Suolo

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SUOLO

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1925


SUOLO

LO STATO ATTUALE Il suolo è una risorsa non rinnovabile indispensabile che supporta numerosi processi naturali e consente lo svolgimento di molteplici attività umane. La strategia tematica per la protezione del suolo, emanata dalla Comunità Europea nel settembre del 2006, indica le principali minacce che incombono sui nostri terreni. Tra queste, non vi è dubbio che l’impermeabilizzazione (la cementificazione) è una di quelle che maggiormente grava sulla realtà italiana. Una riduzione della superficie disponibile per l’agricoltura, i pascoli e le foreste conduce infatti inevitabilmente ad una diminuzione della capacità di infiltrazione delle acque, con il progressivo ridursi della ricarica delle falde idriche; tale riduzione impedisce o limita le principali funzioni ecologiche del suolo: stoccaggio di carbonio, capacità di filtraggio degli inquinanti, spazi di vita per i numerosi organismi che vi abitano. A tutto questo si aggiunge una graduale perdita di superficie per le produzioni agrarie, con una contemporanea diminuzione delle capacità produttive dell’intero comparto.

FIGURA 1 Foto aerea - tratta da

Nel 2008 l’APAT (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici) rilevava che quasi il 7% del territorio nazionale è urbanizzato o coperto da infrastrutture di varia natura. In alcune regioni tale dato sfiora il 10% (Lombardia, Puglia, Veneto e Campania). Questi valori fanno riferimento all’intera superficie nazionale e regionale, che comprende aree collinari e montane meno intensamente urbanizzate e altrettanto meno sfruttate dall’agricoltura. Concentrandosi su superfici agrarie attualmente produttive, in pianura, è facile notare come lo sviluppo infrastrutturale (industriale e commerciale innanzitutto) sia in una fase espansiva molto accentuata in tutte le aree periurbane e nei pressi dei principali assi di trasporto e di comunicazione viaria.

Google Earth - dell’area posta in prossimità dello svincolo autostradale di Biandrate – Vicolungo in provincia di Novara

FIGURA 2 Fondovalle Tanaro nei pressi di Quarto d’Asti. Le aree industriali occupano gradualmente suoli di prima e seconda classe di capacità d’uso

FIGURA 3 Val Cerrina - costruzione di capannoni lungo l’asse stradale in aree con suoli ad elevata potenzialità produttiva per il tartufo bianco

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lo stato attuale

L’approccio utilizzato, oggi come nei decenni passati, nella programmazione di nuove opere è quello di considerare il suolo come un supporto “fisico” e ben poca attenzione si pone al fatto che costruire, impermeabilizzando il terreno, oppure asportandolo per realizzare una cava o una discarica, significa eliminare per sempre una parte della risorsa. In un’ottica di effettiva sostenibilità ambientale dello sviluppo non è però più pensabile programmare nuova occupazione di suolo senza una pianificazione di area vasta che, ottimizzando e programmando a livello sovra-comunale e sovra-provinciale, può limitare gli impatti riducendo gli ettari di suolo occupato da nuove infrastrutturazioni ed edifici. Oggi divengono sempre più attuali e imprescindibili la tutela e la valorizzazione dei territori rurali e dei suoli agrari ed è di fondamentale importanza che, nei processi di pianificazione e decisione, le amministrazioni pubbliche ai vari livelli inizino a perseguire obiettivi prioritari quali: • una drastica riduzione del consumo di suolo, limitandone l’impermeabilizzazione; • l’attuazione di criteri di salvaguardia del suolo


ad elevata capacità produttiva e protettiva o ad elevato valore naturalistico o storico; • la riduzione della frammentazione del territorio dovuta all’edificato e alle infrastrutture di trasporto, limitando al contempo l’espansione edilizia irrazionale, a macchia di leopardo, che crea un’urbanizzazione diffusa che comprende al suo interno aree agrarie residuali, le quali nel tempo saranno a loro volta urbanizzate, avendo perduto il loro carattere tipicamente rurale; • la razionalizzazione delle attività produttive, tenendo presente che non è più sostenibile dal punto di vista ambientale la nuova edificazione in presenza di un elevato numero di ettari coperti da edifici o capannoni industriali dismessi o non più utilizzati; • la promozione dei processi di formazione/informazione dei cittadini sull’importanza del suolo come risorsa da conservare e da utilizzare in modo sostenibile per l’ambiente, con la prospettiva di un mantenimento delle funzioni ad esso riconosciute per le generazioni future.

Il consumo di suolo in Piemonte Nel 1991, per quanto riguarda il consumo di suolo, il Piemonte si collocava all’ottavo posto tra le regioni italiane, con un valore percentuale pari al 5,5% di territorio occupato da nuovi insediamenti, poco sopra la media nazionale (fonte ISTAT 1991). Dall’analisi della variazione dell’urbanizzato tra il 1991 e il 1998 si è potuto osservare che le zone di maggiore sviluppo si concentrano nelle pianure pedemontane e nella seconda cintura torinese, confermando un incremento nelle zone collinari (Monferrato e Langhe) e pressoché nullo in quelle montane. Risultano invece a incremento per lo più nullo o molto basso la maggior parte delle valli alpine ed appenniniche con la principale eccezione del sistema delle valli del biellese. Tra il 1999 e il 2001 sono le province di Novara e Alessandria ad essere interessate da fenomeni di espansione dell’urbanizzato tra i più elevati a livello regionale. Probabilmente questa tendenza dipende dal ruolo che le due province vanno acquisendo nel contesto comunitario e nazionale quali nodi strategici di importanti assi di comunicazione. Il novarese risulta infatti coinvolto nella realizzazione del corridoio V (asse Lisbona-Kiev) e dell’Alta Velocità Torino-Milano; il territorio alessandrino invece, lungo l’asse ferroviario Rotterdam – Genova, dal progetto comunitario chiamato “Ponte dei due mari”. Nelle province di Cuneo, Asti e Verbania i principali fenomeni di consumo di suolo risultano concentrati lungo i rispettivi sistemi collinari: Roero, Monferrato e Cusio-Verbano. Nella provincia di Vercelli, al contrario, il consumo di suolo appare per lo più concentrato nelle aree di pianura. Da una valutazione dei dati in possesso della Regione Piemonte si evidenzia che l’impermeabilizzazione del suolo riguarda in modo prevalente i terreni agricoli che ricadono nelle prime tre classi di capacità d’uso del suolo, ovvero i terreni che presentano nulle, scarse o moderate limitazioni all’uso del suolo e sono adatti ad ospitare un’ampia possibilità di colture agricole. SUOLO

