Il tratto n°10 novembre 2016

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editoriale Gian Andrea Ferrari................................. pag 3 saggistica Appunti per una didattica della prospettiva pensando a Piero William Formella .................................... pag 4 contemporaneamente Villa Palagonia a Bagheria vista da Enrica Simonazzi Enrica Simonazzi.................................... pag 30

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libri I dipinti dell’ottocento dell’Istituto Paolo Toschi di Parma Gian Andrea Ferrari................................. pag 76 prossimamente .................................. pag 80 credits................................................. pag 82

intervista Antonio Sassi industrial designer della terra reggiana Gabriella Ovi, con la collaborazione di Leda Piazza e Gian Andrea Ferrari....... . pag 44 spigolature d’archivio Omaggio a Franco Caroselli studioso dell’arte della legatura Gian Andrea Ferrari................................. pag 68

In copertina: composizione liberamente tratta da opere del designer Antonio Sassi

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editoriale di Gian Andrea Ferrari L’anno 2016 vede l’uscita di un solo numero de Il Tratto. Non una scelta editoriale, ma una necessità dovuta a diverse diffi coltà. Prime fra tutte quella di una mancanza di rinnovamento dell’associazione, unita al ritiro di alcuni soci storici; a seguire una riduzione dei fondi a disposizione e ancor di più la perdita di uno dei nostri collaboratori più titolati: il prof Franco Caroselli, che si spento prematuramente l’undici maggio di quest’anno. Tutte vicende concomitanti che non ci hanno permesso di sostenere uno sforzo pari a quello degli anni passati. L’associazione però sta mettendo in campo le iniziative giuste per rinnovarsi e per ritornare a svolgere quei compiti che le sono sempre stati propri: in particolare quello di diffondere ed essere promotrice di nuove conoscenze nel campo dell’arte e della cultura, specie in campo locale. In primo luogo questo compito essa intende continuarlo con la pubblicazione di questa rivista, che ha la fortuna di raggiungere, grazie alla rete internet, anche i luoghi più lontani. Un’opportunità che quindi non va sottovalutata e tanto meno persa. Anzi va ampliata e migliorata rinnovando, per quanto possibile, la rivista stessa. Ecco allora i contributi che siamo riusciti a pubblicare in questo numero de Il Tratto. Per la Saggistica siamo lieti di presentare un articolo del prof. William Formella, dedicato al tema della prospettiva, spiegata e ripensata sulla lezione di Piero della Francesca. Lo svolgimento di questo contributo è l’ultimo in ordine di tempo che abbiamo voluto dedicare al grande pittore e teorico della trattatistica d’arte. La bellissima lezione di Formella (che ha insegnato, tra l’altro, al Liceo d’Arte “G. Chierici” di Reggio Emilia teoria e applicazione della prospettiva) è un esempio di quello che si può fare anche oggi in questo campo, senza dover per forza affi darsi ai soli mezzi informatici.

Per la rubrica Contemporaneamente Enrica Simonazzi, nostra Presidente, ci invita ad una visita della Villa Palagonia di Bagheria, attraverso le sue impressioni scritte e i suoi acquerelli, che qui pubblichiamo come avvio di una tematica che vorremmo svolgere in futuro: la scoperta di tanti capolavori nascosti del nostro paese. Per la rubrica Interviste Gabriella Ovi, Leda Piazza e Gian Andrea Ferrari presentano l’industrial designer reggiano Antonio Sassi, formatosi all’allora Istituto d’Arte “G. Chierici” di Reggio Emilia e poi divenuto una delle migliori “matite” italiane. Il contributo, per quanto ricco di immagini forniteci dallo stesso designer, rende solo in parte il valore di questo artista delle forme, che si esprime con una molteplicità di interessi e di soluzioni in tanti campi del mondo produttivo italiano ed estero. Abbiamo poi voluto dedicare la rubrica Spigolature d’archivio a Franco Caroselli, nostro prezioso collaboratore, oggi non più con noi, proprio per ricordare la sua fi gura di ricercatore ed appassionato studioso, di cui siamo orgogliosi, in particolare, di aver pubblicato i suoi contributi sull’arte della legatura e sulla storia dell’arte. Per la rubrica Libri, presentiamo un volume edito nel 2015 del Liceo Artistico “P. Toschi” di Parma, dedicato al patrimonio pittorico dell’ottocento in possesso di questa scuola. Un esempio di come si possa valorizzare e far conoscere in modo esauriente uno dei tanti fondi artistici nascosti del nostro paese, utilizzando soprattutto le forze e le conoscenze interne. Infi ne la rubrica Prossimamente , con l’annuncio di un numero de Il Tratto che sarà dedicato in gran parte alla conoscenza dei signifi cati religiosi del grande ciclo pittorico della Basilica della B.V. della Ghiara di Reggio Emilia e al decennale della fondazione dell’Associazione.


APPUNTI PER UNA DIDATTICA DELLA PROSPETTIVA saggi stica

PENSANDO A PIERO

William Formella Nato il 13.08.1948 a Reggio Emilia Ha frequentato la Scuola d’Arte e l’Istituto d’Arte di Reggio Emilia dal 1960 al 1965 (dove ha avuto come insegnante di Disegno Geometrico il Prof. Vivaldo Fornaciari). Il Magistero d’Arte di Firenze negli anni 1966-67 (con l’insegnante di Geometria Descrittiva, Prof. Dante Nannoni). Ha insegnato Disegno Geometrico e Geometria Descrittiva all’Istituto d’Arte di Reggio Emilia “G. Chierici” per 35 anni. Dopo il pensionamento è stato uno dei soci fondatori dell’associazione “Amici del Chierici”.

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Dal punto di vista didattico il nuovo assetto del piano orario delle materie nel “Liceo Artistico” (che ha sostituito l’Istituto d’Arte), in particolare riguardo alle discipline geometriche 1, impone una profonda riflessione su cosa debba essere “salvato” e trasmesso del vasto e tradizionale materiale della disciplina in considerazione della situazione attuale: - drastica riduzione delle ore a disposizione; - abbandono delle tecniche manuali; - utilizzo della rappresentazione digitale. Ritengo ci si debba muovere in due direzioni riguardo alla rappresentazione prospettica, intesa come possibilità di raffigurare gli oggetti dello spazio su una superficie piana utilizzando una singola immagine (che riproduce la visione che abbiamo dello spazio che ci circonda 2) e che sia valida anche come strumento di progettazione e di verifica. La prima è quella di trasmettere agli allievi una consapevolezza sia culturale che strutturale della disciplina; la seconda, ormai irrinunciabile, trasferire le operazioni esecutive ai sempre più raffinati e potenti programmi di modellazione digitale. .

Pensando a Piero non si può fare a meno di constatare che la sua opera rappresenta un esempio ideale, anche dal punto di vista didattico, di sintesi dei valori culturali e tecnici che raccolgono l’eredità del passato e aprono strade verso il futuro. Le note che seguono rappresentano un’idea di sintesi di un percorso minimo, culturale e tecnico, per gli allievi, irrinunciabile anche in presenza di poca disponibilità di tempo e di attenzione. La mancanza di queste basi genera l’impossibilità di capire ciò che si sta facendo riducendo l’azione alla ripetizione di passaggi predeterminati e ciò limita fortemente la possibilità di sfruttare le enormi possibilità aperte dai potenti mezzi di calcolo e visualizzazione che oggi abbiamo a disposizione. Si può iniziare quindi, nell’azione didattica, dai passaggi essenziali che precedono l’opera di Piero e che possono essere riassunti in due momenti cruciali che hanno reso possibile l’invenzione della “prospettiva lineare piana”.


Piero della Francesca - Flagellazione di GesÚ Urbino, Galleria Nazionale delle Marche Ribaltamento e ricostruzione schematica della Pianta Esercizio scolastico (Istituto St. d’Arte di Reggio Emilia) 1980


LA RAPPRESENTAZIONE NEL MONDO CLASSICO.

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- “Il mondo classico possedeva una prospettiva?” per dare una risposta a questa domanda ci si può affidare all’analisi di E. Panofsky (1927), il quale sintetizza in due fattori l’impossibilità, presso gli antichi, di creare un spazio visivo unitario assimilabile a quello moderno. Il primo è quello che lo spazio rappresentato è sempre uno “spazio di aggregati” che non raggiunge mai un continuum fra le figure e lo spazio che le circonda, la composizione è ottenuta per accostamento o per sovrapposizione; l’unità spaziale è una conquista del Rinascimento.

Dettaglio dell’affresco del cubiculum - Villa Fannio Sinistore a Boscoreale, Napoli


Il secondo è rappresentato dalla difficoltà concettuale di superare l’enunciato dell’VIII teorema di ottica di Euclide 3 attribuendo al campo visivo una configurazione sferica. Nell’antichità classica ci si affidava alle regole dell’ottica tenendo conto della modificazione sferica della forma delle cose viste e di conseguenza le linee rette venivano percepite come curve e viceversa; un esempio sono le correzioni nelle colonne dei templi che dovevano avere un’entasi; l’epistilio, lo stilobate e molte altre parti erano leggermente ricurve per recuperare l’impressione di una flessione dovuta alle distorsioni ottiche (Vitruvio). Si trattava quindi di una prospettiva “angolare”, a quadro curvo, assimilata alla rappresentazione retinica ma, non potendosi sviluppare sul piano le superfici sferiche, il risultato era una rappresentazione a più punti di fuga allineati su un asse di fuga verticale (a spina di pesce), come è possibile verificare negli affreschi del periodo tardo ellenistico-romano a Pompei 4. LA RAPPRESENTAZIONE NELL’ARTE GOTICA - La pittura gotica che ha preceduto la rinascita fiorentina, con pittori come Giotto, Duccio e Ambrogio Lorenzetti, ha cercato di modificare lo spazio nel quale collocare le sue “storie” che dovendo narrare fatti reali andavano collocate in situazioni più realistiche. 5 L’ambiente è quello descritto nel manuale di Cennino Cennini nel suo “Libro dell’arte” (1398/1401 ca) dove si danno consigli pratici per creare degli spazi più “naturali” (perspectiva communis). “Le cornici che fai nella sommità del casamento vuole pendere dal lato verso lo scuro in giù; la cornice del mezzo del chasamento, a mezzo la faccia, vuole essere ben pari e ughualiva; la cornice del fermamento del casamento di sotto vuole alzare in su, per lo contrario della cornice di sopra che penda in giù”. Ne deriva una pratica geometrica “di mestiere” legata a espedienti pratici, non supportata da una teoria formalizzata, funzionale soprattutto alla creazione di ambienti interni atti a ricevere particolari situazioni narrative. Lo spazio di Giotto è comunque una rivoluzione e rappresenta la partenza delle future “invenzioni” del primo Rinascimento

