AeD Printed

Page 1

September 7th, 2009

Published by: Anonymous

Aikido Stress Applications Unprintable Content (Video, Flash, etc.) Attacco imprevedibile Nelle arti marziali che partono dalla premessa di un combattimento totale, ossia senza limitazioni di regolamento, il primo problema che ci si pone è come superare la paura di fronteggiare un avversario che, carico di adrenalina, ha mille modi per attaccare e nessuna ragione per fermarsi. Geometrie dell’Aiki Conoscenza a Ventaglio Il m° Tissier definisce il passare dalle basi all’applicazione come un lavoro a ventaglio. Il ventaglio aperto rappresenta con ogni asta un principio specifico. Ogni principio si fonde con gli altri alla sua base, come ogni asta del ventaglio è unita alle altre nel fulcro. Applicare la conoscenza vuol dire essere in grado di chiudere il ventaglio e sovrapporre tutte le aste, convogliando tutti i principi in un unico comune denominatore.

Scene di caos durante tafferugli da stadio Applicazione Sebbene nella formazione e nel perfezionamento delle basi, la struttura della conoscenza si crea immancabilmente attraverso un gioco di codici, dovrebbe necessariamente arrivare il momento in cui la conoscenza viene applicata, il momento in cui si cerca di ricavare Ordine dal Caos, Geometria a partire dalla Confusione. Simbologia La visione di O Sensei del Budo era una visione Mistica, come finalità, ma Geometrica come strumento. Egli parlava sovente di Quadrato, Triangolo e Cerchio per definire le aree di lavoro, riferendosi alla maniera di lavorare l’ Attitudine (Quadrato), Taisabaki (il Cerchio) ed una ricerca dei giusti angoli (Triangolo).

Tessen Triangolo denominatore La scelta di tale denominatore è assolutamente relativa alla sensibilità di ognuno. Geometricamente parlando il ventaglio riproduce la forma del triangolo, che simboleggia gli angoli d’azione che accomunano, in Aikido, la pratica in Tachi, Hanmihandachi e Suwariwaza e che si ripropongono uguali in Aikido, Aikijo ed Aikiken.

Created using zinepal.com. Go online to create your own zines or read what others have already published.

1


September 7th, 2009

Published by: Anonymous

Ciò che differenzia base ed applicazione è la differente disposizione dell’aspetto temporale. Nella base partiamo sempre Soggetto dell’azione, nell’applicazione, costretti a comprendere la situazione prima di poter agire, partiamo sempre come Oggetto, mentre il ruolo di Soggetto è tutto da conquistare. Lavoro su sè Piuttosto che muovere le braccia distendendolein un’area che si definisce durante l’azione e che dunque riserva sempre delle sorprese, la strategia proposta è quella di muoversi tra i bersagli ed all’interno della propria figura, poichè sappiamo sempre, attraverso il feedback propiocettivo, come è disposta nello spazio.

Kamae Il triangolo a più livelli Se è vero che la forma del triangolo è presente, nella base, sia nel Kamae (Sankaku Tai) che nella scelta degli angoli d’azione (Shikoku), è anche vero che la stessa forma ricorre in un punto dell’azione che non siamo troppo avvezzi a formalizzare, ma che può diventare il fulcro attorno a cui le aste del ventaglio vanno a sovrapporsi: Il te sabaki, il movimento delle braccia. Dalla base all’applicazione Se nelle forme Kihon è possibile lavorare con un braccio alla volta, coprendo solo il lato su cui sappiamo che arriverà l’attacco, in applicazione, vale a dire nel Caos, non avrebbe senso lasciare un lato del corpo scoperto ed un braccio in disuso. Musashi amava dire che non avrebbe avuto senso morire con una katana nel fodero…

Nito ryu di Myamoto Musashi Applicazione e tempo

Te sabaki con le braccia distese, classico Ikkyo undo di base Triangolo e difesa contundente Posizionarsi a triangolo consente tre vantaggi da non sottovalutare. In primis la copertura su due lati. In secondo luogo la possibilità di utilizzare i vertici del triangolo come spigoli dissuasivi ed in terzo luogo conservare tutta l’energia potenziale per distendere le braccia in azioni taglienti.

Posizione del triangolo: evoluzione di Ikkyo undo Contundenze ed Arti Marziali

Created using zinepal.com. Go online to create your own zines or read what others have already published.

