EGEA live - Ambientazione 2013

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Ambientazione



Dedicato a Sirio Pavan



Indice Generale Egea in breve 6 Genesi del mondo e divinità 6 Storia fino ai giorni nostri 6 La storia recente 7 La Storia di Egea 10 Cosmogonia 10 L’età dell’Oro e l’Inganno di Phobos 12 L’ età Oscura e il Scrificio di Egheon 13 La leggenda di Egheon 14 L’ età della Conoscenza e delle Città 15 Cronologia Antica 15 Cronologia dei giorni nostri 20 La Geografia di Egea 22 Politica di Egea 22 Rotte Commercili e beni eportabili 23 Vantaggi per la Gerusia 23 Via di commercio 24 I beni esportabili 24 Le tasse 24 Protettorato di Kyron 26 Le Colonie di Varas 28 Regioni Indipendenti 31 Territori Selvaggi 32 L’Alleanza 34 Esdan 35 Kyron 36 Dialogo sulla fisica e la metafisica 36 Kyron, la Città Prescelta 37 Mito e leggendo sulla Fondazione 38 Le Gens 39 La voce dell’Agorà 40 L’Ausilio di Kyron 40 Giochi e festività 41 La dinastia reale e il Tribuno 42 L’Alto Consiglio 42 L’Acropoli e l’oganizzazione sacerdotale 43 La flotta mercantile e militare 43

Varas 44 Rcconto di un vecchio cittadino 44 Varas, la Gloriosa 46 Popolazione 49 Esercito 51 La città 52 Esdan 55 Ultimo desiderio 55 Esdan, la Sacra Foresta 58 La vita 59 La popolazione 60 Le ninfe 60 I satiri 62 I fauni 63 Il Ciclo vitale 64 Luoghi importanti della Sacra Foresta 65 Le Divinità 66 Il culto degli Dei 66 Le devozioni e i sacrifici 66 Mimas 66 Korin 67 Iperion 67 Egemon 68 Kyra 69 Erilos 70 Zintòs 71 Malipse 72 Melaksios 73 Kares 74 Phobos 75 Il Dio Morto 76 Crediti 79


Egea in Breve Genesi del mondo e divinità In principio era il Libro di Bronzo, dove tutto era scritto. Dal libro di Bronzo nacque Korin, Dio del tempo. Egli diede alla luce un figlio, Egemon, signore del cielo e del Fulmine. Venne creata Egea, mondo spoglio e senza creature, dimora degli Dei. Egemon partorì dalla sua mente Kyra, Dea della saggezza e, poi, della guerra giusta. Assieme alla Figlia Egemon concepì altri figli: Telleriun, Dio del giudizio ultimo; Erilos, Dio del Caos e delle acque; Zintòs, messaggero degli Dei e custode della natura e delle sue creature; Malipse, Dea della bellezza, dell’amore e della vendetta; Melaksios, il Dio fabbro, il grande creatore e, infine, diede alla luce due gemelli: primo Kares, Dio della guerra sanguinaria e Phobos, Dio dell’inganno e dell’incubo. Egemon voleva Egea per se e osò sfidare suo padre Korin in una guerra che durò per lunghi secoli. Egemon, riuscì a sconfiggere il padre e a scacciarlo nelle prigioni nelle profondità della terra. Il signore del tempo giurò vendetta e tutt’ora è deciso a distruggere tutto quanto creato da Egemon. Preso dalla preoccupazione che le altre divinità si ribellassero a lui come egli aveva fatto con Korin, Egemon creò una distrazione per i suoi figli: gli uomini.

Storia fino ai giorni nostri Molte cose sono successe, gli Dei, nelle loro beghe, giocavano con gli uomini continuamente, gli donarono il dolore, la morte, il freddo, la paura, la guerra. Molto ci sarebbe da dire ma è importante sapere che tre civiltà sono emerse nel corso dei secoli sulle altre. Kyron: città illuminata, dedicata a tutte le divinità, dedita al commercio, dalla grande cultura, dalle mille possibilità. Qui le arti sono al massimo splendore in Egea, mercanti, attori, poeti, storici, erboristi, medici, esploratori, chiunque può avere un suo spazio nella società. Kyron ha un’ottima flotta militare, il suo esercito è temibile e bene equipaggiato ma non forte come quello dei Varasiani. Kyron ha anche un lato oscuro, fatto di lotte di palazzo tra i nobili e il Tribuno, di organizzazioni malavitose e tagliagole, di schiavitù e classi sociali. Varas: città di guerrieri, votata alla conquista e alla guerra. I suoi cittadini sono tutti addestrati alla guerra, si sottopongono a due terribili prove nel corso della loro vita e solo i più forti sopravvivono. Oltre al Re guerriero della città vi sono gli Efroni, creature dall’aspetto orribile, discendenti diretti di Phobos e esperti ritualisti. Gli schiavi svolgono tutti i lavori che non riguardano la guerra e la vita religiosa, se uno schiavo si dimostra particolarmente meritevole può essere liberato e divenire Meteccio (libero ma senza diritti paragonabili a quelli dei cittadini e degli Efroni).


Esdan: la foresta di Esdan è stata creata dagli dei per proteggersi dagli occhi degli umani, al centro della foresta, dal monte Luknassos, gli dei osservano i mortali e si divertono alle loro spalle. Nella cerchia esterna della foresta, Ninfe, Satiri e Fauni, proteggono il padre e i suoi figli (non che abbiano bisogno di protezione ma tengono lontano i fastidi). Queste tre civiltà sono più volte entrate in conflitto nel corso dei secoli e, per evitare la distruzione di tutta Egea, Telleriun, Dio dell’Averno e giudice supremo della vita e della morte, scese a camminare tra gli uomini e gli donò lo strumento della Gerusia. Le tre fazioni più importanti di Egea si sarebbero incontrate periodicamente a discutere di politica e diplomazia con il solo utilizzo della dialettica. Molte popolazioni minori vennero tenute fuori da tale patto e tutt’ora attriti tra le leghe più importanti (Varas e Kyron) e le città stato indipendenti si sfogano sul campo di battaglia.

La storia recente La Gerusia si incontra per discutere dei suoi affari accompagnata da una scorta armata, spesso la Gerusia è chiamata per risolvere questioni mistiche e diplomatiche molto delicate, di fatto utilizzata come un corpo speciale degli eserciti di tutta Egea. La Gerusia è riuscita a sventare in parte, la minaccia di Stavros su queste terre, Titano servo di Korin, che comandava le armate corrotte di Scengal (isola divenuta tana di immonde creature). Dopo questa vittoria, però, un anno denso di avvenimenti ha portato lentamente il mondo di Egea verso un inverno molto difficile. Prima gli schiavi ribelli di Kineo hanno tentato di soverchiare l’ordine costituito, la loro minaccia è stata dispersa ma Kineo trama ancora nell’ombra. Il Re di Varas, sempre più adirato per la perdita del figlio a causa del fallimento della Gerusia, intende portare guerra a Coricov, piccola città stato sulle montagne a sud della grande foresta. Nel frattempo, a causa di uno scellerato atto di un armato della Gerusia, il “fuoco” sprofonda nelle viscere della terra, sconvolgendo l’Averno e il sottosuolo, lasciando le città della superficie al freddo e al buio. In questo clima terribile il Re di Varas Melisparco viene assassinato in modo vile lasciando tutta Egea sull’orlo dell’abisso. Il figlio di Melisparco, il giovane Tristarco, sale al trono come principe dopo un frettoloso rituale di iniziazione (Ignos), la lega di Illion si muove verso nord conquistando due colonie Varasiane e minacciando di guerra l’odiata Kyron. Nella crisi economica dovuta alla mancanza del Fuoco, Kyron trova la strada per salvare l’umanità bruciando le carni degli uomini. Migliaia di schiavi vengono arsi vivi per riscaldare i potenti nell’inverno tra il 1011 e il 1012 d.G. (che corrisponde allo scorso inverno in FG). Dopo una serie di tentativi di porre fine alla piaga della mancanza del Fuoco, la Gerusia si confronta con Telleriun, riesce a strappare il Fuoco dalle mani del Dio che però si scinde nella sua parte Nera e in quella Bianca. La situazione degenera rapidamente e solo i rituali di Esdan permettono all’ordine di sussistere nel mondo. Dopo una frustrante lotta contro le forze di Korin la Gerusia prende l’ardua decisione di uccidere il Nero Telleriun corrotto, condannando di fatto a morte anche il fratello Bianco.


Diciannove. Diciannove anni. Da diciannove anni mio padre è partito per la guerra. Dieci anni è durata e da nove anni gli altri soldati sono tornati. Tutti osannano le gesta di mio padre. Per il suo ingegno la rocca Illion è caduta, per la sua intelligenza è conosciuto in tutta Egea. Quattro sono gli anni che ho passato percorrendo le strade di Egea alla ricerca di mio padre. Zintòs mi fece visita in sogno. Disse che mio padre era prigioniero e che io avrei dovuto trovarlo e salvarlo. Così partii. Ho parlato con il Tribuno di Kyron, con il re di Varas e con i guardiani di Esdan, nessuno conosce il fato di mio padre. Ho visitato la città di Scengal dai mille e un golem, ho viaggiato per la Grande Fornace difendendomi dai nomadi che vi abitano. Peregrino sono giunto fino alla Foresta di Pietra, scoprendo quali terribili cose nascondesse. Ho vagato sino ad una terra dove l’ unico suono che sia possibile udire è quello di urla disperate. Ho combattuto ogni sorta di creatura. Essere simili ad uomini fusi con mostruosi animali. Selvaggi dalle sembianze di uomini, ma privi d’ intelletto. Ho abbattuto alle porte di Esdan un Sagittario e con le piume delle sue ali ho costruito le mie frecce. Mi sono recato al Lago dei Sogni per parlare all’oracolo. Nulla. Visitando le case dei reggenti ho trovato alcuni frammenti di risposte. Mio padre, maledetto da Erilos, vaga errabondo per il mare cercando casa. Alcuni mi hanno detto che sia stato alle fucine di Melaksios per omaggiare il dio e cercare la via di casa. Altri sostengono che sia l’ amante di Malipse e che sia rinchiuso nell’isola dei Triclopi. Leggende. Leggende forse veritiere. Ma io? Come raggiungerò tali luoghi per trovare mio padre. Dovrò tornare all’isola di Italkos e affrontare i pretendenti che, con disprezzo, si sono insediati alla corte di mia madre pretendendo che lei scelga il suo nuovo marito e re. Kyron non fa niente. Ci rappresenta. Ci tassa. Ci protegge. Ci onora con il suo stendardo, ma non interferisce. Le questioni interne non riguardano Kyron. Spero che gli dei mi assistano. Ho deciso di fare questo ultimo tentativo prima di tornare a casa. Ho vagato per questa terra alla ricerca della città di Egheon. Quando ero piccolo mia madre mi raccontava di questo leggendario eroe: il grande re della città di Egea. Lui fu amante della dea Malipse, come forse è o lo è stato mio padre. Rubò il fuoco e gli ingegni agli dei ed ora per questo è stato punito. Egea era la sua patria, la sua casa, il suo regno.


Mia madre diceva che il nostro continente si chiama così proprio per il sacrificio di questo eroe. Gli ingegni rubati agli dei ci aiutano a sopravvivere ai mali creati dal divino Phobos, dio del terrore e dei sogni. Ora io Telemacheo, figlio del più ingegnoso tra gli egeani Odisse, ho trovato le rovine della città di Egheon. Le posso vedere. Le vestigia dei nostri antenati. Lo scheletro della nostra cultura. Il cuore degli uomini. Le rovine di Egea. Mi avvicino, sono nervoso. Perché nessuno è mai venuto a cercarle? Perché nessuno narra delle meraviglie che qui si trovano? Forse solo io sono giunto sino a qui per trovare ciò che da molto tempo ormai cerco? Padre, spero che anche tu abbia potuto ammirare la bellezza delle alte costruzioni di questa città un tempo così fiorente. Sale la nebbia. Più mi avvicino, più questa si addensa davanti ai miei occhi. Entro nelle rovine. Nulla. Sono uscito dall’altr arte in un battito di ciglia. In un sussulto di cuore mi giro, corro verso le rovine. Sono dall’altra parte. In un momento. La città non mi lascia entrare. Temo per la mia vita. Mi giro, corro, entro per la terza volta nella nebbia. Sono sicuro, è il luogo che cerco. Qui troverò mio padre. Sto per rientrare in questo mistico luogo. Temo per la mia vita. Sono avvolto nella nebbia. Sto per entrare, forse per l’ ultima volta.


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La Storia di Egea Cosmogonia In Principio era “Tutto” unico e inseparabile, puro concetto di tutte le cose esistenti. Poi la sua volontà diede vita al “Libro di Bronzo” e Tutto divenne schiavo delle regole che vi erano scritte. I limiti imposti non riuscirono a trattenerlo, così la sua parte sovrabbondante creò l’ universo. Divenne entità non più di puro concetto. Si diede il nome di Mimas. La parte che era rimasta nel “Libro di Bronzo”, fece nascere il suo compagno, Korin, il tempo. Mimas e Korin plasmarono così l’universo e crearono un luogo dove poter dimorare con le proprie creazioni. Chiamarono questa dimora Gaia. Qui vi formarono montagne, animali e tutta la natura che si conosce. In Gaia ebbero alcuni figli, per primi i Triclopi e poi i Titani. Questi loro figli non vollero toccare il “Libro di Bronzo” e per questo non si levarono a divinità. Decisero però di dominare: i Triclopi la terra e i Titani le nuvole. Poi nacque un figlio toccato dalla sapienza divina del “Libro di Bronzo”, Egemon. Egli era geloso di suo padre e di ciò che aveva creato con Mimas. Un giorno sentì che il padre, carpiti i segreti del suo cuore, aveva deciso di divorarlo per non correre il rischio di essere detronizzato. Fuggito, Egemon chiamò a se i Triclopi e scatenò una guerra contro il Padre e i suoi alleati i Titani. Dopo due secoli di continue battaglie, Mimas decise che non voleva più assistere alla guerra tra suo marito e suo figlio. Decise di non essere più. Tornò quindi nel Libro di Bronzo dove non fu più. Vinta la guerra contro il padre nell’ultima battaglia, avvenuta sette secoli dopo che il primo scontro ebbe inizio, Egemon creò “Le prigioni”, ponendole al di sotto di Gaia e comunque al di fuori di essa, dove confinò il padre e la maggior parte del suo seguito mettendo a guardia di esso i suoi più fidati Triclopi. Questa guerra è conosciuta universalmente come la “Guerra Sanguinosa.” Finita la guerra, Egemon, ormai unico ed incontrastato signore di Gaia, cominciò a sistemare i disastri della guerra cercando di portare sollievo ai Triclopi che così bene lo avevano servito e ricostruendo ciò che di Gaia era stato distrutto. Dopo un secolo di lavoro Egemon ebbe un forte mal di testa, per questo prese la sua ascia da guerra e si spaccò in due il cranio. Ne uscì Kyra la sua prima figlia, sua moglie nata dall’intelletto. Essa era dea della sapienza e della guerra in quanto manifestazione concreta dei pensieri del padre. Con Kyra Egemon continuò l’opera di ricostruzione e, quando terminarono, decisero di riposarsi.

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Trovarono il monte più alto di tutta Gaia e qui costruirono la propria dimora. Tuttora la montagna di Luknassos è la dimora degli dei. I due generarono prole e ad ognuno diedero un compito diverso, così che il nuovo creato fosse sempre sorvegliato e perfetto. Il loro primo figlio fu Telleriun, il quale avrebbe dovuto occuparsi della Giustizia. Per secondo fu Erilos, a cui fu affidato il dominio del Mare. Zintòs fu il terzogenito, messaggero tra il padre e i suoi fratelli, ad egli fu affidata la Natura tutta. Malipse venne come dea dell’amore e dell’amicizia, ma questi sentimenti erano oscuri a tutti fuorché agli dei stessi. Per questo concesse ai Triclopi, ormai soli ed unici abitanti di Gaia, il genio di conoscere il motivo per cui lei fu creata. Melaksios dio dell’artigianato e del commercio. Kares e Phobos erano gemelli di aspetto totalmente dissimile, ma molto legati dall’amore fraterno. Il primo era dio della guerra e della vendetta e fu sempre fedele al padre, il secondo, dio del terrore, fu spesso causa di dissapori tra gli dei. Ma Egemon temeva che uno dei suoi figli, un giorno, avrebbe potuto fare ciò che lui aveva fatto a suo padre Korin. Per questa ragione creò qualcosa che li avrebbe divertiti: l’Uomo. Gli concesse tutte le potenzialità di un dio, così avrebbero sognato, amato e provato rabbia. La cosa ebbe successo e tutti i suoi figli si interessarono subito a questo nuovo giocattolo generato dall’intelletto del padre.

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L’età dell’Oro e l’Inganno di Phobos L’uomo, incontrastato signore di tutto, viveva sulla terra grazie all’esilio dei Triclopi da parte di Egemon su una splendida isola al largo di Egea. Gli uomini non conoscevano la fatica, il lavoro e la morte. La vita era meravigliosa e la natura offriva quanto di meglio poteva dare all’uomo. Ed ecco che Phobos, invidioso del padre e del suo creato, decise di dar vita a un suo piccolo regno che creò di nascosto tra Gaia e le Prigioni. Lo chiamò Averno. Catturò una donna di nome Ecredar, la porto nel suo regno e la fece sua più volte finché la povera sfortunata diede vita a cento figli per poi morire esausta. Essi erano deformi, uomini malati nelle carni e nello spirito. Erano i figli del terrore e vivevano nell’Averno per servire il loro padre. Phobos, gironzolando per Gaia, vide suo fratello Zintòs passeggiare con al fianco una bellissima giovane di nome Serife. Geloso del fratello, fece pensare agli Efroni, suoi figli, tutto ciò che di più malvagio potessero concepire e aggiunse il suo ultimo pensiero: la morte. Chiuse allora il tutto in una giara e la mise al capezzale della povera Serife. Quando la giovane si svegliò e vide la giara, si convinse che fosse un regalo di Zintòs e la aprì senza pensarci due volte. Serife scatenò sulla terra tutti i mali del mondo e accortasi di ciò che aveva fatto, si tolse la vita. Quando il dio vide ciò che aveva fatto Phobos, maledisse gli Efroni, condannandoli a vivere sulla terra e a soffrire delle pene che essi stessi avevano creato, corse dal padre e smascherò l’inganno di Phobos. Egemon era così divertito da quello che aveva creato il figlio, che decise di lasciare gli uomini soffrire. Pensò anche che le anime dei morti, anziché vagare per il mondo, andassero ad occupare l’ Averno dove sarebbero state mondate dai ricordi e poi rispedite sulla terra sotto forma di nuovi uomini. Ma Zintòs decise che questa punizione era troppo lieve. Egemon dichiarò allora che fosse Telleriun il Giusto a custodire l’Averno e le sue anime e che Phobos non avrebbe mai più potuto metterci piede.

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L’ età oscura e il sacricio di Egheon L’uomo conobbe la morte, il dolore, il lavoro, il freddo, l’oscurità e tutto ciò che Phobos e gli Efroni avevano creato per farli soffrire. Egheon, che per lungo tempo fu amante di Malipse e re della città di Egea, rubò il fuoco agli dei e alcune delle loro conoscenze. La dea, infuriata con lo sciocco mortale che tanto aveva osato, decise di distruggerlo e di privare l’uomo di tali conoscenze, riportandole agli dei. Egemon si era accorto che troppo aveva concesso a Phobos e che altri suoi figli potevano cominciare a provare odio nei suoi confronti. Per questo lasciò che Malipse lo punisse, ma concesse agli uomini il frutto del furto. Malipse prese il suo amato e lo appese per i piedi ad una scogliera, gli tolse il sollievo della morte e ogni giorno lo condannò a soffrire: il mare per numerose ore lo avrebbe soffocato e per le restanti ore del giorno numerosi uccelli lo avrebbero divorato. Si dice che Egheon ancora oggi stia soffrendo le pene dategli da Malipse.

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La leggenda di Egheon Quando ancora gli uomini soffrivano per quanto Phobos aveva ordito nei confronti del fratello Zintòs e della sua amata Serife, Egheon era divenuto l’amante di Malipse. Amando la dea e bevendo cibi destinati agli dei, Egheon era divenuto più simile ad un dio che ad un uomo. Malipse gli donava qualsiasi cosa e, ancor più importante, aveva deciso di farlo invecchiare molto lentamente. Un secolo, per lui, era un giorno di vecchiaia per il suo corpo. Solo una cosa Malipse gli aveva impedito: l’ascesa al monte Luknassos. Lei sola poteva condurlo nella reggia del monte ove la dea dimorava, a lui non era permesso di salire alle case degli dei solo. Egheon era il signore di una piccola città chiamata Egea. La sua generazione aveva scoperto cosa fosse la morte, il dolore e la paura. Girava tra le sue genti inebriato dall’amore di Malipse, che non gli permetteva di vedere il male che si era creato attorno a lui. Un giorno una piccola bambina gli si avvicinò e con un esile filo di voce disse al suo signore di essere malata di peste e che già tutta la sua famiglia era morta per tale flagello. Allorché cadde a terra morta. Egheon vide tutto ciò ma ancora non volle credere che i suoi sudditi stessero soffrendo tanto. Cosi forte era l’incanto della dea sua amata. Qualche giorno dopo, si presentò al suo cospetto una giovane donna dall’esile corporatura. Cadde esanime ai piedi del suo signore per via della fame che da giorni l’aveva presa. Egheon per la seconda volta vide la miseria dell’uomo ma non credette ancora che i suoi sudditi stessero soffrendo. Una terza volta una vecchia si presentò a lui e cadde morta ai piedi del suo signore per il troppo freddo. Allora Egheon finalmente capì. Il velo che Malipse aveva messo davanti ai suoi occhi cadde. Il suo popolo stava soffrendo e lui era l’unica speranza per salvarli. Allora Egheon attraversò il bosco di Esdan e salì il monte Luknassos fino alle case degli dei, memore delle meraviglie che ivi dimoravano. Mentre gli dei seguivano altro ed erano distratti, egli rubò tali meraviglie, tra cui il fuoco. Egemon, più vigile degli altri dei, vide ciò che l’uomo stava facendo ma decise di tacere. Allorché Malipse, dopo alcuni giorni, si accorse del furto di Egheon e ne parlò con Egemon e gli altri dei. Il Padre degli dei disse che gli uomini con quelle nuove scoperte sarebbero stati ancor più divertenti ma che era necessario che nessun altro salisse fino alle loro dimore. Da questo momento vennero a crearsi le creature di Esdan, preposte alla sorveglianza del monte. Malipse però si sentiva tradita e decise, con il consenso di suo padre e dei suoi fratelli, di punire il ladro. Catturò il mortale e gli tolse il sollievo della morte, lo appese ad uno scoglio e per metà del giorno sarebbe stato soffocato dai flutti del mare, per il resto del giorno, ritiratesi le acque, dei corvi lo avrebbero divorato. Ed ogni giorno sarebbe guarito per poter subire ancora le pene inflittegli da Malipse. Gli uomini, grazie al sacrificio dell’antico sovrano, poterono sopravvivere ai malefici di Phobos e a tutt’ora le isole ove essi dimorano vengono chiamate Egea.

