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Suzie Moore e il Sogno di una Notte di Inizio Estate una racconto di Anita Book
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Ai miei amati e sempre fedeli booklovers
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Durante il tragitto mi rilasso. È sabato pomeriggio e il traffico qui a Roma si moltiplica, perciò impieghiamo molto tempo prima di imboccare Via Ostiense e immetterci sulla statale. Fisso la gente che passeggia per le strade, i senzatetto stesi sulle panchine e gli autobus che svettano in mezzo alle auto, ed è proprio per via di questo ozioso osservare che i miei sensi si intorpidiscono e la collera che di solito divampa nel mio petto si acquieta. Siamo fermi di fronte a un semaforo. Vittorio ha un piede appoggiato sull’asfalto e il suo respiro conforta il mio. Mi tengo stretta alla sua vita (anche se avrei preferito afferrarmi a qualcosa di diverso dal suo corpo), e ogni tanto lo sento fischiettare o intonare a bassa voce una canzone. Ho come l’impressione che oggi sia più allegro del solito. Non so perché ma, in fondo al cuore, ne sono felice. Quando superiamo l’entrata della statale, la coda diventa insopportabile. «Che mega rottura» sbotto. «Ma perché non si danno una mossa?». Se la ride. Lo capisco perché le sue spalle vanno su e giù. «Non ci trovo nulla di divertente» protesto. «Nemmeno io, ma sei irresistibile quando ti incavoli» dice sovrastando il rumore forte del motore. «Sta’ zitto!» farfuglio. Stavolta, però, mi è impossibile nascondere il sorriso che si fa spazio sulle mie labbra. Per fortuna lui non può vedermi. «Gli altri sono già lì?» ne approfitto per chiedere. Procediamo di qualche metro. «Sì. Ho sentito Matt prima, ha detto che fa un caldo bestiale e che il posto già scoppia di gente. Era preoccupato». Aggrotto la fronte. «Perché?». «Se non arriviamo in tempo ci faranno saltare il sound-check». Quelle parole mi raggelano. «Stai scherzando?». Mi basta il suo cenno di diniego, però, per capire che, no, non sta scherzando affatto. Il cuore accelera i battiti, in preda al panico. «Lo sai che…». «Lo so, lo so» fa lui senza che io completi il pensiero. «Tu non canti senza sound-
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check. Per questo motivo, ora la situazione si sbloccherà e tutto andrà nel verso giusto». «Ah, sì? Hai qualche potere extrasensoriale, per caso?». «Semplice intuito maschile». Prorompo in una risata. «Questa sì che è bella!». Tuttavia, neanche a farlo a posta, pochi istanti dopo le macchine riprendono a circolare e il traffico scorre fluido e lineare fino a destinazione.
Matteo aveva ragione: il lido è già gremito di gente. Ragazzi per lo più, intenti a consumare drink e a divertirsi. Matteo e Enzo ci vengono subito incontro, entrambi con una Red Bull in mano. «Oh-oh! Ecco i due piccioncini!» scherza Matt. Anche lui è fissato con questa storia e siccome sa che sentirne parlare mi urta terribilmente, affonda il coltello nella piaga. Lo detesto. Vittorio scontra il pugno con il suo. «Non svegliare il can che dorme» lo avvisa. «Ma quale “can che dorme”, la nostra Suz è l’agnellino più tenero del mondo». Gli salto addosso e mi avvinghio alla sua schiena. «Allora le vuoi provare, eh?» inizio a tempestargli la spalla di finti colpi. Enzo si accende una sigaretta e si sganascia dalle risate. «Ultimamente mi domando sempre più spesso in che razza di compagnia sia andato a finire». Fa cadere un po’ di cenere sulla sabbia e tira una boccata. «Siamo fuori, davvero». «Tutti i divi del rock lo sono» dice Vittorio vanesio. Avvolge un braccio intorno alla spalla di Enzo e aggiunge: «Dov’è che si prende da bere, qui?». Andiamo al bar, Matteo mi porta in giro sulle spalle e io, dal suo metro e ottanta di altezza, mi sento un po’ la regina del mondo. Saluto a destra e a sinistra come fanno i reali durante le parate. È uno spasso. Prendiamo posto a uno dei tavolini e ci godiamo qualche minuto di relax. La legge del duro protocollo dei cantanti esige l’assoluto divieto di mangiare qualsiasi cosa commestibile prima di un’esibizione, ma io ho le corde vocali abituate a ogni tipo di
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trasgressione e posso benissimo concedermi il lusso di un pacco di patatine al formaggio. Il peggio che potessi ingerire. «Lo sai che ti dona il blu?» dice Enzo. Sollevo un sopracciglio, pronta a caricare nel caso in cui alla sua affermazione dovesse seguire una battuta. Con questa banda di disgraziati non si può mai essere tranquilli. Deve leggermi nel pensiero, però, perché un attimo dopo aggiunge: «Sul serio. Mette in risalto il bianco della tua pelle». Mi sorride e aspira una lunga boccata. È sincero. «Be’, grazie» rispondo. Passano alcuni secondi di silenzio, rotto da Matteo che fa: «La prossima settimana potresti provare col verde pisello o col fucsia fosforescente. Vanno di moda questi colori. L’hanno detto in TV». Gli assesto una gomitata e l’istante successivo scoppiamo tutti a ridere. Non so proprio come farei senza di loro.
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