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Anno II - n. 183 - Martedì 21 settembre 2010

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Ora di Punta di

Moisè AstA

Una telefonata salva la faccia?

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’ demenziale – secondo Casini – l’obiettivo berlusconiano dei 316 voti per svilire il significato politico del distacco solo formale di Fini, anche perché il Cavaliere governerà solo fin quando i “futuristi” del presidente della Camera rimarranno leali con l’Esecutivo. Non concordiamo al cento per cento, anche perché l’operato del premier, nel quadro della sua “campagna acquisti”, è addirittura patetico. parte le “offerte di posti vari e sottosegretariati per rimpolpare la maggioranza” di cui parla ancora il leader Udc, fanno almeno sorridere quei ricorrenti collegamenti telefonici del presidente del Consiglio (ultimi, in ordine di tempo, quelli con le festa di “Noi Sud” ad Avellino, e con la kermesse del “Pdl in Veneto”, a Cortina d’Ampezzo) per dire, un po’ da reo confesso, che il Parlamento è sotto controllo (povero Montesqueau: dov’è finita l’autonomia dei poteri dello Stato?) e che “non si andrà alle elezioni anticipate perché gli italiani hanno dato un giudizio positivo di quello che abbiamo fatto e stiamo facendo e ci spingono a continuare fino al 2013”. atetico. Se alcune circostanze in cui viene affermato tutto il contrario del vero non innalzassero lo spettro di certe vecchie facce di bronzo e non richiamassero talune drammatiche situazioni tutt’altro che democratiche, ci sarebbe persino da ridere. Questa è, ora, l’Italia. Tra menzogne e voltafaccia!

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Sicilia. Lombardo vara oggi la nuova giunta

Quater da 3° polo

Lo sosterrà un’inedita alleanza tra Mpa, Udc, Fli, Api e il Pd che potrebbe prefigurare una proiezione nazionale... Oggi il governatore della Sicilia, Lombardo, presenta alla Assemblea regionale la nuova, la quarta in due anni (definita dai giornali “Lombardo quater”) fondata su alleanze che prefigurano un “terzo polo” da proiettare sulla scena nazionale. La giunta sarà composta probabilmente da tecnici e politici non in prima linea. Il governatore sta mettendo a posto le ultime caselle, nel tentativo di accontentare quella maggioranza che faticosamente ha messo insieme: Mpa, Api, Udc di Casini e Fli cpò spstegno del Pd. In aula presentera' anche il programma, che conterra' una serie di riforme, indicate pezzo dopo pezzo dalla nuova alleanza. L'accoglienza per il governatore non sara' delle migliori, soprattutto da parte degli ex alleati, l'Udc e il Pdl, ridotti in frantumi dalla logorante crisi politica che va avanti da mesi, ma uniti nelle critiche al governatore che li ha

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messi all'angolo dopo essere stato eletto anche con i loro voti. ''Quello di Lombardo e' un vero e proprio ribaltone - ha tuonato Micciche' raccogliendo attorno a se' chi lo seguira' nella sua nuova avventura politica -. Spero tuttavia che duri almeno un anno, giusto il tempo di organizzare il mio nuovo partito''. Il sottosegretario, che da alleato di Lombardo aveva rotto con il Pdl da cui e' uscito definitivamente, ha criticato la scelta del governatore di formare un governo di tecnici. L'obiettivo

di Micciche' rimane il Partito del Sud, una summa di realta' regionali, a partire dal suo Partito del popolo dei siciliani, che potrebbe nascere tra un anno da un'assemblea costituente. Un nuovo partito potrebbe nascere presto anche dalla costola siciliana dell'Udc. A spingere in questa direzione sono Saverio Romano e Calogero Mannino - secomdo cui ''il Lombardo quater non fara' molta strada'' - ai ferri corti con il leader Pier Ferdinando Casini, alleato del governatore siciliano. Ma anche nel Pd le acque sono agitate. ''Siamo pronti a valutare la nuova alleanza politica alternativa al Pdl in grado di esprimere un nuovo programma e un nuovo governo ma non siamo certo disponibili - frena il segretario siciliano del Pd, Giuseppe Lupo a partecipare al rimpasto del Lombardo ter”. Comunque si guardacon grande interesse a ciò che accadrà oggi.

Tassa sulle transazioni finanziarie per la lotta contro la povertà proposta da Sarkozy all’assemblea Onu Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha riproposto l'istituzione di una tassa universale sulle transazioni finanziarie per sovvenzionare la lotta contro la poverta' nel mondo. Sarkozy, uno dei primi capi di Stato a prendere la parola, ieri al Palazzo di Vetro di New York, lo ha detto al Vertice contro la poverta' convocato dal segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon per fare il punto sui cosiddetti Obiettivi del Millennio, che puntano a dimezzare il numero dei poveri nel mondo entro il 2015. L'idea di Sarkozy, che l'inquilino dell'Eliseo aveva gia' ventilato in occasione della crisi del 2008, non piace a tutti, e vede in particolare l'opposizione di giganti finanziari come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, oltre ai paesi asiatici, il Canada e l'Australia, mentre piace ad un Paese emergente che 'conta' come il Brasile. Vista l'opposizione di Londra e della Svezia (che l'aveva istituita negli anni Ottanta provocando una fuga di capitali verso i Paesi vicini), ma appoggiata dalla Germania, la tassa ideata dall'economista americano James Tobin negli anni settanta molto difficilmente verra' approvata in tempi brevi in seno all'Unione europea, anche perche' piace poco alla Commissione Ue.


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martedì 21 settembre 2010

VentiquattrOre

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MorTo iN afgaNiSTaN

VeroNa

funerali solenni per il tenente

Trovati due morti nel canale

«Alessandro in Afganistan voleva che gli ordigni non spegnessero più i sogni dei bambini, che le donne non fossero più sfigurate e lapidate, che gli uomini non fossero più legati su pali in attesa della morte, dinnanzi agli occhi dei figli». E' un passaggio dell'omelia che l'ordinario militare, monsignor Vincenzo Pelvi, ha pronunciato ieri ai funerali solenni del tenente Romani, ucciso in Afghanistan. Alessandro, ha ricordato monsignor Pelvi, «era un uomo delle forze speciali che non amava parlare di sé, mai in cerca di gloria, sempre convinto del coraggio di esserci».

I cadaveri di due persone, un uomo e una donna, sono stati recuperati ieri a Peschiera del Garda (Verona) dai Carabinieri. Si trovavano nel Canale di Mezzo. La donna era incaprettata, con le mani e i piedi legati dietro la schiena. E' stata trovata a circa un centinaio di metri da dove dieci ore prima era stato trovato il cadavere di un uomo anziano, sempre con le mani legate e avvolto nel cartone. La prima scoperta è stata fatta la due notti fa dai dipendenti di un bar, che stavano pulendo una piattaforma sull'acqua utilizzata durante la bella stagione.

TereSa BUoNocore

Uccisa a Napoli, testimoniò contro un pedofilo Omicidio ieri mattina a Napoli nell'area del porto. La vittima, Teresa Buonocore di 51 anni, si trovava a bordo di un'auto, quando è stata colpita da 4 proiettili calibro 9 esplosi a distanza ravvicinata, in via Ponte dei Francesi, all'ingresso della città. La Buonocore fu testimone in un processo contro un uomo che aveva abusato di sua figlia. L'episodio risale al 2008: la bambina aveva 8 anni, quando subì violenza da un vicino di casa. Al momento per gli inquirenti è questa la pista privilegiata. L'uomo si chiamava Enrico Perillo ed era un geometra di 53 anni. Secondo quanto emerse dalle indagini all'epoca, aveva abusato di due minori - una delle quali era appunto la bambina della Buonocore - che frequentavano la sua abitazione perché amichette di sua figlia.

Un’altra lite in sala parto a Messina

Tanzi non più cavaliere

calisto tanzi, già patron della parmalat, azienda il cui crac è costato caro a migliaia di piccoli azionisti, non è più cavaliere del lavoro. il presidente della Repubblica, accogliendo la proposta del Ministro dello sviluppo economico, ha firmato il decreto di revoca ”per indegnità’.

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Direttore responsabile: ennio simeone Redazione: tel: 06-86293192 Indirizzo e-mail: redazione@altroquotidiano.it Editrice: GeceM (Gestione Cooperativa Editoria Multimediale) - Presidente:stefano clerici Sede legale: Via Aldo Sandulli 45, Roma Registrazione del Tribunale Roma n..343/08 del 18 settembre 2008 - Registrato al ROC Partita Iva 09937731009

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un'altra lite tra due medici, questa volta all'ospedale papardo di Messina, avrebbe provocato lesioni a un nascituro. il diverbio, secondo i genitori del neonato, che una settimana fa hanno presentato una denuncia ai carabinieri, sarebbe sorto per decidere se procedere con un cesareo o parto naturale. il sostituto procuratore di Messina Anna Maria Arena ha aperto un'inchiesta. il neonato è stato trasferito al policlinico universitario, dove si trova tuttora ricoverato nel reparto di terapia intensiva neonatale in coma farmacologico. Gli accertamenti sulla vicenda sono stati affidati ai carabinieri. nella denuncia la puerpera ivana Rigano, di 24 anni, e il marito nicola Mangraviti, di 34, spiegano che il bambino ha sofferto per una mancata ossigenazione al cervello perché nato con ritardo dopo ore di travaglio. i medici, secondo i genitori, avrebbero litigato su come procedere, se col cesareo o con il parto naturale.

L’OnOmasticO Matteo Matteo viveva a cafarnao ed era pubblicano, cioè esattore delle tasse. Seguì gesù con grande entusiasmo, liberandosi dei beni terreni. Dopo la Pentecoste egli scrisse il suo vangelo, rivolto agli ebrei. il suo vangelo vuole prima di tutto dimostrare che gesù è il Messia che realizza le promesse dell' antico Testamento.

accadde Oggi 1792: Repubblica francese La convenzione Nazionale francese vota l'abolizione della monarchia: nasce la repubblica francese


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NaPoLiTaNo

e’ PoLeMica

«Solo roma è la capitale»

giovanardi, frase shock sulle adozioni gay

«Roma, Roma sola deve essere la capitale d'Italia». Parole di Cavour, tratte da un discorso di fine marzo del 1861, che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha citato ieri con enfasi davanti all'Assemblea Capitolina che gli ha conferito la cittadinanza onoraria. In precedenza il presidente della Repubblica ha deposto una corona al monumento dei caduti alla breccia di Porta Pia alla presenza del segretario di Stato Vaticano, cardinal Tarcisio Bertone. E’ la prima volta nella storia che un rappresentante del Vaticano partecipi alla cerimonia.

Le adozioni ai gay? Nei Paesi in cui sono consentite hanno fatto "esplodere la compravendita di bambini e bambine". Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla famiglia, parlando a nome del governo, boccia l'ipotesi che, anche in Italia, si possa dare la possibilità alle persone omosessuali di adottare bambini e si attira le critiche del movimento lgbt con questa frase shock. "Le sue parole sono un nuovo segno di pressapochismo, ignoranza e violenza omofoba e in un Paese normale dovrebbero avere come unica conseguenza le dimissioni dal ruolo di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio” , replica Paola Concia, deputata del Pd.

fraNcia

Si cerca donna kamikaze Ancora molta preoccupazione in Francia per il pericolo terrorismo dopo l'allarme della scorsa settimana: secondo l'emittente RTL, i servizi francesi sarebbero sulle tracce di una donna kamikaze che sarebbe pronta a compiere attentati nella regione di Parigi. RTL precisa che due informazioni concordanti, una proveniente da un paese del Maghreb e l'altra dai servizi francesi, hanno citato questa donna sulle cui tracce si sono lanciati gli 007 "per tutta la giornata di giovedì scorso". "Questa sospetta fantasma dice la radio - è stata cercata tutto il giorno invano. La minaccia, altamente credibile, continua ad essere presa sul serio ancora oggi".

La ProPoSTa Di Sarkozy

LoreDaNa BerTe’

«Tassiamo le transazioni»

«Rifarei tutto tranne Sanremo»

Adottare senza ritardi una tassa universale sulle transazioni finanziarie così da poter finanziarie il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio. E' quanto ha chiesto ieri il presidente francese Nicolas Sarkozy all'assemblea dell'Onu. '«Finanziamenti innovativi e una tassa sulle transazioni finanziarie possono essere decisi qui - ha affermato Sarkozy all'Onu -. Dunque, perché aspettare? La finanza è divenuta mondiale e quindi perché non chiederle di partecipare alla stabilizzazione del mondo attraverso una tassa? Cercherò, durante l'anno della mia presidenza al G20 e al G8 di promuovere l'idea di finanziamenti innovativi». Il presidente francese ritiene che alla luce della situazione delle finanze pubbliche dei paesi sviluppati «è necessario trovare nuove risorse di finanziamento per la lotta contro la povertaà, l'istruzione e la soluzione delle epidemie sanitarie mondiali».

loredana bertè ieri ha compiuto 60 anni. la bertè tracciando il bilancio di una vita in un’intervista per tgcom confessa che avrebbe rifatto tutto tranne sanremo. «non rifarei i vari sanremo – dice- tutti boicottati. non c’è stato un sanremo che non mi abbia creato problemi. Mi hanno sempre trattato male. come del resto hanno sempre trattato male Mimì (la sorella, ndr)».

coSe Di QUeSTo MoNDo

Uccide la figlia di tre anni e si spara Un uomo di 42 anni ha ucciso la figlioletta di tre anni che aveva in custodia e poi si è tolto la vita. Alberto Fogari doveva portare la piccola dall'ex compagna con la quale, a quanto sembra, i rapporti non erano buoni. Il fatto è accaduto domenica nelle campagne tra Lonato ed Esenta, nel Bresciano. Prima di suicidarsi

l'uomo, un cacciatore, ha ucciso con il suo fucile da caccia anche il cane. Nel fine settimana toccava a lui tenere la piccola Nicole. Pare che l'uomo si lamentasse da tempo perché l'ex, con la quale aveva convissuto per diverso tempo, non gli avesse permesso di vedere la figlia tanto quanto lui voleva. Alla

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fine del weekend avrebbe dovuto riportare la piccola dalla madre. La donna, non vedendo arrivare la figlia, ha dato l'allarme ai carabinieri. Verso le 21 di domenica un agricoltore di Lonato ha sentito alcuni colpi di fucile. Lunedì mattina l'uomo ha trovato, uno vicino all'altro, il corpo di Fogari, della bambina e la carcassa del cane.