2


September 7th, 2009

L’esperienza maturata in secoli di corpo a corpo, indipendentemente dallo stile, ha portato l’Uomo a sviluppareun’attenzione particolare alla posizione più che al gesto.

Published by: Anonymous

Muay Thai, assorbire e distruggere xxxxxx

Una posizione contundente si è dimostrata la risposta più dissuasiva ad un attacco violento ed imprevedibile. Varie discipline, nate nei luoghi più remoti e disparati, hanno proposto alternative più o meno simili, pur partendo da strategie molto diverse: in ognuna di esse il Triangolo sembra essere la radice dell’ispirazione. Silat Malese, assetto da sfondamento xxxxxx

Pukulan, Trafiggere ed armare xxxxxx

Mae Muay, doppia protezione contundente xxxxxx

Keysi, Scudo contundente xxxxxx

Created using zinepal.com. Go online to create your own zines or read what others have already published.

3


September 7th, 2009

Published by: Anonymous

Il triangolo dunque non rappesenta uno schermo protettivo dietro cui ripararsi, ma una sorta di volante, attraverso cui dirigere l’azione ed in rapporto al quale poterla sviscerare. Atari L’ampiezza della figura triangolare mette a disposizione una serie di punti di contatto con cui entrare in connessione con l’attaccante: i vertici, come spigoli contundenti, permettono di rallentare gli attacchi sequenziati, mentre i lati, offrono un radar immediato, attraverso cui prendere informazioni sulla posizione e la qualità dell’attacco utilizzando il tatto piuttosto che la vista. Kuzushi

Krav Maga , Rhino xxxxxx

Rompere la struttura dell’attacco significa costringere l’attaccante ad occuparsi di sè piuttosto che di noi. In parole povere rappresenta il punto esatto in cui da Oggetto dell’azione è possibile diventarne Soggetto. Questa azione è ottenibile attraverso tre strategie: Squilibrio, Ribaltamento ed Impatto. Waza L’azione finale del processo è la finalizzazione della situazione attraverso un canale di controllo Aiki. Katame e Nage waza assumono una contingenza evidente, relativa alla sensibilità percettiva ed alla universalità delle forme studiate. Una delle parti più preziose del lavoro è la chiara definizione di Tecnica, applicabile in maniera assoluta e che non necessita della collaborazione del partner, dall’esercizio formativo, che viene eseguito in due ed è il risultato di due elementi cooperanti. Didattica

Pugilato, Guardia Il Triangolo e l’Aikido.

Ognuna di queste fasi va studiata singolarmente, definendone tre aree di lavoro specifiche Propedeutica, in cui si sviluppano le meccaniche corporali che consentono la padronanza della propria coordinazione, Tecnica, che permette la comprensione del gesto più economico ed efficace ed Applicativa , in cui, partendo dal Caos ci si sofferma fase per fase, per poterle interiorizzare e, in un secondo momento, sulla libertà di espressione e creatività.

Come si colloca il triangolo nella strategia Aikidoistica? Il focus on è sulle fasi di passaggio da Oggetto a Soggetto. Esso si compone di quattro fasi ben definite,all’interno delle quali il triangolo rappresenta la punta dell’Iceberg di un’area di lavoro vasta e ricchissima. Sabaki Il primo obiettivo è quello di rompere la strategia d’attacco. Uscire dalla linea, scegliendo un movimento che sia il più naturale possibile e che si sviluppi tutto su angoli morti. Sollevare le braccia in posizione triangolare permette di creare un evidente asse, che va dal vertice superiore al centro del triangolo, attorno a cui sviluppare lo spostamento.

O Sensei: Gassho ed Asami : il Triangolo meditativo ed Armato xxxxxx xxxxxx

Created using zinepal.com. Go online to create your own zines or read what others have already published.

4


September 7th, 2009

Published by: Anonymous

B. Gonzalez:Triangolo difensivo

P.Guillemin: Triangolo tagliente

xxxxxx xxxxxx

xxxxxx xxxxxx

C.Tissier: Proteggere, Sospendere, Minacciare con il Triangolo Dal Kenjutsu al Taijutsu: Genesi del Triangolo

M.Bacrathy: Triangolo in rotazione xxxxxx xxxxxx

Created using zinepal.com. Go online to create your own zines or read what others have already published.

