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Dicembre 2010
IN MOVIMENTO
VIVI SOLIDALE
COSÌ LONTANO, COSÌ VICINO
Equopertutti: parole e immagini dalle Botteghe per raccontare i 150 eventi dell’ottobre scorso
La slitta parte da Sud: abiti, giochi, artigianato, cosmetici e dolci per i tuoi regali davvero “giusti”
Guatemala, Filippine, Nicaragua: i produttori in visita in Italia raccontano le loro esperienze
In mostra: Fair Lands, viaggio nelle terre del commercio equo
Il Circolo del Cibo: le ricette per portare il mondo in tavola
In diretta dal Sud del mondo: in Paraguay per un sogno
Natale 2010:
quest’anno regala dignità
editoriale
I
l 2010 che sta per chiudersi è stato l’Anno Internazionale della Biodiversità, un tema che a noi di Ctm altromercato – come a tutto il mondo del commercio equo e solidale – sta molto a cuore. Nei mesi scorsi l’importanza della tutela dell’ambiente e della riduzione del nostro impatto sulla natura sono state al centro di molte iniziative di sensibilizzazione, in particolare in occasione di Equopertutti, un evento che ci ha dato grandi soddisfazioni sia sul piano umano che su quello professionale. Tra le pagine di questo numero di altromagazine trovi i racconti delle Botteghe, ma soprattutto, grande spazio è dedicato alle testimonianze dei produttori che ci hanno fatto visita e che hanno raccontato il commercio equo dal loro punto di vista. Storie di vita, progetti futuri, difficoltà e vittorie, insomma, tutto ciò che per tante organizzazioni del Sud del mondo significa collaborare con noi su un piano di parità e rispetto reciproco. Questo numero di altromagazine, però, non è solo un viaggio tra i produttori di caffè di Guatemala e Nicaragua e tra i coltivatori di canna da zucchero di Paraguay e Filippine, è anche un tuffo nell’atmosfera natalizia che caratterizza queste settimane… naturalmente in stile Altromercato! Quello che vorremmo proporti, infatti, è un modo di vivere le feste lontano dai luoghi comuni e dai messaggi consumistici che ci bombardano con ogni mezzo, scegliendo consapevolmente i prodotti del commercio equo e solidale, sobri, utili ed etici perché prodotti nel rispetto dei lavoratori e dell’ambiente. Abiti, accessori per la casa, presepi, addobbi, giocattoli e cosmetici ti aspettano in Bottega, così come i dolci della tradizione rivisitati con ingredienti naturali acquistati da piccole realtà di Asia, Africa e America Latina e i prodotti delle cooperative sociali italiane che promuovono giustizia sociale nel Sud come nel Nord del mondo. Perché il Natale possa portare, prima di tutto, un messaggio di giustizia. Buona lettura! Guido Leoni Presidente del consorzio Ctm altromercato
i indice
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Nuovi passi sulla strada della sostenibilità
Il mondo in una mostra
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in movimento
Editoriale
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vivi solidale
A Natale regala dignità
Fair Tales: il Mediterraneo è più che geografia
In Paraguay per un sogno
India: la prosperità inizia dal villaggio
Il trend è solidale
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A tavola con il Circolo del Cibo
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vivi solidale
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Bibliotequa
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così lontano così vicino Caffè: le difficoltà dei produttori
La slitta parte da sud
È nato il Circolo del Cibo
Quando l’arte incontra la storia
Diserbanti? Meglio le capre
Babbo Natale esiste!
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Vent’anni di commercio equo
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in movimento LE BOTTEGHE RACCONTANO
in movimento LE BOTTEGHE RACCONTANO
Diamo i numeri! 150 eventi organizzati dal Consorzio e dai soci (il 50% in più rispetto alla prima edizione), 8000 presenze, 40 serate pubbliche con i nostri produttori e la possibilità di incontrare un pubblico tutto nuovo nei cinema, nelle stazioni e nel corso delle inaugurazioni di nuove Botteghe. Questi i numeri della seconda edizione di Equopertutti, una manifestazione pensata proprio per
sensibilizzare i cittadini e le imprese verso un modo diverso di consumare, più attento alla persona e alla sua dignità, all’ambiente e alle sue risorse. Con i racconti di soci e collaboratori che trovate in queste pagine vorremmo ringraziare tutte le persone che si sono impegnate per il successo di questa iniziativa, oltre a tutti coloro che fanno in modo che ogni giorno sia equoper tutti!
Lezioni sul caffè in Fnac Per l’edizione 2010 di Equoper tutti Ctm altromercato si è potuta avvalere di un’impor tante collaborazione per la realizzazione di uno degli eventi più impor tanti. Gli store Fnac di Roma, Torino, Verona, Napoli, Genova e Milano, infatti, hanno ospitato corner dedicati ad Equoper tutti con degustazioni di caffè equosolidale e momenti di informazione. In par ticolare, a Ve-
rona è stato organizzato un vero e proprio viaggio nel mondo del caffè, attraverso le informazioni ma soprattutto attraverso il gusto. Maria Moretti, coordinatrice dell’area acquisti alimentari di Ctm altromercato ha analizzato le problematiche che stanno dietro alla produzione e alla commercializzazione di un prodotto di consumo quotidiano come il caffè e che non tutti conoscono. Elisa Damoli, product manager alimentari di Ctm altromercato, ha illustrato le caratteristiche dei vari caffè che troviamo in Bottega, mentre Valentina Pontorno, dell’area ricerca e sviluppo prodotti alimentari in Ctm altromercato e degustatrice di caffè, ha accompagnato i presenti in una degustazione guidata, un percorso sensoriale in cui hanno potuto riconoscere e apprezzare gli aromi e le par ticolarità di ognuna delle bevande.
Da Monza: l’incontro con Carlos In collaborazione con la coop. Stellapolare abbiamo organizzato un incontro con Carlos Alberto Valle che ha risposto a domande interessanti da parte dei soci e del pubblico. Carlos è stato veramente simpatico e disponibile e ha anche fatto da giudice per la nostra gara di torte… ha detto di avere decisamente mangiato troppo in questo tour italiano e che noi gli abbiamo dato il colpo di grazia! Il pomeriggio, iniziato con delle poesie sul tema del caffè, è proseguito con il concerto dei Macchiato Caldo mentre Carlos chiacchierava con il resto del pubblico. Le torte che hanno partecipato alla gara sono poi state assaggiate da tutti i partecipanti per una merenda conclusiva, accompagnate da un ottimo caffè, naturalmente! (Margherita, Il Villaggio Globale, Monza)
Da Savona: incontro con Ruth La Bottega della Solidarietà di Savona ha organizzato, in collaborazione con il Comune di Savona, Il Mondo a Tavola: un percorso di sette incontri per docenti, dirigenti scolastici e cittadini curiosi inaugurato con la testimonianza di Ruth Salditos, rappresentante dei produttori di zucchero di canna delle Filippine. All’incontro con Ruth erano presenti l’Assessore all’Istruzione e alla Promozione Sociale, i dirigenti della ristorazione scolastica, molti docenti e un pubblico attento e interessato. Al termine dell’incontro è stato possibile assaggiare i prodotti Altromercato provenienti dalle Filippine.
La nuova Bottega di Roma vi ringrazia! Finalmente un’insegna Altromercato si è accesa anche nel cuore di Roma. La Bottega di via di Ripetta 262 è stata inaugurata sabato con una bellissima giornata ricca di eventi. La mattinata è stata dedicata alle attività per i bambini, alle degustazioni di caffè e soprattutto all’incontro con il produttore di caffè Edmundo Javier Quezada (Soppexcca, Nicaragua). Nel pomeriggio il caffè scientifico sul tema della biodiversità, con la partecipazione di AIAB, Bioversity International e Oxfam Italia, con l’intervento del produttore Edmundo, è stato un vero successo: la parte inferiore della Bottega si è riempita di persone interessate al tema che hanno seguito con attenzione e grande partecipazione il dibattito. La giornata si è conclusa poi con una vera festa, con musica, brindisi e un gustoso aperitivo equosolidale. Quello che rimane della giornata è una splendida immagine di una bottega gioiosa, con la speranza e l’augurio che sia solo l’inizio di un grande successo per il commercio equo all’interno della Capitale. (Cooperativa Pangea Niente Troppo)
A Bagnara Calabra con Libera “E. Fermi” di Bagnara Calabra a Ecco il comunicato stampa che cui hanno partecipato 40 stul’associazione Pro Loco Bagnara denti, professori, i giovani dell’asCalabra ha realizzato in occasione sociazione Turistica Pro Loco di dell’incontro tenutosi all’Istituto Bagnara Calabra e della Bottega Scolastico Superiore “E. Fermi”. del Sud del commercio equo e “I mafiosi sono bravi a fare il solidale di Reggio Calabria. Limale. Noi dobbiamo essere brabera, nata il 25 marzo 1995 con vi a fare il bene”. Questo è stato l’intento di sollecitare la socieuno dei tanti messaggi lanciati tà civile nella lotta alle mafie e da Domenico Nasone, rapprepromuovere legalità e giustizia, sentante dell’associazione Libeè attualmente presente in tutta ra. Associazioni, nomi e numeri Italia. A Reggio Calabria opera da contro le mafie durante l’incondiversi anni per diffondere una tro organizzato con gli studenti cultura di legalità e giustizia condell’Istituto Scolastico Superiore
tro ogni forma di oppressione della ‘ndrangheta, impegnandosi concretamente per i parenti delle vittime di mafia, per il riutilizzo dei beni confiscati e contro il racket delle estorsioni. L’intervento è stato seguito dalla proiezione di un documentario sul commercio equo e solidale con la partecipazione di Vandana Shiva, esperta mondiale dei temi della biodiversità e vice presidente di Slow Food Internazionale”. (Daniela Dominaci, rappresentante Gruppo Giovani Pro Loco)
Sembra che il volantino con gli appuntamenti a forma di tazzina sia piaciuto! Queste foto ci sono state inviate dalla Bottega Spicchio di Mondo, Borgo San Dalmazzo, Cuneo
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in movimento LE BOTTEGHE RACCONTANO
in movimento LE BOTTEGHE RACCONTANO Si parte anche a Milano! Anche il cuore di Milano è diventato equo e solidale! Il 2 ottobre è stata inaugurata la nuova Bottega del Mondo di via Mercato 24, in zona Brera, che ha attratto subito gli appassionati, ma anche semplicemente passanti e curiosi. Alle 17, Pietro Raitano di Altreconomia ha fatto un breve intervento sul commercio equo e solidale e sulla sua impor tanza, a cui è seguito l’intervento di Ruth Salditos di Pftc (Panay Fair Trade Center), par tner di Ctm altromercato che produce zucchero equo e solidale nelle Filippine. Ruth ci ha parlato della realtà del suo Paese, dell’impor tanza del Consorzio per i produttori e delle varie dinamiche di mercato in cui essi sono coinvolti. Il tutto si è concluso con un ricco buffet di cibi e bevande provenienti dal commercio equo, a cui è seguito un concer tino jazz, che ha creato un’atmosfera davvero piacevole in Bottega. Kuminda
Da Bari: l’incontro con Edmundo La cooperativa Unsolomondo di Bari ha organizzato un incontro con Edmundo Javier Quezada di Soppexcca. Hanno partecipato circa 40 persone, che hanno seguito con attenzione il racconto di Edmundo, chiedendo anche dettagli sulle origini di Soppexcca e particolari sui rapporti con i piccoli produttori che non rientrano nell’unione di cooperative. Per noi è stata davvero un’occasione importante per consolidare il rapporto con i nostri consum-attori e con associazioni locali con le quali cerchiamo di fare rete sul territorio per sensibilizzare i cittadini baresi sui temi del consumo critico. Inoltre,
Si è chiuso con un bilancio positivo il convegno “Contadini, sostenibilità e sviluppo: commercio equo e solidale, modelli virtuosi per tutti”, ospitato all’interno della prima edizione di Kuminda a Milano. L’incontro è stato organizzato presso Cascina Cuccagna, un progetto in elaborazione che mira a realizzare nel cuore del capoluogo lombardo un centro polifunzionale d’iniziativa e partecipazione territoriale con la presenza di orti e serre didattici, una bottega a filiera corta e altre iniziative per la promozione di modelli agricoli in grado di conciliare qualità e sostenibilità, modernità globale e tradizione locale, consumo sostenibile e risorse territoriali. Tale scelta testimonia la forte vicinanza e l’impegno del movimento del commercio equo e solidale nella diffusione del concetto di sovranità alimentare e di
cibo come diritto inalienabile per tutti. Il convegno è stato arricchito da relazioni di grande spessore, grazie alla presenza di Lorenzo Peris, consultant della FAO, Paolo Salafia di GfK Eurisko e Ruth Salditos, una rappresentante di Pftc, realtà del commercio equosolidale delle Filippine. La conferenza si è conclusa con un momento di incontro e confronto più che positivo, animato da Enzo Argante di Radio 24, a cui hanno attivamente preso parte anche i presidenti delle maggiori organizzazioni di commercio equo italiane: Ctm altromercato, FairTrade Italia e Agices. L’iniziativa, prima nel suo genere, ha fatto emergere i molti punti di interesse e obiettivi comuni sui quali continuare a lavorare assieme al fine di promuovere modelli di sviluppo che mettano sempre di più al centro l’uomo, i suoi diritti fondamentali e l’ambiente in cui vive.
la coop. Unsolomondo, che opera da più di 15 anni nell’ambito della promozione e sensibilizzazione sulle tematiche del consumo critico e del commercio equo e solidale, ha approfittato dell’occasione per reinaugurare la sua sede storica di via Dante 189, rinnovata nei colori, nella disposizione e resa più lumi-
nosa. Oltre alla degustazione di prodotti si sono svolte animazioni musicali in collaborazione con l’associazione Il canto della Terra, l’associazione Origens e il Gruppo Mamba che hanno richiamato un grande pubblico. (Betty Unsolomondo)
Da Verona: “Aroma di caffè …” All’interno della manifestazione Naturalmente Verona abbiamo promosso Equoper tutti nel nostro stand e organizzato la conferenza Aroma di caffè: dalla “fame creata” alle piantagioni di caffè equo e solidale a cui hanno par tecipato l’antropologo Vittorio Rinaldi e Carlos Alberto Valle, rappresentante di Fedecocagua (Guatemala). La conferenza
costituiva anche momento di formazione nell’ambito di un progetto educativo finanziato dal MAE e promosso a Verona dalla ong ProgettoMondomlal, che prevede la diffusione di un videogioco didattico sul commercio equo e il commercio internazionale. (Alessia Russo, Responsabile Educazione e Formazione La Rondine 2 Soc. Coop.)
