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Anno II - n.138 - Sabato 17 luglio 2010

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Ora di punta DI

ENNIO SImEONE

Ultimo fango a Roma

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he c’entra la sinistra? Niente. La sinistra non ha nulla a che vedere con le losche beghe emerse dalle intercettazioni in una indagine giudiziaria che riguarda affari, affarucci e presunti affaracci tra cricche di faccendieri e di politici intorno alle installazioni in Sardegna per l’energia eolica. Da quelle telefonate tra amici e compari, tra cui anche esponenti del centrodestra, sono emersi, oltre ad elementi che potrebbero configurare violazioni del codice penale, intrallazzi politici e trame tutte interne, soprattutto, al Pdl, con vere e proprie congiure ordite ai danni o a favore di candidati alle ultime elezioni regionali. E si è scoperto anche che i compari, quando parlavano del capo del proprio partito e del governo, lo indicavano con il nome convenzionale di “Cesare” (che, come si sa, dagli storici dell’antica Roma era anche denominato “dux”). ra “Cesare” per tutto ciò se la prende con “la sinistra” , accusandola di gettar fango sul suo governo. E’ l’ultima geniale invenzione del Cavaliere. Il quale considera - e a ragion veduta - il vittimismo la sua arma vincente, l’arma estrema a cui ricorre quando si trova in gravi difficoltà. Ora si dice bersaglio e vittima di una manciata di fango. Anche se è fango di casa sua.

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quotidiano EDIZIONE ESITIVA

Elezioni in Piemonte. Non piace il riconteggio delle schede

E Cota non ci sta AfghAnistAn

Ancora attacchi terroristici contro soldati isaf e italiani

La Lega già grida al complotto mentre Berlusconi attacca la sinistra per le inchieste sulla “P3” Dopo la decisione del Tar di ordinare il nuovo conteggio delle schede di due liste che hanno sostenuto Cota nelle elezioni regionali in Piemonte per verificare se vi sono stati errori o brogli, la Lega grida al complotto e minaccia reazioni. Sul versante Pdl invece Silvio Berlusconi attraverso un audio messaggio indirizzato ai “Promotori della libertà” passa al contrattacco difendendo il suo partito e se stesso da qualsiasi ipotesi di coinvolgimento nell'inchiesta giudiziaria sulla “P3”. E parla di ''chiacchiere, insulti, calunnie e falsi teoremi'' che hanno lo scopo di ''infangare e di indebolire un governo che lavora, concretamente”. PAg. 4

Bala Morghab, ovest dell'Afghanistan. Una pattuglia di militari italiani è impegnata in un'attività operativa al fianco della forze di sicurezza afgane, quando all'improvviso viene presa di mira da un numero imprecisato di 'insorti'. Ne segue un cruento scontro a fuoco: tre feriti tra gli alpini, tra cui uno in condizioni particolarmente gravi. E' l'ennesimo attacco in una delle zone piu' calde di tutto l'Afghanistan, la stessa dove due mesi fa due soldati morirono saltando su un ordigno e dove i militari italiani vivono, letteralmente, in trincea. Ieri, nella provincia di Farah, a sud della regione affidata al controllo degli alpini della Taurinense, un blitz delle forze afgane e Nato in un campo di addestramento di 'insorti' a Bala Baluk (foto) ha portato all'uccisione di un capo talebano, Mullah Akhtar, e di diversi ribelli. Ma stamattina due militari della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) sono morti nell'Afghanistan meridionale. Sono così salite a 50 le vittime militari straniere dall'1 luglio scorso.

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in edizione stampabile esce in estate con foliazione ridotta e non viene pubblicato la domenica e il lunedì Il sito invece viene costantemente aggiornato 7 giorni su 7


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VEROnA

fiREnzE

giocavano a fare i killer Caldo assassino, denunciati sei giovani morto agricoltore Giocavano a fare i killer e hanno affiancato un passante, sparandogli con armi giocattolo ad aria compressa. Per questo, i carabinieri hanno denunciato a Firenze sei giovani, tre italiani e tre stranieri, fra cui quattro minorenni. Ai militari i sei hanno spiegato: “Era un gioco". Per loro le accuse sono lesioni aggravate e porto illegale di armi. Nell'auto dei giovani i militari hanno trovato un mitra, due fucili e una pistola ad aria compressa. L'aggressione è avvenuta in Via Maragliano attorno alle di ieri 22. L'uomo, un 46enne, avvicinato dai giovani a bordo della loro auto, è stato colpito al fianco dove fortunatamente ha riportato solo degli arrossamenti. Avvertiti i carabinieri non è stato difficile rintracciare l'auto dei ragazzi, tra i 16 e i 20 anni, tutti residenti nel capoluogo toscano. I giovani, sono stati denunciati a piede libero.

DAniELA RinALDi

Un agricoltore è morto e un operaio edile è in coma dopo che entrambi sono stati colti da malore mentre si trovavano a lavorare sotto il sole. L'elevata temperatura è stata letale ad un romeno di 37 anni deceduto mentre lavorava in un terreno agricolo nel comune di San Martino Buon Albergo (Verona). E' in coma, invece, un italiano di 53 anni colto da malore a causa del caldo, mentre era al lavoro presso un cantiere edile di Verona. Il romeno è deceduto all'ospedale "Fracastoro". L'uomo, che si trovava con il fratello, stava preparando il terreno per la predisposizione di serre per la coltivazione delle fragole. All'improvviso ha perso conoscenza ed è stato trasportato d'urgenza all'ospedale. L'italiano è invece in coma dal 9 luglio sempre per un colpo di calore. Stava lavorando in un cantiere quando improvvisamente è stato colto da malore.

spiagge gratis per protesta

Droga, assolta Danielona “Uso personale” Daniela Ranaldi, l'opinionista di “Uomini e donne" nota come Danielona, arrestata il 9 luglio per detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti, è stata assolta "perché il fatto non costituisce reato". La donna era accusata di avere detenuto 25 dosi di droga a fini di spaccio. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a un anno di reclusione e a 3mila euro di multa. La Ranaldi, difesa dall'avvocato Alessio Pica, ha negato di essere una spacciatrice ammettendo la detenzione della sostanza stupefacente per uso personale. Da qui la decisione del giudice di assolvere l’opinionista.

gli imprenditori del turismo balneare dicono no ai canoni demaniali che giudicano troppo elevati e annunciano una protesta. il 20 luglio ci si potrà recare negli stabilimenti balneari che aderiscono al sid, senza pagare lettino, ombrellone, sdraio e cabina.

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Direttore responsabile: Ennio Simeone Redazione: tel: 06-86293192 Indirizzo e-mail: redazione@altroquotidiano.it Editrice: GECEm (Gestione Cooperativa Editoria Multimediale) - Presidente:Stefano Clerici Sede legale: Via Aldo Sandulli 45, Roma Registrazione del Tribunale Roma n..343/08 del 18 settembre 2008 - Registrato al ROC Partita Iva 09937731009

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Delitto Onofri Venti anni per Raimondi La Cassazione ha confermato i vent'anni di carcere a salvatore Raimondi, l'ex pugile che nel marzo del 2006 rapì a Casalbaroncolo (Parma) il piccolo tommaso Onofri, ucciso poco dopo il sequestro sul greto del fiume Enza. il legale di Raimondi aveva presentato ricorso per ottenere uno sconto di pena. Raimondi ha sempre attribuito la responsabilità materiale dell'uccisione del piccolo tommaso a Mario Alessi, condannato all'ergastolo. La richiesta dell'avvocato di Raimondi, franco Cavalli, era motivata dal fatto che il suo assistito era stato il primo a confessare il delitto alle forze dell'ordine. nonostante l'ex pugile abbia sempre sostenuto di non aver ucciso il piccolo tommaso, la Corte d'Assise di Parma era giunta alla conclusione che entrambi i rapitori dovessero essere considerati responsabili del delitto, e anche per i giudici della Corte d'Appello di Bologna è impossibile stabilire chi sia stato l'esecutore materiale del delitto. Raimondi era stato giudicato in primo grado con il rito abbreviato che prevede uno sconto di pena di un terzo: questo spiega perché la sua pena sia più bassa rispetto agli altri complici.

L’OnOmasticO

Arnolfo sant’Arnolfo, di nobile famiglia, ebbe cariche amministrative sotto il re dell'Austrasia, teodeberto. si sposò ed ebbe due figli, uno dei quali fu Clodolfo, vescovo di Metz, mentre l'altro, Ansegiso, fu il primo dei grandi " maestri di palazzo ".

accadde Oggi 1976 - Sistema Pal il 17 1976 in occasione della cerimonia di apertura della XXi Olimpiade di Montreal in Canada alla televisione italiana iniziano le trasmissioni sperimentali di programmi a colori; viene scelto il formato PAL


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In Italia e nel Mondo

PALERMO

il critico Daverio litiga coi cittadini

“Chi non ha le palle non merita la casa". Parola di Philippe Daverio, noto docente universitario, critico e consulente del sindaco di Palermo, che la scorsa sera è stato protagonista di una furibonda lite in piazza nel capoluogo siciliano. Durante il festino di santa Rosalia, Daverio è stato duramente contestato da alcuni palermitani, e ha risposto per le rime senza risparmiare insulti e parole grosse. Daverio dapprima sottolinea come "Chi non ha le palle non merita la casa".Poi: “Io sono stalinista: quelli come Stalin li mandava nelle miniere di sale". E la folla che lo chiamava fascista.

giAPPOnE

stAti Uniti

Renho, più che ministro una star

Bp, marea nera fermata la falla

Più che un comizio, il concerto di una rockstar. All'ultimo incontro con gli elettori, sul tettuccio del minivan, Renho, ex modella di 42 anni nippotaiwanese, mamma di due gemelli e superministro giapponese alla 'rivitalizzazione del governo', è stata accolta da un'autentica standing ovation. A Shibuya, quartiere centrale di Tokyo che non conosce soste, venerdì scorso erano i teenager ad avere occupato la prima fila e a salutare la 'loro' star, più applaudita del potente segretario di gabinetto, Yoshito Sengoku. Il partito Democratico nipponico ha accusato una pesante sconfitta ma la corsa di Renho è sembrata inarrestabile.

La fuoriuscita di petrolio dalla falla nel pozzo in fondo al Golfo Persico si è arrestata, il ''tappo'' installato dalla Bp a 1.500 metri di profondità per ora regge, ma si aspettano con il fiato sospeso le prossime ore per capire se potra' reggere in futuro. I test in corso sulla struttura di contenimento, che per la prima volta assorbe l'intera fuoriuscita, daranno i loro risultati in un lasso di tempo che il colosso petrolifero britannico stima fra le sei e le 48 ore. Il flusso di greggio in mare, si e' fermato del tutto quando la terza valvola del ''tappo'' è stata chiusa alle ieri notte.

gELA

nEw YORk

Delitto mafioso Ground Zero con trappola sex Scoperto vascello A 19 anni di distanza è stato risolto il caso di Agostino Reina, di 32 anni, ucciso e bruciato nel 1992, durante la guerra di mafia a Gela. L'uomo fu attirato nella trappola mortale da una donna che gli aveva promesso una notte di sesso. La Mobile di Caltanissetta ha identificato mandanti, esecutori e complici di quel delitto, arrestandone tre: il boss Davide Emmanuello, 46 anni, già detenuto a Milano; Rocco Manfrè, 65 anni, e Maria Rosa Di Dio, 51. L'operazione è stata denominata “Mantis Religiosa": gli imputati sono accusati di omicidio premeditato, in concorso con Alessandro Emmanuello, fratello di Davide, e del boss Daniele Emmanuello, ucciso 3 anni fa dalla polizia, mentre tentava di sfuggire alla cattura, nel suo covo di Enna. Per Alessandro Emmanuello, detenuto dal '99 a Meinz, in Francia, è stata presentata richiesta di estradizione anche per questo reato. Il delitto è stato risolto con l'aiuto delle rivelazioni di due collaboratori di giustizia, Crocifisso Smorta e Fortunato Ferracane. Insomma, questa è la dimistrazione che cosa nostra usa ogni mezzo per liberarsi di chi ne ostacola il cammino.

gli operai al lavoro nell'area di ground zero a new York, dove fino all'11 settembre 2001 sorgevano le torri gemelle, hanno ritrovato i resti di un vascello di 30 piedi. secondo gli archeologi la nave risale al tardo settecento.

