PORTFOLIO DI LAUREA

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Università IUAV di Venezia Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura (ClaSa) A.A. 2013/2014 PORTFOLIO DI LAUREA Alvise Moretti 269319



Università IUAV di Venezia Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura (ClaSa) A.A. 2013/2014 PORTFOLIO DI LAUREA Alvise Moretti 269319

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Indice

Lab. integrato di progettazione 1

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Workshop 2010

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Lab. integrato di progettazione 2

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Workshop 2011

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Progettazione urbanistica

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Restauro

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Lab. integrato di progettazione architettonica e urbana

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Informazioni personali

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LAB. INTEGRATO DI PROGETTAZIONE 1

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LAB. INTEGRATO DI PROGETTAZIONE 1 Progettazione architettonica: Prof.ssa Antonella Gallo Caratteri tipologici e distributivi degli edifici: Prof.ssa Cristiana Eusepi

Progetto di una casa.

«Obiettivo del Laboratorio è sperimentare la natura e il carattere degli oggetti, conoscere il valore delle loro relazioni, discutere l’intenzionalità delle analisi e delle invenzioni. L’interesse per l’oggetto, per le ragioni della sua esistenza, per la sua configurazione e la sua materialità, per la sua appartenenza ad un orizzonte di coscienza comune che è rappresentato dal linguaggio e dalla tradizione che in esso prosegue, e ciò è tanto più evidente quando si ragiona sul tema della casa. L’invenzione degli elementi di una organizzazione spaziale, le stanze e la loro sequenza, la scelta dei materiali della costruzione e la padronanza delle relative tecnologie, l’acquisizione di una sufficiente conoscenza delle regole di un linguaggio, sono conquiste che si raggiungono lentamente, attraverso l’indagine delle “proprietà”, che le figure via via “trovate” possiedono in se stesse e rispetto all’intenzione prima, all’idea. Nell’affrontare il tema del corso - il progetto di una piccola casa, un progetto di luoghi, (stanze e successioni di stanze), azioni che si proiettano in forme spaziali, ovviamente tenuti insieme da una pratica costruttiva, definita nella sua geometria e nei suoi materiali, ma anche espressione di una scelta di linguaggio - lo studente è invitato a ragionare in termini di “racconto spaziale”, di “tipologia strutturale”, in ordine alla “grammatica e alla sintassi del linguaggio”, cercando di comprendere il valore delle scelte iniziali e delle possibili modificazioni successive, che vanno motivate e non possono essere basate sull’arbitrio o sensazioni del tutto soggettive.» «...»Programma del corso.

Il laboratorio nasce da un pretesto: individuare e riprogettare un edificio con “carattere”, un edificio particolare per struttura e composizione, non necessariamente bello, ma non anonimo e indifferente. Nella fattispecie, un edificio nella città di Conegliano (TV). La progettazione, nelle prime fasi, si è concentrata sulla distribuzione interna, prendendo come riferimento la struttura a raumplan elaborata da Adolf Loos, in particolare Casa Rufer (Vienna, Austria, 1922). L’elaborazione di un plastico di studio del progetto che consentisse la massima libertà di elaborazione della distribuzione interna, astraendosi completamente dall’involucro esterno, è stato poi determinate per l’invenzione dell’involucro stesso.

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Plastico del progetto di riferimento Adolf Loos: Casa Rufer - Vienna, Austria - 1922

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WORKSHOP 2010

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WORKSHOP 2010 Prof.ssa Serena Maffioletti, Prof.ssa Sabina Lenoci con Ing. Giovanni Cecconi Progetto sviluppato in gruppo con Catalina Fuenzalida, Francesco Donaggio, Giovanni Vendrame, Piero Costa

