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Ticonzero news
Notizie aperiodiche degli articoli pubblicati
Sommario
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Sommario
Scienza&Società
Le rubriche aperiodiche di Ticonzero
M. Agostinelli Energenze
L. Agostini❖ Note critiche
P. L. Albini Labirinti di lettura
P.L. Albini Recensioni di saggi
Autori Vari EconomiaPoliticaSocietà
Autori Vari Frodi&Favole
Autori Vari Articoli di Scienza&Società
Autori Vari R/C recensioni e critica
A. Bailetti A proposito di film
G. Camarda Cronache di politica economica
L. Campanella Comunicare scienza
A. Castronuovo Meccanica della fantasia
O. Cilona Democrazia&Impresa
G. Corchia Cultura&Società
A. M. Curci Il cielo indiviso
E. D’Alessio Altrove e Dintorni
A. De Marco Bioculture
G. Grütter Disegno e Immagine
G. Iannarone Educazione alla legalità
M. Maggi Tecnorischio&Ambiente
P. Manzelli Scienza e Arte
L. Michelini Civitas
R. Nobili Filosofia scientifica
S. Ombuen Urbania
P. Pallottino Figure
F. Rufo Biopolitiche
R. Vacca Fuori dal coro
E. Ventura Divagazioni
F. Zucco Bioetica: Donne & Scienza
• Scienza&Società
• Mario Agostinelli, Un Piano energetico ambientale senza Green News Deal
• Roberto Vacca, Energia, calore e il fisico antipatico
I commenti positivi dei clienti consentono di dimostrare i successi raggiunti e di porre in risalto
• Ghisi Grütter, A partire da Fellowship Point
• Luigi Campanella, Musei e Università / Numero chiuso a Medicina / Qualità alimentare / Rischio alcolico / Digitalizzazione e umanesimo / USA e sperimentazione animale / Le attività di riciclo / Ancora sul Museo della Scienza a Roma
• Luigi Campanella, La Madonna di Rubens / Pneumatici riciclati / Il nome di Cartagine / Lo zampino del microbiota / I biberon più antichi
• Paolo Manzelli, Quantum Habitat for Quantum Green Architecture
• Mario Agostinelli, Rinnovabili subito per fermare il clima
• PierLuigi Albini, Considerazioni attorno al Neosocialismo
EPS – EconomiaPoliticaSocietà
EconomiaPoliticaSocietà
• Massimo Livi Bacci, Ambiente, clima e città
• Fabrizio Ciocca, Africani d'Italia
Recensioni e critica
Luigi Agostini, La Grande Privatizzazione: bilancio e prospettive. Ilva, Eni, Kuka
• PierLuigi Albini, Sul sublime / Perché fidarsi della scienza? / Come eravamo. Storie della grande storia dell’uomo
Recensioni e critica
• Giovanna Corchia, Sasha e il paese scomparso
• Danilo Breschi, Oblindia. La terra dell’oblio
Segnalazioni
Le segnalazioni
• Roberto Vacca, L’invenzione del tempo
• Grammenos Mastrojeini e Antonello Pasini, Effetto serra effetto guerra
• Fabrizio Giacomelli, Dall’umanità in poi. Bellezza Intelligenza Coscienza
• TTecnologico,
• Stefano Mancuso, La tribù degli alberi
• Ghisi Grütter, Un’utopia urbana al femminile: Alice Constance Austin
Immagini interne: Serie altri mondi
Kepler-338b
Disegno e immagine di Ghisi Grütter
65. A partire da Fellowship Point
Le 600 pagine del libro di Alice Eliott Dark Fellowship point (NN Editore 2022) sono la storia di una generazione del Novecento. Sono anche la storia della presa di coscienza di alcune donne americane all’inizio del secolo scorso, di matrice borghese benestante e quacchere di religione. Il tutto è visto attraverso le vicende di due amiche nate e cresciute a Filadelfia che, nonostante nella vita abbiano fatto scelte molto diverse, continuano a vedersi, a essere amiche e a volersi bene. Agnes Lee è una scrittrice, una donna molto indipendente, un’autrice di successo e non si è mai sposata. Polly Wister, invece, ha trovato la sua realizzazione nella famiglia: è la madre di tre figli maschi ma è soprattutto una moglie eccessivamente devota al marito Dick, un professore di filosofia.
