Anno II - n.147 - Venerdì 30 luglio 2010
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“Sfiduciato” dal partito di Berlusconi. Un atto senza precedenti per l’Italia repubblicana
La scomunica di Fini Il presidente della Camera: «La carica non è nella disponibilità del Pdl»
«Per queste ragioni questo ufficio di Presidenza considera le posizioni dell'On. Fini assolutamente incompatibili con i principi ispiratori del Popolo della Liberta', con gli impegni assunti con gli elettori e con l'attivita' politica del Popolo della Liberta'. Di conseguenza viene meno, allo stato, anche la fiducia del PdL nei confronti del ruolo di garanzia di Presidente della Camera indicato dalla maggioranza che ha vinto le elezioni». Con queste parole si conclude il lungo documento approvato ieri sera dall’ufficio di presidenza del Pdl per “sfiduciare” Gianfgranco Fini. Un atto che non ha precedenti nella stortia dell’Italia democratica. La riposta di Fini è stata: «La presidenza della Camera non è nella disponibiluità del Pdl e quindi non mi dimetto». Nel pomeriggio, quando ormai appariva scontata la decisione che avrebbe preso l’ufficio di presidenza del Partito della libertà, 37 parlamentari “finiani” avevano deciso di costituirsi in gruppo autonomo.
Lo ha detto il ministro La Russa
Mauro Gigli prima di morire ha salvato altre vite umane
Garimberti contro l’editoriale sul Tg1 di Minzolini e subito Masi lo difende Il Tg1 non è abbastanza pluralista: il presidente della Rai Garimberti critica Augusto Minzolini per l'editoriale di ieri sera sullo strappo nel Pdl. Minzolini aveva parlato di “cappa mediatica” che tenta di condizionare gli equilibri. Il divorzio tra Fini e Berlusconi servirà a fare chiarezza, aveva aggiunto. Con il direttore del Tg1 si schiera invece il direttore generale Masi che a Garimberti replica: «Non credo che il Tg1 non sia sufficientemente pluralista». Espulsione in vista anche per Garimberti?
Ora di punta
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a sicumera sfrontata brandita da Marchionne sui temi tortuosi di un’industria italiana storica come la Fiat non aveva mai raggiunto livelli così alti. E non è il caso di mettere a fuoco (tanto sono sotto gli occhi di tutti!) le responsabilità dirette e indirette di un governo parolaio che preferisce blaterare su globalizzazione e su libertà di imprese e di mercato, piuttosto che pensare a come individuare possibilità di posti di lavoro effettivi, seri, produttivi e capaci di ridimensionare
DI
Il maresciallo del Genio, morto in Afghanistan con il tenente Pierdavide De Cillis, è morto da eroe: ha salvato altre vite disinnescando quella bomba. Lo ha detto il ministro La Russa
MoIsè AstA
Sulla Fiat tra corvi disoccupazione e precariato dando sicurezza alle famiglie, irrevocabilmente in corsa verso una povertà sempre maggiore. L’infausta tendenza non s’è attenuata neppure nell’incontro delle ultime ore, all’Unindustriali di Torino, tra sindacati ed emissari del Lingotto. Il risultato riguarda la sospensione dell’uscita di Fiat da Confindustria e il bloccaggio del “piano di revisione”
AI LEttoRI del contratto nazionale di lavoro. E’ poco rassicurante. Non si tratta, infatti, di scelte conclusive ma solo di un rinvio di due mesi, quando il discorso sarà riaperto. Ci si poteva, obiettivamente, aspettare altro da uno scambio di idee tra l’arrogante Marchionne e la “venerata” Marcegaglia, che protegge gli industriali e i loro manager? Il saggio vecchio contadino ha sempre evidenziato che “tra corvi, non capita mai che uno dei volatili cavi gli occhi al simile”. Ed è lapalissiano!
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PaRLaMenTo
FIaT PoMIGLIano
eletti i laici del Csm
newco fuori da Confindustria
Tutti i candidati presentati dal Pdl, Pd, Udc e Lega per andare al Csm risultano eletti. Andranno così a Palazzo dei Marescialli Annibale Marini, Filiberto Palumbo, Niccolò Zanon, Bartolomeo Romano, Michele Vietti, Matteo Brigandì, Guido Calvi e Glauco Giostra. Con l’elezione degli otto membri laici si è completata la composizione del nuovo Csm. I 16 componenti togati sono stati scelti all’esito delle votazioni che a inizio mese che hanno segnato la sconfitta di Magistratura Democratica, la corrente di sinistra delle toghe, che ha perso un seggio a vantaggio di un candidato “indipendente”.
Da fine settembre tutti i lavoratori dello stabilimento Fiat di Pomigliano saranno riassunti dalla newco, la nuova società costituita per gestire l'accordo del 15 giugno, non firmato dalla Fiom. La newco Fabbrica Italia non sarà iscritta all'Unione Industriale di Napoli. Lo ha riferito il segretario generale Fismic, Roberto Di Maulo, al termine dell'incontro in cui l'azienda ha comunicato ufficialmente ai sindacati la nascita della new company. Della newco, controllata da Fiat Partecipazioni, farnno parte anche i mille lavoratori della Ergom, azienda dell'indotto Fiat. All'incontro non ha partecipato la Fiom.
DDL
Intercettazioni, nessun voto in estate Nessun voto sul ddl intercettazioni alla Camera prima della pausa estiva: lo ha deciso la conferenza dei capigruppo. L'Aula di Montecitorio oggi terrà solo la discussione generale del testo ma non voterà. L'esame oggi avverrà dopo i decreti legge sulla Tirrenia ed in materia di energia, all'ultimo punto dell'ordine del giorno. Per la discussione generale sono previste sette ore. Per il Pd 'non si tratta di un rinvio ma di un definitivo affossamento'.
Parla il “direttorissimo”
Nuovo caso Minzolini scuote la Rai. Nel suo editoriale di ieri sera, il direttore del tg1 plaude alla decisione del premier di rompere con Fini. “C’è bisogno di chiarezza”, dice. Contro di lui Pd, Idv, Fnsi e Garimberti.
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Direttore responsabile: Ennio simeone Redazione: tel: 06-86293192 Indirizzo e-mail: redazione@altroquotidiano.it Editrice: GECEM (Gestione Cooperativa Editoria Multimediale) - Presidente:stefano Clerici Sede legale: Via Aldo Sandulli 45, Roma Registrazione del Tribunale Roma n..343/08 del 18 settembre 2008 - Registrato al ROC Partita Iva 09937731009
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“Sfiducia” a Fini dal Pdl E’ rottura tra Fini e Berlusconi. L'ufficio di presidenza, convocato dal leader del partito, che si è tenuto ieri in tarda deferisce serata, Briguglio, Bocchino e Granata al collegio dei probiviri. Il premier assicura che il governo non rischia. Ma l’ufficio di presidenza “sfiducia” il presidente della Camera, Gianfranco Fini. I finiani firmano lettera di dimissioni da Pdl, verso gruppo autonomo, ma assicurano di restare leali a governo. Bersani commenta: ''E’ crisi, Berlusconi venga in Parlamento''. ''siamo addolorati di dover andare verso questa decisione ma il Pdl ha bisogno di un choc, dobbiamo dimostrare che il partito esiste e decide ha spiegato il cavaliere con tono pacato - e io sono sempre stato responsabile ma c'e' stato un deterioramento continuo dell'immagine mia e di quella del partito. Ho tentato l'accordo per molto tempo, ma questo non ha portato a niente''.
L’OnOmasticO Pietro Crisologo Pietro (Imola, Bologna, c. 380 Ravenna - 31 luglio c. 451), vescovo di Ravenna (424-431), fu, come ambrogio e agostino, maestro e guida nell'iniziazione dei fedeli al mistero cristiano.
accadde Oggi 1969-Guerra del Vietnam: Il presidente statunitense Richard nixon compie una visita improvvisa nel Vietnam del Sud, per incontrarsi con il presidente nguyen Van Thieu e con i comandanti militari americani
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ManoVRa
TReVISo
MaTRIMonIo DeLL’anno
Sì definitivo al testo fiscale
Boss catturato mentre fa jogging
Domani si sposa Chelsea Clinton
L'Aula della Camera ha definitivamente approvato la manovra economica. Il testo, su cui ieri il governo aveva incassato la fiducia, è passato a Montecitorio con 321 si', 270 no e 4 astenuti. Tra le principali novità del testo, identico a quello approvato dal Senato (dove pure aveva incassato la fiducia), il blocco degli stipendi per i dipendenti pubblici, la riforma delle pensioni e i tagli per Regioni, Province e Comuni. Arriva inoltre la riduzione delle retribuzioni dei manager, la stretta sull’evasione fiscale e le assicurazioni, i tagli ai ministeri e ai costi della politica.
Vito Zappalà, ricercato dal ‘99, dopo un condanna a 29 anni di reclusione e a tre di liberta’ vigilata per spaccio e traffico di droga, con l’aggravante delle modalità mafiose, è stato catturato ieri, dopo la sua seduta giornaliera di jogging, a Mogliano Veneto (Treviso). L’operazione è stata eseguita da agenti della Mobile e dello Sco di Catania, con la collaborazione dei colleghi di Treviso. Le indagini sono state coordinate dal sostituto procuratore della Dda etnea, Francesco Testa. Zappalà è stato bloccato in via Barbiero, nei pressi dell’abitazione di una donna che lo ospitava, la cui posizione é ora al vaglio degli inquirenti.
Lo spazio aereo sopra il luogo in cui sarà celebrato il matrimonio di Chelsea Clinton sara' vietato ai voli sotto i 2.000 piedi per ventiquattrore. Lo ha deciso l'ente per l'aviazione civile Usa che, secondo quanto riportato dal New York Times, ha avuto un'esplicita richiesta da parte dei servizi. Il divieto entrera' in vigore a partire dalle 15 di domani, giorno in cui si svolgera' quello che e' gia' stato definito il matrimonio dell'anno. A Rhineback, cittadina a 150 km a nord di New York, il sindaco ha deciso di chiudere al traffico gia' da ieri delle strade nei dintorni del luogo della cerimonia.
SI RIVoLSe aI CLan
Le CaRTe DeLLa P3
Imprenditrice in manette
“Cesare” non è solo Berlusconi
L’ imprenditrice Olga Acampora, presidente del Gruppo piccola Industria dell’ Unione Industriali di Napoli e’ stata arrestata dagli agenti della Questura di Napoli con l’ accusa di estorsione aggravata nell’ ambito delle indagini per l’ omicidio del Consigliere comunale di Castellammare di Stabia Luigi Tommasino, ucciso nel febbraio del 2009. Il provvedimento e’ stato emesso su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. La Acanfora, con la mediazione di Tommasino, consigliere comunale del Pd, avrebbe, tra la meta’ del 2008 e gli inizi del 2009, chiesto l’ intervento del clan D’ Alessandro attivo a Castellammare di Stabia, per estorcere la riduzione dei costi di lavori professionali prestati alla sua azienda. Il consigliere comunale di Castellammare di Stabia Luigi Tommasino, 43 anni, del Pd, fu ucciso il 3 febbraio 2009, da sicari ritenuti affiliati al clan D’ Alessandro. Il movente dell’omicidio sarebbe stata una somma di denaro non restituita al clan.
Lo pseudonimo ''Cesare'' era usato anche per indicare altri soggetti e non solo silvio Berlusconi. E' quanto si apprende da ambienti della Procura di Roma a proposito delle intercettazioni sulla loggia P3. Gli inquirenti hanno fatto notare che i riferimenti a ''Cesare'' non hanno rilevanza penale.
CoSe DI queSTo MonDo
Colf finse rapina da due milioni a casa Taormina E’ finita in manette la colf che fece un colpo da due milioni di euro a casa Taormina. Era riuscita a guadagnarsi la fiducia dei coniugi per i quali lavorava come domestica da circa un anno, al punto tale da riuscire a simulare una rapina nell’abitazione di Trastevere da due milioni di euro nel maggio dello scorso anno. La
colf aveva simulato una rapina e si era fatta trovare legata, imbavagliata e anche un po’ malmenata, ma in realtà era stata lei, assieme al genero e al fratello, a ripulire la casa. La donna aveva raccontato agli agenti di essere stata avvicinata da un uomo in ascensore che, minacciandola, era riuscito a entrare in
casa e, dopo averla picchiata e legata, abilmente aveva decodificato la combinazione della cassaforte e trovato la chiave del caveau, rubando soldi e gioielli. Ma il racconto della collaboratrice domestica, con problemi economici e la casa all’asta, non aveva convinto gli investigatori, che l’hanno tenuta d’occhio.