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Ambrogio Lorenzetti - S.Nicola da Bari resuscita il figlio del mercante- Firenze,Uffizi

Giotto - Presentazione di GesĂš al tempio - Basilica Inferiore di S. Francesco ad Assisi


CONOSCERE LA PROSPETTIVA L’Etimologia del vocabolo "prospettiva" è la forma femminile sostantivata di "prospettivo", derivante a sua volta dal latino tardo "prospectivus", "che assicura la vista". Nel campo degli studi ottici medievali la perspectiva (termine già presente in Boezio, 475-525 d.C.) indicava l’ottica stessa (perspectiva naturalis), intesa come percezione visiva. In particolare indicava la pratica per misurare le distanze e le lunghezze inaccessibili tramite un rilevamento indiretto. Panofsky adotta fra le due possibili interpretazioni del termine perspicere: vedere distintamente e vedere attraverso, la seconda (interpretazione dureriana). Già Piero della Francesca usa la parola prospettiva, è curioso notare che il prevalere di questo termine potrebbe essere dovuto semplicemente ad un motivo fonetico: la ripugnanza per la successione di tre consonanti rsp (Panosfky). Il mito fondante della “costruzione legittima” della prospettiva (perspectiva artificialis) ne attribuisce l’invenzione a Filippo Brunelleschi; attorno al 1416 egli avrebbe realizzato due tavolette raffiguranti il Battistero di S. Giovanni e Piazza della Signoria perfettamente sovrapponibili ai modelli reali. Va detto che, come per tutti i miti, in genere molto suggestivi, non sono disponibili le prove certe; le tavolette sono andate perdute e non ci sono tracce di una teorizzazione di procedimenti generalizzati di esecuzione. Sicuramente la scoperta dello spazio prospettico e l’invenzione delle regole per rappresentarlo sono il frutto di un processo durato almeno due secoli, venuto a maturazione in un ambiente favorevole e alla presenza di personalità eccezionali, quali, oltre al Brunelleschi, Masaccio, Donatello, Paolo Uccello e altri. Occorre puntualizare, ai fini della nostra ricerca, l’introduzione di un momento di svolta fondamentale al di la delle regole esecutive: l’immobilità del punto di vista (accompagnato dalla visione monoculare). Esso sottrae la conquista del reale, appena ottenuta, alla realtà stessa, riportando la rappresentazione di nuovo in un ambito simbolico (Panofsky), soggetto sia alle elaborazioni del genio dell’artista che a teorizzazioni geometrico-matematiche.

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Pianta di Piazza S. Giovanni di Firenze con il punto di vista della tavoletta brunelleschiana

La teoria della rappresentazione prospettica viene formulata da L4 Leon Battista Alberti nel 1435-36 nel suo “De pictura” che può essere considerato il primo trattato sulla prospettiva. Di famiglia fiorentina in esilio, nasce a Genova, umanista, perennemente in viaggio, arriva per la prima volta a Firenze nel 1434, dove, pur non avendo partecipato al rinnovamento in atto ne coglie gli aspetti fondamentali teorizzando la nuova concezione dell’arte fiorentina 8 . Il suo interesse per la prospettiva è orientato verso le implicazioni teoriche e di carattere intellettuale e lo testimonia l’assenza di illustrazioni nei suoi manoscritti che sembra dovuta ad una precisa volontà dell’Alberti stesso. Egli teorizza la piramide visiva e la sua sezione con un piano che crea l’immagine bidimensionale. Il quadro è riguardato come una finestra trasparente (finestra albertiana) sulla quale vengono traguardati e rappresentati gli oggetti tridimensionali. . . I procedimenti geometrico-matematici del nuovo modo di rappresentare lo spazio visivo vengono definiti, per la prima volta in maniera organica, da Pietro di Benedetto de’ Franceschi noto come Piero della Francesca, il miglior geometra che fusse ne' tempi suoi (Vasari), nel suo trattato “De prospectiva pingendi”.


Il libro è corredato da numerosissimi schemi (oltre cento), “eccellentissimamente disegnati” (E. Danti 1536-86), che hanno lo scopo di illustrare chiaramente e dimostrare matematicamente i procedimenti descritti; esso può essere considerato un’estensione logica delle idee albertiane, trattate però con uno stile sobrio e chiaro, molto distante dall’eloquenza dell’umanista Alberti. L’enunciazione delle regole della costruzione prospettica passa attraverso i principi di Euclide che determinano la struttura matematica della proiezione 9.

De prospectiva pingendi: schema di diminuzione proporzionale

Per la costruzione delle figure viene applicato il metodo proporzionale (matematico) o di riporto delle misure ricavate dalle piante e dai prospetti, proiettati sul quadro dal punto di vista; l’uso della diagonale è finalizzato solo alla verifica del risultato o come linea di riporto dei punti. La mancanza dell’uso del punto di distanza (punto di fuga delle diagonali) posto sull’orizzonte (e dell’orizzonte stesso) è un fatto fondamentale: indica la mancanza di conoscenza del concetto di punto e retta all’infinito. Dopo Piero anche Leonardo da Vinci si occupa di prospettiva nel suo“Trattato di pittura” ma con finalità prettamente artistiche, indagando gli effetti cromatici che suggeriscono le profondità e l’immersione degli oggetti nell’atmosfera. Leonardo però, come al solito, vede lontano, come si evince da questa sua frase: ... quelli che si innamorano della pratica senza scientia sono come nocchieri che entrano in naviglio senza timone o bussola, che mai hanno certezza dove si vadano. Sempre la pratica deve essere edificata sopra la buona teoria, della quale la prospettiva è guida e porta e senza questa nulla si fa bene.

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De prospectiva pingendi: pagina con rappresentazione di un elemento architettonico (altezze costruite con l’ausilio della proiezione laterale)


La formalizzazione della struttura proiettiva nella rappresentazione piana può essere, convenzionalmente, fatta iniziare con Jacopo Barozzi detto il Vignola (1507-1573) che con “Le due regole della prospettiva pratica” 10 sposta l’interesse dal campo della pittura a quello dell’architettura e della matematica. Nel capitolo III della seconda regola egli introduce il concetto di concorrenza delle linee parallele in un punto sulla linea d’orizzonte, introducendo per la prima volta la nozione di punto all’infinito.

Egli scrive: “Se bene secondo la Geometria le linee parallele non si possono mai toccare, o vero unirsi insieme dalli capi, ancor che vadino all’infinito; ma tirate in prospettiva fanno altro effetto perciochè si vanno ad unire all’orizonte in un punto più o meno discosto l’uno dall’altro secondo che sarà la positura delle linee .......” La potenzialità di questo nuovo modo di pensare lo spazio prospettico verrà sviluppata dal matematico Federico Commandino (1506- 1575) e soprattutto dal suo allievo Guidobaldo Del Monte (1545-1607) che nel 1600 pubblicò i “Perspectivae libri sex” dove vengono riprese (senza riconoscerne la paternità) le idee del Vignola, dimostrando rigorosamente che la proiezione centrale di un fascio di rette parallele è costituita da rette concorrenti in un punto e che più fasci di rette parallele fra loro e tutte parallele allo stesso piano hanno i “punti di concorso” sulla stessa retta; questa nuova impostazione segna l’ingresso della prospettiva nelle discipline matematiche.


Da questo momento la disciplina prende due diverse strade: mentre i pittori e gli architetti proseguono nella ricerca di sempre più suggestivi accorgimenti prospettici per le loro opere, la storia della prospettiva imbocca la strada parallela della ricerca matematica; così nei lavori di Johannes Kepler (1571-1630) e Simon Stevin (1548-1620), importanti per il futuro della materia, non vi sono più motivazioni artistiche. Essi si occupano di ottica ma sviluppano concetti fondamentali per la nascente Geometria Proiettiva 11 (G.T.Bagni). La Geometria Proiettiva prescinde dalle proprietà metriche delle figure dello spazio e si occupa delle trasformazioni ottenute attraverso la proiezione, rappresenta quindi una generalizzazione dei problemi affrontati faticosamente dagli artisti del passato. La nascita di questa disciplina è stata determinata soprattutto dai lavori di Girard Desargues (1591-1661) ingegnere, architetto e geometra di grande visione spaziale. Elabora un nuovo modo di intendere gli enti geometrici: le linee rette (parallele) si devono considerare equivalenti a curve di raggio infinito che si incontrano all’infinito (M. Kemp). Egli desume le sue considerazioni da uno studio raffinato sulle sezioni coniche; fondamentale per il futuro della materia sarà il suo teorema dei triangoliomologici 17 . Il lavoro di Desargues viene ripreso magistralmente da Blaise Pascal (1623-1662), che nel 1640 (non ancora diciassettenne) scriveEssai pour le Coniques. In esso è contenuto l’enunciato della proposizione oggi nota come il Teorema di Pascal 12 . Questo teorema permise di mettere a punto una teoria delle coniche più moderna e più generale, fondamentale per i successivi sviluppi della Geometria Proiettiva (G. T. Bagni). La sintesi della grande mole di studi, intuizioni e idee nel campo della rappresentazione avviene nell’ambiente creato in Francia da Gaspard Monge (1746-1818), l’Ecole polytechnique, dove egli crea e sviluppa una nuova scienza da lui denominata Géométrie Descriptive. Per la prima volta risulta risolto, attraverso un metodo rigoroso, il problema di mettere in corrispondenza biunivoca lo spazio tridimensionale ed un suo piano (V. Cardone). E’ dall’allievo di Monge, Jean-Victor Poncelet (1788-1867) che viene codificata anche la Geometria Proiettiva; questa disciplina contiene tutti i principi dei rapporti fra gli enti dello spazio e le loro trasformazioni attraverso