5


September 7th, 2009

Published by: Anonymous

Koji Kamae o Jodan Kamae: Il triangolo è obbligato per caricare e, allo stesso tempo, poter guardare l’avversario xxxxxx

Rispettando gli angoli, le braccia possono sostituirsi al ken xxxxxx

Passaggio per Hasso Gaeshi: il triangolo ruota su sé stesso grazie al movimento di controanca (Hitoemi xxxxxx

Triangolo in Tai Jutsu. La mancanza di appoggio per le mani crea un punto debole per la struttura, per chi non ha uno sviluppo marcato dei muscoli pettorali xxxxxx

Kurai dachi. Posizione classica del Kashima Shinryu, sfrutta la contundenza dei vertici del triangolo per difendersi ed attaccare contemporaneamente xxxxxx

Nel Kenjutsu questo problema viene risolto in “Asami” poggiando la base delle mani sulla fronte xxxxxx

Created using zinepal.com. Go online to create your own zines or read what others have already published.

6


September 7th, 2009

Published by: Anonymous

può far male nei limiti cmq del dojo. ma con certe protezioni ciò non può avvenire. scusate e grazie. Interessante commento. Le capacità si riducono al 5%, in situazione di pericolo reale. E’ un dato di fatto: di fronte a questa asserzione viene spontaneo chiedersi quanto sia importante, ai fini dell’efficacia, l’acquisizione dei dettagli tecnici e quanto invece possa essere importante imparare a liberare il proprio istinto. Ciò di cui l’aikido difetta, come metodo e nell’area di studio (che nella nostra disciplina è solo facoltativa) dedicata all’applicazione, è un lavoro sotto stress. Quello a cui tu ti riferisci, in maniera molto interessante, è uno stress già elevato, a cui si può far fronte solo quando la disciplina ha selezionato didatticamente le azioni probabili da quelle solo “possibili”.

Triangolo completo Fabio Branno Complimenti, un articolo dal quale si intuisce competenza, ricerca, riflessione e studio in un campo , come quello aikidoistico, nel quale si trascinano vecchi modelli e pensieri… ed imitazione pedissequa senza riscontri e pudori. Finalmente il coraggio della verità e della ricerca…del dubbio e del confronto. Davvero non esiste in Italia un contesto come A.R.C.A nel quale si fa veramente e seriamente ricerca e sperimentazione …mi auguro che altri prendano ad esempio.Complimenti Fabio. ancora grazie del sostegno a tutti quanti. Stiamo lavorando, con molto entusiasmo, all’integrazione degli angoli morti e dei triangoli (che col tempo vanno moltiplicandosi) nel percorso di base. Presto ne avrete notizie. Buone feste FB ritengo che per ottenere una pratica più vicina al reale si debba avere attacchi più veritieri che troppo spesso, essendo scomodi, non vengono mai portati nei nostri dojo. occorrerebbe quindi semplicemnte adottare protezioni adeguate come un casco da scherma (basta guardare su youtube: danilo rossi). il triangolo qui citato è l’essenza del kali. è una figura geometrica semplice che gia Pitagora esaltava e studiava. ricordiamoci poi che in una situazione di stress le nostre capacità di utilizzo delle tecniche che padroneggiamo usualmente si riduce ad un misero 5%. è quindi la semplicità la soluzione. e gli ingressi nella guardia avversaria con i cosiddetti atemì sono fondamentali ma spesso non vengono portati per paura di ferire il nostro compagno. da qui la necessità secondo me di avere protezioni opportune. il triangolo va bene ma serve qualcosa in più. prima di tutto l’aikido è un’arte marziale che esige una pratica seria. non è semplice ginnastica. bisogna accettare un attacco sincero che

