Alessandro Pilloni
IL SUONO DEL SILENZIO
Il Suono del Silenzio – ©Alessandro Pilloni
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- Che ore sono? - Non lo so, le quattro, forse. Perché? - Gran brutta ora per morire, vero? - No, no! Ti prego, non farlo! Gli punta la canna della pistola contro la tempia destra. Preme. Forte. Ancora più forte e gliela potrebbe infilare dentro la testa, perforargli il cranio. - Ti prego, non voglio morire. Lo guarda di sbieco, non può muovere la testa. Gli occhi rossi e gonfi di lacrime di terrore. Legato mani e piedi alla sedia. - Stai zitto! Non vedi che ascolto il silenzio? - No… Ti prego! - Presto anche tu lo sentirai. Poi esplode il colpo. Ikar lascia cadere la pistola. Inizia la sua macabra danza. Al ritmo del silenzio. Bagnata di sangue innocente. E canta. Muovendo la bocca senza emettere suoni. Lode al silenzio. Muove mani e piedi in modo scoordinato. La testa rotea confusa. E non fa il minimo rumore. - Lo senti? Lo senti, adesso? – grida. Il picchio muove la testa a velocità supersonica. Quasi con vorace dolcezza. Afferra uno ad uno i piccoli e morbidi peli neri, li strappa e li getta. Lei non sente il minimo dolore. Ed anche il picchio sbagliasse e la penetrasse, non sarebbe poi così male. Bussano alla porta. - Avanti – risponde lei con soave voce. Il globoro entra e le si avvicina rapido, per poi fermarsi quando vede che è nuda. Chiude, imbarazzato, gli occhi, e se li copre con le mani. Lei sorride. - Mi scusi, non sapevo stesse depilandosi. - Non imbarazzarti, Globoro 7, anzi guardami! Godi della mia bellezza! - Si, certo! – deglutisce il globoro, aprendo gli occhi alla sua stupenda nudità. Il Suono del Silenzio – ©Alessandro Pilloni
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Intanto, il picchio, terminata l’epilazione inguinale, le vola sul capo, a disegnarle due sottili e seducenti archi sopra gli occhi. - Mi avete mandato a chiamare, mia Signora? Ordinate pure. – chiede il globoro 7. - Il prigioniero ha forse preso una decisione? - Ancora rifiuta, mia Signora. Dovremo raddoppiare i tempi di tortura. - No! – si agita lei, alzandosi dal lettino. Il picchio le vola dalla testa. Il globoro indietreggia. - Mettete fine alle torture! Andrò io a parlargli. Chissà come lo avrete ridotto! - Mia Signora, era l’unico modo per… - Taci! Ora vai! E fatelo preparare: presto andrò da lui. Mentre il globoro 7 abbandona la stanza, lei si ridistende e lascia che il picchio torni al suo lavoro, e le inservienti la cospargono di delicate essenze e le massaggiano piedi e seni. Ikar è alla ricerca della prossima vittima. La sua prossima vittima. E tende l’orecchio. Meglio ancora, concentra il proprio animo. Per sintonizzarlo sulle sue frequenze. Per udire la sublime melodia del canto eterno. Per fare finalmente suo il suono del silenzio. Ed eccola là. La prossima vittima. Una donna. Trenta, più o meno, anni. Elegante. Occhiali scuri a coprire azzurri occhi e fluenti biondi capelli. Ikar la segue, attraverso le strade affollate. In mezzo alla gente che va per compere o per affari. Fino a casa. Ikar non entra. Non è ancora il momento di agire. La vittima va studiata. Attimo per attimo, respiro per respiro, battito per battito. Pulsazione per pulsazione. La vittima va ascoltata. Silenzio per silenzio.
