SCUOLA DI ARCHITETTURA E SOCIETA’ Master Degree in Architecture and Preservation. Polo Territoriale di Mantova.
INDUSTRIAL MEMORIES. Le fil rouge between Urban and Social regeneration
MEMORIE INDUSTRIALI. Le fil rouge tra rigenerazione urbana e sociale
Relatore: Professor David Palterer
Autori: Luca Barbisoni Matricola 823042
Alessandro Zanoletti Matricola 823027
Anno Accademico 2015 - 2016
ABSTRACT The motivations behind this work rise, essentially, from the conic and evocative power of the site chosen by us. Since our childhood the Ponte Crotte Furnaces provided a very characteristic and distinctive landmark in the sky-line of Brescia. Their high exposure has never brought to a deep and sincere relationship with citizens and the site has fallen into a state of neglect and abandonment during the last forty years. The passage of time increases exponentially the degradation rate of the heritage and, at present, the risk of structural collapse is spread and homogeneous. The presence of wild and invasive vegetation coming from the Mella river bank has completed the architectural decomposition process, returning a ruin, now shapeless in its main buildings. The orientation given by specialization studies in “Architecture and Preservation”, refined in content, the consideration that we had for the cultural heritage, elevating and extending it to a much more democratic level of the often used trivialization. The culture inherited by the commons from its tradition lies not only in the successes, pleasing and glorious memories, but also in failures, the fatigue and the use of labor as an instrument of emancipation from the cruelty of the natural laws. After a more detailed survey of citizens sites with these characteristics, we noticed the high level of dissemination of the situation, coming to question the effectiveness of a timely intervention and reduced as in ours, incorporating the remainder of ocean degradation, lack of interest and lack of protection. The achievement of this knowledge was necessary for a due change in approach; the singularity of the problem that we were trying to solve, bring us in the danger to investigate a situation end in itself, without entering in urban architectural dynamics. Hence the choice of turning our intervention in the act of a playable demonstration theory, a design method also applicable in other circumstances, regardless of the aesthetic taste of the designer instructed for the construction management. The batch management has exactly the same value of the use given to the immediate environment and the bond that is created with the adjacent neighborhood. Armed with this conviction we have therefore made a linear park linking the densified area of the city, to the more industrialized and dilapidated, inputting activities and functions that thanks to the variety and flexibility are proposed to incorporate the largest number of users. The ruins of the Furnaces is thus transformed into the final destination of a unique trip, which makes the connection, as the main essence of the project.
ABSTRACT Le motivazioni che stanno alla base di questo lavoro nascono essenzialmente dalla potenza iconica e suggestiva del sito da noi scelto. Sin dall’infanzia le Fornaci di Ponte Crotte rappresentavano un tratto estremamente caratterizzante e distintivo nello sky-line di Brescia. La forte esposizione di cui godono non è mai corrisposta ad un legame profondo e sincero con i cittadini ed il luogo è caduto in uno stato di incuria ed abbandono che dura ormai da quarant’anni. Il passare del tempo aumenta esponenzialmente la velocità di degrado del bene e, allo stato attuale, il rischio di crolli strutturali è diffuso ed omogeneo. La presenza della vegetazione incolta ed invadente della riva del fiume Mella, ha completato il processo di decomposizione architettonica, restituendo un rudere, ormai informe nei suoi corpi di fabbrica principali. L’orientamento specialistico del Corso di studi in “Architecture and Preservation” ha raffinato nei contenuti, la considerazione che avevamo per il bene culturale, elevandola ad un livello molto più democratico della banalizzazione che spesso viene fatta. La cultura che un popolo eredita dalla sua tradizione risiede non solo nei successi e nei ricordi gradevoli e gloriosi, ma anche nei fallimenti, nella fatica e nell’uso del lavoro come strumento di emancipazione dalla crudeltà delle leggi naturali. Dopo un censimento più dettagliato dei siti cittadini con queste caratteristiche, ci siamo accorti dell’alto livello di diffusione della situazione, arrivando a mettere in discussione la reale efficacia di un intervento puntuale e ridotto come in nostro, incorporazione al restante oceano di degrado, disinteresse e mancanza di tutela. l raggiungimento di questa consapevolezza si è rivelato necessario per un doveroso cambiamento di approccio; la singolarità del problema che ci eravamo posti rischiava di portarci ad indagare una situazione fine a se stessa, senza entrare nelle dinamiche architettoniche urbane. Da qui nasce la scelta di trasformare il nostro intervento nell’atto dimostrativo di una teoria riproducibile, di un metodo progettuale applicabile anche in altre circostanze, indipendentemente dal gusto estetico di chi è designato alla direzione dei lavori. La gestione del lotto conta esattamente quanto l’uso che si fa dell’immediato contesto ed il legame che si crea con il tessuto urbano limitrofo. Forti di questa convinzione abbiamo dunque realizzato un parco lineare che collegasse la zona più densificata della città, a quella più industrializzata e fatiscente, inserendo attività e funzioni che grazie a varietà e flessibilità si propongono di recepire il maggior numero di utenti. Il rudere dell Fornaci si trasforma dunque nella meta conclusiva di un percorso inedito, che fa del collegamento, l’essenza stessa del progetto.
INDEX / INDICE
CHAPTER 1 THE CITY OF BRESCIA THROUGH THE CENTURIES. THE ORIGIN OF OUR FUTURE. / LA CITTA’ DI BRESCIA ATTRAVERSO I SECOLI. LE ORIGINI DEL NOSTRO FUTURO
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1.1 DEMELOPEMENTAL AND URBAN HISTORY OF BRESCIA / STORIA EVOLUTIVA E URBANA DI BRESCIA
10
1.2 INDUSTRIAL HERITAGE WITHIN THE CITY / IL PATRIMONIO INDUSTRIALE IN CITTA’
24
1.3 HOW INDUSTRIES WORKS IN THE URBAN TEXTURE? / COME LAVORANO LE INDUSTRIE NEL TESSUTO URBANO?
26
1.4 MUNICIPALITIY’S POLICIES FOR THE INDUSTRIAL HERITAGE / LE POLITICHE COMUNALI PER IL PATRIMONIO INDUSTRIALE
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1.5 HOW THE CITY HA REGENERATED OTHER INDUSTRIAL RUINS? / COME LA CITTA’ HA RIGENERATO ALTRE ROVINE INDUSTRIALI?
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CHAPTER 2 THE INDUSTRY PHENOMENON. THE MAN, THE FACTORY, THE SOCIETY / IL FENOMENO INDUSTRIA. L’UOMO, LA FABBRICA, LA SOCIETA’.
37
2.1 INDUSTRY. FROM THE BEGINNING TO NOWADAYS / INDUSTRIA. DAGLI ALBORI AI GIORNI NOSTRI
38
2.2 THE INDUSTRY EFFECT ON THE SOCIETY / L’EFFETTO DELL’INDUSTRIA SULLA SOCIETA’
40
2.3 THE FACTORY AS THE CHURCH / LA FABBRICA COME LA CHIESA
42
2.4 THE TORMENTED BIRTH OF INDUSTRIAL ARCHEOLOGY / LA TORMENTATA NASCITA DELL’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE
44
2.5 STRATEGIES FOR INDUSTRIAL HERITAGE CONSERVATION / STRATEGIE PER LA CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO INDUSTRIALE
48
2.6 CASE STUDIES / CASI STUDIO 2.6.1 PRADA FOUNDATION / FONDAZIONE PRADA
50
2.6.2 ZECHE ZOLLVEREIN, COAL MINE INDUSTRIAL COMPLEX / ZECHE ZOLLVERAIN, COMPLESSO INDUSTIALE MINERARIO DI CARBONE
58
2.6.3 HIGHLINE LINEAR PARK / PARCO LINEARE HIGHLINE
62
CHAPTER 3
FORNACI PONTE CROTTE & THEI SURROUNDINGS, WHAT AN IMPRESSIVE PLACE! / FORNACI PONTE CROTTE E IL LORO INTORNO. UN POSTO STUPEFACIENTE!
69
3.1 URBAN ANALYSIS / ANALISI URBANA
70
3.2 SURVEY AND DATAS RESEARCH / IL RILIEVO E L’ACQUISIZIONE DEI DATI
76
3.3 FORNACI PONTE CROTTE THROUGH THE HISTORY / FORNACI PONTE CROTTE ATTRAVERSO LA STORIA
78
3.4 PLANIMETRIC EVOLUTION / EVOLUZIONE PLANIMETRICA
81
3.5 DECAYS MAP / MAPPA DEI DEGRADI
84
CHAPTER 4 THE PROJECT / IL PROGETTO
88
4.1 CONCEPT / CONCETTO
90
4.2 STRATEGIES/ STRATEGIE
98
4.3 MEETING WITH THE IVECO LINEAR PARK / INCONTRO CON IL PARCO LINEARE IVECO
108
4.3.1 THE INTERSECTIONS / GLI INCROCI
109
4.3.2 THE PRELUDE / IL PRELUDIO
110
4.3.3 THE KIOSK / IL KIOSKO
112
4.3.4 THE PARK - INGS / I PARK - EGGI
114
4.3.5 THE IVECO ADMITTANCE / LA GUARDIANIA IVECO
116
4.3.6 THE SPORTS HUB / IL CENTRO SPORTIVO
118
4.3.7 THE FITNESS FOREST / LA FITNESS FOREST
120
4.3.8 THE RIVERBANKS / LE SPONDE DEL FIUME
122
4.4 GENERAL INTRODUCTION TO THE FOUNDATION / INTRODUZIONE GENARALE ALLA FONDAZIONE
124
4.5 FLOOR BY FLOOR INTRO / INTRO PIANO PER PIANO
126
4.5.1 THE F.P.C. HEADQUARTERS / IL QUARTIER GENERALE DI F.P.C.
132
4.5.2 THE SCIENCE PARK AND MUSEUM / PARCO E MUSEO DELLA SCIENZA
134
4.5.3 TEMPORARY CONTEMPORARY / TEMPORANEAMENTE CONTEMPORANEO
140
4.5.4 THE GREENHOUSE-MONUMENT / LA SERRA-MONUMENTO
144
4.5.5 THE FOOD&BOOKS HOUSE / LA FOOD&BOOKS HOUSE
148
4.5.6 THE VEGETAL BAR / IL BAR VEGETALE
150
CONCLUSIONS
154
_ PRECARIOUS ARCHITECTURES, SOLUTIONS AT SOCIETY SCALE / ARCHITETTURE PRECARIE, SOLUZIONI A MISURA DI SOCIETA’
155
_ A DEMOCRATIC ATTEMPT / UN TENTATICO DEMOCRATICO
158
_ INVESTIMENTS, URBANITY AND REMUNERATION / INVESTIMENTI, URBANITA’ E REMUNERAZIONE
162
_ NEXT AREA OF EXPANSION / PROSSIME AREE DI ESPANSIONE
164
BIBLIOGRAPHY
166
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THE ORIGIN OF BRESCIA / LE ORIGINI DI BRESCIA
The origins of Brescia border on legend: there are those who traces the origins of Brescia to Hercules, who makes up the foundation Troe that, running away from burning Troy, arrives at the place where now stands Brescia and there and then he founded Altilia, the other Trojan. But the legend that, according to historians, most likely contains some truth, is that which refers to Cydnus, king of the Ligurians, who in the late Bronze Age invaded the Po Valley and, arrived at the Cidneo, he fortified the top, at the point where today stands the castle. The most important event for the Brescia’s history, however, was the invasion of the Gauls Cenomani (IV sec. B.C.), who, settled in the flat area between the Adige and the Adda in the foothills and in the low until ‘height of Soncino ricomprendendo all low Brescia and lands on this side of the Oglio, making the future Brixia their capital. At that time dates the foundation by the Cenomani of nearby cities in Brescia, so that the Veronese poet Catullus called Brixia “mater meae Veronae”. Instigated by Hannibal, Hasdrubal and Mago, around 202 BC Celtic tribes of the Po Valley created a confederation against the Romans. This confederation waged war against the Romans appropriations in the cis-Po Valley; But the Cenomani, just before the battle, they secretly riallearono with the Romans and the following day attacked behind the Insubres, causing its total defeat. This battle ended the exclusive sovereignty of Brescia and its territory by Cenomani and began to Roman times. It was in fact maintained only administrative autonomy.
Le origini di Brescia sconfinano nella leggenda: vi è chi fa risalire le origini di Brescia a Ercole, chi ne fa risalire la fondazione a Troe che, scappando da Troia in fiamme, giunge presso il luogo ove ora sorge Brescia e lì fonda Altilia e quindi l’altra Troia. Ma la leggenda che, secondo la storiografia, più probabilmente contiene un fondo di verità, è quella che si riferisce a Cidno, re dei Liguri, che nella tarda età del bronzo invase la pianura Padana e, giunto presso il colle Cidneo, ne fortificò la cima, nel punto in cui oggi sorge il Castello. L’evento di maggior importanza per la storia bresciana fu però l’invasione dei Galli Cenomani (IV secolo a.C.), i quali, s’insediarono nella regione pianeggiante compresa tra l’Adige e l’Adda nella fascia pedemontana e nella bassa fino all’altezza di Soncino ricomprendendo tutta la bassa bresciana e le terre al di qua dell’Oglio, facendo della futura Brixia la loro capitale.[1] A quell’epoca risale la fondazione da parte dei Cenomani delle città vicine a Brescia, tanto che il poeta veronese Catullo definì Brixia “mater meae Veronae”. Sobillate da Annibale, Asdrubale e Magone, intorno al 202 a.C. le tribù celtiche della pianura Padana crearono una confederazione contro i Romani. Questa confederazione mosse guerra contro gli stanziamenti Romani nella pianura cis-padana; i Cenomani però, appena prima della battaglia, si riallearono segretamente con i Romani ed il giorno seguente attaccarono alle spalle gli Insubri, provocandone la totale disfatta. Questa battaglia pose fine alla sovranità esclusiva su Brescia ed il suo territorio da parte dei Cenomani e diede inizio all’età romana. Venne infatti mantenuta solamente l’autonomia amministrativa.
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Prints from IVth century representing a scene from Omero opera. A. Carracci, Run of Enea from Troy, 1595.
Stampa del IV° secolo che rappresenta un scena dell’opera omerica. A. Carracci, Fuga di Enae da Troia, 1595.
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BRESCIA, FROM THE ORIGIN TO THE ROMAN ERA / BRESCIA, DALLE ORIGINA ALL’ETA’ ROMANA
The history of the city as a properly organised town began with the Roman occupation and continued during its alliance with Rome, but it was only in 27 B.C. that the peaceful Romanisation of the town was completed, when Octavian raised it to the rank of ‘Colonia Civica Augusta’. During these years the village became a city and gain political, economical and militar importance: besides other craft, the most florishing was the metal work. The city plan was that of the castrum: the rectilinear roads were laid out within a rectangle approximately 800x840 metres and intersected at rightangles to form insulae; the decumanus maximus was the stretch of the Emilia Gallica Way contained inside the city boundaries; this road linked Milan to Verona and corresponded to the present vday Via Musei. Within the three kilometres of city wall citizens could come and go and enter the Forum, which, when Vespasian was emperor in the second half of the first century A.D., became still more impressive with the addition of the new temple, the Capitolium and the theatre. Public baths were built to the south west and supplied with water brought from Lumezzane by a 25 km. aqueduct. After being one of the main Cisalpine centres for several centuries, Brixia began to decline in importance towards the end of the III century A.D by the growing power of Mediolanum, which under Diocletian had become one of the capitals of the Western Roman Empire. The late ancient period (IV - V century AD) saw the extension of the city walls towards west and the building of the first churches, after the practice of Christianity was legalised in 313 AD, which marked an important urban area further to the west than the temple area of the Romans.In the V and VI centuries the architectural and urban structure began to decay mostly due to barbarian invasion.
La sua storia come centro urbano organizzato inizia con l’occupazione e poi l’alleanza romana che solo nel 27 a.C. si completerà, quando Ottaviano la eleva al rango di Colonia Civica Augusta, unica nell’Italia settentrionale. Sono gli anni in cui il borgo diventa importante avamposto di rilevanza politica, militare ed economica: sono fiorenti varie attività, fra le quali primeggia la lavorazione dei metalli. Nel I sec. a.C. l’abitato riceve il suo primo assetto urbanistico; il tracciato della città segue il modello del castrum: in un quadrilatero di circa 800 per 840 metri le vie seguono un percorso rettilineo e si intersecano ortogonalmente formando le insulae; il decumanus maximus era la porzione interna alla città della via Emilia Gallica, collegante Milano e Verona e corrisponde all’attuale via Musei. Entro i tre chilometri di cinta muraria i cittadini potevano muoversi e raggiungere il Foro che, con l’imperatore Vespasiano, nella seconda metà del I secolo d.C., diviene più imponente per il nuovo tempio, il Capitolium, e il teatro; a sud-ovest si costruiscono le terme pubbliche, alle quali l’acqua giungeva attraverso un acquedotto lungo 25 km. proveniente da Lumezzane. La decadenza di Brixia, inizia verso la fine del III secolo d.C., oscurata, dalla crescente potenza di Mediolanum, divenuta sotto Diocleziano una delle capitali dell’Impero d’Occidente. L’età tardo-antica (IV-V sec. d.C.) è caratterizzata dall’estensione delle mura ad occidente e dalla costruzione delle prime chiese dopo la legalizzazione del culto cristiano (313 d.C.), le quali definiscono una zona urbana importante posta più ad occidente dell’area sacra romana. Nei secoli V e VI inizia il degrado delle strutture architettoniche ed urbanistiche, dovuto in gran parte alle invasioni barbariche.
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An ancient plan shows the urban implant of the roman Bixia. Ottavio Rossi, Memory from Brescia, 1616. Un’antica pianta mostra l’impianto ubano della Brixia romana.
Ottavio Rossi, Memorie Bresciane, 1616
Below: Print with the first archeological ruins of the Foro. G. B. Piranesi, View of the place where the Foro was, 1750. In basso: Stampa con i primi ritrovamenti archeologici del Foro. G. B. Piranesi Veduta del sito ov’era l’antico foro romano, 1750.
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BRESCIA, THROUGH MEDIOEVAL TIMES / BRESCIA, ATTRAVERSO L’ EPOCA MEDIOVALE
At the time of the dissolution of the Roman Empire Brescia too was invaded by barbarians: in 452 the Huns led by Attila sacked the city and the ruins. After the fall of the Western Roman Empire, Brescia was ruled in turn by the Goths and the Byzantines during the VI century until, in 569, it fell to the Lombards. The port of Brixia, continued to function,and provided mooring for the boats transporting salt and other goods along the Po; important civic and religious centres were set up , such as the Benedictine convent complex of San Salvatore and Santa Giulia, erected by order of King Desiderio and his wife Ansa.In 1090 Brescia became a city-state on the side of the Guelphs but, as her neighbours, Bergamo and Cremona were Ghibelline, was continually involved in border wars. This period, was a time of great building activity: in the space of two centuries the urban layout was radically changed. The city walls were strengthened and enlarged with a first circle of walls. An urban area of about two square kilometres was thus enclosed and the hovels of the villagers,the many convents and churches were encompassed and defended against brigands.The artisans and tradesmen lived in districts to the south west of the civic and religious centre, intersected by streams used as water power. Their shops and workshops on the ground floor, while the top floor was made up of open attics or loggias used for spreading skins or wool out to.In 1172 the government of the comune opened the new on an area used for vegetable gardens and pasture the economic and political strength of Brescia was shown by the erection in the heart of the town in the main square of a building of great importance; the Broletto with theTorre del Popolo. Also the Rotonda was built on the ruins of the winter basilica of Santa Maria Maggiore. Visconti lead the city untill 1402 and they built a military structure at the service of “signoria”, Changing the city into an impregnable strong-hold.
Con la dissoluzione dell’Impero Romano anche Brescia è invasa da tribù di barbari: nel 452 gli Unni, guidati da Attila, saccheggiano la città e i resti romani. Caduto definitivamente l’Impero Romano d’Occidente, a Brescia si avvicendano nel corso del VI secolo il dominio dei Goti e dei Bizantini finché, nel 569, la città cade nelle mani dei Longobardi. Rimane attivo il porto brixiano, attracco per le barche che trasportavano sale e merci lungo il Po; si insediano importanti centri civici e religiosi, quale il complesso monastico benedettino di Santa Giulia, sorto nel 753 per volere del re Desiderio e di sua moglie Ansa. Nel 1090 Brescia si erge a libero Comune, guelfo fra le ghibelline Bergamo e Cremona e perciò sempre tormentata da guerre di confine. È, quello comunale, un periodo di grande attività urbanistica: in due secoli avviene un radicale mutamento dell’assetto urbano. Si rinforzano e si ampliano le mura che circondando un’area urbana di circa due chilometri quadrati, racchiudono e difendono da briganti e invasori le casupole degli abitanti dei borghi e i numerosi conventi e le chiese. Artigiani e commercianti vivono in borghi locati a sud ovest del centro civico e religioso, attraversati da rivi d’acqua utilizzati come forza motrice. A piano terra si aprono le loro botteghe, mentre i piani alti terminano con le baldresche, usate per stendervi le pelli o le lane ad asciugare Nel 1172 il governo comunale apre, in un’area occupata da ortaglie e pascoli, il mercato nuovo. Nel cuore della città, nella zona principale, la forza economica e politica di Brescia sono riflesse in un’operazione edilizia di gran rilievo: l’edificazione del Broletto con la torre del Popolo. Viene eretta anche, sui resti della basilica iemale di Santa Maria Maggiore, la Rotonda. I Visconti governano fino al 1402 e costruiscono una struttura militare di servizio alla signoria, trasformano la città in una fortezza inespugnabile dall’esterno, rinforzando le mura e creando all’interno la Cittadella Nuova.
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A view of the medioeval city. Unknown artist, 1361. Una vista della cittĂ medioevale. Artista sconosciuto, 1361.
Below: A scene from the Siege of the castle. Siege of Brescia, Balduino code, 1311. In basso: Una scena dell’assedio al castello. Assedio di Brescia, Codice Balduino, 1311.
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BRESCIA IN THE RENAISSANCE / BRESCIA NEL RINASCIMENTO
In 1426 Brescia became a possession of the Venetian Republic and remained so until 1797. An episode which disturbed the four centuries of tranquillity under Venetian rule was the terrible siege by the Visconti troops, which lasted from 1438 to 1440. There was also a brief interlude of French domination (1509-16) ,which marked one of the most tragic moments in Brescian history, when the city was sacked with a brutality rarely equalled. When Venetians, who took back possession of the city in 1516 fortified it: the Castle was surrounded with a second wall, and every building outside the walls within a mile’s radius was razed to the ground, in 1610 the rebuilding of the external ring of the city walls was reinforced with the modern bastions. During the two centuries of Venetian rule Brescia was transformed from a medieval city into one example of graciousness and magnificence. Its urban areas were reallocated in particular with the inauguration of Piazza della Loggia and Piazza del Mercato, new roads were built thanks to the cover of the Garza river lined with frescoed houses; a great hospital united all the various hospices, and a complex system of commercial premises was set up. This era of changing was made possible after the demolition of the Visconti’s Citadel, provided new building land. The old construction had been an obstacle to the ever-increasing urban traffic.Piazza della Loggia, became the hub of the city and the acumen of the urbanists employed by the town council during the forty years between 1520 and 1560 is witnessed by the fact that the town centre assumed during those years the appearance it still has today. The buildings along the sides of the square are evidence of the dignified architecture, the XV century atmosphere of fervid humanism and the splendour of Renaissance. The local noble families produced industrious and able men. The many palaces built in town under Venetian domination show their wealth and cultural level these palaces were usually constructed to a U-shaped plan. During the following centuries brescia passes through dark times wich not allowed a normal urban expansion.
Nel 1426 Brescia entra a far parte del territorio della Repubblica Veneta, alla quale rimane legata fino al 1797. Episodio che turba i quattro secoli di stabilità della sudditanza a Venezia è il terribile assedio delle truppe viscontee che dura dal 1438 fino al 1440. Anche il breve intervallo di dominazione francese (1509-16) segnò un momento tragico della storia bresciana con uno dei più feroci saccheggi che si ricordi. Ripresa dai veneti nel 1516, viene fortificata: il Castello è circondato da una seconda cerchia di mura, viene eseguita la “spianata”, cioè la distruzione di ogni edificio esterno alle mura cittadine per un miglio e nel 1610 avviene la ricostruzione della cinta muraria esterna rinforzata dai moderni baluardi di Canton Mombello e della Posterla.Nei primi due secoli della dominazione veneta Brescia si trasforma da città medioevale in città che è espressione di decoro e magnificenza.Vengono ridistribuiti gli spazi urbani con l’apertura, soprattutto, delle piazze della Loggia e del Mercato, si creano nuove vie grazie alla copertura del torrente Garza lungo le quali si allineano ordinatamente le case con facciate affrescate; un grande ospedale unifica i numerosi ospizi e, viene organizzato un complesso sistema di spazi commerciali. Si creano nuove aree edificabili disponibili dopo l’abbattimento della Cittadella viscontea, sbarramento che ostacolava i traffici urbani, sempre più intensi. La Piazza della Loggia, diventa il cuore civico e la validità del programma urbanistico realizzato dal comune fra il 1520 e il 1560 è dimostrata dal fatto che il centro, ridisegnato in quel quarantennio, assume l’aspetto che ancor oggi conserva. Le costruzioni che disegnano i lati della piazza testimoniano il decoro monumentale, il clima di fervore umanistico del periodo quattrocentesco e lo splendore del rinascimento bresciano. Laboriosità ed abilità caratterizzano anche la nobiltà locale; le grandi famiglie, testimoniano la loro potenza economica e la levatura culturale erigendo durante il periodo della Serenissima numerosi palazzi in città. Questi, articolati generalmente in tre corpi con pianta ad U, sono organizzati attorno ad un cortile porticato, con retrostante giardino. Durante i secoli seguenti la città conosce un epoca buia dovuta a carestie e invasioni, che non consente la costante ctrescita urbana della città ma che si manifesterà nel restauro di architetture già esistenti.
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An ancient plan of the urbanized city with its walls. Rascicotti’s write, 1599. Un’antica pianta mostra l’impianto ubanodella città urbanizzata con le sue mura. Carta dei Rascicotti, 1599.
Below: Paintigs show ludical activities in actual Piazza Loggia. P. Scalvini, La giostra dell’anello, 1732. In basso: Il dipinto mostra attività ludiche nell’attuale Piazza Loggia. P. Scalvini, La giostra dell’anello, 1732.
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THE “X DAYS OF BRESCIA” AND THE 19TH CENTURY / LE “X GIORNATE DI BRESCIA” E IL XVIV° SECOLO
In 1797, Brescia became part of the Cisalpine Republic, like the Regno d’Italia, and remained so until the arrival of the Austrians (1814), who ruled Brescia as part of the Regno Lombardo Veneto until 1859. During The Austrian domination the risorgimental spirit arrive to the riot of 1848 and to “the ten day of Brescia” in 1949. People from brescia resist to austrian army for ten days before to be defeted. From 1859 history of brescia is the one in the “regno d’Italia” to wich offers an great example of economic and social solidity through one of the best idustialization process of Italy. From the neoclassical period onwards the face of the city changed: as it complied with the canons of “ the modern city” as defined by the Enlightenment. New chances to reorganise the town from an urbanistic and functional point of view derived from two important decisions taken in the Napoleonic period: the confiscation of church lands, which made it possible to reorganise public and the progressive pulling down of the town walls, which lost their typically rugged appearance. As the result of a Napoleonic decree in 1804 that forbade the burial of the dead within the city, the task of designing a monumental cemetery was given to the Brescian architect Rodolfo Vantini. The “forma urbis” was definitively altered by the new road network and the later urbanisation of areas outside the old city walls, through which the new outer ring road ran. The first district to change its appearance was that traversed by the new Via Milano, which quickly became built up. Other districts near the city gates were transformed too, partly because new markets grew up there near to the customs houses. In this way room was left for in the old centre to build new squares or constructions. The most important of these is the Teatro Grande .In 1853 the railway came to Brescia thaks to austrian intervention. The town council passed regulations for the restoration of the old city centre and the inclusion within the town boundaries of land on its outskirts, and drew up urban development plans for the construction of housing for workers along the ring roads and in the suburbs.
Nel 1797 Brescia si unisce alla Repubblica Cisalpina seguendo il destino del Regno d ‘Italia fino alla venuta degli Austriaci (1814) che la reggono col Regno del Lombardo Veneto fino al giugno 1859. Durante la dominazione austriaca lo spirito risorgimentale culmina con l’insurrezione del 1848 e con le Dieci Giornate del 1849. I bresciani tengono testa per dieci memorabili giorni all’esercito austriaco fino a che il maresciallo Haynau ordina di distruggere ogni cosa e prende la città.Dal 1859 la storia di Brescia è quella dell’Italia unita, alla quale offre un efficiente esempio di solidità economica e sociale, attraverso un processo di industrializzazione tra i più sviluppati d’Italia.Dal periodo neoclassico in avanti la città muta il suo aspetto connotandolo ai canoni della ”città moderna” illuminista. Nuove possibilità di riorganizzazione urbanistica e funzionale provengono da due importanti eventi operati in età napoleonica che accelerano il processo di innovazione: la confisca delle proprietà ecclesiastiche, che permette la riorganizzazione dei servizi collettivi e, il progressivo smantellamento delle mura che perdono così l’originaria apparenza massiccia. In seguito al decreto napoleonico del 1804, che vietava la sepoltura dentro la città viene affidato all’architetto bresciano Rodolfo Vantini il progetto di un monumentale cimitero. La “forma urbis” viene definitivamente modificata con la nuova rete viaria e la successiva urbanizzazione delle zone extra moenia che vengono solcate dalle nuove circonvallazioni estrerne; cambia per prima aspetto l’area attraversata dalla nuova via per Milano che si inurba rapidamente. Pure le altre zone presso le porte si riqualificano, anche perché lì, si spostano i nuovi mercati. In tal modo si recuperano le zone del centro storico liberate dai mercati che lasciano spazio a piazze o a nuovi edifici, fra i quali il più importante resta il Teatro Grande. Nel 1853 anche Brescia è collegata alla rete ferroviaria geazie all intervento austriaco. L’amministrazione comunale vara normative per il risanamento del centro storico e l’inglobamento dei territori limitrofi, e stende piani regolatori per la costruzione di case operaie lungo i viali delle circonvallazioni e nella immediata periferia.
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Gran corografic itinerary and statistic map of Lombardo-Veneto Reign. Milano, 1859 Gran carta corografica itineraria e statistica del Regno Lombardo-Vento. Milano, 1859.
Below: Image from the X Days of Brescia when she was named the Lioness. F. Joli, The ten days of brescia in San Barnaba Square, 1860. In basso: Immagini dalle X giornate di Brescia quando fu chiamata la Leonessa.
F. Joli, “Le Dieci giornate in Piazza San Barnaba� Brescia 1860.
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BRESCIA AND THE BRIEF CENTURY / BRESCIA E IL SECOLO BREVE
Already towards the end of the nineteenth century the city had urbanised new areas for residential and industrial purposes, then, in the first fifteen years of the twentieth century, the population of Brescia increased. So the city went on growing, often due to private enterprise, without any new town planning to regulate the development of areas to the south and west of the town. The speculative nature of these developments and the capitalistic appropriation of these areas connote the new districts which grew up in the wake of industrial expansion. Historicity and eclecticism were the salient characteristics of new buildings in the town centre. Even the most important constructions, designed by famous building firms which were operating until the end of the 1930s, were not the work of architects with original ideas which could give the distinctive style of the period to an edifice. On the other hand Brescia became an example for other cities to follow as regards the demolition and rebuilding carried out in line with fascist town planning policies. With the demolition of a picturesque medieval district to make way for Piazza della Vittoria, inaugurated in 1932, the historic structure of the city was disturbed, even if the square remains one of the best examples of urban reconstruction by the architect Marcello Piacentini. The Second World War caused a lot of damage to the city, but postwar Brescia expanded in every direction. Public works of great importance were undertaken in those years and changed the course of redevelopment of urban areas; to mention just a few: the opening of the tunnel under Mount Cidneo, the continuation of the road to the north towards the new hospital. It was only at the beginning of the 1970s that the town council changed its policy. The period of expansion was over and the new 1971 plan proposed to improve the quality of the existing city fabric by rendering it fitter to live in. To this end an intelligent plan for the preservation and restoration of the old city centre was approved and put into practice.In 1975 the district of San Polo Nuovo was built with houses and high tower blocks.
Già verso la fine dell’Ottocento la città aveva urbanizzato spazi nuovi per gli insediamenti civili e industriali. Nel primo quindicennio del XX secolo la popolazione di Brescia aumenta vistosamente. E la città si espande ancora, spesso per iniziativa privata, non regolata da nuove normative che pianifichino l’urbanizzazione delle zone ad ovest e a sud della città. La gestione speculativa e la logica dell’appropriazione capitalistica del territorio, connotano i nuovi quartieri sorti nell’orbita delle industrie in decollo. La cultura storicista e l’eclettismo connotano le nuove costruzioni in città: anche gli immobili più prestigiosi, progettati dalle grandi imprese edilizie che operano fino agli anni trenta, non si avvalgono, di architetti originali che riescano a connotare stilisticamente gli edifici di un’epoca. Brescia diviene invece per le altre città un modello da riprendere in seguito alle demolizioni e alle realizzazioni frutto della politica urbanistica del fascismo. Con l’abbattimento del suggestivo quartiere medioevale che ha lasciato il posto a piazza della Vittoria, inaugurata nel 1932, il tessuto storico della città viene sconvolto, anche se la piazza rappresenta uno dei migliori esempi di ristrutturazione urbana dell’architetto Marcello Piacentini. La seconda guerra mondiale apre grandi ferite nella città, ma il dopoguerra vede l’espansione a macchia d’olio di Brescia. Risalgono al dopoguerra interventi pubblici di grande importanza che hanno ridisegnato le direzioni di riqualificazione di aree urbane; fra tutti l’apertura della galleria sotto il colle Cidneo, il prolungamento a nord verso il nuovo ospedale. Solo all’inizio degli anni Settanta la civica amministrazione ha operato un’inversione di tendenza. Conclusa la fase di espansione della città, col nuovo piano del 1971 si è proposta di migliorare la qualità dell’esistente approvando e vigilando su un intelligente piano di conservazione e restauro del centro storico della città, che ha dato frutti cospicui, recuperando con attenzione filologica molte zone. Nel 1975 nella zona sud-orientale sorge il quartiere di San Polo Nuovo che prevede un insediamento di 18000 abitanti in case a schiera e alcune grandi “torri”, ultimo esempio di grande progetto per la città in espansione.
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Panoramic photo on the city from new periferic neighborhood. 1908 Foto panoramica sulla città da un nuovo quartiere periferico 1908.
Below: The fountain in M. Piacentini’s Piazza Vittoria with the “site specific” statue by Arturo Dazzi. 1932. In basso: La fontana nella piacentiniana Piazza Vittoria con la statua “site specific” di Arturo Dazzi . 1932.
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BRESCIA 2000 / BRESCIA 2000
Today the city is the second municipality after Milan in therms of population and it has a metropolitan agglomeration counts 672,822 inhabitants. Its province is the seventh most populated in Italy after Rome, Milan, Naples, Turin, Palermo and Bari. This is the seventeenth largest city of Italy. UNESCO declared as a world heritage site, part of the site “Lombards in Italy: the places of power, composed by the monumental area of the Roman Forum, and by the Lombard monastery of San Salvatore-Santa Giulia, all ‘ inside of which is the city Museum. The diversity of the area and the good geographical position ensure a rich gastronomy for the very special flavors of the land, played between two poles: the inland country and valleys cuisine and the fish of lseo and Garda lakes, both characterized by a large winemaking tradition. The attachment to tradition doesn’t, however, hindered the process of globalization, in fact, the city today is a multicultural capital, with the highest rate of immigration in Lombardia. From the first waves of immigration of the eighties, mainly from African countries, it has moved to a big range of countries; in fact there are over 150 countries of origin of foreign nationals residing. The industry continued its proliferation in recent years and according to the datas contained in the “Mal’Aria” survey made by Legambiente, in 2014 Brescia was ranked in 24th place among the most polluted cities in Italy due to the fine particles of particulate matter (PM) in the air. From the urban point of view, the community has invested a lot for the renewal of the north-south tissue. Remember the project for the Comparto Milano, the redevelopment of the industrial zone built a time close to the town center, which will present the opening of new museums and hotels. We don’t have to forget the birth of Borgo San Nazzaro, the conversion project for the ancient city sector in general stores located near the neighborhood Don Bosco, designed by D. Libeskind, which provides an area for the creation of a residential avant-garde. The proximity to Milan and the Expo event have certainly encouraged these processes even more effectively bringing them closer to common sensitivity .
Oggi la città è il secondo comune della regione per popolazione dopo Milano ed ha un agglomerato metropolitano che conta 672 822 abitanti. La sua provincia è la settima più popolata d’Italia dopo quelle di Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo e Bari. È la diciassettesima città più popolosa d’Italia. L’UNESCO ha dichiarato come patrimonio mondiale dell’umanità, facente parte del sito “Longobardi in Italia: i luoghi del potere”, sia l’area monumentale del foro romano, sia il complesso monastico longobardo di San Salvatore-Santa Giulia, all’interno del quale si trova il Museo della città. La varietà del territorio e la buona posizione geografica garantiscono una terra ricca di sapori dalla gastronomia particolarissima, giocata fra due poli: la cucina contadina dell’entroterra e delle valli e quella di pesce dei laghi d’lseo e Garda, entrambe caratterizzate da una grande tradizione vitivinicola. L’attaccamento alla tradizione non ha ostacolato però il processo di globalizzazione, infatti, oggi la città è un capoluogo multiculturale, con il più alto tasso di immigrazione in Lombardia. Dalle prime ondate migratorie degli anni ottanta provenienti principalmente dai paesi africani, si è passati ad un’immigrazione più diversificata; infatti sono oltre 150 i paesi di provenienza dei cittadini stranieri residenti. L’industria ha continuato la sua proliferazione negli ultimi anni e secondo i dati contenuti nell’indagine “Mal’Aria” di Legambiente, nel 2014 Brescia si è classificata al 24º posto tra le città più inquinate d’Italia a causa delle polveri sottili nell’aria di particolato atmosferico (PM). Dal punto di vista urbanistico la comunità ha investito molto per il rinnovamento del tessuto da nord a sud. Ricordiamo il progetto per il Comparto Milano, la riqualificazione della zona industriale costruita un tempo a ridosso del centro storico, che presenterà l’apertura di nuovi musei ed alberghi.Ricordiamo anche nascita di Borgo San Nazzaro, progetto di riconversione dell’antico comparto cittadino dei Magazzini Generali posto nei pressi del quartiere Don Bosco, firmato da Daniel Libeskind, che prevede la nascita di un polo abitativo di avanguardia, che comprende un grattacielo.La vicinanza a Milano e l’evento dell’Expo hanno sicuramente incentivato e velocizzato questi processi, avvicinandoli anche con più efficacia alla sensibilità della comunità.
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INDUSTRIAL HERITAGE WITHIN THE CITY / IL PATRIONIO INDUSTRIALE IN CITTA’
The cataloging of the historic industrial heritage of Lombardy is a burden which the Foundation Micheletti took charge in the last 20 years , arriving to analyze not only quantitatively , but also on a political and social level , the phenomenon of decommissioning and abandonment of the most important production sites in the region. From the census we can see that a big quantity of sites is dislocated in the western zone of the province, the one which is more open the plain, on the street for Milan. The datas collected clearly point out the explosion of an intense process of industrialization, especially in the suburban level of the city, just between the end of the XIX th century and the beginning of the XXth. It’s evident , reviewing the long list of these “ twentieth monsters century “ , sometimes gigantic , now asleep in the desolation of our suburbs , that the largest concentration of relics can be found between the territory which goes from Milan , trough Bergamo , till to Brescia . The urban energy emitted in this event caused a strong change in the dynamics of the city, creating easy assumptions for the birth of residential quarters, often badly projected and however always autonomous from the urban planning. The most important industrial sites grown up along the principal arteries, the ones which connect the city with the other districts of the region. Even if the industrial sites were always positioned out of the medieval wall, in Brescia distances are contained and with the urban expansion of the second post-war period, the friction between the industrial pattern and the residential one, created problems in therms of health and social relationships.Productions was differentiated and finalized, principally in the first times, to satisfy the the urban needs or little more; subsequently, only after the second world war, Brescia became a productive model known at national level. Although the little and the medium enterprises have represented a priceless treasure for the city cashes and for the local tradition we can even mention cases of big industrial plans, organized in process and supported by big numbers.