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L’età dalla Conoscenza e delle Città Ora gli dei guardano con curiosità alle città che sorgono , alle guerre , agli amori , agli eroi che nel mondo si muovono; con qualche intervento si divertono a mescere i destini per vedere cosa possa succedere. E l’uomo con il suo genio e con i suoi sentimenti ha dato vita ad un mondo complesso e pieno di sorprese tanto che per numerosi secoli dopo punizione di Egheon molti eventi si sono successi, influenzati dalla volontà e dai piaceri degli stessi dei.

Cronologia Antica Il conto degli anni in Egea viene fatto partire dalla punizione di Egheon. L’immortale cantore, Glaucos, ha stabilito questo metodo di numerazione per gli anni; perciò vicino alle date viene riportata la dicitura “d.G.” che indica “datazione di Glaucos”.

Anno d.G. 0

Furto e punizione di Egheon. Creazione dei sacri guardiani di Esdan.

Anno d.G. 3

Gli Efroni vengono maledetti da Malipse e scacciati dal Lago dei Sogni che era divenuto la loro casa. La Dea delle arti e della bellezza scaglia sui figli di Phobos le tre maledizioni. Phobos riceve da Malipse una ciocca dei suoi capelli e parte del suo desiderio di vendetta.

Anno d.G. 36

Scissione della stirpe delle Ninfe e creazione delle Driadi.

Anno d.G. 50

Massima espansione della città di Egea e inizio del suo declino. Prime guerre civili e inizio dell’esodo dei popoli dalla città.

Anno d.G. 57

Discesa di Kares e completa distruzione della città di Egea.

Anno d.G. 154

Le colline a nord vengono popolate da creature mutaforma nominate in seguito Versipellis.

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Anno d.G. 279

I popoli nomadi cercano di penetrare all’interno di Esdan da occidente e vengono puniti dagli dei.

Anno d.G. 306

Secondo gli studiosi dell’epoca, a questo periodo risale la fondazione della città di Kyron tramite la costruzione dell’Acropoli; con il passare degli anni un numero sempre maggiore di esseri umani si trasferiscono nella città con la speranza di vivere in un luogo sicuro e protetto dalle orde del male.

Anno d.G. 309

Dopo la costruzione dell’Acropoli di Kyron la popolazione acclama Terseo re della città. Ad un anno esatto dal sacrificio del figlio egli viene incoronato re e in suo onore viene edificata l’Agorà: la piazza centrale.

Anno d.G. dal 321 al 398

Anno d.G. 398

Notte Fiammeggiante: notte in cui Varas si vendica della morte della madre incendiando i sette villaggi da cui provenivano gli assalitori, facendo prigionieri i cittadini che scampano alla sua furia.

Anno d.G. dal 398 al 430

Il nuovo Tribuno di Kyron, Antares, decide di onorare tutti gli dei e converte l’antica Acropoli in un luogo sacro innalzando templi e altari. Successivamente viene costruita l’Accademia della Fede e il palazzo reale.

Anno d.G. 433

Fondazione della citta di Varas. Trentacinque anni dopo la Notte Fiammeggiante i prigionieri dei sette villaggi concludono la costruzione della città di Varas e vengono liberati per poter vivere da uomini liberi.

Numerosi anni dopo l’edificazione dell’Agorà di Kyron, viene posata l’ultima pietra della cinta muraria esterna, e viene così completata la costruzione della città. Vengono edificati i quartieri e comincia la costruzione del grande porto. Terseo, primo re della città e sua fondatore, muore di morte naturale. Sale sul trono come suo successore il Tribuno Antares che, in onore del defunto, indice un lutto cittadino di venti giorni.

Anno d.G. dal 460 al 485

Anno d.G. 357

Anno d.G. 474

Invenzione della moneta da parte dei sacerdoti di Melaksios a Kyron. L’arrivo della moneta e il suo accumulo porta le prime suddivisioni tra i cittadini, si creano così le classi sociali: ricchi, poveri e schiavi. Si aprono le prime rotte commerciali con le altre città ed il porto diventa una fiorente area mercantile. La moneta viene usata come merce di scambio.Ancora oggi sono i sacerdoti di Melaksios a coniare la moneta unica in Egea

Primo torneo dei Fauni indetto dal grande Saggio Guerra tra i Versipellis e Varas. Deboen dopo la guerra contro i Versipellis. In seguito alle molte sparizioni sulle colline a nord della città, si decide di inviarvi un drappello che però non farà ritorno. Varas stesso conduce Anno d.G. 373 l’armata nello scontro contro queste creature: i Nasce Varas, semidio e figlio di Kares. Versipellis. Tornano solo pochi cittadini e Varas emana un editto in cui proclama la sua vittoria e l’inaccessibilità da parte di tutti a quei luoghi: pena la morte.

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Anno d.G. dal 485 al 570

Con la creazione dei templi e la costruzione di numerose istituzioni scolastiche a Kyron, il livello culturale delle classi agiate si innalza ed il divario tra gli abitanti della città aumenta sempre più. Il mercato porta sempre più beni alle famiglie ricche che possono quindi cominciare ad accumularli. Questo darà vita ad una nuova classe sociale: la nobiltà.

Anno d.G. dal 512 al 521

Conquista dei territori. In nove anni di guerre Varas conquista tutti i territori a nord di Egea, trasformandoli in Colonie ed imponendo la propria civiltà ed il proprio stile di vita.

Anno d.G. 522

L’oracolo dell’Acropoli di Kyron prevede un importante evento: l’arrivo di un messaggio divino. Si presenta infatti alle porte della città di Kyron la prima delegazione di Esdan, il tribuno Ghertio indice numerose cerimonie in loro onore.

Primo tentativo di conquistare la foresta di Esdan Un’unica zona rimaneva da conquistare nel nord di Egea per Varas, una foresta enorme a cui non era stato dato nome. In seguito alla scomparsa degli esploratori inviati all’interno di questa, Ekirone ordina di entrare e sottomettere gli abitanti che la popolano. Dei seimila cittadini inviati ne tornano seicento, senza ricordare alcun che di ciò che era accaduto nella foresta.

Anno d.G. 493

Anno d.G. 525

Anno d.G. 487

Notte della sparizione di Varas. Nella notte del suo centoventesimo compleanno, Varas lascia le sue ultime volontà scolpite nella pietra della Sala dei Re, per poi scomparire senza lasciare traccia. Con lui spariscono anche le vestigia del dio Kares. Sale al trono dopo Varas il suo figlio prediletto, Kanas.

Anno d.G. 494

Prima occasione nella quale un umano assiste alla sacra festa della nascita dei guardiani.

Anno d.G. 512

Inizio della colonizzazione. In seguito alla morte in battaglia di Kanas contro una tribù nomade, subentra il figlio Ekirone il quale, per vendicare la morte del padre, indice una lunga campagna militare con lo scopo di soggiogare le popolazioni nomadi limitrofe al territorio di Varas.

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Secondo tentativo di conquistare la foresta di Esdan. Tre anni dopo Ekirone ordina una nuova spedizione per conquistare la foresta. Questa volta si mobilita metà dell’esercito di Varas: circa trentamila uomini. Per tre giorni e tre notti l’esercito scaglia con delle pesanti macchine da guerra dei proiettili incendiari sulla foresta, riducendone in cenere una parte. Il quarto giorno si addentrano nella foresta. Tre giorni dopo arriva alle porte di Varas un cittadino appartenente alla spedizione, gli sono stati tolti gli occhi e le mani sono state cucite ad un cesto di vimini. Quel uomo reca un dono per Ekirone: la testa del generale inviato a conquistare la foresta.

Anno d.G. 526

Fine della tentata colonizzazione In seguito a queste disfatte belliche, Ekirone interrompe la sua campagna di colonizzazione e, dopo aver lasciato la sovranità a suo figlio Nicandro, si addentra da solo all’interno della foresta proibita per lavare l’onta subita. Non ne fece più ritorno.

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Anno d.G. dal 526 al 534

Pestilenza del grano. Una violenta pestilenza del grano colpisce i territori di Varas. Il grano muore sui campi e quello nei granai marcisce inspiegabilmente. Per dieci anni gli abitanti dei territori di Varas soffrono una carestia spaventosa. Nicandro riceve una missiva portata da un animale e si addentra nei territori della foresta proibita. Ne esce dopo sei giorni con le vestigia del padre ed un patto con gli abitanti della foresta: niente più guerra tra i due popoli. La pestilenza svanisce il giorno seguente.

Anno d.G. 594

affondando le navi in arrivo e restituendo solo relitti.

Anno d.G. dal 646 al 649

La situazione è grave. Il volere di Egemon ha colto i suoi frutti a Kyron. I nobili stanchi del tribuno si ribellano e assoldando i poveri come soldati, scatenano una guerra civile che dilanierà la città per molti mesi portando alla morte il Tribuno Politarco. Questo periodo verrà chiamato “La rivoluzione dei nobili”.

Anno d.G. 651

Nuovo Tribuno e nascita dell’Alto Consiglio di Kyron. I nobili vittoriosi scelgono come nuovo tribuno Kerantos, il fomentatore della rivolta, che fonderà l’Alto Consiglio. Nello stesso periodo Kyra decide di inviare sulla terra il suo avatar, con lo scopo di nominare tra i credenti il primo Pontefice Massimo. Pericle del culto di Kyra viene eletto diventando così primo Pontefice Massimo e capo del collegio dei sommi.

Rivolta degli schiavi nella città di Oldepolis Il figlio di Nicandro, Agasicle, deve fronteggiare un sanguinosa rivolta degli schiavi nella città di Oldepolis. La rivolta è capeggiata da un certo Klotios, che rivendica la città e la libertà degli schiavi. La città viene rasa al suolo e tutti gli schiavi all’interno vengono trucidati, tranne Klotios che viene appeso per le braccia all’enorme statua di Varas, nella Piazza della Guerra, finché la Anno d.G. dal 652 al 789 morte non sopraggiunge. Periodo di pace e prosperità. Il livello culturale di Kyron continua ad aumentare e vengono Anno d.G. 640 erette numerose opere d’arte architettoniche. Continui assalti da parte di creature mitologiche Si sviluppa la filosofia e cominciano le prime colpiscono le linee commerciali kyroniane. I esplorazioni delle terre conosciute. nobili insistono per un intervento armato, ma il Tribuno Politarco non acconsente. Anno d.G. 697 Egemon, conoscendo l’avidità degli uomini, Primo contatto tra la civiltà di Kyron e Varas. istiga il nobile Kerantos contro il Tribuno, In seguito ad una massiccia invasione delle disseminando i primi malumori. tribù nomadi proveniente dalla distesa di fuoco, Procleos nipote Agasicle, re di Varas, dà Anno d.G. 645 l’ordine di effettuare una massiccia campagna Distruzione della città di Macanida. di repressione. È così che l’esercito di Varas, In seguito alla scoperta di un’isola estremamente spingendosi all’interno dei territori dei nomadi, ricca di minerali, Varas vi stabilisce una colonia. incontra quello di Kyron. La guerra tra i nomadi Si pensa che la città sia stata in seguito distrutta e Kyron continuava da anni. Il mondo assiste a e tutti i suoi abitanti uccisi. Non fu più possibile numerose battaglie, razzie e conquiste. Vengono avvicinarsi a quell’insediamento, quasi che il stretti degli accordi e Procleos aiuta Kyron a mare stesso volesse tenere i naviganti lontani, liberarsi della minaccia dei nomadi.

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Anno d.G. 721

Kyron avvia nuovi trattati diplomatici con Varas per l’annessione delle regioni occupate dalle truppe varasiane durante la guerra. Varas non risponde.

Anno d.G. 729

Scoppio della guerra tra Varas e Kyron Per circa trent’anni Kyron e Varas sono in disputa per un territorio conquistato da Varas durante la guerra contro i nomadi e che Kyron proclama come suo. Motivo scatenante è la morte naturale di Procleos, mentre si trova in visita diplomatica nella città di Kyron. Il figlio Agide dichiara così guerra a Kyron.

Anno d.G. dal 729 al 823

Guerra tra Varas e Kyron. Sono cent’anni di tensioni che sfociano in cinque importanti battaglie. Tre di queste sono combattute sulla terra ferma, in cui Varas trionfa due volte mentre Kyron una sola. Le altre due sono combattute in mare, dove la schiacciante superiorità della flotta Kyroniana ne assicura sempre la vittoria.

Anno d.G. 823

Creazione della Gerusia. In questa data dovrebbe svolgersi la battaglia finale tra le due città: Varas e Kyron. Le due città mettono in campo tutte le loro forze. Sia il Re di Varas, Teopisicle nipote di Agide, sia il Tribuno di Kyron, Assaluno, sono presenti sul campo. La battaglia non avrà mai inizio in quanto durante le trattative prima dello scontro appaiono i tre grandi saggi della Foresta di Esdan accompagnati da una mostruosa creatura e da Telleriun in persona. Questi stabilisce in quel luogo la pace e la Gerusia.

sono estremamente prosperi. In quell’anno Plistarco, nipote di Teopisicle, re di Varas, accetta di aiutare Kyron nella conquista di una città fondamentale per i suoi commerci. Questa città, chiamata Illion,rimane sotto assedio per dieci anni. Per la sua struttura e la conformazione del terreno risulta imprendibile.

Anno d.G. 978

Presa della città di Illion. Grazie ad uno stratagemma ideato da un comandante di Kyron, la città viene presa. La famiglia reale e molte delle loro forze riescono a scappare. Due anni dopo Kyron deve abbandonare la città, continuamente sottoposta alle rappresaglie dei sostenitori della famiglia reale. La città di Illion ritorna indipendente. Agame libera la città e il territorio di Menelis assieme agli ordini di Pirakos e delle Medee, diviene Re e membro di entrambi gli ordini.

Anno d.G. 1000

La Gerusia smette di riunirsi a causa della scarsa fiducia nutrita dai regnanti nei confronti della sacra assemblea.

Anno d.G. 1007

Attualmente i territori di Varas sono diminuiti rispetto a quelli inizialmente conquistati. I rapporti con il Tribuno di Kyron Galenore, sono sempre stabili e sicuri. L’attuale Re è Melisparco figlio di Plistarco.

Anno d.G. 968

La guerra contro Illion. Gli anni seguenti alla creazione della Gerusia

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Cronologia dei giorni nostri Anno d.G. 1008

Scengal viene distrutta in un giorno dalle forze fedeli a Korin, tutti gli abitanti vengono uccisi o mutati da una forza distruttrice scesa dal cielo. La Gerusia e il suo seguito vengono chiamati a Menelis per discutere della minaccia. Le leghe decidono di comune accordo di esplorare l’isola di Scengal ma le forze nemiche sono troppo potenti per restare sull’isola. Solo grazie al sacrificio del varasiano Elicore la Gerusia e il suo seguito riesce a fuggire, riportando ai regnanti il cuore di un titano. Nel giorno dei morti la Gerusia, ingannata, risveglia il titano Stavros grazie al suo cuore.

Anno d.G. 1009

Le Leghe decidono di far passare la strada maestra per Roccapiombo dopo la crisi di Egospotami. La minaccia di Stavros convince Re Agame di Menelis a svolgere il rituale per indire nuovamente i giochi Piromedeani. Lo schiavo gladiatore Kineo viene liberato e fugge durante la prova della Forza. Sulle isole Gaurok, adepti di Iperion, riportano alla vita il cadavere di Elicore. Le terre emerse compaiono nel mare di Kyron. La minaccia di Sirik, generale dei mari di Erilos, viene sventata dalla Gerusia.

Anno d.G. 1010

Dopo un lungo inganno di Phobos, la Gerusia libera Agapios, il Triclope che sconfisse per la prima volta Stavros durante la Guerra Sanguinosa. Il fratello di Egemon non può aiutare gli uomini ma la Gerusia riesce a recuperare le vestigia di Kares. Elicore, signore della guerra eterna, mette a ferro e fuoco le isole Gaurok; gli armati scelti delle

leghe e di Esdan sventano la minaccia. Al ritorno dalle isole, la furia di Scengal si abbatte su Tellius con la battaglia del Faroporto. Migliaia di armati da tutta Egea sono coinvolti nella più grande battaglia che l’uomo ricordi. Con l’aiuto degli dei la Gerusia riesce ad attirare Stavros nel mitico Giardino degli Eroi, dove Kanas di Varas uccide Stavros sacrificandosi. Le truppe di Scengal continueranno per giorni ad infestare la costa ovest di Kyron. Con i Giochi Piromedeani si festeggia la vittoria e si glorificano gli eroi che hanno contrastato Scengal. Durante l’inverno la vita del principe di Varas, Telisparco, verrà messa a repentaglio da uno schiavo ribelle di origini coricovite.

Anno d.G. 1011

La Gerusia, chiamata a risolvere la situazione nel territorio di Tellius, scaccia gli ultimi abomini e uccide Senofonte Akemeneo, traditore kyroniano. La foresta di Kilkis verrà nuovamente benedetta ma la popolazione soffrirà ancora a lungo per le perdite subite. Kineo organizza un esercito di schiavi dissidenti e si spinge al punto di rapire il figlio di Melisparco. Al lago dei Sogni le trattative con gli schiavi ribelli falliscono miseramente portando alla morte di Telisparco e al rapimento di molti componenti della Gerusia. Varas risolve nel sangue la crisi di Oldepolis che aveva visto l’insurrezione di molti schiavi. Melisparco muove guerra a Coricov minacciandone i confini. La foresta di Kilkis passa sotto il controllo di Esdan che vi applica le leggi della Sacra Foresta. Il Tribuno Galenore di Kyron rinuncia al protettorato di Tellius per ragioni economiche. Roccapiombo stringe un’alleanza con Coricov per fronteggiare la minaccia varasiana. Alle rovine di Egea la Gerusia riesce a sventare la minaccia di Dorina, figlia vendicativa della Dea Malipse, ma il fuoco di Egheon viene perso nel sottosuolo. Nei mesi seguenti la mancanza del

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fuoco e i terremoti sconvolgeranno Egea. I primi focolai di epidemie si propagano dalle regioni costiere, cadaveri infuocati escono dalle viscere della terra e i sacerdoti di Telleriun faticano a contrastare la minaccia. Durante i Giochi Piromedeani, svolti allo scopo di placare l’ira divina, Kyron stringe un patto di alleanza con Coricov. Alla fine dei Giochi, il Re di Varas Melisparco viene assassinato in circostanze misteriose. Illion, sfruttando il momento di debolezza della Lega varasiana, attacca e conquista i territori di Kalenros e Dagherdal. Un rituale esdaniano placa la furia dei terremoti su Egea. La Foresta di Kilkis si espande fino a coprire tutto il territorio di Tellius.

Anno d.G. 1012

Il flagello della mancanza del fuoco viene momentaneamente risolto grazie al ritrovamento di un uovo della prima idra Lena. Il dio Telleriun, prima diviso in due parti dai servi di Korin poi colpito da Astios, meteccio di Varas, muore. L’Averno crolla in parte lasciando in piedi solo quanto aveva costruito originariamente Phobos. Egemon ricaccia la maggior parte dei titani nelle prigioni e le sigilla mettendovi a guardiano Iperion ora sentinella dell’Averno. La voce dell’Agora prova un colpo di stato al Tribuno Galenore ma fallisce. Kineo, ormai braccato sull’isola di Macanida viene ucciso. Sull’isola di Macanida, ora dominio del dio Kares, si comincia la costruzione di un tempio in ricordo del dio Telleriun.

Anno d.G. 1013

Morto il principe ereditario e la Sibilla di Illion l’Impero del sole si sgretola. Kalenros viene conquistata da Varas mentre Dagherdal è ora nelle mani di Kyron. Illion stringe patti con l’Alleanza fino a entrare di fatto in questa lega.

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La Geografia di Egea Il continente di Egea è una grande isola costellata da un gran numero di piccole isole per lo più disabitate. Una grande catena montuosa centrale divide il nord dal sud. A nord si trova il monte Lucknassos, la casa degli dei, circondato dalla sacra foresta di Esdan. Il clima è mite e la flora comprende sia piante sempreverdi che caduche. Gli spazi aperti e la mancanza di ostacoli naturali hanno portato ad un rapida espansione della bellicosa Varas nelle regioni nord-orientali. Al sud il clima diventa più caldo ma sia la fauna che la flora non sono troppo dissimili da quelle del nord se non per la maggior presenza di piante di ulivo e vite. Anche a sud l’ espansione di Kyron non è stata ostacolata da agenti naturali. In tutta Egea le stagioni sono quattro: primavera, estate, autunno e inverno. L’ anno consta di 365 giorni divisi in 12 mesi, i cui giorni sono spartiti secondo un rigido calendario. Su tutta Egea, in inverno, può cadere la neve anche se è più probabile che succeda a nord. In estate il clima caldo e secco può portare a momenti di carestia o a mancanza d’ acqua. Le montagne più alte di Egea, seconde solo al Luknassos, si trovano nella maestosa Catena di Lena. Ad eccezione della stretta gola formata dal fiume Linnakos e dell’ampio passo di Roccapiombo, le montagne della Catena di Lena corrono ininterrottamente da Tefes fino a Illion. In molti punti il cammino è pressoché impossibile sia per carovane che per gli eserciti, questo ha permesso negli anni ai territori di mezzo una relativa tranquillità contro le potenze del nord e del sud. Complice anche il vantaggio strategico difensivo offerto dagli anfratti e dagli altipiani, le rocche costruite sulla Catena sono considerate dai grandi strateghi come inarrivabili militarmente. L’economia dei territori di Tefes, Roccapiombo, Corcov, Menelis e Illion si basa principalmente sulle risorse che il territorio montano offre: minerali preziosi e metallo, allevamento e caccia, diritto commerciale di passaggio. Sebbene si notino spesso sbuffi di fumo provenire dalle vette più alte, non vi sono mai stati terremoti o fenomeni vulcanici che l’uomo ricordi. Il clima di queste montagne si fa più rigido con l’aumentare dell’altitudine, la neve scende d’inverno anche a quote molto basse. Luogo caratteristico della Catena di Lena è la valle della Bocca di Lena, essa si trova subito a sud della gola del fiume Linnakos, al confine tra il deserto e le montagne di Roccapiombo. Questo luogo dalla natura bellissima e incontaminata, ove sembra regnare una perenne primavera, è da sempre fulcro di molte leggende che riguardano il mito della creazione.

Politica di Egea Due sono le grandi città che sono riuscite a crearsi una forte area di influenza in Egea: Kyron e Varas. La prima definisce le regioni che seguono la sua guida come facenti parte del “Protettorato” o della “Lega Kyroniana”. La seconda definisce le regioni da essa controllate “Colonie” o facenti parte della “Lega Varasiana”. Ciascuna regione di Egea ha una città-stato che prende il nome dalla regione stessa, inoltre di ognuna di queste regioni nell’anno 1007 d.G. è stato indetto un censimento per misurarne la popolazione.