Lo studio a cui mi sto dedicando è teso ad applicare una sorta di “valvola” per monitorare ed aumentare gradualmente il livello di stress nelle azioni, per poterle selezionare e definire così un’area didattica completa. L’intenzione è quella di poter lavorare anche con protezioni ed attacchi più aggressivi senza perdere lo spirito della disciplina. grazie e ciao!! FB Complimenti per il tuo video e il tuo impegno nello sviluppo e crescita dell’Aikido. Le teorie del “cerchio” o del “triangolo” sono entrambe valide, specie se assimilate entranbe per lo sviluppo del proprio BUDO, senza necessariamente bocciarne una a vantaggio dell’altra. Così come la teoria del cerchio dell’Aikido o la teoria del triangolo nelle altre arti marziali, sport marziali o lotte marziali che siano, sono degne del massimo rispetto; naturalmente inquadrate nella logica della propria disciplina. A mio parere, l’efficacia di un’arte marziale va ricercata principalmente nella personalità del praticante stesso, sia che questi segua uno schema a triangoli o a cerchi. Un professionista in situazioni reali, riuscirà a destreggiarsi senza riflettere e senza usare schemi predefiniti. Io personalmente ammiro il tuo lavoro e lo condivido inquanto nel mio Aikido c’è tanto wing chun insegnatomi da Sifu FIES; arte marziale che sviluppa le sue techiche con movimenti triangolari. Il tuo articolo è interessante perchè fa capire che a volte è necessario uscire dagli schemi; solo così un ARTEMARZIALISTA potrà definirsi un artista marziale, ovvero colui che con arte e creatività riesce ad essere MARZIALE ( da Marte dio della guerra). Concetto ormai reso omeopatico da insigni maestri che hanno perso di vista il concetto della “marzialità” . Complimenti, come sempre vai alla grande!

Created using zinepal.com. Go online to create your own zines or read what others have already published.

7


September 7th, 2009

Concordo. Nelle varie applicazione si dovrebbero usare delle protenzioni, questo servirebbe a tutti, chi attacca può farlo con più decisione senza avere la paura di far male al compagno, rispettando i limiti del dojo, chi si difende può averere la percezione fisica di cosa significa ricevere un attacco in modo “molto energico” e cosa succede all’avversario quando si applica la nostra difesa. Personalmente ho provato e devo dire che è stato molto istruttivo. Ciao e un saluto a tutti. Mi permetto di osservare che a mio modesto parere, l’uso delle protezioni nella pratica dell’AIKIDO induce il praticante a tecniche più dure e meno fluide, a danno di una crescita tecnica che non rispecchia i parametri del fondatore. Per i meno attenti, l’AIKIDO è un’arte marziale, non uno sport marziale o una lotta marziale, ecco perchè non ci sono coppe, (se non per contenere gelati alla fragola) ed allori (molto utili per tisane contro mal di pancia). Se poi abbiamo bisogno di vedere cosa succede con un Aikido reale, basta incontrarsi con i propri allievi (da shodan in su) e divertirsi a suonarsele con le opportune protezioni; dopo di chè trasportare i risultati di questa esperienza, durante una lezione e spiegare a tutti gli allievi cosa può succedere in uno scontro reale, e studiare insieme. E’ facile scivolare nella banalità, affinchè ciò non avvenga penso che bisogna seguire una linea didattica che rispecchi il pensiero del fondatore. Il m° LONGHEIRA ha fatto un video della serie “sono un duro” come SEAGAL vedetelo pure e poi capirete! A mio avviso L’Aikido è come un evidenziatore, se passato su una frase accentua e mette in evidenza il suo significato. Un duro, diventerà MOLTO DURO. Un idiota, diventerà un GRANDE IDIOTA. Non credo che servano guantoni e casco per diventari dei combattenti. Il combattente è colui che evita SEMPRE uno scontro, e quando questo sarà necessario.. il suo avversario non avrà il tempo di capire cosa è successo, non servirà un casco perchè il suo colpo non dovrà nemmeno partire. Se qualcuno accende un candelotto di dinamite per lanciartelo addosso.. non bisogna fare altro che soffiare sul suo fiammifero affichè questi non abbia la possibilità di accendere la miccia!! Spero che questo mio commento non abbia turbato ed offeso i miei colleghi ed i loro allievi, è stato un modo semplice e sincero per dire loro di non rovinare L’Aikido con tutte queste ricerche di realtà marziale, altrimenti significa che abbiamo PROPRIO sbagliato BUDO e dovremo rivolgerci a qualcosa di più immediato e che ci dia l’illusione della invincibilità. Ciao a tutti da Gianni Martucci NON SI STUDIA AIKIDO PER FARE A BOTTE PER LA STRADA MA PER MIGLIORARE IL PROPRIO SPIRITO,