COsE Di qUEstO MOnDO

Scoperti vulcani attivi sotto il sole di Mercurio

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coperti vulcani attivi sotto il sole del pianeta Mercurio. Per la prima volta dopo 35 anni, infatti, un satellite torna a far visita al pianeta e le immagini scattate nei tre fly-by della sonda Messanger della Nasa provano che c’è stata attività geologica recente. Insomma, il primo e più sconosciuto pianeta del Sistema

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Solare è vivo, geologicamente parlando. Sulla superficie di Mercurio, infatti, ci sono le prove di attività vulcanica recente. La sorprendente scoperta è pubblicata questa settimana su Science, e la ricerca è stata guidata da Louise Prockter della Nasa, con il contributo di Gabriele Cremonese dell’Inaf Osservatorio

Astronomico di Padova insieme ai colleghi dell’Università di Padova, Simone Marchi e Matteo Massironi. «Mercurio -spiega l’Inaf- è un po’ la Cenerentola del Sistema Solare. Il più vicino al Sole, il più piccolo tra i pianeti interni, difficile da osservare con i telescopi per l’abbagliante luce da cui è investito».

A maggio vola il made in Italy Esportazione aumentate A maggio le esportazioni italiane sono aumentate del 17% rispetto allo stesso mese del 2009 e dell'1,1% a confronto con aprile. Lo rende noto l'Istat, precisando che il dato tendenziale è il migliore dall'aprile del 2008. Cifre certamente rassicuranti. Nello stesso periodo aumentano le importazioni italiane che sono cresciute del 31,1% su base annua e del 4,4% su base mensile. E' il dato tendenziale è il più alto dall'agosto del 2000. Nel periodo gennaiomaggio 2010, rispetto al corrispondente periodo del 2009, le esportazioni, spiega ancora l'Istat, sono aumentate del 10,5%, con dinamiche pressochè identiche per i paesi Ue e per quelli non comunitari e le importazioni del 16,1%. Nei primi cinque mesi del 2010 l'aumento del valore delle esportazioni rispetto allo stesso periodo del 2009 è determinato da una crescita dei volumi (+6,8%), molto più intensa di quella dei valori medi unitari (+3,4%). Invece, il deficit commeciale italiano risulta pari a 11,2 miliardi rispetto al rosso di 3,9 miliardi del corrispondente periodo dello scorso anno.


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il FattO

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Inchiesta P3

Berlusconi: «Solo fango» ''Una vergognosa montatura'' con cui si tenta di ''coinvolgere il presidente del Consiglio e il Popolo della Liberta' in vicende poco chiare da cui siamo lontani anni luce''. Silvio Berlusconi attraverso un audio messaggio indirizzato ai “Promotori della libertà” passa al contrattacco difendendo il suo partito e se stesso da qualsiasi ipotesi di coinvolgimento nell'inchiesta giudiziaria sulla “P3”. Berlusconi punta il dito contro l'opposizione che, a suo dire, ha l'unico obiettivo attraverso ''chiacchiere, insulti, calunnie e falsi teoremi'' di ''infangare e di indebolire un governo che lavora, concretamente e bene, nell'interesse di tutti gli italiani''. Una difesa dell'operato del governo che il premier aveva fatto gia' nella mattinata nel corso del Cdm. Il Cavaliere, a quanto raccontano alcuni presenti, avrebbe rassicurato tutti sulla tenuta dell'esecutivo nonostante l'obiettivo fosse proprio la delegittimazione del governo stesso e della sua persona. Un ragionamento, quello di Berlusconi, in linea con la presa di posizione di Angelino Alfano a difesa del cosiddetto 'sistema giustizia' che, precisa il Guardasigilli ''ha dentro di sé tutti gli anticorpi per reagire''. Parole chiare anche di fronte al coinvolgimento nell'inchiesta di alcuni magistrati: ''Non si può fare di tutta l'erba un fascio - è la replica - e non si può dare la caccia alle streghe''. Le indagini a carico di esponenti della maggioranza (Verdini, Cosentino, Dell'Utri e Caliendo) tengono banco anche tra le oppo-

Il premier difende i suoi uomini con un audio messaggio ai Promotori della libertà. Anche Alfano dice: «Basta con la caccia alle streghe» di YASmIN INANGIRAY (AnSA)

Berlusconi e Cappellacci

Cappellacci parla ai pm: «Sono tranquillo» ''Sono contento di aver fornito al magistrato elementi di un percorso che ritengo virtuoso, fatto nell'interesse della Sardegna'', ha detto il governatore dell'isola, Ugo Cappellacci, al termine dell'interrogatorio, durato sei ore, al quale è stato sottoposto nella veste di indagato per abuso d'ufficio e concorso in corruzione. Cappellacci è coinvolto nell'inchiesta in relazione alla nomina di Ignazio Farris, ritenuto uomo vicino a Flavio Carboni, all'Arpas Sardegna. ''Sono contento - ha aggiunto - di aver potuto trasferire a chi indaga il risultato finale di un percorso virtuoso frutto di un processo ampio e articolato di cui c'è evidenza negli atti amministrativi''. ''Sono fiducioso nel lavoro della magistratura e ciò - ha dichiarato ancora il governatore - in virtù del percorso seguito, anche se a qualunque cittadino spiace ritrovarsi nelle cronache giudiziarie''. Rispondendo ad una domanda sulla conoscenza di Carboni, Cappellacci ha detto che ''un conto è essere educati con qualcuno, un conto è compiere atti nei confronti della Sardegna''.

sizioni, che chiedono un chiarimento in Aula. Lo dice in modo esplicito il segretario del Pd Pier Luigi Bersani rivolgendosi al Cavaliere: ''Invece di minimizzare la questione P3 - attacca il leader democratico - Berlusconi dovrebbe venire in Parlamento a dire cosa pensa dello Stato e della Repubblica''. Berlusconi è chiamato in causa anche da Donatella Ferranti, capogruppo del Pd in commissione Giustizia di Montecitorio che lo invita a ''tirare fuori la testa dalla sabbia'' visto che ''l'inchiesta sulla P3 non è un'invenzione giornalistica ma un'accurata indagine della procura di Roma che dovrebbe allarmare tutti coloro che rivestono ruoli di responsabilita' nelle istituzioni repubblica''. Ad essere preso di mira però non è solo il premier. L'Italia dei Valori infatti chiama in causa anche Niccolò Ghedini. Per Leoluca Orlando infatti c'è da chiedersi se l'avvocato del premier in quanto ''collega di partito dei vari Scajola, Brancher e Cosentino, non sia stato in qualche modo a conoscenza delle riunioni in casa Verdini per fare pressioni indebite sui membri della Consulta che stavano per giudicare la costituzionalità del Lodo Alfano, suo obbrobrio giuridico''. Una domanda a cui replica, a stretto giro di posta, il diretto interessato annunciando querela contro l'esponente dell'Idv: ''Le sue parole attacca Ghedini - trascendono qualsiasi critica politica e sono palesemente diffamatorie. Agirò immediatamente in giudizio''.


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tribuna

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Dedicata a Panebianco e Ricolfi

Parabola dei due fratelli Alle paure degli economisti Panebianco, Ricolfi e company si potrebbe contrapporre una parabola come questa... C’era una volta nord... ricco, grasso e pasciuto nelle grandi distese padane. Molti anni ancora prima, più che pascoli, erano paludi che divennero terra di volenterosi e laboriosi terroni i quali portando se stessi, la loro vita e il loro passato, costruirono case, strade, ponti, ferrovie e soprattutto un futuro fino a quel tempo assai incerto. Sorsero laboratori, fabbriche, industrie, anche grazie a Sua Maestà che non faceva mancare elargizioni di ogni tipo e natura. Fu così per molti anni, fino a quando venne alla luce una verità sconosciuta, anzi accuratamente nascosta. che creò sconcerto e disorientamento. Il tempo si sa, è galantuomo ed ogni cosa mette al suo posto perché bocca parlante della verità e giustizia. E così la buona novella rimbalzò di villaggio in villaggio e trasformò animi a natura: Nord non era figlio unico ma aveva un fratello, nascosto e rinchiuso nell’egoismo dell’umana natura. Un fratello, carne della propria carne, sangue del proprio sangue: Sud era il suo nome. sud, vittima del sopruso e dell’ingiustizia arrogante, viveva nell’indigenza e difficoltà a causa di un padre snaturato, Sua Maestà, che per un peccato primordiale gli aveva legato mani, piedi e meningi e segregato nei sotterranei della sua fortezza. Fino ad allora, beni, ricchezze e possedimenti del regno furono nelle piene mani e disponibilità dell’unico figlio a quel tempo conosciuto, Nord. Ma la giustizia che mai si arrende e che più la si calpesta e più rivive ed è vitale nell’animo del giusto e dell’oppresso, aveva già pronta la sua rivincita. Infatti, il Popolo, che pare a volte non vedere né sentire, ma che sempre conserva un cuore anelante giustizia e verità, in un impeto incontenibile costrinse Sua Maestà a riconoscere al figlio Sud ciò che ingiustamente gli era stato negato.

Sua Maestà finì i suoi giorni, e con esso i suoi degni complici, collaboratori intenti a nascondere e camuffare, storici, studiosi, scrivani e cortigiani a pagamento. Nord e Sud ritrovarono se stessi, scoprirono la comune natura e reciproco affetto e, con rispettiva solidarietà, mutuo e vicendevole soccorso, vissero felici e contenti. Morale della favola: il Popolo darà la luce al Sud e le tenebre agli odierni illuminati. Raffaele Papa Commissario MpA Provincia di Cosenza raffaelepapa@ymail.com

nozze gay Anche l’Argentina ma non si può andare contro la natura L'Argentina è stato il primo Paese dell'America latina ad autorizzare i matrimoni gay. Il disegno di legge, sostenuto dal governo di centro-sinistra della presidente Cristina Fernandez de Kirchner, è stato approvato con 33 voti a favore e 27 contrari. «È un giorno storico», ha detto il capogruppo del partito al potere, Miguel Pichetto, ricordando che il dibattito è stato messo in calendario per il 14 luglio, giorno di commemorazione della Rivoluzione francese. «È la prima volta che si vota per una legge a favore delle minoranze», ha aggiunto. «La società argentina è cambiata: ci sono dei nuovi modelli famigliari», ha detto il capogruppo al Senato dei radicali all'opposizione, Gerardo Morales, spiegando come questa legge sia stata pensata per tutelare i diritti delle minoranze. Il nuovo provvedimento modifica il codice civile: la formula “marito e moglie” sarà sostituita dal termine “contraenti”. Le coppie gay sposate potranno inoltre adottare bambini ed avere acces-

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La migLiOre deL giOrnO

maramotti su “l’Unità” so a sicurezza sociale e congedo famigliare. L'Argentina è quindi diventata il primo Paese dell'America latina ad autorizzare le nozze gay, e il decimo al mondo dopo Olanda, Belgio, Spagna, Canada, Africa del sud, Norvegia, Svezia, Portogallo e Islanda. L’ennesimo attacco inferto dalla sinistra argentina alla famiglia “tradizionale” fondata su un maschio ed una femmina, è l’ennesima prova provata che la rivoluzione francese, non solo ha “regalato” sangue e morte, ma a distanza di 200 anni sta corrompendo la società anche sul piano morale. I figliocci della rivoluzione francese mascherati da paladini dei diritti umani, ma pedissequamente fedeli al sovvertimento delle regole sociali e morali, sono riusciti ad infondere nell’opinione pubblica l’assurda teoria che l’ “amore“ tra persone dello stesso sesso abbia la stessa dignità veritativa dell’amore eterosessuale. Non occorre nemmeno scomodare il monito di San Paolo “non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio" (1 Cor.6,9/10), per capire che due spermatozoi o due ovuli intenti ad “amarsi“ al massimo potranno darsi una pacca sulla spalla, ma non certo generare vita. La natura, che non pensa certo in termini sessuofobici, discriminanti, e tanto meno cattolici, ha laicamente deciso che la vita può scaturire soltanto dall’incontro di un gamete maschile con uno femminile. A chi si è ostinato di andarci contro, la natura l’ha “omaggiato“ con anti pregiudizievoli dosi di Aids e malattie veneree. Negare queste banali verità, equivale a costruirsi un futuro carico di tristezze ed angosce.

