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C’era una volta un re... di Roberto Vergot
“C’era una volta un re…” Recita l'incipit delle favole, c'era una volta un sé, sintetizza il percorso che vorrei introdurre in queste pagine. Una storia racconta qualcosa che è successo a qualcuno, la forma narrativa è una delle modalità attraverso cui la nostra mente interpreta la realtà e ricostruisce il significato della propria esperienza. Il processo di costruzione del Sé avviene in forma autonarrativa come processo di ricostruzione della propria biografia, in cui si cerca di dare coerenza e significato agli eventi (ma anche alle contingenze, agli imprevisti, agli incontri, ecc…) che caratterizzano la vita di ognuno di noi. La nostra identità si crea filando questa trama di memoria continua e in questo processo d'autoricostruzione narrativa il ricordo degli eventi reali tende a confondersi con ciò che si è visto, letto, ascoltato e con ciò che noi stessi creiamo. Provate a pensare ad essere voi stessi il regista del film della vostra vita: ci sono dei momenti o incontri più espressivi di altri, ci sono anni vissuti intensamente dove non riusciamo a ricordare nulla di particolarmente significativo, ci sono esperienze positive e drammatiche, ma tutto sarebbe riconosciuto e ricreato come un grande racconto ordinato che porta fino al mio io, qui ed adesso. In questo senso in ogni nostro racconto, gli schemi cognitivi e le identificazioni nate in quella realtà (non vera, ma che può essere verosimile) che è la fantasia, la propria ideazione, si mescolano con ciò che si è vissuto davvero e la memoria “funziona” nello stesso modo. Anzi è proprio la nostra memoria che permette questo, perché è molto lontana dall'immagine di un'immensa biblioteca o di un hard disk che registra in modo neutrale e asettico la realtà come una macchina fotografica, è al contrario una narrazione continua, una storia continua, un racconto continuamente manipolato che ci raccontiamo che s'incrementa e cambia con noi, è una ricostruzione più simile ad un romanzo fantastico che ad un verbale di un interrogatorio poliziesco. Il laboratorio teatrale che da due anni viene realizzato a Borgo Valsugana, coordinato con l'insieme delle altre attività che hanno la stessa finalità (un potenziamento del sé, un accompagnamento intenzionale a far crescere la percezione d'identità di persone diversamente abili), ha una grande pretesa che non è quella di offrire un contenitore in cui preparare una rappresentazione (non è nostra intenzione realizzare una compagnia d'attori in attesa di scrittura…), ma sostenere e implementare le capacità espressive delle persone che lo frequentano in modo che possano con meno fatica raccontare la “loro” storia e non ascoltare unicamente quella che altri preparano per loro. Siamo profondamente convinti, infatti, che se il presente vive delle esperienze reali e di quelle derivanti dalla fruizione della trama di rapporti reali e immaginati che compongono la nostra quotidianità è necessario poter esprimere il proprio io per vivere veramente. La realtà è un presente incerto, a volte pare determinata da stimoli e suggestioni a forte impatto emotivo, per questo bisogna favorire la costruzione di forme d'espressione che possano liberare ogni capacità espressiva latente. In condizioni di disagio senza facilitare la nostra capacità espressiva e quella capacità emotiva che soprattutto la drammaturgia riesce a liberare, rischiamo di navigare in un presente sempre più slegato dal suo passato (anche questo intriso di ricordi) e si riesce con difficoltà ad orientare il futuro ed alimenta solo ansia ed incertezza.
“C’era una volta un re…” Recita l'incipit delle favole, c'era una volta un sé, sintetizza il percorso che vorrei introdurre in queste pagine. Una storia racconta qualcosa che è successo a qualcuno, la forma narrativa è una delle modalità attraverso cui la nostra mente interpreta la realtà e ricostruisce il significato della propria esperienza. Il processo di costruzione del Sé avviene in forma autonarrativa come processo di ricostruzione della propria biografia, in cui si cerca di dare coerenza e significato agli eventi (ma anche alle contingenze, agli imprevisti, agli incontri, ecc…) che caratterizzano la vita di ognuno di noi. La nostra identità si crea filando questa trama di memoria continua e in questo processo d'autoricostruzione narrativa il ricordo degli eventi reali tende a confondersi con ciò che si è visto, letto, ascoltato e con ciò che noi stessi creiamo. Provate a pensare ad essere voi stessi il regista del film della vostra vita: ci sono dei momenti o incontri più espressivi di altri, ci sono anni vissuti intensamente dove non riusciamo a ricordare nulla di particolarmente significativo, ci sono esperienze positive e drammatiche, ma tutto sarebbe riconosciuto e ricreato come un grande racconto ordinato che porta fino al mio io, qui ed adesso. In questo senso in ogni nostro racconto, gli schemi cognitivi e le identificazioni nate in quella realtà (non vera, ma che può essere verosimile) che è la fantasia, la propria ideazione, si mescolano con ciò che si è vissuto davvero e la memoria “funziona” nello stesso modo. Anzi è proprio la nostra memoria che permette questo, perché è molto lontana dall'immagine di un'immensa biblioteca o di un hard disk che registra in modo neutrale e asettico la realtà come una macchina fotografica, è al contrario una narrazione continua, una storia continua, un racconto continuamente manipolato che ci raccontiamo che s'incrementa e cambia con noi, è una ricostruzione più simile ad un romanzo fantastico che ad un verbale di un interrogatorio poliziesco. Il laboratorio teatrale che da due anni viene realizzato a Borgo Valsugana, coordinato con l'insieme delle altre attività che hanno la stessa finalità (un potenziamento del sé, un accompagnamento intenzionale a far crescere la percezione d'identità di persone diversamente abili), ha una grande pretesa che non è quella di offrire un contenitore in cui preparare una rappresentazione (non è nostra intenzione realizzare una compagnia d'attori in attesa