Bushidō
Trascrizione in kanji di «Bushido»
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Il samurai Miyamoto Musashi, uno dei piĂš celebri della storia giapponese
Statua raffigurante il samurai Kusunoki Masashige, vissuto nel XIV secolo, icona del Bushido. Aveva combattuto per l'Imperatore Go-Daigo, sconfiggendo lo shogunato Kamakura. Ăˆ considerato un eroe nazionale ed un patriota; la scultura è situata davanti al Palazzo Imperiale di Tokyo.
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Il Bushido (Bushidō?, letteralmente «la via [o la morale[1]] del guerriero»[) è un codice di condotta e un modo di vita – simile al concetto europeo di cavalleria e a quello romano del mos maiorum – adottato dai samurai, cioè la casta guerriera in Giappone. In esso, a differenza di altri addestramenti militari nel mondo, sono raccolte, oltre le norme di disciplina militari, anche quelle morali che presero forma in Giappone durante gli shogunati di Kamakura (1185 – 1333) e Muromachi (1336 – 1573), e che furono formalmente definite ed applicate nel periodo Tokugawa (1603 – 1867).[2]
Storia Sebbene risalga al 660 a.C., questo codice fu citato per la prima volta nel Kōyō Gunkan (1616) e messo organicamente per iscritto, in seguito, da Tsuramoto Tashiro, che raccolse le regole del monaco-samurai Yamamoto Tsunetomo (1659 – 1719) nel noto testo Hagakure. Ispirato alle dottrine del buddhismo e del confucianesimo adattate alla casta dei guerrieri, il Bushido esigeva il rispetto dei valori di onestà, lealtà, giustizia, pietà, dovere e onore, i quali dovevano essere perseguiti fino alla morte. Il venir meno a questi princìpi causava il disonore del guerriero, che espiava la propria colpa commettendo il seppuku, il suicidio rituale. Successivamente alla Restaurazione Meiji (1866 – 1869), il Bushido ebbe come punto fondante il rispetto assoluto dell'autorità dell'imperatore e divenne uno dei capisaldi del nazionalismo giapponese. Uno dei princìpi del Bushido, l'assoluto disprezzo per il nemico che si arrende, fu la causa dei trattamenti brutali e denigranti a cui i giapponesi sottoposero i prigionieri nel corso della seconda guerra mondiale (al contrario dei mos romani, in cui il nemico che si arrende - dopo che gli viene intimato - viene risparmiato, se continua a combattere viene sterminato), mentre la ricerca della morte onorevole in battaglia fu la molla che spinse molti kamikaze al sacrificio.
I sette princìpi del Bushido Il Bushido si fonda su sette concetti fondamentali, ai quali il samurai deve scrupolosamente attenersi: Gi: Onestà e Giustizia Sii scrupolosamente onesto nei rapporti con gli altri, credi nella giustizia che proviene non dalle altre persone ma da te stesso. Il vero Samurai non ha incertezze sulla questione dell'onestà e della giustizia. Vi è solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
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Yu: Eroico Coraggio Elevati al di sopra delle masse che hanno paura di agire, nascondersi come una tartaruga nel guscio non è vivere. Un Samurai deve possedere un eroico coraggio, ciò è assolutamente rischioso e pericoloso, ciò significa vivere in modo completo, pieno, meraviglioso. L'eroico coraggio non è cieco ma intelligente e forte. Jin: Compassione L'intenso addestramento rende il samurai svelto e forte. È diverso dagli altri, egli acquisisce un potere che deve essere utilizzato per il bene comune. Possiede compassione, coglie ogni opportunità di essere d'aiuto ai propri simili e se l'opportunità non si presenta egli fa di tutto per trovarne una. La compassione di un samurai va dimostrata soprattutto nei riguardi delle donne e dei fanciulli. Rei: Gentile Cortesia I Samurai non hanno motivi per comportarsi in maniera crudele, non hanno bisogno di mostrare la propria forza. Un Samurai è gentile anche con i nemici. Senza tale dimostrazione di rispetto esteriore un uomo è poco più di un animale. Il Samurai è rispettato non solo per la sua forza in battaglia ma anche per come interagisce con gli altri uomini. Il miglior combattimento è quello evitato. Makoto o Shin: Completa Sincerità Quando un Samurai esprime l'intenzione di compiere un'azione, questa è praticamente già compiuta, nulla gli impedirà di portare a termine l'intenzione espressa. Egli non ha bisogno né di "dare la parola" né di promettere. Parlare e agire sono la medesima cosa. Meiyo: Onore Vi è un solo giudice dell'onore del Samurai: lui stesso. Le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso. Chugi: Dovere e Lealtà Per il Samurai compiere un'azione o esprimere qualcosa equivale a diventarne proprietario. Egli ne assume la piena responsabilità, anche per ciò che ne consegue. Il Samurai è immensamente leale verso coloro di cui si prende cura. Egli resta fieramente fedele a coloro di cui è responsabile.
