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Giovedì 11 giugno 2009 - Edizione ore 16

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Anno I - n° 5 - € 0,50

Ora di punta di Moisè Asta

Lana caprina per Gheddafi

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eppure un evento di politica estera è valso a impedire, in Italia, dissensi e mugugni, puntualizzazioni e distinguo. Difficile stabilire se giusto o meno, stante il provocatorio atteggiamento di Muhammer El Gheddafi, il quale ha reiteratamente rimarcato la circostanza di un’Italia che “ha dovuto chiedere scusa”; di un leader giunto con una foto appuntata al petto, a sublimare l’attacco libico al colonialismo italiano (ma non è più proprio pensare al colonialismo effimero e becero dei fascisti del tempo?). E’ vero quel che ha detto il Presidente Napolitano (la visita può contribuire a dare il via a una nuova fase di relazioni bilaterali, gettando le basi di un più intenso partenariato) ma lasciano perplessi le mene ottimistiche di chi enfatizza la chiusura di una “pagina dolorosa”. Chiusa? Forse che sono stati reperiti, senza rovistare nelle tasche vuote degli italiani, i 5 miliardi di euri per un “equo indennizzo” al Paese nord-africano, fissato dal Trattato italo-libico del 2008, i cui punti neri saranno individuati e commentati dai radicali (crucciati per lo “sdoganamento totale di un dittatore”) in una lettera indirizzata al Presidente Fini? Inafferrabile e poco seria, infine, la frattura (ancora?) del PD, sulla “grana Gheddafi”, tra chi avrebbe disertato l’aula del Senato (già negata al Dalai Lama) se al Libico fosse stato consentito di parlarvi e chi non considera peregrina la scelta iniziale, trattandosi di un intervento e non di una seduta del Senato che avrebbe coinvolto il gruppo parlamentare. Lana caprina anche qui, insomma.

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La protesta di magistrati e giornalisti contro la legge

“Da mani pulite a mani legate”

Stretta sulle intercettazioni: è scontro La rabbia di Veronica La moglie del presidente del Consiglio, Veronica Lario in Berlusconi, ha inviato al “Corriere della sera” (che l’ha pubblicata in prima pagina) una breve lettera per esprimere la pro-

pria rabbia per l’aggressione mediatica che sta subendo dopo aver manifestato la decisione di separarsi dal Veronica e Silvio in una marito. foto recente, ma quando i Ne riprodissapori non si manifesta- duciamo vano ancora il testo.

«In queste settimane ho assistito in silenzio, senza reagire mediaticamente, al brutale infangamento della mia persona, della mia dignità e della mia storia coniugale. Certo è che la verità del rapporto tra me e mio marito non è neppure stata sfiorata, così come la ragione per cui ho dovuto ricorrere alla stampa per comunicare con lui. Certo è che l’ho sempre amato e che ho impostato la mia vita in funzione del mio matrimonio e della mia famiglia».

LA Camera ha approvato a scrutinio segreto - ora passa al Senato - il disegno di legge che fissa limiti rigorosi all’uso delle intercettazioni da parte della magistratura inquirente e alla loro pubblicazione. E’ una legge che ha sollevato le proteste - oltre che dell’opposizione - dell’Associazione magistrati e degli organismi rappresentativi dei giornalisti, per i quali sono previste severe pene pecuniarie, anche se in alternativa a quelle detentive, in caso di violazione dei vincoli imposti. Le nuove norme se possono garantire i diritti delle persone coinvolte, in indagini alle quali sono estranee, lega le mani agli inquirenti: è questo che sostengono coloro che ricordano con nostalgia le inchieste di “mani pulite” . Il servizio a pagina 4

SOTTOTRACCIA Gheddafi ha avuto libero accesso alla Sapienza. Benedetto XVI invece no: era vestito male. Idran

Ronaldo, una pedata da 93 milioni di euro La crisi non riguarda il mondo del calcio Novantatre milioni è il prezzo corrisposto dal Real Madrid per il cartellino di Cristiano Ronaldo. Circa centonovanta miliardi del vecchio conio. E’ questa la cifra che ha fatto ritrattare il Il Manchester United sull’incedibilità del pallone d’oro, il cui ingaggio presso il suo nuovo club è ancora da definire. Ma c’è da scommettere che sarà degno del valore del cartellino. E’ ormai molto tempo che il calciomercato fa registrare transazioni di questa grandezza, quindi non c’è molto da stupirsi. Tuttavia, di fronte a nu-

meri del genere è complicato non porsi qualche domanda. Sorge spontaneo chiedersi, ad esempio, se un investimento del genere sia ancora in grado, nel mondo del calcio, di produrre ricchezza e ricavi proporzionati allo sforzo finanziario. Quello del calcio, con la relativa corsa alle star, sembra essere un settore che non conosce crisi, e se le società fanno quello che fanno avranno certamente le loro ragioni. Ragioni specifiche, però, che in periodo di recessione stridono fortemente con il senso comune. (f.n.)


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Annullato il discorso al Senato

Porte aperte alle aziende italiane in Libia e a tutta la cooperazione. Così Gheddafi nella conferenza stampa congiunta con Berlusconi. Sul tema dell'immigrazione il leader libico dice: 'E' una marcia che difficilmente può essere bloccata perchè ci sono attrazioni forti che portano a venire verso l'Europa. E sottolinea che il problema dei richiedenti asilo è una menzogna diffusa. “In africa - spiega Gheddafi - non ci sono problemi politici”. Intanto

il colonnello libico è stato contestato all’arrivo all’Università La Sapienza. Striscioni hanno accolto Gheddafi, ma la protesta era rivolta anche al governo per la legge sulla sicurezza e sull’immigrazione. Invece, la visita del colonnello libico è diventato un caso soprattutto per il Pd, diviso sull'opportunità o meno del dialogo con Gheddafi. Martedì scorso il via libera al discorso in Aula era stato deciso dalla riunione dei capigruppo di Palazzo Madama su

Senatori indagati Vizzini lascia l’Antimafia

Margherita Agnelli chiede spiegazioni sulla gestione del “tesoro” dell’Avvocato

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Direttore responsabile: Ennio Simeone Redazione e stampa: via Carciano 45, 00131 Roma tel. 06 4131710 - Fax 06 41299020 redazione@altroquotidiano.it Editrice: GECEM (Gestione Cooperativa Editoria Multimediale) - Presidente:Stefano Clerici Sede legale: Via Aldo Sandulli 45, Roma Registrazione del Tribunale Roma n..343/08 del 18 settembre 2008 Partita Iva 09937731009

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ll presidente Berlusconi insieme a Gheddafi

Gheddafi coopera L’Onda contesta

La procura di Palermo ha inviato avvisi di garanzia a 4 senatori siciliani perché ritenuti coinvolti nell'inchiesta sul tesoro accumulato illecitamente dal politico Vito Ciancimino. Indagato anche Carlo Vizzini, che ha annunciato le dimissioni dalla commissione parlamentare Antimafia.“Vivo l'amarezza di trovarmi in questa condizione - ha detto Vizzini - dopo aver contrastato i mafiosi e i comitati d'affari".

giovedì 11 giugno 2009

proposta di Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl. C'era stata la posizione contraria solo dell'Idv. Nicola Latorre, vice presidente dei senatori Pd, non aveva fatto obiezioni. La posizione del Pd è stata ribaltata ieri, quando l'assemblea dei senatori si è espressa a maggioranza contro la decisione di concedere l'Aula a Gheddafi. Dario Franceschini, ha precisato che i senatori del

Sbuca il tesoro dell’avvocato Agnelli. Ieri mattina la figlia dell'Avvocato e le sue controparti, oltre a Gabetti anche l'avvocato Franzo Grande Stevens, il commercialista svizzero Siegfried Maron e la madre Marella Caracciolo, hanno depositato le memorie finali davanti al giudice del Tribunale civile di Torino Brunella Rosso. (l'udienza decisiva è fissata per il 30 giugno). Ma il vero colpo di scena emergerebbe dalle carte consegnate proprio da Margherita: la figlia di Gianni Agnelli, infatti, avrebbe quantificato per la prima volta ciò che, a suo dire, le sarebbe stato tenuto in buona parte nascosto. L'unica erede diretta dell'Avvocato non chiede quel denaro, ma conferma al giudice la sua istanza: quelli che lei considera i "gestori" degli averi del padre, Grande Stevens, Gabetti e Maron, devono consegnarle il rendiconto di tutto. Un gesto clamoroso e un'affermazione molto pesante.

suo partito si sono limitati a suggerire che il ricevimento di Gheddafi al Senato non contemplasse il discorso in Aula. Il commento di Silvio Berlusconi non si è lasciato attendere: ''E' molto grave la posizione dell'opposizione. In contraddizione totale rispetto a quando era al governo e con quanto affermato dal signor D'Alema nei confronti del leader libico e della Libia”.

Elezioni Iran Ahmedinejad “Smaschererò i veri ladri” Si riscalda il clima della campagna elettorale iraniana in attesa del voto. Il presidente in carica e principale candidato per le presidenziali , Mahmoud Ahmedinejad, ha annunciato per un discorso "eccezionale" attraverso la tv di stato per "rispondere alle accuse dell'ex presidente Hashimi Rafsanjani che lo aveva definito 'bugiardo'". Lo ha riferito l'agenzia stampa iraniana Fars news che ha raccolto le dichiarazioni dello stesso Ahmadinejad. “In via del tutto eccezionale ha riferito l'agenzia stampa - la tv di stato, ha dedicato 25 minuti di tempo al presidente Ahamdinejad" per il suo discorso. A un giorno dal voto, alla luce dei violenti attacchi dei suoi sfidanti, il presidente in carica sembra meno sicuro di una sua rielezione e promette di "smascherare ulteriormente i ladri" e "svelare altre vicende" sugli altri candidati.