La catalogazione del patrimonio storico industriale della Lombardia è un onere del quale la Fondazione Micheletti si è fatta carico negli ultimi 20 anni, arrivando ad analizzare non solo a livello quantitativo, ma anche a livello politico e sociale, il fenomeno della dismissione e dell’abbandono dei siti produttivi più rilevanti della regione. Risulta evidente, passando in rassegna la lunga lista di questi “mostri novecenteschi”, talvolta mastodontici,ormai addormentati nella desolazione delle nostre periferie, che la maggior concentrazione di reperti è riscontrabile tra la fascia di territorio che va da Milano, passando per Bergamo, fino a Brescia. Dal censimento effettuato la maggior parte dei siti si colloca nella zona occidentale della nostra città, quella più aperta alla pianura, lungo l’asse stradale e ferroviario che porta a Milano. I dati reperiti indicano con chiarezza l’esplosione di un forte processo di industrializzazione nella zona principalmente periferica della città, a cavallo fra la fine del diciannovesimo e l’inizio del ventesimo secolo. L’energia urbana sprigionatasi in questo avvenimento determinò un forte cambiamento nelle dinamiche organizzative cittadine, creando i facili presupposti per la nascita di quartieri residenziali spesso mal progettati e, comunque, sempre autonomi da qualunque pianificazione territoriale.I siti industriali più rilevanti nacquero lungo le principali arterie stradali, quelle che collegavano la città alle altre province della regione. Seppure gli insediamenti produttivi sorgessero sempre all’esterno delle mura, a Brescia le distanze sono pur sempre contenute e, con l’espansione urbana del secondo dopoguerra, l’attrito fra la funzione produttiva e quella residenziale aumentò in maniera, talvolta insostenibile, sia dal punto di vista della salute ambientale che da quello delle relazioni sociali. La produzione era variegata e finalizzata, almeno agli albori, a soddisfare l’approvvigionamento cittadino o poco più; successivamente, solo dopo la seconda guerra mondiale, Brescia divenne un modello produttivo noto a livello nazionale. Sebbene la piccola e media impresa abbiano rappresentato un tesoro inestimabile per la città, sia per le sue casse che per la tradizione locale, non mancò anche la capacità di guardare ad un processo industriale razionalizzato e basato sui grandi numeri.
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Fornaci per la calce “Giacoletti” 1905-1975
Tuberia “Tempini” 1903-1985
Abandoned
Abandoned
Società Elettrica Bresciana
Vecchio Opedale dei Bambini
1907-1973 Abandoned
Industria Chimica Caffaro 1903-1985 Abandoned
XVIIIsec.-1994 Abandoned
Fabbrica del Ghiaccio 1876-1985 Demolished
Magazzini Generali “Borghetto”
Fabbrica Birra Würer
1931-1990
Demolished
Abandoned The iron and steel production (with the Tuber Tempini which are the firsts of a trade that will bring the district on a top position tin the post-war), the chemical storage (with the Caffaro Industries which are involved in a eco-scandal in the last fifteen years), the particular ice production ( thanks to the Fabbrica del Ghiaccio which guaranteed provisions to the city even during the wars) and one of the celeb italian beer of the first half of the XIXth century ( The Whurer Factory, beautiful and well conserved witness of the urban factory), guaranteed to Brescia high levels of growth and develop. The industrial sites which we’ve mentioned had, like a magnet, the capacity to attract new industrial plants, all without a regulatory, till to the 60’s. Of course the possibilities given by the industrial expansion were not only hard jobs, but even new levels of urbanization for the city. So the first industrial sites were accidentally taken as reference from the second ones which had new needs for spaces and connections, bringing the territory in their progress. La produzione siderurgica (con le Tuberie Tempini che aprono un settore nel quale la provincia eserciterà quasi un’egemonia dopo il secondo conflitto mondiale), lo stoccaggio chimico (con le Industrie Caffaro che saranno al centro di uno scandalo ambientale negli ultimi vent’anni), la curiosa produzione di ghiaccio per conservazione alimentare (con la Fabbrica del Ghiaccio che garantì rifornimenti alla città anche durante i conflitti bellici) e una fra le più celebri birre italiane della prima metà del 900 (la Fabbrica di Birra Whurer, fiore all’occhiello per la testimonianza della tradizione industriale bresciana) garantirono alla città dei buoni livelli di sviluppo e una crescita continua. I poli industriali appena citati furono calamita per la nascita di nuovi stabilimenti, il tutto senza la minima regolamentazione, almeno fino a metà degli anni 60. Chiaramente le opportunità portate dallo sviluppo industriale, non garantivano solo posti di lavoro a condizioni talvolta molto dure, ma anche nuove opere di urbanizzazione. Dunque le prime fabbriche furono involontariamente le direttrici o riferimento per la nascita di tutte le attività successive che richiedevano spazi e connessioni al passo con i tempi, portando il territorio ad evolvere con loro.
1876-1985
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HOW INDUSTRIES WORK IN THE URBAN TEXTURE? / COME LAVORANO LE INDUSTRIE NEL TESSUTO URBANO?
Now, let’s try to identify some architectural types , or better, some different urban situations ,that we can apply to all the sites we’re interested in. Factories, by their nature, can be close to consistent water sources which are big enough to guarantee the use for the production , or nearby the main roads that connect them to the national trading system . Depending on the relationship between the territory and the built we can find different interactions with problems which are involved the surrounding territory . Individuiamo ora delle tipologie architettoniche o, per meglio dire delle situazioni urbanistiche ben distinte, applicabili a tutti i lotti a cui ci siamo interessati. Le fabbriche, per loro natura sorgono nelle vicinanze o di fonti idriche abbastanza consistenti da consentirne l’uso per la produzione, oppure in prossimità delle grandi vie di comunicazione che le collegano al sistema commerciale nazionale. A seconda del rapporto con il territorio e con il costruito si verificano interazioni differenti con problematiche che coinvolgono in maniera mutevole il tessuto circostante.
Plinio Nomellini, “Mattino in officina”, 1893
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THE MARGIN LOCATION / COLLOCAZIONE SUL MARGINE We are talking about the settlements located along the natural limits (valleys, rivers, cliffs) or artificial (neighborhoods, road and rails). These areas are easy to reach, at least from a logistical point of view, but often outside the social dynamics of the city, places of passage and not places of life. In the example of the Ponte Crotte Furnaces, the boundary is double in the sense that we have the coexistence of the geographical limits linked with the artificial one of the ring road. Certainly the line produced on the territory by this strong coexistence creates a border which looks like a wall; work on margin means to delate the oblivion of the resulting spaces between of these arteries, using them as places of infiltration of the social life. Surely the furnaces that arise along the Mella River are crucial, with their presence, as crossroads point; this space for us needs to be treated and considered or as result and transition, or as an attractive stopping point of interest. In a city where space and built pressure increases more and more, there are no corners, lots or spaces to show that we can overlook. The layering and multi-functionality of spaces are the future of urban planning in European cities.
Si tratta degli insediamenti posizionati lungo limiti di tipo naturale(valli, corsi d’acqua, promontori) o artificiale(quartieri, arterie stradali e ferroviarie). Sono zone di facile raggiungimento, almeno dal punto di vista logistico, ma spesso fuori dalle dinamiche sociali cittadine, luoghi del passaggio e non della vita. Nel caso delle Fornaci di Ponte Crotte il limite territoriale è doppio, nel senso che vede la coesistenza del limite geografico con quello artificiale della tangenziale. Certamente il solco prodotto sul territorio da questa forte coesistenza crea un limite assimilabile a quello di una cinta muraria; lavorare sul margine significa eliminare l’oblio degli spazi di risulta fra queste arterie, utilizzandolo come sede di infiltrazione della vita sociale. Sicuramente le fornaci che sorgono lungo il letto del Fiume Mella determinano, con la loro stessa presenza, un punto di crocevia; sta a noi considerare e quindi trattare tale spazio come luogo di risulta e di transizione o come punto di attrazione di sosta, di interesse. In una città nella quale gli spazi diminuiscono e la pressione del costruito aumenta sempre più, non esistono angoli, lotti o spazi di risulta che possiamo permetterci di trascurare. La stratificazione e la multifunzionalità dello spazio sono il futuro della disciplina urbanistica nelle città europee.
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INTEGRATED WITH THE SOURROUNDING PATTERN / INTEGRATO CON IL PATTERN CIRCOSTANTE This is the example of the older production settlments, those who once were external to the city center, but day after day, with urban sprawl, have become part of the high densification consolidated fabric. Of course they’re the first buildings to be placed under protection and possibly recovered, for the architectural value of the building, as a cultural heritage of the area, but even for the economic value of the land they occupy. Given their strategic location and the purely national character of the context in which they are inserted, their conversion can not predict which community service. These areas, often massive and widespread, if not reclassified, they tend to ghettoization, to urban decay and the decline in the local comfort of those who live there; aesthetics also becomes the least of problems if you look at ecological damage to adjacent land in certain factories. In this case we bring to witness the site of Chemical Industry Caffaro, star of scandals related to pollution of the surrounding aquifers headquarters and the consequent deterioration of the health conditions of the citizens. Only from about ten years have been active, even in a concrete, independent committees for the defense of those areas; in short, a culture of mining, money, and ecology that should be well managed.
Questo è l’esempio degli insediamenti produttivi più datati, quelli che si trovavano anticamente in posizione esterna e decentrata rispetto al centro cittadino, ma che giorno dopo giorno, con l’espansione urbana, sono entrati a far parte del tessuto consolidato ad alta densificazione. Sono sicuramente fra i primi edifici da porre sotto tutela e possibilmente recuperare, sia per il valore architettonico del costruito, come patrimonio culturale del territorio, sia per il valore economico del terreno che occupano. Vista la loro posizione strategica e il carattere prettamente cittadino del contesto nel quale si inseriscono, la loro riconversione non può che prevedere servizi per la comunità. Questi complessi, spesso massicci ed estesi, se non riqualificati tendono alla ghettizzazione, al degrado urbano e alla diminuzione del comfort ambientale di chi li vive; l’estetica diventa inoltre il minore dei problemi se si guarda ai danni anche ecologici subiti dai terreni limitrofi a certe fabbriche. In questo caso portiamo a testimonianza il sito dell’Industria Chimica Caffaro, protagonista di scandali legati all’inquinamento delle falde acquifere circostanti la sua sede e il conseguente peggioramento delle condizioni di salute dei locali. Solo da una decina di anni si sono attivati, anche in maniera concreta, comitati autonomi per la difesa di quelle aree; insomma, una miniera di cultura, denaro, ed ecologia che andrebbe ben gestita.
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THE MONOLITH / IL MONOLITE This is undoubtedly the most emblematic case, the one that best responds, in our memory, to the stereotype of “industrial machine”: the building-monilite, basic shape, raw aesthetics, unperturbed about the context in which it occurs. The industrial shed is a very widespread custom lately diffused, due to continuous variations in the manufacturing process that requires a free plan with the ability to easily make any internal variations; in the past we’ve found various examples, with the difference in the search for natural light, the use of the same housing materials, the frequent division into aisles and the partitioning of bodies factory according to their productive function, made the building as a lighter and graceful complex to be compared to modern technological boxes with metal piping and appendages (of which Renzo Piano made the allegory in the Pompidou Centre). Urbanistically speaking, it is the less complex case of the three presented up to now, because of the presence of a surrounding band compared, a diaphragm capable of regulating and filtering the contact with the outside. About these examples, with the exception of the former building of Tuberia Tempini, we have various testimonies, many recent also because of the strong crisis of recent years.
Si tratta sicuramente del caso più emblematico, quello che meglio risponde, nella nostra memoria, allo stereotipo della “macchina industriale”: l’edificio-monilite, dalle forme essenziali, dall’estetica cruda, imperturbabile rispetto al contesto nel quale si inserisce. Quella del capannone industriale è sicuramente un’usanza molto diffusa recentemente, dovuta alle continue variazioni del processo produttivo che richiedono una pianta libera con la possibilità di apportare facilmente eventuali variazioni interne; anche in passato ne troviamo vari esempi, con la differenza che la ricerca della luce naturale, l’uso degli stessi materiali delle abitazioni, la frequente divisione in navate e la compartimentazione dei corpi fabbrica in base alla loro funzione produttiva, rendeva l’edificio nel complesso più leggero e aggraziato se paragonato alle moderne scatole tecnologiche con tubature e appendici metalliche (delle quali Renzo Piano fa l’allegoria nel Centro Pompidou). Urbanisticamente parlando, si tratta del caso meno complesso dei tre fino ad ora presentati, proprio per la presenza di una fascia di rispetto circostante, un diaframma capace di regolare e filtrare il contatto con l’esterno. Di questi esempi, con l’eccezione dell’ex fabbricato della Tuberia Tempini, abbiamo varie testimonianze, molte anche recenti a causa della forte crisi degli ultimi anni.
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MONUCIPALITY’S POLICY FOR INDUSTRIAL HERITAGE / LE POLITICHE COMUNALI PER IL PATRIMONIO INDUSTRIALE
In reality the situation of Brescia is similar to all of those Italian cities involved in the process of industrialization, but the beauty and the truth of our province deserve a very special treatment, given the bio diversity and to the strong relationship between the agri-food the territory and the people who inhabit it. Surely in the last ten years, at least in the level of awareness, we have made great progress in the conscience of Brescia, but the arrival of the crisis and the increase of decommissioned stables decommissioned has magnified a problem that we didn’t already solved! The Ministry of Culture has set his bond on the most relevant old production sites, making a progress from a cultural point of view, but in practice a strong regression, caused by the lack of incentives for the intervention in situations such complicated from an economic and bureaucratic point of view. In this confusing picture we will highlight the lac of responsibility, due to the the citizen and to the legislature. Public opinion still struggles to recognize the value of industrial archeology, assimilating plants to degraded places to eliminate or at least to isolate. So it happens that the owners of these sites, often using them as extensions of their residence, garaging, storage, and this, excluding the possibility of utter abandonment. These dull habits, contrasts with the conviction of the legislator who was the first effort to frame the goal of industrial recovery, often assimilating to this, the restoration of historic buildings and monuments. At present, the holder of an abandoned lot is absolutely no incentive to recovery, crushed by the weight of costs and absolutely prohibitive responsibility. Understandably, in a community like Brescia, sites with these issues are many, and very extensive. No one asks the administration to heal them fully but small sporadic examples would be a model for the development of a urban moral and for a new design approach moral. One of the choices that may affect a turnaround, could be the collaboration between local businesses administration. The cooperation of the parties has already produced, in the past, very positive effects, such as creating professional institutions, capable of producing skilled workforce and very much in demand on the territory; at the same way the recovery of these buildings could be returned to the productive sector for research space to promote the culture and the image of the company.
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La situazione di Brescia è in realtà identica a quella di tutte le città italiane coinvolte in maniera massiccia dal processo di industrializzazione, ma la bellezza e la verità del nostro territorio provinciale meriterebbero un trattamento decisamente particolare, vista la bio diversità e il forte rapporto agro-alimentare fra il territorio e il popolo che lo abita. Sicuramente nell’ultimo decennio, almeno a livello di sensibilizzazione sono stati fatti grandi passi avanti nella coscienza dei bresciani, ma l’arrivo della crisi e l’aumento degli stabili dismessi ha ingigantito un problema che già non dominavamo in precedenza! Il Ministero dei Beni Culturali ha posto il suo vincolo sui siti produttivi antichi più rilevanti, determinando a livello morale un sostanziale progresso culturale, ma a livello pratico una forte regressione, dovuta dalla mancanza di incentivi ad intervenire in situazioni così complicate dal punto di vista economico e burocratico. In questo quadro confuso si evidenziano grandi mancanze, sia da parte del cittadino che da parte del legislatore. L’opinione pubblica fatica ancora a riconoscere il valore dell’archeologia industriale, assimilando gli stabilimenti a luoghi di degrado da eliminare o quantomeno ghettizzare. Ecco allora che i proprietari di questi siti, li utilizzano spesso come estensioni della propria residenza, rimessaggi, depositi, e questo escludendo l’ipotesi del più totale abbandono. A queste ottuse abitudini, si contrappone la sorda convinzione del legislatore che, per primo fatica ad inquadrare l’obiettivo del recupero industriale, assimilandolo spesso a quello del ripristino di edifici e monumenti storici. Allo stato attuale, l’intestatario di un lotto dismesso non è assolutamente incentivato al recupero, schiacciato dal peso di costi e responsabilità assolutamente proibitive. Comprensibilmente, in un comune come Brescia, i siti con queste problematiche sono molti, e molto estesi. Nessuno chiede all’amministrazione di sanarli in toto, ma dei piccoli esempi sporadici sono stati di riferimento sia per lo sviluppo di una morale cittadina che di un diverso approccio progettuale. Una delle scelte che potrebbero condizionare un’inversione di tendenza, sarebbe la collaborazione fra le imprese del territorio le ’amministrazione. La cooperazione delle parti ha già prodotto, in passato, effetti molto positivi, come la creazione di istituti professionali capaci di produrre forza lavoro qualificata e molto richiesta sul territorio; allo stesso modo il recupero di questi stabili potrebbe restituire al settore produttivo spazi per la ricerca, per la cultura e per la promozione dell’immagine dell’azienda stessa.
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HOW THE CITY HAS REGENERATED OTHER INDUSTRIAL RUINS? / COME LA CITTA’ HA RIGENERATO ALTRE ROVINE INDUSTRIALI?
The last fifteen years have seen the beginning of an entire urban requalification; modernization of roads , arrangement of green areas of the bearing, the search of famous architects to realize important projects , the expansion of the cycle system and the redevelopment of urban areas strategically considered fundamental in the economy of city urbanism . The generalized analysis of these interventions is definitely positive and the urban image of the city has improved significantly , recovering more than a decade of immobility . Subsequently we’ve isolated three cases of industrial upgrading , different objective , mode of action and seniority situation.
Gli ultimi quindici anni hanno visto l’inizio di un percorso di riqualificazione dell’intero tessuto urbano; l’ammodernamento della arterie stradali, sistemazione delle zone verdi di cuscinetto, la ricerca di architetti dal nome altisonante per la realizzazione di importanti progetti, il potenziamento del sistema ciclabile e la riqualificazione di spazi urbani ritenuti strategicamente fondamentali nell’economia dell’urbanistica cittadina. L’analisi generalizzata di questi interventi è sicuramente positiva e l’immagine urbana della città è notevolmente migliorata, recuperando quasi un decennio di immobilità. Successivamente sono stati isolati tre casi di riqualificazione industriale, diversi per obiettivo, modalità di intervento e situazione di preesistenza.
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OLD BREWERY “WURER”, NOW “WURER VILLAGE” / LA VECCHIA BIRRERIA “WURER”, ORA “BORGO WURER” The buildings complex is certainly one of the best known and best preserved of the province. The roasting activities continued until 1981 and the expansion of the building had stopped only ten years earlier in 1969. The presence of the historical side brewery company has contributed, in the course of all these years, to keep alive the memory of that production, also acting as a promoter element for its revival. The considerable size of the lot suggested the creation of a real alternative to the historical city center. The project is organized into maintenance of industrial buildings that run along Via Bornata outlining the perimeter, while the most internal and protected area is reserved for new buildings. If the original part, renovated and restored to perfection, are reserved to the opening of showrooms and nightlife venues, the rest has a connotation purely residential. Despite the project and its execution are impeccable, at least from a technical and formal point of view, the allocation of user functions has created numerous problems; the previous macro area has been divided in two, the residential area, remained largely vacant because of exorbitant housing prices, and nightlife area, unable to attract interest for the remainder of the day. The absence of the concept of “mixitè ‘” was, in the years after the operation, a minor problem, probably because of the novelty of the new amusement district for the citizens, but the inability to reinvent itself has evolved soon affecting and the declining the interest of users, discouraged by the ungenerous comparison with the architectural proportions and the commercial activities of the center.
Lo stabilimento è sicuramente fra i più conosciuti e meglio conservati della provincia. Le attività di torrefazione sono proseguite fino al 1981 e l’espansione del fabbricato si era fermata solo una decina di anni prima nel 1969. La presenza della storica birreria a fianco dell’azienda ha contribuito, nel corso di tutti questi anni, a mantenere viva la memoria di quella produzione, fungendo anche da elemento promotrice per il suo rilancio. Le dimensioni ragguardevoli del lotto suggerivano la creazione di un vero e proprio centro urbano alternativo a quello storico. L’intervento si organizza sul mantenimento degli edifici industriali che corrono lungo Via Bornata delineandone il perimetro, mentre l’area più interna e protetta è riservata al nuovo costruito. Se gli edifici originari, recuperati e ristrutturati a regola d’arte, sono stati riservati all’apertura di showroom e locali per la vita notturna, il resto del costruito ha un connotato puramente residenziale. Nonostante il progetto e la sua esecuzione siano impeccabili, almeno dal punto di vista tecnico e formale, la destinazione delle funzioni d’uso ha creato numerosi problemi; la macro area precedente è stata divisa in due, la zona residenziale, rimasta in gran parte sfitta a causa dei prezzi esorbitanti degli alloggi, e la zona dei locali notturni, incapaci di attrarre l’interesse per la parte restante della giornata. L’assenza del concetto di “mixitè’” è stata, negli anni immediatamente successivi all’intervento, un problema secondario, probabilmente per la novità rappresentata dal nuovo quartiere per i divertimenti cittadini, ma l’incapacità di reinventarsi evolvendosi ha ben presto condizionato il calo dell’interesse degli utenti, scoraggiati dal paragone ingeneroso con le proporzioni architettoniche e le attività commerciali del centro storico.
PRO & CON Good restoration on building and material / Buon restauro di edifici e materiali High usage during night / Grande utilizzo durante le ore notturne Optimal placing in the city / Collocazione ottimale nella città Bad managing of different functions / Cattiva gestione della diverse funzioni High speculation / Alta speculazione Complete absence of services / Completa mancanza di servizi
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OLD “ATB” STEEL INDUSTRY, NOW SHOPPING MALL “FRECCIA ROSSA” / VECCHIE ACCIAIERIE “ATB, ORA CENTRO COMMERCIALE “FRECCIA ROSSA” The old town of Brescia, as almost all of those Italians, is affected from a shortage of parking spaces for users. This difficulty has certainly facilitated the emptying of commercial activities from the center, favoring polarization in peripheral areas. Obviously this attenuated consumer obstacles, which, however, remained dissatisfied by the absence of a commercial center in the consolidated urban fabric. The headquarters of the former factories of ATB Steel, in the area adjacent to the railway station, were considered the perfect place for the settling of this project. At a distance of seven years after its creation, the prolific succession of activities and connection with the rest of the city, make it a crucial point in the dynamics of the city, while remaining a threat to small business center. Unfortunately, the technique and the criterion by which it was decided to preserve, have totally ignored the importance of leaving a trace, a testimony of the previous reality.The lack of consideration for the historical aspect and the use of architectural solutions that have caused more than a maintenance problem to the structure, lead us to criticize the dynamics of the project, respecting and recognizing however the effectiveness for functional purpose.The process of urbanization is also interesting because it has been subjected even from a band surrounding the complex. The great square of irregular shape which opens on the principle facade is now well into the existing mechanisms, and also host small daily markets and ensuring an area of pleasant rest, sheltered from the city traffic, always busy thanks to the users of the gym inserted in the adjacent building.
PRO & CON Central location / Posizione centrale Big Shopping flow / Grande flusso di shopping No attention to cultural heritage / Nessuna attenzione al patrimonio culturale High speculation / Alta speculazione Safety problems / Problemi di sucurezza
Il centro storico di Brescia come la quasi totalità di quelli italiani, soffre di una carenza di parcheggi per gli utenti. Tale difficoltà ha sicuramente favorito lo svuotamento di attività commerciali dal centro, favorendone la polarizzazione nelle zone periferiche, quelle dei grandi centri commerciali. Ovviamente tutto questo attenuava gli ostacoli dei consumatori, che restavano però insoddisfatti dall’assenza di un polo commerciale nel tessuto urbano consolidato. La sede degli ex stabilimenti della Acciaieria Atb, nella zona adiacente alla Stazione ferroviaria, pareva il luogo ideale per l’insediarsi di questo progetto. A distanza di sette anni dalla sua creazione, il prolifico alternarsi di attività e la connessione con il resto della città, ne fanno tutt’ora un punto cruciale nelle dinamiche cittadine, pur restando una minaccia per le piccole attività del centro. Sfortunatamente la tecnica e il criterio con cui si è provveduto alla conservazione hanno totalmente ignorato l’importanza di lasciare una traccia, una testimonianza della precedente realtà. L’assenza di considerazione per l’aspetto storico e l’utilizzo di soluzioni architettoniche che hanno causato più di un problema di manutenzione alla struttura ci portano a criticare le dinamiche di progetto, rispettandone e riconoscendone però l’efficacia per la destinazione funzionale. Interessante è anche il processo di urbanizzazione cui è stata sottoposta anche la fascia che circonda il complesso. La grande piazza di forma irregolare che si apre sul fronte di ingresso si è ben inserita nei meccanismi dell’esistente, ospitando anche piccoli mercati giornalieri e garantendo un’area di sosta piacevole, riparata dal traffico cittadino, sempre frequentata anche grazie agli utenti della palestra inserita nel fabbricato a fianco.
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THE OLD MONUCIPAL SLOUGTHER HOUSE, NOW “11 SETTERMBRE” PARK / IL VECCHIO MACELLO COMUNALE, ORA PARCO “11 SETTEMBRE” The buildings complex is certainly one of the best known and best preserved of the province. The roasting activities continued until 1981 and the expansion of the building had stopped only ten years earlier in 1969. The presence of the historical side brewery company has contributed, in the course of all these years, to keep alive the memory of that production, also acting as a promoter element for its revival. The considerable size of the lot suggested the creation of a real alternative to the historical city center. The project is organized into maintenance of industrial buildings that run along Via Bornata outlining the perimeter, while the most internal and protected area is reserved for new buildings. If the original part, renovated and restored to perfection, are reserved to the opening of showrooms and nightlife venues, the rest has a connotation purely residential. Despite the project and its execution are impeccable, at least from a technical and formal point of view, the allocation of user functions has created numerous problems; the previous macro area has been divided in two, the residential area, remained largely vacant because of exorbitant housing prices, and nightlife area, unable to attract interest for the remainder of the day. The absence of the concept of “mixitè ‘” was, in the years after the operation, a minor problem, probably because of the novelty of the new amusement district for the citizens, but the inability to reinvent itself has evolved soon affecting and the declining the interest of users, discouraged by the ungenerous comparison with the architectural proportions and the commercial activities of the center.
Lo stabilimento è sicuramente fra i più conosciuti e meglio conservati della provincia. Le attività di torrefazione sono proseguite fino al 1981 e l’espansione del fabbricato si era fermata solo una decina di anni prima nel 1969. La presenza della storica birreria a fianco dell’azienda ha contribuito, nel corso di tutti questi anni, a mantenere viva la memoria di quella produzione, fungendo anche da elemento promotrice per il suo rilancio. Le dimensioni ragguardevoli del lotto suggerivano la creazione di un vero e proprio centro urbano alternativo a quello storico. L’intervento si organizza sul mantenimento degli edifici industriali che corrono lungo Via Bornata delineandone il perimetro, mentre l’area più interna e protetta è riservata al nuovo costruito. Se gli edifici originari, recuperati e ristrutturati a regola d’arte, sono stati riservati all’apertura di showroom e locali per la vita notturna, il resto del costruito ha un connotato puramente residenziale. Nonostante il progetto e la sua esecuzione siano impeccabili, almeno dal punto di vista tecnico e formale, la destinazione delle funzioni d’uso ha creato numerosi problemi; la macro area precedente è stata divisa in due, la zona residenziale, rimasta in gran parte sfitta a causa dei prezzi esorbitanti degli alloggi, e la zona dei locali notturni, incapaci di attrarre l’interesse per la parte restante della giornata. L’assenza del concetto di “mixitè’” è stata, negli anni immediatamente successivi all’intervento, un problema secondario, probabilmente per la novità rappresentata dal nuovo quartiere per i divertimenti cittadini, ma l’incapacità di reinventarsi evolvendosi ha ben presto condizionato il calo dell’interesse degli utenti, scoraggiati dal paragone ingeneroso con le proporzioni architettoniche e le attività commerciali del centro storico.
PRO & CON Work as chain on the margin / Lavora come una catena sul margine High social and urban value / Alto valore sociale ed urbano Have a different layering on the same surface / Presenza di più stratificazioni sulla stessa superficie Be in scale with the city / Essere in scala con la città No memory of industrial era / Nessuna memoria dell’era industriale Lack of social activities / Mancanza di attività
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INDUSTRY. FROM THE BEGINNING TO NOWADAYS / INDUSTRIA. DAGLI ALBORI AI GIORNI NOSTRI The proliferation of industry in our city is a relatively recent phenomenon, even in relation to the history of industrialization itself. The “industrial revolution” at the end of 700 involving England and, over the next fifty years most of the leading countries of Europe, arrives in Italy only after a few decades unification. Milan and Turin were among the first few Italian cities, able to grasp the advantage of a small town redirection of production (from agriculture to the machine). Probably it’s on the model of the closer Milan that, in a totally autonomous way, Brescia started its industrialization process, made more by the stubbornness, the foresight and tenacity of the individual, that the choices of city or national policy. So the first “industrial laboratories” are small hosieries, more often located in abandoned houses or in large uninhabited buildings, small furnaces for lime which arise on the banks of the river or, at best, small establishments mechanical. Going to the end of the 800 the activities are consolidated, Milano invests in industries and Brescia does the same, again behind personal initiative and not for a political project, invests in large-scale production. The activities start the migration to the suburbs in search of space and lower prices. Even with a steady rhythm, the production is never able to take off by crossing the city limits, at least until at the opening of the first world war. By this time it will be also activated the field of metallurgy, iron and steel, chemical refining. The depression of the 30’s leads to a slowdown which brings the ambitions of the production, again in the urban territories. As often happens, the war will increase industrial production, and the Second World War is not excluded from this logic. Mechanics and steel production is refined because of military necessity dictated by the war. The Steel Pact signed between Germany, Japan and Italy allows the possibility to earn some technology from the more advanced production system of the allies. Treasuring some small improvement in technical and organizational level the Italian industry, or better, the individual local areas were projected in the postwar period with tremendous growth prospects and the need to repair the devastation of the bombing, much more massive and invasive than in 1915 .
La proliferazione dell’industria nella nostra città è un fenomeno relativamente recente, anche in rapporto alla storia stessa dell’industrializzazione. La “rivoluzione industriale” che a fine 700 coinvolge l’Inghilterra e, nell’arco dei cinquant’anni successivi buona parte dei paesi leader dell’Europa, arriva in Italia solo dopo qualche decennio dall’unificazione. Fra le primissime città italiane, capaci di cogliere il vantaggio di una riconversione produttiva cittadina (dall’agricoltura alla macchina per capirsi) ci furono sicuramente Torino e Milano. Probabilmente è proprio su modello di quest’ultima che, in maniera totalmente autonoma, Brescia avviò il suo processo di industrializzazione, fatto più dalla caparbietà, dalla lungimiranza e dalla tenacia del singolo, che dalle scelte della politica cittadina o nazionale. Dunque i primi “laboratori industriali” sono piccoli calzifici, dislocati il più delle volte in ville abbandonate o in grandi palazzi disabitati, modeste fornaci per la produzione della calce che sorgono sulle sponde dei corsi d’acqua o, nella migliore delle ipotesi, piccoli stabilimenti meccanici. Sul finire dell’800 le attività sopra citate sono ormai consolidate, Milano investe sull’industria e così anche Brescia, ancora una volta dietro iniziativa personale e non con un progetto politico, puntando sulla grande produzione. Le attività iniziano la migrazione verso la periferia alla ricerca di spazio e prezzi inferiori. Seppur con un ritmo costante la produzione non riesce mai a decollare varcando i confini cittadini, almeno fino all’aprirsi del primo conflitto bellico mondiale. Da questo momento si attivano anche il settore della metallurgia, della siderurgia e della raffinazione chimica. La depressione degli anni 30 porta ad un rallentamento della produzione che torna nei ranghi dell’auto sostentamento cittadino, rinunciando al mercato italiano.Come spesso accade la guerra aumenta galvanizza la produzione pesante, e anche il secondo conflitto mondiale non è esente da questa logica, anzi semmai ne è la conferma. La produzione meccanica e siderurgica si affina a causa delle necessità militari dettate dalla guerra. Il Patto d’Acciaio firmato fra Germania, Giappone ed Italia consente a quest’ultima di dare qualche sbirciata al sistema produttivo ben più avanzato dei suoi alleati. Facendo tesoro di qualche piccolo miglioramento a livello tecnico ed organizzativo l’industria italiana, o perlomeno le singole realtà locali si proiettavano nel dopoguerra con prospettive di crescita formidabili, vista la necessità di riparare alla devastazione dei bombardamenti, ben più massicci ed invasivi che nel 1915. Left: A photo of the production lane, where workers were fighting against time. U.K. 1896. A sinistra: Una foto della catena di montaggio, dove gli operai lottano conto il tempo. G.B. 1896.
Opposite page: A new area of Ferrari factory. Trees are added against stress and air pollution. Pagina a fronte:Una nuova area della fabbrica Ferrari. Gli alberi sono stati aggiunti per combattere stress e inquinamento dell aria
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Next to the usual protagonist Milano, which is however affected by immigration of southern laborers, by the struggles between unions and employers and by the housing problem, Brescia remains partially foreign to these dynamics and increase its industrial capacity. Real industrial agglomerations start to born and with the construction of residences for the workers, they become autonomous districts of the city center. The production of Brescia increases, much more than Bergamo (also constrained by geographical location), and begins to be an element of interest to the plant in Milan that open relationships. From this moment the two economies are closely linked, especially within the secondary sector, while Bergamo will remain a major link in the primary sector. The 60’s arrive with a strong wind of social protest, which is simplified soon to the clash between the capitalist and the worker. In its own way the state is interested in the problem and involved in the role of arbiter super partes, adopting countermeasures proportionate to urban situations and pleasing everyone for not please anyone. In Brescia trade union movements are certainly present, but the situation never degenerated and the municipality didn’t have to take hard decision, exception made for the beginning of the monitoring of the development of the industrial fabric. Unfortunately, this is definitely not a provision aimed at protecting the territory and the city, but it’s simply the desire to give partition to the territory to optimize growth. All this is seen in the almost spontaneous birth of buildings, as a daisy to a principle of the spring, of industrial establishments and of districts adjacent to it, in a “brick logic” that leads to the composition of a rambling framework. So there’s the growth of these cathedrals of considerable size, even more accentuated in their dimensions, by the vast horizontality of the Po Valley. It’s heavy production, the source of pollution is often high, but even with high technological properties and attention to tradition and quality. Steel mills, machine shops, textile mills are the threads that make up the shirt of urban base.
Accanto ad una Milano sempre protagonista, ma affetta dall’immigrazione dei braccianti meridionali, dalle lotte fra sindacati e padroni e dal problema degli alloggi, Brescia resta parzialmente estranea a queste dinamiche ed incrementa la sua capacità industriale. Nascono veri e propri agglomerati industriali che poi, con la costruzione delle residenze per i lavoratori, si trasformano in quartieri autonomi dal centro cittadino. La produzione bresciana aumenta, supera quella bergamasca (vincolata anche dalla posizione geografica) e inizia ad essere elemento di interesse anche per gli stabilimenti milanesi che aprono rapporti di collaborazione. Da questo momento le due economie saranno strettamente legate, sopratutto nell’ambito del settore secondario, mentre con Bergamo resterà un maggiore legame nel settore primario. Gli anni 60 arrivano con un forte vento di protesta sociale, che si riduce ben presto allo scontro fra il capitalista ed il lavoratore. A suo modo lo Stato si interessa del problema ed interviene nelle vesti di arbitro super partes, adottando contromisure proporzionate alle situazioni cittadine e accontentando tutti per non accontentare nessuno. A Brescia i movimenti sindacali non mancano, ma la situazione non degenera e il comune non effettua scelte particolarmente delicate, se non quella di iniziare a monitorare lo sviluppo del tessuto industriale. Sfortunatamente, non si tratta assolutamente di una norma mirata alla tutela del territorio o della città, ma è semplicemente la volontà di compartimentare il territorio per ottimizzare la crescita. Tutto ciò è riscontrabile nella nascita quasi spontanea, come una margherita ad un principio di primavera, sia di stabilimenti industriali che di quartieri ad esso adiacenti, in una logica dell’incastro che porta alla composizione di un quadro sconclusionato. Dunque nascono queste cattedrali dalle dimensioni più che considerevoli, ancor più accentuate nella loro grandezza, dall’orizzontalità sterminata della Pianura Padana. Si tratta di produzione pesante, dal fattore inquinante spesso elevato, ma anche dalle proprietà tecnologiche altissime e da una tradizione di impegno e cura per la qualità. Acciaierie, officine meccaniche, fabbriche tessili (in parte minore) sono i fili che vanno a comporre la maglia del tessuto produttivo urbano.
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THE INDUSTRY EFFECT ON THE SOCIETY / L’EFFETTO DELL’INDUSTRIA SULLA SOCIETA’ “Industrial Revolution” is the expression used to designate the passage, at different times depending on the countries, mainly from the traditional economy based on agriculture, to an economy based on the automated production of goods within large structures. The revolutionary impact of industrialization shook the cultural foundations of Europe and forced people change objects, times and ways of life. It is natural, therefore, that all these changes have generated new requirements compared to the existing. The breaking of the daily habits, the appearance of the first industrial buildings in almost pristine landscapes of that time, created discontent and in some cases real phobias that erupted into anti-progressive movements, often of a religious nature. While the most “routine” and traditionalist people protested against the inexorable advance of progress, the remaining part abandoned their campaign to move in the city, ready to engulf the newcomers in working-class neighborhoods, often on the livability limit. Despite its proportions, decidedly out of the ordinary for the time standard, the first factories were places of luck, often born in substitution for previous activities, operating with obsolete machines and regulations and protections exist. With the introduction of Taylorism, implemented in the technique of “assembly line” of Henry Ford, the factory also received a sort of moral and philosophical investiture, ennobling his image. The industrialization hostility, criticism of pseudo-religious nature, were transformed into a philosophical-political reasons (the theory of Karl Marx is not the unique example) that would have been at the center of most social of later centuries clashes. In this the roles of the worker and the one of the master were outlined , till to arrive to an almost obsessive antithesis. The need to improve the quality of life within the work environment , getting a say in the company dynamics , led the workers to join the union. Neglecting the purely political aspects of the story , the contrast not only leads to unrest and tension, but also to concrete changes in the appearance of factories . Scientific research and the need to improve production stimulated entrepreneurs to innovate constantly both spaces and materials. Albeit with more effort and through difficult trails, unions also got their victories, increasing the leisure facilities and services for employees (as well as wage protections and rights to which we do not delve).
