AlicePolverini PORTFOLIO
ALICE POLVERINI alice.polverini@gmail.com +39 340 7310839
ESPERIENZA LAVORATIVA 2014. ottobre-dicembre. Collaborazione con lo studio AKP Architekten Kauschke + Partener, Hohenzollerndamm 12, 10717, Berlin 2014. maggio-luglio. Collaborazione con lo studio NEOLabStudio, Coworking la bañera, Plaza del Pelicano 4, nave 5, 41003, Sevilla 2010. Tirocinio alla Soprintendenza per i beni architettonici di Firenze, Prato e Pistoia – Piazza Pitti 1, 50125 Firenze STUDI 2013. laurea in architettura. votazione: 110 e lode. tesi in progettazione: Aquae Ypsitanae. parco archeologico e complesso termale a Fordongianus. relatore: prof. Fabrizio Arrigoni 2006. Diploma di maturità linguistica, Liceo Scientifico F. Redi, Arezzo. votazione: 90/100 SEMINARI E WORKSHOP 2010. Suture(s)/Florence architecture whorkshop. Seminario internazionale di progettazione urbana in collaborazione con studenti da Pisa, Delft (Paesi Bassi), Syracuse(USA). Firenze,15-20 marzo 2010 2008. Design Charette at OSU. Seminario internazionale di progettazione con studenti da Parma e Ohio State University. Columbus, Ohio (USA), 30 marzo-3 aprile 2008
MOSTRE
CONOSCENZE LINGUISTICHE
2010. ”Laboratori in mostra 2010”, mostra dei progetti realizzati all’interno dei laboratori di progettazione.
italiano madrelingua inglese molto buono spagnolo molto buono francese buono portoghese basico tedesco basico
RICONOSCIMENTI E PREMI 2010. 1° premio per il progetto di gruppo con Francesco Cinquini, Dennis Harvey, Galen Richmond e Rosa Gusta Robbersten all’interno del Florence Architecture whorkshop 2010 PUBBLICAZIONI F. Arrigoni, Cava. Architettura in ars marmoris, Firenze Univesity Press, Firenze, 2009 F. Arrigoni, Cava. Architettura in ars marmoris, in “Firenze architettura. Atlante dei corsi di progettazione architettonica”, n° 1, 2010, p. 6-7 A. Boschi, A. Bulleri, Suture(s). San Miniato. Seminario di progettazione urbana, Pacini editore, Pisa, 2011 S. Duvernoy, K. B. Jones, Design charrette at OSU, Alinea editrice, Città di Castello (Perugia), 2008 F. Fabbrizzi, Ridefinizioni urbane. Progetti per l’area di via Assisi a Firenze, Alinea editrice, Firenze, 2010 F. Fabbrizzi, Veri progetti, in “Firenze architettura. Atlante dei corsi di progettazione architettonica”, n° 1, 2010, p. 16-17
CONOSCENZE INFORMATICHE os Windows, Mac 2d AutoCAD 3d Rhinoceros, Cinema 4D, V-Ray grafica Adobe Photoshop, Adobe Indesign, Archis testi Word, Excel, Powerpoint, Acrobat
Aquae Ypsitanae Parco archeologico e complesso termale a Fordongianus
tesi di laurea, 2013
Fordongianus, piccolo borgo della Sardegna centro occidentale, deve la sua fortuna e la sua risonanza alla presenza di una sorgente naturale di acqua termale impiegata sin dall’antichità ad usi terapeutici ed il cui sfruttamento ancora oggi richiama abitanti e viaggiatori in gran numero. I resti delle terme romane si fanno testimoni dello splendore passato, mentre il complesso moderno non riesce ad entrare in contatto ed interagire con la vita cittadina. Oggetto della presente tesi è il progetto di un complesso museale e parco archeologico, volti alla valorizzazione delle rovine romane, e di un nuovo centro termale, in sostituzione dell’esistente. Il progetto si inserisce ai limiti del borgo andando a definire il margine urbano. I nuovi volumi si distendono sul declivio verso il fiume Tirso; silenziosi e quasi invisibili per chi si trovi all’interno del borgo, si fanno forti e materici per chi, cogliendo l’invito alla scoperta suggerito dai nuovi percorsi, raggiunga il parco fluviale e le rovine. Da questa prospettiva il nuovo intervento si configura come una quinta scenica su cui le rovine si mettono in mostra, nonché atto conclusivo del borgo di cui va a definire nuovi accessi. L’intervento, che occupa un’area profonda oltre 450 metri, va a definire tre nuove piazze cittadine, inserite in un complesso di percorsi ben integrati con il tessuto storico. La piazza della chiesa parrocchiale costituisce il punto di partenza del progetto, accesso privilegiato al nuovo sistema di percorsi. Una gradonata che si apre sul lato nord della piazza, indirizza lo sguardo verso il fiume e le rovine. Allineamenti visivi inediti mettono in comunicazione la piazza della chiesa, elemento centrale della vita cittadina, con le rovine e con il nuovo complesso museale, portatori della memoria del luogo. Da questo forum moderno si percepisce un’antica presenza, verso la quale ci volgiamo, e dalle rovine pagane i nuovi muri inquadrano l’edificio cristiano.