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Sacerdoti bloccati in campo profughi

Risorse in panchina

Sei sacerdoti cattolici sono bloccati in un campo per profughi Tamil a Vavuniya (Sri Lanka nord-orientale) e le autorità cingalesi hanno respinto una richiesta del vescovo di Jaffna, monsignor Thomas Saundaranayagam, di lasciarli partire, viste le loro precarie condizioni di salute. I religiosi, si è appreso, sono rimasti fino all'ultimo nella cosiddetta Zona di sicurezza .

Scontro a fuoco con i rapitori Vagni Scontro a fuoco tra i soldati filippini e i miliziani di Abu Sayyaf, il gruppo estremista islamico che tiene in ostaggio da gennaio Eugenio Vagni, il volontario italiano della Croce Rossa. Otto persone sarebbero morte negli scontri. La sparatoria è avvenuta nei pressi di Indanan, città dell'isola di Jolo. Non è chiaro se nel gruppo dei ribelli ci fosse anche Vagni. Intanto anche in mattinata si sono registrati ulteriori scontri tra terroristi e forze filo governative.

Usa

Sparatoria al museo dell’Olocausto Sparatoria all'ingresso del museo dell'Olocausto di Washington. Un 89enne estremista ariano, armato di un fucile, ha aperto il fuoco contro un addetto alla sicurezza. Una seconda guardia armata ha risposto al fuoco colpendolo. Il primo agente è morto mentre l'aggressore, James Von Brunn, è in condizioni critiche ricoverato in ospedale. Al momento le autorità americane non conoscono il movente del tragico gesto. L’anziano si sa che aveva lavorato al museo per circa 6 anni.

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Chi li ha visti

Tamil

Filippine

giovedì 11 giugno 2009

Sequestrate armi

G8 alla Maddalena Fermati dalla Digos 6 presunti terroristi

Giorgia Meloni

La Digos di Roma ha eseguito stamani 6 arresti nell'ambito di un'operazione antiterrorismo disposta dalla Procura della Repubblica. Cinque sono stati eseguiti in carcere e uno ai domiciliari. Tra gli arrestati Luigi Fallico, ex brigatista della prima generazione, accusato di riannodare le fila della lotta armata. Negli anni '80 era comparso marginalmente in inchieste su gruppi satelliti che ruotavano intorno alle Br. Nell'operazione coinvolti esponenti genovesi, di Milano e un sardo. Secondo gli inquirenti stavano organizzando un attentato in vista del G8 alla Maddalena. Così, il blitz della Digos di Roma è scattato, questa mattina, dopo due anni d'indagini. In sette regioni italiane, gli uomini delle forze dell'ordine hanno eseguito arresti e perquisizioni domiciliari Nell’operazione sono coinvolti esponenti genovesi, di Milano e un sardo. Quest’ultimo e’ stato bloccato a Roma dove era arrivato per incontrare Fallico. Ai domiciliari è finita una persona anziana, perchè trovata in possesso di alcune armi. Nel corso delle perquisizioni sa-

Nel vortice delle veline è scomparsa Giorgia Meloni, il ministro o la ministra che dir si voglia. Ormai le sue apparizioni sono residuali. Eppure è una che fa bene il suo mestiere. A prescindere da come la si pensi. Scuola An, politica vera. L'ultima sua performance risale a due giorni prima del voto a Monterotondo, sua zona elettorale. Il candidato che ha sostenuto, Antonino Gatto, non c'è l'ha fatta contro la macchina da guerra dell'ex Pci. Ma è una sconfitta che sta nei calcoli. E' che la ministra era tanto forte quando era all'opposizione,quanto evanescente al governo.Questione di immagine? Forse. O difficoltà a scavalcare la selva di gambe delle veline berlusconiane? Giorgia Meloni è una seria, preparata e solida. Perché si perde? Ragioniamo insieme sul perchè in questo paese chi avrebbe cose da dire e fare perde il contatto, non incide. E' un problema della democrazia. Quella reale, non quella virtuale. Gap

rebbe stata scoperta anche una bomba. Tra i fiancheggiatori contattati, anche uno coinvolto nelle indagini sull'omicidio del giuslavorista Massimo D'Antona, ucciso in via Salaria il 20 maggio 1999. I milanesi coinvolti nell'inchiesta dei Pm Pietro Saviotti ed Erminio Amelio avrebbero avuto legami con alcuni esponenti legati alle Brigate rosse e fatti arrestare negli scorsi anni dal pm Ilda Boccassini. I controlli sono proseguiti per tutta la mattinata e il primo pomeriggio. Ora i brigatisti arrestati sono a disposizione dell’autorità giudiziaria e dovranno chiarire appunto molti aspetti sulla loro attività. Gli agenti della Digos hanno svolto una serie di perquisizioni ed arresti in Roma ed in altre regioni. Sequestrate armi, anche in altre province, con la collaborazione di agenti della Polizia di Milano, Genova, Sassari e di altre città. Insomma, gli inquirenti ritengono di avere sgominato una nuova banda terroristica pronta a intervenire se il vertice G8 si fosse svolto alla Maddalena. Nelle prossime ore non è escluso che non possano esserci ulteriori sviluppi clamorosi sul fronte investigativo.


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Legge sulle intercettazioni

Ecco i limiti per magistrati e giornalisti Il ministro Alfano

Il disegno di legge del ministro Alfano riduce l’attività di indagine da parte della magistratura e delle forze dell’ordine di Mario De Gennaro E’ conosciuto come la legge sulle intercettazioni telefoniche, ma in realtà il disegno di legge del ministro della Giustizia Alfano, riproposto dal governo sotto forma di maxiemendamento, che recepisce l’ultima versione (emendata dalla Commissione giustizia della Camera) limita pesantemente l’attività di indagine della magistratura e delle forze di polizia, e rappresenta un colpo anche al diritto di cronaca, anche se il limite più pesante è caduto in extremis. E’ un testo complesso, che mette mano a diversi articoli del codice di procedura penale. Vediamone gli aspetti principali. Intercettazioni: limiti alle indagini. Il pm può chiedere le intercettazioni solo in presenza di “gravi indizi di colpevolezza” (eccetto indagini di mafia e terrorismo per le quali bastano “sufficienti indizi di reato”) e solo se “assolutamente indispensabili”. I magistrati hanno più volte fatto notare che le intercettazioni servono proprio a

trovare quei gravi indizi di colpevolezza a carico di persone sospettate. La richiesta del pm, inotre, deve essere autorizzata non più dal singolo gip (giudice delle indagini preliminari) ma da un organo collegia composto da tre membri. Limite anche ai reati intercettabili: solo quelli con pene superiori ai 5 anni, più quelli contro la pubblica pmministrazione; ingiuria; minaccia; usura; molestia; traffico-commercio di stupefacenti e armi; insider trading; aggiotaggio; contrabbando; diffusione di

materiale pornografico anche relativo a minori. Limite alla durata delle intercettazioni: il massimo autorizzabile è 30 giorni, un periodo ridottissimo secondo quanto

hanno più volte affermato i magistrati. Prevista una sola proroga, di altri 15 giorni, e un’ulteriore solo i casi eccezionali. Per indagini su mafia e criminalità organizzata la durata massima è di 40 giorni (prorogabili per periodi successivi di 20 giorni). Altro aspetto che renderà più complicate le indagini è il divieto di utilizzare le intercettazioni in procedimenti diversi dai quelli per le quali sono state autorizzate (a parte mafia e terrorismo).

Limiti alla stampa. Il maxiemendamento governativo ha cancellato la norma originaria che vietava la pubblicazione anche solo del contenuto degli atti d’indagine non più coperti da segreto “fino a che non siano concluse le indagini preliminari, ovvero fino al termine dell'udienza preliminare". Questo significava che i giornali avrebbero potuto pubblicare solo il nome dell’indagato, ma non il reato, né gli elementi raccolti dall’accusa e dalla difesa. Ora il limite resta solo per le intercettazioni, di cui non è pubblicabile nemmeno il contenuto. In caso di violazione, il giornalista rischia da 6 mesi a 1 anno (commutabili in sanzione pecuniaria). Multe salatissime sono poi previste per gli editori: fino a 465 mila euro Bavaglio ai magistrati. Il magistrato ha l’obbligo di astenersi dal processo se ha rilasciato dichiarazioni pubbliche, e deve essere sostituito se rivela notizie segrete di un procedimento penale o semplicemente se parla del processo pendente nel suo ufficio. Niente pubblicazione di nomi o immagini di magistrati ''relativamente ai procedimenti penali a loro affidati'', salvo che l'immagine non sia indispensabile al diritto di cronaca.


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Referendum, - 10 giorni al 21 giugno

Ecco su che cosa si vota IL 21 giugno gli italiani saranno chiamati alle urne per i ballottaggi delle amministrative e anche per il referendum sul sistema di elezione del parlamento nazionale. Oltre alla bagarre per accaparrarsi i comuni e le province rimaste in bilico, i partiti sono impegnati a capire e far capire agli elettori se andare a votare e, in caso positivo, che cosa votare. Apparentemente tutto è racchiuso in una alternativa: SI’ per cambiare l'attuale sistema elettorale, NO per lasciarlo invariato. Ma non è così semplice... Dualismo SI o NO. In realtà il dibattito sul referendum che mira a modificare la legge elettorale negli ultimi giorni sembrava essere svanito nel nulla, o, comunque, ridottosi ad un battibecco tra referendari e pochi altri. Ma ora i risultati delle elezioni europee e quelli delle amministrative indirettamente restituiscono rilievo alla competizione referendaria anche per i riflessi che un eventuale successo della scelta astensionistica sull’affluenza ai ballottaggi. Comunque, ecco una guida ai quesiti referendari e alle conseguenze che l’esito della consultazione del 21 e 22 giugno potrà avere. Primo quesito. E’ quello che abolisce le candidature multiple, ovvero la possibilità per un candidato di presentarsi in più circoscrizioni e di optare poi, ad elezione avvenuta, per una sola di queste, determinando con la sua scelta, dunque, l'elezione o meno dei primi dei non eletti in ogni circoscrizione. Con la vittoria dei sì questo meccanismo di elezione “a cascata” verrebbe meno. Secondo e terzo quesito. Gli altri due quesiti, identici, se