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Il globoro 7 apre la cella del prigioniero e vi entra dentro. Libero lo guarda con le guance scarnite e ferite. Il globoro gli porge un piatto pieno di cibo. Sono giorni che non mangia. Lo poggia a terra e lascia che Libero si sfami. Ma è la fame di un prigioniero. Non gli può bastare, così, mandato giù tutto, tende la mano, che tiene il piatto, verso il globoro, con sguardo disperato e pietoso. - Ho fame… - Sì, certo. Ti porterò altro cibo. E rallegrati, perché la mia Signora ha deciso di tornare a farti visita. Ti sta concedendo tante possibilità. Troppe, se mi è concesso. Ma io eseguo solo gli ordini. Avrai altro cibo, poi Globoro 6 e Globoro 3 ti prepareranno per l’incontro. - Io non la voglio incontrare- dice Libero con sofferenza. - Non dire così, sciocco. E ti consiglio di non negarti, questa volta. Ora vado a prenderti altro cibo, così che tu possa riprendere le energie. Il globoro 7 si volta e va via, richiudendosi la porta alle spalle. Libero si guarda le mani perforate da lunghi spilloni. Se guarda bene può vedere attraverso i buchi, oltre la sua mano. - Dove sei, Salvezza? – sospira, ed una piccola lacrima gli bagna guance e gli lambisce le labbra. Il globoro 7, intanto, attraversa il lungo e scuro corridoio ed entra nella cucina. Dentro, ci sono il globoro 4 ed il globoro 2. - Il prigioniero vuole altro cibo, e la Signora ha detto di prepararlo per l’incontro. Globoro 4, vai a chiamare Globoro 6 e Globoro 3! Io porterò questi altri due piatti al prigioniero. I globoro sono strani esseri. Alti poco più che un metro. Tutto il loro corpo è coperto da un lungo mantello. Indossano un cappuccio che ne nasconde il viso. Sono dieci, quelli al servizio della Signora. Forse sul piccolo pianeta ne esistono altri, ma Il Suono del Silenzio – ©Alessandro Pilloni
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lei ne controlla solo dieci, e le obbediscono in tutto. Catturano i prigionieri e li torturano, o li trattano come lei vuole siano trattati. E sono i suoi camerieri personali. Non hanno un nome proprio, solo un numero. Dallo zero al nove. In ordine crescente. Chi ha il numero più alto comanda su tutti quelli che lo hanno più basso del suo. Ma il capo di tutti è il numero Zero. E sono tutti perfettamente identici. Solo la Signora, oltre loro stessi, è in grado di distinguerli. Oltre i globoro, la Signora ha alle sue dipendenze alcune inservienti, che ora, dopo averle massaggiato il corpo, la aiutano a vestirsi. - Incontrerà il prigioniero? - Sì, per questo devo essere bellissima. - Stia tranquilla, penseremo noi a renderla incantevole, anche se lo è già. Ai globoro permette che la guardino e la ammirino, ma solo le inservienti la possono toccare. Perché a lei piace essere toccata. Ikar si è chiuso nel bagno del bar. La cameriera lo ha visto entrare. Sono più di venti minuti che è dentro. Lei è curiosa di sapere cosa stia facendo. Preoccupata che stia male. - Tutto bene, signore? – chiede, bussando alla porta. Lui risponde con sforzo da dentro. Sta amandosi fisicamente. Perché è l’unico amore che conosce. E intanto ascolta l’ormai lieve suono del suo silenzio e pensa alla sua prossima vittima. Salvezza si trascina disperata e stanca attraverso il focoso deserto. Ha sete ed il sole le brucia gli occhi e la pelle. Non ha trovato di che coprirsi il capo. E la folta chioma rossiccia non le è sufficiente. - Dove sei, Libero? – invoca piangente.
