Airplanes 2 2015

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Periodico di Aeronautica e Spazio iscritto al n° 47/2007 del registro della stampa presso il tribunale di Roma - Editore Associazione IDEAE - via Gianfilippo Usellini, 434 - 00125 Roma - Direttore Responsabile Alessio Piano www.airplanesmagazine.it - cod. fisc. e p. IVA 09339321003 - Finito di stampare nel mese di maggio 2015 presso LitografTodi - Todi - Anno 9 - numero 2 - maggio 2015. Fotografie Aeronautica Militare



PAN decollo effettuato!

I dieci velivoli della Pattuglia Acrobatica Nazionale sono già schierati in testata pista. Dopo il “ready for take off” manca solo l’autorizzazione della torre. Sguardi rivolti al cielo: arrivano le “Frecce Tricolori”!

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on il sorvolo sui cieli di Milano per inaugurare ufficialmente Expo 2015, l’evento di portata globale più importante dell’anno, organizzato per questa edizione dal nostro Paese, è partita la nuova Stagione acrobatica delle “Frecce Tricolori”. Una Stagione certamente particolare che, almeno sul piano emozionale, non può essere come tutte le altre. Quest’anno ricorre un anniversario importante, che contribuisce ad alimentare quella meravigliosa storia di eccellenza tutta italiana che va avanti fin dal 1961. Cinquantacinque anni sui cieli di tutto il mondo rappresentano un traguardo davvero speciale, raggiunto grazie a quelli che, da sempre, costituiscono i valori di riferimento di una squadra affiatata e coesa qual è la Pattuglia Acrobatica Nazionale: passione, sacrificio, professionalità. Saranno 25 gli appuntamenti di quest’anno, in Italia e all’estero, nel segno della promozione di un intero sistema Paese, per portare alto con fierezza il nome dell’Italia e il suo Tricolore. Rispetto alla passata Stagione, tante le new entry tra le tappe nazionali: da Peschiera del Garda a Ischia, da Reggio Calabria ad Alba Adriatica, da Parma a Livorno. E sul fronte internazionale, sebbene sul calendario siano riportati due appuntamenti in meno della passata Stagione, sempre nell’ottica ormai consolidata di un reciproco scambio con le forze aeree di altri Paesi, le

“Frecce” saranno a Luxeuil (Francia), a Culdrose (Regno Unito), a Radom (Polonia), a Sliac (Slovacchia), e a Sanicole (Belgio). La formazione di quest’anno si presenta con un solo inserimento, il cap. Luca Galli, che ricoprirà la posizione di “Pony 9”. Sostanzialmente, quindi, l’ossatura è rimasta quella precedente con un capo formazione, il magg. Caffelli, alla sua terza stagione e un numero 6 alla sua seconda stagione, che ha ben fatto figurare le “Frecce Tricolori” lo scorso anno al suo esordio. Il cambiamento è rappresentato dalla posizione di “Pony 10”, quella del solista, ricoperta nel 2015 dal cap. Filippo Barbero, che ha comunque alle spalle anni di esperienza in formazione. «Abbiamo voluto presentare – ha detto il t. col. Jan Slangen, comandante della PAN – una formazione che rappresentasse una solidità speciale proprio per poter affrontare al meglio tutti gli eventi della stagione 2015 e, a maggior ragione, questo 55° anniversario». Proprio per restare in tema, ovviamente ricordiamo a tutti che l’appuntamento più importante di quest’anno si svolgerà a Rivolto i prossimi 5 e 6 settembre, quando sulla base friulana saranno presenti le più prestigiose pattuglie acrobatiche del mondo. Come di consueto, allora, non ci resta che fare ai nostri ragazzi un grosso in bocca al lupo e rivolgere lo sguardo al cielo per l’ennesima esibizione mozzafiato!