le operazioni di proiezione e di sezione indispensabili per avere una consapevolezza del significato dell’immagine bidimensionale nei confronti della realtà tridimensionale I concetti fondamentali della Geometria Proiettiva (anche estremamente semplificati) devono assolutamente far parte del patrimonio intellettuale degli allievi perchè rappresentano gli strumenti base per avere la possibilità di interpretare gli sviluppi, anche di carattere matematico o numerico (digitale), della rappresentazione geometrica. L’esperienza di tanti anni, oltre che a rendermi certo di quanto sopra affermato, mi ha portato a mettere a punto una serie di passaggi che ritengo essenziali nell’insegnamento della disciplina. Li riporto in breve sintesi. NOZIONI PRELIMINARI Dovendoci muovere in un ambiente assiomatico-deduttivo, si devono inizialmente definire i postulati di base, quindi: - definizione di spazio geometrico; - definizione di punto, retta e piano; - postulati dell’appartenenza (fra punto, retta e piano); - forme geometriche fondamentali (generate dall’appartenenza fra punto, retta e piano). LE OPERAZIONI DI PROIEZIONE E DI SEZIONE Il “sistema” inventato per trasferire e risolvere sul piano i problemi generati nello spazio tridimensionale è costituito dalla PROIEZIONE (per mezzo di raggi proiettanti) degli oggetti da un punto e dalla successiva SEZIONE dei raggi di questa proiezione con un piano; in questo modo viene generata un’IMMAGINE bidimensionale degli “oggetti” tridimensionali.

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I CASI DI POSIZIONE Gli elementi essenziali di questo procedimento vengono ad essere: - il centro di proiezione (S) - l’oggetto (P) - il piano di sezione o quadro ( ) che contiene l’immagine. La posizione relativa di questi tre elementi genera tre casi dai quali discendono varie applicazioni, ad esempio i diversi Metodi di rappresentazione, la Teoria delle ombre, la Camera oscura, la struttura della visione oculare, ecc.

GLI ENTI IMPROPRI Il passaggio fondamentale che permette la generalizzazione di tutte le operazioni della disciplina, sia dal punto di vista grafico che matematico, è l’introduzione degli ENTI IMPROPRI, cioè dei concetti di punto, retta e piano all’INFINITO 13 . La premessa è che verrà chiamato fascio di rette sia l’insieme delle rette che passano per un punto dato, sia l’insieme delle rette parallele ad una retta data (ampliando la nozione di intersezione con quella di direzione).


Sarà quindi necessario proporre alcuni esempi grafici di passaggio dal concetto euclideo di parallelismo (V postulato) alla nuova (sconvolgente) interpretazione proiettiva 14 .

LA PROIEZIONE CONICA E LA PROIEZIONE CILINDRICA Con l’introduzione degli enti all’infinito si apre la possibilità di ottenere, oltre alle rappresentazioni a centro proprio come la Prospettiva, le rappresentazioni a centro improprio come le Proiezioni Ortogonali e l’Assonometria.

Già Leonardo, con intuizione geniale, diceva:“la proiezione si fa per coni e per cilindri, per piramidi e per prismi”


LA CORRISPONDENZA BIUNIVOCA La corrispondenza univoca e biunivoca fra gli elementi di due insiemi è basilare in vari campi ma fondamentale nel nostro perchè è alla base del rapporto fra ogni punto dell’oggetto e della sua rappresentazione; questo rapporto deve essere sempre biunivoco: conoscendo uno si deve poter risale all’altro (a quello solo) e viceversa

LA PROSPETTIVITA’ Il concetto di corrispondenza biunivoca applicato in campo proiettivo fornisce uno strumento operativo fondamentale che viene definito PROSPETTIVITA’ fra rette o fra piani; in sostanza dal centro di proiezione (o della prospettività) S si ha una prospettiva di un elemento rispetto all’altro, completa di tutti i casi possibili: - punti uniti (coincidenti) - punti propri - punti inaccessibili - punti impropri (all’infinito)

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Se estendiamo la prospettività dal piano allo spazio, arriviamo alla piena consapevolezza del meccanismo che sta alla base della rappresentazione prospettica e all’individuazione dei punti di fuga, rimarranno solamente da risolvere i PROBLEMI METRICI delle linee e degli angoli ma a questo, oggi, ci pensa il computer.

Possono seguire a queste definizioni alcune applicazioni con figure di poligoni e solidi semplici per concretizzare la teoria e preparare la valutazione critica di ciò che verrà realizzato con i programmi di modellazione digitale 16 . Per completezza sarebbe bene aggiungere alcune visualizzazioni del “teorema dei triangoli omologici di Desargues” 17 e informazioni di base 18 sul “programma di Erlangen” di Felix Klein .

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NOTE 1) Sono previste 3 ore settimanali solo nel 1° biennio (nel “vecchio” Istituto d’Arte erano quattro ore in tutti i cinque anni) 2) Al netto delle differenze che esistono fra rappresentazione prospettica e visione umana: la prima monocentrica e statica; la seconda binoculare e dinamica. 3) “La differenza apparente tra due grandezze uguali viste da distanze disuguali è determinata, non dal rapporto di queste distanze, ma dal rapporto degli angoli visivi corrispondenti” (dall’Ottica di Euclide).

4) Pur rimanendo fondamentale lo studio di Panofsky sull’argomento, successivamente, anche in conseguenza di nuovi ritrovamenti, questa visione è andata in parte a modificarsi, soprattutto ad opera di D. Gioseffi nel suo “Perspectiva artificialis” del 1957. Si deve tener conto che le pitture che ci sono pervenute sono spesso rappresentazioni di maniera costruite su cliché ripetitivi dove l’impianto geometrico non è rigoroso ( ad esempio nella “stanza delle maschere” al Palatino a Roma (30 a.C) tutte le linee ortogonali all’osservatore concorrono perfettamente in un unico punto).


5) Vedi l’articolo di F. Caroselli “Continuità e innovazione nella trattatistica d’arte a Firenze tra il ‘300 e ‘400” - Il Tratto N° 8 - Giugno 2015. www.amicidelchierici.it/il-tratto/ 6) A questo punto sarebbe doverosoun accenno al trattato Kitab al-Manazir (Libro d’ottica), scritto tra il 1028 e il 1038 da Abu ‘Ali al-Hasan ibn al-Hasan ibn al-Haytham (965-1039/1040), noto nell’Occidente latino come Alhacen L2 7) Esistono testimonianze della reale esistenza delle due simulazioni del Brunelleschi, la più dettagliata è quella del suo biografo Antonio di Tuccio Manetti nella sua cronaca del 1475 L3. 8) Non si può affermare con certezza che Brunelleschi sia stato il primo a costruire una prospettiva matematicamente corretta ma, già nel 1426, nell’affresco della Trinità di Masaccio si trova una rappresentazione unitariamente esatta; il procedimento usato, però, può essere considerato l’uso consapevole della pratica, già utilizzata nel ‘300 dai Lorenzetti, dove tutte le linee ortogonali all’osservatore convergevano in un punto, manca però il sistema per determinare le “trasversali” che vengono ridotte secondo un calcolo arbitrario. La vera innovazione è dovuta all’Alberti che introduce un piano (quadro) che interseca la piramide visiva, aprendo alla possibilità di avvalersi “dell’alzato laterale” attraverso il quale è possibile determinare su una linea, perpendicolare alla linea di base, il “degradare” delle profondità (Metodo del taglio).


9) Schema di riduzione delle profondità di Piero della Francesca (applicazione del teorema dei triangoli simili di Euclide)

A= Occhio F= Quadro C= oggetto Proporzione: DC : BC = AD : x (EB) In questo modo, conoscendo l’altezza dell’osservatore (AD), la sua distanza dal quadro (DB), la distanza dal quadro del punto da rappresentare (BC), con una semplice proporzione si ottiene la profondità (prospettiva) del punto C (E).

10) Il ”Metodo dei punti di distanza” (con i punti di fuga posti sull’orizzonte) viene diffuso solo nel 1583 da E. Danti che pubblica, postumo, arricchendolo, il trattato “Le due regole della prospettiva pratica” del Vignola (che le aveva già elaborate fin dal 1559).


11) S. Stevin, Der Deursichtighe, Leida 1605. Proiezioni prospettiche di un rettangolo e di un parallelogramma (procedimento di base analogo a quello di Guidobaldo del Monte).

Inoltre, nel 1634, nel suo Traité d’optique così espone la “questione inversa del problema fondamentale della prospettiva”: date in un piano due figure qualunque che siano la prospettiva l’una dell’altra, le si collochino nello spazio in modo che la prospettiva abbia effettivamente luogo e si determini la posizione dell’occhio .

12) Teorema di Pascal Condizione necessaria e sufficiente affinchè i vertici di un esagono stiano su una conica è che i punti comuni alle tre coppie di lati opposti appartengano alla stessa retta. L’estensione di questo teorema ai casi limite, sia sul piano che nello spazio, sarà il fondamento di gran parte della nascente Geometria Proiettiva.


13) Va ricordato che l’estensione e il completamento di tutte le operazioni proprie della Geometria Proiettiva con le corrispondenti all’ infinito, anche se rigorosamente dimostrate sia graficamente che matematicamente, rimangono delle convenzioni e come tali devono essere presentate facendo però presente che la loro introduzione dà la possibilità, oltre che di eliminare qualsiasi eccezione dai procedimenti stessi, di operare proiezioni con raggi paralleli di centro improprio, di estrema utilità pratica (Proiezioni Ortogonali e Assonometriche). 14) In Villa M., 1969 - Elementi di geometria proiettiva grafica, geometria descrittiva, nomografia - Cedam, viene proposto un procedimento grafico che permette di “spiegare” in modo efficace il passaggio graduale dai punti propri (come lo studente è abituato a visualizzarli), passando dai punti inaccessibili, al punto improprio (all’infinito) e ritornare al punto di partenza; tutti questi esercizi risulteranno più comprensibili se visualizzati con simulazioni dinamiche realizzate al computer.