Cerchiamo di capire quali regole cambiano se vinceranno i sì e quali resteranno in vigore se prevarranno i no o l’astensionismo di Roberto Carena

Tre quesiti per cambiare il sistema elettorale PRIMO QUESITO «Il primo quesito referendario si riferisce alla Camera dei Deputati e si propone come obiettivo l’eliminazione della possibilità di collegare tra loro varie liste nonché dell’attribuzione del premio di maggioranza alle coalizioni di liste invece che alle liste individuali. In caso di esito positivo (vittoria del SÌ), il premio di maggioranza verrebbe attribuito alla lista singola che abbia ottenuto il maggior numero di seggi e non più alla coalizione di liste, come invece è previsto dalla vigente legge elettorale». SECONDO QUESITO «Il secondo quesito è analogo al primo ma si riferisce al Senato della Repubblica, e cioè si prefigge l’eliminazione anche per il Senato della possibilità di collegare tra loro varie liste e dell’attribuzione del premio di maggioranza alle coalizioni di liste invece che alle liste individuali». TERZO QUESITO «Il terzo quesito mira ad eliminare le candidature multiple. Attualmente, infatti, i candidati possono candidarsi in più circoscrizioni e risultare eletti in più di una circoscrizione elettorale. Il candidato eletto, optando per uno dei vari seggi ottenuti, permette che i primi candidati non eletti della propria lista in quella circoscrizione gli subentrino nel seggio in cui rinuncia. In caso di esito positivo del referendum, si elimina la possibilità di candidarsi in più

non per il fatto che uno è relativo all'elezione dei deputati e l'altro a quella dei senatori, prevedono che il premio di maggioranza vada non più alla coalizione (un insieme di più partiti), come avviene attualmente, ma alla lista (cioè il singolo partito) che abbia ottenuto la maggioranza relativa dei voti. E questo è il punto davvero delicato: basterebbe qualcosa come, più o meno, il 30 per cento dei voti perché un solo partito si assicuri la maggioranza assoluta in Parlamento. I rischi per i partiti minori Per loro l'unica possibilità di sopravvivenza resterebbe quella di confluire forzosamente nei partiti maggiori. Con buona pace del pluralismo politico. Poi è altrettanto legittimo chiedersi se, in caso di vittoria del referendum, in Parlamento si trovino poi le condizioni per sedersi a un tavolo e cambiare la legge elettorale. Più esplicitamente: perché il Pdl dovrebbe mettere in discussione un sistema elettorale, come quello che scaturirebbe dalla vittoria dei sì, se questo gli permette di accaparrarsi il premio di maggioranza e di farla da padrone in Parlamento? Ancora liste bloccate? Ma c'è un altro aspetto fondamentale su cui si riscontra un grande ed ingiustificabile silenzio: quello delle liste bloccate. Il referendum non mette in discussione uno degli aspetti più discussi dell'attuale legge elettorale, ovvero la mancanza del voto di preferenza, cioè la possibilità per gli elettori di scegliersi i propri rappresentanti. Anche in caso di vittoria dei sì, il Parlamento continuerebbe ad essere determinato dai capi dei partiti.


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Sdoganato dal mondo Il Colonnello non è simpatico, le sue esibizioni a uso interno anche quando è all'estero, certe spacconate come quella della foto appiccicata sulla divisa, le proteste inscenate ad arte per presunti attacchi italiani all'islam, insomma, tutto il repertorio scenico, infastidiscono come qualunque manifestazione lontana dalla regola dello scambio e del protocollo diplomatico. Però, in visita a Parigi, la tenda gliel’hanno fatta piazzare addirittura all'Eliseo. [...] E ora ha ricevuto il definitivo sdoganamento con la nomina a capo dei 53 Paesi membri dell'Unione Africana, che, con un po’ di ambizione visionaria, si proiettano nel futuro come gli Stati Uniti dell'Africa. [...] (dal commento di Maria Giovanna Maglie)

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La visita di Gheddafi Libero

Quanto si agita la sinistra La giornata trionfale del pugnace Stefano Pedica (senatore dell’Italia dei Valori con trascorsi ovunque: Dc, Ccd, Udr, Cristiano Democratici Europei, Patto Segni, Dc di Rotondi) comincia presto, alle 10 del mattino: «È una vergogna raccapricciante aprire l’aula del Senato a chi non conosce quelli che sono i diritti umani. Io e Pancho Pardi terremo una conferenza stampa per spiegare la nostra sacrosanta protesta, che proseguirà fino a quando gli italiani non avranno piena soddisfazione». Muhammar Gheddafi ha i primi brividi lungo la schiena, ma siamo solo all’inizio. Perché, come nell’ultimo anno e mezzo, il Pd si mette a ruota del partito dell’ex pm: «Indecente», tuona il senatore democratico Della Seta che prepara un’interrogazione a Frattini. [...] (dalla cronaca di Martino Cervo)

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l’Unità

Parlarne è difficile Diventa difficile parlare ora qui del colonnello Gheddafi arrivato ieri a Roma coi massimi onori di Stato e con una foto appesa sul petto: la foto di un eroe libico della resistenza anti-italiana ucciso dai fascisti. Difficilissimo parlare delle divisioni interne alla sinistra sull’opportunità di consentirgli di parlare al Senato sfociata infine come al solito in un compromesso [...]. Bisogna farlo, però, perché questo è successo. E bisogna dire che davvero avremmo preferito non cominciare così questa ripresa della vita politica all’indomani della tornata elettorale. Con gli onori di Stato a un uomo che della democrazia ha un’idea davveromolto distante dalla nostra. (dall’editoriale di Concita De Gregorio)

CORRIERE DELLA SERA

E viene trasmesso il film sulla resistenza dei libici La memoria è spesso dolorosa, ma gli italiani sono maestri nell'esercizio dell'oblio: delle pagine nobili ma «politicamente imbarazzanti», come l'eroismo del console fascista Guelfo Zamboni, che salvò dalla deportazione tutti gli ebrei italiani di Salonicco; e delle pagine vergognose, legate al passato coloniale. Come accadde in Libia con la feroce repressione del generale Graziani, inviato da Mussolini per stroncare la resistenza di tremila guerriglieri senussi, guidati dall'eroe beduino Omar Mukhtar. Gheddafi è arrivato a Roma con la sua foto appuntata sulla divisa. Mukhtar fu impiccato da prigioniero di guerra. All'inizio degli anni 80 Gheddafi decise di finanziare un film colossal su Mukhtar, «Il leone del deserto»,

con il meglio dello star system di allora: Anthony Quinn, Irene Papas, Rod Steiger, Oliver Reed, Raf Vallone e Gastone Moschin. Denis Mack Smith lo definì un documento unico sulle atrocità coloniali. In Italia il film è stato vietato per quasi 30 anni. Nessun distributore lo ha acquistato, e quando fu proiettato in una sala di Trento intervenne la Digos con l'ordine di sequestro voluto da Giulio Andreotti per «vilipendio delle forze armate italiane». Tutti i tentativi di riproporlo (Craxi l'aveva promesso a Gheddafi) sono falliti. Fino a oggi ( Sky lo propone questa sera alle 21 su Cinema Classics). Il colonnello, sul divieto del film, ha ragione. [...] (dal commento di Antonio Ferrari)

La rivalsa di Muhammar Il volto di Gheddafi, «al Qaid» (Guida) della Libia, ispessito dagli anni, è una impassibile terracotta ma, a guardarlo bene, t’accorgi che le palpebre ancorché schermate da occhialoni extralarge sbattono denunciando tensione. Il Colonnello è avvolto in una delle settecento divise da lui disegnate secondo il modello sovietico; sul torace protetto dall’antiproiettile ballonzolano, al posto delle decorazioni, pallide foto. Ritraggono Omar Mukhtar, eroe nazionale, lo sceicco senussita catturato e impiccato da Graziani. Ma perché questa esibizione d’un medagliere anomalo (si deve a Breznev, ma lui esibiva stakanovisti)? Nel mondo di Gheddafi esiste il cosiddetto doppio linguaggio: quello che serve a comunicare genericamente, quello

che sottintende. Con le mostrine fuori ordinanza Gheddafi ha inteso dire ai suoi interlocutori (italiani) che la sospirata «pax» fra Italia e Libia non cancella il passato. S’è aperta una pagina nuova ma quella vecchia non sarà mai dimenticata. E qui va ricordato come nella Jamahiriya (equivalente arabo di Repubblica popolare) sono i Comitati popolari a far da barometro, a rivelare gli umori delle «masse». Gheddafi è il leader ma lo si discute, non di rado. Per darsi disinvoltura Gheddafi giocherella con uno dei suoi tanti bastoni, parente povero d’una durlindana turca. Infine lo rifila a una prosperosa «tigre» col basco rosso: fa parte della leggendaria scorta femminile del Colonnello. [...] (dal commento di Igor Man)


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La visita di Gheddafi

Quella foto in bianco e nero sul bavero della sua giacca La foto è appuntata sul bavero della giacca della sua uniforme piena di decorazioni. Scende dalla scaletta dell’aereo il leader Muhammar Gheddafi. La zoomata dei fotografi e dei teleoperatori fissa quell’immagine d’epoca. Si vede un anziano con la barba bianca avvolto in un baracano bianco. E’ incatenato e circondato da soldati italiani. E’ Omar al Mukhtar, il «leone del deserto», l’eroe della resistenza libica contro il colonialismo italiano, il capo-zavia senussita giustiziato nel campo di concentramento di Soluch, il 16 settembre del 1931, dalle truppe d’occupazione guidate dal generale Graziani. Subito dopo Gheddafi, scende dall’aereo presidenziale un anziano: ha difficoltà

la Repubblica

Il colonnello Gheddafi, in visita a Roma

a camminare, viene adagiato su una sedia a rotelle. E’ il figlio del leggendario capo della resistenza libica, è Mohammad al Mukhtar, il «notaio» - era presente anche lui - del Trattato di amicizia e di

cooperazione tra Libia e Italia, siglato a Bengasi il 30 agosto del 2008 dal leader Gheddafi e dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Ha un bel dire Giulio Andreotti che il passato è passato e

che bisogna guardare all’avvenire. Per Gheddafi quel passato ha pesato come un macigno sui rapporti tra Tripoli e Roma. Tant’è che nel suo primo intervento appena atterrato a Roma, il Leader libico ha voluto rimarcare: «Sono qui perché l’Italia ha chiesto scusa». E nella conferenza stampa serale a Villa Madama, Gheddafi ha spiegato: «Quella foto per noi è come per i cristiani il portare la croce, il voler ricordare al mondo la sorte di Cristo. Si vede l’eroe della resistenza al colonialismo italiano poco prima dell’impiccagione, attorniato da ufficiali e soldati fascisti che lo deridono. [...] (dal servizio di Guido Ruotolo)