SUOLO

CONSUMO

DISPONIBILE

DISPONIBILE

DI SUOLO

1991

2005

1991 - 2005

DOTAZIONE

DOTAZIONE

INIZIALE

INIZIALE IN %

I Classe di capacità d’uso

122.461 ha

4,80%

101.060 ha

99.145 ha

1.915 ha

II Classe di capacità d’uso

405.667 ha

16,10%

356.293 ha

349.416 ha

6.877 ha

III Classe di capacità d’uso

379.738 ha

15,00%

312.938 ha

307.146 ha

5.792 ha

Totale

907.866 ha

35,90%

770.291 ha

755.707 ha

14.584 ha

FIGURA 4 Consumo di suolo disponibile all’uso agricolo in relazione alla sua capacità d’uso in Piemonte

lo stato attuale

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SUOLO

Nel periodo compreso tra il 1991 ed il 2005, il consumo di suolo è incrementato di oltre 20.000 ettari e di questi la quota più consistente, circa 14.600 ettari, riguarda suoli di prima, seconda e terza classe. Un elemento di preoccupazione deriva dal fatto che, nel periodo considerato, il consumo di suolo a carico della prima classe di capacità d’uso raggiunge quasi i 2.000 ettari, con una riduzione pari a circa il 2% del disponibile in tale classe nel 1991 e portando la dotazione regionale di suoli di prima classe al di sotto della soglia dei 100.000 ettari. La quota principale di terreno agricolo risulta essere stata consumata da attività di tipo urbano – residenziale e servizi; è però anche crescente in termini assoluti, la sottrazione di suolo causata dalla viabilità, dalle attività produttive e dalla logistica. FIGURE 5 E 6 Capannoni recentemente costruiti lungo la S.S. 231 che collega Alba a Bra in Comune di Santa Vittoria d’Alba su terreni ad elevata capacità d’uso

A partire dal 2009 si sta inoltre evidenziando una nuova criticità relativamente all’utilizzo dei terreni agricoli. La realizzazione di impianti fotovoltaici a terra su suoli agricoli sta infatti interessando una superficie crescente del territorio regionale. La situazione che si è delineata è quella di un “vivace” mercato delle terre da destinare al fotovoltaico con una capillare diffusione di impianti di piccole e medie dimensioni, che nel complesso comporta un’importante sottrazione di suolo alla produzione agricola, oltre che impatti sul paesaggio, senza considerare gli effetti diretti sul suolo, ancora poco studiati. Anche se gli impianti fotovoltaici a terra non comportano l’impermeabilizzazione e un consumo irreversibile del suolo, determinano però la sottrazione all’uso agricolo dei terreni per un periodo di tempo prolungato (20-30 anni). FIGURE 7 E 8 Impianti fotovoltaici a terra fissi (a sinistra) e ad inseguimento (a destra) realizzati in area agricola in provincia di Cuneo

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lo stato attuale


Le foto che seguono propongono, a titolo di esempio e per favorire la comprensione del problema, confronti tra aree della pianura piemontese in tempi successivi. Per ogni coppia di foto a sinistra è riportata l’immagine aerea, ripresa nel 1979, tratta dal volume “La capacità d’uso dei suoli del Piemonte ai fini agricoli e forestali – 1982”, a destra l’immagine attuale relativa alla medesima superficie. Le aree in rosso indicano le aree di nuova edificazione ed infrastrutturazione. Sono state scelte immagini che mostrano aree nelle quali sono evidenti i segni di nuovi e importanti interventi antropici e altre dove l’impermeabilizzazione ha totalmente modificato il paesaggio. FIGURE 9A, 9B Piane del Torinese (confluenze Sangone – Dora riparia – Stura di Lanzo – Po) - Rivalta – Beinasco (TO) - Suoli in I Classe di capacità d’uso, confronto anni 1979 - 2009

1979

2009

FIGURA 10A, 10B Piane di Ciriè e Caselle – Leinì (TO) - Suoli in I Classe di capacità d’uso, confronto anni 1979 2009

1979

2009

FIGURA 11A, 11B Piane di Trecate – Galliate Novara - Romentino (NO) Suoli in I Classe di capacità d’uso, confronto anni 1979 - 2009