Con l’espressione “rivoluzione industriale” si i designa il passaggio, in periodi e in paesi diversi, da un’economia tradizionale basata principalmente sull’agricoltura a un’economia basata sulla produzione automatizzata dei beni all’interno di strutture di grandi dimensioni. La portata rivoluzionaria dell’industrializzazione scosse le fondamenta culturali dell’Europa e costrinse le persone a fare i conti con oggetti, tempi, modi di vivere diversi. È naturale dunque che tutti questi cambiamenti abbiano generato esigenze nuove rispetto alle preesistenti. La rottura delle quotidiane abitudini, la comparsa dei primi capannoni nei paesaggi quasi incontaminati dell’epoca, creò malumore e in alcuni casi vere e proprie fobie che sfociarono in movimenti anti progressisti, spesso di matrice religiosa. Mentre la parte più “abitudinaria” e tradizionalista del popolo protestava contro l’avanzare inesorabile del progresso, i restanti abbandonavano le campagne per spostarsi nelle città, pronte a fagocitare i nuovi arrivati in quartieri operai spesso al limite della vivibilità. Nonostante le proporzioni, decisamente fuori dal comune per gli standard del tempo, le prime fabbriche erano luoghi di fortuna, spesso nati in sostituzione ad attività precedenti, operanti con macchine obsolete e con regolamentazioni e tutele inesistenti. Con l’introduzione del taylorismo, concretizzatosi nella tecnica della “catena di montaggio” di Henry Ford, la fabbrica ricevette una sorta di investitura anche morale e filosofica, nobilitando la sua immagine. Le ostilità all’industrializzazione, da critiche di sfondo pseudo-religioso si trasformarono in motivazioni filosofico-politiche (la teorizzazione di Karl Marx non è l’unico esempio) che sarebbero state al centro della maggior parte degli scontri sociali dei secoli successivi. Si delineano allora i ruoli dell’operaio e del padrone, figure che arrivano all’antitesi quasi ossessiva. L’esigenza di migliorare la qualità di vita all’interno dell’ambiente di lavoro, ottenendo voce in capitolo nelle dinamiche aziendali, portò gli operai ad unirsi nel sindacato. Trascurando gli aspetti squisitamente politici della vicenda, il contrasto non porta solo a disordini e tensioni, ma anche a cambiamenti concreti nell’aspetto delle fabbriche. La ricerca scientifica e la necessità di migliorare la produzione stimolarono gli imprenditori a innovare costantemente sia gli spazi che i materiali. Seppur con più fatica e attraverso percorsi più impervi, anche i sindacati ottennero le loro vittorie, determinando l’aumento di spazi ricreativi e di servizi destinati ai dipendenti (oltre che tutele e diritti salariali nei quali non ci addentriamo).
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With the end of second world war the rivers of blood and tears which were flowing all over Europe, were still lapping the shores of the common consciousness, leading to an evolution of the concept of “inalienable” right of the individual. The conditions under which the people had lived during the two conflicts were something improper to the light of the reconstruction of a serenity that was missing for too long, now they could, they had to change direction, and not least in industry. Among 60 and 70 years, especially in our country, the confrontation came to a head, often stimulated by debates and ideologies that had little to do with the topic of the work in factory. Because of the strong social tensions and the inability to dell them, industrialists decided to sit at the negotiating table, outlining the production set arrived to this day. Many of the largest Italian companies improved the relationship with the worker, arriving at best to predict sports facilities and support services, and social security of families. The idea that a happy employee is a productive employee start slowly making its way, even in the ruling class; also the attention of the legislator improved, coming to define the percentage of natural lighting, ventilation, creating safe and intuitive routes and so many other safeguards that would have significantly lowered the level of death and injury in the work time. The last decade is surely in the sign of ecology and the attempt to reduce the impact of mass production on the environment. The attention to the landscape has led to the creation of systems of excellence, designed by architects of first level, with particular attention to the context. The introduction of the design and the attempt to reach captivating aesthetics are dictated by the desire to renew the image of the factory, not like an unhealthy place, noisy and chaotic, but as a technological laboratory, orderly and efficient. This is the industry of the new millennium, once made by large numbers and the fatigue of the worker, slowly replaced by the computer calculator efficiency, and by the increasing of qualitative paradigms. So about first industries remains a memory almost romantic , and in the heat of nostalgia, the thought of the hardships and difficulties endured in the name of progress among blacks smoke from the chimneys and the first machines , evokes a feeling of deep respect , almost gratitude for those who have made of the culture of work , his entire life .
Left: A photo of the production lane, where workers were fighting against time. U.K. 1896. A sinistra: Una foto della catena di montaggio, dove gli operai lottano conto il tempo. G.B. 1896.
Right: comic for the eight hours work day in england during 1800 A destra: vignetta per la giornata lavorativa di otto ore in ighilterra durante l’800.
Con la fine della seconda guerra mondiale i fiumi di sangue e lacrime che scorrevano in tutta Europa, lambivano ancora le sponde della coscienza comune, portando ad un’evoluzione del concetto di “diritto inalienabile” dell’individuo. Le condizioni nelle quali la popolazione aveva vissuto durante i due conflitti erano qualcosa di inammissibile alla luce della ricostruzione e di una serenità che mancava da troppo tempo, ora si poteva, si doveva cambiare direzione, anche nell’industria. Con gli anni 60 e 70, soprattutto nel nostro paese, lo scontro arrivò al culmine, spesso stimolato da dibattiti ed ideologie che avevano poco a che vedere con il tema del lavoro in fabbrica. Viste le forti tensioni sociali e l’incapacità di sedarle, gli industriali decisero di sedersi al tavolo delle trattative, delineando l’assetto produttivo arrivato sino ai nostri giorni. Molte delle più grandi aziende italiane migliorarono il rapporto con il lavoratore, arrivando nei casi migliori e prevedere spazi sportivi e servizi di assistenza e previdenza sociale per le famiglie. Lentamente si faceva largo, anche nella classe dirigente, l’idea che il dipendente felice è un dipendente produttivo; anche l’attenzione del legislatore migliorava, arrivando a definire la percentuale di illuminazione naturale, la ventilazione dell’ambiente, la creazione di percorsi sicuri ed intuitivi, assieme a tante altre norme che avrebbero notevolmente abbassato il livello di mortalità ed infortunio all’interno dell’ambiente di lavoro. L’ultimo decennio è sicuramente nel segno dell’ecologia e del tentativo di ridurre l’impatto della produzione di massa sull’ambiente. L’attenzione al paesaggio ha portato alla creazione di impianti di eccellenza, progettati da architetti di primo livello, con particolare attenzione al contesto. L’introduzione del design e il tentativo di raggiungere un’estetica accattivante sono dettati dalla volontà di rinnovare l’immagine della fabbrica, non più luogo insalubre, rumoroso e caotico, bensì laboratorio tecnologico, ordinato e funzionale. Questa è l’industria del nuovo millennio, quella che ai grandi numeri e alla fatica del lavoratore, ha lentamente sostituito l’efficienza calcolatrice dell’informatica, aumentando i paradigmi qualitativi. Ecco allora che delle prime industrie resta un ricordo quasi romantico, e nell’impeto della nostalgia, il pensiero delle fatiche e delle difficoltà patite in nome del progresso fra i fumi neri delle ciminiere e i primi macchinari, suscita una sensazione di profondo rispetto, quasi si riconoscenza per chi ha fatto della cultura del lavoro, la propria vita.
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THE FACTORY AS A CHURCH / LA FABBRICA COME LA CHIESA
“The factory is typical in the twentieth and the twenty-first century culture, as well as the Church and the Castle were in the twelfth and thirteenth centuries” [Kennet Hudson] The affirmation of Hudston definitely clarifies the role of guidance and social reference gained by the industry. In the past the temporal and religious power were the two forces that governed and decided the destinies of the world, nowadays the power of knowledge and progress are likely affecting the daily lives of each.Reasoning on the suggestion of the comparison between the factory and the church (places where you can believe in the reality of the progress or in the spirituality of Divine Mercy), we researched those architectural elements capable of witnessing this similitude. The idea of Giuseppe Romanelli, architect and professor of theory of the restoration, recalls how in Italy, after the Napoleonic wars, there was great availability of abandoned religious buildings (churches and monasteries) that, for their large spaces, lending itself to the installation of the first machinery. The comparison of the unusual charm has prompted us to investigate more clearly the architectural similarities.
“La Fabbrica è tipica della cultura del XIXe del XX secolo, così come la Chiesa e il Castello lo furono nel XII e nel XIII secolo” [Kennet Hudson] L’affermazione di Hudston chiarisce sicuramente il ruolo di guida e riferimento sociale guadagnato dall’industria. Se prima il potere temporale e quello religioso erano le due forze che regolavano e decidevano i destini del mondo, al giorno d’oggi il potere della conoscenza e del progresso è tale da influenzare la vita quotidiana di ciascuno. Ragionando sulla suggestione del paragone fra la fabbrica e la chiesa (luoghi nei quali si crede nella concretezza del progresso o nella spiritualità della misericordia divina), abbiamo ricercato quegli elementi architettonici capaci di testimoniare questa similitudine. L’architetto e docente di teoria del restauro Giuseppe Romanelli ricorda come in Italia, dopo le vicende napoleoniche, vi fosse grande disponibilità di edifici religiosi abbandonati (chiese e conventi) che, per i loro grandi spazi, ben si prestavano all’istallazione dei primi macchinari. Il fascino del paragone poco consueto ci ha spinto ad indagare con più chiarezza le analogie architettoniche.
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COMPOSITION ELEMENTS In this sketches we analyze the architectural composition of the facade of the Cathedral of San Zeno in Pistoia and that of a factory for the production of bricks in England. The recurring elements are the presence of a large monumental block, sleek in its central part and a punctual vertical element anchored to it. In the first case it’s a medieval steeple (typical of the old Italian villages churches ), in the second, it is a furnace for the baking of clay or for the production of lime. The paradox that makes them, one allegory of the other, is due to the disruption of normal proportions, depending, in the first case on the deity, in the second on mass production ( the religion of the new millennium ).
ELEMENTI DI COMPOSIZIONE In questo disegno analizziamo la composizione architettonica del fronte architettonico della Cattedrale di San Zeno a Pistoia e quella di una fabbrica per la produzione di mattoni in Inghilterra. Gli elementi ricorrenti sono la presenza di una grande blocco monumentale, slanciato nella sua parte centrale ed un elemento verticale puntuale ad esso ancorato. Nel primo caso si tratta di un campanile medievale (tipico delle chiese degli antichi borghi italiani), nel secondo, si tratta di una fornace per la cottura dell’argilla o per la produzione di calce. Il paradosso che le rende, l’una l’allegoria dell’altra, è dovuto allo stravolgimento delle normali proporzioni, in funzione, nel primo caso della divinità, nel secondo della produzione di massa (la religione del nuovo millennio).
NAVES DIVISION In the second scheme, we enter in the dynamics of the organizational division of the buildings. The structural principle, and frequently also the plan on which they grow up, are exactly identical. The dynamic rhythm of the arches replaces the rigid rationality of concrete pillars, but the essence remains unchanged. If in the Church the central nave is the most important space, dominant because of its direct relationship with the altar and divinity, so in the factory, where the body takes the productive activity is flanked by two “ wings “ of service. We believe this is an excellent example in which the solutions adopted for the scenic importance and representativeness of a public place like a church, coincide with the practical and material needs of industrial production.
DIVISIONE IN NAVATE Nel secondo schema, entriamo nel merito della divisione organizzativa dell’edificio. Il principio strutturale, e frequentemente anche la planimetria su cui si ergono le due costruzioni, sono esattamente identici. Il ritmo dinamico degli archi si sostituisce alla rigida razionalità dei pilastri in calcestruzzo, ma l’essenza resta pressoché invariata. Se nella Chiesa la navata centrale è lo spazio più importante, dominante per il suo rapporto diretto con l’altare e la divinità, così nella fabbrica, il corpo dove avviene l’attività produttiva viene affiancato da due “corridoi laterali” di servizio. Riteniamo che si tratti di un ottimo esempio nel quale le soluzioni adottate per l’importanza scenica e rappresentatività di un luogo pubblico come una chiesa, coincidono con le esigenze pratiche e materiali della produzione industriale.
THE LIGHT USE An essential aspect for the study of a building , is the analysis of its relationships with the context and the ways in which “ wrap “ that composes it filters out environmental factors . The lighting and ventilation are certainly among the most significant factors in the calculation of these dynamics ; light , used as a mystical interaction tool with the architecture of the church , here becomes the object of improving the working comfort in industrial plants , where artificial lighting and the lack of an air recycling pose a threat to health. We also note how, in this case, albeit with different functions , windows are always placed in the upper zone avoiding eye contact with the contended .
L’USO DELLA LUCE Aspetto imprescindibile per lo studio di un edificio, è l’analisi dei suoi rapporti con l’esterno e delle modalità con le qualI “l’involucro” che lo compone filtra i fattori ambientali. L’illuminazione e la ventilazione sono sicuramente fra i fattori più rilevanti nel calcolo di queste dinamiche; la luce, usata come strumento di interazione quasi mistico con l’architettura della chiesa, diventa oggetto di miglioramento nel comfort di lavoro negli stabilimenti industriali, dove l’illuminazione artificiale e la mancanza di un riciclo d’aria costituiscono una minaccia per la salute. Notiamo anche in questo caso come seppur con funzioni differenti, le aperture siano collocate sempre nella zona superiore evitando il contatto visivo col conteso.
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THE TORMENTED BIRTH OF INDUSTRIAL ARCHEOLOGY / LA TORMENTATA NASCITA DELL’ ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE
“Every decade will interpret the term study in its own way, with his ideas about what you go looking for and those deserving of registration details. Everything has its birth and old age and every culture and every industrial activity must be considered in relation to their time scale. In the case of the oil industry, for example, the rarest and most ancient monuments are dated in the second half of the nineteenth century. For nuclear energy and for many plastics and synthetic fibers, we must turn to the forties. For iron bridges the starting point is the mid-seventeenth century.It is unusefull and ridiculous establish an arbitrary date that can be used to divide what is old and what is new, what is archaelogically acceptable and what is archaeologically contemptible.“ Kenneth Hudson “Ogni decennio interpreterà il termine studio a modo suo, con le sue idee a proposito di ciò di cui si va alla ricerca e di quei dettagli meritevoli di registrazione. Ogni cosa ha la sua nascita e la sua vecchiaia e ogni cultura e ogni attività industriale devono essere considerate relativamente alla loro scala temporale. Nel caso dell’industria del petrolio, ad esempio, i monumenti più rari e antichi vengono datati nella seconda metà del XIX secolo. Per l’energia nucleare e per molte materie plastiche e fibre sintetiche dobbiamo rivolgerci agli anni quaranta. Per i ponti di ferro il punto di partenza è la metà del XVII secolo.E’ inuti e ridicolo stabilire una data arbitraria che possa essere utilizzata per dividere ciò che è vecchio da ciò che è recente, ciò che è archeologicamente accettabile da ciò che è archeologicamente disprezzabile.”
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Euston Station in London before the removal in order to modernify the mobility hub, in the end of 1800. La stazione di Euston a Londar perima della sua rimozione a causa di necessità di modernizzazione del centro di mobilità.
Before the 50s of the twentieth century to talk about industrial artifacts was prohibitive because the scientific community was reluctant to accept the concept. This happened for several reasons: on one hand there were antiquated archaeologists who did not consider noteworthy finding after the Middle Ages, the other a large group of experts who felt “not very significant in terms of research and social history” the industrial remains. And it is precisely there, in the cradle of the industrial revolution, where we start to implement the foundational role of industrialization, cultural and social, as well as the great role that industries have played for the purposes of the present territory conformation. As always, it all starts with a casus belli, a breaking event, which in this case is identified (in 2003 by Angelo Nesti) in breaking the historical Euston Station in London. The strong protests of citizenship also leading to violent clashes. Following these events, the entire scientific community is unleashed a fierce debate on the events that included the one hand, the dismantling of industrial complexes for the purposes of urban progress and the other the ever-increasing desire to protect industrial products. We see more specifically how the first archeologists in the field have carried out a real cultural struggle for these goods become protected. The first to leave a furrow in the ground is Kenneth Hudson, who in a speech on the “democratization of history,” citing the works of great cultural stature of philanthropists and English scientists says: “Britain, as the birthplace of the industrial revolution, it is full of monuments left by a remarkable series of events. Any other country would put in motion a mechanism for the registration and preservation of these memories which symbolize the movement that changed the face of the planet, but we are so forgetful of our national heritage that, apart from a few museum pieces, the majority of these places are neglected or senselessly destroyed. “ Hudson, along with a few trusted colleague, like Green and Rix, manages to win this battle of awareness both institutional and social, but this was not enough and with advancing years and with increasing awareness of the study group on the issues, was reached a rising expectations and theoretical reasoning on them.
The station recostructed without any ancient referiment or respect. Is evident the loss of architectual quality in the process of re-building. La stazione ricostruita senza alcun riferimento e rispetto storico. E’ evidente la perdita di qualità architettonica nel processo di ricostruzione.
Prima degli anni 50 del XX secolo poter parlare di reperti industriali era proibitivo in quanto la comunità scientifica era restia ad accettarne il concetto. Questo accadeva per diversi motivi: da una parte vi si trovavano vetusti archeologi che non consideravano degno di nota alcun reperto fosse anteriore al Medioevo, dall’altra un cospicuo gruppo di studiosi che ritenevano “poco rilevante a livello di ricerche e di storia sociale” i resti industriali. Ed è proprio là, nella culla della rivoluzione industriale, che si inizia a recepire il ruolo fondativo dell’industrializzazione, sia culturale che sociale, nonché il grande ruolo che le industrie hanno giocato ai fini della conformazione del territorio attuale. Come sempre tutto inizia con un casus belli , un evento di rottura, che in questo caso è individuato (nel 2003 da Angelo Nesti) nell’abbattimento della storica stazione di Euston a Londra. Delle forti proteste della cittadinanza si levarono sfociando anche in violenti scontri. A seguito di questi eventi, nell’intera comunità scientifica si scatena un feroce dibattito sulle vicende che comprendevano da un lato lo smantellamento dei complessi industriali ai fini del progresso urbano e dall’altro la volontà sempre crescente di tutelare i manufatti industriali. Vediamo più nello specifico come i primi studiosi della materia hanno portato avanti una vera e propria lotta culturale affinchè questi beni diventassero tutelati. Il primo a lasciare un solco nel terreno è Kenneth Hudson, che durante un discorso sulla “democratizzazione della storia”, citando opere di grande levatura culturale di filantropi e studiosi inglesi dice: “La Gran Bretagna, in quanto luogo di nascita della rivoluzione industriale, è piena di monumenti lasciati da una serie ragguardevole di avvenimenti. Un qualunque altro paese avrebbe messo in moto un meccanismo per la registrazione e conservazione di queste memorie che simbolizzano il movimento che ha cambiato volto al pianeta, ma noi siamo talmente dimentichi della nostra eredità nazionale che, a parte alcuni pezzi da museo, la maggioranza di questi luoghi sono negletti o dissennatamente distrutti.” Hudson, insieme a qualche fidato collega, ovvero Green e Rix, riesce a vincere questa battaglia di sensibilizzazione e istituzionale e sociale, ma questo non era abbastanza e con l’avanzare degli anni e all’aumentare della consapevolezza del gruppo di studio sui temi trattati, si innalzano le aspettative e i ragionamenti teorici su di essi.
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How, even in Art, was identified the impact of industry on city, life and society. Everything changed, nor the industries. Come, anche nell’Arte, venne immortalato l’impatto delle industrie sulla città, sulla vita e sulla società. Tutto è ormai cambiato, tranne le industrie.
Un’altra definizione di Husdton diventa a questo punto una pietra miliare, un grimaldello che spalanca le porte di un grado di consapevolezza maggiore, più raffinato e profondo. “L’archeologia industriale si occupa della scoperta, della catalogazione e dello studio dei resti fisici delle industrie e dei mezzi di comunicazione del passato.” Poche parole, chiare ma che nascondono un cameo che indica il metodo in cui ancora oggi viene inteso il recupero e lo studio di spazi industriali. Hudson, con l’aiuto dei suoi sostenitori, modifica il concetto di Archeologia industriale, grazie all’introduzione di un interdisciplinarietà sull’argomento. Non sarà perciò più sufficiente studiare l’edificio nelle sue forme e materiali, ma a questo andrà abbinato allo studio fonti scritte, fonti fisiche come i macchinari usati un tempo, gli oggetti che venivano prodotti dall’azienda, le strategie di marketing, e da ultimo il grande ruolo delle testimonianze orali che pongono una visione più antropocentrica sul reperto, umanizzandolo. Fu proprio questo diverso approccio caleidoscopico che fu addirittura in grado di mutare il nome della materia studiata, da Archeologia Industriale a Patrimonio Industriale, che lessicalmente indica spettro più ampio di intenzioni e ricerche. Anche nell’opinione pubblica il concetto di fabbrica e di reperto industriale subisce un grande progresso verso la fine dello scorso millenio, continuata e invocata all’inizio del nuovo è giunta fino ai nostri giorni più vigorosa che mai. Siamo ormai in grado di comprendere anche il significato nascosto delle opere, che è forse il più essenziale, e ci permette di illuminarle con una luce differente. Quando ci troveremo quindi di fronte ad un reperto industriale sarà opportuno chiedersi cosa vi è dietro la forma fisica di queste industrie, qual’è il loro significato sociale, economico. Quanto sangue, nelle vite perse dagli operai, quanto sudore dalle loro fronti. Quante notti passate nello studio della casa padronale a far quadrare i conti e a scontrarsi con le proprie responsabilità. Nel caso non ci comportassimo in questo modo morale ci troveremmo come degli attoniti spettatori del “Guernica” di Picasso che nulla conoscono della guerra civile spagnola e dei bombardamenti dell’omonima città. Muti di fronte ad uno spettacolo tanto grandioso quanto insignificante e svuotato da ogni significato.
Another definition of Houston at this point becomes a milestone, a crowbar that opens the door to a greater degree of awareness, more refined and profound. “Industrial archeology is concerned with the discovery, cataloging and study of the physical remains of the industries and the lines of communication of the past.” Simple words, clear but that hide a cameo that indicates the method in which even today is understood the recovery and study of an industrial space. Hudson, with the help of his supporters, change the concept of industrial archeology, thanks to the introduction of an interdisciplinary topic. It will not be so longer sufficient to study the building in its forms and materials, but this will be combined with the written sources study, physical sources such as machinery used in the past, the objects that were produced by the company, marketing strategies, and the last the great role of oral testimony that pose a more anthropocentric view, humanizing it. It was this different kaleidoscopic approach who was even able to change the name of the subject studied, from Industrial Archaeology to Industrial Heritage, which lexically indicates wider spectrum of intentions and research. Even in the public opinion the concept of factory and industrial relic undergoes a major advance towards the end of the last millennium, continued and invoked at the beginning of the new one has come down to our days more vigorous than ever. We are now able to also understand the hidden meaning of the work, which is perhaps the most essential, and allows us to illuminate them with a different light. When we will be faced with an industrial relic will be appropriate to ask what hides behind the physical form of these industries, what is their social significance, economic. How much blood, in lives lost by the workers, as sweat from their foreheads. How many nights spent in the study of the main house to make ends meet and to clash with their responsibilities. If we do not behaved in this moral way we would like astonished spectators of the “Guernica” by Picasso who know nothing of the Spanish Civil War and the bombing of the homonymous city. Dumb in front of a show as grandiose as insignificant and emptied from all meaning.
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MUSEUMS, WINGS AND ANVIL / MUSEALIZZAZIONE, ALI E INCUDINE After getting aware and awareness about the immense industrial heritage in our possession we asked ourselves what was the function to be assigned. Since the beginning, the museum display was the most likely choice because he could get a double success: settle the debate between art and industry and educational function. Currently many production spaces a time have been victims of a wild museum display, old and maybe even a little ‘boring aimed to show the factory so the things you could see a time. Large machines for the production in series, not only should be displayed but even left in the same position as when they were in activity in order to observe more from the technical point of view than artistic. It is less than the search for beauty and prevails that technique. As it may seem conservative positions and belonging to another age the director of the Museum of the industrial heritage of Bologna, Maura Grandi, the stresses, pompous, during a conference in 2009 right in the museum. The didactic function properly is rather explicit so far finer and rational. Many technical colleges have been able to use these tools delivered up from the past and they were made memory carriers, chests of “know how” that has given so much to our country. Is then given the human side of the objects, their social and economic role, to use everyday and increase the base of technical knowledge essential tool for a mature democracy. This in many cases is also accomplished back thanks to the synergy between museum and educational institution. Certainly when a company is established as a territory was deeply modified and manifesting itself in various ways, the city links its fate to the company, they build new homes, schools and commercial activities for a growing citizenship. The landscape and the fragile balance that regulate it crashes between the industrial weight. Undeniable then an increase in interest and wealth in the zone. Material wealth is, but without forgetting the most intimate legacies that a company is able to offer: when in a territory you claim heritage brands and lifestyles that underlines emserging values through their work, is established in the inhabitants a sense of belonging and of pride that leads to a further reference entity industrial exploitation. The frontal facade of the MUSIL - Fondazione Museo Dell’Industria E Del Lavoro Eugenio Battisti, in Rodengo Saiano, in the province of Brescia. La facciata frontale del MUSIL - Fondazione Museo Dell’Industria E Del Lavoro Eugenio Battisti, a Rodengo Saiano, nella provincia bresciana.
Una volta presa coscienza e consapevolezza circa l’immenso patrimonio industriale in nostro possesso ci siamo interrogati su quale fosse la funzione da attribuirgli. Fin da subito la musealizzazione fu la scelta più accreditata poiché poteva ottenere un duplice successo: risolvere il dibattito fra arte e industria e una funzione didattica. Attualmente molti spazi un tempo di produzione sono stati vittima di una musealizzazione selvaggia, vecchia e forse anche un po’ noiosa mirata a mostrare la fabbrica così cose la si poteva ammirare un tempo. Grandi macchine per la produzione in serie, non solo dovrebbero essere mostrate ma addirittura lasciate nella stessa posizione di quando erano in attività in modo da osservarli maggiormente dal punto di vista tecnico che artistico. Viene meno la ricerca del bello e prevale quella tecnica. Per quanto possano sembrare posizioni tradizionaliste e appartenenti ad un’altra epoca la direttrice del Museo del patrimonio industriale di Bologna, Maura Grandi, le ribadisce, tronfia, durante un convegno del 2009 proprio al museo. La funzione propriamente didattica viene invece esplicitata in modo ben piu fine e razionale. Molti istituti tecnici superiori hanno saputo utilizzare questi strumenti consegnatici dal passato e si sono fatti portatori di memoria, scrigni del “saper fare” che tanto ha dato al nostro paese. Viene quindi tenuto conto del lato umano degli oggetti, il loro ruolo sociale ed economico, alla quotidianità dell’uso e all’aumento della cultura tecnica di base strumento imprescindibile per una matura democrazia. Questo in molti casi viene anche relizzato grazie alla sinergia tra ente museale e istituzione scolastica. Di certo quando un’impresa si insedia in un territorio lo modifica profondamente e radicamente manifestandosi in vari modi, la città lega il suo destino all’azienda, si costriscono nuove case, scuole e attività commerciale per una cittadinanza in crescita. Il paesaggio e i fragili equilibri che lo regolano cedono notto il peso dell industria e quindi muta. Innegabile poi un aumento di interessi e ricchezza nella zona di influenza. Ricchezza materiale, si ma senza dimenticarci dei lasciti più intimi che un azienda è in grado di offrire: quando in un territorio si affermano marchi storici e stili di vita che solttolineano valori emergenti grazie al proprio lavoro, si instaura negli abitanti un senso di appartenenza e di orgoglio che porta ad un ulteriore valorizzazione dell’entità industriale di riferimento.
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STRATEGIES FOR INDUSTRIAL HERITAGE CONSERVATION / STARTEGIE PER LA CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO INDUSTRIALE
1_CONTROL THE VEGETATION / CONTROLLO DELLA VEGETAZIONE
2_PRESERVE THE CONCEPT OF RUIN / PRESERVAZIONE DEL CONCETTO DI ROVINA
3_SAFETY POINTS / PUNTI DI SICUREZZA
4_MAINTENANCE OF EXTERNAL SHELL / MANTENIMENTO DELL’INVOLUCRO ESTERNO
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STRATEGIES FOR INDUSTRIAL HERITAGE CONSERVATION / STARTEGIE PER LA CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO INDUSTRIALE
5_OUTSIDE-CONSERVATION INSIDE-INNOVATION / FUORI-CONSERVAZIONE DENTRO-INNOVAZIONE
6_LINKS WITH SOCIAL CONTEXT / COLLEGAMENTO CON IL CONTESTO SOCIALE
7_LANDSCAPE ATTENTION / ATTENZIONE AL PAESAGGIO
8_AN URBAN ATTITUDE / ATTITUDINE URBANA
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FONDAZIONE PRADA, Largo Isarco 2 Milano, Italy - OMA Architects, 2015.
The foundation/ La fondazione Fondazione Prada, co-chaired by Miuccia Prada and Patrizio Bertelli since 1995, is an institution dedicated to contemporary art and culture. On 9 May 2015, the Fondazione Prada unveiled its new permanent Milan venue, in Largo Isarco. The new Milan venue of the Fondazione, conceived by architecture firm OMA—led by Rem Koolhaas—expands the repertoire of spatial typologies in which art can be exhibited and shared . The architectural configuration combines preexisting buildings with three new structures and it‘s the result of the transformation of a former distillery dating back to the 1910’s. The compound has a gross surface area of 19,000 m2/205,000 ft2, of which 11,000 m2/118,000 ft2 is dedicated as exhibition space. The entrance building welcomes visitors to two new facilities: a kids’ area d and a bar where director Wes Anderson has recreated the typical mood of old Milan cafés. La Fondazione Prada, presieduta da Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, è un’istituzione dedicata all’arte contemporanea e alla cultura. ll 9 maggio 2015 sono inaugurati i nuovi spazi della Fondazione Prada a Milano, in Largo Isarco 2. La nuova sede di Milano, progettata dallo studio di architettura OMA, guidato da Rem Koolhaas, espande il repertorio delle tipologie spaziali in cui l’arte può essere esposta e condivisa . L’articolata configurazione architettonica che combina edifici preesistenti e tre nuove costruzioni, è il risultato della trasformazione di una distilleria risalente agli anni dieci del Novecento. Il complesso si sviluppa su una superficie totale di 19.000 m2, di cui 11.000 m2 saranno utilizzati per le attività espositive. L’edificio all’entrata del nuovo complesso accoglierà il pubblico con due spazi nati da collaborazioni speciali: un’area didattica dedicata ai bambini e un bar ideato dal regista Wes Anderson che ricrea l’atmosfera dei tipici caffè di Milano.
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The intervention / L’ intervento The pre-existing condition of the lot is made by a bordeline which is occupied by the older buildings, belonging to the creation of the distillery. In the middle, with the industrial expansion of the 80’s and with the necessity to change the method of production a new huge industrial shed was build in the middle of the lot, deleting or changing the relationship between the constructed.
La situazione di pre esistenza si caratterizza per una fascia di confine occupata dagli edifici più vecchi, apparteneti alla creazione della distilleria. Al centro, con l’espansione industriale degli anni 80, e con la necessità di aggiornare i metodi produttivi, un nuovo enorme capannone venne costruito nel mezzo, cancellando o cambiando le relazioni fra gli edifici esistenti.
The intervention is made by 3 strong act s which have consequenses on all the project: - demolish the most recent building (80’s) that within any architectural connection with the pre-existing - continue the act of densification in the central part of the lot, without the fear of the contact(sometimes a real crash!) - because of the big dimension of the lot and its quantity of building it’s necessary to create two strong signals as the tower( for the dimension) and the hounted house (for its provocatory skin).
L’intervento si basa su 3 azioni molto forti, che hanno conseguenze su tutto il progetto: - demolire l’edificio più recente degli anni 80, il quale è privo di connessione architettonica con il diretto intorno - continuare l’atto di densificazione nella parte centrale del lotto, senza la paura del contatto (in alcuni casi,dello scontro!) - a causa delle grandi dimensioni del lotto e della quantità di edifici è necessario lasciare dei “segni” più marcati, come la torre(per le dimensioni) e la palazzina dorata (per il suo involucro provocatorio).
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Functional division/ Divisione funzionale
Between the perimeter buildings are two large new structures. One is a huge glass-walled gallery called the Podium,almost Miesian in its simplicity. Another new creation is a 200-seat theater that Koolhaas partially covered in stucco, as if to suggest that it had been there all along. A third new building, a large nine-story tower, is still under construction: it will contain additional gallery space, as well as a restaurant. At the center of the complex is a diminutive tower, part of the original complex that was in such bad shape that Koolhaas took to calling it the haunted house. Almost at the last minute, Koolhaas said, he had the idea to cover that tower—every inch of it, including downspouts and window mullions—in gold leaf.
Fra gli edifici perimetrali ci sono due grandi nuove strutture. Una è una enorme galleriria vetrata chiamata Podio, quasi “miesiano” ella sua sempicità. Un’altra nuova creazione è il teatro da 200 posto che Koolhaas ha parzialmente rivestito in stucco, come a voler convincere che sia lì da tempo. Un terzo edificio, tutt’ora in costruzione è una grande torre che conterrà spazi espositivi aggiuntivi ed un ristorante. Al centro si trova il “diminutivo” di una torre, una palazzina fastiscente soprannominata da koolhaas “Hanted House”. Sul finire progetto Koolhas racconta dell’idea di rivestirla d’oro in ogni sua parte, come se vi fosse stata immersa.
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The approach / Approccio progettuale
The Fondazione is not a preservation project and not a new architecture. Two conditions that are usually kept separate here confront each other in a state of permanent interaction– offering an ensemble of fragments that will not congeal into a single image, or allow any part to dominate the others. New, old, horizontal, vertical, wide, narrow, white, black, open, enclosed – all these contrasts establish the range of oppositions that define the new Fondazione. By introducing so many spatial variables, the complexity of the architecture will promote an unstable, open programming, where art and architecture will benefit from each other’s challenges”. Rem Koolhaas “Il progetto della Fondazione Prada non è un’opera di conservazione e nemmeno l’ideazione di una nuova architettura. Queste due dimensioni coesistono, pur rimanendo distinte, e si confrontano reciprocamente in un processo di continua interazione, quasi fossero frammenti destinati a non formare mai un’immagine unica e definita, in cui un elemento prevale sugli altri. Vecchio e nuovo, orizzontale e verticale, ampio e stretto, bianco e nero, aperto e chiuso: questi contrasti stabiliscono la varietà di opposizioni che descrive la natura della nuova Fondazione.Introducendo numerose variabili spaziali, la complessità del progetto architettonico contribuisce allo sviluppo di una programmazione culturale aperta e in costante evoluzione, nella quale sia l’arte che l’architettura trarranno beneficio dalle loro reciproche sfide”.
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The existent / L’esistente
The highest sensibility of the architects appears in the treatments of the pre-existing buildings which are valorized in their forms, in many cases with the same rispect given to classical buildings, in other cases exposed in their brutalreality. Walls are made by concrete or bricks covered by mortar. La maggiore sensibilità degli architetti si palesa nel recupero degli edifici esistenti che sono valorizzati nelle forme, in molti casi con lo stesso rispetto dato ad edifici classici, in altri, nella loro brutale realtà. Le pareti sono in c.a. o mattoni rivestiti da malta e calce.
In the first case we took in analysis, it’offered a view of the Haunted House and the Podium, which is directly attached tothe gold building in a sort of elegant discontinuity. The most important value of the House is its monumentality, that helps the dialogue with the context (created for similarity as in the case of the Tower) or, as in this case for the contrast with the elegant austerity of the other buildings (projected and existent) Nel primo caso si offre una vista della casa “stregata” e di parte del Podio che è esattamente contiguo alla palazzina. Il valore Principale della casa è la sua monumetalità, capace di creare un dialogo col contesto, per assonanza con la Torre, per dissonanza con gli altri edifici (esistenti o progettati) nella loro elegante austerità.
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The addition / L’addizione
These two buildings are in the middle of the lot and in their skin is visible the aim to use materials technologically advanced, but complitely integrable with the context. Mirrors are a good trick to create this continuity, such as the metal frame that looks like concrete from some meters of distance. Questi due edifici si collocano al centro del lotto e nel lororivestimento è visibile la volontà di creare continuità con il contesto. Gli specchi sono sono un buon trucco per ottenere questo risultato, così come la texture metallica che da qualche metro di distanza, sembra cemento..
This view is used to comunicate the relationships between the three different tipology of building that we have in the complex. In this particular case we have the old boredrline which is the base on whic is growing the new part of the project, represented and by the Gold House which has a monumentality given, not by the dimensions or by a good position, but by the colour of the facades wich has the same elegance of a design object. Questa vista è utilizzata per comunicare le relazioni esistenti fra le tre tipologie di edifio presenti nel complesso. In questo caso particolare gli edici sul perimetro sembrano essere la base su cui crescono i nuovi elementi del progetto come la palazzina dorata, che ha una monumentalità derivante non tanto dalle dimensioni o dalla posizione priviligiata, ma dal colore della facciata che richiamano all’opulenza.
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The exception / L’eccezione
The tower is “the modern monument” and it doesn’t need to integrate itself. The dimension and the form permit the possibility to use colors, materials and textures without keeping attenction to the existent. The Haunted House is the “old monument” and thanks to its color and position it looks like a jewel fixed in the complex. La torre è il monumento moderno e non necessita di integrazione con il contesto. Dimensioni e forma consentono l’uso di colori trame e materiali senza attenzione all’esistente. La Casa Stregata è il monumento antico, che grazie al colore e alla posizione pare un gioiello incastonato nel complesso.
In questa immagine vediamol’interazione fra volumi differenti; la parte più antica è come trafitta dal nuovo volume del Podio che non ha riguardi nel mantenere le distanze con la preesistenza, anzi cerca di stabilire con costanza un dialogo . Gli elementi del Podio, come i suoi rivestimenti, sono fatti da materiali moderni, capaci comunque di richiamare trame e tonalità dell’esistente. In this picture we can see the interaction between volumes belonging to different period; the old part is transfixed by the new volume of the Podium, which has no regards for keeping distances by the old, trying with constance to establish a dialogue between the parts. The elements of the Podium, as its skin, are made by new materials which are however able to recall the old ones.
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A closer view of material, light and composition attention even in the “normality” of the architecture shapes.
Una vista ravvicinata che afferma l’attenzione per i materiali, la luce e la composizione anche nella “normalità” delle forme architettoniche.
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ZECHE ZOLLVEREIN, coal mine idustrial complex, Gelsenkirchenerstrasse 181 Essen, Germany.
Brief History / Cenni storici The first pit was sunk in 1847. This was followed by three more before the end of the century. At the time it was the number one pit in the Ruhrgebiet. But it really became famous with the opening of the central shaft in 1932. The yield of coal at Zollverein was 12,000 tons per day, by far the largest of any coal mine in Europe. The cube like buildings with their red brick walls and steel trelliswork not only looked good, they were extraordinarily practical. No wonder that they set the style for industrial architecture in the Ruhrgebiet. Between 1957 and 1961 the Zollverein plant was extended by the addition of a coking plant. But the gradual decline of the pit dragged down coke production accordingly until 1986. The coking plant survived for another seven years. But around the same time began the amazing transformation of Zollverein to the most important monument of high-tech mining at the present time. La prima mineiera è stata fondata nel 1847. Questo fu seguito da altri tre prima della fine del secolo . A quel tempo era la prima miniera del distretto della Ruhr . Ma diventò veramente famoso con l’apertura del condotto centrale nel 1932. La resa di carbone a Zollverein era 12.000 tonnellate al giorno , di gran lunga il più grande di qualsiasi miniera di carbone in Europa . Gli edifici cubici con le loro pareti di mattoni rossi e le strutture meccaniche in acciaio non sembravano solamente esteticamente gradevoli, ma erano anche straordinariamente pratici . Non c’è da stupirsi che si posero come canone per l ‘ Architettura industriale in tutta la regione. Tra il 1957 e il 1961 l’impianto Zollverein venne esteso con l’aggiunta di un ulteriore forno . Ma il graduale declino della miniera limita fortemente la produzione fino al 1986. L’attivita mineraria si prolunga per soli altri sette anni. Ma nello stesso periodo iniziò la straordinaria trasformazione dello Zollverein nel più importante monumeto all’estrazione high-tech.
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Preservation system / Sistema di preservazione In 2001 the site was inscribed in the “World Heritage List”. Entrance you get in as the result of following at list two criteria. A hard work was done but it ensure to the heritage founding and attention from institutions.
Criterion (ii): The Zollverein XII Coal Mine Industrial Complex is an exceptional industrial monument by virtue of the fact that its buildings are outstanding examples of the application of the design concepts of the Modern Movement in architecture in a wholly industrial context. Criterion (ii): Il complesso industriale per l’estrazione del carbone Zollverain è un eccezionale monumento industriale in virtù del fatto che rappresenti un rilevante esempio di applicazione dei concetti del Movimento Moderno in Architettura in tutto il contesto industriale.
Nel 2001 il sito è stato inserito nella “World Heritage List”.L’entrata viente garantita grazie al conseguimento di almeno due “criterion”, questo richiede un duro lavoro ma assicura finanziamenti e attenzione amministartiva.
