Restituire per ricostruire. Una proposta per i luoghi del conflitto nei Balcani.

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Restituire per ricostruire. L’arte per i luoghi. La memoria ritrovata.

“Sono molto stanco di tutte queste nostre storie, di questi deliri jugoslavi per i monumenti, per il ricordo dei morti. Credo che sarebbe migliore e più felice una civiltà senza monumenti, che non ha bisogno di costruirne. Il Fiore [di Jasenovac] ricorda un fatto orribile. Ma non doveva risvegliare altri scontri, altro sangue [...]” Bogdan Bogdanovic [architetto, docente, politico] [Belgrado, 20 Agosto 1922 – Vienna, 18 Giugno 2010]

Corso di perfezionamento Coopera(C)tion_conoscenze e competenze per il Global South Politecnico di Milano_Luglio 2014 Tutors_Paola Bellaviti_Agostino Petrillo 2


Indice della proposta 01 // _Struttura e obiettivi della proposta_background_obiettivi_attori 02 // _Inquadramento storico-territoriale_cronologia 03 // _Mappatura_luoghi_attori 04 // _Fasi del progetto_sintesi 05 // _Aspetti finanziari_bandi europei 06 // _Bibliografia_Filmografia_Sitografia

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01 // _Struttura e obiettivi della proposta Background La proposta nasce dall’osservazione della situazione attuale dell’areale balcanico. Le ferite del più grave conflitto europeo dalla fine della seconda guerra mondiale faticano a rimarginarsi e la convivenza tra le diverse etnie è ancora molto difficile. La problematica situazione attuale è fomentata da una classe politica miope e da un’Europa assente che ha relegato l’interesse per le sue propaggini sudorientali in fondo all’agenda. Nonostante le grandi difficoltà economiche e sociali così evidenti, in tutta la regione si respira un’aria di grande ottimismo e la scena culturale è estremamente attiva e in fermento. Belgrado e Sarajevo stanno lentamente tornando ad essere quei centri di fervore culturale che furono ai tempi della Jugoslavia e si presentano come importanti poli attrattori non solo per il Sud-Est europeo, ma anche per gran parte dell’areale adriatico. Permangono, tuttavia, grandi e gravi divisioni tra le diverse etnie che compongono il calderone balcanico; in particolare si sono recentemente acuite le tensioni tra la componente serbo-ortodossa e quella bosniaco-musulmana, che rischiano in ogni momento di sfociare in episodi di violenza. E’ particolarmente evidente questa separazione nella Bosnia Erzegovina, dove un sistema di governo complesso ed indebolito fatica a tenere assieme le due entità dello stato, la Federazione Bosniaca e la Republika Sprska a maggioranza serba. E’ peraltro scontato come le ferite lasciate da un conflitto, soprattutto se così tragico e violento come quello che ha coinvolto i Balcani per più di dieci anni, richiedano molto tempo per essere rielaborate e condivise, ma proprio per questo è necessario un impegno forte per far si che le diverse anime della regione tornino a condividere luoghi, vissuti e storie. Un secondo elemento fondamentale alla base di questa proposta è l’osservazione di come un conflitto lasci tracce profonde nel vissuto e nella memoria collettivi, soprattutto in un caso come il conflitto balcanico dove deliberatamente le città ed i luoghi simbolo della vita cittadina sono stati colpiti e distrutti. Per certi versi possiamo leggere il conflitto balcanico anche come un conflitto contro le città, intese come simbolo reificato di una popolazione, luoghi dove si uniscono i segni fisici del conflitto con i segni nella memoria e nel vissuto collettivo. Per questo è fondamentale cercare di recuperare alla vita comune determinati luoghi; perché essi sono l’essenza stessa di un popolo. Come scrive Martin Coward l’urbicidio si può considerare come: “the destruction of the built environment in a manner that recognises its role in negating plural communities and constituting homogeneous exclusionary political programs”. Queste considerazioni sul ruolo e l’importanza rivestiti dallo spazio comune e collettivo e sulla necessità, per una fazione, di cancellarne i simboli in quanto minaccia ad una “razza omogenea” ci fanno capire quanto sia importante che questi spazi tornino ad essere al centro della vita della popolazione; che non si permetta loro, come dice Bogdanovic, di diventare sacrari o monumenti e “di risvegliare altro sangue”. L’incrocio tra le letture di Paul Ricoeur sul tema della storia, della memoria e dell’oblio e quelle di altri studiosi sul tema dell’urbicidio (particolarmente interessante quello di Francesco Mazzucchelli) ha portato all’elaborazione di questa prima proposta. L’idea, semplice ed insieme complessa, vuole essere un tentativo di favorire una rilettura comune di ciò che è stato il conflitto e vuole dimostrare come l’arte e gli eventi artistici possano essere il volano giusto per ricostruire un sentire collettivo comune e guardare oltre le divisioni etniche e religiose. Formare innanzitutto un gruppo di persone e realtà capaci di fungere da magneti e di attrarre risorse e conoscenze; disseminare un processo di rielaborazione attraverso workshop ed eventi affidati a studenti e giovani artisti capaci di mettere in comune esperienze e vissuti per dare vita a performances che coinvolgano la popolazione e lancino i semi di una nuova convivenza. Partire da una mappatura di storie e luoghi significativi e sistematizzare queste conoscenze è il primo passo verso una lettura condivisa della storia e degli episodi contro “la balcanizzazione” della memoria. Il secondo passo consiste nell’affidare a giovani studenti la realizzazione di padiglioni temporanei che ospiteranno a cadenza biennale eventi e performances che riflettano sul tema della condivisione della memoria; favorendo così da un lato lo scambio tra le nuove generazioni e dall’altro il diffondersi nella popolazione di una consapevolezza nuova rispetto al recente passato. La proposta si pone quindi l’obiettivo di lavorare con il delicato tema della memoria e dei traumi legati alla distruzione dei luoghi dopo un conflitto; in particolare in un’area, come quella balcanica, dove il conflitto è stato particolarmente cruento e recente. Dove, inoltre, l’accanimento sugli spazi ed i luoghi di memoria collettiva è stato più forte che in altri conflitti. Il progetto si lega ad una tematica più ampia legata anche al favorire la collaborazione e lo scambio di visioni, di memorie appunto,