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Rotte commerciali e beni esportabili Il commercio in Egea è florido e in continuo movimento. Il Dio Zintòs promuove gli scambi e la moneta di Melaksios permette all’economia di crescere regolarmente. Anche in questi ultimi anni difficili molti mercanti sono riusciti ad arricchirsi, nonostante le tasse di trasporto imposte da Roccapiombo per il passaggio per il suo territorio. Normalmente la Gerusia non si interessa dei piccoli scambi tra mercanti, anche se i raduni possono essere ottima occasione per incontrare uomini d’affari. La Gerusia si occupa invece di stipulare rotte commerciali, trattati di scambio di beni che movimentano grandi quantità di merci. Se un regnante o una regione necessita per qualche motivo di grosse quantità di un certo materiale, esso può essere approvvigionato da un’altra regione previo accordo tra i Gerusici delle rispettive leghe di appartenenza. Le rotte commerciali devono sempre essere approvate dai nobili o dai saggi e possono essere unilateralmente interrotte in qualsiasi momento. Solamente le leghe più importanti e la florida Foresta di Esdan possiedono un’organizzazione e una produttività tale da esportare grandi quantità di beni. Le Regioni indipendenti riescono solo occasionalmente a siglare accordi commerciali importanti per brevi periodi. Il mercato delle rotte di commercio possibili è in continua e incostante evoluzione. Per le più svariate cause (Guerre, carestie, incendi, ecc...), una regione che produceva grosse quantità di un certo bene può ritrovarsi con i magazzini vuoti. Traccia puntuale dell’attuale stato dell’economia di Egea viene tenuta e resa pubblica dalla piazza dell’Agorà a Kyron.

Vantaggi per la Gerusia La stipula di una rotta commerciale porta molti vantaggi alle regioni firmatarie e, per il lavoro di intermediazione, viene garantito un certo compenso agli Araldi firmatari. Il calcolo del premio avviene secondo un sistema molto semplice: • Almeno una Drakma in più per armato per ogni rotta commerciale attiva a raduno per la fazione esportatrice. • All’Araldo di più alto grado della fazione importatrice sarà garantita una parte dei beni acquistati (erbe, componenti, preziosi, ecc...) da sfruttare per il bene dell’armata ad ogni raduno della Gerusia.

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Vie di Commercio Ogni trattato commerciale, grande o piccolo, deve avere la sua via di commercio. Esistono 3 vie di commercio in Egea: • Il Fiume Linakos: Principale via di commercio per Esdan con le altre regioni. La sicurezza della via fuori dal limitare della foresta è garantito da un forte varasiano a Gheronis, solitamente la Gloriosa richiede un obolo di passaggio ai mercanti. • La Grande Via Maestra: L’unica e più grande via di comunicazione tra nord e sud, collega le città di Kyron e Varas passando vicino alla foresta di Esdan e attraverso il bosco di Kilkis. Il tratto più impervio della strada si trova sull’aspra catena montuosa di Lena. Nel territorio di Roccapiombo vi sono gli unici passaggi sicuri conosciuti. La Rocca sulle montagne chiede sempre pesanti oboli per il passaggio di mercanzie attraverso le proprie terre. • Mare Erilia: il mare di Egea, qualora vi sia il benvolere di Erilos, è una delle vie più utilizzate per spostare merci. La lega di Kyron è sempre stata maestra nel trasporto per mare, anche se altre regioni hanno sviluppato recentemente una certa abilità nel navigare. Sebbene libero da dazi, nel trasporto marittimo il percorso è frequentemente disagevole e talvolta interi carichi spariscono senza lasciare traccia.

I Beni Esportabili: • Prodotti Agricoli: cereali, canapa, cesti, paglia, frutta e verdura, erbe medicinali semplici, lino e altre fibre per tessuti, alcolici. • Prodotti della pesca: pesce, componenti, argille marine, reti, perle. • Cacciagione e pelli: cibo, vestiario, componenti, materiale per riti e sacrifici. • Metalli e Componenti: minerali provenienti da giacimenti, catrami e combustibili, argille, materiali grezzi vari. • Artigianato Militare: armi varie, scudi, lance, frecce e archi. • Artigianato Generale: strumenti di lavoro, carri, attrezzi per l’agricoltura, stoffe, pentole, piccoli lavorati in genere. • Artigianato Navale: navi da guerra, commerciali e da pesca, strutture e macchine da guerra. • Erbe e componenti: ingredienti speciali molto rari, estratti, infusi e alcolici. • Legno: resine per navi, combustibile, componenti, muschio.

Le Tasse Le tasse nel mondo di Egea vengono raccolte in base alla popolazione dichiarata da una regione del protettorato o da una colonia secondo il censimento più recente (attualmente quello del anno 1007d.G.). Di queste tasse una parte va agli armati al seguito degli Araldi secondo un sistema proporzionale fisso condiviso dalle tre città firmatarie del patto della Gerusia. Ai volontari che partecipano ad una Gerusia viene, secondo quanto detto sopra, corrisposta anticipatamente una Dracma come pagamento per il proprio servizio.

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Protettorato di Kyron \\\\\\\ Nel diritto Kyroniano un protettorato è un territorio controllato da Kyron, il quale si riserva di rappresentarne integralmente la personalità nella Gerusia in quanto i rappresentanti di Kyron si fanno garanti dei diritti e degli stati del protettorato. Non è quindi necessario che tutti gli stati del protettorato cerchino di essere rappresentati nella Gerusia. Dal punto di vista dei rapporti interni al protettorato, invece, Kyron permette una certa autonomia per quanto riguarda gli affari interni e si impegna a tutelare gli interessi degli stati protetti dirigendone gli affari esterni e la difesa. Città-stato: Kyron Popolazione: 130000 Governo: Speciale Descrizione: Vedi descrizione della città più avanti. Prodotto esportabile: Carpenteria navale

Città-stato: Thentis Popolazione: 60000 Governo: Oligarchia Descrizione: Regione prevalentemente pianeggiante è centro di numerose vie commerciali interne alla lega di Kyron. Regione di collegamento tra Kyron e Maentes viene considerata una delle città stato più importanti e strategiche della bassa Egea. Prodotto esportabile: Prodotti agricoli Città-stato: Italkos Popolazione: 60000 Governo: Monarchia Descrizione: Simili per conformazione alle isole di Gaurok, ne differiscono per la politica interna.Da sempre monarchiche, queste isole fino a pochi anni fa, furono rette da re Odisse.Riconquistato il suo trono, dopo che alcuni signori locali avevano cercato di impadronirsene, partì nuovamente alla ricerca del figlio Telemacheo. Durante la guerra contro Scengal, le isole Italkos erano il baluardo di Kiron contro la minaccia. Dopo le forti perdite subite le isole hanno comunque goduto del massimo aiuto da parte del Tribuno e della flotta Kironiana. Recentemente sta nascendo il mercato dell’artigianato militare. Prodotto esportabile: Artigianato Militare

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Città-stato: Gaurok Popolazione: 40000 Governo: Oligarchia Descrizione: Isole brulle e collinose traggono sostentamento maggiore dalla pesca, molto praticata e proficua. Gli oligarchi di queste isole sono i capi di ogni villaggio che mandano alla città stato di Gaurok i propri rappresentanti affinché discutano del bene delle isole. Prodotto esportabile: Prodotti della pesca Città-stato: Maentes Popolazione: 70000 Governo: Plutocrazia Descrizione: Dalle numerose colline della regione si estraggono numerosi minerali pregiati. La regione, arida e collinare, è dominata dalla brama di potere e di denaro. Gli abitanti di questa regione eleggono i propri capi in base alle loro capacità finanziarie e per i soldi tutti farebbero follie. La società si regge su prestiti e favori tra gli affiliati dei vari signorotti locali. Soprattutto regna il vile denaro. Prodotto esportabile: Metalli e Componenti Città-stato: Kilkos Popolazione: 60000 Governo: Teocrazia Descrizione: Regione più a sud di Egea, conta grandi pianure e un grande lago. Famosissima per l’operosità e la perizia dei suoi abitanti la regione è uno dei poli produttivi dell’artigianato della lega kyroniana. La città stato è retta da nove teocrati, uno per divinità, eletti dagli altri rappresentati di ogni culto. All’estremo sud di questa terra è stato ritrovato Agapios. Leggende dicono che vaghi ancora libero per queste terre. Prodotto esportabile: Artigianato generale Città-stato: Dagherdal Popolazione: 30000 Governo: Monarchia Descrizione: Dagherdal è una delle regioni più lontane da Varas e per questo ne risente meno il controllo. A Dagherdal si produceva un tempo un’enorme quantità di armamenti di guerra. Essa commerciava piuttosto liberamente, rispetto alle consuetudini varasiane, sia con regioni indipendenti sia con Kyron. I due sovrani, Kalero e Milto si erano distinti come fidati alleati di Varas ma, nell’anno 1011 d.G., Kalero viene assassinato e l’intera città di Dagherdal viene velocemente conquistata. Nell’inverno dell’anno 1013 d.G. la regione passa sotto il protettorato di Kyron.

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Le Colonie di Varas \\\\\\\ Una Colonia varasiana è una comunità autonoma, situata in un territorio conquistato da Varas, in cui si sono stanziati dei cittadini varasiani, legati da vincoli di eterna alleanza con la madrepatria. Città-stato: Varas Popolazione: 100000 Governo: Speciale Descrizione:Vedi descrizione della città più avanti. Prodotto esportabile: Metalli e Componenti Città-stato: Dashlus Popolazione: 30000 Governo: Monarchia Descrizione: La pianura di Dashlus si estende sotto la regione di Varas e funge da confine tr Esdan e Varas. A nord confina con le Colline Versipellis e a Ovest con il misterioso Lago dei Sogni. Grazie a questa vicinanza con molte zone mistiche e dai soprannaturali poteri, molti cittadini di Dashlus sviluppano una forte predisposizione nelle veggenze e premonizioni. Primo tra tutti, Artisio, re di Dashlus è il più grande e potente veggente all’interno della città. Egli ha regolarmente previsto l’arrivo di orde di predoni provenienti dal Lago dei Sogni e grazie a questo sono sempre riusciti a respingerli. A Dashlus il monarca viene incoronato tra i veggenti più grandi e potenti. Prodotto esportabile: Prodotti agricoli Città-stato: Geordis Popolazione: 20000 Governo: Monarchia Descrizione: Geordis è la scogliera più a Nord di tutta Egea e qui le nevi cadono abbondanti durante l’inverno. I cittadini di questa ragione sono tra i più tolleranti al freddo e rimango in tunica leggera anche con la neve fino al ginocchio. Le coste sono dritte e ripide sul mare e per questo la pesca è difficile da praticare e le coltivazioni sono complicate a causa del clima rigido. Dopo la morte di Ghileo per volere dei grandi Saggi, Telisparco, figlio ed erede di Melisparco, divenne Re della regione. Dopo la sua morte, avvenuta nel Lago dei Sogni per mano dello schiavo ribelle Kineo, il territorio è andato in mano al figlio di Durels, Alexandros. Segno di riconoscimento tra i Geordiani e i Varasiani è il fatto che portano sempre con loro un pezzo della pelliccia del primo animale che uccidono durante il loro Ignos. Prodotto esportabile: Cacciagione e Pelli

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Città-stato: Klentos Popolazione: 50000 Governo: Monarchia Descrizione:A Klentos viene prodotto l’armamento per ogni colonia di Varas e per la guardia reale del re di Varas. D’altro canto Gurlio Keran, re di Klentos, è sempre stato un amico fidato del re Melisparco e per questo gli riservava sempre il meglio dei suoi prodotti. Dopo la morte del Re, Grulio rimane uno dei maggiori consiglieri della Gloriosa. Nella grande pianura di Klentos vengono anche allenate alla guerra le grandi armate di Varas nei periodi prima di partire per le battaglie esterne. Prodotto esportabile: Artigianato militare Cittá-stato: Pirakos Popolazione: 20000 Governo: Monarchia Descrizione: Pirakos è sempre stata una delle regioni dove si possono trovare le migliori armi di tutta Egea; i fabbri di questa città vengono rinomati in molti canti e opere. I migliori tra di loro hanno anche il privilegio di produrre, su ordinazione e pagamento, le armi personali e private del re di Varas. Qui è molto presente il culto di Melaksios e quasi ogni suo cittadino venera il dio dell’artigianato. Il re Mioskaleio di Pirakos, grande consacrato alla chiesa di Melaksios instaurò nel 995 una congrega di guerrieri consacrati al dio fabbro e gli diede nome di “Ordine di Pirakos”. Prodotto esportabile: Artigianato generale Città-stato: Oldepolis Popolazione: 60000 Governo: Monarchia Descrizione: La città di Oldepolis è il più grande porto commerciale e bellico di tutte le colonie di Varas; qui sfocia il fiume sotterraneo Triusco che collega direttamente le navi provenienti da Varas con il mare. Ogni cittadino di Oldepolis è un grande pescatore ed esperto marinaio. Nel porto di Oldepolis partono le più grandi navi da guerra di Varas e nei mari di Oldepolis sono state combattute enormi guerre contro Kyron. A Oldepolis governa Utimnos, re grande e saggio ed esperto stratega marittimo.Nel 1011 d.G., la regione è stata teatro di scontri tra gli schiavi rivoltosi fedeli al ribelle Kineo e i figli della Gloriosa. L’esercito di Varas è riuscito a ristabilire l’ordine solo a prezzo di molte vite umane. Prodotto esportabile: Prodotti della pesca

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Città-stato: Gheronis Popolazione: 60000 Governo: Teocrazia Descrizione:Gheronis è la più importante città stato in tutta Varas per le religioni e i sacerdoti. Qui si trovano i più grandi templi per ogni divinità. Essendo questa regione a contatto con la sacra foresta di Esdan il senso del religioso è molto sentito e tutto il paese viene comandato da un gruppo di alti sacerdoti, uno per ogni chiesa. Essi negli ultimi anni hanno stretto un rapporto di semi-amicizia con il popolo sacro di Esdan e in rarissime occasioni il concilio sacro di Gheronis ha avuto anche modo di disquisire con i portavoce della sacra foresta di Esdan. In questa regione, nell’anno 1008 d.G., è stato risvegliato il titano Stavros. Prodotto esportabile: Bestiame Città-stato: Kalenros Popolazione: 30000 Governo: Oligarchia Descrizione: Kalenros verrà ricordata nei racconti di guerra come la più importante bocca di fuoco di Varas nella guerra di Illion: questa regione al confine con Illion e con il mare divenne presto per Varas il centro nevralgico della guerra. Nella città vennero costruite innumerevoli statue in memoria ai caduti che, per volere dei vari re di Kalenros, venivano onorati ogni anno con un gran banchetto. Qui era molto venerato il sommo dio Telleriun. Nell’anno 1011 d.G. La città di Kalenros venne stretta d’assedio da Illion. Attaccata dal mare, da Sud e dalla regione di Dagherdal, il territorio cadde presto sotto il controllo della città del Sole. Nell’inverno dell’anno 1013 d.G. la regione viene riconquistata da Varas.

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Regioni Indipendenti \\\\\\\ Appartengono a questa categoria tutte quelle regioni non considerate territori appartenenti al protettorato di Kyron o alle Colonie di Varas, siano esse città stato o territori disabitati. Città-stato: Elturiel Governo: Nessuno Descrizione:Nella regione dell’Elturiel risiedono enormi carovane di nomadi e si vocifera che da qui partirono le orde che cercarono di invadere la sacra Esdan. Al giorno d’oggi questi nomadi commerciano pelli e bestiame con i piccoli villaggi limitrofi. Città-stato: Menelis Governo: Monarchia Descrizione: La città di Menelis ha una forte cultura legata all’ordine delle Medee e a quello di Pirakos. Città indipendente è sede ideale per momenti di confronto tra i due ordini e per la ricerca, se possibile, di uno scopo o più scopi comuni. Il re di Menelis, Agame, è il solo essere umano a cui sia concesso di far parte di tutti e due gli ordini sopracitati. Città-stato: Lakedos Governo: Monarchia Descrizione: Nella regione di Lakedos si trova una grande città stato che venne eretta un tempo da cittadini Varasiani che non accettarono di vivere nella stessa città degli Efroni, ritenendoli esseri storpi e corrotti. Questi cittadini fuggirono da Varas declamando vendetta contro qualsiasi essere di Phobos. Il re di Lakedos, Furiceo, dichiarò guerra alla città di Roccapiombo perché governata da un antico Efrone. Città-stato: Tefes Governo: Oligarchia Descrizione: Tefes, grande città stato delle terre indipendenti, basò il suo stampo cittadino sui canoni di Kyron. Essa cercò un tempo di far parte della Gerusia ma venne cacciata da Varas e Kyron, in quanto non firmataria del primo trattato. Regione: Distesa di Fuoco Descrizione: Grande deserto alle pendici sud delle “Catene di Lena”. Abitato da numerose tribù di nomadi è considerato il posto più inospitale in tutta Egea.

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Territori Selvaggi \\\\\\\ Sono territori che non hanno un governante riconosciuto dagli uomini di Egea. Regione: Scengal Descrizione: Di conformazione totalmente differente dal resto di Egea, quest’isola è nota per l’estrazione di metalli, considerati i migliori di tutto il mondo. Solo sull’isola di Melaksios si possono trovare metalli tanto preziosi e duttili. Lo stesso dio dell’artigianato per premiare il popolo di quest’operosa isola ha fornito alla regione, in tempi antichissimi, un esercito dei suoi possenti golem come difesa. Dopo la misteriosa esplosione che mutò parte della popolazione in immonde creature, l’isola venne conquistata dai fedeli di Korin. Questi la utilizzarono negli anni seguenti come punto di partenza per i propri attacchi agli uomini delle Leghe. Dopo la morte di Stavros, Scengal è rimasta inaccessibile e poco si conosce della sua attuale situazione. Regione: Colline Versipellis Descrizione: Questa regione è sempre stata una zona molto pericolosa per Varas, qui risiedono i Versipellis, creature infernali che mutano il loro aspetto e combattono come lupi o orsi impazziti. Ad ogni Varasiano è stato ordinato di non addentrarsi mai nei territori dei Versipellis, e così da molti anni non è successo mai nulla di pericoloso in quelle colline. Regione: Lago dei Sogni Descrizione: Il Lago dei Sogni è un luogo mistico e pieno di strane creature. Qualche esploratore tornato da quella regione raccontò di aver visto strani fantasmi che camminano sopra la superficie del lago e al centro di esso un’isola in cui si trova un piccolo tempio. Qualche coraggioso giura di aver attraversato il lago per arrivare fino all’isola, e lì di aver trovato un’incantevole fanciulla che gli prevedeva la sua morte. Questi avventurieri finirono però la loro esistenza sperduti da qualche parte e nessuno diede mai importanza alle loro parole. Regione: Foresta di Pietra Descrizione: Questa foresta nacque nei primi anni del dopo Egheon e, anche se se ne ignora il motivo, si sa che fu creata con alberi di pietra. Qualche veggente sostiene che fosse intesa come monito d’avviso per tutti affinché non invadessero la sacra foresta di Esdan. Qualche esploratore sostiene invece che questi alberi di pietra fossero stai una volta esseri umani che abbiano mutato forma con le intemperie del clima.

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Regione: Scogliera delle Urla Descrizione: Si ritiene che questa scogliera sia invasa da mostri marini e fantasmi malefici. Ogni giorno per dodici ore si sente provenire da questa costa delle terrificanti urla angosciose e nessuna armata osa marciare in questo territorio.

Regione: Rovine di Egea Descrizione: Rovine della mitica Egea, Patria di Egheon. Ogni esploratore che ha cercato di varcare i confini della città si è trovato subito fuori dalla parte opposta. Alcuni non hanno più fatto ritorno.

Regione: Velurion Descrizione: A Velurion sorgono le rovine di un’antica città, un tempo splendida, ora abitata da ogni sorta di immonda creatura o disgustoso abominio contro natura.

Regione: Isola dei Triclopi Descrizione: Qui abitano i figli di Korin che seguirono Egemon e che ebbero in dono il senno da Malipse, diventandone amanti.

Regione: Fucine di Melaksios Descrizione: Il dio Melaksios alla momento della sua creazione vide un isola, ricca dei materiali che più gli sarebbero stati utili. Qui costruì le sue fucine e ivi dimora quando è intento a creare le sue opere. Si dice che ad accendere per la prima ed unica volta , visto che da allora ancora ardono, le fucine di Melaksios, sia stata Lena, madre di tutte le idre, con il suo soffio di fuoco.

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L’Alleanza \\\\\\\ Città-stato: Roccapiombo Governo: Teocrazia Descrizione:Roccapiombo è il grande passaggio che collega i territori di Kyron con quelli di Varas: lì, tra le montagne della catena di Lena, si trova la città che dà il nome al passo. Governata da un antico Efrone, questa città scavata nelle pareti delle montagne è l’unico passaggio sicuro attraverso la catena di Lena. Sulle pareti del passo fa leva un’enorme cancello di sbarre di ferro, che, una volta pagato il pedaggio, viene issato per permettere il passaggio di qualunque cosa. Città-stato: Coricov Governo: Democrazia Descrizione: Città stato di stampo bellico che impostò l’addestramento dei suoi soldati secondo un ottica molto varasiana, apportando migliorie tecniche degli armamenti e delle strategie di Kyron. Corikov risulta una macchina bellica altamente organizzata e letale. Oltre a questo lo studio della filosofia, della metafisica, della medicina, delle scienze naturali e della politica è qui a livelli elevatissimi e la città stato è quindi tra le più avanzate in questi campi. La totale neutralità di questa regione non fa temere nulla né a Kyron né a Varas. Città-stato: Illion Governo: Monarchia Descrizione: Detta la “Rocca Imprendibile” da sempre è fiera della sua indipendenza. Alcuni anni fa cadde durante la guerra di Illion ma rimase in mani Kyroniane per non più di due anni. L’attuale re Enea mantiene la regione e la città saldamente indipendenti seppure all’interno dell’Alleanza.

