Anno II - n.190 - Mercoledì 29 settembre 2010
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Ora di Punta dI
NuccIo Fava
Cattolici alla prova
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Berlusconi pone il voto di fiducia sul suo discorso
La carica dei 316
n una stagione che riporta Per dimostrare che non ha bisogno di Fini e di Fli acquista alla ribalta Lele Mora e ICorona-Belen per una triste
storia di ricatti e di sesso mercenario, c’è materiale per una riflessione non solo politica sui guasti più profondi maturati nella società italiana. Mora e Corona sono protagonisti di quel mondo scintillante e fasullo così caro agli spettatori televisivi di Mediaset e Rai, inesorabili modelli insulsi e dannosi - per milioni di persone, non solo giovani. Non vorrei operare generalizzazioni e forzature indebite, ma è difficile non intravedere un qualche nesso tra la cosìddetta industria culturale di massa tv e i vari aspiranti alla Lele Mora con la condizione catastrofica della politica e la lotta spietata tra i suoi principali protagonisti. Primo tra tutti il Cavaliere Berlusconi, che con il suo stile e le sue caratteristiche del “ghe pensi mi” ha contagiato un po’ tutti suscitando ammirazione e tentativi di imitazione anche tra gli avversari. La causa apparentemente irragionevole dell’impossibilità per il Cavaliere di aprire anche solo un qualche spiraglio verso Fini, secondo la logica “o la resa o muoia Sansone con tutti i Filistei”. a gravità e l’irresponsabilità di questa situazione non poteva sfuggire ai pastori della Chiesa italiana. Se n’è fatto carico con una denuncia drammatica il cardinale Bagnasco e, auspicabilmente, una qualche risposta dovrà pur maturare. Perché, oltre i soliti noti, i primi ad essere davvero chiamati in causa sono i cattolici italiani e la loro responsabilità nel contribuire a tirare fuori il Paese da una crisi così devastante.
deputati sul mercato di Montecitorio: ne ha trovati altri 7
Silvio Berlusconi sceglie di blindare il governo mettendo la questione di fiducia sul documento che oggi illustra alla Camera, chiamata verso le 19 a votare. Una strada che serve, dice, per fare chiarezza. I finiani restano pero' sulle loro posizioni e pur mostrando di apprezzare la mossa si lasciano qualche margine di azione: il voto dipenderà, spiega il capogruppo di Fli a Montecitorio Italo Bocchino, dai contenuti del discorso che il premier farà in Aula. E che pero', secondo quanto racconta chi ha avuto modo di parlare con il presidente del Consiglio, sara' di ampio respiro proprio per evitare un nuovo scontro con Gianfranco Fini. Tuttavia il Cavaliere punta ad ottenere 316 voti a prescindere dal sì dei finiani, in modo da poter dimostrare che il gruppo di Futuro e libertà che fa
capo al presidente della Camera non è determinante per il sostegno al governo. e Periò ha proseguito nella campagna acquisti con altri sette deputati: cinque ex Udc e due che abbandonano l'Api di Francesco Rutelli (tra cui l'ex leader di Federmeccanica arrivato in Parlamento con il Pd, Massimo
Calearo). Il che farebbe lievitare la maggioranza a quota 314, senza contare l'Mpa, con il quale Berlusconi potrebbe sulla carta raggiungere i 319 voti favorevoli e dimostrare la propria indipendenza dai finiani. Il Cavaliere ammette che si tratta di un rischio, che pero' serve, avrebbe spiegato ai suoi, ad evitare giochi e giochini. E' chiaro, avrebbe infatti sottolineato, che se non ci sono i voti non resta che andare tutti a casa. Per evitare pero' lo show down con il presidente della Camera, Berlusconi avrebbe preparato un discorso ''alto”.
La Roma fa il bis, il Milan pari
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Con un micidiale uno-due nel giro di due minuti a meta' ripresa, firmato da Mexes e Borriello, la Roma sbriga la pratica con i rumeni del Cluj (2 a 1) e si propone, alle spalle del Bayern Monaco, che ha vinto a Basilea, come squadra destinata nel girone E a superare la prima fase di Champions. Invece il Milan contro una delle leggende del calcio internazionale, l’Aiax, torna a casa da Amsterdam con un pareggio (1 a 1), ottenuto grazie al trascinatore Ibrahimovic e al 4-3-12, imbastito su un centrocampo granitico da Allegri.
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In Italia e nel Mondo
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BERLuSConI ALLA CAMERA
IL CASo dI AdRo
oggi la fiducia Quirinale: scuola Fli vota solo i patti sia senza simboli Silvio Berlusconi sceglie di blindare il governo mettendo la questione di fiducia sul documento che stamattina illustrerà alla Camera. Una strada che serve, dice, per fare chiarezza. I finiani restano però sulle loro posizioni e pur mostrando di apprezzare la mossa si lasciano qualche margine di azione: il voto dipenderà, spiega il capogruppo di Fli a Montecitorio Italo Bocchino, dai contenuti del discorso che il premier farà in Aula. I finiani sono disposti a votare la fiducia solo sul programma che insieme hanno concordato. Intanto due fuoriusciti dall’Api e cinque ex Udc siciliani si apprestano a votare la fiducia con Pdl e Lega.
PER IL nuovo ConTRATTo
Sciopero trasporti rinviato al 21 e 22 ottobre Treni, bus, metropolitane e tram regolari tra giovedì sera e l'intera giornata di venerdì. Lo sciopero di 24 ore del trasporto pubblico locale e ferroviario è stato infatti rinviato al 21 e 22 ottobre dopo la ripresa della trattativa per il contratto unico della mobilità. Il rinvio è stato apprezzato dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, che auspica come ''i prossimi giorni siano utili per trovare un'intesa definitiva nell'interesse dei lavoratori e della collettivita'''. Lo stop era stato proclamato dalle segreterie nazionali di Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugltrasporti, Orsa Trasporti, Faisa e Fast a sostegno della vertenza per la definizione e la sottoscrizione del nuovo contratto collettivo nazionale della mobilità.
''Il capo dello Stato ha apprezzato il passo compiuto dal ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini, invitando il sindaco di Adro a rimuovere quelle esibizioni'', così scrive il segretario generale della presidenza della Repubblica ai genitori di Adro che in una lettera avevano espresso la loro preoccupazione per la presenza del simbolo del sole delle alpi nel polo scolastico. Napolitano - si legge ancora nella missiva - ''ha ribadito la sua convinzione che nessun simbolo identificabile con una parte politica possa sostituire in sede pubblica, quelli della nazione e dello Stato”.
Nina Moric solidale con Lele Mora
dai verbali dell’interrogatorio di Lele Mora è venuto fuori che l’agente ha confessato ai pm di aver avuto una relazione con Fabrizio corona. a questa fuga di notizie Nina Moric replica sulle pagine di “chi”. Non solo dice di non «detestare» Lele Mora, ma addirittura di comprenderlo. «Lui come me, si è sentito una “donna” ferita. Solo che io ero la moglie ferita, lui… il terzo incomodo» dice la Moric. Per lei anche Lele era “vittima” di corona.
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Direttore responsabile: Ennio Simeone Redazione: tel: 06-86293192 Indirizzo e-mail: redazione@altroquotidiano.it Editrice: GEcEM (Gestione Cooperativa Editoria Multimediale) - Presidente:Stefano clerici Sede legale: Via Aldo Sandulli 45, Roma Registrazione del Tribunale Roma n..343/08 del 18 settembre 2008 - Registrato al ROC Partita Iva 09937731009
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Tenuta viva solo per partorire E' nata ieri all'ospedale Sant'anna di Torino la bambina la cui mamma, in coma da un mese, era tenuta in vita solo per farla nascere. La piccola pesa 760 grammi e sta bene. La piccola si chiamerà Idil, come la mamma, la donna somala di 28 anni, colpita da una grave forma di tumore al cervello e che da un mese è tenuta in vita artificialmente per far nascere la piccola. Ieri la gestazione era entrata nella 28/a settimana ed i medici hanno tentato di prolungare il più possibile la permanenza della bambina nel grembo materno. «La bimba sta bene, ha pianto, ma bisogna essere molto molto cauti», cosi' Tullia Todros, direttore del dipartimento di ostetricia e neonatologia del Sant'anna sulla nascita della piccola da una donna in coma irreversibile. «abbiamo deciso stamattina, d'accordo con i rianimatori, che era arrivato il momento del parto cesareo: il rischio - ha spiegato la professoressa Todros era maggiore lasciando la piccola nell'utero di quanto lo fosse effettuando il parto».
L’OnOmasticO Gabriele Gabriele (forza di dio) è uno degli spiriti che stanno davanti a dio, rivela a daniele i segreti del piano di dio, annunzia a Zaccaria la nascita di Giovanni e a Maria quella di dio. A lui è affìdato l'incarico di annunciare la nascita del precursore, Giovanni, figlio di Zaccaria e di Elisabetta. Egli gode di una particolare venerazione anche presso i maomettani.
accadde Oggi 1964: Esordio di Mafalda Mafalda, la famosa striscia a fumetti del cartoonist Argentino Quino, appare per la prima volta sui giornali.
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MESSICo
ITALIA: PIZZA E MAFIA
Mille morti per la frana
La Brambilla fa causa alla Apple
Una tragedia, forse con un migliaio di morti: potrebbe essere molto pesante il bilancio finale delle vittime provocate da una valanga di fango e terra che nella notte tra lunedì e martedì ha inghiottito almeno 300 abitazioni in una regione del Messico povera e abitata soprattutto da indigeni dell'etnia Mixe, nello stato dell'Oaxaca. L'imponente frana si è abbattuta verso le due di notte (ora locale), quando gli abitanti del villaggio di Santa Maria de Tlahuitoltepec dormivano. La Farnesina ha fatto sapere che non ci sono italiani coinvolti.
Il ministro Brambilla chiede i danni alla Apple per l’applicazione ‘What country’ che identifica l’Italia con pizza, mafia, pasta e scooter. Il ministro del Turismo ha dato mandato all’Avvocatura dello Stato di procedere ‘contro i responsabili del grave danno d’immagine arrecato al nostro Paese’ dall’applicazione disponibile sull’App Store di Apple. ‘Si tratta – dice Brambilla – di una rappresentazione offensiva e inaccettabile dell’Italia, che è faro nel mondo per storia, cultura e stile’. Un'azione, ricorda il ministro, avviata anche nel rispetto delle deleghe affidatele dal governo per la tutela e il rilancio dell'immagine dell'Italia e del Made in Italy.
FRAnCIA
Falso allarme alla Tour Eiffel
La Tour Eiffel a Parigi è stata evacuata ieri per un falso allarme. Secondo le informazioni della Prefettura, una telefonata anonima ha avvertito della presenza di una bomba alla Tour Eiffel. La telefonata, come quella che provocoò un'evacuazione esattamente due settimane fa, è stata fatta da una cabina pubblica. Negli ultimi giorni i falsi allarmi per bombe in siti frequentati dal pubblico monumenti e trasporti - si sono moltiplicati, mentre i servizi segreti hanno insistito su minacce imminenti di attentati contro la Francia.
FIGLIo SI APPELLA ALL’ITALIA
RAI
Iran, Sakineh sarà impiccata
La Dandini si salva, la sig.ra Bocchino no
Sakineh "è stata condannata a morte" per l'uccisione del marito e sarà impiccata. L'annuncio, riportato ieri dal Tehran Times citando il procuratore generale iraniano, è sembrato far cadere ogni speranza di salvare la vita della donna, per la quale si sono mobilitati governi e organizzazioni umanitarie in Occidente. Ma la situazione è ancora tutt'altro che chiara, con il portavoce del ministero degli Esteri che ha parlato di un procedimento "non ancora concluso" e il figlio dell'imputata che ha sottolineato di attendersi un annuncio ufficiale della sentenza "fra due settimane". Lo stesso figlio di Sakineh Mohammadi Ashtiani, Sajjad Ghaderzadeh, ha comunque rivolto in lacrime un appello all'Italia, che è stata tra i Paesi più attivi nelle iniziative per cercare di fermare il boia. "Chiediamo alle autorità italiane di intervenire e aiutarci", ha detto Sajjad. Pronta la risposta della Farnesina: "Auspichiamo fortemente che la condanna possa essere rivista", ha affermato il portavoce, Maurizio Massari.
E’ partita ieri sera alle 23.15 su Raitre la trasmissione satirica 'Parla con me'. Il cda della Rai ha approvato poco prima il contratto per la dandini. Rinviato invece il via libera alla fiction 'anita', prodotta dalla Goodtime di Gabriella Buontempo, moglie di Bocchino.
CoSE dI QuESTo Mondo
In un raptus strappa gli occhi al padre Ha tentato di strappare gli occhi al padre, senza riuscire a estirparli dalle orbite. Ma in un raptus di follia lo ha quasi sicuramente condannato alla cecità, dopo averlo massacrato di bastonate mentre dormiva. La madre, anch'essa colpita dalla sua furia, è riuscita a sfuggirgli e a chiamare i carabinieri, che lo hanno arresta-
to. Il dramma si è consumato in una casa di Moncalieri, centro di grandi dimensioni alla periferia meridionale di Torino. Guido Tencone, 39 anni, era tornato da qualche tempo a vivere con i genitori Luciano, 75 anni, e Graziella Casari, 70 anni, dopo un matrimonio fallito. Era appassionato di musica, arti
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marziali, viaggi e soprattutto di grafologia. Perito informatico, aveva avviato anche una piccola attività di realizzazione di biglietti da visita scritti a mano. Eppure la sua vita non era normale: da anni era seguito dai servizi psichiatrici della zona. Che recentemente aveva deciso spontaneamente di non frequentare più.