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tra diverse realtà locali favorendo in questo modo una rilettura possibile del conflitto e la formazione di una memoria condivisa. L’intento della proposta non vuole essere quello di recuperare, musealizzare o monumentalizzare determinati luoghi simbolo del conflitto, ma vuole, attraverso allestimenti temporanei, “riportarli progressivamente alla luce” e renderli parte attiva non solo della vita quotidiana, ma anche di un processo di condivisione della memoria. Questi luoghi non devono trasformarsi in “luoghi di culto” accessibili solamente ad una delle parti in conflitto; ma devono diventare punti fermi di una memoria collettiva, anche se dolorosa. La temporaneità delle trasformazioni attraverso le diverse installazioni consente la visione di letture della memoria di volta in volta diverse grazie al coinvolgimento di architetti, designer, artisti e musicisti di provenienze diverse; dando così la possibilità a vari vissuti di incontrarsi e contaminarsi reciprocamente. Altro obiettivo della proposta è quello di permettere alla popolazione di riappropriarsi di questi luoghi e progressivamente includerli all’interno della vita cittadina e sociale. Questo perché, come detto in precedenza, è fondamentale che questi luoghi vengano vissuti, conosciuti, letti e “scoperti” da tutti i cittadini. Terzo, ma non meno importante obiettivo che si pone la proposta è quello di favorire il formarsi di una rete transnazionale, composta sia da accademici che da amministratori pubblici, che funga da terminale ricettivo e motore per rafforzare la collaborazione tra le diverse realtà e la condivisione delle esperienze positive realizzate. Questo consentirebbe inoltre di aumentare la visibilità dei singoli progetti attivati e favorirebbe una più profonda ed intensa conoscenza della realtà balcanica anche all’esterno degli ambienti coinvolti.

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Paesi e potenziali attori coinvolti Il progetto si concentra sul Sud-Est europeo, un’area che sta attraversando un periodo di intensi cambiamenti sociali e politici, per troppo tempo trascurata dalla vicina Europa. Trasformazione e lacerazione sono le parole che meglio descrivono questi Paesi. In particolare si vogliono coinvolgere i Paesi appartenenti alla ex Repubblica socialista federale di Jugoslavia (Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Serbia, Montenegro, Kosovo, Macedonia) e l’Albania. Nella scelta dei potenziali attori da coinvolgere nel progetto si è cercato di individuare una commistione tra attori accademici, quindi più improntati alla ricerca, e attori locali più orientati all’intervento diretto sulla realtà. Questo per favorire uno scambio intenso e fruttuoso tra gli attori e per formare un gruppo di lavoro il più possibile variegato. Considerata anche l’importanza dei temi che ci si troverà ad affrontare è necessario coinvolgere la più ampia varietà possibile di attori per assicurarsi la condivisione di saperi e vissuti. Ad una prima ricognizione sono stati individuati i seguenti attori: Politecnico di Milano [I - Università] Osservatorio Balcani e Caucaso [I - ONG] Impacthub Belgrade [SRB - Impresa sociale] Laboratorio TRAME [I – Ricerca, Università di Bologna] Univerzitet u Sarajevu Arhitektonski fakultet [BiH - Università] University of Belgrade Architecture faculty – [SRB - Università] University American College Skopje – [MK – Università] Universiteti “Hasan Prishtina” Fakulteti I Ndertimtarise dhe Arkitektures – [RKS – Università] Dokukino.org – ONG / impresa sociale – Sarajevo [BiH] e Beograd [SRB] OXFAM Italia – [I - ONG] UNESCO Unione Europea – rappresentanze locali nell’area balcanica Enti locali e municipalità sede degli eventi previsti Ovviamente si tratta di una prima ricognizione tesa ad individuare i principali attori che potrebbero essere potenzialmente coinvolti nel progetto e che potrebbero avere interesse in un impegno concreto e continuativo nelle iniziative proposte e discusse collegialmente. In seguito altri attori potrebbero emergere o si potrebbe ampliare il coinvolgimento verso altre realtà.

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02 // _Inquadramento storico-territoriale_cronologia Da sempre crocevia tra il mondo mitteleuropeo e il mondo turco-musulmano i Balcani occupano una posizione strategica tra la costa orientale del mare Adriatico ed il mar Nero. Proprio questa posizione strategica li ha resi da sempre appetibili rispetto alle mire espansionistiche delle grandi potenze europee e ottomane che li consideravano un fondamentale sbocco sul Mediterraneo. Nei secoli questa terra ha oscillato tra il dominio ottomano, quello asburgico e quello zarista; e ciò si riflette nelle numerose tracce presenti sul territorio; tracce non solo fisiche, ma soprattutto sociali e culturali (basti pensare all’aspetto religioso). Questi continui avvicendamenti hanno reso i Balcani un crogiolo di culture, etnie e religioni diverse che non sempre hanno trovato un equilibrio pacifico, ma che nei secoli hanno costruito un’identità “balcanica” comune che in parte sopravvive ancora oggi, nonostante le recenti e tremende ferite portate dal conflitto. Geograficamente il territorio dei Balcani propriamente detti si estende dal confine orientale italiano fino al confine settentrionale della Grecia e comprende nove stati, di cui sette erano compresi in quella che fino agli anni ottanta si chiamava Repubblica socialista di Jugoslavia. Per posizione geografica e vicinanza culturale vengono talvolta comprese anche Grecia e Romania. Più precisamente facevano parte della Repubblica Socialista federale di Jugoslavia le attuali Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Serbia, Kosovo, Montenegro e Macedonia; Albania e Bulgaria, pur essendo governate da governi di stampo socialista, non facevano parte della Federazione. La Repubblica federale socialista jugoslava (“la Federazione”) nacque in seguito alla seconda guerra mondiale ad opera dei comitati partigiani guidati da Josip Broz detto “Tito” che, con il titolo di maresciallo, ne assunse la guida, come primo ministro e come presidente poi, e ne rimase al timone fino alla sua morte, nel 1981. Durante la guerra fredda la federazione jugoslava ha rappresentato il punto di riferimento per i cosiddetti paesi “non allineati” ed ha sempre sfruttato la sua posizione baricentrica tra l’Europa e l’Unione Sovietica per mantenere la sua neutralità. Nel quarantennio socialista la federazione ha conosciuto un periodo di crescita economica culminato con l’assegnazione dei giochi olimpici invernali a Sarajevo nel 1988. Curiosamente le Olimpiadi hanno rappresentato l’ultima grande occasione per una Jugoslavia unita che di li a poco, nel momento di massimo “prestigio internazionale”, sarebbe implosa sotto le spinte nazionaliste e le tensioni etniche e religiose. Nonostante l’apparente stabilità politica ed economica le tensioni tra le diverse etnie non si erano mai sopite, accentuate dalle disparità economiche tra le diverse regioni e dal rafforzarsi degli estremismi religiosi; ma sempre tenute sotto controllo dal governo socialista. Nonostante Tito sia una figura controversa ed ampiamente discussa ebbe sicuramente il merito di mantenere viva una memoria ed un’identità comune in una regione estremamente frammentata e complessa. Tuttavia, con il passare del tempo, il ricordo delle imprese partigiane, mito fondante della patria jugoslava, svanì. Inoltre la morte di Tito nel 1981, unita alla mancanza di carisma e all’incapacità dei suoi successori aprirono brecce importanti al diffondersi dei revanscismi nazionalisti, supportati da un ritorno dell’estremismo religioso. Ancora oggi, anche tra i giovani, si trovano parole di apprezzamento per il governo dell’epoca jugoslava. Per molti, che non hanno vissuto sulla loro pelle la repressione socialista, quel periodo rappresenta un momento di pace e soprattutto la possibilità di muoversi liberamente tra i diversi stati sentendosi parte di un unico stato.

