20novembre2010

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Anno II - n. 228 - Sabato 20 novembre 2010

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l’ € 0,50

Ora di punta di

Nuccio Fava

Il sospetto S

arà stato solo un infortunio verbale ma colpisce che il ministro Alfano si sia spinto a dire che “la crisi politica mette a rischio la lotta alle mafie” commentando a Napoli la cattura del padrino dei casalesi. Nella doverosa manifestazione di gratitudine a magistrati e forze dell’ordine espressa insieme al ministro Maroni, sono lo Stato e le sue istituzioni che unitariamente esprimono l’apprezzamento dei cittadini e la loro volontà di contrasto efficace a tutte le mafie, di qualsiasi tipo e ovunque collocate. Non è riuscito perciò ad appassionarci il gran clamore dell’aspra polemica SavianoMaroni e l’ennesima strumentalizzazione – anche sul terreno decisivo della lotta alla mafia – della dolorosa contrapposizione nord-sud, quasi non costituissero le mafie la principale minaccia per l’Italia intera, vera multinazionale del crimine, raccontata del resto efficacemente da libri, film e tv. Le dichiarazioni del ministro Alfano, lo scontro SavianoMaroni e le sue esasperazioni segnalano quanto la nostra vita politica sia afflitta da patologie profonde: ricondurre ogni diversità di valutazione a scontro politico, addirittura a contrapposizione ideologica, togliendo spazio al ruolo autonomo della società civile e delle stesse istituzioni, al loro compito permanente di garanzia e di operosità al servizio della comunità, indipendentemente dalle maggioranze di turno e dalle caratterizzazioni partitiche. ersino nel contrasto alla mafia invece si rischia l’uso strumentale di coccarde di riconoscimento e intestazioni al merito, rendendo un cattivo servizio ai cittadini, alle istituzioni, alla stessa politica. Questo spirito rimbalza negativamente sul mondo dei media, in massima misura si amplifica nella Rai-tv che da tempo ha cessato di avvertire la sua responsabilità di servizio pubblico. Più che mai sarebbe indispensabile quel clima di “pacato confronto” che invoca il capo dello Stato e che significativamente è stato ripreso dal presidente della Camera che ha chiesto “grande senso di responsabilità” anche rivolgendosi a Berlusconi. Il clima è tale però per cui anche un allarmato richiamo viene letto come possibile sotterfugio , come possibile manovra foriera di tatticismi e di ulteriori manovre.

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quotidiano

www.altroquotidiano.it

La Carfagna minaccia. Offesa: via dal governo e dal Pdl

Silvio, Mara di guai I contrasti con i dirigenti campani del partito all’origine della levata di scudi. Poi arriva anche la motivazione della sentenza Dell’Utri sui rapporti del Cavaliere con mafiosi. E Bossi scalpita La mazzata è arrivata al Cavaliere mentre stava per atterrare a Lisbona per partecipare al vertice della Nato: l’Ansa riferiva che il ministro delle Pari Opportunità, Mara Carfagna, aveva manifestato l’intenzione di dimettersi dal governo e dal partito all'indomani della votazione di fiducia al governo prevista per il 14 dicembre. Motivo: insanabili contrasti con i vertici campani del partito e per ''l'incapacita''' dei coordinatori nazionali del Pdl di affrontare i problemi interni al partito in Campania. Poi si è appreso che la goccia che ha fatto traboccare il vaso della sopportazione della Carfagna sono stati “gli attacchi volgari e maligni'' di esponenti del partito come Giancarlo Lehner, Alessandra Mussolini e Mario Pepe. ''Sistemo tutto io'', le ha detto per telefono da Lisbona Silvio Berlusconi, ma non pare che la bella ministro sia intenzionata a cedere. Questa la reazione della

Mussolini:''Se vuole drammatizzare la situazione faccia pure. E non è che io sia favorevole o contraria alle dimissioni. Dico solo che è allucinante questo esito di una situazione politica grottesca''. ''Mi auguro che questo non sia un caso psichiatrico'', aggiunge con la consueta eleganza. Poi spiega che Mara “non puo' fare quello che vuole: noi tutti deputati campani abbiamo preso posizione contro di lei sulla questione del termovalorizzatore di Salerno, che lei voleva affidare a De Luca (il sindaco di sinistra di Salerno). E poi c'e' l'amicizia con Italo Bocchino...”. Ma sulla testa di Berlusconi poi piove la motivazione della sentenza di condanna di Dell’Utri, indicato comed tramite tra lui e alcuni mafiosi. E, come se non bastasse, c’è Bossi che insiste per le dimissioni subito in modo da accelerare i tempi per nuove elezioni. PAG. 2

Misseri insiste nelle accuse alla figlia l’Altro quotidiano

in edizione stampabile non viene pubblicato la domenica e il lunedì

Nell’indicdnte probatorio di ieri Michele Misseri ha confermato le accuse alla figlia Sabrina per l’uccisione della nipote Sarah. PAG. 2

il sito invece viene aggiornato 7 giorni su 7


VentiquattrOre

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SeConDo i GiuDiCi Di PALerMo DoPo GLi AttACChi

«Dell’utri tramite tra mafia e Cav»

Carfagna vuole lasciare il Pdl

Il senatore Marcello Dell'Utri avrebbe svolto una attività di ''mediazione'' e si sarebbe posto quindi come ''specifico canale di collegamento'' tra Cosa nostra e Silvio Berlusconi. Lo scrivono i giudici della Corte d'Appello di Palermo nelle motivazioni, depositate ieri, della sentenza con la quale Dell'Utri è stato condannato il 29 giugno scorso a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Riguardo al “patto politicomafioso” non c'è una prova certa ''né concretamente apprezzabile'' che tra il senatore Marcello dell'Utri e Cosa nostra sia stato stipulato, scrivono i giudici nelle motivazioni.

Il ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna starebbe valutando l'ipotesi di lasciare l'esecutivo ed il partito, all'indomani della votazione di fiducia al governo prevista per il 14 dicembre, a causa di insanabili contrasti con i vertici campani del partito e per ''l'incapacità'' dei coordinatori nazionali del Pdl di affrontare i problemi interni al partito in Campania. A quanto si apprende, alla base della scelta anche ''gli attacchi volgari e maligni'' di esponenti del partito come Giancarlo Lehner, Alessandra Mussolini e Mario Pepe.

GeLA

Crolla il portale di un santuario del XV secolo Dopo la Domus dei gladiatori di Pompei un altro monumento si sbriciola per l'incuria e l'abbandono. Questa volta finisce in frantumi il portale della sacrestia di un antico santuario di Gela, intitolato alla patrona della citta', Maria d'Alemanna. Un crollo che rinfocola le polemiche. Italia Nostra punta il dito contro l'assenza di un piano di manutenzione straordinaria, invitando il ministro Bondi a dimettersi. Una richiesta che il ministero bolla come ''faziosa'', sottolineando che la tutela dei beni culturali della Sicilia spetta alla Regione. Ma anche il neo assessore regionale, Sebastiano Missineo, prende le distanze sostenendo che il monumento ''non e' di proprieta' della Regione'' e invitando ''a non fare paragoni con Pompei''.

D&G a giudizio per evasione fiscale

il pm di Milano, Laura Pedio, ha chiesto il rinvio a giudizio per gli stilisti domenico dolce e Stefano Gabbana accusati, assieme ad altre persone, di truffa ai danni dello Stato e infedele dichiarazione dei redditi per un'evasione fiscale di circa 1 miliardo di euro, che sarebbe stata commessa tra il 2004 e il 2005.

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Direttore responsabile: Ennio Simeone Redazione: tel: 06-86293192 Indirizzo e-mail: redazione@altroquotidiano.it Editrice: GEcEM (Gestione Cooperativa Editoria Multimediale) - Presidente:Stefano clerici Sede legale: Via Aldo Sandulli 45, Roma Registrazione del Tribunale Roma n..343/08 del 18 settembre 2008 - Registrato al ROC Partita Iva 09937731009

sabato 20 novembre 2010

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Maroni leggerà il suo elenco il ministro dell'interno, Roberto Maroni, è "soddisfatto'' della risposta del direttore di Raitre, Paolo Ruffini, che ha accolto la sua richiesta di intervenire alla prossima puntata di 'vieni via con me'". il ministro, quindi, lunedì 22 novembre, "sarà in studio per partecipare alla trasmissione". Lo ha dichiarato in una nota la portavoce, isabella votino. in aderenza alla struttura del programma il ministro dell'interno, Roberto Maroni, secondo quanto si apprende, parteciperà lunedì sera a 'vieni via con me' leggendo un elenco. Non è ancora deciso che tipo di lista sarà, ma il ministro potrebbe illustrare quelli che considera i suoi successi contro la criminalità organizzata in questi due anni e mezzo di presenza al viminale: superlatitanti catturati (29 dell'elenco dei piu' pericolosi), beni sequestrati alla criminalita' organizzata (oltre 35mila per un valore di quasi 18 miliardi di euro), mafiosi arrestati (6.700).

