L'Amico dell'Arte Cristiana

Page 1

“Poste Italiane Spa - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004) art.1 comma 2, DCB Milano”

1 ·2

anno LXXXIV · 2013 Gennaio - Luglio

1


rivista trimestrale della “scuola beato angelico” per la cultura e la formazione estetica dell’anima

anno LXXXIV · 2013

“Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004) art.1 comma 2 DCB Milano” Direzione Ammin. Scuola Beato Angelico Viale S.Gimignano, 19 - 20146 Milano tel. 02/48302854 - fax 02/48301954 email bangelic@tin.it - www.scuolabeatoangelico.it - Autorizzazione del Tribunale di Milano n.484 del 14/09/1948. Con approvazione ecclesiastica. Direttore Dr. Arch. Valerio Vigorelli. c/c postale N. 15690209. “ISDN. 0003-1747”.

Per allargare la cerchia degli amici senza aumentare le spese, “L’Amico dell’Arte Cristiana” ritorna al formato più economico degli anni ’40-50 dello scorso secolo e, nello stesso tempo si rinnova nella sua veste grafica anche grazie alla collaborazione con gli Amici dell’Associazione ALBA, regolarizzando anche altri aspetti tecnici (pagine, scadenze, ecc.). Siamo sempre grati a quanti ci sostengono con le loro offerte dato che questo periodico è inviato gratuitamente a quanti conosciamo o a quanti ci conoscono.


sommario

4

storia Le nostre radici Il 1° decennio della Scuola Beato Angelico La ricerca architettonica di Mons. Polvara nella chiesa S.Alessandro di Gallarate

14

cronaca e carisma Festa del Beato Angelico 2013 La Scuola Beato Angelico e ALBA alla fiera Koinè di Vicenza L’Amicizia con Burundi continua Dai nostri laboratori

25

14 17 20 22

ex alunni Ex alunni nella professione A ricordo di Gabriele Basilico

29

4 8 11

25 27

Arsa Ancora sul linguaggio universale di Dio

29


storia

Le nostre radici Un amico ci ha trasmesso una copia tanto sgualcita quanto preziosa, qui in parte riprodotta, di un foglio di propaganda, forse il primo, dell’iniziativa provvidenziale di D.Celso Costantini dei primi del novecento per la rinascita dell’arte cristiana in Italia, da cui prese inizio la nostra rivista “Arte Cristiana”, e da cui trasse ispirazione D.Giuseppe Polvara a fondare la Scuola Superiore d’Arte Cristiana Beato Angelico, successivamente questo nostro periodico ed infine, la Famiglia Beato Angelico che a tutt’oggi ne persegue il carisma. Riportiamo qui il contenuto di quel foglio Società degli “Amici dell’Arte Cristiana” Ragione e scopo Fra tanto risveglio di coltura artistica, fra tante società degli Amici dei Monumenti, era ben tempo che sorgesse una Società per gli interessi dell’Arte Cristiana. Essa viene in buon punto dopo il magnifico impulso che ha dato il S. P.Pio X agli studi e all’amore per l’arte con la circolare 10 maggio 1907, che ha reso obbligatorio nei Seminari l’insegnamento dell’archeologia e dell’arte sacra, e con la nota 12 dicembre 1907, che ordinava si istituissero in tutte le Diocesi e i Commissariati per la conservazione dei monumenti e dei documenti.

“La nuova rivista porterà questa voce d’intesa, ristabilirà una corrente di simpatia tra il clero e gli artisti, creerà un vasto movimento degli artisti verso elette forme d’arte religiosa, verso l’amore e il rispetto del glorioso patrimonio artistico lasciatoci dai padri”.

La nuova Società integra ed amplifica in una cerchia più vasta l’opera delle cattedre d’arte e dei Commissariati Diocesani. 4


Ecco le disposizioni principali dello Statuto: La Società ha per iscopo di formare un centro per tutti gli artisti e amici dell’arte che vogliono curare l’arte cristiana e in una cerchia più vasta favorire gli interessi della stessa, adoperandosi: a) a diffondere la cultura, l’amore, il progresso dell’Arte Cristiana sia con pubblicazioni proprie, sia coll’aiutare la diffusione di altre pubblicazioni illustrate; b) a conservare e tutelare il patrimonio d’arte sacra antica; c) a restituire dignità di concetto e di forma all’Arte Cristiana moderna; d) a intensificare il movimento di reazione contro il volgare industrialismo che ha invaso le chiese (statue di gesso, fiori di carta, oleografie, stoffe indecorose ecc.); e) a promuovere un amoroso e illuminato mecenatismo volgendo le offerte dei fedeli verso quelle forme d’arte che rispondono alla nobiltà e santità del culto; f) Infine al raggiungimento dei suoi scopi fonderà una rivista mensile illustrata dal titolo Arte Cristiana e istituirà una Casa dell’Arte Cristiana; e potrà promuovere conferenze, congressi, gite, mostre temporanee e permanenti, concorsi, ecc., ed usare tutti quei mezzi di propaganda che possono giovare allo scopo. La Società potrà inoltre prendere interesse e partecipazione ad altre imprese, il cui oggetto possa facilitare od avvantaggiare l’esplicazione e il raggiungimento del suo scopo. La Società avrà dunque due rami distinti: l’uno che riguarda la propaganda e la coltura, e ha come proprio organo la rivista Arte Cristiana; l’altro di indole pratica che porterà l’arte sacra a diretto contatto del pubblico e farà capo alla Casa dell’Arte Cristiana.