La “vigna murata”: viaggio nell’isola del lazzaretto nuovo

Finalizzato ad elaborare progetti in un ambito sensibile e complesso come quello della laguna Veneziana, il workshop introduce gli studenti al lavoro di gruppo e alla pluridisciplinarità dell’insegnamento: progettazione architettonica, urbanistica e ingegneria ambientale. Tema del workshop è l’isola del Lazzaretto Nuovo, situata nella laguna nord, è l’isola in cui si concludevano i viaggi per mare, dove sostavano in quarantena le persone, nel lazzaretto ora scomparso, e le merci, nel cinquecentesco “tezon” secondo per dimensioni solo alle Corderie dell’Arsenale. La conoscenza dell’isola, e della laguna circostante svoltasi tramite visite e colloqui con studiosi è stata la base per lo sviluppo di un progetto per la salvaguardia e la valorizzazione dell’ambiente lagunare, costruendo un attuale “isolario veneziano” fatto di nuovi nessi e relazioni. All’interno di questa più vasta riflessione, si prefigura che la storia dell’isola del Lazzaretto Nuovo, testimoniata dalle grandi fabbriche antiche, divenga attuale e fruibile, attraverso la progettazione di edifici destinati: all’approdo della nautica da diporto, a spazi per l’accoglienza, quali un ristorante e un piccolo albergo, ad un museo e centro studi della laguna, alla qualificazione e protezione degli spazi scoperti, sia interni alla cinta muraria sia esterni e connessi alla laguna, alla realizzazione di itinerari per la fruizione del paesaggio lagunare. Nello specifico, questo gruppo si è occupato degli approdi e degli spazi per l’accoglienza, relazionandosi in particolar modo con il gruppo che ha sviluppato le protezioni degli scavi archeologici, con il quale abbiamo elaborato insieme parte delle coperture.

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LAB. INTEGRATO DI PROGETTAZIONE

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LAB. INTEGRATO DI PROGETTAZIONE 2 Progettazione architettonica: Prof. Stefano Rocchetto Progettazione dei sistemi costruttivi: Prof.ssa Valeria Tatano Meccanica strutturale (tecnica delle costruzioni): Prof.ssa Antonella Cecchi Progetto sviluppato in coppia con Giacomo Scabbio

Stadio Francesco Baracca, Mestre (comune di Venezia) Progetto di un complesso residenziale con servizi commerciali annessi.

Il laboratorio propone il problema dell’abitazione nella città esistente, affrontando le questioni di relazione con il sito, con la parte di città e la sua storia. L’area di progetto è situata all’interno di un ambito urbano consolidato dove le strade e gli edifici formano un griglia regolare e ordinata. L’edificato è denso ed eterogeneo: villette monofamiliari, case in linea, case a torre; gli spazi tra gli edifici risultano ridotti al minimo, le strade di penetrazione dell’isolato sono strette e generalmente a senso unico per poter ricavare parcheggi dalla seconda corsia. Il progetto si colloca nell’area secondo la griglia esistente, ponendosi in continuità con il fronte stradale, ma si propone di lasciare libero gran parte dello spazio a terra, e quindi di sviluppare in altezza la propria volumetria. Il lato nord dell’area è disposto da un blocco di case a schiera che chiudono il fronte stradale, mentre il lato sud e occupato da un edificio a ballatoio, che si collega e termina in un edificio a torre. Quest’ultimo svetta rispetto al contesto e, in quanto figura unica e distinguibile nel profilo dell’area, non rispetta l’orientamento della griglia esistente, ma è ruotato rispetto ad essa. Attraverso questa rotazione si deduce anche la piastra retrostante, la quale si allunga dagli edifici del lato sud fino ad accavallarsi alle case a schiera sul lato nord.

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La piastra nasce dalla necessità di creare sufficienti posti auto per gli utenti dell’area, in quanto il progetto si propone di evitare i parcheggi interrati. La piastra presenta due fronti: quello est, che si affaccia sulla strada che aggira l’isolato, e fornisce gli accessi al parcheggio coperto, mentre il fronte ovest si affaccia sul parco ed è composto da una serie di volumi a destinazione commerciale. Una copertura verde chiude superiormente la piastra riproponendo la superficie verde precedentemente sottratta. Alcuni alberi ad alto fusto spuntano sul tetto giardino attraverso ampie bucature sulla piastra.