L’OnOmasticO Francesco Saverio Ad hanoi nel tonchino, ora Viet nam, san Francesco Saverio Cần, martire, che, catechista, fu strangolato e decapitato per la sua fede sotto l’imperatore Minh Mạng.

accadde Oggi 1945: Norimberga inizia il processo di norimberga, contro 24 criminali di guerra nazisti della seconda guerra mondiale


VentiquattrOre

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reCorD

internet

Sex.com costa 13milioni

Myspace si allea con Facebook

Sex.com non è solo il più famoso dominio al mondo, da oggi è anche il più caro della storia del web: è stato venduto per 13 milioni di dollari, secondo quanto conferma Sedo.com, piattaforma della compravendita di nomi a dominio, incaricata della gestione delle trattative che hanno portato a termine la vendita del dominio. “Durata nel suo complesso tre mesi, la trattativa che ci era stata affidata dal proprietario del dominio, Escom LLC, è stata una delle sfide più appassionanti che abbiamo mai affrontato”, afferma Liesbeth Mack-deBoer, direttore generale di Sedo GmbH.

Procede anche a colpi di alleanze la 'guerra' nel teatro virtuale dei social network, con l'ultima appena siglata fra il gigante Facebook e l'ormai ex rivale MySpace: questa notte negli Usa le due società hanno annunciato un accordo che consentirà agli utenti della piattaforma di News Corporation di importare su MySpace le informazioni dei propri account creati col sito di Zuckerberg. Lo strumento che 'fonde' i profili delle due piattaforme si chiama 'Mashup con Facebook' ed è già disponibile per gli utenti di MySpace a livello globale. Con un click l'internauta potrà 'trasferire' su MySpace interessi e preferenze espressi con l'account di Facebook.

sabato 20 novembre 2010

uSA

Carlà diventa un fumetto Carla Bruni-Sarkozy diventa un fumetto: da oggi è entrata a far parte della 'Female Force', la serie di fumetti sulle donne più importanti e potenti del mondo della casa editrice Usa Bluewater. Prima di lei, protagoniste dei fumetti della Bluewater sono state Margaret Thatcher, Michelle Obama, Hillary Clinton, Oprah Winfrey e JK Rowling. La 'graphic novel' (fumetto in gergo da esperti) sarà distribuita in dieci Paesi, ma non ha ancora trovato un casa editrice in Francia. Destinata ad un pubblico giovane sarà, come l'ha definita la stessa casa editrice, una sorta di biografia non autorizzata della premiere dame di 32 pagine. A colori.

AFGhAniStAn

eLton John

Gli usa portano i carri armati

Concerto a Napoli con fondi europei?

Gli Stati Uniti stanno per schierare carri armati in Afghanistan, per la prima volta da quando è cominciata la guerra nove anni fa. L’ha scritto ieri il Washington Post, citando ufficiali del ministero della Difesa. Il generale David Petraeus, comandante delle forze Usa e Nato in Afghanistan, secondo il Post ha autorizzato il mese scorso lo schieramento nel sudovest del paese di una compagnia di carri armati Abrams M1 dei Marines. I tank permetteranno alle forze sul campo di colpire i talebani da una maggiore distanza e con maggiore efficacia rispetto ad altri mezzi. Il giornale parla di uno schieramento iniziale di 16 carri armati nella provincia di Helmand. Gli Abrams, pesanti 68 tonnellate, sono armati con un cannone da 120 mm, che può distruggere una casa a quasi due chilometri di distanza. Un tank secondo gli esperti è più molto più preciso dei cannoni dell'artiglieria e in molte situazioni è più rapido a intervenire dell'aviazione. Lo schieramento dei carri armati secondo il Post indica una ulteriore escalation nella strategia aggressiva adottata dalle forze americane quest'autunno contro i talebani. Gli unici a usare i tank in Afghanistan finora sono stati canadesi e danesi.

L'Unione europea chiede al comune di Napoli un rimborso di 720 mila euro per il concerto di Elton John dell'11 settembre scorso. All'origine della decisione un esposto del leghista Mario Borghezio, che aveva sollecitato la Commissione a verificare se una parte del compenso dell'artista derivasse da fondi europei. .

CoSe Di queSto MonDo

“Il volo rende liberi”, bufera sull’aeroclub Per contestare l'Enac e la società di gestione Aertre, l'aeroclub di Treviso ha riprodotto sulla propria cancellata la scritta che sovrasta il cancello di Auschwitz, mutando la frase 'Il lavoro rende liberi' in 'Il volo rende liberi' - Fliegen Macht Frei -. Un'iniziativa che voleva essere provocatoria, ma che ha suscitato subito un mare di

polemiche, riferisce 'La Tribuna di Treviso '. ''Il forte richiamo ai campi di concentramento è tutt'altro che una mancanza di rispetto verso i martiri del nazismo - prova a difendersi il presidente dell'associazione Volo Treviso , Francesco Montagner -, bensì un atto di devozione nei loro confronti''. Per il capo della comunita' Ebraica di Venezia,

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Elia Richetti, pero', si tratta di un messaggio di pessimo gusto in quanto banalizza l'Olocausto. L' associazione Volo Treviso, spiega Montagner, ha attuato una manifestazione di protesta perche' ''l'Enac e la societa' esercente Aertre Spa, controllata al 51% da Save-Venezia, stanno portando la scuola di volo trevisana alla chiusura' .

Bloccati i testamenti biologici dei Comuni i registri sul biotestamento fatti nascere da alcuni Comuni sono privi di qualunque efficacia giuridica: è quanto indica una circolare dei ministri della Salute Ferruccio Fazio, del Welfare Maurizio Sacconi e degli interni roberto Maroni, indirizzata ai comuni. Lo ha reso noto il sottosegretario alla Salute eugenia roccella. nessuna norma di legge, spiega il ministero del Welfare in una nota, ''abilita il Comune a gestire il servizio relativo alle dichiarazioni anticipate di trattamento''. i registri avviati sono quindi da ritenere ''non legittimi''. in linea generale, il ministero fa notare che la materia del "fine vita" rientra nell'esclusiva competenza del legislatore nazionale.


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PrimOPianO

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sabato 20 novembre 2010

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Scuola

La Gelmini sperimenta i premi ai prof Come premiare il merito senza perdere la poltrona? Il ministro ha optato per una via soft, che non dispiace neanche ai sindacati di

ELoiSa covELLi

Il ministro Gelmini vuole premiare gli insegnanti meritevoli. Ma stavolta ha deciso di prenderla alla larga, sperimentando la riforma prima di imporla. Forse le proteste di questi giorni sono servite ad addolcire la ministra o forse teme di fare la fine di Luigi Berlinguer, il ministro della Pubblica Istruzione del governo Prodi, decapitato sotto il fuoco amico e nemico proprio a causa di un’idea simile. Per il momento il ministro Gelmini ha deciso di sperimentare per tre anni due forme di premialità. La prima sperimentazione sarà condotta in una quarantina di scuole di ogni ordine e grado (dall’asilo alle superiori) di Napoli e Torino. Una commissione composta dal preside, due docenti eletti dai colleghi, e un genitore non votante, deciderà chi è l’insegnante più bravo della scuola che sarà premiato con uno stipendio in più. La seconda forma di sperimentazione verrà fatta, invece, in una quarantina di scuole medie di Pisa e Siracusa. Per valutare gli insegnanti più bravi si terrà conto del test Invalsi, che misura il livello di preparazione in italiano e matematica.

In questo caso u n a commissione esterna valuterà i progressi s u l l a base del test e u n a serie di altri dati (l’abbandono scolastico, l’integrazione degli stranieri, ecc). In questo caso, però, il premio non andrà al singolo docente ma all’istituto (fino a 70mila euro) e sarà poi la scuola a decidere come spenderlo o a chi darlo. Non si sa quanti soldi saranno destinati alla sperimentazione. La Gelmini ha assicurato che fino al 2012 gli insegnanti

Sopra il ministro Gelmini. Sotto dall’alto Mimmo Pantaleo e Francesco Scrima avranno i loro scatti di anzianità, cancellati nella manovra e s t i v a . Probabilmente il ministro ha voluto rassicurare la classe docente sulle sue buone intenzioni. L’iniziativa non trova in totale disaccordo i sindacati. «Quello della valorizzazione degli insegnanti è un problema vecchio», d i c e Francesco Scrima, segretario generale Cisl scuola «E’ un argomento molto delicato, non c’è un sistema da applicare sic et simpliciter. Noi condividiamo la via della sperimentazione, anche se è circoscritta e da monitorare con attenzione.