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Comando delle Scuole A.M. 3ª Regione Aerea

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l Comando delle Scuole dell’A.M., noto in precedenza come “Ispettorato delle Scuole” e successivamente come Comando Generale delle Scuole con sede sull’aeroporto di Guidonia, dal 1° luglio 2008 ha cambiato denominazione e sede (Bari) ed è stato oggetto di una profonda trasformazione ordinativa. L’Ente è comandato da un Generale di Squadra Area che dipende dal Capo di S.M.A.. Con Decreto del Ministro della Difesa del 2 novembre 2007 è stata autorizzata, a decorrere dal 1° gennaio 2008, l’adozione dei seguenti provvedimenti: – riorganizzazione del Comando Scuole di Guidonia in Comando delle Scuole dell’A.M./3ª Regione Aerea su Bari; – riorganizzazione della 3ª Regione Aerea di Bari in

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Comando delle Scuole dell’A.M./3ª Regione Aerea su Bari; – soppressione del Comando Scuole di Guidonia; – soppressione della 3ª Regione Aerea di Bari. In buona sostanza i due Comandi si sono fusi su Bari dando vita ad un nuovo Comando di Vertice che assolverà tutte le funzioni precedentemente assegnate ai due disciolti Organismi. Il disegno s’inquadra nella costante opera di ricerca da parte della F.A. di ottimizzare le proprie risorse. Tutti gli Elementi di Organizzazione dedicati all’autofunzionamento dei due Comandi sono stati posti a fattor comune ed il nuovo organismo unificato si caratterizza solamente per il raggiungimento del “core businnes” precedentemente


assegnato. Le risorse umane necessarie a tale trasformazione sul sedime di Bari non sono pervenute unicamente dal sedime di Guidonia (destinate ad altri progetti che la F.A. ha su tale Aeroporto), ma sono state liberate sostanzialmente da altri processi di riorganizzazione che hanno coinvolto l’area di Bari. Dal 1° luglio 2008 il Quartier Generale della 3ª Regione Aerea di Bari Palese ha assunto la nuova denominazione di Quartier Generale del Comando Scuole dell’A.M./3ª Regione Aerea. L’organigramma del nuovo Comando di Vertice assomma, pertanto, le strutture organizzative dei due Comandi in esso confluiti ed è stato disegnato sotto l’urgenza e la necessità di operare e gestire la complessa fase transitoria. Esso necessite-

rà, pertanto, di un’opera di affinamento e revisione ordinativa allo scopo di ottimizzarne le strutture e le risorse. La missione assegnata al Comando Scuole dell’A.M./3ª Regione Aerea è la seguente: – assicurare sulla base delle direttive e delle deleghe ricevute, la selezione e le attività correlate al reclutamento del personale da immettere in F.A.; – provvedere, per il suddetto personale, alla sua formazione militare e culturale propedeutica al successivo addestramento ed impiego, ivi compreso quello dirigenziale e, nei casi contemplati, del personale di altre FF.AA., Corpi ed Organismi nazionali ed esteri; – assicurare le funzioni territoriali e di collegamento con gli Enti e le Amministrazioni Territoriali.

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Una SQUADRA in VOLO S

intetizzare in 25 minuti di volo le capacità e l’ingegno di un’istituzione militare e di un intero Paese. Questo fanno le “Frecce Tricolori”, raccogliendo l’esperienza e l’addestramento di più di 80 anni di acrobazia aerea in un programma di volo che unisce spettacolarità e tecnica. Il 313° Gruppo Addestramento Acrobatico “Frecce Tricolori”, è dislocato sull’aeroporto di Rivolto, a pochi chilometri da Codroipo, Udine, nel cuore del Friuli Venezia Giulia, e dell’Aeronautica Militare sono la componente sicuramente più conosciuta e visibile. Ma le “Frecce Tricolori” rappresentano, in realtà, la sintesi delle capacità dei piloti e degli specialisti di un’intera Forza Armata. Sono quella componente che con i suoi dieci velivoli di produzione italiana Alenia Aermacchi, gli MB.339PAN, costituisce la più numerosa compagine acrobatica al mondo. 18 le figure che danno vita a un’esibizione che non dà tregua. Una delle peculiarità, infatti, di questa armonia tutta tricolore è quella di essere uno splendido continuum. Circa mezz’ora da passare in apnea alternando lo sguardo tra la formazione di nove che si divide in due sezioni, 5 e 4, e il velivolo solista; e poi gli incroci, le salite, i tonneaux, le virate schneider e la Bomba, la figura che ha contribuito a rendere famose le “Frecce Tricolori” nel mondo, imitata molto, replicata mai, da tutte le formazioni acrobatiche. Chiude il grande ed emozionante tricolore finale dell’Alona. Tutto si svolge con estrema naturalezza e tutti hanno la convinzione di compiere nulla di eccezionale. Questo deriva dalla storia professionale di ciascuno dei componenti, piloti e tecnici, di questo Reparto, comunque singolare: sono tutti inquadrati nei ruoli dell’Aeronautica Militare e il loro iter istituzionale e formativo non differisce da quello dei colleghi in servizio presso le altre unità della Forza Armata; con loro esprimono quei valori e quelle caratteristiche che sono patrimonio culturale di un intero Paese, prima che di una Forza Armata. Ardimento, capacità, disciplina, affiatamento, spirito di appartenenza, generosità, sofisticata creatività, e, soprattutto, senso dello Stato. Su questi pilastri poggia il lavoro quotidiano della Pattuglia Acrobatica Nazionale, una delle più ammirate ed amate al Mondo.