di scrittura…), ma sostenere e implementare le capacità espressive delle persone che lo frequentano in modo che possano con meno fatica raccontare la “loro” storia e non ascoltare unicamente quella che altri preparano per loro. Siamo profondamente convinti, infatti, che se il presente vive delle esperienze reali e di quelle derivanti dalla fruizione della trama di rapporti reali e immaginati che compongono la nostra quotidianità è necessario poter esprimere il proprio io per vivere veramente. La realtà è un presente incerto, a volte pare determinata da stimoli e suggestioni a forte impatto emotivo, per questo bisogna favorire la costruzione di forme d'espressione che possano liberare ogni capacità espressiva latente. In condizioni di disagio senza facilitare la nostra capacità espressiva e quella capacità emotiva che soprattutto la drammaturgia riesce a liberare, rischiamo di navigare in un presente sempre più slegato dal suo passato (anche questo intriso di ricordi) e si riesce con difficoltà ad orientare il futuro ed alimenta solo ansia ed incertezza.
Noi non riteniamo che il presente e la rappresentazione della società e del tempo in cui si vive sia una sorta di Carnevale dove ognuno può (o crede) di travestirsi come vuole, dove le regole sembrano sospese (o ci si illude possano essere aggirate), dove è possibile scambiare il desiderio (o il sogno) con la realtà. Crediamo che i percorsi cominciati d'espressività teatrale aiutino ad esprimere veramente sé e a metabolizzare e filtrare l'alluvione di stimoli ed informazioni cui siamo quotidianamente esposti che ci attivano, danno informazioni e certezze, ma anche ansietà. La sovrabbondante offerta appare non gestibile soprattutto per chi ha poche risorse e non sa come domandare: troppe informazioni e significati sembrano contraddittori e non “ordinabili” secondo un criterio di rilevanza soprattutto se non si hanno molte risorse cognitive per orientarle e mezzi per esprimerle. Il supporto che vogliamo offrire va proprio nel senso di far emergere quel grumo di esigenze ed evidenze originarie che ci definiscono come persona, una struttura di desiderio che non smette di cercare e desiderare un significato per sé e per quelli che ti circondano a cui vuoi bene, volendo dare voce a queste esigenze. Per fare questo sappiamo bene che si comunica con le parole, ma non solo, i segni, i gesti, ci circondano ovunque, gli oggetti materiali, le reazioni della natura, le espressioni dei volti, ovviamente anche i contenuti dei mass media. Si comunica con le persone che ci sono attorno, nelle strade, ascoltando, vedendo, leggendo…, ogni momento dell'agire umano si realizza come un modo di essere, di esprimersi e di presentarsi e non è possibile non comunicare (Watzlawick, Beavin, Jackson) dato che è impossibile che un essere vivente possa non avere un comportamento. Ma il nostro agire è un agire intenzionale altrimenti non potrebbe essere analizzato, interpretato e letto dagli altri, quindi anche l'atto del comunicare è sempre sorretto da una sua RAZIONALITA', sia pure limitata, perché limitate sono le abilità cognitive e comunicative di chi le esprime (che non sempre riesce ad imporre le proprie idee, capisce il ricevente, si muove nel modo migliore nel contesto in cui agisce). In questo senso facilitare l'espressione di questo nocciolo duro è il compito prioritario dell'educazione per chiunque e non per alcune categorie speciali. Attingere a tutte le risorse possibili è l'imperativo che dobbiamo perseguire e allora (come ama tuonare spesso Stefano…) un foglio di carta diventa una vela e la creatività si esprime nel gesto come nella parola. Crediamo che il racconto di Roberto sia una sintesi mirabile di questo tentativo e ve lo proponiamo stupiti come ha stupito noi, sperando sia solo l'inizio. Nell'introduzione verrà dettagliato il percorso che ha portato fino al prodotto che avete fra le mani, a me preme sottolineare come questo sia stato possibile solo per la collaborazione di tutti gli operatori coinvolti, ognuno con le proprie competenze ed abilità. Così si sono integrati il laboratorio teatrale e quello linguistico, chi ha curato le attività didattiche e la realizzazione dei disegni con chi ha seguito l'impaginazione del testo e sicuramente dimentico qualcuno. Roberto in questo racconto ci prende per mano (lui che normalmente è sempre condotto…) e ci porta a leggere un racconto con un finale a sorpresa che non vi anticipo, ma soprattutto fa conoscere un lato di sé, esprime una narrazione di sé che colpisce per lucidità e garbo. Non credo sia corretto fare un prologo così lungo e me ne scuso in anticipo, alle volte descrivere un’esperienza come quella derivata dalla lettura del racconto che segue queste pagine credo sia impossibile in poche righe, ma è una sfida a cui vi invito volentieri… Gomiero dr. Tiziano pedagogista
…Roberto sogna.. INTRODUZIONE METODOLOGICA Un Triangolo, una vela oppure il picco di una montagna oppure semplicemente un triangolo. La nostra immagine può modificare l'apparenza delle cose all'interno della nostra mente o del nostro pensiero. Questo è stato l'inizio: un semplice triangolo e da li una risposta: è solo un triangolo. Siamo partiti insieme per un viaggio che oggi a distanza di quasi due anni ci regala un prezioso racconto fatto solamente dalla fantasia liberata o meglio ritrovata. Può l'uomo ritrovare la fantasia partendo da una immagine? può l'essere umano viaggiare con la mente, miscelando ricordi e aspetti creativi? Nella queste domande posso ripercorrere le varie tappe e cammini Con queste domande in testa ci siamo seduti uno di fronte all'altro e abbiamo incominciato a giocare insieme. Esercizi di rilassamento, di ginnastica, di concentrazione, di scrittura e collegamenti iper-fantasiosi. Abbiamo scritto parole, pensato a spazi infiniti, cercato di collegare quello che il nostro pensiero poteva esprimere con un semplice gesto della mano o del corpo intero. E così al termine di questo grande gioco creativo, ci ritroviamo qui seduti ancora uno di fronte all'altro con un sorriso e la voglia di incominciare un gioco ancora più divertente.