Lesse la lettera contro Saviano avvocato in manette L'avvocato Michele Santonastaso, che durante il processo di appello Spartacus lesse il proclama contro Roberto Saviano, Rosaria Capacchione ed il giudice Raffaele Cantone, è stato arrestato ieri mattina dagli agenti della dia di napoli assieme a Michele Bidognetti, fratello del boss Francesco e al capoclan del quartiere vomero Luigi Cimmino. In particolare, il legale avanzò istanza di ricusazione del Collegio giudicante leggendo una lettera, a nome dei suoi assistiti, capi del clan dei Casalesi e imputati nel processo, secondo la quale la Corte si lasciava influenzare dalle opinioni dello scrittore, della giornalista e del magistrato. La lettera fu interpretata come minatoria e da allora sono state intensificate le misure a tutela dei tre.
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Appello dell’uil Penitenziari
Emergenza carceri tra carenze sovraffollamento e vane promesse “Vista la perdurante disattenzione della politica e dei politici verso una delle più gravi emergenze nazionali vogliamo, per l’ennesima volta, rendere di pubblico dominio i numeri che certificano lo stato comatoso in cui versano gli istituti penitenziari”, ha dichiarato Eugenio Sarno, segretario generale della UIL PA Penitenziari, lanciando un nuovo, disperato grido di allarme e un appello perché la società e la stampa prendano coscienza del dramma penitenziario. “Le incivili, disumane e degradate condizioni di detenzione cui si coniugano penalizzanti ed infamanti condizioni di lavoro - aggiunge Sarno - fanno della questione penitenziaria una vera emergenza sanitaria, umanitaria, sociale e di ordine pubblico.” E, dopo aver diffuso, ieri, le cifre complessive del panorama penitenziario, oggi la UIL PA Penitenziari aggiunge alcuni dettagli. Dalla rilevazione effettuata il 20 settembre scorso negli istituti penitenziari italiani risultavano ristrette 68.598 persone a fronte di una capienza massima pari a 44745 posti. Il surplus, quindi, è di ben 23853 detenuti in più rispetto all’effettiva capacità ricettiva. L’Emilia Romagna si conferma la regione più sovraffollata con un indice pari all’ 85,7 %, seguita da Puglia ( 80,9 %) e Veneto (71,6 %). L’istituto penitenziario con il maggior indice di sovraffollamento è
Appena ieri a Lecce si è registrato l’ennesimo episodio di violenza in danno del personale.
Le promesse di Alfano
Caltagirone con il 302,6 % seguito da Mistretta 175% , Lametia Terme 173 % , Piazza Armerina 160% e Busto Arsizio 158 %.”
violenze e autolesionsmo
L’elenco di atti violenti e di autolesionismo confermano il quadro allarmante denunciato dalla UIL PA Penitenziari A parte i 51 suicidi e i 123 tentati suicidi verificatisi dal 1 gennaio ad oggi, non si possono certo sottacere i 4218 atti autolesionistici che danno conto di una sofferenza che, spesso, si trasforma in violenza verso se stessi. E non è certo un caso che Sollicciano capeggi la classifica degli istituti in cui dal 1 gennaio al 20 settembre si è
verificato il maggior numero di atti autolesionistici (241). Tantomeno rappresenta un dato sorprendente rilevare che in testa a questa classifica si trovino anche Lecce (147), Perugia (109) e Bologna (108) . Tutte situazioni, puntualmente, da tempo segnalate e denunciate. Anche il dato relativo alle aggressioni agli agenti penitenziari conferma per intero le nostre preoccupazioni - fa notare Sarno - sulla deriva violenta in atto negli istituti penitenziari . A tutt’oggi sono 265 gli episodi di aggressioni contro personale di polizia penitenziaria. Milano San Vittore conta il maggior numero di aggressioni (23) seguito da Torino (11), Genova Marassi e Aversa (10).
Ora la UIL chiede un confronto con il Ministro Alfano, affermando: “Questo silenzio del Guardasigilli disorienta e sconcerta. Nella situazione di sfascio ed inefficienza che c a r a t t e r i z z a l’Amministrazione Penitenziaria è necessario un suo intervento, sempreché – aggiunge ironicamente Eugenio Sarno - ritenga che il dramma penitenziario rientri nelle sue competenze. Di certo nel derby tra i ministri competenti sul fronte della sicurezza Maroni stravince. Se non altro porta a casa le assunzioni in Polizia di Stato. Alfano, di contro, è fermo alla narrazione sull’assunzione dei 2000 poliziotti penitenziari di cui si sono perse tutte le tracce, nonostante lo spaventoso buco negli organici della polizia penitenziaria di ben 6000 unità. Forse convocare un tavolo con le rappresentanze sindacali potrebbe aiutarlo a definire il quadro reale della situazione e portarlo a ritrovare il bandolo della matassa. Potrebbe essere un ultimo, disperato, tentativo di riprendere il controllo di una situazione che gli è sfuggita di mano anche perché è gestita, malissimo, da persone alcune delle quali hanno certificato la propria inettitudine ed incompetenza”
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La nostra spesa è al disotto della media europea
Così il governo bara sulle “false invalidità” a beneficio dei conti della Finanziaria dI
RoMaNo LuSI
Si sa, il governo e il suo ministro dell’Economia Giulio Tremonti a colpi di tagli non risparmiano nessuno pur di fare cassa. Nemmeno gli invalidi, considerati addirittura da Tremonti un peso per la competitività dell’Italia. Così prima dell’estate il ministro ha annunciato un giro di vite, naturalmente applaudito dai tanti sostenitori del presunto scandalo dei falsi invalidi. Ma la notizia clamorosa è che proprio spulciando l’ultima Relazione generale sulla situazione economica del Paese, firmata dallo stesso Tremonti e presentata a maggio, si scopre che la spesa dell’Italia per i trattamenti legati all’invalidità è ben dal di sotto della media europea, inferiore a quella di tutti i principali stati del continente. Eppure appena qualche settimana fa sempre il governo ci aveva fatto capire il contrario, e cioè che l’Italia spende una fortuna per aiutare i disabili (lasciando intendere che tra loro se ne nascondono tanti fasulli). Come è possibile? Semplice, il governo sulla spesa sociale ha semplicemente barato con i numeri: sommando, come ha fatto, le pensioni di invalidità - per le quali si spende in realtà poco, come si è visto - a quelle di vecchiaia e superstiti, uniche voci della spesa sociale dove in effetti l’Italia risulta oltre la media europea. vediamoli, allora, i dati. L’Italia spende per i trattamenti di invalidità l’1.5% del Pil (prodotto interno lordo), contro il 2% dell’Europa. Il Regno Unito, per dire, impegna il 2.4%, la Germania il 2%, la Francia l’1.8%, la Spagna l’1.6%, il Portogallo il 2.3%, per
Per quei 257 euro al mese Sono circa 2,7 milioni i trattamenti di invalidità erogati ogni anno, che comprendono pensioni di invalidità e indennità di accompagnamento: dal momento che si può aver diritto anche ad entrambi, il numero di invalidi è inferiore. Per ricevere una pensione di invalidità (importo misero: 257 euro al mese) bisogna avere un’invalidità almeno del 74% e un reddito non superiore a 15.154 euro, se l’invalidità è totale, oppure a 4.409 euro se l’invalidità è compresa tra 74 e 99%. Per avere invece l’indennità di accompagnamento (480 euro al mese) bisogna essere una “persona che necessita di assistenza continua, non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita" (tra questi ci sono anche epilettici, affetti da sindrome di down o alzheimer, minorenni incapaci di camminare e bisognosi di assistenza continua, ciechi). Questa indennità, in larga parte assegnata a ultrasettantenni non in grado di badare a se stessi, rappresenta la grande maggioranza di quei 2,7 milioni di trattamenti di invalidità di cui si parla. non parlare poi di Svezia (4.4%), Danimarca (4.2%), Finlandia (3.1%). Persino Polonia (1.7%) e Slovenia (1.6%) spendono più di noi, che ci lasciamo dietro solo Paesi come Grecia o Lettonia. Dunque il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, quando dai dati è emerso che la spesa sociale italiana è inferiore alla media Ue e che in particolare quella dedicata al sostegno della famiglia è irrisoria, è incorso in una clamorosa gaffe dicendo che “però la famiglia è sostenuta anche attraverso le pensioni d’invalidità”. Evidentemente i dati taroccati servivano a sferrare l’attacco agli invalidi, che è regolarmente partito con la Finanziaria. Anzitutto le nuove procedure per ottenere l’invalidità (pen-
sione o indennità di accompagnamento) sono ora in capo all’Inps, che ha dato il via a una quantità incredibile di controlli, ben 200 mila verifiche solo nel 2009, mentre in quattro anni ne sono previste 800 mila. I controlli avrebbero finora portato nel 17% dei casi alla decadenza delle indennità d’invalidità (ma il dato non è definitivo ed è tutto da verificare perché gli interessati possono ricorrere, e pare che in molti lo faranno). Il signor Mastropasqua. Un vero assalto agli invalidi, sotto la bandiera della lotta a quelli fasulli, quello portato dal presidente dell’istituto, Antonio Mastrapasqua. Lo stesso che secondo inchieste giornalistiche incamera allo stesso tempo emolumenti per i
ruoli ricoperti in ben 54 società private. Ma l’assalto è arrivato fino al punto di varare con la Finanziaria – e quasi nel silenzio generale - l’aumento della percentuale di invalidità: attualmente basta (si fa per dire) il 74% per avere diritto alla pensione, sempre che il reddito non superi la soglia di reddito prevista. Il governo con l’articolo 10 del testo originario avrebbe voluto alzare la percentuale minima all’85%, lasciando così fuori categorie come: affetti da sindrome di Down, da perdita totale della lingua, da cecità a un occhio, amputati di braccio o spalla, schizofrenici. E questo solo per fare qualche esempio, perché la lista è lunga. E a proposito della spesa per gli invalidi, tanto per capirci già adesso restano fuori dal riconoscimento della pensione di invalidità persone con una gamba o l’avambraccio amputati, che hanno perso una mano o entrambi i piedi. Il fischio all’orecchio. Tremonti, peraltro, conosce ben poco la materia come ha dimostrato con alcune affermazioni fatte in Parlamento. “Che so - ha detto per esempio il ministro - il fischio all’orecchio è una causa di invalidità; è molto fastidioso, ma che debba essere causa di pensione di invalidità come se fossi davvero invalido magari è troppo”. Ignorando che il cosiddetto fischio all’orecchio è previsto come patologia invalidante nella misura del 2% e quindi non dà diritto ad alcun riconoscimento. Dopo le proteste delle associazioni di disabili, comunque, l’articolo che prevedeva l’innalzamento della percentuale di invalidità è stato messo da parte, forse per un sussulto di decenza. In attesa, magari, di inventarsene un’altra.
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Il silenzio imposto ai gay inusa
L’omofobia repubblicana vince nel Dream Act per le forze armate dI
doMENIco MacERI*
Il recente voto del Partito Repubblicano per opporsi all’abolizione della norma “don’t ask, don’t tell” e l’approvazione del Dream Act è stato compatto. Il primo disegno di legge avrebbe permesso a gay e lesbiche di servire nelle forze armate americane senza l’obbligo di tenere segreto il loro orientamento sessuale. Il secondo avrebbe permesso ai giovani clandestini residenti in America di ottenere la cittadinanza mediante il servizio militare oppure la frequenza di due anni all’università. Tutti i senatori repubblicani (41) e due democratici conservatori hanno utilizzato il filibuster, l’opposizione ad oltranza, che richiede sessanta consensi favorevoli per procedere al voto. Si sperava che le due senatrici repubblicane moderate del Maine, Susan Collins e Olympia Snowe votassero con i democratici. Lo hanno fatto in parecchie altre occasioni. Questa volta però la senatrice Collins ha spiegato che non poteva accettare la richiesta di Harry Reid, presidente del Senato, di non permettere emendamenti repubblicani. Aggiungere emendamenti spesso si traduce in una strategia per rimandare il tutto ed eventualmente fare morire una proposta di legge. A poco più di un mese dalle elezioni di midterm le considerazioni politiche non sono fuori luogo. Per i democratici il voto negativo dei loro avver-
sari rappresenta un ulteriore messaggio che i repubblicani sono anti gay ed anti latinos. La storia lo dimostra ma spesso vale la pena dal punto di vista politico di ricordarlo agli elettori. Se questa era la strategia democratica i republicani ci sono cascati. Al di là delle considerazioni politiche, ambedue le proposte sembrano essere appropriate. L’esercito americano non dovrebbe discriminare in nessun modo ed accogliere tutti coloro che esprimono il desiderio di servire la loro patria. Nel caso dei gay e dele lesbiche si tratterebbe di eliminare un’altra barriera che permetterebbe loro di essere accettati. I casi di discriminazione e violenza contro i gay e le lesbiche sono sfortunatamente troppo presenti nella nostra società. Ciononostante sono poche le famiglie che non includano almeno un parente di orientamento omosessuale. Spesso si nascondono per non causare dolori ai loro cari soffrendo in silenzio.