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PONY 8

GIULIO ZANLUNGO

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VIGILIO GHESER

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STEFANO VIT

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FILIPPO BARBERO

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JAN SLANGEN

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FABIO CAPODANNO


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MATTIA BORTOLUZZI

MIRCO CAFFELLI

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PIERANGELO SEMPRONIEL

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LUCA GALLI

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MASSIMILIANO SALVATORE

GAETANO FARINA


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il

SOLISTA

l solista rende lo spettacolo più avvincente, facendo restare il pubblico con il fiato sospeso e strappando applausi a scena aperta alla fine di ogni esibizione. Nell’economia del programma della Pattuglia rappresenta uno spettacolo nello spettacolo, è colui che consente alle “Frecce Tricolori” di offrire alla gente quell’armonia e continuità nella sequenza delle figure che è altra caratteristica peculiare della PAN. Come per il resto della Pattuglia, il programma del numero “10” viene messo a punto durante la fase invernale dell’addestramento. Si analizza ogni singola figura e si decide l’introduzione di qualche “tecnicismo” o di piccole personalizzazioni che generalmente non vanno a stravolgere un programma consolidato negli anni. Durante la stagione invernale, ogni volo d’addestramento del solista prevede l’esecuzione di tutto il programma della Pattuglia perché una buona parte della difficoltà del volo del “Pony 10” è costituita dalla scelta dei tempi di inserimento tra le figure eseguite dalla formazione. Il rispetto dei tempi d’ingresso è una responsabilità del solista, il quale deve modificare la propria esibizione per riuscire ad accordarsi al ritmo dettato dal capoformazione, un ritmo che può dipendere dalla copertura nuvolosa, dal vento, dal luogo in cui si svolge l’esibizione. Il 60% della difficoltà della performance del solista sta nell’esecuzione delle manovre; il restante 40% sta nel rispetto della tempistica. I voli di addestramento del solista richiedono la presenza costante presso la biga (in collegamento radio) del comandante, l’unico pilota titolato a commentare e a seguire gli aspetti di sicurezza del volo del “10”. Il comandante solitamente si limita a esprimere considerazioni sulla qualità estetica della manovra senza fornire suggerimenti tecnici: solo il solista detiene il bagaglio di conoscenze tecniche necessario a correggere eventuali difetti di esecuzione delle figure acrobatiche. Del resto, anche dal punto di vista addestrativo il “Pony 10” è abbastanza autonomo rispetto alla formazione, potendo pianificare, eseguire e gestire nella sua interezza il proprio allenamento.

PONY 10

FILIPPO BARBERO

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Visite guidate alla base aerea di Rivolto

Vieni in Friuli Venezia Giulia e conosci da vicino le ”Frecce Tricolori”!

Nell’emozionante atmosfera della base aerea di Rivolto, punto di partenza delle esibizioni della Pattuglia Acrobatica Nazionale, potrai vivere un’esperienza esclusiva, conoscere i segreti dei velivoli e i luoghi frequentati ogni giorno dai piloti e scoprire da vicino un vero Aermacchi MB.339PAN, il velivolo usato attualmente dalle “Frecce”!

Prenota la tua visita direttamente sul sito www.turismofvg.it Costo: € 10,00 a persona – € 5,00 con la FVG Card Gratis: bambini sotto i 12 anni (max 3 ogni adulto) Servizio: italiano/inglese Partecipanti: individuali o piccoli gruppi non organizzati

Per informazioni: Ufficio turistico di Udine Piazza Primo Maggio, 7 Tel.: 0432 295972 info.udine@turismo.fvg.it

*L’apporto dell’Aeronautica Militare e l’ingresso in base vengono forniti a titolo gratuito.



