Tag Magazine n° 5 - Dicembre 2012

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TAG | EDITORIALE

L’OCCASIONE BUONA PER VOLARE ALTO! Dicembre. Tempo di bilanci, di sguardi al passato, ma soprattutto di prospettive future. E’ successo anche a noi di Tag, certi che i mesi di lavoro, gli errori e le difficoltà sono stati la scuola migliore per essere promossi al nuovo anno… col benestare dei Maya, ovvio! Certi che la storia e la tradizione che tutti abbiamo alle spalle e su cui camminiamo, spesso inconsapevoli, ogni giorno, sono il punto di partenza per guardare al nuovo che questa città ha da dare. Con leggerezza. Su questo concetto base, abbiamo deciso di fondare l’idea di un restyling grafico della rivista, per facilitarne la lettura e alleggerirne l’impatto visivo, puntando, attraverso i contenuti, a darvi lo stesso imput e lo stesso entusiasmo che ci ha spinti inizialmente a intraprendere questo progetto: un’incessante curiosità per tutto ciò che succede intorno e la voglia di scoprire, ad ogni passo, quella fucina di arte viva e cultura che è, da sempre, la nostra Terra. E adesso la palla passa al sottoscritto che, dopo tanti anni di numerose collaborazioni con varie testate, ha deciso di entrare a far

parte di questo progetto editoriale, potenzialmente in grado di andare al di là di vecchi e superati stereotipi e molto oltre la realtà a cui si rivolge: insomma, l’occasione buona per volare alto, assieme a chi ci promuove e a tutti coloro che, ogni mese, ci leggono con piacere, motivandoci a continuare in questa stupenda avventura. E’ esattamente con questa motivazione e col medesimo affetto, che Tag augura a tutti un caloroso e mai banale Buone Feste! Aurelio Fulciniti

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TAG | RICETTE

RICETTE DI STAGIONE Anche questo mese Tag vi regala delle idee originali per arricchire la vostra tavola e deliziare il vostro palato. Dicembre è un mese speciale ed è per questo che vi abbiamo riservato un menu per rendere magico il vostro Natale. L’atmosfera natalizia, si sa, regala momenti all’insegna del buonumore e della compagnia, magari, attorno ad una tavola imbandita di specialità tradizionali. Proprio secondo i dettami della tradizione, la tavola natalizia dev’essere arricchita con 13 pietanze. Il pesce trionferà sulla maggior parte dei cenoni la vigilia di Natale e la carne la farà da padrone nel pranzo del giorno dopo. Il nostro appassionato di cucina, Alfredo, vi darà, anche questa volta, dei consigli utili per stupire i vostri ospiti in occasione delle Feste! Qui di seguito vi proponiamo tre piatti molto stuzzicanti :

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TAGLIOLINI CON LAMPUGA E CALAMARI Ingredienti per 4 pers.: - 1 LAMPUGA (500 g) - 300 g di ciuffetti di calamari - 1 spicchio d’aglio - prezzemolo - 1/2 bicchiere di vino bianco - 400 g di pomodori ciliegino - 100 g di olive nere - olio extra vergine d’oliva - 1 bustina di zafferano - sale e pepe q.b - 500 g. di tagliolini - sedano, carota e cipolla per brodo di pesce Preparazione: Lavare la lampuga e i ciuffi di calamari. Sfilettare la lampuga e tagliare a pezzetti insieme ai ciuffi anch’essi tagliati. In un pentolino fare un fumetto di pesce con sedano, carota, cipolla, la testa e la coda della lampuga e filtrarlo.In un’altra pentola rosolare: lampuga e ciuffi di calamari con 1 spicchio d’aglio, olio, prezzemolo pepe e sale q.b..Sfumare con 1/2 bicchiere di vino bianco, aggiungere i pomodorini tagliati a meta’ e le olive nere e cuocere aggiungendo un po’ del brodo di pesce. Nel frattempo cuocere i tagliolini e aggiungere lo zafferano, una volta scolati, saltarli nel sugo preparato e se necessario aggiungere ancora un mestolo di brodo di pesce. Infine servire con una manciata di prezzemolo.