Stop all’aumento dei pedaggi lo dice il Tar Stop all’aumento dei pedaggi, entrato in vigore il primo luglio scorso. Lo ha deciso il Tar del Lazio nel giorno del via libera definitivo della Camera alla manovra correttiva da 24 miliardi di euro, che conteneva la norma per tagliare il versamento annuale del governo all’anas per la gestione e manutenzione di alcuni tratti autostradali e delle strade di sua competenza. Dai pedaggi l’anas stimava un ricavo di 83 milioni nella seconda meta’ del 2010 e 200 nel 2011. Grande la soddisfazione del presidente della Provincia di Roma, nicola Zingaretti, che aveva presentato ricorso assieme a 41 Comuni, alla provincia di Rieti e al Codacons. esultano le associazioni dei consumatori.
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il FattO
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Il testo diffuso ieri sera dall’ufficio di presidenza del Pdl contro Fini
Il documento-scomunica ÂŤL'azione del nostro governo presieduto da Silvio Berlusconi e la nascita del Pdl rappresentano ciascuno nella propria sfera, la risposta piu' efficace alla crisi del Paese (..... segue una descrizione dei meriti del governo...) L'opposizione, purtroppo, non ha cambiato atteggiamento rispetto al passato, preferendo cavalcare l'uso politico delle inchieste giudiziarie e le speculazioni della stampa piuttosto che condurre un'opposizione costruttiva con uno spirito riformista. Cio' che non era prevedibile e' il ruolo politico assunto dall'attuale Presidente della Camera. Soprattutto dopo il voto delle regionali che ha rafforzato il governo e il ruolo del Pdl, l'On. Gianfranco Fini ha via via evidenziato un profilo politico di opposizione al governo, al partito ed alla persona del Presidente del Consiglio. Non si tratta beninteso di mettere in discussione la possibilita' di esprimere il proprio dissenso in un partito democratico, possibilita' che non e' mai stata minimamente limitata o resa impossibile. Al contrario, il Pdl si e' contraddistinto dal momento in cui e' stato fondato per l'ampia discussione che si e' svolta all'interno degli organismi democraticamente eletti. Le posizioni dell'on. Fini si sono manifestate sempre di piu', non come un legittimo dissenso, bensi' come uno stillicidio di distinguo o contrarieta' nei confronti del programma di governo sottoscritto con gli elettori.e votato dalle Camere, come una critica demolitoria alle decisioni prese dal partito, peraltro note e condivise da tutti, e infine come un attacco sistematico diretto al ruolo e alla figura del Presidente del Consiglio. In particolare, l'on. Fini e taluni dei parlamentari che a lui fanno riferimento hanno costantemente formulato orientamenti e perfino proposte di legge su temi qualificanti come ad esempio la cittadinanza breve e il voto agli extracomunitari che conflig-
gono apertamente con il programma che la maggioranza ha sottoscritto solennemente con gli elettori. Sulla legge elettorale, vi e' stata una apertura inaspettata a tesi che contrastano con le costanti posizioni tenute da sempre dal centrodestra e dallo stesso Fini. Persino il tema della legalita' per il quale e' innegabile il successo del Governo e della maggioranza in termini di contrasto alla criminalita' di ogni tipo e di riduzione dell'immigrazione clandestina, e' stato impropriamente utilizzato per alimentare polemiche interne. Il PdL proseguira' con decisione nell'opera di difesa della legalita', a tutti i livelli, ma non possiamo accettare giudizi sommari fondati su anticipazioni mediatiche. Le cronache giornalistiche degli ultimi mesi testimoniano d'altronde - prosegue il documento meglio di ogni esempio la distanza crescente tra le posizioni del PDL, quelle dell'0n. Fini e dei suoi sostenitori, sebbene tra questi non siano mancati coloro che hanno seriamente lavorato per riportare il tutto nell'alveo di una corretta e fisiologica dialettica politica. Tutto cio' e' tanto piu' grave considerando il ruolo istituzionale ricoperto dall'On. Fini, un ruolo che e' sempre stato ispirato nella storia della nostra Repubblica ad equilibrio e moderazione nei pronunciamenti di carattere politico, pur senza rinunciare alla propria appartenenza politica. Mai prima d'ora e' avvenuto che il presidente della Camera assumesse un ruolo politico cosi' pronunciato perfino nella polemica di partito e nell'attualita' contingente, rinunciando ad un tempo alla propria imparzialita' istituzionale e ad un minimo di ragionevoli rapporti di solidarieta' con il proprio partito e con la maggioranza che lo ha designato alla carica che ricopre. L'unico breve periodo in cui Fini ha ''rivendicato''nei fatti un
ruolo super partes e' stato durante la campagna elettorale per le regionali al fine di giustificare l'assenza di un suo sostegno ai candidati del PDL. I nostri elettori non tollerano piu' che nei confronti del governo vi sia un atteggiamento di opposizione permanente, spesso oggettivamente in sintonia con posizioni e temi della sinistra e delle altre forze contrarie alla maggioranza, condotto per di piu' da uno dei vertici delle istituzioni di garanzia. Non sono piu' disposti ad accettare una forma di dissenso all'interno del partito che si manifesta nella forma di una vera e propria opposizione, con tanto di struttura organizzativa, tesseramento e iniziative, prefigurando gia' l'esistenza sul territorio e in Parlamento di un vero e proprio partito nel partito, pronto, addirittura, a dar vita a una nuova aggregazione politica alternativa al PDL. I nostri elettori, inoltre, ci chiedono a gran voce di non abbandonare la nuova concezione della politica, per la quale e' nato il Pdl, che si fonda su una chiara cornice culturale e di valori, sulla scelta di un chiaro e definito programma di governo, su una compatta maggioranza di governo e sull'indicazione di un Presidente del Consiglio, in una logica di alternanza fra schieramenti alternativi. Questo atteggiamento di opposizione sistematica al nostro partito e nei confronti del governo che, ripetiamo, nulla ha a che vedere con un dissenso che legittimamente puo' essere esercitato all'interno del partito, ha gia' creato gravi conseguenze sull'orientamento dell'opinione pubblica e soprattutto dei nostri elettori, sempre piu' sconcertati per un atteggiamento che mina alla base gli sforzi positivi messi in atto per amalgamare le diverse tradizioni politiche che si riconoscono nel Pdl e per costruire un nuovo movimento politico
unitario di tutti coloro che non si riconoscono in questa sinistra. La condivisione di principi comuni e il vincolo di solidarieta' con i propri compagni di partito sono fondamenti imprescindibili dell'appartenenza a una forza politica. Partecipare attivamente e pubblicamente a quel gioco al massacro che vorrebbe consegnare alle Procure della Repubblica, agli organi di stampa e ai nostri avversari politici i tempi, i modi e perfino i contenuti della definizione degli organigrammi di partito e la composizione degli organi istituzionali, e' incompatibile con la storia dei moderati e dei liberali italiani che si riconoscono nel Popolo della Liberta'. Si milita nello stesso partito quando si avverte il vincolo della comune appartenenza e della solidarieta' fra i consociati. Si sta nel Popolo della Liberta' quando ci si riconosce nei principi del popolarismo europeo che al primo posto mettono la persona e la sua dignita'. Assecondare qualsiasi tentativo di uso politico della giustizia; porre in contraddizione la legalita' e il garantismo; mostrarsi esitanti nel respingere i teoremi che vorrebbero fondare la storia degli ultimi sedici anni su un ''patto criminale'' con quella mafia che mai come in questi due anni e' stata contrastata con tanta durezza e con tanta efficacia, significherebbe contraddire la nostra storia e la nostra identita'. Per queste ragioni questo ufficio di Presidenza considera le posizioni dell'On. Fini assolutamente incompatibili con i principi ispiratori del Popolo della Liberta', con gli impegni assunti con gli elettori e con l'attivita' politica del Popolo della Liberta'. Di conseguenza - conclude il documento - viene meno, allo stato, anche la fiducia del PdL nei confronti del ruolo di garanzia di Presidente della Camera indicato dalla maggioranza che ha vinto le elezioniÂť.
argOmenti
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L’afghanistan e lo jus belli
A
ULDERICo NIstICò
l di là delle umane considerazioni, non è inconsueto che nel corso di operazioni militari si corrano dei rischi e si perda la vita: e quello del geniere sminatore è uno dei compiti più pericolosi. E così altri due caduti si aggiungono alla già lunga lista degli italiani morti in Afghanistan. O di quello che trapela, se è vero, e non improbabile, che tante informazioni restano celate anche all’Italia come del resto agli stessi Stati Uniti. E anche questo è normale, direi giusto: la segretezza è un’arma come le altre, e non si vorrà pretendere di pubblicare i piani di guerra su giornali disponibili nelle edicole di tutto il pianeta, o comodamente in tv e internet! Insomma, niente di nuovo nella storia della guerra e nella scienza detta polemologia, e dai tempi degli Assiri... tranne una cosa, che questa guerra non è politicamente corretto chiamarla guerra; e non è una questione di parole, ma incide pesantemente sulle operazioni militari. ntanto non la possiamo chiamare guerra perché dobbiamo far finta di trovarci in uno Stato indipendente e sovrano, con un governo, e che siamo lì perché questo governo ci ha pregati di esserci e dare una mano alle sue possenti forze armate e di polizia. Tutti sappiamo che Karzai è “il sindaco di Kabul” al massimo, per di più eletto poco regolarmente; e che le truppe afghane quasi non esistono, tutt’al più esisteranno, forse. Perciò i soldati afghani fanno intoppo, però ce li dobbiamo tenere per far finta di credere alla loro esistenza. Esigenze politiche, si dirà: certo, ma a danno di quelle militari, e dei militari stessi.
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La migliore del giorno
Perché non ispirarsi al cardinale Ruffo? DI
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on possiamo dire dunque di essere in guerra, anche perché manca un nemico, se il governo ufficiale afghano invece ci è amico. Non essendoci un nemico con un territorio e dei reparti riconoscibili, non si applica lo ius belli, il diritto internazionale di guerra che prende una dichiarazione, delle ostilità regolate, una fine per armistizio, resa o trattati vari. Il taleb può trovarsi in una remota provincia himalaiana come sembrare un pacifico cammelliere o il gestore di una pizzeria alla vera napoletana della capitale. Anche volendo, la guerra non si può dichiarare... e non si saprebbe nemmeno a chi consegnare la dichiarazione scritta. eggio, c’è che gli Stati Uniti non hanno mai dichiarato una guerra, ma se la fanno dichiarare, provocando gli altri. Infiniti esempi, fino dalla lotta contro l’Inghilterra del 1776, alle guerre indiane, al 1898 contro la Spagna, al Lusithania del 1915, e all’aver tirato per i capelli il Giappone. Quando gli Americani combattono, devono avere dalla loro due elementi: hanno ragione mentre il nemico ha un torto metafisico; e il nemico dev’essere pazzo, come era matto davvero Giorgio III agli albori della nazione. unque la Nato non può dire di stare occupando l’Afghanistan, e nemmeno di essere in guerra contro qualcuno. Mancano così le regole e garanzie della guerra, tra cui la più ovvia, il diritto di uccidere il nemico. Se un taleb viene catturato, non è un prigioniero di guerra, ma gli Americani sono capacissimi di intentargli un processo con tanto di giuria e avvocati che
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staino su “l’Unità” gridano e giudici; e, a rigore, se viene ucciso, qualche ipergarantista vorrà processare i soldati per omicidio. Una gran bella confusione giuridica, che si aggiunge, a quanto pare, ad una condotta pasticciona delle operazioni. Gli americani continuano a bombardare dal cielo il nulla, con grandi buche nel deserto, e, non raramente, dei civili capitati per caso; tutta la Nato porta da nord a sud giganteschi convogli facili da attaccare, senza che, almeno noi profani, riusciamo a capire dove vadano. Ancora più ridicoli, l’anno scorso, i tedeschi, che hanno scatenato la più grande carica di carri armati dopo il 1945... eh, Gauderian, dove sei? Ve lo immaginate, i carri armati della possente rediviva Reichwer contro... contro che cosa, la sabbia? Tutto si fa, meno una cosa: assalire per terra e a piedi i talebani. i viene a mente una proposta eretica. Nella variopinta coalizione occidentale ci sono quelli che, in fatto di guerriglia e repressione della guerriglia sono maestri per due volte secolare esperienza, e non sono né americani né inglesi né tedeschi o australiani, ma siamo noi, sì, proprio noi, gli italiani. La
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guerra di popolo l’ha inventata, nel 1799 in Calabria, il cardinale Ruffo contro francesi e giacobini; e, sempre in Calabria, gli insorti e la loro repressione mostrarono importanti esempi tra il 1806 e il ’12; e fecero così i piemontesi nel 1861 nel Meridione, contro gli insorti borbonici a loro volta abilissimi nelle imboscate; ma anche Graziani in Libia ed Etiopia si diede da fare con successo; e, almeno fino al 1943, si mantenne l’occupazione dei Balcani; aggiungete due anni di movimenti partigiani e di operazioni fasciste e tedesche di controguerriglia; più, perché no, l’Alto Adige e il banditismo siciliano nell’immediato dopoguerra. cco, se uno mi chiedesse un consiglio, risponderei: andatevene via tutti, compreso Karzai, e lasciate fare agli italiani. Meno male che a me consigli di arte militare non ne chiede mai nessuno! Figuratevi, a un povero professore di lettere che, nella naia, non lo hanno mai manco promosso caporale! Figuratevi, dei generali a quattro, otto, sedici stelle! Loro sì che sono del mestiere, loro sì che sanno vincere le guerre... e si vede, no?