HH-139A

L’

AW-139, che nella versione per l’Aeronautica Militare prende la denominazione HH, Hospital Helicopter, è un biturbina di categoria media prodotto da AgustaWestland, individuato dalla Forza Armata per sostituire le linee HH-3F (radiata nel 2014) e HH-212. L’HH139A è una soluzione individuata sul mercato per continuare ad assicurare con efficacia il servizio di Ricerca e Soccorso aereo, sia per i compiti istituzionali di eventuale recupero di equipaggi e personale militare in difficoltà, sia per le attività di concorso alla collettività in caso di voli sanitari d’urgenza, calamità naturali e grandi eventi nazionali. Trattandosi di un elicottero già collaudato e in servizio presso altre realtà civili e militari nazionali (Guardia di Finanza, Guardia Costiera, vari Enti locali), l’HH-139A permetterà di realizzare significative sinergie – addestrative, logistiche e, soprattutto, operative – in ambito interforze e interagenzia nel settore delicato e complesso del soccorso aereo, fondamentali per intervenire con successo quando viene richiesto, spesso in condizioni proibitive, di notte, con il maltempo, in zone particolarmente impervie e isolate. L’HH-139A è in grado di operare sia di giorno che di notte grazie all’utilizzo di visori notturni (NVG – Night Vision Goggles), in aree particolarmente impegnative, anche da superfici non preparate, in ambienti polverosi, zone innevate o in

ambiente marino. L’elicottero è una macchina particolarmente versatile; in massimo 30 minuti è possibile cambiare la configurazione interna, passando da quella per il soccorso aereo (versione primaria SAR – 5 passeggeri + 1 barella) a quella soccorso aereo e sanitario di urgenza (versione MEDEVAC – da 2 a 4 barelle) o trasporto passeggeri (versione UTILITY – fino a 14 passeggeri). Caratteristiche tecniche: Diametro rotore 13,8 m – lunghezza 16,66 m – larghezza massima (pianetto orizzontale) 4,22 m – peso massimo al decollo 6.800 kg – due turbine Pratt & Whitney PT6C-67C con FADEC – velocità massima 306 km/h.

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M.llo 1 a Classe Vito Gadaleta (Spea ker) Mag. Pil. Alessandro ANTICO – Cap. Pil. Francesco BELLOVIN M.llo Raimondo CAMP O – P. A (Operatore di Bordo ) – M.llo 1a Classe Do BARLETTA (Aerosocc nato orritore) – M.llo 1a Cla sse Giovanni CORVAG (Aerosoccorritore) LIA

Eq uip agg io in forz a all ’84 ° Ce ntr o C/S AR di Gi oia de l Co lle.

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Memphis Belle Watches Leader nel settore dell’orologeria militare /HDGHU QHO VHWWRUH GHOO RURORJHULD PLOLWDUH

Il 2015 rappresenta una data importante per Memphis Belle: l’anno in corso coincide infatti con il 17° Anniversario di operativitĂ dell’Azienda, che ha progressivamente consolidato la sua posizione nel settore militare dell’orologeria. L’azienda, che prende il nome da una vera e propria leggenda dell’aviazione militare, il bombarGLHUH % 0HPSKLV %HOOH KD UDÍżRU]DWR DQQR GRSR anno il legame con questo ambito; un considerevole impegno creativo ha portato all’ideazione di modelli dedicati espressamente alle piĂš prestigiose formazioni delle nostre forze armate, del presente e del passato: dalle Frecce Tricolori alla Decima Mas, dalla Folgore agli Arditi Incursori, solo per citare alcuni esempi. Memphis Belle è infatti licenziataria dei marchi Aeronautica Militare, P.A.N., Esercito Italiano e Marina Militare, e rappresenta indiscutibilmente la realtĂ leader di questa particolare area di mercato. Grazie all’esperienza accumulata e all’applicazione delle migliori tecnologie, l’azienda ha perseguito un livello di estrema specializzazione. Lo studio progettuale, collegato alle necessitĂ operative militari, si connota per le sue spiccate qualitĂ di innovazione; il design degli orologi, è caratterizzato dalla compresenza di elementi tecnici ed HOHPHQWL GL VWLOH XQD FRPELQD]LRQH FKH q OD Ă€UPD riconosciuta di Memphis Belle. Gli elevati standard qualitativi degli orologi prodotti dall’azienda genovese ne hanno decretato il crescente successo, FRQVHQWHQGR XQD GLÍżXVLRQH FDSLOODUH GHO PDUFKLR in ambito nazionale e la progressiva apertura ai mercati esteri. L’azienda produce orologi superSURIHVVLRQDOL VXEDFTXHL H FURQRJUDĂ€ FRQ PDWHULDli di qualitĂ totale, dai contenuti tecnici perfettamente rispondenti alle esigenze del professionista militare. L’altissimo livello dei modelli realizzati ha fatto sĂŹ che i nostri orologi fossero impiegati da molti Reparti Speciali e di Volo, per l’utilizzo operativo in importanti missioni militari nazionali ed internazionali. La scelta dei materiali e le modalitĂ di progettazione e produzione dei singoli modelli sono modellate per ottenere il massimo in termini di funzionalitĂ , resistenza e precisione. Le casse e i bracciali vengono realizzati in acciaio 316L aisi a tasso nullo di ossidazione o in titanio purissimo di grado 2, metallo caratterizzato da un livello massimo di resistenza che permette un’amagneticitĂ pressochĂŠ totale: si tratta degli stessi materiali che YHQJRQR XWLOL]]DWL SHU OD FRVWUX]LRQH GHJOL VFDĂ€ GHL sommergibili e delle navicelle spaziali. L’impermeabilitĂ delle casse waterproof varia da