La rivista Essa sarà mensile, ricca di illustrazioni, e avrà una veste elegante e severa a un tempo. Conterrà varie rubriche, delle quali due specialmente importanti: una per far conoscere l’arte cristiana moderna (presentazione di qualche egregio artista che si occupi d’arte sacra, relazione di qualche mostra, descrizione di qualche importante restauro ecc.); l’altra rubrica servirà per far conoscere i monumenti antichi e diverrà mano mano un archivio storico illustrato delle diocesi italiane. Altre rubriche conterranno notizie diverse sul movimento artistico sacro e profano, su scoperte archeologiche, ecc. Come per la musica sacra si sono istituiti propri organi, cioè appositi periodici, così la rivista Arte Cristiana sarà l’organo delle cattedre d’arte nei Seminari e dei Commissionariati diocesani. 5


Anche gli artisti desiderano questa rivista. Fra essi non mancano ingegni distinti, che contribuirebbero volentieri con la loro opera alla restaurazione dell’arte cristiana, ma hanno bisogno di una voce di guida e di incoraggiamento, hanno bisogno - mentre subiscono la volgare concorrenza dei negozi d’arte religiosa industriale di una testimonianza che dimostri come da parte del Clero vengano apprezzati i loro intendimenti e lavori. E la nuova rivista porterà questa voce d’intesa, ristabilirà una corrente di simpatia tra il clero e gli artisti, creerà un vasto movimento degli artisti verso elette forme d’arte religiosa, verso l’amore e il rispetto del glorioso patrimonio artistico lasciatoci dai padri.

La Casa dell’Arte Cristiana Questa Casa sarà un’esposizione permanente d’arte pura e d’arte applicata e avrà il suo ufficio per le vendite. Una giurìa, mista di sacerdoti e di laici, regolerà l’accettazione delle opere. La Casa, per l’arte minore, diventerà un emporio di quelle stampe liturgiche, di quegli oggetti di oreficeria e argenteria, di quei tessuti ecc. nei quali brilli veramente un raggio d’arte e ci sia un puro carattere di dignità formale. Ogni volgarità industriale sarà rigorosamente proscritta. La cosidetta arte minore o arte applicata - che era tanto decaduta - ora è riportata all’antica nobiltà. Solo nelle chiese perdura il malaugurato divorzio tra l’arte pura e l’arte minore, essendo quest’ultima abbandonata alla mercè del più grossolano industrialismo. La Casa dell’Arte Cristiana, rimedierà coi mezzi più pratici ed efficaci a questo male, facilitando al Clero e alle Fabricerie l’acquisto degli oggetti di culto e favorendo gli interessi di nobili artisti ora troppo trascurati. Organismo amministrativo Per dare consistenza e vita duratura a questo vasto programma occorre stabilire una solida base finanziaria e creare un forte organismo amministrativo. Perciò la Società avrà personalità giuridica a sensi del codice di commercio e verrà legalmente costituita in anonima quando si avrà pronto il capitale sociale fissato in un minimum di 100 mila lire.

Filippo Crispolti

6


storia Le nostre radici Il capitale sarà formato con azioni di L.10 ciascuna. Ora il Comitato promotore si rivolge al clero ed al laicato, cui sta a cuore la dignità dell’arte e il decoro del culto, si rivolge agli artisti che non sono indispensabili alla musa che ispirò la Cappella Sistina, si rivolge alle persone facoltose, che comprendono il mecenatismo come una nobilissima funzione della ricchezza, perchè gli vengano in aiuto e gli porgano la mano a...(illegibile).

dell’Unione, F.Saccardo della Difesa, Zanzi del Momento, prof. Lugano direttore della Rivista Storica Benedettina, Mons. Maiocchi, Mons. F.Della Santa, Mons. G.G.Coccolo, Prof. D.C.Barbieri, P.Maltese, Dott. Alb.Chiappelli, Eugenio Pasetti rappresentante della Società Arte Cristiana di Monaco, Prof. F.Rizzi, Dott. C.Pesenti, Prof. P.Zani dell’Artista moderno, Avv. F.Rondolino. Cassiere: Dott. Agostino Pinetti. Segretario: Sac. Dott. Celso Costantini.

Il Comitato promotore Storici e archeologi: March. Crispolti, Prof. Marucchi, Senatore Molmenti, P.H. Grisar, della Civiltà Cattolica, Ab. L.Janssens della Commissione biblica, Prof. G.Ghirardini dell’Università di Bologna, P.S. Scaglia Cistercense, Mons. G.Vizzini, Mons. A.Marchesan, Teol. Dott. A.Cravosio, Prof. D.G.Malchiodi. Pittori: Prof. E.Reffo, Prof. L.Nono, Fra. P.Mussini, Cappuccino P.Raimondo Minocchi, Domenicano Prof. P.Loverini, Prof. C.Donati, Prof. A.Beni, Prof. Biagio Biagetti, Prof. F.Cisterna. Scultori: Prof. C.Aureli, D.A.Gresnigt di Montecassino, Prof. F.Jerace, Prof. E.Barberi, Prof. V.Cadorin, Prof. L.De Paoli, Prof. M.Tripisciano. Architetti: Prof. Castellucci, arch. Di S.M.Del Fiore di Firenze, Prof. E.Collamarini, Prof. C.Arpesani, Prof. A.Annoni, Prof. L.Venturini, Prof. D.Rupolo, Prof. P.Via. Prelati e Pubblicisti: Don Cerutti direttore delle Scuole Salesiane, Mons. F.Paganuzzi, Mons. G.Daelli del Pro Familia, Can. O.Pantalini