Nella cultura americana le coppie hanno una maggiore importanza rispetto alla famiglia vista con un’ottica europea. I figli se ne vanno presto da casa, studiano in college spesso lontani e tornano a casa solo per il Thanksgiving e per il Natale. Così invece le mogli e i mariti sono molto coesi e contribuiscono (quasi sempre è lei) al successo anche professionale del coniuge. Alice Eliott Dark è nota per il libro In the Gloaming del 2001 da cui sono stati tratti film e serie TV. Pubblicato per la prima volta sul New Yorker nel 1993, parla di una madre che, perdendo un figlio a causa dell'AIDS, riscopre cosa significhi amare ed essere amata davvero. Dark, che insegna scrittura creativa alla Rutgers University a Newark, New Jersey, ha lavorato a Fellowship Point per quasi 20 anni. La storia del libro vuole che le famiglie Lee e Wister, un secolo prima, avessero comprato dei terreni nel Maine dove avevano creato un insediamento di cinque case […] [continua]
Comunicare scienza di Luigi Campanella
98. Musei e Università / Numero chiuso a Medicina / Qualità alimentare / Rischio alcolico / Digitalizzazione e umanesimo / USA e sperimentazione animale / Le attività di riciclo / Ancora sul Museo della Scienza a Roma
Come per i Musei e la cultura anche per l'Università si confrontano sempre fra loro due tesi: gestione attraverso le eccellenze o, in alternativa, attraverso modelli diffusi.
Forse il PNRR potrà aiutarci a chiarire il dilemma. Oggi si passa da critiche ai finanziamenti a pioggia a critiche perché si premiano solo le eccellenze così ampliando le disuguaglianze educative.
Un recente studio dello Svimez segnala che per il nostro Paese gli Atenei dei territori periferici a tutte le latitudini geografiche hanno avuto negli ultimi anni difficoltà circa le immatricolazioni, il recupero di risorse, gli arruolamenti. Viene scontato un ritardo motivato da divari infrastrutturali, da gap territoriali di ricchezza e occupazione, da stagnazione demografica, da alcune regole di governo del sistema. Ad esempio, la quota del Fondo Finanziamento Ordinario dedicata alla cosiddetta premialità ha significato un ulteriore trasferimento delle risorse dalla periferia al centro intesi culturalmente. I tassi medi di crescita dal centro alla periferia passano dal 16 al 2%. Per l'arruolamento le differenze sono ancora più marcate: Palermo e Catania 30% di Milano e 50% di Torino, con la nota ancor più negativa che queste differenze si dilatano se riferite ai ricercatori a tempo determinato.
Certo, a dieci anni […] [continua]
Energenze
52. Rinnovabili subito per fermare il clima
In un lungo e documentato articolo sui Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) un gruppo di scienziati e tecnici statunitensi valuta il rischio pagato in adattamento e aggravamento climatico in funzione della rapidità con cui si rendono operative le fonti rinnovabili per abbattere le emissioni fossili.
Il testo, ricco di grafici e di tabelle, rileva come non sia stato ancora sufficientemente discusso un bilancio relativo alla quantità di energia e materiali “sporchi”, che continueranno a causare inquinamento e surriscaldamento anche solo per costruire e rendere operativi nuovi impianti alimentati da acqua, sole e vento, oltre ad allestire batterie, nuovi sistemi di reti elettriche locali, fino a barriere costiere a riparo dell’innalzamento dei mari. Solitamente non si prende in considerazione quanta CO2 e quanto CH4 “non contabilizzati” occorreranno per modificare a fondo, trasformandolo, l’attuale sistema energetico.
In effetti, la decarbonizzazione che viene fissata per obbiettivi da raggiungere in vari stadi da qui al 2100, va contabilizzata puntualmente tenendo anche conto di una quota di emissioni dovute all’impiego di fossili necessari – almeno all’inizio - per costruire i nuovi impianti. In sostanza, la diffusione delle rinnovabili si traduce in una domanda di energia per tutto il 21° secolo, inizialmente soddisfatta principalmente dai combustibili fossili, poi sempre più dalle fonti rinnovabili stesse, diventate, secondo la definizione di Georgescu Roegen, finalmente “prometeiche” .
