3043 - ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE CHE LO RICEVE
13-MAR-2021 Estratto da pag. 16 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 18 3043
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6566 - ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE CHE LO RICEVE
10-MAR-2021 Estratto da pag. 51 6566
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 14 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-34 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 7 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-8 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-2 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 5 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-6 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-6 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-6 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-2 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-2 3043
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3043 - ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE CHE LO RICEVE
13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-14 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-14 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-14 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-14 3043
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3043 - ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE CHE LO RICEVE
13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-29 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-13 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-13 3043
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3043 - ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE CHE LO RICEVE
13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-28 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-28 3043
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3043 - ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE CHE LO RICEVE
13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-10 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-10 3043
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3043 - ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE CHE LO RICEVE
13-MAR-2021 Estratto da pag. 11 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-29 3043
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3043 - ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE CHE LO RICEVE
13-MAR-2021 Estratto da pag. 7 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 2 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 23 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-3 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-3 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-5 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-5 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 18 3043
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6566 - ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE CHE LO RICEVE
10-MAR-2021 Estratto da pag. 24 6566
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10-MAR-2021 Estratto da pag. 24 6566
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3043 - ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE CHE LO RICEVE
13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-21 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 13 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 9 3043
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3043 - ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE CHE LO RICEVE
13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-8 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-11 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 4 3043
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 3 3043
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a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
3043 - ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE CHE LO RICEVE
13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-18 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 1-18 3043
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3043 - ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE CHE LO RICEVE
13-MAR-2021 Estratto da pag. 4 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 4 3043
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3043 - ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE CHE LO RICEVE
13-MAR-2021 Estratto da pag. 6 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
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13-MAR-2021 Estratto da pag. 6 3043
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6566 - ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE CHE LO RICEVE
12-MAR-2021 Estratto da pag. 1-24 6566
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
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12-MAR-2021 Estratto da pag. 1-24 6566
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Sabato 13 Marzo 2021 Corriere del Veneto
VE
Il virus
La nuova ondata
Rt a 1,28 e il ministro Speranza firma l’ordinanza, in vigore da lunedì Dall’asilo all’università, tutti a casa. Le restrizioni dureranno fino a Pasqua
IL LOCKDOWN
Oltre 2500 contagi: Veneto rosso È caos scuole, pressing sui ristori ❞
VENEZIA Ora è ufficiale: anche il
Veneto, che dopo la tregenda di novembre e dicembre pareva risparmiato dalla nuova ondata del virus, da lunedì cambierà colore, diventando «rosso». Alto rischio, massima allerta. L’ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza, sulla base delle indicazioni della Cabina di Regia, entrerà in vigore lunedì e durerà per almeno due settimane - la finestra minima prima di un eventuale declassamento in «arancione» - anche se l’orientamento è quello di estendere i divieti fino a Pasqua e Pasquetta, da sabato 3 a lunedì 5 aprile, quando per effetto del nuovo decreto varato ieri dal Consiglio dei ministri in tutta Italia verranno adottate le limitazioni più stringenti. La decisione era nell’aria fin dal mattino, anticipata dal presidente Luca Zaia durante la consueta conferenza stampa di mezzogiorno: «Il nostro Rt è a 1,28 e sappiamo che se si supera l’1,25 si finisce in zona rossa. E questo nonostante gli
altri indicatori dell’emergenza siano per noi ancora positivi, tutto sommato: l’incidenza è infatti di 194 positivi ogni 100 mila abitanti (media regionale perché come noto in cinque distretti sociosanitari, Asolo, Belluno, Terme-Colli Euganei, Alto Vicentino, Veneto Orientale l’incidenza è ben oltre la fatidica soglia di 250 positivi per 100 mila abitanti, ndr.), e quella dei positivi sui tamponi è al 4% contro il 7% nazionale. Il tasso di occupazione delle terapie intensive è del 14% con una soglia di allerta del 30% e quello dei ricoveri in area non critica è al 17% con una soglia del 40%. Insomma, la pressione ospedaliera non è a livelli di guardia». E però «il contagio sta crescendo» ha ammesso lo stesso Zaia e il bollettino quotidiano l’ha confermato: ci sono stati altri 2.569 contagiati (dato di ieri sera su giovedì sera), per un totale di 351.210 positivi dall’inizio dell’epidemia. Le persone che oggi sono infette sono passate da 31.665 a
33.097 (più 1.432). I ricoveri in terapia intensiva sono tornati a crescere di 10 unità (ora sono 181), quelli in area non critica di 23 (sono 1.386). I morti continuano ad aumentare, da 10.065 a 10.082. A far rialzare la testa al Covid sono state le varianti: «Quella inglese, più contagiosa, è ormai prevalente, la riscontriamo in oltre il 70% dei casi - ha detto Zaia -. Circolano anche la brasiliana e la sudafricana ma non sappiamo in che entità». Zona rossa non significa lockdown, perché le persone potranno continuare ad andare al lavoro, ma non c’è dubbio che l’impatto delle nuove restrizioni sarà duro e si farà sentire soprattutto in due direzioni: la scuola, perché a differenza del governo precedente l’esecutivo Draghi ha scelto di chiudere tutto, dagli asili all’università, e le attività commerciali ed artigiane costrette a riabbassare nuovamente la serranda, con le uniche eccezioni dei servizi essenziali come gli alimentari, le farmacie
e le edicole e di quelli funzionali alla Dad e allo smart working, come i negozi di informatica e le cartolerie. «È un momento drammatico, l’economia è allo stremo, molte piccole e medie imprese sono in ginocchio» avverte il presidente di Confcommercio Patrizio Bertin, «dopo un anno di pandemia e oltre 100 mila morti ci sono delle responsabilità, non spetta a noi dire quali, ma non possono essere sottaciute. Adesso pretendiamo i vaccini e gli indennizzi: i primi per ripartire, i secondi per sopravvivere». Le famiglie sono nel caos e durante la diretta social della conferenza di Zaia se n’è avuto uno spaccato inequivocabile: il ritorno in Dad manderà in crisi molti genitori, impossibilitati a restare a casa con i figli. Zaia ha assicurato di essersene fatto portavoce durante l’ultima, decisiva riunione con i colleghi presidenti e il governo nella prima mattinata di ieri: «Avevo suggerito di lasciare aperti asili, materne ed ele-
Luca Zaia Ho proposto di lasciare sui banchi i bambini più piccoli ma il Cts è stato inamovibile
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Patrizio Bertin Se dopo un anno siamo ancora qui, qualcuno ha responsabilità che non possono essere sottaciute
mentari ma il Cts è stato inflessibile ed è lo stesso Cts che un mese fa ci diceva che riaprire le superiori non era un problema... Comunque ora dobbiamo dare una prospettiva, perché i cittadini sono psicologicamente al limite; servono subito congedi parentali e bonus baby sitter per aiutare mamme e papà ad affrontare la Dad; servono ristori e indennizzi immediati per le attività più colpite; e il Cts si deve dotare di uno speaker ufficiale a cui possa fare riferimento l’opinione pubblica: basta parole in libertà». Il governo ha risposto a stretto giro, dapprima col ministro degli Affari regionali Maria Stella Gelmini («Dal Consiglio dei ministri via libera alle risorse per finanziare i congedi parentali, una risposta precisa e immediata ai presidenti di Regione») e poi con il premier Mario Draghi che nel garantire la massima collaborazione e condivisione con le Regioni («Altrimenti rischiamo di perdere entusiasmo in questa battaglia collettiva») ha promesso «lavoro agile, congedi parentali straordinari e contributi baby-sitting» alle famiglie e 32 miliardi di sostegni «più rapidi, più corposi, più semplici» alle imprese. Ma. Bo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
La storia
Dieci figli, sei computer. E dal più grande che segue i corsi universitari al più piccolo che è alla materna, da lunedì in casa Rossi sarà un full di didattica a distanza, tra schermi collegati su classroom, cuffie per non disturbare con le proprie lezioni quelle di fratelli e sorelle e i genitori in servizio effettivo permanente di supporto ai più piccoli. «Di nuovo. Non ho ancora pensato a come organizzarci per lunedì», annuisce Chiara Mattara, madre dei ragazzi Rossi, sei maschi e quattro femmine, belli, allegri, attivi nella vita parrocchiale e della comunità, come i genitori. Un van per gli spostamenti tutti insieme, in casa spazi ben organizzati con tre camere e zona giorno, le regola della cooperazione e del rispetto per far funzionare tutto, anche la dad. «Sono tutti in età scolare, tranne il grande che è all’università – racconta Chiara – La sorella minore è al terzo liceo classico, il fratello in terza superiore all’istituto San Marco, poi Davide al liceo sportivo in seconda, Rachele in quarta ginnasio, una figlia in seconda media, tre sono alle elementari, il più piccolo ha cinque anni e va all’asilo». «Non all’asilo, mamma: alla materna». «Giusto, alla materna. L’anno scorso con la Dad è stato un miracolo. All’inizio avevamo un solo computer fisso, anche un po’ datato. Fortunatamente avevamo già attivato la fibra, potenziata con un wi-fi in grado di far arrivare il segnale in tutte le stanze. Il maggiore, con la borsa di studio, ha comprato un pc MESTRE
Momenti di studio a distanza
Sei computer per dieci figli, i Rossi e il puzzle della Dad «E all’inizio il pc era uno...»
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La gestione I piccoli fanno meno ore e vanno gestiti o poi disturbano gli altri
portatile. E poi abbiamo fatto richiesta di altri dispositivi alle scuole; superiori e medie hanno prontamente risposto. Un altro ci è stato dato da un fratello della comunità, un’amica ci ha prestato un tablet. E con sei computer e altri device, siamo riusciti». Grazie al fatto che i piccoli alle elementari sono collegati per poche ore al giorno, si possono condividere i dispositivi. Ma non li si può lasciare soli davanti allo schermo, chiunque abbia figli piccoli sa che la Dad è un impegno nell’agenda
giornaliera dei genitori. «I piccolini non possono gestirla in autonomia, devi stare lì a seguire la lezione per capire e poi supportare – dice la mamma Chiara - La consegna dei compiti è stata il momento più difficile: nei tentativi di trovare la forma migliore, sono state adottate piattaforme diverse e ogni volta si dovevano cambiare le procedure...». Moltiplica per cinque figli più piccoli e svariate materie, diventa un bell’impegno. E se fino a ieri erano in Dad alternata alle lezioni dal vivo solo i quattro ra-
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Vicinanza I miei figli sono fortunati mai da soli anche in lockdown
Qui sopra un simpatico momento di Dad di una delle figlie della famiglia Rossi. A sinistra, l’intera famiglia di Mestre immortalata durante una gita in montagna
gazzi alle superiori, da lunedì si ricomincia anche con i quattro più piccoli. «Con i computer ce la si può fare. Poi, siccome i piccoli fanno poche ore di lezione, bisogna gestire il loro tempo in modo che non disturbino fratelli e sorelle che stanno facendo lezione». La didattica a distanza ha portato la scuola in soggiorni, salotti, cucine, camere e camerette, e ha aperto ai genitori una finestra Meet, Zoom, Classroom sul lavoro dei docenti, le interrogazioni, i compiti in classe con questa regola dei dieci minuti per rispondere a trenta domande e poi via, altri dieci per un’altra raffica di quesiti così gli studenti non copiano (in compenso non riescono a ragionare, la classe va male e infatti nei giorni di presenza si fanno solo verifiche). Insomma, una finestra su quello che era il privato dei figli. «Non si dovrebbe mai ascoltare le lezioni ma capita - ammette la signora Rossi – Ti si apre un
mondo: docenti bravissimi che gestiscono con eccellenza. A volte penso siano eroi: quando sento “professoressa non sento, la connessione non va” e cose del genere, hanno tutta la mia comprensione. Devo ammettere che una volta sono scivolata e, dopo aver assistito a quella che a me sembrava una ingiustizia, ho parlato col docente. Non si dovrebbe mai, mai fare». Da lunedì si ricomincia. «Abbiamo un tavolino in terrazza: confidiamo nel sole affinché i ragazzi possano usare anche quello spazio. Gli altri, sul tavolo della cucina». Con la corsa a smobilitare mouse e computer al suono virtuale della campanella perché ad una certa, si mangia. «Dico che i miei figli sono fortunati, perché non sono mai soli e anche durante il lockdown non hanno sofferto il gap di socialità con i coetanei». Monica Zicchiero © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sabato 13 Marzo 2021 Corriere del Veneto
VE
Il virus
La nuova ondata
PREVENZIONE
I Nas sequestrano i flaconi della partita sospesa, previsti controlli ai centri vaccinali. Russo: «Usiamo le altre scorte»
Psicosi AstraZeneca, centinaia di disdette La Regione: «Il vaccino anti-Covid è sicuro» L’intesa
Dopo la sospensione, da parte dell’Agenzia italiana del Farmaco, del lotto di vaccini AstraZeneca ABV2856, ieri è scattato il sequestro giudiziario delle scorte in deposito nei magazzini degli ospedali nelle 88 città italiane coinvolte. I Nas di Padova hanno posto i sigilli a 450 flaconi custoditi dalle Usl Euganea (a Monselice), che ha inoculato 6.603 vaccini fermandone 850, Pedemontana (ne ha ricevuti 1682), Polesana (1914) e Berica (4272, di cui 4mila somministrati). I Nas di Treviso hanno sequestrato 135 flaconi a Belluno, dove l’Usl Dolomiti ha utilizzato 300 dei 1655 sieri ricevuti. Nessun intervento all’Usl Marca Trevigiana, che ha inoculato tutte le 300 dosi in suo possesso, e nemmeno nelle Usl Serenissima, Veneto Orientale e Scaligera, escluse dalla distribuzione di fiale appartenenti al lotto ritirato. L’ABV2856 conteneva 560mila dosi, 250mila delle quali destinate all’Italia e di queste 20.500 arrivate nel Veneto, che ne ha somministrate 17.276 e bloccato, giovedì, le rimanenti 3224. L’ordine di sequestro è arrivato dalla Procura di Siracusa, che indaga per omicidio colposo in merito al decesso di Stefano Paternò, sottoufficiale della Marina morto a 43 anni dopo aver assunto l’anti-Covid di AstraZeneca. Altri due fascicoli con la stessa ipotesi di reato sono stati aperti dalle Procure di Catania, in seguito alla morte del poliziotto Davide Villa, 50 anni, spirato a 16 giorni dall’assunzione del vaccino dello stesso lotto, e di Trapani, dove ha perso la vita il carabiniere Giuseppe Maniscalco, stroncato da un infarto 48 ore dopo la somministrazione. Ma in quest’ultimo caso è già stato escluso il nesso con l’anti-Covid. Ci sarebbero dodici indagati, tra coloro che lavorano nello stabilimento della Catalenti di Anagni, nel Lazio, dove è avvenuto l’infialamento della partita ritirata, e tutti quelli che ne hanno maneggiato le fiale, sanitari inclusi. Mentre il ministero della Salute oggi inVENEZIA
Medici di base, siglato l’accordo per partecipare alla campagna VENEZIA Il problema è che sul certificato vaccinale rilasciato dalle Usl agli utenti che assumono l’anti-Covid ci sono scritti il nome dell’azienda produttrice e pure il numero del lotto. Quando ieri i giornali hanno pubblicato la sigla di quello bloccato da Aifa, si è scatenato l’inferno tra coloro che ne avevano assunto la prima dose (il Veneto ha cominciato a somministrarlo a febbraio e il richiamo è previsto dopo tre mesi). In preda al panico, hanno cominciato a tempestare di chiamate e di e-mail i medici di famiglia. «Un vero assedio — conferma Domenico Crisarà, vicepresidente nazionale della Fimmg, sigla di categoria, e presidente dell’Ordine dei Medici di Padova — solo il mio studio associato ha ricevuto fino al primo pomeriggio 300 messaggi di posta elettronica e decine di telefonate. Ci chiedono se adesso verrà loro la trombosi, quali sintomi eventualmente sospetti devono aspettarsi e segnalare, se prendere dei farmaci per prevenirli, se conviene non fare la seconda dose. Noi abbiamo rassicurato tutti, dicendo che se non sono emerse gravi reazioni collaterali entro tre giorni non devono preoccuparsi, ma l’accaduto rischia di creare uno stop alla campagna vaccinale». Ironia della sorte proprio ieri i medici di famiglia hanno siglato l’accordo con la Regione per somministrare l’antiCovid di tutte le aziende già autorizzate, AstraZeneca inclusa. Recepito il finanziamento stabilito a livello nazionale — 6,16 euro a iniezione, 18,9 se a domicilio — Palazzo Balbi erogherà una somma ulteriore a copertura della complessità organizzativa prevista. «Siamo molto soddisfatti per l’ottimo risultato raggiunto — dice Maurizio Scassola, segretario regionale della Fimmg — dovremmo riuscire a partire nel giro di un paio di settimane, cioè entro la fine di marzo». Le prime a iniziare potrebbero essere le Medicine di gruppo, già organizzate. M.N.M
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Accordo Regione-industriali
VENEZIA La giunta regionale ha approvato ieri il protocollo d’intesa per l’estensione della campagna vaccinale alle attività produttive del Veneto. Un’iniziativa annunciata con entusiasmo dal presidente Luca Zaia ed accolta con soddisfazione dal presidente di Confindustria Enrico Carraro, mentre i sindacati sono perplessi (quando non apertamente contrari come nel caso della Cgil) ed anche dal gover-
vierà gli ispettori in Sicilia e ad Anagni, i Nas del Veneto trasmetteranno il rapporto dell’attività svolta ai colleghi di Catania, che stanno raccogliendo i dati dai Comandi di tutta Italia, e si preparano a prelevare un campione del lotto in oggetto e a compiere un sopralluogo nei centri vaccinali dove ne sono state inoculate le dosi. Per ora però nessuna segnalazione su eventi avversi gravi è arrivata ai carabinieri, nè dal Sistema sanitario regionale nè da privati. L’Istitito superiore di Sanità, intanto, ha iniziato le analisi su alcune fiale, per capire se siano state contaminate. Una prima ipotesi è che il vaccino possa essere stato conservato male, cioè non alla temperatura indicata tra 2 e 8 gradi, durante il trasferimento alle Regioni. «Finora abbiamo somministrato 47.877 sieri AstraZeneca, appartenenti a quattro lotti — precisa la dottoressa Francesca Russo, direttore della Prevenzione in Regione — le dosi dei tre non fermati continueranno ad assere utilizzate sulle categorie essenziali, cioè personale scolastico, esercito, forze dell’ordine, polizia penitenziaria e detenuti. Quando è arrivata la nota di Aifa, ho detto alle aziende sanitarie di fermare la partita sotto osservazione e poi ho chiesto all’Ateneo di Verona, che sta conducendo la farmacovigilanza, quante e quali reazioni avverse fossero emerse in relazione a tutti i vaccini AstraZeneca, in generale. Ne sono state registrate 349, tutte lievi, cioè consistenti in febbre sotto i 38 gradi, dolore nel punto di iniezione, stanchezza — rivela Russo —. Tranne dodici, più pesanti, che consistono in febbre alta, a 39-40, cefalea, dolori articolari e, in due casi, in reazioni allergiche, risolte però subito al Pronto Soccorso». Tra questi 12 eventi avversi, sette sono collegati al lotto sotto sequestro, ma non hanno nulla a che vedere con gli eventi tromboembolici alla base di 30 decessi sospetti in Europa e allo stop all’utilizzo di AstraZeneca in
Il vaccino Una scatopla di vaccino AstraZeneca, inocultato ieri al personale delle scuole del Veneto
Vaccino Astrazeneca in Veneto LOTTI
ABV2856 ABV4678 ABV5811 ABV6096 TOTALE
Usl 1 Dolomiti 1.655 Usl 2 Marca Trevigiana 300 Usl 3 Serenissima Usl 4 Veneto Orientale Usl 5 Polesana 1.914 Usl 6 Euganea 7.453 Usl 7 Pedemontana 1.682 Usl 8 Berica 4.272 Usl 9 Scaligera Veneto 17.276
655 7.866 314 840
1.233 5.864 16.772
Aggiornamento 12.3.2021 (dati Regione Veneto)
Islanda, Norvegia e Danimarca e di alcuni lotti in Germania, Austria, Lituania, Estonia, Lettonia, Romania e Lussemburgo. «Fino a ieri a mezzogiorno sono state inoculate 48.500 dosi degli altri lotti AstraZeneca — continua la responsabile
1.648 5.777 1.779 193 1.325 232
10.954
2.310 9.814 8.226 2.135 2.519 740 2.947 8.778 1.914 5.505 5.864 2.875 47.877
L’Ego-Hub
della Prevenzione —. Il blocco di una fornitura è indicativo di un sistema di controllo che funziona, non va interpretato come segnale negativo. E’ la prova della massima attenzione alla sicurezza del farmaco e delle persone a cui è indirizza-
Profilassinellefabbriche approvatoilprotocollo Cgildiceno,dubbidalgoverno no arrivano molti distinguo: «Siamo tutti d’accordo sul rendere più flessibile il Piano vaccinale per aumentare la capacità di somministrazione - premette Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione al ministero della Salute -. Vaccinare nelle aziende significa raddoppiare la potenza di fuoco, quindi immunizzare più persone in tempi più brevi e arrivare alle agognate riaperture». E però, mette in chiaro
Rezza, «ciò non può accadere a scapito delle categorie alle quali il Piano nazionale conferisce priorità, come gli anziani e i pazienti fragili. L’operazione si può fare solo in presenza di disponibilità di adeguate quantità di vaccini, che consentano il rispetto delle priorità previste dal Piano. Per arrivare all’obiettivo, tutti gli ostacolo burocratici vanno eliminati». E però ieri sul punto Zaia ha
espresso un’opinione opposta: alle aziende non andrebbe il surplus di dosi che eventualmente dovesse residuare dal circuito pubblico, bensì quota parte dello stock principale perché «l’obiettivo è aprire quanti più canali possibili di vaccinazione, contemporaneamente». È probabile, però, che così scoppino polemiche, perché al minimo ritardo nella profilassi delle categorie indicate come prioritarie dal Piano
to. A chi ha assunto un vaccino del lotto fermato da Aifa dico di stare tranquillo se non sono emersi sintomi gravi entro le prime 72 ore». Ma la paura si è già diffusa. Sui 9mila insegnanti prenotati a Treviso per la vaccinazione con AstraZeneca nel fine settimana, tremila hanno disdetto. L’Usl ha messo in lista al loro posto altri lavoratori. L’Usl Serenissima, che fino a ieri aveva registrato il 98% di adesione da parte dei docenti, ha ricevuto la cancellazione di 300 appuntamenti su 600. A Padova su 158 persone prenotate 25 non si sono viste, a Verona per lunedì è annunciato un calo di utenti rispetto al previsto. Bene non hanno fatto nemmeno le notizie provenienti dall’estero: gli Stati Uniti hanno «congelato» 30 milioni di vaccini dell’azienda anglo-svedese,
nazionale, qualcuno potrebbe puntare il dito contro le imprese «colpevoli» di essersi appropriate dell’agognato siero. E questo a maggior ragione se si pensa che Zaia ha sottolineato due ulteriori aspetti e cioè che «nelle fabbriche si vaccineranno tutti indistintamente, senza tener conto dell’età» e che «si è aperto un ragionamento per vaccinare anche i famigliari over 60 dei lavoratori, un bel segno di civiltà». Per Carraro «il modello individuato con la Regione è conforme con il Piano nazionale», tanto che il riferimento delle imprese sarà sempre il direttore generale dell’Usl; «Ci poniamo ue obiettivi: supportare la sanità pubblica nel raggiungimento di un rapido contenimento dei contagi e mettere al
PRIMO PIANO
Corriere del Veneto Sabato 13 Marzo 2021
E LOTTO SOSPETTO
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A Padova Insegnanti e personale Ata ieri pomeriggio in Fiera a Padova mentre attendeva il proprio turno per farsi somministrare il vaccino Astrazeneca nonostante il caso del lotto «sospetto» bloccato nei giorni scorsi (Foto Fossella/Bergam aschi)
Eventi avversi
Sono 7, su 349, le reazioni più pesanti ma non gravi al vaccino AstraZeneca legate alla fornitura fermata per precauzione da Aifa
● Ieri anche in Veneto è proseguita la campagna vaccinale che sta riguardando, oltre agli over 80,le categorie essenziali, come personale scolastico e delle carceri, detenuti, forze dell’ordine, militari.
