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Anno II - n.144 - Martedì 27 luglio 2010

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Ora di punta di

stEfANo CLERiCi

Il momento della verità abio Granata, parlaF mentare finiano, apre con clamore la questione

morale dentro il Pdl. E si scatena l'iradiddio. Chi lo vuole cacciato dal partito, chi lo bolla come infame traditore (stile notte del Gran Consiglio), chi lo vuole inginocchiato e penitente davanti ai probiviri, manco fosse la Santa Inquisizione. Dai probiviri ci vado risponde lui - ma sul banco degli imputati voglio pure, accanto a me, Nicola Cosentino e Denis Verdini, che sono sotto botta della magistratura e non paiono proprio angioletti. Secondo noi, ha ragione da vendere l'onorevole Granata e - con lui - il presidente della Camera e tutti coloro che alzano la voce (Napolitano in primis) perché in questo paese la legalità costituzionale e istituzionale abbia ancora garantita cittadinanza. erò, in tutta franchezza (e siamo incredibilmente d'accordo con I "berluscones"), questo stillicidio non può e non deve durare a lungo. Bossi ha ripetuto ancora ieri che non c'è alcun problema per il governo finché - viaggiando sul binario del federalismo - il Cavaliere è d'accordo con lui. Che è come dire: finché questa maggioranza ha il marchio (e il guinzaglio) della Lega qualsiasi "granata" ha la sicura bloccata e non può far male a nessuno llora, facciamola una buona volta esplodere questa "granata". Vediamo finalmente, in Parlamento, chi sta dalla parte della Costituzione e della legalità e chi invece dalla parte degli affaristi. Aspettiamo con fiducia una "granata" che spazzi via ipocrisie, titubanze e menzogne.

P

A

EdiZioNE EsitiVA

Questione morale. Dopo le dimissioni di Verdini dalla banca

Fini con Granata Il presidente della Camera sostiene che i dirigenti del Pdl indagati devono lasciare gli incarichi. E oggi di nuovo a vuoto il voto per il Csm Gianfranco Fini - sollecitato dal Pdl a prendre le distanze dalla posizione molto dura assunta dall’onorevole Granata sulla questione morale, con l’invito ai dirigenti indagati a lasciare gli incarichi - ha, al contrario, dichiarato di condividerla. Questo è un ulteriore strappo all’interno del partito di Berlusconi, il quale preferisce per ora non replicare, ma ribadisce di essere contrario alle correnti all’interno del partito e di essere pronto ad espellere chi dissente, così come sostiene anche Bossi che si debba fare nella Lega. Intanto l’impasse all’interno del Pdl blocca anche la nomina degli 8 membri del Csm che spetta al parlamento nominare in seduta congiunta anche su sollecitazione di Napolitano. Non c’è l’accordo e quindi anche la seduta di oggi andrà a vuoto. PAG. 2

Omsa licenzia in Italia e riapre in Serbia Chiuso a Faenza lo stabilimento Omsa. Licenziati i 350 lavoratori, soprattutto donne. La proprietaria Golden Lady Company ne aprirà un altro in Serbia, come la Fiat.

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in edizione stampabile esce in estate con foliazione ridotta e non viene pubblicato la domenica e il lunedì il sito invece viene costantemente aggiornato 7 giorni su 7

Giornalismo e orrori dell’Afghanistan di

Moisè AstA

«E’ compito del buon giornalismo puntare l’indice sugli abusi di potere e, quando gli abusi del potere sono messi all’indice, c’è sempre una reazione contraria»: parola del trentanovenne giornalista australiano (già audace hacker e programmatore di computer), Julian Assange, fondatore di Wikileaks che, con il suo “scoop” su Kabul ha fomentato l’ira della Casa Bianca già di Bush ma ora di Obama. Già. Qua non si tratta di guerra alle intercettazioni per tutelare la “cricca”, i piduisti di nuovo conio e i vip che si sollazzano con le escort. Si tratta, invece, di fatti che – ha detto il generale Jones, consigliere di Obama per la sicurezza nazionale – avrebbero potuto mettere a rischio la vita degli americani e dei nostri alleati, e minacciare la nostra sicurezza nazionale». D’accordo. Ma c’è solo questa chiave di lettura dinanzi all’accertamento storicizzato di errori e scempi, in pregiudizio di un’incolpevole fetta del consorzio umano? Le ricostruzioni di Assange evidenziano le circostanze di “truppe che hanno ucciso centinaia di civili in scontri che non sono mai emersi, attacchi talebani che, rafforzando la Nato, alimentano la guerriglia in Pakistan e Iran”. E poi… morti di cui non s’è mai saputo nulla, droni Reaper telecomandati dal Nevada, legami occulti tra servizi segreti talebani e pakistani. Una bolgia. E’ così che si vuol puntare all’obiettivo condiviso della democratizzazione del mondo?


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martedì 27 luglio 2010

In Italia e nel Mondo

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TASSe Per Le reGIOnI

GermAnIA

Iva e Irpef, Calderoli Love Parade, coregge Bossi ventesima vittima «La solita tempesta in un bicchiere d'acqua. Poco fa, chiacchierando con Umberto Bossi, abbiamo riso insieme della sciocchezza sul federalismo fiscale riportata oggi (ieri per chi legge, ndr) da un quotidiano locale, e ripresa poi dalle agenzie di stampa, secondo cui, l'Irpef e l'Iva sarebbero state destinate ai Comuni, quando invece, nel nostro progetto, questi tributi saranno parzialmente ad appannaggio delle Regioni». Lo dice il ministro leghista Roberto Calderoli. «I tributi destinati ai Comuni saranno quelli relativi agli immobili, con l'esclusione della prima casa, come già anticipato dal ministro Tremonti nella sua relazione al Parlamento».

Scaricabarile tra polizia e sindaco di Duisburg per la responsabilità della strage del Love Parade. Sullo scambio di accuse si è levata la voce della cancelliera Angela Merkel - rimasta in vacanza in Baviera al festival wagneriano di Bayreuth ma pronta a tornare per i funerali - la quale ha fatto sapere di aspettarsi una ''scrupolosa'' indagine. Oltre ai 20 morti - il bilancio si è aggravato ieri sera con il decesso di una giovane tedesca 21enne - la terribile calca che ha sconvolto il raduno di musica techno ha causato anche anche 511 feriti secondo gli ultimi dati della polizia, di cui 42 gravi.

Verdini sotto torchio

IL CASO

Documenti segreti Usa online Più di 90 mila documenti e rapporti segreti militari americani sulla guerra in Afghanistan sono stati forniti dal sito Wikileaks - che promuove la diffusione di informazioni segrete - ai media, rivelando una mole di notizie finora tenute nascoste: secondo l'intelligence americana il conflitto afghano è fallimentare. I documenti sono stati passati al New York Times, al britannico Guardian e al tedesco Der Spiegel che ne forniscono ampi dettagli sui loro siti online.

E’ stato interrogato per nove ore (dalle 15 alla mezzanotte di ieri) il coordinatore del Pdl denis Verdini, accusato di corruzione per l’eolico in sardegna e di associazione segreta, assieme a flavio Carboni, Arcangelo Martino, Pasquale Lombardi e il senatore Marcello dell’Utri, che sarà interrogato oggi. Verdini ha reso noto ieri di aver lasciato la presidenza del Credito Cooperativo fiorentino. Assieme a lui si è dimesso l’intero cda.

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Direttore responsabile: Ennio simeone Redazione: tel: 06-86293192 Indirizzo e-mail: redazione@altroquotidiano.it Editrice: GECEM (Gestione Cooperativa Editoria Multimediale) - Presidente:stefano Clerici Sede legale: Via Aldo Sandulli 45, Roma Registrazione del Tribunale Roma n..343/08 del 18 settembre 2008 - Registrato al ROC Partita Iva 09937731009

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Fini: «Chi è indagato si dimetta» «La difesa della legalità deve essere una bandiera dell’azione politica del Pdl. in questo senso occorre distinguere la giusta tutela del garantismo, perché si è innocenti fino al terzo grado, dall’opportunità, in certi casi, di continuare a mantenere incarichi politici quando si è indagati». Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco fini, in collegamento telefonico con la convention campana dei circoli di Generazione italia. Parlando dell’inopportunità di mantenere incarichi quando si è indagati, Gianfranco fini ha detto di ”non aver compreso” la scelta di Nicola Cosentino, dimessosi da sottosegretario ma non da coordinatore campano del Pdl. E’ italo Bocchino a chiarire ai cronisti, nella sala dove si svolge la convention regionale di Generazione italia, un passaggio delle dichiarazioni del presidente della Camera giunto poco chiaro alla platea a causa di disturbi nel collegamento telefonico. dopo questo passaggio disturbato, fini ha chiosato: «Evidentemente sulla legalità ci sono delle interferenze…».

L’OnOmasticO Fronimio nella lista episcopale della città di metz occupa il ventesimo posto, ciò che permette di collocare il suo episcopato verso l'anno 500, poichè il ventitreesimo vescovo, sant'esperio, assistè nel 535 al concilio di Clermont. Fronimio morì, secondo la tradizione liturgica, un 27 luglio, dopo otto anni di episcopato, e fu sepolto a Saint-Clement.

accadde Oggi 1940: Bugs Bunny Bugs Bunny fa il suo debutto ufficiale nel cartone animato A Wild Hare.


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martedì 27 luglio 2010

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rIvOLI

mILAnO

rischia l’occhio per un gioco

Prostituta brasiliana uccisa in casa

Rischia di perdere la vista ad un occhio un bambino di 10 anni raggiunto da un colpo di pallino sparato da un amichetto con una pistola ad aria compressa. Il fatto è accaduto in una pineta di San Giovanni Suergiu, in provincia di Carbonia-Iglesias, dove i due bambini si trovavano in compagnie delle rispettive famiglie per un pic nic. Il piccolo è ricoverato lunedì sera nel Reparto Oculistico dell’ospedale civile di Cagliari, dove era giunto nel pomeriggio al Pronto Soccorso. L’arma si trovava in un tavolino, con il colpo in canna e senza sicura. Uno dei bambini l’ha presa e ha cominciato a sparare.

Una donna brasiliana di 45 anni è stata uccisa nel suo appartamento in zona Cenisio a Milano. Il corpo presentava una ferita da taglio all'addome. La scoperta dell'omicidio è avvenuta grazie alla segnalazione di vicini di casa che sentivano il cattivo odore provenire dall'appartamento. Grazie all'ausilio dei vigili del fuoco, agenti della squadra mobile sono riusciti ad entrare in casa ed hanno trovato il corpo della donna riverso e con unaprofonda ferita all' addome. Il monolocale era a soqquadro e la porta chiusa ma senza chiavi. Un particolare che fa pensare agli investigatori che l'omicida possa essere una persona conosciuta dalla vittima.

ImPASSe

nomine al Csm scheda bianca Nuove nomine del Csm: nonostante l'appello dei giorni scorsi di Napolitano di stringere i tempi, sembra invece protrarsi ancora una situazione di stallo. Oggi i parlamentari del centrodestra voteranno scheda bianca per l'elezione dei componenti laici da mandare al Consiglio superiore della magistratura. È stata infatti questa l'indicazione che è stata data a deputati e senatori della maggioranza dai capigruppo attraverso un sms telefonico. I parlamentari di Lega e Pdl, però, andranno comunque a votare perché in questo modo potrà cominciare ad abbassarsi il quorum.

LOTTA ALLA CAmOrrA

rOmA

Appalti: giudice L’identikit giudice in manette di Primula Rossa In manette un giudice romano accusato di associazione a delinquere e corruzione. Su disposizione dell’autorità giudiziaria di Perugia sono stati arrestati un imprenditore edile e un giudice onorario della IV sezione bis civile del tribunale di Roma Giovanni Dionesalvi. Il libero professionista finito in manette si chiama Giampaolo Mascia. Insieme a lui, provvedimenti cautelari sono stati emessi nei confronti dei due figli avvocati, Vittorio e Gianmarco, e della moglie Piera Balconi. L’ accusa contestata a vario titolo è associazione per delinquere finalizzata alla corruzione. L’inchiesta sarebbe nata da una denuncia prodotta dall’Avvocatura generale dello Stato su un contenzioso riguardante appalti tra il ministero della Difesa e la ditta dell’imprenditore arrestato. Mascia padre avrebbe insomma dato o promesso utilità al giudice in relazione ad alcune esecuzioni immobiliari e decreti ingiuntivi.

Un nuovo identikit del superlatitante dei Casalesi Michele Zagaria è stato diffuso dalla polizia scientifica di Napoli. L'immagine è stata realizzata sulla base delle testimonianze di alcuni collaboratori di giustizia che lo hanno incontrato di recente.