Dati quantitativi: Superficie territoriale: 15.000 mq Case a schiera: 10.000 mc Edificio a ballatoio: 5.000 mc a destinazione residenziale: 3.000 mc a destinazione commerciale: 2.000 mc Edificio a torre: 8.000 mc a destinazione residenziale: 7.000 mc a destinazione commerciale: 1.000 mc Piastra: 16.800 mc a destinazione commerciale: 6.500 mc Totale: 39.800 mc Totale a destinazione residenziale: 20.000 mc Totale a destinazione commerciale: 9.500 mc stalli parcheggio coperto: 73 area verde: 7.100 mq

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Tipologia e morfologia delle residenze

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Sezione costruttiva dell’edificio a ballatoio: L’edificio è composto da una struttura portante in CLS armato gettato in opera. I muri di tamponamento e le finiture sono realizzati mediante tecnologie a secco.


Dettaglio del nodo infisso e avvolgibili:

Infisso in alluminio a taglio termico mini-avvolgibile in PVC con cassonetto prefabbricato in EPS

Dettaglio del nodo tra parete con tecnologia a secco e solaio in CLS 29


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WORKSHOP 2011

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WORKSHOP 2011 Prof. Mauro Galantino Progetto sviluppato in gruppo con Emanuele Zampieri, Giovanni Vendrame, Marta Ariazzi

Demolizione e ricostruzione del padiglione Italia ai Giardini della Biennale di Venezia

Il centro di interesse del progetto riguarda il nuovo dimensionamento del “padiglione”. Attualmente sono presenti circa 6000 mq di spazi espositivi. Il progetto intende realizzarne 8000, con l’attenzione di aumentare lo spazio aperto interno allo spazio espositivo, quindi lavorando per scavo e superposizione. Non si tratta di un sistema espositivo tipo “contenitore indistinto o infinito”, ma si riflette sulle dimensioni minime e massime dei format espositivi. I temi di guida sono la soglia minima e massima di un’esposizione, la natura dei materiali esposti, la luce naturale e la sua assenza puntuale, il criterio di percorso, le proposte relative ai diversi tipi di percezione dei materiali, i diversi tipi di rapporto tra soggetto e opera, il carattere solitario o collettivo della precezione. Lo scopo è di stabilire i principi e la forma dello spazio di “accoglienza” dei futuri eventi. Il progetto si struttura per essere abitato da eventi “variabili”, e quindi deve costruirsi come spazio “ordinatore”, a questo scopo si è ragionato su tre passaggi fondamentali: la forma, dettata dalla storia dell’architettura, dal luogo e dal programma; gli elementi che compongono la forma, la relazione fra essi, e il loro rapporto con gli elementi circostanti; la capacità di modificabilità e di tenuta alle variazioni degli elementi stessi. Del grande complesso esistente si è voluto salvaguardare la grande cupola ottagonale dipinta da Galileo Chini nel 1909 e il giardino delle Sculture realizzato da Carlo Scarpa nel 1952. Una parte dell’area espositiva è stata realizzata con una soluzione galleggiante e trasportabile via acqua all’interno della Laguna in modo da poterla “attraccare” in diversi punti del bacino veneziano. La dimensione e la forma di questo “testimone” della Biennale consentono di allestire eventi ed esposizioni attinenti alle attività dell’Istituzione. La forma e il senso di questa “costola” si ritrova, per “assenza” nell’impianto realizzato ai Giardini.

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Il padiglione Italia si configura come l’ultima porzione urbana prima del parco e dentro il parco


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Piante e percorsi

Piano primo

Piano terra

Piano interrato

Il progetto prevede almeno due diversi tipi di percorsi, uno che comincia dal piano terra (verde), e uno che comincia dal piano interrato (rosso). La chiusura di alcuni varchi strategici determina, per il visitatore, un percorso univoco da seguire. Inoltre sono previste delle sale principali che determinano dei passaggi obbligati, e delle sale accessorie che possono essere escluse dal percorso.