La scoperta: il busto di Nefertiti è ritoccato anche nell’antico egitto c’era l’ossessione per la bellezza. Persino il busto della regina Nefertiti sarebbe ritoccato. Un team di ricercatori ha scoperto un secondo rivestimento del mitico busto, dal naso sporgente e rughe intorno alla bocca e gli occhi. Per adeguarla a canoni estetici più elevati, gli scultori dell'epoca avrebbero ritoccato il volto. in precedenza altri scienziati tedeschi avevano insinuato il dubbio di un "trattamento di bellezza". Bettany Hughes, secondo il stio del Daylinews, con la sua équipe ha effettuato una serie di tac. Le analisi hanno dimostrato che, rispetto alla faccia esterna di stucco, quella interna aveva gli zigomi meno sporgenti, rughe intorno all'angolo della bocca e le guance e minore profondità agli angoli delle palpebre.


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rai, le circolari del dg

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La migLiOre deL giOrnO

Masi detta norme ai direttori di rete Abbiamo appreso che il direttore generale Rai, Masi, non contento della prima circolare, ha pensato bene di farne una seconda e continuare a dettare le norme ai direttori di rete, di testata e ai conduttori. Evidentemente pensa di avocare a sé le loro funzioni e di autoproclamarsi direttore unico di reti e testate. Anche in questa seconda occasione non vi è stato alcun confronto con le organizzazioni professionali e sindacali. E' del tutto evidente che questa scelta espone l'azienda ad un contenzioso infinito. Se era lecito e legittimo l'appello all'obiezione di coscienza per la legge bavaglio lo è altrettanto quello all'obiezione contro le circolari bavaglio. Siamo in presenza di una vera e propria emergenza democratica che si chiama conflitto di interessi e subordinazione del servizio pubblico all'esecutivo. In questo contesto ci auguriamo davvero che il gruppo Fli voglia, come annunciato, presentare la sua mozione. Noi, come abbiamo già fatto in passato, presenteremo un nuovo testo richiamandoci ai documenti sull’autonomia del servizio pubblico e il conflitto di interessi. giuseppe giulietti Vincenzo Vita Articolo 21

aver voluto ricordare nel suo intervento che le fondamenta di RomaCapitale stanno proprio nella Repubblica Romana. Una delle pagine più belle del Risorgimento Italiano, che non sempre i libri di Storia ricordano a dovere. Eppure Roma è Capitale proprio perché durante la Repubblica Romana per la prima volta accorsero persone da tutta Italia a difendere la città creando così un sentimento comune verso la patria che andava unita e liberata. Lì sono le radici dell’Italia unita e non è un caso che proprio a Roma combatterono i migliori esponenti del Risorgimento come Mazzini, Garibaldi e Mameli, che tra l’altro morì nella difesa di Roma ed è per questo sepolto al Gianicolo. Dopo la festa dedichiamoci ora ai poteri da conferire a Roma, che rappresenta la vera riforma, e la smetta l’opposizione di prendersela con la Lega che invece ha messo la firma con i suoi ministri al decreto su Roma-Capitale. Non avendo il potere legislativo, il rischio è che Roma-capitale diventi una seconda Provincia, per questo occorre una forte intesa Regione-Comune, anche attraverso una legge regionale, affinché venga data al nuovo ente la possibilità di autogovernarsi e di poter avere tutte le competenze. Donato robilotta

roma-capitale Ora i poteri Roma per amianto e gdf autogovernarsi Tentativi Per Roma e per Alemanno è stato ieri un gran bel giorno festeggiare la di bloccare ricorrenza dei 140 anni di Roma Capitale con il decreto pubblicato i risarcimenti sulla Gazzetta ufficiale. Da socialista ringrazio il sindaco per aver voluto mettere sul cartoncino ricordo della seduta straordinaria dell’Assemblea capitolina, per la visita del Presidente della Repubblica, l’immagine della proclamazione della Repubblica Romana del 9 Febbraio del 1849 così come ringrazio Napolitano per

Dopo l'episodio di "fuoco amico" col peschereccio siciliano, che vedrebbe coinvolti anche militari della Guardia di Finanza, giunge immediata notizia (dalla Presidenza dell'Ass.ne Movimento dei Finanzieri Democratici) che saranno depositati - nei prossimi giorni - dossier alla Magistratura, in

vauro sul “Manifesto” varie Procure d'Italia, in favore di tutte le Fiamme Gialle (o ex) che si sono viste negare la concessione del curriculum lavorativo per esposizione alla temibile fibra killer dell'amianto, necessario per l'istruzione della prevista pratica di risarcimento previdenziale, ciò con particolare riferimento alla situazione di Trieste, Città che paga un alto tributo, in morti, per la causa dell'amianto. I Comandi della Guardia di Finanza del Friuli Venezia Giulia, infatti, hanno dichiarato l'esposizione del proprio personale inferiore ai limiti di legge, senza addurre misurazioni come prova e dichiarando - nonostante la vertenza in corso dal 2004, i finanzieri deceduti e gli illuminanti studi scientifici noti già dal 1960 - di non aver disponibili le carte, per i periodi in esame, in luogo di presunti scarti d'archivio quinquennali, per via di una "sbaragliante" circolare interna al Corpo (la 70000/01 in data 03.03.04) a firma di Roberto Speciale, Comandante Generale dell'epoca; ciò in barba a leggi e logiche sulla tenuta degli atti "sensibili", e varie incombenze, in tema di Sanità e Sicurezza sul Lavoro (L. 257/92, D.Lgs 626/94... e loro modificazioni) ove vige, per il personale esposto all'amianto, un interesse giuridico-amministrativo permanente (basti pensare al decorso, anche più che quarantennale, delle, spesso letali, patologie asbesto-correlate ed alle eventuali conseguenti ipotesi e prescrizioni in materia penale). Un finale da commedia all'italiana

che non convince neanche un poco e che lascia intravedere rivolgimenti legali molto forti per i quali si farà capoall’avvocato Ezio Bonanni del Foro di Roma (specialista nazionale in materia di amianto). fedele Boffoli Trieste

Toscana Chiarimenti sulla religione nelle strutture sanitarie

Abbiamo tenuto ieri una conferenza stampa con l'associazione radicale fiorentina Andrea Tamburi per chiedere urgentemente al presidente della Regione Toscana un incontro per chiarire gli effetti delle intese stipulate con la Conferenza Episcopale Toscana in ambito sanitario. Dal 2000 assistenti religiosi indicati dall'ordinario diocesano vengono assunti con contratto a tempo indeterminato a livello D (infermiere professionale laureato) dalle Asl toscane; ma ad oggi non e' dato sapere gli effetti di tali delibere, il loro numero, la distribuzione, e i costi diretti e indiretti. Cosa ancora più grave e' che la Regione ammette che a 10 anni di distanza non ha a disposizione un quadro della situazione. Per questo motivo abbiamo anche presentato una interrogazione parlamentare. Donatella Poretti Marco Perdfuca senatori radicali del Pd


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indicando tre temi di grande portata internazionale l 12 novembre prossimo la Idenza Francia assumerà la presidel G20 e il primo gen-

naio anche quella del G8. Il presidente Nicolas Sarkozy si sente investito di una missione storica, come ai tempi di de Gaulle. Nelle sue intenzioni c’è il disegno di fare dell’Unione Europea un attore globale. A fine agosto all’incontro con gli ambasciatori e diplomatici francesi convocati all’Eliseo, ha tracciato la sua strategia.

l di là delle solite esagerazioni verbali galliche, semA pre in cerca di miti di gran-

deur, il programma di lavoro di Sarkozy merita però un’attenta considerazione. Prima di tutto ha rigettato l’idea dei molti che ancora vorrebbero un ritorno al tran tran abituale. Il presidente francese ha indicato i temi di grande portata internazionale da affrontare con determinazione. l primo riguarda la riforma del sistema monetario internazionale. Dopo la caduta di Bretton Woods nel 1971, “noi viviamo in un non-sistema monetario internazionale”, ha detto. Come noto, abbiamo avuto un lungo periodo di instabilità nei cambi, perciò il presidente francese propone non un ritorno ai cambi fissi, ma la realizzazione di adeguati strumenti per evitare l’eccessiva volatilità delle monete. Se per arrivare all’accordo di Bretton Woods ci volle un anno di lavori, oggi Sarkozy suggerisce l’organizzazione di un seminario internazionale di esperti da tenersi in Cina per approntare proposte per la riforma monetaria. Nuovi meccanismi internazionali di garanzia e controlli sui movimenti di capitali dovrebbero far parte di un sistema di regole multilaterali. Sarkozy lavorerebbe per il superamento del sistema monetario dominato da una sola moneta, il dollaro, anche perché il mondo da molto tempo è

Il G20, il G8 e la strategia di Sarkozy Si fonda essenzialmente su 1. riforma del sistema monetario 2. meccanismi per neutralizzare la volatilità dei prezzi 3. collegialità nella governance globale di

MARio lettieRi*

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pAolo RAiMondi**

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divenuto multi polare. Questo è un tema non più rinviabile, come anche noi abbiamo in passato evidenziato. l secondo mira a creare dei meccanismi per neutralizzare il rischio della volatilità dei prezzi sulle materie prime che condiziona pesantemente l’economia dei singoli paesi. Bisogna partire dalla regolamentazione dei mercati dei derivati sulle commodities, sulla scia delle nuove regole proposte per contenere i deri-

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vati finanziari. Il presidente francese giustamente ritiene che la speculazione sulle materie prime e il cibo rappresenti il pericolo più grave di destabilizzazione economica e sociale. l terzo tema verte sulla governance globale. Al riguardo egli prefigura la creazione di un segretariato permanente del G20 con il compito di attivare le decisioni prese collegialmente e per preparare i dossier di lavoro,

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coinvolgendo tutte le altre organizzazioni internazionali. Tra le priorità, mette anche la tassazione sulle transazioni finanziarie e la riforma della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale. ’ senz’altro un progetto E molto ambizioso, come ammette lui stesso. Ma noi

riteniamo che contenga alcune proposte di riforma essenziali, che meritano il necessario sostegno, anche da parte dell’Italia. Questa visione strategica è in gran parte condivisibile, pur non approvando tutte le decisioni di politica economica sostenute da Sarkozy in sede nazionale ed europea. Egli spesso fa come il nostro ministro dell’Economia quando enuncia riforme e obiettivi condivisibili da raggiungere in sede internazionale, e poi adotta scelte discutibili in materia di politica interna nel nostro paese. Questo è il solito dilemma: collaborare per affrontare i più gravi problemi del pianeta, o litigare sulle singole questioni che dividono? Noi riteniamo che la portata della crisi richieda una grande riforma dell’economia e della finanza globale e che perciò si debba assolutamente raggiungere un’intesa complessiva tra interessi e posizioni differenti senza scadere nei soliti deludenti compromessi costruiti sui minimi comun denominatori. el suo discorso Sarkozy ha però mostrato un’idea N dell’Europa imperniata sulla

solita alleanza tra Francia e Germania. E questo è un grave limite se veramente si vuole rendere l’Europa, tutta l’Europa protagonista della svolta necessaria. Ma di questi problemi quando si discuterà nel nostro Parlamento? *Sottosegretario all’economia nel governo Prodi **Economista


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A proposito di una intervista al “Sole 24ore”

di

AlfieRo GRAndi*

Le strane lodi di Padoa Schioppa a Tremonti E’ passata quasi sotto silenzio un’intervista che Il sole-24 ore ha fatto a Tommaso Padoa Schioppa, nella quale il ministro dell’Economia del 2° governo Prodi, nel rispondere alla domanda “sembra di sentire Tremonti”, afferma testualmente: “Nel suo agire vedo una continuità con la politica del governo Prodi”. Non è un’affermazione da poco e - detto francamente - è grave. Prima considerazione. Dopo questa affermazione si capisce meglio quale è stato uno dei limiti più gravi dell’azione del governo Prodi. Il programma di 274 pagine dui quel governo non contiene nulla del genere, eppure Padoa Schioppa rivendica di avere condotto da ministro dell’Economia delle scelte poltiche di contenimento del bilancio pubblico paragonabili a quelle di Tremonti, che come è noto si è convertito - con una virata di 180 °- dal colbertismo al monetarismo. E’ la conferma che il programma del 2° governo Prodi per il ministro dell’Economia era come non esistesse, non ne sentiva i vincoli, gli impegni. Eppure quel programma è stato preparato con la discussione di migliaia di persone che hanno partecipato alla sua redazione

nella “fabbrica del programma”. Programma per di più condiviso pubblicamente e solennemente dai leader dei partiti della coalizione.

Politica di Bilancio lontana dal programma di Prodi

La politica di bilancio di Tremonti è quanto di più lontano possa esserci dal program-

ma del 2° governo Prodi, aggravata dalla scelta di favorire i redditi più alti con l’abolizione totale dell’Ici, con lo scudo fiscale, con la tassazione dei proventi degli affitti al 20 %. Senza dimenticare che per fare tornare i conti pubblici, Tremonti ha bloccato gli investimenti e gli interventi a sostegno dell’occupazione. Non a caso anche Confindustria inizia ad agitarsi, tardivamente.