I clandestini
Il Dream Act apporterebbe benefici ai figli di clandestini, i quali sono a tutti gli effetti americani. Permetterebbe a questi giovani cresciuti in America di regolarizzare il loro status mediante il servizio militare oppure la frequenza all’università per due anni. Il fatto che le forze armate americane siano volontarie suggerisce che non si dovreb-
Susan collins e olympia Snowe, le due senatrici repubblicane che si pensava potessero approvare le norme a favore di gay e clandestini e invece hanno deluso le aspettative
be escludere nessuno. Ottenere la cittadinanza mediante il rischio della vita sembra una piccola ricompensa. Ai repubblicani però poco importano queste ragioni. L’esempio più chiaro è venuto a galla dall’ufficio del senatore Saxby Chambliss, repubblicano della Georgia. Un attacco feroce contro i gay è comparso in un blog apparentemente scritto da un membro del personale di Chambliss. Il senatore ha subito promesso di investigare. Ciò non cancella però l’ideologia anti gay di Chambliss. Una delle maggiori associazioni pro gay, HRC (Human Rights Campaign), ha dato un voto di zero a Chambliss per il suo supporto sulle questioni dei gay. Infatti, nel mese di febbraio di quest’anno, Chambliss ha dichiarato che la presenza dei gay nelle forze armate condurrebbe “all’adulterio e agli abusi di alcol” e creerebbe inoltre “seri rischi” alla sicurezza. L’opposizione del Gop ai due disegni di legge fa pensare allo sfruttamento dei sentimenti più neri dell’estrema destra. Dicendo “no” ai gay non farà altro che piacere agli elementi più conservatori del Partito Repubblicano specialmente a quelli del Tea Party.
Dicendo “no” anche ai latinos servirà con ogni probabilità a ribadire l’opposizione all’immigrazione illegale. Poco importa che punire i figli per i “delitti” dei padri non rappresenta affatto il meglio degli ideali americani.
Tornaconto elettorale
Quale partito guadagnerà di più con il recente voto al Senato? Per i democratici servirà a dimostrare che loro sono i paladini dei gay e dei latinos anche se non sono riusciti a cantare vittoria. Il messaggio a questi due gruppi è che la loro casa non è il Partito Repubblicano. Per il Gop invece il grande vantaggio con la loro presa di posizione consiste nell’incoraggiare gli elettori di destra a presentarsi in massa alle urne fra un mese onde sperare di vincere la maggioranza in almeno una delle due Camere. *Domenico Maceri (dmaceri@gmail.com), PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali ed alcuni sono stati premiati dalla National Association of Hispanic Publications.
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Diritti & DOVeri
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L’iniziativa
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sOciaLe
a cuRa dI E’ da pochi anni che, finalmente, anche in Italia, alcune pratiche innovative della giustizia penale minorile sono divenute oggetto di studio, di riflessione e di applicazione concreta. La giustizia riparativa è una giustizia in cui viene accantonato il concetto di pena nel suo significato retributivo-socializzante, per lasciare il posto alla riparazione quale catalizzatore di responsabilità. Ergo: l’obiettivo non è più quello di punire il colpevole per risarcire la collettività, bensì quello di aiutarlo ad assumersi le proprie responsabilità. Esiste, a tal proposito, una pratica affascinante che va sotto il nome di mediazione in ambito penale minorile, la quale prevede l’incontro tra vittima ed autore di reato per un esito riparativo del conflitto. Nella mediazione minorile il mediatore aiuta le due parti - reo e vittima - a comprendere l’origine del fatto di rilevanza penale, promuovendo un confronto dei punti di vista da cui può scaturire una soluzione sotto forma di riparazione simbolica. Il magistrato procedente, dopo aver ottenuto il consenso del reo, richiede l’intervento dell’Ufficio per la mediazione; a questo punto un mediatore dell’equipe,
mercoledì 29 settembre 2010
FIdaLMa FILIPPELLI
Che cos’è l’ufficio per la mediazione
Giustizia riparativa per il recupero dei minorenni
letti i documenti del caso, invita tramite lettera ad un colloquio preliminare il minore colpevole, i genitori, gli avvocati e la persona offesa; in seguito all’accettazione delle parti, si svolgono dei colloqui preliminari in separata sede, nel corso dei quali si chiarisce il significato della mediazione. L’incontro faccia a faccia è il momento clou: vittima e colpevole si incontrano ed espongono ciascuno la propria versione dei fatti in presenza del mediatore, che provvede ad una sintesi descrittiva di ciò che è stato raccontato senza esprimere giudizi e restituendo solo le emozioni emerse. Le emozioni hanno un ruolo fondamentale in questa pratica, dal momento che viene dato ampio spazio alla loro espressione mediata, al fine di trasporre il conflitto su un piano simbolico dove le parti possono finalmente comprendersi ed incontrarsi al di là del ruolo giocato nel reato. Una mediazione riesce se avviene una ripazione simbolica e/o materiale chiara dal punto di vista emotivo e comunicativo. L’esito viene inviato all’Autorità procedente, la quale ne terrà conto nel comminare successivamente la pena. f. f.
Una manifestazione per riflettere sulle pari opportunità
A Roma il 2 e 3 ottobre l’“Handicap day 2010” Non abbassare la guardia sulla questione delle pari opportunità dei cittadini con disabilità è un dovere collettivo, e la manifestazione “Handicap day 2010”, prevista per il week end a Roma, si propone proprio questo. Il prossimo fine settimana si svolgerà nella capitale all’insegna dell’integrazione: sabato 2 e domenica 3 ottobre avrà infatti luogo a Piazza del Popolo l’ “Handicap day 2010”, un’imponente manifestazione di musica, sport e spettacolo finalizzata a stimo-
lare la riflessione, spesso ingiustamente trascurata, sulle pari opportunità dei cittadini con disabilità. L’iniziativa, ideata negli anni passati dall’ ex giunta provinciale Gasbarra, è patrocinata quest’anno dalla Presidenza della Repubblica, dalla
Presidenza del Consiglio e dalla Regione Lazio, con il contributo del Comune e della Provincia di Roma. Il programma prevede l’allestimento, nella piazza romana, di aree sportive, di un grande palco per le esibizioni artistiche e di spazi dedicati a
momenti di dibattito fra i cittadini e le varie associazioni che operano in sostegno dei disabili. Tra gli artisti partecipanti, va segnalata la presenza del ballerino Raffaele Paganini, il quale durante la conferenza stampa di presentazione di qualche giorno fa ha invitato Simona Atzori, bravissima ballerina priva di braccia, a partecipare alla sua prossima tournee teatrale. Da parte dell’Altro Quotidiano un solo appunto: alla prossima edizione si può pensare un nome che escluda il termine handicap, ormai desueto? f. f.
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dopo l’offensiva “battuta” di Bossi
Caro Alemanno che debole difesa! to detto da Umberto Bossi, avrei impugnato la fascia tricolore, come fosse una spada da brandire e sarei andato sotto il suo ministero ad urlargli tutto il disappunto ed il disgusto, a nome e per conto di tutti i cittadini romani, fino a non avere più voce. Questa volta, non c'erano bilanci da far quadrare, buchi da sanare, vincoli da rispettare, c'era una sola cosa da fare: difendere e tutelare la città che lei rappresenta, o meglio, che dovrebbe rappresentare. La lettera che lei ha inviato al presidente del Consiglio ricorda tanto le letterine che spediscono i bambini a Babbo Natale, con le quali si chiedono i regali. Noi romani non chiediamo nessun regalo, vogliamo solo rispetto, per questa città, per la sua storia, per la sua gente per quello che rappre-
Staino su “l’unità” senta per il nostro paese e nel mondo. Questo, Sindaco, lei non l'ha capito, e se l'ha capito e non ha agito di conseguenza e ciò è ancora peggio. dario nanni consigliere comunale Pd Roma
Assessorato alle Sociali ed Educative
Peppino Impastato Una vita contro la mafia sabato 2 ottobre 2010 Programma della manifestazione: ore 10.00 Parco di Viale Bruno Buozzi Intitolazione del Parco a Peppino Impastato, alla presenza del Sindaco Mauro Alessandri Presentazione dei lavori delle scuole superiori del territorio su Peppino Impastato Cortile di Palazzo Orsini - Barberini Mostra dedicata a Peppino Impastato
Dott. Erminio Amelio - magistrato Avv. Alfredo Galasso - ex membro Commissione Antimafia Giovanni Russo Spena - ex membro Commissione Antimafia Umberto Santino - Presidente del Centro Siciliano di documentazione Peppino Impastato Mauro Alessandri - Sindaco di Monterotondo
comunetwork.it comunetwork.it
ore 17.00 Dibattito in Sala Consiliare, partecipano:
a seguire Proiezione del film "I "I cento passi" passi"
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La migLiOre deL giOrnO
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Signor Sindaco di Roma, le scrivo per esprimerle tutta la mia insoddisfazione come citromano, prima tadino ancora che da consigliere comunale di questa città. Le parole pronunciate da Umberto Bossi nei confronti dei cittadini romani sono un atto grave e inqualificabile, tanto più se si considera che sono state espresse da un ministro della nostra Repubblica. Quelle invettive meritavano ben altra replica da parte sua, in qualità di primo cittadino di questa città, ma lei come in passato ha preferito usare frasi di circostanza, gettando acqua sul fuoco, dimostrando che prima di essere Sindaco di questa città è uomo di partito e di una parte. Questo, i romani non lo dimenticheranno, e soprattutto non glielo perdoneranno. Ma il dispiacere maggiore è che ormai lei ci ha abituati a questo modo di fare, senza cuore e senza anima. Nelle sue scelte prevale sempre il tatticismo, la convenienza, le sue parole, sono piene di luoghi comuni e di ovvietà. In questi due anni e mezzo, tante cose mi sarei aspettato da parte sua. Ad esempio, pensavo che dopo gli errori e gli strafalcioni che l'hanno vista protagonista in campagna elettorale chiedesse scusa, oppure, speravo di sentirla fare mea culpa per le nomine inopportune e impraticabili fatte al vertici delle aziende del Comune, o ancora immaginavo di vederla ad Acciaroli, ai funerali di Angelo Vassallo, lei il Sindaco della capitale d'Italia, lei così attento e smanioso di veder realizzare Roma Capitale. Niente di tutto questo. Governare questa città è prima di tutto amarla, quotidianamente, più di ogni altra cosa. Difenderla, tutelarla da chi la offende e la scredita. Se fossi stato al suo posto, dopo essere venuto a conoscenza di quan-
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ealizzata da rafica rrealizzata grafica
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Ma si può querelare Bossi? “S.P.Q.R. - sono porci questi romani”... chissa' quante volte lo abbiamo detto da ragazzini e tutti ridevano. Certo, pronunciato da un ministro della Repubblica durante un'iniziativa pubblica con l'intento di stimolare disprezzo verso la capitale politica e i suoi abitanti, dà fastidio e fa riflettere. Ma se sono comprensibili le diverse reazioni politiche, ci preoccupano - e molto - tutti coloro che hanno dichiarato di voler intraprendere azioni giudiziarie contro il ministro Bossi. In un Paese libero dovrebbe accadere proprio il contrario: cioe' difendere il diritto di ognuno di dire cio' che vuole senza il timore di sanzioni penali. Vogliamo che nel nostro Paese si continuino a perseguire penalmente le opinioni? Ebbene sia chiaro che i reati che puniscono liberta' di opinione e di espressione presuppongono che esistano una morale e un pensiero pubblico e collettivo da difendere. Ma nel caso specifico esistono? Per questo mettiamo a disposizione di Umberto Bossi la nostra esperienza e i nostri avvocati nel caso in cui da querele annunciate si dovesse passare a quelle depositate. vincenzo donvito presidente Aduc
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Si è conclusa Milano Moda donna
Meglio del previsto le sfilate in centro E’ il parere di Mario Boselli. Finale con Armani e Alviero Martini dI
MoNIca SIMEoNE
Si è conclusa l'edizione di Milano Moda Donna, quella della grande svolta, che ha invaso e animato il centro di Milano dal 22 al 28 settembre. L'idea della Camera Nazionale della Moda Italiana di portare le sfilate nel centro di Milano è stata condivisa e apprezzata da tutti: stilisti, buyer, operatori del settore . "Sono molto soddisfatto – sostiene Mario Boselli, il presidente della Camera della Moda - di come è andata questa edizione 'rivoluzionaria' di Milano Moda Donna, che onestamente ha superato le mie migliori aspettative. Non è mai facile valutare i rischi quando si decide di cambiare un format che è andato bene per più di 30 anni. Abbiamo risposto alla città che richiedeva una moda più aperta e 'democratica', e il risultato è stato positivo“. E veniamo al dettaglio della fase finale. E' la savana con le sue suggestioni il tema che ha ispirato la nuova collezione del marchio Alviero Martini, presentata in conclusione della fashion week milanese. Come novità, il marchio introduce lo stampato animalier con un disegno 'giraffa', che va ad affiancare il classico disegno”geo” caratteristico del brand. L’ Africa e' invece il concetto grafico tribale della seconda stampa che riprende i colori del continente nero nel popeline, nel jersey e nello chiffon. Tutto è improntato alla leggerezza: abitini freschi, da mettere in valigia con facilità, un concetto mai abbandonato dal marchio che ha da sempre
la viaggiatrice come target di riferimento. Tra le sfilate degli ultimi giorni della Settimana della Moda di Milano la donna di Roberto Cavalli è un po’ fumettistica, lavoratissima, stringata, stretta in lacci e lacciuoli, ma in toni tenui, dal beige al grigio chiaro, dal rosa antico all'azzurro polveroso. ''Sono i colori dei miei sogni, per una moda che faccia sognare e renda la donna sexy, diversamente dallo stile minimalista (che ringrazio di esistere, perche' fa la mia fortuna!).
Laetitia casta indossa un modello di alviero Martini a destra: uno dei modelli di Giorgio armani
Io sono partito dalla pelle e ho voluto celebrarla con questa collezione dei 40 anni di carriera'', ha spiegato lo stilista che aveva iniziato la sua storia lavorativa proprio trattando in modo nuovo i pellami per grandi case di moda, prima di creare il proprio marchio. Molte le celebrità presenti alla sfilata di Cavalli, tra cui Valeria Mazza a Elisabetta Canalis, e poi da Nadege a Ilaria D'Amico, da Afef a Maria Grazia Cucinotta, Laetitia Casta e Stefano Accorsi.