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Breve cronologia 1945_Nascita della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia [assumerà questo nome in realtà solamente nel 1963] 1953_Il maresciallo Tito viene eletto presidente della Repubblica dopo aver ricoperto per sei anni la carica di primo ministro 1956_A Brioni [Briuni in croato] si tiene la prima riunione dei tre leader dei principali paesi cosiddetti “non allineati”; l’egiziano Nasser, l’indiano Nehru e, appunto, Tito. 1961_A Belgrado si tiene la prima riunione ufficiale del gruppo dei “paesi non allineati”, che all’epoca conta 25 membri [divenuti poi 75]. 1974_Una modifica costituzionale rende a vita la carica di presidente affidata a Tito e ridisegna la Repubblica in senso federalista suddividendola in 6 repubbliche [con diritto di proclamarsi autonome: Bosnia Erzegovina, Slovenia, Croazia, Macedonia, Montenegro e Serbia] e 2 province autonome [senza il suddetto diritto: Kossovo-Metochia e Vojvodina all’interno dello stato serbo] 1978_Costituzione della comunità di lavoro AlpeAdria; formata da regioni e laender di Italia, Austria, Germania e Jugoslavia con l’obiettivo di rafforzare la cooperazione tra le regioni orientali dell’arco alpino e adriatiche pur se sotto regimi politici differenti. 1980_Morte del maresciallo Tito 1988_Sarajevo ospita i giochi olimpici invernali 1989_Sotto il governo Markovic i moti indipendentisti in Slovenia e Croazia si fanno più intensi e si formano i primi partiti di opposizione che chiedono l’indipendenza da Belgrado; le spinte nazionaliste sono rafforzate dalla grave crisi economica della Repubblica federale. 1990_In Slovenia e Croazia, dopo l’abbandono della Lega Comunista di Jugoslavia, si tengono le prime elezioni multipartitiche. In Slovenia si forma il governo Kucan che proclama l’indipendenza [23 Dicembre], mentre in Croazia si afferma Franjo Tudjman. 1991_La Croazia proclama l’indipendenza [19 Maggio]. La guerra d’indipendenza in Slovenia dura 10 giorni, mentre in Croazia proseguirà, a fasi alterne, fino al 1995 // Assedio di Vukovar da parte della JNA [Agosto-Novembre] // La Macedonia si dichiara indipendente senza spargimenti di sangue [8 Settembre]. 1992_L’Unione Europea riconosce Slovenia e Croazia [19 Gennaio]. Inizia la guerra d’indipendenza in Bosnia Erzegovina, appena proclamatasi indipendente [Aprile]; Serbia e Croazia si scontrano per spartirsi il territorio bosniaco. Nasce la Repubblica federale di Jugoslavia, di cui fanno parte Serbia e Montenegro. 1992-1996_Il 5 Aprile inizia l’assedio di Sarajevo da parte delle truppe serbe; il più lungo assedio della storia moderna si concluderà solo nel Febbraio del 1996 con 12.000 morti, 50.000 feriti e la città in parte distrutta. 1995_Genocidio di Srebrenica [Luglio]. Vengono firmati gli accordi di Dayton che, però, lasciano Srebrenica nella parte serba della Bosnia [Republika Sprska]. 1995_Firma degli accordi di Dayton [21 Novembre] Gli accordi di Dayton mettono ufficialmente fine alla guerra jugoslava anche se in molte zone gli scontri continuano. 1998_Inizia il processo di annessione della Slovenia all’Unione Europea [Marzo]. In Kossovo iniziano gli scontri tra l’esercito serbo e l’UCK albanese. 1999_La NATO lancia l’operazione Allied Force [24 Marzo-10 Giugno] e bombarda per 78 giorni Belgrado e la Serbia; Milosevic firma un accordo che prevede il ritiro delle truppe serbe e la presenza delle truppe NATO in Kossovo. 2000_Slobodan Milosevic si dimette. 2003_Inizia il processo di annessione della Croazia all’Unione Europea [21 Febbraio]; nasce l’Unione Statale di Serbia e Montenegro // Assassinio del premier serbo Zoran Dindic [12 Marzo] 2004_La Slovenia è ufficialmente parte dell’Unione Europea 2006_Il Montenegro proclama l’indipendenza [21 Maggio] 2007_La Slovenia adotta l’euro [1 Gennaio] ed entra in Schengen [21 Dicembre] 2008_Il Kossovo dichiara unilateralmente l’indipendenza dalla Serbia [17 Febbraio]. Molti stati, tra cui Serbia, Russia e Cina non ne riconoscono l’indipendenza. La missione europea in Kossovo si adopera per far proseguire le trattative tra il Governo di Pristina e quello di Belgrado; puntando sulla volontà della Serbia di aderire all’Europa. 2013_Viene firmato un accordo che prevede il riconoscimento dell’attuale governo kossovaro da parte della Serbia; senza tuttavia che ne venga riconosciuta la piena indipendenza. Cuore del problema è lo statuto del Kossovo del Nord, a cui comunque il gover-

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no di Pristina ha riconosciuto autonomia parziale. Per lungo tempo questo “oggetto” geografico ricompreso per comodità nel termine unitario Balcani, ma in realtà sfaccettato e plurale è rimasto ai margini dell’agenda europea, pur essendone parte integrante ed avendone condiviso secoli di storia e vicissitudini, sia a causa delle difficoltà interne all’Unione, sia a causa della mancanza di volontà dei burocrati e politici di Bruxelles di impegnarsi nella risoluzione di un conflitto a cui non possono dichiararsi del tutto estranei. Il processo di integrazione procede a due velocità su binari paralleli; a fronte di Paesi che sono pienamente integrati nell’Unione come Slovenia e Croazia vi sono Paesi in cui i negoziati sono da tempo in fase di stallo anche a causa dell’incapacità europea di fornire soluzioni che vadano oltre i meri tecnicismi. Basti pensare al blocco della candidatura macedone a causa della disputa sul nome del paese ancora in corso con il governo greco o all’incapacità dei tecnici di Bruxelles di fornire ed impegnarsi per una soluzione del problema legato ai rapporti tra la Federazione di Bosnia e la Republika Sprska. Nel frattempo non bisogna dimenticare il ruolo fondamentale della Serbia che continua ad oscillare tra l’Europa e la Russia trascinando con se il Montenegro ed impedendo il riconoscimento del Kossovo. In generale, la Serbia ha iniziato i negoziati per l’adesione nonostante le gravi difficoltà, mentre Bosnia Erzegovina, Macedonia e Kossovo rimangono impantanate in una difficile situazione politica interna con l’Europa che, alla finestra, sembra aver esaurito strategie e strumenti per accelerarne il doveroso ingresso nella Comunità. Tuttavia recentemente alcune notizie fanno ben sperare in una ripresa del processo di inclusione ed in un miglioramento della situazione generale dei paesi balcanici. Sono infatti notizie recenti l’ufficializzazione dell’inserimento dell’Albania nella lista dei paesi candidati, la riapertura del dialogo con la Serbia e la creazione della nuova macroregione Adriatico-Jonica per rafforzare cooperazione e sviluppo tra le realtà che si affacciano sull’Adriatico e che diventerà operativa entro il 2014.