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Il Ju Jitsu Il Ju Jitsu è un'arte marziale giapponese il cui nome deriva da jū ("flessibile", "cedevole", "morbido") e jitsu ("arte", "tecnica", "pratica"). Il Ju Jitsu è un'arte di difesa personale che basa i suoi principi sulle radici del nome originale giapponese: “Hey yo shin kore do”, ovvero "Il morbido vince il duro". In molte arti marziali, oltre all'equilibrio del corpo, conta molto anche la forza di cui si dispone. Nel Ju Jitsu, invece, la forza della quale si necessita proviene proprio dall'avversario. Più si cerca di colpire forte, maggiore sarà la forza che si ritorcerà contro. Il principio, quindi, sta nell'applicare una determinata tecnica proprio nell'ultimo istante dell'attacco subito, con morbidezza e cedevolezza, in modo che l'avversario non si accorga di una difesa e trovi, davanti a sé, il vuoto.
Il Metodo Bianchi Pioniere del Ju Jitsu in Italia fu il Maestro Gino Bianchi. Il metodo Bianchi è uno stile molto efficace e pratico di Ju Jitsu. Il Maestro Bianchi, già campione militare di savate, era impegnato durante la Seconda guerra mondiale col contingente italiano nella colonia giapponese di Tien Sing (Tianjin) in Cina dove venne a contatto col Ju Jitsu e, rimanendone colpito per l'efficacia, decise di diffonderlo una volta tornato in Italia. L'opera di diffusione del Ju Jitsu "Metodo Bianchi" procedette a pieno ritmo anche grazie alle varie dimostrazioni pubbliche svolte col gruppo dei Kaze Hito (uomini vento). Dopo la scomparsa del Maestro, il "metodo Bianchi" è stato adattato per essere inserito nel programma tecnico del Coni. Inoltre, il "metodo Bianchi" fu razionalizzato nel 1974 dal M° Giuseppe Dioguardi e dal M° Angelo Briano che, con il supporto dei maestri Devoto, Comotto e Mazzaferro. I Maestri organizzarono le tecniche praticate in 5 gruppi di 20 tecniche ed I 5 gruppi presero i nomi delle prime cinque lettere dell'alfabeto e vennero chiamati Settori. Lo stile praticato dal maestro Gino Bianchi non era un vero e proprio sport, ma uno stile immediato e intuitivo. Aveva una sua particolare identità, essendo diverso da Karate e Judo. In Italia il Ju Jitsu Tradizionale si sta diffondendo sempre più grazie alla qualità delle conoscenze tecniche che trasmette. L’antichità dei principi divulgati dalla Scuola è infatti la garanzia della qualità degli insegnamenti.
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Il Ju Jitsu presso il Dojo Bushido - Lama Etica, disciplina, sacrificio. Questi sono i tre pilastri che costituiscono il mio credo marziale ed i valori che hanno contraddistinto il mio lavoro in quarant’anni di insegnamento. In seguito alle esperienze vissute nel corso della mia attività di atleta e di insegnante ho deciso di sposare con grande entusiasmo il progetto “atleta livello persona” portato avanti dal Maestro Setaro proprio perché portatore di quei valori tradizionali di disciplina marziale in cui credo così fortemente. Ritengo fondamentale formare i nostri giovani atleti e trasmettergli valori che al giorno d’oggi rischiano di essere perduti e che contraddistinguono le arti marziali rispetto alle altre discipline sportive. Il mio compito qui, nel Dojo Bushido - Lama, insieme ad altri Maestri e collaboratori di primissimo livello, è proprio questo, formare atleti e uomini che possano, attraverso l’insegnamento della tecnica e dell’etica marziale, diventare un modello di eccellenza. Studiare il Ju Jitsu tradizionale non significa solo indossare il Keiko Gi o avere un “atteggiamento” tradizionale durante l’allenamento, bensì significa studiare tecniche e principi delle Scuole tradizionali giapponesi. Solo se si studiano le tecniche originarie dell’antico Giappone si studia il Ju Jitsu tradizionale.