Roberto Vergot e Stefano Borile all’interno dell’attività di laboratorio di scrittura creativa
Noi non riteniamo che il presente e la rappresentazione della società e del tempo in cui si vive sia una sorta di Carnevale dove ognuno può (o crede) di travestirsi come vuole, dove le regole sembrano sospese (o ci si illude possano essere aggirate), dove è possibile scambiare il desiderio (o il sogno) con la realtà. Crediamo che i percorsi cominciati d'espressività teatrale aiutino ad esprimere veramente sé e a metabolizzare e filtrare l'alluvione di stimoli ed informazioni cui siamo quotidianamente esposti che ci attivano, danno informazioni e certezze, ma anche ansietà. La sovrabbondante offerta appare non gestibile soprattutto per chi ha poche risorse e non sa come domandare: troppe informazioni e significati sembrano contraddittori e non “ordinabili” secondo un criterio di rilevanza soprattutto se non si hanno molte risorse cognitive per orientarle e mezzi per esprimerle. Il supporto che vogliamo offrire va proprio nel senso di far emergere quel grumo di esigenze ed evidenze originarie che ci definiscono come persona, una struttura di desiderio che non smette di cercare e desiderare un significato per sé e per quelli che ti circondano a cui vuoi bene, volendo dare voce a queste esigenze. Per fare questo sappiamo bene che si comunica con le parole, ma non solo, i segni, i gesti, ci circondano ovunque, gli oggetti materiali, le reazioni della natura, le espressioni dei volti, ovviamente anche i contenuti dei mass media. Si comunica con le persone che ci sono attorno, nelle strade, ascoltando, vedendo, leggendo…, ogni momento dell'agire umano si realizza come un modo di essere, di esprimersi e di presentarsi e non è possibile non comunicare (Watzlawick, Beavin, Jackson) dato che è impossibile che un essere vivente possa non avere un comportamento. Ma il nostro agire è un agire intenzionale altrimenti non potrebbe essere analizzato, interpretato e letto dagli altri, quindi anche l'atto del comunicare è sempre sorretto da una sua RAZIONALITA', sia pure limitata, perché limitate sono le abilità cognitive e comunicative di chi le esprime (che non sempre riesce ad imporre le proprie idee, capisce il ricevente, si muove nel modo migliore nel contesto in cui agisce). In questo senso facilitare l'espressione di questo nocciolo duro è il compito prioritario dell'educazione per chiunque e non per alcune categorie speciali. Attingere a tutte le risorse possibili è l'imperativo che dobbiamo perseguire e allora (come ama tuonare spesso Stefano…) un foglio di carta diventa una vela e la creatività si esprime nel gesto come nella parola. Crediamo che il racconto di Roberto sia una sintesi mirabile di questo tentativo e ve lo proponiamo stupiti come ha stupito noi, sperando sia solo l'inizio. Nell'introduzione verrà dettagliato il percorso che ha portato fino al prodotto che avete fra le mani, a me preme sottolineare come questo sia stato possibile solo per la collaborazione gli operatori coinvolti, ognuno con le proprie competenze ed abilità. Così si sono integrati il laboratorio teatrale e quello linguistico, chi ha curato le attività didattiche e la realizzazione dei disegni con chi ha seguito l'impaginazione del testo e sicuramente dimentico qualcuno. Roberto in questo racconto ci prende per mano (lui che normalmente è sempre condotto…) e ci porta a leggere un racconto con un finale a sorpresa che non vi anticipo, ma soprattutto fa conoscere un lato di sé, esprime una narrazione di sé che colpisce per lucidità e garbo. Non credo sia corretto fare un prologo così lungo e me ne scuso in anticipo, alle volte descrivere un’esperienza come quella derivata dalla lettura del racconto che segue queste pagine credo sia impossibile in poche righe, ma è una sfida a cui vi invito volentieri… Gomiero dr. Tiziano pedagogista
…Roberto sogna.. INTRODUZIONE METODOLOGICA Un Triangolo, una vela oppure il picco di una montagna oppure semplicemente un triangolo. La nostra immagine può modificare l'apparenza delle cose all'interno della nostra mente o del nostro pensiero. Questo è stato l'inizio: un semplice triangolo e da li una risposta: è solo un triangolo. Siamo partiti insieme per un viaggio che oggi a distanza di quasi due anni ci regala un prezioso racconto fatto solamente dalla fantasia liberata o meglio ritrovata. Può l'uomo ritrovare la fantasia partendo da una immagine? può l'essere umano viaggiare con la mente, miscelando ricordi e aspetti creativi? Nella queste domande posso ripercorrere le varie tappe e cammini Con queste domande in testa ci siamo seduti uno di fronte all'altro e abbiamo incominciato a giocare insieme. Esercizi di rilassamento, di ginnastica, di concentrazione, di scrittura e collegamenti iper-fantasiosi. Abbiamo scritto parole, pensato a spazi infiniti, cercato di collegare quello che il nostro pensiero poteva esprimere con un semplice gesto della mano o del corpo intero. E così al termine di questo grande gioco creativo, ci ritroviamo qui seduti ancora uno di fronte all'altro con un sorriso e la voglia di incominciare un gioco ancora più divertente.