1979

2009

lo stato attuale

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SUOLO

LE POLITICHE PER LA RIDUZIONE E IL MIGLIORAMENTO QUALITATIVO DELL’UTILIZZO DEL SUOLO L’attenzione della Regione Piemonte verso le tematiche della riduzione e del miglioramento qualitativo dell’utilizzo del suolo si riflette nei due principali strumenti di governo del territorio, il nuovo Piano Territoriale Regionale (PTR) – inviato al Consiglio regionale per l’approvazione nel giugno 2009 – e il Piano Paesaggistico Regionale (PPR) – adottato dalla Giunta regionale il 4 agosto 2009. Il PTR fornisce indirizzi e direttive alla pianificazione locale, orientando le politiche di trasformazione territoriale nell’ottica del contenimento dell’uso di suolo. Il Piano assolve tale funzione disincentivando gli interventi di nuova edificazione, favorendo la riqualificazione delle aree urbanizzate e degli insediamenti esistenti e prevedendo il ricorso a misure di compensazione ecologica e l’utilizzo di tecniche perequative. Il PTR prevede inoltre il coinvolgimento delle Province nella predisposizione di attività di monitoraggio finalizzate alla creazione di un sistema informativo condiviso, nonché nella definizione di soglie massime di consumo di suolo per categorie di comuni, in coerenza con le previsioni del Piano Paesaggistico. In assenza della definizione di tali parametri, il PTR ammette che i Comuni possano prevedere incrementi di consumo di suolo a uso insediativo non superiori al 3% ogni cinque anni della superficie urbanizzata esistente. Il PPR tocca trasversalmente i temi relativi al consumo di suolo, al suo uso sostenibile, alla sua tutela in relazione ai rischi di deterioramento. Per quanto concerne le aree agricole, il PPR tutela le prime classi di capacità d’uso, stabilendo la salvaguardia di quelle a elevata biopermeabilità, di elevato interesse agronomico e di specifico interesse paesaggistico.

Il sostegno finanziario per la sicurezza e la qualità del territorio La Regione Piemonte non solo tutela e valorizza il territorio mediante il processo di pianificazione, ma ne promuove la sicurezza e la qualità con la programmazione e l’erogazione di contributi.

Con risorse statali sono state finanziate la riformulazione dei PRG dei Comuni danneggiati dall’alluvione del 1994 e le verifiche di compatibilità idraulica ed idrogeologica previste dal Piano di Assetto Idrogeologico. Con risorse regionali, ex L. R. n. 24 del 30 aprile 1996, sono stati finanziati: • i piccoli Comuni obbligati all’adeguamento degli strumenti urbanistici “dall’approvazione di piani, progetti e provvedimenti regionali ovvero dovuti a calamità naturali ovvero reso necessario da condizioni di elevato rischio geologico e ambientale”; • le varianti di adeguamento dei Comuni interessati da provvedimenti di pianificazione regionali quali il Piano Territoriale Operativo del PO, i Piani Territoriali Provinciali approvati; • i Comuni per i quali sono stati assunti provvedimenti cautelari in seguito a dissesti e calamità naturali ai sensi dell’art. 9 bis della L. R. n. 56 del 5 dicembre 1977; • i Comuni interessati dalle prescrizioni dello Schema previsionale e programmatico per il risanamento idrogeologico del bacino del fiume Toce; • i Comuni danneggiati dagli eventi alluvionali, verificatisi nei mesi di ottobre e novembre 2000 e maggio 2008; • i Comuni che, dopo aver espletato le verifiche di compatibilità idraulica ed idrogeologica, previste dal Piano di Assetto Idrogeologico, devono adeguare il PRG alle citate verifiche. 6|

le politiche


Per la salvaguardia ambientale, inoltre, si finanziano, sempre ex L. R. 24/96, le seguenti problematiche: • verifiche sismiche e adeguamento del PRG a tali verifiche; • studi per la verifica acustica e adeguamento del PRG alla normativa sull’inquinamento acustico; • studi per la compatibilità ambientale (VIA); • studi per la valutazione ambientale strategica (VAS); • studi per la valutazione di rischio di incidente rilevante (RIR). Al fine di ampliare l’attenzione alla tutela ed alla valorizzazione delle risorse ambientali, paesistiche e culturali dei territori dei piccoli comuni, la Regione finanzia, anche, le varianti ai PRG redatte dai Comuni, con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti, per dare attuazione ai Piani del Colore e dell’Arredo Urbano e gli Studi per il paesaggio. L’obiettivo è quello di stimolare i Comuni a normare l’assetto del loro territorio con attenzione anche alla qualità del costruito, al paesaggio urbano ed alle valenze culturali stratificatesi storicamente sulle aree degli insediamenti, dando anche attuazione agli indirizzi normativi di cui all’art. 2 (Regolamento edilizio) della L. R. n. 19 del 8 luglio 1999. Sempre in quest’ottica e per favorire l’adozione da parte dei Comuni del Regolamento Edilizio tipo, la Regione Piemonte ha deliberato di finanziare ai sensi della L. R. 24/96 le varianti al PRG necessarie per adeguare le Norme Tecniche di Attuazione degli stessi ai parametri edilizi ed urbanistici definiti con la L. R. n. 19 del 8 luglio 1999. Il presupposto essenziale, infatti, per ottenere tale finanziamento è che il Comune sia dotato di un Regolamento Edilizio conforme a quello predisposto dalla Regione.

La valorizzazione e la tutela del paesaggio La Regione – secondo i principi enunciati nell’articolo 9 della Costituzione, nella Convenzione Europea del Paesaggio, nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio e negli articoli 6 e 8 dello Statuto – riconosce il paesaggio quale peculiare intreccio di fattori materiali e immateriali e componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, e ne preserva i valori culturali e naturali. In quest’ottica, attraverso la L. R. n. 14 del 16 giugno 2008 vengono promosse politiche volte alla valorizzazione, alla pianificazione e alla riqualificazione del paesaggio e alla sua tutela. Tali politiche trovano attuazione attraverso molteplici azioni quali la pianificazione paesaggistica, la promozione di attività di comunicazione e sensibilizzazione delle popolazioni al valore del paesaggio, l’avvio di attività di formazione alla conoscenza e all’intervento nel paesaggio, l’elaborazione di studi e ricerche finalizzati alla valutazioni dei paesaggi, l’incentivazione della ricerca della qualità del progetto di paesaggio, il finanziamento di concorsi di idee e di progetti per il recupero, la riqualificazione e la valorizzazione della qualità paesaggistica.