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preVidenZa promotori finanziari
Per loro la gestione commercianti Mio figlio si è laureato da pochi mesi e vorrebbe intraprendere l’attività di promotore finanziario. Deve versare contributi assicurativi? Esiste una Cassa particolare o deve iscriversi all’INPS? P. Sacchi, Pavia Dal 1° gennaio 1997, anche i promotori finanziari che operano in modo abituale e prevalente come agenti o mandatari, devono iscriversi alla gestione commercianti dell’InPS e versare i relativi contributi. L’obbligo di iscrizione è esteso ai familiari collaboratori (coniuge e parenti entro il 3° grado).
Risponde il dottor ANtoNINo NICoLo’ Potete inviargli i vostri quesiti direttamente all’indirizzo e-mail: toniconc@libero.it oppure potete telefonargli al numero 388 0554031 ogni giovedì dalle 15 alle 18
cumulo
Per l’assegno Inps di invalidità queste le decurtazioni per il 20o10 Percepisco da due anni un assegno ordinario di invalidità da parte dell’INPS. Poiché continuo a lavorare, sia pure con alcune limitazioni, il mio assegno viene decurtato per il divieto parziale di cumulo che non è stato abolito per la categoria. Vorrei conoscere i limiti per il 2010 per i miei calcoli. G. Ferrari, Piacenza Per l’anno 2010 i limiti di reddito per i titolari di assegno di invalidità che continuano a lavorare sono i seguenti: -fino a 23.970,44: nessuna riduzione; -da 23.970, 44 a 29.963,05: riduzione del 25%; -oltre 29.963,05 riduzione del 50%.
enasarco
Il trattamento minimo abolito Per gli iscritti alla Fondazione Enasarco, che vanno in pensione, esiste il trattamento minimo come nell’INPS? Ne è interessato un mio fratello. O. Fabbri, Ravenna esisteva, ma poi è stato eliminato il 30 settembre 1998. Pertanto, ne beneficiano ancora soltanto coloro che sono andati in pensione anteriormente al 1° ottobre 1998. Per essi l’importo mensile, nel 2010, è di euro 272,72,
gestione separata
Incertezza sulle aliquote future Vorrei conoscere gli estremi della normativa che ha previsto le attuali aliquote di versamento alla Gestione Separata dei lavoratori para-
Avvertiamo i lettori che alcuni quesiti e relativi pareri vengono ripetuti perché riguardano argomenti che hanno già ottenuto risposta
subordinati e se sono previsti ulteriori aumenti. M. Martinelli, Siena Si tratta dell’articolo 1 della legge n° 247 del 2007 che, al comma 79, ha stabilito l’elevazione dell’aliquota contributiva per i lavoratori non titolari di altra assicurazione al 24,72% da gennaio 2008, al 25,72% da gennaio 2009 e al 26,72% da gennaio 2010. Per i rimanenti iscritti l’aliquota è fissata al 17%. e’ un po’ difficile prevedere se il governo innalzerà ancora le aliquote tenuto conto della manovra in
commercio
40 anni di anzianità pensione nel 2012 Ho iniziato a lavorare, in un negozio di abbigliamento maschile, il 2 aprile del 1971. Ho goduto della fiducia dei titolari ed ho svolto tutta la
mia vita lavorativa nello stesso ambiente. Nel 2011 raggiungerò i 40 anni di contribuzione. Quando vedrò materialmente la pensione? F. Mambelli, Forlì Il primo assegno pensionistico lo percepirà il primo giorno del tredicesimo mese successivo al maturare del diritto. Vale a dire, dal 1° maggio 2012.
Vecchiaia
Nuove norme e requisito dell’età Ho letto le numerose risposte fornite ai lettori in tema di pensioni di anzianità, dopo l’emanazione dell’ormai famoso decreto legge di fine maggio. Ma, in sostanza, per le pensioni di vecchiaia, cosa accadrà? D. Bocchi, Parma Il requisito dell’età, per uomini e donne del settore
privato, non è stato cambiato. Per le donne del pubblico impiego, invece, viene richiesta, a partire dal 2012, l’età di 65 anni. ancora, per chi raggiunge i limiti di età a partire dal 2011, viene cambiata la decorrenza della pensione. I lavoratori dipendenti devono attendere, a partire dal conseguimento del diritto, altri 12 mesi, mentre gli autonomi devono attendere 18 mesi.
invalidità revocata
Come far valere quegli anni Vorrei sapere cosa succede ad un lavoratore (55 anni), che può contare solo su 17 anni di contributi, e al quale era stato riconosciuto l’assegno ordinario di invalidità, poi revocato in sede di conferma dello stesso, quando arriva all’età pensionabile? Avrà diritto ugualmente alla pensione di vecchiaia? C. Giordano, Cosenza nel caso descritto, se il diritto all’assegno viene perduto prima del compimento dell’età pensionabile (65 anni per gli uomini, 60 anni per le donne), anche il periodo di godimento dell’assegno di invalidità non viene valutato per il raggiungimento del requisito minimo per la pensione di vecchiaia. Se, invece, il lavoratore, con ulteriori versamenti, volontari od obbligatori, matura i requisiti minimi per la pensione di vecchiaia, questa viene erogata col rispetto, naturalmente, delle finestre di uscita.
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sOciaLe
A CURA DI Questo è l’anno che l’Europa ha dedicato alla lotta alla povertà ed all’esclusione sociale, e gli organizzatori del Ferrara Buskers Festival - la più grande manifestazione al mondo dedicata all’arte di strada - hanno pensato bene di sostenere il Progetto del Centro Pinocchio Ibo in Romania. I fondi raccolti verranno utilizzati per l’ampliamento della struttura per minori dell’Ibo, che è un’associazione di volontariato specializzata nella cooperazione internazionale. In particolare, verrà costruita una mensa dotata di cucina, all’interno di un centro che dal 2006 si occupa dei bambini svantaggiati della comunità di Panciu e della Regione Vrancea, ai quali vengono offerti stimoli culturali positivi atti a prevenire i danni dell’estrema povertà ed ignoranza locale ed a scongiurare fenomeni di esclusione sociale. Ogni anno il Ferrara Buskers Festival, oramai giunto alla 23esima edizione ed in programma dal 20 al 29 agosto, si impegna con l’iniziativa “Il Grande Cappello” a destinare ad un progetto selezionato una parte dei proventi delle libere offerte del pubblico. Ed il pubblico del Buskers Festival si avvicina puntualmente al milione di
venerdì 30 luglio 2010
FIDALMA FILIPPELLI
Progetti di solidarietà internazionale
Il Ferrara Buskers Festival aiuta i bambini rumeni
visitatori, ragion per cui la solidarietà può essere molto generosa. Nell’anno europeo della lotta all’esclusione sociale la scelta è caduta sul Centro Pinocchio per le sue attività di alfabetizzazione, sostegno scolastico e diffusione della cultura del volontariato, oltre ai corsi di teatro, giocoleria, clowneria e fotografia. L’obiettivo di questo interessante progetto è quello di offrire percorsi educativi, di espressività personale e di formazione in una zona agricolaad alto rischio di esclusione sociale per la povertà. Si vuole dare ai bambini di Panciu la possibilità di completare gli studi, combattere le discriminazioni, superare i pregiudizi, confrontarsi su tematiche pacifiste ed ecologiste. Grande spazio viene dato all’educazione non formale ed alle attività artistiche, quali strumenti creativi per abbattere le diseguaglianze, scoprire la ricchezza delle differenze ed acquisire fiducia in se stessi e nel prossimo. Nel complimentarci con gli organizzatori del Ferrara Buskers Festival per la scelta fortemente solidale ci auguriamo una partecipazione di massa all’iniziativa ed una grande generosità da parte del pubblico. f. f.
Un asilo nido al Carcere Lorusso e Cutugno di Torino
E c’è Ikea che arreda: come nello spot tv Un bellissimo progetto sta per essere realizzato nella Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino, dove l’ultimo piano di una palazzina oltre il muro di cinta ospiterà un asilo nido per bambini fino a 3 anni detenuti con le mamme. Una bella novità del sociale, di quelle che più ci piacciono: nella Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino è stato previsto un apposito padiglione della sezione femminile per i bambini fino a 3 anni detenuti con le madri. Un vero e proprio nido, che
verrà ospitato da una struttura al di fuori del muro di cinta del carcere, che era una casa demaniale. In futuro in questa palazzina ci staranno i semiliberi ed all’ultimo piano i bambini più piccoli con le loro mamme in regime di custodia attenuata.
Attualmente si sta lavorando al progetto di richiesta di fondi alla Cassa delle Ammende: tre tranches di finanziamenti di 50mila euro per zona giorno, notte e ristrutturazione di un prato. La richiesta di 150 mila euro non è però sufficiente in sé: la
struttura infatti dovrebbe essere pensata in modo da richiamare una casa con delle attività. Ikea ha già dato ampia disponibilità ad arredare la struttura, il Comune di Torino invece regalerà le piante per il giardino. E poi c’è una lista di fondazioni, associazioni e finanziatori privati disposti a coprire sia la parte residua che quella progettuale. Per ciò che riguarda il numero delle mamme detenute, il calcolo per la struttura è di circa 14 posti mammabambino, considerato che alcune donne potrebbero avere 2 figli da tenere con sè.