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Come è possibile che Padoa Schioppa abbia fatto questa affermazione? Per di più improvvida perché fatta ignorando le ragioni e le critiche che l’opposizione sta avanzando all’attuale governo e a Tremonti in particolare? La ragione è semplice. Perché per Padoa Schioppa il punto di riferimento per la sua azione di governo non è mai stato il programma di governo, né tanto meno gli elettori che hanno votato nel 2006 per il centro sinistra portando Prodi al governo e lui al ministero dell’Economia. Per l’allora ministro evidentemente i referenti erano altri, collocati altrove. Durante una riunione per la finanziaria 2007, svoltasi nel suo ufficio il ministro dell’Economia dell’epoca sostenne che nel primo anno di governo occorreva fare tutte le scelte difficili e di restrizione per riportare i conti in ordine in modo accelerato, poi negli altri 4 anni il governo avrebbe avuto il tempo di recuperare con l’opi-

nione pubblica. All’obiezione che c’era un impegno da mantenere con gli elettori e che con i margini parlamentari ristretti che aveva il governo era difficile immaginare di avere in seguito i 4 anni necessari per recuperare, la risposta fu che questa era la scelta e bisognava procedere e non a caso - la nuova riunione

continua a pagina 7


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Ora si coprende meglio perché talvolta ,l’azione del governo Prodi era così difficile da spiegare ai lavoratori e da difendere segue da pagina 6 dei sottosegretari ci fu solo un anno dopo.

Profonda frattura con gli elettori del centrosinistra

Evidentemente le scelte non si potevano discutere, anche se erano incoerenti con il programma del governo e soprattutto aprivano una frattura con i sentimenti profondi degli elettori di centro sinistra. Frattura politica in seguito mai più recuperata, malgrado diversi tentativi anche di rilievo. Il prezzo pagato dal centrosinistra per questa ottica unilaterale nel governare il bilancio pubblico è stato molto pesante, non meno delle tensioni e delle imboscate provenienti da settori della stessa maggioranza. Questo spiega in larga misura la crisi del governo, la cui distanza dall’elettorato è stata lo spazio in cui si sono incistate differenziazioni, ricatti e infine la crisi. Tralasciando nell’intervista di Padoa Schioppa alcune inutili cattiverie verso la Cgil che Enrico Micheli, in una risposta su “24 ore”, giustamente rintuzza, se non altro sotto il profilo storico, resta da capire perché Padoa Schioppa si sia lasciato andare a queste dichiarazioni. Enrico Micheli, all’epoca sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, contesta le affermazioni di Padoa Schioppa, mettendo in rilievo che se non altro i conti pubblici lasciati dal centrosinistra erano incomparabilmente migliori di quelli di Tremonti che ancora una volta lascia correre la spesa pubblica corrente ed evita una deriva di tipo greco solo con il sacrificio degli investimenti pubblici che sono al minimo storico. Poco importa che sia in campo un’azione permanente di depistaggio perché più si parla di miliardi e miliardi di investimenti meno se ne fanno. Se a Padoa Schioppa va bene la politica di Tremonti e si sente

solidale con queste scelte stiamo freschi.

ambiguità tollerate nell’azione di governo

Enrico Micheli, a differenza di Padoa Schioppa, si rende conto che quelle affermazioni sono gravi e rivendica al governo Prodi altri meriti reali e una differenza netta da Tremonti. Malgrado gli errori Micheli non ha torto. Tuttavia anche Micheli sembra titubante su una riflessione più di fondo. Se il ministro dell’Economia ragionava così si spiega perché l’azione del governo era così difficile da spiegare, e da difendere. Accanto alle tante cose giuste fatte dal 2° governo Prodi restava in campo un’ambiguità di fondo ed era il prevalere di una linea di risanamento non mediata con le esigenze delle persone in carne ed ossa, a partire da quelle dei lavoratori. In sostanza un punto di equilibrio accettabile. L’errore principale è stato di avere tollerato nel governo questa ambiguità, il ministro dell’Economia doveva adeguarsi al programma, o lasciare l’incarico. Altre scelte non erano nel programma e ritornano nelle parole di Micheli come promesse fatte a Confindustria che non si potevano non mantenere. In questione non è il sostegno alle imprese ma quale e a quali condizioni, per quali obiettivi. Si può sempre discutere di interventi a sostegno delle imprese, purchè siano finalizzati, del tipo ti dò ma tu ti impegni a fare.

Le promesse fatte alla confindustria

Invece i finanziamenti promessi a Confindustria furono dati, imprudentemente, fuori dalla sede di un accordo in grado di garantire il governo sugli impegni corrispettivi presi dalle imprese, beneficiate da questi

interventi. Giustamente Enrico Micheli ricorda che la busta paga dei lavoratori di inizio 2007 non risultò sgravata come promesso e questo proprio perché i pochi quattrini disponibili erano destinati, senza neppure la necessaria finalizzazione, in gran parte alle imprese. Quindi l’equilibrio previsto dal programma tra risanamento, sostegno alle imprese e interventi a favore dei lavoratori e delle aree sociali più deboli non c’era. Ex post è impossibile dire se la storia del secondo governo Prodi sarebbe stata diversa. Certo è che la distanza tra le aspettative degli elettori che votarono centro sinistra nel 2006 e le scelte del ministro dell’Economia dell’epoca, che oggi non vede differenze con Tremonti, è la spiegazione di buona parte della delusione che sancì gradualmente la caduta della fiducia degli elettori verso il governo.

il ruolo insostituibile del ministro dell’economia

Certo è che altri provarono a mantenere l’equilibrio previsto dal programma del governo, Micheli ne è la conferma, senza riuscirci perché il ruolo del

ministro dell’Economia è insostituibile, o si adegua lui o l’azione del governo cambia. Certo è che l’accantonamento del programma fu opera anche di una sottovalutazione più larga del problema di fondo. Al contrario di quanto pensava il ministro dell’Economia il problema non era fare i provvedimenti difficili subito per poi recuperare il consenso perduto, ma fare subito i provvedimenti che potevano rinsaldare il rapporto tra governo ed elettorato di centrosinistra. Anche un governo con numeri esigui poteva avere una speranza di vita se avesse goduto di un largo consenso almeno del suo elettorato, altrimenti era solo questione di tempo. E così è stato. Per questo la coalizione alternativa che si candida a governare deve avere chiaro che la fiducia degli elettori è ancora un problema non risolto. Basta pensare che il secondo ”partito” del centrosinistra è quello degli astenuti, che non si faranno ricoinvolgere finché l’operazione fiducia non avrà fatto chiarezza sulla coerenza tra impegni e fatti. * Alfiero Grandi, già dirigente Cgil, è stato sottosegretario nel governo Prodi


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Partite all’ora di pranzo: le proteste sono giustificate Il vertice della classifica può dare le vertigini e Mazzarri ha ritrovato il “suo” Napoli. Queste le due novità emerse dalla terza giornata del campionato di calcio, oltre alla conferma delle difficoltà di Milan e Roma e alle consuete dispute con gli arbitri: rigori negati, mancate espulsioni, gol non visti. Routine, insomma, che fa parte del gioco. Quello che non può far parte del gioco è la protesta di dirigenti, presidenti di società ed allenatori per la decisione di far disputare una partita all'ora del pranzo domenicale. Chi lo ha deciso? Perché gli addetti ai lavori lo hanno accettato? E perché non rinunciano ai soldi che lo “spezzatino” calcistico distribuisce? Tutti interrogativi che resteranno, naturalmente, senza risposte. D'altra parte una cosa sono le considerazioni dei tecnici che devono far i conti con l'alimentazione, con la preparazione dei giocatori, altra cosa è il tentativo di “inglesizzare” il campionato italiano. Possibile che dobbiamo importare novità dai paesi stranieri senza adeguare le strutture? E' vero in Inghilterra si gioca all'ora di pranzo; ma gli stadi sono accoglienti: hanno posti di ritrovo, negozi, pub, parchi dove uno può anche trattenersi con la famiglia. Classico l'esempio anche degli ippodromi, dove la gente si trattiene anche per il pic-nic. Da noi allo stadio si entra, ci si siede. Se passa il “bibitaro” (al bar spesso è impossibile arrivare- foto) si riesce anche a sorbire un caffè, si guarda la partita e – se si è fortunati - si torna a casa districandosi a fatica nel traffico, con ore in fila a motore acceso. Allora? Allora attrezziamoci prima di imitare gli altri. D'altra parte tutto cambia così in fretta, soltanto gli stadi italiani restano immutati. L'ultima ristrutturazione, ricordate?, risale ad Italia '90 , quando furono decise copertu-

“Inglesizzare” il nostro calcio? E’ una parola... Intanto il campionato continua ad essere segnato dalle difficoltà di Milan e Roma mentre Mazzarri ha ritrovato il suo Napoli di

Giuseppe MARicondA

re, che - poi si è scoperto - non erano state mai richieste dalla

Fifa, ma che erano servite solo a speculazioni e a far in modo

che il terreno di gioco, il manto erboso e il drenaggio venissero danneggiati per la mancanza di sole o di umidità necessaria. Un approccio, forse approssimativo, alle ragioni della botanica, ma basta guardare la realtà di San Siro di qualche tempo fa o allo stesso stadio Marassi di oggi per capire che è tempo ormai di riflettere anche sulla efficienza dei nostri maggiori impianti sportivi. Tutte le società hanno annunciato, in polemica con i comuni che sono i proprietari degli impianti, di voler provvedere in proprio: molti per fini speculativi, forse, altri per necessità. Vedremo. Intanto il Chievo, nel piccolo Bentegodi, ha visto svanire il sogno di “piccola grande”: una punizione di Diamanti è andata oltre ogni previsione. E ora forse non c'è neanche il tempo di assorbire la delusione perché i veronesi devono affrontare già domani (turno infrasettimanale) il Napoli, che Mazzarri (foto) ha ritrovato nel suo ex stadio di Genova: grinta, determinazione, gioco, voglia di lottare fino all'ultimo minuto. Insomma il Napoli che lo scorso anno aveva fatto sognare i suoi tifosi. Riprende il cammino l'Inter, ma Zamparini (presidente del Palermo, squadra avversaria) lamenta un arbitraggio ricco di errori; si conferma la rivelazione Cesena e si confermano in grossa difficoltà Milan e Roma. Errori di campagna acquisti o momentanei conflitti tattici? Si vedrà con il tempo, anche se già riprende il malvezzo consueto di questo periodo: come dire, le disdette nella prenotazione di panettoni... Arriveranno alcuni allenatori a Natale? E poi si parla di “inglesizzare” il nostro calcio: Ferguson, un ventennio al Machester, Wenger, tre lustri o giù di lì all'Arsenal, tanto per citarne qualcuno. E' chiaro che il lavoro, alla lunga poi paga. Ma qui siamo abituati a riscuotere la paga al sabato; anzi nel


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MAD - Revolution

“La Cerimonia” ha aperto la seconda stagione sperimentale di

fedeRico bettA

Di cosa parliamo quando parliamo di teatro? Lorenzo Gleijeses, figlio del patron del Teatro Quirino Geppy Gleijeses, ci ha posto questa domanda nella giornata d’apertura della seconda edizione di MAD Quirino Revolution avvenuta il 17 settembre 2010 a Roma. In un percorso che ha infilato gli spettatori e gli spettacoli in tutti i pertugi del teatro, la ‘cerimonia’ di apertura di Mad è stata una sfida alla rappresentazione classica del teatro. Via palco, via platea, via tempo e spazio. Dalle cantine invase da materiale di scarto agli uffici amministrativi, dal gabbiotto del portiere ai camerini, ai bagni, al retropalco ai sotterranei, tutti gli spazi del Quirino sono stati invasi da performance e spettacoli, video, scene di teatro e atmosfere d’invenzione. La proposta è stata esplicitamente cantieristica, con nastro rosso e bianco che correva dall’alto al basso, invadendo gli attori e il percorso degli spettatori. Una sorta di provocazione, un esperimento per disarcionare l’abitudine dello spettacolo coccolati nel buio della sala.

il logo della presentazione della rassegna e (nella foto in basso) lorenzo Gleijeses

Fino al 27 settembre al Teatro Quirino di Roma è possibile vedere gli spettacoli della rassegna MAD La ‘cerimonia’ è stato l’incipit di un discorso che percorrerà lo spirito di tutta la rassegna MAD. Le parole del curatore sono chiare: “non ci interessa seguire una scuola, consolidare un movimento, sostenere una corrente, ma piuttosto creare un ambiente… ordire la trama di un comune sentire estetico”. Tentativo mirabile, per spingere alla curiosità, per rendere gli spettatori attivi, per porre una domanda essenziale nell’epoca dell’appiattimento televisivo dei gusti e degli interessi. Ma, e c’è sempre un ma, come si può rispondere alla questione posta all’inizio? Spinti nei cunicoli di un labirinto

s e n z a capo ne coda, fino alla presentazione in platea di alcuni lavori più solidi e decisam e n t e m e n o convincenti (uno su tutti il monologo nostalgico sul Totò nazionale), si può uscire dal Quirino con la chiara sensazione che la musica sintetica abbia davvero fatto male al teatro contemporaneo. Si può dubitare che l’asciuttezza scenografica sia il contraltare di una povertà d’invenzione, rimpinguata dal parco luci con effetti disco anni ’80. Si può anche rischiare di trovarsi immersi in un brodo postmoderno di movimento senza direzione, di discorso senza ascoltatore (come quando, ad esempio, gli spettacoli in pla-

tea sono stati presentati a livello delle poltrone, per avvicinarli al pubblico, forse, ma, in realtà, nascondendoli a tutti, tranne alle prime file di privilegiati spettatori). Insomma, il maiale colorato e suddiviso in ‘pezzi di carne’, simbolo della rassegna MAD, può trarre in inganno e far pensare proprio ai tempi di fame, quando di quella bestia si raccoglievano gli scarti per dargli agli amici, s’inguainava il sangue per renderlo solido e, con spirito di sopravvivenza, non si buttava via niente. Per fortuna che in chiusura di serata sul palco è salito Antonio Rezza. Testo e mimica, invenzioni e provocazioni, insulti e risate. Fino a un’accusatoria e liberatoria bestemmia finale.