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Esdan \\\\\\\ Per volere divino la sacra foresta di Esdan non può espandere i propri territori; al contempo i guardiani devono impedire agli invasori di entrare al suo interno. Esdan è considerata un unica regione. Al contrario delle altre regioni però ha quattro tipi di prodotti che possono essere esportati. Le rotte commerciali esdaniane percorrono via fiume le acque del Linakos e via terra qualsiasi strada percorribile o sentiero. Regione: Sacra Foresta di Esdan Governo: Speciale Descrizione: Vedi descrizione più avanti. Prodotti Esportabili: Legname, Reagenti, Erbe, Cacciagione e Pelli

Regione: Bosco di Kilkis Descrizione: Un tempo la regione aveva un ottima produzione di armature pregiate e riforniva tutto il protettorato di Kyorn. La capitale era governata dal culto di Telleriun e proprio in quel luogo era stato fondato il più grande tempio dedicato al Dio della giustizia. Durante la guerra contro Stavros, la regione di Tellius è stata teatro di una furibonda battaglia che ne ha cambiato per sempre la morfologia. Dopo l’intervento della Gerusia per salvare Kilkis, nell’anno 1011 la Foresta di Esdan ha chiesto e ottenuto la proprietà della zona boschiva. Il Tribuno Galenore ha poi dimostrato scarso interesse nel mantenere il protettorato della regione. Durante l’inverno seguente la zona verde si è velocemente e inspiegabilmente espansa fino a ricoprire tutto il territorio, di fatto ora in mano ai Saggi. Prodotto esportabile: Artigianato Generale

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Kyron Dialogo sulla fisica e la metafisica Che cosa può un uomo dinanzi a un dio? Da molto tempo mi porgo questa domanda. Mentre passeggio per il Melezio, un timido raggio di sole accarezza il mio viso, mentre l’inebriante profumo del mare mi avvolge in un irreale stato di malinconia. Alzo gli occhi e vedo frenetici movimenti di grande città. Lunghi carri trasportano centinaia di sacchi diretti chissà dove. Cittadini e viandanti calpestano con passo frenetico i vecchi e polverosi carruggi e nei loro occhi intravedo un lieve filo di morbosa agitazione, frutto di una vita lasciata ad un destino troppo amaro. Poco lontano un gruppetto di ragazzette si avvia verso l’Agorà intonando un flebile e frivolo chiacchiericcio, mentre si ode il brutale rumore di un fabbro che intento percuote un grande pezzo di ferro. Loro sembrano non temere alcuna cosa, sicuri e protetti dalle grandi mura. Mura che non potranno nulla dinanzi alla furia di un dio. Basta soltanto una piccola scintilla per far regnare il caos… si, è buffo paragonare la collera divina ad una semplice scintilla. Continuo a camminare, il Melezio è un quartiere povero, ma questo non turba l’atmosfera che l’antico borgo lascia trasudare dalle imponenti mura che lo circondano. Distratto dalla vita attorno a me e dalle mie riflessioni, non mi accorgo che sono giunto dinanzi all’entrata del porto che, appena oltrepassata, mostra l’immensità dell’azzurro mare. Meravigliato da questa incantevole vista, non posso non notare le numerose vele colorate dirette verso il porto che solcano le grandi onde. Concave navi cariche di ori, merci, sete e incensi sono pronte a rendere ancora più frenetico il via vai di mercanti e schiavi. Tutto si muove al di sotto dei grigi occhi dell’enorme colosso di Erilos che si staglia nel cielo. La statua fu eretta per volere degli uomini, nella speranza di calmare qualcosa che solo una giovane vita riuscì a quietare. Questa fredda riflessione riporta i miei passi verso una bianca scalinata, che sale inerpicandosi verso i piedi del promontorio. Mentre percorro i grandi scalini, il mio sguardo si perde nel fissare le marmoree statue che li fiancheggiano, statue raffiguranti prodi guerrieri o politici arrivisti, rendendoli immortali agli occhi della semplice plebe. Appena sopra ammiro il cuore della città: l’Agorà. Bella da togliere il fiato. Coperta da una miriade di colorati tasselli atti a disegnare qualcosa di indescrivibile. Posti ai suoi piedi i baldacchini mostrano attori e musicanti che narrano le prodi gesta di tribuni ed eroi. Palazzi e arena contornano la grande piazza, posta sotto la bocca degli dei: il grande arco che simboleggia l’entrata all’Acropoli. M’incammino verso di essa, passando attraverso la grande folla che popola la piazza. Affretto il passo, attraverso l’arco e subito una grande rampa di scale mi conduce al di sopra del promontorio. Qui non si odono le voci festose dell’Agorà. Un innaturale silenzio. Giunto nell’Acropoli, passeggio piano tra i grandi templi. La mia mente si riempie di preoccupazione. Ansia. Sono dinanzi alla voce degli dei. Mi fermo. L’ansia mi cattura il cuore. Fermo e immobile, sposto lo sguardo verso un piccolo terrazzo che si affaccia sul mare. Con passo veloce mi appresto a raggiungerlo, desideroso di un po’ d’aria fresca. Allungo lo sguardo fuori dalla terrazza e là vedo, completa nella sua magnificenza, Kyron. La grande città, culla della cultura e della filosofia. Lì, sotto i miei occhi, l’immensa grandezza. La grandezza degna di un dio.

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Kyron, la cittÁ prescelta Situata nella regione delle Arcadi, precisamente sopra un promontorio che s’affaccia sul mare di Erilia, sorge Kyron, la più grande e fiorente città stato dell’ovest. Ricca e lussuosa, questa città è la patria della cultura e della conoscenza. È qui che infatti dimorano i più grandi filosofi e politici delle terre conosciute. La Polis è governata dalla Famiglia Reale, che si avvale dell’Alto consiglio come organo consultorio. I senatori vengono eletti dalle famiglie nobili e aristocratiche della città con lo scopo di consigliare il Tribuno, monarca indiscusso con carica ereditaria. La città è strutturata in cinque quartieri principali costituenti i centri fondamentali della vita religiosa e mondana di tutti i cittadini. Delimitati da una serie di mura interne, queste alternano una funzione difensiva a quella di acquedotti. Il quartiere più importante, collocato al centro del promontorio, è l’Acropoli, un marmoreo conglomerato di templi e palazzi, sede del potere religioso e della dinastia reale. Qui, nella zona più antica e sacra della città, sono stati innalzati altari in nome di tutte le divinità conosciute oltre al palazzo reale, un piccolo edificio di marmo che dall’alto domina tutto il territorio cittadino, la costa e il mare. Dinanzi al palazzo reale si trovano il Grande Tempio e l’altare dedicato a Kyra, patrona della città. La leggenda narra che in questo punto Kyron, figlio di Terseo, prediletto della dea, si gettò in mare sacrificandosi in nome del dio Erilos, fermando così il maremoto che stava flagellando le coste della città. Immediatamente davanti alle porte che conducono all’Acropoli sorge l’Agorà, fulcro del secondo quartiere. È una grandissima e bellissima piazza dove per quattro giorni al mese si tiene il grande mercato e dove sono tenuti i più importanti dibattiti politici. Inoltre lì si trovano gli “Odeon”, dei piccoli teatri dove filosofi e attori durante tutti i giorni dell’anno si intrattengono in simposi di filosofia o arte. Il quartiere nobiliare è il luogo dove vive la popolazione di alto rango. Qui sono presenti tutte le comodità che la vita può desiderare: bagni, teatri, arene oltre che alla grande università delle arti e le scuole per l’infanzia. Questo luogo sorge a destra dell’Agorà ed e l’unico quartiere a qui e concesso un secondo accesso all’Acropoli. Viene invece chiamato Melezio il quartiere “povero” della città. Qui vi abita il resto della popolazione prevalentemente appartenente alle classi sociali minori: la borghesia formata da piccoli commercianti o bottegai, i cittadini semplici, operai e contadini. Sono le zone più esterne e vaste della città, dove si possono trovare botteghe e negozietti atti a soddisfare tutte le esigenze primarie del medio cittadino. Nel centro del Melezio sorge un grande giardino dove si ergono il granaio e le cisterne d’acqua principali. Questo comprende anche la sede del corpo di guardia e la caserma militare, due strutture imponenti dedite all’addestramento e alla difesa della città. Nel lato est della città si trova il porto di Kyron, una vera e propria opera d’arte. Progettato da Sirfone, noto per il suo immane ingegno e la sua innata fantasia, esso ha reso la città un fiorente polo commerciale, qui vi fanno infatti scalo navi provenienti da quasi tutte le città stato o isole delle terre conosciute. Le sue dimensioni lo rendono in grado di ospitare più di settanta cinqueremi e all’imbocco del porto è presente una grande statua di bronzo alta venti metri raffigurante Erilos, dio del mare, che regge un grande braciere per mostrare la via alle navi lontane. La città è difesa da una grande cerchia muraria di pietra levigata, una vera e propria opera mastodontica costruita e progettata da Terimio noto scultore e architetto militare.

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Mito e leggenda sulla fondazione Nelle leggende si narra che la città fu edificata per volere della dea Kyra, che donò così agli uomini un luogo sicuro e protetto dalle orde del male che imperversavano in quelle ere. La dea scelse Terseo, una tra le creature create da Egemon, e gli mostrò in sogno il suo volere, indicandogli il punto dove fondare la città. Terseo prese suo figlio Kyron e, radunata più gente possibile, partì. Il cammino fu pericoloso e ricco d’insidie, ma essi non si fermarono nemmeno quando la morte pretese delle vite durante il viaggio. Giunti nel grande promontorio che si affacciava sul mare, cominciarono la costruzione della città, attirando così la curiosità degli Dei. Prima fra tutti a vedere la folla d’umani avanzare fu Jazie, figlia di Erilos dio del mare, che aveva fatto di quel promontorio il luogo dove trovare svago e decise quindi di scendere da Lucknassos mostrandosi in tutta la sua immensa bellezza. Kares, dio della guerra e della vendetta, geloso dell’opera che gli umani stavano innalzando per volere della madre Kyra, chiese a Malipse, dea dell’amore, di far invaghire la semidea Jazie di Kyron, figlio di Terseo, e viceversa. Malipse, ansiosa e divertita nel poter vedere sbocciare un nuovo amore, eseguì l’incantamento e i due ragazzi s’innamorarono reciprocamente nel momento stesso in cui incrociarono gli sguardi. Decisero di sposarsi per coronare il loro illusorio sogno amore, ma questo fece scatenare l’ira del dio del mare che, geloso della figlia, non ritenne il giovane umano all’altezza di una simile pretesa e ordinò a Jazie di abbandonare quei luoghi e di ritornare a Lucknassos dimenticandosi dell’umano. Questa, disperata, decise di non ascoltare il padre. Prese la sua fiamma divina, la scagliò nel cielo e divenne mortale. Successivamente si recò al promontorio e si gettò nel mare perdendo la vita. E fu così che Erilos, distrutto dal dolore e ansioso di avere vendetta, scagliò contro la città un enorme maremoto con l’intento di distruggere tutto quello che gli uomini avevano creato. Kyron, saputo del sacrificio di Jazie e straziato dal dolore, decise di raggiungerla nell’Averno sacrificandosi anch’egli. Arrivò al promontorio e invocando il nome dell’amata, si gettò nel mare in tempesta. Erilos, vedendo il gesto del giovane, decise che la sua vendetta era conclusa. Placò il maremoto e si ritirò nel profondo mare con i corpi dei due amanti. Terseo, disperato per la perdita del suo benamato figlio, invocò la saggia dea perché accorresse in suo aiuto. Kyra comparve, ma non potendo nulla per riparare all’accaduto, ordinò di dare alla città il nome di Kyron in modo che i suoi abitanti non scordassero e invece tramandassero l’accaduto.

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Le Gens La società di Kyron si divide prevalentemente in tre classi sociali, la nobiltà, la classe mercntile e i poveri. Da sempre gira attorno ad una struttura fondamentale: la Gens. Le Gens, o famiglie allargate, sono costituite da un gruppo di persone che vivono assieme e conseguono una causa comune, legati tra di loro da vincoli di sangue, matrimonio o adozione. Una Gens è formata da almeno cinque persone e la figura più importante è il cosiddetto “Patriarca” ovvero il capo famiglia. Il Patriarca ha il compito di guidare la Gens nella buona o nella cattiva sorte e tutte le responsabilità e le decisioni ricadono sulla sua figura. La carica viene tramandata da padre a figlio e così via seguendo la linea dinastica nelle varie generazioni. Ogni Gens ha diritto ad un simbolo, ma solo le più potenti lo utilizzano per mostrare la propria potere o come segno d’appartenenza ad un determinato strato sociale. Infatti la società kyroniana possiede tre grandi strati sociali che differenziano la popolazione e la suddividono in maniera ordinata nella varie zone della città. Il primo strato sociale è formato dalla Nobiltà, la crema della società Kyroniana.Queste potenti Gens forniscono i principali Funzionari della Polis e sono i primi servitori del Tribuno. Godono di privilegi, proprietà e in qualche raro caso anche di piccoli eserciti privati. Si considerano persone speciali perché direttamente elette dagli dei per guidare i propri simili. Abitano il quartiere Nobiliare e hanno accesso a tutte le principali strutture della Polis. Il secondo strato sociale è formato dalle persone benestanti, gente agiata che possiede modesti capitali e attività redditizie. Abitano nelle zone limitrofe alla Piazza dell’Agorà e nel quartiere del Porto. Hanno accesso alle principali strutture della Polis ma non al quartiere nobiliare. Il terzo strato è quello delle genti comuni, abitano prevalentemente nella zona del Melezio e sono lo strato più numeroso della Polis. Ne fanno parte persone comuni che gestiscono i lavori più umili nella Polis. Non hanno accesso al quartiere nobiliare. Il sistema sociale kyroniano prevede che una Gens possa passare ad uno strato sociale più elevato solamente grazie al proprio potere economico e culturale. Ma prevede anche il contrario: non sono rare infatti le Gens che dopo un glorioso passato cadono in disgrazia per colpa propria o per l’agguerrita concorrenza delle altre Gens.

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La voce dell’Agorà La voce dell’Agorà è una delle figure più importanti della politica e dell’economia kyroniana. Il suo compito è quello di gestire e controllare i prezzi di tutte le risorse commerciate dalla Polis di Kyron, oltre che ad essere il portavoce di tutte le botteghe presenti nell’Alto Consiglio. La voce dell’Agorà ha anche il compito di controllare le spese della Polis, sia economiche che militari, muovere grandi somme di denaro e gestire la parte commerciale della flotta mercantile. Altra figura molto importante è “Il Banditore”, ovvero colui che informa, tramite un enorme podio posto al lato della piazza, i cambi di prezzo di ogni bene e, dagli ultimi anni, anche le principali notizie riguardanti la Lega di Kyron. In principio la carica di Voce dell’Agorà era una vanto nelle mani della Potente Gens Apollonia, ma dopo alcune operazioni azzardate, la carica è stata affidata dal Tribuno Amedone alla Gens Alfea che ne ha detenuto la carica per più di cinquant’anni. Recentemente il testimone della carica è passato nuovamente di mano. Oggi la Voce dell’Agorà è Malaleuco della Gens Liparco, successore di Selesto della Gens Alfea.

L’Ausilio di Kyron L’Ausilio di Kyron è stato creato per ordine del Tribuno Galenore nella primavera del 1011 D.G. con lo scopo di arricchire il proprio esercito con un unità rapida e veloce, capace di adattarsi in ogni situazione e incaricata di compiere indagini ed accompagnare gli araldi della Polis in luoghi particolari o pericolosi. Questa unità speciale è formata prevalentemente da volontari che per motivi diversi sono disposti ad arruolarsi e servire la Polis in missioni molto rischiose ma spesso ben redditizie. Infatti la possibilità di trovare luoghi misteriosi o affrontare pericoli impensabili ha trasformato più di qualche soldato o araldo in persone di rilievo, guadagnandogli la gloria che gli ha permesso una rapida scalata verso la fama. La sede dell’Ausilio è situata nel “Melezio”, vicino alle caserme d’addestramento della guardia cittadina. Qui diplomatici, sacerdoti, esploratori, fabbri e guerrieri si addestrano, studiano e pregano senza sosta, preparandosi meticolosamente per le missioni

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volute dal Tribuno. L’arruolamento nell’Ausilio è molto semplice: una volta superate le visite necessarie si passa al castrum di addestramento, dove ufficiali preposti analizzano le capacità di ogni soldato e lo schedano nel “Grande Archivio dell’Ausilio”. A causa lo scontento del Tribuno a seguito della Rivolta a Nord capeggiata da Kineo, il comando dell’unità è stato passato a Selesto della Gens Alfea, vecchio detentore della carica di Voce dell’Agorà. Con la sua morte però l’Ausilio è tornato a servire sotto il Tribuno.

Giochi e festività Più o meno una volta l’anno, con l’arrivo di festività o eventi particolari, sono indetti i Giochi nell’arena che troneggia nell’Agorà. La partecipazione della popolazione è massiccia, i posti non hanno alcun tipo di assegnazione, quindi non è raro vedere nobili e ricchi mercanti sedere fianco a fianco con persone appartenenti al ceto inferiore della società kyronina. L’unica eccezione è la Tribuna Regale, dove siedono il Tribuno e l’Alto Consiglio, ciascuno con la propria consorte o accompagnatrice. I Giochi cominciano immancabilmente con una breve cerimonia dedicata ad uno dei quattro elementi in corrispondenza della stagione nella quale cadono o all´evento per cui sono indette. La corrispondenza generalmente è la seguente: Fuoco - Estate > Guerre, vittorie particolarmente importanti, elezione di un nuovo Tribuno. Terra - Autunno > Commemorazione dei defunti, gravi lutti, morte di un Tribuno Acqua - Inverno > Celebrazione di grandi artisti e lodi a scoperte e traguardi raggiunti come società. Aria - Primavera > celebrazione della vita in generale o di nascite illustri, matrimonio del Tribuno. La cerimonia di apertura è in realtà l´unico punto fermo dei giochi, che si svolgono ogni volta in modo sempre nuovo. Numerosi atleti, provenienti da tutte le regioni sotto l’influenza di Kyron, si sfidano in svariate competizioni marziali e atletiche, pronti a dimostrare le proprie capacità e la propria forza dinanzi agli dei. Questi eventi vengono organizzati dai Sacerdoti del culto di Kares o del culto di Kyra. A questi eventi si aggiunge qualsiasi forma d’intrattenimento che il comitato di organizzazione decide di mettere in scena. Solitamente i giochi si concludono con un discorso del Tribuno.

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La dinastia reale e il Tribuno La dinastia reale da sempre regna sulla città tramite il capo famiglia che assume la carica di Tribuno. Il Tribuno è l’indiscusso monarca della città, responsabile della sua amministrazione così come dell´attuazione delle politiche decise dall’alto consiglio. Il Tribuno è anche il comandante in capo di tutte le forze militari, dei corpi diplomatici e degli organismi economici che sono responsabili della crescita e delle risorse dell’Impero, sia in patria sia all’estero. Il Tribuno e la sua famiglia vivono nel palazzo reale che sorge sull’Acropoli, precisamente sopra le fondamenta della casa di Terseo, primo re di Kyron. Quella di Tribuno è una carica ereditaria che si tramanda da padre a figlio. Qualora non ci fossero eredi, l’Alto Consiglio sceglierà tra i suoi membri il nuovo Tribuno tramite una votazione.

L’alto consiglio L’Alto Consiglio fu costituito dopo la rivolta dei nobili nell’anno 651, per il volere del Tribuno Kerantos. Lo scopo dell’Alto Consiglio è quello di aiutare il Tribuno fornendogli più idee possibili per la creazione di nuove leggi atte a soddisfare il suo volere. L’Alto Consiglio è composto dai rappresentanti delle famiglie più potenti della Polis, che vengono scelti dall’Alto Consiglio stesso in base all’influenza e alla disponibilità economica della famiglia di cui fanno parte. Tutti gli esponenti dell’Alto Consiglio sono di sesso maschile e devono essere membri di spicco della propria famiglia. Hanno il potere di eleggere tra le proprie fila un nuovo Tribuno qualora non ci sia un membro della famiglia reale a reclamare il titolo.

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L’acropoli e l’organizzazione sacerdotale L’ Acropoli è il cuore religioso della città. Qui sono presenti i templi e gli altari dedicati a tutte le divinità conosciute. Questo grande complesso in marmo si affaccia sul mare dall’alto della scogliera dominando così tutta la città. Anticamente l’Acropoli non era altro che il primo centro cittadino di Kyron che, con il passare degli anni, si è sviluppato ingrandendosi e formando la città così com’é oggi. Fu convertita ad area religiosa nell’anno 398 d.G. secondo il volere del Tribuno Antares per onorare gli dei e per guadagnare la loro ammirazione. Al suo interno si trova l’ accademia della Fede, la scuola per istruire e formare i nuovi sacerdoti. Inoltre vi si può ammirare il grande tempio di Kyra la dea patrona, il più sontuoso e importante della città. Al suo interno si trova il primo altare, innalzato da Terseo durante la fondazione della città. Ad amministrare l’Acropoli e la fede è il Pontefice Massimo: il capo religioso della città. Di norma il Pontefice Massimo è votato alla dea patrona, ha diritto ad un seggio nell’Alto Consiglio e presiede il Collegio dei Sommi. Il Collegio dei Sommi è una congrega formata da tutti gli alti sacerdoti rappresentanti tutti i culti venerati. Ha lo scopo di amministrare i principali riti religiosi e le decisioni impartite dal Pontefice Massimo. Inoltre si occupa anche della gestione e organizzazione dell’Accademia della Fede oltre che dei propri culti e della gestione dei templi. L’Accademia della Fede è posta vicino alla seconda entrata dell’Acropoli, quella che dà al quartiere nobiliare. E’ affiancata da un piccolo giardino detto “il Dominio dello Spirito” dove i sacerdoti passano il loro tempo a meditare e riflettere. Questa accademia si occupa della formazione dei sacerdoti e del loro apprendimento, fornendo loro l’istruzione e l’addestramento nelle arti spirituali e nei poteri clericali.

La flotta mercantile e militare La principale fonte di commercio della città deriva dalla flotta mercantile, una moltitudine di navi che tracciano rotte con tutte le principali città stato delle terre conosciute. La flotta è composta principalmente da vecchie galee da guerra che, dopo il disarmo, furono riconvertite in navi mercantili garantendo così ai convogli una solidità e una sicurezza maggiore. Altro lato della flotta è quello militare: la vera forza bellica di Kyron. Questa è composta principalmente da più di duecento cinqueremi: delle grandi e robuste navi costruite unicamente per la guerra e per il trasporto delle truppe. Lo scopo è di proteggere tutti i convogli e le isole che stanno sotto il Protettorato della città o che hanno rapporti commerciali con esse garantendo così la protezione d’importanti carichi.