10 atm (100 metri) a 120 atm (1200 metri) e i bracciali sono dotati di doppia chiusura di sicurezza ed allungamento per l’utilizzo sopra la muta. Le corone presentano un sistema speciale a vite interna FRQ GRSSLR R ULQJ GL VLFXUH]]D LGHQWLĂ€FDELOL GDOOD testa di palombaro incisa a rilievo. 7XWWL L QRVWUL PRGHOOL DGRWWDQR LO YHWUR ]D΀UR DQWLJUD΀R FRQ VSHFLDOH FRDWLQJ DQWLULĂ HVVR SHU FRQVHQtire l’utilizzo anche in condizioni di luce estrema. I quadranti e le lancette, ad alta visibilitĂ notturna, sono dotati di super luminova non radioattivo, che si carica con la luce del sole. I quadranti sono personalizzabili con un proprio logo di reparto o aziendale. Ogni orologio Memphis Belle è il risultato di una ricerca continua, di uno studio approfondito dei dettagli che è garanzia assoluta di qualitĂ . Memphis Belle nel corso degli anni si è ritagliata un posto di spicco nel panorama dell’orologeria militare. La nostra missione attuale è di diventare leader nel settore dell’orologio di dotazione militare. Grazie a grandi investimenti nel campo della ricerca, l’utilizzo di materiali sempre piĂš innovativi ed una diretta interazione con i piloti militari, incursori, reparti speciali che quotidianamente testano i nostri prodotti nelle condizioni piĂš estreme, la Memphis Belle riesce a realizzare orologi sempre piĂš professionali e di reale utilitĂ nel lavoro del professionista.


KC-767

I dell’Aeronautica Militare mobilitati per il Nepal

È

sempre più pesante il bilancio del terremoto che il 25 aprile scorso ha devastato il Nepal. Secondo i dati resi noti dal ministero dell’Interno di Kathmandu le vittime sono salite a oltre 7mila, di cui 54 stranieri, e i feriti sono oltre 14 mila. È partita subito la macchina degli aiuti che ha visto coinvolto anche il nostro Paese. Nel tardo pomeriggio dello scorso 29 aprile è decollata a bordo di un velivolo da trasporto KC-767 del 14° Stormo dell’Aeronautica Militare, la task force di assistenza sanitaria e di supporto tecnico-operativo inviata dal Governo italiano per assistere la popolazione del Nepal colpita dal drammatico sisma. Il team, coordinato dal Dipartimento della Protezione Civile nell’ambito del Meccanismo europeo di protezione civile, è composto da 36 persone, tra personale medico del Gruppo Chirurgia d’Urgenza di Pisa, vigili del fuoco specialisti nella valutazione e messa in sicurezza degli edifici e funzionari del Dipartimento stesso. A bordo del velivolo anche personale sanitario dell’Esercito Italiano dell’ospedale militare Celio, funzionari dell’Unità di Crisi della Farnesina destinati a integrare il team già operante in Nepal dal 27 aprile per l’organizzazione del rimpatrio dei nostri connazionali, e militari del Comando Interforze. Il Boeing dell’Aeronautica Militare ha trasportato un PMA (Posto Medico Avanzato) composto da cinque