Durante Mad in scena, tra gli altri, Enzo Cosmi, Julia Varley dell’Odin Teatret, il bravissimo Gianfranco Berardi, la Compagnia della Fortezza di Armando Punzo, un collage dei lavori di Rezza e Mastrella, e due spettacoli del drammaturgo e regista Rafael Spregelburd www.teatroquirino.it


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notte rosa Rubrica ideata e realizzata da carmine castoro

Soraia di fazio

24 anni, catanese trapiantata a Torino

Una femminilità che sa di passerella Caliente e vulcanica come una siciliana doc, curve pericolose e grandi capacità seduttive, sbarazzina, sportiva, e all’improvviso sinuosa e maliarda come una vera “donna di cuori”, Soraia di Fazio, 24 anni, catanese trapiantata a Torino, all’ombra della Mole antonelliana, per questioni di studio e di ascesa nel mondo dello spettacolo, è una bellezza dai colori forti, mediterranei, marcati, con contaminazioni estetiche che hanno un fascinoso sentore d’Oriente. Una femminilità che sa di passerella, palcoscenico e “mille e una notte”… Soraia tu sei una bellissima ragazza e fai la modella. come pensi oggi venga valorizzata la bellezza femminile nel mondo dello spettacolo e della nightlife? c'è chi dice che c'è un maschilismo molto strisciante... «Innanzitutto grazie per il complimento. Credo che spesso la donna venga considerata come un oggetto da ammirare, come se fosse un accessorio, un ornamento: spesso si ci imbatte nello stereotipo che se una donna è bella non possiede l’intelligenza, di conseguenza viene considerata solo per l’aspetto fisico e non per il carattere e le potenzialità artistiche e intellettive. In un mondo come quello dello spetta-

colo tutto ciò è ancor a più evidente; ai maschi interessa solo veder un bel corpo e non il resto. Nella società odierna la bellezza è indispensabile in tutti i campi, più hai un bell’aspetto più hai

successo, è una cosa assurda ma è cosi». Sei una laureanda in lettere, abituata quindi a leggere romanzi, libri di filosofia,

saggi. Vedi una contraddizione in te fra il mondo dello studio e quello dell'immagine? «Sì sto per laurearmi in lettere, adoro leggere e mi dispiace notare che molti miei coetanei sono allergici ai libri, e non capiscono l’importanza della cultura. A primo impatto sembra che ci sia una contraddizione tra l’essere e l’apparire, ma non per forza le due cose sono inconciliabili; anche qui cadiamo nel classico stereotipo della donna intelligente, colta che non deve apparire e aver cura di sé, e della bellona ignorante. Credo che l’immagine sia solo l’involucro della persona, un elemento in più. Assurdo pensare che ad una persona di cultura non possa piacere lo spettacolo, anzi i mezzi di comunicazione sono uno strumento importante per trasmettere la cultura, grazie al teatro ad esempio conosciamo celebri melodrammi o commedie latine e greche, quindi compito di un attore è interpretare e far conoscere questi capolavori agli altri». c'è stato un momento "zero" per dire così, in cui ti sei guardata allo specchio e hai deciso di incamminarti nel mondo dello spettacolo? raccontami un episodio... «Ho sempre sognato di diventare un’attrice, fin da bambina guardavo in tv film e telenovelas e mi immedesimavo tantissimo nei personaggi, finché un giorno dissi a mia madre alla tenera età di 4 anni: ‘voglio fare la lavatrice’ non sapendo pronunciare la parola ‘attrice’. Un altro episodio che mi ricordo bene fu quan-

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notte rosa segue da pagina 10 do volevo andare in discoteca, piansi per convincere i miei; peccato che avevo solo 7 anni, quindi non potevo, ma alla fine sono riuscita ad entrare in un locale con i miei genitori dove si ballava e ricordo che ero felicissima e ballai tutta la notte… Quindi direi che è una passione che ho da sempre, che è maturata con il passar degli anni». Le tue "misure" ti inquadrano come una ragazza molto formosa e mediterranea. cosa pensi delle ragazze che pur di assomigliare alle modelle da defilé rischiano gravi disturbi alimentari? «Sono assolutamente contro certi falsi canoni propugnati dal mondo della moda: le vere donne sono ragazze magre sì, ma con le forme, non quelle con la taglia 38. Io ho una 42 e mi sento nella media e sto bene con il mio corpo nonostante anch’io come tutte abbia i miei difetti. Il mondo della moda è assurdo, le modelle non sono donne ma manichini, perché ciò che importa è far risaltare l’abito, non far trasparire la bellezza femminile, anzi potremmo dire che la donna non è per niente valorizzata. Quindi magra non equivale a bella, tutt’altro. Molte ragazzine vedendo queste modelle vogliono imitarle e finiscono per cadere nel tunnel della anoressia, mentre la famiglia e i media dovrebbero educare ad altri valori e offrire altri punti di riferimento che non siano modelle magrissime o showgirl siliconate». Nel tuo curriculum si leggono esperienze di moda, tv, cinema. Verso cosa va il tuo cuore, in particolar modo? «Mi definisco un’artista poliedrica, ma la mia passione più grande rimane il cinema: recitare è stupendo, smetti di essere te stessa per indossare i panni di un personaggio magari lontanissimo da te, e devi essere talmente brava ad interpretarlo che

devi commuovere o far ridere il pubblico…Sensazione stupenda». Sei siciliana, ma lavori prevalentemente al nord dove vivi, fra Torino e Milano. il sud è un po’ arretrato anche nell'industria dello spettacolo e costringe ad andare lontano da casa? «Adoro la mia terra, orgogliosa di essere siciliana, il mio carattere è forte e passionale come quello della maggior parte dei miei conterranei. Purtroppo però ho dovuto abbandonare la mia terra natìa perché in certi settori lavorativi è arretrata, ma penso che per quanto riguarda lo spettacolo non sia solo un problema del sud, perché vivendo a Torino riscontro anche qui poche occasioni lavorative come in qualsiasi altra città che non sia Roma e Milano». Sei stata una ragazza-copertina per noti magazine di miss e motori. cosa pensi di questo binomio donnamacchina di lusso? oggigiorno, voi donne siete molto esigenti da questo punto di vista col partner o no…? «Premetto che non ho neanche la patente e la mia conoscenza nel mondo dei motori equivale a zero. Molte donne sono attratte dal lusso, così come molti uomini, ma sicuramente nella scelta del mio partner non conta la macchina che possiede o il suo conto in banca; se ha un buon lavoro, ancora meglio, ma mi deve colpire per il suo carattere non per il resto: la mia giornata la devo condividere con lui, non con il suo lavoro o con la sua auto». Lavori molto anche nel campo delle discoteche. c’è ancora spazio per le classiche "cubiste" o questo ruolo sta tramontando? «Io adoro ballare, starei ore sul cubo, ma non crediate di trovarmi a ballare seminuda, oggi fortunatamente non esiste più la

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classica cubista, spesso volgare, che si muove sul cubo, ma si fa animazione. Bisogna saper ballare bene, vestirsi in maniera originale, spesso con costumi a tema, non basta più avere un bel fisico ma capacità. Purtroppo però i cosiddetti locali ‘fighetti’ oggi puntano sull’immagine, ovvero ragazze carine che stiano ai tavoli o che ballano in pista, quindi il margine di lavoro per chi fa animazione si è ridotto abbastanza per dar spazio a questa nuova figura professionale». Se ti proponessero di fare televisione ad alti livelli in cosa ti sperimenteresti? «Sicuramente in tv non farei la valletta muta, vorrei invece condurre un programma di musicale o di attualità, e se mi proponessero delle fiction con un soggetto interessante sarei felicissima di far parte del cast». Si sacrificano affetti e amicizie per fare carriera nel mondo dello spettacolo? ci si attira gelosie, invidie? «Spesso chi ti sta accanto non comprende i tuoi sogni e aspirazioni e si è costretti ad allontanarsi; è un comportamento egoistico cercare di proibire qualcosa a chi si vuol bene perché una persona va accettata e amata cosi com’è. Io vorrei un uomo che mi sostenesse nel mio lavoro e che fosse felice per me, anziché fare inutile scenate di gelosia costringendomi a scegliere tra carriera e amore, perché non c’è bisogno di farlo, le cose sono perfettamente conciliabili. In famiglia invece non ho particolari problemi, anzi c’è mio fratello che mi aiuta e sostiene tantissimo. Per quanto riguarda l’invidia ce n’è fin troppa, e ne sono spesso vittima perché c’è troppa gente insicura che, anziché cercare di realizzare qualcosa nella propria vita, cerca di distruggere quella altrui. Evidentemente sono persone maligne senza capacità, che non riescono a godere delle gioie altrui. La cosa che mi fa star male è che spesso queste persone sono quelle che credi ti vogliano bene, invece no, godono solo dei tuoi insuccessi e soffrono per i tuoi successi. Ma alla fine, gente così meglio perderla che trovarla». Foto e cv delle modelle a selezionenotterosa@gmail.com


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MinicRitiche dei filM dell’Anno congrega dei Parabolani ad uccidere la scienziata, non è molto piaciuto, ma secondo il regista quello che si vede nel film è solo il 30 per cento del male che ha fatto l'alto prelato.

Affetti & dispetti (la nana) Regia: sebastiàn silva con catalina saavedra, claudia celedòn. La storia di una donna di bassa statura? Niente di tutto questo. La nana è una sorta di "tata" italiana, la colf che vive con la famiglia, occupandosi sia della casa che dei bambini. Qui magistralmente interpretata da una bravissima e sconosciutissima attrice cilena (Catalina Saavedra, non a caso premiata al Sundance ed a Torino), che praticamente da sola sostiene tutto il film, riuscendo a mettere tutti in ombra. La pellicola ha un impianto molto teatrale, si svolge all'interno delle varie stanze della villetta di una famiglia benestante. I dialoghi sono pochi ed il tutto trapela e si intuisce dalle espressioni di questa cameriera, introversa, scorbutica e dallo sguardo triste. Un volto spesso in primo piano che riesce a spiegare meglio di mille parole stati d'animo ed emozioni. Vale la pena darci un'occhiata solo per vederla all'opera.

Amante (l') inglese Regia: catherine corsini con Kristin scott thomas, sergi lopez Epopea tutta al femminile dove protagonista è una donna che lotta per affermare la propria autodeterminazione. Suzanne vive in una bella villa nel sud della Francia con un marito e due figli adolescenti. Una esistenza borghese e piena di noia spezzata dall'incontro con Ivan, rude operaio spagnolo con qualche errore alle spalle, che un giorno arriva per ristrutturare lo studio dell'abitazione. Un'avventura che si trasforma presto in passione travolgente e vero amore. Il marito, noto medico della zona molto attento alle apparenze ed in procinto di lanciarsi nella carriera politica, più che altro ferito dall'essere stato scaricato per un semplice operaio, cer-

Alice in Wonderland

Mia Wasikowska in “Alice in Wonderland” cherà in tutti i modi di contrastare la liaison, ricorrendo anche a biechi ricatti. Finale catartico.

A serious man Regia: Joel & ethan coen con Michael stuhlbarg Il film è ambientato nel 1967 in una comunità ebraica di una non bene identificata cittadina del Mid West. Larry Gopnik è un docente universitario e cerca di vivere secondo le regole della collettività. Tenta di fare del suo meglio nonostante abbia il figlio che fuma erba, la figlia che vuole rifarsi il naso, la moglie lo lascia per un altro uomo e tanta sfiga lo perseguita. Il tutto condito da un tagliente umorismo yiddish. Gli stessi Coen, intervenuti al festival del cinema di Roma, hanno ammesso di aver attinto a piene mani, nello scrivere la sceneggiatura, dai ricordi della loro infanzia. Grande prova dell'attore protagonista, Michael Stuhlbarg, in Italia del tutto sconosciuto del quale però si intuisce l'enorme capacità interpretativa per cui è noto nell'universo teatrale Usa.

A single man Regia: tom ford con colin firth e Julianne Moore Patinato e forse stilisticamente troppo perfetto (poteva essere diversamente?), ma con un grande Colin Firth nei

panni di un professore universitario che non riesce a dare un senso alla vita dopo la morte del suo compagno per un incidente stradale. Discreto esordio alla regia per il celebre stilista texano che è riuscito a fare un film con parecchie imperfezioni, eppure coinvolgente ed emozionante. Libero adattamento del romanzo di Christopher Isherwood "Un uomo solo", è un racconto sull'amore interrotto, sull'isolamento della condizione umana e l'importanza dei momenti apparentemente insignificanti della vita.