le politiche

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LE AZIONI L’uso di suolo ☞ Creazione di un tavolo di lavoro per la condivisione di una metodologia di misurazione del consumo di suolo. La complessità del fenomeno del consumo di suolo, unitamente all’eterogeneità dei dati disponibili e alla mancanza di una metodologia univoca di riferimento per la sua misurazione, ha evidenziato, nell’ambito delle politiche regionali per la tutela e la salvaguardia del territorio, la necessità di istituire un Tavolo di lavoro composto da varie Direzioni regionali con l’obiettivo di monitorare, in maniera condivisa, il consumo di suolo. Il Tavolo, supportato da CSI Piemonte e IPLA, costituisce uno strumento di riferimento conoscitivo e operativo, finalizzato a rafforzare e integrare tra loro le misure regionali volte alla riduzione del consumo di suolo e al contenimento della dispersione insediativa. Nello specifico, le attività intraprese sono finalizzate a mettere a punto una metodologia, condivisa anche con le Province, per misurare in maniera adeguata ed efficace il consumo di suolo in Piemonte, a scale diverse e sulla base di dati confrontabili. Sono allo studio una serie di indicatori e indici da condividere e mettere a disposizione dei soggetti che operano sul territorio, a supporto della definizione di politiche territoriali e del coordinamento delle diverse pianificazioni. È in corso la redazione del primo Rapporto sul monitoraggio del consumo di suolo elaborato dal gruppo di lavoro regionale.

☞ Aggiornamento e stampa della nuova Carta di capacità d’uso dei suoli del Piemonte. A seguito delle campagne di rilevamento pedologico effettuate negli ultimi anni, nei primi mesi del 2010 la Regione Piemonte, in collaborazione con il Settore Suolo dell’IPLA, ha pubblicato la nuova “Carta di capacità d’uso dei suoli” a scala 1:250.000, che aggiorna e sostituisce l’analoga cartografia del 1982. La Carta della capacità d’uso è uno strumento di classificazione che consente di differenziare le terre a seconda delle potenzialità produttive delle diverse tipologie pedologiche prese in esame, permettendo di prefigurare nel territorio diversi scenari, in base ai quali è possibile individuare i punti di criticità ambientale e orientare le politiche di produzione agricola e di salvaguardia del suolo. A livello regionale la capacità d’uso dei suoli è infatti diventata uno strumento fondamentale per molti aspetti della pianificazione territoriale, con particolare riferimento ai progetti che impongono trasformazioni di uso del suolo. Per le aree di pianura e i fondivalle collinari è inoltre disponibile la Carta a scala 1:50.000, consultabile e scaricabile dal sito web della Regione Piemonte. 8|

le azioni


Il paesaggio ☞ Approvazione del Programma Regionale per gli interventi di cui alla L. R. n. 14 del 16 giugno 2008. Il programma, approvato dalla Giunta regionale nel 2010, prevede, in particolare, la revisione e riedizione del volume “Progetti per la qualità paesaggistica: criteri”, realizzata nel novembre 2010. La pubblicazione riporta l’integrazione della precedente con le disposizioni inerenti il finanziamento di interventi per il recupero del patrimonio paesaggistico, attraverso la realizzazione di coperture e mascheramenti di fabbricati esistenti a destinazione artigianale e produttiva tali da ridurre l’impatto sul paesaggio, approvate con la Deliberazione di Giunta il 22 marzo 2010 a seguito dell’entrata in vigore della L. R. n. 20 del 14 luglio 2009. Il nuovo volume è stato diffuso presso le amministrazioni pubbliche, gli ordini professionali, le associazioni e le organizzazioni portatrici di interessi diffusi in materia di paesaggio. Il programma annuale richiama inoltre l’attenzione sul tema, trattato all’art. 5 della L.R. n. 14, dei concorsi di idee o di progettazione, identificati quali strumenti utili al conseguimento di soluzioni progettuali di qualità. In considerazione dei maggiori oneri organizzativi ed economici che tali concorsi comportano per le amministrazioni, il finanziamento regionale arriva a coprire fino a un massimo del 90% delle spese sostenute. Nel 2010 è pervenuta una sola richiesta di finanziamento per un concorso di idee da parte del comune di Piedicavallo (Biella), relativa alla riqualificazione paesaggistica dell’ambito denominato Monteasinaro dell’Alpe Fontana. Tale richiesta è stata ritenuta meritevole della maggiore quota di finanziamento consentita (11.250 Euro). La Regione prosegue così nell’incentivazione dei concorsi di idee o di progettazione: il 2010 ha visto infatti la realizzazione del primo concorso di idee, finanziato nel 2009, per la riqualificazione delle aree ex OMA e Chimica Industriale lungo il torrente Sangone e per la valorizzazione dell’area vasta della Collina Morenica. Simili concorsi interpretano pienamente lo spirito della legge, che persegue il confronto e il dibattito fra progettualità diverse e intende favorire la maggiore diffusione e conoscenza dei progetti di qualità, in particolare quelli capaci di rivestire carattere di esemplarità, ossia potenzialmente riproponibili in contesti regionali analoghi. Insieme al concorso di Piedicavallo, nel 2010 il programma degli interventi ha stabilito il co-finanziamento di sette progetti per la qualità paesaggistica presentati da Comuni e Comunità collinari, per un importo totale di 791.706 Euro. ☞ La candidatura UNESCO dei paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato Il 21 gennaio 2011 la candidatura UNESCO dei “Paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato”, avviata nel 2006 attraverso l’iscrizione del sito alla tentative list italiana, ha segnato una tappa importante con la trasmissione all’UNESCO a Parigi del dossier di candidatura e di tutto il materiale collegato.