autorizzati in 70 Paesi, in attesa della sperimentazione clinica avviata dai propri scienziati. La Gran Bretagna invece, che ne ha somministrati 9,7 milioni di dosi, segnala 194 reazioni allergiche e 275 morti sospette, su cui sono in corso accertamenti. Ieri infine Aifa ha autorizzato l ’a n t i - C o v i d d i J o h n son&Johnson: dose unica a partire dai 18 anni, che copre anche le varianti del virus. «In un momento così critico, abbiamo bisogno di vaccini sufficienti per contrastare la pandemia con efficacia e in tempi rapidi — dice il presidente Giorgio Palù —. Janssen sarà un’arma in più per uscire quanto prima dall’emergenza sanitaria». Dovrebbe arrivare in Italia in aprile. Michela Nicolussi Moro
● Dopo i timori legati al siero AstraZeneca, molti hanno disdetto la vaccinazione: nell’Usl Serenissima 300 docenti su 600 hanno rinunciato, a Padova l’astensione è stata di circa il 15%: su 158 persone prenotate, 25 non si sono viste. A Treviso su 9mila appuntamenti, ne sono stati cancellati tremila. ● Tra chi ieri ha scelto di vaccinarsi hanno prevalso la fiducia nella scienza e la speranza che solo attraverso una protezione di massa si possa uscire dall’emergenza sanitaria
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più presto in sicurezza il nostro territorio, velocizzando il ritorno alla normalità delle attività economiche». Critico Christian Ferrari della Cgil: «Noi riteniamo che vada rispettato in maniera rigorosa il Piano nazionale, a partire dalle priorità da garantire a tutti i soggetti più anziani e più fragili; solo successivamente, nella fase di vaccinazione di massa con la piena disponibilità delle dosi, si può portare avanti una campagna nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro. Si tratta di un tema delicatissimo, su cui va evitata ogni disparità di trattamento e vanno escluse fughe in avanti, utili solo a ingenerare altra confusione». Ma. Bo. M. N. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA
«Prima della vaccinazione ho chiesto il numero del lotto: volevo essere sicura che non fosse quello bloccato da Aifa». Luisa Guadagnino, insegnante dell’elementare San Giovanni Bosco di Salzano (Venezia) riassume le preoccupazioni condivise da tanti docenti che ieri – nonostante gli allarmi suscitati dal blocco del lotto Abv2856 di vaccini AstraZeneca (il siero di Oxford) in seguito al decesso di tre persone – si sono presentati nei punti vaccinali per ricevere la loro dose. «Ero un po’ preoccupata: quando ho letto la notizia mi sono venuti dei dubbi se vaccinarmi o meno ma ho cercato di informarmi e pare non ci VENEZIA
Profebidelli,itimori fannosaltarel’iniezione «Errore,bisognaripartire» sia nessuna correlazione tra i decessi e il vaccino – aggiunge l’insegnante appena uscita dal padiglione Rama dell’ospedale dell’Angelo di Mestre – Credo poi che farsi il vaccino sia un dovere civico». Non tutti la pensano come lei. O, comunque, sono tanti i docenti (e personale Ata) che dopo il blocco del lotto non si sono presentati all’appuntamento vaccinale. Nell’Usl 3, uno su due l’ha disertato (circa 300 su 600; un crollo rispetto ai giorni precedenti); mentre al Padiglione 6 della Fiera di Padova l’astensione è stata di circa il 15 per cento: su 158 persone prenotate, 25 non si sono viste. Tra chi ha deciso di vaccinarsi c’è timore; ma anche la consapevolezza dell’importanza del vaccino. «Sinceramente ho più paura del Covid
che del vaccino – dice Giorgia Bertolini, insegnante di geografia dell’istituto Algarotti di Venezia – mi sono informata prima di venire e i numeri di chi ha avuto reazioni gravi al vaccino AstraZeneca sono minime. Spero di non essere una delle sfortunate». Tra i docenti e il personale Ata in fila al Padiglione Rama si rincorrono i timori ma prevale la fiducia nella Scienza. «I miei familiari, soprattutto mia moglie, erano preoccupati – spiega Antonio Tripodi, collaboratore scolastico dell’Ic Ugo Foscolo di Murano – ma ho fiducia nei medici e non ho avuto dubbi o esitazioni nel venire qui». L’idea di non presentarsi all’appuntamento non ha sfiorato per un secondo nemmeno la mente di Barbara, insegnante di arte alla scuola me-
● L’editoriale Governo e Regioni, un dialogo in tre punti
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Nel Veneziano, uno su due rinuncia alla vaccinazione. A Padova il 15 per cento dice no. Ma gli altri: «Farla è un dovere civico»
Il viaggio
La vicenda
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SEGUE DALLA PRIMA
na bella sfida sia per i presidenti di Regione, sia per il nuovo ministro, Mariastella Gelmini. Veniamo così condotti al secondo punto-chiave: il futuro dei giovani e la scuola, dove – citiamo sempre dal discorso in Senato – «particolare attenzione va riservata agli Its». Gli Istituti tecnici superiori (Its) sono percorsi biennali successivi al diploma, paralleli all’università, e composti per metà di tirocinio nelle aziende e per metà di studio. Questa Regione – al pari di Lombardia ed Emilia-Romagna - ben conosce questa esperienza in virtù dell’attività posta in essere dagli Its Academy Veneto: sette Fondazioni dedicate all’Efficienza energetica, alla Mobilità
d i a d i Te o l o , i n f i l a a l padiglione della Fiera di Padova dove il nuovo atto della vaccinazione AstraZeneca per il personale docente e non delle scuole del territorio è «andato in scena» solo nel pomeriggio di ieri. «Una volta saputo dello stop del singolo blocco di vaccini la preoccupazione inevitabilmente è salita un po’ ma è bastato informarmi tramite fonti certificate per capire che si è trattato di un atto precauzionale e che gli effetti collaterali gravi, tra chi ha già ricevuto la prima dose, si contano sulle dita di una mano. Personalmente non vedevo l’ora di vaccinarmi, anche perché seguo nove diverse classi e 250 ragazzini: l’ho fatto anche per loro, e lo rifarei senza alcuna esitazione». Al suo fianco c’è Cristina,
sostenibile, al Made in Italy, alle Ict, e così via. Per dirla con il sito della Regione Veneto, «è il percorso di specializzazione creato sulle figure professionali più richieste dal mercato del lavoro» (l’86% dei giovani trova subito lavoro). Torniamo al presidente del Consiglio: «In Francia e in Germania, ad esempio, questi istituti sono un pilastro importante del sistema educativo. E’ stato stimato in circa 3 milioni, nel quinquennio 2019-23, il fabbisogno di diplomati di istituti tecnici nell’area digitale e ambientale. Il Programma Nazionale di ripresa e resilienza assegna 1,5 miliardi agli Its, 20 volte il finanziamento di un anno normale prepandemia. Senza innovare l’attuale organizzazione di queste scuole, rischiamo che quelle risorse vengano sprecate». In questo campo, chi ha più filo da tessere, tesserà. Il terzo punto-chiave riguarda le prospettive delle imprese e dei lavoratori. Sostiene Draghi: «Uscire dalla pandemia non sarà come riaccendere la luce. Questa osservazione ha una conseguenza importante. Il governo dovrà proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori, ma sarebbe
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Ho più paura del Covid che dei possibili effetti collaterali del vaccino
che insegna lettere nello stesso istituto: «Il vaccino va fatto, senza se e senza ma, e questa voce deve passare chiaramente. Vogliamo tornare a vivere la scuola come una volta, anche se forse non sarà un passaggio così immediato». La zona rossa, infatti, è dietro l’angolo, ma c’è chi si era già «rassegnato» da tempo. Come Luigi, docente di un liceo di Padova: «Ormai ci abbiamo fatto il callo con la didattica a distanza, quindi quasi non ci faccio caso. Piuttosto mi preoccupo per il vaccino: con la voglia che avevo di farmelo credo di essere davvero stato tra i primissimi a prenotarlo, e sapere che la quasi totalità dei miei colleghi a scuola ha fatto altrettanto mi fa ben sperare per il futuro». A chiudere il giro è Giulia, insegnante alle scuole elementari di Vigodarzere, che non le manda decisamente a dire: «Già lo so che con questa “scusa” del lotto di vaccini ritirato in molti si tireranno indietro e decideranno di non vaccinarsi. A loro e a tutti i No-Vax farei una semplice domanda: e se a causa di questa scelta uno dei vostri familiari, magari vostro figlio, prendesse il Covid? Lascio a loro la risposta». Matteo Riberto Gabriele Fusar Poli © RIPRODUZIONE RISERVATA
un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente». Riecheggia, in questo passaggio, il principio ispiratore che ha guidato il lavoro sulla «rivitalizzazione» del mondo delle imprese curato da Mario Draghi, insieme a Raghuram Rajan, nell’ambito delle attività del Gruppo dei Trenta (Corriere del Veneto, 9 febbraio). In estrema sintesi: non si devono sussidiare le «imprese zombie», ma si devono aiutare soltanto le attività che hanno davvero un futuro. Ecco allora che, nel dialogo Stato-Regioni, potranno rivelarsi di grande utilità le conoscenze che, nei nostri territori a spiccata vocazione manifatturiera, si sono accumulate sulle dinamiche evolutive dell’economia reale; ossia, su distretti e cluster, medie imprese e imprese «champions», multinazionali tascabili e start-up attive nei settori che si collocano lungo la frontiera del progresso tecnologico. Franco Mosconi
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PRIMO PIANO
SABATO 13 MARZO 2021 CORRIERE DELLE ALPI
Coronavirus: il rischio sanitario
Il Veneto in rosso da lunedì a Pasqua Zaia: la gente è stremata, subito aiuti Le richieste al Governo: «Congedi e bonus baby sitter ai genitori-lavoratori, sostegno alle imprese, voce scientifica unica» Filippo Tosatto / VENEZIA
Il Veneto si scopre in zona rossa, un’ulteriore penitenza figlia legittima dell’impennata di contagi che ha catapultato l’indice Rt di trasmissibilità del virus a quota 1.28, un «grado alto con molteplici allerte di resilienza» nella definizione dell’Istituto superiore di sanità che ha determinato il passaggio dall’arancione alla fascia di allerta più elevata. La riclassificazione del rischio, sancita in serata dall’ordinanza del ministero della Salute che ha tinto di rosso nove regioni italiane, entrerà in vigore lunedì e comporterà una serie di restrizioni già sperimentate a dicembre. Quanto durerà il giro di vite? Una ventina di giorni, è la previsione, così da approdare alla Pasqua che si annuncia blindata al pari delle festività natalizie alle spalle. «Nel Paese la situazione va peggiorando da due settimane a questa parte e noi scontiamo la variante inglese del Covid ormai dominante», il commento di Luca Zaia. Che ricapitola gli indicatori epidemiologici del Veneto evidenziando un andamento attenuato rispetto al trend generale: «La nostra percentuale di positivi sui tamponi eseguiti è 4,19% a fronte del 6,9% italiano mentre il tasso d’occupazione delle terapie intensive si attesta al 14% e quello dell’area medica al 17%». Valori lontani dalle soglie d’allerta, analogamente all’incidenza di nuovi casi: 194 per 100 mila abitanti rispetto al limite critico di 250 e alla media nazionale di 225. Conclusione? «Si è acceso un campanello d’allarme, oggi la pressione ospedaliera è sostenibile ma è prioritario evitare il collasso e garantire le cure a tutti, a costo di ridurre le prestazioni ordinarie». In mattinata il governatore ha interloquito con i ministri Roberto Speranza e Mariastella Gelmini: «La situazione è problematica e impone coesione ma non c’è più lo spirito della scorsa primavera, oggi la popolazione è depressa e stremata. Perciò ho avanzato alcune richieste prioritarie: congedi parentali e bonus baby sitter ai genitori-lavoratori, sostegni immediati alle imprese parametrati sul fatturato precedente, e un portavoce scientifico del Governo che parli ai cittadini, confusi da questa babele di dichiarazioni e commenti». È tutto? Quasi. «Ho sollecitato la prescrizione di un tetto minimo di tamponi da eseguire in ciascuna regione perché il Covid non conosce confini e il testing adeguato è garanzia per se stessi e verso gli altri». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
CROMASIA
i numeri
TASSI DI INCIDENZA CASI COVID PER DISTRETTO distretti con scuole chiuse distretti con oltre 200 casi per 100mila abitanti
Belluno Feltre Treviso Nord Treviso Sud Pieve di Soligo Asolo Venezia, Centro Storico, Isole ed estuario; Venezia terraferma, Marcon e Quarto d Altino Mirano - Dolo Chioggia Veneto Orientale Rovigo Adria Padova Bacchiglione; Padova Piovese Padova Terme, Colli Alta Padovana Padova Sud Bassano Alto Vicentino Vicenza Est Vicenza Ovest Verona città; Est Veronese Pianura Veronese Ovest Veronese
CASI
POPOLAZIONE 2020 (FONTE: ISTAT PRE-CENSIMENTO PERMANENTE)
INCIDENZA ULTIMA SETTIMANA X 100.000 ABITANTI
I DATI DEL GIORNO PRECEDENTE
337 135 405 405 458 735 461 524 131 710 356 126 831 325 631 306 337 527 592 243 939 321 742
119.911 82.061 212.416 210.962 213.914 251.017 284.912 273.182 65.240 228.329 165.873 69.947 380.385 118.830 258.677 179.346 180.379 185.544 316.473 179.967 474.597 155.054 300.688
281,04 164,51 190,66 191,98 214,10 292,81 161,80 191,81 200,80 310,95 214,62 180,14 218,46 273,50 243,93 170,62 186,83 284,03 187,06 135,02 197,85 207,02 246,77
276,04 127,95 176,54 175,39 203,35 268,51 146,01 162,16 150,21 294,31 212,81 194,43 214,78 260,04 248,57 162,81 175,74 266,24 170,63 135,58 185,42 198,00 237,12
approva il protocollo d’intesa
Vaccinazioni aziendali, c’è il piano Confindustria plaude, no della Cgil La Regione fornirà il siero le imprese organizzeranno l’offerta con la supervisione delle Ulss e recluteranno i medici per le somministrazioni VENEZIA
La disponibilità delle imprese, l’impegno dei medici di fiducia, l’adesione volontaria dei lavoratori, la regìa dei direttori delle Ulss: sono i capisaldi del protocollo d’intesa destinato alle vaccinazioni aziendali approvato in mattinata dalla Giunta regionale che ha accolto la proposta illustrata al riguardo dall’assessore alla sanità Manuela Lanzarin. Un documento di programmazione che nell’immediato sconterà la scarsità di sieri, destinato tuttavia ad alimentare la campagna di immunizzazione nei segmenti produttivi: industria, commercio, turismo, agricoltura in primis. «Stiamo preparando la culla al neonato, all’inizio sarà una mobilitazione a macchia di leopardo perché la nostra disponibilità di vaccini è molto limitata ma tra aprile e maggio il Veneto attende l’arrivo di almeno un milione e mezzo di dosi e ciò consentirà una somministrazione di massa nei luoghi di lavoro»,
L’assessore Manuela Lanzarin, il governatore Luca Zaia e il capo della prevenzione Francesca Russo
le parole di Luca Zaia; «Nella sostanza, la Regione fornirà i flaconi e le imprese organizzeranno l’offerta in collaborazione con le aziende sanitarie del territorio cui spetterà la supervisione del processo, garantendo l’erogazione in sicurezza e nel rispetto del calendario nazionale. La volontà è quella di assicurare la più ampia copertura ai lavoratori, condizione essenziale per una ripartenza, soprattutto nei comparti più danneggia-
ti dall’epidemia, quali l’accoglienza. Tuttavia, ho avanzato un’ulteriore proposta agli imprenditori, quella di estendere la vaccinazione ai familiari over 60 dei dipendenti, una sorta di benefit nel segno del welfare aziendale. La sensazione è che l’ipotesi sia percorribile». Sollecitato da numerose associazioni di categoria, il provvedimento raccoglie l’apprezzamento di Confindustria: «La delibera regiona-
le viene incontro alla nostra proposta», afferma il presidente Enrico Carraro» abbiamo offerto la disponibilità del sistema industriale ad assumere un ruolo attivo nella campagna di vaccinazione, permettendo alle imprese di aderire su base volontaria alla vaccinazione dei propri dipendenti, con la collaborazione di personale medico qualificato, all’interno dell’azienda, in spazi a riservati e idonei allo scopo. Questo
Nessun distretto ha superato ieri la soglia dei 250 A sinistra l’aggiornamento di ieri del tasso d’incidenza dei contagi su centomila abitanti. Con l’intera regione in rosso non servirà più per stabilire la chiusura delle scuole, ma serve a comprendere l’evoluzione dell’epidemia. Nessun nuovo distretto ieri ha superato la soglia di 250, a lato il raffronto sul giorno precedente. Quanto al bollettino, i contagiati alle 17 sono saliti a 351.210 (+2.569), gli attualmente positivi a 33.097 (+1.432), i ricoverati per Covid a 1.386 (+23), quelli in terapia intensiva a 181 (+10), le vittime totali a 10.082 (+17).
con due obiettivi principali: supportare la sanità pubblica nel raggiungimento di un rapido contenimento dei contagi; mettere al più presto in sicurezza il nostro territorio, velocizzando al contempo il ritorno alla normalità delle attività economiche. Perciò nelle ultime settimane abbiamo lavorato intensamente e in collaborazione con gli uffici regionali preposti e il protocollo approvato oggi ci trova quindi pienamente d’accordo». Di tenore opposto la reazione della Cgil, che lamenta l’esclusione dei sindacati dal confronto preliminare sul protocollo: «Riteniamo profondamente sbagliata la scelta di procedere in maniera unilaterale, o con la sola condivisione delle rappresentanze delle imprese», la critica del segretario generale Christian Ferrari «ovviamente sosterremo le nostre ragioni in tutte le sedi, a partire dall’incontro che abbiamo chiesto urgentemente al presidente Zaia e all’assessore Lanzarin; «Nel merito, va rispettato in maniera rigorosa il piano vaccinale nazionale, a partire dalle priorità da garantire a tutti i soggetti più anziani e più fragili; solo successivamente, nella fase di vaccinazione di massa con la piena disponibilità delle dosi, si potrà portare avanti una campagna nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro. Il tema è delicatissimo, vanno evitate disparità di trattamento e fughe in avanti territoriali, utili solo a ingenerare ulteriore confusione». — FILIPPO TOSATTO © RIPRODUZIONE RISERVATA
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CortinaCadore
Sabato 13 Marzo 2021 www.gazzettino.it
Colate dal Rudan, l’allarme c’è ma mancano i semafori `Anas
non ha ancora installato gli impianti per fermare il traffico VODO DI CADORE Manca solo il semaforo sulla statale di Alemagna, da attivare in caso di pericolo, per completare il sistema d’allarme sul Rudan a Peaio di Cadore. Ma per il momento, inspiegabilmente, Anas non ha ancora provveduto. Il sindaco di Vodo Domenico Belfi non commenta ma lascia intendere che la delusione c’è
pensando ai tanti cantieri aperti e da aprire sull’Alemagna e quel piccolo intervento che è in attesa di chissà quale spinta. I semafori, che andranno collegati al sistema di monitoraggio, diventeranno rossi in caso di colata fermando il traffico a garanzia della sicurezza. In questi anni è sempre andata bene, grazie al lavoro fatto dalla briglia che sta a monte, appena sopra la statale, che ha trattenuto gli elementi pericolosi, rocce e tronchi, ma la briglia è molto danneggiata dopo le tante sollecitazioni ricevute. In attesa di vedere installati i semafori Belfi assicura: «Quello
che mi interessa è avere il sistema allertato e funzionante per la sicurezza della popolazione residente e di quanti transitano sulla ciclabile. Per quanto di competenza sulla statale tocca ad Anas». A ridosso del ponte sul Rudan sono montati cartelloni informativi, anche in inglese e tedesco, che ben spiegano come comportarsi in caso di allarme, cartelli analoghi ma di minori dimensioni sono stati sistemati, sempre in zona, lungo la strada Regia e sulla ciclabile così da informare escursionisti e ciclisti. Se quelli sulla statale mancano sono invece già in funzione da tempo i semafori mon-
tati prima e dopo il ponte della ciclabile sul Rudan e all’accesso della viabilità comunale sull’Alemagna. In funzione anche la sirena pontata sul campanile e l’illuminazione sul torrente, e le webcam; una che riprende i ghiaioni dell’Antelao dove ha origine il fenomeno e una seconda che controlla la situazione dietro la briglia. Tutto questo vasto sistema di monitoraggio ed allerta, opera della Regione, è stato già provato dal vivo lo scorso inizio dicembre quando le piogge hanno attivato l’ultima colata scesa dall’Antelao. In quell’occasione si è rilevata anche una grossa frana con
piante travolte o compromesse tanto che, appena sarà possibile, si dovrà intervenire per la rimozione del materiale che, in caso di eventi meteo importanti, che a primavera capitano, potrebbe finire nella briglia a valle. La necessità di monitorare la situazione sul Rudan è emersa in occasione della grande colata dell’agosto 2015, confermata nel 2018, sempre in agosto, quando per gli effetti di una bomba d’acqua venne travolta una ruspa che lavorava nel greto: fortunatamente salvo l’operatore. Giuditta Bolzonello PEAIO Il tratto sotto minaccia
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«Artigiani protagonisti alle Olimpiadi» Accordo tra Fondazione e Confartigianato per coinvolgere `Dall’edilizia, al food fino ai gadget, il settore alla riscossa le imprese nell’offerta di beni e servizi a favore dell’evento Scarzanella: «Un grande indotto da sfruttare per crescere» `
Viaggio multiculturale e minoranze etniche
CORTINA D’AMPEZZO L’artigianato sarà uno dei protagonisti delle Olimpiadi di Cortina 2026. «Il Bellunese, nonostante le difficoltà della pandemia, con le Olimpiadi ha una grande opportunità per il futuro» ha affermato la presidente di Confartigianato Belluno, Claudia Scarzanella nel presentare, assieme al direttore Michele Basso, l’intesa siglata tra il Comitato organizzatore dei Giochi Olimpici e Paralimpici italiani e le Associazioni artigiani di Lombardia e Veneto. «Ci sarà un grande indotto e tante opportunità di lavoro – spiega Basso -. Ora siamo impegnati sul contingente e gli effetti della pandemia che colpisce anche le attività artigianali, che si preparano ad affrontare un altro momento di chiusura. Stiamo spingendo verso un protocollo per la vaccinazione rivolta ai lavoratori, ne ha parlato il presidente Luca Zaia e noi ci impegniamo su quel fronte».