Criterion (iii): The technological and other structures of Zollverein XII are representative of a crucial period in the development of traditional heavy industries in Europe, which were reinforced through the parallel development and application of Modern Movement architectural designs of outstanding quality. Criterion (iii): Le strutture tecnologiche, e non, di Zollverein sono rappresentativi di un momento cruciale nello sviluppo della tradizionale industria pesante europea, la quale venne rinforzata sia attraverso lo sviluppo che con l’applicazione di notevoli tratti apparteneti al Movimento Moderno.
Authenticity The Zollverein XII Coal Mine Industrial Complex has a high level of authenticity. The individual industrial components have inevitably lost their functional authenticity. However, a policy of sensitive and imaginative adaptive reuse has ensured that their forms survive intact, with significant items of the industrial plant preserved, and that their interrelationships remain visible in a clear and logical manner. In particular, the authenticity of the important group of industrial buildings designed for Zollverein XII by Fritz Schupp has been carefully conserved. Autenticità Il complesso industriale minerario Zollverein XII ha un alto livello di autenticità. I singoli componenti industriali hanno inevitabilmente perso la loro autenticità funzionale. Tuttavia , una politica di sensibile e fantasioso riuso ha fatto sì che le loro forme sopravvivessero intatte, con gli elementi significativi dell’impianto industriale conservato, e che le loro interrelazioni restasserono visibili in modo chiaro e logico . In particolare, l’autenticità del gruppo importante di edifici industriali progettati per Zollverein XII Fritz Schupp è stato accuratamente conservato . Protection and management requirements The Zollverein Foundation, established and financed by the State of North Rhine-Westphalia, is the owner of essential parts of the property and responsible for the management and the sustainable development of the World Heritage property. The Foundation acts in concertation with the regional and local historic monument conservation authorities. The management system consists of a set of maintenance and conservation measures. The strategy for the mine’s preservation focuses on a responsible redevelopment of the buildings for the purpose of culture and design, entertainment and tourism, implemented by the Zollverein Foundation. Requisiti di protezione e di gestione La Fondazione Zollverein, istituito e finanziato dallo Stato del Nord Reno -Westfalia, è il proprietario di gran parte della proprietà e responsabile per la gestione e lo sviluppo sostenibile del patrimonio mondiale. La Fondazione agisce di concerto con le autorità regionali e locali per la conservazione del monumento. Il sistema di gestione è costituito da una serie di interventi di manutenzione e di conservazione. La strategia per la conservazione della miniera si concentra su una riqualificazione responsabile degli edifici ai fini della cultura e del design, dello spettacolo e del turismo, il tutto gestito dalla Fondazione Zollverein.
European Route of Industrial Heritage / Rotta europea del patrimonio industriale Industrialisation changed the face of Europe. Consequently it has left us a rich industrial heritage. A gigantic network of sites spread all over the continent. It only has to be brought back to life. That is what the European Route of Industrial Heritage is doing. ERIH is the European Route of Industrial Heritage, a network of the most important industrial heritage sites in Europe. It is the common link between them all. From disused production plants to industrial landscape parks and interactive technology museums. L’industrializzazione ha cambiato il volto dell’Europa. Di conseguenza, ci ha lasciato un ricco patrimonio industriale. Una rete gigantesca di siti dislocati in tutto il continente. Deve solo essere riportato in vita. Questo è ciò che la Rotta Europea del Patrimonio Industriale sta facendo. ERIH è la Strada Europea del Patrimonio Industriale , una rete tra i più importanti siti del patrimonio industriale in Europa. E’ proprio questo il legame che le accumuna tutte. Da impianti di produzione in disuso a parchi paesaggistici industriali e musei tecnologia interattiva .
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Paths They assume a huge importance in such a big area and for the diversity and quantity of functions that it hosts. The principal pedestrian route is the “RingPath” which in the same time is a touristic tour in the complex and a promenade in the industrial landscape. it good for mixing users: locals and tourist are on the same route. The two additional path are themed: the design path and the public art path. possibility of choice is a central theme in such a project because it turns the architectonic space into a urban one. Integration of public transportation help the effect of urbanity. Percorsi Assumono un importanza straordinaria sia per la grandezza dell’area che dalla diversità delle funzioni. Il principale percorso pedonale è il “RingPath” che è allo stesso tempo tour turistico e passeggiata nel paesaggio industriale. Questo è ideale per mischiare gli usi: cittadini e turisti condividono lo stesso percorso. i due percorsi aggiuntivi sono “a tema”: il percorso del design e quello dell’arte pubblica. La possibilità di scelta è un tema centrale in un preogetto come questo che si ripropone di trasformare spazi architettonici in urbani. I mezzi pubblici integrati aiuta l aspetto di “urbanità” Leisure centre This is of sure giving life to the place and gives us the possibility to live the heritage and not only see it. From bars and restaurant arriving to seasonal activities like pools and and ice rink and in addiction all the open spaces are considered public and good space for events. For us best fact can heppen is the direct memory so make users live inside the heritage remembering moments and not only spaces
Centro per lo svago Sicuramente questo porta vita al repero e ci da la possibilità non solo di vederlo ma anche di viverlo. Da bar a ristoranti arrivando ad attività stagionali come la piscina o la pista di pattinaggio su ghiaccio, in più gli spazi aperti vengono considerati pubblici e ottimi per ogni sorta di evento. Per noi la miglior cosa che può accadere è la memoria diretta, quindi far vivere gli utenti all’interno del patrimonio in modo che abbiano momenti da ricordare e non solo spazi.
Cultural hub Inside the big complex we find space for concert, ballets, courses and workshops of every kind. in addiction we find the Red Dot Design museum and the building designed by architects SANAA. We think this approach is very intelligent because it shows not only what belongs to memory but also what’s modern, researching the concept of comporanety and modernity. This is also very good beacuse we “feed” the patrimony. Hub culturale All’interno del complesso industriale troviamo spazi utili per concerti, balletti, corsi e workshop di ogni genere. Inoltre il Red Dot Design museum e il nuovo edificio progettato da SANAA. Pensiamo che questo approccio sia molto intelligente poichè mostra non solo ciò che rimane alla memoria ma anche ciò che è moderno, cercando i concetti di contemporaneità e modernità. Questo è inoltre assolutamente fondamentale per “l’alimentazione” del patrimonio.
Rhur Museum & Industrial Heritage Museum The museum is located in one of the most significant building and has an important social relevance. Its main aim is to protect and retain the national heritage from the industrial revolution. Museo Rhur e Museo del Patrimonio Industriale Il museo si trova all’interno di uno degli edifici piu importanti del complesso e possiede una grande rilevanza sociale. Il suo scopo principale è quello di proteggere e conservareil patrimonio industriale nazionale.
The big extension of the area oblidged the designer to a real efford to organize at first how to embed the all function and then to provide good link between different space. A real work of research is integrated with tangible signs for orienting La grande estensione dell’area ha obbligato i progettisti a un vero sforzo prima di tutto per dislocare le varie funzioni e poi per provvedere ad adeguati collegamenti tra di essi. Un duro lavoro di ricerca è integrato tramite l’uso di segni d’orientamento tangibili.
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The workshop space of Zollverain complex, is not just a building but an urban public space at the service of the community.
Lo spazio laboratorio del complesso di Zollverain, non è soltanto un edificio, ma uno spazio urbano al servizio della comunità .
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HIGH LINE, linear park, New York City, U.S.A.
Brief History / Cenni storici Moving to New York has always been rather complicated. In 1898, the city organized a major international conference planners, to seek a solution, or to imagine a city that worked without carriages and horses. They did not solve anything until 1900 and the advent of the internal combustion engine. Or in the nineteenth century, in New York, he moved by train. In 1847 they built a railway linking the east coast with the west of Manhattan, called West Side. The railroad ran along the tenth road with pedestrians and carriages. People invested continuously, so that the tenth road earned his macabre nickname: death avenue. Nickname due to the large number of victims that had claimed. Therefore it was decided to remove completely the way of death: to deliver the goods would instead built an elevated railway: The High Line. The railway line allowed the factories and warehouses of the upper part of Manhattan to transfer the goods without clog traffico.Nel 1960 the southern part of the railway was demolished. The rest continued to travel the train, but less and less, until 1980. Until 2009 he was left in a state of abandonment date on which will begin redevelopment works. Muoversi a New York è sempre stato piuttosto complicato. Nel 1898 la città organizzò un grande convegno internazionale di urbanisti, per cercare una soluzione, ovvero per immaginare una città che funzionasse senza carrozze e cavalli. non risolsero nulla fino al 1900 e all’avvento del motore a scoppio. Oppure nell’Ottocento, a New York, ci si spostava col treno. Nel 1847 costruirono una ferrovia che collegava la costa est con quella ovest di Manhattan, si chiamava West Side. La ferrovia correva lungo la decima strada insieme a pedoni e carrozze. Investiva persone continuamente, tanto che la decima strada si guadagnò un soprannome macabro: death avenue. Soprannome dovuto al grande numero di vittime che aveva mietuto. si decise dunque di rimuovere del tutto la strada della morte: per trasportare le merci sarebbe stata costruita invece una ferrovia sopraelevata: La High Line. La linea ferroviaria permetteva alle fabbriche e ai magazzini della parte alta di Manhattan di trasferire la merce senza intasare il traffico.Nel 1960 la parte meridionale della ferrovia fu demolita. Sulla parte restante continuarono a viaggiare dei treni, ma sempre meno, fino al 1980. Fino al 2009 viene lasciata in stato di abbandono data in cui inizieranno i lavori di riqualificazione.
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INTRO The beloved High Line in New York is a machine that generates three types of social activities: observe, move, come together. Today the High Line, affecting a green elevated route in the West Chelsea, gives doubly abundant opportunity to observe (the city, others, themselves), moving (walking or to go somewhere) and meet (with friends , with strangers, with our own thoughts). The range of materials and architectural elements, including concrete platforms of intertwined vegetation, wooden benches that bloom from the ground, stairwells enclosed in glass and in steel Corten, spots of wild plants, conservation of steel rails and of course the massive black steel structure built in 1934. the difference that distinguishes them from each other section of the High Line is in micro landscape series that are encountered along the park. Each scenario favors different scenarios rhythms and density. And just as each part is designed, each part has its name. Name that personalizes each space. The park also draws visual and kinetic energy by the heterogeneity of the urban fabric that surrounds it: a variable tissue from block to block, from season to season, from year to year. Temporary art installations and site-specific operas represent to the park further life. The designer says that the High Line is an example of “theatricality of public spaces” and is the incipient manifestation of a “post-industrial nature.” An observation that captures the heart of hybridization between the park, urban street and square. Although New Yorkers yearn to find respite in isolation, gravitate to centers of socialization. And although the High Line is the ultimate in tranquility in the hours of work, when it manages to evoke the secret garden which was before the restructuring, reached the height of glamor in the first part of the evening, when people there pours for a walk . The park then develops multifaceted town density Rem Koolhaas baptized “bottleneck” culture. The High Line is not an antidote to city life, indeed, it is the fuel.
INTRODUZIONE L’amatissima High Line di New York è una macchina che genera tre tipi di attività sociale: osservare, muoversi, riunirsi. Oggi la High Line, incidendo un percorso verdeggiante sopraelevato nell’area di West Chelsea, dà occasioni doppiamente abbondanti di osservare (la città, gli altri, se stessi), muoversi (passeggiando o per andare da qualche parte) e riunirsi (con gli amici, con gli estranei, con i propri pensieri). La gamma dei materiali e degli elementi architettonici, comprende piattaforme di calcestruzzo intrecciate alla vegetazione, panche di legno che sbocciano dal terreno, pozzi delle scale racchiusi nel vetro e nell’acciaio Corten, macchie di piante selvatiche, la conservazione delle rotaie d’acciaio e ovviamente la massiccia struttura d’acciaio nero costruita nel 1934. La differenza che distingue dalle altre ciascuna sezione della High Line sta nella serie di micropaesaggi che si incontrano lungo il parco. Ciascuno scenario favorisce ritmi e densità d’azione differenti. E così come ogni parte è progettata, ogni parte ha il suo nome. Nome che personifica ogni spazio. Il parco trae inoltre energia visiva e cinetica dall’eterogeneità del tessuto urbano in cui è immerso: un tessuto variabile da isolato a isolato, da stagione a stagione, di anno in anno. Installazioni d’arte temporanee e site-specific danno al parco ulteriore vita. Il progettista afferma che la High Line è un esempio di “teatralità degli spazi pubblici” e rappresenta l’incipiente manifestazione di una “natura postindustriale”. Un’osservazione che coglie il cuore dell’ibridazione tra parco, strada urbana e piazza. Anche se i newyorchesi si struggono per trovare tregua nell’isolamento, gravitano intorno a poli di socializzazione. E anche se la High Line è al massimo della tranquillità nelle ore del lavoro, quando riesce a evocare il giardino segreto che era prima della ristrutturazione, raggiunge l’apice del fascino nella prima parte della serata, quando la gente vi si riversa per una passeggiata. Il parco sviluppa quindi la multiforme densità cittadina che Rem Koolhaas battezzò “cultura dell’ingorgo”. La High Line non è un antidoto alla vita di città, anzi, ne è il carburante.
Down: Different way of “peeling” of paving in Highline forming the famouse benches which became a symbol for the park. In basso: Differenti modi di “peeling” della pavimentazione nell’Highline formando le famose panchine che sono diventati un simbolo per il parco.
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Chelsea Thicket, fringed with trees and hedges, between the 20th and the 22nd Street West, is the only part of the High Line with vegetation high enough to constitute a barrier that excludes the surrounding city. But this section was already inserted in a trench in continuous walls of buildings. Then the High Line widens between 22nd and 23rd Street West, making room for a flight of seats made with timbers placed and a lawn of 465 square meters that rises from the ground level. Start Here the section called Falcone flyover, a sequence of stainless steel wire that goes from the raised steps 24a to 27a Road West. Here the embankment, apparently covered run wild vegetation, is treated as an archaeological rest. The pedestrian path is detached from the soil and salt as compared to the garden, which is allowed to grow luxuriantly across the breadth of the High Line. In mid Flyover, however, there is an original social point of attraction known as the Viewing Spur of 26th Street. A flight of seats overlooking the flow of the dense traffic below. A large transparent frame on the edge of the platform transmits the view to those who are on it as a picture window, and simultaneously draws the eye from the street like a playfully subverts of the authority in watching, so that no one knows for sure who observes and who is observed. It also creates a special sense of intimacy without the need of fences. Around the 29th Street a slightly curved row of wooden benches of the High Line emphasizes the curve to the west towards the Hudson. The terminus of 30th Street is accentuated by a spectacular panoramic slot-
Il Chelsea Thicket, orlato di alberi e di siepi, tra la 20a e la 22a Strada Ovest, è l’unica parte della High Line dotata di vegetazione abbastanza alta da costituire una barriera che esclude la città circostante. Ma questa sezione era già inserita in una trincea di edifici a pareti continue. Poi la High Line si allarga tra la 22a e la 23a Strada Ovest, facendo spazio a una gradinata di sedute realizzate con travi di legno sovrapposte e a un prato di 465 metri quadrati che sale dal livello del suolo. Inizia qui la sezione chiamata Falcone Flyover, una sequenza di passaggi sopraelevati d’acciaio inossidabile che va dalla 24a alla 27a Strada Ovest. Qui la massicciata, apparentemente coperta di vegetazione inselvatichita, è trattata come un resto archeologico. Il percorso pedonale si stacca dal terreno e sale come per rispetto al giardino, cui viene permesso di crescere rigogliosamente per tutta l’ampiezza della High Line. A metà del Flyover, però, c’è un originale punto d’attrazione sociale nota come il Viewing Spur della 26a Strada. Una gradinata di sedili si affaccia sul flusso del fitto traffico sottostante. Una grande cornice trasparente sul bordo della piattaforma trasmette la vista a chi si trova su di essa come una finestra panoramica, e contemporaneamente attira lo sguardo dalla strada come un. Sovverte giocosamente l’autorità dello guardo, così che nessuno sa con certezza chi osservi e chi sia osservato. Inoltre crea un particolare senso di intimità senza bisogno di recinzioni. Intorno alla 29a Strada una fila lievemente ricurva di panche di legno sottolinea la curva della High Line verso ovest, in direzione dell’Hudson. Il capolinea della 30a Strada è accentuato da uno spettacolare intaglio panoramico che mette a nudo la titanica struttura d’acciaio sotto la piattaforma. La magia della High Line deve molto alla particolare altezza della piattaforma.
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ted stripping the titanic steel structure under the platform. The magic of the High Line owes much to the particular height of the platform. With about 10 meters it is quite high among transform the perception of the city, but low enough to feel connected to the road. The dynamic interaction between the park and the city does not only depend on the preservation of historical railway structure but also the preservation of at least some of the surrounding lower elements. To this end, the City Council has set in 2005 a special bond to the surrounding urban areas of the High Line in an attempt to encourage new construction, limiting the density and surface. Meanwhile the City Councillor for Urban Planning Amanda Burden underlines the public value of the High Line. “If we invest in large public spaces outside the return on investment is huge,” he said at the inauguration. Ascribes to the High Line the potential to attract two billion dollars of investment properties, the new building of the Whitney Museum and a new, rejuvenated art galleries district.
Con i suoi 10 metri circa è abbastanza alta tra trasformare la percezione della città, ma abbastanza bassa da sentirsi collegati alla strada. L’interazione dinamica tra parco e città non dipende solo dalla conservazione della struttura ferroviaria storica ma anche dalla conservazione di almeno qualcuno degli elementi bassi circostanti. A questo fine il Comune ha istituito nel 2005 uno speciale vincolo urbanistico per le zone circostanti la High Line nel tentativo di favorire nuove costruzioni limitandone la densità e la superficie. Nel frattempo l’assessore comunale all’Urbanistica Amanda Burden sottolinea il valore pubblico della High Line. “Se investiamo in grandi spazi pubblici all’aperto il ritorno dell’investimento è enorme”, ha affermato all’inaugurazione. Attribuisce alla High Line la potenzialità di attirare due miliardi di dollari di investimenti immobiliari, il nuovo edificio del Whitney Museum e un nuovo, ringiovanito quartiere di gallerie d’arte.
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Fornaci Ponte Crotte & their sourrounding. What impressive place!
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URBAN ANALYSIS / ANALISI URBANA
We can immediately see from the graphic restitutions with lot taken into account by us is in an extremely common urban condition in developing Italian citizen. The old town, no longer surrounded by walls but by roads, somehow limits the development of the same and the industrial side which sourrounds the all city excludes and spaces the first suburbs. Quality of the links between these areas and the historic center is able to change its livability, density, and sometimes also the value. Possiamo immediatamente notare dalle restituzioni grafiche com il lotto preso da noi in considerazione si trovi in una condizione urbana estremamente comune nello sviluppo cittadino italiano. Il centro storico, non più cinto da mura ma da strade, in qualche modo limita lo sviluppo dello stesso e la fascia industriale che si trova tutto attorno ad esso esclude e distanzia le prime periferie. Saranno quindi proprio i collegamenti tra questi quartieri e il centro storico a modificarne la vivibilità, la densità e alle volte anche il valore.
Residential neighborhood of “Urago Mella” / Quartiere residenziale di “Urago Mella” The margin formed by the highway and the Mella river / Il margine formato dalla tangenziale e dal fiume Mella The big area reserved to almost abandoned industries / La grande area riservata a industrie per lo più abbandonate The buginning of the city / L’inizio della citta The link within the two very different areas / Il collegamento tra le due aree molto differenti
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URAGO MELLA
Urago Mella is located in the outskirts of the city of Brescia and has about 10,000 residents. Administratively speaking is governed by the Municipality of Brescia. A thick band of industries divides it from the very beginning of the city. This theoretical distance meant that Urago would develop as a small town itself, creating micro centrality within its surface. This catches the eye also on site where we can see social and architectural dynamics more like those of a small community that while it has managed to maintain its socio-cultural integrity can not successfully participate in urban life. It is in some way considered the western gate of the city and is strongly characterized by the presence of Fornaci Ponte Crotte, extremely strong presence in the imagination of the citizens. In ancient times almost the entire district was reserved for the cultivation of vineyards and mulberry trees, and kept this country looks up to 30 years of ‘900. On that occasion, the small suburban community, an agricultural livelihood, was fleshed out by the displace “Displaced of Piazza della Vittoria”. A sizable group of people relocated just Urago for the demolition of their homes in order to make room for the Piacentinian Victory Square. Tight and visceral connection with the history of the city but did not leave tangible or cultural signs. Yet another expansion will occur between the 80’s / 90’s when it was used for social housing settlements due to a growing number of factories and therefore to laborers working in nearby industries. Today we can say that a 80% of the district is occupied by residences, grown around the ancient villages.
Urago Mella è posizionato nella prima periferia della città di Brescia e conta circa 10.000 abitanti. Amministrativamente parlando è governato dal Comune di Brescia. Una spessa fascia di industrie lo divide dal primo inizio della città. Questa distanza teorica a fatto si che Urago si sviluppasse come un piccolo paese a se, creando delle micro centralità all’interno della sua superfice. Questo salta all’occhio anche sul posto dove potremo vedere dinamiche sociali e architettoniche più simili a quelle di una piccola comunità che se da un lato è riuscita a mantenere una sua integrità socio-culturale non riesce ad inserirsi nella vita urbana. Viene in qualche modo considerata la porta ovest della città ed è fortemente connotato dalla presenza della Fornaci Ponte Crotte, presenza estremamente forte nell’immaginario del bresciano. In epoca antica la quasi totalità del quartiere veniva riservata alla coltivazione di vigne e gelsi, e mantenne questo aspetto rurale fino agli anni 30 del ‘900. In quell’occasione, la piccola comunità suburbana, a sostentamento agricolo, venne rimpolpata dagli “sfollati di piazza della vittoria”. Un gruppo piuttosto nutrito di persone riallocate proprio a Urago per la demolizione delle proprie case in modo da fare spazio alla piacentiniana Piazza della Vittoria. Connessione stratta e viscerale con la storia della città che però non ha lasciato segni ne tangibili ne culturali. Ennesima espansione si avrà tra gli anni ‘80/’90 quando venne sfruttato per insediamenti di edilizia popolare dovuti ad un crescente numero di fabbriche e quindi di operai che lavoravano nelle industrie vicine. Ad oggi possiamo affermare che un 80% del quartiere sia occupato da residenze, cresciute attorno agli antichi borghi.
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THE MELLA RIVER AND THE RELATIONSHIP WITH THE CITY / IL FIUME MELLA E LA RELAZIONE CON LA CITTA’
The Mella river rises in the Val Trompia, in the Mount Maniva area. The stream crosses from north to south throughout the province of Brescia building a drainage basin of 1360kmq for then going to Oglio River. The town of Brescia is crossed on the west side but the stream does not play any geographical significance once arrived in town. The fact that distance quite far from the historical city limits meant that it was used only in recent centuries, when the rise of new industries saw in the water a precious resource before only partially exploited by the agricultural use. This sire of industries on its banks, starting from the Trompia Valley, famous for its heavy industries, has greatly destabilized the normality of the river. A waterway that our grandparents used as a place for summer recreation, shelter from the heat, is now associated with a place polluted and dirty, and indeed at times dangerous to the ambiguous acquaintances, especially at night. But all is not lost, in fact, the bank of the river has been used for a nature trail that connects the city to the first villages of the valley. The latter is widely used for sports and recreational activities, but we feel that this path already exists has the considerable urban problems. In fact, the desire to create a green path has disregarded the possibility that this could also be a slow and ecological link. The walk which would, in our opinion, a major urban stretch, so adding the link function, which is functional and not simply for pleasure. Imagine then that the lost of the first countries of the Brescia valleys could reach the northwestern part of the city by bike, immersed in their territory that perhaps they would learn to love and respect. Urbanity does not mean overbuilding but obviously something more complex consisting of social dynamics, flows, possibility of choice, interaction and, in the end, freedom.
Il fiume Mella nasce nell’alta Val Trompia, nella zona del Monte Maniva. Il corso d’acqua attraversa da nord a sud tutta la provincia Bresciana arrivando ad accumulare un bacino idrico di 1360kmq per poi affluire nell’Oglio. Il comune di Brescia viene attraversato sul lato Ovest ma il corso d’acqua non riveste alcuna importanza geografica una volta arrivato in città. Il fatto che passi piuttosto lontano dai limiti urbani storici ha fatto si che fosse utilizzato solo negli ultimi secoli, quando il sorgere di nuove industrie ha visto nell’acqua una preziosa risorsa prima solo parzialmente sfruttata dall’uso agricolo. Questo prolificare di industrie sulle sue rive, partendo dalla Valle Trompia, famosa per le sue industrie pesanti, ha sensibilmente destabilizzato la normalità del fiume. Un corso d’acqua che i nostri nonni usavano come luogo di svago estivo, riparo dalla calura, viene oggi associato ad un luogo inquinato e sporco, e effettivamente a volte pericoloso per le frequentazioni ambigue, soprattutto nelle ore notturne. Ma non tutto è perduto, infatti la sponda del Fiume è stata utilizzata per un percorso naturalistico che collega la città ai primi paesi della valle. Quest’ultima è molto utilizzata per lo sport e le attività ricreative, ma secondo noi questo percorso già esistente ha dei problemi urbani considerevoli. Infatti la volontà di creare un percorso verde non ha tenuto conto la possibilità che questo potesse essere anche un collegamento lento ed ecologico. Il lungo camminamento avrebbe, secondo la nostra opinione, di un maggiore tratto urbano, in modo da aggiungere la funzione di collegamento, che sia funzionale e non semplicemente per diletto. Immaginiamo quindi che le perso dei primi paesi delle valli bresciane potessero raggiungere la parte Nord-Ovest in bici, immersi nel loro territorio che forse imparerebbero anche ad amare e rispettare. Urbanità non significa cementificazione ovviamente bensì qualcosa di più complesso composto da dinamiche sociali, flussi, possibilità di scelta, interazione e libertà.
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VIABILITY & WELLFARE/ VIABILITA’ E QUALITA’ DELL VITA
No doubt the existing road network is a strong element of change in the place in which it is inserted. The lot we considered is placed right next to the West ring road, an important link that ensures the connection on one side with the A4 motorway, and lately the BREBE-MI, and on the other with the northern areas of the province. The great role of the furnaces in the imaginary of people from Brescia also stems from the fact that this space is very seeable and evident by both citizens and tourists. This is definitely a strong element with regard to the visibility, but at the same time introduces several risk factors to cross this artery of a highly populated traffic. If the vehicular infrastructure is scaled and adapted to the stream of cars, the “slow” mobility structures are completely absent, a factor that greatly increases the uninhabitable place that on the contrary it may be well integrated into the existing urban fabric. The city bus lines reach and straddle the ring road at the end of Via A. Franchi hire, or would like to hire, a more urban character than a large road infrastructure, more architectural than engineering. This objective, intended or not, is not expressed until instill creating a hybrid that can not afford to take any definite character. The urbanity of this space is given both by the great passage of vehicles and by the strong architectural component that works and studies on the subject of the angle, represented by the Caserma Papa. Implement this urban identity might change things to it, managing to transform it from failed to win.
Senza dubbio l’impianto viario esistente è un elemento di forte modificazione del luogo nel quale è inserito. Il lotto da noi preso in considerazione è posto giusto affianco alla tangenziale Ovest, importante collegamento connessione che assicura il collegamento da una parte con l’autostrada A4, e ultimamente alla BRE-BE-MI, e dall’altra con le zone più a nord della provincia. Parte del grande ruolo delle fornaci nell’immaginario del bresciano deriva anche dal fatto che questo spazio assicuri un passaggio molto utilizzato sia da cittadini che dai turisti. Questo è sicuramente un forte elemento per quanto riguarda la visibilità ma allo stesso tempo introduce diversi fattori di rischio per attraversare questa arteria di traffico molto popolata. Se l’infrastruttura veicolare è in scala e adeguata al flusso di automobili, le strutture per la mobilità “lenta” sono completamente assenti, fattore che aumenta notevolmente l’inabitabilità del luogo che al contrario potrebbe essere ben inserito nel tessuto urbano esistente. Le linee degli autobus urbani raggiungono e valicano la tangenziale che sul finire di via A. Franchi assume, o vorrebbe assumere, un carattere più urbano che da grande infrastruttura viaria, più architettonico che ingegneristico. Questo obiettivo, voluto o meno, non viene fino infondo espresso dando vita ad un ibrido che non può permettersi di assumere nessun carattere definito. L’urbanità di questo spazio viene data sia dal grande passaggio di veicoli che dalla forte componente architettonica che lavora e studia il tema dell’angolo, rappresentato dalla Caserma Papa. Implementare questa identità urbana potrebbe cambiare volto a quest’ultimo, riuscendo a trasformarlo da fallimentare a vincente.
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THE INSUDTRIES COMPLEX / I COMPLESSI INDUSTRIALI
The industries present in the interior of the kilns strongly influence the surrounding urban fabric, both for their physical importance for their historical and cultural rilevance. These two companies are a fundamental part of the city’s history, and one of them has even had worldwide appeal. What we now see as IVECO were once OM, a leader in the commercial vehicle sector, then absorbed by FIAT. This company for Brescia and for the citizens has meant so much, in years when the economic boom demanded labor and the city life attracted many new citizens, the OM represented the substantial source of income of the working class of Brescia. It legally entry even in the semantic of the town for the similarity of his name with the word “man” told in dialect, jokes and sayings abound even nowadays in the city. This is to show how this immense industrial batch assumes a social and cultural value, now much deeper and rear, than the financial gain. The company is still in operation even if production space have been reduced greatly, especially in recent years, due to economic crisis, demonstrating that the economic performance has many unpredictable variables and vicissitudes through which fights and it’s not always able to come out victorious. In contrast the cultural roots, permeating the fabric of the city, even within citizens, remaining iron and intact, and always higher, superior, almost regardless to the dynamics, so changable, of global market, which increasingly affect our lives daily. The other factory plays a role both economically and socially much less relevant but remains an area, mostly abandoned, with huge extension, tearing the fabric of the city.Both these factories overlook Via A. Franchi, which happens to be a “gut” that connects West motorway with the city. This street has a deep sidewalk used by IVECO to park the many trailers that arrive every day at the factory. This space gives it an air almost inhospitable entire way that seems to be already ‘suburban despite being a few hundred meters from the historic center. We see in this space, so strategical both urbanisticcally and socially speaking as a great opportunity for both the city and for the company itself.
Le industrie presenti nell’intorno delle fornaci influenzano fortemente il tessuto urbano circostante, sia per la loro importanza fisica che per la loro rilevanza storico-culturale.Queste due aziende sono parte fondante della storia della città, e una delle due ha addirittura avuto risonanza mondiale. Quella che ora vediamo come IVECO era un tempo OM, azienda leader nel settore dei veicoli commerciali, poi assorbita da FIAT. Quest’azienda per Brescia e per i bresciani ha significato moltissimo, in anni in cui il boom economico chiedeva mano d’opera e la vita di città attraeva molti nuovi cittadini, l’OM rappresentava la sostanziale fonte di reddito della classe operaia bresciana. Entrata di diritto persino nella semantica cittadina l’assonanza del suo nome con la parola “uomo” detta in dialetto, battute e modi di dire si sprecano tutt’oggi in città. Questo per mostrare quanto questo immenso lotto industriale assuma un valore sociale e culturale, oggi ben più profondo e posteriore, di quello economico. L’azienda è tutt’ora in funzione anche se gli spazi produttivi si sono ridotti fortemente, soprattutto negli ultimi anni, quelli della crisi economica, dimostrazione che l’andamento economico possiede moltissime variabili imprevedibili e peripezie attraverso le quali combatte e non sempre riesce ad uscirne vittorioso. Al contrario il radicamento culturale, permea nel tessuto cittadino, addirittura all’interno dei cittadini, rimanendo ferreo ed intatto, e sempre più alto, superiore, quasi incurante delle dinamiche, così cangianti, del mercato globale, che sempre di più affetta le nostre vite quotidiane. L’altra fabbrica riveste un ruolo sia economico che sociale molto meno rilevante ma rimane un area, per lo più dismessa, ma molto estesa che lacera il tessuto cittadino. Tutte e due queste fabbriche si affacciano su via A. Franchi, che risulta essere un “budello” che collega la tangenziale Ovest con la città. Questa via possiede un profondissimo marciapiede ad uso dell’IVECO utilizzato per parcheggiare i tanti rimorchi che ogni giorno giungono in fabbrica. Questo spazio conferisce un aria quasi inospitale all’intera via che sembra essere gia’ suburbana pur trovandosi a poche centinaia di metri dal centro storico. Vediamo in questo spazio, tanto strategico sia urbanisticamente che socialmente parlando come una grande opportunità sia per la città sia per l’azienda stessa.
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THE MARGIN / IL MARGINE
This margin is formed by the combination of the ring road west of the city and the river Mella. Both elements are developed in width and became real obstacles to overcome. One rather important road junction with this heavy traffic that often is high speed one. The river however has great landscape value that is only minimally exploited and the feature that most stands out is the important depth of his bed, making it impassable. Its scope is not large but the deep banks dig a real groove in the urban scheme. It is therefore to create a clear division between the two situation, the city on one side and the first periphery on the other, and none of the different types arranged along the edge are able to interpret the theme or solve the more deep questions. We have tried to identify three different tipoligiche distributions along the margin and so we have concluded that: the first is the situation in which they interface the residential function with the industrial one, and in this case the margin is used as a real division between the two functions that so little accord. The attitude of “turning away” at the margin only reinforces this sense of clear division, without establishing any relationship or contact, even visual, with the corresponding flap. Attitude to be critic on since it does not solve the problem but rather extends it. The second formation is one in which the two fabrics to confront are both industrial function. Both flaps exploit the passage fed with a legitimate brand exposure, even in this case, however, the feeling one gets is that of a barrier customizable for company use, but does not bother to open in any way to the edge and without offering any added value to urbanity. The third case is the one that surely leaves more freedom of action, in fact, there are now two lots left to face each other, and here happens something different. In fact, the margin suddenly widens providing thousands of square meters which are not used and that offer important resources for the improvement of the urban situation of the whole area.
Questo margine è formato dall’accostamento della tangenziale Ovest della città e il fiume Mella. Entrambi gli elementi si sviluppano in larghezza divenendo dei veri e propri ostacoli da superare. Uno snodo viario piuttosto importante condisce questa condizione di traffico intenso e spesso ad alta velocita. Il fiume invece ha un grande valore paesaggistico che viene solo minimamente sfruttato e la caratteristica che più risalta è l’importante profondità del suo letto, che lo rende invalicabile. La sua portata non è grande ma le profonde rive scavano un vero e proprio solco nello schema urbano. Si viene dunque a creare una situazione di netta divisione tra città da una parte e prima periferia dall’altra, e nessuna delle diverse tipologie disposte lungo il margine riesce ne ad interpretarne il tema ne tanto meno a risolverne le questione più recondite. Abbiamo cercato di identificare tre diverse distribuzioni tipoligiche lungo il margine e cosi ne abbiamo concluso che: la prima è la situazione in cui si interfacciano la funzione residenziale con quella industriale, ed in questo caso il margine è usato come una vera e propria divisione tra le due funzioni che così poco si conciliano. L’atteggiamento di “voltare le spalle” al margine non fa che rafforzare questo senso di netta divisione, senza instaurare alcun rapporto o collegamento neppure visivo con il lembo corrispondente. Attitudine criticabile in quanto non risolve il problema ma al contrario lo amplia. La seconda formazione è quella in cui i due tessuti a fronteggiarsi sono entrambi a funzione industriale. Entrambi i lembi sfruttano il passaggio nutrito, con una lecita esposizione del brand, anche in questo caso però la sensazione che si ha è quella di una barriera personalizzabile ad uso dell’azienda, che però non si preoccupa di aprirsi in alcun modo verso il margine e senza offrire nessun valore aggiunto all’urbanità. Il terzo caso è quello sicuramente che lascia più libertà d’azione, infatti ora ci sono due lotti abbandonati a fronteggiarsi e qui accade qualcosa di diverso. Infatti il margine improvvisamente si allarga fornendo migliaia di metri quadri non utilizzati e che offrono un importantissima risorsa ai fini del miglioramento della situazione urbana di tutta l’area.
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THE SURVEY AND THE DATAS RESEARCH / IL RIELVO E L’ACQUISIZIONE DI DATI From the earliest moments of approach to our research we came up against several obstacles both substantive and procedural, as often happens anyway when you are to approach to a private lot, abandoned and in bad condition. We divided into four basic steps retrieval of the material at the base of our elaborated: Fino dai primi momenti di avvicinamento alla nostra ricerca ci siamo scontrati con diversi ostacoli sia concreti che procedurali, come comunque spesso accade quando ci si trova ad approcciarsi ad un lotto privato, dismesso e in pessime condizioni. Abbiamo suddiviso in quattro passaggi fondamentali il reperimento del materiale alla base del nostro elaborato:
State Archive / Archivio di Stato We tried as a first step to find out how the building came to this days has taken shape during his centennial history. Thanks to a consultation we could see all the plants, not only of our lot but all the surrounding areas, within the two major ancient documents. These are the Napoleonic Land Register of 1810, and the Austrian Land Register of 1852. We believe it is crucial to be able to steal what is the true spirit of a place, and that we should go for a historical understanding not only of our own building but for the territory where is inserted in.
Abbiamo come primo passaggio cercato di scoprire come l’edificato arrivato ai nostri giorni abbia preso forma durante la sua storia centenaria. Grazie ad una consultazione abbiamo potuto visionare tutte le piante, non solo del nostro lotto ma di tutte le aree circostanti, all’interno dei due principali documenti antichi presenti. Questi sono il Catasto Napoleonico del 1810, e il Catasto Austriaco del 1852. Crediamo sia di fondamentale importanza riuscire a carpire quale è il vero spirito di un luogo e che si debba passare per una conoscenza storica non solo del proprio edificio ma del territorio nel quale inserito. Left: An extract from the Austrian Land Register with first buildings of the Fornaci, Brescia, 1878. A sinistra: Un estratto del Catasto Austriaco con i primi edifici delle Fornaci, Brescia, 1878.
Accademical documents / Documenti accademici We became aware of a small book, published by Grafo - small local publisher - in 1978 entitled “Le Fornaci di Ponte Crotte. Experiences and didactic proposals for a search of industrial archeology “. This small book recounts the experience of a professor with his students on the theme of our thesis. Very interesting and very focused on the pedagogy work, from here we managed to have the plants most nearly to the state of fact. This is a fine example that offers us the opportunity to prototype a virtuous behavior that we believe useful for any research on the topic, the use of previous research, which took place in years when the ruin taken in question had not yet reduced to being a danger and still enjoyed good health. Based on vintages research innovate with the media closer to us are able to update the previous research.
Siamo venuti a conoscenza di un piccolo libro, edito da Grafo – piccolo editore locale – nel 1978 intitolato “Le Fornaci di Ponte Crotte. Esperienze e proposte didattiche per una ricerca di archeologia industriale”. Questo piccolo libruncolo racconta l’esperienza avuta da un professore con i suoi studenti proprio sul tema della nostra tesi. Molto interessante e lavoro molto incentrato sulla pedagogia, proprio da qui siamo riusciti ad avere le piante che più si avvicinavano allo stato di fatto. Questo è un bell’esempio che ci offre l’occasione di prototipare un comportamento che crediamo virtuoso per qualsiasi ricerca sul tema, ovvero l’uso delle ricerche precendenti, avvenute in anni in cui il rudere preso in oggetto non era ancora ridotto ad essere un pericolo e ancora godeva di buona salute. Basarsi su annate ricerche per innovarle con i mezzi a noi più vicini capaci di attualizzare le precedenti ricerche. Left: A drowing from the take over date from 70s. “Le Fornaci di Ponte Crotte. Experiences and didactic proposals for a search of industrial archeology”, Brescia, 1978. A sinistra: Un disegno tratto dal rilievo degli anni ‘70. “Le Fornaci di Ponte Crotte. Esperienze e proposte didattiche per una ricerca di archeologia industriale”, Brescia, 1978.
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Drones / Droni After studying the ancient territorial papers, found the modern age plants, detailed and well designed, there remained only deeply understand the constructive system of the complex and investigate what was the state of fact of the building and the surrounding areas. Modernity has brought to the limelight the drones, capable of filming high quality video while softly circling in the air. This has allowed us to have an overlook of furnaces that we could not have otherwise. Surely significant example of different aspects; in primis the attention and the acuteness of the stay active and updated, learn about new technologies and try to adapt them to our research needs. And then the ability to update the information that may be outdated at this point. Many times the conditions of abandonment, total or partial, of these buildings, predominantly infested with an as dense as fascinating vegetation which will not allow the access. The drones can be an intelligent resource to access and then detect environments otherwise unsearchable.