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VARAS Racconto di un vecchio cittadino Il fuoco colorava di giallo le pareti delle case attorno alla piccola piazza. Tutti i cittadini erano seduti in silenzio attorno al falò, l’Istruttore sedeva al centro assorto nei suoi pensieri. La cicatrice sul viso e i tratti duri della mascella facevano capire che di battaglie ne aveva viste molte. Lentamente si sollevò in piedi. Indossava un lungo mantello che teneva ben chiuso davanti per proteggersi dal freddo. Presto sarebbe cominciata a cadere la neve, ma già così il freddo delle pietre dietro cui mi nascondevo mi feriva piedi e mani, senza contare la fame che attanagliava il mio stomaco. L’Istruttore cominciò a parlare. “Stasera vi racconterò della rivolta degli schiavi di Oldepolis, di come riuscirono a prendere la città, di come combatterono per difenderla e di come perirono sotto i nostri colpi. Si ribellarono contro coloro che gli davano protezione, cibo e prosperità. Successe di notte, si ritrovarono a gruppi nelle zone degli schiavi, imbracciarono le armi e trucidarono nel sonno tutti i cittadini. Tutti, anche donne e bambini. Ma non ci lasciammo sgozzare come bestie al macello da un gruppo di esseri inferiori. Qualcuno riuscì a dare l’allarme e ci compattammo il più possibile in modo da poterli fronteggiare. Erano troppi e noi eravamo disorganizzati. Così caricammo il nemico in modo da crearci un passaggio per poter uscire dalla città. In pochi riuscimmo, un centinaio forse meno. Avevamo perso contro degli esseri inferiori, ma nel mio cuore bruciava molto di più la perdita di mio figlio e di mia moglie. Avevano trovato ingiusta morte nel sonno, mentre avevo sognato per loro una morte gloriosa sul campo di battaglia. Nel mio petto ardeva il fuoco della vendetta.” L’ istruttore si fermò qualche istante a contemplare il fuoco, ero rapito dal suo racconto e smaniavo per saperne di più. Lentamente riprese: “Marciammo senza sosta fin qui, alla capitale, a Varas, per chiedere udienza al re Agasicle. Volevamo vendetta, volevamo veder rasa al suolo quella città diventata ormai solo un covo di schifose creature inferiori che reclamavano diritti, ma che non meritavano di averne. Bestie codarde che assassinavano esseri superiori nel sonno, sottraendoli al loro divino scopo. Morire in battaglia. Il Re ci diede ascolto e scatenò contro quella orribile plebaglia l’intera forza dell’esercito di Varas. Per un’intera settimana le nostre macchine da guerra ricoprirono di lapilli e lava la tana di quelle inutili bestie. Per sette giorni restai

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a guardare, giorno e notte, quello spettacolo assaporando l’agognata vendetta. All’alba del settimo giorno fu ordinata la carica. Noi cento scampati al massacro pretendemmo di essere in prima linea, in modo da poter uccidere il più gran numero possibile di quelle luride bestie! Caricammo. Le mura erano ridotte in briciole e lo stesso gli edifici della città, ma quei cani erano ancora vivi e in numero molto elevato. Ringraziai Kares per averne lasciati in vita abbastanza da saziare la mia vendetta. Urlammo le lodi a Varas e a Kares e caricammo! La loro prima linea venne travolta e schiacciata dai nostri piedi nello stesso istante in cui la seconda cadeva a terra trafitta dalle nostre lance. Il furore dell’impatto fece rompere il loro schieramento che si divise in due. Penetrammo come una spada rovente all’interno di uno stomaco. Vidi quello che mi sembrava il comandante di quella marmaglia, così mi staccai dal gruppo. L’unica cosa che mi guidava in quel momento era una cieca furia omicida. Il primo che mi venne incontro cercò di trafiggermi con un pessimo affondo della sua lancia. Una leggera rotazione a destra bastò a fargli fallire il colpo e lasciarlo privo di difese. La mia lancia gli trapassò il petto come fosse burro. Un suo amico vedendo quella scena cercò di vendicarsi, ma la lentezza dei sui riflessi mi permise di colpirlo prima che riuscisse a sferrare un colpo. Gli assestai un forte colpo con lo scudo al collo. Gli staccai quasi la testa. Mi diressi verso il mio obbiettivo trucidando alla stessa maniera chiunque mi si avvicinasse.” Mi distrassi un attimo, girandomi attorno per vedere che non ci fosse nessuno, farmi trovare lì sarebbe stata la mia fine. Mi avvicinai a dove mi era parso provenisse il rumore. Con mia estrema sorpresa era un gatto a cui si era rotta una zampa cadendo da un tetto. Lo raccolsi, ringraziai gli dei e gli spezzai il collo. Dopo due giorni finalmente riuscivo a saziarmi. Ritornai ad ascoltare la storia dell’Istruttore, mentre cominciavo la pulizia del mio pasto.“ Così alla fine mi ritrovai davanti al mio obbiettivo. Gli scaricai addosso tutta la mia ira ma, nonostante questo, riuscì a parare tutti i miei colpi. Non era un semplice schiavo. Ringraziai Kares di avermi dato la possibilità di confrontarmi con un nemico al mio livello. Brandiva molto bene la spada e usava egregiamente lo scudo, quasi come un cittadino. Questa idea mi fece andare su tutte le furie; come poteva resiste un essere inferiore alla maestria di un cittadino? Diedi fondo alle mie riserve e dopo aver schivato un suo colpo feci perno con la gamba e vibrai un potente fendente alla sua testa, ma riuscì a pararlo con la spada che, però, si spezzò. Si salvò la testa, ma perse la sua arma. Lo costrinsi a terra, puntandogli la mia spada al collo. Alzando gli occhi mi accorsi che ormai la battaglia era finita. Avevamo avuto la nostra vendetta, ma mancava ancora qualcosa. Portammo il mio prigioniero, Klotios, qui a Varas e lo appendemmo alla statua di Varas nella Piazza della Guerra. Lo appesi io stesso, per gentile concessione di Agasicle. Come con la città in fiamme, restai a guardare Klotios disidratarsi lentamente e patire i crampi della fame. Lo vegliai per nove giorni, finché il suo respirare non cessò. Allora tagliai le corde e il suo corpo fu gettato nella Bocca di Phobos dagli Efroni. Nel momento stesso in cui il corpo fu inghiottito dalle tenebre mi resi conto che la mia vendetta era conclusa. Non volli ricompense per quell’impresa, nonostante Agasicle stesso me le offrisse. La mia ricompensa fu la mia vendetta.” l’Istruttore si fermò e in quel momento mi girai. Ora le udivo distintamente e ne ero sicuro. Voci di cittadini. Mi rizzai in piedi il più velocemente possibile e comincia a correre nei vicoli, in direzione dei dormitori dell’Ignos. Ero veramente felice di aver rischiato le frustate per uscire quella sera, avevo guadagnato un pasto e una bellissima storia da raccontare ai miei compagni l’indomani.

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Varas, la gloriosa “Figlio mio, rendi onore ai tuoi avi! Combatti come solo la gente di Varas sa fare, senza paura e senza pietà, annienta coloro che sono così stolti da sfidare con le loro armate e la loro miserabile società noi e i nostri seicento anni di una perfetta società guerriera, una società fondata da Varas stesso, Figlio di Kares. Ricordati di questo figlio mio, ricordatelo sempre…Tuo padre sarebbe orgoglioso di te…” Un giorno Kares, stanco di allenarsi, decise di andare su Egea a distrarsi un po’ per osservare la monotona vita delle vili creature umane. Ben presto il disprezzo per quelle miserabili creature prese il sopravvento, lo disgustavano, erano fragili, mortali e soprattutto non sapevano combattere. Decise di ritornare così ai suoi allenamenti e, trasformatosi in un orso, si diresse nella foresta di Esdan seguendo il corso del fiume Linakos. Lungo la sua strada incontrò una donna intenta a lavarsi. In quel momento Kares provò una innaturale attrazione insieme ad un desiderio di avvicinarsi a quell’essere. La donna alla vista dell’orso non ebbe la minima paura, anzi si avvicinò ai suoi vestiti da cui sfoderò un lungo pugnale. Al vedere la sua reazione, Kares si infuriò oltre ogni misura: non solo quella miserabile creatura non mostrava paura alla presenza di un dio, ma anzi, aveva pure la sfrontatezza di minacciarlo con un misero coltello. Lo scontro fu cruento ma, alla fine, la povera donna cadde stremata dopo due giorni di combattimenti. Kares però non la uccise, come premio per l’incredibile forza dimostrata decise anzi di farle un regalo. Le diede un figlio possedendola e poi proseguì per la sua strada scomparendo all’interno della foresta di Esdan. Così la donna, che tutti chiamavano Laina, diede alla luce un figlio che chiamò Varas, diretto discendente di Kares e a tutti gli effetti un semidio. La madre lo allevò all’interno della foresta di Ignos, e per quindici anni lo addestrò ad essere un guerriero, ad essere forte e a non mostrare mai paura né dolore, come avevano insegnato a lei. Tra i mille pericoli della foresta Varas crebbe, fino alla sventurata notte in cui vennero a prendere sua madre. Per tutti quegl’anni Laina era stata vista come un’entità malvagia dagli abitanti dei villaggi vicino alla foresta di Ignos, attribuendo a lei qualunque sventura si abbattesse sui loro villaggi. Ne avevano gran timore, ma dopo un’estate estremamente arida e un inverno incredibilmente rigido, in cui morirono molti bambini, la gente dei villaggi si unì e marciò su Ignos per reclamare la testa di Laina. Quella notte Varas era lontano per una battuta di caccia notturna, ma viste le fiamme che si ergevano dalla zona in cui si trovava la sua casa, corse immediatamente a vedere cosa stesse succedendo. Trovò molti uomini con fiaccole e lance che urlavano contro sua madre picchiandola e sputandole addosso per poi appenderle braccia e gambe alle estremità di due alberi che erano stati piegati e fissati a terra. Una volta legata a questi due alberi recisero il sostegno che li teneva ancorati a terra e il corpo di Laina si spezzo in due per il contraccolpo. Alla vista

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del corpo di sua madre spezzato in due, Varas non riuscì a trattenere la sua ira, e uccise quasi tutti i presenti, prima che parte della sua capanna in fiamme gli crollasse addosso e lo seppellisse. La robusta tempra del ragazzo gli permise di sopravvivere e ritrovarsi sperduto in un mondo che non conosceva, traboccante di vendetta. Fu così che Varas decise, spinto da un irrefrenabile desiderio di vendetta, ad uscire dal bosco. Il mondo esterno era per lui completamente sconosciuto, e si ritrovò ben presto a vagare senza meta. La notte successiva, Varas, si imbattè in un orso. Stanco e stremato rimase a fissarlo incrociando lo sguardo con lui quando questi si rizzò sulle zampe posteriori e lo assalì. La lotta durò tutta la notte. Al sorgere del sole, l’orso era a terra e Varas si ergeva su di lui pronto a sferrargli il colpo di grazia. All’improvviso una luce accecante fece cadere a terra Varas e l’orso si rivelò essere Kares. Orgoglioso della forza dimostrata da suo figlio, Kares gli donò la sua armatura e le sue armi, per poi indicargli dove avrebbe potuto trovare chi lo avrebbe aiutato nella sua vendetta: esseri creati da Phobos, amato fratello di Kares, dal nome di Efroni. Questi riconobbero subito la divina provenienza di Varas e furono ben lieti di aiutarlo, gli avrebbero insegnato tutto ciò che doveva sapere sul mondo esterno e sulla terra nella quale viveva, a patto che lui li avesse protetti. Gli Efroni erano visti infatti come mostri ributtanti che vivevano in grotte lugubri cibandosi di carcasse, si diceva inoltre che rapissero le vergini per abusare di loro. Varas accettò di farsi aiutare nonostante provasse un sano ribrezzo per quelle orrende creature. Gli Efroni gli insegnarono così la storia degli dei, la strategia in battaglia, gli usi e costumi dell’uomo, lo allevarono intellettualmente in tutto e per tutto. Con il tempo Varas imparò anche ad amare quelle creature che, seppur orripilanti, erano estremamente simili a lui. Anche loro creature di natura semi divina, venivano disprezzati per la loro diversità, mentre dovevano essere lodati per la loro superiorità nei confronti dei miseri umani. Ma la sete di vendetta di Varas non si placava con gli anni anzi si ingigantiva sempre di più. Così, la notte del decimo anniversario della scomparsa della madre, Varas indossò l’armatura del padre e impugnò

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le sue armi per assediare i villaggi, gli stessi villaggi da cui provenivano coloro che avevano distrutto il suo mondo. Sette arsero in quella notte e centinaia di vite vennero spezzate prima che Varas potesse saziare la sua vendetta. I roghi illuminarono di giorno la notte. Coloro che furono risparmiati vennero costretti a costruire una enorme città che avrebbe portato il nome del suo primo Re: Varas. Nonostante la schiavitù, i sopravvissuti della Notte Fiammeggiante impararono ad amare il loro nuovo sovrano. Per la prima volta dopo secoli quelle popolazioni conobbero un periodo di prosperità mai immaginata. Sotto la guida di Varas coltivarono campi e il cibo non mancò mai. Impararono a difendersi dagli attacchi degli Abomini e quando Varas decise di liberare quelle popolazioni, al termine dei lavori, queste restarono nella città che avevano costruito felici di essere governati da un Re tanto giusto. Negli anni che seguirono Varas impose il suo stile di vita ai sudditi. Un addestramento di quindici anni da età infantile e un continuo allenamento rese la gente di Varas una macchina da guerra perfetta grazie anche al fatto che Varas mischiò pesantemente il suo sangue a quello di quelle popolazioni, prendendo ogni anno una nuova moglie e procreando un figlio con ognuna. Il regno di Varas durò per cento anni, finché una notte il sovrano indossò l’armatura del padre, impugnò le sue armi e sparì. Lasciò il regno al suo figlio prediletto Kanas, che era riuscito a sconfiggere in duello tutti gli altri suo fratelli. La leggenda vuole che Varas si sia inoltrato nella foresta di Esdan in cerca del padre, senza farne mai più ritorno.

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Popolazione Nella città di Varas, come in ogni altra città sotto il suo diretto controllo, la popolazione si divide in caste estremamente rigide e chiuse. Gli unici che possono portare armi all’interno della città sono i cittadini, che solitamente non se ne separano mai. Questi girano sempre per la città con il gladio al fianco, l’elmo in testa e la tunica col mantello per coprirsi dalle intemperie. I cittadini non portano alcun tipo di monile od orpello. Scudo e lancia vengono presi solo per andare in guerra. Schiavi e metecci si vestono prevalentemente con abiti consoni al loro lavoro, anche se i metecci portano al collo una collana che ne indica il loro status.

Cittadini: sono la classe sociale più rispettata di questa società, discendono prevalentemente

dagli uomini e donne che costruirono Varas. I cittadini hanno un unico dovere quello di mantenersi sempre pronti a partire per la guerra, ovvero passano la loro vita a prestare servizio militare permanente. Si diviene cittadino per diritto di nascita, o per altre motivazioni che verranno spiegate in seguito, ma tutti i cittadini hanno superato due prove per poter essere considerati tali. Una avviene alla nascita e viene chiamata “Giudizio di Varas”, quando l’Anziano Efrone valuta la forma fisica del neonato e, se lo trova sano e forte, stabilisce che potrà un giorno diventare un cittadino varasiano. In caso contrario, l’Anziano Efrone lo scaraventera nella Bocca di Phobos. La seconda prova è l’addestramento atto a formare i bambini sani. Questo corso comincia all’età di cinque anni e finisce a venti e riesce a trasformare dei fanciulli in soldati professionisti, senza paura e senza pietà, pronti a dare la loro vita per Varas. Questo addestramento viene anche chiamato Ignos, in onore alla foresta dove Varas stesso ha dimorato nei suoi primi anni di vita. In questo periodo non gli si insegna soltanto a combattere ma vengono impressi anche valori come la coesione tra soldati, l’onore in battaglia e il coraggio e gli si insegna la storia di Varas instillando la convinzione che i varasiani siano esseri superiori agli altri che popolano Egea. Al termine di questo addestramento i ragazzi sopravvissuti affrontano la prova per diventare cittadini: vengono condotti nella foresta e lasciati soli a ritrovare la via di casa, senza cibo né armi. Se riescono a tornare devono necessariamente sconfiggere in duello il loro maestro, altrimenti verranno uccisi. Completato l’addestramento e superate le prove si diviene cittadini Varasiani. Arrivati all’età di quarant’anni, i cittadini concludono il loro servizio alla città, e non gli viene più richiesto di partecipare alle battaglie e alla vita militare, anche se molti continuano a rispondere agli appelli di guerra o diventano istruttori dell’Ignos. Anche le donne di questa classe sociale vengono considerate cittadine in quanto anch’esse devono affrontare il Giudizio di Varas e l’Ignos, senza alcun tipo di modifica. Unica diversità per le donne è che alla fine dell’Ignos possono scegliere se dedicare la loro vita alla guerra, entrando a far parte dell’esercito stabile, o dedicarsi alla famiglia dando alla città altri cittadini sani e forti.

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Metecci: La classe sociale di passaggio. Sono coloro che non sono più

schiavi, ma nemmeno cittadini. Si diviene metecci in due casi: o si viene affrancati dallo stato di schiavo per grazia di un editto del Re come premio per gli sforzi fatti, oppure combattendo tre battaglie per Varas caricando frontalmente il nemico unicamente con un gladio e sopravvivendo. I metecci acquistano alcuni diritti e molto prestigio tra gli schiavi, hanno una casa loro e solitamente ricoprono posti di prestigio all’interno delle produzioni della città: capo cantiere, gestore del magazzino, supervisore alla produzione ecc. Ma cosa più importante, e unico scopo per cui gli schiavi agognano di divenire metecci, è la possibilità che la loro prole possa accedere al Giudizio di Varas e all’Ignos e entrare a far perte a tutti gli effetti alla casta dei cittadini.

Schiavi: La classe sociale più bassa di tutta la società di Varas. Sono

principalmente prigionieri di guerra e vengono utilizzati per le attività manuali della città, la coltivazioni dei campi, l’artigianato e tutte quelle attività pesanti inerenti alla produzione. Costoro non hanno né diritti né privilegi e il loro unico dovere è lavorare per la città e i cittadini di Varas. Non presentarsi al lavoro senza una adeguata motivazione è una infrazione gravissima, punibile con la morte. Gli schiavi vivono in una zona della città riservata unicamente a loro. Nonostante le apparenze, gli schiavi vengono trattati bene dalla società di Varas; il cibo e l’acqua, anche se razionati, non sono mai mancati, vengono assistiti da medici capaci e addestrati e vengono persino elargiti loro dei premi se riescono ad incrementare la produzione.

Efroni: gli efroni non sono considerati propriamente parte della popolazione di Varas. Creature mitologiche create da Phobos che si narra terrorizzassero i villaggi vicino alle loro grotte rapendo di notte le giovani vergini, prima della venuta di Varas. In seguito al patto stretto con Varas stesso, cominciarono a mettere le loro conoscenze al servizio della città. Non sono in grado di andare in guerra, ma mettono a disposizione di Varas la cosa che hanno meglio sviluppato nel tempo, il loro intelletto. Eccellenti oratori, sapienti sacerdoti e abili medici, sono coloro che reggono le fila di tutto ciò che non è guerra a Varas. Dopo secoli di convivenza i cittadini di Varas hanno imparato che queste figure, più simili a loro di quanto si possa credere, sono esseri di divina provenienza e quindi superiori ai normali esseri umani. Gli Efroni non escono quasi mai alla luce del sole e preferiscono rimanere, anche tutta la vita, nel complesso dei Templi all’interno della montagna. L’unica cosa che li può spingere ad uscire è un diretto ordine dell’Anziano Efrone o “Trakuspio” come viene chiamato tra di loro. Quando un Efrone acquista la carica di Anziano Efrone, costui perde il suo nome e la sua memoria attraverso un lungo rituale, ed acquista una mente collettiva per poter meglio governare sulle sue genti. Agli Efroni vengono anche offerti degli Oracoli, giovani ragazze di solito schiave, che vanno a dimorare tra loro

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e, oltre a fungere da catalizzatore per le loro divinazioni, vengono utilizzate per lariproduzione. Quando escono alla luce del sole gli Efroni tendono a coprirsi bene, oltre che per nascondere le loro deformi figure, anche perché la loro delicata pelle si ustiona facilmente e i loro occhi, abituati al buio delle grotte, sono altamente sensibili. Inoltre parlano naturalmente a bassa voce dato che anche il loro sviluppato udito risente del chiasso della città.

Esercito L’esercito di Varas è la più temuta macchina da guerra di tutta Egea. È composto di soldati professionisti addestrati fin da piccoli ad essere forti, a non provare paura e a non dimostrare pietà, pronti a dare la loro vita senza esitazione per Varas. Questo ha permesso a Varas di conquistare e colonizzare molte delle ragioni vicine. L’esercito è composto da varie unità ognuna delle quali caratterizzate da uno scopo ben preciso in battaglia. La prima è la Formazione Varasiana in cui i cittadini, allineati e inquadrati, difendono il loro corpo con uno scudo, brandendo un gladio con la mano libera. Questa è la più tipica formazione da guerra base dell’esercito di Varas. La seconda formazione, detta anche d’Elite, è composta dai migliori cittadini in grado di reggere un scudo. Difendeno così il corpo del loro vicino, mentre con la mano libera brandiscono una lancia con cui possono colpire il nemico prima che impatti contro il massiccio muro di scudi. La terza formazione, detta anche Squadra da Assalto, è composta da cittadini volontari, ovvero quelli più bramosi di sangue e dagli schiavi che vogliono diventare Metecci. Questa formazione viene principalmente utilizzata per attaccare il nemico alle spalle o ai fianchi, armati soltanto gladio e Krispus, uno scudo più piccolo di quello normalmente utilizzato. Il loro compito è principalmente gettare nel caos le formazioni nemiche permettendo all’esercito varasiano di sfondare con più facilità. È estremamente difficile che i componenti della Squadra d’Assalto arrivino alla fine del loro servizio alla città. La quarta tipica unità è quella delle Macchine da Guerra e Armi a Distanza di cui Varas è senza alcun dubbio il maggior produttore. Utilizzate solitamente negli assedi alle città, si trovano anche nelle battaglie molto grandi, per fiaccare il morale nemico. Ultima formazione solitamente poco utilizzata, è quella dei “Freinus”, letteralmente “Pazzia del Dio”. Questi volontari sono cittadini che hanno preso i voti per diventare sacerdoti di Kares e, tramite un rituale, vengono impossessati dalla Pazzia del Dio diventando spietate macchine di morte senza coscienza né pietà, arrivando ad attaccare e uccidere indiscriminatamente nemici, amici e compagni. Solitamente queste “macchine” vengo trattenute fino all’ultimo secondo per poi essere lanciate a forza oltre il muro di scudi della formazione nemica. Più di una volta gli stessi Varasiani devono abbattere questi folli alla fine di un combattimento per non essere uccisi a loro volta. Esiste inoltre una formazione speciale, chiamata Capitolo. Ne fanno parte esclusivamente volontari, siano essi cittadini, schiavi, metecci o efroni. Questa formazione viene inviata in luoghi in cui non sarebbe consigliabile inviare l’armata al completo, sia per motivi politici che strategici. Il Capitolo viene considerato a tutti gli effetti una delegazione di Varas, militare o diplomatica che sia.