Terra Madre: angoli di mondo a Torino Dal 21 al 25 ottobre si è svolta a Torino la quar ta edizione di Terra Madre in concomitanza con il Salone internazionale del Gusto. Ctm altromercato, sostenitore dell’iniziativa, era presente al salone per incontrare alcuni dei suoi produttori e assistere a conferenze, incontri e dibattiti. Entrare nello stand di Terra Madre è stato come fare il giro del mondo in pochi istanti, e così mentre la signora altoatesina raccontava di come il mercato tradizionale commercializza solamente 4 tipologie di mele quando la produzione del nord Italia ne prevede oltre 500 varietà, la signora africana in uno splendido abito dorato con tanto di drappo color della terra, seduta sul pavimento mostrava le sue creazioni in legno. Oppure ci si ritrovava a fare la fila al bar con una ragazza messicana in abito multicolore mentre un indiano con tanto di copricapo fatto di piume e una collana di denti si faceva largo tra la folla. È così che, anche grazie a questi eventi, la famiglia di Terra Madre si allarga, si arricchisce, si organizza per meglio tutelare prodotti e culture culinarie locali. Nel loro quotidiano le comunità di Terra Madre danno concretezza al concetto di qualità di Slow Food: buono, pulito e giusto, dove buono si riferisce alla qualità e al gusto degli alimenti, pulito a metodi di produzione rispettosi dell’ambiente, giusto alla dignità e giusta remunerazione dei produttori e all’equo prezzo dovuto dai consumatori. Ecco perché Ctm altromercato crede e collabora con questa grande famiglia e il 10 dicembre in occasione del prossimo evento internazionale, il “Terra Madre Day” si potranno trovare alcuni presìdi italiani Slow Food nelle Botteghe del Mondo.
Un festival per il gusto di sapere Dopo il successo dello scorso anno torna a Trento dal 10 novembre al 10 dicembre 2010 “Tutti nello stesso piatto”, con film, incontri e matinée multidisciplinari per le scuole. C’è un legame tra quello che accade in Asia, Africa, America Latina e le nostre abitudini e scelte alimentari. Mandacarù vuole far luce su questo legame, offrendo all’attenzione del pubblico film e documentari che raccontano le filiere agroalimentari e della pescicoltura – ma anche quelle del commercio equo – e le loro ripercussioni sull’ambiente e sulla società. Il cinema proposto è un cinema fuori dalle regole, ignorato dai grandi distributori ma ricco di contenuti: 63 titoli tra film, documentari e cortometraggi in larga parte inediti per un pubblico italiano e spesso anche europeo. Tra i film più attesi c’è Il Sangue Verde, di Andrea Segre che dà voce ai protagonisti presto dimenticati della rivolta di Rosarno, quando – era il gennaio 2010 – gli extracomunitari impegnati nella raccolta di frutta e verdura nei campi dell’Italia meridionale si ribellarono alla moderna schiavitù. www.tuttinellostessopiatto.it.
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in movimento IN AZIONE! CAMPAGNE ED EVENTI
in movimento 10 IN AZIONE! CAMPAGNE ED EVENTI
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La creatività in concorso Gesti quotidiani, momenti di aggregazione, fili che ci legano a mondi lontani: caffè e cibo sono protagonisti dei concorsi che Ctm altromercato lancia il 6 dicembre in collaborazione con il Ministero della Gioventù. I concorsi si rivolgono ai ragazzi dai 15 ai 30 anni che vogliono sbizzarrirsi con la creatività ed espreimere le proprie doti artistiche attraverso fotografie e cortometraggi.
Fair Tales:
il Mediterraneo è più che geografia Un documentario per riflettere sui popoli e i Paesi del Mediterraneo. Oggi il mare nostrum è ancora uno spazio aperto in cui le culture possono arricchirsi?
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haoula ha lasciato il Marocco anni fa per vivere prima a Parigi, poi a Siviglia e infine a Londra. Solamente arrivata a Barcellona, però, ha iniziato a vivere della sua passione: la musica. Coinvolta da un amico nella realizzazione di un documentario, Khaoula inizia un viaggio in Marocco in cerca di progetti di economia sostenibile e commercio equo e solidale con l’intenzione di concludere il suo viaggio in Palestina. Le sue canzoni e la sua voce calda, unite alla sua capacità di coinvolgere le persone con energia e spontaneità, ci porteranno in una dimensione più intima e fa-
miliare tra le donne arabe. Osservarla mentre si esprime nella sua lingua – che è anche quella delle donne a cui si rivolge – ci ricorda l’importanza della lingua comune nell’incontro con l’altro e ci invoglia a imparare più lingue per essere pronti a conoscere davvero da vicino il mondo. I suoi pensieri come appunti di viaggio attraverso il Marocco, l’Egitto e la Palestina ci mostreranno i diversi volti della cultura mediterranea, tra le tradizioni e i nuovi aspetti di pratiche sostenibili. Ma il suo viaggio ci metterà di fronte a un’amara domanda: il Mediterraneo è ancora uno spazio aperto dove le culture possono avere un’influenza re-
foto apertura: Khaoula Bouchki (da un fotogramma del documentario)
ciproca positiva? Khaoula riuscirà a raggiungere il suo obiettivo di unire le sponde della cultura mediterranea? Fair Tales, un documentario diretto da Giovanni Pompili e Nicola Moruzzi e realizzato in collaborazione con Ctm altromercato, guarda la realtà con gli occhi di una ragazza cosmopolita, che insegue il sogno di vivere di musica in un mondo in cui le differenze siano considerate una fonte di arricchimento. Fair Tales sarà presentato in anteprima il 6 dicembre al Festival internazionale di cinema, cibo e videodiversità Tutti nello stesso piatto di Trento (www.tuttinellostessopiatto.it). n
Il caffè non è una semplice bevanda. Per ognuno di noi assume diversi significati: può essere un gesto intimo come la prima tazzina che si prende a casa oppure un gesto di condivisione quando lo si prende con gli amici o i colleghi; può essere un momento di relax o il migliore amico quando si studia o lavora fino a tardi. E poi il caffè è un gesto che si ripete in tutto il mondo, con tradizioni, modalità e significati molto diversi che variano in base alla cultura e alle tradizioni di ogni singolo paese.
Il diritto al cibo è il diritto umano fondamentale, la precondizione del diritto alla vita. Il cibo è risorsa naturale, prodotto dell’attività umana, oggetto di scambio, relazione e consumo. Per questo è importante soffermarsi sul tema del cibo sia come diritto universale, riconosciuto dalle principali convenzioni internazionali in materia di diritti umani ma negato a molti, sia come elemento di grande valore relazionale e di condivisione per tutti i popoli della terra, fortemente legato a culture e tradizioni.
Allo stesso tempo è importante ricordare che dietro questo prodotto ci sono persone e storie di vita, gente come noi, che lavora e fa sacrifici affinché il caffè arrivi nelle nostre tazzine. Gente che ci ricorda che la scelta del caffè può anche essere una scelta etica, raccontando cosa si nasconde dietro a questo gesto quotidiano.
Il concorso di cortometraggi CCC Cercasi. Corti di Cibo e Cultura si articola in due categorie:
Caffè Impresso è un concorso fotografico per chi vuole raccontare e rappresentare le sensazioni, i significati personali che vengono attribuiti a un gesto così semplice e quotidiano come quello del caffè. Si articola in due categorie: - Significati del caffè. Racconta con uno scatto cosa il caffè rappresenta per te. - Il caffè, un gesto che si ripete in tutto il mondo. Raccontaci il caffè nel mondo e/o il tuo caffè in viaggio.
1. Il rapporto tra cibo, culture e territorio con particolare riferimento: - alla preparazione del cibo e al rapporto tra cibo e ricorrenze; - il cibo come momento di condivisione, unione e relazione. 2. Il cibo come dialogo interculturale: viaggi, contaminazione, scoperta di altri mondi partendo dalle loro tradizioni culinarie.
Il termine di invio dei materiali è il 30 marzo 2011. Trovi il regolamento, le modalità di iscrizione e di invio dei materiali, i premi in palio sui siti www.caffeimpresso.it e www.corticibocultura.it.
di Francesca Serra
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Il mondo in una mostra Il viaggio nelle terre del commercio equo è iniziato, grazie a tutti quelli che si sono avventurati con noi! L’11 ottobre scorso nella Stazione di Milano Garibaldi è stata inaugurata la mostra fotografica “Fair Lands: viaggio nelle terre del commercio equo”. Pendolari abituati a passare tutti i giorni dalla stazione o viaggiatori e turisti che vi si trovavano per la prima volta sono rimasti colpiti dalla presenza, in uno degli atri del piano terra, di grandi pannelli di cartone con sopra attaccate stupende foto. Chi non aveva un treno da prendere al volo e ha avuto la pazienza e il piacere di fermarsi un attimo, ha potuto assaggiare prodotti del commercio equo e vini di Libera e percorrere le quattro sezioni in cui era divisa la mostra. Fair Lands è una mostra fotografica multisensoriale in cui il visitatore è invitato a scoprire i prodotti Altromercato e le storie che ci sono dietro, lungo un percorso suddiviso in quattro aree: abbigliamento, caffè/zucchero/cacao/te, artigianato e spezie/cereali. In ognuna si ha la possibilità di ammirare una selezione di foto relativa al tema della sezione, di leggere aforismi e citazioni legate alle foto esposte e di utilizzare i cinque sensi per scoprire odori e sapori del Sud del mondo. Particolarmente apprezzato è stato, appunto, il tavolino “sensoriale” che permette al pubblico di odorare spezie e toccare cereali provenienti da vari Paesi e Continenti. Il pubblico ha partecipato entusiasta all’evento, intraprendendo un vero e proprio viaggio con noi per il mondo, scoprendone e vivendone le storie. Così chi credeva di dover prendere un treno per tornare a casa dalla famiglia si è ritrovato in compagnia delle cooperative del Messico che producono caffè, o chi era appena arrivato a Milano dopo un viaggio ha continuato a viaggiare fino a incontrare i coltivatori di riso della Thailandia! Scopri le prossime tappe della mostra sul sito www.altromercato.it n
di Annalisa Di Stefano
foto apertura: produttrice di Navdanya, India (di Beatrice De Blasi) foto pag. 10: allestimento mostra alla stazione Porta Garibaldi (di Ilaria Favè)
vivi solidale 14 PRODOTTI DAL MONDO
vivi solidale PRODOTTI DAL MONDO 15
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uante storie può raccontare un cesto equosolidale?
Tutte quelle degli agricoltori e degli artigiani che riuniti in cooperative producono tè, caffè, zucchero, cacao, miele e oggetti artistici e per la casa in Asia, Africa e America Latina. Regalare un prodotto equosolidale significa condividere le storie dei contadini che coltivano i datteri Medjoul oltre il muro, in Palestina, il progetto dei coltivatori di tè Darjeeling auto organizzati per l’agricoltura biologica e biodinamica alle pendici dell’Himalaya. Significa conoscere l’arte delle tessitrici guatemalteche di Aj Quen che lavorano la fibra di alpaca e quella dei forgiatori del vetro di Pushpanjali, in India.
A Natale
regala dignità
I doni Altromercato rimandano ai colori e ai sapori del mondo e rappresentano un gesto concreto per contribuire alla costruzione di un’economia più equa, avvicinando le persone e le culture dei Paesi del mondo. Scoprili con noi.
Visto dal Sud del mondo, il Natale ha tutto un altro sapore, quello della giustizia, e ci permette di riscoprire il vero significato della festa: la bellezza dell’incontro e della condivisione. Nella collezione Autunno-Inverno 2010 Altromercato, Nord e Sud si incontrano: abiti, accessori, oggetti per la casa e giochi, nascono dal confronto tra la creatività degli artigiani, sorretta da tradizioni millenarie, e gli input delle designer Altromercato. Il risultato è una linea inconfondibile, originale e accattivante, che con i colori, le forme e i materiali porta nelle nostre case un’eco di mondi lontani.
Ma bellezza e originalità non sono i soli “plus” di questi oggetti: ognuno è prezioso soprattutto perché creato e commerciato con dignità. Dietro l’etichetta, infatti, non si nascondono le storie di sfruttamento, di salari ai limiti della sopravvivenza, di aggressione all’ambiente di cui sentiamo parlare le rare volte in cui queste storie riescono a bucare il muro di indifferenza dei media. Al contrario, ogni oggetto – ogni materia prima se parliamo di zucchero o cacao – è acquistato a un giusto prezzo, che tiene conto dei costi di produzione, delle esigenze di vita dei lavoratori e delle possibilità di sviluppo sociale. Quest’ultimo aspetto è di primaria importanza. Il mondo del commercio equo e solidale, infatti, ha la sua ragione d’essere nei progetti di sviluppo, non soltanto economico ma prima di tutto sociale, che coinvolgono anche persone emarginate per ragioni culturali – per discriminazioni etniche o di genere – o di disabilità. Tre esempi ci arrivano da alcuni dei produttori delle candele acquistate da Ctm altromercato: Silence (India), Y Development (Thailandia) e Camari (Ecuador). Silenzio. È il nome autoironico di un gruppo informale di artisti non udenti e disabili nato nel 1976 con il supporto di persone impegnate nel sociale. I primi
di Laura M. Bosisio
foto apertura: produttrice di Señor de Mayo, Perù (di Giulia Azzolini)
vivi solidale 16 PRODOTTI DAL MONDO biglietti d’auguri venduti sul mercato locale sono stati l’inizio di una crescita che ha por tato Silence a gestire una struttura nella città di Kolkata e un laboratorio anche a Nuova Delhi. Silence offre a persone con disabilità fisiche la possibilità di riscattarsi dall’emarginazione, ricevere una formazione e conquistare un lavoro adatto alle proprie capacità. Gli ar tigiani di Silence realizzano candele, gioielli e incensi, oggetti progettati dalla stessa organizzazione per essere compatibili con l’abilità degli ar tigiani e adatti agli acquirenti, che sono per la gran par te organizzazioni del commercio equo e solidale. Silence fa dunque del commercio equo uno strumento di giustizia, in più l’organizzazione distribuisce i profitti tra gli ar tigiani e offre benefici impor tanti come assicurazione, previdenza sociale, assistenza medica e borse di studio. 1
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Un’altra storia di valorizzazione delle risorse delle fasce più deboli della società è quella di Y Development. Organizzazione senza fini di lucro, nasce in Thailandia come progetto di formazione per gli artigiani dei villaggi rurali e isolati. Lo scopo è quello di sviluppare – nel rispetto della tradizione – articoli adatti alla vendita sui mercati non solo locali ma anche internazionali. Y Development assicura continuità negli ordini durante
vivi solidale PRODOTTI DAL MONDO 17 l’anno e attraverso lo sviluppo di prodotti di alta qualità trasferisce conoscenze e competenze agli ar tigiani, che acquisiscono così un vantaggio non fondato sul prezzo. I profitti generati dall’attività di Y Development vengono impiegati per finanziare progetti di sviluppo in aree rurali. Aiutare i produttori a inserirsi sul mercato senza essere preda degli intermediari è anche lo scopo di Camari (in lingua quechua significa “dono”), organizzazione nata in Ecuador su iniziativa della Ong Fepp (Fondo Ecuadoriano Populorum Progressio). Camari si rivolge a piccoli gruppi di produttori, soprattutto di etnia indigena, che vivono in aree rurali e isolate e producono non solo le candele e i gioielli acquistati anche da Ctm altromercato, ma anche ar ticoli in legno, cuoio, ceramica e tessuti. Oltre a questa attività, Camari offre ai soci servizi come microcredito, formazione professionale, assistenza tecnica per l’imballaggio e le pratiche per l’espor tazione, tutte attività essenziali per sviluppare una professionalità completa. Nelle Botteghe del Mondo trovi le candele di Silence, Y Development e Camari, oltre a molti altri articoli della collezione Autunno-Inverno 2010 Altromercato. n
Qual è il regalo di Natale più adatto a chi vuoi tu? Scoprilo con il test online Stop allo stress da shopping natalizio! Scegliere un dono significa pensare alla persona che lo riceverà, alle sue passioni e ai suoi deisideri. Al resto ci pensiamo noi. Vai su www.altromercato.it e rispondi ai quesiti del nostro test: in pochi click troverai il regalo giusto.
