Alla fiera degli Attrezzi - La tool fair in lingua italiana

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Alla Fiera degli Attrezzi la tool fair in lingua italiana


Alla Fiera degli Attrezzi La toolfair in lingua italiana



Indice

COSTRUIAMO PONTI CON L’EDUCAZIONE NON FORMALE

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Introduzione a cura di Giacomo D’Arrigo Prefazione

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A cura di Adele Tinaburri Il TCA

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A cura di Alessia Cecchini Dove nasce l’idea della Toolfair?

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A cura di Bernad Abrignani il team racconta

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Un breve excursus storico…

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Cosa è l’E.T.P. Educational Tools Portal

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In concreto l’E.T.P. …

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Che lingue parla l’E.T.P.

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i facilitatori raccontano

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I tool presentati

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Alessio Gazzo

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Claudio Tosi

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Roberto Becattini

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Simone Bongiovanni

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Chiara Bechis

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Bruno Pizzini

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Stefania Nogara

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Michele Lolla

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Maria Ancona

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Giorgia Delluomo

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Maurizio Mancini

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Lidia Greco

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Emiliano Bon

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Gianluca Frongia

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Sara Mandozzi

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Federica Ercoli

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Costruiamo ponti con l’educazione non formale Introduzione a cura di Giacomo D’Arrigo

Mi ritrovo a scrivere l’introduzione a questa pubblicazione all’indomani del feroce attentato a Bruxelles, il cuore dell’Europa, quell’Europa in cui crediamo e di cui ogni giorno ci impegniamo a promuovere i valori di solidarietà, integrazione, dialogo, inclusione e partecipazione. Gli strumenti presentati e analizzati in questa pubblicazione puntano a rafforzare il prezioso ruolo dell’educazione non formale nella nostra società. In un clima di conflitti, terrore e odio, l’educazione formale non basta più, come infatti ha già sottolineato poco tempo fa Papa Francesco “è necessario rischiare su educazioni informali. L’educazione deve muoversi su queste tre strade: Insegnare a pensare, aiutare a sentire bene e accompagnare nel fare, cioè che i tre linguaggi siano in armonia”. La

pubblicazione,

che

raccoglie

gli

strumenti

presentati da 16 animatori giovanili dei 32 partecipanti della ToolFair di Roma dell’ottobre del 2015, va proprio nella direzione di valorizzare il ruolo di queste forme di educazione e degli animatori giovanili per esser sempre più determinanti nella costruzione di un’Europa in grado di superare i conflitti e le divergenze culturali. L’Europa ci insegna che contaminarsi, lavorare gli uni con gli altri, fa sì che indietro non resti nessuno. Erasmus+, l’educazione non formale, le attività di volontariato, gli scambi ed il ruolo degli Youth Workers, ci aiutano a sfruttare la dimensione continentale come occasione per avere una chance in più. Noi abbiamo il dovere di utilizzare e valorizzare queste esperienze come strumento per dare risposte concrete alle nuove generazioni. Giacomo D’Arrigo Direttore Generale Agenzia Nazionale per i Giovani

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Prefazione a cura di Adele Tinaburri

La ToolFair è un evento attraverso il quale si vuole facilitare l’incontro tra animatori giovanili, educatori, formatori, in generale gli “youth worker” del territorio italiano, per dare loro un’opportunità di scambio di esperienze, di metodologie e di strumenti educativi sperimentati in prima persona nonché di condivisione con altri attori che a loro volta possono contribuire al processo di sviluppo degli strumenti presentati. In tal senso la ToolFair vuole essere, da una parte, una vetrina dello stato dell’arte del settore giovanile e dall’altra un vero e proprio laboratorio in cui i cosiddetti “tool”, gli attrezzi del mestiere di educatore in senso lato, vengono sperimentati, sviluppati e diffusi. L’obiettivo prioritario della ToolFair in lingua italiana è di promuovere la qualità e di fornire “luoghi” per facilitare la condivisione di saperi diversi per soggetti spesso invisibili o in competizione (tale può essere percepita una selezione pubblica del Programma Erasmus+), luoghi in cui ciascuno possa riconoscere linguaggi, strumenti, in cui possa sentire un senso di appartenenza. Dal 5 al 7 ottobre 2015 si è svolta a Roma la Toolfair in lingua italiana, la seconda edizione a livello nazionale della “Fiera degli strumenti pedagogici”, che quest’anno è stata estesa anche partecipanti non italiani e che utilizzano questa lingua nel loro lavoro quotidiano con i giovani.

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L’evento ha visto partecipare 32 “youth worker” con esperienza nel settore giovanile, provenienti da regioni diverse italiane nonché la partecipazione di una giovane youth worker di Pristina, in Kosovo. Durante l’evento sono stati presentati i 16 “tool”, precedentemente selezionati secondo i criteri individuati nel bando pubblico. I “tool” selezionati dovevano possedere la qualità di essere testati in un gruppo, la flessibilità a essere adattati al contesto giovanile pur provenendo da altri contesti, il potenziale di riproducibilità. Gli strumenti selezionati, sono stati presentati in attività di workshop della durata di un’ora e mezza circa all’interno del quale è stato presentato ciascun strumento, valutata la sua efficacia e, nel caso, suggerite proposte di miglioramento o adattabilità. Per alcuni strumenti il workshop è stato anche un momento di verifica dell’efficacia dello strumento stesso, pertanto gli strumenti presentati in questa pubblicazione non sono da considerarsi necessariamente i migliori. Voglio però ricordare i 5 tool che durante la ToolFair a Roma sono stati selezionati per partecipare all’evento della Toolfair internazionale che si è realizzata successivamente a Budapest a dicembre 2015. I tool selezionati sono: Ero li, sono qui, vado la, uno strumento finalizzato a recuperare una progettualità personale, Vita da Favola, uno strumento di facilitazione sull’inclusione sociale, Sveopoli, un gioco da tavola vero e proprio, di facilitazione alla formazione pre partenza di volontari SVE, il World Café competencies, un adattamento dell’attività già nota dedicato ad approfondire la valutazione delle competenze, Facebull, uno strumento (selezionato all’interno di un percorso più articolato) utile per affrontare il tema del cyberbullismo e della violenza in generale. Siamo solo agli inizi e c’è ancora molto da fare, a partire dal programma delle attività che dovrebbe essere esteso nella durata e includere momenti di approfondimento pedagogico, che siano da stimolo ai partecipanti e alla qualità del lavoro educativo in generale. Sarebbe interessante coinvolgere nella costruzione dell’agenda sia operatori del settore giovanile sia di altri contesti.

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Ci vorrà del tempo prima di affinare la nostra Toolfair e questo dipende anche dalla nostra capacità di ri-conoscere quello che esiste sul territorio e promuoverne la conoscenza oltre che il miglioramento. Abbiamo bisogno di tempo per scoprire in profondità le pratiche diffuse. Per questo serve un lavoro lungo nel tempo che necessita di un lavoro di rete. Vorrei concludere partendo proprio dal termine che abbiamo preso in prestito dall’inglese, “Toolfair”: tradotto, letteralmente in italiano diventa “La fiera degli attrezzi” (o degli utensili)”. Vengono evocati due concetti, la fiera e gli attrezzi, entrambi ci proiettano in un altro tempo e in luoghi ormai lontani dai nostri. La fiera era il luogo del mercato e, soprattutto, dell’incontro, quando gli uomini e le donne si ritrovavano fisicamente per osservare, apprezzare ed, eventualmente, scambiare o acquistare merci. Il termine utensile rimanda al concetto di artigianalità, mestiere. L’utensile, infatti, è qualsiasi cosa preparato ad arte che serve per compiere convenientemente un’attività, creare un prodotto. Il tempo della creazione ha una durata nella quale si produce l’oggetto nel suo insieme e si definiscono con cura i dettagli. Aggiungerei, infine, l’utile e il bello che sono il risultato della creazione artigianale. Incontro, mestiere, creazione, tempo, cura, sono tutti aspetti correlati allo youth work che è quel luogo in cui diversi saperi si ricompongono. La metafora dello youth worker come artigiano della formazione può risultare ridondante, ma vuole essere un pretesto per rimettere l’attenzione su quegli elementi del lavoro dello youth worker che gli sono specifici e la cui presenza va sostenuta e rafforzata. Nella sua valigia degli attrezzi, lo youth worker ovviamente ripone tutto il sapere acquisito, le sue conoscenze ma soprattutto la sua qualità a sapere adattare queste ai diversi contesti, la sua qualità a essere un soggetto competente, che impara continuamente dai contesti. Tra le sue competenze deve rimanere attiva la sua capacità creativa, anche attraverso la creazione dei propri strumenti di lavoro, pezzi unici, artigianali come argine al rischio 9


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sempre presente di una deriva tecnicista, che vede progettazioni standardizzate, moduli o format perfettamente strutturati che rischiano di essere mero esercizio di pratiche, tecniche e non strumenti al servizio del cambiamento, delle persone e dei contesti in cui viviamo. Adele Tinaburri Funzionario Ufficio Monitoraggi e Disseminazione Risultati Agenzia Nazionale per i Giovani

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Il TCA a cura di Alessia Cecchini

Lo strumento finanziario messo a disposizione dalla Commissione Europea mediante le attività di formazione e cooperazione (TCA) ha consentito per il secondo anno consecutivo il finanziamento della ToolFair italiana. Le attività TCA hanno infatti lo scopo principale di contribuire al miglioramento della qualità dei sistemi di educazione formale, non formale ed informale attraverso la formazione, la cooperazione e lo scambio di buone prassi tra educatori, formatori e più in generale operatori eserti nell’ambito del settore giovanile. Due sono stati quindi i contributi concettuali oltre che economici che il TCA ha potuto apportare alla realizzazione della ToolFair italiana. Prima di tutto il rafforzamento e un ulteriore passo in avanti nel lungo processo di riconoscimento della figura dello “youth worker”, figura purtroppo ancora scarsamente conosciuta in Italia ma di fondamentale importanza, perché esperta nel lavoro giovanile e qualificata nelle metodologie educative da utilizzare con i giovani. Nel corso dell’intera attività infatti, i momenti di formazione e scambio di buone prassi tra operatori giovanili intesi in senso ampio, includendo in questa definizione esperti nei settori formale, non formale ed informale, sono stati rilevanti e hanno contribuito ad apportare valore aggiunto all’attività stessa fornendo occasioni di confronto tra esperti in questo settore raramente concesse in Italia. In secondo luogo, la novità introdotta nel 2015 e cioè l’apertura a partecipanti provenienti da Paesi confinanti ha ampliato il confronto in un’ottica interculturale sempre più necessaria nella società contemporanea italiana ed europea. Alessia Cecchini Funzionario TCA Agenzia Nazionale per i Giovani 11


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Dove nasce l’idea della Toolfair? a cura di Bernad Abrignani

L’idea della Toolfair è nata nel 2005, quando ero intenzionato a promuovere il settore dell’educazione non formale, a partire dalla conoscenza che avevo allora del numero degli strumenti creativi a disposizione mentre stavamo discutendo del futuro degli “youth worker”. Così ho pensato che la maniera migliore di mostrare ciò che il settore dell’educazione non formale era in grado di realizzare era quello di avere a disposizione una vetrina, nella quale le persone potessero condividere, mostrare, riflettere, sperimentare. La prima ToolFair è stata organizzata nel 2006 nel Programma Gioventù. L’idea alla base della TF è che ogni

anno

venga

organizzato

qualcosa di nuovo. Dobbiamo proporre qualcosa di attraente perché ci sono persone che hanno partecipato a più di una TF. Ogni volta si tratta di qualcosa di diverso, quello che rimane inalterato è il concetto. Il coordinatore cambia e non è mai lo stesso, cambia il paese, il luogo, l’idea di base ogni nuova TF. Il problema è mantenere un equilibrio costante tra la necessità di aderire al concetto di partenza e immettere nuove idee. La durata varia dai tre ai quattro giorni, dipende anche dalla grandezza del Paese. La location può variare, la TF in Polonia, ad esempio, è stata realizzata in un castello e tutta la TF è stata adattata al concetto di castello. Due sono, infatti, i concetti fondamentali della TF e sono quello di trasferibilità e di adattabilità, le due parole chiave. In merito alle aspettative e alla loro realizzazione, direi che alla base di tutto c’è la