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PROGETTAZIONE URBANISTICA

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PROGETTAZIONE URBANISTICA Prof. Adriano Venudo Progetto sviluppato in gruppo con Anna Endrizzi, Veronica Caprini

Villaggio Laguna -CEP Campalto- (comune di Venezia)

Il laboratorio si è occupato di riqualificazione urbana a partire da quartieri pubblici, considerati come occasione e campo di sperimentazione, in quanto ambiti in cui lo spazio aperto ha generato forme ed espressioni a volte estremamente problematiche, ma con possibilità di trasformazioni più ampie e disponibili rispetto alla città costruita per iniziativa privata. Particolare attenzione è stata data alla declinazione del progetto del suolo, dello spazio aperto, delle infrastrutture come spazio abitato/abitabile e del progetto di paesaggio, sempre in relazione alla riconfigurazione degli spazi dell’abitare e all’inserimento di nuove funzioni magnete. Attraverso l’applicazione sperimentale di “idee-strumento”, ovvero di prototipi di urbanità e contemporaneamente dispositivi di progetto, sono state messe a verifica strategie per la riqualificazione urbana della città-periferia generata attorno agli interventi residenziali di iniziativa pubblica, realizzati tra gli anni 60’ e 80’. Le strategie, intese come tre possibili declinazioni del progetto urbanistico, riguardano: la riconfigurazione dello spazio pubblico; la riconnessione ambientale ai sistemi naturalistici e il riassetto paesaggistico; la ri-densificazione di spazi, relazioni, usi e funzioni.

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Strategie: Stato di fatto

Stato di progetto

Esclusione / Inclusione

Piccoli servizi / Centro polifunzionale

Centro sportivo Asilo Centro commerciale Piazza coperta Centro culturale Bar Negozio di quartiere

Plesso scolastico unico Centro sportivo con palestre e piscine

Scuola

Parchi frammentati / Macroparco

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Centro culturale


Parcheggi, spazi semipubblici, orti urbani

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L’architettura e gli spazi urbani raccontati mediante forme inconsuete. Il seguente brano, strutturato come l’incipit di un racconto a puntate pubblicabile su una rivista o un quotidiano, è il pretesto per raccontare lo spazio e i suoi usi così come sono stati concepiti nel progetto. Si è cercato, per quanto possibile, di inserire all’interno di una narrazione accattivante elementi descrittivi delle peculiarità del progetto, che ne evidenziassero le qualità e le criticità.