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tende, un gazebo per il triage e le aree di servizio per il personale, materiale tecnico d’intervento e un container con dodici tende autostabili. In particolare, il PMA comprende un’area per la stabilizzazione dei feriti e il pronto soccorso, barelle per l’attesa, attrezzature per radiografie ed ecografie, consulenza trattamento ortopedico, sala operatoria e una zona di attesa per il trasferimento dei degenti in altri ospedali. Il team sanitario – appartenente al Gruppo Chirurgia d’Urgenza di Pisa – è composto da medici di pronto soccorso, chirurghi, anestesisti, ortopedici e pediatri. La task force si è ricongiunta con gli esperti italiani arrivati in Nepal lunedì 27 aprile, che in questi giorni hanno proprio lavorato con le Nazioni Unite e le autorità locali per preparare l’arrivo di team tecnici e sanitari e per fornire il miglior supporto possibile alle popolazioni. Lo scorso 2 maggio, invece, sull'aeroporto militare di Pratica di Mare è atterrato alle ore 21 circa il KC767 dell’Aeronautica Militare che ha rimpatriato un gruppo di connazionali provenienti dal Nepal. Il velivolo era partito poco dopo le 14 (ora italiana) dalla base di Al Bateen, negli Emirati Arabi Uniti, dove il gruppo di connazionali era giunto qualche ora prima con un C-130J sempre dell’Aeronautica Militare proveniente da Kathmandu.


Samantha Cristoforetti PROSEGUE IL LAVORO IN ORBITA

ISSpresso, la prima macchina espresso a capsule per lo spazio, realizzata da Argotec e Lavazza in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana, è stata messa in funzione sulla Stazione Spaziale Internazionale

È

stato bevuto il primo caffè spaziale! Lo scorso 3 maggio alle 12.44 GMT è stato sorseggiato il primo espresso nello spazio. Un desiderio finalmente realizzato grazie a ISSpresso, la prima macchina espresso a capsule in grado di lavorare nelle condizioni estreme dello spazio, che è stata installata e messa in funzione sulla Stazione Spaziale Internazionale da Samantha Cristoforetti, astronauta italiana dell’Agenzia Spaziale Europea, capitano dell’Aeronautica Militare, impegnata nella missione Futura, la seconda di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Italiana sulla ISS. Cristoforetti è oggi diventata, dunque, non solo la prima donna italiana ad andare nello spazio, ma anche il primo astronauta della storia a bere in orbita un autentico espresso italiano. Il progetto ISSpresso è stato realizzato da Argotec e Lavazza in partnership pubblico-privata con l’ASI (Agenzia Spaziale Italiana). È stato portato a termine un altro compito per Samantha che proprio pochi giorni fa, all’interno del fitto programma scientifico della missione, aveva svolto altri due esperimenti di biologia: “Nanoparticles and Osteoporosis” (NATO) e “Cell Shape and Expression” (CYTOSPACE), arrivati sulla Stazione con il cargo SpaceX-6 lanciato dalla base del Kennedy Space Center, in Florida. Tali esperimenti sono solo due dei nove che Samantha Cristoforetti ha compiuto e si appresta a completare nell’ambito di Futura, la seconda missione di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Italiana. Si tratta di due sperimentazioni fondamentali che avranno importanti ricadute nell’ambito medico-scientifico. Il primo esperimento, guidato dalla Prof. Livia Visai, riguarda la ricerca sulla osteoporosi. Il progetto ha l’obiettivo di verificare l’efficacia dell’impiego di alcune nanoparticelle sulle cellule ossee come contromisura per attivare la formazione di tessuto osseo e ridurne il processo di riassorbimento. La par-