L’omosessualità, come testimoniato da tantissime persone che ne sono uscite, si può “curare“. In Italia e nel mondo, anche se in sordina, moltissimi operatori lavorano in questo delicatissimo ambito. Se le potentissime lobby gay non lo impedissero, migliaia di ex omosessuali guariti potrebbero uscire allo scoperto. Ma con i media che ci ritroviamo in Italia (quasi tutti su posizioni filogay), il pubblico ludibrio e il massacro mediatico sarebbero assicurati. Povia e il Luca era gay, della “famigerata“ canzone, docet! Eppure, gli ex omosessuali sono felicemente “guariti“, mentre agli ostinati gay, il cui orgoglio è più grande della loro sofferenza, non resterà che piangere per l’esistenza intera. E non parliamo di peccato e di giudizio di Dio che spetterà ai sodomiti una volta varcata la soglia dell'aldilà. gianni toffali Verona

Ma rifiutano il sangue dei gay Nell'anno 2008, secondo l'Istituto Superiore di Sanità, il virus dell'HIV si è trasmesso nel 44% dei casi attraverso un rapporto eterosessuale, e solo nel 24% dei casi attraverso un rapporto omosessuale. Eppure la lista degli ospedali che rifiutano il sangue dei donatori gay si allunga ogni giorno: l'ultimo in ordine di tempo è il centro trasfusionale del Gaetano Pini, a Milano. Capito? Oltre a fare fuoco e fiamme per il gay pride, a picchiarli in mezzo alla strada un giorno sì e un giorno no, a rifiutarsi di dar loro un appartamento in affitto, adesso agli omosessuali impediscono pure di donare il sangue. Manca solo la deportazione, e poi siamo a posto. r. s. Venezia


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PrOtagOnisti

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Francesco Di Stefano l’uomo della “Tv che non esiste” (ma esisterà)

Si chiama T2 l’arma segreta di “Europa 7” E’ il decoder in HD che nei progetti del presidente dovrà rendere vincenti i 10 canali della tv per anni boicottata dal governo e dai media di CARmINE CASTORO Su un gigantesco plasma di fronte a noi scorrono le immagini di alcune automobiline, metà macchina metà pupazzo, che fanno una gara allo spasmo sui rettilinei e i tornanti di un tracciato. Un cartone animato molto “speed” dove sembra che tra un po’ la polvere alzata dai simpatici e super-cromati bolidi viventi catturi anche te, sembra quasi che ti debba scostare per evitarli. I colori sono definiti al massimo, i dettagli sono iperrealistici, si distinguono perfettamente le carenature delle vetture, il movimento degli occhi sul cofano anteriore, i segnali stradali, le luci di sfondo in un ìmeraviglioso skyline che sa di allegra, rilassante fantasmagoria. «Ecco la qualità del nostro T2 in HD, che altre televisioni si sognano davvero con tutte le opacità e le sgranature che impongono allo spettatore, anche nel digitale normale», sottolinea a fianco a me francesco Di stefano, presidente di Europa 7, cravatta allentata e maniche rimboccate dopo una dura giornata di lavoro per lanciare, ormai definitivamente, sistemi operativi e agenda di programmi della sua tv che, dopo l’assegnazione il 1 luglio 2009 del canale E8 Vhf

per trasmettere su tutto il territorio nazionale, e le frequenze integrative del febbraio di quest’anno, è pronta davvero al grande salto nel gotha dei massmedia nazionali. Un successo raggiunto dopo aspri conflitti istituzionali e giudiziari, dopo autentiche vergogne di Stato come il “decreto salva Rete 4” che ha prolungato la gestazione e il battesimo di un progetto legittimo e affascinante come Europa 7, e congelato lo status quo in un Paese come il nostro che vive di fosche consorterie e diritti e pluralismo calpestati. Il taglio del nastro ora c’è stato. Si apre finalmente una nuova ampia porta di libertà. Presidente, direi che sarebbe utile fare subito un punto di sintesi delle delicate matasse giudiziarie dalle quali lei ed Europa 7 state uscendo vincitori proprio in queste settimane. Dopo la sentenza della Corte di Giustizia europea il Consiglio di Stato pur avendoci dato ragione su 55 pagine ci dice: accontentatevi di questo perché sapete come le cose vanno in Italia, senza riconoscerci nemmeno i danni di tanti anni di battaglie.

Abbiamo fatto ricorso al Tar ma già sapendo che qui in Italia giustizia vera non l’avremmo avuta mai, quindi ci siamo messi a girare il mondo per vedere di trovare delle tecnologie che potessimo sfruttare sull’unica frequenza che ci era stata data, e mentre ci innamoravamo del T2, è arrivato il momento della discussione davanti al Tar. A quel punto ci ha chiamato il ministero che ci convocava per cercare un accordo: sono stati 4 mesi di scontri, una situazione difficilissima e nuova, se vogliamo, perché mai avevamo ricevuto una telefonata ufficiale per sederci a un tavolo di trattative. Grazie anche all’amicizia con il viceministro Paolo Romani, abbiamo ottenuto altri due canali che, unitamente a quello già in nostro possesso, ci permetteranno su digitale, quando tutto sarà digitalizzato, di avere una rete come gli altri. Nel frattempo siamo andati avanti con lo sviluppo del T2 che riteniamo uno strumento tecnologico davvero superiore, il futuro, e così siamo arrivati alla partenza di adesso, a luglio, con almeno 20 ripetitori accesi. specifichiamo meglio la rivoluzionaria duttilità del vostro sistema. Permette di avere molta più banda e di avere a quel punto sette, otto, dieci canali in alta definizione, con qualità superiore al Blu-Ray. In questa maniera

abbiamo la possibilità di coprire il territorio italiano con una quantità enormemente inferiore di ripetitori la cui tipologia attuale – cosa che andiamo dicendo da tempo – crea già notevoli problemi di sincronizzazione del segnale a milioni di cittadini. È la prima volta al mondo che si passa da una tecnologia a un’altra, dall’analogico che si vedeva bene al digitale terrestre, perdendo qualità. Sul digitale terrestre ora come ora i decoder sono robaccia assoluta che invece di risolvere i problemi agli utenti glieli creano. Bassa qualità, difficoltà di ricezione, ma anche difficoltà di gestione, perché col famoso analogico lo spettatore si sistemava i canali come voleva sulla tastiera del telecomando, oggi invece tutto è pilotato dal decoder stesso. Il nostro T2 per il quale abbiamo creato uno specifico decoder non solo fa vedere tutte le produzioni della nostra piattaforma, ma riceve anche il digitale terrestre tout court con una qualità superiore, senza ‘buchi’ e senza squadrettamenti, con in più la possibilità di scegliere il canale come con l’analogico. In questa maniera i problemi sono risolti e si possono ricevere i nostri canali come il Fly che è free e contiene informazione, concerti, attualità, satira, interviste; gli altri sono a pagamento ma pacchetti a costi molto contenuti, che partono da 6 euro e 99 per finire a quello completo, compreso


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PrOtagOnisti

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Francesco Di Stefano davanti alla sede di “Europa7” e (nella foto dell’altra pagina) durante l’intervista. Sopra: i logo dei 10 canali che l’ emittente sta predisponendo A sinistra: il grande studio rilevato da TvrVoxon

l’’adult’, a 19 e 99. Quindi un’offerta di grandissimo livello low cost, che unisce anche film prestigiosissimi in pay per view, per poi arrivare nel giro di un anno – e su questo fronte stiamo prendendo contatti di grande importanza strategica con le major più importanti a livello internazionale – a vedere in contemporanea con la prima visione del cinema i film appena sfornati dal mercato, ma a casa propria. Dunque, un prodotto sofisticato, studiato per tutte le più sensibili esigenze dello spettatore di oggi. Il nostro è un decoder completo che permette di vedere il nostro palinsesto ma anche il digitale terrestre normale, più eventi speciali trasmessi in HD, come è avvenuto per esempio nel caso delle recenti partite dei Mondiali di calcio sulla Rai. Questo decoder permette anche di vedere in 3d programmi che non sono stati concepiti per le tre dimensioni; inoltre, la qualità dell’HD non te la fa vedere solo su televisori specificamente attrezzati per questo tipo di trasmissione, ma anche su quelli di trent’anni fa, per cui un utente che non ha possibilità di spendere, pure con un apparecchio leggermente datato, può vedere come con uno dotatissimo e all’avanguardia, diciamo così. facciamo un piccolo passo indietro. Che idea si è fatta

dopo tutte queste brucianti esperienze del nodo politica-televisioni in italia oggi? Al di là del fatto che ci siamo scontrati con colossi delle telecomunicazioni, registriamo continuamente un atteggiamento di ostilità e di ostracismo da parte dei mezzi di informazione che non scrivono dei nostri traguardi, partecipano alle nostre conferenze stampa e poi se ne lavano le mani, senza sprecare che poche righe, nella migliore delle ipotesi, sulle nostre battaglie civili e sui nostri obiettivi professionali. In più, sul piano squisitamente politico-istituzionale, destra e sinistra si sono ritrovate sulla stessa linea: quando c’era la sinistra al governo si preoccupava che non nuocessimo troppo agli interessi di Berlusconi, l’attuale premier, ovviamente, si preoccupa di far sì che nessuno nuoccia ai suoi di interessi, contro i nostri diritti. Abbiamo una situazione allucinante intorno, il Paese ha vissuto cose incredibili negli ultimi dieci anni, e quando ci dicono che dobbiamo avvicinarci ai parametri europei in tanti settori delicati della pubblica amministrazione, si dimenticano di dire alla gente che noi abbiamo ancora una sentenza della Corte europea di Giustizia praticamente inapplicata. Sulla nostra pelle abbiamo subìto lo sfacelo, la sconcezza della politica, gruppi, lobby potenti che depredano milioni di cittadini ogni giorno.

Diciamo che siete in credito di verità, prima ancora che di giustizia. E come voi, tanti cittadini poco o nulla informati. Non ci ha ascoltato nessuno e non ci ha ricevuto nessuno, ed è per questo che noi crediamo e crederemo sempre di più in un modello alternativo di informazione come cuore di un nuovo sistema televisivo che vogliamo ben rappresentare e nel quale vogliamo adeguatamente inserirci. Per questo sin da subito diciamo che nel pacchetto base di Europa 7 l’informazione è free, perché non deve essere pagata, ma deve essere una disponibilità continua nelle mani degli spettatori. Adesso partiremo con delle inchieste che non si sono mai viste, realizzate da giornalisti stranieri in Italia e che per questo hanno osservato, registrato, descritto i nostri problemi sociali, le questioni che ci interessano da vicino con un occhio molto più smagato e diretto. L’assetto di lancio prevede 7 canali di cui 5 in HD e un piccolo ombrello di canali ‘adult’ e pay per view non in HD. Ma nel tempo, via via che si allargherà la base dei fruitori del nostro decoder, Europa 7 diventerà sempre più una rete generalista che avrà nell’informazione

libera e di inchiesta il suo vero core-business. Come vede il panorama massmediatico oggi, televisivo in primo luogo? Io vedo una grande crisi della televisione generalista in questo momento, acuita dalla bassa qualità del digitale terrestre che fa sì che la gente se ne allontani, perché la bassa qualità va a detrimento dell’arte, delle luci, della fotografia di quel tale programma, e la gente a lungo andare se ne disamorerà. Vedo molto bene la pay-tv che in Italia è ancora in maniera dominante Sky, ma il nostro progetto prevede sin dallo start-up una qualità tecnologica nettamente superiore anche a Sky il cui successo tenderà a sparire sempre più, via via che anche Rai e Mediaset si accosteranno nei prossimi anni a tecnologie più raffinate come la nostra. Finora non ci hanno permesso di fare la televisione come loro, ci hanno dato una sola bicicletta per correre, se così possiamo dire. Adesso con questa tecnologia avveniristica è come se avessimo una vera Ferrari e tutto cambierà. Per ulteriori informazioni consultare il sito www.europa7.it


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Le carceri e le farse governative

sabato 17 luglio 2010

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Università dell’Aquila

Visita a Brindisi: “Tutto va ben...” Leggere le cronache della visita effettuata nei giorni scorsi presso il carcere di Brindisi, dal sottosegretario alla giustizia sen. Casellati e del sen. Saccomanno, ci vengono i brividi per delle rappresentazioni che pensavamo non potessero essere più messe in scena. Invece no, oltre al danno anche la beffa che la dice lunga sulla volontà di questi signori di rispettare la Costituzione e leggi dello Stato che dicono in maniera chiara e netta come deve funzionare l’attività di detenzione mirata al reinserimento sociale dei detenuti. Così mentre in Puglia il sovraffollamento dei detenuti ha superato del 100% i posti a disposizione con oltre 4600 detenuti a fronte di 2300 posti disponibili, mentre la carenza di poliziotti penitenziari ha raggiunto livelli molto preoccupanti con la situazione che è critica se non disperata in quasi tutte le carceri pugliesi per i motivi che tutti sanno, questi nominati della democrazia sotto il flash di fotografi e cine operatori, hanno dichiarato che la situazione presso il carcere di Brindisi è ottima, senza il benché minimo accenno proprio sulla gravità della situazione penitenziaria pugliese. Sicuramente a Brindisi la situazione non è drammatica come gli altri Istituti, ma anche presso il penitenziario Brindisi, si rilevano delle gravi carenze riferite all’assistenza sanitaria, ad un organico di Polizia Penitenziaria incompleto, ad un affollamento di detenuti che, considerato che è mezzo chiuso, crea qualche preoccupazione. Non sappiamo di cosa si occupi il senatore Saccomanno, ma gli consigliamo di lasciar perdere le carceri e di trovare

altri motivi per farsi un po’ di pubblicità, poiché se volevano veramente tastare la situazione dell’inferno che si vive nelle carceri pugliesi bastava allungarsi di 40 Kilometri ed arrivare a Lecce, oppure di 70 a Taranto, oppure visitare il lager della II° Sezione del carcere di Bari oppure Foggia. Anche la Sanità pubblica ha fallito la sua mission di dare ai detenuti un assistenza pari a quella delle persone libere, e lo si può verificare scorrendo le statistiche dei ricoveri, delle visite ambulatoriali all’esterno. Forse a Lecce o nelle altre carceri pugliesi i nostri politici avrebbero potuto assistere a ben altri spettacoli in diretta come la protesta dei detenuti che sbattevano piatti e posate contro le inferriate per protestare contro il caldo che rende irrespirabili le celle in cemento armato che diventano bollenti, oppure perché nelle celle non tutti i componenti possono stare contemporaneamente in piedi poiché lo spazio a disposizione non c’è né. Oppure potevano assistere all’ennesimo caso di poliziotto penitenziario che stremato da ritmi di lavoro stressanti e massacranti dava forfait per essere inviato all’Ospedale militare. Potremmo continuare con centinaia di casi, invece no, il carcere di Brindisi fa comodo ad un governo assente e a un’ amministrazione penitenziaria allo sbando che riesce a mettere in piedi uno spettacolo indecente che offende l’intelligenza, il lavoro, e la dignità dei poliziotti penitenziari, degli operatori penitenziari, e dei detenuti che soffrono una situazione di invivibilità degna del terzo mondo. federico Pilagatti segretario Nazionale SAPPE