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Culture & tenDenze
venerdì 30 luglio 2010
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Mostra di Venezia
“Valanga italiana” con esclusioni “all’italiana” DI
LUCIANA VECCHIoLI
Due sono sostanzialmente le novità di questa 67esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia che si svolgerà dal primo all'11 settembre. La massiccia presenza di film italiani (41 tra lungometraggi, medi e corti, contro i 22 della passata edizione) ed un red carpet più sobrio. Tanto per capirci, le superstar, i nomi internazionali da urlo, quelli che fanno impazzire i paparazzi, non sono stati per il momento confermati. E poi l'eliminazione di qualche party ed il riutilizzo della scenografia di Dante Ferretti per rientrare nei tagli imposti dalla crisi. Rispetto alla cosiddetta "valanga Italia", come qualcuno l'ha già definita, occorre però specificare che nella sezione più importante (ossia quella del concorso) quattro film erano presenti l'anno scorso e quattro saranno quest'anno: Ascanio Celestini ("La pecora nera"), Mario Martone ("Noi credevamo"), Saverio Costanzo ("La solitudine dei numeri primi") e Carlo Mazzacurati ("La Passione"). Tra gli stranieri, il più atteso "Somewhere" di Sofia Coppola. Presidente della giuria Quentin
Tarantino, con Gabriele Salvatores e Luca Guadagnino nella veste di giurati. Non è mancata poi la consueta polemica, questa volta legata all'esclusione dal concorso ufficiale del film di Pupi Avati "Una sconfinata giovinezza", relegato successivamente al fuori concorso ed infine ritirato dal regista stesso. Una situazione davvero curiosa, perché visti i numeri, alla fine mancherà solo lui. "Esclusione politica? - risponde il direttore Marco Muller - non c'entra proprio nulla. E' come chiedere se l'Alzheimer sia di destra o di sinistra. Avati è solo un bravo regista e mi dispiace che non ci sia". Una "mostra-laboratorio" l'ha definita Muller. La manifestazione aprirà
con l'atteso thriller lesbo "Black Swan" di Darren Aronofsky con Natalie Portman, Winona Ryder e Vincent Cassel. Il film di mezzanotte "Machete" di Robert Rodriguez con Jessica Alba, Robert De Niro. Chiuderà "The tempest" di Julie Taymor con Helen Mirren. Madrina delle due serate sarà Isabella Ragonese. L'abbuffata italiana - specifica Muller - è il frutto di un'estrema varietà di proposte che era difficile lasciare fuori. Solo diciassette fanno parte di 'Controcampo italiano', una sezione ad hoc e in costruzione che l'anno scorso lanciò titoli come 'Cosmonauta' e 'Dieci Inverni'". Quest'anno la sezione apre con Roberta Torre ed il suo "I baci mai
dati" e seguirà con i nuovi lavori di Gianfranco Pannone, Salvatore Mereu, Antonello Sarno. Da citare poi il documentario di Gabriele Salvatores (1960) e gli omaggi a Vittorio Gassman e Dennis Hopper. La Mostra quest'anno costerà 13 milioni di euro "sette dei quali sono finanziamenti governativi sottolinea il presidente della Biennale Paolo Baratta - Ci siamo adeguati al clima di sobrietà imperante, decidendo di non cambiare né grafica né strutture . La sobrietà però ci ha anche permesso di assumere decisioni coraggiose in sede di selezione". Slitta al 2012 anche la consegna del nuovo Palazzo del Cinema. Le FoTo: Pupi avati (accanto al titolo) e Marco Muller
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MINICRItICHE DEI FILM CHE PotREtE VEDERE NELLE sALE E NELLE ARENE congrega dei Parabolani ad uccidere la scienziata, non è molto piaciuto, ma secondo il regista quello che si vede nel film è solo il 30 per cento del male che ha fatto l'alto prelato.
Affetti & Dispetti (La nana) Regia: sebastiàn silva con Catalina saavedra, Claudia Celedòn. La storia di una donna di bassa statura? Niente di tutto questo. La nana è una sorta di "tata" italiana, la colf che vive con la famiglia, occupandosi sia della casa che dei bambini. Qui magistralmente interpretata da una bravissima e sconosciutissima attrice cilena (Catalina Saavedra, non a caso premiata al Sundance ed a Torino), che praticamente da sola sostiene tutto il film, riuscendo a mettere tutti in ombra. La pellicola ha un impianto molto teatrale, si svolge all'interno delle varie stanze della villetta di una famiglia benestante. I dialoghi sono pochi ed il tutto trapela e si intuisce dalle espressioni di questa cameriera, introversa, scorbutica e dallo sguardo triste. Un volto spesso in primo piano che riesce a spiegare meglio di mille parole stati d'animo ed emozioni. Vale la pena darci un'occhiata solo per vederla all'opera.
Amante (L') inglese Regia: Catherine Corsini con Kristin scott thomas, sergi Lopez Epopea tutta al femminile dove protagonista è una donna che lotta per affermare la propria autodeterminazione. Suzanne vive in una bella villa nel sud della Francia con un marito e due figli adolescenti. Una esistenza borghese e piena di noia spezzata dall'incontro con Ivan, rude operaio spagnolo con qualche errore alle spalle, che un giorno arriva per ristrutturare lo studio dell'abitazione. Un'avventura che si trasforma presto in passione travolgente e vero amore. Il marito, noto medico della zona molto attento alle apparenze ed in procinto di lanciarsi nella carriera politica, più che altro ferito dall'essere stato scaricato per un semplice operaio, cer-
Alice in Wonderland
Mia Wasikowska in “Alice in Wonderland” cherà in tutti i modi di contrastare la liaison, ricorrendo anche a biechi ricatti. Finale catartico.
A serious man Regia: Joel & Ethan Coen con Michael stuhlbarg Il film è ambientato nel 1967 in una comunità ebraica di una non bene identificata cittadina del Mid West. Larry Gopnik è un docente universitario e cerca di vivere secondo le regole della collettività. Tenta di fare del suo meglio nonostante abbia il figlio che fuma erba, la figlia che vuole rifarsi il naso, la moglie lo lascia per un altro uomo e tanta sfiga lo perseguita. Il tutto condito da un tagliente umorismo yiddish. Gli stessi Coen, intervenuti al festival del cinema di Roma, hanno ammesso di aver attinto a piene mani, nello scrivere la sceneggiatura, dai ricordi della loro infanzia. Grande prova dell'attore protagonista, Michael Stuhlbarg, in Italia del tutto sconosciuto del quale però si intuisce l'enorme capacità interpretativa per cui è noto nell'universo teatrale Usa.
A single man Regia: tom Ford con Colin Firth e Julianne Moore Patinato e forse stilisticamente troppo perfetto (poteva essere diversamente?), ma con un grande Colin Firth nei
panni di un professore universitario che non riesce a dare un senso alla vita dopo la morte del suo compagno per un incidente stradale. Discreto esordio alla regia per il celebre stilista texano che è riuscito a fare un film con parecchie imperfezioni, eppure coinvolgente ed emozionante. Libero adattamento del romanzo di Christopher Isherwood "Un uomo solo", è un racconto sull'amore interrotto, sull'isolamento della condizione umana e l'importanza dei momenti apparentemente insignificanti della vita.
Agora Regia: Alejandro Amenàbar con Rachel Weisz, Max Minghella Non è un film contro il cristianesimo ma contro tutti i fond a m e n t a l i s m i . Sostanzialmente è questa la chiave di lettura. Un concetto però non condiviso dalle alte gerarchie della Chiesa che, secondo la casa di distribuzione, dopo una proiezione riservata ha avuto reazioni stizzite di dissenso sul taglio dato alla pellicola. La vera storia della filosofa greca Ipazia uccisa e fatta a pezzi dagli integralisti cristiani nel 391 dopo Cristo ad Alessandria d'Egitto, ha faticato non poco ad uscire in Italia, suscitando, come era prevedibile, parecchie polemiche. Il ruolo del vescovo Cirillo, che avrebbe istigato la
Regia: tim Burton con Mia Depp, Johnny Anne Wasikowska, Hathaway. Spettacolare ed emozionante Burton. Ancora una volta non delude, regalandoci una inedita Alice, indipendente, moderna ed ormai ventenne. Non più la bambina del Paese delle Meraviglie, ma una donna che intraprende un nel viaggio nuovo Sottomondo per conoscere il suo futuro, che non sarà quello di sposare il viscido e stupido Lord Hamish. Il suo destino è diventare una donna d'affari. Johnny Depp sempre all'altezza dei personaggi che interpreta, anche in questo caso bizzarro e divertente al punto giusto nei panni del Cappellaio Matto. Strepitosa Helena Bonham Carter (dolce metà del regista), la tirannica "capocciona" monarca Iracondia, dal carattere irascibile ed una certa propensione a tagliare la testa dei suoi nemici, che poi lascia soavemente galleggiare nel fossato che circonda il castello.
Avatar Regia: James Cameron con Worthington, sam sigourney Weaver Cosa dire di più di quanto non si sia già sproloquiato su questo film. Gli effetti sono davvero speciali (l'animazione è splendida, in particolare le figure dei Na'vi e l'ambientazione di Pandora), la storia però, per quanto politicamente corretta, è un po' banalotta. I buoni, i cattivi, l'amore, il lieto fine, con tanto di pistolotto moralistico. Il cattivo è così cattivo da sembrare una caricatura. Già dalle prime scene si capisce al volo dove andrà a parare e soprattutto come
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MINICRItICHE DEI FILM CHE PotREtE VEDERE NELLE sALE E NELLE ARENE uomini daranno inizio ad una relazione segreta, ma la loro passione proibita dovrà scontare la punizione del gruppo di estrema destra. Tuttavia l'amore e l'attrazione sessuale è così forte che, pur dovendo infrangere ogni regola, Lars e Jimmy non riusciranno a mettere fine alla relazione. Attori all'altezza di uno script non facile ed alquanto complesso da interpretare. Da non perdere. Marc'Aurelio d'Oro al Festival di Roma.
finirà. E poi sembra un lungo déjà-vu. A tratti viene in mente "Balla coi lupi", "The Fountain" di Aronofskye (ma l'albero della vita non è simile?), "Soldato blu", "Il signore degli anelli", "Apocalypse Now" e chi più ha più ne metta. Un consiglio: provate a vederlo anche nella versione normale, senza gli occhialini, nei cinema che non hanno il 3D. I colori sono molto più vivaci.
Baciami ancora Regia: Gabriele Muccino con stefano Accorsi, Vittoria Puccini, Pierfrancesco Favino, Claudio santamaria, Giorgio Pasotti, Marco Cocci, sabrina Impacciatore. Muccino in grande forma. La trasferta americana gli ha fatto bene, lo ha galvanizzato ed arricchito e con la macchina da presa fa faville. Corre letteralmente dietro agli attori, non li molla un istante nel tentativo di estrapolare emozioni e sentimenti. Dopo i trentenni racconta gioie e dolori della generazione dei quaranta. Il ritorno alle radici ma anche la voglia di rimettersi in gioco, l'amore per l'altra persona e quello per i figli. Un gruppo di amici impegnati in una estenuante ricerca della felicità. Forse una costruzione un po' troppo adrenalitica ed affannata (in 2 ore e19 di durata), ma decisamente efficace nel delineare i personaggi. La new entry Vittoria Puccini non fa rimpiangere Giovanna Mezzogiorno.
Bangkok Dangerous Regia: oxide e Danny Pang con Nicolas Cage e Charlie Young Remake dell'omonima pellicola del '99 dei fratelli di Hong Kong, già noti per "The eye", che rifanno se stessi. Come spesso avviene, la star indigena viene rimpiazzata da quella a stelle e strisce. In questo caso Nicolas Cage,
Cado dalle nubi
Giovanna Mezzogiorno, Rocco Papaleo, Paolo Briguglia, Alessando Gassman e Max Gazzè in una scena di “Basilicata coast to coast” che oltre al ruolo di interprete principale (spietato killer che si innamora di una ragazza sordomuta) si è anche ritagliato quello da produttore. Action movie a tinte noir (con velleità da thriller psicologico) che però non convince per niente. Regia svogliata ma anche una performance non certo eccellente del protagonista che si ostina a porsi con la stessa smorfia stampata sul volto, nel tentativo di esternare disagio ed inquietudine.
dietro alla macchina da presa per l'attore Rocco Papaleo, fino ad ora quasi esclusivamente relegato nei panni del caratterista, che con questa strampalata pellicola tenta di raccontare risorse e potenzialità della sua terra. Cinque amici, una piccola band di provincia per non rinunciare ai propri sogni. Cast credibile ed a proprio agio nelle singole interpretazioni, anche per un cantante come Gazzè alla sua prima prova cinematografica.
Brotherhood Basilicata coast to (Fratellanza) coast Regia: Nicolo Donato Regia: Rocco Papaleo con Alessandro Gassman, Paolo Briguglia, Max Gazzè, Rocco Papaleo, Giovanna Mezzogiorno Easy Rider in salsa lucana. Dal Tirreno allo Ionio a piedi per dieci giorni, attraversando una delle regioni più belle e suggestive del nostro Sud d'Italia. Divertente e surreale road movie musicale che vede protagonisti cinque personaggi in cerca delle proprie identità. Interessante esordio
con thure Lindhardt, David Dencik Una delle pellicole più interessanti in circolazione quest'estate. La storia di un amore pericoloso ma soprattutto la ricerca della propria identità. Deluso da un mancato avanzamento di carriera, Lars decide di lasciare l'esercito. Più per noia che per convinzione decide di aderire ad un movimento neo-nazista dove conosce Jimmy. I due
Regia: Gennaro Nunziante con Dino Abbrescia, Fabio troiano e Giulia Michelini Ignorante, cafone, scorretto, razzista, non azzecca un congiuntivo, però sfonda nel mondo della tv. Il trionfo della mediocrità. La fotografia esatta dell'Italia di oggi, quella che ci propina tutti i giorni il piccolo schermo. E lui, Checco Zalone, il comico di Zelig, ci sguazza. La sua parodia è esilarante. Un esordio felice per il comico tv, rispetto a tanti colleghi che hanno tentato la stessa strada con risultati davvero deludenti. Riesce a fare un film corale dove anche i personaggi di contorno danno il loro significativo contributo, evitando che la storia sia solo una lunga sfilza di gag. Prende in giro tutti, con ingenuità usa un linguaggio scorretto ed assurdo. Fa la pipì nella sacra ampolla di acqua del Po e scambia Alberto da Giussano per un Power Ranger.