Lo strano caso dell’orto I casi del commissario Giorgio

Il commissario si aggiustò il bavero della giacca e contemplò ancora una volta il paesaggio sotto di sé, fece un respiro profondo e tornò dentro l’appartamento. «Il cadavere è in avanzato stato di decomposizione, è morto da almeno una settimana – sentenziò il medico legale – le numerose ferite da taglio sembrano essere la causa del decesso, saprò dirle di più quando avrò fatto l’autopsia. Ora mi scusi, ma questa puzza è insopportabile, arrivederci». Giorgio osservò il il dottore lasciare l’appartamento pensando che avesse proprio ragione, e nonostante fosse appena rientrato dalla terrazza, si affrettò a lasciare il salotto e si diresse verso la zona notte, qui la puzza almeno era sopportabile. Si guardò intorno, la stanza era molto ordinata e pulita, arredata in modo moderno, i mobili scuri facevano da contrappunto alle pareti completamente bianche, non vi era nulla fuori posto. Un’ apertura lunga e stretta all’altezza del viso formava la finestra della camera, la aprì per respirare meglio. Rimase attonito, da li riusciva a scorgere il campanile di S. Marco che svettava sopra alla foschia mattutina, “in fondo questa levataccia non è stata del tutto inutile” disse tra sé e sé il commissario ammirando il paesaggio. Si mise al lavoro, diede una rapida occhiata dentro agli armadi e alla cassettiera, vi trovò solo indumenti, accuratamente stirati e piegati, “certamente portava i vestiti in lavanderia, in casa non c’è nemmeno la lavatrice” pensò. Decise che più tardi sarebbe passato alla lavanderia del centro commerciale di sotto per sentire se qualcuno avesse conosciuto la vittima. Gli occhi del commissario si illuminarono quando finalmente trovò dei documenti in un cassetto, ma l’entusiasmo per la scoperta si spense in un attimo appena si rese conto che era soltanto una copia del contratto di affitto dell’appartamento. Lo sfogliò distrattamente. L’ultima pagina parve interessarlo, era un contratto aggiuntivo per l’affitto di un ‘’giardinetto privato’’ qualche condominio più in la. Decise che il suo lavoro li era finito, fece un respiro profondo, trattenne il fiato, e si avviò verso l’uscita dell’appartamento, salutando i colleghi con un cenno, per non dover respirare quell’odore disgustoso. Era ancora presto quando uscì dall’edificio, il centro commerciale avrebbe aperto i battenti solo da li a due ore, decise intanto di dare un occhiata al giardino che la vittima aveva preso in affitto. Si incamminò lungo un viale che si infilava sotto una serie di condomini disposti in modo perpendicolare ad esso, a questi si alternava ora una piazzetta, ora una serie di orticelli recintati. Ad un tratto si fermò, il silenzio surreale in cui fino ad ora era stato immerso il quartiere era stato appena perturbato. Attese vicino un pilastro in cemento del condomino sotto cui si trovava finché vide aprirsi la porta del vano scale e uscirne un signore distinto in giacca e cravatta, con una ventiquattrore in mano. Lo osservò attraversare a lunghe falcate la piazzetta fino alla rampa di scale di accesso ai posteggi interrati. Allora anche lui si mosse, si avvicinò fino al parapetto che circondava il buco nella piazza, per osservare più da vicino la scena. Da li spuntavano due alberi che sovrastavano con le loro fronde la piazza stessa, i fusti partivano da una fioriera al centro del garage, tutt’attorno vi erano parcheggiate automobili. Il commissario, non riusci a scorgere l’auto in cui era entrato il signore distinto che aveva appena visto, ma riuscì comunque a sentirlo metterla in moto e dirigerla verso l’uscita. Con lo sguardo seguì il rumore finché non la vide spuntare dalla cima della rampa, e i mmettersi sulla strada, poi scomparve dietro ad un altro condominio, allora continuò ad ascoltare finché anche il rumore non cessò del tutto. “Era ora che anche qualcun’ altro andasse a lavorare” pensò Giorgio riprendendo la sua via. Non gli dispiacevano quelle piazzette, una serie di aiuole e panchine rendevano gradevole l’ambiente, gli edifici tutt’attorno davano una sensazione di protezione e intimità, tanto che lui, da estraneo, si sentiva quasi a disagio ad attraversarle, come quando si entra in un giardino privato senza l’autorizzazione del proprietario. Alcuni palazzi poggiavano a terra solo tramite dei pilastri in cemento, permettendo allo sguardo di spaziare al di là della piazza, regalando una vista privilegiata su ciò che accadeva sul parco pubblico. I percorsi che vi giungevano subivano un momentaneo restringimento sulla soglia, come a monito per il passante per avvertirlo che stava entrando in una zona non a lui destinata. Giunto a destinazione rimase interdetto di fronte all’orto della vittima. «bisogna esser mati ah?!» lo apostrofò una voce alle spalle. «Come ha detto scusi?» chiese il commissario voltandosi verso l’uomo, un signore sulla settantina che armato di bagnafiori 44