Agora Regia: Alejandro Amenàbar con Rachel Weisz, Max Minghella Non è un film contro il cristianesimo ma contro tutti i fond a m e n t a l i s m i . Sostanzialmente è questa la chiave di lettura. Un concetto però non condiviso dalle alte gerarchie della Chiesa che, secondo la casa di distribuzione, dopo una proiezione riservata ha avuto reazioni stizzite di dissenso sul taglio dato alla pellicola. La vera storia della filosofa greca Ipazia uccisa e fatta a pezzi dagli integralisti cristiani nel 391 dopo Cristo ad Alessandria d'Egitto, ha faticato non poco ad uscire in Italia, suscitando, come era prevedibile, parecchie polemiche. Il ruolo del vescovo Cirillo, che avrebbe istigato la

Regia: tim burton con Mia depp, Johnny Anne Wasikowska, hathaway. Spettacolare ed emozionante Burton. Ancora una volta non delude, regalandoci una inedita Alice, indipendente, moderna ed ormai ventenne. Non più la bambina del Paese delle Meraviglie, ma una donna che intraprende un nel viaggio nuovo Sottomondo per conoscere il suo futuro, che non sarà quello di sposare il viscido e stupido Lord Hamish. Il suo destino è diventare una donna d'affari. Johnny Depp sempre all'altezza dei personaggi che interpreta, anche in questo caso bizzarro e divertente al punto giusto nei panni del Cappellaio Matto. Strepitosa Helena Bonham Carter (dolce metà del regista), la tirannica "capocciona" monarca Iracondia, dal carattere irascibile ed una certa propensione a tagliare la testa dei suoi nemici, che poi lascia soavemente galleggiare nel fossato che circonda il castello.

Avatar Regia: James cameron con Worthington, sam sigourney Weaver Cosa dire di più di quanto non si sia già sproloquiato su questo film. Gli effetti sono davvero speciali (l'animazione è splendida, in particolare le figure dei Na'vi e l'ambientazione di Pandora), la storia però, per quanto politicamente corretta, è un po' banalotta. I buoni, i cattivi, l'amore, il lieto fine, con tanto di pistolotto moralistico. Il cattivo è così cattivo da sembrare una caricatura. Già dalle prime scene si capisce al volo dove andrà a parare e soprattutto come


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MinicRitiche dei filM dell’Anno uomini daranno inizio ad una relazione segreta, ma la loro passione proibita dovrà scontare la punizione del gruppo di estrema destra. Tuttavia l'amore e l'attrazione sessuale è così forte che, pur dovendo infrangere ogni regola, Lars e Jimmy non riusciranno a mettere fine alla relazione. Attori all'altezza di uno script non facile ed alquanto complesso da interpretare. Da non perdere. Marc'Aurelio d'Oro al Festival di Roma.

finirà. E poi sembra un lungo déjà-vu. A tratti viene in mente "Balla coi lupi", "The Fountain" di Aronofskye (ma l'albero della vita non è simile?), "Soldato blu", "Il signore degli anelli", "Apocalypse Now" e chi più ha più ne metta. Un consiglio: provate a vederlo anche nella versione normale, senza gli occhialini, nei cinema che non hanno il 3D. I colori sono molto più vivaci.

baciami ancora Regia: Gabriele Muccino con stefano Accorsi, vittoria puccini, pierfrancesco favino, claudio santamaria, Giorgio pasotti, Marco cocci, sabrina impacciatore. Muccino in grande forma. La trasferta americana gli ha fatto bene, lo ha galvanizzato ed arricchito e con la macchina da presa fa faville. Corre letteralmente dietro agli attori, non li molla un istante nel tentativo di estrapolare emozioni e sentimenti. Dopo i trentenni racconta gioie e dolori della generazione dei quaranta. Il ritorno alle radici ma anche la voglia di rimettersi in gioco, l'amore per l'altra persona e quello per i figli. Un gruppo di amici impegnati in una estenuante ricerca della felicità. Forse una costruzione un po' troppo adrenalitica ed affannata (in 2 ore e19 di durata), ma decisamente efficace nel delineare i personaggi. La new entry Vittoria Puccini non fa rimpiangere Giovanna Mezzogiorno.

bangkok dangerous Regia: oxide e danny pang con nicolas cage e charlie Young Remake dell'omonima pellicola del '99 dei fratelli di Hong Kong, già noti per "The eye", che rifanno se stessi. Come spesso avviene, la star indigena viene rimpiazzata da quella a stelle e strisce. In questo caso Nicolas Cage,

cado dalle nubi

Giovanna Mezzogiorno, Rocco papaleo, paolo briguglia, Alessando Gassman e Max Gazzè in una scena di “basilicata coast to coast” che oltre al ruolo di interprete principale (spietato killer che si innamora di una ragazza sordomuta) si è anche ritagliato quello da produttore. Action movie a tinte noir (con velleità da thriller psicologico) che però non convince per niente. Regia svogliata ma anche una performance non certo eccellente del protagonista che si ostina a porsi con la stessa smorfia stampata sul volto, nel tentativo di esternare disagio ed inquietudine.

dietro alla macchina da presa per l'attore Rocco Papaleo, fino ad ora quasi esclusivamente relegato nei panni del caratterista, che con questa strampalata pellicola tenta di raccontare risorse e potenzialità della sua terra. Cinque amici, una piccola band di provincia per non rinunciare ai propri sogni. Cast credibile ed a proprio agio nelle singole interpretazioni, anche per un cantante come Gazzè alla sua prima prova cinematografica.

brotherhood basilicata coast to (fratellanza) coast Regia: nicolo donato Regia: Rocco papaleo con Alessandro Gassman, paolo briguglia, Max Gazzè, Rocco papaleo, Giovanna Mezzogiorno Easy Rider in salsa lucana. Dal Tirreno allo Ionio a piedi per dieci giorni, attraversando una delle regioni più belle e suggestive del nostro Sud d'Italia. Divertente e surreale road movie musicale che vede protagonisti cinque personaggi in cerca delle proprie identità. Interessante esordio

con thure lindhardt, david dencik Una delle pellicole più interessanti in circolazione quest'estate. La storia di un amore pericoloso ma soprattutto la ricerca della propria identità. Deluso da un mancato avanzamento di carriera, Lars decide di lasciare l'esercito. Più per noia che per convinzione decide di aderire ad un movimento neo-nazista dove conosce Jimmy. I due

Regia: Gennaro nunziante con dino Abbrescia, fabio troiano e Giulia Michelini Ignorante, cafone, scorretto, razzista, non azzecca un congiuntivo, però sfonda nel mondo della tv. Il trionfo della mediocrità. La fotografia esatta dell'Italia di oggi, quella che ci propina tutti i giorni il piccolo schermo. E lui, Checco Zalone, il comico di Zelig, ci sguazza. La sua parodia è esilarante. Un esordio felice per il comico tv, rispetto a tanti colleghi che hanno tentato la stessa strada con risultati davvero deludenti. Riesce a fare un film corale dove anche i personaggi di contorno danno il loro significativo contributo, evitando che la storia sia solo una lunga sfilza di gag. Prende in giro tutti, con ingenuità usa un linguaggio scorretto ed assurdo. Fa la pipì nella sacra ampolla di acqua del Po e scambia Alberto da Giussano per un Power Ranger.

che fine ha fatto osama bin laden? documentario di Morgan spurlock Dopo "Super Size Me", il regista, autore, produttore ed attore del cinema indipendente americano mette mano ad un'altra provocatoria impresa: scovare Bin Laden e soprattutto capire se c'è qualcuno che ha mai provato veramente a cercarlo. Sopra a tutti, Cia ed FBI. Inizia a New York


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MinicRitiche dei filM dell’Anno e fa il giro del mondo. Attraversa Egitto, Marocco, Israele, Palestina, Arabia Saudita, Afghanistan fino alle regioni tribali del Pakistan. Lungo il percorso interroga esperti ed imam, accademici e terroristi. In Europa visita i ghetti delle grandi città dove gli immigrati aspirano alla guerra santa. Irriverente, divertente e parecchio documentato il film paradossalmente sviluppa una profonda comprensione dei conflitti che turbano il mondo, con parecchi spunti di riflessione.

pierfrancesco favino e Alba Rohrwacher in “cosa voglio di più”

che fine hanno fatto i Morgan? Regia: Marc lawrence con hugh Grant, sarah Jessica parker Veramente il sottotitolo potrebbe essere: che fine ha fatto Hugh Grant? Il ragazzo, ormai cinquantenne per la verità, non sembra più quello di "Quattro matrimoni e un funerale" oppure "Notting Hill". Film noioso e non riuscito nonostante lo sforzo produttivo di mettere insieme due star del cinema inglese ed americano. L'idea di catapultare in piena campagna una coppia di cittadini doc che non riesce a staccarsi dal BlackBerry, per andare a vivere nel Wyoming (accanto a cavalli, orsi e rudi cow-boy con tanto di pistola nella fondina), poteva anche funzionare. In questo caso però non fa neanche tanto ridere. Sceneggiatura debole e recitazione altrettanto sciatta.

city island Regia: Raymond de felitta con Andy Garcia, Alan Arkin, Julianna Margulies Da tempo non vedevamo una sceneggiatura così curata e ben scritta. Risultato, una spassosissima commedia con una storia che gira intorno al classico gioco delle verità nascoste, ambientata in uno dei quartieri meno noti di New York. Protagonista, un inedito ed istrionico Andy

Garcia, nei panni della guardia carceraria con il pallino della recitazione (la scena del suo primo provino vale tutto il film), con parecchi scheletri nell'armadio, come del resto hanno tutti gli altri componenti della famiglia. Ottimo cast di attori, diretto con impegno da un regista che arriva dal cinema indipendente i cui film fanno spesso il giro dei festival più prestigiosi e che ha anche recentemente affermato di ispirarsi al nostro Pietro Germi. Cosa volere di più?

chloe Regia: Atom egoyan con Julianne Moore, liam neeson Apparentemente un thriller, ma molto più intenso nella sua struttura e complessità. E' anche una storia d'amore, di suspance ed ipotetici tradimenti. Viaggio, con qualche perversione, in un tranquillo ma fragile ménage coniugale. Catherine, stimata ginecologa della middle class, sta organizzando una festa a sorpresa per il compleanno del marito David, professore di musica. La stessa sera l'uomo perde però il volo da New York per tornare a casa e la moglie comincia a nutrire qualche sospetto, soprattutto dopo aver scoperto nel suo cellulare un ambiguo sms di una delle sue allieve. Una sera a cena fuori con amici, Catherine incontra per caso

Chloe, giovane e bellissima escort di lusso. Per liberarsi dell'ossessione decide di ingaggiarla per testare la fedeltà del marito. Resterà invischiata invece in un gioco pericoloso che la condurrà ad un rapporto lesbo.

christmas (A) carol Regia: Robert Zemeckis con i volti di Jim carrey, Gary oldman e colin firth Onestamente un po' troppo lugubre e poco adatto a bimbi molto piccoli per essere definito un film di Natale destinato alle famiglie. Inizia con un morto disteso dentro una bara con due monete sugli occhi, per poi proseguire con una serie di fantasmi che fanno visita al vecchio avaro Scrooge nella sua casa oscura e sinistra. Tuttavia l'adattamento cinematografico della celebre fiaba di Charles Dickens è un piccolo capolavoro, soprattutto di tecnica. Realizzato con il sistema motion capture (quello utilizzato per The Polar Express), ossia cattura delle espressioni degli attori (celebri!) riportate digitalmente sul grande schermo sotto forma di animazione, riesce a dare una profondità ed una nitidezza alle immagini da sembrare un film su pellicola.

city island Regia: Raymond de felitta

con Andy Garcia, Alan Arkin, Julianna Margulies Era da tempo che non vedevamo una sceneggiatura così curata e ben scritta. Risultato, una spassosissima commedia con una storia che gira intorno al classico gioco delle verità nascoste, ambientata in uno dei quartieri meno noti di New York. Protagonista, un inedito ed istrionico Andy Garcia, nei panni della guardia carceraria con il pallino della recitazione (la scena del suo primo provino vale tutto il film), con parecchi scheletri nell'armadio, come del resto hanno tutti gli altri componenti della famiglia. Ottimo cast di attori, diretto con impegno da un regista che arriva dal cinema indipendente i cui film fanno spesso il giro dei festival più prestigiosi e che ha anche recentemente affermato di ispirarsi al nostro Pietro Germi. Cosa volere di più?

colpo di fulmine - il mago della truffa Regia: John Requa e Glenn ficarra con Jim carrey, ewan McGregor Certo, la storia nella fase di scrittura della sceneggiatura è stata parecchio romanzata ma sembra che tutti gli eventi descritti siano realmente accaduti. Basta questo per rendere il film apprezzabile di una certa attenzione, perché se fosse vero solo un terzo di


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MinicRitiche dei filM dell’Anno glioso e cronologico. Non manca neanche la satira, con l'imitazione del premier. Una ricostruzione certosina di quello che è accaduto in Abruzzo ma anche al G8, a Napoli con la questione dei rifiuti e quant'altro. Da vedere.

quello narrato è davvero incredibile come un uomo possa arrivare a fare tanto nel corso di una vita. A parte questo, l'interpretazione di Carrey è un po' troppo fumettistica e gli eventi si susseguono con un certa confusione. Un morigerato agente di polizia, sposato con prole, che suona l'organo in chiesa, dopo un incidente stradale decide di cambiare vita. Si dichiara gay, inizia a vivere una esistenza stravagante fatta di truffe ed imbrogli che lo porta dritto in prigione dove incontra Phillip Morris, l'amore della sua vita. Per lui tenterà, con successo, un colpo impossibile dietro l'altro.