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qualità, la TF è uno strumento di promozione del lavoro giovanile. All’inizio, la qualità non era tra gli obiettivi che mi ponevo di realizzare ma nel tempo quello che è emerso e sviluppato è stata proprio la qualità. Uno dei fattori da sviluppare è incrementare il numero dei partecipanti soprattutto provenienti dal settore dell’educazione formale e del settore privato, concetto che mi ha guidato sin dal primo momento. Oggi è anche parte delle politiche del Programma Erasmus+ e per questo motivo abbiamo già dei colleghi del settore formale che partecipano. In corso di realizzazione abbiamo oggi anche le Toolfair nazionali, il cui numero cresce di giorno in giorno, abbiamo il portale europeo www. educationaltoolsportal.eu, con materiali pedagogici in quattro lingue e il prossimo anno in 7. Anche il livello nazionale era stata un’idea iniziale, fornendo così maggiori opportunità per selezionare i partecipanti alla TF internazionale; una sorta di effetto a cascata. Per ritornare al concetto di qualità già citato, c’è bisogno di mettere in connessione le persone. Non si tratta di essere elitari ma c’è bisogno di mostrare il meglio. È molto importante, oggi, che ogni volta che nasce un problema uno youth worker sia in grado di affrontarlo. Oggi la società è divisa in due: i poveri e i ricchi. Lo scarto sta diventando sempre maggiore è gli youth worker non sono in grado di affrontare tutto, soprattutto viste le condizioni finanziarie che devono gestire. Così gli strumenti diventano importanti, allo stesso modo della riflessione e della qualità ma soprattutto far sentire che gli youth worker non sono soli. A proposito di “attraversare la linea” la maggior parte delle persone deve attraversare quella della radicalizzazione dello spirito. Oggi la radicalizzazione è un muro che abbiamo in testa e noi dobbiamo contribuire a romperlo attraverso la distruzione di questo muro, facendo in modo di accettare le differenze e di non rifiutare le persone. Abbiamo diverse linee da attraversare ancora. Bernad Abrignani Coordinatore di SALTO-YOUTH Euromed Resource Center and Good practices del Programma Erasmus+

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Il team racconta Il programma europeo Erasmus+ vede la mobilità internazionale come contributo essenziale alla formazione di persone di ogni età, tanto che la comunità internazionale che lavora con questo programma si è inventata l’espressione in inglese Learning Mobility (mobilità per l’apprendimento) che di fatto non esiste nel dizionario ufficiale. Come tutti i processi educativi, essa richiede una formazione, che a sua volta produce nuovi contenuti e nuovi strumenti; a volte non sono necessariamente nuovi, ma semplicemente diversi, più adeguati al contesto di apprendimento specifico, che è multiculturale. I centri SALTO-YOUTH supportano questa comunità di youth workers, educatori e formatori che accompagnano con le loro azioni il ruolo sempre più importante che queste attività formative hanno acquisito nel tempo. Per questo sono state create delle banche dati internazionali per la condivisione di strumenti educativi e pedagogici, con l’obiettivo di rafforzare le idee, gli sviluppi e i possibili usi che possiamo farne in un contesto di educazione non formale. 15 anni dopo la nascita dei centri SALTO-YOUTH, la valorizzazione dell’enorme patrimonio raccolto e la necessità di renderne la fruizione sempre più accessibile e dinamica, ha permesso l’emersione delle linee di lavoro che hanno poi portato agli elementi fondanti del nuovo portale www.educationaltoolportal.eu:

• ACCESSIBILITÀ E MULTILINGUISMO: la possibilità di condividere i propri strumenti didattici nella lingua in cui sono stati creati, anche da parte di professionisti del lavoro educativo a livello locale, che non hanno necessariamente una buona o sufficiente conoscenza della lingua inglese •

IMPATTO LOCALE: l’opportunità di contribuire alla diffusione ed allo sviluppo degli strumenti educativi su larga scala, anche all’interno dello stesso paese, coinvolgendo le istituzioni preposte alla gestione del programma nel processo di internazionalizzazione delle produzioni più originali e qualitativamente rilevanti

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COMUNITÀ DI APPRENDIMENTO (learning community): la possibilità di affidare i propri strumenti ad una comunità virtuale di colleghi che si impegnano nella loro traduzione in altre lingue o nello sviluppo di altre possibili versioni dello stesso, innescando un un processo di apprendimento tra pari, in questo caso adulti

Un breve excursus storico… È in occasione della ToolFair V a Venezia, evento annuale che raduna la comunità internazionale di formatori, educatori e youth worker, che viene fatto il primo passo verso l’innovazione che porterà al portale degli strumenti educativi (E.T.P.). SALTO-YOUTH EUROMED e BUONE PRATICHE, assieme alle agenzie nazionali che costituiscono il gruppo di lavoro che sta dietro alla ToolFair ogni anno, erano guidate in quella occasione proprio dall’Agenzia Nazionale per i Giovani, che nel 2010 ospitava sull’evocativa Isola di San Servolo la quinta edizione dell’attività, che cadeva oltretutto nel decimo anniversario della fondazione dei centri di risorsa SALTO-YOUTH. La realizzazione di un sito web dedicato all’attività, realizzato con una tecnologia sviluppata dalla rete (Drupal) ne ha infatti rafforzato accessibilità e possibilità di preparazione a distanza dei partecipanti, incrementandone le possibilità di interazione tra i partecipanti ed coloro che presentavano strumenti educativi per l’apprendimento (Tools for Learning). L’innovazione empirica e la capacità di riflessione, elementi essenziali del lavoro in educazione non formale, non sono mancati nella visione del coordinatore di SALTOYOUTH EUROMED e BUONE PRATICHE, Bernard Abrignani, che ha proposto alla Commissione Europea la costituzione di un gruppo di lavoro composto di esperti, che potesse appunto elaborare un processo strategico a supporto delle esigenze emerse.

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Un processo che ha visto diverse tappe intermedie e l’allargamento del confronto con diverse platee di beneficiari: nel 2012 durante la ToolFair VII in Polonia viene quindi presentato il concept della Multilingual Educational Toolbox, comunemente chiamata M.E.T. che verrà poi presentato operativo e funzionante l’anno successivo durante la VIII edizione in Grecia. Viene lanciato i occasione nella ToolFair VIX in Romania inoltre la versione online ed interattiva della rivista dedicata agli strumenti ed alle metodologie educative, il Tools for Learning magazine. Ed eccoci arrivati, Budapest, decimo anniversario della ToolFair internazionale, lancio ufficiale della piattaforma, che raduna oltre alla toolbox e al magazine anche le sezioni dedicate alle varie edizioni delle ToolFair internazionali e due ulteriori componenti, le TF e la Libreria Educativa.

Cosa è l’E.T.P. Educational Tools Portal UN SISTEMA DI SUPPORTO MUTUALE. Un portale realizzato con un gestionale sviluppato dalla rete, quindi con licenza libera la cui evoluzione dipende dai contributi appunto della comunità online. In grado di interagire con più di 72 lingue, l’Educational Tools Portal è esso stesso uno strumento di lavoro online finalizzato alla condivisione di idee e pratiche pedagogiche tra educatori, formatori e youth workers. Un contenuto multidisciplinare con infinite possibilità di interazione tra gli utilizzatori e che rappresenta un contributo concreto allo sviluppo della ricerca educativa nel campo. UN APPROCCIO MULTILINGUISTICO. La possibilità di immettere e scaricare contenuti educativi in diverse lingue incrementa la possibilità di valorizzare le tradizioni pedagogiche e l’expertise locale, condividendolo con la comunità internazionale.

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L’Educational Tools Portal aumenta l’accessibilità alla comunità di apprendimento attraverso l’aspetto multilinguistico. Promuove la condivisione tra i diversi settori, ricercando l’impatto locale sulle politiche educative.

In concreto l’E.T.P. … Il nuovo portale si presenta in una versione fruibile su tutti i formati digitali e con una interfaccia semplice e legata a colori identificativi che guidano l’utilizzatore verso le diverse tipologie di contenuti. Vediamone le caratteristiche insieme:

TOOLBOX

Il Multilingual Educational toolbox può ospitare la descrizione di strumenti pedagogici in tutte le lingue attivate, senza necessariamente

passare

dalla

versione

in lingua inglese. I contenuti caricati e loro qualità vengono vagliati dalle agenzie nazionali coinvolte. È possibile includere nella descrizione anche contenuti multimediali e vi è la possibilità per l’utente di contattare l’autore. Possono essere effettuate traduzioni in altre lingue o caricate delle varianti di uno strumento anche da autori diversi, ai quali verrà sempre notificato automaticamente qualsiasi cambiamento o contributo allo strumento originale.

TOOLFAIR

La sezione dedicata alla ToolFair ospita tutte le edizioni dell’evento internazionale dedicato alla condivisione di strumenti educativi e pedagogici. Attraverso una websection dedicata le varie agenzie nazionali ospitanti sono in

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grado di interagire con i partecipanti per diverse necessità, informative, logistiche o di contenuto. Dallo spazio dedicato alla ToolFair è possibile per gli utenti leggere le descrizioni degli strumenti presentati e comporre la propria agenda personale iscrivendosi ai vari workshops.

LIBRARY

La libreria educativa ospita pubblicazioni e articoli accademici a tema educativo che anche in questo caso possono essere in tutte le lingue attivate dalla E.T.P. Un sommario dei contenuti della pubblicazione sarà sempre disponibile in tutte le lingue attive.

MAGAZINE

Il Tools for Learning Magazine ospita brevi articoli realizzati su strumenti pedagogici innovativi,

su

approcci

metodologici

o

discussioni tematiche in campo educativo e formativo. Il magazine può essere interamente in altre lingue oppure presentare le traduzioni di soltanto alcuni articoli nelle lingue attivate.

TF

Una versione della ToolFair, la TF, in una lingua specifica di lavoro a cui possono partecipare i formatori, educatori e youth workers in grado di lavorare in quella lingua. Anche in questo caso la websection dedicata è in grado di fornire tutto il support o e i servizi messi a punto negli anni per le varie edizioni della Toolfair. Le agenzie nazionali stanno

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inoltre utilizzando le TF in lingua per selezionare i migliori strumenti pedagogici da inviare poi alla edizione annuale della toolfair. La facilitazione della lingua permette anche un rafforzamento della partecipazione intersettoriale alle attività.

Che lingue parla l’E.T.P. Al momento le lingue attive che derivano da altrettanti accordi con le istituzioni preposte alla gestione del programma Erasmus+ a livello nazionale sono 5: Inglese, Italiano, Francese, Arabo e Ungherese. Durante la ToolFair X a Budapest sono state definite le prossime attivazioni per il Turco, l’Ebraico, il Serbo, l’Abanese, il Croato e il Macedone, mentre nel prossimo futuro si prevede l’attivazione di Bosniaco, Montenegrino, Russo, Georgiano, Armeno e Ucraino

Andrea Messori, Jan Lai Esperti Educational Tools Portal Expert

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I facilitatori raccontano “La ToolFair è un’esperienza di formazione e condivisione che un formatore o un educatore dovrebbe vivere almeno una volta nella propria carriera professionale.” Questa frase fu detta parecchio tempo fa ad una ToolFair internazionale e, dopo anni, siamo stati orgogliosi di aver potuto facilitare il primo evento in lingua italiana. Trovarsi tra professionisti del settore che intendono arricchire il proprio know how e costruire nuove competenze da proporre in setting formativi è stato un lavoro a dir poco emozionante. L’entusiasmo e la motivazione di chi quotidianamente svolge il proprio lavoro con gruppi formali e non di giovani è contagioso e ha dato nuovi stimoli di lavoro. “Cross the line” non è solo il titolo dell’evento ma lo spirito che ha caratterizzato ogni singolo laboratorio proposto. La voglia di andare oltre, di oltrepassare i propri limiti professionali, per poter arrivare un giorno a non dover più distinguere “formale” da “non formale” e parlare un linguaggio comune ed efficace. La sfida più grande per un formatore non è solo saper utilizzare uno strumento educativo ma comprenderne le caratteristiche essenziali. Per noi facilitatori dell’evento è stata senza dubbio una bella sfida: far incontrare e discutere professionisti da vari settori e con esperienze diverse attorno a cosa sia un learning tool. Cosa distingue un’attività da uno strumento educativo? Anche i formatori o professionisti del settore più esperti, ad una simile domanda rimangono senza dubbio un po’ esitanti: forse proprio perché non esiste una definizione né tantomeno una ricetta unica e sempre valida. Alcune indicazioni però possono aiutarci a circoscrivere il termine e soprattutto a identificare i giusti ingredienti per una buona riuscita della ricetta. A tal proposito vorremmo riferirci a guide pratiche sull’argomento – pubblicate da

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SALTO-YOUTH Euromed - che consigliamo vivamente di consultare e magari di usare proprio come “libri di ricette”. Cerchiamo qui di riassumere gli “ingredienti” e passaggi principali di alcune “ricette” indicate in due di questi. Come aspetti essenziali di un tool vengono individuati1:

È facile da usare per tutti, non esclusivo

Utilizza un linguaggio chiaro e condiviso

Può essere sviluppato ed arricchito da tutti

Deve essere attraente, interattivo e dinamico

Deve facilitare il “viaggio”, la trasformazione

Deve fare uscire il più possibile dalla comfort zone

Deve trovare il giusto equilibrio tra individuale e collettivo

Deve avere e dare un senso

E gli obiettivi qualitativi devono essere SMART2:

S - Specific/specifico

M - Measurable/misurabile

A - Achievable/raggiungibile

R - Realistic/realistico

T - Timed/circoscritto ad un tempo specifico

Come per le migliori ricette la consultazione, condivisione e ricerca sono essenziali, ma perdono di valore se a queste non si unisce la pratica e soprattutto il proprio ingrediente segreto, dato da un mix di originalità e dell’unicità del gruppo di target con cui stiamo lavorando. Lucia Barbieri, Tommaso Erbetta facilitatori

1

“Tools for Learning in Non Formal Education”- SALTO-YOUTH EUROMED Resource Centre https://www.salto-youth.net/downloads/4-17-2694/GP_Tools-For-Learning-in-non-formal-educ_ GB_130912_HD.pdf

2

“Tools for learning: how to create and develop”- SALTO-YOUTH EUROMED Resource Centre https://www.salto-youth.net/downloads/4-17-2652/Injep_GP_TrackingOff_GB_300512.pdf

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I tool presentati

Esiti: Molta condivisione e voglia di trovare informazioni utili e sempre nuove.