RICCIOLA CON MENTUCCIA IN CROSTA DI PATATE Ingredienti per 4 pers.: - 2 ricciole (800g.) - 500 g di patate novelle - una noce di burro - qualche foglia di mentuccia fresca - 1/2 bicchiere di vino bianco - pan grattato o mollica di pane - pepe e sale q.b. - Olio extra vergine d’oliva Preparazione: Lavare bene la ricciola e sfilettarla. In una padella, versare un goccio d’olio e far dorare i filetti di ricciola da entrambi i lati per un paio di minuti. Nel frattempo, in un pentolino sciogliere una noce di burro poi tagliare le patate a rondelle non molto spesse e insaporirle nel burro fuso. Adagiare i filetti in una teglia, aggiungere qualche foglia di mentuccia fresca, pepe e sale q.b.. Ricoprire il tutto con le patate e spolverare con pan grattato o mollica di pane e parmigiano. Infine, aggiungere un po’ d’olio e 1/2 bicchiere di vino bianco ai bordi della teglia e infornare x 20 min. c.a. a cottura ventilata, quando si formera’ una crosticina dorata allora sara’ pronto. -Accompagnare i due piatti con un vino bianco trebbiano biologico.

PANETTONE FUMÈ Ingredienti per 6 pers.: - 6 fette di panettone tagliate a meta’ -300 ml di panna -300 ml di latte intero -2 uova -150 g. Di cioccolato al latte spezzettato - zucchero di canna - 1/2 bicchiere di amaretto

Preparazione: Tagliare il panettone a fette e dimezzarle, adagiarle in una pirofila imburrata e accendere il forno a 180*. In un pentolino far bollire la panna e il latte e spegnere il fuoco. Intanto, sbattere le uova, aggiungere 150g. Di cioccolato e versare lentamente il latte e la panna caldi, mescolare bene finche’ il cioccolato si sia sciolto. Ricoprire il panettone con la cremina preparata facendolo impregnare interamente, poi bagnarlo con 1/2 bicchiere di amaretto, spolverizzare con lo zucchero di canna e infornare x c.a. 40 min.. Sara’ pronto quando la superficie risulterà ben dorata.Far raffreddare x circa 10 min.e servirlo accompagnato da un bel passito di Pantelleria ... Buon appetito e … Buon Natale!!!!

Alfredo Calabròò

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TAG | STORIA

UN PO’ DI STORIA Catanzaro: un piccolo viaggio nei meandri del nostro passato Come anticipato nel numero precedente, da questo mese, noi di Tag ci impegneremo a farvi da guida in un piccolo viaggio a ritroso nel tempo, vi aiuteremo a scoprire la storia della città, dandovi informazioni su avvenimenti, luoghi, personaggi del passato sui quali, ahinoi viene fatta poca luce. La nostra storia non viene studiata abbastanza, purtroppo e spesso i monumenti, le scuole, le biblioteche, le vie sono dedicati a personaggi

di cui spesso non conosciamo quasi nulla, eppure furono degni di merito. Il nostro obiettivo, ovviamente, non è quello di sostituire i libri di storia, ci mancherebbe, ma solo quello di rispolverare l’illustre passato di un capoluogo che non ha nulla da invidiare a molte grandi città d’arte italiane e non solo, in termini di trascorsi storici di rilievo. Per cominciare, vi vorrei parlare della fondazione della nostra città. Una delle ipotesi formulata dagli studiosi, racconta che Catanzaro fu edificata tra l’885 e l’890 da un uomo di fiducia di