15) Fra gli elementi di due insiemi O e O’ si ha una corrispondenza biunivoca quando è assegnato un procedimento qualunque (un insieme di operazioni e costruzioni) per cui ad ogni elemento di O corrisponde (è associato) un elemento di O’ e viceversa. 16) Tutti i concetti fondamentali esposti si presentano a essere visualizzati con simulazioni dinamiche al computer. Spostando progressivamente i punti dal finito all’infinito verrà messa in evidenza la casistica completa delle situazioni proiettive, prive di eccezioni, che andranno a determinare i vari casi particolari di cui ci si può servire nella rappresentazione geometrica sul piano. 17) Teorema dei triangoli omologici di Desargues: “se due triangoli, situati su uno stesso piano, sono tali che le rette congiungenti coppie di vertici corrispondenti passino per uno stesso punto (O, finito o infinito), i punti di incontro del prolungamento

di ogni lato (punti uniti) sono allineati sulla stessa retta (asse dell’omologia) ”.


Omologo significa “corrispondente”. Casi: 1) triangoli corrispondenti: centro proprio, asse proprio 2) triangoli corrispondenti: centro improprio, asse proprio 3) triangoli simili (omotetia = similitudine): centro proprio, asse improprio 4) triangoli uguali (congruenza = traslazione): centro improprio, asse improprio.

Questo teorema esaurisce tutta la casistica possibile di trasformazione delle figure corrispondenti ottenute attraverso la proiezione. 18) Sarebbe anche importante collocare il “mondo proiettivo” all’interno delle altre geometrie, questo per creare un orizzonte culturale più ampio e collegare la disciplina con altri punti di vista. E’ possibile farlo presentando, in estrema sintesi, il “Programma di Erlangen” di Felix Klein,L5 che nel 1872, nella prolusione inaugurale del suo incarico all’Università di Erlangen propose una classificazione delle geometrie all’ora conosciute (una gerarchia) basata sul concetto di Gruppo: una geometria, collegata a un certo gruppo G di trasformazioni di un insieme F di figure del piano o dello spazio, è lo studio delle proprietà delle figure di F che sono invarianti rispetto alle trasformazioni che esse subiscono per effetto degli elementi di G.


Ne consegue che: - La geometria è lo studio delle proprietà invarianti rispetto ad un gruppo di trasformazioni. - Le proprietà geometriche delle figure non sono determinate dalla forma della figura ma dalle trasformazioni che possono agire su di essa. Ad esempio: Nella Geometria Elementare, le figure sono corrispondenti quando hanno: stessa forma e uguale superficie (congruenza / traslazione).

Nella Geometria Euclidea, le figure sono corrispondenti quando hanno la stessa forma (similitudine / omotetia).

Nella Geometria Proiettiva, le figure sono corrispondenti da un centro di proiezione (omologia)

E così a seguire fino alla Topologia; ogni Geometria è contenuta in quella successiva e ne rappresenta un caso particolare.


Bibliografia AA.VV. (2015) - Piero della Francesca / Il disegno fra arte e scienza. Catalogo mostra. Ed. Skira, Ginevra - Milano AA.VV. (2010) - Attualità della Geometria descrittiva, Seminario nazionale sul rinnovamento della Geometria descrittiva. Ed Gangemi, Roma Berenson B. (2007) - Piero della Francesca o dell’arte non eloquente. Ed. Abscondita, Miniature, Milano Cardone V. (1966)- Gaspard Monge scienziato della rivoluzione. Ed. Cuen, Napoli Damisch H. (1992) - L’origine della prospettiva. Ed. Giuda, Napoli Francastel P. (1957) - Lo spazio figurativo dal Rinascimento al Cubismo. Ed. Einaudi, Torino Ginzburg C. (2001) - Indagini su Piero. Ed. Einaudi, Torino Gioseffi D. (1957) - Perspectiva artificialis - Per la storia della prospettiva - Spigolature e appunti, Istituto di Storia dell’Arte Antica e Moderna, Trieste Kemp M. (1994) - La scienza dell’arte / Prospettiva e percezione visiva / da Brunelleschi a Seurat. Ed. Giunti, Firenze Erwin Panofsky (1984) - La prospettiva come forma simbolica. Ed. Feltrinelli, Milano Mario Villa (1969) - Elementi di geometria proiettiva grafica, geometria descrittiva, nomografia. Ed. Cedam, Padova

Link L1 HYPERLINK "http://digilib.netribe.it/bdr01/Sezione.jsp?idSezione=50" Scansione di tutte le pagine del “De prospectiva pingendi” conservato presso la Civica Biblioteca “ A. Panizzi” di Reggio Emilia. L2 HYPERLINK "http://www.treccani.it/enciclopedia/dalla-prospettiva-dei-pittori-alla-prospettiva-dematematici/" Articolo di Pietro Roccasecca per la voce “Il Contributo italiano alla storia del Pensiero - Scienze (2013)”; “Dalla prospettiva dei pittori alla prospettiva dei matematici” con un particolare riferimento all’opera di Alhacen. L3 HYPERLINK "http://online.scuola.zanichelli.it/sammaronedisegno/files/2010/03/Zanichelli_Sammarone_Brunelleschi.pdf" Scheda che contiene la sintesi della descrizione delle due tavolette brunelleschiane riportata nella cronaca di Antonio di Tuccio Manetti (per la versione integrale ved. P. Francastel “Lo spazio figurativo dal Rinascimento al Cubismo”, Einaudi; pag. 208/209. L4 HYPERLINK "http://www.liberliber.it/mediateca/libri/a/alberti/de_pictura/html/index.htm" Testo in volgare e in latino del “De pictura” di Leon Battista Alberti. L5 HYPERLINK "http://www.matematicamente.it/magazine/aprile2009/09_2009_art108.pdf" Felix Klein e il Programma di Erlangen, quadro storico-biografico, Antonio Bernardo.

Tutti gli schemi grafici presenti nell’articolo sono stati realizzati dal Prof. William Ferrari. L’impaginazione per la rivista è stata curata dal Prof. Giorgio Terenzi. * Questo lavoro è dedicato a Livia Cavicchi, intelligente e appassionata insegnante di Geometria Descrittiva che ci ha lasciato troppo presto.


VILLA PALAGONIA A BAGHERIA VISTA DA ENRICA SIMONAZZI

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contem poranea mente


Testo e chine acquerellate di Enrica Simonazzi Sembra quasi una storia di fantasia. Mi sono trovata improvvisamente a Palermo per motivi personali e la mia curiosità mi ha portato a Bagheria per due motivi: visitare la “villa dei Mostri” e il museo dedicato a Renato Guttuso. Quest'ultimo era chiuso per restauri, ma la villa

Palagonia era visitabile. Già trovarmi al cancello di Piazza Garibaldi (foto 1) con quelle due emblematiche statue ai lati mi ha lasciato ben disposta a una visita, che mi ha aperto veramente la strada ad una visione di stupore e curiosità. Questa costruzione fu iniziata a partire dal 1715 su

F ot o 1 : Bagheria, Villa Palagonia: Ingresso su Piazza Garibaldi ( F ot o t r a t t a d a l si t o w w w .t r i pa d vi sor .i t )


F i g . 1 : Villa Palagonia a Bagheria: sculture a lato dell’ingresso odierno su Piazza Garibaldi Ch i n a a cq u er el l a t a d i E n r i ca Si m on a zzi , 2 1 0 6


F i g . 2 : Villa Palagonia a Bagheria: sculture a lato dell’ingresso odierno su Piazza Garibaldi Ch i n a a cq u er el l a t a d i E n r i ca Si m on a zzi , 2 1 0 6


F ot o 2 : Bagheria, Villa Palagonia: Figure mostruose in calcarenite

commissione del principe di Palagonia Ferdinando Francesco I° Gravina Cruillas, progettata dall'architetto Tommaso Maria Napoli che, con l'aiuto di Agatino Daidone, si occupò, nel 1737, delle strutture inferiori che circondano la villa e nel 1749, delle decorazioni

- ( F ot o t r a t t a d a l si t o w w w .n u ok .i t )

interne ed esterne su incarico dei successori del principe. L'omonimo nipote detto il “negromante” (1722-1788), fece eseguire una vasta sequela di fi gure mostruose che cingono le mura e che rendono famosa questa residenza nobiliare.


F ot o 3 : Bagheria, Villa Palagonia: Teoria di fi gure mostruose in calcarenite ( F ot o t r a t t a d a l si t o w w w .t h eg r een r evol u t i on .i t )

Il principe era fi glio di Ignazio Sebastiano e Margherita Alliata. (foto 2 e 3) La villa si estendeva a ridosso di Viale Umberto I° a Bagheria, esattamente all'altezza dei due pilastri oggi inglobati purtroppo nella trama urbana della città. (foto 4)

Dal cancello si dipartiva un lungo viale adornato da una fi tta schiera di fi gure mostruose. Oggi delle duecento che erano, ne restano soltanto sessantadue. Le statue sono scolpite in “calcarenite d'Aspra” che è una roccia sedimentaria clastica, di provenienza


locale, formata da pezzi (clasti) le cui dimensioni sono quelle di granuli di sabbia principalmente calcarei, cementati fra loro da calcite. Nel 1885, dopo l'estinzione della famiglia principesca, la costruzione venne acquistata da privati che tuttora la aprono al pubblico. Defi nire questa costruzione un tesoro nascosto è inesatto, anche se sono convinta che la maggior parte

della persone non abbia avuto il piacere di visitarla. Il 9 aprile 1787 il poeta Johann Wolfang von Goethe rimase impressionato e descrisse la bizzarria dell'edifi co sul suo memoriale “Viaggio in Italia”. Studiosi e psichiatri hanno ipotizzato che le decorazioni di questa villa siano da collegare al complesso di “bruttezza” del Principe di Palagonia, per cui, per esorcizzarlo, egli si sarebbe circondato di “turpi amici”.