Che fine ha fatto osama Bin Laden? Documentario di Morgan spurlock Dopo "Super Size Me", il regista, autore, produttore ed attore del cinema indipendente americano mette mano ad un'altra provocatoria impresa: scovare Bin Laden e soprattutto capire se c'è qualcuno che ha mai provato veramente a cercarlo. Sopra a tutti, Cia ed FBI. Inizia a New York
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MINICRItICHE DEI FILM CHE PotREtE VEDERE NELLE sALE E NELLE ARENE e fa il giro del mondo. Attraversa Egitto, Marocco, Israele, Palestina, Arabia Saudita, Afghanistan fino alle regioni tribali del Pakistan. Lungo il percorso interroga esperti ed imam, accademici e terroristi. In Europa visita i ghetti delle grandi città dove gli immigrati aspirano alla guerra santa. Irriverente, divertente e parecchio documentato il film paradossalmente sviluppa una profonda comprensione dei conflitti che turbano il mondo, con parecchi spunti di riflessione.
Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher in “Cosa voglio di più”
Che fine hanno fatto i Morgan? Regia: Marc Lawrence con Hugh Grant, sarah Jessica Parker Veramente il sottotitolo potrebbe essere: che fine ha fatto Hugh Grant? Il ragazzo, ormai cinquantenne per la verità, non sembra più quello di "Quattro matrimoni e un funerale" oppure "Notting Hill". Film noioso e non riuscito nonostante lo sforzo produttivo di mettere insieme due star del cinema inglese ed americano. L'idea di catapultare in piena campagna una coppia di cittadini doc che non riesce a staccarsi dal BlackBerry, per andare a vivere nel Wyoming (accanto a cavalli, orsi e rudi cow-boy con tanto di pistola nella fondina), poteva anche funzionare. In questo caso però non fa neanche tanto ridere. Sceneggiatura debole e recitazione altrettanto sciatta.
City Island Regia: Raymond De Felitta con Andy Garcia, Alan Arkin, Julianna Margulies Da tempo non vedevamo una sceneggiatura così curata e ben scritta. Risultato, una spassosissima commedia con una storia che gira intorno al classico gioco delle verità nascoste, ambientata in uno dei quartieri meno noti di New York. Protagonista, un inedito ed istrionico Andy
Garcia, nei panni della guardia carceraria con il pallino della recitazione (la scena del suo primo provino vale tutto il film), con parecchi scheletri nell'armadio, come del resto hanno tutti gli altri componenti della famiglia. Ottimo cast di attori, diretto con impegno da un regista che arriva dal cinema indipendente i cui film fanno spesso il giro dei festival più prestigiosi e che ha anche recentemente affermato di ispirarsi al nostro Pietro Germi. Cosa volere di più?
Chloe Regia: Atom Egoyan con Julianne Moore, Liam Neeson Apparentemente un thriller, ma molto più intenso nella sua struttura e complessità. E' anche una storia d'amore, di suspance ed ipotetici tradimenti. Viaggio, con qualche perversione, in un tranquillo ma fragile ménage coniugale. Catherine, stimata ginecologa della middle class, sta organizzando una festa a sorpresa per il compleanno del marito David, professore di musica. La stessa sera l'uomo perde però il volo da New York per tornare a casa e la moglie comincia a nutrire qualche sospetto, soprattutto dopo aver scoperto nel suo cellulare un ambiguo sms di una delle sue allieve. Una sera a cena fuori con amici, Catherine incontra per caso
Chloe, giovane e bellissima escort di lusso. Per liberarsi dell'ossessione decide di ingaggiarla per testare la fedeltà del marito. Resterà invischiata invece in un gioco pericoloso che la condurrà ad un rapporto lesbo.
Christmas (A) Carol Regia: Robert Zemeckis con i volti di Jim Carrey, Gary oldman e Colin Firth Onestamente un po' troppo lugubre e poco adatto a bimbi molto piccoli per essere definito un film di Natale destinato alle famiglie. Inizia con un morto disteso dentro una bara con due monete sugli occhi, per poi proseguire con una serie di fantasmi che fanno visita al vecchio avaro Scrooge nella sua casa oscura e sinistra. Tuttavia l'adattamento cinematografico della celebre fiaba di Charles Dickens è un piccolo capolavoro, soprattutto di tecnica. Realizzato con il sistema motion capture (quello utilizzato per The Polar Express), ossia cattura delle espressioni degli attori (celebri!) riportate digitalmente sul grande schermo sotto forma di animazione, riesce a dare una profondità ed una nitidezza alle immagini da sembrare un film su pellicola.
City Island Regia: Raymond De Felitta
con Andy Garcia, Alan Arkin, Julianna Margulies Era da tempo che non vedevamo una sceneggiatura così curata e ben scritta. Risultato, una spassosissima commedia con una storia che gira intorno al classico gioco delle verità nascoste, ambientata in uno dei quartieri meno noti di New York. Protagonista, un inedito ed istrionico Andy Garcia, nei panni della guardia carceraria con il pallino della recitazione (la scena del suo primo provino vale tutto il film), con parecchi scheletri nell'armadio, come del resto hanno tutti gli altri componenti della famiglia. Ottimo cast di attori, diretto con impegno da un regista che arriva dal cinema indipendente i cui film fanno spesso il giro dei festival più prestigiosi e che ha anche recentemente affermato di ispirarsi al nostro Pietro Germi. Cosa volere di più?
Colpo di fulmine - Il mago della truffa Regia: John Requa e Glenn Ficarra con Jim Carrey, Ewan McGregor Certo, la storia nella fase di scrittura della sceneggiatura è stata parecchio romanzata ma sembra che tutti gli eventi descritti siano realmente accaduti. Basta questo per rendere il film apprezzabile di una certa attenzione, perché se fosse vero solo un terzo di
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MINICRItICHE DEI FILM CHE PotREtE VEDERE NELLE sALE E NELLE ARENE glioso e cronologico. Non manca neanche la satira, con l'imitazione del premier. Una ricostruzione certosina di quello che è accaduto in Abruzzo ma anche al G8, a Napoli con la questione dei rifiuti e quant'altro. Da vedere.
quello narrato è davvero incredibile come un uomo possa arrivare a fare tanto nel corso di una vita. A parte questo, l'interpretazione di Carrey è un po' troppo fumettistica e gli eventi si susseguono con un certa confusione. Un morigerato agente di polizia, sposato con prole, che suona l'organo in chiesa, dopo un incidente stradale decide di cambiare vita. Si dichiara gay, inizia a vivere una esistenza stravagante fatta di truffe ed imbrogli che lo porta dritto in prigione dove incontra Phillip Morris, l'amore della sua vita. Per lui tenterà, con successo, un colpo impossibile dietro l'altro.
Cosa voglio di più Regia: silvio soldini con Pierfrancesco Favino, Alba Rohrwacher, Giuseppe Battiston Il ricordo di "Pane e tulipani" è ormai lontano, tanto da non sembrare un film di Soldini. Manca la poesia e quel tocco surreale che caratterizza il suo cinema, anche nell'affrontare temi vicini all'attualità. "Per la prima volta è stato un episodio di vita reale a far scattare in me l'idea di questo film" ha affermato. L'intento, quello di raccontare una storia d'amore in tempi di crisi, recessione e precariato, ma è come se mancasse di personalità. Ecco, forse ha un po' spiazzato il suo pubblico cercando di fare altro da quello realizzato fino ad ora, per questo il film non convince fino in fondo. Per il resto la bravura del regista milanese dietro alla macchina da presa è indiscutibile come quella nel dirigere gli attori, soprattutto nelle famose scene di sesso che sono sicuramente le più difficili.
Crazy Heart Regia: scott Cooper con Jeff Bridges, Maggie Gyllenhaal, Colin Farrell, Robert Duvall Non sarà il Drugo del Grande
Due vite per caso
sabina Guzzanti che assume le sembranze di silvio Berlusconi in “Draquila”, di cui è lei stessa regista Lebowski, ma anche qui il grande Jeff Bridges riesce ancora a dare il meglio di sé per un film, low-budget, che gira interamente intorno alla sua figura. Intreccio narrativo forse scontato e prevedibile che però l'attore, con ammiccamenti e grande capacità interpretativa, riesce a rendere interessante ed accattivante. Invecchiato, appesantito, alcolizzato ed in fase discendente, Bad Blake è una vecchia gloria del country che ora deve accontentarsi di qualche isolato locale della sconfinata provincia americana ed alloggiare in alberghi di quarta categoria. Il casuale incontro con una giovane giornalista di una rivista locale che vuole intervistarlo, gli cambierà in qualche modo la vita.
Dragon trainer Regia: Dean Deblois e Chris sanders Delizioso cartone animato in 3D, da vedere anche nella versione normale, non si perde nulla. Il tocco magico è quello della Dream Works Animation, creatori di Shrek e Madagascar. Portatore di due messaggi facili ma corposi, che di questi tempi non guastano. Non bisogna aver
paura ad uscire fuori dal coro, affermando le proprie opinioni, e soprattutto non bisogna aver timore di ciò che esternamente può apparire diverso da noi. Il piccolo e gracile vichingo Hic vive in un comunità dove da sempre si combattono i draghi che rubano le pecore. Ma lui è un progressista ed è convinto che il dialogo con il nemico sia invece la strada giusta. Il suo senso dell'umorismo non si concilia però con gli ideali della tribù, dei coetanei e del forzuto padre, Stoick l'Immenso. Tratto dai libri della britannica Cressida Cowell.
Draquila - L'Italia che trema Regia: sabina Guzzanti Il ministro dei Beni Culturali ha disertato il Festival di Cannes per protesta, il documentario secondo lui è fazioso e non veritiero. Ad alcuni aquilani è piaciuto ad altri per niente. Sabina Guzzanti riaccende le polemiche e questa volta si occupa del terremoto dell'Aquila e non solo. Snocciola con insolita pacatezza la sue teorie, utilizzando questa volta tecniche da reportage giornalistico, punti-
Regia: Alessandro Aronadio con Lorenzo Balducci, Isabella Ragonese. Sgombriamo subito il campo. Sarà pure il raccomandatissimo figlio del famoso imprenditore coinvolto nello scandalo degli appalti al G8, ma Lorenzo Balducci è perfetto nel ruolo di Matteo Carli. Riesce con sorprendente capacità recitativa ad interpretare due ruoli affini ma non uguali. Una sorta di Sliding Doors all'italiana, per raccontare il doppio destino di un ventenne che una notte piovosa incontra per caso un'auto con dei poliziotti a bordo. L'incontro o lo scontro con quegli uomini determinerà il resto della sua vita. Rabbia, paura ed angoscia di una generazione che forse non ha futuro. Interessante esordio alla regia del giovane regista romano già apprezzato al Festival di Berlino.
E' complicato Regia: Nancy Meyers con Meryl streep, Alec Baldwin, steve Martin E' sempre un piacere ritrovare la grande Meryl, anche se in questo caso è protagonista di una commedia non proprio originalissima e forse troppo hollywoodiana per un talento del suo livello. Tuttavia, tanto di cappello ad una attrice che a sessant'anni è ancora capace di trovare un ruolo di primo piano in un ambiente dove dopo i quaranta già si annaspa. Grazie alle sue innate capacità è in grado di far apparire decente un film che molto probabilmente con altri interpreti avrebbe creato qualche imbarazzo. La storia del triangolo over 50 tra una
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MINICRItICHE DEI FILM CHE PotREtE VEDERE NELLE sALE E NELLE ARENE donna, il suo ex marito ed un ipotetico pretendente stenta a decollare. E poi, va bene dare un'immagine di donna realizzata ma perché la scelta di stamparle sul viso, dall'inizio alla fine, quell'insistente sorriso a volte davvero fuori luogo?
interrogativi, soprattutto rispetto al ruolo giocato da un potente generale di Saddam Hussein.