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LE REGOLE COMPORTAMENTALI NEL DOJO
1. Abbigliamento (sul tatami) - Non sono ammesse: scarpe, calzini o calze antiscivolo, collane, bracciali, orecchini anelli. - Possibilmente si consiglia di non indossare la maglietta; nel caso fosse ritenuta necessaria sara' ammessa solo se di colore bianco. Per le ragazze e le donne la maglietta o un body e' invece consigliata.
2. Comportamento - E' obbligatorio il rispetto delle indicazioni del Maestro e degli istruttori. - E' obbligatoria attenzione e collaborazione attiva durante le lezioni. - Non sono ammessi schiamazzi e chiacchiere continue. - E' obbligatorio il rispetto per la struttura e le cose.
3. Genitori - Per creare le migliori condizioni di apprendimento e' consigliato non assistere alle lezioni. - In palestra e' consentito l'ingresso solamente al cambio di corso e limitatamente allo spazio d'ingresso.
4. Regole principali di etica sportiva - E' obbligatorio il rispetto per se stessi (scoperta dei propri limiti e miglioramento). - E' obbligatorio il rispetto per gli altri. - E' obbligatorio il rispetto per i risultati ottenuti (propri e altrui).
1) E' necessario rispettare rigorosamente l'orario d'inizio delle lezioni, sarà ammesso un solo ritardo al mese: l'atleta che non avrà frequentato almeno 50 lezioni non sarà ammesso agli esami di passaggio di cintura. 2) Non si può entrare in palestra se si sta eseguendo il saluto; si dovrà aspettare la fine del saluto e chiedere il permesso di entrare. 3) Quando si entra o si esce dal tatami si deve sempre eseguire il saluto. 4) Al momento di entrare in palestra le calzature e le protezioni personali vanno disposte con ordine nell'apposito spazio. 5) Eventuali problemi fisici devono essere comunicati, sull'apposito modulo, al momento dell'iscrizione.
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Se invece subentrano in un secondo momento vanno sempre dichiarati all'insegnante. 6) Le unghie delle mani e dei piedi devono essere corte e pulite. Non si possono tenere in bocca gomme da masticare. 7) I gioielli o la bigiotteria (anelli, bracciali di metallo o di stoffa, collane, orologi e oggetti vari) non possono essere indossati durante la lezione. 8) I capelli, se lunghi, vanno legati prima d'iniziare la lezione. 9) La divisa (keiko Gi) deve essere sempre in ordine, pulita e stirata e con la cintura correttamente annodata. 10) I bambini dovranno essere in grado di legare da soli i laccetti del keiko Gi e annodare correttamente la cintura (l'insegnante aiuterà solo le prime lezioni successivamente chi non sarà in grado di vestirsi da solo non potrà allenarsi). 11) Tutti gli allievi, ma una particolare attenzione verrà riservata ai bambini e ai ragazzi, verranno educati al rispetto delle regole e degli altri, all'ordine, educazione e cortesia e alla disciplina con impegno e severità. 12) Durante la lezione non si può uscire. Si può chiedere il permesso di assentarsi solo in casi urgenti. 13) Se necessario si potrà portare con se una bottiglietta d'acqua (al termine della lezione la bottiglietta vuota va gettata nell'apposito contenitore e non deve essere lasciata in palestra) 14) All'interno della palestra gli allievi si rivolgeranno all'insegnante con l'appellativo di Maestro. Si rivolgeranno alle altre cinture nere o a tutte le altre cinture di grado superiore con rispetto ed educazione accettando i loro consigli. 15) Bisogna tenere un comportamento rispettoso ed attento. 16) Durante la lezione si deve evitare di parlare e di disturbare gli altri, non ci si deve distrarre o distrarre gli altri. 17) Durante la lezione il telefono cellulare deve essere tenuto spento o con suoneria disattivata. 18) I genitori non potranno assistere o intervenire durante la lezione, né tantomeno intervenire sui programmi di allenamento o sull'esito degli esami. 19) Gli esami non sono obbligatori né dovuti: sono un premio per l'impegno dimostrato. Pertanto nel caso in cui si decidesse di partecipare agli esami sono richieste: frequenza costante e attenta, con rispetto delle lezioni minime previste. In funzione alla preparazione degli esami c'è l'obbligatorietà per tutti i gradi di partecipare ai previsti allenamenti extra pre-esame, accettando senza discussioni sia l'esito del pre-esame che dell'esame.