SANTO STEFANO
SPINTA FORMIDABILE Se i Mondiali di Cortina dello scorso febbraio non sono stati come ci si sarebbe aspettato, visto lo svolgimento a porte chiuse, sono però stati, a detta presidente Scarzanella, «un banco di prova importante». Necessario iniziare subito a lavorare, perché il 2026, anche se appare lontano, in realtà è dietro l’angolo. Per creare possibilità concrete di lavoro, favorire l’incontro tra domanda e offerta, strutturarsi in modo più efficace, fare rete, creare condizioni favorevole per la tenuta dell’economia. «Perché nel momento in cui le imprese diventano più solide, anche il territorio è più attrattivo – sottolinea Scarzanella -. Il tessuto bellunese per il 65% è fatto da micro e piccole imprese. Abbiamo davanti a noi tutta una serie di opportunità: pensiamo a tutto il sistema casa, all’edilizia e all’impiantistica che in questi anni sono in grande sofferenza - ha aggiunto Scarzanella -. Ci sono poi il comparto food, quello della ricettività. Ma anche tutti i collegamenti con il settore moda, dai gadget all’abbigliamento. Non ci siamo ancora resi conto di quanto grande sarà l’indotto e di quelle che sono le possibilità per le imprese, che iniziano già ora.
«ABBIAMO L’OCCASIONE DI FARE QUEL SALTO DI QUALITÀ CHE FINORA È MANCATO SPETTA A NOI SAPERLA COGLIERE AL MEGLIO»
GIOCHI INVERNALI 2026 Dopo settant’anni dalla prima Olimpiade che fece di Cortina una star internazionale, torna il grande evento
Chiaramente tutto dipende da noi, dobbiamo essere ricettivi. Abbiamo l’opportunità di fare quel salto di qualità finora non ancora messo in atto. La vedo come una possibilità di cambiamento culturale».
Persi i Mondiali di dragon boat 2025: la spunta la “piccola Vienna” bulgara
PROTOCOLLO D’INTESA
AURONZO DI CADORE
L’operazione è finalizzata a coinvolgere le imprese artigiane nelle procedure di selezione per l’affidamento delle forniture, dei servizi e dei lavori che si renderanno necessari alla realizzazione dell’evento. Il tutto in via non esclusiva e comunque nel pieno rispetto dei principi di trasparenza, concorrenza e non discriminazione. «Siamo arrivati alla formalizzazione di un protocollo d’intesa e alla costituzione di un tavolo di coordinamento con la Fondazione Milano Cortina 2026 - ha precisato Basso -. Un tavolo che vede assieme Daniele Corvasce per la Fondazione, due rappresentanti di Confartigianato Imprese Veneto (Basso per la parte tecnica e Scarzanella per quella politica), il presidente degli Artigiani di Sondrio Gianni Gritti e la vicesegretaria di Confartigianato Lombardia Roberta Gagliardi». Il protocollo prevede che le associazioni di categoria svolgano un ruolo di “facilitatore” per le imprese. Federica Fant © riproduzione riservata
Non ce l’ha fatta Auronzo di Cadore a spuntarla sulla bulgara Ruse per la candidatura dei Mondiali di dragon boat 2025. L città avversaria aveva parecchie frecce al suo arco: con una popolazione di 165 mila abitanti è la quinta città della Bulgaria con una grande storia e una preziosa architettura per la quale è spesso definita “la piccola Vienna”. Campo di gara, il placido Danubio. Ma tant’è, Auronzo ci ha provato nel cogliere questa ghiotta opportunità d’organizzare un altro evento ridato sul suo lago. «Non era facile, abbiamo presentato un ottimo dossier ma la Federazione internazionale ha scelto diversamente», queste le prima parole di Andrea Bedin, il coordinatore del Comitato promotore candidatura Auronzo. «Le premesse erano buone – prosegue Bedin – ma l’aver già organizzato in Italia questo evento nel 2012 e nel 2017 ha creato le condizioni di “spostare” l’interesse interna-
zionale verso il campo di gara bulgaro, che conta sull’attrazione della quinta città, in termini di popolazione, della Bulgaria». Come conclusione Bedin esprime un sentito ringraziamento a chi ha sostenuto questa candidatura dal primo momento come il Comune di Auronzo di Cadore, la Federazione Italiana Canoa Kayak, la Provincia di Belluno e la Regione del Veneto, oltre a tanti appassionati della canoa e del dragon boat italiano e
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mondiale. Ora la concentrazione va verso i Mondiali di canoa velocità Junior e Under 23 per l’anno 2023, già assegnati ad Auronzo di Cadore durante la riunione Icf del 15 marzo 2019 a Pechino. Proprio in questi giorni sono intercorsi i contatti tra le istituzioni per il passaggio dal Comitato Promotore al Comitato Organizzatore che porterà a regime la macchina organizzativa dell’evento. (G.G.) © riproduzione riservata
Il CiCo, il Centro informativo multimediale del Comelico, voluto dalla Fondazione Comelico Dolomiti Centro studi transfrontaliero e dal Comune di Santo Stefano, comincia a diventare una significativa realtà del comprensorio. Si tratta di un’iniziativa resa possibile grazie al progetto Interreg «Primis – Viaggio multiculturale tra Italia e Slovenia attraverso il prisma delle minoranze», che ha come obiettivo la valorizzazione turistica del poliedrico patrimonio delle comunità linguistiche autoctone e l’incremento delle capacità degli attori locali, pubblici e privati, nell’attrarre fruitori di turismo culturale sostenibile. Il CiCo è stato progettato dall’architetto Andrea Turato di Patchwork studi Architettura e sarà realizzato da We.exhibit. Agli allestimenti in legno lavorerà l’Ipia Mobile ed Arredamento di Santo Stefano, con il prezioso aiuto delle Regole del Comelico. «Quando si fa rete con il territorio – ha affermato la presidente della Fondazione, Viviana Ferrario – i progetti, come Primis, hanno davvero la possibilità di creare nuove opportunità di crescita per le comunità intere». Lo scorso anno la giunta comunale di Santo Stefano ha approvato lo schema di contratto di comodato con la Fondazione per l’allocazione del punto multimediale di divulgazione, al piano terra della sede municipale, dove è prevista la realizzazione di uno spazio espositivo della cultura ladina, con l’elaborazione del design e dei contenuti. Quest’ultimi verranno presentati su piattaforme digitali, offrendo agli utenti un’immersione sensoriale quanto più completa, grazie alla quale si potranno conoscere gli aspetti storici, il patrimonio linguistico, artistico e culturale nonché le tradizioni del territorio. Yvonne Toscani © riproduzione riservata
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Primo Piano
Sabato 13 Marzo 2021 www.gazzettino.it
Coronavirus, l’emergenza
Gaffeo: «20mila vaccini a settimana» Il sindaco annuncia l’obiettivo della campagna vaccinale `Per marzo il ritmo delle inoculazioni sarà nell’ordine che in tre mesi porterà alla “copertura” di tutta la provincia delle 10mila dosi ogni 7 giorni, poi gli arrivi aumenteranno `
IN CORSO Al Padiglione B del Censer è in pieno svolgimento la campagna di immunizzazione degli anziani, di insegnanti e forze dell’ordine. A sinistra, il sindaco Gaffeo.
CAMPAGNA DI VACCINI ROVIGO «Siamo di nuovo in piena emergenza: ora l’obiettivo è riuscire a vaccinare 10mila persone a settimana a marzo e 20mila ad aprile. Solo così riusciremo a riaprire scuole e attività». Il piano vaccinale che il Polesine cercherà di portare avanti nelle prossime settimane viene anticipato dal sindaco Edoardo Gaffeo, in questi giorni alle prese con la gestione di un secondo pesante lockdown, un’altra mazzata per le famiglie polesane che si ritrovano a dovere gestire i figli a casa da scuola.
NUOVO LOCKDOWN A un anno di distanza, il virus, mutato, è sempre più contagioso e torna a stringere la morsa riempendo ospedali e i Pronto soccorso delle città. Da lunedì il Veneto, come annunciato ieri dal governatore Zaia, entra dunque in zona rossa, quella di massima allerta. La notizia della possibile chiusura della scuole in città, in verità, era già nell’aria da qualche giorno. Il sindaco Gaffeo si era detto infatti preoccupato per la crescita esponenziale dei contagi che si era verificata negli ultimi giorni anche nel capoluogo. «La situazione sanitaria è delicata - afferma il sindaco - sono in contatto continuo con la Prefettura e l’Ulss per la gestione di questa terza ondata dell’emergenza da Coronavirus».
RIPARTE LA DAD Il distretto di Rovigo, giovedì,
L’ASSESSORE ALL’ISTRUZIONE TOVO: «COORDINEREMO GLI ISTITUTI PER ASSICURARE UN ALTO LIVELLO DI DIDATTICA»
era già vicino alla soglia dei 250 contagi. Le scuole medie e superiori erano dunque già pronte ad attivare a Dad. Alcuni istituti della città avevano iniziato anche ad inviare avvisi alle famiglie per avvertire dell’imminente chiusura, arrivata ieri in modo capillare in tutto il Veneto. Per almeno 15 giorni tutte le scuole della Regione resteranno dunque chiuse e gli studenti dovranno seguire le lezioni online. «Sono in contatto frequente con i dirigenti scolastici - fa sapere l’assessore all’Istruzione Roberto Tovo - stiamo cercando di coordinare anche le informative e che stiamo facendo tutti il massimo per uno svolgimento migliore possibile dell’attività didattica in tutte le forme che sono permesse, confidando ella ripresa della presenza il prima possibile». Nel frattempo, le scuole elementari e medie della città si stanno organizzando per distribuire nuovamente tablet e pc agli alunni che ne avevano fatto richiesta. Il grande pericolo infatti della Dad, che continua a preoccupare anche l’assessore ai Servizi Sociali del Comune Mirella Zambello, è la dispersione scolastica che colpisce, in particolare, famiglie con meno possibilità economiche, non sempre intercettate dai Servizi Sociali. In questi mesi, gli istituti si sono però organizzati attraverso la raccolta delle domande delle strumentazioni elettroniche che saranno date
in comodato d’uso agli studenti, oltre che sul potenziamento della Rete. Anche sul fronte delle presenze nelle aule virtuali, a differenza di un anno fa, il controllo sarà più capillare. Nel caso ci sia la non giustificata e prolungata assenza degli studenti dalla Dad, la scuola dovrà infatti segnalarlo e scatterà la verifica delle forze dell’ordine, ovviamente limitatamente agli alunni della scuola dell’obbligo.
CITTADINI ESASPERATI Ieri, la notizia dello stop per attività commerciali e scuole, ha scatenato reazioni di rabbia da parte di alcuni cittadini che si sono sfogati sui social contro le restrizioni dettate dalla nuova ondata di contagi. In particolare, per baristi e ristoratori la chiusura potrebbe protrarsi fino a dopo Pasqua. Lo stesso vale per le scuole, che potrebbero riaprire solo dopo le vacanze, costringendo dunque gli studenti a un mese di lezioni a distanza. Roberta Merlin © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il mondo della politica e della cultura
Tovo e Boniolo in attesa, Crivellari prenotato Anche il primo cittadino, docente universitario, si è vaccinato. «Sto bene - fa sapere Gaffeo - sabato ho ricevuto la prima dose di Pfizer, il 27 marzo farò la seconda». E sul fronte dei timori relativi alle possibili reazioni avverse dei vaccini AstraZeneca, afferma: «Non c’è motivo di preoccuparsi, non contribuiamo a creare panico. I lotti incriminati sono stati ritirati, non esiste prova scientifica di reazioni avverse nei casi riportati a livelli nazionale e le percentuali di chi ha segnalato qualcosa sul numero di dosi somministrati è in linea con le previsioni di Ema e Aifa» . A preoccupare il primo cittadino, la reazione dei polesani alla notizie del lotto di vaccini ritirati per possibile contaminazione. «A Rovigo, da
ieri - denuncia Gaffeo abbiamo un numero imprecisato di persone che non si presentano: non va bene, senza vaccino non usciremo da questa pandemia». In attesa di ricevere la prima dose del siero è l’assessore Roberto Tovo: «In quanto docente universitario con datore di lavoro fuori regione, sono in lista d’attesa anche in Emilia Romagna - spiega Tovo -
ma non sono in priorità, quindi non mi sono ancora vaccinato. Ci tengo a dire che andrò subito quando mi chiamano». Martedì riceverà, invece, la prima dose di AstraZeneca il presidente del Cur Diego Crivellari (nella foto), docente all’Itis di Rovigo: «Un po’ di preoccupazione, non lo nego, c’è, dopo la notizia del lotto ritirato, è una reazione umana. Però mi sottoporrò alla profilassi, come giusto che sia. Martedì sono stato convocato ad Adria». In attesa del vaccino anche il presidente dell’Accademia dei Concordi Giovanni Boniolo: «Sono in lista, ma in attesa di essere convocato. Per il momento, dunque, non mi sono vaccinato». R.Mer. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Farmacie, decollano i test anti-Covid «Molte richieste da aziende e sportivi» ROVIGO Il servizio era partito in sordina, ma nelle ultime settimane la lotta al Covid-19 ha subìto una forte accelerata. Sono circa 150 i tamponi rapidi effettuati a Ficarolo dalla farmacia Ravelli della dottoressa Elisabetta Bosi, con le prenotazioni cresciute in maniera esponenziale in questo periodo.
chiedono il servizio sono aumentate, soprattutto quando si sviluppano i primi casi in ambito lavorativo. Il tampone rapido può essere richiesto anche dai pazienti che devono recarsi dal dentista o dagli atleti che praticano sport: è un servizio prezioso, rivolto non solo alla gente di Ficarolo, ma ai cittadini provenienti dai paesi vicini: il prezzo è calmierato dalla Regione».
PARTENZA A STRAPPI
PREZZO CALMIERATO
Dopo il via libera arrivato agli inizi di febbraio, il servizio stentava a decollare: poi il netto cambio di passo, come spiega la titolare della farmacia di piazza Garibaldi: «Siamo stati tra i pochi ad aderire in Alto Polesine e abbiamo un infermiere a disposizione dei pazienti, che opera nei locali appositamente predisposti per il test.
L’esito arriva quasi in diretta, a portata di clic: «Le farmacie sono collegate a una piattaforma monitorata dall’Azien-
SCREENING DI MASSA
TEST PER LE AZIENDE Le aziende private che ri-
LA RAPIDITÀ DEL RISULTATO È LA CHIAVE DEL SUCCESSO DEL SERVIZIO OFFERTO NEI PAESI
da sanitaria Polesana e in 15 minuti tutti i dati vengono raccolti: in caso di positività, scatta la segnalazione al medico di base e dopo il tampone rapido serve la conferma del molecolare».
trovassero in difficoltà, compatibilmente con gli impegni presi in precedenza da chi esercita il servizio stesso. Per eventuali prenotazioni è possibile telefonare a Enzo Manzalini (327-5833008)».
POCHI POSITIVI
VOLONTARIATO IN CAMPO
In farmacia a Ficarolo sono emersi casi sporadici: «Il numero dei positivi è veramente basso, se consideriamo che al momento abbiamo effettuato quasi 150 tamponi», sottolinea la farmacista altopolesana.
A Melara il sindaco Anna Marchesini può contare sul prezioso supporto di un’associazione di volontariato: «I cittadini che ricevono la lettera di convocazione per la vaccinazione contro l’epidemia da Covid-19 e si ritrovano nell’impossibilità di raggiungere il Centro vaccinale possono rivolgersi
SERVIZIO DI TRASPORTO In queste settimane i Comuni dell’Alto Polesine hanno messo in moto la macchina dei volontari per il trasporto degli anziani che devono partecipare alla campagna di vaccinazione al Mercato coperto di Castelmassa. Il sindaco Lucia Ghiotti ha informato i cittadini di Salara che «il Centro sociale ricreativo Il Tiglio è disponibile al trasporto dei cittadini che si
ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO MOBILITATE NEI COMUNI PER IL TRASPORTO DI CHI NON HA MEZZI
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SERVIZIO IN CRESCITA La farmacia Ravelli della dottoressa Elisabetta Bosi
all’Auser di Melara, chiamando lo 0425.89077 dalle 9 alle 11.30, dal lunedì al venerdì. Il servizio verrà organizzato garantendo il rispetto della vigente normativa, nei limiti dei mezzi e delle risorse a disposizione». Anche Castelmassa è pronta a fornire un aiuto concreto agli anziani in difficoltà: «I cittadini massesi che fossero impossibilitati a raggiungere il Mercato coperto in modo auto-
nomo per sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid - dichiara Alessandra Carta, assessore comunale ai Servizi sociali - possono rivolgersi all’Associazione volontari polesani chiamando lo 0425-81999 per prenotare il trasporto. In accordo con l’associazione, l’Amministrazione comunale si farà carico della spesa relativa al trasporto». Alessandro Garbo © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Sabato 13 Marzo 2021 www.gazzettino.it
Il virus, le nuove restrizioni
Il prefetto: «Si doveva evitare la zona rossa Economia distrutta» «In troppi hanno violato le prescrizioni `«Tutte le attività in difficoltà chiuderanno Anche riaprire le scuole è stato un errore» perderemo tantissimi posti di lavoro» `
LA GIORNATA VENEZIA «Questa volta sarà molto più dura. Chiuderanno tante attività e perderemo molti posti di lavoro. Sono molto preoccupato per la tenuta economica e sociale a questo nuovo lockdown». Il prefetto Vittorio Zappalorto non ci gira attorno: la “zona rossa” è destinata a portare conseguenze disastrose. A Venezia, poi, c’è da tenere conto di un altro fattore: qui, infatti, si è ben distanti dai parametri necessari per la chiusura totale. L’incidenza, infatti, in laguna è ai livelli di ottobre: 160 casi per centomila abitanti, quando invece la zona rossa dovrebbe scattare a 250/centomila. «Purtroppo l’andamento regionale in questo non ci fa gioco - commenta amareggiato il prefetto - sono arrabbiato perché questa potevamo risparmiarcela». Zappalorto è convinto che il mancato rispetto delle prescrizioni anti contagio sia la ragione principale della situazione attuale. «Ce la siamo cercata, mi dispiace. In troppi non hanno voluto rispettare le restrizioni imposte e questo è il risultato. Questo doveva essere il momento in cui avremmo iniziato a alzarci e ripartire, e invece ci bloccheremo di nuovo». Il prefetto critica anche alcune decisioni politiche che a suo dire non avrebbero agevolato la lotta ai contagi. «L’apertura delle scuole, nonostante il 50 per cento di presenza, non è stata un’idea sana. Bisognava andare più cauti.