Saranno gli insegnanti stessi a dirci se funziona o meno. La sperimentazione che premia le scuole è coerente con il contratto da noi firmato, che parla di una ripartizione dei fondi in aggiunta, l’altro modello è più delicato, in quanto “reputazionale”, per così dire. Il problema è che nel nostro paese ancora non c’è un sistema di valutazione». «Siamo disponibili a dare un contributo al progetto sperimentale», dice Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc-Cgil, all’Altro quotidiano «Non abbiamo dei pregiudizi a riguardo, ma la sperimentazione va fatta in un certo modo. Al momento mi sembra che ci sia un po’ di confusione, che sia una cosa improvvisata. Sulla valutazione dei singoli insegnanti mi sembra ci sia un modello preconfezionato e discrezionale, e poi queste sperimentazioni devono essere fatte su un sistema concordato a livello nazionale… Terzo punto: siamo sicuri che ci siano le risorse per premiare tutti gli insegnanti meritevoli?».


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Settegiorni

argOmenti

a legge di stabilità (ex finanziaria) passerà rapidamente in parlamento, ma questa non è una buona notizia. O meglio è forse una buona notizia sotto il profilo istituzionale perché la sua approvazione mette provvisoriamente in sicurezza i conti pubblici rispetto all’evoluzione della crisi politica, ma non lo è nel merito perché resta un provvedimento reticente, arretrato, insufficiente. Del resto perfino alcuni Ministri ne hanno denunciato limiti e difetti. I boatos delle liti tra Ministri sono arrivati all’esterno dei palazzi del Governo, il problema è che però questo non ha prodotto modifiche di qualche importanza. Ad esempio la Ministra dell’Ambiente ha ottenuto qualche decina di milioni per intervenire sul dissesto idrogeologico, mentre la sua richiesta era di 1 miliardo di euro e questo per di più è avvenuto mentre una parte dell’Italia è sottacqua.

Grazie alla corsia preferenziale ottenuta grazie alla scadenza dei tempi per il governo (per il voto sulla mozione di sfiducia del 14 diembre) la legge di stabilità fa passare diverse sconcezze. Eccone alcune

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l fatto sostanziale è che la crisi economica continua e non se ne vede l’uscita e con questi tassi di crescita non si va da nessuna parte ed è questo il punto che questo Governo non sa e non è in grado di affrontare. Ne è la conferma, purtroppo, il comportamento che il Governo sta tenendo in sede europea. Non si dice che è in corso in Europa un duro confronto che, complice la crisi economica, sta mettendo in sofferenza i paesi che hanno maggiori difficoltà e debolezze. La Germania sta di fatto imponendo regole fatte sulle sue misure, utilizzando anche minacce gravissime, come il possibile affondamento dell’euro, ma inadatte agli altri, ad esempio all’Italia, ma non solo.

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uesta legge di stabilità non durerà i 3 anni promessi da Tremonti, come non è durata 3 anni la manovra della primavera 2008 che ha avuto numerose correzioni. E’ una legge che non dice la verità perché sottovaluta alcune spese inderogabili del 2011, limitandone il finanziamento solo ad una parte del prossimo anno. A giugno faremo rientrare tutti i militari italiani all’estero ? Se non è così questa legge è un falso. E’ una legge che non recupera le risorse necessarie per fare interventi indispensabili a sostegno della ripresa economica e dell’occupazione. E’ chiaro che per non sballare i conti pubblici occorre avere nuove entrate e queste possono venire solo da chi ha di più, da chi ha utilizzato il rientro dei capitali esportati illegalmente a prezzi

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di Alfiero Grandi

Finanziaria: tanti tagli e nessuna scelta L

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di favore, da chi guadagna dalle rendite finanziarie pagando un misero 12,5 % di tasse. E’ una legge che taglia anche le misure esistenti che hanno dato buona prova in termini di occupazione e sostegno all’economia. Ad esempio, pare che lo sconto fiscale del 55 % per gli interventi di risparmio energetico resterà ma verrà distribuito su 10 anni anziché su 5 e quindi darà risultati minori. Continua così la logica dei tagli che non distinguono l’oggetto del loro intervento e quindi il risparmio energetico è uguale al comprare aerei da guerra, mentre la differenza è enorme da tutti i punti di vista.

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uesta legge di stabilità non stabilizzerà proprio nulla perché fondata sul rinvio e sulle non scelte. L’Italia ha i problemi di prima, se possibile peggiorati perché spenderà almeno un miliardo e mezzo per il prolungamento degli ammortizzatori sociali (inevitabile e giusto) senza mettere in cantiere le misure per creare occupazione e nel tempo preparare la fuoruscita dalla crisi. Il dibattito sulla ripresa economica era ridicola prima quando esaltava una crescita dell’1,4 % invece dell’1 % e sarebbe ridicolo oggi creare allarmismo perché non si arriverà all’1,4 %.

l Governo italiano sta sostanzialmente accettando le regole tedesche nella speranza che qualche interpratazione più favorevole consenta in futuro di gestire la presentazione dei conti pubblici italiani. In realtà il Governo sta accettando vincoli pesantissimi che in futuro creeranno problemi molto seri a chi avrà la responsabilità del Governo, chiunque esso sia e soprattutto saranno un serio vincolo per una ripresa economica di qualità. Il maggior debito europeo indotto dalla crisi può essere gestito diversamente, molto diversamente, avendo di mira l’obiettivo dell’occupazione e della ripresa, adottando misure europee di sostegno e di gestione del debito stesso. Basta volerlo, le proposte ci sono e potrebbero dare risultati interessanti.

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nche da questo punto di vista l’ostacolo, dal punto di vista italiano, è questo Governo debole e incapace di misure coraggiose, senza credito all’estero e quindi subalterno all’egemonia dei più forti. Per questo la legge di stabilità è un’altra occasione perduta e il tempo che separa dal 14 dicembre un’eternità, semprechè Berlusconi non riesca a trascinare la crisi ancora nel tempo con conseguenze sempre più gravi per il paese reale.


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tribuna

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Precario, 30 anni, con laurea

Perché non sono né di destra né di sinistra Io non ho valori né di destra né di sinistra. Perché credo sia troppo riduttivo parlare di due schieramenti che sempre più rappresentano la faccia della stessa medaglia. Io non ho valori né di destra né di sinistra, perché prima di quei “presunti” valori affronto problemi quotidiani, ogni giorno e in ogni istante. Non credo in quella dicotomia, perché ho quasi 30 anni, e nonostante abbia fatto i più disparati lavori non sono mai riuscito a firmare un contratto che abbia previsto uno straccio di contributi. Non ci credo (in quei valori) perché non mi si dà la possibilità di lavorare, secondo i canoni del diritto che lo regolamenta. Non credo nella destra e nella sinistra perché trovo anacronistico che un laureato debba fare il suo primo step nel mondo del lavoro attraverso la formula dello stage non retribuito. Trovo anche assurdo che nessun ente o organo di Stato sia disposto a controllare quello che accade nelle aziende, uffici e società di questa penisola. Basterebbe, invece di occupare ogni sera i salotti delle televisioni, alzarsi la mattina, andare in una qualsiasi realtà del mondo del lavoro e vedere quanti sono realmente i giovani laureati in regola. Non sono né di destra e né di sinistra, perché la destra e la sinistra (come vengono intese oggi) mi hanno disinnamorato e mi hanno fatto rifiutare anche l’unico aspetto che questo mondo possa donarti subito e senza pagare: l’idealismo. Salute, istituzione, sicurezza e lavoro. Queste quattro paroline non dovrebbero essere vanto di una o di quell’altra parte. Dovrebbero essere un diritto di ogni italiano e, quindi, neanche essere menzionate in proclami e

annunci. Dovrebbero essere tutelate a prescindere con la tua nascita. Invece, sono state strumentalizzate e divenute un valore della destra o della sinistra. Non sono né di destra e né di sinistra perché non potrò mai parlare del futuro dei miei figli se, a conti fatti, io ho delle serie difficoltà nel mio presente. Vorrei solo una nazione meritocratica, una nazione che non assume per conoscenza o per raccomandazione. Mi piacerebbe uno stato dove se un giovane ha un sogno, può mandare un curriculum e vedere se ha le possibilità e le qualità per realizzarlo. E se non le ha, è almeno consapevole di non essere portato per quello o quell’altro campo. Vorrei essere di destra o di sinistra, ma quando sento parlare di eroismo, di fedeltà ed amor patrio, penso a tutte le morti bianche che accadono ogni anno in fabbriche e cantieri. Penso alle famiglie di tutti quegli operai che ora non ci sono più e mi domando come mai non vengano ricordati con lutti nazionali e non si chiamino, anche loro, eroi. Oltretutto in fabbrica non credo che ci vadano per la loro volontà, in guerra – forse – puoi decidere di non andarci. Quando penso poi alla mia generazione, capisco in modo ancora più nitido perché non sono né di destra e né di sinistra. Perché di tutti i miei amici, compagni di scuola, di università o di quartiere solo uno si è realizzato. Si chiama Piero e fa il cassaintegrato. Io ci terrei, proprio, ad essere di destra o di sinistra. Poi, però, non capisco perché se un figlio di un qualche imprenditore va in overdose di cocaina poi diventa un manager di fama mondiale e

io invece se bevo un bicchiere di rosso in trattoria e poi guido l’automobile mi ritirano la patente, mi macchiano la fedina penale (precludendomi la possibilità di fare concorsi pubblici) e pretendano migliaia di euro di contravvenzione. Chiedo a Bersani e Fini di spiegarmi ancora perché dovrei essere di destra o di sinistra. Ve lo chiedo in ginocchio, per piacere. Giuro lo voglio. Vorrei capire se pagare una stanza in subaffitto 500 euro sia più di destra o di sinistra, vorrei capire se ambire a due legislature per godere di una lauta pensione da parlamentare sia più di destra o di sinistra. E, infine, comprendere se la mia aspirazione a diventare un adulto sia, appunto, più un valore di destra o più di sinistra. Grazie Alessandro ribaldi* *Nato a Roma il 18/11/1981, laureato in scienze della comunicazione, soggetto partecipante del precariato italiano. Vorrebbe diventare un giornalista. Visto, però, che per diventare pubblicista sta pagando i contributi di tasca propria, crede che non gli resterà altro da fare se non comprare un grande e indelebile pennarello nero e scrivere liberamente, come e quando vuole, su tutti i quotidiani italiani.