Libero

Gli onori Un beduino al Quirinale per il despota e una gara di salamelecchi

Berlusconi è soddisfatto

[...] Il colonnello libico [...] da quarant’anni è il capo di un dispotismo, cioè di un regime che è l’antitesi della democrazia parlamentare e dello stato di diritto. E noi, per l’appunto, lo invitiamo a tenere discorso in una sala del Senato e gli conferiamo una laurea honoris causa proprio in Diritto, per iniziativa dell’università di Sassari. [...] Nulla gli è stato negato. Ha preteso che Berlusconi dimenticasse il torcicollo e corresse ad aspettarlo in aereoporto: è stato esaudito. Ha voluto attendarsi a Villa Pamphili: gli è stato permesso. Avesse chiesto di entrare a palazzo Chigi in testa ad una carovana di cammelli, gli avremmo risposto: si accomodi, faccia come fosse nel suo caravanserraglio. [...] (dall’articolo di Guido Rampoldi)

Il leader libico Gheddafi è da ieri in Italia per la sua prima visita ufficiale nel nostro Paese. Il raìs si è presentato con la foto di un eroe antiitaliano appuntata sul petto e non sono mancate le polemiche. Al punto che è saltato il previsto discorso che Gheddafi avrebbe dovuto tenere al Senato. E sull’intervento a Palazzo Madama si è spaccato il Pd. Dopo l’incontro al Quirinale con il presidente Napolitano, il leader libico, che a luglio sarà al G8 dell’Aquila, ha tenuto a Villa Madama una conferenza stampa insieme con Silvio Berlusconi che ha commentato: «Oggi si è chiusa una pagina dolorosa». «Ora siete nostri amici», ha detto Gheddafi. [...] (dall’articolo di Paolo Cacace)

La madonna nera di Tripoli, alias Muammar Gheddafi, è apparsa ieri a Roma. Dal presidente della Repubblica agli accademici, passando per i ministri e gli imprenditori, tutti si sono messi in fila per ottenere le grazie del dittatore della “Grande Jamahiriyya Araba Libica Popolare e Socialista”. Unica eccezione il Senato, dove i capigruppo hanno cambiato in corsa il programma odierno. Hanno capito che far parlare l’imbarazzante colonnello nell’aula di palazzo Madama sarebbe stato un regalo eccessivo. Un po’ perché il rais nemmeno sa cosa siano democrazia e Parlamento. Un po’ perché il personaggio si è presentato nella capitale con l’aria di chi ha vinto una battaglia durata più di sessant’anni e con l’intenzione di

rinfacciarci il nostro passato colonialista, testimoniata dalla foto dell’eroe nazionale anti-italiano, Omar al-Mukhtar, appiccicata sull’uniforme militare. Sarebbe stato antipatico vedere l’Italia messa sotto processo in un’aula del nostro Parlamento, per di più da un personaggio simile. E il rischio c’era. Per salvare capra e cavoli, gli si farà tenere il suo concione nella sala Zuccari, di solito riservata alle conferenze. Fa sempre parte del Senato, ma l’edificio è un altro. Qualunque cosa accada, l’emiciclo è salvo. E con esso l’orgoglio. Per il resto, è una gara a chi si esibisce nel miglior salamelecco. [...] (dal commento di Fausto Carioti)


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commenti, inchieste, repor-

Scelti per voi

il Giornale

Martina Stella: “Ora sperimento la comicità popolare” Mentre fa jogging ad Antigua, calzoncini blu sgambatissimi e capelli d’oro castigati nella coda di cavallo, davanti le balla tutto. Prova provata che è tutta farina del suo sacco [...]. «Non condivido questa mania di correre a farsi gonfiare le labbra e il resto. Non è per me», dice Martina giudiziosamente Stella, che sotto al suo cielo estivo ha il Mar dei Caraibi. [...] Se non ci fossero 12 centimetri di tacchi di sughero, sotto ai jeans, sembrerebbe una scolara in gita. Cara Martina Stella, con i Vanzina al «Piper» in tivù e adesso ad Antigua, con «Un’estate ai Caraibi». Lo stile leggero dei fratelli le si addice? «I Vanzina hanno un tipo di comicità popolare che mi piace sperimentare. Sul set mi sono

Martina Stella

divertita molto col mio gruppo di toscanacci, Paolo Conticini e Paolo Ruffini, nel film miei fidanzati. E spero che il divertimento arrivi al pubblico». È vero, come raccontano, che ha paura dei pennuti e anche di altri animali? «Sono un po’ paranoica, è vero. Temo gli insetti, i piccioni e i

gechi, anche. Ad Antigua, all’improvviso m’è entrata una tortora enorme dentro la camera da letto. Non me l’aspettavo, ecco». [...] Non sembra un tipo pauroso: pare che a casa sua, dopo il divorzio dei suoi genitori, il boss sia lei.

«Lavoro molto e non guadagno male, per cui mi piace pensare a chi amo, farli star bene. La mia è una famiglia molto semplice, che in passato ha avuto difficoltà economiche. Con mia madre Bianca e con mia sorella Laura siamo legatissime. E comunque, condividere il bene con gli altri è importante per me». Nel film dei Vanzina è una commessa, che tradisce il fidanzato, ma poi torna con lui, dicendo: «Dei soldi non me ne frega niente». Nella vita vera del denaro le importa? «I soldi non sono tutto. Anche se ti regalano libertà e dignità. Per la verità, ho rifiutato molte proposte [...] perché non mi convincevano». (dall’intervista di Cinzia Romani)

Avvenire

la stampa

Ylenia, la badante morta di solitudine

Brunetta e il lavoro

Diceva di chiamarsi Ylenia, ma il cognome non lo sapeva nessuno. Aveva 45 anni, ed era russa – così almeno aveva raccontato alla sua padrona. Che l’ha trovata morta in casa, in un lago di sangue. Probabilmente, han detto gli inquirenti, un aborto spontaneo. Nessuno ha sentito niente, nell’appartamento di Torre del Mare, Bari. Laconico, il testo delle agenzie recita: «La donna è morta senza chiedere aiuto». Senza chiedere aiuto. Cercando di cavarsela da sola. Perfino di non sporcare: i carabinieri hanno trovato nella camera una bacinella piena di sangue, come se la prima preoccupazione della badante, ancora «in prova», fosse quella di non creare problemi. Non dare fastidi. Non macchiare i tappeti. Quella gravidanza tardiva, magari addirittura ignorata, o nascosta come una vergogna, è finita forse da sola, come un sogno troppo assurdo. Straniera, precaria, sola, non più giovane: anche solo l’angoscia di una simile maternità basta, per perdere un figlio. Comunque sia, un aborto consumato nel pozzo più nero della solitudine. Ylenia, forse, 45 anni, suppergiù, di cognome chissà. Nel passaporto infine recuperato c’è scritto Vira Or-

A volte basta davvero poco per essere felici. Mi aggiravo negli scantinati del mio pessimismo, quando le agenzie di stampa hanno cominciato a crepitare le dichiarazioni rilasciate dal ministro Brunetta a un convegno di Confindustria. Leggerle ed essere squassato da un’ondata di energie positive è stato tutt’uno. Ma non potevo trattenere quel vento di gioia [...] per me. Volevo condividerlo con chi ne aveva più bisogno. Così sono entrato in un supermercato, brandendo il dispaccio brunettesco come una spada fiammeggiante. E [...] ho iniziato la lettura del verbo ministeriale. «Per 30 milioni di lavoratori dipendenti e di pensionati, la crisi ha portato a un aumento del potere di acquisto... [...] grazie all’incremento delle retribuzioni e alla diminuzione dell’inflazione... [...] la povertà in Italia è diminuita». Sono rimasti zitti di colpo. «Avete sentito cosa dice il ministro? Da quando c’è la crisi siete diventati tutti più ricchi. E non ve n’eravate neanche accorti. Che stupidi a cadere nella trappola della propaganda disfattista [...]». Li ho guardati. Impiegati, casalinghe, pensionati. Anche loro hanno guardato me. A quel punto mi sono messo a correre. (dal corsivo di Massimo Gramellini)

lova, 40 anni, ucraina, e non russa. Non c’è però il visto d’ingresso: irregolare, come mille altre che vengono in Italia mendicando di badare ai nostri vecchi, di lavarli, di imboccarli, per pochi euro in nero. Ma la badante appena arrivata, dicono, a Bari – chissà per quali sentieri clandestini – aveva, oltre al bisogno, oltre al pensiero della famiglia rimasta a casa, un inconfessabile segreto. Un figlio a 40 anni, che assurda storia; e guai, se lo venisse a sapere la padrona. L’ansia di ritrovarsi ancora su una strada. Andare a letto, una sera, covando l’angoscia che rode. Dopo avere preparato la cena, rigovernato, spazzato, andare a dormire, inseguita da quel doloroso tormento. Che, poi, era un figlio; ma le Vira Orlova a questo non possono neanche concedersi di pensare. Occorre mandare soldi a casa, e avere un tetto, e non farsi cacciare. Un figlio, per quelle come loro, è un lusso così audace che vietano a se stesse di pensarci. Andare dunque a letto inseguite dallo stillicidio di una indicibile angoscia. «Buonanotte, signora, buon riposo». Ma non è buona la notte, nella piccola stanza con una branda, un comò e la valigia. [...] (dall’articolo di Marina Corradi)