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03 // _Mappatura_luoghi_attori Attività previste Innanzitutto si è proceduto ad una prima veloce ricognizione di luoghi e precedenti esperienze che potessero fungere da base per le attività proposte. Si tratta sicuramente di un’analisi sommaria ed incompleta che dovrà essere migliorata ed implementata successivamente durante lo sviluppo delle diverse fasi previste.

Mappatura dei luoghi Non è sempre facile individuare, in questa regione, luoghi che siano insieme simbolici e condivisi. Ho cercato di selezionarne alcuni che, pur essendo stati teatro di episodi significativi e tragici del conflitto, si prestano per motivi diversi ad essere punti di partenza per una lettura condivisa della memoria. Luoghi che, pur avendo alle spalle episodi tragici, siano riconosciuti come patrimonio comune da parte delle diverse componenti etniche e religiose. Vijecnica, Biblioteca nazionale – Sarajevo – BiH L’edificio della biblioteca nazionale, simbolo della distruzione portata dall’assedio di Sarajevo, è oggi tornato agli antichi fasti dopo una restauro durato diciassette anni. Nonostante l’assenza dei rappresentanti serbi alla sua inaugurazione rimane un simbolo potente di pace e convivenza possibile tra i popoli. Purtroppo del suo immenso archivio non è rimasto nulla, ma il peso che ha lasciato nell’immaginario collettivo è molto forte. Proprio perché simbolo di un’identità comune precedente al conflitto e perché luogo simbolico carico di significati anche per chi non appartiene alla regione si presta ad una lettura “non di parte”. Generalstab, sede Esercito Jugoslavo – Beograd – SRB L’edificio, un tempo sede dell’esercito Jugoslavo (JNA), fu costruito in epoca titina ed ha ospitato il quartier generale dell’esercito fino ai bombardamenti NATO dei primi anni duemila. Si tratta di un luogo estremamente simbolico in quanto durante il conflitto la JNA, “a trazione serba”, si rese protagonista di episodi drammatici e particolarmente sanguinosi. Tuttavia rimane il simbolo di un’unità precedente al conflitto e rappresenta un edificio ancora in cerca di un suo ruolo all’interno della città di Belgrado con la popolazione divisa se monumentalizzarlo o abbatterlo e cancellarne il ricordo. Potrebbe essere compreso anche il palazzo della televisione, bombardato dalla NATO nel 2001 ed ancora in rovina. Kozarac-Omarska, parco naturale – Prijedor – Republika Sprska [BiH] Il parco naturale si trova nella parte settentrionale della Bosnia Erzegovina, all’interno dell’entità amministrativa autonoma della Repubblica Sprska. Da sempre luogo di villeggiatura amato e frequentato durante la guerra ha ospitato un campo di concentramento (Omarska, sede di una miniera di ferro tra le più grandi d’Europa) e nella zona si sono verificati molti episodi di pulizia etnica sia da parte dell’armata bosniaca che dell’armata serba. Ancora oggi vi sono delle tensioni tra le due popolazioni e la mancata risoluzione delle spinte secessioniste della Republika Sprska è uno dei motivi che frenano l’adesione della Bosnia Erzegovina all’Unione Europea. Tuttavia, anche grazie al ritorno in patria di molti immigrati, il clima è meno pesante e l’area è ridiventata meta di villeggiatura. Proprio il fatto di essere riconosciuta all’interno della regione la rende uno dei luoghi che possono consentire l’inizio di questo processo di rilettura condivisa.

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Vukovar, città storica - Vukovar – HR Situata nella provincia della Sirmia, nell’Est della Croazia, fu assediata nel 1991 dalle truppe della JNA fedeli al governo di Belgrado. Dopo un cessate il fuoco negoziato in parte dall’Europa i cittadini superstiti furono costretti ad abbandonare la città lungo la strada principale; ogni anno lungo questa strada i nazionalisti croati organizzano una processione in ricordo dell’episodio. Nonostante questo il governo croato e locale si stanno impegnando molto per contrastare queste derive nazionaliste ed hanno introdotto la doppia dicitura (in caratteri latini e cirillici) in tutti gli uffici pubblici. L’adesione della Croazia all’unione europea e la presenza di un’attiva comunità locale che non desidera che la città diventi il simbolo di un anacronistico nazionalismo croato la rendono un altro dei luoghi dove poter iniziare un percorso sulla memoria condivisa. Di particolare interesse è la torre dell’acquedotto che ad oggi è rimasta nelle condizioni in cui si trovava alla fine dell’assedio come monito e ricordo di quanto avvenuto. Mostar, città storica - Mostar – BiH Il capoluogo dell’Erzegovina è entrato a far parte del patrimonio UNESCO nel 2005. A lungo sotto assedio della JNA e delle truppe serbe e montenegrine fu liberato dalle truppe irregolari croate e bosniache nel 1993; tutte le parti in conflitto si resero responsabili di massacri etnici e religiosi. Solo nel 1996 fu possibile tornare a circolare liberamente tra la parte croata cattolica e quella bosniaca musulmana. L’iscrizione nel patrimonio dell’umanità, la ricostruzione del ponte simbolo della città e la fama internazionale che ne è conseguita hanno sbiadito il ricordo di quanto avvenuto durante la guerra. Proprio il carattere simbolico e universale della città permette di rileggere collettivamente quanto avvenuto, contenendo gli impulsi di far riaffiorare odi e tensioni.