Don Celso Costantini

7


storia

Il 1° decennio della scuola beato angelico È una ricorrenza che col passare degli anni sembra acquistare anche maggior importanza, per il fatto che tale decennio fu determinante per dare all’iniziativa di Don Polvara il posto che l’avrebbe caratterizzata nel contesto ecclesiale italiano, specialmente tra le due guerre e non soltanto.

Da “Arte Cristiana” 1931 pag 313-320, articolo con lo stesso titolo a cura di Eva Tea Il testo che presentiamo, pur nella sua brevità, offre spunti interessanti per verificare, dopo tanti eventi succedutisi e in particolare il Concilio Vaticano II, la realtà contemporanea.

“Nella Scuola Beato Angelico si dipinge e scolpisce, si disegna e graffisce, si cuce e si canta per il Signore, nel Signore e con il Signore”.

L’Accademia Ambrosiana fondata dal Cardinale Federigo Borromeo non ebbe lunga vita, ma l’esempio di una scuola artistica dove i giovani ricevessero con gli insegnamenti delle arti la disciplina dello spirito non poteva perire in Milano. Il tentativo, ripreso in forma libera dall’Accademia di S. Luca, acquistò perennità con l’istituzione dell’Accademia di Brera, ove lo spirito che aveva animato Federigo Borromeo parve continuarsi negli alti e civili ammaestramenti di Giuseppe Parini, primo lettore di estetica. Ma tale scuola, laica e fatta per i laici, non poteva attuare a pieno il programma del buon Federigo: “preparare gli artisti ai lavori del divin culto”. 8


Il gruppo della sezione maschile della s.b.a. nell’anno scolastico 1930-31, maestri e discepoli.

La diminuita richiesta d’opere d’arte sacra e il volgere del gusto verso soggetti profani allontanarono sempre più gli artisti da quello spirito, di cui il Cardinale aveva impregnato la sua Accademia. Ben presto la scuola di Stato si proclamò agnostica in fatto di religione, e abbandonò del tutto anche quell’insegnamento iconografico, a cui gli scrittori della Riforma avevano dato tanta importanza. (Solo da un anno è rientrata nell’Accademia l’istruzione religiosa, che però non è né può essere sua principale cura). Nel 1921, a un secolo e mezzo dalla fondazione dell’Accademia di Brera, sorta centocinquant’anni dopo

l’Ambrosiana, i rari e preziosi amici dell’arte sacra sentirono il bisogno di una nuova scuola, che indirizzasse gli artisti a quel ministero di predicazione figurata, a cui li aveva richiamati Federigo, secondo i puri e antichi ordinamenti della Chiesa. La Scuola Beato Angelico, che festeggia quest’anno, insieme col centenario del Borromeo, il primo decennio dalla sua fondazione, è sorta col programma medesimo della Ambrosiana; col fine cioè, di riparare i difetti e promuovere benefici d’arte non diversi da quelli che i migliori cristiani d’allora rispettivamente e biasimavano e favorivano. L’età diversa, le mutate condizioni sociali e l’esperienza acquisita nei secoli 9


Il gruppo della sezione femminile della s.b.a. nell’anno scolastico 1930-31, maestre e discepole.

sembrano assicurare alla nuova Scuola, quella stabilità di vita, che la Provvidenza non nega mai agli Istituti spiritualmente necessari. La Scuola Beato Angelico ha un dupplice scopo: riformare l’arte sacra traverso gli artisti, riformare gli artisti traverso l’arte sacra. Essa è convinta che “la conoscenza della fede contribuisce alla perfezione delle arti” mentre - e questo pure è dottrina del buon Cardinale - non tutte le forme d’arte fanno onore alla fede. A differenza dal Borromeo, che per ragioni di indole e di tempo aveva dato il terzo posto all’architettura, la Scuola ha ricollocato al suo posto d’onore la sovrana delle arti a cui viene subordinando le altre discipline artistiche, come figliole ed ancelle. Pittura, scultura, arte del vetro, della stoffa, del cesello, ricamo, canto gregoriano e musica strumentale 10

formano il nuovo Trivio e Quadrivio di questa singolare Universitas, che al posto della filosofia ha insediato l’altissima teologia. Nella Scuola Beato Angelico si dipinge e scolpisce, si disegna e graffisce, si cuce e si canta per il Signore, nel Signore e con il Signore. Se il buon Cardinale risorgesse, non esiterebbe forse a riconoscerla come creatura sua e non le negherebbe, con l’augurio che la Chiesa riserva ai sui figli: “ad multos annos”. Erede della signorile pietà dei Borromei, il Cardinal Schuster si è compiaciuto di benedire il decennale della Scuola, che dalla “dolorosa infanzia” in cui si tempra la vita dei nascenti Ordini, cresce alla sua serena maturità.