LA PROTESTA JESOLO – La richieste di sostegno economico ma anche gli appelli per tornare a lavorare. Gli attacchi al governo e la bacchettata al governatore Luca Zaia. Emergenza lavorativa, Jesolo scende in piazza. C’erano oltre 200 persone ieri sera in piazza Aurora per far sentire la loro voce e partecipare alla manifestazione che ha unito lavoratori stagionali e “invisibili”, ovvero quelle persone che da più di un anno sono escluse da ogni forma di sostegno. Tra di loro anche rappresentanti del mondo imprenditoriale. E poi alcuni esponenti politici come l’assessore al Commercio Alessandro Perazzolo, i consiglieri comunali Christofer De Zotti e Verino Santin. Ma anche Roberto Dal Cin, vicepresidente di Confapi Venezia mentre durante gli interventi è stata letta anche una lettera di Roberta Nesto, sindaca di Cavallino-Treporti. Tutti hanno esposto i cartelli “lavoratori invisibili” e hanno ribadito la necessità di ricevere un reddito e di tornare
Adesso ne pagheremo le conseguenze: ristoranti, alberghi, palestre, le attività economiche che finora sono rimaste a galla finiranno per soccombere». E la possibilità che, oggi, a quasi un anno di distanza dal primo lockdown, qualcuno decida di alzare la voce non è più poi così remota. «Bisogna fare attenzione, gli effetti delle chiusure influiscono pesantemente anche sulla psiche delle persone, l’abbiamo già visto - prosegue il prefetto - ma non temo problemi di ordine pubblico, non di più di quanto ce ne siano già stati. Arriveranno molte richieste, certo su cosa si potrà fare e come». Per ogni dubbio, si aspetta il nuovo Dpcm. «Vedremo se ci saranno i codici Ateco, se indicheranno chi potrà lavorare e come. Questo sarà un aspetto fondamentale di cui si dovrà per forza tener conto».
LE VOCI E la notizia, in effetti, tra le categorie è arrivata come una bomba. La zona rossa permetterà l’apertura al pubblico solo ad alcune attività commerciali di servizi essenziali. Chiuderanno inve-
PANCIN: «CHI APRIRÀ LO FARÀ PIÙ PER SPIRITO DI RESISTENZA CHE PER GUADAGNO, RICADUTE PSICOLOGICHE IMPORTANTI»
ce senza esclusione di colpi tutte le attività di ristorazione e bar. A Venezia però, dove la carenza di popolazione residente è un dettaglio non da poco, nemmeno la possibilità di vendere per asporto o consegnare a domicilio è una reale consolazione. «Chi lo fa, agisce per spirito di resistenza più che per un effettivo guadagno – nota con franchezza Ernesto Pancin, direttore in città dell’Associazione esercenti pubblici esercizi – E proprio questo aspetto psicologico non dobbiamo perderlo di vista. Dopo un’esperienza di trent’anni in questo ambito, provenendo da una famiglia di esercenti, mi accorgo di come ai nostri imprenditori manchi ormai l’ossigeno del domani, ammazzato insieme alla possibilità di programmare il lavoro da questi cambi repentini e peggiorativi. Non resta che andarci con i piedi di piombo – aggiunge Pancin – rifornire con prudenza le derrate alimentari sperando di attutire meglio i colpi. Intanto però, ascoltare un associato di quasi sessant’anni che con le lacrime agli occhi capisce di dover chiudere per sempre dopo una vita da onesto lavoratore è dura».
«INCERTEZZA DEVASTANTE» La sensazione nel mondo della ristorazione è di un annaspare continuo. «Dopo cento giorni di chiusura serale, trascorsi ad aspettare tempi migliori, queste due settimane in rosso seguite da altrettanta incertezza devastano – racconta Giacomo Zammattio,
AMAREGGIATO Il prefetto Vittorio Zappalorto, sconsolato per l’approdo in zona rossa
socio titolare del ristorante Muro Frari e San Stae – tolta la piccola goccia del pranzo che già ci aiutava relativamente, ora resta solo il delivery per cui i turni in sala salteranno e rimarrò da solo in uno dei due punti con il cuoco e il pizzaiolo. Altra questione preoccupante è che però la residenzialità di Venezia garantisce un fatturato di circa il 10% con questo tipo di servizio, nonostante l’organizzazione delle consegne con Cocai express sia una felice e indispensabile collaborazione che va avanti da quasi un anno».
A mancare, sottolinea Giacomo, è l’abitudine dei locali, «anche dei più affezionati, ad affidarsi a un’applicazione per ricevere il cibo a casa. Si inceppa ancora una volta la possibilità di uscire dalla cassa integrazione mentre dal governo non arrivano certez-
ULTIMI GIORNI DI APERTURA Il Fontego dei Tedeschi ieri. Da lunedì chiuderanno le attività commerciali non strettamente legate alle prime necessità, tra cui i negozi di abbigliamento
GLI STAGIONALI: «NESSUNO PUÒ PIÙ PERMETTERSI DI RIMANERE IN QUESTO LIMBO», POI L’ATTACCO A ZAIA
detto la rappresentante dei lavoratori – quella battuta poteva essere risparmiata, non si dimostra in questo modo il sostegno a chi è in difficoltà». In piazza a dare la propria solidarietà anche Dennis Luca Montino, titolare del noto ristorante “Perla Nera”: «La mia presenza
A Jesolo la manifestazione dei lavoratori “invisibili” «Da un anno senza aiuti» a lavorare. A vigilare, in modo discreto, le forze dell’ordine. «Abbiamo deciso di scendere in piazza – ha spiegato Hellen Grendene, portavoce degli “Invisibili” perché da più di un anno siamo senza aiuti e reddito. Nonostante gli appelli e le lettera inviate in tutta Italia continuiamo a non ricevere risposte. Siamo senza soldi, non sappiamo quando ripartirà la stagione. Al governo chiediamo di vaccinare e di riprendere a lavorare, quindi di dare un sostegno a prescindere dai codici
C’ERANO OLTRE DUECENTO PERSONE IERI SERA IN PIAZZA AURORA PER FAR SENTIRE LA LORO VOCE
Ateco». Sulla stessa scia le parole di Sabina Bellina, rappresentante degli stagionali: «Abbiamo deciso di unirci per dare un segnale forte – ha ribadito – con noi ci sono anche commercianti e imprenditori: nessuno può più permettersi di rimanere in questo limbo. Non abbiamo alcuna certezza, le uniche sono le chiuse. Con 200 euro al mese di Naspi non possiamo sopravvivere, alla faccia delle potenze di fuoco e degli annunci sugli aiuti. Chiediamo di tornare a lavorare, i protocolli sulla sicurezza ci sono, chi non li rispetta venga sanzionato, per pochi non possono rimetterci tutti».
ATTACCO JESOLO La protesta degli invisibili
A chiudere gli interventi l’attacco al presidente Zaia, accolto tra gli applausi: «Nessuno di noi ha fatto ricreazione – ha
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Primo Piano
Sabato 13 Marzo 2021 www.gazzettino.it
«Noi siamo alla disperazione Ora vaccini e ristori per tutti» I titolari di bar e ristoranti rassegnati alla prospettiva della nuova chiusura Zanon (Confcommercio): «Ma i danni non ricadano sulle singole imprese» `
GLI ESERCENTI
“positività”, dice, non si può più pronunciare a meno che non si desideri un fuggi fuggi generale, la riserva Franco Favaretto del BaccalàDivino. «È un dramma a cui ci siamo abituati - esordisce - teniamo aperto solo per garantire il servizio, ma meglio non farli i conti, meglio non guardare bus e vaporetti con 50 persone, meglio non commentare le baldorie serali mentre noi chiudiamo. Detto questo, detesto chi piange, perché se ce l’hai nel sangue questo mestiere tieni botta e vai avanti».
MESTRE Rosso disperazione. I sentimenti del settore maggiormente colpito dalla crisi pandemica variano dalla rassegnazione alla condivisione delle nuove restrizioni auspicando ristori, passando per la voglia di resistere e non mollare. Bar, pub, ristoranti, pizzerie, accumunati dall’oscillante incertezza tra fatturati azzerati e tasse da pagare, con importi intonsi, gli stessi di sempre.
«TRATTATI MALE»
ze di alcun tipo riguardo a ristori e sostegni. Non rimane altro che domandare aiuti alla banca». Adattabilità e pazienza diventano qualità indispensabili. «Fatalità avevamo riaperto venerdì scorso per richiudere dopo due giorni col passaggio all’arancio – confes-
sa Andrea Colauzzi, titolare di Ai Nevodi insieme a Matteo - Avremmo due locali in via Garibaldi, ma a salvarci è Nevodipizzalab. Provando a riconvertire il ristorante per l’asporto abbiamo capito che la cucina ha una possibilità di sopravvivenza minima vista la quantità di residenti. E sì che siamo a Castello, zona anche felice da questo punto di vista rispetto a San Marco, ma non abbastanza». Costanza Francesconi Davide Tamiello © RIPRODUZIONE RISERVATA
SUL LITORALE
– spiega – vuole essere una forma di solidarietà nei confronti dei lavoratori e anche verso i miei collaboratori. Non dimentichiamo che la nostra categoria da un anno è completamente dimenticata e vessata». (g.bab.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
JESOLO «Le ripercussioni delle nuove chiusure per i nostri associati rischiano di essere pesantissime, anche perché oggi le prospettive di ricevere dei ristori sono davvero poche». Il Veneto diventa zona rossa e nel Sandontese cresce la preoccupazione per l’impatto economico provocato dalle chiusure. A lanciare l’allarme è Angelo Faloppa, presidente di Confcommercio San Donà-Jesolo che non nasconde il rischio di conseguenze gravissime per commercianti e pubblici esercizi da settimane alle prese con un crollo degli incassi. Critica, in particolare, la situazione per ristoranti e bar (1.200 quelli presenti tra San Donà e Portogruaro), molti quali già con il passaggio in zona arancione hanno chiuso rinunciando alla possibilità della vendita per asporto o di attivare le consegne a domicilio. «Siamo molto preoccupati dall’evolversi della situazione – spiega il presidente dei commercianti – le nuove chiusure, per quanto necessarie, rischia-
La ristorazione insomma lacrima, nonostante alcuni segnalino come in fondo tra la zona arancione e quella rossa siamo lì. «Adesso faccio 150 euro al giorno - dice la titolare di Antica Hostaria Dante Alighieri - da lunedì invece farò zero: cosa cambia? Ci stanno trattando proprio male, mentre affitto e bollette arrivano puntuali». Il ristorante Darsena ha diverse convenzioni con gli alberghi vicini, che mandano i clienti a mangiare nel locale; un accordo, allo scoccare del passaggio cromatico, fortemente a rischio. «Gli hotel hanno appena ricominciato a vedere qualche ospite - racconta il gestore - e adesso quando gli dico “be’ dai, verranno a prendersi i piatti”, comprensibilmente mi rispondono “eh sì, come si fa, li facciamo mangiare in camera?». Ora, se i bar se la passano meglio dei ristoranti in termini di necessità di programmazione, di certo non si può dire altrettanto per quanto riguarda la consegna a domicilio, prerogativa di chi può soddisfare in modo più efficace le esigenze di pranzi e cene dentro le mura domestiche. «È una disperazione totale da un anno a questa parte - commenta il titolare di Caffè Diemme non so cosa sia giusto e cosa sbagliato, so solo che per sostenere i costi bisogna lavorare, invece arrivano 1.350 euro di
«COLPA DI TUTTI»
APERTO PER SERVIZIO Franco Favaretto del “BaccalàDivino”
Veritas, cifra incassabile con una settimana di zona gialla; sono rattristato, dovevano sospendere i pagamenti, ma sono troppo impegnati ad invitare la gente a rimanere a casa, quindi a non andare al bar. L’unica nota positiva sono i miei fornitori, molto disponibili nel venirmi incontro. Ora che vaccinino senza sosta, ovunque, nei giardini, nelle piazze, magari ricordandosi pure di qualche aiuto monetario, cosa che Conte ha offerto più volte». Di ristori si parla anche al bacaro del Baffo, dove il proprietario è contento delle nuove restrizioni. «Speravo nella zona rossa - rivela - così poi staremo bene, fuori dall’incubo. Non voglio nemmeno i ristori, mi basta il blocco di
bollette e affitto, che non pago da due mesi». Poi “il baffo” fa due conti: «Solo per tenere aperto dovrei prendere 200 euro al giorno, mentre adesso ne faccio 80, e spesso mi tocca gettare la roba, perché in arancione ti fanno comprare, tu allora apri la mortadella, “riva” il rosso e alla fine “no’ se capisse” più niente e butti via tutto. Adesso però mi organizzo, mi hanno fregato una volta ma la seconda no». Al Macao sono al limite di sopportazione. «Siamo un bar serale - dice affranta la titolare - noi già col giallo non lavoriamo, figurarsi col rosso, non ne veniamo fuori e non vediamo l’ora finisca tutto, anche se pare vada sempre peggio». Un briciolo di ottimismo, perché
«Conseguenze pesanti per il settore turistico E non si vedono i sussidi» no di aggravare ulteriormente la crisi economica e la diffusa sensazione di incertezza. Ad ora abbiamo poche prospettive, anche sul fronte dei ristori che fino a questo momento sono stai decisamente insufficienti per far fronte alla crisi e sui quali continuano ad esserci poche certezze. Tutti noi siamo aspettando l’arrivo della bella stagione per riprendere il lavoro, ci auguriamo che oltre alle chiusure venga avviata una massiccia campagna di vaccinazione». E in questo senso Angelo Faloppa ribadisce la necessità di vaccinare anche i dipendenti delle attività turistiche. «Per uscire da questo incubo – aggiunge il presidente di Confcommercio – l’unica strada percorribile è quella dei vaccini, ci auguriamo che il nostro appello a vaccinare i dipendenti delle attività turistiche venga accolto, in questo modo sarà possibile
ANGELO FALOPPA DI CONFCOMMERCIO SAN DONÀ-JESOLO TEME RIPERCUSSIONI GRAVISSIME PER GLI OPERATORI
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Per il presidente di Confcommercio Unione metropolitana di Venezia, Massimo Zanon, «è colpa di tutti se siamo in una condizione peggiore di prima. C’è grande preoccupazione e paura - dice - è il momento di usare il cervello, senza allungare i tempi per azioni non più di sostegno, ma di pronto soccorso, perché se hai la febbre a 40 l’aspirina non serve. Insomma se dobbiamo chiudere chiudiamo, ma i danni non devono essere lasciati sulle spalle della singola impresa e dei lavoratori. Non ci hanno fatto lavorare e adesso siamo ancora qui con la pandemia; per carità, forse avrei fatto lo stesso, ma poi bisogna prendersi le proprie responsabilità». Il direttore di Confesercenti Venezia, Maurizio Franceschi, parla della necessità di «prendere atto di una situazione drammatica da affrontare come suggerisce il Cts. Di fronte a un pericolo così grave per la salute, questa è l’unica risposta fino alla vaccinazione di massa, perché è evidente come ogni volta che apriamo poi si deve chiudere, e dunque piuttosto di una continua incertezza che impedisce qualunque programmazione, meglio fermarsi adesso, ristorare subito e vaccinare tutti». Luca Bagnoli © RIPRODUZIONE RISERVATA
arancione con il take away – spiega – con il passaggio al colore rosso diventa praticamente impossibile tenere aperto. Ad oggi gli unici clienti sono gli impiegati degli uffici della zona e i dipendenti dei negozi. Se chiudono anche questi per noi diventa impossibile tenere aperto, anche perché l’unica alternaTURISMO A RISCHIO tiva è quella del delivery ma attiAngelo vare un simile servizio solo per Faloppa con consegnare dei caffè non ha Luca Zaia e molto. Purtroppo a distanza di Luigi un anno ci ritroviamo nella stesBrugnaro sa situazione, oltretutto questa è la terza chiusura che ci viene imposta». A pesare, anche le comunicazioni date sempre all’ultimo. «È una situazione difficile – conclude l’esercente – nella quale si vive e si lavora male, ogni programmazione è stata cancellata. Riposte dallo stato? Davvero poche, i ristori sono un miraggio e comunque non baavere effettivamente un litorale stano a coprire le perdite. Per Covid free per l’estate e rilancia- gli scorsi weekend avevamo fatre l’economia turistica». A Jeso- to delle assunzioni a chiamata, lo ad interpretare il pensiero che ovviamente non abbiamo della categoria è Giampietro rinnovato. Si tratta di due persoCallino, titolare del Royal Caffè ne che si sono ritrovate a casa, di piazza Brescia che con la zo- come noi del resto». na rossa chiuderà le serrande. Giuseppe Babbo «Già è difficile lavorare in zona © RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’emergenza sanitaria IL PROVVEDIMENTO ROMA Si chiude di nuovo. Per abbassare la curva dei contagi e rendere più facile la campagna di vaccinazione. Da lunedì l’Italia va in rosso e arancione. Non solo. Zona rossa a Pasqua e Pasquetta. Ovvero dal 3 al 5 aprile. «Stretta necessaria», come la definisce Mario Draghi, che non riguarda però la Sardegna che continua a restare in zona bianca.
LA BASE Le disposizioni sono contenute in un decreto legge - molto più consono del dpcm trattandosi di norme che limitano le libertà personali - che il consiglio dei ministri ha adottato ieri mattina non senza qualche discussione, e al quale ha fatto seguito l’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che ha comunicato le nuove “colorazioni” sulla base dei dati dell’Istituto Superiore di Sanità. A Campania, Molise e Basilicata - già in zona rossa - si affiancheranno da lunedì e sino al 6 aprile, Lazio, Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Marche, Puglia, Trentino e Veneto. La zona gialla di fatto non esiste più e in arancione sono Toscana, Umbria, Abruzzo, Sicilia, Valle d’Aosta, Alto Adige, Calabria e Liguria. A spiegare le scelte del governo è stato lo stesso Mario Draghi visitando il centro vaccinale di Fiumicino: «Sulla base dell’evidenza scientifica, il governo ha adottato oggi misure restrittive che abbiamo giudicato adeguate e proporzionate. Lo abbiamo fatto - ha precisato il presidente del Consiglio - con un decreto legge, che vedrà il Parlamento pienamente coinvolto nella discussione». I dati non consentono alternative, ma per Draghi quella di ieri non è stata una giornata facile anche se nella riunione della conferenza Stato-Regioni, che ha preceduto il consiglio dei ministri, anche un governatore come Luca Zaia - non annoverabile tra gli allarmisti - ha ammesso che la situazione era ed è «preoccupante». Un po’ di discussione c’è comunque stata nel consiglio dei ministri dove alcune norme più restrittive sono state contestate dai ministri della Lega. Soprat-
L’ECONOMIA ROMA Un intervento da 32 miliardi di euro entro la prossima settimana. Al quale farà seguito una seconda operazione da almeno 15 miliardi da realizzare con il Def in aprile. Il governo al lavoro sul decreto Sostegno guarda già oltre e prefigura la necessità di una ulteriore iniezione di liquidità per sostenere il Paese messo spalle al muro dalla pandemia e dalle chiusure. «Lo scostamento di Bilancio già autorizzato è interamente impegnato per le misure che faremo a breve, ma non basta. Ho intenzione di proporre al Parlamento, in occasione della presentazione del Documento di Economia e Finanza, un nuovo scostamento di Bilancio» ha annunciato ieri Mario Draghi confermando le voci che correvano già da alcune settimane.
LE ATTIVITÀ Il premier ha garantito che le misure previste nel decreto Sostegno sono corpose e che «arriveranno rapidamente», citando il prolungamento della cassa integrazione, un più ampio finanziamento degli strumenti
Contagi, Italia ferma in “rosso” 12 regioni Pasqua in lockdown Nuove pagelle. E il Cdm vara il decreto `La zona gialla è sparita. Draghi: «Misure Otto le aree arancioni, Sardegna bianca necessarie per evitarne di più stringenti» `
L’Italia a colori le regioni da lunedì 15 marzo
L’indice RT (la velocità del contagio)
1,53 1,50 1,41 1,40 1,39 1,34 1,31 1,30 1,28 1,23 1,23 1,13 1,08 1,07 1,05 1,04 1,00 0,89 0,83 ITALIA 0,81
Basilicata rischio alto
Campania Piemonte
rischio grave
Val d'Aosta Friuli V.G. Emilia R.
rischio moderato
Lazio Lombardia Veneto
rischio lieve
Toscana Puglia Liguria Marche Molise Abruzzo P.A. Trento Sicilia Sardegna Calabria Umbria
per ridurre il contagio occorre scendere sotto l’1
P.A. Bolzano Fonte: Iss
1,16
0,61 L’Ego-Hub
Sostegni alle imprese e nuova Cig Ad aprile scostamento da 15 miliardi Regione Veneto Auto da rottamare Stanziati 5 milioni VENEZIA Cinque milioni di euro di contributi a chi rottamerà la propria vecchia auto e ne comprerà una non inquinante. E altri 4 milioni per disfarsi delle stufe obsolete. È quanto ha previsto la Regione del Veneto per abbattere lo smog anche in attuazione degli impegni presi nell’ambito dell’Accordo di Bacino Padano in esecuzione della sentenza del 10 novembre 2020 della Corte di Giustizia europea di condanna dello Stato Italiano per la violazione sistematica e continuata delle disposizioni della direttiva 2008/50/ce. Il dettaglio dei fondi stanziato dalla Regione del Veneto si trova nella delibera 238 pubblicata ieri sul Bur. Ora si aspettano i bandi per accedere ai contributi. © RIPRODUZIONE RISERVATA
di contrasto alla povertà e aiuti agli autonomi e alle partite Iva. L’esecutivo, tuttavia, è consapevole che il provvedimento, con la recrudescenza della pandemia e la necessità di operare altre dolorose restrizioni, non sarà sufficiente a coprire tutte le attività produttive. Ed è per questa ragione, appunto, che si ricorrerà ad un nuovo scostamento di Bilancio che, spiegano fonti del ministero dell’Economia, «non potrà essere inferiore a 15 miliardi di euro». Un altro punto di Pil, in pratica, da mettere sul tavolo per arginare la crisi. Intanto i tecnici del Tesoro stanno mettendo a punto il perimetro delle misure del Dl
LA PROSSIMA SETTIMANA IL PROVVEDIMENTO MA IL GOVERNO È DECISO A FARE ULTERIORE DEFICIT
Sostegni atteso al varo la settimana prossima in Consiglio dei ministri. Per le coperture si utilizzerà tutto lo scostamento di bilancio da 32 miliardi richiesto dal precedente governo, più eventuali risorse da reperire tra le pieghe di misure varate in precedenza. E a questo proposito, tra i dubbi da sciogliere, c’è l’utilizzo di 5,3 miliardi accantonati nel decreto Ristori quater licenziato nello scorso dicembre. Nel decreto troveranno ovviamente spazio i ristori a fondo perduto per circa 2,8 milioni di attività colpite dai danni economici dei lockdown. Rientreranno tra i beneficiari, abbandonato il parametro dei codici Ateco utilizzato lo scorso anno, coloro i quali hanno un fatturato da 10 milioni, mentre nei precedenti interventi il limite era fermo a 5 milioni.
