiede. L’artista ci invita a riflettere su questi e a capire da cosa derivano. Le sue composizioni, nonostante i materiali “innatuali” colpiscono per la grande carnalità e l’effetto visivo di contrasto, tenute strette da un filo in tensione. Proprio questo, ci invita ad indirizzare lo sguardo oltre ciò che è subito visibile

Released from the wire Pelle dipinta, metallo, filo dipinto, 2020


Idra Femmina olio e acrilico su tela, 2017, 214 x 348 cm

Marta Spagnoli, seppur usando una tecnica pittorica tradizionale, esplora e fonde i limiti di elementi organici, mitologici e antropomorfi, intersecandoli in uno spazio che si evolve esso stesso con le forme. La fluidità dei suoi dipinti rielabora la realtà, riscrivendone completamente la struttura.

Supervision immagini da fotocamere di sorveglianza, 2021

Fenara si interessa al gesto dietro ogni operazione fotografica: il guardare. Le osservatrici a cui si rivolge l’artista non sono umane, ma sono macchine. Come rielaborano la realtà le telecamere di sorveglianza? Cosa vedono che a noi sfugge? Sono davvero così precise, perfette, meccaniche, o anche loro sono suscettibili di errori, di sfocature, di alterazioni?


Unicorns are real laptop, stand, Paint 3D, smalto su tela (100 x 80 cm), webcam, 2020

My life as yours smalto su tela, 190 x 290 cm, 2020 La ricerca di Federica Di Pietrantonio si rivolge alle nuove tecnologie e all’utilizzo continuativo che ne facciamo e che gradualmente diventa per noi sempre meno virtuale e sempre più reale, senza limiti di spazio e tempo. La realtà diventa sempre più legata agli schermi che modificano il nostro modo di vedere il mondo, facendoci ormai convivere in uno stato di profonda ambiguità percettiva e sensoriale.


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