COSe DI QUeSTO mOnDO

Coca ai tavoli dei vip della movida milanese Presunto giro di mazzette e di droga nei locali notturni milanesi: poste sotto sequestro la nota discoteca Hollywood, molto conosciuta perché frequentata da vip, e un altro luogo molto noto della movida milanese, la discoteca The Club. Belen Rodriguez è tra i testimoni dell'inchiesta della Procura di Milano. Nell'ordinanza di custo-

dia cautelare a carico di cinque persone, tra cui il presidente del Sindacato italiano dei locali da ballo, Rodolfo Citterio, compare, a quanto si è appreso, infatti, anche la testimonianza della showgirl Belen, che avrebbe raccontato agli inquirenti che all'interno dell' Hollywood veniva consumata abitualmente droga, in particolare cocaina.

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La cocaina veniva servita ai tavoli, insieme a fiumi di champagne che scorrevano nei privé dei locali tra i più esclusivi di Milano. Più che un'usanza il consumo di droga all'interno della discoteca Hollywood di corso Como e del locale The Club di Largo La Foppa, secondo gli investigatori era un vero e proprio "sistema".

Disagi nei voli, pronta class action I viaggiatori coinvolti nei disagi legati allo sciopero bianco dei controllori di volo greci "hanno diritto al risarcimento dei danni per i giorni di vacanza persi". Lo afferma il presidente del Codacons, Carlo rienzi, dopo il caso dei turisti diretti alla Canarie e rimasti a terra a Fiumicino. "L'ufficio legale del Codacons sta studiando le varie ipotesi di azioni volte a far ottenere ai vacanzieri il riconoscimento dei propri diritti, sia contro le compagnie aeree che contro i responsabili dello sciopero bianco. In particolare - spiega rienzi - si sta studiando la possibilità di una class action europea in favore di tutti i passeggeri che abbiano subito ritardi o cancellazioni delle partenze, finalizzata ad ottenere il giusto risarcimento danni”.


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mercoledì 21 luglio 2010

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USTICA 30 anni dopo

DARIA BONFIETTI, presidente dei familiari delle vittime replica all’intervista rilasciata da Aurelio Misiti a “l’Altro quotidiano”

La verità è quella sancita dal giudice e cancella l’ipotesi della bomba a bordo «La ricostruzione fatta dalla commissione di periti guidata da Misiti venne bocciata». Nessuno ha tratto vantaggio dalla tesi dell’azione di intercettamento Leggo con stupore e contrarietà l’articolo del prof.Misiti su “l’Altro quotidiano” del 21 luglio. Intanto non mi pare proprio sia la prima volta che parla: ricordo di averlo già incrociato sulle pagine del Diario quando saltabeccava, in Calabria, tra le liste di centrosinistra e centro destra. Ma comunque che sia necessario chiedergli uno sforzo di verità e chiarezza nella ricostruzione della vicenda Ustica. Anche sotto l’aspetto peritale. Il prof Misiti ebbe l’incarico di coordinare, non so se anche di scegliere, un gruppo di periti per individuare le cause della caduta del dc9 itavia. È un incarico che gli fu conferito in base alla legge, chiamandolo ad una serie di doveri, il giudice istruttore, (si indagava con il vecchio rito), che rimane il responsabile, “perito dei periti”. E nell’accettare l’incarico certamente il professore, come cittadino, sapeva che nel nostro ordinamento la verità viene dalla sentenza del giudice. Alla conclusione del lungo impegno di quella commissione , i giudici, in questo caso i pm e il giudice istruttore, Priore, pur esprimendo apprezzamento per il lavoro di recupero in mare, la ricostruzione del relitto, e la

“descrizione” delle ultime fasi del volo dell’aereo, decidono che "il lavoro dei periti d'ufficio è affetto da tali e tanti vizi di carattere logico, da molteplici contraddizioni e distorsioni del materiale probatorio da renderlo inutilizzabile" ai fini della ricostruzione della verità. Una bocciatura netta. Ed è questo il nodo centrale della vicenda con il quale deve misurarsi chi ha avuto la responsabilità di coordinare quel lavoro. È certo che i giudici hanno rifiutato l’ipotesi bomba, e questo è storia ed è scritto nella sentenza ordinanza, ma credo che si possa e debba chiedere, allora come oggi, al coordinatore non tanto di difendere la conclusione, ma di spiegare ciò che attiene specificatamente al suo ruolo di responsabile, cioè “i vizi di carattere logico, le distorsioni e le contraddizioni”. Insomma, voglio ripetere, non è il risultato finale in discussione, Misiti non firma nello specifico nessuna relazione, ma è il “percorso”complessivo che dovrebbe essere spiegato e giustificato. Ripeto, da parte mia, quello che affermavo all’epoca, “supportata” dal lavoro dei periti di parte civile, professori del Politecnico di Torino: nel lavoro di quei periti

c’era una totale sottovalutazione, nella fase conclusiva, del tracciato radar, che pure era stato prezioso durante i lavori per individuare perfino un serbatoio in mare di un aereo da caccia e c’era la negazione totale degli esperimenti esplosivistici, e degli esami frattografici e metallografici, che pure erano stati effettuati e che escludevano completamente che a bordo vi fosse state un’esplosione. Non voglio entrare nel merito delle competenze specifiche dei vari periti, ma è il responsabile del lavoro che deve dare delle risposte. Allora è questo non entrare davvero nella storia di quella commissione, e anzi banalizzarla, che oggi come ieri mi scandalizza E a questo riguardo è veramente inaccettabile la ricostruzione che il prof. Misiti fa del fatto che due periti , ripeto che dovevano essere da lui coordinati, sono stati allontanati dai lavori per aver mancato al patto di lealtà con la giustizia. È sua responsabilità, intanto, non aver vigilato e non aver individuato comportamenti di collaborazione con periti di parte. Ed è sua colpa oggi banalizzare un episodio molto grave,

raccontandoci di piccole telefonate di conforto agli imputati. È chiaro che gli elementi che il giudice trovò erano ben altri, ma comunque è compito di un perito confortare gli imputati? Poi, altro passaggio inaccettabile del racconto, informa male riguardo al Mig; al di là del fatto che la vicenda si intersechi o no con quella del Dc9, non precisa che proprio i periti da lui coordinati affermarono, senza essere smentiti, che tutta la ricostruzione ufficiale sulla caduta è falsa e priva di ogni fondamento. E informa male quando omette di spiegare che le divergenze che si manifestarono con le mancate firme a conclusione dei lavori della Commissione veniva da problemi inerenti la lettura dei tracciati radar. Argomento che tornerà nella vicenda. E allora per provare a raccontare, secondo la mia esperienza: c’è una commissione che lavora,


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DOssier A sinistra: daria Bonfietti. Sotto:Aurelio Misiti. In basse al centro: la carcassa del dc9 nel capannone di Pratica di Mare

recupera e ricostruisce l’aereo a Pratica di Mare, ci descrive le ultime fasi del volo e poi pasticcia quando deve arrivare alla conclusione. Ha a disposizione perizie esplositivistiche, frattografiche, metallografiche che escludono la bomba, ma vuole privilegiare quell’ipotesi e contro l’evidenza vuole collocare la bomba nel vano bagno dell’aereo. I lettori sanno che si tratta di uno spazio molto ristretto, nel quale, racconto, non ci sono tracce di esplosione nel metallo della tazza water, troviamo perfino l’asse, la ciambella, integra. E altri sono i reperti senza segni di esplosione. Troviamo invece tubi schiacciati, ma le simulazioni, (quanti bagni sono stati ricostruiti e fatti esplodere!) portano sempre ad altri esiti. Quindi una conclusione che contrasta con tutte le premesse. Per tutto questo i giudici rigettano quella perizia inutilizzabile e continuano il loro lavoro avvalendosi di altri periti che si interessano, a partire dai pochi dati

radar esistenti , alla ricostruzione del “cielo”. Ripartono insomma da contraddizioni e da lacune già presenti nel lavoro precedente. Misiti mostra di non avere saputo nulla di tutto questo! Insomma la grande operazione di nascondimento della verità era stata quella di affermare che il cielo quella notte era completamente vuoto, ricordiamoci che abbiamo avuto a disposizione, fortuitamente soltanto un frammento del tracciato di Ciampino del volo del Dc9 e ricordiamo per i lettori di oggi che c’è un capitolo terribile e drammatico del giudice sulla “soppressione delle prove”. Cioè del percorso di distruzioni di ogni dato che veniva dal cielo per falsificare lo scenario dell’incidente. La nuova perizia lavora per trovare nuovi elementi e soprattutto trova collaborazione dalla Nato, che fornisce da una parte indicazioni per “leggere” più approfonditamente il materiale esistente e poi mette a disposizione nuova documentazione. Di questo il professor Misiti mostra di non avere notizie! Cade dalle nuvole per notizie che apprende dalla stampa: davvero un rapporto inaccettabile con la vicenda, da protagonista bocciato a lettore distratto. Tutto questo permetterà poi ai periti e di conseguenza ai giudici di ricostruire un ampio scenario d’insieme nel quale inserire la vicenda e arrivare alla conclusione della sentenza ordinanza “l'in-

cidente al Dc9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento”. E per tornare al nostro discorso chi è stato addirittura perito deve sapere che è questa la fine della vicenda e deve sapere, volente o nolente, che questa è la verità che la magistratura consegna alla società. E’ grave, ma per me anche significativo di un atteggiamento, che tutta questa vicenda della nuova perizia, che parte anche da osservazioni presenti nel precedente lavoro, non trovi spazio nella ricostruzione di Misiti. Che in questo raccontare senza memoria introduce però l’elemento dell’assoluzione dei generali imputati, dato indiscutibile, ma, ancora facendo informazione veramente in modo inacettabile, omette di informare che i generali erano accusati di alto tradimento per aver sostenuto, almeno per il primo semestre, con le autorità competenti italiane, che la causa del disastro era un cedimento strutturale, ostacolando nei fatti ogni tipo di indagine. Ricordo che è la stessa accusa formulata, all’unanimità, dalla commissione Stragi del senatore Gualtieri. Ora dobbiamo prendere atto che i giudici non hanno ravvisato comportamenti penalmente rilevabili in quei comportamenti dei militari, ma comunque è un comportamento molto “strano” aver tanto a lungo sostenuto il cedimento strutturale per chi oggi continua a farsi strenuo paladino della bomba. Io accetto che sulla vicenda di Ustica si possano avere idee differenti; ma mi scandalizza, e lo voglio denunciare con forza, questo processo di disinformazione attorno al XXX anniversario della strage di Ustica orchestrato dal sottosegretario Giovanardi, è lui infatti che “distribuisce” alle redazioni dei giornali e ai siti internet anche le dichiarazioni di Misiti . Volevamo celebrare il XXX anniversario a partire e nel rispetto delle parole del Presidente della Repubblica, pronunciate il 9 maggio 2010 in occasione della cerimonia, al Quirinale, di commemorazione del “Giorno della

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memoria” delle vittime del terrorismo: “Intrecci eversivi, nel caso di Ustica forse anche intrighi internazionali, che non possiamo oggi non richiamare - insieme con opacità di comportamenti da parte di corpi dello Stato, a inefficienze di apparati e di interventi deputati all’accertamento della verità - nel rivolgere la nostra solidarietà a chi ha duramente pagato di persona, o è stato colpito nei propri affetti famigliari per effetto delle stragi degli anni ‘80” Ma soprattutto di quel suo, rivolgersi più direttamente ai parenti delle vittime di Ustica: “E’ stato giusto ascoltare la loro voce nel nostro incontro di oggi, anche perché tutti sappiano come comprendiamo il loro tenace invocare ogni sforzo possibile, anche sul piano dei rapporti internazionali, per giungere a una veritiera ricostruzione di quel che avvenne la notte del 27 giugno 1980”. Credo che il senso della disinformazione sia proprio nell’ostacolare ogni sforzo possibile ancora verso la verità perché, ricordiamo, ci sono state le dichiarazioni del presidente Cossiga, che confermano tutta la ricostruzione della vicenda fatta dal giudice Priore, aggiungendo la chiamata in causa diretta per la Francia, e di nuovo i periti sono tornati al lavoro, cercando nuovi elementi di collaborazione dalla Nato. E mi si lasci ancora sottolineare come mentre, ad arte, in Italia si sostengano ipotesi già ampiamente e logicamente scartate, la Nato continua a collaborare fornendo elementi sulla presenza di aerei attorno al Dc 9. Insomma è “questo tenace invocare ogni sforzo possibile anche sul piano dei rapporti internazionali” per arrivare alla ricostruzione completa della vicenda che si vuole ostacolare con il polverone della disinformazione. Daria Bonfietti Ps: sento che Misiti pensa anche che qualcuno abbia tratto vantaggio dalla vicenda; sono prontissima a sedermi ad ogni tavolo su questa questione portando, intanto, con me la mia dichiarazione dei redditi e il capitolo della sentenza ordinanza sulle “carriere in riscossione”. Aggiungendo, nel caso, anche incarichi a fine carriera di militari particolarmente “esposti”.