Studenti dell’Aquila Quella caserma diventi un luogo di studi Nonostante freddo e pioggia circa 1000 persone, in gran parte studenti universitari, hanno percorso la SS.80 e risalendo per Via Amiternum sono giunti al Palazzo della Giunta Regionale per contestare, nella giornata nazionale contro il ddl Gelmini e per il Diritto allo Studio, l’azzeramento degli interventi sul dsu a L’Aquila e in Abruzzo. Manifestare in un luogo lontano dal classico centro storico,

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ex cittadella degli studenti, è stata una sfida per gli universitari dell’Aquila, costretti tra pendolarismo e condizioni di vita impossibili, una sfida vinta attraversando per la prima volta una delle principali arterie stradali della città. Aperto dallo striscione “Eppur ci siamo”, il corteo dalla Campomizzi ha “circondato” l’intero complesso della Caserma Pasquali con lo slogan “una caserma di meno, un campus di più”, rivendicando la trasformazione dell’intera caserma in un grande campus universitario per oltre 1700 posti letto. Davanti la Regione Abruzzo è andato in scena un vero e proprio braccio di ferro tra gli universitari e il Presidente Chiodi e l’Assessore Gatti, che si rifiutavano di incontrare una delegazione degli studenti. Gli studenti, per nulla intimoriti e abituati da 2 mesi di disagi totali, si sono attrezzati come tutti i giorni con il pranzo per strada, occupandola ad oltranza. Dopo 3 ore di stallo l’Assessore Gatti si è trovato costretto a riceverli. Le richieste dell’Udu sono state dunque esposte alla Regione: apertura delle mense e dei bar universitari, risorse per le borse di studio, intensificazione del trasporto dedicato, rimodulazione dei criteri per il CAS per gli universitari, riacquisizione pubblica della gestione della Residenza San Carlo, apertura della struttura del Canada, avvio dei lavori dell’edificio polifunzionale di Coppito, superamento dei commissariamenti delle Adsu e ricostituzione dei Consigli di Amministrazione con la partecipazione dei rappresentanti già eletti dagli studenti. L’Assessore ha “preso appunti”, ed ha fissato per lunedì 22 novembre un incontro alla presenza anche del presidente Chiodi e del Commissario dell’Adsu per le “risposte”. unione degli universitari e unione degli Studenti presso Capannone Iannozzi, nucleo industriale di Sassa, L'Aquila tel 086261243


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il decreto svuota carceri Una giusta scelta bipartisan anche sul 41bis L’approvazione al Senato del disegno di legge “svuota carceri” rappresenta davvero uno spiraglio di luce nelle nebbie offuscanti che, da troppo tempo, ammantano il sistema penitenziario. Pur convinti che tale provvedimento inciderà quasi per nulla a deflazionare il grave sovrappopolamento carcerario, almeno nell’immediato, non possiamo esimerci dal sottolineare come attraverso l’atto approvato ieri si sbloccano, finalmente, quelle assunzioni in polizia penitenziaria che rappresentano una boccata d’ossigeno quanto mai necessaria La stima di settemila possibili fruitori ci pare piuttosto ottimista, considerate le prescrizioni e i vincoli, pertanto è inopportuno parlare di svuota carceri. In ogni caso è un segnale di attenzione verso l’universo penitenziario che non può non essere preso in considerazione. Ovviamente non rappresenta la panacea dei mali endemici del sistema e pertanto l’auspicio è che si continui a mantenere nell’agenda politica l’emergenza penitenziaria. Questa approvazione bipartisan del DDL segna un percorso di responsabilità istituzionale delle forze politiche che hanno saputo e voluto superare barriere ideologiche e le diverse sensibilità avendo conto del disastro e del dramma che ogni giorno si consuma dietro le sbarre delle nostre prigioni. Ed è certamente un punto di merito del ministro Angelino Alfano. Ora che le assunzioni in polizia penitenziaria possono essere ascritte alla concreta realtà e non più al mondo delle favole e dei racconti, vogliamo sperare che l’Amministrazione Penitenziaria sappia cogliere al volo l’occasione per rimpinguare gli organici nelle sedi periferiche e, soprattutto, dare respi-

sabato 20 novembre 2010

tribuna

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ro ai contingenti operativi in perenne affanno. I molti arresti di criminali di punta delle rispettive organizzazioni mafiose sono motivo di legittimo vanto per la magistratura e di tutte le forze dell’ordine. Sarebbe iniquo non ricordare il ruolo nel contrasto al crimine organizzato che riveste il sistema penitenziario. Dalle norme restrittive del 41-bis, all’attività di intelligence svolta dalla polizia penitenziaria fino alla indispensabile capacità di sorvegliare questi pericolosissimi criminali che presuppone una non comune professionalità . Per questo condividiamo l’intento del ministro Alfano di non modificare il 41 bis, strumento indispensabile al contrasto alle mafie. In questo senso apprendiamo con estremo favore la notizia che nel Consiglio dei Ministri si procederà alla nomina dei cinque Dirigenti Generali dell’Amministrazione Penitenziaria da preporre ai Provveditorati Regionali di Puglia, Calabria, Sardegna, Lazio e Basilicata. Anche garantendo i presidi periferici si contribuisce allo sforzo generale di mantenere in piedi il sistema. eugenio Sarno UilPA penitenziari

Perché tanti suicidi in carcere

Molte persone aldilà del muro di cinta mi scrivono e mi chiedono spesso perché i detenuti in carcere si tolgono la vita. Forse in galera ci si uccide perché la stanza assomiglia ad una bara e mentre in una cassa da morto hai la fortuna di stare da solo, in una cella spesso sei messo uno sopra l’altro, in due, tre, quattro, cinque persone o più. Forse in galera ci si toglie la vita per togliere il disturbo e non essere di peso a questa società, perché meglio non esistere che annegare nella disperazione. Forse in galera ci si suicida semplicemente perché alcuni non accettano l’assoluta disumanità del carcere, dato che nelle carceri italiane la vita è priva di significato.

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La migliore del giorno

Giannelli sul “corriere della sera” Forse in galera ci si uccide perché con il passare degli anni la maggioranza dei detenuti perde la facoltà di pensare, di lottare e di andare avanti. Forse in galera ci toglie la vita perché molti di noi vivono senza sentirsi vivi e consciamente o incosciamente invidiano e imitano chi ha avuto il coraggio di farlo. Forse in galera ci si suicida semplicemente perché la morte ti fa vedere la libertà e tutto quello che desideri dalla vita. Forse in galera ci si uccide perché per molti di noi la morte rimane l’ultima speranza, quella a portata di mano. Forse in galera ci si toglie la vita semplicemente perché la morte è l’ultimo atto d’amore alla vita. Forse in galera ci si suicida perché quando stai morendo hai il vantaggio d’immaginare tutto quello che vuoi, anche quello di morire libero. Forse non lo so perché dall’inizio dell’anno in una popolazione di 68 mila detenuti si sono tolti la vita 58 persone, bisognerebbe domandarlo ai nostri governanti. Diciamoci la verità: tutti lo pensano, ma sono pochi coloro che dicono che le carceri in Italia non sono solo luoghi di sofferenza, solitudine e abbandono, ma sono anche luoghi dove le persone sono tenute come animali allevati in cattivi-

tà. E negli istituti italiani non esistono diritti, perché è inutile averli se non c’è nessuno che li fa rispettare. Il carcere dovrebbe produrre legalità, rispetto dei diritti umani e sicurezza, dentro e fuori dalle sue mura, e non morte. “Non si sarebbero accorti che lentamente si stava spegnendo” (Il Messaggero, martedì 26 ottobre 2010 ) Diciamoci la verità: nelle carceri italiane non esiste lo Stato di diritto, ma un gruppo di burocrati che gestisce le persone che ci lavorano e i carcerati, che scontano una pena a volte in un modo violento, tragico e illegale. Il carcere con queste modalità e con questi funzionari non recupera un bel nulla, ma piuttosto elimina, distrugge e ammazza. Diciamo la verità: in Italia il carcere ha una funzione sociale e di controllo del male minore per poter nascondere a fare crescere di più il male maggiore. E diciamo l’ultima verità: esiste la mafia che uccide, ma esiste anche la corruzione politica, finanziaria, mediatica, imprenditoriale, istituzioni mafiose che in carcere non ci vanno mai. Carmelo Musumeci carcere di Spoleto