Percorrendo la gradonata si raggiunge la piazza che dà accesso al museo e da cui si diparte il percorso per la visita delle rovine. Il museo è un organismo dalla doppia pelle: un recinto esterno in pietra nasconde un involucro di vetro calato al suo interno. L’alto muro esterno consente il dialogo con due soli interlocutori: le rovine, inquadrate dall’unica bucatura, e il cielo, visibile alzando gli occhi al di sopra di esso. La sinergia delle due pelli, quella di pietra e quella di vetro, permette all’organismo di funzionare perfettamente, coniugando in un unico edificio due intenzioni ben distinte: la creazione di uno spazio espositivo arioso e luminoso, ma allo stesso tempo chiuso e introverso. Il nuovo centro termale può essere raggiunto dal parcheggio situato all’estremità occidentale dell’area oppure dalla piazza del museo, percorrendo una promenade coperta, affiancata da una vasca d’acqua che preannuncia la presenza termale. L’accesso sulla piazza introduce il visitatore in uno spazio mistico e misterioso, volto a produrre effetti sensoriali contrastanti. La grande protagonista è l’acqua, introdotta già nella hall, che si affaccia sulla vasca maggiore, lasciandone però celato l’accesso al di là di una vetrata di fondo. Tanto oscuri ed introversi risultano gli ambienti del livello di accesso alla struttura, quanto invece si rivelano luminosi ed aperti al paesaggio i volumi del livello superiore, dove una grande vasca si proietta all’esterno inquadrando il panorama fluviale.
ceratonia siliqua carrubo albero sempreverde - altezza fino a 10 m
quercus ilex leccio albero sempreverde - altezza fino a 25m
cupressus cipresso albero sempreverde - altezza fino a 25 m
citrus sinensis arancio albero da frutto - altezza fino a 12 m
myrtus communis mirto arbusto - altezza 50-300 cm
pistacia lentiscus lentisco arbusto sempreverde - altezza 50-300 cm
phillyrea fillirea arbusto sempreverde - altezza 100-500 cm
cistus creticus cisto piccolo arbusto - altezza 5-60 cm
helichrysum italicum elicriso piccolo arbusto - altezza 5-60 cm
santolina insularis santolina piccolo arbusto - altezza 10-60 cm
opuntia ficus fico d’india pianta succulenta - altezza fino a 5 m
genisteae ginestra piccolo arbusto - altezza 50-100 cm
tetti verdi aiuole tematiche aiuole unclinate aiuole di cespugli orti aranceto giardino murato cortili con cipressi boschetto di carrubi
1_uffici 2_museo archeologico 3_biblioteca 4_terme 5_ristorante caffetteria
helichrysum italicum, santolina insularis opuntia ficus, genistae cistus, helichrysum italicum, santolina insularis myrtus communis, pistacia lentiscus, phillyrea ortaggi di stagione citrus cinensis cuercus ilex cupressus ceratonia siliqua
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Minimal House vivere in 14 metri quadrati
esercizio di progettazione, 2014
Questo progetto, frutto di un’esercitazione svolta durante il periodo di stage presso lo studio AKP Architekten Kauschke + Partner, si pone lo scopo di riuscire ad assolvere alle necessità abitative in uno spazio minimo di soli 14 mq. Lo schema distibutivo è minimalistico ed essenziale: uno spazio unico aperto tramite una grande vetrata sul fronte e dotato di una parete atrezzata sul fondo, con servizi igienici ad un’estremità. L’arredo a tutta parete nasconde sotto la stessa trama sia i vani e gli elettrodomestici della cucina che gli spazi per il guardaroba. La testata del divano-letto, appoggiato contro la parete che definisce il lato corto, è incassata all’interno di questa parete atrezzata dove trova spazio un comodino con cassetti. Lo stesso disegno delle ante interne in listelli di legno è stato utilizzato anche per gli infissi esterni che chiudono la grande vetrata. L’unità abitativa, pensata per un paese a clima caldo, è corredata da una piscina e da una grande pergola con struttura in legno.