L’Asl fa chiudere le mense Ma il commissario che fa? Dal pomeriggio del 15 luglio, le mense universitarie situate presso il Polo di Coppito e la ex-Optimes sono state chiuse su provvedimento della Asl. La soluzione provvisoria trovata dall’Adsu fino al 31 luglio, prevede che gli studenti debbano recarsi presso il centro commerciale Globo, per usufruire di un servizio di ristorazione. Una situazione insostenibile per gli studenti, che si trovano di fatto privati del servizio di ristorazione. Sono mesi che l’Udu chiede soluzioni adeguate per i vari poli universitari, ma l’Adsu e gli Enti continuano ad ignorare il problema. Ora vanno trovate soluzioni immediate e durature per permettere il pieno ripristino del servizio mensa dai primi giorni di Settembre. Gli studenti propongono per l’ennesima volta che la struttura realizzata con la donazione del Canada preveda la sala ristoro al posto del progettato campo da basket. In questo modo il polo di Coppito avrebbe una soluzione adeguata sino alla ristrutturazione del polifunzionale Adsu di Coppito e si potrebbe utilizzare la progettata struttura a container per sostituire il tendone mensa della ex-Optimes. Appare ridicolo sostenere che il Canada, a fronte di una emergenza quale il servizio ristorazione, possa ritirare una donazione per un utilizzo provvisorio differente. Ci appare sempre più evidente che all’immobilismo di Adsu, Regione e Comune, corrispondano invece vantaggi per strutture “private”, che però non rispondono minimamente ai bisogni degli studenti. L’Udu chiede a tutti gli attori istituzionali, Regione abruzzo, Comune dell’Aquila e Protezione Civile di trovare soluzioni immediate che garantiscano il servizio mensa nelle sedi e i livelli occupazionali dei lavoratori della mense universitarie, ormai palesemente a rischio. L’Adsu, nonostante le continue sollecitazioni degli ultimi mesi, non è stata capace di affrontare e risolvere questo come altro problema. Al dramma delle borse di studio, esploso con il governo ChiodiGatti, e alla farsa della Residenza universitaria pubblica a beneficio privato (San Carlo Borromeo), si aggiunge come previsto quello delle mense. Se il Commissario D’Ascanio, essendo anche dirigente della Regione, è vittima di immobilismo, piuttosto che fare il liquidatore del dsu pubblico, farebbe meglio a dimettersi. Michele Di Biase Unione degli universitari, l’Aquila


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sabato 17 luglio 2010

Culture & tendenze

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Libri: “La stagione dell’ira” un nuovo diario dal carcere

Nando Giardini tra cronaca storia e utopie DI

mOISè ASTA

Pagine vive, dalle oscillazioni isocrone fra la mestizia per un remoto vissuto non certo facile, piuttosto controverso e sbigottente anzi, e l’orgoglio di averlo affrontato con consapevolezza e convinzione; narrati eloquenti di episodi e momenti, di cui si è stati protagonisti al largo di ogni ottusa sicumera e d’ogni altra vana ostentazione; briciole di storia, sublimate da professioni e richiami poetici; prosa fluida, dosatamente ridondante, come quella di un esperto giocoliere della parola che ama farsi leggere e si fa leggere addirittura senza pause tediose e dispersive. E’ un po’ tutto questo l’ultimo cimento editoriale di Nando Giardini (“La stagione dell’ira”, pagg. 256, Euro 18,00, Luigi Pellegrini Editore) da poco nelle principali librerie; un esempio di narrativa dall’impronta sinergica tra cronaca e storia e, soprattutto, tra storie personali che riflettono, nel loro insieme, quella dell’umanità in cammino. E’ il diario di un giovane, processato insieme a tanti altri, per aver creduto fino allo spasimo in idee, forse poco comode per i tempi, e scaraventato nelle galere che, privando l’individuo della libertà, ne mortificano la personalità e ne nichilizzano il corpo intaccandone,a tratti, almeno negli attimi di maggiore sconforto, pure spirito e cuore. Scrive Giardini: “il silenzio che regna intorno a noi induce a supporre che l’eterna clientela della giustizia penale, è sempre

alle prese con l’odiata malinconia”. E’ la presa d’atto di esser finito in una delle “mete” (Poggioreale, con i suoi “settemila carcerati, in massima parte detenuti politici e commercianti dediti alla borsa nera… una galera marcia a somiglianza di gran parte dei suoi ospiti”) preconizzate dall’indimenticato “processo agli 88”, celebrato a Catanzaro nella primavera del 1945, dal Tribunale militare straordinario di guerra e che, per davvero, “nomi e cognomi non contavano un fico secco nella cloaca massima del reclusorio”. Il narrato spazia, con agilità notevole, tra tanti altri episodicardine della Calabria del dopo 8 settembre fino alla Repubblica di Caulonia, nata – come scrisse Sharo Gambino (e lo ricorsa lo stesso Giardini) – dal “sogno ambizioso e utopico di Cavallaro che i suoi detrattori qualificarono avanzo delle patrie galere. La ribellione, anche se non riuscì a realizzare l’anelata Repubblica rossa, qualcosa di nuovo e positivo fu in grado di germogliare. I rivoluzionari che avevano preso coscienza del loro essere uomini e della forza in grado di esprimere se uniti, non si scappellarono oltre davanti agli gnuri(padroni e agrari) e non si umiliarono oltre per ottenere una giornata di lavoro, compensata con un misero pugno di fichi secchi ed un modesto misurino d’olio…” Ribellarsi. Reagire avverso i gra-

dassi di turno, gli arrivisti, i rinnegati: è il sentimento di fondo dell’Autore di cui è pervaso questo avvincente memoriale che travalica letteralmente ogni passioncella politica di parte per sostanziare il bisogno autentico dell’uomo di liberarsi dalle passioni transeunti per approdare

ad una società più equa e solidale. E Giardini può farlo, a ragione, perché “nessuno meglio del cieco coglie le sfumature della calda carezza del sole” e “chi trascorre i giorni in carcere è quasi simile al non vedente e, come lui, avverte le infinite gradazioni dell’astro”.

“E’ tutto normale” un modo diverso di riproporre la condizione delle coppie omosessuali Luciano Pagano ha pubblicato il suo primo romanzo (foto della copertina) “Re Kappa” (Besa Editrice), nel 2007. Nel febbraio del 2008 si classifica terzo al concorso “Creative Commons Noir“, indetto da Stampa Alternativa, con il racconto “Apocalisse di Giovanni“, nello stesso anno è tra i vincitori del concorso Subway Letteratura con il racconto intitolato “Testimone mancato“. Ora è uscito il suo secondo romanzo, “E’ tutto normale” (Lupo editore). Ludovico e Carlo sono una coppia di omosessuali salentini: il primo figlio di un prestigioso notaio, il secondo docente universitario di antropologia ed erede di una importante azienda casearia. Nella bella villa Donini insieme hanno cresciuto Marco, figlio di Carlo e di Eleonora, deceduta per una grave malattia un mese dopo la nascita del bambino. I due stanno aspettando con ansia il giovane, che si è brillantemente laureato in architettura ed ha annunciato l’arrivo a casa in compagnia di Kris, alla quale Marco ha nascosto l’anomalia della propria famiglia....


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mINICRITICHE DEI FILm CHE POTRETE VEDERE NELLE SALE E NELLE ARENE Cappellaio Matto. Strepitosa Helena Bonham Carter (dolce metà del regista), la tirannica "capocciona" monarca Iracondia, dal carattere irascibile ed una certa propensione a tagliare la testa dei suoi nemici, che poi lascia soavemente galleggiare nel fossato che circonda il castello.

A serious man Regia: Joel & Ethan Coen con michael Stuhlbarg Il film è ambientato nel 1967 in una comunità ebraica di una non bene identificata cittadina del Mid West. Larry Gopnik è un docente universitario e cerca di vivere secondo le regole della collettività. Tenta di fare del suo meglio nonostante abbia il figlio che fuma erba, la figlia che vuole rifarsi il naso, la moglie lo lascia per un altro uomo e tanta sfiga lo perseguita. Il tutto condito da un tagliente umorismo yiddish. Gli stessi Coen, intervenuti al festival del cinema di Roma, hanno ammesso di aver attinto a piene mani, nello scrivere la sceneggiatura, dai ricordi della loro infanzia. Grande prova dell'attore protagonista, Michael Stuhlbarg, in Italia del tutto sconosciuto del quale però si intuisce l'enorme capacità interpretativa per cui è noto nell'universo teatrale Usa.

A single man Regia: Tom Ford con Colin Firth e Julianne moore Patinato e forse stilisticamente troppo perfetto (poteva essere diversamente?), ma con un grande Colin Firth nei panni di un professore universitario che non riesce a dare un senso alla vita dopo la morte del suo compagno per un incidente stradale. Discreto esordio alla regia per il celebre stilista texano che è riuscito a fare un film con parecchie imperfezioni, eppure coinvolgente ed emozionante. Libero adattamento del romanzo di Christopher Isherwood "Un uomo solo", è un racconto sull'amore interrotto, sull'isolamento della condizione umana e l'importanza dei momenti apparentemente insignificanti della vita.

Affetti & Dispetti (La nana) Regia: Sebastiàn Silva con Catalina Saavedra, Claudia

Amante (L') inglese

mia Wasikowska in “Alice in Wonderland” Celedòn. Il titolo originale è fuorviante. non è la storia di una donna di bassa statura. La nana è una sorta di "tata" italiana, la colf che vive con la famiglia, che si occupa sia della casa che dei bambini. Qui magistralmente interpretata da una bravissima e sconosciutissima attrice cilena (Catalina Saavedra, non a caso premiata al Sundance ed a Torino), che praticamente da sola sostiene tutto il film. La pellicola ha un impianto molto teatrale, si dipana esclusivamente all'interno delle varie stanze della villetta di una famiglia benestante. I dialoghi sono pochi ed il tutto trapela e si intuisce dalle espressioni di questa cameriera, introversa, scorbutica e dallo sguardo triste. Un volto spesso in primo piano che riesce a spiegare meglio di mille parole stati d'animo ed emozioni. Vale la pena darci un'occhiata solo per vederla all'opera.

Agora Regia: Alejandro Amenàbar con Rachel Weisz, max minghella non è un film contro il cristianesimo ma contro tutti i fond a m e n t a l i s m i . Sostanzialmente è questa la chiave di lettura. Un concetto però non condiviso dalle alte gerarchie della Chiesa che, secondo la casa di distribuzione, dopo una proiezione

riservata ha avuto reazioni stizzite di dissenso sul taglio dato alla pellicola. La vera storia della filosofa greca Ipazia uccisa e fatta a pezzi dagli integralisti cristiani nel 391 dopo Cristo ad Alessandria d'Egitto, ha faticato non poco ad uscire in Italia, suscitando, come era prevedibile, parecchie polemiche. Il ruolo del vescovo Cirillo, che avrebbe istigato la congrega dei Parabolani ad uccidere la scienziata, non è molto piaciuto, ma secondo il regista quello che si vede nel film è solo il 30 per cento del male che ha fatto l'alto prelato.