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Tra cronache e statistiche

Finché divorzio non ci separi di

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migLiOre deL giOrnO

ULdERiCo NistiCò

Pare che i divorzi e le separazioni siano in grande aumento, e che la media della durata dei matrimoni tenda a 15 anni. Caso per caso, c’è una spiegazione per ognuno; tutti assieme, è un fenomeno sociale cui bisogna tentare di fornire una spiegazione teorica unificante. Io non ho dati e non ne cerco, ma, fatta una ricognizione sulle mie non poche esperienze personali, cioè tra i non pochi amici e parenti che “li vidi appena ier, parean felici” come Alfredo e Violetta della Traviata, e un bel giorno annunziano “tanti saluti e ci siamo separati”. Non dico tutti, ma la gran parte di quelli che conosco io si sono separati proprio perché erano felici, sempre felici, troppo felici. Già, chiusi in casa, sempre in casa, iperprotettivi con i bambini... e se uno diceva che so, se uscivano una sera, ecco pronta la più ovvia e buonista della risposte: “abbiamo i bambini”. Vana la mia replica sarcastica del tipo “e allora il re Priamo che ne aveva 50, che doveva fare?” Umano, troppo umano; e, ovviamente, bambini nevrotici. Se uno compra una 500 e la porta a Monza a gareggiare con le Formula 1 e rimedia una figuraccia, la colpa non è della 500, che non è stata fabbricata per le gare. Così è la famiglia, che non è stata inventata per la felicità di nessuno, bensì per dare garanzia ai nobili che i figli della moglie non erano di qualcun altro (leggete il Vico), e, in genere, di assicurare stabilità ad un gruippo umano possibilmente un po’ più numeroso di padre, madre e un figlio solo; con un luogo di residenza, delle regole interne, dei meccanismi di produzione e distribuzione delle risorse; e sistemi di reciproca assistenza. In tal senso, la famiglia è dunque un’unità economica nel senso più onesto e puro: ed è evidente che il mantenimento di una famiglia di quat-

tro, cinque e più persone con casa e attrezzature in comune “costa” molto di meno di quanto “spenderebbero” le stesse persone a mantenere ciascuna se stessa in solitudine. In questo senso è stato giustamente osservato che una famiglia stabile è un grande vantaggio per l’economia generale di una comunità nazionale. Perché tutto ciò avvenga, è meglio se i componenti della famiglia hanno fra di loro un atteggiamento di benevolenza e affetto, e si sentano soddisfatti di stare assieme. Felici, no, altrimenti succede che nessun membro del gruppo se la sente di allontanarsi per le innumerevoli attività della vita comunitaria, e la famiglia diventa una dolce prigione; e, peggio, siccome alla felicità ci si abitua facilmente, ecco che si chiede nuova e più abbondante felicità, sottoponendo la famiglia ad uno sforzo di cui non è capace. Ed ecco, nel caso meno peggiore, le separazioni; ma non mancano, ahimè, casi assai più gravi. Ed è sempre nelle famiglie “normali” che il rag. Rossi si sveglia di notte e ammazza moglie, figli e l’incolpevole cane. Il Rossi, quasi sempre, non la moglie. Egli infatti è stato indotto da questa idea sbagliata di famiglia a vivere un’esistenza che non è affatto maschile, privato e privandosi di ogni socialità autonoma. Ho conosciuto mariti del tutto incapaci di passeggiare con un amico senza avere la moglie a fianco; e mogli inviperite se appena il poveraccio osava aprire un discorso magari alla moglie ignoto o perché da ragazza lei non c’era nella vita di lui... o anche solo per ignoranza dell’argomento o professionale o culturale o di cronaca. Com’è finita? Con il divorzio, è ovvio. Bisogna dunque esaltare il valore della famiglia, certo: ma per quello che è, non per la funzione

Giannelli sul “Corriere della sera” magica che non può esercitare, o per il mito che possa sostituire la vita pubblica e comunitaria, le amicizie, la cultura, la pratica di uno sport, i doveri pubblici e politici. Le donne intelligenti lo sanno, e lasciano ai loro mariti un guinzaglio lungo, molto lungo. Quelle intelligenti di

meno, e gabbate dai film americani e dalle telenovelle, si ritrovano spesso a cinquant’anni sole... Nelle telenovelle le cinquanta, e anche sessantenni trovano subito un nuovo grande amore bello e giovane... nella realtà, un po’ meno.

Carceri. Politica sorda di fronte a 43 suicidi Abbiamo la sensazione che nemmeno questa strage silenziosa che si consuma all’interno delle nostre degradanti prigioni scuota dal torpore una classe politica che ha, evidentemente, accantonato la questione penitenziaria. Nelle nostre galere si continua a morire. Dal 1 gennaio 38 detenuti, 4 agenti penitenziari ed un dirigente generale si sono suicidati. E’ forse il caso di approfondire ed investigare, di risolvere? Invece nulla. Tutto è rimesso alla sola buona volontà ed alle evidenti capacità del personale. Si continuano ad ammassare persone in spazi che non ci sono. Il personale deve rinunciare ai diritti elementari e sottoporsi a turni massacranti per reggere la baracca. La questione penitenziaria, nella sua drammaticità, è anche una questione morale. Per i tanti sprechi. Per l’incapacità di risolvere. Per l’indecenza delle strutture. Per il degrado degli ambienti. Per i rischi igienico-sanitari. Riceviamo continui inviti da parte del DAP a non allarmare. Noi non allarmiamo. Informiamo sulle gravi realtà, nel tentativo di scuotere le coscienze. La società e la stampa, però, appaiono indifferenti ai drammi quotidiani che si consumano all’interno di quelle mura che sempre più sono il confine tra civiltà e inciviltà. eugenio Sarno, segretario Uil PA penitenziari


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Culture & tenDenze

Premio letterario Scopello vinto da Spatafora, Bolzoni e Scandariato

Un omaggio al poliziotto con la Ferrari Carmen Spatafora per la letteratura trasversale, Attilio Bolzoni per le inchieste sulle stragi di mafia pubblicate da La Repubblica e Ignazina Scandariato per la sezione romanzi. Questi i vincitori della prima edizione del “Premio letterario Scopello”, curato dalla scrittrice Giuseppina Torregrossa ed organizzato dall’assessorato alla Cultura del Comune di Castellammare del Golfo, in collaborazione con la Banca Popolare Sant'Angelo e Prestinuova. La giuria del premio letterario, composta da personalità quali Andrea Purgatori, Ivan Lo Bello, Giovanni Tulumello, Alfonso Sabella, Myrta Merlino, Roberta Zunini, Francesca Planeta, Ornella Randazzo, ha deciso di premiare la scrittrice di Castellammare del Golfo, Ignazina Scandariato, per il romanzo “Il mio Novecento”, Carmen Spatafora per “Il poliziotto con la Ferrari ” Edito sda Rubbettino (che ricorda le gesta del padre, Armando Spatafora, il maresciallo che negli anni della “dolce vita” riuscì a contrastare la malavita romana), ed il giornalista Attilio Bolzoni, firma storica del quotidiano La Repubblica , coautore con Giuseppe D'Avanzo del bestseller “Il capo dei capi”, e del recente “Faq mafia”, edito da Bompiani. I premi sono stati consegnati sabato 24 luglio, nel corso della serata curata da Andrea Purgatori. Storia e mito di Armando Spatafora. «Doppia vela chiama Siena Monza 44» era la sigla con cui veniva allertata la Ferrari guidata da leggendario maresciallo Armando Spatafora, diventato con la sua mitica 25. GTE il terrore della malavita romana negli anni ‘60. Una macchina potente che imparò a guidare durante un corso di specializzazione a Maranello con i piloti di formula 1 con la quale compì un fatto che oggi appare incredibile e che è diventato leggenda: la discesa alle sei del mattino lungo la scalinata di trinità dei monti, per inseguire un bandito che aveva appena compiuto una rapina. Il poliziotto con la Ferrari, non è solo la storia di una macchina e non è solo la storia di un uomo, la ricostruzione della vita professionale di un famoso papà, che per la sua caparbietà e il suo coraggio, lo spirito di sacrificio e l’attaccamento alla divisa si era gli onori della cronaca, è soprattutto un omaggio al sacrificio collettivo e personale di molti oscuri operatori impegnati quotidianamente nella lotta alla malavita in difesa dei deboli e della Giustizia. CARMEN SPATAFORA (Siracusa 1957), vive e lavora a Roma. Insegnante elementare e appassionata di teatro si accosta giovanissima al mondo della recitazione e successivamente al giornalismo radiotelevisivo. L’esperienza di vita accanto ad un poliziotto “speciale” come il padre la lega affettivamente sin da piccola al mondo della Polizia.

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“mad man” e Janie Bryant

Anche il serial ormai fa moda di

MoNiCA siMEoNE

Quando si dice che il cinema e ancor più la tv “fanno costume” ci si riferisce di solito a personaggi pubblici, rockstar e attori che con i loro look influenzano il modo di vestire e di pettinarsi, o di truccarsi di una certa fetta di spettatori e fans. Visto il grande successo di pubblico e di appassionati della serie tv "Mad Man" ambientata negli anni '60 , Janie Bryant , la costumista della fortunata serie, lancia la sua prima linea di abiti e accessori completamente ispirati alla moda vintage di quel periodo che tanto ha contribuito al successo della serie. La Bryant ha anche collaborato con la famosa catena americana di abbigliamento Banana Republic per proporre dei look che strizzano l’occhio a quelli del serial tv, già arrivato alla quarta edi-

zione. La collezione della Bryant, nominata agli Emmy Award per i costumi del serial, sarà in vendita appunto su QVC con il nome di Janie Bryant Mod, a partire dal prossimo 29 settembre . Per ora sono disponibili solo una ventina di capi: cappotti, borse, abiti e una quindicina di pezzi di bigiotteria. I prezzi sono molto popolari: tra i 20 ei 100 euro. ”Il vintage, sostiene Rosemary Murphy, direttore commerciale di QVC, è il più forte trend in questo momento e sentiamo che i nostri clienti apprezzeranno questa collezione” e aggiunge: ”La Bryant è nota per il suo stile emblematico e la sua eleganza classica che è il motivo per cui è un onore avere la sua collezione per QVC”.


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Viaggi & VaCanze

Australia in formato famiglia

MARiA dE LUCA

Poche zone si presentano come i Flinders Ranges, nel South Australia, con paesaggi spettacolari, ricca fauna selvatica e antichi siti culturali. Le piogge degli ultimi dodici mesi hanno lasciato il paesaggio più verde e rigoglioso di quanto non sia stato negli ultimi 15 anni. Del resto, come dicono gli anziani aborigeni, “questo tipo di cicli si alterna sempre” perché la stagione delle piogge e quella più arida sono come lo Ying e lo Yang. Con i torrenti in piena, i Flinders Ranges quest’anno si dipingono di nuove sfumature, tra colline verdi e colorati fiori selvatici. A richiamare alla mente che ci troviamo nell’Outback è la presenza costante di canguri, emù e aquile cuneate. Rilassatevi attorno a un albero della gomma sulle rive di un torrente, gustando una tartina con marmellata di Quandong (pesca selvatica) o a base di Lime, per poi assaporare carne di canguro affumicata, Kutjera (pomodoro del Bush), Muntries (melo selvatico), chutney e biscotti alle bacche selvatiche. Da luglio, è anche possibile scoprire gli spazi sconfinati dell’Outback grazie a una nuova esperienza in mongolfiera, nei cieli del Rawnsley Park Station (cinque ore d’auto a nord di Adelaide): il parco è grande 29mila acri, si trova vicino al Parco nazionale dei Flinders Ranges e si affaccia sul lato meridionale di Wilpena Pound, con eco ville, appartamenti e un parco per caravan. Il tour in mongolfiera parte un'ora prima

del sorgere del sole dal Woolshed Restaurant per osservare la splendida alba sui Flinders Ranges e offre anche l’opportunità di avvistare alcuni animali selvatici, tra cui canguri ed emù. All’atterraggio vi aspetterà un’ottima colazione accompagnata da spumante, succhi di

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doVE doRMiRE

In mongolfiera sorvolando il Rawnsley Park Station di ANNA

martedì 27 luglio 2010

frutta, tè e caffè. L’operatore australiano che guida i visitatori alla scoperta di paesaggi sorprendenti è Bookabee Tours (sito www.bookabee.com.au). per il momento la migliore tariffa di volo per Adelaide è la Cathay a 1450 euro tasse incluse (validità massima un anno).