Blu totale, invece nella sfilata di Giorgio Armani: è la signora del deserto, una elegante Tuareg che Armani ha portato in passerella con convinzione, senza alcun tentennamento. Monocolore assoluto: ''Erano anni che volevo fare il blu, l'ho fatto totale, dall'inizio alla fine, così nessuno oserà più creare una collezione completamente di questo colore!''. Il blu è suo dunque, se non per sempre, almeno per questa stagione. Ed è la vera alternativa al nero: cangiante, trasparente, opaco o brillante, con qualcosa di etnico, ovviamente, sottolineato dai turbanti blu e dai monili. Eppure la collezione resta molto Armani, con nuove proporzioni e qualche stratagemma. Mentre per Emporio lo stilista aveva adottato la sottogonna di tulle stretch, qui usa i pantaloni sottili, leggerissimi, di seta o di jersey quasi trasparente, come fossero dei leggings sotto le gonne corte e svasate, sotto i miniabiti che sono quasi delle bluse. Il risultato e' che la figura si divide in tre parti e si slancia: la visuale, interrotta dalla sottana, riprende con la vita alta e la giacchina corta.
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Il 5, 6 e 7 ottobre in 200 sale
Numeri da record per “Il mondo di Patty” via satellite dI
cRISTINa aRchILLETTI
Dopo il grande successo del tour italiano, ora il musical del “Mondo di Patty” diventa un evento cinematografico e, proprio grazie alla grande richiesta di fan grandi e piccini, continua ad aumentare il numero delle sale cinematografiche che per tre giorni (5, 6 e 7 ottobre) si trasformeranno nella Pretty Land School of Arts, per dare il via alla gara di danza di fine anno tra le Popolari di Patty e le Divine di Antonella: sono già diventate 200, infatti, le sale cinematografiche che saranno teatro della “Festa di Patty” in oltre cento città italiane. Questo dato rappresenta il record di sale cinematografiche, mai raggiunto a livello europeo, in cui verrà proiettato un evento live come un concerto, un musical o un evento sportivo. L’invito, per tutte le fan, è di andare al cinema vestite da divine o da popolari: sarà un momento unico per festeggiare con gli amici e con le proprie famiglie la magia del Mondo di Patty e il suo arrivo sul grande schermo. A rendere ancora più preziosa la prima delle 3 serate della “Festa di Patty al cinema” (5 ottobre), ci saranno alcuni dei protagonisti del musical che saranno ospiti di alcune sale cinematografiche, pronti a ballare e divertirsi insieme ai numerosi fan. In particolare: Matias (Flavio Gismondi) sarà al cinema Adriano di Roma, Antonella (Beatrice Baldaccini) sarà all'UCI di Firenze, Bruno (Piero Campanale) sarà all'UCI di Molfetta, mentre Giusy (Ambra Lo Faro) sarà all'Arcobaleno di Milano. Ma non finisce qui. Per
Il musical sarà trasmesso in un centinaio di città sul grande schermo: un evento straordinario per l’Europa
l’occasione, infatti, tutte le appassionate potranno godersi un contenuto esclusivo registrato proprio da Laura Esquivel nei giorni del musical. Le giovani ed i giovani spettatori avranno modo di giocare con Patty in una gara all’ultimo quiz, ma anche di cantare tutti insieme sulle note delle più belle canzoni del musical. Una festa per tutte le fan di Patty che potranno ritrovare Laura Esquivel finalmente sul grande schermo per tre giorni all’insegna del ballo, del divertimento e dello spettacolo. E’ l’energico musical dell’Arena di Verona, ripreso in alta definizione cinematografica il 19 luglio scorso, ad essere trasmesso al cinema (in molti casi
via satellite) per proporre tutta la magia di una serata indimenticabile piena di ritmo e di allegria. Così al fianco di Laura Esquivel ritroveremo tutto il cast italiano del musical: Ambra Lo Faro nel ruolo di Giusy, Denise Faro in quello di Sol e Belem, e poi Flavio Gismondi (Matias), Beatrice Baldaccini (Antonella) e Piero Campanale (Bruno), protagonisti del family show dell’autunno che ha già conquistato grandi e piccini. L’eterno confronto tra divine e popolari, tutti i trucchi che Antonella proverà ad usare per impedire alla squadra di Patty di vincere la gara di ballo, la storia d’amore tra Carmen e Leandro: questi e molti altri sono gli
ingredienti che delizieranno le romantiche e frizzanti spettatrici delle sale italiane che entreranno a pieno titolo nella Pretty Land School of Arts. L’elenco dei cinema che aderiscono all’iniziativa è disponibile su www.nexodigital.it. L’evento è prodotto e distribuito da Nexo Digital, azienda leader nel settore cinematografico che si presenta sul mercato in veste di editore e distributore di contenuti aggiuntivi di vario genere corrispondenti a differenti linee editoriali tematiche: concerti (Ligabue Day, Big Four), eventi sportivi (finale del Roland Garros in 3D) ed eventi “live” (Nexo Live), grande cinema (Nexo Legend) e molto altro ancora.
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Roma. Conclusa al Quirino la 2° edizione del Mad
Un teatro che ti costringe a rispondere a certe domande dI
FEdERIco BETTa
Sì è chiusa al Teatro Quirino di Roma la seconda edizione di mAd (Maestri Avanguardie Derive del teatro contemporaneo). Tirando le somme, nei dieci giorni di spettacoli siamo saliti a respirare un teatro che spinge a domandarsi che cosa stiamo vedendo (Il libro della vita. La storia di Alì della Compagnia della fortezza) e siamo scesi a soffocare in ben più serie questioni, come, per esempio, che diavolo ci è venuto in mente di uscire di casa questa sera? (Fatto di cronaca di Raffaele Viviani a Scampia, a cura di Arturo Cirillo). Antonio Rezza è il menestrello senza pudore che si maschera per sputarci in faccia. Un autore attore che, grazie al fruttuoso sodalizio con Flavia Mastrella, ci accompagna nello smascheramento del quotidiano da tanti anni, e ha, oggi, il diritto di mostrarsi agli impellicciati del Teatro Quirino (ma richiudiamolo sempre nello sperimentale, mi raccomando, che altrimenti ci scottano le idee. E non va bene). Enzo Cosmi cerca di volare alto, di regalare costrizioni piumate e relazioni incatenate. Gioca coi simboli del Lago dei cigni e si immerge in rebus da Mulholland Drive. Apre l’effetto scenico
Dopo dieci giorni di spettacoli è il momento di tirare le somme Una breve carrellata su alcuni dei lavori presentati
Gianfranco Berardi in una scena del suo “io provo a volare” sparando sul teatro un ventilatore gigante e avvolge di vento e fumo le sue longilinee ballerine. Non “è un lavoro teatrale, ma un ambiente spettacolare ispirato al luogo dove si svolge l’Evento”. Ah, be’, allora… Lasciamo spazio ad altri. Le coreografie di Maya Lipsker scompongono i corpi. Riesce a raccontarci qualcosa la ballerina Valentina Tonelli che lotta con una realtà aliena trascinando il suo corpo nella polvere. Con un casco spaziale da lottatrice interstellare oppone se’ a se’, scarnificando la propria fluidità. Sacrificando l’abitudine e
proiettandosi nella ricerca. Ha fatto esplodere in risate collettive un attore che è una furia naturale: Gianfranco Berardi. Autore, regista e un attore dai sentimenti forti e il corpo snodabile. Un uomo del sud che vuole volare, come Modugno con le sue canzoni. Nel suo bildungsroman musicale racconta la storia di un attore che sfida lo spazio e il suo tempo per trovare un posto nel mondo. Fino a tornare al suo paesotto per sfasciare il teatro che lo ha fatto sognare. L’Odin Teatret, con Julia Varely e Eugenio Barba, ci
ha portato in uno dei suoi mondi di scheletri e massaie, tra balletti e Miles Davis, in un giro giro tondo che è sempre uguale per essere sempre nuovo. Ha chiuso la rassegna Rafael Spregerbourd, giovane drammaturgo e regista argentino che ha una forza di scrittura davvero rara. Radicando le sue storie in minuscoli salotti o in domande universali ha il potere di far sospendere il giudizio per trasportarci in una caravella di parole. E lasciarci uscire dal teatro con ricordi e domande, con allegria e tristezza. Come ogni sera speriamo.
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MINIcRITIchE dEI FILM dELL’aNNo congrega dei Parabolani ad uccidere la scienziata, non è molto piaciuto, ma secondo il regista quello che si vede nel film è solo il 30 per cento del male che ha fatto l'alto prelato.
affetti & dispetti (La nana) Regia: Sebastiàn Silva con catalina Saavedra, claudia celedòn. La storia di una donna di bassa statura? Niente di tutto questo. La nana è una sorta di "tata" italiana, la colf che vive con la famiglia, occupandosi sia della casa che dei bambini. Qui magistralmente interpretata da una bravissima e sconosciutissima attrice cilena (Catalina Saavedra, non a caso premiata al Sundance ed a Torino), che praticamente da sola sostiene tutto il film, riuscendo a mettere tutti in ombra. La pellicola ha un impianto molto teatrale, si svolge all'interno delle varie stanze della villetta di una famiglia benestante. I dialoghi sono pochi ed il tutto trapela e si intuisce dalle espressioni di questa cameriera, introversa, scorbutica e dallo sguardo triste. Un volto spesso in primo piano che riesce a spiegare meglio di mille parole stati d'animo ed emozioni. Vale la pena darci un'occhiata solo per vederla all'opera.
amante (L') inglese Regia: catherine corsini con Kristin Scott Thomas, Sergi Lopez Epopea tutta al femminile dove protagonista è una donna che lotta per affermare la propria autodeterminazione. Suzanne vive in una bella villa nel sud della Francia con un marito e due figli adolescenti. Una esistenza borghese e piena di noia spezzata dall'incontro con Ivan, rude operaio spagnolo con qualche errore alle spalle, che un giorno arriva per ristrutturare lo studio dell'abitazione. Un'avventura che si trasforma presto in passione travolgente e vero amore. Il marito, noto medico della zona molto attento alle apparenze ed in procinto di lanciarsi nella carriera politica, più che altro ferito dall'essere stato scaricato per un semplice operaio, cer-
alice in Wonderland
Mia Wasikowska in “alice in Wonderland” cherà in tutti i modi di contrastare la liaison, ricorrendo anche a biechi ricatti. Finale catartico.
a serious man Regia: Joel & Ethan coen con Michael Stuhlbarg Il film è ambientato nel 1967 in una comunità ebraica di una non bene identificata cittadina del Mid West. Larry Gopnik è un docente universitario e cerca di vivere secondo le regole della collettività. Tenta di fare del suo meglio nonostante abbia il figlio che fuma erba, la figlia che vuole rifarsi il naso, la moglie lo lascia per un altro uomo e tanta sfiga lo perseguita. Il tutto condito da un tagliente umorismo yiddish. Gli stessi Coen, intervenuti al festival del cinema di Roma, hanno ammesso di aver attinto a piene mani, nello scrivere la sceneggiatura, dai ricordi della loro infanzia. Grande prova dell'attore protagonista, Michael Stuhlbarg, in Italia del tutto sconosciuto del quale però si intuisce l'enorme capacità interpretativa per cui è noto nell'universo teatrale Usa.
a single man Regia: Tom Ford con colin Firth e Julianne Moore Patinato e forse stilisticamente troppo perfetto (poteva essere diversamente?), ma con un grande Colin Firth nei
panni di un professore universitario che non riesce a dare un senso alla vita dopo la morte del suo compagno per un incidente stradale. Discreto esordio alla regia per il celebre stilista texano che è riuscito a fare un film con parecchie imperfezioni, eppure coinvolgente ed emozionante. Libero adattamento del romanzo di Christopher Isherwood "Un uomo solo", è un racconto sull'amore interrotto, sull'isolamento della condizione umana e l'importanza dei momenti apparentemente insignificanti della vita.
agora Regia: alejandro amenàbar con Rachel Weisz, Max Minghella Non è un film contro il cristianesimo ma contro tutti i fond a m e n t a l i s m i . Sostanzialmente è questa la chiave di lettura. Un concetto però non condiviso dalle alte gerarchie della Chiesa che, secondo la casa di distribuzione, dopo una proiezione riservata ha avuto reazioni stizzite di dissenso sul taglio dato alla pellicola. La vera storia della filosofa greca Ipazia uccisa e fatta a pezzi dagli integralisti cristiani nel 391 dopo Cristo ad Alessandria d'Egitto, ha faticato non poco ad uscire in Italia, suscitando, come era prevedibile, parecchie polemiche. Il ruolo del vescovo Cirillo, che avrebbe istigato la
Regia: Tim Burton con Mia depp, Johnny anne Wasikowska, hathaway. Spettacolare ed emozionante Burton. Ancora una volta non delude, regalandoci una inedita Alice, indipendente, moderna ed ormai ventenne. Non più la bambina del Paese delle Meraviglie, ma una donna che intraprende un nel viaggio nuovo Sottomondo per conoscere il suo futuro, che non sarà quello di sposare il viscido e stupido Lord Hamish. Il suo destino è diventare una donna d'affari. Johnny Depp sempre all'altezza dei personaggi che interpreta, anche in questo caso bizzarro e divertente al punto giusto nei panni del Cappellaio Matto. Strepitosa Helena Bonham Carter (dolce metà del regista), la tirannica "capocciona" monarca Iracondia, dal carattere irascibile ed una certa propensione a tagliare la testa dei suoi nemici, che poi lascia soavemente galleggiare nel fossato che circonda il castello.
avatar Regia: James cameron con Worthington, Sam Sigourney Weaver Cosa dire di più di quanto non si sia già sproloquiato su questo film. Gli effetti sono davvero speciali (l'animazione è splendida, in particolare le figure dei Na'vi e l'ambientazione di Pandora), la storia però, per quanto politicamente corretta, è un po' banalotta. I buoni, i cattivi, l'amore, il lieto fine, con tanto di pistolotto moralistico. Il cattivo è così cattivo da sembrare una caricatura. Già dalle prime scene si capisce al volo dove andrà a parare e soprattutto come
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MINIcRITIchE dEI FILM dELL’aNNo uomini daranno inizio ad una relazione segreta, ma la loro passione proibita dovrà scontare la punizione del gruppo di estrema destra. Tuttavia l'amore e l'attrazione sessuale è così forte che, pur dovendo infrangere ogni regola, Lars e Jimmy non riusciranno a mettere fine alla relazione. Attori all'altezza di uno script non facile ed alquanto complesso da interpretare. Da non perdere. Marc'Aurelio d'Oro al Festival di Roma.
finirà. E poi sembra un lungo déjà-vu. A tratti viene in mente "Balla coi lupi", "The Fountain" di Aronofskye (ma l'albero della vita non è simile?), "Soldato blu", "Il signore degli anelli", "Apocalypse Now" e chi più ha più ne metta. Un consiglio: provate a vederlo anche nella versione normale, senza gli occhialini, nei cinema che non hanno il 3D. I colori sono molto più vivaci.