storia

La ricerca architettonica di mons. polvara

nella chiesa s.alessandro di gallarate Articolo a cura di V.V. La Parrocchia di S. Alessandro in Gallarate ricorda l’80° anniversario della consacrazione della sua chiesa celebrata dal Beato Cardinal A.J.Schuster, allora Arcivescovo di Milano (1933). Per l’occasione sono stato invitato dal Parrocco Rev. Don Carlo Garavaglia ad una serata per parlare di Mons. Polvara, architetto progettista della chiesa in questione e del suo progetto. Ho ripreso una ricerca risalente ad una cinquantina di anni fa, compilata per un esame di Storia dell’architettura, di quando frequentavo il Politecnico di Milano; poi pubbblicata nel 1968 in Arte Cristiana col titolo Un maestro dell’architettura sacra: Mons. Giuseppe Polvara. Una novità mi si aggiunse, rispetto a quello studio abbastanza accurato e documentato (tanto che fu inserito nella ricca miscellanea in onore del Card. G. Lercaro, nel suo anniversario di ordinazione) cioè il ritrovamento nell’archivio dei disegni di un precedente progetto di due architetti firmatari, ancora compilato “in stile Romanico Lombardo”, secondo il costume storicistico che ripeteva nelle nuove costruzioni gli stili convalidati del passato. Il confronto tra i due progetti mi ha facilitato

Facciata

“Ho ripreso una ricerca risalente ad una cinquantina di anni fa, compilata per un esame di Storia dell’architettura, di quando frequentavo il Politecnico di Milano; poi pubbblicata nel 1968 in Arte Cristiana col titolo Un maestro dell’architettura sacra: Mons. Giuseppe Polvara”. 11


storia

La ricerca architettonica

nell’intento di esporre i nuovi criteri e le nuove forme dell’architettura di Polvara; non generate da una qualsiasi ricerca di novità, ma nella continuità sostanziale della tradizione plurisecolare dell’architettura delle chiese e nella creazione di nuove forme legittimate: da una parte dalla evoluzione dell’arte del costruire e dall’altra per la rinnovata sensibilità liturgica, che il Concilio Vaticano II°, dopo alcuini decenni, avrebbe confermato. Pur essendo quasi fuori serie, e cioè con alcune caratteristiche proprie, nel repertorio da me esaminato del Polvara, la Chiesa di S.Alessandro, (grazie al confronto con il progetto tradizionale) si offre assai bene a evidenziare le caratteristiche del nuovo “stile razionalista” di Mons.Polvara. Ne riporto qui una sintetica enunciazione, dagli appunti preparatori del mio intervento. Nel progetto ritrovato in archivio in stile Romanico, si evidenziano i seguenti caratteri: una pianta della chiesa di proporzioni allungate (delimitata dalla conformità al terreno disponibile molto ristretto) e tuttavia divisa in tre navate con robuste strutture portanti della muratura in mattoni e pietre, coperta a capriate di legno e manto di tegole, abside semicircolare per la sola navata centrale, campate quadrate nella navata centrale e rettangolari nelle minori, ma con doppi archi longitudinali di comunicazione, retti da colonne intermedie. Nel progetto realizzato di Mons. Polvara abbiamo anzitutto l’impiego del cemento armato che evidenzia le strutture portanti sia all’interno che all’esterno,

Sezione trasvelsale a

Sezione trasvelsale b

12


storia La ricerca architettonica costituenti l’unica ritmica decorazione plastica delle pareti di tamponamento di mattoni; navata unica con semplici rientranze nelle pareti longitudinali esterne, destinate alle funzioni devozionali; doppia copertura a volte e falde digradanti dei tetti (che assicurano la necessaria coibenza) caratteristica, questa, unica nella produzione del Polvara, evidenziata anche nelle campiture di facciata; aggiunta di un esonartece esterno per ingresso e battistero. L’abside principale più ristretta rispetto alla navata, è affiancata da altre due absidiole per gli altari minori ancora previsti nell’uso liturgico. L’altare principale è completamente libero e incorniciato da un semplice ciborio. Come è facile constatare il complesso risultante esprime chiaramente il razionalismo di Mons. Polvara, definito da elementi stilistici, coerenti, logicamente creati, ed insieme chiaramente motivati da una concezione liturgica partecipativa, che ne costituisce la matrice principale. Le poche illustrazioni che riporto sono sufficientemente indicative e le completo con una veduta costruttiva di un’altra chiesa più recente che documenta lo stile caratteristico del razionalismo di Mons. Polvara. L’eccezionalità della chiesa in esame, del repertorio di Monsignore, cui accennavo all’inizio, sta nella tripartizione sia della facciata che nelle coperture, benchè l’interno sia a navata unica: da notare però che questo partito consente di mantenere il livello di gronda ad una altezza massima consentita, senza rinunciare al livello del colmo della volta interna.