Happy Family
Fuori controllo Regia: Martin Campbell con Mel Gibson, Ray Winstone Con qualche ruga in più e qualche capello in meno ma con la stessa spavalderia ritorna dopo sette anni Mel Gibson e lo fa con un thriller ad alta tensione, che fonde politica, ecologia ed affari (loschi). Ancora una volta impegnato nella consueta lotta solitaria contro tutti e tutto, senza esclusione di colpi. Le immagini iniziali sono di sicuro impatto. L'inaspettata uccisione a sangue freddo della giovane Emma, sulla porta della casa del padre poliziotto, solletica subito la curiosità dello spettatore. Un avvio repentino per una storia avvincente, ben girata, senza troppe sbavature. Non male per chi ama il genere.
Genitori&figli. agitare bene prima dell'uso Regia: Giovanni Veronesi con silvio orlando, Luciana Littizzetto. Michele Placido, Margherita Buy, Max tortora, Elena sofia Ricci, Piera Degli Esposti Il confronto-scontro tra il mondo degli adulti e quello dei giovani di oggi attraverso lo sguardo della quattordicenne Nina. E' credibile il quadro che il regista toscano traccia delle nuove generazioni, riesce a fotografarne bene il malessere e l'incapacità di capirsi fino in fondo. Certo, in un contesto da commedia e con i toni leggeri del genere, a volte con profili appena tratteggiati ma decisamente convincenti. Decisamente miglio-
tahar Rahim, protagonista del “Profeta” re invece il fronte dei cosiddetti "grandi", dove si capisce che Veronesi ha maggiore conoscenza della materia. Avvalendosi di un cast di attori di alto profilo, abbandona per il momento il film ad episodi per raccontare una storia più strutturata e ricca di sfumature rispetto ai precedenti lavori.
Green Zone Regia: Paul Greengrass con Matt Demon, Greg Kinnear Agli americani non è piaciuto molto. Anzi, visti gli esigui incassi potremo dire quasi niente. Perché i cattivi, ebbene si, questa volta sono loro. A dirla tutta, è difficile trovare nella cinematografia a stelle e strisce un altro film così esplicito, così diretto, nell'incolpare il governo Usa di aver provocato una guerra senza senso. La Green Zone del titolo è il blindatissimo quartiere situato nel centro di Baghdad dove risiedono le truppe, è da qui che parte l'avvincente thriller a sfondo politico. Da qui il maresciallo Roy Miller e la sua squadra di ispettori ricevono l'incarico di scovare nel deserto dell'Iraq i depositi con le famose armi di distruzione di massa. Non trovando nulla di tutto ciò, l'ufficiale inizierà ad avere qualche sospetto ed a porsi degli
Regia: Gabriele salvatores con Fabio De Luigi, Diego Abatantuono, Fabrizio Bentivoglio, Margherita Buy, Carla signoris, Valeria Bilello Non è l'ennesimo film sulla famiglia. Salvatores semplicemente racconta degli uomini e delle donne, e lo fa con un film originale, poetico, spassoso, colorato, elaborato su diversi piani narrativi e continui passaggi tra finzione e realtà. Otto personaggi in cerca d'autore. Sono questi i protagonisti, la famiglia felice a cui il titolo ironicamente allude. Escluso Ezio, 38 anni, una vita trascorsa senza aver mai concluso nulla di buono che un giorno decide di scrivere una sceneggiatura per il cinema. Due coppie, i loro figli, i nonni, il cane, esseri del tutto inventati che ad un certo punto però vivono di luce propria, escono dallo schermo del computer di Ezio (un Fabio De Luigi in grande forma) per rivendicare la loro esistenza. Il cinema nel cinema.
I Gatti Persiani Regia: Bahman Ghodabi con Negar shaghaghi, Hamed Behdad Durante la lavorazione il regista è stato arrestato per ben due volte. In Iran la musica è considerata, dall'attuale regime, impura in quanto fonte di allegria e quindi vietata. I ragazzi sono costretti a suonare e cantare clandestinamente, nel chiuso di cantine e sotterranei. Un mondo nascosto, del quale la maggior parte della popolazione ignora l'esistenza. Completamente girato a Teheran, al di là dell'aspetto musicale, è un interessante viaggio nelle dinamiche che oggi governano l'ex Persia,
che aiuta a capire meglio cosa stia realmente avvenendo in quel Paese. Premio Speciale della giuria al Festival di Cannes, la sceneggiatura è stata scritta da Ghobadi e dalla fidanzata Roxana Saberi, la giornalista americana di origine iraniana processata per spionaggio
Il figlio più piccolo Regia: Pupi Avati con Christian De sica, Laura Morante, Luca Zingaretti, Nicola Nocella Con la scusa di completare la trilogia sulla paternità (dopo "La cena per farli conoscere" e "Il papà di Giovanna"), Avati racconta l'Italia di oggi e lo fa con particolare cattiveria ed ironia, aiutato anche da un più che brillante cast di attori. Apparentemente parla di beghe familiari, in realtà dà vita ad un preciso affresco del Bel Paese: cinico, corrotto e corruttore, egoista, disposto a tutto in nome del dio denaro. Un insospettabile De Sica (dopo tanti cine-panettoni) riesce finalmente a dare corpo ad un personaggio complesso e spietato, il "furbetto del quartierino" di turno che pur di salvarsi dalla galera per i suoi guai finanziari, non si fa scrupolo di riversare le sue colpe sull'ingenuo figlio.
Il mio amico Eric Regia: Ken Loach con Eric Cantona, steve Evets Un omaggio al calciatore del Manchester United Eric Cantona, personaggio discusso e borderline, per raccontare ancora una volta una storia di periferia. Loach lascia per il momento i toni seriosi dei suoi precedenti film ed affronta con leggerezza ed un tocco di fantasia i temi che gli sono da sempre cari. Il titolo originale, Looking for Eric, probabilmente si adatta meglio ad una storia dove il protagonista Eric Bishop, dipendente postale con una situazione famigliare
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MINICRItICHE DEI FILM CHE PotREtE VEDERE NELLE sALE E NELLE ARENE e sentimentale disastrata, è alla continua ricerca di se stesso. Nel tentativo di rimettere insieme i pezzi della sua vita immagina di dialogare con il grande campione francese, che nel film recita se stesso. Da non perdere nel finale la vera conferenza stampa di Cantona, rimasta nella storia del calcio.
Il Mi$$ionario Regia: Roger Delattre con Jean- Marie Bigard Divertente commedia degli equivoci, senza troppe pretese ma ben costruita, prodotta da Luc Besson. L'attore protagonista, che ha anche scritto la sceneggiatura, nel raccontare il suo primo incontro con Besson sul set di un precedente film, ha rivelato che in quell'occasione, prima di squadrarlo da cima a fondo, gli ha detto che lo avrebbe visto bene nei panni di un prete. Parole profetiche. Bigard veste i panni di Mario Diccara, ex galeotto appena uscito dalla prigione che ha qualche conto in sospeso con la malavita. Chiede aiuto al fratello prelato che gli suggerisce di raggiungere Padre Etienne in un paesino dell'Ardèche, travestito da sacerdote. Al suo arrivo scopre che il parroco è morto e gli abitanti lo scambiano per il sostituto.
Il profeta Regia: Jacques Audiard con tahar Rahim e Niels Arestrup Difficile non identificarsi con la faccia d'angelo del protagonista, perché anche se la storia è politicamente poco corretta (un percorso di formazione alla rovescia, un antieroe) non si può non stare dalla sua parte. Accertato ormai il fatto che il carcere non riabilita proprio nessuno, il film è abilmente orchestrato da un regista che conferma qualità straordinarie nel dirigere gli attori. La faccia del giovane Malik (felice esordio),
Morgan Freeman perfettamente nei panni di Nelson Mandela nel film “Invictus” analfabeta e ladruncolo che entra in carcere per uscirne dopo sei anni più acculturato, spietato ed a capo di una pericolosa banda, e quella del boss corso César Luciani (si intuisce ad occhio nudo la consolidata esperienza anche teatrale), reggono praticamente tutto il film.
Il segreto dei suoi occhi Regia: Juan Josè Campanella con Ricardo Darìn, soledad Villamil Un noir, una commedia, una storia d'amore. Sullo sfondo l'Argentina peronista degli anni '70. Magica commistione di generi per raccontare uno dei periodi più cupi del Paese. Da questo punto di vista decisamente più efficace di tante pellicole che puntano al politico. Aspetto, questo, abilmente ed apparentemente relegato ai margini e che invece si rivela la vera anima. Il film ti entra dentro, lentamente, e per parecchio non ti molla. Con piglio sicuro il regista di origine italiana nato a Buenos Aires, dirige uno dei migliori lavori della stagione che non a caso ha conquistato l'Oscar destinato al film straniero riuscendo a battere opere di pregio come "Il profeta" e "Il nastro bianco". Cast più che
apprezzabile, sceneggiatura essenziale, quasi scarna ma con la capacità di arrivare dritta alla meta. Da non perdere.
Il tempo che ci rimane Regia: Elia suleiman con saleh Bakri, shafika Bajjali Suleiman è nato a Nazareth in Palestina ed il film è semiautobiografico, in quattro episodi, sulla sua famiglia. E' ispirato ai diari del padre, a partire dal 1948 quando decise di partire per unirsi alla Resistenza dopo l'occupazione di Israele. Scene di vita quotidiana di quei palestinesi che decisero di restare e che furono chiamati "arabi israeliani", costretti a vivere da stranieri nella loro patria. Contrariamente a quanto si possa pensare non ha nulla della pesantezza che magari ci si potrebbe aspettare da una pellicola di questo genere, il regista (che interpreta tra l'altro anche se stesso) ci ha costruito sopra una storia surreale, piena di ironia, con musiche coinvolgenti. Senza trascurare però l'aspetto politico di una questione ancora attualissima ed irrisolta.
Invictus Regia: Clint Eastwood con Morgan Freeman e Matt
Damon Il capitano Francois Pienaar entra nella minuscola cella dove per 27 anni è stato recluso Nelson Mandela. Allarga le braccia, come per prenderne le misure e dalla finestra lo immagina nel cortile, in catene, intento a spaccare pietre sotto il sole cocente. Perché un uomo che ha dovuto subire tanto dolore parla di perdono? Forse l'eccesso di retorica, inusuale per un film di Eastwood, può in un primo momento generare qualche attimo di smarrimento. Poi con lo scorrere delle immagini prevale l'emozione, quella di veder rappresentato un momento cruciale della storia del Sudafrica ma forse anche del mondo. Le interpretazioni di Freeman nei panni di Nelson Mandela e Damon in quelli del biondissimo capitano della squadra di rugby sono appassionanti.
L'isola delle coppie Regia: Peter Billingsley con Vince Vaughn, Jason Bateman, Kristen Bell Coppia in crisi convince gli amici ad accompagnarla in una vacanza terapeutica per sposi con problemi coniugali, in uno splendido resort di Bora Bora. Il costo del biglietto è esoso ma se accettano di andare con loro verrà dimezzato. Partono, convinti di andare incontro ad una vacanza a cinque stelle invece scopriranno presto che la frequentazione della stravagante terapia non è a discrezione di chi ne ha bisogno e non è un optional. Jean Reno con il codino nelle vesti di santone che dovrebbe aiutare gli sposi. Una commedia (furbetta) che deve essere presa per quello che è: un paio d'ore di divertimento ammirando e sognando località tropicali irraggiungibili per molti. Non rimarrà nella storia del cinema
L'uomo che verrà Regia: Giorgio Diritti con Alba Rohrwacher e Maya
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MINICRItICHE DEI FILM CHE PotREtE VEDERE NELLE sALE E NELLE ARENE sansa Girato con assoluto rigore, non scade mai nella retorica. Diretto in maniera magistrale, con attori di grande spessore che recitano i rari dialoghi in dialetto bolognese (sottotitolati in italiano). Meritatamente premiato all'ultimo festival del cinema di Roma, ripercorre gli ultimi nove mesi dalla strage di Marzabotto dove furono massacrate dai nazisti 770 persone, per la maggior parte donne, bambini ed anziani. Il racconto cadenzato dei nove mesi d'attesa per la nascita di un bambino in un'umile famiglia di contadini, attraverso lo sguardo della sorellina muta di otto anni. Film di forte impatto emotivo, forse di non facile fruizione, ma decisamente da non perdere.