Roberto Vergot e Stefano Borile all’interno dell’attività di laboratorio di scrittura creativa
C’ERA UNA VOLTA C'era una volta un mare che raccoglieva conchiglie e storie. C'era una volta un'isola baciata dal sole con due spiagge bianche come il deserto. I gabbiani volavano in alto. Alla fine della spiaggia si estendeva una foresta grande con pini, abeti e un profumato albero che faceva frutti dolci come gli aranci. La foresta era disabitata. L'acqua del mare molto salata era di un colore azzurro uguale al cielo e zeppa di pesci di tutti i colori e di tante conchiglie C'era anche un pesciolino arancione con le pinne rosse che aveva un sogno quello di diventare uno scrittore di storie. All'inizio tutti lo ascoltavano contenti ma quando lui spiegava il suo desiderio, i pesci nuotavano lontano da lui in quanto pensavano che fosse un pò matto.
C’ERA UNA VOLTA C'era una volta un mare che raccoglieva conchiglie e storie. C'era una volta un'isola baciata dal sole con due spiagge bianche come il deserto. I gabbiani volavano in alto. Alla fine della spiaggia si estendeva una foresta grande con pini, abeti e un profumato albero che faceva frutti dolci come gli aranci. La foresta era disabitata. L'acqua del mare molto salata era di un colore azzurro uguale al cielo e zeppa di pesci di tutti i colori e di tante conchiglie C'era anche un pesciolino arancione con le pinne rosse che aveva un sogno quello di diventare uno scrittore di storie. All'inizio tutti lo ascoltavano contenti ma quando lui spiegava il suo desiderio, i pesci nuotavano lontano da lui in quanto pensavano che fosse un pò matto.
IL DELFINO Il pesciolino allora decise di partire alla ricerca del suo sogno e dopo una lunga nuotata incontrò un delfino che saltava spensierato. Incuriosito chiese al delfino perché saltava e lo stesso rispose: “per vedere il mare, è il mio sogno più bello e senza sarei perso”. Il pesciolino replicò: “ma lo vedi ogni istante? ”certo “ rispose con determinazione il delfino azzurro “ a parte quando sono stanco e vado in fondo al mare per dormire e riposare tranquillo”.
IL DELFINO Il pesciolino allora decise di partire alla ricerca del suo sogno e dopo una lunga nuotata incontrò un delfino che saltava spensierato. Incuriosito chiese al delfino perché saltava e lo stesso rispose: “per vedere il mare, è il mio sogno più bello e senza sarei perso”. Il pesciolino replicò: “ma lo vedi ogni istante? ”certo “ rispose con determinazione il delfino azzurro “ a parte quando sono stanco e vado in fondo al mare per dormire e riposare tranquillo”.
LA BALENA Nel suo viaggio il pesciolino incontrò una anziana e grande balena che nuotava piano e tristemente. Il pesciolino chiese il motivo di tanta tristezza “in fondo sei grande e puoi fare tutto quello che vuoi, tutti hanno paura di te?” “vorrei poter saltare fuori dall'acqua per osservare il sole ma oramai sono molto vecchia e la con mia mole non ci riesco“ disse la balena
quasi piangente. Allora il pesciolino dopo un attimo di riflessione disse “senti io sono uno scrittore, ti racconterò una favola per consolarti” detto questo si accomodò sulla grande pinna e lentamente e dolcemente incominciò il racconto: “c'era una nonna senza occhiali che voleva una conchiglia colorata e quindi mandò la sua nipotina nel mare a nuotare per cercarla. La bambina non trovò la conchiglia e allora la nonna si rattristò. La nipotina decise di ritornare nel mare con le pinne e il salvagente e di nuotare più al largo e qui trovò la tanto attesa conchiglia colorata, di corsa poi la portò alla nonna che sorrise felice. Quindi cara balena la morale è questa: bisogna sempre avere un sorriso in ogni momento della nostra vita“. La balena dopo aver ascoltato la favola, contenta e riprese a nuotare felice e sorridente.