Tool logo:

Background: Lo strumento è stato utilizzato in un seminario sull’ambiente sviluppato nel 2015 a Tortona.

Autore: Alessio Gazzo Go with on my TOOL

Step by step process:

Tipo di strumento: Attività Argomenti affrontati: Ambiente, Comunicazione, Dinamiche di gruppo Durata: 0-30 min Tipologia di destinatari: Fascia età 16-30

Suddivisione in squadre.

Assegnare ad ogni squadra un colore del gomitolo.

Partenza da un oggetto prestabilito.

Partenza delle discussioni e delle informazioni da parte di ogni gruppo.

Fase finale di briefing tra tutti i gruppi.

Sintesi: Creare una rete REALE. Si utilizzeranno dei gomitoli di diversi colori, le squadre dovranno cercare informazioni inerenti creando dei collegamenti tra i diversi oggetti (Bottiglia di plastica, Maglia ecosostenibile, Cartone e Borsa della spesa)

Gruppi: 2-4 di massimo 6 persone Finalità: Sensibilizzare i gruppi sull’ambiente e sul riciclo. Scambio di idee, condivisione e informazione.

Metodologia: Il Tool utilizzerà la cooperazione tra i gruppi partecipanti e strumenti di e-learning nelle varie fasi.

Obiettivi: Comunicazione e creazione di una rete che scambia informazioni, collaborando per arrivare ad una conoscenza più approfondinta del tema.

Materiali e risorse:

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Gomitoli di diversi colori


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2/3 strumenti interattivi (notebook, i pad...)

Oggetti su cui si vuole porre l’attenzione (bottiglia di plastica, borsa della spesa, carta, ecc..)

Valutazione: I vantaggi sono quelli di poter collegare ed interessare i partecipanti per un argomento non comune. Si crea una rete immediata che può essere tenuta viva anche successivamente. Bisogna stare attenti alla vivacità che può crearsi all’interno dei gruppi. Note: -Documents/handhouts: -Link: http://educationaltoolsportal.eu/platform/ it/tools/go-my-tool Lo strumento è stato creato da: Alessio Gazzo

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l’altro nelle sue verità. In un ambiente interculturale di giovani di diversi paesi in cui la padronanza della lingua non è alta accende la motivazione ad esprimersi con tutti i mezzi; permette la sintesi grafica e poetica di chi si esprime anche con il poco lessico che domina. In una classe di migranti potrebbe portare a piste di lavoro molto ricche, con temi individuali e politici, voglia di condivisione, di impegno > ero li e sono venuto qui, con tenacia e desiderio, e ancora voglio andare avanti, verso l’altro obiettivo. Per gli insegnanti è una raccolta di temi sensibili, condivisi in piccolo gruppo in poco tempo, che hanno grandi potenzialità di sviluppo e elaborazione per il lavoro educativo.

Tool logo:

Autore: Claudio Tosi Ero li, sono qui, vado la Tipo di strumento: Attività Argomenti affrontati: Dinamiche di gruppo, L’apprendimento interculturale Durata: 90-120 min

Esiti: Rinsalda il gruppo, permette una comprensione delle strategie e delle condizioni dei partecipanti, offre storie e spunti per un lavoro sia sul gruppo che sulla lingua.

Tipologia di destinatari: Lo strumento è stato testato in più di un contesto sia con giovani che adulti. Un buon numero è tra i 12 e i 24. Finalità: Permettere ai partecipanti di vedere la propria situazione inserita in un processo di sviluppo, in un contesto di vita, in una progettualità complessiva. Gli ostacoli che affrontiamo o l’immagine che diamo di noi è più individuabile in “movimento” piuttosto che in una fotografia. Lo strumento ci aiuta a recuperare questa progettualità.

Background: Per mettere a confronto gli itinerari delle persone ed evitare di “giudicare” le persone nei momenti di fragilità. In un corso di formatori di italiano per stranieri. Step by step process:

Obiettivi: L’attività vuole permettere al gruppo di condividere un materiale intenso su cui lavorare, senza obbligare ad una direzione univoca: “voglio uscire di casa”, “mi voglio costruire una casa”, “la casa è opprimente” tante piste tutte vere, dove non c’è giusto e sbagliato, per incontrare

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Prima fase: Presentazione dei partecipanti in cerchio recuperando la propria memoria della lingua familiare, di origine, sia lingua che dialetto/ il proprio nomignolo di infanzia. Ci si chiama a vicenda nella lingua propria e dell’altro.

Seconda fase: Produzione individuale della propria “transizione” nelle tre dimensioni


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temporali: ero li, sono qui, vado la. I partecipanti possono scrivere, disegnare, ritagliare, incollare, creando tre stazioni di un personale percorso evolutivo che si sentono di condividere.

Terza fase: Condivisione in gruppo degli elaborati che vengono esposti nella sala e visitati dal gruppo come in una mostra d’arte.

Valutazione: Può essere molto coinvolgente, bisogna attrezzarsi per accogliere con attenzione le condivisioni dei partecipanti.

Chiusura: Riflessione di gruppo, seduti in cerchio ognuno esprime un pensiero sulla propria emozione nel fare e nel vedere gli elaborati. Il gruppo può chiedere approfondimenti su quanto visto e sentito.

Note: Averlo provato su di se e in piccolo gruppo permette di calibrare bene il linguaggio e di calcolare i tempi.

Sintesi: Radicare l’intercultura recuperare la propria diversità e confrontarla con quella degli altri ritrovando l’unità delle esperienze senza omologarle in un’unica chiave di lettura.

Documents/handhouts: --

Metodologia: Lo strumento scaturisce dalla metodologia attiva collegata alla tradizione dello storytelling in chiave di apprendimento cooperativo.

Lo strumento è stato creato da: Claudio Tosi

Link: http://educationaltoolsportal.eu/platform/ it/tools/ero-li-sono-qui-vado-la

Questo tool è stato selezionato durante la Toolfair italiana per partecipare, in rappresentanza dell’Italia, alla Toolfair internazionale che si è tenuta a Budapest a dicembre 2015.

Materiali e risorse:

Materiali: cartoncino 20 x 70 a partecipante. Pennarelli o altri oggetti scriventi (opzionale) foto e immagini portate dai partecipanti. Logistica: sala con spazio per cerchio e tavoli di appoggio.

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Tool logo:

Apprendimento cooperativo.

Maggiore team building e creazione di fiducia tra gli apprendenti.

Esiti: L’acquisizione del lessico è sicuramente facilitata, così come la capacità di “leggere” le situazioni e i contesti comunicativi italiani al di là delle strutture morfo-linguistiche (sotto-testo, ironia, scopi pragmatici dell’interazione) Se il teatro è analogia della Vita, un corso TILT può essere “analogo” alla realtà comunicativa che l’apprendente quotidianamente deve affrontare, specie in L2.

Autore: Roberto Becattini TILT Theatrical Italian Language Teaching Tipo di strumento: Attività Argomenti affrontati: Dinamiche di gruppo, L’apprendimento interculturale

Obiettivi:

Background: Durante la mia attività di facilitatore di Italiano L2/LS, continuativa dal 2012, in Italia come in Argentina, ho gradualmente introdotto in misura crescente strumenti e metodi derivanti dal teatro e da un approccio ludico, comunicativo, umanistico-affettivo alla docenza e alla concezione di apprendimento e di acquisizione di una lingua non materna. Ho potuto verificare che tali giochi teatrali, e la messa in scena di testi autentici e non da parte dei discenti, hanno avuto un riscontro favorevole, ma anche un impatto positivo sulla motivazione e sul miglioramento delle competenze socio-linguistiche, sicuramente obiettivo principale del mio approccio.

Acquisizione e non apprendimento.

Step by step process:

Conoscenza del linguaggio non verbale che accompagna la produzione orale e scritta dei testi.

Motivazione del piacere dato dal vivere in prima persona il testo con la messa in scena.

Fase di warming up attraverso un gioco di conoscenza reciproca o di lavoro espressivo sul corpo, per rilassare e disinibire i partecipanti.

Presentazione dell’input (canzone, video, testo).

Durata: 60-90 min Tipologia di destinatari: Non vi sono limiti di età per partecipare Il numero ideale per una sessione è di 12 persone massimo. Finalità: L’acquisizione nella memoria a lungo termine di lessico, strutture grammaticali e competenze socio-linguistiche della lingua italiana L2/LS, attraverso la disinibizione espressiva dello studente, finalità peculiare dei corsi di teatro.

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Comprensione globale dell’input.

Performance (minimo due studenti per volta) sul testo.

Riflessione linguistica e fissazione, analisi degli elementi sociolinguistici e para-verbali.

Ripetizione della performance.

Possibile elaborazione di un nuovo testo da parte degli studenti, sulla base degli spunti offerti dal primo input.

Valutazione: Un limite che ho riscontrato è nell’approccio culturale di alcuni gruppi di studenti (in particolare sinofoni) che hanno molte difficoltà iniziali nel lasciarsi andare all’elemento ludico teatrale e lo vedono come estraneo all’obiettivo cognitivo. Note: -Documents/handhouts: ProgettoTILT.doc

Sintesi: TILT è un diverso approccio alla facilitazione dell’apprendimento della lingua Italiana L2 soprattutto nell’ambito della formazione dei richiedenti asilo, dove è forte l’isolamento, mancano lingue di contatto, e i fattori di inibizione sono più forti.

Link: http://educationaltoolsportal.eu/platform/ it/tools/tilt-theatrical-italian-languageteaching Lo strumento è stato creato da: Roberto Becattini

Metodologia: Sicuramente il role playing e il giocoteatro sono alla base della metodologia. Materiali e risorse: Nessun materiale è necessario a priori. Gli studenti dovrebbero comunque essere riforniti di penne e quaderni. Per la fase di approfondimento ho pensato ad una ripresa di una delle performance degli studenti e alla revisione di questa, tramite un proiettore. Tale attrezzatura è facoltativa.

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Tool logo:

L’utilizzo di metodologie ludiche favorisce la creazione di una canale comunicativo informale e consente di attivare un confronto aperto sugli stili di vita adottati dai ragazzi, partendo dai risultati del gioco. Tale confronto è il primo passo per l’acquisizione di una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie scelte.

Autore: Simone Bongiovanni Infoplus. Informati e poi scegli.

Esiti: Nuove prospettive e metodi per trattare ed affrontare in modo innovativo alcune tematiche particolarmente difficili legate al disagio giovanile e alle scelte di vita.

Tipo di strumento: Strumento multimediale - Relazione Argomenti affrontati: Comunicazione, L’inclusione sociale, Partecipazione.

Riflessioni in merito all’utilizzo dello strumento e, più in generele, delle metodologie informali e ludiche. Punti di forza o debolezza.

Durata: 60-90 min

Background: Lo strumento presentato, un gioco online, è stato creato nell’ambito del progetto Infoplus, progettato e realizzato in collaborazione con l’Informagiovani di Torino.

Tipologia di destinatari: L’attività è pensata per un gruppo di 15-20 persone. Finalità: L’uso del gioco online mira a migliorare l’esperienza educativa e la partecipazione attiva dei giovani al fine di attivare un canale comunicativo adeguato, basato sulla relazione educativa e sull’incontro diretto, fondamentali per l’acquisizione di una maggiore consapevolezza sulle tematiche del progetto.

Abbiamo voluto sperimentare il metodo della gamification, cioè l’uso del gioco in contesti quotidiani, per migliorare la partecipazione attiva e il livello di sensibilizzazione dei giovani su alcune tematiche legate al disagio giovanile e alle scelte di vita. http://www.infoplus-game.eu/

Obiettivi: L’utilizzo del gioco online come metodologia informale ed attiva promuove la diffusione di informazioni corrette in merito ad alcune tematiche legate all’adolescenza e agli stili di vita: dal consumo di sostanze, al divertimento, all’uso del web, al gioco d’azzardo, alle scelte legate al cibo.

Step by step process:

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Descrizione del progetto Infoplus nelle sue diverse fasi.

Sperimentazione attiva delle metodologie e azioni previste dal progetto.


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Appronfondimento su uno dei cinque temi del progetto.