PINO DELL’AQUILA

le azioni

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SUOLO

Nel gennaio 2011 è stata inoltre costituita, tra la Regione e le Province, sul cui territorio ricade il sito, l’“Associazione per il patrimonio dei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato”. L’Associazione, con sede ad Asti, si propone la realizzazione degli obiettivi e delle azioni previsti dal Piano di gestione della candidatura, perseguendo in particolare lo sviluppo della conoscenza sui beni del patrimonio candidato e la loro tutela, protezione, valorizzazione, accanto a iniziative volte alla promozione culturale, alla sensibilizzazione e allo sviluppo socio-economico integrato dei territori interessati. Ai fini dell’attuazione di tali obiettivi, l’Associazione promuove la cooperazione e cura la comunicazione e lo scambio di informazioni e documenti tra i soci fondatori, gli enti locali e gli operatori economici del territorio, così da armonizzare il più possibile le politiche di gestione del bene UNESCO attuate da ciascun ente. In quest’ottica, l’Associazione promuove inoltre l’eventuale adozione di nuovi strumenti di protezione e salvaguardia dei beni candidati, inclusi la riqualificazione dei paesaggi non coerenti e un sostegno tecnico che assicuri la sostenibilità e la qualità dei nuovi interventi. L’Associazione svolge inoltre importanti compiti di educazione e sensibilizzazione, favorendo la conoscenza del patrimonio UNESCO e, più in generale, della cultura della tutela del territorio (ad esempio attraverso l’organizzazione di mostre, conferenze e simili manifestazioni) in collaborazione con le scuole e altre istituzioni pubbliche e private. L’Associazione, per la piena attuazione delle finalità previste dallo Statuto, si avvale della collaborazione di un Comitato Scientifico, composto da esperti in grado di rappresentare il carattere interdisciplinare della tutela e della gestione del paesaggio patrimonio dell’umanità. Nel marzo 2011 è stata pubblicata una brochure che illustra il progetto di candidatura attraverso una sintetica descrizione del sito e dei valori in esso riscontrabili, nonché numerose fotografie. ☞ Gli alberi monumentali Da anni la Regione dedica grande attenzione agli alberi monumentali, fin dall’approvazione della L. R. n. 50 del 3 aprile 1995, “Tutela e valorizzazione degli alberi monumentali, di alto pregio naturalistico e storico, del Piemonte”. Il nostro territorio è particolarmente ricco di questi antichi e maestosi testimoni della storia e della cultura regionale, che costituiscono elementi di marcata evidenza: talora inseriti in un bosco, altrove si stagliano come isolati presidi vegetali nel mezzo di centri abitati, a guardia di un ponte o di una piazza. Il loro valore può riguardare diversi aspetti: sono considerati monumentali gli alberi che, per età o dimensioni, risultano eccezionalmente maestosi o longevi; quelli che hanno un preciso legame con eventi o memorie rilevanti dal punto di vista storico o culturale; le alberate di particolare pregio paesaggistico, monumentale, storico-culturale, anche inserite in contesti urbani. Gli alberi monumentali presenti sul territorio piemontese vengono inclusi in elenchi approvati dalla Giunta Regionale e periodicamente aggiornati: attualmente, quelli assoggettati a vincolo di tutela paesaggistica sono quaranta. I cittadini, gli enti pubblici e le associazioni possono segnalare all’apposita commissione tecnica, costituita nel novembre 2010, l’esistenza di alberi, filari o alberate ritenuti meritevoli di tutela. Nell’ottica della più vasta conoscenza e della migliore valorizzazione degli alberi monumentali, la Regione predispone iniziative di comunicazione, volte a sensibilizzare i cittadini sull’importanza della salvaguardia di queste eccellenze del patrimonio arboreo. Accanto a queste, la legge prevede specifiche accortezze per la loro conservazione: come ogni anno, nel novembre 2010 la Regione ha rinnovato la convenzione con l’IPLA - Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente, affidandogli la progettazione e la realizzazione di interventi di manutenzione e cura sugli esemplari di maggior pregio. ☞ I massi erratici Il 21 ottobre 2010 la Regione si è dotata della L.R. n. 23 “Valorizzazione e conservazione dei massi erratici di alto pregio paesaggistico, naturalistico e storico”. Significativi elementi di spicco all’interno 10 |