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commenti, inchieste, reportage

Scelti per voi

la Repubblica

Saviano, quando la realtà è il dovere di un romanziere Quando capita che la letteratura operi un disvelamento della realtà, portando il lettore a conoscere, a capire, a prendere coscienza e dunque a diventare compiutamente cittadino, quali obblighi nascono per lo scrittore? Obblighi davanti alle parole, al loro uso e al loro significato, dunque davanti alla scrittura, alla sua funzione pubblica di fronte al Paese e alla comunità dei lettori. La risposta di Roberto Saviano dopo il successo mondiale di "Gomorra" è molto chiara: lo scrittore civile alla fine del libro ha l'obbligo di proseguire il suo lavoro con altri mezzi. Deve continuare a parlare ai suoi lettori, deve rivolgersi alla loro disponibilità a capire, deve occupare lo spazio pubblico che la letteratura gli ha aperto dentro la società. Così nascono gli articoli di Saviano per i suoi giornali, "Repubblica" e "L'Espresso". Reportage, editoriali, incontri, recensioni rivisitate. Sono i movimenti della criminalità, indagati con la conoscenza dello scienziato, è il dialogo con un altro scrittore, è la curiosità di approfondire il mondo della mafia russa, è una storia di pugili, o un'immersione nella graphic novel. Con il modo di guardare e di raccontare preso dalla letteratura e portato sul quotidiano, e il risultato di un format narrativo inedito e universale, capace di spiegare raccontando. Ma c'è naturalmente qualcosa di più, nella dimensione civile di questa testimonianza letteraria. C'è una presenza. Ciò che il crimine vorrebbe annullare in Saviano. Il suo esserci, il suo saper guardare e capire, il suo modo di spiegare e di farsi ascoltare. Sul giornale l'impegno di "Go-

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morra" continua, il patto col lettore si rinnova, mentre un altro libro si prepara il dialogo prosegue, l'indagine dello scrittore va avanti sulla spinta dei fatti quotidiani, si allarga al caso Eluana, aggiunge il Nord al Sud, diventa un'inchiesta permanente sull'Italia. Tutto questo, dà modo a Roberto di essere presente. Con la fatwa criminale che una società democratica e avanzata come la nostra accetta rassegnata, volevano impedirgli una presenza, una testimonianza continua, una partecipazione. Non potendo più cancellare Gomorra, volevano cancellare il suo autore dalla vita civile, togliergli la parola. Ecco perché Saviano dice qui, in questo libro che raccoglie i suoi articoli, come per lui scrivere significhi prima di tutto esistere, non perdere la parola, la possibilità di darle un significato di realtà, sentendola risuonare nel Paese che tollera la sua condanna ad una vita nascosta. [...] Il giornale lo porta dentro la vita quotidiana, tra la gente che non può fisicamente incontrare.[...] Il giornale, non bisogna stancarsi di dirlo, fa parte della vita di un Paese e non della sua rappresentazione, così come il giornalismo non è un'arte ma una professione civile, soprattutto non è una struttura mimetica, ma vive nel divenire della vicenda quotidiana e del suo primo impatto. Qui, proprio qui e proprio per questo, la scrittura civile può essere dirompente. Ecco perché non vogliono che Roberto scriva sul suo giornale, e lo hanno detto chiaramente. Ed ecco, semplicemente, perché continua a farlo. (dal commento di Ezio Mauro)

La migliore del giorno

Staino sull’Unità

Avvenire

Le leggi razziali fasciste erano fuori dal Vaticano In Vaticano venne recepita la legislazione razziale italiana del 1938? Sembra insinuarlo Alberto Melloni in un articolo pubblicato nei giorni scorsi sul Corriere della Sera, nel quale recensisce un libro sullo Stato della Città del Vaticano, che peraltro uscirà solo a fine mese. L’articolo contiene varie inesattezze, come quella – peraltro veniale – secondo cui lo Stato vaticano, istituito il 7 giugno 1929 a seguito dei Patti lateranensi, avrebbe una superficie «di pochi chilometri quadrati», mentre in realtà il territorio vaticano risulta meno di mezzo chilometro quadrato (per la precisione 0,49 kmq); un territorio volutamente ridottissimo: solo quanto bastasse – come ebbe a dire Pio XI ai parroci romani l’11 febbraio 1929, lo stesso giorno della firma dei Patti lateranensi – a sostegno della sovranità e a garanzia dell’indipendenza della Santa Sede, come in san Francesco «quel tanto di corpo che bastava per tenersi unita l’anima». Lo stesso dicasi per il richiamo

al cosiddetto «scandalo Ior», di cui nel libro in questione non si direbbe nulla. E in effetti questo Istituto con lo Stato vaticano non ha niente a che vedere, trattandosi di una istituzione che appartiene invece al novero degli enti centrali della Chiesa. Ma l’affermazione secondo cui, nel libro citato, «la recezione per le leggi razziali avrebbe meritato una disanima che il volume non fa», è davvero singolare e poggia su un duplice, erroneo presupposto. Il primo è quello che riguarda la recezione automatica, nell’ordinamento giuridico del piccolo Stato, della legislazione italiana. Invero la legge vaticana sulle fonti del 1929, ora sostituita da una nuovissima di Benedetto XVI, previde sì la recezione di leggi italiane, ancorché non di tutte; ma solo delle leggi in quel momento vigenti in Italia: leggi in buona parte ancora di origine liberale, come il codice civile Pisanelli del 1865 e il codice penale Zanardelli del 1889. [...] (dall’editoriale di Giuseppe Della Torre)


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Bari

Palermo

Elezioni nel caos arriva il giudice

Cammarata come Lombardo

Al Comune di Bari una decina di presidenti di seggio, nel corso dello spoglio, hanno deciso di gettare la spugna. Malori, stanchezza e inesperienza hanno giocato un brutto scherzo in una tornata elettorale che si è conclusa con tre 3 sezioni su 345 ancora da scrutinare: ci penserà nei prossimi giorni l’ufficio centrale elettorale presso il tribunale di Bari. […] E a Bari si scatena la polemica. Alle 10 (ndr.di ieri) -dall’inizio dello spoglio sono trascorse 20 orein ballo ci sono ancora una ventina di seggi. Passano pochi minuti e dall’ufficio del prefetto Carlo Schilardi parte la decisione: «Abbiamo superato le 24 ore previste dalla legge -dice Schilardi- ora le schede dovranno essere inviate all’ufficio centrale elettorale». Da piazza Prefettura partono i funzionari verso le ultime tre sezioni ancora da chiudere, (218, 229 e 254) nella scuola «Guglielmo Marconi » di via Skanderberg. Sono le 16.30, le schede ci sono,

Il primo sindaco di Palermo, come ha già fatto il Presidente della Regione Sicilia, ha annunciato di azzerare la giunta. Questa volta a ribellarsi è un pidiellino doc, nei guai con la crisi dell’Amia per la gestione dei rifiuti. Il problema è sempre quello: i soldi. Il sindaco di Palermo chiede infatti 100 milioni di euro al Governo per risolvere il problema della spazzatura. Lancia frecciate alla sua coalizione, che per la seconda volta, l’ha sostenuto. «Non intendo proseguire in queste condizioni, -dice Cammarata- mi sono ricandidato per la ricostruzione di questa città sostenuto da un ampia maggioranza che ha preso quindi degli impegni con me ma soprattutto nei confronti della città. Allo stesso tempo ho fatto sempre scelte condivise con la coalizione, a partire dalla stabilizzazione dei precari che

adesso pesa per 100 milioni di euro e grava in parte anche sull´Amia. Bene, ora mi aspetto che tutti sostengano Palermo e voglio la piena solidarietà del mio partito, il Pdl». Il messaggio è rivolto in particolare alla riottosa area legata al sottosegretario Gianfranco Miccichè. Ma anche a Udc e Mpa. E vuole parlare direttamente con Berlusconi. «Nella nuova giunta –continua Cammarata- entrerà solo chi si è battuto per far ottenere più fondi per la nostra città. Ho bisogno di avere nella mia squadra persone capaci ma anche forti con i loro interlocutori Fino a oggi ho avuto tanti punti di riferimento che però non mi sembra si siano battuti molto per la nostra città».el.co.

settimana che va dal 1 al 7 giugno i dati sono più puntuali. Nello specifico, la seconda linea non ha mai funzionato, la prima linea è stata operativa per un totale di 32 ore su 168 e la terza per un totale di 41 ore su 168 totali. In ogni caso durante questa settimana non sono mai stati bruciati rifiuti, la struttura ha funzionato a gasolio. Restano ancora un mistero i dati sulle emissioni che dovrebbero essere aggiornati dall’osservatorio. Sono però disponibili quelli forniti dall’arpac sulla qualità del-

l’aria nella zona di Acerra. Abbiamo confrontato questi ultimi con l’attività dell’inceneritore. Ebbene, durante la settimana dal 1 al 7 giugno, quella in cui non sono stati bruciati rifiuti, non sono stati rilevati superamenti dei livelli consentiti di pm10 nell’aria. La fase di pieno regime dell’impianto è stata rimandata al 2 luglio. Secono ilConsiglio dei Ministri sono ancora necessarie verifiche sul funzionamento dell’impianto nonché delle emissioni. Simona Cipollaro (da www.ecodellacittà.it)

negli occhi dei componenti del seggio c’è il terrore che la situazione possa degenerare. Ma dal buio si passa alla luce: verbali, estratti e scatoloni con i voti vengono divisi e imballati. [...] I nominativi dei presidenti che hanno abbandonato, o che hanno concluso le operazioni in ritardo, sono stati segnalati dalla Prefettura alla Corte d’Appello. Rischiano, come prevedibile, la radiazione dall’albo. Eppure, al Comune di Bari le defezioni dei presidenti erano salite al 50% dei nominati. Al loro posto una flotta di gente alla prima esperienza. La Procura di Bari inizia a vigilare sull’andamento del voto in cerca di eventuali reati e la rappresentante della lista Magistro parla di una sezione «composta da un’intera famiglia» che si sarebbe «chiusa all’interno del seggio estromettendo dalle operazioni i rappresentanti di lista». Vito Fatiguso (da corrieredelmezzogiorno.corriere.it)