Basilio I il Macedone, Niceforo Focas, il quale la concepì con funzione strategica a guardia dei due vicinissimi mari, proprio al centro dell’istmo che costituisce la parte più stretta della penisola calabrese. Il nome della città deriverebbe dall’attributivo “kato antsari” , un misto di greco ed arabo che fa riferimento alle superfici terrazzate del luogo. Isolata nell’alta posizione dominante l’istmo di Marcellinara tra Ionio e Tirreno, battuta da correnti d’aria provenienti dall’Africa e dall’Atlantico, Catanzaro divenne l’aereo dominio dei venti. Caratteristica, questa, che sarebbe rimasta a lungo nella tradizione del luogo , che ha da sempre parlato delle tre “V” e cioè: venti, velluti e Vitaliano, quasi a sintetizzare i retaggi più antichi della città. Tre eredità strettamente medievali, dunque: la ventosità era dovuta alla scelta di Niceforo Focas di edificare la città in un luogo alto e battuto dalle correnti d’aria;Vitaliano era il nome di un Papa salito al trono nel sec.VII e legato alla corte di Bisanzio e i velluti rinviavano ad un’altra illustre tradizione bizantina, quella dell’arte della seta. Fu senz’altro quest’arte che più e meglio avrebbe caratterizzato le attività produttive della società catanzarese nei secoli a venire. (Contenuti tratti dal libro “Le Seta a Catanzaro e Lione” di Angela Rubino, Calabra Letteraria Editrice, 2007)

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TAG | PLAY

LA RUBRICA PER GLI AMANTI DEL POKER Siamo arrivati alla terza uscita della rubrica di poker texano catanzarese Poker for All, questo mese entreremo nel vivo del gioco per continuare nei successivi con approfondimenti correlati.l’articolo del mese di novembre è “Come si gioca un MTT” (Multi Table Tournament).I tornei MTT (Multi Table Tournament) promettono grandi vincite. Tutti avranno già visto in televisione i montepremi milionari dei grandi eventi. Chi non sognerebbe di metter mano su una vincita simile? Con un piccolo buyin, è possibile vincere ben 200 o 300 volte la puntata effettuata. Questo articolo in combinazione con i successivi vi presenterà una strategia con cui giocare proficuamente nei tornei MTT No-Limit Hold’em nella variante cosiddetta fullring (ossia con sette-dieci giocatori al tavolo).Un torneo si compone di diverse fasi. Modificando la vostra strategia, otterrete successo. 1-Fase iniziale:La fase iniziale di un torneo è caratterizzata da blind bassi e stack in proporzione molto elevati. I chipstack si equivalgono, vale a dire che tutti hanno più o meno la stessa quantità di chip. Per questo motivo, questa fase del torneo si assomiglia alla strategia bigstack di un cashgame.Per via dei blind ridotti, è molto più facile perdere piatti sostanziosi che vincerli. In questa fase, dovreste giocare in maniera particolarmente tight(chiusa) ed evitare qualsiasi decisione complessa. Non si vince un torneo nella fase iniziale.

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2-Fase intermedia e finale:Nella fase intermedia aumentano i blind, in proporzione gli stack si riducono sempre di più. Inoltre, in seguito all’eliminazione di alcuni concorrenti, una maggiore quantità di chip viene suddivisa tra un numero più ristretto di giocatori. Il chipstack medio aumenta mentre il divario tra stack particolarmente grandi e stack particolarmente piccoli diventa sempre più grande. Il chipstack medio si attesta ancora solo sui 30-40 BB(big blind=grande buio).È necessario applicare diverse strategie di gioco in base alle diverse dimensioni di stack. Adattate il vostro gioco di conseguenza. In questa fase, giocate tight con uno shortstack o midstack e state alla larga dai bigstack. Se il vostro stack contiene 15-25 BB, dovreste sempre più spesso giocare aggressivi.Nella fase finale, i blind aumentano ulteriormente a differenza del chipstack medio che in proporzione si riduce, di solito contiene solo 20 BB. Il gioco si sviluppa nella direzione classica del push-or-fold, come nei tornei SnG(sit and go). Non si fa più call, bensì direttamente all-in. Gli stack piccoli lottano per la sopravvivenza, mentre i bigstack sfruttano la forza delle loro chip mettendo gli avversari sotto pressione. Numerosi piatti vengono vinti senza showdown. 3-Fase Bubble(bolla):Il bubble (o bolla) è la fase decisiva di un torneo: si arriva ITM (in the money) oppure si viene eliminati prima che venga scoppiata la bolla e le vostre prospettive di vittoria svaniscono in una