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20) Nello spirito associativo e aggregativo che vogliamo rappresentare e ottenere riteniamo indispensabile e quindi obbligatoria la partecipazione, durante l'anno sportivo, ad almeno due manifestazioni e/o stage promosse dalla nostra associazione. 21) In caso di comportamento non rispettoso delle regole spetterĂ solo al Maestro decidere come intervenire nei confronti dell'allievo: se l'allievo non modifica il proprio atteggiamento e mantiene un comportamento scorretto potrĂ essere prima sospeso dalla lezione e poi espulso dalla palestra.
Si fa presente che il rispetto delle regole suddette è nell'interesse di tutti i partecipanti ai corsi di Ju Jitsu karate e delle altre discipline. Un corso serio e regolamentato non può che incontrare il favore degli iscritti. Sicuramente disciplina, rispetto, ordine, pulizia, serietà e silenzio non possono che giovare all'apprendimento delle arti marziali.
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CLASSE DEGLI ATLETI
Gli atleti e le atlete sono suddivisi nelle seguenti classi: Judo, Ju Jitsu, Aikido
Pre Agonisti (" Pa "): Bambini/E:
dal' 5° al 7° anno;
Fanciulli/E:
dal' 8° al 9° anno;
Ragazzi/E:
dal 10° all'11° anno.
Agonisti (" Ag "):
solo nel judo e nel ju jitsu
Esordienti "A":
12° anno;
Esordienti"B":
dal 13° al 14° anno;
Cadetti/e:
dal 15° al 16° anno;
Juniores:
dal 17° al 19° anno;
Seniores:
dal 20° al 35° anno;
Master :
dal 36° al 65° anno;
Non Agonisti (" Na "):
solo nel Judo e nel JuJjitsu
Tutti Coloro Che Non Intendono Praticare Attività Agonistica Specialità previste dalla Federazione: -
Circuiti Ludico/Propedeutico ;
-
Gare Di Stile, Settori, Accademia, Kata;
-
Agonistica, Fighting System, Duo System;
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Programma tecnico Cintura gialla
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KIHON WAZA (Tecniche Basilari) Ne Waza (Tecniche a terra)
Dachi Waza (Posizioni) 1.
Hachiji dachi
1.
Hon kesa gatame
2.
Kamae
2.
Yoko shiho gatame
3.
Zen kutsu dachi
3.
Tate shio gatame
4.
Ko kutsu dachi
5.
Kiba dachi
6.
Neko ashi dachi
Katame Waza (Tecniche di chiusura in leva)
Shintai Waza (Spostamenti) 1.
Ayumi ashi
2.
Tsugi ashi
3.
Taisabaki
1.
Juji gatame
2.
Ude gatame
3.
Ude henkan gatame
4.
Kote gaeshi gatame
Hassò Waza (Attacchi) Prese:
Ukemi Waza (Cadute)
1.
Presa ai polsi
1.
Mae ukemi
2.
Presa ai polsi da dietro
2.
Ushiro ukemi
3.
Strangolamento frontale
3.
Yoko ukemi
4.
Strangolamento laterale
5.
Presa al bavero opposto
6.
Presa in avv. frontale sotto le braccia
7.
Presa in avv. frontale sopra le braccia
Uke Waza (Parate) 1.