Confronto su criticità e potenzialità dello strumento.

progetto,denominata di diffusione, si realizzerà un tour con un furgone attrezzato in momenti pubblici nelle scuole e nelle università e nei luoghi di aggregazione dei giovani in città.

Sintesi: Il tool vuole essere uno spazio di riflessione in merito ai possibili utilizzi di metodologie partecipative per affrontare tematiche complesse legate agli stili di vita e alle scelte di ciascuno. A tal proposito si propone il metodo della gamification.

Note: -Documents/handhouts: ToolFair in lingua italiana_presentazione. pdf Link: http://educationaltoolsportal.eu/ platform/it/tools/infoplus-informati-epoi-scegli

Metodologia: Coopertive learning, discussione e progettazione partecipata, lavoro di gruppo, sperimentazione attiva dello strumento.

Lo strumento è stato creato da: ACMOS

Materiali e risorse:

Smartphone e pc con connessione internet.

Proiezione di video, immagini, testi tratti da libri.

@ Valutazione: Lo strumento è già stato proposto in alcune classi di scuole secondarie di secondo grado di Torino e si presta ad essere testato anche in contesti più informali. Nella fase finale del

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Background: È stato creato come strumento da utilizzare nei laboratori teatrali sul tema della disabilità e diversità, creando storie e fiabe dove i protagonisti tra le loro caratteristiche avessero la carta difficoltà/limite. La creazione delle carte difficoltà è frutto di un lavoro con un gruppo di disabili che hanno deciso insieme ai tecnici quali difficoltà attribuire ai personaggi delle storie, partendo dalle loro personali esperienzedisabiltà. Le difficoltà emerse e presenti nel mazzo, variano da difficoltà sociali, fisiche/sensoriali, relazionali.

Tool logo:

Autore: Chiara Bechis VITA DA FAVOLA. Tipo di strumento: Attività Argomenti affrontati: Dinamiche di gruppo, Invalidità, L’inclusione sociale.

Step by step process:

Durata: 120+ min Tipologia di destinatari: Adeguato a tutte le età e a gruppi da 3 a 20 partecipanti. Finalità: Una riflessione sulla disabilità e la diversità. Sul ruolo del protagonista che pur mantenendo la sua positività ha in se delle difficoltà che riesce a superare.

Riflessione sulla diversità.

Sviluppo della creatività.

Sviluppo della collaborazione in gruppo.

Creazione di storie di gruppo

Allenamento alla creatività

Riflessione in gruppo sulla difficoltà e diversità

Giochi di introduzione alle carte (camminate dei personaggi, camminate come se fossimo in...).

Creazione collettiva di una storia con le carte estratte in gruppo.

Creazione storie in piccoli gruppi con carte estratte relative a Luoghi, Personaggi, Difficoltà, Oggetti.

Metodologia: Di percorsi integrati di teatro o di creazione di storie e sviluppo della creatività.

Esiti:

Giochi di riscaldamento della creatività.

Sintesi: Un mazzo di carte per inventare storie, ispirato alle carte di propp, dove la disabilità è un elemento da dare ai personaggi. Il mazzo prevede queste tipologie di carte: luoghi, personaggi, oggetti, difficoltà, elementi essenziali per creare una storia.

Obiettivi:

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Materiali e risorse:

Carte personaggi.

Fogli e materiale per scrivere.

Valutazione: Facilita il processo creativo di gruppo Note: Si possono creare tipologie di carte nuove e carte nuove delle tipologie già esistenti nel mazzo. Documents/handhouts: -Link: http://educationaltoolsportal.eu/ platform/it/tools/vita-da-favola Lo strumento è stato creato da: STRANAIDEA - Marco Fiorito e Marcello Turco

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il partecipante il perché esistono certe situazioni (in natura e nella società) e come si creano. L’aspettativa più alta è quella che ogni partecipante possa trovare un metodo per cambiare i propri pregiudizi/stereotipi negativi in positivi nelle situazioni multiculturali.

Autore: Bruno Pizzini Pregiudizi e Stereotipi.

Background: Questo workshop è stato liberamente ispirato da un attività simile svolta in un corso di formazione internazionale Euromed in Granada svoltosi nell’estate del 2012. Ho sviluppato questa attività durante un progetto di youth worker mobility a Budapest intitolato “S.I.C. - The Spy, the Informator and the Coach” dove una delle attività era quello di informare gli studenti delle scuole medie superiori su quale valore aggiunto ha il multiculturalismo.

Tipo di strumento: Attività Argomenti affrontati: Anti-razzismo, L’apprendimento interculturale. Durata: 30-60 min Tipologia di destinatari: Gruppo composto da un minimo di 5 a un massimo di 25 persone. Ideale 15 persone.

Step by step process:

Il target group è adattabile ad ogni età, l’ideale è un gruppo di ragazzi tra i 14 17 anni.

Necessita un portatile e un proiettore.

Fase 1 – piccolo energizer “James Bond, Elephant and kebab” si crea un cerchio con i partecipanti e una persona volontaria rimane in mezzo, la quale indicherà chi dovrà svolgere le figure.

Finalità: L’obiettivo generale è quello di promuovere l’inclusione sociale.

Obiettivi: L’obbiettivo specifico è quello di far capire bene al partecipante cosa sono gli stereotipi e i pregiudizi analizzandoli attraverso immagini, giochi, barzellette e situazioni quotidiane. Il percorso va da come nascono e si creano fino al perché esistono.

Esiti: L’esito aspettato è quello di far ragionare

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Le figure sono: James Bond – la persona indicata rimane in mezzo e si atteggia da James Bond raffigurando con la mano una pistola e le 2 persone ai lati rappresentano le “Bond girls” e si atteggeranno di conseguenza; Elephant – La persona indicata posizionerà le sue braccia indicando la proboscide e le 2 persone ai lati formeranno con le braccia le grosse orecchie; Kebab – la persona indicata


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dovrà girare su stessa e la persona alla sua destra, con la mano sul capo del primo, rappresenterà il supporto e alla sinistra del primo con la mano gesticolerà il taglio del Kebab. Il primo volontario che inizierà il gioco si troverà in mezzo al cerchio e punterà una persona dicendo a voce alta la figura che dovrà svolgere. Se una persona non è abbastanza veloce o fa qualche sbaglio sostituirà la persona in mezzo. È possibile aggiungere altre figure e giocare per quanto tempo si vuole.

Fase 2 – la presentazione tramite il link. Nel link sono rappresentate una serie di immagini con un doppio significato sono utili per focalizzarsi sui particolari.

Fase 3 – Introduzione di cosa è uno stereotipo e un pregiudizio chiedendo ai partecipanti che cosa significa e di fare dei pratici esempi. Poco alla volta si cerca di dare insieme a loro la definizione esatta e di dare più esempi possibili e di quante tipologie esistono così facendo si inizia a dare una senso logico alle attività che si svolte finora.

Metodologia: La metodologia è basato sull’apprendimento attraverso la scoperta. Materiali e risorse:

https://prezi.com/zc_kpeqapvhp/ what-did-you-see-in-thepicture/?utm_camp...

Valutazione: Lo strumento è sempre in via di sviluppo sia nel trovare piu materiale, come immagini ed eventuali articoli, sia nel adattarlo nelle diverse circostanze. La potenzialità sta nel fatto che potrebbe essere utilizzato con qualsiasi target group. Il limite è che non è stato utilizzato in diverse situazione differenti da quello scolastico. Sicuramente è facile adattarlo in un contesto di scambio internazionale e corso di formazione. Svantaggio è che necessita l’uso di un pc e un proiettore. Note: --

Fase 4 – Raccontare una barzelletta. Le barzellette sono piene di stereotipi e pregiudizi. Per questa attività ne ho scelta una carina e semplice sulle ragazze bionde. È importate che dopo si fa una valutazione attenta insieme ai partecipanti analizzando i dettagli della barzelletta.

Documents/handhouts: -Link: http://educationaltoolsportal.eu/platform/ it/tools/pregiudizi-e-stereotipi Lo strumento è stato creato da: Bruno Pizzini

Sintesi: Questo workshop è diviso in 4 fasi e vanno da un energizer, si passa tramite un analisi di immagini con “doppio significato” su una presentazione online, fino alla definizione e qualificazione dei termini Stereotipi e Pregiudizi.

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Tool logo:

Esiti:

Autore: Stefania Nogara Il PHOTOVOICE UNO SRUMENTO PER MIGLIORARE L’OCCUPABILITà DEI GIOVANI NEET. Tipo di strumento: Attività

Durata: 90-120 min Tipologia di destinatari: Giovani NEET. Numero ideale max 10. Finalità: Far acquisire ai partecipanti competenze trasversali chiave per migliorare la propria occupabilità. Obiettivi: Incoraggiare le persone ad esprimere il loro punto di vista.

Espandere le possibilità di carriera e formazione delle persone sviluppando le loro life skills.

Promuovere la riflessione e il dialogo critici su tematiche importanti per il singolo e la comunità.

Stimolare le persone a divenire parte attiva di una comunità.

Miglioramento della capacità delle persone di esprimere il loro punto di vista

Sviluppo di life skills essenziali per migliorare l’occupabilità

Aumento della partecipazione al dialogo critico su tematiche importanti per il singolo e la comunità

Aumento della partecipazione delle persone alla comunità

Background: La tecnica del Photovoice è stata messa a punto per la prima volta da Caroline Wang nel 1987 nell’ambito di un lavoro di promozione della salute condotto con le donne di una comunità rurale cinese, e ha trovato poi applicazione anche nei programmi educativi locali e nel lavoro con i gruppi. La chiave di lettura di tale strumento è racchiusa nel termine stesso, coniato da Wang, composto dalla parola Photo e dall’acronimo Voice: “Voicing our Individual and Collective Experience”, quindi, come suggerisce il nome, Photovoice fornisce ai partecipanti l’opportunità di parlare e produrre racconti sulla propria vita di tutti i giorni, rappresentare e migliorare la propria comunità utilizzando il linguaggio delle immagini. Nel definirne la pratica e la teoria, l’autrice ha integrato tre aspetti:

Argomenti affrontati: Cittadinanza, Partecipazione, Sviluppo personale.

1. Il potere della fotografia

documentaristica: fornire una macchina fotografica, soprattutto a chi non ne fa uso, induce a documentare con più facilità la necessità di cambiamenti nella comunità.

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2. Il pensiero della liberazione e

presentare e per ogni foto fare una descrizione/creazione della didascalia aiutandosi con le domande guida precedentemente consegnate.

dell’educazione all’empowerment di Paulo Freire: la consapevolezza critica della situazione storico– sociale induce al cambiamento

3. Il pensiero femminista: favorire

l’empowerment di gruppi vulnerabili, considerando il potere maschile e la sua rappresentazione e allo stesso tempo dare valore a risorse locali interne.

Che cos’è il Photovoice? Tecnica, obiettivi, fasi di un laboratorio e risultati attesi.

Cosa significa “occupabilità”? Brainstorming e scelta di una definizione tra quelle date.

Divisione in coppie/gruppi.

Spiegazioni della task fotografica e logistiche, consegna domande guida per fare le fotografie e chiarimenti.

Sessione fotografica in interna/ esterna.

Ritorno in sede e scelta di 1 foto per coppia/gruppo.

Ritorno nel grande gruppo e consegna delle domande guida per la scrittura delle didascalie.

Lavoro di gruppo: il gruppo intero deve accordarsi su 3 foto da

Ritorno in plenaria e presentazione delle foto con didascalia.

Facilitazione su azioni future o proposta di cambiamento.

Feedback: Quali sono le difficoltà incontrate? Come si può rendere questo metodo più efficace? Ci sono delle metodologie che potrebbero essere affiancate?

Sintesi: Il Photovoice è uno strumento educativo per l’empowerment di gruppi socialmente vulnerabili che combina la fotografia con la ricerca e l’azione partecipata.

Step by step process:

Metodologia: Attraverso questo metodo le persone realizzano delle foto su una particolare tematica e le discutono in gruppo al fine di presentare delle proposte di cambiamento. L’uso dell’immagine fa sì che il partecipante sia stimolato ad una riflessione attiva in merito a sé e al contesto in cui vive rendendolo cosciente delle risorse e potenzialità, in possesso o da sviluppare. La discussione in gruppo delle foto e la stesura delle didascalie da apporre alle foto scattate è la parte più importante del metodo. L’enfasi è sull’attribuzione dei significati condivisi alle immagini, più che sul processo di produzione di fotografie. Grazie a questo processo narrativo condiviso si sviluppa una coscienza critica di gruppo che attiva le persone a cercare insieme soluzioni alternative.