bolla di sapone.Quando 100 giocatori arrivano ITM e ci sono soltanto 110 giocatori ancora in gara, bisogna spesso prendere delle decisioni complesse. In particolare quando si hanno pochissime chip, bisogna evitare di fare mosse azzardate e preferire un gioco molto tight. Soprattutto i bigstack sfruttano ogni minima occasione per mettervi dinanzi alla scelta se continuare a giocare l’intero torneo. In questa situazione è sconsigliato giocare d’astuzia. Se si viene eliminati, non si riceve proprio nulla sebbene manchi poco alla fase ITM. 4-In the money:Vi trovate in the money (ITM), una volta superata con successo la fase bubble. In questa fase, riceverete un premio pari di solito a circa 1,5-3 volte il buy-in versato. A questo punto, potete porvi un altro obiettivo: il tavolo finale. Molti shortstack iniziano proprio qui a giocare molto aggressivamente, ossia secondo il modello hopp o topp: lascia o raddoppia. Anche in questa fase, bisogna evitare mosse azzardate, quanto piuttosto si consiglia di giocare aggressivamente le mani forti.5-Final table:Un tavolo finale è sempre un momento particolare nella vita di un giocatore, in quanto qui girano dei bei soldoni. In particolare i primi tre classificati ricevono dei premi sostanziosi. Ciò nonostante, bisogna evitare di giocare sconsiderata-

mente proprio al tavolo finale. Dopo che il gioco negli ultimi due tavoli si è sviluppato in maniera molto aggressiva, in quanto si giocava shorthanded con 4-6 giocatori, il tavolo finale diventa di nuovo fullring. Ciò significa che a questo punto ci sono in giro mani di partenza migliori. Di conseguenza, bisognerebbe giocare qui in maniera tight. Se decidete poi di giocare una mano, allora fatelo aggressivamente. Tenete anche in considerazione le diverse dimensioni degli stack. Non è molto intelligente affrontare il chipleader come secondo giocatore per numero di chip, quando ci sono anche degli shortstack che hanno molte meno chip di voi. Tenete sott’occhio la struttura di payout. Talvolta, una strategia di gioco tight consente di ottenere un montepremi decisamente più elevato.

LA PAROLA DEL MESE POT CONTROL Una mossa viene effettuata con l’obiettivo del pot control se si intende stabilire l’entità del piatto, quindi farlo incrementare oppure mantenerlo esiguo. Questo è il caso se si ha una mano buona, ma non ottima, con la quale non si vuole incrementare troppo il piatto, poiché la forza della mano non lo giustificherebbe. Pertanto, si resta prudenti e non si mettono nel piatto tutti i soldi senza rifletterci su. Il pot control può avvenire tramite la manipolazione dell’entità delle proprie puntate. Ad esempio, si potrebbero effettuare puntate più esigue. Potrebbe anche significare rinunciare ad una bet e vedere soltanto la puntata di un avversario e non rilanciare.

Alcator

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TAG | MODA

CHRISTMAS IN FASHION! Natale! Mai in nessun periodo dell’anno come nel periodo natalizio si può scegliere di osare e di brillare! Ma qual è l’outfit più cool per le feste? Noi di Tag siamo per la libertà assoluta di essere cosa e come ci va di essere ma è pur vero che non dobbiamo esimerci dal fornirvi qualche scintillante consiglio rubato ai trend del momento. E ce ne sono tanti!

Partiamo dalle trasparenze! Un topo di chiffon nero ultra sexy (Stefanel): si abbina con tutto, dai jeans alla gonna ultra preziosa di paillettes dorate (Donna Karan). Gonna a tubo ovviamente, uno dei trend più forti della stagione: slancia, offre un tocco vintage a tutti i look ed è sexy da morire se abbinata a pumps o tronchetti dalla zeppa altissima (Maison Martin Margiela per