Juji uke
2.
Gedan barai
Colpi:
3.
Morote uke
1.
Oi Tsuki
4.
Chudan soto uke
2.
Gyaku tsuki
5.
Uchi uke
3.
Shuto
Calci: 1.
Nage Waza (Proiezioni)
Mae geri
Armati:
1.
O soto otoshi
2.
O soto gari
1.
Pugnalata dal basso
3.
O goshi
2.
Bastonata fendente laterale
4.
Koshi guruma Tobiageru Waza (Tecniche volanti)
Kansetsu Waza (Disarticolazioni) 1.
Kote gaeshi
2.
O soto osae
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1.
5A
2.
12A
Shintai (Spostamenti)
Shizei - Kamae (Posizioni)
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Ukemi
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18
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Atemi
20
21
Uke
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Osae Komi (Immobilizzazioni) Hon Gesa Gatame
Tori si siede accanto ad Uke e lo prende saldamente per la manica al fine di bloccargli il braccio destro.
Kuzure Gesa Gatame
Kuzure di Hon Gesa Gatame. La posizione di Tori è uguale a quella di Hon Gesa Gatame: Tori appoggia la mano destra al tappeto, o, in alternativa, afferra il bavero da dietro.
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Ushiro Gesa Gatame
Il braccio destro di Tori controlla il braccio destro di Uke, mentre il braccio sinistro di Tori prende la cintura passando sopra o sotto la spalla di Uke. Si tratta di un controllo a fascia da dietro.
Makura Gesa Gatame
Kuzure. Tori è dietro Uke, mette la coscia sotto la testa di Uke, con la mano sinistra afferra la cintura e con la mano destra gli controlla il braccio. “Makura” significa "cuscino", “guanciale” e la tecnica prende questo nome perché la testa di Uke è appoggiata sulla coscia di Tori.
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Kata Gatame
Tori blocca il braccio destro di Uke con la propria testa e lo controlla. Tori chiude la presa con le mani, tiene la gamba destra piegata con il ginocchio contro il fianco di Uke, mentre la gamba sinistra è tesa con il piede puntato sul tappeto.
Yoko Shiho Gatame
Il petto di Tori va a schiacciare Uke. Tori afferra il bavero di Uke con la mano sinistra sotto il collo e la cintura con la mano destra che passa tra le gambe di Uke. Si tratta di un controllo laterale per quattro punti.
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Kuzure Yoko Shiho Gatame
Kuzure di Yoko Shiho Gatame. Cambia soltanto la posizione delle braccia di Tori, non la sua posizione.
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Kami Shiho Gatame
Tori è posizionato dietro Uke in ginocchio o con le gambe distese. Successivamente, passa con le mani sotto le spalle di Uke per prendere la cintura. Infine, lo controlla con il petto.
Kuzure Kami Shiho Gatame
Tori chiude il braccio destro di Uke sotto la propria ascella con il proprio braccio destro ed afferra il bavero all'altezza del collo. Le gambe di Tori possono essere entrambe distese, raccolte, oppure una distesa e l'altra raccolta. La linea della posizione del corpo di Tori sarĂ leggermente deviata rispetto a quella di Uke.
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Tate Shiho Gatame
Tori è seduto sulle ginocchia sopra Uke, passa il braccio sinistro sopra la spalla sinistra di Uke e con la mano sinistra va a prendere la cintura sul dorso. Con il braccio destro Tori afferra il proprio bavero controllando il braccio sinistro di Uke fra collo e spalla. Le gambe sono piegate all’altezza delle anche o delle cosce di Uke.
Kuzure Tate Shiho Gatame
Anche in questo caso, si tratta di kuzure della tecnica fondamentale.
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Shime Waza (Strangolamenti) Kata Juji Jime
Tori è seduto sulle ginocchia sopra Uke. Con la mano sinistra (pollice esterno) afferra il bavero sinistro, mentre con la mano destra il bavero destro (pollice interno). Tori fa pressione con l'avambraccio destro sulla gola di Uke, e tirando forte con la mano sinistra, si appoggia anche con il corpo.