cosa voglio di più Regia: silvio soldini con pierfrancesco favino, Alba Rohrwacher, Giuseppe battiston Il ricordo di "Pane e tulipani" è ormai lontano, tanto da non sembrare un film di Soldini. Manca la poesia e quel tocco surreale che caratterizza il suo cinema, anche nell'affrontare temi vicini all'attualità. "Per la prima volta è stato un episodio di vita reale a far scattare in me l'idea di questo film" ha affermato. L'intento, quello di raccontare una storia d'amore in tempi di crisi, recessione e precariato, ma è come se mancasse di personalità. Ecco, forse ha un po' spiazzato il suo pubblico cercando di fare altro da quello realizzato fino ad ora, per questo il film non convince fino in fondo. Per il resto la bravura del regista milanese dietro alla macchina da presa è indiscutibile come quella nel dirigere gli attori, soprattutto nelle famose scene di sesso che sono sicuramente le più difficili.

crazy heart Regia: scott cooper con Jeff bridges, Maggie Gyllenhaal, colin farrell, Robert duvall Non sarà il Drugo del Grande

due vite per caso

sabina Guzzanti che assume le sembranze di silvio berlusconi in “draquila”, di cui è lei stessa regista Lebowski, ma anche qui il grande Jeff Bridges riesce ancora a dare il meglio di sé per un film, low-budget, che gira interamente intorno alla sua figura. Intreccio narrativo forse scontato e prevedibile che però l'attore, con ammiccamenti e grande capacità interpretativa, riesce a rendere interessante ed accattivante. Invecchiato, appesantito, alcolizzato ed in fase discendente, Bad Blake è una vecchia gloria del country che ora deve accontentarsi di qualche isolato locale della sconfinata provincia americana ed alloggiare in alberghi di quarta categoria. Il casuale incontro con una giovane giornalista di una rivista locale che vuole intervistarlo, gli cambierà in qualche modo la vita.

dragon trainer Regia: dean deblois e chris sanders Delizioso cartone animato in 3D, da vedere anche nella versione normale, non si perde nulla. Il tocco magico è quello della Dream Works Animation, creatori di Shrek e Madagascar. Portatore di due messaggi facili ma corposi, che di questi tempi non guastano. Non bisogna aver

paura ad uscire fuori dal coro, affermando le proprie opinioni, e soprattutto non bisogna aver timore di ciò che esternamente può apparire diverso da noi. Il piccolo e gracile vichingo Hic vive in un comunità dove da sempre si combattono i draghi che rubano le pecore. Ma lui è un progressista ed è convinto che il dialogo con il nemico sia invece la strada giusta. Il suo senso dell'umorismo non si concilia però con gli ideali della tribù, dei coetanei e del forzuto padre, Stoick l'Immenso. Tratto dai libri della britannica Cressida Cowell.

draquila - l'italia che trema Regia: sabina Guzzanti Il ministro dei Beni Culturali ha disertato il Festival di Cannes per protesta, il documentario secondo lui è fazioso e non veritiero. Ad alcuni aquilani è piaciuto ad altri per niente. Sabina Guzzanti riaccende le polemiche e questa volta si occupa del terremoto dell'Aquila e non solo. Snocciola con insolita pacatezza la sue teorie, utilizzando questa volta tecniche da reportage giornalistico, punti-

Regia: Alessandro Aronadio con lorenzo balducci, isabella Ragonese. Sgombriamo subito il campo. Sarà pure il raccomandatissimo figlio del famoso imprenditore coinvolto nello scandalo degli appalti al G8, ma Lorenzo Balducci è perfetto nel ruolo di Matteo Carli. Riesce con sorprendente capacità recitativa ad interpretare due ruoli affini ma non uguali. Una sorta di Sliding Doors all'italiana, per raccontare il doppio destino di un ventenne che una notte piovosa incontra per caso un'auto con dei poliziotti a bordo. L'incontro o lo scontro con quegli uomini determinerà il resto della sua vita. Rabbia, paura ed angoscia di una generazione che forse non ha futuro. Interessante esordio alla regia del giovane regista romano già apprezzato al Festival di Berlino.

e' complicato Regia: nancy Meyers con Meryl streep, Alec baldwin, steve Martin E' sempre un piacere ritrovare la grande Meryl, anche se in questo caso è protagonista di una commedia non proprio originalissima e forse troppo hollywoodiana per un talento del suo livello. Tuttavia, tanto di cappello ad una attrice che a sessant'anni è ancora capace di trovare un ruolo di primo piano in un ambiente dove dopo i quaranta già si annaspa. Grazie alle sue innate capacità è in grado di far apparire decente un film che molto probabilmente con altri interpreti avrebbe creato qualche imbarazzo. La storia del triangolo over 50 tra una


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MinicRitiche dei filM dell’Anno donna, il suo ex marito ed un ipotetico pretendente stenta a decollare. E poi, va bene dare un'immagine di donna realizzata ma perché la scelta di stamparle sul viso, dall'inizio alla fine, quell'insistente sorriso a volte davvero fuori luogo?

interrogativi, soprattutto rispetto al ruolo giocato da un potente generale di Saddam Hussein.

happy family

fuori controllo Regia: Martin campbell con Mel Gibson, Ray Winstone Con qualche ruga in più e qualche capello in meno ma con la stessa spavalderia ritorna dopo sette anni Mel Gibson e lo fa con un thriller ad alta tensione, che fonde politica, ecologia ed affari (loschi). Ancora una volta impegnato nella consueta lotta solitaria contro tutti e tutto, senza esclusione di colpi. Le immagini iniziali sono di sicuro impatto. L'inaspettata uccisione a sangue freddo della giovane Emma, sulla porta della casa del padre poliziotto, solletica subito la curiosità dello spettatore. Un avvio repentino per una storia avvincente, ben girata, senza troppe sbavature. Non male per chi ama il genere.

Genitori&figli. agitare bene prima dell'uso Regia: Giovanni veronesi con silvio orlando, luciana littizzetto. Michele placido, Margherita buy, Max tortora, elena sofia Ricci, piera degli esposti Il confronto-scontro tra il mondo degli adulti e quello dei giovani di oggi attraverso lo sguardo della quattordicenne Nina. E' credibile il quadro che il regista toscano traccia delle nuove generazioni, riesce a fotografarne bene il malessere e l'incapacità di capirsi fino in fondo. Certo, in un contesto da commedia e con i toni leggeri del genere, a volte con profili appena tratteggiati ma decisamente convincenti. Decisamente miglio-

tahar Rahim, protagonista del “profeta” re invece il fronte dei cosiddetti "grandi", dove si capisce che Veronesi ha maggiore conoscenza della materia. Avvalendosi di un cast di attori di alto profilo, abbandona per il momento il film ad episodi per raccontare una storia più strutturata e ricca di sfumature rispetto ai precedenti lavori.

Green Zone Regia: paul Greengrass con Matt demon, Greg Kinnear Agli americani non è piaciuto molto. Anzi, visti gli esigui incassi potremo dire quasi niente. Perché i cattivi, ebbene si, questa volta sono loro. A dirla tutta, è difficile trovare nella cinematografia a stelle e strisce un altro film così esplicito, così diretto, nell'incolpare il governo Usa di aver provocato una guerra senza senso. La Green Zone del titolo è il blindatissimo quartiere situato nel centro di Baghdad dove risiedono le truppe, è da qui che parte l'avvincente thriller a sfondo politico. Da qui il maresciallo Roy Miller e la sua squadra di ispettori ricevono l'incarico di scovare nel deserto dell'Iraq i depositi con le famose armi di distruzione di massa. Non trovando nulla di tutto ciò, l'ufficiale inizierà ad avere qualche sospetto ed a porsi degli

Regia: Gabriele salvatores con fabio de luigi, diego Abatantuono, fabrizio bentivoglio, Margherita buy, carla signoris, valeria bilello Non è l'ennesimo film sulla famiglia. Salvatores semplicemente racconta degli uomini e delle donne, e lo fa con un film originale, poetico, spassoso, colorato, elaborato su diversi piani narrativi e continui passaggi tra finzione e realtà. Otto personaggi in cerca d'autore. Sono questi i protagonisti, la famiglia felice a cui il titolo ironicamente allude. Escluso Ezio, 38 anni, una vita trascorsa senza aver mai concluso nulla di buono che un giorno decide di scrivere una sceneggiatura per il cinema. Due coppie, i loro figli, i nonni, il cane, esseri del tutto inventati che ad un certo punto però vivono di luce propria, escono dallo schermo del computer di Ezio (un Fabio De Luigi in grande forma) per rivendicare la loro esistenza. Il cinema nel cinema.

i Gatti persiani Regia: bahman Ghodabi con negar shaghaghi, hamed behdad Durante la lavorazione il regista è stato arrestato per ben due volte. In Iran la musica è considerata, dall'attuale regime, impura in quanto fonte di allegria e quindi vietata. I ragazzi sono costretti a suonare e cantare clandestinamente, nel chiuso di cantine e sotterranei. Un mondo nascosto, del quale la maggior parte della popolazione ignora l'esistenza. Completamente girato a Teheran, al di là dell'aspetto musicale, è un interessante viaggio nelle dinamiche che oggi governano l'ex Persia,

che aiuta a capire meglio cosa stia realmente avvenendo in quel Paese. Premio Speciale della giuria al Festival di Cannes, la sceneggiatura è stata scritta da Ghobadi e dalla fidanzata Roxana Saberi, la giornalista americana di origine iraniana processata per spionaggio

il figlio più piccolo Regia: pupi Avati con christian de sica, laura Morante, luca Zingaretti, nicola nocella Con la scusa di completare la trilogia sulla paternità (dopo "La cena per farli conoscere" e "Il papà di Giovanna"), Avati racconta l'Italia di oggi e lo fa con particolare cattiveria ed ironia, aiutato anche da un più che brillante cast di attori. Apparentemente parla di beghe familiari, in realtà dà vita ad un preciso affresco del Bel Paese: cinico, corrotto e corruttore, egoista, disposto a tutto in nome del dio denaro. Un insospettabile De Sica (dopo tanti cine-panettoni) riesce finalmente a dare corpo ad un personaggio complesso e spietato, il "furbetto del quartierino" di turno che pur di salvarsi dalla galera per i suoi guai finanziari, non si fa scrupolo di riversare le sue colpe sull'ingenuo figlio.

il mio amico eric Regia: Ken loach con eric cantona, steve evets Un omaggio al calciatore del Manchester United Eric Cantona, personaggio discusso e borderline, per raccontare ancora una volta una storia di periferia. Loach lascia per il momento i toni seriosi dei suoi precedenti film ed affronta con leggerezza ed un tocco di fantasia i temi che gli sono da sempre cari. Il titolo originale, Looking for Eric, probabilmente si adatta meglio ad una storia dove il protagonista Eric Bishop, dipendente postale con una situazione famigliare


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MinicRitiche dei filM dell’Anno e sentimentale disastrata, è alla continua ricerca di se stesso. Nel tentativo di rimettere insieme i pezzi della sua vita immagina di dialogare con il grande campione francese, che nel film recita se stesso. Da non perdere nel finale la vera conferenza stampa di Cantona, rimasta nella storia del calcio.

il Mi$$ionario Regia: Roger delattre con Jean- Marie bigard Divertente commedia degli equivoci, senza troppe pretese ma ben costruita, prodotta da Luc Besson. L'attore protagonista, che ha anche scritto la sceneggiatura, nel raccontare il suo primo incontro con Besson sul set di un precedente film, ha rivelato che in quell'occasione, prima di squadrarlo da cima a fondo, gli ha detto che lo avrebbe visto bene nei panni di un prete. Parole profetiche. Bigard veste i panni di Mario Diccara, ex galeotto appena uscito dalla prigione che ha qualche conto in sospeso con la malavita. Chiede aiuto al fratello prelato che gli suggerisce di raggiungere Padre Etienne in un paesino dell'Ardèche, travestito da sacerdote. Al suo arrivo scopre che il parroco è morto e gli abitanti lo scambiano per il sostituto.

il profeta Regia: Jacques Audiard con tahar Rahim e niels Arestrup Difficile non identificarsi con la faccia d'angelo del protagonista, perché anche se la storia è politicamente poco corretta (un percorso di formazione alla rovescia, un antieroe) non si può non stare dalla sua parte. Accertato ormai il fatto che il carcere non riabilita proprio nessuno, il film è abilmente orchestrato da un regista che conferma qualità straordinarie nel dirigere gli attori. La faccia del giovane Malik (felice esordio),

Morgan freeman perfettamente nei panni di nelson Mandela nel film “invictus” analfabeta e ladruncolo che entra in carcere per uscirne dopo sei anni più acculturato, spietato ed a capo di una pericolosa banda, e quella del boss corso César Luciani (si intuisce ad occhio nudo la consolidata esperienza anche teatrale), reggono praticamente tutto il film.

il segreto dei suoi occhi Regia: Juan Josè campanella con Ricardo darìn, soledad villamil Un noir, una commedia, una storia d'amore. Sullo sfondo l'Argentina peronista degli anni '70. Magica commistione di generi per raccontare uno dei periodi più cupi del Paese. Da questo punto di vista decisamente più efficace di tante pellicole che puntano al politico. Aspetto, questo, abilmente ed apparentemente relegato ai margini e che invece si rivela la vera anima. Il film ti entra dentro, lentamente, e per parecchio non ti molla. Con piglio sicuro il regista di origine italiana nato a Buenos Aires, dirige uno dei migliori lavori della stagione che non a caso ha conquistato l'Oscar destinato al film straniero riuscendo a battere opere di pregio come "Il profeta" e "Il nastro bianco". Cast più che

apprezzabile, sceneggiatura essenziale, quasi scarna ma con la capacità di arrivare dritta alla meta. Da non perdere.