LA FORMULA Il ristoro sarà calcolato sul decremento di fatturato medio mensile del 2020 rispetto al 2019, e in base al decremento ci
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VENEZIA Il centro storico al tempo del lockdown con i negozi chiusi
tutto Giorgetti ha criticato la regola di una sola visita al giorno in altre abitazioni private nelle zone arancioni e nel fine settimana di Pasqua. Posizione sostenuta anche dalla ministra Mara Carfagna, ma che poi non è passata rimanendo il vincolo ad una sola visita fortemente sostenuto dal ministro Speranza e da quelli del Pd.
LE PREVISIONI Tra le novità, ampiamente annunciate, la zona rossa oltre i 250 contagi ogni centomila abitanti, superata di molto dalla Lombardia, ma non dal Veneto che è a 194 o dal Lazio (172), anche se con un indice Rt vicino a 1,3. Abolita nelle zone rosse la possibilità di far visita a parenti e amici anche nel limite di due persone alla volta mentre è possibile nelle zone arancioni, ma solo una volta al giorno e nel weekend di Pasqua. Le scuole, manco a dirlo, continueranno ad essere chiuse e nelle zone rosse lo saranno anche quelle per l’infanzia. Come è già noto, nelle zone rosse gli spostamenti sono possibili solo per valido motivo, con autocertificazione e dalle 5 alle 22. Chiuse le attività commerciali, esclusi i generi alimentari, come anche i barbieri e i servizi alla persona. Bar chiusi e ristoranti solo asporto. Si potrà invece fare una corsetta, ma senza allontanarsi troppo da casa. Tutti contenti nel consiglio dei ministri per l’annuncio di un nuovo scostamento di bilancio. Le rassicurazioni fornite dallo stesso Draghi sul decreto “sostegno”, che arriverà la prossima settimana, non hanno impedito una lunga discussione anche alla luce delle nuove misure che, cancellando la zona gialla, mettono in rosso e arancione tutta Italia. Le ministre Elena Bonetti e Maria Stella Gelmini e il collega dell’Istruzione Patrizio Bianchi hanno chiesto e ottenuto l’immediato via libera ai congedi parentali (300 milioni di euro), a seguito della chiusura delle scuole. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha invece posto il tema dei vaccini e dei bonus baby sitter anche per i lavoratori dei servizi pubblici essenziali (negozi e grande distribuzione) che dovranno recarsi sul posto di lavoro. Marco Conti © RIPRODUZIONE RISERVATA
sarà una formula che quantificherà il rimborso. Il decreto istituirà un fondo specifico per il turismo di montagna, ed in particolare per gli impianti di Sci. Per le famiglie in dad per la chiusura delle scuole arriva il rifinanziamento dei congedi parentali e i bonus baby sitter. In cantiere anche un sostegno dei Comuni e delle Regioni che, a causa della pandemia, stanno registrando minori entrate, garantendo così l’erogazione dei servizi pubblici ai cittadini e il rifinanziamento del Reddito di Cittadinanza e Rem. Sul fronte fiscale si prefigura un intervento sulle cartelle esattoriali, favorendo la “pulizia” del magazzino da tutte quelle posizioni che sono difficilmente recuperabili e che generano solo costi per l’Agenzia delle Entrate. Tra le ipotesi allo studio lo stralcio delle cartelle ante-2015 inferiori a 5mila euro, anche se il sottosegretario al Mef, Claudio Durigon, si dice favorevole ad un rialzo della soglia fino a 10mila euro. In arrivo, inoltre, la proroga dei pagamenti delle cartelle esattoriali al 30 aprile, ma riparte la macchina delle notifiche. Michele Di Branco © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Portogruaro
IL TRIO L’UOMO MANDAVA NEGLI APPARTAMENTI LE DUE COMPAGNE ATTENDENDOLE A BORDO DI UNA MERCEDES Sabato 13 Marzo 2021 www.gazzettino.it
mestrecronaca@gazzettino.it
Furti nelle case del Nordest, tre arresti Sorpresi dalla Mobile mentre tentavano un blitz a Padova: `I primi sospetti a San Stino, viaggiavano su vetture segnalate con i nomadi croati, nell’auto c’era anche il figlio di un anno in occasione dei colpi: in un B&b hanno pagato con un Cartier `
L’OPERAZIONE PADOVA Svaligiavano case in tut-
to il Nordest con una tecnica tanto semplice quanto rodata. Il ragazzo - accompagnato anche dal figlioletto di un anno attendeva in un parcheggio affollato mentre le due complici penetravano nelle case e portavano via i gioielli. Poi fuggivano e vendevano la refurtiva ai compro-oro. In alcuni casi tentavano addirittura di “barattare” i preziosi per pagare le notti in albergo, come successo con un bracciale di Cartier, da migliaia di euro, usato per “saldare” il conto con il titolare di un B&b. Il trio di rom è stato fermato dalla Squadra Mobile che ha sorpreso i nomadi pronti all’ennesimo colpo in casa di una 69enne in via Monte Pasubio. Colti in flagranza, sono finiti in manette Nico Nikolini, 24 anni, Gabriela Nikolic, 21 anni, e Jessica Stojanovic, 18 anni, tutti e tre croati, con precedenti. Avevano messo a segno colpi nelle province di Padova, Venezia, Pordenone e Ferrara. Le indagini sono state condotte dalla Mobile e coordinate dal sostituto procuratore Giorgio Falcone.
L’INDAGINE Tutto comincia lo scorso 27 gennaio quando i poliziotti della Mobile hanno identificato a San Stino di Livenza (Venezia) un gruppo di rom, tra cui gli arrestati: stavano utilizzando due auto segnalate da diversi uffici della polizia veneti come veicoli in uso per furti in abitazione. Nell’occasione i poliziotti hanno scoperto che Nikolic e Stojanovic avevano diversi precedenti per furto in abitazione commessi ed erano anche sospettate di aver rubato la catenina a un anziano con la tecnica dell’abbraccio. Gli agenti hanno scoperto che la dinamica dei furti era sempre la stessa: l’uomo portava le donne sul luogo prescelto
con la sua Mercedes e le aspettava mentre loro commettevano i furti.
Latitante arrestato: viveva nella pineta
LE ABITUDINI I tre arrestati che giravano tra le province, dormivano in B&B o in auto. Per scegliere la zona giusta da depredare facevano dei pattugliamenti tra i quartieri residenziali e Nikolini aspettava le due donne in parcheggi affollati per dare meno nell’occhio. Una volta, il 24enne è stato visto spingere fuori dall’auto con violenza le due donne all’Arcella. Per entrare nelle case scassinavano gli infissi al piano terra con un cacciavite e rubavano soprattutto gioielli in oro che poi rivendevano nei punti vendita “compro oro”.
SAN MICHELE AL T.
LA CATTURA Giovedì i tre sono stati pedinati dalla Mobile, fino in via Fraccalanza a Padova. Si sono spostati a Mestrino e poi sono tornati nella in città. Intorno alle 15, dopo aver percorso avanti e indietro via Chiesanuova diverse volte, l’auto si è fermata in via Monte Cengio. Le due donne sono scese mentre il complice andava a parcheggiare al supermercato Interspar. Nikolic e Stojanovic hanno suonato diversi campanelli di via Monte Pasubio, fino ad arrivare a una villetta. Al campanello non ha risposto nessuno, così si sono arrampicate sulla cancellata e sono entrare in casa. In quel momento la proprietaria dell’abitazione stava andando sul retro. I poliziotti, temendo che le due ladre potessero far del male alla donna, hanno scavalcato a loro volta la recinzione. La proprietaria, accortasi degli estranei, ha gridato. Nikolic e Stojanovic, sorprese, hanno fatto per fuggire ma si sono ritrovate di fronte gli agenti. Anche Nikolini è stato fermato nel parcheggio del supermercato: in auto c’era anche il figlioletto. Marina Lucchin © riproduzione riservata
DA PADOVA A PORDENONE A sinistra, dall’alto, Niko Nicolini, 24 anni, Gabriela Nikolic, 21 anni, e Jessica Stojanovic, 18 anni: arrestati dalla squadra Mobile patavina, sono accusati di aver agito tra Veneto e Friuli
Caorle
La Don Moschetta taglia i platani vicini alla scuola (rc) L’azienda speciale “Don Moschetta” taglia gli alberi lungo il confine del giardino della casa di riposo: il Comitato Difesa Territorio Caorle chiede spiegazioni urgenti al Comune, mentre l’azienda speciale precisa che ragioni di sicurezza hanno motivato l’abbattimento. A fine febbraio, 15 platani piantumati da tempo immemore nell’area verde della casa di riposo Don Moschetta, accanto alla scuola primaria Palladio, sono stati abbattuti. Il Comitato Difesa Territorio Caorle, associazione
ambientalista che opera in Veneto Orientale, ha protocollato in municipio una comunicazione diretta al sindaco Striuli con la quale sono state chieste le motivazioni che hanno determinato la decisione di sacrificare gli alberi e se prima del taglio sia stata eseguita una perizia da un tecnico qualificato per valutare le caratteristiche strutturali e fitosanitarie dei platani e se vi fossero o meno nidi presenti in loco. D’altra parte, Giovanni Carrer, presidente del cda della Don Moschetta, ha precisato che il taglio degli alberi è stato
effettuato per tutelare la sicurezza dei bambini della vicina scuola primaria Palladio. «Negli ultimi mesi sono caduti due alberi all’interno del giardino della casa di riposo – ha detto Carrer – ci siamo preoccupati che le piante potessero cadere e nuocere ai bambini che durante la ricreazione si trovano nel giardino che di fatto confina con la rsa. Va comunque sottolineato che a fronte dell’abbattimento di questi alberi, nell’ultimo periodo abbiamo piantumato circa un centinaio di pini».
chiarire le posizioni con l’assessora Lanzarin PORTOGRUARO Sull’hospice unico la Conferenza dei Sindaci chiama a rapporto la Regione. La presidente della Conferenza dei sindaci Sanità, Silvia Susanna, ha chiesto ufficialmente un incontro all’assessore regionale competente, Manuela Lanzarin, per affrontare il tema dell’hospice. Oggi il servizio destinato ai malati terminali del Veneto orientale è dislocato su due sedi: una all’interno del “Monu-
mento ai Caduti in Guerra” di San Donà di Piave, dove ci sono 9 posti letto, e una alla Residenza per anziani “Francescon” di Portogruaro, da 8 posti letto.
VOGLIA DI RAZIONALIZZARE Il calo dell’utilizzo del servizio (in riva al Lemene si è passati da un’occupazione dei posti letto dell’80 per cento nel 2008 a una del 39 per cento nel 2019), ha indotto la giunta regionale ad approvare una delibera che prevede, in una struttura ancora da individuare, un’unica unità da 12 posti letto. A seguito di questo indirizzo l’azienda sanitaria ha avviato un’indagine di mercato per realizzare una struttura baricentrica tra Portogruaro e San
Donà di Piave, a diretta gestione dell’Ulss e non più in convenzione con le case di risposo che, a causa della mancata occupazione dei posti letto e quindi delle risorse pubbliche assegnate, hanno dovuto spalmare i maggiori costi del servizio sulle rette a carico degli anziani.
MERCOLEDÌ 17 MARZO «Nella seduta del 3 marzo scorso – scrive nella lettera inviata alla Regione il sindaco Susanna - la Conferenza dei sindaci ha espresso la richiesta urgente di poter avere un incontro con i referenti della Regione per approfondire la questione». L’incontro tra i sindaci e i rappresentanti regionali po-
PERSONAGGIO CONOSCIUTO
trebbe svolgersi già il prossimo mercoledì 17 marzo, alle 16, in videoconferenza.
tendone la sostenibilità economica.
LA POSIZIONE DI PORTOGRUARO
Sono intanto arrivate a 2500 le firme raccolte online dal Circolo Pd di Portogruaro, dal comitato civico Tutta un’altra Portogruaro, dall’Associazione Pensionati di Lugugnana, dal Comitato salute bene primario e dall’Associazione Insieme in festa in difesa del servizio. I promotori erano intenzionati a continuare la raccolta anche in forma cartacea ma l’andamento della pandemia sta inevitabilmente limitando ogni azione di sensibilizzazione sul tema. Teresa Infanti
Conoscono bene il 42enne, che è finito più volte nel comando di via Maja a Bibione per una serie di denunce. Quando l’altro giorno sono arrivati a Bibione Pineda, hanno perlustrato la zona boschiva a ridosso di via dei Lauri. Le indagini della Locale avevano infatti portato proprio nella zona più a ovest di Bibione. Il loro fiuto investigativo non li ha infatti traditi. L’ucraino si era creato un piccolo giaciglio, non distante dal parcheggio del chiosco “Coccobongo”. Ed è qui che la Polizia locale lo ha trovato mentre stava bivaccando. L’uomo è stato sottoposto al foto segnalamento. Dal riscontro delle impronte digitali è emerso il mandato di una cattura per l’esecuzione dell’ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica di Pordenone. Deve infatti scontare una pena di 6 mesi di reclusione. È stato arrestato e poi trasferito in carcere a Pordenone. «Ancora una volta mi congratulo per il lavoro svolto dai nostri agenti e dal comandante Cremasco - ha spiegato il sindaco di San Michele, Pasqualino Codognotto - In un periodo d’emergenza proseguono i controlli sul nostro vasto territorio con risultati soddisfacenti soprattutto perchè si vanno a tutelare i cittadini. Sulla sicurezza da sempre puntiamo con concretezza e con una valida programmazione». Marco Corazza
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Hospice, sindaci pronti a incontrare la Regione `La Conferenza vuole
Si nascondeva nella pineta di Bibione, dove aveva ricavato un improvvisato rifugio, arrestato un 42enne ucraino ricercato per un cumulo di pene. K.M. non se ne voleva proprio andare dalla località turistica veneziana. L’uomo infatti era stato denunciato in diverse occasioni perché sorpreso nel territorio di San Michele al Tagliamento, nonostante gli fosse stato notificato il foglio di via. Non solo, perché era stato condannato anche per furto, oltre che per immigrazione clandestina. Diverse le condanne che nel tempo il 42enne aveva accumulato, tanto che per lui era stato emanato una mandato di cattura. Gli agenti della Polizia Locale del Distretto Veneto Est, coordinati dal comandante William Cremasco, hanno intensificato in questo periodo i controlli sia nelle fasce orarie diurne che serali.
Il consiglio comunale di Portogruaro, grazie ad un ordine del giorno presentato dal gruppo Senatore a cui hanno poi apposto le firme tutti consiglieri di maggioranza, si è espresso contro il percorso avviato dalla Regione ed ha impegnato il sindaco Favero a rappresentare alla Conferenza dei Sindaci la volontà della comunità di tutelare l’hospice alla Francescon, di attivarsi con il presidente Zaia affinché venga modificata la delibera regionale e di chiedere al direttore generale dell’Ulss 4 il mantenimento del servizio esistente, garan-
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PETIZIONE A QUOTA 2500
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L’emergenza a Nordest LA GIORNATA VENEZIA Rosso. Come un anno fa, quando si era in pieno lockdown, il Veneto torna a convivere con i divieti, le restrizioni, le limitazioni imposte dalla pandemia. Da lunedì 15 marzo, e per due settimane, quindi fino alla Settimana Santa, in Veneto, come peraltro in quasi tutta Italia, non si potrà uscire di casa se non per comprovate necessità. Le botteghe saranno chiuse. I bar e i ristoranti funzioneranno solo per asporto. Per uscire, per qualsiasi motivo, ci vorrà l’autocertificazione. E tutte le scuole chiuderanno i cancelli: didattica solo a distanza. Passeggiate e attività motoria consentite, ma solo vicino all’abitazione. Effetti del contagio. Pur non avendo (ancora) problemi sul fronte ospedaliero - l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva in Veneto è del 14% contro il limite di 30 e nelle aree mediche si è al 17% contro la soglia del 40 - la Regione di Luca Zaia sconta l’alto numero di contagi. Nelle ultime ventiquattr’ore ci sono stati 2.569 casi positivi. Il virus c’è, con tutte le sue varianti. E infetta. In Veneto e non solo: sono 12 le Regioni che ieri, dopo l’analisi dei numeri da parte della cabina di regia si sono trovate “rosse”, tra cui il Friuli Venezia Giulia. Ma per la settimana di Pasqua, dal 3 al 5 aprile, tutta l’Italia sarà color vermiglio.
Troppi contagi, Veneto “rosso” Zaia: aiuti a famiglie e aziende L’indice di trasmissione Rt è schizzato a 1.28 `Il governatore: congedi parentali e bonus baby sitter Ieri oltre 2.500 casi di positività al coronavirus La Confcommercio: pretendiamo vaccini e indennizzi `
17 I morti nelle ultime 24 ore Dall’inizio della pandemia ci sono state 10.082 vittime
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I ricoveri ieri in ospedale LE RICHIESTE Adesso in terapia intensiva Nella riunione di ieri mattina ci sono 181 pazienti con il governo, il presidente del
Tasso per 100.000 abitanti 0-250
Tutta “colpa” dell’Rt, l’indice di trasmissione del virus, schizzato a 1.28, quando la soglia per diventare rossi è 1.25. E quindi “colpa” sicuramente delle varianti che si sono rivelate più contagiose, ma anche di quanti non hanno rispettato le regole del distanziamento sociale e delle mascherine. Se l’Rt fosse stato basso, solo alcune zone del Veneto avrebbero rischiato il passaggio in zona rossa, quelle dove l’incidenza stabilita dal primo Dpcm di Mario Draghi fissa il limite di 250 contagi ogni 100mila abitanti. Ai 6 distretti dove già è stata disposta la chiusura delle scuole della seconda media in su (Alta Padovana che però ieri era già scesa sotto la soglia, Padova Terme Colli, Asolo, Veneto
oltre 250
LA STRETTA TRIESTE A completare la grande fascia rossa che da Ovest a Est (tranne la Valle d’Aosta) copre il Nord Italia, c’è per la prima volta il Friuli Venezia Giulia. La previsione, diventata ovvia già da giorni, si è trasformata in ufficialità ieri. La regione chiude da lunedì e per almeno due settimane. Oggi il ministro Speranza firmerà l’ordinanza. Ma il periodo di lockdown potrebbe essere esteso anche alla settimana che porterà alla Pasqua, quindi al 4 aprile, quando tutta l’Italia si colorerà di rosso. È proprio all’inizio del prossimo mese, infatti, che in regione è previsto il picco della terza ondata.
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Regione Veneto 194
chiesto anche di fissare un numero minimo di tamponi in base alla popolazione, altrimenti chi ne fa pochi potrebbe restare sempre senza divieti. E a proposito di aiuti, l’appello del presidente di Confcommercio Veneto, Patrizio Bertin: «Dopo un anno di pandemia e oltre 100mila morti ci sono delle responsabilità, non spetta a noi dire quali, ma non possono essere sottaciute. Adesso pretendiamo i vaccini e gli indennizzi: i primi per cominciare a ripartire, i secondi per sopravvivere. Li chiediamo imme-
Popolaz. 2020*
Distretto
Casi
1 - Belluno 2 - Feltre 3 - Treviso Nord 4 - Treviso Sud 5 - Pieve di Soligo 6 - Asolo 7 - Venezia, Centro Storico, Isole ed estuario; Venezia terraferma, Marcon e Quarto d Altino
337 135 405 405 458 735
8 - Mirano - Dolo 9 - Chioggia 10 - Veneto Orientale 11 - Rovigo 12 - Adria 13 - Padova Bacchiglione; Padova Piovese 14 - Padova Terme, Colli 15 - Alta Padovana 16 - Padova Sud 17 - Bassano 18 - Alto Vicentino 19 - Vicenza Est 20 - Vicenza Ovest 21 - Verona città; Est Veronese 22 - Pianura Veronese 23 - Ovest Veronese
Incidenza ultima settimana x 100.000 abitanti
119.911 281,04 82.061
164,51
212.416 190,66 210.962
191,98
213.914
214,10
251.017
292,81
461
284.912
161,80
524 131 710 356 126
273.182
191,81
228.329 310,95
831
380.385 218,46
325 631 306 337 527 592 243 939 321 742
*(Fonte: ISTAT pre-censimente permanente)
65.240 200,80 165.873 214,62 69.947
180,14
118.830 273,50 258.677 243,93 179.346
170,62
180.379 186,83 185.544 284,03 316.473
187,06
179.967 135,02 474.597
197,85
155.054
207,02
sere l’ultimo sforzo, restiamo uniti in un momento difficile, con all’orizzonte la speranza dei vaccini». Anche ieri intanto è stata sfiorata quota mille contagi, con 971 casi e 14 morti. A trascinare in rosso il Fvg è stato l’indice Rt, schizzato a quota 1,39.