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Sono giorni che è in viaggio. Giorni a cercare il suo amore perduto. Sparito. Ha tutta la forza necessaria per trovarlo. E lo sa, lo troverà. Globoro 5 apre la porta alla signora, che entra e se la richiude alle spalle. - State lontani! Vi chiamerò io, quando vorrò uscire. Libero è in fondo alla stanza. Rannicchiato in un angolo. I globoro hanno fatto ciò che hanno potuto per ridargli un aspetto umano, ma le torture dei giorni passati sono ancora visibili. - Cosa ti hanno fatto? Gli si avvicina tendendo una mano. Lui si scosta, ma lei lo accarezza. - Lascia che tocchi le tue ferite, amore mio. Lui allontana la sua mano con disprezzo. - Non mi toccare! - Perché mi allontani? Ancora rifiuti. Perché non vuoi unirti a me? Perché non vuoi amarmi? - Io non posso amarti! - Perché? Guardami! Sono bellissima. Toccami! Senti il dolce profumo che emana la mia pelle. Non vuoi giacere con me? Perché rifiuti? - Io amo un’altra donna… - Tu devi amare solo me! – s’inscurisce in viso e digrigna occhi e denti. - Non puoi non amarmi! Sarò costretta a far riprendere le torture! Chiama il globoro, mentre si avvicina alla porta. - Tu la dimenticherai. E amerai me. Solo me! Il globoro apre la porta e la accompagna alla sua camera. Lei è tanto triste. Si sdraia sul letto. - Inservienti! – chiama Tre giovani ragazze entrano nella stanza. - Spogliatemi e toccatemi! – ordina loro. E intanto pensa a lui. E sente il suono del silenzio. Forte. Dentro al cervello. E si prepara a sopportare un’altra insopportabile crisi. Il Suono del Silenzio – ©Alessandro Pilloni
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Ikar la prende alle spalle davanti alla porta di casa. Lei è troppo sorpresa ed impaurita per poter reagire. Il cuore inizia a battere fortissimo. Scariche di adrenalina e vasi dilatati. Aumento sconsiderato di flusso sanguigno. Le mani di Ikar le comprimono naso e bocca. Quando l’ossigeno nelle sue arterie scarseggia, la vista si appanna. Sviene. Quando riapre gli occhi è nella sua camera da letto. E’ legata mani e piedi. Sdraiata sul letto. Vede l’uomo vestito di nero col cappuccio sul volto di fronte a sé. Seduto su una sedia. Le punta una pistola alla fronte. - No, ti prego! Non ho fatto nulla! - Zitta! Sto ascoltando il silenzio. E anche tu, presto, lo sentirai… Affonda mezzo grilletto. Lei è nel terrore più grande. Non vuole morire. Ma la vede, ormai, la Grande Consolatrice, e sa che è venuta per lei. Ma dentro sé spera sia solo un incubo, e che finisca presto. Dentro di sé spera che non stia realmente accadendo. Ruota un poco la testa e la vede. La foto sopra il comodino, vicino alla sveglia. E’ il suo ragazzo. Il suo amore. - Addio. Ti amo. – sospira piangente. Sta per entrare nel nulla. Ikar ha quasi premuto tutto il grilletto. Poi si ferma. - No… Non può essere – Le stacca la pistola dalla fronte. La guarda. - Che scherzo è questo? Non lo sento più! Non sento più il suono del tuo silenzio. Tu ne sei capace? Tu lo puoi… Eppure ti ho seguita. Ti ho studiata. Ti ho ascoltata. Credevo fossi sola. Si volta. A guardare la foto che guarda lei con occhi rotti di lacrime di terrore. La slega. Lei non capisce nulla. I pensieri lenti. La vista appannata. E’ intontita dall’emozione. - Mi dispiace. Forse avete litigato. Forse lui è fuori città per lavoro. Credevo fossi la mia vittima. Perdonami.
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Va via. La lascia lì. Viva. Libera, mentre non riesce a pensare a nulla. Piange. Nella sua mente solo lui. Il suo innamorato. E pensa a quello che sono. A quello che avrebbero potuto più non essere. A ciò che d’ora in poi saranno. - Globoro Zero, vieni! – La Signora non ha bisogno di chiamare ad alta voce. Comunica con i globoro con il pensiero. Il Globoro Zero entra senza bussare. A lui è permesso. - Ho bisogno dei tuoi servigi – gli dice. - In cosa posso esservi utile? – chiede lui avvicinandosi al letto ed ammirandola nella sua nuda bellezza. - Devi trovare la sua donna. Il suo amore. Finché il suo cuore sarà per lei, non potrà amarmi. Ma lui deve amarmi! Credo che non potrò resistere ancora a lungo. Il suono del silenzio mi sta riempendo. Devo fermarlo prima che sia troppo tardi. Orami le crisi sono sempre più forti. Trovatela e portatela qui – gli ordina. Ikar si aggira nel buio della notte. E’ ancora sconvolto. E’ stata la prima volta. Da quando ha dato inizio alla sua personale ricerca. Missione. Da quando il dolore è diventato potere. Non aveva mai sbagliato. Si chiede come possa essere successo. Come abbia potuto sentirne il suono dove invece non c’era. Forse ha sbagliato tutto? Forse la verità è un’altra? - Forse sono solo stanco – pensa. Osserva la gente. Ma decide di non ascoltare. Oggi, almeno oggi, non cercherà altre vittime.
