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HI THERE! I’M ALESSANDRO. OUTDOOR MEDIA PRODUCER AND DESIGNER.

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Classe: ‘96 Città di nascita: Torino Dove sono cresciuto: tra le vette della Val d’Ayas Altezza: 179 (e qualche fiocco di powder del 2018) Capelli: non definiti

Mi chiamo Alessandro Simone e fin da piccolo sono stato appassionato di montagna e sport. Snowboard e skateboard sono stati i miei primi esperimenti, sia nell’utilizzo che nella costruzione, realizzando personalmente tavole con vari materiali e/o oggetti aspettando il weekend con ansia per provarli.

Questo gioco si è trasformato nel mio corso di studi: Design e Comunicazione Visiva al Politecnico di Torino che in realtà mi ha portato a qualcosa che è un po’ distante da ciò che ho studiato: il mondo della fotografia e del video sportivo.

Mi piace dire ‘Outdoor media producer’ perché da molta credibilità ma anche perché è generico. Il mio campo principale è quello del video, raccontare storie attraverso immagini in movimento, ma ormai si sono aggiunte moltissime altri incarichi che non c’entrano con il video making. In pratica realizzo tutto ciò che c’è di visivo. Fotografie, loghi, immagini coordinate, medi metraggi o clip per i social per atleti e brand sportivi. Sono molte cose insieme, dalla postproduzione al motion graphic, che però se pensate tutte insieme risultano molto più solide. In questo esatto momento sto svolgendo la stessa cosa in un tirocinio presso RedBull Media House.

PERCHE’ E DOVE LO FACCIO:

Questa domanda me la fanno in molti. Soprattutto in quelle occasioni di ravanage estremo in cui l’ultima cosa che vorresti tra le mani è una telecamera. Neve, sabbia, pioggia, fango? Nessun problema. Vediamo se tutta questa attrezzatura tropicalizzata mantiene la sua parola...

Il mio obiettivo è quello di essere una singola persona capace di ‘documentare da vicino’. Le grandi produzioni comportano spostamenti, budget e pianificazione che riducono la spontaneità e la naturalezza di un lavoro. Lavorando in pochi si riesce a essere più discreti, più reali. Quello che cerco sempre di fare è lavorare CON l’atleta piuttosto che PER lo sponsor. Questo permette di avere una posizione meno professionale e più diretta con il ‘protagonista’ e documentare tutto quello che c’è dietro all’azione: gioie, imprevisti, fatiche e ovviamente maleodori (bisogna ancora trovare un modo per diffonderli visto che nell’ambiente sportivo non mancano mai). In più vedo il tutto come una sfida personale: ‘Portiamoci a casa questa impresa’. L’adrenalina c’è anche per il fotografo, non solo per l’atleta.

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