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La città La città di Varas è divisa principalmente in due parti. La principale sorge in una insenatura naturale tra un piccola catena montuosa dove abitano i cittadini, i metecci e gli schiavi. La seconda parte della città sorge all’interno della piccola catena montuosa e comprende il complesso di Templi, il porto, l’enorme forgia e i magazzini; in questa parte della città risiedono inoltre gli Efroni. La città esterna è composta principalmente da tre zone chiave: la zona militare, quella artigianale e quella dei dormitori. La zona più importante della città, quella militare, è il luogo dove sorgono le caserme, i campi di allenamento e le arene. Qui vivono e prestano il loro servizio alla città i cittadini. Le loro case sono costruite nella parte est di questa zona della città, punto in cui sorge anche la grande porta che conduce nel complesso dei Templi all’interno della montagna. In questa zona sorgono anche i magazzini di distribuzione, luoghi in cui viene distribuito il cibo ai cittadini in base ai loro bisogni ed esigenze. A nord di questa zona, invece, si trova il palazzo Reale, la cui facciata è interamente scolpita nella roccia. E nessuno sa bene quanto grande sia il suo interno, visto che solo pochi ne hanno accesso. Davanti al palazzo Reale sorge la Piazza della Guerra al cui centro si trova una statua di Varas, che lo ritrae in armatura e pronto alla battaglia. In momenti di pace questa enorme piazza viene utilizzata per addestrarsi nelle manovre militari, ma durante la guerra è qui che il Re da l’ultimo saluto alla propria famiglia e alla propria città, gesto che fa parte di una complessa cerimonia celebrata prima che la città di Varas scenda in guerra; una prima parte della cerimonia viene compiuta all’interno del complesso dei Templi, per poi concludersi qui. Il Re sale su di un piccolo vestibolo e contempla in silenzio la città e la sua armata per poi, con un gesto, dare l’ordine di marciare, sfilando così per tutta la città, sempre in silenzio. Il resto di questa zona è cosparsa di caserme e arene dove i cittadini devono passare almeno dieci ore della loro giornata ad esercitarsi o allenare altri cittadini. La sera si accendono grandi fuochi nelle piazzette di questa zona e i cittadini più vecchi narrano di guerre passate, del coraggio dei cittadini di Varas e delle loro conquiste. La zona artigianale si trova a sud di quella militare, qui avviene quasi tutta la produzione artigianale della città. Questa zona è divisa in quattro settori: quello tessile, quello alchemico, quello alimentare e quello dei magazzini. Nel settore tessile, a nord, avviene la concia delle pelli, la tessitura delle vesti e la loro colorazione. Viene prevalentemente utilizzata manodopera femminile. Nel settore alchemico, a est, vengono prodotti composti medici. All’interno di questo settore lavorano unicamente metecci sotto la diretta supervisione dei Maestri di Cura efroni. Nel settore alimentare, a sud, viene lavorato il cibo. Fornai, macellai, distillerie, questa zona produce tutti i beni necessari alla città per sostentarsi. In questo settore si possono trovare indistintamente uomini e donne. Nel settore dei magazzini vengono depositati temporaneamente i prodotti finiti che poi verranno mandati all’interno della città per il consumo interno. La zona dei dormitori si trova a est di quella artigianale, qui vivono tutti gli schiavi della città, in grandi case dormitori che possono ospitare dai cinque-sei nuclei familiari. Gli schiavi lavorano dalle dieci alle dodici ore al giorno per cinque giorni alla settimana. All’interno della zona si trovano

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anche gli istruttori, i capitelli e i magazzini di distribuzione. Gli istruttori sono luoghi dove i bambini, dall’età di dieci anni a quella di quindici, imparano a lavorare per poi essere inseriti all’interno della zona produttiva; l’istruzione in questi luoghi è affidata a metecci. I capitelli sono luoghi sacri, sparsi per tutta la zona dei dormitori, dedicati a tutte le divinità. Qui è dove vengono a pregare gli schiavi e i metecci, in quanto non hanno accesso al complesso di Templi all’interno della montagna. Questi luoghi sono assolutamente sguarniti di una figura sacerdotale, ma sono affidati alle cure di metecci per lo più consacrati. I magazzini di distribuzione funzionano come nella zona militare della città e il cibo, insieme a tutti gli altri beni di consumo, come i vestiti e i medicinali, vengono distribuiti in base alle esigenze degli schiavi. La seconda parte della città, quella all’interno della catena montuosa, è suddivisa nel porto, l’enorme forgia, i magazzini principali e il complesso dei Templi. Il porto è interamente scavato nella pietra e i si accede tramite una parte del fiume Triusco, deviata appositamente in un enorme cunicolo scavato nella roccia che porta direttamente al porto. Da qui partono e arrivano prevalentemente navi mercantili, che con il loro carico sostentano la città; partono anche navi cariche di merci prodotte a Varas, prevalentemente armi costruite nell’imponente forgia della città. Del porto fanno parte anche la Darsena e l’Ufficio di magazzinaggio: la Darsena viene utilizzata per riparare le navi danneggiate o costruirne di nuove; l’Ufficio di magazzinaggio tiene l’elenco di tutte le merci in entrata e in uscita dal porto. Ci lavorano unicamente metecci. Il fiume Triusco, completamente navigabile, sfocia direttamente in mare e sulla sua foce è stata costruita una città-porto, vera sede della flotta militare e mercantile di Varas: la città di Oldepolis. Nel porto lavorano gli schiavi, ma a differenza di quelli che lavorano nella zona artigianale della città, questi non tornano alla zona dei dormitori alla fine del loro turno, ma dormono e vivono in un luogo adiacente al porto, al magazzino e alla forgia. Questa è praticamente uguale a quella dei dormitori, con capitelli e magazzini di distribuzione. Dà anche rifugio a tutti gli schiavi e i metecci che lavorano nelle zone produttive sotto la montagna. I magazzini principali sono la zona più importante per il sostentamento della città di Varas. Qui vengono immagazzinati ogni tipo di bene prodotto o importato. Dalle armi ai blocchi di rame, dalla farina alla carne secca, dai medicinali ai vestiti, questi magazzini contengo tutto. La loro utilità non è tanto quella di semplici luoghi per stipare le merci in attesa di essere consumate, vendute o spedite: questi magazzini vengono mantenuti sempre pieni e attivi in caso di assedio o guerre prolungate. Qui lavorano sia schiavi che metecci. Per i lavori manuali di spostamento delle merci vengono utilizzati gli schiavi, mentre per il lavoro di cernita ed inventario dei beni possedutiti, in entrata e in uscita vengono utilizzati dei metecci. L’enorme forgia all’interno della montagna è motivo di vanto e orgoglio per la città di Varas, in quanto è il sito per la produzione di beni metalli più grande di tutta Egea. La forgia è grande quasi quanto l’intera zona artigianale nella parte esterna della città. Qui si parte dalla fusione dei minerali

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estratti dalle cave sino alla forgiatura di armi, gioielli e monili. I dieci forni per la fusione, presenti all’interno della forgia, funzionano a rotazione, cinque per volta, in modo che sia possibile effettuare le manutenzioni richieste senza dover fermare la produzione. Una volta fusi i metalli vengono colati in blocchi e spediti ai tre settori produttivi della forgia: armi, utensili e gioielli. I fumi e le scorie di produzione vengono smaltite in modo veloce ed efficiente. I fumi vengono dissipati attraverso dei condotti che forano la montagna fino alla grotta dove ha sede la forgia e fungono da sfiati e da prese d’aria. In caso di pioggia l’acqua cade all’interno di grate che, con un sistema di cunicoli fognari, scaricano all’interno del porto. Le scorie di produzione vengono spedite via nave, lungo il fiume, in apposite zone dove vengono sotterrate. Nella zona dei forni lavorano prevalentemente schiavi, mentre i metecci controllano e gestiscono la produzione. Nelle tre zone produttive della forgia, dove è richiesta una superiore abilità, lavorano unicamente metecci. Il complesso dei Templi è la zona sacra della città, qui neanche i cittadini possono entrare con le armi, se non in rari casi, come durante il rituale della guerra. Questa zona, oltre ad ospitare i templi di tutte le divinità, contiene anche l’intera popolazione di Efroni della città. Qui gli Efroni vivono e prosperano dedicandosi ai loro compiti e ai loro studi. Il complesso di Templi ospita anche la Bocca di Phobos, enorme apertura nel terreno ove vengono lanciati i bambini scartati dall’Anziano Efrone. È presente inoltre una caverna, adiacente al complesso dei Templi, che viene chiamata Sala dei Re. In questa sala circolare sono presenti centinaia di nicchie, in molti di queste si trova una statua di un Re di Varas. Infatti alla morte dei Re viene scolpita una sua statua che viene posta in questa sala affianco a quelle dei sui avi. In questa stanza è contenuto anche il testamento di Varas stesso, scolpito nella nuda pietra, le iscrizioni partono dal soffitto e arrivano a terra. Nessuno sa in che modo il Re sia riuscito a realizzarlo. La stanza resta sempre chiusa al pubblico tranne in due occasioni: durante una guerra, quando viene celebrato il rituale della guerra, e durante la festa per la fondazione della città in cui i cittadini e gli abitanti della città vanno in pellegrinaggio per portare i loro omaggi alle statue dei Re che furono. È l’unica occasione in cui schiavi e metecci possono accedere al complesso di Templi. Questa festa è tanto importante e sentita dalla popolazione che, nel giorno della festa, tutti gli abitanti della città e del regno sono esonerati dalle loro normali faccende e possono festeggiare tra falò e storie di guerra.

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Esdan Ultimo desiderio Mi svegliai quella mattina ed il sole che entrava prepotente dalla finestra della mia camera mi baciava gentilmente il viso. Io capii, nel freddo del raggio, che il sommo Telleriun oramai mi chiamava alla sua dimora, ed io ero pronto ad andare. Mi alzai dal mio giaciglio, per l’ultima volta. Presi con me le mie vesti più care e mi armai con la sacra corazza di Kyron. Quante volte indossai quell’armatura, troppe volte per tenerle a mente. Quante volte, in battaglia la utilizzai per il volere della città della saggia dea, quanti fratelli vidi cadere al mio fianco. Quanti amici mi sono lasciato alle spalle. Ma io fui predestinato ad altro, io non avrei mai osannato con la mia vita il volere del dio Kares, il mio spirito aveva ancora rimorsi. Non so ancora quanto tempo l’altissimo Telleriun mi stesse donando, ma io avevo ancora un obbiettivo, uno scopo. L’ultimo desiderio. Uscii dalla mia dimora e la luce che si rifletteva nella pietra bianca delle strade di Kyron per un attimo abbagliò i miei vecchi occhi. I rumori del mercato e gli schiamazzi della gente mi fecero tornare in mente dove mi trovavo. Kyron, la mia patria, la mia madre, la mia dimora. “Kyron io ti abbandono, mai più i miei occhi rivedranno le tue mura e con il sorriso nel cuore io ti lascio.” Presi con me qualche provvista e me ne andai. Uscito dalla parte a Nord delle mura il mio traguardo era solo uno, era un mio desiderio e il mio unico volere da sempre: riuscire a rivedere con i miei occhi la sola donna che avevo amato in tutta la mia vita. Non sapevo il suo nome, sapevo solamente dove abitava: era incantevole. Era aggraziata e splendente. Lei viveva ad Esdan. Iniziai la mia marcia verso la sacra foresta e, mentre camminavo, il suo ricordo mi riaffiorò nella mente. Ero giovane e forte quando la vidi, in marcia con l’esercito quando l’incontrai, ero in marcia verso la guerra quando mi innamorai di lei. Partimmo per ordine del nostro Tribuno. Kyron aveva bisogno di un’ accampamento militare vicino ai confini con Varas e i saggi capitani decisero di conquistare la foresta di Esdan per erigere un fortino militare. Eravamo in molti quel giorno, si diceva che fossimo quasi due volte mille guerrieri, tutti brillanti della forte corazza di Kyron. Ci mettemmo quasi tre settimane di marcia per arrivare e, quando fummo ai piedi degli imponenti alberi della foresta, ci accampammo. Fu subito ordinato ad un piccolo distaccamento di perlustrare la foresta, era notte quando s’inoltrarono tra le grandi piante. Vennero ritrovati il giorno seguente al limitare di Esdan. Erano spaesati, confusi e non capivano cosa fosse successo. Non sapevano nemmeno dove si trovavano. Tutti fummo messi sull’attenti, nessuno riusciva a capire cosa stesse succedendo. Venne inviato un altro distaccamento per capire cosa vi fosse nella foresta. Questi esploratori vennero trovati il giorno seguente nello stesso stato del primo distaccamento, qualcuno di essi però, portava anche qualche livido in volto e dei graffi sulle mani. Il terrore iniziò a imperversare tra il forte esercito di Kyron, qualcuno vociferava della presenza di spiriti maligni all’interno di Esdan. Il comandante turbato e nervoso, non perse tempo ad inviare un terzo distaccamento composto di duecento armati all’interno di Esdan e diede ai soldati l’ordine di uccidere qualsiasi cosa si trovasse all’interno di essa. Mi ricordo ancora perfettamente quel giorno, di quei duecento Kyroniani solo dieci tornarono, erano nudi e sotto shock. Non si ricordavano niente di cosa fosse successo all’interno di Esdan. Altrettanto bene ricordo le urla furiose del comandante quando ordinò a tutti noi di invadere la foresta. Mi ricordo tutto. Ci venne ordinato di risalire il Linakos, il fiume che usciva da Esdan per proseguire il suo cammino verso sud.

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Io ero tra il primo rango. Avanzammo all’interno della sacra Esdan, l’unico rumore che si udiva era il clangore delle armature di Kyron. Il fiume, dopo un’ora di marcia, si divise in molti laghetti e lì il nostro comandante ordinò di fermarci per dissetarci. Dopo qualche istante una melodia si levò dagli alberi. Un canto soave di donna si alzò tutto intorno all’esercito, bellissimo. Noi eravamo pronti al combattimento. Risate felici e innocenti ci circondavano e il comandante, vicino a me, non sapeva cosa fare. Eravamo tutti zitti, l’orecchio teso ad ascoltare. Ad un certo punto la vidi, era lontana da me solo pochi metri e ballava. Era bellissima, la sua pelle era fresca, chiara. I suoi capelli sembravano intrecciati con foglie e fiori e cadevo lungo tutta la schiena. Ballava davanti a me, ballava e cantava senza nemmeno notarmi. Era leggera, delicata. Mai avevo visto tanta bellezza, nemmeno le statue della dea Malipse a Kyron erano così aggraziate e incantevoli. Non so ancora quanto tempo trascorsi a fissarla. Ricordo però il mio comandante che, gridando il nome di Kyron, si scaraventò su di lei. L’ incantevole fanciulla svanì ancor prima d’essere colpita. Io ero immobile, riuscivo solamente a guardarmi attorno e a vedere i miei compagni d’arme mentre venivano colpiti da pietre e frecce scagliate da non so nemmeno dove, poi al mio fianco comparve qualcosa. Non ricordo molto bene cosa fosse, ma il volto era verde come le foglie e di esse era ricoperto. Poi il buio. Il sole mi svegliò. Ero fuori da Esdan. Ero vivo ed ero solo. Mi ricordai cosa era successo e decisi di andarmene da quel luogo. Ritornai a Kyron e lì rimasi. Fino ad oggi. Voglio tornare ad Esdan. La fatica della vecchiaia è stata battuta dall’amore per quella donna. Devo rivederla, almeno un’altra volta prima di recarmi nell’Averno. Aspetto la notte per inoltrarmi di nuovo ad Esdan, ripercorro il Linakos come l’ultima volta, e il clangore della mia armatura è come quello dell’ultima volta, questo è l’unico rumore. Mi accampo nello stesso posto e nulla sembra essere cambiato. Sono pronto e aspetto. Nulla. Non succede niente, nemmeno una voce nella foresta. Mi tolgo l’elmo e cerco di ascoltare meglio. Solo il rumore dell’acqua. Il profumo dei fiori riempie le mie narici. Poi, ad un tratto, un rumore. Lontano e soffuso sento un ritmare di tamburi. Questo suono non proviene da fuori, proviene da Esdan. Mi rialzo deciso a raggiungere la fonte di quel suono, e nel momento in cui mi ergo nelle mie vecchie gambe, lo scorgo. È li, mi fissa, mi studia, non perde un mio minimo movimento. Non saprei dire da quanto tempo fosse lì e nemmeno cosa volesse da me, ma io lo riconobbi come un abitante di Esdan. Butto a terra la spada in segno di pace e lui si alza. Inizio a slacciarmi la mia pesante armatura per fargli capire che non sono ostile. Lui inizia lentamente ad avvicinarsi. Non mi toglie mai gli occhi di dosso. Mi inginocchio e pongo davanti a me il mio elmo come dono. Tengo gli occhi bassi e riesco a scorgere solamente i suoi zoccoli che si fermano vicino al mio elmo. Sono pronto a tutto. Poco mi resta ancora di vita e poi c’è ancora

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quell’ultima cosa. Alzo gli occhi e li punto su quelli di quest’essere. Nella fronte gli spuntano delle corna, io gli dico: “Voglio solo rivedere lei prima di andare nella sacra casa di Telleriun”. Lui mi scruta, mi studia, guarda nella mia anima. La sua bocca si muove da sotto la barba. Mi sorride. Mi porge la mano e mi aiuta a rialzarmi. Mi fa cenno di seguirlo e partiamo lasciando la mia sacra armatura inerme dove l’ho posata. Lui resta di fronte a me per tutto il viaggio, mi da le spalle. Io continuo a fissare le sue gambe caprine e mi perdo nei miei pensieri. Non so per quanto abbiamo camminato, ma il rumore comincia a farsi sempre più forte. La creatura si gira verso di me, sorride. Io resto fermo e lo guardo, lui si avvicina a me facendomi vedere la sua mano. Tiene una polvere verde nel palmo e mi fissa sorridendo. Io annuisco e mi lascio spruzzare la polvere sul viso. Mi addormento. Non sogno. Sento rumori. Quando mi risveglio mi trovo appoggiato ad un tronco per terra. Di fronte a me nella radura si erge il più grande fuoco che abbia mai visto. Intorno ad esso sento risate, rumori e i guardiani di Esdan ridono tra di loro. Parlano. Sono circondato da strane creature: uomini con gambe di capra e corna sulla fronte, esseri vestiti di foglie e rami con la pelle color del bosco e fanciulle incantevoli. Io cerco lei, fisso ogni partecipante per poterla riconoscere, ma niente. Capisco il mio ruolo di estraneo e mi siedo sul tronco, in silenzio. Lì lo vedo, un altro essere umano come me. Non sono solo, ma lui non mi guarda, continua a fissare il fuoco da sotto il suo elmo dorato. Un varasiano, diverso da tutti i varasiani visti fin’ora. Porta con se lo scudo con il simbolo di Kares ma è vestito con un’armatura dorata. E’ imponente, è fiero. Mi siedo al suo fianco e sento un profondo senso di sacro provenire da lui, che sia Kares in persona? L’armatura è la stessa che indossa il dio in ogni sua statua. No, si toglie l’elmo e capisco che non è lui, il viso è simile ma diverso. Ad un tratto cala il silenzio nella radura e i tamburi iniziano a suonare lentamente. Tutti i partecipanti si siedono su i tronchi posti intorno al fuoco e fissano il centro della radura. Ad un tratto compare lei, la mia amata si fa vedere. Balla al ritmo dei tamburi come l’ultima volta che l’ho vista. È ancora bellissima. Rimango pietrificato sul tronco e fisso tutta la sua grazia nei movimenti. Altre donne compaiono ma io non le noto, stanno rappresentando qualcosa, credo, ma non mi importa, io continuo a guardare lei. Il varasiano vicino a me si avvicina sussurrandomi all’orecchio: “Sei fortunato uomo. Tu sei stato onorato di poter assistere alla Sacra Festa della nascita dei guardiani”. Io lo sento a malapena, ma una domanda mi esce dalla bocca: “Lei come si chiama?” Il varasiano sorridendo mi risponde: “Lei è Callipso”. Callipso...che bel nome. Sereno e felice mi addormento. Questa volta per sempre.

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Esdan, la Sacra foresta “Noi siamo gli occhi terreni, noi siamo il braccio sudato, noi siamo i cuori pulsanti e le orecchie vigili. Noi siamo i guardiani delle antiche e sacre dimore, creati appositamente per mantenere puro il suolo divino e con questa autorizzazione noi impediremo a qualunque dissacrante creatura di poggiare piede una foglia più in là del limite a lui concesso.” Luknassos impone tutta la sua maestosità in Egea dando solo ai suoi magnifici abitanti il privilegio di poter vedere tutto il creato dalle sue vette. Sopra di lui ogni dio si riposa e diverte , continuando nello sfizioso gioco di osservare l’uomo che manda avanti la sua esistenza. Solamente dopo gli accadimenti avvenuti per mano di Egheon gli dei si accorsero di come la loro dimora potesse essere dissacrata da ogni creatura e per assicurarsi che ciò non accadesse ancora essi crearono delle guardie e le misero a vigilare nel bosco ai piedi di Lucknassos: la foresta di Esdan. In questa foresta ogni dio creò una sua personale creatura che rispecchiasse tutto ciò che la divinità rappresenta per gli uomini così che potessero incutere ancor più timore. La foresta fu suddivisa in due cerchie: una interna ed una esterna, dove le creature degli dei avrebbero dovuto sorvegliare. Nella cerchia più interna furono collocate tutte quelle creature troppo pericolose e violente che avrebbero nient’altro che distrutto il profanatore: di queste vengono citate le pericolose Chimere, le Idre e le Manticore. Quasi invece per divertimento degli dei o per pura bontà, nella cerchia esterna della foresta furono messe le creature più intelligenti e pacifiche che difficilmente avrebbero fatto sanguinare una qualsiasi altra creatura del creato: si parla delle incantevoli Ninfe, figlie di Malipse e dei vigorosi Satiri, figli di Zintòs. Passò poco tempo che gli dei si accorsero che i Satiri e le Ninfe non rispettavano al completo gli ordini di guardia affidatoli. Loro erano stati creati con l’intelligenza ed essi svilupparono curiosità in tutto quello che vedevano; i figli di Zintòs iniziarono a sviluppare una sorta d’attrazione per le erbe, che fossero curative, veleni mortali o droghe inebrianti, iniziando un profondo studio su tutta la natura e tutto quello che essa offriva. A differenza dell’amore verso la natura, le Ninfe covarono nei propri cuori l’amore per se stesse, essendo comunque anch’esse parte della natura, e scoprirono con molto divertimento l’inganno e la passione che riuscivano a far scaturire nei cuori di qualsiasi animale, facendolo diventare un burattino senza coscienza e consapevolezza delle proprie azioni. Successe quindi che queste creature, che rispecchiavano l’intelligenza e il vizio del loro dio generatore, si persero nei loro privati affari lasciando la foresta meno sorvegliata di quello che le divinità ritenevano consono. Sette giorni più tardi gli dei, accortisi della mancanza di impegno nello svolgere gli ordini affidati ai residenti della cerchia esterna, decisero di creare una nuova razza guardiana affinché potesse colmare l’ inettitudini delle Ninfe e dei Satiri. Essi vennero chiamati Fauni, l’essenza in forma fisica della foresta. E fu così che la foresta di Esdan ebbe il suo popolo guardiano e protettore.