I diversi pericoli del cambiamento climatico indotto dall'uomo richiedono due grandi sforzi a livello internazionale: 1) ridurre le emissioni di gas a effetto serra (GHG) in misura […] [continua]
EPS-EconomiaPoliticaSocietà di Autori Vari 191. Ambiente, clima e città di Massimo Livi Bacci
Nel 2007, secondo le stime delle Nazioni Unite, la popolazione urbana del mondo aveva superato quella rurale e nel 2022 è già pari al 57% del totale, e in ascesa. In molti paesi sviluppati, la popolazione classificata come “urbana” supera l’80 per cento e le proiezioni indicano che almeno altri due miliardi di persone vivranno, verso la metà del secolo, in contesti urbani. Due o tre secoli fa, in Europa, il continente più urbanizzato del mondo, non più di un decimo della popolazione viveva in centri con più di 10.000 abitanti, in una rete insediativa a maglie molto grandi e debole impronta ecologica. Ma lo sviluppo ha cancellato quasi ovunque questo tipo di urbanizzazione.
[Tabella. Fig 1]
Una parte crescente della popolazione urbana vive oggi in conurbazioni molto estese e dai confini incerti. Le cosiddette “megacittà”, agglomerati con oltre 10 milioni di abitanti, che erano 2 nel 1950, sono cresciute a 10 nel 1990 e a 33 nel 2018; le grandi città, tra i 5 e i 10 milioni, che erano 21 nel 1990, sono più che raddoppiate a 48 nel 2018, mentre le città da 1 a 5 milioni di abitanti (“piccole” nella terminologia internazionale) sono passate da 239 a 467 (Figura 1). 1
La concentrazione demografica nelle aree urbane non è, di per sé, un fatto negativo. L’umanità è essenzialmente gregaria e tende a vivere in spazi ristretti. La tendenza delle società a concentrare gli abitanti in spazi ristretti è antica e fondata su solidi presupposti: “dalle città più piccole alle enormi distese metropolitane con 30 milioni di abitanti o più […] [continua] Wolf
Recensioni di saggi e critica di PierLuigi Albini
231. Sul sublime, di Anonimo
233. Perché fidarsi della scienza?, di Naomi Oreskes
234. Come eravamo. Storie dalla grande storia dell’uomo, di Guido Barbujani
R/C Recensioni e critica di Autori Vari
40. L’oblio dell’essere ottunde la ragione e genera mostri di Danilo Breschi
21 gennaio 1950: settantatré anni fa moriva George Orwell. Il suo capolavoro è senz’altro la sua ultima fatica letteraria (almeno tra quelle pubblicate in vita): 1984. È molto più di un romanzo, è una profezia, di sventura purtroppo. Se oggi si volesse scrivere una distopia all’altezza di quel capolavoro premonitore e di questi nostri anni Venti del terzo millennio, si dovrebbe partire dagli ingredienti che Gianfranco Andorno ha mescolato per costruire questa soffocante Oblindia, la terra dell’oblio.
Due gli elementi chiave, veri e propri motori di accensione dell’anticiviltà distopica tratteggiata da Andorno, che sono chiara e diretta ripresa della lezione orwelliana: la memoria e la dismisura umanitaristica. Tanto Winston Smith, protagonista di 1984, quanto Markus/Marco, l’ultimo ribelle di Oblindia, si contraddistinguono per il fatto di essere rimasti gli unici in possesso della memoria. Cancellare il passato, ogni traccia di quel che è accaduto, di buono e di cattivo, di gioioso come di tragico, costituisce la prima mossa per la realizzazione di un dominio che più totale e pervasivo non si può.
La tabula rasa è il primo atto di qualsiasi progetto di conquista totalitaria. Se non hai metri di paragone il presente sarà sempre e comunque il tempo giusto, la situazione migliore possibile, perché l’unica. Di qui la necessità di una decostruzione e ricostruzione fittizia continua, incessante, che la tecnologia del terzo millennio lascia pensare al lettore di oggi possa facilmente diventare un’operazione […] [continua]