LE REAZIONI «Ci si aspettava qualche piccola luce in fondo al tunnel e invece siamo ritornati a un anno fa». Giovanni Da Pozzo, vicepresidente nazionale e presidente re-
VACCINAZIONE Alcune persone ricevono il vaccino a Pordenone
IL PRESIDENTE DI CONFCOMMERCIO: «MIGLIAIA DI IMPRESE NON REGGONO QUESTO STILLICIDIO, AIUTI CONCRETI SUBITO»
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diatamente, non calcolati sui codici Ateco ma sul fatturato perduto». Richieste di aiuto arrivano anche alla Regione: i consiglieri veneti di Forza Italia, Elisa Venturini e Alberto Bozza, hanno chiesto all’assessore Roberto Marcato di prevedere contributi a fondo perduto alle associazioni e società sportive, comprese quelle senza partita Iva e indipendentemente dal codice Ateco. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
Controlli
Mascherine cinesi con marchio Ce Scatta la verifica `VENEZIA
300.688 246,77 L’Ego-Hub
Friuli Venezia Giulia, il picco a Pasqua Fedriga: «Ultimo sforzo, restiamo uniti»
IL MESSAGGIO «Di fronte ai dati - ha detto ieri il presidente del Fvg, Massimiliano Fedriga - non si può dire nulla: la zona rossa è un provvedimento giusto, nonché atteso. Ai cittadini ripeto quello che ho detto pochi giorni fa: questo dev’es-
Veneto Luca Zaia ha chiesto aiuti immediati per le famiglie: «Ho chiesto che il governo introduca in automatico i congedi parentali e il bonus baby sitter». E poi aiuti alle aziende: «Abbiamo chiesto che ci siano gli aiuti per le imprese, che siano concreti e visibili da subito, sulla base del fatturato. I cittadini sono stremati da un anno di pandemia e restrizioni, tante aziende che hanno chiuso non hanno più riaperto, per questo ho chiesto anche che ai cittadini e alle imprese sia data una prospettiva precisa sul futuro». Zaia ha
L'andamento dell'epidemia in Veneto
I CONTAGI
E GLI ALLEATI DI FORZA ITALIA SOLLECITANO PALAZZO BALBI: CONTRIBUTI ALLE SOCIETÀ SPORTIVE
Orientale, Alto Vicentino, Belluno), non se ne sono aggiunti altri, tanto che il Veneto ha una incidenza di 194,4 ogni 100mila abitanti. Ma anche i distretti, ormai non contano più. Conta l’Rt che in Veneto, appunto, è troppo alto: una media di 1.28 con il dato più basso a 1.26 e il dato più alto a 1.32. Giusto per restare al bollettino, ieri altri 17 morti e 33 ricoveri di cui 10 in terapia intensiva.
gionale di Confcommercio del Fvg, commenta con grande preoccupazione il ritorno della regione in uno scenario da lockdown, con la chiusura pure dei negozi dopo quella di bar e ristoranti. «La rapida circolazione del virus e il conseguente aggravarsi della situazione sanitaria ci costringono purtroppo a rivivere il film già visto, con gran parte delle attività del commercio chiamata a sopportare chiusure e limitazioni. Un quadro a tinte fosche che può essere almeno parzialmente migliorato solo dai ristori sul fronte economico e dai vaccini su quello della salute». Sui ristori il presidente di Confcommercio Fvg auspica «che non si prosegua con le promesse mancate del passato e che finalmente possano arrivare aiuti concreti per migliaia di imprese che rischiano di non poter reggere il continuo stillicidio di
La Regione del Veneto ha disposto una verifica sulle fornitura di mascherine Ffp2 dopo che si è diffusa la notizia che su alcuni lotti il marchio CE non equivarrebbe alla conformità alle direttive europee, ma a “China Exportation”. Acronimo identico, significato decisamente diverso. Le due sigle, infatti, sono quasi identiche. «Ho chiesto che venga fatta una verifica», ha detto il governatore del Veneto, Luca Zaia. Anche alla Camera dei deputati sarebbero state consegnate mascherine Fffp2 di fabbricazione cinese prive della corretta certificazione. Il caso è stato sollevato l’altro giorno nell’Ufficio di presidenza di Montecitorio da Marzio Liuni della Lega, che è segretario di presidenza, ed è stata disposta la rimozione dei dispositivi. Ora sono in corso le necessarie verifiche. (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
aperture e chiusure». Quanto ai vaccini, «sono una strada obbligata. Purtroppo, registriamo ritardi molto gravi a livello Ue e del nostro Paese». «L’intensificazione della campagna vaccinale è la via maestra per sperare di uscire da un incubo che speravamo di esserci lasciati alle spalle – sottolinea in una nota la Confartigianato -, ma l’altra leva che non deve mancare adesso è un robusto intervento dello Stato. Viceversa, ci ritroveremo a ripartire con il deserto e con imprenditori sfibrati non solo economicamente».
I DIVIETI Da lunedì in Friuli Venezia Giulia scuole chiuse, dai nidi alle università. Stop ai negozi non essenziali. Spostamenti consentiti solamente per lavoro, necessità e salute. Vietate le visite a parenti e amici, consentita l’attività motoria solo nelle vicinanze dell’abitazione. Marco Agrusti © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sabato 13 Marzo 2021 www.gazzettino.it
Coronavirus, l’istruzione
Scuole e Ateneo, da lunedì tornano le lezioni da casa a 164mila studenti Tra oggi e domani altri 27 istituti chiusi nell’Alta e alle Terme Scatta lo stop alle corse aggiuntive del trasporto pubblico `
LO SCENARIO PADOVA Torna la didattica a distanza per 102.460 studenti padovani di 105 istituti tra elementari, medie e superiori. In più ci sono i bambini delle scuole d’infanzia. A questi si aggiungono i 62 mila studenti universitari del Bo. Da lunedì il Veneto passa in zona rossa, le scuole dovranno chiudere di nuovo i portoni, professori e studenti riaccenderanno i computer, gli autobus dedicati appositamente al trasporto degli alunni resteranno fermi. Dovranno seguire le lezioni online 38 mila bambini delle elementari, quasi 26 mila studenti delle medie e oltre 38 mila ragazzi delle superiori.
corse aggiuntive messe a disposizione da Busitalia e dalle ditte private. «Verranno tolte provvisoriamente le corse dedicate al trasporto dei ragazzi, quelle che abbiamo aggiunto a gennaio per loro al fine di evitare pericolosi assembramenti – spiega Fabio Bui, presidente della Provincia – I mezzi non possono correre vuoti, sarebbe uno spreco. Ovviamente parlo di una misura provvisoria che avrà vita con la zona rossa.
LE CHIUSURE Intanto tra ieri e oggi le lezioni in presenza sono sospese già per 27 scuole nei distretti dell’Alta padovana e Terme Colli, il cui tasso di incidenza dei contagi ieri era rispettivamente di 243 (l’ordine di chiusura è arrivato quando l’indice ha superato i 250 nei giorni scorsi) e 273: quindici istituti (undici medie e quattro superiori) hanno attivato la didattica a distanza da ieri e altri dodici (dieci medie e due superiori) lo faranno da oggi. Le scuole che chiuderanno oggi sono l’Ungaretti di Borgoricco, la Pellegrini di Galliera Veneta, la Marco Polo di San Giorgio delle Pertiche, la Giovanni XXIII a San Giorgio in Bosco, la Kennedy a Santa Giustina in Colle, la Moroni di Vigodarzere, la Milani di Vigonza, la Scardeone di Villanova di Camposampiero, la Manzoni di Rovolon e ad Abano chiuderanno la media Vittorino da Feltre, l’istituto Leon Battista Alberti e l’alberghiero Pietro d’Abano. Questo perché all’inizio della settimana il tasso di incidenza dei contagi di quei due distretti ha superato l’indice di 250, oltre il quale si chiudono gli istituti scolastici, quindi il Sisp dell’Ulss 6 Euganea ha inviato una circolare mercoledì nel primo pomeriggio per far chiudere le scuole ed evitare che i contagi aumentino. Un po’ di confusione si è creata perché alcuni sindaci hanno anticipato la circolare dell’azienda sanitaria locale, emettendo ordinanze con tempi diversi dopo le affermazioni del presidente Luca Zaia sull’aumento preoccupante dei contagi, affermazioni avvenute due giorni prima l’invio della comunicazione dell’Ulss 6. Negli ultimi giorni ha destato preoccupazione anche il tasso di incidenza relativo ai distretti Padova Bacchiglione e Padova Piovese, che comprendono anche la città: da 202 è arrivato ieri a 218.
GLI AUTOBUS Dato che gli studenti non andranno fisicamente a scuola anche per quanto riguarda i trasporti ci sarà uno stop relativo alle
PRESIDENTE DELLA PROVINCIA Fabio Bui annuncia il taglio dei bus
PROTESTA DEI GIOVANI A MEDICINA: «MOLTI DOCENTI PROPONGONO REGISTRAZIONI: É INACCETTABILE»
Gli alunni a casa da lunedì
105
istituzioni scolastiche
38.323
5.271
II° grado
Infanzia
TOTALE STUDENTI
107.784 38.219
25.918 I° grado
Primaria
Nel momento in cui torneremo in zona arancione il servizio riprenderà con gli stessi numeri di gennaio. Ormai il sistema è collaudato e saremo pronti a ripristinare le corse da subito. Non so ancora se sarà il caso di rivedere l’offerta dei trasporti pubblici, quello sarà tema di discussione con Busitalia ma l’annuncio dell’istituzione della zona rossa è appena arrivato».
62.000 studenti universitari
L’UNIVERSITÁ Il fermento per la situazione pandemica non riguarda solamente le scuole, ma anche il mondo universitario. Sui social stanno montando le critiche di alcuni studenti di Medicina che riferiscono di un gran numero di docenti che invece di fare lezione frontale (anche in modalità online) propongono delle registrazioni inserite sull’apposita piattaforma. «Niente interazione, niente didattica a distanza e niente didattica in presenza – scrivono su un gruppo Facebook che raggruppa gli aspiranti futuri medici – nonostante tutti gli studenti del primo anno e tutti i docenti siano stati vaccinati o saranno vaccinati entro questa settimana». Il presidente della Scuola di Medicina, Stefano Merigliano, invita gli studenti a scrivergli una mail riportando tutti i dati necessari per eseguire eventualmente una valutazione. Dietro al fatto di registrare una lezione potrebbe esserci un docente che fa le guardie nei reparti Covid o problemi di qualche tipo. Intanto gli animi si scaldano e il tam tam continua a correre su internet. In un momento in cui sempre di più la sanità dimostra la sua importanza, gli studenti chiedono una formazione adeguata. Silvia Moranduzzo © RIPRODUZIONE RISERVATA
Carmignano di Brenta
Positivo anche il parroco di Camazzole: in ospedale ` Camazzole, frazione di
Carmignano di Brenta, è in apprensione per le condizioni di salute di don Gianfranco Mazzon, 78 anni, guida della parrocchia di San Bernardino. Risultato positivo al Coronavirus, mercoledì scorso dalla canonica è stato portato in ambulanza all’ospedale di Cittadella dove si trova ricoverato. Le notizie di ieri, date dal parroco di Carmignano don Egidio Girolimetto, anche lui in isolamento domiciliare, sono confortanti. «Ha trascorso due giorni molto difficili, ora mi dicono stia rispondendo bene alle cure. Non è in terapia
FRAZIONE Il centro di Camazzole
intensiva, anzi a breve dovrebbe ritornare a casa». Le due parrocchie sono autonome, ma i sacerdoti collaborano e spesso i parroci pranzano insieme. Molto probabile quindi che la
positività sia stata trasmessa in questo modo. La scorsa settimana, alla notizia di don Egidio positivo, erano sorte forti polemiche accompagnate anche dal fatto che nella cittadina si registravano aumenti anomali di positivi. Il parroco era stato indicato come fonte del contagio. «Tutto è stato fatto seguendo i protocolli ribadisce - Io sto bene, non ho febbre, nessun problema ai polmoni, ossigenazione buona». Ora si attende il rientro in canonica di don Gianfranco. M.C. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Gli allievi: «Scienze motorie, lezioni rischiose» IL CASO PADOVA Un caso di positività, lezioni sospese per 15 giorni. Accade al corso di Scienze motorie dopo che uno studente è risultato positivo al coronavirus. E avendo frequentato i corsi in presenza tutti i suoi compagni e i docenti devono sospendere le lezioni frontali. Da questo fatto sta prendendo forza l’azione di un gruppo di studenti che riferisce di una situazione di forte disagio, segnalata anche ai propri docenti, riguardante proprio la questione dell’obbligo di frequenza dei corsi pratici. «Abbiamo paura, è molto semplice – spiega uno studente – Durante il primo lockdown le lezioni, anche quelle di pratica, sono state eseguite online e non ci so-
no stati problemi. Anche perché noi non siamo atleti, ci prepariamo per diventare tecnici. Ma ora l’Ateneo ci impone l’obbligo di frequenza e visto che i corsi pratici si svolgono una volta a settimana di solito, anche una sola assenza è rilevante. Se saltiamo troppe lezioni il rischio è di dover ripetere l’anno, con un esborso di denaro non indifferente».
LA RICHIESTA
nua lo studente – Però il medico non può fare certificati perché ho un sintomo e voglio restare a casa per precauzione. Questa secondo noi è una violazione delle norme antiCovid, in un momento come questo sarebbe meglio avere maggiori accortezze. Utilizziamo centri frequentati anche da altri, come quello del Petrarca, e durante una lezione di rugby si è verificata una mischia».
I ragazzi dicono di aver chiesto di attivare almeno la modalità duale così da ottenere due effetti: si dimezza il gruppo in presenza, riducendo i rischi di contagio, e chi non abita a Padova può evitare di prendere mezzi pubblici già sovraffollati. «La risposta è stata negativa, ci permettono di restare a casa solo con un certificato medico – conti-
UN CASO DI POSITIVITÁ, 15 GIORNI DI SOSPENSIONE «IN QUESTO MOMENTO É INOPPORTUNO L’OBBLIGO DI FREQUENZA DEI CORSI PRATICI»
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ALLENAMENTI Protesta degli studenti di Scienze motorie
Il presidente del corso di laurea in Scienze Motorie, Antonio Paoli, fa notare che esiste un regolamento preciso e che gli impianti vengono sanificati dopo il passaggio di ogni singolo gruppo. «Il docente di rugby in questione è già stato ripreso – dice Paoli – In realtà abbiamo sempre detto ai ragazzi che se hanno timori basta segnalarlo e si può stare a casa. L’obbligo di frequenza in questo momento storico non lo possiamo pretendere. Certo, la pratica è fondamentale per la loro formazione e la consiglio caldamente. Quello che facciamo non sono allenamenti, ma laboratori, con tutte le precauzioni del caso. Il rischio zero non c’è ma le regole le seguiamo con attenzione». Si.Mo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano I numeri
20.500 Le dosi arrivate in Veneto Del lotto finito sotto inchiesta per le morti sospette 17.276 le dosi già somministrate in Veneto
349 I pazienti con effetti collaterali I pazienti che hanno registrato problemi dopo l’immunizzazione con Astrazeneca
Sabato 13 Marzo 2021 www.gazzettino.it
Veneto, su 48.500 iniezioni registrate 12 “reazioni serie” Il vaccino bloccato, la Regione: «Pochi casi `Solo due le risposte allergiche. Ma a Treviso e nessuno grave: febbre a 38 e dolori articolari» in 3mila hanno rifiutato la somministrazione `
IL GIORNO DOPO VENEZIA AstraZeneca fa male? Il Veneto dice che no, il vaccino AstraZeneca non fa male, anzi è utilissimo per proteggersi dal Covid-19 perché ha una copertura che sfiora il 100 per cento. Eppure, solo a Treviso, ci sono state
3mila disdette, insegnanti che hanno rifiutato la somministrazione del farmaco dopo aver saputo delle inchieste sulle due morti sospette avvenute poco dopo la somministrazione del vaccino e del conseguente blocco del lotto incriminato da parte di Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco. Idem a Venezia: un vaccinan-
do su due ha rifiutato. Francesca Russo, responsabile della Direzione Prevenzione, chiarisce: finora in tutta la regione su 48.500 dosi somministrate del vaccino anglo-svedese sono state segnalate “solo” 349 reazioni. Tutte lievi, «una febbriciattola inferiore a 38 gradi, un po’ di stanchezza, cefalea». Di queste
349, “solo” 12 sono state meno lievi. E cioè febbre più alta, dolori articolari. E di queste 12, ce ne sono state 2 con reazioni allergiche vere e proprie. «Ma non gravi». Ma con il lotto “incriminato” come la mettiamo? «Sette delle dodici reazioni segnalate riguardano il lotto ABV2856», dice la dottoressa Russo. È il lotto che
L’intervista Bruno Barel
«Io lo rifarei subito, è un dovere. E non esiste il rischio zero» `Il docente padovano: «Sì,
mi hanno somministrato una dose del lotto bloccato» REGIONE VENETO Francesca Russo, responsabile del settore prevenzione e igiene della sanità
72 Le ore in cui possono verificarsi reazioni Entro i tre giorni dopo l’iniezione si possono manifestare effetti, a partire dalla febbre
7 I problemi “non lievi” dopo la puntura I casi di persone vaccinate con una dose del lotto incriminato che hanno manifestato reazioni
vevo appena fatto il vaccino. Ero in quella mezzora che ti fanno passare seduto subito dopo la somministrazione per assicurarsi che vada tutto bene. E in quel momento è arrivata la notizia del blocco del lotto delle dosi di AstraZeneca. A me ne avevano somministrata proprio una di quelle...». Bruno Barel, avvocato e docente di diritto Internazionale e diritto dell’Unione Europea all’Università di Padova, racconta di aver fatto da «cavia» con un tono divertito. E precisa: «Il vaccino? Lo rifarei subito».
«A
Avvocato Barel, si sarà preoccupato almeno un po’ dopo aver saputo del blocco proprio del “suo” lotto di vaccini.. «Veramente no. Anzi: le dico che lo rifarei. E, in effetti, tra dodici settimane il vaccino lo devo proprio rifare. E poi non so se la mia dose fosse proprio tra le ultime del lotto incriminato o tra le prime del successivo. Ma penso che sia stata una delle ultime.
In ogni caso poco importa: fare il vaccino è un dovere». Perché un dovere? «La nostra Costituzione parla di diritti e di doveri. E tra i doveri c’è quello delle responsabilità sociale verso gli altri. Da solo posso fare quello che voglio, ma chi per lavoro sta in mezzo alla gente ha delle responsabilità precise, deve tutelare la sicurezza altrui oltre che la propria». Tanta gente però ha paura di questi vaccini. «Gli eventuali rischi sono delle bazzecole. La possibilità di prendere il virus è una su venti, quello di avere delle conseguenze per il vaccino una su un milione. Direi che è razionale optare per la seconda». Come ragionamento non fa una piega, ma gli scettici sono difficili da convincere. «In nessuna attività umana c’è il rischio zero. Siamo continuamente esposti a rischi. Ed è molto più alto il rischio che ci capiti qualcosa mentre viaggiamo in auto o che ci cada qualcosa in testa mentre camminiamo. Io tra oscurantismo e scienza scelgo sempre la scienza. E non sono certo un eroe, anzi. Ringraziamo invece i tanti volontari che,
giovedì è stato sospeso dall’Aifa dopo la segnalazione di “tre eventi avversi fatali” legati, secondo i primi accertamenti, a trombosi e coaguli del sangue. Di quel lotto, in Veneto sono arrivate 20.500 dosi. E 17.276 sono state inoculate. Ci sono, cioè, oltre 17mila veneti che hanno ricevuto la prima dose del vaccino incriminato. E tra quei 17mila, ci sono stati 7 veneti che hanno avuto reazioni “non lievi”, ma, ribadisce Russo, «neanche gravi». «Tutti effetti previsti dalla scheda tecnica di AstraZeneca», sottolinea la responsabile della Direzione Prevenzione della Regione del Veneto. Casi di trombosi? «Nessun caso». E va detto che il Veneto è una delle Regioni che segnala di più, rispetto alla media italiana. Le rimanenti 3mila dosi sono bloccate in magazzino. I “vaccinati”, quelli che hanno avuto la prima dose, sono comprensibilmente preoccupati. Secondo la direzione Prevenzione del Veneto, però, non c’è di che allarmarsi. Anzi, «la segnalazione e il blocco di un lotto del farmaco - rimarca la dottoressa Russo - è indicativo di un sistema che funziona perché serve a rafforzare la sicurezza del prodotto, non deve essere interpretato come un fattore negativo». A tentare di rassicurare i cittadini è anche il governatore, Luca Zaia: «La vicenda di Astrazeneca dà grandi preoccupazioni e grande perplessità. Vorrei rassicurare i cittadini su un unico fatto, che è scientifico: ad oggi si deve dimostrare la correlazione tra la morte e la somministrazione del vaccino».
LE REAZIONI
in queste ore, si stanno prodigando per fare i vaccini agli altri».
AVVOCATO Bruno Barel
Piena fiducia insomma. Certo. Guardiamo la scienza cosa è stata in grado di fare in pochi mesi. Un anno fa, di questi tempi, non c’era vaccino, non c’era niente. Il virus era stato appena isolato. Dopo un anno abbiamo più vaccini a disposizione. Folle focalizzarsi sugli eventuali rischi più che sulle possibilità». L’università di Padova ha vaccinato tutto il personale. «Sì, devo dire che l’organizzazione predisposta dal rettore Rosario Rizzuto è stata perfetta. Ognuno di noi sapeva il minuto esatto della convocazione e il vaccino è stato fatto senza perdere tempo». Paolo Calia © RIPRODUZIONE RISERVATA
Ma adesso la gente come si comporta? «Se ho notizie di rifiuti del vaccino AstraZeneca? No, non mi risulta che questo vaccino sia stato rifiutato», dice la dottoressa Russo. Che, prima di scendere al piano terra dell’Unità di crisi della Protezione civile di Marghera, dove ogni giorno il governatore Luca Zaia relazione in diretta social e televisiva racconta l’andamento della pandemia, aveva verificato l’andamento delle vaccinazioni: «Con AstraZeneca siamo arrivati a 48.500 somministrazioni, qualche ora fa eravamo a 47.897. Segno che si vaccina. E che la gente non rifiuta». Solo che, in giornata, dai territori sono arrivate notizie difformi.