Alice in Wonderland Regia: Tim Burton con Johnny Depp, mia Wasikowska, Anne Hathaway. Spettacolare ed emozionante Burton. Ancora una volta non delude, regalandoci una inedita Alice, indipendente, moderna ed ormai ventenne. non più la bambina del Paese delle Meraviglie, ma una donna che intraprende un nuovo viaggio nel Sottomondo per conoscere il suo futuro, che non sarà quello di sposare il viscido e stupido Lord Hamish. Il suo destino è diventare una donna d'affari. Johnny Depp sempre all'altezza dei personaggi che interpreta, anche in questo caso bizzarro e divertente al punto giusto nei panni del

Regia: Catherine Corsini con Kristin Scott Thomas, Sergi Lopez Epopea tutta al femminile dove protagonista è una donna che lotta per affermare la propria autodeterminazione. Suzanne vive in una bella villa nel sud della Francia con un marito e due figli adolescenti. Una esistenza borghese e piena di noia spezzata dall'incontro con Ivan, rude operaio spagnolo con qualche errore alle spalle, che un giorno arriva per ristrutturare lo studio dell'abitazione. Un'avventura che si trasforma presto in passione travolgente e vero amore. Il marito, noto medico della zona molto attento alle apparenze ed in procinto di lanciarsi nella carriera politica, più che altro ferito dall'essere stato scaricato per un semplice operaio, cercherà in tutti i modi di contrastare la liaison, ricorrendo anche a biechi ricatti. Finale catartico.

Avatar Regia: James Cameron con Worthington, Sam Sigourney Weaver Cosa dire di più di quanto non si sia già sproloquiato su questo film. Gli effetti sono davvero speciali (l'animazione è splendida, in particolare le figure dei na'vi e l'ambientazione di Pandora), la storia però, per quanto politicamente corretta, è un po' banalotta. I buoni, i cattivi, l'amore, il lieto fine, con tanto di pistolotto moralistico. Il cattivo è così cattivo da sembrare una caricatura. Già dalle prime scene si capisce al volo dove andrà a parare e soprattutto come


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mINICRITICHE DEI FILm CHE POTRETE VEDERE NELLE SALE E NELLE ARENE finirà. E poi sembra un lungo déjà-vu. A tratti viene in mente "Balla coi lupi", "The Fountain" di Aronofskye (ma l'albero della vita non è simile?), "Soldato blu", "Il signore degli anelli", "Apocalypse now" e chi più ha più ne metta. Un consiglio: provate a vederlo anche nella versione normale, senza gli occhialini, nei cinema che non hanno il 3D. I colori sono molto più vivaci.

stessa strada con risultati davvero deludenti. Riesce a fare un film corale dove anche i personaggi di contorno danno il loro significativo contributo, evitando che la storia sia solo una lunga sfilza di gag. Prende in giro tutti, con ingenuità usa un linguaggio scorretto ed assurdo. Fa la pipì nella sacra ampolla di acqua del Po e scambia Alberto da Giussano per un Power Ranger.

Baciami ancora

Che fine hanno fatto i morgan?

Regia: Gabriele muccino con Stefano Accorsi, Vittoria Puccini, Pierfrancesco Favino, Claudio Santamaria, Giorgio Pasotti, marco Cocci, Sabrina Impacciatore. Muccino in grande forma. La trasferta americana gli ha fatto bene, lo ha galvanizzato ed arricchito e con la macchina da presa fa faville. Corre letteralmente dietro agli attori, non li molla un istante nel tentativo di estrapolare emozioni e sentimenti. Dopo i trentenni racconta gioie e dolori della generazione dei quaranta. Il ritorno alle radici ma anche la voglia di rimettersi in gioco, l'amore per l'altra persona e quello per i figli. Un gruppo di amici impegnati in una estenuante ricerca della felicità. Forse una costruzione un po' troppo adrenalitica ed affannata (in 2 ore e19 di durata), ma decisamente efficace nel delineare i personaggi. La new entry Vittoria Puccini non fa rimpiangere Giovanna Mezzogiorno.

Bangkok Dangerous Regia: Oxide e Danny Pang con Nicolas Cage e Charlie Young Remake dell'omonima pellicola del '99 dei fratelli di Hong Kong, già noti per "The eye", che rifanno se stessi. Come spesso avviene, la star indigena viene rimpiazzata da quella a stelle e strisce. In questo caso nicolas Cage,

Giovanna mezzogiorno, Rocco Papaleo, Paolo Briguglia, Alessando Gassman e max Gazzè in una scena di “Basilicata coast to coast” che oltre al ruolo di interprete principale (spietato killer che si innamora di una ragazza sordomuta) si è anche ritagliato quello da produttore. Action movie a tinte noir (con velleità da thriller psicologico) che però non convince per niente. Regia svogliata ma anche una performance non certo eccellente del protagonista che si ostina a porsi con la stessa smorfia stampata sul volto, nel tentativo di esternare disagio ed inquietudine.

dietro alla macchina da presa per l'attore Rocco Papaleo, fino ad ora quasi esclusivamente relegato nei panni del caratterista, che con questa strampalata pellicola tenta di raccontare risorse e potenzialità della sua terra. Cinque amici, una piccola band di provincia per non rinunciare ai propri sogni. Cast credibile ed a proprio agio nelle singole interpretazioni, anche per un cantante come Gazzè alla sua prima prova cinematografica.

Regia: marc Lawrence con Hugh Grant, Sarah Jessica Parker Veramente il sottotitolo potrebbe essere: che fine ha fatto Hugh Grant? Il ragazzo, ormai cinquantenne per la verità, non sembra più quello di "Quattro matrimoni e un funerale" oppure "notting Hill". Film noioso e non riuscito nonostante lo sforzo produttivo di mettere insieme due star del cinema inglese ed americano. L'idea di catapultare in piena campagna una coppia di cittadini doc che non riesce a staccarsi dal BlackBerry, per andare a vivere nel Wyoming (accanto a cavalli, orsi e rudi cow-boy con tanto di pistola nella fondina), poteva anche funzionare. In questo caso però non fa neanche tanto ridere. Sceneggiatura debole e recitazione altrettanto sciatta.

Chloe Basilicata coast to Cado dalle nubi Regia: Gennaro Nunziante Regia: Atom Egoyan con coast Julianne moore, Liam

Regia: Rocco Papaleo con Alessandro Gassman, Paolo Briguglia, max Gazzè, Rocco Papaleo, Giovanna mezzogiorno Easy Rider in salsa lucana. Dal Tirreno allo Ionio a piedi per dieci giorni, attraversando una delle regioni più belle e suggestive del nostro Sud d'Italia. Divertente e surreale road movie musicale che vede protagonisti cinque personaggi in cerca delle proprie identità. Interessante esordio

con Dino Abbrescia, Fabio Troiano e Giulia michelini Ignorante, cafone, scorretto, razzista, non azzecca un congiuntivo, però sfonda nel mondo della tv. Il trionfo della mediocrità. La fotografia esatta dell'Italia di oggi, quella che ci propina tutti i giorni il piccolo schermo. E lui, Checco Zalone, il comico di Zelig, ci sguazza. La sua parodia è esilarante. Un esordio felice per il comico tv, rispetto a tanti colleghi che hanno tentato la

Neeson Apparentemente un thriller, ma molto più intenso nella sua struttura e complessità. E' anche una storia d'amore, di suspance ed ipotetici tradimenti. Viaggio, con qualche perversione, in un tranquillo ma fragile ménage coniugale. Catherine, stimata ginecologa della middle class, sta organizzando una festa a sorpresa per il compleanno del marito David, professore di musi-


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mINICRITICHE DEI FILm CHE POTRETE VEDERE NELLE SALE E NELLE ARENE ca. La stessa sera l'uomo perde però il volo da new York per tornare a casa e la moglie comincia a nutrire qualche sospetto, soprattutto dopo aver scoperto nel suo cellulare un ambiguo sms di una delle sue allieve. Una sera a cena fuori con amici, Catherine incontra per caso Chloe, giovane e bellissima escort di lusso. Per liberarsi dell'ossessione decide di ingaggiarla per testare la fedeltà del marito. Resterà invischiata invece in un gioco pericoloso che la condurrà ad un rapporto lesbo.

A Christmas Carol Regia: Robert Zemeckis con i volti di Jim Carrey, Gary Oldman e Colin Firth Onestamente un po' troppo lugubre e poco adatto a bimbi molto piccoli per essere definito un film di natale destinato alle famiglie. Inizia con un morto disteso dentro una bara con due monete sugli occhi, per poi proseguire con una serie di fantasmi che fanno visita al vecchio avaro Scrooge nella sua casa oscura e sinistra. Tuttavia l'adattamento cinematografico della celebre fiaba di Charles Dickens è un piccolo capolavoro, soprattutto di tecnica. Realizzato con il sistema motion capture (quello utilizzato per The Polar Express), ossia cattura delle espressioni degli attori (celebri!) riportate digitalmente sul grande schermo sotto forma di animazione, riesce a dare una profondità ed una nitidezza alle immagini da sembrare un film su pellicola.

City Island Regia: Raymond De Felitta con Andy Garcia, Alan Arkin, Julianna margulies Era da tempo che non vedevamo una sceneggiatura così curata e ben scritta. Risultato, una spassosissima commedia con una storia che gira intorno al classico gioco delle verità nascoste, ambientata in

Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher in “Cosa voglio di più” uno dei quartieri meno noti di new York. Protagonista, un inedito ed istrionico Andy Garcia, nei panni della guardia carceraria con il pallino della recitazione (la scena del suo primo provino vale tutto il film), con parecchi scheletri nell'armadio, come del resto hanno tutti gli altri componenti della famiglia. Ottimo cast di attori, diretto con impegno da un regista che arriva dal cinema indipendente i cui film fanno spesso il giro dei festival più prestigiosi e che ha anche recentemente affermato di ispirarsi al nostro Pietro Germi. Cosa volere di più?

Colpo di fulmine - Il mago della truffa Regia: John Requa e Glenn Ficarra con Jim Carrey, Ewan mcGregor Certo, la storia nella fase di scrittura della sceneggiatura è stata parecchio romanzata ma sembra che tutti gli eventi descritti siano realmente accaduti. Basta questo per rendere il film apprezzabile di una certa attenzione, perché se fosse vero solo un terzo di quello narrato è davvero incredibile come un uomo possa arrivare a fare tanto nel corso di una vita. A parte questo, l'interpretazione di Carrey è un po' troppo fumettistica e gli eventi si susseguono con un certa confusione. Un morigerato agente di polizia, spo-

sato con prole, che suona l'organo in chiesa, dopo un incidente stradale decide di cambiare vita. Si dichiara gay, inizia a vivere una esistenza stravagante fatta di truffe ed imbrogli che lo porta dritto in prigione dove incontra Phillip Morris, l'amore della sua vita. Per lui tenterà, con successo, un colpo impossibile dietro l'altro.

Cosa voglio di più Regia: Silvio Soldini con Pierfrancesco Favino, Alba Rohrwacher, Giuseppe Battiston Il ricordo di "Pane e tulipani" è ormai lontano, tanto da non sembrare un film di Soldini. Manca la poesia e quel tocco surreale che caratterizza il suo cinema, anche nell'affrontare temi vicini all'attualità. "Per la prima volta è stato un episodio di vita reale a far scattare in me l'idea di questo film" ha affermato. L'intento, quello di raccontare una storia d'amore in tempi di crisi, recessione e precariato, ma è come se mancasse di personalità. Ecco, forse ha un po' spiazzato il suo pubblico cercando di fare altro da quello realizzato fino ad ora, per questo il film non convince fino in fondo. Per il resto la bravura del regista milanese dietro alla macchina da presa è indiscutibile come quella nel dirigere gli attori, soprattutto

nelle famose scene di sesso che sono sicuramente le più difficili.

Crazy Heart Regia: Scott Cooper con Jeff Bridges, maggie Gyllenhaal, Colin Farrell, Robert Duvall non sarà il Drugo del Grande Lebowski, ma anche qui il grande Jeff Bridges riesce ancora a dare il meglio di sé per un film, low-budget, che gira interamente intorno alla sua figura. Intreccio narrativo forse scontato e prevedibile che però l'attore, con ammiccamenti e grande capacità interpretativa, riesce a rendere interessante ed accattivante. Invecchiato, appesantito, alcolizzato ed in fase discendente, Bad Blake è una vecchia gloria del country che ora deve accontentarsi di qualche isolato locale della sconfinata provincia americana ed alloggiare in alberghi di quarta categoria. Il casuale incontro con una giovane giornalista di una rivista locale che vuole intervistarlo, gli cambierà in qualche modo la vita.