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Il saggio di Enzo Ciconte e l’inconsistenza degli attacchi a Saviano

‘Ndrangheta indigena e d’importazione di

MoiSè aSta

L’inconsistenza della polemica sull’insediamento della criminalità organizzata nell’Italia settentrionale, sotto lo sguardo distratto (e, forse, consenziente) della Lega, aperta dal Ministro Maroni contro lo scrittore e giornalista antimafia Roberto Saviano – che deve essere “custodito” da una scorta per il solo fatto di avere scritto “Gomorra” – viene suffragata, oltre che dai clamorosi fatti degli ultimi giorni, anche – e, forse, soprattutto – in primo luogo dall’ultima fatica editoriale dello storico-sociologo calabrese Enzo Ciconte (“Ndrangheta padana”, 14,00, Euro pagg.215, Rubbettino Editore) che ha visto la luce sul finire dello scorso mese di ottobre. Quella di Saviano, nella fortunata ed apprezzata trasmissione televisiva “Vieni via con me” di Fazio, sembrava una parafrasi (arricchita ed esplicativa in ogni sua sfumatura, comunque) dell’intero “corpus” del nuovo libro di Ciconte che, sulla scorta di una documentazione di prima mano, è penetrato fin nei meandri del “crimine in trasferta” delle ‘ndrine calabre che legittima l’ipotesi (si direbbe, anzi, che è qualcosa in più dell’ipotesi) d’una partecipazione diretta o di un silenzio-assenso del partenariato politicamente a trazione leghista. Rispetto al giornalista scortato per antonomasia, Ciconte ha usato un linguaggio più scientifico, meno enfatico, per tracciare e ben articolare un nesso non sempre percettibile tra secessio-

ne padana (rincorsa dalla Lega) e secessione mafiosa (di una ‘ndrangheta calabrese, emigrata al Nord, ora orientata a staccarsi dalla gonna materna per promuovere una propria autonomia tutta padana), individuando uomini, famiglie, imprese che, da “colletti bianchi”, da acculturati e inculturati, da prototipi di imborghesiti veri, utilizzano il “fare mafioso” per lucro, potere e dominio. E, tuttavia, non manca di sottolineare il ruolo, ritenuto ormai quasi irreversibile della criminalità organizzata. Scrive: “Nell’ultimo quindicennio la ‘ndrangheta ha conteso alla Lega il controllo del territorio “padano”. Non è vero che al Nord c’è solo la Lega che controlla il territorio; c’è anche la ‘ndrangheta che, esattamente nelle stesse località dove c’è un forte insediamento della Lega, gestisce potere, agisce economicamente, fa investimenti, interviene in vari campi, anche sociali, ha una presenza politica. Lo dimostra quel che è successo, per fare un solo esempio, in alcuni comuni come Corsico, Buccinasco e altri limitrofi, e in alcuni settori economici, come quelli degli appalti e del movimento terra… L’egemonia politica e territoriale della Lega non ha comportato la scomparsa della ‘ndrangheta. A voler essere precisi, s’è realizzata una coabitazione tra Lega e ‘ndrangheta esattamente negli stessi territori… La preponderanza politica della Lega non ha assicurato una minore incidenza mafiosa su quei territori; al contrario, tale incidenza è aumenta-

ta. E’ un dato di fatto, è la descrizione della realtà così come è; negare l’evidenza non serve a nulla…” Poi, con abile loquela, puntualizza: “Non è, questa, una polemica con la Lega ma un invito a riflettere rivolto prima di tutto ai militanti e ai dirigenti della Lega, che affermano di battersi per la difesa del loro territorio e della loro identità, e non c’è motivo per non credere che queste intenzioni siano vere”. Constatazioni oggettive, riflessioni sui fatti, analisi di processi e sentenze costituiscono il lievito fermentatore di un libro che ha cercato e scoperto la responsabilità del Nord nella crescita della mafia perché se la Padania non esiste, in quanto mera invenzione di Bossi, la ‘ndrangheta sì e non è un’invenzione ed, ancora, perché nella storia dei centri grandi e piccoli settentrionali (e soprattutto di Milano, cuore pulsante di tanta consorteria criminosa) si snoda, a partire dagli anni ’50 dello scorso secolo, un “pezzo di storia della mafia”. Ciconte, così, sottolinea che “non sono in molti a volerlo ammettere, ma la storia di Milano è intrecciata a quella della mafia e a oscure vicende del malaffare economico; tale storia ha avuto momenti inquietanti, che hanno coinvolto personaggi di spicco del mondo economico e finanziario”. Quindi rammenta che “nessuno aveva

spiegato che la mafia non era solo violenza e omicidi, coppola storta e fucile a canne mozze, che molte rappresentazioni circolanti della mafia erano da un lato fuorvianti e dall’altro lato oltremodo rassicuranti… La violenza, invece, è solo un aspetto del mafioso: c’è anche l’altro volto, quello accattivante, bonaccione, da persona sicura, abile, intraprendente, che è un dato della realtà meridionale e che ormai si incontra di frequente anche al Nord”. Di questa situanuova zione felici sono “interpreti” i “rampolli della ‘ndrangheta… quelli dell’ultima generazione [che] scansano le carceri e gli atti giudiziari, evitano i traffici di droga o di armi, sono laureati, parlano le lingue, comprese quelle padane, hanno costituito imperi economici, sono imprenditori, proprietari di case, bar, ristoranti, pizzerie, imprese edili, di movimento terra, di facchinaggio… Non sembrano appartenere al mondo dei loro padri e tanto meno dei loro nonni. Eppure sono il loro clone in termini di cultura, furbizia e determinazione mafiosa”. Ed è proprio con loro che “la ‘ndrangheta, infatti, ha la tendenza a stabilirsi in via definitiva, a radicarsi, a colonizzare le realtà in cui si insedia… Gli ‘ndranghetisti arrivano al Nord con l’idea di far parte integrante del territorio, di vivere la vita con gli altri…” Il nuovo ordine delle cose, nel Settentrione, è maturato nell’arco di alcuni anni. “L’inserimento di soldi mafiosi nell’economia lombarda non è avvenuto all’improvviso né è avvenuto solo per opera dei mafiosi meridionali. E’ stato un processo lungo, durato anni, e ad esso hanno dato un contributo notevole uomini del Nord, “padani” di nascita”. Da qui al discorso di Saviano il passo non sembra affatto tanto lungo.


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La formula di “Vieni via con me” al di là delle polemiche sollevate da Maroni

Lo specchio della realtà e le metafore di Pistoletto di

aNtoNio MiNoPoLi

Con la decisione di invitare Roberto Maroni alla terza puntata di “Vieni via con me” (sperando che il ministro si attenga come hanno fatto Bersani e, un po’ meno, Fini - alla “scaletta” e allo stile della trasmissione) si sopiscano le polemiche scatenatesi dopo la seconda puntata del programma di Fazio e Saviano su Raitre, che ha fatto registrare un ascolto record. Un evento di grande forza e penetrazione che ha scosso i vertici del governo, pecialmente gli uomini della Lega. La dichiarazione fatta da Saviano sul fatto che la ‘ndrangeta è presente al nord facendo affari e creando agganci e corruzione con alcuni publici amministratori anche legisti aveva suscitato la reazione di Maroni che prima ha attaccato con violenza, poi ha fatto una razionale correzione di linea. La trasmissione, centrando l’obiettivo, ha richiamato all’ascolto la parte sana del Paese, che desidera e crede nel cambiamento di rotta di questa nostra Italia ormai derisa, in questi ultimi anni di decadenza, nei contesti internazionali. Innovativo è stato il taglio televisivo e altrettanto la scelta della regia di non dare eccessivo spazio alla spettacolarizzazione, dirigendo l’occhio della telecamera in modo tale da creare un’atmosfera diretta e familiare. Attraverso Saviano la forza dirompente della realtà ha sovrastato quello della finzione, riportandosi in primo piano e dando la sensazione che il “mezzo” che spesso, fino ad ora è sembrato asservito ed utilizzato solo a creare accondiscendenti spettatori, sia ritornato nelle mani di chi ha necessità di affer-

mare la verità. Saviano si è presentato come un nuovo “griot” di questo villaggio globale, dove il racconto sortisce l’effetto di tornare ad essere parte integrante della storia politica e sociale del territorio.