andava a curare il suo orticello mentre il resto del mondo a quell’ora stentava a scendere dal letto. «No, dise che besogna eser fora de testa par piantar piere in un orto!», Giorgio abbozzò un sorriso, ma non rispose, anche se pensò che il vecchio non aveva tutti i torti. Il così detto ‘’orto’’ di Martino era in realtà una distesa di ciottoli bianchi di fiume che coprivano l’intera superficie, una specie di giardino zen. «Conosce il ragazzo che possiede questo orto?» chiese il commissario «ah, mi si, o conose, el vien qua na volta o do a setimana a cavar l’erba e a petenar e piere, ma no elxe uno che el ghe piaze parlar, xe un fià strano... el ga da pensar, che un giorno, mi go anca sercà de insegnarghe a piantar qualcossa, ma ze un zuccon! e non ga voesto scoltarme! El me ga dito che no ghe ciavava un ostia de catar pomodori, el se ga incassà e xe andà via. El xe uno de quei novi, uno de quei che i stà zo par de a, dove che i ga ‘pena costruio tuta quea roba. Te dirò che par mi i podea anca far de manco de costruir, che se stava mejo prima... eco, si, i ortesei i me piase, el xe comodo, ti ti te pianti a to roba, ti te fa i caxi tui, ma tuto el resto xe na porcheria...». Giorgio decise che non era necessario spiegare all’anziano signore che purtroppo il suo vicino di orto era morto, non voleva dargli ulteriori argomenti di cui parlare, già così non riuscì a congedarsi da lui che dopo una buona mezzora di racconti sul quartiere, dall’occupazione dei primi appartamenti negli anni ‘70, ai casi di droga negli anni ‘80, alla chiusura di una delle due scuole negli anno ‘90 e la graduale scomparsa dei giovani, «desso si che ghe xe un fià de fioi novi, ma i xe tuti maeducai, no i ga rispeto!» aveva concluso il vecchio. Il commissario tornò verso il centro commerciale rimuginando sulle parole del vecchio “non hanno rispetto”, ripeté fra se, anche lui si era trovato alcune volte a ritenere che i giovani di oggi fossero più maleducati, “forse sto diventando anch’io un vecchio noioso” pensò. Invece di percorrere la stessa strada a ritroso, uscì dal gruppo di edifici, e si immerse nel grande parco verde al di la di questi, anche qui grandi viali si incrociavano ortogonalmente generando i percorsi del parco, quelli rivolti verso sud, verso la laguna, si corrugavano a ridosso della strada scavalcando la stessa e il canale che le correva accanto, si chiese dove andassero a finire, “certamente nelle barene” concluse. Allora gli tornò alla mente che il suo amico Mario un giorno gli aveva consigliato un percorso per la bici, molto piacevole, a ridosso delle barene che partiva dal parco S. Giuliano e arrivava fino alla cittadina di Tessera, certamente doveva passare di li. Decise che avrebbe portato Margherita a fare un giro, ma non questa domenica, doveva andare a pesca con Mario, e neanche quella dopo, c’era lo spiedo per il compleanno di Francesco. Una domenica insomma. Si rivolse verso il centro commerciale, da questa angolazione la struttura aveva un forte impatto, una serie di onde come un mare in tempesta formavano la copertura dell’edificio, Giorgio capì quello di cui parlava il vecchio, “effettivamente una struttura del genere scombussola non poco un residente la cui vita è radicata in questo quartiere da anni”. Nonostante il riverbero del sole sulle facciate vetrate si intravvedevano gli interni, a sinistra si vedeva l’impianto della piscina esterna e di quella interna, spostandosi verso il centro i campi da gioco interni, accanto si apriva una piazza semi coperta e più a desta cominciava il centro commerciale sovrastato dalle torri residenziali, cercò con lo sguardo il terrazzo dell’appartamento della vittima dal quale si era affacciato prima. Un vociare di bambini che si avviavano verso la scuola al di la della piazza cominciò a pervadere l’ambiente circostante, la giornata era cominciata.

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RESTAURO

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RESTAURO Prof. Giorgio Gianighian Progetto sviluppato in gruppo con Giulia Scuccato, Irene Zivelonghi, Viola Vedù

Palazzo Zenobio ai Carmini, Venezia Progetto di conservazione delle superfici esterne, organizzazione spazi del cortile e del giardino.

Il corso si è occupato della redazione di un progetto di conservazione architettonica di un importante palazzo veneziano: Cà Zenobio ai Carmini, attuale sede del Collegio Armeno. L’edificio, progettato dall’architetto Antonio Gaspari attorno al 1690, ha subito nel corso degli ultimi due secoli alcune trasformazioni, pur mantenendo il proprio carattere barocco. Così come per molti altri edifici di grandi dimensioni e di grande pregio di Venezia si è posto innanzitutto il problema di una nuova destinazione d’uso, con tutte le difficoltà che da questa derivano (gestionali, di corretto intervento, di manutenzione, ecc.). Si è affrontato questo nodo non come motivo fondante sul quale basare il progetto di conservazione, bensì come risultato di un approfondito studio dello stato di conservazione attuale dell’edificio, per capire e valorizzarne le grandi potenzialità. Il primo passo è stato uno studio puntuale della storia della costruzione, delle variazioni ad essa occorse, dei materiali e delle tecniche costruttive, dell’attuale stato di conservazione. Tali indagini sono state condotte con ricerche bibliografiche e d’archivio ma soprattutto con la diretta presa visione dell’edificio: attraverso il rilievo metrico e fotogrammetrico, in pianta e in alzato, si è ricavata la base iniziale sulla quale poter ragionare dei materiali di cui si compone l’edificio nonché del loro stato di conservazione sia materico che costruttivo. Perciò, attraverso lo studio e la schedatura dei materiali, dei sistemi costruttivi e dei fenomeni di degrado e di dissesto, si è ricavato lo strumento fondamentale per ragionare su dove e soprattutto come intervenire. Attraverso un’analisi preliminare condivisa tra tutti i gruppi del corso è stato sviluppato un masterplan generale. Sulla base di questo ogni gruppo ha elaborato un progetto, per una porzione di edificio, riguardante sia la conservazione delle superfici che la riorganizzazione degli spazi. Questo gruppo si è occupato del progetto di conservazione delle facciate rivolte sul giardino, e dell’organizzazione del cortile interno, e dell’ala ovest del giardino.