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Salvezza è stremata al suolo. Il sole le brucia le carni sotto i vestiti. Globoro 8 la vede da lontano. - Eccola! Globoro Zero aveva ragione. Sapeva che l’avremmo trovata qua. La caricano dentro un nero sacco e, chiusolo, la trascinano attraverso il deserto. iL sacco la terrà al fresco, aiutandola a riprendersi. La Signora la vuole viva. Globoro Zero, intanto, entra nella stanza del prigioniero. Libero gli salta addosso e con uno spintone lo scaraventa a terra. Corre verso la porta, la libertà. Ma la porta si richiude di scatto. E lui non riesce più a muoversi. Totalmente immobilizzato. - Che mi succede? – chiede. Globoro Zero si rialza senza minimamente scomporsi. - Non avrai pensato di poter fuggire, vero? O mi hai sottovalutato solo perché sono un globoro? Potrei distruggerti solo con la forza del pensiero. Ma la mia Signora vuole che ti porti nella sua stanza. Ha una sorpresa per te. - Io non farò l’amore con lei! Mai! - Potrei rinfacciartele, queste parole, un giorno! – lo irride. Globoro Zero si leva in volo. - E’ meglio che ti trasporti io sino alla sua stanza. Tu potresti avere la tentazione di fuggire. Ed io non amo ripetermi. Così sospeso per aria lo spinge sino alla camera della Signora. Lei si sta facendo bella e, intanto, guarda con disprezzo Salvezza. - Tu mi sei inferiore in tutto. Eppure lui ama te. Ma presto… Ikar la guarda senza parlare. E’ la sua nuova vittima. Non l’ha legata. Le punta addosso la pistola. E’ quanto basta per tenerla ferma. L’ha presa dalla strada. Lei stava nella strada. Vicino ad un piccolo fuoco. C’erano altre come lei. Lui ne ha scelta una a caso. Il Suono del Silenzio – ©Alessandro Pilloni
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- Ho preso te. Ma avrebbe potuto essere un’altra. Non ti ho nemmeno ascoltata. Ultimamente ho fatto qualche errore di valutazione. Ma con te non posso sbagliare. Non ho nemmeno bisogno di ascoltarti. Tu non lo puoi fare. Tu non ne sei capace! - Ma di cosa parli? – azzarda lei, mentre non riesce a guardarlo nel viso coperto dal passamontagna, e tiene invece basso lo sguardo disperato contro le sua calze strappare e gli alti tacchi a spillo. – Cosa vuoi da me? - Io voglio sentire la tua interpretazione. Io voglio godere del suono del tuo silenzio! Globoro Zero spalanca la porta senza toccarla e, lievitando, Libero la attraversa. - Eccolo qui, mia Signora. - Bene, Globoro Zero! Adagialo sul mio letto, e tienilo immobile, che possa solo roteare gli occhi, senza chiuderli, e muovere la bocca. Il Globoro Zero esegue ciò che la Signora ha chiesto. E dal sontuoso letto, Libero può vedere Salvezza, incatenata al muro di fronte, con il viso bruciato dal sole del deserto e le vesti lacere. - Salvezza, amore mio! Che ti hanno fatto? Maledetti! – urla e cerca di dimenarsi nella sua immobilità. La Signora si compiace della sua vigoria, bagnandosi le labbra lasciva. - Tienile per dopo, tutte queste energie. Lei sta bene, per ora! Ma presto non lo so. Perché, se tu non giacerai con me, io le farò molto male. E sarà solo colpa tua. - No! Libero, non farlo! – Salvezza tira con tutte le sue forze, ma non può spezzare quelle catene. E Libero non può muoversi. Può solo osservare la Signora che si spoglia. - Globoro Zero, fa che possa eccitarsi – ordina con desiderio. E si mette a ballare nuda di fronte a lui. Un ballo sensuale. Un richiamo d’amore. Si accarezza il corpo con le mani. Si avvinghia al suo corpo. Gli preme i seni Il Suono del Silenzio – ©Alessandro Pilloni
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contro il viso. Lui cerca di chiudere gli occhi, ma non può. Lei lo tocca e nota che ancora il piacere non l’ha conquistato. Lei sa che pensa ancora a Salvezza. Così la sua danza si fa più erotica, e così i suoi approcci più procaci e vogliosi di lui. Le sue carezze. I suoi baci. Ed anche Salvezza fosse il suo unico e solo pensiero non potrebbe evitarlo. Perché è nella natura delle cose. E la Signora è in estasi, mentre tiene tra le mani il trionfo della sua sensualità. Mentre Salvezza piange, osservandola stringersi al suo uomo. Ikar la accarezza con la pistola. Il viso. I seni. Lei trema. - Mi vuoi uccidere? - Ucciderti? Sì, ma dopo. Prima devo ascoltare. Stai zitta, ora! Lasciami concentrare. Ikar chiude gli occhi un attimo. E sintonizza il proprio animo al suo. E’ la concentrazione necessaria per entrare nella dimensione. Dono che il dolore gli ha dato, divenendo energia. Ikar si prepara ad entrare. Per arrivare, conquistare, possedere il suono del suo silenzio. - Ora tu farai l’amore con me! – gli sussurra vogliosa la Signora. Libero grida il suo ripudio con tutte le forze. - Non ti puoi opporre! Globoro Zero, dai inizio alle torture! – ordina lei. Libero guarda lo strano essere avvicinarsi a Salvezza. - No! Non la toccare! – minaccia inutilmente. Il Globoro Zero le si pone davanti. Lei è incatenata al muro. Non può muoversi. Lo strano essere nemmeno la sfiora. Lei inizia a gridare. Forte. Più forte. Sempre più forte. - Solo tu puoi fermarlo. Solo le accetterai di essere mio. Solo se vorrai amarmi, io ordinerò che la smetta. Altrimenti soffrirà. Tanto.