Baciami ancora Regia: Gabriele Muccino con Stefano accorsi, vittoria Puccini, Pierfrancesco Favino, claudio Santamaria, Giorgio Pasotti, Marco cocci, Sabrina Impacciatore. Muccino in grande forma. La trasferta americana gli ha fatto bene, lo ha galvanizzato ed arricchito e con la macchina da presa fa faville. Corre letteralmente dietro agli attori, non li molla un istante nel tentativo di estrapolare emozioni e sentimenti. Dopo i trentenni racconta gioie e dolori della generazione dei quaranta. Il ritorno alle radici ma anche la voglia di rimettersi in gioco, l'amore per l'altra persona e quello per i figli. Un gruppo di amici impegnati in una estenuante ricerca della felicità. Forse una costruzione un po' troppo adrenalitica ed affannata (in 2 ore e19 di durata), ma decisamente efficace nel delineare i personaggi. La new entry Vittoria Puccini non fa rimpiangere Giovanna Mezzogiorno.
Bangkok dangerous Regia: oxide e danny Pang con Nicolas cage e charlie Young Remake dell'omonima pellicola del '99 dei fratelli di Hong Kong, già noti per "The eye", che rifanno se stessi. Come spesso avviene, la star indigena viene rimpiazzata da quella a stelle e strisce. In questo caso Nicolas Cage,
cado dalle nubi
Giovanna Mezzogiorno, Rocco Papaleo, Paolo Briguglia, alessando Gassman e Max Gazzè in una scena di “Basilicata coast to coast” che oltre al ruolo di interprete principale (spietato killer che si innamora di una ragazza sordomuta) si è anche ritagliato quello da produttore. Action movie a tinte noir (con velleità da thriller psicologico) che però non convince per niente. Regia svogliata ma anche una performance non certo eccellente del protagonista che si ostina a porsi con la stessa smorfia stampata sul volto, nel tentativo di esternare disagio ed inquietudine.
dietro alla macchina da presa per l'attore Rocco Papaleo, fino ad ora quasi esclusivamente relegato nei panni del caratterista, che con questa strampalata pellicola tenta di raccontare risorse e potenzialità della sua terra. Cinque amici, una piccola band di provincia per non rinunciare ai propri sogni. Cast credibile ed a proprio agio nelle singole interpretazioni, anche per un cantante come Gazzè alla sua prima prova cinematografica.
Brotherhood Basilicata coast to (Fratellanza) coast Regia: Nicolo donato Regia: Rocco Papaleo con alessandro Gassman, Paolo Briguglia, Max Gazzè, Rocco Papaleo, Giovanna Mezzogiorno Easy Rider in salsa lucana. Dal Tirreno allo Ionio a piedi per dieci giorni, attraversando una delle regioni più belle e suggestive del nostro Sud d'Italia. Divertente e surreale road movie musicale che vede protagonisti cinque personaggi in cerca delle proprie identità. Interessante esordio
con Thure Lindhardt, david dencik Una delle pellicole più interessanti in circolazione quest'estate. La storia di un amore pericoloso ma soprattutto la ricerca della propria identità. Deluso da un mancato avanzamento di carriera, Lars decide di lasciare l'esercito. Più per noia che per convinzione decide di aderire ad un movimento neo-nazista dove conosce Jimmy. I due
Regia: Gennaro Nunziante con dino abbrescia, Fabio Troiano e Giulia Michelini Ignorante, cafone, scorretto, razzista, non azzecca un congiuntivo, però sfonda nel mondo della tv. Il trionfo della mediocrità. La fotografia esatta dell'Italia di oggi, quella che ci propina tutti i giorni il piccolo schermo. E lui, Checco Zalone, il comico di Zelig, ci sguazza. La sua parodia è esilarante. Un esordio felice per il comico tv, rispetto a tanti colleghi che hanno tentato la stessa strada con risultati davvero deludenti. Riesce a fare un film corale dove anche i personaggi di contorno danno il loro significativo contributo, evitando che la storia sia solo una lunga sfilza di gag. Prende in giro tutti, con ingenuità usa un linguaggio scorretto ed assurdo. Fa la pipì nella sacra ampolla di acqua del Po e scambia Alberto da Giussano per un Power Ranger.
che fine ha fatto osama Bin Laden? documentario di Morgan Spurlock Dopo "Super Size Me", il regista, autore, produttore ed attore del cinema indipendente americano mette mano ad un'altra provocatoria impresa: scovare Bin Laden e soprattutto capire se c'è qualcuno che ha mai provato veramente a cercarlo. Sopra a tutti, Cia ed FBI. Inizia a New York
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MINIcRITIchE dEI FILM dELL’aNNo e fa il giro del mondo. Attraversa Egitto, Marocco, Israele, Palestina, Arabia Saudita, Afghanistan fino alle regioni tribali del Pakistan. Lungo il percorso interroga esperti ed imam, accademici e terroristi. In Europa visita i ghetti delle grandi città dove gli immigrati aspirano alla guerra santa. Irriverente, divertente e parecchio documentato il film paradossalmente sviluppa una profonda comprensione dei conflitti che turbano il mondo, con parecchi spunti di riflessione.
Pierfrancesco Favino e alba Rohrwacher in “cosa voglio di più”
che fine hanno fatto i Morgan? Regia: Marc Lawrence con hugh Grant, Sarah Jessica Parker Veramente il sottotitolo potrebbe essere: che fine ha fatto Hugh Grant? Il ragazzo, ormai cinquantenne per la verità, non sembra più quello di "Quattro matrimoni e un funerale" oppure "Notting Hill". Film noioso e non riuscito nonostante lo sforzo produttivo di mettere insieme due star del cinema inglese ed americano. L'idea di catapultare in piena campagna una coppia di cittadini doc che non riesce a staccarsi dal BlackBerry, per andare a vivere nel Wyoming (accanto a cavalli, orsi e rudi cow-boy con tanto di pistola nella fondina), poteva anche funzionare. In questo caso però non fa neanche tanto ridere. Sceneggiatura debole e recitazione altrettanto sciatta.
city Island Regia: Raymond de Felitta con andy Garcia, alan arkin, Julianna Margulies Da tempo non vedevamo una sceneggiatura così curata e ben scritta. Risultato, una spassosissima commedia con una storia che gira intorno al classico gioco delle verità nascoste, ambientata in uno dei quartieri meno noti di New York. Protagonista, un inedito ed istrionico Andy
Garcia, nei panni della guardia carceraria con il pallino della recitazione (la scena del suo primo provino vale tutto il film), con parecchi scheletri nell'armadio, come del resto hanno tutti gli altri componenti della famiglia. Ottimo cast di attori, diretto con impegno da un regista che arriva dal cinema indipendente i cui film fanno spesso il giro dei festival più prestigiosi e che ha anche recentemente affermato di ispirarsi al nostro Pietro Germi. Cosa volere di più?
chloe Regia: atom Egoyan con Julianne Moore, Liam Neeson Apparentemente un thriller, ma molto più intenso nella sua struttura e complessità. E' anche una storia d'amore, di suspance ed ipotetici tradimenti. Viaggio, con qualche perversione, in un tranquillo ma fragile ménage coniugale. Catherine, stimata ginecologa della middle class, sta organizzando una festa a sorpresa per il compleanno del marito David, professore di musica. La stessa sera l'uomo perde però il volo da New York per tornare a casa e la moglie comincia a nutrire qualche sospetto, soprattutto dopo aver scoperto nel suo cellulare un ambiguo sms di una delle sue allieve. Una sera a cena fuori con amici, Catherine incontra per caso
Chloe, giovane e bellissima escort di lusso. Per liberarsi dell'ossessione decide di ingaggiarla per testare la fedeltà del marito. Resterà invischiata invece in un gioco pericoloso che la condurrà ad un rapporto lesbo.
christmas (a) carol Regia: Robert Zemeckis con i volti di Jim carrey, Gary oldman e colin Firth Onestamente un po' troppo lugubre e poco adatto a bimbi molto piccoli per essere definito un film di Natale destinato alle famiglie. Inizia con un morto disteso dentro una bara con due monete sugli occhi, per poi proseguire con una serie di fantasmi che fanno visita al vecchio avaro Scrooge nella sua casa oscura e sinistra. Tuttavia l'adattamento cinematografico della celebre fiaba di Charles Dickens è un piccolo capolavoro, soprattutto di tecnica. Realizzato con il sistema motion capture (quello utilizzato per The Polar Express), ossia cattura delle espressioni degli attori (celebri!) riportate digitalmente sul grande schermo sotto forma di animazione, riesce a dare una profondità ed una nitidezza alle immagini da sembrare un film su pellicola.
city Island Regia: Raymond de Felitta
con andy Garcia, alan arkin, Julianna Margulies Era da tempo che non vedevamo una sceneggiatura così curata e ben scritta. Risultato, una spassosissima commedia con una storia che gira intorno al classico gioco delle verità nascoste, ambientata in uno dei quartieri meno noti di New York. Protagonista, un inedito ed istrionico Andy Garcia, nei panni della guardia carceraria con il pallino della recitazione (la scena del suo primo provino vale tutto il film), con parecchi scheletri nell'armadio, come del resto hanno tutti gli altri componenti della famiglia. Ottimo cast di attori, diretto con impegno da un regista che arriva dal cinema indipendente i cui film fanno spesso il giro dei festival più prestigiosi e che ha anche recentemente affermato di ispirarsi al nostro Pietro Germi. Cosa volere di più?
colpo di fulmine - Il mago della truffa Regia: John Requa e Glenn Ficarra con Jim carrey, Ewan McGregor Certo, la storia nella fase di scrittura della sceneggiatura è stata parecchio romanzata ma sembra che tutti gli eventi descritti siano realmente accaduti. Basta questo per rendere il film apprezzabile di una certa attenzione, perché se fosse vero solo un terzo di
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MINIcRITIchE dEI FILM dELL’aNNo glioso e cronologico. Non manca neanche la satira, con l'imitazione del premier. Una ricostruzione certosina di quello che è accaduto in Abruzzo ma anche al G8, a Napoli con la questione dei rifiuti e quant'altro. Da vedere.
quello narrato è davvero incredibile come un uomo possa arrivare a fare tanto nel corso di una vita. A parte questo, l'interpretazione di Carrey è un po' troppo fumettistica e gli eventi si susseguono con un certa confusione. Un morigerato agente di polizia, sposato con prole, che suona l'organo in chiesa, dopo un incidente stradale decide di cambiare vita. Si dichiara gay, inizia a vivere una esistenza stravagante fatta di truffe ed imbrogli che lo porta dritto in prigione dove incontra Phillip Morris, l'amore della sua vita. Per lui tenterà, con successo, un colpo impossibile dietro l'altro.
cosa voglio di più Regia: Silvio Soldini con Pierfrancesco Favino, alba Rohrwacher, Giuseppe Battiston Il ricordo di "Pane e tulipani" è ormai lontano, tanto da non sembrare un film di Soldini. Manca la poesia e quel tocco surreale che caratterizza il suo cinema, anche nell'affrontare temi vicini all'attualità. "Per la prima volta è stato un episodio di vita reale a far scattare in me l'idea di questo film" ha affermato. L'intento, quello di raccontare una storia d'amore in tempi di crisi, recessione e precariato, ma è come se mancasse di personalità. Ecco, forse ha un po' spiazzato il suo pubblico cercando di fare altro da quello realizzato fino ad ora, per questo il film non convince fino in fondo. Per il resto la bravura del regista milanese dietro alla macchina da presa è indiscutibile come quella nel dirigere gli attori, soprattutto nelle famose scene di sesso che sono sicuramente le più difficili.