ticolare condizione di assenza di peso che si realizza in orbita favorisce l’insorgenza di questa patologia anche in soggetti sani, in forma però reversibile, rendendo l’ISS un ambiente ideale per il suo studio. Le ricadute di questo esperimento sono innanzitutto scientifico-tecnologiche, per la ricerca delle misure di contrasto alle problematiche riguardanti la riduzione di massa minerale ossea. Naturalmente, lo studio di tali contromisure è destinato ad avere sia ricadute sociali, per la riduzione dei costi e il miglioramento della qualità della vita di coloro che invecchiano, così come di coloro che lavoreranno nello Spazio, sia anche economiche, per i possibili trasferimenti tecnologici alle industrie di settore, che potranno così accrescere la propria competitività a livello internazionale. Il secondo esperimento ha come responsabili scientifici il Dr. Marco Vukich e il Dr. Alessandro Palombo. Il progetto ha l’obiettivo di definire un modello in grado di descrivere l’influenza del fattore fisico microgravità sull’espressione genica, influenza che si esercita attraverso la modificazione della forma cellulare. Per quanto riguarda le ricadute, è verosimile che il progresso nelle conoscenze di questi meccanismi si possa tradurre in un progresso nella terapia di numerose affezioni in cui il citoscheletro e la forma cellulare sono coinvolti, quali le patologie del connettivo, l’osteoporosi, il cancro. Gli esperimenti sono iniziati sabato 18 aprile quando Samantha Cristoforetti ha prelevato l’hardware da SpaceX-6 e lo ha inserito nell’incubatore spaziale installato nel modulo dell’Agenzia Spaziale Europea Columbus. L’esecuzione degli esperimenti è terminata lo scorso 23 Aprile quando l’hardware è stato trasferito nei frigoriferi e nei congelatori di bordo in attesa del rientro a terra, previsto a maggio. Ti aspettiamo Samantha!

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“In volo sul Salento” V

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edo la pista correre veloce sotto le ali e il muso dell’MB.339A divorare la striscia bianca tratteggiata al centro. Poi il respiro si ferma un istante tra lo stomaco e il cuore sui 110 nodi di velocità: siamo decollati! Sento il carrello ritrarsi, i flap andare su up mentre mi guardo attorno, sospesa come sono in aria a circa 150 nodi e a un migliaio di piedi sopra la terra. Molte volte ho immaginato, o meglio sognato, l’emozione di un volo su jet, ma mai la mente aveva provato a spingersi tanto in là, mai aveva osato colorare di tanta vivida concretezza quel disegno che l’immaginazione con fiduciosa semplicità aveva delineato. Eppure, una volta a bordo del velivolo, l’esperienza che ho vissuto si è espressa attraverso tre sensazioni: quella puramente fisica, quella visiva e quella emozionale. Per certi versi il volo in crociera con il macchino non è molto differente da quello vissuto a bordo di un qualsiasi aereo di linea: ti senti una lama veloce, dritta nel cielo. Ma naturalmente un caccia permette manovre che il cugino addetto ai trasporti non si azzarda a compiere. Così una volta terminato il “giro zone”, ossia una navigazione lungo la costa salentina riportando Otranto, Santa Maria di Leuca, Gallipoli e Porto Cesareo, ci dirigiamo verso Avetrana, in zona 5, distinguibile dall’alto grazie a un grande anello stradale. Una volta lì, saliamo di quota per entrare nell’area a noi dedicata. Dico noi perché voliamo in coppia, una formazione che prende il nome di “Eagle”. A questo punto, per prima cosa eseguiamo una “g-exercise”, ovvero una manovra tesa a testare la capacità del fisico a resistere ai “g”, alle sollecitazioni dovute alla forza gravitazionale. Il nostro velivolo può tirare un massimo di 8 g; con me a bordo l’esercizio viene tarato sui 5: così trattengo un po’ il respiro mentre viriamo con decisione a destra, sempre più stretti, quasi volendo stringere il vento compreso tra la fusoliera e l’ala ed è in questo momento che sento la tuta anti-g gonfiarsi, aderendomi sempre più a fianchi e gambe. Respiro a scatti, comprimendo tutti i muscoli dall’addome in giù, come mi è stato insegnato, mentre anche la maschera mi aderisce sempre più, spingendo sugli zigomi, sottoposta alla forza g; poi la virata termina e torniamo in roll-out, livellati: prova supera-