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Salvezza piange di dolore, terrore e speranza. Invoca l’aiuto del suo innamorato. Lo prega di non cedere alle lusinghe della Signora. Ma è come una trivella nelle viscere. La tortura dall’interno. Presto diventerà insopportabile. Ma il Globoro Zero potrebbe portarla sul punto di morire e tenerla così, a soffrire in eterno. I suoi poteri sono enormi. Libero guarda Salvezza, deformata dalla sofferenza. Non ha più un viso umano. - Sì – piange di vergogna – Farò l’amore con te! Basta! Lasciatela andare! E’ insopportabile, infernale dolore fisico. Ma queste sue parole alle sue orecchie sono ben più crudeli. Ben più terribili. Come un colpo di grazia. La Signora già gode all’idea. Libero ha una tale energia che potrebbe salvarla. - Interrompi le torture, Globoro Zero! E libera il suo corpo. Voglio che mi dia tutto l’amore che ha dentro. Voglio che mi ami come non ha mai amato nessun’altra – ordina in prede alla passione. - Cosa mi stai facendo? – chiede lei. - Zitta! – risponde Ikar. - E’ come se stessi scrutando nel mio cuore. Non posso evitarlo. Ti sento dentro di me… Ikar si muove nel suo animo, alla ricerca di ciò che vuole. Di ciò di cui ha bisogno. Il silenzio. Vede immagini dal suo passato. Quando lei era poco più che una bambina. Fino al suo arrivo sulla strada. Al suo primo cliente. Ai successivi. Ed è tutto così silenzioso. - Sì, sei perfetta! Se tu! - Ma cos’è che cerchi? – gli chiede. Solo la Signora si muove. Lui sta fermo. Come statua di marmo. Nonostante Globoro Zero lo abbia liberato. Lei lo stringe forte. Agita furiosamente le pelvi. E lui non può evitare che accada. E odia il suo corpo perché è così debole. E Il Suono del Silenzio – ©Alessandro Pilloni
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piange, così come Salvezza, che non riesce a non guardare. Globoro Zero le si avvicina. La tocca leggermente. Le chiude la mente. Per quel tanto o poco che durerà. Per evitarle l’atroce sofferenza. Lei non lo può ringraziare. Perché ora non può nemmeno pensare. Ma, forse, lo farebbe. Ikar si blocca all’improvviso. Esce dal suo animo. E’ sconvolto. - No! Non è possibile. Non puoi! – Rientra dentro di lei, per controllare meglio. Nell’illusoria speranza che sia stato un inganno. O un riflesso. O un ricordo. O sogno. O tutto ciò che sia basta che non sia vero. Ma lo è. - No! – esce dal suo cuore. La guarda con odio. La colpisce col pugno chiuso. Con forza e cattiva disperazione. Si strappa via il passamontagna. - Puttana! Tu sei una puttana! Non lo puoi fare! Non ne sei capace! Come ci sei riuscita? Come? – la colpisce ancora e la strattona. Lei piange dal terrore. Si porta le impotenti mani sul viso tumefatto dai pugni di Ikar. E lo guarda. Tremante. Poi nota qualcosa dentro i suoi occhi. Vede qualcosa nel profondo del suo sguardo. Sente un suono dentro di lui. E lo ascolta. Proviene da quell’uomo che la ha catturata e che ora le punta contro una pistola. Libero le dona il suo piacere. Con disgusto, ma non può reprimere quel brivido che lo pervade. La Signora invece è in estasi, mentre si divincola da lui, che resta immobile. Quasi incredulo. Quasi alla fine di un incubo che gli rimane dentro e lo blocca. E si odia. E per fortuna Salvezza non ha assistito. La Signora è come in trance. Galleggia nell’aria. Il corpo sospeso. Ed è attraversata come da luce. - Sì! E’ bellissimo! E’ la pace! Il suono del silenzio è sparito! Globoro Zero libera Salvezza, ridestandola. Sa che sta per succedere. Lei corre subito da Libero, stringendolo forte. Lui ancora non riesce a muoversi. Lei non fa domande. Piange e basta. Lui non potrebbe darle risposte. La Signora, improvvisamente, precipita al suolo. Non riesce più a galleggiare.