La narrazione e la verità

Attraverso questo racconto che si fa verità si crea coesione sociale, senso di identità e di appartenenza , dove memoria e sentimenti lontani tra loro si ritrovano in un senso comune all’agire . Succede come nel passato quando narratori di strada, recandosi tra la gente portavano la conoscenza dei fatti che accadevano e che forse altrimenti sarebbero rimasti celati. Quando il racconto è sostenuto dalla verità il narratore riesce a sollevare quel velo di ipocrisia che talvolta offusca una visione diretta e concreta della realtà. Tuttavia per edificare strutture narrative forti e coerenti è necessario interrogarsi sul funzionamento dei meccanismi interni ai fenomeni ed in tal senso sorgono una serie di quesiti. Fino a che punto può un alto share televisivo determinare la vita di un programma ? Avere un alto numero di ascolti fa sì che chi investe in pubblicità si muova nei palinsesti che consentono ad un prodotto una maggiore visibilità. La pubblicità usa il programma ed il programma usa la pubblicità. Chi usa chi? È una questione di rapporti di forze e siccome, si dice, che da sempre la ragione è stata del più forte, il rischio è che il valore di un’iniziativa possa essere svilito dal meccanismo

che lo genera. Ed inoltre cosa significa un alto indice di ascolti se non si conosce chi sta dietro uno schermo televisivo e perché lo fa? Domandiamoci i motivi per i quali accadono fenomeni come il “Grande Fratello” in onda il lunedi su Canale 5, contemporaneamente a “Vieni via con me” e nel quale sfruttando la morbosità percettiva della gente comune si dà un ulteriore scossa al traballante pilastro delle coscienze individuali. Ponendo tutto sullo stesso piano e togliendo il valore negativo alla parola “camorra” si genera un corridoio mentale nelle persone per un’accettazione indegna alla partecipazione del senso civile comune.

Dalla tv all’arte figurativa

Ciò fa in modo che un apparente fenomeno di facile richiamo televisivo agisca come un acido corrosivo nelle categorie mentali necessarie a porre delle barriere alla corruzione, alla violenza e a tutti quei contenuti ignobili ed inaccettabili proposti attraverso lo sfruttamento e la sopraffazione da queste organizzazioni malavitose. Questo argine necessario alla riappropriazione del senso di realtà e dei contenu-

ti positivi si sviluppa solo nell’esperienza viva e nella partecipazione individuale, quando il singolo è chiamato ad operare a direttamente, rispecchiarsi nell’opera e a divenire esso stesso “opera d’arte”. In questo senso è orientato il contributo concettuale ed il significato metaforico e simbolico che Michelangelo Pistoletto, artista contemporaneo, ha realizzato con il suo ciclo di opere in cui ha utilizzato gli specchi. Nato a Biella nel 33, è uno dei principali esponenti dell’Arte povera; famosa la sua “Venere degli stracci” esposta nel 67. Creatore della “Fondazione Pistoletto Città dell’Arte”, già negli anni in cui frequenta la scuola di grafica pubblicitaria diretta da Armando Testa (1958) inzia le sue prime esperienze creative nel campo della pittura, con l’uso delle imprimiture metalliche . È nel 1962 che inizia la produzione dei “Quadri Specchianti” nei quali utilizza una particolare tecnica di riporto fotografico su lastre di acciaio inox lucidate a specchio, esposti per la prima volta nel 1963. L’intenzione di Pistoletto è stata quella di fare in modo che lo spettatore , che può trovarsi distrattamente di fronte ad un’opera d’arte si veda, quando è realmente interessato a soffermarsi, riflesso all’interno di quella realtà (tempo reale ), in cui spesso ci rispecchiamo senza nemmeno accorgerci di farne parte. LE Foto. “La venere degli stracci” di Pistoletto e, in alto, Saviano abbracciato da Benigni


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disparità

Due fratelli con due diverse finestre Nel 2007 ho ricevuto la mia pensione di vecchiaia, con decorrenza dal mese successivo al compimento dell’età. Mio fratello, commerciante, che compirà 65 anni a marzo 2011, dovrà attendere, invece, il successivo 1° ottobre 2012 per ottenere il primo assegno pensionistico. Come mai tale enorme disparità? C. Caserta, Agrigento Per effetto della legge 122/2010 che ha introdotto le finestre mobili di uscita per le pensioni di vecchiaia e di anzianità maturate da gennaio 2011. Pertanto, per i lavoratori dipendenti, il primo assegno pensionistico arriverà dopo 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti anagrafici e contributivi. invece, per i lavoratori autonomi come suo fratello, il primo assegno decorrerà da 18 mesi dopo quello in cui hanno maturato il diritto (ad esempio, chi raggiunge i requisiti a marzo, dovrà attendere il 1° ottobre dell’anno successivo).

non lavora dal’86

Ancora tre anni per la pensione Mia moglie nel 1986 aveva già più di 15 anni di contributi e da tale data non ha più lavorato. Ha compiuto 58 anni lo scorso giugno. Quando potrà fare domanda di pensione ? B. Albano, Taranto Per chi ha raggiunto 15 anni di contributi entro dicembre 1992, sono sufficienti, per la pensione, 15 anni di contributi. Per quanto riguarda sua moglie, maturerà il diritto alla pensione a 60 anni, cioè a giugno 2012. Per il pagamento della prestazione, però, dovrà

diritti & dOVeri preVidenZa Risponde il dottor aNtoNiNo NicoLo’ Potete inviargli i vostri quesiti direttamente all’indirizzo e-mail: toniconc@libero.it oppure potete telefonargli al numero 388 0554031 ogni giovedì dalle 15 alle 18

casalinga assicurata per gli infortuni

Non può versare contributi volontari per la pensione Sono un dipendente comunale e volevo porle il seguente quesito: Mia moglie è casalinga (paga l'assicurazione contro gli infortuni domestici). Vorrei sapere se è possibile versare volontariamente dei contributi affinchè possa prendere una pensione in vecchiaia. Esiste una soluzione alternativa? A. Di Filippo, Napoli Purtroppo, nella situazione descritta, sua moglie non può versare contributi volontari. infatti, per ottenere la relativa autorizzazione l’assicurato deve poter far valere uno dei seguenti requisiti: 1) almeno 5 anni di contributi (260 contributi settimanali ) a prescindere dalla collocazione temporale dei contributi versati; oppure: 2) almeno 3 anni di contribuzione nei 5 anni che precedono la data di presentazione della domanda. i requisiti richiesti devono essere perfezionati con la contribuzione effettiva (obbligatoria, volontaria e da riscatto), escludendo la contribuzione figurativa. in alternativa (teorica) potrebbe ottenere, a 65 anni, l'assegno sociale ma temo fortemente che il Suo reddito futuro, quale coniuge-pubblico dipendente, le impedirà di concretizzare i requisiti previsti attendere, in base alla nuova legge, il primo luglio 2013.

commerciante

Come si calcola il supplemento Mio suocero è pensionato da alcuni anni quale commerciante, ma sta ancora lavorando con impegno. Il suo reddito d’impresa può definirsi sostanzioso. Il rendimento del supplemento di pensione con i contributi che sta versando dal pensionamento in poi sarà del 2% per ogni anno, indipendentemente dalla fascia di reddito conseguito, oppure dell’1,50%, 1,25% e così via? G. Conti, Vercelli il supplemento di pensione viene calcolato come la pensione. Sul reddito

pensionabile si applicano quindi le percentuali a fasce decrescenti come da lei indicato.

con 40 anni di lavoro

Pensione ad aprile ma senza arretrati Se maturo, come è probabile, i 40 anni di lavoro a fine 2010 (dicembre) la pensione mi sarà liquidata un anno dopo, ossia a gennaio 2012. Credo, però, che sarà comprensiva di 12 mesi di arretrati (corrispondenti all’anno 2011). E’ vero? D. Casadio, Ravenna no, non è così. riceverà la pensione dal primo aprile 2011. Senza arretrati. infatti, per chi matura i requisiti nel 2010 le finestre non cambiano.

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avvertiamo i lettori che alcuni quesiti e relativi pareri vengono ripetuti perché riguardano argomenti che hanno già ottenuto risposta

calcolo misto

Due ipotesi con il 10% di differenza Mia madre è nata nell’ottobre del 1952 e percepisce, dalla sua ditta, uno stipendio di 1.550 euro lordi mensili. Se volesse andare in pensione a 60 anni, con 30 anni di contributi, dal momento che lavora ininterrottamente dal 1982, quanto percepirebbe? Se invece aspettasse i 35 anni di lavoro (ne dubito, però) a quanto ammonterebbe la sua futura rendita? M. Martino, Siracusa Sua madre ricade nel meccanismo di calcolo misto: retributivo per l'anzianità maturata fino al 1995, contributivo per quella successiva. Difficile fare un calcolo preciso, ma con trenta anni di contributi la pensione ammonterà a circa il 55% dell'ultima retribuzione. Con 35 anni maturerà circa il 65%. La decorrenza della pensione avverrà, secondo le nuove norme, un anno dopo il raggiungimento dei requisiti.

se licenziato

Assegno di mobilità da gennaio a marzo Vorrei sapere se, in caso di licenziamento per mobilità e qualora io maturassi i requisiti per andare in pensione di anzianità (con 40 anni di contributi) entro dicembre 2010, con la prima finestra utile alla data del 1° aprile 2010, l'assegno di mobilità mi spetterebbe anche per i mesi da gennaio a marzo 2011? V.G., Roma La risposta è positiva.