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H&M). Se siete più giovani potete indossare una skater skirt laminata, of course (H&M). Altro trend f-o-n-d-a-m-e-n-t-a-l-e è il barocco, che abbiamo già visto protagonista delle passerelle di Dolce e Gabbana. Opulenza e tocchi dell’est per gli orecchini a croce dorati (se ne trovano di carinissimi e cheap anche nei negozietti etnici, qui nella foto abbiamo quelli di ASOS). Con le decorazioni color oro non potete sbagliare! Saranno grandi protagoniste delle feste, arricchiranno l’abbigliamento sia con lavorazioni particolari sia con accessori come anelli (Pomellato, Disney Couture Believe ring) e maxi orecchini. Colori e cristalli abbaglianti, come quelli delle clutches che sono accessorio fondamentale per completare i look (dall’alto in basso: H&M, Louis Vuitton, ASOS) o come quelli, indispensabile anche un make up in

tono, della palette Color Design Shadow & Liner Palette Canary Chic di Lancome. Dal momento che sarà sempre di gran tendenza il rosso, meglio ancora se scelto nella sua variante più scura, noi vi proponiamo di usarlo solo per le labbra mentre potete abbondare di smalto dorato (Zoya, Sephora) sulle unghie e curare i vostri capelli con L’Oréal Professionnel Mythic Oil Conditioner! Ora che abbiamo snocciolato per voi tutti i segreti relativi alle tendenze di Natale, diteci, quale look sceglierete per le prossime festività! E tanti tanti auguri da Tag!

Simona Tulelli

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TAG | CONSIGLIA

ALLA MODA MA CON STILE : FREYJA La Signora Rosa, titolare della deliziosa Boutique Freyja (vedi logo), non è una ragazzina ma delle ragazzine ha la simpatia e l’allegria con cui ci ospita e ci mostra i capi accuratamente selezionati che si possono trovare nel suo negozio. I brand che possiamo trovare sono tutti italiani al 100% il che vuol dire tradizione ma anche innovazione, massima vestibilità e, non da ultimo, versatilità ed eleganza. Siamo rimasti colpiti dalle creazioni di Mariella Rosati, brand del Gruppo Legrenzi (leFull, Acciaio), rigorosamente Made in Italy e dall’allure super contemporanea e mai banale. Cappottini dai colori saturi e dalle linee asciutte, piumini essenziali e quasi bon ton da indossare su

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vestitini da passerella anche in pieno giorno! L’altro brand del quale la Signora Rosa ci tiene a mostrarci i capi è imprescindibile per avere insieme qualità e innovazione: è Leonora, del Maglificio Furlan, dalla grande tradizione e dalla qualità accessibile. Maglieria italiana fino all’ultimo filato, elegante e adatto a tutti gli eventi della giornata. Il design, femminile, semplice e nitido, si affida alla luminosità di materiali pregiati. Il negozio è un piccolo scrigno dal quale fanno capolino anche i capi di Bluetime Fashion che, cosa non da sottovalutare, arrivano fino alla taglia 54, e quelli di Stefanel e Surkana brand, quest’ultimo, dal twist etnico e tribale. Da qualche giorno sono disponibili le Fidelity


card, che permettono di usufruire di speciali sconti del 20% nel mese di Dicembre. Che dire ancora? Grazie alla Signora Rosa per il tour tra stupendi capi ed accessori e per la sua disponibilità ad accoglierci così come accade con tutti coloro che hanno la fortuna di passare per via Bausan o che partecipano ai numerosi eventi organizzati da Freyja, non un semplice negozio ma un punto di incontro per chi ama la moda e l’arte! Sarà infatti ospitato in boutique un artista catanzarese,Vincenzo Elia, con i suoi dipinti capaci di evocare luoghi incontaminati, pensieri e sogni d’altri tempi.

Simona Tulelli

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TAG| MODA

CON RAFFAELLA CLAUSI VERSO LA NUOVA FRONTIERA DELL’ABBIGLIAMENTO : IL “PAPER DRESSING” Oltre che magica terra di antiche culture e civiltà, Catanzaro è anche la patria di illustri artisti, poeti e uomini eruditi, i cui eredi sono tra noi e si muovono ed operano in città,

spesso senza essere visti né conosciuti. Alcuni sono artisti “in erba”, che spesso lavorano a progetti ed idee innovative, del tutto in contrasto con il clima quasi apatico che si respira attorno a loro. Quasi per caso, noi di Tag, ci siamo imbattuti in un anima simile, uno spirito creativo e sognante, che sembra vivere assorto nel suo mondo e tuttavia cerca di lasciare una sua impronta nel nostro. Stiamo parlando di Raffaella Clausi, giovane stilista catanzarese, laureata all’Accademia di Belle Arti di Catanzaro e specializzata in Tecniche sartoriali presso l’Istituto Mediterraneo del