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- Globoro Zero, che succede? – grida di dolore, mentre si porta le mani al petto. Sente una fitta tremenda. In realtà è un suono. Ma è inutile tapparsi le orecchie. Lo sentirebbe ugualmente. E’ non è nel cervello. E’ dentro al suo cuore. – No! Credevo fosse finita. Stramazza al suolo. Sbava sangue. Guarda Libero. - Credevo di averlo sconfitto. Allora, tu non mi ami… Ikar lascia cadere la pistola. Si porta le mani alla testa. - No! Tu non puoi farlo. – piange. - Sì – risponde lei – Anche io posso amare. Ikar alza lo sguardo piangente. La osserva con occhi curiosi. Sorpreso dalle sue parole. - Ho capito, ora, cosa cercavi dentro di me. L’ho sentito anche io. Il suono del silenzio. – gli dice. Ikar lascia che lei gli stringa le mani con entrambe le sue. - Quel vuoto del cuore che non batte. Che non può. Che non sa. Che non vuole. Che non può. E’ l’orrore più grande. Un rumore che assorda ed occlude. Come una fine. Anche io… - sospira e stringe più forte le sue mani – Fino a poco tempo fa mi opprimeva. Mi stava divorando. Tu hai pensato che, essendo una prostituta, io non fossi capace di amare. E invece io amo! Sono innamorata di un mio cliente. Non che lui ricambi, però. Ma è così dolce con me. Così gentile. Quando lo facciamo per me non è sesso. Sarà stupido, ma è quasi amore. Quando lo facciamo, io non mi sento più una troia. - E’ bellissimo – le sorride Ikar, guardandola negli occhi – Ma io ho fallito di nuovo, allora! - Perché? Perché lo cercavi dentro di me?
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Globoro Zero si avvicina alla Signora. Infonde il lei un benefico flusso. Attenua la sua sofferenza. Le inservienti la aiutano ad alzarsi e a rivestirsi. Guarda Libero e Salvezza. Uniti. Stretti. Forte. - Perché ami ancora lei? E tu? Perché non ti senti tradita? Ha fatto l’amore con me! - Tu hai avuto solo il suo corpo. Ma il suo cuore, il suo amore, saranno con me per sempre. - Perché? Nulla è per sempre! - L’amore sì! – dice Libero – Tu hai sbagliato. Hai creduto che, dopo essere stati tuoi, i prigionieri ti amassero. Ma è stata solo un’illusione. - Placava il mio dolore per poco – dice lei con consapevolezza – Globoro, perché? Che mi è successo? – chiede. - Mia Signora – risponde lui – sceglievi bene le tue vittime, tra coloro che aveva dentro un’energia enorme. Hai visto Libero, il suo amore per Salvezza, la sua assoluta fedeltà. Hai creduto di poterla rubare a lei, come alle altre. Amando ed uccidendo i tuoi amanti. Perché non potessero amare più e non disperderla. Ma non era amore, ciò che ottenevi. Non era quella la melodia che avrebbe potuto riempire il tuo silenzio, zittendolo. Quel silenzio proviene dal tuo cuore, perché non avresti più potuto amare nessuno senza prima essere certa di essere amata a tua volta. Perché hai sofferto troppo. Ma nessuno dei tuoi prigionieri lo ha fatto. Nessuno ti ha amata. Hai solo ingannato te stessa. Così tacevi il silenzio per poco. Ma le tue crisi sono tornate sempre più frequenti, insistenti. Ormai è troppo tardi, mia Signora. E sai che io non mento. Non puoi più nulla contro ciò che sarà. Il suono del silenzio ti ha invasa del tutto. Perché non puoi più amare nessuno. Non puoi più sentire il cuore battere per un’altra persona. Non puoi provare più nessuna emozione. - Sapevo – dice lei lasciandosi cadere sulle ginocchia. Le inservienti accorrono per aiutarla, ma lei le allontana – So tutto, sì! Tu non menti.