sezione A-A
sezione B-B
Un’istituzione scolastica scuola a Wiesloch
concorso, 2014
Questo progetto è il principale frutto dei 3 mesi di partnerschip presso lo studio AKP Architekten Kausckhe + Partner di Berlino. Il bando di concorso richiedeva un nuovo edificio scolastico all’inteno di un complesso di istituti esistente nella città di Wiesloch, nel Baden-Württemberg. Il programma funzionale prevedeva la sistemazione di 14 aule ad uso eslusivo della scuola e diversi laboratori tecnici pensati per essere usati anche dagli studenti degli istituti vicini. Dovevano infine essere sistemate le aree di pertinenza esterne e create connessioni con la scuola presente a nord del lotto di progetto. Le 14 aule sono state aggregate in due “chiostri” seguendo una teoria pedagogica all’avanguardia che vuole che lo spazio di apprendimento sia il più possibile flessibile e ci sia una continua possibilità di scambio e contatto con gli studenti delle classi vicine. Per questo motivo ogni chiostro è composto da sette aule a cui sono affiancati quattro “Differenzierungsraum” e uno spazio centrale di uso comunitario. I “Differenzierungsraum” sono degli spazi connessi alle aule tramite pareti removibili che all’occorrenza possono ampliare lo spazio di apprendimento per consentie lo svolgimento di attività che non potrebbero avere luogo nell’aula tradizionale. Le pareti removibili offrono diverse possibilità compositive: possono andare ad ampliare lo spazio di un’aula oppure addirittura fondere insieme due diverse aule per poter praticare attività comuni a più classi ritenute dai pedagogi importanti occasioni per sviluppare la socialità dei bambini. Erano inoltre richiesti un settore amministrativo, in cui collocare presidenza, segreteria, aule insegnanti e uffici, una caffetteria, una biblioteca e 16 grandi laboratori dotati di vani accessori per le preparazioni e lo stoccaggio del materiale di laboratorio. Dalle esigenze di programma è risultata una composizione degli spazi molto chiara e pulita. Nella pianta a L sono ben riconoscibili due zone distinte: una dalla distribuzione “a grappolo” con le aule esposte a est e ovest raccolte intorno ad uno spazio centrale, dove
sono stati collocati la zona amministrativa a piano terra e i chiostri con le aule ai piani superiori; e una “stecca” in cui trovano posto i laboratori esposti a sud e i vani accessori rivolti a nord. Tutti gli spazi ruotano attorno a due vuoti che forano i tre livelli dell’edificio: un cortile accessibile dal settore amministrativo e che ai piani superiori rende luminoso e arioso lo spazio comunitario del “chiostro” di aule e un triplo volume collocato in prossimità dell’ingresso principale alla struttura su cui si affacciano i percorsi che collegano le aree didattiche ai laboratori. La biblioteca si trova invece all’estremità ovest ed è accessibile dai piani superiori della scuola oppure dall’esterno così da garantargli la possibilità di orari di apertura indipendenti da quelli del resto dell’istituto. La pianta a L si inserisce nel complesso andando a chiudere il lotto a sud e a est e lasciando lo spazio per una grande piazza tra l’edificio scolastico esistente ed il nuovo, spazio centrale e centrifugo dove trovano accesso entrambe le scuole, luogo protetto dove gli studenti hanno la possibilità di sostare e socializzare all’uscita da scuola e durante gli intervalli. Risulta infine una piazza più piccola a nord del nuovo complesso dove una pendenza nel terreno crea l’occasione per un teatro all’aperto con il palco incassato nella facciata nord della nuova scuola la cui parete cieca soprastante può essere utilizzata per proiezioni.
pianta piano primo
pianta piano secondo
prospetto sud
prospetto est
prospetto ovest
prospetto nord
sezione a-a
sezione c-c
sezione b-b
Dopo il sisma nuovo auditorium per l’Aquila
esame di progettazione, 2010
Nel tentativo di misurarsi con la città dell’Aquila, il progetto si propone di reinterpretare in chiave contemporanea un edificio importante dell’Aquila, la chiesa di Santa Maria Paganica, fortemente danneggiata dal recente terremoto. Il principio di progetto non è quindi da ricercare nella vicina Fortezza Spagnola, che s’inserisce con prepotenza nel tessuto urbano, lasciando trasparire nel suo imporsi sulla città un’idea di dominio, bensì nella chiesa capo di quarto, che assieme alla sua piazza, affiancata sul lato lungo, va a costituire un isolato della città, di dimensioni pari a metà piazza del mercato. Il corpo dell’auditorium ha le stesse dimensioni della navata originaria della chiesa; le cappelle laterali sono invece trasfigurate nei servizi e in corrispondenza degli ingressi laterali della chiesa è posizionato nell’auditorium un taglio attraversabile, dal quale è possibile accedere al “piccolo”. Pertanto la corrispondenza nelle dimensioni è assoluta e anche gli assi fruitivi e funzionali coincidono. Questo non tanto per un “vizio” di