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Design, alle prese con quella che potrebbe divenire una delle nuove frontiere dell’abbigliamento, ossia il “paper dressing”. Di cosa si tratta Raffaella? Parliamo sostanzialmente di costruire, disegnare, fabbricare, indossare abiti fatti interamente di carta (riciclata e/o riciclabile). Un fenomeno del tutto in linea con la sempre crescente attenzione mondiale nei confronti delle tematiche dell’eco-sostenibilità e del riciclo, che sta generando delle innovazioni di materiali, di processi, di stile, molto interessanti in ambiti anche molto differenti tra di loro. Nel caso del paper dressing, la duttilità del materiale permette di avere modelli sempre diversi, di facile personalizzazione e di facile smaltimento e garantisce una discreta vestibilità. Come è iniziata quest’avventura? E più in generale, come nasce la tua passione per il design e la moda? La passione per gli abiti e tutto ciò che ruota loro intorno, è stata sicuramente ereditata da mia mamma. Era giovanissima quando partì per gli Stati Uniti, dove iniziò a lavorare in una fabbrica di indumenti di New York, visse laggiù per otto anni, prima di ritornare in Calabria. Smettere di lavorare nella fabbrica newyorchese non ha significato, però, il distacco dal panorama sartoriale: mia madre è un’ottima sarta e io sono cresciuta tra forbici, stoffe


e spolette di filo. Ho sempre osservato con molto interesse mia madre intenta nel suo lavoro, e credo che questo abbia alimentato gradualmente una passione che era già innata. Mi sono avvicinata al paper dressing perché sono molto sensibile ai temi del riciclo e dell’eco-sostenibilità. Mi incuriosiva molto la possibilità di mettermi alla prova nella creazione di indumenti eco-sostenibili, così come stanno facendo molti stilisti americani ed anche europei, già da qualche tempo. A New York, per esempio, un atelier che conosco produce abiti di carta, con ottimi riscontri nella vendita. E la tua collaborazione con la grafica americana Jane Archer? Come nasce? E dove ti porterà? Jane è una creativa che opera nel campo della progettazione grafica legata all’abbigliamento. È amica di mia cugina, che vive come lei negli States. Quando per caso è venuta a sapere della mia passione per questa nuova tendenza, ha voluto vedere i miei lavori. Da qui è nata la nostra collaborazione: ci sentiamo periodicamente tramite il web e decidiamo le linee da seguire per gli abiti e i gioielli in materiale riciclato da proporre alla clientela del suo negozio. Dopo aver completato i modelli, io li invio in America e intanto cerco di documentarmi periodicamente alla ricerca di nuove idee. Anche se spesso l’ispirazione arriva dall’osservazione della natura e dei suoi colori. Devo ammettere che l’osservazione ha un ruolo molto importante nel mio lavoro. La strada, dove tutto si mescola e si confonde, fornisce un numero straordinario

di stimoli, che possono venire dalle suggestioni della natura o semplicemente dalla gente. Sono le persone, colte nei momenti della loro vita ordinaria, a farti comprendere quali siano le tendenze del momento e a fornirti spesso gli spunti per il prossimo vestito o per il gioiello da abbinare ad un abito particolare. Dove mi condurrà l’ “avventura” del paper dressing francamente, non lo so; o meglio, preferisco non pensarci, non crearmi aspettative per poi rimanere delusa. Il mio intento, per ora, è quello di contribuire, attraverso il mio lavoro, a sensibilizzare la gente intorno ai temi del riciclo e dell’eco-sostenibilità. Per fortuna, l’attenzione mondiale nei confronti di queste tematiche è sempre maggiore e sta generando un fenomeno abbastanza interessante: qualsiasi prodotto che si presenti come Green e quindi eco-compatibile ed eco-sostenibile ha sul mercato una marcia in più. Questo non può che farmi piacere ed alimentare la mia passione per questa nuova frontiera del fashion design. Parlaci del tuo rapporto con gli States. Mi pare ci sia nell’aria il progetto di trasferirti definitivamente laggiù. Il trasferimento a New York insieme al mio fidanzato e il consolidamento della collaborazione con Jane è quello che, per ora, potrei definire il mio sogno nel cassetto. Che dire, spero si realizzi. (Intervista realizzata presso il Museo del Rock di Catanzaro)