Acerra

Il nuovo impianto rifiuti non ancora a regime L’osservatorio Ambientale dell’inceneritore di Acerra ha pubblicato per la prima volta i dati sul funzionamento dell’impianto dal suo primo avvio. Le tre linee dell’inceneritore sono entrate in funzione rispettivamente il 18 marzo, il 2 maggio e l’8 maggio. Vale la pena sottolineare per chiarezza che i dati non sono, almeno per il periodo in questione, sufficientemente trasparenti. I risultati dell’attività sono forniti in modo da non consentire la verifica del numero di ore di funzionamento

per ogni linea. Quello che comunque si può dedurre, da quanto pubblicato dall’osservatorio, è che complessivamente, durante il periodo marzo-maggio, le tre linee hanno funzionato con rifiuti per un totale di 27 giorni, dunque meno di un terzo dell’intero periodo di operatività. In questo intervallo di tempo, sono state bruciate 16170 tonnellate di rifiuti, 2048 tonnellate di scorie sono state prodotte mentre l’energia in uscita è stata pari a 859 megawattora. Per quanto riguarda, invece, la


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Emilia Romagna

Milano

Errani vuole “rifondare” il Pd

L’autobus parla soltanto italiano

“Dopo i ballottaggi faremo una seria riflessione politica: una riflessione che ci aiuti a rifondare e rimotivare il progetto politico del Pd, ripartendo dai territori e dalla capacità di rappresentare identità e interessi concreti". Lo sostiene Vasco Errani, presidente della Regione EmiliaRomagna e componente della segreteria del Pd. "Dopo il voto ha aggiunto Errani - il Pd dimostra di essere in piedi. Da qui dobbiamo ripartire. Ora andiamo uniti ai ballottaggi sapendo che dobbiamo raccogliere risultati importanti. Ciò vale anche in Emilia-Romagna dove il posi-

Mohamed è un giovane diplomato, con un curriculum di tutto rispetto. Vuole entrare nell’ATM, l’azienda di trasporti milanese. Chiede di poter lavorare come elettricista. Ma ha un unico grande difetto: la nazionalità. Mohamed è marocchino. Più di una provenienza, un marchio. L’ATM, infatti, non intende valutare candidature di lavoratori stranieri. L’azienda milanese si è appellata ad un Regio Decreto del 1931 (di epoca fascista), per giustificare la sua scelta. Tale legge, evidentemente, impediva agli stranieri di essere assunti presso un’impresa italiana. Il provvedimento non è mai stato abrogato. Mohamed si è appellato ad un giudice chiedendo di far considerare tale norma discriminatoria ed iniqua per l’attuale società. I dirigenti di ATM si difendono con osservazioni del

zionamento del Pd è forte e la crescita della Lega ci trova pronti a rilanciare una battaglia di idee e di cultura politica". In vista dei ballottaggi, ha esortato, "nessuna sottovalutazione, saranno due settimane di presenza continua tra la gente, a confronto con i problemi e le speranze di ciascuno, per il futuro delle amministrazioni locali". Poi, dopo i ballottaggi, via alla riflessione per "rifondare e rimotivare". "Questo ha concluso dovrà essere il tema del nostro congresso di ottobre: la nostra sfida è quella di costruire una prospettiva positiva per il Paese [...]". (da www.viaemilianet.it)

Calabria

tipo: "Il servizio di trasporto pubblico comporta delicati aspetti legati alla sicurezza dei cittadini. [...]. E’ proprio di questi giorni la notizia che cinque maghrebini avrebbero organizzato un attentato nella metropolitana milanese". L’azienda non ne vuole sapere di strumentalizzazioni di carattere politico e fa sapere: "Il legame personale del cittadino allo Stato può dare maggiori garanzie in relazione alla sicurezza e incolumità pubblica. Forse per questo motivo il Legislatore italiano non ha provveduto ad abolire tale norma. Ad ogni modo siamo pronti a una revisione costruttiva del Regio Decreto in modo da aprire il mercato del lavoro anche agli extracomunitari. Atm ribadisce il pieno e totale rispetto delle norme vigenti." [...] Ezio Petrillo (da agoravox.it)

Abruzzo

Scuole a rischio chiusura I dati forniti dal Ministero solo qualche giorno fa mostrano che la Calabria sarà la regione piu' penalizzata dai tagli delle strutture scolastiche. ''Non siamo pregiudizialmente contro una nuova configurazione dell'organizzazione della scuola, né difendiamo la scuola calabrese così com'è - ha spiegato il vicepresidente della Regione Cersosimo - ma non possiamo accettare passivamente un massacro indiscriminato delle strutture scolastiche pubbliche. E' inevitabile l'accorpamento di plessi scolastici patologica-

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Ricordi e speranze dalla tenda mente sottodimensionati, a patto però che sia garantito a pieno il diritto costituzionale degli alunni ad una formazione di qualità, che sia assicurata dallo Stato la frequenza alle attività formative in strutture idonee e che gli alunni e le loro famiglie non debbano essere sottoposti a percorsi casascuola proibitivi''.Cersosimo ha chiesto che Governo, Regione, Enti locali e sistema scolastico regionale approntino congiuntamente un piano di riorganizzazione dei plessi sostenibile. (Asca)

Sono passati quasi 60 giorni dalla terribile notte che ha sconvolto le nostre vite [...]; eppure abbiamo ancora i ricordi, quei ricordi che oggi ci stringono la gola perché legati a qualcosa che non c'è più, ma che domani ci daranno la forza per ripartire ed essere più forti di prima. Il nostro motto negli ultimi tempi è: "L'Aquila tornerà a volare" ma sarà davvero così? [...] Come faremo a ricominciare in una casa che non ci appartiene ? [...]Ci vorranno anni per riavere un pizzico di normalità e poter mettere da

parte tutte quelle ansie e paure che oggi riempiono le nostre giornate [...] Per una mamma che, come me, vedrà nascere il suo bambino tra qualche mese, è fisso il pensiero dell'incertezza, della paura che quel bambino debba provare quel senso di smarrimento e di dolore che da quella notte comprime il nostro cuore ; ma questa mamma ha ancora la speranza a cui aggrapparsi, la speranza di un domani più roseo, di un futuro migliore [...] Irene Di Giovine (da www.ilcapoluogo.it)


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la trIbuna

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La vignetta

Dibattito

Il dopo voto del Pd Partito aperto e moderno o vecchia oligarchia? I candidati che hanno collezionato il maggior numero di preferenze nel mio collegio (Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta) sono stati quelli indicati dal partito: Cofferati, Panzeri e Toia in Lombardia, Cofferati, Susta e Placido in Piemonte, Cofferati Balzani e Bonanini in Liguria (la Valle d’Aosta troppo piccola per vincere un proprio eletto). Il Partito aveva dato indicazione affinché nei territori e attraverso i circoli fossero supportate le predette candidature e, in particolare, quella di Cofferati, non proprio amata dalla base. Guardate coi vostri occhi come è andata: ecco gli eletti. Risultato complessivo nel collegio Nord-Ovest: 23,03%, migliora appena su scala nazionale: 26,13%. Davvero pochino, soprattutto perché solo un anno fa la cifra era ben diversa (33,2% alla Camera e 33.7% al Senato). Io credo che il numero di voti presi a queste elezioni, che sapevamo sarebbero andate male, rappresenti il numero minimo ed imperdibile di elettori democratici. Quelli che qualunque cosa accada, il proprio voto al partito non lo negano. Gli aficionados, i fedelissimi insomma. Non per niente, infatti, questi elettori hanno rispettato alla lettera, come dicevo sopra, le indicazioni di apparato. Della serie: peggio di così non può andare, perché questo è il minimo garantito che un partito fortemente organizzato sul territorio come il Pd si porta dietro come rendita naturale dei decenni di storia politica

delle sue componenti originarie. Ora io mi domando: si poteva fare di meglio che accontentarsi dei soli voti dello zoccolo duro? Gli errori sono stati tanti: tanto per cominciare la composizione delle liste (a tratti impresentabili), piovute nei collegi dall’alto della Segreteria nazionale che le ha confezionate ignorando quasi del tutto le indicazioni provenienti dai territori, ma anche le faide interne (persino ostentate), i pizzini, i distinguo, le “amalgame mal riuscite”, le “fusioni a freddo”, e chi più ne ha più ne metta. Ma ai miei occhi, se non si fosse capito, il disastro maggiore è rappresentato dal fatto che nessun dirigente di rilievo nazionale ammetta la disfatta. E conseguentemente si dimetta. Il Pd perde 7 punti, lo ripeto. Un dramma. Ed oggi, di fronte ad una perdita colossale (abbiamo perso 4 ilioni e mezzo di voti) i dirigenti del Pd esultano (!) dicendo “Abbiamo fermato la destra” o spiegano all’IdV, che ha fatto il pieno di voti, che l’antiberlusconismo non paga. Intanto a Roma si incontrano, sempre gli stessi, per stabilire chi tra loro sarà il prossimo segretario. Bersani, D’Alema, Marini, Franceschini, Rutelli, ecc. ecc. Possibile che nessuno parli di dimissioni? Squadra che perde, non si cambia? La chance di lasciare il posto a qualcun altro che, chissà, forse potrebbe fare di meglio, ce la vogliamo del tutto negare? on doveva essere un partito aperto, contendibile, il nostro? O erano solo parole? dal blog Metilparaben