LA BALENA Nel suo viaggio il pesciolino incontrò una anziana e grande balena che nuotava piano e tristemente. Il pesciolino chiese il motivo di tanta tristezza “in fondo sei grande e puoi fare tutto quello che vuoi, tutti hanno paura di te?” “vorrei poter saltare fuori dall'acqua per osservare il sole ma oramai sono molto vecchia e la con mia mole non ci riesco“ disse la balena
quasi piangente. Allora il pesciolino dopo un attimo di riflessione disse “senti io sono uno scrittore, ti racconterò una favola per consolarti” detto questo si accomodò sulla grande pinna e lentamente e dolcemente incominciò il racconto: “c'era una nonna senza occhiali che voleva una conchiglia colorata e quindi mandò la sua nipotina nel mare a nuotare per cercarla. La bambina non trovò la conchiglia e allora la nonna si rattristò. La nipotina decise di ritornare nel mare con le pinne e il salvagente e di nuotare più al largo e qui trovò la tanto attesa conchiglia colorata, di corsa poi la portò alla nonna che sorrise felice. Quindi cara balena la morale è questa: bisogna sempre avere un sorriso in ogni momento della nostra vita“. La balena dopo aver ascoltato la favola, contenta e riprese a nuotare felice e sorridente.
LA RETE Il pesciolino continua a nuotare alla ricerca di poter realizzare il proprio sogno e proprio mentre giocando insegue una stella marina sul fondo del mare d'improvviso vede un branco di pesci. Si avvicina per poter loro raccontar una storia, ma i pesci lo scacciano via in “vattene via, non vedi che siamo prigionieri di questa rete ?” ma il pesciolino è deciso, vuole andare con loro, “così potrei raggiungere la terra ferma.” Pensò frettolosamente La rete si mosse e salì veloce verso l'alto, la luce diventava quasi accecante, e appena fuori dall'acqua apparse il sole e una barca su cui si trovava un pescatore che stava issando le reti, al suo fianco seduto un giovane uomo con lo sguardo spento.
LA RETE Il pesciolino continua a nuotare alla ricerca di poter realizzare il proprio sogno e proprio mentre giocando insegue una stella marina sul fondo del mare d'improvviso vede un branco di pesci. Si avvicina per poter loro raccontar una storia, ma i pesci lo scacciano via in “vattene via, non vedi che siamo prigionieri di questa rete ?” ma il pesciolino è deciso, vuole andare con loro, “così potrei raggiungere la terra ferma.” Pensò frettolosamente La rete si mosse e salì veloce verso l'alto, la luce diventava quasi accecante, e appena fuori dall'acqua apparse il sole e una barca su cui si trovava un pescatore che stava issando le reti, al suo fianco seduto un giovane uomo con lo sguardo spento.
LA BARCA Una volta a bordo le reti si aprirono e tutti i pesci finirono a terra, e poi l'uomo incominciò ad osservarli e quando vide il pesciolino rosso esclamò: “ma guarda che piccolo e poi che specie mai sarà, forza piccolo adesso ti faccio fare un bel tuffo nel mare“ “aspetta,” una voce rompe le parole al vecchio pescatore “fammelo toccare“, il pescatore consegnò il pesciolino al giovane marinaio, il quale lo tenne per un secondo nelle mani e poi esclamò “non buttarlo, lo voglio tenere con me nel mio acquario, mi farà compagnia e poi sento qualcosa di speciale in lui” Il vecchio pescatore acconsentì immediatamente.
LA BARCA Una volta a bordo le reti si aprirono e tutti i pesci finirono a terra, e poi l'uomo incominciò ad osservarli e quando vide il pesciolino rosso esclamò: “ma guarda che piccolo e poi che specie mai sarà, forza piccolo adesso ti faccio fare un bel tuffo nel mare“ “aspetta,” una voce rompe le parole al vecchio pescatore “fammelo toccare“, il pescatore consegnò il pesciolino al giovane marinaio, il quale lo tenne per un secondo nelle mani e poi esclamò “non buttarlo, lo voglio tenere con me nel mio acquario, mi farà compagnia e poi sento qualcosa di speciale in lui” Il vecchio pescatore acconsentì immediatamente.
MARINAIO Passavano i giorni e le notti e il pesciolino nuotava all'interno dell'acquario del giovane marinaio che non aveva la possibilità di vederlo in quanto dalla nascita i suoi occhi erano spenti. I due diventarono amici , il pesciolino passava parecchio tempo pensando alle sue storie e il giovane sembrava comprendere i pensieri del pesciolino e anche lui passava ore e ore davanti all'acquario. Il pesciolino era contento e così nel suo modo raccontava le sue storie del mare. Anche il marinaio gli parlava dolcemente appoggiando la mano alla boccia di vetro, il pesciolino si appoggiava anche lui al vetro dell'acquario quasi a incontrare quella mano umana così ricca di calore. Il marinaio pensava già a casa sua e la descriveva minuziosamente al pesciolino parlando a lungo della foresta che si estendeva dietro la casa. Il pesciolino era felice perché finalmente poteva coronare il suo sogno di andare sulla terraferma. La nave continuava il suo viaggio e i due amici diventavano sempre più amici passando tanto tempo insieme.