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Mappatura di precedenti esperienze Anche in questo caso risulta molto difficile preparare una mappa esaustiva e precisa di precedenti esperienze che abbiano affrontato il tema della memoria condivisa e della rielaborazione del conflitto attraverso la condivisione di storie e vissuti legati a particolari luoghi o edifici. Ovviamente anche in questo caso sarà necessario un confronto più ampio ed un lavoro di ricerca, anche sul campo, più approfondito per ottenere una mappatura completa. In particolare sono stati individuati tre documentari che affrontano, da prospettive leggermente diverse, il tema del ricordo e della memoria nei Balcani. 300 Miliona Sekundi_2009_regista Darko Sokovic_produzione Dokukino.org con la collaborazione di Tavolo Trentino con il Kossovo In particolare questo documentario affronta il tema della cooperazione tra le diverse etnie kosovare (serba e albanese) ed il ruolo della condivisione di spazi e memorie nel lungo processo di riconciliazione. Prodotto grazie al supporto del Tavolo Trentino con il Kosovo racconta anche nascita e sviluppo della cooperazione di questa regione con i Balcani, un rapporto lungo vent’anni. Personal (hi)stories_2011_direttrice Miljana Mancic_produzione Associazione Trentino con i Balcani con la collaborazione della Provincia Autonoma di Trento_Assesorato alla solidarietà internazionale ed alla convivenza Questo documentario, girato tra Bosnia Erzegovina, Serbia e Kosovo, raccoglie le testimonianze, sensazioni e ricordi “di chi ha vissuto, direttamente e indirettamente, alcuni tra i principali eventi storici che hanno segnato la storia del Balcani occidentali”. Il documentario vuole essere un modo per ricostruire, a partire da eventi simbolici, una memoria comune che si è interrotta in modo brusco e netto con il conflitto. Il cerchio del ricordo-The Circle of Memory_2007_regista Andrea Rossini_produzione Osservatorio sui Balcani Legato in modo diverso al conflitto e alla riconciliazione delle memorie in seguito a questo evento traumatico il documentario si concentra sulle figure di un gruppo di architetti e scultori che operano nella Jugoslavia degli anni ‘60 e ‘70. Essi affrontano e rielaborano in maniera originale le memorie e il ricordo della vittoria sul nazifascismo nella Seconda Guerra Mondiale. In particolare segue la parabola di alcuni di questi monumenti verso le atrocità del conflitto degli anni ‘90 dove essi stessi diventeranno simbolo della manipolazione dei nazionalismi balcanici che condurranno all’implosione dei Balcani. Un viaggio che, non a caso, inizia e finisce a Sarajevo. http://www.balcanicaucaso.org/Media/Multimedia/Il-cerchio-del-ricordo Balkan Florence Express L’evento, giunto alla sua seconda edizione, si propone di favorire le produzioni artistiche dedicate alla filmografia in tutti i Balcani per ampliare la conoscenza di questa porzione di Europa. In collaborazione con enti e associazioni balcaniche che si occupano di cinema e video-making il progetto vuole far conoscere nuovi talenti ed autori già consolidati in Italia e nei paesi adriatici. Nato dall’incontro tra Oxfam Italia, Festival dei Popoli e Fondazione Sistema Toscana sta dando la possibilità a questa produzione artistica di assumere un ruolo sempre più centrale nel panorama della ex-Jugoslavia. http://www.oxfamitalia.org/agisci/balkan-florence-express/il-progetto

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Si segnalano anche alcuni eventi legati in modo più labile al tema della memoria e connessi più al recupero attivo di città e quartieri attraverso le espressioni artistiche. Questi eventi si concentrano inoltre sulla divulgazione di aspetti spesso poco indagati rispetto agli studi e iniziative legate all’area balcanica. Festival dell’Architettura 07/08_mostra “Il paesaggio della memoria. Edvard Ravnikar – Bogdan Bogdanovic” Centrata sulle figure di questi due straordinari architetti, la mostra vuole presentare “le affascinanti convergenze come la rinuncia all’esaltazione architettonica della violenza o dell’odio, l’alto valore simbolico delle composizioni associato alla comune rinunzia a riferimenti chiaramente riconducibili alla religione o a ideologie politiche (la croce, la falce ed il martello, la stella a cinque punte), la ricerca di un rapporto profondo con il paesaggio portato avanti attraverso un dialogo serrato tra l’essenza propria dei luoghi e la trasfigurazione del dramma in figure enigmaticamente parlanti e dall’alto valore patetico.” http://www.festivalarchitettura.it/fa4_2007/laboratorio/laboratorio.asp? nLab=lab_2a Prishtina Common Ground Summer Festival_Prishtina_RKS Di seguito si riporta la descrizione dell’iniziativa in inglese tratta dal sito “Prishtina Common Ground Summer Festival 2014 is 3 days of events to transform the most exciting public spaces and abandoned sites in Prishtina in new common ground for art, leisure, food and international professional exchanges. Public Actions and Walkscapes with historians, architects, cultural activists and government officials will let you discover the boundaries of the old town, the legacy of modern architecture, the waterscapes and ways of living in Prishtina. Exhibitions and workshops will show new devices to interpret the typologies of public spaces, the art instruments to start-up a common place and traditional meeting places related to the exchange of goods, body care, prayer. Public talks, Public lectures and Public Tea will allow you to test a common vision for the city, discuss strategies for multiculturalism and know local actors and European experts who will provide their own tools for the regeneration of urban public spaces.” http://www.iralsema.com/pcgfs/en/ Mikser Festival_Beograd_SRB Il festival si tiene ogni anno nel quartiere Savamala, sul fiume Sava a Belgrado, ed ogni anno richiama centinaia di artisti, architetti e designer da tutta l’Europa sud-orientale che “occupano” il quartiere con i loro progetti e le loro opere. All’interno del festival, che ogni anno propone un tema di lavoro e riflessione, si tengono anche discussioni, seminari e dibattiti; all’interno della “Mikser house”. Inoltre il festival propone ogni anno una sezione dedicata a musicisti e compositori che occupano tre palchi per sei giorni di concerti ed eventi. Il festival è un interessante esperimento di uso della città e si sta radicando in modo importante nel quartiere contribuendo ad alimentare la rigenerazione della città. http://mikser.rs/o-festivalu/

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04 // _Fasi del progetto_sintesi Fase 1 – La conoscenza Nella prima fase del progetto verranno avviate una serie di attività preparatorie alla realizzazione del progetto vero e proprio. Si tratta di una serie di incontri tra le diverse parti che si vorrebbero coinvolgere, soprattutto all’interno delle accademie e degli enti locali, al fine di instaurare una prima rete di rapporti e conoscenze e di costituire un gruppo di lavoro a carattere permanente. L’obiettivo di questa prima fase è quello di costruire e rafforzare i legami tra gli enti coinvolti; questo perché il processo di condivisione della memoria deve necessariamente passare attraverso un maggiore scambio di conoscenze ed esperienze. Inoltre, la scelta di istituire questo gruppo a partire dalle realtà accademiche e locali nasce dalla considerazione che sia necessario da un lato avvicinarsi il più possibile alla popolazione e dall’altro dal fatto che sono le realtà accademiche e di ricerca quelle più disposte a ricevere stimoli rispetto ad un tema così complesso.