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Materiali e risorse:

• Proiettore • Computer Valutazione: Se utilizzato nel modo più appropriato lo strumento richiede molti mesi di lavoro per dare la possibilità allae persone di scattare fotografie e di riflettere sui contenuti delle attività. Può essere utilizzato con qualsiasi target e a qualsiasi età. La fotografia di base è facile da imparare ed è accessibile a tutti. Attraverso le foto le persone possono comunicare e condividere in modo semplice. Fare fotografie può cambiare la percezione che le persone hanno circa il loro ambiente sociale e fisico. Le immagini possono essere comprese indipendentemente dalla lingua, la cultura, o da altri fattori. Le foto possono essere una rappresentazione chiara di ciò che esiste in un particolare momento e sono strumenti di forte impatto emotivo. La fotografia fornisce un potente mezzo per l’emancipazione senza richiedere alle persone di alzarsi e parlare in pubblico. La fotografia è oggi un tool a basso costo e che si presta con facilità alla disseminazione e condivisione. Note: -Documents/handhouts: -Link: http://educationaltoolsportal.eu/platform/ it/tools/il-photovoice-uno-srumentomigliorare-loccupabilita-dei-giovani-neet Lo strumento è stato creato da: Caroline Wang 36


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di individualità e identità, conta anche ad unire questa singolarità. Agli acchiappasogni realizzati sono quindi affidate metaforicamente le speranze future. Gli acchiappasogni realizzati andranno appesi al centro delle stanza, a mezz’aria, in modo che possano beneficiare di correnti d’aria e quindi muoversi. L’acchiappasogni va considerato come un regalo, un talismano, portafortuna per le proprie speranze, un ricordo di esperienze come viaggi, scambi.

Tool logo:

Autore: Michele Lolla Dreamcatchers - Acchiappasogni Costruiamo legami per il nostro futuro. Tipo di strumento: Attività

Obiettivi: L’obiettivo concreto dell’attività è stimolare i partecipanti a identificarsi, esprimere proprie ambizioni personali, speranze future e idee su questioni politiche e sociali.

Argomenti affrontati: Sviluppo personale. Durata: 60-90 min Tipologia di destinatari: La fascia d’età alla quale è stato proposto il tool va da 14 ai 17 anni. Il numero di partecipanti circa venti. Ha un ottimo impatto anche con giovani adulti. Finalità: Il tool si pone l’obiettivo di creare una propria identità rappresentata simbolicamente dall’oggetto. Inoltre strutturalmente l’oggetto al suo interno è composto da una fitta rete, che rappresentano i legami personali che ha ogni individuo. All’oggetto, inoltre verranno affidate le speranze e ambizioni future del realizzatore. Durante la realizzazione dell’oggetto i partecipanti saranno chiamati ad esprimere la loro creatività con l’intento di esprimere la loro personalità, talento e soprattutto obiettivi futuri e ideali (scrivendoli su pezzi di carta e integrandoli alla parte interna dell’acchiappasogni). Il tool oltre che sviluppare il senso

Esiti: In base alle esperienze passate il tool è stato seguito con interesse. La maggior parte dei ragazzi hanno realizzato oggetti di buona fattura, altri invece si sono dimostrati molto creativi magari tralasciando l’ordine e la precisione, lasciando spazio alla creatività e alla improvvisazione. Background: Lo strumento è stato creato come workshop durante alcuni scambi internazionali e nasce dall’esperienza

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artistica di una grande pittrice Louise Beckinsale che amava regalare un mondo in mille colori ai bambini e ai giovani

solo un piccolo cerchio nel mezzo, si annoda l’estremità dello spago dove si è fatto l’ultimo punto. Si fa un doppio nodo per essere certi che il proprio lavoro non si disfi. Si tira forte e taglia lo spago in eccesso.

Step by step process:

Avvolgere il cerchio. Applicare la colla vinilica sulla punta del nastro. Premerlo contro il cerchio. Con una mano tenere il nastro mentre si asciuga e utilizzare l’altra mano per iniziare ad avvolgerlo intorno al cerchio. Una volta terminato, utilizzare una forbice per tagliare l’ultimo pezzo e utilizzare il colla vinilica per chiudere l’avvolgimento.

Al cerchio si possono aggiungere decorazioni come spaghi per appenderlo e altri lacci decorativi con piume realizzate con materiali di riciclo.

Sintesi: Il tool è un workshop che propone ad ogni partecipante la realizzazione di un acchiappasogni. I partecipanti dovranno quindi realizzarne uno tramite materiali di riciclo (fili di lana, fil di ferro da giardino, nastro gommato, nastri da regalo, palline).

Tessere la tela. Si comincia annodando un’estremità dello spago alla base dell’anello. Si procede in senso orario, si tende lo spago e lo si avvolge intorno al cerchio a 5 cm di distanza creando un altro nodo. Ci si sposta verso destra ancora di 5 cm e si ripete la medesima procedura finché non torna al punto di partenza.

Metodologia: -Materiali e risorse:

Si prende un’estremità dello spago e la si fa passare tra il primo e secondo nodo. Si fa un “punto a maglia” utilizzando il segmento iniziale di spago e l’estremità libera che si sta intrecciando. Ora ci si sposta sul segmento compreso tra il secondo e terzo nodo e si ripete il processo. Si continua così per tutta la circonferenza del cerchio.

Filo di ferro o anelli

• Nastri •

Fili di cotone

• Perline • Piume • Colla Valutazione: --

Ogni “punto a maglia” dovrebbe trovarsi a metà del segmento di spago.

Note: --

Durante questo procedimento, nel filo possono essere inseriti vari oggetti, come perline o altri elementi di abbellimento. Quando si ha completamente intrecciato e si ha

Documents/handhouts: Dreamcatchers.docx

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Link: http://educationaltoolsportal.eu/platform/ it/tools/dreamcatchers-acchiappasogni%E2%80%93-costruiamo-legami-ilnostro-futuro Inserisci file multimediali: Video of 143908308 Lo strumento è stato creato da: Louise Beckinsale adattato da Silvana Muratori (Comune di Tortona)

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Obiettivi:

Tool logo:

Sostenere comunità, gruppi, individui, caratterizzati da fragilità a superare condizioni di crisi, esclusione, conflitto;

• Autore: Maria Ancona HUJRA - Uno spazio per imparare a gestire il rischio.

Suscitate e potenziare la consapevolezza dei potenziali rischi e opportunità presenti nel proprio ambiente di vita;

Tipo di strumento: Attività

Identificare i potenziali elementi utili per una gestione positiva e nonviolenta del rischio;

Mettere a valore la coesione sociale, la prevenzione, il mutuo aiuto.

Argomenti affrontati: Gestione del progetto, Partecipazione, Valutazione.

Esiti: Uno schema TOWS, per essere efficace ed efficiente, deve fornire informazioni corrette, ampie, provate, supportate da dati e riferimenti concreti sugli intrecci Punti di forza-Rischi, Punti di forza-Opportunità, Punti di debolezzaOpportunità, Punti di debolezza-Rischi. Meno accurati sono questi dati maggiore è il rischio di avere un quadro della realtà non vero e parziale con conseguenti azioni successive inefficaci se non fuorvianti che allontanano dagli obiettivi prefissati.

Durata: 120+ min Tipologia di destinatari: Il tool (Hujra abbinato allo schema TOWS) può essere adattato per diverse tipologie di destinatari. Può essere utilizzato da trainers e youth workers che lavorano in progetti Erasmus+ Youth sia nell’ambito della formazione non formale sia di quella professionale; da facilitarori dei processi di cittadinanza attiva; da project manager, group leader, responsabili di organizzazioni pubbliche e private. Finalità: L’esercizio di produzione di uno schema TOWS, combinato con i principi del Hujra, consente di uscire da uno stato passivo (vulnerabilità/difesa - resilienza/ resistenza) per entrare in uno stato attivo (creatività/reazione - innovazione/ rinascita).

Background: In lingua pashtun, l’Hujra è uno spazio

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comune all’interno del quale la comunità o le istituzioni sociali tradizionali, anche con la presenza di ospiti esterni alla comunità, prendono decisioni collettive, risolvono conflitti, scambiano informazioni, promuovono lo sviluppo sociale. È uno spazio riservato agli uomini, ma per noi ogni discriminazione di genere è da considerare insostenibile e quindi va abolita. (Per saperne di più: Articolo: http://bit. ly/1gMG67M - Video: https://youtu.be/ lbhzWes5r6Y) L’Hujra, come vero e proprio spazio fisico, potrebbe essere creato e utilizzato durante: corsi formativi di breve, media, lunga durata; essere uno spazio permanente in una sede associativa, in un comitato di quartiere e simili. La sua creazione e il suo utilizzo combinano elementi di: simulazione, apprendimento di metodologie per l’analisi di contesto, problem solving, elaborazione di fasi progettuali. Nelle progettazioni si tende a dare più peso ai punti di forza e di debolezza interni, mentre non sono adeguatamente affrontati gli elementi di rischio e di opportunità esterni. Lo strumento aiuta ad analizzare questi elementi, a combinarli fra loro per tracciare possibili soluzioni per la pianificazione e gestione di interi progetti o loro singole parti.

In molti casi l’efficacia di un progetto e il superamento di possibili blocchi esecutivi dipendono dalla correttezza dello schema TOWS e dalla consapevolezza parzialmente approfondita dell’intreccio con “RischiOpportunità”. Prenderemo un tema d’interesse dei partecipanti e svolgeremo una simulazione per la produzione di uno schema TOWS. Alcuni esempi di temi che presentano centrale il fattore “Rischio”: gestione dell’accoglienza dei profughi, convivenza di gruppi vulnerabili nelle periferie urbane, dissesti ambientali. Sintesi: Creare e utilizzare l’Hujra come spazio fisico durante: corsi formativi di breve, media, lunga durata; come spazio permanente in una sede associativa, in un comitato di quartiere e simili. Un luogo dove imparare ad analizzare e gestire il rischio. Metodologia: Per l’applicazione dello strumento sono previste almeno due macro metodologie: apprendimento cooperativo e apprendimento basato sul problema. Materiali e risorse:

Per creare lo spazio “Hujra”: divani e/o sedie disposte in rettangolo con uno dei lati corti aperto ad accogliere. È importante che siano collocati n maniera permanente, visibile e facilmente accessibile in un angolo gradevole del luogo dove si svolge la vita dei partecipanti (di un corso, di un’associazione, di un comitato di quartiere....).

Per lo schema TOWS: Fogli bianchi e colorati A4. Cartellone

Step by step process: Per la ToolFair Nazionale propongo la creazione di un Hujra da dedicare a un’attività propedeutica alla gestione del rischio. Partendo dal classico schema SWOT utilizzato dalle analisi di contesto, creeremo uno schema TOWS con una accentuazione sulle combinazioni “Punti di debolezza-Opportunità”, “Punti di Forza-Rischi”.

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per schema riassuntivo TOWS. Penne. Pennarelli. Matite. Gomme. Forbici. Colla. Nastro adesivo. Vecchi giornali e riviste.

Link: http://educationaltoolsportal.eu/platform/ it/tools/hujra-uno-spazio-impararegestire-il-rischio Lo strumento è stato creato da: Maria Ancona

Valutazione: Lo strumento è stato utilizzato in diverse occasioni. Presenta molti vantaggi sul piano della partecipazione poiché consente a quanti accettano di accedere ad uno spazio “Hujra” di essere coinvolto sia nell’analisi del problema/rischio sia nella sua gestione/ ricerca di soluzioni. Uno svantaggio può essere rappresentato dalla mancanza di diversificazione dei soggetti che accedono allo spazio “Hujra”: una questione analizzata da una ristretta cerchia di punti di vista può fornire elementi insufficienti per definire il “problema”, mappare le opportunità e rischi esterni, generando obiettivi e strategie insufficienti per la gestione e il raggiungimento di soluzioni. Fattori chiave per la efficacia dello strumento sono: la profondità di analisi di contesto, l’apertura alle opportunità esterne non presenti nello spazio “Hujra”, il tempo dedicato per la creazione di uno schema TOWS.

HUJR A Uno spazio per imparare a gestire il rischio.

Note: -Documents/handhouts: --

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limiti, delle proprie caratteristiche che molto spesso non piacciono e si tende a nascondere.

Tool logo:

Esiti: Solitamente chi ha preso parte all’attività ha manifestato entusiasmo, leggerezza e una “nuova” conoscenza di sé. Soprattutto in contesti di disagio, ha dato la possibilità a chi ha partecipato all’attività, di esprimersi liberamente, mettersi in gioco e affidarsi ai compagni, giocando con loro e con sé stessi.

Autore: Giorgia Delluomo Percorsi clowneschi. Tipo di strumento: Attività

Background: Lo strumento è stato creato per il progetto di animazione educativa dell’associazione Educatori Senza Frontiere presso la comunità di recupero per tossicodipendenti Casa Juan Pablo II in Honduras, nel 2014. È stato poi riproposto in un’altra comunità di recupero in Brasile ad agosto 2015. Utilizzato anche nella formazione degli educatori dell’associazione Educatori Senza Frontiere e nella formazione dei clown di corsia di alcune sedi locali dell’associazione Vip Italia Onlus.