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CINEguida

Film in programmazione Benvenuti al Sud Regia: Luca Miniero con claudio Bisio, alessandro Siani, angela Finocchiaro, valentina Lodovini, Nando Paone, Giacomo Rizzo Remake della commedia francese, record di incassi, scritta, diretta ed interpretata da Dany Boon (al quale il film riserva un piccolo omaggio con una fugace apparizione), "Bienvenue chez le ch'tis" (in Italia uscita con il titolo di "Giù al Nord"). Il film sceneggiato da Massimo Gaudioso (coautore di "Gomorra") e diretto dal regista di "Incantesimo napoletano" sembra funzionare. Divertente, a tratti esilarante, soprattutto nella prima parte, quella che descrive la calata verso il Meridione da parte del brianzolo funzionario (Bisio) delle Poste Italiane. Con una certa abilità e sapienza la pellicola gioca su luoghi comuni e stereotipi sociali tra Nord e Sud che in questi ultimi anni una certa politica (quella leghista) ha alimentato. Ben dosato, molto attento a non valicare alcuni confini (forse il regista avrebbe potuto osare di più, visto il contesto), lontano dal trash dei vari cinepanettoni, il film mette in luce vizi e virtù degli italiani. Perplessità su un finale scontato e buonista. Buon cast di attori protagonisti che però appaiano meno credibili dei colleghi (di rango) con ruoli da caratterista.

cattivissimo me Regia: Pierre coffin, chris Renaud, Sergio Pablos Delizioso cartone animato in 3D, blockbuster Usa della

scorsa estate, nel quale per la prima volta troviamo in veste di doppiatore il nostro Max Giusti, per nulla intimidito a dar voce ad un personaggio in America affidato al grande Steve Carrell. Il cattivissimo (ma poi si scopre non esserlo veramente fino in fondo) è un certo signor Gru, scienziato senza scrupoli che vive in un casa nera con un desolato prato sul davanti. Gru adora ogni genere di misfatto, è veramente malvagio e sta progettando un colpo davvero eccezionale, rapire la luna. E come è prassi, dietro ogni grande cattivo c'è sempre una mamma...criticona. Tutto questo fino a quando non si imbatte in tre piccole orfanelle che gli daranno filo da torcere, cercando in tutti i modi di farsi adottare.

dalla vita in poi Regia: Gianfrancesco Lazotti con cristiana capotondi, Filippo Nigro, Nicoletta Romanoff, carlo Buccirosso, Gianni cinelli, Pino insegno, carlo Giuseppe Gabardini, arcangelo iannace Ruoli ed InterpretRosalba ama Danilo, un ragazzo che dovrà trascorrere parecchi anni in carcere. Per alleviargli la sofferenza della detenzione decide di scrivergli ogni giorno una lettera, dolce, appassionata, lirica. Ma tradurre in parole i suoi sentimenti non le riesce facile e ricorre all'aiuto di Katia, la sua amica del cuore, costretta a vivere su una sedia a rotelle. Katia si ritrova dunque a fare il "sugo”.

una scena di “Noi credevamo” di Martone

Harry Potter e i doni della morte (parte i) Regia: david Yates con daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Helena Bonham carter, Michael Gambon, alan Rickman, Ralph Fiennes, Dopo la scomparsa di Silente, la forza distruttiva di Voldemort appare praticamente inarrestabile. Harry Potter ed i suoi due fedeli amici Ermione e Ron sono costretti scappare come fuggiaschi, braccati ovunque dalle forze oscure. La loro ultima speranza è quella di trovare e distruggere tutti gli horcrux e frenare in questo modo l’avanzata del Male. Come riuscirci quando tutto sembra ormai perduto?

i fiori di Kirkurk

Regia: Fariborz Kamkari con Elisabetta Pellini, Morjana alaoui, Ertem Eser Iraq, anni Ottanta, in pieno regime Saddam Hussein: Najla (Morjana Alaoui) è una dottoressa costretta a scegliere tra i suoi sogni e il rispetto delle tradizioni cui è legata la sua famiglia. Dall'Italia, dove ha studiato, Najla decide di tornare a Kirkuk alla ricerca del fidanzato coinvolto nella resistenza. L'amore, il tradimento e il destino dei due uomini intenzionati a sposarla, Sherko (Ertem Eser) e Mokhtar (Mohamed Zouaoui), s'intrecciano nel racconto della sua vita, sullo sfondo di uno dei capitoli più brutali e inesplora-

continua nelle pagine successive


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MiNicRiticHE dEi FiLM iN PRoGRaMMaZioNE NELLE SaLE ti della storia dell'Iraq, mescolando tratto sentimetale e accuratezza documentaria.

illegal Regia: olivier Massetdepasse con anne coesens, Esse Lawson, alexandre Ivan 14 anni e Tania, sua madre, vivono in Belgio da 8 anni da immigrati clandestini provenienti dalla Russia. In continuo stato di allerta, Tania vive nel terrore che la polizia le controlli l'identità - fino al giorno in cui viene arrestata. Madre e figlio vengono separati e la donna viene trasferita in un centro di detenzione. Farà tutto ciò che è in suo potere per riunirsi al figlio, malgrado la costante minaccia della deportazione che pende sopra la sua testa.

in carne e ossa Regia: christian angeli con alba Rohrwacher, Luigi diberti, Maddalena crippa, In una villa decadente e solitaria, Edoardo e Alica, alle soglie del venticinquesimo anno di matrimonio, attendono l'arrivo di Francois, giovane e noto psichiatra, chiamato per fare una diagnosi su Viola, la loro figlia venticinquenne, che vive rasentando l'anoressia. La presenza dello psichiatra scatena a poco a poco una guerra familiare per la conquista della "preda": lo stesso Francois. E Viola, la più debole, potrà capovolgere a suo favore la sua condizione di sudditanza...

io sono con te Regia: Guido Chiesa con Nadia Khlifi, Rabeb Srairi, Mustapha Benstiti, Giorgio colangeli, Fabrizio Gifuni, Mohamed idoudi, carlo cecchi La storia di una ragazza vissuta nella Galilea di duemila anni fa: Maria di Nazareth. Grazie a lei, con la nascita del figlio Gesù, si inaugura un nuovo corso nella storia del-

l'uomo. Le domande sollevate sono più che mai all'ordine del giorno e riguardano il nascere, il crescere, l'educare i figli, il ruolo della donna nella società, il senso della parola amore, in una prospettiva squisitamente femminile. Maria è la donna capace di seguire il proprio istinto, esaltato dalla condizione di madre, in un sano equilibrio con la razionalità, anche a costo di sottrarsi alla legge e alla società, come farà poi il figlio. In questo, secondo gli autori, sta la sua modernità. Nel proprio percorso, Maria è sostenuta dalla presenza discreta di Giuseppe, il patriarca “che si fa da parte” o, come vuole l'etimologia del suo nome, “aggiunge”, rinunciando al primato maschile.

La scuola è finita Regia: valerio Jalongo con vincenzo amato, Fulvio Forti, valeria Golino, antonella Ponziani, Marcello Mazzarella, alfio Sorbello, Paola Pace, Silly togni Istituto Pestalozzi, Roma. Una scuola pubblica come tante, dove alunni e professori condividono ormai la stessa noia e lo stesso sfinimento. Ci sono momenti di gioia, però. Alex Donadei li distribuisce a pagamento in pasticche colorate, durante la ricreazione. Ecco perché Alex è così popolare tra i ragazzi e così poco amato dai professori. Fa eccezione la professoressa Daria Quarenghi, che col suo Centro d'ascolto è impegnata in un solitario tentativo di recupero del ragazzo, e il professor Talarico, che una mattina se lo vede affibbiare alla sua classe dalla preside.

Last night Regia: Massy tadjedin con Keira Knightley, Eva Mendes, Sam Worthington, daniel Eric Gold, Guillaume canet, Griffin dunne,

New York. Una giovane coppia, bella, innamorata e benestante, viene messa alla prova, nella stessa notte, da ogni forma di seduzione e tentazione: mentre Michael (Sam Worthington) è in viaggio di lavoro con la sua nuova e sexy collega Laura (Eva Mendes), sua moglie Joanna (Keira Knightley) incontra per caso l'altro grande amore della sua vita, Alex (Guillaume Canet). Nell'arco di sole trentasei ore, i due innamorati saranno costretti a confrontarsi con scelte che non avrebbero mai pensato di dover fare.