Una volta studiate le carte teritoriali antiche, trovate delle piante di età moderna, dettagliate e ben disegnate, non ci restava che comprendere profondamente l’impianto costruttivo del complesso e indagare quale fosse lo stato di fatto dell’edificato e delle aree circostanti. La modernità ha portato alle luci della ribalta i droni, capaci di filmare ad altissima qualità mentre volteggiano aggrazziati nell’aria. Questo ci ha permesso di avere uno sguardo generale sulle fornaci che non avremmo potuto avere altrimenti. Sicuramente esempio significativo di differenti aspetti; in primis l’attenzione e l’acutezza del rimanere attivi e aggiornati, conoscere le nuove tecnologie e provare ad adattarle alle nostre esigenze di ricerca. E poi la capacità di attualizzare delle informazioni che potrebbero risultare a questo punto superate. Molte volte le condizioni di abbandono, totale o parziale, di questi edifici, prevalentemente infestati da una vegetazione tanto fitta quanto affascinante che però non ve ne consente l’accesso. I droni possono essere un’intelligente risorsa per poter accedere e quindi rilevare ambienti altrimenti inesplorabili.
Institutions & Foundations / Istituzioni & Fondazioni Not always the relations with the institutions are simple and almost never linear. The help came from the mucipality was almost zero. Many people with whom we spoke did not even know well what we were talking about, and considering that those very same people would be responsible for the protection of places like these, it makes us understand how these issues are forgotten in the much richer and advanced Brescia. On the contrary, there are various associations working on the ground for the industrial memory encountering many successes and interest. Surely the Micheletti Foundation is the most active of these and was the only institutional apparatus that can provide the theoretical support for a search of industrial archeology.
Non sempre i rapporti con le istituzioni sono semplici e quasi mai lineari. In comune l’aiuto datoci è stato pressochè nullo. Molte persone con le quali abbiamo parlato non sapevano nemmeno bene di cosa stessimo parlando, e considerando che proprio quelle stesse persone sarebbe preposte alla protezione di luoghi come questi, ci fa capire quanto dimenticati siano questi temi nella tanto ricca e progredita Brescia. Al contrario vi sono diverse associazioni che lavorano sul territorio per la memoria industriale incontrando molti successi e interesse. Sicuramente la Fondazione Micheletti è la più attiva di queste ed è stato l’unico apparato istituzionale capace di fornirci il supporto teorico per una ricerca di archeologia industriale.
Top: An unordinary view of the fornace possible thanks to drone. Sopra: Una vista insolita sulla fornace, possibile grazie all’uso del drone. Beside: On the right, Various Authors, “The historical-industrial heritage of Lombardy. A regional census”, Fondazione Micheletti, Brescia, 1991. On the left, Luigi Micheletti In a snapshot from the mid 70s. Affianco: A destra, AA. VV. “Il patrimonio storico-industriale della Lombardia. Censimento regionale”, Fondazione Micheletti, Brescia, 1991. A sinistra, Luigi Micheletti, in una foto instantanea degli anni ‘70.
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FORNACI PONTE CROTTE THROUGH THE HISTORY / FORNACI PONTE CROTTE ATTRAVERSO LA STORIA The furnaces are one of the most illustrious examples of the great industrial activities of XVIV century, still present today in the Brescia urban fabric. Despite the loss of the original function and the radical and frenetic change of the urban context, the furnaces maintain an importance that goes beyond the admittedly important permanence of objects and equipment, concrete examples of urban memory. Their appearance is definitely unusual, and the environment in which they are inserted plays its vital role. Overcoming some obstacles you can wander into the property, and immediately fell in a charming atmosphere, almost disquietin. The “towers”, tall and imposing with curved walls and blackened by the smoke, at the same time arouse wonder and apprehension. And the sun filtering from the texture of the walls creates surreal light cuts in flux, capable of offering a shimmering and unique spectacle. In ancient times this area was almost entirely agricultural, the way Crotte was a piedmont road that connected, in Roman times, the city of Brescia and Bergamo and Milan passing right on the bridge Crotte. We does not know the date of foundation of this bridge, but by the etymological study name Grote, N.Bottazzi has suggested that it may be located between the 564 and the 774, an era of the Lombard kingdom. The word grote in the Saxon language meant big, so grote bridge is to mean Big Bridge. Its importance and greatness is also confirmed there by some eighteenth-century prints, which depict the great bridge surrounded by farmland and hills. A long and valuable work at the State Archive gave us the opportunity to check, step by step, the transformation of the territory. In the Napoleonic cadastre of 1810 we can detect early cadastral maps of the lot, who would later become one of the furnaces, and their owners who cultivated vineyards and mulberry trees. Even the Austrian land registry maps show that the lot, in 1852, was not yet built, and that for twenty years would continue to be farmland.
Le fornaci rappresentano una delle più illustri testimonianze della grande attività industriale del XVIV secolo, presenti ancora oggi nel tessuto urbano bresciano. Nonostante la perdita della funzione originaria e il radicale e frenetico mutamento dello stesso contesto urbano, le fornaci mantengono un rilievo che va al di là della pur importante permanenza di manufatti e attrezzature, concrete testimonianze della memoria urbana. Il loro aspetto è senza dubbio insolito, e l’ambiente nel quale sono inserite gioca il suo ruolo fondamentale. Superando qualche ostacolo è possibile addentrarsi nella proprietà, e si viene immediatamente calati in una suggestiva atmosfera, quasi inquietante. Le “torri”, alte ed imponenti con i muri curvi e anneriti dal fumo, suscitano al contempo meraviglia e apprensione. E il sole che filtra dall’assito delle pareti genera surreali tagli di luce in continuo cambiamento, capaci di offrire uno spettacolo cangiante ed unico. Anticamente questa zona era quasi totalmente agricola, la via Crotte era una strada pedemontana che collegava, in epoca romana, la città di Brescia con Bergamo e Milano passando proprio sul ponte crotte. Di questo ponte non si conosce la data di fondazione ma, dallo studio etimologico del nome Grote, N.Bottazzi ha avanzato l’ipotesi che essa possa essere situata tra il 564 e il 774, epoca del regno Longobardo. La parola grote nella lingua sassone voleva dire grande, dunque ponte grote sta a significare ponte grande. La sua importanza e grandezza ci viene inoltre confermata da alcune stampe settecentesche, le quali raffigurano il grande ponte circondato da terreni agricoli e colline. Un lungo e prezioso lavoro presso l’archivio di Stato ci ha dato la possibilità di verificare, passo dopo passo, la trasformazione del territorio. Nel catasto napoleonico del 1810 possiamo rilevare i primi mappali del lotto, che sarebbe poi diventato quello delle fornaci, e i rispettivi proprietari che lo coltivavano a vigne e gelsi. Anche le mappe del catasto austriaco mostrano che il lotto, nel 1852, non era ancora edificato e che per vent’anni avrebbe continuato ad essere terreno coltivato.
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Previous page: An old photo taken from the river before the construction of the third oven. Pagina precedente: una feccia foto presa dal fiume prima che fosse costruito il terzo forno.
In this page: A photo from the 60s when fornaces where still in function. In questa pagina: Una foto degli anni ‘60 quando le fornaci erano ancora in funzione.
Next page: Fornaci Ponte Crotte nowadays eaten by vegetation and completely abandoned. Prossima pagina: Fornaci Ponte Crotte ai nostri giorni, mangiate dalla vegetazione e completamente abbandonate.
In 1875 the lot was bought by the company Giacoletti, producer of “white lime plates with pebbles of the river Mella and stone ship and dicing of iron materials.” (Definition taken from the Austrian land registry in 1875 entry form in the records Chamber of companies anonymous general partnership and limited partnerships, 30 August 1975.) Between 1875 and 1876 the Giacoletti company built the first furnace for lime, from a project, the unknown author, patented at the agency in Milan Guzzi and Ravizza. It ‘a continuous furnace, vertical with four burners on low heat and housings suspended for the top loading of calcareous material. Just the supply of calcareous material represents a major innovation for these furnaces in fact part of the limestone worked came from the adjacent river pebbles. However the river pebbles constituted only the most current portion of the raw material. The most valuable came from small quarries that the family owned placed in Nave. With that limestone were able to produce more pure lime, usually used for chemical uses, despite for construction use was instead made from 30% pure lime and 70% from the River Mella lime. Subsequently, given the changes in ownership of the limestone stone furnaces will be purchased from the quarries of Caionvico. This visceral connection with the territory was typical of that industry and is a further example, the fuel used by Giacoletti family. Peat fact was great for a gentle heat that needed the oven and came from the famous bog of Provaglio.
Nel 1875 il lotto fu acquistato dalla ditta Giacoletti, produttrice di “calce bianca a zolle con ciottoli di fiume del Mella e pietra di Nave e spezzettatura di materiali n ferro.”(Definizione tratta dal catasto austriaco 1875 modulo di iscrizione nei registri camerali delle società anonime in nome collettivo e in accomandita, 30 Agosto 1975.) Tra il 1875 e il 1876 la ditta Giacoletti fece costruire il primo forno per calce, da un progetto, di autore sconosciuto, brevettato presso l’agenzia di Milano Guzzi e Ravizza. E’ un forno di tipo continuo, verticale con quattro fuochi a fiamma dolce e alloggiamenti sospesi per la carica dall’alto del materiale calcareo. Proprio l’approvvigionamento del materiale calcareo rappresenta una grande innovazione per queste fornaci infatti parte del calcare lavorato proveniva dai ciottoli del fiume adiacente. Tuttavia i ciottoli di fiume costituivano solo la porzione più corrente della materia prima. La più pregiata proveniva dalle piccole cave di Nave che la famiglia possedeva. Con quel calcare erano in grado di produrre calce più pura, solitamente impiegata per usi chimici, quella per uso edile era invece composta dal 30% di calce pura e il 70% da calce del Fiume Mella. In seguito, visti i cambi di proprietà della fornaci le pietra calcaree verranno acquistate presso le cave di Caionvico. Questo legame viscerale con il territorio era tipico dell’industria di quell’epoca e ne è un’ulteriore esempio il combustibile usato dalla famiglia Giacoletti. La torba infatti era ottimo per la fiamma dolce che necessitava il forno e proveniva dalla famosa torbiera di Provaglio.
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The first planimetrial, which set the presence of the furnace, is of 1878 and is a lustration extract of the Austrian land register map in which is shown in a definitive way the plant of the original complex consists of a furnace with a round base, then only functioning two residential buildings. In 1898 he was made a first expansion. On this occasion they were built a new furnace, the same model of the first and new buildings. The third furnace construction date can only speculate after 1904, since in the text of A. Gnaga published in that year we find a picture of the production complex there appears, however, with just two smokestacks. Since 1925 the furnace changed owners several times and header, but continuing to produce lime in clods. The first floor plans that give a clear idea of the architectural situation of the complex are kept in the Archives of 1940 due to the Tax Office of Brescia. From 1 January 1950 the company ceased manufacturing activity continued but with lime business. The building will then be used as a warehouse until 1974, the date of complete abandonment. The reasons that led to this furnace to cease the production of lime are mainly to be found in the cut-throat competition has been created on the territory of Brescia in the early 1900s, but also in the now obsolete furnace technology itself and in low economic return given by the high costs of maintenance that the structure required. Among all the examples from Brescia, Furnace of Crotte Bridge is one that is more typological and architectural merits. The oldest of the three furnaces is in fact the first example-loading installed in Brescia, even on a 1871 project.
L prima planimetria, quale documento dell’esistenza della fornace, è del 1878 ed è un estratto di lustrazione della mappa del catasto austriaco in cui è riportata in modo definitivo la pianta del complesso originario composto da un forno con base rotonda, unico allora funzionante, due edifici ad uso residenziale. Nel 1898 venne eseguito un primo ampliamento. In tale occasione furono edificati un nuovo forno, dello stesso modello del primo e nuovi corpi di fabbrica. La data di costruzione del terzo forno si può solo ipotizzare dopo il 1904, poiché nel testo di A. Gnaga edito proprio in quell’anno troviamo una foto del complesso produttivo che ci appare però con appena due ciminiere. Dal 1925 la fornace cambiò diversi proprietari e intestazione, ma continuando a produrre calce in zolle. Le prime planimetrie che danno una chiara idea della situazione architettonica del complesso sono del 1940 custodite presso l’Archivio dell’Ufficio Erariale di Brescia. Dal primo Gennaio 1950 la ditta cessò l’attività manifatturiera continuando pero con il commercio di calce. Lo stabile sarà poi adibito a magazzino fino al 1974, data del completo abbandono. Le motivazioni che hanno portato questa fornace a cessare la produzione di calce sono soprattutto da ricercarsi della concorrenza spietata venutasi a creare sul territorio bresciano nei primi anni del 1900, ma anche nella ormai obsoleta tecnologia della fornace stessa e nello scarso ritorno economico dato dagli alti costi di manutenzione che la struttura richiedeva. Tra tutti gli esempi bresciani, la Fornace di Ponte Crotte è quella che rappresenta maggiori pregi tipologici e architettonici. Il più antico dei tre forni è infatti il primo esemplare a carica dall’alto installato a Brescia, su un progetto addirittura del 1871.
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We thought it was useful to graphically explain the evolution that the furnaces have suffered . Black the first oven , situated close to the river for reasons of convenience , dates back to 1878. Soon after , in purple , the modernization of 1898 when a second oven is joined to the first ever on the riverbanks . Intervention was much appreciated since this was the first oven -loading and was purchased in Milan at a renowned workshop. The proximity of the river and the chemical composition of the stone also made it possible to supply lime from its pebbles. Abbiamo pensato fosse utile esplicitare graficamente l’evoluzione che le fornaci hanno subito. In nero il primo forno, situato vicino al fiume per motivi di comodità, risale al 1878. Subito dopo, in viola, l’ammodernamento del 1898 quando un secondo forno viene affiancato al primo sempre sulle sponde del fiume. Fu intervento molto apprezzato poiché si trattava del primo forno a carica dall’alto ed era stato acquistato a Milano presso un officina rinomata. La vicinanza del fiume e la composizione chimica delle pietra rendevano altresì possibile approvvigionamento di calce dai suoi ciottoli.
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In Fuchsia we see the last enlargement of the structure of a third furnace is also added with the expansion of the building , going to create a sort of court. Although it is the most modern we do not know the date of construction of the furnace and its oven, but we can say that it is later than 1904 thanks to documentary sources .
In Fucsia si vede l’ultimo ampliamento della struttura in cui un terzo forno viene aggiunto con l’ampliamento anche del corpo di fabbrica, andando a creare una sorta di corte. Benche sia il piÚ moderno non conosciamo la data di costruzione della fornace e del suo forno, ma possiamo affermare che sia posteriore al 1904 grazie a fonti documentali.
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Given the recent construction of the building and the hard function performed in his past, we felt it was appropriate for the purposes of our project does not concentrate excessive attention to the recovery and restoration of the building material. However, we have investigated the deterioration in the structure and we mapped them to realize even how intervene in different spaces. We located in the weeds one of the biggest problems plaguing the building in question reaching to insinuate in the tightest corners. The root development of the plants, is able to generate from the inside a gtrong pressure capable of seriously compromising the structure. The abundance of wood in the construction of the facility has severely disrupted the current appearance of the building, there was a lack of appropriate coatings, it has allowed water to drench the beams and decking of roofs and floors. In many cases this wooden dilation phenomenon has led to dramatic structural collapse in many points of the building. The walls are structurally in good health but phenomena such as peeling, delamination, and aggressive biological patinas widespread and washing away the best preserved walls.Much iron is finally present in the structure, especially on the chimneys where a wire mesh harnesses the entire cylinder wall. The exposed iron without the proper maintenance is now entirely oxidized, continuing in its dilation and loss of strength. In many parts of the excessive swelling begins to damage the part of brick compromising the stability of the whole structure.
Data la recente costruzione del fabbricato e la dura funzione svolta nel suo passato, abbiamo ritenuto fosse adeguato ai fini del nostro progetto non concentrarci con eccessiva attenzione sul recupero e restauro materico dell’edificio. Abbiamo tuttavia indagato sui degradi presenti nella struttura e li abbiamo mappati per renderci conto anche di come intervenire progettualmente nei diversi spazi. Abbiamo individuato nella vegetazione infestante uno dei problemi maggiori che affligge l’edificio in questione riuscendosi ad insinuare vino negli angoli più angusti. Lo sviluppo radicale delle piante, è capace di generare delle spinte dall’interno in grado di compromettere seriamente la struttura. La grande abbondanza di legno nella costruzione della struttura ha compromesso pesantemente l’aspetto attuale dell’edificio che, rimasto privo di adeguati rivestimenti, ha permesso all’acqua di inzuppare le travi e gli assiti di tetti e solai. In molti casi questo fenomeno di dilatazione lignea ha portato al drammatico collasso strutturale in molti punti dell’edificato. Le strutture murarie sono strutturalmente in buona salute ma fenomeni quali esfoliazione, distacchi e aggressive patine biologiche diffuse e dilavamento sulle pareti meglio mantenute. Molto ferro è infine presente nella struttura, specialmente sui comignoli dove una maglia di ferro imbriglia l’intero cilindro murario. Il ferro esposto senza la dovuta manutenzione è ormai interamente ossidato, continuando nella sua dilatazione e perdita di resistenza. In molte parti il rigonfiamento eccessivo inizia a danneggiare la parte di mattoni compromettendo la stabilità dell’intera struttura.
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The situation on the ground floor is a mirror of the building’s structural situation. The main house is well maintained as inhabited by the owners of the complex. Along with it also the weighs maintains its integrity both functional and aesthetic. The asphalt pavement is completely rough and free of any maintenance sice many years ago. The coast of the river is completely inaccessible because of vegetation and lack of lifts that limit the ascent. The long porch lost in many places its integrity and is heavily damaged. The court, now accessible only in part, is limited by weeds and numerous areas dominated by unsafe components. Already at this level many environments are inaccessible to the collapse of the floors of the first floor or seriously damaged beams, no longer able to ensure a sufficient level of safety. La situazione del piano terra è specchio della situazione strutturale dell’edificio. La casa padronale è ben tenuta in quanto abitata dalla famiglia proprietaria dell’intero complesso. Insieme ad essa anche la pesa mantiene la sua integrità sia funzionale che estetica. La pavimentazione in asfalto è completamente dissestata e priva di alcuna manutenzione ormai da anni. La costa del fiume risulta completamente inaccessibile poiché vegetazione mancanza di impianti di risalita impediscono l’ascesa. Il lungo porticato ha perso in molti punti la sua integrità ed è fortemente danneggiato. La corte, accessibile ormai solo in parte, è limitata da vegetazione infestante e numerose zone sovrastate da elementi pericolanti. Già a questo livello molti ambienti sono inaccessibili per il crollo di solai del primo piano o travi danneggiate seriamente, non più capaci di assicurare un livello di sicurezza sufficiente.
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It‘been impossible for us to access the first floor as all stairwells are reduced to rubble or in danger. Access from the banks of the river is severely hampered, as mentioned above. Only brief incursions of drone have identified the main shortcomings, apart from finding that the pavement is now collapsed in much of the complex. The wooden beams are no longer able to perform their task and the situation is getting worse every visit to visit. The oldest part is obviously the worst preserved, even coming to be now completely lost as in the south corner where a part of the building belonging to the original intervention lies like a cumene of stones and bricks.
E’ stato per noi impossibile accedere al primo piano poiché tutti i vani scala sono ridotto in macerie o pericolanti. L’accesso dalle rive del fiume è fortemente ostacolato, come già detto. Solo brevi incursioni del drone hanno permesso di individuare le lacune principali, oltre a constatare che il solaio e ormai collassato in buona parte del complesso. Le travi lignee non sono più in grado di svolgere il loro compito e la situazione peggiora di visita in visita. La parte più antica è ovviamente la peggio conservata, arrivando addirittura ad essere ormai completamente persa come nel angolo sud dove un corpo di fabbrica appartenente all’intervento originale giace come un cumolo di pietre e mattoni.
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This certainly is the most damaged part that has obvious structural repercussions and that in many cases lead to collapse. This exacerbates the problem to the underlying floors that remain exposed to the elements and also support the weight of the collapsed area. This behavior has already been damaged and destroyed much of the structure. The central body in fact has virtually lost all its original volume. The tiles are infested with aggressive biological coating that keeps the moist further weakening coverage. The seats wooden slots on top of the chimneys are now destroyed and completely reduced to metallic skeleton.
Sicuramente è la parte maggiormente danneggiata questo ha ripercussioni strutturali evidenti e che in molti casi portano addirittura al collasso. Ciò acuisce il problema ai solai sottostanti che restano esposti alle intemperie e sorreggono anche il peso della superfice collassata. Questo comportamento ha già danneggiato e demolito buona parte della struttura. Il corpo centrale infatti ha praticamente perso del tutto la sua volumetria originale. I coppi sono infestati da patina biologica molto aggressiva che mantiene umida la copertura indebolendola ulteriormente. Gli alloggiamenti lignei posti sulla sommità delle ciminiere sono ormai distrutti e completamente ridotti al solo scheletro metallico.
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PROJECT 89
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CONCEPT
ASSUMPTION In the course of this paper we have repeatedly stated as the recovery of an industrial fabric is inextricably linked to the cultural and moral value that a community attributes to it; neglect this aspect means depriving our intervention of its main reason of being. A project of industrial architecture consists of two complementary and inseparable phases: recovery and enhancement. The first aspect allows to retrieve the practicability of the structure and the historical and cultural aspects of laws to his features. The better will be the recovery act, more easily we will have greater potential for our intervention. If the first element considered is a purely technical question, the enhancement opens discussions and scenarios which can easily diverge. Try to understand what is the sensitivity of the society in respect of the figure of the factory, we have been dedicated to the study of artistic phenomena related to it, with the aim to identify a scope, an interpretation key that, most of all, interprets the social changes and the feelings they provoke in the community. Going back in time, since from the of early industrialization, the paradigms of art and industry are intertwined in many occasions, often reaching influence each other and living in many circumstances, one of the fortunes of the other. The analysis of this strong relationship of mutual benefit has led us to identify different phases based on the slow but gradual change in the public attitudes towards the concept of industrial production. The factories begin to develop in the territory with an extraordinary impacting force which distorts the landscapes and the societies rhythms by traditions and habits, until then millenarie. The evidence and arrogance of change arouse rejection and, at the same time, curiosity. All this is visible in paintings and engravings of that time; the artists’ interest was initially focused on building the factory-representation, with its complex metal appendages, the strong vertical components of the flues and the distorted proportions compared to the context. The works produced are so faithful landscape paintings with industry as the main actor (which happens mainly in the engravings of Guido Balsamo Stella), or painted in dark colors, almost funereal and poorly defined contours, reminiscent of the style of the Macchiaioli movement ( like the paintings of Plinio Novellini and Gaetano Previati). As often happens in art history, the following step is based on the abstraction of the previous concepts and the same applies with regard to the artistic and industrial production. The factory and the representation of his features almost monstrous when compared to those of the landscape, are not enough to tell the reality of change. Then it opens the doors of establishments and the sensitivity of artists, beginning to investigate the internal dynamics of the factory leading to the conception of “machine” and the diatribe, almost of Homeric flavor, between capitalist and worker. From Duchamp to Andy Warhol, through Manzoni, the mutual correspondence between these two disciplines will prove to be indestructible On these two cornerstones concerns all the subsequent artistic production that without the new parameters introduced by industrialization, could never reach the irreverence of contemporary art. Encouraged by the suggestions to be drawn on the evolution mentioned above and the many architectural references analyzed in the phase of approach to the project, we have established some basic features to our intervention, with the intent to create a project able to be contemporary, not just in architectural solutions, but also in its moral content and the way to communicate them to the social sensitivity. In this page: A view of Oldham during ‘800. James Howe Carse, “Oldham from Glodwick”, Oldham, 1831. In questa pagina: Una vista ottocentesca nell ‘800. James Howe Carse, “Oldham da Glodwick”, Oldham, 1831.
In the next page: a famous example of art in mass production era. Andy Wharol, “Campbell’s soup cans”, New York, 1961. Nella prossima pagina: un famoso esempio di arte nell’era della produzione di massa. Andy Wharol, “Lattine di zuppa Campbell”, New York , 1961.
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PREMESSA Nel corso di questo elaborato abbiamo già ribadito più volte come il recupero del un tessuto industriale sia indissolubilmente legato al valore culturale e morale che una società gli attribuisce; trascurare questo aspetto significa privare il nostro intervento della sua principale ragione d’essere. Un progetto di archeologia industriale si compone di due fasi complementari ed inscindibili: il recupero e la valorizzazione. Il primo aspetto consente di recuperare l’agibilità della struttura e gli aspetti storico-culturali leggi alle sue fattezze. Migliore sarà l’atto di recupero, maggiore potenziale avremo a disposizione per il nostro intervento. Se il primo elemento da tenere in considerazione è di carattere prettamente tecnico, la valorizzazione apre discussioni e scenari che possono facilmente divergere. Per provare a capire qual’è la sensibilità della società nei confronti della figura della fabbrica ci siamo dedicati allo studio dei fenomeni artistici ad essa legati, con la convinzione di poter individuare una chiave di interpretazione dell’ambito che più di tutti interpreta i cambiamenti sociali e le sensazioni che essi provocano nella collettività. Procedendo a ritroso nel tempo, sin dall’epoca della prima industrializzazione, i paradigmi di arte ed industria si intrecciano in numerose occasioni, arrivando spesso ad influenzarsi a vicenda e vivendo in numerose circostanze, l’una delle fortune dell’altra. L’analisi di questa forte relazione di mutua utilità ci ha portato ad individuarne varie fasi basate sul lento ma graduale cambiamento dell’opinione pubblica nei confronti del concetto di produzione industriale. La fabbriche iniziano a svilupparsi sul territorio con una straordinaria forza impattante che stravolge i paesaggi e ritmi di società dalle tradizioni e dalle abitudini, sino a quel momento millenarie.L’evidenza e la prepotenza del cambiamento suscitano rifiuto e, contemporaneamente, curiosità. Tutto ciò è riscontrabile nei dipinti e nelle incisioni dell’epoca; l’interesse degli artisti si focalizza inizialmente sulla raffigurazione dell’edificio-fabbrica, con le sue complesse appendici metalliche, le forti componenti verticali dei condotti fumari e le proporzioni stravolte rispetto al contesto. Le opere prodotte sono quindi fedeli raffigurazioni paesaggistiche con l’industria come principale protagonista (cosa che accade principalmente nelle incisioni di Guido Balsamo Stella), oppure dipinti dai colori scuri, quasi funerei e dai contorni poco definiti che ricordano lo stile del Movimento dei Macchiaioli (come i quadri di Plinio Novellini e Gaetano Previati). Come spesso accade nella storia dell’arte, il moto successivo si scatena basandosi sull’astrazione dei concetti precedenti e così accade anche per quanto riguarda la produzione artistico-industriale. La rappresentazione della fabbrica e delle sue fattezze quasi mostruose se paragonate a quelle dell paesaggio, non bastano più a raccontare la realtà del cambiamento. Si aprono allora le porte degli stabilimenti e la sensibilità degli artisti inizia ad indagare le dinamiche interne alla fabbrica portando a concepimento il concetto di “macchina” e la diatriba dal sapore quasi omerico fra capitalista e lavoratore. Da Duchamp ad Andy Warhol, passando per Manzoni la corrispondenza biunivoca di queste due discipline si rivelerà indistruttibile Su questi due cardini verte tutta la produzione artistica successiva che senza i nuovi parametri introdotti dall’industrializzazione non sarebbe mai approdata all’irriverenza dell’arte contemporanea. Incoraggiati dai suggerimenti a cui attingere nell’evoluzione sopra citata e dai numerosi riferimenti architettonici analizzati nella fase di approccio al progetto, abbiamo stabilito alcune prerogative fondamentali per il nostro intervento, con l’intento di creare un progetto capace di essere contemporaneo, non solo nelle soluzioni architettoniche adottate, ma anche nei suoi contenuti morali e nel modo di comunicarli alla sensibilità sociale.
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RESPECT OF LOCAL IDENTITY / RISPETTO DELL’IDENTITA’ DEL LUOGO
A definitely obvious prerogative for a recovery action, whatever it is. Architecturally speaking, this need translates with the desire to maintain proportions and volumes almost unchanged, except for an episode that is representative of the recovery intervention, a clear and proper sign that witnesses our work and the rebirth of the city that area . The existing buildings will be treated with the utmost care, keeping them safe where the cultural and structural conditions require it, but without the fetishism and reverence for the typical ancient archeology artifact. So although the find at our disposal is more “malleable”, on an aesthetic level we must proceed with extreme accuracy and objectivity, paying attention to the clear division between historical elements and modern ones added. Respect for the identity of the site also requires the respect of those which are living or working around for years in close contact; the project must seek to overturn or counteract at least is possible, the urban dynamics, rather than focusing on the possibility of encourage or direct them with its attractive force. That’s why, using the right traffic controllers, the cycle, the pedestrian lanes and a the redistribution of space for the roadways, we can keep unchanged the flow.
Una prerogativa sicuramente ovvia per un intervento di recupero, qualunque esso sia. Architettonicamente parlando, questa necessità si traduce con la volontà di mantenere proporzioni e volumi pressoché inalterati, fatta eccezione per un episodio che sia rappresentativo dell’intervento di recupero, un segno chiaro e doveroso che testimoni il nostro operato e la rinascita di quell’ambito urbano. Le preesistenze andranno trattate con la massima attenzione, conservandole ove le condizioni culturali e strutturali lo richiedono, ma chiaramente senza il feticismo e la reverenza per il reperto tipica dell’archeologia antica. Sebbene dunque il reperto a nostra disposizione sia più “malleabile”, a livello estetico dobbiamo procedere con estrema correttezza ed obiettività, prestando attenzione alla chiara scissione fra elementi storici ed elementi moderni di aggiunta. Il rispetto dell’identità del luogo prevede inoltre il rispetto di chi da anni lo vive o ci lavora a stretto contatto; il progetto deve cercare di stravolgere o contrastare il meno possibile le dinamiche urbane, concentrandosi piuttosto sulla possibilità di assecondarle o indirizzarle con la sua forza attrattiva. Ecco perché seppur con i giusti regolatori di traffico, le corsie ciclo-pedonali e con una ridistribuzione di spazio per le varie carreggiate, possiamo mantenere invariati i flussi.
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THE STAGE CIRCUIT / IL CIRCUITO A TAPPE
The creation of a linking system between our project site is definitely one of the first instances to be answered. To create a link with the same thematic goal is a way to emphasize and increase the intervention coverage in the city, leading to consider it as a whole and not in its individual components. An architectural project is often the opportunity to make a mark, a testament to continue to interact with the city in the following years; all this guarantees an extremely high advertising possibilities for the surroundings factories that, in addition to the opportunity of improving the context in which they are classified, could actively participate in the recovery, taking advantage of the sponsorship opportunities and from the improvement of image on which the marketing is based in contemporary economics. This choice greatly mitigates this bond between the will of the designer and the one of the legislature, by including in the debate even outside investors, increasing the bargaining power against the City. The circuit solution in stages is in perfect harmony with the modern timing, in which the entertainment begins with the trip itself and the distance to be covered to reach the goal becomes, itself, an integral part of the experience.
La creazione di un sistema di collegamento fra il nostro lotto di progetto è sicuramente una delle prime istanze alle quali rispondere. Fornire al collegamento lo stesso carattere tematico della meta è un modo per enfatizzare ed aumentare la risonanza dell’intervento sulla città, inducendo a consideralo nel suo insieme e non nelle sue singole componenti. Un progetto di architettura rappresenta spesso la possibilità di lasciare un segno, una testimonianza che continui ad interagire con la città anche negli anni a seguire; tutto ciò garantisce una possibilità pubblicitaria estremamente elevata per le fabbriche dei dintorni che, oltre all’occasione di migliorare il contesto nel quale sono inserite, potrebbero attivamente partecipare al recupero, cogliendo le possibilità di sponsorizzazione e di miglioramento di immagine su cui si basa il marketing nell’economia contemporanea. Questa scelta mitiga fortemente il vincolo presente fra la volontà del progettista e quella del legislatore, inserendo nel dibattito anche gli investitori esterni, aumentando il potere di contrattazione nei confronti del Comune. La soluzione del circuito a tappe ben si coniuga con le tempistiche moderne, nelle quali l’intrattenimento comincia con il viaggio stesso e la distanza da coprire per arrivare alla meta diventa ,essa stessa, parte integrante dell’esperienza.
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THE IRRIVERENCE / L’IRRIVERENZA
The study of the relationship between art and industry has led us to isolate some elements that, during our documentation path, were most common. Among these we identified the respect for the working memory, the split between container and contents and the concept of “machine”, as central element of the debate. The interest in this issue and the initial desire to make it central to our intervention, have quickly given way to the idea of distorting it, or at least approach it without taking itself too seriously. Duchamp is the first to doubt the religious admiration with which you look at the car as omniscient oracle of the twentieth century, starting to create highly specific and complex works, made by forms and different components, called the “useless machines”; the artist creates an allegory of the production machine, underlining its existence not so much as an object in itself, but as a set of scrap, where a piece has the same value of the other, as long as the overall appearance remains intact. While the act of Duchamp, in one hand definitively ennobles the industry as a source of art, on the other hand the attack on the blind faith in the progress and the automation begin to take on the more sedate and less doom of sarcasm and irony. We believe this solution is the most effective for raising awareness of the community that is forced to investigate the phenomenon in all its facets , going well beyond the mere memory or the respect for the find. Continuing the analysis of the French artist’s work, we’ ve received several suggestions, often reckless in their being reason; this is the case of “L.H.O.Q” painting, in which Duchamp complete the Mona Lisa with a mustache kit. The gesture apparently disrespectful soon proved an act of recognition by the artist in relation to that work. The act is an admission of the French artist’s inability to improve something already in perfect himself in his aesthetic. At the same time it adds the ironic, almost irreverent gesture, that transforms one of the most attractive women in art history, in a hilarious character and dubious sexuality.
Lo studio del rapporto fra arte ed industria ci ha portato ad isolare alcuni elementi che, durante i nostro percorso di documentazione, fossero più ricorrenti. Fra questi abbaiamo individuato il rispetto per la memoria del lavoro, la scissione fra contenitore e contenuto ed il concetto di “macchina”, elemento centrale del dibattito. L’interesse per questo tema e l’iniziale volontà di renderlo centrale nel nostro intervento, hanno presto lasciato spazio all’idea di stravolgerlo, o quantomeno di approcciarlo senza prendersi troppo sul serio. Duchamps per primo mette in discussione la religiosa ammirazione con la quale si guarda alla macchina come all’oracolo onnisciente del ventesimo secolo, iniziando a creare opere estremamente particolari e complesse, dalle forme e dalle componenti più disparate, chiamate le “macchine inutili”; l’artista crea un’allegoria della macchina, sottolinenando la sua esistenza non tanto come oggetto in quanto tale, ma come un’insieme di ferraglie informi nel quale un pezzo vale l’altro purché l’aspetto complessivo resti intatto. Se da un lato l’atto di Duchamps nobilita in via definitiva l’industria come fonte di arte, dall’altro l’attacco alla cieca fiducia del progresso e all’automazione inizia ad assumere i toni più pacati e meno catastrofisti del sarcasmo e dell’ironia. A nostro avviso questa soluzione è la più efficace per la sensibilizzazione della collettività che viene spinta ad indagare il fenomeno in tutte le se sfaccettature, andando ben al di là del semplice ricordo o rispetto per il reperto. Proseguendo nell’analisi del lavoro dell’artista francese abbiamo ricevuto diverse suggestioni, spesso anche azzardate nella loro ragione d’essere; è il caso del dipinto “L.H.O.Q” nel quale Duchamps completa la Gioconda di Leonardo con un corredo di baffi. Il gesto in apparenza irrispettoso si rivela presto un atto di riconoscimento da parte dell’artista nei confronti di quell’opera. L’atto a del francese è un’ammissione dell’incapacità dell’artista di migliorare un qualcosa già di per sé perfetto nella sua estetica. Contemporaneamente si aggiunge l’ironia quasi dissacrante del gesto che trasforma una delle donne più attenti nella storia dell’arte, in un personaggio esilarante e dalla dubbia sessualità.
“The Mona Lisa is so universally known and admired by all who have been very tempted to use it to give scandal. I tried to make those really artistic mustache.” Marcel Duchamp “La Gioconda è così universalmente nota e ammirata da tutti che sono stato molto tentato di utilizzarla per dare scandalo. Ho cercato di rendere quei baffi davvero artistici”
A masterpiece of irriverence in the beaux art. Marcel Duchamp, “L.H.O.O.Q.”, New York, 1919. Una pietra miliare dell’irriverenza nelle arti visive. Marcel Duchamp, “L.H.O.O.Q.”, New York, 1919
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MIXITE’ & TEMPORANEITY / MIXITE’ & TEMPORANEITA’
The recovery of the industrial artifact translates the ability to restore a urban space to the community, which for the rhythms of daily life and the bully coexistence with progress, is brought to a constant change. In light of this aspect we have to wonder what function can fulfill the task of reactivating full-abandoned area. Our answer is “none” or rather “all”; the ancient concept of functional compartmentalization in which we organized our cities in recent centuries has been undermined by economic and very important social factors which have permanently changed the paradigms. The reuse of a environment aims us to multi-functionality, starting from the planimetric division organization daily events. This is because the attention of architects, even before focusing on the building, is focused on future users and their needs, in order to satisfy them at any time of the day. The architectural translation of this thought is expressed in the use of large spaces, walls and furniture fittings, furnishing minimalism and choice of more social than technical features. Il recupero del reperto industriale si traduce nella possibilità di restituire uno spazio urbano alla collettività, che per i ritmi della vita quotidiana e per la prepotente convivenza con il progresso, è portata ad un continuo cambiamento. Alla luce di questo aspetto è necessario chiedersi quale funzione possa soddisfare il compito di riattivare a pieno un’area dismessa. La nostra risposta è “nessuna” o meglio “tutte”;l’antico concetto di compartimentazione funzionale con cui abbiamo organizzato le nostre città negli ultimi secoli è stato messo in crisi da fattori economici e sociali molto rilevanti che hanno definitivamente modificato i paradigmi. Il riutilizzo di un ambiente mira alla poli-funzionalità, a partire dalla divisione planimetrica all’organizzazione giornaliera degli eventi. Ciò accade perché l’attenzione degli architetti, prima ancora di focalizzarsi sull’edificio, si concentra sui futuri utenti e sulle loro necessità, con l’obiettivo di soddisfarle in qualsiasi momento della giornata.La traduzione architettonica di questo pensiero si esprime nell’uso di grandi spazi, pareti ed arredi mobili, minimalismo d’arredo e scelta di funzioni più sociali che tecniche.
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THE AESTHETICS OF THE “UGLY” / L’ESTETICA DEL “BRUTTO”
The ugly has always been considered as the shadow of the beautiful, like its evil twin brother; so basically, at the beginning of our civilization, the bad had the characteristic similar to the ones of the false or of moral evil, it means the aim to deny the positive existence. In the Middle Ages the conceptual distinction is always the same, but the attraction for the bad starts to mature, in the tragedy, in the darkness of the colors and generally in art. The turning of the ideological true comes with the romance of Sheghel which gives to the ugliness a highly poetic aspect and praised him. In the nineteenth century the “ugly” takes on the tone of “monstrous”, from the letters of Victor Hugo, to the writings of Baudelaire and Poe. With the approach of the twentieth century the search for an aesthetic imperfection as that of Picasso one, for example, bind to the concept of realism and hyper-realism. Today in architecture as in other disciplines that concept is now cleared through customs, if not trendy. The attempt to please the viewer with the imperfection, asymmetry, the ruins, increases the challenge of the designer who must moreover ensure comfort and safety. So this is a study on the paradox that travels on the thin thread of good taste balanced between genial irreverence and total failure.