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Schede di analisi materiali e degradi

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Progetto di conservazione delle superfici esterne: ala ovest, prospetti sul cortile

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Progetto di conservazione delle superfici esterne: corpo centrale, prospetto sul cortile

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Progetto di conservazione delle superfici esterne: ala est, prospetti sul cortile

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Masterplan

Centro culturale Sale ad uso espositivo / didattico / associativo Sale conferenze Bookshop

Casa per studenti Camere Aule studio Spazi ricreativi

Parco pubblico Mensa studentesca Bar Giardino attrezzato (panchine / tavoli)

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Cortile e giardino L’organizzazione degli spazi del cortile e dell’area ovest del giardino (ex campo da calcio del collegio) è stata sviluppata attraverso il concetto di installazioni e arredi temporanei di basso impatto nei confronti dell’edificio storico.

THE CUBE - Park associati Fotoinserimento nel giardino di palazzo Zenobio del ristorante itinerante voluto da Elettrolux. THE CUBE è concepito come un un modulo che può essere montato e smontato in modo relativamente agevole.

Il cortile è stato attezzato come area di sosta e relax: gli arredi sono moderni ed essenziali, sono disposti secondo la pavimentazione esistente ed evidenziano l’asse principale, lasciando spazio anche agli accessi laterali.

Esempi di altri possibili padiglioni temporanei alestibili nel giardino

mariobottastanza2011.sanaaserpentgallery2009.archeapavilion2002.johnpawsonhouseofstone2010.spadoni-eggertssonMIILU2010

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LAB. INTEGRATO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA E URBANA

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LAB. INTEGRATO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA E URBANA Progettazione architettonica e urbana: Prof.ssa Serena Maffioletti Valutazione estimativa del progetto: Prof.ssa Raffaella Lioce Progetto sviluppato in coppia con Daniela Da Ronch

Aquileia Progetto a fianco della cattedrale di un edificio dedicato all’archeologia.

1. Complesso basilicale Risalenti al IV secolo i resti più antichi, l’attuale basilica viene edificata nel XI secolo e rimaneggiata nel XIII

Il laboratorio di progettazione architettonica e urbana pone il problema del progetto contemporaneo nei luoghi dove il passato ha stratificato i suoi segni, dove la storia si palesa ai nostri occhi. Le aree proposte si collocano in centri minori della città diffusa veneta e friulana, dove le forme e lo spazio mancano di coesione. L’obbiettivo è sviluppare in una di queste aree un progetto che attraverso le sue qualità funzionali e formali si ponga come polarità e come indicatore di nuove possibilità abitative nel nostro tempo e nei nostri spazi. Il lavoro presuppone il superamento dell’approcio basato sulla separazione tra antico e nuovo, a favore di una ricerca che risponda al presente per tipi e linguaggi, e che valorizzi tracce e figure provenienti dal passato. Il programma prevede un polo museale che includa un auditorium e un laboratorio per studi archeologici, oltre ad alcune residenze speciali per i ricercatori.

2. Fondo e stalla Pasqualis Area archeologica comprendente resti di complessi a destinazione commerciale e militare

L’area prescelta è localizzata ad Aquileia, al lato destro della basilica, dove vi sono numerosi resti archeologici romani e medievali.