Published by: Anonymous

LA FORMA ESTETICA DEL WAZA , RICERCANDO L’UNIONE MENTE.CORPO…NELL’EPOCA DELLE ARMI AUTOMATICHE L’AIKIDO NON SERVE . IL MAESTRO TSUDA ALLIEVO A SUO TEMPO DI OSENSEI ,RACCONTA IN UN SUO LIBRO DI UN JUDOKA DI GRADO DAN CHE COINVOLTO IN UNA RISSA APPLICO’ HANEGOSHI AL SUO AGGRESSORE CHE RISPOSE CON UN FENDENTE DI COLTELLO AL FIANCO,IL JUDOKA MORI’…TSUDA OSSERVAVA CHE PARADOSSALMENTE SE LA VITTIMA NON AVESSE PRATIVATO ARTI MARZIALI FORSE SAREBBE SOPRAVVISSUTO E FORSE AVEVA RAGIONE

I 47 Ronin Unprintable Content (Video, Flash, etc.) L’ANTEFATTO:La storia dei 47 ronin è una delle più celebrate dell’epopea dei samurai e lo fu ancora di più perchè si verifico proprio nel momento in cui la classe dei bushi (1) stentava a mantenere il proprio senso d’identità, di casta di guerrieri in epoca di duratura pace, classe sociale priva di ogni funzione. La storia può essere iniziata partendo dagli insegnamenti di Yamaga Soko (1622 _ 1685) un influente pensatore che scrisse un considerevole numero di opere sullo spirito del guerriero e sul significato dell’essere samurai. I suoi scritti ispirarono certamente Oishi Kuranosuke Yoshio, samurai e seguace del Signore Asano Takumi no kami Naganori (1667-1701), capo di un ramo del potente clan Asano, signore del castello di Ako, nella provincia di Harima. Accadde che Asano fu scelto dallo Shogun (2), Tokugawa Tsunayoshi, per essere uno dei Daimyo (3) inviati presso la Corte di Kyoto in visita ufficiale alla famiglia imperiale. Per assisterlo in questo suo nuovo dovere gli fu assegnato il principale maestro di protocollo del Bakufu (4), Kira Kozukenosuke Yoshinaka (1641-1702), col compito d’istruirlo sull’etichetta di corte. Kira, pare che avesse un carattere a volte difficile e che si aspettasse di essere ricompensato con denaro e regali di valore per il lavoro mentre Asano lo riteneva un incarico svolto semplicemente per dovere su incarico dello shogun. Tra i due crebbe una forte antipatia e Kira fece ogni sforzo per mettere in imbarazzo il suo allievo. Finquando, nell’aprile del 1701, la situazione esplose nel palazzo dello Shogun. Kira insultò Asano ancora una volta, tanto da costringerlo a sfoderare la spada ed a cercare di colpirlo. Kira fu solo ferito dall’attacco ed Asanno fu posto sotto custodia. Colpire un altro uomo come gesto di rabbia era contro la legge, fare questo nella casa dello Shogun era impensabile.

Created using zinepal.com. Go online to create your own zines or read what others have already published.

8


September 7th, 2009

Published by: Anonymous

Asano non fece neanche il più piccolo tentativo per difendersi durante gli interrogatori dicendo che non avrebbe voluto dare questa seccatura allo Shogun e rammaricandosi solo di non essere riuscito ad uccidere Kira.

Oishi abbandonò la moglie e la famiglia e cominciò a frequentare le case malfamate di Edo (9) gozzovigliando in compagnia di prostitute e facendosi coinvolgere in risse tra ubriachi.

Dopo che l’o-metsuke (5) dello Shogun ebbe completato le investigazioni il Bakufu emise la sua sentenza invitando Asano a compiere seppuku (6) e decretando la confisca dei beni per oltre 50.000 koku (7) ad Ako, feudo di Asano, nonchè la condanna agli arresti domiciliari del fratello Daigaku e lo scioglimento del contingente di 321 samurai.

In una occasione, un samurai di Satsuma incrociò Oishi ubriaco in strada e gli sputò addosso dicendogli che non era più un vero samurai.

Ad Asano non restò che accettare la sentenza e salvare il proprio onore commettendo suicidio.

Fu a questo punto che i ronin colpirono.