Sezione Longitudinale a

Sezione Longitudinale a

Struttura architettonica della chiesa dei Santi Nabore e Felice

13


cronaca

Festa del Beato Angelico 18 febbraio 2013 Presieduta da S.E.Mons. Erminio De Scalzi, abate di Sant’Ambrogio, ausiliare dell’Arcivescovo Card.Scola, si è celebrata la solennità liturgica particolare della memoria del patrono di tutti gli artisti ed in particolare dei pittori, la cui festa patronale sostituì la liturgia quaresimale del giorno. Con Sua Eccellenza, hanno concelebrato, con i confratelli D. Vincenzo, D. Marco e D. Valerio, il Decano di zona D. Renzo Vanoi, il Parroco dei SS. Patroni, Padre Mariano Ceresoli TOR, gli ex alunni D. Guido Carli e padre Alberto Viganò O.P. e Padre Manuel. Marialilia Geri da Newsletter ALBA

“Abbiamo rivisto molti dei nostri docenti, come il prof. Foresti, il prof. Pastori, la prof. sa Mirta Serrazanetti, oltre naturalmente a molti compagni di scuola che si erano persi di vista. Tanti ricordi sono affiorati e abbiamo convenuto che proprio qui fosse giunto il momento di restituire parte di quanto ricevuto”.

Come annunciato, dopo le celebrazioni, nel salone polifunzionale della Scuola, dopo la presentazione della associazione ALBA (Amici Laici Beato Angelico) sono state raccolte le prime adesioni. Il 18 Febbraio 2013 scorso, proprio nella giornata dedicata alla memoria liturgica del Beato Giovanni Angelico (cui si intitola anche la nostra associazione), si è svolta nella sede della nostra Scuola, la presentazione dell’associazione ALBA che, dopo un percorso di condivisone con le componenti religiose della scuola, si appresta a collaborare con la Fondazione Beato Angelico su progetti e iniziative in corso d’opera. Dopo la celebrazione siamo scesi nella sala della palestra che era gremita di un centinaio 14


Concelebrazione con S.E.Mons. Erminio De Scalzi con alcuni confratelli

S.E.Mons. Erminio De Scalzi commenta alcuni passi del Vangelo Mt 5, 13-16

15


cronaca

festa del beato angelico

In palestra S.E.Mons. Erminio De Scalzi saluta l’Associazione ALBA

16

di persone tutte interessate all’iniziativa di affiancare, con l’associazione ALBA, la Scuola Beato Angelico che cerca in questo periodo particolarmente complesso un rilancio e un rafforzamento dei laboratori e di tutte le attività artistiche che ne hanno sempre contraddistinto l’immagine, nell’ambito del decoro e dell’arredo della Chiesa. Molti dei presenti si sono iscritti subito all’associazione ALBA e hanno chiesto di restare aggiornati sulle iniziative e sui passi che l’associazione compirà in quest’anno; questa newsletter ha proprio l’intento di un costante aggiornamento e condivisione dei soci di ALBA. La serata è stata molto piacevole. Abbiamo rivisto molti dei nostri docenti, come il professor Foresti, il professor Pastori, la professoressa Mirta Serrazanetti, oltre naturalmente a molti compagni di scuola che si erano persi di vista. Tanti ricordi sono affiorati e abbiamo convenuto che proprio qui - nella scuola che ci ha visto crescere e che a molti di noi ha dato modo di comprendere il proprio cammino professionale - fosse giunto il momento di restituire parte di quanto ricevuto. E soprattutto, far sì che l’opera intensa e significativa, di chi ci ha educato (Don Vincenzo, Don Marco, Don Valerio e tutte le Sorelle come Suor Cecilia, e quelle che ci hanno lasciato: Suor Stella, Suor Fabiola, Suor Ada e le nuove Suor Laura, Suor Celina) non vada disperso. Un grande bene comune ci ha unito e ci unisce nel nome dell’arte sacra. Preserviamolo.


carisma

La scuola beato angelico e alba alla fiera koinè di vicenza Con grande entusiasmo la neocostutita associazione ALBA ha collaborato con la Famiglia Beato Angelico nell’organizzazione e nel servizio allo stand espositivo presso la Fiera dell’Arte Sacra di Vicenza.

Paolo Tatavitto da Newsletter ALBA L’evento biennale è sembrato una buona occasione per provare la collaborazione tra l’Associazione e la Famiglia, ed è stata una occasione utile per ricordare la presenza nella Chiesa della tradizione e del messaggio della Famiglia Beato Angelico. Personalmente è stata una esperienza davvero bella, che ci ha riuniti tutti nell’impegno organizzativo e di servizio. Per la mia professione ha rappresentato un occasione per una sosta, quasi una meditazione sul ruolo dell’arte sacra nella Chiesa e nella tradizione dell’uomo, come soggetto spirituale. Belli e simpatici i dialoghi tra di noi e con tutti i componenti della Famiglia che in vera amicizia hanno condiviso questa esperienza. È stata anche un occasione per guardare agli altri operatori senza senso di inferioritá e cogliendo le tendenze di questo mondo dai particolari 17


cronaca

fiera koinè di vicenza

Marco Sironi, Suor Laura e visitatori interessati allo stand Koinè

18


Ing. Stefano Tedeschi, Suor Cecilia e Suor Laura presenza attiva allo stand

risvolti economici e commerciali. Molte le botteghe orafe presenti, abbiamo rivisto anche alcuni compagni di viaggio in questa missione, appartenenti ad altre realtå, che ci hanno salutato e visitato con sincera simpatia. Quello che mi è restato della Fiera è la consapevolezza che tutti lavoriamo per la stessa opera, per un unico messaggio. La fiera mi ha anche regalato la curiositå verso quali potrebbero essere le esperienze legate alla partecipazione o visite a fiere simili nel mondo.