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TAG | ARTE

Museo di Street Art: un primato a colori per Catanzaro Nel settembre 2013, sarà inaugurato a Catanzaro un luogo unico nel suo genere e paragonabile ad opere che possiamo ritrovare in grandi città come Torino o Londra: si tratta di uno spaccato metropolitano dalle dimensioni monumentali che si sta trasformando in museo d’arte all’aperto. Tutto è nato da un’idea di Francesco Scicchitano, artista autodidatta catanzarese , che ha immaginato un intervento di riqualificazione artistica nell’area skate Carlo Folino,

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presso il Parco della Biodiversità Mediterranea. I lavori, avviati il 6 agosto 2012, grazie a un’ area fornita dall’amministrazione provinciale, continueranno fino ad agosto 2013 e contemplano dipinti alti fino a 15 metri, realizzati da artisti di fama mondiale, tra cui Lucio Parrillo, indiscusso talento catanzarese che oggi è uno dei più affermati fumettisti del mondo e lavora per il colosso Marvel (vedi intervista su TAG di novembre), e Davi Melo Santo, illustre esponente brasiliano della biennale di Sao Paulo, tra i più apprezzati del Sud America e recentemente apparso sul giornale brasiliano O Tempo (vedi foto). Dopo circa tre mesi di lavoro, questo spazio ha già un’immagine nuova, fatta tra l’altro di suggestive sculture incastonate a 10 metri di altezza, come l’opera ICARO dell’artista del ricycle Nico Citriniti. Su una delle 5 colonne del museo, spicca un albero surreale di circa 11 metri, dipinto da Paola Loprete, in arte Morpheus, artista dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro. Hanno inoltre preso parte ai lavori i giovani artisti catanzare-


si Duego, Andrea Scardamaglia, Ilario Parentela, Simone Fabietti,Vanni Murgano, Giuseppe Longo e lo scultore Alessandro Badolato. La finalità di questo originale progetto è quella di offrire un luogo unico alla città, che possa fungere da spinta per nuove espressioni artistiche, portando Catanzaro nella realtà dello street art, già tendenza espressiva delle maggiori capitali del mondo: dunque un primato, testimoniato dalla proficua collaborazione con i grandi nomi di Parrillo e Melo Santo e da tutti i ragazzi nel nuovo street art movement di Catanzaro, strasicuri che in città – e non solo – ne vedremo di tutti i colori!

Francesca Ceniti

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TAG | SPORT

U. S. CATANZARO 1929 Due vittorie per tornare a sorridere, per riemergere dal pantano e dall’anonimato, per far capire a tutti che il “progetto-Catanzaro” c’è ancora. Ed ecco allora che il leit-motiv in casa giallorossa è diventato la parola “competenza”. Sì, perché in appena otto giorni il campionato delle Aquile e in particolare quello dell’allenatore Ciccio Cozza è

cambiato, passando da un esonero quasi scontato, all’84’ di Perugia – Catanzaro, prima cioè del goal di Quadri, ad una piena conferma di tutto l’ambiente. Ma come? Allora ci eravamo sbagliati tutti sul potenziale di questa squadra? Non possiamo saperlo, ma possiamo provare a ricostruire gli eventi, per vederci più chiaro. Prima della gara con il Prato è arrivato il tanto atteso