MARINAIO Passavano i giorni e le notti e il pesciolino nuotava all'interno dell'acquario del giovane marinaio che non aveva la possibilità di vederlo in quanto dalla nascita i suoi occhi erano spenti. I due diventarono amici , il pesciolino passava parecchio tempo pensando alle sue storie e il giovane sembrava comprendere i pensieri del pesciolino e anche lui passava ore e ore davanti all'acquario. Il pesciolino era contento e così nel suo modo raccontava le sue storie del mare. Anche il marinaio gli parlava dolcemente appoggiando la mano alla boccia di vetro, il pesciolino si appoggiava anche lui al vetro dell'acquario quasi a incontrare quella mano umana così ricca di calore. Il marinaio pensava già a casa sua e la descriveva minuziosamente al pesciolino parlando a lungo della foresta che si estendeva dietro la casa. Il pesciolino era felice perché finalmente poteva coronare il suo sogno di andare sulla terraferma. La nave continuava il suo viaggio e i due amici diventavano sempre più amici passando tanto tempo insieme.
AMICIZIA Il marinaio nella sua stanza aveva posto l'acquario sopra il tavolo accanto a delle profumate arance raccolte per caso tanto tempo fa in un viaggio precedente proprio sull'isola dal quale era partito il pesciolino. Il pesciolino sentendo quel profumo ripensava al suo sogno, alla sua partenza e a tutti gli amici incontrati lungo le sue nuotate, il marinaio pensava a quanto sarebbe stato bello poter vedere un delfino o parlare ad una balena.
Anche se avvolti nei loro silenziosi pensieri, sembrava che fra di loro il dialogo fosse sempre reale, riuscivano a scambiarsi idee e pensieri semplicemente stando vicini uno all'altro. Oramai erano inseparabili e anche quando il marinaio saliva sul ponte della nave si portava appresso la boccia contenente il suo amico pesciolino. Al marinaio sembrava veramente un sogno, perchĂŠ era come se potesse vedere e addirittura toccare delfini, balene e spiagge deserte mentre il pesciolino poteva finalmente toccare con mano il suo grande desiderio di poter raccontare le sue storie ed essere apprezzato per questo. Con questa felicitĂ grande ma silenziosa la nave lentamente faceva rotta verso il porto.
AMICIZIA Il marinaio nella sua stanza aveva posto l'acquario sopra il tavolo accanto a delle profumate arance raccolte per caso tanto tempo fa in un viaggio precedente proprio sull'isola dal quale era partito il pesciolino. Il pesciolino sentendo quel profumo ripensava al suo sogno, alla sua partenza e a tutti gli amici incontrati lungo le sue nuotate, il marinaio pensava a quanto sarebbe stato bello poter vedere un delfino o parlare ad una balena.
Anche se avvolti nei loro silenziosi pensieri, sembrava che fra di loro il dialogo fosse sempre reale, riuscivano a scambiarsi idee e pensieri semplicemente stando vicini uno all'altro. Oramai erano inseparabili e anche quando il marinaio saliva sul ponte della nave si portava appresso la boccia contenente il suo amico pesciolino. Al marinaio sembrava veramente un sogno, perchĂŠ era come se potesse vedere e addirittura toccare delfini, balene e spiagge deserte mentre il pesciolino poteva finalmente toccare con mano il suo grande desiderio di poter raccontare le sue storie ed essere apprezzato per questo. Con questa felicitĂ grande ma silenziosa la nave lentamente faceva rotta verso il porto.
Avevano tanta paura ma insieme riuscirono a farsi coraggio e anche quella paura scomparve nonostante la nave ondeggiasse molto forte, il vento soffiava minaccioso e il cielo era tutto gonfio di pioggia che cadeva picchiettando violentemente il ponte della nave. Il marinaio strinse a se l’acquario e il pesciolino chiuse gli occhi. Dopo un pò la tempesta terminò, il cielo era diventato azzurro e in quel mattino surreale si vedevano le navi attraccate non lontano: erano arrivati al porto. LA TEMPESTA Pochi giorni prima di arrivare in porto una notte si sentì una campana. Era il capitano che avvisava dell'arrivo di una tempesta, tutti si svegliarono di soprassalto e corsero in aiuto del capitano. Si svegliarono anche il marinaio non vedente e il pesciolino
Avevano tanta paura ma insieme riuscirono a farsi coraggio e anche quella paura scomparve nonostante la nave ondeggiasse molto forte, il vento soffiava minaccioso e il cielo era tutto gonfio di pioggia che cadeva picchiettando violentemente il ponte della nave. Il marinaio strinse a se l’acquario e il pesciolino chiuse gli occhi. Dopo un pò la tempesta terminò, il cielo era diventato azzurro e in quel mattino surreale si vedevano le navi attraccate non lontano: erano arrivati al porto. LA TEMPESTA Pochi giorni prima di arrivare in porto una notte si sentì una campana. Era il capitano che avvisava dell'arrivo di una tempesta, tutti si svegliarono di soprassalto e corsero in aiuto del capitano. Si svegliarono anche il marinaio non vedente e il pesciolino
IL PORTO Era una giornata di sole, quando la barca bianca arrivò nella rada del porto. Il marinaio e il pesciolino erano silenziosamente seduti in cabina, erano tristi perché sentivano che da li a poco si dovevano salutare. Le voci del porto si facevano sentire sempre di più e lentamente i due salirono prima sul ponte delle nave per poi discendere sulla terra. In un attimo il marinaio incominciò a piangere, il loro viaggio era terminato e con esso anche una amicizia molto intensa. Il pesciolino era molto agitato, finalmente vedeva la terra ferma dalla sua boccia di vetro, poi sentì un rumore e vide una goccia entrare nel suo acquario. Era una lagrima del marinaio, e allora capì che stavano per dividersi, e che anche il suo sogno di vivere sulla terra ferma era giunto alla fine.