Invia le tue mail a tribuna@altroquotidiano.it

da munaciell.blogspot.com

Di lotta

Di Governo

Debora va bene Gheddafi Ma non parlate porta qui il di fenomeno suo desterto Ci sono solo due cose che non sopporto della moda del momento “Serracchiani”. La prima è la sua falsa modestia (ma su questa si potrebbe anche sorvolare: sono idiosincrasie personali del sottoscritto), la seconda è la campagna mediatica: ci hanno già fatto tanto male col fenomeno Veltroni, ora ci provano con il fenomeno Serracchiani. Un esempio lampante è il titolo di molti quotidiani “Ecco l’unica che ha preso più preferenze di Berlusconi”. Poi uno legge i dati e scopre che nel Nord Est Berlusconi ha preso 391.362 voti e Serracchiani 144.558. Sia chiaro: sono tanti e ce ne fossero di candidati così. Però le analisi facciamole sui dati reali. dal blog di Marco Campione

Il Governo rende omaggio al colonnello Gheddafi. Il tiranno musulmano viene ricevuto in pompa magna da Berlsuconi e Alemanno. Nei prossimi quattro giorni la Capitale sarà blindata per l’arrivo di questo personaggio ambiguo. Sul prato di Villa Doria Pamphili sarà allestita una tenda beduina. Le istituzioni si preoccupano di tutto per far sentire a casa il Colonnello e la delegazione di trecento persone al suo seguito. Potevano anche costruirgli al momento una piccola moschea privata. Espropriare il più bel parco pubblico di Roma e dargli le sembianze del deserto libico mi pare davvero esagerato. Dal blog di Nicola Vacca


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PREVIDENZA Risponde il dottor ANTONINO NICOLO’ Potete inviare i vostri quesiti direttamente al nostro esperto all’indirizzo e-mail: toniconc@libero.it

Pensione

Invalidità revocata si ha la pensione? Cosa succede ad un lavoratore con 17 anni di contributi, cui è stato riconosciuto l’assegno ordinario di invalidità, che poi è stato revocato in sede di conferma dello stesso, quando arriva all’età pensionabile? Avrà diritto ugualmente alla pensione di vecchiaia? Mario Latella, Roma Nel caso descritto, se il diritto all’assegno viene perduto prima del compimento dell’età pensionabile (65 anni per gli uomini, 60 anni per le donne), anche il periodo di godimento dell’assegno di invalidità non viene valutato per il raggiungimento del requisito minimo per la pensione di vecchiaia. Se, poi, il lavoratore, con ulteriori versamenti, volontari od obbligatori, matura i requisiti per la pensione di vecchiaia, questa viene erogata col rispetto, però, delle finestre di uscita.

Invalidità

Dipendenti invalidi prima in pensione Sono un dipendente comunale ed ho 30 anni di contribuzione INPDAP. A seguito di una grave malattia, sono stato riconosciuto invalido civile al 90%, ma devo attendere ancora parecchio per andare in pensione. Qualche amico mi ha suggerito che la mia invalidità potrebbe accelerare i tempi del pensionamento. E’ vero? Maurizio Giannini, Verona

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DIrIttI & DOverI

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Sì. Si tratta dell’art. 80, 3° comma, della legge n° 388 del 2000 che, a decorrere dal 2002, prevede, a favore degli invalidi civili per qualsiasi causa, che hanno avuto riconosciuta un’invalidità superiore al 74%, un beneficio di due mesi di contribuzione figurativa per ogni anno di servizio. Ciò vale anche per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni ed entro un limite massimo di 5 anni. Va evidenziato che il beneficio, da richiedere a cura dell’interessato, è utile ai fini del diritto alla pensione e dell’anzianità contributiva.

Invalidità

Epilessia leggete la sentenza Un mio familiare di 62 anni, in seguito ad un ictus, si è ammalato di epilessia, anche se gli episodi di crisi non sono particolarmente frequenti. Vorrei sapere se può ottenere l’indennità di accompagnamento. Andreana R., Mantova La risposta è positiva, sulla scorta di una sentenza della Corte di Cassazione del 2004, la quale ha stabilito che hanno diritto all’indennità di accompagnamento anche i soggetti colpiti, pure se di tanto in tanto, da attacchi epilettici.

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Il contratto nazionale di lavoro della categoria indica un riposo settimanale di 36 ore: 24 ore la domenica ed altre 12 ore nel corso della settimana, concordate tra le parti. Se la religione della Colf prevede un altro giorno come festivo, la domenica può essere sostituita di comune accordo.

dall’Inps la pensione di anzianità nel 2010. Il calcolo dell’importo, però, avverrà sulla base della sola contribuzione italiana. Al raggiungimento dell’età pensionabile per vecchiaia, potrà chiedere ai Paesi esteri il pagamento della quota di pensione ivi maturata.

Contributi

Anzianità

Il lavoro all’estero si cumula

In pensione grazie a Prodi

Vorrei sapere se mio fratello è riuscito a raggiungere i requisiti minimi per la pensione di anzianità. E’ nato a gennaio 1951. Ha già maturato 35 anni di contributi, calcolando anche gli anni di lavoro in Germania e Francia. In Italia ha lavorato per un totale di 21 anni. La sua richiesta scaturisce dalle attuali difficoltà lavorative. P.Russo, Salerno

Potrei andare in pensione nel 2010, perché raggiungerei l’età prescritta per l’anzianità, secondo la riforma Prodi. Avrei bisogno di una conferma: ho, alla data del 31 dicembre 2008, 30 anni di contributi obbligatori, oltre a quasi 4 anni di contribuzione figurativa e ad 1 anno di servizio militare. Mi saranno sufficienti? M.Grassi, Catania

I periodi di lavoro all’estero (in Paesi convenzionati con l’Italia in tema di sicurezza sociale) possono essere sommati a quelli svolti in Italia per raggiungere il diritto alla pensione. Ne deriva che, con 35 anni di contributi e 58 di età nel 2009, suo fratello potrà ottenere

Sì, a meno che tra i contributi figurativi, cui lei fa cenno, non vi siano quelli per malattia e disoccupazione che non possono essere presi in considerazione al fine del raggiungimento del requisito dei 35 anni.

Aggiornamenti

Colf in vacanza la domenica

Nuovo programma per i consulenti del lavoro. Un semplice software di accorpamento dei flussi informatici contenenti le denunce mensili aziendali e i dati retributivi dei lavoratori. È il progetto 'UniEmens', la nuova procedura informatica che mira ad accorpare gli adempimenti periodici in materia previdenziale, che è stato presentato ieri dall'Inps. «In pratica, si dovrebbe realizzare -dicono i consulenti del lavoro- uno sviluppo contributivo ripetuto per ogni lavoratore il cui risultato a credito o a debito comporrà il valore finale del debito o credito contributivo aziendale, passando così da una denuncia complessiva aziendale a un sistema, invece, che evidenzierà un debito o credito contributivo per ogni lavoratore».

Quale riposo settimanale compete ad una Colf che svolge 36 ore di lavoro a settimana presso la famiglia di un professionista? Concetta Asteriti, Crotone

Agevolazioni solo per i terremotati. L'ordinanza del 6 giugno firmata dal Premier conferma la sospensione degli adempimenti e dei versamenti fiscali fino al 30 novembre 2009 a favore dei 49 Comuni inseriti nel cratere del terremoto, ma revoca queste agevolazioni per tutti gli altri paesi della provincia dell'Aquila.

Contributi


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granDe schermO

Mussolini, la prima moglie

Soffocare

regia di Marco Bellocchio con Giovanna Mezzogiorno, Filippo Timi, Michela Cescon, Fausto Russo Alesi

Se si esagera con l’azione Cash Regia di Eric Besnard, con Jean Reno, Valeria Golino, Alice Taglioni Colpi multimilionari, diamanti, ladri, poliziotti, location di lusso. E poi ancora: doppi e tripli giochi, truffati e truffatori, colpi di scena a ripetizione. Sulla scia dei vari "Ocean's" del buon Soderbergh, in "Cash" troviamo tutti gli elementi del film d'azione che tanto piace al grande pubblico. Diretto dal francese Eric Besnard (sceneggiatore del recente "Babylon A.D.") il film è un susseguirsi di eventi clamorosi e divertenti. Protagonista un affascinante ed elegante truffatore (Jean Dujardin) che decide di vendicare l'assassinio del fratello organizzando una mega truffa. Non sa però che un’ispettrice dell'Europol (una Valeria Golino che tenta di essere credibile) lo sta tenendo d'occhio da tempo.

Pagina a cura di LUCIANA VECCHIOLI

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Uomini che odiano le donne

Vincere

Belocchio torna ad affrontare la Storia del '900 regalandoci uno dei suoi film migliori. La complessa personalità di Benito Mussolini vista con gli occhi della prima moglie Ida Dalser, che gli diede il primogenito maschio Benito Albino. Un ritratto doloroso e lucido, raccontato in gran parte attraverso filmati originali dell'epoca, di una ribelle che fino alla morte ha gridato la sua verità contrariamente ad un regime che la voleva zitta ed invisibile. Due esistenze cancellate dalla memoria riportate in vita qualche anno fa da un documentario di Rai 3. Ben interpretato dalla Mezzogiorno e da un credibile Filippo Timi. Michela Cescon è Rachele.

giovedì 11 giugno 2009

Tra cinema e giornalismo

La regola del sequel

Star System - Se non ci sei non esisti

Una notte al museo 2

Regia di Robert Weide con Simon Pegg, Jeff Bridges

Regia di Shawn Levy con Ben Stiller, Owen Wilson, Robin William

Una sorta di Bridget Jones al maschile. Un giornalista un po' imbranato e bruttarello, arrivato dalla provincia, che riesce ad infiltrarsi nei party più esclusivi della Grande Mela per toccare e conoscere da vicino le grandi star del cinema. Riuscirà a farsi accettare? Solo se saprà rispettare le ferree regole della giungla. Commedia divertente e graffiante che racconta abbastanza dettagliatamente di come vanno le cose nel dorato e scintillante mondo della celluloide ed in quello altrettanto ambito del giornalismo. L'altra faccia della medaglia.