19


cronaca

L’amicizia con burundi continua La nostra amicizia con la Chiesa del Burundi è continuata nel tempo grazie alla presenza tra noi di Sr. Prudentienne Senkogoto, da ottobre 2004 a maggio di quest’anno. Come altre sue consorelle in passato, ella ha trovato ospitalità presso la nostra comunità, avendo così modo di completare il suo curriculum di studi presso la Facoltà Teologica di Milano: con la Licenza prima e, in seguito, con il Dottorato, per il quale sta ultimando la tesi finale, ella focalizza la sua formazione nell’ambito delle problematiche della famiglia in generale e nello specifico della cultura burundese. La sua tesi di licenza si incentra infatti su La fécondité dans les familles burundaises. Ombre et lumières pour l’évangélisation.

“In tutta questa lunga permanenza è maturato in lei anche il desiderio di costituire un progetto per la realizzazione di un Centro per la Famiglia”.

In tutta questa lunga permanenza è maturato in lei anche il desiderio di costituire un progetto per la realizzazione di un Centro per la Famiglia. Questo sogno ha raccolto l’entusiamo di alcuni volontari italiani, i quali contribuiranno a gettare le fondamenta di una realtà che entra nel cuore del carisma stesso delle religiose di Bene Maria: la pastorale famigliare. La presenza gioviale di Sr. Prudentienne, il vigore della sua fede e la sua generosità carità, ha edificato anche la nostra Famiglia religiosa che le augura di portare a compimento quanto il Signore ha ispirato anche a vantaggio di tutta la Chiesa burundese. 20


Il congedo di Suor Prudentienne alle Consorelle

Suor Fulvia saluta Suor Prudentienne

21


cronaca Un contributo dai nostri Laboratori

per l’incontro tra il patriarca bartolomeo i e il card. scola

Mons Giordano Ronchi appone

L’incontro fraterno tra il Card. Angelo Scola e il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I nella Basilica di Sant’Ambrogio, sigillato nel momento ecumenico di preghiera per l’unità della Chiesa, ha visto coinvolta la Scuola nella realizzazione di una capsella per le preziose reliquie di santi vescovi e martiri milanesi, dono dell’Arcivescovo al Patriarca.

il sigillo sulle preziose reliquie

Le parole di Mons. Erminio De Scalzi, Abate di S.Ambrogio, hanno introdotto e descritto lo spirito che ha animato questo evento: “Oggi in questa Basilica accade qualcosa di memorabile: il successore di Andrea e il successore di Ambrogio pregano insieme l’unico Signore. Con questo gesto, nel terreno buono delle nostre chiese si mette un seme di riconciliazione e di speranza”.

“I Santi sono i grandi testimoni della fede, in questo anno della Fede indetto da Papa Benedetto, questo evento ci ricorda che la nostra fede esige di essere professata ma ancor più vissuta”.

Bartolomeo I da parte sua ha esortato tutti i cristiani con queste parole: “Non cessiamo di pregare, di augurarci e di chiedere che tutti comprendano che la rappacificazione, la riconciliazione, la tolleranza, la mitezza, la clemenza - virtù che onoravano Sant’Ambrogio - possano avere riscontro positivo nella società, con le parole e con i fatti. Fino a quando questo non accadrà, la Chiesa di Cristo non cesserà di generare martiri, 22


essendo Chiesa di eroi e atleti nella fede del Signore. E non cesserà di generare martiri nello spirito”. Dalla certezza di essere Chiesa fondata e resa feconda dal sangue dei martiri, il richiamo a rendere visibile il volto radioso della Chiesa indivisa è l’appello del nostro Arcivescovo rivolto a tutto il popolo cristiano, che non può desiderare altro che non sia l’anelito del Cristo stesso: “Siano perfetti nell’unità”. Così si esprimeva: “Ogni giorno siamo più consapevoli della ferita che implica la mancata unità tra i cristiani. Essa dice la nostra fragile accoglienza del dono della Trinità che ci precede. La nostra preghiera, pertanto, non può che essere supplica ardente perché lo Spirito porti a pienezza il disegno del Padre compiutosi in Cristo”. La consegna del dono, per le mani del Card. Tettamanzi, è stato un gesto simbolico e carico di significato: la capsella, realizzata dalla Scuola in metallo cesellato e argentato con le immagini dei santi, contiene le preziose reliquie dei Vescovi Ambrogio e Senatore; Dionigi e Simpliciano e dei Martiri Gervaso e Protaso; Nazaro e Celso. All’interno la dedica incisa, scelta dallo stesso Card. Angelo Scola: Sanctorum vita ceteris norma vivendi est (di S. Ambrogio). L’invito, dunque, è di conformarsi al pensiero di Cristo come i Santi hanno testimoniato, oltre che con la parola con la vita stessa, offerta e spesa per la causa del Vangelo. I Santi sono i grandi testimoni della fede, in questo anno della Fede indetto da Papa Benedetto, questo evento ci ricorda che la nostra fede esige di essere professata ma ancor più vissuta, distillata in uno stile di vita che non si sottrae al sacrificio ma tutto sigilla nel segno della Croce.