misura, quanto perché tale corrispondenza è garanzia di funzionalismo: la pianta basilicale nasce in epoca romana per raccogliere una comunità. In origine, infatti, la basilica era costituita da un grande ambiente con asse maggiore longitudinale, a cui in certi casi si affiancavano le navate laterali, destinato a radunare le persone; vi era inoltre il tribunal del magistrato, disposto su una pedana rialzata, e un abside. Nel nostro auditorium la navata centrale accoglie la sala, mentre in corrispondenza dell’altare, e quindi del tribunal, è situato il palco; infine, al posto del coro abbiamo disposto altre sedute per gli spettatori, in modo da conformare una sala a scena centrale e a doppia cavea, nonostante una delle due gradinate sia minima rispetto all’altra. Si è scelto di andare ad occupare un’area sul versante sud della collina, in prossimità di una delle porte della città e delle mura storiche quasi totalmente andate perse. In questa posizione abbiamo l’opportunità di configurare il progetto sia come limite sia come ingresso, sia come proseguimento delle mura storiche sia
come porta contemporanea che fa da filtro tra varie direzioni. La fortezza non è il riferimento del progetto, ne rappresenta piuttosto il termine di confronto: perciò l’intento del progetto è di ricucire ciò che è avulso dal tessuto urbano, attraverso l’inserimento di un edificio che fa da cerniera. L’ auditorium non si impone sul vicino colosso per grandezza, ma diviene un basamento che nasce dalla collina e si indirizza verso la città, come ad offrire un nuovo punto di vista della fortezza. Perciò la facciata diventa uno degli elementi più importanti del progetto: muta, assoluta e fortemente connotata di attributi tettonici, attraverso una semplice inclinazione, percepibile dalla porta, suggerisce l’ingresso all’auditorium. Il dialogo con la porta è esplicito nel rivestimento: lo stesso della chiesa, ma fino a sei metri, altezza dell’apertura della porta, è grezzo, sopra i sei metri levigato. Dopo aver attraversato il volume-schermo della facciata assoluta, il visitatore si trova in uno spazio interesterno che prepara all’ingresso all’auditorium. Qui il prospetto ligneo è scandito da finestrature alte, un chiaro richiamo alle facciate di Grassi, dal quale riprendiamo il sistema di proporzioni basato sulla diagonale del quadrato. Le scatole di legno del foyer e della sala aderiscono ad un lungo setto in legno che attraversa tutto l’edificio, con poche interruzioni, in modo da sottolineare la direzione del progetto. In corrispondenza del palco, su questo setto, si ripropone un frammento della facciata interna, cosicché la quinta scenica si articola e permette l’ingresso sulla scena. L’intero progetto nasce dall’interno ed è introspettivo. Ma c’è un accenno alla volontà di aprirsi sull’esterno: la grande finestra strombata sul retro della sala, che indirizza la vista verso la fortezza e apre l’auditorium, per la prima e ultima volta, al confronto con l’imponenza del forte.
ridefinizioni urbane complesso polifunzionale per l’area di via Assisi a Firenze
esame di progettazione, 2008
L’idea generale parte dal ridisegno della topografia dell’area che diviene la base su cui si impostano i nuovi edifici proposti. L’impostazione prevede una cintura di volumi disposti attorno ad una piazza centrale che diviene il fulcro dell’intera composizione. Si entra nella piazza da un percorso che lambisce la preesistenza e da altri accessi dalla zona verde. Ogni edificio è compattato verso il parco da una rampa verde che ne nasconde il fronte, esaltando così il senso di relazione tra la natura e l’architettura, ulteriormente approfondito anche tramite le coperture verdi. Il piano della piazza si delinea in ambiti diversi dedicati a funzioni differenziate. In esso si enuclea un triangolo dedicato alla sosta attorno ad una vasca, ricavato dall’andamento di rampe inclinate che costeggiano il portico dei laboratori artistici. Alla continuità formale e materica dell’insieme, quasi un abbraccio che racchiiude lo spazio di relazione dedicato alla libera circolazione dei flussi vitali, si affiancano due volumi autonomi, che ospitano le residenze e le palestre. Minimale il disegne dei fronti caratterizzato dalle aperture pensate come semplici tagli nella compattezza di una accomunante massa muraria, dalla quale emergono come note dissonantoi le soluzioni di testa. Anche il volume della preesistenza va a dialogare con le nuove volumetrie inserendosi e relazoinandosi appieno, nel disegno di insieme. Dal parco verde si entra attraverso stretti varchi, nel vivace spazio della piazza, caratterizzato dall’urbanità delle sue architetture. Quindi si passa all’improvviso da una sensazione di natura ad una di città, esaltando nell’inaspettato passaggio tra fuori e dentro la piazza, l’identità liminale del luogo nel quale si opera.
sezione B-B
sezione A-A
prospetto nord
prospetto sud