3. Arco di San Felice Muro difensivo della città medievale che oltrepassa il fiume Natissa

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Il Progetto è caratterizzato da un lungo muro, che, allineandosi al transetto della basilica, delimita l’area, determinando un ampio spazio a carattere archeologico. L’intervento in questo spazio porta a compimento il progetto, oggi incompleto, di disegnare mediante la pavimentazione l’impronta degli antichi magazzini presenti nell’area e oggi irrimediabilmente perduti. Più a sud in prossimità del “Fondo Pasqualis” il terreno scende dolcemente fino al livello archeologico dando visibilità ai resti oggi costretti dentro a profondi fossati. L’area termina contro l’argine del fiume Natissa coperto da una rigogliosa vegerazione. Il lungo muro nasconde l’edificio museale e appare sospeso sopra i resti archeologici: le due cinta di mura di origine romana infatti vi si infilano sotto, e riappaiono all’interno della corte al centro dell’edificio. Di fronte al transetto della basilica si trova l’ingresso caratterizzato da un involucro completamente vetrato come se fosse una gigantesca teca espositiva, la pavimentazione esterna proseguendo oltre la soglia ci invita a entrare, ma poco dopo si interrompe per lasciare spazio ad un sistema di scale e ballatoi trasparenti che consentono di vedere l’archeologia sottostante. Questo sistema vetrato caratterizza e accompagna il visitatore attraverso tutto il percorso museale che si svolge in senso antiorario a partire dal primo piano, attraverso i due corpi di fabbrica paralleli che compongono l’edificio. Nell’ala est, al piano terra, è localizzato il laboratorio archeologico osservabile dal visitatore attraverso la teca vetrata che separa lo spazio museale dal laboratorio. Al primo piano dell’ala est invece, sono localizzate le residenze speciali per i ricercatori: dei piccoli rifugi privati innestati nel corpo di fabbrica e rivolti verso la campagna. Il visitatore continua la visita all’esterno dell’edificio, nell’area degli scavi archeologici, uscendo da sud, sull’argine del Natissa in prossimità dell’arco di S. Felice.

1. Arco di San Felice Le due alie dell’edificio terminano sull’argine del fiume Natissa inquadrando l’arco di S. Felice

2. Area archeologica Il muro sospeso delimita il giardino archeologico

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Informazioni personali Alvise Moretti +39 3401559782 alvise88@gmail.com Programmi utilizzati: AutoCAD SketchUp V-Ray Illustrator InDesign Photoshop Corel POTO-PAINT Competenze linguistiche: Italiano (madrelingua) Inglese (scolastico) Tirocinio curricolare: d-recta www.d-recta.it

Diploma scuola superiore: Liceo scientifico “G. Marconi”, Conegliano (TV)

In copertina: Baldassarre Peruzzi, progetto per San Pietro, foglio 2 A, Uffizi, Firenze “La stessa inclinazione verso la ricerca “pura” compare anche nel curioso interesse di Peruzzi per il disegno architettonico, e soprattutto grazie alla sua opera, durante gli anni della sua attività alla Fabbrica di San Pietro si sviluppò il procedimento di rappresentazione del disegno architettonico moderno. Il foglio Uffizi 2 A contiene la sezione prospettica di un progetto che combacia sostanzialmente con la pianta riprodotta dal Serlio, il disegno combina sullo stesso foglio pianta e alzato, ed è giustamente famoso. La perizia della composizione rende un disegno di questo tipo, al di là del suo scopo principale, un’ opera d’ arte sui generis, in cui il disegnatore è impegnato ugualmente dai problemi del disegno architettonico che dall’effettiva costruzione dell’edificio: anche là dove avrebbe potuto disegnare l’esterno - per esempio l’abside del transetto - egli preferisce la pianta del deambulatorio, cioè una forma dell’interno. L’interesse di Peruzzi per l’immagine spaziale implica un allontanamento dalla concezione monumentale dell’edificio bramantesco: l’unità organica di interno ed esterno, la visibilità completa dell’opera che è caratteristica più distintiva anche del Tempietto di Bramante (al di là di tutti i suoi calcoli prospettici) sono ora pensieri del passato. Non è certo un caso che praticamente tutti i disegni di San Pietro degli anni venti e trenta del secolo riguardino la pianta e le vedute interne.” Architettura in Italia. 1500-1600 di Wolfgang Lotz

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