foto 1, 2: artigiani di Silence, India (di Paolo Palomba)
Il trend è solidale
Anche in inverno moda fa rima con solidarietà: la collezione AutunnoInverno 2010 rilegge le tendenze più attuali per uno stile elegante e caldo, che racchiude le abilità degli artigiani del Sud del mondo.
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colori opachi, dal malva al grigio, e i bagliori metallici del bronzo e dell’argento sono il filo conduttore della collezione Autunno-Inverno 2010 Altromercato e donano una luce morbida e sensuale a miniabiti e sottovesti di raso, camicie in cotone e seta e alla nuova linea di sottogiacca e cardigan in jersey di cotone organico. Con l’inverno, poi, torna un grande classico Altromercato, il poncho: leggero, soffice al tatto e caldissimo,
è proposto in quattro modelli per arricchire il look di ogni occasione. I materiali – lana e fibra di alpaca – sono naturali e lavorati con maestria dagli artigiani di Allpa (Perù, ne parliamo anche a pagina 15) e Kts (Kumbeshwar Technical School, Nepal). Per un abbinamento perfetto o un’idea regalo non mancano gli accessori: guanti, sciarpe e cappellini in misto lana e alpaca, morbidissi-
Il poncho nella foto è in lana lavorato interamente ai ferri dalle artigiane di Kts, un’organizzazione nata nei primi anni Ottanta per migliorare gli standard di alfabetizzazione, formare le donne e i giovani della casta più bassa della struttura sociale nepalese e garantire loro sbocchi occupazionali. Oggi commercializza i prodotti artigianali – in particolare abbigliamento in lana e tappeti – coinvolgendo tra le 750 e le 1000 donne che trovano in questo lavoro un valido mezzo di sostentamento.
di Daniele Acrodi
vivi solidale 18 PRODOTTI DAL MONDO
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mi e impreziositi con sottili fili di lurex. Lo stile equosolidale veste anche la casa. Nella nuova collezione trovi le tovaglie per le feste, decorate con ricami tradizionali e arricchite con fili dorati, i runner con la lavorazio-
vivi solidale PRODOTTI DAL MONDO 19 ne a specchietti tipica dell’India e le coloratissime tovagliette per rallegrare la tavola di tutti i giorni. Da Perù, poi, arrivano le soffici coperte lavorate a mano dagli ar tigiani di Allpa. Colori delicati e dettagli preziosi le rendono un regalo unico. n
Quando l’arte
incontra la storia
Per scoprire tutto sulla collezione Autunno-Inverno 2010 Altromercato visita il sito www.altromercato.it Nepal: artigianato per lo sviluppo In un Paese con gravi difficoltà economiche e sociali, il commercio equo offre un’opportunità di crescita professionale e umana alle donne Nonostante le sue bellezze naturali e la sua antica cultura, il Nepal è uno dei Paese più poveri e meno sviluppati al mondo: circa il 45% della popolazione vive al di sotto della soglia minima di pover tà. L’agricoltura è la principale attività economica (rappresenta il 38% del prodotto interno lordo) seguita dal turismo. Il settore industriale è praticamente assente, manca ogni tipo di infrastruttura, il fabbisogno di energia elettrica non è soddisfatto e la rete ferroviaria è lunga solo 59 km. Non esiste nemmeno un sistema sanitario nazionale, ci sono solo poche cliniche private.
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In risposta alle richieste di aiuto avanzate dalle donne povere dei villaggi, la docente universitaria Padmasama Shakya ha creato Manushi (“donna piena di energia”) un’organizzazione che punta sul recupero delle
foto 1: artigiane di Kts, Nepal (di Rudi Dalvai) foto 2: fuori dalla sede di Manushi, Nepal (Archivio Manushi)
ar ti e dell’ar tigianato tradizionale come mezzo di sostentamento. Manushi offre alle ar tigiane un insieme di servizi mirati alla creazione di capacità ar tigianale e imprenditoriale, dall’avvio della produzione allo sviluppo dei prodotti, dalla formazione alle tecniche al controllo qualità. Inoltre, l’organizzazione propone anche corsi di alfabetizzazione e un programma di microcredito femminile per lo sviluppo locale delle comunità svantaggiate. Stimolando l’occupazione e il reddito femminile, Manushi valorizza il ruolo della donna in un Paese in cui la sua condizione è molto precaria. Ctm altromercato acquista da Manushi gioielli, giochi e accessori in feltro. Trovi i nuovi arrivi nella collezione Autunno-Inverno 2010, all’insegna di una linea giovane e pratica.
La ceramica chulucana racchiude e tramanda l’antica tradizione peruviana in uno stile contemporaneo fatto di colori puri e contrasti decisi.
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hulucanas è un piccolo villaggio sulle pendici del Monte Vicus, nella parte settentrionale del Perù. In questa regione, intorno al 400 a.C. si svilupparono le civiltà Tallàn e Vicus, tra le più ricche del mondo precolombiano. Nel 1960, con la scoperta della tomba di un nobile appartenuto alla civiltà Vicus, un gruppo di giovani ceramisti si stabilì nell’area per dedicarsi allo studio degli splendidi reperti ritrovati nel monumento funerario. Il desiderio di far rivivere la gloria di un passato ormai lontano ma così ricco di cultura e di mantenere viva una tradizione di rara bellezza, li portò a cominciare la produzione di una ceramica a imitazione di quella prodotta dai loro predecessori. Dalla cultura Vicus i ceramisti presero la tecnica della decorazione in negativo, mentre dalla cultura Tallàn quella del paleteado, una singolare maniera di mo-
dellare il prodotto facendo pressione sull’esterno con una paletta di legno e sull’interno con una pietra arrotondata. Anche oggi la ceramica Chulucana è prodotta in modo quasi totalmente manuale, al tornio, e ogni pezzo è in pratica unico. I manufatti vengono essiccati al sole o cotti in forno a bassissime temperature (biscotto), per poi passare alla fase della colorazione con la tecnica detta dell’engobbio, cioè l’utilizzo di una pasta fatta di terra e acqua, colorata ancora in maniera tradizionale, dove il bianco-crema è ottenuto da pigmenti naturali. A questo punto il prodotto è pronto per l’ultima cottura, realizzata in forni artigianali a basse temperature, dove si bruciano legni e foglie di mango. Questi, grazie al loro elevato contenuto di resina, lasciano agli artefatti un caratteristico profumo affumicato e aumentano la lucentezza dei colori. Dopo la cottura a fuoco, la pasta di terra e acqua viene rimossa: la sua protezione ha mantenuto
il color bianco-crema sui decori, mentre lo sfondo ha ora acquisito sfumature dal marrone al nero, a seconda della durata dell’affumicatura. L’oggetto viene infine sfregato con una speciale pietra vetrosa che gli conferisce una particolare brillantezza. Con la collezione Autunno-Inverno Altromercato, la ceramica chulucana torna in Bottega, vestita nelle tradizionali tinte del bianco e nero e con le caratteristiche decorazioni geometriche. Ctm altromercato la acquista da Allpa, una società di servizi che si occupa della distribuzione di prodotti realizzati da gruppi di artigiani peruviani che risiedono in varie regioni del Paese. Nata nel 1982, questa organizzazione ha permesso ai produttori di raggiungere direttamente il mercato, saltando gli intermediari che pagavano le loro creazioni pochissimo, e di conquistare migliori condizioni di vita e di lavoro. n
di Stefano Loderi
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Nuovi passi sulla strada della
sostenibilità
Natyr ha partecipato anche quest’anno al Salone Internazionale del Naturale presentando nuovi prodotti di cosmesi bio, nati da filiere equosolidali e con imballi sempre più ecologici.
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ante le novità nella linea Natyr presentate al Sana, il Salone Internazionale del Naturale che si è svolto a Bologna dal 9 al 12 settembre. Ctm altromercato, oltre a presentare i nuovi prodotti, è intervenuta anche a due convegni: il primo sulla cosmesi biologica, “Il cosmetico tra biologico e naturale: le regole del gioco”, il secondo su logistica e packaging che rispettano l’ambiente,“Costruire filiere distributive sostenibili nell’agroalimentare”. Negli ultimi due anni Natyr Altromercato ha investito con decisione nella creazione di prodotti biologici, rag-
giungendo – con la recente introduzione di molti nuovi prodotti di cosmesi biologica che in parte sostituiscono i vecchi e in parte ampliano la gamma – il traguardo del 30% dell’offerta certificato con Ccpb (Consorzio Controllo Prodotti Biologici). È un traguardo importante, perché permette non solo di migliorare sempre più la qualità, ma soprattutto di dare valore alle filiere biologiche nei Paesi del Sud del mondo, sostenendo metodi di coltivazione più vicini alla natura e ai suoi ritmi e più sani per l’uomo e l’ambiente. Un ambiente da proteggere anche
a casa nostra: tra i primi in Italia, infatti, Ctm altromercato accompagna lo sforzo di crescita e diffusione tra il pubblico con l’impegno crescente per la sostenibilità e la riduzione dell’impatto ambientale degli imballi. Ad oggi, il packaging è riciclabile al 100%, di cui il 40% è prodotto con materiali riciclati come Pet per i flaconi, Pe per i tubi e cartoncino per gli astucci. Inoltre, alcuni flaconi sono in Pla, una bioplastica ricavata dalla fermentazione degli zuccheri, e sono addirittura compostabili, cioè una volta vuoti si possono buttare insieme alla frazione umida. n
Tè verde: purezza da una foglia La più classica linea Natyr si rinnova: più ingredienti naturali e del commercio equosolidale e imballaggi più sostenibili per pesare meno sull’ambiente. La linea Natyr al tè verde abbina le proprietà purificanti del tè a
di Annalisa Di Stefano
quelle astringenti del pompelmo rosa, arricchendo ogni formulazione con estratti di ananas, mela e guaranà. Gli oli essenziali di menta e di lemongrass aggiungono note fresche e agrumate ai gel evanescenti e leggeri, privi di allergeni e
foto 1: raccoglitrice di tè, Stassen, Sri Lanka (di Rudi Dalvai) foto 2: fiore di tè, Ambootia Tea Garden, India (Archivio Ambootia Tea Garden)
testasti dermatologicamente, che agiscono purificando in profondità e mantenendo morbida e idratata la pelle. Nel solco dell’impegno per la creazione di prodotti sempre miglio-
ri, la linea al tè verde si rinnova, e non solo nell’immagine. Riformulata secondo i principi di Natyr per evolvere verso una maggiore naturalità senza perdere in efficacia, funzionalità e gradevolezza, presenta una maggiore concentrazione di ingredienti di origine naturale e maggiori percentuali di ingredienti del commercio equosolidale nei prodotti. Sono stati introdotti, inoltre, alcuni nuovi
imballi più sostenibili, in pet 100% riciclato o pla. Dopo le Mousse viso e corpo a base di tensoattivi delicati, la Cremagel gambe e piedi e i Sali per il pediluvio, tra i più recenti prodotti “rinnovati” nella formulazione ci sono la Crema-gel per il viso al tè verde, idratante purificante con estratto di pompelmo e mela, e la Crema-gel per il corpo al tè verde, idratante tonificante con estratti di guaranà. n
Il tè verde si ricava dalle foglie di camelia sinensis che, non subendo alcun processo fermentativo, conservano inalterata la clorofilla, responsabile della caratteristica colorazione. Il culto di questa pianta nasce in Cina e ci sono testimonianze del suo uso medicinale ancor prima che come bevanda. Un semplice infuso di tè verde era altresì il prezioso segreto di bellezza delle donne giapponesi: gli estratti di tè verde, infatti, ricchi di in polifenoli, rappresentano una fondamentale risorsa per la cosmesi naturale grazie alle dimostrate azioni antiossidante, astringente e seboregolatrice, ideali per mantenere la pelle tonica e luminosa.