Argomenti affrontati: Dinamiche di gruppo, Partecipazione, Sviluppo personale. Durata: 60-90 min Tipologia di destinatari: Bambini e adolescenti di centri di aggregazione, scuole o comunità di recupero per minori. E più in generale giovani in quelle situazioni di rischio per condizioni sociali, geografiche e politiche. Educatori/Animatori giovanili. Numero ideale di partecipanti: minimo 8, massimo 25.

Step by step process:

Finalità: Raggiungere una conoscenza di sé stessi attraverso attività ludiche, scoprendo i propri punti deboli per valorizzarli e trasformali in punti di forza. Obiettivi: Il tool offre ai ragazzi momenti in cui vivere esperienze pratiche di crescita personale e collettiva. Per gli educatori/animatori giovanili lo studio del clown permette una conoscenza approfondita dei propri

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RITMO E COOPERAZIONE: attraverso l’utilizzo della corda, si lavorerà sul ritmo del singolo e di gruppo. Si capirà come le qualità e le debolezze di ognuno entreranno in gioco per la riuscita dell’attività.

INCONTRO CON L’ALTRO: ci sarà una prima parte di conoscenza dello spazio e di consapevolezza di ognuno nello spazio. Successivamente si incontreranno i compagni e attraverso lo sguardo avremo modo di mostrarci a loro, così come siamo, senza finzioni o interpretando ruoli.


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Ci si metterà in gioco sospendendo il giudizio, ricercando un´apertura e una vulnerabilità, che ci porteranno alla scoperta della dimensione del ridicolo, della stupidità, dello stupore e della meraviglia della scoperta del mondo che ci circonda, riconoscendo questi come aspetti umani che risiedono in ognuno di noi.

APPROCCIO AL CLOWN:

- MrLoyal: attraverso un semplice

gioco a comandi scopriremo cosa fa ridere e cosa no;

- Ombre: sperimenteremo alcuni elementi fondamentali del personaggio clown come l’imbarazzo, il gioco e la sorpresa;

- Neutro: ci mostreremo al “pubblico” nella nostra semplicità e presenza, indossando un semplice naso rosso.

Materiali e risorse: Materiali richiesti per il conduttore dell’attività:

MATERIALI RICHIESTI (ai partecipanti) - vestiti comodi

Una corda.

Palloncini (uno per ogni partecipante all’attività).

Un naso rosso.

Sintesi: Scoprire, attraverso il gioco, l’improvvisazione e l’incontro con l’altro, il clown che è in ognuno di noi; analizzare cosa fa ridere e cosa no; capire come l’attività può essere utilizzata in laboratori con ragazzi.

Musica suggerita:

https://www.youtube.com/

Valutazione: L’attività richiede una piena messa in gioco e l’accettazione delle proprie debolezze, viste però da un’altra prospettiva. Viene utilizzato lo strumento del clown come pretesto per incontrare e l’altro e sé stessi in modo leggero, giocoso e diverso dalla quotidianeità.La figura del clown crea stupore e curiosità e quindi facilita la comunizione e la creazione di relazioni. È uno strumento che dà la possibilità di esprimersi attraverso l’utilizzo del movimento e del corpo e quindi utilizzato anche in luoghi in cui non si conosce la lingua locale. È difficile utilizzare lo strumento se non si hanno competenze tecniche di teatro e di clownerie.

Metodologia: La metodologia usata si basa sull’improvvisazione e sull’analisi di dinamiche teatrali. Nel lavoro sul movimento, si alterneranno l’uso delle proprie qualità e difetti fisici, delle posture corporee abituali. Si stimolerà il corpo alla liberazione di movimenti istintivi e non controllati per raggiungere una fisicità diversa, per uscire dagli schemi corporei della vita quotidiana. Si partirà da giochi comuni come il salto della corda, gatto e topo, per stimolare le capacità comico-espressive. Attraverso giochi di fiducia come la corsa ad occhi chiusi, o giochi di sintonia (ad esempio lo specchio), si porrà l’attenzione sull’incontro con l’altro e su come da questo incontro, il personaggio clownesco che è in me, reagisce e vive.

Note: Il tool può essere ampliato ed esteso andando a coprire anche una settimana di attività.

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Alla Fiera degli Attrezzi - La ToolFair in lingua italiana

Documents/handhouts: report brasile 2015.docx Link: http://educationaltoolsportal.eu/ platform/it/tools/percorsi-clowneschi Lo strumento è stato creato da: Giorgia Dell’Uomo

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Alla Fiera degli Attrezzi - La ToolFair in lingua italiana

Obiettivi:

Tool logo:

Autore: Maurizio Mancini Il cambiamento come gioco.

Sviluppo del proprio essere presenti, dell’attenzione a 360° e delle abilità di negoziare;

individuare il proprio rapporto con la leadership (sei un leader, un follower o entrambi?).

Esiti:

Affinamento delle capacità di interpretare, guidare il cambiamento e/o di seguirlo armonicamente.

Gestire contemporaneamente più elementi variabili.

Tipo di strumento: Attività Argomenti affrontati: Dinamiche di gruppo, Leadership, Sviluppo personale.

Background: L’origine dello strumento è da ricercarsi nel mondo della danza. In seguito l’ho adattato ad un contesto formativo nell’ambito dell’ educazione non formale.

Durata: 30-60 min Tipologia di destinatari: Formatori ed educatori, operanti in diversi settori quali quello sociale e/o organizzativo e/o aziendale. Inoltre, destinatari sono anche tutte quelle persone che amano mettersi in gioco, per conoscersi meglio e per fare un altro passo nel cammino dello sviluppo personale. Minimo numero partecipanti 5, massimo 20 (o due gruppi da 20).

Step by step process: Ognuno cammina nello spazio. Camminata consapevole e sguardo vivo. La camminata può variare per direzione, ritmo e la possibilità di “disegnare” nello spazio linee o di costituire un gruppo ravvicinato. Tutti questi elementi, o solo una parte di essi, possono cambiare simultaneamente e senza preavviso. Queste variazioni sono decise liberamente dai singoli partecipanti. L’idea è quella di costituire un movimento corale, fluido e gradevole, sia dal punto di vista estetico che da quello del ritmo.

Finalità: Sviluppare un’adeguata capacità di reazione al cambiamento, (che può essere individuale o sociale). In un contesto sociale ed economico dove tutto cambia rapidamente, è importante stimolare una flessibilità mentale tale da poter far fronte ai diversi mutamenti in atto, andando a considerarli non solo come problemi ma come opportunità.

Sintesi: Apprendere a gestire il cambiamento con un attività che si svolge attraverso il proprio corpo, lo sviluppo dell’attenzione

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a 360 gradi e l’affinamento delle capacità di ascolto, di sé e degli altri. Metodologia:

Lavoro attraverso il corpo. Comunicazione non verbale, (to cross the linguistic line).

Ascolto di sé e dell’ambiente circostante, in continuo mutamento.

Materiali e risorse:

Impianto per la musica.

Una stanza, ampia sufficientemente per contenere comodamente i partecipanti e l’attività.

Si consiglia un abbigliamento comodo per favorire il movimento e la disponibilità a partecipare senza scarpe o con delle scarpe con suola sottile, per meglio sentire il contatto con il suolo.

Valutazione: Al termine ci sarà modo di esprimere come si è vissuta l’attività, specificando le difficoltà incontrate e come sono state affrontate. Se “ha “funzionato” il movimento corale, invito alla riflessione: perchè ha funzionato? Note: -Documents/handhouts: tool fair.docx Link: http://educationaltoolsportal.eu/platform/ it/tools/il-cambiamento-come-gioco Lo strumento è stato creato da: Maurizio Mancini

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e di conseguenza la consapevolezza necessaria per riconoscerli ed esprimerli ad esempio in un colloquio di lavoro. Inoltre questo percorso consente di riflettere e mettere in luce gli obiettivi personali di apprendimento, grazie all’elenco di competenze ed appositi materiali che attraverso lo scambio con altre persone permettono di far emergere e delineare i propri interessi e possibili orizzonti di crescita.

Tool logo:

Autore: Lidia Greco Workshop sulle competenze. Tipo di strumento: Attività

Esiti: Al termine del percorso i partecipanti usciranno con una fotografia delle proprie competenze trasversali e specifiche grazie al materiale proposto che faciliterà la redazione dello Youthpass e del CV Europass. Inoltre avranno espresso e condiviso i propri desideri per il futuro ed i relativi obiettivi di apprendimento personali per realizzarli o perlomeno acquisito maggiore consapevolezza sulle strade che vorrebbero intraprendere.

Argomenti affrontati: Mobilità per l’apprendimento, Sviluppo personale, Valutazione. Durata: 90-120 min Tipologia di destinatari: Gruppi da 3 a 15 persone. Giovani, adolescenti, animatori ed operatori giovanili.

Background: Attraverso schede ed attività elaborate dall’esperienza di bilancio di competenze dei volontari in Servizio Civile unite al monitoraggio degli apprendimenti dei volontari SVE ed alla formazione sullo Youthpass, abbiamo tracciato un percorso che faciliti l’autovalutazione e l’autocertificazione delle competenze pensando anche alla stesura del Curriculum Vitae.

Finalità: Questo strumento vuole offrire una panoramica di possibili attività (da svolgere anche con tempistiche diverse) con l’obiettivo di accompagnare i giovani nel difficile percorso di rielaborazione dei propri apprendimenti legati ad esperienze non formali. Obiettivi: L’esperienza di questi anni ha mostrato che i giovani hanno bisogno di strumenti che permettano di agevolare il passaggio concettuale richiesto dalle attività svolte alle competenze messe in pratica e da queste alle categorie delle key competences. Invertendo questo passaggio crediamo di semplificare la comprensione dei propri apprendimenti

Step by step process:

Introduzione: obiettivi, metodo e risultati attesi (5 minuti)

Carta d’identità (15 minuti) Presentazione del gruppo attraverso le proprie caratteristiche, capacità, interessi, valori, segni particolari,

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ambiti professionali d’interesse, punti di forza e di debolezza. Compilazione individuale della propria carta d’identità, ridistribuzione casuale, ricerca del proprietario della carta d’identità ricevuta, breve lettura e sua presentazione al gruppo.

Cosa sono le competenze? (10 minuti) Brainstorming in plenaria per trovare una definizione comune: Capacità (saper fare), Attitudini (saper essere), Conoscenze (sapere), Valori, interessi, strategie..

Presentazione in plenaria delle competenze chiave definite dalla Commissione Europea per monitorare l’apprendimento nei progetti di educazione non formale (15 minuti)

Introduzione della scheda delle competenze del Curriculum Europass (10 minuti) Riflessioni sulla scelta e la sintesi delle competenze dichiarate nello Youthpass per inserirle nel CV Europeo. Compilazione in piccoli gruppi della scheda di autovalutazione delle competenze.

Definizione dei propri obiettivi di apprendimento (15 minuti): Viene dato ai volontari un foglio a forma di porta, all’interno dei quali indicano simbolicamente che porte vorrebbero aprire con le (competenze) chiavi che si stanno creando, quindi un obiettivo, uno scopo futuro che è sorto nella loro testa durante un’esperienza di apprendimento non formale oppure un obiettivo, una meta futura. Questo potrà aiutarli a vedere di quali tipo di competenze hanno ancora bisogno o quali devono sviluppare di più. Scrittura delle competenze con gli obiettivi di apprendimento personale. In plenaria lettura di un obiettivo personale o di apprendimento che si vuole raggiungere. Debriefing, Valutazione, Chiusura e saluti.

Sintesi: Percorso di monitoraggio degli apprendimenti in esperienze non formali. Metodologia: Apprendimento cooperativo e tra pari, mini role playing.

Mini role playing (40 minuti): In sottogruppi simulazione di un colloquio in cui l’intervistato presenta la sua esperienza di mobilità (scambio, SVE o corso di formazione) attraverso le competenze acquisite. Distribuzione dell’elenco delle possibili competenze da inserire nello Youthpass. L’intervistatore sceglie le key competences da indagare perché richieste dalle mansioni del lavoro immaginato, l’intervistato scegli quelle apprese da valorizzare secondo lui nel colloquio. 5 minuti di intervista e l’osservatore rimanda poi in plenaria ciò che ha visto, gli aspetti emersi e le difficoltà riscontrate.

Materiali e risorse:

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Carta d’identità: una scheda per ogni partecipante.

Flip chart e lavagna a fogli mobili.

Pennarelli e penne.

Proiettore e computer portatile.

Slide sulle competenze.

Schede con elenco delle competenze chiave (1 per partecipante).

Scheda delle competenze del CV Europass (1 per partecipante).


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Fogli A4 bianchi (1 per partecipante).