Valutate tutte queste cose, Kira cominciò a pensare di non essere in pericolo e nel corso di un anno rilassò la guardia. 47 di loro si riunirono il 14 dicembre del 1702 (12 avevano ceduto ed erano tornati alle loro famiglie) e, dopo aver recuperato dal nascondiglio armi ed armature, si prepararono a cogliere la loro vendetta in quella stessa notte nevosa. Giunti al palazzo di Kira, in Edo, si divisero in due gruppi ed attaccarono senza alcun indugio. Il primo gruppo scavalcando la recinzione sul lato posteriore del palazzo mentre il secondo forzava l’ingresso principale abbattendone il cancello con un maglio. I 61 samurai di Kira furono presi completamente di sorpresa, risposero con spirito e tentarono di resistere, ma furono letteralmente travolti, molti perirono o furono seriamente feriti, mentre solo uno dei ronin perse la vita nell’attacco.

LA VENDETTA DEI 47 RONIN:Quando la sfortunata notizia raggiunse il castello di Asano i suoi abitanti furono trascinati dal clamore e si impegnarono in focose discussioni circa il da farsi. Alcuni erano favorevoli ad accettare il loro destino ed a disperdersi mentre un altro gruppo era intenzionato a difendere il castello e a dare battaglia al Bakufu. Oishi Kuranosuke, raccomandò ai sostenitori di Asano di abbandonare il castello e di lasciare che la confisca avvenisse pacificamente e di lottare per riabilitare il nome della famiglia Asano e nello stesso tempo preparare la vendetta nei confronti di Kira. Così, il gruppo dei samurai di Asano - ormai ronin (8) cominciarono a preparare un accurato piano di vendetta. Kira non era uno stupido ed aspettandosi qualche attentato alla sua vita da parte degli uomini di Asano incrementò la sua guardia personale e le misure di sicurezza. Il piano di Oishi fu in primo luogo di placare ogni sospetto prendendo tutto il tempo necessario in attesa del momento giusto. Per questo scopo finale i 59 ronin che aderirono al piano di Oishi nascosero le loro armi e le armature prima di disperdersi ostentatamente, alcuni cercando lavoro mentre altri, tra i quali lo stesso Oishi, abbandonandosi a vita randagia come se avessero perso ogni speranza per il loro futuro.

Kira fu scovato nascosto in un ripostiglio e portato al cospetto di Oishi il quale gli offrì la possibilità di suicidarsi. Kira non rispose e Oishi gli tagliò la testa con la stessa spada che Asano aveva usato per darsi la morte. La testa di Kira, pulita e lavata, fu riposta in una cesta e portata al Sengakuji (10), dove Asano era stato cremato. La testa di Kira e la spada di Asano furono quindi poste ai piedi della tomba del signore di Ako per onorarne lo spirito. EPILOGO:L’assassinio di Kira mise il Bakufu in grande difficoltà. Dopo tutto i 46 ronin superstiti non avevano fatto altro che mostrare la lealtà verso il proprio signore come ci si sarebbe aspettato da un qualunque vero samurai, secondo quegli ideali di onore e rispetto del dovere propugnati da molti uomini come Yamaga Soko. In più, la decisione di costringere Asano al suicidio e di confiscare i beni del suo dominio senza intraprendere alcuna azione nei confronti di Kira e delle sue responsabilità nella vicenda, non era stata accettata con favore e non era stata assolutamente una decisione popolare, tanto che ad un certo punto anche uno degli ispettori incaricati delle indagini aveva protestato contro il verdetto ed era stato degradato. Nondimeno il Bakufu decise che il mantenimento dell’ordine dovesse prevalere e così ai ronin fu ordinato di suicidarsi. Sentenza suggerita da un famoso studioso Confuciano, Ogyu Sorai (1666-1728). I ronin furono divisi in quattro gruppi ed affidati alla custodia di quattro differenti daimyo, Hisamatsu (Matsudaira)

Created using zinepal.com. Go online to create your own zines or read what others have already published.

9


September 7th, 2009

Published by: Anonymous

Sadanao, Hosokawa Tsunatoshi, Mizuno Kenmotsu e Mori Tsunemoto.

gura, che divenne subito un classico della letteratura giapponese.

Il 4 febbraio 1703 Oishi e i suoi ronin procedettero ad eseguire la sentenza. I loro corpi furono quindi portati al Sengakuji per essere cremati tutti assieme e tumulati vicino ad Asano.

