MARTIN PARR
MARTIN PARR
BAD WEATHER
Dal 1986, anno in cui è uscito il suo più famoso libro The Last Resort, Martin Parr polarizza l’opinione di chi segue da vicino il mondo della fotografia, c’è chi lo ritiene un genio e chi ne disprezza il lavoro. Anche il suo ingresso in Magnum Photos non è stato senza controversie: riuscì ad entrare nell’agenzia per un solo voto. Parr ereditò la passione per la fotografia dal nonno, dopo una breve e poco stimolante frequentazione del Politecnico di Manchester cominciò a sviluppare i propri progetti. In questo periodo scattava ancora in bianco e nero, lo standard artistico della fotografia, e nel 1982 pubblica Bad Weather: un reportage sul comportamento delle persone in situazioni metereologiche avverse. Già dalla prima pubblicazione si comincia a percepire quel gusto per il grottesco e per la decontestualizzazione che caratterizzerà le sue opere successive.
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THE LAST RESORT
Come già anticipato il salto di qualità avviene nel 1986. Le estati dell ’83, ’84 e ’85 sono particolarmente calde e un’armata di working class families invade la località balneare di New Brighton: Parr ne approfitta per sviluppare The Last Resort, un reportage sulle vacanze inglesi. Prendendo ispirazione da William Egglestone e Stephen Shore abbandona il bianco e nero in favore del colore cosa impensabile per chi volesse essere preso seriamente, e, per sfruttare al meglio questo medium, scatta con il flash anche di giorno, ipersaturando i colori. I soggetti sono ritratti da vicino e con un ottica stretta al fine di nascondere il contesto e di immortalare solamente l’azione che stanno compiendo. L’uso di colori saturi e la totale decontestualizzazione delle situazioni conferisce ad ogni scatto un’aura grottesca che a prima vista sembra una presa in giro meschina, ma che, se approfondita, nasconde una pesante critica alla società britannica e a tutte le sue contraddizioni.
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Basta guardare questa foto: a prima vista sembra la foto del sedere di un uomo in costume. Può far ridere perché l’uomo non è proprio in forma, ma, riflettendoci su, si nota che la bandiera americana, simbolo di orgoglio nazionale per eccellenza, è accostata a una delle parti meno gloriose del corpo umano.
Un altro esempio è questa foto: due gabbiani si contendono delle patatine fritte lasciate incustodite da qualche bagnante. A parte la scena buffa può sembrare poco poetico. Ma la bandiera inglese che sventola fiera dietro aggiunge una fine critica alla società dello spreco. È messa lì come rappresentante di un’intera nazione, che guarda mentre i suoi avanzi entrano a far parte della natura.
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THE COST OF LIVING
Tra il 1987 e il 1988 Parr lavora alla sua prossima pubblicazione: The Cost of Living. Dopo essersi trasferito a Bristol nel 1987 inizia a fotografare le attivitĂ della middle class con la tagliente spietatezza che ha contraddistinto The Last Resort. In questo documentario attivitĂ raffinate come banchetti e feste private, o dimostraizoni di ricchezza come lo shopping sfrenato, diventano crogiolo di comportamenti primitivi, come se Parr volesse ricordarci che i vestiti costosi, il trucco, i cilindri non sono altro che una maschera che nasconde delle persone, e che queste persone non sono diverse dalla working class di The Last Resort.
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IN CONCLUSIONE
A proposito della sua esperienza al Politecnico di Manchester, Parr dice che In these days the idea of a college was to learn to be a photographer by becoming an assistant, so they taught us all the basic studio techniques and things like reciprocity failure. I quickly got fed up with this input and started working on my own projects. This meant I was having to justify my work and this, I guess, was good practice for fighting for what I believed in. E questo esercizio gli è valso quaranta pubblicazioni individuali, ottanta mostre in tutto il mondo e numerosi premi individuali, il tutto a testimonianza dell’importanza che, nonostante le controversie, ha avuto per la fotografia mondiale.
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TESINA DI FOTOGRAFIA STORIA DELL’ARTE CONTEMPORANEA A.A. 2019-2020
BAD WEATHER THE LAST RESORT THE COST OF LIVING IN CONCLUSIONE
ALESSANDRO GALLESI
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