Valutazione: Queste attività possono essere proposte ed utilizzate separatamente in momenti diversi lungo tutto l’arco dell’esperienza di apprendimento che i giovani stanno vivendo, adattandosi quindi alla sua durata. La carta d’identità e l’introduzione sulle competenze può quindi essere svolta nella fase iniziale, l’elenco delle competenze chiave può essere utilizzata nella valutazione in itinere o intermedia degli apprendimenti, mentre il mini role play, la scrittura delle competenze acquisite nel CV e l’attività sugli obiettivi futuri potranno essere proposti per la valutazione finale. Note: -Documents/handhouts: carta d’identita en.pdf Link: http://educationaltoolsportal.eu/platform/ it/tools/workshop-sulle-competenze Lo strumento è stato creato da: Lidia Greco Questo tool è stato selezionato durante la Toolfair italiana per partecipare, in rappresentanza dell’Italia, alla Toolfair internazionale che si è tenuta a Budapest a dicembre 2015.

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possibili situazioni impreviste che possono capitare durante un progetto, analizzare quali sono spesso i punti che possono essere critici per un volontario (convivenza, rapporto con il tutor, lingua, ecc) e come poterli affrontare in maniera positiva e prenderne degli apprendimenti.

Tool logo:

Autore: Emiliano Bon SVEopoli. Tipo di strumento: Attività Argomenti affrontati: Peer Education, Programmi europei, Volontariato. Durata: 30-60 min Tipologia di destinatari: Il gioco SVEopoli viene utilizzato a Xena prevalentemente nelle formazioni prepartenza dei volontari. È stato utilizzato in un caso anche nel corso di formazione per mentor del Servizio Volontario Europeo e può essere utilizzato anche in formazione con i volontari europei appena arrivati o in sessioni informative sullo sve con pochi partecipanti o di approfondimento per enti interessati allo sve. Pensiamo che il gioco nel formato da tavolo sia adatto ad un numero variabile tra i 3 ed i 6/8 giocatori adattando il numero di giri al numero dei giocatori, per gruppi più grandi può essere giocato in maniera differente utilizzando solo le carte e trasfromandolo in gioco dell’oca umano.

Obiettivi: L’idea di base è che il gioco permetta di analizzare con i partecipanti i diversi casi che possono capitare ad un volontario europeo immedesimandosi in esso tramite il gioco da tavolo. Questo permetterà di ragionare sulle possibili situazioni critiche che possono capitare ad un volontario in maniera meno teorica ed astratta, ma più divertente e con maggior immedesimazione che permetta ai partecipanti di poter realmente pensare che cosa farebbero loro nella medesima situazione. Al tempo stesso permetterà di vedere le vare figure coinvolte in un progetto

Finalità: Sl gioco SVEopoli viene utilizzato a Xena prevalentemente nelle formazioni prepartenza dei volontari, per vedere

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2 volontari si incontrano sulla stessa casella si devono confrontare su una tematiche proposta dal facilitatore che può essere quella più strana); Dopo questa prima fase si può giocare la partita a sveopoli per un numero di giri del tabellone deciso in precedenza o per il tempo che si ritiene sufficente ad analizzare un numero utile di casi. Un ultima fase è di debriefing con i partecipanti su com’è stato, se sono emerse delle cose interessanti che non si aspettavano, se li ha aiutati a considerare aspetti che non avevano considerato prima, ecc.

sve (sending organization, hosting organization, tutor, mentor, ecc) e i vari aspetti importanti (pocket money, assicurazione, formazione all’arrivo, casa, attività, ecc). Faciliterà inoltre un confronto sulle opinioni dei partecipanti sulle tematiche generali legate al progetto come il volontariato, la vita all’estero ecc. Esiti: Normalmente per la nostra esperienza nelle preparazioni prepartenza l’utilizzo di SVEopoli permette di analizzare in maniera divertente numerosi casi di studio che possono succedere nello sve a diversi livelli ed in diverse circostanze, attività, casa, uscite serali, vita privata e permette ai partecipanti di esprimere in maniera più libera grazie al gioco le proprie opinioni sia sui casi concreti che su macroargomenti generali collegati allo sve.

Sintesi: SVEopoli simula tramite il gioco da tavolo un progetto sve. I partecipanti avranno la possibilità di guadagnare punti apprendimento tramite carte che raccontano fatti positivi e negativi. Lo scopo è quello di guadagnare quanti più punti possibile.

Background: Il gioco è stata sviluppato per Xena da Emiliano Bon su una propria idea con il finanziamento del programma Gioventù in Azione dell’Agenzia Nazionale per i giovani come materiali di disseminazione del progetto Intercultural learning and mobility for young people VIII (IT-21-259-2011-R5). Hanno collaborato alla realizzazione del gioco i volontari europei: Tanja Bilic, Marina Izquierdo, Anna Rokita, Petra Nincevic, Laura Weinfurter.

Metodologia: SVEopoli è uno strumento che si inserisce tra gli smart game che permettono l’apprendimento tramite il gioco: anche se prende spunto da 2 giochi da tavolo classici molto conosciuti come il Gioco dell’oca e il Monopoli, aggiunge a questi il fattore dell’apprendimento su una tematica specifica come quella del servizio volonatrio europeo e la possibilità per i giocatori di confrontarsi su temtiche di loro interesse. Più in generale si inserisce nell’ambito dell’educazione non formale e della peer education utilizzando le competenze e le opinioni dei partecipanti stessi con l’aiuto di un formatore/facilitatore esperto di sve che possa riportare poi le idee e le opinioni a casi realmente accaduti con esempi di possibili

Step by step process: Una prima fase è quella della spiegazione delle regole del gioco, le regole sono molto semplici e simili a quelle del Monopoli e del Gioco dell’oca quindi normalmente facilmente capibili per tutti i partecipanti (conviene prestare attenzione alla regola per cui quando 52


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soluzioni positive e dare input teorici quando necessario e proponga ai partecipanti gli argomenti su cui confrontarsi.

uno o all’altro coinquilino, secondo voi è sempre così facile, o quali potrebbero essere altre cause di problamatiche tra volontari che vivono assieme?) avere una buona esperienza di progetti sve è quindi secondo noi utile per facilitare il gioco in maniera più costruttiva. Pensiamo possa anche essere utile dopo la fine del gioco schmatizzare su una lavagna o una flipchart tutti i diversi soggetti coinvolti nel progetto sve per darne una visualizzazione grafica che possa fare maggior chiarezza. Il gioco al momento è stato realizzato solo dal punto di vista del volontario europeo, un possibile sviluppo che vorremmo inserire in futuro è pensare anche altri casi dal punto di vista dell’ente ospitante, mentor e agenzia nazionale in modo che si possa scegliere quale ruolo interpretare per poter anche cambiare il proprio punto di vista sul progetto vedendo anche i casi da un’altra prospettiva.

Materiali e risorse:

Cartellone da tavolo SVEopoli.

Carte SVEopoli.

Punti apprendimento e SVEuro.

1 dado.

Valutazione: Il gioco è stato utilizzato in circa 10 preparazioni prepartenza con futuri volontari sve italiani ed è stato valutato positivamente dai partecipanti sia dal punto di vista del divertimento che dell’utilità dell’attività; è stato anche utilizzato in due contesti internazionali (un corso per mentor sve ed un meeting di associazioni che si occupano di sve) ed è stato valutato positivamente anche dagli operatori che si occupano di sve da un altro punto di vista. A nostro avviso i principali difetti sono l’alto costo di realizzazione del gioco da Tavolo, il formato in cui è stato realizzato è poco comodo da trasportare, è difficile usarlo in un numero elevato di partecipanti (pensiamo il massimo sia 8, ma sarebbe meglio non superare i 6 giocatori).

Documents/handhouts:

Note: Pensiamo sia importante dare dei feedback rispetto ai casi che capitano ai volontari e in certi casi contestualizzarli, e spiegare che sono dei casi scelti dai volontari stessi perché molto particolari e che possono essere utili per ragionare su tematiche correlate in generale e non solo sul caso specifico (ad esempio anche se nel caso specifico la colpa può essere chiaramente attribuita ad

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Link: http://educationaltoolsportal.eu/platform/ it/tools/sveopoli Lo strumento è stato creato da: Emiliano Bon Questo tool è stato selezionato durante la Toolfair italiana per partecipare, in rappresentanza dell’Italia, alla Toolfair internazionale che si è tenuta a Budapest a dicembre 2015.

sveopoli

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Tool logo:

Obiettivi:

Autore: Gianluca Frongia Giving a second glance at Human Rights. Tipo di strumento: Attività

Acquisire conoscenza e comprensione dei diritti umani.

Promuovere il valore della solidarietà e della responsabilità sociale.

Familiarizzare con le dichiarazioni internazionali.

Verificare la conoscenza dei diritti umani dei partecipanti.

Sviluppare il dialogo interculturale in termini di diritti.

Esiti: Si ottiene il risultato di stimolare la conversazione e la comprensione di diverse dinamiche e punti di vista, favorendo inoltre la sensibilizzazione dei partecipanti sul tema della discriminazione ed ineguaglianza. L’attività permette inoltre di avvicinare i partecipanti ai documenti legali, fondamentali per analizzare l’argomento. Al termine dell’esercizio i partecipanti sono stimolati ad approfondire i diversi argomenti trattati durante il laboratorio.

Argomenti affrontati: Anti-razzismo, L’inclusione sociale. Durata: 60-90 min Tipologia di destinatari: Animatori giovanili che lavorano nel settore dell’educazione ai Diritti Umani e giovani interessati a conoscere nuove dinamiche e strumenti utili a promuovere il rispetto dei Diritti Umani. Immigrati e giovani svantaggiati che possono comprendere i propri diritti senza dover cercare di capire un linguaggio “tecnico” spesso troppo difficile per chi ha difficoltà di apprendimento o per chi non conosce bene la lingua. Numero ideale dei partecipanti da 5 a 8.

Background: Sempre più attuale appare il tema del rispetto della diversità e dei diritti individuali e collettivi, ed in un mondo che cambia rapidamente e sempre più globale, ci siamo resi conto della necessità di creare una attività per poter rispondere alla esigenza formativa di comprendere meglio il tema trattato facilitando il dialogo tra giovani ed animatori giovanili di diverse culture e paesi. Lo strumento nasce come risultato di un laboratorio sull’educazione dei diritti umani organizzato dall’Associazione TDM 2000.

Finalità: Lo strumento proposto mira ad avere un apprendimento esperenziale sul tema della discriminazione e violazione dei Diritti Umani utilizzando come supporto i documenti approvati dalle Istituzioni Europee e delle Nazioni Unite per dare un supporto anche dal punto di vista legale al problema sviluppando una piena capacità di trattare il fenomeno.

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Step by step process:

della responsabilità sociale.

Istruzioni

Metodologia: La metodologia applicata e quella dell’apprendimento tra pari.

1. Si spiega il motivo principale

dell’attività spiegando la dinamica ed il prodotto atteso.

Materiali e risorse:

2. Viene spiegato che i partecipanti possono utilizzare le fotografie consegnate loro ed i materiali disponibili.

3. Si dividono i partecipanti in piccoli gruppi da 6 a 10 partecipanti e si consegnano ad ogni gruppo i materiali previsti

4. I partecipanti ricevono 25 minuti

per visualizzare tutte le fotografie e condividere emozioni, informazioni, idee e punti di vista sui diritti umani nelle diverse tematiche, identificando alla fine una o due fotografie che rappresenteranno il gruppo.

Lista di fotografie, ricavabile da manuali educativi, fotografie realizzate o immagini scaricate da internet.

Una dichiarazione UDHR, ECHR, CDC (si sceglie quella su cui si vuole lavorare) per partecipante.

Pennarelli, penne, colla e 5 fogli di carta A4 per partecipante.

Valutazione: Lo strumento ha il vantaggio di favorire la creazione del dialogo su temi non spesso trattati dai giovani appassionando e stimolando gli stessi ad approfondire il tema dei diritti umani. Il limite dello strumento è rappresentato dalla preparazione del partecipante e dalla rilevanza del materiale utilizzato per l’esercizio.

5. Il gruppo riceve altri 20 minuti dove

utilizza i documenti internazionali leggendo insieme gli articoli e condividendo quali sono interessati nella fotografia.

Note: Al termine dell’esercizio si può utilizzare un supporto multimediale per mostrare alcuni video relativi ai temi scelti dal gruppo di lavoro.

6. Dopo la fase di condivisione realizza il poster con le fotografie scelte e l’indicazione degli articoli violati.

7. Al termine si ritorna in plenaria

per un momento di restituzione con gli altri gruppi ascoltando ed arricchendosi anche delle altre performance dei partecipanti.

Documents/handhouts:

8. In conclusione 10 minuti per ulteriori

Convenzione Europea Diritti dell’Uomo.pdf

• Convenzione_Ginevra_1951_status

condivisioni o domande.

rifugiati.pdf

• consiglio_europa_convenzione_

Sintesi: Lo strumento facilita la condivisione delle esperienze in tema di diritti umani, promuovendo il valore della solidarietà e

tratta esseri umani.pdf

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Link: http://educationaltoolsportal.eu/ platform/it/tools/giving-second-glancehuman-rights Lo strumento è stato creato da: Gianluca Frongia

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- “group” - “community and leisure activities”.

Tool logo:

Autore: Sara Mandozzi WORLD CAFÉ OF COMPETENCES Tipo di strumento: Attività Argomenti affrontati: Volontariato

Riflettere su come si possono utilizzare tali competenze nella vita quortidiana.