Juji Jime
GIAKU: presa inversa (con i pollici esterni). NAMI: presa normale (con i pollici interni). La presa delle mani è diversa. Tori afferra profondamente i baveri e chiude il collo tirando verso di se, spostandosi in avanti col corpo.
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Hadaka Jime
Tori non si serve del Judo Gi per effettuare lo strangolamento. Si tratta di un classico strangolamento respiratorio. Tori afferra le proprie mani e tira all'indietro, e blocca la testa di Uke con la propria spalla. Tori può anche prendere con la mano destra il suo avambraccio sinistro e portare la mano sinistra dietro il collo di Uke.
Okuri Eri Jime
Tori è posizionato dietro Uke. Con la mano destra gli afferra il bavero sinistro (pollice interno), con la mano sinistra passa sotto la sua ascella sinistra e afferra il bavero destro (pollice interno). Poi Tori chiude strangolando. Lo stesso strangolamento può essere portato da diverse posizioni.
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Kata Ha Jime
Tori è posizionato dietro Uke, afferra il bavero sinistro di Uke con la mano destra (pollice interno) come per Okuri. Passa il braccio sinistro sotto l'ascella di Uke e glielo porta dietro il collo, appoggiando la mano sulla nuca. Infine, chiude lo strangolamento.
Sode Guruma Jime
Tori è posizionato dietro Uke, afferra il bavero sinistro con la mano sinistra (pollice esterno) passando davanti al collo di Uke e afferra il Judo Gi sulla spalla sinistra con la mano destra (passando dietro il collo). Infine, chiude lo strangolamento.
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Morote Jime
Si tratta di uno strangolamento violento. Uke si arrende a causa della pressione provocata dalla rotazione dei polsi (all'interno e verso l'alto) di Tori sulle arterie carotidee. A volte può essere chiamato in modo differente.
Sankaku Jime
Tori posiziona la gamba destra sul lato sinistro del collo di Uke ed incastra il piede destro nell'incavo del ginocchio sinistro. Lo strangolamento si effettua con l'azione delle gambe.
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Kansetzu Waza (Leve) Ude Garami
Tori è posizionato sopra Uke. Con la mano sinistra gli afferra il polso sinistro e lo porta a terra, piegato a 90°. Tori passa il braccio destro sotto quello di Uke e va ad appoggiare la mano destra sul proprio polso sinistro (manetta). Esegue, quindi, la leva sollevando leggermente il braccio destro. Tori, inoltre, può eseguire la leva anche invertendo la presa delle braccia ed il controllo del corpo risulterà invariato. 33
Ude Hisigi Juji Gatame
Uke è a terra sulla schiena. Tori blocca il braccio destro di Uke e porta la gamba sinistra sopra il collo. Poi Tori si allunga (perpendicolarmente a Uke) tirando il suo braccio e spingendo leggermente verso l'alto con il ventre (ponte). Tori ottiene la leva per ipertensione del gomito.
Ude Hisigi Ude Gatame
Uke è a terra sulla schiena. Tori gli distende il braccio sinistro abbassando il corpo in modo che la mano sinistra di Uke sia bloccata fra la testa e la spalla. Poi Tori appoggia le due mani sul gomito sinistro di Uke premendo e girando verso sinistra.
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Ude Hisigi Hiza Gatame
Uke è posizionato fra le gambe di Tori che lo respinge con il piede destro allungandolo a terra. Tori si sposta, quindi, sul fianco destro, gli blocca il braccio destro sotto l'ascella ed appoggia il piede sinistro sul fianco di Uke mentre con il ginocchio sinistro gli preme sul gomito.
Hara Gatame
Tori distende il braccio sinistro di Uke e preme con la pancia sul gomito, mentre con la mano destra effettua lo strangolamento su Uke.
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Waki Gatame
Tori distende il braccio sinistro di Uke e lo tira verso l'alto, mentre gli blocca il gomito sotto l'ascella.
Sankaku Gatame
“Sankaku” significa “triangolo”. Esistono molte varianti delle leve descritte, anche relativamente alle posizioni di Tori e Uke. Tuttavia, esse vengono sempre ricondotte ad estensione o flessione oltre il limite fisiologico dell'articolazione in causa, talvolta unito ad un lavoro di torsione.
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