crazy heart Regia: Scott cooper con Jeff Bridges, Maggie Gyllenhaal, colin Farrell, Robert duvall Non sarà il Drugo del Grande
due vite per caso
Sabina Guzzanti che assume le sembranze di Silvio Berlusconi in “draquila”, di cui è lei stessa regista Lebowski, ma anche qui il grande Jeff Bridges riesce ancora a dare il meglio di sé per un film, low-budget, che gira interamente intorno alla sua figura. Intreccio narrativo forse scontato e prevedibile che però l'attore, con ammiccamenti e grande capacità interpretativa, riesce a rendere interessante ed accattivante. Invecchiato, appesantito, alcolizzato ed in fase discendente, Bad Blake è una vecchia gloria del country che ora deve accontentarsi di qualche isolato locale della sconfinata provincia americana ed alloggiare in alberghi di quarta categoria. Il casuale incontro con una giovane giornalista di una rivista locale che vuole intervistarlo, gli cambierà in qualche modo la vita.
dragon Trainer Regia: dean deblois e chris Sanders Delizioso cartone animato in 3D, da vedere anche nella versione normale, non si perde nulla. Il tocco magico è quello della Dream Works Animation, creatori di Shrek e Madagascar. Portatore di due messaggi facili ma corposi, che di questi tempi non guastano. Non bisogna aver
paura ad uscire fuori dal coro, affermando le proprie opinioni, e soprattutto non bisogna aver timore di ciò che esternamente può apparire diverso da noi. Il piccolo e gracile vichingo Hic vive in un comunità dove da sempre si combattono i draghi che rubano le pecore. Ma lui è un progressista ed è convinto che il dialogo con il nemico sia invece la strada giusta. Il suo senso dell'umorismo non si concilia però con gli ideali della tribù, dei coetanei e del forzuto padre, Stoick l'Immenso. Tratto dai libri della britannica Cressida Cowell.
draquila - L'Italia che trema Regia: Sabina Guzzanti Il ministro dei Beni Culturali ha disertato il Festival di Cannes per protesta, il documentario secondo lui è fazioso e non veritiero. Ad alcuni aquilani è piaciuto ad altri per niente. Sabina Guzzanti riaccende le polemiche e questa volta si occupa del terremoto dell'Aquila e non solo. Snocciola con insolita pacatezza la sue teorie, utilizzando questa volta tecniche da reportage giornalistico, punti-
Regia: alessandro aronadio con Lorenzo Balducci, Isabella Ragonese. Sgombriamo subito il campo. Sarà pure il raccomandatissimo figlio del famoso imprenditore coinvolto nello scandalo degli appalti al G8, ma Lorenzo Balducci è perfetto nel ruolo di Matteo Carli. Riesce con sorprendente capacità recitativa ad interpretare due ruoli affini ma non uguali. Una sorta di Sliding Doors all'italiana, per raccontare il doppio destino di un ventenne che una notte piovosa incontra per caso un'auto con dei poliziotti a bordo. L'incontro o lo scontro con quegli uomini determinerà il resto della sua vita. Rabbia, paura ed angoscia di una generazione che forse non ha futuro. Interessante esordio alla regia del giovane regista romano già apprezzato al Festival di Berlino.
E' complicato Regia: Nancy Meyers con Meryl Streep, alec Baldwin, Steve Martin E' sempre un piacere ritrovare la grande Meryl, anche se in questo caso è protagonista di una commedia non proprio originalissima e forse troppo hollywoodiana per un talento del suo livello. Tuttavia, tanto di cappello ad una attrice che a sessant'anni è ancora capace di trovare un ruolo di primo piano in un ambiente dove dopo i quaranta già si annaspa. Grazie alle sue innate capacità è in grado di far apparire decente un film che molto probabilmente con altri interpreti avrebbe creato qualche imbarazzo. La storia del triangolo over 50 tra una
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MINIcRITIchE dEI FILM dELL’aNNo donna, il suo ex marito ed un ipotetico pretendente stenta a decollare. E poi, va bene dare un'immagine di donna realizzata ma perché la scelta di stamparle sul viso, dall'inizio alla fine, quell'insistente sorriso a volte davvero fuori luogo?
interrogativi, soprattutto rispetto al ruolo giocato da un potente generale di Saddam Hussein.
happy Family
Fuori controllo Regia: Martin campbell con Mel Gibson, Ray Winstone Con qualche ruga in più e qualche capello in meno ma con la stessa spavalderia ritorna dopo sette anni Mel Gibson e lo fa con un thriller ad alta tensione, che fonde politica, ecologia ed affari (loschi). Ancora una volta impegnato nella consueta lotta solitaria contro tutti e tutto, senza esclusione di colpi. Le immagini iniziali sono di sicuro impatto. L'inaspettata uccisione a sangue freddo della giovane Emma, sulla porta della casa del padre poliziotto, solletica subito la curiosità dello spettatore. Un avvio repentino per una storia avvincente, ben girata, senza troppe sbavature. Non male per chi ama il genere.
Genitori&figli. agitare bene prima dell'uso Regia: Giovanni veronesi con Silvio orlando, Luciana Littizzetto. Michele Placido, Margherita Buy, Max Tortora, Elena Sofia Ricci, Piera degli Esposti Il confronto-scontro tra il mondo degli adulti e quello dei giovani di oggi attraverso lo sguardo della quattordicenne Nina. E' credibile il quadro che il regista toscano traccia delle nuove generazioni, riesce a fotografarne bene il malessere e l'incapacità di capirsi fino in fondo. Certo, in un contesto da commedia e con i toni leggeri del genere, a volte con profili appena tratteggiati ma decisamente convincenti. Decisamente miglio-
Tahar Rahim, protagonista del “Profeta” re invece il fronte dei cosiddetti "grandi", dove si capisce che Veronesi ha maggiore conoscenza della materia. Avvalendosi di un cast di attori di alto profilo, abbandona per il momento il film ad episodi per raccontare una storia più strutturata e ricca di sfumature rispetto ai precedenti lavori.
Green Zone Regia: Paul Greengrass con Matt demon, Greg Kinnear Agli americani non è piaciuto molto. Anzi, visti gli esigui incassi potremo dire quasi niente. Perché i cattivi, ebbene si, questa volta sono loro. A dirla tutta, è difficile trovare nella cinematografia a stelle e strisce un altro film così esplicito, così diretto, nell'incolpare il governo Usa di aver provocato una guerra senza senso. La Green Zone del titolo è il blindatissimo quartiere situato nel centro di Baghdad dove risiedono le truppe, è da qui che parte l'avvincente thriller a sfondo politico. Da qui il maresciallo Roy Miller e la sua squadra di ispettori ricevono l'incarico di scovare nel deserto dell'Iraq i depositi con le famose armi di distruzione di massa. Non trovando nulla di tutto ciò, l'ufficiale inizierà ad avere qualche sospetto ed a porsi degli
Regia: Gabriele Salvatores con Fabio de Luigi, diego abatantuono, Fabrizio Bentivoglio, Margherita Buy, carla Signoris, valeria Bilello Non è l'ennesimo film sulla famiglia. Salvatores semplicemente racconta degli uomini e delle donne, e lo fa con un film originale, poetico, spassoso, colorato, elaborato su diversi piani narrativi e continui passaggi tra finzione e realtà. Otto personaggi in cerca d'autore. Sono questi i protagonisti, la famiglia felice a cui il titolo ironicamente allude. Escluso Ezio, 38 anni, una vita trascorsa senza aver mai concluso nulla di buono che un giorno decide di scrivere una sceneggiatura per il cinema. Due coppie, i loro figli, i nonni, il cane, esseri del tutto inventati che ad un certo punto però vivono di luce propria, escono dallo schermo del computer di Ezio (un Fabio De Luigi in grande forma) per rivendicare la loro esistenza. Il cinema nel cinema.
I Gatti Persiani Regia: Bahman Ghodabi con Negar Shaghaghi, hamed Behdad Durante la lavorazione il regista è stato arrestato per ben due volte. In Iran la musica è considerata, dall'attuale regime, impura in quanto fonte di allegria e quindi vietata. I ragazzi sono costretti a suonare e cantare clandestinamente, nel chiuso di cantine e sotterranei. Un mondo nascosto, del quale la maggior parte della popolazione ignora l'esistenza. Completamente girato a Teheran, al di là dell'aspetto musicale, è un interessante viaggio nelle dinamiche che oggi governano l'ex Persia,
che aiuta a capire meglio cosa stia realmente avvenendo in quel Paese. Premio Speciale della giuria al Festival di Cannes, la sceneggiatura è stata scritta da Ghobadi e dalla fidanzata Roxana Saberi, la giornalista americana di origine iraniana processata per spionaggio
Il figlio più piccolo Regia: Pupi avati con christian de Sica, Laura Morante, Luca Zingaretti, Nicola Nocella Con la scusa di completare la trilogia sulla paternità (dopo "La cena per farli conoscere" e "Il papà di Giovanna"), Avati racconta l'Italia di oggi e lo fa con particolare cattiveria ed ironia, aiutato anche da un più che brillante cast di attori. Apparentemente parla di beghe familiari, in realtà dà vita ad un preciso affresco del Bel Paese: cinico, corrotto e corruttore, egoista, disposto a tutto in nome del dio denaro. Un insospettabile De Sica (dopo tanti cine-panettoni) riesce finalmente a dare corpo ad un personaggio complesso e spietato, il "furbetto del quartierino" di turno che pur di salvarsi dalla galera per i suoi guai finanziari, non si fa scrupolo di riversare le sue colpe sull'ingenuo figlio.
Il mio amico Eric Regia: Ken Loach con Eric cantona, Steve Evets Un omaggio al calciatore del Manchester United Eric Cantona, personaggio discusso e borderline, per raccontare ancora una volta una storia di periferia. Loach lascia per il momento i toni seriosi dei suoi precedenti film ed affronta con leggerezza ed un tocco di fantasia i temi che gli sono da sempre cari. Il titolo originale, Looking for Eric, probabilmente si adatta meglio ad una storia dove il protagonista Eric Bishop, dipendente postale con una situazione famigliare
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MINIcRITIchE dEI FILM dELL’aNNo e sentimentale disastrata, è alla continua ricerca di se stesso. Nel tentativo di rimettere insieme i pezzi della sua vita immagina di dialogare con il grande campione francese, che nel film recita se stesso. Da non perdere nel finale la vera conferenza stampa di Cantona, rimasta nella storia del calcio.
Il Mi$$ionario Regia: Roger delattre con Jean- Marie Bigard Divertente commedia degli equivoci, senza troppe pretese ma ben costruita, prodotta da Luc Besson. L'attore protagonista, che ha anche scritto la sceneggiatura, nel raccontare il suo primo incontro con Besson sul set di un precedente film, ha rivelato che in quell'occasione, prima di squadrarlo da cima a fondo, gli ha detto che lo avrebbe visto bene nei panni di un prete. Parole profetiche. Bigard veste i panni di Mario Diccara, ex galeotto appena uscito dalla prigione che ha qualche conto in sospeso con la malavita. Chiede aiuto al fratello prelato che gli suggerisce di raggiungere Padre Etienne in un paesino dell'Ardèche, travestito da sacerdote. Al suo arrivo scopre che il parroco è morto e gli abitanti lo scambiano per il sostituto.
Il profeta Regia: Jacques audiard con Tahar Rahim e Niels arestrup Difficile non identificarsi con la faccia d'angelo del protagonista, perché anche se la storia è politicamente poco corretta (un percorso di formazione alla rovescia, un antieroe) non si può non stare dalla sua parte. Accertato ormai il fatto che il carcere non riabilita proprio nessuno, il film è abilmente orchestrato da un regista che conferma qualità straordinarie nel dirigere gli attori. La faccia del giovane Malik (felice esordio),
Morgan Freeman perfettamente nei panni di Nelson Mandela nel film “Invictus” analfabeta e ladruncolo che entra in carcere per uscirne dopo sei anni più acculturato, spietato ed a capo di una pericolosa banda, e quella del boss corso César Luciani (si intuisce ad occhio nudo la consolidata esperienza anche teatrale), reggono praticamente tutto il film.
Il segreto dei suoi occhi Regia: Juan Josè campanella con Ricardo darìn, Soledad villamil Un noir, una commedia, una storia d'amore. Sullo sfondo l'Argentina peronista degli anni '70. Magica commistione di generi per raccontare uno dei periodi più cupi del Paese. Da questo punto di vista decisamente più efficace di tante pellicole che puntano al politico. Aspetto, questo, abilmente ed apparentemente relegato ai margini e che invece si rivela la vera anima. Il film ti entra dentro, lentamente, e per parecchio non ti molla. Con piglio sicuro il regista di origine italiana nato a Buenos Aires, dirige uno dei migliori lavori della stagione che non a caso ha conquistato l'Oscar destinato al film straniero riuscendo a battere opere di pregio come "Il profeta" e "Il nastro bianco". Cast più che
apprezzabile, sceneggiatura essenziale, quasi scarna ma con la capacità di arrivare dritta alla meta. Da non perdere.
Il tempo che ci rimane Regia: Elia Suleiman con Saleh Bakri, Shafika Bajjali Suleiman è nato a Nazareth in Palestina ed il film è semiautobiografico, in quattro episodi, sulla sua famiglia. E' ispirato ai diari del padre, a partire dal 1948 quando decise di partire per unirsi alla Resistenza dopo l'occupazione di Israele. Scene di vita quotidiana di quei palestinesi che decisero di restare e che furono chiamati "arabi israeliani", costretti a vivere da stranieri nella loro patria. Contrariamente a quanto si possa pensare non ha nulla della pesantezza che magari ci si potrebbe aspettare da una pellicola di questo genere, il regista (che interpreta tra l'altro anche se stesso) ci ha costruito sopra una storia surreale, piena di ironia, con musiche coinvolgenti. Senza trascurare però l'aspetto politico di una questione ancora attualissima ed irrisolta.
