di Giovanni Zardoni
LOST CHANCE Ascesa e caduta della Las Vegas brianzola Una folle idea anni 60 oggi in rovina
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CASA VOGUE
Situata sulle colline di Olginate, sopra Lecco, Consonno fino al 1928 faceva comune a sé: si producevano castagne e un portentoso sedano. Era abitato dalle stesse famiglie da sempre, ma nessuno possedeva la propria casa: l’intero paese apparteneva alla Immobiliare Consonno Brianza delle famiglie Verga e Anghileri, che nel gennaio del 1962 vendono la società al conte Mario Bagno. Eccentrico imprenditore, aveva messo gli occhi su Consonno, facilmente raggiungibile da Milano, per concretizzare un suo grande progetto: costruire una grande città dei balocchi, al posto dell’antico borgo. Il conte non si ferma davanti a nulla: casa dopo casa Consonno è rasa al suolo; si salvano solo la chiesa di San Maurizio con la canonica, e il cimitero. La collina viene abbassata con esplosivo e ruspe per migliorare il panorama e vedere il Resegone. I lavori stravolgono l’equilibrio idrogeologico dei luoghi: nel 1966 e nel 1967 varie frane interessano la zona. Consonno, anche se incompleta rispetto al progetto visionario di Bagno, che prevedeva anche un circuito automobilistico, nel 1968 è ormai una specie di Las Vegas della Brianza. Iniziano i suoi anni ruggenti che raggiungono l’apice tra i Sessanta e i Settanta. In migliaia affollano questo parco dei divertimenti dove si trova di tutto: da un improbabile minareto, a una galleria di negozi in stile arabeggiante; da cannoni, ad armigeri medievali; da sale da gioco, ai dancing; da sfingi egiziane, a pagode cinesi; da colonne doriche, al “Grand Hotel Plaza” con night club annesso. Consonno “funziona”, ma si moltiplicano anche le iniziative di protesta contro la distruzione del paese. Il colpo di grazia arriva nell’ottobre 1976, quando l’ennesima frana cade sulla strada di accesso. Una sorta di vendetta della Natura che isola Consonno dal mondo e gli riserva il destino ancora più tragico di “città fantasma”: restano poche famiglie e i palazzi abbandonati iniziano la loro decadenza.All’inizio degli anni Ottanta è aperta una casa di riposo nell’ex hotel, in una Consonno sempre più fatiscente. Nell’estate 2007 l’ospizio si trasferisce e restano solo due famiglie; da lì a poco i convenuti di un enorme “rave party” devastano la ex casa di riposo. Il Comune spinge con gli eredi del conte per un recupero della collina, ma finora non vi è ancora un progetto. Comune e Comunità Montana stanno cercando di riaprire la strada che sale da Olginate; dopo il rave gli edifici sono stati recintati, una ordinanza vieta di raggiungere il borgo di notte. Consonno è stata ed è oggetto di varie tesi di laurea: l’ultima in ordine di tempo propone di trasformare ciò che resta dell’edificio col minareto in centro benessere. Ma per ora il paese è più che mai una “città fantasma”.
Dall’alto a sinistra, in senso orario. Sul tetto dell’edificio che ospitava le botteghe, a Consonno. Dietro la cupola e lo pseudo minareto si vede il profilo del Resegone. Lo stesso edificio visto dal basso. Nel parco, rimane ancora la pagoda, un’altra delle “attrazioni” del paese dei divertimenti. Panoramica dalla terrazza del minareto; www.consonno.it. Foto di Sofia Pighetti.