L’estate di Martino Regia:: Massimo Natale con treat Williams, Luigi ciardo, Pietro Masotti, Matteo Pianezzi, Simone Borrelli, Matilde Pezzotta, Renata Malinconico L'estate del 1980 è un'estate di sangue, contrassegnata dalla tragedia di Ustica del 27 giugno e dall'attentato nella stazione di Bologna del 2 agosto: tragici episodi che fanno da sfondo alla storia di Martino (Luigi Ciardo) e al suo rapporto con il capitano Clark (Treat Williams), un militare americano, e Silvia (Matilde Maggio) la ragazza del fratello. Rapporti paralleli ma strettamente collegati che corrono e crescono sul filo del surf. Martino abbandonerà il suo guscio e saprà conquistare le onde e l'amore, il capitano riuscirà a sconfiggere i fantasmi del suo passato e Silvia al termine delle vacanze potrà tornare a casa...

Maschi contro femmine Regia: Fausto Brizzi con Paola cortellesi, Fabio de Luigi, Sarah Felberbaum, chiara Francini, Lucia ocone, Francesco Pannofino, alessandro Preziosi, Paolo Ruffini, carla Signoris, Nicolas vaporidis, Giorgia Wurth, claudio Bisio, Nancy

Brilli, Giuseppe cederna, Luciana Littizzetto, Emilio Solfrizzi E’ una commedia che ruota intorno al tema del conflitto tra uomini e donne. Walter (Fabio De Luigi) e Monica (Lucia Ocone) sono una giovane coppia alle prese con il primo figlio. Come molti nella loro situazione, hanno completamente sospeso le loro interazioni sessuali. Chiara (Paola Cortellesi) e Diego (Alessandro Preziosi) sono due vicini di casa. Sono come il giorno e la notte. Marta (Chiara Francini) e Andrea (Nicolas Vaporidis) sono due migliori amici che condividono uno sgangherato appartamento. Marta è lesbica, Andrea è etero, entrambi sono appena stati lasciati sotto lo sguardo divertito del terzo inquilino. Nelle rocambolesche avventure quotidiane dei nostri protagonisti incontriamo gli amici di sempre Marcello (Claudio Bisio) un chirurgo plastico, Piero (Emilio Solfrizzi) un benzinaio divertente e un po' volgare e Anna (Luciana Littizzetto).

Noi credevamo Regia: Mario Martone con Luigi Lo cascio, toni Binasco, valerio Servillo, Francesca inaudi, Luca Bosca, andrea Zingaretti, Guido caprino, Renato carpentieri Tre ragazzi del sud Italia, in seguito alla feroce repressione borbonica dei moti che nel 1828 vedono coinvolte le loro famiglie, maturano la decisione di affiliarsi alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini. Attraverso quattro episodi che corrispondono ad altrettante pagine oscure del processo risorgimentale per l'Unità d'Italia, le vite di e Angelo Domenico, Salvatore verranno segnate

continua nella pagina successiva


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MiNicRiticHE dEi FiLM iN PRoGRaMMaZioNE NELLE SaLE tragicamente dalla loro missione di cospiratori e rivoluzionari, sospese come saranno tra rigore morale e pulsione omicida, spirito di sacrificio e paura, carcere e clandestinità, slanci ideali e disillusioni politiche.

Raoul Bova in “ti presento un amico”

Passione Un’avventura musicale Regia: John turturro documentario sulla canzone napoletana A metà tra documentario e fiction, l'italo-americano John Turturro svela l'amore profondo per Napoli e gli rende omaggio con una carrellata di artisti. Canzoni e cantanti, musicisti e poeti, personaggi leggendari e di oggi. Un approfondito lavoro di ricerca sul campo, che riesce ad intrattenere con garbo e divertimento. Emozionante viaggio nelle sonorità partenopee, completamente privo dell'immancabile retorica e dei soliti luoghi comuni, attraverso i quartieri più popolari e storici della città. Protagonisti artisti del calibro di Enzo Avitabile, Pino Daniele, Eugenio Bennato, uno strepitoso duetto tra Massimo Ranieri e Lina Sastri, la potente voce di Raiz leader degli Almamegretta, Peppe Servillo ed gli Avion Travel, un magnifico Peppe Barra in una versione della "Tammurriata nera", il sax di James Senese, un esilarante Fiorello alle prese con "Caravan Petrol", celebre successo di Carosone.

Potiche. La bella statuina Regia: François ozon con catherine deneuve, Gérard depardieu, Judith Godrèche, Jérémie Renier, Fabrice Luchini, Karin viard, Evelyne dandry 1977, Sainte-Gudule, Francia settentrionale. Robert Pujol, ricco industriale, dirige con pugno di ferro la sua fabbrica di ombrelli, mostrandosi dispotico anche con i figli e

con Suzanne, la "moglie-trofeo", sottomessa e costretta alla vita domestica. Quando gli operai entrano in sciopero e sequestrano Robert, Suzanne lo sostituisce alla guida della fabbrica. A sorpresa, la donna rivela una gran competenza e capacità d'azione. Ma Robert torna dal suo viaggio di riposo in forma smagliante e tutto si complica...

Stanno tutti bene Regia: Kirk Jones con Robert de Niro, drew Barrymore, Kate Beckinsale, Sam Rockwell, Frank Goode ha dedicato tutta la vita alla famiglia, lavorando presso una fabbrica di cavi e risparmiando fino all'ultimo centesimo per mantenere i suoi cari. Ma appena andato in pensione, si rende conto di aver trascorso troppo poco tempo con i suoi quattro figli, e decide che è giunto il momento di recuperare. Quando era ancora in vita, era sua moglie che manteneva i contatti, ma adesso che non c'è più, Frank capisce che spetta a lui tenerli d'occhio e tenta di riunire l'intera famiglia organizzando un barbecue per il weekend. Tuttavia, uno dopo l'altro, gli ospiti trovano una scusa per non presentarsi. Nonostante il divieto del medico, Frank vuole affrontare la questione a modo suo: prepara la valigia e parte per un viaggio attraverso gli Stati Uniti, con l'intenzione di fare una sorpresa ad ognuno dei suoi figli.

the social network Regia: david Fincher con Jesse Eisenberg, andrew Garfield, Brenda Song, Justin timberlake, armie Hammer, Max Minghella, In una sera d'autunno del 2003, lo studente di Harvard Mark Zuckerberg, un genio dell'informatica, siede al suo computer e inizia con passione a lavorare ad una nuova idea. Passando con furore tra blog e linguaggi di programmazione, quello che prende vita nella sua stanza diventerà ben presto una rete sociale globale che rivoluzionerà la comunicazione. In soli sei anni e con 500 milioni di amici, Mark Zuckerberg è il più giovane miliardario della storia...ma per lui il successo porterà anche complicazioni sia personali, sia legali.

ti presento un amico Regia: carlo vanzina con Raoul Bova, Martina Stella, Sarah Felberbaum, Kelly Reilly, Barbora Bobulova, Stefano dionisi Marco è un giovane manager italiano che lavora a Londra, nel Marketing di una grande azienda di cosmetici. E' single, ma convive con una ragazza italiana che lavora anche lei nella capitale inglese. La vita dei manager è dura. Siamo in pieno tempo di crisi e la sicurezza del "posto" di lavoro vacilla. Infatti la compagna di Marco viene licenziata. Travolta

dalla paura del futuro, la ragazza decide di tornare in Italia dove si è risentita con il suo "ex". Marco digerisce male questa ennesima sconfitta sentimentale. Sul lavoro il Grande Capo lo promuove a nuovo Capo del Marketing dell'azienda. Ma dietro la promozione di Marco c'è una dolorosa trappola: dovrà recarsi a Milano e licenziare i rami secchi dell'azienda.

un marito di troppo Regia: Griffin dunne con uma thurman, colin Firth, Jeffrey dean Morgan, Sam Shepard, isabella Rossellini Una psicologa esperta in problemi affettivi scopre, alla vigilia del proprio matrimonio, di essere già ufficialmente sposata con uno sconosciuto, a causa di un errore burocratico. Ora deve trovare il suo "marito di troppo" e convincerlo a divorziare...

Somewhere Regia: Sofia coppola con Stephen dorff, Elle Fanning, chris Pontius, Michelle Monaghan, Laura Ramsey, Robert Schwartzman, Giorgia Surina Johnny vive a Hollywood nel leggendario hotel Chateau Marmont. Se ne va in giro sulla sua Ferrari e casa sua è un flusso continuo di ragazze e pasticche. Totalmente a proprio agio in questa situazione di torpore, Johnny vive senza preoccupazioni. Fino a quando giunge inaspettatamente allo Chateau la figlia undicenne, Cleo (Elle Fanning), nata dal suo matrimonio fallito. Il loro incontro spinge Johnny a riflessioni esistenziali, sulla sua posizione nel mondo e ad affrontare la questione che tutti dobbiamo affrontare: quale percorso scegliere nella nostra vita?


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