Arkaba station è il nuovissimo resort di lusso nello stato del south Australia, proprietà di Wild Bush Luxury, che ha aperto il 1 novembre scorso nei flinders Ranges. Arkaba è una fattoria di 60mila acri, che si trova all’ estremità del famoso anfiteatro geologico, Wilpena Pound, nel Parco Nazionale dei flinders Ranges. L’antico casale costruito nel 1851 è costituito da cinque camere da letto, tutte con bagno privato e veranda. Nella biblioteca c’è anche un caminetto per le serate più fresche, mentre per le calde giornate dell’outback è a disposizione dei clienti una piscina esterna. Cene in terrazza. Come per le altre proprietà di Wild Bush Luxury, una parte dei proventi ricavati verrà donata direttamente alla società che si occupa della conservazione del territorio. Vengono organizzate gite giornaliere al Parco Nazionale dei flinders Ranges, passeggiate guidate nel bush per conoscere la cultura aborigena del luogo, scalate sulle vicine alture e voli panoramici sul lago Eyre. sito www.arkabastation.com se non volete andare in hotel c’è il glamping, il campeggio eco glamour a dieci dollari al giorno se desiderate un ritorno alla natura immersi nell’outback del south Australia, dormendo in una tenda oppure sotto le stelle (ma con tutti i confort necessari) potete provare il “glamping”, un nuovo modo di fare campeggio, che nasce dall’unione delle parole “glamorous” e ”camping”. indica un campeggio eco glamour, con tende spaziose e accessoriate, piscine, toilette private e tanti altri servizi. il punto di forza del Willangi Bush Escapes (una fattoria di 9.500 ettari nei southern flinders Ranges), è una vasca idromassaggio all’aperto, al riparo da occhi indiscreti, immersa nella natura. Cosa potrebbe esserci di più romantico che fare un bagno di notte sotto un miliardo di stelle? tra le molte attività che il campeggio offre, potrete percorrere in 4x4 le molte piste alla scoperta dei flinders Ranges, fare una passeggiata a piedi, in bicicletta oppure a cavallo oppure potrete tranquillamente rilassarvi e dedicarvi al bird-watching. i prezzi vanno da 10 dollari a persona al giorno, a 15 per un posto vicino l’idromassaggio. Per maggiori informazioni visitate il sito www.willangibushescapes.com


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martedì 27 luglio 2010

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Anteprime cinema

Aldo, Giovanni e Giacomo nel cinepanettone alla Genovese di

LUCiANA VECChioLi

Arriva il cine-panettone del trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo. O quasi, perché le riprese iniziate a giugno termineranno solo a metà agosto. Ma per venerdì 17 dicembre i temerari saranno prontissimi per il lancio natalizio nelle sale. "La banda dei Babbi Natale", settimo film ancora sul set a Milano e dintorni, diretto da Paolo Genovese (per la prima volta senza Luca Miniero, con il quale firmarono "Incantesimo napoletano" vincitore del David di Donatello), sfiderà ancora la sorte come già avvenuto nel '99 per "Chiedimi se sono felice", poi rivelatosi un successo. "Ci ha già portato bene" dicono soddisfatti. La pellicola, girata quasi completamente nella città della Madonnina, tra il quartiere Isola (dove a Giacomo hanno anche rubato uno zainetto con le chiavi di casa), una piccola deviazione al valico di frontiera di Bizarone ed alcuni interni riprodotti allo Spazio Antologico, racconta tre storie, come nel loro stile, al limite del surreale. La vigilia di Natale la polizia scopre tre loschi individui appesi ad un palazzo. Portati in questura il trio tenterà di raccontare una strampalata storia ad una scettica e sospettosa ispettrice (Angela Finocchiaro). Un medico chirurgo vedovo (Giacomo) ossessionato dal

Le storie di un chirurgo vedovo, di un veterinario bigamo e di un cinquantenne immaturo raccontate a una sospettosa ispettrice

ricordo della moglie, un veterinario bigamo (Giovanni) con tanto di seconda famiglia in Svizzera e conseguente suocera impicciona (Mara Maionchi, la terribile selezionatrice di "X Factor"), un cinquantenne immaturo (Aldo: "come sono poi anche nella vita vera") e disoccupato che vive ancora sognando di

sbarcare il lunario con le scommesse. "Siamo in fase di ultimazione ed è stato davvero molto divertente - dice Giacomo - Tornare a scrivere una storia compiuta, non ad episodi, riuscendo a mettere dentro elementi comici ma anche di narrazione, ci ha subito convinti ad iniziare per questa nuova avven-

tura". Prosegue Giovanni: "Abbiamo sicuramente ritrovato i meccanismi di un po' di tempo fa, abbiamo curato tutti i passaggi. L'ultimo film non è andato benissimo? Arrivi ad un punto che deleghi tante cose e probabilmente questo è stato deleterio. Oggi forse siamo riusciti a ritrovare la nostra essenza". Il regista Paolo Genovese ha parlato di un film divertente, "ma non è solo un umorismo di gag, ma anche di situazioni. Per me è la prima esperienza con loro prosegue il regista - ho subito apprezzato la sceneggiatura definitiva e costruita, arrivano sul set sempre con l'idea precisa di come deve essere la scena. C'è poco spazio all'improvvisazione, molte cose vengono aggiunte sul set e poi vediamo al montaggio". Per Aldo, reduce dall'esperienza lavorativa con Tornatore (Baaria), ricominciare è stata dura. "Rientrare a lavorare con loro due - sorride ironico - è stata una doccia fredda, tenendo conto del fatto che sono stato candidato anche ai David di Donatello". Rispondono gli altri due: "Noi abbiamo avuto offerte da decine di registi d'Oltreoceano, non diciamo i loro nomi perché non vogliamo vantarci". Nel cast del film troviamo anche Massimo Popolizio, Giorgio Colangeli, Lucia Ocone, Remo Remotti e Cochi Ponzoni.


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MiNiCRitiChE dEi fiLM ChE PotREtE VEdERE NELLE sALE E NELLE ARENE congrega dei Parabolani ad uccidere la scienziata, non è molto piaciuto, ma secondo il regista quello che si vede nel film è solo il 30 per cento del male che ha fatto l'alto prelato.

Affetti & dispetti (La nana) Regia: sebastiàn silva con Catalina saavedra, Claudia Celedòn. La storia di una donna di bassa statura? Niente di tutto questo. La nana è una sorta di "tata" italiana, la colf che vive con la famiglia, occupandosi sia della casa che dei bambini. Qui magistralmente interpretata da una bravissima e sconosciutissima attrice cilena (Catalina Saavedra, non a caso premiata al Sundance ed a Torino), che praticamente da sola sostiene tutto il film, riuscendo a mettere tutti in ombra. La pellicola ha un impianto molto teatrale, si svolge all'interno delle varie stanze della villetta di una famiglia benestante. I dialoghi sono pochi ed il tutto trapela e si intuisce dalle espressioni di questa cameriera, introversa, scorbutica e dallo sguardo triste. Un volto spesso in primo piano che riesce a spiegare meglio di mille parole stati d'animo ed emozioni. Vale la pena darci un'occhiata solo per vederla all'opera.

Amante (L') inglese Regia: Catherine Corsini con Kristin scott thomas, sergi Lopez Epopea tutta al femminile dove protagonista è una donna che lotta per affermare la propria autodeterminazione. Suzanne vive in una bella villa nel sud della Francia con un marito e due figli adolescenti. Una esistenza borghese e piena di noia spezzata dall'incontro con Ivan, rude operaio spagnolo con qualche errore alle spalle, che un giorno arriva per ristrutturare lo studio dell'abitazione. Un'avventura che si trasforma presto in passione travolgente e vero amore. Il marito, noto medico della zona molto attento alle apparenze ed in procinto di lanciarsi nella carriera politica, più che altro ferito dall'essere stato scaricato per un semplice operaio, cer-

Alice in Wonderland

Mia Wasikowska in “Alice in Wonderland” cherà in tutti i modi di contrastare la liaison, ricorrendo anche a biechi ricatti. Finale catartico.

A serious man Regia: Joel & Ethan Coen con Michael stuhlbarg Il film è ambientato nel 1967 in una comunità ebraica di una non bene identificata cittadina del Mid West. Larry Gopnik è un docente universitario e cerca di vivere secondo le regole della collettività. Tenta di fare del suo meglio nonostante abbia il figlio che fuma erba, la figlia che vuole rifarsi il naso, la moglie lo lascia per un altro uomo e tanta sfiga lo perseguita. Il tutto condito da un tagliente umorismo yiddish. Gli stessi Coen, intervenuti al festival del cinema di Roma, hanno ammesso di aver attinto a piene mani, nello scrivere la sceneggiatura, dai ricordi della loro infanzia. Grande prova dell'attore protagonista, Michael Stuhlbarg, in Italia del tutto sconosciuto del quale però si intuisce l'enorme capacità interpretativa per cui è noto nell'universo teatrale Usa.

A single man Regia: tom ford con Colin firth e Julianne Moore Patinato e forse stilisticamente troppo perfetto (poteva essere diversamente?), ma con un grande Colin Firth nei

panni di un professore universitario che non riesce a dare un senso alla vita dopo la morte del suo compagno per un incidente stradale. Discreto esordio alla regia per il celebre stilista texano che è riuscito a fare un film con parecchie imperfezioni, eppure coinvolgente ed emozionante. Libero adattamento del romanzo di Christopher Isherwood "Un uomo solo", è un racconto sull'amore interrotto, sull'isolamento della condizione umana e l'importanza dei momenti apparentemente insignificanti della vita.

Agora Regia: Alejandro Amenàbar con Rachel Weisz, Max Minghella Non è un film contro il cristianesimo ma contro tutti i fond a m e n t a l i s m i . Sostanzialmente è questa la chiave di lettura. Un concetto però non condiviso dalle alte gerarchie della Chiesa che, secondo la casa di distribuzione, dopo una proiezione riservata ha avuto reazioni stizzite di dissenso sul taglio dato alla pellicola. La vera storia della filosofa greca Ipazia uccisa e fatta a pezzi dagli integralisti cristiani nel 391 dopo Cristo ad Alessandria d'Egitto, ha faticato non poco ad uscire in Italia, suscitando, come era prevedibile, parecchie polemiche. Il ruolo del vescovo Cirillo, che avrebbe istigato la

Regia: tim Burton con Mia depp, Johnny Anne Wasikowska, hathaway. Spettacolare ed emozionante Burton. Ancora una volta non delude, regalandoci una inedita Alice, indipendente, moderna ed ormai ventenne. Non più la bambina del Paese delle Meraviglie, ma una donna che intraprende un nel viaggio nuovo Sottomondo per conoscere il suo futuro, che non sarà quello di sposare il viscido e stupido Lord Hamish. Il suo destino è diventare una donna d'affari. Johnny Depp sempre all'altezza dei personaggi che interpreta, anche in questo caso bizzarro e divertente al punto giusto nei panni del Cappellaio Matto. Strepitosa Helena Bonham Carter (dolce metà del regista), la tirannica "capocciona" monarca Iracondia, dal carattere irascibile ed una certa propensione a tagliare la testa dei suoi nemici, che poi lascia soavemente galleggiare nel fossato che circonda il castello.

Avatar Regia: James Cameron con Worthington, sam sigourney Weaver Cosa dire di più di quanto non si sia già sproloquiato su questo film. Gli effetti sono davvero speciali (l'animazione è splendida, in particolare le figure dei Na'vi e l'ambientazione di Pandora), la storia però, per quanto politicamente corretta, è un po' banalotta. I buoni, i cattivi, l'amore, il lieto fine, con tanto di pistolotto moralistico. Il cattivo è così cattivo da sembrare una caricatura. Già dalle prime scene si capisce al volo dove andrà a parare e soprattutto come


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MiNiCRitiChE dEi fiLM ChE PotREtE VEdERE NELLE sALE E NELLE ARENE uomini daranno inizio ad una relazione segreta, ma la loro passione proibita dovrà scontare la punizione del gruppo di estrema destra. Tuttavia l'amore e l'attrazione sessuale è così forte che, pur dovendo infrangere ogni regola, Lars e Jimmy non riusciranno a mettere fine alla relazione. Attori all'altezza di uno script non facile ed alquanto complesso da interpretare. Da non perdere. Marc'Aurelio d'Oro al Festival di Roma.

finirà. E poi sembra un lungo déjà-vu. A tratti viene in mente "Balla coi lupi", "The Fountain" di Aronofskye (ma l'albero della vita non è simile?), "Soldato blu", "Il signore degli anelli", "Apocalypse Now" e chi più ha più ne metta. Un consiglio: provate a vederlo anche nella versione normale, senza gli occhialini, nei cinema che non hanno il 3D. I colori sono molto più vivaci.

Baciami ancora Regia: Gabriele Muccino con stefano Accorsi, Vittoria Puccini, Pierfrancesco favino, Claudio santamaria, Giorgio Pasotti, Marco Cocci, sabrina impacciatore. Muccino in grande forma. La trasferta americana gli ha fatto bene, lo ha galvanizzato ed arricchito e con la macchina da presa fa faville. Corre letteralmente dietro agli attori, non li molla un istante nel tentativo di estrapolare emozioni e sentimenti. Dopo i trentenni racconta gioie e dolori della generazione dei quaranta. Il ritorno alle radici ma anche la voglia di rimettersi in gioco, l'amore per l'altra persona e quello per i figli. Un gruppo di amici impegnati in una estenuante ricerca della felicità. Forse una costruzione un po' troppo adrenalitica ed affannata (in 2 ore e19 di durata), ma decisamente efficace nel delineare i personaggi. La new entry Vittoria Puccini non fa rimpiangere Giovanna Mezzogiorno.