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- Tu hai avuto paura – le dice Salvezza – Quando il tuo Signore ti ha abbandonata, non volevi amare più nessuno, senza la certezza di essere ricambiata. Ma l’amore è più forte della paura. L’amore è la più grande delle emozioni, e non ha basi solide su cui poggiare. E’ darsi totalmente alla persona amata, senza chiedere nulla in cambio, se non la sua felicità, quella che tu puoi donargli. Non puoi obbligare nessuno ad amarti. E non puoi obbligarti a non amare. Io e Libero ci amiamo, vedi? Forse siamo stati fortunati, non lo so…Ma ora che hai visto cos’è il vero amore, potrai finalmente trovarlo. Dunque, lasciaci liberi, ora. Così che possiamo tornare ad essere felici, e sono sicura che così, anche tu troverai la pace. La Signora la guarda. Li guarda. Ed il suo sguardo è di odio e disprezzo. Ride. Sguaiata e volgare. Triste. Disperata. Ride. - Come osi compatirmi dall’alto della tua felicità! Pensi che una seppur idilliaca speranza futura possa rendere meno tetro questo mio angoscioso presente? Come osi umiliarmi con la tua insulsa retorica. Nessuna delle tue compiacenti parole potrà cambiare il mio destino. E nemmeno il vostro! Non vi ucciderò come gli altri. La vostra morte non basterebbe, questa volta. Ho in serbo per voi una tortura pari al dolore che ho dentro. Se finirò io, anche per il vostro amore, sarà la fine! Globoro Zero, spediscili ai confini opposti del mondo! Vedremo se il loro amore saprà tenerli uniti, anche se così distanti. E così ordinato si lascia cadere a terra. Il suo corpo diviene polvere. In un attimo. Il Globoro Zero si volta verso Libero e Salvezza. - No, ti prego! Non farlo! – lo supplicano – Lei è morta! Non le devi più obbedire! - Voi l’avete detto. Sono suo per sempre. Il Globoro Zero li investe con una triste luce, trasferendoli uno ad un confine, l’altra all’altro del mondo, cosciente, però, che nonostante l’infinita distanza, il loro amore li terrà sempre uniti e sarà capace di ricongiungerli. Le inservienti intanto raccolgono ciò che resta della Signora e lo ripongono in un’anfora bianca. Globoro Zero la prende e la porta con sé.
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Ikar la fissa con l’animo triste. Le accarezza il viso. - La mia missione è finita. Ho cercato dentro le mie vittime il suo suono del silenzio
–
estrae
una
foto
da
una
tasca:
una
ragazza
–
Volevo
impossessarmene. Perché ho sofferto troppo – fissa la foto. Piange – Volevo zittire il mio cuore, perché non battesse più. Per un po’ è stato facile, ma poi ha ripreso a battere. Ancora adesso batte. Da solo non lo potevo fare. Per questo ho iniziato la mia caccia. Per farlo finalmente mio, rubandolo a cuori tristi e soli, per raggiungere la pace. – Sorride – Ma ho sbagliato tutto. Però, ora, so come farlo stare zitto. La bacia con dolcezza sulle labbra. - Che ore sono? – le chiede. - Perché? Le due forse – risponde lei, sorpresa. - Gran brutta ora per morire, vero? – dice. Lei può solo intercettare il movimento. Ikar infila la canna in bocca. Preme il grilletto. Lei sente uno scoppio. Il sangue le schizza addosso. Sangue e cervello. Ikar le cade sul petto. Dal petto poi a terra. Lei si china su di lui. Lo stringe. Disperata piange. - No! Perché? Perché? Poi guarda la sua testa esplosa. Non riesce a trattenere i conati. Gli vomita sopra.
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