La Capsella in metallo cesellato e argentato realizzata dalla Scuola Beato Angelico

23


L’incontro fraterno tra il Card. Angelo Scola e il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I nella Basilica di Sant’Ambrogio, sigillato nella preghiera per l’unità della Chiesa. 24


ex alunni

Ex Alunni

nella professione Carlo Nangeroni è ben noto ai nostri lettori come un importante ex alunno degli anni dell’ultimo dopoguerra. Nello scorso aprile ha partecipato alla mostra “Libere forme preziose sculture” presso lo studio Spazio 28 Underground. Carlo Nangeroni è ben noto ai nostri lettori come un importante ex alunno degli anni dell’ultimo dopoguerra della nostra Scuola. L’Amico l’ha ripresentato nel fascicolo 2-3 del 2011, a pag. 61, per il sesantesimo di ordinazione sacerdotale di Papa Benedetto XVI. Nello scorso aprile ha partecipato alla mostra Libere forme preziose sculture presso lo studio Spazio 28 Underground, Via Filippo Corridoni, 49 a Milano, con Gillo Dorfles, Italo Antico, Margherita Serra, Mirella Gerosa. Abbiamo così scoperto una produzione che non conoscevamo e cioè gioielli esclusivi: piccole sculture realizzate in edizione limitata o pezzi unici: micro sculture da indossare. A proposito di Nangeroni, qualche tempo fa, ricordando i tempi drammatici della guerra, allorchè frequentava la Scuola Beato Angelico, siamo stati con lui a rivedere gli affreschi da lui eseguiti in quei girorni nel Battistero della parrocchiale di Canegrate, ove era parroco uno zio che lo ospitava: li abbiamo fotografati in perfette condizioni, pur dopo tanti anni. Lorenza Morandotti ci ha inviato un bell’opuscolo dal titolo L’argilla condivisa, parole chiave per accompagnare alla creatività, evento cui ha partecipato e di cui l’opuscolo è un estratto da: La revue de la cèramique et du verre.

“Gli affreschi di Carlo Nangeroni ex alunno della Scuola Beato Angelico, realizzati nel Battistero della Parrocchia di Canegrate, fotografati in perfette condizioni dopo tanti anni dalla loro esecuzione”. 25


L’argilla, associata ad una pedagogia fondata sull’umano, presenta tutte le qualità utili al risveglio e allo sviluppo del potenziale creativo. La creatività, capacità di dare forma a qualcosa che non c’era, è una realtà propria ad ogni essere umano, un dono, un “appetito” presente in tutte le persone. La creatività non si trasmete, c’è già, va risvegliata e nutrita. Un gruppo di lavoro riunito intorno a frère Daniel de Montmollin, dopo tre anni di confronto e di scambi, è arrivato a definire sotto forma di glossario una serie di parole che costituiscono le basi fondanti del mestiere di vasaioceramista e di accompagnatore.

26

Deodatus Nduwimana ex alunno della Scuola d’Arte istituita dai soci della VISBA (Volontari Internazionali della Scuola Beato Angelico a Gitega in Burundi a cominciare dal 1966) e del corso di specializzazione d’Arte Sacra istituito a Milano presso la nostra sede negli anni ’90 ci ha offerto un’elegante copia della sua tesi di magistero presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose della nostra diocesi dal titolo: La Basilica di Santa Maria Assunta in Gallarate e il suo tesoro artistico; la devozione alla Vergine Maria: segno di una grande religiosità. Un ricerca documentaria, iconografica e religiosa davvero ben fatta.


ex alunni

A ricordo DI GABRIELE BASILICO Gabriele Basilico diplomato al Liceo Artistico Beato Angelico nel 1962.

Da L’Osservatore Romano Articolo a cura di Gaetano Vallini

Ritratto di Gabriele Basilico Photo by Giorgia Fiorio

È morto mercoledì 13 gennaio 2013 a Milano Gabriele Basilico, uno dei più grandi fotografi documentaristi contemporanei, celebre per le sue ricerche sul paesaggio urbano. Aveva 68 anni. Nel 1973 si era subito lasciato affascinare dal linguaggio fotografico, senza però abbandonare l’amore per l’architettura, disciplina in cui si era da poco laureato. I suoi soggetti furono da subito paesaggi, quelli metropolitani in particolare, dei quali risuciva a cogliere con singolare maestria l’infinita complessità, decifrandone con il suo formidabile occhio tanto le contrapposizioni più stridenti quanto le geometrie segrete. E con il suo sguardo attento dava dignità anche a luoghi più abbandonati, cogliendone la nascosta poesia. 27


Gabriele Basilico, Castello Sforzesco Milano 2011-2012

La sua visione non era mai banale. E a chi gli rimproverava la fredda staticità di quelle immagini senza vita rispondeva che dietro ogni edificio e ogni spazio c’era l’opera dell’uomo che crea il suo habitat.

italiano, a documentare le trasformazioni del paesaggio transalpino. Con questi contributi arrivò l’apprezzamento internazionale, cui seguirono trent’anni di esplorazioni in sessanta città del mondo.

E che non di rado lo distrugge. Non a caso tra tanti lavori bellissimi quello che più colpisce, e che più gli era rimasto nel cuore, è il racconto della Beirut ferita dalla guerra.

E dopo tutto ciò Basilico continuava a considerarsi un semplice “misuratore di spazi”.