I produttori Stassen e Bio Foods – entrambi nello Sri Lanka – sono i par tner da cui Ctm altromercato acquista il tè, sia il prodotto finito – tè nero e verde, anche aromatizzati, in bustina – sia la materia prima da utilizzare come ingrediente della linea cosmetica Natyr. Stassen è la più impor tante realtà cingalese nella coltivazione e commercializzazione di tè, da tempo attenta ai temi della sostenibilità ambientale e sociale della produzione. Stassen entra nel circuito del commercio equo e solidale nel 1987, con l’avvio del programma Natural
Food che prevede la creazione di Idulgashinna, la prima piantagione di tè biologico al mondo, realizzata su un terreno montuoso bisognoso di cure e recupero a causa del precedente sfruttamento. In questa piantagione vengono rispettati i principi del commercio equo ed è attivo un programma sociale rivolto ai lavoratori e alle loro famiglie, par ticolarmente penalizzati in quanto di etnia tamil. Il tè è contenuto in confezioni in fibra naturale intrecciate secondo tecniche tradizionali da cooperative che coinvolgono circa 3500 donne. In questo
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modo si combinano produzione eco-sostenibile e creazione di lavoro in aree rurali. Bio Foods è la compagnia che distribuisce il tè prodotto dai coltivatori di Sofa (Small Organic Farmers’ Association), un’organizzazione di base che unisce piccoli contadini, proprietari di appezzamenti di terra inferiori a un ettaro sui quali praticano l’agricoltura biologica per tutelare l’ambiente e mi-
gliorare la qualità del raccolto. I produttori ricevono una giusta retribuzione per il loro lavoro, sostegno tecnico, formativo e finanziario alla loro attività e beneficiano anche di programmi di sviluppo sociale finanziati con il premio Fair Trade, come piani pensionistici, sanità, prestiti, formazione e intrattenimento per i contadini.
Le novità della linea Natyr Bio
La slitta parte da Sud
La tradizione del calendario dell’Avvento abbraccia il mondo intero, portando nelle nostre case le storie e le tradizioni del Guatemala, con in più la dolcezza del cioccolato bio “made in dignity”.
I Trattamento Home Spa Collection alle spezie Lo scrub esfoliante e levigante a base di zucchero di canna si abbina al balsamo crema corpo extra nutriente con karité e argane, profumato alle fresche note aromatiche di spezie e oli essenziali.
Latte-tonico per il viso Deterge e tonifica le pelli sensibili, unendo il potere lenitivo ed emolliente dell’olio di sesamo biologico a quello idratante e tonificante dell’estratto di camomilla e di ibisco biologici. È arricchito con miele bio e succo di aloe vera e profumato all’ylang ylang.
Crema nutriente per le mani Camomilla bio e preziosi oli e burri vegetali emollienti, insieme con miele biologico e succo di aloe vera, garantiscono una profonda azione idratante e nutriente. La profumazione è alle note agrumate e fiorite dell’arancio dolce e dell’ylang ylang.
Crema fluida per il corpo miele e spezie Il miele biologico dell’Argentina e gli oli vegetali nutrienti di sesamo, argane e noci dell’Amazzonia regalano una pelle setosa, vellutata e delicatamente profumata alle note delle spezie orientali.
Nuova linea bimbi bio alla camomilla Studiata per pelli delicate, unisce l’estratto di camomilla biologica, lenitivo e disarrossante, a oli vegetali biologici, ideali per riequilibrare le naturali funzioni dell’epidermide e ripristinare la barriera idrolipidica cutanea.
Linea Uomo bio legni e spezie Quattro prodotti funzionali ed efficaci che uniscono le fragranze degli oli essenziali puri al sentore dei legni orientali. Le confezioni sono ecologiche e maneggevoli, ideali per chi viaggia.
l Natale è una festa dalle origini antichissime. Per i Persiani e gli antichi Egizi, ad esempio, il 25 dicembre era la festa della luce: in quei giorni, infatti, l’inverno è al suo culmine e da quel momento in poi si va verso la primavera, la stagione del sole e della vita. E la luce è la protagonista anche del calendario dell’Avvento, un’usanza nata in Germania nel XIX secolo: i bambini accendono una candela per ogni giorno del periodo dell’Avvento fino alla notte della Vigilia, in cui si festeggiava la nascita di Gesù. Il primo calendario fu stampato a Monaco di Baviera nel 1908 e negli anni Venti si pensò di inserire un cioccolatino al giorno per addolcire l’attesa. Ctm altromercato riprende la tradizione tedesca, ampliandola per abbracciare tutto il mon-
do. Ogni anno, infatti, il disegno proviene da un Paese diverso e racconta di usanze e tradizioni da scoprire. Quest’anno, l’illustrazione è stata realizzata da Mishell Danyy Sotz Son di Aj Quen – “colei che tesse”, in lingua maya Kaqchiquel – un’organizzazione non profit guatemalteca formata da 26 gruppi per un totale di 800 soci, il 95% dei quali sono donne e appartengono alle etnie maya Kaqchiquel, Q’eqchi, K’iche e Tz’utuhi. Aj Quen sostiene l’inclusione economica e sociale di artigiane e artigiani poveri e promuove lo sviluppo autonomo dei soci attraverso il lavoro collettivo e la cooperazione produttiva. All’interno delle finestrelle trovi tante informazioni sul Guatemala e sulle tradizioni dei popoli Maya e dei loro discendeni. Anche in Guatemala, infatti, il Natale è un
Per saperne di più su questi prodotti e scoprire tutto sulle linee Natyr, visita il sito www.natyr.it
foto 3: raccoglitrice di erbe, Himalayan Bio Trade, Nepal (di Rudi Dalvai)
di Laura M. Bosisio
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momento speciale da vivere insieme. In famiglia si prepara il presepe e si decora la casa con tante stelle di Natale, piante diffuse anche in Italia che sono proprio di origine sudamericana. A mezzanotte si mangia il tamal, un piatto a base di mais e carne di manzo. Un’usanza un po’ par ticolare è quella delle posadas, una parola che significa “locande”: consiste nel por tare l’effigie di un santo da una casa all’altra, ricordando il cammino di Maria e Giuseppe che cercavano rifugio per la notte. Il per-
vivi solidale PRODOTTI DAL MONDO 25 corso si conclude con l’offerta del tradizionale ponche, una bevanda a base di frutta. Nel calendario dell’Avvento trovi cioccolatini bio preparati con cacao proveniente dalla Repubblica Dominicana (prodotto da Cooproagro) e zucchero di canna dal Paraguay (prodotto da Manduvirà). È una scelta equosolidale e sostenibile che permette di condividere le storie dei produttori e sostenere i loro sforzi quotidiani nella conquista di condizioni di lavoro e
Sotto l’albero con il mondo I dolci natalizi Altromercato: una tradizione di giustizia
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di vita migliori. Il cacao equosolidale che Ctm altromercato acquista dai produttori e utilizza per i suoi dolci – anche quelli natalizi – è infatti un cacao prodotto nel rispetto dei lavoratori e dell’ambiente. È importante sottolinearlo anche alla luce di una recente inchiesta della rivista Il Salvagente (Color di sangue sul cacao delle multinazionali, 26 agosto - 2 settembre 2010) che svela le terribili condizioni di vita e di lavoro dei braccianti nelle piantagioni di cacao della Costa d’Avorio e lo sfruttamento della manodopera minorile. Le multinazionali chiamate sul banco degli imputati in questi
casi si difendono sostenendo che è “praticamente impossibile” controllare la filiera del cacao a causa della polverizzazione dei produttori e dei numerosi passaggi della materia prima da un intermediario all’altro prima di arrivare sul mercato internazionale (Più sforzi per controllare la filiera del cacao, Il Salvagente, 1623 settembre 2010). “Tra difficile e impossibile, però, ce ne passa”, osserva giustamente la giornalista, ricordando che i prodotti del commercio equosolidale sono certificati alla luce di seri controlli. Insomma, controllare la filiera si può, se si vuole, e – condividiamo la sua conclu-
Con il Natale, tornano i dolci della tradizione rivisitati da Altromercato con gli ingredienti del commercio equo e solidale. Non cambia la ricetta dei “must” – il panettone con uvetta e gocce di cioccolato ricoperto con glassa di anacardi e il panettoncino: 100 grammi di dolcezza dedicati ai più piccoli – e a grande richiesta è riproposto il goloso Chocolò, il dolce farcito con crema al cacao e ricoperto di cioccolato al latte. Non mancano i datteri medjoul provenienti dalla valle del Giordano, in Palestina, prodotti dai piccoli coltivatori di Palm Tree Farmers Association, il mango delle Filippine (coltivato da Spftc, Southern Partner and Fair Trade Corporation) al cioccolato e le gelatine di frutta di Lao Farmer’s Products nel Laos. Per gli amanti del cioccolato, i cioccolatini alla nocciola Noussine e i Très ami – tris di nocciole Piemonte ricoperte con cioccolato fondente – sono un regalo perfetto, mentre l’offerta di torrone si arricchisce di una nuova golosità.
Regala una pausa di relax. Anzi, quattro Un elegante cofanetto racchiude una selezione di tè nero e tè verde in quattro diverse aromatizzazioni tutte da scoprire a seconda del momento della giornata e dell’ispirazione. Il tè è coltivato con metodi da agricoltura biologica nelle piantagioni di Potong, nel Nord Est dell’India, da Ptwwc (Potong Tea Workers Welfare Committee) una realtà di piccoli coltivatori che si sono uniti in associazione e sono diventati proprietari della terra, che lavorano nel rispetto dei principi di sostenibilità sociale e ambientale. La lavorazione, il confezionamento e l’esportazione del tè sono seguiti da Tpi (Tea Promoters of India) un’organizzazione che offre agli agricoltori assistenza continua e lavora nel rispetto dei principi del commercio equosolidale.
Accanto agli ormai classici torroncini morbidi ricoperti con cioccolato al latte, fondente o bianco, al torrone con noci macadamia e allo spicchio di torrone morbido, arriva il nuovo torrone con fave di cacao e cocco, interamente realizzato e confezionato all’origine in Ecuador da artigiani torronieri della Fundación Familia Salesiana. Nata da un progetto di collaborazione, la fabbrica “El Salinerito” si trova a Salinas de Guaranda, a 3550 metri di altitudine sulla Sierra, e oltre al torrone produce cioccolata e marmellate. Con impegno costante, è diventata una realtà solida che vende sia sul mercato locale che all’estero e sviluppa in autonomia nuove ricette e proprie creazioni.
Per i patiti del fondente
foto 1: produttrici del Grupo Almanecer, Aj Quen, Guatemala (di Leone De Vita) foto 2: produzione del torrone, Salinas, Ecuador (Archivio Grupo Salinas)
sione – sono i consumatori a dover pretendere il rispetto dei diritti umani considerandolo un ingrediente pregiato: solo così si potrà incidere sulle scelte dei grandi gruppi economici. Per chi fa commercio equosolidale, il rispetto dei diritti umani è un presupposto; per questo, acquistando e regalando i prodotti Altromercato non regali solo qualità, ma anche dignità, e sostieni chi lavora per un mercato più giusto ed equilibrato, che riconosce il giusto compenso per il lavoro di tutti – al Sud come al Nord – valorizza le culture locali e rispetta l’ambiente. n
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È il regalo perfetto per chi ama il cioccolato di qualità. La confezione racchiude una selezione di sei tavolette di cioccolato fondente Mascao con ingredienti da agricoltura biologica: due tavolette di fondente 70%, due fondente con fave di cacao, una di fondente all’arancia e una di fondente con quinoa e riso. Il cacao utilizzato arriva da produttori boliviani (El Ceibo) e dominicani (Conacado), mentre lo zucchero di canna integrale che caratterizza questo cioccolato con le sue note aromatiche viene coltivato nelle Filippine (da Alter Trade) e in Paraguay (da Manduvirà).
foto 3: raccolta del tè, Tpi, India (Archivio Ctm altromercato)
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Selezione di zucchero Una selezione di zuccheri di canna da agricoltura biologica, prodotti con metodi ar tigianali e sempllici, in un’elegante scatola: tre provenienze, tre dolci personalità. Dulcita è uno zucchero integrale dal colore ambrato e caratteristico gusto di miele prodotto in Ecuador da Copropap. Mascobado è uno zucchero integrale prodotto nelle Filippine da Pftc. Ha colore scuro e aspetto non cristallino, con piccoli granuli dal sapore intenso e leggero retrogusto di liquirizia. Picaflor è uno zucchero grezzo dal colore ambrato e sapore delicato prodotto in Paraguay da Manduvirà.
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Tris di mieli Questa selezione di mieli monoflora e millefiori da agricoltura biologica è composta da tre dolci specialità. Dalla cooperativa Coopsol arrivano il delicato miele ai fiori d’atamisqui, pianta autoctona dell’Argentina, e il miele millefiori Del sol che profuma delle tante varietà di fiori tipiche della zona di Santiago de l’Estero, a nord est di Buenos Aires. Il miele ai fiori d’arancio dal Messico, dal colore ambrato, è ottenuto con un sistema di apicoltura nomade ed è raccolto da Miel Bajo Volcan.
nuti che lavorano presso il laboratorio di pasticceria Forno Solidale all’interno della Casa circondariale di Terni. Questo progetto contribuisce a incrementare i fondi a sostegno dei programmi di reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti che preparano prodotti di qualità sotto la super visione di esper ti del settore.
Natale equosolidale e sociale Al tuo cesto natalizio puoi unire i prodotti di alcune cooperative sociali italiane impegnate nella lotta alle mafie e nell’inserimento lavorativo di persone in difficoltà. Tra le novità c’è il Panettone classico con uvetta e canditi realizzato dai dete-
Chi ama il cioccolato sicuramente conoscerà quello modicano di Quetzal, una cooperativa sociale nata da un sogno: promuovere il commercio equo e solidale creando lavoro dignitoso sia nel Sud del mondo che nel Sud del nostro Paese. La ricetta è quella antichissima della tradizione azteca, unita alle
foto 4: produttori di Coop Sol, Argentina (di Biagio Calcavecchia)
spezie e agli aromi della Sicilia. Per questo Natale si aggiungono alla gamma il cioccolato con scorzette di limone e con manna delle Madonie, una resina ricavata dall’incisione del tronco del frassino utilizzata da secoli come dolcificante naturale e oggi presidio Slow Food. A tutto Sud anche nel brindisi Natalizio: il Limoncello di Sicilia di Libera Terra, infatti, è prodotto con limoni bio dalla Sicilia e zucchero di canna Altromercato, senza coloranti né additivi chimici. È frutto del lavoro delle cooperative che gestiscono le terre confiscate alla mafia e degli agricoltori del Sud Italia che condividono il progetto di riscatto.
India: la prosperità inizia dal villaggio
Alla scoperta dei luoghi in cui le spezie vengono coltivate e selezionate, nel rispetto delle lavoratrici e dei ritmi della natura.