Bangkok dangerous Regia: oxide e danny Pang con Nicolas Cage e Charlie Young Remake dell'omonima pellicola del '99 dei fratelli di Hong Kong, già noti per "The eye", che rifanno se stessi. Come spesso avviene, la star indigena viene rimpiazzata da quella a stelle e strisce. In questo caso Nicolas Cage,

Cado dalle nubi

Giovanna Mezzogiorno, Rocco Papaleo, Paolo Briguglia, Alessando Gassman e Max Gazzè in una scena di “Basilicata coast to coast” che oltre al ruolo di interprete principale (spietato killer che si innamora di una ragazza sordomuta) si è anche ritagliato quello da produttore. Action movie a tinte noir (con velleità da thriller psicologico) che però non convince per niente. Regia svogliata ma anche una performance non certo eccellente del protagonista che si ostina a porsi con la stessa smorfia stampata sul volto, nel tentativo di esternare disagio ed inquietudine.

dietro alla macchina da presa per l'attore Rocco Papaleo, fino ad ora quasi esclusivamente relegato nei panni del caratterista, che con questa strampalata pellicola tenta di raccontare risorse e potenzialità della sua terra. Cinque amici, una piccola band di provincia per non rinunciare ai propri sogni. Cast credibile ed a proprio agio nelle singole interpretazioni, anche per un cantante come Gazzè alla sua prima prova cinematografica.

Brotherhood Basilicata coast to (fratellanza) coast Regia: Nicolo donato Regia: Rocco Papaleo con Alessandro Gassman, Paolo Briguglia, Max Gazzè, Rocco Papaleo, Giovanna Mezzogiorno Easy Rider in salsa lucana. Dal Tirreno allo Ionio a piedi per dieci giorni, attraversando una delle regioni più belle e suggestive del nostro Sud d'Italia. Divertente e surreale road movie musicale che vede protagonisti cinque personaggi in cerca delle proprie identità. Interessante esordio

con thure Lindhardt, david dencik Una delle pellicole più interessanti in circolazione quest'estate. La storia di un amore pericoloso ma soprattutto la ricerca della propria identità. Deluso da un mancato avanzamento di carriera, Lars decide di lasciare l'esercito. Più per noia che per convinzione decide di aderire ad un movimento neo-nazista dove conosce Jimmy. I due

Regia: Gennaro Nunziante con dino Abbrescia, fabio troiano e Giulia Michelini Ignorante, cafone, scorretto, razzista, non azzecca un congiuntivo, però sfonda nel mondo della tv. Il trionfo della mediocrità. La fotografia esatta dell'Italia di oggi, quella che ci propina tutti i giorni il piccolo schermo. E lui, Checco Zalone, il comico di Zelig, ci sguazza. La sua parodia è esilarante. Un esordio felice per il comico tv, rispetto a tanti colleghi che hanno tentato la stessa strada con risultati davvero deludenti. Riesce a fare un film corale dove anche i personaggi di contorno danno il loro significativo contributo, evitando che la storia sia solo una lunga sfilza di gag. Prende in giro tutti, con ingenuità usa un linguaggio scorretto ed assurdo. Fa la pipì nella sacra ampolla di acqua del Po e scambia Alberto da Giussano per un Power Ranger.

Che fine ha fatto osama Bin Laden? documentario di Morgan spurlock Dopo "Super Size Me", il regista, autore, produttore ed attore del cinema indipendente americano mette mano ad un'altra provocatoria impresa: scovare Bin Laden e soprattutto capire se c'è qualcuno che ha mai provato veramente a cercarlo. Sopra a tutti, Cia ed FBI. Inizia a New York


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MiNiCRitiChE dEi fiLM ChE PotREtE VEdERE NELLE sALE E NELLE ARENE e fa il giro del mondo. Attraversa Egitto, Marocco, Israele, Palestina, Arabia Saudita, Afghanistan fino alle regioni tribali del Pakistan. Lungo il percorso interroga esperti ed imam, accademici e terroristi. In Europa visita i ghetti delle grandi città dove gli immigrati aspirano alla guerra santa. Irriverente, divertente e parecchio documentato il film paradossalmente sviluppa una profonda comprensione dei conflitti che turbano il mondo, con parecchi spunti di riflessione.

Pierfrancesco favino e Alba Rohrwacher in “Cosa voglio di più”

Che fine hanno fatto i Morgan? Regia: Marc Lawrence con hugh Grant, sarah Jessica Parker Veramente il sottotitolo potrebbe essere: che fine ha fatto Hugh Grant? Il ragazzo, ormai cinquantenne per la verità, non sembra più quello di "Quattro matrimoni e un funerale" oppure "Notting Hill". Film noioso e non riuscito nonostante lo sforzo produttivo di mettere insieme due star del cinema inglese ed americano. L'idea di catapultare in piena campagna una coppia di cittadini doc che non riesce a staccarsi dal BlackBerry, per andare a vivere nel Wyoming (accanto a cavalli, orsi e rudi cow-boy con tanto di pistola nella fondina), poteva anche funzionare. In questo caso però non fa neanche tanto ridere. Sceneggiatura debole e recitazione altrettanto sciatta.

City island Regia: Raymond de felitta con Andy Garcia, Alan Arkin, Julianna Margulies Da tempo non vedevamo una sceneggiatura così curata e ben scritta. Risultato, una spassosissima commedia con una storia che gira intorno al classico gioco delle verità nascoste, ambientata in uno dei quartieri meno noti di New York. Protagonista, un inedito ed istrionico Andy

Garcia, nei panni della guardia carceraria con il pallino della recitazione (la scena del suo primo provino vale tutto il film), con parecchi scheletri nell'armadio, come del resto hanno tutti gli altri componenti della famiglia. Ottimo cast di attori, diretto con impegno da un regista che arriva dal cinema indipendente i cui film fanno spesso il giro dei festival più prestigiosi e che ha anche recentemente affermato di ispirarsi al nostro Pietro Germi. Cosa volere di più?

Chloe Regia: Atom Egoyan con Julianne Moore, Liam Neeson Apparentemente un thriller, ma molto più intenso nella sua struttura e complessità. E' anche una storia d'amore, di suspance ed ipotetici tradimenti. Viaggio, con qualche perversione, in un tranquillo ma fragile ménage coniugale. Catherine, stimata ginecologa della middle class, sta organizzando una festa a sorpresa per il compleanno del marito David, professore di musica. La stessa sera l'uomo perde però il volo da New York per tornare a casa e la moglie comincia a nutrire qualche sospetto, soprattutto dopo aver scoperto nel suo cellulare un ambiguo sms di una delle sue allieve. Una sera a cena fuori con amici, Catherine incontra per caso

Chloe, giovane e bellissima escort di lusso. Per liberarsi dell'ossessione decide di ingaggiarla per testare la fedeltà del marito. Resterà invischiata invece in un gioco pericoloso che la condurrà ad un rapporto lesbo.

Christmas (A) Carol Regia: Robert Zemeckis con i volti di Jim Carrey, Gary oldman e Colin firth Onestamente un po' troppo lugubre e poco adatto a bimbi molto piccoli per essere definito un film di Natale destinato alle famiglie. Inizia con un morto disteso dentro una bara con due monete sugli occhi, per poi proseguire con una serie di fantasmi che fanno visita al vecchio avaro Scrooge nella sua casa oscura e sinistra. Tuttavia l'adattamento cinematografico della celebre fiaba di Charles Dickens è un piccolo capolavoro, soprattutto di tecnica. Realizzato con il sistema motion capture (quello utilizzato per The Polar Express), ossia cattura delle espressioni degli attori (celebri!) riportate digitalmente sul grande schermo sotto forma di animazione, riesce a dare una profondità ed una nitidezza alle immagini da sembrare un film su pellicola.

City island Regia: Raymond de felitta

con Andy Garcia, Alan Arkin, Julianna Margulies Era da tempo che non vedevamo una sceneggiatura così curata e ben scritta. Risultato, una spassosissima commedia con una storia che gira intorno al classico gioco delle verità nascoste, ambientata in uno dei quartieri meno noti di New York. Protagonista, un inedito ed istrionico Andy Garcia, nei panni della guardia carceraria con il pallino della recitazione (la scena del suo primo provino vale tutto il film), con parecchi scheletri nell'armadio, come del resto hanno tutti gli altri componenti della famiglia. Ottimo cast di attori, diretto con impegno da un regista che arriva dal cinema indipendente i cui film fanno spesso il giro dei festival più prestigiosi e che ha anche recentemente affermato di ispirarsi al nostro Pietro Germi. Cosa volere di più?

Colpo di fulmine - il mago della truffa Regia: John Requa e Glenn ficarra con Jim Carrey, Ewan McGregor Certo, la storia nella fase di scrittura della sceneggiatura è stata parecchio romanzata ma sembra che tutti gli eventi descritti siano realmente accaduti. Basta questo per rendere il film apprezzabile di una certa attenzione, perché se fosse vero solo un terzo di


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MiNiCRitiChE dEi fiLM ChE PotREtE VEdERE NELLE sALE E NELLE ARENE glioso e cronologico. Non manca neanche la satira, con l'imitazione del premier. Una ricostruzione certosina di quello che è accaduto in Abruzzo ma anche al G8, a Napoli con la questione dei rifiuti e quant'altro. Da vedere.

quello narrato è davvero incredibile come un uomo possa arrivare a fare tanto nel corso di una vita. A parte questo, l'interpretazione di Carrey è un po' troppo fumettistica e gli eventi si susseguono con un certa confusione. Un morigerato agente di polizia, sposato con prole, che suona l'organo in chiesa, dopo un incidente stradale decide di cambiare vita. Si dichiara gay, inizia a vivere una esistenza stravagante fatta di truffe ed imbrogli che lo porta dritto in prigione dove incontra Phillip Morris, l'amore della sua vita. Per lui tenterà, con successo, un colpo impossibile dietro l'altro.

Cosa voglio di più Regia: silvio soldini con Pierfrancesco favino, Alba Rohrwacher, Giuseppe Battiston Il ricordo di "Pane e tulipani" è ormai lontano, tanto da non sembrare un film di Soldini. Manca la poesia e quel tocco surreale che caratterizza il suo cinema, anche nell'affrontare temi vicini all'attualità. "Per la prima volta è stato un episodio di vita reale a far scattare in me l'idea di questo film" ha affermato. L'intento, quello di raccontare una storia d'amore in tempi di crisi, recessione e precariato, ma è come se mancasse di personalità. Ecco, forse ha un po' spiazzato il suo pubblico cercando di fare altro da quello realizzato fino ad ora, per questo il film non convince fino in fondo. Per il resto la bravura del regista milanese dietro alla macchina da presa è indiscutibile come quella nel dirigere gli attori, soprattutto nelle famose scene di sesso che sono sicuramente le più difficili.

Crazy heart Regia: scott Cooper con Jeff Bridges, Maggie Gyllenhaal, Colin farrell, Robert duvall Non sarà il Drugo del Grande

due vite per caso

sabina Guzzanti che assume le sembranze di silvio Berlusconi in “draquila”, di cui è lei stessa regista Lebowski, ma anche qui il grande Jeff Bridges riesce ancora a dare il meglio di sé per un film, low-budget, che gira interamente intorno alla sua figura. Intreccio narrativo forse scontato e prevedibile che però l'attore, con ammiccamenti e grande capacità interpretativa, riesce a rendere interessante ed accattivante. Invecchiato, appesantito, alcolizzato ed in fase discendente, Bad Blake è una vecchia gloria del country che ora deve accontentarsi di qualche isolato locale della sconfinata provincia americana ed alloggiare in alberghi di quarta categoria. Il casuale incontro con una giovane giornalista di una rivista locale che vuole intervistarlo, gli cambierà in qualche modo la vita.

dragon trainer Regia: dean deblois e Chris sanders Delizioso cartone animato in 3D, da vedere anche nella versione normale, non si perde nulla. Il tocco magico è quello della Dream Works Animation, creatori di Shrek e Madagascar. Portatore di due messaggi facili ma corposi, che di questi tempi non guastano. Non bisogna aver

paura ad uscire fuori dal coro, affermando le proprie opinioni, e soprattutto non bisogna aver timore di ciò che esternamente può apparire diverso da noi. Il piccolo e gracile vichingo Hic vive in un comunità dove da sempre si combattono i draghi che rubano le pecore. Ma lui è un progressista ed è convinto che il dialogo con il nemico sia invece la strada giusta. Il suo senso dell'umorismo non si concilia però con gli ideali della tribù, dei coetanei e del forzuto padre, Stoick l'Immenso. Tratto dai libri della britannica Cressida Cowell.

draquila - L'italia che trema Regia: sabina Guzzanti Il ministro dei Beni Culturali ha disertato il Festival di Cannes per protesta, il documentario secondo lui è fazioso e non veritiero. Ad alcuni aquilani è piaciuto ad altri per niente. Sabina Guzzanti riaccende le polemiche e questa volta si occupa del terremoto dell'Aquila e non solo. Snocciola con insolita pacatezza la sue teorie, utilizzando questa volta tecniche da reportage giornalistico, punti-

Regia: Alessandro Aronadio con Lorenzo Balducci, isabella Ragonese. Sgombriamo subito il campo. Sarà pure il raccomandatissimo figlio del famoso imprenditore coinvolto nello scandalo degli appalti al G8, ma Lorenzo Balducci è perfetto nel ruolo di Matteo Carli. Riesce con sorprendente capacità recitativa ad interpretare due ruoli affini ma non uguali. Una sorta di Sliding Doors all'italiana, per raccontare il doppio destino di un ventenne che una notte piovosa incontra per caso un'auto con dei poliziotti a bordo. L'incontro o lo scontro con quegli uomini determinerà il resto della sua vita. Rabbia, paura ed angoscia di una generazione che forse non ha futuro. Interessante esordio alla regia del giovane regista romano già apprezzato al Festival di Berlino.