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di aree dalla qualità paesaggistica elevata, diffusi in particolare presso l’anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana, i massi erratici sono beni di grande importanza naturale. Si tratta di veri e propri monumenti geologici, di forma e composizione molto variegate, segni visibili dell’antica presenza di un ghiacciaio. Alcuni recano incisioni di età neolitica, altri sono divenuti oggetti di culto, legati a rituali pagani, di cui restano ancora oggi tracce nel folclore popolare. La legge regionale persegue la promozione della conoscenza del patrimonio esistente e la valorizzazione degli esemplari maggiormente rappresentativi dal punto di vista scientifico, paesaggistico-ambientale e culturale. Particolare considerazione è riservata a quelli dotati di valore storico-archeologico (recanti incisioni rupestri, storicamente utilizzati come cippi confinali o caratterizzati dall’antica lavorazione degli scalpellini) e geomorfologico (che costituiscono, per dimensioni e volume, rari esempi di maestosità). La Regione concorre alla conservazione e alla salvaguardia dei massi erratici attraverso la progettazione di percorsi tematici di fruizione – anche con la posa di tabelle e cartelli informativi sul loro valore e sulle modalità di approccio e di cura –, tramite la loro ripulitura e riqualificazione, nonché mediante la creazione di aree di rispetto. Per dare attuazione a tali previsioni, nel gennaio 2011 la Regione ha stipulato una convenzione con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino per la realizzazione di un programma di ricerca inerente il censimento dei massi erratici presenti sul territorio regionale e l’individuazione di quelli meritevoli delle forme di tutela messe in campo dalla legge. ☞ Le costruzioni in terra cruda La L. R. n. 2 del 16 gennaio 2006 “Norme per la valorizzazione delle costruzioni in terra cruda”, prevede una molteplicità di azioni volte alla tutela di questi particolari manufatti, aventi una forte capacità di caratterizzazione del paesaggio, di cui il Piemonte possiede un ricchissimo patrimonio, dislocato sia nelle campagne, sia in contesti urbani. Le misure volte alla loro conservazione e valorizzazione sono dettagliate all’interno del relativo Regolamento di attuazione n. 8/R del 2 agosto 2006, che tratta, accanto ad altri aspetti, dell’importanza del censimento, da parte dei Comuni, dei fabbricati esistenti sul territorio e rilevanti per il loro pregio storico-artistico, architettonico e paesaggistico, e altresì per il loro valore documentario della tecnica costruttiva. Nel 2010 le amministrazioni comunali hanno proseguito su questa strada, provvedendo a ultimare il censimento e la schedatura degli immobili avviati con i fondi stanziati dalla Regione negli anni 2008 e 2009. Il regolamento definisce inoltre le caratteristiche e le modalità di erogazione dei contributi per gli interventi di recupero, finalizzati al migliore impiego delle costruzioni e al mantenimento dei loro caratteri testimoniali. Gli interventi che la Regione concorre a finanziare riguardano la manutenzione straordinaria e il restauro conservativo di edifici esistenti, a condizione che l’attività di recupero sia eseguita tramite l’impiego della terra cruda, nel rispetto della tecnologia costruttiva originaria e su manufatti censiti dal Comune competente. Il regolamento stabilisce criteri di priorità per la selezione delle domande, sulla base della rilevanza della costruzione rispetto al contesto paesaggistico, della sua proprietà pubblica o ecclesiastica oppure della fruibilità pubblica qualora la proprietà sia privata, dello stato di originalità dell’immobile e delle caratteristiche di innovazione dell’intervento edilizio proposto. La quota di finanziamento può arrivare al 60% della spesa ritenuta ammissibile, fino a un limite massimo di 12.000 euro per ciascun intervento. Nel 2010 sono stati finanziati sei interventi eseguiti da privati, per un importo complessivo di 72.000 euro. le azioni

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INDICATORI UTILIZZATI PER IL MONITORAGGIO DEL CONSUMO DI SUOLO In figura 12 sono riportati i dati di consumo di suolo a livello regionale in un confronto che interessa l’arco temporale compreso tra il 1991 e il 2008. I dati sono relativi a: • il consumo di suolo espresso in ettari; • la percentuale di suolo regionale consumata; • la variazione del consumo rispetto al 1991; l’incremento complessivo; • il tasso di incremento annuo in alcuni periodi temporali significativi; • l’incremento totale e il tasso di incremento annuo tra il 1991 e il 2008. Tra il 1991 e il 2005 i dati sono stati rilevati da immagini da satellite senza distinzione delle tipologie di consumo di suolo. L’aggiornamento 2008 è derivato da ortofoto. Il confronto con i dati storici è realizzabile considerando per il 2008 solo la somma di CSU e CSR, cioè non considerando le infrastrutture (CSI). FIGURA 12 Il consumo di suolo in

ANNO

Piemonte

CONSUMO

CONSUMO %

VARIAZIONE

(ha)

TASSO DI INCREMENTO

INCREMENTO

TASSO DI INCREMENTO

INCREMENTO

ANNUO (TIA)

TOTALE

ANNUO (TIA)

NEL PERIODO

NEL PERIODO

TOTALE

1991-2008

12 |

1991

125213

4,9

100,0

1998

132491

5,2

105,8

2001

136132

5,4

108,7

2005

144255

5,7

2008

150121

5,9

10919 ha

8,7 %

Incremento 1991 - 2001

0,9 %

TIA 1991-2001

115,2

8124 ha

6,0 %

Incremento 2001 - 2005

1,2 %

TIA 2001-2005

119,9

5866 ha

4,1 %

Incremento 2005 - 2008

1,4 %

TIA 2005-2008

13989 ha

10,3 %

Incremento 2001 - 2008

1,5 %

TIA 2001-2008

24908 ha

indicatori utilizzati per il monitoraggio del consumo del suolo

1,2 % 19,9 %


In figura 13 sono riportati i dati di consumo di suolo nelle province piemontesi. I dati sono relativi a: • la percentuale di suolo consumato per ogni provincia; • il suolo consumato espresso in ettari per ogni provincia; • l’incremento per ogni provincia rispetto alla situazione al 1991. Tra il 1991 e il 2005 i dati sono stati rilevati da immagini da satellite senza distinzione delle tipologie di consumo di suolo, tra il 2005 e il 2008 i nuovi dati sono stati rilevati da ortofoto e sono state definite diverse tipologie di consumo di suolo. Il confronto con i dati storici è realizzabile considerando per il 2008 solo la somma di CSU e CSR. FIGURA 13

INCREMENTO CONSIUMO DI SUOLO (%) ANNO

TORINO

VERCELLI

NOVARA

CUNEO

ASTI

ALESSANDRIA

BIELLA

VCO

REGIONE

1991

100

100

100

100

100

100

100

100

100

1998

105,4

106,8

106,9

109,5

104,1

105,4

106,2

104,3

105,8

2001

107,0

109,2

114,1

113,4

109,1

109,3

109,0

105,9

108,7

2005

115,2

115,6

118,2

118,9

116,6

111,6

111,5

107,5

115,2

115,2

118,8

121,9

128,1

121,9

119,2

125,3

118,6

119,9

Il consumo di suolo nelle provincie piemontesi 1991-2008

2008 (CSU+CSR)

Il grafico di figura 14 riporta i dati relativi all’andamento del consumo di suolo e della popolazione a scala regionale nel periodo 1991-2008. Il confronto tra crescita del consumo e andamento della popolazione evidenzia l’indipendenza del consumo di suolo dalla crescita demografica.