Alla fine, la storia di Oishi e dei suoi ronin si trasformo in una specie di leggenda continuando ad ispirare scrittori e registi di teatro, cinema e televisione.

La leggenda narra che il samurai di Satsuma si recò al santuario e si aprì il ventre per espiare la colpa di aver insultato Oishi sputandogli addosso.

Ancora oggi il Sengakuji è molto popolare a Tokyo ed è meta di moderni ammiratori di quella lealtà coraggiosa che fu espressione della cultura samuraica del periodo Edo.

La vendetta dei 47 ronin continuò ad alimentare controversie per tutto il periodo Edo.

NOTE: (1) Bushi: letteralmente significa guerriero, combattente, deriva da Bu = combattere e shi = uomo, il termine indicava gli appartenenti alla casta dei samurai. (2) Shogun: capo del governo, deteneva il potere assoluto nel Giappone feudale, dove l’Imperatore assolveva ad un ruolo esclusivamente formale privo di ogni reale potere. (3) Daimyo: letteralmente significa grande nome, dai = grande, myo = nome della casata, con questo termine si indicavano i feudatari dell’epoca shogunale, anch’essi appartenenti alla casta dei samurai. (4) Bakufu: era il governo dello Shogun, letteralmente: governo della tenda. (5) O-metsuke: ispettore generale della polizia dello Shogun. (6) Seppuku: suicidio rituale.

Alcuni sostenevano che Oishi e i suoi uomini di fatto errarono ad aspettare così a lungo rischiando che Kira, avendo più di 60 anni, morisse per cause naturali, rendendo vano il loro piano. Questa fu ad esempio la posizione di Yamamoto Tsunetomo (autore dell’Hagakure). Lo studioso confuciano Sato Naotaka (1650-1719) criticò i ronin per essere entrati in azione quando la questione dell’ordine dello Shogun per Asano di suicidarsi era ormai questione chiusa e finita.

(7) Koku: unità di misura utilizzata per il riso, 180 litri circa, era equivalente al fabbisogno di un uomo per un anno; il koku veniva utilizzato come unità monetaria, gli stessi daimyo misuravano in koku le proprie ricchezze e rendite. (8) Ronin: letteralmente uomo onda, erano samurai senza padrone, senza un signore da servire. Samurai sbandati che erano stati al servizio di Daimyo decaduti o sconfitti. (9) Edo: l’odierna Tokyo, capitale dello shogunato Tokugawa.

Inoltre d’accordo con Tsunetomo deprecò il fatto che i ronin non si fossero suicidati spontaneamente presso il Sengakuji dopo che il loro obiettivo era stato raggiundo.

(10) Sengakuji: tempio di sengaku in Tokyo.

Poichè consegnandosi al Bakufu ed assogettandosi al giudizio sembrava che avessero sperato in una pena leggera e di continuare a vivere senza provare alcuna vergogna per i crimini comunque oggettivamente commessi.

OISHI KURANOSUKE YOSHIKATSU, 45 anni, katana, wakizashi, te yari YOSHIDA CHUZAEMON KANESUKE, 64 anni, katana, wakizashi, naga yari HARA SOEMON MOTOTOKI, 56 anni, katana, wakizashi, te yari KATAOKA GENGOEMON TAKAFUSA, 37 anni, katana, wakizashi, te yari MASE KYUDAIU MASAAKI, 63 anni, katana, wakizashi, o-yumi ONODERA JYUNAI HIDEKAZU, 61 anni, katana, wakizashi, te yari HAZAMA KIHEI MITSUNOBU, 65 anni, katana, wakizashi

Allo stesso tempo Naotaka riservò a Kira parole severissime, chiamandolo codardo ed incolpandolo di tutte le morti avvenute negli eventi da lui scatenati. Altri scrittori non condivisero questa visione. Uomini come Asami Yasuda (1652-1711) che difese il comportamento dei ronin ritenendolo appropriato senza costituire una sfida alle decisioni del Bakufu, e Chikamatsu che dalla vicenda trasse un’apprezzatissima opera, il Chushin-

APPENDICE: Di 33 dei 47 ronin sono note l’identità e le armi:

Created using zinepal.com. Go online to create your own zines or read what others have already published.