Dragon Trainer Regia: Dean Deblois e Chris Sanders Delizioso cartone animato in 3D, da vedere anche nella versione normale, non si perde nulla. Il tocco magico è quello della Dream Works


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mINICRITICHE DEI FILm CHE POTRETE VEDERE NELLE SALE E NELLE ARENE Animation, creatori di Shrek e Madagascar. Portatore di due messaggi facili ma corposi, che di questi tempi non guastano. non bisogna aver paura ad uscire fuori dal coro, affermando le proprie opinioni, e soprattutto non bisogna aver timore di ciò che esternamente può apparire diverso da noi. Il piccolo e gracile vichingo Hic vive in un comunità dove da sempre si combattono i draghi che rubano le pecore. Ma lui è un progressista ed è convinto che il dialogo con il nemico sia invece la strada giusta. Il suo senso dell'umorismo non si concilia però con gli ideali della tribù, dei coetanei e del forzuto padre, Stoick l'Immenso. Tratto dai libri della britannica Cressida Cowell.

Draquila - L'Italia che trema Regia: Sabina Guzzanti Il ministro dei Beni Culturali ha disertato il Festival di Cannes per protesta, il documentario secondo lui è fazioso e non veritiero. Ad alcuni aquilani è piaciuto ad altri per niente. Sabina Guzzanti riaccende le polemiche e questa volta si occupa del terremoto dell'Aquila e non solo. Snocciola con insolita pacatezza la sue teorie, utilizzando questa volta tecniche da reportage giornalistico, puntiglioso e cronologico. non manca neanche la satira, con l'imitazione del premier. Una ricostruzione certosina di quello che è accaduto in Abruzzo ma anche al G8, a napoli con la questione dei rifiuti e quant'altro. Da vedere.

Due vite per caso Regia: Alessandro Aronadio con Lorenzo Balducci, Isabella Ragonese. Sgombriamo subito il campo. Sarà pure il raccomandatissimo figlio del famoso imprenditore coinvolto nello scandalo degli appalti al G8, ma Lorenzo Balducci è perfetto

una storia avvincente, ben girata, senza troppe sbavature. non male per chi ama il genere.

Genitori&figli. agitare bene prima dell'uso

Sabina Guzzanti che assume le sembranze di Silvio Berlusconi in “Draquila”, di cui è lei stessa regista nel ruolo di Matteo Carli. Riesce con sorprendente capacità recitativa ad interpretare due ruoli affini ma non uguali. Una sorta di Sliding Doors all'italiana, per raccontare il doppio destino di un ventenne che una notte piovosa incontra per caso un'auto con dei poliziotti a bordo. L'incontro o lo scontro con quegli uomini determinerà il resto della sua vita. Rabbia, paura ed angoscia di una generazione che forse non ha futuro. Interessante esordio alla regia del giovane regista romano già apprezzato al Festival di Berlino.

E' complicato Regia: Nancy meyers con meryl Streep, Alec Baldwin, Steve martin E' sempre un piacere ritrovare la grande Meryl, anche se in questo caso è protagonista di una commedia non proprio originalissima e forse troppo hollywoodiana per un talento del suo livello. Tuttavia, tanto di cappello ad una attrice che a sessant'anni è ancora capace di trovare un ruolo di primo piano in un ambiente dove dopo i quaranta già si annaspa. Grazie alle sue innate capacità è in grado di far

apparire decente un film che molto probabilmente con altri interpreti avrebbe creato qualche imbarazzo. La storia del triangolo over 50 tra una donna, il suo ex marito ed un ipotetico pretendente stenta a decollare. E poi, va bene dare un'immagine di donna realizzata ma perché la scelta di stamparle sul viso, dall'inizio alla fine, quell'insistente sorriso a volte davvero fuori luogo?

Fuori controllo Regia: martin Campbell con mel Gibson, Ray Winstone Con qualche ruga in più e qualche capello in meno ma con la stessa spavalderia ritorna dopo sette anni Mel Gibson e lo fa con un thriller ad alta tensione, che fonde politica, ecologia ed affari (loschi). Ancora una volta impegnato nella consueta lotta solitaria contro tutti e tutto, senza esclusione di colpi. Le immagini iniziali sono di sicuro impatto. L'inaspettata uccisione a sangue freddo della giovane Emma, sulla porta della casa del padre poliziotto, solletica subito la curiosità dello spettatore. Un avvio repentino per

Regia: Giovanni Veronesi con Silvio Orlando, Luciana Littizzetto. michele Placido, margherita Buy, max Tortora, Elena Sofia Ricci, Piera Degli Esposti Il confronto-scontro tra il mondo degli adulti e quello dei giovani di oggi attraverso lo sguardo della quattordicenne nina. E' credibile il quadro che il regista toscano traccia delle nuove generazioni, riesce a fotografarne bene il malessere e l'incapacità di capirsi fino in fondo. Certo, in un contesto da commedia e con i toni leggeri del genere, a volte con profili appena tratteggiati ma decisamente convincenti. Decisamente migliore invece il fronte dei cosiddetti "grandi", dove si capisce che Veronesi ha maggiore conoscenza della materia. Avvalendosi di un cast di attori di alto profilo, abbandona per il momento il film ad episodi per raccontare una storia più strutturata e ricca di sfumature rispetto ai precedenti lavori.

Green Zone Regia: Paul Greengrass con matt Demon, Greg Kinnear Agli americani non è piaciuto molto. Anzi, visti gli esigui incassi potremo dire quasi niente. Perché i cattivi, ebbene si, questa volta sono loro. A dirla tutta, è difficile trovare nella cinematografia a stelle e strisce un altro film così esplicito, così diretto, nell'incolpare il governo Usa di aver provocato una guerra senza senso. La Green Zone del titolo è il blindatissimo quartiere situato nel centro di Baghdad dove risiedono le truppe, è da qui che parte l'avvincente thriller a sfondo


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mINICRITICHE DEI FILm CHE POTRETE VEDERE NELLE SALE E NELLE ARENE politico. Da qui il maresciallo Roy Miller e la sua squadra di ispettori ricevono l'incarico di scovare nel deserto dell'Iraq i depositi con le famose armi di distruzione di massa. non trovando nulla di tutto ciò, l'ufficiale inizierà ad avere qualche sospetto ed a porsi degli interrogativi, soprattutto rispetto al ruolo giocato da un potente generale di Saddam Hussein.

corpo ad un personaggio complesso e spietato, il "furbetto del quartierino" di turno che pur di salvarsi dalla galera per i suoi guai finanziari, non si fa scrupolo di riversare le sue colpe sull'ingenuo figlio.

Il mio amico Eric

Happy Family Regia: Gabriele Salvatores con Fabio De Luigi, Diego Abatantuono, Fabrizio Bentivoglio, margherita Buy, Carla Signoris, Valeria Bilello non è l'ennesimo film sulla famiglia. Salvatores semplicemente racconta degli uomini e delle donne, e lo fa con un film originale, poetico, spassoso, colorato, elaborato su diversi piani narrativi e continui passaggi tra finzione e realtà. Otto personaggi in cerca d'autore. Sono questi i protagonisti, la famiglia felice a cui il titolo ironicamente allude. Escluso Ezio, 38 anni, una vita trascorsa senza aver mai concluso nulla di buono che un giorno decide di scrivere una sceneggiatura per il cinema. Due coppie, i loro figli, i nonni, il cane, esseri del tutto inventati che ad un certo punto però vivono di luce propria, escono dallo schermo del computer di Ezio (un Fabio De Luigi in grande forma) per rivendicare la loro esistenza. Il cinema nel cinema.

I Gatti Persiani Regia: Bahman Ghodabi con Negar Shaghaghi, Hamed Behdad Durante la lavorazione il regista è stato arrestato per ben due volte. In Iran la musica è considerata, dall'attuale regime, impura in quanto fonte di allegria e quindi vietata. I ragazzi sono costretti a suonare e cantare clandestinamente, nel chiuso di cantine e

Tahar Rahim, protagonista del “Profeta” sotterranei. Un mondo nascosto, del quale la maggior parte della popolazione ignora l'esistenza. Completamente girato a Teheran, al di là dell'aspetto musicale, è un interessante viaggio nelle dinamiche che oggi governano l'ex Persia, che aiuta a capire meglio cosa stia realmente avvenendo in quel Paese. Premio Speciale della giuria al Festival di Cannes, la sceneggiatura è stata scritta da Ghobadi e dalla fidanzata Roxana Saberi, la giornalista americana di origine iraniana processata per spionaggio

Il figlio più piccolo Regia: Pupi Avati con Christian De Sica, Laura morante, Luca Zingaretti, Nicola Nocella Con la scusa di completare la trilogia sulla paternità (dopo "La cena per farli conoscere" e "Il papà di Giovanna"), Avati racconta l'Italia di oggi e lo fa con particolare cattiveria ed ironia, aiutato anche da un più che brillante cast di attori. Apparentemente parla di beghe familiari, in realtà dà vita ad un preciso affresco del Bel Paese: cinico, corrotto e corruttore, egoista, disposto a tutto in nome del dio denaro. Un insospettabile De Sica (dopo tanti cine-panettoni) riesce finalmente a dare

la malavita. Chiede aiuto al fratello prelato che gli suggerisce di raggiungere Padre Etienne in un paesino dell'Ardèche, travestito da sacerdote. Al suo arrivo scopre che il parroco è morto e gli abitanti lo scambiano per il sostituto.

Il profeta

Regia: Ken Loach con Eric Cantona, Steve Evets Un omaggio al calciatore del Manchester United Eric Cantona, personaggio discusso e borderline, per raccontare ancora una volta una storia di periferia. Loach lascia per il momento i toni seriosi dei suoi precedenti film ed affronta con leggerezza ed un tocco di fantasia i temi che gli sono da sempre cari. Il titolo originale, Looking for Eric, probabilmente si adatta meglio ad una storia dove il protagonista Eric Bishop, dipendente postale con una situazione famigliare e sentimentale disastrata, è alla continua ricerca di se stesso. nel tentativo di rimettere insieme i pezzi della sua vita immagina di dialogare con il grande campione francese, che nel film recita se stesso. Da non perdere nel finale la vera conferenza stampa di Cantona, rimasta nella storia del calcio.

Regia: Jacques Audiard con Tahar Rahim e Niels Arestrup Difficile non identificarsi con la faccia d'angelo del protagonista, perché anche se la storia è politicamente poco corretta (un percorso di formazione alla rovescia, un antieroe) non si può non stare dalla sua parte. Accertato ormai il fatto che il carcere non riabilita proprio nessuno, il film è abilmente orchestrato da un regista che conferma qualità straordinarie nel dirigere gli attori. La faccia del giovane Malik (felice esordio), analfabeta e ladruncolo che entra in carcere per uscirne dopo sei anni più acculturato, spietato ed a capo di una pericolosa banda, e quella del boss corso César Luciani (si intuisce ad occhio nudo la consolidata esperienza anche teatrale), reggono praticamente tutto il film.

Il mi$$ionario

Il segreto dei suoi occhi

Regia: Roger Delattre con Jean- marie Bigard Divertente commedia degli equivoci, senza troppe pretese ma ben costruita, prodotta da Luc Besson. L'attore protagonista, che ha anche scritto la sceneggiatura, nel raccontare il suo primo incontro con Besson sul set di un precedente film, ha rivelato che in quell'occasione, prima di squadrarlo da cima a fondo, gli ha detto che lo avrebbe visto bene nei panni di un prete. Parole profetiche. Bigard veste i panni di Mario Diccara, ex galeotto appena uscito dalla prigione che ha qualche conto in sospeso con

Regia: Juan Josè Campanella con Ricardo Darìn, Soledad Villamil Un noir, una commedia, una storia d'amore. Sullo sfondo l'Argentina peronista degli anni '70. Magica commistione di generi per raccontare uno dei periodi più cupi del Paese. Da questo punto di vista decisamente più efficace di tante pellicole che puntano al politico. Aspetto, questo, abilmente ed apparentemente relegato ai margini e che invece si rivela la vera anima. Il film ti entra dentro, lentamente, e per parecchio non ti molla. Con piglio sicuro il regista di origine italiana nato a Buenos


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mINICRITICHE DEI FILm CHE POTRETE VEDERE NELLE SALE E NELLE ARENE Aires, dirige uno dei migliori lavori della stagione che non a caso ha conquistato l'Oscar destinato al film straniero riuscendo a battere opere di pregio come "Il profeta" e "Il nastro bianco". Cast più che apprezzabile, sceneggiatura essenziale, quasi scarna ma con la capacità di arrivare dritta alla meta. Da non perdere.

Il tempo che ci rimane Regia: Elia Suleiman con Saleh Bakri, Shafika Bajjali Suleiman è nato a nazareth in Palestina ed il film è semiautobiografico, in quattro episodi, sulla sua famiglia. E' ispirato ai diari del padre, a partire dal 1948 quando decise di partire per unirsi alla Resistenza dopo l'occupazione di Israele. Scene di vita quotidiana di quei palestinesi che decisero di restare e che furono chiamati "arabi israeliani", costretti a vivere da stranieri nella loro patria. Contrariamente a quanto si possa pensare non ha nulla della pesantezza che magari ci si potrebbe aspettare da una pellicola di questo genere, il regista (che interpreta tra l'altro anche se stesso) ci ha costruito sopra una storia surreale, piena di ironia, con musiche coinvolgenti. Senza trascurare però l'aspetto politico di una questione ancora attualissima ed irrisolta.