Fase 2 – La disseminazione Nella seconda fase del progetto si attiveranno uno o più workshop aperti agli studenti delle diverse università coinvolte con un duplice scopo: da un lato favorire la conoscenza reciproca ed avviare un processo di mappatura di luoghi, teatro di eventi anche minori, significativi e simbolici della possibilità del formarsi di una memoria comune. Questo tipo di workshop dovrebbe essere aperto alla maggior varietà possibile di studenti ed attori al fine di ottenere diverse mappature.

Fase 3 – “La memoria ritrovata”. Riappropriarsi dei luoghi. Nella terza fase i workshop proposti assumeranno un carattere decisamente più progettuale e dovranno, riferendosi alle mappature ottenute dalla prima fase, concentrarsi su specifici progetti e realizzazione di strutture mobili e temporanee che possano ospitare piccole mostre (di pittura, scultura o fotografia ad esempio), ed esibizioni artistiche (come concerti o performaces teatrali). Per permettere la massima flessibilità i workshop dovrebbero essere divisi nella fase progettuale ed in una fase “di costruzione”. Una delle iniziative che potrebbe caratterizzare in modo permanente nelle sue diverse edizioni l’iniziativa “La memoria ritrovata”, accanto alla partecipazione di artisti e performer, è proprio un workshop residenziale a carattere teorico-pratico che coinvolge in primo luogo gli studenti delle facoltà partner del progetto. La durata di questo workshop si aggira attorno ai dieci giorni / due settimane. A titolo di esempio si cita l’esperienza, ormai consolidata, di Bellastock - atelier d’architecture sperimentàle; un collettivo di architetti che organizza ogni anno, in diversi paesi del mondo, workshop sperimentali volti alla costruzione di padiglioni temporanei dedicati a temi diversi ogni anno. In questo modo studenti e professori tenteranno di coinvolgere anche le amministrazioni locali ed impegnarle ad una partecipazione attiva al lavoro messo in atto. Il loro coinvolgimento potrebbe portare alla realizzazione di strutture più impegnative che potrebbero essere progettate all’interno dei workshop e realizzate nei mesi successivi.

Fase 4 - “La memoria ritrovata”. Vivere la memoria. La quarta fase riguarda la concretizzazione dell’iniziativa attraverso la messa in scena di performances artistiche e musicali che rielaborino in modo creativo i temi legati alla condivisione della memoria ed alla rielaborazione degli eventi traumatici occorsi durante il conflitto. La partecipazione potrà avvenire, come ipotizzato nella fase 3, attraverso l’adesione ad un bando, una call for ideas, rivolta soprattutto ad artisti e performer “locali” (provenienti dai diversi paesi balcanici), ma anche provenienti dal resto del mondo. La selezione dei partecipanti è affidata al gruppo di lavoro costituito in precedenza; nella speranza che esso si rafforzi sempre più. Con cadenza biennale verrà scelto un sito o i siti nei quali realizzare lo spazio espositivo dell’iniziativa “La memoria ritrovata”. Nel corso di questo biennio nel primo anno è prevista l’attivazione di due momenti di approfondimento e di confronto seminariali (workshop) di natura progettuale che coinvolgeranno gli attori individuati e coinvolti nella seconda fase di lavoro e che ora sono chiamati a definire il tema da sviluppare e le iniziative da intraprendere nel sito/nei siti individuati, ed esprimere un comitato di coordinamento dell’iniziativa “La memoria ritrovata”. Ogni workshop avrà la durata di 3-5 giorni e sarà localizzato con una logica itinerante presso le

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sedi dei diversi attori coinvolti. Potrà anche essere previsto, se gli attori coinvolti lo riterranno opportuno, un bando di concorso aperto ad artisti -. locali e non - per la partecipazione alla biennale “La memoria ritrovata” con l’indicazione dei temi e delle modalità che si intendono attivare nel corso dell’iniziativa e della scadenza per la presentazione delle candidature e relative proposte, che saranno valutate dal comitato di coordinamento in coerenza con il tema individuato nei due workshop di progettazione. La durata dell’iniziativa “La memoria ritrovata” sarà anch’essa oggetto di valutazione da parte degli attori coinvolti, a titolo puramente indicativo potrà essere compresa da uno a tre mesi e prevedere una serie di eventi sia di natura permanente che delle performances temporanee. In base alle proposte emerse dai due workshop della fase di progettazione e alle candidature raccolte sarà steso il relativo programma di eventi. Per l’allestimento si prevede l’attivazione e la collaborazione delle amministrazioni locali. In questa fase di sviluppo della proposta sarebbe necessario concentrarsi sulle prime due fasi, ovvero la creazione di un gruppo di lavoro comune e lo sviluppo di workshop che coinvolgano più studenti possibile al fine di costruire collaborazioni tra le nuove generazioni, le stesse che dovranno ripartire e dare un’immagine migliore di questa terra martoriata.

Sintesi Riassumendo il desiderio è quello di dare vita ad una piattaforma culturale attiva e propositiva che coinvolga i diversi Paesi e dia vita ad un appuntamento periodico di confronto e partecipazione sui Balcani. La scelta di partire, in modo forse un po’ provocatorio, dalla rielaborazione artistica delle memorie del conflitto vuole essere un modo per affermare che è possibile la condivisione e la messa in comune di memorie e vissuti apparentemente inconciliabili. Vuole essere un atto forte ed una spinta verso uno sviluppo comune e non più “settario” dell’areale. Inoltre è fondamentale il coinvolgimento delle nuove generazioni, perché a loro è affidata la costruzione di un nuovo spirito di unità e di “memorializzazione sana” del conflitto. In prospettiva la costituzione del gruppo di lavoro potrebbe dare vita alla formazione di un GECT (Gruppo Europeo di Cooperazione Transfrontaliera) che abbia la possibilità di ricevere finanziamenti e supporto da parte dell’Unione Europea. Di seguito si riporta un estratto che indica le finalità e l’obiettivo per il quale sono stati costituiti i GECT (L.210 31/07/2006) “Al fine di superare gli ostacoli che si incontrano nella cooperazione transfrontaliera, i gruppi europei di cooperazione territoriale (GECT) sono strumenti di cooperazione a livello comunitario i quali consentono a gruppi cooperativi di attuare progetti di cooperazione territoriale cofinanziati dalla Comunità ovvero di realizzare azioni di cooperazione territoriale su iniziativa degli Stati membri.” E’ evidente come questa proposta vada nella direzione di un deciso avvicinamento della realtà balcanica alla realtà europea e come si tratti di una proposta che si muove verso una sempre maggiore inclusione di questi paesi nell’area della comunità.