Descrizione dell’attività:

1. Il gruppo viene diviso in 3 sotto-gruppi. Generalmente si consiglia un gioco o un energizer per dividere i partecipanti in maniera interattiva, ma nel caso ci sia meno tempo a disposizione per l’attività si può provvedere ad una divisione in gruppi di tipo tradizionale.

2. Ogni gruppo deve raggiungere il

Obiettivi:

Analizzare la propria esperienza dalla prospettiva delle macro-aree “work”

Acquisire consapevolezza delle competenze che sono stata acquisite a livello personale durante l’esperienza di volontariato.

Step by step process:

Finalità: Acquisire familiarità con le competenze chiave attraverso l’analisi di esperienze concrete di volontariato.

Background: Il workshop è parte di un progetto di paternariato strategico più ampio, “I’VE EXPERIENCED”, che ha l’obiettivo di favorire il riconoscimento delle competenze sviluppate dai volontari all’interno dei progetti IVS e che sta portando alla realizzazione di un Tool Kit, da cui è stata estrapolata questa attività.

Tipologia di destinatari: Lo strumento è stato specificatamente pensato per analizzare le competenze sviluppare all’interno di campi di volontariato internazionale, ma può essere riadattato per effettuare un’analisi delle competenze sviluppate anche all’interno di altri progetti di volontariato di breve periodo. Per questa ragione la partecipazione al laboratorio è consigliata a partecipanti che sono stati coinvolti in esperienze di volontariato di breve termine.

Riflettere sulla propria esperienza di volontariato.

Riflettere su alcune delle competenze chiave che si possono sviluppare in progetti di volontariato di breve periodo.

Esiti: --

Durata: 60-90 min

proprio tavolo di riferimento su cui è già disposto il cartellone con l’area da discutere, relativa all’esperienza di volontariato (“work” - “group” “community and leisure activities”).

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Per facilitare la discussione il facilitatore può assegnare domande guidate (World Cafè Guided Questions). Non è obbligatorio discutere tutte le domande, che devono essere considerate solo un input ed uno stimolo alla discussione, ma l’importante è che i partecipanti rispondano prendendo in considerazione la propria esperienza personale. Il primo round ha la durata di 15 minuti che includono 13 minuti di discussione e 2 minuti per effettuare un breve riassunto di ciò che è stato discusso. Questo breve riassunto deve essere inserito nel primo boxino del cartellone. NOTA: essendoci poco tempo a disposizione, consigliamo di indicare sin dall’inizio un partecipante che si occuperà della compilazione del breve riassunto, supportato dagli altri membri del gruppo. Al termine dei 15 minuti il facilitatore da il segnale per la rotazione ed i cartelloni, in senso orario sono spostati nel tavolo successivo, come indicato nell’esempio sotto. Il gruppo, per ragioni di tempo non ruota ma sono i cartelloni ad essere spostati.

4. Inizia la discussione sulla terza area

di riferimento. Anche in questo caso i partecipanti sono invitati a prendere in considerazione le domande domande guidate (World Cafè Guided Questions) ed a preparare un breve riassunto al termine della discussione. Il terzo round ha la durata di 10 minuti che includono 8 minuti di discussione e 2 minuti per effettuare un breve riassunto di ciò che è stato discusso. Questo breve riassunto deve essere inserito nel terzo boxino del cartellone. Al termine dei 10 minuti il facilitatore da il segnale per la rotazione ed i cartelloni, in senso orario sono spostati nel tavolo successivo.

5. Al termine della terza rotazione, i

3. Inizia la discussione sulla seconda area

Al termine dei 12 minuti il facilitatore da il segnale per la rotazione ed i cartelloni, in senso orario sono spostati nel tavolo successivo.

di riferimento. Anche in questo caso i partecipanti sono invitati a prendere in considerazione le domande guidate (World Cafè Guided Questions) ed a preparare un breve riassunto al termine della discussione. Il secondo round ha la durata di 12 minuti che includono 10 minuti di discussione e 2 minuti per effettuare un breve riassunto di ciò che è stato discusso. Questo breve riassunto deve essere inserito nel secondo boxino del cartellone.

cartelloni ritornano sul primo tavolo da cui sono partititi e ciascun gruppo ha 20 minuti a disposizione per effettuare un breve riassunto degli elementi contenuti nei 3 boxini. Il riassunto deve comprendere tutti gli elementi emersi nelle tre discussioni. Nel frattempo il facilitatore assegna a ciascun gruppo la lista delle competenze (String of Competences): i partecipanti dopo aver effettuato il breve riassunto devono analizzare la lista completa delle diverse competenze e riflettere su quali sono state sviluppare nell’area di riferimento, relativa all’esperienza di volontariato.

6. Ogni gruppo ha a disposizione 5 minuti in plenaria per presentare il lavoro svolto.

7. al termine delle presentazioni dei 3

gruppi, sono lasciati altri 10 minuti per presentare il progetto I’VE, di cui questo workshop fa parte.

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Sintesi: Lo strumento permette di riflettere ed analizzare le competenze acquisite all’interno di esperienze di volontariato di breve termine e nei campi di volontariato internazionale.

Tecnica del World Cafè applicato all’analisi delle competenze.

Lavoro in gruppi.

Presentazione in plenaria.

3 tavoli, sedie (a seconda del n. dei partecipanti interessati a prendere parte all’attività).

6 cartelloni (3 per il modello del World Café e 3 per il breve riassunto del World Café’, che poi includerà l’analisi delle competenze specifiche).

3 copie del World Cafè Guided Questions.

String of competences per la parte del World Café - riassunto.

Pennarelli.

Colla.

Penne.

Fogli A4.

World Cafe_competences strings.pdf

Questo tool è stato selezionato durante la Toolfair italiana per partecipare, in rappresentanza dell’Italia, alla Toolfair internazionale che si è tenuta a Budapest a dicembre 2015.

Valutazione: -Note: -Documents/handhouts:

Lo strumento è stato creato da: LUNARIA

Materiali e risorse:

World Cafe of competences_Tool Fair_ENG.pdf, World Cafe_statements for the 3 tables.pdf

Link: http://educationaltoolsportal.eu/platform/ it/tools/world-caf%C3%A9%E2%80%99competences

Metodologia:

World Cafe of competences_Tool Fair_ITA.pdf

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di persone che ne possono disporre come meglio credono. Cyberbulli, istigatori, faker possono facilmente accedere ai nostri profili, commentare foto o pubblicare video che possono ledere la nostra immagine e la nostra credibilità anche nel mondo reale. I “like”, gli innocenti commenti e le condivisioni accelerano e potenziano l’attività dei cyberbulli, rendendo incontrollabile la diffusione on-line di foto, parole o video.

Tool logo:

Autore: Federica Ercoli FACEBULL Tipo di strumento: Attività

Obiettivi:

Argomenti affrontati: Comunicazione, L’inclusione sociale, Peer Education.

Comprendere le dinamiche relazionali e comunicative che si sviluppano sul web

Riflettere sulle conseguenze che immagini e video pubblicati, commenti “postati” e condivisioni possono avere sia sulla vita virtuale sia sulla vita reale

Analizzare i ruoli assegnati durante l’attività e quindi delle persone con cui è probabile entrare in contatto nel web, volontariamente o meno

Comprendere l’importanza di valutare attentamente le immagini e i “post” pubblicati e condivisi in quanto una volta on-line non possono più essere eliminati dal web

Riflettere sulla differenza tra gli amici reali e i followers

Educare ad un uso positivo della rete

Durata: 60-90 min Tipologia di destinatari: Perché l’attività riesca è necessario che tutti i ragazzi conoscano il social network Facebook e le modalità di utilizzo. È opportuno quindi valutare attentamente il target che si intende coinvolgere. Attività adatta dai 13 anni in su. Quanto al numero dei partecipanti, è possibile coinvolgere gruppi anche molto estesi. Più ragazzi prendono parte all’attività più ruoli possono essere assegnati (vedere descrizione delle fasi di realizzazione), più è facile valutare le tante possibili dinamiche relazionali e comunicative che si sviluppano sul web.

Esiti: Grazie alla dinamicità dell’attività e alla possibilità di dare spazio all’immaginazione, i ragazzi pur divertendosi hanno avuto occasione di ragionare insieme sulle dinamiche che si creano on-line attraverso il continuo uso dei social netowrk, e confrontarsi su opinioni a volte contrastanti in merito al disagio che tale uso può provocare sulla persona e sulle relazioni sociali.

Finalità: Facebull vuole essere invece un modo per mostrare e comprendere insieme la natura dei social network, nello specifico di facebook, e come tutto quello che pubblichiamo sui social diventa viene assorbito nel mondo virtuale, alla mercè

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Alla Fiera degli Attrezzi - La ToolFair in lingua italiana

È stato possibile così cogliere la visione che i giovani hanno in merito al web e alle relazioni on-line, ormai considerate un continuum con la vita sociale reale. A differenza delle previsioni iniziali, i giovani conoscono, chi più chi meno, le modalità di sicurezza messe a disposizione dai facebook e da altri social. Altra cosa, purtroppo, è l’attivazione effettiva di tali modalità.

Step by step process: Ad ogni partecipante viene dato un foglio e dei pennarelli, oltre che riviste e giornali dai quali ritagliare immagini, il primo obiettivo del gioco è quello di costruire il proprio profilo e la propria pagina, corredata di commenti,articoli, foto, ecc... Una volta terminata questa fase ciascuno, in silenzio, dotato di post-it commenta le pagine altrui innestando delle dinamiche comunicative. Nel corso dell’attività, alcuni partecipanti, a cui era stato precedentemente e segretamente assegnato uno specifico ruolo, gireranno tra le pagine facebull dei loro compagni per commentarle a seconda del compito che è stato loro assegnato. Perché l’attività riesca è necessario che tutti i ragazzi conoscano il social network Facebook e le modalità di utilizzo. È opportuno quindi valutare attentamente il target che si intende coinvolgere. È importante anche scegliere accuratamente i soggetti a cui assegnare gli specifici ruoli a cui abbiamo sopra accennato, il ruoli possono essere assegnati per affinità fra il carattere del ruolo e della persona che lo interpreta piuttosto che per opposizione. Il debriefing si concentra su una prima analisi della propria pagina, il conduttore può chiedere ai partecipanti se sia successo qualcosa di aprticolare e se vi sia nella loro pagine qualcosa che li mette a disagio o in imbarazzo, senza forzarli a leggere ad alta voce i commenti. Il conduttore dovrà aver cura di segnalare che il comportamento delle persone poteva derivare da un ruolo che gli era stato attribuito. Segue poi lo svelamento dei ruoli e la discussione sull’esperienza al di fuori del gioco: hai mai incontrato questo ruolo/situazione, come ti sei comportato? Sei soddisfatto del comportamento che hai tenuto in quella situazione? Ecc..

Background: Lo strumento è stato creato nell’ambito del progetto Non Bull-ARTI di Me e utilizzato come principale attività nei progetti successivi. Vuole essere un modo dinamico, partecipato e creativo per spiegare e riflettere quanto avviene sul web, nello specifico sui social network. Ogni immagine che pubblichiamo o ogni commento che “postiamo” diventa alla mercè di “amici” e followers che possono disporne come meglio credono. L’obbiettivo è stato educare ad uso positivo della rete valutando le conseguenze che l’uso scorretto di immagini personali o video possono avere nella vita reale.

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Alla Fiera degli Attrezzi - La ToolFair in lingua italiana

Sintesi: FACEBULL è un gioco di ruolo che simula il funzionamento di uno dei principali socialnetwork, Facebook, appunto, con il tentativo di far emergere alcune dinamiche proprie di alcune forme di violenza in rete.

Note: -Documents/handhouts: -Link: http://educationaltoolsportal.eu/platform/ it/tools/facebull

Metodologia: --

Lo strumento è stato creato da: Gruppo No Hate Speech Centro Studi Sereno Regis

Materiali e risorse:

Fogli A4

Questo tool è stato selezionato durante la Toolfair italiana per partecipare, in rappresentanza dell’Italia, alla Toolfair internazionale che si è tenuta a Budapest a dicembre 2015.

• Pennarelli •

Riviste e giornali

• Forbici • Colla • Post-it • Cartelloni Valutazione: Facebull è uno strumento utile e raccomandato per un’analisi approfondita del web e delle dinamiche on-line. È un’occasione per confrontarsi con i ragazzi facendoli partecipare in modo attivo e stimolando in loro la creatività. Se proposto a gruppi molto ampi è necessaria una precedente e accurata analisi dei materiali che si hanno a disposizione e dell’organizzazione dell’attività, soprattutto in merito alle modalità con le quali i “post” possono essere “pubblicati” sulle bacheche dei propri compagni (è necessario valutare attentamente lo spazio a disposizione) e all’assegnazione dei ruoli definiti precedentemente. Infine, è fondamentale fare in modo che ogni bacheca venga commentata.

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