Invictus Regia: Clint Eastwood con morgan Freeman e matt Damon Il capitano Francois Pienaar entra nella minuscola cella dove per 27 anni è stato recluso nelson Mandela. Allarga le braccia, come per prenderne le misure e dalla finestra lo immagina nel cortile, in catene, intento a spaccare pietre sotto il sole cocente. Perché un uomo che ha dovuto subire tanto dolore parla di perdono? Forse l'eccesso di retorica, inusuale per un film di Eastwood, può in un

morgan Freeman perfettamente nei panni di Nelson mandela nel film “Invictus” primo momento generare qualche attimo di smarrimento. Poi con lo scorrere delle immagini prevale l'emozione, quella di veder rappresentato un momento cruciale della storia del Sudafrica ma forse anche del mondo. Le interpretazioni di Freeman nei panni di nelson Mandela e Damon in quelli del biondissimo capitano della squadra di rugby sono appassionanti.

L'isola delle coppie Regia: Peter Billingsley con Vince Vaughn, Jason Bateman, Kristen Bell Coppia in crisi convince gli amici ad accompagnarla in una vacanza terapeutica per sposi con problemi coniugali, in uno splendido resort di Bora Bora. Il costo del biglietto è esoso ma se accettano di andare con loro verrà dimezzato. Partono, convinti di andare incontro ad una vacanza a cinque stelle invece scopriranno presto che la frequentazione della stravagante terapia non è a discrezione di chi ne ha bisogno e non è un optional. Jean Reno con il codino nelle vesti di santone che dovrebbe aiutare gli sposi. Una commedia (furbetta) che deve essere presa per quello che è: un paio d'ore di divertimento ammirando e sognando località tropicali

irraggiungibili per molti. non rimarrà nella storia del cinema

L'uomo che verrà Regia: Giorgio Diritti con Alba Rohrwacher e maya Sansa Girato con assoluto rigore, non scade mai nella retorica. Diretto in maniera magistrale, con attori di grande spessore che recitano i rari dialoghi in dialetto bolognese (sottotitolati in italiano). Meritatamente premiato all'ultimo festival del cinema di Roma, ripercorre gli ultimi nove mesi dalla strage di Marzabotto dove furono massacrate dai nazisti 770 persone, per la maggior parte donne, bambini ed anziani. Il racconto cadenzato dei nove mesi d'attesa per la nascita di un bambino in un'umile famiglia di contadini, attraverso lo sguardo della sorellina muta di otto anni. Film di forte impatto emotivo, forse di non facile fruizione, ma decisamente da non perdere.

L'uomo nell'ombra Regia: Roman Polanski con Ewan mcGregor, Pierce Brosnan. Che Polanski sia un maestro nella regia è fuor di dubbio ed anche in questa occasione dà prova di grande abilità del dirigere gli attori. Ha sdoganato

definitivamente uno come Brosnan che nella vita ha trovato non poche difficoltà a costruire una dignitosa carriera non legata quasi esclusivamente al fascino ed al glamour. Unico punto debole forse una sceneggiatura a volte prevedibile ed improbabile (come quando il protagonista scova alcune delicate e segrete informazioni semplicemente consultando Internet. Va bene che nella rete si trova di tutto, ma questa volta appare un po' esagerato) per un film che ha la sua forza in una storia costruita su temi importanti, piena di inganni e tradimenti, dove ognuno è molto diverso da ciò che appare.

L'uomo nero Regia: Sergio Rubini con Valeria Golino, Sergio Rubini, Riccardo Scamarcio, Guido Gianquinto. Uno dei migliori film di Rubini. Intenso, commovente, ironico e fortemente autobiografico. Dopo "La stazione" del 1990, il regista/ attore torna a parlare della sua infanzia e della Puglia ripartendo da quella stazione ferroviaria che sembra sia rimasta fortemente ancorata ai ricordi. Ma questa volta lo fa con un tocco di maggiore maturità, riuscendo a fare un film più compiuto. Sceneggiatura ben calibrata, cast di attori decisamente convincenti. Iniziando dal piccolo e straordinario protagonista fino ad arrivare ad una brava Valeria Golino che riesce ad interpretare il ruolo di una donna moderna ed emancipata degli anni '60, che non rinuncerebbe mai al suo lavoro di insegnante, capace però di conservare intatti gli atavici dettami della tradizione.

La bocca del lupo Regia: Pietro marcello con i reali protagonisti della storia. Piccolo film di nicchia, per raffinati cultori del cinema


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mINICRITICHE DEI FILm CHE POTRETE VEDERE NELLE SALE E NELLE ARENE d‘autore. Ricco di poesia e sentimento. Due anime perse raccontano le loro vite. Sullo sfondo la Genova storica, descritta e fotografata alla De Andrè. Quella di ieri, delle "tripperie" ormai scomparse, e quella di oggi percorsa dai disperati e dagli ultimi. Enzo è appena uscito dalla galera e attraversa la città, alla ricerca dei luoghi di un tempo ormai dismessi. nella piccola casa nel ghetto, tra i vicoli del vecchio quartiere, l'aspetta da anni l’amatissima Mary, prostituta transessuale. nato da un'idea della fondazione San Marcellino, gesuiti di Genova, che da anni assiste in diversi modi la comunità dei senza tetto, degli emarginati.

La nostra vita Regia: Daniele Luchetti con Elio Germano, Raoul Bova, Isabella Ragonese, Luca Zingaretti, Stefania montorsi, Giorgio Colangeli. Un grande Elio Germano, che ha ampiamente meritato il premio come miglior attore a Cannes, per un film sui trentenni di oggi. Quelli che non hanno santi in paradiso, forse i nuovi proletari come li definisce lo stesso Luchetti. In realtà dei giovani intelligenti e svegli che cercano di farsi strada in un mondo dove la priorità sono i soldi e la loro capacità di comprarci più cose possibili. Figli di un consumismo sfrenato, ma anche capaci di mettere al mondo tre figli nella totale incertezza economica e con il desiderio di fare il grande salto in avanti. Il film però non è solo questo. Anche una grande finestra sull'Italia con le sue storie di immigrazione, sfruttamento, valori famigliari. Cast ben assortito. Unica stonatura, forse, un finale troppo happy, da commedia.

La prima cosa bella Regia: Paolo Virzì con Valerio mastandrea, Stefania Sandrelli, Claudia

zando la tecnica del documentario (come peraltro aveva già fatto con il primo lungometraggio), la cinepresa si limita a riprendere scene di vita quotidiana di un piccolo villaggio rurale, in realtà riesce a leggere oltre le immagini. Illustra il ciclo della vita e della natura, attraverso uno sguardo originale ed innovativo che può ricordare quello di Franco Piavoli e Vittorio De Seta. Accolto a Cannes da giudizi più che lusinghieri dalla critica internazionale.

Raoul Bova e Elio Germano (premiato come miglior attore a Cannes con Javier Bardem) in una scena del film “La nostra vita”

matrimoni ed altri disastri

Vanzina. Gli italiani? Un popolo di cialtroni, dicono, sempre pronti a trovare la scorciatoia, la raccomandazione, l'appoggio del potente di turno, ma subito dopo arriva puntuale l'assoluzione. Così il direttore di un potente gruppo bancario, intrallazzone ed imbroglione, si ritira in campagna a coltivare gli ortaggi in compagnia di belle ragazze (!), il chirurgo che cercava e dispensava favori a destra e manca si redime andando a curare i poveri. Il poliziotto intercettatore, che usa il suo potere per conquistare una bella ragazza, ritrova l'amore. E via discorrendo. Unico punto forza del film un eccellente cast di attori, che riesce a tenere in piedi una storia mediocre ed improbabile. Con tutto il "materiale" che la cronaca regala ogni giorno si poteva fare veramente di più.

Regia: Nina Di majo con margherita Buy, Fabio Volo, Luciana Littizzetto, Francesca Inaudi. L'intento della regista era una commedia semplice e sofistica, in realtà è complicata (tanto da apparire improbabile) ed abbastanza ordinaria, quasi scontata. Sceneggiatura debole e poco equilibrata, dialoghi fuori dal mondo. La Buy, sulla cui faccia la cinepresa non molla mai un attimo facendo sparire dallo schermo tutto il resto, fa sempre la solita parte della single ansiosa e nevrotica. Poi, per chissà quale magico artifizio, ad un certo punto tutti si innamorano di lei. L'adolescente inquieto, l'intellettuale di sinistra inevitabilmente sfigato, il tecnico che aggiusta i computer e pure il cognato mezzo leghista ed ignorante come una capra al quale dà anche un bacetto tutto casto. Cast stellare sottoutilizzato.

Pandolfi, micaela Ramazzotti. Svolta intimista per il regista toscano che si allontana decisamente dalle tematiche sociali che hanno caratterizzato le sue precedenti pellicole, per concentrarsi sui sentimenti e sulla psicologia dei personaggi in una sorta di romanzo famigliare. Un percorso tutto nuovo per il quale sceglie l'attrice simbolo della commedia all'italiana, la splendida Stefania Sandrelli che insieme ad un Mastandrea in grande forma (una delle migliori interpretazioni dell'attore romano nel ruolo di Bruno e del suo mal di vivere) da vita ad un duetto recitativo di ottimo livello, riuscendo a coinvolgere l'intero cast. Costruito su due piani temporali, il film percorre circa quarant'anni di vita livornese, la storia di una mamma bellissima e svampita e dei suoi due figlioli dagli anni 70/80 fino ai nostri giorni.

La vita è una cosa meravigliosa Regia: Carlo Vanzina con Gigi Proietti, Vincenzo Salemme, Enrico Brignano, Nancy Brilli, Luisa Ranieri Saranno pure i furbetti del quartierino, ladroni e corrotti, però in fondo in fondo sono dei buoni. Insomma, prevale la tesi dei "birbantelli". E' questa l'Italia descritta dai

Le quattro volte Regia: michelangelo Frammartino Il regista milanese di origine calabrese, dopo il bellissimo e pluripremiato "Il dono" ci regala un nuovo lavoro dove creatività e poesia si fondono per raccontare il fascino arcaico di una terra dove il tempo sembra si sia fermato. Interamente girato senza dialoghi, senza attori, solo con rumori di sottofondo, utiliz-

mine Vaganti Regia: Ferzan Ozpetek con Riccardo Scamarcio, Nicole Grimaudo, Alessandro Preziosi, Ennio Fantastichini, Lunetta Savino, Ilaria Occhini Gruppo di famiglia in un interno. Il paragone con il grande film di Luchino Visconti finisce qui. Tuttavia, nulla da togliere al regista turco che ha realiz-


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mINICRITICHE DEI FILm CHE POTRETE VEDERE NELLE SALE E NELLE ARENE zato un film godibile, intimo, per la prima volta curioso di esplorare il cuore della famiglia tradizionale e tradizionalista, animata dal perbenismo di facciata. Un nucleo numeroso, come tanti nel Sud d'Italia, proprietario di un pastificio, con una nonna dolce e ribelle, una madre affettuosa e tollerante, la zia stravagante (una piacevole sorpresa l'interpretazione di Elena Sofia Ricci), il padre molto attento alle apparenze e due figli gay che hanno da sempre nascosto la loro vera identità. Scamarcio particolarmente bravo a non strafare in un ruolo non certo facile. Sullo sfondo la splendida Lecce con i vicoli, piazze ed il candore della sua architettura.

Nine Regia: Rob marshall con Daniel Day-Lewis, Sophia Loren, Nicole Kidman, Penelope Cruz, marion Cotillard Già il musical di Broadway sembra non sia piaciuto per nulla a Fellini. Immaginate cosa potrebbe dire oggi di questo film, se fosse ancora vivo. Una sfilza di banalità e luoghi comuni sull'Italia e sugli italiani, da non credere. La pizza, i mandolini e siamo al completo. Ovviamente nulla a che vedere con un capolavoro come “8 e mezzo“. A parte questo, le canzoni sono accattivanti, i balletti rocamboleschi, i costumi sfavillanti. Ingredienti essenziali per catturare il grande pubblico. Per non parlare della lunga sfilza di star e bellezze internazionali. Penelope Cruz insolitamente conturbante e sexy. Guido Contini è affascinante, glamour e donnaiolo ma non possiede l'ironia di Mastroianni.