INFORMAZIONI
«LA POSSIBILITÀ DI CONTRARRE IL VIRUS È DI UNA A 20, QUELLA DI AVERE CONSEGUENZE PER IL VACCINO UNA SU UN MILIONE»
Cosa devono fare i 17mila vaccinati con AstraZeneca? Niente. Le eventuali reazioni, dice la dottoressa Russo, si verificano al massimo entro le prime 72 ore, quindi, se anche ci fosse stata un po’ di febbre, non c’è di che allarmarsi. In caso contrario, va informato il medico di famiglia. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
Dosi nelle aziende: la Regione spinge, il sindacato frena IL PIANO VENEZIA Imprenditori entusiasti, sindacati preoccupati. Queste le reazioni alla notizia che la Regione del Veneto ha varato il protocollo per il piano vaccinale sulla sicurezza per i lavoratori. Il documento prevede che l’iniziativa venga attuata progressivamente, in funzione della disponibilità di vaccini. Il governatore Luca Zaia ha detto di aver sentito «le associazioni degli imprenditori e i sindacati e tutti si sono detti disponibili». Ma pare non sia proprio così.
LE REAZIONI Soddisfatto il presidente di Confindustria Veneto, Enrico Carraro: «La delibera viene in-
contro alla proposta fatta da Confindustria Veneto in cui offrivamo la disponibilità del nostro sistema imprenditoriale ad assumere un ruolo attivo nella campagna di vaccinazione, permettendo alle imprese di aderire su base volontaria all’iniziativa di far vaccinare i propri dipendenti, con la collaborazione di personale medico qualificato, all’interno dell’azienda, in spazi appositamente riservati. Il modello individuato consente, quando le dosi di vaccino disponibili lo permetteranno, la somministrazione del vaccino in ambiente di lavoro, a favore dei dipendenti e dei familiari che volontariamente aderiscono all’offerta».
Uil del Veneto che hanno inviato al governatore Luca Zaia una richiesta di incontro urgente. «Apprendiamo dalla stampa dice Christian Ferrari, Cgil dell’approvazione da parte della giunta dello schema di protocollo d’intesa tra la Regione Veneto e le associazioni di categoria, senza il coinvolgimento dei rappresentanti dei lavoratori. Riteniamo profondamente sbagliata la scelta di procedere in
IL SINDACATO Di tutt’altro avviso Cgil, Cisl e
ROVIGO Un centro per le vaccinazioni degli insegnanti
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CONFINDUSTRIA DISPONIBILE A METTERE A DISPOSIZIONE LE FABBRICHE. CGIL, CISL E UIL: «NON SIAMO STATI COINVOLTI»
maniera unilaterale, o con la sola condivisione delle rappresentanze delle imprese. Nel merito, la nostra posizione è chiara: va rispettato in maniera rigorosa il piano vaccinale nazionale, a partire dalle priorità da garantire a tutti i soggetti più anziani e più fragili; solo successivamente, nella fase di vaccinazione di massa con la piena disponibilità delle dosi, si può portare avanti una campagna nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro, ma andrà fatto sulla base del Protocollo nazionale, nonché sotto la stretta vigilanza e programmazione del sistema sanitario pubblico. Bisogna evitare disparità di trattamento ed escludere fughe in avanti territoriali, utili solo a ingenerare ulteriore confusione». (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
4 Primo Piano
IL GIORNALE DI VICENZA Sabato 13 Marzo 2021
LaRegioneelalottaalvirus Inegativizzati-guaritisono salitioltrequota 308mila
Nel 2020 le persone che si sono rivolte per la prima volta al Centro provinciale dell’Ulss 2 Treviso per cura di disturbi dell’alimentazione sonostate188,il50%inpiùrispettoall’annoprecedente:il53%sono minorenni, spesso under14. E sono spesso casi gravi. Per gli esperti è uneffettodelcambiamentodimodellodivitaacausadellapandemia.
ULSSTREVISO
Pandemia:piùdisturbi alimentarinei giovani
ILVERDETTO. IlmonitoraggioIss-Ministeroconferma lasituazionepreoccupanteper lanostra regione.Annunciata l’ordinanzacheistituisce restrizionifino al6 aprile
IlVenetoda lunedìè inrosso finoa Pasqua L’Rtèa1,28:ilcambiodiscenarioscattaaquota1,25 ZaiaalGoverno:«Ristorialleditteeaiutiallefamiglie EunportavoceunicodelCts,lagentefaticaacapire» Il Veneto presenta un indice Rt a 1,28. E così passa a pieno titolo nello scenario rosso, previsto da quota 1,25. Ma non è solo una questione di poco. La situazione preoccupa. Nel monitoraggio settimanale dell’Iss, Istituto superiore di sanità, e del Ministero della Salute, il Veneto è tra le 4 Regioni - con Campania, Lazio, Puglia - «che riportano molteplici allerte di resilienze», si legge. Quindi non si scappa: da lunedì scatta il giro di vite sulla circolazione delle persone, sulle attività economiche e la dad per tutte le scuole. A casa anche i più piccolini: nidi e materne. Questa valutazione, che si tradurrà in ordinanze del ministro, supera quella veneta dei giorni scorsi sui 6 distretti Ulss in dad dalla seconda media in poi. «Adesso tutto il Veneto sarà rosso dal 15 marzo al 6 aprile. Sì, perché dopo 2-3 settimane si andrà a sovrapporre il decreto nazionale che impone il rosso anche a chi non lo è nei giorni prima di Pasqua», annuncia Luca Zaia. Il presidente della Regione, ieri all’unità di crisi di Marghera, ha spiegato di aver passato la mattinata in videoconferenza coi ministri Maria Stella Gelmini, agli Affari regionali, e Roberto Speranza, alla Sanità, con Silvio Brusaferro, presidente Iss, e Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore della sanità. GLI APPELLI. «C’erano poi gli
altri presidenti delle Regioni - ha proseguito -. Ho chiesto che il governo dia prospettive ai cittadini. Serve parlare di un nuovo decreto, ma che ponga il senso di un inizio e di una fine. Non solo. Ho chiesto - dice - che davanti a questo nuovo sforzo che si chiede ai cittadini, si introducano subito congedi parentali e bonus babysitter. Da lunedì si fermeranno le scuole, di ogni ordine e grado: i genitori do-
vranno affrontare il problema dell’accudimento. Bisogna accendere una luce e mostrare la fine del tunnel alle imprese per dare occupazione. Insomma, servono sostegni importanti. Servirebbero automatismi sul fatturato per i ristori. Il governo ci ha assicurato che sono al lavoro su un decreto. Vedremo». Non solo. Zaia è tornato a chiedere uno speaker, cioè un portavoce per spiegare la posizione scientifica del governo, quindi del Cts, Comitato tecnico scientifico. «Poi tutti hanno il diritto di dire come la pensano. Ma un cittadino deve prima avere chiare le motivazioni del governo e ad oggi non si sa quali siano». NON È LOCKDOWN. E ancora.
«La nostra regione è virtuosa e cerca di monitorare il virus processando tantissimi tamponi. Ma se quella accanto non li fa, c’è sempre il rischio di mantenere vivo un focolaio». Zaia ha poi ribadito che quello che partirà da lunedì non è un vero e proprio lockdown, come quello che è stato fatto lo scorso anno. «Non è lo stop a tutto che hanno fatto la Germania o il Portogallo da mesi. Con questo sistema degli scenari per Regioni non abbiamo più chiuso tutto completamente». LEVARIANTI. Anche se il Vene-
to può vantare un tasso di occupazione delle terapie intensive pari al 14% (il rosso scatta al 30%) e dell’area non critica è a 17% (si passa di zona al 40%), si finisce in rosso per i contagi alti. «Ci preoccupano le varianti - dice -. In Veneto oltre 70% di nuovi casi dipende da quella inglese, ma compaiono anche quella brasiliana e sudafricana che stanno massacrando il Centro Italia. I ricoveri sono destinati ad aumentare. Ma qui in Veneto non partiamo, come lo scorso ottobre, da un tasso di occupazione ospedaliera pari praticamente a zero: abbiamo ricoverati 1500 Covid». • © RIPRODUZIONERISERVATA
CASI
DISTRETTO
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oltre 250
L’incidenza 2
Nuovicasi: siamoa202 ogni100mila abitanti Oltre quota 200 nuovi casi ogni 100 mila abitanti in sette giorni. Il livello di allarme rosso di 250 è ancora un po’ distante, ma potrebbero bastare anche solo altri sette giorni. Secondo l’ultimo report pubblicato ieri sera dal Ministero della salute e dall’Iss Istituto superiore di sanità, il Veneto tra il 5 e l’11 marzo è salito a 202 nuovi casi positivi (su 100 mila abitanti). Il precedente report, tra lunedì 22 e domenica 28 febbraio, ne aveva contati 151: c’è stato un balzo di oltre 50 casi in più. Ecco perché, considerato l’indice di trasmissione del virus salito a 1,28 nell’ultima settimana (significa che ogni 4 infetti è probabile che ce ne saranno altri 5 a breve), è facile che quei 50 casi che mancano alla quota di “allarme rosso”, fissata come noto a 250, sia raggiungibile in una settimana circa. A questo punto, col “rosso” per tutta la regione, perdono un po’ di significato i dati dei nuovi casi calcolati distretto per distretto (vedi grafico a fianco). Ma è curioso vedere che l’Alta Padovana è ora scesa appena sotto i 250 casi, e che migliora l’area di Asolo. Peggiorano però tutte le altre aree bellunesi e trevigiane, e così pure il Polesine e gran parte del Padovano, mentre migliora il Veneziano. Vanno peggio anche il Veronese e il Vicentino, esclusa l’area ovest. • P.E.
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L’EGO-HUB
Cristina Giacomuzzo
Scese a 5 le zone con più di 250 nuovi casi ogni 100 mila abitanti
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Fonte: Regione Veneto
1-Belluno 2-Feltre 3-Treviso Nord 4-Treviso Sud 5-Pieve di Soligo 6-Asolo 7-Venezia 8-Mirano 9-Chioggia 10-Veneto Orientale 11-Rovigo 12-Adria 13-Padova 14-Colli 15-Alta Padovana 16-Padova Sud 17-Bassano 18-Alto Vicentino 19-Vicenza Est 20-Vicenza Ovest 21-Verona 22-Pianura Veronese 23-Ovest Veronese
CASI 337 135 405 405 458 735 461 524 131 710 356 126 831 325 631 306 337 527 592 243 939 321 742
TASSO X 100.000 AB. (ULTIMA SETTIMANA) 281,04 164,51 190,66 191,98 214,10 292,81 161,80 191,81 200,80 310,95 214,62 180,14 218,46 273,50 243,93 170,62 186,83 284,03 187,06 135,02 197,85 207,02 246,77
IREPORT SULLA PANDEMIA. Peggioranotutti inumeri,ma in ungiornoivaccini segnano+32mila
Inungiorno+2500contagiati Eiricoverisonosalitiancora Datisimilialla crescitadi novembre.Enelleterapie intensiveil Ministeroieri hacalcolato +22ingressi Piero Erle
Oltre 2.560 nuovi contagi in un giorno. È dato pessimo, quello reso noto ieri in serata dalla Regione nel report sulla pandemia in regione. Era dai primissimi giorni dell’anno a gennaio e quindi a ridosso del picco che toccò la seconda lunghissima e terribile ondata del SarsCov2 - che non si vedeva un dato del genere in Veneto. Ma quello che preoccupa anche di più che si iniziarono a registrare “batoste” di 2500 contagiati in più al giorno soltanto a fine novembre, quando cioè si era già nel pieno di quel tremendo periodo che ha portato al record di ricoveri e purtroppo anche di decessi (su questo punto tragi-
ManuelaLanzarin, LucaZaia e FrancescaRusso
co, però, si spera ovviamente che l’aver vaccinato tutti gli ospiti delle case di riposo possa evitare tragedie di massa come quelle già viste). Come singole aree, è il Veneziano a registrare nettamente la situazione peggiore, con quasi 700 infezioni scoperte ieri, seguito dal Padovano e poi a distanza dal Veronese e dalle altre province. In ogni caso i “positivi attuali” in Veneto ieri sera sono risaliti oltre quota 33 mila, e questo nonostante 1.120
nuovi negativizzati-guariti. OSPEDALI. Anche per gli ospe-
dali la situazione peggiora. Ieri sera i ricoveri Covid nei reparti medici sono saliti in tutto a 1.386 (+23 in un giorno), il che significa che ci sono state decine di ingressi visto che nella stessa giornata sono stati dimessi anche 77 pazienti Covid ormai guariti. E i “positivi attuali” nelle corsie sono 1.128, cioè 29 in più dell’altra sera. In parallelo, il Ministero
registra ben 22 nuovi ingressi di persone colpite dal virus nelle terapie intensive, e infatti il saldo con le uscite vede presenti ieri sera in rianimazione 181 persone che si sono infettate, delle quali 167 “attualmente positive” (significa +11 rispetto all’altra sera: ben 4 casi in più proprio nel Veneziano, a Dolo). Le “uscite” dalle terapie intensive riguardano ovviamente anche la pagina più tragica della pandemia: i decessi. Ieri ne sono stati registrati altri 17, di cui 13 negli ospedali (cinque lutti nel solo Padovano). RECORD DI VACCINI. La buona
notizia viene sul fronte dei vaccini: l’altra sera alle 19.30, complice il caos per il lotto sequestrato, il Veneto era a 459 mila dosi fatte. Invece nella nottata aveva già recuperato fino a 475 mila e ieri sera alle 19.30 a 491 mila: +32 mila dosi in 24 ore. Ottimo segnale. • © RIPRODUZIONERISERVATA
PROTOCOLLOD’INTESA CON LE CATEGORIE ECONOMICHE. Coinvolti i medici aziendali. Confindustria: «Accolta la nostra proposta». La Cgil frena
Sì al patto: si vaccinerà anche dentro le aziende EZaiaavverte:«Partiremopiano Primadevonoarrivarcimoltedosi» Via libera “in urgenza” al patto tra Regione Veneto e categorie economiche per vaccinare direttamente anche nelle imprese. Lo ha annunciato ieri il governatore Luca Zaia: la giunta ha anticipato l’approvazione del lavoro svolto dall’assessore alla sanità Manuela Lanzarin e dal direttore “Prevenzione” Francesca Russo. Ma il presidente avverte: «Prima di tutto bisogna vedere la disponibilità di vaccini, perché la priorità va
ai nostri centri vaccinali. Ma nel momento in cui ci sarà una grande disponibilità di dosi, e ad aprile per esempio il Veneto potrebbe riceverne anche più di 1,5 milioni, significa moltiplicare i canali e poter concordare con i direttori generali delle Ulss la possibilità di vaccinare nelle imprese i loro dipendenti e anche, abbiamo pensato, gli over 60 anni delle loro famiglie. Attenzione: non sarà una cosa veloce, si partirà lentamente
e a macchia di leopardo. Ma alla lunga avremo tutto il settore turismo con gli operatori vaccinati, e gli artigiani che girano per le case e così via. Serve un grande coordinamento delle associazioni di categoria per dialogare con le singole Ulss e non creare confusione: ringrazio tutti coloro con cui abbiamo dialogato come ad esempio Confindustria, Confartigianato, Coldiretti, Federalberghi, Coldiretti, Cgil Cisl Uil, Confapi e tutti gli altri. È tutto in embrione, ma può uscirne un grande risultato». È prevista la firma di un protocollo tra la Regione e cia-
Lapreparazione di unvaccino
scuna delle categorie d’impresa per far sì che in un’impresa associata il vaccino dovrà essere somministrato dal medico competente. La Regione fornirà i vaccini, le aziende si assumono i costi. L’adesione al vaccino è ovviamente libera per ciascuno, ma la Regione punta a guadagnarci in termini di «tempestività, efficacia e livello di adesione». Il patto si riserva anche di individuare particolari settori economici prioritari, come ad esempio il turismo. Ovviamente la vaccinazione dovrà avvenire nel pieno rispetto delle norme e della sicurezza, senza sprecare dosi, con per-
sonale adeguato, con sorveglianza post-dose e con registrazione di tutti i dati. «La delibera - plaude Enrico Carraro presidente di Confindustria Veneto - viene incontro alla proposta fatta da Confindustria Veneto in cui offrivamo la disponibilità del nostro sistema imprenditoriale ad assumere un ruolo attivo, permettendo alle imprese di aderire su base volontaria all’iniziativa di far vaccinare i propri dipendenti, con la collaborazione di personale medico qualificato, dentro l’azienda, in spazi appositamente riservati e idonei. Si è già insediata una cabina di regia
per definire le determinazioni dtecnico-operative». E per gli artigiani i leader Roberto Boschetto (Confartigianato), Alessandro Conte (Cna) e Franco Storer (Casartigiani) sottolineano: «Siamo pronti a discutere in sinergia con la Regione un piano strategico e programmare le azioni necessarie». La Cgil regionale con Christian Ferrari però frena: «Riteniamo profondamente sbagliata la scelta di procedere in maniera unilaterale, o con la sola condivisione delle rappresentanze delle imprese. Va rispettato in maniera rigorosa il piano vaccinale nazionale, a partire dalle priorità da garantire a tutti i soggetti più anziani e più fragili». Ci sarà ancora da discutere. • P.E. © RIPRODUZIONERISERVATA
Cronaca 17
L'ARENA
Sabato 13 Marzo 2021
SANITÀALL’AVANGUARDIA. Due macchinari, partendo da una tac, sonoin gradodiriprodurre«modellini» perfetti
Stampanti3Dreplicano tessutieorgani umani
EDICOLA& CAFFÈ
NelLaboratoriodichirurgiapediatricasperimentale dell’UniversitàdiVerona si ricostruiscono «pezzi» di corpo, in materiale bio, che sostituiranno quelli danneggiati Due stampanti 3D in grado di replicare in materiale «bio» non solo la forma ma anche la consistenza di organi e tessuti umani, partendo da una tac o da una risonanza magnetica. Si tratta della più recente e innovativa tecnologia nell’ambito della ingegneria tissutale di cui si è dotato il laboratorio di chirurgia pediatrica sperimentale guidato da Luca Giacomello che ha sede al Lurm (Laboratorio Universitario di Ricerca Medica) dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. Un acquisto importante reso possibile dal dipartimento di Scienze chirurgiche, odontostomatologiche e materno-infantile diretto dal professor Giovanni De Manzoni. Proprio per sfruttare al meglio questo potenziale è nato Prometeo NanoLab laboratorio congiunto tra Università e Nanomnia, startup veronese, con l’obiettivo di sviluppare progetti nell’ambito delle nanotecnologie applicate alla medicina rigenerativa e all’ingegneria tissutale. Luca Giacomello ha siglato l’accordo con Nanomnia per la conduzione di attività di Ri-
cerca e Sviluppo della piattaforma. Le stampanti Bio-X e Lumen-X hanno inoltre la potenzialità di riprodurre bio-organoidi finalizzati sia allo studio morfologico dell’organo, sia alla risposta a trattamenti farmacologici mirat: in pratica, la possibilità di creare in laboratorio una versione semplificata e miniaturizzata di un organo vero e proprio consentendo così al chirurgo di esercitarsi prima dell’intervento. Non solo. Nel caso, ad esempio, di malformazioni congenite di un feto, una volta prelevate le cellule staminali dal liquido amniotico o dalla placenta della mamma, sarà in futuro possibile stampare «preventivamente» il tessuto o l’organo che poi si andrà ad impiantare nell’organismo del bambino dopo la nascita. Si potranno studiare, oltre alle applicazioni cliniche in chirurgia pediatrica, anche in campi come le malformazioni cardiache congenite della cardiochirurgia, o l’ortopedia, dove le protesi artificiali verranno sostituite con innesti di bio-impianti assolutamente compatibili con il corpo umano e non dovranno es-
Unricercatoreal lavoro conla stampante3D
sere nel tempo sostituiti. La tecnologia Bioprinter è applicabile nella creazione di modelli 3D per il tumore del pancreas e per il diabete, per i bambini nati con labiopalatoschisi. Si aprono anche nuovi fronti sul piano etico della ricerca perché la generazione di organi-modello mediante bio-stampa 3D rappresenta
un primo passo verso la sperimentazione di terapie personalizzate, in sostituzione dei test sugli animali, spesso necessari prima di passare dalla fase di laboratorio (in vitro) a quella clinica. Questo passo «etico», voluto fortemente dal magnifico rettore Pier Francesco Nocini, viene considerato dal gruppo di ricerca di Giacomello importante
quanto i campi di applicazione stessi. In maniera trasversale, Nanomnia sarà responsabile dello studio di fattibilità, promuoverà l’attività di ricerca e sviluppo anche in collaborazione con partner extra ateneo. Prometeo NanoLab punta a diventare un polo di riferimento per lo sviluppo di una piattaforma di medicina rigenerativa e di ingegneria tissutale che possa radicarsi nel panorama italiano di riferimento. Entusiasta il presidente della Regione Zaia: «A qualcuno può sembrare fantascienza eppure nel Veneto oggi esistono stampanti 3D in grado di riprodurre organi e tessuti: è una realtà al servizio del paziente e, in particolare, di tanti bambini che potranno avere nuove prospettive di salute. Esprimo il mio plauso al Laboratorio di chirurgia pediatrica sperimentale dell’Università di Verona», ha concluso il governatore, «che ancora una volta conferma la vocazione all’innovazione della sanità veneta, sempre pronta a cogliere i nuovi orizzonti della ricerca». • © RIPRODUZIONERISERVATA
GinaArzuffiall’edicolaIPGroup dipiazza Vittorio Veneto
Gliinsegnantidovevano esserevaccinatiperprimi Gina Arzuffi è una casalinga. Compra L'Arena all'edicola IP Group di Piazza Vittorio Veneto, in Borgo Trento, e commenta le notizie del giorno. Il presidente Zaia: «Veneto alle sogliedellafascia rossa».