FIGURA 14 Consumo di suolo e incremento demografico

Legenda: CSI consumo dovuto a infrastrutture; CSU consumo dovuto a aree urbanizzate residenziali, produttive o commerciali, CSR consumo reversibile dovuto a cave, discariche, cantieri o aree sportive; CSCI consumo irreversibile dato dalla somma di CSI e CSU; CSC consumo complessivo dato dalla somma di CSCI e CSR; CSP ( CSP I, CSP II, CSP III) consumo di suolo complessivo ricadente nelle prime tre classi di capacità di uso del suolo.

indicatori utilizzati per il monitoraggio del consumo del suolo

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SUOLO

RIFERIMENTI Nelle pagine web del sito della Regione Piemonte, all’indirizzo http://www.regione.piemonte.it/agri/suoli_terreni/index.htm, è possibile ottenere dettagliate informazioni sulle attività di studio e di ricerca inerenti i suoli del Piemonte, oltre che consultare e scaricare la Carta dei Suoli e le carte derivate in scala 1:250.000 e 1:50.000 e la documentazione relativa alla capacità d’uso dei suoli e alla capacità protettiva dei suoli nei confronti dell’acquifero superficiale. Tutte le informazioni relative ai finanziamenti erogati ex L.R. 24/96 sono disponibili sul sito della Regione Piemonte all’indirizzo: www.regione.piemonte.it/sit/argomenti/pianificazione/ urbanistica/studi/contributi.htm Candidatura UNESCO: sul sito http://www.paesaggivitivinicoli.it è possibile reperire tutte le informazioni relative all’avanzamento del percorso della candidatura e alle attività a essa correlate.

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riferimenti


APPROFONDIMENTO

IL PTR E IL PPR Il Piano Territoriale Regionale Con DGR 16-10273 del 16 dicembre 2008 è stato adottato il nuovo Piano Territoriale Regionale. Il PTR riconosce gli elementi (fisici, ecologici, paesaggistici, culturali, insediativi, infrastrutturali e urbanistici) caratterizzanti il territorio e stabilisce le regole per la loro conservazione, riqualificazione e trasformazione. In particolare, lo strumento definisce gli indirizzi generali e settoriali di pianificazione e provvede al riordino organico dei piani, programmi e progetti regionali di settore. Esso individua gli indirizzi di governo del territorio e contiene i vincoli specifici a tutela di beni cartograficamente individuati e prescrizioni per gli strumenti urbanistici, nonché direttive e indirizzi per i soggetti pubblici locali. A seguito della pubblicazione del Piano è stato attivata la procedura di Valutazione Ambientale Strategica, tesa a garantire la definizione e il perseguimento di obiettivi di sostenibilità, nonché a stabilire limiti nell’uso e nel consumo delle risorse da rispettare nella pianificazione ai diversi livelli. La procedura si è conclusa con l’espressione del parere motivato sulla compatibilità ambientale da parte della Giunta Regionale con Deliberazione n. 12-11467 del 25 maggio 2009, con il quale sono state fornite indicazioni per mitigare e compensare i potenziali effetti negativi del Piano sull’ambiente. A seguito dell’acquisizione dei pareri e delle osservazioni sono state assunte le controdeduzioni con DGR n. 17-11633 del 22 giugno 2009 e sono stati predisposti gli elaborati definitivi del Piano con trasmissione al Consiglio regionale con DGR n. 18-11634 del 22 giugno 2009 per l’approvazione. Con l’avvio della IX legislatura l’attuale Giunta Regionale con Deliberazione n. 12 – 1042 del 24 novembre 2010 ha ritenuto di riproporre il PTR al Consiglio Regionale per l’approvazione. Le norme di attuazione relative ai caratteri territoriali e paesaggistici di cui al Piano territoriale Regionale del 1997 continuano ad applicarsi fino all’approvazione del Piano Paesaggistico Regionale. L’analisi del sistema regionale si è basata sull’individuazione di alcune precondizioni strutturali del territorio che hanno condotto alla definizione di politiche di pianificazione strategica regionale riunite in cinque strategie che riproducono le principali grandi linee strutturali regionali e accomunano il PTR e il Piano Paesaggistico Regionale, l’altro fondamentale strumento di pianificazione per il governo del territorio: Strategia 1 - Riqualificazione territoriale, tutela e valorizzazione del paesaggio Strategia 2 - Sostenibilità ambientale, efficienza energetica Strategia 3 - Integrazione territoriale delle infrastrutture di mobilità, comunicazione, logistica Strategia 4 - Ricerca, innovazione e transizione produttiva Strategia 5 - Valorizzazione delle risorse umane e delle capacità istituzionali. Il Piano persegue i seguenti obiettivi generali: integrazione fra attività economiche e valorizzazione del patrimonio ambientale, storico, culturale, paesaggistico ; • riqualificazione delle aree urbane e rigenerazione delle aree dismesse e degradate; • contenimento dell’edificato frammentato e disperso; • stabilizzazione dei limiti urbani; • contenimento del consumo di suolo; • definizione delle tipologie edilizie, dei caratteri architettonici e costruttivi; • riequilibrio e uso intermodale delle piattaforme a uso logistico; approfondimento