il tempo che ci rimane Regia: elia suleiman con saleh bakri, shafika bajjali Suleiman è nato a Nazareth in Palestina ed il film è semiautobiografico, in quattro episodi, sulla sua famiglia. E' ispirato ai diari del padre, a partire dal 1948 quando decise di partire per unirsi alla Resistenza dopo l'occupazione di Israele. Scene di vita quotidiana di quei palestinesi che decisero di restare e che furono chiamati "arabi israeliani", costretti a vivere da stranieri nella loro patria. Contrariamente a quanto si possa pensare non ha nulla della pesantezza che magari ci si potrebbe aspettare da una pellicola di questo genere, il regista (che interpreta tra l'altro anche se stesso) ci ha costruito sopra una storia surreale, piena di ironia, con musiche coinvolgenti. Senza trascurare però l'aspetto politico di una questione ancora attualissima ed irrisolta.

invictus Regia: clint eastwood con Morgan freeman e Matt

damon Il capitano Francois Pienaar entra nella minuscola cella dove per 27 anni è stato recluso Nelson Mandela. Allarga le braccia, come per prenderne le misure e dalla finestra lo immagina nel cortile, in catene, intento a spaccare pietre sotto il sole cocente. Perché un uomo che ha dovuto subire tanto dolore parla di perdono? Forse l'eccesso di retorica, inusuale per un film di Eastwood, può in un primo momento generare qualche attimo di smarrimento. Poi con lo scorrere delle immagini prevale l'emozione, quella di veder rappresentato un momento cruciale della storia del Sudafrica ma forse anche del mondo. Le interpretazioni di Freeman nei panni di Nelson Mandela e Damon in quelli del biondissimo capitano della squadra di rugby sono appassionanti.

l'isola delle coppie Regia: peter billingsley con vince vaughn, Jason bateman, Kristen bell Coppia in crisi convince gli amici ad accompagnarla in una vacanza terapeutica per sposi con problemi coniugali, in uno splendido resort di Bora Bora. Il costo del biglietto è esoso ma se accettano di andare con loro verrà dimezzato. Partono, convinti di andare incontro ad una vacanza a cinque stelle invece scopriranno presto che la frequentazione della stravagante terapia non è a discrezione di chi ne ha bisogno e non è un optional. Jean Reno con il codino nelle vesti di santone che dovrebbe aiutare gli sposi. Una commedia (furbetta) che deve essere presa per quello che è: un paio d'ore di divertimento ammirando e sognando località tropicali irraggiungibili per molti. Non rimarrà nella storia del cinema

l'uomo che verrà Regia: Giorgio diritti con Alba Rohrwacher e Maya


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MinicRitiche dei filM dell’Anno sansa Girato con assoluto rigore, non scade mai nella retorica. Diretto in maniera magistrale, con attori di grande spessore che recitano i rari dialoghi in dialetto bolognese (sottotitolati in italiano). Meritatamente premiato all'ultimo festival del cinema di Roma, ripercorre gli ultimi nove mesi dalla strage di Marzabotto dove furono massacrate dai nazisti 770 persone, per la maggior parte donne, bambini ed anziani. Il racconto cadenzato dei nove mesi d'attesa per la nascita di un bambino in un'umile famiglia di contadini, attraverso lo sguardo della sorellina muta di otto anni. Film di forte impatto emotivo, forse di non facile fruizione, ma decisamente da non perdere.

l'uomo nell'ombra Regia: Roman polanski con ewan McGregor, pierce brosnan. Che Polanski sia un maestro nella regia è fuor di dubbio ed anche in questa occasione dà prova di grande abilità del dirigere gli attori. Ha sdoganato definitivamente uno come Brosnan che nella vita ha trovato non poche difficoltà a costruire una dignitosa carriera non legata quasi esclusivamente al fascino ed al glamour. Unico punto debole forse una sceneggiatura a volte prevedibile ed improbabile (come quando il protagonista scova alcune delicate e segrete informazioni semplicemente consultando Internet. Va bene che nella rete si trova di tutto, ma questa volta appare un po' esagerato) per un film che ha la sua forza in una storia costruita su temi importanti, piena di inganni e tradimenti, dove ognuno è molto diverso da ciò che appare.

l'uomo nero Regia: sergio Rubini con valeria Golino, sergio Rubini, Riccardo scamarcio, Guido

stra sull'Italia con le sue storie di immigrazione, sfruttamento, valori famigliari. Cast ben assortito. Unica stonatura, forse, un finale troppo happy, da commedia.

la prima cosa bella

Raoul bova e elio Germano (premiato come miglior attore a cannes con Javier bardem) in una scena del film “la nostra vita” Gianquinto. Uno dei migliori film di Rubini. Intenso, commovente, ironico e fortemente autobiografico. Dopo "La stazione" del 1990, il regista/ attore torna a parlare della sua infanzia e della Puglia ripartendo da quella stazione ferroviaria che sembra sia rimasta fortemente ancorata ai ricordi. Ma questa volta lo fa con un tocco di maggiore maturità, riuscendo a fare un film più compiuto. Sceneggiatura ben calibrata, cast di attori decisamente convincenti. Iniziando dal piccolo e straordinario protagonista fino ad arrivare ad una brava Valeria Golino che riesce ad interpretare il ruolo di una donna moderna ed emancipata degli anni '60, che non rinuncerebbe mai al suo lavoro di insegnante, capace però di conservare intatti gli atavici dettami della tradizione.

la bocca del lupo Regia: pietro Marcello con i reali protagonisti della storia. Piccolo film di nicchia, per raffinati cultori del cinema d‘autore. Ricco di poesia e sentimento. Due anime perse raccontano le loro vite. Sullo sfondo la Genova storica, descritta e fotografata alla De Andrè. Quella di ieri, delle "tripperie" ormai scomparse, e quella di oggi percorsa dai

disperati e dagli ultimi. Enzo è appena uscito dalla galera e attraversa la città, alla ricerca dei luoghi di un tempo ormai dismessi. Nella piccola casa nel ghetto, tra i vicoli del vecchio quartiere, l'aspetta da anni l’amatissima Mary, prostituta transessuale. Nato da un'idea della fondazione San Marcellino, gesuiti di Genova, che da anni assiste in diversi modi la comunità dei senza tetto, degli emarginati.

la nostra vita Regia: daniele luchetti con elio Germano, Raoul bova, isabella Ragonese, luca Zingaretti, stefania Montorsi, Giorgio colangeli. Un grande Elio Germano, che ha ampiamente meritato il premio come miglior attore a Cannes, per un film sui trentenni di oggi. Quelli che non hanno santi in paradiso, forse i nuovi proletari come li definisce lo stesso Luchetti. In realtà dei giovani intelligenti e svegli che cercano di farsi strada in un mondo dove la priorità sono i soldi e la loro capacità di comprarci più cose possibili. Figli di un consumismo sfrenato, ma anche capaci di mettere al mondo tre figli nella totale incertezza economica e con il desiderio di fare il grande salto in avanti. Il film però non è solo questo. Anche una grande fine-

Regia: paolo virzì con valerio Mastandrea, stefania sandrelli, claudia pandolfi, Micaela Ramazzotti. Svolta intimista per il regista toscano che si allontana decisamente dalle tematiche sociali che hanno caratterizzato le sue precedenti pellicole, per concentrarsi sui sentimenti e sulla psicologia dei personaggi in una sorta di romanzo famigliare. Un percorso tutto nuovo per il quale sceglie l'attrice simbolo della commedia all'italiana, la splendida Stefania Sandrelli che insieme ad un Mastandrea in grande forma (una delle migliori interpretazioni dell'attore romano nel ruolo di Bruno e del suo mal di vivere) da vita ad un duetto recitativo di ottimo livello, riuscendo a coinvolgere l'intero cast. Costruito su due piani temporali, il film percorre circa quarant'anni di vita livornese, la storia di una mamma bellissima e svampita e dei suoi due figlioli dagli anni 70/80 fino ai nostri giorni.

la vita è una cosa meravigliosa Regia: carlo vanzina con Gigi proietti, vincenzo salemme, enrico brignano, nancy brilli, luisa Ranieri Saranno pure i furbetti del quartierino, ladroni e corrotti, però in fondo in fondo sono dei buoni. Insomma, prevale la tesi dei "birbantelli". E' questa l'Italia descritta dai Vanzina. Gli italiani? Un popolo di cialtroni, dicono, sempre pronti a trovare la scorciatoia, la raccomandazione, l'appoggio del potente di turno, ma subito dopo arriva puntuale l'assoluzione. Così il direttore di un potente


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MinicRitiche dei filM dell’Anno gruppo bancario, intrallazzone ed imbroglione, si ritira in campagna a coltivare gli ortaggi in compagnia di belle ragazze (!), il chirurgo che cercava e dispensava favori a destra e manca si redime andando a curare i poveri. Il poliziotto intercettatore, che usa il suo potere per conquistare una bella ragazza, ritrova l'amore. E via discorrendo. Unico punto forza del film un eccellente cast di attori, che riesce a tenere in piedi una storia mediocre ed improbabile. Con tutto il "materiale" che la cronaca regala ogni giorno si poteva fare veramente di più.

le quattro volte Regia: Michelangelo frammartino Il regista milanese di origine calabrese, dopo il bellissimo e pluripremiato "Il dono" ci regala un nuovo lavoro dove creatività e poesia si fondono per raccontare il fascino arcaico di una terra dove il tempo sembra si sia fermato. Interamente girato senza dialoghi, senza attori, solo con rumori di sottofondo, utilizzando la tecnica del documentario (come peraltro aveva già fatto con il primo lungometraggio), la cinepresa si limita a riprendere scene di vita quotidiana di un piccolo villaggio rurale, in realtà riesce a leggere oltre le immagini. Illustra il ciclo della vita e della natura, attraverso uno sguardo originale ed innovativo che può ricordare quello di Franco Piavoli e Vittorio De Seta. Accolto a Cannes da giudizi più che lusinghieri dalla critica internazionale.

Matrimoni ed altri disastri Regia: nina di Majo con Margherita buy, fabio volo, luciana littizzetto, francesca inaudi. L'intento della regista era una commedia semplice e sofistica, in realtà è complicata (tanto da apparire improbabi-

una scena corla di “Mine vaganti” di ozpetek. in primo piano elena sofia Ricci (a sinistra) e Riccardo scamarcio

le) ed abbastanza ordinaria, quasi scontata. Sceneggiatura debole e poco equilibrata, dialoghi fuori dal mondo. La Buy, sulla cui faccia la cinepresa non molla mai un attimo facendo sparire dallo schermo tutto il resto, fa sempre la solita parte della single ansiosa e nevrotica. Poi, per chissà quale magico artifizio, ad un certo punto tutti si innamorano di lei. L'adolescente inquieto, l'intellettuale di sinistra inevitabilmente sfigato, il tecnico che aggiusta i computer e pure il cognato mezzo leghista ed ignorante come una capra al quale dà anche un bacetto tutto casto. Cast stellare sottoutilizzato.

Mine vaganti Regia: ferzan ozpetek con Riccardo scamarcio, nicole Grimaudo, Alessandro preziosi, ennio fantastichini, lunetta savino, ilaria occhini Gruppo di famiglia in un interno. Il paragone con il grande film di Luchino Visconti finisce qui. Tuttavia, nulla da togliere al regista turco che ha realizzato un film godibile, intimo, per la prima volta curioso di esplorare il cuore della famiglia tradizionale e tradizionalista, animata dal perbenismo di facciata. Un nucleo numeroso, come tanti nel Sud d'Italia, proprietario di un pastificio, con una nonna

dolce e ribelle, una madre affettuosa e tollerante, la zia stravagante (una piacevole sorpresa l'interpretazione di Elena Sofia Ricci), il padre molto attento alle apparenze e due figli gay che hanno da sempre nascosto la loro vera identità. Scamarcio particolarmente bravo a non strafare in un ruolo non certo facile. Sullo sfondo la splendida Lecce con i vicoli, piazze ed il candore della sua architettura.

nine Regia: Rob Marshall con daniel day-lewis, sophia loren, nicole Kidman, penelope cruz, Marion cotillard Già il musical di Broadway sembra non sia piaciuto per nulla a Fellini. Immaginate cosa potrebbe dire oggi di questo film, se fosse ancora vivo. Una sfilza di banalità e luoghi comuni sull'Italia e sugli italiani, da non credere. La pizza, i mandolini e siamo al completo. Ovviamente nulla a che vedere con un capolavoro come “8 e mezzo“. A parte questo, le canzoni sono accattivanti, i balletti rocamboleschi, i costumi sfavillanti. Ingredienti essenziali per catturare il grande pubblico. Per non parlare della lunga sfilza di star e bellezze internazionali. Penelope Cruz insolitamente conturbante e sexy. Guido

Contini è affascinante, glamour e donnaiolo ma non possiede l'ironia di Mastroianni.

notte folle Manhattan

a

Regia: Mira nair con steve carell, tina fey Battute e situazioni scopiazzate da altre celebri pellicole, tuttavia divertente ed anche poco corretta (è pieno di parolacce) per una commedia americana destinata alle famiglie. La coppia Carell & Fey funziona, ben diretta dal regista di "Una notte al museo", per cui alla fine il film risulta piacevole ed alcune gag sono davvero esilaranti. Ipotetico plot alla intrigo internazionale, con il più classico scambio di persona. Una tranquilla ed annoiata coppia con tanto di prole chiassosa, che vive nella provincia del New Jersey, decide di uscire dalla routine concedendosi una serata speciale e cenare in uno dei ristoranti più trandy della città. Non avendo la prenotazione, però, hanno la malaugurata idea di prendere il posto di una coppia che non si è presentata.

percy Jackson e gli dei dell'olimpo - il ladro di fulmini Regia: chris columbus con logan lerman, pierce Brosnan