A nessuno piacciono le restrizioni, ma pensare di poter controllare una massa di cittadini così numerosa è impossibile, c'è sempre chi va fuori dalle righe e mette a rischio tutti. Un inasprimento delle regole potrà aiutare. La regione ha bloccato il lotto di AstraZeneca segnalato, ma non c'è stato alcun ritiro a Verona. È preoccupata?
Credo che sia giusto mantenere alta l'attenzione, senza però lasciarsi prendere dal panico. Il vaccino va fatto, anche per una questione di rispetto verso gli altri. Montalaprotestaperlevaccina-
zionidegliinsegnanti,cheprocedonoa rilento.Che ne pensa?
Gli insegnanti dovevano essere vaccinati per primi insieme ai medici e a chiunque lavori nel comparto pubblico, a contatto con le persone. Presentatoilcartellonedellastagionelirica.Secondoleil'attività inArenapotrà ripartire?
Tutto dipende da quale sarà la situazione sanitaria. Però credo che se la Fondazione Arena saprà organizzarsi bene, non perderà l'occasione. Arsenalesorvegliatospecialedopo il pestaggio di domenica pomeriggio.
Un episodio molto grave. Ma i controlli potranno migliorare la situazione. Sempre all'Arsenale riapre la ludotecaper bambini.
Bene che si creino spazi dove i bambini possano giocare in sicurezza. È impossibile tenerli sempre in casa. • L.PER.
EDILIZIA. Sbloccate lecostruzionisulterrenofra viaRoveggia eviaTirso, oggetto diun programmadi riqualificazione
Golosine,recuperodell’area dismessa Accantoall’Accademia del Circocase,spazi verdi ecommerciali: edificato sumetàdella superficie «Un passo avanti contro il consumo di suolo». È così che l’assessore all’edilizia, Andra Bassi, definisce la recente approvazione del permesso a costruire nell’area tra via Roveggia, via Tevere e via Tirso, nel cuore di Golosine. È dal 2006 che un accordo stipulato con la Regione prevede un Programma integrato di riqualificazione urbani-
stica, battezzato Piruea Accademia Circense. In origine il progetto contemplava tra le opere di urbanizzazione la realizzazione di un edificio in muratura dedicato appunto ai circensi, che al momento garantiscono vitto e alloggi ai propri allievi all’interno di moduli prefabbricati. Ora, dopo parziali cambi di proprietà e la sottoscrizione, lo scorso 30 dicembre, della convenzione per l’attuazione del programma, i lavori sono sbloccati e le realtà interessate possono quindi procedere con le edificazioni previste, e
le relative opere di compensazione per la comunità. «Quello del contrasto al consumo di suolo è un tema preponderante, che comporta il recupero del dismesso e non utilizzato», evidenzia Bassi. «Inoltre queste forme di perequazione consentono di fare in modo che opere di interesse privato abbiano un ritorno per la collettività». In questo caso, l’edificazione sui 24mila metri quadri dei complessivi 46mila che perimetrano l’area di Golosine prevedono la realizzazione di un campo da calcio con
relativo parcheggio e spogliatoi, un’area verde con alberature e il collocamento del manto sintetico nel campo da calcio in via Santa Elisabetta. «Riqualificare in questo momento è pure un volano per l’economia, a vantaggio sia delle imprese che dell’indotto», insiste Bassi. Nella distesa di 46mila metri quadri, dove già si trova l’Accademia circense, saranno realizzati insediamenti di tipo residenziale da parte delle ditte Manfredi (in tutto tre), che erano gli originari
L’assessoreAndreaBassi
proprietari dell’intero terreno. La parte destinata all'accademia in muratura è stata ceduta alla società Accademia del circo Service che appartiene ai cugini del direttore dell'Accademia stessa, Andrea Togni. La Eco-dem srl, invece, costruirà un supermercato, una struttura commerciale di circa 2.500 metri quadri con accesso su via Roveggia e un parcheggio a servizio. La stessa ditta si occuperà pure di eseguire le opere di urbanizzazione previste dagli accordi, ossia verde, una strada per l’accesso al parcheggio e agli edifici residenziali. «È previsto un corridoio ecologico per far comunicare via Roveggia con via Tirso», spiega
l’assessore, riferendo di un investimento di circa un milione 182mila euro, escluse iva e altre spese. «Tra le varie opere è previsto pure il rifacimento completo delle fognature, che attualmente presentano delle criticità. Il tutto per dare una nuova immagine e vivibilità a un'area dismessa». La demolizione delle vecchie strutture è partita un paio di mesi fa, per preparare il sito a ospitare le nuove edificazioni. L'agibilità del supermercato è vincolata a tutte le opere di urbanizzazione e all'inizio lavori delle opere di compensazione, da realizzare entro 18 mesi dall'aggiudicazione della gara pubblica. • C.BAZZ. © RIPRODUZIONERISERVATA
LAPROPOSTA. Bozzae Venturini,consiglieriregionali diForzaItalia
«Contributi a fondo perduto alleassociazionisportive» I consiglieri regionali di Forza Italia Alberto Bozza ed Elisa Venturini hanno scritto all'Assessore regionale allo Sviluppo economico Roberto Marcato per raccogliere, dicono, «il grido di dolore di un settore, quello dell'associazionismo sportivo, che è in ginocchio dopo un anno di stop o forti restrizioni; parliamo di vasto mondo di eccellenza in Veneto con cui siamo in contatto quotidiano, costituito da società e associazioni dilettantistiche, enti di
promozione sportiva, gestori degli impianti, in particolare palestre, piscine e centri sportivi». Bozza e Venturini spiegano: «C'è la necessità di contributi a fondo perduto a favore delle società dilettantistiche, con approvazione di un apposito bando che questa volta non abbia come prerequisito il codice Ateco e che includa anche le società e associazioni dilettantistiche senza partita Iva». Bozza e Venturini poi sotto-
lineano il tema dei ristori «che va affrontato in sede di Conferenza Stato-Regioni», mentre a livello locale «un'ulteriore azione di sostegno potrebbe essere quella di esortare gli enti proprietari degli impianti e delle strutture sportive a sospendere la richiesta dei canoni di locazione ai gestori». Bozza e Venturini ancora a dicembre, in Consiglio regionale durante l'approvazione del bilancio, avevano presentato un ordine del giorno, poi
approvato dall'aula, in cui chiedevano alla Regione di sostenere le società e le associazioni sportive e i gestori di impianti sportivi. E Bozza, che è anche componente della Consulta regionale per lo Sport, proprio in Consulta il 15 febbraio ha fatto presente che «è prioritario sostenere lo sport veneto con contributi economici e semplificazione burocratica, e sono necessarie azioni per riaprire il prima possibile gli impianti sportivi all'aperto in piena sicurezza». Bozza poi ha proposto che, «visto il periodo difficile e particolare, la Consulta Regionale sia convocata regolarmente come tavolo permanente di confronto e sostegno, aperto al mondo sportivo veneto». •
CHLOE PIA CONTI WAGNER è nata il 1mo Febbraio alle 16:33 pesando 3,700 Kg con una lunghezza di 53 cm. LEONARDO CONTI SALGADO Genitori: Miriam Wagner e Matteo Conti è nato il 25 Febbraio alle 4.46 pesando 3,200 Kg con una lunghezza di 51 cm. Nati a Puerto Escondido (Mexico) Genitori: Andreza Salgado Serra e Marco Conti
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PRIMO PIANO
SABATO 13 MARZO 2021 LA NUOVA
Coronavirus: le imprese manifestazione a jesolo
La piazza di Jesolo con i lavoratori “ invisibili” che hanno protestato per essere stati completamente dimenticati dalle istituzioni. Pochi slogan, molto sconforto e una rabbia che esce dal profondo di categorie di lavoratori diversi, penalizzati da un anno FOTO TOMMASELLA
La protesta degli Invisibili «Noi, dimenticati da tutti» Cuochi, camerieri, lavoratori del turismo e qualche albergatore veneziano «Siamo stati esclusi da ogni ristoro, per lo Stato praticamente non esistiamo» Giovanni Cagnassi /JESOLO
Sono arrivati alla spicciolata, con i cartelli in mano : «Lavoratori invisibili». Nell’anfiteatro di piazza Aurora, sullo sfondo, i manifesti con gli articoli della Costituzione, l’articolo 1 sulla Repubblica fondata sul lavoro e il 38 sul diritto all’assistenza sociale. Di invisibili, o quasi, solo gli imprenditori che sono arrivati davvero in pochi tra le oltre 200 persone che si sono radunate al lido, ancora una volta, dopo circa 10 mesi dalla manifestazione che si era tenuta lo scorso anno a Jesolo paese.
Un successo per gli organizzatori, che hanno voluto far sentire anche la loro voce. C’era l’assessore Alessandro Perazzolo per il Comune, qualche consigliere comunale. E Roberto Dal Cin di Confapi Venezia, unico tra i vertici delle categorie: «Mi dispiace per la mancanza di un folto gruppo di operatori del settore e rappresentanti di categoria, che potevano manifestare con la loro presenza. In questo momento non si tratta di fare battaglie di parte, ma dobbiamo essere uniti». Preso il microfono, la tensione si alza. Qualcuno se la
prende con Zaia, quasi tutti puntano il dito contro i politici. Sabina Bellina è una delle promotrici, oggi come lo scorso anno, in paese. Polizia e carabinieri, distanze rispettate. «In dieci mesi non è cambiato niente», sbotta. «Io sono stata imprenditrice e adesso cameriera in hotel. Con la Naspi, ovvero la disoccupazione, arrivo a 200 euro al mese. Non possiamo andare avanti così. Per fortuna ho un figlio grande, che si arrangia, vivo con mio marito e assieme cerchiamo di resistere». C’è un po’ di tutto nella piazza del lido, che si è riem-
pita anche oltre le aspettative. La gente sta a casa, ha paura, non ha più la forza di gridare. Eppure Jesolo ha lasciato un segno, lo scorso anno come ieri sera. Perché di lavoratori invisibili ce ne sono tanti. Anche studenti universitari come Nicolas Celeghin, che deve mantenersi gli studi e che vive nell’incertezza, avendo saltato il periodo delle vacanze natalizie. Antonino Consiglio, cuoco palermitano, ha lavorato in hotel la scorsa estate, solo due mesi e mezzo: «Ho preso 2 mila euro per quattro mesi, così non ce la faccio ad andare avanti». Con lui, la compa-
Luca Bortoluzzo
Antonino Consiglio
Denis Montino
Sabina Bellina
gna Vanessa Minniti, anche lei palermitana, cameriera di sala in hotel. Insieme si dividono la Naspi, vivono a Jesolo da 5 anni e non sono più tornati a casa: «È dura vivere così, con i soldi contati, senza poter tornare a trovare i nostri genitori perché spostarsi è impossibile. E non abbiamo speranza nel futuro. A questo punto, chiediamo di lavorare in ogni condizione. In fondo, abbiamo sempre rischiato, non possiamo morire di inedia». C’è anche un imprenditore, tra i pochissimi, albergatore di Eraclea, Luca Bortoluzzo. «Possiamo anche comprendere il momento di emergenza e di pericolo per l’epidemia, allora chiudiamo pure tutto, ma ci devono essere i ristori veri, concreti, puntuali e per tutti. Bisogna avere il coraggio di chiudere tutto e solo con le debite garanzie per il mondo dell’impresa e del lavoro. Se non facciamo questo, allora ci stanno solo prendendo in giro e non è più tempo». Poi Denis Montino, storico ristoratore del Perla Nera, anche lui solidale con i lavoratori invisibili: «I problemi
li stiamo vivendo tutti, noi che non possiamo aprire e i lavoratori che non possono essere assunti e non hanno più garanzie. Per questo sono qui a dare il mio contributo alla manifestazione». In piazza Aurora sarebbe stato giusto vedere tanti altri imprenditori del turismo. Le incertezze ci sono anche per loro. Jesolo è una città che raggiunge 6 milioni di pre-
stamattina l’apertura
La palestra è dentro il tendone McFit ci prova (per due giorni) MESTRE
Tutti in palestra, sotto il tendone. Solo due giorni per il momento, oggi e domani: perché da lunedì si torna in zona rossa. E si chiude tutto di nuovo. «Proviamo a dare un segnale». Una tensostruttura allestita nella zona commerciale dell’Auchan, nel parcheggio dietro al negozio Mediaworld. Uno spazio di mille metri
quadrati realizzato dalla palestra McFit dove, a partire da questa mattina alle 7, potranno allenarsi gli abbonati ai tre centri fitness presenti in città della multinazionale tedesca Rsg Group: le due Mcfit di via Pionara (vicina alla nuova tenso-struttura) e di via Orsato a Marghera e la John Reed di via Carducci. Gli abbonati alle tre palestre potranno praticare l’allenamento out-
door, in un’area di circa 1000 metri quadrati, il cui allestimento è costato 50 mila euro. «E’ la più grande tra le venti che abbiamo realizzato per le nostre sedi in tutta Italia, con un investimento complessivo di mezzo milione di euro», spiega Luca Torresan, marketing manager della società. Una vera e propria palestra, ma sotto il tendone, con macchinari e attrezzature di-
La palestra McFit allestita nella tensostruttura
stanziate di 2 metri l’una dall’altra. Una formula prevista dai Dpcm che regolano il settore. Ci sarà l’obbligo di indossare la mascherina quando si entra e per gli spostamenti da un attrezzo
FOTO PÒRCILE
e l’altro; si dovrà utilizzare gel igienizzante per sanificare gli attrezzi prima e dopo il loro utilizzo. La palestra sarà aperta dalle 7 alle 22 (non appena si uscirà dalla zona rossa) tutti i gior-
Quasi duecento persone in piazza per reclamare attenzione e ristori senze, che dà lavoro a migliaia di persone. Ormai anni fa la stagione permetteva di vivere quasi per l’intero anno, poi la disoccupazione si è progressivamente assottigliata, oggi di fatto è solo un piccolo aiuto per non andare a vivere sotto un ponte. Serve un colpo di reni, un nuovo patto per il lavoro che deve essere riscritto con nuovi codici e una rinnovata, rivoluzionaria alleanza. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
ni compresi i festivi. Di notte, a controllare i macchinari, ci sarà la vigilanza privata. Un segnale forte per reagire con determinazione ai danni ingenti che sta subendo il settore (solo per McFit si parla di circa di 15 milioni di perdite), tra i più penalizzati in questa pandemia. «Abbiamo anche una grande responsabilità anche nei confronti dei nostri dipendenti che hanno necessità di tornare a lavorare», dice Vito Scavo, Amministratore McFit Italia. La palestra sarà aperta agli abbonato ma anche a chi vorrà iscriversi, con una tariffa mensile di 34 euro e 90 centesimi. — FRANCESCO FURLAN © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PRIMO PIANO
SABATO 13 MARZO 2021 LA TRIBUNA
Coronavirus: il commercio trevigiano confcommercio
La zona rossa costa 30 milioni a settimana Bar e locali, 20 mila euro di debiti a testa Nunzi (Unascom): «Anno paragonabile al 1944. Il centro storico soffre di più». E le partite Iva bloccano Put e Feltrina TREVISO
La zona rossa costerà al commercio trevigiano più di 30 milioni di euro ogni settimana. E il calcolo di Confcommercio è per difetto. Una scure sui consumi che si abbatterà, inevitabilmente, soprattutto su bar e ristoranti, ma che con le nuove restrizioni colpirà anche parrucchieri ed estetisti, negozi di beni non essenziali, trasporti. «Sono due miliardi di euro persi ogni fine settimana a livello nazionale» evidenzia il commissario provinciale di Unascom, Tullio Nunzi, «parliamo sempre di locali e ristoranti ma in questa partita rientrano anche il mondo della cultura, lo sport, le palestre e le piscine. Il nostro Pil ormai è pari a quello del 1997. Se dovessi paragonare il 2020 a un anno, lo paragonerei al 1944». E intanto secondo giorno di protesta di Veneto Imprese Unite: le partite Iva ieri hanno bloccato la Feltrina, Unascom prende le distanze. TUTTI I NUMERI
La prossima settimana la Confcommercio provinciale pubblicherà gli esiti di una ricerca sul commercio trevigiano nel primo anno di pandemia. E il commissario Nunzi anticipa alcuni numeri, fotografia di un momento storico drammatico: «Nel settore della ristorazione e dei locali, i nostri soci hanno in media 20 mila euro a testa di indebitamento. È una media, per cui c’è chi ha un’esposizione ancora maggiore. Si tratta nella maggior parte dei casi di debiti contratti per pagare il personale e le bollette, per tenere pulito il locale, per adeguarsi alle ultime normative. Spero che le banche siano vicine alle famiglie in questo momento, i rischi cui vanno incontro i titolari di attività sono molteplici. Si rimane chiusi, ma si deve pagare esattamente quello che si pagava prima». Un altro dato significativo? «In Veneto, nel 2020 rispetto al 2019 ogni cittadino ha speso duemila euro in meno». DOVE SI CONCENTRA LA CRISI
Chi soffre di più, il centro storico o la periferia? I plateatici del centro da circa un anno sono una desolante distesa di sedie e tavolini vuoti, con la breve eccezione dell’estate e dei fine settimana a ridosso del Natale. Se, come ha pronosticato Zaia, la zona rossa si protrarrà fino a dopo Pasqua, è concreto il rischio di vedere compromesso tutto il 2021. «Molto spesso è il centro storico quello che soffre di più» conferma il commissario Nunzi, «sono stato anche a Venezia per ragioni di lavoro, è una tragedia. I centri sto-
Tullio Nunzi
«Le banche aiutino le nostre famiglie che sono esposte a numerosi rischi» rici delle città d’arte sono i più indebitati. Forse in periferia si soffre di meno. Treviso magari non ha un flusso di turisti così importante, ma la dinamica è simile. A me preoccupa anche un altro aspetto. Ci sono due generi di problemi: rischiamo che il centro storico si desertifichi, con problemi anche di sicurezza. E l’altra paura che ho è che un sistema di imprese che ci è stato copiato e ha portato benessere per decenni ora rischia di saltare. È un metodo, un’identità che si perde. In futuro avremo centri storici di soli grandi marchi». LE PROTESTE
In questi mesi la protesta dei titolari di locali e delle partite Iva è sempre rimasta sui binari della legalità. Da qualche tempo, tuttavia, anche su quel fronte si registra qualche tensione in più. Il movimento “Io apro” ha sfidato la legge tenendo aperto i ristoranti la sera anche in zona arancione. E pure il gruppo “Veneto Imprese Unite” ha alzato l’asticella della protesta, bloccando il traffico per due giorni sulle principali arterie cittadine e manifestando all’esterno delle sedi regionali di Inps e Agenzia delle Entrate. Unascom, dal canto suo, non alza il tiro: «Posso condividere i contenuti della protesta, ma la legalità è il prerequisito per uno sviluppo economico» risponde il commissario Nunzi, «per questa ragione non andrò mai a bloccare il traffico o ad aprire un locale in barba alla legge». Come si esce da una crisi che pare infinita? «La campagna vaccinale è fondamentale, e va fatta anche nei confronti dei nostri associati. Sarebbe la possibilità di una ripresa stabile dell’economia». — ANDREA DE POLO © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il serpentone di Veneto Imprese Unite che ieri ha bloccato Put e Feltrina: Unascom ha preso le distanze dalla protesta degli imprenditori
Fidolandia è una pensione per cani e gatti in via Sant’Angelo, messa in ginocchio dalla crisi Conta 46 box e attualmente è quasi vuota: vacanze annullate e domande di ospitalità crollate
«Schiacciati dalla pandemia ed esclusi da tutti i ristori» LA STORIA
chiacciati dalla pandemia ed esclusi dai ristori. Alessandro Beduschi gestisce con la sorella Alessia la pensione per cani e gatti Fidolandia a Treviso, in via Sant’Angelo. Come tante altre categorie anche la sua ha fortemente risentito della crisi economica scatenata dal Covid. Lockdown, spostamenti limitati, vacanze annullate hanno fatto precipitare le domande di ospitalità. «Le persone non si sono più spostate e di conseguenza hanno tenuto gli animali a casa con loro» spiega Beduschi, che ha visto progressivamente calare il fatturato fino alla soglia dello zero. La pensione conta 46 box e attualmente accoglie solamente 5 cani, di cui due sono del proprietario e uno di un amico. «È chiaro che con questi numeri rischiamo la chiusura in tempi brevi». Il pro-
S
Alessandro con la sorella Alessia, con cui gestisce la pensione
blema accomuna tutta la categoria. Il titolare di Fidolandia parla a nome di quelle attività serie, svolte nel pieno possesso dei requisiti fiscali e sanitari e non delle miriadi di strutture abusive che si nascondono dietro fantomatici asili non meglio precisati e pensioni casalinghe. Il mondo del QFU si è espanso senza freni negli ultimi anni e non tutti seguono le regole, at-
tuando una concorrenza sleale contro chi opera nel rispetto della legge. In provincia di Treviso le strutture ufficiali non arrivano alla decina. L’intero settore in Italia è allo stremo, escluso dai ristori nazionali ma anche da quelli regionali. Una situazione paradossale che ha spinto Beduschi a scrivere direttamente al governatore Luca Zaia e all’assessore di repar-
to Manuela Lanzarin per ottenere un qualche sostegno che possa dare speranza. «Con un 2020 così disastroso e un inizio 2021 altrettanto duro non riesco a vedere la fine del buio» aggiunge accorato Beduschi, che precisa come nel 2020 ci siano stati leggeri spiragli nel mese di agosto. Poi la situazione è precipitata a Natale e gennaio 2021 segna un calo del 95 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Di fronte alla drammaticità dei decessi provocati dal Covid, Alessandro Beduschi si dichiara consapevole che «le nostre lamentele passano giustamente in secondo piano». Eppure la situazione è gravissima: «Non vorremmo trovarci costretti a dover chiudere lasciando il mercato dei servizi di cura degli animali da compagnia completamente in mano alle strutture abusive». — LAURA SIMEONI © RIPRODUZIONE RISERVATA