In genere i sequel non sono sempre all'altezza delle opere prime ed anche in questo caso la regola non viene smentita. Perduta la freschezza della novità e nonostante un Ben Stiller che cerca di mettercerla tutta e nonostante le battute, inserite solo nella versione italiana, che alludono a Berlusconi (guardare i trailer che girano in tv) il film non decolla. Certo, non è facile raccontare il seguito di un museo dove le statue di notte si animano. In mancanza di una prescrizione medica si poteva anche evitare.

Non è il Codice ma funziona

da qui l'ultimo ed avventuroso capitolo uscito dalla penna di Dan Brown e magistralmente portato sullo schermo dall'ex Ricky Cunningham. Tra gli interpreti un luciferino Ewan McGregor nei panni del Camerlengo ed il nostro Favino, capitano delle guardie svizzere, poche battute e brutalmente ucciso a metà film. Meno appassionante de Il Codice da Vinci, "Angeli e demoni" è comunque un film che gli estimatori del genere non possono perdere.

Angeli e Demoni Regista Ron Howard con Tom Hanks, Ewan McGregor, Il Cern di Ginevra, il più grande e potente acceleratore di particelle al mondo, per capire i segreti del Big Bang, l'origine dell'universo. L'antimateria che passa nelle mani degli Illuminati, una setta anticlericale esistita cinque secoli fa. Parte

Regia Regia di Niels Arden Oplev Con Nikolaj Arcel regia: Niels Arden Opleu con Noomi Rapace, Michael Nyqvist Ecco un film che vale il prezzo del biglietto, anche per chi ha letto il lungo romanzo e lo troverà inevitabilmente sforbiciato in parecchie parti, senza togliere nulla però alla scorrevolezza della storia. Una via di mezzo tra il noir ed il thriller. Duro, inquietante, soprattutto da un punto di vista femminile. Le immagini a volte sono crude e disturbanti. Anche se la vendetta della ragazza (la brava attrice Noomi Rapace perfetta nei panni dell'hacker tutta piercing e tatuaggi) potrebbe rivelarsi in qualche modo catartica per le donne che lo vedranno.

Il segreto di Consuelo Lezioni d'amore Regia di Isabel Coixet con Penelope Cruz e Ben Kingsley Un dramma sentimentale a tutti gli effetti, tratto dal breve romanzo "L'animale morente" del premio Pulitzer Philip Roth. Il professore David Kepesh è uno stimato docente universitario che ama vantarsi (come un impenitente dongiovanni) delle avventure con le sue giovani studentesse e che spesso si ritrova a commentare, in maniera dotta ed argomentata, con il suo amico e collega Georgem O'Heam. Ma quando la bellissima Consuelo Castillo un giorno varca la soglia dell'aula dove il professore sta tenendo una lezione, lui si innamora perdutamente della giovane. E' ossessionato dal suo corpo e dalla sua bellezza ed i ripetuti sospetti di tradimento e la notevole differenza d'età finiscono per allontanarla da lui. Due anni dopo, improvvisamente, la ragazza riappare e gli rivela un terribile segreto.


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PIccOlO schermO

giovedì 11 giugno 2009

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MUSICA

Zig, il meglio di Zelig dal 2003 al 2008 Le più esilaranti performance del programma di intrattenimento di maggior successo negli ultimi anni tutte concentrate in una serie di sei puntate trasmesse in prima serata su Canale 5 I migliori comici dal 2003 al 2008. A presentarli Claudio Bisio affiancato dalla svizzera Michelle Hunziker e Vanessa Incontrada. Nella puntata di questa sera (la prima di sei) rivediamo Flavio Oreglio, Raul Cremona con il mago Silvan, i Fiuchid’India e i fortunati conduttori di Stria la notizia, Ficarra e Picone. Ma anche Ale e Franz, Dado e Cornacchione.

Canale 5, ore 21.10

Potere assoluto

Risvegli

Rai 3, ore 21.10 Regia di Clint Eastwood. Con Clint Eastwood e Gene Hackman

La 7, ore 21.10 Regia di Penny Marshall. Con Robin Williams e Robert De Niro

Al presidente degli Stati Uniti non basta portarsi a letto la moglie del suo migliore amico e sostenitore, ma la picchia. Lite furibonda. Le guardie del corpo uccidono la donna prima che sia lei a uccidere il presidente. Da una cabina-armadio, attraverso uno specchio-spia, Luther Whitney, professionista del furto, assiste al fattaccio e fugge. C.mincia la caccia al ladro. Scritto dal sagace William Goldman sulla base di un romanzo di David Baldacci, è “film politico, film familiare, film sul vedere non essendo visti, film sul potersi di nuovo dare a vedere, film epifanico, film minore persino troppo perfetto” (Bruno Fornara). A Whitney, che disegna in un museo, una donna chiede: «Lavora con le mani, vero?».

Nel 1969 entra a far parte del Bainbridge Hospital, nel Bronx, il giovane dottor Malcolm Sayer, il quale, colpito dalle penose condizioni di un gruppo di malati cronici, considerati incurabili, scopre, dopo attento studio delle loro cartelle cliniche, che tutti hanno avuto, negli anni '20, un'encefalite letargica. Ridotti ad una vita vegetativa, senza poter parlare né comunicare in altro modo, i degenti vengono nutriti dal personale, in attesa della loro morte. Ma il dottor Sayer, che è un ricercatore, dopo aver consultato il dottor Ingham, esperto in materia, osserva in loro alcune piccole reazioni, e si convince che sono "vivi dentro", perciò pensa di sperimentare sui post-encefalici un nuovo farmaco, "L-dopa".

CULT-MOVIE Lui è peggio di me

Rete 4, 23.35

Leonardo e Luciano sono comproprietari a Milano di un grosso "garage" dove si danno a noleggio belle e lussuose macchine d'epoca. I due sono amici fraterni fin dalle elementari, vivono insieme, si scambiano allegramente frecciate e ragazze ma, mentre Luciano - sempre organizzato, possessivo e pignolo si occupa dell'amministrazione, il vero

patito delle macchine è Leonardo, gelosissimo soprattutto di una fiammante "Rolls Royce": tanto che, il giorno in cui il padre di una ragazza che va sposa (Giovanna) la noleggia per la cerimonia nuziale, egli preferisce pilotarla fuori di Milano di persona. La ragazza è assai carina ed è il colpo di fulmine: Leonardoautista se la porta via, il fidanzato-inseguitore (in moto) crea

un incidente e finisce in clinica e Luciano, imminente "scapolo solitario", deve far fronte ad una situazione del tutto nuova. Mai, infatti, i due avevano pensato al matrimonio. Giovanna, ristabilitasi dopo l'incidente è ormai innamorata dell'intraprendente autista: Luciano fa di tutto, fra scherzi ed ostacoli, per mandare all'aria una scelta che lo pone chiaramente in crisi.


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rIbalte

giovedì 11 giugno 2009

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Si gira il film “Vorrei vederti ballare”

Ciak, e la Calabria sogna Ciak, motore, azione. Sono le 9 di mattina, il sole picchia forte e all'università di Arcavacata (Cosenza) non è stato un giorno come tutti gli altri, ma è stato il giorno dell'inizio delle riprese del film “Vorrei vederti ballare”. Entusiasmo tra gli studenti e curiosità per il rettore Latorre e del preside di facoltà, Perrelli, che per una giornata è stato “sfrattato” dal suo ufficio per i primi ciak degli interni. Non solo università. Il film, infatti, sarà interamente girato per cinque settimane in Calabria. E saranno esaltate le location dei parchi naturali del Pollino e della Sila, della città di Cosenza, di Isola Capo Rizzuto e di un tirreno cosentino che si prepara alla stagione estiva. La bella luce di una regione non sempre positiva, questa volta illumina i volti dei giovani protagonisti di una toccante storia d'amore. Il produttore è Giuseppe Fulcheri, ma anche sceneggiatore dell'opera prima del giovane regista Nicola Deorsola. Giovane, ma già “ battezzato” da Giovanni Veronesi come suo pupillo. “Vorrei vederti ballare”, un sogno nel cuore della Calabria. E dai tavoli del Pucci in viale Trastevere, un romano de Roma come Fabio Lombardini (l'uomo che non conosce pause) si ritrova nei tavolini di una città " calda e accogliente". Ma torniamo alla storia. Una storia comune che da ragione alla maggioranza dei calabresi. Non è solo l'amore protagonista assoluto, ma la storia ruota attorno a problematiche giovanili, come può essere l'anoressia o un rapporto difficile con i genitori, trattate con estrema delicatezza. Per Giulio Forges Davanzato, protagonista nel successo teatrale “Il Laureato” con Giuliana

Le riprese dell’ultimo lavoro di Deorsola all’ateneo calabrese. La curiosita del rettore Protagonisti Haber, Barale e Davanzati di Marcello Romanelli

Paola Barale. Sotto Alessandro Haber, in alto a destra Giulio Forges Davanzato

De Sio, è “ un piacere lavorare in Calabria. Qui l'entusiasmo della gente è commovente e poi ho già visto dei posti incantevoli”. E alla domanda se ti manca Roma, lui risponde sincero: " Roma è Roma, ma se il lavoro chiama a Cosenza.... Cosenza per me diventa Roma". In città invece la scena del giovane protagonista che si chiude dall'ottico a misurarsi gli occhiali e fuori la gente che non capisce: "Ma cosa è successo?". Cosenza non è Roma e i cittadini non sono ancora abituati ad un set cinematografico, ma " piano piano si abitueranno, anche perchè qui staremo per 5 settimane". Il regista Deorsola ne è convinto. E attorno ai due giovani protagonisti ci Giuliana De Sio, Alessandro Haber e Paola Barale, i nomi di Gianmarco Tognazzi e Franco Castellano. Il Comune di Cosenza, la Provincia di Cosenza, la fondazione Carical e la Calabria film Commission non hanno fatto mancare il contributo ad un film che non è solo un film, ma un sogno d'amore in una regione con tanta voglia di vita e positività.


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