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Capire come si sviluppa il tumore dell’ovaio
Uno studio pubblicato sull’International Journal of Cancer fornisce importanti informazioni sul tumore dell’ovaio più diffuso e aggressivo, il carcinoma ovarico sieroso di alto grado. I ricercatori hanno individuato alterazioni molecolari con valore prognostico e predittivo, quindi in grado di informare sull’evoluzione del tumore e sull’effi cacia dei trattamenti. Per farlo sono partiti dalle cellule cancerose di una paziente per poi condurre esperimenti e analisi usando anche database internazionali e animali di laboratorio. Lo studio suggerisce inoltre come l’inibizione di una particolare proteina potrebbe permettere di vincere la chemioresistenza della neoplasia dovuta alle cellule staminali tumorali. “Le alterazioni identifi cate potrebbero diventare bersagli di farmaci mirati, per offrire nuove opzioni terapeutiche anche per questo tumore così temibile” spiega il coordinatore Ugo Cavallaro, dell’Istituto europeo di oncologia di Milano.
Un passo in avanti per i bambini
Una terapia per la leucemia mieloide acuta
In uno studio sul neuroblastoma, un tumore che colpisce soprattutto i più piccoli, il team di ricercatori del CEINGE–Biotecnologie avanzate e dell’Università Federico II di Napoli guidato da Mario Capasso ha analizzato alcune regioni del genoma che, pur non contenendo istruzioni per produrre proteine, influenzano l’espressione dei geni: i cosiddetti intensificatori (enhancer in inglese). A seguito di diversi esperimenti, che hanno visto l’utilizzo di campioni di tumore, linee cel-
Il gruppo di ricerca coordinato da Chiara Bonini all’Ospedale San Raffaele di Milano ha sviluppato, in collaborazione con una società statunitense, una possibile terapia cellulare contro la leucemia mieloide acuta, basata sull’utilizzo di linfociti T ingegnerizzati in grado di riconoscere specifi camente le cellule del tumore. I ricercatori si sono focalizzati sui recettori presenti sulla superfi cie dei linfociti T (TCR) grazie ai quali queste cellule possono svolgere il proprio ruolo. Così, i TCR di linfociti isolalulari e tecniche di bioinformatica avanzata, sono state identificate alcune di queste regioni nel genoma del neuroblastoma che contengono più mutazioni rispetto alle altre zone del DNA. I ricercatori hanno poi individuato tre geni modulati da questi elementi già noti per essere coinvolti nello sviluppo dei tumori e che potrebbero essere utilizzati come bersagli terapeutici e per predire la prognosi della malattia. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Cancer Research.
ti da pazienti sono stati sostituiti con altri isolati da donatori sani e in grado di riconoscere una determinata proteina tumorale. I risultati degli esperimenti di laboratorio sono promettenti e hanno portato all’approvazione in alcuni Paesi di una sperimentazione clinica, ma solo in una determinata tipologia di pazienti. C’è ancora molto lavoro da fare e i ricercatori sono già all’opera per superare gli ostacoli.