E' complicato Regia: Nancy Meyers con Meryl streep, Alec Baldwin, steve Martin E' sempre un piacere ritrovare la grande Meryl, anche se in questo caso è protagonista di una commedia non proprio originalissima e forse troppo hollywoodiana per un talento del suo livello. Tuttavia, tanto di cappello ad una attrice che a sessant'anni è ancora capace di trovare un ruolo di primo piano in un ambiente dove dopo i quaranta già si annaspa. Grazie alle sue innate capacità è in grado di far apparire decente un film che molto probabilmente con altri interpreti avrebbe creato qualche imbarazzo. La storia del triangolo over 50 tra una


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MiNiCRitiChE dEi fiLM ChE PotREtE VEdERE NELLE sALE E NELLE ARENE donna, il suo ex marito ed un ipotetico pretendente stenta a decollare. E poi, va bene dare un'immagine di donna realizzata ma perché la scelta di stamparle sul viso, dall'inizio alla fine, quell'insistente sorriso a volte davvero fuori luogo?

interrogativi, soprattutto rispetto al ruolo giocato da un potente generale di Saddam Hussein.

happy family

fuori controllo Regia: Martin Campbell con Mel Gibson, Ray Winstone Con qualche ruga in più e qualche capello in meno ma con la stessa spavalderia ritorna dopo sette anni Mel Gibson e lo fa con un thriller ad alta tensione, che fonde politica, ecologia ed affari (loschi). Ancora una volta impegnato nella consueta lotta solitaria contro tutti e tutto, senza esclusione di colpi. Le immagini iniziali sono di sicuro impatto. L'inaspettata uccisione a sangue freddo della giovane Emma, sulla porta della casa del padre poliziotto, solletica subito la curiosità dello spettatore. Un avvio repentino per una storia avvincente, ben girata, senza troppe sbavature. Non male per chi ama il genere.

Genitori&figli. agitare bene prima dell'uso Regia: Giovanni Veronesi con silvio orlando, Luciana Littizzetto. Michele Placido, Margherita Buy, Max tortora, Elena sofia Ricci, Piera degli Esposti Il confronto-scontro tra il mondo degli adulti e quello dei giovani di oggi attraverso lo sguardo della quattordicenne Nina. E' credibile il quadro che il regista toscano traccia delle nuove generazioni, riesce a fotografarne bene il malessere e l'incapacità di capirsi fino in fondo. Certo, in un contesto da commedia e con i toni leggeri del genere, a volte con profili appena tratteggiati ma decisamente convincenti. Decisamente miglio-

tahar Rahim, protagonista del “Profeta” re invece il fronte dei cosiddetti "grandi", dove si capisce che Veronesi ha maggiore conoscenza della materia. Avvalendosi di un cast di attori di alto profilo, abbandona per il momento il film ad episodi per raccontare una storia più strutturata e ricca di sfumature rispetto ai precedenti lavori.

Green Zone Regia: Paul Greengrass con Matt demon, Greg Kinnear Agli americani non è piaciuto molto. Anzi, visti gli esigui incassi potremo dire quasi niente. Perché i cattivi, ebbene si, questa volta sono loro. A dirla tutta, è difficile trovare nella cinematografia a stelle e strisce un altro film così esplicito, così diretto, nell'incolpare il governo Usa di aver provocato una guerra senza senso. La Green Zone del titolo è il blindatissimo quartiere situato nel centro di Baghdad dove risiedono le truppe, è da qui che parte l'avvincente thriller a sfondo politico. Da qui il maresciallo Roy Miller e la sua squadra di ispettori ricevono l'incarico di scovare nel deserto dell'Iraq i depositi con le famose armi di distruzione di massa. Non trovando nulla di tutto ciò, l'ufficiale inizierà ad avere qualche sospetto ed a porsi degli

Regia: Gabriele salvatores con fabio de Luigi, diego Abatantuono, fabrizio Bentivoglio, Margherita Buy, Carla signoris, Valeria Bilello Non è l'ennesimo film sulla famiglia. Salvatores semplicemente racconta degli uomini e delle donne, e lo fa con un film originale, poetico, spassoso, colorato, elaborato su diversi piani narrativi e continui passaggi tra finzione e realtà. Otto personaggi in cerca d'autore. Sono questi i protagonisti, la famiglia felice a cui il titolo ironicamente allude. Escluso Ezio, 38 anni, una vita trascorsa senza aver mai concluso nulla di buono che un giorno decide di scrivere una sceneggiatura per il cinema. Due coppie, i loro figli, i nonni, il cane, esseri del tutto inventati che ad un certo punto però vivono di luce propria, escono dallo schermo del computer di Ezio (un Fabio De Luigi in grande forma) per rivendicare la loro esistenza. Il cinema nel cinema.

i Gatti Persiani Regia: Bahman Ghodabi con Negar shaghaghi, hamed Behdad Durante la lavorazione il regista è stato arrestato per ben due volte. In Iran la musica è considerata, dall'attuale regime, impura in quanto fonte di allegria e quindi vietata. I ragazzi sono costretti a suonare e cantare clandestinamente, nel chiuso di cantine e sotterranei. Un mondo nascosto, del quale la maggior parte della popolazione ignora l'esistenza. Completamente girato a Teheran, al di là dell'aspetto musicale, è un interessante viaggio nelle dinamiche che oggi governano l'ex Persia,

che aiuta a capire meglio cosa stia realmente avvenendo in quel Paese. Premio Speciale della giuria al Festival di Cannes, la sceneggiatura è stata scritta da Ghobadi e dalla fidanzata Roxana Saberi, la giornalista americana di origine iraniana processata per spionaggio

il figlio più piccolo Regia: Pupi Avati con Christian de sica, Laura Morante, Luca Zingaretti, Nicola Nocella Con la scusa di completare la trilogia sulla paternità (dopo "La cena per farli conoscere" e "Il papà di Giovanna"), Avati racconta l'Italia di oggi e lo fa con particolare cattiveria ed ironia, aiutato anche da un più che brillante cast di attori. Apparentemente parla di beghe familiari, in realtà dà vita ad un preciso affresco del Bel Paese: cinico, corrotto e corruttore, egoista, disposto a tutto in nome del dio denaro. Un insospettabile De Sica (dopo tanti cine-panettoni) riesce finalmente a dare corpo ad un personaggio complesso e spietato, il "furbetto del quartierino" di turno che pur di salvarsi dalla galera per i suoi guai finanziari, non si fa scrupolo di riversare le sue colpe sull'ingenuo figlio.

il mio amico Eric Regia: Ken Loach con Eric Cantona, steve Evets Un omaggio al calciatore del Manchester United Eric Cantona, personaggio discusso e borderline, per raccontare ancora una volta una storia di periferia. Loach lascia per il momento i toni seriosi dei suoi precedenti film ed affronta con leggerezza ed un tocco di fantasia i temi che gli sono da sempre cari. Il titolo originale, Looking for Eric, probabilmente si adatta meglio ad una storia dove il protagonista Eric Bishop, dipendente postale con una situazione famigliare


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MiNiCRitiChE dEi fiLM ChE PotREtE VEdERE NELLE sALE E NELLE ARENE e sentimentale disastrata, è alla continua ricerca di se stesso. Nel tentativo di rimettere insieme i pezzi della sua vita immagina di dialogare con il grande campione francese, che nel film recita se stesso. Da non perdere nel finale la vera conferenza stampa di Cantona, rimasta nella storia del calcio.

il Mi$$ionario Regia: Roger delattre con Jean- Marie Bigard Divertente commedia degli equivoci, senza troppe pretese ma ben costruita, prodotta da Luc Besson. L'attore protagonista, che ha anche scritto la sceneggiatura, nel raccontare il suo primo incontro con Besson sul set di un precedente film, ha rivelato che in quell'occasione, prima di squadrarlo da cima a fondo, gli ha detto che lo avrebbe visto bene nei panni di un prete. Parole profetiche. Bigard veste i panni di Mario Diccara, ex galeotto appena uscito dalla prigione che ha qualche conto in sospeso con la malavita. Chiede aiuto al fratello prelato che gli suggerisce di raggiungere Padre Etienne in un paesino dell'Ardèche, travestito da sacerdote. Al suo arrivo scopre che il parroco è morto e gli abitanti lo scambiano per il sostituto.

il profeta Regia: Jacques Audiard con tahar Rahim e Niels Arestrup Difficile non identificarsi con la faccia d'angelo del protagonista, perché anche se la storia è politicamente poco corretta (un percorso di formazione alla rovescia, un antieroe) non si può non stare dalla sua parte. Accertato ormai il fatto che il carcere non riabilita proprio nessuno, il film è abilmente orchestrato da un regista che conferma qualità straordinarie nel dirigere gli attori. La faccia del giovane Malik (felice esordio),

Morgan freeman perfettamente nei panni di Nelson Mandela nel film “invictus” analfabeta e ladruncolo che entra in carcere per uscirne dopo sei anni più acculturato, spietato ed a capo di una pericolosa banda, e quella del boss corso César Luciani (si intuisce ad occhio nudo la consolidata esperienza anche teatrale), reggono praticamente tutto il film.

il segreto dei suoi occhi Regia: Juan Josè Campanella con Ricardo darìn, soledad Villamil Un noir, una commedia, una storia d'amore. Sullo sfondo l'Argentina peronista degli anni '70. Magica commistione di generi per raccontare uno dei periodi più cupi del Paese. Da questo punto di vista decisamente più efficace di tante pellicole che puntano al politico. Aspetto, questo, abilmente ed apparentemente relegato ai margini e che invece si rivela la vera anima. Il film ti entra dentro, lentamente, e per parecchio non ti molla. Con piglio sicuro il regista di origine italiana nato a Buenos Aires, dirige uno dei migliori lavori della stagione che non a caso ha conquistato l'Oscar destinato al film straniero riuscendo a battere opere di pregio come "Il profeta" e "Il nastro bianco". Cast più che

apprezzabile, sceneggiatura essenziale, quasi scarna ma con la capacità di arrivare dritta alla meta. Da non perdere.

il tempo che ci rimane Regia: Elia suleiman con saleh Bakri, shafika Bajjali Suleiman è nato a Nazareth in Palestina ed il film è semiautobiografico, in quattro episodi, sulla sua famiglia. E' ispirato ai diari del padre, a partire dal 1948 quando decise di partire per unirsi alla Resistenza dopo l'occupazione di Israele. Scene di vita quotidiana di quei palestinesi che decisero di restare e che furono chiamati "arabi israeliani", costretti a vivere da stranieri nella loro patria. Contrariamente a quanto si possa pensare non ha nulla della pesantezza che magari ci si potrebbe aspettare da una pellicola di questo genere, il regista (che interpreta tra l'altro anche se stesso) ci ha costruito sopra una storia surreale, piena di ironia, con musiche coinvolgenti. Senza trascurare però l'aspetto politico di una questione ancora attualissima ed irrisolta.

invictus Regia: Clint Eastwood con Morgan freeman e Matt

damon Il capitano Francois Pienaar entra nella minuscola cella dove per 27 anni è stato recluso Nelson Mandela. Allarga le braccia, come per prenderne le misure e dalla finestra lo immagina nel cortile, in catene, intento a spaccare pietre sotto il sole cocente. Perché un uomo che ha dovuto subire tanto dolore parla di perdono? Forse l'eccesso di retorica, inusuale per un film di Eastwood, può in un primo momento generare qualche attimo di smarrimento. Poi con lo scorrere delle immagini prevale l'emozione, quella di veder rappresentato un momento cruciale della storia del Sudafrica ma forse anche del mondo. Le interpretazioni di Freeman nei panni di Nelson Mandela e Damon in quelli del biondissimo capitano della squadra di rugby sono appassionanti.