IL PORTO Era una giornata di sole, quando la barca bianca arrivò nella rada del porto. Il marinaio e il pesciolino erano silenziosamente seduti in cabina, erano tristi perché sentivano che da li a poco si dovevano salutare. Le voci del porto si facevano sentire sempre di più e lentamente i due salirono prima sul ponte delle nave per poi discendere sulla terra. In un attimo il marinaio incominciò a piangere, il loro viaggio era terminato e con esso anche una amicizia molto intensa. Il pesciolino era molto agitato, finalmente vedeva la terra ferma dalla sua boccia di vetro, poi sentì un rumore e vide una goccia entrare nel suo acquario. Era una lagrima del marinaio, e allora capì che stavano per dividersi, e che anche il suo sogno di vivere sulla terra ferma era giunto alla fine.
Il pesciolino ascoltò queste parole e poi il marinaio entrò nell'acqua del mare abbassando la boccia di vetro. Il pesciolino uscì e nuotò intorno al marinaio, poi lentamente si allontanò fra le onde. Un caldo tramonto salutava quella giornata mentre silenziosa un'altra lagrima scende nel mare.
SALUTO I due scesero a terra e furono accompagnati alla spiaggia. Una volta giunti, il marinaio si strinse la boccia del pesciolino al cuore e dopo quasi sussurrando disse “è stato un bel viaggio ma ora rientriamo nella realtà. A volte certi momenti servono per vivere la stessa nostra realtà con un sorriso diverso, quello che sembra noioso può diventare divertente se crediamo che il domani potrà cambiare e se crediamo che ogni giorno può nascere e vivere in noi un nuovo sogno un nuovo desiderio.”
Il pesciolino ascoltò queste parole e poi il marinaio entrò nell'acqua del mare abbassando la boccia di vetro. Il pesciolino uscì e nuotò intorno al marinaio, poi lentamente si allontanò fra le onde. Un caldo tramonto salutava quella giornata mentre silenziosa un'altra lagrima scende nel mare.
SALUTO I due scesero a terra e furono accompagnati alla spiaggia. Una volta giunti, il marinaio si strinse la boccia del pesciolino al cuore e dopo quasi sussurrando disse “è stato un bel viaggio ma ora rientriamo nella realtà. A volte certi momenti servono per vivere la stessa nostra realtà con un sorriso diverso, quello che sembra noioso può diventare divertente se crediamo che il domani potrà cambiare e se crediamo che ogni giorno può nascere e vivere in noi un nuovo sogno un nuovo desiderio.”
CONCLUSIONE Il pesciolino ritornò nella sua isola perché aveva capito che i sogni si possono realizzare, ma il destino suo era quello di vivere nel mare, mentre il marinaio non s'imbarcò più ma scrisse tutte quelle emozioni vissute e quello che il pesciolino gli aveva raccontato diventando uno scrittore famoso, perché anche se non si può vedere si può sentire con l'anima e il cuore.
LA VITA E' UNA GRANDE AVVENTURA MENTRE E' UNO SCOGLIO VIVERE SENZA DESIDERIO
CONCLUSIONE Il pesciolino ritornò nella sua isola perché aveva capito che i sogni si possono realizzare, ma il destino suo era quello di vivere nel mare, mentre il marinaio non s'imbarcò più ma scrisse tutte quelle emozioni vissute e quello che il pesciolino gli aveva raccontato diventando uno scrittore famoso, perché anche se non si può vedere si può sentire con l'anima e il cuore.
LA VITA E' UNA GRANDE AVVENTURA MENTRE E' UNO SCOGLIO VIVERE SENZA DESIDERIO
Biografia Vergot Roberto, nato a Levico Terme il 10 gennaio 1969, frequenta i centri diurni Anffas Trentino Onlus dal 1985, prima in un centro socio educativo di Trento e dal 1995 presso il centro di Borgo Valsugana. Attualmente partecipa attivamente a diverse attività quali la fisioterapia, Attività assistita con il cavallo, i laboratori didattici e motori e il laboratorio di teatroterapia.