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l nostro viaggio ci porta nel West Bengala, al confine occidentale tra India e Bangladesh. La meta è la comunità di Ushagram, dove sorge la fondazione omonima, nata nel 1980 con lo slogan “se il villaggio muore, muore anche l’India”. Ushagram Trust ha creato molte attività nella zona (scuole gratuite, una biblioteca, unità sanitarie, comunità di lavoro e programmi di energia alternativa e agricoltura sostenibile) e dà lavoro a circa 100 persone. Ci addentriamo per una strada di fango e raggiungiamo Loka Sikshaniketan (letteralmente “collage di gente rurale”), un’organizzazione sorella della fondazione nata nel ‘97 per dare lavoro alle giovani donne marginalizzate della zona. Qui vengono prodotti i Masala (mix di spezie) che Ctm altromercato importa. Attraversiamo a piedi i campi in cui si coltivano riso, senape e banane, passando vicino alle case dei contadini che utilizzano sterco di mucca come combustibile. Qui si coltiva-
no anche curcuma, coriandolo, senape e chili. 15 donne lavorano nel settore delle spezie, altre 35 in altri settori come tessitura, ricamo, sartoria e produzione di alimenti fatti in casa. “In genere lavoro dalle 10 alle 17, guadagno circa 60 rupie al giorno, ma sono sempre garantite. Ho un’assistenza medica quando serve e a volte partecipo ai corsi di formazione”, ci racconta Kanika, occhi intensi, un buon inglese e voglia di chiacchierare, che ci porta ad assaggiare degli speziatissimi pickles al mango in agrodolce e miele di senape e di lichi. L’essiccazione delle spezie avviene all’aria aperta su un telo steso su un tetto. Ci vogliono da due a cinque giorni, a seconda della stagione. Poi vengono trasferite all’edificio di lavorazione, in mattoni rossi, suddiviso in più stanze, ordinate e pulite. Nella prima le spezie vengono mescolate e macinate secondo la ricetta, poi vengono lavorate dalle donne, dotate di mascherina, che le selezionano. Sono poi essiccate
una seconda volta in un essiccatore di metallo (45 minuti per circa 35 kg), confezionate in sacchetti sigillati e inserite nei cartoncini. Sulla via del ritorno, con il buio ci sorprende la strada che si popola di gente, come un fiume in piena. Tutti camminano scalzi o vanno in bicicletta, senza viveri né abiti di ricambio, in processione. Portano sulle spalle giare colme di acqua del Gange e cammineranno fino al mattino, fino al tempio fuori città. È una delle tante dimostrazioni di religiosità dell’India: non si ferma la folla, suonano i campanelli, i volti sono felici e pazienti. Tutti si ritroveranno l’indomani per riversare l’acqua, pregare insieme, vivere questa collettività e godersi l’alba del giorno. n
di Valeria Calamaro, Claudio Brigadoi, Rudi Dalvai foto apertura: Flickr cc McKay Savage
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vivi solidale CUCINA SOLIDALE 29 È nato il Circolo del Cibo!
Le spezie della vita “Fare il contadino in questo paese è troppo duro. Ho provato di tutto, ma sono sempre perdente. Gangappa è agricoltore nel villaggio di Kalmala, a una ventina di chilometri da Raichur, nello Stato di Karnataka, nel sud dell’India. A 33 anni, con una moglie e quattro figli, egli dispone come unica fonte di sostentamento di tre ettari di terra coltivati a riso e a spezie”. (R.P. Paringaux, Le Monde Diplomatique, 2002). Quello tracciato da Paringaux è il quadro dell’India rurale dei nostri giorni, un Paese in cui molti agricoltori non hanno speranza, schiacciati tra la concorrenza e gli attacchi di chi vorrebbe brevettare i tesori del loro patrimonio secolare (il riso e le spezie in primis, ma una multinazionale molto nota ha voluto brevettare addirittura il chiapati, il pane, fondamento della dieta indiana). Gli occidentali dettano le regole,
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di Valeria Calamaro
chiedono la sospensione delle sovvenzioni ai contadini indiani ma le mantengono nei loro Paesi; impongono leggi di mercato che penalizzano l’agricoltura e vincoli e costi crescenti di produzione incentivando l’uso di pesticidi, tecnologie e sistemi sempre più distanti dai ritmi naturali della terra. Così gli usurai speculano e portano alla rovina migliaia di famiglie rurali soprattutto nel sud dell’India, e le differenze sociali sono sempre più pronunciate in assenza di strutture, educazione e formazione. Che fare? Rimanere in campagna e lavorare al limite della sopravvivenza o trasferirsi in città e finire a vivere in una bidonville? Un dilemma ancora più difficile per le donne, vero motore della vita famigliare, il cui ruolo non è riconosciuto sebbene sia fondamentale. È in questo contesto difficile che opera Rasa (Ruro Agro Services Association), una testimonianza concreta delle possibilità che le donne hanno organizzandosi. Nata nel 1991 nella regione del Bengala occidentale, tra le più povere del Paese, Rasa è un’organizzazione che coinvolge 57 donne delle comunità rurali e urbane che vivono in stato di emarginazione e povertà che si dedicano alla lavorazione dei masala, miscele sapienti di spezie diverse per ogni piatto, e alla produzione di infusi e cosmetici. Insieme apprendono le tecniche della lavorazione delle spezie e delle erbe,
foto 1: selezione manuale della spezie, Ushagram Trust, Rasa, India (di Valeria Calamaro)
i segreti per acquistare le materie prime, per svolgere i controlli di qualità, le tecniche di marketing, di miglioramento e di sviluppo di nuovi prodotti. Ma conquistano soprattutto il rispetto di se stesse. Con le loro stesse parole: “Rasa significa risposta della mente, linfa vitale e gusto nelle cose: la spezia della vita. Il nostro nome giunge dalle suggestioni della letteratura sanscrita classica ed evoca sentimenti che ci appartengono. Le nostre spezie e i nostri prodotti per il corpo sono frutto di rimedi antichi ma ancora attuali della medicina ayurvedica. E ci vuole tanto tempo, anche tre anni, prima che una donna possa creare un prodotto di Rasa, scegliendo le erbe e le spezie giuste e mescolandole nelle debite proporzioni: è un’arte che si acquista con il tempo, con la capacità di ascoltare e imparare. Con il nostro impegno nel commercio equo cerchiamo di garantirci salari equi, opportunità paritarie per tutte e il rispetto dei nostri diritti. Questo ci incoraggia a restare nelle nostre comunità rurali, a vivere la nostra terra, a vendere qui, nei nostri luoghi ma anche a farci sentire a livello internazionale. Il nostro business deve essere sostenibile e questo significa che non può prescindere dalla salvaguardia dell’ambiente e della nostra natura; noi ci occupiamo delle piantagioni, delle piantine e i nostri prodotti rispettano un codice ecologico, non vengono testati su animali e non sono fatti con conservanti e additivi chimici”. n
Gourmet e gourmand senza confini, cultori delle tradizioni rinnovate, creativi della biodiversità, avventurieri del fusion cooking, resistenti dello slow food, irriverenti della semplicità bio, situazionisti dello street food, barricadieri dei diritti e dei piaceri: il nuovo progetto Altromercato è per voi!
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racciabilità, biodiversità, filiera corta, diritti, cultura, piacere. Ovvero, ripartiamo dalle fondamenta. Ormai siamo in overdose: da una parte il dilagare di junk food e fast food dei consumatori di cibo anonimo e insano, dall’altra i cuochi televisivi, le pay tv dedicate, le mille guide ai ristoranti, i festival e le fiere del tipico, tradizionale, esterofilo. Infine le frodi e la gestione dissennata del settore agroalimentare. Di cibo non se ne può più. E alla fine quasi tutto risulta nebuloso e indifferenziato. Ecco perché è importante ripartire da idee semplici. Cerchiamo il cibo buono fino in fondo. Come? Tracciabilità: chi, come e dove ha coltivato e trasformato le materie prime di un cibo. Non un codice stampigliato sul guscio di un uovo ma storia, racconto e diritto all’informazione trasparente. Biodiversità: ricerca di varietà autoctone, loro salvaguardia e rispetto per la terra con l’agricoltura biologica. Filiera corta: riduzione al minimo dei passaggi tra produzione e con-
sumo che evita sprechi e perdita di informazioni. Diritti: un cibo non è buono fino in fondo se è stato prodotto sfruttando la terra e chi la lavora o chi trasforma le materie prime. Cultura: è con la cucina che nacque la civiltà, come diceva Claude Levi-Strauss. Piacere: la bontà è fatta anche per i sensi, per la gioia di assaporare, conoscere e condividere. E se la bontà è tracciabile, biodiversa, equosolidale, biologica, corta? Il piacere raddoppia: è piacere sociale. Il Circolo del Cibo è la comunità del piacere sociale. Ma fin qui non abbiamo inventato nulla. Tutto questo è nel dna del commercio equo e Ctm altromercato lo pratica da vent’anni. Qual è la novità? Queste idee cercano ora nuove comunanze sul territorio italiano, alleati del cibo buono fino in fondo. Chi? Cuochi casalinghi critici e golosi e consumatori attenti, produttori ecosensibili locali di tutto il mondo, chef e ristoratori amanti della loro terra, di quel-
La rete dei ristoranti, i racconti di produttori e materie prime per la tracciabilità totale; i viaggi nelle cucine del mondo, ricette creative che sposano cucina italiana e cucine planetarie: per scoprilrli iscriviti al Circolo del Cibo su: www.ilciroclodelcibo.it
lo che si produce rispettandola, di vecchie varietà da salvatori di semi. Ma anche della ricerca, della creatività e della contaminazione. Viaggi in cucina, insomma perché la cucina che cerchiamo è quella dell’incontro tra locale e… locale. Il globale indefinito non ci interessa. Il globale è sempre somma di locale, ovvero pluralità e diversità. Con il Circolo sogniamo una rete locale senza confini, dove non ci sia conflitto tra Nord e Sud, tra culture differenti. La pizza non esisterebbe senza l’ytomatl, il pomodoro degli aztechi; la polenta è un ibrido tra le vecchie zuppe di cereali medievali e il cereale sacro del dio del maiz maya. E quindi perché non procedere su questa strada che ci ha dato tanto e tanto può ancora darci? Quinoa, cous cous, anacardi, spezie, cacao. Prodotti del commercio equo, tracciabili e trasparenti, senza sfruttamento da abbinare a prodotti tracciabili, trasparenti e sociali fatti qui. Sarà un viaggio che ci trasforma e trasforma le cucine, regalandoci piacere e una nuova gioia di stare insieme. Ecco un matrimonio di mondi. Quale augurio migliore per il nuovo anno? Cin cin, živio, santè, skål, cheers, salud, prosit, nazdrovje, sahha, … n
di Simonetta Lorigliola
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vivi solidale CUCINA SOLIDALE 31 A tavola con il
Circolo del Cibo Ecco alcune ricette dagli chef dei ristoranti aderenti al Circolo del Cibo: sono esempi concreti della filosofia del buono fino in fondo e dell’incontro tra materie prime e sapori di una cucina locale e planetaria. Agli chef va un vivo ringraziamento, a te, buona sperimentazione! Zuppa inglese equo-locale Stefano Facincani, chef e patron dell’Osteria La Filanda (via Nino Bixio 370, 37069 Villafranca di Verona, tel 045 6303583, osterialafilanda@gmail.com, www.osterialafilanda.com) Ingredienti per 8 persone - 1 panettone* - 500 gr di mascarpone fresco artigianale prodotto localmente - 4 uova bio - 300 gr di cioccolato Mascao Fon-
dente 70%* - 1 stecca di mandorlato di Cologna Veneta - Verona - gr 150 di zucchero di canna grezzo Picaflor*
Separa i tuorli dagli albumi; batti i tuorli con lo zucchero, aggiungi il mascarpone (io utilizzo quello prodotto dal locale piccolo Caseificio Cordioli) e la vaniglia: meglio tagliare la bacca per il lungo, raschiare delicatamente con un coltellino la pasta all’interno e usare solo quella. Monta gli albumi a neve e uniscili
- 1 stecca di vaniglia dallo Sri Lanka* - 2 tazze di caffè solubile dal Messico*
Spaghetti di quinoa con radicchio rosso di Treviso e noci dell’Amazzonia Francesca Pacchiele, chef e patron di Aromatica Ristorante vegetariano (via Castellana 105, 30174 Zelarino – Mestre Venezia, tel. 041 5461597, www.aromaticaristorante.com) Ingredienti per 4 persone - 350 gr di spaghetti di quinoa* - un cespo di radicchio rosso di Treviso - 2 spicchi d’aglio - 200 gr di broccoli verdi
- qualche noce dell’Amazzonia* - olio extravergine d’oliva - sale e pepe q.b.
Metti l’acqua a bollire e salala. Lava il radicchio sotto l’acqua corrente, asciugalo bene e tieni solo la parte rossa delle foglie. Mettilo nel mixer con uno spicchio d’aglio, metà delle noci dell’Amazzonia, sale, pepe e abbondante olio extravergine. Quando hai ottenuta una crema densa ma morbida, mettila in una casseruola con un cucchiaio di acqua calda per renderla un po’ più liquida. Cuoci gli spaghetti al dente. In una larga padella fai soffriggere l’aglio rimasto con le cimette dei broccoli lavate e tagliate. Quando saranno cotte aggiustale di sale e pepe e mettile nel mixer con olio extravergine e un po’ d’acqua calda, fino a ottenere una crema verde. Prepara un piatto da portata bianco e con un cucchiaio spalma la crema verde disegnando una base rotonda. Scola bene gli spaghetti e mettili nella padella con la crema di radicchio. Amalgama bene aiutandoti, se occorre, con un po’ di acqua di cottura della pasta. Con una pinza appoggia gli spaghetti sopra la crema verde, arrotolandoli come se fossero un nido. Decora con qualche noce rimasta, grossolanamente tritata. Cosa bere Con questo piatto, è consigliabile un buon Pinot grigio, vino prodotto in numerose zone italiane, ma di elezione nel Collio Friulano e in Trentino e Alto Adige. Questa ricetta è stata raccolta da Michela Bonato, Responsabile Promozione della Cooperativa Acli San Gaetano di Mirano (VE) che aderisce al Circolo del Cibo. rp@banderaflorida.it www.banderaflorida.it
delicatamente alla crema di mascarpone. In un pentolino dal fondo spesso sciogli il cioccolato con 100 cl di acqua fredda, taglia a fette regolari il panettone e bagnalo con il caffè. Sistema le fette in un recipiente di vetro o ceramica dai bordi alti almeno 10 cm oppure in singole coppette, alternando panettone, cioccolato fuso, crema al mascarpone e mandorlato tritato. Come risultato avremo un dolce di sicuro effetto, goloso e di facile preparazione!