Invictus Regia: clint Eastwood con Morgan Freeman e Matt
damon Il capitano Francois Pienaar entra nella minuscola cella dove per 27 anni è stato recluso Nelson Mandela. Allarga le braccia, come per prenderne le misure e dalla finestra lo immagina nel cortile, in catene, intento a spaccare pietre sotto il sole cocente. Perché un uomo che ha dovuto subire tanto dolore parla di perdono? Forse l'eccesso di retorica, inusuale per un film di Eastwood, può in un primo momento generare qualche attimo di smarrimento. Poi con lo scorrere delle immagini prevale l'emozione, quella di veder rappresentato un momento cruciale della storia del Sudafrica ma forse anche del mondo. Le interpretazioni di Freeman nei panni di Nelson Mandela e Damon in quelli del biondissimo capitano della squadra di rugby sono appassionanti.
L'isola delle coppie Regia: Peter Billingsley con vince vaughn, Jason Bateman, Kristen Bell Coppia in crisi convince gli amici ad accompagnarla in una vacanza terapeutica per sposi con problemi coniugali, in uno splendido resort di Bora Bora. Il costo del biglietto è esoso ma se accettano di andare con loro verrà dimezzato. Partono, convinti di andare incontro ad una vacanza a cinque stelle invece scopriranno presto che la frequentazione della stravagante terapia non è a discrezione di chi ne ha bisogno e non è un optional. Jean Reno con il codino nelle vesti di santone che dovrebbe aiutare gli sposi. Una commedia (furbetta) che deve essere presa per quello che è: un paio d'ore di divertimento ammirando e sognando località tropicali irraggiungibili per molti. Non rimarrà nella storia del cinema
L'uomo che verrà Regia: Giorgio diritti con alba Rohrwacher e Maya
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MINIcRITIchE dEI FILM dELL’aNNo Sansa Girato con assoluto rigore, non scade mai nella retorica. Diretto in maniera magistrale, con attori di grande spessore che recitano i rari dialoghi in dialetto bolognese (sottotitolati in italiano). Meritatamente premiato all'ultimo festival del cinema di Roma, ripercorre gli ultimi nove mesi dalla strage di Marzabotto dove furono massacrate dai nazisti 770 persone, per la maggior parte donne, bambini ed anziani. Il racconto cadenzato dei nove mesi d'attesa per la nascita di un bambino in un'umile famiglia di contadini, attraverso lo sguardo della sorellina muta di otto anni. Film di forte impatto emotivo, forse di non facile fruizione, ma decisamente da non perdere.
L'uomo nell'ombra Regia: Roman Polanski con Ewan McGregor, Pierce Brosnan. Che Polanski sia un maestro nella regia è fuor di dubbio ed anche in questa occasione dà prova di grande abilità del dirigere gli attori. Ha sdoganato definitivamente uno come Brosnan che nella vita ha trovato non poche difficoltà a costruire una dignitosa carriera non legata quasi esclusivamente al fascino ed al glamour. Unico punto debole forse una sceneggiatura a volte prevedibile ed improbabile (come quando il protagonista scova alcune delicate e segrete informazioni semplicemente consultando Internet. Va bene che nella rete si trova di tutto, ma questa volta appare un po' esagerato) per un film che ha la sua forza in una storia costruita su temi importanti, piena di inganni e tradimenti, dove ognuno è molto diverso da ciò che appare.
L'uomo nero Regia: Sergio Rubini con valeria Golino, Sergio Rubini, Riccardo Scamarcio, Guido
stra sull'Italia con le sue storie di immigrazione, sfruttamento, valori famigliari. Cast ben assortito. Unica stonatura, forse, un finale troppo happy, da commedia.
La prima cosa bella
Raoul Bova e Elio Germano (premiato come miglior attore a cannes con Javier Bardem) in una scena del film “La nostra vita” Gianquinto. Uno dei migliori film di Rubini. Intenso, commovente, ironico e fortemente autobiografico. Dopo "La stazione" del 1990, il regista/ attore torna a parlare della sua infanzia e della Puglia ripartendo da quella stazione ferroviaria che sembra sia rimasta fortemente ancorata ai ricordi. Ma questa volta lo fa con un tocco di maggiore maturità, riuscendo a fare un film più compiuto. Sceneggiatura ben calibrata, cast di attori decisamente convincenti. Iniziando dal piccolo e straordinario protagonista fino ad arrivare ad una brava Valeria Golino che riesce ad interpretare il ruolo di una donna moderna ed emancipata degli anni '60, che non rinuncerebbe mai al suo lavoro di insegnante, capace però di conservare intatti gli atavici dettami della tradizione.
La bocca del lupo Regia: Pietro Marcello con i reali protagonisti della storia. Piccolo film di nicchia, per raffinati cultori del cinema d‘autore. Ricco di poesia e sentimento. Due anime perse raccontano le loro vite. Sullo sfondo la Genova storica, descritta e fotografata alla De Andrè. Quella di ieri, delle "tripperie" ormai scomparse, e quella di oggi percorsa dai
disperati e dagli ultimi. Enzo è appena uscito dalla galera e attraversa la città, alla ricerca dei luoghi di un tempo ormai dismessi. Nella piccola casa nel ghetto, tra i vicoli del vecchio quartiere, l'aspetta da anni l’amatissima Mary, prostituta transessuale. Nato da un'idea della fondazione San Marcellino, gesuiti di Genova, che da anni assiste in diversi modi la comunità dei senza tetto, degli emarginati.
La nostra vita Regia: daniele Luchetti con Elio Germano, Raoul Bova, Isabella Ragonese, Luca Zingaretti, Stefania Montorsi, Giorgio colangeli. Un grande Elio Germano, che ha ampiamente meritato il premio come miglior attore a Cannes, per un film sui trentenni di oggi. Quelli che non hanno santi in paradiso, forse i nuovi proletari come li definisce lo stesso Luchetti. In realtà dei giovani intelligenti e svegli che cercano di farsi strada in un mondo dove la priorità sono i soldi e la loro capacità di comprarci più cose possibili. Figli di un consumismo sfrenato, ma anche capaci di mettere al mondo tre figli nella totale incertezza economica e con il desiderio di fare il grande salto in avanti. Il film però non è solo questo. Anche una grande fine-
Regia: Paolo virzì con valerio Mastandrea, Stefania Sandrelli, claudia Pandolfi, Micaela Ramazzotti. Svolta intimista per il regista toscano che si allontana decisamente dalle tematiche sociali che hanno caratterizzato le sue precedenti pellicole, per concentrarsi sui sentimenti e sulla psicologia dei personaggi in una sorta di romanzo famigliare. Un percorso tutto nuovo per il quale sceglie l'attrice simbolo della commedia all'italiana, la splendida Stefania Sandrelli che insieme ad un Mastandrea in grande forma (una delle migliori interpretazioni dell'attore romano nel ruolo di Bruno e del suo mal di vivere) da vita ad un duetto recitativo di ottimo livello, riuscendo a coinvolgere l'intero cast. Costruito su due piani temporali, il film percorre circa quarant'anni di vita livornese, la storia di una mamma bellissima e svampita e dei suoi due figlioli dagli anni 70/80 fino ai nostri giorni.
La vita è una cosa meravigliosa Regia: carlo vanzina con Gigi Proietti, vincenzo Salemme, Enrico Brignano, Nancy Brilli, Luisa Ranieri Saranno pure i furbetti del quartierino, ladroni e corrotti, però in fondo in fondo sono dei buoni. Insomma, prevale la tesi dei "birbantelli". E' questa l'Italia descritta dai Vanzina. Gli italiani? Un popolo di cialtroni, dicono, sempre pronti a trovare la scorciatoia, la raccomandazione, l'appoggio del potente di turno, ma subito dopo arriva puntuale l'assoluzione. Così il direttore di un potente
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MINIcRITIchE dEI FILM dELL’aNNo gruppo bancario, intrallazzone ed imbroglione, si ritira in campagna a coltivare gli ortaggi in compagnia di belle ragazze (!), il chirurgo che cercava e dispensava favori a destra e manca si redime andando a curare i poveri. Il poliziotto intercettatore, che usa il suo potere per conquistare una bella ragazza, ritrova l'amore. E via discorrendo. Unico punto forza del film un eccellente cast di attori, che riesce a tenere in piedi una storia mediocre ed improbabile. Con tutto il "materiale" che la cronaca regala ogni giorno si poteva fare veramente di più.
Le quattro volte Regia: Michelangelo Frammartino Il regista milanese di origine calabrese, dopo il bellissimo e pluripremiato "Il dono" ci regala un nuovo lavoro dove creatività e poesia si fondono per raccontare il fascino arcaico di una terra dove il tempo sembra si sia fermato. Interamente girato senza dialoghi, senza attori, solo con rumori di sottofondo, utilizzando la tecnica del documentario (come peraltro aveva già fatto con il primo lungometraggio), la cinepresa si limita a riprendere scene di vita quotidiana di un piccolo villaggio rurale, in realtà riesce a leggere oltre le immagini. Illustra il ciclo della vita e della natura, attraverso uno sguardo originale ed innovativo che può ricordare quello di Franco Piavoli e Vittorio De Seta. Accolto a Cannes da giudizi più che lusinghieri dalla critica internazionale.
Matrimoni ed altri disastri Regia: Nina di Majo con Margherita Buy, Fabio volo, Luciana Littizzetto, Francesca Inaudi. L'intento della regista era una commedia semplice e sofistica, in realtà è complicata (tanto da apparire improbabi-
una scena corla di “Mine vaganti” di ozpetek. In primo piano Elena Sofia Ricci (a sinistra) e Riccardo Scamarcio
le) ed abbastanza ordinaria, quasi scontata. Sceneggiatura debole e poco equilibrata, dialoghi fuori dal mondo. La Buy, sulla cui faccia la cinepresa non molla mai un attimo facendo sparire dallo schermo tutto il resto, fa sempre la solita parte della single ansiosa e nevrotica. Poi, per chissà quale magico artifizio, ad un certo punto tutti si innamorano di lei. L'adolescente inquieto, l'intellettuale di sinistra inevitabilmente sfigato, il tecnico che aggiusta i computer e pure il cognato mezzo leghista ed ignorante come una capra al quale dà anche un bacetto tutto casto. Cast stellare sottoutilizzato.
Mine vaganti Regia: Ferzan ozpetek con Riccardo Scamarcio, Nicole Grimaudo, alessandro Preziosi, Ennio Fantastichini, Lunetta Savino, Ilaria occhini Gruppo di famiglia in un interno. Il paragone con il grande film di Luchino Visconti finisce qui. Tuttavia, nulla da togliere al regista turco che ha realizzato un film godibile, intimo, per la prima volta curioso di esplorare il cuore della famiglia tradizionale e tradizionalista, animata dal perbenismo di facciata. Un nucleo numeroso, come tanti nel Sud d'Italia, proprietario di un pastificio, con una nonna
dolce e ribelle, una madre affettuosa e tollerante, la zia stravagante (una piacevole sorpresa l'interpretazione di Elena Sofia Ricci), il padre molto attento alle apparenze e due figli gay che hanno da sempre nascosto la loro vera identità. Scamarcio particolarmente bravo a non strafare in un ruolo non certo facile. Sullo sfondo la splendida Lecce con i vicoli, piazze ed il candore della sua architettura.
Nine Regia: Rob Marshall con daniel day-Lewis, Sophia Loren, Nicole Kidman, Penelope cruz, Marion cotillard Già il musical di Broadway sembra non sia piaciuto per nulla a Fellini. Immaginate cosa potrebbe dire oggi di questo film, se fosse ancora vivo. Una sfilza di banalità e luoghi comuni sull'Italia e sugli italiani, da non credere. La pizza, i mandolini e siamo al completo. Ovviamente nulla a che vedere con un capolavoro come “8 e mezzo“. A parte questo, le canzoni sono accattivanti, i balletti rocamboleschi, i costumi sfavillanti. Ingredienti essenziali per catturare il grande pubblico. Per non parlare della lunga sfilza di star e bellezze internazionali. Penelope Cruz insolitamente conturbante e sexy. Guido
Contini è affascinante, glamour e donnaiolo ma non possiede l'ironia di Mastroianni.
Notte folle Manhattan
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Regia: Mira Nair con Steve carell, Tina Fey Battute e situazioni scopiazzate da altre celebri pellicole, tuttavia divertente ed anche poco corretta (è pieno di parolacce) per una commedia americana destinata alle famiglie. La coppia Carell & Fey funziona, ben diretta dal regista di "Una notte al museo", per cui alla fine il film risulta piacevole ed alcune gag sono davvero esilaranti. Ipotetico plot alla intrigo internazionale, con il più classico scambio di persona. Una tranquilla ed annoiata coppia con tanto di prole chiassosa, che vive nella provincia del New Jersey, decide di uscire dalla routine concedendosi una serata speciale e cenare in uno dei ristoranti più trandy della città. Non avendo la prenotazione, però, hanno la malaugurata idea di prendere il posto di una coppia che non si è presentata.
Percy Jackson e gli dei dell'olimpo - Il ladro di fulmini Regia: chris columbus con Logan Lerman, Pierce Brosnan
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MINIcRITIchE dEI FILM dELL’aNNo Il paragone con le avventure di Harry Potter è inevitabile. Il regista ne ha diretti ben due. Come il celebre maghetto anche Percy Jackson ha poteri sovrannaturali, per metà divino e per metà umano, con l'innata capacità di tenere a bada il male. Anche lui ha genitori "magici", è figlio del dio greco Poseidone, e molte delle situazioni in cui si trova porta inevitabilmente al personaggio della Rowling. L'apparizione dell'Idra a tre teste non può non ricordare Fuffy il cane a tre teste di Hagrid. Solo una squallida copia dunque? Niente affatto. Il film ha una sua valenza, si lascia vedere con piacere, in qualche modo è anche educativo (all'inizio insegnanti e compagni di scuola lo credono mentalmente limitato) e poi potrà riempire il vuoto che Potter lascerà. Moderno classico della letteratura fantasy dello scrittore Rick Riordan, "Il ladro di fulmini" è il primo di una serie di cinque libri, l'ultimo uscito a maggio dello scorso anno.