F ot o 4 : Bagheria, Villa Palagonia: Ingresso da Viale Umberto I° ( F ot o t r a t t a d a l si t o w w w .t r i p a d vi sor .i t )


F i g. 3 e F i g. 4: Villa Palagonia a Bagheria: sculture a lato dell’ingresso antico su Viale Umberto I° Ch i n e a cq u er el l a t e d i E n r i ca Si m on a zzi , 2 1 0 6


F i g. 9 e F i g. 10: Villa Palagonia a Bagheria: Figura mostruosa Ch i n e a cq u er el l a t e d i E n r i ca Si m on a zzi , 2 1 0 6


Il corpo della villa è di impianto tradizionale a blocco chiuso, senza cortili interni, con una pianta articolata in due elementi quadrati, congiunti da una parte centrale curvilinea Il primo piano presenta ai lati quattro torrioni e al centro un vestibolo dal quale si accede al salone delle feste riccamente affrescato e con uno strabiliante soffi tto a carena coperto di specchi. Questi ultimi

ricoprivano porte e fi nestre con un particolare gioco di sovrapposizioni e con effetti stravaganti e deformazioni caleidoscopiche, moltiplicando il rifl esso dei passanti. (foto 5) Al piano nobile si accede dal piano di campagna con una scalinata a doppia tenaglia, (foto 6) con balaustre di pietra alla cui base si affi ancano due sedili di pietra con schienale di gusto barocco.

F ot o 6 : Bagheria, Villa Palagonia: Scalinata a doppia tenaglia ( F ot o t r a t t a d a l si t o w w w .g u i d a si ci l i a .i t )


F i g . 6 : Villa Palagonia a Bagheria: Mascherone a lato dell’ingresso superiore

China acquerellata di Enrica Simonazzi, 2106

Villa Palagonia a Bagheria: Busto a Fig. 8: lato della parte d’ingresso della Villa China acquerellata di Enrica Simonazzi, 2106


Fig. 7: Villa Palagonia a Bagheria: Sedile barocco in pietra addossato alla scalinata a tenaglia China acquerellata di Enrica Simonazzi, 2106


Le leggende parlano di un infl uenza malefica dei mostruosi “guardiani” di pietra e di un costo elevatissimo di tutto il progetto, che da sempre hanno concorso ad alimentare la fama di follia attribuita al principe di Palagonia, cosa questa però che non corrisponde al vero. La sua storia parla in realtà di un uomo particolarmente lucido, ciambellano personale del Re di Napoli e grande di Spagna, occupato a ricoprire cariche importanti e impegnato in opere caritative. Si tratta di un insieme tanto originale, quanto stravagante, anche se ciò che colpisce maggiormente sono le basse costruzioni che cingono il giardino, sormontate da decine di statue in calcarenite d'Aspra, che raffi gurano animali fantastici, o caricaturali, conosciute come i “mostri”. Foto 5: Bagheria, Villa Palagonia: Salone degli specchi

Salvator Dalì dichiarò di volerla acquistare come suo ideale soggiorno siciliano per i periodi di villeggiatura. Renato Guttuso lo defi nì il “luogo dei suoi giochi da bambino”. Raccontava di contemplare le fi gure e di fantasticare arrampicandosi su di esse. Per questa villa realizzò tre opere. Qui furono girati anche diversi fi lm diretti da Alberto Lattuada, Marco Bellocchio e Giuseppe Tornatore. Il mio invito è quello di visitarla, perché sono convinta che non esista un'opera come questa in grado di lasciare nell'animo tanta curiosità e ammirazione, grazie alla sua forma stravagante popolata di esseri così originali e fantasiosi. La nostra arte è stata defi nita “petrolio”. Le ricchezze di questo genere hanno bisogno di restauri e di cura; ringrazio Dio di essere nata nel BEL PAESE. - (Foto tratta dal sito www.nicobastone.com)


Fig. 5: Villa Palagonia a Bagheria: Scalinata a doppia tenaglia con ingresso al piano nobile China acquerellata di Enrica Simonazzi, 2106


ANTONIO SASSI INDUSTRIAL DESIGNER DELLA TERRA REGGIANA

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interviste


di Gabriella Ovi, con la collaborazione di Leda Piazza e Gian Andrea Ferrari

Antonio Sassi nasce a Viano di Reggio Emilia il 26 gennaio 1968, frequenta l’Istituto d’Arte Chierici della sua città, dove il 20 luglio 1987 consegue la maturità in Arte della Ceramica. Dopo qualche anno di lavoro in aziende ceramiche del comprensorio di Sassuolo, lascia questo settore per seguire la sua passione legata principalmente al disegno delle automobili. Entra a far parte della Minardi Team F.1 come designer grafi co pubblicitario, lavorando con l’Ing. Aldo Costa (ex direttore tecnco della Ferrari F.1). Collabora al settore degli aerodinamici e studia una Funny-car su base meccanica Fiat Panda. Collabora attivamente anche in questo periodo con le riviste di settore, tra cui Autosprint applicandosi come illustratore e bozzettista. Nel 1993 per l’uffi cio immagine della Ferrari disegna il manifesto pubblicitario “348 CHALLENGE” al Mugello.

Frequenta poi dal 1994-96 lo IAAD di Torino, dove consegue il diploma di Architettura della Carrozzeria. In seguito inizia a lavorare all’IDEA Institute di Moncalieri Torino dove è impegnato nella ricerca stilistica dei marchi come: Gruppo Fiat, Lamborghini, Porsche, Mercedes, Tata, Honda, Ducati, Same e tanti altri. Nel 2001 sceglie la libera professione, e da allora la sua attività di designer si amplia a diversi settori industriali: dagli elettrodomestici ai complimenti d’arredo, agli attrezzi agricoli, alle macchine professionali per pulizia, agli articoli sportivi, caschi bici, scarpe, protezioni, macchine per il beauty-fi tness, sanitari e accessori bagno, accessori auto, moto e componenti nautici. Ha collaborato inoltre con Dallara e Pagani Automobili e ha disegnato la supermotard Terra Modena con l’HPE di Piero Ferrari. Per Aricar noto allestitore di mezzi di soccorso ha disegnato le linee esterne delle nuove ambulanze Life1 e Life 2. Prestigiose sono inoltre le rappresentazioni artistiche legate in particolare ai piloti delle auto da corsa, realizzate principalmente su tela con la tecnica ad olio. Con un’attenzione quasi iperealista sa restituire in ogni dettaglio le immagini riprodotte, che partono quasi sempre da una base fotografi ca per poi essere minuziosamente trattate e lavorate dall’artista. La collezione che Sassi ha realizzato su questo tema è composta da 30 tele, che partono dal pilota Nino Farina su Alfa Romeo 158, fi no all’ultimo campione della Ferrari Kimi Raikkonen. Altro tema pittorico caro all’artista sono le auto sportive italiane che ha rappresentato in varie visuali e che danno conto dell’evolversi del nostro stile nazionale. Questa collezione è realizzata su cartoncino con la tecnica della tempera e fa bella mostra nello studio del designers-artista insieme a tanti altri bozzetti progetti, modelli, prototipi ecc. che è possibile ammirare a Viano dove risiede Antonio Sassi.


Una giornata di sole; Viano paese pedecollinare in provincia di Reggio Emilia; un incontro nello studio di Antonio Sassi industrial design consulting, ex-allievo dell’Istituto d’ Arte “Gaetano Chierici” di Reggio Emilia, ora divenuto liceo artistico. Un’accoglienza calorosa, un’emozione forte perchè è dagli anni ‘80 che non ci incontriamo e sorgono spontanee tante domande..... “chi c’era in classe con te ? Quali altri insegnanti ?” I ricordi riaffi orano: dialogano insieme nello studio dove risaltano disegni, dipinti, bozzetti, modelli di auto e di moto e di oggetti che spaziano nei campi più disparati. L’iter lavorativo e creativo di Sassi si è realizzato in un percorso esemplare, coerente con i principi e le finalità che il design e la formazione didattica richiedono. La spinta di una passione lontana, quella dell’auto ancor prima che giovanile, lo porta al “Chierici”.

Seguono poi molteplici esperienze creative e lavorative che sono andate via via a confi gurarsi in un’intenzionalità vocativa e precisa con l’iscrizione al corso di “Architettura della carrozzeria” presso lo IAAD di Torino. Dice Sassi “..prima lavoravo come designer presso uno studio d’ arte ceramica di Maranello vicino alla Ferrari e da cui proveniva il rombo dei motori delle auto da corsa in prova. Un richiamo per me irresistibile, un rimando ad un interesse irrinunciabile. Il disegno, la pittura, lo schizzo, l’intenso allenamento svolto nell’ambito della ceramica sono stati il tramite che mi ha permesso la svolta e la possibilità di delineare in modo mirato la mia passione” E poi ? “...lavoro, lavoro, tantissimo lavoro...” come lui stesso tiene a sottolineare con enfasi, visto sempre in senso positivo, come tramite e come medium per la realizzazione di se: interazione fra una

L’azienda motociclistica Terra Modena si affi da alla matita di Antonio Sassi nel defi nire le forme del suo nuovo progetto dal nome Terra Modena 198 . Il designer riesce a coniugare lo spirito sportivo con uno stile personale ed accattivante, in modo da ottenre una moto in duplice veste: da competizione e da strada. Il tutto con l’HPE di Piero Ferrari e di un gruppo di tecnici ex- Ferrari del reparto corse che ne hanno seguito l’intero sviluppo e la realizzazione (© Immagine di Antonio Sassi. Riproduzione riservata)


Runner, azienda qualificata per la produzione di attrezzi fitness, si affida ad Antonio Sassi per la messa a punto della nuova gamma di prodotti della Linea Elite . Sono state disegnate le seguenti macchine: la Bike autoalimentata, la Rec Cyling, la Stepping, e la Arm Jogging, tutte con il medesimo family line. In particolare è stato richiesto di disegnare le parti strutturali dei telai utilizzando due tubi a sezione circolare affi ancati e di rinnovvare le coperture delle parti funzionanti, caratterizzandole con forme minimaliste, riconducibili a linee geometriche. (© Immagine di Antonio Sassi. Riproduzione riservata)

collaudata e sapiente professionalità e la capacità di dare consistenza e corpo ai sogni. Tratti veloci e precisi raccontano un design raffinato che esprime sempre un’esigenza di movimento e dinamicità, attento alle precise soluzioni del progetto in corso, ma con uno sguardo già proteso oltre, animato da uno spirito vulcanico, visionario e “futurista”. Il tavolo “Ala”, creato dalle strutture dell’ala di un aereo e dalle pale dell’elica che nè costituiscono le gambe, è il progetto che, attraverso il significato del volo e del vento (segni della libertà e del movimento) esprime leggerezza ed è il simbolo dello spirito profetico di Sassi, capace di accordare poesia, rigore e dinamicità. I modelli in scala reale dei suoi progetti nascono anche nel suo laboratorio di formatura e messa a punto dove prendono corpo linee e volumi modellati manualmente da lui stesso. Chiediamo a Sassi: “Quali tappe portano alla creazione di un nuovo progetto ?” “Far vedere come nasce un prodotto è molto diffi cile, ma i risultati sono tutti verifi cabili. Inizialmente si fa un incontro con il cliente dove si mettono a fuoco gli obbietivi tecnici, estetici e funzionali da raggiungere.