10


September 7th, 2009

ISOGAI JYUROZEMON MASAHISA, 25 anni, katana, wakizashi, te yari HORIBEI YAHYOE AKIZANE, 77 anni, katana, wakizashi, naginata CHIKAMATSU KANROKU YUKISHIGE, 34 anni, katana, wakizashi, naga yari TOMIMORI SUKEEMON MASAYORI, 34 anni, katana, wakizashi, naga yari SHIOTA MATANOJYO TAKANORI, 35 anni, katana, wakizashi HAYAMI TOZAEMON MITSUTAKA, 42 anni, katana, wakizashi, o-yumi AKABANE GENZO SHIGEKATA, 35 anni, katana, wakizashi OKUDA MAGODAIU SHIGEMORI, 57 anni, katana, wakizashi YADA GOROEMON SUKETAKA, 29 anni, katana, wakizashi OISHI SEZAEMON NOBUKIYO, 29 anni, katana, wakizashi, yari OISHI SHIKARA YOSHIKANE, 16 anni, katana, wakizashi, yari HORIBE YASUBEI TAKETSUNE, 34 anni, katana, wakizashi NAKAMURA KANSUKE MASATOKI, età sconosciuta, katana, wakizashi, naga yari SUGANOYA HANNOJYO MASATOSHI, 44 anni, katana, wakizashi FUWA KAZUEMON MASATANE, 34 anni, katana, wakizashi KIMURA OKAUEMON SADAYUKI, 46 anni, katana, wakizashi OHIBA SABUROBYOE MITSUTADA, 51 anni, katana, wakizashi, o-yumi OKANO KINUEMON KANEHIDE, 24 anni, katana, wakizashi, jyumonji yari KAIGA YAZAEMON TOMONOBU, 54 anni, katana, wakizashi OTAKA GENGO TADAO, 32 anni, katana, wakizashi OKAJIMA YASOUEMON TSUNEKI, 38 anni, katana, wakizashi YOSHIDA SAWAUEMON KANESADA, 29 anni, katana, wakizashi, naga yari TAKEBAYASHI TADAHICHI TAKASHIGE, 32 anni, katana, wakizashi, naga yari KURAHASHI DENSUKE TAKEYUKI, 34 anni, katana, wakizashi HAZAMA SHINROKURO MITSUKAZE, 24 anni, katana, wakizashi, te yari MURAMATSU KIHEI HIDENAO, 62 anni, katana, wakizashi, naga yari

Published by: Anonymous

O-Yumi: arco lungo e asimmetrico. http://digilander.libero.it/yama_san/47ronin.html Ronin, letteralmente “uomini onda” “uomo alla deriva”, è il termine giapponese che designava il samurai rimasto senza padrone o per la morte di quest’ultimo o per averne perso la fiducia. Nel Giappone moderno, il termine ha una valenza negativa, tranne nel caso dei cosiddetti “47 ronin”. Questo tipo di samurai aveva una doppia natura, da una parte era un guerriero errante disposto a lavorare per chiunque lo pagasse, dall’altra poteva arrivare ad unirsi ad altri come lui e creare scompiglio nei villaggi saccheggiandoli e creando confusione. Pur continuando a fare parte dell’elevata casta dei samurai i ronin potevano mettersi al servizio del popolo, insegnando arti marziali e di guerra, facendosi assumere come guardie del corpo (yojimbo), oppure difendendo il villaggio da aggressioni esterne. Se un samurai uccideva un ronin non doveva temere nessuna vendetta e questo rese i ronin una facile preda dei samurai più potenti, i quali nutrivano anche un certo disprezzo per questi guerrieri erranti. Durante il periodo Tokugawa i ronin aumentarono considerevolmente, conseguenza della soppressione di molti feudi; per il loro spirito autonomo e bellicoso contribuirono alla disfatta del governo Tokugawa, confermandosi guerrieri abili e temibili persino dal più valoroso e potente samurai. Nel X secolo il termine ronin andava a indicare i contadini che per evitare tasse troppo onerose abbandonavano le loro terre per trasferirsi in regioni non ancore sottomesse dall’autorità o dai monasteri buddisti.

Glossario armi Katana: spada lunga Wakizashi: spada corta Yari: lancia (Jyumonji yari, Naga yari, Te yari, vari tipi di lancia di lunghezze differenti e dai differenti tipi di punta). Naginata: alabarda. Created using zinepal.com. Go online to create your own zines or read what others have already published.

11


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.