L'uomo nell'ombra Regia: Roman Polanski con Ewan McGregor, Pierce Brosnan. Che Polanski sia un maestro nella regia è fuor di dubbio ed anche in questa occasione dà prova di grande abilità del dirigere gli attori. Ha sdoganato definitivamente uno come Brosnan che nella vita ha trovato non poche difficoltà a costruire una dignitosa carriera non legata quasi esclusivamente al fascino ed al glamour. Unico punto debole forse una sceneggiatura a volte prevedibile ed improbabile (come quando il protagonista scova alcune delicate e segrete informazioni semplicemente consultando Internet. Va bene che nella rete si trova di tutto, ma questa volta appare un po' esagerato) per un film che ha la sua forza in una storia costruita su temi importanti, piena di inganni e tradimenti, dove ognuno è molto diverso da ciò che appare.
L'uomo nero Regia: sergio Rubini con Valeria Golino, sergio Rubini, Riccardo scamarcio, Guido
stra sull'Italia con le sue storie di immigrazione, sfruttamento, valori famigliari. Cast ben assortito. Unica stonatura, forse, un finale troppo happy, da commedia.
La prima cosa bella
Raoul Bova e Elio Germano (premiato come miglior attore a Cannes con Javier Bardem) in una scena del film “La nostra vita” Gianquinto. Uno dei migliori film di Rubini. Intenso, commovente, ironico e fortemente autobiografico. Dopo "La stazione" del 1990, il regista/ attore torna a parlare della sua infanzia e della Puglia ripartendo da quella stazione ferroviaria che sembra sia rimasta fortemente ancorata ai ricordi. Ma questa volta lo fa con un tocco di maggiore maturità, riuscendo a fare un film più compiuto. Sceneggiatura ben calibrata, cast di attori decisamente convincenti. Iniziando dal piccolo e straordinario protagonista fino ad arrivare ad una brava Valeria Golino che riesce ad interpretare il ruolo di una donna moderna ed emancipata degli anni '60, che non rinuncerebbe mai al suo lavoro di insegnante, capace però di conservare intatti gli atavici dettami della tradizione.
La bocca del lupo Regia: Pietro Marcello con i reali protagonisti della storia. Piccolo film di nicchia, per raffinati cultori del cinema d‘autore. Ricco di poesia e sentimento. Due anime perse raccontano le loro vite. Sullo sfondo la Genova storica, descritta e fotografata alla De Andrè. Quella di ieri, delle "tripperie" ormai scomparse, e quella di oggi percorsa dai
disperati e dagli ultimi. Enzo è appena uscito dalla galera e attraversa la città, alla ricerca dei luoghi di un tempo ormai dismessi. Nella piccola casa nel ghetto, tra i vicoli del vecchio quartiere, l'aspetta da anni l’amatissima Mary, prostituta transessuale. Nato da un'idea della fondazione San Marcellino, gesuiti di Genova, che da anni assiste in diversi modi la comunità dei senza tetto, degli emarginati.
La nostra vita Regia: Daniele Luchetti con Elio Germano, Raoul Bova, Isabella Ragonese, Luca Zingaretti, stefania Montorsi, Giorgio Colangeli. Un grande Elio Germano, che ha ampiamente meritato il premio come miglior attore a Cannes, per un film sui trentenni di oggi. Quelli che non hanno santi in paradiso, forse i nuovi proletari come li definisce lo stesso Luchetti. In realtà dei giovani intelligenti e svegli che cercano di farsi strada in un mondo dove la priorità sono i soldi e la loro capacità di comprarci più cose possibili. Figli di un consumismo sfrenato, ma anche capaci di mettere al mondo tre figli nella totale incertezza economica e con il desiderio di fare il grande salto in avanti. Il film però non è solo questo. Anche una grande fine-
Regia: Paolo Virzì con Valerio Mastandrea, stefania sandrelli, Claudia Pandolfi, Micaela Ramazzotti. Svolta intimista per il regista toscano che si allontana decisamente dalle tematiche sociali che hanno caratterizzato le sue precedenti pellicole, per concentrarsi sui sentimenti e sulla psicologia dei personaggi in una sorta di romanzo famigliare. Un percorso tutto nuovo per il quale sceglie l'attrice simbolo della commedia all'italiana, la splendida Stefania Sandrelli che insieme ad un Mastandrea in grande forma (una delle migliori interpretazioni dell'attore romano nel ruolo di Bruno e del suo mal di vivere) da vita ad un duetto recitativo di ottimo livello, riuscendo a coinvolgere l'intero cast. Costruito su due piani temporali, il film percorre circa quarant'anni di vita livornese, la storia di una mamma bellissima e svampita e dei suoi due figlioli dagli anni 70/80 fino ai nostri giorni.
La vita è una cosa meravigliosa Regia: Carlo Vanzina con Gigi Proietti, Vincenzo salemme, Enrico Brignano, Nancy Brilli, Luisa Ranieri Saranno pure i furbetti del quartierino, ladroni e corrotti, però in fondo in fondo sono dei buoni. Insomma, prevale la tesi dei "birbantelli". E' questa l'Italia descritta dai Vanzina. Gli italiani? Un popolo di cialtroni, dicono, sempre pronti a trovare la scorciatoia, la raccomandazione, l'appoggio del potente di turno, ma subito dopo arriva puntuale l'assoluzione. Così il direttore di un potente
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MINICRItICHE DEI FILM CHE PotREtE VEDERE NELLE sALE E NELLE ARENE gruppo bancario, intrallazzone ed imbroglione, si ritira in campagna a coltivare gli ortaggi in compagnia di belle ragazze (!), il chirurgo che cercava e dispensava favori a destra e manca si redime andando a curare i poveri. Il poliziotto intercettatore, che usa il suo potere per conquistare una bella ragazza, ritrova l'amore. E via discorrendo. Unico punto forza del film un eccellente cast di attori, che riesce a tenere in piedi una storia mediocre ed improbabile. Con tutto il "materiale" che la cronaca regala ogni giorno si poteva fare veramente di più.
Le quattro volte Regia: Michelangelo Frammartino Il regista milanese di origine calabrese, dopo il bellissimo e pluripremiato "Il dono" ci regala un nuovo lavoro dove creatività e poesia si fondono per raccontare il fascino arcaico di una terra dove il tempo sembra si sia fermato. Interamente girato senza dialoghi, senza attori, solo con rumori di sottofondo, utilizzando la tecnica del documentario (come peraltro aveva già fatto con il primo lungometraggio), la cinepresa si limita a riprendere scene di vita quotidiana di un piccolo villaggio rurale, in realtà riesce a leggere oltre le immagini. Illustra il ciclo della vita e della natura, attraverso uno sguardo originale ed innovativo che può ricordare quello di Franco Piavoli e Vittorio De Seta. Accolto a Cannes da giudizi più che lusinghieri dalla critica internazionale.
Matrimoni ed altri disastri Regia: Nina Di Majo con Margherita Buy, Fabio Volo, Luciana Littizzetto, Francesca Inaudi. L'intento della regista era una commedia semplice e sofistica, in realtà è complicata (tanto da apparire improbabi-
Una scena corla di “Mine vaganti” di ozpetek. In primo piano Elena sofia Ricci (a sinistra) e Riccardo scamarcio
le) ed abbastanza ordinaria, quasi scontata. Sceneggiatura debole e poco equilibrata, dialoghi fuori dal mondo. La Buy, sulla cui faccia la cinepresa non molla mai un attimo facendo sparire dallo schermo tutto il resto, fa sempre la solita parte della single ansiosa e nevrotica. Poi, per chissà quale magico artifizio, ad un certo punto tutti si innamorano di lei. L'adolescente inquieto, l'intellettuale di sinistra inevitabilmente sfigato, il tecnico che aggiusta i computer e pure il cognato mezzo leghista ed ignorante come una capra al quale dà anche un bacetto tutto casto. Cast stellare sottoutilizzato.
Mine Vaganti Regia: Ferzan ozpetek con Riccardo scamarcio, Nicole Grimaudo, Alessandro Preziosi, Ennio Fantastichini, Lunetta savino, Ilaria occhini Gruppo di famiglia in un interno. Il paragone con il grande film di Luchino Visconti finisce qui. Tuttavia, nulla da togliere al regista turco che ha realizzato un film godibile, intimo, per la prima volta curioso di esplorare il cuore della famiglia tradizionale e tradizionalista, animata dal perbenismo di facciata. Un nucleo numeroso, come tanti nel Sud d'Italia, proprietario di un pastificio, con una nonna
dolce e ribelle, una madre affettuosa e tollerante, la zia stravagante (una piacevole sorpresa l'interpretazione di Elena Sofia Ricci), il padre molto attento alle apparenze e due figli gay che hanno da sempre nascosto la loro vera identità. Scamarcio particolarmente bravo a non strafare in un ruolo non certo facile. Sullo sfondo la splendida Lecce con i vicoli, piazze ed il candore della sua architettura.
Nine Regia: Rob Marshall con Daniel Day-Lewis, sophia Loren, Nicole Kidman, Penelope Cruz, Marion Cotillard Già il musical di Broadway sembra non sia piaciuto per nulla a Fellini. Immaginate cosa potrebbe dire oggi di questo film, se fosse ancora vivo. Una sfilza di banalità e luoghi comuni sull'Italia e sugli italiani, da non credere. La pizza, i mandolini e siamo al completo. Ovviamente nulla a che vedere con un capolavoro come “8 e mezzo“. A parte questo, le canzoni sono accattivanti, i balletti rocamboleschi, i costumi sfavillanti. Ingredienti essenziali per catturare il grande pubblico. Per non parlare della lunga sfilza di star e bellezze internazionali. Penelope Cruz insolitamente conturbante e sexy. Guido
Contini è affascinante, glamour e donnaiolo ma non possiede l'ironia di Mastroianni.
Notte folle Manhattan
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Regia: Mira Nair con steve Carell, tina Fey Battute e situazioni scopiazzate da altre celebri pellicole, tuttavia divertente ed anche poco corretta (è pieno di parolacce) per una commedia americana destinata alle famiglie. La coppia Carell & Fey funziona, ben diretta dal regista di "Una notte al museo", per cui alla fine il film risulta piacevole ed alcune gag sono davvero esilaranti. Ipotetico plot alla intrigo internazionale, con il più classico scambio di persona. Una tranquilla ed annoiata coppia con tanto di prole chiassosa, che vive nella provincia del New Jersey, decide di uscire dalla routine concedendosi una serata speciale e cenare in uno dei ristoranti più trandy della città. Non avendo la prenotazione, però, hanno la malaugurata idea di prendere il posto di una coppia che non si è presentata.
Percy Jackson e gli dei dell'olimpo - Il ladro di fulmini Regia: Chris Columbus con Logan Lerman, Pierce Brosnan
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MINICRItICHE DEI FILM CHE PotREtE VEDERE NELLE sALE E NELLE ARENE Il paragone con le avventure di Harry Potter è inevitabile. Il regista ne ha diretti ben due. Come il celebre maghetto anche Percy Jackson ha poteri sovrannaturali, per metà divino e per metà umano, con l'innata capacità di tenere a bada il male. Anche lui ha genitori "magici", è figlio del dio greco Poseidone, e molte delle situazioni in cui si trova porta inevitabilmente al personaggio della Rowling. L'apparizione dell'Idra a tre teste non può non ricordare Fuffy il cane a tre teste di Hagrid. Solo una squallida copia dunque? Niente affatto. Il film ha una sua valenza, si lascia vedere con piacere, in qualche modo è anche educativo (all'inizio insegnanti e compagni di scuola lo credono mentalmente limitato) e poi potrà riempire il vuoto che Potter lascerà. Moderno classico della letteratura fantasy dello scrittore Rick Riordan, "Il ladro di fulmini" è il primo di una serie di cinque libri, l'ultimo uscito a maggio dello scorso anno.
Piccolo (Il) Nicolas ed i suoi genitori Regia: Laurent tirard con François-Xavier Demaison, Daniel Prévost Adattamento sul grande schermo di uno dei più importanti classici per l'infanzia francesi, probabile primo esempio di letteratura moderna per piccoli, nato dalla fantasia di René Goscinny (l'ideatore di Asterix) e JeanJacques Sempè. Il protagonista è un bambino di otto anni, Nicolas, una sorta di Gian Burrasca d'Oltralpe. Ambientato negli anni '50, le avventure del pestifero ragazzino con la sua strampalata combriccola di amici, divertono molto e riescono a creare un processo di identificazione sia nei bimbi che nei grandi, con un abile doppio piano di lettura. Riuscita trasposizione sul grande schermo, senza
Russel Crowe (a destra) nel ruolo che il regista Ridley scott gli ha assegnato per la nuova versione di “Robin Hood” trascurare le magiche atmosfere dei racconti.