Il brutto è sempre stato considerato come l’ombra del bello, come il suo fratello gemello cattivo; quindi sostanzialmente, all’inizio della nostra civiltà, il brutto ha la caratteristica analoga a quella del falso o a quella del male morale, cioè se ne vuole negare l’esistenza positiva. Nel Medioevo la distinzione concettuale è sempre quella, ma l’attrazione per il brutto inizia a maturare, nella tragedia, nell’incupirsi dei colori e in generale dell’arte. La svolta ideologica vera e propria arriva con il romanticismo di Sheghel che trova nel “brutto” un aspetto fortemente poetico e lo esalta. Nell’Ottocento il”brutto” assume tono del “mostruoso”, basti pensare alle lettere di Victor Hugo, agli scritti di Baudelaire e Poe. Con l’avvicinarsi del Novecento la ricerca di imperfezione e di un’estetica antiestetica come quella di Picasso ad esempio, si legano al concetto del realismo e dell’iper-realismo. Oggi in architettura come nelle altre discipline tale concetto è ormai sdoganato, se non addirittura di tendenza. Il tentativo di compiacere lo spettatore con l’imperfezione, l’asimmetria, il rudere aumenta la sfida del progettista che deve oltretutto garantire comfort e sicurezza. Si tratta dunque di uno studio sul paradosso che viaggia sul filo sottile del buon gusto in bilico fra geniale irriverenza e fallimento totale.
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THE REPRESENTATION METHOD / IL METODO DI RAPPRESENTAZIONE
The design is the voice used by architects to appeal to the community, the essential element of communication between the designer and the users of the space. The stamp, the accents and cadences given to this “voice”, are able to create emotions to those observing, influencing their judgment. The founding philosophy of industrial archeology is the constant search of the humanistic concept of work, the poetry of the machine and the technicality that borders on art. From these principles comes the idea of depicting through CAD, not only the technical elements of our project, linked to the purely executive, but also those traits nature and color, typical of s post-production process. The intent is to abstract the environmental components and materials, replacing them with textures from plots and different colors. The poetry is reached by the combination of technical elements depicted with rigor, to purely stylized decorative elements. This solution mitigates the severe austerity of the executive plan, without changing the distinctive features; the filling of an area is not reached with a uniform color, but rather through the use of line and point. The result at first glance, is a visual lightening of the drawing, which at second glance, however, reveals all its details and its complexity.
Il disegno è la voce con la quale l’architetto si rivolge alla collettività, l’elemento di comunicazione imprescindibile fra il progettista e i fruitori dello spazio. Il timbro, gli accenti e le cadenze date a questa “voce” sono in grado di creare emozioni a coloro che osservano, influenzandone il giudizio. La filosofia fondante dell’archeologia industriale è la costante ricerca del concetto umanistico del lavoro, della poeticità delle macchina e del tecnicismo che sconfina nell’arte. Da questi principi è nata l’idea di raffigurare tramite CAD, non solo gli elementi prettamente tecnici del nostro progetto, legati all’aspetto puramente esecutivo, ma anche quei tratti naturalistici e cromatici, tipici di una post-produzione. L’intento è astrarre le componenti ambientali e materiche, sostituendole con texture dalle trame e dai colori differenti. La poeticità si raggiunge con l’accostamento di elementi tecnici raffigurati con rigore, ad elementi decorativi puramente stilizzati. Tale soluzione mitiga la severa austerità del disegno esecutivo, senza stravolgerne i tratti distintivi; il riempimento di un area non avviene per campitura uniforme, bensì attraverso l’uso della linea e del punto. Il risultato a primo impatto, è un alleggerimento visivo del disegno, che ad un secondo sguardo rivela però tutti i suoi dettagli e la sua complessità.
A very short catalogue of hatches symbolizing different materials. All of them trys to avoid the “solid” crosshatch, generating a soft drawing. The same hatch can be used in different scale and color in order to chang the essence of the material its self. Un catalogo molto veloce dei retini che simboleggiano i diversi materiali. Ognuno di essi evita la campitura piena , solida, dando vita a un disegno leggero. Lo stesso retino può essere utilizzato in diversa scala e colore, in modo da cambiare l’essenza del materiale stesso.
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STRATEGIES / STRATEGIE
Assumption The immense amount of industrial archeology on our territory, convinced us to develop an action plan, taking into account the uniqueness of each case, maintaining established guidelines regardless for the site in question. Act on shared goals and uniformity of opinion, allows to evaluate, criticize and appreciate the obtained results on the way of a process of improvement and evolution of approach. After a definition of the design philosophy we have been concerned with in the practical translation of these concepts in architectural solutions that would be often standardized and re-proposed during the intervention. Our strategy is made by a mix of urban interventions and more localized architectural acts with the intention to declare that there is no building without context and there is no recovery without social and cultural enhancement. The indissolubility of this double-way relationship is a double edged sword, able to be its strongest point, as one of greatest vulnerability, because the inattention of one of the rules, undermines the whole system.
Premessa L’immensa quantità di reperti di archeologia industriale, presenti sul nostro territorio, ci ha convinti ad elaborare un piano d’azione che, tenendo conto della singolarità di ogni caso, mantenga prestabilite linee guida indipendentemente dal sito in questione. Agire sulla base di intenti comuni e uniformità di giudizio, consente di valutare, criticare ed apprezzare i risultati ottenuti nell’ottica di un processo di miglioramento ed evoluzione dell’approccio. Dopo aver stabilito una filosofia progettuale ci siamo occupati nella traduzione pratica di questi concetti, in soluzioni architettoniche che potessero essere spesso standardizzate e riproposte nel corso dell’intervento. La nostra strategia si compone di un mix di interventi urbani e atti architettonici più localizzati con l’intento di dichiarare che non esiste edificio senza contesto e non esiste recupero senza valorizzazione sociale e culturale. L’indissolubilità di questa relazione biunivoca è un’arma a doppio taglio, capace di essere il suo punto di forza, come quello di maggior vulnerabilità, poiché la mancata applicazione di una delle seguenti regole, mette in crisi l’intero sistema.
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USE THE MARGIN / USARE IL MARGINE
Use the margin “Margin” means a boundary space between two different situations, urbanistically speaking it is an area of result, a diaphragm remained unused by the city, almost as a point of relief from the pressure built. Our intent is to act purely on these areas and on that of Fornaci, avoiding surgery on neighboring spaces as possible. The location of these areas has led us to select the strip of land that runs along the Iveco Factory, the areas resulting by the intersections and the banks of the Mella River. We believe this is a minimally invasive and economically favorable choice because rather than retrofitting of already urbanized areas, we aim the urbanization of areas for too long forgotten or even never considered. In modern cities, especially those in Europe, the shortage of space in the central area should be fought primarily in this way, working on the almost involuntarily created spaces from the roads, other roads or important natural elements. The great challenge of trying to change things in European cities you play throughout the field of industrial archeology and the use of the margin as a regulatory tool and not as a passive effect of urbanization.
Usare il margine Per “margine” si intende uno spazio di confine fra due differenti situazioni, urbanisticamente parlando si tratta di un’area di risulta, un diaframma rimasto inutilizzato dalla città, quasi come un punto di sfogo dalla pressione del costruito. Il nostro intento è quello di agire prettamente su queste aree e su quella dell Fornaci, evitando il più possibile l’intervento sugli spazi limitrofi. La localizzazione di questi ambienti ci ha portato a selezionare la striscia di terreno che costeggia lo stabilimento IVECO, le aree di risulta degli incroci e le sponde del Fiume Mella. Riteniamo che questa sia una scelta poco invasiva ed economicamente favorevole perché, piuttosto che il riadattamento di aree già urbanizzate, miriamo all’urbanizzazione di aree da troppo tempo dimenticate o, addirittura mai considerate. Nelle città moderne, soprattutto quelle europee, la carenza di spazio nelle zone più centrali dovrebbe essere combattuta innanzitutto in questo modo, lavorando su gli spazi creati quasi involontariamente dalle strade, da altre vie di comunicazione o da importanti elementi naturali. La grande sfida del tentativo di cambiare volto alle città europee si gioca tutta sul campo dell’archeologia industriale e sull’uso del margine come strumento regolatore e non come effetto passivo dell’urbanizzazione.
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PREDICT FUTURE DEVELOPEMENT / PREVEDERE SVILUPPI FUTURI
The acceleration of life rhythms leads to an evolution of ever more rapid, often difficult to interpret in the medium and long term. What frequently happens is that solutions considered valid until a few years earlier, are affected by a rapid and unexpected aging, due more to the inadequacy of the functional purpose than to architectural deficiencies. This situation occurs for a lack of foresight or from the client that aims to immediate gain, or the architect who is expected to fall to functional compromise and more general spatial divisions, or the legislator which leaves a hole in the institutional planning of the future of the building. Often the architect lives in the egocentric need to leave an eternal and imperishable sign of his project; rarely this need translates into an act useful to the community, even less in today’s society, where everything is in constant change. It is therefore essential to reason about the goodness of a choice, not only at the instant you take it, but also for the coming times. In the connecting path that brings you from the lot to the city, we’ve created a green zipper, able to adapt itself, if necessary, for future expansion (provided in unused lots of the surrounding factories). The removable bridge for the river crossing is a temporary structure that does not require the use of concrete foundations, or the disruption of the ground; the landing on the river itself is designed to foster and strengthen the existing bike path that runs along the Mella for a few tens of kilometers. The interior spaces of of the Furnaces is treated in the same way, making of flexibility and change, an essential tenet. The eventual success is directly proportional to the capacity of the community to change it over time.
L’accelerazione dei ritmi di vita porta ad un’evoluzione sempre più rapida, spesso difficile da interpretare a medio e lungo termine. Accade sempre più frequentemente che, soluzioni considerate valide fino a qualche anno precedente, vivono un invecchiamento rapido ed inaspettato, dovuto più all’inadeguatezza della destinazione funzionale che a carenze di tipo architettonico. Tale situazione si verifica per una scarsa lungimiranza, o da parte del committente ,che mira al guadagno immediato, o dell’architetto che dovrebbe scendere a compromessi funzionali e divisioni spaziali più generiche, oppure al legislatore lascia un buco istituzionale sulla pianificazione del futuro dell’edificio. Spesso l’architetto vive nell’egocentrica necessità di lasciare un segno eterno ed imperituro del suo progetto; raramente questo bisogno si traduce in un atto utile alla comunità, ancor meno nella società odierna, dove ogni cosa è in costante cambiamento. Risulta quindi indispensabile ragionare sulla bontà di una scelta, non solo nell’istante in cui la si prende, ma anche per tempo a venire. Nel percorso di collegamento dal lotto alla città abbiamo creato una cerniera verde, capace di adattarsi all’occorrenza, ad eventuali espansioni future(previste nei lotti inutilizzati delle fabbriche circostanti). Il ponte rimovibile per l’attraversamento del fiume è una struttura provvisoria che non richiede l’uso di fondamenta in calcestruzzo o il dissesto di terreno; l’approdo stesso sul fiume è stato pensato per favorire e potenziare l’attuale pista ciclabile che costeggia il Mella per qualche decina di chilometri. Gli spazi interni dei locali delle Fornaci funzionano con le stesse modalità, facendo di flessibilità e cambiamento, un dogma irrinunciabile. Il successo dell’intervento è direttamente proporzionale alla capacità che la società ha nel modificarlo col passare del tempo.
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CREATE ALTERNATIVE CONNECTION ELEMENTS / CREARE ELEMENTI DI CONNESSIONE ALTERNATIVA
The project site is located along the ancient road that led from Brescia to Milan; for this reason and for the creation of a large residential district in the surrounding area, the connection with the city remained, at least at street level, well established. Next to this existing infrastructure however, they were not developed other activities that could be an alternative to the simple connection support. The lack of interest of users, combined with the purely industrial character of the area, have led to an episode of neglect. The city’s urbanization is interrupted at the beginning of Via Attilio Franchi, then taking over Ponte Crotte, creating an almost paradoxical situation, in which only the cars find their dimension.. The arrogance and the evidence of this discontinuity immediately convinced us about the need for an alternative infrastructure, dedicated to pedestrians and cyclists, able to protect them from the street thanks to the planting and the gradients of land specially created. The problem becomes more complex in the proximity of the intersection and the Old Bridge; this hub is currently burdened by a steady stream of vehicles and pedestrian lanes cropped at the sides are narrow and shallow to the traffic flow. We then focused on a very underrated element in the local daily dynamics: the riverbank. His wild appearance and its strong naturalistic component imposed us a peaceful, but at the same time, highly iconic approach; here comes the idea of using a Bailey bridge, a steel truss infrastructure, the result of the marriage between the engineering and military discipline. With this gesture, the river and the landscape become part of the conceived itinerary, choreography becoming its goal.
Il sito di progetto si inserisce lungo l’antica via che da Brescia portava a Milano; per questo motivo e per la creazione di un consistente quartiere residenziale nei suoi dintorni, la connessione con la città è rimasta, almeno a livello stradale, ben consolidata. Accanto a questa infrastruttura già esistente non sono però state sviluppate altre attività che potessero essere alternativa o supporto del semplice collegamento. Il disinteresse degli utenti, unito al carattere prettamente industriale dell’area, hanno portato ad un episodio di abbandono. L’urbanizzazione cittadina si interrompe al principio di Via Attilio Franchi, riprendendo poi oltre Ponte Crotte, creando una situazione quasi paradossale, nella quale solo le autovetture trovano la loro dimensione. La prepotenza e l’evidenza di questa discontinuità ci hanno immediatamente convinto dell’esigenza di un’infrastruttura alternativa per pedoni e ciclisti, capace di proteggerli dalla strada grazie alla piantumazione ed ai dislivelli di terreno appositamente creati. Il problema diviene più complesso in prossimità dell’incrocio e del Ponte storico; questo snodo è già attualmente gravato da un flusso costante di autoveicoli e le corsie pedonali ritagliate ai lati risultano strette e poco riparate dal flusso di traffico. Ci siamo allora concentrati su un elemento molto sottovalutato nelle dinamiche della quotidianità locale: la riva del fiume. Il suo aspetto selvaggio e la sua forte componente naturalistica ci imponevano un approccio pacato, ma al contempo, fortemente iconico; da qui nasce l’idea di utilizzare un Ponte Bailey, un’infrastruttura reticolare in acciaio, frutto del matrimonio fra l’ingegneria e la disciplina bellica. Con questo gesto il fiume ed il paesaggio si inseriscono nell’itinerario da noi ideato, diventandone coreograficamente la meta.
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EVEN DISTRIBUTION OF SERVICES / DISTRIBUZIONE UNIFORME DEI SERVIZI
The deterioration and abandonment of a city portion, depends more and more often on a changeable and schizophrenic service delivery. The uniform town distribution, which we used until a few years ago, is giving way to the great polarization of shopping centers, capable of satisfying a very wide application range. The recovery of urbanity, even just in its atmosphere, passes right from the creation of services, from the revitalization of dead zones, without noise, colors and voices. That’s why our project and especially the linear park, lives of commercial episodes (going from the information office till to the sports center, passing by the café and the food, we’ve regular distributed the episodes able to give a further reason to be in our intervention, causing it appears an end in itself. The first core activity consists of Info Point with a bike-sharing station, a grocery store and a clothing. Later we find the IVECO Store and the Sports Centre to finally reach the cultural center, on the opposite bank. The variety of service aims to satisfy the alternation of age, habits and user times.
Il degrado e l’abbandono di una porzione della città, dipendono sempre più spesso da una mutevole e schizofrenica distribuzione dei servizi. La distribuzione cittadina uniforme, alla quale eravamo abituati fino a pochi anni fa, sta lasciando posto alla grande polarizzazione dei centri commerciali, capaci di soddisfare un raggio di domanda molto ampio. Il recupero dell’urbanità, anche solo nella sua atmosfera, passa proprio dalla creazione dei servizi, dalla devitalizzazione di zone morte, senza rumori, senza colori, senza voci. Ecco perché il nostro progetto e soprattutto il parco lineare, vive di episodi commerciali (dall’ufficio informazioni al centro sportivo, passando per la caffetteria e l’alimentare, abbiamo distribuito con regolarità degli episodi capaci di dare un’ulteriore motivo d’essere al nostro intervento, facendo si che non risulti fine a se stesso. Il primo nucleo di attività si compone di Info Point con stazione per “BiciMia”, un negozio di alimentari ed uno di abbigliamento. Successivamente troviamo l’IVECO Store e il Centro Sportivo per raggiungere finalmente il polo culturale, sulla sponda opposta. La varietà di servizio mira soddisfare l’alternanza di età, abitudini e orari degli utenti.
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ENVIROMENTAL SUSTEINABILITY / ECOSOSTENIBILTA’
The decision to design a science park with educational purposes loads the project of a strong moral value. This space must be the symbol of knowledge and the improvement effects that it brings in our everyday lives. The eco-sustainability is the field in which science and environment combine themselves to create solutions that ensure a cleaner future. All this could not be just a bunch of pretty words relegated to some videos or some illustrative billboards, but they would necessarily result in a concrete act; so comes the idea to equip the building roof of the temporary art exhibition, with photovoltaic panels. The proximity of the river and the presence of a constant breeze have also suggested the use of wind turbines which, if placed against the Fornaci in the profile of the skyline, creates a decidedly paradoxical effect. The alternation of ancient and new, rural and technology creates an aesthetic that goes beyond the educational needs, calling the idea of a laboratory of ideas in which anything is possible and achievable. Therefore, from the quantitative point of view of the sustainable solutions do not meet the requirements of the building, but the symbolic act that combines the wind turbine to the Fournaces, emphasizes the moral value reaching the educational objective.
La scelta di progettare un parco scientifico con scopi didattici carica il progetto di un forte valore morale. Questo spazio deve essere il simbolo della conoscenza e degli effetti di miglioramento che essa porta nella quotidianità delle nostre vite. L’ecosostenibilità è il campo nel quale scienza e rispetto dell’ambiente di fondono per creare soluzioni capaci di garantire un futuro più pulito. Tutto ciò non poteva essere solo un mucchio di belle parole relegate a qualche video o a qualche cartellone illustrativo, ma doveva necessariamente tradursi in un atto concreto; da qui l’idea di attrezzare il tetto dell’edificio di esposizione d’arte temporanea, con pannelli fotovoltaici. La vicinanza del fiume e la presenza di una brezza costante hanno poi suggerito l’utilizzo di pale eoliche che, se accostate alle Fornaci nel profilo dello skyline, creano un effetto decisamente paradossale. L’alternarsi di antico e nuovo, rurale e tecnologico crea un’estetica che va oltre la semplice necessità educativa, richiamando l’idea del laboratorio di idee nel quale tutto è possibile e realizzabile. Dunque, se dal punto di vista quantitativo le soluzioni ecosostenibili non soddisfano le esigenze dello stabile, l’atto simbolico che accosta la pala eolica alle Fornaci, ne enfatizza il valore morale raggiungendo l’obiettivo didattico.
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PROVIDE PUBLIC SPACE / FORNIRE SPAZIO PUBBLICO
The reactivation of an area is closely linked to the quality and quantity of public space (and therefore aggregate) that we create in the surroundings. For the highly longitudinal nature of our park we’ve created a series of specific episodes along the way, able to accommodate the community in its various facets. The use of more or less complex exercise equipment near the Mella banks, sets out to find in physical activity, a further pretense of knowledge and sharing. The unusual perspective with which, from the green of the park you look at the duller tones of industries, proposes to the passers the extremely unusual scenarios. The furnaces site, thanks to the proper filters will maintain a semi-public nature, and that makes them also accessible after the closing time of some of the present activities, with the purpose to give itself, during the evening hours, also to residents in nearby. In this regard, considered the deficiencies in the vicinity, we have maintained the character and size of the two small “squares” that are created between the buildings of the furnaces We even must add that we believe a project of industrial and thus cultural recovery as a heritage of the whole community and, as such, to be completely returned to the town identity.
La riattivazione di un’area è strettamente legata alla qualità e alla quantità di spazio pubblico (e dunque di aggregazione) che creiamo nelle immediate vicinanze. Per il carattere fortemente longitudinale del nostro parco abbiamo pensato ad una serie di episodi puntuali lungo il percorso, capaci di accogliere la collettività nelle sue più svariate sfaccettature. L’utilizzo di attrezzi ginnici più o meno complessi in prossimità delle rive del Mella, si propone di trovare nell’attività fisica, un’ulteriore pretesto di conoscenza e condivisione. L’insolita prospettiva con la quale, dal verde del parco si guarda ai toni più spenti delle industrie, propone al passante degli scenari estremamente insoliti. Il sito delle Fornaci, grazie ai dovuti filtri mantiene un carattere semi-pubblico, e cioè accessibile anche dopo l’orario di chiusura di alcune delle attività che lo caratterizzano, con lo scopo di concedersi, durante l’orario serale, anche ai residenti nelle vicinanze. A tal proposito, viste la carenze nelle vicinanze, abbiamo mantenuto il carattere e le dimensioni delle due piccole “piazze” che vengono a crearsi fra i corpi di fabbrica delle fornaci A tutto ciò si aggiunga che riteniamo un progetto di recupero industriale e quindi culturale, come un patrimonio dell’intera collettività e, in quanto tale, da restituire in toto all’identità cittadina.
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RESPECT FOR THE LANDSCAPE / RISPETTO PER IL PAESAGGIO
Before expressing our respect for the context in which we act, it was necessary to fully understand it. The strong landscape components are the industrial district and the river, two elements almost opposite when we consider the stereotypes with which we usually compare. In the first section, therefore, the linear park aims to dialogue with the theme of industry, trying to show it in a more romantic and less brutal perspective. It is a relationship that plays on the contrast between the proportions and materials, while maintaining a clear separation between what was and what is. The second section is an exaltation of the river and its flow, full of natural vegetation; this is the “green fuel” at our disposal and the intrusiveness of the intervention has been reduced to a minimum in order to not distort the features. The planting is arrogant, almost uncontrolled, impenetrable in some places and in some seasons. The feeling of constant change given by the changing of summers and winters, gives every month a different atmosphere that would be wrong to contrast with intrusive design choices. .
Prima di esprimere il nostro rispetto per il contesto nel quale interveniamo era necessario comprenderlo a pieno. Le forti componenti paesaggistiche che lo caratterizzano sono il distretto industriale ed il fiume, due elementi quasi agli antipodi se consideriamo gli stereotipi con i quali ci confrontiamo solitamente. Nel primo tratto dunque il parco lineare si propone di dialogare con il tema dell’industria, provando a mostrarlo in una prospettiva più romantica e meno brutale. Si tratta di un rapporto che gioca sul contrasto fra proporzioni e materiali, mantenendo comunque una netta separazione fra ciò che era e ciò che è. Il secondo tratto è un’esaltazione del fiume e del suo letto ricco di vegetazione spontanea; si tratta dell’unico “serbatoio verde” a nostra disposizione e l’invadenza dell’intervento è stata ridotta al minimo proprio per non snaturarne i connotati. La piantumazione è tracotante, quasi incontrollata ed impenetrabile in alcuni tratti ed in alcune stagioni. La sensazione di costante cambiamento data con l’alternarsi delle estati e degli inverni, regala ad ogni mese un’atmosfera diversa che sarebbe sbagliato soffocare con scelte progettuali troppo invadenti.
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INVOLVE INDURSTRIES IN THE PROCESS / COINVOLGERE LE INDUSTRIE NEL PROCESSO
V
L’intervento di recupero un’area urbana dismessa non può gravare solo sulle casse comunali, spesso avare in questo genere di interventi. Ci siamo dunque concentrati su una possibile simulazione di collaborazione fra l’ente statale e il privato(cioè l’industria). IVECO ed INSE Berardi sono stabilimenti che, seppur con qualche menomazione dovuta alla crisi, continuano le loro attività. Il progetto, senza creare stravolgimenti nelle normali dinamiche aziendali, ne migliora il contesto creando un beneficio per le stesse industrie L’economia di questo millennio si basa sulla produzione quanto sull’immagine e le due realtà sopra citate avrebbero l’occasione di ricavare nuovi spazi pubblicitari e parcheggi, utili anche alle attività private. Partire da un’idea di collaborazione, di sforzo congiunto aiuta ad approcciare con meno preoccupazione il problema, spinti anche dalla determinazione delle parti in causa, che investendo possono far valere i propri diritti, evitando si sovrastarsi a vicenda. Alla figura dello stato e a quella del privato andrebbe poi affiancata quella della collettività, rappresentata una fondazione culturale (nel nostro caso La Fondazione Fornaci Bresciane). Il suo compito è quello di provvedere alla salvaguardia del patrimonio del sito stesso e alla catalogazione ed analisi dei numerosi reperti industriali relativi alla produzione di calce sul nostro territorio. Ai fini pratici è sicuramente il passo imprescindibile per la realizzazione del progetto, probabilmente il punto da cui partire nel caso di reali effettivi interventi futuri.
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MEETING WITH THE IVECO LINEAR PARK / INCONTRO CON IL PARCO LINEARE IVECO
Introduction Below we propose the salient episodes of the project for the redevelopment of the strip of land that runs along Via A. Franchi, separating the roadway from industrial plants. The focus is on interventions which are the most representative of the project strategy, analyzing the goodness both in plan and in section. If the use of planting and public lighting remains the indispensable constant for developing the park, the relationship with the existing changes from time to time, by offering alternatives such as the construction of new building volumes (in the case of guardroom and the info-point), the functional reorganization of public land (with the redistribution of parking facilities and the addition of a cycle-pedestrian street) or the integration with the existing (as regards the clothing store, the food and the Sport Center). The total length of the park is about 820mt, 1100mt for the pedestrian and cycle track that follows a more irregular way; these dimensions exclude the junction with the ring road and the landing on the river that deserve a treat in its own right. The actual width of the unused margin is 9.5 m, to which is added the 10mt of the carriageway and 1.5 m for the opposite sidewalk. The project involves an enlargement of the margin up to 11 mt, leading to 8.5 mt the clutter of the roadway and to 1mt the parallel sidewalk, now secondary in the dynamics of the place. This process of “street diet”, or narrowing of the useful section for the vehicles passage, can be found in a big number of urban renewal projects and is also theorized by the manual “Boston Complete Streets” -Design Guidelines, a guide made to study and improve the urban mobility, concretely applied at same american city. In addition to primary infrastructure works, we expected the placement of services for transportation, such as bus stops and bike rental points, regulating access to the factories and the corresponding road signals.
Introduzione Di seguito proponiamo gli episodi salienti del progetto relativo alla riqualificazione del lembo di terreno che costeggia Via A. Franchi, separando la carreggiata dagli stabilimenti industriali. L’attenzione si concentra sugli interventi a nostro avviso più rappresentativi della strategia di progetto, analizzandone la bontà sia in planimetria che in sezione. Se l’uso della piantumazione e dell’illuminazione pubblica restano costanti irrinunciabili nella diramazione del parco, la relazione con l’esistente varia di volta in volta, proponendo soluzioni alternative come l’edificazione di nuovo volume costruito ( nel caso della guardiania e dell’info-joint), la riorganizzazione funzionale del suolo pubblico (con la ridistribuzione di parcheggi e l’aggiunta di una via ciclo-pedonale) o l’integrazione con l’esistente ( per quanto riguarda il negozio di abbigliamento, l’alimentare ed il centro sportivo). La lunghezza totale del parco è di circa 850mt, 1100mt per la pista ciclo-pedonale che segue un andamento più irregolare; queste dimensioni escludono l’incrocio con la tangenziale e l’approdo sul fiume che meritano un trattamento a se stante. La larghezza attuale del margine inutilizzato è di 9,5 mt, a cui si aggiungono i 10mt della carreggiata e 1,5mt per il marciapiede opposto. L’intervento prevede un’allargamento del margine fino ad 11mt, portando ad 8,5 mt l’ingombro della carreggiata e ad 1mt quello del marciapiede parallelo, a questo punto decisamente secondario. Questo processo di “dieta stradale”, ovvero di restringimento della sezione utile per il passaggio degli automezzi, è riscontrabile in diversi progetti di recupero urbano e viene teorizzato anche dal manuale “Boston Complete Streets”-Design Guidelines, una guida allo studio e al miglioramento della mobilità urbana, concretamente applicata alla stessa città americana. Oltre alle opere di urbanizzazione primaria, abbiamo previsto la collocazione di servizi per il trasporto, come fermate per il bus e punti di noleggio biciclette, regolamentando gli accessi alla fabbriche e la relativa segnaletica stradale.
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THE INTERSECTIONS / GLI INCROCI Analyzing the affected area of our intervention, we find moments of strong discontinuity in the path that brings from the city to the banks of the Mella river, determined by the presence of high density road junctions. Despite the limited surface area of these elements, we have to carefully consider the functioning and the dynamics, to try to diminish the repulsive effect against the pedestrians. If the intersection closest to the historical center (the one between Via A.Franchi, Sant Eustacchio e San Bartolomeo) maintains an hight journey stream despite its small size, the one at the river (between the western ring road, Via A. Franchi and Ponte Crotte) is totally out of control by extension, amount of traffic and pedestrian and cycle regulators. In the first case, the intervention spaces are reduced to the use of a more effective signaling and to the slowdown performed in the background meters. The extremely urban character of the crossing, combined with the shrinking and slowing of Via A. Franchi still retain the livability of the area. For the second intersection the problems increase, looking at the big quantity of traffic coming from the ring road and the clear inability to divert or excessively slow down the path. The idea of urbanize the intersection without distorting flows or proportions is simply to make it closer to the city atmosphere, familiar, taking it away from the “no place”concept with the use of pavings, plantings and signage which make it more comfortable and repaired during the passage. The small forest of tall trees, located close to this junction fulfills precisely that insulating function and the moderating effect, needed to the coexistence of situations so distant as road transport and recreational walk.
Analizzando l’area interessata dal nostro intervento, riscontriamo momenti di forte discontinuità nel percorso che mena dalla città alle rive del fiume Mella, determinati dalla presenza di incroci stradali ad alta densità. Malgrado l’estensione superficiale limitata di questi elementi, siamo costretti a considerarne con attenzione il funzionamento e le dinamiche, per cercare di diminuirne gli effetti repulsivi nei confronti degli utenti non motorizzati. Se l’incrocio più vicino al centro storico (quello fra Via franchi, Sant Eustacchio e San Bartolomeo) mantiene un altro flusso di percorrenza nonostante le ridotte dimensioni, quello in corrispondenza del fiume (fra la tangenziale ovest, Via A. Franchi e Ponte Crotte) risulta totalmente fuori controllo per estensione, quantità di traffico e regolatori ciclo-pedonali. Nel primo caso, gli spazi di intervento si riducono all’uso di una segnaletica più efficace e al rallentamento preventivo da effettuare nei metri precedenti. Il carattere ancora estremamente urbano dell’incrocio, unito al restringimento e rallentamento di Via A. Franchi conservano ancora la vivibilità dell’area. Per la seconda intersezione i problemi aumentano, considerando la portata di traffico della tangenziale e la chiara impossibilità di deviarne o rallentarne eccessivamente il percorso. L’idea di urbanizzare incrocio senza stravolgerne flussi o rapporti di grandezza è semplicemente quella di renderlo più “cittadino”, familiare, allontanandolo dal concetto di non luogo con l’uso di pavimentazioni, piantumazioni e segnaletica che rendano più confortevole e riparato il passaggio. Il piccolo bosco di alberi ad alto fusto, posizionato in prossimità di questo svincolo serve ad assolvere proprio quella funzione isolante e mitigatrice, necessaria alla convivenza di situazioni così distanti come il trasporto su strada e la passeggiata ricreativa.
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THE PRELUDE / IL PRELUDIO
Let’s place ourselves at the starting point of the trail near to the crossing between Via A. Franchi, Via San Bartolomeo and Via Sant Eustacchio . In this phase raises the issue of ensuring visibility and users for new intervention, regulating and mitigating the strong discontinuity between the consolidated fabric of the city center and immediately adjacent factories. Architecturally speaking, the park has to create a relationship with two highly discriminating elements such as the road and the fence that separates the industries from the public land. In the first case we choose to isolate ourselves from the roadway, in the second to create a dialogue with the fence itself, breaking its corresponding linearity of our interventions. We opted for the relocation of some stores, however, retaining the original functional purpose, but reassessing the placementTo preserve the link with the constructed residential and commercial character of the first buildings of Via A. Franchi. To this we have to add the establishment of a info-point, useful for cultural and tourist promotion about the furnaces, the territory and the industrial production of Brescia. The entire system is supported by the presence of a longitudinal square (also rotated as the buildings belonging to it) that directs the cycle-pedestrian path, the beginning of the visitor’s journey to the three lime furnaces. The square is located in front of the INSE Berardi facade, admiring the highly iconic look made by its textures of brick and its old well preserved chimney.
Posizioniamoci ora nel punto iniziale del percorso, in prossimità dell’incrocio fra Via A. Franchi, Via San Bartolomeo e Via Sant Eustacchio. In questa fase si pone la problematica di garantire visibilità ed utenti per il nuovo intervento, regolando e mitigando la forte discontinuità tra il tessuto consolidato del centro cittadino e le fabbriche immediatamente adiacenti. Architettonicamente parlando, il parco è portato a confrontarsi con due elementi fortemente discriminanti come la strada e le recinzione che separa gli stabilimenti dal suolo pubblico. Nel primo caso abbiamo scelto di isolarci dalla carreggiata, nel secondo di creare un dialogo con la recinzione stessa, rompendone la linearità in corrispondenza dei nostri interventi. Per preservare il legame con il costruito di carattere residenziale e commerciale dei primi edifici di Via A. Franchi abbiamo optato per la risistemazione di alcuni negozi, conservandone comunque l’originale destinazione funzionale, ma rivalutandone le collocazione. A questa modifica si aggiunge la creazione di un Punto Informazioni, utile per la promozione culturale e turistica delle fornaci del territorio e della produzione industriale bresciana. L’intero impianto viene supportato dal presenza di una piazza longitudinale (anch’essa ruotata come gli edifici che la delineano) che indirizza al percorso ciclo-pedonale, l’inizio del cammino del visitatore verso le tre fornaci della calce. La piazza sorge in corrispondenza dello stabilimento INSE Berardi, ammirandone l’aspetto fortemente iconico le sue trame in mattoni e la sua antica ciminiera splendidamente conservata.
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THE KIOSK / IL CHIOSCO
Proceeding along the pedestrian and cycle track meet the bus stop and one of the first groups of car parks located throughout the park, and then get to the first scheduled refreshment: the “Kiosco”. As for the totality of the buildings that are part of the project, also this is made up of load-bearing framework constituted by concrete walls to which ideally ensures an appendix, composed by a curtain of polycarbonate panels supported by a steel frame. Fast implementation and reduced economic impact, have potential that do not affect the modern and extremely minimalist aesthetic. The post-industrial character of the area could be a source of interest and attraction for registered guests. The close relationship with the cycle path is attenuated by the enlargement of the latter, that stimulates resting and socializing spaces. We consider it essential to place an outside dining to the lot of the furnaces, to gather a user base that was not limited to the visitors of the Foundation.
Procedendo lungo la pista ciclo-pedonale si incontrano la fermata del bus e uno dei primi nuclei di parcheggi dislocati lungo tutto il parco, per poi arrivare al primo punto di ristoro previsto: il “Kiosco”. Come per la totalità degli edifici facenti parte del progetto, anche questo si compone di un’ossatura portante costituita dalle pareti in calcestruzzo alla quale si assicura idealmente un’appendice, composta da una cortina di pannelli in policarbonato sorretti da un’intelaiatura in acciaio. Rapidità di realizzazione e l’impatto economico ridotto, sono potenzialità che non vanno ad inficiare l’estetica moderna ed estremamente minimalista. Il carattere post-industriale dell’area potrebbe essere fonte di interesse e attrazione per i clienti della struttura. Lo stretto rapporto con il percorso ciclabile viene attenuato dall’allargamento di quest’ultimo, atto ad incoraggiare spazi di sosta e socializzazione.
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THE “PARK-ING”/ IL “PARK-EGGIO”
Actually the margin recovered in our design, is used for the unique function of parking for the most disparate categories (employees at the working lunch, shift workers, truck drivers parked, passersby etc.), without regulation or use of common sense. The replacement of this area with a park, physiologically deletes a useful space for the life of the industrial context in which it grows. In this regard we considered the uselessness of following the idyllic moral of the urban green whatever it takes, without thinking about the consequences that this act could affect in the practicality of everyday life. The parking spaces are indispensable to the survival of this fabric, but the availability of space to reach a coexistence of functions in a such extremely reduced space. The uneven and spasmodic trend of the proposed route, also opens up in a constantly arrhythmic way, to crop parking areas required for forty users. Without the availability of these spaces the linear park remains an isolated episode, difficult to reach or appreciate as much as before. We’ve added more parking areas near the furnaces, equipped to accommodate the coach of student or tourist groups. The fabric is also well placed in the urban public transport network, and this significantly reduces the traffic load that the intervention has to bear. The increased possibility to realize the goal through the pedestrian and cycle track, supported by the bike-sharing service, ensures ago the citizens viable alternatives to the car.
Attualmente il margine occupato nel nostro progetto è utilizzato al solo scopo di parcheggio dalle categorie più disparate (dipendenti al pranzo di lavoro, operai di turno, camionisti in sosta, passanti occasionali ecc.), senza alcuna regolamentazione o uso di buon senso. La sostituzione di quest’area con un parco comporta dunque l’eliminazione di spazio fisiologicamente utile alla vita del contesto industriale nel quale è immersa. A tal proposito ritenevamo inappropriato inseguire la morale idilliaca del verde urbano a qualunque costo, senza pensare alle conseguenze che questo gesto avrebbe avuto sulla praticità della realtà quotidiana. I parcheggi sono indispensabili alla sopravvivenza di questo tessuto e la disponibilità di spazio per arrivare ad una convivenza di funzioni è estremamente ridotta. L’andamento irregolare e spasmodico del percorso proposto, consente però di ritagliare in modo costantemente aritmico le zone di sosta necessarie a soddisfare una quarantina di utenti. Senza la disponibilità di questi spazi il parco lineare rimane un episodio isolato, difficile da raggiungere o apprezzare tanto quanto prima. Abbiamo aggiunto ulteriori zone di sosta in prossimità delle Fornaci, attrezzate per ospitare anche i pullman di comitive studentesche o turistiche. Il tessuto risulta inoltre ben inserito nel network dei trasporti pubblici urbani e questo riduce sensibilmente il carico di traffico che l’intervento deve sopportare. L’ulteriore possibilità di raggiungere la meta tramite la pista ciclo-pedonale supportata dal servizio di bike-sharing, assicura almeno ai cittadini, valide alternative all’autovettura.
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THE IVECO ADMITTANCE/ LA GUARDIANIA IVECO
In the design of our linear park we encountered numerous obstacles due to the interaction between “slow” mobility project, like ours and an infrastructure of “fast and heavy” mobility such as Via A. Franchi. One of these problems precisely concerned the management of incoming and outgoing traffic flow by the establishment IVECO. From a more detailed analysis it shows that the trucks arrives or part from here with a rhythm of 15 minutes during the day with a sensible slowdown during the night hours. The intersection between the park and entrance to the factory must therefore satisfy various demands. The first is the safety for bicycles and pedestrians, ensured by a comfortable and well marked passage, even by the presence of the Admittance building that accompanies the the flowing. The second instance is the access capabilities for enterprise and production dynamics. Currently the entry involves the passage of a vehicle at a time, but the new building, interrupted in its volume, permits the double contemporary passage. The last, but not least looming need is to ensure visibility and image benefits to the plant, taking advantage of the marketing relationship between IVECO and the world of competitive sports (such as rugby by sponsoring the New Zealand Team and engines with participation in the Paris-Dakar) The project would provide that the company will take charge, in addition to costs for the input arrangement and design of the building guard, also part of the expenses for the linear park in front of it, which is clearly integral and valorizing part of the factory itself .