Mousse di ricotta fresca al miele con cioccolato di Modica e salsa al cacao dominicano speziato Rosario Terranova, chef Fermata Spuligni ristorante ed ospitalità (Via Matteotti 1-5, 95019 Zafferana Etnea – Catania, tel 095.7082059, info@fermataspuligni.com, www.fermataspuligni.com)
Cosa bere
Ingredienti per 4 persone
Si consiglia di abbinare un buon Moscato Fior d’arancio dei Colli Euganei servito molto fresco.
- 400 gr di ricotta vaccina fresca - 100 gr di zucchero di canna Demerara dalle Mauritius* - 100 gr di miele millefiori etneo (o miele millefiori Lacandona dal Messico*) - 50 gr di cioccolato modicano
Questa ricetta è stata raccolta da Elena Rancan, Responsabile Promozione della cooperativa La Rondine di Verona che aderisce al Circolo del Cibo. larondine.verona@tiscali.it, http://rondine.altromercato.net/
Quetzal al peperoncino* - 40 gr di cacao biologico Conacado dalla Repubblica Dominicana* - 15 gr di colla di pesce (sostituibile con agar agar, seguendo le istruzioni per il suo uso sulla confezione) - 5 gr di coriandolo macinato dallo
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Sri Lanka* - 5 gr di zenzero macinato dallo Sri Lanka* - 130 gr di acqua del rubinetto
I prodotti contrassegnati da asterisco (*) sono prodotti Altromercato in vendita in Bottega.
a cura di Simonetta Lorigliola foto 1: Flickr cc Pierre Peetah
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Setaccia la ricotta e lavorala con il miele. Metti a mollo la colla di pesce; quando si è ammorbidita, strizzala e scioglila in un pentolino a fuoco lento. Resa liquida, aggiungila alla ricotta, mescola bene il composto fino a renderlo omogeneo e poi mettilo in una tasca da pasticcere che riporai in frigo per due ore. Per la salsa al Cosa bere Prova una buona Malvasia delle Lipari, vino passito e da meditazione dai grandi aromi, prodotto oggi prevalentemente nell’isola di Salina.
cacao, metti l’acqua in un pentolino dal fondo spesso, aggiungi poco alla volta cacao, zucchero e spezie mescolando fino a ottenere una salsa omogenea. Fai con la tasca piccole porzioni sui piatti, guarnisci con la salsa al cacao speziato e scaglie di cioccolato.
Un anno tutto equo e solidale
Questa ricetta è stata raccolta da Moravia Paratore, Responsabile Bottega cooperativa Enghera di Catania che aderisce al Circolo del Cibo. www.enghera.it bdmetnea@enghera.it
lettura, anche se in Italia i dati sono sempre più allarmanti: si legge poco e sono pochi i luoghi – librerie, scuole, biblioteche – in cui poter trovare libri.
Semifreddo al Mascao fondente extra 70% con amaretti di Monbaruzzo, nocciole e Tamarindo (Dedicato a Paolo Conte). Christian Palazzi, chef Bistrot del duca (Via Po’ di mezzo 3, 06062 - Città della Pieve, Perugia, tel. 0578.298008, bistrot.duca@yahoo.it)
Il Calendario interculturale 2011 (Sinnos Editrice, 9,50 €)
Come ogni anno il Calendario Interculturale riporta le festività delle religioni e delle culture delle tante comunità presenti sul territorio nazionale per portare nelle case la ricchezza dell’incontro e poter fare gli auguri proprio a tutti, ricordando quotidianamente quanto piacere e opportunità i libri possono offrirci! I brani sono di: Roald Dahl, Italo Calvino, Marcela Serrano, Maurizio Bettini, Jella Lepman, Vishwapriya Iyengar, Rabih Alameddine, Philippe Delerm, Amos Oz, John Fante, Orhan Pamuk, Gary Paulsen.
Quest’anno il Calendario Interculturale della Sinnos è dedicato al piacere della lettura, perché leggere è, come sosteneva Jella Lepman, “cibo per la mente e apre a nuovi mondi, altre persone e realtà diverse”.
Le tavole sono state realizzate da: Monica Auriemma, Federico Appel, Laura Di Francesco, Chiara Nocentini, Lucia Sforza, Francesca Assirelli, Fuad Aziz, Elena Baboni, Dido, Andrea Rivola, Luca De Luise, Marcella Brancaforte.
Ingredienti per 4 persone - 50 gr di cioccolato fondente Mascao* - mezzo cucchiaio di latte fresco - 3 tuorli d’uovo
- 75 gr di zucchero a velo - 4 cucchiai di sciroppo di tamarindo - 150 gr di burro - 300 gr di amaretti artigianali
In una casseruola fai fondere il cioccolato fondente con 1/2 cucchiaio di latte. Lavora in una terrina i tre tuorli con lo zucchero a velo, unisci il cioccolato fuso e lo sciroppo di tamarindo. Mescola il burro già morbido con la polvere di cacao e metti il composto nella casseruola, sbattendo energicamente. Unisci 50 gr di amaretti (io utilizzo quelli di Monbaruzzo, paesino in provincia di Asti dove si producono da tempo immemore secondo – vuole la leggenda – un’antica ricetta siciliana) ridotti a pezzetti e le Cosa bere Da accompagnare con un calice di Ratafià Piemontese, il delizioso liquore ottenuto con sciroppo di ciliegie nere. Il più noto viene prodotto ad Andorno Micca, paese della provincia di Biella.
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foto 2: Flickr cc Delphaber
Questa ricetta è stata raccolta da Paolo Festi, Responsabile Promozione della cooperativa Monimbò di Perugia che aderisce al Circolo del Cibo. www.monimbo.it promozione@monimbo.it
- 50 gr di nocciole tritate - 1 cucchiaio di cacao El ceibo in polvere* - 1 bicchiere di latte
nocciole tritate grossolanamente. Amalgama bene. Fodera uno stampo da plum cake con un foglio di carta d’alluminio. Rivesti lo stampo con gli amaretti restanti bagnati nel latte, versa metà della crema e alterna strati di amaretti passati nel latte e nella crema ottenuta. Termina con uno strato di amaretti. Passa in freezer per almeno 30 minuti. Rovescia il semifreddo in un piatto e servilo a fette; a piacere accompagnato con crema pasticcera o una riduzione di tamarindo e porto bianco.
Avrai notato nella ricetta di uno chef umbro la presenza di materie prime piemontesi: anche qui sta l’omaggio a Paolo Conte. Inoltre, in Italia sono tanti i paesi che producono amaretti artigianali: Saronno, Sassello, Gallarate, Monbaruzzo, Canzo… per non parlare di Sicilia e Sardegna dove la produzione artigianale è diffusa. Ma non basta il luogo, occorre scegliere chi li produce con materie prime buone fino in fondo. E magari con zucchero del commercio equo.
Al tempo e all’amore per la lettura sono dedicati i 12 brani di scrittori di diversi Paesi, illustrati con 12 tavole realizzate dai migliori illustratori italiani, che ci regalano ogni mese uno spunto per rivendicare il piacere e il diritto alla
a cura di Elisa Salvi
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Indagine sugli artigiani nepalesi del Fair Trade Marta di Cesare, Renzo Garrone (RAM, 132 pp, 18 €) Il Nepal dell’immaginario internazionale, delle alte montagne e del trekking, è altra cosa rispetto a quello della Valle di Kathmandu dove lavorano – in condizioni non facili – gli artigiani del commercio equo e solidale locale (Fair Trade). Questo libro descrive la loro situazione, concentrandosi su elementi chiave come le retribuzioni, le condizioni del lavoro, la protezione sociale. Il racconto si dipana attraverso le voci degli artigiani (qua-
si sempre donne, essendo la forza-lavoro del settore al 90% femminile), intervistati presso i centri dove si svolge la manifattura, ma anche a domicilio, tra case private e cortili, dove spesso queste produttrici operano. E si completa con le testimonianze dei dirigenti degli organismi principali, riuniti nel Fair Trade Group Nepal. Gli autori scelgono di esplorare in particolare i comparti del feltro e della maglieria in lana, tra i più tipici dell’artigianato
nepalese odierno. E ci mostrano i visi delle persone, gli ambienti teatro delle operazioni, e i prodotti, con un reportage fotografico che integra passo dopo passo la pagina scritta. Prende così forma il ritratto di un paese tuttora bellissimo, ma in preda a gravi inquietudini. Elaborando i risultati della loro indagine, gli autori pervengono a una serie di conclusioni, che da un lato contribuiscono al dibattito sulle strategie di “sviluppo” e di lotta alla povertà, e dall’altro suggeriscono la necessità di approfondire, rafforzare e affinare il monitoraggio dei fornitori dell’equo e solidale. Frutto di un’inchiesta svolta nella primavera del 2009, ma attingendo anche a decine di altri viaggi e missioni effettuate in Nepal negli anni, questo libro integra con uno sforzo di informazione approfondito gli strumenti di comunicazione più semplici, quali schede e volantini, che il mondo del Fair Trade affianca costantemente ai prodotti nelle Botteghe del Mondo. La componente informazione è infatti parte integrante delle pratiche dell’equo e solidale, elemento fondamentale per raccontare le storie e le persone che ne caratterizzano la filiera.
Babbo Natale esiste! Una buona notizia per i piccini che aspettano con la letterina in mano l’arrivo del Natale. La notizia è questa: Babbo Natale esiste. Babbo Natale, cari bimbi, siamo noi: gli zii, i genitori, le nonne. Siamo noi che per sentirci generosi e buoni vi riempiamo di inutili capricci. Siamo noi, guardateci bene. Sotto il cappello e la barba, ci siamo noi: un esercito di Babbei Natale, pronti a tutto pur di consumare nel nome della bontà! Siamo noi quelli che vi regalano il navigatore satellitare da triciclo, i telefonini giocattolo per mandare gli sms ai compagni d’asilo, i cioccolatini di Hello Kitty dove la cosa più commestibile è la bambola. Ma cos’è che spinge un individuo adulto, maturo, con una famiglia e un lavoro a trasformarsi in una figura mitica che arriva dal cielo dispensando regali? Come facciamo a sentirci Babbi Natale, noi che non abbiamo mai visto una renna, se non appesa nell’armadio sotto forma di giubbotto? Noi, a cui la parola slitta evoca immediatamente un problema alla frizione? È molto semplice: ce l’abbiamo nel DNA, Babbo Natale è dentro di noi fin dai tempi dell’uomo delle caverne. Il nostro avo, quando tornava dalla caccia con un bisonte sulle spalle, veniva acclamato da tutta la famiglia, ed era una gran festa. Certo, lui, l’uomo primitivo, aveva il problema della sopravvivenza, dell’oggi, perché lì non si era mai sicuri di arrivare al domani. E questo limitava molto il consumismo: era difficile che qualcuno uscisse dalla caverna per andare a fare shopping. Lì quando un cavernicolo diceva: “Esco a fare la spesa”, magari, cinque minuti dopo diven-
tava lui la spesa di un tirannosauro che aveva detto la stessa cosa alla moglie. E se riusciva a sopravvivere doveva per forza tornare a casa con – che so – un quarto di pterodattilo o mezzo bisonte sulle spalle, perché i bambini preistorici rompevano le balle esattamente come quelli di oggi: - Papà, ma perché noi mangiamo sempre bacche e lumache? I vicini mangiano bufalo, dinosauro, pterodattilo… - Sì, ma i vicini, in un mese, han già cambiato tre volte papà. - Ma papà… - Papà un corno! Le bacche non mordono… e le lumache, anche se scappano, non vanno lontano! Un discorso del genere certo non esaltava l’immagine del capofamiglia, e tanto meno sviluppava ammirazione.Tornare a casa con una preda sorprendente, invece, serviva per la sopravvivenza e accresceva l’immagine sociale. Oggi non è cambiato molto. Spesso ci guadagniamo l’affetto e l’ammirazione dei nostri figli attraverso quello che portiamo a casa. Prendiamo il caso del ragionier Mambretti. Il suo problema è quello di portare a casa qualcosa di nuovo… di sbalorditivo… e di solito non lo è lo stipendio. E neanche po’ tornare a casa con un cinghiale sulle spalle, innanzitutto perché la portinaia lo manda a quel paese: - Che cacchio fa? Mi sporca tutte le scale! - Ma signora, ho fatto sette giorni appostato nella prateria. - E non poteva andare dal macellaio lì di fronte? Per non parlare della moglie, imbufalita dai peli sulla giacca e dal fatto che per un cinghiale intero serve il congelatore a pozzetto.
Oltretutto, oggi – per il ragionier Mambretti, ma anche per tutti noi – il cibo non è più il bisogno primario. Adesso i nostri bisogni più essenziali sono quelli superflui: - Papà, i vicini hanno la playstation, il televisore a led e fanno la settimana bianca. - Sì, ma la mamma dei vicini riceve almeno 5 papà diversi al giorno. - E la mamma non può fare uguale? - È già tanto se ha trovato me, la mamma. Quindi alla fine il ragionier Mambretti: il cinghiale non si può, lo pterodattilo non si trova… per accontentare i figli, arriva a casa con l’ultimo modello di televisore a led, full HD, 3 D, anche se non sa a cosa servono tutte quelle funzioni. E anche se non può permetterselo e per pagarlo deve fare 5 anni di rate e poi i figli lo tempesteranno di domande tipo: - Papà, ma perché mangi sempre bacche e lumache? Ma per un giorno, anche lui è stato Babbeo Natale. Allora se proprio non sapete resistere alla sindrome di Babbo Natale, ma non vi va di passare una settimana appostati nella prateria a caccia di bisonti, andate in una Bottega Altromercato. Farete 2 regali: uno a chi lo riceve e uno a chi lo produce. Più Babbo Natale di così! n
di Diego Parassole e Riccardo Piferi foto: Emiliano Boga
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Caffè: le difficoltà dei produttori Le turbolenze sui mercati internazionali si sommano alle tempeste tropicali e agli uragani nel Centro America. I nostri partner produttori di caffè affrontano una situazione difficile.
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a visita in Italia di Carlos Alberto Valle e di Edmundo Javier Quezada, rappresentanti rispettivamente delle cooperative di produttori di caffè Fedecocagua (Guatemala) e Soppexcca (Nicaragua), ci ha dato modo di capire meglio le difficoltà che i produttori stanno affrontando ormai da parecchi mesi.