Predators Regia: Nimrod Antal con Adrien Brody, Laurence Fishburne, Alice Braga Remake dell'action movie interpretato nell'87 da Schwarzenegger, con un inedito Adrien Brody nei panni dell'ex marine tutto muscoli, tattica militare e mitraglietta in spalla. Mercenario alla guida di un gruppetto di veri cattivi. Letteralmente piovuti dal cielo, ben presto scopriranno di essere stati catapultati in un pianeta alieno per essere trasformati in prede. Uomini (e donna) allenati ad uccidere che invece saranno spietatamente cacciati ed eliminati da una nuova razza di predators alieni, guerrieri astutissimi in grado di rendersi invisibili. Film ben orchestrato, di sicuro effetto, altamente confezionato. Apprezzabile.
Prince of Persia - Le sabbie del tempo
Regia: Mike Newell con Jake Gyllenhaal, Ben Kingsley, Alfred Molina Dopo "I pirati dei Caraibi" ecco un altro film tratto da un videogioco degli anni '80. A dirigerlo questa volta il regista inglese di "Quattro matrimoni e un funerale" e di "Harry Potter e il calice di fuoco". Se piace il genere, l'action fantasy è piacevole e scorre abbastanza facilmente nonostante le oltre due ore di durata. Le scenografie esotiche dell'antica Persia, in gran parte riprodotte al computer, non deludono le aspettative. C'è tutto. Il principe bello e muscoloso che corre lungo i muri, la principessa misteriosa e furba, il pugnale, le arti magiche, la lotta contro le forze oscure, ed uno stuolo di allenatissimi stuntman. Insomma, un bel fumettone. Sempre ottime le Interpretazioni di Molina e Kingsley.
Remember me Regia: Allen Coulter con Robert Pattinson, Emilie de
Ravin Una sorpresa. Che il vampiretto più celebre del momento si sia cimentato, nonostante il travolgente successo di Twilight, in una pellicola del genere depone a favore di questo bel ragazzone rimasto improvvisamente sepolto dalla notorietà e da una stuolo di adoranti fan. Il film, contrariamente a quanto si possa credere, non è solo una storia d'amore destinata al filone giovanilistico, l'intreccio è molto più raffinato e complesso, pieno di humour, acume, con dialoghi ben scritti ed interpretati. Finale sorprendente che vuole essere un omaggio alla città di New York. Senza voler svelare nulla, perché l'epilogo è davvero inaspettato, la storia parte da due ventenni provenienti da mondi del tutto opposti, che si incontrano in maniera non proprio casuale, e che si innamorano. Ma non ci sarà l'happy end.
the road Regia: John Hilcoat con Viggo Mortensen, Robert Duvall, Charlize theron E' vero, è deprimente, triste, disperato, senza futuro, eppure è uno dei film più interessanti che il genere catastrofista abbia partorito negli ultimi anni. Completamente privo di retorica, un regista semi-sconosciuto porta sul grande schermo il romanzo "La strada" del grande scrittore statunitense Cormac McCarthy. Lo fa rivelando notevoli capacità nel dirigere i pochi (ma buoni) attori del cast. Un film complesso, difficile, dove la macchina da presa è quasi esclusivamente puntata sui volti di un padre e di un figlio che cercano di sopravvivere in un'America desolata e distrutta da un misterioso cataclisma, dove gli esseri umani sono spinti a dare il meglio e (soprattutto) il peggio di sé.
Robin Hood Regia: Ridley scott con Russel Crowe, Cate
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MINICRItICHE DEI FILM CHE PotREtE VEDERE NELLE sALE E NELLE ARENE Blanchett, William Hurt, Max Von sydow. Certo, se si pensa che è stato il regista di Blade Runner e Thelma & Louise qualche attimo di sconforto assale. Non è che fosse così indispensabile l'ennesima pellicola su una figura trita e ritrita come l’arciere di Sherwood. Tuttavia non si può dire che sia, nel suo complesso, un brutto film. Conosciamo tutti le capacità del grande regista americano. Il prodotto infatti è ben confezionato, e non a caso sia Scott che Crowe lo hanno anche prodotto. A parte qualche sprazzo di vera noia, soprattutto durante le interminabili e sanguinolente scene di scontri armati tra buoni e cattivi, la vera novità è la figura di Lady Marion, qui in una insolita ed improbabile veste di rivoluzionaria in un’epoca dove le donne stavano zitte, obbedivano e procreavano. Vedova di guerra senza figli, non solo respinge i pretendenti, ma combatte anche con armatura e spada, coltiva i campi ed esprime la sua opinione. Già annunciato Robin Hood 2.
Una scena di “shutter Island”. Al centro: Leonardo Di Caprio
sto caso però quello che manca è la mano ferma di una regia esperta capace di dirigere un buon cast di attori e plasmare, rendendola scorrevole e convincente, una trama a tratti complessa. Un intreccio narrativo con un preciso scopo, da scoprire solo nel finale.
scontro di civiltà per shutter Island un ascensore a Regia: Martin scorsese con Leonardo Di Caprio, Mark Piazza Vittorio Regia: Isotta toso con Daniele Liotti, Kasia smutniak, Francesco Pannofino Peccato, un'occasione mancata. Perché l'omonimo romanzo di Amara Lakhous (se vi capita leggetelo), dal quale è stato tratto il film, è piacevole, a tratti divertente nel raccontare le vicissitudini di un gruppo di inquilini di varie nazionalità, ricco di spunti interessanti per riflettere sulla nostra società. Lo scontro di civiltà del titolo, si consuma nel chiuso di un palazzo e di un condominio a Piazza Vittorio, nel cuore del quartiere più multietnico di Roma. Come spesso avviene la trasposizione tradisce in parte l'opera letteraria, in que-
Buffalo, Ben Kingsley, Max von sydow. Un affresco sul dolore e sulla follia. Film particolarmente claustrofobico e cupo, con una magnifica fotografia, come tutte le opere di Scorsese curato e costruito nei minimi particolari. Maestro nel dirigere i suoi attori. Dramma psicologico avvincente, che lascia con il fiato sospeso sino alla fine, mai scontato, con una ambientazione quasi maniacale. Un'isola-fortezza, battuta dal vento e da una pioggia incessante, sede di un noto manicomio criminale. Siamo nel 1954, all'apice della Guerra Fredda, quando il capo della polizia locale Daniels (Di Caprio) ed il suo collega ven-
gono convocati a Shutter Island per indagare sulla misteriosa scomparsa di una pluriomicida, ma nulla è come appare.
simon Konianski
un giovane laureato in filosofia, disoccupato, abbandonato dalla moglie, costretto a tornare a vivere con il padre, un ex deportato che gli darà del filo da torcere anche da morto.
Regia: Micha Wald con Jonathan Zaccai, Popeck Un popolo che sa ridere della propria tragedia. Sul filone di una serie di riuscitissime commedie dallo humour yiddish (da "Train de vie" in poi), arriva questo giovane e sconosciuto regista belga di origini ebraiche che al suo secondo lungometraggio mette in luce un talento del quale probabilmente sentiremo parlare ancora. Dosato e con il giusto cast di attori, costruisce un film divertente e drammatico, irriverente e scoppiettante, graffiante e doloroso. Colonna sonora dai ritmi leggeri ed accattivanti in netto contrasto dal contesto narrativo. Più che l'accostamento con Woody Allen, Radu Mihaileanu o al nostro Benigni, lo stile somiglia molto a quello dei grandi fratelli Coen che sullo stesso argomento hanno realizzato "A serious man". Fortemente autobiografico, è il racconto di
Regia: Alessandro D'Alatri con Dario Castiglio, Martina Codecasa D'Alatri torna a sorprenderci. Dopo il cine-panettone alternativo "Commediasexy", il regista romano questa volta firma un film completamente in digitale, a basso budget, interpretato da attori semisconosciuti. Una commedia sentimentale appartenente al filone giovanilistico, dai risvolti sociali, ambientata nella splendida isola di Ventotene che, ad onor del vero, contribuisce parecchio alla riuscita della storia tratta dal romanzo di Anna Pavignano (In bilico sul mare). Il giovane e bel Salvatore (Dario Castiglio, figlio di Peppino di Capri) d'estate porta i turisti in giro con il suo gozzo mentre d'inverno fa il muratore in nero nei cantieri sulla terraferma. L'amore arriva con Martina, la ragazza di buona famiglia che
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MINICRItICHE DEI FILM CHE PotREtE VEDERE NELLE sALE E NELLE ARENE usa la sua barca per le immersioni da sub.
the Wolfman Regia: Joe Johnston con Benicio Del toro, Emily Blunt, Anthony Hopkins Monster movie di tutto rispetto. Diretto con mano ferma ed interpretato con la stessa convinzione da un intenso Benicio Del Toro (bravo anche con il pesante trucco da lupo) accanto al sempre straordinario Hopkins, nel ruolo del padre. Remake del classico horror "L'uomo lupo" di George Waggner del 1941, costruzione di un sanguinoso puzzle con un'antica maledizione che trasforma le persone in lupi mannari durante le notti di luna piena, che sta lentamente uccidendo gli abitanti di Blackmoor. Poco splatter ma di certo non annoia, diligentemente condensato in poco più di un'ora e mezza con una tensione narrativa che non cala mai. Interessante ricostruzione d'epoca in stile vittoriano.
tra le nuvole Regia: Jason Reitman con George Clooney e Vera Farmiga Un film attraversato da un umorismo fresco e leggero per affrontare un tema di scottante attualità, dai risvolti inevitabilmente drammatici. La storia di un "tagliatore di teste", un manager molto ricercato in tempi di crisi, che le aziende assumono per brevi periodi con il compito di licenziare il personale in eccesso. Un grande Clooney nei panni del professionista senza scrupoli che dopo tanti anni spesi felicemente tra una città e l'altra dell'America, improvvisamente sente di dover cambiar vita. La sfilza dei dipendenti che passa sotto la mannaia di Clooney sono veri disoccupati provenienti da Detroit e St. Louis, le città più colpite dalla recessione. Il regista è il figlio di Ivan Reitman, quello che ha diretto "Ghostbusters".
George Clooney e Vera Farmiga in una scena di “tra le nuvole” di Jason Reitman
triage Regia. Danis tanovic con Colin Farrell, Paz Vega, Christopher Lee Premio Oscar nel '93 con No Man's Land, Tanovic ritorna ad affrontare gli orrori della guerra, da un altro punto di vista. Quello dei sopravvissuti. Di coloro che ce l'hanno fatta, ma che hanno lasciato in quei terribili luoghi gran parte della loro vita. Tratto dall'omonimo romanzo dell'ex reporter Scott Anderson che ha seguito i conflitti in Uganda, Beirut, Cecenia e Bosnia il film è la storia di due fotoreporter inviati nel Kurdistan iracheno nel 1988 poco prima dei massacri di gas ordinati da Saddam Hussein. Le scene sono forti, particolarmente violente e sanguinolenti. In un ospedale da campo improvvisato, senza acqua ed attrezzature adeguate, il medico è costretto a sparare in testa ai pazienti più gravi, quelli senza speranze.
the twilight Saga: Eclipse Regia: Davide slade con Kristen stewart, Robert Pattinson, taylor Lautner
Il cast al completo di “the twilight”, terza pellicola della saga ”Eclipse”, ma anche la peggiore
E' troppo facile parlare male del film, talmente è insulso. Il peggiore dei tre. Nella prima parte non succede praticamente nulla. Ci sono dei neovampiri che cercano vittime da succhiare in giro per la città (sai che novità!), sarebbero dei cattivoni che tentano di organizzare un piccolo esercito per far fuori Bella. I dialoghi tra i tre protagonisti hanno temi fissi e ripetitivi. Parole come amore, cuore, sentimento vengono usate fino allo sfinimento. Lei dice al vampiro Edward: "io ti amo, sono pronta a morire per te", mentre al licantropo pettoruto Jacob ribadisce "sono solo tua amica", però si capisce
che forse c'è dell'altro dopo due bacetti non proprio casti. I due rivali, con piglio molto maschio, fanno a gara nel rassicurarla. "Ti proteggo io" afferma uno, "no, a lei ci penso io" ribatte l'altro. Salvo poi allearsi per salvarle la pelle (si fa per dire). Va bene, trattasi di pellicola per adolescenti. Ma che fatica arrivare sino alla fine.
Recensioni di LUCIANA VECCHIOLI