Nella progettazione del nostro parco lineare abbiamo incontrato numerosi ostacoli dovuti all’interazione fra un’opera per la mobilità “lenta” come la nostra e le infrastrutture di mobilità “veloce e pesante” come Via A. Franchi. Uno di questi problemi riguardava appunto la gestione del fosso di traffico in entrata ed uscita dallo stabilimento IVECO. Da un’analisi più dettagliata risulta che allo stabilimento arriva o parte un autocarro con una cadenza media di 15 minuti durante il giorno ed un rallentamento del ritmo nelle ore notturne. L’intersezione fra parco ed ingresso alla fabbrica deve dunque soddisfare varie istanze. La prima è la sicurezza per biciclette e pedoni in transito, garantita da un passaggio confortevole e ben segnalato, anche dalla presenza stessa dell’edificio della guardiana che ne accompagna l’andamento. La seconda istanza è la funzionalità dell’accesso per le dinamiche aziendali e produttive. Attualmente l’entrata prevede il passaggio di un veicolo alla volta, ma il nuovo edificio, interrotto nel suo volume per consentire il passaggio dei mezzi di lavoro, consente flussi inversi e contemporanei. L’ultima, ma non meno incombente necessità è quella di garantire visibilità e benefici d’immagine allo stabilimento, sfruttando i rapporti di marketing fra IVECO e il mondo delle competizioni sportive (ad esempio Il rugby con la sponsorizzazione della nazionale neozelandese o i motori con la partecipazione alla Parigi-Dakar) L’intervento prevederebbe che l’azienda si prenda in carico, oltre ai costi per la sistemazione dell’ingresso e la costruzione dell’edificio della Guardiania, anche parte delle spese per il parco antistante, che è chiaramente parte integrante e valorizzante del complesso.
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THE SPORT HUB / IL CENTRO SPORTIVO
One hundred meters from the beginning of the intersection between Via A.Franchi and the West Ring, are currently located two tennis courts, belonging to the IVECO plant, which once were part, together with asylum and other care services, of the social security network that the company provided to its employees. At present the facts fields are abandoned, in a state of advanced decay, bordering on the edge affected by our project, but totally divorced from it because of the steel fence. This was an inducement to develop a further strategy, to include, in case of neglecting or inactivity of the factories, the immediate involvement of the dismissed district, in the dynamics of the linear park and then, in its expansion. The demonstrative intervention of this criterion is the sports center that, taking advantage from the inactivity of this surface, recovers space and services, including over the tennis courts already mentioned, even a basketball court, a building for the users reception and medical examinations and a detachment for the changing rooms. The parking structure is autonomous, separate from the traffic of Via A.Franchi and doesn’t affect the balance of the parking areas of the linear park.
Ad un centinaio di metri dall’inizio dall’intersezione fra Via A.Franchi e la Tangenziale Ovest, si trovano attualmente due campi da tennis, appartenenti all’area dello stabilimento IVECO che un tempo andavano a comporre, assieme all’asilo e ad altri servizi assistenziali, il tessuto di previdenza che l’azienda forniva ai suoi dipendenti. Allo stato attuale dei fatti i campi sono abbandonati, in stato di degrado ben avanzato, limitrofi al margine interessato dal nostro progetto, ma totalmente avulsi da esso a causa della recinzione in acciaio. Questo è stato un’incentivo a sviluppare un’ ulteriore strategia che preveda, in caso di abbandono o inutilizzo da parte delle fabbriche, l’immediato coinvolgimento del settore dismesso, nelle dinamiche del parco lineare e dunque nel suo ampliamento. L’intervento dimostrativo di tale criterio è proprio il centro sportivo che sfruttando l’inutilizzo di questa superficie ne recupera spazio e servizi, inserendo oltre ai campi da tennis già citati, anche un campo da basket, un edificio per la ricezione degli utenti e per le visite mediche ed un distaccamento per gli spogliatoi. Il parcheggio della struttura è autonomo, separato dal traffico di Via A.Franchi e non influisce sul bilancio delle aree di sosta del parco lineare.
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THE FITNESS FOREST/ LA FITNESS FOREST
Now we come to one of the crucial points in the path continuation, a hub on which is connected the entire effectiveness of the intervention developed up to that point. This is a critical area because it is completely surrounded by streets (Via A. Franchi, the West Ring and the connection between them). Actually this surface portion is totally abandoned to vegetation, with a questionable filter function and a inexistent link function. In our project, this area becomes a crucial hinge for the path, which is why we wanted that maintained very strong traits. One of these is the thickening of the vegetation that creates a shield to smog, noise and view. Another peculiarity is researched in the function, able to create enough interest to overcome the aversion for an uncomfortable position. In this regard we have raised the ground level subject to planting, increasing the distance with roadways and entering equipped fitness spots with all kinds of machines. Everything must be completed with the pedestrian corridor that,increasing its width, gives greater sense of protection to the user, reducing the hierarchical supremacy of the roadway.
Arriviamo ora ad uno dei punti cruciali nella prosecuzione del percorso, uno snodo da cui dipende l’intera efficacia dell’intervento sviluppato fino a quel punto. Si tratta di una zona critica poiché si trova completamente circondata da strade (Via A. Franchi, la Tangenziale Ovest e il raccordo fra esse). Ad oggi questa porzione di superficie è totalmente abbandonata all vegetazione, con una discutibile funzione di filtro ed un’inesistente funzione di collegamento. Nel nostro progetto questa zona diventa perno e cerniera fondamentale del percorso, ecco perché volevamo che mantenesse dei tratti distintivi molto forti. Uno di questi è l’infittirsi della vegetazione che crea uno scudo allo smog, all’inquinamento acustico e visivo. Un’altra peculiarità andava ricercata nella funzione, capace di creare abbastanza interesse da vincere l’avversione per una posizione poco confortevole. A tal proposito abbiamo alzato il livello del terreno soggetto a piantumazione, aumentando la distanza con le carreggiate ed inserendo dei punti fitness attrezzati con macchine di vario genere. Tutto ciò deve essere completato con il corridoio ciclo pedonale che, aumentando la sua larghezza regala maggior senso di protezione all’utente, attenuando la supremazia gerarchica della Tangenziale.
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THE RIVERBANKS/ LE SPONDE DEL FIUME
The strong environmental constraints consisting of industrial fabric, roads and in general of the low amount of available space, become much less problematic at the landing on the river banks. Nowadays the Mella banks are, at best, a place for occasional transit of joggers or cyclists, if not real green oasis at the neglect mercy. In our project the landing on the river bank is a chance to stop choosing from the contemplation of the natural landscape of the river mixed with the artificial and extravagant Furnaces site, till to the physical activity, continuing the strategy implemented in the Forest Fitness and providing expansion cues along the Mella course. The feeling of liberation from the constraints of the more urban context is architectural expressed in the design through the use of more soft and sinuous shapes that, as in the case of the terrace in front of the Furnaces, is well integrated with the morphology of the territory. Ponte Crotte, the old existent bridge, is completely relieved of the burden of pedestrian traffic, becoming secondary alternative if compared to the potential landscape and the quirky character of the new Bailey connection. The respect for the only strong naturalistic component of the project, and the constraints rightly applied by the legislature on it, have excluded any volume addition reducing itself to punctual episodes of fitness equipment. For us is necessary, especially in the context of an urban renewal, start to act with a constructive sense of “insecurity” and “temporary” intervention approach to urban dynamics; all this translates in reduction of costs and increased flexibility.
I forti vincoli ambientali costituiti dal tessuto industriale, dalle arterie stradali ed in generale dalla scarsa quantità di spazio a disposizione, diventano decisamente meno problematici in corrispondenza dell’approdo alle sponde del fiume. Ad oggi le rive del Mella sono nella migliore delle ipotesi luogo occasionale di transito per podisti o ciclisti, se non vere e proprie oasi verdi in balia di abbandono e degrado. Nel nostro progetto l’approdo sulla sponda del fiume rappresenta una possibilità di sosta che va, dalla contemplazione del paesaggio naturale del fiume che si mescola a quello artificiale e stravagante del sito delle Fornaci, all’attività fisica, proseguendo la strategia attuata nella Foresta Fitness e fornendo spunti di ampliamento lungo il corso del Mella. La sensazione di liberazione dai vincoli del contesto più urbano si esprime nel disegno architettonico attraverso l’uso di forme più morbide e sinuose che, come nel caso della terrazza antistante alle Fornaci, ben si integrano con la morfologia del territorio. Ponte Crotte viene completamente sgravato del carico di traffico pedonale, diventando alternativa secondaria se confrontata al potenziale paesaggistico e al carattere eccentrico del nuovo collegamento Bailey. Il rispetto per l’unica componente fortemente naturalistica dell progetto, ed i vincoli giustamente applicati dal legislatore su di essa, hanno eliminato eventuali aggiunte di volume costruito riducendosi agli episodi puntuali degli attrezzi per il fitness. Riteniamo necessario che, soprattutto nell’ambito di un recupero urbano, si cominci ad agire con un costruttivo senso di “precarietà” e “temporaneità” dell’intervento nei confronti delle dinamiche cittadine; tutto ciò si traduce nella riduzione di costi ed aumento della flessibilità.
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GENERAL INTRODUCTION TO THE FOUNDATION / INTRODIZIONE GENERALE DELLA FONDAZIONE
The theme of the path and how to treat it, have reason to exist only in response to the presence of a desired destination which able to justify the fatigue of the travel. In this regard born the idea of creating a cultural foundation, capable to combine educational activities with the rest of socialization and trade, all in a flexible and continuous space without rigid and, evident divisions, but with a continuous penetration of intent and functions. The global aspect, excluding the greenhouse doesn’t change the volumetric perception of the existing building or its materiality, however aiming the unusual juxtaposition of heavy buildings and light elements, clearly belonging to another era. The constant interweaving of ancient and contemporary, in a kind of mutual dependence, gives the suggestion of the workshop-building in permanent evolution, voted to the dogma of the empirical method as the unique source of investigation for the reality. The size of the area is relatively small, proportionate to the reality of the district in which it is inserted. For architectural conformation, the original built, tends to have insulation with the neighboring environment because the two buildings that contain the three furnaces are surrounded by a fence that consists of a curtain wall of stone and secondary technical premises to it anchored. The project involves the complete maintenance of the volumes of this system, following the same logic for the new functional distribution. On the perimeter are located the support services to the main activities, such as the Restaurant, the Book-Shop, the Bar, and the workshop for the maintenance of the Science Park equipment. Even the new Green House and Temporary Expo close to the industrial plant in the south of the lot are at the margin of the considered surface. Following we give some general information on the areas, and the general dimensions of the project site.
INDOOR 1.479 mq OUTDOOR 2.342 mq
Il tema del percorso e le modalità con cui trattarlo hanno ragione d’essere solo a fronte della presenza di una meta ambita e che valga la fatica del viaggio. A tal proposito nasce l’idea di creare una fondazione culturale, capace di coniugare l’attività didattica con quella di socializzazione ristoro e commercio, il tutto in uno spazio flessibile e continuo, senza divisioni rigide ed ,evidenti, ma con una compenetrazione di intenti e funzioni. L’aspetto di insieme, esclusa la serra non modifica assolutamente la percezione volumetrica del fabbricato esistente o la sua composizione materica, mirando bensì all’insolito accostamento fra pesanti corpi di fabbrica e leggeri elementi, chiaramente appartenenti ad un’altra epoca. L’intreccio costante dell’antico e del contemporaneo, in una sorta di mutua dipendenza, regala la suggestione dell’ edificio-laboratorio in permanente evoluzione, votato al dogma del metodo empirico come unica fonte di indagine per la realtà. Le dimensioni dell’area sono relativamente ridotte, proporzionate alla realtà di quartiere nella quale si inseriscono. Per conformazione architettonica, l’edificato originario, tende ad un isolamento con con il contesto limitrofo poiché i due corpi di fabbrica che contengono le tre Fornaci, sono circondati da un recinto che si compone di una cortina muraria in pietra e di locali tecnici secondari ad essa ancorati. Il progetto prevede il completo mantenimento delle volumetrie di tale impianto, seguendo la stessa logica anche per la nuova distribuzione funzionale. Sul perimetro sono infatti collocati i servizi di supporto alle attività principali, come il Ristorante, il Book-Shop, il Bar e l’Officina per la manutenzione degli attrezzi del Parco Scientifico. Anche la nuova Serra e la Temporary Expo a ridosso dello stabilimento industriale a sud del lotto, sono collocati in posizione marginale rispetto alla superficie considerata. Di seguito vengono riportati alcuni dati generali relativi alle superfici, e alle dimensioni di massima del lotto di progetto.
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GREENHOUSE _ 9% FOOD _ 15%
EXPO _ 29%
THE FOUNDATION _ 21% SCIENCE PARK _ 25%
GREENHOUSE _ 6% FOOD _ 13%
WORKSHOP _ 18%
GREENHOUSE _ 100%
SCIENCE PARK _ 63%
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INTRODUCTION TO THE GROUNDFLOOR / INTRODUZIONE ALL’ATTACCO A TERRA
The floor plan of the ground level is certainly the most complex and structured, regarding its fundamental role, not only at functional articulation level, but also for the management of the incoming and outgoing visitors’ flow. The entrance to the Foundation is guaranteed by four accesses, each of them, of extremely different nature. The two entrances to the west side, along the river, are proportionate to their pedestrian nature. The most important collects users who, through the linear park, reach the Bailey Bridge and climb the ramp to reach the east shore of Mella. The other pedestrian access is more private, an apparently inadvertent breach in the perimeter fence that allows direct connection with Ponte Crotte, the primary infrastructure for the crossing river. The representative entrance is placed on Via Crotte at the manor home, in our hypothesis, to the restaurant, and the Book-Shop. From here, a gentle slope brings to the beginning of the proposed empirical route belonging to the Science Park. The route in question consists in the succession of elliptical spaces, each of them, relating to the testing of a particular scientific field. On this playful and educational area, are placed the headquarters of Fornaci Foundation, its Book-Shop and workshop for the maintenance of scientific equipment of the park, which is accessible only passing by the Foundation, the Serra for the of bio-diversity study and the Bar in the perimeter position. Going southern of this large open space fits a more confidential space, protected by the most interactive path of the empirical activities. In this space there’s even the fourth and last input, used for loading and unloading goods and for the connection with the external parking. On the square facing the building of Temporary Expo Science Park and partially the Bar. Following the ‘’ matrioska effect “we come to the last open space, an extremely intimate size, made between the two bodies of the three furnaces factory. The changing of place and atmosphere in the open-air space is underlined by different pavement texture.
La planimetria del pian terreno è sicuramente la più complessa e strutturata, visto il ruolo fondamentale, non solo a livello di articolazione funzionale, ma anche per quanto riguarda la gestione del flusso di visitatori in entrata ed uscita. L’ingresso alla Fondazione è garantito da quattro accessi, ciascuno dei quali, di natura estremamente differente. Le due entrate poste ad ovest, lungo il corso del fiume, sono proporzionate alla loro natura pedonale. La più importante raccoglie gli utenti che, attraverso il parco lineare, raggiungono il Ponte Bailey e e risalgono la rampa adagiata sulla sponda est del Mella. L’altro accesso esclusivamente pedonale è di natura più privata, una frattura apparentemente involontaria nel recinto perimetrale che consente il collegamento diretto con Ponte Crotte, l’infrastruttura primaria per l’attraversamento del fiume. L’ingresso di rappresentanza si colloca su Via Crotte in corrispondenza dell’antica casa padronale, nella nostra ipotesi, sede del Ristorante e del Book-Shop. Da qui, una dolce pendenza accompagna fino all’inizio del percorso empirico proposto dal Parco Scientifico. L’itinerario in questione consiste nel succedersi di spazi di forma ellittica, ciascuno dei quali, relativo alla sperimentazione di un determinato ambito scientifico. Su questo spazio ludico e didattico si affacciano la sede della Fondazione Fornaci, il suo Book-Shop e l’officina per la manutenzione degli attrezzi scientifici del Parco, a cui si accede solo tramite la Fondazione, la Serra per lo studio delle bio-diversità ed il Bar in posizione perimetrale. A sud di questo grande spazio aperto si colloca una piazza dal carattere più riservato, al riparo dalle attività più interattive del percorso empirico. A questo spazio si accede anche tramite il quarto ed ultimo ingresso, utilizzato per il carico-scarico merci e per il collegamento con il parcheggio esterno. Sulla piazza si affacciano l’edificio della Temporary Expo il Parco Scientifico e, parzialmente il Bar. Seguendo l’”effetto matrioska” arriviamo all’ultimo spazio aperto, una dimensione estremamente intima, ricavata fra i due corpi di fabbrica delle tre fornaci Il cambio di luogo e atmosfera all’aria aperta è sottolineato da differenti texture nelle pavimentazione.
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THE RISEO TO THE FIRST FLOOR / L’ASCESA AL PRIMO PIANO
The first floor includes the development of the underlying assets, following its various forms. For the restaurant we’ve opted for a division into areas of more or less private nature, with a support space for the logistics of the room service. Let’s look at what happens at the top level of the buildings containing the furnaces. Architecturally, this is the most interesting part of the industrial artifact, since they are visible the mouths for the lime extraction and the relevant constructional variations due to different ages of creation. The constant, in the three plants, is the presence of central circular area (the true and proper oven), illuminated from above thanks to the chimney for fumes venting. The conformation of local and its high vertical thrust, convinced us to integrate these spaces in the building project dynamics. Talking about the two ovens belonging to the Science Park, the first is passed through a bundle of vertical and colored light that, from above, strikes the visitor in the middle of the oven, while in the second case we have placed the “computer room”, a sort space in which the computer is presented as a symbol of knowledge and technological progress, a kind of oracle of the third millennium. In the last case, the one concerning the altar of the workshop, the circular space is transformed into the stage or the artist featured speaker. The plan is less complex and structured in comparison with the lower floor, enjoying also the direct connection with the thickly planted garden, placed in the east of the lot, on the river bank. Given the location of the site and the pressure of the surrounding built, we felt that the environments of the Science Park should enjoy the best natural lighting as possible. The large windows provided fully satisfy this need, without practically changing the rhythm and volumetric perception of the facade. The bar is designed in the same way, to remedy its positioning (in the west perimeter of the lot, with a direct lighting only in the evening) and the presence of the Serra, intrusive in its verticality. Contrary to this, given the specific nature of the space, in the Temporary Expo is exclusively provided artificial lighting, to better manage and more flexible interaction between it and the works presented.
Il primo piano prevede lo sviluppo delle attività sottostanti, seguendone le varie declinazioni. Per il ristorante abbiamo optato per una divisione in ambienti del carattere più o meno privato, con uno spazio di sostegno riservato alla logistica del servizio in sala. Analizziamo ora cosa accade al livello superiore dei corpi di fabbrica contenenti le fornaci. Architettonicamente si tratta della parte più interessante del reperto industriale, poiché sono visibili le bocche per l’estrazione della calce dal forno e le relative variazioni costruttive dovute alla differenti epoche di realizzazione. La costante, nei tre impianti, è la presenza di un’area centrale circolare (il forno vero e proprio), illuminata dall’alto grazie al camino per lo sfogo dei fumi. La conformazione di tale ambiente e il suo elevato slancio verticale ci hanno convinto ad integrare tali spazi nelle dinamiche di progetto dell’edificio. Per quanto riguarda i due forni appartenenti al Parco Scientifico, il primo viene attraversato da un fascio di luce verticale e colorata che dall’alto colpisce il visitatore al centro del forno, mentre nel secondo caso abbiamo collocato la “stanza del calcolatore”, una sorta di spazio nel quale il computer viene presentato come simbolo di conoscenza e progresso tecnologico, una sorta di oracolo del terzo millennio. Nel terzo ed ultimo caso, quello riguardante l’ara del workshop, lo spazio circolare si trasforma nel palcoscenico dell’artista o del relatore di turno. La planimetria risulta meno complessa e strutturata di quella del piano inferiore, godendo anche del collegamento diretto con il giardino fittamente piantumato ad est del lotto, in corrispondenza della riva del fiume. Vista la posizione del sito e la pressione del costruito circostante, ritenevamo che gli ambienti del Parco Scientifico dovessero godere della migliore illuminazione naturale possibile. Le grandi vetrate previste svolgono a pieno questo compito, mantenendo pressoché invariata la percezione ritmica e volumetrica della facciata. Anche il Bar è concepito allo stesso modo, per ovviare al suo posizionamento (nell’area perimetrale ad ovest del lotto, con un illuminazione diretta solo nelle ore serali) e alla presenza della Serra, invadente nella sua verticalità. Contrariamente a tutto ciò, vista la peculiarità dello spazio, nella Temporary Expo è prevista esclusivamente l’illuminazione artificiale, per gestire al meglio e con più flessibilità l’interazione fra quest’ultima e le opere presentate.
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COVER PLAN AND THE APEX OF THE GREENHOUSE / PIANTA DELLE COPETURE E L’APICE DELLA SERRA
Let’s look at the treatment of roofing of the complex. At present the roofs are in a very critical condition, due to the failure of the original wooden trusses, damaged, year after year, in the winter snowfalls that overload a structure already in extreme difficulty. Moreover, the junction points between the roof and the furnaces are extremely critical nodes, now easy to access for moisture and other atmospheric agents which are damaging the outer wall of the oven. The project involves the complete reorganization of the shell, according to the original appearance, that of a typical gabled roof, covered with clay tiles (the manor house is excluded, because of the recent accommodation), keeping unchanged the actual perception of the volumes. The exception to this principle is found in the connection body between the main factory blocks, completely demolished (due to the non-recoverability of the damages) and rebuilt with modern materials and techniques using a flat roof. The other intervention is performed on the cover flap of the Temporary Expo, supported by a metal structure internally visible to visitors. Outside, above the tiles, are anchored the solar panels that cover the entire ground surface, creating a considerable chromatic contrast with the other elements of the complex. The extremely conservative approach we acted with, refers to the necessity to not modify the collective imagination of citizens towards the ruin. Stairs and wooden shacks anchored to the furnaces need a great work of restoration and integration. These elements, brittle by their nature, are essential traits in the architecture of the oven, indispensable for a correct preservation of the heritage, but required voluntarily to the general public for security reasons. The project is, therefore, as a renewed and lively plot that runs in the background of the monumental reports that arise between the three Furnaces, renovated in appearance and enhanced by the elevation relationship with the volume of the Green House, the only one ableto overpower the lot.
Analizziamo ora il trattamento delle coperture del complesso. Allo stato attuale i tetti versano in condizioni estremamente critiche, dovute al cedimento delle originali capriate lignee, danneggiate ,anno dopo anno, dalle nevicate invernali che sovraccaricano una struttura già in estrema difficoltà. Inoltre i punti di giunzione tra il tetto e le fornaci sono nodi estremamente critici, ormai di facile accesso per umidità ed altri agenti atmosferici che danneggiano la parete esterna del forno. Il progetto prevede la completa risistemazione delle coperture, secondo l’aspetto originale, quello di un tipico tetto a due falde ricoperto in tegole di argilla (la casa padronale è esclusa, viste le recenti sistemazioni che l’hanno coinvolta), mantenendo invariata l’attuale percezione dei volumi. L’eccezione a questo principio si riscontra nel corpo di collegamento fra i blocchi di fabbrica principali, completamente demolito (vista l’irrecuperabilità dei danni subiti) e ricostruito con tecniche e materiali più moderni e con un tetto piano. L’altro intervento degno di nota viene effettuato sulla falda di copertura della Temporary Expo, sostenuta da una struttura metallica visibile internamente ai visitatori. All’esterno, sopra le tegole, vengono ancorati dei pannelli solari che ricoprono l’intera superficie di falda, creando un notevole contrasto cromatico con gli altri elementi del complesso. L’approccio estremamente conservativo con cui abbiamo agito si rifà alla necessità di non modificare l’immaginario collettivo dei cittadini nei confronti del rudere. Le scale e le baracche in legno ancorate alle fornaci necessitano di un gran lavoro di restauro ed integrazione. Questi elementi, fragili per loro natura, sono tratti imprescindibili nell’architettura del forno, indispensabili per una corretta preservazione del bene, ma tenuti volontariamente al grande pubblico per motivi di sicurezza. Il progetto si articola dunque come una trama rinnovata e vivace che corre sullo sfondo delle relazioni monumentali venutesi a creare tre le Fornaci, rinnovate nell’aspetto ed impreziosite dal rapporto altimetrico con il volume della Serra, l’unico a sovrastare il lotto.
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THE F.P.C. HEADQUARTER / IL QUARTIER GENERALE DI F.P.C.
Sup. = 250 sq.m. Located in the main building of the industrial complex, the one containing the two most ancient furnaces. The foundation occupies the oldest part of the lot, the one constituted by the foundations containing the first lime kiln. The thickness of the walls is extremely pronounced and the architectural morphology of this nucleus is absolutely clear. The Foundation takes care of the maintenance of the site and its archaeological heritage, including supporting, cataloging, and dissemination of studies carried out on the disused industrial fabric of the city. Even the Book-Shop space, located in the old manor house, is managed by the Foundation, but separated from it by its more commercial function. Inside we offer a collection of photographs relating to the history of Fornaci Giacoletti and other numerous sites involved in to the production of lime on the communal territory. In addition to the popular task, the Foundation shall organize and manage the maintenance and preservation works of the industrial architecture, looking at the improvement with constant adjustments.
Sup.= 250mq Situata nel principale corpo di fabbrica del complesso industriale, quello contente le due fornaci più antiche. La fondazione occupa il nucleo più antico del lotto, quello costituito dalle fondamenta del primo forno per la calce. Lo spessore delle murature è estremamente pronunciato e la morfologia architettonica di questo nucleo è assolutamente rilevabile. La Fondazione si occupa del mantenimento del sito e del suo patrimonio archeologico, provvedendo anche alla catalogazione, e divulgazione degli studi effettuati sul tessuto industriale dismesso della città. Anche lo spazio del Book-Shop, dislocato nella antica casa padronale, è gestito dalla Fondazione, ma separato da essa per la sua funzione più commerciale. Al suo interno proponiamo una raccolta fotografica relativa alla storia delle Fornaci Giacoletti e agli altri numerosi siti della provincia dedicati alla produzione della calce. Oltre al compito divulgativo, la Fondazione deve organizzare e gestire le opere di manutenzione e salvaguardia del bene architettonico industriale, favorendone il miglioramento con costanti accorgimenti.
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THE SCIENCE PARK & MUSEUM/ PARCO E MUSEO DELLA SCIENZA
Sup. = 979 sq.m. The locals of the foundation act as a prelude to the main theme of the project, the one of the Science Park. The entire route focuses on the interaction between the scientific principles, the artistic sensitivity and the strength of reality with the function of transmitting to the viewer the ability to investigate the phenomena that surround himself in the most varied facets. The purposed arguments are the perception of time, space and movement, and the implications arising therefrom. The outdoor area, which is also equipped with these facilities, acts as a support and attraction to the inner one. The trail leads through the passage in the corridor obtained from the foundations of the second furnace built, beating until the media room. From here you can choose to continue your learning on the upper floor, to visit the Temporary Expo or to go out on the secondary square. Going up (or by stairs or by elevator) the space is entirely devoted to the scientific exhibition with the pendulum of Newton, accompanied by information panels placed around the perimeter, preceding the “kaleidoscopic room” and the “computer room”, built inside the oven of the oldest furnace, a tribute to the instrument that most of all facilitated the scientific research of the last century quarter. The last space is reserved for the kinetic study, investigated through a rowing machine with a power accumulator. The output leading to the upper garden is equipped with a large planting to allow the break even prolonged and give a sheltered area from the exhibition dynamics.
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Sup.= 979 mq Gli ambienti della fondazione fungono da preludio al tema dominante del progetto, quello del Parco della Scienza. L’intero percorso verte sull’interazione fra i principi scientifici, la sensibilità artistica e la forza della realtà con la funzione di trasmettere all’osservatore la capacità di indagare i fenomeni che lo circondano selle più svariate sfaccettature. Gli argomenti principali sono la percezione di tempo, spazio e movimento , con le relative implicazioni che ne derivano. Lo spazio esterno, anch’esso attrezzato con queste istallazioni, funge da supporto ed attrazione per quello interno. Il percorso si articola attraverso il passaggio nel corridoio ricavato dalle fondamenta della seconda fornace costruita, menando sino alla stanza multimediale. Da qui si scegliere se accedere alla Temporary Expo, uscire sulla piazza secondaria oppure continuare il percorso didattico al piano superiore. Salendo (o tramite scale o tramite montacarichi) lo spazio è interamente dedicato all’esposizione scientifica con il pendolo di Newton, corredato da pannelli informativi posizionati perimetralmente, che precedono la “stanza caleidoscopica” e la “sala del calcolatore”, ricavata all’interno del forno della fornace più antica, un tributo allo strumento che più di tutti ha facilitato la ricerca scientifica dell’ultimo quarto di secolo. L’ultimo spazio è riservato allo studio della cinetica, indagata attraverso un vogatore con accumulatore di potenza. L’uscita conduce al giardino sopraelevato e attrezzato con una folta piantumazione per consentire la sosta anche prolungata e regalare agli utenti un’area riparata dalle dinamiche espositive.
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THE CATALOG / IL CATALOGO
ACUSTIC
Stone harp
Sound arch
Singing stone
Tubular chimes
CENTRIFUGAL FORCE
Rolling cilinder
Pirouette
The bowl
Pattern disck
TRANSPORT & MOVEMENT
Marble trip
OPTIC
Kaleidoscope
Pattern board
BUILDING EQUIPEMENT
Leonardo table
Gru
Partner swing
The optical box
OUTDOOR
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A
Grazia Varisco, Italy, 1937. “Esperimenti spaziali”, 1984.
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Focault’s pendolum
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GruppoT, Italy, 1959. “Topoestesia”, 1977.
D Julio Le Parc, Italy, 1960. “Optical illusion”, 1999 - 2000.
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GruppoT, Italy, 1959. “Oggetto pneumatico”, 1960.
Samson Kambalu, Malawi, 1983. “Nyau cinema”, 2015.
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Grazia Varisco, Italy, 1960. “Esperimenti spaziali”, 1999 - 2000.
Recreational Area
GruppoT, Italy, 1960. “Topoestesia”, 1999 - 2000.
L Julio Le Parc, Italy, 1960. “Optical illusion”, 1999 - 2000.
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Digital Archive room
Rower machine with energy accumulator
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TEMPORARY CONTEMPORARY / TEMPORANEAMENTE CONTEMPORANEO
Sup. = 601 sq.m. A considerable part of the surface area available on the ground floor is occupied from this exhibition space, dedicated exclusively to the art and its integration, even in the everyday life of the neighborhood with weekly events. The philosophy of the action is based on the active relationship between the designed space and user. Even the Expo is based on the same mechanism, guaranteeing, in addition to a passive display of works, also a time for jointing the partnership between the public and artists, with a room reserved for live performances that precedes the outlet on the upper level garden. The first area consists of a large space divided by the original brick pillars and covered by a pitched roof, supported by a new structural system of steel to decrease weight (thinking about the solar panels that are then assembled). The neighboring perimeter with the square consists of rolling walls made by corten steel, which allow the external extension of the exposure, creating a changing space. Inside stands out the contrast between the treated and recovered walls, and those left to the original condition. All these components disappear in the final room, the one reserved to the artist’s live performances, which needs condition of furniture and lighting different from time to time. In our case for the work of Marina Abramovic we’ve opted for a neutral and aseptic local, with a floor made of steel grating and gray plaster on the walls (an atmosphere similar to that used in its international performances).
Sup.= 601mq Una parte considerevole della superficie coperta a disposizione al piano terreno, è occupata proprio da questo spazio espositivo, dedicato esclusivamente all’arte e alla sua integrazione anche nella realtà di quartiere, con eventi a cadenza settimanale. La filosofia dell’intero intervento si basa sull’interazione attiva fra lo spazio progettato e l’utente. Anche l’Expo si fonda su questo meccanismo, garantendo, oltre ad un esibizione più passiva delle opere, anche un momento di comune partecipazione fra pubblico ed artista, con una stanza riservata alle performance live che precede lo sbocco sul giardino del piano superiore. Il primo ambiente consiste in un grande spazio scandito dagli originali pilasti in mattoni e ricoperto dal tetto ad una falda, sorretto da un nuovo sistema strutturale in acciaio per alleggerirne il peso (in considerazione dei pannelli solari che andranno poi montati). Il perimetro confinante con la piazza si compone di pareti rotabili rivestite in acciaio corten, che consentono l’estensione esterna dell’esposizione, creando uno spazio mutevole. All’interno dell’ambiente maggiore risalta il contrasto fra le pareti trattate e recuperate, e quelle lasciate alla condizione originale. Tutte queste componenti scompaiono nell’ambiente conclusivo, la stanza riservata alla performance live dell’artista, che necessita di condizione di arredo e illuminazione differenti di volta in volta. Nel nostro caso per l’opera di Marina Abramovic abbaiamo optato per un ambiente neutro e asettico, con una pavimentazione in griglia di acciaio e intonaco color grigio alle pareti(un’atmosfera simile a quella utilizzata nelle sue performance internazionali).
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THE CATALOG / IL CATALOGO
Jean Tinguely, Swiss, 1925 - 1991. “Last collaboration with Yves Klein”, 1989.
Robert Smithson, USA, 1938 - 1973. “Dead tree”, 1989.
Arnaldo Pomodoro, Italy, 1926. “Sfera dentro Sfera”, 1996.
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Maurizio Cattelan, Italy, 1960. “La nona ora”, 1999 - 2000.
Kirsten Pieroth, Germany, 1970. “Inflated dinghy”, 2009.
Bruno Munari, Italy, 1907 - 1998. “Macchine inutili”, 1930 - 1933.
Marina Abamovic ( Марина Абрамовић ), Serbia, 1946. “The artist is present”, 2010.
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THE GREENHOUSE - MONUMENT / LA SERRA - MONUMENTO
Sup. = 240 sq.m. The building aims to break, from every point of view, the continuity arisen with all the elements of the building complex recovered from us. It is the exception that breaks the monotony of the ordered and approved composition, aiming to create changeable and unpredictable relationships. If the main part of the project maintains a very close link with the existing aesthetic, the greenhouse completely breaks the bonds of matter and proportional with the context, entering as a new regulatory element in the sky-line of the three furnaces. The steel structure is covered with semi-opaque polycarbonate to allow plenty of natural light. The volume apparently lighter that is thus created, is ideally anchored to a reinforced concrete element containing the elevator block and the stairwell. The vertical development is articulated through galleries and mezzanine, ensuring the passage of the sufficient amount of light. The green walls are made through the design of planters attached to the supporting pillars of steel. Planting differs depending on the height, the native vegetation on the lower floors and the typically more tropical to the upper floors. The tour ends elevator sull’approdo that reports on the ground floor, right on the square of the Science Park
Sup.= 240mq L’edificio si propone di rompere, sotto ogni punto di vista, la continuità creatasi con tutti gli elementi del complesso edilizio da noi recuperato. Si tratta dell’eccezione che rompe la monotonia della composizione ordinata ed omologata a se stessa, mirando a creazione di relazioni mutevoli ed imprevedibili. Se la parte preponderante del progetto mantiene un legame estetico molto stretto con quello preesistente, la serra rompe completamente i vincoli materici e proporzionali con il contesto, inserendosi come nuovo elemento regolatore nello sky-line delle tre fornaci. La struttura portante in acciaio è rivestita in policarbonato semi-opaco per permettere una buona illuminazione naturale. Il volume apparentemente più leggero che si viene così a creare, è idealmente ancorato ad un elemento in calcestruzzo armato contenente il blocco ascensore e il vano scale. Lo sviluppo verticale si articola attraverso ballatoi e mezzanini, garantendo il passaggio della sufficiente quantità di luce. Le pareti verdi verticali sono realizzate tramite la progettazione di fioriere in agganciate ai pilasti portanti in acciaio. La piantumazione si differenzia a seconda dell’altezza;la vegetazione autoctona ai piani inferiori e quella tipicamente più tropicale ai ai piani superiori. Il percorso si conclude sull’approdo dell’ascensore che riporta al piano terra, proprio sulla piazza del Parco Scientifico
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THE FOOD&BOOKS HOUSE / LA FOOD&BOOKS HOUSE
Sup.= 160mq + 55 mq Now let’s pass to the functions stored in the ancient residence, located in a strategic position respecting to the morphology of the lot. The manor house is located on Via Crotte and for its proximity to the road acts as an interface between the context and the new reality given by the project. We believe that a commercial use would exploit the full potential, favoring the influx of customers for the restaurant, located along the north façade, and the Book-shop overlooking the external scientific path to a slightly lower level . The restaurant services are located on the ground floor, while on the first one are placed most of the seats provided, with a privileged view on the site. It has to manage the part relating to marketing and dissemination of the history of the furnaces and the activities of the Science Park, providing a small space but still comfortable for reading, overlooking the park outside.
Sup.= 160mq+55mq Occupiamoci ora delle funzioni inserite nell’antica casa padronale, posta in posizione strategia rispetto alla morfologia del lotto. L’edificio sorge lungo Via Crotte e per la sua vicinanza alla strada funge da tramite fra il contesto e la nuova realtà proposta dal progetto. Riteniamo che una destinazione d’uso commerciale ne sfrutti a pieno le potenzialità, favorendo l’afflusso di clienti per il Ristorante, posizionato lungo la facciata nord, e per il Book-Shop che si affaccia sul percorso scientifico esterno ad un livello di poco inferiore. Il Ristorante si compone di cucina e servizi igienici al piano terra, posizionando al primo piano gran parte dei coperti previsti, con una vista privilegiata sull’intero sitodelle Fornaci. Lo shop cura invece la parte relativa al marketing e alla divulgazione della storia delle Fornaci e delle attività del Parco della Scienza, prevedendo uno spazio ridotto ma comunque confortevole per la lettura, con affaccio sul parco esterno.
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THE VEGETAL BAR / IL BAR VEGETALE
Sup. = 113 sq.m. The bar is placed in the east side of the lot, presenting itself as a valid alternative to the restaurant, less tied, even for position matters and for internal dynamics. This alternative dining point is placed to the same distance from the three main attractions (Serra, Expo and Park), better performing in the ease and immediacy to support these activities. The volume of the bar is simultaneously related to the two open spaces, its acting as a connecting element and continuity between different situations in size, character and atmosphere. The local facade is marked by the original square pillars brick, interspersed with large glass windows that mitigate the perception of a space excessively pronounced in its length.
Sup.= 113 mq Il Bar si posiziona nel limite orientale del lotto, proponendosi come valida alternativa al ristorante, meno legato, anche per questioni di posizione, alle dinamiche interne. Questo punto di ristoro alternativo si colloca in modo equidistante dalle tre principali attrazioni (Serra, Parco ed Expo), assolvendo con maggior facilità ed immediatezza al supporto di queste attività. Il volume del Bar si relaziona contemporaneamente ai due spazi aperti, fungendo proprio da elemento di collegamento e continuità tra situazioni differenti per dimensione, carattere e atmosfera. La facciata del locale è scandita dagli originali pilastri a sezione quadrata in mattoni, inframmezzati da grandi vetrate che attenuano la percezione di uno spazio eccessivamente pronunciato nella sua lunghezza.
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CONCLUSIONS / CONCLUSIONI
Premise We believe that the quality of a project, it’s determined in large part, a few years after its creation; This is because, there are issues and situations which lie outside the only architectural value of the intervention(which is always debatable), calling into question, economic, social and cultural factors that are not negligible. With an eye to the future we reasoned about the “malleability” degree of the project with respect to any instances verifiable in the course of time. The failure of some programs actually lies in the inability to go beyond the superficiality of the aesthetic gesture deigning its destiny. If you look at the great study cases that we brought as references of our work, their success is based as much in the way they propose themselves to the society and to the urban context, as the choice of forms, materials and spaces. Italy has an ancient archaeological heritage of inestimable value, and this creates various difficulties in accepting to compare the magnificence and beauty of these masterpieces to one of the numerous industrial corpses lying helpless in our suburbs. In fact the comparison is not on an aesthetic level, but on an ideological level, moral and social development, in short, on the importance to the community; on this floor we can attribute the same dignity for both exhibits, despite using different treatments. The find of industrial archeology, from the construction point of view allows definitely more alternatives to the designer and should not be lived in a passive way, or as if it were a motionless monument to history; this means that it can and must accommodate our daily lives, learning to understand and to change with it, in a process that does not provide, by its nature, the eternal perfection. Based on the final result of the elaborate, the information collected and empathy sensitivity established with a project that belongs to us, we have simulated the future development trying to analyze problems and opportunities. Below we identify in a more detailed some possible developments. Premessa Riteniamo che la qualità di un progetto, si determini in buona parte, a qualche anno di distanza dalla sua realizzazione; questo perché, ci sono argomenti e situazioni che esulano dal solo valore architettonico dell’intervento(che è sempre e comunque opinabile), chiamando in causa fattori economici, sociali e culturali che non sono trascurabili. Con uno sguardo al futuro abbiamo ragionato sul grado di “malleabilità” del progetto rispetto ad eventuali istanze che si potrebbero presentare nel corso del tempo. Il fallimento di alcuni interventi risiede proprio nell’incapacità di andare al di là dell’istantanea superficialità del gesto estetico e progettarne il destino. Se guardiamo ai grandi casi studio che abbiamo portato a riferimento del nostro lavoro, il loro successo si basa tanto sulle modalità con le quali si propongono alla società ed al contesto urbano, quanto alla scelta delle forme, dei materiali e degli spazi. L’Italia possiede un patrimonio archeologico antico di inestimabile valore e questo crea diverse difficoltà nell’accettare di paragonare lo sfarzo e la bellezza di questi capolavori ad uno dei tanti cadaveri industriali che giacciono inermi nelle nostre periferie. In realtà il confronto non avviene sul piano estetico, bensì a livello ideologico, morale e sociale, insomma dell’importanza per la comunità; su questo piano possiamo attribuire la stessa dignità per entrambi i reperti, pur utilizzando trattamenti differenti. Il reperto di archeologia industriale, dal punto di vista costruttivo consente sicuramente più alternative al progettista e non va vissuto in modo passivo, o come se fosse un monumento immobile alla storia; ciò significa che può e deve ospitare la nostra quotidianità, imparando a capirla e a modificarsi con essa, in un processo che non contempla, per sua natura, la perfezione eterna. Sulla base del risultato finale dell’elaborato, delle informazioni raccolte e della sensibilità empatia stabilita con un progetto che ci appartiene, ne abbiamo simulato lo sviluppo futuro provando ad analizzarne problematiche ed opportunità. Di seguito identifichiamo in maniera più circostanziata alcune possibili evoluzioni.