Notte folle manhattan

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Regia: mira Nair con Steve Carell, Tina Fey

Una scena corla di “mine vaganti” di Ozpetek. In primo piano Elena Sofia Ricci (a sinistra) e Riccardo Scamarcio

Battute e situazioni scopiazzate da altre celebri pellicole, tuttavia divertente ed anche poco corretta (è pieno di parolacce) per una commedia americana destinata alle famiglie. La coppia Carell & Fey funziona, ben diretta dal regista di "Una notte al museo", per cui alla fine il film risulta piacevole ed alcune gag sono davvero esilaranti. Ipotetico plot alla intrigo internazionale, con il più classico scambio di persona. Una tranquilla ed annoiata coppia con tanto di prole chiassosa, che vive nella provincia del new Jersey, decide di uscire dalla routine concedendosi una serata speciale e cenare in uno dei ristoranti più trandy della città. non avendo la prenotazione, però, hanno la malaugurata idea di prendere il posto di una coppia che non si è presentata.

Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo - Il ladro di fulmini Regia: Chris Columbus con Logan Lerman, Pierce Brosnan Il paragone con le avventure di Harry Potter è inevitabile. Il regista ne ha diretti ben due. Come il celebre maghetto anche Percy Jackson ha poteri sovrannaturali, per metà divino e per metà umano, con l'innata capacità di tenere a bada il male.

Anche lui ha genitori "magici", è figlio del dio greco Poseidone, e molte delle situazioni in cui si trova porta inevitabilmente al personaggio della Rowling. L'apparizione dell'Idra a tre teste non può non ricordare Fuffy il cane a tre teste di Hagrid. Solo una squallida copia dunque? niente affatto. Il film ha una sua valenza, si lascia vedere con piacere, in qualche modo è anche educativo (all'inizio insegnanti e compagni di scuola lo credono mentalmente limitato) e poi potrà riempire il vuoto che Potter lascerà. Moderno classico della letteratura fantasy dello scrittore Rick Riordan, "Il ladro di fulmini" è il primo di una serie di cinque libri, l'ultimo uscito a maggio dello scorso anno.

Piccolo (Il) Nicolas ed i suoi genitori Regia: Laurent Tirard con François-Xavier Demaison, Daniel Prévost Adattamento sul grande schermo di uno dei più importanti classici per l'infanzia francesi, probabile primo esempio di letteratura moderna per piccoli, nato dalla fantasia di René Goscinny (l'ideatore di Asterix) e JeanJacques Sempè. Il protagonista è un bambino di otto anni, nicolas, una sorta di Gian Burrasca d'Oltralpe. Ambientato negli anni '50, le

avventure del pestifero ragazzino con la sua strampalata combriccola di amici, divertono molto e riescono a creare un processo di identificazione sia nei bimbi che nei grandi, con un abile doppio piano di lettura. Riuscita trasposizione sul grande schermo, senza trascurare le magiche atmosfere dei racconti.

Prince of Persia - Le sabbie del tempo Regia: mike Newell con Jake Gyllenhaal, Ben Kingsley, Alfred molina Dopo "I pirati dei Caraibi" ecco un altro film tratto da un videogioco degli anni '80. A dirigerlo questa volta il regista inglese di "Quattro matrimoni e un funerale" e di "Harry Potter e il calice di fuoco". Se piace il genere, l'action fantasy è piacevole e scorre abbastanza facilmente nonostante le oltre due ore di durata. Le scenografie esotiche dell'antica Persia, in gran parte riprodotte al computer, non deludono le aspettative. C'è tutto. Il principe bello e muscoloso che corre lungo i muri, la principessa misteriosa e furba, il pugnale, le arti magiche, la lotta contro le forze oscure, ed uno stuolo di allenatissimi stuntman. Insomma, un bel fumettone. Sempre ottime le Interpretazioni di Molina e Kingsley.


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mINICRITICHE DEI FILm CHE POTRETE VEDERE NELLE SALE E NELLE ARENE la trasposizione tradisce in parte l'opera letteraria, in questo caso però quello che manca è la mano ferma di una regia esperta capace di dirigere un buon cast di attori e plasmare, rendendola scorrevole e convincente, una trama a tratti complessa. Un intreccio narrativo con un preciso scopo, da scoprire solo nel finale.

Remember me Regia: Allen Coulter con Robert Pattinson, Emilie de Ravin Una sorpresa. Che il vampiretto più celebre del momento si sia cimentato, nonostante il travolgente successo di Twilight, in una pellicola del genere depone a favore di questo bel ragazzone rimasto sepolto improvvisamente dalla notorietà e da una stuolo di adoranti fan. Il film, contrariamente a quanto si possa credere, non è solo una storia d'amore destinata al filone giovanilistico, l'intreccio è molto più raffinato e complesso, pieno di humour, acume, con dialoghi ben scritti ed interpretati. Finale sorprendente che vuole essere un omaggio alla città di new York. Senza voler svelare nulla, perché l'epilogo è davvero inaspettato, la storia parte da due ventenni provenienti da mondi del tutto opposti, che si incontrano in maniera non proprio casuale, e che si innamorano. Ma non ci sarà l'happy end.

The road Regia: John Hilcoat con Viggo mortensen, Robert Duvall, Charlize Theron E' vero, è deprimente, triste, disperato, senza futuro, eppure è uno dei film più interessanti che il genere catastrofista abbia partorito negli ultimi anni. Completamente privo di retorica, un regista semi-sconosciuto porta sul grande schermo il romanzo "La strada" del grande scrittore statunitense Cormac McCarthy. Lo fa rivelando notevoli capacità nel dirigere i pochi (ma buoni) attori del cast. Un film complesso, difficile, dove la macchina da presa è quasi esclusivamente puntata sui volti di un padre e di un figlio che cercano di sopravvivere in un'America desolata e distrutta da un misterioso cataclisma, dove gli esseri umani sono spinti a dare il meglio e (soprattutto) il peggio di sé.

Shutter Island

Russel Crowe (a destra) nel ruolo che il regista Ridley Scott gli ha assegnato per la nuova versione di “Robin Hood”

Robin Hood Regia: Ridley Scott con Russel Crowe, Cate Blanchett, William Hurt, max Von Sydow. Certo, se si pensa che è stato il regista di Blade Runner e Thelma & Louise qualche attimo di sconforto assale. non è che fosse così indispensabile l'ennesima pellicola su una figura trita e ritrita come l’arciere di Sherwood. Tuttavia non si può dire che sia, nel suo complesso, un brutto film. Conosciamo tutti le capacità del grande regista americano. Il prodotto infatti è ben confezionato, e non a caso sia Scott che Crowe lo hanno anche prodotto. A parte qualche sprazzo di vera noia, soprattutto durante le interminabili e sanguinolente scene di scontri armati tra buoni e cattivi, la vera novità è la figura di Lady Marion, qui in una insolita ed improbabile veste di rivoluzionaria in un’epoca dove le donne stavano zitte, obbedivano e procreavano.

Vedova di guerra senza figli, non solo respinge i pretendenti, ma combatte anche con armatura e spada, coltiva i campi ed esprime la sua opinione. Già annunciato Robin Hood 2.

Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio Regia: Isotta Toso con Daniele Liotti, Kasia Smutniak, Francesco Pannofino Peccato, un'occasione mancata. Perché l'omonimo romanzo di Amara Lakhous (se vi capita leggetelo), dal quale è stato tratto il film, è piacevole, a tratti divertente nel raccontare le vicissitudini di un gruppo di inquilini di varie nazionalità, ricco di spunti interessanti per riflettere sulla nostra società. Lo scontro di civiltà del titolo, si consuma nel chiuso di un palazzo e di un condominio a Piazza Vittorio, nel cuore del quartiere più multietnico di Roma. Come spesso avviene

Regia: martin Scorsese con Leonardo Di Caprio, mark Ruffalo, Ben Kingsley, max von Sydow. Un affresco sul dolore e sulla follia. Film particolarmente claustrofobico e cupo, con una magnifica fotografia, come tutte le opere di Scorsese curato e costruito nei minimi particolari. Maestro nel dirigere i suoi attori. Dramma psicologico avvincente, che lascia con il fiato sospeso sino alla fine, mai scontato, con una ambientazione quasi maniacale. Un'isola-fortezza, battuta dal vento e da una pioggia incessante, sede di un noto manicomio criminale. Siamo nel 1954, all'apice della Guerra Fredda, quando il capo della polizia locale Daniels (Di Caprio) ed il suo collega vengono convocati a Shutter Island per indagare sulla misteriosa scomparsa di una pluriomicida, ma nulla è come appare.

Simon Konianski Regia: micha Wald con Jonathan Zaccai, Popeck Un popolo che sa ridere della propria tragedia. Sul filone di una serie di riuscitissime commedie dallo humour yiddish (da "Train de vie" in poi), arriva questo giovane e sconosciuto regista belga di origini ebraiche che al suo secondo lungometraggio mette in luce un talento del quale probabilmente sentiremo parlare ancora. Dosato e con il giusto cast di attori, costruisce un film divertente e drammatico,


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mINICRITICHE DEI FILm CHE POTRETE VEDERE NELLE SALE E NELLE ARENE irriverente e scoppiettante, graffiante e doloroso. Colonna sonora dai ritmi leggeri ed accattivanti in netto contrasto dal contesto narrativo. Più che l'accostamento con Woody Allen, Radu Mihaileanu o al nostro Benigni, lo stile somiglia molto a quello dei grandi fratelli Coen che sullo stesso argomento hanno realizzato "A serious man". Fortemente autobiografico, è il racconto di un giovane laureato in filosofia, disoccupato, abbandonato dalla moglie, costretto a tornare a vivere con il padre, un ex deportato che gli darà del filo da torcere anche da morto.

Sul mare Regia: Alessandro D'Alatri con Dario Castiglio, martina Codecasa D'Alatri torna a sorprenderci. Dopo il cine-panettone alternativo "Commediasexy", il regista romano questa volta firma un film completamente in digitale, a basso budget, interpretato da attori semisconosciuti. Una commedia sentimentale appartenente al filone giovanilistico, dai risvolti sociali, ambientata nella splendida isola di Ventotene che, ad onor del vero, contribuisce parecchio alla riuscita della storia tratta dal romanzo di Anna Pavignano (In bilico sul mare). Il giovane e bel Salvatore (Dario Castiglio, figlio di Peppino di Capri) d'estate porta i turisti in giro con il suo gozzo mentre d'inverno fa il muratore in nero nei cantieri sulla terraferma. L'amore arriva con Martina, la ragazza di buona famiglia che usa la sua barca per le immersioni da sub.

The Wolfman Regia: Joe Johnston con Benicio Del Toro, Emily Blunt, Anthony Hopkins Monster movie di tutto rispetto. Diretto con mano ferma ed interpretato con la stessa convinzione da un intenso

George Clooney e Vera Farmiga in una scena di “Tra le nuvole” di Jason Reitman Benicio Del Toro (bravo anche con il pesante trucco da lupo) accanto al sempre straordinario Hopkins, nel ruolo del padre. Remake del classico horror "L'uomo lupo" di George Waggner del 1941, costruzione di un sanguinoso puzzle con un'antica maledizione che trasforma le persone in lupi mannari durante le notti di luna piena, che sta lentamente uccidendo gli abitanti di Blackmoor. Poco splatter ma di certo non annoia, diligentemente condensato in poco più di un'ora e mezza con una tensione narrativa che non cala mai. Interessante ricostruzione d'epoca in stile vittoriano.

Tra le nuvole Regia: Jason Reitman con George Clooney e Vera Farmiga Un film attraversato da un umorismo fresco e leggero per affrontare un tema di scottante attualità, dai risvolti inevitabilmente drammatici. La storia di un "tagliatore di teste", un manager molto ricercato in tempi di crisi, che le aziende assumono per brevi periodi con il compito di licenziare il personale in eccesso. Un grande Clooney

nei panni del professionista senza scrupoli che dopo tanti anni spesi felicemente tra una città e l'altra dell'America, improvvisamente sente di dover cambiar vita. La sfilza dei dipendenti che passa sotto la mannaia di Clooney sono veri disoccupati provenienti da Detroit e St. Louis, le città più colpite dalla recessione. Il regista è il figlio di Ivan Reitman, quello che ha diretto "Ghostbusters".

Hussein. Le scene sono forti, particolarmente violente e sanguinolenti. In un ospedale da campo improvvisato, senza acqua ed attrezzature adeguate, il medico è costretto a sparare in testa ai pazienti più gravi, quelli senza speranze.

Triage Regia. Danis Tanovic con Colin Farrell, Paz Vega, Christopher Lee Premio Oscar nel '93 con no Man's Land, Tanovic ritorna ad affrontare gli orrori della guerra, da un altro punto di vista. Quello dei sopravvissuti. Di coloro che ce l'hanno fatta, ma che hanno lasciato in quei terribili luoghi gran parte della loro vita. Tratto dall'omonimo romanzo dell'ex reporter Scott Anderson che ha seguito i conflitti in Uganda, Beirut, Cecenia e Bosnia il film è la storia di due fotoreporter inviati nel Kurdistan iracheno nel 1988 poco prima dei massacri di gas ordinati da Saddam

Recensioni di LUCIANA VECCHIOLI


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