Tra i primi ad apprezzarne il lavoro Roberto Chirri, che lo volle nel suo gruppo per realizzare il celebre Viaggio in Italia. A metà degli anni Ottanta fu invitato dal Governo francese, unico 28


arsa

aNCORA SUL LINGUAGGIO UNIVERSALE DI DIO Il fatto che l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio, comporta che Esso sia capace di comunicare con Lui nella conoscenza e nell’amore.

Articolo a cura di V.V. Nel famoso discorso di Ratisbona, Benedetto XVI ha dichiarato infatti che non agire secondo ragione non è conforme alla natura di Dio. Sul piano della conoscenza, la scienza ricerca il come è l’universo. La ragione o la filosofia scopre il perchè. Tempo e spazio (oggetto della ricerca scientifica) sono creature di Dio; non lo possono contenere nè condizionare in alcun modo perchè incompatibili con la stramisura di Dio, perchè Dio non può essere misurato; è immutabile, incontenibile, atemporale. Gli stessi termini di eterno ed infinito, anche nel loro significato delimitante, sono del tutto inadeguati in quanto semplici estensioni immaginarie dei nostri stessi termini spaziotemporali. Tuttavia, nella nostra conoscenza di fede, sappiamo che Dio si è comunicato, fatto conoscere, attraverso due modi o linguaggi: la creazione e la storia. Linguaggi che

“Conoscere il creato è il primo passo per conoscere Dio, percepire, come abbiamo detto, la sua presenza”. 29


1. Il linguaggio della Creazione, all’inizio dell’esistenza di tutto ciò che ci circonda, Dio si è manifestato in quanto nelle cose ha lasciato la sua impronta creatrice, a cominciare dalla luce, ma per finire con l’uomo (di cui Gesù Cristo è il prototipo) creato appunto come dirà poi la Scrittura a immagine e somiglianza Sua. Non solo nell’anima, libera, cosciente, responsabile, fine e culmine certamente di tutto il creato, ma anche nel corpo su modello del Verbo incarnato, che ha cuore per amare, sensi per comunicare: vedere, sentire, gustare, toccare, amare, mani per agire e fare, piedi e gambe per muoversi. Conoscere il creato è il primo passo per conoscere Dio, percepire, come abbiamo detto, la sua presenza: ogni creatura è utile per comunicare, con un linguaggio assolutamente universale che noi possiamo impiegare per esprimere senza mediazione delle lingue, che separano più che unire gli uomini tra loro. Così nella comunicazione religiosa il linguaggio cosiddetto astratto, soggettivo, equivoco, non ci può bastare. Le creature, attraverso le immagini che le rappresentano, arrivano a parlarci: la luce, l’acqua, il fuoco, la terra, il vento e l’uragano, ma anche le piante, il frumento, la vite, i fiori, gli animali che si caricano nella Struttura di significati

30

simbolici: il linguaggio della creazione è pieno di significati, anche nel suo evolversi nel tempo, in quella che convenzionalmente si chiamava storia naturale, ma anche nel suo spandersi nello spazio. 2. Il secondo codice espressivo o linguaggio che trasmette la rivelazione divina, è la storia della salvezza: essa pure prima di essere scritta e descritta, è successione di eventi, che Dio ha seminato nel tempo e affidato alla memoria, grazie alla quale, possono essere trasmessi, conservati e comunicati fin da molto tempo prima della scrittura e fors’anche della parola, e come tali, avendo le creature come protagonisti, possono essere rappresentati visivamente in modo universale indipendentemente dalle lingue parlate. 3. Tutto ciò spiega l’importanza insostituibile dei due linguaggi divini per la Sua rivelazione a noi. Proviamo dunque a leggere con questi linguaggi il messagio rivelato nelle immagini dell’evento che lo ha espresso, per esempio: l’Annunciazione, la Nascita di Gesù, la sua Passione: possiamo cogliere questi eventi attraverso il linguaggio del creato con cui vengono raffigurati: l’essere umano, una donna, un bambino, un condannato torturato e oltraggiato.


arsa

Il LINGUAGGIo DI DIO costituiscono per noi la sua rivelazione: È evidente che solo attraverso la figuratività (corrispondenza all’esperienza visiva) possiamo trasmettere la conoscenza sia del creato che della storia in linguaggio universale. Da queste semplici considerazioni, emerge l’insostituibilità della iconografia tradizionale per far parlare della fede le pareti di una chiesa. Assolutamente non basta progettare, costruire delle chiese in cui non esista altro che un gioco, per quanto sapiente, della luce sia naturale che artificiale. Altro è il discorso di chi vuole esprimere semplicemente un primordiale germe di personale religiosità. Tanto più tutto questo è vero se ci muoviamo all’interno della realtà

ecclesiale, cioè di un popolo che da secoli anzi da millenni, gode della rivelazione divina nella fede ebraicocristiana. Quanto sopra ricordato, spiega chiaramente perchè fino dagli inizi della sua storia, già nel tempo della clandestinità, i cristiani hanno superato il divieto ebraico contro le immagini ed hanno sviluppato una ricca iconografia figurativa, così che essa divenne ben presto caratteristica delle chiese cattoliche e non solo. Le brevi note che qui abbiamo lanciato, vogliono avere un intento provocatorio per un dibattito che rimandiamo alle prossime puntate.

Il sottostritto/a Via cap Città Prov. Telefono E-mail Professione Curriculum Sintetico è interessato all’Associazione Arte Sacerdozio Firma



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.