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05 // _Aspetti finanziari_bandi europei Aspetti di possibile finanziamento della proposta Con il 2014 l’Unione Europea ha lanciato il nuovo programma di finanziamento “Horizon 2020” ed il programma connesso “Europa Creativa 2014-2020” che, come il programma Erasmus+, raccoglie al suo interno tutte le diverse linee di sviluppo e finanziamento che l’Unione intende sviluppare nei prossimi anni. In aggiunta a questo programma assistiamo ad una crescita dell’interesse verso l’area balcanica da parte delle istituzioni comunitarie che, dopo il blocco del processo di allargamento, stanno tornando ad interessarsi della zona. Iniziative sopra descritte come l’istituzione della macro regione Adriatico-Jonica, l’apertura dei negoziati con Albania e Serbia e la risoluzione sul Kosovo sono certamente di buon auspicio per il futuro. All’interno della Strategia Europea 2014-2020 sono presenti alcune “iniziative faro” connesse ad una crescita intelligente, sostenibile e solidale per tutta la comunità. In particolare all’interno delle iniziative connesse alla crescita solidale si pone l’accento sulla creazione di nuove possibilità lavorative in ambiti innovativi; questo vale per le “professioni creative” connesse al mondo dell’arte, della musica e della progettazione. In questa operazione è già impegnata la rete ImpactHub e la proposta sin qui descritta potrebbe rappresentarne un valido output. Oltre all’innovazione in ambito culturale l’iniziativa potrebbe rientrare all’interno del gruppo delle attività connesse all’”educazione e inclusione sociale”. Programma Europa Creativa 2014-2020 Il programma si struttura con tre componenti: Componente culturale dedicata ai settori creativi e culturali Componente trans-settoriale dedicata a tutti i settori creativi e culturali Componente Media dedicata al settore audiovisivo Particolarmente interessante è la componente culturale dedicata ai settori creativi che punta al rafforzamento delle capacità di questi settori di operare a livello transnazionale. Più nel dettaglio l’Unione europea sostiene le azioni “attraverso le quali gli operatori culturali e creativi acquisiscono le capacità, le competenze e il know- how che contribuiscono al rafforzamento dei settori culturali e creativi, tra l’altro favorendo l’adeguamento alle tecnologie digitali, la sperimentazione di approcci innovativi in relazione allo sviluppo del pubblico e la sperimentazione di nuovi modelli di business e di gestione”; quindi sostenere le azioni che consentono agli operatori culturali e creativi di cooperare a livello internazionale e di internazionalizzare la loro carriera e le loro attività nell’Unione e nel mondo, ove possibile sulla base di strategie a lungo termine. Dalla presentazione del progetto europeo apprendiamo che le priorità generali da perseguire per rafforzare le capacità del settore creativo e culturale sono: sostenere le azioni attraverso le quali gli operatori culturali e creativi acquisiscono le capacità, le competenze e il know- how che contribuiscono al rafforzamento dei settori culturali e creativi, tra l’altro favorendo l’adeguamento alle tecnologie digitali, la sperimentazione di approcci innovativi in relazione allo sviluppo del pubblico e la sperimentazione di nuovi modelli di business e di gestione; sostenere le azioni che consentono agli operatori culturali e creativi di cooperare a livello internazionale e di internazionalizzare la loro carriera e le loro attività nell’Unione e nel mondo, ove possibile sulla base di strategie a lungo termine; sostenere il rafforzamento delle organizzazioni culturali e creative europee e la creazione di reti internazionali al fine di facilitare l’accesso a opportunità professionali.

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Andando nello specifico rispetto alla componente di rafforzamento della cooperazione transnazionale della proposta, l’Unione Europea si propone di: sostenere le tournées, le manifestazioni, le mostre e i festival internazionali; sostenere la circolazione della letteratura europea al fine di assicurare la più ampia accessibilità possibile; sostenere lo sviluppo del pubblico come strumento per stimolare l’interesse nei confronti delle opere culturali e creative europee e del patrimonio culturale europeo materiale e immateriale, nonché di migliorarne l’accesso. In questo caso la proposta potrebbe rientrare in un’ottica di rendere maggiormente accessibile il patrimonio culturale europeo costituendo un network di enti pubblici capaci di sviluppare e sostenere un patrimonio culturale immateriale e materiale fondamentale non solo per i Balcani, ma per l’Europa tutta. Per quanto riguarda le misure di sostegno al sottoprogramma Cultura troviamo: i progetti di cooperazione transnazionale che riuniscono organizzazioni culturali e creative di vari paesi nello svolgimento di attività settoriali o intersettoriali; le attività delle reti europee di organizzazioni culturali e creative di vari paesi; le attività delle organizzazioni a vocazione europea che incoraggiano lo sviluppo di nuovi talenti e stimolano la mobilità transnazionale degli operatori culturali e creativi e la circolazione delle opere, aventi le potenzialità di esercitare un’ampia influenza sui settori culturali e creativi e di produrre effetti duraturi; la traduzione letteraria e la sua ulteriore promozione; azioni specifiche volte a dare maggiore visibilità alla ricchezza e alla diversità delle culture europee e a stimolare il dialogo interculturale e la comprensione reciproca, compresi i premi culturali dell’Unione, l’azione sulle capitali europee della cultura e l’azione sul marchio del patrimonio europeo. L’Unione europea rimarca nella descrizione delle linee guida e delle misure di sostegno il fatto che le misure sostengono, in particolare, i progetti senza scopo di lucro. Come si può notare sono molte le linee di supporto comunitarie all’interno delle quali potrebbe inserirsi questa proposta, soprattutto se ci riferiamo allo stimolo al dialogo interculturale ed al sostegno della comprensione reciproca. Si nota come la costituzione di un gruppo di lavoro transnazionale che si occupa dell’organizzazione dei workshop vada nella direzione, auspicata dall’Europa, della nascita di una rete europea di organizzazioni culturali e creative in vari paesi. Un secondo programma comunitario che presenta elementi pertinenti alla realizzazione della proposta è il programma “Horizon 2020” [inaugurato nel 2014]. Tra le componenti di questo programma troviamo la linea d’azione “Societal challenges” [sfide per la società] che, appunto, racchiude tutte le linee di sviluppo che riguardano la società ed i cambiamenti che l’Europa dovrà affrontare nei prossimi anni. Prendiamo ancora spunto dal sito europeo: Horizon 2020 reflects the policy priorities of the Europe 2020 strategy and addresses major concerns shared by citizens in Europe and elsewhere. A challenge-based approach will bring together resources and knowledge across different fields, technologies and disciplines, including social sciences and the humanities. This will cover activities from research to market with a new focus on innovation-related activities, such as piloting, demonstration, test-beds, and support for public procurement and market uptake. It will include establishing links with the activities of the European Innovation Partnerships (EIP). I fondi saranno distribuiti su diverse aree: Health, demographic change and wellbeing; Food security, sustainable agriculture and forestry, marine and maritime and inland water research, and the Bioeconomy; Secure, clean and efficient energy;