L'isola delle coppie Regia: Peter Billingsley con Vince Vaughn, Jason Bateman, Kristen Bell Coppia in crisi convince gli amici ad accompagnarla in una vacanza terapeutica per sposi con problemi coniugali, in uno splendido resort di Bora Bora. Il costo del biglietto è esoso ma se accettano di andare con loro verrà dimezzato. Partono, convinti di andare incontro ad una vacanza a cinque stelle invece scopriranno presto che la frequentazione della stravagante terapia non è a discrezione di chi ne ha bisogno e non è un optional. Jean Reno con il codino nelle vesti di santone che dovrebbe aiutare gli sposi. Una commedia (furbetta) che deve essere presa per quello che è: un paio d'ore di divertimento ammirando e sognando località tropicali irraggiungibili per molti. Non rimarrà nella storia del cinema

L'uomo che verrà Regia: Giorgio diritti con Alba Rohrwacher e Maya


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MiNiCRitiChE dEi fiLM ChE PotREtE VEdERE NELLE sALE E NELLE ARENE sansa Girato con assoluto rigore, non scade mai nella retorica. Diretto in maniera magistrale, con attori di grande spessore che recitano i rari dialoghi in dialetto bolognese (sottotitolati in italiano). Meritatamente premiato all'ultimo festival del cinema di Roma, ripercorre gli ultimi nove mesi dalla strage di Marzabotto dove furono massacrate dai nazisti 770 persone, per la maggior parte donne, bambini ed anziani. Il racconto cadenzato dei nove mesi d'attesa per la nascita di un bambino in un'umile famiglia di contadini, attraverso lo sguardo della sorellina muta di otto anni. Film di forte impatto emotivo, forse di non facile fruizione, ma decisamente da non perdere.

L'uomo nell'ombra Regia: Roman Polanski con Ewan McGregor, Pierce Brosnan. Che Polanski sia un maestro nella regia è fuor di dubbio ed anche in questa occasione dà prova di grande abilità del dirigere gli attori. Ha sdoganato definitivamente uno come Brosnan che nella vita ha trovato non poche difficoltà a costruire una dignitosa carriera non legata quasi esclusivamente al fascino ed al glamour. Unico punto debole forse una sceneggiatura a volte prevedibile ed improbabile (come quando il protagonista scova alcune delicate e segrete informazioni semplicemente consultando Internet. Va bene che nella rete si trova di tutto, ma questa volta appare un po' esagerato) per un film che ha la sua forza in una storia costruita su temi importanti, piena di inganni e tradimenti, dove ognuno è molto diverso da ciò che appare.

L'uomo nero Regia: sergio Rubini con Valeria Golino, sergio Rubini, Riccardo scamarcio, Guido

stra sull'Italia con le sue storie di immigrazione, sfruttamento, valori famigliari. Cast ben assortito. Unica stonatura, forse, un finale troppo happy, da commedia.

La prima cosa bella

Raoul Bova e Elio Germano (premiato come miglior attore a Cannes con Javier Bardem) in una scena del film “La nostra vita” Gianquinto. Uno dei migliori film di Rubini. Intenso, commovente, ironico e fortemente autobiografico. Dopo "La stazione" del 1990, il regista/ attore torna a parlare della sua infanzia e della Puglia ripartendo da quella stazione ferroviaria che sembra sia rimasta fortemente ancorata ai ricordi. Ma questa volta lo fa con un tocco di maggiore maturità, riuscendo a fare un film più compiuto. Sceneggiatura ben calibrata, cast di attori decisamente convincenti. Iniziando dal piccolo e straordinario protagonista fino ad arrivare ad una brava Valeria Golino che riesce ad interpretare il ruolo di una donna moderna ed emancipata degli anni '60, che non rinuncerebbe mai al suo lavoro di insegnante, capace però di conservare intatti gli atavici dettami della tradizione.

La bocca del lupo Regia: Pietro Marcello con i reali protagonisti della storia. Piccolo film di nicchia, per raffinati cultori del cinema d‘autore. Ricco di poesia e sentimento. Due anime perse raccontano le loro vite. Sullo sfondo la Genova storica, descritta e fotografata alla De Andrè. Quella di ieri, delle "tripperie" ormai scomparse, e quella di oggi percorsa dai

disperati e dagli ultimi. Enzo è appena uscito dalla galera e attraversa la città, alla ricerca dei luoghi di un tempo ormai dismessi. Nella piccola casa nel ghetto, tra i vicoli del vecchio quartiere, l'aspetta da anni l’amatissima Mary, prostituta transessuale. Nato da un'idea della fondazione San Marcellino, gesuiti di Genova, che da anni assiste in diversi modi la comunità dei senza tetto, degli emarginati.

La nostra vita Regia: daniele Luchetti con Elio Germano, Raoul Bova, isabella Ragonese, Luca Zingaretti, stefania Montorsi, Giorgio Colangeli. Un grande Elio Germano, che ha ampiamente meritato il premio come miglior attore a Cannes, per un film sui trentenni di oggi. Quelli che non hanno santi in paradiso, forse i nuovi proletari come li definisce lo stesso Luchetti. In realtà dei giovani intelligenti e svegli che cercano di farsi strada in un mondo dove la priorità sono i soldi e la loro capacità di comprarci più cose possibili. Figli di un consumismo sfrenato, ma anche capaci di mettere al mondo tre figli nella totale incertezza economica e con il desiderio di fare il grande salto in avanti. Il film però non è solo questo. Anche una grande fine-

Regia: Paolo Virzì con Valerio Mastandrea, stefania sandrelli, Claudia Pandolfi, Micaela Ramazzotti. Svolta intimista per il regista toscano che si allontana decisamente dalle tematiche sociali che hanno caratterizzato le sue precedenti pellicole, per concentrarsi sui sentimenti e sulla psicologia dei personaggi in una sorta di romanzo famigliare. Un percorso tutto nuovo per il quale sceglie l'attrice simbolo della commedia all'italiana, la splendida Stefania Sandrelli che insieme ad un Mastandrea in grande forma (una delle migliori interpretazioni dell'attore romano nel ruolo di Bruno e del suo mal di vivere) da vita ad un duetto recitativo di ottimo livello, riuscendo a coinvolgere l'intero cast. Costruito su due piani temporali, il film percorre circa quarant'anni di vita livornese, la storia di una mamma bellissima e svampita e dei suoi due figlioli dagli anni 70/80 fino ai nostri giorni.

La vita è una cosa meravigliosa Regia: Carlo Vanzina con Gigi Proietti, Vincenzo salemme, Enrico Brignano, Nancy Brilli, Luisa Ranieri Saranno pure i furbetti del quartierino, ladroni e corrotti, però in fondo in fondo sono dei buoni. Insomma, prevale la tesi dei "birbantelli". E' questa l'Italia descritta dai Vanzina. Gli italiani? Un popolo di cialtroni, dicono, sempre pronti a trovare la scorciatoia, la raccomandazione, l'appoggio del potente di turno, ma subito dopo arriva puntuale l'assoluzione. Così il direttore di un potente


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MiNiCRitiChE dEi fiLM ChE PotREtE VEdERE NELLE sALE E NELLE ARENE gruppo bancario, intrallazzone ed imbroglione, si ritira in campagna a coltivare gli ortaggi in compagnia di belle ragazze (!), il chirurgo che cercava e dispensava favori a destra e manca si redime andando a curare i poveri. Il poliziotto intercettatore, che usa il suo potere per conquistare una bella ragazza, ritrova l'amore. E via discorrendo. Unico punto forza del film un eccellente cast di attori, che riesce a tenere in piedi una storia mediocre ed improbabile. Con tutto il "materiale" che la cronaca regala ogni giorno si poteva fare veramente di più.

Le quattro volte Regia: Michelangelo frammartino Il regista milanese di origine calabrese, dopo il bellissimo e pluripremiato "Il dono" ci regala un nuovo lavoro dove creatività e poesia si fondono per raccontare il fascino arcaico di una terra dove il tempo sembra si sia fermato. Interamente girato senza dialoghi, senza attori, solo con rumori di sottofondo, utilizzando la tecnica del documentario (come peraltro aveva già fatto con il primo lungometraggio), la cinepresa si limita a riprendere scene di vita quotidiana di un piccolo villaggio rurale, in realtà riesce a leggere oltre le immagini. Illustra il ciclo della vita e della natura, attraverso uno sguardo originale ed innovativo che può ricordare quello di Franco Piavoli e Vittorio De Seta. Accolto a Cannes da giudizi più che lusinghieri dalla critica internazionale.

Matrimoni ed altri disastri Regia: Nina di Majo con Margherita Buy, fabio Volo, Luciana Littizzetto, francesca inaudi. L'intento della regista era una commedia semplice e sofistica, in realtà è complicata (tanto da apparire improbabi-

Una scena corla di “Mine vaganti” di ozpetek. in primo piano Elena sofia Ricci (a sinistra) e Riccardo scamarcio

le) ed abbastanza ordinaria, quasi scontata. Sceneggiatura debole e poco equilibrata, dialoghi fuori dal mondo. La Buy, sulla cui faccia la cinepresa non molla mai un attimo facendo sparire dallo schermo tutto il resto, fa sempre la solita parte della single ansiosa e nevrotica. Poi, per chissà quale magico artifizio, ad un certo punto tutti si innamorano di lei. L'adolescente inquieto, l'intellettuale di sinistra inevitabilmente sfigato, il tecnico che aggiusta i computer e pure il cognato mezzo leghista ed ignorante come una capra al quale dà anche un bacetto tutto casto. Cast stellare sottoutilizzato.

Mine Vaganti Regia: ferzan ozpetek con Riccardo scamarcio, Nicole Grimaudo, Alessandro Preziosi, Ennio fantastichini, Lunetta savino, ilaria occhini Gruppo di famiglia in un interno. Il paragone con il grande film di Luchino Visconti finisce qui. Tuttavia, nulla da togliere al regista turco che ha realizzato un film godibile, intimo, per la prima volta curioso di esplorare il cuore della famiglia tradizionale e tradizionalista, animata dal perbenismo di facciata. Un nucleo numeroso, come tanti nel Sud d'Italia, proprietario di un pastificio, con una nonna

dolce e ribelle, una madre affettuosa e tollerante, la zia stravagante (una piacevole sorpresa l'interpretazione di Elena Sofia Ricci), il padre molto attento alle apparenze e due figli gay che hanno da sempre nascosto la loro vera identità. Scamarcio particolarmente bravo a non strafare in un ruolo non certo facile. Sullo sfondo la splendida Lecce con i vicoli, piazze ed il candore della sua architettura.

Nine Regia: Rob Marshall con daniel day-Lewis, sophia Loren, Nicole Kidman, Penelope Cruz, Marion Cotillard Già il musical di Broadway sembra non sia piaciuto per nulla a Fellini. Immaginate cosa potrebbe dire oggi di questo film, se fosse ancora vivo. Una sfilza di banalità e luoghi comuni sull'Italia e sugli italiani, da non credere. La pizza, i mandolini e siamo al completo. Ovviamente nulla a che vedere con un capolavoro come “8 e mezzo“. A parte questo, le canzoni sono accattivanti, i balletti rocamboleschi, i costumi sfavillanti. Ingredienti essenziali per catturare il grande pubblico. Per non parlare della lunga sfilza di star e bellezze internazionali. Penelope Cruz insolitamente conturbante e sexy. Guido

Contini è affascinante, glamour e donnaiolo ma non possiede l'ironia di Mastroianni.

Notte folle Manhattan

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Regia: Mira Nair con steve Carell, tina fey Battute e situazioni scopiazzate da altre celebri pellicole, tuttavia divertente ed anche poco corretta (è pieno di parolacce) per una commedia americana destinata alle famiglie. La coppia Carell & Fey funziona, ben diretta dal regista di "Una notte al museo", per cui alla fine il film risulta piacevole ed alcune gag sono davvero esilaranti. Ipotetico plot alla intrigo internazionale, con il più classico scambio di persona. Una tranquilla ed annoiata coppia con tanto di prole chiassosa, che vive nella provincia del New Jersey, decide di uscire dalla routine concedendosi una serata speciale e cenare in uno dei ristoranti più trandy della città. Non avendo la prenotazione, però, hanno la malaugurata idea di prendere il posto di una coppia che non si è presentata.

Percy Jackson e gli dei dell'olimpo - il ladro di fulmini Regia: Chris Columbus con Logan Lerman, Pierce Brosnan


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MiNiCRitiChE dEi fiLM ChE PotREtE VEdERE NELLE sALE E NELLE ARENE Il paragone con le avventure di Harry Potter è inevitabile. Il regista ne ha diretti ben due. Come il celebre maghetto anche Percy Jackson ha poteri sovrannaturali, per metà divino e per metà umano, con l'innata capacità di tenere a bada il male. Anche lui ha genitori "magici", è figlio del dio greco Poseidone, e molte delle situazioni in cui si trova porta inevitabilmente al personaggio della Rowling. L'apparizione dell'Idra a tre teste non può non ricordare Fuffy il cane a tre teste di Hagrid. Solo una squallida copia dunque? Niente affatto. Il film ha una sua valenza, si lascia vedere con piacere, in qualche modo è anche educativo (all'inizio insegnanti e compagni di scuola lo credono mentalmente limitato) e poi potrà riempire il vuoto che Potter lascerà. Moderno classico della letteratura fantasy dello scrittore Rick Riordan, "Il ladro di fulmini" è il primo di una serie di cinque libri, l'ultimo uscito a maggio dello scorso anno.