In primo luogo, le cooperative si trovano a fare i conti con un mercato complesso, dominato dalla speculazione. Dal 2006, il prezzo del caffè equo – stabilito da Flo (Fairtrade Labelling Organization) sulla base di un lavoro di comparazione dei costi di produzione che determina un margi-
di Maria Moretti
ne di guadagno giusto rispetto a questi, a cui si aggiunge una quota per progetti sociali e una per incentivare la produzione biologica – è inferiore a quello di mercato stabilito dalla Borsa di New York. Il prezzo di Borsa sembra artificiosamente alto, e non semplicemente in base al gioco della domanda e dell’offerta. Un fattore da tenere in considerazione è certamente la scarsità, visto che il caffè è una coltivazione biennale e quindi un anno su due se ne ha a disposizione meno, inoltre il listino è soggetto alle condizioni climatiche e alla possibilità di disastri ambientali come quelli degli scorsi mesi in Centro America. Un peso difficile da quantificare
foto apertura, foto 1: i danni causati dall’uragano Agatha (di Fedecocagua)
ma di cui riceviamo notizie dai produttori è quello del narcotraffico che ha molta disponibilità di denaro liquido ed è probabile che lo ricicli acquistando il caffè e creando pressione sulla domanda. Inoltre, dopo la crisi alimentare del 2008, molti investitori si sono spostati da fondi speculativi di investimanto, anche dai cosiddetti hedge fund, al mercato delle commodities, cioè i beni di largo consumo, perché subisce meno i contraccolpi delle crisi finanziarie. Questa situazione crea grandi difficoltà anche alle centrali di importazione del commercio equo come Ctm altromercato,
così INlontano così vicino DIRETTA DAL SUD DEL MONDO che basa i suoi accordi commerciali sull’appoggio e sul confronto reciproco e non sulle fluttuazioni del mercato. I piccoli produttori, infatti, in vista di un guadagno immediato, non a conoscenza delle dinamiche mondiali, possono essere tentati di abbandonare il mercato equo, ma non hanno garanzie nel lungo periodo. Questo problema, fortunatamente, non si pone con partner più grandi e strutturati come Fedecocagua, perfettamente a conoscenza della volatilità dei mercati mondiali, e neppure con un’organizzazione come Soppexca, che è più piccola ma ha soci molto motivati a proseguire sulla strada del commercio equosolidale. Oltre a queste difficoltà, i piccoli produttori del Centro America hanno dovuto affrontare recentemente anche disastri naturali che non solo rischiano di cancellare il risultato di mesi di lavoro ma hanno messo a rischio la loro stessa vita. Nel maggio scorso il Guatemala è stato vittima dell’eruzione del vulcano Pacaya che ha coperto il paese di uno spesso strato di cenere. Pochi giorni dopo, le piogge dell’uragano Agatha hanno provocato
smottamenti, frane e allagamenti in tutto il Paese, e reso praticamente impossibili comunicazioni e spostamenti. La sede di Fedecocagua, le case e le coltivazioni dei produttori della cooperativa sono state seriamente danneggiate e il lavoro di ripulitura dal fango ha coinvolto per settimane soci, famiglie e collaboratori. Una stima della cooperativa parla di danni per oltre sei milioni di dollari tra danni agli impianti, alle infrastrutture di collegamento, alle case dei soci, alle piantagioni e future perdite legate alla dispersione dei fertilizzanti e al minor raccolto futuro. Carlos Alberto Valle in occasione degli incontri di Equopertutti ha potuto raccontare la sua esperienza, ribadendo la determinazione di tutti i soci di Fedecocagua a continuare a lavorare con impegno sulla strada del commercio equo. Da parte nostra abbiamo espresso vicinanza e solidarietà in un momento davvero difficile e la garanzia che resteremo al fianco dei nostri partner anche con le fluttuazioni insensate dei prezzi di mercato. n
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Fedecocagua è una cooperativa che riunisce produttori di caffè proprietari di piccoli pezzi di terra e aziende agricole famigliari in aree rurali nella zona di produzione del caffè in Guatemala. La famiglia di Fedecocagua è composta da 148 cooperative, imprese contadine e altri gruppi e 20.000 associati in tutto il Paese. La maggior parte degli associati sono piccoli produttori di origine maya, che esportano più di 300.000 quintali di caffè verde per raccolto.
foto 2: Carlos Alberto Valle in visita nella sede di Ctm altromercato (di Marco Ricci)
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In Paraguay per un sogno L’avventura di un ingegnere logista che cerca di dare una qualche forma ordinata, razionale e magari anche informatizzata a un deposito di sacchi di zucchero.
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l primo lavoro, il primo viaggio di lavoro, la prima volta in una fabbrica, la prima volta in Sud America, il primo europeo a varcare la soglia del deposito, il secondo europeo a lavorare nella fabbrica. Troppe novità insieme per poter ritrarle in dettaglio e lucidità. Meglio allora fermarsi alle cose più concrete, libero dal dover trovare la quadra a tutto, dal presentare in forma ordinata i propri confusi pensieri.
di Leonardo Angius
Per prima cosa vi introduco un poco nella storia della cooperativa Manduvirà, presso cui lavoro, che produce zucchero biologico di canna che Ctm altromercato compra da cinque anni a questa parte. La sede della Cooperativa è a Arroyos y Esteros, un paese a 70 km da Asuncion e a 90 da Benjamin Aceval, che è dove vivo io e dove sorge lo zuccherificio affittato dalla cooperativa per trasformare la canna. Fino a tre anni fa, Manduvirà, come gli altri
foto apertura: una strada di Benjamin Aceval, Paraguay (di Leonardo Angius)
gruppi di produttori, vendeva la canna che produceva a uno zuccherificio che poi si occupava di distribuire il prodotto finito. La decisione di affittare uno zuccherificio e liberarsi dalla dipendenza di un intermediario fu una novità importantissima in Paraguay e arrivò in seguito a un processo di aggregazione e a un percorso di sensibilizzazione dei coltivatori di Arroyos che li portò a rivendicare tutti insieme davanti al vecchio zuccherificio
così INlontano così vicino DIRETTA DAL SUD DEL MONDO 39 un prezzo ragionevole e delle condizioni diverse da quelle che erano le normalmente imposte, non consegnando più la canna all’impianto in forma di sciopero non violento. La protesta ebbe successo ma i lavoratori decisero comunque di rendersi indipendenti affittando un impianto. Questo implica un traguardo di indipendenza dai ricatti del “padrone onnipotente”, ma comporta anche la necessità di saper gestire praticamente l’intero processo di produzione, immagazzinamento e spedizione. Ecco, in tutto questo si è ancora molto in ritardo perché non c’è personale preparato e con esperienza. Ed ecco spiegata la necessità della mia presenza qui. Ciò che farò in questi mesi sarà cercare di dare una qualche forma ordinata, razionale – magari anche informatizzata – al deposito dei sacchi di zucchero usciti dall’impianto. Alcune settimane fa ho visitato la sede della cooperativa ad Arroyos y Esteros. Correndo su strade come grandi scivoli d’asfalto abbiamo attraversato le infinite
distese di palme ed erbacce del Chaco e della piana degli stagni di Arroyos. Mi sono inoltrato nelle stradine rosse della campagna di Arroyos, terra rossa come quella del Roland Garros, e ai lati tante casette semplici con qualche vacca e alcune galline. Questo è il vero regno della Cooperativa: i campi di canna dei soci, quella canna che tutta ben preparata, pelata e ordinata arriva all’impianto di Benjamin Aceval raccolta in fasci stivati sui rimorchi dei camion. Comprendere che tutto quello zucchero che viene prodotto, insaccato, venduto, consumato non è altro che l’ultimo passo di qualcosa che comincia qua, fra la terra rossa del Roland Garros, fra le migliaia di piccoli terreni di centinaia di piccoli coltivatori è stato per me giovane occidentale informatizzato, abituato a vedere distese meccanizzate di ettari di monocultura abitate solo da qualche trattore e traliccio, un vero e proprio piacere. Come aver compreso gli elementari della scienza dello zucchero in un concentrato di poche lezioni. Ciò
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Il Paraguay Dal punto di vista etnico, sociale e culturale, il Paraguay ha una delle popolazioni più omogenee di tutta l’America Latina, il 95% è infatti una mescolanza fra Spagnoli e Nativi Americani. Le lingue ufficiali sono il guarnì, parlata dal 95% della popolazione, e lo spagnolo, parlato dal 75%. Dal punto di vista economico il Paraguay presenta un grande settore sommerso che riguarda sia riesportazione di beni di consumo a paesi vicini che l’attività di migliaia di microimprese e venditori urbani stradali. Questo rende difficile ogni stima reale sullo stato dell’economia del paese. Una larga fetta della popolazione vive di agricoltura di sussistenza. In ogni caso la gran parte degli osservatori concordano nel considerare che lo scarso sviluppo economico del paese è dovuto all’incertezza politica, alla corruzione, alla carenza di riforme strutturali e le scarse infrastrutture.
foto 1: Leonardo con un collega di Manduvirà foto 2: il trasporto della canna da zucchero (di Leonardo Angius)
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che più mi ha segnato è come dietro a tutto quello zucchero e a quei camion di canna, ci siano centinaia e centinaia di persone che hanno piantato, curato, tagliato, pelato e raccolto con le loro mani le migliaia di tonnellate di canna che ogni giorno arrivano a Benjamin Aceval. I produttori infatti dopo aver curato tutto l’anno la canna, tagliando le foglie e pulendo il campo, la tagliano, la pelano e la trasportano con il loro carro di buoi a un Centro de Acopio dove una gru di legno o di metallo carica i fasci sul camion. I camion carichi partono poi finalmente con destinazione Ben-
jamin Aceval, per dare da mangiare alle ingorde macchine arrugginite dello zuccherificio. Ora però mi rendo conto che, nonostante mi fossi ripromesso di evitarlo, sto ricadendo nel vecchio vizio dell’ingegnere di parlare di sistemi, operazioni, materie prime, soffocando sotto il peso delle mie spiegazioni quello che è l’aspetto più romantico che poi a vedere determinate cose resta nell’animo. E sto parlando del romanticismo un po’ malinconico che provoca vedere ragazzi che tagliano a mano la canna, buoi che puntandosi sulla terra rossa spingono carri colmi di canna. È inutile
negare che la prima sensazione che ho provato è quella di non invidiare qualcuno che passa le sue giornate a tagliare canna con il machete o a muovere una gru o a fare km in cima a un carro di buoi. Non mi azzarderei infatti a pensare che lo facciano per passione quel lavoro. Ognuno avrà una famiglia a cui dare da mangiare e dei figli da mandare a scuola o a cui comprare il cellulare. Ciò che più insistentemente mi ero chiesto non era tanto “Chi glielo fa fare?” perché a questo la risposta l’avevo già trovata, ma “Per chi lo fanno?” “Tutta ’sta fatica alla fine gli viene riconosciuta?”
Manduvirà ha iniziato la sua attività nel 1975 come cooperativa di risparmi e credito e nel 1990 ha cambiato il suo orientamento dedicandosi principalmente al settore agro-industriale con la coltivazione della canna da zucchero. Dal 2005 l’organizzazione, che riunisce circa 1000 agricoltori, ha iniziato a produrre direttamente lo zucchero prendendo in affitto un impianto.