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La vita All’interno della cerchia esterna durante i periodi di tranquillità e serenità, ogni creatura vive la propria esistenza in maniera pacifica e ognuno sviluppa il proprio interesse senza disturbare la vita della foresta sacra. Come in qualsiasi società qui si intraprendo rapporti con gli altri abitanti di Esdan, ma ognuno preferisce la compagnia della propria specie e solamente in pochi casi straordinari tutti gli Esdaniani si riuniscono in gran numero. Ciò accade, ad esempio, quando qualche stolto profanatore, umano o non, intende posare piede nel suolo sacro di Esdan. In questi casi ogni essere della foresta sacra ha un modo diverso di affrontare l’invasione: le Ninfe ricorrono ai loro poteri di seduzione per richiamare a loro più creature possibili per dopo soggiogarle al loro potere e farle cadere in sonni profondi. I Satiri optano per azioni quasi di studio; invitano gli avversari nelle loro comunità e gli somministrano poi delle pozioni e polveri per annebbiare la loro mente e rimandarli fuori dalla foresta spiandoli per vederne la reazione senza che poi nessuno ricordi che cosa sia successo all’interno di Esdan. I Fauni invece, dai metodi più drastici, circondano il loro nemico facendo in modo che nemmeno si accorga di loro e quando lo hanno in trappola lo tramortiscono facendogli perdere i sensi e lo trascinano fino al limitare della sacra foresta. In questo modo i guardiani proteggono il territorio che gli dei hanno ordinato loro di salvaguardare, in maniera più o meno pacifica senza gli stupidi esseri esterni vengano privati della vita. Altro momento in qui tutte le etnie della sacra Esdan si ricongiungono è per celebrare la festa della nascita dei sacri guardiani. In questa festa tutti ricordano e rendono grazie agli dei per essere stati creati, nella festa ognuno partecipa: i Satiri portano bevande da loro create appositamente per la festa, i Fauni provvedono a recuperare selvaggina da cucinare al fuoco e le Ninfe rappresentano, intorno al grande fuoco centrale con balli e canti, la genesi dei Satiri e delle Ninfe, la settimana delle scoperte della bellezza della foresta da loro compiute e concludono il tutto rappresentando attraverso le loro forme silvane la creazione dei Fauni. Durante questa settimana di festeggiamenti, inebriati da i fumi delle bevande e dagli aromatici incensi, la vigilanza dei guardiani della cerchia esterna viene meno e, in questi casi, qualche coraggioso curioso riesce, anche se senza azzardarsi ad entrare, a sentire le voci dei canti e le grida del popolo della cerchia esterna. Qualche umano viandante potrebbe anche giurare di aver potuto scorgere attraverso i rami e i tronchi del bosco alcune immagini della sacra festa e di aver visto qualche sagoma confusa dei sacri guardiani nel buio della notte. Ultimo pretesto di cui si ha motivo di parlare delle adunanze dei guardiani della sacra foresta di Esdan, è quello delle riunioni indette dai tre Grandi Saggi dei guardiani. I tre Grandi Saggi sono i portavoce ufficiali tra il popolo della cerchia esterna e gli dei, essi comunicano con la propria divinità generatrice e sono scelti direttamente da questa, uno per tipologia di abitante della cerchia esterna. I tre Saggi solitamente vivono con la propria etnia e quando decidono di radunarsi, si portano con se un gruppo di consiglieri scelti. Durante il Concilio dei Saggi sono intraprese delle sceltesulla risoluzione di problemi o sullo

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svolgimento di missioni inviate loro direttamente dagli dei. Il popolo degli Esdaniani può uscire dai confini della sacra foresta solamente sotto l’autorizzazione di tutti e tre i Saggi che, parlando come se fossero la voce degli dei, possono acconsentire di abbandonare per un breve periodo di tempo il limite della cerchia esterna.

La popolazione Coloro che popolano cerchia esterna di Esdan vengono chiamati “I guardiani della sacra Esdan”. Essi sono in molti ma questo numero non è mai stato precisato con certezza. Essendo gli Esdaniani creature create dagli dei con il solo scopo di proteggere la foresta sacra, i guardiani non subiscono il passare del tempo e la morte per loro si ottiene solamente attraverso armi, veleni o incidenti. Agli Esdaniani è stato imposto il ruolo di guardiano e per questo è stata preclusa loro l’entrata nell’Averno. Quando un guardiano soccombe il suo spirito vaga per la foresta finché i suoi ricordi non vengono cancellati e la sua anima purificata dalle vecchie esperienze, dopo di che lo spirito viene reincarnato in un nuovo corpo per continuare a servire le divinità. Non esiste un sesso nei guardiani come è invece per gli umani, queste creature non hanno necessità di riprodursi per continuare a popolare la foresta. Vennero create da divinità ed essi rispecchiano la fisicità degli dei: le Ninfe create dalla dea Malipse assomigliano a delle incantevoli fanciulle, i Satiri creati da Zintòs hanno l’aspetto degli uomini, i Fauni invece, essendo stati creati da più divinità, possono essere visti sia come uomini fieri sia che come atletiche donne.

Le ninfe Le Ninfe vennero create dalla dea Malipse durante il periodo in cui ogni dio creava un guardiano da mettere ai piedi di Luknassos. Esse vennero create perchè rappresentassero l’amore che gli dei provavano nei confronti della madre Egea e vennero rese bellissime cosi che ogni creatura che le vedesse, avesse potuto capire la bellezza della natura e meravigliarsi di essa. Esse vennero create insieme ai Satiri, ma al contrario di essi non si misero a studiare ogni cosa che Esdan donava bensì continuavano ad adorarla perchè in Esdan lo spirito delle Ninfe vedeva la bellezza e la maestosità della sacralità che essa trasmetteva e iniziarono quindi a cantare e ballare in onore della foresta. Iniziarono a girovagare la foresta continuando a cantare lodi e ballando la loro devozione fino al momento in qui raggiunsero la zona dove il fiume Linakos si trascinava tra gli alberi; in questa zona c’erano molte cascate e laghetti che emettevano un colore dorato dall’acqua. Le ninfe, alla vista di questa novità attraente ove tutto era pacifico e trasmetteva serenità, non resistettero alla gioia e iniziarono a ballare saltando di felicità per tutte le belle cose che gli dei avevano creato per loro finché una Ninfa, Drika, non si avvicinò per prima e mentre saltava vide il suo riflesso rispecchiarsi nell’acqua di un laghetto. Essa venne incantata dalla sua immensa bellezza e rimase a contemplare la sua immagine a lungo. Capì come loro madre Malipse avesse trasportato tutta la bellezza della sacra foresta di Esdan nel loro aspetto e mentre pensava a ciò, rendendo grazie alla dea Malipse, intuì quale fosse l’arma che loro potevano usare contro i profanatori di Esdan: la loro incantevole bellezza.

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Così Drika, insieme alle altre Ninfe presa da una totale curiosità di scoprire cosa loro potevano fare iniziò a studiare i comportamenti degli animali della foresta quando vedevano le Ninfe. Esse capirono a fondo le loro potenzialità. Potevano soggiogare la volontà di chi le vedeva e manipolarla a loro piacimento grazie alla snaturata devozione che la creatura provava per la Ninfa. Entusiaste di questa capacità di cui erano custodi, le Ninfe iniziarono a soggiogare qualsiasi creatura della foresta ad eccezione dei Satiri; la loro cavia preferita divennero proprio gli umani che cercavano di penetrare la foresta. Mentre tutte le Ninfe dopo aver soggiogato il volere dell’umano lo rispedivano all’esterno della foresta, Drika e delle sue affini preferirono crearsi una corte di schiavi totalmente inconsapevoli delle loro azioni e dopodiché cominciarono a farli combattere tra di loro come sacrificio agli dei. Telleriun notò questa strana affluenza di anime provenienti da Esdan e ricordando come a i guardiani era stato impedito di uccidere inutilmente le altre vite decise di controllare cosa stesse succedendo. Uscendo dall’Averno però vide come Drika e le sue seguaci si divertivano vedendo gli umani uccidersi tra di loro e andò su tutte le furie. Catturò Drika e le sue Ninfe e le portò al cospetto di Malipse così che potesse punirle lei, essendo la loro creatrice. La dea come punizione fece perdere loro tutta la bellezza che possedevano e le rispedì su Esdan cosi che tutte le sue sorelle ancora bellissime potessero disprezzarle e deriderle. Drika in collera per le parole delle sue sorelle s’infuriò e portandosi con se le sue orribili seguaci si addentrò all’interno della foresta. Essa rifiutò l’appartenenza alla categoria di Ninfa dichiarando ormai di essere divenuta, insieme alle sue seguaci, totalmente estranea alle altre creature di Malipse e si diede un nuovo nome d’appartenenza: Driade. Le Ninfe si stabilirono nelle rive dei laghi creati da Linakos cosi che potessero vedere ogni giorno il loro viso nel riflesso dell’acqua e quel posto prese nome di “Oasi delle Ninfe”. La Grande Saggia della stirpe delle Ninfe è Callipso. L’aspetto delle Ninfe ricorda in molti particolari la natura della foresta, i loro capelli sono composti da fiori, fili d’erba, liane e spine. Il loro corpo è di forma umana anche se si coprono da foglie e piante rampicanti, che potrebbero sembrare vestiti ma che invece fanno parte dello stesso corpo della Ninfa.

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I satiri Creati per volere di Zintòs, i Satiri rappresentano tutta la vita che risiede nella sacra Esdan. Portatori del pensiero del dio messaggero i Satiri appena creati provarono subito un enorme curiosità, dettata dalla volontà di conoscenza nei confronti di quello che Esdan offriva loro. Meravigliati dai prodigi delle creazioni di Zintòs, essi iniziarono a studiare le piante e le erbe che proliferavano nella grande cerchia esterna e con esse crearono sostanze portentose da utilizzare per ogni evenienza. Durante la loro esplorazione dell’ancora sconosciuta foresta i Satiri trovarono una zona ad Est dove più che altrove le erbe speciali crescevano rigogliose, e lì decisero di stabilirsi e costruire le loro dimore. Passarono gli anni e la conoscenza dei Satiri crebbe e con essa crebbe nei loro animi la voglia di trovare nuovi elementi da studiare. Così facendo vari Satiri girovagarono nella sacra Esdan somministrando le loro pozioni a qualsiasi essere. Lo studio delle reazioni che le altre creature avevano quando ingerivano le pozioni fu molto profondo e curato. In questo modo essi capirono come affrontare l’invasore: utilizzando i loro composti e le erbe avrebbero debellato il profanatore e studiato i suoi comportamenti. Oltre a studiare approfonditamente le erbe per ricavarne pozioni e veleni, i Satiri impararono ad utilizzare una loro innata abilità che pensavano essere stata voluta da Zintòs stesso, quella di poter guarire le ferite delle creature con erbe addirittura velenose. Altro interessamento dei Satiri fu lo studio dello scorrere del tempo, i cambiamenti della natura e la vita degli animali all’interno della sacra foresta. Questi studi portarono a sperimentazioni sul tempo e sulla vita ed il più grande tra questi studiosi, il Satiro Cresius, si spinse a voler addirittura incrociare l’essenza dello scorrere del tempo con il sangue di un’animale. Il rito venne effettuato durante una notte d’autunno quando la luna era completamente tonda e perfettamente sopra la sacra Esdan. Cresius iniziò il suo esperimento-rituale, ma il dio Telleriun e suo padre Egemon, alla vista di questo tentativo di creare delle creature immortali e quasi divine, fermarono l’esperimento e maledissero il Satiro mutando il suo corpo in un corpo umano, che più di tutti sente lo scorrere del tempo, e gli imposero di assumere l’aspetto di una creatura del bosco ogni volta che la luna si ergeva alta nella notte. Così facendo gli dei fecero capire che è proibito cercare di comandare sia la vita che il tempo. Fu così che Cresius venne portato al di fuori della sacra Esdan, ormai privato dalla carica di sacro guardiano. Cresius immerso nella disperazione e colmo di vergogna, si rifugiò nelle vicine montagne che si ergono al di sopra di Varas e di lui non si seppe più nulla. Il tempo continuò e in Esdan tutto riprese la sua tranquillità e pace. I Satiri continuarono i loro esperimenti sulla natura e anche sulla vita e sul tempo, stando però attenti a non mettersi contro il

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volere degli dei. Lo studio della vita portò presto agli sviluppi di essa e quindi gli umani divennero per loro un soggetto fantastico da studiare, sia in ambito di vita che di morte. Pensarono a come potevano utilizzare la loro vita e come potevano metterla al servizio di qualsiasi causa. Interessò subito a i Satiri l’artigianato e l’arte artificiale degli umani e ne rimasero per sempre meravigliati. Il carattere dei Satiri continua ad essere lo stesso: essi studiano qualsiasi cosa e sperimentano le loro mescolanze di erba, per poi poter vedere le reazioni che queste provocano. Il Grande Saggio della stirpe dei Satiri è Pan. Il Satiro è raffigurato come la vita della foresta e per questo è mezzo umano e mezzo animale. Le sue gambe sono le zampe di un ariete e nella fronte gli crescono delle corna.

I fauni I Fauni sono i guardiani invisibili della foresta. Vennero creati inizialmente da Kares, rimasto deluso dalle altre razze che avevano il compito di proteggere la foresta. Esse infatti erano troppo curiose o troppo vanitose e sorvegliavano la foresta con frivolezza; ciò non era quello che volevano gli dei. Ma l’ira che risiedeva in Kares per questi fatti rese i Fauni creature selvagge e violente non atte a risiedere nella seconda cerchia. Fu così che Telleriun donò a queste creature la capacità di distinguere il bene e il male e Kyra donò loro la saggezza e la furbizia. Questa creature, forgiate dal potere di tre divinità, furono annichilita dalla troppa forza del potere divino e così si sciolsero all’interno del terreno e degli alberi della foresta di Esdan. Quando si ricrearono per volere di Melaksios, questi non raffiguravano altro che l’incarnazione umana della stessa foresta. A vedersi i Fauni erano in totale simbiosi con tutto ciò che li circondava. I Fauni sono creature silenziose e dall’innata capacità di mimetizzarsi con l’ambiente circostante. Quando avvertono la presenza di un intruso all’interno della foresta, essi si nascondono, circondano il nemico e lo tramortiscono fino a fargli perdere i sensi, evitando di causarne la morte, così da poterli trascinare indisturbati al limitare della foresta. La loro casa è sita in tutta la foresta, in ogni albero, in ogni cespuglio in ogni rientranza del terreno.

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Essi vivono in completa simbiosi con la natura ed è per questo che nel vederli si fatica a distinguerli da essa. I loro aspetto è per tutto simile alla natura, così simile da prenderne perfino i colori nel cambio di stagione; la loro pelle infatti muta con il mutare del tempo e questo consente loro di svolgere il loro compito invisibili agli occhi indiscreti degli intrusi. La comunità dei Fauni vive in una sorta di gerarchia in cui il Fauno più saggio, Deboen, è colui che dirige gli altri Fauni nei compiti affidati loro dagli dei. Nelle missioni in cui viene richiesto che il popolo di Esdan esca dal suo sacro suolo, i Fauni erano sempre i più numerosi perché si erano dimostrati più ligi al dovere. Ai Fauni però uscire dalla sacra foresta non piaceva, loro preferivano rimanere immersi nella natura. Per dare loro uno stimolo, Deboen decise di instaurare un torneo nel quale il Fauno che avesse portato al suo cospetto più teste di creature ostili, avrebbe ricevuto in premio l’onore di stare a stretto contatto con il Grande Saggio che avrebbe messo a disposizione i suoi insegnamenti al più meritevole fra loro. Alcuni Fauni però, volendo a tutti i costi gli insegnamenti del Grande Saggio, cominciarono ad uscire dalla sacra foresta di Esdan senza il permesso dei tre Grandi Saggi col solo scopo di avvantaggiarsi nella prossima competizione. Deboen, scoperto questo, decise di non tenere più un giorno prefissato per la competizione, ma che questa si facesse a sua discrezione, così dal tutelarsi dallo scempio di altre creature da parte dei Fauni. Il Grande Saggio della stirpe dei Fauni è Deboen. L’aspetto dei Fauni è molto simile a quello delle ninfe. I loro vestiti sono fatti di foglie, erba, muschio e quant’altro faccia parte della natura di un bosco e anche i loro capelli vengono ricoperti da rami, fronde e foglie. Questo aiuta la mimetizzazione dei Fauni all’interno della sacra Esdan. La loro più grande particolarità è nella pelle, che assume il colore dell’ambiente circostante a seconda della stagione: in primavera e in estate risulta verdastra e vivace, in autunno diviene color arancio e giallognolo e d’inverno bianca candida.

Il ciclo vitale Gli esdaniani nascono in maniera totalmente dissimile da qualsiasi altra forma di vita presente in Egea. La foresta infatti conosce di quanti e quali guardiani ha bisogno e forma la popolazione sulle basi di queste necessità. Solo i Grandi Saggi sono creazioni dirette del divino volere. Tutti i guardiani, al contrario, sono stati generati nelle Pozze di Creazione della foresta. Questi stagni formano, secondo necessità, i guardiani all’interno di enormi vasche. Nell’acqua, secondo bisogna, si vengono a formare dei “sacchi” di materiale organico contenenti l’esdaniano che trascorrerà una settimana al suo interno per formarsi completamente. Alla fine del processo di formazione il custode di queste pozze, solitamente un Satiro, smuove i “contenitori” maturi per permettere alla nuova creatura di poter fuoriuscire dal suo stesso bozzolo.

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Luoghi importanti della sacra foresta Villaggio dei Satiri Nonostante i satiri portino avanti in tutta la foresta le loro ricerche, il villaggio dei satiri rappresenta un luogo di incontro e di lavoro dove le progenie di Zintòs possono esprimere al massimo la loro natura. Ritualisti, alchimisti, erboristi, medici e fabbri portano avanti in questo luogo le loro ricerche e confrontano i loro studi riuscendo in questo modo a progredire più velocemente nei loro campi di studi grazie al confronto continuo. Per gestire e ad organizzare i lavori all’interno del villaggio i satiri si sono affidati alle esperte mani del ritualista più importante di tutta la foresta, il saggio Murtien. Oasi delle Ninfe Le creature di Malipse hanno la possibilità in questo luogo di trovare la loro identità e di creare una forte comunità. In passato molti avvenimenti legati alle ninfe sono successi in queste oasi ed è per questo che le guardiane commemorano tali accadimenti con rappresentazioni e balli. L’ulivo della profezia I Grandi Saggi testimoniano che alla loro creazione questa pianta fosse già secolare e da allora l’ulivo è cresciuto sino ad essere l’albero più imponente della zona per diversi chilometri. In questo luogo numerosi vaticinasti cercano di risolvere l’enigma che si cela dietro alle fittissime scritte che ricoprono l’ulivo. Sembra infatti che sul tronco dell’albero siano impresse tutte le profezie riguardanti il passato, il presente e il futuro di Egea. I campi del lamento Una parte della foresta di Esdan rimane priva di alberi. Quando gli eserciti di Varas si spinsero all’interno del territorio dei guardiani rasero al suolo un intera porzione dei sacri alberi. Dove si svolse l’ultima battaglia, la più cruenta, i Grandi Saggi hanno deciso che neanche un filo d’erba sarebbe più cresciuto. Elmi, mantelli rossi, bracciali e schinieri giacciono ancora su questi campi. Un gruppo di guardiani vive in questo luogo cantando le gesta degli esdaniani e dei varasiani piangendo per i caduti di entrambe le parti. Viaggiando vicino a questo luogo si può sentire il dolore causato da questa guerra e spesso gli esdaniani preferiscono non recarsi in questi luoghi. Tra le figure che passano più tempo ai campi del lamento troviamo Ate che partecipò a tutte le guerre con Varas. Le grotte dell’illusione Il clan del lupo utilizza questo complesso di caverne per testare il coraggio e la prontezza dei suoi membri. In questo luogo vive una misteriosa razza definita dai più come “fuochi fatui” che si insinuano nella mente dei fauni per fargli vedere inenarrabili visioni terrorizzanti. Il clan chiede ai lupi di trascorrere tempo all’interno di queste grotte per provare la loro tempra. Si narra che l’unico il lupo che per più tempo sia riuscito nell’impresa sia Dren che ha passato in questo luogo tre giorni. Le caverne Solo al clan dell’orso è concesso di entrare e vivere nelle caverne. Qui i fauni possono vivere ed addestrarsi crescendo nelle loro letali abilità. Spesso il capo clan Goren addestra personalmente gli orsi del clan e spesso li intrattiene con racconti di guerra e discorsi motivazionali.

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Le divinità Il culto degli dei Gli uomini comuni pregano in ugual misura, o almeno ci provano, tutti gli dei in quanto temono la loro collera divina. I consacrati e i sacerdoti al contrario si sono votati alla venerazione di una particolare divinità e portano avanti il loro credo nel mondo di Egea. Vengono chiamati consacrati tutti coloro che si sono votati ad una sola divinità, ne rispettano il culto ma decidono di portare avanti la loro fede in maniera non sacerdotale. I sacerdoti, al contrario, dedicano la loro vita alla preghiera e all’affiliazione di nuovi adepti. Sono inoltre gli unici a cui è concesso fare rituali e sacrifici al proprio dio. Per la loro devozione i sacerdoti sono premiati con poteri divini spesso inimmaginabili per gli altri uomini.

Le devozioni e i sacrifici I sacerdoti spesso pregano e guidano i fedeli nelle devozioni agli dei. I sacrifici, normalmente di animali, sono un’altra forma di devozione. Alcune divinità preferiscono il sacrificio di uomini, che vengono uccisi e bruciati in alcuni bracieri appositamente creati cosicché i fumi raggiungano le vette di Lucknassos e gli dei possano bearsi dei sacrifici che gli uomini compiono in loro onore.

Mimas In Principio era Tutto unico e inseparabile, puro concetto di tutte le cose esistenti. Poi la sua volontà diede vita al “Libro di Bronzo” e il Tutto divenne schiavo delle regole che vi erano scritte. I limiti imposti non riuscirono a trattenerlo, così la sua parte sovrabbondante creò l’ universo. Divenne entità non più di puro concetto. Si diede il nome di Mimas. La parte che era rimasta nel “Libro di Bronzo”, fece nascere il suo compagno Korin, il tempo. Mimas e Korin plasmarono così l’ universo e crearono un luogo dove poter dimorare con le proprie creazioni. Chiamarono questa dimora Gaia. Qui vi formarono montagne, animali e tutta la natura che si conosce. In seguito, il dolore che la guerra tra suo marito e suo figlio gli stava arrecando divenne così forte che decise di lasciare il suo creato e i suoi figli. Erano riusciti a portarle solo dolore e lacrime. Al contrario ella voleva solo vivere felice. Per questo decise di tornare nel “Libro di Bronzo”.

Culto: Tutti conoscono Mimas, ma essa non ha più poteri sul creato e per la sua

trascendentalità nessuno più la venera.

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Korin Korin nasce da una parte di Mimas rimasta nel “Libro di Bronzo”. Lui generò il tempo e anche se non riusciva a manipolarlo ne divenne il dio. Dopo una lunga guerra con Egemon suo figlio, Korin fu rinchiuso nelle “Prigioni” assieme ai suoi Titani. Da lì Korin continua a bramare vendetta contro, Egemon, i Triclopi e le creazioni tutte di Egemon. In passato era riuscito ad organizzarsi con un’ esercito tanto forte da poter fuoriuscire dalle Prigioni per distruggere Egemon ed Egea tutta. Purtroppo il luogotenente delle sue armate, Iperion primo tra i Titani, ammaliato dalle parole di Egemon, tradì Korin facendo scoppiare la “Battaglia delle Prigioni”, una guerra tra i fedeli di Korin e i più numerosi seguaci di Iperion che ancora oggi continua.