Solitamente mi viene fornito un modello meccanico sia virtuale che reale da rivestire, che occorre rispettare come ingombri interni. Inizia poi la parte più bella ed emozionante, cioè quella della progettazione attraverso l’ideazione di varie proposte di concept design, tenendo presente la concorrenza sul mercato, le esigenze produttive e le tendenze estetiche suggerite dalla moda, dal design industriale di prodotto e dall’ automobile. Defi niti i vari concept design, (bozzetti realizzati manualmente al computer) il committente sceglierà la proposta più in linea con gli obbietivi dati e da qui si partirà con lo sviluppo tecnico attraverso viste bidimensionali, rendering, modelli virtuali in 3D e se richiesto la realizzazione di un modello prototipo in scala 1:1. Il prototipo reale si ottiene per fresatura da un blocco di poliuretano oppure con l’ utilizzo delle stampanti 3D; questo modello permette, oltre che una verifi ca estetica, anche un controllo tecnico, calzandolo sulla meccanica e, quando richiesto, possiamo intervenire manualmente con delle modifi che che il cliente può toccare e vedere nella realtà Questo perché solo così si ottiene quel “tocco” che a video non si percepisce e


L’immagine rappresenta è uno dei tre concept sviluppati in collaborazione con Dallara per il nuovo campionato Indycar 2012 . Il progetto prende il via alla fi ne del 2009. Vengono elaborati vari concept design e si decide per queste forme innovative e armoniose. Per Antonio Sassi lavorare con ingegneri aerodinamici è stata un’esperienza unica irrepetibile. Ogni linea tirata era sottoposta ad un’analisi di effi cienza aerodinamica e di attibilità. (© Immagine di Antonio Sassi. Riproduzione riservata)

L’immagine rappresenta è uno dei tre concept sviluppati in collaborazione con Dallara per il nuovo campionato Indycar 2012 . Il progetto prende il via alla fi ne del 2009. Vengono elaborati vari concept design e si decide per queste forme innovative e armoniose. Per Antonio Sassi lavorare con ingegneri aerodinamici è stata un’esperienza unica irrepetibile. Ogni linea tirata era sottoposta ad un’analisi di effi cienza aerodinamica e di attibilità. (© Immagine di Antonio Sassi. Riproduzione riservata)



Il concept Car GTL basato su meccanica Lamborghini è un esercizio di stile provocatorio dove Antonio Sassi reinterpreta il design formale delle automobili più potenti e performanti, costruite proprio a pochi chilometri dal suo studio . Linee tese e taglienti assieme a volumi che si compenetrano in armonia, sono le caratteristiche estetico-formali di questo concept, dove è stato seguito l’intero percorso progettuale: dai bozzetti, al modello virtuale in 3D, fi no al modello in scala 1:5 fresato e verniciato. (© Immagine di Antonio Sassi. Riproduzione riservata)



Il “Tavolo Ala” è’ stato disegnato e realizzato in collaborazione con l’ArteinMotion e la Paolo Cantoni Apllication Engineering . Il design del tavolo ruota attorno all’ala dell’aereo sostenuta dalle originali pale dell’elica che fungono da gambe del tavolo. Leggerezza e robustezza caratterizzano il progetto, come il piano di vetro sostenuto da centine forate in plexiglass. Il legno, unito ad elementi meccanici strutturali, lo rendono unico e originale. (© Immagine di Antonio Sassi. Riproduzione riservata)



Il Bellissima viene disegnato per RE-AGE . Viene richiesto l’utilizzo di materiali metallici calandrati combinati al lena opaco in un sapiente gioco di bellezza ed armonie sensuali, le cui forme sono ottenute da lastre tagliate al laser. Il suo disegno “High Tech” è il risultato di una profonda e continua attenzione alle esigenze di carattere estetico ed ergonomico. (© Immagine di Antonio Sassi. Riproduzione riservata)

che è necessario per passare dal progetto alla realtà”. Ci presenta poi, con parole che esprimono tutta la sua passione, l’ultimo progetto in corso di elaborazione: il prototipo di una grande moto in fase di modellazione. Mostrandocela utilizza un gesto tattile che rivela, in un’intercomunicazione sensoriale, un rapporto anche sinestesico e di cura dell’opera. “Il design è sempre frutto di un compromesso fra funzionalità e stile” ricorda Sassi, compromesso, intendiamo noi, non come limite, ma come opportunità di coniugazione di due aspetti. “E’ un bellissimo mestiere adrenalinico, in cui la persona e il consumatore occupa il primo posto”. Parla con calore ed entusiasmo di questa vocazione, nata dal desiderio di cambiare, di reinventarsi ed innovarsi continuamente attraverso diversi modi di vedere e disegnare il mondo. Ci narra della sua passione per l’auto da corsa di F1, del lavoro sulla carrozzeria come massima espressione del design e degli anni in cui, per la rivista “Auto Sprint” ed “Auto”, ha fatto l’illustratore, avendo la possibilità di frequentare i box di F1 e i saloni dell’ automobile. Tale collaborazione come illustratore continua tutt’oggi con il prestigioso mensile Quattroruote.

La scelta di uno stile iperealista, volto a sottolineare un interesse ed una cura per una tecnica minuziosa, precisa in ogni dettaglio, si evidenzia nelle sue rappresentazioni pittoriche ad olio su tela, con una collezione dedicata ai campioni di F1. Sono dipinti che narrano la storia dell’automobilismo sportivo da Nino Farina (1950) a Kimi Raikkonen, ultimo campione del mondo di F1 su Ferrari nel 2007. Ricorda inoltre il periodo in cui a fi ne anni ‘90 – 2000 era a Torino, capitale del design delle auto, dove ogni casa automobilistica chiedeva consulenza estetica alla nascita di un nuovo modello, ai vari carrozzieri piemontesi e dove venivano ad imparare il mestiere di designer: giapponesi, coreani, indiani e cinesi. Ora, dice con un certo rimpianto, l’ Italia non ha più veri e propri centri di design e quindi resta ben poco di quell’epoca, lo slancio di una volta si è molto affi evolito. Aggiunge “Dove possiamo essere forti qui in Italia ? Nei pezzi particolari, di nicchia, nell’artigianalità del pezzo, perchè con la globalizzazione il sistema industriale ha spostato le sue sedi per la produzione di massa in luoghi più convenienti”.


Sono serviti tre mesi per definire il progetto della nuova ambulanza Life 2 designer per Aricar. Antonio Sassi ed i suoi collaboratori ne hanno seguito la progettazione, partendo dai primi concept di design fi no alla trasformazione in 3D delle superfi ci. La nuova ambulanza Life 2 si caratterizza per un design riconoscibile e deciso. (© Immagine di Antonio Sassi. Riproduzione riservata)

Il lavaggio professionale Orbit disegnato per BMP è in mix di eleganza ed essenzialità, dove, oltre alla semplicità della colonna in metallo inox, spicca la leggerezza della seduta sospesa a sbalzo. Molto elegante il basamento dalla caratteristica forma romboidale (© Immagine di Antonio Sassi. Riproduzione riservata)


Il concept Boat Spirit Wave e un off-shore che ricorda le linee superfi ciali dello Stealth . La vista dall’alto, particolarmente d’effetto, esalta la forma romboidale dei profi li alari al fi anco dello scafo. Le linee dei volumi sono taglienti e spigolate per fendere l’acqua e dare originalità estetica. Si ipotizza la costruzione con materiali tecnologici come carbonio, kelvar e alluminio per garantire leggerezza e rigidità. (© Immagine di Antonio Sassi. Riproduzione riservata)



Progetto della nuova idropulitrice concept Tiger cold-water disegnata per Prototecnica ; spicca un design sviluppato in verticale in grado di comunicare dinamicità dai volumi e robustezza formale. Particolare attenzione viene data al disegno degli accessori e al loro alloggiamento. In questa immagine si può vedere il passaggio dal disegno tecnico bidimensionale alla sua trasformazione in 3D. (Š Immagine di Antonio Sassi. Riproduzione riservata)



La storia delle auto di F1 viene rappresentata con una collezione di quadri ad olio dedicata ai Campioni del mondo di F1, partendo da Nino Farina (primo campione del mondo nel 1950) fi no ai nostri giorni. La tecnica iper reale, unita ad un tratto veloce, che rappresenta la dinamicità della scena, caratterizza la personalità dell’autore. Nell’immagine il campione del mondo Kimi Raikkonen sulla Ferrari nel 2007. (© Immagine di Antonio Sassi. Riproduzione riservata)



Spaccato a tempera del modello Minardi M 190-Ford V8 . Vi si può apprezzare tutta l’abilità tecnico-pittorica di Antonio Sassi nel disegnare a mano in dettaglio tutti i componenti meccanici della vettura da competizione. Il disegno è una tempera su cartoncino 50x70. (© Immagine di Antonio Sassi. Riproduzione riservata)