Il racconto di una missione addestrativa dal cockpit di Bianco 02


ta, io e i g siamo compatibili! Eseguiamo la stessa manovra a sinistra e stavolta tiro anche io la barra, rendendomi conto di come la maneggevolezza del velivolo permetta di pilotarlo con relativa semplicità, sebbene sotto l’influenza della forza g. Da questo momento il nostro volo nel cielo assume le forme di cerchi, impennate e giravolte: con looping, tonneau, sfogate, imperiali e otto cubani inizio a dimenticare di essere una creatura terrestre. L’incredula meraviglia che provo si arena a qualche metro dalla mia faccia, quando voltandomi a sinistra, oltre la tip grigia e arancione sull’estremità dell’ala, spunta il secondo macchino. L’altro velivolo è accanto a noi ancora configurato per la formazione e Paolo, il mio pilota, mi indica un gesto da eseguire: ruoto l’indice con la punta in su e poi apro il palmo mostrando le cinque dita, un segnale che significa apertura tra 5 secondi. E così avviene. Intanto, la Puglia continua a scorrere sotto di noi: uno spettacolo di acqua azzurra, paesi bianchi, macchie di ulivi verdi. Difficile non sentirsi sopraffatti dalla bellezza di questo panorama, tanto più che basta rialzare lo sguardo per ritrovarsi tra bianche sculture di nubi che ci sfilano accanto, contro un cielo terso, fiero di poter mostrare le sue meraviglie. I 70 minuti dedicati al mio volo stanno per scadere e piano piano il bearing point e il TACAN non lasciano spazio a dubbi: stiamo tornando verso la pista. Una volta in prossimità dello straight-in decidiamo di effettuare un paio di touch and go e ogni volta, ad ogni toccata e riattaccata, sento netta la sensazione di essere sospinta di nuovo su, verso le nuvole, nel blu, mentre scorgo l’ombra del velivolo diventare più piccola, proporzionalmente ai piedi di quota guadagnata. Una volta impostato l’atterraggio, come era già successo in occasione dei touch and go, Paolo estrae lo speed- brake, l’aerofreno, e solo allora mi rendo conto dell’incredibile veste aerodinamica che indosso: infatti, non appena la superficie estratta modifica il profilo del macchino, sento l’aria non scivolare più sinuosa sulla superficie dell’aereo ma, al contrario, avanzarci a fatica, quasi sfregandola: l’attrito si fa sensazione fisicamente sperimentabile. Una condizione, questa, che produce un rumore particolare, tutto suo, quasi un lamento, che cessa una volta che, retratto l’aerofreno, puntiamo al pettine della 14. Carrello giù, tre verdi, flap down, flair, gomme sull’asfalto: siamo atterrati! Eseguiamo il taxi back in silenzio, tranne per le comunicazioni radio con la torre che ci autorizza nei movimenti di rullaggio. Le parole ora sono sopite, inghiottite dal ruggito del motore turbojet che continua a spingerci verso il parcheggio. Io e Paolo torniamo all’Oscar, dove lo specialista ci assiste nelle pratiche finali. Poi con un ultimo fischio, forte e prepotente, il Viper satura l’aria in un grido prima che il silenzio cada completo, quello assoluto, quello della consapevolezza, dell’incredulità: ho volato su un jet, ho volato sul “339”. Poi sgancio la maschera, il tettuccio sopra la mia testa si apre e torno a respirare aria che sa di erba tagliata.

Lodovica Palazzoli

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Un po’ di “made in Italy” a Kuwait City

È

un accordo bilaterale quello siglato tra Italia e Kuwait lo scorso 10 marzo, con l’intento reciproco di far conoscere e promuovere la cultura, la storia e le tradizioni dei due Paesi. Gli attori coinvolti sono stati il Museo Storico dell’Aeronautica Militare e il Kuwait House for National Works; per l’Arma Azzurra a firmare l’accordo il gen. b.a. Claudio Salerno, capo dell’Ufficio Generale per la Comunicazione, alla presenza dell’ambasciatore d’Italia Fabrizio Nicoletti. Quella concretizzatasi da poco non è un’iniziativa isolata: già da diverso tempo, infatti, l’Aeronautica Militare ha intrapreso una serie di attività con Istituzioni e partner civili al fine di divulgare anche fuori dai confini nazionali la propria storia. Con lo stesso spirito è stato firmato

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l’accordo a Kuwait City: per aprire le porte a una storia poco conosciuta, ma molto travagliata. Un passato che, se si percorrono i corridoi del museo kuwaitiano, ci viene raccontato con grande sentimento. Una raccolta di reperti che vogliono ricordare i sacrifici dei cittadini e dei militari dell’epoca impegnati con gli alleati a respingere Saddam e le sue milizie. A rendere ancora più coinvolgente e suggestiva la visita, c’è una voce narrante che riecheggia tra le pareti del museo ricordando le azioni eroiche di molti, qua e là intervallata da colpi di mortaio e spari di pistole. Un contesto suggestivo in cui dal marzo scorso c’è un angolo dedicato anche all’Italia, con materiale storico donato dall’Aeronautica Militare.



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