Culto: Alcuni uomini venerano

Korin, ma sono rari e solitamente vengono uccisi seduta stante da qualsiasi credente di altre divinità. Tale ferocia contro i cultisti di Korin è ben giustificata: essi infatti vogliono porre fine alle sofferenze dell’umanità facendo in modo che Korin torni sulla terra, distrugga tutto tranne Esso stesso e i suoi Titani, senza risparmiare nessuno; nemmeno i suoi cultisti umani. Così potrà tornare la pace sul suo creato.

Iperion Dopo la morte di Telleriun Egemon ha sigillato il buco che direttamente metteva in contatto Prigioni ed Averno. Ora a guardia del cancello qui posto vi è Iperion, sentinella dell’Averno.

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Egemon Egemon è il figlio di Korin. Quando scopre che il padre intende divorarlo, combatte contro di lui nella “Guerra Sanguinosa”. Vinta la guerra generò dalla sua mente Kyra e con essa gli altri dei che ora popolano Luknassos. Egemon è padre degli dei e degli uomini creati come sollazzo per i figli, in modo che non cerchino di detronizzarlo come lui ha fatto con il padre. Ama il potere e farebbe di tutto pur di non perderlo. Si preoccupa di mantenere stabile lo stato delle cose per non dover troppo preoccuparsi che il potere fin ora accumulato gli sia sottratto. Valuta molto attentamente ogni situazione per non commettere errori e guadagnarne il più possibile. Non è patrono di nessun’arte o mestiere anche se i politici spesso lo venerano per il suo modo autoritario e dispotico di affrontare le situazioni; inoltre è ritenuto il dio dell’ambizione. Ha il dominio sulla terra e, dopo la “Guerra Sanguinosa”, è riuscito a strappare al padre quello dei cieli.

Culto: Molti sono consacrati ad Egemon in quanto padre degli dei e dio dell’ambizione.

Solitamente i caratteri che distinguono Egemon dagli altri dei sono propri anche dei suoi consacrati. Queste sono persone che cercano di soddisfare il proprio desiderio di potere senza guardare in faccia a nessuno. Ogni mezzo è lecito per conseguire il fine. Ovviamente tra i sacerdoti di Egemon vi è una forte competizione e la gerarchia molto ferrea rende questa competizione ancora più aspra.

La gerarchia del culto: Il culto di Egemon è strutturato su vari livelli molto

rigidi. Per passare di grado in grado serve l’ approvazione di un superiore, deve esserci un posto vacante e deve esserci il merito. All’ultimo gradino di questa gerarchia si accede solo se il consiglio dei “Cinque” ( di cui si deve far parte) opta perché tale sacerdote sia degno della carica di Magister. La gerarchia comprende un Magister capo del culto di Egemon, che ha il potere di guidare il culto. Gli Anziani sono cinque e applicano la voce del Magister. Gli Accoliti, che governano gli adepti delle regioni, portano la voce di Egemon in tutta Egea.

Feste: Egemon ha un unica festività nel suo calendario. Si tiene ogni anno il quinto giorno del

quinto mese; si crede infatti che in quel giorno Egemon abbia sconfitto il padre. In questa occasione ogni sacerdote di Egemon deve prendere uno schiavo ed immolarlo al suo dio in quanto quest’ultimo (simbolo di schiavitù e quindi non di potere) non ha diritto di vivere.

Arma sacra alla divinità: Spada a due mani Precetti del Culto: 1. Afferma sempre la tua superiorità, rendi il tuo dio fiero di te. 2. Usa la forza delle parole piuttosto che quella della spada. 3. La tua fede non prevede il fallimento.

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Kyra Kyra nasce direttamente dalla mente del padre. Per questa ragione ella è rappresentazione dello spirito del padre. Essa infatti rappresenta sia la guerra che l’equilibrio e per questa ragione ne è la dea patrona. Kyra vuole la guerra e la giustizia che porteranno inevitabilmente all’ordine e all’equilibrio. È venerata anche come madre degli dei, poiché dalla sua unione con Egemon nascono tutte le altre divinità di Egea. I Sacerdoti di Kyra sono spesso compassionevoli studiosi o guerrieri. Hanno una gerarchia molto rigida anche se all’effettivo il culto non ha uno scopo primario, se non quello di portare l’ equilibrio in tutto il creato.

Culto: I sacerdoti e i consacrati di Kyra amano l’equilibrio e lo stato naturale delle cose.

Se l’equilibrio dovesse rompersi i rischi che ne corrono non avrebbero eguali. Altresì tutto il culto conosce il pericolo dell’immobilità. Se in una battaglia si cerca di mantenere l’equilibrio, allora ci si dovrà schierare da tutte e due le parti ? I sacerdoti di Kyra direbbero no: l’equilibrio si raggiunge anche nella coerenza con le proprie idee, con la consapevolezza che a tutto vi è un contrappeso tranne che nell’eccesso. Questo loro intendono per equilibrio.

La gerarchia del culto: Il culto è ben strutturato. A capo della chiesa di Kyra si

trovano i tre Grandi Sacerdoti, uno per ogni sfera di influenza del culto stesso. A capo della prima sfera di influenza si trova il Grande Sacerdote della guerra, sotto di lui si trovano i Sacerdoti della guerra, mentre i Consacrati occupano l’ultimo gradino. (Tra gli ordini dei consacrati di Kyra troviamo “L’ordine delle Medee”). Nella seconda sfera, troviamo il Sacerdote dell’equilibrio. Ai suoi ordini stanno i devoti responsabili della vita di corte o politica, mentre molti consacrati di Kyra si propongono come araldi. Nella terza sfera troviamo i profeti e i ritualisti, tra cui l’Alto Prelato è il profeta di maggior talento e conoscenze. I sacerdoti di questo cerchio sono spesso ritualisti, e i profeti di questa cerchia spesso trascurano i loro compiti sacerdotali per dedicarsi totalmente alle visioni della dea.

Feste: Il culto di Kyra non ha feste particolari. Arma sacra alla divinità: Spada corta, Gladio Precetti del Culto: 1. Persegui la tua causa con tutte le tue forze fino all’ultimo. 2. La forza non è mai il fine ma il mezzo. 3. Difendi i giusti e i puri d’animo.

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Erilos Secondogenito di Egemon e Kyra, a Erilos fu affidato il dominio del mare, dell’ambiente marino, delle creature che vi abitano e del flusso delle acque, Erilos è anche patrono del commercio navale e dei marinai, civili o militari che siano. Divinità del mutamento e del caos, viene considerata una divinità magnanima e buona anche se il suo carattere è spesso mutevole. Alcuni tra i teologi più affermati sostengono che Erilos sia l’ ordine nel disordine e il suo contrario, spesso senza addurre altre delucidazioni.

Culto: I consacrati e i sacerdoti di Erilos sono spesso volubili e perseguono scopi puramente

personali. Rispettano il volere di Erilos e difendono il reame del proprio dio. Se non fosse per questa loro caratteristica intrinseca molti li considererebbero degli anarchici. Al contrario se uno del culto avesse un problema che da solo non riesce a risolvere potrà invitare gli altri membri del culto ad unirsi alla sua causa e, solitamente se qualcuno chiede aiuto ad un fedele di Erilos questo sarà ben lieto di aiutare il prossimo.

La gerarchia del culto: Il culto di Erilos non ha nessuna gerarchia ben definita. Feste: Il culto di Erilos non ha festività ben definite ma spesso i singoli membri del culto

organizzano delle feste per la loro divinità.

Arma sacra alla divinità: Arma ad asta, Tridente Precetti del Culto: 1. Porta la legge dove c’è il caos e il caos dove c’è legge. 2. Segui le maree. 3. La tua mente è l’unica che può intuire il disegno: proteggila!

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Zintòs Zintòs è il patrono della natura e il messaggero degli dei. Alla sua nascita il padre gli ha affidato il compito di portare dispacci ai suoi figli dato che Erilos dimorava spesso nel mare e Telleriun era spesso nell’ Averno. Per questo Zintòs fu dapprima messaggero ma, invidioso dei fratelli, decise che anche lui sarebbe stato patrono di un qualcosa di fisico: la natura. Dopo la morte dell’amata e la richiesta al padre di punire il fratello Phobos, Zintòs divenne anche patrono della medicina, vedendola in contrapposizione alla morte. Essendo un errabondo, Zintòs viene venerato anche da viaggiatori e mercanti che cercano in lui la protezione nei viaggi.

Culto: Il culto di Zintòs identifica il proprio operato con quello del dio stesso. Messaggeri,

commercianti, guaritori erranti o protettori della natura, gli adepti di Zintòs cercano solo di ricalcare le orme del loro dio.

La gerarchia del culto: Il culto di Zintòs ha una gerarchia molto strutturata

ma con pochi ruoli di comando e templi poveri che restano spesso privi di sacerdoti, in quanto errabondi. A capo del culto vi è l’ Errante, un sacerdote che vaga di terra in terra per conoscere i membri del culto ed istruirli. Sotto di lui vi sono gli unici tre monaci fissi dei grandi templi: uno a Kyron, uno a Varas e il Grande Saggio dei Satiri. Poi seguono i consacrati o i sacerdoti erranti che portano per Egea il culto di Zintòs muovendosi di tempio in tempio, lasciando poi questi luoghi incustoditi dopo pochi giorni di permanenza.

Feste: Il quarto giorno del quarto mese ad ogni tempio di Zintòs presenzia almeno un

sacerdote che ammansirà le folle per predicare e ringraziare la nascita del dio. Questa può essere considerata l’ unica festa ufficiale dedicata a Zintòs.

Arma sacra alla divinità: Arma ad asta, Bastone lungo Precetti del Culto: 1. Difendi la vita in tutte le sue forme. 2. Favorisci la prosperità dell’uomo. Medicina, scienza e commercio sono le strade che dovete perseguire. 3. La conoscenza è al di sopra di tutto.

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Malipse Dea dell’amore e delle cose belle, Malipse è patrona degli artisti, degli innamorati e degli amanti. Anche l’amore non corrisposto è altresì un suo interesse. Ama vedere gli uomini e le donne soffrire e amare come in un gioco incantevole. Malipse ha donato il senno ai Tricolopi confinandoli poi in un isola per poter bearsi della loro devozione e del loro amore ogni qual volta gli umani non la divertano.

Culto: Gli adepti di Malipse spesso portano avanti cause personali di qualsiasi genere. Bisogna

però dire che si sentono loro il polo di attrazione di tutto ciò che succede o che deve succedere quindi cercano di rendersi tali anche quando magari non lo sono.

La gerarchia del culto: Il culto di Malipse è particolare, non ha una struttura

organizzata per tutta Egea bensì ogni sacerdote, conosciuto come Domitor, raduna attorno a sé un certo numero di seguaci consacrati che cercheranno di soddisfare i suoi desideri. I vari rami del culto non condividono spesso gli stessi obbiettivi e non cercano contatti tra di loro.

Feste: Ogni Domitor indice delle sue

feste personali in qualsiasi periodo dell’anno. Possono essere simposi in cui si discute di amore o bellezza o scontri in cui si esalta la perfezione del corpo. Spetta al Domitor il compito di scegliere le proprie feste. Dopo spiacevoli accadimenti del passato la dea ha bandito dalle sue feste alcolici, droghe inebrianti e rapporti sessuali poiché questi portano l’uomo a perdere la ragione avvicinandolo così alle bestie.

Arma sacra alla divinità: Arco Precetti del Culto: 1. La bellezza è il principio cardine della tua esistenza. 2. Rendi l’arte e le passioni il fulcro del tuo agire. 3. Vendicati! Non lasciare mai un torto impunito.

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Melaksios Dio dell’artigianato, dei fabbri e dei lavori manifatturieri, Melaksios è detto “fabbro divino“. Molti eroi storici furono premiati con armi provenienti dalle fucine di Melaksios e lo stesso Kares indossa e usa creazioni del fratello. Dio riservato e industrioso, è uno degli amanti di Malipse, che rimase incantata dalla bellezza delle opere del dio fabbro.

Culto: I sacerdoti e i consacrati di Melaksios svolgono i ruoli di fabbri, carpentieri, artigiani o

tuttofare nella città dove dimorano. Un lavoro fatto bene e di aiuto alla collettività, al giusto prezzo ovviamente, vale molto più di qualsiasi sacrificio o preghiera per i membri del culto.

La gerarchia del culto: Il culto di Melaksios non ha nessuna gerarchia ben definita. Ogni fucina di un consacrato o di un sacerdote è un tempio e, agli accoliti del dio, questo basta.

Feste: Il culto di Melaksios non ha festività ben definite ma spesso i singoli membri del culto

organizzano feste e banchetti per portare onore alla propria divinità.

Arma sacra alla divinità: Martello ad una mano Precetti del Culto: 1. Tu sei l’artefice, vivi per il tuo lavoro e tendi alla perfezione. 2. Ognuno è forgiatore della propria sorte, un buon lavoro per un giusto compenso. 3. Aiuta chi si pone con umiltà al cospetto del maestro.

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Kares Kares e Phobos, gemelli di aspetto totalmente dissimile ma molto legati nell’amore fraterno. Kares è il patrono della guerra e della vendetta. Alterna periodi di totale lucidità a scatenati momenti di furore. Impulsivo e coraggioso non disdegnerà mai uno scontro soprattutto se ben motivato; spesso però si abbandona al furore della battaglia e perde per lunghi periodi ogni controllo. Placa la sua furia girovagando per Egea in forma di animale. Questo è l’ unico modo che gli permette di trattenere la sua sacra indole guerriera.

Culto: I consacrati e i sacerdoti di Kares cercano la battaglia,

il sangue , la gloria e la morte. Per questo però non massacreranno tutto ciò che vive ma cercheranno di sfidare i propri nemici per trarre il massimo onore e divertimento dallo scontro. La pazzia che spesso colpisce questi guerrieri e che li fa combattere contro ogni essere vivente, non viene considerata un modo onorevole di terminare le questioni, piuttosto un metodo per i problemi pericolosi.

La gerarchia del culto: Il culto di Kares non ha nessuna struttura e non vuole averne.

Feste: Il culto di Kares non ha festività canonizzate. Spesso i

singoli membri del culto organizzano delle festività in onore del dio.

Arma sacra alla divinità: Scudo Precetti del Culto: 1. Porta sempre avanti la battaglia. 2. Il forte prevale e il debole è meritevole di morte. 3. Vinci! Non c’è onore nella sconfitta.

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Phobos Kares e Phobos sono gemelli, di aspetto totalmente dissimile ma molto legati nell’amore fraterno. Phobos rappresenta l’ essenza del caos e del terrore. Ama se stesso e ama cagionare il male solo per vedere quale reazione potrebbe ottenere. Ama vedere gli occhi delle persone colme di terrore e di paura. Creatore della morte e delle sofferenze degli uomini, il padre Egemon gli ha tolto qualsiasi patrocinio in tali campi affidandogliene tutt’altri. Per questo Phobos è signore dei sogni e degli incubi in modo da potersi divertire alle spalle degli uomini senza però procurare ancora danni alle creazioni di Egemon.

Culto: I cultisti di Phobos rispecchiano il carattere del loro dio patrono. Cercano il caos e il

divertimento, la sofferenza e la conoscenza. Per divertirsi possono ordire lunghe e imperscrutabili macchinazioni senza alla fine ottenere un vero tornaconto diverso dal mero divertimento. Altri torturano uomini per la sola gioia di sentirli urlare e poi li curano perché ritengono che le sofferenze del mondo siano più dolorose delle torture compiute. Il terrore è il loro dominio.

La gerarchia del culto: Il culto di Phobos non ha nessuna struttura. Ogni singolo

sacerdote, o gruppo di sacerdoti, gestisce il culto come meglio crede; spesso sono largamente influenzati dai profeti, soprattutto se consacrati, tanto da seguire le profezie ciecamente. Riconoscono infatti tali vaticini venire direttamente dalla bocca di Phobos.

Feste: Il culto di Phobos preferisce i sacrifici umani e animali. Visto che la pratica è in uso già in

tutti gli altri culti, gli adepti di Phobos preferiscono farlo ogni qualvolta lo ritengano necessario. Non esiste una vera festività quindi, ma ogni morte cagionata causata da un consacrato o sacerdote di Phobos viene generalmente dedicata al proprio dio.

Arma sacra alla divinità: Pugnale Precetti del Culto: 1. Porta terrore e morte su chi ti è avverso. 2. Inganna! Le menti deboli sono ai tuoi piedi. 3. Rivela un segreto solo per servire il tuo Dio.

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Il Dio Morto Telleriun era il primo figlio di Egemon e Kyra. Signore dell’Averno da quando il padre bandì Phobos da tale luogo. Telleriun era il signore della giustizia, sia tra i vivi che tra i morti . Al contrario di quella della madre la giustizia di Telleriun non rappresentava l’ equilibrio, bensì la scelta. Telleriun non ammetteva la commistione tra le cose, lui le divideva. Per Telleriun non esisteva il grigio: una cosa può essere solo concepita come bianca o come nera. Telleriun mondava le anime nell’Averno, le purificava dai ricordi mortali e poi, secondo le necessità, le faceva reincarnare in nuovi corpi. Così accade che, di generazione in generazione, gli uomini continuino a perpetuare la loro specie. Telleriun scortava le anime dei morti dalla terra sino all’Averno, evitando che queste vaghassero per Egea.

Culto: Il culto ormai non esiste più da quando il dio è scomparso ma un tempo era sii strutturato. I fedeli votati a Telleriun si dividevano in due grandi gruppi che formano il clero del dio. Alcuni fedeli, detti i Bianchi, proteggevano la vita in tutte le sue forme, ricordando che la morte è un inevitabile fine delle cose viventi. Gli altri fedeli, detti i Neri, predicavano la morte ed aiutano gli uomini ad accettare il loro destino ricordando loro che alla fine della morte, il volere di Telleriun aveva posto ancora la vita.

Feste: Telleriun aveva una sola festività importante: la Festività della vita e della morte. Il tutto si

svolgeva in due giorni: nel primo, chiamato giorno della vita, tutti i devoti al sommo dio Telleriun si rechavano al tempio a pregare. Nel secondo giorno, al contrario, a nessuno era concesso di entrare nei templi di Telleriun poiché era necessario lasciare pregare gli spiriti dei morti votati al dio. Nessuno effettivamente ha mai scorto questi spiriti in preghiera, ma sembra che alcuni stolti siano entrati nei templi durante questa festività e che siano stati ritrovati il giorno seguente esanimi all’interno del sacro luogo.

Precetti del Culto: 1. Persegui la giustizia sempre e comunque, anche se contrario al tuo tornaconto. 2. Tutto è bianco o nero, diffida dal compromesso. 3. Riporta le cose nel loro giusto posto.

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Aiuta Musa Malipse, questo povero cieco a narrare le vicende di Illion. Io, Glaucos, condannato a vivere in eterno per narrare le vicende di Egea, ti supplico di rendere le mie parole il più veritiere possibili. Il racconto comincia il nono anno della guerra tra Illion, Varas e Kyron. Quella notte il campo di Kyron non dormiva. I suoi generali erano a “Consiglio di Guerra”. Il contingente di Varas era stato richiamato in patria poiché orde di trogloditi provenienti dal “Lago dei Sogni “ stavano invadendo il territorio della colonia di Dashlus. Inoltre il campo dei kyroniani, da alcune settimane, era flagellato da un morbo sconosciuto ai medici presenti che mieteva numerose vittime tra i soldati. Al consiglio, quella notte, la parola era a Nestore, il più anziano tra i generali Kyroniani. “ Gli oracoli hanno parlato. La sacerdotessa di Zintòs, Triseide, deve essere restituita alle mura di Illion. Solo così il morbo che affligge i nostri soldati finirà”. La voce passò a Macaone, comandante dei generali kyroniani. “ E sia! Rinuncerò alla mia prigioniera. Voglio in cambio, però, la più leggiadra tra le fanciulle del campo. Sounia, prigioniera del qui presente Medonte.” “Giammai!” disse Medonte. “ Non sono io forse, capo tra i generali? Questo è quanto sarà fatto” “ Sia fatto! Ma io , re di Scengal, e i miei uomini non combatteremo più per Kyron” Altre parole furono aggiunte quella sera ma accade solo quanto era stato detto fin qui. Triseide tornò alla patria, Macaone ebbe la sua prigioniera e Medonte e i suoi uomini riposero le armi. Sciagura. Nei mesi seguenti, senza l’ appoggio di Medonte, dei suoi uomini e dei golem che la sua città aveva inviato, oramai Illion stava per vincere la guerra. Allora Pisandro, amico di Medonte, quando le difese kyroniane erano ormai allo stremo, chiese all’amico di permettergli di guidare l’ armata di Scengal scendendo in battaglia con gli uomini e i golem per aiutare lo schieramento kyroniano. Medonte, viste le lacrime dell’amico, acconsenti. Vi fu battaglia e i kyroniani stava avendo la meglio grazie all’intervento dell’esercito di Scengal. Verso la fine della giornata di lotta Telamonio, figlio del re di Illion nonché generale dell’armata, sfidò a duello Pisandro credendolo Medonte. Dopo una lotta aspra e cruenta Pisandro morì . Telamonio permise ai kyroniani di riportare il corpo al loro campo. Quando Medonte vide lo scempio fatto a Pisandro andò su tutte le furie. Alla testa dei suoi soldati avanzò giorno dopo giorno, nemico su nemico, sino alle porte di Illion dove chiese di sfidare in duello Telamonio. Telamonio, credendosi più forte del suo avversario, accettò. I due si scontrarono. Scudi cozzarono contro armi, lame taglienti per ore volteggiarono ai piedi di Illion. Un colpo, una parata, un fendente e al suolo giaceva il corpo senza vita di Telamonio. Subito Medonte, legato il cadavere ancora caldo del generale di Illion al suo carro, fece scempio del corpo trascinandolo per settimane attorno alle mura di Illion. Allora Aiace, re di Illion e padre di Telamonio, andò alla tenda di Medonte a scongiurarlo di rendergli il corpo del figlio. Sapendo quanto per lui fosse stato importante riavere il corpo di Pisandro concesse al re di riavere il corpo di suo figlio. Aiace indisse i sacri “Giochi di Kyra”. La guerra fu sospesa per quaranta giorni e in questi quaranta giorni venne onorata la memoria di Telamonio con i giochi . Al vincitore della gara di pugilato venne data una mula non domata e al secondo una bellissima coppa. Al vincitore della gara di lotta fu donata una lancia e al secondo una schiava abile nei lavori domestici. Al vincitore della gara di corsa fu dato un cratere d’ argento sbalzato, al secondo un bue e al terzo un medimno d’ argento. Al vincitore della gara del lancio del giavellotto fu dato un medimno d’ oro, al secondo un medimno d’ argento e al terzo un medimno di bronzo.

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CREDITI Manuale a cura di Damiano Fiscato Carlo Menti Paolo Righetto Manuel ASnicar

Grazie alla Collaborazione di Artefici del Fuoco

Grafica e Impaginazione di Andrea Massariol

E ringraziamo tutti i membri di “Artefici del Fuoco”. le immagini in questo manuale sono coperte da copyright dei loro autori. tuttavia l’associazione non cercherà in alcun modo di ricavare lucro da esse, né esse sono state ottenute in modo illecito. questo manuale non verrà distribuito a scopo di lucro, ma solo come materiale informativo all-interno dell’associazione stessa.



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