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MinicRitiche dei filM dell’Anno Il paragone con le avventure di Harry Potter è inevitabile. Il regista ne ha diretti ben due. Come il celebre maghetto anche Percy Jackson ha poteri sovrannaturali, per metà divino e per metà umano, con l'innata capacità di tenere a bada il male. Anche lui ha genitori "magici", è figlio del dio greco Poseidone, e molte delle situazioni in cui si trova porta inevitabilmente al personaggio della Rowling. L'apparizione dell'Idra a tre teste non può non ricordare Fuffy il cane a tre teste di Hagrid. Solo una squallida copia dunque? Niente affatto. Il film ha una sua valenza, si lascia vedere con piacere, in qualche modo è anche educativo (all'inizio insegnanti e compagni di scuola lo credono mentalmente limitato) e poi potrà riempire il vuoto che Potter lascerà. Moderno classico della letteratura fantasy dello scrittore Rick Riordan, "Il ladro di fulmini" è il primo di una serie di cinque libri, l'ultimo uscito a maggio dello scorso anno.

piccolo (il) nicolas ed i suoi genitori Regia: laurent tirard con françois-Xavier demaison, daniel prévost Adattamento sul grande schermo di uno dei più importanti classici per l'infanzia francesi, probabile primo esempio di letteratura moderna per piccoli, nato dalla fantasia di René Goscinny (l'ideatore di Asterix) e JeanJacques Sempè. Il protagonista è un bambino di otto anni, Nicolas, una sorta di Gian Burrasca d'Oltralpe. Ambientato negli anni '50, le avventure del pestifero ragazzino con la sua strampalata combriccola di amici, divertono molto e riescono a creare un processo di identificazione sia nei bimbi che nei grandi, con un abile doppio piano di lettura. Riuscita trasposizione sul grande schermo, senza

Russel crowe (a destra) nel ruolo che il regista Ridley scott gli ha assegnato per la nuova versione di “Robin hood” trascurare le magiche atmosfere dei racconti.

predators Regia: nimrod Antal con Adrien brody, laurence fishburne, Alice braga Remake dell'action movie interpretato nell'87 da Schwarzenegger, con un inedito Adrien Brody nei panni dell'ex marine tutto muscoli, tattica militare e mitraglietta in spalla. Mercenario alla guida di un gruppetto di veri cattivi. Letteralmente piovuti dal cielo, ben presto scopriranno di essere stati catapultati in un pianeta alieno per essere trasformati in prede. Uomini (e donna) allenati ad uccidere che invece saranno spietatamente cacciati ed eliminati da una nuova razza di predators alieni, guerrieri astutissimi in grado di rendersi invisibili. Film ben orchestrato, di sicuro effetto, altamente confezionato. Apprezzabile.

prince of persia - le sabbie del tempo

Regia: Mike newell con Jake Gyllenhaal, ben Kingsley, Alfred Molina Dopo "I pirati dei Caraibi" ecco un altro film tratto da un videogioco degli anni '80. A dirigerlo questa volta il regista inglese di "Quattro matrimoni e un funerale" e di "Harry Potter e il calice di fuoco". Se piace il genere, l'action fantasy è piacevole e scorre abbastanza facilmente nonostante le oltre due ore di durata. Le scenografie esotiche dell'antica Persia, in gran parte riprodotte al computer, non deludono le aspettative. C'è tutto. Il principe bello e muscoloso che corre lungo i muri, la principessa misteriosa e furba, il pugnale, le arti magiche, la lotta contro le forze oscure, ed uno stuolo di allenatissimi stuntman. Insomma, un bel fumettone. Sempre ottime le Interpretazioni di Molina e Kingsley.

Remember me Regia: Allen coulter con Robert pattinson, emilie de

Ravin Una sorpresa. Che il vampiretto più celebre del momento si sia cimentato, nonostante il travolgente successo di Twilight, in una pellicola del genere depone a favore di questo bel ragazzone rimasto improvvisamente sepolto dalla notorietà e da una stuolo di adoranti fan. Il film, contrariamente a quanto si possa credere, non è solo una storia d'amore destinata al filone giovanilistico, l'intreccio è molto più raffinato e complesso, pieno di humour, acume, con dialoghi ben scritti ed interpretati. Finale sorprendente che vuole essere un omaggio alla città di New York. Senza voler svelare nulla, perché l'epilogo è davvero inaspettato, la storia parte da due ventenni provenienti da mondi del tutto opposti, che si incontrano in maniera non proprio casuale, e che si innamorano. Ma non ci sarà l'happy end.

the road Regia: John hilcoat con viggo Mortensen, Robert duvall, charlize theron E' vero, è deprimente, triste, disperato, senza futuro, eppure è uno dei film più interessanti che il genere catastrofista abbia partorito negli ultimi anni. Completamente privo di retorica, un regista semi-sconosciuto porta sul grande schermo il romanzo "La strada" del grande scrittore statunitense Cormac McCarthy. Lo fa rivelando notevoli capacità nel dirigere i pochi (ma buoni) attori del cast. Un film complesso, difficile, dove la macchina da presa è quasi esclusivamente puntata sui volti di un padre e di un figlio che cercano di sopravvivere in un'America desolata e distrutta da un misterioso cataclisma, dove gli esseri umani sono spinti a dare il meglio e (soprattutto) il peggio di sé.

Robin hood Regia: Ridley scott con Russel crowe, cate


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MinicRitiche dei filM dell’Anno blanchett, William hurt, Max von sydow. Certo, se si pensa che è stato il regista di Blade Runner e Thelma & Louise qualche attimo di sconforto assale. Non è che fosse così indispensabile l'ennesima pellicola su una figura trita e ritrita come l’arciere di Sherwood. Tuttavia non si può dire che sia, nel suo complesso, un brutto film. Conosciamo tutti le capacità del grande regista americano. Il prodotto infatti è ben confezionato, e non a caso sia Scott che Crowe lo hanno anche prodotto. A parte qualche sprazzo di vera noia, soprattutto durante le interminabili e sanguinolente scene di scontri armati tra buoni e cattivi, la vera novità è la figura di Lady Marion, qui in una insolita ed improbabile veste di rivoluzionaria in un’epoca dove le donne stavano zitte, obbedivano e procreavano. Vedova di guerra senza figli, non solo respinge i pretendenti, ma combatte anche con armatura e spada, coltiva i campi ed esprime la sua opinione. Già annunciato Robin Hood 2.

una scena di “shutter island”. Al centro: leonardo di caprio

sto caso però quello che manca è la mano ferma di una regia esperta capace di dirigere un buon cast di attori e plasmare, rendendola scorrevole e convincente, una trama a tratti complessa. Un intreccio narrativo con un preciso scopo, da scoprire solo nel finale.

scontro di civiltà per shutter island un ascensore a Regia: Martin scorsese con leonardo di caprio, Mark piazza vittorio Regia: isotta toso con daniele liotti, Kasia smutniak, francesco pannofino Peccato, un'occasione mancata. Perché l'omonimo romanzo di Amara Lakhous (se vi capita leggetelo), dal quale è stato tratto il film, è piacevole, a tratti divertente nel raccontare le vicissitudini di un gruppo di inquilini di varie nazionalità, ricco di spunti interessanti per riflettere sulla nostra società. Lo scontro di civiltà del titolo, si consuma nel chiuso di un palazzo e di un condominio a Piazza Vittorio, nel cuore del quartiere più multietnico di Roma. Come spesso avviene la trasposizione tradisce in parte l'opera letteraria, in que-

buffalo, ben Kingsley, Max von sydow. Un affresco sul dolore e sulla follia. Film particolarmente claustrofobico e cupo, con una magnifica fotografia, come tutte le opere di Scorsese curato e costruito nei minimi particolari. Maestro nel dirigere i suoi attori. Dramma psicologico avvincente, che lascia con il fiato sospeso sino alla fine, mai scontato, con una ambientazione quasi maniacale. Un'isola-fortezza, battuta dal vento e da una pioggia incessante, sede di un noto manicomio criminale. Siamo nel 1954, all'apice della Guerra Fredda, quando il capo della polizia locale Daniels (Di Caprio) ed il suo collega ven-

gono convocati a Shutter Island per indagare sulla misteriosa scomparsa di una pluriomicida, ma nulla è come appare.

simon Konianski

un giovane laureato in filosofia, disoccupato, abbandonato dalla moglie, costretto a tornare a vivere con il padre, un ex deportato che gli darà del filo da torcere anche da morto.

Regia: Micha Wald con Jonathan Zaccai, popeck Un popolo che sa ridere della propria tragedia. Sul filone di una serie di riuscitissime commedie dallo humour yiddish (da "Train de vie" in poi), arriva questo giovane e sconosciuto regista belga di origini ebraiche che al suo secondo lungometraggio mette in luce un talento del quale probabilmente sentiremo parlare ancora. Dosato e con il giusto cast di attori, costruisce un film divertente e drammatico, irriverente e scoppiettante, graffiante e doloroso. Colonna sonora dai ritmi leggeri ed accattivanti in netto contrasto dal contesto narrativo. Più che l'accostamento con Woody Allen, Radu Mihaileanu o al nostro Benigni, lo stile somiglia molto a quello dei grandi fratelli Coen che sullo stesso argomento hanno realizzato "A serious man". Fortemente autobiografico, è il racconto di

Regia: Alessandro d'Alatri con dario castiglio, Martina codecasa D'Alatri torna a sorprenderci. Dopo il cine-panettone alternativo "Commediasexy", il regista romano questa volta firma un film completamente in digitale, a basso budget, interpretato da attori semisconosciuti. Una commedia sentimentale appartenente al filone giovanilistico, dai risvolti sociali, ambientata nella splendida isola di Ventotene che, ad onor del vero, contribuisce parecchio alla riuscita della storia tratta dal romanzo di Anna Pavignano (In bilico sul mare). Il giovane e bel Salvatore (Dario Castiglio, figlio di Peppino di Capri) d'estate porta i turisti in giro con il suo gozzo mentre d'inverno fa il muratore in nero nei cantieri sulla terraferma. L'amore arriva con Martina, la ragazza di buona famiglia che

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MinicRitiche dei filM dell’Anno usa la sua barca per le immersioni da sub.

the Wolfman Regia: Joe Johnston con benicio del toro, emily blunt, Anthony hopkins Monster movie di tutto rispetto. Diretto con mano ferma ed interpretato con la stessa convinzione da un intenso Benicio Del Toro (bravo anche con il pesante trucco da lupo) accanto al sempre straordinario Hopkins, nel ruolo del padre. Remake del classico horror "L'uomo lupo" di George Waggner del 1941, costruzione di un sanguinoso puzzle con un'antica maledizione che trasforma le persone in lupi mannari durante le notti di luna piena, che sta lentamente uccidendo gli abitanti di Blackmoor. Poco splatter ma di certo non annoia, diligentemente condensato in poco più di un'ora e mezza con una tensione narrativa che non cala mai. Interessante ricostruzione d'epoca in stile vittoriano.

tra le nuvole Regia: Jason Reitman con George clooney e vera farmiga Un film attraversato da un umorismo fresco e leggero per affrontare un tema di scottante attualità, dai risvolti inevitabilmente drammatici. La storia di un "tagliatore di teste", un manager molto ricercato in tempi di crisi, che le aziende assumono per brevi periodi con il compito di licenziare il personale in eccesso. Un grande Clooney nei panni del professionista senza scrupoli che dopo tanti anni spesi felicemente tra una città e l'altra dell'America, improvvisamente sente di dover cambiar vita. La sfilza dei dipendenti che passa sotto la mannaia di Clooney sono veri disoccupati provenienti da Detroit e St. Louis, le città più colpite dalla recessione. Il regista è il figlio di Ivan Reitman, quello che ha diretto "Ghostbusters".

George clooney e vera farmiga in una scena di “tra le nuvole” di Jason Reitman

triage Regia. danis tanovic con colin farrell, paz vega, christopher lee Premio Oscar nel '93 con No Man's Land, Tanovic ritorna ad affrontare gli orrori della guerra, da un altro punto di vista. Quello dei sopravvissuti. Di coloro che ce l'hanno fatta, ma che hanno lasciato in quei terribili luoghi gran parte della loro vita. Tratto dall'omonimo romanzo dell'ex reporter Scott Anderson che ha seguito i conflitti in Uganda, Beirut, Cecenia e Bosnia il film è la storia di due fotoreporter inviati nel Kurdistan iracheno nel 1988 poco prima dei massacri di gas ordinati da Saddam Hussein. Le scene sono forti, particolarmente violente e sanguinolenti. In un ospedale da campo improvvisato, senza acqua ed attrezzature adeguate, il medico è costretto a sparare in testa ai pazienti più gravi, quelli senza speranze.

the twilight Saga: eclipse Regia: davide slade con Kristen stewart, Robert pattinson, taylor lautner

il cast al completo di “the twilight”, terza pellicola della saga ”eclipse”, ma anche la peggiore

E' troppo facile parlare male del film, talmente è insulso. Il peggiore dei tre. Nella prima parte non succede praticamente nulla. Ci sono dei neovampiri che cercano vittime da succhiare in giro per la città (sai che novità!), sarebbero dei cattivoni che tentano di organizzare un piccolo esercito per far fuori Bella. I dialoghi tra i tre protagonisti hanno temi fissi e ripetitivi. Parole come amore, cuore, sentimento vengono usate fino allo sfinimento. Lei dice al vampiro Edward: "io ti amo, sono pronta a morire per te", mentre al licantropo pettoruto Jacob ribadisce "sono solo tua amica", però si capisce

che forse c'è dell'altro dopo due bacetti non proprio casti. I due rivali, con piglio molto maschio, fanno a gara nel rassicurarla. "Ti proteggo io" afferma uno, "no, a lei ci penso io" ribatte l'altro. Salvo poi allearsi per salvarle la pelle (si fa per dire). Va bene, trattasi di pellicola per adolescenti. Ma che fatica arrivare sino alla fine.

Recensioni di LUCIANA VECCHIOLI


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