METODOLOGIA: L'intervento iniziale con Roberto ha preso le mosse a partire da una conoscenza e fiducia reciproca. Il suo stato si poteva valutare come espressione di una forte indifferenza e apatia ad ogni evento relazionale-motorio. L'attivazione è avvenuta secondo un programma ben dettagliato che ha visto l'inizio di confronto verbale, poi il collegamento con il disegno e la stimolazione sensoriale con esercizi dedicati, molti dei quali svolti con la massima concentrazione utilizzando delle bende per gli occhi. L'esecuzione degli esercizi è stata svolta inizialmente da me e poi lui in seconda battuta cercava di immedesimarsi nella fase di ripetizione. L'utilizzo di strumenti di percussione, poi, ha stimolato maggiormente la fase creativa, arrivando a creare all'interno del setting immagini ben definite o, meglio, a creare un posto ideale nel quale trovarci entrambi e nel quale inserire i personaggi creati sempre liberando le nostre immagini. Queste due fasi ci hanno visto collaborare insieme con un incontro di 60-90 minuiti settimanali per circa quattro mesi. Al termine di questo periodo abbiamo iniziato un piccolo laboratorio di scrittura creativa non applicata, ossia senza una tematica di fondo e quindi le idee sono scivolate sulla carta e man mano che questo avveniva, Roberto si portava a memoria frasi e cose che lentamente con un altro laboratorio dedicato della durata di circa 6 mesi ha portato alla realizzazione del presente manoscritto. In questa fase la fase pittorica è stata seguita dal laboratorio didattico di P.zza Romani, nel quale Roberto, con un incontro settimanale di circa due ore, ha realizzato le raffigurazioni dell'opera scritta. L'impaginazione e gli aspetti redazionali sono stati curati con la collaborazione con il Centro di Formazione professionale Per.La. di Fiera di Primiero, sempre di Anffas Trentino Onlus.
ANALISI: si può sintetizzare il lavoro svolto in questi punti ! ! ! ! ! ! ! ! !
Roberto Vergot rivede i suoi testi post-elaborazione
Fase conoscitiva e/o fiduciaria delle parti Realizzazione di un laboratorio sensoriale attivo Realizzazione di eventi pittori e/o creativi Realizzazione di un laboratorio di scrittura Elaborazione di testi e disegni Accorpamento e verifica del lavoro svolto Correzione e inquadramenti tecnici / pratici Analisi dei contenuti e del lavoro svolto Composizione finale del lavoro
Biografia Vergot Roberto, nato a Levico Terme il 10 gennaio 1969, frequenta i centri diurni Anffas Trentino Onlus dal 1985, prima in un centro socio educativo di Trento e dal 1995 presso il centro di Borgo Valsugana. Attualmente partecipa attivamente a diverse attività quali la fisioterapia, Attività assistita con il cavallo, i laboratori didattici e motori e il laboratorio di teatroterapia.
METODOLOGIA: L'intervento iniziale con Roberto ha preso le mosse a partire da una conoscenza e fiducia reciproca. Il suo stato si poteva valutare come espressione di una forte indifferenza e apatia ad ogni evento relazionale-motorio. L'attivazione è avvenuta secondo un programma ben dettagliato che ha visto l'inizio di confronto verbale, poi il collegamento con il disegno e la stimolazione sensoriale con esercizi dedicati, molti dei quali svolti con la massima concentrazione utilizzando delle bende per gli occhi. L'esecuzione degli esercizi è stata svolta inizialmente da me e poi lui in seconda battuta cercava di immedesimarsi nella fase di ripetizione. L'utilizzo di strumenti di percussione, poi, ha stimolato maggiormente la fase creativa, arrivando a creare all'interno del setting immagini ben definite o, meglio, a creare un posto ideale nel quale trovarci entrambi e nel quale inserire i personaggi creati sempre liberando le nostre immagini. Queste due fasi ci hanno visto collaborare insieme con un incontro di 60-90 minuiti settimanali per circa quattro mesi. Al termine di questo periodo abbiamo iniziato un piccolo laboratorio di scrittura creativa non applicata, ossia senza una tematica di fondo e quindi le idee sono scivolate sulla carta e man mano che questo avveniva, Roberto si portava a memoria frasi e cose che lentamente con un altro laboratorio dedicato della durata di circa 6 mesi ha portato alla realizzazione del presente manoscritto. In questa fase la fase pittorica è stata seguita dal laboratorio didattico di P.zza Romani, nel quale Roberto, con un incontro settimanale di circa due ore, ha realizzato le raffigurazioni dell'opera scritta. L'impaginazione e gli aspetti redazionali sono stati curati con la collaborazione con il Centro di Formazione professionale Per.La. di Fiera di Primiero, sempre di Anffas Trentino Onlus.
ANALISI: si può sintetizzare il lavoro svolto in questi punti ! ! ! ! ! ! ! ! !
Roberto Vergot rivede i suoi testi post-elaborazione
Fase conoscitiva e/o fiduciaria delle parti Realizzazione di un laboratorio sensoriale attivo Realizzazione di eventi pittori e/o creativi Realizzazione di un laboratorio di scrittura Elaborazione di testi e disegni Accorpamento e verifica del lavoro svolto Correzione e inquadramenti tecnici / pratici Analisi dei contenuti e del lavoro svolto Composizione finale del lavoro
Anffas Trentino Onluss Via G.B. Trener,8 – 38100 – Trento Tel. 0461 407511 – Fax 0461 407500
C’era una volta un re... di Roberto Vergot