Piccolo (Il) Nicolas ed i suoi genitori Regia: Laurent Tirard con François-Xavier demaison, daniel Prévost Adattamento sul grande schermo di uno dei più importanti classici per l'infanzia francesi, probabile primo esempio di letteratura moderna per piccoli, nato dalla fantasia di René Goscinny (l'ideatore di Asterix) e JeanJacques Sempè. Il protagonista è un bambino di otto anni, Nicolas, una sorta di Gian Burrasca d'Oltralpe. Ambientato negli anni '50, le avventure del pestifero ragazzino con la sua strampalata combriccola di amici, divertono molto e riescono a creare un processo di identificazione sia nei bimbi che nei grandi, con un abile doppio piano di lettura. Riuscita trasposizione sul grande schermo, senza
Russel crowe (a destra) nel ruolo che il regista Ridley Scott gli ha assegnato per la nuova versione di “Robin hood” trascurare le magiche atmosfere dei racconti.
Predators Regia: Nimrod antal con adrien Brody, Laurence Fishburne, alice Braga Remake dell'action movie interpretato nell'87 da Schwarzenegger, con un inedito Adrien Brody nei panni dell'ex marine tutto muscoli, tattica militare e mitraglietta in spalla. Mercenario alla guida di un gruppetto di veri cattivi. Letteralmente piovuti dal cielo, ben presto scopriranno di essere stati catapultati in un pianeta alieno per essere trasformati in prede. Uomini (e donna) allenati ad uccidere che invece saranno spietatamente cacciati ed eliminati da una nuova razza di predators alieni, guerrieri astutissimi in grado di rendersi invisibili. Film ben orchestrato, di sicuro effetto, altamente confezionato. Apprezzabile.
Prince of Persia - Le sabbie del tempo
Regia: Mike Newell con Jake Gyllenhaal, Ben Kingsley, alfred Molina Dopo "I pirati dei Caraibi" ecco un altro film tratto da un videogioco degli anni '80. A dirigerlo questa volta il regista inglese di "Quattro matrimoni e un funerale" e di "Harry Potter e il calice di fuoco". Se piace il genere, l'action fantasy è piacevole e scorre abbastanza facilmente nonostante le oltre due ore di durata. Le scenografie esotiche dell'antica Persia, in gran parte riprodotte al computer, non deludono le aspettative. C'è tutto. Il principe bello e muscoloso che corre lungo i muri, la principessa misteriosa e furba, il pugnale, le arti magiche, la lotta contro le forze oscure, ed uno stuolo di allenatissimi stuntman. Insomma, un bel fumettone. Sempre ottime le Interpretazioni di Molina e Kingsley.
Remember me Regia: allen coulter con Robert Pattinson, Emilie de
Ravin Una sorpresa. Che il vampiretto più celebre del momento si sia cimentato, nonostante il travolgente successo di Twilight, in una pellicola del genere depone a favore di questo bel ragazzone rimasto improvvisamente sepolto dalla notorietà e da una stuolo di adoranti fan. Il film, contrariamente a quanto si possa credere, non è solo una storia d'amore destinata al filone giovanilistico, l'intreccio è molto più raffinato e complesso, pieno di humour, acume, con dialoghi ben scritti ed interpretati. Finale sorprendente che vuole essere un omaggio alla città di New York. Senza voler svelare nulla, perché l'epilogo è davvero inaspettato, la storia parte da due ventenni provenienti da mondi del tutto opposti, che si incontrano in maniera non proprio casuale, e che si innamorano. Ma non ci sarà l'happy end.
The road Regia: John hilcoat con viggo Mortensen, Robert duvall, charlize Theron E' vero, è deprimente, triste, disperato, senza futuro, eppure è uno dei film più interessanti che il genere catastrofista abbia partorito negli ultimi anni. Completamente privo di retorica, un regista semi-sconosciuto porta sul grande schermo il romanzo "La strada" del grande scrittore statunitense Cormac McCarthy. Lo fa rivelando notevoli capacità nel dirigere i pochi (ma buoni) attori del cast. Un film complesso, difficile, dove la macchina da presa è quasi esclusivamente puntata sui volti di un padre e di un figlio che cercano di sopravvivere in un'America desolata e distrutta da un misterioso cataclisma, dove gli esseri umani sono spinti a dare il meglio e (soprattutto) il peggio di sé.
Robin hood Regia: Ridley Scott con Russel crowe, cate
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MINIcRITIchE dEI FILM dELL’aNNo Blanchett, William hurt, Max von Sydow. Certo, se si pensa che è stato il regista di Blade Runner e Thelma & Louise qualche attimo di sconforto assale. Non è che fosse così indispensabile l'ennesima pellicola su una figura trita e ritrita come l’arciere di Sherwood. Tuttavia non si può dire che sia, nel suo complesso, un brutto film. Conosciamo tutti le capacità del grande regista americano. Il prodotto infatti è ben confezionato, e non a caso sia Scott che Crowe lo hanno anche prodotto. A parte qualche sprazzo di vera noia, soprattutto durante le interminabili e sanguinolente scene di scontri armati tra buoni e cattivi, la vera novità è la figura di Lady Marion, qui in una insolita ed improbabile veste di rivoluzionaria in un’epoca dove le donne stavano zitte, obbedivano e procreavano. Vedova di guerra senza figli, non solo respinge i pretendenti, ma combatte anche con armatura e spada, coltiva i campi ed esprime la sua opinione. Già annunciato Robin Hood 2.
una scena di “Shutter Island”. al centro: Leonardo di caprio
sto caso però quello che manca è la mano ferma di una regia esperta capace di dirigere un buon cast di attori e plasmare, rendendola scorrevole e convincente, una trama a tratti complessa. Un intreccio narrativo con un preciso scopo, da scoprire solo nel finale.
Scontro di civiltà per Shutter Island un ascensore a Regia: Martin Scorsese con Leonardo di caprio, Mark Piazza vittorio Regia: Isotta Toso con daniele Liotti, Kasia Smutniak, Francesco Pannofino Peccato, un'occasione mancata. Perché l'omonimo romanzo di Amara Lakhous (se vi capita leggetelo), dal quale è stato tratto il film, è piacevole, a tratti divertente nel raccontare le vicissitudini di un gruppo di inquilini di varie nazionalità, ricco di spunti interessanti per riflettere sulla nostra società. Lo scontro di civiltà del titolo, si consuma nel chiuso di un palazzo e di un condominio a Piazza Vittorio, nel cuore del quartiere più multietnico di Roma. Come spesso avviene la trasposizione tradisce in parte l'opera letteraria, in que-
Buffalo, Ben Kingsley, Max von Sydow. Un affresco sul dolore e sulla follia. Film particolarmente claustrofobico e cupo, con una magnifica fotografia, come tutte le opere di Scorsese curato e costruito nei minimi particolari. Maestro nel dirigere i suoi attori. Dramma psicologico avvincente, che lascia con il fiato sospeso sino alla fine, mai scontato, con una ambientazione quasi maniacale. Un'isola-fortezza, battuta dal vento e da una pioggia incessante, sede di un noto manicomio criminale. Siamo nel 1954, all'apice della Guerra Fredda, quando il capo della polizia locale Daniels (Di Caprio) ed il suo collega ven-
gono convocati a Shutter Island per indagare sulla misteriosa scomparsa di una pluriomicida, ma nulla è come appare.
Simon Konianski
un giovane laureato in filosofia, disoccupato, abbandonato dalla moglie, costretto a tornare a vivere con il padre, un ex deportato che gli darà del filo da torcere anche da morto.
Regia: Micha Wald con Jonathan Zaccai, Popeck Un popolo che sa ridere della propria tragedia. Sul filone di una serie di riuscitissime commedie dallo humour yiddish (da "Train de vie" in poi), arriva questo giovane e sconosciuto regista belga di origini ebraiche che al suo secondo lungometraggio mette in luce un talento del quale probabilmente sentiremo parlare ancora. Dosato e con il giusto cast di attori, costruisce un film divertente e drammatico, irriverente e scoppiettante, graffiante e doloroso. Colonna sonora dai ritmi leggeri ed accattivanti in netto contrasto dal contesto narrativo. Più che l'accostamento con Woody Allen, Radu Mihaileanu o al nostro Benigni, lo stile somiglia molto a quello dei grandi fratelli Coen che sullo stesso argomento hanno realizzato "A serious man". Fortemente autobiografico, è il racconto di
Regia: alessandro d'alatri con dario castiglio, Martina codecasa D'Alatri torna a sorprenderci. Dopo il cine-panettone alternativo "Commediasexy", il regista romano questa volta firma un film completamente in digitale, a basso budget, interpretato da attori semisconosciuti. Una commedia sentimentale appartenente al filone giovanilistico, dai risvolti sociali, ambientata nella splendida isola di Ventotene che, ad onor del vero, contribuisce parecchio alla riuscita della storia tratta dal romanzo di Anna Pavignano (In bilico sul mare). Il giovane e bel Salvatore (Dario Castiglio, figlio di Peppino di Capri) d'estate porta i turisti in giro con il suo gozzo mentre d'inverno fa il muratore in nero nei cantieri sulla terraferma. L'amore arriva con Martina, la ragazza di buona famiglia che
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MINIcRITIchE dEI FILM dELL’aNNo usa la sua barca per le immersioni da sub.
The Wolfman Regia: Joe Johnston con Benicio del Toro, Emily Blunt, anthony hopkins Monster movie di tutto rispetto. Diretto con mano ferma ed interpretato con la stessa convinzione da un intenso Benicio Del Toro (bravo anche con il pesante trucco da lupo) accanto al sempre straordinario Hopkins, nel ruolo del padre. Remake del classico horror "L'uomo lupo" di George Waggner del 1941, costruzione di un sanguinoso puzzle con un'antica maledizione che trasforma le persone in lupi mannari durante le notti di luna piena, che sta lentamente uccidendo gli abitanti di Blackmoor. Poco splatter ma di certo non annoia, diligentemente condensato in poco più di un'ora e mezza con una tensione narrativa che non cala mai. Interessante ricostruzione d'epoca in stile vittoriano.
Tra le nuvole Regia: Jason Reitman con George clooney e vera Farmiga Un film attraversato da un umorismo fresco e leggero per affrontare un tema di scottante attualità, dai risvolti inevitabilmente drammatici. La storia di un "tagliatore di teste", un manager molto ricercato in tempi di crisi, che le aziende assumono per brevi periodi con il compito di licenziare il personale in eccesso. Un grande Clooney nei panni del professionista senza scrupoli che dopo tanti anni spesi felicemente tra una città e l'altra dell'America, improvvisamente sente di dover cambiar vita. La sfilza dei dipendenti che passa sotto la mannaia di Clooney sono veri disoccupati provenienti da Detroit e St. Louis, le città più colpite dalla recessione. Il regista è il figlio di Ivan Reitman, quello che ha diretto "Ghostbusters".
George clooney e vera Farmiga in una scena di “Tra le nuvole” di Jason Reitman
Triage Regia. danis Tanovic con colin Farrell, Paz vega, christopher Lee Premio Oscar nel '93 con No Man's Land, Tanovic ritorna ad affrontare gli orrori della guerra, da un altro punto di vista. Quello dei sopravvissuti. Di coloro che ce l'hanno fatta, ma che hanno lasciato in quei terribili luoghi gran parte della loro vita. Tratto dall'omonimo romanzo dell'ex reporter Scott Anderson che ha seguito i conflitti in Uganda, Beirut, Cecenia e Bosnia il film è la storia di due fotoreporter inviati nel Kurdistan iracheno nel 1988 poco prima dei massacri di gas ordinati da Saddam Hussein. Le scene sono forti, particolarmente violente e sanguinolenti. In un ospedale da campo improvvisato, senza acqua ed attrezzature adeguate, il medico è costretto a sparare in testa ai pazienti più gravi, quelli senza speranze.
The Twilight Saga: Eclipse Regia: davide Slade con Kristen Stewart, Robert Pattinson, Taylor Lautner
Il cast al completo di “The Twilight”, terza pellicola della saga ”Eclipse”, ma anche la peggiore
E' troppo facile parlare male del film, talmente è insulso. Il peggiore dei tre. Nella prima parte non succede praticamente nulla. Ci sono dei neovampiri che cercano vittime da succhiare in giro per la città (sai che novità!), sarebbero dei cattivoni che tentano di organizzare un piccolo esercito per far fuori Bella. I dialoghi tra i tre protagonisti hanno temi fissi e ripetitivi. Parole come amore, cuore, sentimento vengono usate fino allo sfinimento. Lei dice al vampiro Edward: "io ti amo, sono pronta a morire per te", mentre al licantropo pettoruto Jacob ribadisce "sono solo tua amica", però si capisce
che forse c'è dell'altro dopo due bacetti non proprio casti. I due rivali, con piglio molto maschio, fanno a gara nel rassicurarla. "Ti proteggo io" afferma uno, "no, a lei ci penso io" ribatte l'altro. Salvo poi allearsi per salvarle la pelle (si fa per dire). Va bene, trattasi di pellicola per adolescenti. Ma che fatica arrivare sino alla fine.
Recensioni di LUCIANA VECCHIOLI