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PRECARIOUS ARCHITECTURES, SOLUTIONS AT SOCIETY SCALE What frequently happens is that the lack of large capital to instantly invest , combined with the impossibility to predict with certainty the goodness of a choice , rather than another , lead us to consider design and construction methods of a more temporary nature . The redevelopment project is a base, possibly a good base, on which they fit and overlap the different levels of daily life , going to create a difficult result to predict and anticipate , but extremely functional for the easiness with which you’ve created it. The success of this trend lies in two strengths . First: the idea that those emerging practices are a rupture from the current architectural production system (the star system). This has to do with the fact that these architectures ground their practice in the rejection of one of the most basic Vitruvian principles, the firmitas, i.e., its solid, everlasting condition. Second: these architectures engage a political and social activism, along with a call to new ways of interaction with the city, filling a certain frustration regarding our relation with it and with its processes of governance. This method is based one some simple and clear points which are: -Firmitas interruptas Indeed, we should see these architectures as being simply the result of a new configuration of the financial capital. As temporary architectures they are, indeed, precarious — precarious architectures, for precarious times —, light structures, low-cost, flexible, perfectly suitable to the new needs of the markets and the urban marketing that has turned the cities into thematic parks. They are the new shape of the financial capital (fluid, rapid, precarious) and not a critic to this politics of capital reconfiguration — with all its unbalances and injustices. These architectures have nothing of rupture or social activism. They will not be for sure architecture’s salvation army and if they disturb the principle of the firmitas is only to adapt themselves to the new needs of the financial capital. - Enjoyment Architectures Most of these architectures develops its strategy around the recreational function space, able to entertain, to offer something different to the normal city traffic (a modernized version of the slogan “panem et circenses”). To the undeniable improvement resulted from these actions, you have to add the other side of the coin. All this corresponds to a practical act privatization of public space, which to equip itself engages big sponsors, allowing space in exchange for retraining capitals . In case of failure or improper surveillance by the legislature, the spaces become the borderland where anything and nothing goes, while the common responsibility becomes an opportunity for individual initiatives that hardly take care about the “res-publica”. We believe, however, that the blame for these occasional failures is due not so much to the new economic model that it’s been created, what honesty of those who join and incorruptibility of the legislator, who should not sell off its planners objectives for money . - Zero Volume Someone says that to change the society you don’t have to built nothing and this is in fact part of the architecture trend in the new generation. The challenge of the building moves on the landscape, trying to provide for his choreography with more planning and support elements instead of solid and recognizable interventions, aiming to define the spaces more through green areas than through built. This method follows the principle of “camouflage” according to which the aesthetic impact of an architecture is inversely proportional to its level of sustainability for the landscape. Then we have the return of punctual structures, with the use of wood and low-cost easy processing materials. In this game of contrasts and prospective changes, the project becomes frame of the landscape that is the main protagonist. -Collaboration Between the present architect and the future one If, as we said, the vision of a project lies in its ability to remain, even through the changes, in step with the times, the architect’s wisdom lies in the attempt to dampen the most selfish temptations of the architectural gesture, often giving up personal nuances in function of a neutrality that guarantees future changes. It is therefore necessary to establish a kind of ideal debate between the trader acting on the present and one who, in a quarter of a century or more, will be forced to take action to upgrade the accommodation or the maintenance of that area. How to best assist the task of our successor? The most obvious answer, surely the most effective, is to avoid to make irreversible choices, try to leave to those who come, a quite large number of options to entice you to consider the lot as a potential opportunity and not as a possible problem. Especially in Europe it’s essential to maintain this modus operandi since tin he city space the built pressure is more and more high and the alternative to the wild construction in the suburbs is the reuse of the abandoned central areas. Will be essential to re-educate architects to this ideal relationship between the choices made in the present and the consequences that must be faced by those who will come later, even because it will also facilitate the planning of the legislature.
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ARCHITETTURE PRECARIE, SOLUZIONI A MISURA DI SOCIETA’ Accade sempre più frequentemente che la mancanza di grandi capitali da investire istantaneamente, unita all’impossibilità di prevedere con certezza la bontà di una scelta, piuttosto che di un’altra, inducano a considerare metodi di progetto e realizzazione dal carattere decisamente più provvisorio. Il progetto riqualificazione non è che una base, una buona base possibilmente, sulla quale si inseriscono e si sovrappongono i vari livelli della quotidianità, andando a creare un risultato difficile da prevedere ed anticipare, ma estremamente funzionale per la naturalezza con cui si crea. Il successo di questa tendenza risiede in due punti di forza. Primo: l’idea che le pratiche emergenti siano una rottura dal l’attuale sistema di produzione architettonica (il sistema stellare). Tutto ciò è dovuto al fatto che queste architetture sono concepite nel rifiuto di uno dei principi più elementari, quello vitruviano della “firmitas”, nella sua solida, condizione di eterno. Secondo: queste architetture denotano un attivismo politico e sociale, oltre che una chiamata a nuove modalità di interazione con la città, sfogando una certa frustrazione per quanto riguarda il nostro rapporto con essa e con i suoi processi di governance. Questo metodo è basato su alcuni punti semplici e chiari che sono: -Firmitas interruptas firmitas interruptas Dovremmo vedere queste architetture come il risultato di una nuova configurazione del capitale finanziario. Come architetture temporanee sono, infatti, precarie - architetture precarie, per tempi precari -, strutture leggere, a basso costo, flessibili, perfettamente adatte alle nuove esigenze dei mercati e del marketing urbano che ha trasformato le città in un susseguirsi di parchi tematici. Esse sono la nuova forma del capitale finanziario (fluido, rapido, precario) e non un critico di questa politica di riconfigurazione del capitale - con tutte le sue ingiustizie sbilanciate e. Queste architetture non hanno nulla di rottura o di attivismo sociale. Non si tratta sicuramente di opere destinate a diventare pietre miliari dell’estetica architettonica e se disturbano il principio delle firmitas è solo per adattarsi alle nuove esigenze del capitale finanziario. -Architecture del divertimento La maggior parte di queste architetture sviluppa la propria strategia attorno a spazi dalla funzione ludica, capaci di intrattenere, di offrire qualcosa di diverso ai normali percorsi cittadini (una versione ammodernata del motto “panem et circenses”). All’innegabile miglioramento portato da questi interventi, si deve aggiungere l’altra faccia della medaglia. Tutto ciò corrisponde, nell’atto pratico ad una privatizzazione dello spazio pubblico, che per attrezzarsi ricorre ai grandi sponsor, concedendo spazio in cambio di capitali per riqualificarlo. In caso di mancata o scorretta sorveglianza da parte del legislatore, gli spazi diventano la terra di confine nella quale vale tutto e nulla, mentre le responsabilità comune diventa occasione per iniziative individuali che difficilmente hanno a cuore la “res-pubblica. Riteniamo però che la colpa di questi fallimenti occasionali sia dovuta non tanto al nuovo modello economico venutosi a creare, quanto all’onestà di coloro che ne entrano a far parte e all’incorruttibilità del legislatore, che non deve svendere i suoi obiettivi urbanisti per denaro. - Volume zero Qualcuno scrive che “per cambiare la società non si deve costruire nulla” e questa pare in effetti la tendenza dell’architettura di nuova generazione. La sfida dell’edificio si sposta sul paesaggio, cercando di provvedere alla sua progettazione più con coreografie ed elementi di supporto che con interventi massicci e riconoscibili, mirando alla definizione degli spazi più tramite il verde che attraverso il costruito. Questo metodo segue il principio della “mimetizzazione” secondo il quale l’impatto estetico di un’architettura è inversamente proporzionale al suo livello di sostenibilità per il paesaggio. Ritornano allora le strutture puntuali, l’uso del legno e di tutti i materiali a basso costo di facile lavorazione. In questo gioco di contrasti e cambiamenti di prospettiva il progetto diventa cornice del paesaggio che è il protagonista principale. -Collaborazione tra architetto del presente e architetto del futuro Se, come abbiamo detto ,la lungimiranza di un progetto sta nella sua capacità di restare, anche attraverso delle modifiche, al passo con i tempi, la saggezza dell’architetto risiede nel tentativo di smorzare le tentazioni più egoistiche del gesto architettonico, rinunciando spesso a dare sfumature personali in funzione di una neutralità che garantisca i cambiamenti futuri. Risulta quindi necessario stabilire una sorta di dibattito ideale fra il professionista che agisce sul presente e colui che, nel giro di un quarto di secolo o poco più, sarà costretto ad intervenire per l’aggiornamento la sistemazione o la manutenzione di quell’area. Come facilitare al meglio il compito del nostro successore? La risposta più banale, sicuramente la più efficace, è evitare di compiere scelte irreversibili, cercare di lasciare a chi verrà, un numero di opzioni abbastanza ampio da invogliare a considerare il lotto come una potenziale possibilità e non come una probabile problematica. Soprattuto in Europa risulta fondamentale mantenere questo modus operandi poiché nello spazio cittadino la pressione del costruito è sempre più alta e l’alternativa all costruzione selvaggia nelle periferie è il riutilizzo delle aree più centrali dismesse. Sarà basilare rieducare gli architetti a questo rapporto ideale fra le scelte prese nel presente e le conseguenze che dovranno essere affrontate da chi verrà in seguito, facilitando anche la pianificazione del legislatore.
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A DEMOCRATIC ATTEMPT Reading the writings of P.A. Kropotkin and M. Bakunin we immediately thought of the great similarities that our project could have, and how much the architecture itself proof to be a vehicle. We begin by saying, perhaps oversimplifying, that the primordial theory of anarchist thought is that the annihilation of the hierarchy of labor, is the main way towards overcoming the divisions of society into classes. This principle, applied to the work, is quite automatic, but we believe it is applicable to a multitude of daily attitudes that are part of life, both social and personal. Take for example, the urban intervention proposed by our thesis: it is one hierarchical organization distortion of the whole urban space what makes the operation an exception to the common sense of “street”. Even in the ‘’ urban ‘in our opinion there is a great urgency to flattening of hierarchical divisions among its users. We come from decades in which the great economic boost brought us to donate the majority of the public space, not the movement, but to a specific means of locomotion, hierarchize it strongly, helped not only by customs and laws but also from the great physical superiority it exercise over other users of the road. This principle has moved us from the very first lines of the project, the democratization of urban spaces, which are at extremely usable today, especially in an welfare city such as Brescia, but often have extremely unbalanced in favor of the hegemony of the engine power both when traveling and parking. Another very illustous koprotkina concept is critical education, especially among children, and the resulting working method. We begin by saying that in the past scientists generally not disdain manual labor. Galileo drew and created his telescopes, symbol of very high technical skill for its time. Linnaeus became the botanical helping his father, gardener, at work everyday. So let’s see how the manual dexterity was not an obstacle to learning, but rather, it was fuel of it. It was once possible to retrace their path: thus a scion of the bourgeoisie could “waste” of time to this or that workshop acquiring manual skills retrospectively to learning science. Everything changed with the clear division of labor, in which the intellectual and manual labor is strongly divided. The workers receive no scientific education and their specialization, which leads them to a repetitive work does not stimulate them to active participation in production, but passive don’t creating anything. What could invent a worker intent to observe four chassis, without knowing about their complicated movements? This spasmodic specialization has led to a elimination of the workers’ inventions. The closeness of our project with the large factories, which accommodate the working-catchment areas rather consistent, favoring a link not only formal and conceptual with them, but you should also keep in mind that users more easily will approach to our intervention. There is a lot of the ideal of the Russian writer in this regard, the drive to the scientific knowledge of the social layer with less chance from the cultural point of view. For sure we haven’t the presumption to think that our intervention can teach anything technical but no doubt the aim is to push them towards an awareness of their own means and skills and not lose one’s life in the temporal dichotomy,work-after work. This speech that may seem so dangerously subversive, actually manifests enormous benefits for the industry, as it continues to be true to the equation for which an educated worker produces better and faster than one that is not. We think that even in this our project is subject to a considerable democratic pressure, aiming again, to a thinning of the divisions between science, the discovery merely theoretical, Engineering, then the application of the discovery, and Labour, the creation of discovery its self. All this arises, of course, from the introduction of the concept of ‘’ professional education “whisc has complicated issues at stake. It therefore seeks more than anything else, in our intervention at a éducation intégrale which involves the fall of the distinction between manual and intellectual effort. From the very individual education jokes you could teach children a variety of concepts that will be in the years learned in mnemonic way. Complicated arithmetic problems that have long plagued our childhood, are easily solved by young children if placed in the form of interesting games of patience. The experiential phase should therefore be to increase the individual’s knowledge in a lasting and profound, not lending itself to fast amnesia as often happens. There is a very deep division between “knowledge” and “know how” that is enhanced year by year with the dogmatic teachings and the lack of reality of our education. The production-trade system that imposes this strict division, consumerism imposes it, because, simply, if you know how to craft one thing there are less chance of you to purchase it. And why change the radio when just changing a small fuse you can fix it? Because they are not able to do so, and on the other hand, our work mono-disciplinary gives us the economic power to buy a new radio. From this point of view our project, we believe it is very revolutionary, as attempts to subvert this cultural schematization which is now the norm. As a worker in case the baby will be approached through fascinating objects and attractive in the world of doing and discovering the same time, dynamic company that has always been present in the work. It ‘pretty amazing fact think like the steam engine, even in its fundamental principles, the locomotive, the steamboat, the telephone, the phonograph, the power loom, the machine laces, the lighthouse, the gravel road, the photograph in black and white and color, and thousands of other less important things, have not been invented by professional scientists? Men who had received a rudimentary education at school, they had barely picked up the crumbs of knowledge, and who carried out their experiments with the most primitive means - the clerk of Smeaton lawyer, the toolmaker Watt, the brakeman Stephenson, the goldsmith Fulton, the builder of mills Rennie, the mason Telford, and hundreds of others of which even the name is unknown - were, as rightly says Smiles, “the
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true creators of the modern civilization.� In contrast, professional scientists, equipped with any means necessary to acquire knowledge and experience, they have had little part in the invention of this formidable complex of equipment, machines and engines that have allowed humanity to use and master the forces of nature. So we think that the democratizing thrust of our company can be carried out in different ways and under different aspects that run together able to raise not only socially a whole class but even manage to restore the value of work and the ‘ love for the latter, which is thus done better and more efficiently. We, like Kropotkin, believe that the thinning of hierarchies leads to a freer, more conscious and democratic enviroment. This applies from the social point of view, but also urban and architectural, as each discipline has its own barriers to be removed and their hierarchies to subvert, aiming always to - another concept of the Russian philosopher - mutual aid, cooperation for survival, even before the struggle for it.
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UN TENTATIVO DEMOCRATICO. Leggendo degli scritti di P.A. Kropotkin e di M. Bakunin abbiamo immediatamente pensato alle grandi assonanze che il nostro progetto potesse avere, e di quanto l’architettura stessa ne fosse veicolo. Iniziamo dicendo, banalizzando forse, che la teoria primordiale del pensiero anarchico sia che l’annientamento della gerarchizzazione del lavoro, sia la via maestra verso il superamento delle divisioni in classi della società. Questo principio, applicato al lavoro, risulta piuttosto automatico, ma crediamo che sia applicabile ad una moltitudine di atteggiamenti quotidiani che fanno parte della vita sia sociale che personale. Prendiamo ad esempio un in oggetto l’intervento urbano proposto dalla nostra tesi: è proprio uno stravolgimento dell’organizzazione gerarchica dell’intero spazio urbano ciò che rende l’intervento un eccezione al comune senso di “strada”. Anche nell’”urbano” a nostro parere vi è una grande urgenza di appiattimento delle divisioni gerarchiche tra i suoi fruitori. Proveniamo da decenni in cui la grande spinta economica ci ha portato a donare la gran parte dello spazio pubblico, non al movimento, ma ad un preciso mezzo di locomozione, gerarchizzandolo fortemente, aiutato non solo dalle abitudini e dalla legislazione ma anche dalla grande superiorità fisica che esercita sugli altri fruitori della strada. Questo principio ci ha mosso fin dalle primissime battute del progetto, la democratizzazione degli spazi urbani, che sono ad oggi estremamente fruibili, soprattutto in una città benestante come Brescia, ma che spesso hanno dei rapporti di forza estremamente sbilanciati a favore dell’egemonia del motore a scoppio sia in marcia che in sosta. Un altro concetto kropotkiano molto illustre è la critica all’educazione, soprattutto infantile, e al conseguente metodo di lavoro. Iniziamo dicendo che in passato generalmente gli scienziati non disdegnavano il lavoro manuale. Galileo disegnava e realizzava i suoi telescopi, simbolo di un’abilità tecnica molto alta per l’epoca. Linneo divenne botanico aiutando il padre, esperto giardiniere, nel lavoro di tutti i giorni. Quindi vediamo come l’abilità manuale non costituiva un ostacolo all’apprendimento ma anzi, ne era carburante. Era un tempo possibile anche il percorso a ritroso: quindi un rampollo della borghesia poteva “sprecare” del tempo presso questa o quella bottega acquisendo abilità manuali a posteriori all’apprendimento scientifico. Tutto cambiò con la netta divisione del lavoro, in cui il lavoro intellettuale e manuale viene fortemente scisso. Gli operai non ricevono alcuna istruzione scientifica e la loro specializzazione, che li porta ad un lavoro ripetitivo non li stimola alla partecipazione attiva alla produzione, bensì passiva non creando più nulla. Cosa potrebbe inventare un operaio intento ad osservare quattro telai, senza sapere sulla dei loro complicati movimenti? Questa spasmodica specializzazione ha portato ad un annullamento delle invenzioni operaie. La grande vicinanza del nostro progetto con delle grandi fabbriche, che accolgono bacini di utenza operaia piuttosto consistente, favoriscono un nesso non solo formale e concettuale con esse, ma si deve anche tenere conto degli utenti che con più facilità si approcceranno al nostro intervento. C’è molto dell’ideale russo in questo senso, la spinta verso la conoscenza scientifica di quegli strati sociali con meno possibilità dal punto di vista culturale. Non avremo certo la presunzione di pensare che il nostro intervento possa insegnare nulla di tecnico ma senza dubbio l’obiettivo è quello di spingere l’utente verso la consapevolezza dei propri mezzi e capacità e non perdere la propria vita nella dicotomia temporale, lavoro-dopo lavoro. Questo discorso che può sembrare cosi pericolosamente sovversivo, in realtà manifesta enormi vantaggi anche per il mondo dell’industria, in quanto continua ad essere vera l’equazione per la quale un operaio istruito produce meglio e più velocemente di uno che non lo è. Pensiamo che anche in questo il nostro progetto sia sottoposto ad una spinta democratica non indifferente, mirando di nuovo, ad un assottigliamento delle divisioni tra Scienza, la scoperta meramente teorica, Ingegneria, quindi l’applicazione della scoperta, e il Lavoro, ovvero la realizzazione stessa della scoperta. Tutto questo ha origine, ovviamente, nell’istruzione che con l’introduzione dell’ “insegnamento professionale” ha complicato gli aspetti in gioco. Si mira quindi più che altro, nel nostro intervento ad una éducation intégrale che comporta la caduta della distinzione tra sforzo manuale e intellettuale. Fin dalle primissime battute dell’istruzione dell’individuo si potrebbe insegnare ai bambini una molteplicità di nozioni che verranno negli anni successivi apprese in maniera mnemonica. Complicati problemi di aritmetica che hanno tanto tormentato la nostra infanzia, vengono facilmente risolti da giovani bambini se posti sotto forma di interessanti giochi di pazienza. La fase esperienziale quindi va ad accrescere la conoscenza dell’individuo in modo duraturo e profondo, prestandosi meno a veloci amnesie come spesso capita. Vi è un solco molto profondo tra “sapere” e “saper fare” che viene accentuato di anno in anno con gli insegnamenti dogmatici e cosi poco reali della nostra istruzione. Il sistema produzione-commercio impone questa stretta divisione, il consumismo la impone, poiché, banalmente, se una cosa sai fartela ci sono meno probabilità che tu la acquisti. E perché cambiare la radio quando basta cambiare un piccolo fusibile? Perché non si è capaci a farlo, e in compenso, il nostro lavoro mono-disciplinare ci conferisce il potere economico di acquistare una radio nuova. Sotto questo punto di vista il nostro progetto, crediamo sia estremamente rivoluzionario, in quanto tenti di sovvertire questa schematizzazione culturale che è ormai la normalità. Come nel caso dell’operaio anche il bambino verrà avvicinato, tramite oggetti affascinanti ed attraenti nel mondo del fare e dello scoprire nello stesso tempo, dinamica che è stata sempre presente nel lavoro. E’ piuttosto sorprendente infatti pensare come che la macchina a vapore, anche nei suoi princìpi fondamentali, la locomotiva, il battello a vapore, il telefono, il fonografo, il telaio meccanico, la macchina per merletti, il faro, la strada in macadam, la fotografia in bianco e nero e a colori, e migliaia di altre cose meno importanti, non siano state inventate da scienziati di professione? Uomini che avevano ricevuto, a scuola un’istruzione rudimentale, che avevano a malapena raccolto le briciole del sapere, e che effettuavano i propri esperimenti con i mezzi più primitivi – il commesso d’avvocato Smeaton, l’attrezzista Watt, il frenatore Stephenson, l’apprendistagioielliere Fulton, il costruttore di mulini Rennie, il muratore Telford, e centinaia di altri di cui persino il nome rimane sconosciuto – sono stati, come dice giustamente Smiles, «i veri creatori della
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civiltà moderna». Al contrario, gli scienziati di professione, provvisti di ogni mezzo necessario ad acquisire conoscenze e a sperimentare, hanno avuto ben poca parte nell’invenzione di quel formidabile complesso di apparecchi, macchine e motori che ha permesso all’umanità di utilizzare e di padroneggiare le forze della natura. Per questo pensiamo che la spinta democratizzante della nostra società possa essere portata avanti in differenti modi, e sotto differenti aspetti che posti assieme riescano a risollevare non solo a livello sociale, un intera classe ma che riescano addirittura a ristabilire il valore del lavoro e l’amore per quest’ultimo, che viene cosi fatto meglio e in modo più efficiente. Anche noi, come Kropotkin crediamo che l’assottigliamento delle gerarchizzazioni porti ad un ambiente più libero, consapevole e democratico. Questo vale dal punto di vista sociale, ma anche urbano e architettonico, poiché ogni disciplina ha le proprie barriere da abbattere e le proprie gerarchie da sovvertire, mirando sempre ad – altro concetto del filosofo russo – il mutuo soccorso, la cooperazione per la sopravvivenza, ancor prima della lotta per quest’ultima.
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INVESTMENTS, URBANITY AND REMUNERATION There are several examples in the world for which we can see manifested this tripartite division, which always characterizes a good project for urban or industrial regeneration that it is. In Europe, the most famous project is probably the construction of the Guggenheim Museum in Bilbao, with the subsequent redevelopment of the riverside and construction of a new bridge to overcome it. No doubt that intervention has been the engine for a city like the Basques who knew how to make the experience of the American cultural art magnate and was able to first of all make it a central role that has expanded its beneficial effects on a large area of city, especially a lot of valuable economic benefits in the Basque country always fighting with a border economy. So art galleries, artists ‘quarters, entire streets devoted to street art have made this small city, a bit’ sad and gray, more colorful and attractive, definitely for the tourists who flock in droves to cities for twelve months to ‘year bringing Bilbao to be undoubtedly the most popular destination of the whole country. So a great investment, a great effort for a difficult city that has managed to change its appearance without changing its identity and has been able to gather, remunerativamente speaking, great success around the world. Let’s see how, a great intervention of industrial regeneration can generate income millionaires thanks to its privileged location. New York is one of the most visited cities in the world, where real estate has the disproportionately high costs. The project, which we have extensively discussed in the chapter on case studies, the High Line is a clear example of what can be done in such a sought area and with that kind of passage. To build the outstanding park it took 118 million dollars, and not to mention that the park between green maintenance, gardening, security, and all the staff of stuart costs each year to the municipality of new york the beauty of 80 million dollars. crazy amounts, even for a town such as New York, which it had to find a means of rewarding in this pharaonic work, so successful. The solution that the municipality has chosen is as obvious as winning. Anticipating that the project could express different quality areas, the municipality has foreseen a rise of land surrounding the redevelopment project that once made building, have accounted for most of the subsequent recovery remuneration. There is talk of shocking figures obviously are projections at 20 or 30 years, but the two billion dollars of revenue that you expect to get, albeit probably retouched downward would give sustenance to the park and how to generate new virtuous actions by municipality. Obviously we can not expect the the same kind of numbers in a small provincial town, but the principle that should be expected is about the same. A large residential area surrounding our intervention, an area with a population density contained but able to offer a whole catchment area. The ability to increase the value of real estate in the area is high because the creation of a new center involves not only a greater flow, greatest ambition to live in one place, but also the subsequent addition of infrastructure, possibly efficient and environmentally friendly, of services and the possibility to be connected to the city center in an alternative and easy way. The area in question from this point of view is extremely fertile because in addition to the large number of residences in the area, we find great land or ruins or simply abandoned, and also its position on the edge helps to identify a number of useful space to be reinterpreted . These new spaces, when they are in a privileged and sought-after area in the city’s fabric would increase their value, and with appropriate constraints may, in addition to providing useful areas for private investment, provide quality public space, triggering a vicious circle from which all seem to come out winners. Brownfields of Caserma Papa could play a big economic power thanks to the effort that the public domain is making to discard these great architectural skeletons. Even in this case would be to require some care to the municipal administration in the functional constraints, trying to be able on the one hand to provide a solid foundation on which to formulate private investment and other legislate in a way that reserves space for citizens and services to the community. Even from the legislative point of view, there are examples scattered around the world, but we found it very interesting what happens in Copenhagen, at the study of urban design of Copenagenize. The studio is located in an old industrial area that the municipality has offered free for the first 15 years as long as the activity that was included was of public interest or that would offer services to the community, or even giving an incentive for the company famous under 30. the result is a small neighborhood that is full of young artisans, designers and entrepreneurs who have the opportunity to share an area not only among themselves but also with the rest of the city. Side effects were then the opening of shops, bars and restaurants, at the service of many workers and the very passage that had arisen. This success is inextricably linked to the legislative process undertaken by the municipality that has been able to encourage the right use of the space available to him, creating a win win situation for the city and citizens.
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INVESTIMENTI, URBANITA’ E REMUNERAZIONE Vi sono svariati esempi nel mondo per i quali possiamo veder manifestata questa tripartizione, che caratterizza sempre un buon progetto di rigenerazione urbana o industriale che essa sia. In Europa il progetto più illustre è probabilmente la costruzione del Guggenhaim museum di Bilbao, con la conseguente riqualificazione del lungo fiume e la costruzione dei un nuovo ponte per superarlo. Senza dubbio quell’intervento è stato motore per una città come quella basca che ha saputo fare tesoro dell’esperienza culturale del magnate dell’arte americano e ha saputo prima di tutto farne una centralità che ha espanso i suoi effetti benefici su una grandissima area della città, benefici soprattutto economici tanto preziosi nei Paesi Baschi sempre in lotta con un economia di confine. Quindi gallerie d’arte, quartieri per artisti, intere piazze dedicate all’arte di strada hanno resa questa cittadina, un po’ malinconica e grigia, più colorata e attraente, sicuramente per i turisti che si riversano a frotte nelle città per dodici mesi all’anno portando Bilbao ad essere senza dubbio la meta più apprezzata di tutto il paese. Quindi un grande investimento, un grande sforzo, per una città difficile che ha saputo cambiare il suo aspetto senza cambiare la propria identità ed è stata in grado di raccogliere, remunerativamente parlando, grande successo in tutto il mondo. Vediamo ora come, un grande intervento di rigenerazione industriale possa generare introiti milionari grazie alla sua collocazione privilegiata. New York è una delle città più visitate al mondo, in cui la proprietà immobiliare ha dei costi spropositati. Il progetto, di cui abbiamo largamente parlato nel capitolo dedicato ai casi studio, dell’High Line è un chiaro esempio di quanto possa essere fatto in una zona cosi visitata e di passaggio. Per costruire il parco sospeso ci sono voluti 118 milioni di dollari e senza contare che il parco tra manutenzione del verde, giardinaggio, sicurezza, e tutto il personale di stuart costa ogni anno al comune di new york la bellezza di 80 milioni di dollari. Cifre folli, anche per un comune come quello newyorkese, che infatti ha dovuto trovare un mezzo remunerativo in quest’opera faraonica, così ben riuscita. La soluzione che la municipalità ha scelto è tanto ovvia quanto vincente. Prevedendo che il progetto potesse esprimere diverse qualità della zone, il comune ha previsto un innalzamento dei terreni circostanti al progetto di riqualificazione che, una volta resi edificabili, hanno rappresentato la maggior parte della remunerazione conseguente al recupero. Si parla di cifre sconvolgenti, ovviamente sono proiezioni a 20 o 30 anni ma i 2000 milioni di dollari di introiti che si aspettano di ottenere, seppur probabilmente ritoccati al ribasso darebbero sostentamento al parco e modo al comune di generare nuovi interventi virtuosi. Ovviamente non possiamo aspettarci delle cifre del genere in una piccola città di provincia, ma il principio che ci si deve aspettare è circa lo stesso. Una grande area residenziale circonda il nostro intervento, un area con una densità abitativa contenuta ma capace di offrire un bacino d’utenza complesso. La possibilità di aumentare il valore degli immobili nell’area è alta in quanto la creazione di una nuova centralità comporta non solo un flusso maggiore ,ambizione più grande a vivere in un posto, ma anche la conseguente aggiunta di infrastrutture, possibilmente efficienti ed ecologiche, di servizi e la possibilità di essere collegato con il centro cittadino in modo alternativo e semplice. La zona in questione sotto questo punto di vista è estremamente fertile poiché oltre al grande numero di residenze nell’area, troviamo grandi terreni o dismessi o semplicemente abbandonati, e inoltre la sua posizione sul margine aiuta ad individuare una serie di spazi utili ad essere reinterpretati. Questi nuovi spazi, nel momento in cui si trovassero in un area privilegiata ed ambita nel tessuto cittadino innalzerebbe il loro valore, e con i vincoli adatti potrebbero, oltre a fornire superfici utili per investimenti privati, fornire spazio pubblico di qualità, innescando un circolo vizioso da cui tutto sembrano uscire vincitori. Le aree dismesse della Caserma Papa potrebbero recitare un grosso potere economico anche grazie allo sforzo che il demanio pubblico sta compiendo per disfarsi di questi grandi scheletri architettonici. Anche in questo caso sarebbe da richiedere all’amministrazione comunale una certa cura nei vincoli funzionali, cercando di essere in grado da un lato di fornire basi solide sulle quali formulare investimenti privati e dall’altra legiferare in modo che si riservi spazio a servizi cittadini e alla comunità. Anche dal punto di vista legislativo vi sono esempi sparsi in giro per il mondo, ma abbiamo trovato molto interessante quello che accade a Copenhagen, presso gli lo studio di urban design di Copenagenize. Lo studio si trova in un vecchio polo industriale che la municipalità ha offerto gratuitamente per i primi 15 anni a patto che l’attività che vi fosse inserita fosse di pubblico interesse o che offrisse dei servizi alla comunità, o ancora che incentivasse l’impresa dei famosi under 30. Il risultato è un piccolo quartiere che pullula di giovani artigiani, progettisti e imprenditori che hanno modo di condividere una superficie non solo tra di loro ma anche con il resto della città. Gli effetti collaterali sono poi stati l’apertura di negozi, bar e ristoranti, a servizio dei tanti lavoratori e del molto passaggio che si era venuto a creare. Questo successo è indissolubilmente legato all’iter legislativo intrapreso dall’amministrazione comunale che ha saputo incentivare i giusti utilizzi degli spazi che aveva a disposizione, dando vita ad una win win situation per la città e per i cittadini.
NEXT AREAS OF EXPANSION The economic crisis has exponentially increased the number of brownfield sites, bringing to light the problems that were already in the territory. This historic, cultural factor that is the economic crisis which generates a range of situations that may represent urbanistically talking the great change of our time, the one capable of profoundly changing the system of our city, now discovered by the veil of maya, showing its multiple contradictions. Those once represented by enlargement of the walls or major reconstruction after the war. A key opportunity and that could affect our time, much more than he could make just twenty years ago. So we are fully aware of how crucial it is to be able to make decisions that are as rational as possible. The technical progress plays a role in this change of direction, in fact, thanks to the compactness of the new machinery the demand for productive space has decreased substantially. This also makes us predict that the process will continue as the progress will lead to a further reduction of production space, especially in urban centers. Even in the object of our thesis you can see the effects of both of these situations. The IVECO already OM, large factory in the 60s that led to work well into the working class from Brescia, was later acquired by the Fiat group that in fact becomes Iveco. Everything was going well until the early 2000s when the victim from the first signs of the crisis. Today is extremely smaller and all services for workers are decommissioned and abandoned. It got even to the dismantling of some sheds that once contained huge machines and now just need more than a few square meters. We have to remember that the inherited spaces are the most often characterized by extremely particular spatial qualities, where the human scale is subverted, and its needs canceled. Another great ruin that affected the area we considered is the old pope barracks. This is a symbol of a problem which is also very popular in the city, namely the large number of abandoned barracks. This due to a state plan for the unification of the barracks around the country in a smaller number. Verona was chosen to host the barracks, and then in the city of origin remain these pachyderms solitary skeletons, difficult to treat both for the property, since they are still considered military land, both for the size really prohibitive. The barracks that overlooks our lot, is in some way an exception because first of all does not have a size that does not allow the treatment and also the property enjoys a privileged situation as the public domain and not the army. This has resulted in previous years the opening, in the summer to a small area of the barracks, giving life to an extremely popular and very charming club. Many young people have fun and regain possession of those spaces where their parents have known the naia and their grandparents the war. This would have been an interesting engine for the redevelopment of the barracks but since then nothing has changed. Even the river banks offer space for future expansion they are obviously different address. Protection of the landscape together with an addition of space for the slow mobility could provide a whole new look to the areas so far left to themselves and otherwise generate some success, testifying there are the hundreds of people every day practice physical activity of all kinds. This could be accompanied by a series of services designed to sport and leisure in general. All this to demonstrate how an industrial regeneration plan is often surrounded by a myriad of possibilities for expansion, almost like wildfire, aimed at the resolution of urban dynamics that both slicing our lives and our perception of the city. Another demonstration that we hope to have given you that changing view of things, problems can become opportunities, and crises possibility of change.
PROSSIME AREE DI ESPANSIONE La crisi economica ha incrementato esponenzialmente il numero delle aree industriali dismesse, portando alla luce problemi che già erano presenti sul territorio. Questo fattore storico, culturale che è la crisi economica genera una serie di situazioni che urbanisticamente parlando possono rappresentare il grande cambiamento del nostro tempo, quello capace di modificare profondamente l’impianto della nostra città, ormai scoperta dal velo di maya, che mostra le sue molteplici contraddizioni. Quelle una volta rappresentate dall’ampliamento della cinta muraria o delle grandi ricostruzioni nel dopoguerra. Un’ occasione fondamentale e che potrebbe influenzare il nostro tempo, molto di più di quanto potesse fare solo venti anni fa. Quindi siamo assolutamente consapevoli di quanto sia cruciale riuscire a prendere delle decisioni che siano il più razionali possibili. Anche il progresso tecnico gioca il suo ruolo in questo cambio di rotta, infatti grazie alla compattezza dei nuovi macchinari la richiesta di spazio produttivo si è fortemente ridotta. Questo ci fa prevedere anche che il processo continuerà poiché il progresso porterà ad un ulteriore ridimensionamento degli spazi produttivi, specialmente nei centri cittadini. Anche nell’area oggetto della nostra tesi si possono vedere gli effetti di entrambe queste situazioni. L’IVECO, già OM, grande fabbrica negli anni ’60 che dava da lavorare a buona parte della classe operaia bresciana, viene in seguito acquistata dal gruppo FIAT che la trasforma appunto in Iveco. Tutto procede bene fino ai primi anni 2000 quando è vittima fin dalle prime avvisaglie della crisi. Oggi è estremamente più piccolo e tutti servizi per i lavoratori sono dismessi e abbandonati. Si è arrivati addirittura allo smantellamento di alcuni capannoni che un tempo contenevano enormi macchinari e che oggi necessitano poco più di qualche metro quadrato. Bisogna ricordare che gli spazi ereditati sono l più delle volte caratterizzati da qualità spaziali estremamente particolari, in cui la scala umana viene sovvertita, e le sue esigenze annullate. Altro grande rudere che affetta l’area da noi presa in considerazione è la vecchia caserma papa. Questo è un simbolo di un problema anch’esso estremamente diffuso in città, ovvero la grande presenza di caserme abbandonate. Questo dovuto ad un piano statale per l’accorpamento delle caserme sparse sul territorio in un numero più ridotto. Verona fu scelta per ospitare le caserme e quindi nelle città d’origine restano questi pachidermi solitari, difficilmente trattabili sia per la proprietà, poiché vengono ancora ritenuti terreni militari, sia per le dimensioni veramente proibitive. La caserma che si affaccia sul nostro lotto, rappresenta in qualche modo un eccezione poiché prima di tutto non ha una dimensione che non ne permetta il trattamento e anche la proprietà gode di una situazione privilegiata in quanto del demanio pubblico e non più dell’esercito. Questo ha portato negli anni precedenti all’apertura, nel periodo estivo ad una piccola area della caserma dando vita ad un locale estremamente frequentato e molto suggestivo. Molti giovani che si divertono e si riappropriano di quegli spazi dove i loro genitori hanno conosciuto la naia e i loro nonni la guerra. Questo sarebbe dovuto essere un motore interessante per la riqualificazione della caserma ma da allora nulla è cambiato. Anche le sponde del fiume offrono spazio per espansioni future che siano ovviamente di diverso indirizzo. La tutela del paesaggio unitamente ad un aggiunta di spazi per la mobilità lenta potrebbe fornire un look completamente nuovo a delle aree fino ad ora lasciate a se stesse e che comunque generano un certo successo, a testimonianza vi sono le centinai di persone che ogni giorno praticano attività fisica di ogni genere. Questo potrebbe essere accompagnato da una serie di servizi atti allo sport e al tempo libero in generale. Tutti questo per dimostrare come un progetto di rigenerazione industriale sia spesso attorniato da una miriade di possibilità di espansione, quasi a macchia d’olio, che mirino alla risoluzione di quelle dinamiche urbane che tanto affettano la nostra vita e la nostra percezione della città. Altra dimostrazione che speriamo di aver dato è che cambiando visione delle cose i problemi possono diventare opportunità, e le crisi possibilità di cambio di rotta.
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BIBLIOGRAPHY / BIBLIOGRAFIA
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