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Smart, green and integrated transport; Climate action, environment, resource efficiency and raw materials; Europe in a changing world - inclusive, innovative and reflective societies; Secure societies - protecting freedom and security of Europe and its citizens. All’interno del sottogruppo evidenziato troviamo una serie di proposte e di call for projects che puntano in direzione di una società europea sempre più inclusiva, resiliente e capace di porsi come faro per le aree confinanti. In particolare, sempre dal sito [http://ec.europa.eu/programmes/horizon2020/en/h2020-section/europe-changing-world-inclusiveinnovative-and-reflective-societies]: At the same time, there is great potential for Europe through opportunities provided, for example, by new forms of innovation and by the engagement of citizens. Supporting inclusive, innovative and reflective societies is a prerequisite for a sustainable European integration. [...]European and national policies need to continue modernisation while acknowledging the socio-economic and cultural diversity in Europe, and improved knowledge about how our modern societies work. EU research and innovation will address social exclusion, discriminations and various forms of inequalities. It will explore new forms of innovation and strengthen the evidence base for the Innovation Union, the European Research Area and other relevant EU policies. It will promote coherent and effective cooperation with third countries. Finally, it will address the issues of memories, identities, tolerance and cultural heritage. Andando più a fondo nell’analisi degli strumenti di finanziamento europei troviamo tre call for projects particolarmente interessanti, pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea numero C 361 pubblicata in data 11/12/2013, assieme al decreto di attuazione del programma Horizon 2020. La prima “call for projects” è denominata “Support to innovation, human resources, policy and international cooperation” [identificativo H2020-INFRASUPP-2014-2] ha scadenza 02/09/2014: http://ec.europa.eu/research/participants/portal/desktop/ en/opportunities/h2020/calls/h2020-infrasupp-2014-2.html I temi compresi all’interno di questo finanziamento rientrano nello sviluppo e nella promozione di strutture europee transnazionali accademiche e di ricerca al fine di formare responsabili capaci di gestire e coordinare queste strutture di livello europeo. In questa proposta potrebbe inserirsi la prima fase del progetto, ovvero la nascita e lo sviluppo del gruppo di lavoro transnazionale. Compresa nella macroproposta descritta troviamo due sotto proposte riferite in particolare allo sviluppo di progetti di cooperazione accademica, di ricerca e di miglioramento del “capitale umano”. “Strengthening the human capital of research infrastructures” [INFRASUPP-3-2014] “International cooperation for research infrastructures” [INFRASUPP-6-2014] Una seconda “call for projects” è denominata “Reflective societes: cultural heritage and european identities” [identificativo H2020-REFLECTIVE-6-2015] ha scadenza 21/04/2015: http://ec.europa.eu/research/participants/portal/desktop/en/opportunities/h2020/calls/h2020-reflective-6-2015.html In questo caso il focus delle proposte deve riferirsi all’importanza dello sviluppo del patrimonio culturale europeo come elemento forte di costruzione di una nuova identita comune. Sempre all’interno di questa macroproposta troviamo due bandi, con scadenza anticipata al 07/01/2015, che ritengo estremamente coerenti, interessanti e rilevanti per la proposta. “The cultural heritage of war in contemporary Europe” http://ec.europa.eu/research/participants/portal/desktop/en/opportunities/h2020/topics/2091-reflective-5-2015.html “Emergence and transmission of European cultural heritage and Europeanisation” http://ec.europa.eu/research/participants/portal/desktop/en/opportunities/h2020/topics/2088-reflective-2-2015.html Tutte queste linee di finanziamento potrebbero essere un ottimo supporto per quanto riguarda l’aspetto finanziario del progetto che non andrebbe trascurato. Come accennato in precedenza il rinnovato interesse dell’Europa rispetto ai Balcani deve essere supportato di un processo profondo e coerente che affronti I temi del conflitto, delle tensioni inesprese, della memoria collettiva e del senso dell’identità. Solamente così il processo di integrazione potrà dirsi efficace e completo.

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06 // _Bibliografia_Filmografia_Sitografia Bibliografia Andric Ivo – Il ponte sulla Drina – Mondadori – Milano 2001 Mazzucchelli Francesco – Urbicidio. Il senso dei luoghi tra distruzioni e ricostruzioni nella ex Jugoslavia – Bononia University Press – Bologna 2010 Mujcic Elvira – Al di là del caos. Cosa rimane dopo Srebrenica – Infinito edizioni – Modena - 2007 Parotto Giuliana – Le memorie difficili. Ricordo e oblio dopo le guerre in Jugoslavia – Atti del convegno – Trieste - 2012 Pietromarchi Bartolomeo – Il luogo [non] comune, arte, spazio pubblico ed estetica urbana in Europa – Actar Edizioni Fondazione Olivetti - Ivrea Ricoeur Paul – La memoria, la storia, l’oblio – Raffaello Cortina Editore – Milano 2003 Rumiz Paolo – Maschere per un massacro. Quello che non abbiamo voluto sapere della guerra in Jugoslavia – Feltrinelli – Milano 2013 Tochman Wojciech – Come se mangiassi pietre – Keller editore – Rovereto - 2010

Filmografia Kusturica Emir – La vita è un miracolo – Cabiria Films/France 2 Cinema - 2004 Mancic Miljana – Personal (hi)stories – Associazione Trentino con i Balcani - 2011 Rossini Andrea - Il cerchio del ricordo-The circle of memory – Osservatorio Balcani e Caucaso - 2007 Sokovic Darko – 300 Miliona sekundi – Dokukino / Tavolo Trentino con il Kossovo - 2009 Tanovic Danas – No man’s land – Cedomir Kolar – 2001 Sitografia http://www.balcanicaucaso.org/ http://ec.europa.eu/research/participants/portal/desktop/en/home.html Si rimanda ai siti citati nel testo per informazioni specifiche riguardanti attività e finanziamenti presi in esame nel paper.

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Sarajevo _La Vijecnica, la biblioteca nazionale oggi dopo il recente restauro

Sarajevo _Il violoncellista Vedran Smajlovic mentre suona tra le rovine durante l’assedio

Prijedor _Il monumento ai caduti partigiani titini sul Monte Kozara

Prijedor _Il monumento al genocidio bosniaco a Kozarac, l’unico all’interno della Republika Sprska

Beograd _Il modello originale del Generalstab presentato nel 1956

Beograd _Il Generalstab, Belgrado, oggi dopo i bombardamenti NATO del 1999 20


Vukovar _Le celebri stalle Pastuharna, dove venivano ospitati i migliori cavalli dell’impero

Vukovar _La torre dell’acqua di Vukovar , simbolo dell’assedio e conservata a monumento

Mostar _Come appare oggi dopo il lungo e complesso restauro curato dall’UNESCO

Mostar _Il ponte di Mostar distrutto nell’assedio alla città da parte delle truppe serbocroate

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