Piccolo (il) Nicolas ed i suoi genitori Regia: Laurent tirard con françois-Xavier demaison, daniel Prévost Adattamento sul grande schermo di uno dei più importanti classici per l'infanzia francesi, probabile primo esempio di letteratura moderna per piccoli, nato dalla fantasia di René Goscinny (l'ideatore di Asterix) e JeanJacques Sempè. Il protagonista è un bambino di otto anni, Nicolas, una sorta di Gian Burrasca d'Oltralpe. Ambientato negli anni '50, le avventure del pestifero ragazzino con la sua strampalata combriccola di amici, divertono molto e riescono a creare un processo di identificazione sia nei bimbi che nei grandi, con un abile doppio piano di lettura. Riuscita trasposizione sul grande schermo, senza

Russel Crowe (a destra) nel ruolo che il regista Ridley scott gli ha assegnato per la nuova versione di “Robin hood” trascurare le magiche atmosfere dei racconti.

Predators Regia: Nimrod Antal con Adrien Brody, Laurence fishburne, Alice Braga Remake dell'action movie interpretato nell'87 da Schwarzenegger, con un inedito Adrien Brody nei panni dell'ex marine tutto muscoli, tattica militare e mitraglietta in spalla. Mercenario alla guida di un gruppetto di veri cattivi. Letteralmente piovuti dal cielo, ben presto scopriranno di essere stati catapultati in un pianeta alieno per essere trasformati in prede. Uomini (e donna) allenati ad uccidere che invece saranno spietatamente cacciati ed eliminati da una nuova razza di predators alieni, guerrieri astutissimi in grado di rendersi invisibili. Film ben orchestrato, di sicuro effetto, altamente confezionato. Apprezzabile.

Prince of Persia - Le sabbie del tempo

Regia: Mike Newell con Jake Gyllenhaal, Ben Kingsley, Alfred Molina Dopo "I pirati dei Caraibi" ecco un altro film tratto da un videogioco degli anni '80. A dirigerlo questa volta il regista inglese di "Quattro matrimoni e un funerale" e di "Harry Potter e il calice di fuoco". Se piace il genere, l'action fantasy è piacevole e scorre abbastanza facilmente nonostante le oltre due ore di durata. Le scenografie esotiche dell'antica Persia, in gran parte riprodotte al computer, non deludono le aspettative. C'è tutto. Il principe bello e muscoloso che corre lungo i muri, la principessa misteriosa e furba, il pugnale, le arti magiche, la lotta contro le forze oscure, ed uno stuolo di allenatissimi stuntman. Insomma, un bel fumettone. Sempre ottime le Interpretazioni di Molina e Kingsley.

Remember me Regia: Allen Coulter con Robert Pattinson, Emilie de

Ravin Una sorpresa. Che il vampiretto più celebre del momento si sia cimentato, nonostante il travolgente successo di Twilight, in una pellicola del genere depone a favore di questo bel ragazzone rimasto improvvisamente sepolto dalla notorietà e da una stuolo di adoranti fan. Il film, contrariamente a quanto si possa credere, non è solo una storia d'amore destinata al filone giovanilistico, l'intreccio è molto più raffinato e complesso, pieno di humour, acume, con dialoghi ben scritti ed interpretati. Finale sorprendente che vuole essere un omaggio alla città di New York. Senza voler svelare nulla, perché l'epilogo è davvero inaspettato, la storia parte da due ventenni provenienti da mondi del tutto opposti, che si incontrano in maniera non proprio casuale, e che si innamorano. Ma non ci sarà l'happy end.

the road Regia: John hilcoat con Viggo Mortensen, Robert duvall, Charlize theron E' vero, è deprimente, triste, disperato, senza futuro, eppure è uno dei film più interessanti che il genere catastrofista abbia partorito negli ultimi anni. Completamente privo di retorica, un regista semi-sconosciuto porta sul grande schermo il romanzo "La strada" del grande scrittore statunitense Cormac McCarthy. Lo fa rivelando notevoli capacità nel dirigere i pochi (ma buoni) attori del cast. Un film complesso, difficile, dove la macchina da presa è quasi esclusivamente puntata sui volti di un padre e di un figlio che cercano di sopravvivere in un'America desolata e distrutta da un misterioso cataclisma, dove gli esseri umani sono spinti a dare il meglio e (soprattutto) il peggio di sé.

Robin hood Regia: Ridley scott con Russel Crowe, Cate


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MiNiCRitiChE dEi fiLM ChE PotREtE VEdERE NELLE sALE E NELLE ARENE Blanchett, William hurt, Max Von sydow. Certo, se si pensa che è stato il regista di Blade Runner e Thelma & Louise qualche attimo di sconforto assale. Non è che fosse così indispensabile l'ennesima pellicola su una figura trita e ritrita come l’arciere di Sherwood. Tuttavia non si può dire che sia, nel suo complesso, un brutto film. Conosciamo tutti le capacità del grande regista americano. Il prodotto infatti è ben confezionato, e non a caso sia Scott che Crowe lo hanno anche prodotto. A parte qualche sprazzo di vera noia, soprattutto durante le interminabili e sanguinolente scene di scontri armati tra buoni e cattivi, la vera novità è la figura di Lady Marion, qui in una insolita ed improbabile veste di rivoluzionaria in un’epoca dove le donne stavano zitte, obbedivano e procreavano. Vedova di guerra senza figli, non solo respinge i pretendenti, ma combatte anche con armatura e spada, coltiva i campi ed esprime la sua opinione. Già annunciato Robin Hood 2.

Una scena di “shutter island”. Al centro: Leonardo di Caprio

sto caso però quello che manca è la mano ferma di una regia esperta capace di dirigere un buon cast di attori e plasmare, rendendola scorrevole e convincente, una trama a tratti complessa. Un intreccio narrativo con un preciso scopo, da scoprire solo nel finale.

scontro di civiltà per shutter island un ascensore a Regia: Martin scorsese con Leonardo di Caprio, Mark Piazza Vittorio Regia: isotta toso con daniele Liotti, Kasia smutniak, francesco Pannofino Peccato, un'occasione mancata. Perché l'omonimo romanzo di Amara Lakhous (se vi capita leggetelo), dal quale è stato tratto il film, è piacevole, a tratti divertente nel raccontare le vicissitudini di un gruppo di inquilini di varie nazionalità, ricco di spunti interessanti per riflettere sulla nostra società. Lo scontro di civiltà del titolo, si consuma nel chiuso di un palazzo e di un condominio a Piazza Vittorio, nel cuore del quartiere più multietnico di Roma. Come spesso avviene la trasposizione tradisce in parte l'opera letteraria, in que-

Buffalo, Ben Kingsley, Max von sydow. Un affresco sul dolore e sulla follia. Film particolarmente claustrofobico e cupo, con una magnifica fotografia, come tutte le opere di Scorsese curato e costruito nei minimi particolari. Maestro nel dirigere i suoi attori. Dramma psicologico avvincente, che lascia con il fiato sospeso sino alla fine, mai scontato, con una ambientazione quasi maniacale. Un'isola-fortezza, battuta dal vento e da una pioggia incessante, sede di un noto manicomio criminale. Siamo nel 1954, all'apice della Guerra Fredda, quando il capo della polizia locale Daniels (Di Caprio) ed il suo collega ven-

gono convocati a Shutter Island per indagare sulla misteriosa scomparsa di una pluriomicida, ma nulla è come appare.

simon Konianski

un giovane laureato in filosofia, disoccupato, abbandonato dalla moglie, costretto a tornare a vivere con il padre, un ex deportato che gli darà del filo da torcere anche da morto.

Regia: Micha Wald con Jonathan Zaccai, Popeck Un popolo che sa ridere della propria tragedia. Sul filone di una serie di riuscitissime commedie dallo humour yiddish (da "Train de vie" in poi), arriva questo giovane e sconosciuto regista belga di origini ebraiche che al suo secondo lungometraggio mette in luce un talento del quale probabilmente sentiremo parlare ancora. Dosato e con il giusto cast di attori, costruisce un film divertente e drammatico, irriverente e scoppiettante, graffiante e doloroso. Colonna sonora dai ritmi leggeri ed accattivanti in netto contrasto dal contesto narrativo. Più che l'accostamento con Woody Allen, Radu Mihaileanu o al nostro Benigni, lo stile somiglia molto a quello dei grandi fratelli Coen che sullo stesso argomento hanno realizzato "A serious man". Fortemente autobiografico, è il racconto di

Regia: Alessandro d'Alatri con dario Castiglio, Martina Codecasa D'Alatri torna a sorprenderci. Dopo il cine-panettone alternativo "Commediasexy", il regista romano questa volta firma un film completamente in digitale, a basso budget, interpretato da attori semisconosciuti. Una commedia sentimentale appartenente al filone giovanilistico, dai risvolti sociali, ambientata nella splendida isola di Ventotene che, ad onor del vero, contribuisce parecchio alla riuscita della storia tratta dal romanzo di Anna Pavignano (In bilico sul mare). Il giovane e bel Salvatore (Dario Castiglio, figlio di Peppino di Capri) d'estate porta i turisti in giro con il suo gozzo mentre d'inverno fa il muratore in nero nei cantieri sulla terraferma. L'amore arriva con Martina, la ragazza di buona famiglia che

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MiNiCRitiChE dEi fiLM ChE PotREtE VEdERE NELLE sALE E NELLE ARENE usa la sua barca per le immersioni da sub.

the Wolfman Regia: Joe Johnston con Benicio del toro, Emily Blunt, Anthony hopkins Monster movie di tutto rispetto. Diretto con mano ferma ed interpretato con la stessa convinzione da un intenso Benicio Del Toro (bravo anche con il pesante trucco da lupo) accanto al sempre straordinario Hopkins, nel ruolo del padre. Remake del classico horror "L'uomo lupo" di George Waggner del 1941, costruzione di un sanguinoso puzzle con un'antica maledizione che trasforma le persone in lupi mannari durante le notti di luna piena, che sta lentamente uccidendo gli abitanti di Blackmoor. Poco splatter ma di certo non annoia, diligentemente condensato in poco più di un'ora e mezza con una tensione narrativa che non cala mai. Interessante ricostruzione d'epoca in stile vittoriano.

tra le nuvole Regia: Jason Reitman con George Clooney e Vera farmiga Un film attraversato da un umorismo fresco e leggero per affrontare un tema di scottante attualità, dai risvolti inevitabilmente drammatici. La storia di un "tagliatore di teste", un manager molto ricercato in tempi di crisi, che le aziende assumono per brevi periodi con il compito di licenziare il personale in eccesso. Un grande Clooney nei panni del professionista senza scrupoli che dopo tanti anni spesi felicemente tra una città e l'altra dell'America, improvvisamente sente di dover cambiar vita. La sfilza dei dipendenti che passa sotto la mannaia di Clooney sono veri disoccupati provenienti da Detroit e St. Louis, le città più colpite dalla recessione. Il regista è il figlio di Ivan Reitman, quello che ha diretto "Ghostbusters".

George Clooney e Vera farmiga in una scena di “tra le nuvole” di Jason Reitman

triage Regia. danis tanovic con Colin farrell, Paz Vega, Christopher Lee Premio Oscar nel '93 con No Man's Land, Tanovic ritorna ad affrontare gli orrori della guerra, da un altro punto di vista. Quello dei sopravvissuti. Di coloro che ce l'hanno fatta, ma che hanno lasciato in quei terribili luoghi gran parte della loro vita. Tratto dall'omonimo romanzo dell'ex reporter Scott Anderson che ha seguito i conflitti in Uganda, Beirut, Cecenia e Bosnia il film è la storia di due fotoreporter inviati nel Kurdistan iracheno nel 1988 poco prima dei massacri di gas ordinati da Saddam Hussein. Le scene sono forti, particolarmente violente e sanguinolenti. In un ospedale da campo improvvisato, senza acqua ed attrezzature adeguate, il medico è costretto a sparare in testa ai pazienti più gravi, quelli senza speranze.

the twilight Saga: Eclipse Regia: davide slade con Kristen stewart, Robert Pattinson, taylor Lautner

il cast al completo di “the twilight”, terza pellicola della saga ”Eclipse”, ma anche la peggiore

E' troppo facile parlare male del film, talmente è insulso. Il peggiore dei tre. Nella prima parte non succede praticamente nulla. Ci sono dei neovampiri che cercano vittime da succhiare in giro per la città (sai che novità!), sarebbero dei cattivoni che tentano di organizzare un piccolo esercito per far fuori Bella. I dialoghi tra i tre protagonisti hanno temi fissi e ripetitivi. Parole come amore, cuore, sentimento vengono usate fino allo sfinimento. Lei dice al vampiro Edward: "io ti amo, sono pronta a morire per te", mentre al licantropo pettoruto Jacob ribadisce "sono solo tua amica", però si capisce

che forse c'è dell'altro dopo due bacetti non proprio casti. I due rivali, con piglio molto maschio, fanno a gara nel rassicurarla. "Ti proteggo io" afferma uno, "no, a lei ci penso io" ribatte l'altro. Salvo poi allearsi per salvarle la pelle (si fa per dire). Va bene, trattasi di pellicola per adolescenti. Ma che fatica arrivare sino alla fine.

Recensioni di LUCIANA VECCHIOLI


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