Questa illustrazione a tempera della Ferrari GTO Spyder è cara al designer: è il secondo soggetto delle auto sportive dipinte . Tale tema gli permette di cogliere lo stile e l’evoluzione tecnico formale del marchio reinterpretandolo in chiave moderna. Illustrazione a tempera su cartoncino 50 x 70. (© Immagine di Antonio Sassi. Riproduzione riservata)



Nel 1993 Antonio Sassi viene contattato dall’Uffi cio Immagine della Ferrari per studiare il Manifesto Pubblicitario 348 Challenge al Mugello . Vengono elaborati una serie di bozzetti tra cui la direzione sceglie quello con la proposta del manifesto diviso in due parti. La prima rappresentata da due Ferrari 348 in corsa, la seconda da due Ferrari storiche: la 250 GTO e la Ferrari America del 1958. Illustrazione a tempera 50x70 (© Immagine di Antonio Sassi. Riproduzione riservata)

Concludiamo il nostro piacevolissimo ed istruttivo incontro con una domanda: “Che cosa consiglia Antonio Sassi ai giovani d’oggi che vogliono intraprendere questo lavoro ?” - “Disegnare tanto – ci risponde - conoscere le tecniche grafi co-informatiche e fare esperienze all’estero: in Inghilterra, in Germania,

negli USA, dove ci sono le condizioni ideali per intraprendere la carriera di Industrial-Design. Sono queste relazioni ed esperienze che permettono di avere un dialogo da portare avanti poi nel tempo, in modo da incrociare e scambiare le esperienze e le idee. Senza di che è difficile oggi affermarsi, perchè


L’azienda G3, specializzata nella realizzazione di accessori auto, si affianca ad Antonio Sassi Design per disegnare nuove linee di box tetto auto . Da questa collaborazione sono nate le seguenti linee: Linea Spark, Linea Absolute, Linea All-Time, Linea Reff, Linea Helios e Krono. I box vengono stampati con la tecnica della termoformatura in due gusci e il design è caratterizzato da linee e volumi morbidi giocate su un sapiente equilibrio formale. (© Immagine di Antonio Sassi. Riproduzione riservata)

la concorrenza è tanta e di notevole qualità”.Un ultimo cenno lo vogliamo fare noi, proprio partendo da questa affermazione. Anche per lui è valsa questa impostazione. La sua famiglia d’origine, che ha praticato e pratica tutt’altra attività, non gli ha potuto fornire alcun sostegno interno specifico.

Ha soltanto avuto la capacità di sostenerlo nella sua avventura, credendo in lui fi n dai suoi esordi. Questo supporto essenziale è bastato a Sassi per vincere ogni diffi coltà e permettergli di affermarsi nel modo che oggi è sotto gli occhi di tutti.


OMAGGIO A FRANCO CAROSELLI STUDIOSO DELL’ARTE DELLA LEGATURA

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spigolature d’archivio


di Gian Andrea Ferrari Ho conosciuto Franco Caroselli alla presentazione del suo libro Legature del Settecento nella Biblioteca Provinciale dei Cappuccini di Bologna – I fondi dei conventi emiliani nel marzo del 2011. Ascoltando la sua conferenza, mi accorsi della

sua grande passione per l’arte della legatura, che combaciava perfettamente con la mia, con una sola differenza: lui amava e stimava tutte le legature antiche, io solo quelle defi nite di “pregio”. Sul momento non ci ho fatto molto caso, perchè non mi sembrava vero che

Franco Caroselli in una foto scattata al Liceo Statale d’Arte “G. Chierici” di Reggio Emilia, dove era docente di Storia dell’Arte ( F ot o t r a t t a d a l si t o w w w .g a zzet t a d i r eg g i o.g el oca l .i t )



opuscoli, libri e registri e che è stata utilizzata anche per accattivanti legature di dono. Lui stesso ne era un cultore, avendo studiato le tecniche di lavorazione e produzione ed avendo approfondito anche il campo del restauro. Pochi mesi prima che la sua situazione di salute precipitasse, portandolo rapidamente a morte prematura l’undici maggio 2016, avevamo progettato di costruire un contributo molto articolato sulla legatoria

reggiana del settecento e dell’ottocento, con al centro proprio le carte a colla tirate. Ci aveva confermato in questo nostro intento anche la mostra primaverile sull’arte della legatura promossa dalla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, che presentava un campionario troppo carente per quello che riguardava gli esisti reggiani di quest’arte e troppo impostata sul valore di pregio estetico degli esemplari esposti.

Carta a colla tirata, di produzione reggiana in blu, verde e rosso bruno, levigata ed inserita come copertura di registro, 1829. Su: Stato delle anime della Parrocchia di S. Lorenzo in S. Agostino di Reggio 1829 (Archivio Parrocchiale di S. Lorenzo in S. Agostino di Reggio Emilia) (Foto di Gian Andrea Ferrari)



Franco Caroselli, si era diplomato in Arte e Restauro del Libro presso l’Istituto d’Arte “Passoni” di Torino e aveva conseguito la Laurea in Discipline delle Arti della Musica e dello Spettacolo presso l’Università di Bologna. Era laureando in Scienze del Libro antico presso l’Università di Firenze. Ha svolto con grande competenza l’incarico di insegnante di Storia dell’Arte al Liceo Artistico Statale “G. Chierici” di Reggio Emilia e, dal 2004 al 2008, ha condotto il laboratorio didattico “Dal gregge al codice: come nasce un libro nel medioevo”, annesso al Museo Benedettino e Diocesano d’arte sacra di Nonantola. Nel 2007 ha fatto parte del Comitato scientifi co della mostra “I Cappuccini e il libro” tenutasi presso

il Museo Cappuccino di Reggio Emilia. A lui era stata affi data la cura della mostra “Legati per essere lib(e) ri. La legatura del libro nelle Biblioteche Cappuccine”, Reggio Emilia, Museo Cappuccino, 2 marzo-25 aprile 2011. E’ deceduto a Reggio Emilia l’undici maggio 2016. E’ stato autore di diverse pubblicazioni, tra cui - I tabernacoli lignei delle chiese dei cappuccini emiliani, Reggio Emilia, Pozzi Editore, 2000. - Aspetti della pittura e dell’arredo sacro nelle chiese cappuccine del Ducato Estense fra Sei e Settecento” in “I Cappuccini in Emilia Romagna”, a cura di Paolo Prodi e Giovanni Pozzi, Bologna, Edizioni Dehoniane, 2002, pp. 436-460. - Il codice di Terenzio «Turri C17» della Biblioteca

Carta a colla tirata, di produzione reggiana in rosso e blu, levigata ed inserita come copertura di registro (part.), 1824. Su: Stato delle anime della Parrocchiale Chiesa di S. Lorenzo in S. Agostino di Reggio delli anni 1824: = 1825. = 1826 = e = 1827 = 1828. = Rettore Don Angelo Bernardini Cittadino Reggiano (Archivio Parrocchiale di S. Lorenzo in S. Agostino di Reggio Emilia) (Foto di Gian Andrea Ferrari)


Carta a colla tirata, di produzione reggiana in blu, verde e rosso mattone, levigata ed inserita come copertura di registro (part.), 1830. Su: Stato delle anime della Parrocchia di S. Lorenzo in S. Agostino di Reggio 1830 (Archivio Parrocchiale di S. Lorenzo in S. Agostino di Reggio Emilia) (Foto di Gian Andrea Ferrari)


Municipale «A. Panizzi» di Reggio Emilia, in “Medioevo e Rinascimento”, Annuario del Dipartimento di Studi sul Medioevo e il Rinascimento dell’Università di Firenze, vol. XX/ n.s. XVII (2006), pp. 393-413. - Il valore di un frontespizio e Cataloghi e libri: un’arte, in “I Cappuccini e il libro”, cat. della mostra, Reggio Emilia, Museo Cappuccino, 2007, pp. 31-33 e 61-63. - Legature del Settecento nella Biblioteca Provinciale dei Cappuccini di Bologna. I fondi dei conventi emiliani, Bologna, Biblioteca Frati Minori Cappuccini, 2010. Per la rivista Il Tratto ha pubblicato: - Paesaggio pittorico e paesaggio letterario: due modi di produzione del paesaggio descrittivo, in Il Tratto N° 3, dicembre 2012, pagg. 4-13. - La legatura: arte e magia di un mestiere che scompare, in Il Tratto N° 5, dicembre 2013, pagg. 4-19. - La legatura libraria nel mondo tardoantico, in Il Tratto N° 7, dicembre 2014, pagg. 24-43 - Continuità ed innovazione nella trattatistica d’arte a Firenze tra ‘300 e ‘400; il caso di Cennino Cennini e di Leon Battista Alberti, in Il Tratto N° 8, giugno 2015, pagg. 4-32.


I DIPINTI DELL’ OTTOCENTO DELL’ ISTITUTO PAOLO TOSCHI DI PARMA 76

libri


di Gian Andrea Ferrari


E’ uscito nel 2015, senza fare clamore, il volume sui dipinti ottocenteschi in possesso del Liceo Artistico Statale “Paolo Toschi” di Parma.(fi g. 1) Edito dal MUP di Parma, ha avuto alcune buone recensioni locali, senza poi ottenere quella considerazione che avrebbe meritato e merita.(fi g. 2) Si tratta del primo “quaderno” che il Liceo Toschi dedica al suo patrimonio artistico-culturale e solo per questo avrebbe dovuto essere accolto con maggiore interesse. Sono pochi infatti gli Istituti o Licei d’Arte italiani che avviano simili inziative e che senza troppa enfasi, ma con molta determinazione, le portano avanti tra non poche diffi coltà. Il volume del liceo parmense ha il merito indiscusso di portare alla luce la cultura artistica accademica presente a Parma soprattutto a cavallo della metà dell’ottocento e di mostrare l’indirizzo che prevaleva nella didattica della locale Accademia di Belle Arti. Gli esiti presentati, sia come esempi per l’insegnamento, sia come risultati conseguiti, mostrano come la formazione dei giovani artisti fosse tutta proiettata nella capacità di imitare l’arte del passato e di saperne trarre poi i dovuti stimoli per il proprio percorso successivo. I dipinti che vengono presentati sono tutti di artisti noti soprattutto nell’ambito locale parmense, ma proprio per questo sono signifi cativi di quello che veniva loro richiesto, non solo durante gli studi svolti in Parma, ma anche e soprattutto quando, vincendo una borsa di studio, potevano perfezionarsi in città come Roma e Firenze. Le opere che venivano spedite da quelli sedi a Parma per mostrare i progressi conseguiti, parlano in modo evidente di come l’arte allora fosse intesa come capacità di imitare l’antico e la natura, alimentandosi con suggestioni letterarie proprie della cultura romantica Opere come Gli ultimi momenti di Beatrice Cenci (fi g. 3) del 1866, ideata e dipinta da Pietro Rossi (Guastalla [RE] 1829 – 1893), formatosi all’Accademia di BB AA di Parma, che qui riproduciamo, sono un esempio