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direttore sportivo, Armando Ortoli, un uomo dalla caratura incontestabile, le cui capacità organizzative e conoscenze tecniche sono innegabili. Competenza, insomma. E’ stato presentato in pompa magna in una conferenza stampa che aveva un assente di peso: Ciccio Cozza. E’ sembrato che la società abbia voluto far capire che, da quel momento in poi, ognuno dovrà rispettare il proprio ruolo, tutti uniti ma nel rispetto delle relative competenze. Rieccola quella parola. I calciatori lo hanno capito e hanno cominciato a giocare. Cozza lo ha capito e ha smesso di intestardirsi con schieramenti incompatibili con l’organico a sua disposizione, sfruttando elementi mai utilizzati prima. Lo hanno capito i tifosi, tornati a riempire le gradinate

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del vecchio “Militare” e a far sentire il loro entusiasmo. La classifica non è difficile da scalare e la società ha voglia di intervenire sul mercato di Gennaio. Ecco perché i supporter sono autorizzati a sognare, pensare in grande. Sono altri che hanno l’obbligo di non deluderli ancora. Con competenza. Conky Scirubetta



TAG | MUSICA

SULLA STRADA francesco de gregori On the road, ma a modo suo. L’ombroso, sempre sorprendente Francesco De Gregori – che nel 2013 festeggerà quarant’anni di splendida carriera da solista, iniziata nel 1973 con l’album “Alice non lo sa” – propone il suo nuovo lavoro di inediti “Sulla strada” con una dedica d’eccezione. E logicamente a Jack Kerouac. “On the road”, il libro di Kerouac che ha ispirato un’intera generazione, negli anni Sessanta, e dal quale ha attinto a piene mani “un certo” Bob Dylan, non mente con la maturità e il è una fonte di ispirazione disincanto d’artista di uno diretta per il cantautore che anche dalle ispirazioni romano. È un’atmosfera che “esterne” ha sempre tratto si respira negli spazi fra le solo ed esclusivamente sé parole – soprattutto – e nel stesso. In “Sulla strada”, il fluire delle note, diciamo. Principe non si smentisce. D’altronde solo Fabrizio E lo dimostra, senza dubbi. De Andrè riuscì a trarre Bastano pochi versi di un ispirazione diretta da un’obrano tratto da questo nuopera letteraria creando un vo album, “Guarda che non capolavoro assoluto. “Non al sono io”, per capire appieno. denaro, non all’amore né al C’è uno che riconosce l’aucielo” e “Antologia di Spoon tore per strada e gli chiede River” di Edgar Lee Masters di una vecchia canzone. E rappresentano un binomio ne vien fuori una risposta, unico e un capolavoro in musica e parole: «E io gli irripetibile fra i “concept dico scusa, però non so di album” italiani, anche a cosa stai parlando / sono qui distanza di 41 anni. Salvo con le mie buste della spesa, miracoli non facilmente lo vedi che sto scappando / immaginabili. Ed è lo stesso Se credi di conoscermi non De Gregori ad ammettere è un problema mio / e guardi aver scoperto il romanzo da che non sto scherzando di Kerouac soltanto da poco, / guarda che non sono io». a sessantun anni. Non “fuori È il De Gregori ombroso, tempo massimo”, ma certaallergico alla ribalta e a

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parlare di sé, quasi antipatico, ma è anche la stessa persona che, all’estero, lontano dalla mitizzazione eppure non sconosciuto, non ha difficoltà a scambiare opinioni ed

espressioni con il suo pubblico, anche per strada, in modo del tutto comune. Chi lo ha incontrato in certi contesti lo conferma, ma De Gregori si dimostra coerente, da artista,

con l’immagine personale che di lui viene più riconosciuta e considerata. Scontroso, a volte astratto, ma profondamente leale con sé stesso e la sua musica. Otto tracce, quelle di “Sulla strada”, fedeli alla tradizione cantautorale italiana, con insolite sonorità rock nel brano che dà il titolo all’album, oltre che latine e folk, con la collaborazione agli archi di Nicola Piovani in “Passo d’uomo” e nella già citata “Guarda che non sono io”, oltre alla partecipazione da interprete di Malika Ayane, in “Ragazza del ‘95” e “Omero al Cantagiro”. Completano l’album, oltre a quelle già citate, le tracce “Showtime”, “Falso movimento”, “Belle Epoque” e “La guerra”.

Aurelio Fulciniti

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TAG | UTILITY


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TAG | GIOCHI

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