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SUOLO

• aree produttive ecologicamente attrezzate; • recupero delle aree dismesse. Il Piano persegue tre obiettivi prioritari: • la coesione territoriale, che ne rappresenta la componente strategica, da ricercarsi nella dimensione territoriale della sostenibilità; • lo scenario policentrico, inteso come il riconoscimento dei sistemi urbani all’interno delle reti; • la copianificazione, che introduce nuovi strumenti di governance. La filosofia che sottende l’impianto normativo del PTR discende dalla necessità di operare in sinergia con gli altri livelli di pianificazione, di perseguire uno sviluppo integrato e sostenibile del territorio regionale superando la cultura del vincolo per privilegiare quella della responsabilità e della competenza. Il Piano si basa su un impianto normativo aperto all’arricchimento da parte della pianificazione settoriale e su-bregionale favorendo la sussidiarietà. La matrice territoriale sulla quale si sviluppano le componenti del piano si basa sulla suddivisione del territorio regionale in 33 Ambiti di Integrazione Territoriale (AIT), in ciascuno di essi sono rappresentate le connessioni positive e negative, attuali e potenziali, strutturali e dinamiche che devono essere oggetto di una pianificazione integrata e per essi il Piano definisce percorsi strategici, seguendo cioè una logica multipolare, sfruttando in tal modo la ricchezza e la varietà dei sistemi produttivi, culturali e paesaggistici presenti nella Regione.

Il Piano Paesaggistico Regionale Il 28 marzo 2008 la Regione ha sottoscritto con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali un protocollo d’intesa per l’elaborazione congiunta del Piano. Le Province sono state coinvolte in tale processo e chiamate a partecipare alle attività conoscitive, valutative e propositive necessarie mentre ai livelli locali è stata demandata la precisazione alla scala urbanistica dei criteri normativi. Il Piano è stato adottato dalla Giunta regionale, con Deliberazione n. 53-11975 del 4 agosto 2009 e, a seguito della pubblicazione, è stata attivata la procedura di Valutazione Ambientale Strategica e raccolte le osservazioni, attualmente in fase di controdeduzione. Gli articoli 13, 14, 16, 18, 26 e 33 del Piano costituiscono norme in salvaguardia ai sensi dell’articolo 143, comma 9 del Codice e pertanto, a decorrere dalla sua adozione, non sono consentiti interventi sugli immobili e sulle aree tutelati ai sensi dell’articolo 134 del Codice stesso in contrasto con le prescrizioni in essi contenute. Obiettivo centrale del Piano è la tutela e la valorizzazione del patrimonio paesaggistico, naturale e culturale, in vista non solo del miglioramento del quadro di vita delle popolazioni e della loro identità culturale, ma anche del rafforzamento dell’attrattività della Regione e della sua competitività nelle reti di relazioni che si allargano a scala globale. Il PPR persegue tale obiettivo in coerenza con il Piano Territoriale Regionale, soprattutto: • promuovendo concretamente la conoscenza del territorio regionale, dei suoi valori e dei suoi problemi, con particolare attenzione per i fattori “strutturali”, di maggior stabilità e permanenza, che ne condizionano i processi di trasformazione; • delineando un quadro strategico di riferimento, su cui raccogliere il massimo consenso approfondimento

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sociale e con cui guidare le politiche di governance multi-settoriale del territorio regionale e delle sue connessioni con il contesto internazionale; • costruendo un apparato normativo coerente con le prospettive di riforma legislativa a livello regionale e nazionale, tale da responsabilizzare i poteri locali, da presidiare adeguatamente i valori del territorio e da migliorare l’efficacia delle politiche pubbliche. Il Piano si pone gli obiettivi di collaborare allo sviluppo sostenibile della Regione, dare concrete risposte alle esigenze di vivibilità ambientale e porre le basi per una fruizione responsabile delle risorse naturali e culturali che connotano il paesaggio. A tal fine il Piano è chiamato a svolgere una triplice funzione: • conoscitiva, volta non solo a orientare le scelte di tutela, gestione e valorizzazione, ma anche ad accrescere a tutti i livelli la consapevolezza dei valori e degli interessi in gioco; • regolativa, volta a tradurre i riconoscimenti di valore in disposizioni normative che incidano, direttamente o indirettamente, sui processi di trasformazione; • strategica, volta a proporre, a una platea ampia di soggetti istituzionali e di portatori di interessi, visioni, obiettivi e linee d’azione lungimiranti e spazialmente estese. Al fine di aderire il più possibile alle diversità paesaggistiche e ambientali, urbanistiche e infrastrutturali, economiche e sociali del territorio regionale, il PPR ne prevede l’articolazione in 76 “Ambiti di paesaggio” distintamente individuabili in relazione alla ricorsività e all’unitarietà delle matrici ambientali e culturali che li caratterizzano. Tale articolazione è pienamente coerente con il nuovo Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio che richiede, all’art. 135, una definizione degli obiettivi specifici di qualità paesaggistica e dei conseguenti indirizzi di tutela. La richiesta viene recepita nelle 76 Schede d’Ambito che, per ognuno, specificano gli aspetti normativi, i caratteri e gli obiettivi da perseguire. Infine, per garantire un più marcato riconoscimento delle specificità locali, che definiscono il senso di identità del paesaggio così come percepito dagli abitanti, è stata prevista, entro gli ambiti, una ulteriore articolazione in Unità di Paesaggio, contesto più appropriato per verificare gli impatti sui beni paesaggistici e le maggiori emergenze riconosciute, nonché per valutare l’opportunità delle dinamiche di trasformazione del paesaggio in ciascuna porzione di territorio.

approfondimento

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