illuminante di questa tendenza. Il chiaro riferimento reniano alla fi gura della Cenci di Palazzo Barberini, viene trasposto dal Rossi in una dolente espressione della protagonista in attesa di essere giustiziata per parricidio. (1) L’ambiente e gli oggetti fanno da sfondo al dramma che si sta per consumare, senza perdere quel riferimento al vero e al reale che allora dovevano sempre pervadere una “autentica” opera d’arte. Il volume presenta poi una seconda sezione dedicata ad Emilio Scherer, autore del bellissimo dipinto riprodotto in copertina Una giovinetta dopo il ballo e di cui il Liceo possiede alcune opere di sicuro interesse. Isabella Leoni ne traccia il percorso artistico prima a Parma, dove si forma nella locale Accademia di Belle Arti, e poi nel suo peregrinare in vari luoghi, fi no a stabilirsi a Bosa in Sardegna. Non va poi dimenticato il contributo di Francesca De Vita che in un breve articolo riporta la relazione di restauro del dipinto riprodotto in copertina, mostrando anche le capacità di recupero dei dipinti antichi che si pratica al Liceo di Parma. Leggendo e sfogliando questo volume viene da pensare anche al patrimonio artistico del nostro Liceo d’Arte “G. Chierici” che giace in gran parte, ormai dimenticato, nei depositi dei Civici Musei di Reggio Emilia. Meriterebbe ben altra sorte, vista la ricchezza di opere in numero e qualità ancora presenti. Purtroppo la sua attuale collocazione lo nasconde ai più. Poco ci vorrebbe per farlo conoscere, almeno attraverso pubblicazioni specifi che, dopo un’adeguata revisione delle catalogazioni già effettuate. Un impegno questo che andrebbe attentamente considerato anche dalla nostra associazione, impostandolo con una programmazione pluriennale. Parma in questo ci è maestra.


NOTE (1) La vicenda tragica di Beatrice Cenci è narrata da Francesco Domenico Guerrazzi che nel 1854 scrisse

l’omonimo romanzo, esaltando questa fi gura femminile Accusata di aver ucciso il padre per vendicarsi dei continui abusi a lei infl itti dal genitore, fu poi condannata e pubblicamente giustiziata.

Pietro Rossi – Ultimi momenti di Beatrice Cenci ( p a r t i col a r e) 8 6 6 . L i ceo A r t i st i co “ P a ol o T osch i ” , P a r m a . ( ol i o su t el a d i cm . 1 3 2 x 1 4 0 )


PROSSIMAMENTE UN NUMERO DEL TRATTO DEDICATO AL SIGNIFICATO RELIGIOSOSO DEFLI AFFRESCHI DELLA BASILICA DELLA B.V. DELLA GHIARA DI REGGIO EMILIA

IL DECENNALE DELL’ASSOCIAZIONE AMICI DEL CHIERICI -ONLUS

Nel numero precedente de Il Tratto avevamo prospettato, con un articolo introduttivo, di occuparci del signifi cato religioso degli affreschi che ornano le volte della Basilica della B.V. della Ghiara di Reggio Emilia. Lo volevamo fare attraverso la pubblicazione di tre articoli da inserire nei prossimi tre numeri de Il Tratto. Poi, dopo un più approfondita rifl essione, ci siamo convinti che l’argomento non poteva essere affrontato in questo modo. Sarebbe stato troppo frazionato e si correva il rischio di disperdere quel valore unitario che era ed è all’origine di questo ciclo pittorico tutto dedicato alla fi gura ed al ruolo di Maria. Così abbiamo deciso di trattare questo argomento in un numero apposito de Il Tratto, dedicato completamente, o in gran parte, a questa bellissima tematica. Ne avremmo avuto e, siamo sicuri, che ne avremo il vantaggio di poter avere il massimo spazio possibile, sia per i testi che per il corredo delle immagini e soprattutto non perderemo in tal modo l’unitarietà ed il valore religioso complessivo che è proprio di questa grande opera d’arte. Non indichiamo, per ora, il numero della nostra rivista dove effettueremo questa nostro intervento, per evitare inutili aspettative, ma contiamo di poterlo fare entro il 2017. In attesa, ci auguriamo che nostra impresa possa riuscire al meglio, stimolando anche l’interesse dei nostri associati e di chi ha la pazienza di leggerci.

In questo anno 2006 ricorre il decennale della fondazione della nostra associazione. Nel prossimo numero de Il Tratto daremo conto delle iniziative che sono state prese per ricordare questo nostro anniversario e tracceremo un bilancio delle attività svolte in questi anni, dove ci siano distinti per numerose iniziative, sia nel campo artistico che culturale. Sarà un occasione anche per ricordare diversi soci che non sono più presenti tra noi per vari motivi e che comunque hanno dato un contributo signifi cativo al nostro progetto associativo, progetto i cui scopi ed i cui obbiettivi cercheremo di sviluppare al meglio delle nostre capacità, forti anche dell’esperienza che ci siamo fatti sul campo in questi dieci anni di vita.


Giovanni Bianchi detto il Bertone – Immagine miracolosa della B.V. della Ghiara 1573. Affresco.


credits

il Tratto, rivista di arte e cultura dell’Associazione Amici del Chierici - onlus

Direttrice responsabile: Monica Baldi Capo redattore: Gian Andrea Ferrari Redazione: Carla Bazzani, Franco Caroselli, Enrico Manicardi, Aurora Marzi, Giorgio Terenzi Ideazione design: studioilgranello.it Composizione realizzata in proprio dall’Associazione Amici del Chierici-onlus Hanno collaborato a questo numero: Leda Piazza, Gian Andrea Ferrari, William Formella, Gabriella Ovi, Antonio Sassi e Enrica Simonazzi. Per contatti con la direzione e la redazione utilizzare esclusivamente il seguente indirizzo redazione@amicidelchierici.it — Proprietà: Associazione Amici del Chierici - onlus Sede legale: via S.Pietro Martire 2/h 42121 Reggio Emilia c.f. 91134800357 www.amicidelchierici.it info@amicidelchierici.it Presidente dell’Associazione: Leda Piazza — I contenuti degli articoli fi rmati, o siglati impegnano esclusivamente gli estensori degli stessi. E’ vietata qualsiasi forma di riproduzione non autorizzata. Per ogni controversia è competente il Foro di Reggio Emilia.

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MONICA BALDI Si è diplomata al Liceo Classico “R. Guardini” nel 2004 poi prosegue gli studi presso il DAMS di Bologna frequentando l’indirizzo Cinema Mediologico. Inizia la carriera giornalistica nel 2007 collaborando col quotidiano “L’Informazione” di Reggio Emilia e con la rete televisiva “É Tv Teletricolore”. Dal 2008 al 2010 ha collaborato presso il quotidiano “Gazzetta di Reggio”. A livello giornalistico ha curato anche l’uffi cio stampa per il cortometraggio “All’Inferno ci vado in Porsche” tratto dal romanzo dello scrittore reggiano Pierfrancesco Grasselli, girato tra Reggio e Parma. Ha curato anche la regia teatrale di opere liriche quali “Tosca”, “Boheme”, “Rigoletto”, “Elisir d’Amore”, “Traviata” nel contesto dell’evento Restate dal 2007 al 2009. Nel 2009 è diventata Giornalista Pubblicista, iscritta regolarmente all’Albo Giornalisti Pubblicisti dell’Ordine dei Giornalisti di Bologna. Attualmente scrive per “L’Informazione” di Reggio Emilia curando in special modo la cronaca bianca e la sezione Cultura e Spettacoli e per la rivista “Stampa Reggiana”. Ha aderito all’Associazione Amici del Chierici - onlus perché nipote di Uberto Zannoni, preside dal 1960 al 1993 all’Istituto d’Arte “G. Chierici”, oggi Liceo Artistico “G. Chierici” di Reggio. GIAN ANDREA FERRARI Si è laureato in architettura nel 1977, presso l’Università degli studi di Firenze, seguendo l’indirizzo in urbanistica e pianifi cazione territoriale. Nel 1979 è entrato come esperto in pianifi cazione territoriale e urbanistica presso la Provincia di Reggio e qui ha curato diversi strumenti di pianifi cazione sovraccomunale tra cui il Piano Territoriale Paesistico Regionale (area reggiana) e il Primo Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Reggio Emilia. Dal 1997 è passato al settore dell’edilizia scolastica superiore e universitaria, curando diversi restauri, tra cui quello dei padiglioni dell’ex-Ospedale S. Lazzaro di Reggio Emilia che attualmente ospitano le facoltà di Agraria e Medicina dell’Università degli studi di Modena e Reggio. Nel campo dell’informazione è stato promotore dell’emittente radiofonica cattolica Radiotelepace di Verona, contribuendo a fondare nel 1990, la Redazione Reggiana, cui ha collaborato come redattore dal 1990 al 2003. È stato promotore e coordinatore di numerose pubblicazioni in campo ambientale, storico e territoriale, tra cui la Carta Forestale, la Carta Archeologica e la Carta Idrografi ca tutte legate alla Provincia di Reggio Emilia. Appassionato di porcellane europee dell’Ottocento, soprattutto dell’area boema e francese, ha collaborato come pubblicista, in questo settore, con la rivista CeramicAntica dal 1992 al 2002. Collabora da alcuni anni alla rivista reggiana “Il Pescatore Reggiano”. È stato uno dei fondatori dell’Associazione Amici del Chierici.


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