foto 3: la canna arriva allo zuccherificio (di Leonardo Angius)
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Ecco, per trovare una risposta a queste domande, aver fatto questo giro tra i campi dei soci della cooperativa mi è stato molto utile. Perché? Perché sgobbare una giornata per una cooperativa di cui si è soci o per un’azienda di cui si è dipendenti cambia. Cambia perché quando parla un socio, qualsiasi socio, dice “Los de la cooperativa hemos”, noi. Quando parla un dipendente dice “La señora” o “El ingeniero…”, loro. È come ritornare alle teorie di Marx sull’alienazione dell’operaio dal prodotto del proprio lavoro (mi si scusi la citazione). E qua dove le condizioni salariali, di sicurezza, di diritti sono molto più precarie di quelle raggiunte in Occidente la contraddizione di una vita svenduta a una famiglia di ricchi possidenti emerge con ancora più forza di fronte a esperienze cooperative come
questa di Manduvirà o come tantissime altre qui in Paraguay. Andres il primo giorno mi diceva: “A me piace lavorare per una cooperativa perché nessuno è più degli altri e se si è uniti, si è più forti. E poi appartenere a una cooperativa permette ai contadini di avere un sogno, di lavorare per un obiettivo”. Ecco, pensando a questo, mentre guardavo quelle persone lavorare mi sono risposto che quando lo zucchero sarà pronto e insaccato, ognuna delle persone che ha tagliato, pelato e curato la canna, ognuna di loro mi immagino penserà “Questo è anche mio”. Raccontando questa storia, però, non vorrei dimenticarmi di fare almeno un cenno dei miei cari depositeros, i magazzinieri che lavorano con me. Hanno tutti più o meno la mia età e si alzano ogni giorno alle 3.30 (weekend inclusi) e fino alle 17 – con le
dovute pause per il mate – spostano da una parte all’altra sacchi di 25 o 50 kg di zucchero, caricati su braccia e testa, costruendo e distruggendo pile di 960 sacchi come fossero torri di Lego da costruire, buttare giù e ricostruire. Sono tutti maledettamente simpatici, ognuno con i suoi tic e la sua storia. Io, ovviamente, sono il giovanotto europeo imborghesito, che arriva con calma alle 9, non passa le ore a spostare i sacchi da 25 e non ha né figli né morosa. Quando entro in deposito normalmente sono facile bersaglio delle ironie più svariate e a volte per farli stare zitti mi metto anche a fare lo scaricatore. Prima di rompermi però a spostare apparentemente sempre lo stesso sacco di zucchero colgo la prima pausa per svignarmela e tornare al mio lavoro da scrivania. Così vanno le cose qui! n
foto 4: un momento di pausa per i raccoglitori di canna (di Leonardo Angius)
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Vent’anni di
commercio equo Abbiamo incontrato Ruth Salditos, un’attivista filippina impegnata da anni nel commercio equo e nell’emancipazione femminile. Ci ha raccontato la sua esperienza. D – Come e quando è nata Pftc? R – Nel 1984, sotto la dittatura di Ferdinand Marcos, le donne – la parte più vulnerabile della società – sentono la necessità di unirsi per essere parte del possibile cambiamento e confrontarsi sui problemi e sulle sfide date dalla situazione. Nasce così un’organizzazione femminile, Kabalaka, che significa “donne unite per i diritti”, un’organizzazione variegata, una rete che unisce associazioni di donne di campagna e di città, lavoratrici nel settore della sanità,
di Ilaria Favè
religiose e giovani. Nel 1990 la rete si espande nelle Filippine al di fuori di Panay e poi all’estero, e viene in contatto con il commercio equo e solidale, una realtà nuova. Decidiamo di buttarci e di creare Pftc (Panay Fair Trade Center), anche se non siamo produttori, ma la vendita della banana chips – un prodotto semplice e che non richiede grandi investimenti – ci sembra un modo per sostenere finanziariamente le donne della nostra organizzazione. Dal 1992 poi, inizia la produzione e la com-
foto apertura: canna da zucchero, Pftc, Filippine (Flickr cc Shared Interest)
mercializzazione del Mascobado con Ctm altromercato e con altri partner fair trade europei. Oggi Pftc è di proprietà delle varie organizzazioni coinvolte nella produzione dello zucchero. D – Biodiversità e sovranità alimentare: quel è la relazione tra i due concetti? R – Le Filippine sono un paese prevalentemente agricolo, circa il 75% della popolazione lavora nell’agricoltura. Quindi l’agricoltura è fondamentale per noi e la biodiversità è importantissima
così INlontano così vicino DIRETTA DAL SUD DEL MONDO 43 per l’agricoltura. La nostra organizzazione dà impulso a un’agricoltura sostenibile, ciò significa che non siamo concentrati solo sulla monocoltura della canna da zucchero biologica, ma che pratichiamo il cosiddetto Big, cioè biointensive gardening, coltivando anche frutta, ortaggi e riso, anche perché la canna da zucchero ha una stagione produttiva di sei mesi. I nostri agricoltori, così, hanno un guadagno garantito con la canna e la produzione delle banana chips e nei mesi successivi si dedicano ad altro, anche lavorando stagionalmente nelle città. La sovranità alimentare legata alla biodiversità,
D – Vent’anni di commercio equo: un bilancio? R – In vent’anni abbiamo avuto molti vantaggi dal commercio equo. Sul piano economico siamo in grado di garantire lavoro ai nostri agricoltori che sono soprattutto donne, e garantire un salario minimo che in alcune aree rurali è il doppio di quello comune. I bambini hanno la possibilità di studiare fino alle scuole superiori. Inoltre, un aspetto fondamentale è quello dei progetti di formazione che danno la possibilità alle persone di accrescere le loro capacità. Il prossimo in programma partirà a dicembre e riguarderà la pro-
comunque, è un problema sulle spalle degli agricoltori perché lo stato non si cura di questo settore, anche se è vitale per il P aese. Ad esempio non aiuta i produttori di riso che devono affrontare la concorrenza del riso importato e gli agricoltori che vivono isolati che non riescono a sfamarsi a causa dell’impennata dei prezzi: l’80% della popolazione vive sotto la soglia di povertà e in alcune aree la monocoltura peggiora la situazione. Oggi siamo impegnati anche nel fare pressione sul governo perché si interessi ai problemi dell’agricoltura e ci aiuti a migliorare la situazione dei lavoratori.
Ruth Salditos è nata nel 1960 a Davao City (Filippine). Nel 1984 è tra le fondatrici di un’associazione per l’emancipazione femminile, Kabalaka (Women Rise Towards Freedom), da cui nel 1991 nasce Pftc (Panay Fair Trade Center), un’organizzazione di commercio equo che esporta zucchero Mascobado certificato bio e banana chips verso quasi tutte le organizzazioni europee di commercio equo. Dal 2001 Ruth è direttrice di Ftf-P (Fair Trade Foundation-Panay), un’organizzazione non governativa collegata a Pftc che fornisce assistenza, servizi e lavoro di advocacy ai piccoli produttori, ai lavoratori e alle organizzazioni di donne. Ruth Salditos ha una formazione da dietista, nelle comunità rurali e urbane filippine ha tenuto molti corsi per genitori e studenti, soprattutto sull’importanza di una nutrizione corretta. Lavora da quasi 26 anni nel campo dello sviluppo, dedicandosi principalmente al commercio equo. È impegnata a condividere esperienze di commercio equo sia a livello locale/nazionale che internazionale ed è stata invitata come relatrice a numerose conferenze e campagne, principalmente in Europa, infatti è molto attiva nell’azione di networking e promozione del commercio equo anche nelle organizzazioni internazionali.
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foto 1: Ruth Salditos (Archivio Ctm altromercato)
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duzione dello zucchero biologico. Sarà un modo per rispondere alle richieste del mercato, dato che la domanda di Mascobado biologico è in rapida ascesa. L’espansione della produzione ci permetterà di coinvolgere ancora più famiglie e di rafforzare la nostra organizzazione, dato che siamo l’unica organizzazione di Panay ad esportare questo tipo di zucchero. La terza nota positiva è la solidarietà che siamo riusciti a creare nella nostra organizzazione e anche a livello internazionale. Noi non ci occupiamo solo di produrre e vendere, stiamo anche svolgendo un lavoro di educazione, informazione, pressione sulle autorità, sviluppo e io mi occupo di questo in particolare. Dopo dieci anni di lavoro con Pftc, abbiamo creato, infatti, un’altra organizzazione, Fair Trade Fundation Panay, che è proprio specializzata nel lavoro di sviluppo e advocacy, cioè pressione
sulle autorità e promozione dei diritti. Ciò coinvolge anche la popolazione della nostra zona, a cui ad esempio io mi rivolgo con conferenze sulla nutrizione pensate in particolare per le donne e i ragazzi. Un quar to ritorno positivo che abbiamo avuto dal nostro lavoro è l’attenzione delle autorità. Ora le autorità ci conoscono, sanno come lavoriamo e ci ascoltano. Il nostro scopo ora è quello di sviluppare un mercato interno in cui i produttori possano scambiarsi riso, verdure, frutta, per il loro bisogno personale. Nel futuro speriamo di poter continuare a migliorare la vita delle persone, i loro guadagni e di poter interpretare lo spirito del commercio equo, davvero “equo per tutti”. L’anno prossimo a Pftc festeggeremo i vent’anni di vita, vent’anni di esperienze da condividere. n
Pftc (Panay Fair Trade Center) promuove nelle Filippine il commercio equo sia per permettere ai lavoratori e ai piccoli produttori di svolgere un lavoro dignitoso, sia come strumento di pressione per dare visibilità a temi politici e sociali, verso uno sviluppo democratico e sostenibile. Produce banana chips e zucchero Mascobado. Le banana chips permettono di trasformare la banana, normalmente una coltura di autoconsumo, in un prodotto per l’esportazione e quindi in una fonte di reddito. Lo zucchero Mascobado è ottenuto attraverso bolliture successive del succo estratto dalla canna. Sembra che questo sistema di produzione fosse anticamente utilizzato dai cinesi: certo è che lo zucchero grezzo è ricco in vitamine e minerali e fa parte della tradizione filippina da oltre un secolo e mezzo. Il tentativo di sostenere una produzione di alta qualità è molto interessante e risulta particolarmente lodevole la promozione della coltura del biologico, che essendo molto innovativa per la canna da zucchero ha comportato notevoli problemi nei primi tempi, superati grazie ad una grande tenacia. Pftc è una struttura con un forte radicamento nella società civile, che promuove iniziative a sostegno dell’integrazione dei produttori nella società, del loro benessere e della loro qualità produttiva, cercando di intrecciare relazioni sia con le donne dei quartieri urbani più poveri che con le realtà rurali.
foto 2: confezionamento dello zucchero, Pftc, Filippine (Flickr cc Shared Interest) foto 3: essiccazione della bagassa, Pftc, Filippine (di Rudi Dalvai)
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Diserbanti?
Meglio le capre In Nicaragua, le coltivazioni di caffè hanno abbracciato i metodi naturali. Edmundo Javier Quezada ci racconta l’esperienza dei produttori di Soppexcca. D – Il commercio equosolidale incentiva l’agricoltura biologica attraverso un premio economico che copre una parte delle spese di certificazione, formazione e conversione delle coltivazioni. Per passare dalla coltivazione tradizionale del caffè a quella biologica si impiegano anni dato che bisogna purificare il terreno da ogni traccia di fertilizzante chimico e imparare le tecniche di coltivazione naturale. Qual è la vostra esperienza riguardo a questo periodo di transizione? R – Il progetto di transizione dall’agricoltura convenzionale a quella biologica è iniziato otto anni fa e oggi i nostri produttori non utilizzano sostanze chimiche. I primi tempi, comunque, sono stati
difficili, soprattutto perché le rendite del caffè organico sono molto basse e il prezzo di mercato non compensa la differenza. Per aiutarli a superare questo problema forniamo ai nostri produttori alcune piante utili per la fertilizzazione, in modo che non debbano acquistarle sul mercato, dato che sono molto care. Abbiamo ideato anche un altro programma che ha fornito ai nostri produttori alcune capre, utili perché brucano le erbe dannose per il caffè, evitando l’uso di diserbanti. Questo ha anche migliorato l’alimentazione degli agricoltori perché gli animali si riproducono molto velocemente e alcuni possono essere usati per l’alimentazione o ceduti ad altre famiglie.
D – Il Nicaragua è il paese più grande dell’America Centrale. Più del 20% del suo territorio è riserva naturale per la protezione della biodiversità. Il vostro metodo di coltivazione del caffè in foresta è molto importante per questo scopo dato che preserva la varietà delle piante presenti sul territorio. R – Nella nostra zona, con il clima di montagna, abbiamo il privilegio di avere le condizioni perfette per la coltivazione del caffè. Inoltre c’è una grande varietà di flora e fauna e siamo vicini alle riserve naturali e alle aree protette del Paese. Coltiviamo anche le piante di banano che sono utilissime per fare ombra al caffè e per fornire mezzi di sussistenza ai coltivatori.
di Ilaria Favè
foto apertura: Flickr cc JR Guillaumin
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D – Come viene garantita la qualità del vostro caffè? R – La qualità del nostro caffè è garantita da due laboratori di controllo che sono gestiti da figli dei nostri soci che hanno seguito appositamente corsi di formazione. Questi controlli servono anche ai produttori perché permettono loro di capire dove possono migliorare, ad esempio nella coltivazione, nella raccolta, nel lavaggio o nella fermentazione. Abbiamo standard di qualità anche per i luoghi di lavorazione e deposito del caffè e il nostro caffè è tracciabile, quindi possiamo garantire che il caffè esportato viene coltivato, raccolto, lavorato e controllato da noi. D – Quali sono i programmi sociali di Soppexcca? R – Soppexcca ha organizzato una serie di programmi sociali finanziati con il contributo sociale fornito dalle organizzazioni di commercio equo e solidale e con le sovvenzioni di alcuni donatori e Ong internazionali. In particolare abbiamo realizzato scuole
in piccole comunità, campagne di informazione per la prevenzione del cancro rivolte alle donne non solo delle cooperative nostre socie ma di tutta la comunità, borse di studio per ragazzi. Ci impegniamo per la promozione del ruolo della donna e della parità tra i sessi: le donne hanno lo stesso peso degli uomini nel processo decisionale. Nello scorso mandato la direttrice generale di Soppexcca era una donna, ruolo che ha svolto egregiamente per undici anni. Inoltre, cerchiamo di coinvolgere i giovani in attività culturali come corsi di danza, pittura e musica. A questo proposito, abbiamo fondato la prima banda musicale di figli dei produttori. Sempre sotto il profilo dei programmi sociali, forniamo ai produttori medicine a basso costo e abbiamo creato dei negozi, le tiendas campesinas, dove possono acquistare i prodotti di base per la loro vita a un prezzo più abbordabile rispetto a quello del mercato tradizionale. Ai loro figli forniamo gratuitamente il materiale scolastico, comprese le uniformi. n
Circolare Ctm Periodico di informazione distribuito nelle Botteghe del Mondo 2010 – 3 Realizzazione editoriale e impaginazione Sagoma srl,Vimercate (MB) – www.sagoma.com Caporedattore Ilaria Favè In redazione Laura M. Bosisio, Daniele Acrodi, Stefano Loderi Art Director Stefano Longoni Con la collaborazione di Leonardo Angius, Maria Moretti,Valeria Calamaro, Claudio Brigadoi, Rudi Dalvai, Simonetta Lorigliola, Elisa Salvi, Diego Parassole, Riccardo Piferi, Annalisa Di Stefano, Francesca Serra, Cinzia Capuzzo, Elisa Dolci. Immagini ambientate di prodotto Elena Tezza e Luca Morandini. Archivio Ctm altromercato Stampa Publistampa Arti Grafiche, Pergine Valsugana (TN)
Soppexcca (Sociedad de pequenos productores y compradores de cafè) è un’organizzazione di piccoli produttori e produttrici di caffè del Nicaragua con sede a Jinotega, a 164 chilometri dalla capitale Managua. Jinotega si trova nella zona settentrionale del Nicaragua, al centro della Cordillera Isabelia, e il suo clima è subtropicale umido con molta nuvolosità, perfetto per la produzione del caffè, tanto che Jinotega è considerata “La Capital del Cafè en Nicaragua”: qui si concentra il 65% della produzione di tutto il Paese. Soppexcca è entrata nel commercio internazionale del caffè nel 1999, superando debiti e difficoltà che aveva lasciato dietro di sé un’organizzazione precedente. Da allora ha continuato a crescere, con un numero di produttori associati che è quasi decuplicato rispetto ai 68 iniziali. Nel contempo ha sviluppato un sistema di coinvolgimento che va oltre la semplice relazione commerciale, includendo anche aspetti sociali e comunitari. Soppexcca, infatti, promuove una produzione basata sui principi della sostenibilità ambientale, della responsabilità verso la propria organizzazione e sulla partecipazione all’azione verso il cambiamento.
Proprietario ed editore Consorzio Ctm altromercato scarl via Francia 1/c 37135 Verona (VR) info@altromercato.it www.altromercato.it Direttore responsabile Giulia Sitton Autorizzazione del Tribunale di Bolzano n. 3/98 del 19 marzo 1998
foto 2: una macchina tostatrice, Soppexcca, Nicaragua (di Luca Palagi) foto 3: Edmundo Javier Quezada in visita in Italia (Archivio Ctm altromercato)
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